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Miti e e sacralit sacralit Miti degli alberi degli alberi e dei dei boschi e boschi

Milano 2004

TECNICO SUPERIORE PER LORGANIZZAZIONE E IL MARKETING DEL


TURISMO INTEGRATO

Istruzione e Formazione Tecnica Superiore


Corso per la valorizzazione dei parchi forestali, montani e con arte rupestre dellarco alpino Direttore Gabriella Brusa Zappellini

Enti finanziatori: Cipe Regione Lombardia Enti attuatori: Universit degli Studi di Milano Dipartimento di Scienze della Terra Centro Camuno di Studi Preistorici Istituto Statale Virgilio Touring Club Italiano Unione Europea Fondo Sociale Europeo Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali

http://wwww.studipreistorici.it
2004 Paola Pellegrino Tutti i diritti riservati ISBN 88-7695-284-5 Prima edizione: agosto 2004 Arcipelago Edizioni Via Carlo DAdda 21 20143 Milano Ristampe 7 6 2010 2009

5 2008

4 2007

3 2006

2 2005

1 2004

In copertina: Tomba di Thoutmosis III, Necropoli di Tebe, XVI XV sec. a.C. Editing: Marisa Chiani

Paola Pellegrino

Miti e sacralit degli alberi e dei boschi

Indice Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .7 Il bosco sacro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .9 Nemi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .9 Gli dei del bosco di Nemi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .11 Artemide (Diana) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .11 La ninfa Egeria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .12 Ippolito-Virbio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .13 Le piante oracolari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .19 La quercia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .19 Zeus . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .19 Dione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .20 La quercia nel mito . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .21 Melampo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .23 Gli Argonauti La polena di quercia di Dodona . . . . . . . . . . . . . . . .25 Il frassino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .27 Poseidone . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .27 Il pioppo nero e il pioppo bianco . . . . . . . . . . . . . . . . .29 Era e Persefone . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .29 Morte e rinascita dellalbero-dio . . . . . . . . . . . . . . . . . .31 Il pino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .31 Cibele e Attis . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .31 La nascita di Cibele . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .31 La nascita di Attis . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .32 Marsia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .34 Allegoria platonica di avvicinamento alla verit . . .34 Lalbero della mirra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .37 Afrodite e Adone . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .37 Fondazione dei culti dellalbero . . . . . . . . . . . . . . . . . . .43 Metamorfosi arboree . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .43 Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .59

Introduzione

A Grineo dove c il bellissimo bosco di Apollo (Pausania, Periegesi, I,21,7)

Nelle religioni antiche si incontrano esempi di culto reso agli alberi che venivano considerati sacri. I riti scaturiti da questi culti venivano celebrati nei boschi, santuari pi arcaici dei templi. Il rapporto con la vegetazione ammantato di sacralit certamente connesso al tema orfico di morte e rinascita in quanto lalbero, col ruotare della fogliazione, segnala in modo macroscopico la natura in divenire, il passaggio dalle stagioni infauste e improduttive invernali a quelle feconde e primaverili. Nel profondo della mitologia inoltre si pu scoprire che gli alberi, elementi di raccordo tra i tre mondi, quello ipogeo, gli inferi, quello di superficie, la terra, e quello oltremondano, astrale, il cielo, costituivano, come nel caso della quercia di Zeus, manifestazioni esemplari della presenza divina, e in un tempo remoto erano vere e proprie divinit. Il variegato catalogo delle Ninfe, ad esempio, intessuto di richiami al mondo arboreo: le Amadriadi (da drus) sono le ninfe delle querce, le Melie, (da mlia) ninfe dei frassini, le Cariatidi (da karia), ninfe nocciole dei noci, le Mlie, ninfe dei meli. Altri dei minori si configurano come spiriti dei boschi: Pan, Satiri e Sileni sono definibili divinit silvestri. Anche semplici mortali si sono inselvati per volont divina sia in seguito a riconoscimento di particolari virt che per rientrare nel ciclo delle rinascite o cristallizzare uno stato danimo (lossessione di Clizia o il dolore di Ciparisso) attraverso una mimesi di tipo, diciamo, platonico.

Il bosco sacro

Nemi Sulla sponda settentrionale del lago di Nemi, che gli antichi chiamavano Specchio di Diana, sorgevano il bosco sacro e il santuario della Diana Nemorensis; in questo sacro bosco cresceva un albero particolare (presumibilmente una quercia), intorno al quale in tutte le ore del giorno (e forse anche della notte) era possibile vedere aggirarsi una figura scura. La spada sguainata nella mano destra si guardava intorno sospettosa come temendo unaggressione. Quella figura era un sacerdote destinato a cadere prima o poi sotto i colpi del nemico da cui si guardava e che gli sarebbe succeduto nel ruolo sacerdotale. Un candidato a quel particolare tipo di sacerdozio poteva ottenere lincarico solo uccidendo il suo predecessore e occupandone il posto fino a quando non fosse stato ucciso a sua volta da un altro aspirante pi abile di lui Giorno dopo giorno il sacerdote a cui era concesso il titolo di re doveva vegliare, mai poteva interrompere la sua solitaria vigilanza, e se cedeva al sonno lo faceva a rischio della vita, un allentamento nella sorveglianza, un calo di energia lo mettevano in pericolo.

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Frazer immagina la scena che appariva al viandante in arrivo al bosco di Nemi dautunno in ore notturne
Il vento sembra intonare il lamento funebre per lanno che muore. Unimmagine cupa, accompagnata da una musica triste, lo sfondo dei boschi neri e frastagliati contro un cielo incombente e tempestoso, il sospiro del vento tra i rami, il fruscio delle foglie appassite sotto i piedi, lo sciabordio dellacqua gelida sulla riva, e, in primo piano, ora illuminata dal crepuscolo, ora inghiottita dallombra, una figura scura che cammina avanti e indietro, con un luccichio dacciaio sulle spalle ogni volta che una pallida luna, sbucando da uno squarcio nelle nubi addensate, lo sbircia attraverso lintrico dei rami.1

La peculiarit di quel sacerdozio di cui chiaro il sapore barbarico lo rende insolito nellantichit classica, discordante con la raffinata societ italica di quel periodo. Quali potrebbero essere le motivazioni del sopravvivere di unusanza barbara nel bosco di Nemi? Intanto bene esaminare la fisionomia toponomastica: il bosco di Nemi era chiamato nemus Dianae o semplicemente nemus. Il termine latino nemus (e il greco nemos) indica una foresta in cui sono compresi pascoli, un boschetto e un bosco sacro. Il nemus era inframmezzato da radure in cui si pascolava il bestiame, anche il bosco sacro comprendeva una radura, perch gli alberi oggetto di culto erano stati messi in evidenza per essere esposti al culto dei fedeli. Non si poteva in alcun modo alterarlo, neppure inavvertitamente, senza incorrere in castighi compresa la condanna a morte.

Frazer, Il Ramo doro, cap. I

IL BOSCO SACRO

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Gli dei del bosco di Nemi Artemide (Diana) Nemus e nemos hanno la radice nem-, che esprime lidea di distribuire, dividere, mentre il verbo greco nemo contiene le accezioni mettere in disparte, isolare che corrispondono al concetto di bosco sacro, spazio riservato, separato, occupato da un dio. Il bosco di Nemi era consacrato ad Artemide (Diana) e sembra che questo culto sia stato istituito da Oreste, il quale dopo avere ucciso Toante, re della Tauride (Crimea), si rifugi in Italia con la sorella Ifigenia, portando con s il simulacro di Artemide Taurica nascosta in una fascina di legna. Il cruento rituale connesso a Artemide Taurica, riferito dai testi classici, in particolare da Euripide2, per cui ogni straniero approdante in Tauride, veniva immolato alla dea, in Italia aveva una fisionomia pi blanda. Vediamo in sintesi liter del rito lacustre. Allinterno del santuario di Nemi cresceva un albero (presumibilmente una quercia) di cui era proibito spezzare i rami; solo a uno schiavo fuggitivo era concesso cogliere una delle sue fronde. Se riusciva nellimpresa acquistava il diritto di battersi con il sacerdote; se lo uccideva, di regnare in sua vece col titolo di Rex Nemorensis La fronda fatale era il famoso Ramo doro3 che per consiglio della Sibilla, Enea coglie prima di affrontare la catabasi. La fuga dello schiavo doveva rappresentare la fuga di Oreste; il suo combattimento con il sacerdote adombrava il ricordo dei sacrifici umani offerti a Diana Taurica ma, limitandosi a un duello, era moderatamente cruento. La norma che prescriveva di ottenere la successione con la spada rimase in vigore fino allet imperiale; pare che Caligola, ritenendo che il sacerdote di Nemi fosse rimasto in carica per troppo tempo abbia assoldato un sicario per ucciderlo.
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Euripide: Ifigenia in Tauride Virgilio, Eneide, canto VI

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ancora possibile ricostruire alcuni degli aspetti principali del culto Nemorense. Dalle offerte votive ritrovate in loco appare chiaramente che la dea era vista come cacciatrice ma anche come divinit che concedeva la prole agli esseri umani e un parto facile. Sembra che il fuoco fosse elemento preponderante del culto: durante la festa annuale del 13 agosto, il bosco era illuminato da una miriade di torce il cui bagliore si rifletteva nelle acque del lago e in tutto il territorio italico ogni famiglia celebrava lo stesso rito. Statuette bronzee ritrovate nel recinto raffigurano la dea che regge una torcia con la mano destra alzata e anche le donne che erano state esaudite si recavano al tempio per sciogliere il voto, inghirlandate e con una torcia accesa. Lucerne di terracotta trovate nel sito erano forse state offerte per richieste di guarigione provenienti da ceti meno elevati socialmente. Questa peculiarit delle torce e lampade votive si spiega anche col fatto che la Diana di Nemi si fregia anche dellappellativo di Vesta, divinit connessa allesistenza di un fuoco perennemente acceso e accudito da vergini vestali. Infatti sul luogo stata ritrovata la testa in terracotta di una vestale e, nellangolo nord-orientale del tempio, un ampio basamento circolare appoggiato su tre gradini con tracce di pavimento a mosaico, forse sorreggeva un tempio, dedicato a Diana, del tutto simile al tempio circolare di Vesta nel foro romano. La ninfa Egeria Diana non era sola nel bosco di Nemi: il santuario era diviso con due divinit minori. Una era Egeria, la ninfa della limpida acqua che sgorga spumeggiante dalla roccia basaltica e ricade nel lago. Si narra che Egeria fosse la sposa, o lamante, del saggio re Numa, e che egli si congiungesse a lei nel segreto del bosco e proprio la sua intimit con la dea gli ispirasse le leggi per Roma.

IL BOSCO SACRO

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Ippolito-Virbio Altro dio del lucus nemorensis era Virbio, lo sposo rituale della dea nel bosco sacro, che il mito accosta a Ippolito, giovane figlio di Teseo e dellAmazzone Antiope. Figlio di Teseo, diventato re di Trezene, Ippolito era dedito al culto di Artemide (Diana) e quindi4 devotamente casto, interessato solo allarte venatoria appresa dal centauro Chirone. Tale passione lo induceva a trascorrere la vita nei boschi a caccia avendo come unica compagna la vergine Artemide, divina cacciatrice ed era tanto fiero del rapporto con la dea, da disdegnare le donne. Afrodite, decisa a punire ci che considerava un insulto diretto a lei, fece in modo che, mentre Ippolito partecipava ai misteri Eleusini, la matrigna Fedra si innamorasse perdutamente di lui. Egli aveva una veste bianca, una corona in capo e bench la sua espressione fosse dura e arcigna, a Fedra apparve stupendo e austero.5 Poich in quel periodo Teseo si trovava in Tessaglia (o forse negli Inferi per recuperare Piritoo6), Fedra si rec a Trezene dove, edificato un tempio ad Afrodite, sovrastante la palestra ogni giorno, senza essere notata, poteva osservare Ippolito che, nudo, si esercitava nella corsa, nel salto e nella lotta. Un antico albero di mirto sorgeva nel recinto del tempio e Fedra, in preda al furor della passione, si accaniva contro le sue fronde servendosi di uno spillone-gioiello. Pausania racconta che le tombe dellinfelice coppia (quella di Ippolito contrassegnata da un tumulo di terra) si potevano vedere luna accanto allaltra a Trezene vicino all albero di mirto le cui foglie trapunte mostravano ancora i buchi provocati dal segno del fermaglio di Fedra.7
4 Plutarco, Vite parallele, Teseo; Apollodoro,Biblioteca, III, 2,1-2:Euripide, Ippolito 5 Pausania, Periegesi, II, 31 6 6 Igino, Fabulae, 251, Seneca, Hipp., 835 sgg. 7 Pausania, Periegesi, I 22 9

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In seguito, quando Ippolito si rec ad Atene per assistere alle Panatenee e prese alloggio nel palazzo del padre, Fedra lo spi dal tempio di Afrodite sullAcropoli. La matrigna non svel a nessuno il suo desiderio incestuoso, ma toccava appena cibo, dormiva male e tanto si indeboliva che la vecchia nutrice intuita la verit, la supplic di inviare una lettera a Ippolito. Fedra segu il consiglio e scrisse confessando il proprio amore. La lettera, ricostruita dallinventio ovidiana8 era basata allinizio sulla captatio benevolentiae eroticae: Fedra dichiarava di essersi convertita al culto di Artemide, cui aveva consacrato i simulacri lignei portati da Creta e chiedeva a Ippolito di essergli compagna in una partita di caccia. Proseguiva con un bellespediente retorico, una digressione sulla sventura delle donne (non menziona il teratomorfo fratello Minotauro) legate alla real casa minoica:
Noi donne della reale casa cretese siamo forse per destino condannate al disonore: pensa a mia nonna Europa, a mia madre Pasifae e infine a mia sorella Arianna? Ah infelice Arianna, abbandonata da tuo padre linfedele Teseo che in seguito uccise tua madre Antiope (perch le furie non punirono la tua filiale indifferenza alla sua triste sorte?) e forse un giorno uccider anche me... Conto su di te per vendicarti di Teseo rendendo omaggio ad Afrodite. Perch non ce ne andiamo a vivere assieme per qualche tempo almeno, servendoci come pretesto della battuta di caccia? Nessuno sospetter dei nostri veri sentimenti. Gi alloggiamo sotto lo stesso tetto e il nostro affetto sar considerato innocente e persino encomiabile

Ippolito bruci inorridito la lettera, e si rec nella camera di Fedra e la rimprover aspramente; ella si lacer le vesti, spalanc le porte gridando
Aiuto! Sono stata violentata !

e si impicc a una trave del soffitto, lasciando una lettera al marito in cui accusava Ippolito di orrendi crimini.9
8 9

Ovidio,Heroides 4; Igino, Fabulae, 47 Euripide, Ippolito

IL BOSCO SACRO

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Teseo, letta la lettera, maledisse il figlio e diede ordini affinch lasciasse Atene per non tornarvi mai pi, poi si ricord che suo padre Poseidone aveva promesso di esaudirgli tre desideri. Allora preg che il figlio morisse quel giorno stesso:
Padre fa che una belva si pari dinanzi a Ippolito sulla strada di Trezene10

Anche se Diodoro siculo discorda dallintervento funesto del toro poseidoneo e avvalla cause pi razionalistiche (lincidente di Ippolito causato dallalterazione per le calunnie della matrigna), la fine del giovane secondo le varianti pi accreditate venne causata da un toro bianco emerso dal mare, creatura di Poseidone, che spavent i quattro destrieri in corsa lungo la parte pi stretta dellistmo, nel percorso Atene Trezene. I cavalli fecero uno scarto verso la parte opposta della strada, senza cadere nel baratro per labilit dellauriga ma il galoppo furioso in cui si erano lanciati era difficilmente governabile. Per questo motivo le redini di Ippolito si impigliarono nel rochos contorto, un olivo selvatico (oleastro) che si trovava vicino al tempio di Artemide Saronide: il cocchio si infranse su una pietraia e il giovane, imprigionato dal groviglio delle redini, and a sbattere prima contro il tronco, poi contro le pietre ed infine fu calpestato dai cavalli, mentre il toro bianco svaniva nel nulla.11 Discordanti i mitografi sullepifania di Artemide che rivela a Teseo la verit sullinnocenza del figlio, come invece si legge nella tragedia di Euripide, mentre accertato che la dea ordin ai Trezeni di tributare a Ippolito onori divini. Da quel giorno tutte le spose trezenie si tagliano una ciocca di capelli e gliela offrono come dono votivo; e pare che Diomede abbia consacrato lantico tempio di Ippolito nel cui recinto situata la sua tomba.
Plutarco, Vite Parallele, 34; Virgilio, Eneide, VI 443 Pausania, Periegesi, II 32 8; Euripide, Ippolito, 1193 e sgg.; Ovidio Metamorfosi, XV 506 e sgg. Plutarco, Vite Parallele, 34; Diodoro Siculo, Biblioteca storica, IV 62
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I trezeni negano che Ippolito sia morto calpestato dai cavalli e che sia sepolto nel recinto; vogliono per mantenere il segreto sullubicazione della tomba, situata forse in un punto strategico dellistmo. Propendono anzi per il catasterismo, cio per la trasformazione, voluta agli dei, di Ippolito nella costellazione dellauriga.12 La storia prosegue nel Tartaro dove lombra di Ippolito era ovviamente discesa: Artemide indignata chiese ad Asclepio di resuscitare il suo corpo. Asclepio di cui abbiamo notizia esauriente nei mitografi, (cfr. Apollodoro), figlio di Apollo era stato affidato dal padre al centauro Chirone
() dal quale venne cresciuto e apprese sia la medicina che larte della caccia. Egli divenne chirurgo e dopo essersi eccezionalmente perfezionato nella sua arte, non solo evit che alcuni uomini morissero, ma resuscit persino i defunti: aveva infatti ottenuto da Atena il sangue che sgorga dalla Gorgone, e usava quello uscito dalla parte sinistra per uccidere e quello dalla parte destra per salvarli e con questo mezzo riusciva a far rivivere i morti.13

Nella glossa marginale entrata a far parte integrante del testo di Apollodoro, c una lista delle persone resuscitate da Asclepio nella quale rientra anche Ippolito ( citata una fonte poetica, i canti di Naupatto14). Asclepio dopo la richiesta di Artemide, apr il suo stipo di avorio e ne estrasse lerba che aveva resuscitato il cretese Glauco. Per tre volte pos lerba sul corpo di Ippolito, pronunciando frasi magiche e la terza volta il cadavere alz la testa dal suolo. Ade e le Moire per irati per lattentato ai loro privilegi, indussero Zeus a uccidere Asclepio folgorandolo.

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Euripide, Ippolito, 1282 e sgg. 1423 e sgg.; Pausania, Periegesi, II 32 1-2 Apollodoro, Biblioteca, III, 3 Carcino di Naupatto (VI sec.a.c.)

IL BOSCO SACRO

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Allora Artemide avvolse Ippolito in una fitta nube, gli fece assumere le sembianze di un vecchio e, dopo aver esitato tra Delo e Creta, lo nascose nel bosco sacro di Nemi15. Affinch nulla le ricordasse la sua morte Artemide diede ad Ippolito il nuovo nome di Virbio, soggetto a due interpretazioni, vir bis due volte uomo o hierobios, santa vita, e lo affid alla ninfa Egeria: cos Ippolito-Virbio trascorse la vita in un luogo solitario, il bosco di Nemi, in cui non potevano penetrare cavalli, tab connesso alla memoria della morte del giovane. Virbio era venerato come un dio; alcuni ritengono che fosse il sole ma in realt, scrive Servio16
() egli una divinit associata con Diana come Atti associato alla madre degli dei e Adone ad Afrodite (...)

Il giovane Ippolito-Virbio, amato da Artemide, stroncato nel fiore degli anni, va riconosciuto quindi come uno di quegli amanti mortali prediletti da una divinit di cui il pi famoso Adone. La rivalit tra Artemide e Fedra in relazione a Ippolito riproduce in pratica la contesa tra Afrodite e Persefone per Adone, dal momento che Fedra lalter ego di Afrodite. Tale teoria confermata dal fatto che nella religione delle origini Artemide, come Afrodite, era la grande dea della fertilit, e quindi colei che rende fertile deve essere lei stessa fertile e per esserlo deve avere uno sposo. Ippolito era lo sposo di Artemide a Trezene, e Virbio quello della sua omologa latina, Diana, a Nemi. Virbio fondatore del bosco sacro e primo sovrano di Nemi, rappresenta larchetipo di quella stirpe di re-sacerdoti connessi al culto di Diana che, come lui, uno dopo laltro incontravano una morte violenta. facile ipotizzare che essi stessero alla dea nello stesso rapporto in cui stava Virbio; in altre parole il re del bosco, creatura mortale, doveva custodire con la propria vita lalbero sacro ritenuto la incarnazione della divinit.
15 16

Ovidio, Metamorfosi, XV 532 e sgg. e Fasti, VI 745 Servio, Commento a Virgilio

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Artemide era quindi essenzialmente una divinit dei boschi, come Demetra lo era del grano e Dioniso del vino: il poeta latino Orazio la definisce custos nemorum17; Catullo domina montium () et silvarum virentium.18 I suoi santuari infatti sorgevano generalmente allinterno dei boschi, che anzi le erano sacri, e spesso nelle iscrizioni dedicatorie era associata a Pan, dio delle selve; ma leffigie della Artemide Efesina dalle molte mammelle, presente anche nel suo tempio sullAventino, rimanda sicuramente al tema della fertilit della natura e della coppia in relazione alla prole. Questo il senso delle nozze di Artemide Diana, che con la maschera di Egeria, sposa Virbio sullo sfondo del bosco sacro. Il cerimoniale degli sponsali si celebrava forse ogni anno per assicurare fecondit non solo alla terra ma anche a uomini e animali...

17 18

Orazio, Carmina, III 22 Catullo, Carmina, 34

Le piante oracolari

La quercia Zeus Etimo del nome Zeus: dallindiano Djaus che significa luce, giorno e brillare del cielo. Da qui le attribuzioni del dio che presiede ai fenomeni atmosferici, raccoglie le nuvole e le sperde, comanda alle tempeste, fa balenare lampi, rumoreggiare i tuoni. Scaglia la folgore con la destra, mentre con la sinistra manda la pioggia. Lo scudo o Egida originariamente un manto di nubi: scuotendolo uscivano le tempeste; in un secondo tempo ricoperto con la pelle di Amaltea.19 Libero nellagire subisce solo il limite del fato (Moira); per il resto custode dellordine delle cose e del governo del mondo. Come Zeus xenios tutela il dovere dellospitalit e punisce i trasgressori.

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Igino, Fabulae, 139

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un dio i cui oracoli discendono dai fenomeni atmosferici: il vento che scuote le fronde o le lamine di bronzo appese ai rami, producendo la rumoristica oracolare. A Dodona, nella parte nordorientale della Grecia, il culto molto pi antico, presente anche quando non esisteva ancora alcun tempio, ma querce annose esprimevano, con il fremito misterioso dei loro rami, gli oracoli divini. Le profetesse erano donne e venivano chiamate Le Peleiadi o le Peristere, cio le colombe. Erodoto dice che queste donne furono chiamate colombe perch erano barbare e i loro parlare suonava ai Greci come un cinguettare di uccelli. Nel frusciare del fogliame delle querce le Peleiadi leggevano il responso del dio. La quercia da sempre connessa a Zeus: lalbero sacro a sua madre Rea che partorisce il dio a Creta, in un antro del monte Ditteo20 e lo affida ad Adrastea ninfa dei frassini (colei che non si sfugge). Il frassino propiziatore di pioggia) e alla capra Amaltea (che Zeus trasformer nella costellazione del capricorno)21. Dione Gli autori pi antichi la ritengono preellenica, quindi con unidentit mitologica vaga, trattandosi di una dea arcaica. Nella Teogonia di Esiodo, Dione la figlia di Oceano e Teti, mentre i mitografi paragonano Dione a Rea, sposa di Crono e madre di Zeus, cui era consacrata la quercia; in effetti a Dodona Dione la signora della quercia e delle colombe; anche la sposa di Zeus. Secondo Erodoto il nome Dione poteva essere un derivato di dios, il genitivo di Zeus, inteso cio come quella di Zeus; Frazer invece ritiene il nome Dione sia una forma dialettalmente diversa di Giunone. Inoltre, come Omero, anche Euripide ritiene che Afrodite sia figlia della coppia di Dodona:
e tu, cipride, figlia di Dione, tu che hai ottenuto la palma della bellezza grazie alle mie nozze.22
20 21 22

Apollodoro, Biblioteca, 6 Igino, Astronomia poetica Euripide, Helena, 1098

LE PIANTE ORACOLARI

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I dati mitici sono molto eterogenei ma comunque rimandano tutti alla quercia e alle sacerdotesse-colombe, le Peleiadi, che, stando alla testimonianza di Erodoto avevano raccontato a lui direttamente la fondazione delloracolo.
Da Tebe dEgitto avrebbero spiccato il volo due colombe nere:una verso la Libia e laltra verso il loro paese; questa, su una quercia avrebbe dichiarato con voce umana che in quel luogo si doveva stabilire un oracolo di Zeus; gli abitanti avevano ritenuto che quello fosse un ordine divino e, di conseguenza, lavevano eseguito. Laltra colomba che si era diretta verso la Libia, dicono, aveva imposto ai Libici di fondare loracolo di Ammone. E anche queso un oracolo di Zeus.23

Perch Dodona? Un luogo di temporali; sia il vento e il tuono che le lastre di bronzo agitate dal clima ventoso, alludevano al parlare del dio. Qui le sacerdotesse per dare responsi interpretavano tutta la fenomenologia atmosferica, e anche il tubare delle colombe, il frusciare delle foglie o il tintinnio dei vasi di bronzo appesi ai rami. Comunque in altre regioni la quercia associata a Zeus col ruolo di dio della pioggia: in Arcadia nel rituale della pioggia un sacerdote immergeva una fronda di quercia in una fonte sacra.

La quercia nel mito Melampo Gli Argonauti Antefatto genealogico Per arrivare a Giasone, figlio di Esone, e capire il conflitto con lo zio Pelia fondamentale lassunto genealogico a partire dalla stirpe dellet del bronzo, formata con acqua e
23

Apollodoro, Biblioteca, I, 9, 1; Erodoto, Storie, II, 54-57

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terra da Prometeo, che ebbe come figlio Deucalione; quando Zeus decise di annientare la stirpe umana, Deucalione, su suggerimento del padre, costru unarca e vi sal con Pirra.24 Zeus mand il diluvio e sommerse la Grecia; morirono quasi tutti, tranne quei pochi che si erano rifugiati sulle montagne. Deucalione navig nove giorni e nove notti e approd al Parnaso; in quel luogo, cessata la pioggia, usc dallarca sacrific a Zeus Salvatore. Zeus allora invi Ermes e gli concesse di esprimere un desiderio. Deucalione scelse di essere il progenitore della nuova umanit. Zeus gli ordin di scagliare pietre dietro il capo: le pietre che gettava Deucalione divennero uomini, quelle che gettava Pirra donne. Egli ebbe da Pirra25 Elleno che sposa Orseide: nascono Doro, Suto, Eolo. Elleno chiama i Greci Elleni: divide la Grecia tra i suoi figli: a Suto il Peloponneso (Achei dal figlio Acheo); a Doro, la parte davanti al Peloponneso (Dori); a Eolo la Tessaglia (Eoli). Eolo sposa Enarete ed ha sette figli e cinque figlie. Tra i figli di Eolo Atamante, Creteo, Sisifo, Salmoneo che si dislocano cos26: Atamante in Beozia Sisifo a Corinto Creteo e Salmoneo in Tessaglia; questultimo credendo di essere potente come Zeus soppresse i sacrifici in onore del dio per rivolgerli a s. Diceva di avere le stesse potenzialit del padre degli dei: trascinava orci pieni di nacchere di bronzo attaccati al carro per simulare il tuono, scagliava verso il cielo torce dicendo che erano fulmini. Zeus allora lo folgor e distrusse la citt che aveva fondato (Salmone) insieme a tutti i suoi abitanti...
24 25 26

Apollodoro, Biblioteca, I, 7, 2; Igino, Fabulae, 153 Apollodoro, Biblioteca, I, 16 Apollodoro, Biblioteca, I, 9, 8

LE PIANTE ORACOLARI

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La figlia di Salmoneo, Tiro, fu allevata dallo zio Creteo. Innamorata del fiume Enipeo fu invece concupita con linganno da Poseidone (che aveva preso le sembianze di Enipeo); dallunione col dio nacquero due gemelli. Temendo il disonore Tiro li espose. I piccoli giacevano abbandonati, quando la cavalla di un mandriano di passaggio, zoccol uno dei due che rimase deturpato nel volto da un livido scuro. Il mandriano raccolse entrambi i gemelli e li crebbe: chiam Pelia il bambino col livido e Neleo laltro. Diventati adulti ritrovarono la loro madre e uccisero la loro matrigna Sidero. Avevano infatti saputo che Tiro era stata maltrattata da lei: per vendetta laggredirono; ella riusc a rifugiarsi nel tempio di Era, ma Pelia la sgozz proprio sullaltare e continu anche in seguito a offendere la dea. A causa di un litigio i due fratelli si separarono: Pelia and in Tessaglia e Neleo fu esiliato in Messenia e fond Pilo. A questo punto la genealogia si rintreccia con Creteo, che fond Iolco e spos la nipote Tiro, dalla quale ebbe Esone, Amitaone e Fere. La progenie dei figli di Creteo alla base sia della vicenda degli Argonauti, sia della curiosa storia di Melampo, entrambe in qualche modo connesse al tema della quercia. Da Esone e da Polimede, figlia di Autolico, nacque Giasone, che si stabil a Iolco. Da Amitaone e Idomene (figlia di Fere) nacquero Biante e Melampo. Melampo Melampo figlio di Amitaone, viveva in campagna, davanti alla sua casa cera una quercia cava dove avevano nidificato serpenti. I servi uccisero i serpenti, egli bruci i resti e allev i piccoli. Mentre dormiva, i serpenti gli si accostarono da entrambi i lati e gli purificarono le orecchie con le loro lingue; egli si dest spaventato e si accorse di capire il linguaggio degli

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uccelli e di avere capacit divinatorie, che incominci ad esercitare per aiutare il fratello Biante in unimpresa matrimoniale. Biante, infatti, voleva sposare Pero figlia di Neleo. Poich la ragazza aveva molti pretendenti, Neleo decise di concederla a chi gli avrebbe portato le preziose giovenche di Filaco, custodite da un cane pericoloso. Biante, che non era in grado di rubarle, chiese aiuto al fratello il quale, pur decidendo di assecondarlo, predisse che sarebbe stato colto sul fatto e aveva Melampo, come imprigionato per un anno, ma che alla fine avrebbe ottenuto le giovenche. Melampo, come aveva previsto, fu scoperto durante il furto delle giovenche e imprigionato: poco prima dello scadere dellanno sent un dialogo tra i tarli del tetto della prigione
() Uno domandava quanta parte della trave dovesse ancora essere rosa, gli un altri rispondevano che ne restava ancora pochissimo27

allora chiese di essere spostato in unaltra cella. Subito dopo il trasferimento la cella precedente croll e Filaco liberandolo, stupito dalla preveggenza, gli impose di rivelare in quale modo il figlio Ificlo avrebbe potuto avere un erede. Melampo accett di rispondere in cambio delle famose giovenche. Dapprima sacrific due tori e li fece a pezzi; poi interrog gli uccelli. Da un avvoltoio apprese che un giorno Filaco aveva castrato dei montoni e aveva deposto il coltello ancora imbrattato di sangue vicino a Ificlo. Il bambino era fuggito spaventato. Allora Filaco aveva piantato il coltello in una quercia sacra e il fogliame laveva coperto e avvolto. Lavvoltoio disse dunque che se si fosse ritrovato il coltello, ne fosse stata raschiata la ruggine e data da bere a Ificlo per dieci giorni, egli avrebbe generato un figlio.

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Apollodoro, Biblioteca, I, 9, 12

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A Ificlo nacque il figlio Podarce e Melampo condusse le giovenche a Pilo, dove ottenne la figlia di Neleo per il fratello. Per qualche tempo egli continu a vivere a Messene, fino a quando Dioniso rese folli le donne di Argo; allora, avendole guarite in cambio di una parte del regno, si stabil in quel luogo insieme al fratello Biante.28 Gli Argonauti La polena di quercia di Dodona A Iolco, morto il re Creteo, doveva diventare re Esone, invece Pelia usurp il trono. Un oracolo lo avvert che un discendente di Eolo lavrebbe ucciso e Pelia mise a morte tutti i capi eolici che riusc a catturare, tranne Esone perch amava sua madre Tiro; lo tenne prigioniero nel palazzo. Esone da Polimede ebbe Giasone-Diomede... Ne finse la morte inducendo le ancelle a un fittizio compianto funebre per sottrarlo allo spietato usurpatore, e lo port sul monte Pelio, affidandolo a Chirone. Da un secondo responso oracolare Pelia seppe che doveva guardarsi da un uomo con un sandalo solo. Dapprima egli non riusc a interpretare loracolo, ma poi lo comprese. Mentre con principi suoi alleati stava compiendo un sacrificio a Poseidone, vide sulla spiaggia un giovane con un solo sandalo: gli chiese il nome e il giovane rispose:
sono Giasone figlio di Esone, anche se il mio vero nome Diomede

Aveva perduto il sandalo nelle fangose acque del fiume Anauro a opera di una vecchia che, stando sullaltra riva, supplicava i passanti di traghettarla. Nessuno ebbe piet di lei fino allarrivo di Giasone, che si prest a caricarsela sulla schiena. Subito si accorse di barcollare sotto il suo peso, perch la vecchia era Era travestita che preparava la vendetta contro lempio Pelia.
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Apollodoro, Biblioteca, II, 2, 2

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Pelia chiese a Giasone:


Che faresti se sapessi che uno dei tuoi concittadini ti uccider?

Giasone rispose, ispirato da Era


Lo manderei alla ricerca del vello doro nella Colchide appeso a una quercia nel bosco sacro ad Ares.

A quel punto Giasone volle conoscere lidentit dellinterlocutore; Pelia si svel e Giasone chiese subito la restituzione del trono usurpato. Il re non pot ignorare la richiesta perch tra i principi presenti al rito cerano gli zii Ferete di Fere e Amataone di Pilo che spalleggiavano Giasone ed erano testimoni della contesa. Pelia allora disse di essere tormentato dallombra di Frisso, morto nella Colchide, e chiese a Giasone di liberare la patria dalla maledizione che risaliva al momento in cui a Orcomeno, in Beozia, Atamante, padre di Frisso ed Elle, avuti da Nefele, e di Learco e Melicerte, avuti da Ino, permise che Frisso ed Elle diventassero vittime della seconda moglie. Infatti Ino, gelosa dei figli di Nefele, studi un piano per liberarsene: sugger con linganno alle donne della citt di abbrustolire i semi di grano di nascosto dai mariti, dicendo che era un sistema sicuro per migliorare i raccolti. Il grano ovviamente non diede frutti, ci fu una carestia; si consult loracolo di Delfi: Ino corruppe chi doveva dare il responso e fece dire che si doveva sacrificare Frisso a Zeus. Frisso era gi stato portato allaltare del sacrificio quando la madre Nefele lo salv, facendo fuggire entrambi i figli a cavallo di un ariete dal vello doro che le aveva donato Ermes. Durante la trasvolata, Elle cadde nel mare che da lei prender il nome di Ellesponto, mentre Frisso arriv fra i Colchi, dove regnava Eete figlio di Elios e Perseide, fratello di Circe e di Pasifae. Ringrazi gli dei per averlo salvato e sacrific lariete; don il vello doro a Eete e ne spos la figlia Calciope, da cui ebbe Argo.

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I figli di Ino diventarono vittime della vendetta di Era su Atamante: Learco venne ucciso dal padre, e Melicerte fu trascinato in mare dalla madre in un impeto suicida. Pelia disse che secondo loracolo delfico la terra di Iolco non avrebbe mai prosperato se lombra di Frisso non fosse stata riportata in patria con il Vello doro. Codesto vello stava ora appeso a un albero nel bosco sacro ad Ares, nella Colchide. Questa era anche la condizione per ridare il trono al legittimo erede. Giasone accolse la sfida e mand messi a cercare volontari; chiese ad Argo, abile costruttore di navi, una nave a 50 remi. La nave fu costruita nel cantiere di Pagase e si us legname stagionato del monte Pelio. Atena adatt sulla prora una polena parlante fatta con il legno di quercia di Dodona.29 In realt Apollonio Rodio, nelle Argonautiche, identifica la polena con una trave, il cui legno, data la sacralit della provenienza, mantiene capacit foniche, e lancia un grido al momento della partenza verso la Colchide.

Il frassino Poseidone Anche Poseidone ha il potere della mantica: a Delfi, molto prima di Apollo, profetizzava allombra di un frassino tramite un interprete chiamato pyrkon, forse a indicare un modo di divinazione connesso con il fuoco, scaturito dal fulmine attirato dallalbero. Nel mito greco il frassino infatti consacrato a Poseidone, fratello di Zeus, il cui nome di etimo incerto (indice di arcaismo), anche se Graves azzarda colui che d da bere sul monte alberato da potizo (dare da bere) e ida (monte alberato), proponendo la fisionomia di una divinit di
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Apollonio Rodio, Argonautiche

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acque sorgive o di torrenti, molto antica in quanto appare gi sulle tavolette micenee di Crosso e di Pilo. Quando gli dei spartirono il dominio del cosmo con un sorteggio, a Zeus, lultimo nato nella Theogonia di Esiodo, tocc il regno del cielo; ad Ade il il regno sotterraneo, a Poseidone il mare, con una generale competenza acquatica (i torrenti, corsi dacqua e vegetazioni corrispondenti). Ma in precedenza Poseidone era un dio ctonio, come si legge nellepiteto gaieokhos che Plutarco30 interpreta come signore della terra, per cui, diventato dio marino, rimase ancora dio dei sismi e si serv di movimenti tellurici e maremoti come mezzi di lotta per riconquistare la sovranit sullambiente terreno. Gli antichi infatti pensavano che i terremoti fossero causati dallerosione sotterarranea delle acque, poich i continenti erano considerati dischi appoggiati sulla massa acquatica. Pare che a seguito di questi interventi del dio siano emerse le Cicladi e le Sporadi, e sia stata sommersa Atlantide, lisola dalla misterosa geografia. La natura originariamente ctonia di Poseidone spiega perch gli sia stato consacrato il cavallo, creatura di fuoco, uscita, come lacqua di una fonte, dalle viscere della terra, dal carattere impetuoso e balzano proprio come quello del dio. Nella sua continua competizione con il fratello minore Zeus, soprattutto per acquisire potere sulla terra, rimasta indivisa, Poseidone sceglieva sempre alleanze con nemici degli Achei, (protetti da Zeus) come gli Eoli o i Troiani. Gli Eoli, secondo Esiodo sono gli uomini della terza razza, quella di bronzo, discesa dai frassini, dediti alla guerra e alle opere di Ares, uomini orrendi con corpi possenti e invincibili braccia: avevano case e armi di bronzo. Laccostamento che Esiodo fa dei frassini col bronzo, entrambi simboli di durezza, richiama il corredo armigero degli Elleni: armi di bronzo con manici di frassino; gli alleati del Signore del mare erano quindi amanti della guerra, insolenti e spietati.
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Plutarco, Questioni Conviviali

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Infatti i sovrani derivati da Poseidone per parentela o investitura rifugiatisi in Atlantide, isola sacra al dio, furono attori di una guerra generale di cui parla Platone nel Timeo e nel Crizia, che si configur come lo scontro di due leghe: quella di matrice poseidonea, diretta dai re di Atlantide, avversaria degli Achei, e quella protetta da Zeus, diretta da Atene, alla fine vittoriosa, come racconta Platone nel Timeo, che valorizza il successo Ateniese con le argomentazioni di Crizia, nipote di Solone, sullisola di Atlantide
() Era pi grande della Libia e dellAsia insieme () e che in questisola era sorto un grande e mirabile impero, il quale la dominava tutta quanta con molte altre isole e alcune parti pure del continente () ora tutta questa forza raccolta insieme, tent una volta con un solo impeto di soggiogare i luoghi vostri e i nostri e quanti sono di qua dello stretto (colonne dErcole). E fu allora, O Solone, che la potenza della vostra citt rifulse presso tutti gli uomini () giacch riusc a trionfare sugli invasori... ()

chiaro che il trionfo di Atene rimarca la potenza di Zeus, e lapporto vincente degli dei protettori della citt, Atena ed Efesto, il cui legame con le arti e con le scienze d la misura del gradiente di civilt raggiunto dagli Achei. Invece Atlantide, sconfitta, spar, proprio per un terremoto, quasi a indicare linstabilit del suo nume protettore. Platone nel Timeo racconta:
() In tempi posteriori peraltro, essendosi succeduti terremoti e cataclismi straordinari, nel volgere di un giorno e di una brutta notte () lisola di Atlantide ingoiata dal mare scomparve ()

Il pioppo nero e il pioppo bianco Era e Persefone Bench il pioppo nero sia un albero funerario veniva consultato come oracolo a Page, al confine tra la Megaride e la Beozia, in un luogo sacro a Era.

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presente come albero oracolare anche nel santuario di Persefone in Acaia, a Egira (aigeros significa pioppo nero); alla dea era sacra anche una foresta di pioppi neri nellestremo occidente. C anche una connessione della dea delloltretomba con il pioppo bianco (o con la variazione cipresso bianco), in quanto dea della rigenerazione in ambito pre-ellenico, come si legge nel primo testo orfico reperito31 (Ade che una concezione ellenica, rappresenta lineluttabilit della morte).
E troverai alla sinistra delle case di Ade una fonte e accanto ad essa un bianco cipresso diritto; e a questa fonte non accostarti neppure da presso. E ne troverai unaltra, acqua fredda che scorre Dalla palude di Mnemosine:e davanti stanno i custodi. Di loro: sono figlio di terra e di cielo stellante, inoltre la mia stirpe celeste; e questo sapete anche voi. Sono riarso di sete e muoio; ma date, subito, fredda acqua che scorre dalla palude di Mnemosine. Ed essi ti lasceranno bere alla fonte divina E in seguito tu regnerai assieme agli altri eroi...

Un bosco di pioppi bianchi lungo il fiume Oceano il luogo in cui i Greci collocavano lingresso principale del regno dei morti.

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Lamella orfica da Petelia Pausania, Periegesi, X, 30, 3

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