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REGIONE PIEMONTE
Assessorato Economia montana e Foreste Assessorato Agricoltura

Atti del seminario

Approvvigionamento e gestione degli impianti termici alimentati a cippato di legno

Cuneo - luned 10 febbraio 1997

Verbania - marted 11 febbraio 1997

a cura di: Vittorio Bosser-Peverelli e Marco Corgnati

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Limpiego a fini energetici delle biomasse derivanti dalle operazioni selvicolturali e colturali comporta notevoli vantaggi sia sotto laspetto economico che ambientale. Tale attivit si inserisce pienamente ed in modo sinergico allinterno delle politiche territoriali ed ambientali della Regione. Attraverso essa infatti possibile dare nuovo impulso alla manutenzione del territorio, creando nel contempo nuovi posti di lavoro stabili e qualificati in aree a forte declino demografico, utilizzando una tecnologia ecocompatibile che consente un notevole risparmio energetico con limpiego di risorse rinnovabili. La Regione promuove la creazione di impianti di produzione energetica dalle biomasse tramite lerogazione di specifici contributi e fornendo il sostegno tecnico ed amministrativo alla definizione dei progetti. E proprio in questambito che si colloca la presente pubblicazione, che rappresenta, in modo ampio e dettagliato, lo stato dellarte. I professionisti, i semplici appassionati potranno trovare importanti valutazioni sui problemi generali e specifici ed utili indicazioni su vantaggi e limiti connessi alla realizzazione ed impiego di impianti a cippato. Siamo certi che il presente contributo della Regione Piemonte potr essere particolarmente utile per il lavoro di quanti, amministrazioni, imprese e tecnici, stanno realizzando queste opere e cooperano, in tal modo, al raggiungimento degli obiettivi cos importanti per tutti. La ristampa di questa seconda edizione stata mantenuta fedele alloriginale, in quanto gli interventi di allora conservano, a parte alcuni richiami legislativi, carattere di forte attualit. Laggiunta di fotografie ha inoltre adeguatamente corredato il testo di un supporto visivo.
M.C. e V.B.P.

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INDICE
INDICE PROLOGO Dietro le quinte: organizzazione di un seminario La scelta delle biomasse come fonte energetica Perch il seminario Dalla teoria alla pratica I RELATORI 5 7 7 7 7 8 9 Combustione e rendimenti Le ceneri Norme e vincoli Unesperienza pubblica in Piemonte: limpianto della scuola forestale di Ormea - P. Michelis Quantizzazione e tipizzazione del patrimonio forestale locale e attuale grado di sfruttamento Motivazioni della scelta Soggetti coinvolti e rapporti intercorsi La gestione dellimpianto Iniziative future Le esperienze Austriache di produzione di energia da biomasse - A. Grubl Presentazione dellO.. Energiesparverband Sviluppo delluso delle biomasse a fini energetici in Austria Il sistema austriaco di promozione dellenergia da biomasse Il management degli impianti Benefici del teleriscaldamento a biomassa Normative e finanziamenti pubblici - V. Bosser-Peverelli Finanziamenti pubblici Legislazione di riferimento per lutilizzazione del legno come combustibile Norme CTI-UNI di riferimento per lutilizzazione del legno come combustibile Censimento ditte produttrici di caldaie alimentabili a cippato di legno Tipologie costruttive delle centrali termiche Misure forestali del Reg. CEE 2081/93 OB. 5b - M. Corgnati Introduzione Stato di attuazione Conclusioni e prospettive BIBLIOGRAFIA 34 34 35

37 37 37 37 38 40 42 42 42 43 45 46 48 48 49 49 50 53 54 54 54 60 63

TRACCIA DEGLI INTERVENTI RICHIESTI 11 RELAZIONI Il legno come scelta energetica - S. Bechis, R. Berruto Premessa Potere calorifico Confronto con altri combustibili Tipologie di impianti Calcolo comparativo su unipotesi reale Analisi costi-benefici Lattivit del DEIAFA nel campo dellutilizzazione energetica del cippato di legno La produzione del cippato: modalit e problemi organizzativi - P. Cielo Introduzione Caratteristiche del cippato di legno per luso combustibile Organizzazione del cantiere di lavoro Conservazione del prodotto Conclusioni e prospettive La gestione degli impianti a cippato - A. Chiariglione Premessa Dimensionamento dellimpianto Dimensionamento del silo e tipologie costruttive Sistemi di sicurezza 13 13 13 13 14 14 14 16 17 18 18 19 23 26 29 30 30 30 31 33

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PROLOGO
Dietro le quinte: organizzazione di un seminario
La scelta delle biomasse per la produzione di energia Il 1996 ha visto nascere e progredire una serie di circostanze favorevoli per affrontare in maniera organica questo tema. La Regione Piemonte diventata capofila del progetto CEE BAINUS (Biomass Application In Utility Sistem), che prevede uno studio approfondito delle disponibilit in Piemonte di biomassa utilizzabile per la produzione denergia. Questo ha fatto s che si trovassero a lavorare insieme, in maniera duratura, persone provenienti da diversi settori (Regionali e non) con bagagli culturali e professionali molto differenti fra loro, ma tutte ugualmente motivate e consapevoli delle potenzialit dello sviluppo della risorsa biomassa nella nostra regione. Inoltre la preponderante componente pubblica di questo pool ha garantito lobiettivit dei lavori e delle scelte successive, stemperando le fisiologiche parzialit dei soggetti privati coinvolti. Le esperienze private hanno comunque permesso di conoscere ed affrontare i problemi reali legati allapprovvigionamento e alla gestione degli impianti alimentatati a biomassa. Altra circostanza fortunata stata lapplicazione in Piemonte delle misure forestali del Reg. CEE 2081/93 ob. 5B, che ha portato in regione una buona dotazione di soldi da spendere per la valorizzazione della trascurata biomassa forestale. Nel regolamento dattuazione delle misure, tutti gli interventi sono stati inseriti in progetti di filiera, che intendono valorizzare i prodotti (nel nostro caso il legno), partendo dai luoghi di produzione (nel nostro caso il bosco), per arrivare al riutilizzo dogni tipo di scarto. La consapevolezza che la distribuzione dei finanziamenti doveva essere supportata da adeguati azioni di informazione ed assistenza tecnica, ha contribuito a far nascere una serie diniziative collaterali, ma non per questo meno importanti, per creare una cultura duratura nel tempo su questi temi. Innanzi tutto, la costituzione di un forum permanente per la valorizzazione energetica delle biomasse vegetali, che ha permesso di riunire, con le varie componenti istituzionali, da una parte i costruttori dimpianti termici, dallaltra gli utilizzatori interessati. Altre azioni sono andate nella direzione dei produttori di materia prima e dei futuri gestori degli impianti: corsi di formazione professionale e seminari tecnici molto specifici sono stati (e saranno organizzati) per gli operatori forestali ed i beneficiari dei finanziamenti per linstallazione di caldaie alimentate a legno cippato.

Perch il seminario Il problema, infatti, non di poco conto: nei prossimi anni saranno installati alcune decine di impianti termici di piccola e media taglia, che bruceranno una notevole quantit di legno, finanziati con contributo Regionale. La buona riuscita di questi progetti dipende dallorganizzazione ottimale della filiera approvvigionamento-gestione dellimpianto, legata a due difficolt fondamentali: - la ridotta capacit di lavoro delle aziende forestali, che conseguenza (o causa) sia della scarsa produttivit dei nostri boschi e sia del basso grado di meccanizzazione e di preparazione tecnica raggiunta; - la notevole complessit della gestione degli impianti termici, per i quali mancano addetti preparati con conoscenze specifiche. Per ovviare a questi problemi, si rende necessario formare operai forestali capaci di operare al meglio per sfruttare tutte le potenzialit del bosco e per produrre e valorizzare quello che e deve essere un prodotto secondario delle lavorazioni forestali: il cippato di legno. Bisogna inoltre che i gestori degli impianti siano in possesso delle opportune conoscenze ed esperienze per farli funzionare in modo ottimale. Oltre a queste necessit fondamentali, opportuno ricordare la complessit del processo di filiera, in cui tutte le componenti (assestamento forestale taglio dei boschi - produzione del cippato - trasporto - stoccaggio - gestione caldaia - distribuzione del calore - smaltimento delle ceneri) sono indissolubilmente legate fra loro. Il seminario tecnico-informativo Approvvigionamento e gestione degli impianti termici alimentati a cippato di legno stato organizzato proprio con lo scopo di evidenziare questi problemi e per dare suggerimenti sulle possibili soluzioni.

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Dalla teoria alla pratica La buona riuscita di queste due giornate derivata sostanzialmente dal fatto che i relatori hanno portato le loro personali esperienze, per cui, accanto ad informazioni di carattere teorico, per altro sostanziali per avere una visione a tutto tondo, sono emersi i reali problemi di chi tutti i giorni si trova a lavorare in bosco o a far funzionare le caldaie. Riassumiamo, di seguito, le informazioni utili che sono emerse: - in generale, i problemi sono molteplici, ma tutti risolvibili, ed i benefici ottenuti ripagano (anche economicamente) dei sacrifici; - i costi del solo combustibile, a parit di Kcal fornite, sono inferiori di 3-4 volte, nel caso del cippato, se confrontati con quelli del gasolio o del metano; - i progetti non devono nascere solo quando ci sono dei contributi pubblici da richiedere, ma devono inquadrarsi in una convinzione pi generale di riqualificazione del territorio, che interessa temi come la pianificazione forestale, la rivalutazione ambientale, loccupazione locale, i bilanci degli enti pubblici; - il raggio dapprovvigionamento del materiale forestale non deve superare i 20 km dallimpianto;

- molta importanza va data allorganizzazione dei cantieri di lavoro e alla scelta ed alla manutenzione della cippatrice; - il cippato deve essere commercializzato in volume e non a peso, per evitare leccessiva influenza del contenuto dacqua sul prezzo; - importante che il cippato utilizzato sia il pi omogeneo possibile, per permettere la regolazione ottimale della caldaia. - nella costruzione delle centrali termiche e negli acquisti della caldaia bisogna prevedere, gi in fase progettuale, tutti i possibili accorgimenti legati alla sicurezza e alla funzionalit degli impianti; - a fianco dei provvedimenti economici (contributi e defiscalizzazione), lEnte Pubblico deve provvedere ad interventi durevoli di supporto informativo, formativo e dassistenza tecnica. In conclusione, sono emersi preziosi suggerimenti un po per tutti: per gli operai forestali come per i termotecnici, per i costruttori di caldaie come per i pubblici amministratori, nonch per la Regione stessa, che sar sempre pi impegnata nei prossimi anni sui problemi legati allutilizzazione delle biomasse. Il progetto ambizioso quello di instaurare nel nostro territorio una cultura energetica ed una cultura forestale pi vicine alle direttive ed agli standard Europei.

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I RELATORI
Dr. Stefano Bechis - Dr. Remigio Berruto Dipartimento di Economia e Ingegneria agraria, forestale e ambientale (DEIAFA) Sezione di Meccanica Universit di Torino Via Leonardo da Vinci 44 10095 GRUGLIASCO (TO) tel.: +39-11-6708589 / 6708596 fax: +39-11-6708591 e-mail: bechis@agraria.unito.it berruto@agraria.unito.it Dr. Paolo Cielo Via Ventimiglia 156 10127 Torino tel.: +39-11-673407 fax: +39-11-673407 e-mail: cielofor@iol.it Dr. Aldo Chiariglione Energia & Ambiente s.r.l. Via Aiassa 15 10070 Villanova Canavese tel.: +39-11-9297121 fax: +39-11-9297121 e-mail: alchi@icip.com P.A. Patrizio Michelis Comunit Montana Alta Val Tanaro, Mongia, Cevetta Via Consolata 11 12073 Ceva CN tel.: +39-174-721713 fax: +39-174-701487 Dr. Andreas Grbl O.. Energiesparverband (ESV) Landstrasse 45 A-4020 Linz (Austria) tel.: +43-732-65844380 fax: +43-732-65844383 e-mail: esv1@esv.or.at Dr. Vittorio Bosser-Peverelli Regione Piemonte - Assessorato Agricoltura Settore Infrastrutture rurali e Territorio C.so Stati Uniti 21 10134 Torino tel: +39-11-4324347 fax: +39-11-4323791 e-mail: agrienergia@regione.piemonte.it Dr. Marco Corgnati Regione Piemonte Assessorato Politiche per la Montagna e Foreste Settore Forestazione C.so Stati Uniti 21 10134 Torino tel: +39-11-4323968 fax: +39-11-4322941 e-mail: mcorgnat@regione.piemonte.it

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TRACCIA DEGLI INTERVENTI RICHIESTI


Il legno come scelta energetica Relatori: S. Bechis, R. Berruto Domanda di base: Perch utilizzare il legno per produrre energia? Potere calorifico, umidit % in funzione della combustione; Confronto con altri combustibili (P.C.I. e prezzi); Calcoli comparativi (quantit e costi) su unipotesi reale (edificio di tot mc da riscaldare); Tipologie di impianti (uso domestico, uso collettivo, produzione di energia termoelettrica); La produzione del cippato: modalit e problemi organizzativi Relatore: Paolo Cielo Domanda di base: per alimentare un impianto termico che richiede giornalmente X mc di cippato (con una % di umidit accettabile) nei 6 mesi invernali e X-Y mc nei mesi estivi per Z anni, come devo organizzare lapprovvigionamento ? Caratteristiche fisico-chimiche del materiale; Organizzazione dei cantieri di lavoro; Produttivit, costi e bacino di approvvigionamento; I problemi di stoccaggio; La gestione degli impianti termici Relatore: A. Chiariglione Domanda di base: Come ottimizzare la fornitura di calore alle utenze progettando e gestendo al meglio un impianto termico alimentato a cippato di legna? Dimensionamento dellimpianto (numero e potenza caldaie in funzione delle utenze da soddisfare); Dimensionamento del silos e tipologie costruttive; Rendimenti, combustione ottimale e ceneri; Elenco autorizzazioni necessarie e vincoli costruttivi; Unesperienza pubblica in Piemonte: limpianto della scuola forestale di Ormea Relatore: P. Michelis Domande di base: Quali sono le motivazioni che hanno indotto a realizzare un impianto a cippato? Quali problematiche nella realizzazione e nella successiva gestione sono emerse? La fase decisionale (soggetti coinvolti, motivazioni, rapporti intercorsi) La fase di progettazione (elaborazione del progetto, reperimento fornitori, problemi burocraticoamministrativi e finanziari); La gestione dellimpianto; Bilanci economici, bilanci forestali, bilanci occupazionali,

Le esperienze Austriache di produzione di energia da biomasse Relatore: A. Grbl La politica di incentivazione delluso del legno a scopi energetici in Austria; La gestione degli impianti (pubblica? privata? consorzi misti?); Analisi costi-benefici (sostituzione dei combustibili non rinnovabili, valenza ambientale, valenza occupazionale, ciclo energetico ed economico chiuso a livello locale);

Normative e finanziamenti pubblici Relatori: V. Bosser-Peverelli, M. Corgnati Normativa sulluso del legno come combustibile; Finanziamenti pubblici per impianti a biomassa vegetale.

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RELAZIONI
Il legno come scelta energetica S. Bechis, R. Berruto
Premessa Largomento oggetto della presente trattazione impone il ricorso a unit di misura dellenergia termica. abitudine comune utilizzare diversi tipi di unit. Riteniamo utile pertanto riportare in Tab.1 un breve elenco delle conversioni tra le diverse unit utilizzate. Noi misureremo tutte le grandezze termiche in calorie. Tab.1 Equivalenze tra le principali unit di misura dellenergia termica. 1 kWh = 860 kcal
1 1 1 1 1 1 Mcal Wh kcal kJ Mcal Tep = = = = = = 1.162 kwh 3600 J 4.186 kJ 0.239 kcal 4.186 MJ 10200 Mcal

Anche la quota di corteccia ha una sua influenza, in quanto il potere calorifico di questa parte vegetale molto basso, e quindi una elevata percentuale di corteccia ha leffetto di deprimere il potere calorifico totale di una massa. Per questi motivi per i materiali come il cippato, caratterizzati da una potenziale forte variabilit di composizione, si fa riferimento al contenuto energetico (CE) ricavato a partire dal p.c.i. con una formula correttiva, che tiene conto dellumidit della massa espressa come percentuale sul tal quale: p.c.i. * (100-U%) CE = 100 - 0,025 * U% Applicando tale formula ad un cippato ricavato da legno con p.c.i. di 4000 kcal/kg s.s. si ottiene il grafico di fig.1, che da una chiara idea di come decresca il contenuto energetico di un kg di legna al crescere dellumidit dello stesso. Altri aspetti importanti del cippato sono le dimensioni dei chips e la purezza del materiale. La dimensione dei chips ha uninfluenza sulla rapidit di combustione e sulla facilit di alimentazione della caldaia. Come purezza sintende la presenza o meno di corpi estranei nella massa. In linea di massima il cippato proveniente direttamente dai boschi pi puro di quello ottenuto trattando gli scarti di segheria o simili, per la possibile presenza di corpi estranei, chiodi ad esempio, in questi ultimi. La presenza di corpi estranei metallici, e di pietre pu causare danni ai sistemi di alimentazione delle caldaie, con blocco delle coclee e conseguente fermo dellimpianto. Fig.1 Contenuto energetico.
kcal/kg

Potere calorifico Mediamente una tonnellata di sostanza secca di cippato di legna fornisce 4000 Mcal di energia (misurata come potere calorifico inferiore, p.c.i.), contro le 10200 Mcal di una tonnellata di gasolio, le 7000 Mcal di una tonnellata di carbone, le 9200 Mcal relative a 1000 m3 di metano e le 9800 Mcal di una tonnellata di olio combustibile pesante a basso tenore di zolfo (BTZ). Riferendosi in particolare al volume del legno, poich 1 m3 di cippato fornisce attorno alle 600-900 Mcal, a seconda del tipo di essenza da cui deriva e delle condizioni di umidit, si pu dire che 1 m3 di gasolio ha un potere calorifico equivalente a quello di 12-16 m3 di cippato. Il cippato non si trova, per, normalmente, allo stato anidro, ma ha un contenuto di umidit variabile. Il valore di umidit, espresso come percentuale sul peso totale di un campione (% sul tal quale), comunemente sta tra il 35% e il 50%, a seconda del tipo di legname, del tempo trascorso dalla produzione del cippato (quello appena prodotto naturalmente pi umido) e del tipo di stoccaggio.

4000 3500 3000 2500 2000 1500 1000 500 0

50

45

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umidit (%) sul tal quale (t.q.)

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Tab.2 - Caratteristiche dei combustibili e prezzi (gennaio 1997)


combustibile cippato umidita` 40% tq gasolio metano olio BTZ p.c.i. kcal/kg Mcal/m3 2400 10200 9800 720 8670 9 massa vol (kg/m3) 300 850 al kg 100 1647 450 prezzo Lit. al m3 30000 1400000 1020 Mcal 29 129 91 32 efficienza caldaie 70% 80% 80% 70%

Confronto con altri combustibili Il confronto dettagliato tra potere calorifico inferiore e prezzi di vari combustibili, tra cui un cippato con il 40% di umidit sul t.q., riportato nella tab. 2. I costi nel gennaio 1997 sono particolarmente alti per il gasolio, in conseguenza di un progressivo inasprimento fiscale in atto sin dalla fine dellestate 1996. Nella tabella citata si sono volutamente omessi alcuni dati giudicati non significativi (ad esempio il prezzo del metano al chilo). Particolarmente interessante il confronto del prezzo alla Mcal, che in definitiva la quantit che cinteressa (la quantit di calore ottenibile) ed quello che ci permette di fare confronti diretti tra prodotti trattati prevalentemente a peso ed altri trattati a volume. Nel calcolo del prezzo riferito alla Mcal si tenuto conto dellefficienza media delle caldaie funzionanti con un certo combustibile. In questo modo il prezzo della Mcal riferito alla Mcal veramente ottenibile in un impianto reale, viene cio legata la natura del combustibile al livello di efficienza della tecnologia utilizzata per la conversione in calore. Il prezzo del cippato indicato in tabella riscontrabile in Piemonte nei centri urbani per materiale di varia provenienza, segherie incluse. In altre regioni italiane, come Friuli e Trentino i prezzi del cippato sono generalmente pi bassi, fino ad arrivare a 15000 Lit/m3. Vi da considerare che in queste regioni, dove si sfruttano i boschi, per la produzione di assortimenti pregiati, il cippato un prodotto accessorio. Sino ad ora abbiamo parlato di costi del cippato, come se si potesse facilmente reperire sul mercato il prodotto in oggetto. Nella realt non esiste, allo stato attuale, un vero e proprio mercato del cippato in Piemonte, e questo perch anche lindustria del legno nella nostra regione non molto sviluppata. Quindi, a fianco degli impianti di utilizzazione della biomassa legnosa per riscaldamento, occorre predisporre un cantiere di approvvigionamento della legna e della successiva cippatura, e quindi occorre

predisporre un adeguato piano di assestamento dei boschi, dove il cippato non lunico prodotto dellattivit di esbosco, ma un sottoprodotto della medesima, con conseguenti inferiori costi di produzione. Quindi, in sintesi, il costo del cippato dipende: dalla disponibilit di legname di scarto da destinare alla cippatura, e pi in particolare dalla quota di legname derivante dal bosco rispetto a quello da scarti di altra provenienza; dalla distanza di trasporto del cippato; dalle dimensioni degli stoccaggi; dai volumi di cippato lavorati con il cantiere di cippatura; dallorganizzazione del cantiere di approvvigionamento e di cippatura della legna. Tutti questi fattori e la loro influenza a livello qualitativo nella determinazione dei costi del riscaldamento con luso del cippato verranno illustrati nelle relazioni che seguiranno.

Tipologie di impianti Gli impianti per la combustione del cippato si possono dividere in tre categorie: impianti di piccola taglia al servizio di utenze familiari o simili; impianti automatici di media taglia al servizio di utenze collettive (scuole, uffici); impianti di grossa taglia, per teleriscaldamento o simili. Nella presente relazione prendiamo in considerazione gli impianti di media taglia, che piu` interessano i Comuni delle nostre aree montane. Le potenze in gioco vanno dalle 100000 al milione di kcal.

Calcolo comparativo su unipotesi reale La scuola elementare di Vallefiorita ha un volume di 5000 m3, e ci studiano 250 scolari. Il fabbisogno

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Le foreste sono una risorsa naturale di biomassa. termico annuo della scuola di 250000 Mcal (fabbisogno giornaliero = 300 kcal/m3-giorno per 170 giorni di riscaldamento/anno) (Tab 3). Per soddisfare questo fabbisogno termico sono necessarie 150 tonnellate di legna allanno, corrispondenti a 500 metri cubi di cippato, distribuiti come risulta dallistogramma di Fig.2. Lo stesso fabbisogno termico soddisfabile con 37000 litri di gasolio, oppure con 35000 m3 di metano, o anche con 37000 kg di combustibile a basso tenore di zolfo (BTZ). Tab.3 Fabbisogni termici della scuola di Vallefiorita.
parametri fabbisogno cubatura scuola durata effettiva riscaldamento fabbisogno totale unit kcal/m3-giorno m3 giorni kcal/anno valori 300 5000 170 255.000.000

Fig.2 Distribuzione del consumo di cippato nella stagione (totale 506 m3).
m3

100 80 60 40 20 0

ott

nov

dic

gen mesi

feb

mar

apr

Volendo dare unindicazione economica sulle differenze di costo per i diversi combustibili, per un prezzo di 30000 lire al metro cubo del cippato reso allimpianto, la cifra annua da prevedere per il riscal-

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Tab. 4 - Sintesi dei parametri considerati e dei risultati delle soluzioni ipotizzate per il riscaldamento della scuola di Vallefiorita
Combustibile unit kcal/kg kcal/m3 % kg m3 Lit./kg Lit./m3 Lit./anno gasolio 10200 80 31250 1647 51468750 cippato 720000 70 506 30000 15180000 metano 9000 80 35417 1020 36125340 BTZ 9800 70 37172 450 16727400

p.c.i. - CE rend. caldaie fabbisogno costo costo totale

damento sar pari a 15 milioni di lire; con un prezzo del gasolio di 1400 Lit./litro la spesa annua sar di circa 51.5 milioni di lire; per un prezzo del metano di 1020 Lit./m3 la spesa annua sarebbe di 36 milioni circa; e infine per un prezzo del BTZ di 450 lire al kg la spesa ammonterebbe a 16.5 milioni circa (Tab.4). Se il Comune di Vallefiorita decidesse di ricavare il legname necessario al riscaldamento della scuola dai propri boschi, potrebbe dedicare a questo fine ogni anno il taglio di circa 3 ettari di bosco, su cui tornare ogni 15-20 anni. Partendo dal presupposto che mediamente un operaio forestale impiegato in operazioni di esbosco lavora 2.5 m3 al giorno, possiamo dire che in prima approssimazione la mole di lavoro necessaria per ottenere il cippato per la scuola terrebbe occupata una persona per esbosco e cippatura per 80-120 giorni allanno.

Analisi costi-benefici Dallanalisi dei costi dei vari combustibili risulta che il cippato oggi il prodotto meno caro, con lolio pesante che si colloca ad un livello di poco superiore. Per inciso si pu considerare che il cippato non e non sar soggetto al regime fiscale che si applica ai prodotti petroliferi, che pu far lievitare il prezzo di un combustibile, come successo negli ultimi mesi al gasolio (ben pi di 1000 Lit./litro su 1450 sono tasse, e merita forse qui ricordare che viene pagata unIVA anche sulle 747 Lit./litro dellimposta di fabbricazione) e al metano. La vera opportunit per rappresentata dalluso del legname a scopo energetico non tanto il risparmio monetario, che esiste, ma il fatto che la spesa per il riscaldamento destinata a rimanere in zona, con

creazione di posti di lavoro. Lo sfruttamento intelligente dei boschi porta migliori sistemazioni forestali, maggiori incrementi annui della biomassa legnosa e la permanenza di operatori sulle montagne garantisce una maggiore attenzione e un controllo sul territorio. Importantissimo poi il risvolto ambientale: il cippato lunico tra i combustibili considerati a non incrementare il contenuto di CO2 dellatmosfera. Chiaramente in fase di combustione il legno emette CO2, ma il carbonio che si sprigiona dal combustibile stato assunto dal vegetale come CO2 dallatmosfera, come schematizzato dalla fig.3. Bruciando cippato, quindi, la quantit globale di anidride carbonica nellaria non sincrementa, dal momento che la quantit emessa viene assorbita dai vegetali destinati ad essere bruciati in futuro. Come sviluppo possibile nel medio termine dopo un inizio di sfruttamento delle risorse boschive oggi trascurate a fini energetici vi lutilizzo dei migliori assortimenti per vendita di legname da opera, con un sicuro vantaggio economico. Fig. 3 - Combustione di biomasse legnose: il carbonio emesso dalla caldaia viene utilizzato dalle piante per produrre una quantit uguale di biomassa.

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Lattivit del DEIAFA nel campo dellutilizzazione energetica del cippato di legno Con riferimento allorganizzazione dellapprovvigionamento, che il punto nevralgico della produzione di energia da cippato, il DEIAFA, Sez. di Meccanica, ha avviato nel 1994 uno studio su cantieri di cippatura e trasporto del cippato operanti in provincia di Torino. Lo studio ha riguardato i cantieri che operano la potatura delle alberate del comune di Torino e che hanno siti di riscaldamento funzionanti a legna cippata. stato realizzato uno studio sulla produttivit del lavoro e sullorganizzazione dei cantieri di cippatura meccanica, e si successivamente realizzato un software funzionante in ambiente Windows 95/NT per valutare le soluzioni tecniche che offrivano i minori impieghi di macchine, pur garantendo lautonomia energetica ai centri di riscaldamento funzionanti a cippato. I parametri di cui tiene conto il modello sono i seguenti: la descrizione degli impianti di riscaldamento, il loro fabbisogno termico mensile; i calendari di approvvigionamento del legno; le distanze di trasporto del cippato; le capacit di lavoro delle macchine e gli orari di impiego delle medesime; le capacit dei mezzi di trasporto; la disponibilit di manodopera e di legna.

Il modello realizzato consente una valutazione ora per ora del sistema simulato. Vengono tenute in conto le variazioni di consumo dovute ai mesi pi freddi, le distanze di trasporto del cippato e le capacit reali di lavoro delle cippatrici. Dai risultati scaturiti stato possibile valutare le soluzioni migliori sotto il profilo tecnico-economico. Per il futuro intenzione del Dipartimento produrre un software per la gestione della catena di approvvigionamento del cippato nelle sue fasi (approvvigionamento/esbosco, cippatura, trasporto) e la sua successiva utilizzazione (riscaldamento/teleriscaldamento). Il software si comporr di una parte previsionale (modello+sistema esperto) e di una parte gestionale/contabile, per consentire una gestione comune, attraverso un unico pacchetto, delle diverse fasi di produzione e di consumo del cippato di legna. Lidea realizzare uno strumento che aiuti nella gestione giornaliera e nellintegrazione dei 3 task fondamentali nellutilizzo del cippato: lapprovvigionamento del legno; la cippatura ed il trasporto del cippato di legna; la gestione delle caldaie. Si pensa di realizzare tale applicativo in ambiente Internet, per consentire ai diversi utenti di colloquiare con il sistema anche se fisicamente lontani dal centro di gestione. Il progetto piuttosto impegnativo ma si ritiene questo tipo di applicativo veramente utile per arrivare ad una gestione razionale ed economica della tecnologia di produzione e utilizzo energetico del cippato.

Il legno utilizzabile per produrre energia pu derivare dal governo dei boschi e dai sottoprodotti delle produzioni forestali.

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La produzione del cippato: modalit e problemi organizzativi P.Cielo


Introduzione Molti popolamenti forestali italiani forniscono una produzione legnosa di qualit scadente, caratterizzata da fusti di piccole dimensioni e di forma irregolare, che presentano difetti e propriet tecnologiche non idonee agli impieghi pi remunerativi. Gli assortimenti ottenibili da questi boschi possono essere utilizzati per la fabbricazione di pannelli o come combustibile. Gli impianti di riscaldamento a legna, in tronchetti o in chips, incontrano sempre maggiore interesse, grazie anche ad interventi di agevolazione finanziaria dello Stato Italiano e dellUnione Europea, volti a promuovere il risparmio energetico ed il consumo locale del legno soprattutto nelle zone collinari e montane. Il processo di riduzione del materiale legnoso di vario tipo e forma in elementi di piccole dimensioni (detti particelle o chips) tramite unazione meccanica di taglio comunemente noto con il termine di sminuzzatura o cippatura. bene distinguere questo processo da quello di triturazione o frantumazione del legno, che si basa principalmente su unazione di percussione e sfibratura, che viene praticato principalmente per ridurre il volume di vari tipi di scarti legnosi (cassette da frutta residui di potature) ottenendo un materiale di pezzatura alquanto irregolare e adatto soprattutto per la produzione di compost. Il legname ridotto in chips, detto anche cippato, trova invece i seguenti principali impieghi: Produzione di pannelli di particelle o di fibre: il cippato prodotto in foresta idoneo, anche se suscettibile di raffinatura e vagliatura, ad unimmissione diretta nel processo produttivo di questi pannelli. Le aziende del settore sono talvolta restie a ritirare il cippato prodotto in foresta e si limitano a farlo solo nei periodi di maggiore richiesta. Le obiezioni mosse dagli industriali sono dovute prevalentemente a ragioni di carattere tecnico-organizzativo e commerciale cos sintetizzabili: - il materiale legnoso sotto forma di chips soggetto a processi di biodegradamento pi intensi rispetto al tondame; - al momento dellacquisto esso pi difficilmente controllabile in termini di qualit e composizione e richiede apposite attrezzature per la movimentazione;

- la stagionalit del mercato e le oscillazioni dei prezzi inducono gli operatori industriali a mantenere lapprovvigionamento del legname preferibilmente sotto forma di tronchetti, che permettono una pi agevole gestione delle scorte sul piazzale; Produzione di carta: la possibilit dimpiego nel settore dellindustria cartaria del cippato prodotto direttamente in foresta, anche se in teoria possibile, risulta in pratica limitata, in quanto la presenza di corteccia, e ancor pi di quella degli aghi, compromettono la qualit del prodotto finito in termini di colorazione e di resistenza meccanica. Inoltre, poich i parametri del processo di produzione della carta sono regolati in base alle caratteristiche chimicomeccaniche di una determinata specie legnosa, la composizione del cippato deve essere rigorosamente controllata. Uso combustibile: i moderni impianti di riscaldamento a cippato sono in grado di bruciare anche legno umido ed offrono il vantaggio di funzionare automaticamente grazie a silos di raccolta del combustibile e di idonei sistemi di alimentazione della caldaia. Questi impianti vengono utilmente installati in edifici di dimensioni medio-elevate, che richiedono un ingente fabbisogno energetico e non dispongono della continua presenza di personale per lalimentazione della centrale termica. Per il riscaldamento di edifici minori, per esempio quelli ad uso di civile abitazione mono o bi-familiare, risultano per contro pi economici e di pi semplice gestione gli impianti di riscaldamento a tronchetti di legno massiccio, che devono per essere riforniti giornalmente e richiedono legname con umidit inferiore al 25%. Le caratteristiche principali da considerare nellimpiego del legno a fini energetici sono, in ordine dimportanza, le seguenti: - lumidit del materiale, che anche negli impianti appositamente costruiti per il cippato in foresta non dovrebbe superare l80-100% del peso anidro; - le dimensioni delle particelle, che devono essere omogenee e compatibili con il sistema di alimentazione della centrale termica (dimensioni standard 40 x 20 x 10 mm); - la specie legnosa, da cui dipendono alcune caratteristiche della materia prima molto importanti ai fini energetici, quali la massa volumica e la presenza di estrattivi antiossidanti, resine ecc. A questo riguardo bene chiarire che pu essere usato come combustibile sotto forma di chips il legname di quasi tutte le specie botaniche, anche se le pi idonee rimangono quelle da cui viene tradizionalmente ricavata legna da ardere (prima fra tutte il Faggio).

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Caratterizzazioni del cippato di legno per luso combustibile Principali caratteristiche del legno come combustibile Ai fini energetici importante conoscere 3 caratteristiche del legno: lumidit, la massa volumica (detta anche densit) ed il potere calorifico. Umidit Lumidit del legno definita dal rapporto fra la quantit dacqua contenuta in un pezzo di legno ed il peso (anidro o umido) di questultimo. Se riferita allo stato anidro, lumidit si esprime secondo la (1): Mumido - Manidro Uanidro = x 100 Manidro Se riferita allo stato umido, secondo la (2): Mumido - Manidro Uumido = x 100 Mumido dove: -Mumido = peso del campione umido (tal quale) -Manidro = peso del campione anidro. Si pu passare da una espressione allaltra tramite le seguenti formule (3) e (4): 100 Uanidro = x Uumido 100-Uumido

100 Uumido = x Uanidro 100-Uanidro Anche se tradizionalmente si fa riferimento allo stato umido, bene riferirsi sempre a quello anidro, poich univocamente definito. Nella Tab. 1 riportato un confronto fra i due sistemi di riferimento, che mostra come i valori di umidit riferiti allo stato anidro ed umido siano differenti non solo dal punto di vista concettuale, ma anche numericamente. Massa volumica Esprime il rapporto fra massa e volume di un pezzo di legno (r). Si esprime in kg/m2 o in g/cm2. La massa volumica varia in funzione della specie legnosa e dellumidit del legno. Allinterno della stessa specie legnosa varia inoltre in funzione delle condizioni di accrescimento (pedoclima e selvicoltura) e, allinterno della stesso fusto legnoso, anche in base dellaltezza da terra e della distanza dal midollo a cui prelevato il campione (fenomeni di duramificazione, legno giovanile ecc.). In prima approssimazione si possono considerare unicamente le variazioni di r in funzione della specie legnosa e dellumidit del legno. Nella tabella 2 sono riportati i valori medi indicativi dei valori di r di alcune specie legnose in funzione di diversi stati igrometrici. Nellultima colonna riportato il contenuto dacqua indicativo del legno al momento dellabbattimento. Tale valore soggetto ad ampie oscillazioni in funzione della stazione e della stagione.

Tab. 1 - Raffronto tra i valori di umidit del legno riferiti allo stato anidro ed umido
U rif. anidro (%) 5 10 12 15 20 25 30 100 150 200 U rif. umido (%) 5 9 11 13 17 20 23 50 60 67 U rif. umido (%) 5 10 12 15 20 25 30 40 50 60 U rif. anidro (%) 5 11 14 18 25 33 43 67 100 150

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Lavori di esbosco.

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Tab. 2 - Valori medi di massa volumica espressi in kg/m3 di alcune specie legnose in funzione del contenuto dumidit.
Umidit rif. anidro % Umidit rif. umido % 0 12 30 50 70 >100 Umidit indicativa allabbattimento (U rif. anidro %)

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>50

Abete rosso / bianco Pino silvestre / nero Pino strobo Larice Carpino bianco / nero Castagno Faggio Querce Ontano bianco / nero Pioppi ibridi euroamericani Pioppo nero Robinia

390 470 320 570 750 560 710 680 510 300 370 710

420 500 350 600 780 600 750 720 550 330 400 750

Conifere 460 540 540 650 400 490 640 750 Latifoglie 820 930 650 780 800 920 770 900 600 740 360 430 800 450 540 920

670 800 620 910 1100 960 1100 1080 920 570 660 1100

900-1200 900-1100 800-1050 950-1100 fino a 1200 1000-1100 fino a 1200 fino a 1200 fino a 1000 750-950 750-950 fino a 1200

100% 100% 150-200% 100% 80-100% 80-100% 70-100% 70-100% 100% 150-250% 150-250% 60-90%

Potere calorifico Nei combustibili contenenti idrogeno (H) e umidit sono da considerarsi 2 valori distinti di potere calorifico (superiore ed inferiore) a seconda che si consideri o meno il calore di condensazione dellacqua presente nel combustibile e di quella che si forma durante la combustione per la combinazione dellidrogeno con lossigeno. Il potere calorifico inferiore (p.c.i.) esprime la quantit di calore che si sviluppa colla combustione completa di 1 kg di legno, considerando lacqua allo stato di vapore a 100 C, cio considerando la sola quota parte di calore effettivamente utilizzabile nei normali impianti di riscaldamento. Per passare, per una determinata specie legnosa, dal potere calorifico superiore a quello inferiore si pu impiegare la seguente formula (5): p.c.i. = (p.c.s. -324 - 600 x Uanidro) / (1 + Uanidro) dove p.c.s. il potere calorifico superiore, Uanidro lumidit del legno rif. allo stato anidro, 324 e 600 sono costanti numeriche che tengono conto del calore di condensazione dellacqua che si forma nella combustione per la combinazione dellidrogeno con lossigeno, presente nella cellulosa e nella lignina, e di quello dellacqua, presente nel combustibile. Il p.c.i del legno varia principalmente in funzione dellumidit del legno e della specie botanica.

Specie botanica Il potere calorifico di una specie legnosa dipende dal suo contenuto in lignina (che pari a circa 6.000 kcal/kg), in cellulosa (4.000 kcal/kg) e in resina. Anche la percentuale di corteccia incide sul potere calorifico, in quanto questa ha basso potere calorifico e alto contenuto in ceneri. Nella Tab. 3 sono riportati i valori medi indicativi di p.c.i. per le latifoglie e le conifere. Valori riferiti specificamente ad una specie possono essere adottati nei casi in cui si abbia la certezza di utilizzare questultima in purezza. Tab. 3 - Valori di potere calorifico inferiore del legno al 12-15% di Uanidro espresso nelle diverse unit di misura.
p.c.i. conifere latifoglie medio generale kcal/kg 3.800 3.600 3.700 MJ/kg 15,91 15,07 15,49 kWh/kg 4,42 4,19 4,30

Umidit del legno Il potere calorifico inferiore del legno diminuisce allaumentare della sua umidit, non solo perch diminuisce la quantit di sostanza secca effettivamente presente nellunit di peso considerata, ma anche perch una parte dellenergia liberata nel processo di combustione viene assorbita dallevaporazione dellacqua e quindi si rende indisponibile per luso termico desiderato.

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Se si conosce il p.c.i. del legno ad una certa umidit e sintende calcolare lo stesso valore per un altro stato igrometrico si possono impiegare i valori del coefficiente riportato in Tab. 4. Tab. 4 - Valori del coefficiente correttivo del p.c.i. in funzione dellumidit del legno (valore di riferimento il p.c.i. per Uanidro = 12%).
Umidit % Umidit rif. anidro 0 12 20 30 40 50 70 100 150 Umidit rif. umido 0 10,7 16,7 23,1 28,6 33,3 41,1 50,0 60,0 P.c.i.U=0-150% Coeff. = P.c.i. U=12%

- cippato verde, contenente anche fogliame (soprattutto aghi), in quanto ottenuto dalla riduzione in chips di piante intere o di porzioni della chioma. A titolo di esempio, 1 m2 di cippato ottenuto dalla sminuzzatura di piante intere di Pino silvestre con diametro a petto duomo di 10-15 cm composto per il 79% da legno, il 13% da corteccia, il 4% da aghi ed il restante 4% da impurit (Hakkila et al., 1978). Dimensioni I chips vengono suddivisi in base alla loro lunghezza media in classi dimensionali. La granulometria del cippato e ancor pi la sua omogeneit sono importanti ai fini dellidoneit allimpiego negli impianti di riscaldamento automatici, in quanto particelle di dimensioni e forma difformi possono causare inconvenienti al funzionamento del sistema di alimentazione della caldaia. Si parla di cippato fine quando i chips hanno lunghezza media pari a 10-20 mm e di cippato grossolano per cips di 50-70 mm. Le dimensioni ottimali per gli impianti termici ad alimentazione automatica sono le seguenti: - dimensione media: 40 x 20 x 10 mm (tolleranza 20%); - dimensione massima 80 mm (tolleranza 1% delle particelle fino a 220 mm); - particelle minute max 5%. Le dimensioni delle particelle influiscono sulla densit del materiale, sul tempo di essiccazione e sono determinate dal tipo di cippatrice impiegata e dalla regolazione del dispositivo di taglio (velocit di rotazione, regolazione della sporgenza ed affilatura dei coltelli). Massa volumica apparente Indica la massa dellunit di volume apparente del cippato, ove cio il volume costituito da quello delle singole particelle legnose e dagli spazi vuoti tra esse. Lunit di misura comunemente usata il kg/m2. La massa volumica apparente dipende sia dalla massa volumica delle particelle che compongono il cippato, sia dalle loro dimensioni (le quali influenzano il grado di costipazione del cumulo). Per legname fresco di taglio la densit del cippato ottenuto pu variare fra ( 150)-200 e 350-(450) kg/m2. I valori inferiori si riscontrano nel caso di specie a legno tenero come Pioppi, Abeti, Pino strobo e di particelle di grandi dimensioni; quelli pi elevati sono tipici di specie a legno duro (Faggio, Querce, Carpini) e di particelle minute. La densit varia anche in funzione dellumidit del materiale legnoso:

1,14 1 0,92 0,84 0,77 0,71 0,60 0,49 0,36

Caratteristiche del cippato Per un proficuo impiego del cippato come combustibile non sufficiente individuare la specie legnosa e stabilire il contenuto dumidit, ma bisogna anche tener conto delle caratteristiche particolari dellassortimento cippato, che non si riscontrano nel legname tondo. Composizione La composizione indica quale provenienza ha il materiale legnoso, di quale specie si tratta e quali porzioni dellalbero sono state utilizzate. Per quanto riguarda la provenienza il cippato pu essere prodotto con scarti legnosi urbani, scarti dellindustria del legno oppure con legname proveniente direttamente dai boschi. In questo caso esso si pu presentare sotto tre forme: - cippato bianco, derivante dalla sminuzzatura di solo legno, ovvero di fusti o tronchetti preventivamente scortecciati; - cippato marrone o con corteccia, presentante un colore pi scuro del precedente e, a parit di altre condizioni, una massa volumica leggermente superiore poich la corteccia si frantuma in particelle di dimensioni pi piccole e riempie parte degli interstizi fra i chips dando origine ad un cumulo un po pi compatto;

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ad esempio cippato di Pino strobo fresco di taglio, composto da particelle della lunghezza di 20 mm ed avente umidit media del 180% (rif. al peso anidro), ha una densit media pari a 310 kg/m2, che si riduce a circa 150 kg/m2 quando lumidit del materiale raggiunge un valore prossimo al 30%. Per le modalit di determinazione della massa volumica apparente si fa riferimento alla norma UNI 9220. Umidit Lumidit del cippato dipende da quella del legno che lo costituisce (e si esprime nello stesso modo). Essa influenza la massa volumica del prodotto, il potere calorifico e le possibilit di conservazione. In base alla provenienza della materia prima lumidit del cippato pu assumere valori alquanto, come si vede in Tab. 5. Contenuto energetico Poich per il cippato ci si riferisce allunit di volume (m2) piuttosto che a quella di peso, non si parla di potere calorifico ma di contenuto energetico. Le variazioni di contenuto energetico per unit di volume in funzione dellumidit sono pi contenute

rispetto a quelle riferite allunit di peso, come si evince dalla Tab. 6. Anche per questo motivo il cippato di legno dovrebbe essere commercializzato a volume invece che a peso.

Organizzazione del cantiere di lavoro Scelta della macchina cippatrice In Fig. 1 sono rappresentati i 3 tipi di organi taglienti montati sulle cippatrici. In genere le cippatrici di piccole e medie dimensioni sono del tipo a disco, mentre quelle di grandi dimensioni sono a tamburo. Per una descrizione di queste macchine si rimanda al lavoro di Spinelli (1995) riportato in bibliografia. In questa sede si ricordano i principali parametri da prendere in considerazione per la scelta delle cippatrici. Innanzitutto bisogna analizzare il tipo di materiale da sminuzzare: cio le dimensioni del legname, il tipo di assortimento (forma regolare o meno, con rami o senza) e la specie legnosa. In base a questi dati si pu stabilire quali debbano essere le dimensioni della bocca della cippatrice e la potenza del motore.

Tab. 5 - Campi di variazione possibili dellumidit del cippato in base alla provenienza del legno
Provenienza Umidit rif. anidro % Legno selezionato dai rifiuti urbani 10-20% Scarti industria del legno Industrie di 1a trasformazione 30-100% Industrie di 2a trasformazione 10-20% Foresta

30-150%

Tab. 6 - Caratteristiche fisiche ed energetiche di 1 m3 di cippato di legno di faggio e di abete (s.s.= 240 e 170 kg e p.c.i.U =12% 15,91 e 15,07 MJ/kg)
Umidit (U rif. anidro %) 20 30 50 100 150 faggio abete faggio abete faggio abete faggio abete abete Specie Peso kg 288 204 312 221 360 255 480 340 425 MJ 3.993 2986 3.950 2954 3.852 2881 3.544 2651 2434 Contenuto energetico kWh 1.109 830 1.097 820 1.070 800 985 736 676 Mcal 954 713 943 705 920 688 847 633 581 Variazione contenuto energetico % 100% 99% 96% 89% 82%

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La bocca della cippatrice deve avere dimensioni superiori di almeno 5 cm rispetto al diametro dei tronchetti da lavorare, e di 10 cm rispetto al calcio dei fusti con rami. Per ogni modello di cippatrice la casa costruttrice consiglia un valore minimo di potenza motore. Orientativamente essa deve essere di almeno 60 kW per materiale fino a 20 cm di diametro e di almeno 120 kW per materiale fino a 30 cm. Legni duri assorbono maggiore potenza di quelli teneri, come pure il legno stagionato in confronto a quello umido. In secondo luogo importante considerare il tipo di cippato che sintende ottenere. Per il cippato destinato allindustria non vi sono requisiti dimensionali, per cui meglio optare per una sminuzzatura grossolana del materiale che pi produttiva; per il cippato destinato alle caldaie, invece, richiesta una pezzatura standard ed uniforme. In questo caso conviene scegliere cippatrici che permettano di regolare le dimensioni dei chips. Per la qualit del prodotto fondamentale la manutenzione delle lame. Fig. I - Tre tipi di organi taglienti montati dalle cippatrici. I tipi a tamburo e a disco sono i pi frequenti.

Anche larea di lavoro pu essere un criterio per la scelta della cippatrice. La sminuzzatura pu essere eseguita sul letto di caduta, lungo una pista forestale o allimposto. La cippatura sul letto di caduta praticabile solo su terreni pianeggianti (fino al 20% di pendenza) e poco accidentati. La sminuzzatura pu essere anche condotta su pista, a condizione che questa sia sufficientemente larga per consentire il movimento di macchina operatrice e mezzi ausiliari. Nei nostri boschi in genere pi conveniente esboscare il legname fino allimposto e qui cippare il legname. Per lavorare direttamente sulla tagliata o lungo una pista si deve poter disporre di una cippatrice semovente, o comunque in grado di cambiare posizione di lavoro con limitati tempi di trasferimento e piazzamento, che sia munita anche di un idoneo contenitore di raccolta del cippato (della capacit di almeno 5-6 m?), preferibilmente ribaltabile per facilitare lo scarico. Per lavorare su pista pi conveniente che la bocca della macchina sia orientata lateralmente piuttosto che posteriormente, in modo che il legname possa essere alimentato sul lato del mezzo. A questo proposito la soluzione pi favorevole rappresentata dalle macchine aventi telaio montato su ralla girevole e quindi orientabile in tutte le direzioni. Per la cippatura allimposto opportuno disporre di cippatrici grandi per ottenere alte produttivit ed evitare che in breve tempo il materiale esboscato occupi il piazzale di lavorazione. Infine indispensabile che le cippatrici di maggiori dimensioni, che richiedono un continuo approvvigionamento di legname di dimensioni e peso tali da non poter essere movimentato a mano, siano dotate di gru idraulica. Limpiego della gru costituisce anche un fattore di sicurezza, venendo meno la necessit di avere operai addetti allalimentazione della cippatrice in prossimit degli organi di taglio. Organizzazione della sequenza di lavorazione La sminuzzatura in bosco pone alcuni problemi organizzativi di importanza non trascurabile, fra i quali si ricordano quelli relativi alla sequenza di lavorazione ed al trasporto. La riduzione del legname in chips pu essere eseguita in sequenza con lesbosco ed il trasporto. Nei cantieri in cui esbosco, cippatura e trasporto sono concatenati, linterruzione di una delle suddette operazioni comporta per automaticamente la sospensione di tutti i lavori. possibile separare esbosco e cippatura prevedendo ad esempio depositi temporanei del legname. Appare invece meno conveniente

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eseguire in tempi diversi le operazioni di cippatura e trasporto, dal momento che verrebbe meno il vantaggio di avere il carico contemporaneo alla cippatura e senza costi aggiuntivi. Per il trasporto sono necessari mezzi di capacit elevata ed idonei al carico di materiale sciolto, per lo pi poco diffusi nel settore forestale o agricolo. Limpiego di rimorchi di capacit ridotta non opportuno, in quanto non solo comporta un aumento dei costi di trasporto, ma interferisce anche con le operazioni produttive. Infatti il carico e lo scarico dei rimorchi dovrebbe essere coordinato con la sminuzzatura in modo che questa non debba interrompersi nellattesa di un altro mezzo di trasporto. Una valida soluzione a questo problema rappresentata da container che possono essere issati sul pianale di carico della motrice tramite un sistema a funi detto multilift. In tal modo il loro riempimento indipendente dal trasporto che pu avvenire in tempi e con ritmi differenti. Naturalmente necessario disporre di pi container e che larea di lavoro sia servita da una strada camionabile. Questultima condizione si verifica peraltro piuttosto di rado nei boschi italiani. Piazzola di esbosco.

Produttivit del lavoro e cenni sui costi I valori di produttivit della sminuzzatura in bosco sono alquanto variabili, risultando generalmente compresi fra 1 e 10 t/h. Bisogna distinguere fra produttivit netta, che quella massima ottenibile da una determinata cippatrice con un certo tipo di materiale di partenza, e produttivit lorda, che quella effettivamente ottenuta sul cantiere ed in genere inferiore alla precedente. La produttivit netta dipende dal tipo di cippatrice, dalla potenza motore e dal tipo di materiale lavorato. Essa sempre bassa nella sminuzzatura di ramaglie; nel caso di tronchetti dipende dalle loro dimensioni; elevata nel caso di piante intere, a patto che la chioma non costituisca ostacolo per lalimentazione della cippatrice. Anche la lunghezza dei chips, a parit degli altri parametri in gioco, influisce sulla produttivit del lavoro: particelle lunghe (4-5 cm), risultano lavorate in tempi pi brevi rispetto a quelle corte (1-2 cm). La produttivit lorda invece influenzata dallorganizzazione del cantiere, in primo luogo dalle modalit di alimentazione dellimpianto e di abdu-

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zione del cippato. preferibile poi che le sequenze di lavorazione esbosco-cippatura e cippatura-trasporto non siano rigidamente concatenate per evitare tempi morti conseguenti alla loro interruzione. Nella tab. 7 vengono riportati i valori medi di produttivit reperiti in bibliografia per differenti tipi di cantieri forestali. Per interpretare correttamente questi dati, fortemente variabili, bisogna innanzitutto distinguere se si tratta di produttivit nette o lorde; in secondo luogo i singoli valori devono essere valutati in base alle condizioni in cui stato svolto il lavoro. In tutti i casi osservati, quando si ha lalimentazione manuale della cippatrice, la produttivit lorda non supera il valore di 5 t/h; se il materiale da allestire, di forma irregolare o di piccole dimensioni, la produttivit si riduce a non pi di 11,5 t/h. Con cippatrici di grandi dimensioni e alimentazione per mezzo di gru idraulica la produttivit lorda pu invece arrivare a 10 t/h. Valori superiori sono da considerare eccezionali. Per quanto riguarda il costo del cippato, su di esso incidono variamente, da caso a caso, il costo di lavorazione e quello della materia prima. In larga massima si pu stimare un costo di 10.000-40.000 L/m2. A questa cifra bisogna aggiungere il costo del trasporto (pari ad almeno 10.000 L/m2), che grava fortemente sul totale, dal momento che questassortimento occupa volumi notevoli a fronte di un peso contenuto. auspicabile per questo motivo limitare le distanze di trasporto entro un raggio di poche decine di km.

possibile invece adottare procedimenti di essiccazione naturale del prodotto che ne prevedono la conservazione al coperto. A questo proposito sono state sperimentate varie soluzioni, tutte in grado di contenere le perdite fino ad un massimo del 10% di sostanza secca e di portare il prodotto, nellarco di 3-4 mesi, dallo stato fresco (U 50%) a valori di umidit finale intorno al 20-25% (riferiti al peso anidro). Lessiccazione del prodotto avviene tramite correnti daria calda che si generano allinterno del cumulo durante i processi di biodegradamento e che si arrestano quando il legno raggiunge unumidit inferiore alla soglia di attivit dei suddetti agenti di alterazione. Fra le soluzioni proposte in letteratura si riportano le seguenti: - gabbie a forma di prisma con pareti in maglia di ferro della capienza di 1-3 m2 (Lisa et al., 1984), oppure di maggior dimensioni e simili a quelle usate per lessiccazione delle pannocchie di mais (Lauer et al., 1987); - celle della capacit di 40-50 m2, con pareti smontabili, pavimento grigliato e sollevato di circa 20 cm da terra per consentire il passaggio dellaria (Riva et al., 1988; Lauer et al. op.cit.). Autori svizzeri (AA.VV., 1988) affermano che possibile effettuare lessiccazione naturale anche in semplici cumuli di qualche decina di m2 purch al coperto e con laccortezza di praticarvi opportuni camini di aerazione. In questo caso si possono registrare perdite di sostanza secca superiori al 10% prima dellarresto naturale dei processi di biodegradamento.

Conservazione del prodotto Il cippato pu essere adeguatamente conservato solo quando il legno raggiunge un certo grado di essiccazione. La conservazione del prodotto ancora umido generalmente difficile e richiede ladozione di specifici accorgimenti. Il deterioramento qualitativo dei chips e le notevoli perdite di massa (oltre il 20% in sostanza secca) determinate dallazione di batteri e funghi, sconsigliano la conservazione del cippato in grossi cumuli allaperto.

Anche gli scarti di segheria e i sottoprodotti della lavorazione del legno possono essere utilizzati per produrre energia.

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Autore

Anno

Specie legnosa

Tipologia e dimens. Disposizione Area materiale materiale di lavoro (diam.in cm) Tempo rilevato Produttivit squadra (t/h)

Potenza Comp. Castena motore Tipo Tipo squadra esboscocippatrice (nominale) alimentaz. cippatura (n. operai) (kW)

10:00

Lisa

1983 S Lordo

Robinia, Orniello, Castagno M 2

Cimali con rami 6-10

Allestimento contemp. alla cippatura

CIPPATURA RAMAGLIE Gandini a disco; Imposto 70 Ferrari a tamburo 1,7 Imposto Gandini a disco; Ferrari a tamburo 70 M No 4 M No 7 No M 9 Lordo 4,8

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Lisa

1983 In mucchi

Robinia, Orniello, Castagno Rami max 10 Letto di caduta Letto di caduta Rami max 5 Ramaglie sparpagliate Ramaglie sparpagliate

Cimali con rami 6-10

Rotaru

1984

P. silvestre

Lordo Lordo

1,0 2,4

Rotaru

1984

P. nero

Piegai et al. Cataste Cataste Imposto M G

1980

Cerro

Tondelli 5-15

CIPPATURA TONDELLI AB Imposto Constructor 110 1500 No No

2 1

Netto Netto

9,0-11,4 1,7

Tab. 7 - Quadro riepilogativo delle principali caratteristiche dei cantieri di sminuzzatura del legname in bosco, suddivisi in base allarea di lavorazione.

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Polloni interi sramati 5-20 Cataste Fasci Mucchi Fasci Cataste Imposto Pista desbosco Cipper TT1000T Morbark 12 Imposto Trelan D60 136 110 170 87 Imposto Pezzolato H 880/250 47 fasci esboscati da trattore articolato CIPPATURA PIANTE INTERE Bruks 850 M a disco, Imposto diam. max 50 25 cm M G G G G M Cimali e piante intere <18 Piante intere 5-10 Piante intere <18 Pista TP 960 PH desbosco

Rotaru

1984

Carpino, Pertiche Betulla et al. 3-7

Baldini

1974

Faggio, Cerro, Orniello

4,4-6,5

Hakkila et al.

1978

Piante P. silvestre intere 8-13

No No No No No

1 1 1 1 3

Lordo Lordo Lordo Lordo

10,0-17,0 1,7-3,4 10,5 5,0-6,0 1,1

Hakkila et al.

1978

Piante P. silvestre intere 8-13

Curr et al.

1981

P. radiata

Petit

1986

P. marittimo

Cielo

1994

P. strobo

Legenda: M=manuale; G=gru idraulica

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Scarti di segherie.

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Conclusioni e prospettive I moderni impianti termoenergetici a cippato destano notevole interesse per il riscaldamento degli edifici nelle zone collinari e montane, dove essi possono rappresentare non solo una soluzione ecologica al problema energetico, uno sbocco di mercato per la produzione legnosa di modesta qualit e quindi uno stimolo a coltivare pi assiduamente i boschi. Sulla base di calcoli approssimativi si pu dire che quasi tutti i comuni della montagna piemontese dispongono di un patrimonio boschivo sufficiente per installare uno o pi impianti a di riscaldamento a legna di media potenza. Ad esempio per riscaldare un edificio di 5.000 m2 sono richieste 360.000 Mcal, energia ottenibile ogni anno tagliando 1,25 ha di ceduo di faggio di media fertilit (provvigione Segheria.

160 m2, turno 45 anni) o diradando 5 ha di perticaia di abete rosso (prelievo 50 m2/ha). Al fine di poter gestire correttamente una filiera legno basata sul consumo di cippato per scopi energetici necessario per conoscere approfonditamente le caratteristiche della materia prima, in particolare modo la composizione e lumidit del legno. La sminuzzatura in bosco richiede attrezzature specifiche, una buona viabilit forestale e distanze contenute fra centri di consumo e luoghi di produzione. Le difficolt di conservazione potrebbero costituire un ulteriore ostacolo allimpiego di questassortimento. Tali difficolt sono per ampiamente superabili con unassidua assistenza tecnico-forestale al momento dellorganizzazione della filiera e durante la sua intera gestione.

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La gestione degli impianti a cippato A. Chiariglione


Premessa La scarsa diffusione degli impianti a cippato nella nostra regione, o pi in generale in Italia, pone ancora numerosi interrogativi a chi voglia convertire un impianto di riscaldamento tradizionale con uno a cippato, o pensi di costruirlo ex novo. Infatti, a partire dalla stessa fase di progettazione preliminare, occorrerebbe avere ben chiare alcune nozioni sul moderno riscaldamento a legna, cose che al momento, a quanto pare, non sono ancora nemmeno bagaglio di tutti i termotecnici addetti ai lavori. Inoltre, anche nella costruzione di tali impianti, sarebbe necessario da parte degli stessi installatori porre maggiore attenzione ad alcune necessit particolari degli impianti a legna (e la questione vale sia per gli impianti a cippato quanto per quelli a legna in pezzi), mentre non raro constatare che a volte ci si limitati a sostituire semplicemente il generatore tradizionale con uno a legna.

Dimensionamento dellimpianto

Eppure una specifica attenzione andrebbe almeno posta al dimensionamento (potenza) della caldaia e al sistema di mantenimento della temperatura del ritorno: da questi due fattori possono dipendere in gran parte il rendimento dellimpianto e le conseguenti spese di gestione. Infatti, mentre un sovradimensionamento di Pannello di controllo di una centrale termica. una caldaia a gas o gasolio, cosa peraltro molto frequente, non causa di gravi problemi e costi, nelle caldaie a legna questa situazione incide in modo pi consistente in quanto, anche durante le fasi di stand-by, la caldaia deve rimanere in temperatura per essere in grado di riprendere il carico alla richiesta: nelle moderne caldaie a cippato essendo grande il volume del refrattario (oltre a quello dellacqua), le perdite per

irradiazione e attraverso i gas di scarico, anche se percentualmente contenute, risultano alla fine assai dispendiose. Inoltre, la necessit di mantenere nelle caldaie a legna una temperatura dellacqua di mandata alta, per evitare la condensazione dei fumi, ne accresce ancora leffetto, per cui un sovradimensionamento, allungando i periodi di stand-by e gli avviamenti, incide significativamente sul rendimento dellimpianto. Per valutare la bont di un impianto non basta quindi porre lattenzione al rendimento della caldaia, che per modelli tecnologicamente evoluti ormai molto buono (tra l80 e il 90%), ma occorre anche valutare il grado di utilizzazione annuo come rapporto tra la quantit di energia utilizzata e la quantit di energia apportata con il combustibile, durante lintera stagione di riscaldamento: se il prezzo delle caldaie e del legno fosse irrilevante, si potrebbe trascurare questaspetto; ma cos non , nemmeno per lo stesso cippato, che pure si dice dovrebbe costare poco! La scelta di una caldaia troppo grande potrebbe abbassare il rendimento annuo di qualche decina di punti percentuali e, con queste rese, lieviterebbero sensibilmente il consumo e il costo del combustibile, cosa affatto trascurabile per impianti di qualche centinaio di kW. E questo senza tralasciare il fatto che in tutte le caldaie, durante le fasi di accensione, o di variazione di carico, i parametri di emissione si discostano sensibilmente da quelli nominali, per cui, avere una caldaia che funziona senza tante oscillazioni di potenza, significa contemporaneamente anche ridurre linquinamento.

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Per questi motivi, nei grandi impianti pu essere utile suddividere la potenza tra pi caldaie; questa possibilit, oltre ad ovviare in parte al problema del sovradimensionamento (potendo parzializzare, ad esempio, il carico a seconda delle stagioni), serve anche ad aumentare la sicurezza dellimpianto in caso di anomalie o guasti ad un generatore (alcune moderne caldaie di gran potenza sono gi composte da pi sezioni che permettono di suddividere il carico). Un altro sistema, che risolve in modo analogo questi problemi, sta nellaffiancare allimpianto a cippato unaltra caldaia a combustibile tradizionale, da utilizzare per integrare le punte di richiesta, per emergenza, o eventualmente durante le stagioni di basso carico, ad esempio nel caso si debba fornire una quantit di acqua sanitaria o di altri servizi in misura insufficiente per mantenere in marcia vantaggiosamente la caldaia a legna (luso del legno non deve far dimenticare il risparmio, o il miglior utilizzo, di questo combustibile seppure alternativo). Si gi accennato alla necessit di mantenere una temperatura del ritorno in caldaia non inferiore ad un certo valore ( buona norma non scendere sotto i 60C), ma se questa una cautela utile per tutte le caldaie, tanto pi vale per le caldaie a legna, cippata o a pezzi che sia. Infatti, lassenza di un dispositivo che mantenga una minima temperatura dellacqua di ritorno, o la presenza di un qualche sistema non proprio efficiente, causa del deterioramento della caldaia per le corrosioni conseguenti alla condensazione dei composti aggressivi contenuti nei fumi, ma pi oneroso ancora laumento delle spese di gestione per la maggiore frequenza di pulizia della caldaia e la diminuzione del rendimento, per perdite di calore che se ne andranno inutilizzate al camino.

Dimensionamento del silo e tipologie costruttive Attualmente, anche il dimensionamento del silo per limmagazzinamento del cippato costituisce ancora una fonte di numerose perplessit, soprattutto per lassenza di organizzazioni stabili per il rifornimento di questo materiale, sulle quali fare un sicuro affidamento e basare i propri calcoli. Anche in questo caso, gi in fase di progettazione, occorrerebbe avere una certa chiarezza su alcune variabili che incidono non poco sul tipo di

struttura da adottare, sulla scelta della volumetria e in particolare sulle caratteristiche del cippato da stoccare, tutti parametri che influiranno di conseguenza sul costo dellopera. Escludendo i depositi casalinghi e quelli industriali che possono avere strutture e necessit del tutto particolari, un silo, come regola, dovrebbe contenere tanto cippato da garantire intervalli di carica compatibili con il tipo di catena di approvvigionamento, in modo che vi sia sempre una adeguata scorta di sicurezza. Le modalit di fornitura possono per essere le pi varie: ad esempio, qualora il cippato sia di produzione locale e non vi siano pericoli di crisi di rifornimento, il volume di scorta pu essere ridotto al minimo, con gran risparmio sulle opere di costruzione del deposito. In funzione poi del tipo di rifornimento si stabiliranno quindi i volumi che rappresentano le 2, 3, 4 settimane o i mesi di consumo da garantire con lo stoccaggio; anche il consumo di combustibile rapportato alla potenza dellimpianto funzione di altre variabili, in particolare del grado di utilizzazione dellimpianto stesso e delle caratteristiche del cippato (in linea di massima per dare dei valori di orientamento; il consumo in metri cubi di cippato per unintera stagione di riscaldamento dovrebbe oscillare intorno a valori da 1,5 a 2,5 volte i kW di potenza dellimpianto: per un impianto da 500 kW potrebbero quindi occorrere da 750 a 1250 metri cubi di cippato). Per quanto riguarda la tipologia del deposito, considerato che non si possono fornire indicazioni universalmente valide, salvo doverle poi correggere con numerose variabili (non esistono due impianti a cippato uguali), esistono tuttavia alcune considerazioni che lesperienza ormai ci ha insegnato. Tenuto conto che il sistema di rifornimento pi normale quello dello scarico diretto da autocarri o rimorchi, la soluzione del silo interrato, o comunque accessibile con portelloni dallalto, senzaltro il migliore, pur se costoso anche per la necessaria impermeabilizzazione, altrettanto dispendiosa. Se il volume, o la superficie, supera il centinaio di metri, occorre prevedere pi bocche di carico se si vuole avere un buon grado di riempimento; con una sola bocca, allo scarico si forma un cono di materiale che, oltre a non riempire adeguatamente il deposito, impedisce lo scarico o fa traboccare il materiale fuori dai portelloni.

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Le misure ottimali delle bocche si aggirano intorno ai 2 x 3 m, possibilmente con aperture al fianco piuttosto che posteriori: co questo sistema di apertura laterale in caso di caduta repentina di un grosso blocco di cippato (cosa tuttaltro che rara), si evita che venga danneggiato o letteralmente divelto il portellone. Per ovviare allinconveniente della caduta di grandi masse di cippato, molto facile con il ribaltamento dei cassoni e con materiale umido, si dovrebbero usare i cassoni con pianale scorrevole; purtroppo per attualmente pochi trasportatori ne sono dotati. Invece di costruire pi bocche, per migliorare il grado di riempimento del silo, esiste la possibilit di montare un distributore interno al deposito stesso, ma chiaramente un accessorio abbastanza costoso del quale meglio valutare la convenienza caso per caso. Occorre anche ricordare la tendenza del cippato a formare dei ponti, sotto i quali il materiale non viene pi rimosso dal sistema di estrazione, che funziona quindi a vuoto: questo fatto legato sia allumidit e al tipo di cippato, sia alla forma del silo.

Ovviamente pi il cippato umido pi tende a legarsi e, ugualmente, pi il silo alto pi il peso tende a compattarlo e a formare dei ponti: per questo motivo laltezza del deposito non dovrebbe mediamente superare 1,5 volte la sua larghezza. Anche per queste evenienze, sono da prevedere porte di accesso al silo, situate in posizioni opportune; non si deve dimenticare inoltre la pericolosit di accesso nel deposito dove, in seguito alla fermentazione del legno, si potrebbe avere forte presenza di anidride carbonica e conseguente pericolo di asfissia. A questo scopo, si devono installare impianti di ventilazione che servono contemporaneamente ad allontanare lumidit del cippato e ad aumentarne di conseguenza la resa. Il sistema di estrazione del cippato dal silo pi comune quello a rastrelli di profilato in acciaio. Questo costituito da segmenti di profilati a cuneo che, mossi avanti e indietro da pistoni idraulici, portano il cippato a cadere in una coclea trasversale, a sua volta parte integrante del sistema di alimentazione della caldaia.

SCHEMA DI CALDAIA A CIPPATO

ESEMPI DI SISTEMAZIONE DI IMPIANTI A CIPPATO

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ESEMPI DI SISTEMAZIONE DI IMPIANTI A CIPPATO

ESEMPI DI SISTEMAZIONE DI IMPIANTI A CIPPATO

Sistemi di sicurezza I sistemi di alimentazione sono composti in genere da una o pi coclee (pi raramente nastri trasportatori) che fanno avanzare il cippato dal silo fino al focolare della caldaia. Tra queste coclee, viene creata una separazione fisica del materiale in modo che non vi sia continuit tra il focolare e il deposito, per evidenti ragioni di sicurezza. Questa separazione attuata generalmente creando un dislivello dove il cippato cade per gravit ed mantenuto ad un determinato livello massimo, controllato da fotocellule o altri sensori. In alcuni tipi di impianto, la separazione aumentata da una ruota a palette che impedisce anche la continuit dellaria (il ritorno del fumo e laspirazione di aria da parte della caldaia in depressione); inoltre vi possono essere ulteriori sicurezze attuate mediante serrande che si chiudono in caso di pericolo.

Oltre ai sistemi meccanici di separazione e di blocco del combustibile, sono necessari dispositivi di spegnimento che intervengano in caso di ritorno di fiamma. Generalmente, questi sono costituiti da spruzzatori di acqua comandati da sensori e temporizzati per evitare allagamenti; a volte presente un ulteriore spruzzatore di sicurezza che entra in funzione anche senza la presenza di tensione, in quanto pilotato da una semplice valvola termostatica, il cui bulbo sensibile posto a contatto con il canale di alimentazione del cippato. La bont e lefficienza di tutti questi sistemi distinguono i diversi impianti e ne rappresentano, conseguentemente, una caratteristica importante. In Italia, non essendovi una normativa specifica e/o un controllo serio, accanto ad impianti dotati di tutti gli accorgimenti necessari, ne vengono proposti altri con vistose carenze in questi dispositivi di sicurezza (altri ne sono addirittura del tutto privi!): chiaro che questi impianti costano meno e sono pi semplici.

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Combustione e rendimenti Esistono svariati tipi di caldaie a cippato che si differenziano soprattutto per le particolarit dei focolari, dei sistemi di regolazione della combustione, dellestrazione delle ceneri, ecc. Alcune caratteristiche sono variabili in funzione della potenzialit della caldaia (ad esempio, i sistemi di estrazione della cenere saranno pi completi e complessi per le grandi potenze, mentre nei piccoli impianti possono essere completamente assenti o comunque pi rudimentali) ma, anche a parit di potenza, le tecnologie applicate a volte si differenziano notevolmente. Ci che distingue innanzitutto i diversi tipi di caldaia la possibilit che queste hanno di bruciare materiali con umidit e pezzature pi o meno variabili. Gli impianti pi complessi hanno generalmente una minore sensibilit rispetto a questi parametri, e questo dovuto al sistema di alimentazione, al tipo di griglia, al tipo di focolare e soprattutto al sistema di regolazione gestito da un microprocessore con pi o meno capacit del programma. Le qualit (bont) del software non dipendono tanto dallelaborazione del programma, quanto dalla maggiore o minore presenza di sensori e dal loro tipo, validit degli attuatori dei servocomandi, ecc. In generale, una moderna caldaia dovrebbe avere la capacit di bruciare con un buon rendimento e basse emissioni, un cippato di pezzatura standard (40x20x10 mm) con umidit fino al 50%, riferita allo stato umido, a carichi compresi tra il 30 e il 100%, con una discreta tolleranza alla presenza di pezzi di cippato fuori misura. La minore o maggiore capacit a sopportare senza inconvenienti la variabilit dei parametri del cippato, a parit di caratteristiche di targa (soprattutto rendimento ed emissioni), assieme alla valutazione dei dispositivi di sicurezza e al prezzo, costituiscono i caratteri fondamentali di confronto dei vari impianti presenti sul mercato. Anche il consumo di energia elettrica specifico non un fattore da trascurare. Aspetti o richieste particolari fanno parte di altrettanto specifiche risposte dei vari costruttori ma, non presentando ancora la nostra regione delle grandi e sicure offerte nel mercato del cippato, logico scegliere un impianto che abbia una buona possibilit in fatto di assortimento del combustibile; essere vincolati a un materiale troppo precisamente definito significa: o poterne essere il produttore, come nel caso dellindustria, o doversi sottomettere incondizionatamente a terzi. Al di l di ogni altra valutazione, logico che un requisito fondamentale di una caldaia sia rappresentato dalla qualit della combustione, tanto pi per una caldaia a legna. Anche in un impianto a combustibili tra-

dizionali, una buona combustione rappresenta un vantaggio dal punto di vista dellinquinamento e del rendimento, ma in una caldaia a legna tutto viene ancor pi esaltato. Una cattiva o anche solo una mediocre combustione del legno la fonte di una valanga di effetti negativi. Una valanga nel vero senso della parola perch un problema, o un danno, ne innesca un altro e cos via. Infatti, una combustione incompleta, o anche solo non ottima, causa un consistente aumento della fuliggine e della quantit di incombusti che richiedono maggiori interventi di gestione, migliori sistemi di separazione delle ceneri e incidono fortemente sul rendimento della caldaia. Si rischia cos di passare in fretta dalle 1 o 2 ore di manutenzione settimanali, promesse dal costruttore della caldaia, a 1 o 2 ore al giorno, che sovente non bastano!

Le ceneri I sistemi di estrazione delle ceneri comprendono sia labbattimento del particolato dai fumi, sia lestrazione vera e propria dalla caldaia (dalla camera di combustione). Per allontanare le ceneri dalla caldaia si adottano diversi sistemi, soprattutto in funzione della potenza, e quindi della quantit di ceneri da rimuovere; per i piccoli impianti le operazioni possono essere anche completamente manuali. Per impianti medio grandi conviene invece che lestrazione delle ceneri sia quanto pi automatica ed efficiente possibile, sia per diminuire le spese di gestione, sia per la pulizia dei locali, che incide, tanto sulla durata dei cuscinetti di un ventilatore, quanto sullinceppamento di un rel, come su mille altre anomalie possibili e costose per i conseguenti interventi necessari. Quando fattibile, conviene usare sistemi di estrazione a coclea, perch pi semplici e molto meno soggetti a problemi, rispetto a quelli pneumatici, che a loro volta risolvono per situazioni particolari. Per quanto riguarda la depolverizzazione dei fumi, i multicicloni bastano per la gran parte delle situazioni, essendo in grado di portare entro i parametri richiesti la maggior parte dei casi. Con necessit particolari, o per maggiori esigenze, oltre al separatore a multiciclone, si possono aggiungere svariati sistemi di filtrazione: da quelli elettrostatici, ai lavaggi, alla condensazione, ad altri apparati sempre comunque costosi e quindi applicabili solo a grandi impianti, dove se ne ammortizza e giustifica il costo. Sistemi appropriati di abbattimento delle emissioni sono obbligatori per la combustione di legno non ver-

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gine: questo il caso della termodistruzione di scarti legnosi, di varia origine, contenenti vernici, solventi o altri inquinanti.

Norme e vincoli La normativa italiana, che regola la costruzione e la gestione degli impianti a legno, purtroppo arretrata, o quantomeno non contiene distinzioni specifiche relative ai moderni impianti a cippato, che vengono quindi equiparati a una stufa del Settecento o a una termocucina. Basti pensare alla obbligatoriet del vaso di espansione aperto per gli impianti a legna, e di conseguenza anche per quelli a cippato completamente automatizzati. La necessit di un vaso di espansione aperto, per un impianto termico a legna, dovuta alla presupposta mancanza o rudimentalit di regolazione (chiusura) del combustibile, una volta raggiunta la temperatura di lavoro. Questa imposizione ha ragione di esistere per una caldaia a legna a pezzi, dove possibile raggiungere anche la temperatura di sicurezza con il focolare pieno

(basta aver fatto la carica un momento prima!) e dove le regolazioni lasciano a desiderare, ma con una caldaia a cippato, pilotata da un regolazione computerizzata che, al variare del carico e della temperatura, varia di conseguenza automaticamente lafflusso del combustibile, solo questione di arretratezza legislativa. Inoltre in un focolare che contiene qualche manciata di cippato per una caldaia di centinaia di kW, e contenente metri cubi di acqua, la temperatura non si sposterebbe pi di qualche frazione di grado anche se mancasse tensione, o si verificassero altre emergenze (quantomeno esiste un grado di sicurezza simile a quello di una caldaia a gas o nafta; con la piccola differenza che il cippato non scoppia, non sinfiamma facilmente, ecc.). Si spera che, parallelamente allaumento degli impianti a cippato, il legislatore prenda in considerazione la stesura di una normativa specifica in materia, che riguardi non solo la parte idraulica, ma anche le disposizioni di sicurezza relative: ad esempio, al deposito del cippato, e ad altri aspetti di fondamentale importanza per il corretto sviluppo di questo settore dalle grandissime potenzialit economiche, sociali ed ecologiche.

Diversi tipi di cippato: per un buon funzionamento dellimpianto il prodotto deve essere il pi omogeneo possibile.

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Diversi tipi di cippato.

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Unesperienza pubblica in Piemonte: limpianto della scuola forestale di Ormea P. Michelis


Quantizzazione e tipizzazione del patrimonio forestale e locale e suo attuale grado di sfruttamento Il comune di Ormea fa parte del territorio della Comunit Montana Alta Val Tanaro Mongia e Cevetta ed situato nella parte pi alta del Bacino del fiume Tanaro. Si estende su una superficie di 12.000 Ha circa, di cui 4.890 Ha sono coperti da boschi di varia natura a seconda delle fasce o piani vegetazionali, che spesso sono sovrapposti ma presenti per la quasi totalit su detto territorio. La presenza della vite nelle terrazze poste alla sinistra orografica del fiume Tanaro ci fa ravvisare come linflusso marittimo sia importante e renda possibile una cos spiccata presenza di specie vegetali proprie di areali non comuni, ma che ben si adattano alla zona. Le pendici dei versanti risultano coperte di soprassuoli forestali spesso gravemente parassitati a causa del progressivo abbandono, mal governati e con forme di governo non direttamente identificabili . Il ricco patrimonio di boschi cedui di propriet del comune di Ormea (circa 1770 Ha) si articola in un ampia casistica di situazioni diverse, in cui da anni il Comune sta cercando di mettere ordine, prima di affrontare qualsiasi problema di natura gestionale. Una gestione razionale dei cedui presuppone infatti la conoscenza approfondita della loro tipologia fisionomica, selvicolturale, strutturale ed evolutiva, nonch delle attuali tendenze colturali, per poter adeguare il trattamento e gli interventi di miglioramento di conversione e di trasformazione alle diverse realt in atto. Molteplici le cause di queste variabilit, tra cui la combinazione dei fattori ambientali (clima, suolo, orografia, esposizione, ecc.) che concorrendo a favorire o sfavorire questa o quella specie vengono a determinare con il fattore uomo , una determinata tipologia nellambito di un pi ampio panorama vegetale. Occorre anche considerare quali sono state e quali sono le modalit esecutive dei tagli, cio le forme di trattamento che hanno determinato le attuali tipologie selvicolturali. La cessazione infatti di detti interventi, che ha interessato negli ultimi trentanni buona parte delle

superfici a ceduo del Comune di Ormea, ha fatto s che i soprassuoli non pi utilizzati si evolvessero col tempo verso forme diverse in funzione della loro composizione. Forme che vanno dal ceduo a regime o semplicemente invecchiato al soprassuolo derivante da ceduo ormai assimilabile ad alto fusto con tutti i possibili gradi intermedi. Si riporta di seguito la tabella relativa alle superfici boscate del comune di Ormea (desunta dalla Carta Forestale del Comune di Ormea).

Motivazioni della scelta Lelevata presenza di popolamenti a ceduo, specialmente di faggio, ha indotto il Comune di Ormea ad attivare interventi mirati gi dagli anni 1975/76, a seguito dello studio relativo a Esperienze ed indagine per una selvicoltura moderna, condotto dallIspettorato Regionale delle Foreste della Regione Piemonte, che ha interessato anche il territorio del Comune di Ormea. Congiuntamente la grave crisi occupazionale della Cartiera di Ormea degli anni 70-80 ha indotto lAmministrazione Comunale di Ormea a cercare alternative di sbocco occupazionale. Ecco allora che, sullonda della necessit di attuare interventi di ripresa delle utilizzazioni boschive ai fini plurimi (produttivi, paesaggistico-ambientali, protettivi, ecc.) e sulla base del crescente interesse legato allo sviluppo dellimpiego di energie rinnovabili, nasce l11.10.1986 la Cooperativa Forestale Energetica Ormea.

Soggetti coinvolti e rapporti intercorsi Costituita inizialmente da nove soci, inizia ufficialmente ad operare in bosco nellottobre 1987 e contestualmente ottiene dallE.N.E.A. , a seguito dei convegni tenutisi a livello internazionale presso la Scuola Forestale, durante lanno 1987, relativamente allutilizzo della biomassa legnosa, la commessa di un lavoro coordinato di per il rilevamento dati tecnico-economici e monitoraggio, secondo i seguenti contenuti e finalit: - studio di valorizzazione energetico-forestale particolareggiato relativo al bacino di Ormea ed esteso al territorio Alto Tanaro della Comunit Montana Alta Val Tanaro Mongia e Cevetta, con riferimenti significativi a realt e potenzialit della provincia di Cuneo nel suo insieme, finalizzato ad una

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Tab.1 - superfici boscate del Comune di Ormea


Propriet Comunali Ha totali Latifoglie miste Castagno Faggio Roverella Latifoglie di ripa Conifere e latifoglie Conifere Rimboschimenti affermati Rimboschimenti recenti Soprassuoli a copertura arbustiva Faggio a portamento arbustivo Latifoglie miste a portamento arbustivo Rimboschimenti oggetto di cure colturali Cedui totali Fustaie TOTALE 1273 968.5 1323.1 32.1 127.5 244.7 213.6 60.1 226 317.1 68.4 25.7 14.5 1771.4 172.9 1944.3 Ha Forme di governo Ceduo Ha totali 838 229.9 1315.7 22.2 Struttura Irregol. Ha totali 435 392 7.4 9.9 Fustaia Ha totali 345

Specie Legnosa

4984.3

2405.8

844.3

345

conoscenza operativa sul territorio di dati tecnicogestionali relativi alle nuove tecnologie di conversione energetica della biomassa legnosa. - monitoraggio del sistema energetico integrato di Ponte San Pietro sul Tanaro, comprendente gruppo gassogeno-elettrogeno tipo Twin-feeding da 80 KW, segheria, depuratore, rete di elettrificazione rurale, pirolizzatori di cogenerazione per produzione di carbone vegetale. - monitoraggio dellimpianto di riscaldamento della Scuola Forestale di Ormea, alimentato a cippato di legna e costituito da stoccaggio di biomassa, trasportatori, tramoggia, bruciatore a doppio stadio, caldaia, per una potenza termica di 300.000 Kcal/h ; confronto economico con lattiguo impianto di riscaldamento a gasolio . Questultimo studio riguarda la caldaia installata presso la Centrale Termica della Scuola Forestale di Ormea, i cui locali sono stati ricavati dalla ristrutturazione dellEx Grand Hotel di Ormea, sono di propriet dellAmministrazione Provinciale di Cuneo e si sviluppano su una cubatura di 9000 mc. Detta caldaia, del tipo BB n 001 Bruciatori Bistagno della potenza di 200.000 Kcal, stata installata nel 1986 ed era alimentata , grazie ad un silo verticale di stoccaggio dalla capacit di 10 mc. di cippato di legno, attraverso un nastro trasportatore e relativa coclea di approvvigionamento.

Nel 1990 , a seguito della progettazione della Forint, avviene la sostituzione della caldaia suddetta a favore di una Muller da 280 KW a tre stadi di potenza 30% - 60% - 90%; in contemporanea viene eliminato il silo verticale e viene costruito un silo di stoccaggio interrato di capacit di 70 mc circa. Vengono applicati sistemi di approvvigionamento attraverso rastrelli idraulici sul fondo del silo e n 3 coclee di avanzamento cippato al bruciatore.

La gestione dellimpianto Nello stesso anno 1990, nel mese di giugno, avviene la scissione della Cooperativa per motivi di gestione legati alla conduzione del convitto della Scuola e si forma la Cooperativa di servizi Ormea e la Cooperativa agro-forestale ABIES. Dai tre operai iniziali impiegati nei lavori della Cooperativa Ormea, si arrivati agli attuali otto dellABIES, che operano in interventi di taglio boschi , manutenzione aree verdi, ripristino strade, impianti arborei, ecc. La Cooperativa ABIES, oltre alla gestione dellimpianto di riscaldamento, affidatole dalla Forint, che va dallapprovvigionamento del legname in bosco, alla cippatura dello stesso e alla manutenzione della centrale termica, ha ricevuto affidamenti di lavori di avvio

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alla conversione di cedui di faggio al governo a fustaia dal Comune di Ormea, dalla Comunit Montana Alta Val Tanaro Mongia Cevetta, ai sensi della L.R. 63/78 del REG. C.E.E. 1401/86. Inoltre, in base al Reg. CEE 2080/92, ha attuato lavori di imboschimento in zone a forte pendio soggette a stacchi di neve a fini protettivi, per i Comuni di Briga Alta e Ormea, ricevendo laffidamento lavori ai sensi della L 97/94 recepita dalla Regione Piemonte con L.R. 72/95. La caldaia attualmente in funzione presso la Scuola Forestale dimostra un buon funzionamento e, sintetizzando i dati salienti, si pu confermare un consumo medio di 2.200 q.li di cippato di legno per un periodo di nove mesi di riscaldamento dei locali (9.000 mc.) pi acqua calda e due mesi di sola acqua calda. Questo poich i nove mesi sono riferiti alla durata dellanno scolastico, in cui il riscaldamento e lacqua calda sono permanentemente in funzione, mentre i due mesi sono riferiti al periodo estivo di giugnoluglio, in cui la Scuola ospita gli allievi frequentanti la sessione estiva del Corso di Laurea in Scienze Forestali dellUniversit di Torino. Il consumo di cui sopra va a sostituire circa 55.000 litri di gasolio utilizzati con riscaldamento tradizionale. Lapprovvigionamento del legname avviene da boschi (tagli e/o interventi selvicolturali di miglioramento) presenti nel Comune di Ormea, sia di propriet Comunale che privata, oltre che dallutilizzo di ramaglia derivante da lavori di potatura a carico di viali alberati. Il legname usato per la cippatura sempre di tipo verde con presenza di tondame con diametri fino a cm 25, mentre il 30% rappresentato da ramaglia di provenienza varia. Di solito si tratta di legna forte, ad alto potere calorico, rappresentata per il 70% da faggio, carpino nero, roverella, rovere, e per il 30% di legna debole derivante da specie caratteristiche presenti nel bosco misto. Le caratteristiche del cippato di legno sono quelle che presentano i chips di dimensioni valutabili intorno a 40x20x10 mm, con un umidit relativa del 45%. Va ricordato che la caldaia in oggetto ha un rendimento ottimale quando non si supera un 10% di corteccia sul volume del cippato, avendo cura di contenere la ramaglia in misura del 25-30%, graduandone la cippatura e miscelando la stessa al cippato di tondame. La cippatura avviene con lausilio di un trattore tipo Same Explorer da 90 cv, con attacco al terzo punto di una cippatrice tipo Gandini Chipper 100 Trattor a due lame, con una capacit di introduzione diametrica fino a 25 cm.

difficile stabilire la capacit di produzione di cippato, che varia da valori oscillanti dai 3 ai 10 q.li/ora a seconda del materiale che viene cippato, dal luogo di cippatura, dalla facilit di approvvigionamento della cippatrice, dal grado di stagionatura del materiale da cippare. Si precisa che negli anni di attivit dellimpianto sono state usate, ai fini del monitoraggio, altre biomasse quali gusci di nocciole, sansa di olive, e ultimamente squame e torsoli di pigna, con ottimi risultati per tutti i prodotti sopraccitati. La produzione di cenere dellimpianto quantificabile, a seconda della biomassa usata, in circa 10 q.li anno di ceneri per le quali in via di attivazione un progetto di utilizzo in agricoltura su produzioni particolari di nicchia. Per quanto riguarda la manutenzione della caldaia, questa consiste settimanalmente nella pulizia del locale ove scorre la serpentina dellacqua calda, utilizzando scovoli e aspiratore mobile per polveri al fine di eliminare la cenere che, depositandosi, incrosta gli scambiatori di calore. I problemi riscontrati nella gestione dellimpianto sopra descritto risultano relativi allimpossibilit di attuare uno stoccaggio consistente di materiale legnoso Cippatrice in azione.

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in prossimit dellimpianto a causa della collocazione logistica dello stesso. Questo comporta costi di trasporto e tempi di approvvigionamento pi onerosi. Da ricordare, altres, la forte incidenza delle operazioni di cippatura nel determinare il costo del cippato, che varia fortemente a seconda che esista la possibilit di cippare direttamente o meno in bosco, eliminando tutti i lavori intermedi di allestimento del legname.

Iniziative future indubbio che lesperienza maturata nel decennio ha messo in evidenza la validit dellimpianto che ha confortato la scelta della Amministrazione Comunale di Ormea nel presentare richiesta di finanziamento ai sensi del Reg. CEE 2081/93, misura I.7, per la costruzione di una centrale termica a cippato di legno che fornir attraverso due caldaie, una potenza calorica complessiva di 2 Mkcal per allacciare n 17 edifici (sia pubblici che privati, per un totale di 145.000 mc) attraverso una rete di teleriscaldamento. Detta centrale a regime assorbir una massa legnosa annua di circa 16.000 q.li, proveniente da interventi sui soprassuoli forestali progettati in un ambito di un programma di filiera forestale coordinato Cippatrice.

dalla Comunit Montana Alta Val Tanaro Mongia e Cevetta. Congiuntamente alla richiesta del Comune di Ormea anche la Cooperativa ABIES ha attivato una richiesta di contributo sulla misura I.7 del REG. C.E.E. 2081/93, al fine di potersi dotare di un rimorchio attrezzato per il carico, trasporto, scarico di container, scarrabile ad un asse di portata di 60 q.li, dove richiesta la presenza di un solo operatore, trainato da trattore. Nella stessa richiesta di finanziamento, la Cooperativa ha richiesto il contributo per lacquisto di container da trasportarsi con il rimorchio citato, della capacit di 15 mc di cippato di legna. Quanto sopra per attivare una linea lavorativa di cantiere razionale e organica in previsione della necessaria fornitura del materiale legnoso al nuovo impianto di prossima realizzazione; la Cooperativa ABIES infatti sar un elemento portante della costituenda Societ pubblico-privata che si occuper della gestione dellimpianto di teleriscaldamento. Il tutto nellottica di incrementare quellindotto occupazionale ai vari livelli in una realt la cui vocazione forestale-turistico-ambientale sempre tiene conto di quelle motivazioni iniziali che hanno fatto crescere negli anni la convinzione nei tecnici , amministratori, e nellimprenditoria di settore, di aver aperto una porta e di proseguire su di un giusto binario.

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Cippatrice.

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Le esperienze austriache di produzione di energia da biomasse A. Grbl


Presentazione dellO.. Energiesparverband

gestione del Centro Energetico dellUe a Bratislava sviluppo e implementazione di piani energetici per comuni e regioni formazione di consulenti sullenergia e di altri professionisti produzione di pareri per il governo e la pubblica amministrazione

Obiettivi promuovere luso razionale ed ecologico dellenergia promuovere luso delle energie rinnovabili disseminare informazioni sui nuovi sviluppi delle tecnologie energetiche Target e partner Il target per i nostri servizi sono privati cittadini, imprese e industrie (specialmente PMI), autorit locali, regionali e nazionali, la Commissione europea, associazioni professionali, enti pubblici amministrativi in Austria, gli altri stati dellUnione europea e le vicine nazioni dellEuropa centrale ed orientale. Organizzazione LO.. Energiesparverband (ESV) una associazione non-profit con 29 membri provenienti dallamministrazione regionale, dallindustria dellenergia, da societ di consulenza, da associazioni professionali e imprese che lavorano nel campo delle tecnologie energetiche. LESV membro dei network OPET e FEDARENE e di EUFORES. Servizi certificazioni energetiche in rappresentanza del governo dellAustria Superiore (la regione di Linz, n.d.t.) (3500 allanno) pareri su soluzioni energetiche e consulenze per privati e PMI (9000 allanno) gestione di una hotline dellenergia disseminazione di informazioni di carattere energetico ad esperti e al grande pubblico: - organizzazione di servizi per conferenze, seminari e fiere commerciali - conduzione di corsi di aggiornamento, indagini di mercato, campagne sui media - scrittura e sostegno di studi, brochure e altre pubblicazioni - distribuzione di materiale informativo sulla tecnologia energetica coordinazione e stesura di progetti Ue (ad es. per programmi THERMIE, SYNERGY, PERU, SAVE)

Sviluppo delluso delle biomasse a fini energetici in Austria Le fonti rinnovabili di energia forniscono il 27 % del consumo totale del paese, che di 1,143 Petajoules. Le cosiddette altre fonti energetiche, (specialmente le biomasse), con 147 Petajoules, forniscono quasi la met della quota complessiva di tutte le energie rinnovabili. In Austria Il sistema delle biomasse contribuisce per circa 140 PJ alla fornitura energetica annuale, per una quota pari al 12% dei consumi totali del paese. Luso delle biomasse raddoppiato negli ultimi 20 anni (FIGURA 1). Come paragone, nellUe15 (Unione europea a 15), meno di un quinto di tale quantit (solo il 5.1% del consumo totale energetico) viene da fonti rinnovabili di energia. LAustria una delle nazioni pi densamente boscate in Europa. In accordo con ci, in modo piuttosto naturale, la legna e in particolare il cippato costituiscono la quantit prevalente delle biomasse utilizzate a fini energetici in Austria (Tab. 1). Attualmente, nelle regioni austriache, luso di fonti localmente disponibili di energia da biomasse fa risparmiare allincirca 740 milioni di ECU (10000 milioni di scellini austriaci, 1400 miliardi di Lit.) ogni anno.

Fig. 1 - Sviluppo delle fonti di energia rinnovabile in Austria dal 1970


350 300
Petajoule

250 200 150 100 50 0

renewable energy sources total hydro power other energy sources

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1970 1971 1972 1973 1974 1975 1976 1977 1978 1979 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993

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Tab. 1 - Suddivisione della biomassa ad uso energetico in Austria


Contenuto energetico in TJ legname corteccia, cippato, segatura ecc. scarti paglia discariche, trattamento reflui e biogas metilestere da barbabietola TOTALE scarti, fanghi di fognatura e altri prodotti di scarto combustibili 93,690 18,820 18,070 1,320 1,400 600 133,910 7,940 Proporzione di biomassa in % 70.0 14.1 13.5 1.0 1.0 0.4 100.0 Proporzione sul consumo totale di energia in % 8.2 1.7 1.6 0.1 0.1 0.05 11.8 0.7

In Austria, la biomassa usata principalmente per riscaldamento. I seguenti tipi di installazione, correntemente usate in Austria, sono quantificabili in circa: - 600000 installazioni che bruciano legno, delle quali - 13000 caldaie automatiche a cippato e - 50000 caldaie ad aria forzata e - 250 impianti locali di teleriscaldamento - 50 impianti a biogas - 7 installazioni che usano metilestere da barbabietola - 25 PJ in impianti di cogenerazione e - 400000 stufe tradizionali, principalmente in residenze private I seguenti tipi di tecnologie applicate alle biomasse sono tipicamente usate in Austria: - stufe alimentate a mano - caldaie automatiche per legno - impianti di cogenerazione - impianti per metilestere - impianti per biogas Pi di 60 piccole e medie imprese austriache sono coinvolte nella produzione e nello sviluppo di tecnologie per biomassa. Nelle 15 nazioni dellUe, pi di 800 imprese sono attive in questo segmento. Nonostante lalto prezzo corrente dellenergia da biomassa, le condizioni favorevoli austriache, come la politica energetica, le iniziative regionali, il finanziamento e la situazione geografica hanno incoraggiato luso della biomassa nella nazione. Uno studio generale sulle fonti potenziali di energia da biomasse, che ha valutato i futuri sviluppi in questarea in Austria, ha indicato che questenergia pu raddoppiare a 280 Petajoules per lanno 2015. Questo aprirebbe certamente mercati nuovi per la biomassa e stimolerebbe ricerche e progressi ingegneristici nel sistema energetico delle biomasse. Ad esempio, sarebbero necessari ogni anno pi di 31000 nuove installazioni per la combustione del legno, ognuna con una potenza fino a 100 kW, e 150

nuovi impianti a biogas, portando investimenti annui fino a 600 milioni di ECU (MECU) e da 10000 a 15000 nuovi posti di lavoro permanenti in campo forestale e nello sviluppo e produzione di impianti per biomasse. La Fig. 2 mostra quale sar limpiego di biomasse fino al 2015 se il piano proposto sar adottato (curva a). Assumendo lo stesso incremento degli ultimi 5 anni, la biomassa produrr circa 160 Petajoules di energia per lanno 2015 (curva b). Oltre alla riduzione del consumo globale di energia, la fonte rinnovabile biomasse in grado di dare un significativo contributo alla sicurezza dellapprovvigionamento e di combattere le modificazioni del clima.

Il sistema austriaco di promozione dellenergia da biomasse La politica energetica austriaca favorisce lutilizzo delle fonti rinnovabili di energia, e particolarmente delle biomasse, ai livelli federale, regionale e municipale. Fig. 2 - Possibile sviluppo per lenergia da biomasse in Austria
300 250

Petajoule

200 150 100 50 0 1973 1980 1987 1994 2001 2008 2015
a b

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Il finanziamento pubblico , ovviamente, essenziale nella promozione di queste fonti energetiche. Un aiuto finanziario fornito per installazioni individuali e della comunit. LAustria ha molti tipi di finanziamento pubblico per il riscaldamento con biomasse: Il Governo Federale austriaco offre due possibilit di finanziamento: Il Ministero Federale dellAgricoltura e Foreste fornisce un sussidio diretto fino al 50%. In pratica, comunque, questi sussidi ammontano normalmente al 10 - 15%. Il Fondo Ambientale paga fino al 30% degli investimenti in impianti non posseduti da cooperative agricole. Piccole aziende, organizzazioni e comunit, ad esempio, posso avvantaggiarsi di questo sussidio. Oltre alle due possibilit succitate a livello federale, vi sono sussidi a livello regionale e municipale. Il Governo Provinciale dellAustria Superiore, ad esempio, da un sussidio fino al 33% dei costi di investimento delloperatore. Questo sussidio normalmente pagato in pieno e non dipende dal tipo di organizzazione che gestisce limpianto. I sussidi per impianti agricoli devono incontrare le linee guida dellUe, che limitano il finanziamento pubblico di questi sistemi al 55% (una gran parte dellAustria Superiore area obiettivo 5B). Questo limite si applica anche a impianti di riscaldamento con altra destinazione. Oltre al finanziamento Il cippato pu essere prodotto degli operatori, il governo limpianto termico. da contributi diretti agli utenti collegati alle reti di teleriscaldamento a biomassa. LAustria Superiore, ad esempio, offre un sussidio diretto di circa 1000 ECU. Ma il supporto non si ferma qui. Gli operatori e le parti interessate hanno un ampio ventaglio di supporto organizzativo. Consulenti energetici professionisti supportano i futuri operatori dagli inizi delliter costruttivo dellimpianto fino al momento in cui questo comincia effettivamente a funzionare. Tale supporto dato dalle Camere di Agricoltura o da organizzazioni come lO.. Energiesparverband (ESV).

Questa consulenza data senza alcun costo e contribuisce ad assicurare che il progetto sar professionalmente valido. Qualcosa come 5 milioni di ECU (circa 9.5 MLD di Lit, n.d.t.) devono essere investiti in un progetto di teleriscaldamento funzionante a biomasse. Gli operatori normalmente non hanno esperienza di lavoro per progetti di questa taglia. Per queste due ragioni la consulenza professionale pu essere veramente vitale per il successo del progetto. Questo sistema di assistenza tecnica assicura inoltre che lessenziale know-how non vada perso e possa invece essere reso disponibile pi volte per operatori di progetto senza esperienza. I consulenti esaminano nei dettagli i progetti per lefficienza dei costi, utilizzando cifre aggiornate per rivalutare il progetto man mano che procede. Essi discutono anche con i futuri operatori degli aspetti che coinvolgono lefficienza di utilizzo. Come si evolve un progetto di impianto di riscaldamento? Vi sono tre stadi: Nel primo stadio il futuro operatore di un impianto di teleriscaldamento contatta uno degli uffici consultivi. Questo ufficio esegue uno studio di fattibilit in collaborazione con il futuro operatore. Se i risultati dello studio sono promettenti, viene eseguito uno studio pi approfondito. I dati ottenuti da questo secondo studio sono utilizzati per decidere se costruire o no limpianto. in bosco, lontano dal bosco o direttamente dove situato

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Nello stadio successivo, loperatore decide quale status legale darsi, acquisisce i finanziamenti e i contributi, trova i fornitori di combustibile, e firma i contratti con gli utenti. Se gli operatori sono soddisfatti sotto tutti gli aspetti, si prende la decisione definitiva di costruire. Lo stadio finale prevede una pi dettagliata pianificazione del progetto, la presentazione delle offerte, le procedure di appropriazione, e lorganizzazione amministrativa. I contratti di costruzione sono aggiudicati. Limpianto costruito e controllato dalle autorit. Limpianto diventa operativo. Quanto riportato un sommario molto succinto di una procedura in qualche modo complessa. Consulenti energetici con esperienza supportano gli operatori ad ogni passo del percorso. Lintera procedura richiede circa 2 anni. Non pi di 8 mesi sono richiesti in realt per progettare e costruire limpianto. Meeting informativi I meeting informativi sono una componente essenziale in questa procedura. meeting sono richiesti a uno stadio iniziale del progetto. I futuri potenziali utenti e i futuri vicini possono avere risposte alle loro domande in questo stadio. Questi meeting sono vitali in quanto aiutano ad evitare una quantit di incomprensioni. Gli abitanti delle zone interessate dal progetto qualche volta sono contrari alle alte ciminiere di questi impianti, ad esempio, dal momento che le associano ad un aumento dellinquinamento. invece un dato di fatto che gli impianti a biomassa riducono le emissioni tossiche. La combustione in impianti pi grandi molto pi efficiente che nelle piccole stufe familiari. Questo deve comunque essere spiegato in questi meeting iniziali. Unaltra domanda frequente riguarda i costi dellenergia. I futuri utenti abbisognano di una spiegazione su come questi costi sono calcolati. A prima vista i costi per teleriscaldamento possono apparire pi alti di quelli per singole installazioni funzionanti con fonti energetiche tradizionali come il gasolio. I costi per teleriscaldamento, comunque, quasi sempre comprendono tutti i costi secondari per manutenzione e servizi. Alcune volte comprendono anche il costo degli scambiatori di calore installati presso gli utenti. Normalmente per gli impianti a combustibili fossili si calcola solo il costo del combustibile. Se questa discrepanza non spiegata allinizio, la popolazione locale potrebbe diventare contraria allidea delenergia da biomassa. In alcuni casi la

resistenza stata talmente forte che si dovuto cancellare il progetto. Gli operatori, se lasciati soli, sarebbero sopraffatti da tutti questi problemi. Fortunatamente, la politica energetica austriaca supporta luso di biomasse e le istituzioni governative forniscono consigli energetici gratis.

Il management dellimpianto Gli impianti a biomassa sono normalmente gestiti da associazioni di operatori costituite per questo proposito. Le pi comuni forme di organizzazione sono le cooperative agricole e le corporazioni commerciali. Con leccezione delle case per anziani e degli ospedali, i comuni e le istituzioni pubbliche raramente gestiscono questi sistemi. I sistemi a biomasse sono essenzialmente automatici, e richiedono soltanto unora circa di manutenzione al giorno. Gli operatori cambiano secondo uno schema. Gli operatori normalmente non hanno esperienza nella manutenzione dei sistemi. Normalmente, per diventano esperti in un tempo molto breve. I sistemi a biomasse sono, come gi detto, essenzialmente automatici. Uno strumento identifica le parti responsabili di ogni guasto del sistema. Il segnale inviato allo strumento codificato, per indicare il tipo di problema. Ci rende facile distinguere una vera emergenza da un guasto che pu essere riparato in un secondo tempo. Far funzionare questi impianti normalmente non presenta problemi particolari. I problemi, se ci sono, sono normalmente di natura finanziaria. I problemi finanziari sono normalmente il risultato di errori di valutazione commessi nella fase iniziale di progetto. Spesso gli operatori sovrastimano la quantit di calore che possono vendere o il numero degli utenti che aderiranno. La consulenza di organizzazioni professionali necessaria fin dallinizio in modo da evitare questi errori di valutazione con i conseguenti problemi successivi. Alcune volte gli impianti sono semplicemente troppo grandi per essere remunerativi o sono localizzati in aree con una densit di utenti insufficiente. Naturalmente questi impianti sono molto meno efficienti economicamente. Molti operatori offrono il riscaldamento come un pacchetto completo. Essi forniscono il riscaldamento agli utenti e assumono tutte le responsabilit per investimenti e manutenzione. Lo scambiatore di calore dellutente rimane propriet del for-

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nitore di energia termica. Quando si verificano problemi meccanici, loperatore ripara o rimpiazza lo scambiatore senza costi per lutente. Non esiste un pacchetto simile per le installazioni singole che si basano su altre fonti energetiche, cos questo pu essere un buon incentivo per molti utenti a collegarsi ad una rete di teleriscaldamento a biomasse. Gli operatori devono essere sicuri della firma di contratti preliminari da parte dei potenziali utenti in uno stadio iniziale del progetto, per avere assicurata la validit economica della gestione. Gli utenti indecisi non dovrebbero essere inclusi nel calcolo dei costi. Il calcolo dellesatto numero degli utenti pu essere difficoltoso perch molti di essi non decidono di collegarsi finch limpianto non ultimato. Lofferta di costi ridotti per il primo anno pu aiutare nel convincere gli utenti indecisi a collegarsi alla rete. Cippatrice.

Benefici del teleriscaldamento a biomassa Luso di biomassa come fonte energetica offre vantaggi ecologici ed economici. La biomassa neutra nei confronti della CO2 e aiuta a ridurre leffetto serra. Molti progressi sono stati fatti nella tecnologia di combustione delle biomasse nellultimo decennio. I moderni impianti a biomassa assicurano una drastica riduzione nelle emissioni totali di particolato e degli inquinanti CO, CxHy e NOx. Un importante vantaggio economico il modo in cui luso della biomassa rafforza la capacit regionale di acquisto. Questo guadagno non cos evidente quando limpianto viene costruito, ma fa sentire il suo peso quando limpianto in funzione, perch il sistema usa biomassa prodotta nella regione. In Austria luso della biomassa per riscaldamento mantiene circa 10000 milioni di scellini (1400 miliardi di Lit., n.d.t.) nelle sue regioni, denaro che sarebbe altrimenti speso per importare energia.

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Cippatrice al lavoro nei pressi di una centrale termica.

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Normative e finanziamenti pubblici V. Bosser-Peverelli


Finanziamenti pubblici Oltre ad alcune Leggi e Regolamenti Comunitari che finanziano estemporaneamente interventi di risparmio energetico ed impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, la legge di riferimento la Legge 10/91 che, oltre a dettare le linee guida della politica energetica su tutto il territorio nazionale, prevede specificatamente contributi per lincentivazione di tali interventi. In particolare lart. 8 prevede contributi per il settore dellEDILIZIA, lart. 10 il settore dellINDUSTRIA, lart. 13 il settore dellAGRICOLTURA. La contribuzione Regionale in Piemonte del 30% in conto capitale per gli articoli 8 e 10, mentre per il settore agricolo pu superare il 50%. I beneficiari dei contributi di cui allarticolo 13 sono aziende agricole singole e associate, consorzi, cooperative. Per informazioni, oltre al Settore Infrastrutture rurali, si pu contattare il Servizio Risparmio energetico C.so Stati Uniti 21 - Torino tel.: 011/4324529. Trasporto di legname ad una segheria.

Domande di contributo per impianti termici alimentati a cippato di legno presentati sullart.13 della L.10/91. Nel bando di accoglimento delle domande di contributo aperto nel 1991 sono stati proposti 6 impianti, di cui 3 sono stati finanziati per complessive . 364.000.000 di investimento e . 214.000.000 di contributo, per un totale di 860 kW installati. Nei due bandi aperti nel 1994 le domande per impianti a cippato presentate sono state sei, cos suddivise: investimento previsto di . 44.115.000 per kW 40 202.000.000 500 250.000.000 233 422.650.000 330 592.000.000 450 844.000.000 660

In sostanza, sono stati proposti impianti di taglie maggiori da parte di chi aveva esperienze di gestione degli impianti precedenti, ma purtroppo linteresse verso lutilizzazione del legno come combustibile non maturato in questi anni nella cultura agro-forestale della Regione.

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Legislazione di riferimento per lutilizzazione del legno come combustibile D.L. 7 gennaio 1995, n.3 (Gazz. Uff. n.5 del 7/1/95): Disposizioni in materia di riutilizzo dei residui derivanti da cicli di produzione o di consumo in un processo produttivo o in un processo di combustione.... Decreto Min. Ambiente 16 gennaio 1995 (supplemento Gazz. Uff. n.24 del 30/1/95): Norme tecniche per il riutilizzo in un ciclo di combustione per la produzione di energia dai residui derivanti da cicli di produzione o di consumo. Specifiche che descrivono quali tipi di sottoprodotti legnosi possono essere bruciati nelle diverse tipologie dimpianti. Decreto Legislativo 5 febbraio 1997, n. 22 (supplemento Gazz. Uff. n.38 del 15/2/97): Attuazione delle direttive 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/62/CE sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio. Per il riutilizzo dei sottoprodotti della lavorazione del legno e del verde pubblico come combustibile e per lo smaltimento delle ceneri. I sottoprodotti derivanti dal taglio del legno vergine non sono considerati fra i residui e possono quindi essere bruciati senza vincoli. Per le ceneri non prevista la riutilizzazione come concime o per compostaggio. Unica possibilit usarle per fare mattoni o smaltirle in discarica inertizzate. possibile riutilizzare senza alcunautorizzazione la cenere come concime se il proprietario del bosco, dellimpianto di combustione e del terreno sono la stessa persona (fisica o giuridica). Gran parte delle competenze Regionali vengono trasferite alle Provincie: si consiglia in ogni caso, in questo periodo di transizione, di tenere sempre come riferimento i competenti Settori Regionali (Settore Risanamento atmosferico e Settore Smaltimento Rifiuti). L.R. n. 59 del 13 aprile 1995 e D.G.R. attuativa n.63-8317 del 29 aprile 1996 - (B.U.R. n.22 del 29/5/96): Disposizioni per la raccolta ed il conferimento delle frazioni organiche, la produzione del compost ed il trattamento della frazione verde; Per bruciare parte del verde pubblico (che non pu pi essere smaltito in discarica) comunicazione alla Regione (Settore Smaltimento Rifiuti). La competenza deve passare alle Provincie; Legge 9 gennaio 1991, n.10 (supplemento Gazz. Uff. n. 13 del 16/1/91): Norme per lattuazione del Piano energetico nazionale in materia di uso razionale dellenergia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia.

D.P.R. n.412 del 26 agosto 1993 (supplemento Gazz. Uff. n. 242 del 14/10/93): Regolamento recante norme per la progettazione, linstallazione, lesercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi di energia, in attuazione dellart. 4, comma 4, della Legge 9 gennaio 1991, n.10. Art. 15: Per gli edifici di propriet pubblica o adibiti ad uso pubblico fatto obbligo...di soddisfare il fabbisogno energetico favorendo il ricorso a fonti rinnovabili..., salvo impedimenti di natura tecnica od economica...Per quanto riguarda gli impianti termici, tale obbligo si determina in caso di nuova installazione o di ristrutturazione.

Norme CTI-UNI di riferimento per lutilizzazione del legno come combustibile 1. Legno da ardere. Classificazione (Cod. UNI 90 16/87) 2. Legno da ardere. Determinazione delle caratteristiche energetiche (Cod. UNI 90 17/87) 3. Sottoprodotti e residui agricoli. Classificazione e determinazione delle caratteristiche energetiche (Cod. UNI 9220/88) 4. Forni di incenerimento di rifiuti solidi urbani ed assimilabili con recupero di calore. Determinazione delle prestazioni energetiche (Cod. UNI 9246/88) 5. Biomasse. Determinazione dellazoto totale (Unichim-CTI) (Cod. UNI 9249/88) 6. Biomasse. Determinazione del carbonio e dellidrogeno (Unichim-CTI) (Cod. UNI 9250/88) 7. Impianti di gassificazione per combustibili solidi non minerali. Classificazione e prescrizioni per il collaudo (Cod. UNI 9254/89) 8. Forni di incenerimento per rifiuti speciali ospedalieri. Offerta, fornitura e collaudo (Cod. UNI 9720/90) 9. Impianti di incenerimento di rifiuti speciali. Offerta, fornitura e collaudo (Cod. UNI 9496/91) 10. Termocaminetti a legna con fluido a circolazione forzata. Requisiti e prove (Cod. UNI 9841/91) 11. Combustibili solidi non minerali ricavati da rifiuti (RDF). Classificazione e requisiti (Cod. UNI 9903/92 Parte I) 12. Idem Termini e definizioni (Cod. UNI 9903 /92 Parte II) 13. Idem Indicazione di base per il campionamento sistematico dei combustibili (Cod. UNI 9903/92 Parte III) 14. Idem Determinazione della pezzatura (Cod. UNI 9903/92 Parte IV)

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15. Idem Determinazione del potere calorifico del combustibile (Cod. UNI 9903/92 Parte V) 16. Idem Determinazione del carbonio e dellidrogeno (Cod. UNI 9903/92 Parte VI) 17. Idem Misura dellumidit totale in un campione di combustibile (Cod. UNI 9903/92 Parte VII) 18. Idem Determinazione delle sostanze volatili (Cod. UNI 9903/92 Parte VIII) 19. Idem Determinazione delle ceneri nel combustibile (Cod. UNI 9903/92 Parte IX) 20. Idem Determinazione delle varie forme di cloro esistenti nel combustibile (Cod. UNI 9903/92 Parte X) 21. Idem Determinazione dellazoto totale nel combustibile (Cod. UNI 9903/92 Parte XI) 22. Idem Preparazione dei campioni di combustible per lanalisi dei metalli (Cod. UNI 9903/92 Parte XII) 23. Idem Metodi per lanalisi dei metalli nei combustibili con la spettrofotometria in assorbimento atomico (Cod. UNI 9903/92 Parte XIII) 24. Impianti per la combustione della lolla di riso (Cod. UNI 10143/92) 25. Generatori di calore alimentati con combustibili solidi provenienti dalla lavorazione dei residui agricoli e/o forestali. Definizioni, prove termiche e requisiti (Cod. UNI 10201/92) 26. Residui di combustione della lolla di riso. Caratteristiche (Cod. UNI 10377/94) 27. Sistemi di combustione per rifiuti solidi urbani ed assimilabili. Regole per la progettazione, lofferta, lordinazione, la fornitura ed il collaudo (Cod. UNI 10378/94)

28. Combustibili solidi non minerali. Pneumatici, manufatti di gomma non usurati e stridi di lavorazione della gomma. Determinazione del componenti e del potere calorifico (Cod. UNI 10424/95) PROGETTO CTI: Generatori di calore a legna: requisiti di installazione.

Censimento ditte produttrici di caldaie alimentabili a cippato di legno Il Settore Infrastruture rurali, partendo da un lavoro dellENEA pubblicato nellanno 1992 sul n. 22 della rivista Agricoltura e innovazione, ha cercato di censire il panorama italiano dei produttori di caldaie. Il censimento, che risale allautunno 1994, stato fatto tramite una scheda inviata alle ditte elencate dallENEA per verificare innanzi tutto se esistessero ancora, e poi per capire quali fossero i prodotti dinteresse per il mondo rurale, con particolare riferimento alla combustione delle biomasse agro-forestali. Lelenco delle ditte censite riportato nellallegato A. Nel gennaio del 1997 stata inviata alle ditte censite, cui nel frattempo si sono aggiunti nuovi produttori, una scheda mirata per le produzioni di caldaie alimentabili con cippato di legno. La scheda era sostanzialmente la seguente:

Produzione di caldaie alimentabili a cippato di legno caldaie prodotte: CALDAIA CON POTENZA MINIMA PRODOTTA (kcal/h): CALDAIA CON POTENZA MASSIMA PRODOTTA (kcal/h): PRODUCETE CALDAIE BICOMBUSTIBILI (cippato e gasolio)?: PRODUCETE CALDAIE A GRIGLIA MOBILE? PRODUCETE CALDAIE A FIAMMA INVERSA? SISTEMA DI SCAMBIO (tubi di)? materiale utilizzabile (cippato di legno): DIMENSIONI CHIPS (mm): UMIDITA' CHIPS (acqua %): insieme alla caldaia, vi occupate anche di: CIPPATRICI E/O TRITURATRICI? SISTEMI DI STOCCAGGIO (silos)? SISTEMI DI TRASPORTO (silos-caldaia) DEL CIPPATO? CENTRALINE DI CONTROLLO E SOFTWARE DI GESTIONE DEGLI IMPIANTI?

[ SI ] [ SI ] [ SI ] [ FUMO ]

[ NO ] [ NO ] [ NO ] [ ACQUA ] [ OLIO ]

MAX: MAX:

MIN: MIN:

[ SI ] [ SI ] [ SI ] [ SI ]

[ NO ] [ NO ] [ NO ] [ NO ]

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Lelenco delle ditte produttrici di caldaie alimentabili con legno cippato riportato nella Tab. A ed il riassunto delle relative schede del censimento nella Tab. B. Chiaramente il censimento realizzato non vuole e non pu essere esaustivo del panorama italiano di produttori di caldaie, ma da un quadro interessante dei

prodotti offerti dal mercato, in particolare nel nord dItalia, il quale molto legato, sia come dislocazione geografica, sia come produzioni, alle industrie di prima e seconda lavorazione del legno. Molto pi diversificate e specifiche sono le produzioni dei costruttori transalpini (in particolare in Svizzera ed in Austria).

Tab. A - Ditte produttrici di caldaie alimentate a cippato di legno


Ditta ANSALDO VOLUND AUTOFOCO s.a.s. CALDAIE PELUCCHI s.r.l. CCT s.r.l. DEAC s.r.l. DEL MONEGO s.p.a. ECOTERMICA PIEMONTESE ELBAB EQUADOR s.n.c. FERROLI s.p.a. F.LLI MELCHIORI s.r.l. FULGENS s.r.l. GARIBOLDI ENGINEERING GEM s.r.l. ISVE s.r.l. IVAR s.r.l. MAWERA ITALIA MC MULLER ITALIA s.r.l. NOVA SIGMA s.p.a. OSA CALDAIE s.r.l. SILE s.p.a. THERMOROSSI s.p.a. TVM s.p.a. UGM s.p.a. Indirizzo Via Pieragostini 50 Via NOVARA 59 Via MONTE SANTO 20 Via R. SANZIO 2/D Via PUSTERIA 13 Via NOVARA 81 C.so RE UMBERTO 40 Via LARGA 6 Via PROVINC.EST 6/B Via RITONDA 78/A Via REGIA 3 Via DELLE GEROLE Via BERTARINI 72 P.zza BELLONI 9 Via DON MAESTRINI 52 Via TOLOMEO 11 Via GIOVANNELLI 2 Via del COMMERCIO Str. CUORGNE' 74 S. STATALE 11 314 Via L. BASSANI 54 Via PRINCIPALE 41 Via GRUMOLO 4 Via F.lli ROSSELLI 8 Z.I. Via PALIZZI 119 Citt 16151 GENOVA 10099 SAN MAURO TO 20052 MONZA MI 21013 GALLARATE VA 39030 VINTL VANDOIES BZ 20025 LEGNANO MI 12039 VERZUOLO CN 20122 MILANO 40053 BAZZANO BO 37047 S.BONIFACIO VR 35018 S.MARTINO DI LUP. PD 20040 CAPONAGO MI 20061 CARUGATE MI 33100 UDINE 25020 FLERO BS 37135 VERONA 20025 LEGNANO MI 41085 VIGNOLA MO 10081 CASTELLAMONTE TO 25011 CALCINATO BS 37060 ALPO VILLAFRANCA VR 31030 CASIER TV 36011 ARSIERO VI 31020 VILLORBA TV 20157 MILANO Telefono 010/6558618 011/4342996 039/2000990 0331/226811 0472/869230 0331/544157 0175/88099 02/86455305 051/831147 045/7611066 049/5952052 02/95742084 02/9251118 0432/652043 030/2540351 045/8290311 0331/441570 059/762858 0124/581922 030/9964977 045/513045 0422/670070 0445/741310 0422/918121 02/3570523 Fax 010/6558864 011/4344408 039/2000240 0331/777686 0472/869236 0331/545365 0175/88099 02/86455305 051/831147 045/6100933 049/5952099 02/95742389 02/9252435 0432/663193 030/2640874 045/8290333 0331/441570 059/762858 0124/581924 030/9636465 045/987533 0422/340425 0445/741657 0422/911242 02/33200260

Container-silo contenente cippato

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Tab. B - Caratteristiche delle caldaie prodotte


Ditta ANSALDO VOLUND AUTOFOCO s.a.s. CALDAIE PELUCCHI CCT s.r.l. DEAC s.r.l. DEL MONEGO s.p.a. ECOTERMICA PIEM. ELBAB EQUADOR s.n.c. FERROLI s.p.a. F.LLI MELCHIORI FULGENS s.r.l. GARIBOLDI ENG. GEM s.r.l. ISVE s.r.l. IVAR s.r.l. MAWERA ITALIA MC MULLER ITALIA s.r.l. NOVA SIGMA s.p.a. OSA CALDAIE s.r.l. SILE s.p.a. THERMOROSSI s.p.a. TVM s.p.a. UGM s.p.a. Potenza minima prodotta kcal/h 150.000 Potenza massima prodotta kcal/h a b c d e f g 0-200 h 0-40 0-50 i l m n

X X X X X X 8.000.000 X X X X

X X X X X X X X

12.900 86.000 25.000 80.000

3.400.000 X 3.400.000 X X X X 200.000 2.000.000 X X X

X X

10-70 1-150

20-45 10-70

X X X X X X X X

0-20

0-60

500.000

1.000.000 X X X

3-50 1-10 1-150

5-30 0-25 10-70 0-60 0-40 0-25

X X X X

86.000 15.000 600.000 25.000 511.000 25.000 1.000.000

3.400.000 X X X X 7.000.000 6.000.000 500.000 3.130.000 80.000 X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X

X X X X X X X X X X X X X X

0-40 0-30

20.000.000 X X

1-150

5-60

X X X X X

Container-silo.
a) b) c) d) caldaie biocombustibili caldaie a griglia mobile caldaie a fiamma inversa sistema di scambio a tubi di fumo e) sistema di scambio a tubi di acqua f) sistema di scambio a tubi di olio g) dimensioni chips (mm) h) umidit chips (acqua %) i) cippatrici/trituratrici l) silos m) sistemi di trasporto n) sistemi di controllo

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Tipologie costruttive delle centrali termiche Due parole vanno spese sulle tipologie costruttive degli edifici destinati a contenere gli impianti. Negli impianti dislocati nei paesi di montagna, in luoghi di particolare bellezza ambientale, dove normalmente facile alimentare una centrale termica con il legno proveniente dalle foreste circostanti, molta attenzione si deve porre nella progettazione e nella costruzione degli edifici. Una soluzione pu essere quella di realizzare sia il silo sia la centrale interrati, in modo che lunica cosa visibile sia il camino, per il quale facile trovare soluzioni estetiche che lo inseriscano nellambiente circostante. Sovente la costruzione dimpianti interamente sotterranei presenta molti problemi e non sempre una soluzione percorribile; inoltre i costi sono sempre pi elevati rispetto ad altre scelte. Silo interrato camionabile.

Per la costruzione di edifici fuori terra fondamentale che il progetto tenga conto della particolare valenza ambientale in cui questi andranno ad inserirsi. Si dovr dunque riporre molta cura nella scelta dei materiali costruttivi, nei colori e nelle forme delledificio. Un materiale da costruzione che viene troppo spesso sottovalutato o, pi semplicemente ignorato, proprio il legno! In altri paesi non difficile vedere centrali termiche costruite in buona parte con questo materiale, del quale ricordiamo, fra i diversi pregi, le qualit antincendio, se opportunamente trattato. In conclusione, se luso del legno come combustibile ha indubbi benefici ecologici ed ambientali, anche la scelta della tipologia costruttiva ottimale per le centrali termiche deve andare nella medesima direzione.

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Misure forestali del Reg. CEE 2081/93 - OB. 5b M. Corgnati


Introduzione Nellambito assai articolato delle iniziative rese possibili dallattuazione del Reg. CEE 2081/93 nelle zone identificate in ritardo di crescita e quindi deputate al raggiungimento dellobiettivo n. 5b (= promozione dello sviluppo rurale attraverso ladeguamento strutturale), quelle interessanti gli aspetti di risparmio energetico sono riferibili alle due seguenti misure: - Misura I.1 Interventi di supporto alle attivit agro-silvo-pastorali - tipologia dintervento d) Realizzazione di piccole centraline idroelettriche; - Misura I.7 Adeguamento e sviluppo della filiera forestale e dei prodotti del bosco e del sottobosco - tipologia dintervento D2 Acquisto ed installazione di impianti di produzione energetica che utilizzino biomasse di diretta origine forestale. Esse sono state attivate, rispettivamente, dal Settore Infrastrutture Rurali dellAssessorato Agricoltura e dal Settore Economia Montana e Silo a caricamento laterale.

Foreste dellAssessorato Economia Montana e Foreste. In tema alloggetto di questa giornata si riferisce, commentandolo lo stato di attuazione della misura I.7 inerente la filiera forestale.

Stato di attuazione Scopi della misura sono, in base al DOCumento Unico di Programmazione approvato dalla CEE, laumento della produttivit dei boschi, lincentivazione della domanda di legname di provenienza locale e laumento della circolazione delle informazioni sulle operazioni di compravendita del legname locale. Lottica prevalente quindi di tipo forestale: si utilizzano e sincentivano alcuni strumenti che determinando un incremento della domanda del legname locale consentono indirettamente di riattivare gli interventi di selvicoltura. Il fine ultimo quindi il miglioramento del bosco, con unottica di tipo produttivo. Le prime azioni possibili puntano direttamente a questo fine e sono: - il miglioramento dei boschi (Tipologia dintervento A),

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Silo a caricamento dallalto. - il miglioramento dei castagneti da frutto (Tipologia dintervento B). Gli strumenti messi in atto per il sostegno nel tempo e indiretto, degli stessi obiettivi forestali sono: - il potenziamento del comparto di prima lavorazione del legno (Tipologia D1) per lincremento della domanda di legname di buona qualit; - la diffusione degli impianti di produzione energetica a biomasse (Tipologia D2) per determinare unincremento della domanda di legname di inferiori caratteristiche tecnologiche. Elemento caratterizzante e legante le varie iniziative possibili il fatto che i progetti di intervento debbano preferibilmente essere presentati in forma di filiera e cio collegati luno allaltro e reciprocamente dimensionati. Con gli interventi di tipo A e B si migliorano i boschi ottenendo il legname necessario al funzionamento degli interventi di tipo D1 e D2, che terminato il ciclo di specifici finanziamenti, determineranno unincremento della domanda di legname locale, valorizzandolo. Ci con lo scopo di stimolare lutilizzo delle risorse (materiali e umane) locali e di creare dei legami il cui fine ultimo la valorizzazione del bosco. Completa il quadro di filiera unintervento, coordinato direttamente dalla Regione, di raccolta, elaborazione e diffusione delle informazioni riguardanti le partite di legname locale che, sotto varie forme, vengono immessi in commercio (Tipologia E). La scelta della Regione stata molto chiara e decisa e si concretizzata nel sostegno delle iniziative suddette attraverso consistenti contributi a fondo perduto, che coprono il 50% delle spese sostenute dai beneficiari privati e il 100% delle spese sostenute dagli Enti Pubblici. Sebbene discutibile per certi aspetti (con % di contribuzione inferiori si sarebbe potuto ottenere un maggiore effetto moltiplicatore degli interventi) liniziativa ha avuto il gran pregio di determinare una notevole adesione al regime contributivo e quindi, per quanto riguarda largomento di oggi, un forte impulso alla diffusione degli impianti a cippato. Il successo stato maggiore proprio per questi ultimi, in stretto collegamento con gli interventi di miglioramento forestale da cui attingere il materiale combustibile; minore per le imprese di prima lavorazione, a causa della maggiore difficolt a creare dei reali legami di tipo commerciale con gli interventi selvicolturali (dai quali si ricava una %

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Tab. 1 - Tipologie dintervento prevista allinterno della misura I.7, risorse finanziarie disponibili e richieste pervenute (i valori sono espressi in milioni di lire)
Tipologie dintervento Risorse per il periodo 1996-99 Domande che potranno essere Domande presentate in riferimento finanziate nel periodo 1996-99 (stime) al periodo 1996-99 contrib. rich. (e % su invest. totale) investim. totale (e % su totale) contributo (e % su invest. totale) investim. totale (e % su totale)

A1 15.293 (*) 20.804 (98%) 21.225 (31%) 5.568 (95%) 5.889 (27%) A2 (*) 17.460 (93%) 18.854 (28%) 2.091 (93%) 2.257 (10%) B 1.500 3.001 (50%) 6.002 (9%) 1.532 (49%) 3.115 (14%) D1 (*) 2.598 (46%) 5.690 (8%) 819 (47%) 1.757 (8%) D2 (*) 13.510 (83%) 16.321 (24%) 6.582 (74%) 8.913 (41%) E 740 TOTALE 17.533 57.373 (84%) 68.092 (100%) 16.659 (76%) 21.997 (100%) (*) la cifra di 15.293 milioni di lire stata assegnata complessivamente agli interventi di filiera e quindi alle tipologie dintervento A1, A2, D1 e D2.

Tab. 2 - Situazione domande per la tipologia D2


Domande presentate in riferimento al periodo 1996-99 numero di beneficiari numero di impianti 78 83 Domande che potranno essere finanziate nel periodo 1996-99 tra ( ) in % sulle domande (stime) da 30 a 35 circa 35 (42%) (42%)

Tab. 3 - Taglia e numero degli impianti


Taglie di potenza NUMERO DI IMPIANTI PER PROVINCIA riferito alle domande pervenute e, tra ( ), stimato in riferimento alle domande che potranno essere finanziate AL 5 (5) 3 (2) 1 (1) 9 (8) AT 25 (0) 1 (0) 26 (0) CN 10 (5) 12 (7) 2 (1) 24 (13) NO 3 (3) 3 (3) 1 (1) 7 (7) VC 6 (2) 6 (2) 5 (3) 17 (7) Totale

Fino a 100 kW Da 100 a 500 kW Oltre 500 kW Totale

49 (15) 25 (14) 9 (6) 83 (35)

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grezzo locale attraverso lammodernamento delle molto bassa di legno avente caratteristiche dimenstrutture di prima lavorazione (tipologia dintersionali e tecnologiche che ne permettano la trasforvento D1), a dimostrazione delle difficolt di mazione a livello industriale) e a causa della normaintegrazione nella filiera locale dellimprese di tiva non pienamente idonea alladattamento alla trasformazione del legname, dimensionate per un realt produttiva piemontese. mercato pi ampio. Appaiono evidenti: - lintensit della selezione che si dovuta operare Situazione specifica della tipologia dintervento D2 in relazione alle scarse risorse disponibili, che ha determinato la possibilit di finanziamento solo Nelle e 3 vengono mostrati gli aspetti principali per il 29% del totale dei contributi richiesti; di unanalisi pi dettagliata delle caratteristiche - la diminuzione relativa della quota di contributo specifiche della tipologia dintervento D2, indicanpubblico in relazione allinvestimento totale, che do il numero di beneficiari e di impianti relativapassa dall84% nelle domande al 76% nei promente alle domande pervenute ed ai progetti approgetti preliminari finanziati (ci dimostra che, in vati in via preliminare, nonch la loro distribuzione fase di predisposizione delle norme, sarebbe stato territoriale e la ripartizione per taglie di potenza. possibile prevedere una % di contribuzione infePer un utile confronto viene stimata la situazione riore al 100% anche Silo in legno. per gli Enti Pubblici), - con listruttoria preliminare si sono ridotti maggiormente, sia in termini assoluti che relativi (dal 59% del totale al 47%), gli interventi di miglioramento dei boschi (tipologie dintervento A1 e A2) a favore di una maggiore incidenza soprattutto delle azioni di incentivazione della domanda di legname per usi energetici (tipologia dintervento D2), che sono passate dal 24 ad oltre il 41% del Sistemi di movimentazione del cippato nel silo. totale. Ci stato fatto per riequilibrare il dimensionamento reciproco delle fasi delle filiere e per incentivare maggiormente gli interventi che, con pi certezza, assicureranno negli anni a venire una valorizzazione della risorsa legno locale; - sono stati ridotti fortemente (in termini assoluti, ma non relativi) anche gli interventi di incentivazione della domanda di legname

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Movimentazione del cippato dal silo.

Coclee di alimentazione della caldaia.

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delle domande che potranno essere effettivamente finanziate. significativo innanzitutto rilevare che il numero di beneficiari inferiore al numero di impianti per i quali richiesto il contributo. Esistono infatti alcuni casi di Enti Pubblici che hanno richiesto di installare pi di una caldaia a cippato, principalmente allo scopo di rendere tecnicamente pi efficiente ed economicamente pi conveniente la produzione centralizzata del cippato. Si pongono inoltre in evidenza i seguenti aspetti: - la riduzione operata con listruttoria sui progetti presentati ha determinato una riduzione del 42% del numero di impianti, pressoch corrispondente alla riduzione dellinvestimento complessivo proposto: ci significa che la riduzione stata abbastanza uniforme fra le diverse categorie dimensionali degli impianti; - la distribuzione sul territorio regionale abbastanza uniforme, sia prima che dopo listruttoria. Si tenga presente, a questo proposito, che bench la Provincia di Torino sia esclusa dalle zone 5b, essa possieda attualmente almeno quattro impianti di dimensioni medio-grandi gi funzionanti. Se si aggiunge inoltre che, allinterno delle singole province, i progetti verranno realizzati in diverse Comunit Montane, si ha che lesperienza di produzione di energia con biomasse forestali sar diffusa in tutto il Piemonte. Ci fondamentale per una progressiva espansione del fenomeno, soprattutto a livello culturale; - il fatto che vengano realizzati impianti con potenze variabili fra i 30 e gli oltre 1.000 kW, completa il quadro delle esperienze (in qualche caso inoltre previsto il teleriscaldamento) e dei riferimenti per il futuro, sia nel campo dellorganizzazione produttiva del combustibile (si hanno soluzioni che vanno dallautoapprovvigionamento in boschi di propriet, allappalto della fornitura di calore fino alla costituzione di appositi consorzi o societ) sia nel campo delle tecnologie impiegate. In generale si riscontrata loggettiva difficolt di formalizzazione dei legami di filiera in particolare nei confronti dei soggetti privati deputati a svolgere le attivit di produzione del legname grezzo e della sua prima lavorazione. Ci dovuto peraltro alle oggettive difficolt amministrative di definizione fin dalle fasi di progetto degli accordi di collaborazione economica fra soggetti pubblici e privati.

Inoltre gli stessi progetti di filiera hanno sovente il proprio punto debole proprio nella descrizione delle fasi organizzative relative alla produzione del combustibile ed al suo stoccaggio e conservazione in relazione ai diversi periodi di produzione e consumo del cippato. Ci probabilmente a causa della mancanza di esperienze e di riferimenti tecnici in tale specifico campo e per la non sempre ben chiara ripartizione dei ruoli fra propriet del bosco, ditta di utilizzazione forestale, ditta che fornisce (installato e funzionante) limpianto, ditta che gestisce il funzionamento dellimpianto e propriet dellimmobile. Le soluzioni sono molteplici anche perch spesso i soggetti indicati si fondono, ma non sempre i ruoli sono adeguatamente identificati e descritti. Con le presenti giornate sintende fornire un primo contributo alla risoluzione dei problemi evidenziati e una prima occasione pubblica di confronto e collaborazione. Senza descrivere nel dettaglio le fasi previste dallintero percorso tecnico amministrativo, attualmente la situazione la seguente: Coclea di alimentazione.

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Gli impianti termici alimentati a cippato possono andare da una trentina di kiloWatt di potenza fino ai MegaWatt delle centrali termoelettriche.

mente alle tipologie D1 e D2 e agli anni 1997, 98 e 99; - per fine maggio 97 prevista la presentazione in Regione dei progetti esecutivi relativamente alle tipologie A1, A2 e B e agli anni 1997, 98, 99; - per la fine dellestate 1997 ci sar lapprovazione, con D.G.R., di tutti i progetti esecutivi e limpegno dei fondi per gli interventi relativi al 1997; - nel marzo 98 e marzo 99, ci saranno, rispettivamente, gli impegni dei fondi per gli interventi previsti per il 1998 e per il 1999. Bench quindi siamo a lavori gi iniziati, c ancora sufficiente tempo per lavorare insieme sui punti deboli evidenziatisi nelle fasi progettuali, anche perch, almeno da parte regionale, la parte pi onerosa del lavoro amministrativo sar conclusa a fine anno e ci si potr dedicare con pi attenzione agli aspetti di assistenza e divulgazione in campo normativo, amministrativo e tecnico.

Conclusioni e prospettive - a luglio 96 sono stati approvati i progetti preliminari relativi a tutte le tipologie dintervento sullintero quadriennio 1996-99; - a dicembre 96 c stata lapprovazione e limpegno dei fondi relativamente agli interventi originariamente previsti per il 1996; - per il 28 febbraio 97 prevista la presentazione in Regione dei progetti esecutivi relativaCaldaia da 30 kW. Lapplicazione di questa misura rappresenta, per il Piemonte, la prima realizzazione su larga scala (non tanto per il numero di impianti, ancora relativamente basso rispetto alle potenzialit esistenti, ma per la loro diffusione su tutto il territorio) dei principi di risparmio energetico enunciati nellart. 1 della L. 10/91 ed in particolare del miglioramento della compatibilit ambientale delluso dellenergia ed il ricorso alle fonti rinnovabili. Rappresenta, parallelamente, lintroduzione di nuove tecnologie, di nuovi sistemi di lavoro e quindi linizio di una serie di problemi relativi soprattutto alla gestione degli impianti ed allorganizzazione della produzione del combustibile. Le esperienze che si affronteranno avranno nei prossimi 5-10 anni un sicuro effetto di volano culturale per la diffusione di sistemi per la produzione di energia

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a partire da biomasse. Si possono intravedere due strade, che passano entrambe attraverso lapplicazione di nuove tecnologie (nuove nel senso che attualmente o non esistono a livello Piemontese o non vengono impiegate su fonti rinnovabili): luna potr consentire di applicare i medesimi principi di utilizzo di fonti rinnovabili in impianti di grande potenza (es. per grandi impianti di teleriscaldamento, per centrali di cogenerazione, etc.); laltra potrebbe portare alla diffusione di impianti di grande rendimento energetico e di piccola taglia in tutte quelle zone rurali che gi oggi consumano legna da ardere in stufe o caldaie tecnologicamente arretrate e quindi poco efficienti dal punto di vista energetico ed economico. Per i motivi sopra enunciati (problemi da risolvere nel brevissimo periodo e assestamento e diffusione delle tecnologie nel medio periodo), sempre maggiori saranno le necessit di informazione e formazione negli specifici settori. Se ne citano i principali, in successione logica: occorre sicuramente unattivit di formazione professionale in campo forestale, per assicurare la massima competenza e sicurezza nellesecuzione dei lavori selvicolturali che comportano la fornitura, come sottoprodotto, del combustibile ed il necessario aggiornamento tecnico per la semplificazione organizzativa dei cantieri. questo un punto fondamentale: non dimentichiamoci che bench si speri sulla valorizzazione del cippato per rendere economica la gestione del bosco, la produzione del cippato non deve essere lobiettivo principale degli interventi selvicolturali, che deve continuare ad essere il miglioramento contemporaneo delle molteplici funzioni del bosco; occorre una capillare informazione sulle tecnologie di produzione energetica: sui diversi tipi di impianti a cippato, con diverse soluzioni per lo stoccaggio dei chips, per la loro combustione e per il recupero del calore; sulle possibilit di utilizzo di combustibile pellettato che consente di ridurne le difficolt di conservazione e permette luso di caldaie tradizionali -solo il bruciatore specializzato-; sullutilizzo di sistemi di cogenerazione; su queste e altre tecnologie che sono spesso in comune con altri realt con le quali occorre imparare a confrontarsi, quali lo smaltimento dei rifiuti, la produzione di energia elettrica, la manutenzione del verde urbano, limpiego di sottoprodotti agricoli;

occorre approfondire le possibili vie amministrative percorribili dagli Enti Pubblici nellacquisizione del combustibile, degli impianti e della gestione del tutto (le soluzioni possibili sono molto maggiori rispetto alle tradizionali e determinano una grande possibilit di adattamento alla realt locale e soprattutto determinano sempre ricadute economiche locali); occorre infine che venga organizzato e in parte predisposto ex-novo uninsieme di strumenti di supporto generale ed indiretto alle iniziative. Dalla pianificazione forestale per lindirizzo degli interventi selvicolturali alla collaborazione fra strutture amministrative regionali per la valutazione dei progetti dal punto di vista ambientale ed energetico; Per questo motivo la Regione, attraverso diversi Assessorati, ha lavorato e sta lavorando a diverse iniziative direttamente o indirettamente collegate: in passato sono stati attivati, in attuazione della Legge n. 10/91, sia dal Settore Infrastrutture Rurali dellAssessorato Agricoltura sia dal Servizio Risparmio Energetico dellAssessorato allAmbiente bandi di finanziamento di iniziative di risparmio energetico, tra cui vi era la produzione di energia con biomasse, rispettivamente in campo agricolo e in quelli civile e industriale; nel maggio 1996, a Torino, stato organizzato dal Servizio Risparmio Energetico dellAssessorato allAmbiente, un convegno internazionale in cui sono state affrontate in modo ampio tutte le problematiche collegate ad impianti di produzione energetica (in particolare di energia elettrica) funzionanti a biomasse. Sono stati illustrati gli aspetti di pianificazione energetica, di localizzazione territoriale, di impatto ambientale, inerenti il recupero di rifiuti, la produzione del combustibile, le tecnologie impiegabili, linquinamento atmosferico, ecc. Sono in distribuzione gli atti in questo periodo; uniniziativa recentissima il forum di incontro con le ditte produttrici delle tecnologie per la produzione di energia a partire da biomasse, organizzato dal medesimo Servizio di cui sopra a Torino il 14.01.97 in cui stato possibile (credo per la prima volta in Italia) avere un panorama diretto della gamma dei prodotti disponibili sul mercato; allattualit

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fra gli Assessorati Regionali allAmbiente, allAgricoltura e allEconomia Montana e Foreste in corso una collaborazione, iniziata nel gennaio 1996 e che si concluder a fine del 1997, per un progetto di ricerca, finanziato dalla CE nellambito del programma JOULE, avente per obiettivo la messa a punto di una metodologia per lo studio di fattibilit di centrali di produzione energetica a biomasse. Tale studio fornir sicuramente utili indicazioni per lestensione delle esperienze in atto a realt organizzative e produttive pi ampie, le attuali giornate, prima occasione di aggiornamento e confronto tecnico fra gli utenti di sistemi di produzione di energia di taglia media, proseguono i bandi di finanziamento di iniziative di risparmio energetico, gestiti dal Servizio Risparmio Energetico dellAssessorato allAmbiente in attuazione della Legge n. 10/91. Per il futuro si sta pensando alla possibilit di avviare diverse iniziative che, pi o meno direttamente, costituiranno un sostegno alle azioni intraprese (mi riferisco agli impianti che saranno a breve realizzati con i contributi messi a disposi-

zione nellambito della misura I.7 dellOb. 5b) e potranno contribuire alla maggiore diffusione degli impianti di produzione di energia attraverso luso di biomasse: finanziamento dellacquisto di macchine per i lavori forestali da parte di soggetti che svolgono direttamente gli interventi selvicolturali, siano essi di miglioramento che di utilizzazione boschiva. evidente che ci possa contribuire alla razionalizzazione delle fasi di produzione del combustibile per gli impianti; attivit di informazione specifica da parte degli Assessorati Regionali coinvolti: - attraverso il continuo aggiornamento dello stato di attuazione e quindi dei risultati tecnici ed economici via via raggiunti con le iniziative in corso, - attraverso lorganizzazione di nuovi incontri e giornate di confronto tecnico fra produttori ed utenti, - attraverso pubblicazioni specifiche di tipo manualistico che illustrino in modo pratico i principali aspetti organizzativi, tecnici, economici e normativi della materia; attivit di formazione professionale specifica per gli operatori in campo forestale.

La naturale evoluzione degli impianti termici a legna sar lutilizzo dei pallets.

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Centrale termica integrata da pannelli solari sul tetto.

Centrale termoelettrica interamente costruita in legno.

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