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Archeologia dei Paesaggi Medievali

IL CASTELLO DI MIRANDUOLO
Guida breve allo scavo archeologico (anni 2001-2004)
a cura di Alessandra Nardini e Marco Valenti
Fondazione Monte dei Paschi di Siena
Area di Archeologia Medievale - Universit di Siena
LIAAM (Laboratorio di Informatica Applicata allArcheologia Medievale)
Comune di Chiusdino
Fondazione Musei Senesi
Archeologia dei Paesaggi Medievali
IL CASTELLO DI MIRANDUOLO
GUIDA BREVE ALLO SCAVO ARCHEOLOGICO (ANNI 2001-2004)
Cantiere di scavo
Direzione scientifica
Marco Valenti e Riccardo Francovich
Direzione cantiere
Alessandra Nardini
Responsabili di scavo
Vittorio Fronza, Frank Salvadori, Carlo Tronti
Studio elevati
Marie-Ange Causarano
Responsabili del rilievo
Federico Salzotti e Veronica Semeraro
Laser scanner 3D e ricostruzioni digitali
Mirko Peripimeno
Indagini geoarcheologiche
Antonia Arnoldus Huyzendveld
Indagini archeobotaniche e archeologia del paesaggio
Gaetano di Pasquale
Web master
Luca Isabella
Database fotografico
Claudio Rosadoni
Responsabile dei materiali
Alessandro Sebastiani
Responsabile dei reperti organici
Giuseppe di Falco
Magazzino
Valentina Magi e Camilla Ceccarelli
Restauro reperti
Alessandra Pepi e Andrea Coccia
Analisi Carbonio 14
Universit di Utrecht, Firenze, Napoli Federico II
Hanno collaborato alla Guida
Editing grafico
Luca Carboni
Fotoaeree oblique
LAP&T (Universit di Siena e Grosseto)
Ricostruzioni grafiche
Studio INKLINK Firenze - Universit di Siena
Progettazione della valorizzazione
Giuseppe Bartolini
Ringraziamenti
Antonella Banducci
Rosita Banducci
Luciana Bartaletti
Simonetta Bertini
Marco Burchianti
Alberano Cillerai
Natalina Cillerai
Alfio Cillerai
Andrea Conti
Rodolfo Cortonesi
Carlo Magnani
Mirio Miliani
Giuliano Palazzoni
Alberto Petricci
Renzo Petricci
Ivano Minocci
Enzo Venturini
Silvio Venturini
2005 - Universit degli Studi di Siena
Edizione e distribuzione - AllInsegna del Giglio s.a.s - www.edigiglio.it
ISBN 88-7814-477-0
INDICE
Introduzione p. 4
1. Il territorio e il castello di Miranduolo p. 5
2. Lo scavo di Miranduolo p. 7
3. Linsediamento prima del castello p. 11
4. Il castello tra X e XI secolo p. 17
5. Il castello tra XI e XIII secolo p. 22
6. Il castello tra met XIII e inizi XIV secolo p. 30
7. Prime idee per la musealizzazione del castello di Miranduolo p. 35
Bibliografia p. 37
si t o web del l o scavo di Mi r anduol o
ht t p: / / archeol ogi amedi eval e. uni si . i t / NewPages/ MI RANDUOLO/ MI R. ht ml
si t o web Ar ea di Ar cheol ogi a Medi eval e - Uni ver si t di Si ena
ht t p: / / archeol ogi amedi eval e. uni si . i t
si t o web Ar cheol ogi a dei Paesaggi Medi eval i
ht t p: / / www. paesaggi medi eval i . i t
si t o web comune di Chi usdi no
ht t p: / / www. comune. chi usdi no. si ena. i t
Guida allo scavo di Miranduolo
Introduzione
Il territorio della Val di Merse stato oggetto a
pi riprese di ricerche condotte dallArea di
ArcheologiaMedievale dellUniversit di Siena.
Agli inizi degli anni Ottanta del XX secolo prese
avvio il progetto Montarrenti che, oltre lo scavo
del castello, prevedeva la ricognizione di una
vasta zona comprendente parte del vicino
chiusdinese. Nello stesso periodo furono sotto-
posti ad analisi gli spazi circostanti labbazia di
San Galgano attraverso ricerche di superficie e
due ridotti saggi di scavo che misero in luce un
piano stradale in asse con limpianto abbaziale.
Dieci anni dopo, allinterno del progetto Carta
Archeologica della Provincia di Siena, il territorio
comunale di Chiusdino venne esplorato lunga-
mente attraverso battitura a terra e lettura di
fotoaeree; contemporaneamente furono analiz-
zate le strutture molitore medievali da grano e da
ferro.
Nel 2001, con il progetto Archeologia dei
Paesaggi Medievali coordinato dalla Fondazione
Monte dei Paschi di Siena e dallUniversit di
Siena, si deciso di aprire un cantiere di scavo sul
sito del castello di Miranduolo, i cui resti erano
stati rilevati durante le ricerche di superficie sulle
colline boschive dette Costa Castagnoli.
Laffondo su Miranduolo fa parte di una pi
ampia strategia di scavi diffusi, che dovrebbero
comprendere in un futuro molto prossimo il vici-
no castello ed abbazia di Serena, gli impianti pro-
duttivi individuati nelle immediate adiacenze di
San Galgano ed alcuni dei siti riconosciuti in
ricognizione.
L'incremento delle localit indagate ci dar modo
di pianificare una valorizzazione del territorio
incentrata sulla conoscenza della diacronia inse-
diativa, attraverso percorsi di visita inframezzati
da aree attrezzate e didattiche, che alleggeriran-
no i problemi di congestione e consumo del
monumento legati alla famosa abbazia.
La collina di Miranduolo (inverno 2005)
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Guida allo scavo di Miranduolo
1 - Il territorio e il castello di Miranduolo
La storia del popolamento nel comprensorio di
Chiusdino quella di un territorio a lungo
periferico che, dopo i secoli della tarda
romanit, lascia completamente oscure le
vicende insediative altomedievali.
Solo con la met del X secolo, alcune attesta-
zioni archivistiche fanno intravedere lesistenza
di una trama insediativa articolata in un sistema
di piccole aziende curtensi controllate dai due
poteri attivi nella zona, il vescovato volterrano
ed i conti Gherardeschi, famiglia comitale di
Volterra che inizi ad espandersi nella Val di
Merse proprio in questo periodo. Inizialmente
insediati nella parte nord ovest del territorio
chiusdinese allinterno delle propriet vescovili,
verso la fine del X secolo i conti decisero di con-
centrare il proprio potere nella porzione sud
ovest del comune odierno, in uno spazio a
ridosso delle Colline Metallifere, e di sancire
tale strategia attraverso la fondazione del
monastero benedettino di Serena allinterno
dellomonimo castello.
Latto pronunciato nel 1004 (MURATORI, 1745,
t.III, pp.1067-1068) da parte di Gherardo e
Willa dei Gherardeschi dotava il nascente
monastero del loro intero patrimonio con-
sistente in diciotto castelli e nove chiese nella
Toscana occidentale e meridionale, tra cui cin-
que localit del chiusdinese: i castelli di Serena,
Miranduolo, Frosini e Sovioli e la chiesa di S.
Maria di Padule.
Legemonia dei Gherardeschi sul territorio
chiusdinese si scontr con la politica espan-
sionistica vescovile per gli interessi legati allo
sfruttamento dei giacimenti minerari della
zona.
A partire dalla met dellXI secolo, la chiesa
volterrana, gi presente a Montieri, intraprese
una serie di interventi mirati ad ottenere il con-
trollo sui centri limitrofi alle Colline Metallifere.
La situazione precipit in poco tempo, tanto
che nel primo ventennio del XII secolo ebbe
luogo un violento conflitto, conclusosi in favore
del presule, che provoc la distruzione di
Serena e pesanti lesioni a Miranduolo.
Laccanimento con cui si procedette contro i
due centri sintomo del loro ruolo centrale nel
sistema di potere gherardesco.
La pace, redatta nel 1133 (CECCARELLI LEMUT,
1982, pp.7-9), prevedeva condizioni molto
dure per gli sconfitti.
I castelli di Frosini e Chiusdino (attestato qui
per la prima volta) entrarono nel patrimonio
dellavversario mentre Serena, ridotto ad un
cumulo di rovine, non dovr pi essere
ricostruito.
Gli sopravvisse per oltre due secoli labbazia,
con un progressivo esautoramento sia come
ente religioso che come referente economico,
tanto che la comunit monastica fu costretta in
breve tempo a rifugiarsi allinterno delle mura
di Chiusdino.
Le clausole della pace riservarono ai signori la
completa autonomia sul castello di
Miranduolo, evidentemente cos compromesso
nel conflitto da non rappresentare una poten-
ziale base di ripresa per la loro autorit.
Il vuoto documentario per il periodo che va
dalla fine del conflitto alla met del XIII secolo
(data in cui riprende la documentazione scritta
con una serie di contratti di vendita relativi al
castello) condiziona la possibilit di ricostruire
le fasi di ripresa del centro e gli interventi sulla
struttura.
Nel 1257, il conte Tedice rinunciava alle sue
quote su Miranduolo, vendendo alla famiglia
Cantoni di Montieri i propri diritti sul castellare.
A partire dal 1276 i Cantoni venderanno nuo-
vamente il castellare e le propriet ad esso per-
tinenti alla famiglia Broccardi.
Nel 1336-1337 Miranduolo passer alla comu-
nit di Montieri.
5
Guida allo scavo di Miranduolo
Territorio di Chiusdino: maglia insediativa di XII-XIII secolo sulla base delle fonti archivistiche e delle ricognizioni di superficie
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Guida allo scavo di Miranduolo
2 - Lo scavo di Miranduolo
Miranduolo fornisce l'occasione di indagare un
castello gi in vita agli inizi dell'XI secolo, le sue
origini e le sue trasformazioni, le forme insedia-
tive legate alla famiglia comitale dei Gherardeschi
in Val di Merse e le loro vicende dopo la perdita di
potere della casata. Inoltre concorre ad appro-
fondire la conoscenza sui villaggi altomedievali
della campagna toscana, che organizzarono sta-
bilmente il paesaggio per secoli, trasformandosi
per lo pi in castelli.
Sistema Informativo Geografico della scavo di Miranduolo: rilievo della collina e strutture murarie emerse dalle indagini
7
Guida allo scavo di Miranduolo
Miranduolo occupava la sommit di un poggio a
quota 390 m.slm, delimitato a nord-est e sud-
ovest dal tracciato di due torrenti oggi asciutti,
estendendosi su una superficie complessiva di
oltre mezzo ettaro.
Era ripartito in un cassero che occupa circa 750
mq ed un'area destinata a edifici abitativi di circa
3900 mq. Il cassero risulta delimitato da due fos-
sati artificiali che raggiungono i dirupi naturali
tracciati dai due fossi molto profondi e non sono
al momento riconoscibili gli indizi della chiesa
attestata dalle fonti scritte. La cinta muraria del-
l'intero insediamento sembra percorrere lisoipsa
pi esterna della sommit. Una stima prelimina-
re, lascia ipotizzare una popolazione intorno alle
130 150 anime.
Da comprendere il ruolo del castello nello sfrut-
tamento delle risorse minerarie di questa parte
della Val di Merse, del quale sono indizi la posi-
zione della collina in unarea di mineralizzazioni a
solfuri misti, la presenza di punti di cavatura del
minerale ed una zona destinata alla riduzione del
ferro in localit Castelluccio. Inoltre altri giaci-
menti argentiferi pertinenti a Miranduolo sono
attestati dalle fonti scritte a Colle Beccaio nei
pressi di Cusa. Ad oggi lo scavo non ha rivelato
aree di lavorazione metallurgica; tali aspetti
restano quindi ancora poco noti.
La collina di Miranduolo: particolare dellarea sommitale
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Guida allo scavo di Miranduolo
Dal 2001 si sono succedute quattro campagne di
indagine che ad oggi hanno visto impegnati oltre
100 archeologi circa per un totale di 129 giorni
di lavoro (1040 ore).
Lo scavo, oggetto di datazioni sistematiche attra-
verso analisi al C14, sta interessando circa il 40%
della collina e si concentrato soprattutto sulla
zona del cassero, estendendosi negli ultimi due
anni allarea esterna.
E affiancato dallo studio del territorio circostante
sia dal punto di vista archeobotanico sia da quel-
lo paleopedologico.
Inoltre vede la sperimentazione di tecnologie
innovative come il rilievo attraverso scanner tridi-
mensionale e luscita in tempo reale delle indagi-
ni sul web.
La chiesa di San Galgano: interno (particolare del rilievo tramite laserscanner 3D)
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Guida allo scavo di Miranduolo
Con limmissione in tempo reale dei dati in rete
intendiamo mostrare al pubblico (sia degli
specialisti sia dei semplici appassionati) lintero
procedere dello scavo: dal lavoro quotidiano sul
cantiere alle riflessioni interpretative ed alle ipote-
si progressive, la loro discussione, conferma,
smentita o perfezionamento, sino alla documen-
tazione realizzata.
Luscita quotidiana al pubblico, e quindi lespo-
sizione continua, obbligano lintero team degli
archeologi verso unautocritica costante del pro-
prio lavoro e ad un aggiornamento puntuale delle
banche dati. Lesperienza dello scavo on line ha
riscosso un ampio successo come testimoniato
dalle statistiche di accesso; durante i mesi di
agosto e settembre 2002 e 2003 il sito ha avuto
circa 2500 accessi mensili a fronte di una media di
circa quattrocento visite registrate nei restanti
mesi dellanno.
Nel 2004 in occasione dellultima campagna le
visite sono state pi che triplicate raggiungendo
gli oltre 8000 contatti mensili.
Home Page del sito web sullo scavo di Miranduolo
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Guida allo scavo di Miranduolo
3 - Linsediamento prima del castello
Lo scavo sta rivelando una frequentazione
antecedente di almeno tre secoli la prima men-
zione nota del castello di Miranduolo. In cor-
rispondenza dei versanti settentrionali ed occi-
dentali dellarea sommitale, sono presenti
depositi di formazione altomedievale in buono
stato di giacitura, la cui successione mostra
lesistenza di un villaggio di capanne databile agli
inizi dellVIII secolo, oggetto di una serie di
trasformazioni nel tempo, culminanti con ledifi-
cazione del castello.
Se sono ancora da definire le fasi iniziali di stanzia-
mento sulla collina e comprendere la loro reale
estensione, sembra per chiarirsi nettamente la
natura dell'insediamento per il periodo carolin-
gio.
Intorno alla met del IX secolo gli spazi di som-
mit (successivamente destinati al cassero del
castello), furono riprogettati e decisamente
trasformati; venne dato avvio ad una imponente
opera di escavazione della roccia, realizzando
due profondi fossati dalla larghezza di circa 7 m
ed erigendo unestesa palizzata difensiva, in
alcuni punti doppia.
Vista zenitale dellarea sommitale: sulla sinistra uno dei fossati artificiali scavati nellalto medioevo e landamento
della palizzata (met IX secolo)
11
Guida allo scavo di Miranduolo
Linsediamento doveva ruotare intorno ad una
estesa capanna centrale con fasi continue di
restauro e rifacimenti, in parte obliterata dai resti
del palazzo in pietra di XII secolo.
Ad essa sono riferibili oltre 40 buche di palo,
aveva pianta probabilmente rettangolare, con
dimensioni in lunghezza di circa 8 m ed in
larghezza per ora individuate sino a 5 m, ed
riconoscibile chiaramente una navata. Questo
edificio era al centro di strutture di servizio, veni-
va affiancato a sud da una capanna circolare con
pavimento in assi di legno, nella quale si lavora-
vano corno ed osso.
A nord, in corrispondenza di un terrazzo roccio-
so artificiale, sorgevano due magazzini destinati
allaccumulo di prodotti agricoli e derrate alimen-
tari. Il primo, una capanna circolare con diametro
di circa 6 m, aveva una profonda fossa centrale
ad uso cantina. Il secondo, posto a circa 7,50 m
di distanza, corrispondeva ad una capanna a
pianta rettangolare, con tetto ad una falda forte-
mente inclinato.
Il pavimento era in assi di legno, coprente un pic-
colo vano seminterrato, con buche di grandi
dimensioni che fungevano da alloggio per conte-
nitori da conserva e da silos. Questo magazzino
ha restituito migliaia di reperti archeobotanici. Il
proseguio dello scavo chiarir la destinazione
duso degli spazi est della sommit.
Miranduolo, nella met del IX secolo, faceva
parte di una signoria fondiaria che promosse la
sua trasformazione in villaggio-azienda. Mostra
la presenza di una gerarchizzazione elementare,
articolata in una bipolarit fra signore e contadi-
Area sommitale: in primo piano visibile il tratto ovest della palizzata rappresentato dallallineamento continuo di
buche di palo (met IX secolo)
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Guida allo scavo di Miranduolo
Ricostruzione ipotetica delle due fasi di vita della grande capanna centrale (met IX-fine X secolo)
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Guida allo scavo di Miranduolo
Magazzino per derrate alimentari con cantina scavata al centro (met IX secolo)
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Guida allo scavo di Miranduolo
ni dipendenti, che venivano impiegati sia nelle
attivit rurali sia in opere decise dal signore stes-
so. La parte sommitale e fortificata deve essere
letta come una casa dominica di piccola esten-
sione ed essenzialmente luogo di residenza del
proprietario o di un suo agente e luogo di raccol-
ta. Si caratterizzava come una fattoria composta
da pochissime abitazioni, contornate da edifici
per l'accumulo di scorte alimentari. Le con-
siderevoli restituzioni archeobotaniche atte-
stano un'economia agricola tesa a impiegare
intensivamente tutto il territorio tramite campi in
corrispondenza delle superfici pianeggianti ai
piedi dellinsediamento seminati a cereali (grano
duro, segale, orzo) e legumi (favino e cicerchia),
coltivando vite, olivo, peschi e noci (probabil-
mente sulle pendici collinari), sfruttando le
risorse dei boschi (castagne e ghiande) e di
probabili piantumazioni nel loro insieme com-
poste da querce, castagni, carpini, eriche, aceri,
olmi, frassini e pioppi. Il ruolo dell'allevamento
non calcolabile essendo lo studio dei reperti
archeozoologici ancora in corso. Ma alcune indi-
cazioni lasciano intravedere come la casa domini-
ca controllasse anche la gestione degli animali;
nei magazzini, infatti, oltre alle derrate destinate
all'alimentazione della famiglia dominante, si
sono rinvenute ampie quantit di prodotti finaliz-
zati al sostentamento degli animali stessi.
Non stimabile, allo stato attuale della ricerca,
l'ammontare della popolazione. Se l'ipotesi sulla
presenza di edifici per l'intero mezzo ettaro del
rilievo trover conferma (molte strutture di
capanna stanno gi comparendo sugli spazi a
nord ovest del fossato ovest), si pu pensare ad
una notevole entit demografica. Al tempo stes-
so preciser l'articolazione del villaggio-azienda
in una casa dominica difesa e di piccole dimen-
sioni ed un massaricio molto esteso abitato dai
contadini.
Reperti rinvenuti nei livelli di met IX secolo (la pedina ed il corno provengono dalla capanna in cui si svolgevano
attivit artigianali)
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Guida allo scavo di Miranduolo
Sistema Informativo Territoriale dello scavo: particolare delle stratigrafie di met IX secolo
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Guida allo scavo di Miranduolo
4 - Il castello tra X e XI secolo
Con la met del X secolo larea sommitale sub
nuove trasformazioni che attestano il primo
incastellamento del poggio; vennero riprogettati
gli edifici e le fortificazioni, ma non sembra
allargarsi lo spazio occupato. La palizzata fu so-
stituita da un muro di cinta che ne ripercorreva
landamento e che sembra essere stato com-
posto di una base in pietra ed elevati in terra e
pali di legno. Dopo uniniziale continuit duso, il
grande edificio centrale fu ristrutturato; ebbe la
copertura rinnovata attraverso lastrine di calcare
e fu allargato di quasi 4 m.
Contemporaneamente allabbattimento delle
difese in legno ed alla loro sostituzione con una
nuova cortina difensiva, ebbe luogo anche una
risistemazione degli spazi interni. La capanna ret-
tangolare in armatura di pali destinta a magazzi-
no fu, per esempio, dismessa e sostituita con un
nuovo edificio che le si sovrappose.
Questa struttura aveva pianta quadrangolare,
tetto ad uno spiovente che si appoggiava alla
roccia e terminava sulla cinta con una forte incli-
nazione. Gli elevati laterali dovevano essere ad
intreccio rivestito dargilla, come provano gli
intonaci di capanna rinvenuti. Era dotata di un
focolare circolare sotto forma di una grande buca
delimitata da pezzame di pietra; gli alloggi per
grandi contenitori, gi in dotazione della capanna
precedentemente in vita, furono riutilizzati ed
aumentati di numero. Anche il magazzino ad
ovest fu sostituito da un nuovo edificio destinato
a conservare prodotti agricoli (cereali, legumi, uva
ed olive). L'edificio misurava circa 5,50 x 3 metri,
sul lato sud si appoggiava alla parete del terrazzo,
ed era anchesso pressoch contiguo alla cinta.
Questa struttura era delimitata da muri in terra
con zoccoli in pietra (riconoscibili seppur in pessi-
mo stato di conservazione). L'apertura probabil-
mente era posta sul lato est ed obliterata in
parte dalla scala in pietra di XIII secolo. Il tetto, ad
uno spiovente, fu realizzato in lastrine di calcare
scistoso.
Magazzino in corso di scavo (fine X secolo). Strato rosso: disfacimento muro di terra; lastrine: crollo del tetto; stra-
to nero: reperti archeobotanici
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Guida allo scavo di Miranduolo
Magazzino in corso di scavo; 1: tralci di vite; 2: cariossidi; fine X secolo
Resti di sacchi in cui si contenevano le cariosside (ingrandimento 4x); fine X secolo
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Guida allo scavo di Miranduolo
Nei versanti della collina, allesterno della zona
fortificata, sono state individuate una serie di
capanne riconducibili a due tipologie. Si tratta di
strutture a pianta ellittica, con armatura in pali e
copertura in materiali vegetali, e di strutture di
dimensioni inferiori e pianta rettangolare.
La successione osservata nelloccupazione della
collina, inserisce Miranduolo fra i casi di castelli
scavati in Toscana, la cui sequenza insediativa
mostra come dalla met del X secolo lincastella-
mento interess soprattutto realt insediative gi
esistenti, dei siti di successo ed aziende produt-
tive talvolta riconoscibili come curtes o come il
loro nucleo centrale.
Nel caso di Miranduolo, il cambiamento e i due
successivi rafforzamenti delle difese sembrano
indicare lacquisizione del villaggio fra i beni di un
esponente di quellaristocrazia terriera che pro-
prio dai primi decenni del X secolo si afferma
definitivamente, diviene destinataria privilegiata
di concessioni e territorializza le condizioni di
dipendenza personale dei contadini.
Area sommitale: ipotesi ricostruttiva del villaggio altomedievale (met IX secolo)
19
Guida allo scavo di Miranduolo
Area sommitale: ipotesi ricostruttiva della prima fase del castello (fine X secolo)
Tra fine X secolo ed XI secolo, il confine mate-
riale fra villaggio e castello a parer nostro
molto labile.
La presenza di fortificazioni, prima in legno e
poi in pietra e terra, attestano gi una strut-
tura tipo castrum della quale, a livello mentale
e forse istituzionale, non c ancora
percezione. Il castello non rappresentava anco-
ra l'entit principale di identificazione della
propriet; la curtis continuava a connotarsi
come un concetto forte e preponderante.
In questa fase iniziale del processo di territo-
rializzazione del potere fondiario, convivono
ancora nel castello le due anime del centro
aziendale e del centro amministrativo di un
intero distretto.
Il cambiamento, dal punto di vista topografico,
non sembra essere stato poi eccessivo: sia il
centro della curtis sia il successivo castello di
Miranduolo continuavano ad avere le stesse
dimensioni (750 mq.); al tempo stesso i versan-
ti della collina, che in et carolingia rappresen-
tavano larea del massaricio, andarono a
definirsi in et ottoniana come il borgo ester-
no alle mura.
20
Guida allo scavo di Miranduolo
Particolari del fossato ovest
Successione dei muri di cinta nellarea sommitale (evidenziato in rosso il muro di fine X secolo in corso di scavo). Il
muro pi antico taglia depositi di met IX secolo rappresentati da buche di palo
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Guida allo scavo di Miranduolo
5 - Il castello tra XI e XIII secolo
In coincidenza della prima attestazione nelle
carte darchivio, prova certa dellacquisizione di
Miranduolo nel patrimonio dei Gherardeschi,
linsediamento mostra alcune trasformazioni
ascrivibili tra la fine del X e gli inizi dellXI secolo.
Il Miranduolo citato nella carta del 1004 (MURA-
TORI, 1745, t. III, pp. 1067-1068), sembra essere
stato ancora un piccolo nucleo, che in parte si
rinnova ed in parte riutilizza strutture difensive di
origine altomedievale.
Occupava ancora gli spazi che in precedenza
erano difesi dalla palizzata e conservava la di-
stinzione fra la sommit della collina, demarcata
dalla presenza dei due fossati artificiali, e la parte
restante del poggio. Lo scavo evidenzia
comunque un primo cambiamento legato alla
presenza dei conti, che sembrano voler
imprimere subito un segno tangibile del loro
ruolo istituzionale e sociale, riconoscibile in due
significativi interventi edilizi.
Venne innalzata una nuova cinta muraria, riper-
correndo landamento di quella gi esistente e
usandone le rasature alla stregua di fondazione.
Inoltre il grande edificio centrale in materiali
misti, posto sulla sommit della collina, venne
sostituito da una vera e propria residenza signo-
rile in pietra, della quale rimane traccia nel lato
est del grande palazzo pi tardo.
Area sommitale: a sinistra visibile la cinta muraria; al centro le strutture del palazzo nella sua pi tarda ristruttura-
zione di XIII secolo
22
Guida allo scavo di Miranduolo
Il muro individuato (riutilizzato come fondazione)
apparteneva ad una struttura di notevoli dimen-
sioni, della quale non possiamo ancora fornire
una descrizione completa; le misure del tratto
superstite lasciano ipotizzare una pianta origina-
ria del tutto simile a quella rilevata nellultima
realizzazione della residenza ed un probabile
spazio occupato di 116 mq.
Si tratta di un primo ed imponente palazzo, forse
innalzato su almeno due piani; la cronologia di
fondazione molto anticipata rispetto ad altri
esempi toscani, datati dagli archeologi a partire
dalla met del XII secolo (fra i pi noti, Rocca di
Campiglia, Selvena, Castel di Pietra, Montemassi,
Montarrenti). Si tratterebbe quindi di una pre-
coce attestazione che, peraltro, rappresenta sino
ad oggi il caso pi antico registrato in Toscana.
La sua costruzione ed il suo dimensionamento
trovano una giustificazione nel ruolo rivestito da
Miranduolo in questi anni nella politica terri-
toriale dei Gherardeschi e nellessere una delle
loro residenze privilegiate.
Insieme ad altri centri (Serena, Sovioli, Frosini)
costituiva uno dei perni del dominio territoriale
della casata in Val di Merse ed in questottica
potrebbe spiegarsi la volont signorile di
impiantare strutture rappresentative del loro
potere: volont espressa anche dalla fondazione
dellabbazia allinterno del castello di Serena.
Al momento non sono stati individuati i resti e le
stratigrafie della chiesa intitolata a San Michele
attestata sino dalla donazione del 1004; la sua
presenza e la sua origine, che verificheremo nelle
prossime campagne di scavo, sembrano in
prospettiva da ricondurre ad una cappella privata,
constatate per questa fase le dimensioni ridotte
del castello e la sua natura: poco pi di una impo-
nente residenza fortificata.
Tra la fine dell'XI e gli inizi del XII secolo,
Miranduolo fu soggetto ad una nuova stagione
cantieristica, finalizzata soprattutto ad un miglio-
ramento qualitativo delle strutture in esso presen-
ti e ad un ampliamento dello spazio fortificato
sino ad inglobare il borgo.
Il circuito murario si svilupp ora a cingere labita-
to gi presente negli spazi esterni alla sommit,
raggiungendo unestensione di quasi mezzo
ettaro; del nuovo circuito non rimangono che
poche tracce poich venne distrutto nel conflitto
con il vescovo di Volterra e poi ricostruito successi-
vamente, ripercorrendone landamento.
Il fossato ovest venne chiuso allinterno delle mura
ma continuava a distinguere il borgo, sovrastato
da una grande platea antistante il palazzo.
Gli spazi sommitali rappresentavano ormai un
cassero.
Perimetrale est del palazzo signorile di XI secolo
23
Guida allo scavo di Miranduolo
Primo piano (lato sud) del cassero
24
Guida allo scavo di Miranduolo
Oltre allinnalzamento delle nuove mura, si
decise di ristrutturare il grande palazzo.
Le dimensioni rimasero simili (12,30 x 9,50 m), i
muri vennero ricostruiti pi larghi (1,70 m di
spessore), gli elevati raggiunsero unaltezza non
inferiore ai 7 m circa, come rivelano le monu-
mentali pareti crollate e conservate ancora in
situ per una lunghezza variabile fra i 5-6 m. I
piani dovevano essere tre, ciascuno dei quali
con uno spazio abitativo calcolabile in 60 mq
circa. Furono aperte due porte; la pi piccola
(con una luce di circa 1m) si affacciava, in
posizione dominante, sul terrazzo artificiale
nord; quella principale, sul lato ovest, dava
accesso ad unarea aperta in terra battuta, larga
circa 6,50 m.
Qui doveva esistere un passaggio verso gli spazi
ovest della collina, tipo ponte in legno gettato
al di l del fossato.
Ai piedi del palazzo, verso sud ed inserita nel
circuito murario, fu costruita una torre in pietra,
a pianta quadrata e dimensioni pari a 3,50 x 3,30
m. Sul lato opposto un edificio quadrangolare,
anchesso addossato alla cortina difensiva ed una
cisterna rettangolare coperta con volta a botte
completavano la nuova urbanistica del cassero.
Il castello raggiunse la sua massima estensione
evolvendo da residenza fortificata a villaggio for-
tificato.
La riprogettazione dellinsediamento attesta che,
nello spazio di un secolo circa, i Gherardeschi
avevano definitivamente consolidato il proprio
potere nella zona e testimonia come il processo
di territorializzazione della loro signoria fosse
ormai un fatto compiuto.
Il segno forte del passaggio dalla signoria fon-
diaria a quella territoriale si osserva cos nel
nuovo sviluppo urbanistico tra la fine dellXI e gli
inizi del XII secolo. In questa fase inoltre i
Gherardeschi rinforzarono le difese del castello
Cinta muraria di fine XII-inizi XIII secolo. Particolare del crollo nellarea del cassero
25
Guida allo scavo di Miranduolo
Area sommitale: ipotesi ricostruttiva del cantiere relativo alla ristrutturazione di XII secolo
26
Guida allo scavo di Miranduolo
nellottica di uno scontro che si faceva sempre
pi probabile con il vescovo volterrano, nuova-
mente attivo nella Val di Merse e sempre pi
minaccioso.
I conti, inserendosi in un trend riscontrato peral-
tro in tutta la Toscana dei secoli centrali del
medioevo, dettero quindi avvio ad una fase di
ristrutturazione del castello, per la quale dovet-
tero essere ingaggiate maestranze specializ-
zate. Le caratteristiche delle murature riscon-
trate nel palazzo e nella torre fanno pensare
infatti alloperato di un unico cantiere; in par-
ticolare luniformit della tecnica costruttiva e
laccuratezza della lavorazione del materiale
lapideo segnala limpiego di scalpellini.
Miranduolo, pochi decenni dopo, si trov, come
tutti i castelli gherardeschi in Val di Merse, al cen-
tro dello scontro con lepiscopio volterrano.
Dopo la guerra, combattuta fra 1125 e 1133 nella
quale riport gravi danneggiamenti, il castello fu
per alcuni decenni oggetto di un continuo
alternarsi di diritti fra il presule volterrano e gli
stessi conti, intenzionati fra laltro a mediare un
ingresso del Comune di Siena; Miranduolo sem-
bra comunque decadere e probabilmente
questa stessa incertezza non rendeva conve-
niente una sua riedificazione. Il lungo stato di
degrado viene ancora attestato da una carta del
1193 in cui il vescovo, perdente nella disputa sulla
legittimit dei diritti signorili sul complesso,
Area sommitale: ipotesi ricostruttiva del castello di XII secolo
27
Guida allo scavo di Miranduolo
autorizza i conti a ricostruire, qualora lo
vogliano (SCHNEIDER, 1911, n.364, pp.143-
144). Il castello aveva quindi subito un pesante
assedio, confermato anche dallindagine archeo-
logica. Le milizie volterrane distrussero sicura-
mente gran parte delle difese e dovettero aprirsi
la strada sino al cassero, abbattendone le mura e
danneggiando il palazzo; gran parte dei crolli
riempirono i due fossati artificiali. Non sembra
inoltre casuale la grande quantit di armi da tiro
(punte di freccia e di lancia) raccolte sullintera
estensione dellinsediamento, durante la ripulitu-
ra delle strutture dalla vegetazione del sotto-
bosco. Miranduolo vers in stato di degrado per
oltre sessantanni; solo nei primi anni del XIII
secolo, viene ricostruita la cinta castellana grazie
allimpiego di maestranze locali o degli abitanti
stessi; questo circuito rimane oggi visibile per
circa 60 m lungo il lato meridionale della collina
mentre probabilmente dilavato il tracciato set-
tentrionale.
Lattivit post bellica sembra fermarsi qui.
Il territorio legato al castello di Miranduolo (ipotesi ricostruttiva); XII-XIII secolo
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Guida allo scavo di Miranduolo
Area sommitale: ipotesi ricostruttiva dellassedio delle milizie del vescovo di Volterra agli inizi del XII secolo
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Guida allo scavo di Miranduolo
6 - Il castello tra met XIII ed inizi XIV secolo
E probabile che dopo liniziale tentativo di rivi-
talizzazione, i Gherardeschi abbiano abbando-
nato il progetto, segnando definitivamente la
decadenza del castello e la cessione progressiva
di sue parti a pi soggetti.
Circa cinquantanni dopo, nel 1257-1258,
vendevano alla famiglia Cantoni di Montieri
(gruppo emerso dallentourage dei conti stessi) i
propri diritti sul castellare di Miranduolo, con la
sua corte e distretto, borghi, case, piazze, casali-
ni, muri, fosse e carbonaie, dominio e giuridizioni
di villani, censuari, diritti dalbergarie e darmi
(ZOMBARDO c.s. n.5 1257 dicembre 29; n.6
1258 gennaio 24; n.8 -1258 febbraio 25); negli
anni successivi, altri possidenti cedono agli stessi
soggetti alcune terre inserite nella corte cas-
trense. Ai Cantoni si lega una nuova fase di rivi-
talizzazione di Miranduolo, che, nello spazio di
pochi anni, divenne oggetto di investimenti rile-
vanti. Un documento redatto il 24 febbraio 1264
testi moni a l a commi ssi one di i nterventi a
maestranze specializzate; sotto la loro guida,
un numero cospicuo di lavoratori raccolgono le
molte pietre ancora sparse per la collina, le
lavorano, costruiscono impalcature, tagliando
gli alberi cresciuti negli anni allinterno del castel-
lare (ZOMBARDO c.s. n.16 1264 febbraio 24).
Tali operazioni investirono in particolare larea del
palazzo. Ledificio venne scelto dai Cantoni per
affermare la propria ascesa sociale ed economica;
la loro volont fu quella di manifestare la
posizione elitaria raggiunta attraverso il restauro
e lappropriazione di uno degli status symbol del-
laristocrazia. Il palazzo venne cos sottoposto ad
unimpegnativa ristrutturazione che interess
soprattutto la facciata, gli interni e le infrastrut-
ture di servizio.
La parete principale vide lutilizzo di tecniche di
lavorazione della pietra raffinate e linserimento
di elementi architettonici di pregio; era carat-
terizzata da un grande portale ad arco ogivale e
la porta in legno, di grandi dimensioni, era
Scala di accesso allarea antistante il palazzo di seconda met XIII secolo
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Guida allo scavo di Miranduolo
Area sommitale: ipotesi ricostruttiva del cantiere relativo alla ristrutturazione di XIII secolo
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Guida allo scavo di Miranduolo
sostenuta da spessi cardini lunghi 40 cm circa.
Allesterno, sul lato nord della parete, un anello
in ferro serviva per attaccare il cavallo e nelle sue
vicinanze fu posto un grande orcio in pietra. I tre
piani videro lutilizzo di mattoni sia per le volte sia
per pareti con funzione di tramezzo; la diffusione
del laterizio in questa fase poteva legarsi all'in-
fluenza dei cistercensi di S.Galgano, che gi dal
primo ventennio del '200 iniziano a farne largo
uso.
Il tetto, a doppia falda, venne realizzato in lastrine
di calcare scistoso ed era dotato di un sistema di
gronde in pietra.
Sul lato posteriore del palazzo fu costruita una
latrina in pietra di calcare, di forma quadrata,
con unapertura di 50 x 50 cm; una parete
molto inclinata, terminava con una lastra posta
in obliquo per consentire il miglior deflusso dei
liquami verso una canaletta di scolo, lunga 9 m
e larga 80 cm, coperta da grandi lastre di arde-
sia poggianti su tre filari paralleli di pietre. Larea
aperta posta immediatamente ad ovest del fos-
sato che divide il cassero dal resto dellinsedia-
mento fu adibita ad attivit legate al cantiere, in
particolare per la produzione della calce. Sono
infatti emersi diversi indizi al riguardo. Nella parte
est dellarea un accumulo di pietre e pietrisco
interpretabile come materiale preparato apposi-
tamente per la cottura ma non utilizzato; lo
spazio contraddistinto da una forte concen-
trazione di calce; tre piccole calcare sono poi dis-
poste al centro dellarea ed a ridosso dellaccu-
mulo di pietre. Infine tre monconi di muri, in
stato di conservazione pessimo, sono inter-
pretabili come i resti di edifici pi antichi smantel-
lati per recuperare le pietre necessarie alla pro-
duzione di calce.
Lascesa dei Cantoni sembra breve; a partire dal
1276 venderanno nuovamente il castellare e le
propriet ad esso pertinenti alla famiglia
Broccardi (ZOMBARDO c.s. n.22 1276 giugno
4-15) e successivamente, nel 1336-1337,
Miranduolo passer alla comunit di Montieri
(ZOMBARDO c.s. n.31 1336 giugno 18). Dalla
met del XIV secolo, le fonti archeologiche
attestano labbandono del sito.
Particolare del crollo dei tramezzi e dei solai in laterizio interni al palazzo di XIII secolo
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Guida allo scavo di Miranduolo
Profili di materiali ceramici ad impasto grezzo rinvenuti nello scavo: 1 casseruola (VIII-X secolo); 2-4 olle (IX-X secolo); 5
olla (met IX secolo); 6 orciolo (seconda met X secolo)
1
2
3
4
5
6
33
Guida allo scavo di Miranduolo
1 brocca/anforaceo ad impasto selezionato (IX secolo); 2-4 boccali in maiolica arcaica (prima met XIV secolo)
34
1 2
3
4
Guida allo scavo di Miranduolo
Il progetto per la valorizzazione e apertura al
pubblico del castello di Miranduolo si concentra
in una prima fase su interventi conservativi e di
sistemazione delle aree archeologiche, ma dovr
essere proiettato strategicamente su scala territo-
riale e diventare loccasione per innestare un
nuovo polo di interesse allinterno del sistema di
percorsi archeologici che riconnettono il
complesso di emergenze storiche e archeo-
logiche comprese tra San Galgano, Chiusdino,
Miranduolo e lalto corso del fiume Merse.
Obiettivo primario nel programma di intervento,
sar quello dintegrare e sovrapporre il momento
della ricerca e di indagine archeologica a quello
altrettanto importante della fruizione e musealiz-
zazione del sito, tenendo conto della program-
mazione delle future campagne di scavo e delle
attivit archeologiche ad oggi in corso. La possi-
bilit di anticipare il momento della valoriz-
zazione e della fruizione quando ancora sono in
corso le indagini permette di trovare preziose
occasioni di incontro tra il pubblico e gli
archeologi che operano sul campo, garantendo
un alto livello di qualit nella comunicazione e
divulgazione degli indicatori e delle tracce pre-
senti sul sito, e di far capire esattamente ci che
precede la sintesi narrativa e il processo di
musealizzazione di un sito: la ricerca archeologi-
ca. Alcuni interventi conservativi di consolida-
mento e rallentamento delle strutture emerse
dalle ultime campagne di scavo, dovranno
frenare il degrado dei pi importanti paramenti
murari, specialmente se a ridosso dei percorsi di
visita, senza alterare o modificare la monumen-
talit e laspetto del rudere archeologico. Le
procedure conservative e di sistemazione del-
larea dovranno operare in pieno rispetto del-
lambiente in cui sono inserite, stabilendo un
nuovo equilibrio tra ambiente naturale e traccia
archeologica. Esattamente come lintervento
conservativo sulle strutture dovr tutelare laspet-
to e loriginalit degli indicatori, le modifiche e gli
interventi sul sistema botanico, non devono
alterare in modo irreversibile il carattere e il pre-
gio ambientale del sito. Al degrado indotto da
piante infestanti sulle superfici murarie e sulle
aree archeologiche, si dovr far fronte non attra-
verso irreversibili soluzioni chimiche diserbanti,
ma programmando campagne di diserbo ed
estirpazione meccanica e manuale. Riuscire a
tutelare complessivamente il sito archeologico e
richiamare lattenzione su aspetti e caratteri
ambientali specifici, risulta importante per com-
pletare i contenuti didattici presenti nei percorsi
di visita, soprattutto in un sito come quello del
castello di Miranduolo in cui la ricerca
archeobotanica riuscita in modo straordinaria-
mente efficace a ricostruire.
Il concetto su cui si sviluppato il piano per la
fruizione e dei percorsi di visita stato quello di
considerare il nucleo centrale dove fino ad esso si
sono concentrate le indagini archeologiche,
come un centro assoluto, accerchiandolo con un
percorso che ci permette di visitare e osservare le
strutture da ogni punto di vista da trecentoses-
santa gradi.
La visita del sito circonda il nucleo pi antico del-
linsediamento senza addentrarsi al suo interno
come se il rudere fosse conservato al centro di
una grande sala espositiva; la stessa confor-
mazione delle strutture arroccate e circondate da
quattro fossati di cui due artificiali, si adatta ad
una fruizione di questo tipo per coglierne da una
distanza opportuna la successione diacronica di
sviluppo e la complessiva monumentalit.
Svelare progressivamente e da differenti punti di
vista il sito che rimane al centro del percorso di
visita ci permette di individuare soste e
postazioni, da ognuna delle quali si possono rac-
contare differenti caratteri o particolari strutture
a seconda della posizione in cui ci troviamo. In
corrispondenza di questi scorci panoramici saran-
no predisposti pannelli illustrati per descrivere,
attraverso ricostruzioni e immagini, le principali
emergenze archeologiche che si trovano in quel
tratto di visita. Se lungo il percorso la scala
descrittiva quella ridotta al dettaglio delle sin-
gole strutture, nella grande platea posta davanti
35
7 - Prime idee per la musealizzazione del
castello di Miranduolo
Guida allo scavo di Miranduolo
allingresso del castello, allinizio del percorso, si
prevede una sequenza di tavole ricostruttive che
illustrano lo sviluppo diacronico di tutto linsedia-
mento fotografando le diverse fasi di sviluppo
del sito, riprese sempre da uno stesso punto di
vista in modo da rendere immediato il confronto
tra una ricostruzione, quella precedente e la suc-
cessiva. Il quadro complessivo delle principali fasi
insediative potr facilitare la comprensione dei
pannelli distribuiti lungo il percorso che segue.
Un terzo tipo di pannelli sono quelli che verran-
no posizionati alla quota pi alta del percorso cir-
colare di visita, da cui, operando opportuni tagli
della vegetazione che circonda le mura del
castello, si traguardano i principali centri insedia-
tivi dei paesaggi medievali del territorio di
Chiusdino, per ancorare Miranduolo alla trama
dei principali castelli e al sistema di valorizzazione
complessivo dellalta Val di Merse.
La posizione dei supporti didattici lungo i percor-
si, la redazione dei testi, la sceneggiatura e le
fughe prospettiche delle tavole ricostruttive,
sono definite presupponendo che limpatto
comunicativo deve provenire dalla monumen-
talit oggettiva del rudere e che tutti le strutture
e i formati di comunicazione rappresentano il
medium tra visitatori e la materialit della storia.
La posa in opera dei supporti dei pannelli, realiz-
zati in lamiera metallica, prevede soluzioni che
non aggrediscono la stratigrafia con plinti e fon-
dazioni invasive, bloccandoli a terra attraverso un
sistema di zavorra ottenuto con materiali recu-
perati dallo scavo tipo grandi conci di pietra e
rendendo minimo il loro impatto visivo.
I percorsi di visita saranno progettati e realizzati
per non alterare assolutamente la stratigrafia e il
deposito archeologico, in accordo e sotto il diret-
to controllo di un archeologo specializzato in
grado di valutare la potenzialit e leffettivo
rischio archeologico.
Particolare delle proposte per percorsi di visita sullo scavo: in blu la diacronia dellinsediamento; in verde il teritorio; in
giallo le principali strutture
36
Fonti inedite
Archivio di Stato di Siena, Diplomatico, Comune di Montieri
Fonti edite
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