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Mercoled 05 Marzo 2014 12:26

Chi di societ civile ferisce... In primo piano


Il dibattito attorno alla lista Tsipras ci appassiona cos poco che non riteniamo neppure urgente una sua critica. Del resto, se negli ultimi anni tutte le operazioni di questo tipo sono finite male, perch questa dovrebbe andare in modo diverso? A interessarci maggiormente, criticamente appunto, sono alcuni atteggiamenti, punti di vista e pratiche che in questo dibattito emergono con chiarezza e che permeano soggetti e ambiti di movimento, termine che qui usiamo nel senso pi estensivo, per indicare cio tutti coloro che fanno politica o teoria politica al di fuori di partiti e istituzioni (o almeno, cos dicono). Abbiamo infatti davvero poco o nulla da polemizzare co n i rimasugli della sinistra radicale. Istituzioni come i partiti sopravvivono ben al di l delle loro ragioni storiche e politiche per motivi banali e molto concreti: per schiere di burocrati, funzionari e onesti stipendiati diventa una rispettabile questione salariale. Equivale grosso modo a difendere lazienda che sta per chiudere, non perch si creda nellazienda, ma perch la sua chiusura significa disoccupazione. Capiamo bene, quindi, che per tali figure prendere uno 0,qualcosa in pi o in meno sia questione di soldi per mandare avanti la baracca o riempire la pancia. Insomma, bisogna pur campare, e se forse mettessero le cose in questo modo porterebbe a casa perfino qualche voto in pi, se non altro per una sorta di pietas nella crisi. Se invece guardiamo allinterno del movimento, tra coloro che si schierano con questo ennesimo tentativo di rianimare il cadavere della sinistra (balbettando, attraverso complicati giri di parole, in modo imbarazzato), vediamo allopera due tipi di retoriche e motivazioni prevalenti. Una la logica da utenti, laltra del purch se magna. Il primo copione recita pi o meno cos: vero, questo tentativo elettorale ha mille limiti, probabilmente finir male, in ogni caso cambier poco o nulla, ma tanto il mercato dei conflitti non offre niente di pi interessante da fare. Tralasciamo che ci sarebbe molto da obiettare sullaffermazione: tra No Tav e lavoratori della logistica, occupazioni di case e il processo del #19o, di lotte ce ne sono eccome, per quanto con le difficolt che tutti abbiamo ben presenti. Ma il problema alla radice la logica che permea questo modo di ragionare: siccome non ci sono grandi film in giro, tanto vale vederne uno mediocre. Il punto se ci si immagina come semplici spettatori dello spettacolo politico, in linea con le dinamiche di aziendalizzazione che hanno investito lintero quadro sociale e con una sorta di facebookizzazione dellattivismo, oppure come militanti protagonisti in grado di distruggere il palcoscenico e prendere in mano l a regia di una nuova storia. Come non ci siamo mai stancati di ripetere, sono anzi proprio queste le fasi in cui c pi lavoro politico da fare, per scommettere e anticipare, seminare e radicare. Per tutto il resto, al contrario, c la Mastercard dei consumatori della politica, quelli che arrivano dopo e vivono di erudite chiose al bar del teatro. La seconda logica, quella del purch se magna, riproduce le miserie delle baracche di sinistra, con lobiettivo di racimolare soldini per la propria piccola struttura o un po di fama come matre penser internazionali. Per qui perfino la pietas resa davvero difficile dallipocrisia con cui la manovra si presenta. Concretamente ci si schiera nel sottobosco della lista, oppure si spiegano i motivi per cui importante sostenerla, salvo poi affermare che comunque lo si dice in via teorica e in modo disinteressato: ce lo chiede laltra Europa! Cos, se le cose vanno male ci spiegheranno con raffinate argomentazioni perch lavevano detto e si rispolverano retor iche battagliere (fino alla prossima tornata elettorale, ovviamente); nellimprobabile eventualit che vadano bene, sono loro i veri artefici della vittoria. Nel primo caso, si possono tirare le pietre al carrozzone; nel secondo, si salta sopra fingendo di esserne sempre stati alla guida. Sia chiaro, il problema principale non qui solo quello della rappresentanza: ci sono situazioni in cui le lotte, se sono forti e radicate, possono pragmaticamente utilizzare perfino quel livello, che appartiene comunque al nemico, cos come possono utilizzare tante altre cose. Il problema centrale per noi quello del punto di vista. Se ci si pone cio nella prospettiva di creare conflitti e favorire dinamiche di ricomposizione, oppure si sceglie sul mercato quello che pi

utile per s e per la propria baracchetta. Il punto non infatti che la lista Tsipras ostacoli la costruzione di processi di lotta (anche volendo, non sarebbe in grado!); il punto invece che a ostacolare la costruzione di processi di lotta sono le logiche e le pratiche di chi ciclicamente si butta nel calderone elettorale, sperando di cavarne fuori qualche spicciolo o un po di riconoscimento politico leggi: della politica istituzionale. Non un caso che questa ennesima operazione elettorale si rivolga a una composizione vecchia, un popolo di sinistra sempre pi ristretto, triste e depresso, che ha ormai introiettato in modo definitivo la sconfitta ed rancoroso verso chiunque gli faccia presente che le lotte si possono costruire e si possono addirittura vincere. In tanti (ceti politici e intellettuali) si rivolgono a pochi (soggetti potenzialmente conflittuali). Secondo noi oggi serve esattamente il contrario: non numeri apparentemente larghi con una vocazione minoritaria, ma numeri apparentemente ristretti con una vocazione maggioritaria. Serve produrre soggettivit che si ponga il problema della generalizzazione, della ricomposizione e della rottura, non bruciare soggettivit nel disperato inseguimento della sopravvivenza individuale o di piccolo gruppo. E poi, en passant, chiss cosa gli utenti di questa noiosa fiction ne pensano delle vicende degli ultimi giorni, con vecchi commissari Montalbano che vogliono arrestare improbabili recidivi in disarmo. Che dire? Chi di societ civile ferisce, di societ civile rischia di perire...

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