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Lettere sull'educazione estetica

dell'umanit (1795) - Sulla poesia ingenua e


sentimentale (1795)
Schiller Friedrich

Pubblicato: 2011
Categoria(e):
Tag(s): "Educazione e cultura tedesca"

La societ e la cultura moderna presentano i tratti della lacerazione e della contrapposizione fra
attitudini, fra facolt
Nella LETTERA SESTA.Schiller descrive i caratteri della societ borghese moderna. In questa societ ci che trionfa la
mentalit UTILITARISTICA, quella mentalit sviluppatasi a seguito del trionfo del capitalismo. Lindividuo moderno un individuo cresciuto in un clima culturale che ha visto svilupparsi
le scienze, la ricerca scientifica, la divisione del lavoro intellettuale e non, la separazione in classi sociali diverse. Il trionfo
della scienza significa anche trionfo della mentalit analitica,
quella legata allintelletto che tende a distinguere e separare,
classificare, ordinare e organizzare. Le stesse facolt umane si
sono separate fra loro, ognuna divenuta padrona nel proprio
campo; in forza del principio della divisione del lavoro, anche le professioni intellettuali si sono specializzate: Per sviluppare le molteplici attitudini delluomo, non cera altro mezzo
che contrapporle le une alle altre (130) Tuttavia, riconosce
Schiller, questo fatto ha portato la specie umana in generale ad
avanzare sulla via del progresso; solo che ci che stato sacrificato in questa direzione stato proprio lindividuo, costretto
a sacrificare o ad annullare, in nome di qualcuna delle facolt,
tutte le altre e, dunque, la sua vera identit: Come certo che
gli individui umani, presi insieme, con la forza visiva che la natura d loro, mai sarebbero giunti a scorgere un satellite di
Giove che il telescopio permette allastronomo di scoprire, cos
altrettanto certo che lumana facolt di pensare mai avrebbe
intrapreso unanalisi dellinfinito o una CRITICA DELLA
RAGION PURA se in singoli soggetti a questo compito addetti
la ragione non si fosse isolata, quasi svincolata da ogni materia
e, attraverso la pi rigida astrazione, non avesse armato il loro
sguardo affinch lo volgessero nellinfinito (131) Se una parte
dellumanit, quella occidentale, crede di essere progredita,
raggiungendo, cos, il fine mondiale, gli individui vedono in
tutto questo una sorta di maledizione e, per questo, soffrono:
Attraverso esercizi ginnici si formano, certo, corpi atletici, ma
unicamente con il libero ed armonico gioco delle membra si ha
la bellezza. Allo stesso modo pu, la tensione delle singole

forze spirituali produrre uomini straordinari, ma solo larmonica temperanza di tutte pu produrre uomini felici e perfetti ()
Ma pu luomo essere destinato a trascurare, per un fine qualsiasi, se stesso? () Il perfezionamento delle singole forze deve
rendere necessario il sacrificio della loro totalit? (131)

La cultura occidentale ha abusato della ragione


contrapponendola ai sensi, allimmaginazione e
alla fantasia
La pi evidente contrapposizione del nostro tempo, scrive
Schiller quella fra ARTE e SCIENZA. Certo, la tendenza comincia molto tempo fa, ma solo approssimandosi al nostro tempo essa divenuta lacerante e conflittuale. Dire arte e scienza come dire sensibilit, immaginazione e intelletto e ragione, facolt che, ai nostri giorni, si contrappongono fra loro.
Poich la tendenza della cultura occidentale stata una tendenza RAZIONALISTICA, essa ha ampliato enormemente i poteri dellintelletto, una facolt che, per sua natura, separa ed
analizza. Se si vuole conoscere pi a fondo ed allargare lo spettro delle esperienze, occorre creare un pensiero pi preciso;
in tal modo lo stesso intelletto si divise in speculativo, da una
parte, ed intuitivo dallaltro. Cos, nella vita pratica ed economica, si assistito a fenomeni analoghi, tutto dipendendo dalla
esigenza di specializzare le attitudini per potenziarne lefficacia produttiva: La comunit prende lufficio come misura
delluomo, in uno dei suoi cittadini onora solo la memoria; in
un altro lintelletto tabellare; in un altro unicamente labilit
meccanica () (128) In particolare il predominio della facolt
analitica deve privare la fantasia della sua forza () Il pensatore astratto ha, molto spesso, un cuore freddo per il fatto che
analizza le impressioni che invece commuovono lanimo unicamente come un tutto; luomo pratico ha, molto spesso, un cuore angusto per il fatto che la sua capacit di immaginazione,
chiusa nella cerchia uniforme della sua attivit professionale,
non pu allargarsi ad altri modi di rappresentazione (129)

Listinto sensibile e listinto formale: una opposizione che annienta la unit della natura umana?
Riprendendo prospettive gnoseologiche ed etiche kantiane,
Schiller, nella LETTERA 12, ricorda la duplice azione operata
dalla attivit sensibile (definita ISTINTO SENSIBILE) e da
quella intelligibile (definita ISTINTO FORMALE): Il sentimento pu semplicemente dire Ci vero per questo soggetto ed
in questo momento- e pu venire un altro momento, un altro
soggetto che revoca lasserzione della sensazione attuale. Ma
quando il pensiero per una volta afferma Questo decide
per sempre ed in eterno e la validit della sua affermazione
garantita dalla stessa personalit la quale sfida ogni mutamento. Linclinazione pu semplicemente dire Questo buono per
il tuo individuo e per il tuo bisogno attuale- ma il mutamento
trasciner con s il tuo individuo ed il tuo bisogno attuale e ci
che ora ardentemente desideri, un giorno diverr oggetto della
tua avversione. Se, al contrario, il sentimento morale dice
Questo deve essere- decide per sempre ed in eterno, se tu riconosci la verit, poich verit e pratichi la giustizia, perch
giustizia; allora hai fatto di un caso singolo, una legge per
tutti i casi, hai trattato un momento della tua vita come una
eternit () Noi non siamo pi individui, ma specie; il giudizio
di tutti gli spiriti pronunciato dal nostro, la scelta di tutti i
cuori rappresentata dalla nostra azione (157-158) Il problema che Schiller intende affrontare nelle lettere successive
proprio quello di questa che sembra una originaria e radicale
opposizione capace di annientare lunit della natura umana.

Una apparente conflittualit che leducazione deve risolvere


Le tendenze dei 2 istinti, dice Schiller, sembrano davvero essere in conflitto, ma questo conflitto avviene nei riguardi di oggetti diversi: la sensibilit non tende a forzare la ragione, n la
ragione tende a forzare la sensibilit: Essi non sono contrapposti lun laltro per natura; se tali appaiono, lo sono diventati
unicamente per una libera trasgressione della natura, per il
fatto che fraintendono se stessi e confondono le loro sfere ()
Come necessario, quindi, che il sentimento non decida nulla
nel dominio della ragione, cos non meno necessario che la
ragione non pretenda di determinare nulla nel dominio del sentimento. Gi assegnando ad ognuno dei due un proprio dominio, se ne esclude un altro e si pone a ciascuno un limite il quale non altrimenti che a danno dellaltro pu essere scavalcato
(159-160). Riferendosi di nuovo a Kant, Schiller sostiene che
nella filosofia kantiana questa contrapposizione non nella intenzione del filosofo. Certo, la subordinazione del sensibile
allintelligibile un rischio che corre qualsiasi filosofia che si
proponga come obiettivo quello di liberare la forma del contenuto e di mantenere il necessario puro da ogni contingente; in
casi del genere ci si abitua molto facilmente a pensare il materiale unicamente come ostacolo e a rappresentare la sensibilit, proprio per il fatto che di ostacolo in questa operazione,
come in conflitto necessario con la ragione. Una rappresentazione del genere non in nessun modo nello spirito della filosofia kantiana, ma potrebbe stare molto bene nella sua lettera
(160) E a questo punto che occorre sviluppare un duplice
PROCESSO EDUCATIVO: uno finalizzato alleducazione del
sentimento; laltro finalizzato alleducazione della ragione:
Compito della CULTURA assicurare i propri confini dei 2
istinti, essa deve sostenere lstinto razionale contro quello sensibile e questo ultimo contro il primo. La sua funzione duplice. Primo, preservare la sensibilit contro gli attacchi della libert; secondo, assicurare la personalit contro la forza delle
sensazioni. Il primo fine lo ottiene attraverso leducazione della
facolt del sentimento, il secondo attraverso leducazione della
facolt della ragione (160) Educare vuol dire sviluppare

queste due facolt, la prima per cogliere quanti pi fatti e fenomeni possibile; la seconda per meglio comprendere ci lega
questi fenomeni fra loro. Il rischio che occorre evitare proprio quello di rendere preponderante o luno o laltro di questi
due istinti.

La reciproca azione dei due istinti


Un compito infinito giudica questa attivit di soddisfacimento
reciproco dei due istinti. Una completa intuizione della propria
umanit possibile solo vivendo contemporaneamente questi
due istinti e non uno contro llatro o uno dopo laltro: Lidea
della sua umanit , di conseguenza, un infinito cui, nel corso
del tempo, sempre pi egli potr avvicinarsi senza, tuttavia,
mai raggiungerlo (166). Si tratta del momento pi fichtiano
della riflessione di Schiller (come dice il curatore dellopera
nella edizione italiana, Antimo Negri). Linfinito che si pu raggiungere nella totalit del tempo o che non si raggiunger mai,
finisce con laccennare ad un ideale che non coincide mai con il
reale. Vicino a Fichte, schiller anche vicino a Kant (Negri,
nota 4, p. 169)

Due esempi del predominio della ragione sui


sensi
Schiller cita due esempi del predominio della ragione sui sensi
e sugli effetti negativi che tutto ci produce. Il primo esempio
quello riguardante lattitudine a voler imporre alla natura determinati principi esplicativi senza aver esaminato con la dovuta attenzione tutti i fenomeni che la riguardano. Potrebbe accadere, allora, che un bel giorno qualcuno, molto pi attento
alluso dei sensi e della ricettivit metta in evidenza tutta una
serie di fenomeni che noi, con la nostra prevenzione, abbiamo
trascurato. Il secondo relativo allattivit morale: sarebbe
errato fare uso dellideale della perfezione quando, nel giudizio sugli altri uomini e nei casi in cui si deve agire lo si prenda
a fondamento in tutta la sua severit; nel primo caso si sarebbe
portati al fanatismo, nel secondo alla durezza e alla freddezza.
(163)

La condizione umana nella societ illuministicoborghese. Educare per fondare lo stato estetico
Anche in questa opera Schiller mette in evidenza quali sarebbero le caratteristiche culturali e socio-politiche del suo tempo:
Ora domina il bisogno che piega lumanit decaduta sotto il
suo giogo tirannico. Il grande idolo del tempo lUTILE e ad
esso devono servire tutte le forze e tutti i talenti devono prestare ossequio. Su questa rozza bilancia il merito spirituale
dellarte non ha nessun peso e, privata da ogni eccitamento,
scompare dal CHIASSOSO MERCATO DEL SECOLO. Lo stesso
spirito della ricerca filosofica strappa alla capacit di
IMMAGINAZIONE una provincia dopo laltra ed i confini
dellarte tanto pi si restringono quanto pi la scienza allarga i
suoi (109-110). Laltra caratteristica del nostro tempo, scrive
S., limportanza assunta dalla politica e dal problema della libert (siamo a pochi anni di distanza dalla rivoluzione francese). E pu apparire strano che, rispetto a questi caratteri dominanti, ci sia un autore che, invece, mette al centro dellattenzione il problema dellarte. Il fatto , conclude S., che per risolvere quel problema politico, si deve procedere attraverso il
problema estetico, poich unicamente attraverso la bellezza
che si perviene alla libert (111). Come dire che arte e politica sono legate. Cosa significa questo? Significa che, per superare la condizione moderna, politicamente e culturalmente infelice, occorre dar vita ad una nuova forma di sistema, sociale
e politico, un terzo stato, caratterizzato dalla
ORGANIZZAZIONE, cio dalla idea che le parti (individui) sono armonizzate con lidea del tutto (stato) (119) si tratta, insomma, di costruire una societ in cui lindividuo non sia n
selvaggio (wilder) n barbaro (barbar). Evitare, cio, da un lato
che la libert assoluta dei sentimenti renda lindividuo un selvaggio; dallaltra, che il soffocamento dei sentimenti lo trasformi in barbaro. La storia recente, continua Schiller, ci mostra
solo esiti fallimentari: nel tentativo di trascinare lumanit dallo stato di natura a quello civile, ci che davanti a noi o il
ritorno allo stato selvaggio o il completo abbandono: i due
estremi della caduta umana e tutti e due uniti in una stessa
epoca. Nelle classi inferiori e pi numerose si presentano

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istinti rozzi e senza legge che, sciolto ogni vincolo dellordine


civile, si scatenano e con furore indomabile corrono alla loro
animalesca soddisfazione () da unaltra parte le classi colte ci
offrono uno spettacolo ancora pi odioso del rilassamento e
della depravazione del carattere che indigna ancora di pi in
quanto la causa ne la stessa cultura () Dal figlio della natura, quando eccede, esce il pazzo furioso; dalla creatura della
cultura, un miserabile. Lilluminismo intellettuale, di cui le
classi raffinate si vantano, mostra uno scarsissimo influsso nobilitante sui sentimenti () In mezzo alla pi raffinata socievolezza legoismo ha fondato il suo sistema e, senza ricavare da
essa un cuore socievole, noi sperimentiamo tutti i contagi e tutti i tormenti della societ () Una superba autosoddisfazione
chiude il cuore delluomo civile, mentre nel rozzo uomo di natura esso batte per simpatia e, come da una citt in fiamme,
ciascuno cerca soltanto di salvare la sua misera propriet dalla
devastazione () la cultura, ben lontana dal metterci in libert,
sviluppa con ogni forza, che essa in noi forma, unicamente un
nuovo bisogno (122-123). E il ritratto di unepoca che Schiller
approfondisce nella Lettera sesta, come gi detto. Ma riportiamo ancora un passo da questa lettera che ricorda lantitesi
fra moderni ed antichi sostenuta nello scritto Sulla poesia ingenua e sentimentale: E fu la stessa cultura che produsse
questa piaga nellumanit moderna. Appena, da una parte,
lesperienza pi vasta ed il pensiero pi preciso resero necessaria una pi netta divisione delle scienze, dallaltra parte il pi
complicato congegno degli stati rese necessaria una pi rigorosa separazione delle classi e delle occupazioni, si spezz anche
lintimo legame della natura umana ed un pi rigoroso conflitto
divise le sue forze armoniche () Allora si staccarono luno
dallaltro lo stato e la chiesa, le leggi e i costumi; la GIOIA FU
SEPARATA DAL LAVORO, il mezzo dal fine, lo sforzo dal compenso. Eternamente legato solo ad un piccolo frammento del
tutto, lo stesso uomo si forma solo come un frammento e, sempre avendo nellorecchio IL RUMORE MONOTONO DELLA
RUOTA CHE GIRA, non sviluppa mai larmonia del suo essere
e, invece che esprimere nella sua natura lumanit, diventa solo una copia della sua occupazione, della sua scienza (127) Il
trionfo dellilluminismo non ha avuto esiti positivi, dunque:
Da dove viene questo ancor cos generale dominio dei

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pregiudizi e questo oscuramento delle menti, nonostante tutta


la luce che la filosofia e lesperienza hanno portato? La nostra
epoca ILLUMINATA, cio sono state scoperte e pubblicamente diffuse le conoscenze che basterebbero per lo meno a correggere i nostri principi pratici. Lo spirito della libera ricerca
ha disperso le false concezioni che per lungo tempo impedirono laccesso alla verit ed ha minato la base sulla quale il fanatismo e linganno costruirono il loro trono. La ragione si purificata dalle illusioni dei sensi e la stessa filosofia che dapprima
ce ne fece allontanare, a gran voce e in modo insistente, ci richiama verso di essa. Da cosa dipende, allora, che noi siamo
ancora sempre dei barbari? (138) I risultati della cultura illuministica non bastano. Anzi, essi vanno decisamente modificati
attraverso l EDUCAZIONE della capacit di sentire (139)

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Il compito dellarte e lidealismo neoclassicistico


di Schiller
Se la societ moderna quella che si descritta e la sua costituzione politica definita barbara e corrotta, come provare a
modificare questo stato di cose? Qui entra in scena lARTE che,
secondo Schiller, lo strumento non fornito dallo stato capace di nobilitare il carattere e scoprire fonti che restino pure
ed intatte da ogni corruzione politica (140). Le fonti possono
essere individuate nei suoi immortali modelli. Cosa pu fare,
dunque, lartista? 1) pur essendo figlio del suo tempo, lartista
non deve, intanto, IMITARE il proprio tempo; anzi, egli deve
disprezzare il giudizio del suo secolo, rifiutare le sue parole
dordine (felicit, bisogno) per ispirarsi a valori pi alti, come
la dignit e la legge; 2) prendendo spunto da et migliori rispetto a quella presente, MODIFICARE quest ultima per darle
una forma stabile e sicura nel tempo, rendendola, cos, capace
di resistere ad ogni cambiamento storico (come esempio S. fa
riferimento ai MONUMENTI e alle opere architettoniche: I
templi restavano sacri allocchio quando, da molto tempo, gli
dei erano divenuti oggetto di scherno, 141); 3) lartista ha il
compito di CUSTODIRE stabilmente nel tempo i valori delle
EPOCHE CLASSICHE in modo che la verit viva ancora nellillusione per far s che dalla copia sar ricostruito loriginale,
141; 4) infine larte pu svolgere efficacemente la sua funzione
proprio solo in tempi di decadenza morale e politica. In tal modo la bellezza fonda il suo dominio unicamente sulle rovine
delle virt eroiche, 148; 5) larte una attivit simile al
GIOCO in quanto deve sottrarsi alla duplice azione costrittiva
dei due istinti (materiale e formale) i quali, nella loro azione,
sono entrambi SERI perch esigenti e rigorosi nei loro sforzi
conflittuali di assoggettare lindividuo, ognuno, alle proprie
leggi. Ed ancora una volta ritroveremmo nei greci questo spirito giocoso, una cultura che aveva individuato un FELICE
PUNTO INTERMEDIO fra i due istinti felicemente realizzato
nello STATO DIVINO proprio della loro religione (I greci fecero gli dei eternamente contenti liberi dalle catene di ogni scopo, di ogni dovere, di ogni preoccupazione e fecero dell OZIO
e della INDIFFERENZA linvidiata sorte dello STATO DIVINO.

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Un nome, questo, semplicemente pi umano, dellessere pi libero e SUBLIME (172). Qui Schiller evoca il sentimento del
SUBLIME che quel sentimento che larte neoclassica deve
suscitare come nellesempio della contemplazione della
GIUNONE LUDOVISI: Sorge quella mirabile commozione
per la quale lintelletto non ha alcun concetto e la lingua alcun
nome (175); 6) come detto al punto 3 questo STATO DIVINO,
che larte deve generare, RESTA UNA IDEA che dalla realt
non pu mai essere raggiunto. Si tratta di uno sforzo (nel senso di Kant e Fichte) che deve essere fatto, un COMPITO
INFINITO a cui, nel corso del tempo, ci si potr avvicinare
senza, tuttavia, mai raggiungerlo (166).

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Nota sulla Giunone Ludovisi


Nota in passato come Era o Juno, la testa femminile "grande
per tre volte il naturale", interpretata da Winckelmann come
immagine divina di Hera, originale greco caposaldo della storia
dell'arte antica, fece parte del primo nucleo della collezione
Boncompagni Ludovisi e, gi dalla prima met del Seicento,
era considerata una delle sculture pi belle della collezione,
colpendo soprattutto l'immaginazione di artisti tedeschi quali
Goethe e Schiller. Famosi sono i versi che le dedic Goethe nel
suo soggiorno romano, esprimendo la sua ammirazione per la
sua "Giunone adorata", tanto da farne fare una copia in gesso
per il suo appartamento a Roma, in via del Corso; un'altra copia in gesso, dono pubblico del 1823, orna la sua casa a Weimar, nella camera da musica, detta camera di Giunone.
Fu proprio la critica tedesca che determin la fortuna di questa
scultura come caposaldo dell'arte antica e simbolo del senso
dell'antico.
Friedrich Schiller, nelle sue pagine sull'educazione estetica,
scrive:
Non grazia n dignit ci che ci parla dello splendido volto di
una Giunone Ludovisi; non n l'una n l'altra cosa, perch
contemporaneamente entrambe. Mentre la divinit femminile reclama la nostra adorazione, la femmina simile a Dio accende il nostro amore; eppure mentre ci abbandoniamo rapiti
alla soavit celeste, la celeste autosufficienza ci respinge. Tutta
la figura riposa e sta in se stessa, una creazione completamente chiusa, come fosse al di l dello spazio, senza disposizione a
cedere o resistenza; l non vi forza che lotti con le forze, non
vi alcun punto debole da dove possa irrompere la temporalit.
Irresistibilmente afferrati e attratti da una parte, tenuti a distanza dall'altra, ci troviamo allo stesso tempo nella massima
quiete e nel massimo movimento, e nasce quella meravigliosa
commozione per la quale l'intelletto non ha un concetto e la lingua non ha un nome
(F. Schiller, L'educazione estetica dell'uomo, lettera XV, Milano
1998 pag. 141)
Museo nazionale romano in Palazzo Altemps

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Palazzo Altemps, considerato tra i pi importanti palazzi


della Roma rinascimentale, situato al centro della citt
tra piazza Navona ed il Tevere, sede del Museo Nazionale Romano ed ospita le collezioni storiche di scultura
antica pervenute in propriet dello Stato: le collezioni
Boncompagni Ludovisi, Altemps, del Drago, Mattei,
Brancaccio e la raccolta egizia.

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Herbert Marcuse: a) Kant


Nella seconda parte del suo testo (Al di l del principio di realt) Marcuse affronta il tema della dimensione estetica. Nel capitolo 9 (La dimensione estetica) lautore ricostruisce la storia
delle discussioni filosofiche su questo tema. Il primo autore ricordato Kant di cui Marcuse mette in risalto alcuni tratti caratteristici dellesperienza estetica: il fatto che tale tipo di
esperienza NON SIA una esperienza con finalit utilitaristiche
o morali, una esperienza, dunque, che pu circoscrivere un tipo di ordine VERAMENTE NON REPRESSIVO (198); il fatto
che Kant sembra preoccuparsi di trovare una mediazione fra
sensibilit ed intelletto, cercando di riconciliare le due sfere
dellesistenza umana divise VIOLENTEMENTE da un principio
della realt repressivo (200).

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Herbert Marcuse: b) Il processo di emarginazione


dei sensi e della immaginazione
Marcuse traccia una breve storia dei processi di subordinazione che, nella storia del pensiero occidentale, avrebbero portato
ad una progressiva minimizzazione della FUNZIONE
CONOSCITIVA DEI SENSI: Sotto il predominio del razionalismo, la funzione conoscitiva della sensualit stata costantemente minimizzata. Conformemente al concetto repressivo della ragione, la cognizione divenne il supremo interesse delle facolt superiori, non sensuali, della mente; lestetica fu assorbita dalla logica e dalla metafisica. La sensualit, come la facolt inferiore e perfino infima, forniva nel migliore dei casi il
puro materiale, la materia grezza della conoscenza da essere
organizzata dalle facolt superiori dellintelletto (201). La facolt che sub i danni pi gravi da questo processo di marginalizzazione fu lIMMAGINAZIONE: Lintuizione libera, creativa
e riproduttiva di oggetti che non sono dati direttamente la
facolt di rappresentare oggetti senza che questi siano presenti () La storia filosofica del termine ESTETICA rispecchia la
repressione dei processi cognitivi sensuali (e quindi,
corporei) (201). Marcuse ricorda anche la fondazione
dellestetica come logica delle facolt cognitive inferiori da
parte di Baumgarten il quale scrive: Non la ragione ma la sensoriet (Sinnlichkeit) lelemento costitutivo della verit o falsit estetica. Ci che la sensoriet riconosce o pu riconoscere
come vero, lestetica pu rappresentarlo come vero, perfino se
la ragione lo rifiuta come falso (203). Un altro punto che rendeva particolarmente subordinato il peso della sensoriet era il
fatto che i sensi non sono esclusivamente, e nemmeno principalmente, organi di cognizione. La loro funzione cognitiva
confusa con la loro funzione appetitiva (sensualit), essi sono
EROGENI e sono governati dal principio del piacere (203). Secondo Marcuse il rifiuto della sensoriet o il suo esilio in una
sfera separata dipenderebbero dal fatto che la filosofia occidentale si sarebbe messa alle dipendenze del principio della
realt, ci che vuol dire alle dipendenze di una forma di razionalit di tipo matematico, pragmatico ed utilitaristico.

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Schiller. Verso una societ non repressiva


Della posizione di Schiller, Marcuse mette in evidenza la finalit politica. Dare unaltra forma alla civilt si rendeva, ai tempi
di Schiller, necessario perch man mano che la societ industriale cominciava a formarsi sotto il dominio del PRINCIPIO
DI PRESTAZIONE, la sua inerente negativit permea lanalisi
filosofica: - Il godimento separato dal lavoro, i mezzi dal fine,
lo sforzo dalla ricompensa. Eternamente incatenato soltanto ad
un piccolo frammento del tutto, luomo foggia se stesso solo come un frammento, sentendo solo e sempre il giro monotono
della ruota che egli sta girando, egli non sviluppa mai larmonia del suo essere e invece di dar forma allumanit che sta
nella sua natura, egli diventa un puro e semplice calco della
sua occupazione, della sua scienza (205). Marcuse prosegue
riassumendo il pensiero di Schiller: la civilt moderna sarebbe
caratterizzata dallantagonismo dei due istinti, antagonismo
che deve essere superato da un terzo istinto (istinto del gioco).
Ora, il pieno contenuto del pensiero schilleriano sarebbe il
seguente: Si tratta di ricercare la soluzione di un problema
politico: la liberazione delluomo da condizioni esistenziali inumane () luomo libero solo quando libero da costrizioni
esterne e interne, fisiche e morali quando non subisce costrizioni n da parte di leggi n di necessit. Ma queste costrizioni
SONO LA REALTA (206). Ecco lopposizione intravista da
Schiller: da un lato la REALTA COSTITUITA, il mondo come ,
governato dal bisogno, dalla seriet, dalla necessit, dal lavoro;
dallaltro la LIBERTA, indifferente per la realt, attratta dalla
leggerezza e dallapparenza: In una civilt umana genuina,
lesistenza umana sar pi gioco che fatica e luomo vivr pi
in uno stato di libert espansiva che sotto le limitazioni delle
necessit. Queste idee rappresentano una delle POSIZIONI DI
PENSIERO PIU AVANZATE () la realt da cui occorre liberarsi la realt inumana del bisogno e della necessit, ed essa
diventa altra quando bisogni e necessit possono soddisfarsi
senza lavoro alienato (207). Lidea centrale del testo schilleriano , per Marcuse, la seguente: Egli ha diagnosticato la
malattia della civilt come il conflitto fra i due impulsi umani
fondamentali o meglio come la SOLUZIONE VIOLENTA di

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questo conflitto. Linstaurazione della tirannide repressiva della ragione sulla sensualit () la libert andrebbe ricercata
nella liberazione della sensualit anzich nella ragione, nonch
nella limitazione delle facolt superiori a favore di quelle inferiori. In altre parole, il salvataggio della cultura porterebbe con
s labolizione dei controlli repressivi che la civilt ha imposto
sulla sensualit (209). A quali condizioni sarebbe possibile
una CIVILTA NON REPRESSIVA? Secondo Marcuse gi evidente in Schiller che la prima condizione per listituzione di
una civilt non repressiva la raggiunta maturit massima della civilt quando tutti i bisogni fondamentali possono soddisfarsi con un dispendio minimo di energia fisica e psichica e in
un tempo minimo () il regno della libert prospettato come
al di l del regno della necessit: la libert non sta nella LOTTA
PER LESISTENZA ma al di fuori di questa. Il possesso e la
conquista dei mezzi necessari allesistenza sono il prerequisito,
pi che il contenuto, di una societ libera. Il regno della necessit, del lavoro faticoso, manca di libert poich in questo regno lesistenza umana determinata da obiettivi e funzioni che
non le sono propri e che non consentono il libero gioco delle facolt e dei desideri umani () Il lavoro faticoso necessario un
sistema di attivit essenzialmente disumane, meccaniche, di
pura routine; in un siffatto sistema, lindividualit non pu costituire un valore ed un fine in se stessa. Ragionevolmente il sistema di lavoro andrebbe organizzato piuttosto con lintento di
risparmiare tempo e spazio per lo sviluppo individuale al di l
del mondo del lavoro, inevitabilmente repressivo (213)

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SULLA POESIA INGENUA E SENTIMENTALE 1795


Perch mai noi, che in tutto ci che natura siamo superati
in cos infinita misura dagli antichi, proprio noi possiamo renderle omaggio in misura superiore, possiamo amarla intimamente, possiamo abbracciare persino il mondo inanimato con il
pi caldo sentimento?
Questa la risposta: la natura ormai scomparsa
dall'umanit, e soltanto fuori di questa, nel mondo inanimato,
nuovamente possiamo incontrarla nella sua verit. Non la nostra superiore conformit alla natura, ma appunto
l'opposizione alla natura dei nostri rapporti, delle nostre condizioni e dei nostri costumi ci spinge a cercare nel mondo fisico
un appagamento, impossibile nel mondo morale, dell'istinto
verso la verit e la semplicit, istinto che giace incorruttibile e
incancellabile, come la disposizione morale da cui scaturisce,
in
tutti i cuori umani. Per questo il sentimento che ci spinge ad
amare la natura cos simile al sentimento con cui rimpiangiamo la perduta et dell'infanzia e dell'innocenza infantile.
Essendo la nostra infanzia la sola natura ntegra che ancora
sia possibile incontrare nell' umanit civilizzata, non c da stupirsi se ogni traccia della natura al di fuori di noi ci riconduce
alla nostra.
A.
Quasi profeticamente - rispetto a noi uomini dei xxt secolo
che possiamo constatarne tutta la terribile verit, Schiller sostiene che la natura ormai scomparsa dallorizzonte della nostra umanit essendo ridotta a natura morta e inanimata che
possiamo concepire come qualcosa di opposto e dissimile da
noi. Luomo moderno, separatosi dalla natura, la cerca come il
malato cerca la salute

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Per gli antichi Greci tutto era diverso. Presso di loro la cultura non degener al punto di
far abbandonare per essa la natura. Lintero edifcio della loro vita sociale era fondato su
sensazioni e non sul lavoro composito dell'arte; la loro stessa
teoria degli dei era l'ispirazione di un sentimento ingenuo, il parto di un'immaginazione
gioiosa, non di una ragione
tortuosa come accade per la fede delle moderne nazioni. Poich, dunque, il Greco non aveva smarrito la natura nell' umanit, poteva anche al di fuori
di essa non sentirsene sorpreso
e non avere un cos impellente bisogno di oggetti nei quali ritrovarla. In unit con se
stesso e felice nel sentimento della sua umanit, egli doveva
fermarsi a questa come al
massimo, cercando di armonizzare ad essa ogni altra, mentre
noi, scissi in noi stessi e infelici nelle nostre esperienze riguardo l'umanit, non abbiamo interesse pi urgente che di
fuggire da essa e allontanare dai nostri occhi una forma cos
imperfetta.
B
Eppure non stato sempre cos. Per gli antichi Greci la vita
era un'unione di natura e ragione; tutto quello che essi facevano e sentivano non era in contrasto con la natura: essi vivevano
"naturalmente". La loro poesia, pertanto, viene definita "ingenua", perch non frutto di artificio, ma spontanea e naturale.
La massima espressione di tale poesia rappresentata da
Omero.
II sentimento di cui si parla non , dunque, quello degli antichi: piuttosto simile a quello che noi nutriamo per gli antichi.
Essi sentivano in modo naturale, noi sentiamo il naturale. Senza noi nutriamo per gli antichi. Essi sentivano in modo

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naturale, noi sentiamo il naturale. Senza dubbio il sentimento


che colmava l'anima di Omero quando fece ospitare Ulisse dal
suo divino porcaro, era totalmente diverso da quello che agitava l'anima del giovane Werther quando lesse questo canto dopo essere stato in compagnia molesta (Nota. Werther legge
Omero nella prima parte del romanzo dove trova il senso di naturalezza e di armonia con la natura che cerca. Werther sente
ed ama appassionatamente il naturale, Omero non andava alla
ricerca del naturale, ma semplicemente sentiva in modo
naturale).
Il nostro sentimento per la natura simile a quello che il malato prova per la salute. [ ] Il poeta, dicevo, o natura o la
cercher. Nel primo caso si ha il poeta ingenuo, nel secondo il
poeta sentimentale. [ ]
"Quando l'uomo ha fatto il suo ingresso nello stato della cultura e l'arte si impadronita di lui, egli ha perduto
quell'armonia sensibile ed stato in grado di manifestarsi soltanto come unit morale, cio come aspirazione all' unit. Larmonia fra il suo sentire e il suo pensare, che nel primo stato
aveva luogo realmente, esiste ora solo idealmente, non pi in
lui bens fuori di lui e, come un pensiero che deve ancora realizzarsi, non esiste pi come una realt attuale della sua vita.
Se ora si applica a entrambi gli stati il concetto di poesia, che
semplicemente consiste nel conferire all'umanit la pi completa espressione possibile, vediamo che nello stato della semplicit naturale, in cui l'uomo agisce ancora con tutte le sue
forze contemporaneamente, come unit armonica, e in cui la
totalit della sua natura si esprime compiutamente nella realt,
l'elemento costitutivo della poesia l'imitazione pi perfetta
possibile del reale; invece nello stato della cultura, in cui per
l'uomo quell'armonico concorso di tutte le forze della propria
natura semplicemente un'idea, ci che definisce il poeta la
capacit di elevare la realt all'ideale o, il che lo stesso, ah
rappresentazione dell'ideale. E questi sono anche gli unici due
modi possibili in cui il genio poetico pu in genere
manifestarsi.
C.

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Oggi la natura ricercata come un ideale irraggiungibile dal


poeta, che pertanto produce una poesia "sentimentale", ossia
intessuta di nostalgia per qualcosa di irrimediabilmente perduto, la natura, in Omero l'armonia con la natura era un fatto
spontaneo, un modo di vivere e di pensare immediato, che il
poeta celebra ed esalta inconsapevolmente (poesia ingenua). I
moderni devono rincorrere la natura con nostalgia, sapendo di
non poter mai pi ricreare quell'unione ingenua. Pertanto, questa la conclusione di Schiller, a differenza della poesa antica,
quella moderna non deve imitare la realt (che una realt
scissa), ma deve tendere all'ideale, ossia alla perduta perfezione consistente nell'unit di natura e spirito. Da questa posizione consegue altres l'saltazione, da parte di Schiller e poi degli altri scrittori del periodo, della poesia romantica. In un
mondo che vive la scissione, qual quello dei moderni, la poesia romantica, una poesia ideale e sentimentale, non imitativa,
quanto di pi elevato e divino si possa dare. Partendo da queste posizioni, Friedrich Schlegel sulla rivista ATHENAUM, definisce progressista la poesia romantica perch, pur essendo
consapevole dellimpossibile recupero della perduta unit, tuttavia persegue lideale dellassoluto

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