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L’appiattimento delle
notizie e la conseguente
azione di assopimento
delle coscienze da par-
te dei media è decisa-
mente aumentato negli
ultimi anni. Ciò è diret-
ta conseguenza dell’ac-
quisizione, da parte di
grandi strutture politico-
economiche, dei princi-
pali mass media che ve-
diamo oggi concentrati –
a livello internazionale –
in poche mani. Vi sono
poi commentatori indipendenti, sia in Italia che all’estero, che, pur stigmatizzando giusta-
mente la mancanza di verità che dilaga nei mezzi di informazione, pensano che il ‘nemico’ da
combattere sia il giornalista che non fa emergere la verità.
In realtà le cose sono un tantino piú complicate. Basti pensare che oggi il giornalista che
volesse far emergere determinate realtà, fornendo notizie realmente libere – con esclusione
di alcuni nomi eccellenti che se lo possono (ancora) permettere – si troverebbe davanti una
serie di barriere difficilmente superabili. La prima è costituita dal comitato di redazione o
dal capo redattore, che ovviamente è tenuto a seguire la ‘linea politica’ del giornale e non
può lasciar passare delle notizie non allineate con il progetto politico-economico del giornale
medesimo. Se poi riuscisse a bypassare questo primo ostacolo, si troverebbe di fronte quello
del direttore, che ha naturalmente il fiato sul collo dell’editore, il quale, a sua volta, subisce i
‘ricatti’ di varie entità. Mi riferisco a realtà che vanno dagli inserzionisti agli azionisti della
casa editrice, dai politici agli Istituti di Credito, fino alle forze piú o meno occulte che ‘pilotano’
costantemente, attraverso una rete di relazioni incrociate, tutti i mezzi di comunicazione.
Se poi il nostro coraggioso giornalista riuscisse a far passare comunque un brandello di
verità, schivando tutti questi ostacoli, si troverebbe di fronte i pericoli piú seri, che vanno dal
licenziamento all’intimidazione penale, fino alla minaccia di morte. Non credo ci sia bisogno
di ricordare colleghi come Carmine Pecorelli, Giuseppe Fava, Mauro de Mauro, Beppe Alfano,
Mauro Rostagno e tanti altri caduti per la libertà di informazione, fino a Roberto Saviano,
per fortuna (ancora) incolume. Ciò fa comprendere – con buona pace di coloro che imputano
ogni responsabilità ai giornalisti – come sia oggi estremamente difficile una informazione
non ‘embedded’, considerato il generale progetto globale di controllo dei mass media che –
partito dagli USA ed approdato prima in Europa e poi in Asia – è indubitabilmente in atto
da svariati anni.
Ma il problema non è solo costituito da questa enorme difficoltà a far emergere la verità
di un fatto o di una notizia. È in atto oggi nei mezzi di informazione una strategia piú
sottile e perniciosa di svilimento di certi valori, operazione che si è ormai ampiamente
affermata nella nostra cultura in modo tale da far sembrare ‘normali’ approcci che sino a
pochi anni fa sarebbero apparsi lesivi della dignità umana e dei valori piú profondi nella
nostra cultura.