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ISSN: 2036-3028 Ottobre / Dicembre 2010 N°6 - Anno II

LA CARTIERA SAN BERNARDO


A CASTEL SAN VINCENZO
di Francesco de Vincenzi

SANTA MARIA DI SANTA MARIA DELLE SPECIALE:


MONTEVERDE MONACHE A ISERNIA
di Giovanna Falasca di Ulderico Iorillo SPRONDASINO
E SAN BARTOLOMEO NELLA
LA MEDIA VALLE LA CONCA DI TERRA DEI “BORRELLO”
DEL BIFERNO SESSANO DEL MOLISE
di Gabriella Di Rocco di Andrea Di Rollo di Bruno Sardella
INDICE
SANTA MARIA DI MONTEVERDE
Breve excursus su un’area
di interesse storico e archeologico

di Giovanna Falasca pag. 6

SPRONDASINO E SAN
BARTOLOMEO DI SPRONDASINO
Due insediamenti antichi dell’alta valle
del Trigno nella “Terra dei Borrello”
di Bruno Sardella pag. 18

IL COMPLESSO DI SANTA MARIA


DELLE MONACHE A ISERNIA
L’incidenza del sito sul tessuto urbano
dal tardo-antico all’altomedioevo
di Ulderico Iorillo pag. 28

LA MEDIA VALLE DEL BIFERNO


TRA RICERCA E OBLIO

di Gabriella Di Rocco pag. 38

LA CARTIERA SAN BERNARDO


A CASTEL SAN VINCENZO
Un episodio di archeologia industriale
posto alle sorgenti del Volturno
di Francesco de Vincenzi pag. 48

speciale tesi Agenda LIBRI


La conca intra-montana Mostre ed eventi in Le ultime novità editoriali
di Sessano del Molise (IS) calendario

di Andrea Di Rollo pag. 62 pag. 70 pag. 73

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MAGAZINE EDITORIALE
Comitato tecnico Fotografia i ha molto colpito, sul Quotidiano del Molise di lunedì 9 agosto u. s. un
Sandro Arco Antonio Priston interessante e bellissimo articolo di Leopoldo Feole, intitolato “I Volontari
Angela Crolla della dea Mefite”, che inizia con una domanda: “L’archeologia può vivere di
Ottobre/Dicembre NUMERO
Hanno collaborato volontariato?” A quanto pare, sì, purtroppo… Basti pensare allo splendido lavoro
2010 6 Angelo Iapaolo
Michele Iorio
a questo numero
diretto dal prof. Matteini Chiari in località San Pietro di Cantoni (Comune di
Giovanna Falasca Sepino, CB), dove, come si chiarisce nel citato articolo, operano studenti e giovani
Emilia Petrollini Bruno Sardella laureati provenienti anche dall’estero. Volontari, appunto. E l’illustre professore
Comitato scientifico Ulderico Iorillo afferma amaramente: “Occorrono risorse, risorse, risorse, che possano garantire la continuità della ricerca”.
Marta Arzarello Gabriella Di Rocco E pensare che sono stati rinvenuti reperti che documentano il culto delle dea Mefite, ritrovamento davvero
Isabella Astorri Francesco de Vincenzi straordinario, opera di questi meravigliosi giovani. E che dire dello splendido lavoro dell’equipe del prof.
Andrea Di Rollo Peretto nel sito de La Pineta ad Isernia e di Guado S. Nicola a Monteroduni? Il prof. Peretto ha creato un polo
Marco Buonocore
straordinario, dove si svolge un’attività di alta formazione con studenti e studiosi provenienti da ogni parte del
Annalisa Carlascio Stampa mondo, che si confrontano, scambiano opinioni, stringono rapporti in una dimensione autenticamente umana,
Emilia De Simone Grafica Isernina cittadini di una patria comune, quella della vera cultura. E non pare vi sia un futuro roseo sul piano economico.
Gabriella Di Rocco 86170 Isernia - Italy L’interrogativo iniziale offre un interessante spunto di riflessione, anche se allarghiamo il discorso in generale
Associazione Culturale Federica Fontana Via Santo Spirito 14/16 alla tutela e alla salvaguardia dei Beni Culturali. Varie sono le associazioni di volontariato che operano in
ArcheoIdea Rosalia Gallotti questo settore e una tra queste è la Società Italiana per la Protezione dei Beni Culturali (SIPBC) di cui mi onoro
c.da Ramiera Vecchia, 1 Rosa Lanteri Registrazione del Tribunale di di essere presidente nel Molise. Ci proponiamo, attraverso conferenze, dibattiti, convegni, di sensibilizzare
86170 Isernia Adriano La Regina Isernia n. 72/2009 A.C.N.C.; n. l’opinione pubblica sul valore e l’importanza del nostro patrimonio culturale, in quanto riteniamo che i
www.archeoidea.info Luigi Marino 112 Cron.; n. 1/09 Reg. Stampa molisani debbano conoscere ed amare le loro radici storico artistiche, perché l’ignoranza del passato conduce,
del 18 febbraio 2009 inesorabilmente, all’imbarbarimento del sapere, dei costumi, della morale, in una parola, del vivere civile. Non
Maurizio Matteini Chiari
Direttore responsabile focalizziamo, comunque, la nostra attenzione soltanto ed esclusivamente sul nostro patrimonio artistico,
Antonella Minelli Le foto dei siti e dei reperti
Giuseppe Lembo ma ci occupiamo anche di proporre la conoscenza di Beni Culturali, prodotti da civiltà a noi geograficamente
Alessandro Naso archeologici sono pubblicate lontane, ma vicine nello spirito, in quanto non possiamo dimenticare l’assunto fondamentale che sta alla base
Luiz Oosterbeek grazie all’autorizzazione della SIPBC la quale, nata nello spirito della Convenzione dell’Aja del 14 maggio 1954, afferma che un Bene
Marco Pacciarelli della Soprintendenza ai Beni Culturale, da qualunque popolo sia prodotto, non appartiene soltanto a quel popolo, ma è patrimonio dell’intera
Carlo Peretto Archeologici del Molise umanità. A giugno, in occasione del Convegno Nazionale della SIPBC, abbiamo apposto lo Scudo Blu, simbolo
Lorenzo Quilici internazionale di protezione di un Bene Culturale al sito archeologico di Altilia. Il primo nel Molise. Noi della
ARCHEOMOLISE ON-LINE
Michele Raddi SIPBC operiamo per tutelare il nostro patrimonio artistico e anche per difendere il territorio: insieme ad altre
www.cerp-isernia.com associazioni stiamo conducendo un’appassionata campagna contro l’eolico selvaggio e l’insensibilità di quanti,
Alfonsina Russo
www.facebook.com in nome di interessi che non voglio discutere, non esitano a deturpare il nostro Molise e magari ritengono, visto
Raffaele Sardella
www.twitter.com che viviamo in un crescente delirio, che l’ombra sinistra di una pala eolica possa essere una graziosa cornice per
Ursula Thun Hohenstein
un sito archeologico. La nostra attività è tesa anche al coinvolgimento dei giovani a cui è doveroso trasmettere
Redazione l’amore e la passione per tutto ciò che la società civile ha prodotto nel corso dei secoli. Nella mia esperienza
Petronilla Crocco di insegnante, ebbi occasione di proporre ai miei allievi, vicini agli esami di maturità, una bellissima lettera
Annarosa Di Nucci che il Cardinale Bessarione scrisse, il 31 maggio 1468, al doge Cristofaro Moro, nell’offrire in dono a Venezia la
sua preziosa biblioteca. Cito soltanto l’ultima parte del lungo scritto “… se non ci fossero i libri, noi saremmo
Giovanna Falasca
tutti rozzi ed ignoranti, senza alcun ricordo del passato, senza alcun esempio: non avremmo conoscenza
Sandra Guglielmi alcuna delle cose umane e divine: la stessa urna che accoglie i corpi cancellerebbe anche la memoria degli
Brunella Muttillo uomini”. Dopo la lettura di questa splendida lettera indussi i miei ragazzi ad aggiungere alla parola “libri” altre
Ettore Rufo parole, come cattedrale gotica, moschea, dipinto di Rubens o di Raffaello, Nike di Samotracia, Piramidi, sito
Maria Angela Rufo archeologico di Altilia… Nucleo essenziale: se un libro ci parla, quante parole, sussurri, grida, sospiri vengono
Chiara Santone fuori anche da una pietra, per chi sa ascoltare, vedere, sentire… I giovani sono la nostra speranza ed il nostro
Walter Santoro futuro. Noi che nel nostro piccolo ci sentiamo operatori culturali, pensiamo che questi “uomini del domani”
Alessandro Testa debbano essere delle “persone” che non perdano mai l’anima, che possano vibrare, godere e anche soffrire di
Daniele Vitullo fronte alle testimonianze di un passato di cui dovranno essere fieri e la cui conoscenza sarà loro indispensabile
per camminare nella strada che sceglieranno, qualunque essa sia. È assurdo vivere soltanto nel presente.
Segreteria Ricordiamo le parole del grande Montaigne: “Non esiste il presente e ciò che noi chiamiamo presente non è che
archeoidea@hotmail.com la giuntura del futuro con il passato”.
Isabella Astorri
IN COPERTINA
Cartiera san Bernardo
(archivio cartiera Martino)
Progetto grafico
Giovanni Di Maggio
www.giodimaggio.com
Isabella Astorri
Presidente sipbc - Molise

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Santa Maria di Monteverde
Breve excursus su un’area di interesse
storico e archeologico
di Giovanna Falasca - archeologa

U na delle zone del Molise in cui si potrebbe attuare una seria politica di
ricerca e di valorizzazione storica, anche ai fini di un turismo culturale
che, se ben gestito, potrebbe produrre evidenti ritorni economici e di
immagine, è quella della Località Monteverde che si trova al confine tra i
comuni di Mirabello e Vinchiaturo.

La chiesa di Monteverde dopo i restauri


(foto: G. Falasca)

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In basso: nastero. Osservando con attenzione, si trova-
Fortificazione sannitica in Località La Rocca no inoltre numerosi materiali edilizi, scultorei
(disegno: B. Di Marco, tratto da Coarelli-La Regina, 1993)
ed epigrafici di età romana nascosti sotto stra-
Nell’altra pagina: ti di terra accumulatasi in decenni, riutilizzati
Blocchi poligonali
(foto tratta da Carano, 1979) nelle strutture medievali, o dispersi nell’area
circostante, mentre altri sono conservati all’in-
Va fatto presente che uno studio comples- terno della chiesa odierna. Essi attestano con
sivo dell’area è stato presentato nella tesi di evidenza l’esistenza di un insediamento di fase
laurea della Dott.ssa Isabella Muccilli di cui ellenistico-romana.
attendiamo vivamente la pubblicazione. Su un La storia, insomma, sembra essere passata
pianoro a 956 m s.l.m. sorge, in una posizione più volte in questa zona isolata e apparente-
panoramica, una chiesetta rurale costruita nel mente di poca importanza e con modalità più
1939 sui resti di un’antica abbazia benedetti- complesse di quanto si possa immaginare e di
na ed intitolata alla Madonna di Monteverde. quanto finora s’è detto.
Questa zona è meta ogni agosto di una massic- Una ricerca storico-archeologica relativa
cia e festante devozione popolare in occasione alle varie fasi di vita dell’area, infatti, non è sta- di dimostrare la sua importanza, a dispetto del realizzazione ed uso del circuito murario, l’esi-
della festa mariana, mentre per il resto dell’an- ta mai intrapresa, né tantomeno si è affrontato, suo attuale stato di abbandono, e stimolare stenza di eventuali strutture interne alle mura.
no è completamente abbandonata. con impostazione metodologicamente corret- l’interesse di curiosi, studiosi e istituzioni. Uno studio dei materiali e un vero e proprio
Oltre alla chiesetta, si possono notare i re- ta, un vaglio di tutte le fonti storiche riferite ai scavo potrebbero aiutare a recuperare dati im-
sti, da poco restaurati, di una chiesa medieva- vari insediamenti che qui si sono succedute nei Età sannitica portanti.
le appartenente all’abbazia cui s’è fatto cenno secoli. Non si pretende in questa sede di col- Sia i ruderi della fortificazione sannitica,
e, tutto intorno, mura conservate a livello del mare un simile vuoto di conoscenza: si vuole L’area fu frequentata sin dall’epoca sannitica. sia la massa di materiali di età romana di cui
piano di calpestio e resti di ambienti sconvolti, solo tentare un inquadramento generale della A poca distanza dalla chiesa infatti, sulla som- parleremo, sono sempre rimasti in vista e de-
avvolti dai rovi, lasciati in totale abbandono, storia dell’area per rettificare, per quanto ci è mità del retrostante colle chiamato “La Roc- vono aver colpito l’immaginazione popolare,
probabilmente relativi alle strutture del mo- possibile, alcune ipotesi fatte in passato, al fine ca”, a circa 1000 metri di altitudine, i Sanniti lasciando presumere, nella coscienza locale,
Pentri realizzarono un particolare tipo di inse- l’esistenza di un importante insediamento che
diamento: una cinta fortificata di tipo megali- infatti nel 1694 è stato identificato da uno sto-
tico, in tutto simile alle molte altre che punteg- rico locale, il reverendo Francesco De Sanctis,
giano le cime di colli e monti in tutta la regio- se pur in assenza totale di prove, con Ruffirium,
ne. In alcuni tratti le mura si sono conservate presunto sito sannitico. A prova della sua tesi il
per un’altezza di 1,50 m e per uno spessore di De Sanctis citava come fonte Dionisio (verosi-
2.20 m. Anche se non sono state ritrovate nella milmente Dionigi di Alicarnasso) nell’opera da
loro completezza, il loro andamento disegna lui abbreviata in Esc. (e da me non rintraccia-
un’area di forma grossomodo triangolare con ta) in cui lo storico greco avrebbe scritto che
vertice a nord, con un perimetro di circa 600 Ruffirium era collocato “ad orientem Boviani
m ed un’area di circa 30-40.000 mq, elementi apud Montem vulgo Viridem quo in Apuliam
che permettono di classificare il sito tra i cir- itur” cioè ad est di Bojano in quella contrada
cuiti murari minori. La posizione geografica volgarmente detta Monteverde, per la quale si
della cinta di Monteverde è in effetti strate- accede in Puglia. Sulla base di questo dato che
gica come zona di controllo del non lontano sembrava combaciare bene con la posizione
fondovalle del Biferno e di un antico percor- geografica dei resti sannitici e con la denomi-
so diretto verso l’Apulia. Sarebbe interessante nazione toponomastica dell’area, anche altri
scoprire qualcosa di più preciso su questa for- eruditi locali con velleità storiografiche hanno
tificazione: la viabilità antica, la cronologia di accettato in via automatica l’identificazione,

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In basso: mai Ruffirium. Pertanto l’identificazione del alla vista di tutti e a disposizione di chiunque
Frammento di fregio dorico conservato nei De Sanctis automaticamente decade, non solo voglia depredarlo. Il testo è il seguente:
magazzini della Soprintendenza a Saepinum perché risulta forzatamente costruita e priva di
(foto: G. Falasca)
un corredo di prove, ma anche perché è crono- M(arco) Popillio M(arci) f(ilio) Vol(tinia tri-
Nell’altra pagina, in alto: logicamente non coerente con l’origine del sito bu) Marcello
Frammento di stele funeraria mono-iconica
(foto: G. Falasca) di Mirabello che si è formato, come molti altri IIIIviro sibi et [suis]
paesi locali, solo molto più tardi rispetto all’età M(arco) Popillio C(ai) f(ilio) Nigro patri
Nell’altra pagina, in basso:
Albero che ingloba materiale lapideo romana, intorno al IX secolo. Nonostante tale Vibiae Q(uinti) l(ibertae) Quintae matri
(foto: G. Falasca) palese incongruenza, questa interpretazione Liciniae C(ai) l(ibertae) Faustae uxsori
è stata ripresa secoli dopo anche da un altro heredes ex testamento
senza mai preoccuparsi di provarla. Il De San- erudito locale, il Baldini che, nel 1938, per ce-
ctis inoltre, non pago di questa identificazione lebrare il progetto di ricostruzione della chiesa Si tratta di una lapide che attesta, secondo
azzardata, scrivendo la storia di Mirabello e di Monteverde prevista per l’anno successivo, formule standard, la dedica di un monumento
volendo evidentemente nobilitarne l’origine, la scrisse un libercolo nutrito di infervorata reto- di Monteverde. In realtà la presenza in tutta funerario, da parte degli eredi, ad un magistra-
mise in connessione con un episodio della se- rica in cui ricostruiva la storia dell’intera zona, l’area di materiali romani erratici ed in riuso to locale, un quattuoviro, Marco Popillio Mar-
conda guerra sannitica di cui parla Tito Livio riprendendo e confermando la tesi del De San- costituisce un forte indizio di una frequenta- cello figlio di Marco, della tribù Voltinia, e a
secondo il quale un centro sannitico fu espu- ctis su Mirabello, suffragandola di riferimenti zione in età repubblicana ed imperiale. tutta la sua famiglia composta dal padre, Mar-
gnato con una battaglia rimasta famosa come ad altre fonti antiche - come Polibio, Appiano, Il materiale antico da sempre disperso in co Popillio Nigro figlio di Caio, dalla madre
mirum bellum, cioè battaglia mirabile, ecce- Festo, etc., le quali non mi risulta abbiano mai tutta questa zona consiste in rocchi di colonna, Vibia Quinta liberta di Quinto e dalla moglie
zionale, memorabile. Egli, praticando un’ardi- citato il toponimo Ruffirium - “dimenticando- blocchi squadrati, soglie di vani con scanala- Licinia Fausta liberta di Caio. Non si presenta
ta sintesi, scrisse che Ruffirium – Monteverde si” inoltre di analizzare l’unica fonte non con- ture e battenti di porta, addirittura iscrizioni in questa occasione lo studio storico prosopo-
era il sito espugnato nell’occasione del mirum forme alla sua tesi, ovvero quella di Livio. funerarie monumentali, frammenti di fregi grafico del testo.
bellum che doveva essersi svolto secondo lui dorici pertinenti ad edifici funerari, stele fune-
nella zona valliva vicina a Monteverde dove Età romana rarie con decorazione mono-iconica, una sta-
poi sarebbe sorto il paese di Mirabello che da tua togata, un coperchio di sarcofago. Questo
quell’episodio avrebbe tratto la denominazio- Date l’invidiabile posizione geografica e la materiale in parte è conservato nei magazzini
ne. È evidente il tentativo del De Sanctis di presenza di copiose sorgenti di acqua a 800 m, della Soprintendenza Archeologica; in parte è
fondere il dato geografico ricavato da Dionigi, il sito fu frequentato anche in età romana. Lo accatastato nel vano del campanile e della sa-
in sé anche accettabile, con il dato più o meno storico molisano G. B. Masciotta addirittura grestia della chiesa attuale, mai documentato,
leggendario dell’episodio bellico testimonia- riferisce, senza però offrirne né prove né fon- mai studiato, mai restaurato; in parte è stato
to da Livio da cui sarebbe nato il toponimo ti, che vi sorgeva un tempio dedicato a Venus accatastato tutt’intorno alla chiesa moderna,
moderno. Sorge però un problema: quando Ericina databile al II-I sec. a.C. sui cui resti sa- crediamo fin dal 1939, a seguito dei lavori di
Livio parla delle vicende inerenti il mirum rebbe poi stata costruita, in perfetta continuità spianamento dell’intera area collegati alla sua
bellum (Liv. VIII, 30, 4), episodio delle guerre cultuale, la chiesetta intitolata a Santa Maria costruzione, finchè il tempo ha provveduto a
romano-sannitiche dell’anno 325 a.C., indica ricoprirli di uno spesso strato di terra su cui
come teatro di quella battaglia non Ruffirium sono addirittura nati alberi che avviluppano
(toponimo da lui mai citato) bensì Imbrinium, con le loro radici frammenti lapidei antichi; in
un sito sannitico non ancora identificato ma parte risulta ad oggi disperso, forse trafugato
ipoteticamente posto nel territorio del muni- per essere stato lasciato per decenni nella tota-
cipium di Venafrum. Livio, la fonte storiografi- le incuria. Particolarmente notevole è una mo-
ca più importante che esiste sul Sannio nell’età numentale iscrizione funeraria inedita scolpi-
dei contatti e dei conflitti con Roma, cita siti ta su un blocco calcareo di grandi dimensioni
con nomi simili, Rufrium, Rufrae (identifica- (h. 149, l. 86, sp. 38) riutilizzato nella muratura
bili con Presenzano o con San Felice a Rufo) di uno degli ambienti sconvolti del monastero,

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cassinese Dauferio Frangipane, giunto a colo- Nell’altra pagina:
nizzare questi territori dal monastero di San Lapide funeraria riutilizzata nella muratura di un
Pietro Avellana. Si tratterebbe dunque di uno ambiente a valle della chiesa medievale
(foto: G. Falasca)
dei primi insediamenti benedettini in Molise
insieme a quelli di S. Vincenzo al Volturno e di volontà dell’abate Luzio, fu costruita una chie-
S. Maria di Canneto. sa di più ampie dimensioni e furono realizzati
Nel corso dei secoli, anche durante l’epoca ulteriori ambienti a servizio del complesso re-
normanna, grazie alla fervida regola bene- ligioso, il quale, secondo alcune fonti, sarebbe
dettina dell’ora et labora, il complesso diven- stato addirittura circondato da una cinta mu-
ne ben presto un valido riferimento religioso, raria. Molti atti notarili attestano l’esistenza e
culturale ed economico per le popolazioni del- l’estensione delle proprietà dell’abbazia com-
Una decina di anni fa, come da racconto di insediamento si trattasse, per conoscere la la zona e fu ampliato più volte. Già nel 1022, prendenti terreni ex feudali soggetti agli usi
dell’Architetto Muccilli della Direzione regio- storia di quei secoli: purtroppo la Soprinten- infatti, il cenobio fu trasformato, per volontà civici dei comuni di Vinchiaturo, Mirabello e
nale per i Beni Culturali che ha curato le ricer- denza non ha dato seguito ad una vera e pro- del nobile beneventano Tertullo, in vero e pro- San Giuliano del Sannio; alcuni di questi docu-
che e la conduzione dei restauri della chiesa pria attività di scavo e ricerca e quindi questa prio monastero abbaziale, indipendente e retto menti attestano proprietà del monastero fino
medievale, la popolazione ha spontaneamente fase storica rimane nell’oblio. da un proprio abate. Grazie anche a cospicue in territorio beneventano. Persino la famosa
dato corso ad un’azione di ripulitura dell’area, donazioni, il suo territorio di pertinenza si leggenda locale del Re Bove attesta l’esistenza
eseguendo il diserbo e lo scortico del terreno Età medievale ingrandì, divenendo presto ricco e potente ed e l’importanza del monastero di Monteverde,
superficiale, portando inconsapevolmente alla aggregando intorno a sé molti coloni che die- che sarebbe una delle sette chiese conservatesi
luce, nella vasta area pianeggiante ubicata ad I resti di una chiesa medievale, restaurati nel dero vita a vari nuclei insediativi per i quali il delle 99 costruite in una sola notte dal Re Bove
est della chiesa antica, resti di strutture mu- 2008, sono tutto ciò che si è conservato di monastero di Monteverde costituiva un punto con l’aiuto del diavolo.
rarie che racchiudono un ambiente con pavi- un importante complesso abbaziale benedet- di riferimento amministrativo. Nel 1058, per L’importanza del monastero rivitalizzò l’e-
mentazione in opus signinum, decorato con tino che ebbe lunga vita: dalla fine del VII al
tessere musive bianche e nere che disegnano XIX secolo. Dopo la prima fase di confusione
Ricostruzione dell’aspetto architettonico
motivi a croce, disposti in linee parallele tali e desolazione che seguì al crollo dell’impero (disegno tratto da Carano, 1979)
da creare una decorazione geometrica abba- romano d’occidente e all’arrivo delle popo-
stanza raffinata. Tali lavori improvvisati hanno lazioni barbariche, iniziò anche per il Molise
causato l’imposizione del vincolo archeologico un’epoca di tranquillità e, con il diffondersi
e storico-artistico all’area e hanno dato il via del monachesimo benedettino intorno al VII-
ad una breve attività di sondaggi archeologici VIII sec., persino di rinascita. Il ritrovamento
curati dalla Dott.ssa Valeria Ceglia della So- di un frammento di sarcofago paleocristiano
printendenza Archeologica, che hanno deline- con la cassa decorata con strigliature, databi-
ato l’area relativa alle strutture murarie, forse le nell’ambito del V-VI secolo, fa supporre la
pertinenti ad un edificio abitativo, una villa, o presenza di strutture collegate al culto cristia-
ad un piccolo insediamento, un vicus, databile no già in questa fase. Intorno al 650 esisteva
dal III a.C. al II d.C., come dimostrano i no- qui una piccola cappella campestre, sede di
tevoli quantitativi di frammenti di pietre lavo- eremitaggio che nel mese di maggio era luo-
rate, embrici, alcune monete bronzee tra cui go di sosta per i pellegrini che, valicando il
una di età augustea e una più tarda e meglio Sannio, si dirigevano nel Gargano a venerare
conservata di età antoniniana (una Faustina la grotta dell’Arcangelo Michele. Gli storici af-
II, databile tra 161 e 176 d.C.), numerosissimi fermano poi che nel 689, durante il regno del
frammenti ceramici (vernice nera, sigillata ita- duca longobardo Gisulfo, fu edificato intorno
lica, ceramica comune), frammenti virtrei, etc. ad essa un primo piccolo cenobio dedicato a
Sarebbe molto interessante capire a di che tipo santa Maria, ad opera del monaco benedettino

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conomia locale dando vita a numerose atti- Vittore III (1086-1087), Celestino V (1294).
vità: la pastorizia, il disboscamento, il disso- Nel 1321 papa Giovanni XXII (1316-1334) con-
damento delle terre e la loro messa a coltura tribuì con una cospicua somma alle opere di
attraverso la sperimentazione di nuovi e più abbellimento della chiesa, che da documenti
efficaci metodi per lo sfruttamento dei suoli e antichi risultava allora essere costituita da
l’utilizzo di tecnologie sempre più idonee per un’aula senza transetto a tre navate terminanti
la trasformazione dei prodotti. I monaci si de- con absidi decorate a monofore strombate,
dicarono anche all’incentivazione della cultu- con facciata a salienti affiancata dalla torre
ra attraverso opere artistiche con particolare campanaria, dotata di un ingresso principale
riguardo all’architettura e all’artigianato della in facciata ed uno secondario sul lato destro.
pietra. Agli anni 1157-1163 risalgono altri im- Presentava cioè caratteri formali e stilistici
portanti lavori di restauro e ricostruzione degli simili a quelli di altre chiese romaniche me-
edifici monastici, documentati da due iscrizio- dievali che, a differenza di questa, si sono for-
ni probabilmente indicative dell’inizio e della tunatamente conservate e che costituiscono
fine dei lavori, di cui riportiamo il testo: tuttora un gioiello dell’architettura e dell’arte
A MCLVII medievale in regione: Santa Maria della Strada
ABBAS MATH. FUND [---] a Matrice, Santa Maria di Canneto a Roccavi-
incompleta e traducibile così: “Nell’anno vara, San Nicola a Guglionesi, Santa Maria di
1157 l’abate Matteo fondò…” e: Casalpiano a Morrone del Sannio, etc. Di in- ad altorilievo e sullo sfondo con rappresentazi- In alto:
teresse notevole è la lunetta del portale prin- oni simboliche a bassorilievo di un’ancora ed Iscrizione Magister Gualterius 1163
(foto: G. Falasca)
+ A M C L X III cipale, attualmente conservata nella sagrestia un viticcio, simbolo della salvezza dell’anima
INDIC(E) XI HOC MATHE della chiesetta, decorata con agnello crucifero e di un motivo a zig-zag, simbolo della luce e
US ABBAS VENERABILIS della speranza. Sulla cornice inferiore lieve- tionis la chiesa e le sue dipendenze, la sottrasse
OP(US) FIERI IUSSIT LAUDA Ipotetica ricostruzione planimetrica mente aggettante è incisa l’iscrizione “HOC al controllo del Vescovo di Boiano e la diede
BILE ¨ MAGNO ETENI(M) SEN (disegno tratto da Carano, 1979) EST TEMPLUS SALUTIS”. Si ritiene che in commenda ogni anno ad un abate di turno
SU COMPOSUIT HOC MA la lunetta, per lo schematismo delle forme e (ricordiamo, tra gli altri, Fabrizio de Capua ar-
GISTER GUALTERIUS l’essenzialità della composizione, sia tra le più civescovo di Otranto e Pietrantuono d’Ottavio
antiche delle chiese romaniche coeve. arcivescovo di Capua). Molti documenti di
traducibile così: “Nell’anno 1163, Non disponiamo di fonti che attestino il mo- questo periodo attestano le attività svolte dai
nell’undicesimo segno (mese), il venerabile mento dell’abbandono del monastero, ma sap- vari abati commendatari e le poche forme di
abate Matteo ordinò che venisse realizzata piamo che l’attività dei monaci si interruppe a sopravvivenza economica dell’area. La chiesa
questa lodevole opera, con suo grande con- partire dalla metà del XIV secolo, quando nel era ancora in condizioni di conservazione bu-
senso, il maestro Gualterio la realizzò”. Essa 1349 un primo terremoto lo distrusse, lasci- one nel 1628 quando il vescovo Fulgenzio Gal-
documenta inoltre, a parere di molti storici, ando in piedi solo la chiesa e poche abitazioni lucci, a seguito di visite pastorali nella zona,
la creazione di una Corporazione di lapicidi di pastori. Papa Urbano V (1362-1370) finanziò descrive l’altare, il coro e la statua lignea della
guidati dal maestro Gualtiero, attivo già nel il restauro della chiesetta. Nel 1456, però, un Vergine, ma deplora l’uso profano dell’edificio
cantiere della chiesa di San Pietro di Alba Fu- altro disastroso terremoto distrusse le poche ecclesiale, utilizzato dai pastori come alloggio
cens. Tale fase edilizia verosimilmente è quella abitazioni rimaste ed ebbe così fine la vita in- e addirittura come locale per la stagionatura
dell’impianto architettonico tuttora conser- torno alla chiesa che fu definitivamente abban- dei formaggi. Un ultimo disperato tentativo di
vato nei resti della chiesa da poco restaurata. donata. I sopravvissuti all’evento calamitoso si restauro della chiesa fu operato dal cardinale
L’importanza dell’abbazia crebbe tanto nel trasferirono a valle, ove già si erano da tempo Vincenzo Orsini d’Aragona dopo il terremoto
corso dei secoli che molti papi elargirono las- creati i due gruppi di abitazioni di Mirabello del 1688, che non valse però a far tornare Mon-
citi e privilegi alla comunità religiosa, come at- Sannitico e Vinchiaturo. In seguito a questo teverde agli antichi splendori: la zona tornò
testano le donazioni di Niccolò II (1058-1061), evento la Santa Sede dichiarò nullius jurisdic- infatti ad essere un luogo di ritiro spirituale

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per eremiti, come alle origini della sua storia no mirabellese emigrato in America, Giuseppe Nell’altra pagina:
nel VII secolo. Nel 1743 il monsignore Antonio Margiasso, nel 1938 fu edificato l’attuale edifi- Lunetta con agnus cruciferus
(foto: G. Falasca)
Ruffo, abate commendatario di turno, al mo- cio ecclesiale tuttora aperto al culto. Nell’edifi-
mento di rinnovare la concessione in enfiteusi cio furono reimpiegati alcuni materiali antichi. A sinistra:
dell’intero feudo di Monteverde a Giuseppe Nel 2008 il Comune di Mirabello ha intrapreso Elementi architettonici antichi in abbandono
(foto: G. Falasca)
Pecci di Vinchiaturo, per un canone annuo di lavori di consolidamento dei resti dell’antico
In basso:
510 ducati, ordinò la redazione di una pianta edificio ecclesiale che ne hanno riportato alla
Una delle monofore absidali dopo il restauro
dell’area che attesta per noi la ristrettezza luce l’intero impianto planimetrico. In seguito (foto: G. Falasca)
dell’ambito feudale di pertinenza dell’abbazia. a tale attività, lodevole negli intenti, meno ne-
Ne deduciamo che, benché per l’area perma- gli esiti, oggi si può visitare ciò che resta di una
nesse ancora la denominazione di “territorio grande storia locale. Ma un senso di scoramen-
della badia”, ormai essa non conservava alcuno to sorge in chi si ferma ad osservare lo stato di
dei sui antichi poteri giurisdizionali e delle sue abbandono: numerosi frammenti architetto-
attività, in quanto era ormai parte di un feudo nici e decorativi come colonne, basi e capitelli
non più a gestione religiosa ma nobiliare, che sono stati depredati, altri sono andati distrutti,
ebbe vita per ancora 62 anni fino all’eversione altri sono alloggiati per terra in modo casuale
della feudalità. dentro e intorno alla chiesa.
Se si fosse intervenuti per tempo alla rico-
Età contemporanea struzione della chiesa romanica, oggi non ci Bibliografia
Archivio della Curia arcivescovile di Campobasso-
troveremmo di fronte a ruderi restaurati in Boiano, Visite pastorali del vescovo Fulgenzio Gallucci
La fine della vitalità della zona si compì con maniera forse un po’ strumentale tanto da non 1625-1629.
il terribile terremoto del 26 luglio 1805 che risultare chiaramente percepibili nel loro va- Archivio di Stato di Campobasso, Protocolli notarili,
Baranello, notaio Francescantonio De Maio, scheda
causò il crollo definitivo della chiesa, che da lore storico oltre che estetico, ma avremmo n° 1.
allora non fu più ricostruita e che concluse la invece potuto ammirare un gioiello di arte e Baldini V. (1939): Monteverde Sannita e S. Maria di
storia millenaria del monastero. Per sopperire frequentare un luogo di spiritualità, sentendo Guglieto. Rimini.
a tale stato di abbandono e di incuria, grazie di vivere in continuità con un passato ancora Carano C. (1979): Arte sacra del XIII secolo nel Molise.
Almanacco del Molise. Edizioni Enne, Campobasso,
alla munificenza e all’attivismo di un cittadi- vivo. 266-268.
Carano C. (1980): Chiesa di S. Maria di Guglieto in
agro di Vinchiaturo. Almanacco del Molise. Edizioni
Enne, Campobasso, 211-230.
Coarelli F. & La Regina A. (1993): Abruzzo Molise,
Guide archeologiche Laterza. Ed. Laterza, Bari, 292.
De Sanctis F. (1741): Notizie istoriche di Ferentino nel
Sannio al presente la Terra di Ferrazzano in Provincia di
Capitanata, 1694, rist. Ed. Enne, Campobasso 1998.
La Regina A. (1988): Geographica*, Appendice al cap.
“I Sanniti”, in Italia omnium terrarum parens. In: Pu-
gliese Carratelli G. (a cura di), Antica madre. Collana di
studi sull’Italia antica, Ed. Scheiwiller, Milano, 697-700.
Masciotta G.B. (1915): Il Molise dalle origini ai nostri
giorni. Vol II - Il circondario di Campobasso, Napoli
(rist. Ed. Palladino, Campobasso 1982,218-223).
Muccilli O. (2003): Da Ruffirium a Mirabello. In:
Palmieri G. (a cura di), Mirabello sannitico. Storia, arte
e tradizioni, Edizioni Enne, Campobasso, 13-33.
Muccilli O. (2010): La badia di S. Maria di Monteverde
(in corso di stampa).

16 17
SPRONDASINO E S ituato nell’area in cui il torrente Verrino riversa le sue acque nel fiume
Trigno e a breve distanza dal punto in cui il tratturo Celano-Foggia

SAN BARTOLOMEO
attraversa il fiume, il colle di Terra Vecchia (m 457 s.l.m.) tradisce già
nel nome la presenza di un insediamento antico. Lungo il suo fianco

DI SPRONDASINO
meridionale esso è lambito dal viadotto della strada statale n. 650 Fondo
Valle del Trigno e la fitta vegetazione che lo ricopre quasi interamente
nasconde i resti dell’insediamento medievale di Sprondasino.
Due insediamenti antichi dell’alta valle
del trigno nella “terra dei Borrello”
di Bruno Sardella

Civitanova del Sannio (IS), località Terra


Vecchia. L’angolo nord-orientale del castello
di Sprondasino.

18 19
Si tratta di una struttura fortificata a pian- Nell’altra pagina:
ta trapezoidale che occupa una superficie di Civitanova del Sannio (IS), località Terra Vecchia. I
circa 1050 m² con lati che misurano rispetti- resti di una torre lungo il versante meridionale del
colle.
vamente 30, 32 e 40 metri circa. I lati setten- (foto: B. Sardella)
trionale e orientale si conservano per tutta la
A sinistra:
loro lunghezza e per un’altezza media di circa
Immagine satellitare della località Terra Vecchia.
4 metri; mentre il primo è rettilineo, il secondo Le frecce evidenziano le tracce delle mura
è costituito da tratti che piegano leggermen- perimetrali del castello, mentre il rettangolo
te, forse per problemi di regolarità del piano bianco localizza la torre lungo il versante
d’appoggio. Il coronamento delle mura è ormai meridionale del colle.
completamente scomparso, mentre è ben con- In basso:
servato l’apparato delle feritoie basse. Presso Civitanova del Sannio (IS), il colle di Terra
il lato meridionale della struttura si ricono- Vecchia visto da est. In alto a sinistra è visibile
scono alcuni ambienti parzialmente interrati Pietrabbondante.
(foto: B. Sardella)
e disposti su due livelli, il più basso all’altezza
delle mura di difesa. Nell’interno del castrum circa: dall’analisi della tecnica edilizia utilizza- nome: «…et ecclesiam Sancti Johannis in loco
si distinguono diversi ambienti; nella sua par- ta sembra sia stata realizzata in due momenti qui dicitur ad Spuriasino…».
te più elevata, presso l’area mediana del muro successivi ed è probabile che un articolato si- Con un documento datato al giugno del 1077
perimetrale orientale, è presente uno sperone stema di impalcati lignei interni permettesse un certo Pandolfo (o Paldolfo) “filius domini
tufaceo regolarizzato attraverso muri in gran di raggiungere la parte sommitale della strut- Hoderisi”, che si definisce “havitator in Castro
parte crollati, sul quale sembrano distinguer- tura, di cui non restano tuttavia tracce. Il muro hubi Sanctum Laurentium est edificatum” (si
si i resti di una torre a pianta quadrata. Sia le visibile in alzato è realizzato con conci di pie- tratta probabilmente del castrum di San Lo-
mura perimetrali del castrum che i muri che tra locale di piccole e medie dimensioni posti renzo di Salcito, CB) concede dei possedimen-
dividono i vari ambienti all’interno della strut- in opera in filari piuttosto regolari. ti all’abate Giovanni del monastero di Santa
tura sono realizzati a sacco, con paramento La prima attestazione della località si ha nel Maria della Noce presso Belmonte del Sannio
in filari di conci calcarei e di tufo squadrati e 1038, quando tra i possedimenti del monastero (Is). Nella descrizione dei confini compare an-
posti in opera in filari regolari. La parte più di Santa Sofia di Benevento si fa menzione di che il castrum di Sprondasino: «…a tertia pars
compromessa dell’insediamento è certamente una chiesa di San Giovanni, anche se perma- … ascendente per ipso fluvio Usente (il Torrente
quella meridionale, realizzata su affioramenti ne qualche dubbio dovuto alla corruzione del Sente) usque in ipso ribo Ibernale quod est fi-
tufacei che col loro disgregamento hanno cau-
sato il crollo parziale o totale di lunghi tratti
di mura.
È probabile che l’accesso alla struttura avve-
nisse attraverso una porta situata nell’area in
cui il muro meridionale e quello occidentale
si uniscono, alla quale si accedeva attraverso
un percorso in parte scavato nella roccia e per
qualche tratto ancora visibile; il versante sud
occidentale del colle ed il probabile percorso
di risalita al castello erano controllati da una
torre, situata a mezza costa del colle, di cui si
conserva il basamento e parte del muro occi-
dentale per un’altezza di circa 15 metri. La tor-
re è a pianta rettangolare con lati di 6x14 metri

20 21
nis infra ipso castro quod / vocatur Kaccavone Molise. Catalogus il feudo contava ventiquattro fuochi, caratterizzato da diversi edifici sulla sommità
(Poggio Sannita, Is) et ipso castro quod vocatur Alla metà del XII secolo, periodo al quale si ovvero circa centoventi persone. del colle di Terra Vecchia, ma il testo mette in
Spornasinu». riferisce il Catalogus Baronum, Sprondasino Nel corso del 1200 compare nei Registri evidenza il fatto che esso è ormai abbandonato
L’alta valle del Trigno in questo periodo è rappresenta il riferimento amministrativo di della Cancelleria Angioina tra i castelli ceduti (Archivio della Dogana delle Pecore di Foggia,
parte della «Terra dei Borrello», citata nel Ca- un feudo normanno (compreso verosimilmen- da Carlo I d’Angiò ai feudatari Guillelmo De Reintegra Capecelatro, Reintegrazione del Regio
talogus Baronum con il nome di «Terra Burel- te tra i territori degli attuali Comuni di Civi- Rossen e Guillelmo Rasolio (1269-1270). In un Tratturo del Biferno sotto Calcabottaccio sino
lensis seu Burellensium». Infatti, tra la fine del tanova del Sannio, Pietrabbondante, Salcito, periodo compreso nell’ultimo venticinquennio al Ponte della Torre in territorio della Città di
X secolo e l’unificazione normanna dell’Italia Chiauci e Bagnoli del Trigno), amministrato del 1200, il castrum è nelle mani di Teobaldo Sulmona, Fascicolo n. 18, p. 359, R-363 T): «…
meridionale, la stirpe franca dei Borrello si af- da un certo Matteo: «Matheus tenet a domino de Briançon, il quale, dietro compenso, ne cede Si è giunto alla torre di detto feudo di S. Barto-
fermò su un vasto territorio compreso tra l’A- Rege Sporonasinam quod est sicut ipse dixit feu- i frutti a Giovanni D’Evoli, mentre per il XIV lomeo,…dalla detta torre….si arriva all’incontro
bruzzo e il Molise settentrionale, tra il medio dum unius militis et augmentum eius est j miles. secolo le uniche informazioni disponibili si ri- Speroni d’Asino terra distrutta del Barone di
Sangro e l’alta valle del Trigno, emancipandosi Una inter feudum et augmentum obtulit milites cavano dalle Rationes Decimarum relative alla Pesco Lanciano…». La situazione di abbando-
dal principato longobardo di Benevento e dal ij et servientes ij» (Matteo tiene Sprondasino, Diocesi di Trivento, in cui si legge che Spron- no dell’insediamento trova altre conferme: in
Ducato di Spoleto, con confini che si dilatava- nella Terra dei Borrello, un feudo di un cava- dasino paga 18 tarì nel 1309 e 6 tarì nel 1328. un documento dell’Archivio Diocesano di Tri-
no e restringevano a seconda delle conquiste liere, arrivando a due cavalieri e due servientes Sappiamo da G. M. Galanti che nel corso del vento del 1685, riguardante la “Presentazione
effettuate, delle annessioni o delle restituzioni. se somma i suoi possedimenti). 1500 l’insediamento era ancora vitale e conta- al vescovo di Trivento del Beneficiato Giusep-
Durante la prima metà del XII secolo i domini Il passo citato può fornire qualche informa- va in tutto 17 fuochi (85 persone circa): «Civita pe D’Alessandro da parte del Duca di Pesco-
meridionali dei Borrello subiscono una lenta zione sulla consistenza del feudo: dai dati pre- Nova…Nel suo territorio è il feudo di Sprona- lanciano”, esso risulta ormai diruto (Archivio
erosione a causa dell’avanzata normanna che, senti nel Catalogus si evince che solitamente sino, che nel principio del XVI secolo era abi- Diocesano di Trivento, Pescolanciano, n. fasci-
nel suo affermarsi, andava a fagocitare ormai i feudatari erano tenuti a fornire, ai fini della tato, e numerato per 17 fuochi». L’abbandono colo 61, anno 1685): «…le chiese rurali di Santa
inesorabilmente terre e castelli. In seguito, leva, un cavaliere e due servientes ogni venti- del castrum avvenne certamente prima della Maria Peccerella arcipretata e San Lorenzo del
prima con Ruggero II poi durante il regno di quattro famiglie (chiamate fuochi), e ogni fuo- metà del XVII secolo: infatti, nelle illustrazio- Castello diruto di Sprondasino».
Guglielmo I, lo Stato Borrellense fu comple- co era composto dalle quattro alle sei anime. ni della Reintegra Capecelatro del 1652, Spron- La posizione strategica del castrum è chia-
tamente assorbito dalla monarchia normanna Basandosi su tali considerazioni è possibile dasino è rappresentato come uno dei tanti rissima: da esso era possibile controllare non
e fu diviso tra la Contea di Sangro e quella di affermare che all’epoca della compilazione del borghi fiancheggianti il percorso del tratturo, solo buona parte dell’alta valle del Trigno, ma

ro
ttu
Tra

o
Trattur

0m 200

In alto:
Civitanova del Sannio (IS), immagine satellitare
della località S. Bartolomeo-Torre. Il rettangolo
bianco evidenzia l’estensione dell’area
archeologica.

A sinistra:
Stralci I.G.M., f.153 II S.E. e f. 154 III S.O.: 1) Terra
Vecchia; 2) San Bartolomeo; 3) Tratturo Celano-
Foggia; 4) Tratturello Pescolanciano-Sprondasino;
5) Tratturello Sprondasino-Castel del Giudice; 6)
Tratturello Salcito-Frosolone.

22 23
Trigno, sul quale sono attualmente presenti al- e riguarda una «Disputa tra i fratelli Diego e Nell’altra pagina:
cune abitazioni moderne, un casolare ottocen- Don Tommaso Pietravalle per il risarcimento Stralcio della Pianta della zona di Sprondasino-
tesco in rovina e due capannoni di un’azienda al Principe di Salcito di alcuni alberi recisi nei Torre della Castagna del Duca di Pescolanciano
(fine 1700-inizi 1800) in cui sono indicate
avicola. Il colle nel corso del medioevo ospitò il terreni in affitto e appartenenti al Beneficio di
l’estensione del Feudo Morriconi, la Torre di San
monastero di San Bartolomeo di Sprondasino, San Bartolomeo, sito nel Feudo delli Morrico- Bartolomeo e la Taverna di Sprondasino
il quale prese il nome dal feudo di appartenen- ni». Anche il secondo documento (Archivio (da A. Di Iorio)
za (il colle di Terra Vecchia dista soli 2,8 km da Diocesano di Trivento, Salcito, n. fascicolo 101,
In basso:
San Bartolomeo). anno 1726) riguarda il «Beneficio di San Barto-
Archivio della Dogana delle Pecore di Foggia,
Del monastero restano poche e frammenta- lomeo, sito nel Feudo Morriconi» (feudo che in Atlante della Reintegra Capecelatro (1652). Il
rie notizie. Esso compare per la prima volta nei questo periodo ingloba i possedimenti appar- tratturo Celano-Foggia tra Salcito e Bagnoli del
Registri della Cancelleria Angioina in riferi- tenuti nel medioevo a quello di Sprondasino), Trigno e la rappresentazione di Sprondasino e
mento ad una “colletta dei panni” effettuata tra in cui l’abate Ubaldo Stella chiede al vescovo della Torre di San Bartolomeo.
gli anni 1277-1278 («Mentio Tybaldi de Burczo- di Trivento di essere tutelato per il pacifico
ne qui petit collectam pannorum a vassallis possesso del Beneficio: «L’Abate Ubaldo Stella della Castagna, realizzata dal Duca di Pesco-
suis Terre Speronasini et Sancti Bartholomei beneficiato di San Bartolomeo sito e posto nel lanciano tra la fine del 1700 e il primo decen-
de Speronasino»), quindi nelle Rationes Deci- feudo rustico di Morriconi, umilissimo oratore nio del 1800, ne evidenzia l’estensione e loca-
marum per gli anni 1309 («S. Bartholomeus de di Vostra Signoria Illustrissima, supplicando le lizza la «Torre di San Bartolomeo». Sempre
Spirasino tar. XVIII») e 1328 («Monasterium S. espone come possedendo molti territori rendi- nella stessa pianta, presso l’area in cui il trat-
Bartholomei tar. X»). tizi alla Badia suddetta confinanti fra la chie- turo Celano-Foggia attraversa il fiume Tri-
Il Pietrantonio, nel suo studio sugli insedia- sa diruta di San Bartolomeo e la confina del gno, è presente la «Taverna di Sprondasino»,
menti benedettini in Abruzzo e Molise, ba- demanio di Bagnoli….». Apprendiamo quindi ai piedi del versante meridionale del colle di
sandosi sui dati contenuti nelle Rationes, pro- che nel 1726 dell’Abbazia si conservavano or- Terra Vecchia, sulla sponda destra del fiume,
spetta l’esistenza di due distinti insediamenti mai soltanto i ruderi di una chiesa dedicata al utilizzata evidentemente per accogliere e dar
monastici dedicati a San Bartolomeo nella Santo, mentre erano ancora integri i suoi pos- ristoro a viandanti e pastori che percorreva-
anche quella del Torrente Verrino, consenten- Diocesi di Trivento, mentre in realtà si tratta sedimenti. no il tratturo: in passato nei pressi di detta
do di comunicare a vista con diversi castelli, di un’unica abbazia. Riguardo al feudo di Morriconi, una pianta taverna fu rinvenuta una pandetta, datata al
quali quelli di Bagnoli del Trigno, Pietrab- Del monastero si perdono poi le tracce ma, topografica della zona di Sprondasino-Torre 1691, con un dettagliato elenco dei pedaggi
bondante, Poggio Sannita e Castelverrino. È nelle piante della Reintegra Capecelatro, tro-
inoltre evidente il ruolo svolto dal castello nel viamo rappresentata al suo posto una «Torre
controllo della viabilità tratturale: da Spron- di S. Bartolomeo», costruita in un periodo im-
dasino è possibile sorvegliare non solo l’area precisabile, col chiaro intento di controllare
in cui il fiume Trigno è attraversato dal trat- un tratto del tratturo Celano-Foggia e la sotto-
turo Celano-Foggia, ma anche il percorso del stante vallata del Trigno.
tratturello Pescolanciano-Sprondasino, che Non conosciamo la sorte dell’abbazia; pos-
collega il Lucera-Castel di Sangro al Celano- siamo solo ipotizzare, senza alcun dato certo
Foggia e il tratturello Sprondasino-Castel del a disposizione, che essa subì la distruzione
Giudice, il quale mette in comunicazione i ter- provocata dal catastrofico terremoto di Santa
ritori dell’alto Molise col Celano-Foggia e con Barbara del 5 dicembre 1456.
la valle del Trigno. La ricerca condotta fra le carte dell’Archivio
Il secondo insediamento oggetto di indagini Diocesano di Trivento ha permesso di indivi-
è situato in località San Bartolomeo-Torre, a duare alcuni documenti riguardanti il mona-
2,4 km a S/E di Salcito (CB) e a 7,5 km a S/E da stero e soprattutto l’estensione dei suoi posse-
Trivento (CB). Si tratta di un modesto rilievo dimenti. Il primo si data al 1712 (Archivio Dio-
(m 664 s.l.m.) degradante verso la vallata del cesano di Trivento, Salcito, n. fascicolo 100)

24 25
A sinistra:
Civitanova del Sannio (IS), località S. Bartolomeo-
Torre. Base attica tardo-repubblicana.
(foto: B. Sardella)

Bibliografia
De Francesco A. (1909): Origini e Sviluppo del feudale-
simo nel Molise, parte II, Terra Burrellensis o Burrel-
lensium (977-1109). Archivio Storico per le Province
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Di Iorio A. (1994): Bovianum Vetus-Pietrabbondante.


La Viabilità Antica. I Quaderni della Conoscenza, 16,
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Di Rocco G. (2005): Insediamenti fortificati dell’al-


ta valle del Trigno nel medioevo. Conoscenze, 1/2,
Viterbo, 131-138.

Di Rocco G. (2009): Castelli e borghi murati della Con-


tea di Molise (secoli X-XIV). Quaderni di Archeologia
Medievale, X, All’Insegna del Giglio, Firenze.
da versare al duca di Pescolanciano per ogni re ottocentesco e i capannoni avicoli, una va- la base appartenesse in origine ad un edificio
persona, animale o mercanzia che transitasse sta area archeologica, estesa per circa 1800 m² templare, oppure, meno verosimilmente, ad Ferrari A. (2007): Feudi Prenormanni dei Borrello tra
Abruzzo e Molise. UNI Service, Trento.
lungo il «Passo di Speronasino»: Carolus Dei all’interno di un querceto che sembra non aver una struttura a carattere pubblico, visto che
ex Gratia rex/ Pannetta seu tariffa delli derit- subito distruzioni dai lavori agricoli. Nell’area essa rappresenta un importante elemento Galanti G. M. (1781): Descrizione dello stato antico ed
attuale del Contado di Molise. Napoli.
ti del Passo di Speronasino dell’Imm./mo Don è presente molto pietrame, alcuni blocchi la- architettonico poco compatibile, in un’area
Giuseppe d’Alessandro duca di Pescolanciano/ vorati, numerosi frammenti di tegole a listello rurale del Sannio interno, con la presenza di Jamison E. (1959): The significance of the earlier
Per quals.a salma di robbe, mercanzie di qualsi. e coppi, frammenti di ceramica a vernice nera, strutture private di tipo monumentale. È op- medieval documents from S. Maria della Noce and
S. Salvatore di Castiglione. Studi in onore di Riccardo
sorte e va/Lore che passa per de.o passo grano ceramiche smaltate e invetriate medievali. Evi- portuno rilevare che l’area archeologica di San Filangieri, I. L’Arte Tipografica, Napoli, 51-80.
uno e mezzo/ Per quals.a persona a piedi ed a denti sono soprattutto avvallamenti e micro ri- Bartolomeo-Torre, e quindi il probabile luogo
Jamison E. (1972): Catalogus Baronum. Fonti per la
cavallo grano uno e mezzo/ Per centinaro di pe- lievi del terreno che tradiscono l’esistenza di di culto, è posta in connessione visiva con i
Storia d’Italia. Istituto Storico Italiano per il Medio Evo.
core, castrati, porci, capre ed altri an.li minuti strutture interrate. Per la creazione di un’aia vicini santuari sannitici di Pietrabbondante e Roma.
gr.(ani) venticinque; e se saranno di mag.re o presso il casolare sono stati utilizzati diversi Schiavi d’Abruzzo. La presenza di un eventua-
Martin J. M. (2000): Chronicon Sanctae Sophiae. Cod.
minor num.ro si paghi pro ra/ta a d. ta rag.ne blocchi lavorati; sulla scalinata d’accesso al ca- le luogo di culto lungo una delle grandi arterie Vat. Lat. 4939, edizione e commento a cura di J. M.
per centinaro, però se d.i an.li saranno dei locati solare è presente un grande blocco rettangola- della transumanza, dunque, non stupirebbe Martin, con uno studio sull’apparato decorativo di G.
Orofino. Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, Roma
della Re.a Dog.na / S’essiga di am. a rag.ne d’un re in calcare con gli incavi per l’alloggiamento considerati i numerosi esempi ormai noti in
carlino per morra e non più citra pre/ Giudizio di grappe, ai margini dell’aia invece una base ambito sannitico, associati spesso al culto di Pietrantonio U. (1988): Il Monachesimo Benedettino
per l’Immunità pretesa per li locati predetti/ Per attica in calcare (diametro alla base cm 80 cir- Ercole. Lo stretto legame tra edifici religiosi nell’Abruzzo e nel Molise. R. Carabba Editore, Chieti.

centenaro d’an.li vaccini ed altri an.li grossi che ca; diametro colonna cm 65 circa; altezza cm e tratturi è diffuso anche nel medioevo, come I Registri della Cancelleria Angioina ricostruiti da Ric-
passeranno per d.o passo car/ lini cinque, e se 135) con colonna a fusto scanalato di un tipo testimoniano le abbazie di Melanico presso S. cardo Filangieri con la collaborazione degli Archivisti
napoletani, Napoli, presso l’Accademia, voll. III (1269-
saranno di mag.re o minor num.ro si paghi pro piuttosto noto a Roma e nell’Italia centro-me- Croce di Magliano (CB), l’abbazia di S. Elena
1270); XVIII (1277-1278); XLIII (1270-1293).
rata a de.a regione/ di denaro. Datum Neapoli ex ridionale nel periodo tardo-repubblicano. Essa in Pantasia presso S. Giuliano di Puglia (CB) o
Reg.a Cam.a Summariae die 20 m. octob. 1691.D. si presenta adagiata su un lato e molto danneg- S. Angelo in Altissimis in agro di Lucito (CB), Sardella B. (2008): Castropignano. In: De Benedittis
G. (a cura di), Molise, Esperienze di Survey. Riccia-
Sebastiano de Cortes r.m.i.i. Andreas/ Guerrero giata, con superfici scheggiate in più punti. solo per citarne alcuni. È possibile che, anche Oratino-Castropignano, IRESMO “V. Cuoco”, Campo-
De Torre/ Fi/ scus Ianuarius Cecere Actuarius. La base è a doppio toro con gola molto stret- nel nostro caso, il valore cultuale dell’area si sia basso, 123-211.
Oggi delle strutture del monastero e del- ta: il toro inferiore non poggiava direttamente conservato dall’età romana fino al medioevo
Sella P. (1936): Aprutium – Molisium, le decime dei
la torre non restano tracce. Esiste però sulla sullo stilobate in quanto presenta uno scamil- con la realizzazione del monastero dedicato a secoli XIII-XIV. Studi e Testi, 69, Città del Vaticano.
sommità pianeggiante del rilievo, tra il casola- lus sporgente dal piano di posa. È possibile che San Bartolomeo.

26 27
il complesso di

Santa Maria
delle Monache
a Isernia
L’incidenza del sito sul tessuto urbano
dal tardo-antico all’altomedioevo
di Ulderico Iorillo

N ella parte bassa della città di Isernia, lungo corso Marcelli,


troviamo l’ex monastero benedettino di Santa Maria delle
Monache e l’annessa chiesa dedicata a Santa Maria Assunta.

Facciata della chiesa di Santa Maria Assunta


(foto U. Iorillo)
L’intero complesso, i cui locali sono attual- Così, ai conquistatori longobardi dobbia-
mente ripartiti tra la Soprintendenza, la Bi- mo l’edificazione di Santa Maria Assunta con
blioteca comunale-Archivio storico Michele la sua cripta, un’area cimiteriale e ben presto
Romano e il Museo Archeologico, è stato og- una struttura conventuale attestata dalla pri-
getto di diverse indagini archeologiche e di ma metà dell’VIII secolo, cioè nello stesso se-
lunghe querelles storico-documentarie. colo in cu si fa risalire la costruzione di una
A causa dei pochi documenti rimasti in no- chiesa sul podio del tempio nell’area sacra,
stro possesso e della complessa stratificazione coincidente con l’odierna cattedrale, solo con
del sito, peraltro colpito dal bombardamento orientamento opposto. Delineatasi così una
alleato durante la seconda guerra mondiale, struttura policentrica, che, secondo alcuni,
permangono diversi dubbi riguardo la fon- ricalcava quella della colonia latina, la città,
dazione e la consistenza architettonica della probabilmente, ebbe una maggiore concentra-
chiesa e del primitivo monastero. Nonostante zione dell’abitato, proprio nella zona afferente
ciò, Santa Maria delle Monache resta, insieme al Complesso Monumentale di Santa Maria
alla cattedrale, il sito più interessante dell’a- delle Monache. A riprova di questa ipotesi c’è
rea urbana di Isernia, dove, probabilmente, ha da considerare che già nel IX secolo abbiamo
avuto inizio l’opera di ripopolazione e di riedi- l’attestazione della presenza della chiesetta di
ficazione dei conquistatori longobardi. Sant’Angelo, oggi non più esistente, e collocata
Poco, infatti, sappiamo circa il periodo tar- nella piazzetta omonima a pochi passi da San-
do-antico di Isernia, e le ipotesi elaborate sino ta Maria delle Monache.
ad ora, del tutto intuitive o ancora da com-
provare, sostengono la presenza in epoca pa- La prima chiesa di Santa Maria Assunta
leocristiana di una comunità con il suo luogo
di culto, sorto nell’area della cattedrale sulle Non si conosce l’esatta data di fondazione del-
rovine del tempio pagano. Purtroppo i dati la chiesa di Santa Maria Assunta, ma il mona-
archeologici e documentari non ci confortano stero ad essa adiacente è attestato già nel 738,
in questa visione, suggerendo invece che Iser- anno il cui il principe di Benevento Godescal-
nia possa essere stata, per più di un secolo tra co donò alcuni beni affinché la moglie Anna
le depopulatae urbe sannitiche descritte da S. trascorresse in quel luogo vita monacale. In
Gregorio Magno nel 565, e poi tra i loca deser- passato una bolla di Giovanni IV datata 640
ta nominati da Paolo Diacono e solo più tardi e riportata da diversi studiosi, nella quale si
ripopolati dal bulgaro Alzecone (tra il 667 e il riconfermavano alcuni diritti di Landenolfo,
668). signore d’Isernia, sulla popolazione radunata
Le indagini archeologiche e i documenti in attorno a Santa Maria, collocava la costruzio-
nostro possesso, infatti, ci consentono di affer- ne della chiesa sotto Arechi I (594-604). L’at-
mare che solo nel corso dei secoli dal VII al IX tendibilità di questo documento è stata messa
Isernia fu interessata da una rivitalizzazione in discussione sin da subito, lasciando aperto
testimoniata dalla nascita delle chiese Santa l’interrogativo sulla nascita della chiesa. Ri-
Maria delle Monache, della prima Cattedrale tenendo comunque sicura la notizia riportata
medievale e di S. Angelo. In questo senso cre- dal Chronicon Volturnense relativa alle dona-
diamo che la rinascita della città si debba alla zioni di Godescalco, possiamo ipotizzare che
dominazione longobarda e nel momento in cui
A destra:
il suo potere fu abbastanza stabile da consenti- Veduta del monastero con la torre campanaria
re una organizzazione civile e religiosa. (foto: U.Iorillo)

30 31
Nell’altra pagina, dall’alto: l’edificio sia databile alla fine del VII o al più dall’estremità sud dell’abside prolungandosi
Particolare della struttura conservativa dalla tardi agli inizi del VIII secolo. Tuttavia non per diversi metri fino alle prime colonne del-
parete nord; sono molti i resti ascrivibili a questo periodo la successiva chiesa tripartita, in modo leg-
esterno dell’abside;
(foto: U.Iorillo) e la complessa stratificazione ci permette solo germente divergente rispetto all’impianto di
di ipotizzare le dimensioni e l’impianto dell’e- questa. La prima costruzione doveva occupare
In basso: dificio originario e di affermare che poggia di- una zona di terrazzamento tra le mura urbi-
Ricostruzione grafica basata su rilievo rettamente su resti ellenistici e tardo-romani. che, posizionate più a valle, e un muro in opera
archeologico pubblicato da M. Pagano su Una recente analisi delle preesistenze ar- poligonale che taglia trasversalmente la chie-
Conoscenze del 2004
(ricostruzione U. Iorillo) cheologiche ha evidenziato la possibilità che sa proprio all’altezza delle prime colonne a
la primitiva chiesa longobarda avesse avuto un partire dall’abside. Si è ipotizzato, quindi, che
impianto diverso da quello basilicale ancora questa prima chiesa longobarda fosse molto
oggi visibile. Un muro della larghezza di un più piccola di quella odierna e ad aula unica
metro, costruito con materiale di riuso, parte (come appare nella ricostruzione grafica ba-
sata sul rilievo archeologico). Fanno parte di
questa fase anche la grande abside (benché ri-
costruita nella parte alta), l’ambiente addossa-
to al lato sud di questa, e una cripta che doveva
svilupparsi sotto questi due elementi.
Ad oggi non è più possibile riconoscere l’am-
biente ipogeo poiché, a seguito dei lavori effet-
tuati per la copertura del sito, la zona è stata
in gran parte occupata dalle fondamenta in
cemento armato della singolare struttura, ren-
dendo illeggibile il suolo archeologico dell’in-
tera area absidale e dell’ambiente laterale.
Possiamo quindi solo dire che, a seguito
dell’analisi archeologica effettuata da Mario
Pagano nel 2004, sono stati riconosciuti i re-
sti della spalla di una scaletta che doveva con-
durre in un ambiente ipogeo, il quale doveva
essere molto ampio e articolato. La conferma
all’ipotesi di una primitiva cripta, successiva-
mente interrata nei lavori di ristrutturazione
della chiesa, sarebbe data dalla presenza di
un’apertura a bocca di lupo che si apriva nella
parte bassa dell’abside visibile in alcune foto-
grafie precedenti al bombardamento.
Il rinvenimento, infine, di alcuni affreschi
presenti nella parte bassa del piccolo am-
biente alla sinistra dell’abside e datati al VII
secolo confermerebbe la contemporaneità di
quest’aula con l’abside. La datazione di tali
affreschi rappresenterebbe un termine ante
quem per l’intero edificio.

32 33
Questa sorta di protesis, originariamente tivo di un beato non canonizzato. Per quanto ben definita, ricordano proprio alcuni visi del In basso:
coperta da una voltina a botte, dovette forse riguarda, infine, gli elementi vegetali stilizzati Battesimo di Cristo provenienti da Olevano Affresco conservato presso l’ufficio della
ospitare una sepoltura privilegiata ed essere che appaiono nella composizione, non possia- Tusciano. Malgrado il maggiore linearismo, la Soprintendenza di Campobasso
(da L. Mortari, 1984)
interamente affrescata. Di queste pitture ri- mo considerare che il lungo stelo alla sinistra rozzezza dell’esecuzione e l’esasperata astra-
mangono soltanto due frammenti oggi non più della figura sia una palma di martirio o un at- zione del nostro personaggio – e benché lo
in situ e conservati presso i locali della Soprin- tributo di qualche tipo riferibile ad una Santa, stato di conservazione e la brevità del tessuto
tendenza di Campobasso e di Isernia. Sul pri- ma piuttosto una decorazione che funge da pittorico non consentano una buona lettura
mo è raffigurata una immagine antropomorfa cornice. Infatti è evidente nella parte in alto a dell’opera – possiamo suggerire che questo sia
considerata da alcuni una martire, mentre il destra della figura un tralcio vegetale identico il modello più vicino all’affresco di Santa Ma-
secondo è occupato da elementi vegetali. all’altro, che scende dall’alto verso il basso; gli ria delle Monache.
steli sono orientati allo stesso modo, e non è
Analisi stilistica preliminare ipotizzabile che la presunta martire tenga in
di un affresco altomedievale mano un ramo al contrario. Sembra così che
il personaggio sia inserito in una esile archi-
Il primo frammento merita una descrizione tettura simile ad una pergola contornata di
più approfondita che ci consenta di porre al- piante.
cuni dubbi circa quanto suggerito fino ad ora Riguardo la datazione di questi affreschi, nel
dal punto di vista iconografico e stilistico. riportare quanto suggerito dalla Mortari e dal
L’icastica figura contraddistinta da un forte Viti che ascrivono l’opera al VII secolo, consi-
linearismo è coperta da una veste le cui pie- derandola pertanto come il primo documento
ghe, formate da spesse pennellate, sembrano pittorico del Molise, dobbiamo considerare
disegnare una clamide con l’attaccatura sulla che poco è stato detto circa i possibili modelli
spalla destra ed il conseguente ampio risvolto cui il lacerto fa riferimento. Il Viti suggerisce
che arriva fino alla spalla sinistra. Due grandi che l’affresco ricordi, in modo generico, la mi-
occhi e una linea nasale perfettamente dritta niatura carolingia (che peraltro vede il suo svi-
vanno a posizionarsi in un ovale la cui linea luppo nell’VIII secolo) senza nominare esem-
di contorno forma senza interruzione anche pi che possano essere considerati in qualche
il lungo ed ampio collo. Con pochi tocchi di modo affini. Un’analisi della pittura meridio-
colore rosa la piccola bocca, le due guance e nale altomedievale ci porta a prendere in con-
il mento, concludono il semplice ritratto. In- siderazione altri modelli cui il nostro affresco
torno al volto una sorta di corona frastagliata può aver fatto riferimento.
è stata riconosciuta, probabilmente, come una Possiamo considerare affini alcuni tratti
capigliatura femminile, facendo pensare che stilistici del lacerto con i principali manufatti
si trattasse di una martire cristiana. In effetti riferibili al movimento stilistico riconosciuto
non abbiamo molti elementi che ci permet- dalla Bertelli come ascrivibile al X e agli inizi
tono di stabilire con certezza che si tratti di dell’XI secolo e che vede i suoi migliori esempi
una donna, a partire dalla veste, non necessa- nella prima chiesa di S. Maria de Olearia pres-
riamente femminile, per arrivare a quella che so Maiori, ma soprattutto in alcune scene ad
potrebbe non essere una capigliatura. Infatti, Olevano sul Tusciano, che a loro volta richia-
benché ci troviamo di fronte ad una raffigura- mano alla mente modelli rintracciabili in area
zione che tende all’astrazione, non possiamo pugliese.
ritenere che manchi un elemento importante Nella nostra figura, la trattazione del volto
come il nimbo, quindi questa sorta di aureola con le larghe pennellate rosa sulle gote e sul
a raggi potrebbe essere l’attributo identifica- mento, gli occhi molto grandi e la canna nasale

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A sinistra: di una piccola, ma importante, parte dell’abi-
Epigrafe posizionata alla base della torre tato, non essendo questa la sede per una più
campanaria nei locali della Biblioteca Michele ampia e approfondita riflessione sul tardo-an-
Romano
(foto: U.Iorillo) tico e l’altomedioevo isernino e molisano.
Infine, pur non rientrando tra le finalità di
mazioni più precise circa le strutture conven- questo articolo, ci sentiamo di ricordare che la
tuali nell’altomedioevo, né siamo in grado di chiesa è attualmente chiusa al pubblico uma-
conoscere la pianta di questo primitivo com- no ed è invece aperta a quello vegetale e ani-
plesso monastico. male, che purtroppo non è molto attento alla
Scarse informazioni ci aiutano anche nel conservazione del sito. Rendere fruibile il mo-
riconoscimento delle sepolture, a partire da numento, soprattutto dopo i molti (discutibili)
quelle presenti nella zona del cortile esterno lavori di vario genere occorsi negli anni, rap-
dove è stata riportata alla luce “un’ampia area presenterebbe un passo importante e in linea
cimiteriale, con deposizioni in piena terra de- con quanto già fatto per l’area archeologica
limitate da circoli formati da conglomerati di della Cattedrale.
pietrame e malta o in urne rivestite da lastre di
pietra o ricavate in massetto di calce” (Terzani Bibliografia
1984). C. Terzani (1984): Isernia S. Maria delle Monache,
Scavi del complesso monumentale, Conoscenze,
All’interno della chiesa sono state rinvenute Campobasso.
15 sepolture orientate in vario modo, di cui la
M. Pagano (2004): Osservazioni sulla storia del com-
metà infantili, con presenza anche di ossuari plesso di Santa Maria delle Monache e sulla topografia
Crediamo, dunque, che l’opera possa esse- di Santa Maria Assunta, anche quelli dell’an- e di tipologia simile a quelle rinvenute presso antica di Isernia, Conoscenze, Campobasso.
re riferibile ad un’epoca più tarda rispetto a nesso monastero, in grado di testimoniare una l’Episcopio. Pur non esattamente collocabili C. Bertelli, G. P. Brogiolo (2000): Il futuro dei Lon-
quella precedentemente suggerita, probabil- frequentazione altomedievale del sito. Pur- cronologicamente, sono state riferite ai primi gobardi, l’Italia e la costruzione dell’Europa di Carlo
Magno, Skira, Milano.
mente al X-XI secolo, forse proprio a seguito troppo, anche relativamente a questa parte del secoli di vita del convento, quindi intorno al-
della ristrutturazione ad opera di Landenolfo complesso, poco è stato pubblicato e poco è at- l’VIII secolo. A. Viti (1983): Testimonianze pittoriche Altomedioeva-
li a Isernia: affreschi del VII secolo a Santa Maria delle
avvenuta, appunto, tra la fine del X e gli inizi tualmente visibile. Negli scavi del primo corti- La presenza di queste aree cimiteriali in
Monache e la “Odighiatria” del X secolo nella Catte-
dell’XI secolo. A quest’epoca, infatti, si deve le interno è stato rinvenuto il tratto di mura in città va a collocarsi all’interno di un più am- drale, Almanacco del Molise, Campobasso.
la costruzione della basilica tripartita con opera poligonale del terrazzamento, che pro- pio processo di creazione di edifici di culto
A. Viti (1980): Problemi storico-documentari sulla fon-
orientamento leggermente divergente rispetto segue quello della chiesa, cui abbiamo fatto con funzione cimiteriale, il quale dapprima in dazione di S. Maria di Isernia, Almanacco del Molise,
a quella che l’aveva preceduta, ma della qua- cenno. Addossate al muro, intonacato per un modo sporadico – forse perché legato alle ari- Campobasso.

le continuò ad utilizzare l’abside, la protesis e tratto, sono ravvisabili altre strutture, tra cui stocrazie – diviene in seguito pratica comune G. Marasco, A. S. Delle Rose (2000): Trasformazioni
quindi anche la cripta nuovamente affrescata. una piccola cantina, oggi visibile dai locali del- nelle comunità longobarde d’Italia. medievali della cattedrale di Isernia, in AA. VV., Le
cattedrali di Isernia e Venafro, Isernia.
Abbiamo diverse attestazioni del rifacimento, la Soprintendenza e probabilmente riferibile
sia documentarie che epigrafiche, ma questa alle prime fasi del convento, quindi alla prima Conclusioni G. De Benedittis (2004): I Beni culturali nel Molise, Il
medioevo, Atti del Convegno a Campobasso (18-19
nuova fase come le successive ricostruzioni metà dell’VIII secolo. novembre 1999), Campobasso.
non sono argomento di questa trattazione. Segni di una presenza in età altomedievale, È stato qui preso in considerazione un periodo
G. Bertelli (1994): Cultura longobarda nella Puglia
nell’area che arriva fino al cortile esterno e più di tempo limitato, con l’intento di raccogliere Meridionale; il Tempietto di Seppanibale presso
Il Convento e l’area cimiteriale precisamente vicino alla torretta ubicata a ri- una serie di informazioni relative ad una delle Fasano, Bari.
dosso della cinta muraria più esterna, ci ven- fasi più oscure, dal punto di vista delle testi-
D. Catalano, N. Paone, C. Terzani (2001): Isernia,
Caratterizzano ancora l’epoca di cui ci stiamo gono dal rinvenimento di un muro con riempi- monianze archeologiche e storico-artistiche Isernia.
occupando altri reperti emersi dalle campa- mento in ceramica a bande rosse. di Isernia. Sulla base di quanto conosciuto e
I. M. Iasiello (2007): Samnium, assetti e trasformazio-
gne di scavo dei primi anni ottanta che hanno All’infuori delle scarne notizie ricavate da precedentemente studiato, abbiamo provato a ni di una provincia dell’Italia tardoantica, Bari.
interessato, oltre che gli ambienti della chiesa queste campagne di scavo non abbiamo infor- delineare un quadro organico e plausibile solo

36 37
La media valle
del
tra ricerca e oblio
di Gabriella Di Rocco

C om’è noto, per la ricostruzione dell’assetto insediativo di una qualsiasi


area geografica è fondamentale l’apporto dei dati forniti dalla fonti
storiche ed archivistiche, oltre che, naturalmente, della ricognizione
diretta del territorio.

Il monastero di Sant’Angelo in
Altissimo visto da nord-est; in alto
è visibile l’imposta della scala di
accesso al piano superiore
(foto G. Di Rocco)

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Nell’ambito di un più articolato studio del
sistema insediativo medievale della media val-
le del fiume Biferno ci limiteremo, in questa
sede, ad analizzare solo alcuni dei tanti inse-
diamenti che hanno lasciato profonda traccia
di sé sul terreno, ma che, allo stato attuale,
giacciono purtroppo in una sorta di inarresta-
bile e sconfortante abbandono.
Caratterizzato da argille marnose punteg-
giate da affioramenti calcarei e soggetto fre-
quentemente a fenomeni erosivi, l’accidentato
territorio della media valle del Biferno è per-
corso in senso nord-ovest sud-est dal trattu-
ro Celano-Foggia, grande asse di attraversa-
mento della regione sin da età protostorica, e
dall’arteria parallela al corso del Biferno, che
già in età classica collegava il Sannio interno
alla litoranea adriatica.
Proprio a ridosso del tratturo si trovano i re-
sti del monastero di Sant’Angelo, oggi in agro
di Lucito, originariamente in quello di Civita-
campomarano, posti al vertice di un picco cal-
careo di 833 metri s.l.m.
Dalla seconda metà dell’XI secolo il mona-
stero ricadeva nel territorio della diocesi di
Guardialfiera, costituita dal pontefice Ales-
sandro II e poi soppressa nel 1818. Oggi fa par-
te della diocesi di Termoli-Larino.
La favorevole posizione geografica, sul ver-
sante nord-occidentale della media valle del
Biferno, consente un’ampia visuale su tutto il
territorio circostante: verso nord sfiora i siste-
mi collinari di Trivento e Civitacampomarano, tur Altissimus, et ex ipso gaio circa ipsam eccle- fluvium Bifernum in finibus Campi Morani. In alto:
a sud i crinali argillosi di Limosano e Lucito, siam largiti sumus in monasterio Sancte Sophie Questa concessione viene ribadita nel 1022 da Il monastero di Sant’Angelo in Altissimo lungo il
che digradano verso il Biferno. territorium longitudine miliaria duo et latitu- Enrico II nel 1038 da Corrado II e nel 1084 dal tratturo Celano-Foggia; Foglio IGM 154
(Larino, 1910)
La prima attestazione del monastero risale dine unum, et concessimus in nominato Sancte pontefice Gregorio VII.
al 774, quando Arechi II dona a Santa Sofia di Sophie monasterio condomas quattuor ex ipso Sappiamo bene che il territorio di Civita-
Benevento l’ecclesia Sancti Angeli posta in gaio gastaldato, hi sunt Sicoaldus et Indari’. campomarano in età altomedievale faceva par-
Biferno, loco qui dicitur Altissimus; nell’atto di Tale donazione viene poi confermata te del gastaldato bifernense, costituito a con-
donazione, oltre alla chiesa, vengono donati dall’imperatore Ottone III su richiesta di Gre- trollo della media valle del Biferno. L’esistenza
un terreno di due miglia in lunghezza ed uno gorio, abate di Santa Sofia, nel precetto del di questo gastaldato è comprovata dalla con-
in larghezza, e cinque condome di servi: ‘Nec 999. Nel documento, tra le diverse chiese pos- cessione con cui il principe Adelchi nell’878
non et ecclesia Sancti Angeli quam edificare sedute dal cenobio beneventano, è menziona- condona dationes et pensiones ai servi di Santa
precepimus in gaio nostro Biferno, loco qui dici- ta la ecclesia Sancti Angeli in Altissimo super Sofia di Benevento nei territori di Campobas-

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so e del Biferno: ‘…Concessimus nos vir glo- Nell’altra pagina:
riosissimus Adelchis Dei previdentia Langu- Il monastero di Sant’Angelo visto da est; accanto è
bardorum gentis princeps, per rogum Maionis ben visibile la mole di una torre eolica
(foto G. Di Rocco)
filii nostri, in monasterio Sancte Sophie omnes
illas dationes vel pensiones quascumque servis In basso:
IIl lato meridionale del monastero di Sant’Angelo
predicti monasterii ex finibus Campu Bassi et
con le buche pontaie
ex finibus Bifernense ad gastaldi vel iudicibus (foto G. Di Rocco)
ex ipsis castellis seu locis persolvere debunt per
mala consuetudo, ita ut nullum gastaldus vel mee et quorundam meorum hominum privatas
iudex aliqua datione eorum tollant vel angaria et adversitas tributa quedam et [red]dita ab
faciant…’. ecclesia sancti angeli in altissimo et ab homini-
Nell’ottobre del 1148 Ugo Markese, il domi- bus eius ausu temerario peterent et in tanquam
nus dei castelli di Lupara e di Castelbottaccio, iniuriose quidam vice precipue acciperent atque
alla presenza di Ugo II conte di Molise, stipula violenter subriperent, et male quesita et subrep-
in Limosano un accordo con Giovanni, abate ta fore agnovi. Scilicet quia dominus noster Ugo
di Santa Sofia di Benevento, per il tributo a ca- Comes molisianus sedens pro tribunali intus
rico degli uomini della ecclesia Sancti Angeli in in civitate limosane cum baronibus magnati-
Altissimo: Ego Ugo Markese qui sum dei gratia bus iudicibus aliisque suis bonis hominibus qui
dominus castelli lupare et castelli calcabottazzi subterscripti sunt testes, venit dominus abbas
cum omnibus suis pertinentiis. Quondam qui- venerabilem atque Religiosam ducens vitam,
dam umani generis istiga[nte] inimic[o] mentis qui dicitur iohannes sancte sophie beneventane

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ecclesie cum confratibus…’. buche pontaie. Un muro trasversale nord-sud In base a confronti con altre apparecchia- In queste pagine, da sinistra:
In un documento conservato presso l’Archi- divideva l’ambiente in due vani: di esso resta ture murarie di complessi fortificati della me- Ancora un’immagine del monastero di
vio Comunale di Civitacampomarano si legge un grosso lacerto agganciato al lato meridio- desima area geografica, sembrerebbe di poter Sant’Angelo circondato da pali eolici;
(foto G. Di Rocco)
che nel 1515 l’abate di Santa Sofia di Benevento nale per un’altezza di 4 metri, ben visibile da avanzare una datazione del manufatto tra il X
Il parco eolico di Lucito lungo il tratturo
concede in enfiteusi a Giovanni Barcanante di est, dove si conserva intatta una piccola aper- e l’XI secolo; la conferma a questa ipotesi po-
Celano-Foggia;
Toro il feudo di Sant’Angelo in Altissimo iuxta tura di 20 x 30 centimetri. trà giungere soltanto con lo scavo archeologico (foto G. Di Rocco)
territorium Castri Luceti. Il tessuto murario delle strutture supersti- dell’area, che, tuttavia, risulta oggi gravemen-
Il vertice del colle dovette essere regolariz- ti è caratterizzato da un doppio paramento te compromessa per la presenza di un grande chese e poi suo figlio Ragone, governatore e vi-
zato da un muro di contenimento: è ancora vi- di blocchi di calcare locale sbozzati e posti parco eolico realizzato, ahinoi, di recente a cecancelliere di Giovanni di Durazzo, tengono
sibile l’angolo nord-orientale di questo muro in opera in filari orizzontali irregolari, spes- brevissima distanza dai resti archeologici. Lucito, mentre dalla metà dello stesso secolo
realizzato in grossi blocchi lapidei. Ciò che so alternati a elementi dello stesso materiale, Del castello di Lucito che, costruito nel pun- la famiglia di Sangro entra in possesso del feu-
rimane del monastero di Sant’Angelo in Al- ma più sottili, e da un nucleo in conglomerato to più alto dell’abitato, nei secoli ha perduto do. Originariamente il borgo murato, dalla for-
tissimo è un ambiente a pianta rettangolare, costituito da schegge e pietre di dimensioni l’aspetto di fortezza medievale per assumere ma allungata di 200 x 70 metri, si sviluppava
orientato in senso est-ovest, di circa 10 x 5 me- variabili legate con abbondante malta chiara, quello di palazzo residenziale, resta l’impian- tra la ‘porta maggiore’, costituita da un arco a
tri, impostato direttamente sul banco roccioso, compatta e ben depurata; sia all’interno del to a pianta irregolare di circa 40 x 20 metri; sesto acuto e aperta sul lato settentrionale del
che in parte è inglobato nella struttura; il muro nucleo che nelle cortine murarie sono inse- è ancora ben visibile, sul lato occidentale, la castello e la ‘porta da piedi’ presso il fondaco
ovest di questo ambiente, che si conserva in riti numerosi frammenti fittili. Nell’angolo massiccia muratura a scarpa dell’edificio, al di della Madonna. La via Chiesa, correndo in
elevato per oltre 6 metri, reca, sul lato interno, sud-occidentale dell’edificio, ben ancorato sopra della quale si alzano tre livelli abitativi. senso nord-sud, costituisce ancor oggi l’asse
l’impronta della scala per l’accesso al piano su- alla roccia sottostante, si notano alcune pie- Nella seconda metà del XII secolo Nucium, centrale dell’antico borgo, collegando il castel-
periore a circa 3 metri dal livello di calpestio; tre angolari di grandi dimensioni, ben lavora- forma popolare per *Lucium/Luc(itum), è ret- lo alla chiesa di S. Nicola di Bari.
sul muro meridionale, anch’esso in gran parte te e squadrate, mentre molte altre sono state to da un certo Goffredo insieme ad altri feudi. Attraverso il documento del 1148 sopra cita-
ancora in piedi, sono distribuite su tre livelli 9 asportate. Nella prima metà del XIV secolo Ugone Mar- to sappiamo che Ugo Markese era il dominus

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Nell’altra pagina: mento in origine dovesse esser cinto da mura
Lucito, il castello visto da nord di difesa, obliterate in seguito dalle successive
(foto G. Di Rocco)
abitazioni.
In basso: Castelbottaccio, com’è noto, sul finire del
Lupara, particolare dell’ingresso al castello XVIII secolo divenne la prestigiosa sede del
con la bertesca.
(foto G. Di Rocco) celeberrimo Circolo illuministico di Donna
Olimpia Frangipane, figura emblematica di
castelli Calcabottazzi et castelli Lupare. L’at- indubbio fascino e grande levatura culturale,
tuale palazzo nobiliare di Castelbottaccio è il che ha ispirato la nascita di un’associazione
risultato di diverse fasi edilizie succedutesi culturale che proprio nel nome della Fran-
successivamente all’età normanna. L’edificio, gipane organizza periodicamente incontri e
al centro del borgo, si trova a ridosso del per- premi letterari. Ciò nonostante riteniamo che
corso stradale di crinale che attraversa l’abita- questo piccolo borgo, nascosto tra i colli della
to da nord-ovest a sud-est. Una grande rampa media valle del Biferno a ridosso del tratturo
di accesso sul lato settentrionale immette in Celano-Foggia, meriterebbe maggiori atten-
una doppia corte interna, sulla quale si aprono zioni e un’adeguata politica di promozione e
le diverse fabbriche edilizie attualmente abi- valorizzazione.
tate. È verosimile che anche questo insedia- Poco a nord di Castelbottaccio, con i suoi 521 m s.l.m., Lupara domina la media valle del
Biferno da nord-ovest. Il borgo compatto è Bibliografia
Catalogus Baronum (1972): a cura di E. Jamison. Istituto
raccolto al vertice del poggio che si eleva alle Storico Italiano per il Medioevo, Roma.
pendici settentrionali del colle Calvario. Chronica Monasterii Casinensis (1980): MGH, Scriptores,
Le vicende storiche di questo insediamento XXXIV, a cura di H. Hoffmann, Hannover.
sono molto simili a quelle di Castelbottaccio. Chronicon Sanctae Sophiae (2000): a cura di J.M.
Martin. Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, Fonti
Con l’avvento degli angioini Lupara passa alla per la storia dell’Italia medievale, Roma.
famiglia che assume come prenome il nome Di Rocco G. (2010): Il monastero di Sant’Angelo in
stesso del feudo, Luparia. Pietro di Luparia, Altissimo presso Civitacampomarano (Campobasso).
Atti del 2° Convegno Internazionale De Re Monastica
succeduto al padre Nicola nel 1270, è noto per ‘Cantieri e maestranze nell’Italia medievale’, Chieti-San
aver preso parte nel 1303 allo scontro tra Fi- Salvo, 2008, Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioe-
vo, Spoleto, 595-600.
lippo IV e Bonifacio VIII contribuendo alla
Di Rocco G. (c.s.): L’architettura fortificata di età nor-
cattura del pontefice. Il castello, o quel che ne manna nella media valle del Biferno. Atti del Convegno
resta, troneggia al vertice dell’abitato in stato ‘Il Molise dai Normanni agli Aragonesi: arte e archeolo-
gia’, Isernia, 2008.
di abbandono. È tuttavia possibile leggerne
Giammarco E. (1990): Toponomastica abruzzese e
l’impianto generale, costituito da un recinto molisana. In: Dizionario abruzzese e molisano, VI.
fortificato a pianta irregolare di circa 20 m di Edizioni dell’Ateneo, Roma.
lato, caratterizzato da un massiccio muro a Jamison E. (1933): I conti di Molise e di Marsia nei
secoli XII e XIII. In: Convegno Storico Abruzzese-
scarpa sui lati est, sud e ovest, adiacente, sul Molisano (25-29 marzo 1931. Atti e Memorie, I),
lato settentrionale, al complesso religioso di Casalbordino, 73-178.
S. Maria Assunta. Nell’angolo sud-occidentale Piedimonte G. (1899): Notizie civili e religiose di Lucito,
Campobasso.
del recinto resta integra una bertesca dotata di
Ranieri L. (1956): La media e alta valle del Biferno.
sei piccole feritoie, che è divenuta nei secoli il Studio antropogeografico. Memorie di geografia antro-
simbolo del castello stesso. pica, XII/I, CNR, Roma.

Noi tutti auspichiamo che quanto prima sia- Sella P. (1936): Rationes decimarum Italiae nei secoli
XIII e XIV. Aprutium, Molisium: le decime dei secoli
no portati a termine il restauro e il consolida- XIII-XIV. Studi e testi, 69, Città del Vaticano.
mento di ciò che rimane dell’antico maniero!

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castel
san vincenzo

Un episodio di archeologia industriale posto alle


sorgenti del Volturno
di Francesco de Vincenzi

L a Cartiera San Bernardo è situata nel comune di Castel San Vincenzo


in località Cartiera, nel pianoro percorso dal fiume Volturno sottoposto
all’imponente corpo roccioso su cui è arroccato il paese.

Cartiera san Bernardo


lato meridionale
(archivio cartiera Martino)

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Nello stesso pianoro e mediante due canali re da una lavorazione manuale del prodotto a l’opificio stesso. La provenienza di questa figu- In alto:
denominati “Soda e Giordano o Cartiera, siti una industriale, amplia una preesistente car- ra da Isola del Liri non è casuale, infatti essa Sezione di rilievo della Cartiera
(F. de Vincenzi )
presso il Ponte d’Ischia, in quel di Castellone tiera ottenuta, a sua volta (1850 circa), da una dovrebbe essere anche collegata a specifici
al Volturno...i Martino da tempo immemorabi- struttura adibita alla molitura. La rinnovata accordi corporativistici assunti con le cartiere
le avevano il libero uso di tutta l’acqua, che vi cartiera viene attrezzata con macchinari pro- del Liri, dovuti alle strategie di settore adotta-
si immetteva dalla sponda sinistra del fiume, dotti in Germania, gli stessi vengono messi in te per affrontare la crisi cartaria del periodo, e
e serviva oltre all’irrigazione, ad azionare di- opera da tecnici specializzati inviati sul posto alla conseguente specializzazione che assume
versi loro opifici e meccanismi per produzio- dalla ditta fornitrice. È probabile che il proget- l’opificio nel comparto dell’industria interpro-
ni agricole ed industriali: mulino, gualchiera, to di ampliamento della manifattura sia stato vinciale della carta, indirizzando la prevalen-
frantoio, lanificio, segheria di marmi, cartie- seguito fin dall’origine da Louis Verdée, il tec- za della propria produzione alla velina nei tipi
ra”. nico francese giunto da Isola del Liri come in- destinati alla confezione degli agrumi di lusso
L’opificio viene definito dopo il 1875, quan- caricato a soprintendere ai lavori di assetto dei e da esportazione. La direzione della cartiera
do Bernardo Martino nella necessità di passa- macchinari e che dirigerà per numerosi anni sul finire dell’800 passa al figlio di Bernardo,

50 51
nelle parti di copertura, che appaiono crollate Nell’altra pagina:
e riverse nei volumi ancora emergenti. Cartiera san Bernardo, veduta orientale
(archivio cartiera Martino)
Il sistema di fabbrica era ripartito in due
strutture indipendenti articolate intorno a In basso:
Ricostruzione prospetto occidentale
una corte (pianta 2°,-A-): il deposito-stracce- (F. de Vincenzi)
ria e l’opificio. Quest’ultimo era distribuito su
due livelli di pari dimensioni (di cui l’inferio- L’opificio disponeva di una superficie utile
re parzialmente interrato sui lati meridionale di circa 2000 mq, era provvisto di due caldaie
e occidentale), più un terzo, ridotto, adibito per il vapore, una macchina tagliastracci e una
ad uffici e residenza. Un canale di derivazio- lavastracci, una liscivatrice, diverse vasche
ne, che sfociava in alcune vasche poste a filo olandesi, una macchina continua da carta, una
del lato sud dell’industria (pianta 1°,-A-), ali- tagliacarte rifilatrice, una macchina taglierina
mentava tre bocche di presa (pianta 1°,-B-) tipo Verny, una dinamo e un’articolata officina
che davano luogo al movimento di altrettante per interventi di riparazione su acciaio (pianta
turbine poste nel piano interrato. Il sofisticato 1°, sala F-F1-F2); il numero di addetti al sistema
organismo, caratterizzato dalla possibilità di di fabbrica, compreso i preposti alla raccolta
far lavorare per parti o interamente il sistema degli stracci, era prossimo alle 85 unità. La
di fabbrica, era organizzato in tre specifiche Cartiera San Bernardo mediante gli avanzati
sezioni di cinematismi che, poste parallele al sistemi produttivi, era in grado di fabbricare
lato maggiore dell’edificio, distribuivano la tutti i tipi di carta, dalla pesante per imballaggi
forza motrice a distinti gruppi di macchinari. alla velina; le commesse e le spedizioni della
L’acqua era ricondotta nel Volturno attraverso merce facevano capo a un ufficio-magazzino
una grossa galleria ricavata sotto il piano in- di Napoli.
l’ingegnere e maestro d’arte Federico Martino, in cui va a regime l’impianto idro-elettrico del terrato della fabbrica. La realizzazione della carta iniziava nel ca-
il quale, dopo un primo periodo di gestione, Volturno. La grossa centrale elettrica, voluta
attua un’opera di ottimizzazione dell’impian- fortemente per soddisfare la crescente richie-
to che comporta un ulteriore ampliamento nei sta di energia proveniente dalle industrie di
volumi della struttura, cosicché, nel 1903, l’Of- Napoli, prelevando alla sorgente l’acqua del
ficina assume il nome di Cartiera San Bernar- Volturno (ricordiamo che in origine era pre-
do. La conduzione del Martino resta comun- visto il completo prosciugamento del primo
que limitata e subordinata alle difficoltà do- tratto del fiume), impedisce di generare mo-
vute alle alternanze di mercato, ma forse, so- vimento ai meccanismi contenuti nell’opificio
prattutto, alla mancanza di un sistema viario e San Bernardo e ne decreta la fine storica del
di collegamento adeguato, che supportasse le ciclo produttivo.
esigenze produttive e di interscambio (mate- Lo stabilimento conserva intatte le proprie
rie prime, carbone, trasporto prodotto finito), parti fino all’avvio della seconda guerra mon-
tant’è vero che l’ingegnere auspica la realizza- diale, quando vengono alienati i macchinari;
zione di un tronco ferroviario collegante l’Alta svuotata dei propri componenti, gli ampi spa-
valle del Volturno con l’area di Isola del Liri zi coperti offerti divengono il luogo di sosta
e, sulla base delle proprie pertinenze profes- ideale per i militari che attraversano il terri-
sionali, propone un proprio progetto relativo torio compreso nella Linea Gustav. Minata in
all’esecuzione del medesimo tronco ferrovia- tali circostanze, snaturata dei propri ruoli, la
rio. Nonostante tali avversità, la cartiera con- cartiera si avvia a un costante processo di al-
tinua la produzione fino al 1918 circa, periodo terazione formale, oggi evidente specialmente

52 53
A sinistra:
Cartiera san Bernardo oggi
(foto E. de Vincenzi)

concavo, dalla quale attraverso un dosatore


era introdotta nella macchina piana o conti-
nua (pianta 1°, sala D-D1) in cui con una serie
ritmica di operazioni di compressione e pre-
cipitazione dei residui d’acqua, il composto
veniva gradualmente asciugato, ridotto nello
spessore desiderato e trattato per l’imperme-
abilizzazione, passando poi sui rulli finali tra-
mite i quali andava ad annasparsi su un cilin-
dro arrotolatore.
La carta prodotta veniva poi sottoposta alle
operazioni di quadratura e taglio (pianta 1°,
sala D2, E) ed era trasferita nella sala di allesti-
mento, posta nel livello superiore dell’opificio
(pianta 2°, sala G), per eventuali ulteriori trat-
tamenti dovuti a specifiche destinazioni d’uso
del prodotto; in questo caso, era determinante
la selezione foglio per foglio del prodotto fini-
to in cui, a mano, si provvedeva a verificare la
qualità dei fogli per poi assemblarli per carat-
teristiche e riporli in deposito.
Sotto il profilo architettonico la Cartiera San
Bernardo presenta una struttura allungata,
parallela nel lato maggiore al corso del fiume
Volturno; essa è realizzata in muratura con
l’ausilio, per le parti lasciate a vista, di blocchi
di travertino locale. Piacevole il motivo che di-
pannone della stracceria con la selezione de- cui sezioni l’acqua ad altissima pressione, pro- di imbianchimento della stessa. Sempre negli stingue il basamento della ciminiera, proposto
gli stracci, processo in cui i panni più rozzi veniente dalle caldaie alimentate con carbon stessi ambienti, infine, la polpa costituita veni- con ricorsi orizzontali in travertino e lateri-
venivano destinati a un prodotto finale meno fossile (pianta 2°, sala D), aggiunta a calce o va meccanicamente affinata (sbattuta da altri zio a sbalzo; di questi uno assume il ruolo di
lavorato e raffinato: cartoni e carte crespate da soda, procedeva ad ammorbidire, sbiancare e cilindri ruotanti rapidissimamente), aggiunta elemento congiungente le parti di fabbrica in
imballo. Contemporanea alla cernita era l’ope- amalgamare il prodotto. Effettuata la liscivia- di colorante, collante e altri materiali inerti e quanto ne ripercorre il profilo. Interessante
ra di epurazione dei corpi estranei; queste fasi zione, i cenci venivano trasferiti negli ambien- convertita in tutta pasta, ovvero nel prodotto la presenza di una serie di pilastri posti alla
di regola, erano eseguite da manodopera fem- ti delle pile olandesi, delle pile per l’imbian- pronto per essere trasformato in carta. sinistra del cancello d’ingresso, permanenza
minile, le stracciaiole. Selezionati, i panni era- camento e dei raffinatori olandesi (pianta 2°, Il processo continuava nel livello semin- di un motivo di archi che delimitavano il lato
no lacerati mediante una specifica macchina e sala E-E1-F), ove in filiera, attraverso una serie terrato in cui la pasta, tramite condotti aerei, settentrionale della corte interna alla cartiera
trasferiti nell’opificio per il lavaggio (pianta 2°, di vasche impastatrici con rulli e fondi oppor- veniva trasferita in una cassa di flusso (cister- e che, attraverso la propria equilibrata formula
sala B). La materia prima così ridotta era in- tunamente sagomati, si operavano i processi na in metallo con processo di mescolamento spaziale, al tempo stesso collegavano la corte
trodotta nella liscivatrice degli stracci, un lun- di sfilacciatura degli stracci, di raffinamento continuo), supportata da un capiente conte- con il fondo posto a servizio della medesima.
go cilindro metallico (pianta 2°, sala C), nelle della mezza pasta e le operazioni chimiche nitore in muratura (pianta 1°, sala C) a fondo L’opificio seppur definito per successioni,

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Nell’altra pagina: forno e la ciminiera in posizione dominante, ai
Cartiera san Bernardo, pile olandesi lati seguono, gradualmente, gli ambienti desti-
(archivio cartiera Martino)
nati a fasi produttive sempre meno importan-
In basso: ti; creando volutamente “una corrispondenza
Cartiera san Bernardo, macchina liscivatrice tra la figura spaziale e un ordine delle funzioni
(archivio cartiera Martino)
produttive, che è anche un ordine simbolico”.
grazie anche alla adozione degli elementi ap- Nella Cartiera San Bernardo, infatti, una vol-
pena descritti, appare percettivamente omo- ta superato il cancello d’ingresso, lo sguardo
geneo; l’insieme, inoltre, denota i caratteri del visitatore è subito colpito dalla mole della
compositivi tipici degli opifici privati otto- ciminiera ottagona che sovrasta l’impianto e,
centeschi, formalmente essenziali e votati alla in successione, è attratto dall’organizzazione
funzionalità. Pur nel rispetto di tali canoni, a estetico-formale (espressa dal motivo degli ar-
nostro avviso lo stabilimento manifesta echi chi in facciata) e dai volumi avanzati, rispetto
dei simbolismi tipologici in uso nelle fabbriche al resto della fabbrica, del salone delle calda-
europee di epoca settecentesca in cui le parti ie a vapore e della sala della liscivatrice degli
del programma costruttivo ricevono “un trat- stracci.
tamento in posizione, quantità, qualità e orna- La matrice progettuale, considerando an-
mento corrispondenti all’importanza relativa che che l’ultima opera di revisione dello sta-
all’interno del programma medesimo … l’alto- bilimento, è propria di uno studioso di arte e

architettura, apparirebbe, quindi, legata all’in- zione di quanto finora affermato, perché nella
tenzionalità di unificare formalmente i volumi lisciviazione, si può individuare il processo di
appartenenti alla corte interna dell’industria, purificazione che avvia la metamorfosi del-
ma anche a una formula voluta per distinguere la materia prima; di conseguenza, anche la
il gruppo fondamentale dell’opificio dalle altre particolarità di tale processo, potrebbe esse-
parti di fabbrica nel rispetto concettuale della re stata volutamente identificata nell’ambito
gerarchia delle funzioni produttive. Quindi, in dell’edificio produttivo. Sempre nei rapporti
funzione di quanto affermato, ritroviamo nel tra caratteri distributivi e funzionali, è inte-
corpo di fabbrica cui si sviluppa la ciminiera ressante evidenziare che l’opificio esibisce
della Cartiera San Bernardo, una ricercatezza anche un’ala direzionale-residenziale; in que-
estetica che non compare in altre parti della sta caratteristica di reciprocità e coesistenza
struttura, se non nell’ala adibita al lavaggio de- tra le funzioni della produzione e quelle della
gli stracci che, posta in un livello intermedio sede padronale, la fabbrica costituisce un in-
tra i due piani della cartiera, ripete nei pro- teressante prototipo aziendale ove si colgono
spetti il disegno proposto per la sala delle cal- echi di usanze provenienti da diffuse e radica-
daie a vapore. Ovviamente la caratteristica è te esperienze produttive locali, sia di matrice
da attribuirsi al coevo ampliamento delle due artigianale che agricola.
sezioni della cartiera, ma restando nella logi- L’opificio si sviluppa su due livelli; la diso-
ca del rapporto tra identità estetica e funzioni mogeneità delle tecniche adottate per la rea-
sembra che ciò non costituisca una contraddi- lizzazione dei solai, una serie diffusa di aper-

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A sinistra:
Cartiera san Bernardo, macchina tagliacarte
(archivio cartiera Martino)

I-L-M), degli spazi comuni (?) (pianta 1° sala


N) e la costruzione della sovrastante sala delle
macchine olandesi (pianta 2°, sala F).
Quello della macchina piana per carta (pian-
ta 1, sala C-D-D1-D2) è tuttora l’ambiente più
suggestivo dell’opificio: esso centralmente
presenta ancora l’incavo che ospitava tale
macchina. La sala, lunga 33 metri e larga 5, è
per la seconda metà della propria lunghezza a
doppia altezza; la stessa sala presenta, sul lato
minore sud, una vasca in muratura (C) un tem-
po a servizio della macchina per carta e, sulla
parete opposta, i segni di un collegamento ver-
ticale, una scala in ferro, che costituiva il pas-
saggio interno tra i livelli dell’opificio. Sul lato
ovest della sala la caratteristica successione di
ambienti voltati uniti da cunicoli che definiva-
no il luogo comune di passaggio dei dinamismi
alle olandesi, alla Verny, alla liscivatrice e alla
lavastracci. I due piani del complesso produt-
tivo comunicavano anche mediante una ram-
pa esterna, ancora esistente, e definita sul lato
occidentale della cartiera (pianta 2° -H-).
Alcune differenze stilistiche e la difformità
di quota del piano di calpestio collocherebbe-
ro in un periodo posto a cavallo tra gli amplia-
menti del 1875 e del 1903 la costruzione del
corpo di fabbrica che conclude il volume della
ture e collegamenti tamponati, la diversità adibito a residenza; tali ambienti ricondur- zione della prima parte del corpo di fabbrica sala della macchina piana (sale O e B 1° e 2°
delle finestrature, denunciano chiaramente le rebbero ad una manifattura esistente già pri- posto a filo del Volturno (pianta 1°, sala D; livello).
numerose modificazioni operate nel tempo. ma del 1850 (pianta 1°, sala F-F1 e G-G1) e la pianta 2°, sala G). L’appartenenza a due distin- Nella fase storica della cartiera relativa
Il nucleo antico della struttura è costituito da presenza di finestre sui prospetti della stessa ti momenti produttivi è leggibile in facciata ed all’ampliamento del 1875 le caldaie per l’acqua
ciò che resta di un mulino (pianta 1°, sala F e prova che in principio il fabbricato costituiva è data dalla diversa altezza nelle quote del tet- e, probabilmente, la liscivatrice erano ubicate
G), del quale è difficile individuare l’epoca di una struttura completamente indipendente. to e delle finestrature. in ambienti interrati (pianta 1° sala P-Q) dei
costruzione, le cui parti sono realizzate in ele- Da questa preesistenza prende origine la car- L’ampliamento dell’opificio avvenuto intor- quali all’epoca del rilievo, 1988, non è stato
vato con blocchi in pietra di taglio regolare e tiera definita intorno al 1850 circa: della stessa no al 1875 implica il prolungamento (D1-D2) possibile il sopralluogo perché ostruiti. A no-
coperti da volte a botte costruite con lo stesso resta segno nelle aule del primo livello coperte del salone della macchina continua (voluto a stro avviso è durante la gestione di Federico
materiale. A questo organismo segue un primo con volte a botte costruite con blocchi calcarei doppia altezza), la creazione degli ambienti e Martino che avviene l’ultimo adattamento del
ampliamento il cui ingombro è rappresentato (pianta 1°, sale F2-H-H1) e nell’ambiente E-E1 delle nicchie delegate al passaggio dell’albero comparto produttivo alle logiche del sistema
dagli ambienti sottoposti al corpo di fabbrica del secondo livello. A tale fase risale la costru- di trasmissione principale (pianta 1°, sale E- di fabbrica: infatti, i saloni delle caldaie (pian-

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In alto: della cartiera (pianta 1°, R), corre una galleria cartiera è palese: essa - pur essendo prodotto
Cartiera san Bernardo, pianta primo livello utilizzata per il passaggio degli alberi di tra- di distinti fattori locali - nella propria collo- Bibliografia
Archivio storico della Cartiera San Bernardo, Famiglia
Nell’altra pagina: smissione necessari alla macchina tagliastrac- cazione territoriale e nel sistema di fabbrica Martino.
Cartiera san Bernardo, pianta secondo livello ci. adottato, partecipa a un più ampio dibattito Tribunale Civile di Napoli (1917): Atti della causa
La cartiera nella propria collocazione ter- storico-geografico inerente la prima indu- dei sigg. Martino contro L’Ente Volturno, Tipografia
Giannini, Napoli.
ta II sala A) e della cisterna per il lavaggio dei ritoriale costituisce un interessante episodio strializzazione dell’Italia meridionale, e ciò in
C. Devillers, (1980): Le cresout: Nascita della città
panni (pianta II sala F), presentano gli stessi di continuità di destinazione d’uso in quan- quanto l’opificio costituisce ancora oggi l’epi- industriale. In: Le macchine imperfette, Roma.
caratteri stilistici e costruttivi e, inoltre, ap- to sorge in un area che per le caratteristiche sodio produttivo posto più a monte tra tutte le S. Mancini (1983): La cartiera Angelo Mancini (gia`
paiono chiaramente aggiunti in tempi relati- idrogeologiche è stata per secoli adibita ad industrie nate sul Volturno. Courier) ad Isola del Liri: L’unita` tipologica (fabbrica-
palazzo/ palazzo-fabbrica). In: Bollettino. Associazione
vamente recenti. È plausibile che l’architetto attività produttive. L’identità dell’opificio, il Per la Cartiera San Bernardo si auspica un im- per l’Archeologia Industriale, n. 7-8-9, ottobre 1983,
abbia trasferito al livello superiore le caldaie, proprio sistema di adduzione idraulica, sono mediato intervento di consolidamento seguito Napoli.

ponendo in un livello intermedio, tra i piani idealmente collegabili alla riorganizzazione da un programma teso soprattutto a restituire G.E. Rubino (1983): I luoghi della produzione e l’Arche-
ologia industriale. In: La Voce della Campania, maggio
della cartiera, la liscivatrice degli stracci. Tale agricola dei luoghi avviata nel VIII secolo dai fruibilità e dignità all’edificio produttivo. La 1983.
operazione troverebbe giustificazione nel fat- benedettini di San Vincenzo al Volturno, la collocazione del bene culturale nel territorio L. Cardi (1985): I disegni acquerellati dei possedimen-
to che la maggior parte dei macchinari in cui quale determina certamente la costruzione di del Parco Nazionale D’Abruzzo, Lazio e Molise ti di San Vincenzo al Volturno nel secolo XVIII e la
cartografia contemporanea napoletana. In: Atti del I
era usata l’acqua ad alta temperatura, erano identità paleoindustriali quali mulini e frantoi, o la sua vicinanza al centro archeologico di San convegno di studi sul medioevo meridionale, Monte-
posti in un livello superiore rispetto alle cal- identificando così per l’area una precisa e ir- Vincenzo al Volturno, potrebbero costituire un cassino.

daie; il trasferimento di quest’ultime, quindi, reversibile caratterizzazione di destinazione incentivo alla proposizione di interventi pro- R. Hodges (1985): San Vincenzo al Volturno and its
region the 5th and 11th centuries. In: San Vincenzo al
facilitava l’immissione del liquido bollente in d’uso. Dell’abbondante presenza di strutture gettuali ad essi stessi mirati; comunque, nella Volturno, di R. Hodges & J. Mitchell. B.A.R, Internatio-
tutte le attrezzature ove era necessario. produttive nella zona troviamo prova in una formulazione di una qualsiasi analisi finalizza- nal Series 252.

Di fronte alla facciata occidentale dell’opifi- serie di cartografie fatte eseguire, probabil- ta al recupero della cartiera, non dovrà esclu- F. de Vincenzi (1989): Le centrali elettriche in provincia
d’Isernia. In: Almanacco del Molise 1989, Ed. ENNE,
cio è posta la stracceria, un deposito definito mente, dall’abbazia di Montecassino quando, dersi un capitolo dedicato alla salvaguardia Campobasso.
con una interessante e, localmente, inconsueta nel 1699, gli antichi territori di San Vincenzo dei fattori ambientali generanti l’episodio in- F. de Vincenzi (1990): La Cartiera San Bernardo a
maglia strutturale in legno, adibito alla rimes- al Volturno ne vengono annessi alla giurisdi- dustriale e teso a ristabilire il delicato rapporto, Castel San Vincenzo e la fabbricazione a mano della
carta in Isernia. In: Almanacco del Molise 1990, Ed.
sa del carbon fossile e degli stracci; sotto tale zione. una volta esistente, tra il fiume ed il tratto di ENNE, Campobasso.
fabbricato, proveniente dal lato meridionale L’identità di monumento industriale nella territorio che lo stesso interessa.

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SPECIALE TESI

Evoluzione morfologica e climatica


della conca intra-montana
Andrea Di Rollo, Dottore di Ricerca, Università degli Studi del Molise (XX ciclo)

I l presente studio, sintesi estrema di un lavoro di ricerca durato ben


quattro anni, si propone di individuare le fasi evolutive che si sono
succedute nella conca di Sessano del Molise, non solo dal punto di
vista geologico-strutturale ma anche climatico e ambientale. Lo scopo
è quello di contribuire alla conoscenza dell’evoluzione morfologica,
climatica e ambientale delle depressioni strutturali dell’Appennino
centro-meridionale, attraverso un approccio multidisciplinare che
consenta, tra l’altro, di stabilire vincoli cronologici per ognuna delle
fasi evolutive individuate.

Panoramica della conca di Sessano vista


dal Monte Totila; sulla sinistra l’abitato di
Sessano del Molise; sullo sfondo i Monti del
Matese con il Monte Miletto
(foto: A. DI Rollo)
SPECIALE TESI

influenzato da arrivi di materiale piroclastico Nell’altra pagina:


che hanno talora ridotto lo spessore della lama Evidenze di fagliazione trastensiva sinistra nei
d’acqua con accumuli da caduta e da fluitazio- depositi quaternari
(foto: A. Di Rollo)
ne per processi fluviali.
Nella parte alta della successione un regi- In basso:
Modello digitale del terreno del settore compreso
me di sedimentazione prevalentemente flu-
tra il Bacino di Carpino-Le Piane e la Conca di
viale a bassa energia permane fino alla parte Sessano
più alta della sequenza osservabile in campo, (elaborazione: A. Di Rollo)
con orizzonti che lasciano pensare a condi-
zioni di emersione con sporadici momenti di zione NNW-SSE, ribassa i depositi verso SSE
impaludamento. Anche in questo caso la de- di circa 40-50 cm; la seconda, diretta, ribassa
posizione di un livello piroclastico da caduta e la successione verso SW di pochi centimetri.
i suoi successivi rimaneggiamenti in ambienti
fluvio-palustri influenzano lo spessore della Analisi tephrostratigrafica
lama d’acqua, instaurando, con la loro messa e tephrocronologica
in posto, condizioni di emersione. Ciò è sot-
tolineato dall’esistenza di evidenze di pedo- Tra i sedimenti osservati sia nella trincea, sia
genesi, soprattutto nei tephra rimaneggiati al nella successione investigata attraverso il son-
top della sequenza. La successione osservata, daggio geognostico, sono stati rinvenuti diver-
oltre ad essere basculata verso ESE di circa si livelli vulcanoclastici, ricchi di pomici. Tra
Dati geologico-strutturali tettoniche prima compressive e poi trascor- 19°, è tagliata in più punti da alcune faglie ri- i livelli di tephra identificati nella successione
renti che hanno interessato l’area a partire dal conducibili fondamentalmente a due tipi di ci- quaternaria di Sessano, sono stati sottoposti a
L’analisi statistica delle direzioni dei piani di Miocene superiore fino al Pleistocene inferio- nematica: la prima, trastensiva sinistra a dire- studi dettagliati solo i campioni in uno stato di
faglia misurati all’interno delle unità pre-qua- re.
ternarie mette in evidenza l’esistenza di due L’andamento dei sistemi di fratture indi-
sistemi principali. Il primo sistema è costituito viduati mostra una prevalenza di strutture
da faglie ad alto angolo, con direzione media orientate circa NW-SE, probabilmente con-
principale NW-SE. Tali faglie, che a volte pre- nesse alla fase estensionale con senso di esten-
sentano rigetti morfologici piuttosto evidenti, sione NNE-SSW.
sono caratterizzate spesso da più famiglie di
indicatori cinematici, che indicano un’attivi- Stratigrafia dei depositi quaternari
tà polifasica. L’attività più recente correlabile
con tali indicatori è relazionabile alla fase tet- I dati raccolti nella fase di analisi e di descri-
tonica estensionale che ha interessato questo zione della successione sedimentaria con-
settore della catena appenninica a partire dal sentono di trarre già alcune interpretazioni
Pleistocene medio con senso di estensione riguardo agli ambienti di sedimentazione che
orientato all’incirca NE-SW. si sono susseguiti nel bacino nel corso del Plei-
Il secondo sistema, probabilmente più an- stocene medio.
tico, è costituito da faglie ad alto angolo con In generale possiamo affermare che la se-
direzione principale NNE-SSO. La direzione dimentazione è avvenuta prevalentemente in
dei piani di faglia indica un’attività verosimil- condizioni di basso battente idrico, talvolta in
mente legata a fenomeni estensionali locali, periodi di prolungata emersione. L’alternarsi
connessi probabilmente alle precedenti fasi di questi due tipi di ambienti è stato più volte

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SPECIALE TESI

conservazione migliore (s1 e s2). ta percentuale di taxa erbacei registrata nella


La datazione 40Ar/39Ar, realizzata presso il seconda zona è chiaramente l’immagine di un
Dipartimento di Geologia e Geofisica dell’Uni- paesaggio aperto, tipico, alle nostre latitudini,
versità del Wisconsin a Madison (Wisconsin, di condizioni pienamente glaciali. I dati polli-
U.S.A.), è stata effettuata sul campione s2, per nici della zona S2 mostrano un assetto vegeta-
la presenza di cristalli di sanidino più grandi e zionale abbastanza stabile, a testimoniare con-
meglio conservati. Lo studio del campione ha dizioni climatiche aride. L’unico taxa acqua-
prodotto un’età isocrona di 437,9±1,9 (errore tico abbondante è l’alga verde Pediastrum, la
2σ). quale, specialmente nella metà superiore della
L’analisi chimica e il paragone con i dati di zona, indica la persistenza di acque stagnan-
letteratura consentono di ipotizzare che la ti, probabilmente un lago caratterizzato da un
sorgente eruttiva più probabile per tutti i de- battente idrico molto basso o una palude.
positi piroclastici che affiorano nella conca di Anche la transizione dalla zona S2 alla zona
Sessano è il distretto vulcanico di Roccamon- S3 non è registrata nella successione investi-
fina. gata, essendo marcata da un intervallo sterile
di circa 10 m. Per questo motivo il passaggio
Analisi pollinica dalle condizioni glaciali della zona S2 a quelle
interglaciali della zona S3 non è visibile. Nella
Le quattro zone polliniche identificate nel dia- zona pollinica S3 il periodo interglaciale rico-
gramma di figura 5, mostrano una successione nosciuto evidenzia una dinamica di vegeta-
di differenti associazioni vegetali, che carat- zione che consente un’ulteriore suddivisione drasticamente diminuiti. A partire dalla sub- In alto:
terizzano il paesaggio della conca di Sessano della zona in quattro sub-zone. In particolare zona S3d si assiste ad un inaridimento delle Evidenze di fagliazione diretta sinistra nei depositi
durante la deposizione dei riempimenti lacuo- la vegetazione della sub-zona S3a mostra ca- condizioni climatiche, chiaramente eviden- quaternari
(foto: A. Di Rollo)
palustri. ratteri di transizione, che denotano condizioni ziato dalla diminuzione di Abies e Fagus e dal
Alla base della successione investigata un ri- climatiche ancora sfavorevoli per lo sviluppo contemporaneo aumento dei taxa erbacei, di zione morfo-tettonica della conca, a partire
stretto numero di campioni definisce la zona di associazioni vegetali proprie di un periodo Pinus, delle Cupressaceae e delle piante palu- dal Pleistocene medio.
pollinica S1, nella quale l’alta percentuale di pienamente interglaciale. La foresta decidua stri. L’enucleazione del bacino di Sessano po-
polline arboreo, immagine di un paesaggio occupa porzioni di territorio maggiori rispetto La transizione ad un periodo glaciale è rile- trebbe essere ricondotta ad una paleomorfo-
caratterizzato da una fitta e lussureggiante fo- al periodo glaciale della zona S2 ma l’abbon- vabile in misura maggiore nella zona S4, nella logia ereditata dalla tettonica compressiva e
resta, è indice di condizioni climatiche tipiche danza di Pinus e di Artemisia lasciano intende- quale diminuiscono anche gli elementi della trascorrente che ha agito in questo settore di
di un caldo e umido interglaciale. L’aumento re che persistono ancora condizioni di aridità foresta decidua. catena tra il Miocene superiore ed il Pleisto-
del genere Abies e la diminuzione dei taxa er- atmosferica. Le elevate percentuali di piante Considerando che la datazione assoluta ha cene inferiore.
bacei nella parte centrale della zona potrebbe palustri e di spore, che suggeriscono l’esisten- determinato per la parte alta della successione Secondo i dati scaturiti dall’analisi pollinica,
indicare una fase di aumento dell’umidità at- za di un basso battente idrico, confermano tali un’età di 437,9±1,9 ka, possiamo includere la l’intera successione ricopre un arco temporale
mosferica, che trova conferma nell’aumento condizioni. successione di Sessano all’interno del Pleisto- di circa 130-150 ka essendo stato riconosciuto
del battente idrico lacustre, a sua volta testi- Nella sub-zona S3b il battente idrico aumen- cene medio e possiamo stimare la durata della un intero ciclo glaciale-interglaciale, con un
moniato dall’aumento del genere acquatico ta, mentre i taxa palustri scompaiono e si svi- sedimentazione lacuo-palustre durante la fase passaggio verso un nuovo periodo glaciale al
Nymphaea e dalla contemporanea diminuzio- luppano le popolazioni del genere pioniere Be- investigata in circa 130-150 ka. top della successione ed un passaggio ad un
ne nelle percentuali di piante caratteristiche tula. Nella sub-zona S3c si giunge a condizioni interglaciale alla base. Se consideriamo che il
dei suoli umidi come le felci e le Cyperaceae. climatiche pienamente interglaciali, Abies e Discussione dato cronologico assoluto inquadra i termini
La brusca transizione tra la zona S1 e la zona Fagus mostrano una notevole espansione, che più alti della stessa successione a 437,9±1,9 ka
S2 suggerisce l’esistenza di uno hiatus sedi- indica alti livelli di precipitazioni, e tutti i taxa I risultati emersi dalla presente ricerca hanno B.P., siamo in grado di affermare che la suc-
mentario alla profondità in esame. Infatti l’al- erbacei, così come il genere Pinus, risultano consentito di elaborare un quadro dell’evolu- cessione continentale studiata rappresenti un

66 67
SPECIALE TESI

come è evidenziato dall’analisi di facies dei che l’evento tettonico suddetto postdaterebbe
Schema di sintesi della successione stratigrafica di Sessano, dell’analisi pollinica effettuata e delle livelli sedimentari, è ben rappresentata dalle questa fase.
zone polliniche individuate sequenze al top della successione. La datazio- Successivamente i depositi del bacino regi-
ne del livello piroclastico presente nei termini strano un’ulteriore fase deformativa fragile ad
più alti consente pertanto di affermare che la opera di faglie subverticali a direzione NW-
subsidenza, e quindi la fase di apertura del ba- SE e NNW-SSE, attive probabilmente in con-
cino, è durata fino alla parte alta del Pleistoce- comitanza con i sistemi di faglie responsabili
ne medio. dello sviluppo dei bacini di Isernia, Bojano e
Il record sedimentario che emerge nella Carpino – Le Piane nel Pleistocene superiore.
trincea principale lascia chiaramente inten- A tale fase deformativa segue un periodo
dere che, successivamente alla messa in posto di stabilità dal punto di vista tettonico, du-
dei livelli pomicei datati, la sedimentazione di- rante il quale i dislivelli creatisi in seguito al
venta prevalentemente fluviale probabilmente basculamento vengono rasati da meccanismi
anche a seguito dei cospicui apporti vulcano- prevalentemente erosivi di tipo fluvio-denu-
clastici. Ne consegue un contesto ambientale dazionale. Si genera pertanto una superficie
molto simile alle condizioni attuali, caratteriz- di spianamento (attualmente rinvenibile solo
zato da una depressione morfostrutturale con sotto forma di relitti terrazzati) che costituirà
fondo aggradato e attraversato da piccoli corsi il livello di base locale della conca. Nel perio-
di acqua, probabilmente alimentati dalle sor- do sicuramente successivo ai 253±22 ka l’onda
genti poste al piede dei rilievi bordieri. di erosione regressiva, dovuta probabilmente
I dati pollinici inerenti i termini di chiusu- all’apertura dei bacini a valle dell’area di stu-
ra della successione lasciano inoltre intende- dio (Carpino - Le Piane), raggiunge anche la
re che le condizioni climatiche fossero quelle conca, causando il fenomeno di downcutting
tipiche di un periodo glaciale, probabilmente che porterà alla dissezione della paleosuperfi-
nella sua fase finale. Questo paleopaesaggio cie. Ne consegue l’attuale assetto morfologico
postdata la messa in posto delle vulcanocla- della piana basale che vede la presenza di am-
stiti e pertanto non può essere più antico dei pie superfici terrazzate, lembi della superficie
437,9±1,9 ka B.P. pianeggiante derivata dalla precedente fase
Le fasi finali di vita del bacino sono carat- evolutiva, sospese sugli attuali fondivalle, che
terizzate da un’importante ripresa dell’atti- rappresentano gli attuali assi di drenaggio del-
intervallo temporale che va da 0.6 a circa 0.4- ingente di sedimenti senza considerevoli va- vità tettonica che determina il basculamento la conca.
0.35 Ma. riazioni di facies. dell’intera successione. Tale movimento deve
Durante questo intervallo di tempo la conca Con ogni probabilità la fase tettonica esten- essere avvenuto con certezza in un periodo
Bibliografia
è stata sede di una sedimentazione prevalen- sionale NE-SW ha agito in quest’area, in un successivo al record geocronologico ottenuto Di Rollo A. (A.A. 2008-2009): Caratterizzazione
temente palustre con frequenti momenti in primo momento, con locali condizioni tra- sui depositi vulcanoclastici campionati in trin- morfostrutturale, stratigrafica e paleo-ambientale
cui il battente idrico si riduceva considere- stensive determinando l’evoluzione del bacino cea, in quanto tali depositi risultano anch’essi della conca di Sessano del Molise. Tesi di Dottorato di
Ricerca in Ambiente e Territorio XX ciclo, Università
volmente, testimoniati da accumuli di torbe come pull-apart, caratterizzato da una lenta basculati. Lo scatto tettonico descritto ba-
degli Studi del Molise, Campobasso.
o da sedimenti più propriamente fluviali di ed omogenea subsidenza. Riguardo alla dura- scula anche le facies essenzialmente fluviali
bassa energia (sabbie e limi). Lo spessore della ta della fase di apertura del bacino, possiamo registrate al top della sequenza sedimentaria Russo Ermolli E., Aucelli P. P. C., Di Rollo A., Mattei
successione porta a ritenere plausibile che la dire che la sedimentazione compensativa del- in affioramento, in particolare al di sopra del M., Petrosino P., Pooreca M., Rosskopf C. M. (2008):
An integrated stratigraphical approach to the Middle
sedimentazione sia stata agevolata e accompa- la subsidenza, determinata dalla fase tettoni- livello datato. Il fatto che queste facies fluviali Pleistocene succession of the Sessano Basin (Molise,
gnata da una generale subsidenza tettonica del ca in esame, deve essere continuata fino alla potrebbero indicare l’affermazione di una av- Italy), Quaternary International 225 (2010) 114-127.
fondo della conca che ha permesso l’accumulo chiusura dello specchio lacuo-palustre, che, venuta esoreicità della conca, lascia intendere

68 69
AGENDA
U n ricco percorso espositivo
illustra uno degli aspetti più
significativi connotanti i compor-
U n lungo periodo storico, tra
VII e IV sec.a.C., nell’area del
melfese, viene caratterizzato e de-
R eperti straordinari raccontano la
millenaria storia della vite e del
vino e la rilevante influenza da essi
tamenti delle comunità sannitiche: lineato tramite l’esposizione degli esercitata sulle civiltà del Mediter-
la socialità che si definisce intorno strumenti propri del potere, le armi, raneo. Dall’origine della viticoltura
al consumo del vino e che investe e di simboli altrettanto significativi nel Vicino Oriente alla sua piena
anche la sfera politica e religiosa. dei gruppi elitari, quali i monili in affermazione nel mondo ellenico,
La figura di Dioniso, che si diffonde oro, argento, ambra. fino alla produzione e diffusione
in ambito sannita attraverso la del vino su ampia scala operata
mediazione del mondo greco ed Orari: 9-20; 14-20 il lunedì dai Romani, vengono illustrati non
etrusco prima e di quello romano Info: 097223872 solo l’evoluzione delle tecniche di
poi, costituisce il filo rosso che beniculturali.it coltura della vite e di produzione
lega le sei sezioni tematiche in cui del vino, ma anche i valori religiosi e
la mostra è articolata: l’immagine culturali ad essi attribuiti.
del dio nel mito greco; Il dono di
Dioniso e il sacrificio; l’ebbrezza Orari: 9.30-18; martedì 9.30-13
e la forza (Dioniso ed Ercole); tra Info: 055 265 311
banchetto e simposio; Dioniso e il mostre.museogalileo.it/vinum
teatro; produzione e circolazione
Giugno Ottobre del vino.
19 31 Orari: 9-15; 15.30-18
Info: 0874427360
Il tempo svelato... beniculturali.it
da Felsina a Bononia:
Giugno Ottobre
lo scavo di
via D’Azeglio 8 30 Luglio Ottobre

San Giovanni in Trasanello......


31 31
Persiceto (BO) quattro passi nella Le macerie rivelano.
Chiesa di Sant’Apollinare Murgia preistorica Inediti archeologici
per la storia della
L a mostra narra la storia di Bolo-
gna a partire dai risultati delle
indagini archeologiche condotte
Ridola, Matera
Museo Archeologico città
Nazionale Domenico
in via D’Azeglio, le quali hanno L’Aquila
permesso la ricostruzione di una Palazzo Ignazio Silone
significativa sequenza insediativa.
L a mostra espone una scelta di
materiali archeologici rinvenuti Giugno Marzo 2011
I reperti esposti accompagnano
il visitatore in un vero e proprio Settembre Gennaio 2011
nel corso dello scavo del villaggio Agosto Ottobre
L ’esposizione propone una
selezione dei materiali lapidei,
12 31
cammino a ritroso nel tempo,
partendo dall’età medievale, inol- 25 31
neolitico di Trasanello, presen-
tandone i risultati. L’utilizzo delle 12 31 architettonici e decorativi di alcuni
complessi monumentali più antichi
moderne metodologie di studio Vinum nostrum.
trandosi nell’epoca romana, fino a
e tecniche di indagine, ha fornito Armi e monili di L’Aquila: grazie al lavoro di vaglio
raggiungere la prima età del Ferro Il Dono di Dioniso. delle macerie effettuato da un team Arte, scienza e miti
importanti informazioni ai fini della nell’area del melfese
con i ritrovamenti etruschi e di fase
Mitologia del vino comprensione delle antiche comu- di esperti archeologi, architetti, del vino nella civiltà
villanoviana orientalizzante.  tra VII e IV sec.a.C. restauratori e storici dell’arte, sono
nel Sannio pentro e nità vissute nel materano.
tornate alla luce reperti che si cre- del Mediterraneo
Orari: sabato 17-19.30; domenica 10- frentano Prenotazione obbligatoria: Melfi devano irrimediabilmente perduti. antico
12.30,17-19.30  0835310058  Museo Archeologico
Info: 0516871757; ingresso gratuito Campobasso Orari: 9-20; 14-20 il lunedì Nazionale Massimo Info: 08623631 Firenze
archeobologna.beniculturali.it Museo Sannitico archeobasi.it Pallottino beniculturali.it Museo Galileo
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AGENDA EVENTI LIBRI
Miti antichi e moderne vazioni rivoluzionarie: la modifica significato in costante negozia-
mitologie. Saggi di storia delle sue strutture cerebrali; la zione a contatto con altri codici
delle religioni e storia degli nascita del pensiero astratto e, culturali. Di qui l’impossibilità per
studi sul mondo antico con esso, l’elaborazione di tecno- un codice culturale di definirsi e
Alessandro Testa logie, valori, opinioni, credenze; presentarsi come puro in un mon-
la trasmissione delle informazioni do sempre più al centro di scambi
I quattro e la loro conservazione nel tem- e interazioni, dove le identità han-
lunghi saggi po. Tutto ciò ha reso l’uomo una no perso le loro certezze e i luoghi
inediti raccol- specie ecologicamente anomala, sono sempre più permeabili a
ti in questo in cui il linguaggio ha progressi- molteplici influssi culturali.
libro hanno vamente annullato la distanza tra Bollati Boringhieri Editore, 2010,
Incontri di archeologia per tema l’evoluzione biologica e l’evoluzio- pp.426, € 18
(XVI edizione) principale la ne culturale. Muovendo da questi
Vi presentiamo una scelta di relazione del presupposti, gli autori conducono L’ambiguo malanno. La donna
eventi nell’ambito della serie mito con la un serrato confronto con le più nell’antichità greca e romana
di incontri promossi dalla storia, tema recenti acquisizioni di tutte le Eva Cantarella
Soprintendenza Speciale per i affrontato ricorrendo ad esem- discipline interessate (biologia,
Beni Archeologici di Napoli e pi tratti dall’antichità e grazie ecologia, scienze cognitive, filoso- “Ripercorrere
Pompei. all’analisi e alla comparazione di fia del linguaggio), per approdare la storia delle
diverse metodologie di studio, infine a un’ipotesi provocatoria e donne nell’an-
L’alimentazione nell’area come quella storico-religiosa e catastrofica: la sempre più proba- tichità greca
vesuviana storico-antropologica. Il volume è bile condanna all’estinzione della e romana non
di Grete Stefani dedicato quasi esclusivamente al propria specie è il prezzo culturale è semplice
Boscoreale, Antiquarium mondo classico, in particolare ad che l’uomo paga al linguaggio curiosità eru-
Nazionale alcuni momenti della storia roma- come prodotto della selezione dita. I radicali
Conservation, Tourism Conferenze e workshop 16 ottobre ore 11 na e alla storia degli studi sul mito naturale. mutamenti
and Risks Management nelle sale e nei depositi Il vino a Pompei della Grecia antica. Sono affron- Il Mulino Editore, 2010, intervenuti
Workshop del Museo Nazionale di Annamaria Ciarallo tati, tra gli altri, argomenti relativi pp.368, € 30 nelle condizioni della vita femmini-
Isernia Preistorico Etnografico Pompei, Scavi alle mitologie del paganesimo, al le, il riconoscimento della piena ca-
14-15 ottobre 2010 L. Pigorini 17 ottobre ore 11 misticismo greco, al dionisismo. I frutti puri impazziscono. pacità delle donne di essere titolari
Istituto Superiore Unificato Roma Le ville romane di Stabiae Una parte non secondaria del Etnografia, letteratura e arte di diritti soggettivi e di esercitarli, la
Via dei Pentri, Isernia 22 luglio – 30 ottobre 2010  di Maria Stella Pisapia libro si concentra inoltre sul me- nel secolo XX conquista della parità formale con
Castellammare di Stabia todo strutturale di Lévi-Strauss James Clifford gli uomini non hanno ancora inte-
Il workshop “ Conservazione, In via del tutto eccezionale 24 ottobre ore 11 applicato allo studio del mito. ramente cancellato il retaggio di
turismo e gestione del sarà possibile entrare Il mobile a Pompei ed Ercolano Aracne Editrice, 2010, pp.480, Ristampa del una plurimillenaria ideologia discri-
rischio” rientra nell’ambito nei Laboratori di Antropologia di Ernesto De Carolis € 24 famoso sag- minatoria, di cui solo la storia può
di un progetto Cultura Fisica, di Archeozoologia, Napoli, Museo Archeologico gio di James aiutare a comprendere le matrici e
2007: “SAFE HARBOUR: di Restauro e Conservazione e 4 novembre ore 15 Il prezzo del linguaggio. Clifford, “I individuare le cause. Osservare la
favorire il dialogo culturale di osservarne il lavoro dietro In visita alla Piscina Mirabilis Evoluzione ed estinzione nelle frutti puri im- vita e seguire le vicende di organiz-
attraverso l’Atlantico”. I temi le quinte. Inoltre, nel Deposito di Diva Di Nanni e Luca scienze cognitive pazziscono” zazioni sociali come quella greca
generali trattati dal workshop delle Collezioni africane, si Prosdocimo di Pierreci Codess Antonino Pennisi, costituisce e quella romana aiuta a svelare, se
internazionale saranno: i potranno ammirare oggetti Bacoli, Via Piscina Mirabile Alessandra Falzone un punto di non il momento nel quale nacque la
principi che governano la non esposti al pubblico. 7 novembre ore 11 svolta che se- divisione dei ruoli sociali, il momen-
governance dei beni culturali; Obbligo di prenotazione; La biblioteca della Villa dei Nella storia gna un nuovo to nel quale questa divisione venne
musei, parchi archeologici e l’ingresso è gratuito e con Papiri di Ercolano dell’evolu- modo di concepire le forze e le codificata e teorizzata: e cominciò
naturali; turismo culturale; orari oltre la normale apertura di Francesca Longo Auricchio zione della interazioni che danno forma alle quindi a essere vista, invece che
capitale umano e capitale del Museo.  Napoli, Museo Archeologico specie umana culture: prendendo le distanze come un fatto culturale, come la
finanziari; progetti europei per 18 novembre ore 15  l’avvento del dall’idea di cultura come entità conseguenza di una differenza bio-
la gestione dei beni culturali. Per info e prenotazioni: linguaggio stabile e originaria, consolidata logica, automaticamente tradotta
0654952269 Per il programma completo ha innescato nell’antropologia della prima in inferiorità delle donne”.
Per info e adesioni: (ore 9-15.30, lunedì-venerdì) e dettagliato: nell’Homo metà del XX secolo, l’autore pro- Feltrinelli Editore, 2010,
marta.arzarello@unife.it pigorini.beniculturali.it sbanap.campaniabeniculturali.it  sapiens una pone un concetto di cultura frutto pp.208, € 9
serie di inno- di ibridazione, come percorso di

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LIBRI
La ricerca sui guaritori Significa moltissimo e moltissime conseguenze psichiche. Un vero
e la loro clientela cose. Scoprire se stessi nelle pa- e proprio imperialismo culturale
Ernesto De Martino role di un altro; stupirsi nell’incon- che caratte-
trare mondi lontani; vedere scritti rizza l’odierna
Nel maggio i nomi delle proprie emozioni, e ‘psicologia
1957 Ernesto dare loro dignità; trovare alleati dell’emergen-
de Martino nel cammino della crescita, amici za’, impone
effettua un nella lotta contro il dolore, il tur- un modello di
“sondaggio bamento, l’insensatezza; regalarsi trauma e un
esplorativo” uno spazio e un tempo, quello paradigma
in Lucania per della lettura, che nessuno può della soffe-
studiare i ma- portarci via. renza e coin-
ciari nei loro Ponte alle Grazie Editore, 2010, volge la dialettica fra memoria e
rapporti con pp.160, € 14 oblio, l’uso sociale della memoria
il tessuto culturale dell’ambiente. e della sua celebrazione. L’autore
La novità di questo sondaggio è Perché siamo parenti critica i progetti terapeutici e
il suo carattere interdisciplinare delle galline? E tante altre pedagogici che dimenticano le
che vede affiancati all’etnologo un domande sull’evoluzione matrici locali della sofferenza e
medico igienista (Mario Pitzurra) Federico Taddia, della cura e sottolinea l’importan-
e un parapsicologo e psicanalista Telmo Pievani za di restituire valore alle singole
(Emilio Servadio) coadiuvati da esperienze di dolore e ai suoi
un fotografo (Ando Gilardi). Cen- Avresti interrogativi.
trale è l’interrogarsi sui significati mai detto Laterza Editore, 2010,
di un “guarire” che fonderebbe che oltre a pp.224, € 20
la sua realtà e trarrebbe la sua discendere
efficacia dal vissuto individuale di dalle scimmie
esperienze simboliche condivise. siamo parenti
Rimasti in buona parte inediti, i delle galline?
materiali sono qui corredati da un Non c’è ragio-
consistente apparato critico. ne di offen-
Argo Editore, 2008, pp.421, € 22 dersi: tutte le
forme di vita sono imparentate.
Elogio della lettura Accompagnati dall’evoluzionista
Petit Michele Telmo Pievani, eccoci imbarcati
in un viaggio alla scoperta di stra-
La lettura è nezze e meraviglie dell’evoluzio-
una necessità ne. 99 domande irriverenti, faccia
vitale, e non a faccia con un vero scienziato.
importa se Un libro per i più piccoli, ma non
un libro non solo…
‘insegna’ Editoriale Scienza, 2010,
nulla; per pp.96, € 11.90
comprender-
ne davvero Archeologia del trauma.
il significato Un’antropologia del
bisogna superare la distinzione sottosuolo
tra letture culturalmente ‘utili’ Roberto Beneduce
e letture di ‘intrattenimento’.
L’autrice ha studiato ‘sul campo’ i Il volume indaga la nozione di
lettori, come se fossero una popo- ‘trauma’ che domina non solo la
lazione primitiva, e ne ha raccolto letteratura specialistica ma anche
le parole e le esperienze. Cosa il linguaggio comune, le rappre-
significa aprire un libro e leggere? sentazioni della violenza e le sue

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