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^

Presented io the
I-IBRARY of the

UNIVERSITY OF TORONTO

from the Estate


of

PROFESSOR BEATRICE
M. CORRIGAN

FEDRA TRAGEDIA
DI GABRIELE

DANNVNZIO

/^CM1X PRE5.SQ

FKATELLI TREVES

IN

MILANO-x

/f?02

H
PROPRIET LETTERARIA ED ARTISTICA.
/
diritti di
i

riproduzione

tutti

paesi, compresi la Svezia, la

di traduzione sono riservati per Norvegia e l'Olanda.

Copyright by Gabriele d'Annunzio, Aprii

lot'i,

1909.

Milano - Tip. Treves.

OKCHl

ima LR/D lLFvo?a\(BI

5PEM5E LA FACE N LA FACE?Oa(Hl CON L'ARCO FEB,f L'ARCO?

PERSONiE FABVLJB.
Fedra.
Ippolito.

Teseo.
Etra.
II

messo

e Taedo.

La La
II

nutrice Gorgo.

schiava tebana.

pirata fenicio.
supplici.
efebi.
fanti.

Le
Gli

Le

Gli aurighi.
I cavalcatori.

I canattieri.

*.-^<'Z^-<^

c^^^.^^^-c.-<J^~2^^_,

ANATE nAIAN.
^scH. Philoct.

REZENE
lope

il

luogo, **ve'
i?^'

stibolo della tetra di Pe"

di un attio non abbrac-

appare, nel palagio di Pitteo, il grande e nu^

do lineamento
che
gli

occhi

^on

ciano intero, sembrando il vano e la pietra spaziare pi oltre da ogni parte, con sublimi colonne, con profonde muraglie, con larghi aditi aperti fra alte ante. Per alcuno degli aditi >^ si scorge se non l'ignota ombra interna; ma l'ar' '^ ^^. dente luce occidua e il soffio salmastro entrano per alcun'^'^-f^-^-^-^ altro che guarda la pianura febea di Limna, il porto si- ,^,^^77^ --t^^-^^ nuoso di Celnderi, la faccia raggiante del Mare Sar-^^, -t-t^^^ > , nico e la cerula Caluria sacra all'ippico Re Poseidone'^^^ yRami d'ulivo involuti in liste di candida lana son^^^^^^v^^^, z^^C^^;^^ deposti su l'altare dedicato all'Erceo proteggitore delle
~

/X ^:/

..

'^^C^sdi; innanzi a cui s'apre la fossa circolare dei sacrifizi!^ .,^^^-n^^'^ [Kz(x>\\.^ son quivi le Madri dei sette Eroi atterrati su le ,^^7^^**^ porte di Tebe. E poggiata al lungo scettro eburno e "^""z ''la vedova di Egeo, la madre veneranda di Teseo, Etra Wdel sangue di Pelope, quivi con le Supplici dalla chioma tonduta e dal bruno peplo, fra la luce e l'ombra.

M^t.^

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C^c^ j^^^^^^tP

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^-^^^^^^^
ETRA.
Alzate
misere.
fi

FEDRA
capo, alzate
il

Attol

capo, o

donne

II

Dio

dei spplici v'esaude;

suo favore alterno. La volont del Dio splendere vidi nella tenebra, splendermi il presagio sul cuore affaticato da tante sorti. Contenete il gemito,
che
il

scotetevi la cenere dal crine


IO

madri incolpabili z\ Sette uomini Eroi, toglietevi dal volto il nero lembo.
raso,

LE SUPPLICL
"

^_ O Etra,
"

messaggera

sei del

Dio giusto?

Etra, per i spplici rami d*oIivo involti nella bianca lana che ti stendemmo ad implorarti, qual mai nova parola
questa che
dei nostri
ci

rechi

"

Ebbe

piet
^

mali

il

Dio

giusto?

Che

sai?

Che

sai della

lontana guerra?
"

Teseo

torna?

Atto

FEDRA
^ II

tuo

figlio

ha

vinto^ per la
^

Legge

20

santa 6 tutta T Eliade?

Ahi, giustizia del Dio, vittoria delFEroe, che mai potremo noi, che mai potremo noi se non rinnovellare il pianto?

ETRA.

^^v

Donne,
del navilio \

una nave treznia Teseo

nel porto giunta, con le vele nere.

LE SUPPLICI.
"

Ricordati, ricordati,
^

o vedova d'Egeo!

Le

nere vele

ti

3o

furono fatali un'altra volta, sopra il Mare nomato dal tuo lutto.

L'istesso lino infausto, o vedova, traeva il tributo 6 carne al mostruoso fratello X colei ch' la tua nuora.
"

S'ode giungere per l'ombra degli aditi la voce ansiosa e foca 6x Gorgo che chiama la Cretese.

LA VOCE

DI

GORGO.

Fedra! Fedra!

FEDRA
LE SUPPLICI.
"

Atto

Le

vergini e

gli

efebi

incolumi raddusse
sette e sette^
il

ai focolari^

Teseo, " Ahi destinato numero possente alla vita e alla morte!
re
40 "

noi ricondurr le spoglie esangui^ i floridi figli ed insepolti, spenti i figli terribili che si precipitarono con chiuse pugna, fra tante grida, su dal nostro dolore, fuor del nostro
spenti
dilacerato

grembo!
"

Ah

perch mai
,^^^1.,^:*^
.-

noi

ed

conoscemmo il talamo invocammo Iltia? P-^/^^t^t^iU^^


Guerra, e p^l^'tue
li

5o fauci

generammo,

J^ ^^^^^A^A^
^^^.^^^^ ^^
^

o Ferro, e pel tuo doppio taglio !^^^^,^

^'l'^^e^-.

ETRA.
rattenete
il

^fT"" '-^^^
DonneX^

lamento, soffocate il gemito; che Tnato non ode, non ode il buio dmone, ma per lui solo tra gli Eterni vana
la persuasione,

IO

Atto

J-

FEDRA

e la preghiera vana,

60

ed vana TofiFerta; n le lacrime del pi puro e profondo occhio mortale mai varranno a raccendere una goccia i sangue nel pi caro volto estinto.

UNA DELLE

SUPPLICL

Etra, n la saggezza giova a domar la cieca doglia che morde. Gli insepolti figli attendiamo, che sgabbiano da noi la lor parte fuoco, i nudi corpi dati dalla forza tebana
ai lupi del 70 e

Teumesso, tu r Eroe vendicatore attendi

UN'ALTRA.

Ma

il

tuo volto nelFombra, senza lampi.

UN'ALTRA.
Consoli
il

pianto, e sembri inconsolabile.

UN'ALTRA. Chi vien dal Mare?


o Etra.

II

Mare

t*

funesto,

ETRA.
II

fato

un mare senza
\\

lidi

FEDRA
ov* Etra sta

Atto

come una rupe

bianca.

Non
Mai

invidia di me vi tocchi, o Spplici. aratore infaticato ar

sua terra
80

travaglia questo cor

come Teseo mio


il

palpitante;

che partorii gemelli avvinti per un fianco

Rischio e Teseo. nelle chiome d'ogni sua vittoria


i

fischiano

serpi.

Si rinnova per le

ambagi

della reggia

il

nome nomato

nel grido di Gorgo ; e vi si accompagna un fragore so^ bitaneo di bronzo percosso, e il clamore confuso delle
fanti sbigottite.

LA VOCE

DI

GORGO.
Fedra Fedra!
I

LE VOCI DELLE FANTI.


il

Affoca mirto! Affoca il mirto! " Percoti il bronzo! " Esaudi! Esaudi!
-

-'Liba
tre volte!

LA VOCE

DI

GORGO.

Fedra! Fedra!

J2*

Atto

e^t

FEDRA
al

AI f imbomtio e
mente

clamore indistinto sobbalzano

le

madri

in sbita costernazione che di parola in parola cieca*


s'accresce*

LE SUPPLICI.
^

Odi

grido!

Odi

grido!
"

Chi percote

il

bronzo?
"

Qual

terrore

si

spande nelle

case^ o

Etra?
"

Invocano

90 la Cretese.
^

Odi
Io

il

nome!

Percotono

scudo
"

del Coribante.

Odi

il

nome!
"

Le

fanti

gridano.
"

Giunto

il

messo

6^.

sciagura^

o Etra, e tu non

sai!

^T^ingannava il presagio! ^ Cercano la tua nuora " La chiamano, la chiamano.

^Le
Io Io
ICQ "
"

vele nere, o Etra, un^altra volta!


dissi.
-^

tu taci !
dalla
II

Venne messaggio
Tutto

nave fnebre?
ci

perduto?

Dio

schiaccia?

J3

FEDRA
anche tiene
odi
i

Atto

il

terrore, Etra!
"

Odi

cani,

cani d' Ippolito, laggi,

che latrano alla morte! " Le cagne di sotterra! Ecte!

^E morto
"
-'

Teseo!
!

Non riavremo gli insepolti figli E vero? E dunque vero? AnchVgli, anch'egli
Sette Porte? Tebe ha vkito due volte?
alle

cadde

no

"

Etfa si mtJove> silenziosa e intenta, contto al chiatote che raggia dall'occaso. La veggono le Supplici allonta^

narsi verso

il

propileo.

^^
^^

^^-rt^ j^^z^^ir^>-z^^

Dove
i

vai

/^ ^<^^

"

Sempre per nave

a te

vennero

mali,

ahi

vedova d'Egeo!
lacrime 6a

-^i4?^-,^-^*^,^^j^?^^TantIide, e le

Nobe

sono su

te!
"

-'-^^^C?

^
udite
il

Ate

la segue. Udite,

passo discorde e Tanelito

stridulo.
In una breve pattsa le Supplici ascoltano, tra ombra e lace, ancora alzate ; poi scomparsa la Pitteide, s'abban^

donano

al cordoglio.

^^^^

J4

Atto

J'

FEDRA
^A
terra!

A terra!
il

Tutto perduto. Lacerati


e percotiti
I20 e
il

peplo,

petto,

e copriti di cenere,

ricomincia l'ululo!
-

Gli Iddii

non odono.
"

Sciagura, onta, spavento

sopra noi si precipitano. " S' partita una Erinni dalle case di Edipo contra noi. Vedete rossa luce delle sue fiaccole! < L'oracolo x Lssia! " Adrasto! Adrasto
!

^ Figli,

figli

maceri !

"Argo
Le vcoAti
si

deserta!
"

morto Teseo
a

pfostrano^ con la

2.qjz-.2

tetta, sotto i foschi

manti, gemebonde. Ed ecco, foot dall'ombta dell'adito anelatamente ittompe la Minoide. Ode l'inatteso annunzio; s'attesta contta il ptono ingombto; e sta in si* lenzio, lampeggiandole sul pallote l'animo teptesso.

FEDRA.

Tnato,

la luce ne' tuoi occhi

J5

FEDRA
Prono nando
ai piedi della invocatrice
i

Atto

T ingombro

si

tace frc

singulti sotto le pieghe lugubri.

T'offro

le

bende splendide
mitra e
il

il

crinale

i3o e la rete e la

velo.

Si china verso le dogliose,

ancora anelante. La nutrice

Gorgo

dietro

lei^

nell'ombra.

Donne
ospiti, sollevate

bocca e rispondete a Fedra. Donne rispondetemi: Chi primo rec questa parola, questa parola della morte?
la

ospiti,

Sollevano il volto le Supplici, ma rimangono accosciate, taluna poggiandosi alle mani, taluna ai cubiti, attonite.

UNA DELLE
FEDRA. Vedeste

SUPPLICL
?

Che
Che
ci

^,

chiedi, ospite regina

chiedi

e udiste

il

messo? Etra

l'accolse ?

LA
l,

SUPPLICE.
tu,

Non
140 di

non tu

Io vedesti e l'udisti

nelle tue dimore, o chiaro

sangue

Elio?

FEDRA.
le

Le vostre grida, vostre grida udii, femmine argee.


\6

Atto

FEDRA
tue fanti

LA SUPPLICE. Non il messo navale? Le


FEDRA.

nel clangore del bronzo tMnvocavano.

Le
LA

vostre grida.

SUPPLICE.
Il

nome
era.

tuo con voce

di terrore

nomato

Di sbito

sobbalzammo.
FEDRA.

Le
folli
I

vostre grida^

femmine

LA SUPPLICE.
Perche Titnide?
t^adiri

contra noi,

FEDRA.

D ovver
Qui
era, Titnide.

Etra? dov*era?

LA

SUPPLICE.

FEDRA.
i5o

che disse?
SUPPLICE.

LA

Rest muta.

<

1/ J7

FEDRA
FEDRA,
ella

Atto

dov^

ora?

LA

SUPPLICE,
Escfta dalle case.

FEDRA.

Va,
Gorgo, e guarda.
La
nutrice s'avvia verso
il

propileo*

Voi dunque
sol dal

suono del bronzo e dal mio


divinaste,

nome

nomato

o Spplici, Tevento lacrimevole? Masticare solete voi Tamara foglia del lauro delfico?

LA SUPPLICE.
Regina
ospite,
i6o se

moglie cara al grande Egide, Fedra indimenticabile,

il tremito del cor fievole oppresso da tanto fato e* ingann...

La voce
implora*

della nutrice riapparita interrompe quella che

GORGO.
Si fa

)8

Atto

FEDRA

incontro

al messo Etra; che sopraggiunge, ,c'?^^a^^^^J^i^ coronato con segno di vittoria. i^^:A^ ^y^^ ^

FEDRA,

^* fr'i^^ii^r^
gridatrici forsennate, udiste?

Torma tonduta
empiste
ex

che per giorni e notti


-

^ c^-^^^^-^ lamento queste case / ^-^-^ e me d^angoscia, non farete ammenda? ,^i-e^ ^,^ -^^^^^ Immortale immortale il grande Egide; ^^,^^^_ -^^^^.^^^^^

170

e voi Tavete pianto! Non muore, no, egli

non muore;

e voi
-^-vg

gemuto avete

il

nome

suo col fiato

180

su la pietra ospitale! Ah non Taiutatore . Meleagro ha la sua forza avvinta al tizzo consumabile, che possa k sbito rimetterlo nel fuoco una man cruda; n prodotto ha il seme di Cadmo chi gli infranga col nodoso rovere Tosso delle tempie duro, com^egli a Bianre nel convito. No. Scegli varchi mai le sorde porte del Buio, non sar per render Tanimo ma per forzar Persfone.

LA SUPPLICE.
Regina
s<f

a.-^

2^-^--^

'^-^1^

^.

&.

^C-^T,

-^e^

^&-y-,ei>

^7^1

"^/^'4
^^"!W
/p

/'

^^^Uc^

2o^

>^.

VT"

FEDRA
ospite^ bello che tu paragoni
il

Atto

tuo sposo

magnanimo
perituro.
scegli

un

dio

non

perch
190

ha vinto e se ti torna^ tuo cuore senza gioia? e perch la tua bocca terribile come gli archi curvati nella tua Cnosso^ o Minide?
t^adiri nel

Ma perch^

FEDRA.

Li conosci tu i grandi archi cretesi? Tu che parli con la parola a doppio taglio ascosa nella guaina pallida^

non

sei la

madre

tu d^ Ippomedonte
alla

ch^ebro mandasti di combattimento


e urlante

come Tiade

Porta

Onca?

LA

SUPPLICE.

Son
FEDRA.

quella.

Te
cadma di bronzo.
La madf e
Fedra s'inchina verso

Tuccise Tasta

delI'Etoe spaccasela sopra s, celando la dogliosa.

il

volto.

Anch^egli, anch^egli^ vero ?

20

Atto

FEDRA

200

madre^ avea caro pi degli occhi suoi


Tarco e pi venerabile d^un dio^
anch^egli
se

non amava
ben connessi,

non

cavalli i belle criniere^

cani sagaci, carri

e battere le selve, uccidere le fiere,

accumular
tessere per
la
210

le prede,

Artemide implacabile corona sul prato non calpesto.,.


piangi?
dell'ucciso

Ah

La madf e
dal lembo.

piange dentro

le

se palme velate

ancra!
lacrime!

Tu

puoi piangere puoi bevere le tue

Tu

GORGO.

O
FEDRA.

creatura!

lu

sei

paga,

madre d^Ippomedonte, paga nella tua doglia, lu darai


al

'

^^^.^ P^^^

la

tuo figlio la parte sua d^unguenti, sua parte 6k fiamma,


il

e le vittime, e e parlerai con

canto, e Talto tumulo;

TOmbra,
2\

FEDRA
e udrai
220 dei

Atto

Taedo celebrar queiruno

Sette centra Tebe, di te nato; e vivrai la vecchiezza tu conforme la legge degli Iddi; e il tuo cibo e il tuo sonno e il tuo silenzio avrai^ Tacqua per dissetarti, Tombra per temperar Tarsura, e nella tua memoria i d felici, e il tuo dolore dentro le tue mani come un^urna che reggi, che soppesi, che conosci, che poni nel tuo grembo 23o quasi a nutrir di te un^ altra volta il tuo caro; e non temi che ne balzino serpi, che n'esalino veleni, che ne sorga la pestilenza occulta e ti s*apprenda
e
ti

corrompa e

ti

consumi.

GORGO.
creatura!

^ U
JNe
1

mia

FEDRA,

anima tua

stride

240

penata in ogni stilla del tuo sangue; n il vento, che rinfresca Terba, strazia il tuo corpo deserto; n la notte affannata s* affanna del tuo soffio;

22

Atto

J'

FEDRA
il

ti

vincola

giorno alla sua ruota

crudele; n tu odi, n tu odi^


irta d^orrore,

n tu odi dentro
il

di te

mugghiare

mostro

fraterno...

GORGO,

N on dir pi

Non

Tudite!

Smorta come la cenere, Fedra ha negli occhi divini Tima" gine vergognosa del labirinto dedlo. La rattiene e la
sostiene la nutrice sgomenta.

FEDRA.

Ma ^ Fedra,
,^
^

Fedra indimenticabile...

GORGO.

Non
25o

Tudite! L* insania la rapisce.

Madre d^Ippomedonte, ha vaneggiato, ha vaneggiato. Donne ospiti, inferma.


il

vedete ? Non ha pi colore sangue. Ugita, fatto il vespro, un^angoscia calda come il delirio. E parla in vano.

Non

la

triste

Sorge dal coro delle Supplici la madre d'Ippomedonte, con deterse le gote, con raffermate le labbra, voce per
tutte eloquente

come un

solo dolore sette volte esperto.

23

FEDRA
LA SUPPLICE.

Atto

O
Io

Gorgo, ognuno dei mortali parla

fn vano, e in

vano piange,

260

vano si rallegra; che Tevcnto trasmuta e la colpa Io scolora; e nessuno dir mai ch^egli vide, e nessuno dir mai ch*egli seppe^
e in

che su tutte le fronti diadema la cecit, n mai son certi i segni; e gli Immortali foggian per ognuno

un dolor novo
supplizio, n
si
il

un novo
cor

fallo e

un novo

crollano nelFopra.

O
ti

nutrice, e

mio

teme che un male

cresca in queste case,

270

un catello deforme con obliquo dente ed occhio irretorto. Onde asciugo le lacrime pensando che il nostro par men truce, men misera la prole sferri illese Ombre su gli asfodli; che forse alFuomo il meglio non essere nato ma, se nato, varcar quanto pi presto alF Invisibile.
Compitita la trenoda pacata so la sorte dell' Efimero, subitamente si rischiara animosa la voce della Supplice a riscuotere le Argive ancor prone.

24

Atto

FEDRA
le

Asciugate

lagrime^ o nel lutto eguali. Sollevatevi. scolpite il dolore con man ferma

280

perch sorregga il peso della gloria. Etra conduce il messo coronato.

Da
con

la

Etra condotto sopraggiunge il messo navale, cinto fronda del pioppo cara all'Alcide e all'Egide.

IL

MESSO.

Madri

Titnide figlia del Re d^ isole, dei Sette Eroi rivendicati, grande novella reco:

la vittoria di

Teseo!

LA SUPPLICE. Che la santa corona

verdeggi sempre su la pienezza, de tuoi giorni, o Annunciatore!


ti

IL
il

MESSO.

hiurito d llaco, lo sono e


_
<

ttfr

290

conduttor del carro di Capano percosso dalla folgore del Dio. Prigione fui, or son libero. Non mi riconosci,

Astinome

Mi

desti

Tlao? nuovi pettorali


di
il

d'oro.

omai

sacro

tuo sangue, genitrice.

25

FEDRA
Gli
Io
si

ot

Atto

accosta trepida

Astinome

e,

sollevando

il

lembo,

guata pel chiarore.

LA

SUPPLICE.

Sei tu? Sei salvo!


favilla?

Ti conosco

ai neri
ti

capelli e alFocchio glauco.

Non

colse

gli eri

allato?

Cantar
3oo

solevi^ Eurto^

.^f^

.^

/l4

presso i cavalli che pascean la spelta; e cantavi quel giorno aggiogando il leardo e il sauro al carro. Mi sovviene di te. Cadde di schianto? /^^*^^i^^<^ Non gitt grido? non chiam sua madre? Dimmi, oh dimmi almen Tultimo suo fiato!
^i*--*--3t,'Z^

^i^ y&^^^'^,^
f^^
.^^ ^
j^

^
/
'

IL

MESSO.
ti

Io

^ ^-"^^

/ ^^
'^^^
,

Porta Elettra. Non sul carro: disceso era. Forato ^^'^ a^vca, gi col rrassmo la gola
dir.

Era

alla

^ Polifonte.
c torri

tutte

erano un solo ululo d^uomini ^^y^y*.*^.^^^ su Teversore. E le trombe sonarono ^^y^ / / ,^ ^,^^,^^ ^11^ scalata. E super gli squilli la sua voce di bronzo. ^r^t^^.^ ^-^^ E

simile era fatto


al

v-j^^^v^egli

Titano impresso

nell'orbe del suo scudo,

&

^.^^-

4'.

Atto!

FEDRA

che su fmero leva la Citt


diradicata dalle fondamnta.

E
320 la
**

disse alla Citt

sua voce di bronzo:


di sette porte,

Tebe

cinta di belle
se

mura,
gli Iddi;

io ti diroccher,

pur debba combattere


il

n, se

fuoco del cielo

mi

percota,

sarai tu salva.

Fin dal cominciamento del racconto Fedra s'avanza verso Eurito come bevendo a na a ona le parole eroiche. Dai
precordii le
palpitante,

Ed ella ora, grande, che giubila all'inizio dell'Inno, con tutto il viso che ascolta, con tutto il soffio che inspira, quasi rattenendo l'impazienza di accelerare con l'urto del piede il numero.
erompe come
il

grido primo.

la

Musa

FEDRA.
IL

..

Ah, tu mi

sazii

MESSO.
il

^ E
casco.

tolse

e gitt lungi

FEDRA.

Mi
33o

sazii! Cosi disse? Questo, questo giur contra gli Iddii, uomo d^Argo? Sfid con la sua fronte

Tira degli Implacabili egli solo?

27

FEDRA
IL

j'

Atto

MESSO.

Ancor Todo, Titnide.


FEDRA.
se IL
_. hi
. .

non ebbe

non

la

sua criniera sul suo capo?

MESSO.
il

Inerme
FEDRA.
il

capo.

la

squasso tre volte

leone?

IL

MESSO.

Nel vento
gli

e nelFazzurro

rosseggiava alzata

come una vampa indomabile.


FEDRA.
T-j

hi

dardi

non
IL

Io

toccavano?
.

MESSO.

che Io sguardo del


340 era ^\di fiso a
Ii;;i.

Appariva snto^ Dio

FEDRA.
IL

__

..

..

rslon pi gridava f

MESSO.
silenzioso.

Era

25

Atto

FEDRA
la sfida?

FEDRA.

Non
IL

rinnov

MESSO.
certo che
il

Era

Dio Taveva

udito.

FEDRA.
Egli e il Dio soli nel combattimento furono, allora, e gli uomini non valsero ?
IL

MESSO.
il

Egli e

Dio

soli.

FEDRA.
fa la

luce con essi

IL

MESSO.
il

Era

meriggio.

FEDRA.
IL

Ombra non v era

alcuna

-,

MESSO.

Quella del curvo scudo sopra lui; che coperto saliva 35o su per la scala apposta alla muraglia. Saliva senza crollo
sotto le pietre dei difenditori. crosciava la grandine sul ferro e crosciava sul cubito intronato,

29

FEDRA

.^

Atto

che non cedette. S cedette il cuore tebano; che su la muraglia sgombra, giunto in sommo, balz V Eroe tremendo.

36o

E E E

stette.

si

scoperse.

fu luce e silenzio di prodigio.


atlor s^ud tre volte strider Taquila

Teversore dall'Etere sublime. allo strido lev la faccia ardente d'inumana virt, simile a un nume.

E
E

la

voce
^^

di

bronzo
il

ton:

Adempio

giuro.

Espugno

Tebe.^,

la destra scagli Tasta amentata contra l'Etere.

Col gesto irrefrenabile e con le pupille alzate Ettrito compie Timagine dell'atto temerario. Ma subito si smar' risce e ondeggia. Gli rende il soffio l'ardente inspiratrice> che china verso la trasfigurazione della Madre.

370

Segui! Segui! Uomo, non tremare! Non perdere il respiro! Or tu devi cantar come l'aedo, come quando aggiogavi i due sonanti cavalli. II cuor terribile rinato entro il petto materno. II rombo vince la tua parola. Versagli la gloria!

Come

tendi le redini del carro,

30

Atto

FEDRA
f

sogna che tendi

nervi della edera,.

Alza
IL

la voce!
_

MESSO.

asta

non

ricadde.

quel dispregiatore dei Celesti

sorrise

come non

sorride Tuonio.

Si chinava

egli gik^

38o oltre la Porta. II

pronto a balzare fuoco inevitabile

Io percosse nel vertice del capo.


Ftjigida di fervore, piegato un ginocchio a tetra, Fedra abbraccia l'esausto fianco d'Astinome come il tronco d'tjna quercia che tentenni.

FEDRA.

Madre, madre,

ti

cerchio con le braccia.

Non

tocca la folgore. Grandeggi. Piena ti sento d'un^ immensa vita.


ti

Odi Taedo! Odi


urt la terra
il

l'aedo!

Come

Folgorato?

Nel soffio che Io suscita, il conduttore di carri sotto la corona di pioppo nobile come un cantore di parole alate. Un ansito occulto gli scuote la voce ma non gliela rompe. Ed egli fiso al gruppo sublime; che la Titanide regge ancra tra le sue braccia la quercia palpitante.
IL

MESSO.
tutte le

L animo,
membra

Tanimo cement

3t*

FEDRA
centra Io schianto,
si

ot

Atto

che la percossa non le divelse, e pur Io scudo al cubito 390 rimase giunto e l'altra arme sul tronco;

ma

tutta la criniera

s'invol pel

divamp, nemico Etere. E Tanimo

con uno squasso fece riverso il corpo s che indietro cadde dalla muraglia: in dietro cadde, non sopra il ventre, non con Tonta d'aver morduto il fango sanguinoso, riverso cadde: di metallo e d'ossa, fumigante compagine rot;
400 urt la terra; rison; supino,

in

un

cerchio d'orrore e di silenzio,

giacque con la non cancellata audacia su la sua fronte nera. E parea sacro.

fumigava come
gli

se la terra

giusta

fosse rogo.
la

Balza in piedi la Titanide e taggia, come

Musa, ta"

pita nell'oro turbinoso delle foglie apollinee,

come

la

Menade

riscossa dal

timpano cavo e

dall'estro ineffabile.

FEDRA.
Vittoria ignita! Giubila,

Astnome! Qual rogo,


qual rogo avr da noi

l'Empio!

Or

io ti

comando che
32

tu canti.

Atto

FEDRA

410

conduttore del carro^ che per questa vittoria appari coronato^ e non per Taltra. Io ti comando che tu canti. Dove

sono i flauti? La folgore del Dio senza baleno come clava o pungolo fu; ma qual sVbbe Tanimo baleno
in quel sorriso che

non

era

d^uomo!

420

Ch^io rabbia! Che dai miei mali io Tesprima, e dalla mia bellezza! Voglio condurre sino al Mare il coro fnebre p^er colui che scagli Tasta
contra l'tere

sommo

e poi sorrise.

ETRA.
Fedra vertiginosa^
divenuta
sei

tu dispregiatrice

degli Iddii

FEDRA.

Fuorch d uno^ o madre irreprensibile di Teseo,


fuorch del solo che non ami i doni n Tara n il libarne n il pene ; fuorch di quelTun solo.

^.

ETRA.

r^ t Qua!

T malvagia

33

FEDRA
43o erba fu

Atto

mescolata nel tuo sorso,

o nuora, che mi parli queste parole d'onta?

FEDRA.
Dalla supplice udii che ognuno Azi mortali parla in vano.

Una

una legge

legge pei Vvj^ pei morti.

Ma

chi parla entro

me

non pu
Prepara
440 pel rogo,

esser placato con offerte.


il

vino e Tolio e il miele in copia o veneranda; e dona tutti i balsami che serbi neirarche. Io tagliere tutti i miei mirti.

Che
alla
Ella

la scure sia luce

mia notte insonne!

si volge al messo e, come placata d'impfovviso ogni turbolenza, gli parla con accenti di melodiosa tristezza.

Uomo,

guida

le

Supplici alla nave

degli insepolti,
d* Espero

prima che la lacrima sgorghi sul dolor del Mare.

IL

MESSO.

Titnide, gi furono consunti


i

roghi.

34

Atto

FEDRA
il

Sembra che
pepli.

vento del lutto

tigiti le

pieghe dei neti

No, non
45o

fate

lamento, o madri Alcuna di voi sofferto non avrebbe Torrida


vista degli insepolti.

LE SUPPLICI.
^

Ah tu non

sai,

giovine, tu
"

non

sai

la forza delf infinito dolore!

mai pi dunque

toccare

potremo

le
"

creature esangui?

Lavati furono i corpi con tiepida acqua? Avvolti nel lino? " Unti k balsamo?
-^

Chi
460
i

li

port sui
?

Ietti?
"

Chi costrusse

roghi

IL

MESSO,

Li costrusse nella valle del Citerone il Re, sotto la Rupe


Eleutride.

attesto

che

man

di

servo non tocc veruno

z\ cadaveri.

Teseo
35

FEDRA

Atto

comp gli offici e vigil sinch non furon arsi i corpi; e poi trascelse il bianco ossame e scever le ceneri.

UNA DELLE
Onorato

SUPPLICL
da
tutti gli

egli sia

sinch duri tra gli uomini la 470 santa delF Eliade!

uomini Legge

Fedta in silenzio, addossata alla colonna Ittnga, tesplta verso il Mare. E i pensieri indicibili fanno il suo volto come il volto del pilota, sfolgorante d'wn segreto di stelle.

IL

MESSO.

Ora
che
di

m odi,
,

,.

Astinome

me

ti

rammenti.

tu dal volto inebriato e chiuso, che pi non taglierai tutti i tuoi mirti, odimi, cuor profondo. Io ti dir, Fedra, se m^odi, un^altra bella morte.

Due

di pino costrusse alte cataste

TEgide. Sopra Tuna consum in fila i Capi; ma in disparte Taltra diede alla santit del Folgorato,
480 diede

Tahra

in disparte

all'eletto del

Fulmine.

La Rupe

era imminente.

Atto

FEDRA
le

Intorno eran

lunghe ombre

delibaste.

le fiamme ruggirono con un rosso furor di leonesse.


Scolpiti

sono

nell'alto silenzio ttitti

doloti in ascolto.

Fedra

col passo

musicale s'avanza.
ti

Odimi, cuor profondo. Io

dir,

Fedra, se m^odi, un'altra bella morte.


furiando allo sforzo dell'Austro; e misto al molto 490 miele, sotto il cadavere, crosciava Tadipe delle vittime scuoiate. E quivi eran nel fuoco i due cavalli, o Astnome, che il fuoco spirato avean dalle narici a tergo d'uomini vinti. Ed ecco, su la Rupe, nel turbine dei pepli
le

Ruggivano

fiamme

e dell'oro gioioso e degli sparti


capelli,

nuvola
Erompe

quasi in fremito di piume, d'ali al termine del volo,

5oo apparve...
dal cuore presago di

Astinome

il

grido, verso

l'apparizione volante.

LA

SUPPLICE.

Evadne! Evadne!
37

FEDRA

Atto

^
'-7r

.<<^

Ahi, sogno mio verace!


presso
IL
il

Onde venuta?

^'^'^^^.^ Come? Rimasta


MESSO.

era nelFalta casa

fanciullo Stnelo.
,^

V eduta

fu sopra

un

carro ad Aliarto, sola


l'auriga,

con due schiave e


in veste nuziale

e coronata, per la via ^\ Tebe.

LA SUPPLICE,

Con
IL

lei

non

era

il

vecchio

Ifi

MESSO.

Era
FEDRA.

sola.

Era

sola, era sola e coronata,

5io pi bella

che

al telaio,

Non

la vedesti in
il

o grande Astnome. sogno irta 6. lauri?


rogo! Parla,

Lascia splendere

uomo.

Aedo, canta. Su
Novamente
ella

la

Rupe
la

apparve.
che, mentre accoglie,

come

Musa

dona. Ella segue e conduce i segni dell'azione magnanima. La guarda come per interrogarla il rivelato aedo. Nel rispondere, ella dimanda. Riceve il fuoco e Io sparge.

IL

MESSO.
la

Come

videro entro

le faville

38

Atto

FEDRA

innumerabflf alta sul vento e tutta ali\ gli Ateniesi brandirono le lunghe aste credendo apparita la Vergine cara a Pallade Atena. gli Argei 520 riconobbero Evadne; e la nomarono.

Ma

Ed

ella^ sul
**

ruggito delle

fiamme^

grid:

Evadne sono

ma la Vittoria meco. E me con essa pronta vedete al volo che va oltre. ^^ E si meravigli la moltitudine
dei guerrieri; e in

tumulto

spaccale

sotto la

Rupe;

e stette intenta.

Ed

ella,

avvolta
grid:
^*

di faville

innumerabili,

Salute, o Luce! 53o Immensa face nuziale accesa a novissime nozze.

Una cenere sola innanzi Talba Evadne sia con TEroe ch^ Evadne
ama,
Porte del Buio una sola Ombra, per T Eliade una sola gloria!,, E si precipit dentro le fiamme.
alle

LA SUPPLICE.
Ahi,
ahi, Stnelo, Stnelo!

39

FEDRA
glorioso olocausto.

ot

Atto

Veramente Fedra percossa dal riverbero del rogo e mossa dair impeto dell'azione. Ella risuscita e celebra in
s
il

FEDRA.

Odo.
540

ma E
i

E non pi ruggirono le fiamme, levarono un sonito di cetere.


il

guerrieri sentirono dal ferro

dei caschi ergersi

lauro,

tutti assunti nel giubilo dell'Inno.

IL

MESSO.
il

Guardavano
frementi

prodigio,

come quando combattevano.

FEDRA.
Vedo.

Ed

ella s'alz,

nel rossore volubile, per farsi pi presso, ancor pi presso al corpo ardente.
IL

MESSO.

55o alte,

Scorgemmo le sue braccia come le faci d Persfone.


FEDRA.

Senza
la

cintura.

sola,

o Amore!, sola

nudit del fuoco


lei,

era su

sul desiderio eterno.

40

Atto

FEDRA
il

IL

MESSO.
i

guerrieri intonarono

pene,

sommessi^

in cerchio.

FEDRA*

^ U
curv

Ed
il

ella si

labbro della per nutrirsi e gioire. S'agguagli


alla spoglia

come si fiamma

nozze! curva

combusta,

56o

come

il

che si che consuma e rifulge, e non cessa il suo canto. nozze, nozze d'Evadne! freddo Lete su l'arsura! rugiade sul rogo, .muto pianto dell'alba su la cenere! Abolito il servaggio degli Iddii Uomo, attesta che non col nero vino

labbro vorace nutre e gioisce,

estinta fu la bragia
570

ma con tutte le lacrime dell'alba: nessun fiore fu rorido in quel giorno.


ETRA.
Fedra, perch
deliri
?

FEDRA.

T- f . hi chi

raccolse

4J

FEDRA
la
II re

Atto

cenere e Tossame, o testimone? Adrasto dalla dolce voce?

IL

MESSO.
il

Titnide,

re

Teseo.

FEDRA.
mirabile fato! Or chi pi degno ? chi ebbe mani pi monde di spergiuro e d'insidia? 58o Chi scernere poteva la portentosa cenere se non quegli che trasse a forza su la nave attica dalla nera vela le due sorelle figlie di Pasife per Tuna^ la pi docile^ Ariadne
di belle trecce

abbandonar

sul lido
il

selvaggio e all'altra imporre


Torva con
la

giogo duro?
si

bocca tiafsa dall'odio ella


si

tace.

Alla

e s'appoggia contra l'omero della nutrice chiudendo le palpebre.


di Etra

rampogna

trae

in

disparte

ETRA.
590

Fedra, Fedra

deliri

come Tiade

Atto

J-

FEDRA -^. -^^^ .^..^


Un
acre

notturna!
t* abita

morbo

nei precordii^

e tu non sai. Conducila, o Gorgo, alla dimora. Ospiti donne^ e voi meco venite ch^io compia il vto, poi che non in vano

\
;

600

rami spplici d^olivo ove Teseo. imberbe tolse i sandali e la spada di sotto il masso, e il fato suo mirabile.
recaste
i

nella terra

a voi nel nome del vendicatore, Madri, io dar le sette urne di bronzo.
Segaono Etra le Supplici in silenzio. E s'allontana la torma dolorosa lasciando l'ombra dietro s pi grave.
Riapre
gli occhi

Fedra e
il

si

volge.

la figlia del

Socrate respira verso

Mare con ona

X^^^S" meravigliosa tri-

sXzzzz.. Di nuovo i pensieri le fanno il volto simile al volto del pilota per istrane sirti, sfolgorante d'un se'^'^^ ^^^^^ greto di stelle. Trasognato il messo la guarda, come /' "^^^quegli che dal repentino volo ridisceso al suo viaggio pedestre.

j/^

^^1^^,

;?^'Z-^

^.^-^^Hi^^

FEDRA.

Uomo

d'Argo, un bei dono io


ti

ti

far

prima che tu

parta.
i

A
x

te che presso
i

amavi

grandi tuoi cavalli canto, o conduttor del carro


la figlia del

Capano,

Re

d' isole

43

FEDRA
"'''^^^^

Atto

y.
y

_,

6io
^-r
^

Fedra di Pasife nata dal Sole donar vuole una cetera eburna, opra di Dedalo, che anch^ella
fornita
\

perch d'auriga tu diventi aedo ^^^^^^^^^^^^.^^^or che son arsi i grandi tuoi cavalli ^. e servire non puoi altro signore. ^ /
.

^ /
,,

.^^^*^
>^

giogo, e d'oro

il

giogo

vocale.

te la

dona

^^^^

IL

MESSO.
regina, tu

-^*v/^

^^ ;^^^^^Fedra
^
-S'-Z-T'l/S

mi

fai tal

dono

^^
-v^-e

che maggior non potevi n pi santo:

'^
7^

^-

y
'

una

cetera bella,

ben costrutta,
il

\,fi^^^^^^^ d'artefice famoso, ^20 e con spravi d'oro


^--^i2^^

giogo! Possa

^Q^

^^-^'^-^...^^ delle
'

partendomi, imbattermi nel coro


sorelle Anidi,
il

come Tamiri Trace, ^I^ ^^ ^^^^*^per un luogo deserto, presso ^

un

fonte,

r^^-t^

'e

-z^^<^

mi semini in cuore le canzoni quella che come te porta le chiome

' a guisa d'un elmetto rosseggiante y_ '^^^'^^ ^^^;^^^^^e vlto ha verso il tempo

p^^^

<y

troppo desiderabile

respiri.

FEDRA.
4?^^ 63o

quale, aedo,

il

tempo
44

*-j2?-

-^^^i^a.

'--^-^

Atto

FEDRA
il

troppo desiderabile?
forse?
IL
il

passato,

futuro?

Dimmi.

MESSO,
fu,

Quello che

donna, ritorner.

FEDRA.

Come
piet

ritorna la

materna colpa?

Lenta ha parlato, e torva. La donattice della cetera si Sprofonda nell'ombra procellosa. II fermento deiremsi risolleva nella figlia di Paslfae contro la neqwizia degli Iddi. Torva ella tace per alcuni attimi, con non insolito gesto premendo so la bocca il dorso

della

mano come

s piaga incotta.

Va.

Ma non t^accostare

airElicnide.

Bada che non t^accechi come accec Tamiri, e non ti storpii. Anche la Musa, come gli altri numi,
vende
640

suo bene a prezzo ! infiniti e mali. Ascolta il tuo cuore e apprendi Tarte /s^^^^^^^yr^ dalla tua pi profonda libert. ^^^
il

j^^

^:-,e<2^

.^.^ ^^

Cruore,
sia nel

narrami 1 uomo,, cominciamento d^ogni tuo

canto.

**

Narrami Fuomo che

scagli

contra T tere Tasta e poi sorrise. Narrami a mortale che sdegn

ApIIine e del rogo fece

il

talamo.

45

FEDRA
Narrami
MESSO.
il

j'

Atto

fuoco e

il
,,

sangue, e la bellezza

creata dalla folgore.


IL
65o

T'obbedir, Titnide.

FEDRA.

non dimenticare ne* tuoi canti, se la fama ti giunga dell'evento, quella che ti don l'opra dedla, onde gi le lodasti la sua chioma
che per elmetto dalle cinque gispidi ha la branca implacabile dall'unghie fulgide avvolta l dove dolora
la radice infernale zi capelli.
'r?^

La
660 e

scorge ella nell'orbe del suo specchio

squassata vacilla,

sotto

una nube

d' ira,

tra la colpa e la morte.

Rimane
fiscuote*

ella intenta alla figura

del swo fato; poi

si

IL

MESSO.
potess'io donarti,

Oh

Fedra, una veste eterna!

46

Atto

FEDRA
d^Argo.
II

FEDRA.
Va,
il

uomo

miele t^addolcisca

mio vino
MESSO.

ospitale.

IL

Ancor da compiere, ospite ho il mio messaggio. Ove


il

regina,

sar ch'io trovi

figlio

primogenito

di

Teseo,

670

il

domatore
ella

di cavalli Ippolito.?

Di nwovo

come brace che subitamente


il

s* inceneri.

Con

soffocata voce ripete

nome tremendo.

FEDRA.
Ippolito!
Quasi irosa interroga.

Che vuoi
dal figlio
IL

deirAmzone?

c^^^^^^,..^?^^-^^^

^r

^?>^^-^^^^

MESSO.
gli ofFre
ella si
il

Tre doni
Forsennata

re Adrasto.
e l

^
se la

i^^^

'^^:^2 ^y^y^/^^ "^^

muove qua

come

punga

l'assillo impatibile.

^^^^ ^y^ ^-^-se-^

-^-^,<^^_^

FEDRA.

^ Gorgo, O^
il

J^---^^-^^^.^^^
^^ZT

-^-^^^^

non

udisti

latrato dei suoi cani

^^^

/^

FEDRA
GORGO.

j^

Atto

Non

udii.

Come inferma si ostina la Cixteset con le mani vetso le tempie, con un penoso battito delle palpebre, e concitata e languente.

FEDRA.
oi,
si^

sempre
vento.
il

ode,

ovunque
s*ode.

s^ode,

ovunque. N' sorda


il

Taria, n' rauco

Sempre

Non

anche torna

figlio dell'

Amzone ?

GORGO.
Caccia
680
il

cinghiale nelle selve sotto

Metna, traversato l'istmo. Torna a gran notte, con tutta la sua muta,
al

lume

delle fiaccole di pino,


corni.

al

suon dei

Ben

l'udrai,

o messo.

si riavvicina all'uomo d'Argo, contenendo il tu' multo, parlandogli con una voce che le resta e le riluce

Fedra

nella chiostra dei denti.

FEDRA.
Quali doni
doni?
IL
gli

manda Adrasto? Quali

MESSO.
Arione, o Fedra, nerazzurro cavallo di stirpe

il

48

Atto

FEDRA
^.,^-,^^-

divina^ velocissimo, dall'unghia

690

sonora come crotalo di bronzo, dal vasto petto che un fumido cuore nasconde. L'ebbe Adrasto dal Tirntio, dopo l'eccidio . Cicno. Con esso
vinse ai giochi Nemi; per esso fu salvo dinanzi a Tebe dove caddero gli altri sette Capi 6k genti. II savio re or l'ofTre al figlio di colui che in Tebe riscatt gli insepohi. Com' bello, o Titnide!

FEDRA.

E
IL
700

dimmi:
MESSO.

l'altro dono.?

Un

cratre d'argento,

a doppia ansa, capace


di sei

misure, con intorno espressa

dal metallo

una

caccia X leoni,

opera d'un artefice sidonio, recato al porto argolico da mercanti fenicii. Pi bel vaso non vidi mai, Titnide.

FEDRA.

E dimmi:

il

terzo dono?

49

FEDRA
IL

.^

Atto

MESSO.

schiava altocinta, una Tebana 710 dai sandali vermigli^ fior delle prede, vergine regale, creata d'una delle cinque genti

Una

che pel seme di

Cadmo

ebbero

nome

Sparti alla fonte Aria. Dicesi che una notte dalla madre lasciata per oblio fosse nel tempio deirismnio Apollo
e n'escisse al mattino j^/Z^ piena d ansia tatidica il suo petto X
720 e cerchiata
le

lAi^-^'^
^>^
-:r

^
.

d un serpe sue chiome. Titnide,

,^

bellissima.^ ^^^^^^^n
sma* o^^-^^

Ricevuto sotto

la

mammella

il

colpo, ella balza

niosa, quasi nell'odote del suo proptio sangue.

j^/

FEDRA.
Voglio vederla! Voglio vederla! Dove Thai?

^^tC.r^^
^^^.^.^^
nave nera?

Gi
IL

nella

MESSO.
gi condotta nelle case e data

Fu

alle fanti

che apprestino

il

lavacro.

50

Atto

FEDRA

FEDRA.
Va^ uomo^ va. Ristorati. Va. Mangia^ hcvif dormi. Va!
Senza ritegno ella s'abbandona alla sa frenesia, mo" vendo verso il propileo d'onde entrano il vento marino
e l'altima luce.

Gorgo,
voglio vederla. S^ode 73o il latrato? Ritorna? Ascolta, ascolta!

GORGO. ^ No, no, non


FEDRA.

s^ode.

_,. T inganni,
il

...
t

inganni.

Lo

scalpitio dei cavalli,

clamore...

GORGO. No, creatura. II rombo come la conca marina.


FEDRA.
il

hai dentro te

_,

Conosci
rito?

Quando Rdia
la

percoteva Io scudo del Coribante, apparsa era


tra le

dea

due porte, alzata;

e torva
740

mi
la

Ma era

guatava. tua voce?

^^

Fedra! Fedra!,,

5J

FEDRA
E piangevano
le

.*

Atto

Teseo
vittima, una vittima,

Supplici!

Una

o Gorgo, non per quella ma per l'altra nemica, per Ecte che sale di sotterra
e chiede
il
il

sangue puro della


rito?

gola.

Conosci

_^ Placa ^angoscia, placa l'angoscia! Sordi del tuo tumulto sono


75o
i

GORGO.

tuoi pensieri infermi.


il
i

Tutto
entro

viso

ti

pulsa

capegli

del corritore.

come il cor scoppiante non potr lenirti,

creatura,

il

tuo male!

FEDRA.

Ah,
ecco,

nutrice, la fiera ch*ei colpisce,


si

760

volge e lambe profondamente la sua piaga e allevia il suo dolore. Prendimii, ponimi sopra un carro, e sferza, e portami verso Metna, portami al frangente del flutto, per la marina di Limna, ch'io beva

52

Atto

FEDRA
mi

ii

vento, ch^fo respiri

la

bagni! Dov' quella Tebana? nel lavacro? Voglio vederla, voglio vederla. Va, va, cercala. Ch'io Tabbia
nelle

schiuma, ch^io

mie mani! Annotta.


la face,

Prendi

prendi
il

770 l'acqua lustrale, e

salso orzo, e
il

il

canestro,

e le corone.

Tu

conosci

rito.

Ella sospinge Gorgo, che s'allontana in silenzio Con gli occhi torbidi la segue verso il propileo, per ove penetra
nell'atrio oscurato

^/'
^,1-*"

/>

^.^^^^^^^-^^^^^^^ ^^z^

in ascolto, protesa, respirando

del crepuscolo* Sta vento con la bocca anelante Di subito sobbalza e si volge come se udisse nomato il suo nome; e vede riapparire la grande Afrodite seguace, nell'ombra della lunga colonna. Cammina verso l'apparizione, curvandosi innanzi con aspetto ferino, quasi che le branche pieghevoli e tacite della pantera portino in sogno la sua sete e la sua rabbia. Parla da prima soffocatamente, acre d'empiet, con un incerto gesto della mano che sembra tergere dalla bocca una schiuma penosa e poi alzarsi verso la nube dei capelli come a tentar l'ago crinale che la traversa.
il
il

lume violaceo

^^
j^

'^yC^-'t^

Dea, che vuoi tu dunque da Fedra? Dura belva, con la tua bassa fronte sotto il pesante oro scolpita,
predatrice famelica ^\

me,

con

la

tua bocca sul tuo

mento

invitto

53

FEDRA
calda

Atto

come

la

bava

di

quel

mare

780

che ti gett negli uomini, o mille volte adultera del Cielo, con l'azzurro leto che ti vapora intorno al losco fascino degli occhi, ^,/J^^^^ o druda dell'Imberbe, con la macchia del bacio sopra il tuo collo forte come il collo
della cavalla tessala, e
di

rempiuta
involuta
s,

sangue come

x vino, e

^
^
^

come d'incendio, ^^^^r'-j'-^'-^Vf^^^^^sto, se mi guardi


di carne
ti

onta

^ ^ ;^6^^

guardo, se t'appressi
X

790

m'appresso, disperata
Con
la

combattere.
il

mano

minacciosa fa Tatto di trarre

lungo ago

crinale.

M'irridi?

Se nemica

mi sei, ti son nemica. Armi non hai se non le tue micidiali mani molli.
Ti potessi trafiggere a vena a vena come nel della mia notte orrenda
travaglio

con quest'ago trafiggo a foglia a foglia il mirto sacro!

54

Atto

jt

FEDRA
ma
s'arresta di

Ebra

di sacrilegio fa Tatto di scagliarsi;

che il suo impeto si tronchi per il mezzo a gaisa della verga di frassino sforzata dalla corda. E
sbito, quasi
s'affioca, pallida

come

la cenere, lasciando

cadere l'ago

imbelle.

No. Ti
800 invitta sei.

cedo. Invitta,

snodi le ginocchia, mi dirompi la spina sol con Io sguardo. Sei come la morte,

Mi

^^

V^^',

^---^^-^ it^'-^^

^^

e morire

non

fai.

E
e

vengo meno con tutta


t*

la

mente,

resoluta con tutte le midolle;

810

imploro, pel figlio i Mirra, per T insanguinato Adonis, pel nato dalla voglia nefanda, per l'Imberbe tuo caro che ti piangono
le

-^

femmine

di Frigia

^^>^

sul giaciglio selvaggio!

Dea, t'imploro. Perche

mi

perseguiti?

vinto
il

Invano attende la divina risposta. Le risorge l'orgoglio^^ il languore supplichevole; e lampeggia da tutt
volto.

Parlami!
Io posso udirti. l'animo possente. Io sono una Titnide. Mia madre

Ho

^^^^^>^

^^'*tfL

<>^.e^

FEDRA

.^

Atto

820

nacque dal Sole e dalI'Oceanina; e per ci sono anch'io piena di raggi e di flutti^ son piena di chiarori e di gorghi. Ardo. Ondeggio.

nutrire di

me

dovevi, o dea,

un amore pi bello un amore pi grande che Tamore di Evadne. Ah, perch mi perseguiti? Di che
vendichi sul sangue d'Elio? Non saziata sei di quell'altra preda?
ti

Uotrote della, materna infamia la riaffeffa, Vottote del congiungimento bestiale. E il bianco toro condotto dal boato alla falsa giovenca ella vede, e la lussuria ne' fanda, e il generato mostro bovino e umano, e il labi'
rinto vorace, in baleni di delirio*

83o

ahi, madre, mia madre miseranda! Ahi schiuma della frode sopra me! Ahi falsato furore

Ahi,

che in eterno, in eterno muggir contra la stirpe inulta! ,^-^^"^<?*^/^^

Bocca anelante, nari acri^'occhio immoto,


pallida faccia

come

il

secco strame,

corrosa dai sudori

tetri...

Ahi madre,

quale

effigie

tremenda
56

Atto

>

FEDRA
il

chiedesti all'arte del mortale, senza

tremarne! Ecco, ecco,

toro

si

precipita

840 all'inganno, ansa, sbuffa

dalForribili froge, fiuta,


lorda... Figlia del Sole,
figlia del

lambe,

Sole, fatta

come Tarmento, sottomessa


obbrobrioso, piena
del

alFurto
cieco

mostro immondo! Labirinto


si

ove
il

sazia di cruento pascolo


fratello,
il

mio

mio

fratello

informe!

Freme e sussulta ella in tutta la sua catne, come sen* tendo nelle sue ossa la calda midolla della colpa. Chiama la sorella delusa^ con la voce che s*arroca nell'odio del'
l'ospite perfido*

85o al

Ariadne, Ariadne, e tu sorridi rubatore Teseo. Con Tastuzia cretese egli Io coglie, con la spada cretese egli Io scanna. Tratto Io veggo per le mille vie, carname ambiguo...
Rabbrividisce
scaglia.
ella,

senza pi parola^ intenta; poi

si

Non
ferale, generasti

ma

la

Tamore, dea morte

in

Amatunta piena

di metalli.

=^57.
^:

FEDRA
E perch
mi Con
dunque vivere
lasci, se

J^

Atto

t'impreco e ti disfido? le sue mani ancor d'eccidio calde 860 m'avesse egli sospinta dalla nave non sul lito deserto ma nel flutto^ ma nell'imo silenzio^

ma
e

nell'ultimo gelo,
fossi dagli Iddii

remota mi

ed

immune mi

fossi dal servaggio,

e sola l'infinita

onda su le mie labbra e su le mie plpebre avessi, e solo sopra me e intorno a me non vinta
870 l'invincibile

Mare!

Si curva ella a raccogliere l'ago;

rosseggiare

eccome vede su la pietra repentino sprazzo della face recata dalla sopraggiunta Gorgo, sobbalza e si volge nel fremito.
il

GORGO.
Fedra!

FEDRA.
Sei
La

Gorgo o

sei

l'

Erinni ?

nutrice porta il canestro e la face conducendo la schiava tebana tutta avviluppata nel velo oblungo e coperta le gambe dalle pieghe del chitone cadente oltre l'apice del sandalo.

58

Atto

FEDRA
_
figlio
^

GORGO.
questa la

Fedra^

Tebana che Adrasto dona al

deirAmzone.

Ma

l'infeirma tuttavia ag^itata dalla divina visione.

FEDRA.
L^hai tu veduta contra
la

colonna?

dileguata!

GORGO.

redra^
di

ho veduto laggi nella pianura Limna^ alla palude


Sarnide^ la caccia che ritorna.
r inferma ondeggia ancra nel swo
delirio crepu-

Ma

scolare.

FEDRA.
cerva persegue la sua brama 880 fin che dinanzi a s non trovi il fosco
la

uccisore di lupi e dietro a s


la

palude mortifera.
nutrice la
la

chiama pi forte. Ed ella si riscuote. E preda ravvolta, avanzandosi verso di lei col suo passo di lunga pantera ma pi leggermente.

La

guarda

GORGO.
Odimi^ Fedra.

piena di presagi

"59

FEDRA

.*

Atto

la sera. Arde gran fuoco su FAcrpoIi presso il tempio di Paiade Stenade. E la carena che port le sette urne data alle fiamme d su Tncore, olocausto navale del re Teseo. L'Africo soffia da Galuria, ed eccita

890 gli incendii sacri.

La
lei,

prigioniera immobile e tacita. Chinandosi verso di Fedra ha nel bianco degli occhi tina scintilla che
di sorriso.

sembra

FEDRA.
di

Vergine
Tebe^
sei divinatrice?

La

prigioniera

non risponde n

si

cro'U.

Voce
non hai? Forse
alla fonte di
la perde chi sVbbevera Dirce? alla fonte che sa di supplizio?

La guarda pi da
miele.

presso.

Mescola

alla parola

un dubbio

Conosci bene
d'avvolgerti. Celata
sei nelle mille pieghe,

l'arte

tacita,

come un

fior

chiuso di mille

60

Atto

j^

FEDRA

petali.
900 la face.

Accosta, Gorgo,
vampa 6\

La
s

natrice pone la
Otti

fronte al viso della schiava,

pende Toflo ombrante.

Veggo Toro
lucere dentro i tuoi occhi notturni. Apriti. tremare. Ti sar

Non

dolce.
Preso n dei lembi, con n rapido gesto la disviluppa dai climma color di croco. E la vergine appare nel swo Iwngo chitone di lino altocinta, coi capelli in corimbi fasciati dalla benda di cwoio simile alla staffa della frombola.

Sei bella!
Subitamente inanimita la prigioniera rende un lieve tremito nella voce melodiosa.
la lode,

con

LA SCHIAVA TEBANA.

Come
grande
d^ isole!

bella,

come

sei tu,

Regina

FEDRA.
Parli.
alla parola,
il

Simile hai
fiato

la

bocca

simile al fiore della spicanardi.


Il

tuo

nome?
^\

FEDRA
LA SCHIAVA TEBANA.
Ippone.

Atto

FEDRA.

Anche
910

nel

nome

il

giogo.

LA SCHIAVA TEBANA.

Ippolito sar data Ippone?

FEDRA.
Prigioniera^
il il

cipresso orna
il

il

giardino,

cavallo tessalico orna


il

carro,

e la schiava orna

Ietto delFeroe.

LA SCHIAVA TEBANA.
Sar duro
il

suo giogo?

FEDRA.
Sei fragile.
e
si

La

rondine fugace

Tanmone

lieve

piacquero di te: Or come dunque resistere potrebbero le tue ossa alla prima stretta
920 del cacciatore?

LA SCHIAVA TEBANA.
s,

ma come

Fragile Tornello che fa Tasta

vibrante.

62

Atto

j-

FEDRA
Dici che sei forte?

FEDRA.
Ribalena l'atdimento nella creatura nata della stirpe

Z^e

e^"^'^-^ ^^:^>r-^z^-

pugnace che sorse dalla semenza di Cadmo. Illusa dai modi ambigui della Cretese T incauta ex parola in pa*
rola cresce nel vanto. Illumina
silenziosa.
il

^,^;^^^:-=^^

_^

-*>^^^^c-^^k-^gt^

^^ ^

dialogo la lampadfora ^^^^

^^

LA SCHIAVA TEBANA.
In riva

due fiumi gemelli^ con le vergini eguali


ai

correvo a gara.

FEDRA.
che
sei

^ Dici
veloce?

LA SCHIAVA TEBANA. So gettar


FEDRA.

la palla.

Non

la spola?

LA SCHIAVA TEBANA. So volgere


FEDRA.

il

palo.

Non

il

fuso?

LA SCHIAVA TEBANA.
Altri giochi

63
-^t-f-^^'i^

FEDRA
io so,

.*

Atto

men

puerili

93o scagliare
la

con Tamento mezza lancia, con la fionda

<^^^^^
il

-/-/9

^i*^*^j5^

z^'

ciottolo.

FEDRA.
Cogliere
il

segno?

LA SCHIAVA TEBANA.
Etocle

mi

lod.

FEDRA.

Come

guerriera?

LA SCHIAVA TEBANA.
Di
le vergini

tutte

tebane
piansi,

sola

non

quando
carri e

irto di

bronzo

era TEtere e sordo

per Io stridor .
alala degli astati
940 contra le

per Io scroscio

delle selci su^ clipei e pel rauco

Sette Porte.

FEDRA.
Sei

magnanima.
d'Astaco.

LA SCHIAVA TEBANA. Son la


64

figlia

Atto

J-

FEDRA
regia.

FEDRA.
Vergine

LA SCHIAVA TEBANA. Sono degli

Sparti^

d^una ^. quelle cinque genti armate che Cadmo semin.

FEDRA.

_ _

Non

temi

il

sangue.

LA SCHIAVA TEBANA. Son la minor sorella


Melanippo; ch^era della Porta Protide.
ex alla difesa

FEDRA.

E
II

quale uccise degli assediatori?

LA SCHIAVA TEBANA.
95o

genero di Adrasto che mi fa schiava: Tideo.

FEDRA.
Uccise
il

figlio

d^Eneo?

LA SCHIAVA TEBANA.

Ma
E

cadde egli per Tasta d^Anfiaro. con questi occhi notturni sotto la porta Tdeo^ squarciato
io ^\x

65

FEDRA
il

Atto

fegato feroce, rodere il mozzo capo


fnebre.

del fratel mio, recatogli in pastura

FEDRA,

E
Lo

non piangesti ?

LA SCHIAVA TEBANA.
vendicai.

FEDRA,
Sul cadavere?

LA SCHIAVA TEBANA,
Usci
960 da*

miei precordii l'ululo profetico; e Lede, il fratel mio secondo, Tavver.

FEDRA.
Per che modo?

LA SCHIAVA TEBANA.
Atterrando Ippomedonte.

FEDRA.

Due

dei Sette

dom

la forza

d'Astaco.

LA SCHIAVA TEBANA.
Tre dei Sette, o regina

66

Atto

FEDRA

d^ isole; che dal mio Anfdico fu spento Eteclo rifiade, con la spada a due tagli.

FEDRA.
970

Con

la

spada che avesti

per nutrice, o

Cadma.

Rallgratf/ragratf!
-Lk.

SQYilKVK TEBANA.
ci,

/^^T^" ^^^t^^ 'A^ ^


-^^^s..^'^,,^
le ceneri

^^^,.^

'^^-^^^^'^

-y^^^

E
il

per

fra tutte le

dopo i roghi^ mi prescelse Tbane

re d^Argo; e mi pose con dentro la nave nera.

FEDRA.

Ma
980

rallegrati,

Alala,

prima nata

o fiore degli Sparti, della Guerra,

che prelude alla strage! Alala il nome tuo.

LA SCHIAVA TEBANA. Sono una


FEDRA.

schiava,

Non
che
il

la

d^ Ippolito.

schiava sarai; sarai la sposa Sei degna

figlio faretrato

delFAmzone
67

FEDRA
teco partisca
il

Atto

talamo coperto

coi velli dei leoni.

prima delle nozze Fedra ti condurr


sino air isola Sferia, che tu nel tempio dedichi la zona
990 a

Pallade Fallace.

LA SCHIAVA TEBANA.
d'isole, e

M'accogli nella tua grazia, Regina mi proteggi? Pari a un'iddia tu splendi. persuaderai quegli che porta, com' fama, sul capo il teschio irto del lupo?

Ma

FEDRA,
II

teschio irto del lupo

sul crine di viola


i

opimo come

grappoli dell'uva che nereggia 1000 nelle vigne cidnie ov'io li colsi caldi con queste dita; e tu le tue

v'immergerai Ippone.

stillanti di

profumi,

LA SCHIAVA TEBANA. So l'arte dell'erbe,


le virt degli odori.

so

Atto

FEDRA

Un

bagliore come d'incendio entra pel propileo, dalla patte del Mare; vince la face, agita le ombre, percote le mura e le colonne; irradia il volto della Titanide

vertiginosa,

FEDRA.
conile forte Todore
dei terebinti!
il

_
Senti, senti

sotto l'ombra maschia

suo viso tagliato nella pietra di Sparta


color di farro, e pi s'inaura

quanto
disdegno
i

loio

pi

gli

ridono

li

occhi leonini.

una bocca

v', chiusa dal

e gonfia, che di

sempre

fresco sangue par tinta


avulsi, dolce a chi

come

dardi

non teme
Ippone.

di baciarla,

LA SCHIAVA TEBANA.

Come

t'accendi,

Regina

d'isole, pari a un'iddia che si mostri

dentro una nube d'occaso!

FEDRA.
forza,
I020

o
la cetera deliaca,

la

sua

come
i

varia

modi; che

tutti

li

conosce:

69

FEDRA
il

.^

Atto

modo onde

gli

Argci
si

dalle reni pieghevoli

curvano

verso terra o s^abbattono intrecciando


le

gambe^ e dalle pugna

il

modo

del pugilatore

fasciate
il

di cesto, e Tarte del lanciare

disco

nel vento con


sonito.
io3o del

un lungo

corritrice^

e correrai tu per la selva al fianco

coturnato, e balzerai ^\ l dai torrenti pontando Tasta, e senza nsito inseguirai la fiera. come la Vittoria starai dritta sul cocchio,

con

la

mano

alla sbarra

lunata, dietro Ippolito proteso

a flagellare gli neti poliedri per le sabbie ex Limna. tu

medesima

polvere e del grumo Io monderai con Io strigile d'oro.


dell'olio e della
Sotto Io sguardo crudele e divorante, la vergine co' mincia a irrigidirsi nella immobilit del terrore. La divinazione gonfia il suo petto. La swa voce si muta. Soffocato il suo primo grido di veggente.

LA SCHIAVA TEBANA.
1040

Ah! Ah! Veggo

il

suo sangue sopra

lui.

70

Atto

J^

FEDRA
il

FEDRA.
corpo gli balza e gli s^agita il suo sangue, dal pollice del piede certo alla fronte ostinata. Gli danza e gli canta e gli svampa la giovinezza per tutte le membra come su* monti 6i Tebe la rossa Bassride, Ippone.
Accesa dal desiderio
folle

Per tutto

pi che dal crescente fossore

dell'incendio la figlia di Pasifae. Ella

impone

alla

schiava atterrita Timagine notturna


nell'aspettazione.

'i

s palpitante

LA SCHIAVA TEBANA.
Regina, Regina, sopra te intorno a te cresce il fuoco!

io5o

_ Stanotte come TOrsa declini alFOccidente e dal mar sorga il grande mero d^Orione, o figlia d* Astaco, sino alle labbra ti rimbalzer il cuore udendo il suono del suo passo;
e sarai tutta gelo

FEDRA.

sino al fiore diviso del tuo petto, e tutta del colore della notte

-7J

FEDRA
la nube che si scioglie^ senza tue midolle, senza le tue vene; 1060 che spenta avrai la face; che men terribile fsare il volto di Tnato che il suo
le

d^

Atto

come

volto nudo, Ippone.

LA SCHIAVA TEBANA.

dietro a te
il

Tnato!

dietro a te, y^^^^-^^^^'^-y^^^, '%

Fedra,
arde.
Pi

fanciullo nero!

Tutto intorno^^
y^^^^^i^^

^-*^

le si appressa Fedra col viso contra il viso, ponen* dole so gli meri le mani violente. Tutto l'atrio ros" seggia di volubili riverberi.

FEDRA.

Ti prender
fra le sue braccia ferree;

t^abbatter,
1070 ti

ti

premer su

velli

dei leoni; perduta

squasser,

ti

schianter...

LA SCHIAVA TEBANA.
Perduta
sei nel

fuoco!

La

reggia in

fiamme! Tutto

arde!

72

Atto

j-

FEDRA

Ofa

dal pieno petto gtida la veggente, invasa dalla

glande angoscia apollinea. Anela e geme; e poi sembra esanime; e poi riprende il clamore, come il vento che cade e risorge. Abbagliata dai riverberi, Fedra si scosta
e indietreggia.

GORGO.

E r incendio della nave fnebre. Tolocausto nautico. j^ ^ ^^^^^^^-^-^^^^^^^g. II riverbero passa pei propilei. ^y^^^^^ L'Africo soffia turbini

di faville.

FEDRA.
la facel

Rovescia Spegni la face^ se Tnato dietro a me.


La lampadfora
inverte la face e la spegne s la pietra,

^^*p^
.s^t^/^

LA SCHIAVA TEBANA.
Adrasto, Adrasto, a chi
fui datai
1080 di

^^^ ^^^

fonte di Dirce! mia Tebe Sette Porte! Dove mi trascini, Ismnio? Lssia, che farai ^i me?

/^^ "^^ ^"-^^-^^^^^^

FEDRA.

Tu

gridi

verso

il

dio

che non

ama

il

lamento,

-73

y^- ^-^^^--^^^
6^^^^ y^^

^^

-^-<-*,.fc^-^.^^2:^
'^^^e^

<

^,

^^-^<^

FEDRA
con
la

Atto

tua gola alzata


la gola della
figlia d^ Astaco.

come

colomba. Ti corono^

LA SCHIAVA TEBANA.

O
1090

fonte dove Edipo

si

lav,
I

dove io colsi i narcissi a coronarmi Fonte non v^, non fiume, non ocano
per quella, non divina non umana, che ricevuto ha in tutte Tossa la tabe ardente.

FEDRA,

Gola piena
per

di fato,

so da qual vena trarre

me

rpnda

lustrale.

LA SCHIAVA TEBANA, Ah, come corre il toro


schiumoso trascinando
orribile!
la giogaia

FEDRA,

Mia madre
mia madre
iioo nei pascoli?

scopri tu

T^appare

il

simulacro?

Taci! Taci!

74

Atto

j-

FEDRA
';;/^^^^.^^ ^^'^^e^^^^/^
^^<z>i^^^^

LA SCHIAVA TEBANA,
dirco rinnovellato

su r imberbe! II cavallo gnito dallo stupro dell'Erinni ringhiava alFombra della vela nera con un fato nel torvo occhio materno. Tu non Io placherai con Forzo, n

^^

con
bile

la spelta.
^.

Stiper Fedra

il terrore. E il stio volto si fa pi inesorache quel della predatrice famelica dal mento invitto

-^^^'y^^y^^-^^s^
""^

"^'yT^^"^'*^^.

FEDRA.

Ma

come
il

Io placher? Si falsa
Ilio nella

vaticinio

gola servile. Cessa! Cessa! Bocca i schiava masticar non pu il lauro pitio. Cessa, per gli Iddi
inferni!

^.-^^^.^^

LA SCHIAVA TEBANA.

O
FEDRA.
che non

Lssia, che farai 6X

me?

dove mi traggi?
Cjridi verso lamento.

il

dio

ama

il

^^ v'

^c y^-t^

'

.--'-T^^-^^t^^^'-^^^^t,^

?^^^

FEDRA
LA SCHIAVA TEBANA. Nei turbini del fuoco?
nel furore d'Efesto?
I

ot

Atto

riverberi per l'atrio

hanno un

battito incessante, quasi


l'altare

vampe

vivaci,

la figlia

mentre la Cretese trascina verso d'Astaco che si lagna e repugna.

FEDRA,
Vieni
all'ara!

Gorgo, reca

il

canestro.

LA SCHIAVA TEBANA.

Con
mi
ghermisci.

artigli

FEDRA.
II20

Non

sei

dunque tu

forte

come

Torno, sorella Melanippo? Vieni! di

LA SCHIAVA TEBANA.
Irresistibile,
irresistibile,

Non
le

sei

or che fai di me? pi quella che mi prometteva

nozze?

mio

fratello!

FEDRA.

T'ode, certo, se me odano gli Inferi. Gorgo, arde la reggia? Gorgo, tutta

76*

Atto

s^

FEDRA

la sete dell' Argolide s'infiamma? Tutto il suolo 61 Pelope un olocausto?

Uafdote d*na smisurata fucina sembra soffiate nel pa lagio di Pitteo* S'ode a quando a quando il rugghio
confuso dell'incendio e
il
il

.<^^

fischio del

vento

libico

Posato

canestro.

Gorgo veloce

s'allontana per l'adito. Fedra


sacrifizii

e Ipponoe sono presso la fossa dei

LA SCHIAVA TEBANA.
ii3o fuggi.

Fuggi, L* Erinni brucia col tizzo le tue case.


.

FEDRA.
di Edipo venne la cagna stigia? O schiava, odimi. Quella che il figlio X Laip ^,,^f^

Dalle case

teco

os guatar negli occhi spaventosi, quella fiera che striscia balza vola parla, bacia le bocche moribonde,
aquila, serpe, leonessa,

d'uomo,
1140

femmina squammata, con branche atroci e floride mammelle,


alata,

Musa
rivive.

^^\ Morti, in

me

LA SCHIAVA TEBANA,
Sei la Sfinge?

77

FEDRA
FEDRA.

j-

Atto

^ . ^ bono redra.

Vittima, e ti corono di papaveri ; che la terra di Pelope fertile in papaveri leti.


Ella prende dal canestro la ghirlanda purpurea e ne cinge il capo della Tebana che prostrata volge il la*

mento melodioso.

LA SCHIAVA TEBANA.

O pari a un'iddia,

Fedra, o folgorante,

io piego ai tuoi ginocchi

come un supplice ramo il mio corpo di vergine incorrotto,


ii5o

onde Talito spira (da te Tudii, da te, non

ti

sovviene?)

simile al fiore della spicanardi. Deh, per quel fiore nella tua parola,

non m^uccidere innanzi tempo, non

mi

volgere alle Porte del Buio; che dolce veder la luce,


e assai

non bevvi

alle

mie

chiare fonti.

FEDRA.
Sebevesti alla fonte Edipodia, -^^S^^^^ -fL Tebana, sciogli Tenigma di Fedra( ^.^,^^^<^
L'abbranca si curva su
ella, inesorabile; e,
lei

/^

non umana non

iviaa,

/^
^^^^-v.

nello splendore misterioso.

Atto

J^

FEDRA

LA SCHIAVA TEBANA.
it6o

Ahi\ tu m'adugni! Sanguino.

Sono come la rondine^ sono come l'anemone.

Da

te

Vuu Perch

mi

struggi?

FEDRA.
per la divinit profonda^ sciogli
il

..

bciogli

nodo

inestricabile.

LA SCHIAVA TEBANA. Son Nera vittima chiedono


gli Inferi.

bianca.

FEDRA.
Ecte
pallida.

LA SCHIAVA TEBANA.
M'estorci.

Non
il

son tua. Sono un dono


il

d'altri.

Come

cavallo e
il

cratre,

II 70

sono

al figlio

dono di Adrasto deirAmzone. D'Ippolito sono. Ti chieder d me, se torna,


faretrato.

il

perch

mi

tu togli a lui ?

79

FEDRA
FEDRA.

.*

Atto

Sciogli V enigma.]

LA SCHIAVA TEBANA. Ah, mi laceri. Sanguino.


T'odo. Interroga.
Abbrancata e riversa la tiene Fedra, con gli occhi negli occhi, con l'alito nell'alito, simile veramente alla fiera
nata d'Echidna.

FEDRA.

rN Ur

chi,

dimmi, dom

col fuoco il fuoco? Or chi spense la face con la face? Or chi con Tarco fer Tarco?

LA SCHIAVA TEBANA.
1180

L'amore.

FEDRA.

No. LA SCHIAVA TEBANA. La morte.


FEDRA.
Fulminea
la vittima
si

o.

toglie dalle trecce l'ago crinale e trafigge

ponendole su la bocca la sinistra mano e ro" vesciandola nella fossa a pie dell'ara solenne. Brevemente quella si dibatte e geme.

Ricevi,

80

Atto

J'

FEDRA
il

divinit profonda,
di

sangue puro
al sacrifizio.

questa gola, e scendi

S'ode la voce affannosa di Gorgo che accorre seguita dai turbini del fumo e delle faville.

come

in*

GORGO.
Fedra, tutto il porto di Celnderi fiamme. Dalla nave nera s' propagato il fuoco a tutto il navilio su Tncore ed in secco, per Io sforzo dell'Africo che spinge.
in

1190

E E E

l'incendio

divampa,

irreparabile.

tutto

il

golfo rosso, fino all'istmo.

turbini di

fumo
il

e X faville

passano su Trezne e su l'Acropoli.

Odi
La

l'ululo e

rugghio. Senti l'afa

della pece, che soffoca.


sacrificatrice leva in alto le

mani cruente

e invoca.

FEDRA.

furore

d'Efesto divorante, sia la notte ultima! Evadne, Evadne, una cenere sola innanzi l'alba!

GORGO.
Purifica, purifica,

'81'

FEDRA
o sacrificatrice
I200
le

.^

Atto

tue mani.

Ecco le Madri supplici dei Sette uomini Eroi, con Turne


di

bronzo.
il

China presso

canestfo, la nutrice le versa l'acqaa

mentre le Supplici dai neri pepli en* trano l'una dopo l'altra con lento passo in silenzio portando su le braccia le urne delle ceneri eroiche.
lustrale e la terge,

FEDRA.

Madri
tutte,

degli

che

serri

contra

il

Eroi (te sopra /_ vasto pettQ^y^,^^

Turna

A^ ;^^-^~ due ceneri sublimi, te sopra tutte onoro) udite, Madri.^^/ ^^^^^ Questa schiava tebana, cui pose Adrasto nella nave nera, ^^ -'-^^^^^^^"^^f^
delle

fu della stirpe d'Astaco,

^^/^^L,A<^^

ond'esci Tuccisore

d'Ippomedonte,
I2IO e quello

e Tuccisor 6x Tideo,

delFIfade Eteclo. Si schiantano tre cuori contra il bronzo funereo ? Presso Taltare ingombro
'

^>^^^ei

vostri

rami spplici immolata

/^^:^^^^

^'^^/ ^^^^^ sacra luce

dell'olocausto nautico, alle

Forze

Atto

FEDRA
profonde e Dolore
alle

severe

Ombre e al

superstite

La grande chiara voce


contratta.

cala, s'intenebra, nella

pausa

e alla
I220

Mana

insonne, su l'entrare della Notte, Fedra indimenticabile.

O.

0ANATE

IIAIAJN.

IPINTO

a liste a rosette a meandri di color variato appare il peristilio che precede la dimora delle donne; intorno a coi per

l'alto ricorre il fregio d'alabastro incrostato di quel

vetro che

Fenicii colo-

rano con la grama cerulea generata dal rame

immerso

nella feccia del

vino o con Tocra azzurra di Cipro, Si scopre nel Iato orientale fra due ante Io splendore del Mare Saronico per mezzo alla selva degli antichi cipressi. Un mirto sacro sorge di tra le lastre del pavimento, ornato di bende con nodi singolari; e al tronco pendono zani, simulacri dedli di Afrodite
tagliati nel legno; e v' la colonnetta e v' l'altare; e sonvi su l'altare alcuni vasi d^unguenti, due colombe d'oro, e d'oro una bene attorta serpe fatta a ornare i malleoli del piede. Quasi al limitar dell'ombra prodotta dai cipressi un lungo giaciglio che tutto ricoprono le

pardlidi, stellati velli di pantere* Poco discosto l'alto telaio verticale formato da puntelli di piede aguzzo congiunti in sommo da

due una

87

FEDRA

Atto

II

traversa ove infissa ona specie di cavicchie come nel giogo della lira; e, pi sotto, a un'altra traversa av volta la parte dell'opra gi fornita e vi si mostra per il largo una banda intessuta i figure d'uomini e d'animali a imagine di caccia; e ne pendono i fili innumerevoli dell'ordito tenduti dalle forate pietruzze che pe-

sano ai capi. Seduta al telaio la nutrice; che, a s traendo alternamente il calamo annesso con cappii ai fili dispari dell'ordito e quello annesso ai fili pari, getta nell* intervallo con la spola il filo della trama e con la spate il tessuto rado serra. Distesa sul giaciglio Fedra coi piedi senza sandali, consunta dal male insonne, poggiata il cubito su i velli ferini e nella palma la gota smorta. Sospeso alla colonna sul suo capo il rotondo scudo sonoro del Coribante dicteo. Di contro, sopra uno sgabello, l'uomo d'Argo conduttore d'i carri divenuto aedo, in lunga tunica violetta.
Costui ha disgiunta dalla tracolla di cuoio la cetera d'avorio ben costrutta; e, sovrapposta l'una coscia all'altra, tiene sul ginocchio la cassa e tra le mani i due
bracci ricurvi.
dito, egli

Come

la tessitrice

davanti ai

fili

dell'or-

volto davanti alle corde e guarda per gli intervalli fisamente la Titanide. Sotto il portico, presso l'adito che conduce alle sedi recondite, due fanti filano in silenzio, avendo ai piedi i canestri l'un colmo di lana bianca, l'altro di lana nera.
il

ha

La

^^^/f J:^^^^

terza, Rodia, accosciata presso il lebete argenteo pre- ^^&-c<^.^ para coi semplici il beveraggio. La quarta e la quinta inginocchiate fanno il gioco degli astragali cautamente, ora gettando col bossolo i quattro ossicini, ora gettandone in alto tutti insieme cinque per riceverli poi sul dorso della mano. Compone la sesta una ghirlanda di dittamo eretico. La settima profuma la colomba diletta.

88

Atto

II

FEDRA

FEDRA. E tu dunque non vai


per la via polverosa alla pianura nutrice di cavalli^ verso Tlnaco arido, o uomo? n ti cerchi nave che ti tragitti a un* isola ferace,

com^usano
L'AEDO.
eh* io

gli

erranti aedi

-,

^.
Teseo

m* indugi, Regina,

poi che

mi
i23o dal

trarr seco a Sparta.

Soffrimi se non lungi tempio che ad Artemide Licca


il

eresse

distruttor di lupi Ippolito

trovai la cella e il bosco consecrati alle Muse dalFantico

Ardalo.

Un

sacerdote delFantica
anch*egli

stirpe, di

nome

Ardalo, quivi.

FEDRA.
la cetera di

Lasci

Dedalo pel flauto

ardlide fasciandoti di cuoio


le 1240 d*auleti quella,

gote gonfie? Stirpe che non sa


plettro.

le

corde

il

'

89

'

12

FEDRA
UAEDO.

Atto

II

non Ardalo m^ammaestra, non Ardalo. Neirombra


dei lauri sacri

Ma

quella che

meco come te porta

le

chiome

a guisa d'un elmetto rosseggiante.

E meco
FEDRA.

sempre.

Alunno
sei della dea^

che t'insegn

la

lunga

arte

brevemente.

L'AEDO.
dea.

Non

dt quella

FEDRA.

Chi
L'AEDO.

teco

sempre?

Meco
laSo

sempre,

ma

sono

solo.

FEDRA.
L'AEDO.

Non

la

vedi ?

Dentro
il

mio

cuore.

90

Atto

II

FEDRA
Ti parla?

FEDRA,
L'AEDO,

Nel mio
Tascolto.

cuore

FEDRA,

Ma,
come
regoli
i

se

non

ti

mostra

arte,

cllabi all'accordo

sul giogo?

L'AEDO,

Non

so come,

FEDRA,
i

Come

trovi

modi?

L'AEDO,

Non
FEDRA,

so come.

mai

le

corde sonore

Non trattasti ma le redini


_
Den
e vero

e le sferze fschianti.

L'AEDO,
quel che
dici.

FEDRA.

La mano
9J

FEDRA
1260

Atto

II

usa a frenare t^ obbedisce?

dura e grave.

Or come

L'AEDO.

Non
FEDRA.
il

so.

Come
canto
^{k^

senza

fallir le

accompagni tempre?

L'AEDO.

Non

so,

Regina.

FEDRA.
In sogno?

UAEDO.
In sogno.

FEDRA,
Sei
beato.

L'AEDO.

Posso

bearti.

FEDRA.
canto che
beato.

Non
mi
consoli.

v*
sei

Ma

tu

92

Atto

II

FEDRA
oltre la vita

L'AEDO.

Sono

mia

angusta^ pronto al volo che va oltre, com^Evadne, o Titnide.

FEDRA,

Ebro

di

fiamma?
Ebro
del

L'AEDO.

mio

segreto.

FEDRA.

D*un

segreto di suoni?

L'AEDO.
1270 silente

_, D un

segreto

che da te m^ebbi col tuo dedlo dono, Fedra.

FEDRA.

Le

corde,

aedo, non mi celano il tuo capo non coronato; e Tansia

tua fa tremar

le corde.

L'AEDO.

Alcuna fronda

non cinse il capo mio da che fu morta quella


93

FEDRA
ond'era cinto il messo, di bianco pioppo, cara
1280 all'Alcide e all'Egide;
'^^

Atto

II

n d'alcuna

mi

cinger se

non d'una che attendo

dall'ignota che sola a

me

par dea.

FEDRA,

^ ^^ ^^ Alzi un
fj^/?
L'AEDO.

altare

novo? un tempio?

Aereo

^
y^ "^^/^^^-^ /

/^tempio
"^FEDRA.

l'Inno.

/C

Cantavi
,
,

""^^^il rapimento di
d'

Marpessa

il

folle

^ ^ .^^^^^^j^^^
-^

/y^

"^^^scludi

saettamento il Delio e provochi

Idas contro ApIIine.


il

suo cruccio?

2^^

^^^^

^g^^

Io

ti

promisi d'obbedirti.

FEDRA.
>,-<?^<^^^^

et.. JtiSClUOI
I^^ te
..
.

<^

^>'

v'*^^

gli

Immortali?

L'AEDO.

/^^^^ /
/y

1290

m ebbi
,

...

il

commciamento d ogni mio


'

94

'

^^.^/=<^

^^2^^

Atto

II

J-

FEDRA
ti

canto, se
^*

sovviene.

Cuore, narrami TUomo.,,

FEDRA.

Or ferve nel tuo cuore quel levarne che la folgore ingiusta non distrusse.
L'AEDO.
bellezza creata dalla folgore tu vuoi ch'io canti. Io t'obbedisco.

La

Ben

d'una scheggia dell'asta


di

Capano

feci

il

mio

plettro.

FEDRA.
tu divenuto
[3oo

^ Or
sei

anche

dispregiatore

degli Iddii

L'AEDO.

Fuorch d'uno,, tu rispondesti ad Etra irreprensibile. Fuorch d'una ^ ti dico " fuorch d'una
^^

sola che scintill su le mie sorti pi bella che la stella Espero sul dolor del mare, e prese con un sbito grido tra le mani indicibili il mio cuore come la coppa del convito eterno.

95

FEDRA
e Talz nella luce
i3io fatta dagli invisibili sepolcri^

Atto

II

e traboccar ne fece il vino e il miele, il


i

balsamo

il

levame,

sogni e le speranze. il dolore si terse le sue lacrime

e divenne la gioia, e la

morte

s*

imporpor

di

sangue

e divenne la vita.

di sbito fui

come

il

crepuscolo

i32o e tutto risonai del

pieno d'astri di nuvole di fiamme, mio pene; e le parole alate rombarono com*aquiIe nel vento; e non mi riconobbi. Alle tue mense ricche di pani e carni, o Titnide, non si riconobbe il conduttor del carro
di

Capano.

Ardentemente a tfavetso le corde egli la guarda, strin" gendo l'avorio fra le dita tremanti, in s contratto come

un che

si celi.

M'intendi.? fuorch d'una,

fuorch di quella sola.


Con
lentezza di sogno ella parla, guardarlo.

come remota, senza

96

Atto

il

FEDRA
quella; e

FEDRA,

Dea non
i33o di Eterni,

pure consangunea

Salso

il

divina non umana. suo sangue, e la sua carne splende

Non

Sole e non perdere gli occhi. E, quando senza sandali incede lungo il Mare, ella il suo pianto ode nel pianto delle Oceanine. E per ci sembra inferma di s, delle sue vene mescolate. E per ci sembra che deliri. dea non quella.
pesa.
fisare
il

ma

Pu

Ma

Subitamente

ella gli si volge.

Aedo,
1840 tu parlavi di

Fedra,
una
crudele dolcezza.

Si volge al fascinato con

Tu Tu Le

sai

dunque Tamore,

A
e

sai Tamore disperato e solo. corde non mi celano il tuo volto, traverso le corde
speri.

veggo una smorta bragia. Tu non


troverai Marpessa che fra te un dio scelga te uomo. Tu non speri se non la tua corona.

Non

97-

13

FEDRA
Io
ti

ot

Atto

II

coroner prima che tu


il

i35o canti

mio

canto.
delle

Chiama una
astragali,

due schiave che giocano con

gli

Euna,
tessimi una corona di cipresso. Qual fu Tultimo getto degli astrgali?

LA FANTE,
li

getto d'Afrodite.

FEDRA,

E
LA FANTE,
del

innanzi?
II

getto

Cane.

Fedra si volge alla nutrice, ripresa dall'inquietudine sma' niosa; mentre la schiava esce e recide il ramo per la corona da un de* cipressi.

FEDRA,
Odi, nutrice? Va. Conducimi quel mercante fenicio, che mi porti Terbe ch'egli ha d'Egitto contra il male
insonne.
Si parte
si

Gorgo dal

telaio, e va.

Senza

riposo,

V inferma

agita.

Aedo,

e che farai per

me?

98

Atto

II

FEDRA
smorta
btagfia dietro le cotdc*

Faville

la

L'AEDO.
Io posso quello che non pu l'amore.

FEDRA.
i36o

Attingere dal fiume di sotterra un po' d'acqua sonnifera, ch'io chiuda quest'occhi e dorma? Eludere tu puoi il Cane stigio? Udii gi d'un aedo

che l'incant col suono della lira, per l'amor suo. D'un altro udii che l'assopiva con un'ofFa

papavero e 6x miele, per l'amor suo. Non puoi tu dare un sorso del nero fiume a me che sono il tuo
intrisa k

amore?
L'AEDO.
S,
1870
ti

porter quel sorso,

Titnide.

FEDRA.

Non
dal bosco delle

lungi

Muse

l'ara dedicata dall' istes so

rdalo

al

Sonno. Almeno va, e prega.

99

FEDRA
e concilia con l'inno e sacrifica.
il

Atto

II

taciturno,

L'AEDO.

Fedra, stanotte dormirai.

FEDRA.

Ah,
con
le

s ei

premesse

sue dita lievi come il fiore della smilace il frutto della morte su' miei denti!

L'AEDO.
Stanotte dormirai.

FEDRA.
i38o S'ei

mi prendesse tutta nel silenzio suo petto notturno e mi celasse, del


e
gli

orecchi dolenti
la

mi

chiudesse

con

sua molle cera!

L'AEDO.
Dormirai.

FEDRA.
il latrato del Cane di sotterra '^-t't^^^y^'t^i^'^ quello che sempre s*ode, sempre s'ode? Agave, Stilbe, avete udito?

Si levano le fanti e

tendono

l'or ecchio.

JOO

Atto

II

FEDRA
"

LE FANTL
Latrano
f

molossi

d* Ippolito

sotto la Rupe.
" II figlio

deirAmzone
d^ Adrasto,

1890

ancra insegue il cavallo che fugge il laccio.


Si

fanno

al limitare, verso i cipressi, e ascoltano*

"

S'ode

clamore dietro il tempio della Sspite. " Qualcuno chiama.


Eona
reca alla Regina la composta corona* Colei la prende, e si leva, e la pone sul capo chino d'Ewrito; ma vacilla, gi avendo riconosciuto la voce di colui che

chiama.

FEDRA.
Fedra
d
il

cipresso alFamore.

Ti corona,

aedo, per quel canto e per quel sorso!

Tu

tremi ?

L'AEDO.

Anche

tu tremi.

LA VOCE D'IPPOLITO.
Eurto! Euritol

JOJ

FEDRA

jfc

Atto

II

Fedra come l'avida polvere che i venti alzano e ag* girano nel piano argolico. Sembra che twtto intorno per lei vanisca^ e che sola quella voce risuoni su la soa ver* tigine. Non distoglie da lei gli occhi il coronato

UAEDO,
Ippolito
Le

mi chiama.

fanti son tutte al limitare, loquaci e sbigottite.

LE FANTL
^

Uomo

d^Argo^
"

uomo

d^Argo^

rAmaznio

cerca di te.

Ippolito.
"

Ecco^ viene

fuccisore di lupi.
1400 ^

Viene pel
coi

cipresseto.
"

Ha

dietro s

Arpalo
"

molossi! Dorce, Dorce, la cagna irsuta, quella


"

color di ruggine!

Entrer con

lui ?

'La tremenda! 'E


--

in guinzaglio.

'Arpalo, fermati!

Arpalo, sta lontano!


rompendo

scoppio di sibilante collera Fedra le scaccia di il suo cerchio d'angoscia, simile al vortice di polvere che si rovescia e si sparpaglia.
sbito

Con uno

J02

Atto

II

J'

FEDRA
Vial Ch^io non vi veda pi! Via! Via!
l'ette*

FEDRA,
Tacete,
strigi!

pi, eh* io

non v*oda

Trattiene la schiava che nel lebete mescola

Rimani,
Rdia.
Della swa ira investe anche faedo.

Perch mi guardi
Insensato tu
sei?

cosi,

uomo?
^

LA VOCE
1410

D'IPPOLITO.

Eurito! Eurito deliaco!


Di
fra
i

ttonchi dei cipressi

il

figlio

d'Antiope irfompe,
i

gitbilante, raggiante, nel corto chitone di lino, sol della

saga ri amazonia armato; che dietro

lombi

gli

pende.

L'AEDO.
eccomi.

O
Ho

Teside,

IPPOLITO.
il

preso al laccio cavallo d* Adrasto, e Tho infrenato.


vinto.
_
.

L*ho

L'AEDO,
figlio del

Invitto

sei,

domatore

^\

Centauri.

"

J03

'

FEDRA
IPPOLITO.

Atto

II

Tra

la

Palude e

il

Mare, alI'OIeastro

d^ErcIe, preso io l'ho.

FEDRA.

Chi t'ha

ferito?

Una mano
IPPOLITO.

ti

sanguina.

Come
1420

pallida sei!

Non

sbigottire.

Per immorsarlo; poi che contra i denti aveva il ferro e li serrava duri pi d'ogni ferro, ah con che rabbia!, messo
gli
il

ho dentro la mascella, su la barra, mio pollice a forza; e ho fatto sangue.


laver.

FEDRA.

Ti

IPPOLITO.
gronda. Auriga, un aspro grandi e grevi e con rimboccatura acuta e lunghe le guarde, e con negli assi snodature diffcili; che m'ha battuto a freddo un fabbro di Metana 1480 ammirabile. Sostrato d^Euforbo;

Non

morso con

le rotelle

ma

nei voltoi le campanelle d'oro.

'

J04-

Atto

II

FEDRA

Sentito ho una potenza di tempesta pulsare entro quel petto ampio e profondo come il petto d^un dio.

L'AEDO.

Divino

egli ^

ingenerato d^un congiungimento ineffabile. Ippolito^ non giova

lottar con

lui.

Blandiscilo.

IPPOLITO,

Perch

mi

resiste, se docile

Adrasto Tebbe?
L'AEDO.

Forse alcuna grazia


1440 egli

ha nel Mare.

IPPOLITO.

Non
il

ti

disse

Adrasto

segno dell'origine?

L'AEDO.

Non

disse.

Ma tutta notte nella nave nera


il

cavallo annitriva, e percoteva Talbero. vegliavamo su la tolda,

che fugavano

il

sonno

lunghi

ringhii.

J05^

J4

FEDRA
FEDRA,

j.

Atto

II

Odimi^ odimi^

Ippolito.

1460

Guardati dal cavallo bieco! Ho fatto un sogno, ho fatto un sogno x terrore. Ringhiava alFombra della vela nera. E una voce grid,
in un*afa d^ incendio, sopra
^^ il

Mare:

Tu non

Io placherai
,,

con

la spelta.

Rimandalo

con Torzo, n al re d'Argo.

Se ti fuggito, se per sette giorni tu rhai perseguitato in vano, segno che t' nemico e che repugna al tuo freno e che ti prepara un grande male. Gi conosce il sapore . tuo sangue. Ippolito, io ti prego. Odimi. Rendilo 1460 al donatore.
IPPOLITO.

Che mai dici, madre? Mi parli come a timido fanciullo. E m'ammonisci ch'io mi copra d'onta

^ y
<^,

^^

-^^/^

-^
^-^^

conspetto dell'Eliade i Corintii son per celebrare gli Istmii e mi turba i sonni la corona . pfnol Io voglio vincere il corsiere, e pel corsiere vincere nei Giuochi,
al

or che

^^^-2^-??'^?-^-^

-^-^i^^'^ ,^^ -*-^

^*'

'z-

^^/^-^C-" -^

e^-tJ^C^^-':>>-^ (P

tJ^f y^i ^I-'-l-Z-l?

Atto II

FEDRA
la spelta

non con
FEDRA.
1470

n con Torzo

ma

con ranimo.
_,

Guardasti
tu dentro
gif

occhi torvi?
_
.

IPPOLITO.
con

Li copersi
le mie mani, poi che messo gli ebbi morso; e gli soffiai nelle narici fumide il mio respiro d'uomo, che questo m'insegnava un Tessalo 6k Fere ad ammansire
il
f

parve men nemico. E si lasci condurre per la briglia. Or dove? Lo sai tu,
poliedri.

E mi

1480

guidatore X carro? Portatore i cetra. Io sai tu? Mi canterai un canto per la gloria,
s*io te Io dica?

UAEDO.

Un
ti

canto per la gloria

canter.

IPPOLITO.

Conosci tu r impresa

107

7^j,c

M
/
<s?-:5/^
/*

^'

//

FEDRA
il

Atto

II

^^?. /'
/

del nipolt di Sisifo, e

cavallo

nato dal sangue


L'AEDO,

di

Medusa?

IPPOLITO.

MaPallade
delFEroe cornti ^^, al fonte. Io non avea se non il morso di Metana. congegnato dal fabbro / ^^^^^^^^^.^^490 Io non avea se non la mia lacciaia Odimi, auriga.'^^;^.^*-***^^ i miei due polsi ignudi. "^^'^ Odimi, aedo. Era il settimo giorno

venne

in soccorso

^^^^^

4^^.^^

^.^.^^ della caccia alla belva solidunga, ,Wc.</i^.^ /' al Nerazzurro come T Ippocampo. ^^-iJ Tavea traverso i mon-^i ,,^^,^^^^ , ^ff^i cacciato io ""' '^^^^'^/^^verso Ermione, con la torma; gintolo ^^^^^^^^
.

^ ^<

'^^^^'^
-/

Demtra; ^^k^ v^gl I^^^t circa gitempiomartna --^/^ '^^^ _._ fiotta manna nella
il

:i

.^.,.

^^ -^^^

poi ricacciato
^j al

-,:a

/^"^ >^:^ _ . '^^/<fii'/^r^ ^^/<fii.{^rj^^tc^

.,,,^,j.,,^_^ ,,./,

-^

aove promontorio dove

:<^^^,.-c,^^5^o
'

la

^^ ^:^^.^^,^.,^^^
'

^'^"^^^Inseguito
insino al

A ^^^^^

nutxo c^puia* flutto espulse ,..,,,^^^ figlia del re Niso che il tuo padre ^^aS^^,,ji^^ dall'alta nave, o Cressa; e quindi 4^;^,,^^
11 il

X piaggia in piaggia, insino


l dal

/^^.-^.A^^ "

^
,

Gentiio e di

Crisorre
in

^-^.^-^^^
catena-^/^4^^^

tempio d'Erme. Ora

tt^^^e^ ^

j'

-^
'/\^y^
?, .Ci/I

-^^^^^^t-:

/Jyiyn^'^ ,.^^ ^.^

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r

^.

^ ///un-n^t^^'fuiyrO

*^^^ ^H^^^^-^^ '^/-

Jt-t^i^
.*i-'yt--lt.y^

Atto

II

FEDRA

con la mia torma io Io respingo verso la Palude Sarnide, Io serro tra la Palude e il Mare. E senza scampo.
S'interrompe come se gli risorga dai precordii il grande anelito. E sembra che la prodezza gli tenda novamente i muscoli infaticabili.

Udii forse
il

il

mio cuore? o

il

cuor suo fumido?

croscio del frangente? II mezzo d i5io avea raccolte Tombre delle cose; e l'altissimo Sole erami giudice.
1 cavalieri

chiusero l'angustia
la forza.

dietro k

me. Apparecchiai

Attanagliai con la mia forza il sauro, e m'avanzai girando sul mio capo Guizzavano il cappio come frombola. tra i miei ginocchi i muscoli del sauro

i52o

cauta arte del pardo. E la vita mi fu non so qual dmone pronto a scoccare l'attimo del getto.
agile

con

la

*'Arione! Arione!,,

Era

al

frangente.

Era una schiumeggiante onda crinita, con Io sguardo di un dio crudele; un'onda d*un negrore k gorgo, con un ansito e con un ringhio di cavallo; un'onda
gonfia d'un' ira belluina, avversa sbito su l'anche all'uomo avverso.

J09

FEDRA
si

Atto

II

rizz,

balen nella

falcata,

percosse con gli zoccoli di bronzo i53o il vento, s* abbatt, si dibatt


col

muso
il

nelle sabbie, con la

groppa

1640

Sole, saltando com*ariete cappio scorrevole scagliato dalFacerrimo dmone stringeva forte tra la cervice e la mascella il prigioniero. Ben congiunti agli meri m*ebbi i nessi dei tendini se alcuno di quegli squassi non me li divelse. ^^Arione, sei mio!,, Negli atti come per entro a un velo flammeo di sogno io era. Con fulminea destrezza
folle. II

contra

compiuta era la presa. Gi nel pugno chiuse m^eran le redini infrangibili. pi non vidi se non una grande

nube di fumigante oro e nelForo impennata una vampa procellosa che trasparia per una mira forma
fatta di vene, di crini, di schiuma,
i55o

bava e forse d^ali; che nelForo fumigante e nelFtere senz^ombra l'impennata ebbe T impeto del volo. ** fratello di Pgaso, anche me
di

porta agli

astri

gridai alto su

piedi,

no

Atto

II

J^

FEDRA
e nel

alto nel

mio sudore
i

mio sangue.

rispose all'anelito 6i gloria

un clangore
Rapita in

bccine sul mare.


ne trattiene
il

lu la Ctetese;

grido d'amote

FEDRA.
Bello
sei,

bello

come

il

pi bel dio!

IPPOLITO.

Or
i56o di

m*odi, portatore

di cetra.

Presso il bosco ApoIIine Teario

una fonte nomata

di quella

Ippocrne, del nome che sgorg tra gli oleandri deir Elicona alFurto dello zoccolo i Pgaso.

L'AEDO.

Tu
ignota a me.

dici

meraviglia

IPPOLITO.

La
agli

fonte equina occulta


colpe.

se

uomini stranieri, non per espiarli delle


n\

FEDRA
L'AEDO.

Atto

II

E
1670

com' hanno

Trezenfi questa fonte?

IPPOLITO.

Quando TEroe
venne
in

corintio fu bandito,
col cavallo alato
le

Trezne

per chiedere a Pitto

nozze

d*

Etra.

L'AEDO.

sgorga dalla rupe?

IPPOLITO.

Sotto Tombra dei platani,


io

i58o

quasi notturna. Quivi condussi Arione. E, comVntr sotto Tombra, annitr verso il silenzio sacro. E Tabbeverai, tenendogli la mano sul garrese, vigile, attento al sibilo del sorso.

Poi Io

e tutto Io

lavammo delle schiume tutto, nettammo con gli strgili.

il

grande riluceva nerazzurro come T ippocampo. Ma, non pi erto nella nube d'oro, pi non aveva Tali della gloria! Aedo, aedo, e che mi canterai ? te novo, che gik guidasti il carro

n2

>'>

Atto

F E

dXaS^^^^^^^

^^^

del combattente*

un eroe novo

E
in

sazio ornai di saettare

cervia

sazio d^essere principe

numero

di cani e di cavalli

Ippolito Teside.

FEDRA.

Che
'^

vuoi

'^y^^^
z'

Che vuoi ?
IPPOI TTO

^^^^^'gJv^^^^

^^^ /v^ uomini vuole Ippolito


<f -^
...
.

^^^^^^/^^
^

La

guerra. Vincere

f^^^

nato dell'Argonauta e delFAmzone; ^ poi che il suo padre^ sopra tutti gh uomini ^ ^^^i^neni oggi ammirabile, nel fiore cJti/ degli anni avea gi tolto

"^^^'^"t^o la clava a Perifte, T^ '^^^'^'^'^ discisso il curvator di pini Sinnide,

franto Scirone su gli scogli, mozzo ^ ^y^^ui.^, / Procuste, domo il Toro maratonio, ^*^'^'^: compiuto Io sterminio dei Pallntidi, (J^f^-^^;^' francato Atene dal tributo ertico, ;^^^t^^^^ navigato alla CJchide pel Vello,
^^^ , .

t.^-^^^,.,,,,

-^^^-^^^^^

4 ^^
^^>

^^^

alzAto s pi sfrande nell'aurora /^y^he dal rogo d brade rosseggiava Monte dell'ellboro e su l'Eliade.

4
-<%^

^^^-^^^J^

'c^-e^c^.^.-z^i^i^

/^

''\^'i'vWyJ

'^t-^^^fZ^^t^t^ e^

FEDRA
FEDRA,
1610 Figlio

ot

Atto

II

dell'Argonauta, vuoi tu mille

navi?

IPPOLITO,

Ben
FEDRA.

voglio.

Mille navi curve,


di rossa prora, fornite di tolda,
irte di

remi e d'aste come

d'ali,

piene di rematori e di guerrieri?

IPPOLITO.

Dove

sono?

FEDRA.
d'isole?

Vuoi tu regnare un regno dominare tutti i mari?


Talasscrate scettrato

essere

il

dell'asta di tre

punte?

IPPOLITO.

Tu
inferma.

deliri,

FEDRA.

Non
1620

deliro.

Offro.

U4

Atto

II

.^

FEDRA
sogni
?

IPPOLITO.
I tuoi

FEDRA.
I

miei

fati.

IPPOLITO.

Ma

quando?

FEDRA.

Quando
il

vento Euro

sar converso nel Tracio.

IPPOLITO.

Questo
FEDRA.

Toracolo?

E
Ippolito.

forse Toracolo,

IPPOLITO.
giova forse il Tracio per navigare verso la Mala^ e TEuro per doppiarla.

Mi

FEDRA.
IPPOLITO.

Non

ti

giova.

che il mio padre alfine mi conduce ad un* impresa non di fiere ma d'uomini ?
sai tu

Non

ns

FEDRA
FEDRA.

Atto

II

O
IPPOLITO.
3o Vestirmi ornai di bronzo

fanciullo!

mi

conviene,

non
'

di foglie.

-^:^ ^^-x^*^^^ O -^ .^^^Cf/- .IPPOLITO. '^'^^^^ oaro >^!^ ^ Sar compagno ^1^^^^
"

^^^ ^ ^

FEDRA.
fanciullo inconsapevole!

dell' Issibnde

if^^-i^,

^^e-^

s^?^
2^

che fece il tagliamento dei Biformi ''=^^su le sue mense quando primo Teseo schiacci sotto il metallo del cratre -^^"^ ^ ^rofFensor primo, come udrai dagli emuU^^^^^^.^^2J^ ^ ^^ cantori, o Argivo.

^^

^
't>^^-^C^

FEDRA.
Deirissbnde?

IPPOLITO.
x

Di

lui,

del grande Tessalo.

Tu

Todii?

FEDRA.
'^t-^f'

^^^^^

- II

forsennato disegn Timpresa?

^i^"?^ -^-^^^

^^^^^^ IPPOLITO.

^^r-^^'^^^'-fe^^r^^^^G

Non

egli

ma

il

mio padre

infaticabile.
^e-^^

IP

////

Atto

II

FEDRA
di

FEDRA.

Pur ora torna da Tebe


Porte.

Sette

IPPOLITO,

Pi pronto varia
i

suoi disegni che

non tu

le

pieghe

zi tuoi pepli

FEDRA.

Ma qual
da Tindaro
IPPOLITO.
di Sparta.

disegno? Ei va

AI rapimento.
FEDRA.
delubro impastoiato? d^Ares
rapire
il

5^^ ^^-.^J'^^^^ '^'^'^

-^

IPPOLITO.

La Tebana
tu

mi

La

togliesti^ contra il guardai su la fossa

rito^

Cressa.

i65o dei sacrifizii^ al

lume

delle tede^

coronata

di

grumi

e 61 papaveri^
le

ah come

bella!

segrete cose

dei fati eran ne* grandi occhi

non

chiusi.

FEDRA
FEDRA. Che veduto t^aveano
senza mirarti

Atto

II

IPPOLITO.
Oscura, mi sei matrigna. E lamentai la vittima. E il mio padre mi disse ** Io ti dar la figlia d^un iddio. Non ti dolere. ,, La figlia d^un iddio, non ancor nubile, ^ ^ "^^i^^^^66o vive in Amicle su TEurota pieno
:

^
^

di cigni, bella

immortalmente.
^,
.

FEDRA,
la

vide? chi la vide?

"""^IPPOLITO.

^^^^^
g, per tutta la terra
di Pelope.

Corre rama

Ma

Chlubo,

quelFospite fenicio Capo di nave, ci narr d'averla

'^^ ;/t^cAJ^:jJ^^^'

veduta in Lacedmone danzare intorno Tara d'Artemide Ortia, i^cc senza le vesti. Tu XwkVi^ Eurito. jyp E fu deliberato il rapimento. E avrem con noi cantore e mercatore ^'^^^"' ringanno.

Atto

II

FEDRA
andrai^

FEDRA.

Non
il

non andrai

T^ maestro
padre.

d'insidie e di perfidie

IPPOLITO,

Usar r inganno con prodezza


degli Elleni.

FEDRA.

Non
IPPOLITO.

andrai.

Matrigna

mi

sei

sempre.

Tu

m*odii^

Cressa.

FEDRA.

Amatore
e
1680 e

della rettitudine

temente
tu^

gli

Iddii
t* appresti

alunno della Vergine succinta

ti dici

mentre

a frode

e a ingiuria!

Non

traligni.

IPPOLITO.

Trover
laggi sul Taigeto
la

Vergine spedita e
i

grandi cervi cani della specie pi furente.


i

U9

FEDRA
FEDRA.

Atto

II

E non cigni soltanto su TEurota ma un^acre specie in arme.


IPPOLITO.
a piedi e dal carro, da lungi voglio tondermi i capelli 1690 e a fronte. davanti per non porgere la presa nello scontro di spada corta, al modo

Combatteremo

-.^^^

tesio.
Entra
la nottice condticendo il Capo di nave; che se" guto da uno schiavo catico d'na balla ben legata.

FEDRA.
Gorgo,
straniero ?
Si avanza il mercante fenicio^ asciutto e adusto, audace e scaltro; che porta la berretta dalle gronde pendule e la bruna esmide dei marinai.

mi

conduci

Tuomo

Fatti innanzi,
ospite.
il
il

Rechi maraviglie? Rechi farmaco d' Egitto, nepente che d Toblio dei mali ?

IL

PIRATA FENICIO.
il

L*oro e Tambra, Tavorio e

vetro,

il

bisso

J20

\tto II

J^

FEDRA
il

e la porpora,

legno

1700 balsamico e la pietra

medica, e alcuna cosa non veduta


rnai nell'Eliade, reco,

Anassa.

FEDRA,

Fa che
il

Io schiavo

deponga
vieni

peso, e poi vedr.

Ma

dimmi:

di

Lacnia?

IL

PIRATA FENICIO.

Da
il

Psmato, dal Porto

delle Quaglie, di sotto

Tnaro.

FEDRA.

Anche

me

ora,

anche a

me

iiarra la maraviglia.

E
1710 la

vero che vedesti in Lacedmone figlia d'un iddio ?

IL

PIRATA FENICIO. Ben la vidi con questi

occhi mortali.

FEDRA.
Bella?

FEDRA
IL

J-

PIRATA FENICIO,

Che
FEDRA.

ti

dir?
e

Come

la luce
gli

onde vivranno

moriranno

uomini.

E
IL

giovinetta?

PIRATA FENICIO. Appena pubescente.


qual dio nata?

FEDRA.

Da
IL

PIRATA FENICIO.
Proferire
il

nome

non

lecito a

me.

FEDRA,
IL

^ Da

quale donna?

PIRATA FENICIO. Dalla do nna di Tind aro.

FEDRA.
che
IL
la vedesti

_ Ed
^

vero

ignuda?

PIRATA FENICIO.
Intorno
ali

ara

deirOrtia sanguinaria. Questa Orta^

'

J22'

.tto II

FEDRA
il

1720 dicono^

simulacro della dea_ di Tunde che vuole

essere abbeverata, nelle vene

umane.
li

quei che Tebbero e recarono^


il

dal Chersonso, dicono,

delirio

consum.

quivi le sacrificano

efebi scelti dalla sorte.

Ed

era

tutta rossa degli sgozzati efebi

Tara in quel giorno; e vi danzava in tondo la giovinetta ignuda


1780 al

suono

di

due

flauti,
il

pi candida che
solo era tinto
il

cigno dell' Eurota,

pari alla luce, dalla fronte al piede:


pollice.

FEDRA,
IL

si

chiama?

PIRATA FENICIO,

Elena.

Fedra e Ippolito per alcuni attimi restano nel silenzio anche Taedo sogna Ctjrvo dinanzi alla Re* gina d'isole distesa sti le pardlidi stellate, il Fenicio discopre il suo diverso tesoro,
assorti; e

IPPOLITO.

Dimmi,

ospite:

quanto mare

navigheremo noi
per giungere alla bocca delFEurota?

J23

FEDRA
IL

jfc

Atto

I]

PIRATA FENICIO.
quattro giorni e quattro

Con vento buono,


notti.

Ma la

Mala
al

perigliosa per chi vuol passare


[740

dair Arciplago

Mar

d'Occidente.

IPPOLITO.

E
IL

buono

il

vento Tracio?

PIRATA FENICIO. Ottimo per andare a


un monile

Creta.

Egli mostta

egizio alla Ctetese.

Guarda
questa collana delle pietre verdi co* due fermagli a testa di sparviero, Anassa. Non la vale quella che ad Amatunta sta nel tempio di Adonis.
Prende Fedra
il

monile fra

le

sae mani estenuate.

Navigasti mai, Tes ide?


IPPOLITO.

Ad
IL

Egina, ad Elusi.

PIRATA FENICIO. Tu ami i carri.


J24

Atto

II

FEDRA
Guarda

Offre alla donna on altro monile.

1750

questa collana tutt^oro costrutta di fior a quattro petali^ d^antilopi,


di Iconif di vipere

alate^ d^avoltoi.

rivolge al giovinetto cacciatore che inclina verso di so cuor selvaggio ove gi, si sveglia Va,uta, dell'av" ventura d'oltremare*
si

lui

il

Pur

belli

carri dei navigatori^

efebo^ dalle rosse ali di lino


tinte col fior del germogliante leccio^

-^

^^^^-^^.^-^^

rapidi sopra

il

marel

^^f-^^/y^^^

IPPOLITO.
IL

sempre navighi

^^^//^

PIRATA FENICIO.
le

1760

le trombe non fug^ana -. ^--2^-^^^,^^^ :7 /^ -^^^^-^-^^ la spada d'Orione; che il mio padre ^. ^^^;^^^^ ^^ ^-^'^^^ arme lioh mi lasci bovi aratori ^< e n bestie con lane.

Sinch

gru non suonino

nelle nubi, e le Pliadi

Niun' altra cosa mi lasci che Tacque, e un segreto di stelle.


Porge
alla

Minoide na verga d'ebano.

Ecco uno

scettro.

FEDRA
Ma
ho
per
te,

j-

Atto

II

nella

Amazonio, stiva un giaco lavorato

da que* Srmatf ch^usano il cavallo a guerra, a mensa, a sacrifizio, a tutto,

un

X que* giachi nssili

1770 fatto

d^ugne ridotte in squamme e giunte con nervi equini, a mo' chiusa pigna, che non V intacca zanna n saetta.

IPPOLITO.

Mai non ne
IL

wk,

PIRATA FENiaO. Te
allettare la

Io porter.
le

Continua ad

Regina trasognata, con

swe

cose ricche e strane.

Guarda. In questo alabastro un collirio con Tago suo . legno

per ispargerlo agli orli delle plpebre come fanno le femmine ^. Memfi,

Anassa.
IPPOLITO.
Fosti sino a
IL

Memfi, Chlubo?

1780

PIRATA FENICIO. Che mai Memfi ? Quasi una citt di Fenicii. V^abbiamo noi un tempio
J26

Atto

II

J^

FEDRA
tempio d^Astarte
mirto sacro.
fatti

nostro,

il

ch^ la nostra Afrodite, e molti zani

come

quelli sospesi al
i

(N* hanno
col vecchio

Tebani . Beozia, legno delle prue di

Cadmo

nostro.)
Spiega egli on peplo splendido

Non mi

lasciare

Anassa, questo peplo istoriato, portento di Sidne, da riporre nelFarca pi segreta.


IPPOLITO.

E
1790 alla terra d*

ogni anno vai

Egitto?

IL

PIRATA FENICIO.

E
se tra le sabbie sirie e le scogliere libiche
il

che

faremmo

non

fosse

Delta? Grasso, immenso; d^ogni specie frutti; pecore, bovi; ricche genti; cumuli enormi di metalli; vasi,
coppe, canestri, cuoi,
i

Ietti

legni rari,

ottime schiave.

Ah,

le belle

rapine ch^io vi fecii

FEDRA
1800

Atto

II

Guarda questo pugnale con sul manico quattro teste di donna in foglia d^oro
battuta sopra
il

legno.
col leone e
il

Guarda

la

lama,

toro.

Lo

presi a Faro, nella scorreria,

non senza sangue.


IPPOLITO, Fai
IL
la

guerra?

PIRATA FENICIO.

Sempre
a corsa e a guerra, a sforzo e a guasto siamo.

Tu

parlaci di navi

ben spalmate

e di lance

ben

lisce.

E
1810
e,

Tanimo pi

forte ch^ogni lancia

conviene avere, e buona lingua, e ancor migliore la man dritta che la lingua;
negli sbarchi, a volte

essere nudi

bene unti d'olio

come alla palestra, come te che lotti,

noi per sfuggire ad ogni presa. E usiamo non i cesti sul carpo delle mani ma certe correggiuole di corame bovino crudo, incrocicchiate al modo antico sotto il cavo delle palme s che n'abbiamo fuori i diti nudi

J28

Atto

II

Jt

FEDRA

1820

per dare un certo colpo sotto la plura con drizzate Tunghie, che rado falla.

Come
le

il navigatore ha il ginocchio a terra e si ctirva su sae robe, con puerile allegrezza gli salta addosso il giovinetto atleta e ne prova la forza stringendolo tra le

mani

indurite*

IPPOLITO.
per
tu
il

Sodo^ dio Erme, sodo

sei,

uomo

straniero, e levigato
di

quanto ginocchio

buon remo

attrito

contra Io scalmo. Sei ammirabile. Accostati,


Eurito, e palpa.

E come

ma

degli acerrimi.

un palestrite, Ah, mi piacerebbe

i83o lottar

con
il

te,

ben unto,

Si accosta

conduttor di carri*

IL

PIRATA FENICIO*

Ma

ti

so

invitto, figlio deir Egide.

Pure

non
con

cangerei la tua palestra fulva


la

mia, cerula e nera.


la

Scorge egli sul fianco dell'aedo appesa alla tracolla


cetra, e volubile la loda*

J29

"

J7

FEDRA
Ah
cetra tu hai^ cantore!
Alza verso
la

Atto

II

che bella

Regina no specchio

egizio

Guardati in questo specchio^ Anassa^ bronzeo


col

manico d'avorio

simile a stel di loto.


Si volge, tocca la cetra e la considera attento.

Anche
libico questa.
si

d'avorio

Non

ne vidi alcuna

ben

costrutta.

UAEDO.
1840

di

mano

di

Dedalo

dono

della Titnide

Fedra.
IL

PIRATA FENICIO.

Ma t'accadr

che

pezzi all'alido

si disgiungano. Un olio ti dar usato nella Fcide per ungere i simulacri eburni. Quel d'Asclepio sta su l'orlo d'un pozzo^ in Epidauro; e credono cos che non risecchi.

IPPOLITO.

Tutto

sai.

J30

Atto

II

FEDRA
PIRATA FENICIO.

IL

i85o

sospendila che dicono i Bistonii essere amica d'acque commosse. E credo ch'io la vidi, sotto l'Ebro, nel mar di Tracia, a proravia, gi fatto il vespro, quella dell'aedo che fu tra gli Argonauti col tuo padre, o Teside.

Tu

sopra

fonti,

IPPOLITO.
tu per tutto conoscere,

uomo?

Tu dunque
IL

dici

che vedesti

mareggiare la cetera d'Orfeo?

PIRATA FENICIO. Appar talvolta ai naviganti,


L'AEDO.

sotto

l'Ebro.

^-^

Sul giogo
IL

il

teschio esangue?

PIRATA FENICIO.
.^
\Z\

^^^^^^t^

FEDRA
1860

Atto

II

involto nella sua capellatura

famosa, come un gran viluppo d^alghe lunghe erratiche sopra una ceppaia
divelta
gi.

per forza di correnti.

fu dilacerato dalle

femmine

1870

per ci tante vendette su i Cleoni, che meglio noi facciamo piaggia non v^ da rapinare in tutto il Mare Egeo. Taso con le miniere d^oro; nascondimenti per le navi nello stretto; e, di contro, il lido basso di Tracia, con le belle vigne d' Ismaro, col dolce vin di Marona, con ogni
dei Cleoni.

bene; e

il

delta del

Nesto

sul

mar

libero,

bonissimo all'approdo. E ci trovammo, Anassa, i tuoi Cretesi occupatori dell'aurea Taso; che dovunque terra
o confinata o attorneata d'acque
ivi

impone

tributo

il

re di Creta,

TAgenoride
Distoglie la
bido, e

di fenicia stirpe.
d'isole dallo specchio Io
si

Regina

sguardo

toril

superbamente

solleva. Scaltro la seconda

navigatore.

FEDRA.
1880 Digli, digli, straniero.

Odilo, Ippolito.

J32

Atto

II

FEDRA
T sole regnate

Uomo, annovera
IL

dalla forza cretese.

PIRATA FENICIO.

Innumerevoli, Gi dissi Taso, T isola delFOro; e TEuba dico, T isola dei Buoi; dico Schino, T isola del Vino; risola della Porpora, Citer; e risola del Marmo, Paro; e Nasso
ritonda, e tutto
il

coro delle Ccladi

1890

che conduce la sacra Delo; e tutti i porti su la via marina che da Rodi sale al Bosforo.

FEDRA.
Digli,

Capo

di nave. L'odi, Ippolito?

IL

PIRATA FENICIO.
di tutti gli agguati

E
il

pei predatori Tottimo,

Samo

sul

passo angusto!

Che

per noi

piano

di Cilicia sabbie, greti,

barre, secche, lagune, e le coste di Siria

sono piene

di torri e di vedette.

iZZ

FEDRA
1900

Atto

II

Ma Samo
FEDRA.

sta sul traffico ^\ tutto

FArcipelago, e piglia quel che vuole.

Odi

miei sogni, Ippolito? Odi

miei

sogni?
Intento il figlio dell' Afgonaota all'tiomo straniero esperto di tutte le acque, di tutti i perigli, di tutte le violenze, di tutte le frodi. E sente il fascino dell'Ignoto ondeggiare immenso intorno alla breve isola della sua propria vita.

PIRATA FENICIO. Se il cuore hai fertile non separarti mai da questo


IL

di sogni,

specchio.

E
in
-*f

magico.

Lo

presi

Tebe

egizia, dalle

Cento Porte.

^^/>\^y
-^-^-i

-^^t--'e_-^

f^^-^

^ ^

/7

Se tu Io miri a lungo, vedi apparire gli indovinamenti de* tuoi sogni di dietro al viso tuo
trasfigurato.

'^10

^ -Xk^z^

^
a

^IPPOLITO.
Interprete di sogni

anche tu

sei,

Chlubo?

^
IL

PIRATA FENICIO.

Non

in ogni

luna.

Non

sempre

lecito.

134

Atto

II

FEDRA

IPPOLITO,
Interpretami questo, che m^ nel cuore.
IL

PIRATA FENICIO.
Anassa, mentre
ei dice,

tu spia

Tombre

nell'orbe dello specchio.


si

Sobbalza a un tratto l'efebo; e


cipresseto, e tende l'ofecchio.

volge dalla patte del

IPPOLITO.

Non

odi,

Eurfto? Ascolta^ ascolta.

il

ringhio

d'Arione.

L'AEDO.

Mi
IPPOLITO.

sembra

udire.

Chlubo,
tendi Torecchio.
IL

PIRATA FENICIO.
S'ode
cavallo nitrire, dalla parte

un

1920 dell'agora.

IPPOLITO.
Arione.

J35

FEDRA
IL

>

Atto

II

PIRATA FENiaO. Quel


?

corsiero

del colore di ciano

L'ho veduto
condotto a
a guatarlo.

nell'agora, dianzi,

mano

dai cavalcatori;

e v'era intorno calca di Trezenii e che groppa!

Che reni Pu sostenere

Ercle

corazzato di rame.
improvvisa ansiet incalza il domatore di cavalli Oblia egli l'avventura d'oltremare e la potenza del Talassocrate cnossio, solo impaziente della sua impresa
equestre.

Una

IPPOLITO.
Auriga, va. condotto nell'Ippdromo di Limna e che gli sia cinghiato il vello del leone. E con te prendi Arpalo che chiami

di'

che

sia

1930

il

sacrificatore.

Poi ch'ebbi abbeverato all'lppocrne


il

cedetti sotto

cavallo e rimssolo ai famigli, i platani a un sopore

breve; e

mi

visitarono due sogni.


la

nel

primo m'apparve
disse:

mia grande

Artemide, e mi

i36

Atto

II

FEDRA
ti

*^Tu
1940

riposi, Ippolito.

Consacra al domatore Ennosigo z^^^'^-^'^?^^^^^-^ -^^^^^^^^..^^^ rasnrn morso, e sacrficafflt x:^^-^./'^^/ . ^ ^, ^^. .^.' i sacrificagli Taspro ^^-^^^^.<=^^^^^^>..^ un toro bianco, prima ^ -"^^^^^-^^^ ,
(

che tu balzi sul vello del leone.

'
,,

^S^^

^*^^-^^.^^^^^^.

FEDRA.

Tu non

Io placherai.

IPPOLITO.
Infausta, infausta!
il

^^^ ../^. . . .^
Nqii
io^|;.ii3lltraggp^^^'^^/7^

toro bianco al dio^ Pasifaia. DelFarmento regale

il

pi bianco e

il

pi grande io

gli

sacrifico^-"^^''^^

FEDRA.
Perch
1950

-^^-^.^ ^^:^
mi mordi? Non
ti

dissi io g\k

Tudita voce e il sogno di terrore? Non ti pregai? Odimi.

^^^^^^^

IPPOLITO.

Udir mi giova
la

"

parola divina.

^^^t^;^^^^

-"^^'""^-^^^^

FEDRA.
Spesso
fallace.

'^^^

IPPOLITO.

Chlubo,

sii

giudice

^^^^^f^^^>

FEDRA

j^

Atto

II

tu che tutto conosci. Ebbi il corsiero dal re Adrasto. Mi fuggi. Lo presi.


Intrattabile sembra.

Vincerlo deve Ippolito, o pur rendere


il

dono?

IL

PIRATA FENiaO. Se quel re te


la rappresaglia

Io

don

dopo

i960 certo sei

sopra Tebe, non abbia fatto sosta, che

valicato

TAspo

presso il bosco i Ptnia, air abbeveratoio del furore ove bevvero un giorno le cavalle >^ y^ pomellate che presero co* denti y^ ad isbranare Glauco ? J^ ^^ "^^^ corresti negli Istmii, vedesti t^^,^- ^ y/^^^ yf presso l'arginamento deirippdromo *^^^-g^-^^5^..'^^^^ il Tarassippo. Guardati dall'ombra
.
.

<:>^^^{

^^^'^^-^^^
Z'
1970

IPPOLITO.

Non hai risposto, o cauto dal mio padre appresi che tutto sai. ^ ^^ -'^^^.^^^c^c^^^^ che il presagio sinistro y^ /\^ mirra nella coppa dell'Eroe. /^=^z^^^ ,^,^^,^^,j^j^^7' E pi forte l'ebrezza quanto pi amaro il vino. E sotto elmo ^\ bronzo if^^i^^^^^^,^^^^^^^
/^^^

Ma

Atto

II

FEDRA

o teschio irto di lupo o cerchio d^oleastro


la miglior fronte quella

che rassembra

la fronte deirariete caparbio.


1980

cose vedesti^ quante ancra e facesti e patisti pel selvaggio Mare, ospite facondo! Anch'io tutto conoscere vorr,
se

Quante

mi

sien lunghi gli anni.

Ma

vidi intanto a FigaHa, su Tgora,

famoso atleta, un sasso fatto come quegli zani, non disgiunte le gambe tra di loro
antico segno di
1990

n disgiunte dai femori le braccia. Dicono che colui, chiunque fosse,

mentre per Toleastro combatteva


contra Tantagonista ultimo, questi
Io cinse a

2000

un tratto co' due piedi e insieme con le due mani Io gherm pel collo. Ricevendo le forze dalla morte colui gli pot frangere i malloli, ma fin strangolato. E per Io spasimo il vivo cadde prima dell'esanime gm nell'arena. Allora gli Eli tutti vincitore gridarono il cadvere e poi Io coronarono ancor caldo.

J39

FEDRA
Vivere voglio, o
Una volont

j.

Atto

II

uomo

di

tempeste,

per una morte coronata. La sua


indomabile sta tra ciglio e ciglio al Teside. statura sembra inalzata dalla fierezza Si volge al conduttor del carro di Capaneo^ che lo guarda.

Va,
auriga che ben sai come il carro con un ululo fra
si
i

spinga primi.
il

non

lasciar la cetra
sacrifcio.

che con Tinno accompagni


L'Argivo pone
medita*
gli

occhi ardenti su Fedra che cupa

UAEDO,
Cantar non posso Tinno all'Immortale
presso Tara, o Teside.

IPPOLITO.
20I0

veggo che sei cinto ^\ cipresso. Alcuno di tuo sangue and nell'Ade
e ne fai lutto?

Or

L'AEDO,

Alcuno di mio sangue and nell'Ade per tornar novello.


IPPOLITO.

Or

anche tu

fai

nodo

di parole.

J40

Atto

II

FEDRA
dio, cantar posso,

L'AEDO
Te, non
il

o Teside.

IPPOLITO*
Togliti dai capelli quella fronda.

L'AEDO.

Voglio piuttosto come quelFatleta giacer con essa.


IPPOLITO.

Chi
L'AEDO.

te la

don?

Un dmone
IPPOLITO.

ineffabile.

Tu
2020 ignoti

veneri

numi?

L'AEDO.

Un
IPPOLITO.

solo

nume.
Tnato?

L'AEDO.

Chi

di

Tnato

fece la

mia

luce.

IPPOLITO.

Non

pu Faedo renunciare
gli

e nell'inno tacer

lauro Iddii di sopra.


il

1*1 Hi

"

FEDRA
L'AEDO.

.*

Atto

II

Io son colui ^I qual porta le parole che traggono pi presto il pianto agli uomini ma rempiono d'orgoglio il cuor nascosto e consacrano Tultima speranza.

IPPOLITO.
Iniziato dalla

Musa

ignota,

or va.
2o3o

Ben so il tuo luogo. Era nel sogno. In Limna, sul confino dell* Ippdromo,
lungi dalla via dei carri, dietro bosco sacro alla saronia Dea,

non
il

presso il sasso di Teseo, un^ara senza nome, vetustissima, nera pel fuoco degli immemorabili
olocausti, fra ceneri impietrate.

Niuno

forse pi vi sacrifica. oggi vi troverai chiome virginee


3040

Ma

secondo sogno erano. Quivi attendimi. Verr.


recise, quali nel

Quasi offuscato dalla nube dei sogni presaghi e op'


presso dalla stanchezza, egli si lascia cadere su Io sgabello; e alla colonna lignea fasciata di metalliche lmine

poggia

il

capo riverso; e socchiude

le

palpebre

come

per

assopirsi.

L'AEDO.

Titnide, e tu che

mi comandi?

H2

Atto

II

FEDRA

Fedra l'accomiata con un sol gesto. E, come quegli triste s'allontana per l'ombra del nero bosco^ ella si china verso il Fenicio e sommessa e rapida gli parla, vigilando con l'occhio inquieto il sopore d'Ippolito,

FEDRA.

Uomo^
II

e
le

il

nepente? e Tacnito?
vaselli misteriosi*

Fenicio

d due

IL

PIRATA FENICIO,

In questa olpa il nepente, in quest* altra Tacnito. Vrsali a goccia a goccia,

FEDRA,

^ Dammi
il

e partiti.

Qui
ti

lascia

tutto.

Gorgo
/^^.^..^^^^^
^^/^t^
'Z^!^

conduce. Bisogno della nave rapida e del vento Tracio. Alla figlia delI'Agenorde

m^

/y'

^^^

tt^^-i

serbati,

Oilubo. Ora va.

^^,^

Spedito si parte Chehibo, condotto dalla nutrice pru dente che col cenno allontana anche Rodia, Ippolito immobile, socchiuso le labbra, lene respirante, poggiato la chioma alla lucida colonna. Gli s'avvicina Fedra col suo passo di lunga pantera; e tutto in lei pi \k&vz^7 dell'ombra, fuorch il terribile cuore gravato di morte, y J^a^/ che lei piega verso la terra,

^^^>^>c^
'^^:^ -^^

FEDRA,
Ippolito,
^;^^

t43

/^ U-J^

FEDRA
2o5o

Atto

II

tuo cuore? qualche grande ombra di gloria? o domato da peso dormi, infante, di sbita stanchezza? dismemorato con tutte le vene?
col
in

dove sei Assorto

Con
verso

infinita levit

dia osa levare vetso

loi

le

nude

braccia^ e prendere tra le sue


l'alito spirare il

mani

il

bellissimo capo, e

suo

alito.

IPPOLITO.

Non

so,

non so qual grande ombra mi


la

tiene,

madre.
sognante, soave

Velata come da una interna lontananza come un canto sommesso.

voce del

FEDRA.

Ti preme
il

le

plpebre,

come

sonno?

IPPOLITO.

2060

Tra la vita e il sonno un breve istmo che forse non conosci, o uomo straniero, ove i papaveri son rosei come le rose. Quivi ora ho veduto
Iena.

FEDRA.

Donde

sale questa

voce

(44

Atto

II

FEDRA

alle tue labbra che abbandona il tuo crudele sangue effuso verso il vano

amore?
IPPOLITO.

nauta^ verso

rOccaso dove il mare senza rive navigheremo noi per rivederla. E v^ non so che fauce sotto il Tnaro,
ah tu Io sai, e v' sul limitare una che mi fa cenno ma non
2070

Elena.

FEDRA,
voce! labbra per la dolcezza, o ciglia per il pianto! Non sono le mie mani vive queste che reggono il tuo capo, ma son le mani senza vene e senza tendini che nel cavo delle palme hanno alfine quel sorso delFacqua di sotterra, il sorso attinto al nero fiume, che implorai pel mio

amore.
IPPOLITO.

Poni nella nave

il

bisso

"

U5 "

J9

FEDRA
2080 la

Atto

II

bianca lana e tutte le belle vesti, e il miele e il nardo e tutto quel che odora, e i canestri i vasi i serti e tutto quel che splende, o Chlubo, perch raddolcir voglio coi doni quella che rapita avr giovinetta divina con la mia forza, r nnuba dea che a Sparta ha nome Elena.
la

porpora e

FEDRA.

O
^

nudo voho che


il

languisci

riverso

come

volto del fanciullo

^^^<H^ ^^f^ ^"^ panato quand^ei dorme nelle braccia ^ della Notte col lieve suo germano, '/py

^ ^^"^^<^^ V^

e tanto sei soave

//^AJ^ ^ /
^-^

tu^che m'eri
e

emendo,
prossimo
al respiro

mai mi

tosti

cosi

come mi

pesi

profondi ov^ nascosta Taspide ond'io mi muoio, baciarti non m^ardisco perch temo che la mia bocca ti devasti e non
coi grappoli
2100 si sazii.

Ma non

te bacio,

per Tonta nata dall' istessa onde l'amore nacque,

non te, madre

(46

Atto

II

J^

FEDRA

non te bado, non te. Bevo Io Stige, bevo il sorso che solo dato al mio
amore.
Ancor pi s'inclina verso l'efebo Fedra vertiginosa. E, tenendogli tuttavia tra le sue palme il capo riverso, pro' fondate le dita nei riccioli di viola distese dalla nuca alle tempie, con tutta la sete che le fa dura la bocca pesantemente in bocca Io bacia come chi prema e franga e mescoli nella morte il frutto d due vite. Sussulta Ippolito scotendo da s il torpore del fatidico sogno ; sembra per alcuni attimi dibattersi ancor nella caligine soffocato. Apre gli occhi, squassa il capoj afferra pei due polsi la donna, la disgiunge, da s la strappa, la respinge col gesto del lottatore sopraffatto. Si leva in piedi, la guarda; poi guarda intorno, attonito di non veder pi alcuno: n Gorgo n le fanti n l'uomo straniero. Una luce d'oro s'aduna nel silenzio, incupita dal bronzo dei cipressi che la rallenta, simile forse a quella che fumigava intorno al corsiero schiumante e impennato tra la Palude e il Mare. Ma dentro v' il fremito e l'anelito della Cretese ** involuta di carne come d'incendio ,,. Respinta, ella presso il mirto sacro onde pendono gli zani dedli di Afrodite. E le brillano ai piedi, sul pavimento sparse, le ricchezze del predatore maritimo, il bisso la porpora l'avorio il vetro il metallo, con le imagini delle terre sconosciute, dei golfi e delle foci.

IPPOLITO.

Dove
premeva
con
la

fui?

Quale mai sogno

mia

vita? Sola sei

me

solo!

da quando?

H7

FEDRA

J^

Atto

II

Ancor trasognato, egli si tocca le palpebre, poi le labbra impresse dal bacio terribile. Gli si riaccosta col suo passo di pantera, su i piedi senza sandali, la Cretese piegan' dosi come per strisciargli contro le ginocchia. Con un misto d'audacia e di spavento, gli parla in atto di circonvenirlo, calda e roca.

FEDRA.
Gelide sono
flu
21 IO

le

tue labbra.

Dove

tutto

il

tuo sangue

crudele?

IPPOLITO,
che bocca soffocato m^hai? Di che onta infetto m'hai, o Cressa? Non fu bacio i madre il tuo.

Con

FEDRA.
ti

-T

iNon

IO

sono madre.

Non mi

sei

tu

figlio,

no. Mescolato di sangue

non

sei

2I20

con Fedra. il tuo sangue contra il mio, nemico, vena contra vena. Ah no, non d'amore materno t'amo. Inferma, sono inferma di te, sono insonne d te, disperata di te che Vvf mentre io non vivo n muoio, n ho tregua nel sonno,

Ma

H8

Atto

II

e^fc

FEDRA

n ho tregua nel pianto, n ho bevanda alcuna che m^abbeverf, n ho farmaco alcuno che mi plachi,

ma
e

tutta

me consumo

in ogni lacrima,
;

tutta

fanima

spiro in ogni anelito

mi rinnovo come una immortale nel mio supplizio io sola,


2i3o io

che non sono dea


a un nume

ma

consanguinea

degli Implacabili, o tu che

non m^ami,
!

tu pari

Ippolito

IPPOLITO.

L^onta hai nelfocchio, nefando su la gota,


figlia di Pasife.

il

morbo

Te anche dissenn

la

mostruosa

Cpride, avvelen de* suoi veleni


te anche, flagell de* suoi flagelli.

2140

Non t^accostare a me tu che ti obliqua come la pantera doma che pu mordere.


FEDRA.

strisci

Come

la

pantera

fascinata ai ginocchi di Dioniso

mi piego, che selvaggio tu sei come quel dio


H9

FEDRA
e

Atto

II

come

lui

chiomato

2i5o

con la bocca dell'ebrezza pugnace, e con la fronte delFariete, e con negli occhi il fascino ferino, e con Forgia che in cuor ti dorme; e pi profondamente maculata io sono della belva odorante, maculata di macchie,
costellata di stelle

e imberbe, e

indelebili, o tu che sei s terso; perch dentro mi stanno, pi antiche di me, la colpa e la divinit. Tonta e la gloria. E, se tu batti il tuo piede come quel dio, mi levo e splendo e trasfiguro, e sono la Titnide 2160 e son rOceanina, tutta raggi le pieghe de' miei pepli, tutta gorghi le vene del mio petto. Guardami, guarda come sono!

IPPOLITO.
Lasciami.
il

Lascia ch'io parta, ch'io non oda pi tuo grido insensato, che pi non mi contamini del tuo alito, o inferma.

J50

\tto II

FEDRA
No,

FEDRA.
no,
la 2170 se

non ti lascer, se non adopn mannaia lunata delFAmzone, non m'abbatti sul tuo passo. Prendi

d'Antiope ed abbattimi. Io gih da te bevuto ho il primo sorso del nero fiume. Pronta, eccomi, all'Ade; che non nell'Ade, non nelle tenarie fauci sono i castighi pi crudeli, ma l'infinito cuore solo il luogo
la sgari

dell'infinito strazio.

miei capelli se tu Io temi, e chinati una volta 2180 e baciami per entro l'intrecciato fuoco. Ah sii dolce, poi che dolce sei. T'ho veduto. Poi fendimi con tutta la tua forza, poi trattami qual fiera perseguitata dai tuoi cani, trattami quale preda raggiunta. Siimi dolce! T'ho veduto. Languivi. Avevi l'ombra dei tuoi cigli sul viso tuo riverso nel sogno. Avevi l'ombra delle cose invisibili 2190 su la tua voce triste. Ah tu non sai com'eri: dolce come infante,
il
i

Fasciami

viso con

J5J

FEDRA

J^

Atto

II

dismemorato con tutte le vene. Abbattimi e ricordati. II mio sangue maturo di te>

come

il

succo del frutto, insino

al cuore,

insino alle radici della

mia

bellezza e del mio male. Sono inferma, s; sono insonne, arsa; non posso pi
vivere.
2200

Ma la Terra porter
i

ancra

giorni e gli

uomini
il

e le biade
i

e l'opere e la guerra e

vino e

lutti

innumerevoli, e non porter un amore che sia come Tamore di Fedra.

IPPOLITO.

O vivo orrore,
genitura del crimine, ignominia armata della brama che g, volse
l'adultera t pascoli all'astuta
libidine,

tu
II

nome

ed or poni da lodare

alla

tua colpa?

sarcasmo contrae l'infiammata bocca,

FEDRA.
22IO

Intemerato, figlio d'incolpabile padre, tu che t'accingi alla rapina, odimi. Non pi t'offro

J52

Atto

II

FEDRA
Fedra; t*ofFro
la

ramor
di
ti

di

potenza

Fedra.

Ora

la figlia del

Re

d'isole

parla, che parl

con strani vnti,

^/^^^H^^-ii^

che sa le vie dell'acque, che conosce i segreti delle stelle. II mio padre declina. Due de' miei germani uccise Teseo. Se al novo aedo l'Eroe novo pronto, t'offro le mille navi; y^ ^^ /^^ t'offro il suolo che fu cuna al Cronde, J X^^M^-^^^ ricco in "dittamo in uve in miele in dardi, ^^^^;,_^^^^^ ^i./^^-^
^

J^

'^'^^'^^

in .in citt

hcn ben

costrutte, in taorti porti

accomodi: accomodi;

t'offro l'isole belle

annoverate

^ ^^ ^^^^^

^.

//

dall'errante Fenicio,
la signoria del
il

^^^^-2,^^.^^^

mare che fu crso, conquisto del mare senza rive,

^,^^^,

l'estremo ignoto regno; 223o e il mio riso qual fiore del pi florido flutto, e il mio sangue per minio della prora pi alta.

/^

0<^

.,y^ ^^-^^y^-^
'

y'
-

x^ ,^^ ^

IPPOLITO.

Mi

tenti in

vano

col

tuo volto perfido,


il

^^^^t^^^c^^T^^

^^-

pieno d'errore
Pasifaia

come

Labirinto,

>^ '^^^.

153

"

20

FEDRA
FEDRA.
Tra pareti cieche

Atto

II

bronzo, in un errore (te Io dico, se m'odi) irremeabile. N vai che tu ti guardi.


sei,

tra

mura

di

IPPOLITO.
2240

L'uomo pu
se in

starsi tacito e sicuro

e la

pugno ha l'arco, e la faretra piena, mannaia appesa dietro lombi,


i

Parsifaia.

FEDRA.

Ma,
fanciullo vano, io te Io dico,
il

tuo

fato

ho

in

pugno.

IPPOLITO.

Non
FEDRA.

temo.

Tu

fino

ad oggi

fosti

forte ai cervi che fuggono,

che l'ardire non sicuro contra


gli arditi.

IPPOLITO.

Mettimi

a prova.

J54

Atto

II

FEDRA
Le
figlie

FEDRA.
225o di

Pasife ben sanno dare il mirto alla morte.

IPPOLITO.

Sanno
FEDRA.

il

dolo

^.

Dedalo.

spurio dell'Egide^

o incauto! Per Tamor della regale Ariadne fu salvo ./p Ti padre tuo perduto nelle mille /^^^ il rubatore immune/ vie. Tu Io sai. ovunque uccise^ depred^ distrusse; e del bottino caric la nave, ^/^ ^^^^-^-^^ y^ 2260 e con la salvatrice prese me --^'-^^^^^'-'^-y^^^ ch'ero nel fiore della puerzia,

Ma

come

quella che danza in

Lacedmone ^^^^^^v^^^^^^^^^,*^^^^^^

intorno al rosso aitante delI'Orta. E una notte sonarono le grida della sorella sopra il mio terrore; e gridava la misera il mio nome dalla rupe deserta, poi che Teseo

non
2270

l'udiva

ma

attendeva alle scotte per serrare il vento, l'Ammirabile. Ah non groppo

J55

/-^^^

-^v,^.
2^
'^h^^

'^-"^'^^

^^
^^
^^-^^^e^.

FEDRA
di turbini,

Atto

II

non sirte, non perdimento alcuno era in quel mare? non cozzo che frangesse la carena? non vortice vorace che sol rendesse bianco ossame al lido?
gurgite,

non

IPPOLITO,
Sei la donna di Tseo^

la

vergogna

ti

rattien la bocca.

FEDRA.

Non
la

la

donna

di

Teseo,

cosa fui del rubatore,

messa
con
gli otri;

2280 nella stiva coi tripodi e

poi nascosta in Declia per sett^anni, custodita nelFombra, candidezza illesa, unta d^unguenti, e cresciuta allo stupro, l sul Parnte opaco, tra le selve consumate dal fuoco dei pastori,
in giorni e notti eguali

talvolta
2290

udendo

il

rombo
il

dei carri che recavano

frumento

deirEubea verso Atene famelica ma sempre udendo nell'immoto odio del cuore
J56

Atto

II

FEDRA

il

gran pianto del Mare sul grido di Ariadne.

IPPOLITO.

che ti lagni tu se V Eroe tratt come l'armento le nate da colei ch'ai suo coperto connubio s'ebbe pronubo il boaro?

FEDRA.

O vituperatore
spietato^ tu che fosti
23oo la

^^ prima soma alla tua a dre e l'ultima^ ^^i^^i^ ^y^^^>^^^. dimmi: come tratt l'irreprensibile ^/^f^^-^. Eroe la femmina Amzone dalla mammella incesa^ che sul Termodonte rosso di strage e ingombro cadaveri^

per l'amore di Teseo, la porta invitta apr di Temiscira e lo chiam per dargli la citt
e la bellezza,
23io

ardentemente ignuda
rispondi
?

sul suo stallone color di perla?

Lo
Te
era

sai tu

Non
al

lo dir colei

matura

che sul Parnte talamo.

IPPOLITO.

Alzata

sei

per mordere,

J57

z^^^^--- .>&^
-^^fei^"

-^=^^Z^.^i!>^

^^

.-^^^^"^^"i-^^r

FEDRA

Atto

II

o pantera schiumosa che strisciavi ai miei ginocchi. Non tentare il mio odio, che non precipiti.

FEDRA.

Com^ebbe
il

leoncello, ei volle che

una

sola

volta la leonessa generasse gittando la matrice lacerata


2820 dal

primo

genito; e nel Paridre,

caverne stride il ferro dei Clibi, l spinse alla fornace


le

ov'entro

ruggente.

IPPOLITO.

No! Di
mentisci. Taci,

questo
i

taci,

o ti trasciner per dinanzi a lui.

capelli

FEDRA.
Trascinami. Fugg verso TEusino, alle sue navi, te portando in fasce una nutrice barbara dei Colchi. E, quando scesero nell'Attica 233o le maschie torme a vendicare Antiope, egli in Atene a Fob o, alla Paura, ^^ J^^.^..^.^

Atto

II

J^

FEDRA
Ma ti lasci per madre
amazonia.

sacrific.

la sgari

IPPOLITO,

Ah,
Eccola.
Accecato
pet
i si

tacerai.

dall' ita

impugna

egli la

mannaia^ e affetta
fa l'atto di colpitla
Itti,

capelli la

donna che cade; e

ma

tattiene.

Lo ptovoca

ella,

aggtappandosi a

frenetica.

FEDRA.
Si\ tra

Torner e

la gola,

colpiscimi! Con tutta la tua forza fendimi, sino alla cintura, ch^io ti mostri il cuore nudo, il mio cuore fumante, arso di te,
2340 insanabile,

consunto dalla peste nero deirobbrobrio materno, s colpiscimi] " nero della brama
^

mostruosa

"

colpiscimi,

non
che
la

esitare,
t*

per la pura Artemide

incorona, per la santit

della dea che tu vneri, raccatta

tua mannaia e fendimi ^ perch ben io son quella che gridavi, sono
!

J59

FEDRA
Fedra
di Pasife^

Atto

II

235o la sorella del

Mostro d due forme, Cretese che il vizio della patria la arde e il suo vizio; e sono io la donna di Teseo, e t^ho baciato in bocca avidamente; n lambir vorranno il mio sangue i tuoi cani su la pietra,

n tergere la pietra potranno i servi. Ah, non ti basta? Ancra 'esiti? Mi discingo. Qui, tra Torner
236o e la gola, percoti obliquo,
il

petto

aprimi,

il

cuore vedimi

Lascia egli cadere a terra Tarme

IPPOLITO.

Dite
io

non mi macchier, donna


d'Ate

di

Teseo.

:^-'^^.^i^"^^^^^^zit scesa m^era ^6^


"

'"'^^^^

su gli occhi. Mi protegge r inviolata Artemide. Punirti ^J^*^^ sapr dinanzi gli uomini e gli Iddii j^^ '^^^j^^fc.f^^^^ l'Eroe che vanamente sul Parnte virgineo "^ ^^,^ nell'ombra custod la tua bianchezza.

"^^ caligine

'

^^

^/^.

Atto

II

.^

FEDRA
cale degli

FEDRA.
2870

uomini e degli Iddii? Ma sanno gli Iddi che tu ben puoi essere pi crudele anche di
tu che parli
s

Che mi

loro,

lento.

IPPOLITO.
Lasciami.

FEDRA.

238o

No, non posso. Te Io dico, non odi?, con la voce di sotterra, non odi ? con la voce che non mia ma delF interna Erinni. Se t* cara la luce (e gi i cavalli del mio Sole percotono Io spazio
Ippolito,

deir inchinato cielo) se t* dolce la vita, or tu

abbattere sul passare senza volgerti


in dietro e

mi devi tuo cammino ed oltre


alla

andare

tua lotta e vincere.

Ma non
se

non

sperar di vivere e di vincere, m^abbatti.

IPPOLITO.
Lasciami,
Fedra.

ti

"

2.

FEDRA
FEDRA*

ot

Atto

II

Perch sol questo^ parlandoti per sogno^ dirti volle 2390 Artemide^ sol questo. Non parlano gli Iddii per chiari segni ma per arcani alFanima indovina. E la Saettatrice ti segn nel toro bianco la Cretese. Dirti volle: ^^Su Tara dello Stadio, abbatti
la sorella del

Mostro;

poi balza su la pelle del leone. ,, Questo il detto del sogno. Alcuna grazia ho nel Mare; e il mio sangue
2400 salso.

IPPOLITO.

Tu
I

deliri,
I

tu

deliri.

Gorgo Gorgo
FEDRA.
il

_.
1
1

attossica

mio sofRo? Son tutta violacea d'ambascia?


IPPOLITO.

Gorgo!

FEDRA.

Ho
J62

il

nepente per

te.

Atto

II

FEDRA

Ho per altri Tacnito che nella coppa di R^Tedea^est /-'^^^^Z^ su la mensa del vecchio Egeo. Per te ho il nettare degli uomini, il nepente! prendimi sul tuo carro, e discendimi a Limna, alla marina;

^ ^^^t^

Ma

2410 e flagella

cavalli, sino alFara,

^\

beva ancra il vento, eh* io mi sogni beverlo con te sotto la vela che ci tragitti alFIsoIa zi dardi, verso il Monte del dttamo! Con te,
ch'io

con

tei

IPPOLITO.

Ma quale delle
col tizzo inferno

Erinni, quale

t* affoc?

FEDRA.
Soave,

come t*ho veduto, sii! Finiscimi. T'ho baciata la bocca. Avevi il volto
ah,
X 2420

Tnato. Bisogna

che tu m'abbatta.

Non

ti

lascer.

Tutto languivi. Pi che le mie labbra, pesavano ^i colpa le mie plpebre


su tutto
te. Si,

torcimi.

(03

FEDRA
IPPOLITO.
t^ajflPorza?

j.

Atto

II

La Abbranchi come
gli Iddii

^,

.,

Cpride la pantera

lasciva.

veggono!

FEDRA.
Invincibile
6.

amore

Fedra, per Io Stige, ^u^.^-r^^ ^^4^^^*>^ ^*^ '^-i^ ov^io spenga la HT'^ ^^_^^^ -^ _^ per l'rebo t'esecro! 2480 Ah, non lasciarmi viva se vuoi vivere.

/^

^^ ^^

'

IPPOLITO.

Hai bevuto Tippmane,


FEDRA.

o furente.

Se vuoi

vivere, soffocami

nelle trecce che


criniera vale
il

m'hai

sciolte.

La mia

vello

Squassami. Sbattimi su la pietra. Finiscimi, se vuoi vivere. Per Io stigio Fiume, supplico!
del cervo.

Vede a an

mano

tratto gocciolar nuovo sangue da quella domatore intromise nella mascella d'Arione per costringerla a ricevere il ferro.

che

il

Ti risnguina
Bada!

il

pollice.

(64

Atto

II

FEDRA

Si china tentando di giungere le stille con le labbra protese.

2440 la

Ho lambita la tua vena. tua bocca Ch^io muoia!

Ho premuto

Accorre alfine la nutrice atterrita, mentre Ippolito con pi violenza si scrolla per liberarsi*

IPPOLITO.

Gorgo^ Gorgo^
tu strappala da me. Toglila!

GORGO.
Fedra!

FEDRA.

No! No! Bada!


Lo sente ella sfuggire, si sente ella sopraffatta ; e tenta Ttiltimo sforzo disperato, lampeggiando 6\ minaccia nel
mortale sudore che
le

riga le gote.

Ti
Se implacabile
Bada!
sei^

perdi.

sono implacabile.

Ella non pu pi tenerlo. Sono eglino ornai sul limite deiradito, e Ippolito gi vi dispare. Si svincola questi alfine con uno squasso respingendola contro il pavimento,

e fugge inseguito dal rauco grido.

Ippolito! Ippolito!

FEDRA
Si china a soccorrerla la nutrice tremante

j-

Atto

II

Ma balza

la

Titanide in piedi col movimento repentino del lottatore caduto che inarcando i muscoli evita di dare le spalle
all'arena.

Non mi

toccare^

Gorgo.

Ella in piedi, immobile e ferrea come il fato che per lei si manifesta, ma il seno seminudo le palpita come quel della Pitia quando pieno della procella divina.

GORGO.

O
e

creatura^

ti si

rompe

il

petto!
ti

Placa Tambascia. Se tu hai alcuna


piet ^i
ti

me^ consenti
_ Gorgo,

ch'io

tocchi

consoli.

FEDRA.
2460

non gemere, non piangere. La cosa tra Fedra e le Dee. Tu non mi vali, n t^ho chiamata. Pi non pu nutrirmi
la

tua mammella stretta nelle tue unghie. Mi resta da votare un'altra coppa, a contesa con le Dee discordi; che, per la grande generazione ond'io son nata, posso guardarle in volto e starmi con la mia statura contra ognuna,

2460 e giocare agli astrgali

con

elle.

f6

Atto

II

FEDRA
l'efferata bellezza
il

Sembra fitalenate su
brill

sorriso

che gi

su

le

mura

di

Tebe.
io la berr.

gemere. Non mi si rompe il petto. Ti sovviene ? Fu quello scudo cavo del Coribante la mia prima culla; e dal bronzo dicto, che sa l'insania
sacra^ appresi a costringere nell'ossa
il

Perfettamente

Non

mio
il

cor furibondo.

io spandere Tanima nei vnti clangore del divin metallo mi cull! Io Fabbia sotto il freddo 2470 capo, nutrice, e intorno al capo il mirto che fu trafitto. Ma, sinch non sia stesa, non mi toccare; e non far pianto. Quello che apparecchiato ha Fedra un grande male. L'albero inciso dalla scure in dubbio da qual parte piombi, e d'ogni parte temuto. Gorgo,

Possa

con che

non cercar di dove la terra


e taci; che

scoprire

cava
la

2480 sotto la terra. Siedi al

non tu
il

tuo telaio mano agevole

usi a condurre
la

filo della

trama
tesse

come quel tessitore che mi mia veste immortale


i67

FEDRA
nel decimar del giorno paziente.

J^

Atto

II

Tutto

scorre.

La voce odo

di

Teseo.

Ella si volge e si getta sai giaciglio copetto di par dlidi. Vi s*accovaccia, quasi confusa coi velli stellati, aggfup' pandosi in se, ritirando i piedi scalzi, E nel tacito viluppo sfolgora lo sguardo selvaggio, fiso alla sgari ama* 2onia rimasta sul pavimento. La nutrice siede su la

'*^^^

scranna, dinanzi all'alto telaio ; riprende la spola ma non la getta. E sta china, col filo docile nella mano poggiata sul ginocchio. ^ Entra Teseo, di l ond' fuggito Ippolito. grande ma snello, e la sua potenza pieghevole come quella di colui che primo con l'arte dom nella lotta Cercione d'Arcadia. Ancor biondo e chiomato, con la corta barba a guisa di numeroso corimbo, con nell'arco della bocca la cupidigia del forzatore, con l'atrocit e la temerit per pupille degli occhi citrini, egli avvolto in un largo mantello oblungo d'un color d'indaco fosco. Immobile e torva dinanzi a lui rimane su i velli la captiva di Declia.

TESEO.
Fedra, che covi? Travagliata sei male o dal cruccio? Occhi tanto malvagi non ti vidi io mai, n bocca tanto veemente, 2490 se ripreso non abbia ossa e ferocia un di que^ velli dove t*accovacci.
dal tuo

Perch non

sei

mai

sazia
il

di fare crudelt contra

figliastro?

(68

Atto

II

FEDRA

La Cretese non mtita attitudine ma patla tenendo la gota sI cubito ripiegato, coti wna voce inflessibile che
sembra
rilucerle nei denti.

FEDRA.
Forse a te m^accus
il

figlio

deirAmzone?

TESEO.

Veduto

io

rho

partirsi

pallido e iroso. In

vano Tho chiamato

a nome. Sul suo carro 25oo d'un balzo, prese in pugno le redini, ha sferzato
i

cavalli spingendoli al

galoppo

per la china verso Limna, contra il vento, in mezzo a turbini di polvere. Che gli hai tu fatto ?
gi.

FEDRA.

La
e Tonta.

cosa tra

me

TESEO.

Ancra

forse

per la schiava tebana avete voi conteso? Tu glie la togliesti prima ch'ei la vedesse; e la sacrificasti

'

t69

'

22

FEDRA
25io

,^

Atto

II

senza osservare
delI'Erco.

il

rito,

innanzi Tara

FEDRA.

Quando

seppi

ch'era la figlia d'Astaco,

quando seppi che


avea spenti

tre de' sette

Eroi

la forza dei fratelli,

quando
rotto
il

l'udii

menar vanto
l,

di

Tdeo

fegato,

sotto la Porta.
l'urne,

E
e
2520

le

Madri tornavano con

e la notte era in fuoco i dolore,

l'Ombre non placate


il

sorgevano chiedendo

sacrifizio.

TESEO,
parve a Ippolito che niuna esser potesse pi bella d Iti morta.

Ma era bella. E

FEDRA.

E
la

della

dovea vendicare egli con l'onta donna di Teseo


al

concubina tolta

suo covile?

TESEO.

Di quale onta tu parli, donna? Ti disse ingiuria


170

Atto

II

d^

FEDRA
?

innanzi alle tue fanti


253o cavalcatori?

innanzi

ai

suoi

La

Ctetese nasconde la faccia, twtta in se stretta

come

nodo

Non
ti

rispondi.

Forse

minacci? lev su te la mano? accecato dall'ira ti percosse?


piti

Col tenace silenzio

sewa

ella

il

so nodo.

non rispondi

Gorgo^

qual fu r ingiuria?

FEDRA.

La
e la morte.

cosa tra

me

TESEO.
Sei

come un nodo

perfido.
eri

Ma io

ti

scioglier.

Gorgo^ non

testimone?

FEDRA.

Non Gorgo, Ate la zoppa con Io stridulo anelito che tu conosci per averlo udito
TESEO.
.

2640 assai volte.

Apprendesti

7J

FEDRA
dalla

.*

Atto

II

Tebana^ prima

di sgozzarla,

tu l'industria di tessere ambagi di parole come quella belva che il figlio incesto di Laio vinse con Tacume senza
ferro ?

FEDRA.

255o

Anche Fedra ha il suo tebano enigma che non figlio incesto le solver, ma Tnato. Morire debbo, lavarmi nello Stige, Teseo, purificarmi gi nel nero fiume.
TESEO.

Tanto Todio
FEDRA.

t'infetta?

Quale

il

fuoco nell'istmo, tra


ai
il

due mari,

che incenerisce l'erbe sino


del lido, e cresce sotto
tal

labbri
e l'onta.

vento e rugge,

m'arde

l'odio tra la

morte

TESEO.

Non

Io vedrai, se vivere

non puoi

dov'ei respira.

Lo

trarr lontano,

in esilii di gloria;

172

^
Atto
II
.^

FEDRA

256o le

matrigna inesorabile. Gli appresto nozze con la figlia di un dio. La rapiremo nella reggia di Tindaro, alternando l'imeno con Talal di guerra.

FEDRA.

Ah^ non temere,

no. Ei

non

traligna.

che sdegno tu ti sdegnerai, i che castigo Io castigherai,


di

^ Z' ^0,^r--^s^Aj^^c^^
Jt^a^^ .-^^?^-^^^-^^(^^^

se maestro gli Morire debbo.


2670 ne* miei sogni

sei di

forzamento?

grande

pallida bocca k
!

Medea comparsa La coppa

che a te non conosciuto, nel convito


del tuo padre, protese ella ricolma
ilACQnito, (e Tacnito fu sparso il retaggio n stilla ne bevesti

ma

regale avesti in sorte e fosti incolume

^-^^^^^.^^^

a stragi a prede a lutti innumerabili


e alla
la

mia
si si

fine)

coppa

o Teseo, riempe oggi per

^:^ ^-"^^
^r:^^

^ ^^ ^/^'^^^'^'^^

^^/

^yj?

me

^-t^^

non

sparge,

ma

votarla debbo.

^^^;y^-'''*<--->^-i^J^

..-^^^^

J^^^s^

G)me

l'Egide colpito dal baleno fa l'atto \ appressarsi rapido e torbido, ella gli mostra col grido la sgari

^'^jZ^'^^i-l^^l^

^^

^^. ,.^_^^_^

abbandonata.

^^ ^^^'^^^'"^^^^^

^-<^

FEDRA
258o

Atto

II

Guardati ai piedi! Bada, bada che non ti tagli alla mannaia

deirAmzone!
Teseo
s'arresta, si china, e riconosce

Tarme

lunata.

TESEO.

_ Ben

la riconosco,

la sgari d'Ippolito.

Gli cadde,
|
pone

la raccolse?
le

S'avvicina alla donna, e

la

mano

su l'omero.
i
i^

Forse

Tus per minacciarti?


Rispondi.
Ancor pi
si

':

contrae la donna, e cela

il

volto.

FEDRA.
Ahi, tristo
tristo tacere.
dire,

TESEO.
Parla.

FEDRA.
Perch volle
il il

fato che venisse alle tue labbra

nome

miserabile?

TESEO.

n nomer V^ual
t

>

J74

Atto

II

FEDRA
il

FEDRA.
2590

Nomasti
TESEO.

figlio di

Laio.

Che
tu
dire^

vuoi

Fedra ?

FEDRA.

Luce,
ti

che per Tultima volta ora

vegga!

TESEO.
Strapparti debbo i fra brandello che tu serri?
i

denti

il

rosso

FEDRA.
Lascia che
io sia

Non
compiuta

far questo!

di

morire.

TESEO.

Per

gli Iddii,

parla!

FEDRA.

Non

io gli

come

Giocasta, che Tama.

ma

gli sei

son madre tu padre

TESEO.

Ho

io

compreso ?
J75'

'

FEDRA
FEDRA.

Atto

II

La vergogna
mi
tien la bocca.

TESEO.

Tu
FEDRA.
a6oo

Taccusi ?
.

Ahi, troppo presto giungesti! Meglio m^era gik essere alFAde.

TESEO.

Non

hai tu foggiato

d'averti fatto forza?

una nera menzogna ? Tu l'accusi Gorgo, vero?


nutrice china la faccia tra le palme, tacita.

La

FEDRA.

Ah

foss'io

gi,

sotterra!

Egli la solleva di su le pelli tenendola per gli meri e


la scrolla.

TESEO.

Per

gli Iddii,

dimmi

FEDRA.
per forza soperchi e presa pei capelli.

_,
Si,

me

disarmata

Atto

II

FEDRA
Dove ? dove ?

TESEO.

FEDRA.
Sul tuo talamo

TESEO.

Quando ?
FEDRA.
Nella notte
del sacrifizio^
2610

dopo
la

che rinvenuta egli ebbe su la fossa delFara.

Tebana

Accosciata selvaggiamente^ ora patla vincendo il ite* mito che le scuote la mascella, mentre l'ombra del

sangue

le ricolofa

il

viso cinereo.

TESEO.

Ruppe
FEDRA.

serrami delle porte ?

Diede chiamasse voce ad inganno^ come s*ei te, come s^ei credesse anche te reduce con la nave salpata d^EIusi; che da tre giorni ei cacciava
nei boschi di

Metana.

Ed

io gli apersi,

ancor nel sonno.

M77 -

23

FEDRA
TESEO.
Sotto
il

Atto

II

Ed

T-i.

egli?

uimmif dimmi!

maschio volto convulso dal dolore e dall' impa" perversa ella s'accende come quando imponeva alla schiava atterrita l'imagine notturna di s palpitante nell'aspettazione.
zicnziif

FEDRA.

Avea

l'odore dei cignali uccisi,

2620 l'odor del fresco

sangue
di

e dei boschi e del sale e delle tede

e della coppa.
era,

Ebro

forzamento

tornato allora lungo il Mare con le sue mute, al suono delle bccine. Rempiuto avea di vino il cratere d'Adrasto, e mesciuto ai satelliti, e saputo

263o

dall'uomo d'Argo il dono della schiava, e veduto la schiava nella fossa, e urlato di furore. Alla vendetta ei corse. Alta la notte. Tramontavano
le Pleiadi.

Ero ingombra

del triste sonno. Entr.

Mi

si

scagli

centra gridandomi: ^^O Pasifaia, o spietata noverca, se tolta m'hai la vergine altocinta, stanotte mi darai uso di te.,,

J78

Atto

II

FEDRA
E

m'afferr per i capelli^ e il pugno reluttavo mi pose entro la bocca. 2640 in vano^ che le sue braccia son ferree delle labbra escivanmi come le tue. le voci^ n del tramortito seno rotto dal peso delFimbestiata

forza.

E me

fredda,

me

venuta
sul tuo

meno

per tutta la carne

nell'orrore,

dom, contamin

talamo,

Vcfacemente ella ha nella catne un misto 6*ottotc e di volutt straziante, come se la menzogna le si trasformi in viva midolla* Quanto pi crudo appariva il tormento dell'uomo, tanto pi profondo era il fremito della finzione. Ora di nuovo ella si getta su i velli, s'aggruppa in se, s'avvolge, s'annoda intorno alla sua volont occulta. Raccoglie la sgari Teseo nell'impeto e la brandisce, pronto a percuotere*

TESEO*
Ippolito! Ippolito!
Si risolleva la

donna e

si

protende, travagliata senza

respiro dall'interna Erinni*

FEDRA*
il

chiami in vano. Cala colpo a me che minacciata fui

Lo

J79

'

23'

FEDRA
265o

Atto

pur dianzi, e tratta pei capelli ancra^ e ancra oppressa! Fugge, egli forse gi fugge, lungo il Mare. In vano Io chiamasti a nome. Pallido
i cavalli per la china, verso Limna, con Tansia della fuga.

flagellava

Tu

Io dicesti.
la sgati^ e si volge,

Teseo getta

TESEO,

T^

Donna,

urna di tutti i mali, non usc da te menzogna? Fammi giuramento.


Ptona su
tetra,
i

velli,

Fedra stende

le

mani matmoree vetso

FEDRA,
Gli Iddii del
2660

Fiume

stigio

ne sieno testimoni!
Allora Teseo di ttta la statura alzato scaglia l'imprecazione funesta; mentre la Titanide raccoglie di tra i tesori del Navigante Io specchio di bronzo dallo stelo di loto e s'affisa nell'orbe rigettando indietro con la manca le radici dolorose dei capelli che calca ** l'elmetto dalle cinque gispidi,. Nel crescere dell'imprecazione un ter" rore crescente le stravolge il viso e le dilata gli occhi e a poco a poco la solleva per l'arco delle reni, finch lascia ella cadere lo specchio e di schianto si rovescia sul
dorso.

J80

Atto

II

FEDRA
Mare, ippico Re,

TESEO*

Re

truce del

odimi, Asflio, Ennosigo, scettrato del tricuspide scettro, odimi tu che promettesti adempiere tre voti. Se alcuna grazia ho nelle tue vendette, oggi adempimi il primo contra il figlio. Che innanzi sera egli discenda alFOmbrel

ANATE nAIAN.

PPARE
fratto

nella

un selvaggio an* marina di

Limna, compreso tra il grande argine dell'Ippo'

dromo e

la

radice della

rwpe trezenia sul cui ver* tice Fedra in opera d'amore costrasse il tempio sacro ad Afrodite Catascopia per guardar di las'
su l'efebo esercitarsi agli agoni ginnici ed ippici nel duplice terreno arginato lungo il litorale* Dietro l'argine il bosco di Artemide Saronia, tutto lentischi oleastri terebinti spineti^ folta bassa opaca macchia sotto il glauco cielo crepuscolare che l'arco del novilunio segna. In sommo dell'argine l'altare ove fu sacrificato a Poseidone il toro bianco dal Teseide pel divino ammonimento; e non anche le carni della vittima son consunte su la catasta, n il fuoco langue ma alto e sonoro illumina la rupe avversa, la nera fronda, gli scogli irti tra la via ci catti e
il

violaceo. in prossimit della rupe quell'ara indicata dal domatore di Arione all'aedo, l'ara " senza nome, vetustissima, nera pel fuoco degli innumerevoli olocausti, fra

mare

(85

24

FEDRA
anche

Atto

III

ceneri impietrite,, E presso v' Earito d'IIaco E poco discosto Teseo, seduto sopra un macigno, ravvolto

capo nel largo pharos, con in pugno il lungo immoto E il cadavere delI'Amazonio giace a terra, coperto dal vello del leone, E la veneranda Etra accosciata gli regge il capo su le sue ginocchia. E le schiave della Pit" teide sbigottite sono adunate in disparte, e guardano. E nel fondo sono due carri coi cavalli aggiogati, e gli aurighi stanno in piedi dinanzi al timone silenziosi. E i
il

scettro,

i canattieri sono quivi a stuolo, silenziosi ; e guardano, e piangono senza singulto. E sopraggiungono gli efebi trezenii, i compagni del bellissimo, taluni recando a mano per la briglia i lor ca* valli. E rattenuto il flutto del dolore innanzi alla lenta lamentazione dell'ava senza lacrime. E taluni s'appog-

cavalcatori e

giano

alle trecce delle criniere, altri

su

le

doppie lance.

alquanto pi innanzi, pi presso all'esanime suo caro; e, curvo su l'asta bina, piange senza singulto. E a quando a quando i corsieri tendono il collo verso il cadavere; e s'ode il fremito delle
di loro,

E un

nomato Prode,

froge,

il

tintinno delle catenelle, l'urto degli zoccoli.

E
il

le faville del

rombo marino riempie

fuoco sacrificale svolano sul vento; e la conca rupestre, passando per

l'orrore del bosco inviolabile.

ETRA.
oh Ippolito pi caro che se t'avessi generato 2670 con grandi urla di strazio, invidio chi ti piange
Ippolito, a

me

186

Atto III

FEDRA

che piangere non so della tua morte


e

e vedo in i giorni che

gemere non so della mia vita^ me quanto desiderabili rempievano di lacrime

queste mani solcate di travagli pi penosi che il solco


nella petraia sterile!

O Giovinezza^ piangi. E
2680

morto

Ippolito.

Eccoti spentOt eccoti spento, o Ippolito, primo fiore, il capo tuo posato su i ginocchi di quella cui tanto peso grava, che tanto piena d^anni e pi d*afFanni e pi . morte senza pur morire, non anche giunta al sommo del dolore, non anche giunta al limite zx mali, per che TAde ha il suo confino d^ombra ma confino di lutto 2690 non ha la vita breve. Piangete, Efebi. E spento il vostro principe.
nel

presagio nel grido delle Supplici per gli Insepolti e pel Vendicatore!

Lamentavano
figli le

floridi

donne d^Argo.
24*

'

J57

FEDRA
^^Non
Coi
invidia di

j^

Atto III

me
alle

vi tocchi,, io dissi.

sette Eroi, coi sette Eroi cruenti

or bevi al nero fiume tu che,


di sudore,

madido

bevevi

fontane

2700 e,

seduto sul cervo palpitante, per la dea che tramava


tessevi le corone.

Piangete, Efebi. Ei non

si

cinge pi.

Doni

d* Adrasto liigubri, toccati

dalla tebana Erinni!


al riscatto dei figli!

prezzo iniquo

Ultimo

lutto d'Etra!
resto.

Che
2710

qual altra sciagura sostenere

posso omai, che mi dolga? Io ferrea Ed ecco, ecco, non altro che ferite
la bellezza

divampata ai vnti! dolce Prode, ch*eri il suo diletto,

te beato nel piangere

chino su Tarmi sue. Piangete, Efebi. Etra non piange pi.


Tace
nevi,
la voce che

come la grande

in silenzio sa le

sembra biancheggiare in solitudine i canizie* E tutti gli Efebi lacrimano criniere dei lor cavalli o su le lor mani
il

congiunte intorno alle aste bine. Prode solleva capo chiomato, e rattiene il cordoglio.

bel

188

Atto

III

FEDRA

L'EFEBO,

veneranda madre dell'Egide^ o due volte pi trista^ senza Ippolito e senza


lacrime, Etra, concedi
2720

2780

capo sanguinoso del principe nel sale del suo Mare e che, costrutto un fretro con rami d'oleastro, su questo e su la pelle del suo leone Io portiamo noi airAcrpoIi, quattro eletti a sorte, e dietro e in torno gli altri con le tede. Ma, se fu testimone della fine Tuomo d'Argo, colui che con la nave addusse il dono lgubre d'Adrasto, parli e narri. Concedi, Etra, conceda Teseo magnanimo che noi sappiamo l'ultima gloria del nostro principe, se vollero i fati che noi fossimo lontani, stanchi del lungo inseguimento e ignari del suo disegno, poi che infaticabile
il

che noi laviamo

sempre e imperterrito e arditissimo^ pari a un dio.


era
Etra fa un debole gesto che si solleva e ricade. Teseo rimane immobile e coperto swi suo macigno. S'avanza

J89

FEDRA

Atto

III

Eofito d'IIaco, ancora cinto d cipresso, nella sua langfa tonica di viola. Egli ha deposto la cetra dedalea su Tara senza nome*

L'AEDO.

Testimone
ardire.

fui del

grande

Sbito fremito corre nello stuolo deg;!! Efebi ; e balenano gli occhi tra le lacrime ; e spontaneo il piede si fa in* nanzi. E taluno dei corsieri, sentendo la mano inquieta, fa l'atto d* impennarsi. Odesi a quando acquando risonar sul lido Io scroscio d'un flutto pi vasto, e il latrato confuso che vicn dai canili posti all'altra estremit
dell'

Ippodromo.

GLI EFEBI.
"

Lo

vedesti
^

2740

da presso^ uomo straniero?

Neirippdromo

eri?
"

Aveva
la

il

cavallo
?

mangiato

sua spelta

Si lasci montare? o si difese airaccostarsi ? ^ Glie Io reggevano i cavalcatori ?


^

'A
o

bisdosso

mont?

gli

cinghi la pelle del leone?

"E vero che continuo ululavano i cani?


J90

Atto

III

ot

FEDRA

L'AEDO.
Io era sul rialto delF Ippdromo^ 2760 lass, presso Taltare del sacrifizio, dove ancor la vittima non consunta.

GLI EFEBL
"

Si schiant la cinghia,
"

certo, se

il

vello fu trovato.

Ippolito

10 spinse fuori della pesta,


la spiaggia, egli

verso medesimo? o il cavallo

in su Tuscita gli pigli la


"

mano?

Fate che

dical
"

Narra.
^

Narra.
"

In Argo

era Tauriga d^un Eroe.


"

Tratt

sempre

cavalli.
"

Narra, portatore
state a udire.
k cipresso?

2760 di cetera.
"

Compagni,

^Ma come
UAEDO.
11

coronato

cavallo tenuto era dagli uomini

^^^

FEDRA
a pie dell'argine, affinch presente

ot

Atto

III

fosse nel
e

Era cinghiato gi immorsato col morso duro. Ippolito


rito.

scese a guardarlo, e Io palp sul collo; poi nelle campanelle dei voltoi

consider le fibbie delle redini che fossero ben salde, e strinse alquanto 2770 la catenella sotto la barbozza. Non disse verbo. Taciturno e crudo era, come in corruccio. Quando alFara fu tratto il toro bianco per TofFerta, il cavallo aombr. Mugghiava il toro e reluttava in salti e in lanci, irsuto
di

pino aspro

le
i

sbatteagli su

corna; e la giogaia ginocchi smisurata.

per reggerlo gli uomini pontavano tutta la forza a terra, e avean le vene
2780 delle braccia segate dalla fune.

mugghio; e scalpit movendo come Tonda la vasta groppa nerazzurra dove


il

cavallo annitr verso quel

gik riluceano chiazze di sudore:

arduo, con la criniera bipartita che scendea quasi a terra come duplice ala senza virt, non atta al volo.

Nell'ombra d'una nuvola fuggiasca,

i92

Atto

III

FEDRA
si

sbuffando a capo chino


occhi sporgenti.
il

guatarono

2790 dalla rotondit dei lor crudeli

N
li

volea morire
i

toro.

Quando Forba

peli svelse

di

su la fronte e
il

gitt nel fuoco^


il

salso orzo con cssi^

furibondo

sbalz traendo negli sbalzi gli uomini che impugnato Taveano per le corna^ cosi che Forba con la scure al primo colpo non l'abbatt ma sol l'incise su la collttola e^ iterando i colpi 2800 nelforror del presagio^ il sangue fumido sprizzava in torno ed arrossava gli uomini tutti d'irsuto pino incoronati

Asperso ne fu anche Ippolito. Grid Forba: *^ Ricusa r Ippio l'offerta. L'arderemo noi?,, *^ Ardila intera a Fobo, alla Paura! ,,
negli Istmii.

come

Ippolito grid. ^* Ardila a Fobo!,, s'udiva il cupo ululo dei cani.

E E

s'udiva

il

cavallo gi rispondere
al

2810 col

lungo ringhio

rantolo del toro.


'in

Nel punto
dal swo
del

del grido etoico d' Ippolito, balza

piedi

macigno Teseo con gtande fremito, memore suo sacrifizio alla divinit terrfica offerto prima
le

d'apparecchiare la difesa contro

Amazoni

vindici.

"

i9Z

"

25

FEDRA
si

ot

Atto

III

volgono

all'

Eroe

pallidi

cavalieri, stretti dall'ango'

scia.

l'aedo interrompe

il

racconto, e sta palpitante.

anche volgesi al figlio la vedova d'Egeo. E s'ode nella pausa rugghiare l'alta catasta ardente in cima al' l'argine, e s'ode il fragore del mare, e il latrato lontano.

ETRA,
Figlio,
ti

spetri? II tuo dolore sciolto?


silenzio che

Nel mortale

m* dentro,

udito ho il subitaneo fremito delle vene per r immobilit del tuo dolore e del macigno; che non se n^avvide Tanimo? " tu seduto cri sul masso
-^

onde
2820

traesti

sandali e la spada
il

del tuo padre e

terribile

imberbe
a
di

allora

come

tuo fato, questo dolce

fanciullo che

gli

Iddii fecero pari

un

O
il

dio ma paziente morte, con un cuore di Titano. figlio, e sopra il fremito

delle tue

vene ho colto
ti

soffio deir Erinni inesplorabile.

Non
coi

soffiava su te? Male consunti occhi miei.

vedo

TESEO.

-^ , , Madre, ascoltiamo
.

J94

Atto

III

FEDRA
deiruomo
il

dalle labbra

283o sino alla fine

canto senza cetra^

simile al canto dell* Erinni. Poi


ti

verr pi da presso, che tu mi veda. Parla, o annunciatore della mia vittoria che fu pur ieri e sembra gik nel cupo

tempo. Segui, uomo, e narra.


Si risiede egli sol suo
gli

masso fatale^ scoperto il capo. Efebi pendono anelanti dalla bocca dell'aedo.

L'AEDO.

Tacquero intorno, splendidi


tutti d' irsuto

2840

di sangue, pino incoronati, gli uomini. E s^apprestavano con Forba a gittare le carni su la fiamma, quantunque in tutti nereggiasse il cuore. Ippolito insensibile era volto verso il Mare ove i rapidi flagelli d* Euro un innumerevole galoppo di criniere schiumanti ricacciavano al lido, gik scendendo dalFopposta china del cielo verso il gorgo esperio
il

rosso carro del Titano Sole. Io non vedeva in lui alcuna cosa
si

385o

che

potesse credere mortale.

FEDRA
Pur
di
dissi: ^^E tardi.
,,

Atto

III

Non

oggi, o Teside.

Immerso

tentar la prova era in un^ombra

sogno; e non si mosse. Arpalo disse: ** E tardi. Scinger dunque il cavallo. ,, ** Arpalo, si ff rispose egli volgendosi con un sbito riso. E niun di noi veduto avealo mai cos divino.

Ei
e
2860
li

si

tolse la tunica e
le carni.

calzari,

gitt nel fuoco

con Tadipe

ove crosciavano Ignudo alFuItima


pi bel dio.

luce fu bello
e,

come

il

Allor discese Targine con Arpalo raggiunto il cavallo, disse: ^^ Scngilo.


tolse la cinghia, tolse
il

L^uomo

cuoio.

potente anch' ella fu ignuda, e pi si rivel divina. Raccolte le due redini nel pugno e alquanto di criniera, con un balzo
la bestia di lince egli fu sopra.

Ben

sedette,

2870 saldo e lieve;

il busto, cavallo facile part di passo, seguit la pesta sul destro Iato, and fino alla stoa.

piegando indietro
il

cede

le redini; e

Ora
e

attoniti
il

gli

la bestia e

dio, fatti

uomini miravano una doppia forza

una bellezza

sola; che

commesso

J96

Atto III

r^

FEDRA

parve al pelame del cavallo fi liscio corpo dalla natura come in quei Tessali i. due forme cui, re Teseo,
2880 col

pedale di quercia disfacevi tu gomiti e garetti, meri e falci. di dietro la stoa, su dai canili, ulularono come di sotterra i molossi. II cavallo pavent. Una fiancata pronta del tallone Io rimise a galoppo su la pesta. Gir stretto la mta; giunto al varco d^egresso, con un lancio obliquo, come

Ma

di volo, trasse fuori dell'

Ippdromo

2890

il

cavaliere.

incominci la lotta.

Ondeggia Teseo e si protende, che mal contiene l'ansia ; arcato su Io scettro, s'affisa nell'aedo. E gli Efebi in palpito, avanzando ancor d'n passo, si protendono, con le lacrime disseccate ne' loro occhi ardenti come gli occhi dei bianchi e bai corsieri, con i lor volti pallidi presso le teste equine dal gran ciuffo intrecciato di liste cerule o purpuree* E l'arco della luna cala sul bosco sacro; e la zona marina rssica ancora; e nembi di faville dall'alta catasta svolano sul concilio funereo.

GLI EFEBI.
-

Prosegui, aedo.
'Su, prosegui!
"

Narra.

t97

FEDRA
-

Atto

III

Non

t^arrestare.
"

mcominci

la lotta.

L'AEDO.

Fu
e

sul lido, al frangente.

Parve a un

tratto

che Tassillo pungesse Io stallone gli ponesse in cuore i ciechi stimoli e l'avvampasse d'un penace fuoco per tutti i membri errante come quello che divor sul monte le midolle d'ErcIe; che l'immane si gitt 2900 verso il frangente come per ispegnersi,
e tagli col torace
e
il
il il

primo

flutto,

secondo varc d'un

salto, e contra

terzo ch'era enorme si rizz sopra l'anche e rest levato in aria,

fumido su

la

sommit

del

Mare,

^910

e grondeggi del suo sudor ceruleo e della schiuma, come il rivai dfluo. Parve a un tratto converso dalI'Asflio in ippocampo dai palmati zoccoli, e il cavaliere un figlio d'Ocenide che l'inforcasse, bianco di salsedine, crinito anch'egli e turgido di muscoli guizzanti e pieno il petto del perpetuo anelito marino. E tra la polvere

198

Atto ni

FEDRA

tremolava d*oro occiduo il dio, fatti una doppia forza e una bellezza sola e una criniera sola e centra V Ignoto un sol furore,
salsa che
la bestia e
erti e

sospesi stettero su
il

Tombra

2920

lunga che
nel

lor

viluppo protendea
acuti stridi d^aquila

Mare.

E udimmo

scendere dalla rupe d'Afrodite. vinse i cavaliere, o forse parve; che l'ippocampo gi ricadde e, come se Io volgesse il freno, galopp verso il bosco d'Artemide Saronia cui sovrastava dal rialto il rogo del toro che pur arde al nostro lutto. ** Dea! Dea!,, grid l'Efebo. Con un orrido 2930 ringhio Arione l, contra la rupe sbattendo, franse a Ippolito il ginocchio (scendere udimmo ancra gridi d'aquila dalla cima: era Fedra!) e nello scrollo il corpo nudo scosse (non udire,

Ma

volgiti,

non udirmi pi, re Teseo!) sopra il masso dove siedi, Teseo.

Sorge in piedi l'Egide come toccato dall'Erinni, e tre* mante si scosta, e guarda se il macigno della spada e dei sandali non sia rosso del sangue figliale. Ed Etra, stringendo fra le ceree dita il capo esangue su le sue

199

FEDRA

.4

Atto IH

ginocchia, si rivolge verso Teseo con tanta forza che le ciocche dei bianchi capelli le si scompongono so le corde tese del collo cavo e so la faccia arata dalle roghe, simile a qoella della filatrice Moira.

E smosse con le froge il semivivo, neirombra Io fiut; di bava intriso Taddent per il ventre, gli sbran
2940
gli
Il

inguini.

brivido dell'orrore e della piet interrompe coloi che narra, corre pei compagni d'Ippolito; che nascondono il volto nelle loro mani o contro il collo dei corsieri, e la' crimano, e scoppiano in singhiozzi. E le schiave, e i goi" datori dei carri, e gli oomini delle stalle e dei canili esalano l'angoscia onde son pieni.

Poi, per quegli scogli, fumido lontan come un turbine sul Mare.
Teseo sente sopra
s fiso l'inflessibile

sgoardo

di Etra.

Fa on passo verso di lei e le dice le doe prime parole con ona voce cos sommessa e cos tremante che non
sembra qoella del dorissimo castigatore.

TESEO.
S,

madre.

Risollevando la persona, raffermando la voce, poggiato al soo longo scettro, il Re parla.

Madre,

come

la cieca

t'obbedisco. Sei Terra ch' veggente,

200

Atto

III

FEDRA

che tutto vede nel suo nero grembo^ ed giusta perch s sola ascolta. Tu hai veduto. Etra genitrice, o compagni d* Ippolito, o fiore di Trezene, e tu, aedo ospite che cantasti 2950 il canto senza cetra dell'Erinni, e voi, uomini servi che sapete

piangere, udite. Ippolito

me, non con le mie mani che sono monde, ma col vto:
ucciso fu da
col

vto alzato

al

Re

truce del

Mare

per punire una colpa inespiabile. ^^Che innanzi sera egli discenda alFOmbrel, pregai nel vto. E Tademp TAsflio che avea promesso a Teseo
2960

Tadempimento. O Madre, o compagni d'Ippolito, e tu. Prode,


fra tutti a lui diletto,

sotto il macigno ove trovai la spada i sandali d'Egeo

io riporr per

sempre

la

mia spada

che tanto ha ucciso, i miei sandali che levato han tanta polvere, stampato di vestigia tante vie, varcato tutti i varchi della gloria,

20J

"

FEDRA
2970

Atto

III

varchi ove la morte era custode pi vigile che all'rebo.


i

rester deserto,

pi tristo che Io schiavo cieco intorno

mola. E me forse anche seppellir sotto il macigno; perch ho ucciso quella che nessuno
alla

uomini mortali e eterni uccise mai:


degli
la

degli Iddii

speranza.

Percossi di stopof e e di tettot sacto, gli astanti son come sospesi nell'aspettazione di un fato imminente che sia per manifestarsi. E sembra che non possano distogliere Io sguardo dal volto di. Etra simile a quello della Moira, ove non patimento ma una conoscenza pi amara del

patimento.

ETRA.

O
mani
fedeli
il

tu,

Prode,
tue
voi, schiave,

2980 appressati e sorreggi nelle

capo

d'Ippolito incolpevole. sollevatemi, ch'io

m'appressi al mio figlio avvelenato; che bevuto ha l'acnito

onde
il

immune

gi,

fu

giorno quando l'elsa dell'avorio

202

Atto III

FEDRA
Egeo

gli

riconobbe

della tazza protesa dall'adultera 2990


colchica
S'agita al fondo la tfba dei setvi e dei famigli, e i cavalli sotto il giogo diventano inquieti ; e la schiera degli Efebi si volge verso la via marina per ove s'ode romore
d'i

neirombra

ruote che sopraggiwngono con scalpito sonante*

GLI

AURIGHL
" II

carro di Fedra!
"

Ecco

il

carro

di

Fedra!
"

La

Cretese!
"

La

Cretesel

Sollevano Etra le f anti, mentre Prode con straziata dol" cezza pone l'una e l'altra asta in terra ai Iati del cadavere, e poi s^accoscia nel luogo dell'ava e prende nelle sue palme il capo amatissimo. Come appariscono su la via marina i cavalli, bianchi di sudore fumante, si fa

un

alto silenzio; in cui s'ode l'ansito dei corsieri, e il tintinno dei masticati freni, e il rugghio della catasta, e lo schianto della terza onda* L'arco della luna ora calato dietro il bosco sacro e, nel suo tramonto lento, s'in-

travede fra l'intrico folto dei lentischi e dei terebinti* Fedra scende dal carro* S'avanza come le Ombre s'avanzano sul prato asfodelo* E grande e libera* Porta un mero peplo di bisso e un lungo velo, e non ha ornamento alcuno fuorch l'esigua corona del trafitto mirto intorno

203

FEDRA
all'elmetto del crine che pi
gispidi. Stringe nella destra la sgari

Atto

III

non ingemmano

le

cinque

amazonia. Etra,

sollevata dalle schiave, ora diritta in piedi, quasi la-

pidea quantunque piena di soffio.

ETRA,
Figlia di Pasife,

Fedra vertiginosa^ vieni tu a satollare il tuo malvagio cuore nel sangue puro ? Chi vuoi tu colpire^ che scendi armata dal tuo carro? Teseo, guarda la bianca Sacrificatrice!
Fedra non risponde ne si volge. S'avanza fino vere, col suo passo d'Ombra; e la sua voce simile talora a una vampa candente che tremi.
al

cada-

spirtale,

FEDRA.
Prode, perch tu tocchi
3ooo
il

dio esanime?

Come
reggi
il

nelle tue

mani
Tamavi? Toccarlo dare ancra un nome
trasfigura? Prode,

capo d'Ippolito?
osi tu che

Tanto
osi,

guardarlo, e
si

a quel che gi
togliti.

Ch'ei sia solo. Ch'ei sia velato. Sotto

il

capo

ei

s'abbia

la sgari

amazonia,
sia solo.

la

materna

arme, e

204

Atto

III

FEDRA

nelfatto di scostarsi l'efebo solleva il capo d'Ippo" piega e sotto gli pone la mannaia lanata. Poi Io vela col suo velo* E il cadavere giace coperto dal bisso tenue e dal grave cuoio leonino.
lito, ella si

Come

Togli le due lance^ Prode. Stanotte tu ti tonderai 3oio la chioma. Efebi di Trezene, voi che nelFaurora Io seguiste in caccia dietro la belva nerazzurra e udiste il grido della sua vittoriosa anima nel sudore delle sue forze anelante verso gli Astri^ voi stanotte tonderete le vostre chiome. E, se dolci sorelle son nelle vostre case, conducetele a tendersi le chiome 3o2o per offerirle a Ippolito su quelFara deserta ch^egli vide nel suo sogno. E le vergini gli cantino un canto in questa notte del Solstizio ch^ la pi bella e la pi breve, e ogni anno le vergini e gli efebi vengano all'ara e cantino il virgineo
canto; perch, o Teseo, Ippolito pi puro del libame sacro e dell'acqua lustrale, pi limpido

205

FEDRA
3o3o

Atto

III

che la pupilla deiraria, e


castig l'incolpabile.

il

tuo vto

TESEO.
Iddii! Iddiil
L'onfOfe e il farore Io soffocano. Sembra che a traverso il suo torace possente si scorga la sua anima aggirarsi come ruota precipite.

Mentisti! Sol per odio^ per fargli crudelt


l'accusasti!

facesti

giuramento

menzogna! hanno veduto gli


su la

questo hanno saputo, Iddii, senza crollo.

mostruosa femmina

che dall' imbestiato grembo fosti espulsa ad infestarmi, t'avess'io 3040 percossa contra il bronzo delle cieche mura nel Labirinto ond'io divelsi il tuo fratello! Or qual vendetta mai trarr da te? Non da far con ferro questa vendetta, no; ma con alcuna cosa che possa vincerlo in supplizio e te possa eguagliare in crudelt.

jj

FEDRA.
Distruttore d'Antiope

-206

II

Atto

III

FEDRA

3o5o

e d^Ariadne^ tu non puoi colpirmi n pur toccare il lembo del mio peplo. Se saputo hanno e veduto hanno i tuoi dii, non io ti son causa ma ti sono causa i tuoi dii Se parli a me^ parlami come a una lontana
visitatrice della

Nera

Porta.

Se

esangue e tu potessi la punta della tua spegnermi, non spada scoperchierebbe le mie plpebre
gi
fossi

non

chiuse sul

Ma
3o6o del

mio mistero. piedi ho su la soglia


gi,

Buio; e

l'azzurro della notte,


braccia disarmate.

vedi?, nelle

mie

Torribile toro che t'offende

per la Pasifaia, o Egide, il bianco adultero dei pascoli cretesi, arde nel fuoco puro e ancor non consunto l su Targine, vcdi^
e fa la luce dove fu la tenebra. tu, che hai tanto ucciso, 8070 non conosci Tabisso che talvolta tu s'apre in una divina piaga. che vissuto hai sempre nel rombo assiduo

degli impeti e degli atti

207

FEDRA
come leon digiuno, tu non sai qual sapore le ceneri dei sogni abbiano, masticate con la bocca
arida soffocatamente in giorni
e in notti senza oblo.
3o8o

Atto

III

N mi giova che tu conosca e sappia. Non puoi nulla su me, tu che puoi tutto.
La
grande clava tolta a Perifte non doma il mio meraviglioso male.

ETRA. Impura, impura, non contaminare col tuo male la morte


^
tu cui n terra accoglier pu, n sacra onda, n fiamma.
/''

'/
^

^ ^^ ^/^

i^^s^i^-^^^^^
z;^
"^

FEDRA.

'

^^^/^/^

^^ij(^

^^^^^

',-,.c^^/^

Etra della stirpe ^j Tantalo su cui le colpe turbinano come le fulve foglie degli autunni
ventosi, io ratterr le grida contra

y ^^'^'^1^^^^^^4f#?
-y^

3090 te
^
,
,

che tratti il dolore con le tue mani curve

^-*t

vomere attrito, IO ratterr la mia rampogna contra te, pel cuore . Niobe
il

come

'a/:-^, ^^5^

che

di

Tantalo nacque.

-^^ ^

At
7

^rfp^^-^^r -7^,,^^ .^^^X-

^^^^

Atto

III

FEDRA
O

Salute, o Etra bene oprante! Teseo, a te salute! Entrambi irreprensibili.

Mi

parto.

Abbattuto sul macigno del suo fato l'Egide; ma Etra crudissima, addossata alla rupe del tempio, persiste nell'oltraggio. Non batte plpebra l'aedo, presso Tara in' nominata, fiso nell'apparizione sublime.

ETRA.

T^accompagna

rOnta che nacque


3ioo col

dell' istessa

madre,

suo volto ch' il tuo, simile al tizzo verde quando

sibila

nel focolare.

FEDRA.
Aedo,
che deposta hai la cetera su Tara innominata, o messo dell'Ignoto, tu mi sii testimone. Altri non desfno. o , n S.. tu testimone, tu che sai come il dolore terga le sue lacrime e divenga la gioia, come la morte coprasi di sangue e divenga la vita. non cantare il canto ch'io ti chiesi, non rompere il silenzio sopra me.
. ,

3iio

Ma

209

27

/
'^
/

7"

FEDRA

j.

Atto

III

^a^t^-i^y ^^^-.^^^ II

-/^
^

mio nome nefFabile come il nome di chi sovverte antiche


una sua legge arcana.

^^
^-"^^

leggi pci^ porre

ETRA.

-^^na
il
'

la legge, quella del Cronide.

tuo il nome ^^/^w,^ <^..,,,^ ^^! figurato fango cui per comandamento del Cronide ^^ '^ '^^^^'^^120 Erme die T impudenza della cagna <S..*->-ve^^.^^,^^^^^^^^Jatrante, la perfidia, Tempiet, ingordigia del sangue,
'-^^-^y'a^yu^i^^^^'^r^

,^^^^^

nome

w ^^ ,^
^

^r

^'

. '

^^x"^^^^^^^^^^^ ^-^^^-^^-e^i^^ Pasifaia.

i^geg^ delle mostruose frodi,

*^"'"

"

j7^-^

^^-^
C-^^-^*-^

/w^.^ ^
y

Non
. .
,

IO parlo a te,

impietrita virt della vecchiezza,.

intra, che sei pi sorda delia rupe j/ 7.^>^f^^^^ cui t'addossi. Aedo, ricordati d'Evadne! II tristo amore, y'^ryL^^.^^^y^

^y^ ^^^^^^^fatto mana


''"'''^^^^^*^'^^'^^t^3i3o/ch'estorcere

dal dubitoso volto, tentava di fra i denti

'/^

^*"'*^

^
^^^"^^^

della colpa

il

brandello del piacere,

or nel rogo invisibile pi grande

-< a^^.2^.y^
l^

j^
^v^

^^^^^ che Tamore d' Evadne. E quella non umana non divina y^.

'C-^*t^-^

Atto

III

FEDRA

3140

consanguinea d'Eterni or sente in s una divinit che irraggia TAde. II Sole ha ritessuto i suoi capelli^ rOceanina Tha conversa in onda che non parla se non alF infinito. ^^Ah potessi io donarti, Fedra, una veste eterna!,, dicesti quando io ti donai la cetera.

Ho d'opera tremenda una veste immortale


nell'immortalit della congiunta cantore della Porta Elettra, morte. e sono immune dal servaggio. Sola io porter su le mie braccia d'ombra Ippolito velato all' Invisibile.

ETRA.
3i5o

delirante, o invasa

d'Astarte, non Ippolito il cacciatore frigio dalla gota fucata. Se insanire intorno a un fretro

vuoi, col Fenicio naviga,

approda a Cipro, mescolati


alle

femmine

urlanti nel quadrivio

o riverse nei Ietti di fogliame per l'Adonia.

2n

FEDRA
FEDRA.
servo.

Atto

III

Non

airAdonfa
dalla bassa

La dea nemica

3i6o fronte sotto

il pesante oro scolpita disdegno, e le sue molli mani ignave. dal pie della rupe,

se presente nel

e che sconsacro, ora la

tempio che le alzai chiamo e il mio

grido le scaglio.
Leva
corre
ella
il

capo all'imprecazione; e an fremito d'orrore


alla sacrilega

intomo

GLI EFEBL

Fedra! Fedra!

FEDRA.
tu

dea,

non hai pi potenza. Spenti sono i tuoi fuochi. Un fuoco bianco io porto air Ade. Ippolito io rho velato perch Tamo. E mio
3170 l

dove tu non

regni. Io vinco.

GLI EFEBL

Fedra!

FEDRA.

Ma

quella, Efebi d Trezene, arcieri

2J2

Atto

III

FEDRA

sarnidi^ uccisori

cerve coronati di dittamo, ma quella armata d^arco e di dardi infallibili, che Ippolito l, sul limite santo, con l'estrema
di

voce invoc n

valsegli,

quella che Io dilesse e Io lasci


perire, quella esecro.
Si volge ella verso

Odimi, Artemide!

il bosco sacro^ per entro la cui spessa tenebra l'arco lunare brilla in tramonto, E chiama. Pi alto grido di orrore sorge dai petti,

GLI EFEBI,
3i8o ^

Fedra!
"

Fedra!
"

Empia!
-

Offendi

la

dea trezenia

la

Offendi dea del primo tempio!


"

^Etra!

"Re Teseo!
"

Cretese,

commetti l'empiet
bosco

sul limite del

che nella prima origine piant sopra Torlo del Mare limaccioso

2J3

FEDRA
z^//
5#d-

Atto

III

l'Eroe figlio d'AItpo autor di nostra gente!


"

Etra^ che sei

preservatrice delle cose sante, 3190 ordina il sacrificio espiatorio!


^

La

dea far vendetta.


"

inesorabile.
pien d'orrore.

^Ha udito! Ha
"

udito!
^11

bosco

presente la dea.
"

Fedra, che guardi ?

''

Fedra!
"

Fedra!
"

T'appare?

"

tutta bianca, tutta bianca,

come

quando appare

notturna alla " Fedra, la vedi

dea mortale.
la
?

Silenzio!

"Silenzio!

Non pi rugghia n rosseggia il rogo su l'argine; non pi s'ode il latrato lontano; ma solo s'ode l'immenso marino pianto, sotto il cielo che palpita di costellazioni. Tutti si tacciono, contro la sublime bianchezza della Titanide vedendo l'arco d'Arte" mide apparito. Con non umana voce ella parla, mentre sale e splende nelle sue vene la purit della morte.
Si fa altissimo silenzio.

2H

Atto in

FEDRA

FEDRA
udito, dea! Ti vedo bianca. sento in tutta me, ti sento 3200 gelida in tutta me, non pel terrore ; non pel terrore, che ti guardo. Guardo le tue pupille, crude come le tue saette. E tremo, s, ma d'un gelo che infuso m' da un'altra ombra, ch' pi profonda della tua

Ah, m'hai
Bianca
ti

ombra. Ippolito
Io
32IO Io
gli

meco.

ho posto

il

mio

velo, perch l'amo.

Velato

all'Invisibile

porter su le mie braccia azzurre, Purissima, da te perch l'amo.

ei si

credette amato, e

ti

chiam.
esser vile.
,/'

Ma l'amor d'una dea pu


Mirami. Vedo
sul teso arco lucente. Nel mio cuore non pi

porre la saetta

A/ / A^^^^^^^
^(^// /^
^

^^^r^^^'^^- .^^>^^^^^

sangue umano,

non palpito. E giugnere col dardo^ non puoi l'altra mia vita. Ancra vinco!
Ippolito, son teco.

^^ .y^^
/

e-,

^^'-^^-J^'^A'c^.

Cade su

grido fievole

Ma,

ginocchi, plesso il cnda^vete, mettendo n come n anelito s dallo schianto del caof e. ptima di abbandonarsi spirante sopra il velato,
i

2J5

FEDRA
rialza ella
il

volto notturno ove

il

sorriso

trema con

l'ultima voce

Vf
Fedra indimenticabile.

sorride,

3220 o stelle, su Tentrare della

Notte,

28

LA MORTE DI CAPANEO L'OLOCAUSTO DI EVADNE LA CETRA DI DEDALO L'APPARIZIONE DI AFRODITE L'ENIGMA DI FEDRA IL NOVO AEDO IL FRATELLO DI PEGASO LA DANZA DI ELENA
IL

v.v.

306-405
495-571

603-650

702-870
1176-1179

t22M394
J412-I586
709-1734

TESCHIO D'ORFEO

I850-I865
1874-1903
1985-2001

MINOS
IL

IL

TALASSOCRATE CADAVERE CORONATO TORO ALL'ARA


IL

2770-2810
2837-2941

IPPOLITO E ARIONE

L'ARCO DI ARTEMIDE

3193-3218

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