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Capitolo 21 Esperienze dell'uomo dopo la morte Lo sperimentarsi entro il proprio corpo eterico di Bellucci, Tiziano

PARAGONE DI VIAGGIO E DI MORTE

Chi ha attraversato la soglia della morte da intendere come un uomo che partito per un paese lontano, verso il quale siamo momentaneamente impossibilitati a raggiungere; potremo raggiungerlo solo in seguito in quel medesimo luogo.
predestinato dalluomo stesso prima di incarnarsi, in cui lanima scioglie i legami con il corpo fisico; questo viene abbandonato a se stesso: di conseguenza luomo diviene privo di ci che prima gli dava conoscenza e percezione del mondo circostante.
Per morte, si intende quel particolarissimo momento

LE IMMAGINAZIONI DOPO LA MORTE Dobbiamo aver ben chiaro che

dopo la morte deponiamo tutto

ci che ci dava

possibilit di cognizione e conoscenza del mondo fisico.

Di conseguenza, nel mondo spirituale dovremo aspettare di vedere, sentire e pensare quindi anche in altro modo da come avveniva nel mondo sensibile. Sulla Terra, nello stato di sogno, sperimentiamo gi qui in un modo pallidamente simile, qualcosa di come potr essere la nostra condizione di esistenza nel post mortem.

Nel sogno difatti non usiamo i sensi per percepire le immagini oniriche: i sensi sono chiusi, dormienti.
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Per tal motivo nelle tradizioni esoteriche il sonno chiamato il fratello minore della morte. La differenza che nel sogno durante la vita terrestre non ci appaiono vere e proprie

nel sogno percepiamo solo immagini, dopo la morte viviamo entro quelle immagini.
immaginazioni, come avverr invece dopo la morte; Nel sogno vediamo solo rappresentazioni simboliche, dopo la morte incontriamo lessere che si celava dietro quelle immagini oniriche. Nel sogno non abbiamo autodeterminazione volitiva: non abbiamo la forza n di domandarci chi siamo e cosa facciamo l.

LA MORTE La visione dellevento della morte ci per cui tramite conserviamo la coscienza dellio dopo la morte: dal ricordo della propria morte, scaturisce la forza che rende possibile nellanima la percezione di sentirsi un Io. Un uomo che non potesse morire, non potrebbe sperimentarsi come Io spirituale individuale entro lo spirito. Il nostro Io spirituale viene rafforzato dopo la morte, grazie alla visione della propria morte e agli eventi che lhanno preceduta.

LA PERCEZIONE DELLA PROPRIA MORTE ACCENDE LA LUCE DELLA COSCIENZA DELL'IO

Vista dal mondo fisico la morte spaventa, perch appare come un dissolversi, un annullarsi, una fine

essa appare come una vittoria, un liberarsi dello Spirito dalla materia.
totale. Ma dall'altro lato, cio vista da noi dal mondo spirituale, E' l'evento pi importante e significativo per il disincarnato. E' difatti solo tramite la visione e la consapevolezza della propria morte, che si accende nel disincarnato una chiara coscienza dell'Io: dopo la morte si ha una coscienza simile a ci che si ha 2

nella veglia, anche se in senso superiore. Siamo consci di essere un Io solo perch sappiamo di essere stati e di essere morti; la visione della morte come un supporto, una base, un riferimento sul quale possiamo edificare la coscienza dell'Io. Se non avessimo la possibilit di vedere la propria morte, avremmo una coscienza simile a ci che si sperimenta nel sonno; la visione della propria morte sostiene e accende la coscienza dell'Io.

E questo che dona al disincarnato la coscienza di essere stato: il

momento in cui luomo riconosce di essere unanima che sopravvive alla morte.
Come al mattino al risveglio ci si dice: ho in me un io, sono un io, dopo la morte, si ha la sensazione di essersi appena destati da una specie di sonno (che stata la vita terrestre) e guardando indietro alla visione del momento della propria morte ci si dice la stessa cosa: sono un io.

LA COSCIENZA ENTRO IL C.ETERICO DOPO LA MORTE Subito dopo la morte, avendo ancora il proprio corpo eterico, si ha ancora una coscienza simile a quella che si aveva sulla Terra;

si sperimenta comunque una sensazione diversa, data dalla mancanza della gravit, conferita dallassenza del c.fisico, nella quale si prova un alleggerimento e una liberazione.
Il trapassato pu a tutta prima dopo la morte, non vedere nulla: ha una coscienza

che lo fa

sentire ancora un entit esistente, sopravissuta alla morte, ma tutto lo spazio circostante gli pu apparire profondamente buio.

Ci accade non perch nel mondo in cui viene a trovarsi sia buio; in realt accecato dallimmensa luce che qui esiste.

La sua coscienza troppo debole rispetto la super coscienza che vige nello Spirito. Lanima viene come sopraffatta dalla grandezza della coscienza di Luce cosmica che si presenta.

LUOVO E IL PULCINO La sensazione che luomo sperimenta dopo la morte, prima di essere riuscito a vedere qualcosa intorno a s, si pu descrivere con una similitudine: il morto si sente come un pulcino che dopo aver

prendesse coscienza dellesistenza di un mondo esterno che prima ignorava: ora, dal
vissuto una vita cosciente entro il suo guscio, rompendolo e uscendone fuori

di fuori pu vedere quanto fosse piccolo il mondo in cui prima abitava, rispetto il nuovo mondo sconfinato: il mondo spirituale.
Egli ha dapprima solo un diverso sentimento di autopercezione di s: in realt egli si sta effondendo nel cosmo, ma subito non ne ha coscienza.

LALDILA Dopo la morte, le forze spirituali fisiche provenienti dall'era saturnia, solare e lunare, le quali costituivano il nostro corpo fisico, si dilatano all'infinito, onde prepararci il luogo ove soggiorneremo dopo la morte.

Non andiamo a finire in unaltro mondo dopo la morte: semplicemente


ci che era in noi quale forze fisiche ed eteriche, si dispiega, si allarga allinfinito.

Ci che fu il nostro corpo diventa il nuovo mondo.


Prima, durante la vita terrestre, tali forze erano come condensate puntiformemente entro la nostra centralit,

conferendo la forma del nostro corpo fisico.

(non si tratta dunque delle

forze del corpo eterico)

Tali forze spirituali, quali essenze archetipiche del nostro corpo fisico, si
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"srotolano" dopo la morte: divengono sostanza e mondo esteriore, il panorama del mondo in cui vivremo dopo la morte.
Apprendiamo che l'intero mondo dello Spirito era in noi, spazio esterno, circonferenza, cerchio. Dopo la morte noi vediamo un mondo infinito,

come un punto, che ora diviene

che in realt la sostanza spirituale

che costituiva il nostro corpo; ma entro tale mondo scorgiamo un punto, uno
spazio vuoto.
Quel punto molto importante per il disincarnato per tutta l'esistenza post morte, perch dirigendo

appare in lui il sentimento che quel vuoto, rappresenta un qualcosa che deve essere riempito da noi.
la sua attenzione verso quello spazio vuoto,

Quel vuoto il nostro posto entro il Divenire cosmico.


Sappiamo di esistere nel mondo per un qualcosa, che possiamo adempiere solo noi stessi.

Sperimentiamo di essere un tassello, una pietra di fondamento senza il quale il mondo non potrebbe esistere.
Il mondo non pu fare a meno di noi: siamo insostituibili e indispensabili.

Sperimentiamo cos il contenuto spirituale del nostro corpo fisico: ci appare davanti, un mondo infinito.

LO SPERIMENTARE IL CONTENUTO DEL PROPRIO CORPO ETERICO: il Quadro Mnemonico eterico Dopo la morte, entro quel mondo infinito che si formato dal contenuto del corpo fisico, appare ora alla nostra visuale spirituale una nuova esperienza, la prima vera e propria esperienza di visione spirituale dopo la morte.

LA STELLA DI LUCE ETERICA

Si percepisce una corrente di luce, una sorta di stella luminosa rossiccia che davanti al trapassato; essa non un oggetto esterno del mondo
spirituale che si manifesta a lui,

ma in realt

il suo corpo eterico che mentre

prima era dentro di lui, ora davanti a lui.


Questa stella rossiccia, che taluni possono percepire come un irraggiare di forma conica, simile ad un tunnel, in realt il corpo eterico del morto, che tende mano a mano ad allargarsi, ad ingrandirsi, ad effondersi sempre pi: diventa man mano il substrato su cui si distendono e

si rendono visibile delle immagini, che vengono subito riconosciute come qualcosa che ha a che fare con il morto, qualcosa che gli appartiene.
Il corpo eterico, sulla Terra, ha la funzione di raccogliere e di mantenere dentro di s la memoria di tutte le esperienze effettuate dalluomo. Luomo vede tali sue esperienze-ricordo, che prima erano dentro di s: il suo patrimonio mnemonico interiore, il suo mondo interiore: ora quei ricordi si dispiegano davanti a lui.

Ci che prima era il suo mondo interiore, diventa ora il suo mondo esterno.

Il disincarnato, guardando i suoi ricordi dice: quello sono io, dice io ai suoi ricordi.

Egli vede in un grande quadro bidimensionale, la sua vita passata, la quale scorre per in senso inverso: dal momento della morte alla nascita.

A tale esperienza lanima non partecipa per emotivamente in modo attivo: osserva le immagini in modo obiettivo, neutrale, come se guardasse la biografia rovesciata di un altro uomo. Il periodo di permanenza di tale visione, varia da individuo ad individuo, a seconda delle forze individuali che egli possedeva sulla terra per poter restare desto quando si presentava il sonno.

Questa la prima esperienza che sperimenta lanima dopo la morte, la quale pu durare da alcune ore sino a tre giorni, il vedere a ritroso i ricordi

di tutta la sua vita, in modo obiettivo, come un film al contrario.


(Questa condizione viene chiamata in parapsicologia OBE: Out Body Experience; stata narrata da molte persone risvegliatesi dal coma o da altre che hanno vissuto situazioni pericolose come annegamenti, cadute o incidenti).

Quando si sperimenta il quadro eterico, non si ha assolutamente limpressione che esso sia prodotto dalla nostra stessa interiorit, ma appare realmente come se fosse prodotto dallesterno.
Tale quadro mnemonico, appare come il nostro mondo esteriore; non vediamo montagne, valli, stelle o nuvole: tutto riempito da ci che facemmo nella vita appena trascorsa.

Siamo consapevoli che non esiste pi la differenza fra noi e il mondo che appare l fuori. Al posto di alberi, vediamo ci che facemmo a 20 anni; al posto di un fiume ci che accadde a 30 anni; al posto di una casa vediamo quello che facemmo a 40 anni. Pi ci guardiamo intorno, e pi entro il nostro campo visivo ci appaiono pi fatti del nostro passato.

In quellesperienza bene sapere che la nostra attenzione indirizzata solo per quanto concerne noi

una presa di coscienza riguardo tutto ci che si riuscito a prendere dalla vita solo per proprio vantaggio.
stessi, in modo per oggettivo e impersonale, senza partecipazione: E un freddo e matematico inventario delle cose che ci si appropriati giustamente e ingiustamente durante la vita terrena. Non attivo un giudizio personale.

Vi solo una constatazione di ci che fu guadagnato o perduto durante la vita.


Percependo tutto questo, sorge una forza interiore, un rafforzamento che durante tutta la vita che 7

vivremo ora dopo la morte, ci far dire: io sono un io; ci tramite cui ci sar possibile avere coscienza di noi stessi e delle esperienze che andremo ad attraversare. Tramite la visione retrospettiva eterica del quadro riceviamo le forze per avere una coscienza dellio dopo la morte. Come prima esperienza reale dopo la morte, ci risulta impossibile poter usare la memoria per evocare i nostri ricordi; nella coscienza dopo la morte sembriamo

sprovvisti di ricordi.

Sembriamo sprovvisti perch essi non sono pi dentro di noi, ma fuori: tutti i
nostri ricordi ci appaiono ora disposti luno accanto allaltro oggettivamente, in un quadro che li contiene tutti. Ci che prima si svolgeva svolto allindietro nel tempo, ora

appare disposto nello spazio,

contemporaneamente.
La coscienza immaginativa del disincarnato vive in tempi diversi, ma in modo che i tempi si presentano tutti in una volta.

Quando solitamente ci si volge a ricordare i propri ricordi usuali, essi appaiono tenui e nebbiosi: pi

ora invece diveniamo capaci di guardare lintero corso della nostra vita abbracciandolo in una sola immagine.
sono lontani nel tempo pi sono sfuocati; Durante la coscienza immaginativa la possibilit di avere una memoria temporale cessa, o meglio muta nella capacit di vedere ci che si prodotto, disteso

spazialmente.

Cos come sulla terra si vedono le cose luna accanto allaltra, nella coscienza immaginativa i ricordi appaiono le cose che costituiscono il panorama del nostro mondo eterico esteriore.

Il nostro passato non sprofonda nel nulla n sparisce: cambia solo la prospettiva di percezione.

LIMPORTANZA DELLA MEMORIA NEL M.FISICO E NEL M.SPIRITUALE

Nella vita fisica, se si vuole avere una vita animica e mentale sana, in ogni momento della vita diurna deve esservi la possibilit autocosciente di poter ricordare in ogni istante tutto quanto si svolse dalla fanciullezza al momento attuale; vi deve essere di continuo un filo mnemonico che ci dice cosa abbiamo fatto, onde poter sapere chi siamo. Saper di essere stati, ci dona la consapevolezza di essere, ora: sorge in noi la rappresentazione del nostro io. La stessa cosa vale per la vita dopo la morte: anche allora dobbiamo avere la possibilit di conservare il nostro io, tramite la memoria. Il problema che con la morte deponiamo quellorgano (il cervello) che ci dava lopportunit di formarci una memoria individuale. Deve venirci in aiuto qualcosa. Subito dopo la morte ce ne viene offerta la possibilit tramite lapparire del quadro mnemonico. Ci che prima era disposto lungo un nebuloso filo temporale che scorreva dal momento attuale sino allinfanzia, ora ci appare squadernato non pi temporalmente, ma spazialmente. Lintero contenuto della nostra memoria (il corpo eterico), ossia tutto ci che si fatto e sperimentato in eventi durante la vita appena trascorsa, ci appare in un vasto quadro, in un panorama visivo. I vari eventi sono disposti luno affianco allaltro: tutta la globalit dei fatti presente ora contemporaneamente. Si nota per una particolarit, ossia si ha una particolare sensazione: quei giorni, quegli eventi passati suscitano in noi una sensazione diversa da ci che sperimentavamo con il ricordare usuale; essi sono come avvolti da unatmosfera, emanano una sfumatura particolare, mai provata in noi, prima di allora.

Si analizza il quadro in modo non molto obiettivo: si prendono in considerazione gli eventi riguardo a ci che diede frutti solo per noi stessi. Il fatto di poter vedere ci che si ha fatto e prodotto nella vita trascorsa importantissimo: difatti da tale possibilit da cui si originano le forze per conservare in s stessi la rappresentazione del proprio Io. Se non apparisse il quadro mnemonico che testimonia le nostre azioni e la nostra presenza, noi non avremo alcuna possibilit di sapere di esistere nel mondo spirituale: saremmo come un individuo sulla Terra che colpito da amnesia totale non sapendo pi chi egli sia, confuso e tremendamente 9

smarrito. Sulla Terra, il malato di amnesia potrebbe comunque ricostruirsi una nuova vita cominciando da quel momento, ossia edificando il suo Io con le azioni e i fatti successivi a quel momento, e ricordandoli; ma non cos nello spirituale: l non vi possibilit di poter ricordare un esperienza e di ricordarsela: essa si dissolve subito dopo averla sperimentata. Mentre la coscienza ordinaria sperimenta i propri ricordi riportandoli al presente uno alla volta, la coscienza immaginativa del defunto capace di vivere in tempi diversi, presentandoli allanima tutti in una volta.

La vita entro il proprio corpo eterico dura pochi giorni: esso poi si dissolve e con lui anche il quadro.

LA METAMORFOSI DELLA FACOLTA DI MEMORIA IN PERCEZIONE

Mano a mano, quel quadro si

ingrandisce, e pare dissolversi, oscurarsi:


al posto

in realt non si dissolve, ma muta soltanto aspetto, diventa qualcosa di diverso:

delle immagini-ricordo, compaiono

degli Esseri viventi.

Da quello sparire di ricordi, si sviluppa, si mostra ci che non ci era permesso possedere coscientemente durante la vita terrena; ci che prima era capacit di formarsi e di avere dei ricordi, ora si metamorfosa in percezione diretta: la memoria viene mutata in

percezione spirituale.

Si presenta ci che e' la vera natura della memoria: visione diretta delle realt

spirituali, ossia lentrata entro la vera sfera dellunica realt.


A causa dellorganizzazione fisico animica, sulla terra si potevano far permanere nella coscienza dei ricordi, onde poter tramite questi, edificare e fondare la nostra individualit.

Ora tutto muta.


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Gli esseri che compaiono al posto dei nostri ricordi, non sono abitanti sconosciuti: veniamo a sapere che ogni volta che abbiamo pensato, sentito e

abbiamo creato un essere elementare, una forma pensiero.


agito sulla terra, La abbiamo aggiunta al cosmo, per nostra creazione.

Durante la vita terrena essi erano i nostri ricordi e si presentavano come pallide e oscure rappresentazioni che affioravano alla nostra memoria: ora sono davanti a noi, presenti e
chiari, viventi e veri.

Il quadro immaginativo dei ricordi si dissolve, per diventare una vivente attualit.
Prima dovevamo guardare in noi stessi per trovare i nostri ricordi: ora ci basta guardare fuori di noi, per vedere ci che fummo e che facemmo. Ci appare una parte del nostro essere interiore che diventato mondo esteriore.
Non dobbiamo domandarci quando e come compimmo quel fatto passato: sono gli esseri stessi di quel fatto che ci dicono: io sono quellevento, quel pensiero che tu facesti: esisto da quando mi creasti; ti

aspetto da allora.

In quel mondo cominciamo ad orientarci grazie allosservazione di ci che noi stessi creammo:

possiamo piano piano cominciare a distinguere anche altri esseri che non ci appartengono.
osservando la forma e la natura dei nostri esseri,

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IL RICORDARE E IL PERCEPIRE CHIAROVEGGENTE

Durante la vita ordinaria, si conosce solo una parte di quanto in effetti avviene nelluomo. La forza che usualmente usiamo per ricordare, viene utilizzata dalliniziato per guardare nel mondo spirituale; per tale motivo egli perde lusuale capacit di ricordare le sue esperienze entro lo Spirito. E linterazione con il corpo fisico a produrre la facolt del ricordare; disinvincolandosi

da

questo si realizza la percezione diretta della realt spirituale.


Non possibile ricordare esperienze spirituali come si fa per altri argomenti; liniziato deve rinnovare losservazione trascrivendola o facendola trascrivere da altri nel momento in cui egli ha lesperienza spirituale: ad esperienza conclusa, essa svanisce, ma rileggendola pu poi imprimerla nella coscienza e quindi ricordare ci che ha letto.

Ricorda ci che ha scritto, ma non ci che ha sperimentato.

Liniziato parla ad altri o scrive mentre in stato meditativo; mentre la percezione o la visione in corso. Egli deve sempre avvalersi dellimmaginazione, attivandola, mentre si svela a lui il mondo spirituale; quando si disegna occorre essere sempre ben presenti e attivi, ben concentrati e saldi in s stessi se si vuole tradurre in immagini ci che vive nellanima come ispirazione artistica: allo stesso modo lispirazione che arriva alliniziato deve venire tradotta in immaginazione per poter essere fissata e percepita da altri.

LAKASHA

Questa mutazione della memoria individuale in facolt di percezione spirituale in realt un primo affacciarsi e penetrare entro il monismo dello Spirito.

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In Esso non esiste una memoria individuale, ma solo una memoria cosmica, totale: lIo cosmico. La memoria terrena, come usualmente la conosciamo, non che una mutazione,
una limitazione della vera facolt spirituale di memoria, posseduta da un essere divino che vive nei mondi spirituali.

Luomo durante la vita sperimenta una memoria individuale, a causa della sua
organizzazione e della sua missione:

ma ci un illusione, perch non

esiste

nella realt dello spirito memoria individuale, ma solo memoria sopraindividuale: la

memoria unica universale.

Nel mondo spirituale, se ci si vuole ricordare di un evento passato, non occorre andarlo a ricercare nella propria interiorit, ma basta guardarsi allesterno, ed esso comparir l fuori, di fronte a noi.
Tutto ci che fu nostra azione e ricordo, compare ben chiaramente dispiegato entro lorizzonte del nostro campo visivo, riempiendo lo spazio spirituale circostante, e non pi tenuamente e nebulosamente dentro di noi.

Ci che prima era memoria individuale, si tramuta

in percezione

diretta.

Il passato diventa presente diretto.


Non si ha pi la percezione, come avveniva con la memoria terrena, che mano a mano si retrocedeva nel tempo nella rievocazione dei ricordi, questi appaiono sempre pi sbiaditi, impalpabili e oscuri; nello spirituale, un ricordo lontano ci appare ben chiaro e delineato, semmai solo lontano nello spazio.

Il tempo diviene spazio.

Mentre prima per ricordare le nostre passate azioni dovevamo penetrare entro il nostro io singolo, ora penetrando entro lio cosmico o coscienza cosmica

possiamo vedere tutte le azioni

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e pensieri che ogni essere nelluniverso ha creato.

Esiste una coscienza che abbraccia ogni azione singola nellUniverso


Penetriamo in un Io pi vasto, che abbraccia tutto.
Come nelluomo mondo esiste un

esiste unanima capace di fissare in memoria un fatto, nel qualcosa, lAkasha, che capace di registrare tutti gli eventi

universali che sono accaduti. Essa abbraccia tutte le coscienze di ogni essere: le contiene e le mantiene tutte.

Luomo ha un singolo io microcosmico, i singoli oggetti del mondo fanno parte di un unico grande Io macrocosmico: questo Io totale conserva in s ogni azione accaduta nellUniverso.

CONCETTO DI COSCIENZA La coscienza il complesso dei pensieri, (pensare) delle sensazioni (sentire) e degli atti individuali (volere) manifestati nel presente.

CONCETTO DI SUBCONSCIO

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E lente memoria archivio

capace di trattenere il patrimonio di ricordi e di esperienze;

non per solo un contenitore raccogliente, ma capace di esaminare ci

che archivia, e se lo vuole, fa riaffiorare alla coscienza le idee sopite.

Non opera solo in campo intellettivo e mnemonico, ma anche nel fisico.


Il Calligaris dice, nel suo Meraviglie della Metafisiologia (ed. Vannini, Brescia 1944):

La subcoscienza delluomo sarebbe in relazione, anzi in intimo rapporto con quella che viene chiamata la Coscienza Universale. Questultima considerata anche come un deposito cosmico. Nel nostro subcosciente quindi proiettato e depositato tutto lUniverso.
E pure nel suo Telepatia e radio-onde cerebrali (ed. Vannini, Brescia 1946):

raccolto e depositato nel piano della subcoscienza di ogni essere umano; egli pu diventare onnisciente e onniveggente
Tutto quanto avviene nellUniverso quando questi depositi affiorano sul piano della sua coscienza. Lakasha non un deposito di immagini o una cineteca di films che ritraggono degli eventi:

luomo o entit spirituale, ogni volta che pensa, sente o agisce, crea una
forma pensiero, la quale si manifesta sulla Terra come evento, mutazione o fatto, ma

nel mondo spirituale essa non della stessa forma del suo

apparire terreno: un insieme di sensazioni, emozioni e pensieri che costituiscono e rappresentano lessenza di queste rappresentazioni. Non la si vede in immagini fisiche, ma in sostanza di pensiero, di sentimento e di volont. Essa riconoscibile non per la sua forma, ma
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in virt della

particolare carattere impresso in lei dal suo creatore.


ma si sperimenteranno interiormente quali fossero stati i suoi pensieri e i suoi sentimenti presenti nel momento in cui quellazione presa in esame fu da lui prodotta.
Se si vuole vedere Cesare, non si vedr lui stesso che si muove nellantica Roma, LAkasha o memoria cosmica, appare quindi come linsieme degli esseri elementari creati da ogni creatura delluniverso, generati ogni qualvolta queste creature hanno compiuto unazione.

LIO TUTTO Luomo non distaccato dal mondo; si crede distaccato, perch il suo corpo glielo fa credere; in realt egli uno con il mondo. Si sente distaccato e in s conchiuso a causa della sua particolare missione: se cos non fosse, non potrebbe mai arrivare ad avere una coscienza capace di distinguere delle forme da un tutto omogeneo.

Una goccia non ha coscienza di s, ma una parte del mare.


Come goccia del mare, egli immerso nellunica e totale memoria generale del mare dello spirito. Il mare ha registrato nella sua memoria, linsieme delle azioni compiute dalla totalit delle gocce

penetrando in questo mare coscientemente, possibile, dalla memoria individuale capace di richiamare i propri ricordi individuali, fare un balzo entro la memoria cosmica, nella quale sono impressi tutti gli eventi universali.
esistenti in lui: LUniverso intero parte di un unico Io cosmico; tale Io sovrintende sia a tutte le funzioni, sia a tutte le azioni compiute dalle singole sue parti. Tutto ci che avviene allinterno del suo Corpo cosmico, rimane registrato entro la sua Memoria cosmica. Non vi nulla che pu sfuggirgli, ricorda ogni evento accaduto, cos come alluomo impossibile che non si avveda o gli sfugga la percezione di una azione da lui stesso compiuta.

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(esempio del pazzo che crede la sua mano non sua, ma un oggetto del mondo esterno, se si vuole accennare alloperare del Karma).

IL MISTERO DEL PERCEPIRE

La forza del nostro Io spirituale impegnata soprattutto a creare ci da cui pu poi scaturire la nostra usuale coscienza: lo specchio del corpo astrale; tramite tale rispecchiarsi non possibile per arrivare alla vera realt delle cose. Riflettendo sulle cose, non si arriva ad intendere la vera natura delle cose. Prima che nella coscienza compaia la rappresentazione della rosa, durante la percezione si gi svolto qualcosa, si compiuto un processo: un pensiero che prima era contenuto nella rosa, durante la percezione ora entrato in noi di nascosto, senza che ce ne accorgessimo coscientemente. Nel percepire celato un mistero. In realt noi non siamo affatto separati dal mondo, e quindi come tali dobbiamo immaginarci anche uniti al pensiero della rosa;

solo la nostra corporeit

che ci fa credere di

esserne separati.
Nellattimo
in cui la rosa compare nella nostra coscienza

ci gi sfuggita la

consapevolezza di unitariet, la quale lascia il posto alla coscienza che ci fa sperimentare


illusoriamente una separazione fra noi e la rosa. Il nostro vero Io vede, lo Spirito che vive nella rosa; il la sua immagine dombra. Durante la percezione ancora attiva e non ancora incantata la condizione di unitariet fra il nostro Io e il resto del mondo; lIo vive, condividendo la medesima esistenza, insieme a tutte le idee, entro il mare cosmico dello Spirito.

falso io vede invece solo il suo riflesso,

Vede la reale vita Una universale. E parte di essa.


Ed essendone parte, non considera nulla oggetto esterno, perch tutto l

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oggetto interno, Io compreso.


In realt lIo non vede, ma sente; cos come il corpo sente in s il cuore, pur non vedendolo. Egli sente lessere della rosa affiorare in lui, ma non come un oggetto esteriore, bens come un ricordo; un ricordo per che non testimonia un passato, ma che fa parte di lui: essi fanno parte del medesimo essere. Cos come luomo guardando indietro ai suoi ricordi li sperimenta come qualcosa di suo, allo stesso modo il vero Io nellattimo del percepire sensorio, sente in s lessere della rosa e lo riconosce come qualcosa che gli appartiene.

Tramite il ricordare dellIo, si produce la possibilit del conoscere per lanima.


Nellattimo in cui lIo si ricorda e si scopre in questo comune appartenersi, nellanima appare unimmagine: limmagine dellessere della rosa, non la vita dellessere della rosa.

LIo proietta la luce dellEssere della rosa verso il corpo fisico;


pu che oscurarne la luce, compenetrandola di buio:

esso

la

rimanda allanima ma non nel suo splendore originario: essendo il corpo composto di tenebra, non

appare lombra dellessere della

rosa.

in cui lanima vede comparire lombra della luce della rosa dice: una rosa.
Nel momento

In realt non vede la luce della vera rosa, ma solo il suo spegnersi.

Il vedere una forma genera il separare, il distinguere;


vedere unimmagine vuol dire percepire un oggetto, qualcosa di esterno differenziato da s stessi. La rappresentazione genera lillusione del contrapporsi, di essere separati dal contenuto di essa.
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LINDAGARE NELLAKASHA

LAkasha una cronaca vivente; non si palesa in immagini fisiche, ma si esprime nella totalit delle forze che promanarono dalla volont degli esecutori passati. Si vede quella spiritualit che flu nelle loro membra fisiche, apportando modifiche nellambiente circostante. Per indagarvi, occorre prendere le mosse da una data, risalendovi. Levento avr la peculiarit di presentarsi per non con unintonazione passata, ma come se esso

stesse svolgendosi nel presente.


La persona artefice dellevento si comporter come se fosse ancora viva; possibile confonderla con la persona stessa presente ora. Ella potrebbe invece essere gi incarnata. Davanti alle immagine akashiche si ha a che fare con limpronta, leco dei pensieri viventi generati da un dato individuo: solo un residuo delluomo, nella sua immagine. Lakasha astrale e i Medium: essa viene proiettata come un miraggio nel mondo astrale.

Non sono immagini affidabili, perch confuse,

i medium percepiscono

riflessi astrali.
Essi credono di parlare con il morto, mentre in realt

parlano con leco dei suoi

pensieri viventi, con gli esseri elementari che si proiettano nel mondo astrale.

IL KAMALOKA LO SPERIMENTARE IL CONTENUTO DEL PROPRIO CORPO ASTRALE

Abbandonato dopo tre giorni lo sperimentare del corpo eterico, ci apprestiamo ora a percepire tutto ci che rimasto impresso, riguardo impressioni animiche, entro il nostro corpo astrale. 19

Si pu dire anche che appena lanima comincia ad abituarsi, ad adattarsi alla condizione del vivere entro il mondo eterico, trapassa poi nel mondo astrale, o sfera lunare. Ci si ricordi che ora non si ha pi il corpo eterico, perch esso si dissolto. Nel kamaloka, (sfera della Luna) l'uomo effonde il suo corpo astrale fino a riempire l'intera orbita lunare. Non si deve intendere in ci che l'anima soggiorni solo entro l'atmosfera intorno alla Luna, cos come si parla della vita terrestre dell'uomo che vissuta solo entro l'atmosfera terrestre: per trovare l'anima dell'uomo nel kamaloka, ci si deve invece rivolgere verso lo spazio ellittico che viene descritto dalla Luna nel suo orbitare attorno la Terra nella sua rivoluzione, nel periodo equivalente ad un "anno lunare". Per tal motivo si parla di "sfera della Luna" o "uovo" lunare.

Entrando nel kamaloka si ha una forte forza che ci fa dire io: ci si avverte in tutta coscienza.

Si ha qui un modo di vedere completamente diverso che nel mondo fisico.


La natura che nel mondo fisico vediamo e ci circonda,

non esiste nel mondo dopo la

morte.
Al posto della natura vi il mondo spirituale: ogni ente che si percepisce un essere spirituale. Non esistono l cose, oggetti inanimati: tutto vive. Il mondo della natura esteriore costituito dallinsieme dei singoli esseri delle gerarchie spirituali. Esseri elementari, animici e spirituali. Non una scoperta nuova quella che si fa, e neppure un entrare entro un mondo lontanissimo: semplicemente si vede ora quello che sulla Terra non ci fu dato di percepire. Si pu dire che si ancora entro latmosfera terrestre, ma non si vedono pi le cose della Terra, perch si deposto i sensi fisici che ci rendevano atti a percepirla. Appaiono ora quel mondo di forze che stavano dietro allapparire delle cose sensibili: vediamo quelle energie che ci apparivano prima come rivestite di uno strato di materia e che chiamavamo natura esteriore. Sulla Terra noi vediamo le cose della natura nel modo che conosciamo solo perch siamo dotati di organi che non ci permettono di vederla nella sua intierezza,

ma solo nel suo aspetto

esteriore.
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Non vediamo la forza che trama dietro la vita delle cose, ma solo il suo guscio.
I BAMBINI DOPO LA MORTE PREMATURA E errato credere che chi muoia come bambino, continui nel mondo spirituale a vivere con la coscienza di un bambino; la forma che si aveva sulla Terra solo unimmagine, per il disincarnato. In quel bambino aveva potuto vivere unanima molto evoluta; dopo la morte essa continua essere

la coscienza nello spirituale non determinata dalla forma o dal grado di coscienza conseguita al momento dellincarnazione appena trascorsa, ma dal grado di elevazione o coscienza morale raggiunta sino ad allora, nella somma delle varie vite, da unanima.
evoluta: Difatto non pi lio inferiore o personalit transitoria che assiste agli eventi come accadeva sulla Terra, ma in tale condizione comincia a presiedere le scene, ad apparire il nostro Io superiore, il quale riluce in modo minore o maggiore entro lanima a seconda della purezza da essa conseguita sino ad ora.

I MATERIALISTI DOPO LA MORTE: STUPITI

Le anime materialiste o atee che in vita non avevano creduto a lesistenza di una realt spirituale, qui sperimentano un grande stupore e meraviglia, in modo non propriamente piacevole: si trovano in una condizione a loro sconosciuta nella quale non sanno orientarsi; sanno soltanto di essere ancora vivi e che esiste unesistenza dopo la morte, ma non hanno idea di dove possano trovarsi e cosa possano e debbano fare. Principalmente, lesperienza del kamaloka o purgatorio da considerare come un piano in cui luomo deve dapprima disabituarsi dalle consuetudini terrestri che si sono in lui generate a causa della connessione avuto con il corpo fisico; da un altro lato il luogo in cui lanima umana prende coscienza delle manchevolezze compiute nei confronti del mondo esterno. Il kamaloka (dal sanscrito regione della brama), e detto anche: mondo elementare; mondo eterico; mondo astrale; mondo immaginativo; mondo delle anime; Purgatorio.

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Appare ora, la somma delle azione che abbiamo prodotto sulla Terra;

ci si

percepisce come una miscela di quello che di noi si effuso nel cosmo e di ci che abbiamo fatto e vissuto.

In questo stadio, luomo non pensa pi come prima: lordinario pensare cessato.

Egli sperimenta solo contenuti di sentimenti provati sulla terra e causati ad altri, edificandosi con essi.

Qui lanima impegnata a superare, attraverso un percorso immaginativo, tutti i desideri egoistici che in vita esigevano una soddisfazione fisica: si deve superare la

condizione di sentirsi , di credersi un io soltanto in base alle sensazioni del corpo.


Tutte le sensazioni che si generavano per causa di istinti di conservazione come fame e sete, non si presentano pi, perch non vi pi il corpo fisico, il quale ne abbisognava

tutte le normali necessit che apparivano come fondamentali sulla Terra, qui non sono necessarie.
per mantenersi in vita: Un uomo che avesse condotto una vita accontentandosi solo di praticare lessenziale naturale soddisfacimento delle sue necessit vitali, non avrebbe difficolt ad ambientarsi nella nuova dimensione. Non gli mancherebbe nulla. La stessa cosa non vale per luomo comune che ha avuto brame e desideri. Lanimale selvatico si accoppia solo nella stagione degli amori; non mangia per golosit o per avidit: si nutre solo se ne ha bisogno e mangia solo se ha fame. Tantomeno non desidera aggiungervi condimenti o salse per esaltare ancora di pi i sapori.

Luomo invece non mangia solo per necessit, non si accoppia solo per generare un simile; gli basterebbe bere solo acqua per dissetarsi anzich far uso di vino o di alcolici; gli basterebbe di accoppiarsi una volta ogni due o tre anni per procreare un figlio.
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Il problema delluomo che egli non si limita solo a soddisfare le necessit impostegli dalla Natura: deve necessariamente aggiungervi
dellaltro;
approfitta della necessit, caricandola di elementi non essenziali, per trarne un godimento personale che vada al di l del solo mantenimento della specie. Se un uomo un fumatore, l vedr migliaia di sigarette; se un goloso, gli si presenteranno banchetti sublimi; se un perverso, l si sentir circondato da bellissime e seducenti immagini: il problema che, mentre sulla Terra aveva un corpo tramite il quale poteva usufruire e saziare i suoi appetiti, ora qui non lo ha pi. Pu solo osservare le rappresentazioni che gli si avvicinano tentandolo, senza per afferrarle e possederle: si appresta ad un lungo periodo in cui deve esser capace di rinunciare a tutto ci.

La permanenza nel kamaloka dipende dalla quantit di brame e desideri egoistici sono radicati nellanima delluomo.

Contemporaneamente a tale esperienza di rinuncia, si sperimenta unaltra condizione:

la

ricapitolazione e la rivisitazione della propria vita passata:

il

bilancio. (Immagine del Dio Horus che pesa il cuore delluomo su una bilancia, dove
nellaltro piatto vi una piuma)

IL KAMALOKA E LA RICAPITOLAZIONE DEI SONNI TERRESTRI

Ogni notte durante la vita terrestre, luomo non se ne accorge, ma egli elabora e analizza inconsapevolmente tutto ci che ha fatto e prodotto durante il giorno precedente, nella veglia. Durante il sonno prendiamo coscienza di tutto quello che avremmo dovuto fare e non abbiamo fatto, ci che di male e di bene abbiamo fatto, sia per amoralit, per pigrizia, superficialit o disattenzione.

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Impariamo che non fummo attivi completamente, che non agimmo nel senso dellevoluzione spirituale.

Tutto questo ha unenorme importanza, perch si ripercuote su ci che saranno le esperienze nel kamaloka, dopo la morte; mentre sulla Terra si ha coscienza
solo di ci che si sperimentato durante la veglia,

dopo la morte ci si accorge di avere memoria di tutto ci che si era sperimentato durante
il sonno. Si sperimenta a ritroso, partendo dallultima notte che abbiamo passato sulla Terra, il contenuto di esperienze che abbiamo vissuto inconsciamente durante il sonno.

ma ci che della vita di veglia si e' elaborato, senza averne coscienza, durante il sonno.
Nel kamaloka, si riattraversa la propria vita, ma non analizzando la vita di veglia,

Si rivive la propria vita non dal lato diurno, ma dal lato notturno.
Ci che della notte rimaneva nel subcosciente durante la veglia, riappare nel kamaloka.
E per tale motivo che si dice che il kamaloka dura un terzo della vita che si vissuta: corrisponde al tempo per il quale si dormito sulla Terra. (16 ore di veglia + 8 ore di sonno = 24 ore)

OGNI NOTTE SI VIVE ANTICIPATAMENTE IL DOPO MORTE

Ogni notte l'anima percorre le stesse sfere che dovr poi attraversare dopo la morte; nella stessa sequenza le ascende e le ridiscende, in un tempo per pi veloce.
L'uomo nel sonno accoglie, senza parteciparvi, i giudizi delle entit spirituali sulle azioni da lui compiute durante la giornata, i quali vengono impressi entro il suo corpo astrale. Egli nel sonno non li avverte, ma tali giudizi si ripresenteranno coscientemente a lui dopo la morte 24

nel kamaloka, quando rivisiter il contenuto del suo corpo astrale. Difatti allora verr presa in considerazione non la sua vita di veglia, ma la vita di sonno, nella quale si sono svolte appunto, tale azioni giudiziali.

LA VITA DI SONNO AGISCE ANCHE SULLA VITA DI VEGLIA

Le esperienze che lanima fa di notte nel sonno, quando ancora incarnata sulla Terra, hanno i loro effetti anche durante la sua vita diurna: lo stato danimo generale che domina luomo sveglio come oscuro sentimento di s, dipende da come e cosa si vissuto nel sonno. Se ci si sente felici o infelici, freschi o fiacchi, dipende da ci che abbiamo sperimentato durante il sonno. Nella fase di sonno in cui luomo non sogna, di cui non gli permane alcun ricordo cosciente, in realt il momento in cui egli penetra nella sfera del mondo spirituale pi elevato, nel quale viene a conoscere la sua vera natura divina immortale. Il fatto che luomo durante la vita terrena si senta un essere eterno, immortale, ossia che possa sopravvivere alla morte, non deriva da una sua mera fantasia, ma da unesperienza reale; tale convinzione o presentimento deriva dalle immagini e dalle esperienze di eternit che luomo vive ogni notte. Tornando sulla Terra, egli se le porta con s incosciamente. Il sentimento religioso naturale di devozione, di bisogno di credere nel divino che sorge nelluomo durante il giorno, deriva come un riflesso delle grandiose esperienze inconscie che egli fa durante il sonno. IL TEMPO DELLA PERMANENZA NEL KAMALOKA

Lanima permane nel kamaloka per un periodo pari al tempo che nella vita terrena aveva utilizzato per dormire: un terzo della vita appena trascorsa.
Si rivive al contrario la vita di sonno passata ad una velocit triplicata. Durante ogni notte di sonno sulla Terra, in modo incosciente, lanima porta nel mondo spirituale le azioni e i pensieri che ha fatto di giorno; questi vengono osservati e giudicati dalle Gerarchie superiori. I loro giudizi, vengono poi subcoscientemente inscritti nel corpo astrale delluomo: questi giudizi, 25

insieme al rivivere quelle esperienze, costituiscono ci che luomo non gli fu possibile di conoscere sulla terra, ma che ora conosce consapevolmente in questo periodo del kamaloka. Con ci si spiega il detto: bene dormirci sopra o la notte porta consiglio; ci si dice perch solitamente, al risveglio, il giorno seguente dopo il sonno, ci si appare pi obiettivi e pi ricolmi di senso morale nella valutazione di un evento, pi di quanto non lo si fosse il giorno prima. Il kamaloka detto anche zona Lunare: i giudizi entro il corpo astrale vengono inscritti da

quelle entit che furono i primi grandi maestri dellumanit: entit angeliche e arcangeliche che nei primordi della Terra apparivano incorporati in corpi eterici sul pianeta, onde guidare e accompagnare luomo bambino allinizio della sua evoluzione.
Questi esseri hanno grande importanza nella connessione degli eventi del mondo e soprattutto influenzano il formarsi del karma, dopo la morte delluomo. Essi si avvicinano dopo la morte alluomo, e compenetrano le immagini che si presentano nel possente quadro mnemonico della passato vita del disincarnato. Sono le prime entit spirituali che incontriamo dopo la morte. Dopo la morte ,entrando nella regione Lunare, vediamo che ogni nostra azione e pensiero stata annotata. Losservazione di quanto accaduto nel sonno sulla terra, la prima esperienza dopo la morte. Ci viene presentato il Conto delle nostre malefatte, le quali erano state annotate dalle entit lunari durante le notti entro il nostro corpo astrale.

LA CONDIZIONE PERCETTIVA NEL KAMALOKA Si guarda l al mondo circostante come se ci si sentisse effusi sui margini di una circonferenza di una sfera; dalla periferia si guarda verso il centro della sfera vedendo le azioni che abbiamo compiuto verso altri.

GLI INCONTRI NELLA VITA DOPO LA MORTE Non assistiamo da soli, alla visione retrospettiva della nostra vita; di fianco o di fronte a noi, sono presenti anche quegli uomini ai quali abbiamo causato dei dolori o dei danni.

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Dopo la morte siamo circondati da una miriade di esseri e di anime che dapprima non conosciamo; sappiamo che sono anime, ma non le conosciamo singolarmente. Poi, poco a poco, da quellindistinto panorama di anime si fanno avanti singole anime in modo distinto e concreto, in particolare si presentano quelle anime con cui abbiamo avuto rapporti nella vita appena trascorsa. Impariamo a tutta prima a conoscere a distinguere le varie anime che ci attorniano, dopo la morte , ne facciamo la conoscenza. LO SPERIMENTARE IL DOLORE DEGLI ALTRI DENTRO DI NOI Nel mondo fisico, il mondo esteriore delle cose e degli individui fuori di noi; nello spirituale si ha la sensazione opposta, ovvero che esso dentro di noi.

Immaginiamo sulla Terra di dissolverci, di scioglierci come

una

nebbia e che quella nebbia siamo noi stessi; si pensi poi che tale nebbia, che
la nostra entit, tenda ad espandersi, ad ingrandirsi fino ad avvolgere e compenetrare lintera atmosfera, tutta

la sfera terrestre.

Ci si sentirebbe allora come se si fosse diventati lintera volta celeste,

e sia cos possibile vedere dallalto il mondo, osservare come se esso fosse al nostro interno.
Questa la giusta prospettiva di visione.

di poterlo

Essendoci ingranditi, abbiamo anche compenetrato gli altri esseri, che a loro volta appaiono
anchessi dilatati: essi scorrono entro la nostra entit, sono incorporati e a contatto con la

nostra individualit: sono

ora parte di noi, del corpo totale cosmico di

cui fanno parte tutte le cose.


Non vi pi un corpo individuale, ma un generale corpo, in cui sono raggruppate e fanno parte le singole anima umane: ogni anima simultaneamente partecipe con laltra essendo parte di un 27

singolo e universale corpo cosmico.

Sulla Terra noi sentiamo dolore se feriamo il nostro corpo: dopo la morte, se abbiamo inflitto dolore ad unaltra anima sulla Terra, ora avvertiamo anche noi quella sofferenza che gli procurammo; ci

accade perch essendo ogni anima come un organo, parte di

sperimentiamo come se una parte del nostro corpo fosse stata ferita da noi stessi.
unico corpo di cui anche noi facciamo parte, Lo sperimentare il dolore che abbiamo inflitto agli altri dentro di noi, come
se fosse nostro, viene attivato dal riguardare gli eventi della vita passata; quando fra le varie scene della vita trascorsa compare un evento in cui colpimmo con uno schiaffo una data anima, ci colleghiamo con essa: quellanima irraggia verso di noi

unamarezza

che nutre per noi a

causa di quellazione. Questo collegamento suscita in noi il medesimo dolore che essa prov per causa nostra. E come se essa irraggiasse una sfera di forze, la quale va a compenetrare la nostra sfera individuale. Sperimentandola, al contempo sorge in noi il desiderio di voler togliere di mezzo quellamarezza, quel dolore:

da ci noi riceviamo una forza

che ci dar volont di estinguere e di

compensare quella mala azione, nella prossima vita. Si desidera ardentemente eliminare i propri errori, perch essi causano intralcio alla nostra evoluzione. E la tecnica del karma. In tal modo, luomo viene qui a sapere quanto egli ha operato nel bene e nel male tramite azioni, pensieri e sentimenti, contro o pro la legge morale universale. Ora, con grande partecipazione lanima prova su se stessa i dolori arrecati agli altri uomini, generando il s un rimorso, che porter con s nella vita successiva, il quale generer la volont di volere rimediare a quei torti infusi. Si ha lesperienza della personalit alla rovescia. Questa esperienza delle sofferenze arrecate ad altri non costituisce ancora un pareggio karmico, ma soltanto la sua pre-formazione. Lattivit subita nel kamaloka induce lessere umano ad ricercare, nella prossima vita, quegli individui a cui egli ha arrecato danno, per compensarli.

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LA VALUTAZIONE INSIEME AD ALTRI UOMINI: la Forma Spirituale mutante

Vi inoltre unaltra mutazione: nel kamaloka cambia anche la nostra forma spirituale; essa assume una conformazione particolare a seconda del grado di moralit da noi conseguito sinora. Non vi possibilit di nascondere ci che si prova davanti alle immagini passate, perch ogni emozione o sentimento presente in noi si manifesta immediatamente allesterno, mostrandosi tramite la nostra stessa forma; insieme ad altre anime rivediamo le nostre azioni passate nei loro confronti: contemporaneamente sveliamo ad esse quali furono le nostre vere intenzioni, perch esse appaiono visibili tramite noi stessi.

Siamo nudi nellanima.

Luomo vede il riflesso delle sue azioni e sentimenti, nelle altre anime che aveva incontrato sulla terra,con le quali aveva avuto relazioni; se ha fatto del bene egli si sente di aver contribuito al progresso di quella data anima,se ha fatto del male si sente in dovere di compensare.

Nel post mortem,

noi diveniamo gli altri,

ci sentiamo gli altri;

perdiamo il senso dellio ordinario terreno,


diciamo: io sono ci che ho fatto agli altri.

Ci appare come se innumerevoli specchi, che sono le altre anime,


rispecchiassero verso di noi ci che fummo verso di loro: vediamo in quadro ben chiaro e molto ben presente, tutte quelle azioni che compimmo.
Nellultimo terzo della vita spirituale quelle immagini riflesse influiranno sulla formazione del nostro futuro corpo astrale.

In tale condizione l'uomo avverte una percezione di "dilatazione"; ci non accade perch l'io cresce veramente, ma perch le facolt percettive di sentimento, non pi costrette dentro la materia, vengono altamente acuite, tanto da sentirsi come collegati con
l'intera terra, in un unico fluido. Davanti alla rivisitazione dei fatti avvenuti, ad egli parr di essere con una parte di s ancora in quei 29

luoghi, con sensazione dolorosa di presente e di vicinanza assoluta. Qui ci si rende conto degli errori commessi. L'acuto dolore provato durante la permanenza nel mondo animico, si imprimer su un atomo seme del corpo astrale, in modo incancellabile; le esperienze della vita passata verranno cancellate alla coscienza nella vita successiva, ma il sentimento perdurer. Quando nella vita successiva si ripresenter l'occasione di ripetere gli stessi errori, tale sentimento inciso in lui parler inequivocabilmente: la cosiddetta "voce della coscienza".

La tendenza di commettere gli stessi errori per rimane, perch in ci intessuta sempre la possibilit di agire in perfetta libert.

Alla fine del kamaloka si gi stabilito in quali condizioni si vuole entrare nella prossima vita, ossia come ci si intende incontrare con le varie persone per pareggiare le diverse azioni. E qui che si determina il karma della prossima vita: si stende il piano karmico. Tutto ci che per causa di una nostra azione ha provocato sentimenti entro altri individui, lo dobbiamo ora, a ritroso, sperimentare noi stessi. Il dolore che infliggemmo ad altri, diviene ora dolore in noi. Lo sperimentare il dolore che abbiamo dato ad altri entro la nostra anima, non si manifesta a causa di un'astratta legge spirituale, ma per una necessit logica. Difatti vi una particolarit che si nota riguardo l'agire sul mondo fisico e l'agire entro il mondo animico: se si rompe una pietra, si vede palesemente subito che essa stata da noi distrutta, che in mille pezzi, mutata rispetto la sua forma originale. Se invece si commette un'azione o si rivolge un'offesa a qualcuno, non si possono vedere o sperimentare gli effetti che accadono entro l'anima di chi ha ricevuto il danno. Si pu al massimo vedere la faccia sdegnata dell'offeso, ma non vivere l'offesa che egli sente entro la sua anima. Mentre se agiamo nel mondo fisico vediamo subito l'effetto che produciamo, se agiamo tramite sentimenti non ci dato di vedere ci che l'altro sperimenta in s. Ossia, il dolore lo prova solo l'altro.

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Ammettiamo che abbiamo offeso un individuo; per. es. a causa di antipatia dicemmo a quell'uomo: "stupido!". Sulla Terra sperimentammo solo ci che accadeva nella nostra anima, non il peso e la sensazione di affronto dell'offesa ricevuta che si present entro l'anima dell'altro. Solo a causa di una nostra intenzione verbale o fisica diretta verso qualcuno si rese possibile il far scaturire nell'altro un pesante sentimento di incasso; sulla Terra noi provammo una cosa, lui un'altra. Nel conferire l'offesa, noi non sperimentammo l'intero effetto causato dalla nostra azione, ma solo la met. Nel kamaloka, sperimentiamo l'altra met: viviamo ci che sulla Terra non ci fu dato di vivere come effetto totale. Ci che avremmo dovuto percepire come evento animico totale, sulla Terra ci precluso: invece che apparirci nella sua globalit, lo vediamo scisso in due. Ma in realt tale scissione non reale, ma solo momentanea: nel kamaloka, per logica, vediamo anche l'altra met di ci che sulla Terra non ci fu dato di percepire. Se rompendo una pietra non la vedessimo frantumarsi, penseremmo che non l'abbiamo rotta: la stessa cosa per l'uomo; se colpendolo con un'offesa non sentiamo il dolore che egli prova, crediamo di non avergli fatto alcun male. Tale non percezione della globalit degli effetti animici esiste per una motivo propedeutico: se sulla Terra dopo aver compiuto un'azione a danno di un'altro uomo, sperimentassimo subito l'intero effetto, ossia percepissimo anche ci che a causa nostra accade entro l'anima dell'altro, nessuno avrebbe il coraggio di perpetrare azioni verso gli altri. Subito ci accorgeremmo del dolore che generiamo. L'uomo deve vedere solo la met delle sue azioni,

per imparare in libert cosciente a

non commettere pi cattive azioni. Solo sbagliando possibile correggersi: e dalla correzione nasce, se si vuole, un senso morale che genera il rispetto verso il mondo.

SIAMO NOI CHE DOBBIAMO DARE UNA FORMA ALLE ANIME CHE INCONTRIAMO: LE DUE MODALITA

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Nel mondo spirituale vige anche unaltra particolarit: quando si incontra unanima, si ha la percezione interiore che si ha di fronte qualcosa, ma non si vede alcuna forma o immagine; per renderla percepibile dobbiamo compiere uno sforzo, con unattivit interiore. Si percepisce la presenza, ma non la forma. E unattivit paragonabile al come cercare di fare un disegno dopo avere con gli occhi chiusi tastato un oggetto. Sappiamo che lessere presente, ma devo prima crearmi la sua immagine collegandomi interiormente con lui. Vi anche un altro modo: cercare di svuotarsi completamente la coscienza con sforzo, e attendere che limmagine si formi da s. E come quando dopo aver guardato un oggetto fisico, si tenta di trasporlo nello spirito, in modo da ricordarne la forma ad occhi chiusi; solo che in nel nostro caso non abbiamo visto proprio nulla: ciononostante, se ci si svuota veramente, limmagine sorge.

Quando si entra in contatto con unanima che, per vederla, occorre usare la prima modalit, cio farlo con sforzo,

si tratta di unanima di un defunto;

quando invece essa si presenta da s, nella nostra coscienza vuota, si tratta di un uomo ancora incarnato sulla Terra.

In questi due modi possiamo essere in collegamento dopo la morte, con defunti e viventi.
NEL KAMALOKA GLI INCARNATI POSSONO AIUTARE I DEFUNTI LEGGENDO LORO TESTI DI ANTROPOSOFIA Nel kamaloka, (sfera Lunare) l'uomo vede le sue colpe, ma non pu assolutamente intervenire; non ha neppure la forza per far sorgere in s la volont di rimediare: un subire, un vivere passivo, un incassare giudizi, travolti dallo sgomento dell'autorit oggettiva spirituale che ci giudica. Il defunto non pu far nulla in tali condizioni, a parte il subire: lo possono per aiutare quelli che sono ancora vivi sulla Terra. 32

Leggere ai morti: ci si deve immaginare il defunto davanti a noi, presente, con i suoi lineamenti la sua figura fisica. Gli si deve leggere un libro antroposofico, con i pensieri, non alta voce. In tal modo questo agisce sul defunto: lo corrobora, gli infonde forza e sostegno. Tale aiuto nella lettura,

possibile per solo nel kamaloka (corrispondetemente per


difatti in quel periodo il

un terzo del tempo in cui egli visse sulla Terra);


lingua terrestre che si muove in pensieri dialettici:

defunto ha ancora memoria del linguaggio parlato e pensato, percepisce ancora il senso della

dopo il kamaloka il senso del

linguaggio terreno va perduto, perch ci si disabitua ad esso, apprendendo il nuovo linguaggio vigente nello Spirito, privo di parole, ma fatto di sole immagini e ispirazioni.
Durante il kamaloka il morto percepisce ancora i nostri pensieri dialettici, dopo no. Dopo sperimenta il nostro contenuto animico in ispirazione. L'apporto di conoscenze occulte aiuta il cammino e l'orientamento del morto nel kamaloka; bene leggere antroposofia, soprattutto a defunti che in vita non l'ebbero conosciuta. Poi mano a mano, il corpo astrale dell'uomo si espande sino a coprire la sfera di Mercurio, di Venere, Sole, Marte, Giove e Saturno: diviene cos grande da abbracciare l'intero sistema solare. L'anima deve, per ogni passaggio entro le varie atmosfere animiche planetarie, ambientarsi; in questo cammino, non tutti gli uomini si ambientano allo stesso modo: questo diverso adattamento dipende dalle diverse capacit morali possedute da ogni singolo essere umano.

LA CONDIZIONE DELLA VITA NEL DOPO MORTE SI E' MUTATA NEI SECOLI

Non si deve credere che chi fosse morto 2.000 anni fa avesse sperimentato le medesime esperienze 33

che attraversa l'anima che muore nel tempo attuale. In Grecia, il detto: "meglio essere un accattone sulla Terra che un re nel regno delle tenebre", testimonia che essi sapevano che dopo la morte la loro coscienza si annebbiava, cadeva nelle tenebre, non era cosciente. Non pi cos ora; le condizioni di vita del dopo morte sono mutate nel tempo, parallelamente all'evoluzione acquisita nel tempo dall'anima umana. La vita dopo la morte, dai principi dell'Atlantide sino al mistero del Golgota, si era andata oscurando man mano, sino a giungere ad una tenebra, ad un'incoscienza totale entro l'anima di chi

E' ovvio che in tale condizioni di incoscienza l'anima non aveva modo di partecipare ai giudizi, ai rimorsi e al discernimento che
fosse morto in quei tempi.

a quei tempi l'anima moriva davvero, non poteva progredire.


ora un uomo trae dall'esperienza del kamaloka e delle altre sfere: Il mistero del golgota ha agito come un rischiaratore della coscienza dell'uomo dopo la morte.

PRIMA DI CRISTO LE GERARCHIE GUIDAVANO DI PIU' L'UOMO Prima del Cristo l'uomo era molto pi dipendente dalle Gerarchie. Angeli e arcangeli lo guidavano in modo quasi automatico: l'uomo era come una sorta di manichino, mosso dalle Gerarchie; anche nel dopo morte non ritenevano necessario che egli fosse presente consapevolmente: esse lo guidavano attraverso le varie sfere, predisponendolo a quella o a questa esistenza terrena, senza che egli potesse parteciparvi. Con la venuta del Cristo, le gerarchie impararono a donare rispettosamente pi libert all'uomo, a lasciarlo agire pi responsabilmente e a renderlo cos partecipe della vita, delle attivit del Mondo

In tale aspetto, il Cristo insegn alle Gerarchie come educare l'uomo, lasciandolo pi solo, pi libero: in tal modo esse progredirono nella loro evoluzione.
spirituale.

IL GOLGOTA E IL POST MORTEM

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Laver sperimentato con il sentire il Cristo sulla terra produce forze dopo la morte, capaci di sostenere la coscienza durante lascesa verso tutte le sfere che si dovranno poi attraversare.

LA PERCEZIONE DEL MONDO SPIRITUALE TRAMITE L'IO LABBANDONO DEL CORPO ASTRALE

Al termine del soggiorno nel kamaloka, luomo abbandona in questo mondo il suo corpo astrale, il quale come aveva fatto leterico, qui si dissolve. Le esperienze praticate nel kamaloka rimangono comunque congiunte allestratto eterico o corpo causale: qui Esseri spirituali avevano giudicano lanima, rispetto la logica darmonia di Giustizia cosmica: lumano nellaccogliere tali giudizi sperimenta grande rammarico, ma al contempo pu imprimere in s quelle sentenze, le quali permarranno in lui in future esistenze, come monito interiore che lo avvertir e consiglier subcoscientemente circa le nuove future azioni da effettuare sulla Terra. Il corpo delle cause o casuale segue luomo nelle varie incarnazioni: in esso sono contenute le cause di sue passate azioni che dovranno necessariamente generare effetti compensatori.

IL VERO IO

L'uomo porta con s nel cammino nel mondo spirituale un estratto eterico dopo aver abbandonato il suo c.eterico tre giorni dopo la morte, e uno estratto astrale in conseguenza alla dissoluzione del suo corpo astrale, dopo il soggiorno nel kamaloka. Tutti gli involucri si disgregano, nessuno resiste per sempre: solo l'Io, il vero Io, attraversa integro, tutte le condizioni di esistenza terrestre e spirituali.

Questo reale e vero Io, non va confuso con quell'Io che l'uomo conosce sulla Terra attraverso il suo corpo.

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Una volta che la ricapitolazione a ritroso della vita di sogno giunta alla percezione del momento della nascita nel mondo fisico nell'incarnazione precedente, si abbandona il corpo astrale: solo adesso che ci si liberati da ci che ancora ci legava alla Terra, possiamo vivere un'esistenza puramente spirituale.

Solo dopo la deposizione del corpo astrale, si schiude a noi la percezione del mondo spirituale, non prima.
Nel giungere nel mondo spirituale si accende una coscienza pi alta di quella terrena, si pi consapevoli di se stessi. Mentre prima si percepiva in senso soggetto-oggetto, ora s'inverte la cosa: si sperimenta il mondo esteriore nell' interiorit; per Ispirazione, si sperimentano gli altri entro di noi. Potevamo vedere il quadro immaginativo dopo la morte, tramite il nostro corpo eterico che si espandeva; potevamo vivere le esperienze animiche della vita passata tramite il nostro corpo astrale; nel mondo spirituale si vive e si percepisce invece tramite il proprio Io spirituale superiore. Si ha una coscienza ben desta, per, solo perch non si provvisti solo dell'Io, ma perch nell'abbandonare il corpo astrale ci siamo trattenuti quella parte di astralit che durante le varie incarnazioni abbiamo elaborato e purificato: il S spirituale. Conservando una parte di astralit purificata, si rende possibile un'autopercezione di s stesso all'Io, il quale la trae dal rispecchiamento entro di essa; il S spirituale "riempie" interiormente l'Io, donandoci una forza di coesione interiore, allo stesso modo di come l'ego forniva autocoscienza all'Io sulla Terra. Qui per non l'anima egoica a fungere da supporto della coscienza, ma un'anima spirituale: il S. In questo modo, nello Spirito ci si sente cos spirito fra gli spiriti. E' ovvio che la chiarezza della propria coscienza dipende quindi da quanta sostanza di S Spirituale sia stato elaborato sinora dall'anima; se essa poco evoluta, quindi schiava di passioni, di egoismi e priva di senso della morale, di altruismo, tale anima avr talmente poco S da non poter avere una coscienza molto chiara. In genere la maggior parte delle anime riescono a giungere in coscienza sino alla regione Solare: poi tendono ad un attutimento, causa la grande forza che esiste nelle regioni pi alte. Solo l'aver sperimentato realmente il Cristo sulla Terra, d la possibilit di sostenere tutti gli stati di coscienza planetari e stellari.

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IL CAMMINO DELLUOMO NELLE SFERE DI LUNA, SOLE E ZODIACO

Il cammino delluomo dopo la morte da considerare come un suo attraversamento, un pellegrinaggio dellanima umana in tutte le sfere planetarie: Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno e Zodiaco.

In ogni sfera o piano, luomo incontra e ha a che fare con i suoi abitanti.
Ogni movimento dellanima da una sfera allaltra, non da intendersi in senso spaziale, ma ce ne possiamo farcene una rappresentazione, immaginando di viaggiare su una nave sul mare, ove man mano che si proceda fra la nebbia appare unisola in lontananza.

E chiamata zona Lunare lattraversamento di Luna, Mercurio e Venere. ( 3 gerarchia) La zona Solare il passaggio entro la sfera del Sole, nella quale si soggiorna maggiormente, per secoli: la vera e propria patria delluomo, la sua vera dimora. (2 gerarchia) Si prosegue poi per Marte, Giove e Saturno, per giungere alla zona Stellare. (1 gerarchia)

Dopo aver raggiunto lo Zodiaco, lanima riprende il cammino inverso, ridiscendendo verso i pianeti Saturno, Giove, Marte, Sole, Venere, Mercurio, Luna; pronto per ridiscendere sulla Terra.

LE FORZE STELLARI PRESE DALL'UOMO L'uomo dopo la morte, trae le forze per l'edificazione della sua futura corporeit dal mondo stellare e planetario, a seconda di come egli abbia sviluppato o non certi atteggiamnti morali o religiosi durante l'incarnazione precedente.

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Durante la notte, l'uomo stato predisposto in modo che egli non assista al lavoro di ricostruzione che altre entit fanno sulla sua corporeit; difatti perde la coscienza. Durante la veglia, tutta la vita entro l'uomo in realt un incessante susseguirsi di

processi di distruzione: le forze vitali del corpo eterico combattono una estenuante lotta contro le forze del corpo fisico, le quali tenderebbero a dissolversi, ad entrare nel caos.

Per tal motivo alla sera, quando le forze del corpo eterico stanno esaurendosi, l'uomo stanco: egli deve andare a ricaricarsi di forza vitale, attingendola dal mondo stellare.
Durante la veglia l'uomo non vede quelle forze: dopo la morte invece le percepisce e sente come agiscono su di lui.

MERCURIO

MORALITA': SOCIALITA' SPIRITUALE AMORALITA': SOLITUDINE SPIRITUALE

MERCURIO

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Chi ebbe in s sulla Terra una moralit fondata sul rispetto degli valori altrui, senza mai privare nessuno della libert di espressione della sua singola individualit, dopo la morte, su Mercurio, avr la capacit di socializzare con altre anime e entit spirituali. Chi invece ebbe in s poca moralit, tender a richiudersi in solitudine: verr come non avvicinato dagli altri abitanti del mondo spirituale. Il perdere la coscienza pu essere intesa in questo caso come solitudine, separazione dagli altri esseri; l'amorale sente come erigersi delle mura intorno a s: vive come segregato entro una prigione, sapendo di essere escluso dalla realt spirituale di esseri che lo circonda oltre quelle mura, edificate dalla sua stessa anima. E' come impossibilitato a partecipare alla generale vita dello Spirito. VENERE Nella sfera di Venere, solo chi ebbe sulla Terra la percezione interiore della presenza di un sentimento religioso volto verso la devozione e venerazione del divino nella natura e negli uomini, riesce a socializzare. Stiamo parlando di quelle anime che abbracciarono una singola professione religiosa, definendosi cattolici, islamici, induisti o buddisti. Qui si socializza con tutte le altre anime predisposte in tale senso, al di l della loro appartenza a quella o altra religione. L'aver professato una particolare religione sulla Terra crea la possibilit di contatto con gli altri esseri dimoranti nella sfera di venere. L'elemento di devozione divina li accomuna al di l dei singoli contenuti religiosi dottrinali. Chi non ebbe alcun senso di devozione verso il divino e lo spirito operante nella natura, anche qui tende a non venir avvicinato: un eremita solitario. Il materialista ne viene escluso: non pu difatti incontrare o vedere qualcosa che sulla Terra non aveva creduto esistente. In Venere non vi una divisione in ceppi, razze, popoli o colori di pelle: l gli uomini si distinguono solo rispetto la loro confessione religiosa. Vi la razza cattolica, la razza induista, buddista, musulmana, ecc.

Su Luna, Mercurio e Venere si prende coscienza dei propri peccati, degli errori commessi: essi sono l, ma non possono venire cambiati in nessun modo: per farlo dobbiamo ridiscendere sulla Terra, in un corpo fisico.

LUNA, MERCURIO E VENERE

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L'uomo su Luna, Mercurio e Venere dice: "Io riconosco le mie ingiustizie che ho commesso, ma non posso cambiarle." Egli prova dolore, ma quella sofferenza necessaria, perch solo grazie ad essa che l'anima pu far scaturire da s stessa quelle forze, quell'impulso che una volta reincarnatasi, la porter a rimediare agli errori commessi. Tramite quel dolore accogliamo in noi una forza che ci dar la capacit poi sulla Terra, di modificare ci che nel dopo morte non potevamo cambiare.

LA ZONA SOLARE o Devachan inferiore

Dopo essersi disabituato alle consuetudini fisiche, istintive e passionali


luomo entra nel devachan Inferiore o zona solare: egli abbandona ora il suo corpo astrale, il quale si effonde nel mondo animico, continuando a sperimentare solo attraverso il suo Io. Abbandonando le sue abitudini, le sue brame, aspirazioni e passioni, luomo lascia dietro a s una parte rilevante di se stesso: perde una parte della sua entit, e precisamente abbandona proprio quella parte alla quale era molto affezionato sulla terra, perch era ci a cui egli diceva io. La sua personalit contingente egoica. Egli entra nel nuovo 2 mondo mutilato; vi penetra solo con cio che in lui era tendenza e predisposizione al bene e alla moralit. Nella zona solare difatti il male non pu accedervi.

Se un uomo non ha in s alcuna disposizione al bene, (cosa molto rara) ossia soltanto cattivo, non pu procedere oltre: egli deve necessariamente incarnarsi subito, perch non ha in s nulla che pu venire elaborato dalle entit solari. Esse difatti sono capaci di elaborare solo partendo da facolt morali portatevi dalluomo stesso.
Ma se luomo entra qui privato della sua personalit, di tutto ci che costituiva lessenza della sua identit, cosa rester di s stesso? A cosa dir io?

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Dopo la morte,si ricevono certe forze,largite da entita superiori che ci aiutano, le quali ci danno la possibilita di conservare il ricordo di quanto sulla Terra si era dimenticato, deponendo il corpo. Liniziato entro in questi morti da vivo, e deve trarre da s queste forze che. Per prima cosa vede, incontra larchetipo del suo corpo fisico: cammina, guarda, tocca il mondo circostante; in realt esso ci che fu il suo corpo. Vedere limmagine del proprio corpo prova di aver sorpassato il kamaloka. Luomo dice tu al suo corpo fisico. Sulla terra luomo sidentificava con il suo corpo: ora sa che esso era solo un suo strumento passeggero, un vestito che ha indossato per una vita e ora vede riposto nel devachan inferiore. Proseguendo, egli vede che anche la sostanza dei suoi sentimenti non gli apparteneva, ma che per tramite di altri esseri che gliela donavano, esso poteva provare emozioni e passioni. Egli dice tu anche ai suoi sentimenti, i quali costituiscono l, il mondo esteriore.

IL NOSTRO IO NON E SULLA TERRA MA RESTA NEL MONDO SPIRITUALE: LO REINCONTRIAMO DOPO AVER TRASCORSO IL KAMALOKA

Quando diciamo: ho 30 anni, indichiamo let del nostro corpo fisico, non ci riferiamo allet della parte eterna in noi; diciamo Io al nostro corpo, ci identifichiamo con esso. LIo in realt non partecipa alla nostra migrazione sulla Terra; egli

rimane fermo entro il mondo spirituale ad aspettare; solo dopo la morte, dopo aver percorso a ritroso lintera nostra vita, una volta giunti al momento della nostra passata nascita terrena, ossia dopo aver concluso il periodo del kamaloka, reincontriamo il nostro vero Io.
Egli ci aspetta l sino a quel momento: ci aspetta per accompagnarci lungo lulteriore cammino entro il mondo spirituale. LIo viene trattenuto nel mondo spirituale, nella forma che ci data dagli Spiriti della Forma. Viene trattenuto, perch se esso penetrasse entro la vita terrena, non riusciremmo mai a raggiungere le mete e i compiti che furono prefissati. LIo attende tutto il tempo che stiamo sulla Terra, e guarda solo alla nostra evoluzione, attende che 41

lo riprendiamo dopo il kamaloka, collegandovi cos ci che abbiamo elaborato della nostra anima, quale S spirituale.

Noi restiamo con la nostra vera entit, con il nostro Io nel mondo spirituale, mentre la nostra anima vive e fa esperienze nel mondo fisico.

LE REGIONI DEL DEVACHAN INFERIORE

Nella 1 regione reincontriamo genitori e i parenti; coloro che ci hanno permesso tramite i geni ereditari, il sangue, di incarnarci in un dato popolo, in una particolare famiglia: da loro abbiamo tratto lo strumento corporeo che ci sosteneva sulla Terra. Veniamo a sapere che il mondo fisico non ci apparteneva, neppure il nostro corpo: ci fu dato dagli esseri che dimorano qui: gli archetipi generatori di forme fisiche. Nella 2 regione incontreremo uomini venerati o religiosi con cui avemmo a che fare; qui si assapora unatmosfera di comunit: tutte le cose sprigionano un sentimento di fratellanza e di devozione. Conosciamo gli archetipi generatori della vita. Nella 3 regione ritroveremo gli uomini con cui ci ritrovammo idealmente e moralmente. Comincia a parlare lo Spirito: si respira unatmosfera pura e cristallina, carica di Spiritualit vivente. Conosciamo gli archetipi generatori del sentimento. Nella 4 regione, arriviamo in un mondo dove vengono attinte tutte le idee, le invenzioni, le intuizioni che aiutano lumanit a procedere, tramite lapplicazione di queste. E un mondo di creativit vivente. Il passaggio attraverso questa regione consente alluomo di ricevere forze creative che potr applicare in futuro sulla Terra. Nel mondo spirituale non si va in giro, come nel m.fisico, guardando e osservando i suoi abitanti da fuori, come qui si guarda un vaso di fiori che ci appare di fronte noi,ad una determinata distanza. Nel m.spirituale non si puo dire: io sono qui, e la vi e un essere, piu oltre ve ne un altro, ma si puo solo dire: io sono quellessere, perche questa e la vera sensazione che si prova. Le entita non sono fuori, in un mondo esterno, ove noi siamo soggetto e loro oggetto: la 42

dualita non esiste; vige il monismo.

Esse sono in noi, o meglio ancora: sono noi.


Lunica cosa che ci appare fuori, come oggetto in un mondo esterno, e il punto del mondo in cui prima ci trovavamo noi stessi.

LA CONDIZIONE BEATIFICA

Privi di un anima che origina dubbi e contraddizioni, di un corpo fisico che ci appesantisce, si sperimenta una immensa pace: beatitudine. Ci si sente liberi da quelle catene conferite dai veicoli inferiori. Non si incontrano n ostacoli, n opposizioni: l tutto costruttivo, edificante e creativo.

L'ELABORAZIONE SPIRITUALE DEL FUTURO CORPO FISICO

Nel Devachan si cominciano ad edificare le forze spirituali che genereranno il seme spirituale che dar origine al futuro corpo fisico; sulla Terra si comincia a preparare e a guardare gi alle generazioni che costituiranno la nostra linea ereditaria.

Nel m.spirituale si sperimenta latemporalit;

come nel sonno non si ha sentore

dello scorrere del tempo,qui non si ha il sentimento della presenza del tempo: non se ne percepisce la necessita.

Non vi e un prima o dopo (in senso spaziale) che scorrono su un segmento ove il punto prima e allinizio e il punto dopo e alla fine di questo; piuttosto si deve intendere come se tale segmento potesse venire

i due punti sovracitati ci troverebbero cosi a coincidere ad essere simultanei,contemporanei,fusi insieme.


curvato, cosi da unirne i suoi estremi:
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Si genererebbe un perenne moto circolare.


Nello spirituale non si ha limpressione di sperimentare il tempo,ma di compiere un movimento circolare,di descrivere un ciclo di perdita totale del sentimento del tempo. Tutto ha un eterno carattere ciclico. Un entit che non fosse mai stata sulla Terra, non gli verrebbe mai in mente che il mondo possa aver avuto un inizio e che avra una fine: per essa le due cose coincidono.

IL PLASMARE I FUTURI ORGANI FISICI

Nel devachan luomo elabora con altri esseri, gli organi che costituiranno il suo futuro corpo fisico, nella prossima incarnazione; tali esseri sono capaci di creare a seconda delle qualit morali spirituali conseguite dalluomo tramite lesperienza terrena, corrispondenti organi fisici pi o meno perfetti, a seconda che le nostre qualit siano pi o meno perfette.

Tutto ci che fummo moralmente viene trasformato in facolt per la prossima vita. Qui si raccoglie solo, non si semina: la semina si pu solo fare sulla Terra.
Ci che visse interiormente nellanima umana, (che sono Esseri animici) lavora ora esternamente per tramutare la spiritualit umana in sostanza fisica organica futura. Ci che fummo nellanima moralmente, determiner la forma, la sostanza e la funzionalit del nostro corpo futuro. Se sulla terra, avendo un cervello non troppo sviluppato, ci sforzammo di comprendere dei pensieri che ci parevano molto complicati, questa volont di ambizione si tramuter in facolt: tramite queste forze di volont, sar possibile agli esseri solari, configurarci un cervello pi capace di elaborare idee complesse. Se sulla terra pur non avendo un bel corpo, ci si sforzati di non vergognarsene, ma anzi di trarne motivo per essere nella vita meno superficiali, nella futura vita si avr un bel corpo. Un uomo che per eventi del destino abbia sofferto tutta la vita, riuscendo per a dare un senso a quel dolore, nella prossima vita rinascer ricolmo di saggezza innata.

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LA CONTEMPLAZIONE DEL PROPRIO CORPO FUTURO

Luomo nel Devachan sperimenta quindi come mondo esteriore linsieme di forze che edificheranno il suo futuro corpo fisico; non le forme fisiche, ma ci che sta a fondamento di esse. Ci si immagini ampliato allinfinito tutto linsieme di forze che costituiranno lorganismo fisico che luomo porter poi sulla terra: esse riempiono l ogni direzione nello spazio spirituale. Si contempla un cosmo costellato di pianeti e stelle, che corrispondono ognuno a s, ci che poi diverr sulla Terra un determinato organo o arto. Ogni organo lo si vede e lo si sente rappresentato da un dato astro; si pu dire: ecco l il mio fegato, ossia io vedo il pianeta Giove; ecco l il mio cuore, il Sole; ecco l le mie reni: Venere; il mio polmone: Mercurio; il mio cervello: le stelle. Sentiamo di portare gli astri entro il nostro essere. Non bisogna pensare, guardando un dato pianeta o una stella, che ivi risiedano solo nettamente in quello spazio planetario o stellare, con la loro coscienza, le entit spirituali; quel pianeta o quellastro piuttosto un immagine, ossia il centro di gravit del loro essere, il quale per non delimitato entro il corpo celeste, ma irraggia dallastro, verso il cosmo. Essi non dimorano unicamente ed esclusivamente su un corpo planetario che appare corrispondentemente, quindi legati ad un organo. Per essere pi precisi, bene per chiarire che ci che si detto solo una similitutine: nel Devachan non si ha del cosmo unimmagine di un cielo stellato, come lo si ha qui nel mondo fisico, ma si ha intorno a s un cosmo che contiene entit spirituali trasposte in intuizioni, ispirazioni e immaginazioni, che appaiono in tutta la loro intierezza dessere.

In realt luomo, oltre che latemporalit, non sperimenta neppure spazialmente il cosmo spirituale che lo circonda, ma bens qualitativamente; il concetto di spazio come lo conosciamo usualmente esiste solo qui sulla Terra. Come qui si osserva con una certa venerazione il cielo e le stelle, l tale venerazione viene suscitata dallazione e dalla presenza di entit spirituali che appaiono singolarmente in ogni nostro futuro organo come sostanza di vita del nostro cosmo spirituale. Il mirabile comporsi del futuro corpo fisico il sublime panorama esteriore che circonda l'uomo

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dopo la morte, sublime e meraviglioso al pari di ci che la percezione del panorama stellare visibile dal mondo fisico. E' pura beatitudine percepire il divenire del proprio futuro corpo. Se si cerca di concepire come tradotto in qualit spirituali tutto ci che poi comparir materializzato in un corpo fisico, bisognerebbe concepire un universo di grandiosit tale, impossibile da comparare al nostro universo fisico, malgrado i suoi astri e le sue magnificenza. Non vi nulla di pi maestoso che assistere e partecipare alla propria generazione, al proprio diventare. Durante la vita fisica noi vediamo l'essere, dopo la morte vediamo il suo divenire. Goethe esprime nel Faust questa condizione dell'anima dopo la morte nel "prologo in cielo":

" Ci che ferve in perenne divenire d'operanti energie, tutti vi stringa entro i vincoli sacri dell'Amore, e ci che ondeggia in labile parvenza si concreti, per voi, in durevoli forme di pensiero."

Il divenire del proprio corpo lo spettacolo vivente, il panorama che forma e appare come mondo esteriore all'anima dopo la morte: l'espressione dei misteri divini. Allora si prende coscienza di quanto poco rispetto abbia l'uomo per il suo corpo fisico sulla Terra, quanto non riconosca la fatica delle gerarchie che lo hanno costruito in modo cos sacro e mirabile: l'uomo in realt maltratta e ingiuria di continuo il suo corpo. Il mondo esteriore, dopo la morte, ci a cui l'uomo dice e dir in futuro sulla Terra "Io" (Ego); ci a cui nell'esistenza terrena invece dice "Tu" l'uomo lo sente come mondo interiore il suo "Io". L'uomo guarda a quel suo germe spirituale che si sta preparando, con l'aiuto dell'elaborazione delle Gerarchie, il quale costituir poi sulla Terra la sostanza del suo futuro corpo fisico.

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IL GERME DEL CORPO FISICO

Quando si parla usualmente di un germe, sulla Terra si intende qualcosa di piccolissimo, di microscopico che poi tende ad aumentare, per ingrandirsi, cos come il seme il germe di una pianta. Parlando per del germe umano nello spirituale, la prospettiva invertita: si deve intendere qualcosa

che si contrae sempre pi sino a divenire microscopico, entro il grembo della madre.
di infinitamente grande,

IL COSMO UOMO Si pu anche dire che nellesistenza postmortem luomo sperimenta il proprio ambiente in cui vive, come una convivenza fra lui, fra altre anime ed entit spirituali. Ci che percepisce come mondo esterno un cosmo, un universo costellato, ricolmo di forme sublimi; quelle stesse forme spirituali che egli percepisce vengono avvertite da lui come qualcosa che, pur apparendo come ambiente esterno, gli appartiene: sono difatti quelle stesse forze che in futuro costituiranno il suo corpo fisico. Egli vede forme di Giove, Venere, Saturno, cos come noi vediamo nel cielo i pianeti e le stelle, soltanto che egli sa che esse sono entit viventi e non masse planetarie o stellari; inoltre avverte che quelle forme sono intessute con lui.

In realt tale condizione, che liniziato acquisisce solo dopo infinite meditazioni, l nel post mortem una realt spontanea: si vive in una reale e completa coscienza intuitiva.

IL LAVORO DELLUOMO SULLA FISIONOMIA TERRESTRE 47

Luomo nel Devachan non lavora per solo su s stesso. Fra morte e nuova rinascita vi un intervallo molto lungo; tale periodo verr trattato nella prossima conferenza. Egli soggiorna qui per molto tempo perch dovr nuovamente incarnarsi in condizioni terrestri sempre nuove, mutate, rinnovate. La fisionomia della Terra, sotto la guida di esseri superiori, viene mutata dalluomo disincarnato. I morti lavorano intorno a noi, sulle cose terrestri: tutti abbiamo lavorato a questo modo. Nella luce dellatmosfera terrestre agiscono i corpi di luce dei morti, che lavorano sui vegetali e sui minerali, per mutare la configurazione della crosta e dellambiente terrestre. Il veggente scopre nella sua ombra, la sua anima. Nel devachan non si vive in una pace beata, ma si attivi come sulla Terra.

LO STATO DI COSCIENZA DELL'IO DOPO LA MORTE Lo stato di coscienza del disincarnato durante l'attraversamento delle sfere celesti pi o meno desto a seconda delle qualit spirituali che egli ha acquisito durante le varie incarnazioni: sono le forze spirituali di moralit che accendono la luce della coscienza. Anime poco spirituali, materialistiche, che vissero vite solo interessate al soddisfacimento dei propri bisogni e dei propri egoismi, senza chiedersi il perch dell'esistenza o senza mai operare altruisticamente, possono perdere la coscienza gi nella regione di Mercurio.

E' la forza morale interiore che sostiene la coscienza.


Individui privi di moralit, vengono presi a carico da altre entit angeliche che li conducono entro le altre sfere. Se si perde la coscienza, addormentandosi, non ci si arresta: accade solo un attutimento, o addirittura un dormire riguardo gli accadimenti del mondo spirituale.

Il guaio pi grande che l'anima procede ugualmente entro le altre sfere con l'aiuto degli angeli, ma non riesce a contribuire coscientemente a
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elaborare il proprio futuro.


Tali anime avranno un karma futuro che non sar stato intessuto da loro, ma si ritroveranno un destino che gli stato preparato da altre entit, senza tener conto della sua opinione individuale. E' possibile che esse avranno a che fare con un destino pi duro e aspro di quanto esse avrebbero voluto scegliere. Ma la cosa pi drastica che in tal modo esse non potranno scegliere in libert il loro destino: esso apparir a loro come un'imposizione di sola necessit.

I DUE STATI DI COSCIENZA DELLUOMO NEL DEVACHAN La coscienza si alterna fra momenti, paragonabili al sonno e la veglia, in cui si a contatto con altre entit: ci si sente effusi in esse e nel mondo spirituale, dilatati: una sorta di plenitudine spirituale. Nellaltro stato invece, non si percepisce pi il mondo circostante, e ci si sente soli in s stessi, racchiusi nella propria solitudine. Si alternano uno stato di socievolezza spirituale e uno di solitudine spirituale. Guardando fuori, nel mondo spirituale, si s, raffrontandosi con le sublime immagini e forme degli esseri solari, cosa manca alla propria figura morale: nella solitudine si anela a poter avere forme meravigliose come quelle: esse sono una mta e insieme un mnito che ci mostra quanta strada ancora dobbiamo compiere per poter giungere a quelle altezze di purezza. Tutto questo stimola nelluomo la volont di perfezionarsi; con laiuto di sagge entit, ci si sceglie un dato destino futuro che possa agevolarci e procurarci prove tramite le quali potremo sviluppare date facolt e superare le nostre imperfezioni. Molti anelano l, a possedere un destino duro, pieno di sofferenze: la prospettiva di visione molto diversa, perch si vede la vita terrestre solo come una scuola o un mezzo tramite il quale possibile forgiarsi un anima pura. Si vede nel dolore e nella sofferenza non sfortuna, ma possibilit di evolversi. Davanti alle proprie imperfezioni si desidera diventare migliori: non vi l ipocrisia, perch essa sarebbe incoerenza nei confronti di noi stessi. Solo se unanima incontrer una vita difficile potr far scaturire da s stessa nuove forze per superare le difficolt. Non tutti gli uomini hanno la stessa coscienza chiara: c anche chi deve essere guidato da altre entit nella scelta del destino.

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Citazione di Platone dalla Repubblica: Ad un certo punto un araldo comparse e disse: -anime effimere ,ecco l'inizio di un altro ciclo di nascite apportatrici di morte; non un demone sceglier voi, ma voi sceglierete il vostro demone! Scegliete quindi la vita che sar necessariamente legata a lui! La virt non ha padroni; ognuno la possieder di pi o di meno a seconda che l'abbia onorata o trascurata; la responsabilit di chi fa la scelta: la divinit innocente. Un sacerdote gett in aria le sorti ,ed ognuno scelse quella che gli era caduta vicino; e di nuovo furono posti per terra davanti a loro i modelli di vita: quelli di tutti gli animali e degli uomini. Tali elementi erano mischiati insieme alla ricchezza, alla povert, alla malattia, alla salute; quel momento, il massimo cimento per ogni uomo, nella speranza di riuscire a riconoscere e a trovare chi lo renda capace ed esperto di distinguere la vita buona da quella cattiva, di sciegliere sempre la migliore possibile a vantaggio della propria ricer ca verso il bene o nella caduta verso il male.

LO STATO DI COSCIENZA NEL DEVACHAN

egli sprofonderebbe quale goccia, entro il mare dello Spirito: perderebbe la coscienza di essere distinto dal tutto.
Se luomo entrasse nel devachan solo con il suo Io superiore,

Per poter autopercepirsi, lIo ha bisogno di qualcosa su cui riflettersi.


Dopo aver attraversato le sfera lunare (luna, mercurio e venere), luomo ha abbandonato i veicoli eterico e astrale.

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E con essi anche la sua personalit: quella personalit che gli dava la possibilit, riflettendo lattivit del suo Io superiore, di poter originare in lui una coscienza desta.

Non vi neppure la possibilit di potersi ricordare ci che si stati e ci che si fatto sulla Terra, avendo abbandonato il corpo eterico sede della memoria. Liniziato entra da vivo nei mondi che il morto attraversa dopo la morte: per poter percepire in piena coscienza e per ricordare di se stesso, deve poterlo fare per forza propria.

Il morto invece, riceve dal suo angelo custode e da altre entit, forza di luce che rinsalda e sostiene la sua coscienza. luomo porta con s anche quella parte di corpo astrale che nelle varie vite riuscito ad elaborare; quel corpo astrale purificato il
Ma oltre alle forze dellangelo, S spirituale o Personalit spirituale.

Come sulla Terra lIo ha bisogno di una personalit in cui riflettersi, nel mondo spirituale, tramite tale S, lIo riesce a trarre le forze per un autocoscienza.

Non si deve quindi credere che luomo dopo la morte sia sognante o dormiente, con una coscienza oscura e passiva, pari a ci che si sperimenta durante il sogno o il sonno.

La sua coscienza comunque diversa dallusuale condizione terrena; per una piena coscienza, pi chiara di quella fisica.

Quando si dice che luomo nel devachan non perde lo stato di coscienza raggiunto, si deve intendere non la coscienza intellettiva, ma

la coscienza morale: il grado di capacit

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per discernere il bene e il male.


L infatti non richiesta lusuale connessione di concetti intellettivi, n luso della parola e del linguaggio. Nel devachan si sperimenta, non si specula o si filosofeggia. Non ve n bisogno, perch solo quando non si conosce vi bisogno di parlare, di discutere e di riflettere su concetti: nel devachan le cose e gli esseri non sono l fuori come sulla Terra, ma si vive entro di essi: che bisogno si ha di parlare o di mettere in discussione la percezione della propria vita, dei propri sentimenti? Il S spirituale unanima spirituale pura: sostanza di moralit conquistata. Nel devachan tutto esperienza interiore: a seconda del grado di coscienza, ossia in base alla qualit morale presente nelluomo dopo la morte entro il suo S spirituale, egli sapr capace di percepire e di sperimentare pi o meno realt presenti in quel mondo. Se in lui vi una minima moralit, avr di conseguenza una coscienza morale poco chiara: poco chiara sar la percezione degli esseri intorno a lui. Se invece avr conseguito una alta moralit, avr una coscienza chiara, pi ricettiva alla totalit degli eventi.

Nel devachan tutto morale: ogni essere sostanza di moralit, di bene.


Se un essere sulla Terra non fu capace di cogliere il bello, il buono e il giusto davanti alla natura, non potr di certo vedere qualcosa di bello, giusto e buono nel mondo spirituale. Per la legge dellaffinit, si vede e si speriementa solo ci che affine alla nostra anima: se

sulla Terra abbiamo visto solo negativit e pessimismo, nel devachan saremo attorniata da tenebra.
Se invece fummo positivi e speranzosi, ci apparir luce.

LA COSCIENZA NELLA SFERA SOLARE

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Per poter esser desti sul Sole, occorre gi sulla Terra essersi dedicati a formarsi idee e concetti di come sia la natura e le condizioni di esistenza della sfera solare. Se ci troviamo in un mondo in cui esistono condizioni di esistenza diverse dalla Terra, la vita, i rapporti, le forme e gli abitanti di quel mondo saranno diversissimi rispetto il nostro abituale modo di concepire l'esistenza.

Per poter vedere e percepire qualcosa di inedito dobbiamo essersi gi avvicinati e aver gi conosciuto in immagini o sentimenti quel mondo, altrimenti non saremo ricettivi alle impressioni di quel mondo.
Non vedremo nulla. L'aver studiato e accolto le rappresentazioni soprasensibili ricevute tramite l'antroposofia sulla Terra, sar come una "fiaccola" che illumina sfera solare; chi non l'avr fatto vivr un ottenebramento della coscienza. L'antroposofia, sulla Terra, mostra concetti e idee che dapprima possono apparire impalpabili e solo fantasiosi: dopo la morte questi concetti e idee diventano forze viventi. Essa pu apparire solo come una Teoria. La parola Teoria, deriva dal greco "Teos": Dio, e dal latino "Res": cosa.

Si ha: Teoria=Cosa di Dio.


Quando si parla di Teorie, si sottintende il parlare di cose supposte, prive di fondamento scientifico, quindi vane; tuttavia anche gli scienziati quando formulano una tesi devono a priori postulare una Teoria, partendo da questa per edificare poi una sperimentazione. Essi parlando di scientificit, dimenticano che poggiano su una cosa vana, se tale una Teoria. E soprattutto, coloro che si professano atei o materialisti, mostrano una grande contraddizione: non si accorgono di usare una parola che non ha nulla di scientifico, ma che anzi puramente opposta al materialismo; usano un termine spirituale da cui partire, per dimostrare poi scientificamente che lo Spirito non esiste. Difatti per la scienza, solo la materia esiste. Sulla Terra l'antroposofia pu apparire a taluni solo come una astratta teoria: nello spirituale si 53

incontrano invece gli esseri di questa teoria, che si rivelano non astratti, ma ben concreti e reali. In realt il Genio della lingua, ha gi infuso occultamente un significato che trascende e rivela il verso senso della parola Teoria.

LE SIMPATIE E ANTIPATIE

Le simpatie e le antipatie reciproche che si presentano agli uomini durante lesistenza terrena, sono determinate da accordi o disaccordi intessuti nel devachan. Ammettiamo che fra morte e rinascita ci sia proposti di compiere sulla Terra una cosa insieme ad unaltra persona: se questa acconsentir al nostro proposito, sulla Terra proveremo simpatia per lei; se invece ella non si sar mostrata disposta a collaborare con noi, ci apparir antipatica.

LA VITA IN COMUNE CON LE ALTRE ANIME UMANE

Si viene in rapporto reale con altre anime che avevamo incontrato sulla Terra; esse si ripresentano a noi, prima quelle morte prima di noi, poi quelle che
ci hanno seguito nel tempo.
Gli incontri non avvengono per a tutta prima in forma d'immagine; non vediamo la forma delle anime che riincontriamo. Perch ci appaia una forma, una figura dell'anima che incontriamo, dobbiamo attivamente produrla noi stessi; partendo dal sentimento che tale anima suscita in noi, dobbiamo costruirvi, edificare un'immagine.

Nel mondo spirituale la forma non esiste: essa gi carattere di separazione, cosa
impossibile nello Spirito, dato che ivi, tutto uno.

Nulla ha forma e immagine.


Solo l'uomo pu dare immagine allo Spirito, a mezzo della particolarit della sua anima, capace di dare un Nome, una forma alle cose.

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Per es. incontriamo un'anima:


avviene per la strada nel mondo fisico;

subito non percepiamo una figura, una forma, come

subito riceviamo in noi solo un'impressione, che ci avverte della presenza di un essere nelle vicinanze.

Poi quell'anima ci compenetra,

e in tal modo,

a contatto con la sua essenza,

sentiamo che essa suscita in noi il sentimento che ci svela ad es., che essa fu nostra madre nell'esistenza precedente.
Solo ora possiamo costruirci un'immagine spirituale di quell'anima che fu nostra madre: di

ma una figura che corrisponde alle qualit spirituali di cui provvista.


certo non quella che essa aveva sulla Terra,

E' la sua essenza che manifesta in noi una corrispondente figura.


Nello Spirituale l'immagine non ci viene data dal di fuori, ma siamo noi che dobbiamo plasmarla per vederla, dal di dentro.

IL PRODURRE CON FORZA PROPRIA LE FORME DEL IL MONDO SPIRITUALE

Nel mondo fisico, la natura, il panorama esterno si presenta da s, esiste, appare con forme e sostanze: esso appare come qualcosa con una vita autonoma, esterna alluomo; nel mondo spirituale non cos: nulla

l vi esiste se luomo attivamente non lavora interiormente onde trasporlo in immagini.


Il mondo spirituale visibile solo nella misura in cui si capaci di produrre per attivit propria, ossia immaginando, le sue forme o immagini. Il mondo spirituale rimane nascosto, invisibile se non siamo capaci di renderlo visibile tramite la nostra attivit di immaginazione. Se l non si capaci di essere attivi, tutto buio e oscuro.

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Come la vita in comune fra gli uomini dopo la morte? Nel mondo spirituale, le reciproche relazioni e i nessi intessuti nel mondo fisico fra gli uomini, l continuano. La madre e il figlio si ritrovano, con un legame interiore pi forte di prima.

Tutti i rapporti che sulla Terra erano permeati di amore e di affetto vero, nel mondo spirituale legano gli esseri ad una vita spirituale in comune.
Nel devachan si gettano anche le basi per rapporti futuri: con anime nuove, ci si accorda, proponendosi un incontro sulla Terra, onde poter sviluppare e conseguire particolari affetti, amicizie o amori reciprochi.

LAZIONE DELLA 1 GERARCHIA Essa,dopo le varie esistenze Lunari e Solari, ha il potere di metamorfosare le leggi e gli aspetti spirituali acquisiti ed elaborati nelluomo dalle altre due gerarchie: la 1 gerarchia trasforma lo spirito in materia, affinch quelle predisposizioni e quelle elaborazioni possano esplicarsi sulla Terra in una nuova incarnazione. Ci che era stato spiritualmente attuato,si realizza fisicamente nel karma.

I DONI DELLE GERARCHIE ALL'UOMO DOPO LA MORTE; L'INCOSCIENZA

Immaginando figurativamente il cammino dell'anima dopo la morte (vedi favola di Angelino), l'uomo dopo la morte come se passando per i vari regni, scorgesse s vari doni sulle mani degli esseri delle gerarchie, ma 56

rimessa a lui la prerogativa di scegliere quelli che pi

gli sono utili.


Il modo in cui potremo comportarci rispetto quella realt dipende da come ci siamo comportati qui nella vita terrena, accogliendo nella nostra anima o respingendo i concetti relativi al mondo soprasensibile, quei concetti che illumineranno il cammino fra morte e nuova nascita. Dopo la morte, sceglie bene solo quell'uomo che ha conosciuto sulla Terra la vera natura spirituale delle virt, della sapienza, della temperanza, della grazia, della saggezza, perch li speriment e li persegu; chi non approfond e visse superficialmente e amoralmente, non riconosce quei doni che gli vengono porti dalle gerarchie, ossia non li distingue, non s quali possono essergli pi o meno utili per l'edificazione della sua corporeit.

Anche se l'anima desta dopo la morte, il non potersi orientare, il non saper scegliere equivale a non avere coscienza,
a brancolare nel buio: la parola "incosciente" non significa difatti essere solo svenuti o addormentati, ma anche, pur essendo desti,

fa, non comprendere l'ambiente autodeterminazione cosciente.

non essere consapevoli di quello che si circostante: non avere facolt di

Un uomo incosciente nello spirituale pu s vedere le entit spirituali, ma non rendersi conto di cosa esse siano, scambiandole addirittura per cose o oggetti esterni. Pu addirittura solo presagirle, senza percepirle. Non quindi bene dire "non interessiamoci del dopo morte" perch ci equivale a non avere facolt di scelta, di coscienza, di partecipazione nelle decisioni nel soprasensibile: a un tale individuo il mondo spirituale apparir buio, pieno di tenebre; sapr di essere, ma non potr orientarsi, sar apatico verso gli eventi spirituali, incapace di scegliere e fare consapevolmente:

sperimenter

smarrimento e solitudine; ci significa brancolare nel buio.

L'esistenza spirituale apparir come vivere un sogno, ove si passivi, senza possibilit di autodeteminazione.
Come si mostrer il mondo dello spirito dopo la morte dipender da come qui ci si preparati a quel dopo. Per poter annodare rapporti con le gerarchie, e non brancolare nel buio, occorre aver conquistato qui 57

sulla terra le i idee e le rappresentazioni che sono la luce per trovare e capire le gerarchie superiori. Chi non sar stato capace di compenetrarsi durante la vita terrena di tali concetti, non potr

si plasmer un corpo imperfetto, disadatto alle condizioni terrene e ci lo limiter nell'esplicazione del suo destino.
edificarsi un corpo con coscienza e consapevolezza;

LO SMORZARSI DEL COSMO SPIRITUALE: LA DISCESA VERSO LA TERRA

Quando comincia ad avvicinarsi il tempo in cui luomo deve scendere in una nuova incarnazione, luniverso spirituale, compenetrato dalle Gerarchie e che simbolizza il germe del suo corpo fisico futuro, va ora a subire una metamorfosi.

Mentre prima percepiva in modo chiaro e luminoso le qualit delle entit spirituali come sua propria natura, esse cominciano a divenire man mano sempre pi tenui: lesperienza di congiungimento e di percezione tende a diventare sempre pi flebile.

Le entit tendono ad assumere un aspetto differente, come a rivestirsi di una veste esterna: pare che esse tendano a distaccarsi dalluomo, a delimitarsi da lui, a scindersi da quellunione che prima compenetrava uomo e divino. Esse cominciano a rassomigliare sempre pi a luci, a stelle; sembrano assumere unesistenza stellare.

Appare come se il mondo spirituale si ritiri sempre pi:

ogni entit che

corrispondeva ad un futuro organo fisico tende a divenire unimmagine oggettiva, non pi 58

facente parte delluomo. Ci che prima veniva sperimentato come esperienza intuitiva di esseri luno nellaltro, va a mutarsi in condizione ispirativa.

Mentre prima il mondo spirituale era esperienza, ora esso diventa manifestazione.
Luomo avverte allora sorgere un sentimento di privazione, e

con esso comincia a nascere il desiderio di volere ricongiungersi a quella realt cos sublime in cui prima si era intessuti.

Si avverte di perdere qualcosa che prima si aveva, e che ora se ne viene privati. Ci che era quel cosmo, quel suo corpo va a scomparire pian piano.
Da questo momento, le forze lunari cominciano ad agire sulluomo: sono esse a suscitargli la formazione di un sentimento di interiorit propria, distaccata dal cosmo.

Luomo tende a perdere quel sentimento di unitariet che provava nel vivere intessuto con lo spirituale: comincia a sperimentare la separazione.
Luomo viene dotato di un surrogato di coscienza egoica dalle forze lunari, la quale lo sospinge

a ricercare quel cosmo, sintetizzato nel suo futuro corpo, che va a disperdersi, a sparire sempre pi.
Tanto pi si manifesta lallontanamento del cosmo spirituale, tanto pi si desta nellanima una coscienza soggettiva, alla quale si contrappone la manifestazione oggettiva di un panorama cosmico esterno.

perch sa che solo penetrando in essa potr ritrovare ci che ora in immagini, va perdendosi.
Nelluomo comincia a nascere brama per lesistenza terrena, Egli ora non riesce neppure ad avere un contatto con esse: sfuggono. La realt
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gli sfuggita.

LA CROCE KARMICA

Dopo aver riattraversato la zona lunare, luomo attira a s la sostanza astrale che aveva abbandonato: prende su di s una croce karmica, la quale costituisce quel fardello di impurit, di cattive abitudini e di imperfezioni che nella vita futura costituiranno un ostacolo da superare e da purificare. A seconda della composizione del suo corpo astrale, lanima si sentir attratta verso una particolare madre. A seconda del suo particolare Io, si sente sospinta verso il padre. Lastrale cerca la madre; lio il Padre. Pu avvenire che lastrale sia attratto da una data madre, ma che lio non voglia il padre corrispondente: in tal caso la ricerca ricomincia. Dalle facolt astrali della madre, lanima erediter fantasia e pensiero; dallio paterno erediter volont e impulsi sensitivi. LIo il pi neonato fra le nostre parti costitutive: nato nellera della Terra. LIo sar costituito coscientemente come lo il nostro corpo fisico, solo su Vulcano. LIo a tuttoggi, ancora nel grembo del mondo spirituale. Lio si riflette soltanto, per ora, nel corpo fisico.

Luomo nasce sulla Terra tramite il congiungimento del germe umano proveniente dalla linea ereditaria di genitori terrestri, e il germe spirituale elaborato da genitori divini, da entit spirituali.

LA CONCEZIONE DEL CORPO FISICO SULLA TERRA 60

aver conseguito la perdit della realt universale in cui si era intessuti, avviene la concezione del corpo fisico, per mezzo di due genitori, entro il corpo di una madre sulla Terra.
Dopo essersi rivestiti del corpo astrale e

Ci che fu uomo-cosmo viene ora a raggiungere dimensioni minuscole entro il grembo della madre; avviene sulla terra la congiunzione del germe spirituale con
il germe fisico dei genitori.

Nel grembo materno si trova concentrato lintero maestoso universo che fu edificato dalle Gerarchie: viene come consegnato nelle mani della madre.

LEDIFICAZIONE DEL NUOVO CORPO ETERICO e la NOSTALGIA In questo periodo subito dopo la concezione, quando luomo ha perduto la visione e il contatto con il suo germe spirituale del corpo, con laiuto di altre entit attira a s letere cosmico, come raggrumandolo per formare il suo futuro corpo eterico. Il nuovo corpo eterico lo sospinge verso un dato popolo. Tutto il senso di privazione della realt spirituale in cui si era intessuti prima, trapassa ora entro il corpo eterico: tale privazione apparir poi metamorfosata come sentore di nostalgia inconscia per qualcosa che si ha perduto pur senza ricordare cosa, durante la vita terrena.

IL BIMBO ALEGGIA ATTORNO AI GENITORI Lanima bambina, provvista di io, astrale ed eterico, aleggia

intorno ai genitori sin dal momento del concepimento: difatti essa che istilla entro lovulo fisico lembrione o seme spirituale universo-uomodel suo futuro corpo fisico, il
quale il frutto delle elaborazioni fatte dalle gerarchie nel postmortem. Solo alla terza settimana il corpo astrale e leterico si collegano al germe spirituale nel grembo 61

della madre, per cominciare ad operarvi e a collaborare, cio dopo aver edificato il corpo eterico. Sino alla terza settimana il seme spirituale era stato sviluppato solo dalle forze della madre; da quel momento in poi comincia una collaborazione da due lati: madre (sulla terra) e anima (sul cielo).

L'IMMORTALITA' DELL'ANIMA E DELL'IO

Si dice che sempre.

l'Io si conserva in eterno,

esiste per

Ma se per tutto il tempo fra morte e rinascita l'anima fosse incosciente come lo nel sonno, non si potrebbe parlare di immortalit, di persistenza, di conservazione dell'individualit, perch sarebbe come se l'Io non esistesse; se l'anima nulla sapesse di s e continuasse a vivere solo come qualcosa di esteriore, di oggettivo e di impersonale non sarebbe giusto parlare di immortalit, di qualcosa che si conserva: non si conserverebbe proprio nulla dell'individualit: sarebbe semplicemente dissolta.

Nel problema dell'immortalit non si tratta tanto che l'Io esista e si conservi, ma piuttosto del fatto che esso sia anche conscio di s.
Che senso ha infatti dire di essere immortali se non si s di essere stati, non ci si ricorda chi si era nella precedente incarnazione?
Ma chi e cosa il vero Io immortale?

Lo si vede nell'infanzia, un primo apparire di tale Io


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superiore.

IL VERO IO, IL BAMBINO, GLI EXUSIAI E I LUCIFERICI

In un primo tempo il bambino si trascina a quattro zampe, e gli serve una speciale fatica per drizzarsi in posizione eretta: deve essere aiutato, non naturale per lui la posizione eretta.

Tende ad assumere la posizione verticale e a rimanervi. Una seconda manifestazione

dell'Io appare nel parlare: al principio il bambino non

s parlare, impara piano piano. E' l'Io che gli offre la possibilit di farlo. Una terza manifestazione dell'Io il pensare, la memoria: il ricordo infatti compare solo ad un dato tempo, verso i tre anni.

Il protagonista, l'artefice del camminare, del parlare e del pensare l'Io reale.
Gli spiriti della Forma (Exusiai) aiutano l'uomo in queste tre facolt; vi sono altri spiriti che nel bambino si oppongono, tendendo alla verticalit, al mutismo e al non pensare. Sono spiriti luciferici che sarebbero dovuti essere al rango di Spiriti del Movimento, sono rimasti indietro nell'evoluzione.

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Nel bambino appare dunque una lotta: una battaglia fra lo Spirito del suo Io superiore, sostanza degli Elohim, e lo Spirito del suo Io inferiore, sostanza dei Luciferici. Se non vi fosse tale contro azione dei Luciferici, l'uomo, appena nato tenderebbe subito ad assumere la posizione eretta, a parlare e a pensare. Egli sarebbe gi predisposto a essere cos, ma ne viene impedito, a tutta prima. Solo mano a mano, riesce a liberarsene.

IlveroIo nonsipalesa ,nonpenetramaientro lacoscienzadell'uomoterreno.


Egli attivo nella ricostruzione e nella generazione del corpo, ma durante l'esistenza terrena si ritrae, donando per trascendentemente le facolt di pensiero, di linguaggio, di moto.

Mentre durante l'esistenza terrena l'uomo sperimenta il suo usuale "io delle rappresentazioni", dopo la morte egli conosce e sperimenta in s tale Io superiore.

L'io terrena si dissolve: si presenta nell'anima disincarnata un Io pi vasto, un Io divino.

LA SOSTANZA E LA FORMA DEL CORPO FISICO

E quasi impossibile che lanima possa trovare un corpo


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completamente giusto e affine rispetto le sue qualit animiche ed eteriche: essa deve in qualche modo accontentarsi di cercare ci che pi pu fare al caso suo.
Il fatto di trovare un corpo fisico pi adatto di grande importanza, perch ci agevola notevolmente la missione che lanima dovr compiere sulla Terra. Lio superiore delluomo lavora inconsciamente, in modo quasi automatico allo sviluppo del suo corpo fisico entro il grembo materno:

liniziato

riesce invece

a fare questo con

coscienza, in modo di poter plasmare la sostanza con la sua partecipazione volente.


Ne consegue che gli iniziati sincarnano sempre con corpi dalle fisionomie simili; gli uomini meno sviluppati hanno invece figure del tutto dissimili fra di loro.

Pi luomo si evolve e pi sono simili le incarnazioni che si susseguono.


Si dice difatti che liniziato rinasce sempre nello stesso corpo, nel senso che egli capace di ricrearsi il medesimo involucro. Se unindividualit progredita, il suo io sar capace di improntare tramite la sua particolare e irripetibile forza, un corpo molto diverso dalla morfologia fisica e animica dei suoi genitori;

se invece vi sar un io debole, egli tender ad assomigliare maggiormente, nel fisico e nellanimico ai suoi genitori.

NEL BAMBINO CHE IMPARA, SI VEDE LANIMA CHE SI ABITUA AL NUOVO CORPO

Il corpo fisico che riceviamo con la nascita ci stato dato dai nostri genitori. Se si credesse di poter essere esistenti solo in virt delle forze dellereditariet, ossia che non vi

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sia un Io individuale,

ogni uomo sarebbe uguale, identico;

sarebbe una copia dei

genitori: i fratelli sarebbero tutti figli gemelli, anche se nati a distanza di tempo luno dallaltro.

Lanima si inserisce nel nuovo corpo e si manifesta con una particolare, unica e irripetibile coloritura, datagli dalla particolarit della sua individualit spirituale.

IL NUOVO CORPO FISICO Quando lanima entra nel corpo che gli dato dal padre e dalla madre, essa

non lo conosce: penetra in un involucro inedito, sconosciuto che non gli familiare.
Ogni volta che noi usiamo per la prima volta un oggetto come unauto, una macchina, o qualcosa

a tutta prima siamo impacciati, insicuri: per poterlo usare correttamente, dobbiamo prenderne dominio, imparare a conoscerlo, nelle sue funzioni e nei suoi limiti.
per cui non abbiamo dimestichezza, Solo conoscendolo e usandolo, con il tempo ci possibile dominarlo, quindi usarlo pienamente, senza incertezze.

Il nuovo corpo per lanima uno strumento nuovo: deve apprendere, imparare
ad unirsi mano a mano, tramite linsegnamento dei genitori, ad unirsi a tutte le singole parti del suo

Deve penetrare entro i singoli organi fisici: mani, gambe, orecchi, occhi, testa, ecc, ed esplorarli, tastarli in modo da poter sapere sino a quale limite gli possibile usarli.
inedito strumento.

il bambino al principio non neppure capace di afferrare in modo giusto gli oggetti; devono insegnarglielo i genitori.
Deve capire la qualit della sua vista, del suo udito, del suo tatto, del suo odorato:

Lanima proviene dal mondo spirituale ove vi ha soggiornato per circa 1.000 anni; si completamente disabituata alle condizioni di vita entro un corpo fisico; si pure disadattata a sperimentare le cose in modo
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sensibile, a pensare e a sentire basandosi sulle percezioni sensorie: ora deve riapprendere ci che ha dimenticato. (apprendere ricordare)
Lanima si ritrova con un corpo strutturato in modo generico, conforme al generale ordinamento tipico dellessere umano: vede, sente in modo generale; essa deve per individualizzare i suoi nuovi organi, impregnarli della sua essenza unica e irripetibile individuale. Deve strutturare individualmente, a seconda della potenzialit della sua anima, occhi, orecchie, naso e cervello.

Tutto il muoversi, lagitarsi, lo sperimentare del bambino tale riapprendimento, questo abituarsi dellanima entro il suo nuovo strumento corporeo.

IL TEMPO FRA UNINCARNAZIONE E LALTRA

La rinascita o incarnazione connessa con la precessione degli equinozi; il sole si sposta all'indietro attraverso i 12 segni dello zodiaco; per passare

da un segno in un'altro impiega 2.100 anni; per compiere


l'intero ciclo dei dodici segni occorrono 26.000 anni: man mano che avviene questo passaggio,il sole sulla terra determina i pi svariati mutamenti climatici e morfologici.
Ci necessario perch il mutare delle suddette condizioni causa diversi e sempre differenti terreni in cui un Io possa incarnarsi in situazioni sempre nuove; perci un Io rinasce sempre due volte durante il tempo in cui il sole passa attraverso un segno dello zodiaco,ossia essendo ci equivalente al periodo di 2.100 anni, si pu dire che l'uomo s'incarna all'incirca fra i 1.000 e i 1.300 anni.

E Siccome determinante che egli attraversi le pi svariate


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esperienze, si pu dire che si rinasce alternativamente in un corpo maschile e in uno femminile.


Si possono, per scelta scegliere sino ad un massimo di 7 incarnazioni entro lo stesso sesso.

Talune condizioni di forma,di astralit,di vitalit presenti in alcuni genitori o per particolari concatenazioni di eventi terreni possono attirare un Io alla rinascita prima di tale tempo fissato; i 1.050 anni sono quindi relativi,in merito al livello evolutivo dell'Io particolare.
in cui le posizioni degli astri e dei pianeti del sistema solare possano provvedere a generare le condizioni necessarie utili al progresso di quell'Io.
Un individuo nasce sempre in un momento L'astrologia diviene quindi una scienza,connessa con la legge del karma: le stelle si possono denominare "l'orologio del destino".

LUCIFERO E LE ANIME DOPO LA MORTE

Preda di Lucifero dopo la morte, sono particolarmente quel tipo di anime che non seppero formarsi concetti del mondo spirituale, che si disinteressarono della vita dello Spirito e furono ottusi, superficiali sulla Terra. Lucifero illumina per loro il mondo spirituale dopo la loro morte,

ma lo illumina in un

conferisce ai doni che le varie gerarchie donano all'uomo una sfumatura, una
modo particolare:
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parvenza ingannatoria;

le illumina di una luce ingannatrice,

facendo apparire bello ci che male per il progresso dell'anima, brutto ci che invece le farebbe bene.
Lucifero tende a favorire

l'evoluzione egoistica dell'anima, allontanandola invece dal suo

compito di amore altruistico sulla terra.

L'anima crede di scegliere bene appropriandosi di un dono che ha una parvenza di bellezza: in realt in tal modo edifica nel suo corpo qualcosa che per la
porter solo ad una realizzazione egoistica.

(Le anime illuminate da Lucifero, in genere appaiono in corpi bellissimi, o oppure con capacit dialettiche incantatrici, o con facolt artistiche
che si rivelano poi solo espressioni di egocentrismo, di edonismo)

Tali uomini nasceranno con un'intelligenza o con una predisposizione animica magari anche elevatissima, ma solo capace di trarre dai rapporti con il mondo terreno vantaggi egoistici, per proprio godimento.
Si ritroveranno dotati di un corpo che tender a usare le sue alte facolt solo per realizzare le proprie mire di autoaffermazione, un corpo egoista, che vive solo per il soddisfacimento del piacere e del successo in s stesso.

ARIMANE E LE ANIME DOPO LA MORTE Vi sono persone che qui sulla Terra appaiono capaci di riuscire a pensare solo a met, ossia che non riescono ad allargare i loro orizzonti di logica, ma riescono soltanto ad abbracciare un piccolo cerchio di realt, rispetto la globalit della realt. Si possono definire uomini di ristrette vedute: anime che analizzano solo un lato prospettico di una realt, senza riuscire a intuire che vi sono molti punti di vista. Si possono chiamare anche individui unilaterali. Uomini che nella vita precedente sentirono scomodo informarsi sul mondo, furono brontoloni e ipocondriaci; furono pigri nel conoscere le cose e i fenomeni, ossia si disinteressarono alla Terra: 69

dopo la morte possono essere prede di Arimane. Arimane fa in modo che dai doni delle gerarchie quella data anima possa prendere solo forze capaci di esplicare poi un intelletto incapace di poter contemplare lintera realt delle cose e degli eventi. Queste anime riescono a cogliere solo un aspetto di un fenomeno; non riescono a connettere insieme altri aspetti che potrebbero chiarire un argomento in esame.

LE ANIME CHE COLLABORANO CON LE GERARCHIE PER INVIARE SALUTE E GIOIA SULLA TERRA Nello Spirituale troviamo anche anime prescelte, fortunate, che partecipano ad inviare

forze di sanezza e vitalit sui vegetali, gli animali e verso gli uomini, di concerto ad altre entit spirituali; ognuno di noi, come quelle anime, pu divenire capace di collaborare
dopo la morte con quelle entit della salute, a tale meraviglioso compito. Instillare vita fluente sulla Terra. Le anime che sulla Terra

non adempirono solo per senso del dovere ai propri

compiti e al proprio lavoro, ma che lavorarono per gli altri con

dedizione, entusiasmo e amore, nello spirituale potranno collaborare con quelle elevate entit, in questa sublime attivit.

LIMPORTANZA DELLO STUDIARE ANTROPOSOFIA Se non ci si sforza sulla Terra a studiare e a conoscere le condizioni e la vita del mondo spirituale, dopo la morte non si incontreranno maestri angelici che ci insegneranno e ci guideranno. Non si pu semplicemente morire, e credere che l si trovi un maestro che supplisca alla mancanza della nostra conoscenza del mondo spirituale. Quando si passa per la porta della morte, non si sperimentano, non si vedono, n si

incontrano le cose per le quali non ci si prima preparati sulla Terra, se prima non le si conosciute con concetti.
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Il modo in cui vivremo dopo la morte, dipender dal modo in cui abbiamo vissuto questa vita.
Non neppure bene criticare quelli che non si occupano di scienza dello Spirito, minacciandoli delloscurit che li avvolger dopo la morte. Questi avranno modo di farlo nella prossima vita. Allo stesso modo, il dire: mi occuper del mio progresso spirituale nella prossima vita: non adesso

perch ci si deve ricordare che quello che si tralascia di fare in una vita non possibile ricuperarlo in quella successiva.
devo diventare un iniziato, non assolutamente bene per uno scienziato spirituale, Se si giunti in questa vita, (e non un caso) ad incontrare lantroposofia, e quindi ad avere le possibilit di progredire spiritualmente tramite le conoscenze e la via diniziazione antroposofica, significa che

ci si era impegnati prima di scendere sulla Terra, a conseguire

tali cose.

Se ci si ritrova ora nellantroposofia, significa che ci si dati da fare con tutta lanima per arrivarvi.
Il rimandare la propria evoluzione pu significare dimenticare le proprie determinazioni spirituali, rinnegarle, per pigrizia o insicurezza.

Significa non comprendere il proprio destino, quindi peggiorare la propria condizione karmica: a causa di una simile rinuncia, di un tale oblio del proprio destino, nella
prossima vita pu accadere che non si abbia la possibilit di rincontrare lantroposofia, ma si vada per altre strade, perdendo loccasione che qui ci si era preparati.

LE SFERE PLANETARIE Ogni uomo sulla Terra, ha attraversato prima di incarnarsi, le sfere planetarie e stellari. Sappiamo che in ogni incarnazione l'uomo incontra diversissime condizioni ambientali e un 71

differente stadio evolutivo dell'umanit.

La stessa cosa vale per il mondo spirituale: anch'esso attraversa un'evoluzione.


Quando l'uomo ritorna ogni volta nello Spirito incontra nuove condizioni e fa esperienze diverse: accogliamo di conseguenza anche diverse forze interiori nella nostra anima.

IL CORPO FISICO E' LO STRUMENTO DELL'IO SULLA TERRA Ci sono persone che dicono: "ma bene, una vita dopo la morte esister anche, ma perch dobbiamo occuparcene adesso? Se esister, ce ne occuperemo allora: per ora non ci deve interessare." Ma ci appare in contraddizione con il lavoro dell'uomo nello Spirituale. Noi sappiamo che quando l'uomo ritorna sulla Terra, tramite la sua attivit nel mondo soprasensibile da considerarsi come l'autocostruttore della sua corporeit, la quale determiner e influir su tutto il destino della vita a venire. Entro certi limiti l'uomo che plasma il suo corpo, persino entro le circonvoluzioni del suo cervello; tramite le forze spirituali derivate da suoi comportamenti morali realizzati nella vita precedente, nell'esistenza spirituale l'uomo configura corrispondentemente la sua forma fisica. Si pu dire che le potenzialit spirituali vengono trasformate in potenzialit fisiche: lo Spirito si condensa in materia. Sulla Terra, l'avere un corpo sano, dotato di buone facolt atte ad esplicare un esatto pensiero

se si viene al mondo menomati o mutilati in qualche contesto fisico, di certo non si potr condurre una vita normale: il corpo condiziona fortemente le nostre possibilit di espressione e di manifestazione.
e il possedere arti ben configurati tramite cui muoversi ed agire cosa fondamentale: Per poter plasmare un corpo fisico sano e forte, dobbiamo essere capaci nel soprasensibili di poter essere capaci di avvicinarci a quelle entit che possono offrirci determinate forze, tramite le quali formare la sostanza del nostro corpo. Dobbiamo partecipare, essere interiormente attivi e presiedere nei particolari tale lavorio, se vogliamo avere un corpo che ci aiuti ad esprimere in pieno la nostra individualit. Ci sono due modi di poter fare questo lavoro nel mondo spirituale: farlo in modo cosciente e in 72

modo incosciente. IL KARMA COMUNE, OGGETTIVO Il karma generale di un popolo, la sua condotto generale, lo stato animico di odio possono colpire anche il singolo individuo; solo cercando di migliorare il karma generale si pu aiutare il singolo individuo. Anche i morti agiscono sui vivi dal kamaloka; uomini che vi penetrano dopo la morte, intessuti di odio e di sentimenti di egoismo, possono, influenzando il piano astrale, causare danni sulla Terra. Essendo lastrale anche dentro lanima degli incarnati, i pensieri dei morti possono causare influenze, sino ad arrivare al fisico. Milioni di uomini che sulla Terra o nel kamaloka, pensano pensieri di male, la somma di tali pensieri che sono in realt esseri elementari, possono generare disgrazie come terremoti, alluvioni e disastri naturali.

PARALLELO FRA IL LIBRO TEOSOFIA E QUESTE CONFERENZE LA REGIONE DELLA BRAMA ARDENTE

Il kamaloka rappresenta un pieno vivere ancora legato alle condizioni terrestri. Qui luomo ha delle esperienze animiche che dipendono dalla sua
vita corporea, da ci che speriment a mezzo del corpo. Nel kamaloka lanima aspira ad avere impressioni corporee, percezioni fisiche, perch si era abituata a quel sistema, ma non pu pi averle, avendo dimesso il corpo. Ci comporta intima sofferenza. Qui ci si deve disabituare.

REGIONE DELLA SENSIBILITA FLUIDA Qui luomo vi accede quando si disabituato al desiderare percepire con i sensi; egli si dice infatti: non ammissibile voler percepire impressioni fisiche in un mondo in cui non esiste nessuna

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cosa costituita di sostanza fisica. Luomo pu aver cessato la nostalgia per le impressioni sensorie, ma conserva sempre una nostalgia per il poter pensare come si pensa sulla terra; qui ci si deve disabituare al pensare riflesso terrestre, fornito dal cervello fisico: deve apparire il pensare vivente, puro.

REGIONE DEI DESIDERI Pur essendosi disabituato al pensare terreno, luomo ha ancora in s la modalit di sperimentare emozioni e sentimenti come la aveva sulla Terra: prova ancora desideri personali, egoistici.

REGIONE PIACERE E DISPIACERE Qui luomo si disabitua al desiderio di voler vivere unito ad un corpo fisico, ossia a quel corpo a cui si era affezionato, nellultima incarnazione, a cui diceva io. Mentre si attraversano le precedenti regioni esiste pur sempre una certa nostalgia verso lultima vita terrena. Poi si separa a poco a poco anche da questa nostalgia.

LA SFERA DELLA LUNA E COSTITUITA DALLE PRIME 4 REGIONI DEL MONDO ANIMICO DESCRITTE IN TEOSOFIA

Linsieme di queste precedenti 4 regioni, rappresentano lesistenza entro la sfera della Luna, il kamaloka; ma mano che lanima si espande, andando verso Mercurio, essa
oltrepassa quelle 4 regioni.

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SFERA DI MERCURIO: Regione della Luce Animica Giungendo entro lorbita di Mercurio essa penetra in quella regione denominata nel libro Teosofia, come una regione spirituale del mondo animico. Qui diminuisce latmosfera di sgradevolezza che attanagliava lanima nel kamaloka. E la regione della Luce animica: essa coincide con lesistenza entro la sfera di Mercurio. Qui luomo se vuole penetrarvi coscientemente, senza rimanere in solitudine, deve aver sulla Terra aver posseduto ideali morali, etici o sociali, tramite i quali sperimentava un profondo rispetto per le idee e la libert degli altri.

Su Mercurio lanima viene a conoscere ci che ha o non ha sviluppato riguardo contenuti morali.

SFERA DI VENERE: Regione della forza animica attiva Il penetrare entro la sfera di Venere, corrisponde allentrata entro la regione della Forza animica

ove per entrarvi occorre sulla Terra aver posseduto in s impulsi religiosi, laver abbracciato una confessione, essere compenetrata di sentimenti mistici.
attiva, Qui lanima conosce ci che ha conosciuto o non conosciuto rispetto contenuti religiosi.

SFERA DEL SOLE: Regione della vita animica E lentrata entro la sfera Solare. E uno sperimentare completamente animico.

Qui lanima incontra Lucifero, il principe della Luce, e lo scorge ben assiso sul suo trono; vede anche unaltro trono, vuoto: il posto che Cristo ha lasciato vuoto, per congiungersi con il pianeta Terra.
Sul Sole lanima deve occuparsi di quello che si sviluppato in lei riguardo la capacit di comprensione dellessere umano in genere, al di l di alcuna confessione o filosofia.

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Oltrepassata la sfera del Sole, lanima ha finito di sperimentare tutto quanto pu venire sperimentato in relazione alla personalit delluomo: ci che si sperimenta oltre, va al di l di ogni elemento personale egoico.

LA SFERA DI MARTE: 1 Regione del mondo spirituale, Devachan: Archetipi del mondo fisico; parte continentale. Tutto ci che sulla Terra appartiene al campo propriamente materiale, tutto ci che vi di minerale sulla Terra proviene dal fatto che vi siano forze che si trovino vicendevolmente in continua lotta: la lotta per lesistenza. Qui si viene a sapere che lambiente circostante fu la sostanza che costitu il nostro stesso corpo.

Qui ci si libera da tutti i legami di sangue che aveva avuto sulla Terra, da tutti i nessi che tendevano a farci appartenere ad una famiglia, un popolo, una razza.

LA SFERA DI GIOVE: 2 Regione del mondo spirituale: Archetipi del mondo vegetale; parte oceanica.

Qui ci si libera dellattaccamento alla propria religione; non basta che essa sappia
comprendere le altre religioni: deve essere capace di decidere ora, in questa regione quale confessione religiosa abbracciare nella prossima incarnazione, essere determinata a scegliere di incarnarsi presso un dato ambiente religioso, che anche se opposto alla religiosit della vita precedente, possa essergli utile per progredire. Si deve essere disposti ad abbandonare la propria religione per accoglierne unaltra. Infatti anche abbracciando e comprendendo tutte le religioni, non facile passare ad unaltra.

LA SFERA DI SATURNO: 3 regione del mondo spirituale: Archetipi esseri del mondo animico; parte aerea. Qui rimangono deste solo quelle anime che sono capaci di esercitare per propria forza

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Anime che si conoscono interiormente, che sono riuscite a giungere alla comprensione della loro vera entit, che hanno afferrato s stesse riconoscendosi come esseri di natura divina.
unautoconoscenza scevra di pregiudizi. LA QUARTA REGIONE DEL MONDO SPIRITUALE La quarta Regione del mondo spirituale descritta in Teosofia, esce gi dal sistema planetario.

Si penetra nelle vastit stellari: non si ancora dentro le stelle, ma al limite, in una
zona di confine fra il sistema planetario e le costellazioni.

Ci che qui si sperimenta non pu venir paragonato con nulla di ci che al pari si sperimenta nella vita terrestre.

LO ZODIACO: LE TRE REGIONI SUPERIORI DEL MONDO SPIRITUALI Dopo aver soggiornato in queste regioni vertiginose,

lanima ritorna a

ripercorrere il cammino inverso; rientrando nella zona planetaria,


comincia ad assorbire le forze spirituali, donategli dalle entit, che gli serviranno per edificarsi la nuova vita terrena.

LA DISCESA VERSO LA TERRA: il corpo astrale

e vi ritrova ci che di male aveva abbandonato,e deve ricongiungerlo con il proprio


Dopo lesistenza solare luomo riattraversa la zona lunare 77

essere.
Ci che si ripresenta dopo la vita solare, erano sperimentate subito dopo la

ossia le stesse esperienze di dolore che si morte, prima di entrare nella zona solare, infondono in

noi laspirazione al pareggio. Luomo come se si dicesse: Io non sopporto il male che ho dato al mondo: devo riparare. Nel ridiscendere,
luomo attraversando il mondo immaginativo o kamaloka, sugge sostanza

la sostanza astrale viene attratta secondo una legge di affinit: il simile attira il simile.
animica da tale mondo, per edificarsi un nuovo corpo astrale; A seconda del gradino evolutivo di purezza raggiunto dalluomo durante le varie incarnazioni, verr attirata sostanza astrale corrispondente. E luomo stesso, tramite le forze contenute in lui, attira a s il nuovo corpo astrale.

Per come avvenga,

pu aiutare immaginare un piano ove siano disseminate varie polveri di

metalli diversi, le quali rappresentino ognuna una particolare qualit animica: se si avvicina ad esse un magnete di ferro, esso attirer solo limatura di ferro, ossia solo quella sostanza che affine alla sua natura.

LA FORMAZIONE DEL CORPO ETERICO e Fisico Egli abbisogna ora di un corpo eterico e di un corpo fisico. Per tali corpi, luomo abbisogna per di un aiuto, non lo pu edificare da solo. Le anime cercano sulla Terra genitori adatti che possano fornirgli un involucro eterico e fisico adatto, e che si possibilmente in armonia con il suo corpo astrale. Gli arcangeli aiutano luomo in tale ricerca; essendo essi quegli esseri che compenetrano animicamente i vari popoli, possono fornire alluomo unindicazione circa una data famiglia o linea ereditaria presente entro la loro atmosfera astrale.

E luomo che sceglie il luogo, il momento e i genitori tramite i quali gli sar possibile reincarnarsi;
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anche la data della propria morte fissata

dalluomo stesso: essa segna il termine della missione inscritta nel suo destino. Quando luomo penetra nel nuovo corpo eterico, privo del corpo fisico, vede in anticipo a grandi tratti, gli avvenimenti principali a cui sar soggetto nella vita futura.

Alcuni che scorgono una vita infelice, possono riceverne uno choc, ed entrare solo parzialmente nellincarnazione: ci causer la nascita di un idiota.

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