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CAPITOLO UNDICESIMO

MANTRA E JAPA
Un mantra una parola o una frase data da un Guru a un discepolo, solitamente come parte di un rito iniziatorio. Se il Guru ha accumulato potere spirituale come risultato della sua realizzazione o della sua meditazione, parte del suo potere viene trasmesso nel mantra. Se il discepolo ripete continuamente la parola, il potere del Guru viene invocato cos da aiutare il discepolo a progredire verso la meta della realizzazione del S. Sri Ramana accett la validit di questo approccio, ma raramente diede lui stesso i mantra e non li utilizz mai come parte di una cerimonia d'iniziazione. D'altra parte egli parl in modo elevato della pratica del nama-japa ( continua ripetizione del nome di Dio ) e la consigli spesso quale valido aiuto per coloro che seguivano il sentiero dell'abbandono. Nel settimo capitolo abbiamo puntualizzato che l'abbandono a Dio o al S pu essere praticato efficacemente essendo consapevoli in ogni momento che non c' un io individuale che agisce e pensa, ma solo un potere pi alto che responsabile di tutte le attivit del mondo. Sri Ramana raccomand il japa come un modo efficace di coltivare questa attitudine poich sostituisce la consapevolezza dell'individuo e del mondo con una costante consapevolezza di questo potere pi alto.

Nei suoi primi stadi, la ripetizione del nome di Dio solo un esercizio di concentrazione e meditazione, ma con la pratica continuata viene raggiunto uno stadio in cui la ripetizione procede senza sforzo, automaticamente e continuamente. Questo stadio non viene raggiunto dalla sola concentrazione, ma soltanto dal completo abbandono alla divinit in cui si ripete il nome: Per usare il nome di Dio lo si deve chiamare con brama e un abbandono senza riserve. Solo dopo tale abbandono il nome di Dio sar costantemente con l'uomo. Quando Sri Ramana parl di questo stadio avanzato del japa c'era una dimensione quasi mistica nelle sue idee. Parlava dell'identit del nome di Dio con il S ed a volte diceva perfino che quando il S viene realizzato, il nome di Dio si ripete spontaneamente e continuamente nel Cuore. Quest'ultimo stadio viene raggiunto solo dopo che la pratica del japa si fonde nella pratica dell'attenzione sul S. Sri Ramana solitamente illustrava la necessit di questa transizione citando le parole di Namdev, un santo del Maharashtra del quattordicesimo secolo: L'onnipervadente natura del Nome pu essere compresa solo quando si riconosce il proprio io. Quando il proprio nome non viene riconosciuto impossibile arrivare al Nome onnipervadente. Questa citazione tratta da una opera di Namdev intitolata La filosofia del Nome Divino e il testo completo viene esposto pi avanti nel capitolo in una delle risposte di Sri Ramana. Lo scopr per la prima volta nel 1937 e per gli ultimi tredici anni della sua vita ne tenne una copia su una piccola mensola accanto al letto. La leggeva spesso quando i visitatori lo interrogavano sulla natura e sull'utilit del japa e in base alle numerose occasioni in cui ne parl con approvazione, ragionevole supporre che ne approvasse pienamente il contenuto. D: La mia pratica stata un continuo japa dei nomi di Dio con l'inspirazione e del nome di Shirdi Sai Baba con l'espirazione. Simultaneamente vedo sempre la forma di Baba. Anche in Bhagavan vedo Baba. Ora, dovrei continuare

cos o dovrei cambiare il metodo? Poich qualcosa all'interno mi dice che se mi attengo al nome e alla forma non andr mai al di l di nome e forma. Ma non riesco a capire cosa potrei fare dopo aver abbandonato il nome e la forma. Vuole Bhagavan illuminarmi su questo punto? R: Puoi continuare nel tuo metodo attuale. Quando il japa diventa continuo, tutti gli altri pensieri cessano e si nella propria natura reale che japa o dhyana. Noi volgiamo la nostra mente all'esterno sulle cose del mondo e perci non siamo consapevoli della nostra natura reale che sempre japa. Quando impediamo alla nostra mente di pensare ad altre cose per mezzo dello sforzo consapevole del japa o di dhyana, come lo chiamiamo, allora ci che rimane la nostra natura reale che japa. Finch pensi di essere un nome ed una forma non puoi sfuggire al nome e alla forma nemmeno nel japa. Quando realizzi che non sei il nome e la forma, allora nome e forma cadranno da soli. Nessun altro sforzo necessario. Japa o dhyana condurranno a ci in modo naturale e come cosa di ordinaria amministrazione. Quello che ora considerato come il mezzo, il japa, sar scoperto essere la meta. Il Nome e Dio non sono differenti. Questo mostrato chiaramente negli insegnamenti di Namdev. 1* Il Nome permea densamente il cielo, le regioni inferiori e l'intero universo. Chi pu pu dire in quali profondit nelle regioni inferiori e a quali altezze nei cieli si estenda. L'ignorante attraversa le 84 lakhs ( 8.400.000 ) di speci di nascita, non conoscendo l'essenza delle cose. Namdev dice che il Nome immortale. Le forme sono innumerevoli, ma il Nome tutto. 2* Il Nome stesso la forma. Non c' distinzione fra il Nome e la forma. Dio divenne manifesto ed assunse Nome e forma. Perci il Nome stabilito dai Veda. Renditi conto che non c' mantra al di l del Nome. Chi afferma il contrario ignorante. Namdev afferma che il Nome Keshava ( Dio ) Stesso. Questo conosciuto solo dagli amorevoli devoti del Signore. 3* La natura onnipervadente del Nome pu essere compresa

solo quando si riconosce il proprio io. Quando il proprio nome non riconosciuto impossibile arrivare al Nome onnipervadente. Vedete il Nome come differente dal nominato crea illusione. Namdev dice: Chiedi ai Santi. 4* Nessuno pu realizzare il Nome con la pratica della conoscenza, della meditazione o delle austerit. Abbandonati prima di tutto ai piedi del Guru ed impara a conoscere che l'io stesso quel Nome. Dopo aver trovato la sorgente di quell'io immergi la tua individualit in quell'unit che autoesistente e priva di ogni dualit. Quello che pervade al di l del dvaita ( dualit ) e al di l del dvaitatita ( quello che al di l della dualit ), quel Nome, venuto nei tre mondi. Il Nome Parabrahman stesso, dove non c' azione che sorge dalla dualit. La stessa idea si trova anche nella Bibbia: All'inzio era il Verbo ed il Verbo era con Dio ed il Verbo era Dio. D: Cos il vero nome di Dio alla fine sar rivelato dall'indagine sul S? R: poich tu stesso sei la forma del japa, se arrivi a conoscere la tua propria natura chiedendoti chi sei, quale meraviglia sar! Il japa che prima procedeva con sforzo, continuer poi incessantemente e senza sforzo nel Cuore. D: Quanto a lungo dovrei fare japa? Dovrei anche concentrarmi contemporaneamente su un'immagine di Dio? R: Il japa pi importante della forma esterna. Dev'essere fatto finch diventa naturale. Inizia con sforzo ed continuato finch procede da solo. Quando naturale chiamato realizzazione. Si pu fare japa anche quando si impegnati in altri lavori. Quello che , la sola realt. Pu essere rappresentata da una forma, un japa, un mantra, da vichara o qualunque tipo di tentativo per raggiungere la realt. Tutti alla fine si risolvono in quell'unica singola realt. Bhakti, vichara e japa sono solo forme differenti dei nostri sforzi per tenere lontano l'irrealt. Attualmente l'irrealt un'ossessione,

ma la nostra vera natura la realt. Persistiamo erroneamente nell'irrealt, cio l'attaccamento ai pensieri ed alle attivit mondane. La cessazione di questi riveler la realt. I nostri tentativi sono diretti a tenerli lontano e ci viene fatto soltanto pensando alla realt. Sebbene sia la nostra vera natura, sembra che facendo queste pratiche stiamo pensando ad essa. Ma ci che realmente facciamo consiste nella rimozione degli ostacoli per ottenere la rivelazione del nostro vero essere. D: Avranno sicuramente successo i nostri tentativi? R: La realizzazione la nostra vera natura. Non nulla di nuovo da guadagnare. Ci che nuovo non pu essere eterno. Non c' necessit di dubitare che si perda o si guadagni il S. D: E' bene fare japa quando sappiamo che l'indagine sul S la cosa reale? R: Tutti i metodi sono buoni perch alla fine condurranno all'indagine. Il japa la nostra vera natura. Quando realizziamo il S allora il japa continua senza sforzo. Ci che il mezzo ad uno stadio, diventa la meta ad un altro. Quando il japa costante procede senza sforzo, la realizzazione. D: Non sono erudita nelle scritture e trovo che il metodo dell'autoindagine sia troppo difficile per me. Sono una donna con sette bambini e molte preoccupazioni familiari che mi lasciano poco tempo per la meditazione. Chiedo a Bhagavan di darmi qualche metodo pi semplice e pi facile. R: Nessuna erudizione o conoscenza delle scritture necessaria per conoscere il S, poich nessun uomo ha bisogno di uno specchio per vedere se stesso. Tutta la conoscenza necessaria soltanto per essere abbandonata alla fine come non S. N il lavoro famigliare n le preoccupazioni per i bambini sono necessariamente un ostacolo. Se non puoi fare nulla di pi almeno continua a dire io, io a te stessa mentalmente come consigliato in Chi sono io?: ...se si pensa incessantemente io, io, ci condurr a quello stato ( il S ). Continua a ripeterlo qualunque lavoro tu stia facendo, sia che tu sia seduta, in piedi o stia camminando. Io il nome di Dio. E' il primo e il pi

grande di tutti i mantra. Perfino OM secondo ad esso. D: Per controllare la mente, quale dei due migliore, eseguire il japa dell'ajapa ( non detto ) mantra o di omkar ( il suono OM )? ( generalmente con ajapa si intende il mantra So ( lui ) Ham ( sono ). Le scritture affermano che il mantra naturale che viene ripetuto inconsciamente ad ogni espirazione ( So ) ed inspirazione ( Ham ). Quando se ne diventa consci, ci risulta nella realizzazione ). R: Qual' la tua idea del japa non detto ed involontario ( ajapa )? Sar ajapa se continui a ripetere con la bocca soham, soham ( sono lui, sono lui )? Ajapa significa in realt conoscere quel japa che continua involontariamente senza che venga pronunciato attraverso la bocca. Senza conoscere questo significato reale le persone pensano che significhi ripetere con la bocca le parole soham, soham centinaia di migliaia di volte, contandole sulle dita o un rosario. Prima di iniziare il japa prescritto il controllo del respiro. Ci significa fare innanzitutto pranayama ( regolazione del respiro ) e quindi cominciare a ripetere il mantra. Pranayama significa prima di tutto chiudere la bocca, non cos? Fermando il respiro, i cinque elementi del corpo vengono vincolati e controllati, ci che rimane il S reale. Quel S ripeter sempre da se stesso aham, aham ( io, io ). Quello ajapa. Sapendo questo, come potrebbe essere ajapa quello che viene ripetuto dalla bocca? La visione del S reale che esegue japa spontaneamente ed involontariamente in un flusso interminabile, come un fluire continuo dell'olio, ajapa, gayatri ed ogni cosa. Se sai chi sta facendo japa, conoscerai cos' il japa. Se cerchi e provi a scoprire chi sta facendo japa, il japa stesso diventa il S. D: Non c' alcun beneficio nel fare japa con la bocca? R: Chi ha detto che non c' beneficio? Tale japa sar il mezzo per chitta suddhi ( purificazione della mente ). Man mano che il japa viene fatto ripetutamente, lo sforzo matura e presto o tardi conduce al giusto sentiero. Buona o cattiva, qualunque cosa venga fatta non viene mai sprecata. Solo le differenze,

i meriti e i demeriti di ciascuno dovranno essere distinti osservando lo stadio di sviluppo della persona interessata. D: Il japa mentale non migliore del japa orale? R: Il japa orale consiste di suoni. I suoni sorgono dai pensieri, poich si deve pensare prima di esprimere i pensieri in parole. I pensieri formano la mente. Perci il japa mentale migliore del japa orale. D: Non dovremmo contemplare il japa e ripeterlo anche oralmente? R: Quando il japa diventa mentale, ch bisogno c dei suoni? Diventando mentale il japa diventa contemplazione. Dhyana, la contemplazione ed il japa mentale sono la stessa cosa. Quando i pensieri cessano di essere promiscui e persiste un solo pensiero ad esclusione di tutti gli altri, viene chiamata contemplazione. Il fine di japa o dhyana l'esclusione dei molti pensieri ed il confinarsi ad un solo pensiero. Allora anche quel pensiero svanisce nella sua sorgente, l'assoluta coscienza, il S. La mente si impegna nel japa e sprofonda nella sua sorgente. D: E' detto che la mente ha origine dal cervello. R: Dov' il cervello? E' nel corpo. Io dico che il corpo stesso una proiezione della mente. Parli del cervello quando pensi al corpo. E' la mente che crea il corpo, il cervello in esso ed anche accerta che il cervello ne la sede. D: Sri Bhagavan ha detto che deve essere trovata la sorgente del japa. Con ci non si intende la mente? R: Tutti questi sono lavorii della mente. Il japa aiuta la mente a fissarsi su un singolo pensiero. Tutti gli altri pensieri sono innanzitutto subordinati finch scompaiono. Quando il japa diventa mentale viene chiamato dhyana. Dhyana la tua vera natura. Comunque, viene chiamato dhyana perch fatto con lo sforzo. Lo sforzo necessario finch i pensieri sono promiscui. Poich hai altri pensieri, chiami meditazione o dhyana la continuit di un singolo pensiero. Se quella dhyana diventa priva di sforzo, scoprirai che la tua vera natura.

D: Le persone danno nomi a Dio e dicono che il nome sacro e che le ripetizioni del nome donano merito all'individuo. Pu essere vero? R: Perch no? Porti un nome al quale rispondi. Ma il tuo corpo non nato con quel nome scrutto sopra, n ha detto ad alcuno che porta un tale nome. E tuttavia ti dato un nome e tu rispondi, perch ti sei identificato col nome. Perci il nome significa qualcosa e non una semplice finzione. Allo stesso modo, il nome di Dio efficace. La ripetizione del nome il ricordo di ci che esso significa. Da qui il suo merito. D: Facendo japa per un'ora o pi, cado in uno stato simile al sonno. Svegliandomi ricordo che il mio japa stato interrotto. Cos provo ancora. R: Come il sonno, ci corretto. E' lo stato naturale. Poich ora sei associato con l'ego, consideri che lo stato naturale sia qualcosa che interrompe il tuo lavoro. Cos devi ripetere l'esperienza finch realizzi che il tuo stato naturale. Allora scoprirai che il japa ti estraneo, e tuttavia continuer automaticamente. Il tuo presente dubbio dovuto a quella falsa identit, cio il tuo identificarti con la mente che esegue il japa. Japa significa aggrapparsi ad un pensiero ad esclusione di tutti gli altri. Quello il suo scopo. Conduce a dhyana che si conclude nella realizzazione del S o jnana. D: Come dovrei continuare il japa? R: Non si dovrebbe usare il nome di Dio meccanicamente e superficialmente senza il sentimento della devozione. D: Cos la ripetizione meccanica improduttiva? R: Le malattie acute non saranno curate semplicemente ripetendo il nome della medicina, ma soltanto bevendo la medicina. Analogamente, i vincoli della nascita e della morte non cesseranno semplicemente eseguendo molte ripetizioni di mahavakya come Io sono Shiva. Invece di vagabondare ripetendo Io sono il Supremo, dimora tu stesso come il Supremo. La miseria della nascita e della morte non cesser ripetendo vocalmente innumerevoli volte Io sono quello, ma soltando dimorando come quello.

D: Pu qualcuno ottenere dei benefici ripetendo delle sillabe sacre ( mantra ) raccolte casualmente? R: No. Egli deve essere competente ed inziato a tali mantra. Ci viene illustrato dalla storia del re e del suo ministro. Un re visit il suo primo ministro nella sua residenza. L gli fu detto che il primo ministro era impegnato nella ripetizione di sacre sillabe. Il re lo attese e, nell'incontrarlo, gli chiese quale fosse il mantra. Il primo ministro disse che era il pi santo di tutti, il gayatri. Il re desider essere iniziato dal primo ministro, ma questi confess la sua incapacit ad iniziarlo. Perci il re impar da qualcun altro e, incontrando pi tardi il ministro, ripet il gayatri e volle sapere se era corretto. Il ministro disse che il mantra era corretto, ma non era appropriato per lui ripeterlo. Messo alle strette per fornire una spiegazione, il ministro chiam un paggio vicino e gli ordin di afferrare il re. L'ordine non fu eseguito. L'ordine fu ripetuto pi volte e tuttavia non fu eseguito. Il re si irrit e ordin allo stesso uomo di afferrare il ministro e ci fu fatto immediatamente. Il ministro rise e disse che l'incidente era la spiegazione richiesta dal re. Come? chiese il re. Il ministro replic: L'ordine fu lo stesso, ed anche l'esecutore, ma l'autorit era differente. Quando ordinai io l'effetto fu nullo, ma quando ordinasti tu ci fu un effetto immediato. La stessa cosa avviene coi mantra. D: Mi viene insegnato che il mantra japa una pratica molto potente. R: Il S il pi grande di tutti i mantra. Procede automaticamente e eternamente. Se non sei consapevole di questo mantra interiore, dovresti cominciarlo consciamente come japa, che viene fatto uno sforzo, per scacciare tutti gli altri pensieri. Con la costante attenzione ad esso, alla fine diventerai consapevole del mantra interiore, che lo stato di realizzazione ed senza sforzo. La fermezza in questa consapevolezza ti manterr continuamente e spontaneamente nella corrente, per quanto tu possa essere impegnato in altre attivit. Per mezzo della ripetizione di mantra la mente viene controllata. Allora il mantra diventa uno con la mente ed anche col prana

( l'energia che sostiene il corpo ). Quando le sillabe del mantra divengono una cosa sola col prana, ci viene definito dhyana, e quando dhyana diventa profonda e ferma, conduce a sahaja sthiti ( lo stato naturale ). D: Ho ricevuto un mantra. Le persone mi spaventano dicendo che pu avere risultati imprevedibili se viene ripetuto. E' solo il pranava ( om ). Cos cerco consiglio. Posso ripeterlo? Ho considerevole fede in esso. R: Certamente, dovrebbe essere ripetuto con fede. D: Sar sufficiente di per s o puoi cortesemente darmi qualche altra istruzione? R: L'obiettivo del mantra japa realizzare che il japa sta gi procedendo in noi senza sforzo. Il japa orale diventa mentale ed il japa mentale alla fine si rivela essere eterno. Il mantra la reale natura della persona. Quello anche lo stato di realizzazione. D: Pu essere guadagnata in questo modo la beatitudine del samadhi? R: Il japa diventa mentale ed alla fine si rivela come il S. Quello samadhi.

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