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La nascita della coscienza: un percorso allinterno del pensiero di Carl Gustav Jung1.

(La scoperta dellinconscio il riconoscimento di un ordine goethiano, cos come di un disordine freudiano, nelle profondit della mente) [Lancelot Law Whyte]

Introduzione.
Ci che m'interessa proporre in questo breve incontro non pu essere la presentazione esaustiva ed efficace di un autore cos prolifico e dall'operato cos vasto, com' il caso di Carl Gustav Jung (1875-1961), quanto piuttosto l'idea pi modesta, ma non per questo meno suggestiva, di individuare nella sua opera un filo conduttore, un comune denominatore, che abbia contrassegnato la sua attivit di ricerca in qualsiasi direzione essa si sia rivolta. C' da dire che di direzioni di ricerca Jung ne ha intraprese parecchie; basti pensare alle ricerche sull'alchimia, sul simbolismo, sulla religione, sulle filosofie orientali ed ovviamente sulla psicologia clinica, considerato il fatto che Jung si considerava, prima di tutto, un medico e tale rimase fino alla sua morte. L'idea centrale su cui si articoler il nostro discorso che l'asse portante dell'opera junghiana sia da ricercare nel costante rapporto, ovvero nel continuo stato tensionale, tra inconscio e coscienza. La tensione tra questi due poli come quella che unisce la profondit con la superficie e tra cui c' e ci dev'essere continua comunicazione. Ci che blocca e snatura propriamente l'uomo la paura di fronte all'azione che su di lui fa ci che non conosce; la paura blocca, irrigidisce, isola e da ultimo corrompe la natura interiore dell'uomo che deve rimanere fluida, aerea, circolante; per favorire ci, non abbiamo a disposizione che l'unica grande forza che pu cambiarci 2: la coscienza.

1 Queste poche pagine non costituiscono alcunch di indipendente n tanto meno di esaustivo, ma servono esclusivamente da supporto all'esposizione orale che terr sull'argomento, nel previsto incontro di GIOVEDI' 20 DICEMBRE 2013, presso l'UNIVERSITA' DELLA TERZA ETA' E DEL TEMPO LIBERO LUIGI GRANDE di Cremona. 2 Pu sembrare presuntuoso, ma in alcune tradizioni spirituali la nascita della coscienza vine fatta coincidere con la nascita del Cristo.

1) Lambivalenza dellinconscio.
...l'inconscio non era semplicemente il regno del caos, del conflitto e delle passioni distruttive, ma anche la fonte di tutte le forme di ordine create dall'immaginazione umana fin dal primo e pi straordinario successo formativo dell'uomo: l'invenzione del linguaggio. [Lancelot Law Whyte, L'inconscio prima di Freud..., p. 63]

Comunemente si ritiene che si inizi a parlare dell'inconscio e quindi a farne oggetto di ricerca e di discussione esplicita, solo in seguito alle ricerche ed all'operato di Sigmund Freud (1856-1939), colui che per questo stato ed considerato il padre della psicoanalisi. Che in Freud l'inconscio abbia un ruolo centrale chiaramente fuori di ogni discussione, ma con questo fare del medico viennese lo scopritore dell'inconscio, come se prima di lui, nei secoli e nei millenni che lo hanno preceduto, l'inconscio non fu mai problematizzato, semplicemente assurdo3. Ci che la psicoanalisi ha messo al centro dell'attenzione il semplice, ma tragico assunto, che l'uomo non padrone a casa sua, ovvero che l'uomo agito, anzich egli stesso agire; in questo senso l'uomo mosso da forze primordiali, istintuali, di natura sessuale (libidica), che non pu controllare n tanto meno reprimere, pena la nevrosi (l'isteria). Si capisce allora come in Freud l'inconscio sia propriamente ci che fa dell'uomo un meccanismo, un automa, dapprima naturale (Al di l del principio di piacere) e poi sociale (Il disagio della civilt), condannato inevitabilmente alla sua infelicit. Ma questa conclusione dice davvero tutto sull'inconscio? Esaurisce, nella sua complessit, questo argomento?

3 Ben pi feroce e pressante la critica che MICHEL ONFRAY rivolge a Freud nel suo libro Crepuscolo di un idolo. Smantellare le favole freudiane [Edizione Ponte delle Grazie, 2011], dove punto per punto viene smontata l'intera costruzione freudiana.

L'originalit dell'opera di Jung, nonch i motivi che ne hanno generato il distacco nella sua collaborazione con Freud, stanno proprio nell'aver risposto negativamente a questa domanda; per cui l'inconscio anche altro. Ma cosa? Come? Gi prima di Jung, Goethe aveva messo l'accento sulla valenza creatrice, poetica (da poiesis= creare), dell'inconscio, infatti da questo misterioso oceano che emerge la piccola isola della coscienza, da cui l'uomo deve cercare di ...strappare terre al mare. Con questa idea centrale Goethe non fa che riallacciarsi a tutta la tradizione greca dove l'inconscio stato a suo modo sempre protagonista; infatti che cosa sono i miti greci se non il tentativo di rappresentare, e quindi rendere coscienti, quelle forze che sovrastavano la vita dell'uomo, oppure la tragedia, nella cui rappresentazione l'uomo consapevole metteva in relazione le forze creatrici e distruttrici della vita e dell'animo umano? 4 Ebbene tutto ci stato ed tutt'ora in funzione di quel processo che, con linguaggio alchemico e freudiano, sublima le energie irrazionali e portentose dell'inconscio nell'opera cosciente dell'uomo al servizio della sua auto-evoluzione interiore, spirituale.

2 ) La luce come simbolo della coscienza.


Ci che Jung cap che il linguaggio dell'inconscio il linguaggio dei simboli. Il simbolo (gr.: sym-balein= tenere insieme) tiene assieme razionale ed irrazionale, informazione valore, maschio e femmina, sole e luna, superficie e profondit; ci che importa la tensione tra questi due poli e non la diabolica (gr.: dyam-baleim= dividere, separare tra le parti, da cui appunto dya-bolos, diavolo) separazione ed estremizzazione di uno di essi. In questa prospettiva il principale simbolo della coscienza la luce, che per contrapposizione designa l'inconscio come tenebra; ebbene, le stelle si vedono di notte, si potrebbe dire. Non un caso, ad esempio, che il cosiddetto Medio Evo, considerato un periodo particolarmente buio ed oscuro, contro cui si scaglier a suo tempo lo spirito rivoluzionario dell'Illuminismo, sia stato un periodo dal contenuto altamente simbolico. La luce sostanzialmente tre cose: VISIONE-CALORE-VIBRAZIONE, come sono tutte rappresentate nel celebre dipinto di Ren Magritte L'impero delle luci.
4 Qualcosa ci fa paura perch non la conosciamo, lo stesso nominarla, cio riuscire a darle il suo nome, la rende meno terrificante e meno agente nei nostri confronti.

La luce della coscienza ci sana ed il Natale rappresenta, , la nascita di questo processo di risanamento interiore. * * *

3) La storia della coscienza costellata di archetipi.


Per Jung i simboli appartengono, ciascuno, ad una loro particolare connotazione archetipica. Gli archetipi (tipi originari) sono quelle forme originarie della vita psichica che appartengono sia alla storia dell'umanit che alla storia dell'individuo e che in qualche misura ne determinano a-priori, cio in partenza, le modalit di esistenza. Eric Neuman, un allievo di Jung, riusci, con il beneplacito del maestro, ad individuare le diverse tappe archetipiche che costella la vita interiore dell'uomo; ogni tappa implica un determinato tipo d'essere: GRANDE MADRE (cordone ombelicale) I UROBOROS (serpente che si morde la coda) I NASCITA DELL'EROE (Padre-Principessa-Castello)

Gli archetipi sono connessi con lo sviluppo della coscienza; le prime forme archetipiche sono caratterizzate da un basso grado di consapevolezza, l'individuo fortemente identificato con la realt che percepisce. Gli archetipi successivi, quelli che si riferiscono alla nascita dell'eroe prevedono invece un acquisto di consapevolezza tale che l'individuo avverte le grandi forze contrarie (della materia) che gli si oppongono, per cui chiede aiuto al Padre, il simbolo dello spirito, affinch lo istruisca 5 e lo accompagni nella sua lotta per liberare la Principessa e raggiungere il suo armonioso completamento.
5 Il mito di Icaro e del labirinto, si riferisce a questo.

La Principessa chiusa nel castello della sua personalit da forze irrazionali, magiche (da qui la figura del mago che la tiene rinchiusa), che le impediscono di realizzare pienamente la sua natura; solo un eroe pu liberarla, cio colui che per il suo amore disposto ad intraprendere la lotta contro le forze naturali dell'inconscio: il drago. Il significato profondo, interiore, delle fiabe e delle leggende 6. * * *

4) Il Principio di individuazione propriamente luscita dallego.


Come nelle grandi correnti della mistica, sia occidentale che orientale, anche in Jung viene auspicata una perdita, ovvero un superamento, dellio, considerato come un impedimento alla piena comprensione dellessere. Per Freud infatti lIo fa parte della struttura libidica delluomo che agglomera attorno a s tutta una serie, non solo di contenuti della coscienza, ma anche di rimozioni e comportamenti in genere; in questo senso l'Io basta a s stesso. Anche l'Eroe contrassegnato da un Io che in qualche misura lo vincola al mondo; l'alleanza con la parte femminile non fine a s stessa, per cui anche l'armonia di coppia deve essere superata per consentire alle parti di individuarsi, ovvero di raggiungere un'armonia pi evoluta, espansa a livello cosmico 7.

Bibliografia minima:
- LANCELOT LAW WHYTE, L'inconscio prima di Freud. Una storia dell'evoluzione della coscienza umana, Ed. Astrolabio,1970. - CARL GUSTAV JUNG, Ricordi, sogni e riflessioni, BUR Saggi, 2008.
6 Vastissima la tradizione occidentale che concepisce la narrazione di storie, leggende, fiabe, racconti come prassi terapeutica; per non pensare alla altrettanto vasta tradizione orientale: come non pensare ad esempio alle Mille ed una notte, oppure ai suggestivi racconti sufi o zen. 7 Questo tipo di etica richiama da vicino, per fare una trasposizione storica, la prospettiva dello Stoicismo ellenistico, in cui l'uomo in tale epoca di frammentazione si sentiva abitante dell'universo; come sappiamo tale prospettiva cosmica viene ricercata principalmente nell'interiorit dell'uomo.

- ERICH NEUMANN, Storia delle origini della coscienza, Astrolabio 1978.

Ringraziamenti:
In conclusione desidero ringraziare vivamente la prof.ssa Renata Patria e la sig.ra Beltrami per il gentile invito rinnovatomi quest'anno nel presentare questo incontro. Colgo l'occasione inoltre per rivolgere a loro e a tutti i presenti i pi cordiali e luminosi auguri di buon Natale e di un buon 2013.

Cremona 20/12/2013 Mauro Beltrami

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