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Pietro Archiati GUARIRE OGNI GIORNO Per vincere la paura, la depressione e l'aggressivit 3 downloaded from www.archiati-edizioni.it

Il testo una versione profondamente rielaborata di: Uomo moderno, malato immagin ario? dello stesso autore. 4a edizione 2007 Archiati Verlag e.K. Collaborazione alla redazione: Letizia Omo deo Stampa: Memminger MedienCentrum, Memmingen (Germania) ISBN 3-937078-91-6 Arc hiati Verlag e. K. Am Berg 6/1 D-75378 Bad Liebenzell Germania info@archiati.com www.archiati.com 4 downloaded from www.archiati-edizioni.it

INDICE Prefazione pag. 9 I. LA MALATTIA: UN INVITO A INVENTARSI LA GUARIGIONE pag. 11 L'uomo fatto solo di corpo e anima, o c' anche lo spirito? pag. 11 Chi si ammala e chi guarisce: Il corpo o l'uomo intero? pag. 18 La bella differenza tra "esser e" sani e "diventare" sani pag. 23 L'importanza del "processo" di guarigione nei Vangeli pag. 26 La forza terapeutica dell'amore pag. 29 Il coraggio di guarire pag. 31 Le malattie in relazione all'uomo completo pag. 33 Perch sono nato cos? Ch i mi ha fatto come sono? pag. 36 5 downloaded from www.archiati-edizioni.it

II. AGGRESSIVIT E DEPRESSIONE: L'ALTALENA DELLA VITA pag. 47 Il significato tutto positivo della malattia pag. 47 L'altalena tra aggressivit e depressione pag. 50 L'aggressivit nasce di fronte a un male che c' pag. 56 La dep ressione sorge di fronte a un bene che non c' pag. 59 Il pendolo tra aggressivit e depressione nei diversi archi di tempo pag. 62 Il pareggio tra essere aggressiv i e depressivi pag. 66 Il troppo, il troppo poco e il giusto mezzo in Aristotele pag. 70 III. IL MATERIALISMO D'OGGI: GRANDE MALATTIA O GRANDE TERAPIA? pag. 73 La pranoterapia e i diversi tipi di forze "eteriche" pag. 73 Il dogma del materi alismo: L'uomo un animale superiore pag. 79 Il totalitarismo del materialismo: viv ere di brame per soddisfare infiniti bisogni pag. 83 6 downloaded from www.archiati-edizioni.it

Effetti del materialismo sul corpo, sull'anima e sullo spirito dell'uomo pag. 90 L'attaccamento alla materia e l'identificazione con essa pag. 92 Astrazioni e i llusioni del materialismo pag. 95 Lo spirito ignora se stesso, l'anima ha paura, il corpo si disgrega e sorge l'AIDS pag. 70 IV. GUARIRE CON LA VERIT, LA BELLEZZA E LA BONT pag. 103 Guarire col pensiero pag. 104 Guarire ogni giorno con l'arte pag. 109 Guarire pr aticando la religione dell'uomo pag. 116 La terapia universale della libert e del l'amore pag. 122 Prima conversazione pag. 127 Seconda conversazione pag. 142 Terza conversazione pag. 159 Quarta conversazione pag. 180 Appendice: I trapianti di organi pag. 193 7 downloaded from www.archiati-edizioni.it

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Prefazione alla terza edizione Queste pagine parlano di problemi di vita che ci riguardano molto da vicino. Chi di noi non si confronta con la realt della paura, dell'aggressivit, della depress ione e dei pi vari stati patologici? Gli esseri umani si trovano oggi alle prese con malattie del tutto nuove e, al contempo, sempre pi forte l'esigenza della cul tura materialistica che vorrebbe farle sparire tutte. Viene proposta in queste p agine che sono tratte dal dialogo diretto con molte persone in occasione di conv egni e seminari una nuova visione dello stato di malattia, di vederlo e viverlo cio come un'occasione di crescita tutta positiva per lo spirito e l'anima umani. Vivere la positivit della sofferenza, togliendole gli aspetti di tragicit, ingiust izia e mortificazione, possibile quando si considera l'uomo nella sua interezza. Lo spirito di ogni uomo, il suo Io, liberamente cerca lo stato di malattia come una lotta tutta positiva che lo rafforza; se la sua anima vive da "paziente", c io senza insofferenza, il processo verso la guarigione, allora anche il corpo si risana. Una moderna scienza della realt dello spirito consente di vagliare l'ipot esi che la malattia non sia una "disgrazia", ma la scelta consapevole che ognuno di noi fa ad un livello pi ampio della sua coscienza quello dello spirito, appun to. In questo modo esercita la propria sovranit libera e creativa nella vita, a c ui restituisce la dimensione terapeutica, espressione di conoscenza e di amore v erso s e verso gli altri. 9 downloaded from www.archiati-edizioni.it

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I. LA MALATTIA: UN INVITO A INVENTARSI LA GUARIGIONE L'uomo fatto solo di corpo e anima, o c' anche lo spirito? Ogni essere umano fa pi volte nella vita l'esperienza della malattia e della soff erenza, ma anche quella della terapia e della guarigione. Gi ai primordi dell'evo luzione stato chiesto a Caino: "Dov' tuo fratello?", e Caino ha risposto: "Sono f orse io il custode di mio fratello?". In queste parole rivolte al primo "omicida " racchiuso il mistero del dolore che gli esseri umani si provocano a vicenda. M a anche la possibile terapia, propria del convivere quotidiano, dove ogni uomo c hiamato ad aiutare il fratello, ad essere cio terapeuta. Il cosiddetto "sociale" il contesto curativo in cui tutti ritroviamo ogni giorno la salute, ma anche que llo che ci fa ammalare in modi sempre diversi e insospettati. Vanno quindi ampli ati gli orizzonti d'indagine sulla realt della malattia e della terapia. A questo scopo molto interessante considerare non solo la realt del corpo dell'uomo, ma a nche la componente animica e quella spirituale dell'uomo. La dimensione fisica p raticamente la sola a cui oggi ci si rivolge, bench negli ultimi tempi l'intento terapeutico, 11 downloaded from www.archiati-edizioni.it

grazie alla psicologia e all'arte, stia prendendo sempre pi sul serio la realt del l'anima. Ma la terza grande dimensione umana, quella dello spirito vero e propri o, viene ancor oggi quasi del tutto ignorata, o tutt'al pi identificata con la sf era dell'anima. Eppure, la distinzione tra anima e spirito non meno importante d i quella tra anima e corpo. Nella cultura occidentale, a partire dal Medioevo, n on si pi parlato della "tricotomia" di corpo-anima-spirito ancora chiaramente pre sente negli scritti di Platone o di Paolo di Tarso , ma solo della "dicotomia" an ima-corpo. La scienza moderna, psicologia compresa, non ha fatto altro che recep ire questo dogma cattolico secondo il quale l'uomo costituito soltanto di corpo e di anima. La scienza naturale, poi, ha messo in dubbio anche la realt autonoma dell'anima, considerando reale e causante solo il corpo. Ha ripetuto cos nei conf ronti dell'anima ci che la Chiesa aveva fatto prima nei confronti dello spirito. La psicologia moderna per pi che mai in grado, a partire dalle sue stesse premesse , di adempiere all'immane compito culturale della riscoperta dello spirito, prop rio grazie a un approfondimento dei fenomeni dell'anima che indaga, e nei quali opera. Il punto di partenza potrebbe essere proprio una pi spregiudicata riflessi one sulla classica polarit pazienteterapeuta, con tutti i suoi risvolti a volte a nche drammatici. Il paziente si pone strutturalmente in posizione di passiva ric ezione di chi "malato" e il terapeuta assume il ruolo attivo di colui che cura. importante notare le implicazio12 downloaded from www.archiati-edizioni.it

ni di questa polarit fondamentale. Se noi chiamiamo "anima" l'esperienza che l'es sere umano fa di s quando vive da "paziente" paziente viene da patire in quanto o pposto ad agire , non dovremmo chiamare ugualmente "anima" ci che ne l'opposto. Se il paziente un puro essere animico in quanto divenuto profondamente passivo, di pendente, la cura gli pu venire solo da un essere che viva nel polo opposto, in q uello dell'attivit e della creativit. Questo polo opposto all'anima stato da sempr e chiamato "spirito". Se lo psicologo vivesse come il paziente nel puro mondo de ll'anima, invece di curare raddoppierebbe la malattia, perch questa consiste prop rio nel fatto che il paziente si ridotto ad essere solo paziente-passivo. Una cu ltura che ritenga l'uomo costituito solo di corpo ed anima, lo condanna ad esser e un eterno paziente, perch lo ritiene capace solo di subire la vita e gli eventi in cui si trova. Il vero avvenire di ogni terapia risiede allora nello sforzo d i comprendere la polarit che c' tra il puro vissuto passivo e il cosciente prender attivamente posizione. L'anima la risonanza interiore di tutte le esperienze vi ssute; lo spirito la capacit attiva di capirle per intervenirvi liberamente e sen satamente. Chiamare tutt'e due i mondi semplicemente "anima", significa consider are due realt opposte come se fossero la stessa cosa. Vuol dire considerare l'ele mento curante alla stregua di ci che ci fa ammalare. L'uomo malato quando diventa interiormente passivo (quando si riduce ad anima), e vive la salute nella misur a in cui diviene interiormente 13 downloaded from www.archiati-edizioni.it

attivo (quando si apre allo spirito). Vedremo in seguito che il vero significato della parola "paziente" non sta ad indicare colui che subisce la malattia, ma c olui che agisce in modo contrario all'"insofferente". Chi esercita attivamente l a pazienza non rifiuta il suo stato di disarmonia. E questo un lavoro tutto spir ituale. Essere "un paziente" nella realt fisica quindi la migliore occasione per diventare "un agente" nella propria interiorit spirituale. La distinzione fondame ntale tra l'essere attivi (spirito) e l'essere passivi (anima) porta con s altre distinzioni non meno importanti. Il mondo dell'anima puramente personale e sogge ttivo, in fondo non comunicabile. Solo ci che oggettivo pu essere condiviso e pu cr eare relazione. Vivere nell'anima vuol dire vivere chiusi in s nel mondo delle pr oprie emozioni e dei propri sentimenti , e vivere nello spirito vuol dire comunic are con gli altri in base a un mondo oggettivo che comune a tutti. Se chiamiamo "anima" l'essere umano che vive nei sentimenti ed in bala di essi, non possiamo c hiamare altrettanto "anima" l'essere umano che li signoreggia e li trasforma. L' umanit moderna ha dimenticato lo spirito perch l'ha trascurato fino all'inverosimi le, lo ha reso cos rachitico da non vederlo pi. L'ha fatto quasi sparire per poi d ichiarare comodamente che non c'. La vera terapia al livello dell'anima umana con siste nel risvegliare lo spirito che la nostra cultura ha reso sempre pi insonnol ito. Il mito della vita comoda una forte dose quotidiana di sonniferi per lo spi rito. Vero terapeuta dell'anima umana pu essere solo colui che conosce la forza 14 downloaded from www.archiati-edizioni.it

evocatrice ed educatrice dello spirito. La voce solare e la forza solerte dello spirito suscitano nell'anima ci che in lei gi implicito. L'anima umana nel suo ess ere stesso potenzialit allo spirito, anelito inarrestabile verso lo spirito. La p assivit interiore che sappia riconoscersi come tale, non pu voler restare cos. L'an imale un essere di natura ma non si pu dire che sia animicamente passivo, perch no n capace di diventare attivo. L'uomo, invece, ha creato con il pensare il concet to di passivit distinguendolo dall'attivit proprio perch realmente capace di interi ore attivit. Se l'azione creatrice non facesse parte del suo essere non la potreb be neppure pensare, non ne potrebbe neppure parlare. Solo lo spirito pu guarire l 'anima. Ammalarsi ridursi al puro vissuto animico, sentirsi effetto di infinite cause senza riuscire a diventare a propria volta causa di infiniti effetti. Il p aziente allora un vero e proprio caso di "psicopatia" che va in cerca, nel suo I o vero e profondo, di un'autentica "pneumatoterapia", cio di una terapia che part a dal suo stesso spirito (pnuma, in greco). Stando per alla prassi terapeutica ogg i in vigore, con un po' di coraggio e di spregiudicatezza ci tocca dire: il pazi ente va dal medico perch, vivendo se stesso come passivo e dipendente, cerca un u lteriore rapporto di dipendenza che lo confermi nella sua pigrizia, e lo culli n ell'illusione di poter continuare cos. Ma la sola cura vera potr consistere nell'a morevole rifiuto di questo rapporto di gestione dal di fuori, che raddopierebbe la dipendenza e renderebbe il cosiddetto paziente ancora pi inerte, esponendolo a suc15 downloaded from www.archiati-edizioni.it

cessive depressioni sempre pi sofferte. La distinzione tra anima e spirito non al lora una pura questione di terminologia, ma indica la capacit di cogliere nell'uo mo altri due mondi reali, oltre a quello fisico. Questi sono talmente diversi l' uno dall'altro da sollecitare un continuo movimento che li pone in interazione f ra loro. Invece, la malattia cronica della nostra cultura materialistica consist e nell'immobilit interiore, nel dogma che decreta: lo spirito non esiste. L'anima desidera sbarazzarsi della malattia proprio perch in essa incontra la sfida che le offre lo spirito a diventare sempre pi attiva. Lo spirito, invece, desidera pr ocurarsi la malattia, proprio perch la lotta contro di essa genera forze tutte po sitive nell'interiorit dell'uomo. La prospettiva di un'ulteriore evoluzione della moderna psicologia che sappia aprirsi alla dimensione specifica dello spirito, consente anche una nuova interpretazione della polarit fra conscio e subconscio. La psicoanalisi ha fatto e fa tuttora molto per aiutare l'essere umano a solleva re nella regione chiara della coscienza i molti strati del proprio essere ancora oscuri. Resta per un problema di fondo irrisolto quando lo psicoanalista, o lo p sicologo o lo psichiatra, parlano di subconscio: il fatto che essi ne parlano "c onsciamente". Quindi l'oggetto del loro discorso non per natura inconscio, ma se mplicemente non ancora noto alla coscienza della persona che hanno davanti. La c oscienza umana ha potenzialmente la capacit di scandagliare tutto il reale. Nulla per essenza non conoscibile al pensare umano. Quel che a un certo gradino evolu ti16 downloaded from www.archiati-edizioni.it

vo non ancora conscio, pu diventarlo in un tempo successivo. Importante allora ch e io comprenda che ci che la mia coscienza ordinaria oggi ancora non abbraccia no n "sotto" bens "sopra" di essa. Esiste una coscienza superiore, che quella del mi o Io vero, che io tendo a reprimere non in basso, ma in alto, impedendole di sce ndere per via ispirativa a illuminare la mia coscienza ordinaria. Il sovraconsci o il polo opposto del subcoscio vero e proprio, per la mia anima la sfera specif ica dello spirito. In quanto spirito io divento l'architetto attivo e creatore d i quel karma (o destino) che prevede tante prove (e perci anche tante malattie), proprio per concedermi tante occasioni di crescita. Il subconscio invece il regn o dell'istintuale puro, il dato cieco di natura la sfera del corpo che opera in me e di fronte al quale io sono impotente, perch non partecipo in alcun modo alla sua creazione e al suo funzionamento. L'anima che altro non se non la coscienza ordinaria oscilla fra il subconscio e il sovraconscio, e pu aprirsi verso tutt'e due le direzioni. Verso il basso si involve, accrescendo la sua condizione di d ipendenza e passivit, verso l'alto si evolve, illuminandosi dei contenuti di una coscienza superiore. Il compito culturale della psicologia non consiste solo nel sollevare a coscienza l'esistenza degli istinti inferiori, o di tutto ci che l'u omo reprime facendolo ricadere allo stato di inesorabile natura, ma consiste pi a ncora nel far discendere dall'alto i contenuti di coscienza dell'Io sovraconscio che vede la positivit di ogni evento di vita. 17 downloaded from www.archiati-edizioni.it

Come pu essere terapeutico per l'anima venire esposta solo al subconscio, di fron te al quale essa per natura impotente? Un incremento di coscienza in quella dire zione non pu che intensificare nell'uomo la paura. L'anima diventa cos pi consapevo le del suo lato di impotenza, si trova cio scaraventata in ambiti ancora pi minacc iosi, cio prima sconosciuti, di questa sua stessa impotenza. Il risultato finale , nel migliore dei casi, un rimestare rassegnato o cinico in ci che ineluttabilmen te sembra condizionare e dominare la vita dell'uomo. Sono sempre pi numerosi gli psicologi che riconoscono questo limite assoluto della psicologia del subconscio . Ben altrimenti stanno le cose quando l'anima si volge nella direzione opposta, quella dello spirito, per far "calare" nella coscienza tutti i regni dell'umana mente possibile. Qui l'anima non incontra pi le sue impotenze, ma impara a conosc ere tutto ci che pu e che prima non sapeva di potere. Ed questa la vera terapia, l a vera guarigione. L'anima umana scoppia di salute quando vive l'eco gioiosa e r iconoscente delle infinite conquiste e creazioni rese possibili al suo spirito. Chi si ammala e chi guarisce: Il corpo o l'uomo intero? L'indagine sulla realt complessiva dell'uomo non semplice: si deve sempre far rif erimento alla triade fondamentale corpo-anima-spirito, per affrontare in modo 18 downloaded from www.archiati-edizioni.it

esauriente i processi di malattia e di terapia. Inoltre, ogni parte costitutiva dell'essere umano ha le sue leggi specifiche. Ci che corporeo e visibile sempre l 'espressione, a livello di risultato e di conseguenza, di ci che prima stato viss uto nell'anima. Lo stesso possiamo dire dell'anima nei confronti dello spirito: il vissuto animico il risultato, l'effetto di ci che prima stato creato dallo spi rito. Guardando dunque le cose dal punto di vista di causa e effetto e chiedendo ci dove siano le cause prime, dovremo rispondere: esse sono sempre nello spirito . Lo spirito per natura causante, nel mondo della materia ci sono solo effetti. La materia da un lato il risultato, dall'altro lo strumento delle creazioni dell o spirito. Allo spirito immanente la capacit di creazioni dal nulla, cio di creazi oni che non siano a loro volta l'effetto di una causa precedente. Un essere spir ituale capace di pensiero autonomo, intuitivo e di volont propria crea "dal nulla ". L'anima gi effetto di ci che avviene nello spirito, e il corpo un doppio mondo di conseguenze, il precipitato sia di ci che avviene nell'anima, sia di ci che cre a lo spirito. Senza dubbio gli eventi corporei possono di riflesso influire sia sull'anima, sia sullo spirito: ma sono influssi derivati, questi. importante dis tinguere chiaramente tra cause prime e cause seconde (o di riverbero): il corpo ha la possibilit di agire sull'anima e sullo spirito unicamente in base a ci che i n esso sorge dapprima quale risultato di eventi animici e spirituali. In questo senso abbiamo senz'altro una causazione reciproca tra spirito, anima e corpo, ma 19 downloaded from www.archiati-edizioni.it

solo l'operare dello spirito primigenio e originario. Il fatto che la realt corpo rea sia divenuta sempre pi determinante nell'autoesperienza dell'uomo moderno non va frainteso. La virulenza "causante" del corporeo nell'umanit attuale essa pure l'effetto dell'aver a lungo trascurato l'azione causante dello spirito. Resta p erci vero anche qui il fatto fondamentale che le cause prime si trovano sempre ne llo spirito. Stando cos le cose, ne scaturisce per ogni impegno terapeutico una p rima conseguenza molto importante: l'intervento sul corporeo una terapia al live llo degli effetti, e perci a corta scadenza; l'intervento sulla realt dell'anima a media scadenza; l'intervento sullo spirito una terapia al livello delle cause p rime, e perci a lunga scadenza. Quando lavoriamo sullo spirito ci vuole pi tempo p er cambiarne la compagine, cos che la sua azione si trasfonda poi nell'anima e da ll'anima passi nel corpo. Ci vuol dire al contempo che ben legittimo l'intervento medico e farmacologico a livello del corpo per risolvere i problemi specifici d el corpo. E non solo legittimo, ma necessario qualora la realt corporea in seguit o a ci che avvenuto prima nello spirito e nell'anima sia talmente compromessa da non consentire un libero e diretto agire sulla realt dell'anima e dello spirito. Il lavoro del medico, se fatto con spirito di amore verso l'essere umano, pura " magia bianca" perch un intervento dello spirito sulla realt del corpo, senza inter azione di coscienza. Non si pu interpellare il corpo per chiedergli se d'accordo che gli si faccia questo o quest'altro. 20 downloaded from www.archiati-edizioni.it

Per l'azione sul corpo, in ultima analisi, non pu di per s guarire l'essere umano; se fatta bene, ottiene il risultato di ridare all'anima e allo spirito un sostra to corporeo che consenta di riprendere l'attivit animica e spirituale vera e prop ria. Non pi e non meno di questo si raggiunge con la medicina che si riferisce di rettamente al corpo. Guarito il corpo, non ancora guarito l'uomo. Se teniamo con to anche dell'anima e dello spirito, anche il concetto di guarigione muta profon damente. Se noi, sistemato il corpo, lasciassimo l'anima e lo spirito in tutto e per tutto com'erano prima della malattia corporea, cosa succede? Che la compagi ne animico-spirituale deve di nuovo cercare la malattia. Molti pensano che le ma lattie vengano per caso. Ma "il caso" soltanto una lacuna nel pensiero umano. Qu ando l'uomo non sa il perch e il percome di qualcosa dice: per caso. Il motivo pe r cui lo spirito umano consciamente e liberamente vuole e crea una malattia tutt o ci che si ripromette di divenire proprio grazie alla lotta contro quella stessa malattia, in vista del suo superamento. Se lo scopo dello spirito fosse semplic emente quello di eliminare la malattia, essa non avrebbe motivo di sorgere. Per lo spirito si tratta sempre di uno specifico sviluppo reso possibile solo da una ben precisa malattia. La terapia artistica in tutte le sue forme per eccellenza la terapia dell'anima. Intende essere un balsamo, una cura per ci che esiste nel mondo dei sentimenti, aiuta a ristabilire l'armonia interiore, a riscoprire la creativit, a dare slancio alla vita. terapia dell'anima anche la psicoterapia 21 downloaded from www.archiati-edizioni.it

propriamente detta in tutte le sue forme, fra cui la nota psicanalisi. Ho gi acce nnato al fatto che, l dove questa tocca il suo limite, e lo ammette, dovrebbe, co me dicevo, aprirsi verso la realt vera e propria dello spirito. Come la sostanza materiale del farmaco agisce sul corpo, cos l'esercizio dell'arte e la psicologia operano in modo terapeutico nella realt dell'anima. L'anima guarisce quando risc opre attraverso l'arte il senso della vita; per, prima o poi, ci si rende conto c he curare solo l'anima non basta. Si ottiene un sollievo di natura effimera, per ch nessun fenomeno dell'anima in s costante o duraturo. Ogni vissuto animico passe ggero, fuggevole nessuna gioia dura per sempre, come nessuna tristezza e nessun dolore , mentre ci che spirituale ha il carattere della durata, della costanza. Ci che oggettivamente vero e buono oggi sar vero e buono anche domani, come lo stato ieri. La terapia pi profonda e duratura non pu essere che una vera e propria arte e scienza dello spirito. Sar una terapia a lunga scadenza, a lungo respiro; ma n el corso del tempo, dallo spirito si risaner l'anima e risanando davvero l'anima si potr infondere sempre pi salute anche al corpo. Il grande avvenire del lavoro t erapeutico nell'umanit consister proprio nel compiere questo salto qualitativo. Co me dal campo medico, che si occupa prevalentemente del corpo, si passati sempre pi a prendere sul serio anche l'anima, cos il prossimo importante traguardo sar que llo di considerare tutto ci che facciamo nel nostro spirito come una terapia a lu nga scadenza che agisce su un'intera vita e mira ad una salute duratura nell'ani ma e nel corpo. 22 downloaded from www.archiati-edizioni.it

La bella differenza tra "essere" sani e "diventare" sani Pu sembrare sorprendente, ma a pensarci bene, pi che di essere sano, l'uomo gode d i diventare sano. Essere sano significa in fondo non aver nulla da fare; se la s alute fosse un costante dato di fatto, dato sempre per scontato, non avremmo nes sun compito terapeutico. In una visione integrale dell'uomo, la malattia non sor ge mai per caso o per determinismo di natura, ma sempre in base a una libera sce lta dello spirito. l'Io vero1, della persona ammalata che vuol vivere lo sforzo che ci vuole per ridiventare sano. Nessuna malattia viene subita controvoglia da ll'Io vero, ognuna da lui liberamente voluta. solo alla coscienza ordinaria (all 'anima) che sembra di 1 Con l'espressione Io vero o superiore o sovraconscio, si fa riferimento alla d imensione spirituale dell'individualit umana. L'io inferiore, quello della coscie nza normale, a cui facciamo quotidianamente riferimento, ne soltanto il riflesso , la coscienza speculare e passiva a carattere soggettivo, egoico ed egoistico. All'essere umano oggi evolutivamente possibile cominciare a riconoscere e a rife rirsi sempre di pi al proprio io spirituale attuandone, nell'esercizio della libe rt, sempre nuove dimensioni. L'Io superiore anche l'artefice del destino (o karma ) che ognuno di noi attraversa quale migliore contesto possibile di eventi, inco ntri, ambienti, rapporti, in vista della propria ulteriore evoluzione. Le forze conoscitive e amanti dell'io inferiore egoico (offuscate dall'interazione con la materia) sono deboli e, nell'esercizio del libero arbitrio, spesso si oppongono al destino quale viene scelto liberamente dall'Io superiore. L'io inferiore ord inario ci che abbiamo chiamato "anima"; l'Io superiore ci che abbiamo chiamato "sp irito". L'animico in ognuno di noi c' di per s, pura forza reattiva, non libero e perci di natura "passiva" (fatto di "passioni"). Lo spirituale libero, non c' auto maticamente e quindi il grande compito dell'uomo attuale quello di conquistarsel o, in misura sempre pi piena. 23 downloaded from www.archiati-edizioni.it

dover subire lo stato patologico, e quando fa questo vive nell'illusione, si pon e in contraddizione col proprio essere pi profondo. come quando si gioca: il sens o del gioco non nel suo terminare, ma nell'esercizio stesso del giocare. In modo analogo, il senso vero di una malattia non che sparisca al pi presto, che si ces si di fare i conti con la difficolt, ma proprio lo sforzo di occuparcene. Quando un essere umano vive una malattia il suo spirito vuole lottare con essa. Cerca l 'esperienza interiore che pu essere fatta solo grazie allo sforzo dovuto alla mal attia. Quando poi la malattia finita, finito anche il vantaggio che porta. L'int ento era di vivere ci che avviene durante la malattia stessa. E perci lo spirito u mano vuol ricominciare da capo per restare sempre nell'esperienza del guarire in mille modi diversi. Il compito degli eventi della vita allora quello di provoca re continuamente nuovi squilibri, anche nel campo della salute. Non sia mai, si dice lo spirito umano, che in ambito terapeutico io non abbia pi nulla da fare! E se la realt mi propone sempre nuovi impegni terapeutici il compito della mia lib ert quello di svolgerli con altrettanta fantasia e creativit, perch l'importante pr oprio ci che io divengo grazie a questo incessante dinamismo della vita. In tempi di materialismo, in base al dogma della vita comoda, tanti pensano che il bene di una malattia sia di averla dietro alle spalle, di averla eliminata. Anzi, meg lio ancora sarebbe se non fosse mai spuntata. Ma se la malattia scompare e io so no rimasto tale e quale, questa stasi 24 downloaded from www.archiati-edizioni.it

interiore peggiore della malattia stessa. Il mio spirito si vedr indotto a ricerc arla di nuovo e in dose rincarata, visto che quando si presentata lieve non serv ita a nulla. Se riusciamo a vedere le cose in questa prospettiva, sorge in noi l a gioia di affrontare la malattia o la sofferenza quale invito a lottare per gua rire, e alla fine ci diremo: ho conseguito nuove forze interiori grazie al lotta re contro questa malattia. Con il progresso della medicina molte malattie sono o ggi scomparse. E proprio qui si pone una domanda di fondamentale importanza: cos a succede quando un'individualit s'incarna con l'intento di fare i conti con una specifica malattia, e proprio quella malattia stata debellata dal progresso dell a scienza medica? Questo spirito umano dovr cercare per altra via la propria evol uzione, fermo restando che quella specifica malattia sarebbe stata l'occasione m igliore. In ogni individualit spirituale la volont di percorrere il proprio cammin o irremovibile, non muta; altrimenti verrebbe messo in forse il senso stesso del la vita. Non potendo affrontare una certa malattia, lo spirito dovr cercare un'es perienza sostitutiva, la pi adatta possibile. Ma se questo sostituto non c', se l' io normale non lo cerca, che cosa avviene? Avviene che quest'uomo sentir nell'ani ma un senso di vuoto. E se non sar abbastanza evoluto da rendersi conto d'avere u n'anima "disoccupata", o se addirittura vivr col convincimento che la vita miglio re quando pi comoda, la vacuit interiore inevitabilmente gli porter malattie psichi che che nel corso del tempo in25 downloaded from www.archiati-edizioni.it

durranno a loro volta delle malattie nel corpo. Un'esistenza facile facile non m ai voluta dall'essere vero di ciascuno di noi. E, a scanso di moraleggiamenti, t utti possiamo verificare che una vita che rende sempre pi gradevoli le condizioni esterne secondo le comuni idee del materialismo , nel contempo influenza l'anima in maniera opposta. L'anima si sentir insoddisfatta perch le viene tolto ogni spr one a lavorare su se stessa, a trasformarsi e progredire. Sentir la mancanza di t utte quelle conquiste interiori che si possono fare unicamente quando la vita tu tt'altro che esteriormente comoda. L'importanza del "processo" di guarigione nei Vangeli In una cultura che bene o male vuol ancora chiamarsi cristiana, pu giovare gettar e uno sguardo ai testi sacri del cristianesimo, a proposito di quanto stiamo dic endo. Come affronta il Cristo la realt della malattia e della terapia? In tutte l e lingue egli viene chiamato il grande Risanatore, il Guaritore: il Cristo il Gr ande Terapeuta dell'umanit cos si afferma da duemila anni , e ogni azione terapeuti ca trova il suo senso in riferimento a questo evento curativo complessivo dell'u manit. La prima cosa sconcertante che risulta da una lettura spassionata dei Vang eli proprio il fatto che il Cristo respinge ogni tentativo di attribuire a s il r uolo decisivo nelle guarigioni che vengono descritte. Nell'operare del 26 downloaded from www.archiati-edizioni.it

Cristo, che guarisce l'umanit in quanto evoca tutte le forze risananti ingenite a ll'essere umano, non previsto che le guarigioni avvengano per pura opera sua. Al tri, contemporanei del Cristo, per esempio Apollonio di Tiana, hanno compiuto op ere taumaturgiche e terapeutiche ben pi spettacolari delle sue. Al Cristo non int eressa la guarigione avvenuta, ma il processo di trasformazione interiore che si attua nell'uomo grazie all'interazione con la realt della malattia. Dopo ogni gu arigione, il Cristo dice: "La tua fede ti ha salvato", la tua 2 (pstis) l'element o terapeutico. Ed era dentro di te, non fuori. Ci che ti rende sano la forza tua di andare avanti quando ti cimenti con tutte le difficolt che bussano alla tua po rta. Al paralitico che da trentotto anni giaceva presso la piscina di Betesda (G v 5) il Cristo chiede: "Vuoi diventare sano?". Sembrerebbe una domanda retorica, una domanda inutile! Invece la domanda del Cristo quanto mai significativa: "Ti sei reso cosciente della volont che c' nel tuo vero Io di mettere in moto una tra sformazione interiore grazie a questa malattia? Ti chiaro cosa tu vuoi divenire proprio nel lottare contro questa malattia?". Prendiamo ancora, tra i molti altr i, l'esempio dei dieci lebbrosi (Lc 17). Tutti e dieci vengono "curati" dal 2 Il significato della parola "fede" in greco non indica un atteggiamento inter iore passivo ed esclusivamente ricettivo, ma si riferisce alla saldezza interior e attiva di un essere umano sempre pi capace di fondarsi su se stesso, e di assum ere la piena responsabilit morale delle proprie azioni. 27 downloaded from www.archiati-edizioni.it

lato del corpo fisico ma uno solo, uno straniero, ritorna a ringraziare. Il libe ro processo interiore in grado di comprendere che il risanamento del corpo dovut o alla forza incipiente dell'Io che il Cristo vuole ridestare in ogni essere uma no, avviene in uno solo. E a quest'uno soltanto il Cristo dice: "La tua fede ti ha salvato", ti ha reso sano nell'anima; uno solo, parallelamente all'evento cor poreo, comincia a rendersi conto che ogni cammino terapeutico un cammino di cres cita interiore dovuta alla forza cristica dell'Io, che va perci ringraziata. Se a nche agli altri nove stata offerta, grazie al fatto corporeo, la possibilit di qu esto cammino interiore, ma i passi non sono stati compiuti, che cosa consegue? C onsegue che gli altri nove dovranno ricominciare la malattia da capo, perch il lo ro spirito l'aveva cercata proprio per compiere il cammino interiore che soltant o il decimo ha percorso. Finch l'anima e lo spirito non si trasformano, eliminare una malattia a livello fisico non serve a nulla. Il Cristo cura unicamente trat tando l'essere umano da Io a Io, da spirito a spirito, gli interessa renderlo co nsapevole dei motivi positivi per cui si scelto una data malattia. Perci non cura tutti, senza distinzione, ma soltanto specifiche persone secondo un criterio di scelta. Egli in grado di vedere quali esseri umani, grazie alla lotta contro la malattia, conseguono anche una trasformazione interiore. Questo processo positi vo costituisce il criterio di legittimit della guarigione corporea. 28 downloaded from www.archiati-edizioni.it

La forza terapeutica dell'amore Un'affermazione che ricorre in varie culture e religioni che terapeutico in sens o vero solo l'amore, che soltanto le forze d'amore sono in grado di rendere sano l'essere umano. Cosa vuol dire, allora amare una persona malata? Vuol dire impa rare ad amare la sua malattia. L'intento di eliminare al pi presto la malattia no n amore, perch si oppone alla volont dell'altro che l'ha fatta sorgere per lottare con essa. Se voglio amare il malato devo sforzarmi di amare la sua malattia cos come il suo spirito la ama. Devo cogliere il significato positivo del comparire della malattia, non del suo scomparire. In altre parole, un terapeuta diventa te rapeuta nel momento in cui ha la forza morale interiore di volere la malattia co me la vuole il paziente: come occasione di crescita interiore. Dobbiamo allora v olere che la malattia permanga o che termini? N l'uno n l'altro. Volere che una ma lattia resti non volere nulla, perch il volere si riferirebbe solo al corporeo e interiormente non si procederebbe. D'altro lato, volere semplicemente che sparis ca significa, come gi accennato, volere l'opposto di ci che lo spirito del malato si propone. Tra questi due estremi c' la decisione di volere la lotta contro la m alattia, il divenire interiore di cui la malattia offre l'occasione. Cogliere la positivit del lottare contro la malattia significa vincere quell'atteggiamento f ondamentale dell'uomo moderno che l'insofferenza. L'uomo odierno soffre in29 downloaded from www.archiati-edizioni.it

fatti il doppio di quanto sarebbe sufficiente: soffre perch non c' vita senza soff erenza, e raddoppia perch non vuol soffrire, perch rifiuta ogni sofferenza in base alla sua insofferenza. Il dogma in fondo disumano dell'edonismo ad oltranza ha decretato che una vita senza sofferenza una vita felice. Ha identificato la soff erenza con l'infelicit. Francesco d'Assisi era invece ancora in grado di essere f elice proprio grazie alla sofferenza e diceva: "Tanto il bene che mi aspetto che ogni pena mi diletto". Quando l'uomo soffre di soffrire, si ribella contro la s offerenza diventando insofferente e impaziente, perch non sa pi quanto egli deve a lla sofferenza. La grande terapia dell'umanit attuale pu risiedere allora soltanto nella forza morale di cogliere la positivit di ogni tipo di sofferenza. Ci vale s ia per il paziente, sia per il terapeuta. Il senso vero di ogni malattia la sua positivit per l'evoluzione interiore del malato; essa va colta dapprima conosciti vamente per poterla poi realizzare volitivamente. La negativit di una malattia no n risiede mai nel fatto che ci sia, ma nell'incapacit dell'uomo di farne il megli o, il che avviene quando la si considera un incomprensibile e nocivo intralcio a lla vita. Le forze dell'amore, in quanto forze terapeutiche, consentono all'amic o, al famigliare o al terapeuta di una persona malata, di amare e confermare la scelta del suo spirito che ha fatto sorgere proprio quella specifica malattia. T ali pensieri generano forze terapeutiche di gran lunga pi efficaci che non qualsi asi medicina, per vanno realmente pensati, vanno vissuti, vanno quotidianamente c oltivati. Le forze di guarigione sono sempre forze 30 downloaded from www.archiati-edizioni.it

di positivit e scaturiscono dai pensieri. Nessuno che non ami con la mente pu amar e col cuore. Il coraggio di guarire Come si concilia la terapia o l'aiuto offerto dalle persone care con la libert di chi attraversa una malattia? Aiutando l'altro ledo forse la sua libert? Se quest a malattia non fosse destinata a venire superata, se questa individualit si fosse ripromessa di morire grazie alla malattia, lecito a me, in quanto medico, elimi nare questa possibilit? Questa domanda il risultato di un errore di pensiero perc h mette al centro un ipotetico esito della terapia. In quanto terapeuta o amico d i chi soffre non mi riguarda se questo essere umano in ultima analisi guarir o no n guarir; ci fa parte della sua libert e del suo destino. Il mio compito far di tut to per aiutarlo, durante il decorso della malattia, a far sprigionare da s il mas simo di forze interiori. Ci pu avvenire unicamente se il malato fa tutto quel che gli realmente possibile per vincere la malattia e per ristabilire la salute. Se poi, una volta compiuta questa lotta, il suo Io si sia proposto di morire o non morire, questo riguarda soltanto lui. La malattia voluta sempre per poter nel mo do migliore lottare contro di essa in vista delle forze che solo l'esperienza sp ecifica di una certa prova in grado di generare. L'aiuto altrui, in quanto accom pagna e incoraggia la lotta, 31 downloaded from www.archiati-edizioni.it

la trasformazione interiore che avviene di giorno in giorno proprio grazie alla malattia, non si pone mai contro la volont libera contro il karma dell'Io superio re dell'altro. Anzi, ogni essere umano che tralasci di dare questo aiuto viene m eno al suo compito di fratello e se un terapeuta, in quanto karmicamente congiun to con un'individualit che viene proprio da lui per essere aiutata, doppiamente v iene meno al suo compito: in quanto essere umano e in quanto terapeuta. Questa l egittimit assoluta dell'aiuto a lottare contro ogni tipo di malattia fa sorgere i n coloro che sono vicini al malato la volont terapeutica vera e propria, che una delle espressioni pi belle e profonde dell'amore. Un terapeuta che non voglia l'e voluzione in positivo del suo paziente non potr avere su di lui un influsso risan ante. Il coraggio curativo una forza morale che sorge quando il terapeuta o l'am ico giungono a volere con la massima intensit, insieme con lo spirito del malato e non meno fortemente di lui, il cammino interiore che reso possibile unicamente grazie alla lotta contro questa specifica malattia. Ma vediamo ora il processo terapeutico anche dall'altro lato: quand' che una malattia si prolunga oltre il n ecessario? Quando noi ci ribelliamo, quando noi non l'accettiamo. Allora nasce u na sorta di schizofrenia, una vera contraddizione interiore tra l'Io superiore e l'io inferiore. L'opposizione dell'io normale che non vuole la malattia e perci rifiuta la lotta, costringe l'Io superiore a tenerlo in essa ancora pi a lungo ne lla speranza che, prima o poi, la coscienza ordinaria comprenda che lo scopo tut to po32 downloaded from www.archiati-edizioni.it

sitivo della malattia l'evoluzione interiore che essa rende possibile. Meno una malattia coscientemente accolta e pi lunga dovr essere, perch l'uomo omette di farn e ci che si proposto nel suo Io superiore. Pi invece egli si adopera a comprendern e il lato positivo e a realizzare l'evoluzione che ne connessa, pi si creano i pr esupposti per non farla durare pi del necessario. In altre parole, una malattia d ura per tutto il tempo che viene rifiutata e cessa nel momento che ci aiuta a cr escere. Le malattie in relazione all'uomo completo Qual il significato delle malattie cosiddette croniche, ritenute praticamente in guaribili? Essendo la malattia cronica di durata massima, dobbiamo considerarla in rapporto con l'elemento di massima costanza nell'essere umano, cio con lo spir ito, con l'Io. In ogni malattia cronica si esprime un aspetto dell'Io; di fronte ad essa perci veniamo indotti in senso massimo a lavorare sullo spirito. questo il motivo per cui una malattia cronica non si pu superare dall'oggi al domani. Ne lla misura in cui, per, un essere umano lavora sull'Io superando i tratti negativ i che hanno reso necessaria questa sofferenza cronica, la malattia pu essere riso lta, anche nell'arco di una stessa vita. Rudolf Steiner indica nella sua scienza dello spirito alcune leggi ben precise sui rapporti tra le varie malattie e gli 33 downloaded from www.archiati-edizioni.it

elementi costitutivi dell'essere umano, nonch sul periodo di lunga, media o corta scadenza di una terapia. Egli distingue cinque tipi fondamentali di malattie. N e richiamo qui solo alcuni aspetti essenziali: 1. Le malattie croniche sono, com e or ora accennato, in diretto rapporto con l'Io, e di conseguenza con l'essere del sangue. Esse sono ereditabili (grazie al sangue). Per una terapia, nella mis ura in cui sia possibile, di massima importanza l'intero ambiente umano e natura le in quanto abitacolo karmico dell'Io. Vanno considerate, dunque, sia le relazi oni umane sia gli aspetti di natura, in particolare quelli climatico-geografici. Inoltre basilare proprio in questo campo ogni vera terapia di tipo psichico, in particolare quando riesce a svolgersi tramite le forze della gioia. 2. Le malat tie acute provengono da irregolarit del "corpo astrale" cio dall'anima vera e prop ria e si esprimono in scompensi del sistema nervoso. Per una terapia di fondamen tale importanza la dieta, l'attenzione a tutto ci che l'essere umano ingerisce e assimila in base alla nutrizione. 3. Le malattie in parte croniche e in parte ac ute sono in diretto rapporto col funzionamento del sistema delle forze vitali ch iamato "corpo eterico" , il cui correlato fisico l'intero sistema ghiandolare. Pe r la terapia vanno qui usati farmaci specifici presi dal mondo vegetale e minera le. 4. Le malattie infettive sorgono in base a disordini nello svolgersi del des tino (karma) i quali si ripercuotono sul corpo fisico nel suo rapporto col mondo materiale. Qui ci vuole una terapia di tipo "karmico", volta in particolare ad armonizzare o cambiare le cause esterne. 34 downloaded from www.archiati-edizioni.it

5. Le malattie karmiche vere e proprie sono quelle le cui cause provengono dalle vite precedenti, e sulle quali non si pu in alcun modo influire dal di fuori. Qu este malattie corrispondono a mete specifiche che l'Io si propone di conseguire ancora prima di nascere. Nel corso dell'intera evoluzione, di vita in vita, l'Io distrugge una dopo l'altra tutte le componenti del corpo fisico con l'intento d i ricostruirle grazie alle proprie forze conoscitive e volitive, libere e indivi duali. Infatti solo il lavoro di ricostruzione di tutto il corporeo, a partire d alle forze della libert individuale, conferisce all'Io facolt e capacit del tutto i ndividualizzate. Da questi brevi accenni, che si possono dapprima considerare co me ipotesi di lavoro, risulta che la volont positiva e ben precisa che si esprime nel far sorgere una data malattia mira a tutte quelle specifiche e multiformi a ttivit animiche e spirituali che vengono compiute nel corso della guarigione. Una malattia polmonare (per esempio l'asma) una distruzione pur parziale delle forz e specifiche plasmatrici dei polmoni. Queste forze rappresentano un complessissi mo mondo: in senso reale partecipe tutto il macrocosmo al formarsi e al sano fun zionare dei polmoni. Grazie alla malattia l'Io si propone di ricompiere lui stes so con libera partecipazione conoscitiva e volitiva che sorge proprio grazie all a sofferenza per la privazione di certe specifiche forze di salute tutti quegli infiniti atti che ancora prima della nascita egli aveva compiuto in compagnia de gli Esseri spirituali, e in piena dipendenza da loro, nel compaginare l'archetip o sovrasensibile dell'organo in 35 downloaded from www.archiati-edizioni.it

questione, in tutto il suo contesto reale di forze. Ogni guarigione allora un'im itazione umana perci pi libera e individuale, e di conseguenza moralmente pi rileva nte per l'uomo degli atti di plasmazione divina che hanno creato i vari organi n onch l'organismo intero. La guarigione, riferendoci a quanto abbiamo detto all'in izio in relazione al subconscio, il modo veramente umano e diretto di acquisire a poco a poco cognizione di quanto connesso con la sfera della natura, di portar e a coscienza il subconscio. Una salute riconquistata vincendo la malattia pi uma na di una salute divinamente architettata una volta per tutte, semplicemente reg alata e passivamente accolta. Le conquiste della libert portano cos a compimento l 'opera della cosidetta grazia divina. Il senso della grazia divina la libert. Una grazia che non volesse la libert umana sarebbe per l'uomo una deplorevole disgra zia. Perch sono nato cos? Chi mi ha fatto come sono? Una persona ha problemi animici di tipo vario e, grazie a un certo tipo di anamn esi, essi si palesano presto come effetti di cause che vanno cercate, poniamo, n ella primissima infanzia. In base a questa diagnosi la psicoanalisi mette in mot o una terapia di tipo personale. Il terapeuta intende entrare in rapporto con l' inconscio specifico del paziente per portarlo a coscienza, eliminandone cos la ma nifesta36 downloaded from www.archiati-edizioni.it

zione patologica che consiste essenzialmente nell'ignorare le cause remote dei f enomeni animici attuali. A questo punto si pone la necessit di approfondire il co ncetto stesso di causa. Il fatto che l'uomo sappia distinguere col suo spirito t ra causa ed effetto, sta a dire che egli non pu essere solo effetto: se cos fosse, non potrebbe sorgere in lui il concetto di causa. Ora, il fatto che le cause pr ime e determinanti di una patologia psichica vengano viste in fatti accaduti nel l'infanzia, non cambia nulla sull'affermazione implicita che l'uomo in tutto e p er tutto effetto. Sia che si veda la causa delle sue condizioni animicocorporee in un creatore, sia che le si veda nella corrente ereditaria, sia che le si impu ti a quanto accaduto nell'infanzia, resta il fatto fondamentale cos fondamentale che nemmeno ci si rende conto di metterlo alla base di tutto come assioma indisc usso che l'essere umano cos viene visto in tutta la sua realt come effetto di qual cosa che non lui stesso a causare. Prendere coscienza di questo fatto vuol dire al contempo conoscere l'origine pi profonda di ogni atteggiamento sia depressivo, sia aggressivo. Vivendosi, pur inconsciamente, come puro effetto, l'essere uman o o si ripiega su di s nella depressione o si ribella diventando violento. E ques to perch? Il suo motivo che non pu accettare l'affermazione che lo condanna ad ess ere un puro effetto, per il semplice fatto che in realt non lo . allora compito di un'osservazione pi attenta dei fenomeni animici il chiedersi se sia oggettivo il ricercare le cause prime retrocedendo nel tempo fino alla primissima infanzia. La domanda 37 downloaded from www.archiati-edizioni.it

che a questo punto potrebbe sorgere : perch ci si ferma l? Perch non si va ancora ol tre, ai tempi anteriori al concepimento e alla nascita? Di fronte a questa doman da l'uomo occidentale resta per lo pi interdetto. Da molto tempo infatti l'Occide nte pensa che l'essere umano non esista prima della nascita. La religione gli ha detto che Dio crea l'anima in concomitanza col formarsi del corpo, e la scienza che ha lasciato Dio da parte ha mutuato dalla teologia la stessa affermazione d i fondo: la realt animica, supposto che ci sia, non esiste prima che vi sia il co rpo, sorge parallelamente ad esso ( in base al noto "parallelismo psico-fisico") . nostro compito a questo punto non dare per scontata proprio questa affermazion e implicita ma fondamentale perch gravida di conseguenze. Se ci rivolgiamo per es empio a Platone, per lui scontato l'opposto, e cio che l'uomo preesiste al sorger e del suo corpo. Secondo lui, conoscere vuol dire ricordarsi di ci che gi si sapev a prima di nascere. Fu il suo discepolo, Aristotele, a non parlare pi della prees istenza: egli fu il primo a considerare l'anima la forma del corpo, e che pu quin di esistere unicamente in rapporto col corpo. Il cristianesimo ha poi recepito d a Aristotele quest'affermazione fondamentale, senza metterla in questione. Chi h a ragione, allora, Platone o Aristotele? Paradossalmente hanno ragione entrambi. Platone parla di preesistenza, ma si comprende che non ha un'esperienza persona le e diretta. un'affermazione che egli prende da una lunga tradizione, soprattut to misterica. Aristotele de38 downloaded from www.archiati-edizioni.it

cide allora di parlare unicamente di quella realt animica della quale ha esperien za diretta, cio dell'autocosciente vero e proprio. Questo tipo di realt animica po ssibile solo grazie al corpo. Questo tipo di autocoscienza psichica sorge in rea lt con la corporeit e non n prima della nascita n dopo la morte. E qui si prospetta quella che io chiamerei la seconda grande missione della psicologia moderna, se vuole aprire le porte verso un futuro davvero fecondo per l'uomo. La sua prima g rande missione, l'abbiamo gi accennato, quella di riconquistare lo spirito in qua nto realt del tutto diversa da quella psichica, proprio a partire da una giusta l ettura dei fenomeni dell'anima. La seconda grande missione sar quella di varcare, nella sua ricerca delle cause prime, la soglia dell'infanzia e della nascita pe r riscoprire la preesistenza dell'essere umano, in quanto spirito che esiste anc he indipendentemente dal corpo. Questo coraggio conoscitivo terapeutico generer l a forza morale di andare poi fino in fondo e di porre quella domanda cruciale ch e l'occidente da duemila anni ha represso, la domanda che chiede: l'uomo vive da vvero una volta sola? Oppure s'incarna ripetutamente, come per Platone era ovvio che fosse? Il primo passo da compiere in questa direzione quello di dirsi che l a scienza moderna, come ha direttamente mutuato dalla teologia l'assioma della n on preesistenza, cos ha fatto riguardo all'affermazione che si vive una sola volt a, senza nemmeno tematizzarla o porla in questione. L'urgente compito, soprattut to della psicologia attuale, 39 downloaded from www.archiati-edizioni.it

quello di mettere in questione questo dogma perch sono troppi i quesiti che trova no una soddisfacente risposta solo nella prospettiva della reincarnazione. Gli e sseri umani vengono sempre pi costretti da un lato alla depressione rassegnata, i n qualche caso fino alla disperazione, e dall'altro alla violenza distruttrice, se non riescono a collocare la totalit della vita, con tutti i suoi enigmi, in un contesto pi vasto di ripetute vite che li possa sciogliere. Se l'uomo conosce e riconosce dentro di s unicamente quella realt psichica che sorge col corpo e dal c orpo dipende in tutto e per tutto, egli deve dirsi, se coerente, di essere in tu tto e per tutto un effetto delle leggi e delle forze della materia. Proprio ques ta conseguenza logica e onesta gli toglie ogni illusione di libert, cio di indipen denza creatrice nei confronti del mondo fisico. Se questo pensiero fosse conform e alla realt l'uomo dovrebbe gioirne sapendo di vivere nella verit oggettiva. Inve ce, proprio in base a questo convincimento che il cardine del materialismo moder no, l'umanit vive le conseguenze devastanti di un dogma falso, di un gravissimo e rrore di pensiero. L'uomo moderno dovr prestare attenzione ad un'affermazione di base della scienza dello spirituale che dice: la realt dell'anima tutto ci che l'e ssere umano vive nella sua interiorit grazie all'interazione col corpo. L'animico vero e proprio dunque per natura dipendente dal corpo e non pu essere causante p erch sempre al contempo anche "causato", cio determinato e condizionato dal corpo. La realt dell'anima, il vissuto animico, sorge in realt 40 downloaded from www.archiati-edizioni.it

col sorgere del corpo e non pu esistere prima del concepimento o della nascita n d opo la morte. Ma l'essere umano non solo anima. Egli ha un corpo, ha un'anima, m a uno spirito. L'anima sia causa sia effetto nei confronti del corpo e non pu ess ere, perci, causa prima o pura; lo spirito invece causa prima, causa pura perch no n a sua volta effetto. lo spirito a decidere della realt sia dell'anima sia del c orpo nella loro reciproca dipendenza. Ogni spirito umano, in quanto Io del tutto unico e individuale, la causa creante e libera sia dell'anima che del corpo, pe rch indipendente da entrambi. Esiste, in quanto spirito, sia prima della nascita sia dopo la morte del corpo. Questo pensiero, pensato fino in fondo, porta alle ripetute bench non infinite vite terrene di ogni spirito umano, come legge fondam entale dell'evoluzione sulla terra. Pi un uomo fa l'autoesperienza reale di esser e uno spirito libero e creatore, pi capace di prendere in mano la propria vita, i l proprio destino e assumerne la piena responsabilit morale. La depressione e la violenza sempre pi diffuse nell'umanit moderna rappresentano la sana reazione dell 'uomo che non vuole e non pu darwinisticamente essere ridotto al livello animale. "Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtude e conoscenza" leggia mo in Dante. L'essere umano non , come l'animale, un puro essere di natura, in tu tto e per tutto determinato, bens ha in s la capacit di esercitare la sua forza lib era e creatrice, di viversi sempre pi pienamente come spirito. 41 downloaded from www.archiati-edizioni.it

Una cultura che ritrovi il coraggio di interrogarsi sulla preesistenza e sulle r ipetute vite terrene sar meno dogmatica e miope di una che da sempre ignora e con sidera tab questi quesiti. Tematizzare sia l'uno sia l'altro quesito non equivale per a volare a conclusioni opposte, altrettanto dogmatiche. Significa avere il c oraggio di portare con s queste domande, vivendone tutte le vaste implicazioni ne l contesto della vita quotidiana. Solo una disamina fenomenologica, la pi esaurie nte possibile, dei risvolti esistenziali di queste nuove "ipotesi di lavoro", po tr portare all'intimo convincimento di non essere ancora una volta di fronte a un dogma, ma al risultato di un lungo e responsabile cammino conoscitivo, condotto con coscienza pienamente desta. Nelle considerazioni che seguono, certi fenomen i verranno considerati dal punto di vista della reincarnazione e chi legge non d eve dare per scontata quest'affermazione ma considerarla dapprima come un'ipotes i di lavoro, per vedere che cosa ne segue per la vita. La via al convincimento i nteriore del tutto individuale e nessuno pu in realt "convincere" di alcunch un alt ro dal di fuori. Ogni convincimento vero nasce solo da un lavoro di pensiero pro prio, di natura del tutto libera e individuale. Segono qui solo alcuni cenni sul la differenza tra il considerare l'uomo come costituito solo di anima e corpo ch e nella loro dipendenza reciproca possono vedersi come un piccolo mondo a s stant e , oppure come per di pi un essere spirituale. Accompagnamo con la pena nel cuore le malattie e le 42 downloaded from www.archiati-edizioni.it

sofferenze dei bambini, quelle che, di fronte al pensare comune, appaiono le pi i ngiuste e le pi difficili da accettare. Per, nella prospettiva della reincarnazion e, tutto ci acquista un significato nuovo: l'importante diventa ci che l'Io vero, lo spirito eterno del cosiddetto "bambino" che ben adulto perch ha millenni di ev oluzione alle spalle sta vivendo e conquistando grazie alla malattia e alla soff erenza dovuta proprio al vivere nel corpo, senza nemmeno il bisogno della partec ipazione a livello della coscienza normale che il "bambino" ancora non ha. Lo st esso vale anche per tutte le sofferenze che vivono i cosiddetti handicappati men tali, il cui significato sfugge alla coscienza ordinaria che in essi non c' ma pu essere solo sovracosciente, voluto e vissuto dalla coscienza dell'Io superiore. L'uomo un essere spirituale in reale comunione con tutti gli esseri del cosmo, m ai separato o a s stante. Per curare certe malattie dell'anima spesso accade che una persona venga mandata lontano dal suo ambiente in una casa di cura. Ma l'ani ma si ammala proprio perch nei rapporti che ha con le persone con le quali vive c ' qualcosa che non va, e che andrebbe messo in ordine. E quale cura gli viene dat a? Quella di allontanarla e cos estraniarla ancora di pi dalla realt che il suo spi rito vorrebbe meglio conoscere, e alla quale vorrebbe lavorare per migliorarla. Invece di aiutarlo a lavorare sulla sua situazione superando cos in maniera non i llusoria la "malattia" lo strappiamo dal suo contesto di vita che il rapporto de l suo spirito con altri spiriti umani sottraendogli ogni possibilit di lavorare a 43 downloaded from www.archiati-edizioni.it

migliorarla. Questo modo di procedere il corrispettivo animico del volere lo "sp arire" della malattia al livello corporeo, anzich volere la giusta interazione co n essa. In tempi di materialismo la psicologia stessa viene spesso indotta a con siderare i fatti animici come racchiusi in una specie di scatola ermetica che og nuno porta con s, e che rimane immutata anche se ci spostiamo di trecento chilome tri dal nostro ambiente quotidiano. Ma i rapporti karmici, le forze di simpatia e antipatia, gli influssi reciproci passati e quelli volti al futuro, tutto ci ch e lega questa persona malata con le altre individualit karmicamente congiunte con lei, sono forze reali, sono realt spirituali oggettive! In che cosa consiste all ora il citato intervento terapeutico che allontana il malato dalla sua realt karm ica e lo mette in una casa di cura? Consiste nel considerarlo come una pura real t psicosomatica, come lo anche l'animale, isolato, a s stante, senza karma. come s e, per "curare" una pianticella danneggiata che non riesce a crescere bene, la s radicassimo dalla terra per farla crescere nell'aria. Come pu avvenire una guarig ione quando io tolgo al cosiddetto "malato" la possibilit di mettere ordine nei s uoi rapporti karmici, portandolo via proprio da quelli? Tutto ci che spirituale p er l'uomo d'oggi irreale. Anche nel caso di un cosiddetto malato di mente si esc ogita spesso una presunta cura individuale per una realt che eminentemente social e. Come nella terapia psicoanalitica spesso s'incentra l'attenzione sui fatti an imici e ci si irretisce in essi ignorando la realt oggettiva e universale dello s pirito, cos nell'isolamento in case di cura si strappa non 44 downloaded from www.archiati-edizioni.it

meno spesso l'essere umano dal suo "ambiente naturale e spirituale", illudendosi di avere ugualmente di fronte l'individuo completo per il fatto che ha portato con s, con la valigia, anche il suo corpo e la sua anima.* * La conversazione che si svolta dopo questa conferenza a pag. 127. 45 downloaded from www.archiati-edizioni.it

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II. AGGRESSIVIT E DEPRESSIONE: L'ALTALENA DELLA VITA Il significato tutto positivo della malattia Nessun uomo, nel suo essere pi profondo, vuole la stasi interiore, la comodit o la passivit. Anche la malattia trova il suo significato po sitivo della lotta contro di essa. Gli uomini a volte si chiedono: "Ma che cosa ho fatto per meritarmela?". una domanda con cui ci si ribella alla "malasorte", ma la parola "meritare" molto bella, perch davvero una malattia si pu ricevere sol tanto se la si meritata. Uno dei motivi del suo insorgere, infatti, deriva dalla necessit di pareggiare le unilateralit del nostro passato, recuperando ci che stat o omesso o facendo meglio quel che prima stato fatto poco bene. Va allora approf ondito il concetto stesso di omissione. Essa l'occasione offerta dalla vita ma d a un lato, non da noi afferrata. la cosa pi normale di questo mondo, perch una vit a senza unilateralit, cio senza realt tralasciate magari per dare la precedenza ad altre, non sarebbe possibile. L'evoluzione nel tempo ci offre nel suo insieme la possibilit di conseguire tutte le dimensioni dell'umano, ma una dopo l'altra. Se le potessimo conseguire tutte insieme non ci sarebbe lo scorrere del tempo. 47 downloaded from www.archiati-edizioni.it

In questo modo avremmo gi l'umano e non ci sarebbe possibile conquistarlo liberam ente di pensiero in pensiero, di azione in azione. Qui la differenza pi important e tra lo scorrere del tempo e il durare nell'eternit, tra la dimensione dell'uman o e quella del divino. La legge fondamentale del vivere nel tempo il succedersi delle cose una dopo l'altra per consentire l'esercizio della libert di conquista e di scelta; la legge fondamentale del divino la compresenza, nella durata, di t utte le dimensioni dell'essere. Nessun uomo pu essere perfetto nel senso di "fini to". La sua perfezione specifica consiste proprio nell'incompletezza strutturale che consente l'inarrestabile dinamismo del divenire. Si tratta solo di vedere q uali aspetti dell'umano ognuno abbia privilegiato nel passato e quali si propong a di conseguire o recuperare al presente, concentrandosi su di essi e riservando ne innumerevoli altri per il futuro. Supponiamo che uno voglia conseguire la vir t del coraggio. Un coraggioso deve essere unilaterale, perch se volesse essere al contempo un mansueto, un mite, non sarebbe n l'uno n l'altro. L'acquisizione del c oraggio porta con s, come risultato, un anelito verso l'altro lato, quello della mitezza, appunto. Sorger allora in una tale individualit il desiderio karmico di c ompensare questa unilateralit col suo lato opposto. Il concetto di recupero acqui sisce in questo modo un significato tutto positivo. Le cose che in un dato tempo si omettono perch si d la precedenza ad altre vengono pi tardi "pareggiate", nel s enso che ora tocca a loro venir messe in primo piano. 48 downloaded from www.archiati-edizioni.it

La reincarnazione significa proprio questo: un'esistenza trascorsa come maschio una unilateralit su tutta la linea, perch non permette, per tutta una vita, di viv ere con animo femminile, con qualit di pensiero femminili, la natura e la relazio ni fra gli esseri umani... Il sesso non si pu "compensare" nell'arco di un'esiste nza. Il maschile e il femminile sono configurazioni totalizzanti, e l'alternanza possibile soltanto da una vita all'altra. Tutti gli eventi della vita, anche qu elli felici, sono sempre "pareggi" di inevitabili unilateralit del passato. E dun que anche la malattia. Perci la domanda da porre non : "Che cosa ho fatto di male perch adesso mi debba capitare questa malattia?", ma: "Quale dimensione dell'uman o mi rende possibile aggiungere a ci che ho gi acquisito nel passato?". Segue da t utto ci che il vero significato di ogni evento la prospettiva che esso apre verso il futuro. Un'individualit pu scegliere una malattia senz'altro anche in base a u n'omissione del passato, ma l'importante sempre ci che essa si ripromette di posi tivo per l'avvenire. L'Io spirituale ha sempre in vista la sua missione da svolg ere verso il futuro. Supponiamo che uno spirito umano abbia da compiere una miss ione importante per tutta l'umanit: essa richieder forze specifiche di amore, di s acrificio, di attivit impegnativa a servizio degli altri. In vista di questo prog etto, sar forse necessario passare, ad esempio, attraverso una lesione della corp oreit che durer per tutta una vita, e la cui "causa", cio il motivo vero, dunque tu tto nell'avvenire. 49 downloaded from www.archiati-edizioni.it

L'Io superiore di un essere umano che noi chiamiamo handicappato pu aver deciso, per questa vita, di non afferrare la corporeit nel modo che noi consideriamo norm ale e che, in fondo, intriso di egoismo ma di non avvalersene del tutto. Oltre a l sacrificio che fa crescere questa individualit grazie alla sua "rinuncia", veng ono indotte anche le persone a lei congiunte a suscitare dentro di s forze di ded izione e di amore non comuni, che potranno pienamente esplicare in futuro. Senza la prospettiva della reincarnazione sono tanti i fenomeni che non si possono ca pire, che non hanno senso. Tutte le nostre riflessioni ci riportano al pensiero che, sia per il terapeuta sia per il paziente, l'importante non opporsi alla mal attia, ma volerla e amarla nel suo significato positivo di crescita in vista del l'avvenire. L'altalena tra aggressivit e depressione Aggressivit e depressivit costituiscono una polarit di forze che interagiscono fra loro, e che sono entrambe necessarie per l'evoluzione. Sono anch'esse due unilat eralit, il loro reciproco pareggio in atto in ognuno, sempre e ovunque, e costitu isce il dinamismo stesso della vita. Un uomo del tutto senza aggressivit o senza depressione cesserebbe di essere uomo. Si pu dire che la differenza tra l'uomo e l'animale che l'animale non in grado n di essere aggressivo in senso vero e propr io, n di deprimersi. 50 downloaded from www.archiati-edizioni.it

Se diciamo che il leone aggressivo in quanto agguanta la preda e la dilania, usi amo delle metafore antropomorfiche, perch l'istinto di natura non deliberata aggr essivit: si impone per natura, appunto. Si pu essere veramente aggressivi soltanto avendone almeno un barlume di coscienza ed essendo capaci di domare l'aggressiv it. L'aggressivit sorge dove c' un'esuberanza, un troppo di forze; mentre il troppo poco caratterizza la depressione. Questa possibilit del troppo e del troppo poco fa parte della libert. L'aggressivit e la depressione sono in questo modo le due forze portanti dell'evoluzione umana. L'umanit si separ fin dai primordi dal gremb o divino e questo emanciparsi per diventare autonomi esprime la prima legge fond amentale del divenire. I grandi miti (di Osiride, di Dioniso) parlano di un'uman it inizialmente unitaria e che poi si frantumata. Ciascuno di noi un frantume, co me un atomo in s conchiuso, dell'umanit originaria. Se ci non fosse avvenuto, se ci ascuno di noi non avesse conseguito una certa autonomia nel suo io, non ci sareb be libert, l'esperienza di essere un io autonomo. Il processo di separazione dal grembo originario, dalla matrice cosmica, comporta di necessit l'esperienza dell' aggressione, esprime un atteggiamento originario di repulsa. In piccolo, nella r icapitolazione dell'evoluzione che si fa in ogni vita, l'adolescente, verso i tr edici quattordici anni, riconferma il taglio ombelicale fisico nella dimensione psicologico-spirituale per acquistare la propria autonomia di pensiero e di azio ne. Conseguire una propria indipendenza 51 downloaded from www.archiati-edizioni.it

senza aggressivit non possibile, perch si pu diventare autonomi soltanto respingend o ogni gestione e conduzione dall'esterno. L'aggressivit allora una forza moralme nte n buona n cattiva in s, ma semplicemente necessaria. Esubera, diventa eccessiva e perci nociva (e dunque moralmente "cattiva"), quando chi respinge ogni gestion e estrinseca si vuole imporre, a sua volta, sugli altri. Ed questo troppo che no i chiamiamo normalmente aggressivit, ma va ben riconosciuta la necessit anche di q uesta forza che fa aspirare sanamente all'indipendenza, senza tollerare manipola zioni. In questo senso, senza una sana aggressivit nessuno pu diventare veramente autonomo e davvero umano; si tratta di vedere, in che modo questa forza diventa negativa. Presa nel suo significato positivo, l'aggressivit la forza dell'afferma zione di s, di cui fa parte anche la giusta autodifesa. Gi Aristotele, considerava il "buono" come un giusto equilibrio fra estremi, riconoscendo nella "giustizia " di Platone la virt di ogni virt, il giusto mezzo fra il troppo e il troppo poco. L'altra forza fondamentale, non meno necessaria per ogni crescita, la depressio ne. il contraccolpo necessario dell'aggressivit: si richiamano a vicenda cos come il pendolo, oscillando da un lato, al ritorno non si ferma al centro ma va dall' altra parte. C' un'osmosi continua di forze tra aggressivit e depressione, l'una e voca l'altra. In posizione aggressiva io vivo la mia forza egoica come necessari a per la mia evoluzione, e respingo le ingerenze altrui; nella fase 52 downloaded from www.archiati-edizioni.it

depressiva vivo la forza egoica degli altri che respingono i miei tentativi di m anipolazione. Io non posso vivere senza il mio egoismo e gli altri non possono v ivere senza il loro. Quando respingo gli altri per affermare la mia autonomia, e ssi mi vivono come aggressivo; quando sono gli altri a respingere me, essi vivon o la loro aggressivit e io trascorro una fase depressiva. Se l'aggressivit in quan to tale la forza primigenia dell'autoaffermazione, cio l'anelito all'autonomia, l a depressione nella sua realt pi profonda l'anelito alla comunione. In fondo, che cosa vuole una persona depressa? Vuole la comunione, perch proviene dall'esperien za fondamentale della solitudine. Io sento solitudine quando gli altri nella lor o aggressivit "non mi vogliono", ma gli altri hanno il diritto di non volermi per ch hanno essi pure il diritto alla loro aggressivit, alla loro autonomia. Quando m i sento depresso sto in fondo subendo la forza di autoaffermazione dell'altro, c he mi fa sentire solo. Questo accende in me il desiderio di comunione. Autonomia di ognuno e comunione fra tutti, sono i due valori fondamentali dell'evoluzione umana. Si tratta di ristabilire sempre nuovamente il giusto equilibrio tra ques te due autoesperienze; nessuno pu vivere senza autonomia, nessuno pu vivere nella solitudine. Di fronte a queste due forze fondamentali e alla loro molteplice int erazione che genera il dinamismo vero e proprio dell'esistenza, sono possibili d ue atteggiamenti interiori, essi pure fondamentali. C' chi ritiene che sarebbe me glio se aggressivit e de53 downloaded from www.archiati-edizioni.it

pressione non ci fossero, che sia l'aggressivit sia la depressione fossero per na tura negative o nocive. In ultima analisi ci vuol dire: sarebbe meglio se l'esser e umano non fosse in evoluzione. Se vogliamo l'uomo lo dobbiamo volere in cammin o: sia con la capacit di autonomia, cio di separazione, sia con la forza di reagir e contro l'aggressivit altrui con la depressione, esperendo la solitudine. Per tr ovarsi a suo agio nella solitudine dovrebbe terminare di essere uomo. L'abisso c he pi sconvolge nei riguardi della depressione la paura di non trovare pi in s le f orze di reazione, cio un anelito sufficientemente forte verso la comunione. Vero terapeuta, vero amico colui che nutre in s il convincimento profondo che un tale abisso ultimo non sia possibile. L'amico del depresso si proibisce il pensiero c he l'altro possa accettare la solitudine in modo definitivo e irrevocabile. Un u omo che non voglia pi uscire dalla sua depressione non esiste. Ci per il fatto che il suo vero spirito, non mai in realt n solo n depresso. Depressa pu essere solo la coscienza ordinaria, proprio in base al fatto che non riesce a cogliere la posi tivit anche della sua depressione. Pensare questo pensiero allora il compito dell 'amico o del terapeuta, perch questo ci che pensa lo spirito stesso del depresso, e il problema sta proprio nel fatto che nel suo io normale egli non riesce pi a p ensarlo. Il terapeuta gli porta incontro la forza risanatrice e risanante di que sta presa di coscienza: "Il tuo Io superiore, anche se tu lo volessi, non pu vole r restare in un isolamento 54 downloaded from www.archiati-edizioni.it

definitivo. Nel tuo Io vero tu desideri vincere la depressione e rituffarti nell a comunione universale con rinnovate forze di amore". Il terapeuta riceve questo pensiero dall'Io superiore dell'altro e lo porta incontro al suo io inferiore, alla sua coscienza ordinaria: e questa la vera terapia. Al depresso viene detto: hai scelto tu stesso liberamente questa fase depressiva perch solo se c' hai la p ossibilit di superarla e di acquistare cos nuove forze nel tuo animo. Un altro att eggiamento di fondo nei confronti dell'aggressivit e della depressione quello di gioire del fatto che queste forze ci siano, avendo compreso che l'arte della vit a consiste nell'interazione sempre vivace tra questi due poli. La vita fa sorger e sempre nuove unilateralit per darci di risolverle in modi ogni volta diversi. I l positivo delle unilateralit non sta nel non averle, perch se non ci fossero non ci nulla da fare, e questa sarebbe la cosa pi brutta che ci possa capitare. La po sitivit delle forze di aggressione e di depressione consiste nella possibilit che ci danno di lavorarci sopra, soprattutto quando diventano estreme, e di corregge rle con la forza opposta. Entrare nell'unilateralit non in s un problema: problema tico restarci dentro rifiutando il dinamismo che ci vuole per ritornare indietro . Schiller, nelle sue Lettere sull'educazione estetica del genere umano, dice ch e l'uomo sommamente umano quando gioca, non quando finisce di giocare. continuam ente da vincere il pensiero sbagliato che depressione e aggressivit siano in s neg ative. Un essere umano che non oscillasse tra aggressivit e depressione sarebbe i nteriormente morto, e questo non 55 downloaded from www.archiati-edizioni.it

sarebbe di certo il meglio. Ponendo le cose in questo modo superiamo pesanti mor alismi che ci trasciniamo da secoli: le forze della depressione e dell'aggressiv it vengono viste come il materiale plastico pi prezioso che vi sia, messo a dispos izione di un geniale artista perch lo modelli in molteplici creazioni. Sorge allo ra una profonda gratitudine verso questa polarit primigenia di forze che ci offre il da fare quotidiano. Il bene morale l'arte stessa della vita, l'arte di maneg giare tutte le nostre forze di aggressivit e di depressione in modo artistico. L'aggressivit nasce di fronte a un male che c' Una riflessione di natura un po' pi filosofica sull'aggressivit e sulla depression e potrebbe prendere le mosse da un assunto fondamentale: l'essere umano diventa aggressivo di fronte a ogni male che trova, e diventa depressivo di fronte a ogn i bene che non trova. L'atteggiamento aggressivo implica sempre una qualche indi gnazione di fronte a qualcosa che non va bene: quando l'altro vuol manipolarmi o quando vedo un'ingiustizia o un sopruso nei confronti di altri vado in collera, divento aggressivo perch mi ribello contro qualcosa di non giusto. L'aggressivit ha sempre a che fare con la presenza di un qualche male. Questo male non deve es sere necessariamente oggettivo: importante che venga vissuto 56 downloaded from www.archiati-edizioni.it

come un male, suscitando cos ira o collera aggressivit appunto. Collegando questo pensiero a quello svolto prima scopriamo qualcosa di nuovo. Dicevamo che l'aggre ssivit diventa negativa, cio nociva per l'essere umano, solo nella misura in cui v a oltre la giusta misura, ledendo la libert altrui. Ora chiediamoci: quando diven tano per me "di troppo", cio eccessivamente unilaterali e deleterie, la ribellion e e l'aggressivit nei confronti di ci che mi appare come un male? Lo diventano qua ndo io vedo il male solo fuori di me, unicamente negli altri. Allora aggredisco l'altro costringendolo a difendere giustamente la sua autonomia. Potendo io inve ce combattere il male solo dentro di me, solo qui ho la possibilit di vincere la mia aggressivit nei confronti del male. L'ira iniziale di aggressione rivolta all 'esterno si trasforma da s in sana depressione, nel momento in cui guardo me stes so e mi vedo anch'io del tutto imperfetto. Non cos invece di fronte al male fuori di me: se vedo unicamente quello, mancandomi ogni controforza di sana depressiv it, divento sempre pi unilateralmente aggressivo. L'espressione estrema di questa aggressivit l'omicidio, cos come il suicidio in un certo senso l'espressione estre ma della depressivit. A ben riflettere, ognuno di noi dovrebbe dirsi: il male fuo ri di me non mi riguarda. Quel che fuori di me sempre e solo, per me, un dato di fatto e considerandolo come un male moraleggio inutilmente. Quel che un male pe r l'altro cio un compito evolutivo che lui omette , non pu essere un male per me ci o una omissione mia. Una 57 downloaded from www.archiati-edizioni.it

situazione di vita che mi ponga a contatto, per esempio, con una persona estrema mente egoista, mi autorizza a dire che un male morale il suo egoismo? No: lei lo potr considerare come un male morale, essendo il suo; per quanto riguarda me, il suo egoismo un dato di fatto oggettivo non meno di un tramonto o di un temporal e. L'aggressivo in eccedenza vede allora il male fuori di s e vuole combatterlo, sbaragliarlo; la cura per questa "esuberanza" di aggressivit sta allora tutta nel vedere il male morale sempre e solo dentro di me. Allora divento "aggressivo" n ei confronti di me stesso, e imparo che la lotta contro il male dentro di me rap presenta il senso positivo dell'esistenza. una lotta quanto mai salutare, se con dotta in modo giusto. Ecco trovata la cura dell'aggressivit: riconoscere e vincer e sempre nuovamente la propria tendenza a smascherare, ad assalire e a sbaraglia re il male che si trova all'esterno. Quando io voglio "smascherare" il male este rno a me sono troppo aggressivo nel pensiero, quando lo voglio "assalire" sono t roppo aggressivo nel sentimento, quando lo voglio "sbaragliare" sono troppo aggr essivo nelle mie forze di volont. In tutti e tre i casi divento troppo aggressivo perch invece di cambiare me voglio cambiare l'altro, e questa stessa aggressivit mi ritorna contro grazie alla sana reazione dell'altro, paralizzandomi. Questo m i aiuta a comprendere che la sede del male dentro di me, l il male ridiventa uman o perch ci posso davvero lavorare sopra. Nei confronti di me stesso l'aggressivit si esprime allora in chiave del tutto positiva di lotta interiore, di vittoria 58 downloaded from www.archiati-edizioni.it

su me stesso. Senza una giusta e sana misura di aggressivit nei propri confronti non riuscir mai nessuno a vincere i lati negativi del proprio egoismo. La "grinta " rivolta verso noi stessi ci fa dire: nella vita non posso forzare gli eventi, non posso costringere gli altri a cambiare. Non ha senso scagliarmi contro ci che io giudico come male nella vita altrui, moraleggiando e pretendendo dall'altro il compito di ci che posso fare solo io in prima persona. Questo pungiglione volt o verso se stessi la riconquista quotidiana della calma interiore, la capacit di accettare gli altri cos come sono, sapendo che soltanto quando trasformo me stess o trasformo al contempo il mondo, e in modo sommo. Se invece voglio prima cambia re il mondo (cio rivolgo il pungiglione verso l'esterno) senza mutare me stesso, non succede nulla. Anzi, le cose peggiorano perch il mondo esterno invece di camb iare rintuzza la mia aggressivit, e ci mi rimanda verso la depressione. La depressione sorge di fronte a un bene che non c' Come l'aggressivit nasce in presenza di un qualche male, la depressione una reazi one alla mancanza di un bene. La depressione nasce sempre di fronte a un vuoto. Il depresso colui che sottolinea il negativo, che guarda ai buchi, alle lacune d ella vita invece di sottolineare il positivo e orientarsi verso la pienezza. Il depresso elenca tutte le porte che si chiudono e non vede quelle che si aprono. La grande 59 downloaded from www.archiati-edizioni.it

cura della depressione allora la positivit, che non si pu prendere dalle cose del mondo, ma si pu solo generare nello sguardo che si posa sugli eventi del mondo. L a positivit risiede tutta nel nostro modo di vedere la vita. Il mondo pieno sia d i positivit che di carenze perch in nessun posto, in nessuna persona, in nessun ev ento c' tutto o nulla. Ci deprimiamo quando ci concentriamo su ci che manca, perch ci che c' non ci dice pi nulla. L'amico o il terapeuta di una persona depressa deve sapere che non convincer mai con argomenti teorici il depresso a guardare ci che positivo, perch il depresso proprio non lo vede. E non lo vede perch, nella fase d epressiva, la sua coscienza ordinaria si rifiuta di vederlo, altrimenti non sare bbe depresso. Come si risolve, allora, il problema? Si risolve, o per lo meno si pongono le basi per una soluzione, con l'osmosi karmica dell'essere l'uno per l 'altro, proprio grazie al rapporto di amicizia o di terapia. L'amico muovendosi nella sfera del pensiero che non lede la libert dell'altro pensa i pensieri posit ivi che il depresso non riesce a pensare da solo. E il pensiero fondamentale da pensare che non esiste mai una situazione in cui tutte le porte siano chiuse. Fo rse lo la morte? Nemmeno, perch con essa si chiudono, s, tutte le porte dell'al di qua, ma si aprono tutte quelle dell'aldil! Una situazione dove in assoluto tutto fosse "chiuso" sarebbe la fine del mondo. Ma la fine del mondo non mai venuta d a che mondo mondo. Un pensiero, in particolare, va riportato al centro della cos cienza: pi importante di ci che non possibile ci 60 downloaded from www.archiati-edizioni.it

che possibile. Cosa fa infatti il depresso? Guarda a ci che non gli possibile. E perch lo fa? Per inerzia, per trovare una scusa e non far nulla. come l'intento d i cambiare l'umanit: ciascuno vorrebbe volentieri migliorare l'umanit perch in fond o sa che non possibile, e quindi ha subito la scusa per non far nulla e pu dire: V isto? ci ho provato ma non funziona, inutile! Se invece gli viene la voglia di ca mbiare se stesso, allora le cose cambiano, perch ci possibile! E la scusa non c' pi. La cura della depressione allora la decisione di concentrarsi su ci che possibil e. Per volerlo, per realizzarlo. Questa determinazione c' nel profondo di ogni es sere umano. L'amico pu rafforzare il pensiero e la volont dell'Io vero di colui ch e depresso pensando e volendo lui, fortemente, tutto ci che positivo in quanto re almente possibile. In fondo si tratta, da parte di chi accompagna la persona dep ressa, di non desiderare lo sparire della sua depressione, perch cos facendo la ve drebbe come qualcosa di negativo. Si tratta invece di conferire la prima forza n ecessaria, quella che fa vedere la depressione come un compito positivo, come un a sfida, una occasione di crescita. Ricompare qui riferito alla depressione ci ch e abbiamo detto della malattia. Pensare che sarebbe meglio che la depressione no n ci fosse renderla ancora pi necessaria. Se c', bene che ci sia perch solo cos pos ibile la crescita interiore che si vive unicamente con la lotta contro la depres sione stessa. L'altro pensiero che nessun essere umano vuole restare 61 downloaded from www.archiati-edizioni.it

eternamente nella fase di depressione, perch nel dinamismo di ogni polarit risalir e verso il polo opposto, verso l'esuberanza delle forze di aggressivit. Come la m alattia viene voluta dall'Io vero per poter lottare contro di essa e vincerla, c os la depressione viene cercata per poter lottare contro di essa e per vincerla. grazie a ci che vive grazie alla lotta che l'essere umano progredisce. Si tratta allora di un continuum di forze che vanno dall'aggressivit alla depressivit. L'imp ortante non moraleggiare, non pensare che una depressione che duri mesi e mesi s ia qualcosa di negativo in s e per s. Non questo che importa. Importante non quant o duri la depressione ma il modo di viverla, cio che cosa la persona diviene inte riormente grazie alla lotta con la depressione, per quanto lunga essa sia. Il pendolo tra aggressivit e depressione nei diversi archi di tempo Consideriamo ora la polarit esistenziale delle forze di aggressione e di depressi one, sotto alcuni aspetti fondamentali relativi sia al corso intero della vita, sia all'evoluzione globalmente intesa, sia al quotidiano. Se vero che l'esperien za della libert la capacit di ricostituire equilibri sempre nuovi muovendosi artis ticamente tra questi due poli dell'esistenza, qual la cosa pi importante perch ci p ossa avvenire? che sorgano 62 downloaded from www.archiati-edizioni.it

sempre nuovi squilibri! Compito della realt fuori di me sempre quello di fornire disarmonie. Per fortuna! Se io mi auguro che la vita la finisca una buona volta di cambiarmi le carte in tavola scompigliandomi le cose, non ho capito nulla! Il compito degli eventi, degli altri, del mondo esterno, proprio quello di procura re tutti i possibili sbilanciamenti dentro di me, affinch io abbia la fortuna e l a gioia di poterci lavorare, nell'esercizio sovrano della mia libert. La legge de lla vita la legge del pendolo, del gioco, della creazione artistica, dell'interm inabile trapasso di forze tra la posizione aggressiva e quella depressiva. Prend iamo il corso della vita: c' un tempo, quello della giovent, dove prevalgono le fo rze dell'aggressivit. Un giovane depresso sarebbe un vecchio prematuro. Proprio p erch il compito della prima parte della vita quello di affermarsi e spiccare, dev e esserci un'esuberanza di forze proprie, che gli altri non possono che consider are aggressive. In base all'esplicarsi delle forze individuali si pongono i pres upposti (visto che insistendo a dare colpi se ne ricevono anche!) per il desider io di tirarsi un po' indietro, nella seconda parte della vita. Si comincia allor a a fare di meno e a riflettere di pi, a pensarci su due volte prima di fare qual cosa, e piano piano si fa posto agli altri. Questa maggiore saggezza che si acco mpagna al crescere dell'et, il non riuscire pi a imporsi sempre e subito, porta l' impronta della depressione. Un essere umano che avesse in et adulta soltanto l'es uberanza delle forze vitali sarebbe un bambinone, conoscerebbe soltanto l'aggres sivit e non la depressione, gli mancherebbe un aspetto 63 downloaded from www.archiati-edizioni.it

fondamentale dell'umano. Il karma dell'aggressivit della prima parte della vita l a maggiore depressione della seconda. Si potrebbe osservare questo processo anch e nella psicologia dei popoli. Quando un popolo esubera di forze vitali giovanil i, mostra aggressivit nella vita sociale volta alla sopravvivenza, all'edificazio ne elementare delle strutture, poi all'allargamento dei confini, alla sfida col territorio e con i popoli limitrofi. Si crea cos una cultura di forte pragmatismo e di volitivit. Un popolo pi avanti nei processi di coscienza diventa maggiorment e riflessivo e depressivo, approfondisce e articola le problematiche, genera una cultura filosofica e introspettiva piuttosto che di conquista. Il depressivo un a persona maggiormente in grado di vedere la complessit delle cose; l'aggressivo parte in quarta e non si pone tanti problemi. Il depressivo prima di partire ci pensa dieci volte, e poi magari non parte! Ma vanno bene tutti e due: ci vuole l 'uno e ci vuole l'altro, e in fondo la sapienza della vita consiste nel sapere q uando va meglio un atteggiamento e quando l'altro, l'arte di saper giocare sia c on l'uno sia con l'altro stato interiore. Non un buon artista colui che sa suona re solamente nella tonalit maggiore: la musica comprende in s anche la tonalit mino re. L'aggressivit il tono maggiore, la depressione il tono minore. Goethe dice: n on c' genio senza malinconia. Senza malinconia pu essere un guerriero, non un geni o. L'aggressivo vuole fare e fa bene. Il depressivo vuole pensare e fa altrattan to bene. E se nell'altalena della vita si riesce a fare nella giusta dose tutt'e due le cose, ancora meglio! 64 downloaded from www.archiati-edizioni.it

Anche nell'evoluzione complessiva dell'umanit possiamo individuare una conduzione diversa prima e dopo della grande svolta. La prima met dell'evoluzione non potev a che essere in chiave di prevalente aggressivit, mentre nella seconda met l'umani t tender a diventare sempre pi "depressiva". Deve svolgere il compito di pareggiare quella somma infinita di "solitudine", sorta in ognuno come risultato complessi vo dell'egoismo che stato necessario per conseguire l'autonomia individuale. Par lando di Ettore l'eroe che nell'Iliade si presenta deciso e aggressivo, come una forza vulcanica che non si pone mai in questione , Rudolf Steiner dice che dopo la grande svolta della storia la stessa individualit si ripresenta nel personaggi o di Amleto, l'eterno indeciso. "Essere o non essere, questo il problema...", si chiede. L'esuberanza aggressiva e sicura di s di Ettore si trasforma nell'interm inabile depressione di Amleto, l'eterno incerto. L'umanit giovane, l'umanit matura . Quali mirabili compiti vengono qui dischiusi per il pensiero umano! Il pareggi o karmico dell'aggressivit che si trasforma in depressione anche la legge dell'ev oluzione nella sua totalit, la legge dell'esistenza umana, ed anche la legge fond amentale della vita quotidiana. Ogni pi piccolo colpo riceve in archi di tempo an che brevi il suo contraccolpo. Si tratta di osservare con attenzione sottile sem pre pi sottile questo oscillare nelle sue manifestazioni pi concrete. Soprattutto il terapeuta deve sviluppare il cosiddetto occhio clinico per vedere come ogni p iccola aggressivit porti gi in s in forma latente una pur piccola depres65 downloaded from www.archiati-edizioni.it

sione, e come ogni piccola depressione si risolva in una corrispondente aggressi one. Nessuna depressione si pu vincere senza diventare almeno un po' aggressivi. Quando per esempio l'altro vuol aver ragione a tutti i costi o vuole da me quel che io non voglio, mi costringe a difendermi in qualche modo. E che cosa avviene in me quando mi d senz'altro ragione...? Il pareggio tra essere aggressivi e depressivi Il dinamismo di natura interiore di questa polarit consiste nel fatto che ci che s i manifesta esteriormente in un certo senso opposto a ci che si vive dentro. In a ltre parole: l'essere umano non mai o solo depresso o solo aggressivo, ma vive s empre, se pure in dosi omeopatiche, entrambi gli atteggiamenti. proprio il convi ncimento che sia cos, a farci comprendere che l'uomo non deve mai ricevere dal di fuori le forze che riequilibrano le sue unilateralit, ma che le porta gi dentro d i s. Il rapporto tra esterno e interno pu esprimersi in termini di latenza e di ma nifestazione: l'aggressivo depresso in latenza, il depresso aggressivo in latenz a. Questa polarit in fondo quella aristotelico-tomistica di potenza e atto. Da ch e cosa sorge la potenzialit di depressione in un individuo aggressivo? Dal suo ag ire stesso: se sta rompendo il muso a tanti, potenzialmente pone anche le basi 66 downloaded from www.archiati-edizioni.it

perch glielo rompano di rimando! Quindi in potenza, tendenzialmente un depressivo . Si tratta di un dinamismo e di un'osmosi di forze che non sono mai statici: l' attuazione di una forza porta con s la potenzialit di evocare l'altra. Ogni forza la potenzialit del suo opposto, e lo attrae. La depressione e l'aggressivit vanno viste come un continuum di forze, non come due realt statiche e opposte l'una all 'altra. Le due esperienze estreme sono due realt a s stanti soltanto se le fisso i n due fotogrammi e ignoro il movimento intermedio. Queste due foto istantanee co rrispondono al tipico processo di astrazione del pensiero scientifico moderno ch e tende a isolare i fenomeni dal loro contesto vivente. Quando la realt viene col ta nella sua interezza si comprende che l'un polo rimanda dinamicamente verso il polo opposto. L'aggressivit e la depressione vengono congiunte fra di loro dal m ovimento continuo delle forze dell'anima, che entrano l'una nell'altra come le o nde del mare. L'esperienza di essere aggressivo porta in s dinamicamente l'attraz ione irresistibile verso il polo opposto della depressione. E viceversa. Tali co nsiderazioni sono importanti per vincere la paura che sorge soprattutto di front e a una fase depressiva molto prolungata e profonda. Qui pu sorgere il dubbio esi stenziale che le forze di risucchio verso l'altra sponda forse non esistano vera mente, proprio perch tardano a manifestarsi. Solo colui che sa con certezza assol uta che queste forze ci sono, che non ne dubita affatto in grado di contare vera mente su di esse, confermandole con i suoi 67 downloaded from www.archiati-edizioni.it

pensieri di fiducia e cos rafforzandole. Colui invece che dubita non pu far scompa rire queste forze positive che rimandano all'altro polo, perch queste ci sono e r estano. per in grado di indebolirle, e proprio questo pu contribuire profondamente all'aggravamento della situazione, nel senso di un ritardo o di una fatica magg iori nel superamento della depressione. Perfino il suicida non si toglie la vita per il fatto che gli siano davvero mancate le forze positive, quelle capaci di superare ogni depressione. No, esse oggettivamente c'erano in lui e sarebbero an che state sufficienti a salvargli la vita. Ma successo che questa persona in est rema difficolt e coloro che le sono stati vicini hanno ignorato quelle forze real i e hanno omesso di evocarle non avendo contato su di esse. La responsabilit mora le nei confronti della positivit intrinseca dell'essere umano, anche nei momenti pi difficili della vita, riguarda ogni rapporto di terapia e di vera amicizia. Se questo rapporto autentico, il terapeuta o l'amico sanno bene di far parte profo ndamente del karma, della vita di colui che soffre, e comprendono che proprio pe r questo egli si aspetta da loro anche se non consciamente , la fiducia pi assolut a e la convinzione profonda e incrollabile che ogni Io vero viene alla vita per viverla nella sua totalit e pienezza, non per togliersela! Quando il terapeuta st esso, o l'amico, cominciano ad aver paura che il depresso si tolga la vita, con questa paura gli paralizzano la volont positiva di vivere che nel suo Io vero c' e che sarebbe necessario rafforzare per evitare il suicidio. L'ultima ragio68 downloaded from www.archiati-edizioni.it

ne per esistere, prima di uccidersi, la fiducia terapeutica, cio ricostituente, n ell'essere umano stesso. Perci questa fiducia non dovrebbe mai venir meno nel ter apeuta e nelle persone care. Dobbiamo ben distinguere tra non avere forze a disp osizione, oppure averle senza farne uso. Quando un essere umano si toglie la vit a si tratta sempre del secondo caso, mai del primo. E possiamo anche comprendere che il dinamismo unitario e continuo delle forze dell'anima per sua natura tale che pi una posizione diventa unilaterale ed estrema e pi diventa tanto insostenib ile quanto insopportabile. Insostenibile perch ingiustificabile al livello del pe nsiero, insopportabile al livello di comportamento nel contesto armonico della v ita. L'insostenibilit e l'insopportabilit per s stessi e per gli altri della depres sione e dell'aggressivit estreme mostrano la non meno forte e oggettiva tendenza oggettiva a uscirne fuori. Questa spinta non un'astrazione: un dinamismo di forz e animiche realissime che tendono per natura, e nel loro insieme, alla salute de ll'anima. Solo che questa salute non consiste mai in una stasi che sarebbe la mo rte dell'anima ma in una vera e propria incessante altalena tra le forze della s impatia e quelle dell'antipatia. Il linguaggio esoterico esprime questa realt del l'anima col termine tecnico di pareggio karmico: il pareggio karmico dell'aggres sivit la depressivit, e viceversa. Ogni forza chiama in campo "per forza" la sua c ontroforza. Il karma dell'uomo, di regola, di diventare in una vita successiva u na donna, e viceversa. Ognuno desidera diventare 69 downloaded from www.archiati-edizioni.it

ci che ancora non , e il desiderio fatto di forze reali che lo portano dinamicamen te verso ci che ancora gli manca. Questa "legge del karma" in fondo la legge dell a fiducia nella totalit delle forze dell'anima, perch esse sono affidabili in sens o assoluto. Il troppo, il troppo poco e il giusto mezzo in Aristotele Alla luce del nostro tema si possono riconsiderare le tre virt che Aristotele ha ripreso da Platone, con la giustizia (quarta virt platonica) che tutte le presupp one, tutte in quanto virt del giusto mezzo. Le tre virt sono la saggezza, il corag gio e la temperanza. Quando diventa aggressiva la saggezza e quando depressiva? Il cammino verso la verit diventa depressivo nell'ottusit che sfocia nell'agnostic ismo, nel relativismo, nella rinuncia a ogni ricerca di verit e nello scoraggiame nto; diventa aggressivo nei confronti della verit nell'esaltazione che sconfina n el dogmatismo, nel settarismo, nel fanatismo. La saggezza vera la forza di ritro vare sempre un equilibrio tra la deflazione del disinteresse e della rassegnazio ne e il voler agguantare, ghermire con violenza i misteri dell'esistenza. La vir t del coraggio si vive nel ritrovare costantemente l'equilibrio tra la codardia, la tapineria (depressivit del coraggio) e la temerariet, l'avventatezza (che rappr esentano l'aggressivit, il troppo del coraggio). 70 downloaded from www.archiati-edizioni.it

La temperanza la virt che ricerca il pareggio tra l'aggressivit dell'ascesi, della macerazione (che una posizione di estrema violenza nei confronti della propria corporeit, per costringerla a dare anche quello che non pu dare) e la dissolutezza , il lasciarsi andare, cio la depressione nei confronti del proprio corpo. Propri o considerando la dinamica intrinseca delle virt platonico-aristoteliche vediamo che il giusto mezzo non uno stato (statico), ma l'espressione della tensione din amica innata in ogni posizione unilaterale a ricercare ci che le manca. In questa tensione, che l'essere umano pu sia * assecondare sia ostacolare, risiede la ver a salute. * La conversazione che si svolta dopo questa conferenza a pag. 142. 71 downloaded from www.archiati-edizioni.it

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III. IL MATERIALISMO D'OGGI: GRANDE MALATTIA O GRANDE TERAPIA? Il materialismo del nostro tempo pu essere considerato come una malattia. Vogliamo farne una diagnosi individuando alcuni sintomi fonda mentali e chiedendoci, in chiave terapeutica, quale cammino positivo sia reso po ssibile proprio grazie alla lunga lotta contro la malattia culturale del materia lismo. La prospettiva metodica di tutte le considerazioni gi espresse che ogni ma lattia va considerata come un'occasione di crescita. Proprio l'osservazione di q uesto fenomeno culturale del nostro tempo ci servir da un lato ad applicare il me todo in tutti i suoi aspetti, dall'altro a verificarlo nel modo pi esauriente. Pr endiamo le mosse dall'affermazione fondamentale che il materialismo non in s una cosa buona o brutta, che sarebbe cio un grave errore ritenere che sarebbe meglio se non ci fosse. Ci chiediamo invece subito: quali dimensioni dell'umano si poss ono conseguire solo grazie al fare i conti con la realt del materialismo? La pranoterapia e i diversi tipi di forze "eteriche" Come preludio alle riflessioni sul materialismo vorrei proporre alcuni pensieri che Rudolf Steiner sviluppa riguardo 73 downloaded from www.archiati-edizioni.it

al mesmerismo detto anche biomagnetismo. Cito questo fenomeno come un esempio de l modo di affrontare la mentalit materialistica, oggi in voga, soprattutto per ci che riguarda i rapporti fra esseri umani nei loro aspetti pi profondi. Esistono p ersone che hanno facolt terapeutiche particolari, capacit taumaturgiche o curative grazie alle quali, per una specie di osmosi, possono trasfondere certe forze ad un altro essere umano. Queste forze non sono di natura fisico-sensibile tali ci o da potersi rilevare esteriormente ma sono forze invisibili che agiscono a livel li molto pi sottili. Vengono chiamate forze magnetiche e sono di natura passegger a, non duratura: soltanto alcuni individui ben le posseggono, e anche costoro so lo per un certo periodo. Poi col tempo scompaiono. L'essenza del fenomeno consis te in questo: il mesmerizzatore, o pranoterapeuta, ha la capacit di rafforzare il proprio corpo astrale (cio la propria anima), di far fluire dentro al proprio co rpo eterico queste forze astrali e poi, magnetizzando il corpo vitale-eterico de l paziente, di farle affluire anche in esso. Se il malato avesse la capacit di ge nerare lui stesso nel proprio corpo eterico, a partire dal proprio corpo astrale , cio dalla propria anima, le forze risananti di cui ha bisogno, esse non restere bbero forze inferiori di natura magnetica o galvanizzante, ma forze libere di ch imismo eterico, di alchimia eterica che l'Io gestisce liberamente. Richiamiamo, per capirci meglio i diversi tipi di sostanza eterico-vitale che Rudolf Steiner distingue: l'etere del 74 downloaded from www.archiati-edizioni.it

calore, l'etere della luce, l'etere chimico e l'etere vitale. 1) L'etere del cal ore quello che fa da ponte fra la sostanza eterica del cosmo e la sua manifestaz ione nei fenomeni della natura. Il calore eterico dell'entusiasmo e dell'amore s i riflette, al livello inferiore della natura, nel calore termico. Nella subnatu ra (o sottonatura) esso si esprime come forza di gravit che fa parlare di "massa" e di "peso" che hanno le cose. Ogni aumento di pressione fa aumentare la temper atura. 2) L'etere della luce si riflette nell'aria, nella luce del sole, e al li vello di subnatura si manifesta come elettricit. La sua sostanza eterica vera e p ropria fatta di pure forze di pensiero. La luce del pensiero illumina il mondo s ovrasensibile analogamente alla luce del sole che illumina le cose visibili e re nde possibile la percezione sovrasensibile al livello della visione estasiante, ma anche di una "immaginazione" che lascia del tutto liberi, nella quale il pens are stesso diventa vivente, seguendo le incessanti metamorfosi di tutto ci che vi vente. 3) L'etere del suono (o chimico o dei numeri) si riflette nei fenomeni ch imici dell'acqua e al livello di subnatura, dove questa affinit chimica degli ele menti viene come imprigionata o coatta, abbiamo il magnetismo. Nella sua realt et erica la forza di coesione e di armonia fra i vari esseri e si esprime nelle "af finit elettive" che vanno dall'armonia pitagorica delle sfere, ai rapporti numeri ci dei cicli evolutivi e delle frequenze d'onda pi svariati. 4) L'etere della vit a si riflette nella Terra l dove sorgono organismi viventi organizzati in unit: a livello di subnatu75 downloaded from www.archiati-edizioni.it

ra, quale controparte dell'etere di vita, c' la disgregazione totale e irreversib ile della materia che noi osserviamo incipientemente a livello di energia atomic a, di radioattivit, ma anche di ogni fenomeno di morte come conseguenza del ritra rsi dell'etere della vita dall'organismo. L'etere di vita in quanto tale l'intui zione pensante creata da Esseri spirituali di ogni organismo vivente nella sua u nitariet vitale: per esempio la rosa, o il leone. Questa sostanza eterica unitari a ma al contempo estremamente articolata e organizzata quella che struttura poi il sostrato materiale secondo le sue linee di forza che tendono a specifiche for me. Tutti e quattro i tipi di etere possono quindi esprimersi a tre livelli: nel la realt eterico-vitale stessa, nella natura e nella subnatura. L'etere puro rapp resenta il primo livello del mondo soprasensibile la cosiddetta "quintessenza" o "materia prima" degli antichi e degli alchimisti medievali. Esso diventa sensib ile intridendosi di materia, che la materia dei quattro elementi fisici: fuoco, aria, acqua, terra detta perci "materia seconda", percepibile ai sensi corporei. L'etere che lavora dentro l'elemento materiale lo plasma in mille modi, facendo sorgere tutte le creazioni della natura a noi note. La natura ha per la possibili t di snaturarsi divenendo sottonatura (o contronatura) soprattutto in base all'in terazione con l'essere umano. La natura diventa subnatura o contronatura nella m isura in cui le quattro sostanzialit eteriche perdono la possibilit di plasmare li beramente a loro immagine il sostrato materiale, in quanto questo im76 downloaded from www.archiati-edizioni.it

pone ad esse le proprie leggi di non libert e di determinismo. Queste si esprimon o nella gravit mentre l'etere pura forza di levitazione , nell'elettricit, nel magn etismo e nella radioattivit di disintegrazione totale, come forza direttamente op posta all'etere di vita creatore di organismi unitari viventi. Il fenomeno cultu rale del materialismo pu essere visto come il correlato animico-spirituale del pr ogressivo decadere della natura a subnatura, anche per il fatto che l'essere uma no ha sempre la possibilit di liberare l'eterico dalla materia per viverlo a live llo puramente sovrasensibile. Il magnetismo in un certo senso l'opposto dell'ete re chimico: una sorta di parentela forzata tra elementi. Se il paziente fosse ca pace di risanare il proprio corpo eterico a partire dal proprio corpo astrale, r iceverebbe una cura in base all'etere chimico, in base alle forze alchemiche viv enti: mancando questo, il mesmerizzatore o pranoterapeuta gli fa confluire forze che operano in lui magneticamente e sostituiscono per un certo tempo il chimism o che non ancora in grado di gestire da solo. Queste forze biomagnetiche non dev ono perci volersi sostituire per sempre al processo naturale, ma soltanto per que l tempo necessario a ridare autonomia al malato. Ci spiega perch queste forze sian o di natura passeggera: colui che le possiede deve comprendere che il suo compit o far di tutto per rendersi superfluo. Si pu legittimamente operare con queste fo rze soltanto con l'atteggiamento interiore della dedizione e del sacrificio di s per l'altro. 77 downloaded from www.archiati-edizioni.it

Perci Rudolf Steiner aggiunge: il mesmerizzare non dovrebbe mai essere praticato come una professione, cio a scopo di lucro, perch in questo modo diventerebbe la f onte di sussistenza del terapeuta che cos lavorerebbe per s, e non unicamente per l'altro. Snaturerebbe in questo modo il fenomeno il cui andamento giusto proprio quello del ritrarsi, del ridestare l'autonomia dell'altro. Se questo fenomeno d i terapia non pu diventare una professione duratura e redditizia, significa che p resuppone nell'umanit una mentalit di altruismo: nella fase in cui un essere umano viene karmicamente chiamato a prodigare agli altri queste forze biomagnetiche, verr sostentato dalla comunit che lo sollever dal dover guadagnare. E quando le for ze verranno meno perch questo momento verr e lo si deve volere il mesmerizzatore d ovrebbe avere la forza morale di abbracciare un lavoro vero come fanno tutti gli altri. nella natura di queste forze, dunque, di operare come le forze pedagogic he del maestro: un buon maestro colui che fa di tutto per non creare dipendenza, cio per rendersi nel corso del tempo superfluo. E ci vale anche per un buon terap euta. Rendersi superfluo in quanto terapeuta significa in fondo impostare il rap porto con il paziente concependosi gi in partenza non come un terapeuta, ma come un essere umano normale che si sforza al di sopra di tutto di amare l'altro nell a sua normalit e autonomia. Quel che inficia il rapporto terapeutico il fatto di concepirlo per natura diverso dagli altri rapporti. Il paziente viene per lo pi 78 downloaded from www.archiati-edizioni.it

cercando un rapporto speciale: ma proprio per questo malato. La cura dovrebbe co nsistere nel rifiuto da parte del terapeuta di stabilire con il paziente una rel azione diversa dal sano interagire fra uomini, che fa leva sulle forze karmiche positive che operano in ogni incontro umano. Il dogma del materialismo: L'uomo un animale superiore Da queste riflessioni possiamo trarre una duplice prospettiva per l'approfondime nto del materialismo stesso. La prima si riferisce al fatto fondamentale che ogn i persona umana un essere spirituale che va conosciuto anche nei suoi elementi c ostitutivi soprasensibili; la seconda il fatto che ci che materiale per esempio i l pane quotidiano che ci nutre non pu costituire mai lo scopo della vita, bens il suo strumento. Il corpo lo strumento dello spirito, non viceversa. Veniamo ora a l fenomeno vero e proprio del materialismo e prendiamo in esame quelli che vorre i chiamare i suoi due dogmi fondamentali: l'uno di carattere maggiormente intell ettuale e l'altro di carattere maggiormente volitivo o morale. Il dogma della sc ienza materialistica moderna in chiave conoscitiva afferma che l'essere umano un animale superiore. l'assunto basilare della teoria evolutiva di Darwin ed l'ori gine anche della prassi materialistica del nostro tempo. 79 downloaded from www.archiati-edizioni.it

Che cosa c' dietro quest'affermazione che diventata la convinzione di milioni e m ilioni di esseri umani cos da sembrare ormai scontata? Compito del pensiero chied ersi se veramente non ci sia una differenza di principio tra l'essere umano e l' essere animale. Se non siamo in grado di evidenziare con tutta chiarezza la sfer a specifica in cui l'umano esula completamente dall'animale, non saremo in grado di superare questo dogma del materialismo, n di confutarlo. Che l'uomo contenga in s tutto ci che c' anche nell'animale non possiamo che confermarlo: ma il riconos cere in lui anche la dimensione animale non significa aver spiegato tutto dell'u mano. Quando abbiamo individuato l'animale nell'umano, che cosa ci vieta di scen dere anche gli altri gradini? Visto che nell'uomo ci sono tutti i processi di cr escita e nutrimento presenti nella pianta, l'essere umano pu essere visto come un a "pianta superiore". E continuando oltre: visto che l'uomo ha in comune col min erale tutti gli aspetti che sono propri dell'anorganico, allora anche un mineral e superiore. Che cosa successo nella corrente scientifica del darwinismo, con le successive variazioni alla fine del secolo diciannovesimo e poi per tutto il se colo ventesimo? Si sono paragonati infiniti aspetti della vita animale al modo d i comportarsi dell'essere umano e si sono trovate innumerevoli comunanze. La dom anda per : c' forse nell'uomo un'altra sfera specificamente umana, non compresa nel l'animale? Aristotele e Tommaso d'Aquino ci dicono: se noi cerchia80 downloaded from www.archiati-edizioni.it

mo lo specifico umano non ci serve a nulla paragonare l'essere umano con l'anima le, perch cos evidenziamo soltanto l'animale nell'uomo. Dov' l'uomo in quanto tale? Lo specifico umano, se c', sar unicamente ci che ognuno di noi non ha in comune co n l'animale. Essendo partiti dall'assunto che l'uomo un animale superiore, si so ttolineata in modo unilaterale l'animalit in lui e si disatteso di ricercare prop rio il non-animale in lui. Specificamente umana, perch del tutto assente nell'ani male, la capacit di libert, la facolt creatrice dello spirito umano. L'uomo costitu ito, nell'individualit del suo Io, in modo tale che pu avverare in base a creazion e propria, giorno dopo giorno, tutte le dimensioni dell'umano, cio tutte le dimen sioni della libert. Ma la libert non si realizza per automatismi, non un dato di n atura. Dev'essere perci possibile anche omettere nel corso dell'evoluzione ci che specificamente umano. Deve esserlo, altrimenti non saremmo liberi. L'evoluzione dell'uomo consiste nella duplice possibilit di realizzare lo specifico umano la l ibert o di ometterlo. Che l'uomo divenga nel corso del tempo sempre pi come un ani male una possibilit evolutiva reale: basta omettere giorno dopo giorno tutto ci ch e specificamente umano. Certo, non basta una vita sola per far questo, e perci va considerata seriamente anche in quest'ottica l'ipotesi delle ripetute vite terr ene. Nella consequenzialit dell'essenza stessa della libert la realt specifica dell 'uomo deve anche essere perdibile, altrimenti non sarebbe un fatto di conquista libera. E ci richiede un'evoluzione nel 81 downloaded from www.archiati-edizioni.it

tempo molto lunga. L'Apocalisse, che porta i fenomeni evolutivi fino all'ultima conseguenza, parla dell'abisso ultimo dell'evoluzione nei termini della "Bestia" . L'essere umano che abbia omesso totalmente la realizzazione di ci che oltre l'a nimale decadr al livello animale. La "Bestia", cio l'uomo-animale, l'abisso dell'e voluzione in negativo per omissione della libert umana. Nel darwinismo l'uomo vis to come animale gi in partenza, e in chiave positiva o per lo meno neutra. Ma per ch mai, verrebbe da chiedere, si afferma che l'uomo un animale "superiore"? Nella sua realt animale l'uomo proprio un essere inferiore, perch gli animali, a differ enza dell'uomo, sono armonici nella loro animalit. Sono guidati dall'istinto impr onta della saggezza divina che agisce in loro senza che ne abbiano autocoscienza a livello individuale. L'essere umano, invece, quando si comporta come un anima le, crea un'infinit di problemi. Dov' allora la "superiorit"? O la superiorit dell'u omo risiede nello specifico umano, che manca nell'animale, oppure, se restiamo n ell'assunto che l'uomo un animale e si comporta davvero come tale, allora un ani male decisamente inferiore, non superiore. Dal punto di vista del pensiero l'ass unto perci pensato male: l'aggettivo "superiore" rivela un moralismo, un preconce tto discriminatorio nei confronti degli animali che non si accorda con i fatti o ggettivi. O diciamo che l'uomo un animale che crea molti pi problemi degli altri animali, oppure ci tocca dire che lo specifico umano con82 downloaded from www.archiati-edizioni.it

siste in ci che l'animale non pu avere. Di fronte a questa interpretazione dell'uo mo che il materialismo d per scontata, c' una reazione aggressivo-depressiva dell' uomo stesso che si pu vedere anche in base ai temperamenti. Il flemmatico e il me lanconico reagiscono per lo pi in tono depressivo; il sanguinico e il collerico m aggiormente in tono aggressivo. Proprio nel materialismo troviamo le origini pi p rofonde, e in un certo senso culturalmente comuni, dell'aggressivit e della depre ssione, come karma dell'umanit del nostro tempo. La depressione l'infinita triste zza che sorge nel vedere se stesso ridotto come uomo ad animale; l'aggressivit la rabbia per lo stesso motivo. Ambedue hanno la loro radice nel fenomeno cultural e complessivo del materialismo che permea tutto il vivere degli uomini d'oggi. Il totalitarismo del materialismo: vivere di brame per soddisfare infiniti bisog ni Il secondo dogma del materialismo il risvolto pratico del primo: il dogma della vita comoda. Lo potremmo formulare cos: la vita comoda una vita felice, dunque pi vengono appagati i bisogni materiali e pi l'uomo felice. La teoria dell'animalit d ell'uomo diventa qui prassi di vita. Con il termine "bisogno" indichiamo una for ma naturale del volere che si esplica come richiesta e non ha, quindi, carattere propositivo. Il bisogno nasce dalla sfera del 83 downloaded from www.archiati-edizioni.it

corporeo, nella triplice distinzione che ne fa la scienza dello spirito: corpo f isico (bisogni legati all'istinto: fame, conservazione della vita, ecc.); corpo eterico (bisogni pi interiorizzati, ma ancora incoscienti, legati all'inclinazion e, alle abitudini, al temperamento, alle tendenze: bisogno di un ambiente, di un o specifico clima, di una forma e di un ritmo di vita, ecc.); corpo astrale o an ima (bisogni ancora pi interiorizzati, non costanti come quelli legati al fisicoeterico, e coscienti: sono le brame) che sorgono dalle simpatie e dalle antipati e. Proporzionalmente all'evoluzione individuale, ogni essere umano potr afferrare con la forza dell'Io le forme corporee del volere e orientarle verso l'animico e lo spirituale. Caratteristica fondamentale dei bisogni, nelle loro pi varie esp ressioni, che indicano sempre una dimensione di necessit, di non libert, e la loro soddisfazione pu provenire soltanto dall'esterno, proprio dalla sfera eminenteme nte libera degli altri esseri umani: quella spirituale dei talenti, dove la volo nt entra liberamente nella forza pensante e diventa capace di creativit, di donazi one. Se ci chiediamo, anche in chiave terapeutica, dove si mostri nella vita quo tidiana la soglia della libert che differenzia l'essere umano dall'animale, indic ativa, come orientamento di fondo, la distinzione importante fra talenti e bisog ni. anche questa una delle grandi polarit dell'esistenza. Ognuno di noi ha tanti bisogni, l'appagamento dei quali il presupposto per l'esplicazione dei suoi tale nti. L'animale, invece, ha soltanto bisogni, manca totalmente di talenti: quando ha appagato tutti i bisogni del momento 84 downloaded from www.archiati-edizioni.it

a posto, non ha facolt individuali da esplicare. Anche il meraviglioso operare de lle api non un talento della singola ape, ma la perfezione istintuale della spec ie che si manifesta in quelle abilit che ripetono sempre se stesse. L'ape "ha bis ogno" di fare il miele: se non lo facesse, non sarebbe ape, e se ape non pu che f are miele. Il dogma del materialismo, che interpreta l'essere umano come un anim ale, deve vedere la felicit nell'appagamento di tutti i bisogni. L'uomo d'oggi co nosce cos quasi unicamente l'ipnosi dei bisogni e va a caccia del loro appagament o. Si muove molto poco nella sfera dei talenti e della gioia che proviene dalla loro esplicazione. Cerca la felicit nel polo opposto. Invece, un uomo che riuscis se ad appagare tutti i suoi bisogni senza "bisogno di altro" dovrebbe viversi co me un animale, e ci lo renderebbe sommamente infelice. In che cosa consiste, allo ra, la polarit tra bisogno e talento? Il bisogno, nell'uomo, vuole essere appagat o e cessa di esistere dopo il suo soddisfacimento. Prendiamo l'esempio della fam e: che cosa avviene quando io mangio? Assopisco il bisogno fino a farlo sparire. Il talento ha invece la dinamica opposta: l dove viene esplicato rinvigorisce, d iventa sempre pi genuino e pi forte! Il pittore che dipinge vuole che il suo talen to si sviluppi sempre di pi, si avveri ancora e ancora accrescendosi; e l fa sua l a gioia della vita, la felicit specifica dell'uomo. Pi il bisogno forte e pi si inf elici, pi il talento forte e pi si felici. L'ossessione materialistica che prende in considera85 downloaded from www.archiati-edizioni.it

zione quasi esclusivamente i bisogni, e in base alle leggi tiranniche del mercat o li moltiplica inventandone sempre di nuovi anche se non sono reali, importante che corrispondano ai prodotti da vendere ha portato gli uomini a disattendere q uasi totalmente la sfera specificamente umana dell'esplicazione dei talenti. Com e distinguo, in concreto, un bisogno da un talento? I bisogni di una persona son o tali in quanto possono essere appagati soltanto dagli altri: questo il criteri o fondamentale di distinzione. Quando io dico: "aiutami!", ho a che fare con un bisogno; quando io dico: "lasciami in pace, faccio meglio da solo!", ho a che fa re con un talento. I bisogni di una persona possono essere appagati soltanto dag li altri, altrimenti non sarebbero bisogni, bens talenti. Un talento, invece, fa dire a una persona: "non intromettetevi, perch io questa cosa la so fare meglio d i voi!"Allora un talento. Prendiamo Dante che scrive La Divina Commedia: un esse re umano che vive un bisogno o un talento? Mentre plasma i suoi pensieri, le sue intuizioni, esplica un talento. Sta scrivendo, non ha bisogno degli altri, sa l ui quali pensieri devono venire espressi, a quali immagini vuol ricorrere per co mporre la scena... Ma ecco che improvvisamente finisce l'inchiostro! In quel mom ento preciso c' un'inversione da un Dante "talentato" a un Dante "bisognoso"! Fin o a un secondo prima viveva l'esplicazione dei suoi talenti e voleva essere lasc iato in pace, adesso chiede aiuto. Se Dante sapesse meglio di altri come si fabb rica l'inchiostro e avesse nella stanza vicina 86 downloaded from www.archiati-edizioni.it

il suo laboratorio, andrebbe ad esplicare un altro talento e non si sentirebbe b isognoso. La polarit bisogni-talenti funziona cos: gli altri mi aiutano ad appagar e i miei bisogni perch hanno i corrispettivi talenti, e nelle sfere in cui io son o creativo esercito i miei talenti, che appagano i bisogni altrui. La malattia d el materialismo consiste nel fatto che gli uomini oggi conoscono e vivono quasi unicamente l'appagamento di bisogni in questo modo. Sono solo e sempre bisognosi ! A questo punto viene spontanea la domanda: se io dipingo un quadro lo faccio a nche perch ho bisogno di soldi, no? Dipingere un quadro allora l'esplicazione di un talento o l'appagamento di un bisogno? possibile sia l'un atteggiamento inter iore, sia l'altro. Se per io penso di trovare la felicit dipingendo unicamente o p rincipalmente per avere soldi mi illuder di trovarla, perch avr di me l'esperienza del bisognoso, non del creatore. Perci i veri artisti hanno preferito morire di f ame pur di non rinunciare alla felicit somma di creare per creare, di creare per esprimere con pieno godimento la propria stessa creativit. A uno che sappia cos' l a felicit non interessa la quantit dei giorni della vita: piuttosto pochi, ma pien i e belli. L'appagamento dei bisogni dovrebbe essere la base, la condizione nece ssaria per ci che in noi davvero umano, per la nostra fantasia morale e la nostra capacit pensante che ci consentono di vivere come individualit spirituali, piene di talenti che ci rendono creatori in tutti i campi della vita. Se di fronte all a teoria del materialismo l'uomo vive 87 downloaded from www.archiati-edizioni.it

la tristezza (depressione) e la rabbia (aggressione), quali sono le reazioni di fronte alla prassi del materialismo? In chiave di depressione sorge il fenomeno dell'insofferenza: la sofferenza viene respinta in base al falso convincimento c he si felici nella misura in cui la vita facile. Eppure vero il contrario: pi la vita comoda e pi l'essere umano infelice perch nella vita facile un buono a nulla e non conclude nulla. l'antropomorfismo che ci porta a vedere ingegno creativo i ndividualmente cosciente. Testimonia la nostra incapacit di comprendere fino in f ondo l'individualit dell'Io umano. Non solo gli animali ne sono del tutto privi, ma dovrebbero per di pi attivare in noi un senso di profonda responsabilit. Infatt i la sofferenza fisica degli animali, soprattutto quella indotta dallo sfruttame nto e dall'indifferenza da parte dell'uomo, non comporta per loro alcun passo ev olutivo individuale. Il privilegio di avere dei problemi da risolvere e che non permettono una vita facile e comoda specifico dell'uomo. L'infelicit non sorge pe r la presenza della sofferenza, ma a causa del suo rifiuto. Questo rifiuto un mo ralismo ("soffrire male") che sorge dalla povert del pensiero e dalla letargia de lla volont. L'uomo felice quando accoglie liberamente il dolore trasformandolo in una crescita interiore. infelice e depresso quando si ribella contro la soffere nza, perch al contempo rifiuta il dinamismo della sua umanit. Se io capisco che un a vita del tutto agevole non pu farmi felice, non mi ribeller di fronte alle diffi colt che 88 downloaded from www.archiati-edizioni.it

la vita mi porter incontro. Non c' bisogno di andarsi a cercare la sofferenza: bas ta gi per tutti quella che la vita ci offre. l'atteggiamento interiore che va cap ovolto: la sofferenza non "contro" l'uomo, bens "per" l'uomo. la sana via d'acces so a ogni conquista nuova che sia veramente degna dell'umano. C' poi anche una re azione aggressiva nei confronti del dogma della vita comoda: la ribellione inter iore che si esprime in varie forme di violenza. Questa ribellione violenta vorre i illustrarla con un fatto realmente accaduto. A New York, mi trovavo in una com unit di italiani emigrati che si erano impegnati per tutta una vita ad appagare i bisogni materiali dei figli. Come un fulmine a ciel sereno nel giro di poche se ttimane decine di ragazzi e ragazze dai quattordici ai diciassette anni, dopo av er spaccato tutto quello che capitava loro sottomano per le strade e nei negozi del quartiere, sparirono andandosene di casa senza una parola di spiegazione ai genitori. I giovani rimasti dissero: voi genitori ci avete dato tutto materialme nte. Rendendoci la vita comoda e facile ci avete derubati della forza di volont, che quanto di pi prezioso ci sia al mondo. Avendo ricevuto tutto, non abbiamo mai avuto la possibilit di conquistarci nulla. Non siamo mai stati incentivati ad es ercitare la volont e adesso non abbiamo in noi la forza per coltivare le capacit n ecessarie alla vita... Immaginate la reazione dei genitori e dei nonni che si er ano letteralmente ammazzati di lavoro per appagare i bisogni dei figli e dei nip oti! Di che cosa ha "bisogno" allora l'essere umano? Di 89 downloaded from www.archiati-edizioni.it

essere messo in grado di esercitare a pieno i propri talenti! Nessuno vuole appa gati pi bisogni di quelli che, di volta in volta soddisfatti, gli consentano di e splicare nel modo pi soddisfacente i propri talenti. Uccidiamo l'essere umano qua ndo moltiplichiamo artificiosamente l'elenco dei bisogni, disattendendo i talent i. Se applichiamo questa disamina a una fabbrica, a una ditta, gettiamo subito u na luce sui fenomeni che l avvengono, perch la domanda che ci si deve sempre porre : che cosa stiamo facendo, qui? Stiamo producendo per appagare dei bisogni (nost ri!) o stiamo producendo per dare agli esseri umani la possibilit di esplicare i loro talenti? E noi, quali talenti esplichiamo nel nostro lavoro? Effetti del materialismo sul corpo, sull'anima e sullo spirito dell'uomo Rudolf Steiner ha spesso riferito il fenomeno globale del materialismo alla trip lice realt dell'uomo fatto di corpo, anima e spirito. Ha coniato tre espressioni che possono fare da orientamento per approfondire i fatti. Nella vita improntata al materialismo si verificano tre processi: Il corpo umano si animalizza sempre di pi, cio funziona sempre di pi come il corpo di un animale. L'anima umana si veg etalizza, acquisisce cio sempre di pi le leggi di sviluppo delle piante. Lo spirit o umano si mineralizza, tende cio a conformarsi 90 downloaded from www.archiati-edizioni.it

sempre di pi al minerale. La legge fondamentale del minerale il determinismo, il meccanicismo: lo spirito umano tende, col materialismo, sempre di pi alla meccani zzazione. Pensiamo ai computer: non rappresentano il grandioso tentativo di auto matizzare i processi conoscitivi e spirituali dell'uomo? Se noi ci rappresentiam o in quale grado questa intelligenza programmata, meccanica, "infallibile", cio s enza libert, sta invadendo la vita quotidiana, possiamo chiederci: che cosa reste r di libero e di creativo nello spirito umano? L'intelligenza meccanizzata davver o il risultato di una progressiva mineralizzazione dello spirito. Questo fenomen o anche una dimostrazione delle grandi capacit inventive dell'uomo. Non si tratta di condannare la tecnologia, ma di considerare anch'essa nella prospettiva dell a libert di scelta tra l'asservire lo spirito alla legge deterministica della mac china o il servirsene per la propria ulteriore evoluzione. Conseguenza del mecca nizzarsi dello spirito l'anima che si assopisce. Il sonno la legge fondamentale del vegetale, la pianta un essere "dormiente". Quando noi dormiamo, che cosa rim ane realmente nel letto? Ci sono soltanto il corpo fisico e il corpo delle forze vitali: l'anima e lo spirito se ne sono distaccati per vivere nei mondi animico -spirituali. Durante il sonno noi viviamo difatti a livello di pianta. Che cosa vuol dire allora che l'anima diventa sempre di pi come una pianta? Significa che viene sempre di pi resa dormiente e sognante. E quali sono nel mondo d'oggi i son niferi dell'anima? 91 downloaded from www.archiati-edizioni.it

L'opinione comune, la televisione, i giornali: tutte le forme di delega di pensi ero. Attraverso di esse viene tolta all'anima la capacit di "presenza di spirito" , di tenersi sveglia, la si mantiene assopita nella fiumana di ci che le scorre a ddosso. Ma l'uomo uomo proprio nella capacit continua di risveglio. E a che cosa pu destarsi l'anima? Agli impulsi conoscitivi e amanti dello spirito. Il sonno de ll'anima la sua passivit. Il risveglio dello spirito sta nel divenire interiormen te attivi. Ci che corporeo rende l'anima sonnolenta, ci che spirituale la rende be lla sveglia. E in terzo luogo il corpo diventa, tramite la prassi di vita del ma terialismo, sempre pi animale. Il culto del corporeo ci fa vivere in modo sempre pi impellente gli istinti, le costrizioni delle forze di natura. Una delle esperi enze fondamentali del materialismo la crescente impotenza dello spirito e dell'a nima umani nei confronti della costituzione corporea. Se tutto ci che nell'uomo p roviene dall'istinto, dalle pulsioni naturali non viene illuminato e liberato da llo spirito, diventa sempre pi prepotente, e l'essere umano avvera sempre di pi il dogma materialistico della sua "animalit". L'attaccamento alla materia e l'identificazione con essa Il fenomeno del materialismo lo possiamo anche approfondire considerando il nost ro rapporto col mistero della morte. Esso ci consente di evidenziare il contrast o fra l'in92 downloaded from www.archiati-edizioni.it

terpretazione materialistica dell'uomo stesso e quella che ne coglie la realt del lo spirito. Il morire la decisione dell'Io opposta a quella del nascere. Alla na scita lo spirito umano sceglie di ritornare ad abitare dentro un corpo di materi a, alla morte sceglie di lasciare la fisicit per tornare nei mondi dello spirito. Da dove provengono la profonda paura e l'avversione nei confronti della morte q uando un Socrate, gi 2500 anni fa addirittura prima dell'evento del Cristo, prima di quella morte ideale che trasforma il morire in resurrezione , diceva che la m orte il significato vero della vita? Se non ci fosse nel nostro spirito un grand e amore per l'evoluzione che possibile soltanto sulla Terra, bisognerebbe essere angosciati quando si tratta di nascere, non quando si tratta di morire! Nascere significa infatti entrare nella materia, la decisione di sacrificarsi, di acced ere a un livello di coscienza offuscato rispetto a quando si fuori della materia . Il materialismo ci porta invece a preferire la nascita alla morte. Se l'essere umano impara a riconoscersi come un essere spirituale, quale veramente , accogli e con gratitudine anche l'avvicinarsi della morte. L'attaccamento alla materia c he non ha niente a che fare col sano amore per la vita ci porta ad identificarci col corpo, e ci in seguito al mero appagamento dei bisogni suscitati dal mondo f isico. L'idea del dissolvimento del corpo genera allora la paura, il senso del n ulla. Il materialismo la paura della morte vista come sconfitta su tutta la line a. Possiamo considerare anche il modo in cui il materia93 downloaded from www.archiati-edizioni.it

lismo determina il nostro concetto di fedelt nei rapporti umani. Ci porta a privi legiare, nella fedelt, l'aspetto esterno, materiale: io ho esperienza dell'altro e vivo la sua realt soltanto nella misura in cui egli presente col suo corpo. Il superamento del materialismo sta nella capacit di incontrarci anche oltre il corp oreo: solo cos permettiamo il nascere di una nuova dimensione della fedelt. La ver a fedelt risiede allora nel convincimento che una persona karmicamente congiunta con me non cesser mai di esserlo. Entreranno sempre nuovi esseri umani a far part e della mia vita, del mio essere, ma nessuno che ne fa gi parte pu mai cessare di esserlo, perch il senso dell'evoluzione intera di diventare tutti membri gli uni degli altri, vivendo in modo realissimo la comunione universale di tutti con tut ti. questo il compimento ultimo del karma di tutta l'umanit. Una persona mi congi unta in modo profondo e intimo e lo sar sempre. Posso pensare che il dispiegarsi di questo rapporto ha attraversato secoli e forse millenni, mi convinco sempre d i pi che non ho una vita sola a disposizione, ma ne vivr ancora altre in futuro. S o che un legame non ha bisogno di testimoniare se stesso nel vivere sempre e uni camente la vicinanza fisica. La fedelt, nella sua realt pi vera e profonda, sta nel volere sempre dentro di me, nel modo pi forte possibile, il bene oggettivo dell' altro. E se il bene dell'altro cosa non sempre facile da appurare oggettivamente dovesse consistere nel fatto che io per un certo periodo di tempo mi debba este riormente tirare un po' indietro perch la mia prossimit fisica non 94 downloaded from www.archiati-edizioni.it

lo aiuta a crescere, o la sua non aiuta me, in che cosa consiste la fedelt? Consi ste in questo caso nel farci spazio a vicenda per quanto riguarda la vicinanza e steriore, per cos attuare sempre ci che aiuta l'altro nel suo cammino. Sar questo u n altro modo di vincere sia l'aggressivit distruttrice che sorge quando ci manca la distanza necessaria nei confronti dell'altro, sia la depressione sterile che si vive quando non si coglie il compito positivo dell'assenza fisica della perso na che si ama. Astrazioni e illusioni del materialismo Riflessioni analoghe possiamo fare anche sul nostro rapporto con la colpa e con i ben noti sensi di colpa. Il materialismo non guarda alla trasformazione interi ore che avviene in un essere umano quando fa qualcosa, ma incentra l'attenzione sul risultato esterno e tangibile del suo operare. Siccome questo risultato non sempre ci che piace, non sempre ci che ci si aspetta, si parla di peccato, di colp a o di male. Identifichiamo la colpa con un risultato che differisce dalla nostr a aspettativa. Quando noi superiamo il materialismo dell'identificazione esterio re del bene e del male c' soltanto una sola forma di colpa: quella di avere omess o una qualche possibile evoluzione positiva del nostro essere. Il materialismo c i costringe a guardare la realt secondo la materia, e perci noi abbiamo bisogno di vedere il bene e il male 95 downloaded from www.archiati-edizioni.it

nel risultato percepibile delle azioni. Ma il bene e il male non sono mai l, sono sempre in ci che avviene o non avviene nell'interiorit degli esseri umani. Una pe rsona ha messo dei capitali a disposizione per costruire una scuola o un ospedal e: ha fatto qualcosa di bene? E chi lo sa!? Ha fatto qualcosa di materiale, di v isibile, di identificabile. Che ci sia bene o male tutt'altra cosa. Bisognerebbe guardare a ci che avvenuto nella sua interiorit, bisognerebbe guardare alle sue in tenzioni per sapere se bene o se male. Il criterio del bene e del male non pu mai essere esterno: non ci sono azioni esterne per natura buone o cattive, quali il materialismo si illude di poter individuare. L'unico criterio del bene e del ma le che sia a misura d'uomo il criterio della libert interiore. Moralmente buono t utto ci che rende l'essere umano sempre pi libero; moralmente cattivo tutto ci che lo rende meno libero. Il criterio del bene e del male non sono le azioni nella l oro materialit, ma lo spirito umano nella sua libert o non libert. Essendo questo c riterio spirituale pi complesso e del tutto individuale perch ci che rende un uomo pi libero pu fare schiavo un altro si ripiega sul criterio pi comodo del guardare a lle azioni nella loro materialit. E cos moraleggiamo su tutta la linea! Perch le az ioni, nella loro esteriorit, non sono mai in grado di dirci se sono buone o catti ve. Il superamento del materialismo grazie alla riconquista dell'interiorit costi tuisce per l'umanit di oggi un compito immane, sia per la conoscenza sia per la v ita. 96 downloaded from www.archiati-edizioni.it

Se al volante della sua automobile, in condizioni di scarsa visibilit, una person a investe e uccide un suo caro amico, che cosa avvenuto? Se noi crediamo che l'e ssenza degli eventi sia nella materialit, dovremmo rispondere: un omicidio. Se in vece ci si dice che quella persona stava guidando per tornare a casa e proprio n on ha visto l'amico attraversargli la strada, allora, che cosa successo? Non cer to un omicidio. La realt pi concreta che ci sia proprio lo spirito, sono i pensier i, le intenzioni! Il materialismo in fondo la pi grande astrazione che sia mai so rta nell'umanit. Senza lo spirito, la materia la cosa pi astratta che ci sia. La f isica stessa comincia oggi a dirci che la materia il limite dell'esperibile uman o: la cosiddetta materia in realt ci che non concretamente esperibile all'uomo. I pensieri sono sperimentabili, vivono in noi e suscitano dei sentimenti ben reali . Perci sono concreti, perch operano realmente, fanno succedere qualcosa nel nostr o essere. Ma la materia ci resta del tutto estranea. L'uomo d'oggi, in quanto ma terialista, vive l'illusione che la materia sia la realt: oggettivamente egli in questo modo l'artefice dell'astrazione, si pone fuori dalla realt disattendendo l o spirito, che la realt pi concreta e vivibile che ci sia nel cosmo intero. Una pe rcezione diventa una realt concreta solo quando il pensiero, col concetto corrisp ondente, mi dice che cosa . Il superamento del materialismo allo stesso tempo il superamento dell'astrazione per ritornare nella realt concreta. 97 downloaded from www.archiati-edizioni.it

Lo spirito ignora se stesso, l'anima ha paura, il corpo si disgrega e sorge l'AI DS Affrontare la realt del materialismo nella prospettiva di una moderna scienza del lo spirituale, porta all'approfondimento del fenomeno globale della paura. Il ma terialismo, ci siamo appena detti, ci fa guardare al mondo esteriore con pensier i illusori, ingannevoli, errati. Il carattere di illusione consiste appunto nel considerare la cosiddetta materia come se fosse una realt, con la conseguenza che si sempre meno capaci di vivere lo spirito come realt vera. Il materialista pens a infatti: il mondo visibile quello reale, lo spirituale solo "pensato", cio tutt 'altro che reale. Che cosa ha a che fare tutto ci con la paura? La paura sorge pr oprio dal non vivere pi la realt dello spirito. Quando il soprasensibile cessa di essere vissuto, l'essere umano non pu far altro che avere paura. La paura della m orte, per esempio, in che cosa consiste? Nel non sapere se e come si possa viver e senza materia. La paura esistenziale quotidiana nel nostro tempo sempre pi epid emica e che l'origine pi profonda di molte pi malattie di quante immaginiamo l'eff etto diretto del materialismo, che non conosce pi la realt spirituale del karma. L a consapevolezza del karma, del destino, della Provvidenza che accompagna ogni n ostro passo, proprio l'opposto della paura: la volont cosciente del tutto positiv a e ottimistica dell'Io vero che architetta i rapporti umani e tutti gli avvenim enti della vita, sempre in vista di una sua crescita in senso positivo. 98 downloaded from www.archiati-edizioni.it

La paura proviene dall'ignorare queste realt spirituali portanti e tutte positive , e dal conseguente vivere eventi e persone come minaccia al proprio essere. Per l'Io vero non esistono minacce, esistono solo e sempre occasioni di crescita. N on ha mai paura che le cose vadano male, perch sa sempre come farle andar bene. N on ha paura di un terribile insuccesso sul piano esteriore, perch, quand'anche si verificasse, l'ha voluto liberamente e lietamente lui stesso per trasformarlo i n grandi passi sulla via del cammino interiore. Non ha paura delle malattie, per ch le malattie che sono venute e che verranno le ha tutte volute un Io saggio den tro di lui con l'atteggiamento di gratitudine per ci che esse possono far sprigio nare interiormente proprio grazie al loro carattere di sfida. L'Io profondo che c' in ognuno di noi non ha paura della solitudine, non ha paura di venire abbando nato dalla persona pi cara perch sa che l'eventuale infedelt esterna dell'altro sar per lui un motivo in pi per continuare a fargli compagnia, e restargli fedele. So lo non colui che non riceve compagnia o attenzione, ma colui che non le sa donar e. L'Io vero di ognuno sa che nell'intreccio di forze spirituali reali del karma non esiste mai la solitudine: spiritualmente siamo sempre uniti e in relazione gli uni con gli altri a tanti livelli e in infiniti modi. L'AIDS una malattia sp ecifica del nostro tempo. Anche questo un tema che meriterebbe un pi ampio approf ondimento. Una prospettiva metodologica fruttuosa per comprendere l'AIDS quella di vederlo anch'esso come effetto della mentalit diffusa del materialismo. 99 downloaded from www.archiati-edizioni.it

stato accennato al rapporto che c' tra spirito, anima e corpo. Le cause prime van no sempre ricercate nello spirito. La realt animica da un lato l'effetto di ci che avviene nello spirito, dall'altro la causa seconda di ci che avviene nel corpo. La realt del corpo a sua volta l'effetto di ci che avviene sia nello spirito sia n ell'anima. Il materialismo un modo di pensare dello spirito umano, la paura un'e sperienza complessiva dell'anima, l'AIDS una realt preminentemente del corpo. Ci c he queste tre realt hanno in comune (e che le rende interdipendenti a livello di causa ed effetto) il loro carattere globale e assoluto. Il materialista uno spir ito umano che in chiave di pensiero nega lo spirituale e rinnega cos anche se ste sso. Si annienta spiritualmente tramite la convinzione che lo spirito sia non-re alt. Questa autonegazione rappresenta una paralisi totale delle proprie facolt spi rituali. L'Io spirituale viene negato e viene negato il suo karma, cio il suo cam po spirituale di azione. Ci fa sorgere nell'anima la paura: non una paura specifi ca o parziale, ma la paura indistinta ed esistenziale propria del nostro tempo. una paura che a sua volta indebolisce le forze dell'anima nel loro insieme. L'ef fetto finale sul corpo del nichilismo spirituale del materialismo e del vuoto an imico della paura non pu essere che un'inversione totale una perversione essa pur e complessiva delle forze plasmatrici e vitali che costruiscono il corpo fisico. Ogni ricerca delle cause prime dell'AIDS nella compagine fisico-materiale di un qualsiasi virus del tutto fuori strada. La domanda da porsi : per100 downloaded from www.archiati-edizioni.it

ch quelle stesse forze che in un uomo sano sono forze di salute vengono pervertit e in forze di totale disgregazione e disfacimento? La causa va ricercata nella d uplice realt dello spirito e dell'anima. L'autonegazione in quanto essere spiritu ale e il vuoto animico esistenziale devono esprimersi a livello di effetto ultim o nello sfacelo totale del corpo fisico. Il corpo fisico pu venire costruito nell a sua integrit organica unicamente da un essere spirituale che lo idea e lo vuole come strumento globale della propria evoluzione sulla Terra, e da un'anima che lo vive e lo ama come origine e strumento delle proprie esperienze karmiche nel mondo della materia. Le forze dello spirito e dell'anima non sono tali che possa no sorgere una volta per tutte per poi perpetuarsi grazie a una specie di automa tismo, che l'opposto della creativit dello spirito la libert. Esse vogliono venire riconfermate in ogni momento anche durante lo stato incarnato dello spirito uma no stesso. Il fatto che una malattia propria del nostro tempo come l'AIDS venga accompagnata da virus o microbi o bacilli specifici solo un fatto di compresenza temporale. Il considerare l'uno come causa dell'altro una decisione del pensier o, un fatto di interpretazione conoscitiva dei fenomeni. I nessi fra i dati perc epiti non possono essere a loro volta percezioni, possono essere solo pensieri. Il fatto che una percezione si presenti nel tempo prima di un'altra non vuol dir e che deve esserne la causa. Proprio nel modo specificamente umano di causare ab biamo l'opposto: ci 101 downloaded from www.archiati-edizioni.it

che viene alla fine (lo scopo di un'azione) la causa di ci che nel tempo viene at tuato prima come mezzo e percorso per raggiungere lo scopo prefisso. Nel caso de ll'AIDS sorge una particolare difficolt a identificare virus concomitanti specifi ci proprio perch non si tratta di una malattia specifica o di tipo parziale, bens di un'assenza generale della volont spirituale e della gioia animica di rigenerar e il corpo fisico come strumento della propria evoluzione umana sulla Terra seco ndo libert. Questo vuoto animico-spirituale la vera causa sia dei virus che dell' AIDS, in vista del quale i virus vengono voluti. Se il materialismo la grande ma lattia dell'anima moderna esso anche, stando a quanto dicevamo sulla malattia in genere, la grande provocazione a guarire ogni giorno che * viene offerta all'uo mo d'oggi.. * La conversazione che si svolta dopo questa conferenza a pag. 159. 102 downloaded from www.archiati-edizioni.it

IV. GUARIRE CON LA VERIT, LA BELLEZZA E LA BONT I tre elementi positivi per la salute dell'anima umana sono tre cammini interior i da sempre noti: la ricerca del vero, la creazione del bello, l'esercizio del b uono. Uno dei pensieri fondamentali espressi finora che se l'uomo fosse gi perfet to in partenza, non gli rimarrebbe nulla come compito specifico della sua libert. La differenza tra l'uomo e l'animale consiste nel fatto che l'animale non ha la possibilit di mettersi in consonanza con il cosmo per libert propria: lo gi in par tenza, grazie al concorrere delle forze dell'istinto che sono all'opera nel suo essere. Soltanto un essere non automaticamente armonico ha la possibilit di ricre are sempre di nuovo lui stesso la propria armonia. La libert presuppone allora in partenza una qualche "malattia", una qualche imperfezione, affinch l'anelito all a perfezione possa essere opera propria dell'uomo, sua quotidiana conquista. Un uomo che volesse essere gi del tutto "sano" non vorrebbe essere libero. Gi i Greci avevano interpretato la vita come una continua terapia. Il nascere dunque l'ini zio della grande convalescenza che la vita stessa e che esiste per dare alla lib ert l'occasione di instaurare, in forme sempre nuove, la salute quotidiana a tutt i i livelli dell'essere, in tutti i campi della vita. Paradossalmente potremmo d ire che una malattia del corpo sorge quando l'uomo, nella sua pretesa di comodit, 103 downloaded from www.archiati-edizioni.it

si attende gi bell'e fatta la salute non comprendendo che il compito di ogni gior no quello di risanarsi, di vivere il processo vivace del diventare sani con rinn ovata fantasia morale. Quando omette l'esercizio della libert nel suo spirito e n ella sua anima l'uomo, a partire dal suo Io superiore, induce se stesso a eviden ziare in modo chiaro il proprio cammino terapeutico concedendosi una malattia co rporea specifica, che come tale non pu venire ignorata, e che quindi gli impone d i fare ci che non stato in grado di attuare per libero impulso. Se vero che le co nquiste della libert non possono venirci date gi precostituite, allora la vita l'e sercizio stesso della libert, l'attenzione dell'uomo sempre proteso verso l'edifi cazione della sua pienezza. Guarire col pensiero La prima grande forza risanatrice che sempre a nostra disposizione il pensare. N ell'esplicazione di questa facolt vinciamo la solitudine che consiste nel non com prendere il nostro prossimo, nel non afferrare il senso della realt e della vita. Ho gi accennato che la solitudine non proviene mai dal fatto che gli altri lasci no me da solo: essa sopraggiunge quando sono io a isolarmi dagli altri esseri pe rch non m'interesso a loro, oppure perch non li capisco. Vivo l'isolamento quando sono io stesso a strapparmi dalla comunione universale degli esseri. Il fatto ch e mi sia 104 downloaded from www.archiati-edizioni.it

possibile isolarmi sta proprio a dirmi che la comunione non scontata, ma anch'es sa una conquista quotidiana offerta alla libert. La terapia del pensiero, la rice rca incessante del vero, l'anelito inarrestabile verso la verit. Nessuno pu essere sano se non esercita quotidianamente la reintegrazione nella comunione universa le che pu avvenire unicamente attraverso il pensare. Esso coglie la verit oggettiv a e intima delle cose nella quale tutti viviamo e che tutti ci avvolge. Con la f orza creatrice del pensare l'uomo sa intuire spiritualmente l'essenza vera di tu tti i fenomeni e di tutti gli esseri. Ogni isolamento dagli altri esseri non che un peccato di omissione del pensiero, ed all'origine di tante forme di malattia . Ogni malattia un modo diverso di "isolarsi": un organo diventa malato quando s i mette in opposizione al resto dell'organismo. Proprio perch la solitudine l'ori gine di ogni tipo di malattia, il pensare, che ricostituisce la comunione con tu tti gli esseri, la panacea di ogni intervento terapeutico, il farmaco pi efficace e universale che si possa escogitare. Guarire l'uomo significa sempre aiutarlo a capire il senso positivo delle cose. Afferrando il significato della realt, egl i non ha pi nulla da rifiutare o da non volere. Vede attorno a s esseri e fenomeni che pu affermare e confermare nella loro positivit, perch essi tutti, a loro volta , affermano e confermano lui nella sua realt unica e insostituibile. Divenire san i significa essere capaci, nel pensare, di volere ogni essere e ogni evento cos c ome sono, perch tutto 105 downloaded from www.archiati-edizioni.it

ha un suo significato immanente e positivo. Divenire sani significa non voler nu lla di diverso da com', perch si capaci di trasformare tutto in bene trasformando ogni giorno se stessi. La fonte della salute umana tutta racchiusa nella vivacit del pensare, che coglie la dimensione di crescita positiva di tutte le cose. La grande malattia dell'essere umano l'ottusit mentale, il non avere domande o inter essi, il non capire ci che la vita gli offre. depresso quando si stacca dalla com unione esuberante di tutto l'essere ed poi costretto a reagire in modo aggressiv o dando agli altri la colpa della sua stasi interiore. Che cosa fa l'uomo in una giornata piovosa, uggiosa, quando non possibile passeggiare in mezzo alla natur a ed obbligato a restare nella propria stanza? Pu occuparsi di se stesso in quant o un'individualit cosciente e autocosciente. A un animale non concesso questo pri vilegio. Ma per non annoiarsi quando in compagnia di se stesso bisogna che l'uom o impari a far sprigionare dalla sua interiorit mondi sempre nuovi. E questo avvi ene prima di tutto tramite il pensare. L'uomo non completamente immedesimato col divenire cosmico come l'animale che, proprio per questa immedesimazione, non ha coscienza di esservi dentro. L'uomo non solo vi immerso consapevolmente, ma per di pi capace di discrepanza e quindi di malattia per poter vivere la terapia del la libert che ricostruisce nel ritmo di ogni giorno, e in modi sempre diversi, la comunione con tutti gli esseri. L'uomo non pu essere sano e felice lasciandosi t rasci106 downloaded from www.archiati-edizioni.it

nare dal divenire del mondo perch un essere pensante, e pu realizzare se stesso un icamente prendendo posizione in modo conscio di fronte ai fenomeni del mondo. Se non esercita questa somma facolt del suo spirito si ammala, perch mortifica l'uma no. Ogni essere umano scende sulla Terra con la volont assoluta di lavorare alla qualit della sua coscienza, alla qualit del proprio pensare. un compito mai compiu to, ma sempre da svolgere. Proprio perch il pensare molto impegnativo si vorrebbe poterlo sostituire con interventi pi facili e immediati, che diano risultati sub ito; ma cos facendo l'uomo passa da una delusione all'altra, perch la terapia del pensare non pu essere sostituita da nessun'altra. Parlando del pensare dobbiamo p er dirci che c' pensiero e pensiero. C' un tipo di pensiero intellettualistico e as tratto che l'umanit ha messo in primo piano negli ultimi secoli. Con esso sorta d a un lato la scienza moderna e dall'altro la tecnica, braccio destro della scien za. Questo pensiero che ha radici tutte occidentali ha in s la caratteristica fon damentale di rendere l'uomo sempre pi malato nell'anima perch non lo immerge nel p rofondo della realt, bens lo estrania da essa. Lo scopo del pensiero scientifico m oderno infatti quello di padroneggiare la realt, quello di controllarla e sfrutta rla. La scienza moderna non sorta per conoscere amorevolmente l'essere intimo de lle cose e dei fenomeni, ma per sapere che cosa se ne possa fare a proprio uso e consumo. Pensiamo all'elettricit: nessun fisico ci pu dire che cosa sia, nella su a intima natura, ma tutti sappiamo 107 downloaded from www.archiati-edizioni.it

come sia possibile avvalersene a proprio vantaggio. E la Terra? La scienza moder na vuol sapere che cosa si pu ricavare dalla Terra, non interessata alla conoscen za dell'essere vero e profondo della Terra. sorta in questo modo una scienza di soggiogamento della Terra e di tutti i suoi elementi. Anche l'ecologia mossa ess enzialmente dal timore utilitaristico che un eccessivo danneggiamento della Terr a finisca per ricadere sull'uomo stesso. Questa forma moderna di pensiero razion ale e utilitaristico ha alienato l'uomo dalla natura, perch di ogni cosa lo porta a chiedersi: a che mi serve? che me ne posso fare? Ma proprio in questo consist e l'alienazione dell'uomo dalla natura. Qui la sorgente di innumerevoli malattie che provengono dalla paura e dalla solitudine dell'uomo di fronte al mondo. Non la Terra ha lasciato solo l'uomo: l'uomo ad essersi estraniato da lei mettendon e a repentaglio la vita, e questo gli fa sempre pi paura, lo rende desolato e rab bioso. La comunione con le cose non si instaura asservendole ai propri scopi, ma quando, guardando una rosa, le chiedo: chi sei tu? col desiderio di diventare q uel che lei , col desiderio di provare nell'esperienza pensante una nuova forma d i intima comunione con l'essere universale. La grande malattia dell'uomo moderno che brama il potere nei confronti del mondo senza essere capace di diventare lu i stesso il mondo. La vera terapia sar allora nell'esercizio della capacit creatri ce del pensare, grazie alla quale l'uomo si metamorfosa intuitivamente all'infin ito, entrando dentro l'essere di ogni cosa per contemplarla e viverla dal 108 downloaded from www.archiati-edizioni.it

di dentro. Attraverso questa esperienza della verit e bellezza intrinseca e assol uta di ogni cosa, che consiste nella sua aspirazione a divenire sostanza spiritu ale del pensare umano, l'uomo si congiunge con tutti i pensieri degli Esseri div ini creatori. E scopre che i loro pensieri sono divini perch sono belli e sono be lli perch sono veri. Esistono una caduta e una redenzione proprie del pensare. Es so decaduto e decadente quando passivo e calcolatore, quando serve soltanto a re gistrare e a dominare tutto ci che gi stato creativamente pensato dagli Esseri div ini. Il pensare viene redento nella misura in cui diventa creazione attiva e com unione mossa da amore. Quando il pensare da puramente scientifico diviene umanam ente artistico, l'essere umano vive la sua chiamata divina ad essere un creatore . Scienza ed arte ridiventano sorelle dentro il cuore dell'uomo. Guarire ogni giorno con l'arte L'essere umano entra col pensiero nella bellezza intrinseca di tutte le cose e s i rende conto che esse non esistono per un fine che le sopravanzi, ma che ogni c osa per se stessa. Godere ogni cosa per se stessa, in quanto ha il suo scopo nel la sua innata bellezza, la terapia dell'arte. il capovolgimento della tendenza a strumentalizzare le cose, atteggiamento antiartistico per eccellenza. Quando io uso una cosa unicamente in vista dell'utile 109 downloaded from www.archiati-edizioni.it

ne faccio uno strumento, non ne colgo e non ne vivo pi il suo carattere intimo e sacro. Me ne servo e poi la butto via. Chi sa soltanto usare le cose per appagar e i suoi bisogni un povero bisognoso, eternamente posseduto e prigioniero delle sue brame. Chi invece cerca la comunione con le cose, gioendo della loro bellezz a, fa sprigionare da s tutti quei talenti di creazione che gli Esseri divini hann o espresso imprimendo la loro qualit di artisti sublimi a tutte le loro opere. Ar tista vero colui che si dice: le cose non sono "per me" ma sono "per se stesse". E io sono per le cose, io sono fatto per diventare tutte le cose quali infinite espressioni del mio stesso essere divino. Nella comunione col loro intimo esser e trovo la perfezione suprema sia della cosa contemplata sia del mio essere. L'e sperienza artistica consiste nel non considerare nulla come strumento e nel cogl iere ogni essere creato nella sua riposta bellezza, nella sua bont intrinseca. Pe rch ha origine nel pensiero divino, tutto espressione pura di creativit e di amore . La divinizzazione dell'uomo tutta racchiusa nella sua opera di artista che uma nizza il mondo. Ogni piccola terapia va compresa come una partecipazione, come u n passo sul cammino dell'uomo, che va ricostruendo l'essere di tutte le cose tra endone la sostanza dal proprio amore per esse, rivivendo la creazione artistica divina che ha fatto sorgere, amandoli, tutti gli esseri della natura e che conti nua a regalarci infiniti colori di fiori e di tramonti. Attraverso l'arte l'uomo celebra l'eterna resurrezione che lo fa passare da un pensare morto (quello ast ratto e 110 downloaded from www.archiati-edizioni.it

intellettualistico) a un pensare vivente. Il pensare vivente l'arte di tutte le arti. Anche nel nostro incontro con i colori o con i suoni o con le parole, ogni espressione artistica una forma di creativit pensante. Alle sorgenti di ogni att ivit artistica c' sempre un'intuizione creatrice che proviene da un pensare che na sce al contempo dalla mente e dal cuore, capace di coinvolgere anche gli arti pe rch vuole realizzarsi. un pensiero che diventa cos libero, cos fertile e mobile da afferrare l'universo intero per ricrearlo in forme sempre diverse, vivendo cos il modo in cui l'universo stesso feconda infinitamente l'essere umano. C' una belli ssima conferenza di Steiner, da lui stesso in seguito pubblicata, col titolo: Go ethe come padre di una nuova estetica, dove viene detto che l'artista colui che aiuta la natura ad avverare i suoi sogni pi belli e pi grandi. Come? La natura viv e d'infiniti esseri nei suoi tre regni delle pietre, delle piante e degli animal i. Prendiamo ancora una volta la rosa a rappresentarli: che cos' la rosa? Noi la possiamo cogliere da due lati diversi: partendo dalla percezione sensibile e par tendo dalla forza intuitiva del pensare. Goethe dice: cosa ho io quando guardo l a rosa cos come si presenta dal lato della percezione sensibile? Ho la rosa oppur e ho una rosa? Ho semplicemente una rosa, e pi tardi un'altra rosa e poi un'altra ancora... Come faccio a sapere che queste tre, quattro, cinque, duecento cose c he vedo son tutte rose? Perch col pensare ho scoperto quel che comune a tutte que ste rose, nonostante ci siano moltissimi elementi di variazione (le foglie pi pic cole o pi grandi, il colore diverso dei petali, l'altezza dello 111 downloaded from www.archiati-edizioni.it

stelo...). Insomma, ci sono elementi essenziali che non devono mancare perch fann o parte dell'essenza della rosa e se mancano non ho pi la rosa, e ci sono element i accidentali, che variano da rosa a rosa, perch non fanno parte del suo essere, ma risultano dal suo rapporto con gli altri elementi del mondo. La rosa "essenzi ale" non pu manifestarsi senza nulla di accidentale, di effimero e fuggevole. In ci consiste la grande malattia della natura, cos intrisa di caducit che a livello v isibile non pu che nascere e morire sempre di nuovo, senza poter mostrare la sua vera essenza immortale, il suo essere divino e imperituro. Questa "malattia", la natura l'ha accolta in s, tutti i suoi esseri hanno accettato l'incantesimo nell a materia come un sacrificio cosmico di amore per l'uomo. Grazie al fatto che la natura si presenta sempre in una mistura di sostanza e accidente, sorge per l'e ssere umano la libert dell'artista: di ci che effimero gli viene offerta la percez ione sensibile che gli consente di distinguere da pensatore ci che essenziale da ci che accidentale e di esprimere da artista anche l'essenza delle cose. Il Verbo si fatto carne, afferma l'inizio del Vangelo di Giovanni. Lo spirito creatore d ivino, nella sua intima essenzialit, si intriso di accidentalit passeggera riveste ndosi di materia cos da offrirsi alla percezione sensibile dell'uomo e rendere po ssibile il guarire quotidiano che fa passare da ci che effimero a ci che eterno. N ell'esercizio dell'arte l'uomo chiamato a liberare, a "guarire" tutte le creatur e, sciogliendole dall'effimero per farle risorgere in 112 downloaded from www.archiati-edizioni.it

s nella loro essenzialit divina, nel corpo risorto del suo stesso amore spirituale . Goethe, nel suo modo di contemplare le piante, esercitava una terapia da artis ta nei confronti delle creature. Egli si chiedeva: perch la rosa, in Italia, dove fa pi caldo, si presenta pi vigorosa e con i petali e le foglie pi dilatati, mentr e al nord l'intera forma pi raccolta? E l'artistascienziato sapeva rispondersi: l a natura visibile non ha mai la possibilit di creare la rosa pura e semplice; non esiste in alcun luogo una rosa che presenti solo i tratti essenziali dell'idea, che sia libera di ogni elemento accidentale, perch l'essenziale della materia l' accidentalit stessa. La vera rosa si pu trovare solo nell'amore pensante e nel pen siero amante dell'artista umano-divino. Anche Platone parlava della rosa vera co me di una realt sovrasensibile, parlava della rosa ideale, della rosa vera, in cu i tutto ancora archetipico, mentre in quella percepibile ai sensi il suo essere si offusca divenendo come un'ombra di s. Nel momento in cui l'idea creatrice divi na della rosa si intride di materia mettendosi in interazione con le sostanze de l terreno, con la luce, il calore, i sali ecc., deve venire a tanti compromessi, deve subire variazioni, "accidenti", che non fanno parte di ci che le essenziale . L'essere umano che percepisce la rosa visibile dice: questa una rosa che si pr esenta in un modo, quella in un altro, quell'altra in un altro ancora. Ma se que sto stesso essere umano "redime" col suo pensiero la natura restaurandola nella sua purezza divina primigenia, vive come il 113 downloaded from www.archiati-edizioni.it

grande terapeuta cosmico che entra in comunione intuitiva con l'essere intimo de lle cose, che penetra nel cuore del mondo ripensando i pensieri degli artisti di vini che hanno creato tutte le cose. La natura anela da sempre a venire redenta dalla creazione artistica e amante dell'uomo. La creazione divina si fatta "carn e" (e con questo termine si intende tutto il corporeo) affinch il grande artista del mondo visibile che l'uomo, la ritrasformi in un nuovo Verbo spirituale che s ar a immagine umano-divina. Nella terapia del pensare l'uomo s'incanta nella cont emplazione intuitiva e gioiosa dei pensieri divini che hanno dato vita alle cose del mondo. Nella terapia dell'arte egli disincanta il mondo incantato per amor suo davanti ai suoi occhi, gli d una forma visibile che sia una diretta manifesta zione dell'invisibile. L'artista dunque colui che compie la grande terapia del m ondo. Egli entra con la vivacit del suo pensiero dentro la legge di forma e di me tamorfosi intrinseca a tutte le cose, prende nelle sue mani tutte le forme, tutt i i colori e tutti i suoni dell'universo per renderli eterni nelle sue creazioni d'arte. Perch Michelangelo ha frantumato un primo tentativo del Mos? L'ha guardat o e ha detto: "No, questo non ancora il Mos: solo un Mos". L'artista vuole ricrear e la creazione divina ridonando a tutte le creature la loro bellezza primigenia, senza ombra di caducit. Vuol conferire al suo Mos solo quei tratti che gli sono e ssenziali. "Mos" per lui l'essere umano sospeso tra due mondi, quello divi114 downloaded from www.archiati-edizioni.it

no delle leggi eterne dell'evoluzione e quello umano troppo umano, gi in fondo al la valle col vitello d'oro, dove ci si perde in ci che passeggero dimenticando ci che eterno. L'essenza del Mos quella dell'uomo mediatore tra due mondi. Ci deve e ssere dunque, nel Mos tutto essenziale e libero dagli accidenti, un dilaniamento interiore che cerca il risanamento, una componente d'ira, ma che sia un'ira al c ontempo piena di misericordia. Soltanto quando a Michelangelo sembrato di aver m esso nel marmo tutta l'essenza del Mos, l'ha consegnato al mondo. E chiunque anco ra oggi guardi questa statua dice: questo Mos. l'Uomo che risana la ferita univer sale tra spirito e materia che riconcilia i due mondi nell'amore dell'artista um ano che ama sia la Terra sia il Cielo. L'artista vero colui che "guarisce" tutte le cose rendendole essenziali e in questo compito di terapia universale guarisc e se stesso poich viene contagiato dalla salute divina insita in tutte le cose. S i rende conto che l'effimero ci dato come compito della libert, per venir conosci uto e trasfigurato artisticamente riportandolo al suo divino splendore. "Tutto l 'effimero non che un simbolo" scrive Goethe a conclusione del suo Faust. L'artis ta umano il divino terapeuta della natura perch sa vedere lo spirito in ogni cosa , sa vedere tutta la natura intrisa di verit spirituale. E la ricrea a immagine d el suo spirito creatore e amante, non pu guardare alcuna cosa senza vederla spiri tualmente e, in quanto artista, la sua grande fortuna di non poter concepire alc una realt spirituale senza volerla rendere visibile. 115 downloaded from www.archiati-edizioni.it

Artista l'uomo veramente incarnato, perch per lui non c' realt spirituale vera che non sia anch'essa incarnata. L'artista non vuole nulla di puramente spirituale e non vuole nulla di puramente materiale. L'arte umana umanizza cos lo spirituale incarnandolo, e guarisce la creazione materiale spiritualizzandola. Guarire praticando la religione dell'uomo La redenzione del pensare che supera l'estraniazione dall'essere vero delle cose entrando in comunione con esse , e la creazione artistica che coglie la bellezza delle creature rivelandone in modo visibile l'irradiazione interiore , sono le d ue terapie del vero e del bello, e sono cos anche il sommo bene per l'uomo e per tutta la creazione. L'esperienza del vero e del bello nello stesso tempo l'esper ienza del buono. L'uomo buono come pensatore, buono come artista. La scienza e l 'arte sfociano nell'esperienza religiosa dell'uomo. Nella conoscenza pensante e nella creazione artistica egli fa l'esperienza religiosa pi pura che vi sia, che quella di viversi lui stesso come un essere spirituale, divinamente creatore. Go ethe ha scritto un pensiero bellissimo a questo proposito: "Colui che possiede a rte e scienza ha anche la religione; colui che non possiede n l'una n l'altra, pra tichi almeno la religione". Nell'esperienza della sacralit assoluta del suo esser e 116 downloaded from www.archiati-edizioni.it

uomo, che in modo divino crea nel pensare e ama nell'arte, egli vive al contempo la vera religione. Se per l'uomo non sacro l'essere umano, non trover nulla a qu esto mondo che sia religioso. La religione dell'uomo la pienezza dell'uomo stess o, tutte le cose diventano sacre e degne di venerazione nella misura in cui si t rasformano, grazie alla terapia del pensare e dell'attivit artistica, nella bont r eligiosissima dell'uomo stesso, intessuto di sapienza e amore. Rudolf Steiner af ferma addirittura che l'essere umano la religione di tutte le Gerarchie Arcangel iche: tutto l'operare di questi sommi Esseri celesti trova il suo compimento nel microcosmo che l'uomo, come sintesi del macrocosmo. A nessun angelo consentito di avere esperienza della libert pensante, artistica e religiosa dentro il mondo della materia, dentro un corpo fisico, come concesso all'uomo. Tutti gli Esseri spirituali si inchinano di fronte al mistero dell'uomo. Solo quando questo miste ro cessa di essere per l'uomo stesso degno di venerazione, egli cerca la religio ne in mondi extraumani fatti di pura astrazione, puramente inventati. La vera re ligione dell'uomo la sua responsabilit morale di fronte all'unicit del suo Io, la responsabilit morale di realizzare la propria individualit come dono d'amore dovut o a tutti gli altri uomini e a tutte le creature, in cambio di ci che ha ricevuto per poter diventare uno spirito creatore. Se io ometto di attuare sulla Terra l 'umano che si esprime nell'unicit del mio essere, l'umanit viene impoverita perch l e viene a mancare quel modo di irraggiare l'umano 117 downloaded from www.archiati-edizioni.it

che pu promanare soltanto da me. Se vero che la religione complessiva degli esser i umani l'umanit intera, altrettanto vero che ciascuno di noi inserito nell'organ ismo dell'umanit come un membro individuale con funzioni tutte proprie. Un organi smo racchiude entrambe le dimensioni, quella dell'universalit e quella dell'indiv idualit. L'umano un mistero di sacralit in questo duplice senso: il diventare spir itualmente membri gli uni degli altri comporta al contempo che nessun membro si "adegui" a un altro. La domanda ultima della religione allora : chi sono io nell' umanit e nel mondo? La risposta a questa domanda non pu mai venire dal di fuori. S oltanto io posso dire chi io sono e soltanto tu puoi dire chi tu sei. In questo modo ognuno di noi si vive come dimorante un tempio sacro, come un essere divino che non ammette violazioni o profanazioni dal di fuori. Non c' terapeuta al mond o che possa dire al suo paziente dal di fuori chi lui sia e che cosa sia chiamat o a fare. Nella religione che ravvede nell'Io umano-divino di ogni uomo la realt pi sacra che ci sia, la terapia pi vera e profonda quella che ognuno compie su di s comportandosi da essere spirituale, creatore del vero, del bello e del buono. L 'uomo diviene religioso nella misura in cui diviene umano a livello del tutto in dividuale e unico. Quando Pilato o il sommo sacerdote chiedono al Cristo: "Chi s ei tu? Sei tu il Messia? Sei tu il re?", la risposta non , come troviamo nelle tr aduzioni, "Tu lo dici", perch chi fa una domanda non afferma nulla. La risposta d el Cristo 118 downloaded from www.archiati-edizioni.it

: "Tocca a te dirlo". Soltanto se fai l'esperienza della tua stessa interiorit uma no-divina saprai chi l'Io Sono. Il Cristo in ogni essere umano l'esperienza dell 'Io, il Cristo in ogni uomo la realt unica dell'Io di ciascuno. Chi sei tu? La do manda rivolta al Cristo allora la domanda sull'unicit religiosissima e inviolabil e di ogni essere umano. E chiedere al Cristo, all'Essere dell'Amore: chi sei tu dentro di me? vuol dire chiedere a se stessi: chi sono io nel mio essere pi profo ndo e essenziale? La terapia dell'Io la guarigione quotidiana che ci viene dall' esperienza di essere un Io che pensa, che crea, che ama. Spesso ci rivolgiamo al terapeuta esterno perch ci dica lui chi siamo e che cosa dobbiamo fare. Il Crist o per, il Terapeuta vero e buono, lavora su lunghi archi di tempo; la sua terapia quella della grande pazienza. Egli si rifiuta di sostituirsi a noi per ottenere risultati immediati e illusori, e ci rimanda amorevolmente a noi stessi. Guaris ce ogni giorno solo colui che esercita quotidianamente l'arte suprema di essere Uomo, e che consiste nel guarire sempre di nuovo grazie all'esperienza della ver it, della bellezza e della religione. Torniamo alla polarit che vige tra l'esplica zione dei propri talenti e la soddisfazione dei propri bisogni. I talenti appart engono all'uomo in quanto individualit, perch ogni essere umano unico nella costel lazione delle sue facolt creative e artistiche. La terapia della vita consiste du nque nel vivere quotidianamente e in modo sempre pi autentico l'esplicarsi di tut ti i talenti specifici del proprio Io. I talenti veri di una persona sono le int uizioni morali, 119 downloaded from www.archiati-edizioni.it

gli ideali morali assolutamente unici che il suo Io spirituale si riproposto di realizzare nella vita. La domanda che ogni Io umano si pone : che cosa sono venut o a fare, questa volta, sulla Terra? Che cosa mi sono proposto, che cosa cosa vu ole il mio Io vero per la sua e l'altrui evoluzione? Dov', allora, la comunanza u niversale dell'umano se ognuno del tutto unico? Abbiamo tutti in comune proprio l'unicit, perch siamo tutti ugualmente irripetibili! I misteri pi profondi della vi ta si possono esprimere soltanto attraverso paradossi che, se intesi rettamente, non sono parole vuote. Guardando l'altro uomo io so che un'individualit unica al pari di me. Solo lui pu pronunciare dall'interiorit del suo tempio sacro la parol a "Io", la sola che acquista un significato del tutto diverso a seconda di chi l a pronuncia. A Mos la divinit rivel il suo nome segreto, solo da lei pronunciabile, dicendo: "Io sono `Io'!". La religione dell'uomo tutta racchiusa nella venerazi one del mistero umano-divino dell'Io di ogni uomo. Questa venerazione riconosce all'altro uomo non soltanto il diritto di essere l'individualit unica che , ma anc he il dovere di attuarla nel contesto dell'organismo dell'umanit e della creazion e, perch ci che egli divenuto lo deve all'organismo globale dell'umanit. Essere un' individualit unica non soltanto un diritto, ma anche il dovere morale pi grande ch e ci sia. Il mio "dovere" ci che io "devo" a tutta l'umanit. E ci che devo all'uman it proprio il mio essere individuale e unico che da essa ho ricevuto. La somma de l dovuto che ogni essere umano ha 120 downloaded from www.archiati-edizioni.it

da rendere all'umanit proprio la realizzazione della sua unicit. La terapia del ve ro comune a tutti noi, l viviamo la dimensione della comunione universale: l'esse re non effimero della rosa lo stesso per tutti. La terapia del buono, invece, la terapia della religione, il quotidiano guarire grazie alla realizzazione della propria individualit umana. La grande malattia che viene guarita attraverso la co munione nell'oggettivit del vero la solitudine che porta alla depressione. La gra nde malattia che si vince nella terapia del buono, l'aggressivit, perch l'essere u mano diventa aggressivo quando non riesce ad essere se stesso. Io divento aggres sivo quando non concedo agli altri di essere del tutto diversi da me, e ci come c onseguenza del fatto che non ho ancora trovato e amato me stesso, in quanto dive rso da tutti gli altri. L'aggressivit sorge sempre da una qualche negazione dell' individualit unica di ciascuno. Quando io comprendo che non soltanto legittimo, m a che addirittura il senso di tutta l'evoluzione quello di rendere ogni essere u mano del tutto individuale, cos da riverberare su tutti gli altri esseri un raggi o unico dell'umano, cessa in me l'aggressivit. L'aggressivit sempre il tentativo d i volere gli altri diversi da come sono, perch noi stessi non sappiamo essere suf ficientemente diversi dagli altri, non siamo del tutto noi stessi. Chi vive con gioia la propria identit individuale d'accordo con tutti, non ha bisogno di aggre dire nessuno perch ama al contempo la diversit e l'unicit di ogni altro. 121 downloaded from www.archiati-edizioni.it

La terapia universale della libert e dell'amore La polarit che esiste tra l'esplicare i nostri talenti e il venire incontro ai bi sogni degli altri si esprime nel rapporto che c' tra libert e amore. La duplice te rapia della libert e dell'amore proprio ci che hanno in comune le vie del vero, de l bello e del buono. Il cammino del pensare vivente pura esperienza di libert, pe rch il pensiero vuol essere sempre vivace, sempre in movimento di creazione. Ed p ura esperienza di amore, perch non c' amore pi grande che diventare grazie all'intu izione pensante spiritualmente una cosa sola con la cosa conosciuta. L'intuizion e del pensiero la forma suprema dell'amore perch pura comunione spirituale. Tomma so d'Aquino, rifacendosi ad Aristotele, afferma: il conoscente nell'atto del con oscere e il conosciuto nell'atto di venir conosciuto sono una cosa sola. Comunio ne pi profonda di questa, amore pi vero di questo non ci possono essere. E Steiner gi da giovane scrive: il cogliere l'idea dentro alla realt la comunione vera dell 'uomo. Anche la grande terapia dell'arte intrisa di libert e di amore. Libera il creato dall'incantamento delle forme effimere perch, amandone la bellezza, ne ved e lo splendore essenziale ed eterno. Le forze pi profonde dell'amore riconciliano grazie all'arte ci che giunge all'uomo da fuori (le percezioni, premessa del pen sare) con ci che l'uomo artefice-artista riconsegna al mondo col sigillo della su a esperienza morale. L'arte porta calore al vero universale perch lo incarna nell 'opera d'arte che trasfigura tutto il creato. 122 downloaded from www.archiati-edizioni.it

Libert e amore nella terapia del buono e del religioso, lo abbiamo visto or ora, si esprimono nella responsabilit nei confronti dell' "individualismo etico" di cu i parla la Filosofia della Libert di Steiner. Esso affida all'Io vero, spirituale di ognuno la gestione di s, nella gratitudine che fa risorgere a vita sia l'Uman it smembrata che la creazione incantata. Ogni malattia una forma di mancanza di l ibert e di amore. Riferendo questa polarit al mistero dei talenti e dei bisogni, r isalta l'infinita ricchezza delle relazioni umane. Da un lato ognuno vive la ter apia quotidiana della libert nella gioia di esplicare i propri talenti, dall'altr o vive la terapia quotidiana dell'amore altrui, che gli consente di appagare i p ropri bisogni. Guarire ogni giorno facendo l'esperienza della libert e dell'amore : questa l'arte suprema della vita. Veniamo ricondotti al simbolo centrale dell' organismo, quanto mai denso di significato. Il miracolo d'arte fatto di sapiente verit e di religiosa bont che si esprime in ogni organismo vivente dovuto all'esp licazione delle capacit intrinseche e specifiche di ogni organo. Il cuore va inco ntro ai bisogni di tutti gli altri membri soltanto essendo, nel modo pi schietto possibile in un modo purissimo, cuore. Causa di malattia il guardare ai propri t alenti dimenticando i bisogni degli altri; oppure il guardare ai bisogni degli a ltri dimenticando i propri talenti. Quando uno vuol esplicare i propri talenti s enza curarsi dei bisogni degli altri, sorge l'illusione dell'egoismo. E quando c rede di realizzarsi unicamente appagando i bisogni degli altri senza curare i su oi talenti, sorge l'illusione dell'egoismo-altruismo, che poi 123 downloaded from www.archiati-edizioni.it

un'altra forma di egoismo. Consideriamo l'esempio di una mamma. L'essere mamma c omporta una serie infinita di talenti, di capacit, di attitudini che non sono sol o di carattere generale uguali in tutte le mamme ma che hanno infiniti risvolti individuali in ogni singola mamma. Come fa una madre a sapere se sta esplicando veramente e bene i suoi individualissimi talenti? Il criterio la realt complessa dei suoi figli con tutti i loro specifici bisogni. Si scelta karmicamente propri o quei figli che in tutti i loro individualissimi bisogni le portano incontro es attamente ci che stimola in lei l'attivazione dei suoi talenti individuali. Qui s i vede che le norme morali generali del passato non bastano pi, proprio perch non contengono ci che individuale. E si vede anche quanto complesso divenga il discer nimento sul da farsi quando si cominci a prendere sul serio la realt del tutto in dividuale di ognuno. Se per leggere in modo giusto la natura dei miei talenti de vo fare attenzione ai bisogni delle persone congiunte con me, e se per leggere i n un modo giusto quali bisogni mi interpellino veramente devo conoscere bene i m iei talenti , allora devo dire: il criterio della libert l'amore, e il criterio de ll'amore la libert. Le malattie sorgono perch si cerca la libert dimenticando l'amo re o l'amore dimenticando la libert. Ognuno di noi ha il compito della libert, che quello di realizzare se stesso e il compito dell'amore, che quello di aiutare l 'altro a realizzarsi. Guarire ogni giorno vuol dire vivere in libert e con l'amor e. L'intento terapeutico 124 downloaded from www.archiati-edizioni.it

di esprimere i miei talenti l'esercizio della libert, l'intento terapeutico di ap pagare i bisogni degli altri l'esercizio dell'amore. Il corpo la sfera dei bisog ni e l'appagamento dei bisogni la condizione necessaria; lo spirito la sfera dei talenti, la sfera dell'Io. L'arte della vita quella di mettere sempre in nuova corrispondenza la sfera dei bisogni degli altri, che la religione dell'amore, e la sfera dei talenti propri, che la verit della libert di ogni uomo. La verit somma e totale dell'uomo l'Uomo. Il bello sommo e complessivo dell'uomo l'Uomo. Il bu ono, la religione universale dell'uomo, l'Uomo. L'arte di guarire ogni giorno l' arte di diventare sempre pi umani, sempre * pi capaci di libert e di amore. * La conversazione che si svolta dopo questa conferenza a pag. 180. 125 downloaded from www.archiati-edizioni.it

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PRIMA CONVERSAZIONE "La malattia: un invito a inventarsi la guarigione" INTERVENTO: In merito al tema generale delle conferenze dal momento che si parla to della positivit della malattia, mi chiedo in riferimento a che cosa possa esse re immaginaria una malattia. ARCHIATI: Le malattie dell'anima e quelle dello spi rito (nel senso che l'attivit disordinata dell'anima soverchia e impedisce l'atti vit dello spirito) diventano oggi sempre pi numerose e gravi, mentre l'intervento terapeutico tende a limitarsi al corpo. E finch una malattia non si manifesta con evidenti ripercussioni sul fisico non ritenuta reale. In secondo luogo abbiamo sempre pi malattie che sono manifestazioni di ci che abbiamo chiamato il "senso de l vuoto". Perci molti si chiedono: sono malattie vere, con una base reale corpore a, o sono puramente immaginarie? I. Perch vedere in chiave negativa l'insorgere d i queste nuove malattie? Grazie alla medicina tradizionale sono diminuite le mal attie fisiche e molte sono state debellate: questo ha permesso il manifestarsi d el senso di vuoto che, a sua volta, ha consentito l'apparire delle malattie che chiamiamo dell'anima e che immettono in nuovi processi. A. Lei ha ragione. Il te rmine "immaginario" pu venire frainteso. Non perch le malattie psichiche aumentano 127 downloaded from www.archiati-edizioni.it

dovendo in parte "sostituire" quelle corporee che scompaiono sono meno reali e c oncrete di quelle fisiche. Esse sono tutt'altro che immaginarie. Anzi, come dice lei, hanno un carattere tutto positivo, perch stanno a dimostrare che il diffici le compito a cui chiamato oggi l'uomo il lavoro diretto sull'anima e sullo spiri to. Ci si pu chiedere: quali passi evolutivi positivi ci vengono offerti grazie a l fatto che la vita stessa ci mette nelle condizioni di non fissarci pi esclusiva mente sul corpo? L'intento delle considerazioni esposte a proposito della scompa rsa di molte malattie fisiche mirava proprio a mostrare che, evolutivamente, rid uttivo e illusorio interpretare le conquiste della scienza in s e per s come puro progresso. I. In un'epoca come la nostra in cui la malattia fisica (se escludiam o i fenomeni macroscopici dell'AIDS e del cancro) ha perso il valore di inelutta bilit che poteva avere ancora cent'anni fa, anche la malattia psicologica pu dunqu e offrire un contributo evolutivo all'individualit che la vive? A. Certo. Chiedia moci a questo proposito: in che cosa consiste l'infanzia? Tra le altre cose, con siste nel non avere ancora la capacit di occuparsi a livello cosciente della tota lit di se stessi. Lo spirito umano, nella sua fase di "bambino", deve impiegare t utte le sue forze a costruire la corporeit. L'operare direttamente sul corpo quan do non in ordine corrisponde a uno stadio infantile della terapia, e l'umanit usc ita da questo stadio. Prendere atto dei fenomeni animici e di quelli spirituali il processo evolutivo in base al quale diventiamo sempre pi adulti. 128 downloaded from www.archiati-edizioni.it

Le cose, inoltre, si mostrano via via pi complesse perch ci rendiamo conto che il corporeo sempre effetto: pu avere un carattere di concausa o di causa in senso ri flesso, ma non mai primo impulso di causa. Non voglio con ci dire che le malattie corporee scompariranno: intendo dire che nella misura in cui si disattende il c ammino dell'anima e dello spirito, sorgeranno malattie corporee di cui noi non c onosceremo la causa. Qui il mistero dell'AIDS, per esempio: da dove viene? Se ce rchiamo cause prettamente materiali per spiegare l'AIDS, non ne verremo a capo. Siamo costretti a rivolgerci a fattori dell'anima e dello spirito. Una domanda u lteriore da porci mi sembra questa: qual la destinazione ultima del corporeo? la sua spiritualizzazione. Un corpo spiritualizzato non pi in opposizione alle legg i dello spirito e dell'anima. Le Scritture Sacre cristiane ne parlano col termin e tecnico di "risurrezione della carne". La caduta dell'umanit, il distacco dalla matrice comune spirituale chiamata paradiso terrestre, consistita nell'entrare in una realt corporea che oppone resistenza all'evoluzione dell'anima e dello spi rito. Ma se questa resistenza non ci fosse, non ci sarebbe la possibilit della li bert in quanto continua liberazione dal non libero. Non ci sarebbe nulla da fare. Il cosiddetto peccato originale dunque la malattia evolutiva che ci riguarda tu tti, voluta proprio per darci la possibilit di guarire nel corso dell'intera evol uzione. Il bello dell'epoca evolutiva in cui ci troviamo non allora il corpo gi s piritualizzato perch in quel caso il 129 downloaded from www.archiati-edizioni.it

cammino sarebbe compiuto e si tratterebbe di cominciarne un altro ma la graduale e per ora appena incipiente spiritualizzazione del corpo, in quanto processo tu ttora in corso. Il nostro livello evolutivo presuppone un corpo che abbia sempre qualcosa da spiritualizzare: quindi sempre un nuovo dato di malattia, di ostaco lo, di refrattariet che ci chiami continuamente all'esercizio della nostra libert. E ci che conta l'esercizio rinnovato della libert, non la libert gi esercitata ieri . I. Stiamo dicendo che la causa prima della malattia nello spirito e ne troviam o gli effetti nell'anima e poi nel corpo. Io voglio qui precisare che lo spirito "organizza" la malattia, ma non ne la causa, nel senso che lo spirito non pu amm alarsi. La malattia dell'anima. A. Ci che lei dice concorda con ci che io ho espos to. La malattia sorge sia in base alle conquiste che lo spirito vuole compiere, sia in base alle conquiste che lo spirito ha tralasciato di compiere. Queste son o le due possibilit fondamentali: nel secondo caso c' stata un'omissione, che ora si tratta di recuperare, e come incentivo lo spirito umano si sceglie liberament e una condizione corporea difficile. Nel primo caso, invece, pur non partendo da un'omissione passata, l'uomo si confronta ugualmente con ostacoli, forse anche pi difficili, per compiere ulteriori passi. In entrambi i casi sempre lo spirito a "volere" e il voluto sempre il positivo. Quando io dico: lo spirito causa dell a malattia, intendo affermare che lo spirito a volere e a scegliere l'occasione che proviene dalla difficolt. Ogni malattia una sfida voluta dallo spirito e in q uesto senso 130 downloaded from www.archiati-edizioni.it

da esso "causata". I. Per la malattia sorge nell'anima. La "tentazione" l'abbiamo subita nell'anima, non nello spirito. A. Certo. L'anima sentimento. l'anima che sente e vive il vuoto di ci che l'uomo, nella sua libert, ha omesso. l'anima che sente il desiderio verso ci che lo spirito si propone di conseguire. Ma non l'ani ma l'ambito vero e proprio della libert, bens lo spirito. Nello spirito ci sono le grandi omissioni e anche le grandi volont. L'anima l'organo che vive e sente sia quel che avviene nel corpo, sia quel che compie lo spirito, ma non origina null a. Ci riconduce all'importanza della distinzione fatta tra anima e spirito. I. 1 Riflettevo sul problema da lei posto riguardo all'isolamento nelle case di cura. Questa soluzione non pu essere vista anche in un modo positivo considerando che la persona aveva bisogno proprio di una situazione difficile, negativa, priva di collegamenti, per riuscire a conseguire qualcosa di positivo per se stessa? I. 2 Molti ragazzi drogati, tolti dall'ambiente di famiglia e messi in una comunit g uariscono. Sono stati separati dal loro contesto di vita e messi in un altro, ma mi sembra che in sostanza abbia fatto loro bene. I. 3 Anch'io mi sono chiesto s e, nel caso di quel malato preso e portato in una casa di cura, questo stesso fa tto non potesse esser parte del suo destino e come tale da intendersi positivame nte. Avevo poi pensato alle persone che si ritirano, si isolano volontariamente per dedicarsi allo spirito: la clausura, l'oriente con i monaci tibetani o zen.. . 131 downloaded from www.archiati-edizioni.it

A. Il quesito importante se questo mutamento di contesto esistenziale sia ci che l'Io vero vuole, oppure no. L'Io superiore pu anche non volere un mutamento di am biente bens, al contrario, un mutamento del proprio comportamento nello stesso am biente che la vita gli ha portato incontro, un processo possibile soltanto se vi si resta dentro. Senz'altro, in un caso specifico individuale, pu far parte del compito esistenziale di una persona il doversi allontanare per un certo periodo di tempo dall'ambito consueto: l'affermazione non che questo spostarsi sia sempr e contro il karma. Le mie riflessioni non intendevano dire che andare in una cas a di cura o in una comunit terapeutica sia sempre la cosa sbagliata. Intendevano sottolineare il fatto, importantissimo, che molti oggi considerano l'anima una r ealt conchiusa e a s stante, con confini che la separano dal mondo circostante. Ig norano che la realt oggettiva dello spirito si manifesta nei nessi karmici, esist enziali, reali e oggettivi, come reale e oggettivo tutto ci che spirito. Il compi to evolutivo dei nostri tempi quello di generare forze tali da non aver bisogno di uscire dal proprio karma. Prendiamo un caso concreto: una madre (o un padre) con bambini piccoli vuole lasciare la famiglia. Possiamo chiederci: e se fosse n el karma di questa mamma l'andarsene? Chi in grado di dire che non lo possa esse re? Resta il lato oggettivo che nei confronti dei suoi figli c' una responsabilit karmica ben precisa. Affermare che forse questi bambini sono scesi sulla Terra c on l'intento di non 132 downloaded from www.archiati-edizioni.it

volere pi la mamma a partire dai due anni di vita in poi, semplicistico, signific a rendersi comodo un compito molto complesso. Le cose vanno in senso ideale se l a madre (o il padre) non ha bisogno di fuggire dal contesto familiare; ma se non capace di farne a meno, lo faccia. Non si tratta di moraleggiare sindacando se sia bene o male. Vorrei sottolineare la parola "bisogno": un conto se una madre va via perch un suo bisogno, perch non pu farne a meno e quindi non libera, ma cost retta e spinta , un altro conto se va via perch deve, per qualche motivo. Questo dovere lo pu volere liberamente. La non libert sempre contro il karma. Pi una perso na diventa matura e meno si tira fuori dal karma, dalle condizioni esistenziali in cui si trova. Non ha bisogno di cambiare la situazione esterna perch sa di tro vare nel suo quotidiano tutti i compiti migliori, e l parla il suo karma. I. Che senso ha il carattere degenerativo di ogni malattia rispetto al corpo? Se lo spi rito deve progredire, perch va a intaccare proprio il suo strumento terreno? A. P artirei da un ampliamento della sua domanda: perch l'essere umano edifica la corp oreit? Qual lo scopo? L'essere umano costruisce la corporeit in vista di ci che si ripromette di fare e di divenire consumandola. Tutto ci che animico e spirituale pu venir vissuto unicamente logorando il corpo. Il pensare libero, cosciente, qui ntessenza della libert che noi esperiamo sulla Terra, come reso possibile? Noi po ssiamo pensare soltanto distruggendo materia neuro-sensoriale e perci abbiamo bis ogno, nell'arco di un 133 downloaded from www.archiati-edizioni.it

giorno, di un certo numero di ore di sonno in cui tutti i processi di coscienza vengano sospesi per dare la possibilit al fisiologico-vitale di rigenerarsi. Dura nte il sonno la coscienza sparisce e perci non viene consumato l'organismo, che h a cos la possibilit di ricostituirsi. A quale scopo? Per darci la possibilit di esp licare durante il giorno l'animico-spirituale, consumando di nuovo il corporeo. L'evoluzione geologica nella triplice corporeit minerale, vegetale e animale che base della corporeit umana fino alla sua met stata vitale in modo ascendente, cos c ome nella prima met della nostra vita (che ripete in piccolo la totalit dell'evolu zione) prevalgono le energie di crescita. Che cosa significa che a un certo punt o la curva s'inverte? Significa che il corpo stato costruito, costruito, costrui to... al fine di dar luogo a un'evoluzione di tipo spirituale che pu avvenire sol o consumandolo. Tutti i fenomeni attuali di radioattivit erano impossibili prima della svolta geologica evolutiva della Terra che ebbe luogo gi molti millenni fa. Da allora la Terra ha cominciato a sgretolarsi, e noi viviamo oggi su un pianet a che in fase di disgregamento, cos come una corporeit umana a quaranta, quarantac inque anni gi nella fase di decadimento. La scelta della libert consiste nell'avva lersi della polverizzazione di tutta la materia per far sprigionare una "radioat tivit spirituale", cio un pensare e un amare sempre pi spiritualizzati; l'alternati va omettere questo compito. Ma la polverizzazione della materia comunque in atto , un evento di natura necessario, voluto da Esseri superiori per l'evoluzione um ana e non reversibile. "I 134 downloaded from www.archiati-edizioni.it

cieli e la Terra scompariranno: le mie parole non scompariranno" un'affermazione fondamentale del Vangelo. E sorgeranno un Cielo spiritualizzato e una Terra spi ritualizzata. Si potrebbe qui porre la domanda: che cosa vuol dire per una perso na di sessant'anni o addirittura di settanta desiderare una corporeit giovane, da trentenne? Significa in fondo che non vuole il cammino dello spirito. La corpor eit deve essere fiorente a vent'anni, non a sessanta o a settanta. Se potesse ess ere fiorente a settant'anni, sarebbe stata creata come fine a se stessa, non com e strumento dell'evoluzione dello spirito. Dire che la corporeit viene edificata per poi poterla distruggere, come dire che nasciamo per morire! Non assurdo? Se nasciamo per morire tanto varrebbe non nascere, no? Ma chiediamoci: perch riempia mo d'acqua un bicchiere? Per vuotarlo. Non assurdo fare qualcosa per poi fare il contrario? No, perch se il bicchiere gi vuoto non posso vuotarlo: solo se lo riem pio posso vuotarlo. Cos costruisco la corporeit per consumarla, ma non posso consu marla se non c'. L'evoluzione dello spirito umano possibile solo nel logorio dell a corporeit. Il materialismo odierno, invece, consiste nell'adorazione del corpor eo come vitello d'oro, come idolo che esaurisce ogni tensione umana. L'essenza d el materialismo , paradossalmente, proprio il disprezzo della materia, perch la sv uota della sua dignit vera, che quella di essere strumento per l'evoluzione dello spirito. I. Si parlato dell'insofferenza come atteggiamento co135 downloaded from www.archiati-edizioni.it

mune dell'uomo moderno nei confronti della malattia. forse l'insofferenza stessa una malattia dell'anima, intesa come rifiuto dell'incarnazione? Possiamo approf ondire questo tema? A. La parola italiana "insofferenza" una bellissima trovata del genio della lingua. Esprime l'avversione profonda e di principio contro ogni tipo di sofferenza. Se vogliamo analizzare un po' pi da vicino questo fenomeno t ipico del materialismo, dobbiamo individuarne l'aspetto conoscitivo nel pensiero , il vissuto animico nel sentimento, e ci che da essi si traduce come comportamen to di vita. L'insofferente, a livello di pensiero, parte dal presupposto che ogn i sofferenza sia un male. Meglio sarebbe secondo lui se non vi fosse nessuna sof ferenza. Questo modo di pensare pu diventare cos automatico che l'insofferente non se ne rende pi nemmeno conto. Non accorgendosi di questo fondamento errato di pe nsiero, vive ancora pi intensamente la ribellione animica contro ogni sofferenza. Vedendo la sofferenza unicamente in chiave negativa, per esempio di castigo per mali commessi nel passato, non riesce a ritenersi cos malvagio da averla "merita ta" in dose cos massiccia. Si adonta e si sdegna come colui al quale continuament e venga fatto un torto. In questo modo si esaspera di fronte a ogni minima soffe renza e cos la ingrandisce. Soffre perci di pi rispetto a colui che accoglie con gr atitudine le prove della vita, sapendo che ogni dolore pu essere un'occasione di crescita interiore. Infine, in chiave volitiva, l'insofferente vuole due cose: 136 downloaded from www.archiati-edizioni.it

evitare ogni sofferenza, e quando non possibile sbarazzarsene al pi presto. Quest o assillo volitivo, proprio nella sua assurdit, gli fa sprecare molte pi energie d i quanto sospetti. Non si rende conto, per esempio, che proprio la sua insoffere nza lo porta a infastidirsi di molte pi cose di quanto non accada a un'altra pers ona che accoglie di buon grado i tanti inconvenienti della vita. Tende a esasper are ogni situazione e cos esaspera se stesso. Prendiamo due persone che al mattin o ordinino un caff in un bar ed entrambe constatino che non proprio il migliore. L'una lo beve in pace e l'altra smania, reclama, se ne fa portare un altro che p oi pi o meno come il primo. Lo sdegno aumenta. Per questa seconda persona la gior nata comincia proprio storta... ben chiaro che soffre pi dell'altra, e ci proprio a causa della sua insofferenza. Ci non vuol dire che la cosa giusta sia sempre l' acquiescere e il non dir nulla. Il rimedio a un estremo non mai l'altro estremo. N qui si vogliono dare facili ricette di comportamento, bens si tratta di mostrar e che tutto promana dall'atteggiamento conoscitivo, dalla valutazione implicita che una persona fa nei confronti della sofferenza in quanto tale. I moti dell'an imo e i risvolti comportamentali ne sono la conseguenza. I. Io ho qualche perple ssit su quanto lei diceva in tema di rapporti tra cammino spirituale e legami fam iliari. Penso a La Mre (Mirra Alfassa Richard) che agli inizi di questo secolo la sci marito e figli per andare a vivere con Aurobindo e fond una comunit. Pi in gener ale, anche il Vangelo dice: "Se uno viene a me e non lascia suo padre, 137 downloaded from www.archiati-edizioni.it

sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita non pu essere mio discepolo". A me sembra che il cammino spirituale cominci propr io in senso opposto a quello dei legami familiari, che sono una cosa molto bella , molto umana, ma la cui valorizzazione all'interno di un discorso spirituale mi sembra un artificio dialettico. A. Il significato fondamentale della frase del Vangelo che lei ha citato che ogni essere umano nasce in un contesto di sangue ( che ai tempi degli eventi di Palestina si riferiva non solo alla parentela pi dir etta, ma all'intero popolo ebraico) e che questo contesto, proprio perch non libe ro, va superato nel corso della vita. Non previsto nel progetto di vita di nessu na persona di restare del tutto attaccata al padre o alla madre ancora a trent'a nni, a quarant'anni, cos da non dischiudersi un'area autonoma di autorealizzazion e di carattere individuale. invece nel percorso esistenziale di ciascuno attuare la propria fisionomia unica affrancandosi da tutto ci che lo determina dall'este rno. L'esempio che io prima ho portato opposto a quello che lei ci ha dato: non era il caso del figlio che lascia i genitori, ma del genitore che lascia il figl io piccolo, e ho sottolineato piccolo. I due fenomeni sono polarmente opposti ne l senso che, per quanto riguarda la libert dell'io normale, i genitori vengono da ti col compito di affrancarsene e i figli vengono voluti dall'Io vero con l'inte nto di svolgere nei loro confronti un compito karmico ben preciso. Questa per la regola, che pu senz'altro contemplare eccezioni. Ma se facciamo dell'eccezione un principio veniamo 138 downloaded from www.archiati-edizioni.it

a svuotare del suo significato esistenziale la decisione di diventare genitore. Se l'essere genitore non voluto dall'Io superiore, perch allora cominciare soltan to a esserlo per poi smettere? Con questo non voglio assolutizzare l'esempio dic endo che in nessun caso o in tutti i casi ci sia contro il karma. Ci possono esse re situazioni in cui lasciare i propri bambini piccoli non contro il karma, cio c ontro la volont dell'Io superiore. Intendevo dire che ci che essenziale il renders i conto che ci si trova in un contesto esistenziale cercato e che lo si sta camb iando. Se io sono convinto che cambiare il contesto di vita ottemperi nel modo m igliore il mio compito evolutivo, benissimo: ma devo sapere che questo un evento di grande importanza e responsabilit. Se, come dicevo poc'anzi, un'individualit s ta cercando fra mille difficolt di trovare il modo giusto di porsi in relazione c on le persone che le sono karmicamente congiunte, non che sia necessariamente sb agliato darle un mese di cure, magari in montagna; il fatto che dopo questo mese il compito tutto da affrontare. Il compito non stato svolto passando un mese in montagna: l, forse, glielo auguriamo, quell'essere umano si rigenerato fisicamen te, cosa importantissima; forse ha preso la dovuta distanza anche psicologica da i fenomeni e ora pu valutarli con maggiore oggettivit. Ma il compito di portare ar monia nei suoi rapporti esistenziali resta, e non pu risolverlo tirandosi fuori d a essi. Questo il punto fondamentale. Possiamo porre la domanda anche in un altr o modo ma badi bene che nulla vale in senso assoluto : in via di 139 downloaded from www.archiati-edizioni.it

regola la cosa voluta dal karma di risolvere i compiti che mi vengono posti rest ando l dove ci sono, o di andar via? Se, come regola, la cosa giusta fosse di and ar via allora sarebbe una contraddizione il fatto che l'uomo si ponga in una sit uazione che non lo riguarda tanto da doverla abbandonare. Il suo Io superiore ne avrebbe scelta direttamente un'altra. Per la sua domanda ha un altro aspetto fon damentale che ci induce a una considerazione pi ampia. Quando una persona vuole c ambiare ambiente o vita pu avere due motivi fondamentali: uno quello negativo del farla finita con insopportabili condizioni d'esistenza e liberarsene; l'altro q uello positivo: qualcosa di nuovo, un nuovo compito, la chiama. Se questo second o motivo prevale decisamente in quanto l'intento non quello di evadere fattori p esanti ma di andare verso qualcosa di positivo che chiama, allora possibile che si operi in direzione del karma. Da che mondo mondo stato detto: quando i tuoi m otivi per cambiare sono determinati dalla negativit della situazione in cui sei, aspetta, perch allontanandoti tu rimarresti lo stesso e porteresti tutti i proble mi che tu sei non che hai, che sei nella nuova situazione. Se invece il motivo t utto positivo, allora pu trattarsi di una "chiamata" ad attuare i tuoi talenti. E se si tratti dell'uno o dell'altro caso lo pu sapere soltanto la persona in ques tione. Non si tratta di fare del moralismo da fuori dicendo: tu stai tentando di scappare. Anche nel caso di un rapporto coniugale o di relazione profonda, ladd ove sorga la decisione di cambiare, se il motivo decisivo sono le difficolt 140 downloaded from www.archiati-edizioni.it

del rapporto esistente, la decisione sar sempre "sbagliata" perch si scappa via co n esse. Ci non vuol dire che la decisione "sbagliata" sia sempre evitabile. Ognun o impara dai propri sbagli inevitabili. 141 downloaded from www.archiati-edizioni.it

SECONDA CONVERSAZIONE "Aggressivit e depressivit: l'altalena della vita" INTERVENTO Lei ha caratterizzato l'aggressivit e la depressione come occasioni da non perdere per progredire. Riferendosi in particolare alla depressione, lei ha parlato abbastanza a lungo dell'atteggiamento di chi accompagna come terapeuta o come amico. Io vorrei ascoltare qualcosa di pi sull'atteggiamento della persona depressa. Che cosa pu fare praticamente affinch questa esperienza non passi inuti lmente, come pu renderla valida per se stessa? ARCHIATI: Ho sottolineato il ruolo delle persone che accompagnano il depresso terapeuta, amici, parenti perch egli, proprio in quanto depresso, particolarmente dipendente dalle forze positive che gli altri gli portano incontro. La depressione infatti la carenza della visione positiva della vita, che va perci maggiormente ricevuta in dono dagli altri. Chi accompagna il depresso siamo tutti noi, perch ognuno di noi ha sempre accanto a s persone che vivono fasi depressive della vita. I pensieri davvero trasformanti nella fase vera e propria della depressione sono, per quanto riguarda il depress o, i pensieri che lui stesso ha pensato prima di entrarci dentro. Se quei pensie ri gi prevedevano e affermavano la depressione come fattore evolutivo positivo, n on disperer mai. Vediamo qui l'importanza di riconoscere, su tutta la linea, la f orza evolutiva della depressione come una delle due 142 downloaded from www.archiati-edizioni.it

grandi polarit necessarie al dinamismo della vita. In altre parole, decisivo per la fase depressiva vera e propria il convincimento che anche questo fenomeno ha un senso positivo. Per questo pensiero riuscir a pensarlo durante la fase depressi va solo colui che l'ha elaborato prima, quando era maggiormente aggressivo. E pr oprio questo fa s che la fase depressiva possa evolvere nella direzione della fid ucia e della speranza. I. Fermo restando che queste fasi alterne, in dose pi o me no pesante, fanno parte della vita di tutti, io evidenzierei, come polare alla d epressione, anche l'euforia. A me pare che il depresso passi da momenti di sconf orto a momenti in cui vive un'ebollizione che non ha l'aria di essere del tutto equilibrata o sana. A. Si tratta di intendersi anche sulla terminologia. Cos come suona nella lingua italiana, "euforia" ha la caratteristica della brevit: un'euf oria non pu mai durare due anni e pu essere polare, magari, a un improvviso spaven to superato, a una forte preoccupazione risolta... L'euforia a breve scadenza, c ome lo il suo contrappeso. Invece la fase maniacale che porta alla depressione p u essere molto pi lunga, come molto pi lungo il cammino verso un recupero dell'aggr essivit. insito nella legge di ogni polarit che le sfumature del polare siano infi nite e si corrispondano nell'intensit. Una forma particolarmente forte di aggress ivit la violenza vera e propria, mentre una forte depressione approda nel panico, alla paura esistenziale indistinta. Ma anche 143 downloaded from www.archiati-edizioni.it

portando i due fenomeni polari all'oscillazione massima, la legge della polarit n on cambia: bisogna avere il coraggio di pensare le cose fino in fondo. La profon da paura esistenziale una fase depressiva pi forte perch il vuoto pi profondo e tog lie quasi il fiato; cos come l'aggressivit che diventa violenza una compulsione in teriore pi difficile da dominare e pi lunga nel tempo. Se ci fossimo riferiti fin dal principio alla violenza e alla paura per sviluppare questo tema delle oscill azioni animiche, il compito sarebbe stato un po' pi arduo, perch sottolineando i f orti estremi meno facile cogliere la dinamica pi temperata, e perci quotidiana, de ll'atteggiamento aggressivo e di quello depressivo che si richiamano a vicenda. Ma la legge della polarit rimane tale e quale. Io ho inteso enucleare il dinamism o sempre in atto dell'interazione tra i poli, perch questa la vita. Mi premeva il superamento del moralismo tradizionale della nostra cultura che tende a vedere in negativo sia l'aggressivit sia la depressione. I. Si detto che sono importanti i pensieri che una persona pensa prima di entrare in uno stato depressivo. Se q uei pensieri erano bui, scuri, di paura, allora la paura stessa precede la depre ssione e la costruisce? A. La aggrava. Proprio qui ci viene confermata l'importa nza dei pensieri sostitutivi del terapeuta o delle persone care. Per la sua doman da ci induce a ulteriori distinzioni. Nella fase precedente la depressione vera e propria non ci possono ancora essere "pensieri bui, scuri, di paura", perch ess i sono propri della fase depressiva in quanto tale. 144 downloaded from www.archiati-edizioni.it

Nella fase precedente c' dapprima la carenza, l'assenza di pensieri positivi. Il depresso qui nella fase incipiente della depressione, che l'atteggiamento spirit uale del pessimismo nel senso lato del termine. A livello di pensiero questa man canza inizialmente pura negativit, il male in quanto "nulla". Quando per questi "b uchi" di pensiero investono la sfera del sentimento, allora vengono vissuti come vuoto esistenziale reale. Qui si vive la realt vera e propria della depressione, che un fatto eminentemente animico di sentimento. Quando poi questo vuoto animi co del sentimento invade la sfera vera e propria delle forze volitive, allora so rge il fenomeno specifico della paura. La paura ha sempre a che fare col misurar si col mondo esterno non unicamente con pensieri o sentimenti vissuti interiorme nte dove sorge la minaccia di soccombere e di venire inghiottiti. Il punto di pa rtenza, per, di questa triade (pessimismo nel pensiero, depressione nel sentiment o, paura nella volont) il pensiero. Ogni essere umano ha la possibilit e la capaci t di pensare e di coltivare quotidianamente pensieri positivi, e proprio questo c ompito della libert il pi importante e il pi urgente per tutti. I. Condivido il suo pensiero che le persone depresse hanno interiormente una carica aggressiva in p otenza. Per io ho notato che il depressivo, a volte, anche all'esterno un violent o terribile: con i suoi lamenti, col suo star male semina ricatti e distruzione intorno a s. E allora? A. Dobbiamo fare attenzione al linguaggio che ci fa brutti scherzi quando designiamo un fenomeno con i ter145 downloaded from www.archiati-edizioni.it

mini propri del suo opposto. Se diciamo che il depresso l'essere umano pi aggress ivo che esista, rischiamo di venire fraintesi. Il compito del pensiero quello di affrontare la complessit della realt facendo distinzioni sempre pi minute per non restare al livello di grandi astrazioni. Per comprendere sempre meglio un fenome no bisogna articolarlo nelle sue molteplici fasi e angolazioni. Se diciamo che i l depressivo un aggressivo in potenza, sottolineiamo il dinamismo intrinseco di un estremo che alberga in s l'insopportabilit e l'insostenibilit della sua stessa p osizione unilaterale. Se invece diciamo che il depresso semina violenza, allora o stiamo semplicemente descrivendo la nostra reazione aggressiva nei suoi confro nti, oppure non siamo di fronte a un fenomeno di depressione ma a una patologia dell'anima di altra natura. I. Se l'evoluzione procede per polarit, il periodo di oscillazione, quest'altalena fra aggressivit e depressione, di volta in volta do vr pur diminuire, addirittura fino a scomparire nella calma interiore! O no? A. L a calma interiore la consegue per ora colui che in grado di godersi l'altalena! Il bambino l'altalena se la gode, mica si vuol fermare! "Se non diventerete come bambini" dice il Vangelo "non entrerete nel regno dei cieli". Il che non vuol d ire che si faccia riferimento alla positivit del restare fermi al livello dell'in fanzia, ma proprio alla dinamica interiore che riconquista la gioia della proces sualit. Perch solo un adulto pu diventare, coscientemente, come un bambino. Senza m ovimento tra polarit non sarebbe 146 downloaded from www.archiati-edizioni.it

possibile l'evoluzione nel tempo. Il compito attuale quello di vincere le manife stazioni estreme, che ci fanno restare troppo a lungo in un polo solo privandoci per un bel po' del vivace movimento che sta nell'andare avanti e indietro, semp re. Il superamento degli estremi allora un aumento di movimento e di dinamismo i nteriore, non un suo decrescere. I. Ma allora, per evitare che la calma interior e diventi un "cimitero", come ha detto lei, si dovr sempre oscillare? Io penso ch e ci sar pure un momento in cui si dovr arrivare a qualcosa! A. Un equilibrio del tutto statico non esiste, sarebbe un frammento di morte. Un equilibrio statico l o posso trovare nel minerale, e in assoluto neanche l. Dove c' il vivente, l'equil ibrio labile ed sempre presente la possibilit di squilibrarsi in mille modi. La s tasi la morte dell'essere umano: nella stasi non succede pi nulla. Ci a cui si dev e "arrivare", per usare il suo termine, la gioia del non voler mai essere degli "arrivati", ma di godersi la strada. A che cosa "arrivato" un organismo sano? No n arrivato a nulla, ma vive sanamente, e cos va bene. Proprio questa salute del v ivente non mai statica: deve avere la possibilit reale di far sorgere tutte le fo rme di malattia. Un organismo che non si pu pi ammalare morto. La salute non consi ste nel non avere malattie, ma nel superare quelle che sorgono e nell'evitare qu elle che non devono sorgere. Il superare e l'evitare sono due attivit dinamiche c he ci mantengono sempre in movimento. I. Per se questa altalena molto forte c' sem pre un 147 downloaded from www.archiati-edizioni.it

elemento di schiavit rispetto alla propria interiorit. Un uomo che oscilli tra la paura estrema e l'estrema violenza non libero, non ha in mano se stesso. Quindi io capisco che il compito evolutivo non possa mirare a un'immobilit totale, ma mi pare che le dualit tendano al loro stesso superamento nel diminuire graduale del periodo di oscillazione tra i poli. E probabilmente l'essere umano, in seguito, dovr far fronte ad altre dualit che oggi non sospetta. Si spera che in futuro avr emo altri compiti e non per tutta l'eternit oscillare tra l'estrema paura e l'est rema violenza! A. Lei ha ragione: le grandi polarit dell'esistenza che noi viviam o nella fase mediana dell'evoluzione sono destinate nel corso dei millenni dei m illenni, non dei minuti! a risolversi. Proprio questa risoluzione segna il compi mento di grandi cicli evolutivi. Goethe diceva: polarit e crescita. Prendiamo i p oli dell'individualit e della comunit: se vero che l'uno diventa sempre pi l'approf ondimento dell'altro, essi verranno a coincidere sempre di pi (coincidentia oppos itorum). Io vivo allora sempre maggiore comunione grazie all'esplicazione della unicit della mia individualit, e nella comunione trovo sempre di pi l'identit mia as soluta e unica. Quando la polarit fondamentale di un ciclo evolutivo comincia a r isolversi, questo il segno che il ciclo volge al suo compimento. Se per l'evoluzi one in quanto tale deve continuare e un arresto assoluto non possibile allora bi sogner porre alla base dei nuovi cicli evolutivi nuove polarit fondamentali, che c onsentano il dinamismo proprio di un'evoluzione che avviene nel tempo. 148 downloaded from www.archiati-edizioni.it

Il compito conoscitivo pi profondo e pi vasto proprio questo: cogliere quali polar it abbiano il carattere specifico del cammino medio di questa nostra evoluzione, e quindi portino in s il dinamismo che va verso la loro risoluzione, e quali pola rit siano invece incipienti, perch sorgono proprio tramite la risoluzione delle po larit fondamentali, e saranno alla base di un nuovo ciclo evolutivo. A questo pun to delle riflessioni, per, o il pensiero si svolge in modo davvero articolato e p rofondo, o si entra completamente nell'astrazione. I. Vorrei una precisazione in riferimento alla temperanza. Lei ha detto che l'estremo nel senso dell'aggressi one l'ascesi, in quanto c' un attacco contro il corpo fisico, mentre l'estremo ve rso la depressione la dissolutezza. Per nelle due precedenti non-virt l'esaltazion e conoscitiva riguardo alla saggezza e la temerariet riguardo al coraggio vediamo due polarit che indicano un'eccedenza, un troppo, rispetto alla qualit di mezzo. Per analogia, ho l'impressione che riguardo alla temperanza l'esuberanza sia pi n el senso della dissolutezza, quindi proprio il contrario. A. Ci rifletta bene: l 'aggressivo colui che si macera; chi si lascia andare alla dissolutezza tutt'alt ro che aggressivo, passivo. Da qui il termine "passione": le passioni non vengon o chiamate "azioni", proprio perch sono subite. Nella dissolutezza io subisco le leggi di natura della mia corporeit; invece colui che si macera, che si castiga, vuole gestirle totalmente lui, diventando cos aggressivo. Il fatto 149 downloaded from www.archiati-edizioni.it

che l'ascesi, la mortificazione, sia stata considerata nella tradizione cattolic a come semplicemente positiva indica una forte unilateralit del cristianesimo pas sato. Non si sufficientemente compreso che il far violenza alla corporeit altrett anto disumano quanto l'opposto. Il rapporto giusto con la corporeit la continua r icerca di un equilibrio fra il troppo e il troppo poco, sia in relazione all'agg ressivit ascetica che alla passivit passionale. I. A proposito della guerra, espre ssione estrema e violenta dell'aggressivit, possibile una qualche azione psicoter apeutica o il caso di lasciare andare le cose come vanno? A. Quando l'aggressivi t diventa un fenomeno collettivo si complessifica, perch nella collettivizzazione c' una perdita dell'individualit. La guerra sorge quando un numero rilevante di in dividui omette l'esercizio della libert e ricade nella sfera degli istinti di nat ura che, essendo comuni alla "specie" umana, operano come una fiumana che trasci na e sommerge l'individuo, lo abolisce in quanto tale e lo massifica. La guerra un fenomeno di aggressivit massima, ma in chiave terapeutica non si pu guarire un popolo; una terapia collettiva non esiste, perch non esiste una malattia colletti va. Una malattia pu avere dei caratteri generalizzabili, ma sono quelli meno rile vanti. Veramente significativi sono i caratteri individuali. Il compito terapeut ico riguarda il modo specifico individuale e personale, in cui l'aggressivit del fenomeno generalizzato "guerra" si manifesta in questo individuo, e in questo, e in quest'altro... Volere la 150 downloaded from www.archiati-edizioni.it

pace in senso generale una astrazione, una comodit sia del pensiero sia della vol ont. La pace ognuno la pu costruire individualmente nel proprio cuore. Nei cuori u mani, intesi in generale, non ci pu essere. Se un terapeuta tratta due persone de presse nello stesso modo, fa delle astrazioni. La terapia tale nella misura in c ui si individualizza; allora vengono veramente ingenerate forze per questa indiv idualit e non solo per l'umanit in generale. L'umanit in generale, tutto sommato, v a sempre bene: sono i singoli che possono andare male, perch omettono di fare ci c he solo il singolo in grado di fare. Il terapeuta tradizionale durante la sua fo rmazione ha studiato teorie, generalizzazioni, tratti ricorrenti che deve saper riconoscere. E ci va bene. Ma nella prassi terapeutica egli impara che se applica espedienti tecnici in modo del tutto uguale in casi diversi, non ottiene gli st essi risultati. Il terapeuta tale se sempre vivace, attento, in divenire, grazie alla processualit stessa del rapporto. E il rapporto terapeutico non mai l'appli cazione di una teoria, ma il lavoro di volta in volta diverso del terapeuta su s e stesso. Soltanto quando la relazione terapeutica cambia me come terapeuta e mi rende diverso di caso in caso, veramente terapia, perch la forza di guarigione l a capacit di trasformarsi. Se non ce l'ho io questa capacit, come posso pretenderl a dal cosiddetto paziente? Se l'incontro con il paziente trasforma il terapeuta, allora l'incontro in grado di trasformare anche il paziente. 151 downloaded from www.archiati-edizioni.it

I. Perch in una stessa vita alcuni esseri umani cambiano il sesso? A. Il fenomeno della transessualit ci fa chiedere come mai oggi sempre pi esseri umani mostrino disaffezione nei confronti del proprio sesso. Da una parte non va dimenticato ch e nella nostra cultura manca la prospettiva delle ripetute vite terrene. Per due mila anni l'Occidente non ha avuto la consapevolezza della reincarnazione e quin di sorta l'aggressivit culturale che vuol vivere tutto in una vita sola. Ma anche questa unilateralit un fattore evolutivo positivo se consente a ognuno la possib ilit di riconquistare individualmente la consapevolezza della reincarnazione. Un aspetto, che ora voglio solo velocemente accennare, la condanna moraleggiante de ll'unilateralit maschile-femminile in quanto tale. Certo che unilaterale essere s oltanto maschio o femmina! Ma una unilateralit non in s brutta o cattiva: il compi to evolutivo quello di aggiungere l'altro lato, quando verr il momento giusto. Es sendo andata persa la coscienza della reincarnazione, sono sorte nell'umanit l'im pazienza e la condanna di tutte le unilateralit che non si risolvano nell'arco di una vita sola. Quindi, nello specifico, l'impazienza di fronte al fatto che io sono solo maschio o solo femmina, e poi la ribellione contro questa realt impresc indibile. In una prospettiva reincarnatoria non ho bisogno di essere tutto e sub ito. Sono contento di essere uomo per tutta una vita perch solo cos posso desidera re, guardare con interesse alla prospettiva di diventare donna in un'altra vita. 152 downloaded from www.archiati-edizioni.it

Se fossi gi tutto non potrei desiderare nulla! La capacit conoscitiva di uno spiri to sempre pi cosciente di afferrare le leggi fondamentali dell'evoluzione e la re incarnazione una di esse ci d la forza morale di gioire del fatto di poter deside rare l'altro sesso per tutta una vita. La parte pi bella di ci che ci manca per ce rti aspetti il desiderio, non il conseguimento. Guai ai sogni che si avverano, d ice la sapienza popolare, perch finiscono di essere sogni! Pi forza ho di restare anche a lungo nella posizione dell'anelito, dell'ammirare ci che io ancora non so no, pi godo di restare maschio per tutta la vita, visto che questo mi consente pe r tutta la vita di non dimenticare l'altro polo. Avrebbero gioia le donne se ci fossero sempre pi maschi che non cercano il femminile perch vogliono esserlo loro stessi? E sono felici i maschi di fronte a donne che vogliono competere con loro in fatto di mascolinit? I. Per, per completare questo discorso, c' anche il caso d i ambiguit in giovane et, di ragazzi che non si capisce bene a quale sesso apparte ngano. una malattia, una anomalia, una situazione karmica? A. Fino alla pubert la polarit del maschile e del femminile non determinante in campo di autoesperienza dell'essere umano. Questa polarit infatti massimamente determinante a livello co rporeo, una polarit media a livello animico ed una polarit minima a livello spirit uale. Non voglio dire che al livello dello spirito non ci sia pi differenza tra m aschile e femminile: c' ancora, ma i poli sono talmente ravvicinati che il movime nto dall'uno all'altro sfumatissimo e velocissimo. E ci per il fatto che 153 downloaded from www.archiati-edizioni.it

maschile e femminile non ci sono nello spirito, ma sono sempre un riflesso sullo spirito di ci che viene vissuto direttamente nell'anima. Ci vale anche per il cor poreo: qui la polarit maschile-femminile trova la sua massima espressione, ma sol o nell'anima che pu venire vissuta, di riflesso. Nella corporeit il movimento real e che va dal maschile al femminile cos lento che richiede tutta una vita per anda re dall'altra parte. Veniamo di nuovo posti di fronte alle tre realt fondamentali del corpo, dell'anima e dello spirito. I greci avevano tre parole diverse per l a tensione dinamica tra il maschile e il femminile: a livello del corpo (ros); a livello dell'anima (fila); a livello spirituale (gape). Il nostro linguaggio mo derno pi povero da questo punto di vista; ma proprio la maggiore povert il presupp osto per la libera riconquista individuale della ricchezza. Il fenomeno di un gi ovane che sia "incerto" riguardo al suo sesso lo comprendiamo solo in questo tri plice contesto. Lo spirito per natura maschile-femminile ad un tempo. L'anima o maschile o femminile e ci possono essere, in linea di eccezione, maschi con anim a femminile e femmine con anima maschile. In questi casi l'inconsueta sintesi pu riversarsi in misura pi o meno forte anche nella corporeit. Ma la sua domanda cont iene anche un riferimento all'omosessualit in quanto orientamento di natura. diff icile limitarsi a brevi cenni su realt che sono complesse. Direi che proprio nel caso dell'omosessualit si mostra quanto noi siamo abituati a moraleggiare, cio a v oler vedere il 154 downloaded from www.archiati-edizioni.it

buono e il cattivo in ci che e non in ci che l'individuo diviene grazie alla sua i ndividualissima interazione con ci che . La tendenza omosessuale in s e per s un dat o di natura e come tale un compito evolutivo non meno dell'eterosessualit. anch'e ssa una opportunit evolutiva positiva che consente all'individuo una lotta saluta re. Ci che di troppo di paralizzante, di lesivo della libert nelle forze della gen erazione offre la possibilit del lavoro evolutivo di purificazione. In questo sen so secondario a quale sesso esse si rivolgano. I. Volevo ritornare agli aggressi vi, ai depressivi e al lavoro del terapeuta. Capisco che il compito del terapeut a quello di produrre pensieri sostitutivi. Comprendo "l'essere Abele", nel senso di aiutare la persona a prendersi cura di se stessa. Il problema, per, sorge qua ndo in casi di comportamento estremo il paziente proietta tutto al di fuori e in lui non pare esserci la volont di prendersi alcuna responsabilit. Amare questa pa rte del paziente difficile. Allora volevo qualche consiglio sui pensieri sostitu tivi in tale senso. Io posso ben confermare l'importanza del processo nel quale si trova il paziente, faccio pi fatica a intervenire quando c' solo la fase del ri fiuto (sia nella forma aggressiva sia nella forma depressiva), e la "colpa" di t utto viene scaricata nel fuori. A. La grande tentazione del terapeuta, soprattut to nelle fasi pi difficili della terapia, sempre quella di voler gestire l'altro. La soluzione a questo grosso problema quella di proibirsi di farlo. E in questo consiste l'amore. 155 downloaded from www.archiati-edizioni.it

Amare l'altro significa rifiutarsi di agire in lui al posto suo. E per non farlo , l'ho gi detto, bisogna aver fiducia assoluta nella positivit della persona. La l ibert umana ha, certo, i suoi abissi: se non ci fossero non saremmo davvero liber i. Dar fiducia alla libert significa essere convinti che non c' abisso, per quanto tenebroso, che non si possa trasformare in evoluzione positiva. facile volere u na libert senza rischi. Il miglior terapeuta colui che sa sempre pensare questi p ensieri: tu hai in te stesso tutte le forze positive che ti consentono di volger e in bene anche le esperienze pi difficili. Non hai bisogno di essere dipendente da me perch nella realt spirituale del nostro karma comune i nostri veri esseri so no da sempre interdipendenti in senso positivo. Si sostengono a vicenda come gli organi di un organismo vivente. Se sei in una fase depressiva perch nella tua co scienza ordinaria ti sei dimenticato di queste cose, ma prima o poi te ne ricord erai... Oltre a imputare all'esterno le cause del suo disagio, spesso il pazient e cerca la dipendenza. La terapia consiste allora nel non alimentarla e nel conf ermargli: non sei dipendente, ti illudi di esserlo, cerchi una dipendenza, io in vece mi congiungo col tuo Io vero che non conosce autorit cui sottomettersi, ma s olo la libert dell'amore reciproco. I. Proprio questo, per, porta al conflitto qua ndo la persona comincia a rifiutare la terapia. Il terapeuta dovrebbe essere fel ice, no? Benissimo, il paziente sta rifiutando la terapia, in un certo senso sta prendendosi in mano! Ma sappiamo benissimo che non vero. Io so che la persona 156 downloaded from www.archiati-edizioni.it

ha interiormente "la possibilit di", per, quando continua a interrompere la terapi a nel momento in cui diventa necessario trasformare, il mio compito di terapeuta potrebbe essere quello di garantirla, di trattenerla. Non vuol dire gestire, vu ol dire non permettere di sprecare. O no? Lascio andare e basta? A. Quando come terapeuta dico che il paziente "interrompe una terapia" sto moraleggiando, perch in realt sono io che interrompo lui: ho un'idea di terapia e di come dovrebbe pro cedere, ma il paziente mi interrompe. Il problema, in questo caso, la fissit del terapeuta. Come posso io dire che il paziente interrompe la terapia? Che cos' "la terapia"? Una teoria, una astrazione fatta per confermare una dipendenza, se ab biamo il coraggio di pensare le cose fino in fondo. Un vero terapeuta non ha bis ogno n di teorie, n di terapie: gli basta l'altro, gli basta il rapporto. Quando i o ho l'impressione, come terapeuta, che l'altro mi interrompa la terapia, sono i o a interrompere il rapporto: dimentico il rapporto con lui per coltivare il rap porto con la mia teoria della terapia. Pensate alla tirannia, profondissima e sq uisita, di Freud che, avendo avuto sentore del fatto che la libidine gioca sempr e l dove c' l'essere umano, l'ha assolutizzata. Questa la tirannia. Dire che la co mponente sessuale c' sempre negli esseri umani una verit lapalissiana: l'important e non mettere mai le teorie al di sopra dell'essere umano stesso. Se posso fare un cenno personale, l'unico psicologo che veramente mi ha convinto quando ero st udente stato Carl Rogers. Leggevo i suoi testi e mi dicevo: 157 downloaded from www.archiati-edizioni.it

ma io queste frasi le ho sempre pensate! Carl Rogers fa molte meno teorie di Jun g, per esempio, e le teorie sono in fondo dei dispotismi. Nella terapia si ha a che fare con le persone e allora bisogna essere sempre nuovi, sempre diversi e v ivaci. Non il paziente si deve orientare secondo la terapia del terapeuta, ma il terapeuta deve cambiare se stesso e rinnovarsi con ogni paziente. Se il pazient e che si deve adattare, allora chi il terapeuta? il paziente, perch deve dimostra re maggiore malleabilit che non il terapeuta! I. Allargando il discorso alla medi cina in generale, per il terapeuta l'utilizzo del farmaco allora un ausilio tecn ico, un espediente che accompagna la vera azione terapeutica, che molto pi profon da. Cos come, per il paziente, l'essersi esposto, per esempio, a una sostanza tos sica stato solo lo strumento, l'occasione fisica per prendersi la malattia che g li occorreva per la sua evoluzione. Ma in questo modo il terapeuta, nella sua vi ta professionale, va a intersecare migliaia di karma e gli arrivano addosso migl iaia di retroazioni: e questo che effetto gli fa? A. Se ci chiediamo quale sia l a realt karmica, esistenziale, che lega il terapeuta al paziente, ci rendiamo con to che il compito terapeutico tale non in quanto professione, ma in quanto essen za dei rapporti reciproci umani. Ogni uomo sa, nel suo Io vero, che tutti i rapp orti umani sono una reciproca terapia. Quando tutti diventano terapeuti, non c' p i bisogno del terapeuta di professione. 158 downloaded from www.archiati-edizioni.it

TERZA CONVERSAZIONE "Il materialismo d'oggi: grande malattia o grande terapia?" INTERVENTO: Una domanda in merito al primo dogma del materialismo: l'uomo un ani male superiore. Questo mi pare non corrisponda del tutto ad una certa concezione , pure materialistica, che apprezza comunque nell'uomo una dignit speciale, appun to umana, riconoscendo nel darwinismo un processo storico biologico che, sia pur e mosso da qualcosa di non definito chiamato "caso", approda ad un essere che su periore al cosiddetto animale superiore. Questa concezione, che nasce anche da u na religiosit laica, vede nell'essere umano una specificit che lo distingue: non s iamo di fronte ad un materialismo cos totale come quello che abbiamo descritto. A RCHIATI: Questa sua domanda un invito a riflettere ulteriormente sul significato della parola "superiore". Qual il contenuto di questo aggettivo? Concretamente, in cosa consiste questa superiorit? I. 1 Nella capacit di pensare e di comunicare in maniera articolata. I. 2 Dal punto di vista dell'animalit l'uomo considerato dal darwinismo l'ultima specie animale, quindi il risultato finale di tutta l'ev oluzione. I. 3 Nel termine "superiore" possiamo inserire il riconoscimento che l 'uomo cosciente e autocosciente. A. La mia domanda chiedeva implicitamente: siam o an159 downloaded from www.archiati-edizioni.it

cora nel materialismo se vediamo nel pensiero un gradino evolutivo, una dimensio ne dell'essere che del tutto nuova rispetto alle capacit animali, ma che scaturis ce essa pure dalla materia? Il pensiero un prodotto della materia? I. Secondo i materialisti s. A. Allora cerchiamo di seguire questa pista: i pensieri come prod otto della materia, come una sorta di secrezione del cervello fisico. Quando l'u omo muore, che cosa resta di lui? Se il materialismo fosse consequenziale, dovre bbe dire che non resta nulla. L'essere umano sarebbe allora un'effimera manifest azione della cosiddetta materia. Ne seguirebbe che la materia qualcosa di infini tamente superiore all'essere umano, il quale semplice epifenomeno, cio un effetto secondario della materia. Oppure potremmo dire che il fenomeno "uomo" una delle possibili espressioni della cosiddetta materia. Allora, se lo specifico umano i l pensare (o la coscienza) e il pensare soltanto un esponente dell'operativit del la materia, lo specifico umano un effetto infinitamente inferiore alla materia s tessa che la causa di tutto. E che cos' la materia? I. Secondo la fisica moderna la materia un concentrato di energia. C' un'equazione che tutti conosciamo, quell a della relativit, che lega l'energia alla massa, quindi alla materia. A. Cos defi niamo la materia in termini di "energia". L dove la fisica avverte i suoi limiti usa concetti che sono molto "mistici" come quello di "energia" e che, paragonati ai concetti degli Scolastici, sono di una nebulosit astronomica. Ma proprio ques to ci indica la povert di 160 downloaded from www.archiati-edizioni.it

pensiero dell'uomo materialistico. I. Io direi che i fisici hanno totalmente rin unciato a rispondere e addirittura a porsi questa domanda. La materia andata com pletamente sgretolandosi sotto le loro mani, e ammettono oggi che la cosa pi conc reta che hanno sono alcune formule matematiche alle quali non riescono pi ad attr ibuire nessun significato reale. Ma non cercano nemmeno di farlo. Quindi si sono realmente ridotti a un livello estremo di astrazione. A. E qual , allora, la rea lt concreta di tutto questo cammino di astrazione? lo spirito umano che ha pensat o queste formule, che arrivato a queste conclusioni. Questa la realt concreta: lo spirito umano pensante. La mia provocazione espressa nell'affermazione lo spiri to la realt pi concreta che ci sia e la materia un'astrazione non era una battuta. Era intesa molto sul serio. I. Una cosa non ha la materia: il libero arbitrio, non ha decisioni. L'uomo ha decisioni, l'uomo decide ogni giorno migliaia di vol te. A. La materia non ha libero arbitrio perch la materia non esiste del tutto. L a materia non una realt, un concetto astratto dell'essere umano. Quando noi parli amo di "materia" dimostriamo la capacit dello spirito umano di astrarre dalla rea lt. Ecco perch parliamo di materia. E questa capacit dello spirito umano reale. lo spirito umano che d realt alla materia, astraendo. Proprio grazie a questo libero, lo spirito: perch pu astrarre da ogni realt. Supponiamo di essere d'accordo sul fa tto che l'esse161 downloaded from www.archiati-edizioni.it

re umano non sparisca nel nulla quando la sua materia corporea si decompone, dop o la morte: supponiamo che esista ancora, come essere spirituale. Chiediamoci: d i tutto questo mondo "materiale", che cosa esister per lui dopo la morte? Nulla, assolutamente nulla. Dov' allora la cosiddetta materia per i morti? E quando noi dormiamo, ed entriamo nella dimensione animico spirituale, dov' la materia per no i? sparita! Questo tramutamento di dimensioni di coscienza descritto nel Vecchio Testamento: quando il serpente tenta Adamo ed Eva che cosa dice? "Se mangerete i frutti dell'albero che nel mezzo del giardino i vostri occhi si apriranno...". Con queste parole viene espressa la condizione del percepire la materia. Noi pa rliamo di materia dove viviamo la percezione sensibile: la percezione l'esperien za di uscire dal reale, dal paradiso. E proprio per questo la percezione la prov ocazione a trovare il concetto spirituale che ci fa tornare nel "paradiso". La n ostra difficolt risiede nel fatto che diamo per scontato il pensare, e non ci ren diamo conto che col pensiero aggiungiamo la sostanzialit reale alle percezioni. Q uando io ho la sola percezione della rosa, che cosa ho della rosa? Nulla. Se io elimino il concetto di rosa e quindi non so che "questa cosa" una rosa, e mi lim ito alla sola percezione che mi resa possibile dalla cosiddetta materia questa l a materia: la possibilit di percezione , che cosa ho, di fatto, tramite la percezi one? Il nulla della rosa. A conferma di ci che ho detto va chiarito che gli anima li non sono affatto capaci di "percezione" in senso vero 162 downloaded from www.archiati-edizioni.it

e proprio. un antropomorfismo dire che un gatto percepisce un essere umano o un colore. Un gatto non pu percepire il colore rosso: lo pu soltanto vivere, averne l a sensazione. In altre parole, l'astralit creata dal colore rosso opera direttame nte nell'astralit animica, nel vissuto animico del gatto. Percepire il colore tut t'altra cosa che vivere il colore. L'essere umano vive il colore perch ha un corp o astrale come l'animale ma, in base all'Io spirituale che capace di pensiero, h a in pi la percezione del colore. Con la percezione si tira fuori totalmente dall a realt per potervisi rituffare in chiave di pensiero. Quindi solo l dove c' la cap acit del pensiero c' anche la capacit di percezione: si corrispondono. La percezion e allora la capacit specificamente umana di prendere le distanze dalla realt sospe ndendone ogni influsso non libero su di s onde poter prendere posizione nei suoi confronti con la libert creativa del pensiero, dicendo di che cosa si tratta. L'a nimale che non pu pensare non pu neppure percepire: si limita a vivere, a esperire la realt del colore. del tutto passivo nei confronti dell'operare del colore den tro di lui. Se l'animale fosse capace di percepire il rosso, dovrebbe anche esse re capace di dire, in chiave di concetto pensante: quello rosso. Il fatto che ma nchi la presa di posizione concettuale ci sta a dire che non c' neppure la percez ione vera e propria, la quale, nel cosmo umano, propedeutica ad ogni conoscenza. Noi abbiamo l'abitudine antropomorfica di attribuire agli animali percezioni, m entre essi non hanno questa pos163 downloaded from www.archiati-edizioni.it

sibilit di distanziarsi in tutto e per tutto dall'operare della cosa dentro al lo ro essere per conferirle la realt in chiave assolutamente libera di pensiero, ed esprimere il giudizio: questo rosso. Da dove so, io, che rosso? Come faccio a sa pere che rosso? E perch l'animale non dice che rosso? I. Credo che sia un pensato degli uomini l'avere stabilito un codice per cui quello il rosso. C' una scala d i colori e quindi si memorizza il rosso: lo si riconosce pi che viverlo. A. Quand o io vivo il rosso nella mia anima subisco la medesima esperienza dell'animale; la differenza che io so che rosso, e sono in grado di dirlo. In altre parole, l' astralit di questo colore agisce, mi fa subire una sua aggressivit che mi viene in contro contrariamente al blu dove si vive, invece, una sorta di risucchio. Io, p er, non soltanto subisco questa esperienza, ma la comprendo anche, cio la interpre to e la definisco in chiave di concetto. Questa la novit assoluta che subentra gr azie al pensiero. Ed importantissimo capire che l'attribuzione del concetto "ros so" all'esperienza del rosso non un arbitrio mio o una faccenda di convenzione: invece il riconoscimento pensante oggettivo, da parte mia, dell'operare altretta nto oggettivo del rosso. Noi non possiamo stabilire per convenzione che il rosso debba agire risucchiando, perch questo un errore. Il rosso agisce premendo, in m odo aggressivo e io vivo oggettivamente l'aggressivit; ne ho inoltre coscienza gr azie al pensare e dico: rosso. Ogni essere dotato di un'anima quando sperimenta questo colore deve 164 downloaded from www.archiati-edizioni.it

sperimentare al contempo un'aggressione che gli proviene dal rosso. Altrimenti n on rosso. Il toro reagisce in modo ben diverso se posto davanti al blu anzich al rosso. I. Ma comunque per convenzione che, quando c' l'esperienza di venire aggre diti, definiamo questa sensazione con il termine "rosso". In un'altra lingua lo definiscono in un altro modo. A. Io sto parlando dell'oggettivit spirituale del f enomeno, del concetto, non del vocabolo. Inoltre, anche in relazione alla saggez za del linguaggio, in molte lingue europee le consonanti e le vocali testimonian o spesso la stessa esperienza oggettiva. La forza roteante, incedente, espansiva e aggressiva nella "rrrrrrrrrrrr", il calore avvolgente nella "oooooooo" compai ono nella parola rosso (italiano), rot (tedesco), rouge (francese), rojo (spagno lo), red (inglese: in questa lingua la vocale "e" evidenzia dell'esperienza "ros so" maggiormente il momento dell'impatto, della presa di coscienza) ecc. Se ci a ddentrassimo nello studio comparato delle lingue, constateremmo che quando uno s tesso fenomeno espresso con suoni vocalici e consonantici diversi, ci significa c he di questo fenomeno un popolo vive maggiormente un aspetto, un altro popolo ne vive un altro. L'"acqua", per esempio, la pu chiamare con due belle "a" di merav iglia solo chi al sud se la gode bella calda e se la vede distesa intorno in mar i tranquilli; nel Mare del Nord, dove sempre gelida, l'esperienza oggettiva dei brividi fa dire "Wasser"! I. Tornando agli animali pu anche essere che abbiano 165 downloaded from www.archiati-edizioni.it

organi di percezione diversi dai nostri e di conseguenza non vedano proprio il c olore. A. Se parliamo di "vedere" parliamo di percezione attraverso il senso del la vista, che specifico dell'uomo. L'animale attraverso i sensi esperisce, vive, sente, ma non percepisce. E per questo la differenza fondamentale tra l'occhio umano e quello animale, per esempio, consiste nel fatto che quest'ultimo rimasto molto pi vitale rispetto a quello umano, che invece quasi del tutto morto e oper a in modo simile a un apparecchio fotografico. La differenza fondamentale consis te nel fatto che l'animale esperisce tutto ci che l'essere umano, oltre a esperir e, percepisce. L'ape si libra nel sole: tutto il suo essere vibra astralmente in base alla luce e ai colori, in base al calore; si orienta in modo infallibile p erch ci che esperienza in lei la trasporta. Non pu far altro. L'ape non ha "consape volezza" del calore o del colore. La presa di posizione conoscitiva propria dell 'uomo presuppone una presa di distanza, un tirarsi fuori dal fenomeno per dire c he cos'. Io posso "oggettivare" qualcosa solo quando mi diventa un ob-iectum, che significa: "gettato davanti" (dal latino ob-iacere). Questa presa di distanza p er l'animale non esiste: non pu mai tirarsi fuori dalla realt perch questo tirarsi fuori lo pu compiere solo lo spirito. In latino c' la stessa parola per indicare l 'anima e l'animale: anima e animal. L'essere umano l'unico essere nel mondo visi bile capace di tirarsi fuori (abs-trahere) dalla realt e guardarla dal di fuori, oggettivandola. In questo consiste l'astrazione. il presupposto per divenire cos ciente di s in 166 downloaded from www.archiati-edizioni.it

quanto diverso dal mondo, "posto di fronte" al mondo. I. E il fenomeno di un can e che percorre chilometri e chilometri per arrivare da un posto lontanissimo all a casa dove si sono trasferiti i padroni? Percepisce pur qualcosa, questo cane! A. No, esperisce. Ci che trascina il cane l'astralit dei padroni nella quale immer so, non un progetto cosciente di ritorno. Negli animali domestici opera l'istint o della specie, della natura, unito a tutti i condizionamenti che non sono altro che ulteriori istinti che l'uomo induce in lui. Lo scoglio in tutto questo diba ttito che noi non distinguiamo sufficientemente tra percepire e sentire, vivere. I. Vorrei un chiarimento sul concetto della non esistenza della materia. Ho cap ito che per un'individualit che si sia ormai disincarnata deponendo il suo corpo fisico, o per un'entit angelica, la materia non esiste. Proprio perch non ci sono i sensi fisici per percepirla. Per, se noi andiamo a sbattere contro un muro o co nsideriamo che ciascun corpo occupa uno spazio non occupabile da un altro, a que sto livello dobbiamo pur convenire che la materia esiste. Allora che cos' il para dosso che la materia non esiste? A. Ci stiamo muovendo proprio nel campo pi diffi cile che ci sia! Proviamo, comunque, a cercare un altro orientamento. Prendiamo la gravit, che uno dei caratteri pi intrinseci ed evidenti della cosiddetta materi a, un fenomeno che ci induce a dire: beh, pi chiaro di cos! E un sonnambulo che sa lta da un tetto a un altro, come ce lo spieghiamo? Dov' andata a finire la gravit? E dov' la realt 167 downloaded from www.archiati-edizioni.it

della materia? E perch, se lo sveglio, cade subito a terra? Quando non c'era la c oscienza, dentro a questo corpo spariva la gravit: lo sveglio, ritorna la coscien za, ricompare la gravit! Un fenomeno come quello del sonnambulismo pone alla scie nza odierna enormi problemi: e perci viene messo da parte come "anormale". Ma un sonnambulo, in quanto sonnambulo, del tutto normale: sono le cosiddette leggi, c io la povert del pensiero abituale che non in grado di spiegare questi fenomeni. Q uesto il problema. I. Accolgo l'invito a tornare su qualcosa di pi facile! Parlan do dei talenti si fa volentieri riferimento a Dante, a pittori, artisti ecc. Mi sembra che questi esempi potrebbero indurre a pensare che per essere uomini ed e sercitare talenti si debba essere geni o comunque artisti. Direi che anche una v ita estremamente pi modesta possa essere pienamente umana. A. La sua mi pare un'o sservazione importantissima. L'arte e la felicit della vita, cio l'esplicazione pi ena dell'essere umano, sta nella realizzazione dell'individualit. Il concetto di individualit sostanzialmente questo: ogni Io umano viene a incarnarsi con una som ma infinita di intenti che sono i suoi talenti, le sue capacit in potenza che vuo le tramutare in atto. Questi sono i talenti: facolt potenziali, immanenti all'Io vero, che vogliono diventare sempre di pi facolt espresse nello stato incarnato. L a felicit della vita consiste nell'immetterle nel quotidiano, nelle cose pi piccol e e pi semplici, essendo consapevoli che cos esplichiamo le nostre caratteristiche pi individuali. Il ta168 downloaded from www.archiati-edizioni.it

lento vero e proprio non consiste mai in ci che si fa, ma nel modo unico e indivi duale di farlo. L'essere genitore o maestro comune a molte persone: il talento n el come, nel modo che sar del tutto diverso da persona a persona. Se io sto pulen do una stanza e sono consapevole che la pulisco diversamente da come la pulirebb e ogni altro essere umano, sono pienamente nell'esplicazione dei miei talenti in dividuali, e sar anche felice. E questo vale per ogni attivit. Qui per va chiarita un'altra cosa: il mio modo individuale di pulire la stanza non consiste in ci che avviene alla stanza quando la pulisco io, ma in ci che avviene a me e in me! In questo vissuto individuale si esprime e si vive il talento proprio. Il concetto di Io vero che ogni Io umano una sorgente inesauribile di potenzialit evolutive, che hanno tutte un carattere pienamente individuale. Nessun uomo meno o pi "talen tato" di un altro, perch i talenti non sono un fatto quantitativo, bens qualitativ o. I. Mi sembra molto importante l'elemento della coscienza mentre si assolvono compiti modesti. La tradizione buddhista parla, per esempio, del lavare i piatti con una disposizione d'animo che pu dare una grande gioia: allora un'azione uman a. Perch un cavallo obbligato a non lavare i piatti! A. Due madri di famiglia sta nno cucinando un pasto. Supponiamo che ci che cucinano sia esattamente lo stesso cibo e questo nel mondo della cosiddetta materia possibile, perch qui c' meno vari abilit che nel mondo dello spirito. Supponiamo addirittura che se noi avessimo la possibilit di filmare l'uno e l'altro procedimento ve169 downloaded from www.archiati-edizioni.it

dremmo in tutto e per tutto gli stessi gesti che mescolano gli stessi ingredient i. Il lato materiale di queste azioni per soltanto il lato di percezione; il lato di esplicazione dei talenti sono invece i pensieri, sono le intuizioni morali, la qualit individualissima d'amore o di non amore che accompagna queste azioni. L 'una e l'altra madre percepiranno il cucinare in quanto esplicazione dei propri talenti solo nella misura in cui la qualit individuale del loro Io sar presente. L a minestra, materialmente considerata, potr essere teoricamente la stessa, ma le due madri la intrideranno di pensieri del tutto diversi che opereranno non solta nto nella corporeit fisica di chi la manger, ma anche nell'ambito delle forze vita li e del vissuto animico. Gli effetti delle due minestre saranno cos del tutto di versi. Il nostro materialismo ci dice che sono uguali, ma il materialismo cieco rispetto allo spirituale. Non vero che le due minestre avranno gli stessi effett i, perch hanno il sapore di due contesti esistenziali unici e irripetibili. Se un a persona cucina con pensieri d'amore e l'altra sbuffando o inveendo, la seconda minestra agir per certi versi come un veleno sulla compagine complessiva di chi la manger. E proprio qui l'origine di tante malattie. Ancora un esempio: tutti sa ppiamo che ci sono esseri umani capaci di far prosperare le piante che sono in c asa e altri che, a parit di trattamento esterno, le fanno seccare. Che cosa hanno a che fare i pensieri, che cosa hanno a che fare i sentimenti degli esseri uman i con le piante? Hanno moltissimo a che fare. Proprio grazie a queste le 170 downloaded from www.archiati-edizioni.it

cose l'umanit d'oggi pu aprirsi un varco alla realt dello spirito, rendendosi conto che il materialismo un vicolo cieco. I. Innanzi tutto voglio esprimere la mia g ratitudine per questi ultimi commenti, perch ho ragione di dire che io mi sento p articolarmente realizzata in cucina! In secondo luogo, vorrei tornare sull'argom ento difficile di prima: mi rimasto un punto interrogativo sul fatto che quando l'uomo muore scompaia il mondo materiale. Allora mi sono chiesta: a che cosa asp iro, io, quando sono nei mondi spirituali e voglio tornare a reincarnarmi? Che c osa "vedo"? Non desidero tornare in questo mondo materiale? A. Le do una rispost a paradossale, che per soltanto un invito a continuare a riflettere su queste cos e. Il motivo per ritornare a incarnarsi la libert, perch nello stadio disincarnato tra la morte e una nuova nascita non c' la libert. E perch? Perch le realt spiritual i non consentono "libert" di stampo terreno in quanto noi (nel dopo morte) siamo dentro lo spirituale e non ce ne possiamo tirare fuori, diventando cos autonomi e liberi. La libert che noi conosciamo, quella di cui parliamo, la libert che esist e perch noi non sappiamo quello che combiniamo. Perci ci crediamo liberi. Grazie a ll'oscuramento di coscienza che consegue al congiungerci con la materia, noi non siamo pi in grado di osservare nel mondo spirituale l'oggettivit di ci che ci proc uriamo vicendevolmente nelle relazioni karmiche, per esempio. Perci parliamo di l ibero arbitrio. perch non sappiamo ci che facciamo. 171 downloaded from www.archiati-edizioni.it

Quale argomento porta il Cristo incontro al Padre cosmico perch ci perdoni tutto ci che combiniamo? "Padre, perdona loro perch non sanno quello che fanno". Questo ci che noi chiamiamo libert. Se noi sapessimo quel che facciamo, sarebbe finita la libert. Avremmo di fronte agli occhi le conseguenze oggettive per noi rovinose d i ogni pensiero sbagliato, di ogni egoismo; non saremmo pi liberi di pensare pens ieri sbagliati, di albergare sentimenti di egoismo, di compiere azioni malvagie. .. Saremmo "costretti" a pensare pensieri giusti, a coltivare sentimenti d'amore , a compiere azioni d'aiuto reciproco. I. Ma se parliamo di livelli evolutivi, q uesta "costrizione" sar il conseguimento di un livello superiore. Potrebbe essere la perdita della nostra libert, offuscata a vantaggio di una visione superiore c he ci toglie il bisogno del libero arbitrio. A. giusto quello che lei dice: il g radino superiore a quello della libert umana, che quello divino, comune a tutti g li Esseri divini, la libert della scelta tra bene e bene. Faccio un breve accenno a cose che andrebbero ulteriormente approfondite. Possiamo distinguere tre sfer e o livelli fondamentali della libert. a) La sfera specificamente umana quella ch e noi conosciamo della libera scelta tra il bene e il male, dove il bene consist e nella scelta di restare liberi e il male nella scelta di perdere la libert. Per l'uomo non c' altro bene che realizzare la libert e non c' altro male che perdere la libert. Una libert che ancora capace di perdersi, come quella umana, incipiente , non perfetta, ed questo che lei sot172 downloaded from www.archiati-edizioni.it

tolineava. Noi ritorniamo nella materia per vivere questa libert specifica dello stadio mediano dell'evoluzione. b) Ben pi perfetta una libert che non possa pi anda r perduta, che sia sempre e solo libera. Questa libert non quella di scelta tra i l bene e il male, ma tra il bene e il bene. Questa libert sovrumana, se noi consi deriamo il nostro livello attuale di evoluzione; quindi, sar la nostra meta evolu tiva complessiva. una libert a cui non pi consentito di perdersi, perci perfetta e perci , per ora, pi che umana. una sfera superiore della libert dove si sceglie unic amente tra infiniti beni. c) Gli Esseri cosiddetti del male sono, in base a un c ompito cosmico verso l'uomo conferito loro dagli Esseri divini, ad un gradino in feriore di libert, dove hanno unicamente la libert di scelta tra male e male, cio t ra diversi modi di far perdere agli esseri umani la libert. I. A proposito degli Esseri demoniaci, sappiamo che prima di diventare inferiori erano sviluppati a l ivelli angelici, arcangelici, dunque superiori all'uomo. Diciamo allora che fece ro una scelta e fu una scelta sbagliata, i cui effetti sono ancora presenti. In questo caso, allora, questi Esseri spirituali non avevano solo la possibilit di s cegliere tra bene e bene ma, anzi, proprio la facolt di rimanere indietro ha perm esso loro di occupare un posto fondamentale nella storia della nostra evoluzione . A. Se compreso bene, giusto quello che lei dice. Il parlare di angeli decaduti che hanno scelto il male morale un moralismo umano. Molto pi giusta la prospetti va del Faust di Goethe dove Mefistofele non si accinge a 173 downloaded from www.archiati-edizioni.it

un'impresa malefica, ma riceve un ruolo, una missione dal Padre dei cieli stesso . Per dare all'essere umano la libert di scegliere anche il male bisognava che ci fossero Esseri, a lui superiori, che compissero una immolazione per tentarlo al male. Questo sacrificio cosmico consiste nell'ispirare all'essere umano unicame nte ci che gli fa perdere la libert. Il bene e il male vanno dunque sempre riferit i all'uomo. Il fatto che gli Esseri "maligni" abbiano accettato il compito di of frire all'uomo tutte le ispirazioni che conducono a perdere la libert, un ruolo c osmico indispensabile, una condizione necessaria per l'esercizio della libert uma na. Come gli Esseri del bene ci danno unicamente ispirazioni liberanti, cos i cos iddetti Esseri del male (cosiddetti, perch qui il male cominciamo a metterlo tra virgolette) hanno il compito di ispirarci ogni schiavit. E noi abbiamo la scelta tra gli uni e gli altri. Il vero male morale, per quanto riguarda l'uomo, non n n el Tentatore n nella tentazione, ma unicamente nel soccombere alla tentazione. Ma il soccombere in quanto tale non pu mai essere la volont del Tentatore: la sua vo lont la tentazione. Il soccombere la risposta dell'uomo che decide liberamente di perdere la libert. Il male morale esclusivamente umano perch noi possiamo parlare solo del mondo umano; e il male morale umano pu essere soltanto dentro l'essere umano. Fuori dell'uomo ci sono forze e controforze, ma le controforze sono tutt' altro che male: sono ugualmente necessarie per la libert e per la conseguente mor alit umana. L'abisso dell'evoluzione umana non un essere umano "cattivo": un esse re umano cattivo non esiste. Il male mo174 downloaded from www.archiati-edizioni.it

rale umano l'omissione dell'umano, l'omissione della realizzazione dell'archetip o umano. Il mistero della "Bestia", dell'animale di cui parla l'Apocalisse, non si riferisce a esseri umani cattivi che vanno all'inferno eterno. Parla di indiv idualit che hanno omesso di divenire uomini perch non hanno realizzato la loro uma nit. Questo il mistero ultimo del male. Nel corpo mistico del Cristo, avveramento dell'evoluzione positiva, non mancher nessuno; perch coloro che ne saranno fuori non saranno "uomini", ma esseri che hanno omesso di diventarlo. E questa un'altr a cosa. I. Infatti nelle varie rappresentazioni dei Giudizi Universali penso a q uella di Michelangelo i dannati sono tutti in sembianze animali mostruose, hanno poco di umano. A. I grandi peccati della libert sono le omissioni, non le commis sioni. Il pi grande moralismo che ci trasciniamo dietro quello di credere che i p eccati pi grossi siano quelli commessi, siano ci che l'uomo fa. No, l'ho ripetuto tante volte i peccati pi grossi consistono in ci che l'uomo avrebbe potuto fare e non ha fatto, in ci che avrebbe potuto divenire e non divenuto. La tragicit malefi ca del materialismo non in "qualcosa": nel vuoto dello spirito umano. Se un carp entiere costruisce un tavolo con le gambe di misura differente, questo lo notano tutti. Proprio perch la realt porta una reazione, sar costretto a correggere l'err ore. Ma se questo stesso carpentiere avesse avuto il compito karmico nei confron ti di un altro di costruire un 175 downloaded from www.archiati-edizioni.it

tavolo e non l'ha fatto, chi se n'accorge? Ci vuole molta pi attenzione di spirit o per rendersi conto di ci che manca che non per vedere ci che fatto male e salta subito agli occhi. Qual l'essere umano peggiore di tutti? Quello che non sbaglia mai, perch non fa nulla! I. Come si posto Rudolf Steiner di fronte alla question e, tuttora dibattuta, degli esorcismi operati per scacciare Esseri negativi che entrano nelle persone? A. La grande svolta dell'evoluzione il sorgere delle forz e dell'Io, della capacit di libert e autonomia sempre pi piene. In tutte le manifes tazioni del mio essere in cui io non mi posseggo sono un posseduto. L'opinione p ubblica, per esempio, una delle forme di possedimento demoniaco pi comune nel nos tro tempo che ci rende schiavi di pensieri non nostri. Ogni pensiero che mi poss iede senza che sia io a padroneggiarlo una forma di possessione. Prima di Cristo l'esorcismo avveniva in chiave vicaria proprio perch mancava, o era appena agli albori, la forza dell'Io. Dopo Cristo l'esorcismo inteso come la cacciata dei de moni compiuta da un essere umano nell'interiorit di un altro che non ha ancora la forza di farlo lui stesso sempre pi anacronistico. Bisogna far di tutto perch cia scuno sia in grado, da solo, di superare ogni forma di possessione, senza delega re. Che cos' la libert? che io non sia posseduto, ma mi possegga. Le forme di poss essione non sono solo quelle estreme: ci sono altre forme di demoni che ci posse ggono, ma sono cos diffuse che ci abbiamo fatto l'abitudine, non le vediamo. Ogni forma di non libert nel senso tecnico della parola una possessione, 176 downloaded from www.archiati-edizioni.it

un'ossessione: non sono io a essere padrone di me stesso, ma altri esseri posseg gono e conducono me. I. Quando il Cristo scaccia i demoni opera secondo l'antico o gi secondo il nuovo? A. Prima di tutto il Cristo non li scaccia in chiunque e poi, come ho gi detto, sottolinea sempre che l'essenziale l'attivit libera dell'uo mo. "La tua fede ti ha salvato, ti ha reso sano" una frase che altrimenti non av rebbe senso. Egli vuol dire: l'importante, per quel che ti riguarda, non quello che io faccio al posto tuo; l'importante quello che fai per forza tua. La tua fo rza interiore soltanto ti pu rendere sano: io ti aiuto dal di fuori, ma non posso gestire dal di fuori la tua libert. , in altro modo, ci che dicevo prima: ogni ver a terapia una restituzione di libert. Altrimenti un aggravamento della malattia, non una terapia. Il Cristo guarisce sempre rendendo possibile la libert, mai sost ituendosi ad essa. I. Abbiamo detto che il materialismo la grande malattia attua le dell'umanit: ognuno di noi immerso nel materialismo. una malattia che assume c onnotati individuali molto diversi, ma nessuno ne immune. Allora mi chiedo: per chi voglia contribuire a risanare l'umanit rispetto al materialismo, e non sia un terapeuta di professione, quale dev'essere il giusto atteggiamento? A. Quando s orge in un essere umano l'entusiasmo per lo spirituale, allora tutto va bene. La domanda importante : in che modo possiamo ingenerare in tanti, anzi in tutti gli esseri umani, la gioia per lo spirito, la gioia del vero, del 177 downloaded from www.archiati-edizioni.it

bello e del buono? Se manca questa felicit interiore dobbiamo ridurci ai comandam enti! Ma i soli comandamenti, la storia lo ha dimostrato, sono adatti per la fas e infantile dell'umanit, dove non c' ancora la libert. I. Per quanto riguarda la po ssibilit di potenziare i propri talenti, c' un passo del Vangelo in cui il Cristo dice: "A chi ha tanto verr dato ancora di pi, e a chi ha poco verr tolto". Pu essere questo insegnamento collegato con quello che lei ha detto poc'anzi? A. La frase evangelica da lei citata vuol dire tra le altre cose perch i significati sono se mpre molteplici che nella libert non concesso di restare fermi: o si progredisce si ha molto, e si riceve ancora di pi , o si regredisce si ha poco, e questo poco diminuisce ulteriormente. Non prevista staticit. In altre parole: ogni atto umano in quanto tale moralmente rilevante per chi lo compie. O buono o cattivo, non p u essere mai "neutro", cio fattore di natura, senza la moralit che specifica dell'u omo. I. Ancora una domanda sul mesmerismo o pranoterapia: il fatto che questa ca pacit permanga per poco tempo pu dipendere dall'uso che ne viene fatto? A. Dobbiam o ricordare che ogni sostituirsi all'altro deve avere un carattere transitorio. Chi si sostituisce all'altro? Il genitore, il maestro, anche la Chiesa: se la so stituzione operata bene, queste autorit faranno di tutto per ritrarsi, non assolu tizzeranno la loro presenza. Il terapeuta migliore quello che in quanto tale si rende superfluo per 178 downloaded from www.archiati-edizioni.it

non essere superfluo come uomo. La Chiesa migliore quella che non intende eterni zzarsi, e perci fa di tutto per promuovere l'emancipazione dei cosiddetti fedeli. La fase infantile dell'umanit non eterna, ma propedeutica e preparatoria alla di mensione finale, che quella della libert. Il mistero del rapporto terapeutico, in fondo, consiste nel fatto che il paziente viene cercando un rapporto di dipende nza e la terapia consiste nel renderglielo superfluo, non pi desiderato. I. Esist e il guaritore spirituale? A. Certo che c': l'Io superiore di ognuno di noi. 179 downloaded from www.archiati-edizioni.it

QUARTA CONVERSAZIONE "Guarire con la verit, la bellezza e la bont" INTERVENTO: A proposito della scienza sulla quale, a partire da Galileo e da New ton, sempre pi si consolidato il pensiero occidentale, lei ha detto che l'atteggi amento conoscitivo a priori quello dell'utilitarismo, dello sfruttamento. Posso ammettere senz'altro che questo sia vero nella scienza come applicazione, ma vor rei ritornare all'intenzione primaria che sottende all'azione dello scienziato v ero. Nelle grandi menti di coloro che poi realmente portano un contributo creati vo alla conoscenza del mondo, l'impulso interiore fondamentale proprio quello di voler conoscere per capire, per rispondere alla domanda: chi sono io e che cosa ci sto a fare qui? A me sembra, allora, che, paradossalmente, la scienza nasca proprio da questo movimento libero, anche se poi nella traduzione economica, soc iale e politica pu diventare qualcos'altro. ARCHIATI: L'essere umano non pu che vo lere la conoscenza come momento evolutivo proprio. Quindi, idealmente, certament e come dice lei. L'impulso ideale senz'altro presente in ogni ricercatore e in o gni scienziato, anche se forse non lo sa, anche se lo disattende e porta la rice rca scientifica in tutt'altre direzioni. La grande tentazione consiste nello str umentalizzare questa facolt pensante che dovrebbe essere per natura puro esercizi o di libert, di conoscenza e comunione con l'essere vero delle cose. addirittura necessario che questa tentazione ci sia, altrimenti 180 downloaded from www.archiati-edizioni.it

l'evoluzione del pensare sarebbe automatica. Essa invece secondo libert proprio p erch l'uomo ha la possibilit di usare il pensare sia come fattore di rigenerazione interiore quotidiana, sia come strumento di assoggettamento della realt, fino a diventarne egli stesso prigioniero. Ci sono singoli scienziati che si rendono co nto di questa adulterazione, che oggi veramente molto vistosa, riguardo all'uso del pensiero. Per si tratta di rare eccezioni, per di pi incomprese ed emarginate nel mondo della ricerca scientifica. La mia affermazione iniziale era piuttosto la constatazione di un dato di fatto da cui evincere il compito terapeutico dell 'umanit. I. Vorrei fare alcune considerazioni a latere. Rudolf Steiner afferma ch e le forze delle tenebre sono venute massicciamente all'attacco della Terra vers o la fine dell'Ottocento, coincidendo con la nuova reggenza dell'arcangelo Miche le, tutore del pensare umano. Riscontriamo che proprio alla fine del 1800 c' stat a una grande esplosione della scienza nella ricerca del mistero dell'esistenza d ella Terra e dell'uomo; nato indubbiamente un pensiero materialista, perch il per iodo in cui ci doveva avvenire. Saltando cento anni in avanti, noi oggi possiamo verificare che la scienza, per quanto vituperata possa essere, ha un livello di evoluzione che procede comunque, con o senza la scienza dello spirito. Ci trovia mo di fronte a una nuova alchimia, e tramite essa viene scoperta l'individualit p roprio nel microcosmo umano. Mi riferisco al DNA: una recente scoperta, talmente 181 downloaded from www.archiati-edizioni.it

affascinante che mette, credo, gli stessi cultori della scienza dello spirituale di fronte a problemi non indifferenti. Quando lei ha asserito che la materia as trazione al livello limite, mi sono posto veramente molti interrogativi: ma torn ando a ci che vuole essere questa novella alchimia, io vorrei sapere quali sono l e Entit spirituali che agiscono nel DNA. Non solo, ma quando andiamo a vedere la composizione della cellula umana essa di una meraviglia tale che mi trema la voc e. Dentro la cellula umana c' un mondo intero e allora io non posso vituperare la materia chiamandola astrazione. Chi sono, quali sono le Entit spirituali che agi scono nel microcosmo umano e che identificano un DNA strettamente individuale, v isto che non ce n' uno uguale a un altro? Io non riesco a identificare la materia come astrazione. Se lei mi parla di materia spirituale io capisco, ma se mi par la di astrazione non la seguo pi. Perch dobbiamo rendere vacua questa materia? App ropriarci invece dello spirito per capirla, mi va benissimo! A. L'affermazione c he la materia sia un'astrazione non equivale a dire che la materia sia un nulla, perch un'astrazione non un nulla ma un fatto reale della coscienza umana. In alt re parole, il modo della coscienza attuale di considerare la materia, i pensieri che gli esseri umani generalmente pensano oggi sulla materia sono astratti, ill usori. E questa non un'affermazione sulla materia come tale: un'affermazione sui pensieri umani riguardo alla materia. Del resto l'essere umano pu avere tutte le cose soltanto nella sua coscienza. 182 downloaded from www.archiati-edizioni.it

Ora, i pensieri della coscienza umana sulla materia sono illusori perch disattend ono la realt spirituale della materia. Qui ci troviamo pienamente d'accordo. Per s i potrebbe fare lo stesso discorso riguardo allo spirito, perch la maggior parte dei pensieri attuali sullo spirito sono altrettanto astratti, dato che l'attivit spirituale pensante, capace di generare sostanzialit vera nello spirito, solo inc ipiente nell'umanit. L'affermazione fondamentale sull'astrazione non riguarda all ora direttamente n lo spirito n la materia: riguarda il gradino evolutivo attuale dell'umanit in quanto fatto di coscienza, di libert. Noi siamo appena agli inizi d i una gestione dei fenomeni di coscienza che diventeranno sempre pi sostanziati d i realt, una realt che pu essere soltanto di natura spirituale perch un'altra realt c ome diceva in fondo anche lei non esiste. Che poi questa realt la si chiami spiri to o materia questione di terminologia. Il problema vero in che modo e con quale intensit io riesco a vivere, nel mio spirito, la sostanzialit dello spirito stess o che d anche alla cosiddetta materia sostanzialit vera. Certo che la materia pu ri cevere piena sostanzialit dallo spirito: ma dallo spirito vivente e sostanziale, non dal pensiero astratto. Queste mie riflessioni sono solo un piccolo avvio per ulteriori cimenti conoscitivi; mi preme quindi chiarire soltanto il punto di pa rtenza. Lei ha commentato l'affermazione che la materia illusione come se l'affe rmazione fosse sulla materia anzich sul carattere di illusione dei pensieri umani , e come se l'affermazione di illusoriet fosse un'affermazio183 downloaded from www.archiati-edizioni.it

ne di nullit. Sono due cose diverse, perch un'illusione una realt, un fatto reale d ella coscienza umana. Una vera illusione, in quanto illusione, c'. un fatto di co scienza realissimo. E proprio questa la realt della materia: la possibilit del pen sare umano di ingannarsi cos da ricevere il compito della libert di disingannarsi. Il materialismo allora il grande inganno del pensiero e come fatto di coscienza una realt, dunque un inganno reale. Ci che lei ha chiamato "la scienza dello spir ito" la metodica del disinganno per la coscienza umana attuale che considera la cosiddetta materia come realt. I. Stiamo quindi dicendo che le cose attorno a noi , l'intero cosmo fisico, sono un'apparenza, una parvenza, nel senso che lo spiri to vera e originaria realt "appare" sotto molteplici forme ad un livello per l'uo mo e solo per l'uomo percepibile e al quale, illusoriamente, l'uomo stesso confe risce una sostanzialit esauriente, costante e primigenia? A. S. E l'uomo non si re nde conto che la sua stessa capacit di percezione, specifica dello stato incarnat o, a portarlo erroneamente a ritenere l'essere delle cose coincidente con l'appa renza stessa delle cose. Un Essere spirituale senza organi di percezione fisici non vede la cosiddetta materia, non la sente, non la tocca, non la urta. La cosi ddetta materia sarebbe per lui un livello di manifestazione dello spirito del tu tto non sperimentabile. L'altra questione posta sul DNA, invece, molto pi importa nte. Rudolf Steiner, da lei citato, fa questa affermazione fondamentale: in segu ito alla fecondazione dell'ovulo 184 downloaded from www.archiati-edizioni.it

femminile da parte dello spermatozoo maschile non abbiamo una materia diventata pi complessa e strutturante bens una materia che viene, proprio grazie alla fecond azione, del tutto caotizzata. Ogni realt sovrasensibile strutturante, ogni operar e immanente di forze formatrici preesistenti viene espulso da questa materia. qu esto il concetto aristotelico-tomistico di materia prima, non ancora informata. Ogni volta che un'individualit umana si incarna necessario che il sostrato di mat eria venga privato di ogni forza formante proveniente dal passato. Ci avviene per dare la possibilit a questa individualit unica di inserire le proprie forze plasm atrici e strutturanti, del tutto individuali, nella materia caotizzata per costr uire un microcosmo tutto a sua immagine. Ed questo che lei ha detto affermando c he non ci sono due soli DNA uguali. Proprio perch questa individualit che s'incarn a assolutamente unica, anche i tratti che la renderanno simile ai genitori saran no un effetto nella materia, non causati dalla materia. L'idea che l'ereditariet causi qualcosa un'illusione, uno dei pi funesti errori del pensiero umano. La cau sa vera della configurazione unica del DNA l'essere spirituale individuale dell' Io che si incarna. Le somiglianze con i genitori sono dovute al fatto che i geni tori e il nascituro sono tre individualit spirituali che da millenni hanno un rap porto karmico strettissimo e, in base a ci che spiritualmente sono divenuti nell' intreccio dei loro esseri, hanno creato in s alcuni tratti spirituali comuni perc h si sono sempre spiritualmente fecondati a vicenda. Questi 185 downloaded from www.archiati-edizioni.it

tratti spirituali comuni sono la causa reale del fatto che karmicamente colui ch e nasce ha in s certi modi di strutturazione della materia che sono simili a quel li dei genitori. Ma la somiglianza materiale effetto di una affinit spirituale, n on viceversa. La strutturazione della materia, come lei ha sottolineato, present a fenomeni di infinita complessit. L'Io superiore che la architetta ha gi trascors o millenni di evoluzione e quindi si via via sempre pi individualizzato. Per ques to la caotizzazione della materia la condizione necessaria perch il nascituro pos sa conferire a questa materia, in un modo del tutto individuale, il sigillo corr ispondente al suo essere. Ci spiega il fatto che non c' nessun essere umano uguale a un altro, anche nella corporeit. Questo tipo di spiegazione che io per sommi c api ho riassunto, e che si potrebbe svolgere sotto moltissimi altri aspetti, un esempio di terapia del vero. Altrimenti, come mi spiega lei l'individualit? Da do ve viene? Che la si cerchi nell'ovulo appena fecondato o in un corpo gi adulto no n cambia l'essenza del fenomeno. La vera origine del carattere individuale di og ni essere umano non pu risiedere che nel suo Io spirituale unico e irripetibile, che struttura la materia a sua immagine. una vera creazione dal nulla. Il concet to aristotelico-tomistico di creazione dal nulla non dice che la creazione avven ga nel nulla assoluto: il nulla assoluto, metafisico, non esiste, un'altra astra zione. C' sempre un sostrato cosmico alla base di tutte le creazioni. Le lingue a ntiche avevano termini tecnici per indicarlo: la lingua ebraica aveva la parola aphr per l'elemento fisico e 186 downloaded from www.archiati-edizioni.it

tehm per l'etericit del cosmo che, condensata in un modo specifico, si fa sostrato per la costruzione di mondi sempre nuovi. I Greci lo chiamavano , caos. Aristot ele (prte le), materia prima. La mitologia nordico-germanica usa il termine ginn unga gap (abisso voraginoso). E cos via. C' "creazione dal nulla" l dove il sostrat o di materia termina di avere in s una qualsiasi forza formante e la creazione to rna alla condizione primigenia. Ogni nascita dunque una creazione dal nulla di c ausazione da parte del sostrato materiale. L'Io che si incarna non subisce nulla ad opera della materia, altrimenti non sarebbe un Io. La realt spirituale dell'I o forza di creazione pura. Il sostrato di materia cessa al cento per cento, graz ie alla "fecondazione", di essere causante o condeterminante la struttura succes siva: diventa un nulla di causazione in quanto la sua forza causante nulla. Ques to concetto preciso di creazione dal nulla c'era in Aristotele, c'era ancora in Tommaso; poi si perso nell'umanit moderna che ha cominciato ad attribuire alla ma teria stessa la capacit di causare. Proprio in questo consiste l'illusione del no stro pensiero riguardo alla materia. Il concetto di materia, in una scienza dell o spirito, il concetto di effetto: la materia subisce in tutto e per tutto, altr imenti non sarebbe materia. L'ovulo non ancora fecondato e lo spermatozoo non so no un nulla: perch? Non perch la materia sia una realt vera e propria e perci causan te, ma perch in essi lavorano come architetti l'Io della madre e l'Io del padre, dunque l'Io di altri esseri 187 downloaded from www.archiati-edizioni.it

spirituali. La fecondazione consiste allora nel fatto che l'Io spirituale dei ge nitori si ritrae da quella porzione di materia, che l'uovo fecondato, per far po sto all'Io del figlio che si incarna, dandogli modo di plasmarla a immagine sua. I. Quindi lo stesso DNA creazione dal nulla? A. la prima impronta dell'Io del n ascituro sulla materia inerte. L'inizio della Genesi dice che la materia primord iale era "inane" e "vacua": non si potrebbe meglio esprimere l'assenza assoluta di ogni forza plasmante sia a livello di pensiero (vacua) sia a livello di volon t (inane). I. Sono stata molto felice di sentire l'affermazione che la libert cons iste nel non copiare nessuno, e la reazione spontanea che ho avuto stata: soprat tutto non copiare se stessi. Credo che, ricollegandoci al fattore del DNA, l'eli minare le forze strutturanti per permettere al nostro Io vero di incarnarsi semp re nuovamente consista proprio in questo: nel non riprodurre e ripetere noi stes si. Ogni volta che vogliamo "andare l", vuol dire che ci siamo gi stati e allora n on interessante. Troppe volte riproduciamo le stesse parole, gli stessi atteggia menti, gli stessi schemi relazionali... A. Fa parte della libert superare la mono tonia del ripetersi continuamente, ma l'essere nuovi ogni giorno significa confe rmare la propria identit, non metterla in questione. Abbiamo anche qui una polari t tra la dimensione di autoidentit costante dell'Io e la dimensione, che lei ha vo luto sottolineare, della sua creativit sempre innovatrice. L'Io pu rimanere fedele a se stesso unicamente rinnovandosi 188 downloaded from www.archiati-edizioni.it

ogni giorno. La creativit un confermare se stessi essendo ogni giorno diversi. Ci vogliono ambedue i poli. Qui l'importanza di pensare in polarit, perch ogni unila teralit viene ogni volta sciolta dall'altra sponda. E l'importanza non nei due po li, nel movimento fra i due! Quel movimento continuo l'arte della vita. I. Vorre i che affrontassimo il tema della bioetica in relazione ai trapianti. Su cosa fo ndiamo l'inopportunit del trapianto? Che differenza c' nel trapianto di organi se il donatore vivente o morto? Quale legame karmico si crea tra donatore e riceven te? A. L'umanit destinata a diventare un organismo spirituale unico non in senso metaforico, ma in senso reale. Come noi ci siamo smembrati nella prima fase dell 'evoluzione, cos tutta la seconda fase ci offerta per rimembrarci gli uni dentro agli altri. Questo processo di riorganazione reale, a livello spirituale, presup pone naturalmente una spiritualizzazione della materia stessa: infatti, al livel lo attuale, l'interazione con la materia ha fatto sorgere nella coscienza umana l'illusione della separatezza, dell'essere divisi gli uni dagli altri. Il compit o della libert quello di superare a tutti i livelli questa illusione, comprese tu tte le conseguenze esistenziali. Nell'operare reale del karma noi non siamo sepa rati gli uni dagli altri. Dov' che lo siamo? Nella materia, quindi a livello di i llusione: ma un'illusione reale in quanto fatto di coscienza, come dicevo prima, perch se non lo fosse, non avremmo nulla da superare. Se vero che il destino ult imo dell'evoluzione quello 189 downloaded from www.archiati-edizioni.it

di un rimembramento reale, sostanziale e spirituale di tutti gli esseri come avv iene nell'organismo ci significa che non soltanto ci sar un trapianto parziale, ma ci sar un trapianto totale. Dove abbiamo esempi di trapianti totali? L'essere de l Cristo ha rinunciato alla sua corporeit solare di luce per compiere un trapiant o totale nella Terra facendone il suo corpo, per essere con noi nel cammino di u manizzazione di questa stessa corporeit. Ha fatto della Terra il suo corpo non in senso metaforico, ma reale. La Terra il corpo del Cristo. Rudolf Steiner, in un a conferenza tenuta a Londra, afferma: in base a questo sacrificio cosmico, a qu esto trapasso totale di corporeit, il Cristo lavora con le sue forze d'amore gi da duemila anni nella Terra (che il suo corpo), nella corporeit umana (che la quint essenza del suo corpo) e in ogni spirito umano. Il Cristo la parte migliore di c iascuno di noi e ogni Io superiore un frammento, una particola del Cristo. L'evo luzione cristica di rimembramento degli esseri umani gli uni negli altri oggi al punto che ci sono gi alcune individualit poche, per ora, ma diventeranno sempre p i numerose che poco prima di incarnarsi e stabilire un rapporto formante con la m ateria caotizzata, vedendo prospettivamente ci che li aspetta, si rendono conto c he i fattori del loro progredire sono stati tolti ad altri che, perci, sono rimas ti indietro. E allora, volgendosi a un altro essere umano che stato massimamente danneggiato in base alle molteplici opportunit che non ha preso per s proprio per lasciarle a lui, decide di prendere su di s il 190 downloaded from www.archiati-edizioni.it

corpo dell'altro e di dare all'altro il proprio corpo. In altre parole, in senso biologico reale questa individualit cede all'altra le sue forze plasmanti e fa s ue quelle dell'altro. Immaginiamo quali rivolgimenti dovranno avvenire, quali "a dattamenti", per il fatto che il karma resta quello di ognuno, ma la corporeit st ata scambiata e con lei i genitori, l'ambiente ecc. Questa una realt di trapianto totale. 191 downloaded from www.archiati-edizioni.it

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Appendice I TRAPIANTI DI ORGANI La questione dei trapianti di organi interessa tante perso ne anche perch di grande attualit. In questa aggiunta alla seconda edizione cerco di venire incontro al desiderio espresso da molti esponendo alcuni pensieri che collochino la realt dei trapianti nel contesto pi ampio di questo libro. Una prima riflessione si rivolge alla differenza essenziale cio di natura tra organismo e meccanismo. Il meccanismo fatto di pezzi in s morti, di parti estrinseche le une alle altre e perci in tutto e per tutto sostituibili. Nell'organismo invece suben tra una realt aggiuntiva che chiamiamo vita o, nel linguaggio esoterico, corpo et erico. Queste forze vitali fanno dell'organismo intero una realt vitale unitaria: i membri di un organismo vivente non sono pezzi meccanici o parti separabili e disinseribili, e non sono perci sostituibili. Quando estraiamo un organo da un or ganismo esso realmente ancora compenetrato dalle forze vitali individuali dell'o rganismo da cui proviene, mentre vi rimane solo l'impronta plasmatrice, e non pi l'azione attiva diretta, delle forze dell'anima e dello spirito del donatore. Ci significa che un organo donato ancora per qualche tempo vivente sul piano fisico , ma morto dal punto di vista dell'anima e dello spirito. 193 downloaded from www.archiati-edizioni.it

Il fatto che l'organo sia ancora vivente sul piano fisico apre gi a monte la gran de e fondamentale questione morale sulla legittimit dei trapianti. L'essere umano a cui si espianta l'organo fisiologicamente vivo, anche se solo a livello veget ativo, essendone stata constatata la morte cerebrale e l'irreversibilit dei traum i o delle patologie che hanno spento i processi di coscienza. Ma, seppure con l' aiuto delle macchine, l'organismo respira, il sangue circola, l'assimilazione nu tritiva avviene ancora: dunque improprio parlare di trapianto da morto a vivo, m entre corretto parlare di trapianto da un uomo ridotto alla pura vita vegetativa a un altro ancora in possesso dell'intera compagine costitutiva umana. Gi di per s questo dato di fatto si pone come motivo di profonda riflessione etica che met te a confronto due interpretazioni conoscitive opposte: una dice che l'espianto un vero e proprio omicidio, l'altra dice che l'espiantare un organo da porre sul lo stesso piano della decisione di cessare l'accanimento terapeutico, con il van taggio ulteriore di consentire la vita a un altro essere umano. Per cercare di r ispondere a questo profondo dilemma etico, vorrei qui proporre una terza via di considerazioni. Trapiantando un organo ancora vivente in un altro organismo imme ttiamo nel corpo eterico del ricevente forze eteriche che gli sono per natura es tranee, e che il suo corpo eterico, il suo corpo astrale (o anima) e il suo Io s pirituale non possono far altro che combattere a oltranza, perch per natura sono loro nocive. Come mai, allora, a volte il trapianto "funziona", cio 194 downloaded from www.archiati-edizioni.it

l'organo trapiantato viene "accolto" senza rigetto? Ci pu solo avvenire nella misu ra in cui l'anima e lo spirito del ricevente come abbiamo gi detto a proposito de gli effetti del materialismo siano cos rispettivamente "vegetalizzati" e "mineral izzati" da aver "animalizzato" il corpo fisico. Ci comporter nel ricevente la pres enza di forze vitali eteriche molto pi forti dal lato della "natura non libera" ( dunque umanamente pi deboli) e di conseguenza pi ricettive nei confronti di un org ano morto dal punto di vista dello specifico umano. Tant' vero che la sperimentaz ione di trapianti fatta sugli animali va di successo in successo. Come conseguen za il trapianto "ben riuscito" non pu che aver accelerato ulteriormente il proces so di vegetalizzazione dell'anima e di mineralizzazione dello spirito del riceve nte che hanno dovuto animalizzare ancor pi le proprie forze fisico-eteriche per a deguarsi alla nuova situazione. Ci induce a comprendere che il trapianto fisico d i organi in s e per s non mai per il bene vero del ricevente, perch non pu che peggi orare la condizione evolutiva del suo strumento fisico-vitale. Dobbiamo allora c hiederci per quale motivo l'Io vero si scelga quel tipo di malattia specifica ch e fa guastare del tutto un organo. L'abbiamo gi detto a pi riprese: lo fa per dars i la possibilit di lottare contro l'ostacolo e acquisire quelle forze positive ch e solo la lotta gli pu conferire. E allora il trapianto proprio il tentativo di " risparmiargli" o di impedirgli questa lotta! Ma l'Io vero la vuole e se ci oppon iamo alla sua volont col trapianto dovr trovare un altro espediente di ripiego. Se un essere umano ha il cuore danneggiato, la volont 195 downloaded from www.archiati-edizioni.it

del suo Io vero di compiere con le proprie forze di libert e creativit quel che co mpiono gli Esseri divini quando creano il cuore sano nell'organismo umano. Il cu ore sorge in base a pensieri formanti che lo fanno nascere ; a pensieri-sentiment i di infinite metamorfosi che lo fanno vivere per tutta la vita ; e a sentimentivolizioni che lo fanno morire nell'offerta di s e nell'autoconsumazione a servizi o degli altri. Chi ha il cuore malato vuole, nel suo Io vero, pensare lui stesso coscientemente quei pensieri, vivere quei sentimenti, esplicare quelle volizion i che sono specificamente di natura "cardiaca". Essi sorgono nell'Io, si trasfon dono poi nell'anima, permeano tutto il corpo eterico, il quale crea dentro al co rpo fisico il "cuore sano". Nel caso del cuore i pensieri divini corrispondono a lle leggi che reggono l'evoluzione stessa del sole in seno al nostro sistema sol are, cos come ogni altro organo del corpo umano un concentrato microcosmico delle forze macrocosmiche che sono all'opera nell'universo (i reni sono il precipitat o microcosmico delle leggi evolutive del pianeta Venere, il fegato del pianeta G iove, i polmoni di Mercurio, la cistifellea di Marte, la milza di Saturno...). L 'aiuto terapeutico "giusto", il vero trapianto di forze che del tutto in armonia col karma, avviene quando il terapeuta comunica all'Io dell'altro, cio evoca in lui da Io a Io! tutte quelle creazioni spirituali che fanno sorgere il cuore san o. In questo modo avviene un realissimo trapianto libero e amante di "forze card iache", di natura dapprima animico-spirituale, da un essere umano all'altro. 196 downloaded from www.archiati-edizioni.it

Ma ci l'opposto assoluto del trapianto di organi materiali dove, imponendo dal di fuori materia fisica e forze eteriche estranee al ricevente, si fa violenza al suo Io e alla sua anima che non hanno fatto un cammino di trasformazione libero e interiore per generare da s e in s le forze a partire dall'Io vero. Vediamo allo ra anche qui confermata la nostra affermazione fondamentale che le vere cause an che le cause che guariscono un organo rovinato! sono sempre nello spirito e nell 'anima e che al livello corporeo non vi sono che gli effetti di ci che avviene pr ima nello spirito e nell'anima. A mezza via, e proprio per non generalizzare, po ssiamo porre il caso di trapianto "da vivo a vivo" propriamente detto il trapian to di rene, per esempio. Qui, pur restando valide tutte le riflessioni gi fatte, possibile ampliare lo sguardo pi concretamente al contesto karmico del donatore e del ricevente nel caso in cui siano strettamente legati (fratello e sorella, ge nitore e figlio...). Entrano allora a far parte della vicenda altri fattori di c omunione anche animico-spirituale che possono essere letti come un gesto di reci proca assunzione di responsabilit evolutive che, moralmente cio umanamente , sono s uscettibili di successiva "re-individualizzazione". per sempre questione di livel li di coscienza. Perci dobbiamo qui essere onesti con noi stessi fino in fondo. D obbiamo dirci che il trapianto fisico pu essere solo la premessa e l'inizio di ci che deve avvenire in seguito. O il trapianto avviene per "salvare" la persona ca ra cos da renderci possibile quel pareggio karmico da 197 downloaded from www.archiati-edizioni.it

spirito a spirito e da anima a anima che render poi il ricevente, anche a livello fisico-corporeo, sempre pi autonomo; oppure il trapianto lo si compie ignorando del tutto questo compito di rapporto umano animico-spirituale, o addirittura con l'intento di sostituirlo o di risparmiarcelo. chiaro allora che, da un punto di vista "morale" e cio umano, dobbiamo dirci: c' trapianto e trapianto. Il signific ato e la realt morali del primo tipo sono l'opposto di quelli del secondo. E da q ui troviamo il coraggio di tirare l'ultima conseguenza: il caso di trapianto "an onimo", dove non avviene nessuna interazione d'anima tra donatore e ricevente, c hiaro che non si pu valutare moralmente allo stesso modo di un trapianto che sia l'avvio per un comune cammino spirituale. Inoltre, se il donatore una persona ca ra, il rapporto personale animico-spirituale col ricevente continua ad essere po ssibile anche in caso di morte dell'uno o dell'altro: ci va per vissuto realmente e coscientemente! Possiamo qui fare anche un accenno alle trasfusioni di sangue: anch'esse possono venir considerate come un "trapianto". Nella stessa direzione Goethe diceva nel suo Faust: "Il sangue un succo del tutto speciale!" proprio r iferendosi alle forze dell'individualit, e la moderna scienza dello spirito vede nel sangue l'organo fisico dell'Io. Nell'attivit e nella composizione del sangue l'Io manifesta se stesso in tutte le sue vicissitudini, momento dopo momento. Pe r questo ogni 24 ore il sangue di ogni essere umano si rinnova completamente a d ifferenza dei restanti organi della nostra corporeit che impiegano circa sette 198 downloaded from www.archiati-edizioni.it

anni per lo stesso processo. Questa componente di velocit nella plasmazione dello strumento corporeo privilegiato dell'Io fa s che "il trapianto di sangue" presen ti, almeno esteriormente, rari effetti di rigetto: anche dopo essere stato conse rvato a lungo nelle celle frigorifere, il sangue del donatore viene immesso con successo nel ricevente. Cosa significa? Significa che il sangue, proprio perch l' organo fisico dell'Io, si snatura e muore subito "all'umano" appena viene estrat to. Si riduce cos alla stregua di un "cibo" per eccellenza animale che, assunto d al ricevente, viene immediatamente umanizzato e trasformato. Pu in questo modo en trare in un organismo estraneo non per "impiantarsi" in esso, come si dice appun to nel trapianto di altri organi, ma per essere assimilato e metamorfosato dall' Io del ricevente nel giro di 24 ore. Per qui dobbiamo chiederci: che cosa avviene in un organismo umano che "si nutre" di sangue umano "morto"? La risposta a que sta importante domanda la troviamo ricordandoci che il nostro organismo trasform a tutto ci che ingerisce in sangue. Deve perci compiere un massimo di lavoro di tr asformazione riguardo ai vari elementi minerali che sono nel cibo: li deve "vita lizzare", "animare" e "umanizzare" per renderli sangue umano a immagine dell'Io spirituale. Il lavoro gi di meno riguardo ai vegetali: qui restano solo due gradi ni intermedi per arrivare all'umano. Il mangiare carne animale, infine, indeboli sce il corpo fisico umano nella sua qualit umana perch lo esonera dal compiere que l lavoro di trasformazione delle piante (cibo degli animali erbivori) in "cibo a nimato" per199 downloaded from www.archiati-edizioni.it

ch l'ha gi fatto l'animale al posto suo, con forze animiche ovviamente animali. Qu ando perci un corpo umano "si nutre" di sangue umano morto gli viene tolta ogni p ossibilit di essere umanamente attivo. L'Io del ricevente si appropria di un proc esso gi svolto da un altro Io e da quell'Io stesso interrotto prima di compiere l 'ultimo atto per eccellenza umano: quello di trasformare il sangue in forze d'am ore, in forze di vita da vivere per gli altri. questa la suprema sublimazione de lla materia il trapasso vero dal fisico all'eterico vivente che Rudolf Steiner c hiama "eterizzazione del sangue", e che si comp nell'etere di tutta la Terra, in modo archetipico e sommo, al versamento del sangue del Cristo alla sua morte in croce. La trasfusione del sangue come fatto fisico in s e per s, senza che venga a ccompagnata da un cammino dell'anima e dello spirito, rende perci il ricevente, c he gi ne ha poche nel suo Io, ancora pi povero di forze d'amore. Egli viene per co s dire costretto a diventare sempre pi istintuale e sempre meno amante. Inoltre, i l fatto che nel "trapianto" del sangue non vi sia sofferenza denota proprio quan to siano "micidiali" l'illusione e l'inganno che ci inducono a pensare che se no n si soffre si "sani". Ci contribuisce a confermare e ad aggravare la mentalit mat erialistica che ritiene che tutto sia a posto quando non c' sofferenza, quando no n c' lotta, quando non c' nulla da fare. Abbiamo visto che in base a questa passiv it interiore l'essere umano viene sempre pi degradato ai regni inferiori di pura n atura, dove non c' la libert. 200 downloaded from www.archiati-edizioni.it

Questo non vuol dire per che la trasfusione sia in s e per s un male. L'abbiamo gi d etto: l'intervento sul corporeo buono quando serve a rimettere l'anima e lo spir ito in condizioni di esplicarsi in pienezza nella materia. Ma proprio qui il pun to: il materialismo soddisfatto quando il corpo non fa sentire dolore e questo g li basta, anche se si omettono compiti evolutivi importanti per l'anima e per lo spirito. Non comprende che lo spirito in questo modo viene costretto a escogita re qualche altro tipo di "malattia" perch non sopporta di restare disoccupato. Si gnificativo, allora, non mai quanto "sano" sia il corpo, bens con quale intensit s i evolva lo spirito. Uno spirito forte pu scegliersi una corporeit forte che gli c onsenta di fare grandi cose per l'umanit. Ma un altro spirito altrettanto forte p u anche scegliersi una costituzione gracile, cos da poter lottare maggiormente ed esplicare nei confronti del corpo quelle forze animico-spirituali esuberanti che non possono restare oziose. I nostri corpi sono oggi pi deboli e mineralizzati m eno vitali di quelli degli antichi Greci. un male, uno svantaggio? Dipende. Se l a maggiore debolezza corporea viene vissuta come sfida a far sprigionare maggior i forze animico-spirituali, un bene. Se viene presa come scusa per fare l'oppost o, un male. Anche la trasfusione di sangue moralmente buona se crea il presuppos to corporeo per una rigenerazione animico-spirituale da Io a Io. Chi riceve la t rasfusione aumenta dapprima la sua labilit e perci anche la sua capacit di ricevere aiuto. Questo aiuto non lo pu conferire il donatore perch donando il suo sangue f isico morto egli "rinuncia" 201 downloaded from www.archiati-edizioni.it

a un suo influsso di tipo animico-spirituale. colui che fa la trasfusione il med ico o anche l'infermiere e soprattutto i cari che dovrebbero assumersi questo im pegno eminentemente karmico. Va aggiunto che il fenomeno complessivo dei trapian ti solo il polo estremo di un atteggiamento terapeutico di stampo materialistico , che anela a un uomo fisicamente immortale e che si manifesta anche a livelli m eno vistosi. Per esempio i vaccini "contro" questa o quest'altra malattia sono t utti interventi che mirano, secondo la mentalit oggi prevalente, a impedire l'aff acciarsi stesso della malattia e il conseguente processo attivo e positivo della guarigione. Anche riguardo alle vaccinazioni esprimo qui solo alcuni pensieri f ondamentali che non intendono certo "risolvere" la complessa e controversa discu ssione pubblica ancora aperta su questo tema, ma vogliono in tutta semplicit espo rre delle prospettive di riflessione per chi le voglia prendere sul serio come i niziali ipotesi di lavoro. Lo scopo di tutte le malattie in particolare di quell e infantili non soltanto quello di rafforzare l'essere umano nel suo spirito e n ella sua anima, ma soprattutto quello di rendere pi forte e vigorosa la sua costi tuzione fisica. L'organismo fisico diventa pi robusto non quando evita di affront are le malattie, ma quando lotta per vincerle. Un corpo fisico che ha vinto pi ma lattie di un altro in realt pi forte, capace di maggiori imprese e si potranno esi gere da esso molte pi fatiche fisiche, se queste saranno necessarie per il cammin o spirituale. Da ci deriva che l'impedire tramite le vaccinazioni l'in202 downloaded from www.archiati-edizioni.it

sorgere delle malattie e la conseguente lotta positiva contro di esse a lungo an dare indebolisce la forza di resistenza immunologica dell'organismo stesso. Per esempio, tanto per mostrare uno degli effetti pi manifesti, esso verr reso pi sogge tto alle molteplici "allergie" che prima della prassi dei vaccini nell'umanit sem plicemente non c'erano. Il corpo diventa allergico a tante cose perch nel suo ins ieme troppo debole, essendogli stata inflitta la "proibizione" di cimentarsi con tutti quegli ostacoli che l'Io vero desiderava trascorre e superare, in vista d el rafforzamento interiore e corporeo. 203 downloaded from www.archiati-edizioni.it

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Pietro Archiati nato nel 1944 a Capriano del Colle (Brescia). Ha studiato teolog ia e filosofia alla Gregoriana di Roma e pi tardi all'Universit statale di Monaco di Baviera. stato insegnante nel Laos durante gli anni pi duri della guerra del V ietnam (1968-70). Dal 1974 al 1976 ha vissuto a New York nell'ambito dell'ordine missionario nel quale era entrato all'et di dieci anni. Nel 1977, durante un per iodo di eremitaggio sul lago di Como, ha scoperto gli scritti di Rudolf Steiner la cui scienza dello spirito destinata a diventare la grande passione della sua vita indaga non solo il mondo sensibile ma anche quello invisibile, e permette c os sia alla scienza sia alla religione di fare un bel passo in avanti. Dal 1981 a l 1985 ha insegnato in un seminario in Sudafrica durante gli ultimi anni della s egregazione razziale. Dal 1987 vive in Germania come libero professionista, indi pendente da qualsiasi tipo di istituzione, e tiene conferenze, seminari e conveg ni in vari Paesi. I suoi libri sono dedicati allo spirito libero di ogni essere umano, alle sue inesauribili risorse intellettive e morali. 205 downloaded from www.archiati-edizioni.it

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