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Corrado Sinigaglia

Geometrie del visibile


Note per una Systematische Raumkonstitution
corrado.sinigaglia@unimi.it

Nel 1916 Husserl dedica alcune pagine a una prima sistematizzazione della costituzione dello spazio, che, rivedute e corrette, saranno riprese da Edith Stein nellagosto del 1917 allinizio della sua rielaborazione della Dingvorlesung 1. Oltre a offrire una sintesi matura del cammino percorso nelle lezioni del 1907, esse rivelano, forse meglio di ogni altro testo, come il confronto con la geometria, lungi dal risolversi nel corso del 1889/1890 e nei successivi progetti (mai realizzati) di un Raumbuch 2, doveva risultare decisivo per la stessa comprensione del profondissimo senso fenomenologico del problema dellorigine della rappresentazione dello spazio 3. Del resto, sin dallottobre 1893 Hus1 Vedi E. Stein, Briefe an Roman Ingarden 1917-1938, in L. Gelber, M. Linssen O.C.D. (a c. di), Edith Steins Werke, Herder, Freiburg/Basel/Wien 1991, vol. XIV, in particolare p. 62. Per una descrizione pi dettagliata dellintero progetto di rielaborazione steiniano, per il quale Husserl aveva scelto il titolo di Systematische Raumkonstitution, vedi E. Husserl, Ding und Raum. Vorlesungen 1907, in Husserliana [dora in poi Hua], a c. di U. Claesges, M. Nijhoff, Den Haag 1973, vol. XVI, in particolare pp. 377-379, 418-424. 2 Vedi E. Husserl, Studien zur Arithmetik und Geometrie. Texte aus dem Nachlass (18861891), Hua XXI, a c. di I. Strohmeyer, M. Nijhoff, The Hague/Boston/Lancaster 1983, in particolare pp. 312-347, 402-406, 485-486. Su questo punto ci sia inoltre consentito il rimando a C. Sinigaglia, La seduzione dello spazio. Filosofia e geometria nel primo Husserl, Unicopli, Milano 2000; C. Sinigaglia, La libera variazione delle forme. Husserl lettore di Riemann, in M. DAgostino, G. Giorello, S. Veca (a c. di), Logica e politica. Per Marco Mondadori, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, il Saggiatore, Milano 2001, pp. 377-403. 3 E. Husserl, Ideen zu einer reinen Phnomenologie und phnomenologischen Philosophie. Erstes Buch: Allegemeine Einfhrung in die reine Phnomenologie, Hua III/1, a c. di K. Schuhmann, M. Nijhoff, Den Haag 1976, p. 351; tr. it. Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica. Libro Primo: Introduzione generale alla fenomenologia, a c. di V. Costa, con introduzione

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serl aveva riconosciuto che per la chiarificazione di alcuni punti importanti relativi alla questione dellorigine della rappresentazione dello spazio sono necessarie certe intuizioni della dottrina delle variet 4. Ma ci appare ancor pi evidente quando, nella parte conclusiva della Dingvorlesung e, soprattutto, nelle annotazioni del 1916, egli analizza gli strati fondamentali della costituzione dello spazio, fornendo cos un primo abbozzo di quella geometria dei campi sensibili che a lungo considerer uno dei compiti della fenomenologia 5.

1. ALLORIGINE DELLA RAPPRESENTAZIONE DELLO SPAZIO: CORPO GEOMETRICO E MOVIMENTO


Le pagine husserliane della Systematische Raumkonstitution poggiano su un doppio presupposto. Come leggiamo in un appunto del 1892/1893, noi otteniamo unintuizione dello spazio e della spazialit realmente data o presunta attraverso la percezione esterna o attraverso la fantasia esterna 6. Nelle parole di Ideen, noi cogliamo lidea dello spazio e le idee a essa subordinate in virt dellaspetto spaziale della cosa: La sua forma [Gestalt] pu essere soggetta a uninfinit di diverse trasformazioni e, nel caso in cui la forma e il mutamento di forma si mantengano identici, la sua posizione [Lage] che pu essere soggetta a uninfinit di mutamenti: la cosa mobile in infinitum 7. Tuttavia, bench una fenomenologia della spazialit non possa che muovere da una fenomenologia della cosalit lo stesso andamento delle lezioni del 1907 lo dimostra , occorre aver presente lastrazione metodica che essa comporta, l dove nellassumere quale filo conduttore trascendentale la cosa come mera res extensa prescinde dalla considerazione delle propriet essenziali che condi E. Franzini, Einaudi, Torino 2002, p. 374. 4 E. Husserl, Studien zur Arithmetik und Geometrie. Texte aus dem Nachlass (1886-1891), Hua XXI, cit., p. 403 (corsivo nostro). 5 E. Husserl, Analysen zur passiven Synthesis, Hua XI, a c. di M. Fleischer, M. Nijhoff, Den Haag 1966, p. 145; tr. it. Lezioni sulla sintesi passiva, a c. di P. Spinicci, Guerini, Milano 1993, p. 200. 6 E. Husserl, Studien zur Arithmetik und Geometrie. Texte aus dem Nachlass (1886-1891), Hua XXI, cit., pp. 275-276; tr. it. Libro dello spazio, a c. di V. Costa, con una presentazione di M. Lenoci, Guerini, Milano 1996, p. 74. 7 E. Husserl, Ideen zu einer reinen Phnomenologie und phnomenologischen Philosophie. Erstes Buch: Allegemeine Einfhrung in die reine Phnomenologie, Hua III/1, cit., p. 348; tr. it. cit., p. 371.

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traddistinguono la cosa in quanto cosa materiale, ossia in quanto unit sostanziale, e come tale unit di relazioni causali, e, secondo la loro possibilit, di relazioni causali infinitamente complesse 8. Astrazione legittima, dal momento che lunit di una mera res extensa pensabile senza lunit che regola lunit della res materialis 9, mentre non vale linverso; ma che nondimeno deve essere resa esplicita, giacch solo cos risulta chiaro in quali fenomeni lo spazio si presenta e si costituisce come unit delle manifestazioni, dei descrittivi modi di presentazione di qualcosa di spaziale 10: Ogni manifestazione di cosa [Dingerscheinung] include necessariamente in s uno strato che diciamo schema di cosa [Dingschema]: la forma spaziale [Raumgestalt] riempita semplicemente di qualit sensibili, senza nessuna determinazione della sostanzialit e della causalit 11. A tale schema rinviano alcune annotazioni del 1910:
[la cosa] occupa una determinata porzione dello spazio, la riempie, in ogni punto temporale della sua durata. Questa porzione dello spazio una determinatezza intrinseca costitutiva della cosa, e ha una determinata forma (corpo geometrico [geometrische Krper...]), che dal punto di vista geometrico potrebbe essere la stessa in luoghi diversi (in posizioni diverse). Lunit di forma [Gestalt] (grandezza inclusa: il corpo geometrico pienamente determinato) e posizione [Lage] ha il nome di schema spaziale [Raumschema] 12.

Tralasciamo per il momento se, come Husserl sembra suggerire e come accadr nelle pagine del 1916, non sia pi opportuno designare la mera forma come schema, distinguendo questultimo dalla posizione 13. Allessenza della cosa inerisce lestensione, in virt della quale essa riempie lo spazio nellunit di una figura in una posizione. Ci spiega perch lestensione non sia una mera porzione dello spazio, e perch non soltanto qualsiasi cambiamento di grandezza che lasci intatta lanaloga forma spaziale o qualsiasi modificazione della forma che lasci intatta la grandezza, ma anche ogni mutamento di posizione comporti un mutamento dellestensione 14. Tuttavia, alIbidem. Ivi, p. 350; tr. it., p. 373. 10 Ivi, p. 351; tr. it., p. 374. 11 Ivi, p. 350; tr. it., p. 373. 12 E. Husserl, Ding und Raum. Vorlesungen 1907, Hua XVI, cit., pp. 341-342. 13 Ivi, p. 342. 14 E. Husserl, Ideen zu einer reinen Phnomenologie und phnomenologischen Philosophie. Zweites Buch: Phnomenologische Untersuchungen zur Konstitution, Hua IV, a c. di M. Biemel, M. Nijhoff, Den Haag 1952, pp. 29-30; tr. it. Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica. Libro secondo: Ricerche fenomenologiche sopra la costituzione, a c. di E. Filippini, Ei8 9

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lessenza fondamentale della cosa, considerata nellastrazione metodica sopra indicata, appartiene la pienezza sensibile, la materia sensibile, che, insieme allo schema spaziale, costituisce ununit ulteriore, quella del fantasma cosale [Dingphantom] o dello schema sensibile [sinnliches Schema] 15. In altri termini, la figura in ogni posizione qualificata, ossia qualitativamente riempita: Qualsiasi qualit corporea di una cosa riempie il corpo nello spazio; in essa la cosa riempie la sua corporeit (estensione), una stessa corporeit in uno stesso punto del tempo per tutte le qualit reali 16. a questa duplice modalit del riempimento che Husserl allude allinizio della Systematische Raumkonstitution: Ogni corpo e pi precisamente ogni schema sensibile della piena corporeit una corporeit spaziale (una forma spaziale), sulla quale o nella quale si diffondono le qualit sensibili 17. Daltro canto, solo alla luce della mutua implicazione di schema spaziale e materia sensibile, in quanto momenti non indipendenti dellunitario schema sensibile, che possibile parlare dello spazio come forma [Form], ossia come principio dordine e di individuazione: Nellunit di unestensione [...] la qualit sensibile pu essere data pi volte. La porzione di spazio, invece, una sola. Lultima differenza specifica della qualit sensibile pu essere moltiplicata, ma il luogo [Ort], lestensione che una qualit riempie, non si pu moltiplicare. Lestensione una volta sola, e tuttavia qualcosa dastratto. Il luogo tale in quanto riempito da una qualit che per ci stesso distinta da ogni altra qualit a essa del tutto uguale in ispecie, dal momento che il luogo non pu mai essere coperto nello stesso tempo da due qualit [...] dello stesso genere, siano uguali o diverse tra loro. Ci significa che determinata la specie della qualit e determinato il luogo [...] determinato anche il singolo individuo. Il luogo rende individuale lultima differenza di qualit. Il luogo la determinazione che determina individualizzando 18. Ma questa non la sola individuazione spaziale possibile. Ve ne unaltra, ancor pi decisiva, in cui la determinazione individualizzante tranaudi, Torino 1982, p. 428. 15 E. Husserl, Ding und Raum. Vorlesungen 1907, Hua XVI, cit., pp. 342-343. 16 E. Husserl, Ideen zu einer reinen Phnomenologie und phnomenologischen Philosophie. Zweites Buch: Phnomenologische Untersuchungen zur Konstitution, Hua IV, cit., p. 30; tr. it. cit., p. 429. 17 E. Husserl, Ding und Raum. Vorlesungen 1907, Hua XVI, cit., p. 322; tr. it. cit., p. 119. 18 E. Husserl, Zur Phnomenologie des inneren Zeitbewusstsein 1893-1817, Hua X, a c. di R. Boehm, M. Nijhoff, Den Haag 1973, p. 117; tr. it. Per la fenomenologia della coscienza interna del tempo (1893-1917), a c. di A. Marini, Franco Angeli, Milano 1985, pp. 260-261.

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scende lassolutezza del luogo costituendo lindividuo spaziale in senso proprio:


Lindividuo spaziale lidentico nel cambiamento di luogo [Wechsel des Orts] [...]. Se il pieno spaziale si mantiene identico (quanto alla sua specie) e se si muove pur mantenendo lo specifico della forma spaziale riempita (figura), allora lindividuo spaziale il medesimo. [...]. Lindividuo sempre determinato come specificamente uguale e come ci che muta il luogo assoluto. Ovviamente, non c alcun individuo qualitativo; la possibilit dellindividuo spaziale dipende dalle propriet dello spazio e del tempo 19.

Bisogna dunque distinguere lestensione (lo schema spaziale), che muta in virt di qualsiasi modificazione della figura o della posizione, dallindividuo spaziale che conserva la figura nel mutamento di luogo. Liberata dal vincolo del luogo, la figura resta pur sempre figura in posizione, l dove questa locuzione va ora intesa nel senso di uninvarianza della figura rispetto a un sistema chiuso di posizioni, ossia alla variet delle possibili posizioni [Mannigfaltigkeit der mglichen Lagen] 20. Prima di affrontare la costituzione dellindividuo spaziale, talvolta designato anche come cosa spaziale rigida [starre Raumding] 21, occorre precisare le modalit del riempimento qualitativo dello spazio. Nelle pagine del 1916 Husserl vi accenna soltanto: Un corpo, in quanto schema sensibile, costituito attraverso il senso tattile e il senso visivo, e ogni senso senso grazie a un collegamento appercettivo dei corrispondenti dati sensibili con i dati cinestetici 22. Soffermiamoci per un momento sul primo punto: sia nelle lezioni del 1907 sia nel secondo volume di Ideen Husserl sottolinea come per alcune qualit (il suono, ma anche il gusto, ecc.) si possa parlare di riempimento solo in unaccezione impropria, metaforica, giungendo a distinguere tra una materia prima e una materia secunda, tra determinatezze materializzanti e determinatezze semplicemente afferenti, tra qualit che possiedono intrinsecamente unestensione (appunto, le qualit visive e tattili) e qualit per cui lapprensione spaIvi, p. 118; tr. it., p. 261. E. Husserl, Ding und Raum. Vorlesungen 1907, Hua XVI, cit., p. 322; tr. it. cit., pp. 119-120. Qualche pagina dopo leggiamo: Ogni posizione in un sistema parziale e ogni posizione nel sistema complessivo [...] pu essere trasformata in unaltra posizione attraverso un movimento idealmente libero (ivi, p. 325; tr. it., p. 125; corsivo nostro). 21 E. Husserl, Zur Phnomenologie des inneren Zeitbewusstsein 1893-1817, Hua X, cit., p. 118; tr. it. cit., p. 261. 22 E. Husserl, Ding und Raum. Vorlesungen 1907, Hua XVI, cit., p. 323; tr. it. cit., p. 120 (corsivo nostro).
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ziale pu essere neutralizzata. Mentre le prime costituiscono il concreto della cosa, le seconde sono spaziali solo in modo indiretto e debbono pertanto essere poste fuori gioco. Soltanto le qualit visive e tattili ammettono una vera e propria localizzazione, ed in virt della determinazione individualizzante del luogo che possono coesistere nel medesimo istante, anche quando sono uguali tra loro. Di contro, due suoni specificamente identici possono comparire solo in tempi diversi. Nello stesso tempo c un unico suono con la stessa determinazione specifica, Qui simultaneo solo il diverso, e anche questo si trasforma in ununit, in una fusione 23. Ci significa che nel caso dei suoni non vi alcuno spazio, ossia che quello sonoro non un autentico campo sensibile. Per campo sensibile Husserl intende, infatti, una connessione continua, unestensione pre-empirica, qualitativamente saturata, le cui estensioni parziali risultano strutturate secondo un ordine che consente loro di presentare cosalit diverse 24: in quanto unit della localit [Einheit der Lokalitt], esso possiede la forma di un sistema di posizioni ordinato in maniera continua 25. Ci spiega perch nella Systematische Raumkonstitution Husserl dichiari di limitarsi a quei campi originari che sono il campo visivo e il campo tattile, riconoscendo la possibilit di considerarli come qualitativamente privi di emergenze [Abgehobenheiten], ossia come un continuo di qualit uguali, distinte unicamente dalla posizione allinterno del campo 26. Se lemergenza di un dato visivo o tattile presuppone una discontinuit qualitativa che si rivela in maniera esemplare nel fenomeno del contrasto (si pensi a delle macchie di colore rosso su uno sfondo bianco), questa non dipende unicamente dallomogeneit ed eterogeneit dei contenuti, non cio spiegabile soltanto nei termini del fungere primigenio delle sintesi passive dellassociazione, n pu essere ridotta a un mero intervallo di contenuti coesistenti determinato dalle differenze ultime interne a un medesimo genere. Dalle Ricerche logiche sappiamo che la discontinuit in senso pregnante si riferisce ai momenti di specie differenti solo nella misura in essi sono contiguamente diffusi su un momento spaziale o
23 E. Husserl, Zur Phnomenologie des inneren Zeitbewusstsein 1893-1817, Hua X, cit., p. 118; tr. it. cit., pp. 262-263. 24 E. Husserl, Ding und Raum. Vorlesungen 1907, Hua XVI, cit., p. 83. 25 E. Husserl, Analysen zur passiven Synthesis, Hua XI, cit., p. 137 e p. 143; tr. it. cit., p. 190 e p. 197. 26 E. Husserl, Ding und Raum. Vorlesungen 1907, Hua XVI, cit., p. 323; tr. it. cit., p. 121.

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temporale che varia in modo continuo 27; solo se ammettono unestensione e dunque una localizzazione che li distingue individualmente: I luoghi sono diversi in s, mentre le qualit lo sono grazie ai luoghi. Daltro canto, i luoghi e i complessi di luoghi devono la loro emergenza alle qualit, cio alla loro (specifica) discontinuit qualitativa 28. Appare cos chiaro che, se larticolazione dei luoghi si annuncia nellemergere di qualit discontinue, la discontinuit di queste ultime implica la forma dordine dellestensione, lunit del campo in quanto sistema complessivo dei luoghi. Senza tale implicazione risulterebbe peraltro incomprensibile la possibilit del movimento (e della quiete) che per Husserl appare decisiva nella costituzione della spazialit obiettiva, rivelando al contempo il ruolo essenziale della coordinazione tra dati sensibili e dati cinestetici cui alludeva il passo sopra citato e che sola determina quellorientazione in virt della quale i diversi adombramenti possono essere appercepiti come manifestazioni, aspetti differenti di una medesima cosa. Nellappercezione di un corpo [il] contenuto sensibile coscienzialmente coordinato con un dato cinestetico in maniera tale che quando questultimo percorre (liberamente o no) nel suo sistema una linea, [...] il contenuto delladombramento del campo sensibile percorre una certa variazione caratterizzata come variazione corrispondente 29. Ogni singolo movimento dellocchio che corre sopra una linea attestato da un dato cinestetico, in relazione al quale la linea (meglio, il suo schema visivo) si presenta in un determinato orientamento. Ed la mutua coordinazione di contenuti sensibili e decorsi cinestetici a offrire il mezzo per far accedere la quiete e il movimento a manifestazione differenziata 30. La cosa percepita sar considerata in quiete obiettiva [objektive Ruhe], se nellimmobilit cinestetica non vi [sar] alcuna modificazione dellorientazione, cio se, restando fermo locchio che la guarda, lo schema sensibile della cosa apparir disposto nella stessa posizione del campo visivo. Ma parleremo di quiete obiettiva anche se, percorrendo liberamente tutte le serie cinestetiche, si presenteranno nelle connessioni cicliche sempre le stesse mo27 E. Husserl, Logische Untersuchungen. Zweiter Band: Untersuchungen zur Phnomenologie und Theorie der Erkenntnis. Text der 1. und 2. Auflage erganzt durch Annotationen und Beibltter aus dem Handexemplar, Hua XIX/1, a c. di U. Panzer, M. Nijhoff, Den Haag / Dordrecht / Boston 1984, p. 250; tr. it. Ricerche logiche, a c. di G. Piana, 2 voll., il Saggiatore, Milano 1988, vol. II, p. 36 (corsivo nostro). 28 E. Husserl, Ding und Raum. Vorlesungen 1907, Hua XVI, cit., p. 185. 29 Ivi, p. 323; tr. it., pp. 121-122. 30 Ivi, p. 176.

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dificazioni di orientazione, in quanto relative a quelle 31. Vale a dire, se locchio, dopo essersi mosso in modo da far scivolare limmagine (lo schema) dal centro ai margini del campo visivo, ritorner alla posizione iniziale e la ritrover al centro, allora limmagine sar ritenuta in quiete e lo scivolamento verr attributo alla cinestesi. Di contro, si ha un movimento obiettivo se ai decorsi cinestetici non corrisponde alcuna modificazione dellorientazione, oppure se le modificazioni dellorientazione non decorrono parallelamente alle modificazioni cinestetiche, vale a dire se non decorrono in coordinazione con esse e non sono ciclicamente riproducibili 32. Nel primo caso, al movimento dellocchio non segue alcun scivolamento dellimmagine, essa resta sempre orientata nel medesimo modo. Pu darsi, per, che limmagine, originariamente orientata al centro del campo visivo, scivoli da s ai suoi margini, finendo per giungere in quella zona periferica in cui la figura perde la definitezza dei contorni. Locchio pu restare fermo, ma pu anche seguire lo scivolamento dellimmagine e riorientarla di continuo, riportandola, per restare al nostro esempio, al centro del campo visivo. Contenuti visivi e dati cinestetici sono qui coordinati, ma non decorrono in maniera parallela, essendo piuttosto richiesta una rettifica continua dellorientazione dellimmagine. in virt del fatto che tale rettifica appartiene alle possibilit del sistema cinestetico oculomotorio che limmagine pu costituirsi come mobile, nel senso della semplice modificazione della posizione. Se locchio non potesse ripristinare lorientamento originario dellimmagine, e se il sistema cinestetico oculomotorio non fosse coordinato al sistema determinato dalle modificazioni dellimmagine, cos da motivare lapprensione del contenuto visivo come manifestazione di un oggetto identico in posizioni diverse, non vi sarebbe alcuna coscienza del movimento 33.
Ivi, p. 327; tr. it., p. 127. Ibidem. 33 La regola fondamentale : ci che si costituisce come movimento obiettivo deve manifestarsi in aspetti tali che le variazioni daspetto devono poter essere compensate attraverso relative motivazioni cinestetiche (ivi, p. 328; tr. it. cit., p. 128). La regola husserliana richiama quanto scritto da Henri Poincar in un articolo, Lespace et la gomtrie, apparso per la prima volta nel 1894 in Revue de Mthaphysique et de Morale (3, pp. 631-646), e ripreso poi come IV capitolo in La science et lhypothse: Che un oggetto cambi stato o solo posizione, questo per noi si traduce sempre nello stesso modo: con una modificazione di un insieme di impressioni. Perci come siamo portati a distinguerle? facile rendersene conto. Se si avuto solamente un cambiamento di posizione, possiamo ripristinare linsieme primitivo di impressioni facendo movimenti che ci rimettono di fronte alloggetto mobile nella medesima situazione relativa. Correggiamo, cos, la modificazione che si pro31 32

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2. VARIET E TRASFORMAZIONI CINESTETICHE


Il movimento dellocchio non , per, il solo sistema cinestetico possibile, basti pensare al movimento del capo, a quello del tronco, al camminare, ecc. Ciascuno di questi sistemi non che un sistema di possibilit [System der Vermglichkeit] 34, le cui direzioni fondamentali di modificazione sono determinate dalla posizione zero del sistema, il quale possiede la forma di un vero e proprio sistema di coordinate dellorientazione 35. Ciascuno di questi definisce uno spazio diverso, cui corrisponde una diversa geometria, sicch, se da un lato occorrer evidenziare le orientazioni specifiche di ogni singolo sistema, dallaltro bisogner indagarne le intersezioni, mostrando come tale pluralit di spazi e di geometrie possa confluire in un sistema complessivo, nellunit di una costituzione che rende possibile la coscienza dellidentit delloggetto spaziale 36.
dotta e ristabiliamo lo stato iniziale con una modificazione inversa. Se, per esempio, si tratta della vista e se un oggetto si sposta davanti al nostro occhio, possiamo seguirlo con locchio e mantenere la sua immagine in uno stesso punto della retina con dei movimenti appropriati del globo oculare. Di questi movimenti abbiamo coscienza perch sono volontari e perch sono accompagnati da sensazioni muscolari, ma questo non vuol dire che ce li rappresentiamo nello spazio geometrico. Cos, quello che caratterizza il cambiamento di posizione, quello che lo distingue dal cambiamento di stato, che pu essere corretto da questo mezzo. Perci pu succedere che si passi dallinsieme di impressioni A allinsieme di impressioni B in due modi diversi: 1) involontariamente e senza provare sensazioni muscolari, quello che succede quando loggetto si sposta; 2) volontariamente e con delle sensazioni muscolari, quello che succede quando loggetto immobile, ma noi ci spostiamo in modo che loggetto ha, rispetto a noi, un movimento relativo. Perci risulta che il passaggio dallinsieme A allinsieme B non che un cambiamento di posizione. Da ci risulta che la vista e il tatto non avrebbero potuto darci la nozione di spazio senza laiuto del senso muscolare. Questa nozione non pu derivare da ununica sensazione, bens da una serie di sensazioni; inoltre, un essere immobile non avrebbe mai potuto acquisirla poich, non potendo correggere attraverso i suoi movimenti gli effetti del cambiamento di posizione degli oggetti esterni non avrebbe avuto alcun motivo di distinguerli dai cambiamenti di stato. Non avrebbe potuto acquisirla neppure se i suoi movimenti non fossero volontari o se non fossero accompagnati da una qualsiasi sensazione (H. Poincar, La science et lhypothse, Flammarion, Paris 1902; tr. it. La scienza e lipotesi, in Opere epistemologiche, a c. di G. Boniolo, 2 voll., Piovan, Abano Terme 1989, vol. I, pp. 101-102). 34 Vedi U. Claesges, Edmund Husserls Theorie der Raumkonstitution (Phaenomenologica 19), M. Nijhoff, Den Haag 1963, in particolare pp. 75-76. 35 E. Husserl, Ding und Raum. Vorlesungen 1907, Hua XVI, cit., p. 328; tr. it. cit., p.129. 36 Ivi, p. 324; tr. it., p. 123. Nella Systematische Raumkonstitution Husserl si concentra quasi esclusivamente sullanalisi del campo visivo, tralasciando la costituzione dello spazio tattile, tanto pi importante in quanto rivela la funzione costituente del corpo proprio [Leib] come sistema integrato di sistemi cinestetici parziali. Da qui il problema, sollevato gi

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Nellanalisi dei differenti livelli dello spazio visivo Husserl distingue anzitutto tra (i) il sistema oculomotorio (lo spazio piano delimitato), (ii) il sistema dei movimenti del capo intorno allasse fondamentale (campo visivo cilindrico), (iii) il sistema cefalomotorio completo (spazio riemanniano). Lo spazio oculomotorio, ossia quello spazio che si costituisce supponendo mobile soltanto locchio, ha un punto zero con il quale cinesteticamente coordinata la posizione fondamentale degli occhi (diritto in avanti). Il sistema di coordinate ha qui soltanto due assi fondamentali: alto-basso, destrasinistra. La destra-sinistra oculomotoria si costituisce grazie a un movimento oculare che dalla posizione-zero va in direzione del lato scelto e viceversa (S 0 D). Dal momento che, nellandare da S a 0 la qualit direzionale la stessa dellandare da 0 a D, mentre inversa nel passaggio da D a 0 e da 0 a S, abbiamo qui un continuo ciclico di qualit direzionali; e poich ci vale per ogni direzioni che passi da 0, abbiamo un continuo complessivo di direzioni, che sono esattamente le stesse delle variet di direzioni in un piano, e precisamente in un piano delimitato. Ci significa che la variet cinestetica qui una variet bidimensionale, che puo essere prodotta [erzeugt] soltanto se la si percorre, ed una variet piana 37. Al sistema cinestetico oculomotore appartiene la costituzione dei fenomeni del movimento e della quiete obiettivi, nonch quella della distanza che nel mero movimento allinterno di un corpo o di un movimento tra due corpi collegati in maniera fissa resta la stessa 38. dunque a questo primo livello dello spazio visivo che rinvia la costituzione di quella cosa spaziale rigida in cui si annuncia la possibilit dello spazio dessere principio di individuazione da un lato e condizione di identificazione dallaltro dove lidentit ha qui il carattere dellinvarianza rispetto a un dato gruppo di trasformazioni 39.

nelle lezioni del 1907, di come uno spazio che si materializza ora visivamente ora tattilmente possa costituirsi come unico e identico (ivi, p. 156) un problema alla cui soluzione Husserl lavorer in non pochi manoscritti inediti degli anni Venti, indicando nella possibile individuazione di una geometria comune la conditio sine qua non della costituzione di un corpo spaziale identico. Come avr a scrivere Ren Thom: Ci troviamo di fronte a unoperazione di sintesi che esige leliminazione di un gran numero di parametri superflui: lo spazio non costruito come una pice articolata per mera composizione di parti, ma come un quoziente per identificazione del prodotto di un gran numero di spazi [...] la maggior parte dei quali dotata di tutte le strutture [metriche, topologiche, ecc.] desiderabili (R. Thom, Apologie du logos, Hachette, Paris 1990, p. 173). 37 E. Husserl, Ding und Raum. Vorlesungen 1907, Hua XVI, cit., pp. 330-331; tr. it. cit., pp. 132-133. 38 Ivi, p. 331; tr. it., p. 133. 39 Per una rilettura in forma rigorosamente matematica delle analisi husserliane

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Non un caso che in alcune pagine destinate a integrare lanalisi dello spazio oculomotorio Husserl parli espressamente di costituzione della cosalit riemanniana [Riemannsche Dinglichkeit], intendendo con tale locuzione quel concetto limite che trova giustificazione nel caso limite in cui il corpo geometrico resta invariato rispetto a ogni movimento, nel senso che restano invariati ogni distanza tra i suoi punti e ogni tratto di linea su di esso 40. Ovviamente, la cosalit riemanniana non la cosa nella sua spazialit oggettiva, cos come la sua rigidit non va interpreta nellaccezione fisica del termine, n pu essere ridotta, come voleva invece Helmholtz, a un fatto empirico 41. Lo stesso fenomeno obiettivo del movimento che si costituisce nello spazio oculomotorio tale solo tra virgolette. Si tratta di una precauzione metodica necessaria, poich lanalisi dello spazio visivo si colloca a un livello pre-oggettuale: in quanto correlato del sistema cinestetico oculomotorio, ancora un campo di immagini, suscettibili di modificazioni diverse, che possono riguardare la pienezza dei contenuti visivi, la loro figura, ecc. Ci nondimeno, le possibilit limite indicate da Husserl, nella misura in cui rinviano alle possibilit del sistema cinestetico oculomotore, inscenano quelle proto-idealizzazioni senza le quali lidealizzazione geometrica non sarebbe pensabile. Non che questa sia riducibile a quelle. Ma la loro differenza non deve far misconoscere le modalit di geometrizzazione intrinseche dei contenuti sensibili, che sono fondate nelloriginaria correlazione tra cinestesi e campo visivo 42, e in mancanza delle quali verrebbe meno la possibilit stessa
vedi L. Boi, Questions Regarding Husserlian Geometry and Phenomenology. A Study of the Concept of Manifold and Spatial Perception, CAMS, Paris 2000, in particolare pp. 35-54. 40 E. Husserl, Ding und Raum. Vorlesungen 1907, Hua XVI, cit., pp. 371-372. 41 H. von Helmholtz, ber die Tatsachen, die der Geometrie zugrunde liegen, in Nachrichten von der Kniglichen Gesellschaft der Wissenschaften zu Gttingen, 9 (1868), pp. 193-221; ora in Schriften zur Erkenntnistheorie (1921), a c. di P. Hertz, M. Schlick, Springer, Berlin 1998, pp. 59-78 (ed. it. a c. di V. Cappelletti, Sui fatti che stanno a fondamento della geometria, in Opere di Hermann von Helmholtz, UTET, Torino 1967, pp. 420-444, in particolare p. 426). 42 Che il campo visivo sia originariamente correlato a un sistema cinestetico non significa per, come vuole Ulrich Claesges, che esso non sia nientaltro che il correlato di un sistema cinestetico, o ancora che il sistema cinestetico sia la condizione di possibilit attraverso la quale possono in generale essere offerti alla coscienza dati di sensazione (U. Claesges, Edmund Husserls Theorie der Raumkonstitution (Phaenomenologica 19), cit., in particolare p. 72 e p. 74). Come osserva Vincenzo Costa: [I contenuti visivi] non aspettano lintervento del sistema cinestetico per delimitarsi, per ottenere risalto intuitivo. Il sistema cinestetico diventa fondamentale per costituire il campo di oggetti, cio lidentit delle immagini che nel campo visivo si muovono, il riconoscimento di unimmagine come la stessa anche quando la sua posizione nel campo modificata, poich questa identit pu ma

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dellesperienza in quanto esperienza unitaria di un mondo. Nelle parole di Husserl: Nella misura in cui il campo, attraverso il suo ordinamento interno, prescrive un ordinamento fisso e nella misura in cui la posizione dellunit segue la continuit delle variazioni delle immagini individuali e delle loro reciproche orientazioni, sorge la coscienza della molteplicit delle cose ordinate in modo fisso, e infine il mondo 43. Quale secondo livello della costituzione dello spazio Husserl indica il campo visivo ottenuto mediante la rotazione del capo attorno al proprio asse fondamentale, con una posizione per il resto normale del corpo, che deve restare immobile e fisso 44. Gi da questo primo ampliamento appare chiaro come lo spazio visivo coordinato al sistema oculomotorio subisca variazioni dovute allazione degli altri sistemi cinestetici. Nel caso considerato, la sua forma complessiva non muta, ricevendo per un nuovo indice a ogni nuova posizione del capo. Poich interviene un nuovo sistema cinestetico, con una nuova serie di dati motivanti, lo spazio oculomotorio diventa a sua volta apparenza [Apparenz], ossia immagine di un nuovo spazio, e lo stesso vale per il corpo oculomotorio. Per esempio, che ci che nello spazio oculomotorio si manifestava in movimento pu apparire nel nuovo spazio in quiete: se muovendo il capo limmagine oculomotoria si sposta, ritornando per un movimento inverso nellorientazione che aveva originariamente nel campo oculomotorio, allora essa sar considerata immagine di un corpo in quiete, e questo in virt delle motivazioni legate al nuovo sistema cinestetico. Ma che tipo di spazio si costituisce ruotando il capo intorno al suo asse fondamentale? In che cosa la geometria di tale spazio differisce da quella dello spazio oculomotorio? Se questultimo risulta uno spazio delimitato, quello determinato dalla rotazione del capo non presenta limiti, n a destra n a sinistra, chiuso: il sistema fondamentale dellorientazione non dato dallintersezione degli assi destra-sinistra/alto-basso, ma ha come ascissa una linea chiusa di coordinate destra-sinistra e come ordinata una linea non chiusa alto-basso. Si tratta di un campo visivo cilindrico, il cui punto

nifestarsi soltanto grazie alla costituzione della quiete e del movimento pre-fenomenale, dunque grazie a unoperazione del sistema cinestetico, cio in quanto limmagine funzionalmente connessa a delle possibilit pratiche. [] Lintepretazione di Claesges potrebbe essere accettata solo nel senso che, attraverso le cinestesi, il sistema locale del campo si emancipa dalle determinatezze qualitative attraverso cui ottiene risalto intuitivo (V. Costa, Lestetica trascendentale fenomenologica. Sensibilit e razionalit nella filosofia di Edmund Husserl, Vita e Pensiero, Milano 1999, in particolare pp. 251-252). 43 E. Husserl, Ding und Raum. Vorlesungen 1907, Hua XVI, cit., p. 217. 44 Ivi, p. 331; tr. it., p. 134.

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zero contraddistinto dal complesso cinestetico caratterizzato dalla posizione normale del capo e degli occhi che guardano dritto in avanti 45. Ci significa che, a partire da tale posizione fondamentale, una rotazione su se stessi verso destra [...] potrebbe idealmente prolungarsi sino a condurre allidentico sistema spaziale oculomotorio e allidentico sistema oculomotorio nello stesso modo di una rotazione, idealmente possibile, su se stessi verso la sinistra (+ a, a). Ma se lasse chiusa dellascissa rende illimitato lo spazio nelle direzioni destra-sinistra, consentendo cos una completa rotazione su se stessi (0 + a + 0; 0 a 0), lasse non chiusa dellordinata lo delimita verso il basso e verso lalto, sicch avremo una linea-zero, lascissa, e due linee parallele (y = + b, y = b), e, qualora lascissa fosse uguale a zero (a = 0), un segmento con due possibili e contrapposti percorsi (da sopra a sotto e da sotto a sopra) 46. Al terzo livello troviamo, infine, lo spazio cefalomotorio costituito dal sistema cefalomotorio completo: supponendo unopportuna idealizzazione della mobilit del capo, si ha qui uno spazio sferico chiuso, il cui sistema di orientazione fondamentale rappresentato da due linee zero, che sono dei cerchi chiusi: la linea chiusa destra-sinistra [...] e la linea chiusa altobasso. Il punto-zero determinato dal loro unico punto di intersezione, e ha per cos dire unombra (un contro-zero) 47. Sia il primo sia il secondo ampliamento del sistema cinestetico non toccano, per, ancora la costituzione della profondit: Tutti i corpi sono sinora enti di superficie, nel migliore dei casi enti sferici. Lo stesso spazio cefalomotorio completo sarebbe uno spazio riemanniano omogeneo costituito da due dimensioni, ossia una variet sferica bidimensionale 48. Parlando di livelli della costituzione, Husserl non intende fissare un ordine gerarchico e univoco dei sistemi cinestetici, quasi che questi operino isolatamente e che i livelli pi elevati richiedano preliminarmente una costituzione separata di quelli precedenti. Piuttosto, egli invita a riconoscere che i diversi sistemi del nostro corpo proprio possono in parte presentarsi luno al posto dellaltro, e che perci non hanno, luno accanto allaltro, unimportanza diversa ai fini della costituzione dello spazio visivo. Proprio per queste ragioni, le diverse dimensioni dei diversi sistemi di movimento non possono senzaltro essere addizionate. La situazione non cambia se muoviamo gli occhi verso sinistra o se, mantenendo fissa la posizione degli occhi, ruotiamo il capo verso sinistra. Nello

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Ivi, pp. 331-332; tr. it., p. 134. Ivi, p. 332; tr. it., pp. 134-135 (corsivo nostro). 47 Ivi, p. 332; tr. it., p. 135. 48 Ivi, p. 336; tr. it., p. 141.

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stesso modo, il va e vieni del capo e il va e vieni degli occhi, dallalto in basso e dal basso in alto, possono entro certi limiti rimpiazzarsi. Ecco perch tutti i sistemi che costituiscono uno spazio visivo chiuso appartengono allo stesso tipo e il sistema cinestetico deve corrispondere al numero di queste variet, deve quindi essere una variet ciclica bidimensionale; a questa appartiene il campo sensibile visivo che bidimensionale, con il suo centro 49. Facendo proprie le intuizioni della dottrina delle variet, Husserl non solo liquida la tesi di chi, come per esempio Carl Stumpf, riteneva che ogni contenuto visivo [implicasse] necessariamente la terza dimensione 50, ma sottolinea con forza come la creazione fenomenologica della spazialit tridimensionale non risulti dalla mera giustapposizione dei diversi campi e dei diversi sistemi cinestetici (dalla somma delle loro dimensioni), richiedendo piuttosto lanalisi di nuovi tipi di movimento, ossia di nuove forme dinvarianza rispetto a nuovi gruppi di trasformazioni. La considerazione del campo cefalomotorio completo presupponeva la finzione di rendere impercettibile ci che pu costituire la profondit, vale a dire che non si facciano avanti n rotazioni [Wendungen], n coprimenti [Verdeckungen], n espansioni [Dehnungen] 51. Non un caso che proprio a questi fenomeni accennino le pagine conclusive della Systematische Raumkonstitution, rinviando, quanto alla loro esplicita tematizzazione, alle analisi delle lezioni del 1907: [La terza dimensione] si costituisce quando gruppi di movimento o rispettivamente gruppi di dati cinestetici sono coordinati con un nuovo tipo di modificazione dimmagine. [...] Bisogna prendere in considerazione i fenomeni del coprimento, lespansione e la contrazione prospettica, in generale tutti i tipi di modificazioni prospettiche
Ivi, pp. 335-336; tr. it., p. 140 (corsivo nostro). C. Sumpf, ber den psychologischen Ursprung der Raumvorstellung (1873), Bonset, Amsterdam 1965, p. 182 (corsivo nostro). Per Stumpf, infatti, se una superficie immediatamente data nellimpressione visiva, allora data anche la profondit, e per dimostrarlo sufficiente prestare attenzione al fatto che la superficie immediatamente rappresentata o piana o curva, in quanto sarebbe impossibile rappresentare delle superfici che non siano n piane n curve, cos come sarebbe impossibile rappresentare una linea che non sia n retta n non retta, o un triangolo che non sia n rettangolo, n acutangolo, n ottusangolo, oppure un colore che non sia n giallo, n rosso, ecc. (ivi, p. 176). Ma per Husserl tale dimostrazione poggia su di un equivoco e, in ultima analisi, sul misconoscimento della portata innovativa del concetto riemanniano di variet in quanto spazio intrinsecamente definito: Noi non vediamo una superficie, il campo visivo una variet bidimensionale. Lerrore risiede nellequivoco contenuto nel concetto di superficie. Superficie la variet bidimensionale; superficie la configurazione, e precisamente la configurazione bidimensionale immersa in uno spazio. 51 E. Husserl, Ding und Raum. Vorlesungen 1907, Hua XVI, cit., p. 332; tr. it. cit., p. 135.
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della grandezza e della forma nei quali si costituiscono lavvicinamento e lallontanamento, la rotazione in un senso differente 52.

3. DALLA COSA TRIDIMENSIONALE ALLO SPAZIO INFINITO


Soffermiamoci, sia pure brevemente, sul fenomeno del coprimento, che subentra quando unimmagine si muove nel campo visivo venendo a sovrapporsi a unaltra, cancellandola parzialmente o interamente. Si ha qui unobiettivazione che conserva limmagine [ricoperta] anche se questa ha smesso di essere vista 53. Se ricoperta solo in parte, essa continua infatti a presentare la stessa cosa; ma anche se lo fosse interamente, vi sarebbe sempre la possibilit di invertire il movimento dellimmagine coprente perch essa torni a ricostituirsi. Coprimento e svelamento producono una continua distruzione e ricostruzione dellimmagine, secondo un sistema fisso di modificazioni motivato da circostanze cinestetiche; ed in virt di tale motivazione che alla manifestazione inerisce il rimando dal visibile allinvisibile 54. Limmagine coprente e limmagine ricoperta riempiono cos la medesima porzione del campo visivo e ne infrangono la forma rigida che definisce la coesistenza unicamente nel modo della diversit di luogo, prefigurando listanza della profondit. Questa appare pi evidente non appena si consideri il fenomeno dellespansione e, quello a esso correlato, della contrazione. Avvicinandoci e poi ritraendoci da un oggetto, la relativa immagine subisce una modificazione quanto allestensione (si espande e si contrae), e tale modificazione avviene secondo una regola, quella della conservazione della piena somiglianza della figura nella variazione continua della grandezza 55. Si ha, dunque, una nuova forma di oggettivazione, contraddistinta dallinvarianza della figura rispetto alle modificazioni di grandezza uninvarianza che lascia emergere la cosa che si manifesta dalle modalit stesse della sua manifestazione: Ci che si mantiene identico ed per cos dire visto non soltanto in tutti gli spostamenti e in tutti i coprimenti oculomotori, ma anche in tutte le espansioni, la cosa, posta come esistente una volta usciti dalla visibilit attuale dellattuale campo oculomoto
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Ivi, p. 336; tr. it., p. 141. Ivi, p. 235. 54 Ivi, p. 245. 55 Ivi, p. 230.

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rio 56. Ovviamente, espansione e contrazione sono manifestazioni che esercitano la loro funzione presentante secondo certe circostanze cinestetiche che ne motivano lapprensione. Ci che di nuovo si ha rispetto al fenomeni del coprimento non riguarda tanto la natura dei contenuti sensibili, quanto il tipo di modificazione, che del tutto indipendente dalla posizione degli occhi, appartenendo essenzialmente a variazioni cinestetiche diverse, legate allavvicinamento e allallontanamento. Per quanto queste variazioni offrirebbero il pieno materiale presentante, quello in grado di presentare lo spazio 57, tale presentazione non per per Husserl sufficiente a realizzare la tridimensionalit della cosa. La modificazione dellespansione, in cui si rivela lavvicinamento e lallontanamento ha, infatti, il carattere di un tipo di modificazione che procede allinfinito su due lati, o meglio ancora, ha due e soltanto due direzioni, che essendo opposte si fondono in una variet lineare (in una variet aperta, infinita su due lati, per cos dire ortoide) 58. Di conseguenza, nel caso dellavvicinamento, come in quello dellallontanamento, non si pu parlare di una perdita o di un guadagno dei contenuti presentanti, secondo le forme proprie del coprimento o del disvelamento. Al contrario, inerisce allessenza della modificazione di allontanamento che loggetto si rappresenti di continuo da un lato, e da un lato soltanto; inoltre, se la variet in stato di quiete disponesse soltanto di questo tipo di modificazione dellespansione, non potrebbe presentarsi in essa nessuna sorta di chiusura della figura dalla cosa, nessun continuum di lati, n in generale alcun supplemento di lati che vanno oltre quelli che sono dati. Il concetto di lato, dunque, mancherebbe del tutto 59. Perch la figura si chiuda necessaria una modificazione ulteriore, la rotazione: essa offre di continuo nuovi contenuti presentanti, ed per questo che laffermazione loggetto ruota su di s assume il significato di si mostra di continuo da nuovi lati. Dal punto di vista fenomenologico, si costituisce qui il tratto essenziale delloggetto visivo: esso si d a vedere per lati, nei quali si presenta, per, in maniera incompiuta. Solo nel caso in cui viene attuata la piena rotazione su di s i singoli lati confluiscono in unit, portando a manifestazione la chiusura della loro connessione, vale a dire la piena superficie del corpo in quanto superficie chiusa. Pi precisamente, la piena rotazione su di s costituisce la chiusura della

Ivi, p. 237. Ivi, p. 238. 58 Ivi, p. 253. 59 Ivi, p. 254.


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figura corporea 60. Essa comporta una modificazione delle immagini parziali che non si risolve nel loro semplice spostamento, rappresentando invece una forma determinata di coprimento, in cui coprente e coperto si coappartengono intenzionalmente, rinviando al medesimo oggetto. Lo svelamento non richiede necessariamente di compiere il percorso cinestetico inverso: si pu proseguire anche secondo la direzione cinestetica che ha portato a coprire quel punto delloggetto sino a svelarlo nuovamente, facendolo ritornare visibile. Da qui la differenza rispetto allo stesso fenomeno del puro allontanamento: [Esso] una modificazione lineare. Le circostanze motivanti variano allinfinito in maniera lineare ortoide. La pura rotazione su di s una modificazione ciclica, le circostanze cinestetiche variano ciclicamente, nel sistema delle pure modificazioni della rotazione la serie delle immagini che ruotano su di s ricondotta a se stessa 61. Nellallontanamento compare sempre il medesimo lato. Che loggetto ne abbia altri, che abbia cio senso parlare di lati delloggetto, dipende dalla funzione costitutiva delle possibili modificazioni relative alla rotazione. Solo se la serie ciclica, se converte ciclicamente un lato nellaltro, si costituisce la chiusura dei lati, ossia la superficie chiusa del corpo. Meglio sarebbe dire: un sistema di punti bidimensionale 62. Nella rotazione tutti i punti delloggetto modificano in maniera concordante la propria orientazione in base alla direzione della rotazione. Cos, se un punto nel campo visivo si sposta da sinistra a destra, tutti i punti dellimmagine si spostano con esso in maniera unitaria e armonica 63. E ci per Husserl significa che [tutti i punti] si lasciano integrare in un determinato sistema di modificazioni cicliche che riconduce continuamente unimmagine a unaltra, e infine limmagine a se stessa. Se proseguiamo la rotazione in direzione costante, allora essa ritorna a se stessa. Cos facendo, per, si esce necessariamente dal campo oculomotorio 64. Tale uscita prelude alleffettiva trasformazione del campo oculomotorio in un campo spaziale tridimensionale, senza per realizzarla pienamente. Tutte le fasi della rotazione formano, infatti, una variet ciclica bidimensionale, cui corrisponde un sistema cinestetico ciclico bidimensionale. Poich ogni rotazione avviene secondo una direzione determinata, possiamo immaginare che il punto oggettuale ruoti in conformit dellintero fascio di direzioni del

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Ivi, pp. 252-253. Ivi, p. 249 (corsivo nostro). 62 Ivi, p. 250. 63 Ivi, p. 252. 64 Ivi, p. 252 (corsivo nostro).

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campo oculomotorio. Tuttavia, per Husserl, ciascuna direzione racchiude ulteriori possibilit, qualora il movimento della rotazione si leghi a quello dellespansione, nellaccezione precedentemente indicata di avvicinamento o allontanamento, qualora cio si combinino tra loro funzionalmente due strati diversi della costituzione del campo oculomotorio, vale a dire la variet ciclica bidimensionale della rotazione e la variet lineare unidimensionale dellavvicinamento e dellallontanamento. In virt della sua natura funzionale, la combinazione di questi diversi sistemi cinestetici attua modalit differenti di costituzione destinate, per, a confluire nellunitaria costituzione delloggetto spaziale tridimensionale: Se deve essere costituita unoggettivit tridimensionale, non si d n pu darsi un plus di modificazione 65. Lanalisi dei diversi sistemi cinestetici e delle loro connessioni funzionali permette, dunque, di individuare i primi strati della costituzione delloggetto visivo e di chiarire al contempo lemergere della terza dimensione, la quale correlata alla coordinazione della variet lineare unidimensionale dei dati cinestetici legati allingrandimento e al rimpicciolimento dellimmagine (le cui variazioni rispondono alla similitudine geometrica) con la variet ciclica bidimensionale dei dati cinestetici relativi alle modificazioni dovute alla rotazione delloggetto intorno a ogni asse (che lo rende manifesto in tutti i suoi lati). Ci che contraddistingue i sistemi finora considerati il fatto che ciascuno possiede la propria posizione-zero e, a partire da essa, le proprie direzioni fondamentali di modificazione: Ogni sistema costituisce un orizzonte di livello corrispondente 66. Ma che cosa succede se comincia a spostarsi anche il punto-zero e il relativo sistema di coordinate dellorientazione? Se, cio, oltre a muoversi locchio, il capo e il tronco, inizia a muoversi (oppure a essere mosso) lintero corpo? Tale possibilit era stata sinora neutralizzata per ragioni di metodo, in quanto si aveva di mira gli stati primari della costituzione in cui si presenta la spazialit del corpo individuale, nonch lo spazio stesso. Per Husserl, infatti, non c bisogno di ipotizzare che il corpo proprio (Leib) si muova (o venga mosso) dalla sua posizione perch un sistema chiuso dei possibili aspetti costituisca la piena apparenza [Vollapparenz], cio la piena manifestazione della superficie di un corpo [Krper] 67. Tuttavia, tale possibilit deve essere presa in esame se si vuole dar ragione della costituzione dello spazio obiettivo. Essa implica una nuova distinzione fondamentale allin
65 66

Ivi, p. 255. Ivi, p. 328; tr. it., p. 129. 67 Ivi, p. 329; tr. it., p. 131.

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terno dei sistemi cinestetici. Pi precisamente, quella tra il sistema mediante cui si costituisce lorizzonte chiuso dello spazio obiettivo e il sistema mediante cui questo orizzonte si sposta e nel suo spostamento si trasforma appunto in apparenza dello spazio obiettivo 68. Nel passaggio dalluno allaltro la piena apparenza [Vollapparenz] del corpo spaziale si rivela a sua volta come una manifestazione [Erscheinung] in una variet [Mannigfaltigkeit], la quale consiste di pure piene apparenze identiche, legate per a un nuovo sistema di motivazioni cinestetiche 69. In altri termini, se in connessione ai sistemi cinestetici precedentemente indagati la piena apparenza del singolo corpo spaziale si presenta nellinsieme chiuso dei suoi aspetti, in cui esso di volta in volta dato, grazie al sistema cinestetico dellio cammino (o dellio vengo mosso) lo stesso spazio obiettivo che si presenta nelle pure piene apparenze identiche del corpo. A tale sistema cinestetico corrisponde pertanto il sistema degli aspetti ideali dellorizzonte spaziale nel quale esso stesso si costituisce come unit 70 dove questa idealizzazione dipende dal fatto che, diversamente dagli altri, il sistema dellio cammino non conduce uniformemente da un punto zero a un estremo (eventualmente con pi direzioni) 71. Allo spazio visivo, cos come costituito dai sistemi cinestetici del primo tipo (ocumolomotorio, cefalomotorio e cefalomotorio completo), appartiene un punto-zero e un sistema di direzioni che da questo si dipartono e che sono tra loro qualitativamente distinte. A ogni singola direzione corrisponde un complesso cinestetico, e poich esso non pu essere proseguito allinfinito lungo la medesima direzione, lo spazio visivo qui limitato, ha cio una fine, dunque una variet tridimensionale finita. Di contro, il camminare
un movimento periodico con il quale, tuttavia, limmagine lontana al limite dellorizzonte varia di continuo, e in modo tale che linversione del movimento periodico la restituisce di nuovo. In questa forma periodica la variazione cinestetica prosegue in infinitum, cio a b, a b, a b, ecc. Il camminare comporta uno spostamento continuo dellorizzonte (= spazio visivo) nello spazio omogeneo, o se si vuole una degradazione dello spazio visivo a mera manifestazione dello spazio obiettivo 72.

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Ivi, p. 329; tr. it., p. 130. Ivi, p. 304. 70 Ivi, p. 329; tr. it., p. 131. 71 Ibidem. 72 Ibidem.

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Nel caso in cui ci limitiamo a muovere gli occhi, a ruotare il capo oppure a inclinare il tronco giungiamo comunque a un limite assoluto della profondit, rispetto al quale si ordinano tutte le posizioni. Non appena, per, cominciamo a camminare, ci che prima era assolutamente profondo diviene ora relativamente profondo, e viceversa. La qualit profondit acquista un significato meramente relativo, in quanto le sue modificazioni risultano cinesteticamente motivate rispetto ai possibili qui in cui il corpo proprio via via si trova a essere. Tali qui non hanno lunicit e univocit che spetta loro allorch il corpo non cammina, e finiscono per assumere una valenza puramente formale:
Nel camminare resta conservata questa forma, vi sempre un vicino e un lontano in mediazione continua, e lambito-zero caratterizzato dalla massima vicinanza possibile, dunque un caso limite. Poich ogni lontano pu essere liberamente trasformato cinesteticamente in un vicino, ogni posizione in un mondo cos orientato pu divenire la posizione-zero.

Camminando possiamo raggiungere

ogni punto dello spazio sensibile riemanniano e ritornarvi: ogni punto si approssima e diventa, se non occupato da un corpo, il punto-zero; esso sparisce. Ogni corpo pu idealmente coincidere con il corpo-zero, e il mio corpo [Leib] con ogni altro corpo [Krper]. Si costituisce cos il punto spaziale obiettivo, la zona spaziale, la corporeit obiettive 73.

Nella coincidenza ideale del mio corpo con ogni altro corpo, che annulla il primato di quel qui rispetto cui qualsiasi oggetto orientato, si annuncia lequivalenza dei luoghi, la loro indifferenza qualitativa, il loro poter essere di volta in volta centro di un eventuale sistema di riferimento. Anche in questo caso, si tratta di una proto-idealizzazione che trova la sua piena realizzazione soltanto nellidealizzazione geometrica vera e propria, che conferisce allo spazio la forma di sistema ideale di possibili punti in cui la nozione stessa di luogo non sembra trovare pi posto. Perch ci sia possibile, necessario che lo spazio visivo finito si traduca in manifestazione dello spazio obiettivo infinito, e che pertanto sfumi quella zona-zero distinta a partire dalla quale si dispiega la contrapposizione tra un vicino e un lontano. Certo, questa permane anche nellio cammino, ma solo come forma, come mediazione continua che differisce allinfinito quella sfera prossima [Nahsphre] in cui originariamente si costituiscono le cose nella loro spazialit, schiudendo cos la via alla costituzione di un mondo spaziale aperto, infinito, omogeneo.

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Ivi, p. 318.

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