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Lezioni di Geometria Dierenziale

Mauro Nacinovich
Indice
Capitolo 1. Calcolo dierenziale negli spazi Euclidei 9
1. Funzioni dierenziabili negli spazi R
n
9
2. Equazioni dierenziali ordinarie 12
3. Il teorema delle funzioni implicite 18
4. Mollicatori 21
5. Immersioni e sommersioni dierenziabili negli spazi Euclidei 24
6. Sottovariet` a dierenziabili negli spazi Euclidei 26
Capitolo 2. Geometria dierenziale di R
n
29
1. Campi di vettori in R
n
29
2. Curve integrali di un campo di vettori in R
n
31
3. Gruppi locali a un parametro associati a campi di vettori 34
4. Campi di vettori e cambiamenti di coordinate 36
5. Derivata di Lie rispetto a un campo di vettori 37
6. Spazio tangente ad un aperto di R
n
38
7. Spazio tangente a una sottovariet` a di R
n
39
8. Campi di vettori F-correlati 40
9. Il teorema di Frobenius 42
10. Integrali primi 45
Capitolo 3. Variet` a topologiche e variet` a dierenziabili 47
1. Paracompattezza e partizione dellunit` a 47
2. Variet` a topologiche 48
3. Alcuni esempi 49
4. Variet` a topologiche con bordo 51
5. Denizione di variet` a dierenziabile 52
6. Applicazioni dierenziabili 53
7. Funzioni reali dierenziabili e partizione dellunit` a 54
8. Immersioni, sommersioni, dieomorsmi 58
9. Prodotto cartesiano di variet` a dierenziabili 60
10. Sottovariet` a dierenziabili 60
11. Dieomorsmi 62
12. Variet` a di Stiefel reali 63
13. Variet` a di Grassmann 67
14. Variet` a di Stiefel e di Grassmann complesse 70
15. Altri esempi 72
16. Esistenza e unicit` a di strutture dierenziali 72
3
4 INDICE
Capitolo 4. Il lemma di Morse-Sard 75
1. Il caso degli spazi Euclidei 75
2. Il teorema di Sard per variet` a dierenziabili 80
Capitolo 5. Teoremi di approssimazione e dimmersione 81
1. Il teorema dimmersione di Whitney 81
2. Alcuni teoremi di approssimazione per applicazioni dierenziabili 81
3. Il teorema dimmersione di Whitney 85
4. Retratti dierenziabili dintorno 89
5. Alcuni teoremi dapprossimazione 91
Capitolo 6. Campi di vettori e spazio tangente 93
1. Campi di vettori e curve integrali sulle variet` a 93
2. Vettori tangenti e brato tangente 95
3. Dierenziale di unapplicazione dierenziabile 97
4. Alcune osservazioni sul teorema dimmersione di Whitney 97
5. Gruppi a un parametro di dieomorsmi 98
6. Inclusioni isotope 100
7. Campi completi 101
8. Isotopie dello spazio ambiente 103
9. k-celle dierenziabili 105
10. Collari 106
Capitolo 7. Fibrati vettoriali 111
1. Fibrati dierenziabili 111
2. Fibrati vettoriali dierenziabili 114
3. Morsmi e operazioni di brati vettoriali 115
4. Fibrati vettoriali e brato tangente 117
5. Norme dierenziabili e strutture Euclidee 119
6. Classi di isomorsmo di brati vettoriali 119
7. Fibrati vettoriali sulle sfere 121
Capitolo 8. Fibrato normale e intorno tubolare 123
1. Il brato normale 123
2. Estensione di inclusioni dierenziabili 124
3. Intorni tubolari 125
4. Unicit` a dellintorno tubolare 128
5. Intorni tubolari propri 130
6. Immagine inversa di un valore regolare 133
Capitolo 9. Trasversalit` a 135
1. Applicazioni e sottovariet` a trasversali 135
2. Trasversalit` a e brati vettoriali 138
3. Il teorema di trasversalit` a di Thom 141
4. Immersioni regolari 142
5. Funzioni di Morse 145
6. Descrizione locale delle funzioni di Morse 148
INDICE 5
7. Indice dintersezione 149
8. Indice dintersezione e grado topologico 151
Capitolo 10. Alcune Costruzioni 153
1. Somme connesse 153
2. Somme connesse di variet` a con bordo 158
3. Somme connesse lungo il bordo 159
4. Incollamento lungo una sottovariet` a 161
5. Incollamento lungo sottovariet` a del bordo 162
6. Attaccamento di manici alla frontiera 162
Capitolo 11. Forme dierenziali negli spazi Euclidei 165
1. Forme dierenziali in R
n
165
2. Pull-back 166
3. Dierenziale di una forma 166
4. Il complesso di de Rham 167
5. Coomologia di de Rham a supporti compatti 170
6. Il grado di unapplicazione propria di R
n
in s e 173
7. Orientazione e sottovariet` a di R
n
. 175
8. Integrazione sulle sottovariet` a e formule di Stokes 177
Capitolo 12. Calcolo dierenziale sulle variet` a 183
1. Fibrato cotangente e tensori 183
2. Forme dierenziali su una variet` a 184
3. Il lemma di Poincar e-Volterra sugli intorni contrattili 186
4. Derivata di Lie di un tensore 186
5. Distribuzioni vettoriali e teorema di Frobenius 189
6. Distribuzioni formalmente integrabili e lemma di Poincar e-Volterra 193
7. Il teorema di Darboux sulle forme canoniche 196
Capitolo 13. La coomologia di de Rham sulle variet` a 201
1. Denizioni prinicipali 201
2. Invarianza omotopica 202
3. Complessi dierenziali 203
4. Le successioni di Mayer-Vietoris 207
5. La dualit` a di Poincar e 212
6. Grado di unapplicazione 214
7. La formula di K unnet 215
8. Duale di Poincar e in una sottovariet` a orientata 217
9. La propriet` a semi-locale 219
10. Coomologia a supporti compatti nelle bre 223
11. Integrazione sulla bra 223
12. Dualit` a di Poincar e e classe di Thom 225
13. Due propriet` a fondamentali della dualit` a di Poincar e 226
14. Il complesso di deRham twistato 227
Capitolo 14. Fasci e coomologia di Cech 233
6 INDICE
1. Fasci dinsiemi e morsmi di fasci 233
2. Prefasci dinsiemi 235
3. Fascio associato ad un prefascio e prefasci canonici 236
4. Il fascio immagine diretta 238
5. Fasci dotati di struttura algebrica 240
6. Morsmi di A-moduli e fasci quozienti 241
7. Coomologia di Cech con coecienti in un fascio 243
8. Il teorema di Serre 246
9. Un teorema di algebra omologica 253
10. Il teorema di Leray sui ricoprimenti aciclici 258
11. Il Teorema di de Rham 262
12. Fasci acchi 263
Capitolo 15. Il complesso di Cech-de Rham 269
1. Il teorema di de Rham 269
2. Prolungamento di sezioni 275
3. Fasci molli 276
4. Fasci ni 280
5. Fasci dierenziali 280
6. Risoluzione dun fascio 281
7. Risoluzione canonica dun fascio 282
Capitolo 16. Fibrati principali 283
1. Gruppi di Lie 283
2. Sottogruppi di Lie 286
3. La forma di Maurer-Cartan 287
4. Gruppi di Lie di trasformazioni 290
5. Fibrati principali 290
6. Morsmi di brati principali 292
7. Spazi omogenei 294
8. Il brato dei sistemi di riferimento 296
9. Riduzione del gruppo strutturale e G-strutture 297
10. G-strutture su una variet` a dierenziabile 299
11. Fibrati vettoriali associati a rappresentazioni 300
Capitolo 17. Connessioni principali 303
1. La distribuzione verticale 303
2. Il concetto di connessione principale 305
3. Pullback di una connessione principale 306
4. Il brato delle connessioni principali 307
5. Automorsmi di una connessione principale 308
6. Forme di Christoel ed equazioni di gauge 308
7. Rialzamento orizzontale 310
8. Forme tensoriali e pseudotensoriali e dierenziale esterno covariante 311
9. Forma di curvatura ed equazioni di struttura 313
10. Connessioni piatte 315
INDICE 7
11. La famiglia delle connessioni principali 315
12. Dierenziazione covariante 315
13. Forme di Christoel e dierenziazione covariante 318
14. Rappresentazione aggiunta e tensore di curvatura 319
15. Trasporto parallelo 321
16. Il gruppo di olonomia 323
17. Connessioni invarianti canoniche su spazi omogenei 326
18. Connessioni invarianti 328
Capitolo 18. Connessioni ani 333
1. Prime denizioni 333
2. Derivazione covariante, torsione e curvatura 335
3. Esistenza di connessioni simmetriche 340
4. Derivazione covariante lungo una curva 341
5. Forme e simboli di Christoel 341
6. Parallelismo 344
7. Geodetiche 345
8. Metriche pseudo-Riemanniane e connessione di Levi-Civita 349
Capitolo 19. Primi elementi di geometria Riemanniana 351
1. Metriche Riemanniane e pseudo-Riemanniane 351
2. La connessione di Levi-Civita 355
3. Geodetiche e distanza su una variet` a Riemanniana 360
4. La variazione prima dellintegrale dellenergia 363
5. Variet` a di Riemann compatte 365
6. Il teorema di Hopf-Rinow 366
7. Isometrie 369
8. Propriet` a algebriche del tensore di curvatura 370
9. La curvatura sezionale 372
10. Lequazione di Jacobi 374
11. Punti coniugati 378
12. Variet` a Riemanniane con curvatura negativa 379
13. Variet` a totalmente geodetiche 383
Capitolo 20. Metriche di Einstein 385
1. Propriet` a del tensore di curvatura 385
Capitolo 21. Metriche invarianti 387
1. Metriche pseudo-Riemanniane su spazi omogenei 387
2. La connessione di Levi-Civita sugli spazi omogenei 388
Capitolo 22. Spazi simmetrici 391
1. Spazi ani localmente simmetrici 391
2. Alcuni risultati sui gruppi di trasformazioni 394
3. Automorsmi ani e isometrie 399
4. Spazi Riemanniani globalmente simmetrici 405
5. Coppie simmetriche e simmetriche Riemanniane 408
8 INDICE
Capitolo 23. Classi caratteristiche 413
1. Il brato degli orientamenti di una variet` a dierenziabile 413
2. Variet` a a bordo 416
3. La classe di Eulero e la classe di Thom 418
Capitolo 24. Appendice: Omologia 419
1. Notazione 419
2. Denizione assiomatica 420
3. Prime conseguenze degli assiomi 422
4. La formula di K unnet 428
5. Gruppi di omologia dei complessi cellulari 428
Capitolo 25. Appendice: Elementi di algebra omologica 433
1. Complessi 433
2. Complessi di catene 434
3. Complessi di cocatene 440
4. I funtori Hom e Tor 444
5. Relazione con lomologia singolare 445
CAPITOLO 1
Calcolo dierenziale negli spazi Euclidei
In questo capitolo raccogliamo i risultati di calcolo dierenziale per funzioni
di pi ` u variabili reali, a valori negli spazi Euclidei, che ci saranno utili nel seguito.
1. Funzioni dierenziabili negli spazi R
n
Indichiamo con x
1
, . . . , x
n
le coordinate dello spazio Euclideo R
n
. Sia un
aperto di R
n
ed
f : x f (x) =
t
( f
1
(x), ..., f
m
(x)) R
m
unapplicazione di in R
m
.
Denizione 1.1 (Derivate parziali). Diciamo che f ammette in x
0
derivata
parziale rispetto ad x
i
se la funzione
t (t) = f (x
0
+ te
i
) R
m
,
denita in un intorno di 0 R, ` e derivabile in 0. Si pone allora

i
f (x
0
) =
f (x
0
)
x
i
=
d
dt
(t)

t=0
= lim
t0
f (x
0
+ te
i
) f (x
0
)
t
.
Diciamo che f ammette la derivata nella direzione del vettore v R
n
nel punto
x
0
se esiste il limite

v
f (x
0
) = lim
t0
f (x
0
+ tv) f (x 0)
t
.
Le derivate parziali di f sono le sue derivate rispetto nelle direzioni dei vettori
e
1
, . . . , e
n
della base canonica di R
n
.
Denizione 1.2 (Dierenziale). La f si dice dierenziabile in x
0
se esiste
unapplicazione lineare d f (x
0
) : R
n
R
m
tale che
f (x) f (x
0
) d f (x
0
)(x x
0
) = o(x x
0
) per x x
0
.
Questa condizione signica che, per ogni > 0, possiamo trovare un intorno
U

di x
0
in tale che
f (x) f (x
0
) d f (x
0
)(x x
0
) x x
0
x U

.
Vale il:
9
10 1. CALCOLO DIFFERENZIALE NEGLI SPAZI EUCLIDEI
Teorema 1.1. Sia un aperto di R
n
, f : R
m
unapplicazione, x
0
un punto di
. La f ammette la derivata parziale f (x
0
)/x
i
(risp. ` e dierenziabile in x
0
) se e
soltanto se ciascuna delle funzioni
x f
j
(x) R, j = 1, ..., m
ammette la derivata parziale f
j
(x
0
)/x
i
(risp. ` e dierenziabile in x
0
).
Se f ` e dierenziabile in x
0
essa ` e continua in x
0
, ammette tutte le derivate
parziali f (x
0
)/x
i
(per i = 1, ..., n) in x
0
, e
d f (x
0
)(v) = (J f )(x
0
)v v R
n
ove (J f )(x
0
) ` e la matrice Jacobiana
(J f )(x
0
) =
_

_
f
1
(x
0
)
x
1
f
1
(x
0
)
x
2
. . .
f
1
(x
0
)
x
n
f
2
(x
0
)
x
1
f
2
(x
0
)
x
2
. . .
f
2
(x
0
)
x
n
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
f
m
(x
0
)
x
1
f
m
(x
0
)
x
2
. . .
f
m
(x
0
)
x
n
_

_
.
Ricordiamo il seguente:
Teorema 1.2. Sia un aperto di R
n
ed f : R
m
una funzione che ammette
derivate parziali f (x)/x
i
rispetto a tutte coordinate x
1
, ..., x
n
di R
n
in ogni punto
di . Se le funzioni
x
f (x)
x
i
R
m
sono continue per ogni i = 1, ..., n, allora f ` e dierenziabile in ogni punto x di .
Denizione 1.3. Una f : R
m
che ammetta derivate parziali prime continue
in , rispetto a ciascuna delle coordinate, si dice dierenziabile di classe C
1
.
Teorema 1.3 (Dierenziale della funzione composta). Siano un aperto di R
n
, G
un aperto di R
m
, ed f : G, g : G R

due funzioni di classe C


1
. Allora la
funzione composta g f : R

` e dierenziabile di classe C
1
, e vale la formula:
d(g f )(x) = dg( f (x)) d f (x) x .
Denizione 1.4. Le derivate parziali di ordine superiore di una funzione f :
R
m
si deniscono per ricorrenza: se 1 i
1
, ..., i
m
n e la derivata parziale

m
f (x)/x
i
1
....x
i
m
` e denita in , ed 1 j n, allora la derivata parziale

m+1
f (x)/x
j
x
i
1
....x
i
m
` e, quando esiste, la derivata parziale rispetto alla coordinata x
j
della funzione
x
m
f (x)/x
i
1
....x
i
m
R
m
.
Vale il:
1. FUNZIONI DIFFERENZIABILI NEGLI SPAZI R
n
11
Teorema 1.4 (Schwarz). Siano un aperto di R
n
edf : R
m
una funzione che
ammetta derivate parziali del primo e del secondo ordine rispetto alle coordinate,
continue in . Allora
f (x)
x
i
x
j
=
f (x)
x
j
x
i
1 i, j n, x .
Denizione 1.5. Una funzione f : R
m
denita su un aperto di R
n
si dice
dierenziabile di classe C
k
in se ammette derivate parziali continue in no
allordine k.
Se ` e un aperto di R
n
ed A un sottoinsieme di R
m
, indichiamo con C
k
(, A)
linsieme di tutte le funzioni f : A tali che x f (x) R
m
sia
dierenziabile di classe C
k
in .
Diremo che f ` e dierenziabile di classe C
k
nel punto x
0
di se esiste un
intorno aperto U di x
0
in tale che f
U
sia dierenziabile di classe C
k
.
Per il Teorema 1.4, se f C
k
(, R
m
), le sue derivate parziali no allordine k
non dipendono dallordine in cui si eseguono le successive derivate prime:

h
f (x)/x
i
1
...x
i
h
=
h
f (x)/x
i

1
...x
i

h
, 1 h k, 1 i
1
, ..., i
h
n, S
h
.
Associamo ad ogni h-upla (i
1
, ..., i
h
) di interi con 1 i
1
, ..., i
h
n un multiin-
dice = (
1
, ...,
n
) N
n
ove
j
` e il numero di indici r tali che i
r
= j. Deniamo
allora:

f (x)
x

=
h
f (x)/x
i
1
...x
i
h
.
Se = (
1
, ...,
n
) N
n
, poniamo
! =
1
!
n
!, =
1
+ +
n
, x

= (x
1
)

1
(x
n
)

n
.
e scriviamo per semplicit` a

, oppure D

invece di

.
Denizione 1.6. Poniamo
C

(, R
m
) =

_
k=0
C
k
(, R
m
).
Una funzione f C

(, R
m
) si dice analitica reale in se per ogni punto x
0

la serie di Taylor

N
n

f (x
0
)
!
(x x
0
)

converge uniformemente, in un intorno di x


0
, alla funzione f .
Esempio 1.1. La funzione
f (x) =
_

_
0 se x = 0,
exp
_
1
x
2
_
se x 0
` e di classe C

su R, ma non ` e analitica reale in 0. Infatti essa si annulla con tutte le


sue derivate in 0 e quindi la sua serie di Taylor in 0 non converge ad f in un intorno
di 0.
12 1. CALCOLO DIFFERENZIALE NEGLI SPAZI EUCLIDEI
Linsieme delle funzioni analitiche reali denite sullaperto di R
n
, a valori
in R
m
, si indica con C

(, R
m
).
Vale la catena di inclusioni:
C
0
(, R
m
) C
1
(, R
m
) .... C
k
(, R
m
) C

(, R
m
) C

(, R
m
).
Se m = 1, scriviamo C
k
() invece di C
k
(, R). Vale la formula di Leibnitz
1
,

( f g) =

+=
!
!!
(

f )(

g) , f , g C
k
(), N
n
, k ;
ne segue che C
k
() (per 0 k ) ` e una R-algebra ed un anello unitario per il
prodotto di funzioni.
2. Equazioni dierenziali ordinarie
Teorema 1.5 (Peano). Siano un aperto di R
m+1
ed f : R
m
una funzione
continua. Fissati (t
0
, y
0
) , possiamo trovare un T > 0 ed una funzione u :
[t
0
, t
0
+ T] R
m
di classe C
1
tale che
(i) (t, u(t)) t
0
t t
0
+ T,
(ii) u

(t) = f (t, u(t)) t


0
t t
0
+ T,
(iii) u(t
0
) = y
0
.
Dimostrazione. Possiamo supporre, per semplicit` a di notazioni, che t
0
= 0,
y
0
= 0. Siano a > 0 ed R > 0 tali che
K = [a, a]

B(0, R) .
Linsieme K ` e compatto e quindi, per il teorema di Weierstrass, f ` e limitata su K.
Sia M > 0 tale che
f (t, y) M (t, y) K.
Fissiamo T > 0 in modo tale che
T M < R.
Indichiamo con la lettera X linsieme di tutte le funzioni continue u : [0, T] R
m
tali che u(t) R per ogni 0 t T. Su X consideriamo la topologia della
convergenza uniforme, associata alla distanza
d(u, v) = ju vj

= sup
0tT
u(t) v(t).
Con questa topologia, X ` e uno spazio metrico completo. Consideriamo lapplica-
zione
X u (u) C([0, r], R
m
)
denita da
(u)(t) =
_
t
0
f (s, u(s))ds.
1
Scriviamo
!
!!
=
_

_
=
_

_
, estendendo cos` la denizione del binomiale al caso dei
multiindici.
2. EQUAZIONI DIFFERENZIALI ORDINARIE 13
Abbiamo
(u)(t)
_
t
0
f (s, u(s))ds
_
t
0
Mds = Mt R se 0 t T.
Quindi (u) X per ogni u X. La funzione ` e continua su X. Infatti la f ` e
uniformemente continua su K e quindi, ssato > 0, possiamo trovare > 0 tale
che
f (t, y) f (s, z) < r
1
se (t, y), (s, z) K, t s < , y z < .
Siano u, v X con ju vj

< . Allora
(u)(t) (v)(t) =

_
t
0
( f (s, u(s)) f (s, v(s))ds

T
1
t .
Osserviamo ancora che le funzioni di (X) sono equicontinue ed equilimitate e
quindi (X) ` e relativamente compatto in X per il teorema di Ascoli-Arzel` a.
Consideriamo la funzione
X u ju (u)j

R
e sia
= inf
uX
ju (u)j

.
Dico che = 0. Infatti, ssato > 0, sia > 0 tale che
f (t, y) f (s, z) < T
1
se (t, y), (s, z) K, t s < , y z < .
Consideriamo una partizione
0 = t
0
< t
1
< .... < t
N
= r
con t
j
t
j1
< (1 + M)
1
per j = 1, ..., N. Deniamo per ricorrenza
_

_
y
0
= f (0, 0)
y
j
= y
j1
+ (t
j
t
j1
) f (t
j1
, y
j1
) se j = 1, ..., N.
Consideriamo poi la funzione a scalini
(t) = f (t
j1
, y
j1
) se t [t
j1
, t
j
[, j = 1, ..., N.
La funzione
v(t) =
_
t
0
(s)ds
` e lineare a tratti ed appartiene ad X. Inoltre
(t) f (t, v(t)) < T
1
0 t T.
Infatti su ciascuno degli intervalli [t
j1
, t
j
[ abbiamo:
(t) f (t, v(t)) = f (t
j1
, y
j1
) f (t, y
j1
+ (t t
j1
) f (t
j1
, y
j1
) < T
1

perch e
t
j1
t t
j
t
j1
< ,
(t t
j1
) f (t
j1
, y
j1
) < (1 + M)
1
M < .
14 1. CALCOLO DIFFERENZIALE NEGLI SPAZI EUCLIDEI
Quindi
v(t) (v)(t)
_
t
0
(s) f (s, v(s))ds T
1
t .
Dunque = 0.
Sia u

una successione in X tale che


lim

ju

(u

)j

= 0.
Poich e (X) ` e relativamente compatto in X, a meno di estrarre una sottosuccessio-
ne, possiamo supporre che
(u

) sia una successione convergente in X.


Allora
ju

j(u

(u

))j

+ju

(u

)j

+j(u

)(u

)j

0 se ,
e quindi la u

` e una successione di Cauchy in X. Poich e X ` e completo, essa


converge a una funzione u X. Per la continuit` a di , abbiamo
(u) = u
e quindi
u(t) =
_
t
0
f (s, u(s))ds 0 t T.
Dal teorema fondamentale del calcolo integrale segue che u C
1
([0, T],

B(0, R)) e
soddisfa il sistema
_

_
u

(t) = f (t, u(t)) se 0 t T,


u(0) = 0.

Osservazione 1.6. Sotto le ipotesi del teorema di Peano, la soluzione del problema
_

_
u

(t) = f (t, u(t)) se t


0
t t
0
+ T,
u(t
0
) = y
0
pu` o non essere unica. Consideriamo ad esempio fa funzione continua
f : R
2
(x, y)
3

y R.
Tutte le funzioni
u
c
(t) =
_

_
0 se 0 t c,
_
_
2
3
(x c)
_
3
se t c
per c 0 sono soluzioni di
_

_
u

(t) =
3

u(t) se t 0,
u(0) = 0.
2. EQUAZIONI DIFFERENZIALI ORDINARIE 15
Unaltra dimostrazione del Teorema di Peano. Siano K, M, T e X deniti
come in precedenza. Fissato un qualsiasi numero reale positivo 0 < < T, vi
` e una e una sola funzione u

X che soddisfa:
_

_
u

(t) = 0 se 0 t
u

(t) =
_
t
0
f (s, u

(s ))ds se t T.
Si verica facilmente che la famiglia u

X ` e relativamente compatta in X
per il teorema di Ascoli-Arzel` a. Possiamo quindi trovare una successione

innitesima tale che


u

u in X.
Passando al limite sotto il segno di integrale, otteniamo allora
u(t) =
_
t
0
f (s, u(s))ds se 0 t T.
Per il teorema fondamentale del calcolo integrale la u ` e una funzione di classe C
1
su [0, T] e soddisfa:
_

_
(t, u(t)) 0 t T
u(0) = 0
u

(t) = f (t, u(t)) se 0 t T.

Teorema 1.7 (Unicit` a). Sia un aperto di R


m+1
= R
t
R
m
y
e sia f : R
m
una funzione continua, che ammette derivate parziali prime continue rispetto alle
variabili y
1
, ..., y
m
. Sia (t
0
, y
0
) . Se u
j
: [t
0
, t
0
+ T
j
] R
m
(con T
j
> 0 per
j = 1, 2) sono funzioni di classe C
1
che risolvono il sistema:
_

_
(t, u
j
(t)) se t [t
0
, t
0
+ T
j
],
u

j
(t) = f (t, u
j
(t)) se t [t
0
, t
0
+ T
j
],
u
j
(t
0
) = y
0
allora
u
1
(t) = u
2
(t) t
0
t t
0
+ minT
1
, T
2
.
Dimostrazione. Poniamo T = minT
1
, T
2
e sia
A = t [t
0
, t
0
+ T] u
1
(t) = u
2
(t).
Linsieme A ` e chiuso perch e le funzioni u
j
sono continue. Esso contiene t
0
e quindi
non ` e vuoto. La componente connessa A
0
di t
0
in A ` e un intervallo chiuso [t
0
, t
1
]
con t
0
t
1
t
0
+ T. Dico che t
1
= t
0
+ T. Infatti, se fosse t
1
< t
0
+ T, avremmo
u
j
(t) = y
1
+
_
t
t
1
f (s, u
j
(s))ds se t
1
t t
0
+ T, j = 1, 2
con
y
1
= u
1
(t
1
) = u
2
(t
1
).
16 1. CALCOLO DIFFERENZIALE NEGLI SPAZI EUCLIDEI
Laperto contiene un intorno di (t
1
, y
1
) della forma
K = t t
1
T
1


B(y
1
, R
1
).
Su K abbiamo

f (t, y)
y

L < .
Inoltre, poich e le u
j
sono continue, possiamo scegliere 0 < < minT
1
, t
0
+T t
1

tale che
u
j
(t)

B(y
1
, R
1
) t
1
t t
1
+ , j = 1, 2.
Se z
1
, z
2


B(y
1
, R
1
), abbiamo
f (t, z
2
) f (t, z
1
) =

_
1
0
d
d
f (t, z
1
+ (z
2
z
1
))d

_
1
0
f
y
(t, z
1
+ (z
2
z
1
))(z
2
z
1
)d

__
1
0

f
y
(t, z
1
+ (z
2
z
1
))

d
_
z
2
z
1

L z
2
z
1
.
Otteniamo quindi
u
2
(t) u
1
(t)
_
t
t
1
f (s, u
2
(s)) f (s, u
1
(s))ds
(t t
1
)L sup
t
1
st
u
2
(s) u
1
(s)
per t
1
t t
1
+ . Pur di scegliere > 0 con L < 1, , avremo
sup
t
1
tt
1
+
u
2
(t) u
1
(t) L sup
t
1
tt
1
+
u
2
(t) u
1
(t) u
1
(t) = u
2
(t)
t
1
t t
1
+ .
Ci ` o contraddice la denizione di t
1
e mostra quindi che t
1
= t + r.
Teorema 1.8 (Dipendenza continua dai dati iniziali). Siano un aperto di R
m+1
=
R
t
R
m
y
ed f : R
m
una funzione continua, che ammette derivate parziali
prime continue rispetto alle variabili y
1
, ..., y
m
. Sia (t
0
, y
0
) . Possiamo allora
trovare T > 0, R > 0 ed una funzione continua
: [t
0
, t
0
+ T] B(y
0
, R) R
m
,
che ammette derivata parziale prima continua rispetto alla variabile t, tale che
_

_
(t, (t, y)) se (t, y) [t
0
, t
0
+ T] B(y
0
, R)
(t
0
, y) = y se y B(y
0
, R)
(t, y)
t
= f (t, (t, y)) se t
0
t t
0
+ T.
2. EQUAZIONI DIFFERENZIALI ORDINARIE 17
Dimostrazione. Supponiamo, per semplicit` a di notazioni, che t
0
= 0, y
0
= 0.
Dal teorema di esistenza e unicit` a segue facilmente lesistenza, per ogni y in un
intorno di 0, di una soluzione u
y
(t) del problema
_

_
(t, u
y
(t)) se 0 t T
u
y
(0) = y
u

y
(t) = f (t, u
y
(t)) se 0 t T.
Posto (t, y) = u
y
(t), resta da dimostrare la dipendenza continua di da y.
A questo scopo introduciamo (t, y) = (t, y) y ed osserviamo che vale
luguaglianza:
(t, y) =
_
t
0
f (s, y + (s, y))ds se 0 t T.
Abbiamo allora:
(t) = (t, y
2
) (t, y
1
)
_
t
0
f (s, y
2
+ (s, y
2
)) f (s, y
1
+ (s, y
1
))ds

_
t
0
L(y
2
y
1
+ (s))ds
Lty
2
y
1
+ L
_
t
0
(s)ds
Lry
2
y
1
+ L
_
t
0
(s)ds.
Indichiamo con (t) la funzione
(t) = Lry
2
y
1
+ L
_
t
0
(s)ds.
Allora (t) ` e una funzione di classe C
1
e
_

(t) = L(t)
(t) Lry
2
y
1

(t) (t).
Otteniamo allora

(t)
(t)
L
da cui, integrando,
(t) Lry
2
y
1
e
Lt
.
Questa disuguaglianza dimostra la tesi.
Teorema 1.9 (Dipendenza C
k
dai dati iniziali). Sia un aperto di R
t
R
m
y
R
k

e
sia
f : R
m
18 1. CALCOLO DIFFERENZIALE NEGLI SPAZI EUCLIDEI
una funzione di classe C
k
con k 1. Fissato un punto (t
0
, y
0
,
0
) , possiamo
trovare T > 0, R > 0, e una funzione
: G = [T + t
0
, T + t
0
] B(y
0
, R) B(
0
, L) R
m
di classe C
k
tale che:
_

_
(t, (t, y, ), ) (t, y, ) G,
(t, y, )
t
= f (t, (t, y, ), ) se t t
0
T
(t
0
, y, ) = y.
Dimostrazione. Basta osservare che le derivate parziali delle soluzioni del
sistema dierenziale

t
(t, y, ) = f (t, (t, y, ), )
soddisfano ancora un sistema dierenziale (che si ottiene calcolando le derivate
parziali di ambo i membri) ed applicare il teorema di esistenza e unicit` a.
3. Il teorema delle funzioni implicite
Teorema 1.10 (delle funzioni implicite). Siano un aperto di R
n
x
R
m
y
ed F :
R
m
una funzione continua. Supponiamo che F ammetta derivate parziali
prime continue rispetto a y
1
, ..., y
m
in e che, in un punto (x
0
, y
0
) la matrice
quadrata m m
A
0
=
F
y
(x
0
, y
0
) =
_

_
F
1
(x
0
,y
0
)
y
1
F
1
(x
0
,y
0
)
y
2
. . .
F
1
(x
0
,y
0
)
y
m
F
2
(x
0
,y
0
)
y
1
F
2
(x
0
,y
0
)
y
2
. . .
F
2
(x
0
,y
0
)
y
m
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
F
m
(x
0
,y
0
)
y
1
F
m
(x
0
,y
0
)
y
2
. . .
F
m
(x
0
,y
0
)
y
m
_

_
sia invertibile. Possiamo allora determinare due numeri reali positivi r, R ed una
funzione continua
f : B(x
0
, r) B(y
0
, R)
tali che
_

_
B(x
0
, r) B(y
0
, R) ,
F(x, f (x)) = F(x
0
, y
0
) x B(x
0
, y
0
).
Dimostrazione. Per semplicare le notazioni, possiamo supporre siano
x
0
= 0, y
0
= 0, F(x
0
, y
0
) = F(0, 0) = 0.
Lapplicazione
G : (x, y) y A
1
0
F(x, y) R
m
ammette derivate parziali prime continue rispetto ad y
1
, ..., y
m
e
G
y
(0, 0) = 0.
Quindi G(x, y) = o(
_
x
2
+ y
2
) e perci ` o possiamo trovare costanti r, R > 0, tali
3. IL TEOREMA DELLE FUNZIONI IMPLICITE 19
che
_

B(0, r)

B(0, R) ,
jG(x, y)/yj <
1
2
se x < r, y < R.
Abbiamo allora:
G(x, y
2
) G(x, y
1
) =

_
1
0
d
dt
G(x, y
1
+ t(y
2
y
1
))dt

_
1
0
G
y
(x, y
1
+ t(y
2
y
1
))(y
2
y
1
)dt

y
2
y
1

_
1
0
_
_
_
_
_
G
y
(x, y
1
+ t(y
2
y
1
))
_
_
_
_
_
dt

1
2
y
2
y
1
, per x < r, y
1
, y
2
< R.
La G ` e uniformente continua sul compatto

B(0, r)

B(0, R). In particolare possiamo


trovare 0 < r
0
< r tale che
G(x
2
, y
2
) G(x
1
, y
1
) < R/2
se x
2
x
1
r
0
, y
2
y
1
r
0
, (x
1
, y
1
), (x
2
, y
2
)

B(0, r)

B(0, R).
Quindi, per x

B(0, r
0
) ed y

B(0, R), abbiamo
G(x, y) G(x, y) G(0, y) + G(0, y) < R.
In particolare, se X = C(

B(0, r),

B(0, R)) ` e lo spazio delle funzioni continue u :

B(0, r)

B(0, R), munito della topologia della convergenza uniforme, lapplica-
zione
T : X u G(x, u(x)) X
` e ben denita ed ` e una contrazione, perch e
jT(u) T(v)j = sup

B(0,r
0
)
G(x, u(x)) G(x, v(x))
1
2
ju vj u, v X.
Poich e X, con la distanza
d(u, v) = sup
x

B(0,r)
u(x) v(x),
` e uno spazio metrico completo, la T ammette in X un unico punto sso f . Ottenia-
mo:
f (x) = f (x) A
1
0
F(x, f (x)) = F(x, f (x)) = 0.
Per vericare lunicit` a, ` e suciente osservare che
y
2
y
1
= G(x, y
2
) G(x, y
1
)
1
2
y
2
y
1

se (x, y
1
), (x, y
2
)

B(0, r)

B(0, R), F(x, y
1
) = F(x, y
2
) = 0.

20 1. CALCOLO DIFFERENZIALE NEGLI SPAZI EUCLIDEI


Supponiamo ora che la funzione F ammetta derivate parziali continue rispetto
a tutte le variabili. Se una funzione f (x) di classe C
1
soddisfa, in un intorno del
punto x
0
,
_

_
F(x, f (x)) = F(x
0
, y
0
),
f (x
0
) = y
0
,
otteniamo, calcolando il dierenziale rispetto ad x:
F
x
(x, f (x)) +
F
y
(x, f (x))
f
x
(x) = 0 .
La matrice Jacobiana A(x, y) =
F
y
(x, y) ` e invertibile in un intorno di (x
0
, y
0
) ed
otteniamo quindi:
(3.1)
f (x)
x
=
_
F
y
(x, f (x))
_
1
F
x
(x, f (x)) .
Per ogni variabile x
i
, (3.1) denisce un sistema di equazioni dierenziali ordinarie,
dipendente dalle altre variabili x
j
( j i) come parametri. Otteniamo quindi che,
se F ` e di classe C
k
per k 1 rispetto a tutte le variabili x
1
, ..., x
n
, y
1
, . . . , y
m
, la
funzione f ` e di classe C
k
in un intorno di x
0
.
Vale quindi il:
Teorema 1.11. Siano un aperto di R
n+m
= R
n
x
R
m
y
ed F : R
m
una
funzione dierenziabile di classe C
k
, con 1 k . Se, in un punto (x
0
, y
0
)
lo Jacobiano
F
y
(x
0
, y
0
) ` e una matrice invertibile, allora esiste un intorno aperto
convesso U di x
0
in R
n
ed ununica funzione f : U R
m
, di classe C
k
, tale che
(x, f (x)) x U ed F(x, f (x)) = F(x
0
, y
0
) x U .
Dimostrazione. I casi in cui k sia un intero positivo od seguono dallosser-
vazione precedente. Per dimostrare la tesi nel caso analitico reale, si pu` o, in primo
luogo, risolvere per serie, cio` e calcolando le successive derivate parziali di f (x) in
x
0
usando la (3.1) e le relazioni che da essa si ottengono dierenziandola; occorre
poi stimare la crescita di tali derivate utilizzando lipotesi di analiticit` a della F.
Teorema 1.12 (dellapplicazione inversa). Siano un aperto di R
n
ed f :
R
n
unapplicazione dierenziabile di classe C
k
, con 1 k . Se df (x
0
) ` e
invertibile, allora f ` e un omeomorsmo di un intorno aperto U di x
0
su un intorno
aperto V di y
0
= f (x
0
) e lapplicazione inversa
_
f
V
U
_
1
` e dierenziabile di classe
C
k
in un intorno di y
0
.
Dimostrazione. Consideriamo lapplicazione
R
n
y
(y, x) f (x) y R
n
.
Essa ` e di classe C
k
e, per ipotesi,
F
x
(x, y) =
f (x)
x
4. MOLLIFICATORI 21
` e invertibile per x = x
0
ed y = y
0
= f (x
0
). Per il teorema delle funzioni implicite vi
` e una g, univocamente denita e di classe C
k
in un intorno V di y
0
in R
n
y
, tale che
_

_
f (g(y)) y = 0 y V ,
g(y
0
) = x
0
.
Poich e dg(y
0
) = d f (x
0
)
1
` e ancora invertibile, possiamo determinare ununica h
di classe C
k
in un intorno W di x
0
, a valori in R
n
, tale che g h sia ben denita
in W e g(h(x)) = x in W, h(x
0
) = y
0
. Possiamo supporre, poich e h ` e continua,
che h(W) V e quindi applicando f ai due membri delluguaglianza g h(x) = x
otteniamo:
h(x) = f g h(x) = f (x) in W .

4. Mollicatori
Ricordiamo che il supporto di una funzione reale f , denita su uno spazio
topologico X, ` e la chiusura dellinsieme dei punti x di X in cui f (x) 0:
supp( f ) = x X f (x) 0.
Denizione 1.7. Se ` e un aperto di R
n
, indichiamo con C
k
comp
(), per 0 k
, lo spazio vettoriale reale delle funzioni reali, di classe C
k
su , con supporto
compatto contenuto in .
Osserviamo che la funzione identicamente nulla (che ha supporto vuoto) ` e
lunica funzione analitica reale a supporto compatto in R
n
.
Lemma 1.13. Possiamo trovare una funzione C

comp
(R
n
) tale che (x) 0 per
ogni x R
n
, (0) > 0 e supp( f ) = x 1.
Dimostrazione. La funzione reale f : R R, denita da
f (t) =
_

_
exp(1/t) se t > 0
0 se t 0 .
` e di classe C

; essa ` e infatti di classe C

in tutti i punti t 0.
`
E continua in 0 in
quanto
lim
t0
+
f (t) = lim
s+
1
e
s
= 0 .
Abbiamo poi, se t > 0 e k ` e un intero positivo:
(4.1)
d
k
dt
k
f (t) =
p
k
(t)
t
2k
f (t)
per un polinomio p
k
R[t] di grado minore di k. Infatti:
d
dt
f (t) =
1
t
2
f (t) t > 0;
22 1. CALCOLO DIFFERENZIALE NEGLI SPAZI EUCLIDEI
supponiamo che la (4.1) sia vera per un intero k 1. Allora
d
k+1
dt
k+1
f (t) =
d
dt
_
p
k
(t)
t
2k
f (t)
_
=
t
2
p

k
(t) (1 + 2kt)p
k
(t)
t
2(k+1)
f (t), t > 0 .
Abbiamo quindi, per polinomi q
2k
R[s] di grado 2k:
lim
t0
+
d
k
dt
k
f (t) = lim
s+
q
2k
(s)
e
s
= 0
per ogni intero k 1. Per il Teorema dellH opital, ne segue che f ` e di classe C

e
ha tutte le derivate nulle per t = 0.
Allora la funzione : R
n
R, denita da:
(x) = f (1 x
2
) x R
n
,
gode di tutte le propriet` a richieste.
Lemma 1.14. Sia : R
n
R una funzione continua a supporto compatto. Se
(x) 0 per ogni x R
n
e (x
0
) > 0 in un punto x
0
R
n
, allora
0 <
_
R
n
(x)dx < .
Dimostrazione. Osserviamo che ` e integrabile perch e ` e continua e nulla fuori
da un compatto. Per il Teorema di Weierstrass ha un massimo M su supp e
0 < M < . Inoltre il supporto di , essendo compatto, ` e contenuto nel cubo
[R/2, R/2]
n
per un numero positivo R sucientemente grande. Per la monotonia
dellintegrale, otteniamo quindi
0
_
R
n
(x)dx M R
n
< .
Poich e ` e continua, possiamo poi trovare > 0 tale che
(x) (x
0
)/2 > 0 se x
i
0
/2 x
i
x
i
0
+ /2 .
Ancora per la monotonia dellintegrale, otteniamo che
_
R
n
(x)dx
_
x
i
x
i
0
/2
(x
0
)/2 dx =
n
(x
0
)/2 > 0 .

Dai due lemmi precedenti ricaviamo:


Lemma 1.15. Esiste una funzione : R
n
R, di classe C

e a supporto
compatto, tale che
(1) (x) 0 per ogni x R
n
;
(2) supp() D
n
= x R
n
x 1;
(3)
_
R
n
(x)dx = 1.
4. MOLLIFICATORI 23
Sia una funzione reale con le propriet` a elencate nel lemma. Allora ciascuna
delle funzioni

, per > 0, denite da:

(x) =
n
(x/) x R
n
gode delle propriet` a:
(1) supp(

) B(0, ) = x ;
(2)
_
R
n

(x)dx = 1.
La seconda propriet` a segue infatti dalle formule di cambiamento di variabili negli
integrali multipli.
Denizione 1.8. La famiglia

> 0 si dice una famiglia di mollicatori in R


n
.
Teorema 1.16. Sia

=
n
(x/)
>0
una famiglia di mollicatori in R
n
. Allora
per ogni funzione continua f : R
n
R, le funzioni:
f

(x) =
_
R
n
f (y)

(x y)dy x R
n
sono di classe C

in R
n
; inoltre:
(1) supp( f

) supp( f ) + B(0, ) = x R
n
dist(x, supp( f )) ;
(2) lim
0
+ f

(x) = f (x) uniformemente sui compatti di R


n
.
Dimostrazione. Osserviamo che, per ogni x R
n
ssato, la funzione R
n

y f (y)

(x y) ` e continua e uguale a 0 fuori dalla palla chiusa di centro x e


raggio . Essa ` e dunque integrabile su R
n
e quindi la f

` e ben denita. Chiaramente


f

(x) = 0 se dist(x, supp f ) > .


Essa ` e una funzione di classe C

per il teorema di derivazione sotto il segno


di integrale.
Inne, abbiamo
f

(x) =
_
R
n
f (x y)

(y)dy =
_
R
n
f (x y)(y)dy
per il teorema di cambiamento di variabili negli integrali multipli. La funzione
R
n
R
n
(x, y) f (x y) R ` e continua e quindi uniformemente continua
sui compatti. Fissato un numero reale positivo, possiamo trovare allora per ogni
compatto K di R
n
un > 0 tale che
f (x y) f (x) < se x K, y < .
Allora:
f

(x) f (x)

_
R
n
f (x y) f (x)(y)dy

< se < , x K .
La dimostrazione ` e completa.
Proposizione 1.17. Siano K un compatto di R
n
ed A un aperto di R
n
contenente
K. Esiste allora una funzione f C

(R
n
) tale che 0 f (x) 1 in R
n
, f (x) = 1
su K ed f (x) = 0 se x A.
24 1. CALCOLO DIFFERENZIALE NEGLI SPAZI EUCLIDEI
Dimostrazione. Siano U
1
, U
2
intorni aperti di K in A con U
1
U
2
A. Sia
> 0 un numero reale maggiore di dist(K, R
n
\U
1
), dist(U
1
, R
n
\U
2
) e dist(U
2
, R
n
\
A). Poich e R
n
` e uno spazio normale, possiamo trovare una funzione di Urysohn
: R
n
I = [0, 1] R tale che (x) = 1 se x U
1
, (x) = 0 se x U
2
. Sia

>0
una famiglia di mollicatori in R
n
. Allora
f (x) =

(x) =
_
R
n
(y)

(x y)dy
soddisfa tutte le propriet` a richieste. Infatti, poich e 0 (x) 1,
0 f (x) =
_
R
n
(y)

(x y)dy
_
R
n

(x y)dy = 1;
se x K, allora (y)

(x y) =

(x y) per ogni y R
n
perch e y U
1
se x y
appartiene al supporto di

e quindi
f (x) =
_
R
n
(y)

(x y)dy =
_
R
n

(x y)dy = 1 x K ;
se x A, allora (y) = 0 sul supporto di y

(x y), in quanto esso ` e contenuto


in R
n
\ U
2
e perci ` o:
f (x) =
_
R
n
(y)

(x y)dy =
_
R
n
0dy = 0.

Osservazione 1.18. Pi ` u semplicemente, se 3r > dist(K, A), posto K


r
= x R
n

dist(x, K) < r, possiamo denire


f (x) =
_
K
r

r
(x y)dy.
Si dimostra che la funzione f ha supporto in K
2r
= x dist(x, K) < 2r, che
assume valori nellintervallo [0, 1], e che f
1
(1) = K.
5. Immersioni e sommersioni dierenziabili negli spazi Euclidei
Siano A un aperto di R
n
, B un aperto di R
m
ed f : A B una funzione
dierenziabile di classe C
k
, con k 1.
Denizione 1.9. Diciamo che f ` e unimmersione dierenziabile in x
0
A se il
suo dierenziale d f (x
0
) : R
n
R
m
` e un monomorsmo Rlineare; la f si dice
unimmersione dierenziabile se ` e tale in ogni punto di A.
Diciamo che f ` e una sommersione dierenziabile in x
0
A se il suo dieren-
ziale d f (x
0
) : R
n
R
m
` e un epimorsmo R-lineare; la f si dice una sommersione
dierenziabile se ` e tale in ogni punto di A.
Un punto x
0
in cui la f non sia una sommersione dierenziabile si dice punto
critico di f e la sua immagine f (x
0
) B valore critico di f .
Linsieme dei punti critici di f si indica con C( f ) e linsieme dei valori critici
con CV( f ).
5. IMMERSIONI E SOMMERSIONI DIFFERENZIABILI NEGLI SPAZI EUCLIDEI 25
Esempio 1.2. Consideriamo lapplicazione f : R x 1 + x
2
R. Allora f
` e unimmersione e una sommersione in ogni x R \ 0; abbiamo C( f ) = 0 e
CV( f ) = 1.
Teorema 1.19 (dellinversa sinistra). Siano A R
n
e B R
m
due aperti ed
f : A B unapplicazione dierenziabile di classe C
k
con k 1. Se f ` e unim-
mersione nel punto x
0
A, allora n m e possiamo trovare un intorno aperto U
di x
0
in A, un intorno aperto W di f (x
0
) in B ed unapplicazione dierenziabile
g : W U, di classe C
k
, tali che
f (U) W e g f (x) = x x U .
Dimostrazione. Per ipotesi il dierenziale d f (x
0
) : R
n
R
m
` e un monomor-
smo Rlineare e quindi n m. In particolare, il determinante di un minore n n
della matrice Jacobiana di f in x
0
` e diverso da zero. Supponiamo per semplicit` a
che la matrice delle prime n righe:
( f
1
, . . . , f
n
)
(x
1
, . . . , x
n
)
=
_

_
f
1
(x
0
)
x
1
f
1
(x
0
)
x
2
. . .
f
1
(x
0
)
x
n
f
2
(x
0
)
x
1
f
2
(x
0
)
x
2
. . .
f
2
(x
0
)
x
n
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
f
n
(x
0
)
x
1
f
n
(x
0
)
x
2
. . .
f
n
(x
0
)
x
n
_

_
abbia determinante diverso da zero. Poich e essa ` e la matrice Jacobiana in x
0
della
composizione f di f con la proiezione nelle prime n coordinate:
: R
m

t
(y
1
, . . . , y
m
)
t
(y
1
, . . . , y
n
) R
n
,
per il teorema dellapplicazione inversa possiamo trovare intorni aperti U di x
0
in
A e W

di f (x
0
) in R
n
tali che
= ( f )

U
: U x ( f (x)) W

sia un omeomorsmo di U su W

e
1
sia dierenziabile di classe C
k
in W

.
Poniamo W =
1
(W

) B e g =
1
su W: la funzione cos` denita ` e di classe
C
k
e soddisfa la tesi.
Teorema 1.20 (dellinversa destra). Siano A R
n
e B R
m
due aperti ed f : A
B unapplicazione dierenziabile di classe C
k
, con k 1. Se f ` e una sommersione
dierenziabile nel punto x
0
A, allora n m e possiamo trovare intorni aperti U
di x
0
in A, W di f (x
0
) in B ed una funzione dierenziabile g : W U di classe C
k
tale che
g(W) U, f g(y) = y y W .
Dimostrazione. Poich e d f (x
0
) : R
n
R
m
` e un epimorsmo Rlineare, n m.
A meno di permutare gli indici delle coordinate x
1
, . . . , x
m
, possiamo supporre che
26 1. CALCOLO DIFFERENZIALE NEGLI SPAZI EUCLIDEI
la matrice delle prime m colonne:
( f
1
, . . . , f
m
)
(x
1
, . . . , x
m
)
=
_

_
f
1
(x
0
)
x
1
f
1
(x
0
)
x
2
. . .
f
1
(x
0
)
x
m
f
2
(x
0
)
x
1
f
2
(x
0
)
x
2
. . .
f
2
(x
0
)
x
m
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
f
m
(x
0
)
x
1
f
m
(x
0
)
x
2
. . .
f
m
(x
0
)
x
m
_

_
abbia determinante diverso da 0.
Siano x

= (x
1
, . . . , x
m
), x

= (x
nm+1
, . . . , x
n
),
: R
m

t
x


t
(x

, x

0
) R
n
= R
m
y
R
nm
z
.
La ` e unimmersione di classe C

di R
m
in un sottospazio ane di dimensione
n di R
n
per il punto x
0
. Quindi la f ` e denita e dierenziabile in un intorno
di x

0
=
t
(x
1
0
, . . . , x
m
0
) in R
m
e il suo dierenziale in x

0
` e un isomorsmo lineare
R
m
R
m
. Per il teorema dellapplicazione inversa, possiamo trovare intorni U

di
x

0
in , W di y
0
= f (x
0
) = f (y
0
) in B, tali che
= ( f )

W
U

: U y f ((y)) W
sia un omeomorsmo e la sua inversa
1
: W U

sia dierenziabile di classe


C
k
. Allora la g =
1
soddisfa la tesi.
6. Sottovariet` a dierenziabili negli spazi Euclidei
Denizione 1.10. Una sottovariet` a parametrica di dimensione m e di classe C
k
,
con k 1, dello spazio Euclideo R
n
` e unapplicazione
: R
n
,
denita su un aperto di R
m
, tale che:
(1) ` e unimmersione topologica;
(2) ` e unimmersione dierenziabile di classe C
k
.
Limmagine () si dice il supporto della variet` a parametrica e si indica con .
Osserviamo che m n. Se m = n, per il teorema dellapplicazione inversa la
` e un dieomorsmo di classe C
k
dellaperto di R
n
= R
m
sullaperto () di R
n
.
Lemma 1.21. Sia : R
n
una variet ` a parametrica di dimensione m, denita
su un aperto R
m
e di classe C
k
, con k 1. Per ogni y
0
, esistono un
intorno aperto U di (y
0
) in R
n
ed n m funzioni f
i
: U R di classe C
k
tali
che
() U =
_
x U f
i
(x) = 0, 1 i n m
_
,
ed inoltre
d f
1
(x), ..., d f
nm
(x)
_
R
n
_

sono linearmente indipendenti per ogni x U.


6. SOTTOVARIET
`
A DIFFERENZIABILI NEGLI SPAZI EUCLIDEI 27
Dimostrazione. Poich e ` e unimmersione dierenziabile in ogni punto di ,
possiamo senzaltro supporre che la matrice
_

1
y
1
. . .

1
y
m
.
.
.
.
.
.
.
.
.

m
y
1
. . .

m
y
m
_

_
abbia determinante diverso da zero in y
0
. Sia : R
n
R
m
la proiezione nelle
prime m coordinate. Per il teorema dellapplicazione inversa, possiamo trovare un
intorno aperto W di ((y
0
)) in R
m
e un intorno V di y
0
in tale che
g (y) = y, y V , g(x

) = x

, x

W .
Poich e abbiamo supposto che sia unimmersione topologica, possiamo trovare
un intorno aperto U di (y
0
) in R
n
tale che
(V) = U () .
Poniamo
f
i
(x) = x
m+i

m+i
g((x)) per x U, i = 1, ..., n m.
Chiaramente le f
i
hanno dierenziali linearmente indipendenti in U e (V) ` e il
luogo di zeri delle f
i
in U.
Viceversa, vale il
Lemma 1.22. Siano n, m interi con 0 < m < n e sia F : A R
nm
una som-
mersione dierenziabile di classe C
k
(k 1), denita su un aperto A di R
n
. Se
F(x
0
) = 0 in un punto x
0
A, possiamo trovare una sottovariet` a parametrica
: A, denita su un aperto di R
m
, di classe C
k
e dimensione m, tale che,
per un intorno aperto U di x
0
in A, risulti:
x U F(x) = 0 = () .
Dimostrazione. Possiamo supporre che la matrice
_
F
i
(x)
x
m+j
_
1i, jnm
sia inver-
tibile per x = x
0
. Per il teorema delle funzioni implicite, esistono un intorno
aperto di (x
1
0
, ..., x
m
0
) in R
m
, un intorno aperto W di (x
m+1
0
, ..., x
n
0
) in R
nm
tali che
W = U ed una funzione g : W, di classe C
k
, tali che
F(x) = 0 U = (y, g(y)) y .
Baster` a allora denire
: y (y, g(y)) R
n
.

Denizione 1.11. Si dice sottovariet ` a dierenziabile di classe C


k
e di dimensione
m di R
n
un sottoinsieme S di R
n
tale che, per ogni punto x
0
S si possa trovare un
intorno aperto U di x
0
in R
n
tale che la componente connessa di x
0
in S U sia il
supporto di una sottovariet` a parametrica di dimensione m.
Una supercie parametrica regolare : R
n
di classe C
k
, con () S ,
si dice una parametrizzazione locale di classe C
k
, della supercie S .
28 1. CALCOLO DIFFERENZIALE NEGLI SPAZI EUCLIDEI
La topologia di sottovariet` a di S ` e quella che ha per base le componenti
connesse delle intersezioni di S con gli aperti di R
n
.
Si pu` o scegliere come base della topologia di sottovariet` a di S anche la famiglia
dei supporti delle sue parametrizzazioni locali di classe C
k
.
Essa ` e in generale pi ` u ne della topologia di sottospazio.
Esempio 1.3. Sia M(m, n; R) = R
mn
lo spazio vettoriale delle matrici m n a
coecienti reali e sia k minm, n. Allora linseme M(m, n; k; R) delle matrici
m n di rango k ` e una sottovariet` a dierenziabile localmente chiusa di classe C

di M(m, n; R), di dimensione k(m+ n k). Infatti M(m, n; k; R) ` e lintersezione del


chiuso delle matrici che hanno nulli tutti i determinanti dei minori di ordine (k +1)
con laperto delle matrici che hanno almeno uno dei determinanti dei minori di
ordine k diverso da zero.
Un atlante di M(m, n; k; R) si pu` o parametrizzare con la scelta di k colonne
X
i
1
, . . . , X
i
k
, con 1 i
1
< < i
k
n della matrice X M(m, n; k; R). Laperto
U
i
1
,...,i
k
` e formato dalle matrici X per cui X
i
1
, . . . , X
i
k
sono linearmente indipendenti.
Le coordinate sono allora gli (mk) coecienti della matrice (X
i
1
, . . . , X
i
k
), che va-
riano nellaperto di M(m, k; R) = R
mk
delle matrici che hanno un minore kk con
determinante diverso da 0, e i k(n k) coecienti c
h
j
che si ricavano dalla decom-
posizione X
j
=
_
k
h=1
c
h
j
X
i
h
della j-esima colonna ( j i
1
, . . . , i
k
) di X rispetto alle
colonne X
i
1
, . . . , X
i
k
. Questa scelta delle coordinate denisce un dieomorsmo di
U
i
1
,...,i
k
sul prodotto R
k(nk)
R
k(m+nk)
.
CAPITOLO 2
Geometria dierenziale di R
n
1. Campi di vettori in R
n
Sia un aperto di R
n
. Indichiamo con C

() lalgebra reale delle funzioni


reali che sono denite e continue, con le loro derivate parziali di ogni ordine, su .
Vale il seguente:
Lemma 2.1. Siano un aperto di R
n
, f C

(), ed x
0
un punto di . Possiamo
trovare funzioni g
1
, . . . , g
n
C

() tali che:
(1.1) f (x) = f (x
0
) + (x
1
x
1
0
)g
1
(x) + + (x
n
x
n
0
)g
n
(x) x .
Inoltre
(1.2) g
j
(x
0
) =
f (x
0
)
x
j
per j = 1, . . . , n.
Dimostrazione. Possiamo supporre per semplicit` a che f (x
0
) = 0. Sia B(x
0
, r) =
x R
n
x x
0
< r una palla aperta, di centro x
0
, contenuta in . Per ogni pun-
to x di B(x
0
, r), il segmento [x
0
, x], di estremi x
0
, x
1
, ` e contenuto in . Abbiamo
perci ` o, per il teorema fondamentale del calcolo integrale,
f (x) = f (x) f (x
0
) =
_
1
0
d
dt
f (x
0
+ t(x x
0
))dt
=

n
j=1
(x
j
x
j
0
)
_
1
0
f
x
j
(x
0
+ t(x x
0
))dt.
Per il teorema di derivazione sotto il segno di integrale, le funzioni
h
j
(x) =
_
1
0
f
x
j
(x
0
+ t(x x
0
))dt
sono denite e di classe C

sulla palla aperta B(x


0
, r). Fissiamo ora numeri reali
r
1
, r
2
con 0 < r
1
< r
2
< r ed introduciamo la funzione di taglio:
(t) =
_

_
1 se t r
1
exp
_
exp(1/(r
1
t)
tr
2
_
se r
1
< t < r
2
0 se t r
2
.
La ` e una funzione di classe C

, non crescente, uguale a 1 per t r


1
ed uguale a
0 per t r
2
. Perci ` o le funzioni
k
j
(x) =
_

_
(x x
0
)h
j
(x) se x x
0
< r
2
0 se x x
0
r
2
29
30 2. GEOMETRIA DIFFERENZIALE DI R
n
sono denite e di classe C

su R
n
. Osserviamo che k
j
(x) = h
j
(x) se x x
0
r
1
.
In particolare:
f (x) =

n
j=1
(x
j
x
j
0
)k
j
(x) per x B(x
0
, r
1
).
Poich e la funzione

f = f (x)
_
n
j=1
(x
j
x
j
0
)k
j
(x), che ` e denita e di classe C

su
, si annulla sulla palla B(x
0
, r
1
), le funzioni

j
(x) =
_

_
0 se x B(x
0
, r
1
)
(x
j
x
j
0
)

f (x)
x x
0

2
se x \ x
0

sono denite e di classe C

in . Otteniamo quindi la tesi ponendo g


j
= k
j
+
j
,
per j = 1, . . . , n. Infatti la (1.2) ` e conseguenza della (1.1).
Denizione 2.1. Un campo di vettori X sullaperto di R
n
` e un operatore die-
renziale lineare reale del primo ordine omogeneo su , cio` e unapplicazione:
(1.3) X : C

() C

()
che si possa descrivere mediante:
(1.4)
_

_
X( f )(x) =

n
j=1
a
j
(x)
f (x)
x
j
f C

()
con a
j
C

() per j = 1, . . . , n.
Indicheremo nel seguito con X() linsieme di tutti i campi di vettori su .
Ricordiamo la denizione:
Denizione 2.2. Unalgebra g su un campo K, con prodotto g g (X, Y)
[X, Y] g si dice unalgebra di Lie se il prodotto soddisfa gli assiomi:
[X, X] = 0 X g (antisimmetria)
[X, [Y, Z]] + [Y, [Z, X]] + [Z, [X, Y]] = 0 X, Y, Z g
(identit` a di Jacobi).
Abbiamo facilmente:
Proposizione 2.2. Linsieme X() dei campi di vettori su ` e:
(1) uno spazio vettoriale reale;
(2) un C

()-modulo a sinistra;
(3) unalgebra di Lie reale per loperazione di commutazione di campi di
vettori:
(1.5) X() X() (X, Y) [X, Y] = X Y Y X X().
Dimostrazione. Ricordiamo che, se
X =

n
j=1
a
j
(x)

x
j
ed Y =

n
j=1
b
j
(x)

x
j
,
2. CURVE INTEGRALI DI UN CAMPO DI VETTORI IN R
n
31
si ha:
X + Y =

n
j=1
_
a
j
(x) + b
j
(x)
_

x
j
, R,
f X + gY =

n
j=1
_
f (x)a
j
(x) + g(x)b
j
(x)
_

x
j
f , g C

().
Queste operazioni deniscono le strutture di spazio vettoriale reale e di C

()-
modulo di X(). La verica di (1) e (2) ` e dunque immediata.
Per dimostrare la (3), basta vericare che:
(1.6) [X, Y] =

n
j,k=1
_
a
k
(x)
b
j
(x)
x
k
b
k
(x)
a
j
(x)
x
k
_

x
j
.

Per preparare la denizione astratta di campo di vettori su una variet` a, dimo-
striamo la
Proposizione 2.3. Condizione necessaria e suciente anch e unapplicazione R-
lineare X : C

() C

() sia un campo di vettori in ` e che valga la:


(1.7) X( f g) = f X(g) + gX( f ) f , g C

() (identit` a di Leibnitz).
Dimostrazione. La verica della necessit` a della condizione ` e immediata. Ve-
richiamo la sucienza. Dimostriamo innanzi tutto che, se X End
R
(C

())
soddisfa la (1.7), allora X si annulla sulle costanti. Se infatti indichiamo con c la
funzione che vale identicamente c R su , otteniamo dalla (1.7):
X(1) = X(1 1) = 1 X(1) + 1 X(1) = 2 X(1) = X(1) = 0.
Quindi anche:
X(c) = X(c 1) = c X(1) = c 0 = 0.
Poniamo ora a
j
(x) = X(x
j
). Fissato x
0
ed f C

(), utilizziamo il Lem-


ma 2.1 per ssare anche funzioni g
j
C

() che soddisno le (1.1) ed (1.2).


Otteniamo:
X( f )(x
0
) = [X( f (x
0
) +

n
j=1
(x
j
x
j
0
)g
j
(x))]
x=x
0
= X( f (x
0
)) +

n
j+1
_
X((x
j
x
j
0
)g
j
(x))
_
x=x
0
= 0 +

n
j=1
_
(x
j
x
j
0
)X(g
j
) + g
j
(x)X(x
j
x
j
0
)
_
x=x
0
=

n
j=1
g
j
(x
0
)X(x
j
)(x
0
) =

n
j=1
a
j
(x
0
)
f (x
0
)
x
j
.
La dimostrazione ` e completa.
2. Curve integrali di un campo di vettori in R
n
Sia un aperto di R
n
. Al campo di vettori
X =

n
j=1
a
j
(x)

x
j
X() (2.1)
associamo il sistema (autonomo) di equazioni dierenziali ordinarie:
x
j
(t) = a
j
(x(t)), j = 1, . . . , n. (2.2)
32 2. GEOMETRIA DIFFERENZIALE DI R
n
Denizione 2.3. Le soluzioni del sistema (2.2) si dicono curve integrali o curve
caratteristiche del campo di vettori (2.1).
Osservazione 2.4. Lungo le curve integrali t x(t) lazione del campo si riduce
alla dierenziazione ordinaria:
(2.3) (X f )(x(t)) =
d
dt
f (x(t)) f C

().
Viceversa, le soluzioni u C

() dellequazione dierenziale alle derivate


parziali:
(2.4) Xu(x) = 0 x
sono integrali primi del sistema (2.2). Cio` e, se x = x(t), per t (a, b), ` e soluzione
di (2.2), allora:
(2.5) u(x(t)) = costante per a < t < b.
Dal teorema di esistenza, unicit` a e dipendenza dierenziabile dei dati per i
sistemi di equazioni dierenziali ordinarie abbiamo:
Proposizione 2.5. Siano (2.1) un campo di vettori nellaperto R
n
ed x
0
un
punto di . Allora vi ` e un unico intervallo aperto (a, b) R, con a < 0 <
b + ed ununica curva : (a, b) di classe C

, tale che valgano le (2.6)


e (2.7):
(2.6)
_

_
(t) = a
j
((t)) per ogni a < t < b ed 1 j n,
(0) = x
0
.
(2.7)
_
(t

) diverge in
successione t

limitata e divergente in (a, b).


Indicheremo con con I
X,x
0
lintervallo (a, b) e con
X
(x
0
, t) la curva : (a, b)
descritti nella Proposizione 2.5. Abbiamo ancora:
Proposizione 2.6 (Dipendenza dai dati iniziali). Con le notazioni della Proposi-
zione 2.5: ssato x
0
esistono un intorno U di x
0
in ed un numero reale r > 0
tali che:
I
X,x
(r, r) x U, (2.8)
U (r, r) (x, t)
X
(x, t) ` e unapplicazione di classe C

. (2.9)
Denizione 2.4. Sia (2.1) un campo di vettori. Un punto x si dice:
regolare, o non stazionario, se (a
1
(x), . . . , a
n
(x))

0,
critico, o stazionario, se (a
1
(x), . . . , a
n
(x)) =

0.
Osserviamo che x ` e un punto critico per X X() se e soltanto se I
X,x
= R
ed
X
(x, t) = x per ogni t R.
Esempio 2.1. Sia = R
n
e supponiamo che i coecienti a
j
di (2.1) siano costanti
e non tutti nulli. Allora le curve integrali di X sono della forma:
x
j
(t) = x
j
0
+ ta
j
per j = 1, . . . , n, t R,
2. CURVE INTEGRALI DI UN CAMPO DI VETTORI IN R
n
33
sono cio` e il fascio delle rette parallele alla direzione a = (a
1
, . . . , a
n
).
Fissiamo unapplicazione lineare : R
n
R
n1
che abbia come nucleo la
retta Ra. Allora le soluzioni di (2.4) sono tutte e sole le u = v , al variare di v in
C

(R
n1
).
Esempio 2.2. Sia = R
2
x,y
e sia:
X = x

y
y

x
.
Allora il corrispondente sistema di equazioni ordinarie ` e:
_

_
x = y
y = x
che ha soluzioni della forma:
_

_
x = Acos(t + t
0
)
y = Asin(t + t
0
)
con A, t
0
R.
Le soluzioni sono quindi lorigine, che ` e lunico punto stazionario di X, e le cir-
conferenze con centro nellorigine.
Le soluzioni di (2.4) sono le u = v(x
2
+ y
2
), con v C

(R).
Esempio 2.3. Sia ancora = R
2
x,y
e sia:
X = x

x
+ y

y
.
Le soluzioni del sistema:
_

_
x = x
y = y
sono le curve:
_

_
x = x
0
e
t
y = y
0
e
t
t R, x
0
, y
0
R,
cio` e lorigine, unico punto critico di X, e le semirette aperte uscenti dallorigine.
Le soluzioni di (2.4) devono essere costanti su ciascuna componente connessa del-
lintersezione del suo dominio di denizione con una qualsiasi semiretta uscente
dallorigine. In particolare, le uniche soluzione di classe C

di (2.5) su un domi-
nio stellato rispetto allorigine sono le costanti. In generale, se C

(A) per un
aperto A R, allora le funzioni della forma u(x, y) = (x/y) e v(x, y) = (y/x)
sono soluzioni di (2.4), rispettivamente su U
1
= (x, y) R
2
y 0, (x/y) A e
su U
2
= (x, y) R
2
x 0, (y/x) A.
34 2. GEOMETRIA DIFFERENZIALE DI R
n
Esempio 2.4. Sia = R
2
x,y
e:
X = x

x
y

y
.
Le soluzioni del sistema:
_

_
x = x
y = y
sono le curve:
_

_
x = x
0
e
t
y = y
0
e
t
t R, x
0
, y
0
R,
cio` e lorigine, unico punto critico di X, e le componenti connesse delle iperboli
equilatere aventi per asintoti gli assi coordinati. Le soluzioni di (2.5) sono della
forma u = v(xy), ove v C

(R).
3. Gruppi locali a un parametro associati a campi di vettori
Sia un aperto di R
n
ed X X() un campo di vettori. Poniamo:
(3.1)

= (t; x) R t I
X,x
.
Possiamo precisare ulteriormente la Proposizione 2.6 nella forma seguente:
Teorema 2.7. Linsieme

` e un intorno aperto di 0 in R
n+1
. La:
(3.2)
X
:

(t; x)
X
(t; x)
denita dalle:

X
(t; x)
t
= X

X
(t,x)
(t, x)

(3.3)

X
(0; x) = x x (3.4)
gode delle propriet ` a:
_

X
(t
1
+ t
2
, x) =
X
(t
1
,
X
(t
2
; x))
se (t
2
; x), (t
1
;
X
(t
2
; x)), (t
1
+ t
2
, x)

;
(3.5)
(t, x)

(t,
X
(t; X))

ed
X
(t,
X
(t; x)) = x. (3.6)
Dimostrazione. Basta solo vericare le (3.5) e (3.6). La (3.5) ` e conseguenza
del fatto che, se consideriamo i due membri delluguaglianza come funzioni di t
1
,
essi soddisfano lo stesso problema di Cauchy:
_

(t) = X
(t)
(0) =
X
(t
2
; x).
La (3.6) ` e conseguenza della (3.5).
3. GRUPPI LOCALI A UN PARAMETRO ASSOCIATI A CAMPI DI VETTORI 35
Osserviamo che la (3.5) ci dice in particolare che, se (t; x)

, allora esiste un
intorno aperto U di x in ed un > 0 tale che, per t < , la x
X
(t, x) ` e un
dieomorsmo tra laperto U e laperto
X
(t; U) di .
Scriveremo anche
t
X
per lapplicazione x
X
(t, x). Osserviamo che in
generale essa non ` e denita su tutto laperto . La (3.5) si pu` o comunque riscrivere
nella forma:
(3.7)
t
1
X

t
2
X
=
t
1
+t
2
X
,
intendendo con questo che luguaglianza ` e vericata per tutti gli x per cui
entrambi i membri della (3.7) siano deniti.
Introduciamo per funzioni di questo tipo la seguente:
Denizione 2.5. Sia un aperto di R
n
e sia
t
t R una famiglia di sottoinsie-
mi aperti di con le propriet` a:

t
1

t
2
se t
2
< t
1
, (3.8)
_
t<0

t
=
_
t>0

t
=
0
= , (3.9)

= (t; x) R x
t
` e aperto in R
n+1
. (3.10)
Sia poi
t
C

(
t
, ) t R una famiglia di funzioni che godono delle seguenti
propriet` a:

0
= id
X
, (3.11)

t
1

t
2
=
t
1
+t
2
su
t
1

t
2
, t
1
, t
2
R, (3.12)

(t; x)
t
(x) C

(

, ). (3.13)
Allora la famiglia
t
si dice un gruppo locale a un parametro di dieomorsmi
di .
Il Teorema 2.7 ci dice che:
Proposizione 2.8. Un campo di vettori X X() denisce un gruppo locale a un
parametro
t
X
di dieomorsmi di .
Denizione 2.6. Il gruppo locale a un parametro
t
X
si dice il usso del campo di
vettori X X().
Naturalmente laperto

nella Denizione 2.5 pu` o in generale essere pi ` u pic-
colo dellaperto massimale considerato nellenunciato del Teorema 2.7. Abbiamo
viceversa:
Teorema 2.9. Se
t
C

(
t
, ) ` e un gruppo locale a un parametro di dieo-
morsmi di , risulta univocamente determinato un campo di vettori X X()
tale che:
(3.14)

t
(x)
t
= X

t
(x)
x
t
.
36 2. GEOMETRIA DIFFERENZIALE DI R
n
Dimostrazione. Deniamo X mediante X
x
=

t
(x)
t

t=0
, per ogni x .
Allora, per la (3.12), vale anche la (3.14).
Denizione 2.7. Il campo di vettori X X() che soddisfa la (3.14) si dice il
generatore innitesimale del gruppo locale a un parametro di dieomorsmi
t
.
Denizione 2.8. Chiamiamo gruppo a un parametro di dieomorsmi di una
famiglia di applicazioni dierenziabili
t
: , per t R, tali che:

0
= id
X
, (3.15)

t
1

t
2
=
t
1
+t
2
t
1
, t
2
R, (3.16)
R (t, x)
t
(x) C

(R , ). (3.17)
Chiaramente un gruppo ` e anche un gruppo locale a un parametro di dieomor-
smi.
Denizione 2.9. Un campo di vettori X X() si dice completo se ` e generatore
innitesimale di un gruppo a un parametro di dieomorsmi di .
Si dimostra facilmente il seguente:
Teorema 2.10. Ogni campo di vettori a supporto compatto in ` e completo.
4. Campi di vettori e cambiamenti di coordinate
Sia :

un dieomorsmo tra due aperti di R


n
. Ad esso corrisponde
un isomorsmo lineare:
(4.1)

: X() X(

),
univocamente determinato dalla propriet` a che:
(4.2) (

X) f = X(

f ) = X( f ) f C

).
Se X =
_
n
j=1
a
j
(x)

x
j
, applicando alla (5.4) il teorema della derivazione della
funzione composta, ricaviamo:
(4.3)

X =

n
j,h=1
a
h
(x)

j
(x)
x
h

y
j
per y = (x).
Possiamo interpretare la come un cambiamento di coordinate in , e quindi la
(4.3) come lespressione del campo di vettori X nelle nuove coordinate y.
Abbiamo:
Proposizione 2.11. Sia x
0
un punto regolare per il campo di vettori x X().
Possiamo allora trovare un intorno aperto U di x
0
in ed un cambiamento di
coordinate : U x y = (x) U

tale che:
(4.4)

X =

y
1
.
5. DERIVATA DI LIE RISPETTO A UN CAMPO DI VETTORI 37
Dimostrazione. Possiamo supporre, per ssare le idee, che X sia descritto dal-
la (2.1) e che sia a
1
(x
0
) 0. Indichiamo allora con = (y
1
, . . . , y
n
) la soluzione
del problema di Cauchy:
_

y
1

j
(y
1
, y
2
, . . . , y
n
) = a
j
((y)) ( j = 1, . . . , n)

1
(0, y
2
, . . . , y
n
) = x
1
0

j
(0, y
2
, . . . , y
n
) = x
j
0
+ y
j
( j = 2, . . . , n).
Per il teorema di esistenza e unicit` a, esso denisce una funzione di classe C

in
un intorno di 0 in R
n
y
. Il suo Jacobiano in 0 ` e:
(0)
y
=
_

_
a
1
(x
0
) a
2
(x
0
) . . . a
n
(x
0
)
1
.
.
.
1
_

_
(sono nulli tutti i termini fuori dalla prima riga e dalla diagonale principale). Quindi
la denisce un dieomorsmo tra un intorno U

di 0 in R
n
y
ed un intorno U di x
0
in . Abbiamo:

_

y
1
_
f =

y
1
f ((y
1
, y
2
, . . . , y
n
))
=

n
j=1

j
y
1
f
x
j
=

n
j=1
a
j
(x)
f
x
j
,
ed otteniamo quindi la tesi con =
1
.
5. Derivata di Lie rispetto a un campo di vettori
Proposizione 2.12. Sia un aperto di R
n
e sia X X() un campo di vettori in
. Lapplicazione:
(5.1) L
X
: X() Y [X, Y] = X Y Y X X()
` e una derivazione dellalgebra di Lie X().
`
E cio` e R-lineare e soddisfa:
(5.2) L
X
([Y, Z]) = [L
X
(Y), Z] + [Y, L
X
(Z)] Y, Z X().
Vale inoltre la:
(5.3) L
X
( f Y) = (X f )Y + f L
X
(Y) f C

(), Y X().
Dimostrazione. La verica delle diverse propriet` a ` e immediata. Osserviamo
che la (5.2) ` e una scrittura equivalente dellidentit` a di Jacobi.
Denizione 2.10. La L
X
: X() X() si dice la derivata di Lie rispetto al campo
di vettori X X().
Diamo ora uninterpretazione geometrica della derivata di Lie di un campo di
vettori, che illustra anche il signicato delloperazione di commutazione di campi
di vettori.
38 2. GEOMETRIA DIFFERENZIALE DI R
n
Teorema 2.13. Sia un aperto di R
n
e siano X, Y X(). Allora
(5.4) L
X
(Y)(x) = [X, Y](x) =
_
d
dt
_
t=0
__

t
X
Y
_
(x)
_
.
Dimostrazione. La formula che vogliamo dimostrare ` e di carattere locale ed ` e
invariante rispetto a cambiamenti di coordinate. Quindi, se X
x
0
0, per dimostrare
che essa ` e valida nel punto x
0
, potremo ricondurre la verica al caso in cui
X =

x
1
. Allora
t
X
(x) = x + te
1
ove e
1
= (1, . . . , 0) ` e il primo vettore della base
canonica di R
n
.
Se Y =

n
i=1
b
i
(x)

x
i
X(), abbiamo
d
t
X
(Y)(x) =

m
i=1
b
i
(x te
i
)

x
i
e quindi
_
d
dt
_
t=0
d
t
X
(Y)(x) =

n
i=1
b
i
(x)
x
1

x
i
= [X, Y].
Questo dimostra la (5.4) fuori dai punti critici di X. Osserviamo che, per la dipen-
denza continua della soluzione del problema di Cauchy per un sistema di equazioni
dierenziali ordinarie dai parametri, se X

X() ` e un altro campo di vettori, la


derivata di Lie L
X+X
(Y) dipende con continuit` a dal parametro . Possiamo cos`
ottenere la (5.4) anche in un punto critico x
0
di X, sostituendo ad X il campo di
vettori X + X

, con X

non singolare in x
0
, applicando la prima parte della di-
mostrazione e poi passando al limite, nella L
X+X
(Y)(x
0
) = [X + X

, Y](x
0
), per
0, in modo da ottenere la ancora la (5.4).
6. Spazio tangente ad un aperto di R
n
Denizione 2.11. Sia un aperto di R
n
ed x
0
un punto di . Un vettore tangente
ad in x
0
(o applicato in x
0
) ` e unapplicazione R-lineare:
(6.1) v : C

() R
che soddisfa lidentit` a
(6.2) v( f g) = f (x
0
)v(g) + g(x
0
)v( f ) f , g C

().
Indicheremo con T
x
0
lo spazio tangente ad in x
0
.
Ripetendo i ragionamenti svolti nei paragra precedenti pei campi di vettori
otteniamo:
Proposizione 2.14. Per ogni x
0
lo spazio tangente T
x
0
` e uno spazio vetto-
riale reale di dimensione n; i vettori
_

x
j
_
x
0
, per 1 j n, ne costituiscono una
base.
Denizione 2.12. Lunione disgiunta T =
_
x
T
x
si dice lo spazio tangente
di . Lapplicazione
(6.3) R
n
(x; )

n
j=1

j
_

x
j
_
x
T
7. SPAZIO TANGENTE A UNA SOTTOVARIET
`
A DI R
n
39
` e una bigezione, con cui identichiamo T al prodotto cartesiano R
n
. Indi-
chiamo con : T lapplicazione che associa ad ogni vettore tangente il suo
punto dapplicazione.
Osservazione 2.15. La T

denisce un brato vettoriale banale su .


Proposizione 2.16. I campi di vettori in X() sono in corrispondenza biunivoca
con le sezioni di classe C

del brato T

. La corrispondenza: X()
(, T) associa ad X X() la sezione x X
x
T
x
ove X
x
( f ) = X( f )(x)
per ogni x ed f C

().
Denizione 2.13. Se X X() ed x , il vettore tangente X
x
T
x
denito
nella Proposizione 2.16 si dice la valutazione di X in x.
Denizione 2.14. Il dierenziale di unapplicazione F : R
m
, di classe C
1
su
un aperto di R
n
, ` e lapplicazione
(6.4) F

= dF : T TR
m
denita da
(6.5) dF(v)( f ) = F

(v)( f ) = v(F

f ) = v( f F) v T, f C

(R
m
).
In coordinate, abbiamo:
(6.6) dF
_

n
j=1
a
j
_

x
j
_
x
0
_

_
=

m
i=1

n
j=1
a
j
F
i
(x
0
)
x
j
_

y
i
_
f (x
0
)
.
7. Spazio tangente a una sottovariet` a di R
n
Denizione 2.15. Sia S una sottovariet` a dierenziabile di dimensione m di R
n
. Sia
x
0
S . Un vettore v T
x
0
R
n
si dice tangente ad S se v( f ) = 0 per ogni funzione
f , denita e di classe C

su un intorno di U di x
0
, che si annulla su un intorno di
x
0
in S U.
Indichiamo con T
x
0
S lo spazio dei vettori tangenti ad S in x
0
.
Proposizione 2.17. Sia S una sottovariet` a dierenziabile di dimensione m di R
n
.
Per ogni x S , T
x
S ` e uno spazio vettoriale reale di dimensione m. Linsieme:
(7.1) TS = (x, v) x S , v T
x
S
` e una sottovariet` a dierenziabile di dimensione 2m di TR
n
= R
n
R
n
.
Se : S R
n
` e una parametrizzazione di classe C
k
, con k 1, di S in
un intorno di x
0
S , con aperto di R
m
e y
0
=
1
(x
0
), allora
(7.2) T
x
0
S = d(x
0
)(T
y
0
).
Se S ` e localmente chiusa in R
n
, allora anche TS ` e localmente chiusa in R
n
R
n
.
Dimostrazione. Sia U un intorno aperto di x
0
S e ssiamo funzioni f
1
, . . . , f
nm

C

(U) in modo che


x f
j
(x) = 0, per j = 1, . . . , n m U
40 2. GEOMETRIA DIFFERENZIALE DI R
n
sia un intorno aperto di x
0
in S per la topologia di sottovariet` a. Osserviamo che:
v =

n
j=1
v
j
_

x
j
_
x
0
T
x
0
S
( f
1
, . . . , f
nm
)(x
0
)
x
_

_
v
1
.
.
.
v
n
_

_
= 0
Da questo segue che T
x
0
S ha dimensione m. Abbiamo poi:
(x, v) TS (U R
n
)
_

_
F
j
(x, v) = f
j
(x) = 0,
F
nm+j
(x, v) =

n
i=1
f
j
(x)
x
i
v
i
= 0,
per j = 1, . . . , n m,
e la matrice Jacobiana di F = (F
1
, . . . , F
2(nm)
) ` e della forma:
F(x, v)
(x, v)
=
_

_
( f
1
,..., f
nm
)(x)
x

0
( f
1
,..., f
nm
)(x)
x
_

_
.
Essa ha quindi rango 2(n m) e ci` o dimostra che TS ` e una variet` a sottovariet` a
di R
2n
di dimensione 2m; chiaramente essa ` e localmente chiusa se S ` e localmente
chiusa.
Se : S ` e una parametrizzazione locale di classe C
1
di S , abbiamo
d(y)(T
y
) T
(y)
S per ogni y . Poich e ` e unimmersione dierenziabile, il
sottospazio vettoriale d(y)(T
y
) ha dimensione m e quindi coincide con T
(y)
S .

Denizione 2.16. Data una sottovariet` a dierenziabile S di R


n
ed un intorno aperto
di S in R
n
, un campo di vettori X X() si dice tangente ad S se, per ogni x X,
la valutazione X
x
di X in x ` e un vettore tangente ad S in x.
Si verica facilmente il seguente:
Lemma 2.18. Sia S una sottovariet ` a dierenziabile localmente chiusa di R
n
ed
un intorno aperto di S in R
n
. Allora i campi di vettori X X() che sono tangenti
ad S formano una sottoalgebra di Lie di X().
Dimostrazione. Infatti, se f ` e una funzione reale di classe C

denita in e
nulla su S , ed X, Y X() sono tangenti ad S , allora:
[X, Y]( f ) = X(Y f ) Y(X f ) = 0 su S
perch e X f ed Y f sono ancora funzioni reali di classe C

denite in e nulle
su S .
8. Campi di vettori F-correlati
Unapplicazione dierenziabile F :

di classe C

tra un aperto R
n
ed un aperto

R
n

denisce unapplicazione, anchessa di classe C

, dF :
T T

. In generale per` o, ad un campo di vettori X X() la F non fa


corrispondere un campo di vettori su

.
Introduciamo perci ` o la nozione seguente:
8. CAMPI DI VETTORI F-CORRELATI 41
Denizione 2.17. Sia F :

unapplicazione dierenziabile tra due aperti


di R
n
ed

di R
n

. Due campi di vettori X X() ed X

X(

) si dicono
F-correlati se:
(8.1) dF(x)(X
x
) = X

F(x)
x .
Osservazione 2.19. Ad esempio, se F ` e un dieomorsmo, allora X

= F

(X) ` e
F-correlato ad X ed ` e lunico campo di vettori F-correlato ad X. Se F non ` e un
dieomorsmo, non ` e detto che ad un assegnato campo di vettori X X() si
possa far corrispondere un campo di vettori X

X(

) che sia F-correlato ad X.


Chiaramente, se ve n` e uno, esso ` e completamente determinato nei punti di F().
Proposizione 2.20. Sia F :

unapplicazione dierenziabile tra due aperti


di R
n
ed

di R
n

. Se X
1
, X
2
X(), X

1
, X

2
X(), ed X

j
` e F-correlato a X
j
per j = 1, 2, allora anche [X

1
, X

2
] ` e F-correlato ad [X
1
, X
2
].
Dimostrazione. Siano
X
j
=

n
h=1
a
h
j
(x)

x
h
X

j
=

k=1
b
k
j
(y)

y
k
per j = 1, 2. Il fatto che X

j
sia F-correlato ad X
j
signica che:
b
k
j
(F(x)) =

n
h=1
a
h
j
(x)
F
k
(x)
x
h
per j = 1, 2, k = 1, . . . , n

x .
Dierenziando, otteniamo:

r=1
b
k
j
(F(x))
y
r
F
r
(x)
x

n
h=1
a
h
j
(x)
x

F
k
(x)
x
h
+

n
h=1
a
h
j
(x)

2
F
k
(x)
x
h
x

Abbiamo, per i coecienti di [X

1
, X

2
]:
b
r
1
b
k
2
y
k
b
r
2
b
k
1
y
k
=a
h
1
F
k
x
h
b
k
2
y
r
a
h
2
F
k
x
h
b
k
1
y
r
=a
h
1
a
s
2
x
h
F
k
x
s
+ a
h
1
a
s
2

2
F
k
y
s
x
k
a
h
2
a
s
1
x
h
F
k
x
s
a
h
2
a
s
1

2
F
k
y
s
x
k
=
_
a
h
1
a
s
2
x
h
a
h
2
a
s
1
x
h
_
F
k
x
s
dove abbiamo calcolato per y = F(x) ed abbiamo utilizzato per brevit` a la conven-
zione per cui gli indici ripetuti in alto e in basso si intendono sommati per tutti i
valori per cui sono deniti. Questa relazione ci d` a la tesi.
42 2. GEOMETRIA DIFFERENZIALE DI R
n
9. Il teorema di Frobenius
Sia un aperto di R
n
ed X un campo di vettori in . Per ogni punto regolare di
X passa una ed una sola sua curva integrale. Quindi, se X ` e regolare in tutti i punti
di , la famiglia F delle curve integrali di X in ` e una famiglia di sottovariet` a
dierenziabili di dimensione 1 di ed ogni punto x di appartiene ad uno ed un
solo elemento di F.
Chiaramente la famiglia delle curve integrali di f X, se f ` e una qualsiasi fun-
zione dierenziabile che non si annulla in nessun punto di , coincide con la F. Se
quindi siamo interessati a studiare la famiglia di curve F, sar` a naturale considerare
non un singolo campo di vettori X, ma il C

()-modulo C

() X generato da X,
ovvero il C

()-modulo formato da tutti quei campi di vettori che sono tangenti a


tutte le curve della famiglia F.
Estendiamo questa nozione mediante la denizione:
Denizione 2.18. Si dice sistema dierenziale in , un qualsiasi sotto-C

()-
modulo D() di X().
Per ogni x , linsieme D
x
= X
x
X D() ` e un sottospazio vettoriale di
T
x
. La sua dimensione si dice dimensione di D() in x.
Se tale dimensione ` e costante ed uguale a p in tutti i punti di , diciamo che
D() ` e una distribuzione vettoriale regolare di dimensione p, o una distribuzione
di p-piani in .
Se U ` e un sottoinsieme aperto di , indicheremo con D(U) il C

(U)-modulo
generato dalle restrizioni ad U dei campi di vettori di D().
Il sistema dierenziale D() si dice completamente integrabile se:
(9.1) [D(), D()] D().
Abbiamo indicato con [D(), D()] il C

()-modulo generato dai commutatori


[X, Y], al variare di X, Y in D().
Esempio 2.5. Se n 2, i campi di vettori
X
i, j
= x
i

x
j
x
j

x
i
per 1 i < j n
generano un sistema dierenziale completamente integrabile in R
n
. La sua restri-
zione ad = R
n
\ 0 ` e una distribuzione regolare di iperpiani.
Esempio 2.6. C

(R
n
x
1
,...,x
n
), i campi di vettori
X
j
=

x
j
+
(x
1
, . . . , x
n
)
x
j

x
0
per j = 1, . . . , n
generano una distribuzione di iperpiani completamente integrabile in R
n+1
x
0
,x
1
,...,x
n
.
Esempio 2.7. Sia = R
2n
= R
n
x
R
n
y
. I campi di vettori:
X
j
=

x
j
x
j
y
j

y
j
generano una distribuzione completamente integrabile di n-piani in R
2n
.
9. IL TEOREMA DI FROBENIUS 43
Esempio 2.8. Sia un aperto di R
n
ed F C

(). Allora D() = X


X() XF = 0 ` e un sistema dierenziale completamente integrabile in , e la
sua restrizione allaperto

= x dF(x) 0 ` e una distribuzione diperpiani.


Denizione 2.19. Sia D() un sistema dierenziale. Una sottovariet` a dierenzia-
bile S di si dice variet ` a integrale di D() se T
x
S D
x
per ogni x S .
Esempio 2.9. Nel caso dellEsempio 2.5, 0 e tutte le sfere x R
n
x = r, con
r > 0, sono variet` a integrali di D().
Nel caso dellEsempio 2.6, tutte le ipersupercie x
0
= (x
1
, . . . , x
n
) + k, al
variare di k R, sono variet` a integrali di D(R
2n+1
).
Nel caso dellEsempio 2.7, tutte le sottovariet` a n dimensionali
y
j
= k
j
exp([x
j
]
2
/2),
al variare di k
1
, . . . , k
n
R, sono sottovariet` a integrali di D(R
2n
).
Nel caso dellEsempio 2.8, tutte le sottovariet` a dierenziabili di su cui F sia
costante sono sottovariet` a integrali di D().
Vale il:
Teorema 2.21 (Frobenius). Sia un aperto di R
n
e sia D() una distribuzione
vettoriale regolare completamente integrabile di p-piani in . Per ogni punto x
0

possiamo trovare un intorno aperto U di x
0
in ed ununica variet` a integrale
connessa S di dimensione p di D() che contenga x
0
e sia una sottovariet ` a chiusa
di U.
La dimostrazione del Teorema di Frobenius ` e conseguenza della seguente:
Proposizione 2.22. Sia D() una distribuzione vettoriale regolare completamente
integrabile di p-piani in . Allora, per ogni x
0
possiamo trovare un intorno
aperto U di x
0
in ed un dieomorsmo : U V di U su un intorno aperto V
di 0 in R
n
y
tale che

(D(U)) sia generato da



y
1
, . . . ,

y
p
.
Dimostrazione. Ragioniamo per ricorrenza su p. Nel caso p = 1 ci si riduce
alla Proposizione 2.11. Supponiamo quindi che p > 1 e che il teorema sia vero per
distribuzioni totalmente integrabili di (p 1)-piani. Fissiamo p campi di vettori
X
1
, . . . , X
p
D() tali che X
1 ,x
0
, . . . , X
p ,x
0
generino D
x
0
. Sia X
j
=
_
n
i=1
a
i
j

x
i
, per
j = 1, . . . , p. A meno di cambiare gli indici delle coordinate, possiamo supporre
che la matrice A(x
0
) = (a
i
j
(x
0
))
1i, jp
sia invertibile. Fissiamo un intorno aperto U
di x
0
in cui A(x) = (a
i
j
(x))
1i, jp
sia invertibile. Allora i campi di vettori Y
1
, . . . , Y
d
,
deniti da:
_

_
Y
1
.
.
.
Y
p
_

_
= [A(x)]
1
_

_
X
1
.
.
.
X
p
_

_
generano D(U) come C

(U)-modulo. Essi sono della forma:


Y
j
=

x
j
+

n
h=p+1
b
h
j

x
h
per j = 1, . . . , p.
44 2. GEOMETRIA DIFFERENZIALE DI R
n
La condizione che D(U) sia completamente integrabile, ci dice che i commutatori
[Y
j
, Y
k
], per 1 j < k p, sono combinazioni lineari di Y
1
, . . . , Y
p
con coecienti
in C

(U). Ma:
[Y
j
, Y
k
] =

n
h=p+1
c
h
j,k

x
h
implica allora che
[Y
j
, Y
k
] = 0 1 j < k p.
In particolare, il C

(U)-modulo D
d1
(U) generato da Y
1
, . . . , Y
p1
` e una distri-
buzione di (p 1)-piani in U completamente integrabile. Per lipotesi indutti-
va, possiamo allora trovare un intorno aperto U

di x
0
in U ed un dieomorsmo

: U

su un intorno aperto V

di 0 in R
n

tale che

(D
p1
(U

)) sia generato
da

1
, . . . ,

p1
. Quindi

(D(U

)) ` e generato da campi di vettori:

1
, . . . ,

p1
,
p
=

n
h=p

h
()

h
,
dove possiamo supporre che
p
(0) 0 e quindi, a meno di sostituire ad U

un
intorno aperto pi ` u piccolo di x
0
, che
p
() 0 per V

. Poich e

(D(U

)) ` e un
C

(V

)-modulo, a meno di dividere


p
a sinistra per
p
(), possiamo supporre sia:

p
=

p
+

n
h=p+1

h
()

h
.
Il fatto che

(D(U

)) sia completamente integrabile ci d` a allora:

h
()

j
= 0 per j = 1, . . . , p 1.
Questo ci dice che le
h
sono localmente costanti rispetto alle variabili
1
, . . . ,
p1
.
Possiamo supporre che laperto V

sia della forma V

= V

1
V

2
, con V

1
intorno
aperto di 0 in R
p1

1
,...
p1
e V

2
intorno aperto di 0 in R
np+1

p
,...,
n
. Applichiamo la Pro-
posizione 2.11 al campo di vettori

p
+
_
n
h=p+1

h
()

h
in V

2
. Esiste quindi un
dieomorsmo : V

2
W
2
di un intorno aperto V

2
di 0 in R
np+1
su un intorno
W
2
di 0 in R
np+1

p
,...,
n
per cui risulti

p
+
_
n
h=p+1

h
()

h
) =

d
.
Consideriamo ora lintorno aperto U

=
1
(V

1
V

2
) e lapplicazione :
U

x y V

1
W
2
R
n
denita da:
_

_
y
i
=
i
(x) se 1 i p 1
y
i
=
i
(
d
(x), . . . ,
n
(x)) se p i n.
Questapplicazione verica la tesi della Proposizione.
Dimostrazione del Teorema 2.21. Sia : U V R
n
un dieomorsmo
che trasforma un intorno aperto di x
0
in in un intorno di 0 in R
n
della forma
V = y

< r

, y

< r

, ove y

= (y
1
, . . . , y
p
), y

= (y
p+1
, . . . , y
n
), ed r

, r

sono numeri reali positivi, e per cui

(D(U)) = C

(V)[

y
1
, . . . ,

y
p
]. Allora le

p+1
(x) = k
p+1
, . . . ,
n
(x) = k
n
, al variare di (k
p+1
, . . . , k
n
) nella palla di centro 0
e raggio r

di R
np
, sono le variet` a integrali di D(U) in U.
10. INTEGRALI PRIMI 45
10. Integrali primi
Discutiamo in questo paragrafo una generalizzazione del teorema di Frobenius,
che ci sar` a utile nel seguito.
Sia un aperto di R
n
e sia D() una distribuzione regolare di p-piani in .
Denizione 2.20. Sia F = (F
1
, . . . , F
k
) C

(, R
k
). Diciamo che F = 0 ` e un
integrale primo di D() se:
XF(x) = 0 se X D(), x ed F(x) = 0; (10.1)
lo Jacobiano
F(x)
x
ha rango k se x ed F(x) = 0. (10.2)
Vale il:
Teorema 2.23. Sia F = 0 un integrale primo di D(). Se:
(10.3) [X, Y](x) D
x
X, Y D(), x F(x) = 0 ,
allora ogni punto x
0
F(x) = 0 ` e contenuto in una variet ` a integrale di
dimensione p di D().
Dimostrazione. Sia x
0
un punto in cui F(x
0
) = 0. Per il Lemma 1.21 del
Capitolo 1, possiamo trovare un intorno aperto U di x
0
in , un intorno V di 0 in
R
n
, e un dieomorsmo : U V con (x
0
) = 0 tale che (F(x) = 0 U) =
y
j
= 0 1 j k V. Consideriamo

D(V) =

(D(U)). Se Y =
_
n
j=1
a
j
Y
(y)

y
j
,
abbiamo per ipotesi:
a
j
Y
= Y(y
j
) = 0 per 1 j k se Y

D(V) e y
i
= 0 per 1 i k.
Consideriamo ora laperto G = z R
np
(0, z) V di R
np
. I campi di vettori
_
nk
j=1
a
k+h
Y

z
h
, al variare di Y in

D(V), deniscono una distribuzione completamente
integrabile

D(G) di p-piani di G. Per il Teorema 2.21 esiste una variet` a integrale

S di dimensione p di

D(G) passante per 0. Allora

S = (0, z) z

S ` e una
variet` a integrale di dimensione p di

D(V) passante per lorigine e contenuta in
y
j
= 0 1 j k. Inne, S =
1
(

S ) ` e una variet` a integrale di D(), di


dimensione p, passante per x
0
e contenuta in F = 0.
CAPITOLO 3
Variet` a topologiche e variet` a dierenziabili
1. Paracompattezza e partizione dellunit` a
Sia X uno spazio topologico.
Denizione 3.1. Se U = U
i
i I e V = V

A sono due ricoprimenti di


X, diciamo che V ` e un ranamento di U se per ogni i I esiste un indice
i
A
tale che V

i
U
i
. Una funzione i
i
con V

i
U
i
per ogni i I si dice una
funzione di ranamento.
Una famiglia F = A
i
i I di sottoinsiemi di X si dice localmente nita se
per ogni punto x di X esiste un intorno aperto U
x
di x in X tale che i I A
i
U
x

sia nito.
Denizione 3.2. Lo spazio topologico X si dice paracompatto
1
se verica las-
sioma di separazione di Hausdor, e se ogni suo ricoprimento aperto ammette un
ranamento aperto localmente nito.
Ricordiamo, senza darne la dimostrazione
2
, le principali propriet` a degli spazi
paracompatti:
Teorema 3.1. Ogni spazio paracompatto ` e normale.
Su uno spazio paracompatto X valgono cio` e le due propriet` a di separazione:
(1) Se x y sono due punti distinti di X, allora esistono due intorni aperti,
U
x
di x e U
y
di y, tali che U
x
U
y
= ;
(2) Se A, B sono due chiusi di X con A B = , allora esistono due aperti U,
V di X tali che A U, B V e U V = .
Teorema 3.2. Ogni sottospazio chiuso di uno spazio paracompatto ` e paracompat-
to.
Denizione 3.3. Sia X uno spazio topologico ed U = U
i
i I un suo rico-
primento aperto. Una partizione continua dellunit` a su X subordinata ad U ` e una
famiglia
i
i I C(X, R) di funzioni reali continue su X che godano delle
seguenti propriet` a:

i
(x) 0, x X, i I, (i)
1
Questo concetto fu introdotto nel 1944 da J. Dieudonn e (Une g eneralization des espaces
compacts, J. Math. Pures Appl. 23, pp. 65-76).
2
cf. Cap. 2-11 di J.G.Hocking, G.S.Joung Topology, Addison-Wesley Publishing Compa-
ny Inc., Reading, Massachusetts, 1961, oppure Cap IX-4.3,4.4 di N.Bourbaki General Topology
Hermann, Paris, 1966.
47
48 3. VARIET
`
A TOPOLOGICHE E VARIET
`
A DIFFERENZIABILI
supp
i
= x X
i
(x) 0 U
i
, i I, (ii)
supp
i
i I ` e localmente nita, (iii)

iI
(x) = 1, x X. (iv)
Osserviamo che la somma in (iv) ` e ben denita perch e per la (iii) per ciascun
punto x X vi ` e un intorno aperto U
x
in cui solo un numero nito di addendi siano
non nulli.
Teorema 3.3. Sia X uno spazio di Hausdor. Sono equivalenti:
(A) X ` e paracompatto.
(B) Per ogni ricoprimento aperto U di X esiste una partizione continua
dellunit` a su X subordianta ad U .
Teorema 3.4. Sia X uno spazio di Hausdor, localmente compatto.
(a) Se X ` e unione numerabile di compatti, allora X ` e paracompatto.
(b) Se X ` e connesso e paracompatto, allora X ` e unione numerabile di com-
patti.
Teorema 3.5. Ogni spazio di Hausdor, localmente compatto e a base numerabile,
` e paracompatto.
Teorema 3.6 (Stone
3
). Ogni spazio topologico metrizzabile ` e paracompatto.
2. Variet` a topologiche
Denizione 3.4. Uno spazio topologico X si dice localmente euclideo di dimeni-
sone n se ogni punto x di X ammette un intorno U omeomorfo ad R
n
.
Poich e ogni punto di R
n
ha un sistema fondamentale di intorni aperti che sono
omeomor ad R
n
, dire che un punto x di X ammette un intorno omeomorfo ad R
n
` e
equivalente a dire che esso ammette un intorno omeomorfo ad un qualsiasi aperto
di R
n
.
Denizione 3.5. Una carta locale di dimensione n di X ` e il dato di un aperto U di
X, di un aperto V di R
n
, e di un omeomorsmo : U V.
Se 0 V ed x
0
U ` e il punto per cui (x
0
) = 0, chiameremo x
0
il centro della
carta locale U

V.
Denizione 3.6. Una variet` a topologica di dimensione n ` e uno spazio topologico
X paracompatto e localmente Euclideo di dimensione n.
Per il Teorema 3.5 la paracompattezza si pu` o descrivere in modo equivalen-
te richiedendo che X sia di Hausdor e che ogni sua componente connessa sia
numerabile allinnito. Ci ` o signica che, per ogni componente connessa Y di
X, si pu` o trovare una successione K
n

nN
di sottoinsiemi compatti di Y tali che
K
n
int(K
n+1
) per ogni intero n 0 ed Y =
_
nN
K
n
.
3
Paracompactness and product spaces in Bull. A.M.S. 54 (1948), pp. 977-982. Osserviamo che
il prodotto di due spazi paracompatti pu` o non essere paracompatto.
3. ALCUNI ESEMPI 49
Denizione 3.7. Sia M una variet` a topologica di dimensione n ed U
i

i
V
i
R
n
,
per i = 1, 2, due carte locali in M. Se U
1
U
2
, allora
1
(U
1
U
2
) e
2
(U
1
U
2
)
sono aperti di R
n
e
(2.1)
2,1
:
1
(U
1
U
2
) x
2

1
1
(x)
2
(U
1
U
2
)
` e un omeomorsmo tra aperti di R
n
, che si dice la funzione di transizione dalla
carta U
1

1
V
1
alla carta U
2

2
V
2
.
Denizione 3.8. Un atlante di M ` e una famiglia A = U
i

i
V
i
R
n

iI
di carte
locali in M tale che
_
iI
U
i
= M. Poniamo:
V
i, j
=
j
(U
i
U
j
) V
j
e (2.2)

i, j
: V
i, j
x
i

1
j
(x) V
j,i
. (2.3)
Le (
i, j
) cos` denite si dicono le funzioni di transizione dellatlante A.
Le funzioni di transizione soddisfano le relazioni di compatibilit` a
(2.4)
i,i
= id
U
i
,
i, j

j,k
(x) =
i,k
(x), x
k
(U
i
U
j
U
k
).
Teorema 3.7. Ogni variet` a topologica ` e localmente compatta e metrizzabile.
Dimostrazione. La prima aermazione segue dal fatto che gli spazi Euclidei
R
n
sono localmente compatti. Per quanto riguarda la seconda, basta osservare
che ogni componente connessa di una variet` a topologica ` e a base numerabile: ogni
spazio regolare a base numerabile ` e infatti metrizzabile; se indichiamo con X
i
, i I
le componenti connesse di X e con d
i
: X
i
X
i
R una distanza che denisce la
topologia di X
i
, possiamo denire la distanza in X ponendo
x, y X, x X
i
, y X
j
= d(x, y) =
_

_
d
i
(x, y)
1 + d
i
(x, y)
se i = j,
1 se i j.

3. Alcuni esempi
Esempio 3.1. Ogni sottoinsieme aperto X di R
n
` e una variet` a topologica di dimen-
sione n.
Esempio 3.2. Sia A un aperto di R
n
(n 1), con A R
n
e sia X il quoziente
di R
n
0, 1 che si ottiene identicando i punti (x, 0) ed (x, 1) se x A. Lo
spazio topologico X ` e localmente Euclideo di dimensione n, ma non ` e una variet` a
topologica perch e non ` e di Hausdor: i punti (x, 0) ed (x, 1), per x sulla frontiera
A di A, deniscono nel quoziente X elementi distinti che non ammettono intorni
disgiunti.
Esempio 3.3. Su R0, 1 consideriamo la relazione di equivalenza che identica
due punti (x, 0) ed (x, 1) se x 0. Il quoziente X ` e uno spazio di Hausdor, ma
non ` e localmente Euclideo, perch e il punto x
0
di X corrispondente a (0, 0), (0, 1)
non ha un intorno omeomorfo ad R. Infatti, se U ` e un intorno aperto di x
0
in X,
allora U \ x
0
ha almeno tre componenti connesse.
50 3. VARIET
`
A TOPOLOGICHE E VARIET
`
A DIFFERENZIABILI
Esempio 3.4. Sia X lo spazio topologico ottenuto considerando su R
2
la topologia
denita dallordine lessicograco:
(x
1
, y
1
) (x
2
, y
2
)
_

_
x
1
< x
2
, oppure
x
1
= x
2
e y
1
< y
2
.
Ogni componente connessa di X ` e omeomorfa ad R e quindi X ` e uno spazio local-
mente Euclideo di dimensione 1. La topologia dellordine lessicograco ` e indotta
dalla distanza:
d((x
1
, y
1
), (x
2
, y
2
)) =
_

_
1 se x
1
x
2
y
1
y
2

1 + y
1
y
2

se x
1
= x
2
.
Quindi X, essendo metrizzabile, ` e paracompatto e dunque una variet` a topologica
di dimensione 1.
Esempio 3.5. Sia X =]0, 1]]0, 1[, ed un buon ordinamento su ]0, 1[, rispetto
al quale ]0, 1[ non ammetta massimo: in particolare per ogni t ]0, 1[ vi ` e un
elemento t

]0, 1[ (successivo di t) con t t

tale che s ]0, 1[ t s t

= .
Consideriamo su X la topologia dellordine relativa allordinamento totale:
(x, t) < (y, s)
_

_
t s oppure
t = s e x < y.
Chiaramente X ` e localmente euclideo di dimensione 1, ` e connesso e di Hausdor,
ma non ` e una variet` a topologica perch e non ` e paracompatto.
Esempio 3.6. La sfera S
n
` e una variet` a topologica di dimensione n. Siano x
0
, . . . , x
n
le coordinate cartesiane di R
n+1
e scriviamo
S
n
=
_
x R
n+1

n
i=0
x
2
i
= 1
_
.
Indichiamo poi con p : R
n+1
R
n
la proiezione nelle ultime n coordinate
R
n+1
x = (x
0
, x
1
, . . . , x
n
)
p
x

= (x
1
, . . . , x
n
) R
n
e siano

+
: U
+
= S
n
\ e
0
x
1
1+x
0
x

R
n
,

: U

= S
n
\ e
0
x
1
1x
0
x

R
n
.
le proiezioni stereograche rispetto al polo sud e
0
ed al polo nord e
0
, rispettiva-
mente. Allora A = (U
+
,
+
), (U

) ` e un atlante di S
n
, formato da due carte
locali di dimensione n. Le sue funzioni di transizione sono
+
=
+
: R
n
\ 0
y y/y
2
R
n
\ 0.
Esempio 3.7. Lo spazio proiettivo reale di dimensione n
RP
n
= (R
n+1
\ 0)/ , ove x y y R x,
` e una variet` a topologica di dimensione n. Indichiamo con [x
0
, x
1
, . . . , x
n
] il punto
di RP
n
che corrisponde al punto (x
0
, x
1
, . . . , x
n
) di R
n+1
\0. Le x
0
, . . . , x
n
sono sue
4. VARIET
`
A TOPOLOGICHE CON BORDO 51
coordinate omogenee. Un atlante A di RP
n
` e descritto nelle coordinate omogenee
dagli aperti
U
i
= [x
0
, x
1
, ..., x
n
]

x
i
0 per i = 0, 1, ..., n
e dagli omeomorsmi

i
: U
i
[x
0
, x
1
, . . . , x
n
] (y
1
, . . . , y
n
) R
n
,
ove y
j
=
_

_
x
j1
/x
i
se 1 j i,
x
j
/x
i
se i < j n.
Esempio 3.8. Lo spazio proiettivo complesso di dimensione n
CP
n
= (C
n+1
\ 0)/ , ove z w w Cz,
` e una variet` a topologica di dimensione 2n. Indichiamo con [z
0
, z
1
, . . . , z
n
] il punto
di CP
n
che corrisponde al punto (z
0
, z
1
, . . . , z
n
) di C
n+1
\ 0. Le z
0
, . . . , z
n
sono sue
coordinate omogenee. Un atlante A di CP
n
` e descritto nelle coordinate omogenee
dagli aperti
U
i
= [z
0
, z
1
, ..., z
n
]

z
i
0 per i = 0, 1, ..., n
e dagli omeomorsmi

i
: U
i
[z
0
, z
1
, . . . , z
n
] (w
1
, . . . , w
n
) C
n
= R
2n
,
ove w
j
=
_

_
z
j1
/z
i
se 1 j i,
z
j
/z
i
se i < j n.
4. Variet` a topologiche con bordo
Denizione 3.9. Una variet` a topologica di dimensione n con bordo ` e uno spazio
topologico paracompatto M in cui ogni punto ha un intorno aperto omeomorfo ad
un aperto di R
n
+
= (x
1
, . . . , x
n
) R
n
x
n
0.
La parte interna Int(M) di M ` e linsieme dei punti di M che hanno un intorno
omeomorfo ad R
n
. Int(M) ` e una variet` a topologica di dimensione n ed ` e un aperto
denso di M.
Linsieme M = M\ Int(M) ` e una variet` a dierenziabile di dimensione (n 1)
che si dice il bordo di M.
Un omeomorsmo : U (U) R
n
+
si dice una carta locale in M.
Una collezione A = (U
i
,
i
) i I di carte locali di M tali che M =
_
iI
U
i
si dice un atlante di M.
Le variet` a topologiche denite in 2 sono variet` a a bordo con il bordo vuoto.
Per questo le chiameremo anche variet` a senza bordo.
52 3. VARIET
`
A TOPOLOGICHE E VARIET
`
A DIFFERENZIABILI
5. Denizione di variet` a dierenziabile
Denizione 3.10. Sia M una variet` a topologica di dimensione n. Un atlante A di
M si dice di classe C
k
(ove k ` e un intero non negativo, oppure od ) se le sue
funzioni di transizione sono dieomorsmi di classe C
k
.
Due atlanti A ed A

di classe C
k
di M si dicono C
k
-compatibili se A A

` e ancora un atlante di classe C


k
.
Un atlante di classe C
0
` e semplicemente un atlante e tutti gli atlanti di classe
C
0
su M sono tra loro compatibili.
La relazione di compatibilit` a C
k
` e una relazione di equivalenza nella famiglia
degli atlanti di M.
Se A ` e un atlante di classe C
k
su M, lunione di tutti gli atlanti C
k
-compatibili
con A ` e ancora un atlante C
k
compatibile con A; esso ` e massimale nel senso che
non ` e propriamente contenuto in nessun atlante di classe C
k
con esso compatibile.
Esempio 3.9. Un atlante formato da una sola carta ` e sempre di classe C

. Quindi
i due atlanti A = (R, x) e A

= (R, x
3
) su R sono atlanti di classe C

sulla
variet` a topologica R. Essi sono compatibili di classe C
0
, ma non di classe C
k
per
k 1, perch e la funzione di transizione x
3

x non ` e dierenziabile in 0.
Denizione 3.11. Una variet ` a dierenziabile di dimensione n ` e il dato di una va-
riet` a topologica M di dimensione n e di un atlante massimale A di classe C
k
di
M.
Osservazione 3.8. Una variet` a dierenziabile di classe C
0
` e semplicemente una
variet` a topologica.
Osservazione 3.9. Non tutte le variet` a topologiche (anche se di Hausdor e pa-
racompatte) ammettono un atlante dierenziabile di classe C
k
con k positivo. Un
esempio di variet` a topologica su cui non pu` o essere denita una struttura dieren-
ziale ` e stato dato da Michel A. Kervaire
4
nel 1959.
Hassler Whitney
5
ha dimostrato che ogni variet` a dierenziabile di classe C
1
paracompatta ammette un atlante di classe C

. Quando studiamo le propriet` a to-


pologiche di una variet` a dierenziabile M di classe C
k
con k 1, potremo quindi
supporre, senza perdere in generalit` a, che essa sia di classe C

, o di una qualsiasi
classe C
h
con h 1 che sia utile nella discussione (vedi il 16).
Tutte le variet` a dierenziabili sono triangolabili, come ` e stato dimostrato da
Stewart S. Cairns
6
, ma non tutte le variet` a topologiche lo sono, come mostrato da
Laurence C. Siebenmann
7
. Abbiamo quindi delle inclusioni proprie
Variet` a topologiche Variet` a triangolabili Variet` a dierenziabili.
4
A Manifold which does not not admit any Dierentiable Structure, Commentarii Mathematici
Helvetici, 34 (1960), pp. 257-270.
5
Dierentiable Manifolds, Annals of Mathematics 37 (3) (1936), pp. 645-680
6
On the triangulation of regular loci, Ann. of Math. (2) 35 (1934), no. 3, 579-587.
7
Topological manifolds. Actes du Congrs International des Math ematiciens (Nice, 1970),
Tome 2, pp. 133-163. Gauthier-Villars, Paris, 1971
6. APPLICAZIONI DIFFERENZIABILI 53
In ne, una variet` a topologica triangolabile pu` o avere due triangolazioni non equi-
valenti
8
.
Un atlante A di classe C
k
su una variet` a topologica M di dimensione n de-
termina su M ununica struttura di variet` a dierenziabile di classe C
k
. Latlante
massimale

A corrispondente ` e formato da tutti e soli gli omeomorsmi : U
V R
n
di un aperto U di M su un aperto V di R
n
tali che (U, ) A sia ancora
un atlante di classe C
k
(equivalente ad A). Ogni carta di tale atlante massimale si
dice un sistema di coordinate (o carta locale) di classe C
k
di M.
Se (U, ) ` e una carta locale di classe C
k
con centro in p e : V V

` e un
dieomorsmo di classe C
k
tra due intorni aperti di 0 in R
n
, con (0) = 0, allora
anche (U
1
(V), ) ` e una carta locale di classe C
k
con centro in p.
Un atlante di classe C
k
` e anche di classe C
h
per ogni 0 h < k. Denisce
quindi su M ununica struttura di variet ` a dierenziabile di classe C
h
. In partico-
lare, possiamo considerare una variet` a dierenziabile di classe C
k
come variet` a
dierenziabile di classe C
h
per ogni h k.
Esempio 3.10. Gli atlanti deniti nel paragrafo 2 per le variet` a topologiche S
n
,
RP
n
, CP
n
sono tutti di classe C

.
Lemma 3.10. Sia M una variet` a dierenziabile di classe C
k
(con 0 k ) ed
A un aperto di M. Se A = (U
i
,
i
) i I ` e un atlante di classe C
k
su M, allora
A
A
= (U
i
A,
i

U
i
A
i I, U
i
A
` e un atlante di classe C
k
su A.
Quindi, su ogni aperto A di una variet` a dierenziabile M risulta denita ununi-
ca struttura di variet` a dierenziabile di classe C
k
tale che ogni carta locale di classe
C
k
di A sia anche una carta locale di classe C
k
di M. Con la struttura dierenziale
cos` denita, diciamo che A ` e una sottovariet ` a aperta di M.
In modo del tutto analogo si possono denire le variet` a dierenziabili con
bordo.
Denizione 3.12. Sia M una variet` a topologica con bordo. Un atlante A di M
` e di classe C
k
se le sue funzioni di transizione sono di classe C
k
. Due atlanti di
classe C
k
sono equivalenti se la loro unione ` e ancora un atlante di classe C
k
. Una
struttura dierenziale di classe C
k
su M ` e il dato di una classe di equivalenza di
atalanti C
k
su M.
6. Applicazioni dierenziabili
In questo paragrafo introduciamo la nozione di applicazione dierenziabile tra
variet` a.
8
Robion C.Kirby, Laurence C. Siebenmann: Foundational essays on topological manifolds,
smoothings, and triangulations. With notes by John Milnor and Michael Atiyah, Annals of Ma-
thematics Studies, No. 88. Princeton University Press, Princeton, N.J.; University of Tokyo Press,
Tokyo, 1977. vii+355 pp.
54 3. VARIET
`
A TOPOLOGICHE E VARIET
`
A DIFFERENZIABILI
Lemma 3.11. Sia f : M N unapplicazione continua tra due variet ` a dieren-
ziabili di classe C
k
e sia p M. Sono equivalenti:
(i) Possiamo trovare una carta locale (U, ) in p ed una carta locale (V, )
in f (p) tali che
f (U) V e f
1
C
k
((U), (V)).
(ii) Per ogni carta locale (U, ) in p e per ogni carta locale (V, ) in f (p)
f
1
C
k
((U f
1
(V)), (V)).
Dimostrazione. Chiaramente (ii) = (i). Limplicazione opposta segue dal
fatto che i cambiamenti di carte locali sono applicazioni di classe C
k
e la compo-
sizione di applicazioni di classe C
k
sono ancora applicazioni di classe C
k
.
Denizione 3.13. Unapplicazione continua f : M N che soddis le condizio-
ni equivalenti del lemma, si dice dierenziabile di classe C
k
in p. Unapplicazione
f si dice dierenziabile di classe C
k
in M se ` e tale in ogni punto di M.
Linsieme di tutte le applicazioni dierenziabili di classe C
k
denite sulla
variet` a dierenziabile M, a valori nella variet` a dierenziabile N, si indica con
C
k
(M, N).
Vale il seguente:
Lemma 3.12. Siano M, N variet` a dierenziabili di classe C
k
(0 k ) ed
f : M N unapplicazione. Sia U un ricoprimento aperto di M. Condizione
necessaria e suciente anch e f sia dierenziabile di classe C
k
su M ` e che per
ogni aperto U U la restrizione f
U
: U N di f alla sottovariet` a aperta U
sia dierenziabile di classe C
k
.
7. Funzioni reali dierenziabili e partizione dellunit` a
Consideriamo sulla retta reale R la struttura di variet` a dierenziabile di di-
mensione 1 denita dallunica carta coordinata (R, id). Linsieme C
k
(M, R) delle
applicazioni dierenziabili di classe C
k
, denite su una variet` a dierenziabile M
di classe C
k
e a valori in R, si indica semplicemente con C
k
(M). Se k = ,
scriveremo a volte E (M) invece di C

(M) e se k = (funzioni analitichereali),


scriveremo a volte A(M) invece di C

(M).
Teorema 3.13. Sia M una variet ` a dierenziabile di classe C
k
, (0 k ).
Linsieme C
k
(M) delle funzioni reali di classe C
k
su M ` e un anello commutativo e
unitario e unalgebra reale rispetto alle operazioni
(1) di somma:
( f + g)(p) = f (p) + g(p) f , g C
k
(M), p M;
(2) di prodotto:
( f g)(p) = f (p)g(p) f , g C
k
(M), p M;
(3) di prodotto per scalare:
(k f )(p) = k f (p) f C
k
(M) , k R, p M.
7. FUNZIONI REALI DIFFERENZIABILI E PARTIZIONE DELLUNIT
`
A 55
Teorema 3.14 (di partizione dellunit` a). Sia M una variet` a dierenziabile di classe
C
k
, (0 k ), paracompatta. Sia U = U
j
j J un ricoprimento aperto
di M. Allora esiste una partizione dellunit` a
j

jJ
, subordinata
9
ad U , mediante
funzioni
j
di C
k
(M).
Dimostrazione. Siano V = V
i
i I un ranamento aperto localmente
nito di U mediante aperti coordinati (V
i
, x
i
) di M, con

V
i
compatto, e sia W =
W
i
i I un ranamento di V , con
W
i


W
i
V
i
U
j
i
per unopportuna funzione di ranamento i j
i
.
Per ogni i I ssiamo un aperto G
i
con W
i
G
i
V
i
. Per la Proposizione
1.17 del Capitolo 1, esiste per ogni i i una funzione g
i
C

(R
n
) tale che
_

_
0 g
i
(y) 1 y R
n
,
g
i
(y) = 1 y x
i
(W
j
) ,
g
i
(y) = 0 y x
i
(G
i
) .
Le funzioni
h
i
(p) =
_

_
g
i
(x
i
(p)) se p V
i
,
0 se p G
i
sono allora di classe C
k
su M; i loro supporti formano un ricoprimento localmente
nito di M ed inoltre anche h
1
i
(1) i I ` e un ricoprimento chiuso localmente
nito di M. Ne segue che
h(p) =

iI
h
i
(p) , p M
` e una funzione reale di classe C
k
, che assume valori 1 su M. Quindi le

i
(p) =
h
i
(p)
h(p)
, p M, i I,
formano una partizione dellunit` a di classe C
k
su M. Per ogni j J sia I
j
linsieme
degli indici i I tali che j
i
= j. Allora le

j
(p) =

iI
j

i
(p)
sono funzioni di classe C
k
che deniscono una partizione dellunit` a su M subordi-
nata ad U .
Come conseguenza dellesistenza di partizioni dellunit` a, otteniamo:
Proposizione 3.15. Sia F un chiuso di una variet ` a dierenziabile M, di classe C
k
con 0 k , paracompatta. Se U ` e un intorno aperto di F in M, esiste una
funzione f C
k
(M) tale che
0 f (p) 1, p M, f (p) =
_

_
1 se p F ,
0 se p U .
9
Ricordiamo che questo signica che supp
j

jJ
` e un ricoprimento chiuso localmente nito di
M, con supp
i
U
i
per ogni j J e che
_
iI

j
(p) = 1 per ogni p M.
56 3. VARIET
`
A TOPOLOGICHE E VARIET
`
A DIFFERENZIABILI
Dimostrazione. Poich e M ` e normale, possiamo ssare un intorno aperto V di
F in U la cui chiusuraV sia ancora contenuta in U. Consideriamo il ricoprimento
aperto U,

V. Per il Teorema 3.14 esiste una partizione dellunit` a f , g, con


f , g C
k
(M), supp f U, supp g

V = . La f ` e uguale ad 1 su V e quindi su F
ed ` e nulla fuori da U e perci ` o soddisfa la tesi.
Lemma 3.16. Sia M una variet` a dierenziabile, paracompatta e a base numera-
bile, di classe C
k
. Se f

N ` e una successione di funzioni di classe C


k
in M,
possiamo trovare una successione

di numeri positivi tali che la serie

=0

converga uniformemente sui compatti di M ad una funzione di classe C


k
.
Dimostrazione. Fissiamo un atlante A = (U
i
, x
i
) i I N di M con U
i

M ed U
i

iI
localmente nito, e sia V
i

iI
un ranamento di U
i
con

V
i
U
i
.
Sceglieremo poi le

> 0 in modo tale che

mink,

iI, i
sup
x
i
(

V
i
)

f
j
x

<
2

.
La scelta ` e possibile perch e per ogni il primo membro ` e una somma nita di
estremi superiori di funzioni continue su sottoinsiemi compatti.
Proposizione 3.17. Se F ` e un chiuso di una variet ` a dierenziabile M, paracompat-
ta e a base numerabile, di classe C
k
con 0 k , allora esiste unapplicazione
f C
k
(M) tale che 0 f (p) 1 per ogni p M ed f
1
(0) = F.
Dimostrazione. Osserviamo che M, essendo normale e a base numerabile ` e
metrizzabile. Sia dist : M M R una distanza su M e consideriamo gli intorni
U

= p M dist(p, F) < 2

, al variare di in N, di F in M. Per la Proposizione


3.15 esiste una funzione f

C
k
(M) tale che
0 f

(p) 1 p M, K f
1
(0), U

f
1

(1).
Per il Lemma 3.16 Possiamo allora scegliere una successione

di numeri reali
positivi tale che
f (p) =

=0

(p)
converga ad una funzione di classe C
k
(M). La f C
k
(M) cos` ottenuta ha allora
le propriet` a richieste.
In modo analogo si pu` o dimostrare la:
Proposizione 3.18. Sia M una variet` a dierenziabile, paracompatta e a base nu-
merabile, di classe C
k
. Se F
0
ed F
1
sono due chiusi disgiunti di M, allora esi-
ste una f C
k
(M) tale che 0 f (p) 1 per ogni p M ed f
1
(0) = F
0
,
f
1
(1) = F
1
.
Osservazione 3.19. Il teorema di partizione dellunit` a non vale nella classe C

:
infatti una funzione analiticareale che si annulli su un aperto di una variet` a M si
annulla sullunione delle componenti connesse di M che intersecano tale aperto.
7. FUNZIONI REALI DIFFERENZIABILI E PARTIZIONE DELLUNIT
`
A 57
Per questo motivo, nonostante per il teorema di Whitney ogni variet` a M, dieren-
ziabile di classe C
1
e paracompatta, ammetta un atlante compatibile di classe C

,
` e conveniente considerare strutture di classe C
k
con 1 k .
Denizione 3.14. Siano M ed N variet` a dierenziabili ed F un sottoinsieme chiuso
di M. Sia 0 k . Unapplicazione continua f : F N si dice dierenziabile
di classe C
k
su F se per ogni punto p F esiste un intorno aperto U
p
di p in M ed
una funzione

f C
k
(U
p
, N) tale che

f
U
p
F
= f
U
p
F
.
Indichiamo con C
k
(F, N) linsieme delle funzioni dierenziabili di classe C
k
di F in N. Se N = R, scriveremo C
k
(F) invece di C
k
(F, R).
Proposizione 3.20. Sia M una variet` a dierenziabile paracompatta ed F un chiuso
di M. Allora, per ogni f C
k
(F), con 0 k , esiste una funzione F C
k
(M)
tale che F
F
= f .
Dimostrazione. Consideriamo un ricoprimento U
i

iI
di F con aperti tali che
per ogni i I esista una f
i
C
k
(U
i
) tale che f
i
(p) = f (p) su U
i
F. Consideriamo
una partizione dellunit` a
i
subordinata al ricoprimento aperto U
i
F
di M. Per ogni i poniamo

f
i
(p) =
_

i
(p) f
i
(p) se p U
i
,
0 se p U
i
.
Allora

f
i
C
k
(U
i
) ed

f =
_
iI

f
i
C
k
(M) ` e il prolungamento di f cercato.
Teorema 3.21 (di approssimazione). Sia M una variet` a dierenziabile paracom-
patta, F un suo sottoinsieme chiuso ed f : M R
n
unapplicazione continua, la
cui restrizione ad F sia di classe C
k
, con 0 k . Allora per ogni > 0 esiste
unapplicazione g C
k
(M, R
n
) tale che
g(p) = f (p), p F, (7.1)
g(p) f (p) < , p M. (7.2)
Dimostrazione. Per la proposizione 3.20, applicata ad ogni componente di f ,
esiste una

f C
k
(M, R
n
) con

f
F
= f
F
. Costruiamo un ricoprimento aperto di M
nel modo seguente. Poniamo
U
0
= p M

f (p) f (p) < .
U
0
` e un intorno aperto di F in M. Poi, per ogni punto p F, sia
U
p
= q M f (p) f (q) < .
Allora U = U
0
U
p
p F ` e un ricoprimento di M. Sia
0

p
una
partizione dellunit` a di classe C
k
subordinata ad U . Poniamo

0
=
_

0


f su U
0
,
0 su U
0
,

p
=
_

p
f (p) su U
p
,
0 su U
p
.
Allora
0
,
p
C
k
(M, R
n
) ed
g(p) =
0
(p) +

qF

q
(p)
58 3. VARIET
`
A TOPOLOGICHE E VARIET
`
A DIFFERENZIABILI
` e unapplicazione in C
k
(M, R
n
) che soddisfa le (7.1), (7.2).
Corollario 3.22. Sia M una variet` a dierenziabile connessa. Allora ogni coppia
di punti di M pu` o essere congiunta da una curva di classe C

.
Dimostrazione. Fissiamo un qualsiasi punto p
0
e sia N il sottoinsieme dei pun-
ti di M che possono essere congiunti a p
0
da una curva di classe C

. Chiaramente
p
0
N e quindi N ` e non vuoto. Per dimostrare che ` e aperto e chiuso, baster` a dimo-
strare che, dato un qualsiasi punto p
1
M, esiste un intorno U di p
1
in M tale che,
per ogni curva : [0, 1] U, di classe C

, con (1) = p
1
ed ogni punto p
2
di U,
possiamo trovare una : [0, 2] U con (t) = (t) per 0 t 1 e (2) = p
2
.
Scegliendo un intorno coordinato di p
1
, ci riconduciamo al caso di una palla aperta
di R
m
. La tesi ` e allora una conseguenza del teorema di approssimazione.
Teorema 3.23 (interpolazione). Sia M una variet` a dierenziabile paracompatta
ed f
1
, f
2
: M R due funzioni reali, con f
1
semicontinua superiormente, f
2
semicontinua inferiormente ed f
1
(p) < f
2
(p) per ogni p M. Allora esiste una
funzione f C

(M) tale che f


1
(p) < f (p) < f
2
(p) per ogni p M.
Dimostrazione. Fissato un punto q M, linsieme
A
q
= p M f
1
(p) < f
2
(q), f
2
(p) > f
1
(q)
` e un intorno aperto di q in M. Se U
q
` e un intorno aperto relativamente compatto di
p
0
in M con U
q
A
q
, abbiamo
(7.3)
q
= sup
pU
q
f
1
(p) < inf
pU
q
f
2
(p) = M
q
.
Consideriamo il ricoprimento aperto U
q
q M di M e sia
q
una partizione
dellunit` a di classe C

subordinata ad U
q
q M. Poniamo
(7.4) f (p) =

qM

q
+ M
q
2

q
(p).
La f ` e una funzione di classe C

(M) che soddisfa le condizioni richieste. Infatti,


per la (7.3), abbiamo
f
1
(p)
q
(p) <

q
+ M
q
2

q
(p) < f
2
(p)
q
(p), se p, q M e
q
(p) > 0.
Da questo, sommando su q M, segue che la f denita da (7.4) soddisfa f
1
(p) <
f (p) < f
2
(p) per ogni p M.
8. Immersioni, sommersioni, dieomorsmi
Siano M ed N due variet` a dierenziabili, di dimensione m ed n rispettivamente,
entrambe di classe C
k
con k 1, ed f : M N unapplicazione dierenziabile
di classe C
k
. Fissiamo un punto p
0
M e sia q
0
= f (p
0
) il punto corrispondente
di N. Fissiamo un intorno coordinato (V, y) di N con centro in q
0
e sia (U, x) un
intorno coordinato in M con centro in p
0
tale che f (U) V. La funzione
(8.1) R
m
x(U) x y( f (x
1
)) y(V)
8. IMMERSIONI, SOMMERSIONI, DIFFEOMORFISMI 59
` e di classe C
k
ed in particolare, essendo k 1, possiamo considerare il suo
Jacobiano in 0
(8.2)
_
y
x
_
x=0
=
_

_
y
1
( f (x
1
))
x
1
. . .
y
1
( f (x
1
))
x
m
.
.
.
.
.
.
.
.
.
y
n
( f (x
1
))
x
1
. . .
y
n
( f (x
1
))
x
m
_

_
x=0
.
La scelta di una diversa coppia di carte coordinate in p
0
e q
0
denisce uno Jacobia-
no che dierisce da quello in (8.2) per la moltiplicazione a destra per una matrice
di GL(m, R) ed a sinistra per una matrice di GL(n, R). In particolare
Lemma 3.24. Il rango della matrice Jacobiana (8.2) non dipende dalla scelta delle
carte coordinate (U, x) in p
0
e (V, y) in q
0
.
Possiamo dare quindi la seguente
Denizione 3.15. Lapplicazione dierenziabile f : M N di classe C
k
in p
0

M ` e in p
0
unimmersione dierenziabile in p
0
se la matrice Jacobiana (8.2) deni-
sce una trasformazione lineare iniettiva, se cio` e ha rango m uguale alla
dimensione di M;
una sommersione dierenziabile in p
0
se la matrice Jacobiana (8.2) de-
nisce unapplicazione lineare surgettiva, se cio` e ha rango n uguale alla
dimensione di N;
un dieomorsmo locale in p
0
se la matrice Jacobiana (8.2) denisce
un isomorsmo lineare, se cio` e n = m ed il determinante della matrice
Jacobiana ` e diverso da zero.
Per il teorema delle funzioni implicite vale la
Proposizione 3.25. Sia f : M N unapplicazione dierenziabile di classe C
k
,
con k 1, tra due variet ` a dierenziabili M ed N di classe C
k
e di dimensioni m, n,
rispettivamente. Sia p
0
M e q
0
= f (p
0
).
(1) Se f ` e unimmersione dierenziabile in p
0
, allora m n ed esiste un in-
torno aperto U di p
0
in M tale che la f sia unimmersione dierenziabile
in ogni punto di U e che la restrizione f
U
: U N sia iniettiva. Esiste
poi un intorno V di q
0
in N ed unapplicazione g C
k
(V, U) tale che
g f (p) = p per ogni p U.
(2) Se f ` e una sommersione dierenziabile in p
0
, allora m n, e possiamo
trovare intorni aperti U di p
0
in M e V di q
0
in N tali che f (U) = V,
che la f sia una sommersione dierenziabile in tutti i punti di U, che la
sua restrizione ad U denisca unapplicazione aperta di U su V e che,
inoltre, esista una g C
k
(V, U) tale che f g(q) = q per ogni q V.
(3) Se f ` e un dieomorsmo locale in p
0
, allora m = n ed f denisce un
omeomorsmo di un intorno aperto U di p
0
su un intorno aperto V di q
0
,
con omeomorsmo inverso
_
f
V
U
_
1
: V U di classe C
k
.
60 3. VARIET
`
A TOPOLOGICHE E VARIET
`
A DIFFERENZIABILI
9. Prodotto cartesiano di variet` a dierenziabili
Se M ed N sono due variet` a dierenziabili di classe C
k
(0 k ) di dimen-
sione m ed n rispettivamente, possiamo denire sul prodotto cartesiano M N una
ed una sola struttura di variet` a dierenziabile di dimensione m + n, che renda le
proiezioni sui singoli fattori
M N

M
M

_
N
sommersioni dierenziabili di classe C
k
. Un atlante per questa struttura si ottiene
da atlanti A
M
= (U
i
, x
i
) i I ed A
N
= (V
j
, y
j
) j J di classe C
k
di M ed N
rispettivamente, ponendo A
MN
= (U
i
V
j
, x
i
y
j
) (i, j) I J, ove
x
i
y
j
: U
i
V
j
(p, q) (x
i
(p), y
j
(q)) x
i
(U
i
) y
j
(V
j
) R
m+n
.
10. Sottovariet` a dierenziabili
Supporremo in questo paragrafo che M sia unassegnata variet` a dierenziabile,
paracompatta, di dimensione m e di classe C
k
, con 1 k .
Denizione 3.16. Una variet` a dierenziabile N di classe C
k
si dice una sottova-
riet` a dierenziabile di M se:
(i) N M come insieme;
(ii) lapplicazione naturale di inclusione
: N p p M
` e unimmersione dierenziabile di classe C
k
.
Lemma 3.26. La topologia di una sottovariet` a dierenziabile ` e pi` u ne della
topologia di sottospazio topologico.
Dimostrazione. Infatti la topologia di sottospazio su N ` e la meno ne tra
quelle che rendono linclusione : N M continua; poich e ogni applicazio-
ne dierenziabile di classe C
k
, con k 0, ` e in particolare continua, ne segue la
tesi.
Esempio 3.11. Consideriamo in R
2
il sottoinsieme N denito da
N =
_
t

1+t
2
(cos t, sin t)

t R
_
S
1
.
Esso ` e una sottovariet` a dierenziabile di dimensione 1 di R
2
. La sua topologia di
sottovariet` a dierenziabile ` e strettamente pi ` u ne della topologia di sottospazio:
infatti
_
t

1+t
2
(cos t, sin t) t R
_
` e chiuso nella topologia di sottovariet` a dieren-
ziabile (essendo una componente connessa), mentre ` e denso e quindi non chiuso in
N per la topologia di sottospazio.
10. SOTTOVARIET
`
A DIFFERENZIABILI 61
Esempio 3.12. Consideriamo il toro T
2
= S
1
S
1
. Esso ` e una variet` a dierenzia-
bile, con latlante denito dalle applicazioni inverse delle immersioni topologiche:
] , [ ] , [ (t, s)
_
e
i(t+)
, e
i(s+)
_
S
1
S
1
al variare di , in R. Sia
N =
__
e
it
, e
it
_

t R
_
,
con la struttura di variet` a dierenziabile denita dallunica carta N
_
e
it
, e
it
_

t R. Allora N ` e una sottovariet` a dierenziabile di T
2
, con una topologia che
` e strettamente pi` u ne di quella di sottospazio: infatti per la topologia di sotto-
spazio N non ` e localmente connesso, mentre lo ` e ovviamente con la topologia di
sottovariet` a dierenziabile.
Proposizione 3.27. Sia N una sottovariet` a dierenziabile di dimensione n e classe
C
k
, con k 1, di M. Per ogni punto p N esiste un intorno aperto V di p in N ed
un aperto coordinato (U, z) di classe C
k
di p in M tali che:
(i) V = q U z
i
(q) = 0 per i = n + 1, . . . , m;
(ii)
_
V, (z
i
)
1in
_
sia una carta locale di classe C
k
di N.
Dimostrazione. Fissiamo una carta coordinata (V, y) con centro in p in N ed
una carta coordinata (W, x) con centro in p in M. Per ipotesi, linclusione di N in
M denisce unapplicazione dierenziabile di classe C
k
y(V) y x = f (y) x(U), con f (0) = 0,
la cui matrice Jacobiana
_
x
y
_
ha rango n in 0. A meno di riordinare gli indici,
possiamo supporre che
det
_

_
x
1
y
1
. . .
x
1
y
1
.
.
.
.
.
.
.
.
.
x
n
y
1
. . .
x
n
y
n
_

_
y=0
0.
Per il teorema delle funzioni implicite, esistono aperti ,

di 0 in R
n
ed una
funzione g

, dierenziabile di classe C
k
tale che y(V) e, per ogni
x

= (x
1
, . . . , x
n
)

, la matrice Jacobiana
_
g
x

_
abbia determinante diverso da 0
ed y = g(x

) sia lunica soluzione in dellequazione f


i
(y) = x
i
per i = 1, . . . , n.
Allora (x

1
, . . . , x

n
) = ( f
1
(y(q)), . . . , f
n
(y(q))) denisce una carta locale in V

=
y
1
(), essendo la composizione di un dieomorsmo di un intorno di 0 di R
n
e di
una carta locale con centro in p N. Analogamente, poich e la trasformazione
_

_
z
i
= x
i
se 1 i n,
z
i
= x
i
f
i
g(x
1
, . . . , x
n
) se n < i n,
per il teorema delle funzioni implicite, ` e un dieomorsmo di classe C
k
tra due
intorni di 0 in R
m
, le funzioni
_

_
z
i
= f
i
(y(q)) per 1 i n,
z
i
= x
i
(q) f
i
(g(x

(q))) per n < i m,


62 3. VARIET
`
A TOPOLOGICHE E VARIET
`
A DIFFERENZIABILI
denite in un intorno aperto di p in M, deniscono una carta locale di classe C
k
che verica le condizioni (i) ed (ii).
Denizione 3.17. Una sottovariet` a dierenziabile N di M si dice
10
propria se ` e un
chiuso di M, si dice localmente chiusa se ` e un sottospazio localmente chiuso di M.
Chiaramente
sottovariet` a propria = sottovariet` a localmente chiusa = sottovariet` a.
11. Dieomorsmi
Denizione 3.18. Un dieomorsmo tra due variet` a dierenziabili M, N ` e unap-
plicazione bigettiva f : M N tale che sia f che la sua inversa f
1
siano
dierenziabili.
Osserviamo che linsieme Di(M) dei dieomorsmi di una variet` a dieren-
ziabile M in s e ` e un gruppo rispetto al prodotto di composizione.
Dimostriamo innanzi tutto il seguente:
Lemma 3.28. Siano p, q R
n
. Fissato un numero reale R > max p, q, possia-
mo trovare un dieomorsmo f : R
n
R
n
tale che:
(11.1)
_

_
f (x) = x per x > R
f (p) = q.
Dimostrazione. Sia v = (v
1
, . . . , v
n
) = q p R
n
e indichiamo con v il
corrispondente campo di vettori a coecienti costanti:
(11.2) v =
n

i=1
v
i

x
i
.
Esso denisce il gruppo a un parametro di dieomorsmi di R
n
delle traslazioni
parallele a v:
v
(t)(x) = x + tv.
Fissiamo due numeri reali r
1
, r
2
con max p, q < r
1
< r
2
< R ed una funzione
C

0
(R
n
), con
_

_
(x) = 1 se x r
1
,
0 < (x) < 1 se r
1
< x < r
2
,
(x) = 0 se x r
2
e consideriamo il campo di vettori:
(11.3) X = (x)v = (x)

n
i=1
v
i

x
i
.
Per il Teorema 2.10 del Capitolo 2, esso denisce un gruppo a un parametro di
dieomorsmi:
(11.4) R R
n
(t, x)
t
(x) R
n
10
In inglese neat.
12. VARIET
`
A DI STIEFEL REALI 63
con:
(11.5)
_

t
(x)
t
= (
t
(x))v (t, x) R R
n

0
(x) = x x R
n
.
Abbiamo
t
(x) = x per ogni t R se x r
2
e
1
(p) = p + v = q.
Dimostriamo ora:
Teorema 3.29. Se M ` e una variet ` a dierenziabile connessa, allora il gruppo
Di(M) dei dieomorsmi di M opera transitivamente su M.
Dimostrazione. Dobbiamo dimostrare che, per ogni coppia di punti p, q M,
esiste un dieomorsmo Di(M) che trasforma il punto p nel punto q.
Fissiamo p M ed indichiamo con N linsieme dei punti q di M per cui esiste
un dieomorsmo di M che trasforma p in q.
N ` e aperto. Sia q = (p) N, con Di(M) e sia (U, x) una carta coordinata
con centro in q ed x(U) = R
m
. Se q

U ed R un numero reale con 0 x(q

) < R,
per il Lemma 3.28 possiamo trovare un dieomorsmo F : R
m
R
m
tale che
F(0) = x(q

) ed F(x) = x per x > R. Deniamo Di(M) ponendo:


(y) =
_

_
y se y U
x
1
F(x(y)) se y U.
Questa formula denisce un dieomorsmo di M che trasforma q in q

. Allora
Di(M) e trasforma p in q

. Quindi U N e questo dimostra che N ` e


aperto.
N ` e chiuso. Sia q un punto della chiusura di N. Scegliamo una carta coordinata
(U, x) con centro in q come nella prima parte della dimostrazione. Se q

U N,
costruiamo F e come nella prima parte della dimostrazione. Poich e q

N,
possiamo trovare

Di(M) con

(p) = q

. Allora
1

Di(M) e

(p) = q. Ci ` o dimostra che N ` e anche chiuso.


Poich e N ` e sia aperto che chiuso ed M ` e connesso, ed inoltre p N , ne
segue che N = M. La dimostrazione ` e completa.
12. Variet` a di Stiefel reali
Denizione 3.19. La variet` a di Stiefel reale V
n,m
(R) ` e linsieme degli m-riferimenti
ortogonali di R
n
. I suoi punti sono cio` e le m-uple v = (v
1
, . . . , v
m
) di vettori
ortonormali di R
n
.
Identicando v = (v
1
, . . . , v
n
) alla matrice nm con colonne v
1
, . . . , v
m
ottenia-
mo unimmersione naturale di V
n,m
(R) nello spazio Euclideo R
nm
. Consideriamo
su V
n,m
(R) la topologia di sottospazio.
La variet` a di Stiefel V
n,1
(R) ` e la sfera (n 1)-dimensionale S
n1
R
n
; ` e
poi V
n,n1
(R) = SO(n), V
n,n
(R) = O(n). Le variet` a di Stiefel reali generaliz-
zano quindi, allo stesso tempo, le sfere, i gruppi ortogonali ed i gruppi speciali
ortogonali.
64 3. VARIET
`
A TOPOLOGICHE E VARIET
`
A DIFFERENZIABILI
Proposizione 3.30. La variet` a di Stiefel V
n,m
(R) ` e una variet ` a analitica compatta
di dimensione
m(2nm1)
2
.
Dimostrazione. Poich e
V
n,m
(R) = A M(n m, R) A

A = I
m
,
ed abbiamo linclusione naturale
V
n,m
(R) S
n1
S
n1
.,,.
m volte
R
nm
,
il sottospazio V
n,m
(R) di R
nm
` e compatto perch e chiuso e limitato.
Descriviamo ora un atlante di carte locali di V
n,m
(R).
Sia = (
1
, . . . ,
n
) una base ortonormale di R
n
.
Indichiamo con U

laperto di V
n,m
(R) formato dalle (v
1
, . . . , v
m
) tali che
det
_

_
(v
1

1
) (v
2

1
) (v
j

1
)
(v
1

2
) (v
2

2
) (v
j

2
)
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
(v
1

j
) (v
2

j
) (v
j

j
)
_

_
> 0 per 1 j m.
Indichiamo con B
k
la palla unitaria aperta di R
k
. Possiamo denire allora un
omeomorsmo
x

: U
vec
B
n1
B
n2
B
nm
con (v
1
, . . . , v
m
) (
n1
(v
1
),
n2
(v
2
), . . . ,
nm
(v
m
)),
ove
nj
(v
j
) = v
j

1ij
(v
j

i
)
i
(
j+1
, . . . ,
n
) = R
nj
.
Le componenti dei vettori
nj
(v
j
) nelle basi
j+1
, . . . ,
n
deniscono un sistema di
coordinate in U

1
,...,
n
. Infatti, assegnati
_

_
(x
1,2
, . . . , x
1,n
) B
n1
(x
2,3
, . . . , x
3,n
) B
n2
. . .
(x
m,m+1
, . . . , x
m,n
) B
nm
risultano univocamente determinati numeri reali x
i, j
, per interi i, j con 1 i j
m tali che
(v
1
, . . . , v
m
) =
_

_
n

j=1
x
1, j

j
, . . . ,
n

j=1
x
m, j

j
_

_
U

1
,...,
n
V
n,m
(R).
Gli x
i, j
con 1 i < j n deniscono quindi una carta locale con centro in . In
particolare
dim
R
V
n,m
(R) =
m

h=1
(n h) = nm
m(m + 1)
2
.

12. VARIET
`
A DI STIEFEL REALI 65
Il gruppo speciale ortogonale SO(n) opera transitivamente sulle variet` a di Stie-
fel V
n,m
(R) per ogni 1 m n 1. Lo stabilizzatore di un punto ` e isomorfo al
gruppo SO(n m). Quindi:
Proposizione 3.31. La variet ` a di Stiefel V
n,m
(R) ` e connessa per archi ed ` e omeo-
morfa allo spazio omogeneo SO(n)/
SO(nm)
. Abbiamo la successione esatta di
omotopia (dove per semplicit ` a omettiamo di indicare il punto base)
(12.1)

h
(SO(n m))
h
(SO(n))
h
(V
n,m
(R))

h1
(SO(n m))

1
(SO(n m))
1
(SO(n))
1
(V
n,m
(R))
0.
Siano k, m, n interi con 1 k < m < n. Lapplicazione
(12.2) V
n,m
(R) (v
1
, . . . , v
m
) (v
1
, . . . , v
k
) V
n,k
(R)
` e una brazione localmente banale con bra tipica V
nk,mk
(R). Otteniamo quindi
una successione esatta in omotopia
11
(12.3)

h+1
(V
n,k
(R))

h
(V
nk,mk
(R))
h
(V
n,m
(R))
h
(V
n,k
(R))

h1
(V
n,k
(R))
Otteniamo perci ` o la
Proposizione 3.32. Se 1 m < n, la variet` a di Stiefel reale V
n,m
(R), ` e (nm1)-
connessa e
(12.4)
nm
(V
n,m
(R)) =
_

_
Z se n m ` e pari, o m = 1,
Z
2
se n m ` e dispari ed m 2.
Dimostrazione. Ragioniamo per ricorrenza su m 1. Poich e, come abbiamo
osservato in precedenza, V
n,1
(R) = S
n1
, la tesi ` e vera se m = 1. Supponiamo
allora che m > 1 e che la tesi sia vera per le variet` a di Stiefel reali V
n,k
(R) con
1 k < m. Consideriamo la successione esatta (12.3) con k = m1. Se h < nm,
allora
h
(V
nm+1,1
(R)) =
h
(S
nm
) = 0, e
h
(V
n,m1
(R)) = 0 per lipotesi induttiva.
Quindi anche
h
(V
n,m
(R)) = 0.
Dimostriamo ora la (12.4). Sappiamo che essa vale per m = 1.
Esaminiamo a parte il caso m = 2. Per m = 2, k = 1 ed h = n 2, la (12.3) d` a:
(12.5)
Z =
n1
(S
n1
)

Z =
n2
(S
n2
)
n2
(V
n,2
) 0.
11
Per semplicit` a in questa, e nelle altre successioni esatte in questo paragrafo ometteremo di
indicare il punto base.
66 3. VARIET
`
A TOPOLOGICHE E VARIET
`
A DIFFERENZIABILI
Per calcolare lapplicazione

in (12.5), consideriamo il diagramma commutativo


di brazioni
SO(n 1) SO(n) S
n1

_
_
_
_
_
V
n1,1
(R) V
n,2
(R) S
n1
.
Otteniamo allora un diagramma commutativo
(12.6)

n1
(S
n1
)


n2
(SO(n 1))
n2
(SO(n))
_
_
_
_

_
p

n1
(S
n1
)


n2
(V
n1,1
(R))
n2
(V
n,2
(R)).
Prima di procedere nella dimostrazione della proposizione, premettiamo alcuni
risultati relativi al gruppo ortogonale.
Lemma 3.33. Consideriamo lapplicazione : S
n
S
n
S
n
denita da
(12.7) S
n
S
n
(x, y) (x, y) = y 2(xy)x S
n
.
Per ogni x S
n
, la S
n
y F(x, y) S
n
ha grado (1).
Per ogni y S
n
, la S
n
x F(x, y) S
n
ha grado 1 (1)
n
, cio` e 2 se n ` e
dispari e 0 se n ` e pari.
Dimostrazione. Sia e
0
, e
1
, . . . , e
n
la base canonica di R
n+1
.
Fissato x = e
1
, la y F(e
1
, y) ` e la sospensione della
S
1
(x
0
, x
1
) (x
0
, x
1
) S
1
,
che possiamo anche scrivere, mediante linclusione S
1
C, come
S
1
z z = z
1
S
1
.
Quindi la y F(e
1
, y) ha grado (1) e perci ` o tutte le y f
x
(y) = F(x, y) hanno
grado (1).
Per dimostrare che le x
y
(x) = F(x, y) hanno grado 1 (1)
n
, poich e S
n
` e
connesso per archi, possiamo limitarci a considerare il caso speciale in cui y = e
n
.
Scriviamo per semplicit` a =
e
n
. Consideriamo quindi lapplicazione
S
n
x = (x
n
, . . . , x
n
) (x) = (2x
n
x
0
, . . . , 2x
n
x
n1
, 2x
2
n
1) = (2x
n
) x e
n
S
n
.
Abbiamo (x) = (x). Quindi, se a : S
n
x x S
n
` e lapplicazione
antipodale, = a. Quindi, poich e il grado della mappa antipodale ` e (1)
n+1
,
da
deg() = deg( a) = deg() (1)
n+1
otteniamo che deg() = 0 se n ` e pari.
Consideriamo ora il caso in cui n sia dispari. Osserviamo che (S
n1
) = e
0
.
Possiamo quindi denire due applicazioni

+
(x)
_

_
(x) se x S
n
+
,
e
0
se x S
n

,
,

(x)
_

_
e
0
se x S
n
+
,
(x) se x S
n

.
13. VARIET
`
A DI GRASSMANN 67
Lelemento denito da in
n
(S
n
, e
0
) ` e la somma delle classi di omotopia di
+
e

. Poich e

=
+
a, abbiamo deg(

) = deg(
+
), perch e la mappa antipodale
ha grado 1. Quindi deg() = 2 deg deg(
+
). Osserviamo ora che
+
(x) x per
ogni x S
n
. Quindi
S
n
I (x, t)
+
(x, t) =
(1 t)
+
(x) + t x
(1 t)
+
(x) + t x
S
n
` e unomotopia di
+
con lidentit` a. Ci` o dimostra che
+
ha grado 1, e quindi ha
grado 2.
La matrice della simmetria
x
rispetto al vettore x = (x
0
, . . . , x
n
) S
n
` e la

x
=
_

_
1 2x
2
0
2x
0
x
1
. . . 2x
0
x
n
2x
0
x
1
1 2x
2
1
. . . 2x
1
x
n
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
2x
0
x
n
2x
1
x
n
. . . 1 2x
2
n
_

_
.
Il determinante di
x
` e (1). Deniamo
n
: S
n
SO(n + 1) mediante

n
: S
n1
x
x

e
0
.
La restrizione di
n
alla semisfera superiore S
n+1
+
= S
n
x
n
0 trasforma la
coppia (S
n
+
, S
n1
) nella coppia (SO(n + 1), (SO(n)). Consideriamo lapplicazione
p : SO(n + 1) g g(e
n
) S
n
. Abbiamo
p((x)) = (x)(e
n
) =
x

e
0
(e
n
)
=
x
(e
0
) =
+
(x) x S
n
+
.
Possiamo quindi considerare lestensione di p che si ottiene mandando tutta la
semisfera S
n

nel punto e
n
. Lapplicazione che si ottiene ` e la a
+
, ed ha quindi,
poich e
+
ha grado 1, grado uguale a (1)
n+1
. Osserviamo inne che la restrizione
di
n
allequatore ` e la
n1
.
Questa applicazione ci permette di descrivere, nella successione esatta
Z =
n
(S
n
)


n1
(SO(n))


n1
(SO(n + 1)) 0
il nucleo della

. Abbiamo infatti
Proposizione 3.34. Il nucleo di

` e il sottogruppo ciclico generato da =

(id
S
n ).
Lapplicazione
n1
: S
n1
SO(n) rappresenta lelemento (1)
n+1
.
Utilizziamo ora il diagramma commutativo (12.6). Poich e limmagine p

della classe di id
S
n1 ` e 0 o 2[id
S
n2 ] a seconda che n sia dispari o pari, otteniamo la
(12.4).
13. Variet` a di Grassmann
Indichiamo con G
n,m
(R) linsieme dei sottospazi vettoriali di dimensione m
di R
n
. Sia M(n m, R) = R
nm
lo spazio vettoriale delle matrici reali n m, ed
indichiamo con M(n m, m, R) laperto delle matrici di rango m di M(n m, R).
Abbiamo una bigezione di G
n,m
(R) sul quoziente
M(n m, m, R)/ , ove X Y a GL(m, R) tale che X = Ya.
68 3. VARIET
`
A TOPOLOGICHE E VARIET
`
A DIFFERENZIABILI
Questo ci permette di defnire la topologia di G
n,m
(R).
Proposizione 3.35. Il quoziente G
n,m
(R) ` e uno spazio topologico di Hausdor,
connesso e compatto.
Dimostrazione. Per vericare che G
n,m
(R) ` e connessa e compatta, basta os-
servare che il gruppo speciale ortogonale SO(n) opera transitivamente su G
n,m
(R).
Lo stabilizzatore di un punto ` e isomorfo al gruppo S(O(m) O(n m)) e quindi
G
n,m
(R) ` e di Hausfor.
Lemma 3.36. Sia B = GL(n, R) linsieme delle basi di R
n
.
Se = (
1
, . . . ,
n
) B, indichiamo con

: R
n
R
m
la proiezione che
associa a v =
_
n
i=1
v
i

i
lelemento (v
1
, . . . , v
m
) R
m
.
Linsieme
U

= p G
n,m
(R)

(p) = R
m

` e aperto in G
n,m
(R) e lapplicazione

: M(m (nm), R) U

che associa alla matrice (x


i, j
)
1im,
m<jn
lm-piano
_

1
+

n
j=m+1
x
1, j

j
, . . . ,
m
+

n
j=m+1
x
m, j

j
_
` e un omeomorsmo di M(m (nm), R) su U

.
Abbiamo perci ` o
Proposizione 3.37. Il quoziente G
n,m
(R) ` e una variet ` a topologica connessa e com-
patta di dimensione m(nm).
Proposizione 3.38. Se B, indichiamo con x

: U

M(m (n m), R)
linversa di

. La famiglia A = U

, x

B
` e un atlante analitico di G
n,m
(R), in
cui le funzioni di transizione sono razionali.
Denizione 3.20. G
n,m
(R), con la struttura di variet` a analitica reale denita dalla-
tlante U

, x

, si dice la variet` a di Grassmann degli m-piani di R


n
.
Osserviamo che per G
n,1
= RP
n1
e quindi le variet` a di Grassmann reali
costituiscono una classe di variet` a che comprende gli spazi proiettivi reali.
Osservazione 3.39. Otteniamo un atlante di G
n,m
(R) facendo variare tra gli ele-
menti della forma (e
i
1
, . . . , e
i
n
) con 1 i
1
< i
m
n, 1 i
m+1
< < i
n
n,
ottenendo cos` un atlante di cardinalit` a nita
_
n
m
_
.
Proposizione 3.40. Fissato un prodotto scalare su R
n
, lapplicazione
(13.1) G
n,m
(R) p p

G
n,nm
(R)
che associa ad ogni m-piano p l(nm)-piano ad esso ortogonale ` e un dieomor-
smo.
12
12
Per m = 1, lapplicazione ` e una polarit` a proiettiva rispetto ad una quadrica senza punti reali.
13. VARIET
`
A DI GRASSMANN 69
Nello studio dellomotopia delle variet` a di Grassmann potremo quindi suppor-
re nel seguito che n 2m.
Consideriamo lapplicazione naturale
(13.2) V
n,m
(R) G
n,m
(R)
che associa ad un sistema v V
n,m
(R) di m vettori ortonormali il sottospazio p
G
n,m
(R) da essi generato. La (13.2) ` e una brazione localmente banale con bra
omeomorfa al gruppo O(m). Abbiamo quindi la successione esatta:
(13.3)

h+1
(G
n,m
(R))

h
(O(m))
h
(V
n,m
(R))
h
(G
n,m
(R))

h1
(O(m))
Lemma 3.41. Per ogni intero non negativo h ed ogni coppia dinteri positivi m, k,
con m k, le applicazioni

:
h
(O(m))
h
(V
k+m,m
(R)) hanno immagine nulla.
Dimostrazione. Rappresentiamo V
k+m,m
(R) come lo spazio delle matrici reali
M di tipo (k+m)m tali che
t
M M = I
m
. Allora linclusione : O(m) V
k+m,m
(R)
identica O(m) al sottospazio delle matrici
M
g
=
_
g
0
_
con g O(m).
Lomotopia F : O(m) I V
n,m
(R) denita da
F(g, t) =
_

_
g cos
2
(t/2) + I
m
sin
2
(t/2)
(g I
m
) sin(t/2) cos(t/2)
0
n2m,m
_

_
denisce una retrazione di deformazione di O(m) sul punto base di V
n,m
(R). Da
questo segue la tesi.
In particolare, dalla successione esatta di Serre otteniamo le successioni esatte
corte:
(13.4) 0
h
(V
n,m
(R))
h
(G
n,m
(R))
h1
(O(m)) 0.
Abbiamo perci ` o, tenuto conto dellomeomorsmo (13.1),
Teorema 3.42. Siano 1 m < n e = minn, nm. Per ogni h 1 abbiamo
(13.5)
h
(G
n,m
(R)) =
h
(V
n,
(R))
h1
(O()).
In particolare, poich e V
n,m
(R) ` e semplicemente connesso per nm > 1, otte-
niamo che
(13.6)
1
(G
n,m
(R)) = Z
2
n 3 e 1 m < n
ed inoltre
(13.7)
h
(G
n,m
(R)) =
_

h1
(SO()) se 2 h < n ,
Z
n1
(SO()) se h = n ` e pari o = 1,
Z
2

n1
(SO()) se h = n ` e dispari e 3.
70 3. VARIET
`
A TOPOLOGICHE E VARIET
`
A DIFFERENZIABILI
Se n

> n, abbiamo uninclusione naturale


(13.8) G
n,m
(R) G
n

,m
(R).
Proposizione 3.43. Lapplicazione
h
(G
n,m
(R))
h
(G
n

,m
(R)) indotta dalla (13.8)
` e un isomorsmo per ogni h < minm, nm ed ogni n

> n.
Dimostrazione. Infatti, se h < nm, e consideriamo la partizione cellulare di
G
n

,m
(R) data dalle celle di Schubert, lo scheletro h + 1-dimensionale di G
n

,m
(R) ` e
contenuto in G
n,m
(R).
14. Variet` a di Stiefel e di Grassmann complesse
In modo analogo deniamo le variet` a di Stiefel e di Grassmann complesse.
Denizione 3.21. La variet` a di Stielfel complessa V
n,m
(C) ` e costituita dalle m-uple
di vettori ortonormali di C
n
.
Possiamo identicare V
n,m
(C) alliniseme delle matrici complesse Z, di tipo
n m, che soddisfano Z

Z = I
m
. Abbiamo:
Proposizione 3.44. Per ogni 0 m n, la variet ` a di Stiefel V
n,m
(C) ` e una variet` a
analitica di Hausdor, di dimensione reale m(2n m), compatta e connessa per
archi. Essa ` e omeomorfa allo spazio omogeneo SU(n)/
SU(nm)
.
Dimostrazione. V
n,m
(C) ` e uno spazio topologico di Hausdor compatto per-
ch e ` e un sottoinsieme chiuso e limitato di C
nm
. Possiamo denire la sua struttura
dierenziale descrivendo una carta locale con centro in un punto v = (v
1
, . . . , v
m
).
Completiamo v
1
, . . . , v
m
ad una base ortonormale (v
1
, . . . , v
m
) di C
n
. Assegnamo
numeri complessi z
h, j
per 1 j < h n e numeri reali y
j
per j = 1, . . . , m, tali
che y
2
j
+
_
n
h=j+1
z
h, j

2
< 1 per ogni j = 1, . . . , m. Risulteranno allora univocamen-
te determinati numeri complessi z
h, j
, per 1 h j m tali che Im(z
j, j
) = y
j
,
Re(z
j, j
) > 0 e detta Z la matrice Z = (z
h, j
)
1hn
1jm
, sia Z

Z = I
m
. I numeri reali y
j
e
le parti reali e immaginarie degli z
h, j
con 1 j < h n sono le coordinate di una
carta locale con centro in v. La dimensione della variet` a ` e quindi
m

j=1
[2(n j) + 1] = m(2n + 1) m(m + 1) = 2nm m
2
= m(2n m).
Chiaramente il gruppo speciale unitario SU(n) opera transitivamente su V
n,m
(C),
con isotropia SU(n m). Quindi V
n,m
(C) ` e omeomorfo al quoziente SU(n)/
SU(nm)
e perci ` o compatto e connesso per archi.
Proposizione 3.45. La variet` a di Stiefel complessa V
n,m
(C) ` e (2n 2m)-connessa
e
2n2m+1
(V
n,m
(C)) = Z.
Dimostrazione. Fissato un intero k con 1 k < m, lapplicazione
(14.1) V
n,m
(C) (v
1
, . . . , v
m
) (v
1
, . . . , v
k
) V
n,k
(C).
14. VARIET
`
A DI STIEFEL E DI GRASSMANN COMPLESSE 71
` e una brazione localmente banale con bra tipica V
nk,mk
(C). Otteniamo quindi
una successione esatta
(14.2)

h+1
(V
n,k
(C))

h
(V
nk,mk
(C))
h
(V
n,m
(C))
h
(V
n,k
(C))

h1
(V
nk,mk
(C))
Ragioniamo per ricorrenza su m 1. Per m = 1, V
n,1
(C) = S
2n1
, e sappiamo che
la sfera di dimensione (2n 1) ` e (2n 2)-connessa. Supponiamo ora che m > 1 e
che, per ogni r con 1 r < m la variet` a di Stiefel complessa V
n,r
(C) sia (2n 2r)-
connessa. Utilizziamo la successione esatta (14.2) con k = 1. Poich e per lipotesi
induttiva V
n1,m1
(C) ` e (2n 2m)-connesso e V
n,1
(C) = S
2n1
` e (2n 2)-connesso,
otteniamo che
h
(V
n,m
(C) ` e (2n 2)-connesso.
Utilizziamo ancora la successione esatta (14.2) con k = (m1) ed h = 2n2m.
Poich e V
n,m1
(C) ` e (2n 2m + 2)-connessa, otteniamo lisomorsmo

2n2m+1
(V
n,m
(C)) =
2n2m+1
(V
nm+1,1
(C)) =
2n2m+1
(S
2n2m1
) = Z.

Lapplicazione
(14.3) V
n,m
(C) (v
1
, . . . , v
m
) (v
1
, . . . , v
m
) G
n,m
(C)
` e una brazione localmente banale con bra tipica U(m). Otteniamo quindi una
successione esatta domotopia
(14.4)

h+1
(G
n,m
(C))

h
(U(m))
h
(V
n,m
(C))
h
(G
n,m
(C))

h1
(U(m))
h1
(V
n,m
(C))
Con una dimostrazione analoga a quella del Lemma 3.41 otteniamo
Lemma 3.46. Se 1 m < 2m n, allora lapplicazione
h
(U(m))
h
(V
n,m
(C))
in (14.4) ha immagine nulla.
Questo di d` a, per ogni intero h 1 e per 1 m < 2m n, le successioni esatte
corte
(14.5) 0
h
(V
n,m
(C))
h
(G
n,m
(C))
h1
(U(m)) 0.
Otteniamo perci ` o il
Teorema 3.47. Sia = minm, n m. Allora, per ogni 1 m < n ed h 1
(14.6)
h
(G
n,m
(C)) =
h
(V
n,
(C))
h1
(U()).
Dimostrazione. Se 2m n, la tesi segue dalla (14.5). Per completare la
dimostrazione, ` e suciente utilizzare lomeomorsmo
(14.7) G
n,m
(C) p p

G
n,nm
(C),
dove p

` e l(nm)-piano ortogonale a p, rispetto ad un prodotto scalare Hermitiano


in C
n
.
72 3. VARIET
`
A TOPOLOGICHE E VARIET
`
A DIFFERENZIABILI
Otteniamo in particolare
(14.8)
h
(G
n,m
(C)) =
_

h1
(U()) se 1 h 2n 2,
Z
2n2
(U()) se h = 2n 2,
e quindi
1
(G
n,m
(C)) = 0 e
2
(G
n,m
(C)) = Z per ogni 1 m < n.
15. Altri esempi
Esempio 3.13. Indichiamo con M(n, m; R) = R
mn
lo spazio vettoriale delle matrici
reali mn.
Il sottoinsieme M = M(n, m, k; R) delle matrici di rango k minm, n ` e una
sottovariet` a analitica di M(n, m; R) di dimensione k(n + m k).
Sia infatti A
0
una matrice in M. Fissiamo k colonne linearmente indipendenti
di A
0
. Possiamo supporre, per ssare le idee, che esse siano le prime k, e che il
minore formato dalle prime k righe e k colonne abbia determinante diverso da zero.
Consideriamo laperto U di M(n, m; R) che consiste di tutte le matrici A che hanno
il determinante del minore delle prime k righe e delle prime k colonne diverso da
zero. Allora M ` e denito in U dalle equazioni
p
h, j
(X) = det
_

_
x
1,1
. . . x
1,k
x
1, j
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
x
k,1
. . . x
k,k
x
k, j
x
h,1
. . . x
h,k
x
h, j
_

_
= 0, k < j m, k < h n.
Poich e per ogni coppia ( j, h) con k < j m, k < h n abbiamo
p
h, j
(X)
x
h, j
= det
_

_
x
1,1
. . . x
1,k
.
.
.
.
.
.
.
.
.
x
k,1
. . . x
k,k
_

_
0,
questo dimostra che M ` e una sottovariet` a analitica di R
mn
di dimensione mn (m
k)(n k) = mk + nk k
2
= k(m + n k).
16. Esistenza e unicit` a di strutture dierenziali
Sia M una variet` a topologica ed indichiamo con M

, M

due variet` a die-


renziabili di classi C
k

e C
k

rispettivamente, corrispondenti a due distinte strut-


ture dierenziali su M, denite da atlanti A

ed A

. Diremo che le due strut-


ture dierenziali sono equivalenti di classe C
k
se k mink

, k

ed esiste un
dieomorsmo f : M

di classe C
k
.
Ad esempio, le M

ed M

ottenute considerando sulla retta reale R le strutture


C

denite dagli atlanti A

= (R, x) ed A

= (R, x
3
) sono C

-equivalenti,
perch e f (x) = x
3
` e un dieomorsmo di M

su M

.
Su ogni variet` a M di classe C
1
, per un teorema di Whitney
13
si pu` o denire
una struttura di classe C

compatibile. Inoltre le strutture compatibili di classe C


k
,
per ogni k 1, sono tutte tra loro equivalenti.
13
Hassler Whitney Dierentiable Manifolds, The Annals of Mathematics, Second Series, Vol.
37, No. 3 (Jul., 1936), pp. 645-680.
16. ESISTENZA E UNICIT
`
A DI STRUTTURE DIFFERENZIALI 73
`
E stato dimostrato
14
che esistono delle variet` a topologiche che non ammettono
una struttura dierenziale di classe C
1
.
Lesempio di Kervaire ` e una variet` a topologica di dimensione dieci. Le variet` a
topologiche di dimensione due e tre ammettono una ed una sola struttura dieren-
ziale. Questo fatto ` e stato dimostrato da Johann Radon per dimensione 1 e 2 e da
Edwin E. Moise in dimensione 3.
Per dimensioni superiori, si pone il problema di determinare le diverse strutture
dierenziali su una variet` a. Di solito la classicazione ` e fatta per variet` a orientabili
e dieomorsmi che preservano lorientazione.
Per tutte le variet` a compatte di dimensione maggiore di quattro vi ` e un numero
nito di strutture dierenziabili non equivalenti. Su R
n
c` e ununica struttura dif-
ferenziale se n 4, mentre per n = 4 ve ne sono innite
15
(quelle diverse dalla
struttura standard sono gli R
4
esotici).
Per avere unidea del numero di dierenti strutture su una variet` a compatta,
riportiamo in una tabella il numero
n
delle strutture dierenziabili non equivalenti
sulle sfere S
n
con n 18. Nella prima riga riportiamo il valore di n e nella seconda
il corrispondente
n
.
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18
1 1 1 ? 1 1 28 2 8 6 992 1 3 2 16256 2 16 16
Quando ci siano pi` u di una struttura dierenziale sulla sfera S
n
, le sfere con le
strutture non equivalenti a quella standard si dicono sfere esotiche. Ci sono 27
sfere esotiche di dimensione sette, mentre non si conoscono sfere esotiche di di-
mensione inferiore.
`
E aperto il problema delle strutture dierenziabili sulla sfera di
dimensione quattro. Non si sa se vi siano sfere esotiche, e nemmeno se esse siano
in numero nito o innito. Il fatto che non ci siano sfere esotiche in dimensione
quattro ` e noto come la congettura di Poincar e generalizzata.
Utilizzando la teoria dellostruzione, Robion Kirby e Laurent Siebenmann
16
hanno dimostrato che il numero di strutture dierenziabili non equivalenti su una
variet` a compatta di dimensione maggiore di quattro ` e nito. John Milnor, Michel
Kervaire e Morris Hirsch hanno dimostrato
17
che tale numero ` e lo stesso per tutte
e coincide quindi col numero delle strutture dierenziali sulle sfere.
Quindi, se M ` e una variet` a topologica di dimensione diversa da quattro, essa
possiede al pi ` u un numero nito di strutture dierenziali non equivalenti.
y
14
Michel A. Kervaire, A manifold which does not admit any dierentiable structure Comment.
Math. Helv. 34 (1960), pp. 257-270.
15
cf. M.Kreck Exotische Strukturen auf 4-Mannigfaltigkeiten. [Exotic structures on 4-
manifolds] Jahresber. Deutsch. Math.-Verein. 88 (1986), no. 3, 124145. I primi esempi sono
di Robion Kirby e Michael Freedman.
16
R.C. Kirby e L.C. Siebenmann, Foundational Essays on Topological Manifolds. Smoothings,
and Triangulations. Princeton, New Jersey: Princeton University Press (1977).
17
vedi: T.Asselmeyer-Maluga e C.H. Brans Exotic Smoothness in Physics. World Scientic
Singapore, 2007.
CAPITOLO 4
Il lemma di Morse-Sard
Il Lemma di Morse-Sard descrive alcune importanti propriet` a delle applicazio-
ni dierenziabili. Esso ha conseguenze importanti sia nella geometria che nella
topologia dierenziale. Ad esempio, utilizzando il Lemma di Sard, dimostreremo
nel Capitolo 5 il teorema dimmersione di Whitney
1
, che ci dice che ogni variet` a
dierenziabile paracompatta di classe C

e di dimensione m ` e dieomorfa ad una


sottovariet` a, che ` e anche un sottospazio topologico chiuso, di R
2m+1
. Tra i diversi
argomenti di cui il Lemma di Sard costituisce unindispensabile premessa, citiamo
la trasversalit` a, la teoria delle singolarit` a, la teoria di Morse.
Il Lemma fu dimostrato da Anthony P. Morse nel 1939 per funzioni a valori
scalari e generalizzato da Arthur Sard al caso di funzioni a valori in una variet` a dif-
ferenziabile di classe C

nel 1942. In letteratura il risultato ` e citato come Teorema


di Sard, o Lemma di Sard, o Teorema di Morse-Sard.
1. Il caso degli spazi Euclidei
1.1. Applicazioni dierenziabili R
m
R
n
con m < n. Dimostriamo innanzi
tutto il :
Lemma 4.1. Siano m, n, due interi positivi con m < n ed f : A R
n
unapplica-
zione dierenziabile di classe C
1
, denita su un aperto A di R
m
. Allora f (A) ` e di
prima categoria ed ha misura di Lebesgue nulla.
Dimostrazione. Per ogni intero positivo N ed ogni Z
m
indichiamo con
Q(, N) il cubo m-dimensionale di lato 1/N e centro nel punto /N:
Q(, N) = x R
m
Nx
i

i
1/2 per i = 1, , m.
La famiglia:
_
Q(, N) Z
m
, N N \ 0
_
` e numerabile e le sue sottofamiglie formate dai cubi di lato 1/N sono ricoprimenti
chiusi localmente niti (quadrettature) di R
m
. Linsieme A ` e lunione numerabile
_

della famiglia Q

= Q(

, N

) A dei cubi Q(, N) in esso contenuti.


Allora
f (A) =
_
f (Q

)
` e una rappresentazione di f (A) come unione numerabile di insiemi compatti.
Baster` a dimostrare che ogni f (Q

) ha parte interna vuota e misura di Lebesgue


nulla.
1
Hassler Whitney, Dierentiable manifolds, Ann. of Math. (2) 37 (1936), no. 3, 645680.
75
76 4. IL LEMMA DI MORSE-SARD
Fissiamo un indice . Le derivate parziali prime di f sono uniformemente
limitate su Q

. Per il teorema della media, la f ` e Lispchitziana su Q

. Abbiamo
cio` e, per una costante L

> 0,
f (x
1
) f (x
2
) L

x
1
x
2
, x
1
, x
2
Q

.
Quindi limmagine f (E) di un sottoinsieme E di Q

di diametro ha diametro
minore o uguale a L

. Linsieme f (Q

) ` e compatto e quindi misurabile secondo


Lebesgue in R
n
.
Poich e Q

` e unione di N
m
cubi m-dimensionali di lato 1/(N N

) di R
m
, la
sua immagine f (Q

) ` e contenuta in ununione di N
m
cubi n-dimensionali di lato
L

m/(N N

) di R
n
. Per la subadditivit` a della misura, otteniamo
(1.1) vol( f (Q

)) N
m
_ L

m
N N

_
n
=
L
n

m
n/2
N
n

N
mn
, N N.
Facendo tendere N allinnito, otteniamo che f (Q

) ha misura di Lebesgue nulla.


Ne segue che f (A), essendo unione numerabile di sottoinsiemi misurabili di misura
nulla ` e misurabile ed ha misura di Lebesgue nulla in R
n
.
Per dimostrare che f (A) ` e un sottoinsieme della prima categoria di Baire, basta
vericare che ciascuno dei compatti f (Q

) ha parte interna vuota. Questo segue


dalla prima parte della dimostrazione, perch e un compatto di R
n
con parte interna
non vuota ha misura di Lebesgue positiva. La dimostrazione ` e completa.
1.2. Punti e valori regolari e critici. Ricordiamo le nozioni di punti e valori
regolari e critici per applicazioni dierenziabili negli spazi Euclidei.
Denizione 4.1. Sia f : A R
n
unapplicazione dierenziabile, di classe C
k
,
con k 1, denita su un aperto A di R
m
.
Un punto x
0
A si dice regolare se f ` e una sommersione dierenziabile in x
0
,
se cio` e d f (x
0
) : R
m
R
n
` e surgettiva.
Il punto x
0
A si dice critico se lapplicazione R-lineare d f (x
0
) : R
m
R
n
ha rango < n.
Il corrispondente punto f (x
0
) R
n
si dice valore critico di f .
Indichiamo con C( f ) e CV( f ) rispettivamente linsieme dei punti critici e dei
valori critici di f .
I punti di f (A) \ CV( f ) si dicono valori regolari di f .
I punti critici di f sono cio` e tutti e soli i punti x A in cui f non ` e una sommer-
sione. Se y ` e un valore regolare di f , allora f
1
(y) ` e una sottovariet` a dierenziabile
di dimensione m n di A, globalmente chiusa in A.
Possiamo riformulare il teorema delle funzioni implicite utilizzando la nozione
di punto critico :
Teorema 4.2 (delle funzioni implicite). Sia f : A R
n
unapplicazione die-
renziabile di classe C
k
, con k 1, denita su un aperto A di R
m
. Se x
0
A ` e un
punto regolare, possiamo trovare un intorno aperto V di f (x
0
) in R
n
, un intorno
aperto W di 0 in R
mn
, un intorno U di x
0
in A ed un dieomorsmo di classe C
k
g : V W U
1. IL CASO DEGLI SPAZI EUCLIDEI 77
che non abbia punti critici in V W e soddis lidentit` a
f (g(y, z)) = y (y, z) V W.
In particolare, se m = n, la g ` e un dieomorsmo di classe C
k
di V su un aperto
g(V) di A. In questo caso diciamo che la f denisce un sistema di coordinate di
classe C
k
in g(V).
Dal teorema delle funzioni implicite deduciamo immediatamente il seguente :
Lemma 4.3. Sia A un aperto di R
n
ed f : A R
n
unapplicazione dierenziabile
di classe C
1
. Se y ` e un valore regolare di f , allora f
1
(y) ` e un sottospazio discreto
di A.
Dimostrazione. Dal teorema delle funzioni implicite segue che ogni punto x
di f
1
(y) ha un intorno aperto U tale che f
1
(y) U = x .
1.3. Il lemma di Morse-Sard.
Teorema 4.4 (Lemma di Morse-Sard). Sia f : A R
n
unapplicazione die-
renziabile di classe C

, denita su un aperto A di R
m
. Allora CV( f ) ` e di prima
categoria ed ha misura di Lebesgue nulla.
Dimostrazione. Lenunciato del teorema ` e banalmente vero quando n = 0,
perch e in questo caso linsieme dei punti critici di f ` e vuoto. Possiamo quindi
supporre n > 0 ed il teorema vero per applicazioni di classe C

a valori in R
n1
.
Se m < n, tutti i punti di A sono critici e dunque CV( f ) = f (A). In questo caso, la
tesi ` e conseguenza del Lemma 4.1.
Consideriamo quindi, nel resto della dimostrazione, il caso in cui m, n 1,
supponendo per ricorrenza che la tesi sia vera per applicazioni dierenziabili di
classe C

denite su aperti di R
k
con k < m.
Posto C = C( f ), per ogni intero positivo k sia C
k
il sottoinsieme di C in cui si
annullano tutte le derivate parziali di f di ordine positivo minore o uguale di k:
C
k
= x A D

f (x) = 0 se 0 < k,
e poniamo
C

=
_
k
C
k
.
Linsieme C ` e chiuso in A e, per ogni 0 < k , i C
k
sono sottoinsiemi chiusi di
C e quindi di A.
Dimostreremo separatamente che le immagini mediante f di C\C
1
, di C
k
\C
k+1
e di C

sono di prima categoria ed hanno misura di Lebesgue nulla in R


n
.
Poich e
CV( f ) = f (C \ C
1
)

_
k=1
f (C
k
\ C
k+1
) f (C

),
da ci` o seguir` a che CV( f ) ` e anchesso di prima categoria ed ha misura di Lebe-
sgue nulla, perch e unione numerabile dinsiemi di prima categoria con misura di
Lebesgue nulla.
78 4. IL LEMMA DI MORSE-SARD
Sia x
0
un punto di C \ C
1
. Mostriamo che esso ammette un intorno compatto
B in A tale che f (B C) abbia misura di Lebesgue nulla e non abbia quindi punti
interni. Possiamo supporre, per semplicit` a, che siano
x
0
= 0, f (0) = 0,
f (0)
x
1
0.
Mediante un cambiamento di coordinate di classe C

in un intorno W di 0 in A,
possiamo ricondurci al caso in cui la restrizione di f a W si possa scrivere nella
forma
2
:
f (x) = f (x
1
, x
2
, . . . , x
m
) = (x
1
, f
2
(x), . . . , f
n
(x)) = (x
1
, g(x)),
con g C

(W, R
n1
). Lo Jacobiano di f si scrive in queste coordinate come
Jf =
f
(x
1
, . . . , x
m
)
=
_
f
x
1
, . . . ,
f
x
m
_
=
_

_
1 0
g
x
1
g
(x
2
, . . . , x
m
)
_

_
e quindi i punti critici di f in W sono un sottoinsieme dellinsieme dei punti critici
di g in W. Sia B un intorno compatto di 0 in W. Per lipotesi induttiva g(BCV(g))
` e un compatto di R
n1
con parte interna vuota e misura di Lebesgue nulla. Poich e
g(B C(g))
n1
( f (B C( f ))),
ove
n1
: R
n
(y
1
, . . . , y
n
) (y
2
, . . . , y
n
) R
n1
,
e la proiezione
n1
` e aperta, ne segue che anche il compatto f (BC( f )) ` e privo di
punti interni. Inoltre, f (B C( f )) ` e contenuto in [r, r] g(B C(g)) per qualche
r > 0. Quindi anche f (B C( f )) ha misura nulla per il teorema di Fubini.
Ripetendo questo ragionamento per i diversi punti di C \ C
1
, dimostriamo che
` e possibile ricoprire C \ C
1
con una famiglia numerabile di compatti B

tali che
f (C B

) sia privo di punti interni e di misura di Lebesgue nulla. Dunque


f (C \ C
1
) =
_

f (C B

)
` e di prima categoria ed ha misura di Lebesgue nulla in R
n
.
Siano ora k 1 ed x
0
C
k
\ C
k+1
. Per semplicit` a, possiamo supporre che
x
0
= 0, f (x
0
) = 0. Indichiamo con una derivata parziale di f di ordine k, per
cui sia d(0) 0. A meno di restringerci ad un intorno aperto W di 0 R
m
, e di
cambiare le coordinate in W ed in R
n
, possiamo supporre che (x) = x
1
.
Allora C
k
W ` e contenuto in x
1
= 0 e quindi f (C
k
W) ` e contenuto
nellinsieme dei valori critici dellapplicazione
g(x
2
, ..., x
m
) = f (0, x
2
, ..., x
m
),
denita e di classe C

in un intorno W

di 0 in R
m1
. Linsieme f (C
k
W

) ` e allora
di prima categoria ed ha misura di Lebesgue nulla per lipotesi induttiva su m.
Ricopriamo C
k
\ C
k+1
con una famiglia numerabile di tali intorni W e dimo-
striamo cos` che f (C
k
\ C
k+1
) ` e di prima categoria ed ha misura di Lebesgue nulla
2
Se, ad esempio, risulta f
1
/x
1
0, risolvendo lequazione implicita x
1
= f
1
(t
1
, . . . , t
m
) in un
intorno di 0, troviamo una funzione t
1
= h(x
1
, t
2
, . . . , t
m
) ed allora x
1
= f
1
, x
2
= t
2
, . . . , x
m
= t
m
sono nuove coordinate in un intorno di 0 in cui la f ha la forma desiderata.
1. IL CASO DEGLI SPAZI EUCLIDEI 79
perch e unione numerabile di insiemi di prima categoria con misura di Lebesgue
nulla.
Dimostriamo ora che f (C

) ` e di prima categoria ed ha misura di Lebesgue


nulla in R
n
.
Fissiamo un cubo Q, di lato r > 0, contenuto in A e sia Q
i,N

1iN
m una sua
suddivisione in N
m
cubi di lato r/N. Per ogni N sia I
N
linsieme degli indici i per
cui Q
i,N
C

.
Fissiamo un intero positivo con n( +1) > m. Poich e tutte le derivate parziali
di f si annullano identicamente su C

, per ogni intero positivo possiamo trovare


3
un intorno aperto U

di Q C

in A tale che :
(1.2) f (x) dist(x, Q C

, x U

.
Poich e dist(Q C

, U

) = > 0,
Q
i,N
U

, N > r/, i I
N
,
e perci ` o otteniamo che
f (x) (r

m/N)

, se N > r/, ed x
_
iI
N
Q
i,N
.
Da questa diseguaglianza ricaviamo che
diam( f (Q
i,N
)) (r

m/N)
+1
se N > r/, i I
N
.
Quindi, se
n
` e il volume della palla unitaria di R
n
, abbiamo, per ogni N > r/,
vol( f (K C

iI
N
vol( f (Q
i,N
)) N
m

n
(r

m/N)
n(+1)
.
Poich e n( + 1) > m, il secondo membro di questa diseguaglianza tende a 0 per
N . Quindi vol( f (Q C

)) = 0 e perci ` o f (Q C

) ` e un chiuso con parte


interna vuota.
Poich e C

` e unione numerabile di compatti Q C

, con Q cubo chiuso in


A, linsieme f (C

) ` e di prima categoria ed ha misura di Lebesgue nulla, perch e


unione numerabile di insiemi di prima categoria con misura di Lebesgue nulla. La
dimostrazione ` e completa.
Osservazione 4.5. Dalla dimostrazione si pu` o osservare come it teorema rimanga
valido sotto lipotesi pi` u debole che f sia di classe C
k
con kn > m.
3
Se C
k+1
((a, a), R) si annulla in 0 con tutte le sue derivate no allordine k, allora
(x) =
1
k!
_
x
0
(x t)
k

(k+1)
(t)dt, x (a, a).
In particolare, se
(k+1)
(x) L per x b < a, abbiamo
(x) Lx
k
, x (b, b).
Otteniamo la diseguaglianza (1.2) applicandola alla restrizione di ciascuna devata parziale prima di
f ai segmenti uscenti da un punto di C

.
80 4. IL LEMMA DI MORSE-SARD
2. Il teorema di Sard per variet` a dierenziabili
Siano M, N variet` a dierenziabili di classe C
k
, con k 1, di dimensioni m, n
rispettivamente, ed f C
k
(M, N) unapplicazione dierenziabile di classe C
k
. Un
punto p che sia critico per la rappresentazione di f in un sistema di coordinate
locali in p ed in f (p), lo ` e anche per la sua rappresentazione rispetto a qualsiasi
altro sistema di coordinate locali.
Possiamo quindi denire senza ambiguit` a linsieme C( f ) dei punti critici di f
in M e linsieme CV( f ) dei valori critici di f in N.
Denizione 4.2. Diciamo che un punto p M ` e un punto critico (rispettivamente
punto regolare) di unapplicazione dierenziabile f : M N, di classe C
k
, con
k 1, se, rispetto a coordinate locali x in un intorno U di p in M ed y in un intorno
V di f (U) in N, il punto x(p) ` e critico (rispettivamente regolare) per la
y f x
1
: x(U) R
m
y(V) R
n
.
Linsieme dei valori regolari di f ` e il complementare in f (M) dellinsieme
CV( f ) dei valori critici.
Se q f (M) N ` e un valore regolare, allora f
1
(q) ` e una sottovariet` a
(globalmente) chiusa di M, dierenziabile di classe C
k
, di dimensione m n.
Usando atlanti formati da un insieme al pi ` u numerabile di elementi otteniamo
immediatamente:
Lemma 4.6. Sia f : M N unapplicazione dierenziabile di classe C
1
tra
due variet` a dierenziabili di classe C
k
, con k 1, di dimensioni m ed n, ri-
spettivamente. Se m < n, allora f (M) ` e un sottoinsieme di prima categoria di
N.
Teorema 4.7 (Lemma di Sard). Siano M ed N variet` a dierenziabili di classe C

.
Allora, per ogni applicazione f : M N di classe C

, CV( f ) ` e un insieme di
prima categoria in N.
Osservazione 4.8. Possiamo introdurre sulla variet` a dierenziabile N una misura
positiva n dimensionale , con la condizione che il suo pull-back rispetto a ciascu-
na carta locale sia un multiplo, rispetto ad una funzione di densit` a di classe C

,
della misura di Lebesgue in R
n
. Un modo per costruire la ` e il seguente. Fis-
siamo un ricoprimento aperto localmente nito U
i

iI
di N mediante gli aperti di
un atlante (U
i
, x
i
)
iI
di N, di classe C

. Sia
i
una partizione dellunit` a su N,
con funzioni
i
0, subordinata al ricoprimento U
i

iI
. Deniamo la misura
mediante lintegrale delle funzioni continue a supporto compatto, ponendo :
_
N
g d =

iI
_
x
i
(U
i
)
g(x
1
i
)
i
(x
1
i
) d
n
, g C
0
c
(N, R) ,
ove
n
` e la misura di Lebesgue n-dimensionale in R
n
.
Vale allora il Lemma di Sard nella formulazione :
Teorema 4.9. Se f : M N ` e unapplicazione dierenziabile di classe C

,
allora linsieme CV( f ) dei valori critici di f ` e -misurabile ed ha misura nulla.
CAPITOLO 5
Teoremi di approssimazione e dimmersione
1. Il teorema dimmersione di Whitney
Dimostriamo in questo paragrafo che ogni variet` a dierenziabile M di dimen-
sione m ` e dieomorfa ad una sottovariet` a propria di R
2m+1
.
Premettiamo alcuni risultati relativi ad applicazioni dierenziabili tra spazi
Euclidei.
2. Alcuni teoremi di approssimazione per applicazioni dierenziabili
Premettiamo alcuni risultati relativi ad applicazioni dierenziabili tra spazi
Euclidei.
Ricordiamo che
jAj =
_
traccia(A

A)
` e una norma Hermitiana sullo spazio M(n, m; C) delle matrici complesse n m e
la sua restrizione al sottospazio M(n, m; R) delle matrici reali una norma Euclidea.
Lapplicazione M(n, m; C) A A

M(m, n; C) ` e unisometria anti-C-lineare.


Lemma 5.1. Sia un aperto di R
m
, n un intero 2m, ed f : R
n
, unappli-
cazione dierenziabile di classe C
2
. Linsieme delle matrici reali A M(n, m; R)
per cui lapplicazione
x f
A
(x) = f (x) + Ax R
n
sia unimmersione dierenziabile in ogni punto x ` e un sottoinsieme denso di
seconda categoria in M(n, m; R) = R
mn
.
Dimostrazione. Nei punti x in cui la f
A
non ` e unimmersione, la matrice
B = Jf (x) + A ha rango minore di m, cio` e A = B Jf (x) per una matrice B di
rango minore di m. Per ogni 0 k < m, le matrici n m di rango k formano una
sottovariet` a dierenziabile localmente chiusa M(n, m; k; R) di M(n, m; R) = R
mn
,
di dimensione k(n + m k) (vedi lesempio 3.13 del Capitolo 3). Lapplicazione:
F
k
: M(n, m; k; R) (x, B) A = B J f (x) M(n, m; R) = R
mn
` e dierenziabile di classe C
1
, denita su una variet` a dierenziabile di dimensione
m + k(n + m k) ed a valori in una variet` a dierenziabile di dimensione mn.
La k m + k(n + m k) ` e crescente per 2k < n + m ed, in particolare, per
k < m. Perci ` o, poich e abbiamo supposto che n 2m, abbiamo
m + k(n + m k) m + (m 1)(n + 1) = mn + 2m n 1 < mn, per 0 k < m.
81
82 5. TEOREMI DI APPROSSIMAZIONE E DIMMERSIONE
Per il Lemma 4.6 del Capitolo 4, limmagine di F
k
` e di prima categoria in R
mn
.
Quindi anche lunione delle immagini delle F
k
, per 0 k < m, ` e un sottoinsieme
di prima categoria in M(n, m; R). Ne segue che le A M(n, m; R) per cui f
A
sia
unimmersione in ogni punto x ` e il complementare di un insieme di prima
categoria, ed in particolare ` e denso in ogni aperto di M(n, m; R).
Lemma 5.2. Siano un aperto di R
m
, n un intero m, f : R
n
unapplica-
zione dierenziabile di classe C
1
, K e K

compatti con
K

K ,
rank Jf (x) = m, x K,
f (x
1
) f (x
2
), se x
1
, x
2
K

ed x
1
x
2
.
Allora, possiamo trovare reali > 0,

> 0, e, ssato r con 0 < r < dist(K, ),


un

> 0 tali che


(1) se g C
1
(, R
n
) e jJg(x)j < per ogni x K, allora f + g ` e unimmer-
sione dierenziabile in tutti i punti di K;
(2) Se g C
0
(, R
n
) soddisfa la diseguaglianza g(x) g(y)

x y per
x, y K

, allora la restrizione di ( f + g) a K

` e iniettiva;
(3) se g C
1
(, R
n
) e g(x) + jJg(x)j <

quando dist(x, K) < r, allora


f + g ` e unimmersione in tutti i punti di K ed iniettiva su K

.
Dimostrazione. (1) Il minimo autovalore (x) della matrice simmetrica
(Jf (x))

Jf (x)
` e una funzione continua e, per ipotesi, positiva in ogni punto x di K. Sar` a quindi
J f (x)v
2

0
v
2
, x K, v R
m
,
con

0
= min
xK
(x) > 0.
Fissiamo =
_

0
/4. Se g C
1
(, R
n
) e jJg(x)j < per ogni x K, allora
Jg(x)v
2
(
0
/4)v
2
per x K e v R
m
ed otteniamo quindi
(J f (x) + Jg(x))v J f (x)v Jg(x)v v, x K, v R
m
,
e dunque f + g ` e unimmersione dierenziabile in ogni x K. Questo dimostra il
punto (1).
Premettiamo alla dimostrazione di (2) il
Lemma 5.3. Sia un aperto di R
m
ed f : R
n
unimmersione dierenziabile
di classe C
1
in tutti i punti di un compatto K contenuto in . Esistono allora due
costanti positive c, r tali che
posto K
r
= x R
m
dist(x, K) < r , risulti
f (x
1
) f (x
0
) c x
1
x
0
, x
0
, x
1
K
r
, con x
1
x
0
r. ()
2. ALCUNI TEOREMI DI APPROSSIMAZIONE PER APPLICAZIONI DIFFERENZIABILI 83
Dimostrazione. Siano
0
> 0 un limite inferiore per il minimo autovalore (x)
della matrice simmetrica (J f (x))

J f (x) sul compatto K ed r


0
> 0 una costante
positiva tale che K
2r
0
e (x) >
0
/4 se x K
2r
0
. Siano x
0
, x
1
R
m
. Se
x
0
K
r
0
ed x
0
x
1
< r
0
, allora tutto il segmento di estremi x
0
ed x
1
` e contenuto
in K
2r
0
ed abbiamo, con x
t
= x
0
+ t(x
1
x
0
),
f (x
1
) f (x
0
) =
_
1
0
d
dt
f (x
t
)dt =
_
1
0
J f (x
t
)(x
1
x
0
)dt.
Poich e J f (x) ` e uniformemente continua su C
0
, potremo ancora trovare un
numero reale r, con 0 < r r
0
, tale che
jJ f (x) J f (x

)j <

0
16
, se x, x

K
2r
0
, x x

< r.
Otteniamo quindi che, se x
0
, x
1
K
r
ed x
1
x
0
< r, allora
f (x
1
) f (x
0
) =

_
1
0
J f (x
t
)(x
1
x
0
)dt

J f (x
0
)(x
1
x
0
)
_
1
0
jJ f (x
t
) J f (x
0
)j x
1
x
0
dt

0
4
x
1
x
0
,
e quindi la (), con c =

0
4
.
Dimostriamo ora la (2) del Lemma 5.2. Per il Lemma 5.7 esistono c > 0 ed
r > 0 tali che valga la (). Linsieme
E = (x
0
, x
1
) K

x
0
x
1
r
` e compatto in R
m
R
m
e quindi la funzione continua
F(x
0
, x
1
) = f (x
1
) f (x
0
)/x
1
x
0
,
che ` e denita e continua su E, ammette un minimo positivo c

. Otteniamo quindi,
con = minc, c

> 0,
f (x
1
) f (x
0
) x
1
x
0
, x
0
, x
1
K

.
Se g: R
n
soddisfa g(x
1
) g(x
0
) < x
1
x
0
per x
0
, x
1
K

, avremo, per
x
0
x
1
K

:
( f (x
1
) + g(x
1
)) ( f (x
0
) + g(x
0
)) f (x
1
) f (x
0
) g(x
1
) g(x
0
)
x
1
x
0
g(x
1
) g(x
0
) > 0,
che mostra come ( f +g) sia ancora iniettiva su K

. Premettiamo alla dimostrazione


del punto (3) dellenumciato del Lemma 5.2 il seguente
Lemma 5.4. Sia un aperto di R
m
, K un compatto contenuto in ed r un numero
reale positivo tale che K
r
= x R
m
dist(x, K) < r . Allora:
84 5. TEOREMI DI APPROSSIMAZIONE E DIMMERSIONE
(1) esiste una costante L > 0 tale che, per ogni coppia di punti p
0
, p
1

R
m
che appartengano alla stessa componente connessa di K esista una
successione nita di punti x
0
, x
1
, . . . , x
k
K tali che
x
0
= p
0
, x
k
= p
1
,
[x
j1
, x
j
] K
r
, per j = 1, . . . , k,

k
j=1
x
j
x
j1
L p
1
p
0
.
(2) Fissato > 0, esiste un

> 0 tale che, per ogni g C


1
(, R
n
) con
jJg(x)j <

per x K
r
, risulti
g(p
1
) g(p
0
) < p
1
p
0

se p
0
, p
1
appartengono alla stessa componente connessa di K.
Dimostrazione. (1) Se 0 < < r/2, linsieme

K

= x R
m
dist(x, K)
` e un compatto contenuto in K
r
ed ha solo un numero nito di componenti connes-
se. Sostituendo quindi

K

a K, se necessario, possiamo supporre che K abbia un


numero nito di componenti connesse, e limitare ancora la discussione al caso in
cui K sia connesso. Allora K
r
` e connesso per archi e quindi ogni coppia di punti di
K pu` o essere congiunta da una spezzata poligonale contenuta in K
r
. La
() (p, q) = inf

k
j=1
x
j
x
j1
,
dove lestermo inferiore ` e calcolato su tutte le poligonali spezzate
[x
0
, x
1
, . . . , x
k
], con x
0
= p, x
k
= q, [x
j1
, x
j
] K
r
per j = 1, . . . , k,
denisce una distanza su K. Abbiamo
(p, q) = p q se p, q K e p q < r.
Pertanto la funzione
F(p, q) =
(p, q)
p q
` e denita e continua, e quindi limitata superiormente da una costante L > 1 sul
compatto (p, q) K K p q r. Per (), otteniamo allora la (1).
La (2) segue dalla (1), scegliendo

> 0 in modo che sia L

< .
Dimostriamo inne la (3) del Lemma 5.2. Fissati due numeri reali

, r > 0,
con r > dist(K

, ), possiamo trovare un

> 0 sucientemente piccolo anch e


ogni funzione g : R
n
di classe C
1
che soddis jJg(x)j <

se dist(x, K

) r,
soddis anche la diseguaglianza g(x) g(y)

x y quando x, y appartengano
alla stessa componente connessa di K

. Fisseremo inoltre

in modo tale che


f (x) f (y) > 3

se x, y appartengono a diverse componenti connesse di K

.
Poich e g(x) <

se x K

, avremo allora
( f (x) + g(x)) ( f (y) + g(y)) f (x) f (y) g(x) g(y) >

> 0
se x ed y appartengono a diverse componenti connesse di K

. In questo modo anche


lultima aermazione del Lemma risulter` a vericata.
3. IL TEOREMA DIMMERSIONE DI WHITNEY 85
3. Il teorema dimmersione di Whitney
Prima di enunciare e dimostrare il Teorema dimmersione di Whitney, ` e con-
veniente denire unopportuna topologia sullo spazio vettoriale reale C

(M, R
n
)
delle applicazioni dierenziabili di una variet` a dierenziabile M nello spazio Eu-
clideo R
n
.
Deniamo innanzi tutto la topologia di C

(, R
n
), nel caso in cui sia un
aperto dello spazio Euclideo R
m
. Per ogni compatto K ed ogni intero non
negativo m introduciamo la seminorma
1
:
j f j
K,m
= sup
xK
sup
m

f (x)

.
Fissiamo ora una successione K

N
di compatti di , con K

int(K
+1
),
_

=
e deniamo, per f , g C

(, R
n
) :
dist( f , g) =

=0
2

j f gj
K

,
1 + j f gj
K

,
.
Si verica che questa ` e una distanza su C

(, R
n
), che induce la topologia della
convergenza uniforme delle funzioni con tutte le loro derivate parziali sui compat-
ti di , e che, con questa distanza, C

(, R
n
) ` e uno spazio metrico completo e
quindi, in particolare, uno spazio di Baire.
Dal Lemma 5.1 ricaviamo
Corollario 5.5. Sia un aperto di R
m
ed n un intero 2m. Allora linsieme delle
f C

(, R
n
) che non sono immersioni dierenziabili ` e di prima categoria.
Dimostrazione. Sia K

una successione di compatti con

= . Per ogni
intero positivo k linsieme
G

= f C

(, R
n
) x K

t.c. rank Jf (x) < m


` e chiuso. Sia infatti f
a
a N una successione di G

convegente in C

(, R
n
).
Per ogni a N esistono un punto x
a
K

ed un vettore v
a
R
m
con v
a
= 1 e
d f
a
(x
a
)v
a
= 0. Poich e K

S
m1
` compatto, a meno di passare ad una sottosucces-
sione possiamo supporre che x
a
x

e v
a
v

S
m1
. Se f

` e il limite di
f
a
in C

(, R
n
), avremo J f

(x

)v

= 0. Questo dimostra che f

. Perci` o
G

` e chiuso in C

(, R
n
).
Per il Lemma 5.1 linsieme G

non ha punti interni e quindi linsieme delle f di


C

(, R
n
) che non sono immersioni dierenziabili in qualche punto di , essendo
uguale allunione numerabile
_
N
G

, ` e della prima categoria di Baire.


Consideriamo ora il caso in cui M sia una variet` a dierenziabile di classe C

,
numerabile allinnito. Fissiamo un atlante localmente nito U

, x

) I di
M, con I N, e gli U

localmente compatti in M, ed un ranamento U

di U

1
Una seminorma su uno spazio vettoriale reale V ` e unapplicazione p : V R a valori non
negativi, positivamente omogenea di grado uno e subadditiva. A dierenza della norma, non si
richiede a una seminorma la propriet` a che p(v) = 0 implichi v = 0.
86 5. TEOREMI DI APPROSSIMAZIONE E DIMMERSIONE
con U

. Poniamo K

= x

(

U

). Possiamo allora denire una distanza su


C

(M, R
n
) mediante
dist( f , g) =

=0
2

j f x
1

g x
1

j
K

,
1 +
_

j f x
1

g x
1

j
K

,
, f , g C

(M, R
n
).
Si verica che con questa distanza C

(M, R
n
) ` e uno spazio metrico completo, e
quindi di Baire. La topologia indotta dalla distanza ` e, per la rappresentazione delle
applicazioni nelle carte locali, quella della convergenza uniforme sui compatti delle
funzioni e di tutte le loro derivate.
Otteniamo allora:
Corollario 5.6. Siano M una variet ` a dierenziabile di dimenione m ed n un intero
2m. Per ogni compatto K di M, linsieme delle applicazioni f C

(M, R
n
) che
sono immersioni dierenziabili in ogni punto di K formano un aperto denso.
Se inoltre M ` e numerabile allinnito, allora linsieme delle applicazioni f
C

(M, R
n
) che sono immersioni dierenziabili in tutti i punti di M ` e un sottoinsie-
me denso di seconda categoria.
Dimostrazione. Sia A = U

, x

)
I
un atlante di M, con U

M per ogni
, ed U

localmente nita. Fissiamo un ranamento U

di U

con U

e sia K

=

U

. Allora linsieme G

delle f C

(M, R
n
) che non sono immer-
sioni dierenziabili in qualche punto p K

formano un sottoinsieme chiuso di


C

(M, R
n
). Dimostriamo che G

non ha punti interni. A questo scopo, se f


0
G

,
applichiamo il Lemma 5.1 alla funzione
f
0,
: x

(U

) x f
0
x
1

R
n
.
Per ogni > 0 possiamo trovare una matrice reale A

, di tipo n m, con jA

j < ,
tale che la
x

(U

) x f
0,
+ A

x R
n
sia unimmersione dierenziabile in ogni punto x di x

(U

). Introduciamo una
funzione reale , di classe C

in R
m
, costantemente uguale ad 1 in un intorno
di x

(K

) ed uguale a 0 fuori di un altro intorno compatto di x

(K

) in x

(U

).
Poniamo allora
f

(p) =
_

_
f
0
(p) se p U

,
f
0
(p) + (x

(p))A

(p) se p U

.
Allora le f

non appartengono a G

se > 0 e lim
0
f

= f
0
in C

(M, R
n
). Ci` o
dimostra che, per ogni I, i chiusi G

hanno parte interna vuota.


Se K ` e un compatto di M, linsieme F
K
delle f C

(M, R
n
) che non sono
immersioni dierenziabili in qualche punto di K ` e un chiuso di C

(M, R
n
) con-
tenuto in F

K
=
_
U

K
G

. Poich e F

K
` e ununione nita di chiusi con parte
interna vuota, ` e esso stesso un chiuso con parte interna vuota. Questo dimostra la
prima aermazione del corollario.
3. IL TEOREMA DIMMERSIONE DI WHITNEY 87
Supponiamo ora che M sia numerabile allinnito. Allora il ricoprimento
U

I
` e numerabile e linsieme delle f C

(M, R
n
) che non sono immersio-
ni dierenziabili in qualche punto di M ` e lunione numerabile
_
I
G

, e dunque
della prima categoria di Baire.
Vale ancora il seguente
Lemma 5.7. Siano M una variet` a dierenziabile di dimensione m ed n un intero
con n > 2m. Per ogni v S
n1
R
n
sia
v
: R
n
v

= R
n1
la proiezione
ortogonale.
Se f C

(M, R
n
) ` e unimmersione dierenziabile, allora linsieme dei vettori
v S
n1
R
n
per cui
v
f non sia unimmersione dierenziabile ` e di prima
categoria in S
n1
.
Dimostrazione. Se (U, x) ` e una carta locale in p M, la f x
1
denisce una
sottovariet` a parametrica m-dimensionale f (U) di R
n
. Sia V
p
lo spazio tangente ad
f (U) in f (p). Esso non dipende dalla scelta della carta locale. Si verica che lu-
nione disgiunta N =
_
pM
(V
p
S
n1
) ` e una variet` a dierenziabile
2
di dimensione
2m 1. Consideriamo lapplicazione dierenziabile
: N (p, v) v S
n1
.
La condizione che
v
f non sia unimmersione equivale al fatto che v appartenga
a (N). Poich e n > 2m, limmagine di ` e di prima categoria in S
n1
.
Dimostriamo ora il :
Teorema 5.8 (Whitney). Sia M una variet ` a dierenziabile di classe C

, para-
compatta, numerabile allinnito, di dimensione reale m. Esiste allora unimmer-
sione dierenziabile f : M R
2m
, che ` e anche unapplicazione propria, ed un
dieomorsmo g : M N R
2m+1
di M su una sottovariet ` a propria N di R
2m+1
.
Dimostrazione. Sia n 2m.
Per il Corollario 5.6 le funzioni f C

(M, R
n
) che sono immersioni dieren-
ziabili in ogni punto di M formano un sottoinsieme denso della seconda categoria
di Baire in C

(M, R
n
).
Se M ` e compatta, ogni applicazione dierenziabile f : M R
n
` e propria
3
.
Se M non ` e compatta, ssiamo una successione K

N
di compatti di M, con
K



K
+1
ed M =
_

. Sia h C

(M) una funzione reale con


h(p) > + sup
K

f se p K

\

K
1
.
2
Possiamo denire su

M =
_
pM
V
p
una struttura di variet` a dierenziabile di dimensione 2m
associando ad ogni carta locale (U, x) di M una carta locale (

U, x) di

M denita come linversa
dellapplicazione
x(U) R
m
(x
1
, . . . , x
m
, v
1
, . . . , v
m
)
_
x
1
(x
1
, . . . , x
m
),

m
i=1
v
i
( f x
1
)
x
i
_


U

M.
Osserviamo che

M si pu` o considerare una sottovariet` a del prodotto M R
n
ed N ` e lintersezione di

M con M S
n1
. La variet` a

M ` e dieomorfa allo spazio tangente T M denito nel Capitolo 6.
3
Chiamiamo propria unapplicazione continua : X Y tra due spazi topologici X ed Y che
trasformi chiusi di X in chiusi di Y e per cui
1
(K) sia compatto per ogni compatto K di Y.
88 5. TEOREMI DI APPROSSIMAZIONE E DIMMERSIONE
La
g : M p ( f (p), h(p)) R
n+1
` e ancora unimmersione dierenziabile. Per il Lemma 5.7 possiamo trovare un
vettore w = (w

, w
n+1
) S
n
tale che w

>
4
5
e
w
g sia ancora unimmersione
dierenziabile. Lortogonale w

contiene il vettore
v = (v

, v
n+1
) =
_
w
n+1
w

, w

_
S
n
,
con v
n+1
>
4
5
, v

<
3
5
. Otteniamo perci ` o
(g(p)v) =

n
i=1
f
i
(p)v
i
+ h(p)v
n+1
>
4
5
h(p)
3
5
sup
K

f >
4
5
su K

\

K
1
,
e quindi la
w
g ` e propria.
Sia ora n > 2m.
Fissiamo unimmersione dierenziabile propria f C

(M, R
n
) ed un atlante
numerabile localmente nito A = (U
a
, x
a
)
aA
, A N, di M, con aperti U
a
relativamente compatti in M, ed una successione U

a
aperti di M con U

a
U
a
ed
_
a
U

a
= M.
Per il Lemma 5.3, possiamo scegliere latlante A in modo che la restrizione di
f a ciascuno dei compatti

U
a
sia iniettiva.
Poich e f ` e propria, abbiamo una successione crescente di numeri reali r

con
sup

= +ed
f (p) > r
a
, p

U
a
, a A.
Poniamo
F

=
_
a<

a
e ssiamo una partizione dellunit` a
a
di classe C

di M, subordinata al ricopri-
mento U
a
, con
a
> 0 su

U

a
.
Dico che ` e possibile determinare una successione di vettori v
a
R
n
tale che
per ogni intero positivo , la
f

= f +

a<
v
a

a
sia
unimmersione in ogni punto di M;
iniettiva su F

e su ogni

U
a
, per a A;
soddis f

(p) > r
a
per p

U
a
, a A.
Ragioniamo per ricorrenza su . Per = 0, abbiamo F

= e quindi f
0
= f
soddisfa le condizioni richieste.
Supponiamo di aver costruito f

, per qualche 0, A. Linsieme


D

= (p, q) M M

(p)

(q)
4. RETRATTI DIFFERENZIABILI DINTORNO 89
` e un aperto di M M e quindi una variet` a dierenziabile di classe C

e di dimen-
sione 2m. Poich e 2m < n, per il Lemma di Sard lapplicazione
D

(p, q)
f

(p) f

(q)

(q)

(p)
R
n
ha immagine di prima categoria in R
n
ed ` e dunque possibile trovare un v

arbitra-
riamente piccolo tale che
f

(p) f

(q)

(p)

(q)
v

, (p, q) D.
Pur di scegliere v

sucientemente piccolo, per il Lemma 5.2 la funzione f


+1
=
f

+ v

sar` a ancora unimmersione dierenziabile in ogni punto di M, iniettiva


su F

e su tutte le

U
a
e soddisfer` a ancora la f
+1
> r
a
su

U
a
.
Resta da vericare che f
+1
sia iniettiva su F
+1
. Siano p, q F
+1
con
f
+1
(p) = f
+1
(q). Consideriamo i diversi casi possibili.

(p) = 0,

(q) = 0. In questo caso p, q F

ed f

(p) = f
+1
(p), f
+1
(q) =
f

(q) e quindi
_
p, q F

, f
+1
(p) = f
+1
(q)
_

_
p, q F

, f

(p) = f

(q)
_

_
p = q
_
perch e f

` e iniettiva su F

(p) = 0,

(q) > 0. In questo caso ` e ovvio che p q perch e la funzione

assume nei due punti valori distinti.

(p) > 0,

(q) > 0. Allora p, q U

e quindi p = q perch e abbiamo scelto


v

sucientemente piccolo perch e f


+1
fosse iniettiva su

U

.
Poniamo
f

aA
v
a

a
(p).
La f

cos` denita ` e unimmersione iniettiva e propria (uninclusione dierenzia-


bile propria) di M in R
n
.
Osservazione 5.9. Utilizzando il Teorema dimmersione di Whitney, ` e possibi-
le denire una topologia metrizzabile sullo spazio C

(M, N) delle applicazio-


ni dierenziabili denite sulla variet` a dierenziabile M ed a valori nella variet` a
dierenziabile N nel modo seguente.
Fissata unimmersione dierenziabile iniettiva e propria N R

, che ci
permetta di identicare N ad una sottovariet` a propria di R

, potremo considera-
re C

(M, N) come il sottospazio chiuso di C

(M, R

) formato dalle f per cui


f (M) N.
4. Retratti dierenziabili dintorno
Introduciamo innanzi tutto la denizione di retratto dierenziabile dintorno.
Denizione 5.1. Sia M una variet` a dierenziabile di dimensione m ed N una sua
sottovariet` a dierenziabile localmente chiusa, di dimensione n m.
Diciamo che N ` e un retratto dintorno in M se vi sono un intorno aperto U di
N in M ed una sommersione dierenziabile : U N tale che (p) = p per
ogni p N.
90 5. TEOREMI DI APPROSSIMAZIONE E DIMMERSIONE
Consideriamo innanzi tutto il caso di una sottovariet` a di uno spazio Euclideo.
Proposizione 5.10 (intorno tubolare). Sia N una sottovariet` a dierenziabile pro-
pria di R
m
, di dimensione n < m. Per ogni intorno aperto U di N in R
m
esiste una
funzione reale positiva C

(N) tale che


U

=
_
xM
y R
m
y x < (x) U,
x U

, !y = (x) N
0
tale che x y = dist(x, N
0
),
C

(U

, N
0
).
Dimostrazione. Sia k = m n. Per ogni punto p N esiste un intorno aperto
U
p
di p in R
m
e funzioni f
1
, . . . , f
k
C

(U
p
) tali che
N U
p
= x U
p
f
1
(x) = 0, . . . , f
k
(p) = 0.
Lapplicazione
U
p
R
k
(x; t
1
, . . . , t
k
) x +

k
i=1
t
i
f
i
x
R
m
ha dierenziale invertibile in (p, 0). Per il teorema delle funzioni implicite essa
denisce quindi un dieomorsmo
p
di un intorno W
p

p
di (p, 0) in N R
k
su un intorno U
p
di p in R
m
. La sua inversa, composta con la proiezione p
N
:
N R
k
N, ` e unapplicazione
p
: U
p
W
p
, che coincide con la proiezione
ortogonale su N in un intorno V
p
di p in U
p
.
`
E cio` e
x V
p
, x
p
(x) = dist(x, N) e x y > dist(x, N), y N.
Risulta quindi denita su =
_
pN
V
p
la proiezione ortogonale : N
mediante (x) =
p
(x) su V
p
. Per la scelta delle V
p
, abbiamo x (x) =
dist(x, N) per ogni x .
La funzione (x) = dist(x, (U)) ` e continua e positiva su N. Per il Teorema
3.23 del Capitolo 3 esiste allora una funzione C

(N
0
) tale che
1
2
(x) < (x) <
(x) su N
0
. La funzione soddisfa la tesi.
Utilizzando il teorema dimmersione di Whitney e la Proposizione 5.10, dimo-
striamo
Teorema 5.11. Sia M una variet ` a dierenziabile di dimensione m ed N una sua
sottovariet ` a dierenziabile di dimensione n < m, localmente chiusa in M. Allora
N ` e un retratto dierenziabile dintorno in M.
Dimostrazione. Poich e una sottovariet` a localmente chiusa di M ` e una sottova-
riet` a propria di un aperto M
0
di M, possiamo supporre nella dimostrazione che N
sia una sottovariet` a propria di M.
Per il teorema dimmersione di Whitney, possiamo trovare un intero , con m
2m + 1, ed un dieomormso : M M
0
R

di M con una sottovariet` a


propria M
0
di R

. Allora N
0
= (N) ` e una sottovariet` a propria di M
0
e quindi di R

.
Per la Proposizione 5.10, N
0
ha un intorno tubolare W in R

in cui la proiezione
ortogonale
N
: W N ` e ben denita ed ` e una sommersione dierenziabile. Posto
5. ALCUNI TEOREMI DAPPROSSIMAZIONE 91
U =
1
(W), possiamo allora denire una retrazione dierenziabile : U N
mediante il diagramma commutativo
U

W

N
0
N

N
0
.

5. Alcuni teoremi dapprossimazione


Il teorema dimmersione di Whitney e il Teorema 5.11 ci permettono di dimo-
strare il seguente teorema di approssimazione:
Teorema 5.12 (di approssimazione). Siano M ed N due variet ` a dierenziabili ed
f : M N unapplicazione continua. Allora esiste unomotopia
F : M [0, 1] N, tale che
_

_
F(p, 0) = f (p), p M,
F
M(0,1]
C

(M (0, 1], N).


Dimostrazione. Per il teorema dimmersione di Whitney, M ed N ammettono
inclusioni dierenziabili
M

(M) = M
0
R
m
0
, N

(N) = N
0
R
n
0
,
con m m
0
2m+1, n n
0
2n+1.
Possiamo estendere f
0
= f
1
C
0
(M
0
, N
0
) ad una funzione continua

f
0
C
0
(R
m
0
, R
n
0
).
Per la Proposizione 5.10, esiste una funzione positiva r C

(M) tale che,


posto
V
r
=
_
yN
0
B(y, r(y)),
vi sia una sommersione dierenziabile C

(V
r
, N
0
) con y (y) = dist(y, N
0
)
per ogni y V
r
.
Per ogni x M
0
sia (x) un numero reale positivo tale che

f
0
() B( f
0
(x),
1
3
r( f
0
(x))) se x < (x).
Per la Proposizione 5.10, possiamo trovare una funzione positiva C

(M
0
) tale
che
U

=
_
xM
0
B(x, (x))
_
xM
0
B(x, (x))
e vi sia una sommersione dierenziabile C

(U

, M
0
) con x (x) =
dist(x, M
0
) per ogni x U

.
Sia C

0
(R
m
0
), con 0, supp B(0, 1),
_
dx = 1.
Poniamo G(0, x) = f (x) e, per ogni 0 < t 1 deniamo
G(x, t) = (t(x))
m
0
_
R
m
0

f
0
(x )
_

t(x)
_
d = (t(x))
m
0
_
R
m
0

f
0
()
_
x
t(x)
_
d
92 5. TEOREMI DI APPROSSIMAZIONE E DIMMERSIONE
=
_
R
m
0

f
0
(x t(x))()d.
Otteniamo cos` una funzione G C
0
(M I, R
n
0
) C

(M (0, 1], R
n
0
). Inoltre,
per la scelta di , G(x, t) V
r
per ogni (x, t) M I. La (x, t) = G(x, t) ` e
quindi unomotopia di f
0
dierenziabile su M(0, 1]. La F =
1
denisce
lomotopia cercata.
Esempio 5.1. Come conseguenza del teorema di approssimazione, in una va-
riet` a dierenziabile connessa due punti qualsiasi possono essere congiunti con un
cammino di classe C

.
Abbiamo ancora
Teorema 5.13 (regolarizzazione dellomotopia). Siano M ed N due variet` a die-
renziabili numerabili allinnito, ed F : M [0, 1] N unomotopia continua
tra due applicazioni dierenziabili f
0
, f
1
: M N. Allora esiste unomotopia
: M [0, 1] N tra f
0
ed f
1
con C

(M [0, 1], N).


Dimostrazione. Possiamo supporre che M ed N siano sottovariet` a proprie di
spazi Euclidei. Costruiamo allora una

F : M [0, 1] [0, 1] N, come nella
dimostrazione del Teorema 5.12, mediante luso di mollicatori. Allora la (x, t) =

F(x, t, t t
2
) soddisfa le propriet` a richieste.
Dallesistenza degli intorni tubolari negli spazi Euclidei, ricaviamo:
Teorema 5.14. Siano M, S due variet ` a dierenziabili e sia d una metrica che
denisce la topologia di M.
(1) Esiste una funzione positiva C

(M) tale che se f , g C


0
(S, M) e
d( f (p), g(p)) < ( f (p)) per ogni p S , allora f e g sono omotope tra
loro.
(2) Per ogni funzione positiva C
0
(S ) ed ogni f C
0
(S, M) esiste una
g C

(S, M) tale che d( f (x), g(x)) < (p) per ogni p S .


CAPITOLO 6
Campi di vettori e spazio tangente
1. Campi di vettori e curve integrali sulle variet` a
Sia M una variet` a dierenziabile di dimensione m, di classe C

, numerabile
allinnito. Denotiamo con E (M) lalgebra reale ed anello commutativo unitario
delle funzioni C

, a valori reali, denite su M.


Denizione 6.1. Un campo di vettori su M ` e una derivazione dellalgebra E (M),
cio` e unapplicazione R-lineare
X : E (M) E (M)
che soddis lidentit` a di Leibnitz:
(1.1) X( f g) = gX( f ) + f X(g) f , g E (M) .
Linsieme X(M) dei campi di vettori su M ` e un E (M)-modulo unitario a sini-
stra, con il prodotto denito da
(1.2) ( f X)(g) = f (X(g)), per f , g E (M), X X(M),
ed unalgebra di Lie reale con il prodotto di commutazione
(1.3) [X, Y]( f ) = X(Y( f )) Y(X( f )) per X, Y X(M) , f E (M) .
Lemma 6.1. I campi di vettori X X(M) si annullano sulle funzioni costanti.
Dimostrazione. Indichiamo con c, per c R, la funzione costante che vale c
su M. Abbiamo:
X(c) = X(c 1) = c X(1) + 1 X(c) = 2 X(c)
e quindi X(c) = 0.
Lemma 6.2. Sia X X(M). Se f E (M) ed f (p) = 0 per tutti i punti p di un
aperto A di M, allora X( f )(p) = 0 per ogni p A. Abbiamo quindi :
(1.4) supp(X( f )) supp( f ) f E (M) , X X(M) .
Dimostrazione. Fissato un punto p A, siano U e V due aperti di M con
p U V A, e sia una funzione di E (M) uguale a 0 in U ed uguale ad 1 su
M \ V. Allora f = f e quindi:
X( f )(p) = X(f )(p) = (p)X( f )(p) + f (p)X()(p) = 0.

Da questo lemma si ricava immediatamente:


93
94 6. CAMPI DI VETTORI E SPAZIO TANGENTE
Lemma 6.3. Sia X un campo di vettori su M; se f , g sono due funzioni di E (M)
che assumono gli stessi valori su tutti i punti di un aperto A di M, allora :
X( f )(p) = X(g)(p) p A.
Dimostrazione. Infatti f g si annulla su A e quindi:
X( f )(p) X(g)(p) = X( f g)(p) = 0 p A.

Corollario 6.4. Se A ` e un aperto di M, per ogni X X(M) vi ` e uno ed un solo


campo di vettori X
A
X(A) tale che X
A
f
A
= (X f )
A
per ogni f E (M).
Ad ogni carta locale (U, x) in M possiamo associare campi di vettori /x
1
,
. . . , /x
m
in X(U), deniti da :
(1.5)
_

x
i
_
f =
[ f x
1
]
x
i
x , f E (U) .
In una carta locale, un campo di vettori si rappresenta come un operatore dieren-
ziale alle derivate parziali, omogeneo del primordine. Vale infatti il
Lemma 6.5. Siano X X(M) ed (U, x) una carta locale in M. Allora :
(1.6) X
U
=
m

i=1
X(x
i
)
_

x
i
_
.
Dimostrazione. Data f E (U), sia f

= f x
1
E (x(U)). Se x
0
x(U),
per ogni punto x di un intorno aperto V
x
0
x(U) di x
0
, stellato rispetto ad x
0
:
f

(x) = f

(x
0
) +
_
1
0
d f

(x
0
+ t(x x
0
))
dt
dt
= f

(x
0
) +
m

i=1
(x
i
x
i
0
) f

i
(x), con
f

i
(x) =
_
1
0
f

x
i
(x
0
+ t(x x
0
)) dt E (V
x
0
) .
Con x
0
= x(p
0
) abbiamo
f

i
(x
0
) =
f

(x
0
)
x
i
=
__

x
i
_
f
_
(p
0
)
2. VETTORI TANGENTI E FIBRATO TANGENTE 95
e quindi :
_
X
U
f
_
(p
0
) =
_
X

V
x
0
f
_
(p
0
)
=
_
X

V
x
0
f (p
0
)
_
(p
0
) +
_

_
X

V
x
0
m

i=1
(x
i
x
i
0
) f

i
x
_

_
(p
0
)
=
m

i=1
f

i
(x
0
)
_
X

V
x
0
(x
i
x
i
0
)
_
(p
0
)
=
m

i=1
_
X(x
i
)
_
(p
0
)
__

x
i
_
f
_
(p
0
).

Denizione 6.2. Dato un campo di vettori X X(M) ed un punto p M, indichia-


mo con X
p
la derivazione :
(1.7) E (M) f X
p
f := (X f )(p) R
dellalgebra reale E (M). Diciamo anche che X
p
` e un vettore tangente ad M nel
punto p.
Denizione 6.3. Una curva : (a, b) M di classe C
1
` e una curva integrale del
campo di vettori X X(M) se :
(1.8)
d f (t)
dt
= X
(t)
f , f E (M) , t (a, b) .
Se (U, x) ` e una carta locale in M ed X =
_
m
i=1
a
i
(x)

x
i
in U, allora gli integrali
in U del campo di vettori X sono soluzioni x(t) = x((t)) del sistema autonomo
di equazioni dierenziali ordinarie del primordine :
(1.9) x
i
= a
i
(x) per i = 1, . . . , m.
Dai teoremi di esistenza e unicit` a per sistemi di equazioni dierenziali ordinarie
abbiamo allora :
Teorema 6.6. Siano X X(M) un campo di vettori in M e p
0
un punto di M. Esiste
allora ununica curva integrale : (a, b) M di X, con a < 0 < b +,
con (0) = p
0
, tale che, se a > , allora (t) non ha limite in M per t a; se
b < +, allora (t) non ha limite in M per t b .
2. Vettori tangenti e brato tangente
Denizione 6.4. Fissato un punto p M, chiamiamo vettore tangente ad M in p
unapplicazione R-lineare v: E (M) R che soddis lidentit` a di Leibnitz :
(2.1) v( f g) = v( f ) g(p) + f (p) v(g) f , g E (M) .
I vettori tangenti in un punto p M formano uno spazio vettoriale reale, che
indicheremo con T
p
M.
Se X X(M), o pi ` u in generale X X(U) per un intorno aperto U di p in M,
allora X
p
` e un vettore tangente ad M in p.
96 6. CAMPI DI VETTORI E SPAZIO TANGENTE
Teorema 6.7. Per ogni punto p M lapplicazione lineare
(2.2) X(M) X X
p
T
p
M
` e surgettiva.
Se M ha dimensione m ed (U, x) ` e una carta locale di M in p, allora i vettori
tangenti
_

x
1
_
p
, . . . ,
_

x
m
_
p
formano una base di T
p
M.
Denizione 6.5. Indichiamo con T M lunione disgiunta degli spazi vettoriali T
p
M,
al variare di p in M e con : T M M lapplicazione che fa corrispondere al
vettore tangente v T
p
M il suo punto dapplicazione p . Possiamo denire su T M
una struttura di variet` a dierenziabile nel modo seguente. Per ogni carta locale
(U, x) di M, deniamo una carta locale (
1
(U), x dx) di T M ponendo :
(2.3)
_

1
(U) v (x((v)), v(x)) x(U) R
m
,
con v(x) = (v(x
1
), . . . , v(x
n
)) R
m
.
Se (V, y) ` e unaltra carta locale di M, per p U V abbiamo :
(2.4) v(y
i
) =
m

h=1
v(x
h
)
y
j
x
h
,
cio` e v(y) = (y/x)v(x), ove y/x ` e la matrice Jacobiana del cambiamento di
coordinate. Questa relazione si esprime anche dicendo che le componenti di un
vettore tangente sono covarianti rispetto ai cambiamenti di coordinate.
Quindi, se y = (x), per x x(U V) R
n
` e la funzione di transizione delle
due carte (U, x) e (V, y), il cambiamento di coordinate dalla carta (
1
U, xdx) alla
carta (
1
(V), y dy) ` e ( d).
Abbiamo perci ` o :
Proposizione 6.8. Dato un atlante A = (U
i
, x
i
) di M, con funzioni di transi-
zione
1
x
i, j
, allora TA =
1
(U
i
), x
i
dx
i
) ` e un atlante di T M, con funzioni di
transizione x
i, j
dx
i, j
.
Lo spazio tangente ` e un esempio di brato dierenziabile.
Denizione 6.6. Un brato dierenziabile ` e il dato = (E

B) di due variet` a
dierenziabili B, E e di una sommersione dierenziabile E

B. La variet` a E si
dice lo spazio totale, B la base e la proiezione del brato .
Indichiamo con

(B, E), od anche con (B, E) quando non vi sia pericolo di


confusione, lo spazio delle sezioni dierenziabili di B in E, cio` e linsieme delle
applicazioni s C

(B, E) che sono inverse destre della proiezione :


(2.5) (B, E) = s C

(B, E) s(p) = p, p B.
1
abbiamo cio` e x
i, j
= x
i
x
1
j
su x
j
(U
j
U
i
).
4. ALCUNE OSSERVAZIONI SUL TEOREMA DIMMERSIONE DI WHITNEY 97
3. Dierenziale di unapplicazione dierenziabile
Denizione 6.7. Siano M ed N due varitet` a dierenziabili ed f : M N unap-
plicazione di classe C

. Essa induce unapplicazione (il pullback di funzioni) :


(3.1) f

: E (N) f

() = f E (M) .
Il dierenziale di f in un punto p M, che indicheremo con f

(p) o con d f (p), ` e


lapplicazione
(3.2)
f

(p) = d f
p
: T
p
M T
f (p)
N denita da:
f

(p)(v)() = d f
p
(v)() = v( f

()) = v( f ) E (N) .
Se (U, x) e (V, y) sono carte locali in M ed N rispettivamente, con p U ed f (p)
V, abbiamo :
(3.3) f

(p)
_

_
m

i=1
v
i
_

x
i
_
p
_

_
=
n

j=1
_

_
m

i=1
v
i
f
j
x
i
(p)
_

_
_

y
j
_
f (p)
.
Possiamo denire in questo modo unapplicazione dierenziabile :
(3.4) f

= d f : T M v d f
(v)
(v) TN ,
ove abbiamo indicato con : T M M la proiezione canonica. La f

(o d f ) si dice
il dierenziale dellapplicazione f , o il suo sollevamento allo spazio tangente.
4. Alcune osservazioni sul teorema dimmersione di Whitney
Utilizzando la nozione di variet` a tangente di una variet` a dierenziabile, pos-
siamo dare una dimostrazione leggermente diversa da quella del Capitolo 5 del
teorema dimmersione di Whitney.
Per semplicit` a svolgeremo largomento per il caso di variet` a compatte.
Sia M una variet` a dierenziabile compatta, di dimensione me sia A = (U
a
, x
a
)
1 a k un suo atlante nito, con x
a
(U
a
) = R
m
e tale che, posto U

a
= p U
a

x
a
(p) < 1, la famiglia U

a
1 a k sia ancora un ricoprimento di M.
Per ogni a, sia
a
C

0
(M) una funzione uguale ad 1 su U

a
e nulla in un
intorno di U
a
. Deniamo quindi le funzioni x
a
: M R
m
ponendo
x
a
=
_

a
x
a
su U
a
,
0 su U
a
.
Allora
: M p
_
( x
i
a
(p))
1ak
1im
, (
a
(p))
1ak
_
R
k(m+1)
` e un dieomormso di M su una sottovariet` a compatta di R
km
. Abbiamo ottenuto
cos` unimmersione di M in uno spazio Euclideo R

che ` e anche un dieomorsmo


con una sottovariet` a dierenziabile M
0
di R

.
Identichiamo lo spazio tangente T M
0
ad un sottospazio del prodotto cartesia-
no M
0
R

ed indichiamo con pr
2
: T M
0
R

lapplicazione che fa corrispondere


alla coppia (p, v) T M
0
M
0
R

il vettore v.
98 6. CAMPI DI VETTORI E SPAZIO TANGENTE
Sia v R

un vettore non nullo e (v) il sottospazio vettoriale di dimensione


1 generato da v. Sia
v
: R

/(v) = R
1
la proiezione nel quoziente. La
condizione necessaria e suciente anch e
v

M
0
: M
0
R
1
sia unimmersione
dierenziabile ` e che v pr
2
(T M
0
). Se 2m < , per il Lemma di Sard limmagine
di pr
2
` e di prima categoria e quindi la
v
` e unimmersione dierenziabile in
uno spazio Euclideo di dimensione 1. Per ricorrenza, otteniamo unimmersione
dierenziabile di M in uno spazio Euclideo di dimensione 2m.
Osserviamo poi che
v
: M
0
R

/(v) ` e iniettiva se e soltanto se non vi sono


due punti distinti p
1
, p
2
M
0
con p
2
p
1
(v). Ci` o equivale al fatto che v non
appartenga allimmagine dellapplicazione
(p
1
, p
2
) M
0
M
0
p
1
p
2
R (p
1
, p
2
, t) p
1
+ t(p
2
p
1
) R

.
Questa ` e unapplicazione dierenziabile di una variet` a dierenziabile di dimensio-
ne 2m+1 in R

. Quindi, se 2m+1 < , per il Lemma di Sard ha immagine di prima


categoria e dunque potremo scegliere v R

\ 0 in modo che la
v
sia ancora
unimmersione dierenziabile iniettiva e quindi un dieomorsmo di M con una
sottovariet` a di R
21
. Per ricorrenza otteniamo unimmersione topologica inietti-
va di M su una sottovariet` a dierenziabile di uno spazio Euclideo di dimensione
2m + 1.
Nel caso in cui M non sia compatta, ma numerabile allinnito, utilizziamo
il ragionamento precedente per dimostrare che linsieme F

delle applicazioni
C

(M, R
2m+1
) la cui restrizione ad int K

siano delle immersioni dierenzia-


bili iniettive ` e un aperto denso di seconda categoria. Allora
_

d` a unim-
mersione dierenziabile iniettiva di M nello spazio Euclideo R
2m+1
. Per ottenere
unimmersione propria, sar` a suciente considerare una h C

(M) con h(p) >


se p K

e la (, h) C

(M, R
2m+2
). Potremo poi comporre questimmersione
con unopportuna proiezione
v
rispetto a un vettore non nullo v (e
2m+2
), per
ottenere unimmersione dierenziabile di M in R
2m+1
che sia un dieomorsmo
con una sottovariet` a propria di R
2m+1
.
5. Gruppi a un parametro di dieomorsmi
Denizione 6.8. Un gruppo a un parametro di dieomorsmi di M ` e unapplica-
zione dierenziabile
(5.1) : M R (p, t) (p, t) M
che goda delle propriet` a :
(i) (p, 0) = p p M
(ii) (p, t + s) = ((p, t), s) p M , t, s R.
Denizione 6.9. Chiamiamo gruppo locale a un parametro di dieomorsmi di
M il dato di un intorno U

di M 0 in M R e di unapplicazione
(5.2) : U

M R (p, t) (p, t) M
5. GRUPPI A UN PARAMETRO DI DIFFEOMORFISMI 99
che goda delle propriet` a :
(i) (p, 0) = p p M
(ii) (p, t + s) = ((p, t), s) se (p, t + s) e ((p, t), s) U

.
Vale il :
Teorema 6.9. Ad un gruppo locale a un parametro : U

M di dieomorsmi
di M corrisponde un campo di vettori X X(M) tale che
(5.3) (X f )(p) =
d f ((p, t))
dt

t=0
f E (M) , p M .
Viceversa, dato un campo di vettori X X(M) esiste un gruppo locale a un param-
tetro di dieomorsmi di : U

M di M per cui sia vericata la (5.3). Due


gruppi a un parametro
1
: U

1
M e
2
: U

2
M per cui sia vericata (5.3)
per lo stesso campo X coincidono su tutte le componenti connesse di U

1
U

2
che
intersecano M 0.
Dimostrazione. Lesistenza e unicit` a di un gruppo locale a un parametro di
dieomorsmi associato ad un campo di vettori X X(M) ` e conseguenza del
teorema desistenza locale, unicit` a e dipendenza C

dai dati iniziali per il sistema


di equazioni dierenziali ordinarie (1.9). Il fatto che la soluzione generale del
problema di Cauchy denisca un gruppo locale a un parametro ` e conseguenza del
fatto che il sistema (1.9) ` e autonomo, che cio` e le funzioni a secondo membro in
(1.9) non dipendono dalla variabile t e quindi che, se t (p, t) ` e soluzione in un
intervallo t (a, b), con a < 0 < b, con dato iniziale (p, 0) = p, allora, per ogni
t
0
(a, b) ssato, t (p, t + t
0
) ` e soluzione nellintervallo (a t
0
, b t
0
), con
dato iniziale (p, t
0
), e coincide quindi con ((p, t
0
), t).
Si verica poi facilmente, utilizzando la formula di Leibnitz per la derivata del
prodotto di funzioni reali di una variabile reale, che la (5.3) denisce un campo di
vettori X X(M).
Il caso delle variet` a con bordo. Possiamo estendere senza dicolt` a la de-
nizione dei campi di vettori anche al caso delle variet` a a bordo.
Denizione 6.10. Sia M una variet` a dierensiabile di dimensione m, con bordo,
X X(M) e p
0
M. Fissiamo una carta locale (U, x) con centro in p
0
U p x X(U) x R
m
x
m
0, x(p
0
) = 0.
Diciamo che X nel punto p
0
` e
diretto verso lesterno se X
p
x
m

x=0
< 0,
tangente se X
p
x
m

x=0
= 0,
diretto verso linterno se X
p
x
m

x=0
< 0.
La denizione non dipende dalla scelta della carta locale, perch e la componente
y
m
/x
m
dello Jacobiano della funzione di transizione ` e positiva su U V M
per ogni coppia di carte locali (U, x) e (V, y) di M.
Abbiamo allora
100 6. CAMPI DI VETTORI E SPAZIO TANGENTE
Proposizione 6.10. Sia M una variet ` a dierenziabile con bordo ed X X(M) un
campo di vettori che non ` e tangente a M in nessun punto. Esistono allora due
funzioni continue non negative , : M R tali che
_

_
(p) > 0, (p) > 0 se p int(M),
(p) > 0, (p) = 0 se p M ed X
p
` e diretto allesterno,
(p) = 0, (p) > 0 se p M ed X
p
` e diretto allinterno,
ed unapplicazione continua ed innitamente dierenziabile no al bordo di U

tale che
: U

= (p, t) M R (p) t (p)


tale che
(p, t)
t
= X
(p,t)
, (p, t) U

,
(p, t + s) = ((p, s), t), se (p, s), (p, t + s), ((p, s), t) U

.
6. Inclusioni isotope
Deniamo in questo paragrafo una nozione di equivalenza di inclusioni die-
renziabili.
Denizione 6.11. Siano f
0
, f
1
: M N due inclusioni dierenziabili. Una
isotopia tra f
0
ed f
1
` e unapplicazione F C

(M [0, 1], N) tale che


(a) F(x, 0) = f
0
(x), F(x, 1) = f
1
(x) per ogni x M;
(b) f
t
= F( , t) C

(M, N) ` e uninlcusione dierenziabile per ogni t [0, 1].


La relazione di isotopia tra inclusioni dierenzibili ` e una relazione dequiva-
lenza.
Lemma 6.11. Per ogni isotopia F C

(M[0, 1], N) di inclusioni dierenziabili


lapplicazione
(6.1)

F : M [0, 1] (x, t) (F(x, t), t) N [0, 1]
` e uninclusione dierenziabile che preserva i livelli.
Viceversa, se

F C

(M [0, 1], N [0, 1]) ` e uninclusione dierenziabi-


le che preserva i livelli, allora F(x, t) =
N
(

F(x, t)) ` e unisotopia di inclusioni
dierenziabili.
Dimostrazione. Fissando uninclusione dierenziabile propria : N R

e considerando le applicazioni F e G possiamo ricondurci al caso in cui


N = R

. Fissata una carta locale (U, x) in M, poich e G(p, t) = (F(p, t), t), lo
Jacobiano di G ` e dato da
G
(x, t)
=
_

_
F
x
F
t
0 1
_

_
.
`
E chiaro quindi che G ` e unimmersione dierenziabile se e soltanto se F
t
` e unim-
mersione dierenziabile per ogni t [0, 1]. Inoltre, G ` e iniettiva se e soltanto se
ciascuna delle F
t
, per t [0, 1], ` e iniettiva.
7. CAMPI COMPLETI 101
Osservazione 6.12. Sia C

(R) una funzione reale con


_

_
(t) = 0 se t 0,
0 < (t) < 1 se 0 < t < 1,
(t) = 1 se t 1.
Possiamo prendere ad esempio
(t) =
_

_
0 se t 0,
exp
_

1
t
exp(
1
t1
)
_
se 0 < t < 1,
1 se t 1.
Se F C

(M [0, 1], N), allora G(p, t) = F(p, (t)) C

(M R, N) e
G
t
= F
0
per t 0, G
t
= F
1
per t 1. Potremo quindi nel seguito supporre
che le isotopie siano denite per tutti i valori di t R, e localmente costanti fuori
dallintervallo [0, 1].
Notazione 6.13. Se F C

(MR, N) indicheremo nel seguito con



F C

(M
R, N R) lapplicazione
M R (p, t)

F(p, t) = (F(p, t), t) N R.
7. Campi completi
Sia M una variet` a dierenziabile di dimensione m.
Denizione 6.12. Un campo di vettori X X(M) si dice completo se per ogni
x
0
M la soluzione del problema di Cauchy
(7.1)
_

_
x = X
x
,
x(0) = x
0
` e denita per ogni t R.
Vale il criterio
Proposizione 6.14. Ogni campo di vettori a supporto compatto ` e completo.
Teorema 6.15. Indichiamo con pr : M R R la proiezione sulla seconda
coordinata. Ogni campo di vettori completo X su MR, con dpr(X) = /t induce
unisotopia dellidentit` a su M.
Viceversa, se F C

(M R, M) ` e unisotopia dellidentit ` a, allora d



F(/t)
` e un campo di vettori completo su M R.
Dimostrazione. Sia X X(M R) un campo completo e denotiamo con
C

((M R) R, M R) il usso in M R da esso denito. Scriviamo


(p, s; t) = ((p, s; t), (p, s; t)), con C

(MRR, M), C

(MRR, R).
Abbiamo
(p, s; 0) = p, (p, s; 0) = s, p M, s R.
102 6. CAMPI DI VETTORI E SPAZIO TANGENTE
Poich e X = (Y, /s) con Y (M R, T M), ` e

t
= 1,
che, tenuto conto dei dati iniziali, ci d` a (p, s; t) = s + t.
Posto

F(p, t) = (p, 0; t),


abbiamo

F(p, 0) = (p, 0; 0) = (p, 0).


La

F ` e della forma

F(p, t) = (F(p, t), t), con F(p, t) = (p, 0; t)


e quindi preserva i livelli. Osserviamo che lapplicazione
M p
M
(p, t; t) M
inverte F
t
: M p F(p, t) M. Infatti
(F(p, t), t; t) = ((p, 0; t), t) = (p, 0), p M, t R.
Quindi, per ogni t R, F
t
: p F(p, t) ` e un automorsmo di M.
Viceversa, ad unisotopia F C

(M R, M) dellidentit` a possiamo associare


il campo di vettori completo X = d

F(/t) su M R.
Osservazione 6.16. Se X X(M) ` e completo, allora (X, /t) ` e un campo comple-
to in M R.
Osservazione 6.17. Se X (M R, T M) ha supporto compatto, allora (X, /t)
` e un campo di vettori completo su M R.
Esempio 6.1. Sia f C

(R
n
, R
n
) un dieomorsmo, con f (0) = 0. Possiamo
scrivere f nella forma
f
i
(x) =

n
j=1
a
i
j
(x)x
j
per i = 1, . . . , n, con a
i
j
C

(R
n
),
con
a
i
j
(x) =
_
1
0
f
i
x
j
(tx)dt C

(R
n
).
La F(x, t) = t
1
f (tx) ` e unisotopia tra il dieomorsmo lineare
f
0
(x) =
f (0)
x
x
ed f . Quindi ogni dieomorsmo di R
n
` e isotopo ad un dieomorsmo lineare. In-
ne, poich e GL(n, R) ha esattamente due componenti connesse per archi, possiamo
concludere che ogni dieomorsmo di R
n
` e isotopo o allidentit` a o alla simmetria
rispetto ad un iperpiano.
Nel suo lavoro del 1936, H. Whitney dimostr` o anche il
Teorema 6.18 (isotopia delle immersioni). Se f
0
, f
1
: M N sono due inclusioni
dierenziabili omotope di una variet ` a compatta m-dimensionale M in una variet` a
dierenziabile N di dimensione n 2m + 2, allora f
0
ed f
1
sono isotope comme
inclusioni dierenziabili.
8. ISOTOPIE DELLO SPAZIO AMBIENTE 103
Traccia della dimostrazione. Consideriamo unomotopia F : M I N tra
f
0
ed f
1
. Per il Teorema 5.13 del Capitolo 5, possiamo supporre che lomotopia sia
restrizione di una F C

(MR, N). Consideriamo allora la



F(p, t) = (F(p, t), t).
Questa ` e unapplicazione in C

(M R, N R). Poich e dim(M R) = m + 1


e dim(N R) = n + 1 2m + 3 = 2(m + 1) + 1, possiamo approssimare

F
con uninclusione dierenziabile

G C

(M R, N R). Poich e M [0, 1] ` e


compatto, se

G ` e sucientemente vicina ad

F in C

(MR, NR), possiamo, con


un cambiamento di variabili, ottenere che

G(p, t) = (G(p, t), t) per t in un intorno
di [0, 1]. Inoltre, poich e inclusioni dierenziabili di una variet` a compatta che siano
vicine sono isotope, G
0
sar` a isotopa ad f
0
e G
1
ad f
1
. Poich e lisotopia ` e una
relazione dequivalenza, anche f
0
ed f
1
sono isotope.
Osservazione 6.19. Chiamiamo nodo in R
n
uninclusione dierenziabile di S
1
in
R
n
(n 3). Sciogliere un nodo : S
1
R
n
signica trovare unisotopia di con
il nodo banale
S
1
e
i
(cos , sin , 0, . . . , 0) R
n
.
Sappiamo che ci sono in R
3
nodi chiusi non scioglibili. Per il Teorema 6.18 tutti i
nodi chiusi in R
n
con n 4 sono scioglibili.
In generale, possiamo considerare delle catene di m nodi, o m-link, cio` e inclu-
sioni dierenziabili
: S
1
| | S
1
.,,.
m volte
R
n
.
Sciogliere una catena di m nodi vuol dire trovare unisotopia di con la catena
banale
S
1
| | S
1
.,,.
m volte
(e
it
)
j
(cos , sin , j, 0, . . . , 0) R
n
.
Per il Teorema 6.18 tutte le catene di m nodi in uno spazio Euclideo R
n
, con n 4,
si possono sciogliere.
8. Isotopie dello spazio ambiente
Due inclusioni dierenziabili f
0
, f
1
C

(M, N) possono essere isotope senza


che i complementi N \ f
0
(M) ed N \ f
1
(M) siano omeomor. Un semplice esempio
` e linclusione in R
2
di un segmento aperto e di una circonferenza privata di un
punto. Introduciamo una nozione pi ` u restrittiva di isotopia:
Denizione 6.13. Unisotopia ambientale tra due inclusioni dierenziabili f
0
, f
1

C

(M, N) ` e una isotopia F C

(N [0, 1], N) di dieomorsmi di N tale che


_

_
F
0
(q) = q, q N,
F
1
( f
0
(p), 1) = f
1
(p), p M.
Diremo allora che f
0
ed f
1
sono isotope nello spazio ambiente o ambientalmente
isotope.
104 6. CAMPI DI VETTORI E SPAZIO TANGENTE
In generale lisotopia ambientale, che implica lomeomorsmo dei comple-
menti delle immagini, ` e pi ` u restrittiva dellisotopia. Le due relazioni coincidono
per le inclusioni dierenziabili di variet` a compatte. Vale infatti il seguente
2
:
Teorema 6.20 (R. Thom). Sia F C

(M [0, 1], N) unisotopia di inclusioni


dierenziabili di una variet` a M in una variet` a N. Per ogni compatto K contenuto
in M esiste unisotopia dellidentit ` a G C

(N I, N) su N tale che
G( f
0
(p), 1) = f
1
(p), p K.
Dimostrazione. Possiamo supporre che F C

(M R, N) con F
t
= f
0
per
t 0 ed F
t
= f
1
per t 1. Deniamo

F C

(M R, N R) mediante

F(p, t) = (F(p, t), t) N R, per p M, t R.


Limmagine

M =

F(MR) ` e una sottovariet` a dierenziabile di NR. Consideria-
mo il campo di vettori (X, /t) = d

F(/t), con X (

M, TN), su

M. Il supporto
di X ` e contenuto nel compatto

F(M [0, 1]). Possiamo trovare allora un campo di
vettori (Y, /t) X(N R), con
Y (N R, TN), supp Y N R,
Y = X su

F(K [0, 1]).
Il campo (Y, /t) ` e completo e quindi genera un gruppo a un parametro di dieo-
morsmi di N R che preservano i livelli. Ad esso corrisponde quindi unisotopia
dello spazio ambiente che trasforma f
0
in f
1
.
Osservazione 6.21. Il teorema 6.20 ci dice che inclusioni isotope di una variet` a
compatta sono ambientalmente isotope. Questo non ` e vero in generale per inclu-
sioni di una variet` a M non compatta.
Consideriamo ad esempio due nodi
0
,
1
: S
1
S
3
con
0
(1) =
1
(1) =
(0, 0, 1). Le loro restrizioni f
0
, f
1
: S
1
\ 1 S
3
\ (0, 0, 1) sono isotope, ma
possono non essere ambientalmente isotope.
Corollario 6.22. Se M ` e una variet ` a connessa, per ogni coppia di punti p
0
, p
1
M
esiste unisotopia F C

(M [0, 1], M) dellidentit` a su M con F(p


0
, 1) = p
1
.
Corollario 6.23. Ogni inclusione dierenziabile f C

(S
m
, S
n
), con n 2m+2,
si estende ad una inclusione dierenziabile

f C

(D
m+1
, S
n
).
Dimostrazione. Poich e n > m, f ` e omotopa allinclusione dierenziabile stan-
dard
: S
m
(x
0
, . . . , x
m
) (x
0
, . . . , x
m
, 0, . . . , 0) S
n
.
Questa si estende allinclusione dierenziabile
D
m+1
(x
0
, . . . , x
m
) (x
0
, . . . , x
m
,
_
1 x
0

2
x
m

2
, 0, . . . , 0) S
n
.
Per il Teorema 6.18, f e sono isotope e per il Teorema 6.20 lo sono con uni-
sotopia dello spazio ambiente. Ne segue che anche f si estende ad uninclusione
dierenziabile di D
m+1
.
2
R en e Thom: La classication des immersions, S emin. Bourbaki 157, 1957-58
9. k-CELLE DIFFERENZIABILI 105
9. k-celle dierenziabili
In questo paragrafo esponiamo alcuni risultati
3
relativi alle applicazioni die-
renziabili di dischi.
Premettiamo unosservazione sulle applicazioni dierenziabili.
Lemma 6.24. Siano M, N due variet ` a dierenziabili, di dimensione m, n, rispetti-
vamente, e sia C

(N, M) unapplicazione dierenziabile. Se K ` e un compatto


di N tale che
(1) f
K
sia iniettiva;
(2) d f (q) : T
q
N T
(q)
M sia iniettiva per ogni q K,
allora esiste un intorno aperto U di K in N tale che
U
sia uninclusione dieren-
ziabile.
Dimostrazione. Utilizzando il teorema dimmersione di Whitney, possiamo
ridurci al caso in cui M = R
m
ed N sia una sottovariet` a propria di uno spazio
Euclideo R

. In particolare, possiamo considerare laggiunta d

(q) dellappli-
cazione d(q) : T
q
N T
(q)
R
m
= R

, rispetto al prodotto scalare canonico di


R
m
e a quello indotto su T
q
N dalla restrizione del prodotto scalare canonico di
R

. La composta d

(p) d(q) ` e un endomorsmo iniettivo di T


q
N ed abbiamo
perci ` o, nella norma degli operatori, inf
K
jd

(q) d(q)j
2
= > 0. Per conti-
nuit` a otteniamo che esiste un intorno relativamente compatto W di K in N tale che
jd

(q) d(q)j
2
(/2) > 0 per ogni q

W. Allora, applicando largomento del
Lemma 5.4 del Capitolo 5 ad un numero nito di carte coordinate che ricoprono

W,
otteniamo che esistono costanti positive , c tali che
(q
1
) (q
2
) cq
1
q
2
, q
1
, q
2


W con q
1
q
2
.
Questo segue dal fatto che la distanza Euclidea su ciascun sottoinsieme compatto
di una carta coordinata ` e equivalente alla restrizione della distanza Euclidea su R

.
Consideriamo ora il compatto F = (q
1
, q
2
)

W

W q
1
q
2
. La
funzione reale
(q
1
, q
2
) =
(q
1
) (q
2
)
q
1
q
2

` e denita e continua su F ed ` e positiva nei punti di F (K K). Essa sar` a allora


ancora positiva in tutti i punti di un intorno A di F (K K) in F. Linsieme
U = K (
,..,

1
(A)
,..,

2
(A)) ` e un intorno aperto di K in N, tale che la restrizione ad U
di sia uninclusione dierenziabile.
Notazione 6.25. Se A ` e un qualsiasi sottoinsieme della variet` a dierenziabile N,
indicheremo con C

(A, M) linsieme di tutte le funzioni continue f : A M


per cui esista un intorno aperto U di A in N ed unapplicazione dierenziabile

f C

(U, M) tale che



f
A
= f .
Denizione 6.14. Sia M una variet` a dierenziabile di dimensione m e k un intero
con 0 k m. Una k-cella dierenziabile di M ` e uninclusione dierenziabile
C

(D
k
, M).
3
Richard S.Palais, Extending dieomorphisms. Proc. Amer. Math. Soc. 11, 1960 pp. 274-277
106 6. CAMPI DI VETTORI E SPAZIO TANGENTE
Lapplicazione ` e cio` e uninclusione topologica ed ` e la restrizione a D
k
=
x R
k
x 1 di unapplicazione di classe C

, denita su un intorno aperto U


di D
k
in R
k
, ed a valori in M, con dierenziale iniettivo in ogni punto di D
k
.
Per il Lemma 6.24 la ` e la restrizione dellinclusione dierenziabile di un
disco aperto B(r), con r > 1, in M.
Vale il
Teorema 6.26 (estensione ad unn-cella). Se C

(D
k
, M) ` e una k-cella di M,
con 0 k < m, ed U un intorno aperto di (D
k
) in M, allora esiste una n-cella
C

(D
m
, M), con
D
k = e ((D
m
) U).
Se M ` e orientata, possiamo scegliere in modo che mantenga lorientazione.
Dimostrazione. Il teorema ` e una conseguenza del Corollario 7.17 del Capito-
lo 7.
Vale allora il
Teorema 6.27 (Transitivit` a). Se , C

(D
k
, M) sono due k-celle dierenziabili
di M, allora esiste un dieomorsmo F C

(M, M) tale che = F .


Se M ` e orientata, e o k < m, oppure k = m e le due celle sono equi-orientate,
allora possiamo scegliere il dieomorsmo F in modo che mantenga lorientazio-
ne.
Osservazione 6.28. Il dieomorsmo F del Teorema 6.27 pu` o essere scelto isoto-
po allidentit` a, in unisotopia costante al di fuori di un compatto di M.
Teorema 6.29 (di estensione). Se C

(D
k
, M) ` e una k-cella dierenziabile in
M ed f uninclusione dierenziabile di un intorno di (D
k
) in M, allora esiste un
dieomorsmo F di M in s e, uguale ad f in un intorno di (D
k
).
Se M ` e orientabile e ed f preservano lorientazione, allora si pu` o ottenere
una F che preservi lorientazione e sia isotopa allidentit` a in unisotopia costante
al di fuori di un sottoinsieme compatto.
10. Collari
Denizione 6.15. Sia M una variet` a dierenziabile a bordo. Chiamiamo collare
di M un intorno aperto di M in M dieomorfo ad M [0, 1).
Per dimostrare lesistenza di collari, dimostriamo in primo luogo il
Lemma 6.30. Sia M una variet ` a dierenziabile a bordo. Esiste allora un campo
di vettori X X(M) con
X
p
0, p M.
Dimostrazione. Fissiamo un atlante A = U

, x

) A di M localmente
nito ed una partizione dellunit` a

A, mediante funzioni reali non negative


di classe C

e subordinata ad U

. Poniamo
X

=
_



x
n

su U

,
0 su M \ U

,
10. COLLARI 107
e sia
X =

A
X

.
Allora X ` e ben denito ed ` e un campo di vettori di classe C

su M perch e la
famiglia dei supporti degli X

` e localmente nita. Inoltre, ` e


X

x
n

(p) > 0, se p U

M,
onde
X x
n

(p) > 0 se p U

M
dimostra che X
p
0 per p M.
Abbiamo quindi il
Teorema 6.31. Sia M una variet` a a bordo. Ogni intorno aperto di M in M
contiene un collare di M.
Dimostrazione. Poich e ogni intorno aperto di M in M ` e ancora una variet` a
con bordo M, baster` a dimostrare che M ammette un collare in M. Per la propo-
sizione 6.10 esiste un intorno U

di M 0 in M R, della forma
U

= (p, t) M R (p) t (p), con


_

_
(p) 0 su int(M),
(p) = 0 su M,
(p) > 0 su M
ed una : U

M, di classe C

, tale che
(p, t)
t
= X
(p,t)
, (p, t) U

.
Poich e X
p
` e diretto verso linterno, per il teorema delle funzioni implicite (p, t)
M R 0 t < (p) (p, t) (p, t) M ` e un dieomorsmo locale.
Utilizziamo il seguente
Lemma 6.32. Siano M, N due spazi paracompatti ed f : N M un omeomor-
smo locale. Sia F un sottospazio chiuso di N e supponiamo che la restrizione
f
F
: F f (F) sia un omeomorsmo. Allora esiste un intorno aperto U di F in N
tale che f
U
: U f (U) sia un omeomorsmo.
Dimostrazione. Se A ` e un aperto di N che interseca F.
Poich e f
F
: F f (F) ` e per ipotesi un omeomorsmo, f (A F) ` e un aperto
di f (F). Potremo trovare allora un aperto G di M tale che f (A F) = G f (F).
Laperto B = A f
1
(G) sar` a allora tale che
() B F = A F, e B f
1
( f (F)) = B F.
Poich e f ` e un omeomorsmo locale, ranando un ricoprimento aperto di N forma-
to da un ricoprimento di F fatto con aperti B che soddisno () e da F, possiamo
trovare ricoprimenti aperti localmente niti U
i
i I e V
i
i I di N ed M
rispettivamente, tali che
f
i
: U
i
x f (x) V
i
sia un omeomorsmo per ogni i I,
se U
i
F , allora U
i
F = f
1
(V
i
f (F)).
108 6. CAMPI DI VETTORI E SPAZIO TANGENTE
Siano U

i
i I e V

i
i I loro ranamenti con

U

i
U
i
, V

i
= f (U

i
)

i
= f (

U

i
) V
i
. Indichiamo con J il sottoinsieme di indici i I per cui U

i
F .
Dico che, per ogni coppia di indici (i, j) J J linsieme
W
i, j
= x U

i
y

U

j
t.c. y x, f (y) = f (x)
` e chiuso in U

i
. Infatti, se x U

i
\ W
i, j
, o x

U

j
ed allora U
i
U
j
` e un intorno
aperto di x che non interseca W
i, j
, oppure x

U

j
ed U

i
\ f
1
(

j
) ` e un intorno di x
che non interseca W
i, j
. Poich e il ricoprimento

U

i
` e localmente nito, gli insiemi
A
i
= U

i
\
_
jI, ji,

W
i, j
sono aperti. Allora
U =
_
A
i
F
A
i
.
` e un intorno aperto di F in N, su cui la f ` e iniettiva. Infatti, dico che F W
i, j
=
per ogni (i, j) J J. Infatti, B = U
i
soddisfa la () se i J. Se quindi x U
i
,
y U
j
, con i, j J ed f (x) = f (y) f (F), allora x = y F. Quindi U contiene F.
Il fatto che f
U
sia iniettiva segue dalla denizione.
Utilizzando il Lemma, otteniamo che, pur di scegliere una funzione : M
t > 0 sucientemente piccola, possiamo supporre che
(p, t) M R 0 t < (p) (p, t) (p, t) M
sia un omeomorsmo con limmagine. Possiamo supporre che sia una funzione
di classe C

. Ponendo allora
f : M [0, 1) (p, t) (p, t (p)) M
otteniamo un dieomorsmo di M[0, 1) con un intorno aperto di M in M.
Corollario 6.33. Ogni variet` a a bordo si pu` o realizzare come una sottovariet` a a
bordo di una variet` a senza bordo.
Dimostrazione. Sia f : M [0, 1) M un dieomorsmo di M [0, 1) su
un intorno aperto di M in M.
Otteniamo una variet` a senza bordo N attaccando M(, 1) ad M mediante
la f .
Corollario 6.34. Sia M una variet` a con bordo M compatto. Supponiamo che M
sia unione di due chiusi disgiunti
M = N
0
N
1
, N
0
=

N
0
, N
1
=

N
1
, N
0
N
1
= .
Allora esiste una funzione : M [0, 1], di classe C

, tale che

1
(0) = N
0
, f
1
(1) = N
1
.
10. COLLARI 109
Dimostrazione. Sia g : M [0, 1) A M un collare di M in M. Sia B =
int(M) Sia
A
,
B
una partizione dellunit` a subordinata al ricoprimento A, B.
Deniamo allora
(x) =
_

_
t se x = g(y, t) con y N
0
, 0 t 1/2
(1 t)
A
(x) se x = g(y, t) con y N
1
, 0 t 1/2
Poich e la ` e di classe C

su un compatto di M, possiamo prolungarla ad una


funzione di classe C

su tutto M, con le propriet` a richieste.


CAPITOLO 7
Fibrati vettoriali
1. Fibrati dierenziabili
Il brato tangente ` e un esempio della struttura pi ` u generale di brato vettoriale
che deniamo ed esaminiamo in questo paragrafo. A loro volta, i brati vettoriali
sono particolari brati dierenziabili localmente banali:
Denizione 7.1. Un brato dierenziabile ` e il dato di una variet` a dierenziabile
E = E(), che si dice il suo spazio totale, di una variet` a dierenziabile B = B(),
che si dice la sua base, e di una sommersione dierenziabile = () : E B,
che si dice la sua proiezione sulla base.
Per ogni punto p B, linsieme E
p
= E
p
() =
1
(b) ` e una sottovariet` a
dierenziabile di E, che si dice la bra di su p.
Denizione 7.2. Diciamo che un brato dierenziabile ` e localmente banale con
bra tipica F se
(a) F ` e una variet` a dierenziabile;
(b) per ogni p B esistono un intorno aperto U di p in B ed una
U

C

(U, F) che renda commutativo il diagramma


(1.1)
1
(U)

U

p
p
p
p
p
p
p
p
U F
pr
U
.y
y
y
y
y
y
y
y
y
U.
Un dieomorsmo
U
che renda commutativo il diagramma (1.1) si dice una
trivializzazione di su U.
Un atlante di trivializzazione di ` e una collezione A = (U
a
,
a
) a A
formata da aperti U
a
di B e da trivializzazioni locali
E
U
a
=
1
(U
a
) q ((q),
U
(q)) U
a
F,
con B =
_
aA
U
a
.
A volte scriveremo E

B per il brato dierenziabile con E() = E,
B() = B e () = . La notazione E

F
B signicher` a che, inoltre, il brato
dierenziabile ` e localmente banale, con bra tipica F.
Denizione 7.3. Una sezione dierenziabile di su un aperto U di B() ` e unap-
plicazione s C

(U, E()) tale che () s(x) = x per ogni x U. Linsieme di


111
112 7. FIBRATI VETTORIALI
tutte le sezioni dierenziabili di su U si indica con
(1.2)

(U, E) = s C

(U, E()) () s(p) = p, p U.


Lemma 7.1. Sia un brato dierenziabile,
0
E() e p
0
= ()(
0
). Allora
esistono un intorno aperto U di p
0
in B() ed una sezione s

(U, E()) con


s(p
0
) =
0
.
Dimostrazione. Poich e () ` e una sommersione dierenziabile in tutti i punti
di E(), la tesi segue dal teorema delle funzioni implicite (vedi la Proposizione
3.25 del Capitolo 3).
Proposizione 7.2 (un criterio di banalit` a locale). Siano E e B variet ` a dierenzia-
bili, con B connessa. Allora ogni sommersione dierenziabile propria : E B
denisce un brato dierenziabile localmente banale.
Dimostrazione. Ricordiamo che il fatto che sia propria signica che ` e
continua, chiusa, e che
1
(K) ` e compatto in E per ogni compatto K di B.
Fissiamo un punto p
0
B. Linsieme E
p
0
=
1
(p
0
) ` e una sottovariet` a com-
patta di E. Essa ` e un retratto dierenziabile dintorno. Possiamo trovare cio` e un
intorno aperto W di E
p
0
in E ed unapplicazione dierenziabile r : W E
p
0
con
r(v) = v per ogni v E
p
0
. Poich e (E \ W) ` e un chiuso di B che non contiene p
0
,
possiamo supporre che W sia un aperto della forma W =
1
(U
0
), per un intorno
aperto U
0
di p
0
in B. Possiamo allora denire
: E
U
0
=
1
(U
0
) v ((v), r(v)) U
0
E
p
0
.
Poich e ` e una sommersione dierenziabile, la ` e un dieomorsmo locale in
tutti i punti v E
p
0
. Linsieme dei punti di E
U
0
in cui ` e un dieomorsmo locale
` e un aperto. Quindi, a meno di sotituire ad U
0
un intorno pi ` u piccolo di p
0
in B,
possiamo supporre che la sia un dieomorsmo locale in tutti i punti di E
U
0
.
Dico che esiste un intorno aperto U di p
0
in U
0
tale che

U
:
1
(U) v (v) = ((v), r(v)) U E
p
0
sia un dieomorsmo.
Indichiamo con pr
2
: U
0
E
p
0
E
p
0
la proiezione sul secondo fattore. Lin-
sieme dei punti p U
0
tali che pr
2
((E
p
)) = E
p
0
` e un intorno aperto di p
0
.
Possiamo quindi supporre, a meno di sostituire ad U
0
un intorno pi ` u piccolo di p
0
,
che la sia un dieomorsmo locale surgettivo.
Ci resta da vericare che, se U ` e sucientemente piccolo, la
U
` e anche iniet-
tiva. A questo scopo osserviamo che, poich e ` e un dieomorsmo locale, lin-
sieme Q = (v, w) E
U
0
E
U
0
v w, (v) = (w) ` e in E
U
0
E
U
0
un chiuso
disgiunto da E
p
0
E
p
0
. Sia infatti U

N un sistema fondamentale di intorni


relativamente compatti di p
0
in U
0
, con U
+1
U

per ogni intero 0. Per la


propriet` a dellintersezione nita, esister` a un indice
1
tale che
1
(

U

)
1
(

U

)
non intersechi Q.
Per completare la dimostrazione, baster` a osservare che le bre E
p
=
1
(p) so-
no tutte dieomorfe tra loro. Ci ` o segue dalla connessione di B e dal fatto che dalla
1. FIBRATI DIFFERENZIABILI 113
prima parte della dimostrazione si ricava che, ssato un punto p
0
B, linsieme
dei p B per cui la bra E
p
` e dieomorfa ad E
p
0
` e aperto e chiuso in B.
Proposizione 7.3. Sia un brato dierenziabile ed M una sottovariet` a dieren-
ziabile di B(). Deniamo
(1.3) E
M
= ()
1
(M),
M
: E
M
()() M.
Allora
M
= (E
M

M
M) ` e un brato dierenziabile con base M.
Denizione 7.4. Il brato
M
descritto nella Proposizione 7.3 si dice la restrizione
ad M del brato .
Proposizione 7.4. Se e sono brati dierenziabili, allora, posto
E( ) = E() E(),
B( ) = B() B(),
( ) : E( ) (, ) (()(), ()()) B( ),
= (E( )
()
B( )) ` e un brato dierenziabile.
Se e sono localmente banali con bre tipiche F() ed F() rispettivamente,
allora anche ` e localmente banale, con bra tipica F() F().
Denizione 7.5. Il brato dierenziabile descritto nella Proposizione 7.4 si
dice prodotto cartesiano dei brati e .
Proposizione 7.5 (pullback). Sia un brato dierenziabile, M una variet ` a die-
renziabile ed f : M B() unapplicazione dierenziabile. Poniamo
E( f

) = (p, ) M E() f (p) = ()(),


( f

) : E (p, ) p M.
Allora f

= E( f

)
( f

)
M ` e un brato dierenziabile con base M.
Se ` e localmente banale con bra tipica F, anche f

` e localmente banale
con bra tipica F.
Denizione 7.6. Il brato f

descritto nella Proposizione 7.5 si dice limmagine


inversa, o pullback, di mediante lapplicazione f .
Denizione 7.7. Siano
1
e
2
due brati dierenziabili sulla stessa base B(
1
) =
B(
2
) = M. Chiamiamo somma di Whitney dei brati
1
e
2
, ed indichiamo con

1

M

2
, limmagine inversa del brato
1

2
mediante limmersione canonica
: M p (p, p) M M di M nella diagonale di M M.
Abbiamo, in modo canonico,
E(
1

M

2
) = (
1
,
2
) E(
1
) E(
2
) (
1
)(
1
) = (
2
)(
2
),
(
1

M

2
)(
1
,
2
) = (
1
)(
1
) = (
2
)(
2
), (
1
,
2
) E(
1

M

2
).
Osserviamo che, per le Proposizioni 7.3, 7.4, 7.5, se
1
e
2
sono localmente
banali con bre tipiche F
1
ed F
2
rispettivamente, la loro somma di Whitney
1

2
` e ancora localmente banale, con bra tipica F
1
F
2
.
114 7. FIBRATI VETTORIALI
Denizione 7.8. Siano
1
e
2
due brati dierenziabili. Un morsmo di brati
dierenziabili ( f , ) :
1

2
` e il dato di una coppia di applicazioni dierenziabili
f : E(
1
) E(
2
) e : B(
1
) B(
2
) che rendano commutativo il diagramma
(1.4)
E(
1
)
f
E(
2
)
(
1
)

_
(
2
)
B(
1
)

B(
1
).
Abbiamo
Lemma 7.6. Siano
1
e
2
due brati dierenziabili.
Se f : E(
1
) E(
2
) ` e unapplicazione dierenziabile ed
f (E(
1
)
p
) E(
2
)
f (p)
, p B(
1
),
allora esiste un unico morsmo di brati dierenziabili ( f , ) :
1

2
che induca
f sugli spazi totali.
Dimostrazione. Lunicit` a ` e ovvia, in quanto la si ottiene per passaggio al
quoziente rispetto alle proiezioni sulle basi. Per dimostrare che ` e dierenziabile,
basta osservare che, se s

1
(U, E(
1
)) per un aperto U di B(
1
), allora
U
=
(
2
) s, onde ` e dierenziabile su U.
Proposizione 7.7. Sia ( f , ) :
1

2
un morsmo di brati dierenziabili. Se f :
E(
1
) E(
2
) ` e un dieomorsmo, anche : B(
1
) B(
2
) ` e un dieomorsmo,
e la ( f
1
,
1
) :
2

1
` e un morsmo di brati dierenziabili.
Dimostrazione. Chiaramente ` e bigettiva. Se W ` e un aperto di B(
2
) ed s
2

2
(W, E(
2
)), allora
1

W
= f
1
s
2
dimostra che
1
` e anche dierenziabile.
Denizione 7.9. Un isomorsmo di brati dierenziabili ` e un morsmo ( f , ) :

1

2
per cui f : E(
1
) E(
2
) sia un dieomorsmo.
Un isomorsmo di brati dierenziabili ( f , ) :
1

2
con B(
1
) = B(
2
) =
M e = id
M
si dice unequivalenza.
2. Fibrati vettoriali dierenziabili
Denizione 7.10. Un brato vettoriale dierenziabile di rango n ` e il dato di un
brato dierenziabile = E

B di rango n e di una struttura di spazio vettoriale
reale di dimensione n su ogni bra E
x
:=
1
(x), compatibile con la struttura
dierenziabile. Ci ` o signica che le applicazioni
_

_
E
M
E (v, w) v + w E,
R E (k, v) k v E
sono dierenziabili.
Proposizione 7.8. Ogni brato vettoriale dierenziabile di rango n ` e localmente
banale con bra tipica R
n
.
3. MORFISMI E OPERAZIONI DI FIBRATI VETTORIALI 115
Dimostrazione. Sia = E

B un brato dierenziabile vettoriale di rango
n. Dato un punto p
0
B, ssiamo una R-base e
1
, . . . , e
n
di E
p
0
. Per il Lemma
7.1 possiamo trovare un intorno aperto U di p
0
in B e sezioni
i

(U, E) con

i
(p
0
) = e
i
per i = 1, . . . , n. Per continuit` a, linsieme U
0
dei punti p di U in cui

1
(p), . . . ,
n
(p) sono ancora linearmente indipendenti ` e un intorno aperto di p
0
in
B. Allora la
U
0
R
n
(p; v
1
, . . . , v
n
)

n
i=1
v
i

i
(p)
1
(U
0
)
` e una trivializzazione locale dierenziabile di in un intorno aperto del punto
p
0
.
Se V, W sono spazi vettoriali reali della stessa dimensione n, indichiamo con
Iso
R
(V, W) linsieme degli isomorsmi R-lineari di V in W.
Denizione 7.11. Una trivializzazione locale di un brato vettoriale dierenziabile
= (E

B) ` e una trivializzazione locale
(2.1) : U R
n
E
U
di compatibile con la struttura lineare, che sia cio` e lineare sulle bre.
Potremo quindi scrivere
1
(2.2) (p, v) = (p)v, con (p) Iso
R
(R
n
, E
p
) p U.
Un atlante di trivializzazione di un brato vettoriale dierenziabile ` e un
atlante di trivializzazione di in cui tutte le trivializzazioni locali siano compatibili
con la struttura lineare.
Chiameremo funzioni di transizione dellatlante di trivializzazione A = (U
a
,
a
)
del brato vettoriale dierenziabile = (E

B), le applicazioni
2
g
,
C

(U
a

U
b
, GL(n, R)), denite da
(2.3) g
a,b
(p) =

(p)
1

b
(p), p U
a
U
b
si dicono le funzioni di transizione dellatlante A.
3. Morsmi e operazioni di brati vettoriali
Siano
1
e
2
due brati vettoriali dierenziabili.
Denizione 7.12. Un morsmo di brati dierenziabili ( f , ) :
1

2
si dice un
morsmo di brati vettoriali reali dierenziabili se ` e lineare sulle bre, se cio` e per
ogni p B(
1
) lapplicazione E(
1
)
p
v f (v) E(
2
)
(p)
` e lineare.
Se inoltre la f : E(
1
) E(
2
) ` e un dieomorsmo, allora anche ( f
1
,
1
) :

2

1
` e un morsmo di brati vettoriali dierenziabili.
In questo caso diremo che ( f , ) :
1

2
` e un isomorsmo di brati vettoriali
reali dierenziabili.
1
Le p (p) sono sezioni del brato vettoriale
B

, che sar` a denito nel paragrafo


successivo.
2
Osserviamo che GL(n, R) ` e un aperto di R
n
2
, e quindi una variet` a dierenziabile di dimensione
n
2
.
116 7. FIBRATI VETTORIALI
Se, ancora, B(
1
) = B(
2
) = M e = id
M
, diremo che la ( f , id
M
) :
1

2
` e
unequivalenza di brati vettoriali reali.
Dire che un brato dierenziabile di rango n ` e trivializzabile equivale dunque
a dire che ` e isomorfo al brato dierenziale triviale B()V, con V spazio vettoriale
reale di dimensione n.
Le costruzioni dellalgebra lineare si estendono in modo naturale ai brati
vettoriali.
Fibrato duale. Sia = E

B un brato vettoriale reale di rango n. Sia
E

=
_
pB
E

p
lunione disgiunta dei duali degli spazi vettoriali E
p
, al variare di p nella base B.
Indichiamo ancora con : E

B lapplicazione che associa il punto p B


ad E

p
E

.
Se A = (U
a
,
a
) a A ` e un atlante di trivializzazione per , per ogni punto
p U
a
la

a
(p) : R
n
v
a
(p, v) E
p
` e un isomorsmo lineare. La sua trasposta ((p))

: E

p
(R
n
)

= R
n
` e ancora un
isomorsmo lineare.
Possiamo cos` denire su

= E


B ununica struttura di brato vettoriale
dierenziabile, per cui A

= (U
a
,

a
) a A, ove

a
: U
a
R
n
(p, v

) [(
a
(p))

]
1
v

U
a
,
sia un atlante di trivializzazione.
Denizione 7.13. Dato un brato vettoriale dierenziabile , il brato vettoriale
dierenziabile

denito sopra si dice il brato duale di .


Proposizione 7.9. Ogni brato vettoriale ` e equivalente al suo brato duale.
Dimostrazione. Sia un brato vettoriale di rango n ed A = (U
a
,
a
) a A
un suo atlante di trivializzazione. Sia
a
una partizione dellunit` a subordinata ad
U
a
a A con
a
C

(B()) e
a
0 su B(). Deniamo un prodotto scalare
sulle bre di mediante
(v
1
v
2
) =

pU
a

a
(p) (pr
R
n (
a
(v
1
)pr
R
n (
a
(v
2
))
R
n ,
p B(), v
1
, v
2
E()
p
.
Il prodotto scalare denisce un isomorsmo (di Riesz)
p
: E
p
E

p
per ogni
p M, che ci d` a unequivalenza (, id
B
) :

.
Denizione 7.14. Sia M una variet` a dierenziabile e T M

M il suo brato tan-
gente. Il brato duale T

M

M del brato tangente si dice il brato cotangente
su M.
4. FIBRATI VETTORIALI E FIBRATO TANGENTE 117
Somma diretta. Se
1
,
2
sono brati vettoriali, di ranghi n
1
ed n
2
rispetti-
vamente, allora il prodotto
2

2
ha una struttura naturale di brato vettoriale di
rango n
1
+ n
2
, con bra sopra il punto (p
1
, p
2
) B(
1
) B(
2
) uguale allo spazio
vettoriale somma diretta E(
1
)
p
1
E(
2
)
p
2
.
Se
1
e
2
hanno la stessa base B(
1
) = B(
2
) = M, allora la somma di Whitney

1

M

2
` e un brato vettoriale dierenziabile di rango n
1
+ n
2
.
Prodotto tensoriale. Dati due brati vettoriali dierenziabili
1
,
2
, di ranghi
n
1
ed n
2
rispettivamente, con basi B(
1
) = B
1
e B(
2
) = B
2
, deniamo il loro
prodotto tensoriale
1

2
come il brato vettoriale dierenziabile di rango n
1
n
2
con base B
1
B
2
e bra su E(
1
)
p
1

R
E(
2
)
p
2
sul punto (p
1
, p
2
) B
1
B
2
. Se
B
1
= B
2
= M, indichiamo con
M

2
limmagine inversa di
1

2
rispetto
allimmersione p (p, p) di M nella diagonale di M M. Esso si dice prodotto
di Whitney dei brati
1
e
2
.
Fibrati tensoriali. Le operazioni di somme dirette, prodotti tensoriali, som-
me e prodotti di Whitney di brati vettoriali dierenziabili sono associative e
commutative, a meno di equivalenze.
In particolare, ssati due interi non negativi r, s possiamo denire, a partire da
un brato vettoriale reale = E

Bdi rango n, un brato vettoriale dierenziabile

r,s
() sulla stessa base B, di rango n(r + s), con spazio totale
T
r,s
(E) =
_
pB
E
p
E
p
.,,.
r volte
E

p
E

p
.,,.
s volte
.
Possiamo descrivere la sua struttura di brato vettoriale dierenziabile a partire da
un atlante di trivializzazione A = (U
a
,
a
) a A di . Latlante corrispondente
T
r,s
A = (U
a
,
(r,s)
a
) a A di
r,s
() consiste delle carte
U
a
(R
n
)
r
(R
n
)

s
(p, t, ) (
a
(p))

r
t ([
a
(p)

]
1
)

s
T
r,s
(E)
U
a
.
Il brato vettoriale
r,s
() ha rango n(r + s) e si dice la potenza tensoriale r-
covariante ed s-controvariante di .
Denizione 7.15. Se M ` e una variet` a dierenziabile di dimensione m, il brato

r,s
(T M

M) si indica con T
r,s
M

M e si dice il brato dei tensori r-covarianti
ed s-controvarianti su M.
4. Fibrati vettoriali e brato tangente
Denizione 7.16. Sia = E

M un brato dierenziabile. Il brato verticale su
E ` e il nucleo del dierenziale della proiezione sulla base:
(4.1) VE = v TE d(v) = 0.
Supponiamo ora che E

M sia un brato vettoriale. Possiamo identicare M
alla sezione nulla di E, mediante lapplicazione
(4.2) : M x 0
x
E.
Abbiamo allora
118 7. FIBRATI VETTORIALI
Proposizione 7.10. Ogni brato vettoriale = E

M ` e equivalente al pullback
su M, mediante linclusione (4.2), del suo brato verticale.
Dimostrazione. Sia x M e v E. Associamo a v il vettore v V
0
x
E denito
da
v f =
d
dt
f (t v)
t=0
.
Otteniamo cos` unapplicazione E VE
M
=

(VE), che si verica facilmente


essere unequivalenza di brati vettoriali.
Proposizione 7.11. Se = E

M ` e un brato vettoriale dierenziabile, allo-
ra la restrizione di TE ad M (cio` e il suo pullback mediante linclusione (4.2)) ` e
equivalente alla somma diretta di T M e della restrizione ad M del brato verticale:
(4.3) TE
M
= T M
M
VE
M
.
Utilizzando le proposizioni 7.10 e 7.11 ed il teorema dimmersione di Whitney
otteniamo il
Teorema 7.12. Sia
1
= E
1

1
M un brato vettoriale dierenziabile. Possiamo
allora trovare un brato vettoriale dierenziabile
2
= E
2

2
M sulla stessa base
M tale che la somma di Whitney
1

M

2
sia equivalente ad un brato banale.
Dimostrazione. Per il teorema dimmersione di Whitney possiamo trovare un
dieomorsmo : E
1
Q R

tra E
1
ed una sottovariet` a dierenziabile propria
Q di uno spazio Euclideo R

. Per ogni punto y Q identichiamo lo spazio


tangente T
y
Q ad un sottospazio dello spazio Euclideo R

. Deniamo quindi il
brato vettoriale NQ mediante
(4.4) NQ = (y, w) Q R

w T
y
Q.
In ogni punto y di Q abbiamo allora
T
y
R

= R

= T
y
Q N
y
Q.
Daltra parte, se x M, nel punto y = (x) (M) Q, abbiamo
T
y
Q = d(T
x
M) (V
x
E
1
),
da cui ricaviamo che

(TR

(M)
) = VE
1

M

M
T M
M
(

NQ
(M)
)
= E
1

M
_
T M
M
(

NQ
(M)
)
_
.
Poich e TR

= R

` e un brato banale, ed il pullback di un brato banale ` e


ancora banale, questo completa la dimostrazione del teorema.
6. CLASSI DI ISOMORFISMO DI FIBRATI VETTORIALI 119
5. Norme dierenziabili e strutture Euclidee
Sia = (E

B) un brato vettoriale. Indichiamo con 0
E
la sua sezione nulla.
Denizione 7.17. Una norma dierenziabile su ` e unapplicazione reale continua
e non negativa j j
E
C
0
(E, R) che goda delle propriet` a:
jqj
E
> 0 se q 0
E
, (5.1)
jk qj
E
= k jqj
E
k R, q E, (5.2)
jq
1
+ q
2
j
E
jq
1
j
E
+ jq
2
j
E
, p B, q
1
, q
2
E
p
, j j
2
E
C

(E). (5.3)
Denizione 7.18. Una struttura Euclidea su ` e unapplicazione dierenziabile
E
B
E (q
1
, q
2
) (q
1
q
2
)
E
R
bilineare simmetrica, denita positiva. Valgono cio` e
(q
1
, q
2
)
E
= (q
2
q
1
)
E
, (q
1
, q
2
) E
B
E, (5.4)
(q
1
+ q
2
, q
3
)
E
= (q
1
q
3
)
E
+ (q
2
q
3
)
E
, p B, q
1
, q
2
, q
3
E
p
, (5.5)
(kq
1
q
2
)
E
= k(q
1
q
2
)
E
, k R, (q
1
, q
2
) E
B
E, (5.6)
(qq)
E
> 0 q E \ O
E
. (5.7)
Osserviamo che, data una struttura Euclidea ( )
E
su , la jqj
E
=
_
(qq)
E
0
` e una norma dierenziabile su .
Lesistenza di norme dierenziabili ` e garantita quindi dalla
Proposizione 7.13. Ogni brato vettoriale ammette una struttura Euclidea.
Dimostrazione. Sia A = (U
i
,
i
)
iI
un atlante di trivializzazione di . Se
ha rango k, per ogni i la

i
:
1
(U
i
) q ((q),
i
(q)) U
i
R
k
` e unequivalenza di brati vettoriali. Se
i
C

(B) ` e una partizione dellunit` a


su B subordinata al ricoprimento U
i

iI
, la
(q
1
q
2
)
E
=

(q
1
)U
i

i
((q
1
)) (
i
(q
1
)
i
(q
2
))
R
k , (q
1
, q
2
) E
B
E,
denisce una struttura Euclidea su .
Denizione 7.19. Una struttura Euclidea sul brato tangente di una variet` a M si
dice una struttura Riemanniana su M.
6. Classi di isomorsmo di brati vettoriali
Ricordiamo che, se = E

M ` e un brato vettoriale dierenziabile di rango
k, con base M, data unaltra variet` a dierenziabile N ed unapplicazione dieren-
ziabile f : N M di N nella base di , il pullback f

` e il brato dierenziabile
di rango k su N, con spazio totale f

E e proiezione
f
deniti da
(6.1)
_

_
f

E := E( f

) = (x, v) N E (v) = f (x),

f
:= ( f

)(x, v) = x, (x, v) E( f

).
120 7. FIBRATI VETTORIALI
Se abbiamo una composizione di applicazioni dierenziabili
M

g
M

f
M
ed un brato vettoriale = E

M su M, allora
( f g)

sono canonicamente equivalenti: infatti


E(( f g)

) = (x, v) M

E f (g(x)) = (v),
E(g

) = (x, (y, v)) M

E g(x) = y, f (y) = (v)


e lequivalenza ` e denita dallapplicazione (x, (y, v)) = (x, ( f (x), v)) (x, v).
Indichiamo con Vec
k
(M) la collezione delle classi di isomorsmo dei bra-
ti vettoriali di rango k sulla variet` a M. Possiamo considerarlo come un insieme
puntato, ove il punto base ` e costituito dalla classe dequivalenza del brato banale
MR
k

M
M. Losservazione che abbiamo fatto sopra si pu` o esprimere mediante
la
Proposizione 7.14. Vec
k
( ) ` e un funtore dalla categoria delle variet ` a ed appli-
cazioni dierenziabili alla categoria degli spazi puntati e delle applicazioni che
preservano i punti base.
Abbiamo la
Proposizione 7.15 (propriet` a domotopia dei brati vettoriali). Siano M ed N va-
riet ` a dierenziabili, con M compatta. Se f
0
, f
1
: M N sono due applicazioni
dierenziabili omotope e = E

N
N ` e un brato vettoriale su N, allora i brati
f

0
ed f

1
sono isomor.
Dimostrazione. Sia F : M I (x, t) f
t
(x) N unomotopia di classe
C

tra f
0
ed f
1
. Indichiamo con pr
M
: M I (x, t) x M la proiezione sul
primo fattore. Per dimostrare il teorema, sar` a suciente vericare che, se per un
t
0
[0, 1] il brato f

t
` e isomorfo ad un brato vettoriale su M, ci` o ` e ancora
vero per tutti i brati f

t
con t [0, 1] e t t
0
< per qualche > 0.
Consideriamo sulla variet` a compatta con bordo
3
M I i due brati vettoriali
F

e pr

M
e il brato principale Iso(F

, pr

M
), la cui bra su (x, t) ` e linsieme di
tutti gli isomorsmi lineari
x
: E( f

t
)
x
E()
x
. Per ipotesi questo brato ha una
sezione su M t
0
. Il brato principale Iso( f

E, p

M
F) ` e un aperto del brato
vettoriale
= Hom(F

, pr

M
) = (pr

M
)


MI
F

.
La sezione si estende a una sezione globale di su M I. La sar` a ancora
una sezione di Iso(F

, pr

M
) su un intorno aperto di M t
0
. Per la compattezza
di M, questo intorno conterr` a M t per tutti i t [0, 1] con t t
0
< per qualche
> 0.
3
Per evitare di utilizzare nella dimostrazione la variet` a compatta a bordo M I, possiamo
osservare che lomotopia F = ( f
t
) : M I N si estende ad unapplicazione dierenziabile

F : M R N, e ragionare sulla variet` a dierenziabile senza bordo M R.


7. FIBRATI VETTORIALI SULLE SFERE 121
Osservazione 7.16. La proposizione vale anche senza lipotesi di compattezza su
M. Ricordiamo che tutte le variet` a che consideriamo supponiamo siano paracom-
patte.
Corollario 7.17. Ogni brato vettoriale sopra una variet ` a contrattile ` e isomorfo
al brato banale.
Esempio 7.1. Vec
k
(S
1
) si pu` o identicare alle classi di omotopia di applicazioni
f : 1 GL(k, R) che mandano il punto 1 in I
k
. Esso consiste quindi di due
punti se k 1. Nel caso k = 1 i due brati corrispondono rispettivamente al
cilindro (caso orientabile) e al nastro di M obius (caso non orientabile).
7. Fibrati vettoriali sulle sfere
Decomponiamo la sfera
S
n
=
_
(x
0
, x
1
, . . . , x
n
)

n
h=0
x
2
h
= 1
_
R
n+1
nellunione di due celle chiuse:
S
n
= D
n
+
D
n

, con D
n
+
= x S
n
x
0
0, D
n

= x S
n
x
0
0.
Sia
S
n1
= D
n
+
D
n

= x S
n
x
0
= 0.
Data unapplicazione continua f : S
n1
GL(k, R), possiamo denire un brato
vettoriale di rango r su S
n
incollando i brati banali D
+
n
R
k
e D

n
R
k
mediante
la funzione dincollamento che associa ad (x, v) S
n1
R
k
D
+
n
R
k
lelemento
(x, f (x)v) S
n1
R
k
D

n
R
k
. La f ` e detta la funzione di clutching
4
. Si
dimostra facilmente che
Lemma 7.18. Siano f
0
, f
1
: S
n1
GL(k, R) due funzioni di clutching. Se f
0
ed
f
1
sono omotope, allora i brati vettoriali E
f
1
ed E
f
2
sono equivalenti. Abbiamo
quindi unapplicazione naturale
(7.1) (S
n1
, GL(k, R)) Vec
k
(S
n
).
Poich e D
n
+
e D
n

sono contrattili, i brati vettoriali con basi D


n
+
e D
n

sono
banali. Da questa osservazione segue il
Lemma 7.19. Lapplicazione (7.1) ` e surgettiva.
Lo studio dellapplicazione (7.1) ` e complicato dal fatto che il gruppo GL(k, R)
ha due componenti connesse.
`
E quindi conveniente considerare dapprima i brati
vettoriali orientati.
Indichiamo con Vec
+
k
(M) le classi di equivalenza di brati vettoriali orientati di
rango k sulla variet` a dierenziabile M. Sia GL
+
(k, R) il gruppo degli endomorsmi
lineari di R
k
con determinante positivo. Abbiamo allora
Proposizione 7.20. Lapplicazione (S
n1
, GL
+
(k, R)) Vec
+
k
(S
n
) ` e bigettiva.
4
clutch ` e in inglese la frizione.
122 7. FIBRATI VETTORIALI
Per analizzare Vec
k
(S
n
), introduciamo lo spazio Vec
0
k
(S
n
) che consiste delle
classi di equivalenza di brati vettoriali di rango k su S
n
che hanno unorientazione
assegnata sul punto e
1
S
n1
S
n
. Scegliendo le trivializzazioni su D
n

che
mantengono questa orientazione assegnata, le abbiamo ssate entrambe a meno di
omotopia. Otteniamo cos`
Lemma 7.21. Vi ` e una bigezione naturale
(S
n1
, e
1
; GL(k, R), GL
+
(k, R)) Vec
0
k
(S
n
).
Se n 2, S
n1
` e connesso ed abbiamo quindi:
Lemma 7.22. Se n 2, vi ` e una bigezione naturale
(S
n1
, GL
+
(k, R)) Vec
0
k
(S
n
).
Quindi lapplicazione naturale Vec
+
k
(S
n
) Vec
0
k
(S
n
) ` e una bigezione. Ne
segue che
Proposizione 7.23. Se n 2, ogni brato vettoriale reale ` e orientabile, ed ha
esattamente due orientazioni, che dipendono dalla scelta dellorientazione su una
singola bra. Lapplicazione (7.1) ha bre che hanno al pi ` u due elementi. Hanno
un solo elemento le bre che corrispondono a brati vettoriali che ammettono un
automorsmo che inverte lorientazione delle bre, due elementi altrimenti.
Osservazione 7.24. Poich e SO(k) ` e un retratto di deformazione di GL
+
(k, R),
abbiamo
(S
n1
, GL
+
(k, R)) = (S
n1
, SO(k)) =
n1
(SO(k)).
CAPITOLO 8
Fibrato normale e intorno tubolare
1. Il brato normale
Sia M una sottovariet` a dierenziabile di dimensione m di una variet` a dieren-
ziabile N, di dimensione n. Indichiamo con
1
T
M
N la restrizione ad M del brato
tangente di N, che possiamo identicare al pullback di TN su M rispetto allinclu-
sione M N. Il dierenziale dellinclusione identica il brato tangente T M di
M ad un sottobrato di T
M
N.
Denizione 8.1. Il brato normale di M in N ` e il quoziente

N
M = T
M
N/T M
della restrizione ad M del brato tangente di N rispetto al brato tangente di M.
Abbiamo quindi la successione esatta di brati vettoriali
(1.1) 0 T M T
M
N
N
M 0.
In uno spazio Euclideo R
n
abbiamo unidenticazione naturale di TR
n
con il
prodotto cartesiano R
n
R
n
. Alla coppia (p, v) R
n
R
n
facciamo corrispondere
il vettore tangente
v
p
f = lim
t0
f (p + tv) f (p)
t
, f C

(R
n
).
Se M ` e una sottovariet` a dierenziabile di R
n
, allora

R
n M = (p, v + T
p
M) p M, v R
n
.
Lemma 8.1. Se M ` e una sottovariet ` a dierenziabile di dimensione m di uno spazio
Euclideo R
n
, allora
(1.2) T

R
n M = (p, v) M R
n
v T
p
M
` e un brato vettoriale di rango nm su M, canonicamente isomorfo al brato
normale
R
n M.
Dimostrazione. Si verica che la restrizione a T

R
n
M della proiezione nel quo-
ziente
T
M
R
n
= M R
n
(p, v) v + T
p
M
R
n M
` e unequivalenza di brati vettoriali.
Denizione 8.2. Il brato T

R
n
M descritto dal Lemma 8.1 si dice il brato ortogo-
nale di M in R
n
.
1
Per semplicit` a, indicheremo a volte con lo stesso simbolo sia il brato che il suo spazio totale.
123
124 8. FIBRATO NORMALE E INTORNO TUBOLARE
Siano M, N due variet` a dierenziabili ed f C

(M, N) unimmersione di M
in N. La f denisce uninclusione

f : T M f

TN di brati vettoriali, mediante


il diagramma commutativo
T M
f

f
r
r
r
r
r
r
r
r
r
TN
f

T M

TN

w
w
w
w
w
w
w
w
w
ove

TN
: f

TN = (p, v) M TN (v) = f (p) (p, v) v TN.


Linclusione

f ci permette di identicare

f (T M) ad un sottobrato vettoriale di
f

T M.
Denizione 8.3. Chiamiamo brato normale dellimmersione f il brato quozien-
te
f
S = f

TN/

f (T M).
2. Estensione di inclusioni dierenziabili
Ci sar` a utile nel seguito il seguente
Lemma 8.2. Siano N
0
, N
1
due variet ` a dierenziabili, M una sottovariet` a local-
mente chiusa di dimensine di N
0
, ed f C

(N
0
, N
1
) unapplicazione dierenzia-
bile tale che
f M ` e iniettiva, (2.1)
ker d f (p) = 0, p M. (2.2)
Allora f ` e uninclusione dierenziabile di un intorno aperto U N
0
di M in N
1
.
Dimostrazione. Sostituendo ad N
0
un intorno aperto di M in N
0
, ci ricondu-
ciamo al caso in cui M sia una sottovariet` a propria di N
0
. Utilizzando poi il teore-
ma dimmersione di Whitney, possiamo supporre che N
0
ed N
1
siano sottovariet` a
proprie di spazi Euclidei R

0
, R

1
.
Dato un compatto K in N
0
ed un numero reale r > 0 indichiamo con K(r) il
compatto
K(r) = p N
0
dist(p, K) r.
Utilizzeremo per la dimostrazione il seguente
Sublemma 8.3. Per ogni compatto K contenuto in N con le propriet` a:
(2.3) ker d f (p) = 0, p K, f (p) f (q) se p, q K e p q,
possiamo trovare due costanti positive r, c > 0 tali che
(2.4)
_

_
ker d f (p) = 0, p K(r),
f (p) f (q) c p q, p, q K(r).
3. INTORNI TUBOLARI 125
Dimostrazione. Infatti, per il Lemma 5.3, esistono costanti r
1
, c
1
> 0 tali che
(2.5)
_

_
ker d f (p) = 0, p K(r
1
),
f (p) f (q) c
1
p q, se p, q K(r
1
) e p q r
1
.
La funzione
(p, q)
f (p) f (q)
p q
` e poi denita e continua su N
0
N
0
\
N
0
ed ha quindi un minimo positivo sul
compatto (p, q) K K p q r
1
. Essa rimarr` a quindi positiva in un intorno
di tale compatto. Possiamo allora trovare 0 < r r
1
e 0 < c c
1
tali che
f (p) f (q) c p q, p, q K(r), con p q r
1
.
Insieme alle (2.5), questa ci d` a le (2.4).
Sia ora K
a

a0
una successione di compatti di M con M =
_
a
K
a
. Possiamo
costruire per ricorrenza due successioni di numeri positivi r
a
, c
a
e di compatti
L
a
di N
0
tali che
L
a
= (K
a
L
a1
)(r
a
) = p N
0
dist(p, K
a
L
a1
) r
a
,
ker d f (p) = 0, p L
a
, f (p) f (q) c
a
p q, p, q L
a
.
Allora
_
a
L
a
` e un intorno di M in N
0
ed ` e suciente scegliere un intorno aperto
U
0
di M in N
0
anch e la restrizione di f determini un dieomorsmo di U
0
su un
aperto U
1
di N
1
.
3. Intorni tubolari
Denizione 8.4. Siano N una variet` a dierenziabile ed M una sua sottovariet` a
dierenziabile. Un intorno tubolare di M in N ` e un brato vettoriale dierenziabile
di base M il cui spazio totale U sia un intorno aperto di M in N.
Esempio 8.1. Lo spazio totale E() di un brato vettoriale ` e intorno tubolare in
E() della sua sezione nulla.
Esempio 8.2. U = R
n+1
\0 ` e intorno tubolare in R
n+1
di S
n
. La struttura di brato
vettoriale in rette di U su S
n
` e descritta dal dieomorsmo di trivializzazione
U x
_
x
x
, log x
_
S
n
R.
Esempio 8.3. Consideriamo il toro
M =
_

_
(x, y, z) R
3

_
_
x
2
+ y
2
2
_
2
+ z
2
= 1
_

_
.
Un suo intorno tubolare in R
3
` e
U = (x, y, z) R
3
x
2
+ y
2
> 0 (x, y, z) R
3
(x
2
+ y
2
2)
2
+ z
2
> 0.
Infatti, lapplicazione
M R ((x, y, z), t) (1 e
t
)
2(x, y, 0)
_
x
2
+ y
2
+ e
t
(x, y, z) U
126 8. FIBRATO NORMALE E INTORNO TUBOLARE
` e un dieomorsmo che denisce su U una struttura di brato vettoriale banale,
con sezione nulla M.
Esempio 8.4. Siano m, n due interi con 0 m < n e sia un sottospazio proiettivo
di dimensione m di RP
n
. Scegliamo un sottospazio proiettivo

di dimensione
(n m1) di RP
n
che non intersechi . Per ogni q RP
n
\

il sottospazio
proiettivo di dimensione (nm) di RP
n
generato da q e da

interseca in un unico
punto p = (q). La = (RP
n
\


) ` e un intorno tubolare di in RP
n
.
Esempio 8.5. Siano m, n due interi con 0 m < n e sia un sottospazio proiettivo
complesso di dimensione m di CP
n
. Scegliamo un sottospazio proiettivo complesso

di dimensione (nm1) di CP
n
che non intersechi . Per ogni q CP
n
\

il
sottospazio proiettivo di dimensione (nm) di CP
n
generato da q e da

interseca
in un unico punto p = (q). La = (CP
n
\


) ` e un intorno tubolare di
in CP
n
.
Proposizione 8.4. Ogni intorno tubolare di M in N ` e equivalente al suo brato
normale in N.
Dimostrazione. Sia = (U

M) un intorno tubolare di M in N. Per ogni


punto q U, deniamo un elemento v

(q) T

(q)
N mediante
v

(q) f = lim
t0
f (tq) f (

(q))
t
, f C

(N).
Lequivalenza cercata : U
N
M ` e allora denita dal diagramma commutativo:
U

g
g
g
g
g
g
g
g
v
U

T
M
N

.w
w
w
w
w
w
w
w
w

N
M
in cui abbiamo indicato con : T
M
N
N
M la proiezione nel quoziente.
Teorema 8.5 (esistenza dellintorno tubolare). Ogni sottovariet ` a localmente chiu-
sa ammette un intorno tubolare.
Dimostrazione. Sia M una sottovariet` a localmente chiusa di una variet` a die-
renziabile N. Sostituendo ad N un intorno aperto di M in N, possiamo supporre
che M sia una sottovariet` a propria di N.
Consideriamo dapprima il caso in cui M sia una sottovariet` a propria di uno
spazio Euclideo R
n
. Sia
T

M = (p, v) M R

v T
p
M
il brato normale di M in R

. Lapplicazione
: T

M (p, v) p + v R

` e dierenziabile. Inoltre, (p, 0) = p e ker d(p, 0) = 0 per ogni p M. Per il


Lemma 8.2, la denisce un dieomorsmo di un intorno aperto V di M 0 in
T

M su un intorno U di M in R

. Possiamo supporre che sia


V = (p, v) T

M v < r(p)
3. INTORNI TUBOLARI 127
per una funzione positiva r C

(M). La
h : T

M (p, v) h(p, v) =
_

_
p,
r(p) v
_
1 + v
2
_

_
V
` e un dieomorsmo di T

M su V. Allora la composizione
T

M
h

U
` e un dieomorsmo, che denisce su U una struttura di brato vettoriale e quindi
di intorno tubolare di M in R

.
Consideriamo ora il caso generale. Come abbiamo osservato, possiamo ricon-
durci al caso in cui M sia una sottovariet` a propria della variet` a N.
Utilizzando il teorema dimmersione di Whitney, possiamo supporre che N, e
quindi anche M, siano sottovariet` a proprie di uno spazio Euclideo R

.
Utilizziamo la trivializzazione standard TR

= R

. Abbiamo quindi le
identicazioni

R
M = T

M = (p, v) M R

v T
p
M,

N
M = T

N
M = (p, v) M R

v T
p
N, v T
p
M.
La proiezione ortogonale
p
: R

T
p
N sulle bre denisce un epimorsmo di
brati vettoriali : T
M
R

T
M
N. Poich e T
p
M T
p
N per ogni p M, la
restrizione di ` e ancora un epimorsmo di brati vettoriali
: T

M T

N
M.
Per la prima parte della dimostrazione, M ha un intorno tubolare

U
M

M
M
in R

. Per la Proposizione 8.4 abbiamo unequivalenza di brati vettoriali

M
:

U
M
T

M.
Consideriamo lapplicazione dierenziabile : N

U
M
T

N
M denita dalla
composizione
N

U
M

N
M.
La lascia ssi i punti di M e ker d(p) = 0 per ogni p M. Per il Lem-
ma 8.2 possiamo trovare una funzione positiva C

(M) tale che la sia un


dieomorsmo di un intorno U di M in N sullintorno aperto
W = (p, v) T

N
M v < (p)
della sezione nulla in T

N
M. La
: W (p, v)
_

_
p,
v
_

2
(p) v
2
_

_
T

N
M
128 8. FIBRATO NORMALE E INTORNO TUBOLARE
` e un dieomorsmo. La struttura di brato vettoriale su U ` e denita allora dal
dieomorsmo : U T

N
M che si ottiene mediante la composizione
U

N
M.

La proiezione nella base di un intorno tubolare U


M ` e una retrazione di
deformazione
(q, t) = (q, t) (1 t) q U, per (x, t) U [0, 1], 0 q =

(q) M.
Inoltre, un intorno tubolare identica in modo canonico il brato normale
N
M
ad un sottobrato di T
M
N, perch e la restrizione della proiezione nel quoziente
ker d


N
M ` e unequivalenza di brati.
Se M ed N sono orientati, anche
N
M ha unorientazione naturale, che viene
scelta per convenzione come quella che rende orientata positivamente la somma
diretta T M
N
M = T
M
N.
Proposizione 8.6. Siano M, N due variet ` a ed f C

(M, N) uninclusione die-


renziabile propria. Allora f si estende ad uninclusione dierenziabile

f di
f
M
in N, che ha per immagine un intorno tubolare di f (M) in N.
Dimostrazione. Poich e f ` e uninclusione dierenziabile propria, limmagine
f (M) di M ` e una sottovariet` a propria di N e la f

: T M T
f (M)
N denisce per
passaggio al quoziente un isomorsmo tra i brati vettoriali f

N
f (M) =
f
M e

N
f (M). Per il Teorema 8.5, f (M) ha un intorno tubolare U

f (M) in N e,
per la Proposizione 8.4 esso ` e equivalente al brato
N
f (M). Per composizione,
otteniamo un dieomorsmo di
f
M su U.
4. Unicit` a dellintorno tubolare
Lunicit` a dellintorno tubolare ` e conseguenza del seguente
Teorema 8.7. Siano N una variet` a dierenziabile di dimensione n, M una sua sot-
tovariet ` a propria di dimensione m e = (E

M) un brato vettoriale di rango


k nm, con base M, il cui spazio totale E sia una sottovariet` a dierenziabile di
N. Se = (U

M) ` e un intorno tubolare di M in N, allora esiste unisotopia


F C

(E [0, 1], N) dellinclusione dierenziabile E N tale che


F
0
= id
E
, F
1
(E) U, F
t
(p) = p, t [0, 1], p M,
F
1
: E U sia un monomorsmo di brati vettoriali.
Dimostrazione. Indichiamo con v

: E VE
M
lapplicazione che associa ad
ogni punto q di E il corrispondente vettore tangente verticale nel punto

(q) di M,
4. UNICIT
`
A DELLINTORNO TUBOLARE 129
con : T
M
N
N
M la proiezione nel quoziente e con h :
N
M U lequiva-
lenza tra il brato normale e lintorno tubolare. Otteniamo per composizione
E
v

VE
M


N
M
h

U
un morsmo iniettivo di brati vettoriali.
Vogliamo dimostrare che linclusione E N ` e isotopa a , in unisotopia
stazionaria su M.
Utilizzando il teorema dimmersione di Whitney, possiamo supporre che N sia
una sottovariet` a propria di uno spazio Euclideo R

.
Possiamo denire allora lomotopia lineare
: E [0, 1] (q, t) q + t((q) q) R

.
Per la Proposizione 5.10 del Capitolo 5, N ammette in R

un intorno W, della forma


W =
_
qN
B(q, (q))
per una funzione positiva C

(N), su cui ` e denita la proiezione ortogonale

N
C

(W, N), caratterizzata da:


x
N
(x) < x q se q N \
N
(x).
Poich e
1
(W U) ` e un intorno aperto di M in E, possiamo trovare una funzione
positiva r
M
C

(M), con r
M
(p) (p) per ogni p M, tale che
q E
p
B(p, r
M
(p)) = (q) B(p, (p)) U.
Posto E

= E
_
pM
B(p, r
M
(p)), ` e (q+t((q)q)) B(

(q), (

(q))) per ogni


q E

e possiamo quindi considerare lapplicazione dierenziabile


: E

[0, 1] (q, t) (
N
(q + t((q) q)), t) U [0, 1].
Per il Lemma 8.2 la denisce uninclusione dierenziabile di un intorno V di M
in E in U.
Sia v

: U TU
M
lapplicazione che fa corrispondere a q U il vettore
verticale
v

(q) f = lim
t0
f (tq) f (

(q))
t
, f C

(R

).
Utilizzando lidenticazione di TU ad una sottovariet` a di TR

, e quindi T
p
U, per
ogni p U, ad un sottospazio vettoriale di T
p
R

= R

, possiamo denire
jqj
U
= v

(q), q U, jqj
E
= jh(q)j, q E.
Possiamo trovare una funzione positiva C

(M) tale che


V

= q E jqj
E
< (

(q)) V.
Osserviamo che
G : V

[0, 1] (q, t)
N
((q, t)) U
` e unisotopia di inclusioni di V

in U, stazionaria su M, tra lidentit` a e la restrizione


di a V

.
130 8. FIBRATO NORMALE E INTORNO TUBOLARE
La
H : E [0, 1] (q, t) q
(

(q))
_

2
(

(q) + tjqj
2
E
` e unisotopia tra lidentit` a ed un dieomorsmo che trasforma E in V

. Posto
U

= q U jqj
U
< (

(q)), la
L : U

[0, 1] (q, t) q
(

(q))
_

2
(((q)) tjqj
2
U
U
` e unisotopia di dieomorsmi in C

(U

, U). La
F(q, t) =
_

_
H(q, 3t) per 0 t
1
3
,
G(H
1
(q), 3t 1) per
1
3
t
2
3
,
L(G
1
(H
1
(q)), t) per
2
3
t 1,
` e unisotopia continua in C

(E, N) tra linclusione di E in N e la . Per ottenere


unisotopia dierenziabile, ` e suciente ssare unapplicazione non decrescente
C

(R) con
_

_
(t) = 0 se t
1
7
,
(t) =
1
3
se
2
7
t
3
7
,
(t) =
2
3
se
4
7
t
5
7
,
(t) = 1 se t
6
7
e considerare la C

(E R, N) denita da (q, t) = F(q, (t)).


Corollario 8.8. Sia N una variet` a dierenziabile ed M usa sua sottovariet` a local-
mente chiusa. Allora tutti gli intorni tubolari di M in N sono isotopi rispetto ad
isotopie stazionarie su M.
5. Intorni tubolari propri
Siano N una variet` a dierenziabile, M una sottovariet` a localmente chiusa e
= (U

M) un suo intorno tubolare.


Denizione 8.5. Una norma dierenziabile su ` e unapplicazione C
0
(U) tale
che
_

_
(q) > 0 q U \ M,
(tq) = t (q), q U, t R,
(q
1
+ q
2
) (q
1
) + (q
2
) q
1
, q
2
U
p
, p M,

2
C

(U).
Se ` e una norma dierenziabile su , lapplicazione
F : U R (q, t) F
t
(q) =
q
_
1 + t
2

2
(q)
U
` e una isotopia di U, stazionaria su M, tra lidentit` a e lintorno aperto U

di M,
denito da
U

= q U (q) < 1.
5. INTORNI TUBOLARI PROPRI 131
In generale, per ogni numero reale t, limmagine F
t
(U) ` e un intorno aperto U
t
di
M in U, denito da
U
t
= q U t(q) < 1
e il dieomorsmo
F
1
t
: U
t
q
q
_
1 t
2

2
(q)
U
denisce su
t
= (U
t

M) ununica struttura di brato vettoriale per cui


F
1
t
sia unequivalenza di brati vettoriali. Con questa struttura,
t
` e un intorno
tubolare di M in N.
Per ogni t 0, le bre U
t
p
= U
p
U
t
sono relativamente compatte in U
e (U
t

M) ` e un brato dierenziabile localmente banale su M, con bra


tipica S
nm1
.
Denizione 8.6. Lintorno tubolare

si dice una -retrazione di .


Denizione 8.7. Un intorno tubolare

che si possa ottenere da un altro intorno


tubolare mediante una -retrazione si dice proprio.
Lemma 8.9. Se M ` e una sottovariet` a propria di N, allora la frontiera U

di un
suo intorno tubolare proprio ` e una sottovariet ` a propria di N.
Abbiamo:
Teorema 8.10. Sia N una variet` a dierenziabile. Allora
(1) Ogni sua sottovariet` a localmente chiusa M ammette un intorno tubolare
proprio.
(2) Se M ` e una sottovariet` a propria di N, allora due qualsiasi intorni tubolari
propri di M in N sono ambientalmente isotopi in unisotopia stazionaria
su M.
Dimostrazione. (1) ` e equivalente al fatto che sia possibile denire su ogni -
brato vettoriale una norma dierenziabile. A questo scopo ` e suciente considerare
un atlante di trivializzazione (U
a
, g
a
)
aA
di e ssare una partizione dellunit` a

aA
di classe C

subordinata ad U
a

aA
. Posto

2
(q) =

aA
(

(q)) g
a
(q)
2
,
la (q) =
_

2
(q) ` e una norma dierenziabile su e

` e un intorno tubolare
proprio di M.
Premettiamo alla dimostrazione generale del punto (2) la discussione di un
caso particolare.
Lemma 8.11. Siano M una sottovariet ` a propria di N e = (U

M) un suo
intorno tubolare. Se ,

C
0
(U) sono due norme dierenziabili su , allora
esiste unisotopia F C

(N [0, 1], N) dello spazio ambiente, stazionaria su M,


tale che F
t
(U
p
) = U
p
per ogni p M, che trasforma U

in U

.
132 8. FIBRATO NORMALE E INTORNO TUBOLARE
Dimostrazione. La funzione
g(q, t) =
t(q) + (1 t)

(q)

(q)
, q U \ M, t [0, 1],
` e di classe C

su (U \ M) [0, 1] e di grado 0 sulle bre, in particolare ` e unifor-


memente limitata su ogni bra. Quindi
G(q, t) =
_

_
g(q, t) q se q U \ M,
q se q M,
` e unomotopia continua, stazionaria su M, che trasforma U

in U

. Inoltre, la
restrizione di G ad (U \ M) [0, 1] ` e unisotopia di dieomorsmi di U \ M.
Sia

G(q, t) = (G(q, t), t) e consideriamo il campo di vettori

X = (X, /t) =

(/t) X((U \ M) [0, 1]). Osserviamo che gli insiemi


W
0
= (q, t) U [0, 1]
1
3
< t(q) + (1 t)

(q) <
5
3
,
W
1
= (N [0, 1]) \ (q, t) U [0, 1]
2
3
t(q) + (1 t)

(q)
4
3
,
formano un ricoprimento aperto di N [0, 1], perch e M ` e un sottoinsieme chiuso
di N. Se
0
,
1
` e una partizione dellunit` a subordinata a W
0
, W
1
, allora il campo
di vettori (Y, /t) X(N [0, 1]) con
Y(q, t) =
_

0
(q, t)X(q, t) se (q, t) (U \ M) [0, 1],
0 se (q, t) W
1
,
` e completo. Il suo usso denisce unisotopia ambientale che trasforma U

in U

Conclusione della dimostrazione del Teorema 8.10. Ci resta da dimostrare (2)


nel caso generale. Siano
i
= (U
i

i
M), i = 0, 1, sono due intorni tubolari di M
in N. Per il Corollario 8.8, esiste unisotopia F C

(U
0
[0, 1], N), stazionaria
su M, dellinclusione con unequivalenza F
1
: U
0
U
1
di brati vettoriali.
Sia

F(q, t) = (F(q, t), t),



F C

(U
0
[0, 1], N [0, 1]).
Denotiamo con
N
la proiezione
N
: N [0, 1] N. Fissiamo una norma
dierenziabile su U
0
. Allora

W = (F(q, t), t)
1
2
< (q) <
3
2

` e un intorno in N [0, 1] della sua sottovariet` a propria

Q = (F(q, t), t) q U
0
, t [0, 1], (q) = 1.
Possiamo quindi trovare una sezione X (N [0, 1], TN) tale che
_

_
X(F(q, t), t) =
N

d

F(q, t)(/t) se (q) = 1,
X(q, t) = 0 su N [0, 1] \

W.
Allora

X = (X, /t) ` e un campo di vettori completo su NI. Il suo usso denisce
unisotopia ambientale tra U
0,
ed U
1,
ove

(F
1
(q)) = (q) per ogni q U
0
. La
tesi ` e allora conseguenza del Lemma 8.11.
6. IMMAGINE INVERSA DI UN VALORE REGOLARE 133
Corollario 8.12 (Teorema del disco). Sia N una variet` a connessa ed f C

(D
m
, N)
uninclusione dierenziabile di un disco di dimensione m < n = dimN. Allora la
f si estende ad uninclusione

f C

(D
n
, N).
Sia N ` e connessa e siano f
0
, f
1
C

(D
m
, N) due inclusioni dierenziabili del
disco chiuso m-dimensionale in N. Nel caso in cui m = n, supporremo ancora che
le due immersioni preservino lorientazione
2
.
Esiste allora unisotopia F C

(N[0, 1], N) dellidentit` a di N che trasformi


f
0
in f
1
, tale cio` e che risulti F( f
0
(x), 1) = f
1
(x) per ogni x D
m
.
6. Immagine inversa di un valore regolare
Siano M, N due variet` a dierenziabili ed f C

(M, N). Sia q


0
N ` e un va-
lore regolare di f e consideriamo la sottovariet` a V = f
1
(q
0
) di M. Il dierenziale
di f denisce, per ogni p V, un isomorsmo lineare

M
p
V [w] f

w T
q
0
N.
Abbiamo indicato qui con [w] la classe di equivalenza di w T
p
M in
M
p
V =
T
p
M/T
p
V. In particolare,
M
V ` e un brato banale. Abbiamo la
Proposizione 8.13. Se V ` e compatta, esiste un intorno aperto U di q
0
in N ed
uninclusione dierenziale : V U (V U) = f
1
(U) M che rende
commutativo il diagramma
V U

i
i
i
i
i
i
i
i
i
f
1
(U)
f
.x
x
x
x
x
x
x
x
U.
Possiamo inoltre fare in modo che f
1
(U) sia lo spazio totale di un intorno tubolare
di V in M.
Corollario 8.14. Supponiamo che M sia una variet ` a connessa e compatta, N una
variet ` a connessa ed f C

(M, N) una sommersione dierenziabile. Allora N ` e


compatta, f surgettiva e = (M
f
N) ` e un brato dierenziabile localmente
banale.
2
Cio` e che esista un dieomorsmo Di(N) che trasformi f
0
(0) in f
1
(0) per cui d f
1
1
d
d f
0
(0) : R
n
R
n
abbia determinante positivo.
CAPITOLO 9
Trasversalit` a
1. Applicazioni e sottovariet` a trasversali
La nozione di trasversalit` a di sottovariet` a dierenziabili ` e lequivalente, in
geometria dierenziale, di quella di posizione generale della geometria algebrica
o di giacitura generica dellalgebra lineare. La nozione di trasversalit` a di sottova-
riet` a si estende ad una nozione di trasversalit` a di applicazioni dierenziabili. La
possibilit` a di deformare due applicazioni in modo da metterle in posizione trasver-
sale luna rispetto allaltra ` e uno strumento fondamentale nellapplicazione alla
topologia di metodi di geometria dierenziale.
Denizione 9.1. Siano M
1
, M
2
ed N tre variet` a dierenziabili ed f
1
C

(M
1
, N),
f
2
C

(M
2
, N), due applicazioni dierenziabili.
Diciamo che f
1
ed f
2
sono trasversali in (p
1
, p
2
) M
1
M
2
se
o f (p
1
) f (p
2
),
o f (p
1
) = f (p
2
) = q e d f
1
(T
p
1
M
1
) + d f
2
(T
p
2
M
2
) = T
q
N.
Scriviamo f
1

(p
1
,p
2
)
f
2
per indicare che f
1
ed f
2
sono trasversali in (p
1
, p
2
).
Diciamo che f
1
ed f
2
sono trasversali, e scriviamo f
1
f
2
, se f
1
ed f
2
sono
trasversali in ogni (p
1
, p
2
) M
1
M
2
:
(1.1) f
1
f
2
f
1

(p
1
,p
2
)
f
2
, (p
1
, p
2
) M
1
M
2
.
Ci ` o signica che
(1.2) f
1
f
2

p
1
M
1
, p
2
M
2
, f
1
(p
1
) = f
2
(p
2
) = q
= d f
1
(T
p
1
M
1
) + d f
2
(T
p
2
M
2
) = T
q
N.
In particolare, se dim M
1
+ dim M
2
< dimN, la condizione f
1
f
2
signica
che f (M
1
) f (M
2
) = .
Denizione 9.2. Siano M, N variet` a dierenziabili, V una sottovariet` a dierenzia-
bile di N. Indichiamo con
V
: V N linclusione.
Unapplicazione dierenziabile f C

(M, N) si dice trasversale a V in un


punto p M se f
(p, f (p)

V
cio` e se
(1.3) o f (p) V, o f (p) = q V e d f (T
p
M) + T
q
V = T
q
N.
Scriveremo in questo caso f
p
V.
Diciamo che f ` e trasversale a V, e scriviamo f V, se lo ` e in tutti i punti
p M, se cio` e
(1.4) q V, p f
1
(q), T
q
V + d f (T
p
M) = T
q
N.
135
136 9. TRASVERSALIT
`
A
Denizione 9.3. Diciamo che due sottovariet` a dierenziabili V
1
, V
2
di una variet` a
dierenziabile N si intersecano trasversalmente in q V
1
V
2
se
T
q
V
1
+ T
q
V
2
= T
q
N.
Scriviamo V
1

q
V
2
per indicare che V
1
e V
2
si intersecano trasversalmente in q.
Diciamo che le due sottovariet` a V
1
e V
2
sono trasversali in N se
o V
1
V
2
= , oppure T
q
V
1
+ T
q
V
2
= T
q
N, q V
1
V
2
.
Il simbolo V
1
V
2
signica che V
1
e V
2
sono trasversali in N.
Osservazione 9.1. Siano V
1
, V
2
due sottovariet` a dierenziabili di N. Se V
1
e V
2
si
intersecano trasversalmente in un punto di N, allora
dimV
1
+ dimV
2
dimN.
Esempio 9.1. Sia un brato dierenziabile, f C

(M, E()) unapplicazione


dierenziabile a valori nel suo spazio totale e q B() un punto della base. Sia
p f
1
(q).
`
E f
p
E
q
se e soltanto se p non ` e un punto critico di () f ed
f E
q
se e soltanto se q non ` e valore critico di di () f .
Esempio 9.2. Dallesempio 9.1 otteniamo che, se M, N
1
ed N
2
sono variet` a dif-
ferenziabili ed f C

(M, N
1
N
2
), allora linsieme dei punti p N
1
tali che
f (p N
2
) ` e denso e di seconda categoria in N
1
.
Osservazione 9.2. Sia un brato dierenziabile. Una sottovariet` a propria N del
suo spazio totale E() ` e il supporto di una sezione dierenziabile globale s ()
se e soltanto se
(1) per ogni p B(), lintersezione N E
p
contiene uno ed un solo pun-
to s(p);
(2) ()
N
E
p
per ogni p N.
Dimostrazione. Le condizioni (1), (2) sono senzaltro necessarie. Per dimo-
strare che viceversa, se (1) e (2) sono vericate, allora N ` e il supporto di una sezio-
ne, basta osservare che la condizione di trasversalit` a implica che la restrizione della
ad N ` e una sommersione ed applicare il teorema delle funzioni implicite.
Proposizione 9.3. Siano M ed N variet` a dierenziabili, V una sottovariet` a propria
di N. Se f V, allora f
1
(V) ` e una sottovariet` a propria di M, che ha in M la
stessa codimensione che V ha in N.
Dimostrazione. Sia k la codimensione di V in N. Per ogni punto q V, pos-
siamo trovare un intorno aperto U di q in N ed una sommersione C

(U, R
k
)
tale che V U =
1
(0). Per lipotesi che f V, abbiamo
d( f )(T
p
M) = d(d f (T
p
M)) = d(d f (T
p
M) + T
q
V) = d(T
q
N) = R
k
,
p f
1
(U V).
Quindi f ` e una sommersione in ogni punto di f
1
(V U) e dunque f
1
(V) ` e
una sottovariet` a localmente chiusa di codimensione k di M. Essa ` e un sottoinsie-
me chiuso di M, perch e immagine inversa del chiuso V mediante lapplicazione
continua f .
1. APPLICAZIONI E SOTTOVARIET
`
A TRASVERSALI 137
Osservazione 9.4. Possiamo utilizzare la Proposizione 9.3 per dare unaltra di-
mostrazione, che non utilizza nozioni omotopiche, del teorema del punto sso di
Brower. Ricordiamo che con un argomento standard ci possiamo ridurre a dimo-
strare che non ci sono retrazioni continue di R
n
su S
n1
= D
n
. Utilizzando lap-
prossimazione, si verica che ci ` o ` e equivalente al fatto che non ci siano retrazioni
dierenziabili di R
n
su S
n1
. Supponiamo per assurdo che esista una retrazione
dierenziabile C

(R
n
, S
n1
) di R
n
su S
n1
. Scegliamo allora un valore rego-
lare q
0
S
n1
di . Allora
1
(q
0
) ` e una curva semplice propria in R
n
che taglia
trasversalmente S
n1
in q
0
. Essa deve quindi intersecare S
n1
in un altro punto q
1
,
distinto da q
0
. Non pu` o allora essere una retrazione.
Proposizione 9.5. Siano N una variet` a dierenziabile di dimensione n ed M
1
,
M
2
due sue sottovariet ` a dierenziabili localmente chiuse, di dimensioni m
1
ed m
2
rispettivamente, che si intersecano trasversalmente in un punto p
0
M
1
M
2
. Sia
m
0
= m
1
+ m
2
n.
Esiste allora una carta coordinata (U, x) di N, con centro in p
0
, tale che
M
1
U = p U x
i
(p) = 0, per m
1
< i n,
M
2
U = p U x
i
(p) = 0, per m
0
< i m
1
,
M
1
M
2
U = p U x
i
(p) = 0, per m
0
< i n.
Dimostrazione. Poich e M
1
ed M
2
sono localmente chiuse in N, possiamo tro-
vare un intorno aperto W di p
0
in N e funzioni f
m
1
+1
, . . . , f
n
, g
m
2
+1
, . . . , g
n
C

(W)
tali che
M
1
W = f
m
1
+1
= 0, . . . , f
n
= 0, d f
m
1
+1
(p) d f
n
(p) 0, p W,
M
2
W = g
m
2
+1
= 0, . . . , g
n
= 0, dg
m
2
+1
(p) dg
n
(p) 0, p W.
La condizione che N
1
ed N
2
si intersechino trasversalmente in p
0
signica che
d f
m
1
+1
(p
0
) d f
n
(p
0
) dg
m
2
+1
(p
0
) dg
n
(p
0
) 0.
Infatti, se cos` non fosse, esisterebbe un covettore T

p
0
N \ 0, con
0 =

m
1
<in
a
i
d f
i
(p
0
) =

m
2
<in
b
i
dg
i
(p
0
), a
i
, b
i
R,
e quindi
T
p
0
M
1
=
_
m
1
<in
ker d f
i
(p
0
) ker ,
T
p
0
M
2
=
_
m
2
<in
ker dg
i
(p
0
) ker ,
contraddirebbe lipotesi di trasversalit` a.
Per il teorema delle funzioni implicite possiamo allora scegliere una carta
coordinata (U, x) in p
0
con U W ed
x
i
(p) = g
m
2
+im
0
(p) se m
0
< i m
1
, x
i
(p) = f
i
(p) se m
1
< i n.
Questo carta (U, x) soddisfa la tesi.
138 9. TRASVERSALIT
`
A
Corollario 9.6 (isotopia). Siano M
0
, M
1
ed V tre sottovariet ` a dierenziabili local-
mente chiuse di una variet` a dierenziabile N, con
dimN = n, dim M
0
= dim M
1
= m, dimV = n m.
Supponiamo che
p
0
M
0
M
1
V, M
0

p
0
V ed M
1

p
0
V.
Allora esiste un intorno aperto U di p
0
in N ed unisotopia F C

(N [0, 1], M)
dellidentit ` a tali che
_

_
F(t, p) = p, p V,
F(1, p) M
1
p M
0
U.
Dimostrazione. Utilizzando la Proposizione 9.5, possiamo ssare una carta
locale (W, x) con centro in p
0
tale che
M
0
W = x
i
= 0 m < i n, V W = x
i
= 0 1 i m.
Poich e anche M
1

p
0
V, per il teorema delle funzioni implicite, a meno di sostituire
a W un intorno pi` u piccolo di p
0
, possiamo supporre che x(W) = B
m
B
nm
, ove
B
k
= x R
k
x < 1, e che vi siano funzioni f
m+1
, . . . , f
n
C

(B
m
), tali che
M
1
W = x
i
= f
i
(x
1
, . . . , x
m
) per i = m + 1, . . . , n, (x
1
, . . . , x
m
) B
m
.
Sia ora C

(N) con supporto compatto in W ed uguale ad 1 in un intorno U di


p
0
in W. Il campo di vettori X X(M), denito da
X(p) =
_

_
(p)
_
m<in
f
i
(x
1
, . . . , x
m
)

x
i
se p W,
0 se p W.
ha supporto compatto ed ` e quindi ` e completo. Il gruppo a un parametro di dieo-
morsmi generato da X denisce lisotopia dierenziabile desiderata.
2. Trasversalit` a e brati vettoriali
Teorema 9.7. Sia = (E()

B) un brato vettoriale dierenziabile ed f


C

(M, E()) unapplicazione dierenziabile di una variet` a M nel suo spazio tota-
le. Allora esiste una sezione globale s (B, E()), trasversale ad f , che possiamo
scegliere vicina quanto si vuole alla sezione nulla su un compatto assegnato.
Dimostrazione. Per il Teorema 7.12 del Capitolo 7 esiste un brato vettoriale
dierenziabile = (E()

B), sulla stessa base B, tale che la somma di Whitney



B
sia banale. Consideriamo il suo pullback f

(
B
) su M. Abbiamo un
diagramma commutativo
E( f

(
B
))
f

E(
B
)

M
f
E(),
2. TRASVERSALIT
`
A E FIBRATI VETTORIALI 139
ove
E(
B
) = (v, w) E() E()

(v) =

(w),
E( f

(
B
)) = (p, v, w) M E() E()

(v) =

(w) = f (p)
e le applicazioni f

, del diagramma sono denite da


f

: E( f

(
B
)) (p, v, w) (v, w) E(
B
),

: E( f

(
B
)) (p, v, w) p M,
: E(
B
) (v, w) v E().
Una trivializzazione di
B
denisce un dieomorsmo che rende commutativo
il diagramma
B R
n

q
q
q
q
q
q
q
q
q
E(
B
)

.u
u
u
u
u
u
u
u
u
B.
Deniamo unapplicazione p C

(E(
B
), R
n
) ponendo
p : E(
B
) (v, w)
R
n
1
(v, w) R
n
.
Ad ogni valore regolare z R
n
di g = p f

facciamo corrispondere la sezione

z
(B, E(
B
)) denita da

z
(q) = (q, z).
Abbiamo osservato (vedi lEsempio 9.1) che la condizione che z sia un valore
regolare ` e equivalente al fatto che f


z
.
Dalla sezione
z
ricaviamo una sezione s
z
(B, E()) ponendo
s
z
(q) = (
z
(q)).
Abbiamo cio` e il diagramma commutativo
E( f

(
B
))
f

E(
B
)

s
z
.w
w
w
w
w
w
w
w
w
w
M
f

E().
Dico che f s.
Infatti, se (p, q) M B ed f (p) = s
z
(q), allora (p,
z
(q)) E( f

(
B
)) ed
f

(p,
z
(q)) =
z
(q). Poich e f


z
, le immagini dei dierenziali d f

in (p,
z
(q))
e d
z
in q generano lo spazio tangente di E(
B
) nel punto
z
(q). Poich e ` e una
sommersione, ci` o vale allora anche per le immagini delle composizioni d d f

e
d d
z
= ds
z
. Poich e

` e una sommersione, limmagine di d d f

in (p, v, w)
` e uguale allimmagine di d f in p. Questo completa la dimostrazione.
Corollario 9.8. Siano M, N variet` a dierenziabili ed f C

(M, N). Per ogni


inclusione dierenziabile propria g C

(V, N) di una variet ` a V in N ` e possibile


trovare unisotopia G C

(V [0, 1], N) tra g ed uninclusione dierenziabile G


1
trasversale ad f .
140 9. TRASVERSALIT
`
A
Dimostrazione. Sia il brato normale di g(V) in N, = (U

g(V)) un
suo intorno tubolare in N e : E() U N lequivalenza canonica. Allora
W = f
1
(U) ` e un aperto di M. La tesi si ottiene facilmente dal Teorema 9.7. Se
s () ` e una sezione trasversale a
1
f
W
, possiamo denire lisotopia mediante
G
t
(q) = (t s(g(q)).
Lemma 9.9. Sia M una sottovariet` a propria di una variet ` a dierenziabile N, =
(U

M) un suo intorno tubolare in N ed s (M, U) una sezione globale di .


Esiste allora un gruppo a un parametro F C

(N R, N) di dieomorsmi di N
tale che
F
1
(p) = s(p), p M,
F
t
(U
p
) U
p
, p M,
F
t
(q) = q, q N \ U.
Dimostrazione. Lapplicazione
G : U R (q, t) q + t s(

(q)) U
` e un gruppo a un parametro di dieomorsmi di U. Sia X X(U) il suo gene-
ratore innitesimale. Possiamo denire una norma dierenziabile su tale che
(s(p)) < 1 per ogni p M. Poich e M ` e una sottovariet` a propria, gli insiemi
W
1
= q U (q) < 2,
W
2
= q U (q) 1
formano un ricoprimento aperto di N. Sia
1
,
2
una partizione dellunit` a subor-
dinata a W
1
, W
2
. Deniamo un campo di vettori Y X(N) mediante
Y(q) =
_

1
(q)X(q) se q W
1
,
0 se q W
2
.
Poich e Y ` e nullo fuori da U ed in U ` e un campo verticale con supporto che interseca
ciascuna bra in un compatto, Y ` e completo e denisce quindi un gruppo a un
parametro F
t
di dieomorsmi di N che soddisfa la tesi del Lemma.
Corollario 9.10. Siano M, N due variet` a dierenziabili, V una sottovariet ` a propria
di N ed f C

(M, N).
Esiste unomotopia F C

(M [0, 1], N) tra f ed unapplicazione F


1
tra-
sversale a V.
Dimostrazione. Fissiamo un intorno tubolare = (U

V) di V in N. La
M

= f
1
(U) ` e una sottovariet` a aperta di M e la restrizione di f ad M

unappli-
cazione in C

(M

, U). Per il Teorema 9.7, possiamo trovare una sezione s ()


trasversale ad f . Per il Lemma 9.9 esiste un gruppo a un parametro
t
di dieo-
morsmi di N con
1
(q) = s(q) per ogni q V. Allora la F(p, t) = (t, f (p)),
per p M, t [0, 1], denisce lomotopia cercata.
Corollario 9.11. Sia M una sottovariet` a compatta, di dimensione m, di R
n
. Se k <
nm1, ogni applicazione f C

(S
k
, R
n
\M) si pu` o estendere ad unapplicazione

f C

(D
k+1
, R
n
\ M).
3. IL TEOREMA DI TRASVERSALIT
`
A DI THOM 141
Dimostrazione. Possiamo estendere f ad unapplicazione, che possiamo anco-
ra indicare con la stessa lettera f , in C

(R
k+1
, R
n
). Sia = (U

M) un intorno
tubolare di M in R
n
, con U f (S
k
) = , e sia W = f
1
(U) R
k
. Per il Teore-
ma 9.7 possiamo trovare una sezione s () trasversale ad f
W
. Per il Lemma 9.9
possiamo trovare unisotopia dellidentit` a nello spazio ambiente che trasforma
la sezione s nella sezione nulla di ed ` e costante fuori da U. La ( f (x), 1) =

f ci
d` a allora lestensione cercata.
Esempio 9.3. Il Corollario 9.11 ci dice che R
n
\ S
1
e, pi` u in generale, R
n
\ f (S
1
)
per f C

(S
1
, R
n
), ` e semplicemente connesso se n 4.
Esempio 9.4. Consideriamo due immersioni dierenziabili f : S
n
R
n+k+1
e
g : S
k
R
n+k+1
che abbiano immagini disgiunte. Per il Corollario 9.11 la f si
estende ad unapplicazione

f C

(D
n+1
, R
n+k+1
). Per il Corollario 9.10 possiamo
supporre, a meno di omotopia, che

f g. Allora

f (D
n+1
) g(S
k
) consiste di un
numero nito di punti, in cui le due applicazioni sono trasversali. Possiamo, in
ciascuno di questi punti, considerare il sistema di riferimento che si ottiene come
somma diretta dellimmagine del sistema di riferimento canonico di R
n+1
mediante
d

f e del sistema di riferimento canonico di R
k
mediante dg. Assoceremo al punto
1, a seconda che il sistema di riferimento cos` ottenuto abbia la stessa orienta-
zione od orientazione opposta rispetto al sistema canonico di R
n+k+1
. La somma
algebrica L( f , g) di questi valori si dice lindice di link di f e g. Tale numero ` e
indipendente dalla scelta di

f .
Esempio 9.5. Sia M una variet` a compatta (senza bordo) di dimensione m e
C

(M, R
n
), con n m. Sia y
0
un valore regolare di . Allora M
0
=
1
(y
0
) ` e
una sottovariet` a di dimensione mn di M, che ` e bordo di una sottovariet` a N, di
dimensione mn+1 di M.
Fissiamo un segmento [y
0
, y
1
] R
n
di lunghezza y
1
y
0
> diam((M)).
Il segmento aperto =]y
0
, y
1
[ ha un intorno tubolare = (U

), con U =
R
n1
, il cui spazio totale ` e un cono con vertice in y
0
e le cui sezioni costanti
sono segmenti aperti con un estremo in y
0
. Se W =
1
(U), la restrizione di a
W \ M
0
` e unapplicazione dierenziabile a valori in U. Per la dimostrazione del
Teorema 9.7 possiamo trovare una sezione costante s () trasversale a
W\M
0
.
Limmagine inversa mediante del supporto s = s(y) y (y
0
, y
1
) di s ` e allora
una sottovariet` a localmente chiusa N, con bordo M
0
. ` e il supporto di s.
3. Il teorema di trasversalit` a di Thom
Ogni applicazione dierenziabile si pu` o approssimare con una che sia trasver-
sale ad una sottovariet` a assegnata.
Teorema 9.12 (Thom). Siano M, N due variet ` a dierenziabili, S una sottovariet` a
dierenziabile propria di N. Per ogni compatto K di M, linsieme
T
K
(M, N; S ) = f C

(M, N) f
p
S, p K
delle applicazioni dierenziabili di M in N che sono trasversali ad S in ogni punto
di K ` e un aperto denso di C

(M, N).
142 9. TRASVERSALIT
`
A
Se M ` e numerabile allinnito, linsieme
T
M
(M, N; S ) = f C

(M, N) f
p
S, p M
delle applicazioni dierenziabili di M in N che sono trasversali ad S ` e denso e di
seconda categoria di C

(M, N).
Dimostrazione. Dalla denizione di trasversalit` a segue facilmente che, per
ogni compatto K di M, linsieme T
K
(M, N; S ) ` e aperto in C

(M, N). Baster` a


dimostrare che T
K
(M, N; S ) ` e denso in C

(M, N).
Fissiamo unapplicazione f
0
C

(M, N).
Sia (V
a
, y
a
)
aA
un atlante numerabile e localmente nito di N, con i V
a
rela-
tivamente compatti in N e con la propriet` a che
o

V
a
S = , oppure S V
a
= y
1
a
= 0 , . . . , y
k
a
= 0.
Sia poi (U
b
, x
b
)
bB
un atlante numerabile di M tale che gli U
b
siano relativa-
mente compatti in M e, per unapplicazione : B A, sia f
0
(

U
b
) V
(b)
per ogni
b B.
Siano b
1
, . . . , b
t
un insieme nito di indici in B con K
_
t
i=1
U
b
i
. Indi-
chiamo con U
f
0
lintorno aperto di f
0
in C

(M, N) formato dalle applicazioni


f C

(M, N) con f (

U
b
i
) V
(b
i
)
.
Se

V
(b
i
)
S = , ogni f U
f
0
` e trasversale ad S in tutti i punti di

U
b
i
.
Consideriamo ora il caso in cui vi siano dei b
i
con V
b
i
S . Fissiamo
un intorno

U
b
i
di

U
b
i
con chiusura compatta in f
1
(V
(b
i
)
). Sia pr : R
n
R
k
la proiezione sulle prime k coordinate. Se h C

(

U
b
i
, V
b
i
) non ` e trasversale ad
S su

U
b
i
, allora h
b
i
= (pr y
(b
i
)
h) ha punti critici in

U
b
i
. Le applicazioni di
C

(

U
b
i
, R
k
) prive di punti critici in

U
b
i
formano un aperto di C

(

U
b
i
, R
k
). Quindi
V
f
0
=
_
t
i=1
f U
f
0
C(pr y
(b
i
)
f

U
b
i
)

U
b
i
=
` e un intorno aperto di f
0
in C

(M, N) contenuto in T
K
(M, N; S ). Questo dimostra
la prima aermazione del Teorema.
Dimostriamo ora lultima parte. Fissiamo una qualsiasi successione di com-
patti K

di M, con
_

= M. Allora
T
M
(M, N; S ) =
_

T
K

(M, N; S ),
cio` e linsieme delle applicazioni dierenziabili da M in N che sono trasversali ad
S ` e intersezione di una famiglia numerabile di aperti densi e perci` o un sottoinsieme
denso di seconda categoria di C

(M, N) per il Teorema di Baire.


4. Immersioni regolari
Date due variet` a dierenziabili M, N, indichiamo con
J

(M, N) = f C

(M, N) ker d f (p) = 0, p M


linsieme delle immersioni dierenziabili di M in N.
4. IMMERSIONI REGOLARI 143
Lemma 9.13. Siano M, N due variet` a dierenziabili connesse, di dimensione m
ed n rispettivamente, con m n.
Se M ` e compatto, allora J

(M, N) ` e aperto in C

(M, N).
Se M ` e numerabile allinnito, allora J

(M, N) ` e intersezione numerabile di


aperti in C

(M, N).
Mostriamo ora che ` e possibile denire su J

(M, N) una struttura di spazio


metrizzabile completo.
A questo scopo, introduciamo strutture Riemanniane su M ed N. Se f
C

(M), per ogni punto p M potremo considerare laggiunta (d f (p))

: T
f (p)
N
T
p
M. Avremo quindi
J

(M, N) = f C

(M, N) (d f (p))

d f (p) > 0, p M.
Sia
M
il brato vettoriale su M la cui bra su p M ` e linsieme degli endomor-
smi simmetrici di T
p
M. Ogni f J

(M, N) denisce una sezione s


f
(
M
)
mediante
s
f
(p) End
R
(T
p
M), s
f
(p) = s

f
(p), exp(s
f
(p)) = (d f (p))

d f (p).
Lapplicazione
J

(M, N) f s
f
(
M
)
` e continua. Sia
1
una distanza in C

(M, N) che lo renda uno spazio metrico


completo. Scegliamo poi una successione di compatti K

N
in M con
_

= M
e poniamo

2
( f , g) =

js
f
s
g
j

M
1 + js
f
s
g
j

M
per una norma dierenziabile j j

M
su
M
. La distanza su J

(M, N) denita da
( f , g) =
1
( f , g) +
2
( f , g), f , g J

(M, N)
` e continua rispetto alla topologia di sottospazio. Si verica facilmente che ` e una
metrica completa. Abbiamo perci ` o:
Proposizione 9.14. La topologia di sottospazio di J

(M, N) pu` o essere denita


da una metrica completa. In particolare, J

(M, N) ` e uno spazio di Baire.


Denizione 9.4 (Immersione regolare). Sia f J

(M, N) unimmersione dif-


ferenziabile di M in N e p
1
, p
2
due punti distinti di M con la stessa immagine
q = f (p
1
) = f (p
2
) in N. Diciamo che f ` e regolare in (p
1
, p
2
) se
d f (T
p
1
M) + d f (T
p
2
M) = T
q
N .
Ci ` o equivale ad aermare che esistano intorni aperti U
1
, U
2
di p
1
, p
2
rispetti-
vamente, tali che le applicazioni f
U
1
C

(U
1
, N) ed f
U
2
C

(U
2
, N) siano
trasversali in (p
1
, p
2
).
Diciamo che f ` e unimmersione regolare se lo ` e in tutte le coppie di punti
(p
1
, p
2
) con p
1
p
2
ed f (p
1
) = f (p
2
).
Osservazione 9.15. Se 2m < n, allora le immersioni regolari sono inclusioni.
144 9. TRASVERSALIT
`
A
Teorema 9.16 (Thom). Siano M, N due variet ` a dierenziabili di dimensione m, n
rispettivamente, con m n. Per ogni compatto K M, le immersioni die-
renziabili f J

(M, N) che sono regolari su K formano un aperto denso in


J

(M, N).
Linsieme J

reg
(M, N) delle immersioni dierenziabili regolari ` e denso e di
seconda categoria in J

(M, N).
Dimostrazione. Siano
N
= (q, q) q N la diagonale in N N e
M
=
(p, p) p M quella in M M.
Ad f C

(M, N) associamo lapplicazione dierenziabile


f f : (M M) \
M
(p
1
, p
2
) ( f (p
1
), f (p
2
)) N N.
La condizione che ( f f )
(p
1
,p
2
)

N
signica che
o f (p
1
) f (p
2
), oppure f (p
1
) = f (p
2
) = q, d f (T
p
1
M)+d f (T
p
2
M) = T
q
N.
Infatti
f (p
1
) = f (p
2
) = q, ( f f )
(p
1
,p
2
)

N
(d f (T
p
1
M) d f (T
p
2
M)) + (v, v) v T
q
N = T
q
(N) T
q
N

_
v T
q
N v
1
d f (T
p
1
M)), v
2
d f (T
p
2
M)), v
0
T
q
N
tali che (v, 0) = (v
1
, v
2
) + (v
0
, v
0
) v = v
1
v
2
_
.
Vogliamo dimostrare che
J

(M, N; K) = f J

(M, N) f f
p
1
,p
2
)

N
, p
1
, p
2
K, p
1
p
2
.
` e un aperto denso di J

(M, N).
Utilizzando il teorema di immersione di Whitney, possiamo supporre che N, M
siano sottovariet` a proprie di uno spazio Euclideo R

. Sia K un compatto di M. Se
f
0
J(M, N), esiste un intorno aperto relativamente compatto U
K
della diagonale

K
= (p, p) p K in M M ed una costante c
K
> 0 tale che
f
0
(p
1
) f
0
(p
2
) c
0
p
1
p
2
, p
1
, p
2
U
K
.
Osserviamo che
W
1
= f J

(M, N) f
0
(p
1
) f
0
(p
2
)
1
2
c
0
p
1
p
2
, p
1
, p
2
U
K

` e un intorno di f
0
in J

(M, N).
Con una dimostrazione analoga a quella del Teorema 9.12, otteniamo che
W
2
= f J

(M, N) ( f f )
(p
1
,p
2
)

N
, (p
1
, p
2
) K K \ U
K

` e un aperto denso di C

(M, N). Poich e W


1
W
2
J

(M, N; K), otteniamo


facilmente la prima parte dellenunciato.
Fissiamo una successione di compatti K

di M con K



K
+1
ed
_

= M.
Allora
J
reg
(M, N) =
_

(M, N; K

)
` e denso di seconda categoria perch e intersezione numerabile di aperti densi dentro
uno spazio di Baire.
5. FUNZIONI DI MORSE 145
5. Funzioni di Morse
Sia M una variet` a dierenziabile di dimensione m ed f C

(M) una fun-


zione reale dierenziabile. Nei punti in cui ` e regolare, in cui cio` e d f 0, la f
` e equivalente ad una proiezione. Nei punti critici, il comportamento di f pu` o es-
sere molto complicato. Marston Morse
1
introdusse una classe di funzioni con un
comportamento particolarmente semplice nellintorno dei loro punti singolari. In
particolare, una funzione di Morse avr` a, in un punto singolare, un Hessiano non
degenere e si potr` a scrivere, in un opportuno sistema di coordinate, nella forma
f (x) = f (0) +

q
i=1
(x
i
)
2

m
i=q+1
(x
i
)
2
,
per un intero q, con 0 q m.
Sia f C
2
(M) una funzione dierenziabile di classe C
2
su M. Fissata una
carta coordinata con centro in un punto p
0
M, il suo Hessiano ` e una matrice
simmetrica e denisce quindi una forma bilineare simmetrica sullo spazio tangente.
Questa forma non ` e per` o denita in modo invariante se p
0
` e un punto regolare:
abbiamo infatti per due sistemi di coordinate x ed y con centro in p
0

2
f
y
i
y
j
=

m
h,k=1

2
f
x
h
x
k
x
h
y
i
x
k
y
j
+

m
h=1
f
x
h

2
x
h
y
i
y
h
, per 1 i, j m,
e quindi lHessiano in p
0
ha un signicato tensoriale se e soltanto se p
0
` e un punto
critico di f . In questo caso, esso denisce una forma bilineare simmetrica sullo
spazio tangente T
p
0
M.
Traduciamo questa osservazione nellenunciato di un lemma e diamone una
dimostrazione senza usare carte locali.
Lemma 9.17. Sia M una variet` a dierenziabile ed f C
2
(M). Se p
0
` e un punto
critico di f , risulta univocamente determinata una forma bilineare simmetrica
(5.1) d
2
f (p
0
) : T
p
0
M T
p
0
M R
tale che
(5.2) d
2
f (p
0
)(X
p
0
, Y
p
0
) = XY f (p
0
), X, Y X(M).
Dimostrazione. Poich e f ` e un punto critico di f , risulta X f (p
0
) = 0 per ogni
X X(M). Se X, Y X(M), abbiamo
(5.3) XY f (p
0
) = YX f (p
0
) + [X, Y] f (p
0
) = YX f (p
0
).
In particolare, XY f (p
0
) = 0 se uno dei due campi di vettori X, Y si annulla in 0.
Questo dimostra che il valore XY f (p
0
) = YX f (p
0
) dipende solo dai valori X
p
0
, Y
p
0
che i due campo di vettori assumono in p
0
e quindi, per la (5.3), la (5.2) denisce
una forma bilineare simmetrica su T
p
0
M.
1
Marston Morse, The critical points of a function of n variables. Trans. Amer. Math. Soc. 33
(1931), no. 1, 7291.
146 9. TRASVERSALIT
`
A
Denizione 9.5. Sia M una variet` a dierenziabile ed f C
2
(M) una funzione
dierenziabile di classe C
2
su M. Se p
0
` e un punto critico di f , la forma quadratica
d
2
f (p
0
)(v, v) associata alla forma bilineare simmetrica (5.1) si dice lHessiano di
f in p
0
.
Osservazione 9.18. In generale, d
2
f (p
0
) risulta denito in modo invariante sol-
tanto su ker d f (p
0
) T
p
0
M.
Supporremo nel seguito che la f sia dierenziabile di classe C

su M.
Il dierenziale di f denisce unapplicazione dierenziabile
F = d f : M T

M
di M nel suo brato cotangente T

M. Fissiamo una carta coordinata (U, x) con


centro in un punto p
0
M, e consideriamo le coordinate canoniche corrispondenti
in T

M
U
. In queste coordinate lapplicazione F si scrive
x(U) x
_
x
1
, . . . , x
m
;
f
x
1
, . . . ,
f
x
m
_
x(U) R
m
.
La matrice associata al dierenziale di f ha quindi la forma
_

i, j

2
f
x
i
x
j
_

_
I vettori tangenti alla sezione nulla di T

M nel punto (p
0
, 0) si scrivono in
coordinate locali nella forma
_
v
0
_
, con v R
m
.
Quindi, la condizione che lHessiano di f in un suo punto critico p
0
sia non
degenere ` e equivalente allaermazione che il dierenziale di f , come applicazio-
ne a valori in T

M, sia trasversale alla sezione nulla nel punto d f (p


0
) = (p
0
, 0).
Riformuliamo quindi le nozioni che ci interessano nella forma seguente.
Denizione 9.6. Sia f C

(M). Denotiamo con M


0
la sezione nulla del brato
cotangente T

M.
(a) Un punto p M ` e critico per f se d f (p) M
0
.
(b) Il punto p C( f ) ` e critico non degenere se d f ` e trasversale ad M
0
in
0
p
T

M. Questa aermazione ` e equivalente al fatto che d


2
f (p) sia non
degenere su T
p
M.
(c) Il numero degli autovalori negativi di d
2
f (p) in un punto critico non
degenere p di f si dice il suo indice di Morse in p.
(d) La f si dice una funzione di Morse se d f M
0
.
Dalla Proposizione 9.3 otteniamo:
Proposizione 9.19. I punti critici non degeneri di una funzione f C

(M) sono
isolati.
Dimostriamo ora lesistenza di funzioni di Morse.
5. FUNZIONI DI MORSE 147
Lemma 9.20. Siano M una sottovariet ` a dierenziabile propria di dimensione m
di uno spazio Euclideo R

ed f C

(M). Allora linsieme dei funzionali lineari


: R

R per cui ( f
M
) sia una funzione di Morse ` e un sottoinsieme denso di
seconda categoria in R

= (R

.
Dimostrazione. Siano:
= (T

M

M) il brato cotangente di M,

M
= (T

M
R


M) la restrizione ad M del brato cotangente di R

,
il brato vettoriale con spazio totale T

M
R

e base T

M, con proiezione

denita da

() =
T
p
M
se T

p
R

, p M.
= (d f )

il pullback del brato mediante la d f : M T

M.
Otteniamo allora un diagramma commutativo
E()
g
T

M
R

M
d f
T

M
in cui abbiamo usato la notazione

per p(), (). Abbiamo


E() = (p, ) M T

() = p,
T
p
M
= d f (p)
e la g ` e denita da g(p, ) = .
Poich e il brato T

M
R

` e banale, per il Lemma 9.9 vi ` e un insieme denso di


seconda categoria di covettori v (R

tale che la sezione Mv sia trasversale a


g. Se ` e il funzionale denito da v, osserviamo che il fatto che d sia trasversale a
g equivale al fatto che d f sia trasversale a d(
M
), e questo a sua volta al fatto che
d f d sia trasversale alla sezione nulla M
0
di T

M.
Teorema 9.21. Sia M una variet ` a dierenziabile, numerabile allinnito. Per ogni
f C

(M) esiste una funzione di Morse g C

(M) tale che f (p) g(p) < per


ogni p M.
Possiamo inoltre scegliere g in modo tale che g assuma valori distinti nei punti
critici distinti.
Dimostrazione. Utilizzando il teorema dimmersione di Whitney e limmer-
sione canonica di R

nella sfera S

, possiamo ricondurci al caso in cui M sia una


sottovariet` a localmente chiusa e limitata di uno spazio Euclideo. La tesi ` e allora
conseguenza del Lemma 9.20.
Per fare in modo che i valori della g nei punti critici siano distinti, consideriamo
linsieme C( f ) dei punti critici di f . Per la Proposizione 9.19 linsieme C( f ) ` e
discreto. Possiamo allora ssare una famiglia localmente nita U
p
di aperti tali
che
p U
p
,

U
p


U
q
= se p, q C( f ), p q.
148 9. TRASVERSALIT
`
A
Fissiamo, per ogni p una funzione
p
C

(M) con supp


p
U
p
e
p
= 1 in un
intorno di p. Esiste allora una successione
p
di numeri reali positivi tali che, se
c
p
<
p
, la funzione
g
(c
p
)
= g +

pC( f )
c
p

p
sia ancora una funzione di Morse, con gli stessi punti critici di g.
La tesi ` e allora facilmente vericata nel caso in cui linsieme C( f ) sia nito.
Supponiamo che C( f ) sia innito. Allora ` e numerabile e possiamo porre
C( f ) = p

N. Deniamo allora per ricorrenza la successione c


p

di
numeri reali con c
p

<
p

per ogni , richiedendo che, posto


g

= g +

h
c
p
h

p
h
sia g

(p

) g
1
(p
h
) h < . Allora la g
(c
p
)
ottenuta assume valori distinti in
punti critici distinti.
Per le variet` a compatte con bordo vale il seguente
Teorema 9.22. Sia M una variet ` a dierenziabile compatta con bordo, e suppo-
niamo che il bordo sia unione di due parti N
0
ed N
1
, disgiunte e compatte. Allora
esiste una funzione di Morse f C

(M) con f
1
(0) = N
0
, f
1
(1) = N
1
, 0 f 1
su M, senza punti critici su M.
Osservazione 9.23. Sia f una funzione di Morse su una variet` a compatta M. Al-
lora M ` e topologicamente equivalente ad un CW-complesso che si ottiene da suc-
cessivi attaccamenti di tante celle di dimensione k quanti sono i punti critici con
indice di Morse k di f .
6. Descrizione locale delle funzioni di Morse
Descriviamo ora la struttura locale delle funzioni di Morse nellintorno di un
punto critico.
Lemma 9.24. Sia un intorno aperto di 0 in R
m
x
ed f C

() una funzione
dierenziabile, con f (0) = 0, che ha in 0 un punto critico non degenere. Possiamo
allora trovare coordinate locali y = (y
1
, . . . , y
m
) in 0 tali che, per un intero q con
0 q m,
(6.1) f =

1jq
(y
j
)
2
+

q<jm
(y
j
)
2
.
Dimostrazione. Possiamo supporre che sia stellato rispetto allorigine. Ab-
biamo allora
f (x) =

m
i, j=1
x
i
x
j
h
i, j
(x), con h
i, j
(x) =
_
1
0
_
1
0

2
f (stx)
x
i
x
j
t ds dt.
La matrice (h
i, j
(0)) ` e lHessiano di f in 0. A meno di una trasformazione lineare
di coordinate, possiamo allora supporre che (h
i, j
(0))
1i, jm
sia diagonale, con tutti
7. INDICE DINTERSEZIONE 149
gli elementi sulla diagonale di modulo 1. Poniamo
_

_
y
1
1
=
_
h
1,1
(x)
_
x
1
+

m
i=2
h
1,i
(x)
h
1,1
(x)
_
,
y
j
1
= x
j
se 1 < j m.
Osserviamo che le y
j
1
sono ben denite e dierenziabili in un intorno di 0 in .
Inoltre lo Jacobiano
y
1
x
` e lidentit` a nellorigine, e quindi le y
j
1
deniscono un
sistema di coordinate in un intorno
1
di 0 in . Nelle nuove coordinate risulta:
f (y
1
) = f (x(y
1
)) = h
1,1
(0)(y
1
1
)
2
+

2i, jm
h
(1)
i, j
(y)y
i
1
y
j
1
,
con (h
(1)
i, j
)
2i, jm
simmetrica.
Per ricorrenza, possiamo trovare una sequenza

1

m1

m
di intorni aperti di 0 in R
m
e di coordinate (y
k
) in
k
ed una sequenza di matrici
simmetriche (h
(k
i, j
)
k<i, jm
, ponendo
_

_
y
k
k
=
_
h
(k1)
k,k
(y
k1
)
_

_
y
k
k1
+

m
i=k+1
h
(k1)
k,i
(y
k1
)
h
(k1)
k,k
(y
k1
)
_

_
,
y
j
k
= y
j
k1
se j k,
in modo che risulti
f (y
k
) =

k
j=1
h
j, j
(0)(y
j
k
)
2
+

m
i, j=k+1
h
(k)
i, j
(y
k
)y
i
k
y
j
k
.

Il seguente teorema ` e la riformulazione astratta del lemma precedente:


Teorema 9.25. Sia M una variet` a dierenziabile ed f C

(M) una funzione che


ha in p
0
M un punto critico non degenere. Esiste allora una carta locale (U, x)
con centro in p
0
tale che, per un intero q con 0 q m, risulti
(6.2) f (p) = f (p
0
)

1iq
(x
i
(p))
2
+

q<im
(x
i
(p))
2
.
7. Indice dintersezione
Sia M una variet` a dierenziabile ed M
1
, M
2
due sue sottovariet` a proprie, con
(7.1) dim M = m, dim M
1
= m
1
, dim M
2
= m
2
, m
1
+ m
2
= m, M
1
M
2
.
Lintersezione M
1
M
2
` e un sottoinsieme discreto di M. Per lipotesi di trasversa-
lit` a,
(7.2) T
p
M = T
p
M
1
T
p
M
2
, p M
1
M
2
.
Risulta perci ` o denita, per ogni p M
1
M
2
, un isomorsmo lineare
(7.3) T
p
M
2

M, p
M
1
= T
p
M/T
p
M
1
di T
p
M
2
sulla bra in p del brato normale ad M
1
in M.
150 9. TRASVERSALIT
`
A
Siano ora assegante unorientazione sul brato normale
M
M
1
di M
1
in M ed
unorientazione sulla variet` a M
2
.
Nel caso in cui M
1
sia una sottovariet` a orientata di una variet` a orientata M,
possiamo considerare su
M
M
1
unorientazione, che chiameremo canonica, per
cui lisomorsmo naturale
(7.4)
p
: T
p
M T
p
M
1

M, p
M
1
mantenga lorientazione.
Assegnate unorientazione ad
M
M
1
e ad M
2
, ha senso chiedersi se lisomor-
smo (7.3) conservi o inverta lorientazione. Porremo, per p M
1
M
2
,
(7.5) (p) =
_

_
+1 se conserva lorientazione,
1 se inverte lorientazione.
Denizione 9.7. Siano M
1
, M
2
due sottovariet` a compatte trasversali di una variet` a
dierenziabile M, con dim M
1
+ dim M
1
= dim M, e siano assegnate orientazioni
di M
2
e del brato normale di M
1
.
Lindice dintersezione di M
1
ed M
2
` e il numero intero
(7.6) [M
1
: M
2
] =
_

_
0 se M
1
M
2
= ,
_
pM
1
M
2
(p) se M
1
M
2
.
Se M
2
` e una variet` a orientabile compatta e connessa di dimensione m
2
, il suo
gruppo m
2
-esimo gruppo di omologia a coecienti interi H
m
2
(M
2
) ` e isomorfo a Z.
Unorientazione su M
2
corrisponde alla scelta di un generatore
2

M
2
di H
m
2
(M
2
).
Supponiamo che M
1
sia connessa. Ad unorientazione di
M
M
1
possiamo as-
sociare un elemento
M
1
di H
m
2
(M, M \ M
1
). Sia infatti F la bra di
M
M
1
in un
qualsiasi punto p M
1
. Lorientazione del brato normale equivale al dato di un
generatore
F
del gruppo ciclico H
m
2
(F, F \ p) = Z.
Sia = (U

M
1
) un intorno tubolare di M
1
. Linclusione
: (F, F \ p) (U, U \ M
1
)
ci permette di considerare limmagine
U
=

(
F
) di
F
in H
m
2
(U, U \ M
1
). Lele-
mento
U
H
m
2
(U, U \ M
1
) non dipende dalla scelta del punto p, perch e abbiamo
supposto M
1
connessa.
Utilizzando lisomorsmo di excisione,
H
m
2
(U, U \ M
1
) = H
m
2
(M, M \ M
1
),
la classe
U
denisce un elemento
M
1
H
m
2
(M, M \ M
1
), che dipende solo dalla
sottovariet` a M
1
e dalla orientazione del suo brato normale.
Consideriamo le inclusioni
: (M
2
, ) (M
2
, M
2
\ M
1
) e : (M
2
, M
2
\ M
1
) (M, M \ M
1
).
Vale la
2
Esso corrisponde alla classe di coomologia di deRham di una forma di grado m
2
con integrale
1 su M
2
.
8. INDICE DINTERSEZIONE E GRADO TOPOLOGICO 151
Proposizione 9.26. Siano M una variet ` a dierenziabile ed M
1
, M
2
due sue sot-
tovariet ` a connesse e compatte, trasversali e di dimensioni complementari in M.
Siano assegnate unorientazione
M
1
H
m
2
(M, M\ M
1
) sul brato normale di M
1
ed unorientazione
M
2
H
m
2
(M
2
) su M
2
. Allora
(7.7)

(
M
2
) = [M
1
: M
2
]
M
1
.
Se M, M
1
ed M
2
sono tutte orientate e scegliamo sui brati normali le orienta-
zioni canoniche, per ogni punto p M
1
M
2
risulta
(p) =
_

_
+1 se T
p
M T
p
M
1
T
p
M
2
mantiene lorientazione,
1 se T
p
M T
p
M
1
T
p
M
2
inverte lorientazione.
In particolare, vale la
(7.8) [M
2
: M
1
] = (1)
m
1
m
2
[M
1
: M
2
].
Nel caso di due sottovariet` a non necessariamente trasversali, ma connesse, compat-
te e soddisfacenti la (7.1), possiamo prendere la (7.7) come denizione dellindice
dintersezione [M
1
: M
2
].
Per la Proposizione 9.26, lindice dintersezione ` e un invariante omotopico.
Se il brato normale di M
1
ed M
2
non sono orientate, possiamo utilizzare i
gruppi di omotopia a coecienti in Z
2
e denire lindice dintersezione come un
elemento di Z
2
. In particolare il numero (pari o dispari) di punti dintersezione di
due sottovariet` a compatte ` e un invariante isotopico.
Esempio 9.6. Consideriamo una circonferenza S = S
1
R
3
RP
3
. Ogni imma-
gine isotopica di S
1
in RP
3
che intersechi trasversalmente un iperpiano = RP
2
di
RP
3
lo interseca in un numero pari di punti.
In particolare S ` e dieomorfa ad una retta proiettiva = RP
1
di RP
3
, ma non
` e ad essa isotopica.
Esempio 9.7. Consideriamo nel piano proiettivo complesso CP
2
le due sottovariet` a
M
1
= z
2
0
+ z
2
1
+ z
2
3
= 0 ed M
2
= z
0
= 0. Entrambe sono dieomorfe alla
sfera S
2
, ma non possono essere trasformate luna nellaltra da unisotopia del
piano proiettivo complesso, perch e le rette proiettive complesse che intersecano
M
1
trasversalmente la intersecano in due punti, mentre quelle che intersecano M
2
trasversalmente la intersecano in un solo punto.
8. Indice dintersezione e grado topologico
Siano M
1
ed M
2
due variet` a compatte e connesse orientate, della stessa di-
mensione m. Abbiamo osservato che lorientazione denisce canonicamente, per
ciascuna di esse, un generatore
M
1
di H
m
(M
1
) ed un generatore
M
2
di H
m
(M
2
).
Possiamo denire il grado di unapplicazione continua f : M
1
M
2
come il
numero intero deg( f ) per cui
(8.1) f

(
M
1
) = deg( f )
M
2
.
152 9. TRASVERSALIT
`
A
Supponiamo ora che f sia dierenziabile e consideriamo il graco di f , cio` e
lapplicazione
(8.2)

f : M
1
p (p, f (p)) M
1
M
2
.
Sia pr
2
: M
1
M
2
M
2
la proiezione nella seconda coordinata. Consideriamo il
diagramma
H
m
(M
1
)

f

H
m
(

f (M
1
))

H
m
(M
1
M
2
, M
1
(M
2
\ p
2
))
f

_
pr
2

_
pr
2

_
H
m
(M
2
) H
m
(M
2
)
=
H
m
(M
2
, M
2
\ p
2
)
ove :

f (M
1
) M
1
M
2
` e linclusione. Indichiamo con
M
1
la classe denita dal
brato normale di M
1
in M
1
M
2
, con lorientazione data da quella di M
2
. Poich e

(
M
1
) = [

f (M
1
) : M
p
2
]
M
1
,
ed il diagramma ` e commutativo, otteniamo
Lemma 9.27. Con le notazioni introdotte sopra, abbiamo
(8.3) deg( f ) = [

f (M
1
) : (M
1
p
2
)], p
2
M
2
.
Se in particolare scegliamo come p
2
un valore regolare di f , il grado dellappli-
cazione f si pu` o calcolare come lindice dintersezione del graco di f con quello
dellapplicazione costantemente uguale a p
2
.
CAPITOLO 10
Alcune Costruzioni
1. Somme connesse
La somma connessa ` e loperazione che consiste nel congiungere due variet` a
connesse, della stessa dimensione m 2, con un tubo.
Senza ripeterlo in ogni denizione ed enunciato, supporremo nel seguito che
m sia un intero maggiore o uguale a due.
Come spazio topologico, la somma connessa ` e ottenuta per incollamento.
Ricordiamo che, se X e Y sono spazi topologici, A un sottospazio di X ed
f : A Y unapplicazione continua, lincollamento X
f
Y di X ad Y mediante la
f ` e il quoziente dellunione disgiunta X | Y rispetto alla relazione di equivalenza
che identica x A con y = f (x) Y.
Siano M
1
ed M
2
due variet` a dierenziabili connesse, entrambe della stessa
dimensione m. Fissiamo p
1
M
1
, p
2
M
2
e siano U
1
una carta coordinata di M
1
con centro in p
1
ed U
2
una carta coordinata in M
2
con centro in p
2
, con funzioni
coordinate
(1.1)
1
: U
1
R
m
,
2
: U
2
R
m
, tali che
1
(U
1
) = R
m
,
2
(U
2
) = R
m
,
ed U
1
M
1
, U
2
M
2
. Se M
1
ed M
2
sono orientate, richiediamo che la carta
locale (U
1
,
1
) preservi e la (U
2
,
2
) inverta lorientazione.
Osserviamo che i diagrammi commutativi
U
i

f
f
f
f
f
f
f
f
R
m
{
{
{
{
{
{
{
{
p
i

ci descrivono gli U
i
come intorni tubolari di p
i
in M
i
.
Denizione 10.1. La somma connessa M
1
#M
2
(
1
,
2
) ` e lo spazio topologico che
si ottiene incollando M
1
ad M
2
mediante lapplicazione
(1.2) f : U
1
p
1
2
_

1
(p)

1
(p)
2
_
U
2
,
con la struttura dierenziabile descritta dal seguente Teorema 10.1.
Teorema 10.1. Le applicazioni naturali
i
: M
i
\ p
i
M
1
#M
2
(
1
,
2
), per i =
1, 2, sono omeomorsmi con limmagine ed ` e possibile denire su M
1
#M
2
(
1
,
2
)
ununica struttura di variet ` a dierenziabile che le renda dieomorsmi locali.
La struttura dierenziabile cos` denita ha le propriet` a:
153
154 10. ALCUNE COSTRUZIONI
(1) Se M
1
ed M
2
sono variet` a dierenziabili connesse della stessa dimen-
sione m > 1, la loro somma connessa M
1
#M
2
(
1
,
2
) ` e una variet ` a
dierenziabile connessa di dimensione m.
(2) Se M
1
ed M
2
sono orientate, anche M
1
#M
2
(
1
,
2
) ` e orientabile ed am-
mette unorientazione tale che le inclusioni M
i
\ p
i
M
1
#M
2
(
1
,
2
)
preservino lorientazione.
(3) M
1
#M
2
(
1
,
2
) ` e compatta se, e soltanto se, entrambe M
1
ed M
2
sono
compatte.
(4) Se M
1
ed M
2
sono connesse, a meno di dieomorsmi, la M
1
#M
2
(
1
,
2
)
non dipende dalla scelta dei punti p
i
M
i
e delle carte locali (U
i
,
i
).
Dimostrazione. Quando ci` o non provochi ambiguit` a, scriveremo nel seguito
per semplicit` a, nel corso della dimostrazione, M
1
#M
2
invece di M
1
#M
2
(
1
,
2
).
Le

M
i
= M
i
\ p
i
, per i = 1, 2, sono due variet` a dierenziali di dimensione m.
Indichiamo con :

M
1
|

M
2
M
1
#M
2
la proiezione nel quoziente. Osserviamo
che per ogni i = 1, 2 la composizione

i
:

M
i


M
1
|

M
2

M
1
#M
2
,
dove la prima freccia ` e linclusione naturale, ` e aperta ed ` e un omeomorsmo con
limmagine. In particolare, ` e aperta ed ` e un omeomorsmo locale.
Fissati due atlanti A
1
di

M
1
ed A
2
di

M
2
, la loro unione disgiunta A = A
1
|A
2
` e un atlante di

M
1
|

M
2
. Una carta locale (U, ) A denisce in modo naturale una
carta locale in M
1
#M
2
. Infatti (U) ` e un aperto e risulta denito un omeomorsmo

: (U) (U) R
m
mediante il diagramma commutativo
U

(U) R
m

_
_
_
_
_
(U)

(U) R
m
.
Latlante

A = ((U),

) (U, ) A
1
| A
2
cos` ottenuto ` e ancora di classe C

.
Il fatto che, se M
1
ed M
2
sono orientate, anche M
1
#M
2
sia orientata, ` e conse-
guenza del fatto che lo jacobiano dellinversione
1
: R
m
\ 0 y
y
y
2
R
m
ha determinante negativo. Avendo scelto una carta (U
2
,
2
) orientata negativamen-
te, la sua composizione con linversione d` a una mappa che ha la stessa orientazione
di (U
1
,
1
).
Per dimostrare che M
1
#M
2
, a meno di dieomorsmi, ` e indipendente dalla
scelta dei punti p
1
M
1
, p
2
M
2
e delle carte locali (U
1
,
1
), (U
2
,
2
), utilizziamo
il Teorema 3.29 del Capitolo 3. Questo di dice subito che a meno di isomorsmi
M
1
#M
2
non dipende dalla scelta di p
1
e p
2
.
1
Per semplicit` a si pu` o considerare lo Jacobiano in un punto della sfera unitaria y = 1. Esso
lascia invariati i vettori tangenti alla sfera ed inverte la direzione del vettore normale. Il determinante
dello Jacobiano ` e quindi in tali punti uguale a (1) ed, essendo m > 1, si mantiene negativo sul
connesso R
m
\ 0.
1. SOMME CONNESSE 155
Per ogni coppia di numeri reali t
0
, t
1
con 0 < t
0
< t
1
sia
D(t
0
, t
1
) = x R
m
t
0
< x < t
1
.
Abbiamo
(D(t
0
, t
1
)) = D((t
1
), (t
0
)).
Poniamo
M
i,t
= M
i
\ p U
i

i
(p) t.
Si verica facilmente che M
1
#M
2
` e dieomorfo alla variet` a ottenuta incollando
M
1,t
0
ad M
2,(t
1
)
mediante il dieomorsmo f
t
0
,t
1
denito dal diagramma commu-
tativo
D(t
0
, t
1
)

D((t
1
), (t
0
))

1
_

1
1
(D(t
0
, t
1
))
f
t
0
,t
1

1
2
(D((t
1
), (t
0
)))
Quindi, a meno di dieomorsmi, la variet` a M
1
#M
2
dipende solo dalla restrizione
di f a
1
(D(t
0
, t
1
)).
In particolare, possiamo ricondurci al caso in cui U
1
ed U
2
siano intorni tubola-
ri propri di p
1
e p
2
. La tesi ` e quindi conseguenza dellunicit` a dellintorno tubolare
(Teorema 8.7, Corollario 8.8 e Teorema 8.10 del Capitolo 8).
Notazione 10.2. Se M
1
ed M
2
sono due variet` a dierenziabili connesse, indiche-
remo con M
1
#M
2
la loro somma connessa
2
, con la struttura di variet` a descritta dal
Teorema 10.1.
Esempio 10.1. Se M ` e una variet` a di dimensione m, allora M#S
m
` e dieomorfa
ad M.
Esempio 10.2. Se m > 1, abbiamo R
m
#R
m
= R
m
\ 0 = S
m1
R.
Esempio 10.3. In generale, se M ` e una variet` a di dimensione m > 1, allora
M#R
m
=

M = M \ p
0
, ove p
0
` e un punto di M.
Proposizione 10.3. Se M
1
ed M
2
sono due variet ` a connesse di dimensione m 3,
allora
(1.3)
1
(M
1
#M
2
) =
1
(M
1
)
1
(M
2
).
Dimostrazione. Siano p
1
M
1
, p
2
M
2
i centri delle carte locali (U
1
,
1
) di
M
1
, (U
2
,
2
) di M
2
, ed indichiamo con :

M
1
|

M
2
M
1
#M
2
la corrisponden-
te proiezione nel quoziente. Applichiamo il teorema di Seifert-Van Kampen alla
coppia di aperti A
1
= (

M
1
) ed A
2
= (

M
2
). Poich e A
1
A
2
` e omeomorfo ad
S
m1
R, abbiamo
1
(A
1
A
2
) = 0. Quindi

1
(M
1
#M
2
) =
1
(M
1
\ p
1
)
1
(M
2
\ p
2
).
2
per il punto (3), possiamo evitare il riferimento ai punti p
i
ed alle carte locali
i
utilizzate per
denirla.
156 10. ALCUNE COSTRUZIONI
Poich e m 3, abbiamo
3

1
(

M
i
) =
1
(M
i
) per i = 1, 2, e da questa uguaglianza
segue la tesi.
Proposizione 10.4. Indichiamo con T
g
una variet ` a dierenziabile di dimensio-
ne due omeomorfa alla sfera a g manici e con L

una variet ` a dierenziabile di


dimensione due omeomorfa alla sfera ad nastri di Moebius. Abbiamo allora
(1.4) T
g
1
#T
g
2
= T
g
1
+g
2
, T
g
#L

= L
2g+
, L

1
#L

2
= L

1
+
2
.
Teorema 10.5. Linsieme M
m
delle variet` a dierenziabili compatte, connesse di
dimensione m, modulo dieomorsmi, rispetto alloperazione di somma connessa
` e un monoide associativo, commutativo e unitario. Abbiamo infatti, per ogni scelta
di M, M
1
, M
2
, M
3
compatte, connesse, di dimensione m,
M
1
#M
2
= M
2
#M
1
,
(M
1
#M
2
)#M
3
= M
1
#(M
2
#M
3
),
M#S
m
= M.
Le variet` a dierenziabili compatte, connesse, orientate di dimensione m modulo
dieomorsmi formano un sottomonoide unitario M
+
m
di M
m
.
La struttura dei monoidi M
m
, M
+
m
non ` e nota in generale. Nel caso m = 2 si sa
che, a meno di dieomorsmi, la struttura topologica determina anche quella dif-
ferenziabile. Dalla classicazione topologica delle variet` a compatte di dimensione
due otteniamo allora che
Teorema 10.6. Il monoide M
2
` e generato dal toro T e dal piano proiettivo RP
2
,
con la relazione
(1.5) T#RP
2
= 3 RP
2
= RP
2
#RP
2
#RP
2
.
`
E poi
(1.6) M
+
2
Z
+
= g Z g 0,
ovvero il genere ` e lunico invariante delle supercie compatte connesse orientate.
Infatti, se M ` e una variet` a connessa di dimensione due, M#T si ottiene incol-
lando ad M un manico, M#RP
2
incollando ad M un nastro di Moebius.
Esempio 10.4. La bottiglia di Klein K
2
` e la somma connessa RP
2
#RP
2
di due
copie del piano proiettivo reale.
Calcoliamo
1
(K
2
) utilizzando il teorema di Seifert-van Kampen. Il piano
proiettivo privato di un punto si retrae per deformazione su S
1
. Possiamo scegliere
generatori a, b, uno per ciascuna delle due copie di
1
(RP
2
\ pt), in modo che la
circonferenza , su cui si retrae lintersezione delle due copie di di RP
2
\ pt, sia
omotopa, in ciascuno degli RP
2
\ pt, al quadrato del generatore. Il sottogruppo di
van Kampen di Z
a
Z
b
` e quindi generato da a
2
b
2
. Otteniamo quindi che
1
(K
2
) =
Z Z
2
, ed il suo abelianizzato ` e H
1
(K
2
) = Z Z
2
.
3
Applichiamo il teorema di Seifert-Van Kampen alla coppia di aperti

M
i
ed U
i
. Laperto U
i
` e
omeomorfo ad R
m
e quindi semplicemente connesso. Lintersezione

M
i
U
i
` e omotopa ad S
m1
e
quindi semplicemente connessa. Ne segue che
1
(M
i
) =
1
(

M
i
).
1. SOMME CONNESSE 157
La bottiglia di Klein si pu` o anche ottenere identicando i punti del perimetro
di un rettangolo mediante la formula abab
1
= 1. Indicando con c una diagonale
del rettangolo, tagliandolo lungo c ed incollando b e b
1
, si ottiene K
2
da un trian-
golo con due lati c ed un lato a
2
, identicando i punti del perimetro mediante la
formula a
2
c
2
= 1. Questa formula di fornisce immediatamente
1
(K
2
) = Z Z
2
ed
H
1
(K
2
) = Z Z
2
.
In generale, linsieme A
m
degli elementi invertibili di M
m
` e un gruppo. I suoi
elementi sono omeomor a sfere. Vale infatti la:
Proposizione 10.7. Siano M, N due variet ` a dierenziabili di dimensione m. Se
M#N ` e omeomorfo ad S
m
, allora M ed N sono entrambe omeomorfe ad S
m
.
Osservazione 10.8. Una sfera domotopia ` e una variet` a dierenziabile che ha lo
stesso tipo domotopia di una sfera. Essa ha quindi gli stessi gruppi di omotopia,
di omologia e di coomologia singolare di una sfera.
La congettura di Poincar e generalizzata aerma che una m-sfera di omotopia
` e omeomorfa alla sfera S
m
. Essa ` e stata risolta nel 1961 da Stephen Smale
4
nel
caso m 5, nel 1982 da Michael Hartley Freedman
5
nel caso m = 4 e nel 2003 da
Grigori Perelman
6
nel caso m = 3.
Osserviamo che la validit` a della congettura di Poincar e generalizzata nel caso
m = 2 ` e conseguenza del teorema di classicazione delle supercie compatte e nel
caso m = 1 dal fatto che la circonferenza ` e lunica curva connessa e compatta di
dimensione 1.
Le sfere di omotopia sono omeomorfe, ma possono non essere dieomorfe alle
sfere S
m
.
Linsieme A
m
degli elementi invertibili di M
m
si pu` o identicare al gruppo
delle strutture dierenziabili invertibili sulla sfera topologica di dimensione m.
`
E
noto che per m 4 tutte le strutture dierenziabili sulla sfera di dimensione m sono
invertibili, ed A
m
` e nito e Abeliano. Non si sa se esistano sfere esotiche, cio` e con
una struttura dierenziabile diversa da quella standard, in dimensione 4.
Osservazione 10.9. Una sfera di omologia ` e una variet` a dierenziabile che ha gli
stessi gruppi di omologia singolare di una sfera. Se una variet` a M, di dimensione
4
Generalized Poincar es conjecture in dimensions greater than four, Annals of Mathematics,
2nd Ser., 74 (1961), no. 2, 391406
5
The topology of four-dimensional manifolds, Journal of Dierential Geometry 17 (3) (1982),
357453
6
The entropy formula for the Ricci ow and its geometric applications.
arXiv:math.DG/0211159,
Ricci ow with surgery on three-manifolds. arXiv:math.DG/0303109
Finite extinction time for the solutions to the Ricci ow on certain three-manifolds.
arXiv:math.DG/0307245
Vedi anche: John W. Morgan, Gang Tian (2006). Ricci Flow and the Poincar e Conjecture.
arXiv:math/0607607
158 10. ALCUNE COSTRUZIONI
M, ` e una sfera di omologia abbiamo cio` e
H
i
(M) =
_

_
Z per i = 0, m,
0 altrimenti.
In origine la congettura di Poincar e, da lui formulata nel 1900, stabiliva che una
sfera di omologia di dimensione tre fosse omeomorfa ad S
3
. Nel 1904 egli stesso
trov` o un esempio di una sfera di omologia di dimensione tre non semplicemente
connessa.
Una sfera di omologia di dimensione 3, non omeomorfa alla sfera S
3
, ` e lo spa-
zio dodecaedrale di Poincar e. Esso pu` o essere denito come uno spazio omogeneo
di SO(3), scegliendo come gruppo di isotropia il gruppo icosaedrale I delle rota-
zioni che trasformano in s` e un icosaedro regolare con centro nellorigine. Il grup-
po I ` e isomorfo al gruppo alternato A
5
delle permutazioni di segnatura positiva di
cinque elementi.
Ricordiamo che licosaedro regolare ` e il solido platonico con venti facce, che
sono triangoli equilateri, dodici vertici, e trenta lati. Il suo duale ` e il dodecaedro,
con dodici facce che sono pentagoni regolari, venti vertici e trenta lati.
Oltre alla sfera S
3
, questa ` e lunica sfera domologia che ha gruppo fondamen-
tale nito. Il suo gruppo fondamentale ` e il gruppo icosaedrale binario 2I, che ha
ordine 120. Indicando con I il gruppo delle rotazioni dellicosaedro regolare, il
gruppo icosaedrale binario si pu` o ottenere dal diagramma commutativo
Spin(3) SO(3)
_

2I I .
Notiamo che il gruppo 2I ha lo stesso ordine, ma non ` e isomorfo al gruppo S
5
delle
permutazioni di 5 elementi. Il gruppo A
5
` e un sottogruppo di S
5
, ma non un suo
quoziente, ed un quoziente di 2I, ma non un suo sottogruppo.
Lo spazio dodecaedrale di Poincar e ` e stato recentemente proposto come mo-
dello su larga scala dellUniverso
7
Esempio 10.5. Sia D
m
un disco m-dimensionale di una carta coordinata di una
variet` a M di dimensione m e sia la relazione di equivalenza che identica punti
antipodali di D
m
. Il quoziente M/ ` e omeomorfo alla variet` a M# RP
m
.
2. Somme connesse di variet` a con bordo
Abbiamo denito le variet` a dierenziabili con bordo nel 4 del Capitolo 3.
Possiamo estendere le denizioni ed i risultati del 1 al caso in cui M
1
ed M
2
siano
variet` a con bordo ed i punti p
i
M
i
siano interni alle variet` a. Fissiamo coordinate
7
Luminet, Jean-Pierre; Je Weeks, Alain Riazuelo, Roland Lehoucq, Jean-Phillipe Uzan
(2003-10-09). Dodecahedral space topology as an explanation for weak wide-angle tem-
perature correlations in the cosmic microwave background. Nature 425 (6958): 593-595.
arXiv:astro-ph/0310253
3. SOMME CONNESSE LUNGO IL BORDO 159
locali
i
: U
i
R
m
con centro p
i
e
i
(U
i
) = R
m
, tali che, se le M
i
sono orientate,
la
1
preservi e la
2
inverta lorientazione.
Denizione 10.2. La somma connessa M
1
#M
2
(
1
,
2
) ` e lo spazio topologico che
si ottiene incollando M
1
ad M
2
mediante lapplicazione
(2.1) f : U
1
p
1
2
_

1
(p)

1
(p)
2
_
U
2
,
con la struttura di variet` a dierenziabile con bordo descritta dal seguente Teore-
ma 10.10.
Teorema 10.10. Le applicazioni naturali
i
: M
i
\ p
i
M
1
#M
2
(
1
,
2
), per i =
1, 2, sono omeomorsmi con limmagine ed ` e possibile denire su M
1
#M
2
(
1
,
2
)
ununica struttura di variet` a dierenziabile con bordo che le renda dieomorsmi
locali. Il bordo di M
1
#M
2
(
1
,
2
) ` e lunione disgiunta dei bordi di M
1
ed M
2
:
(M
1
#M
2
(
1
,
2
)) = M
1
| M
2
.
La struttura dierenziabile cos` denita ha le propriet` a:
(1) Se M
1
ed M
2
sono variet ` a dierenziabili con bordo connesse della stessa
dimensione m > 1, la loro somma connessa M
1
#M
2
(
1
,
2
) ` e una variet` a
dierenziabile con bordo connessa di dimensione m.
(2) Se M
1
ed M
2
sono orientate, anche M
1
#M
2
(
1
,
2
) ` e orientabile ed am-
mette unorientazione tale che le inclusioni M
i
\ p
i
M
1
#M
2
(
1
,
2
)
preservino lorientazione.
(3) M
1
#M
2
(
1
,
2
) ` e compatta se, e soltanto se, entrambe M
1
ed M
2
sono
compatte.
(4) Se M
1
ed M
2
sono connesse, a meno di dieomorsmi, la M
1
#M
2
(
1
,
2
)
non dipende dalla scelta dei punti p
i
M
i
e delle carte locali (U
i
,
i
).
Le considerazioni sono analoghe a quelle svolte nel 1 e saranno quindi omes-
se.
Notazione 10.11. Se M
1
ed M
2
sono due variet` a dierenziabili con bordo connes-
se, indicheremo con M
1
#M
2
la loro somma connessa
8
, con la struttura di variet` a
dierenziabile con bordo descritta dal Teorema 10.10.
Esempio 10.6. Sia D
m
il disco chiuso m-dimensionale. Allora D
m
#D
m
` e dieo-
morfo al cilindro S
m1
I.
3. Somme connesse lungo il bordo
Consideriamo ora loperazione di connettere due variet` a con bordo lungo un
disco sulla loro frontiera.
Siano M
1
ed M
2
due variet` a dierenziabili con bordi M
1
e M
2
non vuoti.
Fissiamo due punti p
i
M
i
, e due carte locali U
i
con centri in p
i
, i = 1, 2, con
le propriet` a che le
i
: U
i
R
m
+
siano dieomorsmi surgettivi. Se le M
i
sono
orientate, supporremo che
1
preservi e
2
inverta lorientazione.
8
per il punto (3), possiamo evitare il riferimento ai punti p
i
ed alle carte locali
i
utilizzate per
denirla.
160 10. ALCUNE COSTRUZIONI
Denizione 10.3. La somma connessa lungo il bordo di M
1
ed M
2
mediante
(
1
,
2
) ` e lo spazio topologico M
1
#
b
M
2
(
1
,
2
) ottenuto incollando M
1
\ p
1
ad
M
2
\ p
2
mediante lapplicazione
f : (U
1
M
1
) \ p
1
p
1
2
_

1
(p)

1
(p)
2
_
(U
2
M
2
) \ p
2
M
2
\ p
2
,
con la struttura dierenziabile descritta dal Teorema 10.12.
Teorema 10.12. Si pu` o denire su M
1
#
b
M
2
(
1
,
2
) ununica struttura di variet ` a
dierenziabile con bordo per cui le inclusioni naturali denite dal diagramma
commutativo
M
i
\ p
i

(M
1
\ p
1
) | (M
2
\ p
2
)
.j
j
j
j
j
j
j
j
j
j
j
j
j
j
j
j
M
1
#
b
M
2
(
1
,
2
)
siano immersioni dierenziabili di variet` a con bordo, e risulta
(M
1
#
b
M
2
(
1
,
2
) = M
1
#M
2
.
La struttura dierenziabile di M
1
#
b
M
2
(
1
,
2
) ha le propriet` a:
(1) Se M
1
ed M
2
sono orientate, anche M
1
#
b
M
2
(
1
,
2
) ` e orientabile ed ` e
possibile denire su di essa unorientazione in modo tale che le immer-
sioni M
i
\ p
i
M
1
#
b
M
2
(
1
,
2
) preservino lorientazione.
(2) M
1
#
b
M
2
(
1
,
2
) ` e compatta se e soltanto se entrambe M
1
ed M
2
sono
compatte.
(3) Se i bordi M
1
e M
2
sono connessi, allora, a meno di dieomorsmi, la
struttura dierenziabile di M
1
#
b
M
2
(
1
,
2
) non dipende dalla scelta dei
punti p
i
e delle carte locali
i
.
Notazione 10.13. Se le M
i
hanno bordi connessi, indicheremo semplicemente con
M
1
#
b
M
2
, invece che con M
1
#
b
M
2
(
1
,
2
), la somma connessa lungo il bordo delle
variet` a M
1
ed M
2
.
Osservazione 10.14. Se M ` e una variet` a con bordo di dimensione M, allora M#
b
D
m
` e dieomorfa ad M.
Proposizione 10.15. Se M
1
, M
2
sono variet ` a dierenziabili connesse con bordi
connessi, di dimensione m 2, allora M
1
#
b
M
2
ha il tipo di omotopia del bouquet
M
1
M
2
.
Dimostrazione. Ricordiamo che il bouquet M
1
M
2
si ottiene da M
1
| M
2
identicando un punto di M
1
con un punto di M
2
. Sia M
1
#
b
M
2
= M
1
#
b
M
2
(
1
,
2
)
con dieomorsmi
i
: U
i
R
m
+
. Per vericare la validit` a dellenunciato, ` e
suciente osservare che gli spazi U
i
\ p
i
sono contrattili.
4. INCOLLAMENTO LUNGO UNA SOTTOVARIET
`
A 161
4. Incollamento lungo una sottovariet` a
Possiamo generalizzare loperazione si somma connessa allincollamento lun-
go sottovariet` a dieomorfe. In generale, il risultato dellincollamento dipender` a
dalle classi di isotopia delle due sottovariet` a. La costruzione ` e la seguente.
Sia = (E

N) un brato vettoriale di rango k su una variet` a dieren-
ziabile N, di dimensione n. Possiamo denire su E una metrica positiva
9
, cio` e
unapplicazione
g
E
C

(E
N
E, R)
con le propriet` a
(1) g
E
(p) ` e bilineare su E
p
E
p
per ogni p N,
(2) g
E
(v, v) > 0 se p N e v E
p
\ 0.
Utilizzando la metrica g
E
, possiamo denire uninvoluzione sullo spazio totale E
privato della sezione nulla:

E =
_
pN
(E
p
\ 0), mediante

E =
_
pN
(E
p
\ 0) v r(v) =
v
g
E
(v, v)


E.
Siano poi M
1
ed M
2
due variet` a dierenziabili della stessa dimensione m =
n + k ed h
i
: E M
i
, i = 1, 2 due immersioni di E, che siano dieomorsmi con
limmagine. Deniamo
M(h
1
, h
2
) = (M
1
\ h
1
(N)) | (M
2
\ h
2
(N))/ ,
ove ` e la relazione di equivalenza che identica i punti
h
1
(v) h
2
_
v
g
E
(v, v)
_
, v

E.
Teorema 10.16. Le immersioni naturali M
i
\ h
i
(N) M(h
1
, h
2
) (i = 1, 2) so-
no omeomorsmi con le immagini. Esiste ununica struttura dierenziabile su
M(h
1
, h
2
) per cui tali inclusioni siano immersioni dierenziabili.
Se S
1
ed S
2
sono sottovariet` a dierenziabili proprie di M
1
ed M
2
, rispettiva-
mente, con S
1
ed S
2
dieomorfe tra loro, il dieomorsmo tra S
1
ed S
2
induce
un dieomorsmo dei loro intorni tubolari, che ci permette di incollare M
1
ad M
2
lungo le sottovariet ` a S
1
ed S
2
, utilizzando la costruzione precedente.
Un caso particolare di questa costruzione ` e il seguente.
Sia M una variet` a dierenziabile di dimensione m ed n un intero positivo mi-
nore di m. Consideriamo allora una sottovariet` a S di M dieomorfa ad S
n
ed
incolliamo S
m
ad M lungo S
n
S
m
. Questa operazione si dice modicazione
sferica o chirurgia.
Esempio 10.7. Siano
1
,
2
due brati dierenziabili localmente banali con bra
tipica S
n
e basi B

1
, B

2
della stessa dimensione m. Il risultato dellattaccamen-
to degli spazi totali E

1
ed E

2
lungo una bra ` e allora un brato dierenziabile
localmente banale con bra S
n
e base B

1
#B

2
.
9
Questo ` e ovvio se ` e un brato banale; nel caso generale si pu` o dimostrare utilizzando una
partizione dellunit` a subordinata ad un atlante di trivializzazione di .
162 10. ALCUNE COSTRUZIONI
5. Incollamento lungo sottovariet` a del bordo
Sia = (E

N) un brato vettoriale dierenziabile di rango k, su una base
N di dimensione n, come nel paragrafo precedente.
Sia m = n+k+1 e siano M
1
ed M
2
due variet` a dierenziabili di dimensione m,
con bordi M
1
e M
2
non vuoti. Siano h
i
: E M
i
, per i = 1, 2, due inclusioni
dierenziabili dello spazio totale E di nei bordi di M
1
ed M
2
, rispettivamente.
Le h
i
si possono estendere ad inclusioni dierenziabili
10

h
i
: E

R
+
M
i
di
variet` a con bordo, in modo tale che le immagini

h
i
(E

R
+
) siano intorni tubolari
di h
i
(N) = N
i
in M
i
(i = 1, 2).
6. Attaccamento di manici alla frontiera
Loperazione di attaccamento di un k-manico
11
ad una variet` a dierenziabile
M (qui k < m = dim M) con bordo ` e lanalogo, per le variet` a dierenziabili,
delloperazione di attaccamento di una k-cella per i complessi cellulari.
Sia M una variet` a di dimensione m, con bordo non vuoto, k un intero con
0 k < m, ed f : S
k1
D
mk
M uninclusione dierenziabile.
Denizione 10.4. Possiamo denire su M
f
D
m
ununica struttura di variet` a die-
renziabile con bordo per cui le inclusioni naturali M M
f
D
m
e D
m
M
f
D
m
siano inclusioni dierenziabili.
Denotiamo con M
f
D
m
la variet` a con bordo ottenuta incollando il disco D
m
ad
M mediante la f , con la struttura dierenziabile che rende lapplicazione naturale
M | D
m
M
f
D
m
dierenziabile.
Sia m = + . Scriviamo x R
m
= R

come x = (x

, x

), con x

ed
x

. Identichiamo S
1
alla sfera contenuta in S
m1
D
m
denita da
S
1
= (x

, x

) D
m
x

= 0, x

= 1.
Per ogni numero reale , con 0 < 1, linsieme
T

= x D
m
x

>
` e un intorno tubolare di S
1
in D
m
, con proiezione
T

x = (x

, x

)
_
x

, 0
_
S
1
.
Poniamo

= T

\ S
1
.
Su

T

` e denita uninvoluzione naturale che preserva le bre:

(x

, x

) =
_

_
x

_
1 +
2
x

2
, x

_
x

2

2
_
1 x

2
_

_
10
Indichiamo con

R
+
la semiretta chiusa t R t 0.
11
Questa operazione ` e stata introdotta da Stephen Smale, nellarticolo: On the structure of
manifolds Amer. J. Math. , 84 (1962) pp. 387-399.
6. ATTACCAMENTO DI MANICI ALLA FRONTIERA 163
Inoltre,

preserva le sfere di dimensione di S


m1
= D
m
che contengono S
1
.
Ogni sfera di dimensione che contiene S
1
contiene due punti x con x

= 0.
Fissiamo un punto x
0
= (0, x
0

) S
m1
e consideriamo la sfera S

x
0
, di dimensione
, contenuta in S
m1
e contenente x
0
ed S
1
. Indichiamo con K
x
0 il suo emisfero
chiuso che contiene x
0
ed ` e delimitato da S
1
. Sia
x
0 un disco di dimensione ,
di centro x, contenuto in K
x
0 . Se x
0
= (0, x
0

), allora
12
= (x

, x

) S
m1
x

= tx
0

. t
0
t 1.
Abbiamo allora

0
( \ x
0
) S
1
= x S
m1
x

= x
0

_
1 t
2
, t
0
t 1.
Otteniamo perci ` o il seguente
Lemma 10.17. Lintersezione K
x
0 T(t
2
0
) =
0
( \ x
0
) S
1
` e una sottovariet ` a
con bordo di T(t
2
0
) ed un collare di S
1
in K
x
0 . Il suo bordo consiste di S
1
ed

0
(K).
Denizione 10.5. Sia h : S
1
M uninclusione dierenziabile ed

h : T
0
M
una sua estensione ed un intorno tubolare di h(S
1
) in M. La variet` a ottenuta
dallunione disgiunta di M\h(S
1
) e di D
m
\S
1
identicando il punto x T
0
con
il punto

h(
0
(x)) M \ h(S
1
) si dice ottenuta attaccando ad M una -maniglia.
Essa sar` a indicata con
13
M
h
H

.
La sottovariet` a h(S
1
) si dice la sfera dattaccamento. Identichiamo M \
h(S
1
) e D
m
\ S
1
alle loro immagini in M
h
H

e chiameremo D
m
\ S
1
il
manico ed il disco D

= x D
m
x

= 0 il disco cintura e la sua frontiera S


1
la sfera cintura
14
.
Osservazione 10.18. Se M ` e orientata e

h inverte lorientazione di M, allora
M
h
H

ammette unorientazione compatibile con quella di M e con lorientazione


standard del disco.
Osservazione 10.19. Attaccare uno 0-manico signica fare lunione disgiunta di
M e D
m
, cio` e M
h
H
0
= M | D
m
.
Osservazione 10.20. Siano M
1
, M
2
due variet` a connesse di dimensione m, con
bordi non vuoti e connessi, e ssiamo p
1
M
i
, per i = 1, 2. Sia h : S
0
= 1
M
1
|M
2
lapplicazione denita da h(1) = p
1
, h(1) = p
2
. Allora (M
1
|M
2
)
h
H
1
=
M
1
#
b
M
2
.
Proposizione 10.21. La variet` a M ottenuta attaccando un -manico ad un disco
D
m
lungo una sfera S
1
del suo bordo ` e dieomorfa a S

, con + = m.
Osservazione 10.22. In particolare, D
3
H
1
= S
1
D
2
` e il toro solido.
12
t = 1 corrisponde al centro di e, per ogni t [t
0
, 1[, contiene una sfera di dimensione 1
con x

= tx
0

.
13
H ` e liniziale di handle, che signica manico, o maniglia nella lingua inglese.
14
belt disc e belt sphere, rispettivamente.
CAPITOLO 11
Forme dierenziali negli spazi Euclidei
1. Forme dierenziali in R
n
Indichiamo con
q
R
n
lo spazio vettoriale reale, di dimensione
_
n
q
_
, delle forme
q-multilineari alternate su R
n
.
Denizione 11.1. Sia A un aperto di R
n
. Le applicazioni C

(A,
q
R
n
) si di-
cono forme dierenziali alternate, omogenee di grado q e con coecienti di classe
C

in A.
Useremo la notazione
(1.1)
q
(A) := C

(A,
q
R
n
)
Indichiamo con dx
i
la forma lineare su R
n
denita da:
(1.2) dx
i
(x) = x
i
, x =
t
(x
1
, ..., x
n
) R
n
.
Le forme:
(1.3) dx
i
1
... dx
i
q
con 1 i
1
< ... < i
q
n
costituiscono una base di
q
R
n
. Una forma
q
(A) si scrive in modo unico
come:

1i
1
<...<i
q
n

i
1
...i
q
dx
i
1
dx
i
q
, con (1.4)

i
1
,...,i
q
(x) = (x)(e
i
1
, ..., e
i
q
) C

(A), (1.5)
ove abbiamo indicato con e
1
, ..., e
n
i vettori della base canonica di R
n
.
Denizione 11.2. Lalgebra di Grassmann

(A) delle forme alternate di classe


C

su A ` e la somma diretta

(A) =

n
q=0

q
(A),
con il prodotto denito sulle forme omogenee da

(x)(v
1
, . . . , v
q
)
=

1
1
<<
q
q
1<
q

+1
<<
q
S
q
()

(x)(v

1
, . . . , v

(x)(v

q
+1
, . . . , v

q
)
v
1
, . . . , v
q
R
n
,

,(k)
(A),

,(k)
(A), q

+ q

= q.
165
166 11. FORME DIFFERENZIALI NEGLI SPAZI EUCLIDEI
2. Pull-back
Se f C

(A) ` e una funzione reale di classe C

, denita sullaperto A di R
n
,
il suo dierenziale ` e lelemento di
1
(A) denito da:
(2.1) d f (x) =
n

i=1
f (x)
x
i
dx
i
.
Siano B un aperto di R
m
, A un aperto di R
n
e =
t
(
1
, ...,
n
) C

(B, A).
Denizione 11.3. Il pullback, o immagine inversa di una forma dierenziale

q
(A), descritta da (1.4), ` e la forma dierenziale


q
(B) denita da:
(2.2)

i
1
...i
q

i
1
...i
q
() d
i
1
... d
i
q
.
Si verica immediatamente che il pull-back di forme gode delle propriet` a :
Teorema 11.1. (1)

:
q
(A)
q
(B) ` e unapplicazione R-lineare.
(2) Se
1

q
1
(A) ed
2

q
2
(A), allora
1

2

q
1
+q
2
(A) e

(
1

2
) = (

1
) (

2
).
(3) Se : D B ` e unapplicazione di classe C
k+1
, denita su un aperto D
di R

, allora
( )

.
3. Dierenziale di una forma
Estendiamo la denizione del dierenziale dal caso delle funzioni a quello
delle forme dierenziali ponendo, per una
q,(k+1)
(A) descritta dalla (1.4):
(3.1)
d(x) =

1i
1
<...<i
q
n
d
i
1
...i
q
(x) dx
i
1
... dx
i
q
=

n
i=1

1i
1
<...<i
q
n

i
1
...i
q
(x)
x
i
dx
i
dx
i
1
... dx
i
q
.
Il dierenziale delle forme dierenziali ` e caratterizzato dal:
Teorema 11.2. Il dierenziale ` e lunica applicazione R-lineare
d :

(A)

(A)
che goda delle seguenti propriet ` a:
(1) Per ogni intero q 0, il dierenziale denisce unapplicazione R-lineare :
(3.2) d :
q
(A)
q+1
(A).
(2) d coincide con il dierenziale denito sulle funzioni nel caso q = 0.
(3) Vale la formula del dierenziale del prodotto:
d(
1

2
) = d
1

2
+ (1)
q
1

1
d
2

1

q
1
k+1
(A),
2

q
2
k+1
(A)
4. IL COMPLESSO DI DE RHAM 167
(4) d d :
q
(A)
q+2
(A) ` e lapplicazione nulla, cio` e
(3.3) d d = d
2
= 0.
Dimostrazione. Il dierenziale denito dalla (3.1) soddisfa la (3) per le pro-
priet` a del prodotto esterno e la regola di Leibnitz per la derivazione del prodotto di
due funzioni. La (3.3) ` e allora conseguenza della:
d
2
f =

n
i, j=1

2
f (x)
x
i
x
j
dx
i
dx
j
= 0,
valida per ogni funzione f C
2
(A, R). Viceversa, se valgono le (1), (2), (3), (4)
lespressione del dierenziale ` e data necessariamente dalla (3.1).
4. Il complesso di de Rham
Per ogni aperto A di R
n
, otteniamo un complesso di operatori dierenziali:
(4.1)
0
0
k+n
(A)
d

1
k+n1
(A)

h
k+nh
(A)
d

h+1
k+nh1
(A)
d

h+2
k+nh2
(A)

d

n
k
(A) 0
Denizione 11.4. Il complesso (4.1) si dice il complesso di de Rham
1
sullaperto
A di R
n
.
Poniamo:
Z
q
(A) =
q
(A) d = 0 ( spazio delle q-forme chiuse), (4.2)
B
q
(A) = d
q1
(A) ( spazio delle q-forme esatte), (4.3)
H
q
(A) = Z
q
(A)/B
q
(A)
(q-esimo gruppo di coomologia
di de Rham).
(4.4)
Se Z
q
(A), indicheremo con [] la corrispondente classe di coomologia in
H
q
(A),
Se q < 0, oppure q > n, porremo Z
q
(A) = 0, B
q
(A) = 0, H
q
(A) = 0.
Dalla formula dei dierenziali, otteniamo immediatamente il:
Teorema 11.3. Siano A un aperto di R
n
, B un aperto di R
m
e C

(B, A). Il
pullback commuta con i dierenziali:
(4.5)

(d) = d

(A)
e denisce quindi, per ogni intero q, un omomorsmo
(4.6) [

] : H
q
(A) H
q
(B).
1
Georges de Rham, Matematico (Roche, Losanna, 1903 - Losanna 1990). Dal 1932 prof. al-
luniv. di Losanna e successivamente di Parigi (1943) e Ginevra (1953). Le sue ricerche riguardano
soprattutto problemi di natura dierenziale e topologica sulle variet` a dierenziabili. Nel 1931 dimo-
str` o il famoso teorema che identica i gruppi di coomologia ad invarianti topologici. I suoi risultati
hanno aperto nuovi ed elevati settori di ricerca. Il suo lavoro ` e stato particolarmente importante per
lo sviluppo della teoria dei fasci.
168 11. FORME DIFFERENZIALI NEGLI SPAZI EUCLIDEI
Osservazione 11.4. Il Teorema 11.3 ci dice che la dierenziazione ` e unoperazione
invariante rispetto ai cambiamenti di carte locali e ci permetter` a perci ` o di denire
le forme dierenziali e il dierenziale di forme sulle variet` a.
Dimostriamo alcuni risultati sui gruppi di coomologia del complesso di de
Rham, da cui ricaveremo in particolare il Lemma di Poincar e-Volterra sullaci-
clicit` a locale di (4.1).
Lemma 11.5. Sia A un aperto di R
n
, I un intervallo aperto di R e

A
: A I (x, t) x A
la proiezione canonica. Allora il pullback di forme induce un isomorsmo lineare
(4.7) [

A
] : H
q
(A) H
q
(A I).
In particolare
(4.8) H
n+1
(A I) = 0.
Dimostrazione. Fissiamo t
0
I e consideriamo linclusione

t
0
: A x (x, t
0
) A I.
Poich e
A

t
0
= id
A
, abbiamo
id
H
q
(A)
= [(
A

t
0
)

] = [

t
0

A
] = [

t
0
] [

A
]
e quindi [

A
] ` e iniettiva.
Resta da dimostrare che [

A
] ` e anche surgettiva.
Indichiamo con d
x
il dierenziale in A e con d quello su A I. Scriviamo un
elemento
q
(A I) nella forma
=

+ dt

, con

(A I,
q
R
n
),

(A I,
q1
R
n
).
Abbiamo allora
d = d
x
+ dt

t
= d
x

+ dt
_

t
d
x

_
.
Osserviamo che

A
(
q
(A)) se e soltanto se

= 0,

t
= 0.
Se Z
q
(A I), abbiamo
d
x

= 0,

t
= d
x

.
Poniamo
(x, t) =
_
t
t
0

dt C

(A I,
q1
R
n
)
q1
(A I).
Allora
d = (

+dt

)
_
d
x
+dt

t
_
=

d
x
Z
q
(AI) C

(AI,
q
R
n
).
4. IL COMPLESSO DI DE RHAM 169
La forma =

d
x
` e coomologa ad e soddisfa le equazioni
d
x
= 0,

t
= 0.
In particolare, ` e il pullback mediante

A
di un elemento di Z
q
(A). La dimostra-
zione ` e completa.
Ogni elemento
n+1
(A I) = Z
n+1
(A I) ` e divisibile per dt, risulta cio` e
= dt

, con

(A I,
n
(A)).
Allora
=
_
t
t
0

(A I,
n
(A))
n
(A I)
soddisfa lequazione
d = dt

t
= dt

= .
Pi ` u in generale abbiamo:
Proposizione 11.6. Siano A un aperto di R
n
e I
1
, . . . , I
k
intervalli aperti di R.
Allora
H
q
(A I
1
I
k
) = 0, q > n.
Dimostrazione. Abbiamo infatti, per il Lemma 11.5, H
q
(A I
1
I
k
) =
H
q
(A I
1
I
k1
) = = H
q
(A I
1
) = H
q
(A) = 0.
Dalla Proposizione 11.6 si ottiene facilmente il
Teorema 11.7. Siano I
1
, . . . , I
n
intervalli aperti di R. Allora
(4.9) H
q
(I
1
I
n
) =
_

_
R se q = 0,
0 se q 0.
In particolare, otteniamo il teorema di Poincar e
2
e Volterra
3
sullaciclicit` a lo-
cale del complesso di de Rham.
2
Jules Henri Poincar e (Nancy, 29 aprile 1854 - Parigi, 17 luglio 1912) ` e stato un matematico,
un sico teorico e un losofo naturale francese. Poincar e viene considerato un enciclopedico e in
matematica lultimo universalista, dal momento che eccelse in tutti i campi della disciplina attivi ai
suoi giorni.
Come matematico e sico, diede molti contributi originali alla matematica pura, alla matema-
tica applicata, alla sica matematica e alla meccanica celeste. A lui si deve la formulazione della
congettura di Poincar e, uno dei pi` u famosi problemi in matematica. Nelle sue ricerche sul problema
dei tre corpi, Poincar e fu la prima persona a scoprire un sistema caotico deterministico, ponendo in
tal modo le basi della moderna teoria del caos. Viene inoltre considerato come uno dei fondatori
della topologia.
Poincar e introdusse il moderno principio di relativit` a e fu il primo a presentare le trasformazioni
di Lorentz nella loro moderna forma simmetrica. Poincar e complet` o le trasformazioni concernenti
la velocit` a relativistica e le trascrisse in una lettera a Lorentz nel 1905. Ottenne cos` la perfetta
invarianza delle equazioni di Maxwell, un passo importante nella formulazione della teoria della
relativit` a ristretta. Il gruppo di Poincar e usato in sica e matematica deve a lui il suo nome.
3
Vito Volterra (Ancona, 3 maggio 1860 - Roma, 11 ottobre 1940), matematico e sico italia-
no. Fu uno dei principali fondatori dellanalisi funzionale e della connessa teoria delle equazioni
integrali. Il suo nome noto soprattutto per i suoi contributi alla biologia matematica.
170 11. FORME DIFFERENZIALI NEGLI SPAZI EUCLIDEI
Teorema 11.8 (Lemma di Poincar e-Volterra). Sia
q
(A) (k 1) una forma
dierenziale denita su un aperto A di R
n
, che soddisfa
(4.10) d = 0
in un intorno aperto di un punto p di A. Se q = 0, allora f ` e costante in un intorno
di p in A. Se q > 0, possiamo trovare un intorno aperto U di p in A ed una forma
dierenziale u
(q1)
(U) tale che:
(4.11) du = in U.
Dimostrazione del Teorema 11.8. La tesi segue dal Teorema 11.7, perch e ogni
punto p A ha in A un intorno aperto della forma I
1
I
n
, con I
1
, . . . , I
n
intervalli aperti in R.
5. Coomologia di de Rham a supporti compatti
Sia A un aperto di R
n
. Se B ` e un aperto di A, possiamo denire la restrizione
r
A
B

q
(B) di una forma

(A) come il pullback di rispetto allinclusione


B A.
Denizione 11.5. Il supporto di una forma dierenziale

(A) ` e il comple-
mentare del pi ` u grande aperto di A su cui la restrizione di sia nulla.
Indichiamo con
q
0
(A) il sottospazio delle q-forme dierenziali alternate, con
coecienti di classe C

, che hanno supporto compatto in A.


Poich e
(5.1) supp d supp ,

(A),
il dierenziale di una forma a supporto compatto ha ancora supporto compatto. Ot-
teniamo perci` o un sottocomplesso del complesso (4.1) restringendoci ai sottospazi

q
0
(A) delle forme con supporto compatto in A.
(5.2)
0
0
0
(A)
d

1
0
(A)
d

2
0
(A)

h
0
(A)
d

h+1
0
(A)
d

h+2
0
(A)

n1
0
(A)
d

n
0
(A) 0
Denizione 11.6. Poniamo:
Z
q
0
(A) =
q
0
(A) d = 0, (spazio delle q-forme chiuse a supporto compatto),
B
q
0
(A) = d
q1
0
(A), (spazio delle q-forme esatte a supporto compatto),
H
q
0
(A) = Z
q
0
(A)/B
q
0
(A),
(q-esimo gruppo di coomologia di de Rham
a supporti compatti).
Osserviamo che H
0
0
(A) = 0 se A ` e un aperto di R
n
con n > 0, perch e Z
0
0
(A) = 0,
in quanto i suoi elementi sono funzioni localmente costanti con supporto compatto
in A.
5. COOMOLOGIA DI DE RHAM A SUPPORTI COMPATTI 171
Sia A un qualsiasi aperto di R
n
, I un intervallo aperto di R e
A
: A I
(x, t) x A la proiezione su A. Se
q
0
(A I), scriviamo
(5.3) =

+ dt

, con

0
(A I,
q
R
n
),

0
(A I,
q1
R
n
).
e deniamo
(5.4)
A

() =
_
I

dt.
Denizione 11.7. La forma
A

()
q1
0
(A) si dice ottenuta da
q
0
(A I)
mediante integrazione sulla bra.
Lemma 11.9. Siano A un aperto di R
n
ed I un intervallo aperto di R. Lintegra-
zione sulla bra anticommuta con i dierenziali:
(5.5) d
x
(
A

() =
A

(d),
0
(A I).
Dimostrazione. Con denita dalla (5.3), abbiamo
d = d
x

+ dt
_

t
d
x

_
.
Quindi

(d) =
_
I
_

t
d
x

_
dt =
_
I
d
x

dt = d
x
_
I

dt = d
x

()
perch e
_
I
(

/t)dt = 0 per il teorema fondamentale del calcolo integrale.


In particolare, per ogni intero non negativo q lintegrazione sulla bra denisce
un omomorsmo
(5.6) [
A

] : H
q+1
(A I) H
q
(A).
Vale il
Lemma 11.10. Siano A un qualsiasi aperto di R
n
ed I un intervallo aperto di R.
Allora per ogni intero non negativo q, la (5.6) ` e un isomorsmo.
Utilizzeremo, nella dimostrazione, il seguente
Lemma 11.11. Sia I un intervallo aperto di R e t
0
= inf I. Se f (t)dt
1
0
(I), la
(5.7) u(t) =
_
t
t
0
f ()d
` e lunica soluzione dellequazione du = f (t)dt che si annulli in un intorno destro
di t
0
. La u ha supporto compatto se, e soltanto se,
(5.8)
_
I
f (t)dt = 0.
La (5.8) ` e condizione necessaria e suciente anch e lequazione u

= f ammetta
in I una soluzione a supporto compatto.
172 11. FORME DIFFERENZIALI NEGLI SPAZI EUCLIDEI
Osservazione 11.12. Per il Lemma 11.10 lapplicazione
Z
1
0
(I) =
1
0
(I) f (t)dt
_
I
f (t)dt R
` e un funzionale lineare non nullo il cui nucleo ` e B
1
0
(I).
`
E perci ` o H
1
0
(I) = R.
Dimostrazione del Lemma 11.10. Fissiamo una qualsiasi funzione (t) C

0
(I),
con
_
I
(t)dt = 1,
e deniamo, per ogni intero non negativo q, lapplicazione
(5.9)

:
q
0
(A) (t) dt

A

q+1
0
(A R).
Abbiamo
(5.10)
A

) = , d(

) =

(d),
q
0
(A).
Quindi

denisce per passaggio al quoziente un omomorsmo


[

] : H
q
0
(A) H
q+1
0
(A I).
Per (5.10) abbiamo
id
H
q
0
(A)
= [(
A

)] = [
A

] [

],
Da cui segue subito immediatamente che la [
A

] ` e surgettiva. Resta da dimostrarne


liniettivit` a.
Sia q 1 ed =

+ dt

Z
q
0
(A R), con

(A I,
q
R
n
),

(A I,
q1
R
n
).
`
E
d
x

= 0,

t
= d
x

.
Osserviamo, in particolare, che, se

= 0, allora = 0. Infatti in questo caso

,
essendo indipendente da t ed a supporto compatto, ` e nulla.
Supponiamo vi sia una forma
q2
0
(A) tale che
d =
A

=
_
I

dt.
Sia
=

(d) = d(

).
`
E [] = [] e, per la (5.10),

= 0.
Questo signica che, per
=

+ dt

, con

0
(A I,
q
R
n
),

0
(A I,
q1
R
n
),
risulta
_
I

dt = 0.
6. IL GRADO DI UNAPPLICAZIONE PROPRIA DI R
n
IN S

E 173
Perci ` o, se t
0
= inf I,
(x, t) =
_
t
t
0

(x, s)ds
denisce una forma in C

0
(A I,
q1
R
n
)
q1
0
(A I) ed abbiamo
d = d
x
+ dt

t
= d
x
+ dt

.
Allora
= d C

0
(A I,
q
R
n
) Z
q
0
(A I)
perci ` o, per quanto osservato in precedenza, = 0 e quindi = d.
`
E dunque
[] = [] = 0. La dimostrazione ` e completa.
Otteniamo quindi
Proposizione 11.13. Sia A un aperto di R
n
e siano I
1
, . . . , I
k
intervalli aperti di R.
Allora, per ogni intero q 0,
(5.11) H
q+k
0
(A I
1
I
k
) = H
q
0
(A).
Dalla Proposizione 11.13 e dallOsservazione 11.12 otteniamo il
Teorema 11.14. Siano I
1
, . . . , I
n
intervalli aperti di R. Allora
(5.12) H
q
0
(I
1
I
n
) =
_

_
R se q = n,
0 se q n.
Se
n
0
(I
1
I
n
), allora B
n
0
(I
1
I
n
) se, e soltanto se,
(5.13)
_
I
1
I
n
= 0.
6. Il grado di unapplicazione propria di R
n
in s e
Siano A, B aperti di R
n
ed f : A B unapplicazione propria
4
di classe C

.
Poich e f ` e propria, il pullback di una forma a supporto compatto in A ha supporto
compatto in B ed otteniamo quindi unapplicazione
f

:
q
0
(B)
q
0
(A)
che commuta con in dierenziale e denisce perci ` o, per passaggio al quoziente,
unapplicazione
(6.1) [ f

] : H
q
0
(B) H
q
0
(A).
Identichiamo il gruppo di coomologia H
n
0
(R
n
) con R mediante il quoziente
dellapplicazione
(6.2) Z
n
0
(R
n
)
_
R
n
R.
4
Unapplicazione continua : X Y tra due spazi topologici X, Y si dice propria se lim-
magine inversa
1
(K) di ogni compatto K di Y ` e un compatto di X. Ci ` o equivale al fatto che f sia
continua, chiusa e che
1
(y) sia compatto in X per ogni punto y di Y.
174 11. FORME DIFFERENZIALI NEGLI SPAZI EUCLIDEI
Se f ` e unapplicazione propria dierenziabile di R
n
in s e, la [ f

] denisce unap-
plicazione lineare di R in s e, quindi della forma t c t con c R.
Denizione 11.8. Si dice grado di unapplicazione propria dierenziabile di R
n
in
s e, e si indica con deg( f ), il numero per cui risulta
(6.3) [ f

][] = (deg( f )) [], [] H


n
0
(R
n
).
Teorema 11.15. Sia f : R
n
R
n
unapplicazione dierenziabile propria. Se
y R
n
` e un valore regolare di f , deniamo il grado di f in y come lintero
(6.4) deg
y
f =

xf
1
(y)
sign(det d f (x)).
Allora
deg
y
f = deg( f ) Z, y R
n
\ CV( f ), (6.5)
_
R
n
f

= deg( f )
_
R
n
,
n
0
(R
n
). (6.6)
Dimostrazione.
`
E suciente dimostrare che, dato un qualsiasi valore regolare
y
0
R
n
\ CV( f ), risulta
(6.7)
_
R
n
f

= (deg
y
0
f )
_
R
n
,
n
0
(R
n
).
Linsieme f
1
(y
0
) ` e nito, perch e ` e compatto e consiste di punti isolati. Sia f
1
(y
0
) =
x
1
, . . . , x
k
. Per il teorema dellapplicazione inversa, possiamo trovare un intorno
aperto connesso V di Y tale che f
1
(V) sia unione disgiunta di aperti U
1
, . . . , U
k
,
con x
j
U
j
per j = 1, . . . , k e la restrizione di f ad U
j
sia un dieomorsmo di U
j
su V. Fissiamo una forma
0

n
0
(V), con
_
R
n

0
=
_
V

0
= 1.
Se
n
0
(R
n
), la forma
=
_
_
R
n

_

0
soddisfa
_
R
n
= 0,
quindi, per il Teorema 11.14, ` e = du per qualche u
n1
0
(R
n
). Abbiamo quindi
_
R
n
f

=
_
R
n
+
_
_
R
n

_
R
n
f

0
=
_
R
n
d f

u +
_
_
R
n

_
R
n
f

0
=
_
_
R
n

_
R
n
f

0
.
Baster` a quindi dimostrare che
_
R
n
f

0
= deg
y
0
f .
7. ORIENTAZIONE E SOTTOVARIET
`
A DI R
n
. 175
Abbiamo
_
R
n
f

0
=

k
j=1
_
U
j
f

k
j=1
sign(det d f (x
j
))
_
R
n

0
= deg
y
0
f ,
per le formule di cambiamento di variabile nellintegrale multiplo.
Esempio 11.1. Per ogni intero positivo n lapplicazione f
n
: R t t
n
R ` e
propria. Osserviamo che 1 ` e un valore regolare di f
n
, che viene assunto nel solo
punto 1 se n ` e dispari, nei punti 1 se 1 ` e pari. Poich e
d
dt
f
n
(t) = nt
n1
, il grado di
f
n
` e 1 se n ` e dispari, 0 se n ` e pari.
Pi ` u in generale, si pu` o vericare che una f C

(R, R) ` e propria se e soltanto


se lim
t
f (t) = . Il grado di f ` e 0 se f ha segno costante al di fuori di un
intervallo limitato, 1 se t f (t) ` e positiva e 1 se t f (t) ` e negativa fuori da un intervallo
limitato.
Esempio 11.2. Per ogni intero positivo n, lapplicazione
f
n
: R
2
= C z z
n
C = R
2
` e propria ed 1 ` e un suo valore regolare, immagine delle n radici n-esime dellunit` a.
Si verica facilmente che lo Jacobiano di f
n
ha determinante positivo in tutti i punti
z 0 e quindi il grado di f
n
(z) = z
n
` e n.
Per il Teorema grande di Picard, una funzioni intera f O(C) ` e propria se e
soltanto se ` e un polinomio di grado positivo. Se f C[z], il grado dellapplicazione
z f (z) da esso denita ` e uguale al suo grado come polinomio. Infatti i valori
regolari w di f sono quelli per cui lequazione f (z) = w ha un numero di radici
distinte uguale al grado di f e in ciascuna di esse il determinante dello Jacobiano
della corrispondente applicazione in R
2
` e positivo.
Esempio 11.3. Calcoliamo il grado dellapplicazione f : C z z
3
z C. Si
verica facilmente che f ` e propria e che 0 ` e un valore regolare di f . Abbiamo
f
1
(0) = 0, 1, i.
Il dierenziale di f ` e d f = 3z
2
dz d z. Abbiamo, in forma matriciale
d f (0) =
_
1 0
0 1
_
, d f (1) =
_
2 0
0 4
_
, d f (i) =
_
2 0
0 4
_
.
Il grado ` e quindi (1) + 1 + 1 + 1 + 1 = 3. Osserviamo che d f (z) ha determinante
positivo se z ` e sucientemente grande. Come conseguenza, esiste una costante
c > 0 tale che f
1
(w) contenga esattamente tre elementi se w > c.
7. Orientazione e sottovariet` a di R
n
.
Sia M una variet` a dierenziabile di classe C
k
, con k 1. Un atlante A di
classe C
k
si dice orientato se i determinanti degli jacobiani delle sue funzioni di
transizione sono positivi. Diremo che due atlanti orientati A
1
ed A
2
sono compati-
bili se la loro unione ` e ancora un atlante orientato. Una variet` a dierenziabile che
176 11. FORME DIFFERENZIALI NEGLI SPAZI EUCLIDEI
ammetta un atlante orientato si dice orientabile. La relazione di compatibilit` a ` e
allora una relazione di equivalenza tra gli atlanti orientati su M che ne deniscono
la struttura dierenziabile. Se M ` e connessa e orientabile, ci sono esattamente due
classi di equivalenza di atlanti orientati su M. La scelta di una delle due classi ` e
una orientazione della variet` a M. Nel caso di una variet` a non connessa, unorien-
tazione di M sar` a la scelta di una particolare orientazione su ciascuna delle sue
componenti connesse.
Osservazione 11.16. Non tutte le variet` a sono orientabili. Ad esempio gli spazi
proiettivi reali RP
n
sono orientabili se n ` e dispari, ma non se n ` e pari.
Consideriamo ora in particolare lorientabilit` a di sottovariet` a di R
n
. Ricor-
diamo che una sottovariet` a localmente chiusa di R
n
, di classe C
k
(k 1) e di
dimensione m, ` e un sottoinsieme S di R
n
tale che, per ogni punto p S , si possano
trovare un intorno aperto U di p in R
n
ed n m funzioni di classe C
k
f
i
: U R, i = m + 1, ..., n
tali che
(7.1)
_

_
S U = x U f
i
(x) = 0 i = m + 1, ..., n
d f
m+1
(x) ... d f
n
(x) 0, x U.
Una carta locale su S ` e una parametrizzazione
(7.2) R
m
B
aperto
r
S R
n
di classe C
k
, cio` e unapplicazione dierenziabile di classe C
k
, denita su un aperto
B di R
m
, a valori in R
n
, non singolare, cio` e con Jacobiano di rango massimo m
in ogni punto di B, e la cui immagine r(B) sia contenuta in S . Lesistenza di un
atlante ottenuto mediante parametrizzazioni ` e assicurata dal teorema delle funzioni
implicite.
La scelta delle funzioni f
m+1
, . . . , f
n
determina unorientazione su S U : una
parametrizzazione (7.2) con r(B) S U sar` a una carta ammissibile se
det
_
f
m+1
(r), ..., f
n
(r),
r
y
1
, ...,
r
y
m
_
> 0.
Torniamo al caso generale. Sia M una variet` a di classe C
k
con k 1 e sia D
un aperto di M.
`
E allora possibile denire unapplicazione continua f : M
R che assuma valori negativi su D e positivi su M \

D. Infatti M ` e uno spazio
topologico regolare e a base numerabile e dunque metrizzabile. Se d ` e una distanza
che denisce la topologia di M, e bD ` e la frontiera di D, baster` a porre
f (x) =
_

_
d(x, bD) se x

D
d(x, bD) se x M D.
Diciamo che D ` e regolare di classe C
k
se ` e possibile scegliere una tale funzione
f in modo che sia di classe C
k
in un intorno U di bD in M e non abbia punti
critici su bD; diciamo allora che la f denisce D. Se M ` e orientata, possiamo
denire sulla frontiera di un suo aperto D di classe C
k
una struttura di variet` a
8. INTEGRAZIONE SULLE SOTTOVARIET
`
A E FORMULE DI STOKES 177
orientata di dimensione n 1. Se f ` e una funzione che denisce D, costruiamo un
atlante orientato su bD nel modo seguente: ogni punto p di bD ammette un intorno
coordinato (U, ), compatibile con lorientazione di M, della forma
= ( f ,
2
, ...,
n
).
Considereremo allora la
(bD U, (
2
, ...,
n
))
come una carta dellatlante che denisce lorientazione di bD. La frontiera di D,
pensata come variet` a orientata nel modo che abbiamo precisato, si indica con D e
si dice il bordo o la frontiera orientata di D.
Questa nozione ` e molto importante per la teoria dellintegrazione delle forme
dierenziali.
8. Integrazione sulle sottovariet` a e formule di Stokes
In questo paragrafo, dati un aperto A di R
n
e due interi non negativi h, q, indi-
cheremo con
q,(h)
(A) lo spazio C
h
(A,
q
R
n
) delle forme dierenziali alternate di
grado q, con coecienti dierenziabili di classe C
h
in A.
Sia A un dominio di R
n
. Una n-forma continua
n,(0)
(A) si scrive nella
forma
=
1,...,n
dx
1
... dx
n
,
ove
1,...,n
` e una funzione reale, continua in A. Se D ` e un sottoinsieme misurabile
di A ed
1,...,n
` e integrabile su D, possiamo denire
_
D
=
_
D

1...n
dx.
Siano B un aperto di R
q
, A un aperto di R
n
ed r C
1
(B, A) uninclusione
dierenziabile. La r(B) ` e una sottovariet` a parametrica di A R
n
di dimensione
q. Se
q,(0)
(A), il suo pull-back r

` e una q-forma continua su B. Se D ` e un


dominio misurabile di B, e supp(r

)

D un compatto contenuto in B, possiamo
integrare su D la forma r

, e porre:
_
r(D)
=
_
D
r

.
La formula di cambiamento di variabili negli integrali multipli ci dice che un cam-
biamento di parametrizzazione di r(D) che non ne cambi lorientazione, ottenuto
cio` e mediante un dieomorsmo
z : B B

tra aperti B

, B R
q
con det
_
z
i
y
j
_
1i, jq
> 0
non cambia il valore dellintegrale :
_
z(D)
(r z
1
)

=
_
D
r

.
Possiamo quindi integrare una q-forma su sottoinsiemi compatti di sottovariet` a
orientate di dimensione q, usando ladditivit` a dellintegrale e riducendoci, per
178 11. FORME DIFFERENZIALI NEGLI SPAZI EUCLIDEI
partizione dellunit` a, a considerare soltanto il caso di variet` a parametriche (carte
locali).
Riconsideriamo ora il concetto di bordo di un dominio di R
n
. Supponiamo che
D sia un aperto relativamente compatto di R
n
. Sia d la distanza euclidea in R
n
e
consideriamo la funzione continua f : R
n
R negativa in D e positiva su R
n


D:
f (x) =
_

_
d(x, bD) se x

D
d(x, bD) se x R
n
D.
Allora bD ` e di classe C
k
con k 1 in un punto p bD se soltato se la funzione f
cos` denita ` e di classe C
k
in un intorno di p e f (p) 0 .
Se bD ` e di classe C
k
in un punto p, per il teorema delle funzioni implicite
potremo trovare un intorno U di p in R
n
tale che bDU sia una sottovariet` a chiusa
di classe C
k
e di dimensione n 1 dellaperto U. Lorientazione di D ` e denita
dalle rappresentazioni parametriche
r : V R
n1
U
con r(V) = bD U

U che soddisfano la condizione:


det
_
f (r),
r
y
1
, ...,
r
y
n1
_
> 0.
Se la frontiera di un un aperto relativamente compatto D ` e dierenziabile in tut-
ti i punti, indichiamo con D la sua frontiera come sottovariet` a dierenziabile
orientata di dimensione n1, con lorientazione denita nel modo precisato sopra.
Teorema 11.17 (Formula di Green). Sia D un aperto relativamente compatto con
frontiera dierenziabile e sia
n1
1
(A) una forma dierenziale denita in un
intorno aperto A di

D. Allora
(8.1)
_
D
=
_
D
d.
Dimostrazione. Sia A un intorno aperto di

D ed U
i
un ricoprimento aperto di
A. Fissiamo una partizione dellunit` a
i
di classe C

, subordinata ad U
i
. Se

n1
1
(A), per ladditivit` a dellintegrale e del dierenziale, ` e suciente dimostrare
la (8.1) per ciascuna delle forme
i
=
i
.
Baster` a quindi dimostrare che, per ogni punto x
0
A, esiste un intorno aperto
U
x
0
di x
0
in A tale che la (8.1) sia vericata se ha supporto contenuto in U
x
0
.
Se ha supporto compatto contenuto in D, entrambi i termini della (8.1) so-
no nulli. In questo caso infatti il secondo membro ` e un integrale su un compat-
to [R, R]
n
D. Per il teorema di Fubini, la verica della formula si riduce
allintegrazione per parti per funzioni di una variabile reale.
Sia x
0
D. Per il teorema delle funzioni implicite, esiste un intorno U di x
0
in cui sono denite coordinate y = y(x) con
U = y
h
< 1 1 h n,
D U = 1 < y
1
< 0, y
h
< 1 per 2 h n.
8. INTEGRAZIONE SULLE SOTTOVARIET
`
A E FORMULE DI STOKES 179
Se ha supporto contenuto in U, Abbiamo allora
_
D
d =
_
y
1
(DU)
y

(d).
Scriviamo
=

n
h=1
(1)
h

h
dy
1


dy
h
dy
n
, con
h
C

0
(y
1
(U)).
Allora
d =

n
h=1

h
y
h
dy
1
dy
n
e quindi
_
D
d =
_
DU
d =
_
y
1
(DU)
y

(d) =
_
y
1
(DU)
dy

[1,1]
n1
dy
2
dy
n
_
0
1

1
y
1
dy
1
+

n
h=2
_
0
1
dy
1

[1,1]
n1

h
y
h
dy
2
dy
n
=

[1,1]
n1

1
(0, y
2
, . . . , y
n
) dy
2
dy
n
=
_
D
,
perch e
_
0
1

1
y
1
dy
1
=
(i)
1
(0, y
2
, . . . , y
n
),
_
1
1

h
y
h
dy
h
= 0 per 2 h n.

Sia ora S una sottovariet` a dierenziabile orientata di dimensione q e di classe


C
k
, con k 1, di un aperto A di R
n
. Ci` o signica che, per ogni punto p S ,
possiamo trovare un intorno U
p
di p ed n q funzioni dierenziabili f
i
per i =
q + 1, ..., n denite in U
p
e tali che :
_

_
S U
p
= x U
p
f
i
(x) = 0, i = q + 1, ..., n,
d f
q+1
(x) ... d f
n
(x) 0, x S U
p
.
e inoltre lorientazione di S ` e denita dallatlante in cui sono carte ammissibili in
S U
p
le parametrizzazioni :
r : V R
q
S U
p
R
n
per cui
det
_
f
q+1
(r), ..., f
n
(r),
r
y
1
, ...,
r
y
q
_
> 0.
Dato un aperto relativamente compatto D di S , diremo che la sua frontiera ` e di
classe C
k
se possiamo trovare una funzione di classe C
k
con :
_

_
D = x S (x) < 0
d(x) d f
q+1
(x) ... d f
n
(x) 0 x bD,
180 11. FORME DIFFERENZIALI NEGLI SPAZI EUCLIDEI
dove bD ` e la frontiera di D in S e le f
q+1
, . . . , f
n
deniscono lorientazione di S
in un intorno x. Su bD consideriamo allora lorientazione denita dalle funzioni
f
q+1
, ..., f
n
, . La sottovariet` a bD, con questa orientazione, si dice il bordo di D e
si indica con D. Otteniamo allora, per la denizione di integrale di una q-forma
su una sottovariet` a orientata q-dimensionale e la formula di Green:
Teorema 11.18 (Formula di Stokes). Sia D un dominio relativamente compatto
con frontiera di classe C
k
(k 1) di una sottovariet ` a orientata S di dimensione q
di R
n
(con q 1). Sia
q1
1
(U) per un intorno U di

D in R
n
. Allora:
_
D
=
_
D
d.
Osservazione 11.19. Le formule di Green e di Stokes si estendono al caso in cui
la frontiera dellaperto relativamente compatto D sia di classe C
1
a tratti, cio` e D si
possa ottenere mediante unioni e intersezioni nite di aperti con frontiera regolare
di classe C
1
. In questo caso D risulta ununione nita di sottoinsiemi chiusi
di sottovariet` a orientate, due a due senza punti interni comuni e lintegrale sulla
frontiera deve intendersi come la somma nita degli integrali eettuati su ciascuno
di tali sottoinsiemi.
Osservazione 11.20. Concludiamo con alcune osservazioni che collegano le for-
mule di Green-Stokes al lemma di Poincar e-Volterra. Sia A un aperto di R
n
e sia

q
k
(A), (k, q 1) con
d = 0 in A.
Una tale forma si dice chiusa. Allora:
(i) Lintegrale della su sottovariet` a compatte di A di dimensione q ` e invariante
per omotopia e la sua denizione si pu` o estendere no a denire applicazioni :
(S
q
, A) R,

(D
q
, S
q1
; A) R.
Ci ` o dipende dal fatto che le applicazioni continue S
n
A si possono approssimare
mediante applicazioni di classe C

e queste, per il lemma di Sard, hanno luogo di


valori critici di misura q-dimensionale nulla.
(ii) Condizione necessaria e suciente anch e si possa trovare una forma u

q1
k+1
(A) tale che
du = in A
(in questo caso diciamo che ` e esatta in A) ` e che lintegrale di su ogni sottova-
riet` a compatta orientata di dimensione q di A sia 0.
Osservazione 11.21. Sia A = R
2
0. Consideriamo su A la forma chiusa
d =
xdy ydx
x
2
+ y
2
.
Essa non ` e esatta in quanto il suo integrale su una qualsiasi circonferenza
[0, 2] t
t
(Rcos t, Rsin t) A
(R > 0) ` e uguale a 2. Lintegrale della forma d su un laccetto in A, diviso per
2 si dice l indice del laccetto rispetto a 0 e lannullarsi dellindice del laccetto ` e
8. INTEGRAZIONE SULLE SOTTOVARIET
`
A E FORMULE DI STOKES 181
condizione necessaria e suciente anch e esso sia omotopo al laccetto costante.
Intuitivamente lindice rispetto a 0 di un laccetto in A misura quante volte esso si
avvolge intorno allorigine. In generale, dato un laccetto in R
2
, ` e possibile denire
lindice del laccetto rispetto a qualsiasi punto di R
2
che non appartenga al laccetto,
considerando le forme:
(x x
0
)dy (y y
0
)dx
(x x
0
)
2
+ (y y
0
)
2
.
Nel caso di laccetti semplici, lindice rispetto al laccetto di ciascun punto che non
sia nel suo supporto pu` o assumere solo due valori tra i numeri 0, 1, 1. I punti
in cui lindice ` e diverso da 0 formano un aperto limitato che ha il laccetto come
frontiera (Teorema di Jordan).
Lindice rispetto a 0 della frontiera orientata di un dominio regolare connesso
e semplicemente connesso che contenga 0 come suo punto interno ` e 1, mentre la
somma degli indici dei laccetti che compongono la frontiera di un dominio regolare
che non contenga 0 nella sua chiusura ` e uguale a 0.
CAPITOLO 12
Calcolo dierenziale sulle variet` a
1. Fibrato cotangente e tensori
Denizione 12.1. Sia M una variet` a dierenziabile. Il brato duale T

M del suo
brato tangente T M si dice il suo brato cotangente ed i suoi elementi vettori
cotangenti o covettori di M.
Se f C

(M), per ogni p M lapplicazione T


p
v v( f ) R ` e un
funzionale lineare su T
p
M ed ` e dunque un elemento di T

p
M. Associamo in questo
modo ad ogni f C

(M) una sezione dierenziabile



d f del brato T

M, con
d f (v) = (v,

d f ((v))), v T M.
Nel seguito scriveremo per semplicit` a d f invece di

d f , identicando il dierenziale
di una funzione reale alla corrispondente sezione del brato cotangente.
Indichiamo con X

(M) il C

(M)-modulo (M, T

M) delle sezioni dierenzia-


bili del brato T

M.
Abbiamo un accoppiamento di dualit` a
(1.1) X(M) X

(M) (X, ) (X, ) C

(M),
denito da
(X, )(p) = [X()](p) =
p
(X
p
) per ogni p M.
Denizione 12.2. Indichiamo con T
r,s
(T M) la potenza tensoriale r-covariante ed
s-controvariante di T M. Essa ` e un brato vettoriale con bra [T
p
M]

r
[T

p
M]

s
.
Indichiamo poi con T
r,s
(M) lo spazio delle sue sezioni, che si dicono tensori r-
covarianti ed s-controvarianti.
Per estensione dellaccoppiamento (1.1), possiamo far corrispondere ad una
sezione (M, T
r,s
(T M)) unapplicazione :
(1.2) : X

(M) X

(M)
.,,.
r volte
X(M) X(M)
.,,.
s volte
C

(M)
Si verica senza dicolt` a il seguente criterio :
Proposizione 12.1. Condizione necessaria e suciente anch e unapplicazione
R-multilineare (1.2) sia associata ad un tensore ` e che sia C

(M)-multilineare.
183
184 12. CALCOLO DIFFERENZIALE SULLE VARIET
`
A
2. Forme dierenziali su una variet` a
Indichiamo con
q
(M) lo spazio dei tensori alternati q-controvarianti su M.
Per la Proposizione 12.1 abbiamo il seguente criterio
Proposizione 12.2. Sia M una variet` a dierenziabile. Unapplicazione R-multilineare
: (X(M))
q
C

(M)
denisce un elemento di
q
(M) se e soltanto se verica le due condizioni:
(X
1
, X
2
, . . . , X
q
) = 0 se X
1
, X
2
, . . . , X
q
X(M) ed (2.1)
1 i < j h con X
i
= X
j
,
( f X
1
, X
2
, . . . , X
q
) = f (X
1
, . . . , X
q
), (2.2)
X
1
, . . . , X
q
X(M), f C

(M).
La condizione (2.1) ` e equivalente a ciascuna delle
(X
1
, . . . , X
q
) = 0 se X
1
, . . . , X
q
X(M) (2.3)
sono R-linearmente dipendenti,
(X

1
, . . . , X

q
) = ()(X
1
, . . . , X
q
), (2.4)
X
1
, . . . , X
q
X(M), S
q
.
Dalle (2.1) ed (2.2) segue che
(X
1
, . . . , X
q
)(p) = 0 se X
1
, . . . , X
q
X(M), p M (2.5)
ed X
1
p
, . . . , X
q
p
sono R-linearmente dipendenti in T
p
M.
Denizione 12.3. Gli elementi di
q
(M) si chiamamo forme alternate di grado q,
o q-forme alternate.
Denizione 12.4. Il dierenziale della q-forma alternata
q
(M) ` e la (q +
1)-forma alternata d
q+1
(M) denita da
(2.6)
d(X
0
, X
1
, . . . , X
q
) =
q

i=0
(1)
i
X
i
[(X
0
, . . . ,

X
i
, . . . , X
q
)]
+

0i<jq
(1)
i+j
([X
i
, X
j
], X
0
, . . . ,

X
i
, . . . ,

X
j
, . . . , X
q
)
X
0
, X
1
, . . . , X
q
X(M) .
Verichiamo che la (2.6) denisce una (q+1)-forma alternata. Se, per due indi-
ci 0 r < s q, ` e X
r
= X
s
= Y, si verica facilmente che ciascuna delle due som-
me a secondo membro di (2.6) si annulla. Per dimostrare la C

(M)-multilinearit` a,
` e allora suciente vericare che d verica anche la (2.2). Abbiamo
[ f X
0
, X
i
] = f [X
0
, X
i
] (X
i
f )X
0
.
Quindi
d( f X
0
,X
1
, . . . , X
h
) = f
h

i=0
(1)
i
(X
i
)(X
0
, . . . ,

X
i
, . . . , X
h
)]
2. FORME DIFFERENZIALI SU UNA VARIET
`
A 185
+
h

i=1
(1)
i
(X
i
f )(X
0
, . . . ,

X
i
, . . . , X
h
)]
+ f

0i<jh
(1)
i+j
([X
i
, X
j
], X
0
, . . . ,

X
i
, . . . ,

X
j
, . . . , X
h
)

i=1
(1)
i
(X
i
f )(X
0
, . . . ,

X
i
, . . . , X
h
)]
= f d(X
0
, X
1
, . . . , X
h
),
f C

(M), X
0
, X
1
, . . . , X
h
X(M) .
Se x
1
, . . . , x
m
sono coordinate locali, ` e
_

x
i
,

x
j
_
= 0.
Quindi la denizione (2.6) coincide, nel caso in cui M sia un aperto di uno spazio
Euclideo, con quella data in 3 del Capitolo 11. Poich e, per calcolare il dieren-
ziale di una q-forma alternata nellintorno di un punto p M possiamo utiliz-
zare nella (2.6) campi di vettori deniti soltanto in un intorno di p, otteniamo in
particolare il
Teorema 12.3. Se M ` e una variet` a dierenziabile di dimensione m, il dierenziale
denisce un complesso di operatori dierenziali del primordine :
(2.7)
0
0
(M)
d

1
(M)

d

m1
(M)
d

m
(M) 0 .
`
E
0
(M) = C

(M) e, per ogni aperto connesso U di M, le funzioni f


C

(U) con d f = 0 su U sono costanti su U.


Ogni punto p M ha un sistema fondamentale di intorni aperti U tali che, se
1 q m e
q
(U) soddisfa d = 0 in U, allora esiste una
q1
(U) tale
che d = in U.
Dimostrazione. Il Teorema segue dal teorema analogo (Lemma di Poincar e-
Volterra) dimostrato per le forme dierenziali denite sugli aperti degli spazi Eu-
clidei.
Denizione 12.5. Poniamo
Z
q
(M) = f
q
(M) d f = 0 (spazio delle q-forme chiuse su M),
B
q
(M) = d f f
q1
(M) (spazio delle q-forme esatte su M),
H
q
(M) = Z
q
(M)/B
q
(M) (q-esimo gruppo di coomologia
di de Rham di M).
186 12. CALCOLO DIFFERENZIALE SULLE VARIET
`
A
3. Il lemma di Poincar e-Volterra sugli intorni contrattili
Sia M una variet` a dierenziabile di dimensione m. Un aperto U di M si dice
contrattile se esiste unomotopia C

(U[0, 1], U, di unapplicazione costante


con lidentit` a.
Abbiamo :
Teorema 12.4 (Poincar e-Volterra). Se U ` e un aperto contrattile di M, allora
H
q
(U) = 0 per ogni q 1.
Dimostrazione. Sia C

(U [0, 1], U) con


F
0
(p) = p
0
U, F
1
(p) = p, p U.
Sia
q
(U) una forma chiusa e poniamo

() =
0
+ dt
1
,
con
0
(U [0, 1],
q
T

M),
1
(U [0, 1],
q1
T

M). Allora
d(

()) =

(d) = 0 =
_
d
M

0
= 0,

0
t
= d
M

1
_
,
dove abbiamo indicato con d
M
la restrizione del dierenziale su U[0, 1] ai vettori
orizzontali, cio` e a ker dt. Deniamo :
(t) =
_
t
0

1
(s)ds .
Otteniamo allora, per dierenziazione sotto il segno di integrale,
d
M
(t) =
_
t
0
d
M

1
(s)ds =
_
t
0

0
t
(s)ds =
0
(t),
perch e
0
(0) = 0. Con u = (1)
q1
(U), otteniamo du =
0
(1) = in U.
4. Derivata di Lie di un tensore
Un dieomorsmo C

(M, N) denisce isomorsmi :


(
1
)

: C

(M) f f

= f
1
C

(N)

: X(M) X X

(X) X(N)
ove

(X)(q) = d(X

1
(q)
) q N
(
1
)

: X

(M)

(N) ove

(X

) = (X) X X(M) .
Questi isomorsmi si estendono agli isomorsmi degli spazi tensoriali :
T
r,s
(M)

T
r,s
(N) ,
deniti da :

(
1

, . . . ,
r

, X

1
, . . . , X

s
) = (
1
, . . . ,
r
, X
1
, . . . , X
s
)

1
, . . . ,
r
X

(M), X
1
, . . . , X
s
X(M) .
4. DERIVATA DI LIE DI UN TENSORE 187
Sia X X(M) e
X
=
X
(t) il corrispondente gruppo locale a un parametro di
dieomorsmi di M.
Per ogni aperto U relativamente compatto in M esiste un > 0 tale che, per
ogni t (, ),
X
(p, t) sia denita per ogni p U. Quindi, per ogni T
r,s
(M),
utilizzando il dieomorsmo

X
(t)
1
(U) p
X
(p, t) U,
possiamo denire
X
(t) =

X
( ,t)
T
r,s
(U). Otteniamo pertanto un nuovo tensore
L
X
() T
r,s
(M), ponendo :
(4.1) L
X
() =
d
X
(t)
dt

t=0
.
Denizione 12.6. Il tensore L
X
() ` e la derivata di Lie del tensore rispetto al
campo di vettori X.
Proposizione 12.5. Se X, Y X(M), allora L
X
(Y) = [X, Y].
Dimostrazione. In una carta coordinata (U, x) siano X =
_
m
i=1
a
i
/x
i
, Y
i
=
_
b
i
/x
i
. Il gruppo locale a un parametro (t) ` e allora denito dalle equazioni :

i
(x, t) = a
i
((x, t)) i = 1, . . . , m.
Scriviamo (x, t) per linversa della (t). Abbiamo cio` e ((x, t), t) = x per ogni
t e x nel dominio di denizione. Abbiamo allora:
Y(t) =
m

i, j=1
b
i
((x, t))(
j
/x
i
)((x, t))(/x
j
).
Otteniamo quindi:
Y(t)
dt
=
m

i, j=1
_

_
m

h=1
b
i
x
h

h
t

j
x
i
+ b
i
_

2

j
x
i
x
k

k
t
+

j
x
i
t
_
_

x
j
.
Da ((x, t), t) = x, abbiamo:

h
t
+
m

k=1

h
x
k

k
t
= 0.
Poich e /x e /x sono entrambi lidentit` a per t = 0, abbiamo :
m

i, j,h=1
b
i
x
h

h
t

j
x
i

t=0
=
m

h=1
a
h
b
j
x
h
.
Per t = 0 ` e
2

j
/x
i
x
k
= 0, mentre
2

j
/x
i
t = a
j
/x
i
ed otteniamo quindi la
formula desiderata.
Si verica facilmente che :
Proposizione 12.6. Se f T
0,0
(M) = C

(M), allora L
X
f = X f per ogni X
X(M).
188 12. CALCOLO DIFFERENZIALE SULLE VARIET
`
A
Denizione 12.7. Dati numeri positivi h, k, r, s con h r, k s, deniamo sui
tensori loperazione di contrazione degli indici (h, k) :
c
h
k
: T
r,s
(M) T
r1,s1
(M)
nel modo seguente : siano X
1
, . . . , X
m
X(M) campi di vettori che deniscono un
sistema di riferimento su un aperto U di M, tali cio` e che X
1
(p), . . . , X
m
(p) T
p
M
sia una base di T
p
M per ogni p U. Deniamo il sistema di riferimento duale

1
, . . . ,
m
X

(U) mediante (X
i
,
j
)(p) =
i
j
(delta di Kronecker) per ogni p U.
Allora, su U, poniamo :
c
h
k
()(
1
, . . . ,
r1
, Y
1
, . . . , Y
s1
)
=
m

j=1
(
1
, . . . ,
k1
,
j

k
,
k
, . . .
r1
, Y
1
, . . . , Y
h1
, X
j

h
, Y
h
, . . . Y
s1
)

i
X

(M), Y
i
X(M) .
Si verica che la contrazione ` e ben deninta, che cio` e non dipende dalla scelta
del sistema di riferimento su U.
Abbiamo :
Proposizione 12.7. La derivata di Lie commuta con le contrazioni.
Utilizzando questa proposizione possiamo calcolare la derivata di Lie dei di-
versi tensori a partire dalla denizione della derivata di Lie dei campi di vettori.
Ad esempio, se
1
(M), abbiamo :
(4.2) L
X
()(Y) = X((Y)) ([X, Y]) X, Y X(M)
e, pi ` u in generale :
Proposizione 12.8. Se X X(M) e
h
(M), allora :
(4.3)
L
X
()(X
1
, . . . , X
h
) = X((X
1
, . . . , X
h
))
+
h

i=1
(1)
i
([X, X
i
], X
1
, . . . ,

X
i
, . . . , X
h
) ,
X
1
, . . . , X
h
X(M) .
Denizione 12.8. Dato un campo di vettori X X(M), deniamo il prodotto
interno rispetto ad X X(M) mediante :

X
: T
r,s
(M)
X
() T
r,s1
(M)

X
()(
1
, . . . ,
r
, X
1
, . . . , X
s1
) = (
1
, . . . ,
r
, X, X
1
, . . . , X
s1
)

1
, . . . ,
r
X

(M) , X
1
, . . . , X
s1
X(M)
quando s 1. Porremo
X
() = 0 per ogni tensore 0-controvariante.
Teorema 12.9. Valgono le formule :
(4.4) L
X
() = d(
X
) +
X
(d) X X(M) ,
h
(X) ,
5. DISTRIBUZIONI VETTORIALI E TEOREMA DI FROBENIUS 189
(4.5)
[L
X
,
Y
]() = L
X
(
Y
())
Y
(L
X
())
=
[X,Y]
() X, Y X(M), T
r,s
(M) .
5. Distribuzioni vettoriali e teorema di Frobenius
Sia M una variet` a dierenziabile di dimensione m.
Denizione 12.9. Una distribuzione vettoriale generalizzata su M ` e un sotto-
C

(M)-modulo V di X(M).
Ci ` o singica che
f X + gY V, per ogni X, Y V e per ogni f , g C

(M).
Per ogni p M poniamo
V
p
= X
p
X V T
p
M.
La dimensione di V
p
, come spazio vettoriale reale, ` e il rango di V in p.
Denizione 12.10. Una distribuzione vettoriale generalizzata V di rango costante
si dice una distribuzione vettoriale.
In questo caso, gli elementi di V sono le sezioni di un sottobrato vettoriale

V
= (W

M) del brato tangente e, viceversa, se = (W

M) ` e un sotto-
brato vettoriale del brato tangente, lo spazio V = (M, W) delle sue sezioni ` e una
distribuzione vettoriale su M.
Sia

(M) =

m
h=0

h
(M) lalgebra delle forme dierenziali alternate su M.
Indichiamo con
+
(M) =

m
h=1

h
(M) lideale delle forme di grado positivo, che
non contengono cio` e componenti di grado 0.
Associamo alla distribuzione vettoriale V il sistema dierenziale :
I
V
=
+
(M)
V
= 0.
Osserviamo che I
V
` e un sotto-C

(M)-modulo graduato ed un ideale di

(M),
e che, come ideale, ` e generato dai suoi elementi di grado uno.
Denizione 12.11. Chiamiamo sistema dierenziale su M un qualsiasi ideale I
di

(M) contenuto in
+
(M).
Ad un sistema dierenziale I associamo la sua distribuzione caratteristica
(5.1) V
I
= X X(M)
X
(I) I.
La relazione tra sistemi dierenziali e distribuzioni vettoriali ` e descritta dal
seguente:
Lemma 12.10. Sia V una distribuzione vettoriale ed I
V
il sistema dierenziale
ad essa associato. Allora V ` e la distribuzione caratteristica di I
V
.
Se I ` e un sistema dierenziale e V
I
la sua distribuzione caratteristica, ab-
biamo linclusione
(5.2) I I
V
I
.
190 12. CALCOLO DIFFERENZIALE SULLE VARIET
`
A
Esempio 12.1. Sia I il sistema dierenziale (R
n
) (dx
1
+dx
2
dx
3
) in R
m
, con
m 3. Allora V
I
= C

(R
m
)
_

x
4
, . . . ,

x
m
_
ed I
V
I
` e lideale di

(M) generato
da dx
1
, dx
2
, dx
3
.
Denizione 12.12. Sia V una distribuzione vettoriale su M.
Una sottovariet` a N di M si dice una sottovariet ` a integrale di V se T
p
N V
p
per ogni p N.
Una distribuzione vettoriale V si dice totalmente integrabile se per ogni punto
p M esiste una sottovariet` a integrale N di V con p N e T
p
N = V
p
.
Diciamo che V ` e formalmente integrabile se
(5.3) [V, V] V.
Abbiamo il
Teorema 12.11 (Frobenius). Sia V una distribuzione vettoriale di rango costante
k. Sono allora equivalenti:
(i) V ` e totalmente integrabile;
(ii) V ` e formalmente integrabile;
(iii) dI
V
I
V
Dimostrazione. (ii) = (i). Sia p M. Poich e V
p
ha rango k, possiamo
ssare k campi vettoriali X
1
, . . . , X
k
Vcon X
1p
, . . . , X
k p
linearmente indipendenti
in T
p
M. Possiamo allora trovare una carta locale (U, x) per cui:
X
i
=

m
j=1
a
j
i
(x)

x
j
, con a
j
i
(0) =
j
i
per 1 i k, 1 j m.
Consideriamo la matrice k k
A(x) =
_

_
a
11
(x) a
12
(x) a
1k
(x)
a
21
(x) a
22
(x) a
2k
(x)
.
.
.
.
.
.
.
.
.
a
k1
(x) a
k2
(x) a
kk
(x)
_

_
.
Poich e A(0) = I
k
, a meno di restringere lintorno U di p, possiamo supporre che
A(x) sia invertibile in U. Sia B(x) = (b
i
j
(x)) la sua inversa. Allora i campi di vettori
Y
i
=
k

j=1
b
j
i
(x)X
j
=

x
i
+
m

j=k+1
c
h
i
(x)

x
h
(i = 1, . . . , k)
generano V
q
in ogni punto q U. La condizione (ii) implica che
[Y
i
, Y
j
]
q
(Y
1q
, . . . , Y
kq
) per ogni q U.
Poich e i campi di vettori
Y
1
, . . . , Y
k
,

x
k+1
, . . . ,

x
m
deniscono una base di T
q
M in ogni punto q U, ed
[Y
i
, Y
j
]
q

__

x
k+1
_
q
, . . . ,
_

x
m
_
q
_
,
5. DISTRIBUZIONI VETTORIALI E TEOREMA DI FROBENIUS 191
otteniamo che [Y
i
, Y
j
] = 0 in U per ogni 1 i, j k.
Dimostriamo ora il seguente
Lemma 12.12. Siano Y
1
, . . . , Y
k
campi di vettori deniti e linearmente indipen-
denti in tutti i punti di un intorno aperto U di p M. Se [Y
i
, Y
j
] = 0 in U per
ogni 1 i < j k, allora esite una carta locale (U

, y) con p U

U per cui
Y
i
=

y
i
in U

per i = 1, . . . , k.
Dimostrazione. Possiamo supporre che (U, x) sia una carta locale in p. Ragio-
niamo per induzione su k.
Sia k = 1. Possiamo supporre che Y
1p
=
_

x
1
_
p
. Il campo di vettori Y
1
denisce un gruppo locale a un parametro di dieomorismi x(U) R

U
(x, t) (x, t) R
m
, ove

U ` e un intorno di x(U) 0 in x(U) R. Abbiamo

1
(x, t)
t
= 1 per x = 0, t = 0 e quindi, per il teorema delle funzioni implicite,
x = (0, y
2
, . . . , y
m
; y
1
) denisce coordinate in un intorno U

di p in U, per cui
Y
1
=

y
1
.
Sia ora k > 1 e supponiamo che il lemma valga per un numero inferiore di
campi di vettori linearmente indipendenti che commutano tra loro. Per la prima
parte della dimostrazione, possiamo ssare coordinate locali (U, x) tali che:
Y
1
=

x
1
, Y
i
=
m

j=1
a
j
i
(x)

x
j
per 2 j k.
Poich e
[Y
1
, Y
i
] =
m

j=1
a
j
i
(x)
x
1

x
j
per 2 j k,
la condizione [Y
1
, Y
i
] = 0 implica che i coecienti a
j
i
sono indipendenti da x
1
in
un intorno < x
i
< x(U).
Poniamo Z
j
=
_
m
j=2
a
j
i
(x)

x
j
per 2 j k. Allora [Z
i
, Z
j
] = 0 per 2
i, j k. Per lipotesi induttiva, possiamo trovare un cambiamento delle coordinate
x
2
, . . . , x
m
per cui risulti Z
j
=

x
j
per 2 j k. Otteniamo perci ` o nelle nuove
coordinate x
1
, . . . , x
m
:
Y
1
=

x
1
, Y
i
=

x
i
+ a
1
i
(x)

x
1
per 2 i k .
Da [Y
i
, Y
j
] = 0 per ogni 1 i, j k otteniamo allora che le a
1
i
sono indipendenti
da x
1
e a
1
i
/x
j
= a
1
j
/x
i
per 2 i, j k. Possiamo quindi trovare una funzione
, indipendente da x
1
, tale che a
1
i
= /x
i
per 2 i k. Nelle nuove variabili :
_

_
y
1
= x
1
+ (x
2
, . . . , x
m
)
y
i
= x
i
per 2 i m
192 12. CALCOLO DIFFERENZIALE SULLE VARIET
`
A
abbiamo Y
i
=

y
i
per 1 i k.
Completiamo ora la dimostrazione dellimplicazione (ii) = (i). Fissata una
carta locale (U

, y) con centro in p per cui Y


i
=

y
i
, la
N = y
k+1
= 0, . . . , y
m
= 0
` e una sottovariet` a di M, contenuta in U

, contenente p e tale che T


q
N = V
q
per
ogni q N.
(ii) = (iii) Se
1
(M) si annulla su tutti i campi di V, abbiamo:
() d(X, Y) = X((Y)) Y((X)) ([X, Y]) = 0 X, Y V
perch e (Y) = 0, (X) = 0 ed anche ([X, Y]) = 0 perch e [X, Y] V. Si ragiona in
modo analogo per forme di grado maggiore di uno.
(iii) = (ii) Abbiamo V = X X(M) (X) = 0, I
V
X

(M).
Limplicazione ` e allora una facile conseguenza della ().
(ii) = (i) Segue dal fatto che il commutatore di due campi di vettori tangenti
a una sottovariet` a N in tutti i suoi punti ` e ancora tangente alla sottovariet` a N in tutti
i suoi punti.
Possiamo ancora riformulare il Teorema di Frobenius nella forma
Teorema 12.13 (Frobenius). Condizione necessaria e suciente anch e una di-
stribuzione vettoriale V, di rango k, sia formalmente integrabile ` e che sia vericata
una delle condizioni equivalenti:
(1) per ogni punto p M possiamo trovare una carta locale (U, x) con centro
in p tale che V
U
sia generata dai campi di vettori

x
1
, . . . ,

x
k
;
(2) per ogni punto p M possiamo trovare una carta locale (U, x) con centro
in p tale che lideale I
V

U
sia generatato dai dierenziali dx
k+1
, . . . , dx
m
.
Osserviamo inne che vale la :
Proposizione 12.14. Se I ` e un sistema dierenziale in M e dI I, allora V
I
` e formalmente integrabile.
Dimostrazione. Se X V
I
ed I, allora :
L
X
() = d(
X
()) +
X
(d) I
per lipotesi che d dI I. Poich e la derivata di Lie commuta con la
contrazione, abbiamo, per X, Y V
I
ed I :

[X,Y]
() =
L
X
(Y)
() = L
X
(
Y
())
Y
(L
X
()) I .
Questo vale per ogni I e quindi anche [X, Y] V
I
.
6. DISTRIBUZIONI FORMALMENTE INTEGRABILI E LEMMA DI POINCAR

E-VOLTERRA 193
6. Distribuzioni formalmente integrabili e lemma di Poincar e-Volterra
Ci sar` a utile nel seguito una formulazione del Lemma di Poincar e-Volterra in
cui utilizziamo la nozione di distribuzione totalmente integrabile.
Fissiamo una variet` a dierenziabile M di dimensione m. Se V ` e una distri-
buzione vettoriale di rango n su M ed U un aperto di M, indicheremo con V(U)
la distribuzione vettoriale in U generata da V, cio` e il C

(U)-modulo a sinistra
generato dalle restrizioni ad U dei campi di vettori di V(= V(M)).
Supponiamo ssata su M una distribuzione vettoriale V, di rango n e totalmen-
te integrabile.
Lemma 12.15. Sia V
1
unaltra distribuzione totalmente integrabile, di rango n1
e contenuta in V. Supponiamo vi sia un campo di vettori Y X(M) tale che
V
1
ed Y generano V; (i)
L
Y
(V
1
) V
1
. (ii)
Allora, per ogni punto p M possiamo trovare un intorno aperto U di p in M con
la propriet ` a:
f C

(U) tale che X f = 0, X V


1
(6.1)
g C

(U) tale che


_

_
Xg = 0 in U, X V
1
,
Yg = f in U.
(6.2)
Dimostrazione. Per il Teorema 12.13 possiamo trovare una carta coordinata
(U, x) con centro in p tale che:
I
V
1
(U) ` e generato da dx
1
, dx
n+1
, . . . , dx
m
;
I
V
(U) ` e generato da dx
n+1
, . . . , dx
m
.
In particolare, V(U) ` e generato da

x
1
, . . . ,

x
n
e quindi
Y =

n
i=1
a
i
(x)

x
i
in U.
Per ipotesi a
1
0 in tutti i punti di U ed
L
Y
_

x
i
_

_

x
2
, . . . ,

x
n
_
, i = 2, . . . , n =
a
1
x
i
= 0 in U, i = 2, . . . , n.
Se f C

(U) soddisfa (6.1), allora


f
x
i
= 0 in U per i = 2, . . . , n.
Possiamo supporre che x(U) sia un ipercubo x
i
< 1, 1 i m. Ponendo
g(x) = g(x
1
, x
2
, . . . , x
m
) =
_
x
1
0
f (t, x
2
, . . . , x
m
)
a
1
(t, x
2
, . . . , x
m
)
dt
deniamo allora una funzione g C

(U) che soddisfa (6.2).


Data una distribuzione formalmente integrabile, possiamo sempre ricondurci
localmente alla situazione descritta nel Lemma 12.15:
194 12. CALCOLO DIFFERENZIALE SULLE VARIET
`
A
Lemma 12.16. Sia V una distribuzione totalmente integrabile di rango n in V.
Per ogni punto p M possiamo trovare un intorno aperto U di p in M ed una
distribuzione totalmente integrabile V
1
di rango n 1 in U ed un campo di vettori
Y V(U) tali che
V
1
ed Y generano V(U); (i)
L
Y
(V
1
) V
1
. (ii)
Dimostrazione. Scegliamo una carta coordinata (U, x) con centro in p tale che
I
V
(U) = (dx
n+1
, . . . , dx
m
) e deniamo
V
1
=
_

x
2
, . . . ,

x
n
_
ed Y =

x
1
.

Introduciamo la notazione: se ,
p
(M) e V ` e una distribuzione vettoriale
su M, scriviamo
(6.3) mod V (X
1
, . . . , X
p
) = (X
1
, . . . , X
p
), X
1
, . . . , X
p
V.
Possiamo enunciare ora il
Teorema 12.17. Sia V una distribuzione vettoriale formalmente integrabile su M.
Allora, per ogni p M possiamo trovare un intorno aperto U di p in M tale che,
per ogni intero k con 1 k m ed ogni forma

k
(U) con d 0 mod V(U)
possiamo trovare una forma
k1
(U) tale che

k1
(U) tale che d mod V(U).
Dimostrazione. Dimostriamo il teorema per induzione sul rango n di V. La
tesi ` e banalmente vera se V ha rango zero. Supponiamo quindi che n > 0 e la tesi
sia vericata per tutte le distribuzioni formalmente integrabili di rango inferiore ad
n.
Per il Lemma 12.15 ed il Lemma 12.16 e lipotesi induttiva, ssato p M
possiamo trovare un intorno aperto U di p in M tale che
(a) esiste un Y V(U) ed una distribuzione formalmente integrabile V
1
(U)
di rango n1 in U tali che
V(U) = (Y, V
1
(U)) e [Y, V
1
(U)] V
1
(U).
(b) Per ogni
k
(U), con k > 0 e d 0 mod V
1
(U) possiamo trovare

k1
(U) con d mod V
1
(U).
(c) Per ogni f C

(U) con X f = 0 per ogni X V


1
(U) possiamo trovare
una g C

(U) tale che


_

_
Xg = 0 X V
1
(U),
Yg = f in U.
6. DISTRIBUZIONI FORMALMENTE INTEGRABILI E LEMMA DI POINCAR

E-VOLTERRA 195
Sia ora
k
(U), con k > 0, e supponiamo che
d 0 mod V(U).
In particolare,
d 0 mod V
1
(U)
e quindi, per (b) possiamo trovare una
k1
(U) con
d mod V
1
(U).
Consideriamo
= Y|( d)
k1
(U).
Abbiamo
d = d(Y|( d)) = L
Y
( d) Y|(d[ d])
= L
Y
( d) Y|d.
Poich e [Y, V
1
(U)] V
1
(U), otteniamo che
d 0 mod V
1
(U).
Consideriamo ora il caso in cui sia k = 1. Allora C

(U) ed X = 0 per
ogni X V
1
(U). Per il punto (c), possiamo trovare una funzione g C

(U) tale
che
_

_
Xg = 0 X V
1
(U),
Yg = in U.
Dico che
d( + g) mod V(U).
Infatti,
d( + g)(X) = X + Xg = d(X) = (X), X V
1
(U),
d( + g)(Y) = Y|(d) + Yg = Y|(d) + = Y| = (Y).
Questo completa la dimostrazione nel caso k = 1.
Se k > 1, per (b) possiamo trovare
k1
(U) tale che
d mod V
1
(U).
Sia g C

(U) una soluzione (che esiste per il punto (c)) di


_

_
Xg = 0 X V
1
(U),
Yg = 1 in U.
Dico che allora
d( + dg ) mod V(U).
Infatti, se X
1
, . . . , X
k
V
1
(U), otteniamo
d( + dg )(X
1
, . . . , X
k
) = d(X
1
, . . . , X
k
) = (X
1
, . . . , X
k
),
d( + dg )(Y, X
2
, . . . , X
k
) = (Y|d)(X
2
, . . . , X
k
) + d(X
2
, . . . , X
k
)
= (Y|d)(X
2
, . . . , X
k
) + (X
2
, . . . , X
k
)
= Y|(X
2
, . . . , X
k
) = (Y, X
2
, . . . , X
k
).
196 12. CALCOLO DIFFERENZIALE SULLE VARIET
`
A
Questo completa la dimostrazione.
7. Il teorema di Darboux sulle forme canoniche
In questo paragrafo studieremo la forma canonica di Darboux di una uno-forma
e di una due-forma chiusa.
7.1. Il teorema di Darboux per le due-forme. Enunciamo una versione geo-
metrica del teorema di Darboux per le due-forme alternate.
Teorema 12.18. Sia M una variet ` a dierenziabile di dimensione m ed
2
(M)
una due-forma su M. Sia poi V una distribuzione vettoriale di rango n, totalmente
integrabile. Supponiamo che:
(1) per ogni p M, la forma
p
ha rango costante 2r su V
p
;
(2) d(X
1
, X
2
, X
3
) = 0, X
1
, X
2
, X
3
V.
Allora per ogni punto p M possiamo trovare un intorno aperto U di p in M ed
una distribuzione totalmente integrabile V
1
di rango n r su U con
(3) V
1
V(U) e (X
1
, X
2
) = 0 X
1
, X
2
V
1
.
Dimostrazione. Ragioniamo per induzione sul rango 2r di . Se r = 0, la tesi
` e banalmente vericata con U = M e V
1
= V. Supponiamo quindi r > 0 e la tesi
vera quando abbia rango minore di 2r.
Deniamo
V
0
= X V X| = 0 su V.
Osserviamo che V
0
` e una distribuzione di rango n 2r ed ` e totalmente integrabile.
Infatti, se X, Y V
0
e Z V, abbiamo
0 = d(X, Y, Z) = X(Y, Z) Y(X, Z) + Z(X, Y)
([X, Y], Z) + ([X, Z], Y) ([Y, Z], X)
= ([X, Y], Z).
Infatti (X, Y) = 0, (X, Z) = 0, (Y, Z) = 0 perch e X, Y V
0
, Z V, e
([X, Z], Y) = 0, ([Y, Z], X) = 0 perch e X, Y V
0
, [X, Z], [Y, Z] V. Questo
dimostra che V
0
` e totalmente integrabile.
Per il teorema di Frobenious, ssato un punto p di M possiamo trovare un
intorno aperto U

di p in M ed una distribuzione totalmente integrabile V


2
X(U

),
di rango n 1 su U

, con
1
V
0
(U

) V
2
V(U

).
La restrizione di a V
2
ha rango 2r 2 e verica le ipotesi del teorema con U

al
posto di M, n 1 al posto di n, V
2
al posto di V. Per lipotesi induttiva, possiamo
trovare un intorno aperto U di p in U

ed una distribuzione vettoriale totalmente


integrabile V
1
X(U), di rango (n 1) (r 1) = n r, con V
1
V
2
(U), su
1
Possiamo infatti trovare una carta locale (U

, x) tale che B
0
(U

) sia generato da
/x
1
, . . . , /x
n2r
e B(U

) da /x
1
, . . . , /x
n
. Possiamo allora scegliere come V
2
la distribuzione
generata da /x
1
, . . . , /x
n1
.
7. IL TEOREMA DI DARBOUX SULLE FORME CANONICHE 197
cui la restrizione di sia identicamente nulla. Poich e V
1
V
2
(U) V(U), la
dimostrazione ` e completa.
Possiamo ora utilizzare il Teorema 12.18 per ottenere la forma canonica. Per il
Lemma di Poincar e-Volterra, ssato un punto p
0
M ed un suo intorno U in M,
possiamo trovare una forma
1
(U) tale che
d = 0 su V(U).
Per il Teorema 12.18 possiamo supporre che su U sia denita una distribuzione
totalmente integrabile V
1
su cui sia identicamente nulla. In particolare
d = 0 su V
1
.
Utilizzando ancora il Lemma di Poincar e-Volterra, a meno di considerare al posto
di U un altro intorno aperto di p in U, possiamo supporre che vi sia una funzione
f C

(U) tale che


= d f su V
1
.
A meno di restringerci ad un altro intorno aperto di p in U, possiamo supporre che
su U sia denito un sistema di coordinate x tali che
(i) dx
n+1
, . . . , dx
m
generano lideale I
V
(U);
(ii) dx
1
, . . . , dx
r
, dx
n+1
, . . . , dx
m
generano lideale I
V
1
.
Allora:
d f =

r
i=1
a
j
dx
j
+

m
i=n+1
b
j
dx
j
,
d =

r
i=n+1

j
dx
j
con a
j
, b
j
C

(U),
j

1
(U). Dierenziando otteniamo
d =

r
i=1
da
j
dx
j
+

m
i=n+1
db
j
dx
j
e quindi
=

r
i=1
da
j
dx
j
+

m
i=n+1
(db
j
+
j
) dx
j
Poich e la restrizione di a V ha rango 2r, abbiamo
da
1
da
r
dx
1
dx
r
0 su V
p
, p U.
Possiamo quindi scegliere nuove coordinate y in un intorno aperto U

di p in U,
con
_

_
y
i
= x
i
se 1 i r, n < i m,
y
i
= a
i
se r < i 2r.
Abbiamo ottenuto il seguente
Corollario 12.19. Sotto le ipotesi del Teorema 12.18, per ogni punto p M possia-
mo trovare una carta coordinata (U, x) con centro in p ed mn forme dierenziali

n+1
, . . . ,
m

1
(U) tali che
J
V
(U) = (dx
n+1
, . . . , dx
m
), (7.1)
=

r
i=1
dx
i
dx
r+i
+

m
i=n+1

i
dx
i
. (7.2)
198 12. CALCOLO DIFFERENZIALE SULLE VARIET
`
A
Dal Teorema 12.18 ricaviamo il risultato di Darboux sulle due forme chiuse:
Teorema 12.20. Sia
2
(M) una forma chiusa, di rango costante 2r. Per ogni
punto p di M possiamo trovare una carta coordinata (U, x) con centro in p tale che
(7.3) =

r
i=1
dx
i
dx
r+i
su U.
7.2. Il teorema di Darboux per le uno-forme. Sia
1
(M) una uno-
forma che non si annulla in nessun punto di M. Essa denisce una distribuzione
diperpiani
(7.4) V

= X X(M) (X) = 0.
Per il Lemma di Cartan, questa distribuzione ` e totalmente integrabile se e soltanto
se
(7.5) d = 0.
In questo caso, per ogni punto p M possiamo trovare, in un opportuno intorno
aperto U di p, un fattore integrante f C

(U) con f 0 in tutti i punti di U e


(7.6) d( f ) = 0, f = dg con g C

(U).
Le g = costante deniscono in U la foliazione associata alla distribuzione V

.
Pi ` u in generale, quando V

non sia totalmente integrabile, possiamo porci il


problema di determinare foliazioni locali, di dimensione massimale, di variet` a in-
tegrali di V

. Questo problema, nel caso in cui il rango di d sia costante, ` e risolto


dal seguente
Teorema 12.21 (Darboux). Sia
1
(M) una forma dierenziale che goda delle
propriet ` a:
(p) 0, p M, (7.7)
d(p) ha rango 2r su T
p
M, per ogni p M. (7.8)
Sia p M. Allora:
(1) Se
(7.9) (p) (d(p))
r
0,
possiamo trovare un intorno aperto U di p in M ed una distribuzione
totalmente integrabile V
mr1
X(U), di rango m r 1 in U, con
(7.10) V
mr1
V

(U).
(2) Se
(7.11) (d)
r
= 0 in un intorno di p,
possiamo trovare un intorno aperto U di p in M ed una distribuzione
totalmente integrabile V
mr
X(U), di rango m r in U, con
(7.12) V
mr
V

(U).
Tali distribuzioni hanno rango massimo tra le distribuzioni totalmente integrabili
contenute in V

(U), per un intorno aperto U di p in M.


7. IL TEOREMA DI DARBOUX SULLE FORME CANONICHE 199
Dimostrazione. Supponiamo valga la (7.11). A meno di sostituire ad M un
intorno aperto di p in M, possiamo supporre, per semplicit` a, che la (7.11) valga
per tutti i punti di M.
Per il Teorema 12.18, possiamo trovare un intorno aperto U di p in M ed una
distribuzione vettoriale totalmente integrabile V
1
X(U), di rango m r su U,
su cui d si annulli identicamente. Per il Lemma di Poincar e-Volterra, possiamo
trovare, su un intorno eventualmente pi` u piccolo di p, che per semplicit` a possiamo
supporre ancora uguale ad U, una funzione S C

(U) tale che


dS = 0 su V
1
.
La V

= X X(U) XS = dS (X) = 0 ` e una distribuzione totalmente integrabile


di iperpiani. Dalla condizione che d
r
0 in tutti i punti, segue che V
1
e
V

sono trasversali e quindi V


mr1
= V

V
1
` e una distribuzione totalmente
integrabile di rango m r 1, che soddisfa la tesi.
Consideriamo ora il caso in cui valga la (7.11). Possiamo supporre per sempli-
cit` a che d)
r
= 0 su M. La
V
0
= X V

(X|d) = 0
` e una distribuzione di rango m 2r + 1. Infatti, per ogni punto p
0
M, la d si
pu` o scrivere, in un intorno U
p
0
di p
0
, nella forma
d = +

r
i=2

i

i
,
per opportune forme
2
, . . . ,
r
, ,
2
, . . . ,
r

1
(U
p
0
) con , ,
2
, . . . ,
r
,
2
, . . . ,
r
linearmente indipendenti in ogni punto di U
p
0
. Allora lideale di V
0
` e localmente
generato da ,
2
, . . . ,
r
,
2
, . . . ,
r
e quindi ha rango 2r 1, onde V
0
ha rango
complementare m (2r 1) = m 2r + 1.
Per vericare che V
0
` e totalmente integrabile, osserviamo che
([X, Y]) = d(X, Y) X(Y) + Y(X) = 0,
in quanto (X) = 0, (Y) = 0 e d(X, Y) = (X|d)(Y) = 0 perch e (X|d) ` e
multiplo di per X V
0
.
`
E poi, se X, Y V
0
e Z V

,
0 = d
2
(X, Y, Z) = Xd(Y, Z) Yd(Y, Z) + Zd(X, Y)
d([X, Y], Z) + d([X, Z], Y) d([Y, Z], X)
= d([X, Y], Z),
perch e d(Y, Z) = 0, d(Y, Z) = 0, d(X, Y) = 0, d([X, Z], Y) = 0, d([Y, Z], X) =
0 in quanto le forme X|d ed Y|d sono multiple di ed [X, Z], [Y, Z] V

.
Quindi [X, Y]|d si annulla su V

e perci` o ` e un multiplo di . Questo completa la


dimostrazione del fatto di V
0
sia totalmente integrabile.
Poich e il nucleo di d ha dimensione m 2r, per ogni punto p M potremo
trovare un campo di vettori X V
0
per cui X|d non si annulli in p. Poich e X|d
` e un multiplo di , ne segue che possiamo trovare un intorno aperto U di p in M
ed un campo di vettori X V
0
(U) tale che
X|d = in U.
200 12. CALCOLO DIFFERENZIALE SULLE VARIET
`
A
Per il Teorema 12.18, a meno di sostituire ad U un altro intorno di p in esso conte-
nuto, possiamo trovare una distribuzione V
1
X(U) in U, totalmente integrabile e
di rango m r, con
V
0
(U) V
1
e d = 0 su V
1
.
Poich e
(Z) = (X|d)(Z) = d(X, Z) = 0, Z V
1
,
abbiamo V
1
V

. La tesi ` e dunque vericata con V


mr
= V
1
.
Osserviamo inne che, se V ` e una distribuzione totalmente integrabile conte-
nuta in V

, allora d(X, Y) = 0 per ogni X, Y V. Quindi V ha rango minore o


uguale ad m r, e minore o uguale di m r 1 se (d)
r
0.
Dalla discussione per le forme canoniche di una due forma fatta sopra, ricavia-
mo il
Teorema 12.22. Sia
1
(M) una uno-forma, che non si annulli in nessun punto
di M e tale che d abbia rango costante 2r in tutti i punti di M. Sia p M. Allora:
(1) Se (d)
r
non si annulla in p, esiste una carta coordinata (U, x) con
centro in p tale che
(7.13) = dx
2r+1
+

r
i=1
x
i
dx
r+i
in U.
(2) Se (d)
r
` e identicamente nulla in un intorno di p, esiste una carta
coordinata (U, x) con centro in p tale che
(7.14) =

r
i=1
x
i
dx
r+i
in U.
CAPITOLO 13
La coomologia di de Rham sulle variet` a
1. Denizioni prinicipali
Denizione 13.1. I complessi di spazi vettoriali ed operatori dierenziali
0
0
(M)
d

1
(M)
d

2
(M)

q1
(M)
d

q
(M)
d

q+1
(M)
(1.1)
0
0
c
(M)
d

1
c
(M)
d

2
c
(M)

q1
c
(M)
d

q
c
(M)
d

q+1
c
(M)
(1.2)
si dicono il complesso di de Rham ed il complesso di de Rham pei supporti com-
patti, rispettivamente. Poniamo
Z
q
(M) =
q
(M) d = 0, (cicli) (1.3)
B
q
(M) = d
q1
(M), (bordi) (1.4)
Z
q
c
(M) =
q
c
(M) d = 0, (cicli a supporto compatto) (1.5)
Z
q
c
(M) = d
q1
c
(M), (bordi a supporto compatto). (1.6)
I quozienti
H
q
(M) = Z
q
(M)/B
q
(M), (1.7)
H
q
c
(M) = Z
q
c
(M)/B
q
q
(M) (1.8)
si dicono, rispettivamente, il q-esimo gruppo di coomologia di de Rham e il q-
esimo gruppo di coomologia di de Rham a supporti compatti.
Proposizione 13.1. Sia M una variet` a dierenziabile di dimensione m e poniamo
(1.9) H

(M) =

m
q=0
H
q
(M), H

c
(M) =

m
q=0
H
q
c
(M).
Il prodotto esterno nellalgebra di Grassmann

(M) denisce per passaggio al


quoziente una struttura di algebra di Grassmann su H

(M) ed H

c
(M).
Dimostrazione. Basta osservare che
(d) = d( ),
q
1
(M), Z
q
2
(M).
Quindi
Z
q
1
(M) Z
q
2
(M) Z
q
1
+q
2
(M) e
B
q
1
(M) Z
q
2
(M) + Z
q
1
(M) B
q
2
(M) B
q
1
+q
2
(M).
201
202 13. LA COOMOLOGIA DI DE RHAM SULLE VARIET
`
A
Se Z
q
1
(M), Z
q
2
ed [], [] sono le classi di coomologia da esse
denite, poniamo
[] [] = [ ].
2. Invarianza omotopica
Siano M, N variet` a dierenziabili ed f C

(M, N) unapplicazione die-


renziabile. Si verica facilmente che il pull-back e il dierenziale sulle forme
commutano. Quindi, per passaggio ai quozienti, la f denisce unapplicazione
naturale
(2.1) f

: H
q
(N) H
q
(M)
ed anche, se f ` e propria, unapplicazione f

: H
q
c
(N) H
q
c
(M).
Lemma 13.2. Sia M una variet` a dierenziabile, sia I un intervallo di R, e consi-
deriamo la proiezione p
M
: M I M e, per ogni t I, la sezione s
t
: M x
(x, t) M I. Allora per ogni intero q 0 ed ogni t I,
p

M
: H
q
(M) H
q
(M I) ed s

t
: H
q
(M I) H
q
(M)
sono isomorsmi, luno inverso dellaltro.
Dimostrazione. Abbiamo s
t
= id
M
per ogni t I, e quindi anche

t
` e
lidentit` a in coomologia:
H
q
(M)
p

t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
H
q
(M I)
s

t .q
q
q
q
q
q
q
q
q
q
H
q
(M)
In particolare, s

t
: H
q
(M I) H
m
(M) ` e surgettiva, e p

M
: H
q
(M)
H
q
(M I) ` e iniettiva.
Per ogni intero q 1 indichiamo con
q
M
(M I) lo spazio delle q-forme su
M I che sono localmente combinazioni lineari di elementi di p

M
(
q
(M)), con
coecienti in C

(M I). Abbiamo

q
(M I) =
q
M
(M I)
q1
M
(M I) dt.
Sia f Z
q
(M I). Scriviamo f = f
(q)
+ f
(q1)
dt con f
(h)

h
M
(M I). La
condizione dintegrabilit` a d f = 0 ci d` a
_

_
d
M
s

t
f
(h)
= 0 t I,
d
dt
s

t
f
(q)
+ (1)
q
d
M
s

t
f
(q1)
= 0 t I.
Fissato t
0
I, deniamo una forma g
(q1)

q1
M
(M I) mediante
g
(q1)
(x, t) = p

M
_
_
t
t
0
s

f
(h1)
d
_
(x, t)
Allora
(q)
= f d
MI
g
(q1)
Z
q
(M I)
q
M
(M I). In particolare, soddisfa
d
dt
s

(q)
= 0,
3. COMPLESSI DIFFERENZIALI 203
onde s

(q)
` e una forma
q
(M), indipendente da t I, ed abbiamo
(q)
= p

M
.
Inoltre
d
M
= d
M
s

(q)
= s

t
d
MI

(q)
= 0.
Questo dimostra che p

M
: H
q
(M) H
q
(M I) ` e anche surgettiva, e completa
quindi la dimostrazione.
Abbiamo la
Proposizione 13.3. Due applicazioni dierenziabili f
0
, f
1
C

(M, N) omotope
inducono la stessa applicazione in coomologia.
Dimostrazione. Per ipotesi esiste unapplicazione dierenziabile
F = ( f
t
) C

(M I, N), con F( , 0) = f
0
, F( , 1) = f
1
.
`
E f
t
= F s
t
e quindi f

t
= s

t
F

. Per il Lemma 13.2, per ogni t [0, 1], s

t
inverte
p

M
, ove p
M
: M [0, 1] M ` e la proiezione sul primo fattore. Abbiamo perci` o,
in coomologia, f

0
= (p

M
)
1
F

= f

1
.
Corollario 13.4. Due variet ` a che abbiano lo stesso tipo domotopia hanno la
stessa coomologia di de Rham.
Ricordiamo, che, per variet` a dierenziabili, possiamo denire tutte le nozioni
usuali dellomotopia richiedendo che tutte le mappe considerate siano dierenzia-
bili. Ad esempio, nellenunciato del corollario, il fatto che due variet` a M ed N
abbiamo lo stesso tipo domotopia si pu` o formulare nel modo seguente:
Esistono applicazioni dierenziabili f C

(M, N), g C

(N, M), F
C

(M [0, 1], M), G C

(N [0, 1], N), tali che


_

_
F
0
= g f ,
F
1
= id
M
,
_

_
G
0
= f g,
G
1
= id
N
.
3. Complessi dierenziali
Ricordiamo qui alcuni fatti algebrici generali che ci saranno utili nel seguito.
Denizione 13.2. Un complesso dierenziale ` e il dato di uno spazio vettoriale C
su un campo k, di una sua Z-gradazione C =

qZ
C
q
e di un omomorsmo
d
C
: C C, omogeneo di grado 1, con d
C
2
= 0. Indichiamo il complesso
mediante
(3.1)
C
q1
d
C
C
q
d
C
C
q+1

La coomologia di (3.1) ` e la somma diretta di spazi vettoriali:
H(C, d
C
) =

qZ
H
q
(C, d
C
), (3.2)
ove H
q
(C, d
C
) = (ker d
C
C
q
)/d
C
(C
q1
).
Lo spazio vettoriale H
q
(C, d
C
) si dice anche il q-esimo gruppo di coomologia di
(3.1).
204 13. LA COOMOLOGIA DI DE RHAM SULLE VARIET
`
A
Dati due complessi dierenziali (A, d
A
) e (B, d
B
) sullo stesso campo k, unap-
plicazione lineare f : A B si dice un omomorsmo di complessi se
f (A
q
) B
q
, q Z, (3.3)
f d
A
= d
B
f . (3.4)
Essa induce unapplicazione naturale
(3.5) f

: H
q
(A, d
A
) H
q
(B, d
B
),
che fa corrispondere alla classe [a
q
] di a
q
ker d
A
A
q
la classe [ f (a
q
)] di f (a
q
)
ker d
B
B
q
.
Una successione
(3.6)
V
q1
f
q1
V
q
f
q
V
q+1

di k-spazi vettoriali su di applicazioni k-lineari si dice esatta se
(3.7) f
q1
(V
q1
) = ker f
q
, q Z.
Una successione esatta della forma
(3.8)
0 A

B

C 0
si dice una successione esatta corta.
Se (A, d
A
), (B, d
B
) e (C, d
C
) sono complessi dierenziali di spazi vettoriali su
k e la (3.8) ` e una successione esatta corta di omomorsmi di complessi, possiamo
denire delle applicazioni k-lineari
(3.9)
q
: H
q
(C, d
C
) H
q+1
(A, d
A
)
nel modo seguente.
Sia c
q
C
q
con d
C
c
q
= 0. Poich e ` e surgettiva, esiste un elemento b
q
B
q
tale che c
q
= (b
q
). Abbiamo
(d
B
b
q
) = d
C
(b
q
) = d
c
c
q
= 0
e quindi, per lesattezza di (3.8) esiste uno ed un solo a
q+1
A
q+1
tale che
(a
q+1
) = d
B
b
q
.
Poich e
(d
A
a
q+1
) = d
B
(a
q+1
) = d
2
B
b
q
= 0 = d
A
a
q+1
= 0
per lesattezza di (3.8), lelemento a
q+1
denisce per passaggio al quoziente una
classe [a
q+1
] H
q+1
(A, d
A
).
Siano ora
c

q
= c
q
+ d
C
c
q1
, con c
q1
C
q1
,
b

q
B
q
con (b

q
) = c

q
= c
q
+ d
C
c
q1
,
a

q+1
A
q+1
con (a

q+1
) = d
B
b

q
.
Utilizzando ancora lesattezza di (3.8), otteniamo
b
q1
B
q1
tale che
(b

q
b
q
) = c

q
c
q
= d
C
c
q1
= d
c
(b
q1
) = (d
B
b
q1
)
3. COMPLESSI DIFFERENZIALI 205
= a
q
A
q
tale che b

q
b
q
d
B
b
q1
= (a
q1
)
= (a

q+1
a
q+1
) = d
B
b

q+1
d
B
b
q
= d
B
(b

q
b
q
d
B
b
q1
)
= d
B
(a
q
) = (d
A
a
q
)
= a

q+1
a
q+1
= d
A
a
q
.
Quindi la
q
risulta ben denita da
(3.10) ([c
q
]) = [a
q+1
].
Abbiamo il
Teorema 13.5. Se (3.8) ` e una successione esatta lunga di complessi dierenziali
di spazi vettoriali su k, allora abbiamo una successione esatta lunga
(3.11)
H
q1
(B, d
B
)

H
q1
(C, d
C
)

q1
H
q
(A, d
A
)

H
q
(B, d
B
)

H
q
(C, d
C
)

q
H
q+1
(A, d
A
)
Nello studio dei gruppi di coomologia dei complessi, ` e spesso utile il seguente
lemma algebrico:
Teorema 13.6 (Lemma dei cinque). Consideriamo un diagramma commutativo di
gruppi abeliani e di omomorsmi, con righe e colonne esatte:
0 0 0

_
A
1
f
1
A
2
f
2
A
3
f
3
A
4
f
4
A
5

_

2

_

3

_

4

_

5

_
B
1
g
1
B
2
g
2
B
3
g
3
B
4
g
4
B
5

_
0 0 0
Abbiamo supposto cio` e che
1
sia surgettiva,
2
e
4
siano isomorsmi ed
5
sia
iniettiva. Allora
3
` e un isomorsmo.
Dimostrazione. Dimostriamo che
3
` e iniettiva. Sia a
3
A
3
, con
3
(a
3
) = 0.
Abbiamo

4
( f
3
(a
3
)) = g
3
(
3
(a
3
)) = 0 = f
3
(a
3
) = 0 = a
2
A
2
t.c. a
3
= f
2
(a
2
)
=
3
( f
2
(a
2
)) = g
2
(
2
(a
2
)) = 0 = b
1
B
1
t.c.
2
(a
2
) = g
1
(b
1
)
= a
1
A
1
t.c.
1
(a
1
) = b
1
, =
2
(a
2
) = g
1
(
1
(a
1
)) =
2
( f
1
(a
1
))
= a
2
= f
1
(a
1
) = a
3
= f
2
f
1
(a
1
) = 0.
206 13. LA COOMOLOGIA DI DE RHAM SULLE VARIET
`
A
Dimostriamo ora che
3
` e surgettiva. Abbiamo:
a
4
A
4
t.c. g
3
(b
3
) =
4
(a
4
) = 0 = g
4
g
3
(b
3
) = g
4

4
(a
4
) =
5
f
4
(a
4
)
= f
4
(a
4
) = 0 = a
3
A
3
t.c. f
3
(a
3
) = a
4
= g
3
(b
3
) =
4
f
3
(a
3
) = g
3
(
3
(a
3
)) = g
3
(b
3

3
(a
3
)) = 0
= b
2
B
2
t.c. g
2
(b
2
) = b
3

3
(a
3
) = a
2
A
2
t.c.
2
(a
2
) = b
2
= b
3

3
(a
3
) = g
2

2
(a
2
) =
3
( f
2
(a
2
)) = b
3
=
3
(a
3
+ f
2
(a
2
)).

Dalla dimostrazione segue che


Teorema 13.7 (Lemmi dei quattro). Consideriamo un diagramma commutativo di
gruppi abeliani e di omomorsmi, con righe esatte:
0 0

_
A
1
f
1
A
2
f
2
A
3
f
3
A
4

_

2

_

3

_

4

_
B
1
g
1
B
2
g
2
B
3
g
3
B
4

_
0
Se
1
` e surgettiva ed
2
,
4
iniettive, allora
3
` e iniettiva.
Consideriamo un diagramma commutativo di gruppi abeliani e di omomor-
smi, con righe esatte:
0

_
A
2
f
2
A
3
f
3
A
4
f
4
A
5

_

3

_

4

_

5

_
B
2
g
2
B
3
g
3
B
4
g
4
B
5

_
0 0
Se
5
` e iniettiva ed
2
,
4
surgettive, allora
3
` e surgettiva.
4. LE SUCCESSIONI DI MAYER-VIETORIS 207
4. Le successioni di Mayer-Vietoris
La successione di Mayer-Vietoris
1
` e uno degli strumenti fondamentali per il
calcolo dei gruppi di coomologia. Essa ` e una conseguenza del Teorema 13.5 e del
Lemma 13.8. Siano A, B due aperti di una variet ` a M. Allora, per ogni intero q, la
successione corta
(4.1)
0
q
(A B)


q
(A)
q
(B)


q
(A B) 0,
ove
(4.2)
_

_
( f ) = f
A
f
B
f
q
(A B),
(g h) = g
AB
h
AB
g
q
(A), h
q
(B),
` e esatta.
Dimostrazione. Liniettivit` a di e il fatto che limmagine di sia uguale al
nucleo di sono evidenti. La surgettivit` a di segue dallesistenza di una partizione
dellunit` a su A B subordinata al ricoprimento A, B. Se
A
,
B
C

(A B) e
supp
A
A, supp
B
B, e
A
+
B
= 1 su A B, allora, data f
q
(A B),
possiamo denire
f
A
=
_

B
f su A B,
0 su A \ B,
, f
B
=
_

A
f su A B,
0 su B \ A.
Allora f
A

q
(A), f
B

q
(B) ed f
A
f
B
= f su A B.
Otteniamo quindi, per il Teorema 13.5, il
Teorema 13.9 (Mayer-Vietoris). Se A, B sono due aperti di una variet` a dieren-
ziabile M abbiamo una successione esatta lunga
H
q1
(A) H
q1
(B) H
q1
(A B)
H
q
(A B) H
q
(A) H
q
(B) H
q
(A B)
H
q+1
(A B) H
q+1
(A) H
q+1
(B)
Dimostrazione. Il risultato segue dal Teorema 25.7. Lapplicazione
q
si pu` o
descrivere nel modo seguente. Se f Z
q
(A B) ed f
A

q
(A), f
B

q
(B) sono
forme tali che f = f
A
f
B
su A B, allora
(4.3) g =
_

_
d f
A
su A,
d f
B
su B,
denisce un elemento di Z
q+1
(AB), la cui classe di coomologia [g] in H
q+1
(AB)
` e limmagine mediante
q
della classe [ f ] di f in H
q
(A B).
1
Leopold Vietoris (Radkersburg, 4 giugno 1891 Innsbruck, 9 aprile 2002), mathematico
austriaco. I suoi principali contributi sono nel campo della topologia e della storia della matematica.
Meinhard E. Mayer (nato nel 1929 in Romania), ha insegnato a partire dal 1966 presso lUni-
versit` a della California ad Irvine. I suoi interessi principali sono stati i metodi geometrici delle teorie
di gauge e le applicazioni delle ondelette alla turbolenza. Ha contribuito alla teoria dei bosoni-vettori
(W e Z bosoni) e dellunicazione elettro-debole, che sarebbe divenuta poi il modello standard.
208 13. LA COOMOLOGIA DI DE RHAM SULLE VARIET
`
A
Esempio 13.1. Consideriamo la circonferenza S
1
= z C z = 1. Siano
A = S
1
\ i, B = S
1
\ i. Allora A e B sono dieomor ad R, A B allunione
disgiunta di due copie di R. Risulter` a quindi:
H
q
(A) = H
q
(B) =
_

_
R se q = 0,
0 se q 0,
H
q
(A B) =
_

_
R
2
se q = 0,
0 se q 0.
Dalla successione di Mayer-Vietoris ricaviamo allora che H
q
(S
1
) = 0 se q 0, 1.
Abbiamo poi
0 H
0
(S
1
) R R R
2
H
1
(S
1
) 0.
`
E H
0
(S
1
) = R, perch e S
1
` e connesso per archi. Quindi la dimensione dello spazio
vettoriale H
1
(S
1
) si ricava da
0 = dim
R
H
0
(S
1
) dim
R
R R + dim
R
R
2
dim
R
H
1
(S
1
)
= 1 2 + 2 dim
R
H
1
(S
1
).
`
E perci ` o H
1
(S
1
) = R.
Esempio 13.2. Consideriamo la sfera
S
n
= x = (x
0
, x
1
, . . . , x
n
) R
n+1
x = 1, n > 1.
Siano A = x S
n
x
0
> 1, B = x S
n
x
0
< 1. Poich e A e Bsono dieomor
ad R
n
, ed A B ` e connesso, otteniamo dalla successione di Mayer-Vietoris gli
isomorsmi
H
q
(S
n
) = H
q1
(A B), se q 0, 1,
e la successione esatta
0 H
0
(S
n
) = R R R H
0
(A B) = R
H
1
(S
n
) 0.
Dalla successione esatta ricaviamo che H
1
(S
n
) = 0 se n > 1. Inne, A B si
retrae per deformazione su S
n1
= x S
n
x
0
= 0. Vedremo che questo d` a
H
q
(A B = H
q
(S
n1
) per ogni q Z. Ricaviamo cos` per ricorrenza, utilizzando
lesempio precedente, che
H
q
(S
n
) =
_

_
R se q = 0, n,
0 se q 0, n.
Esempio 13.3. Sia un iperpiano dello spazio proiettivo reale RP
n
. Possiamo
supporre che = x
0
= 0. Allora A = (x
1
)
2
+ + (x
n
)
2
> 0 ` e lo spazio totale
di un intorno tubolare di in RP
n
. Sia B = RP
n
\ . Abbiamo allora
A = (x
1
)
2
+ + (x
n
)
2
> 0 = RP
n1
R,
B = x
0
0 = R
n
,
A B = RP
n
,
A B = R
n
\ 0.
Abbiamo le equivalenze omotopiche A = RP
n1
, B = 0, A B S
n
1
.
4. LE SUCCESSIONI DI MAYER-VIETORIS 209
Abbiamo perci ` o la successione esatta in coomologia
H
q1
(S
n1
) H
q
(RP
n
) H
q
(RP
n1
) H
q
(0)
H
q
(S
n1
)
Per n = 2 otteniamo la successione esatta
0 H
1
(RP
2
) R R H
2
(RP
2
) 0.
Poich e RP
2
` e semplicemente connesso, H
1
(RP
2
) = 0 e quindi anche H
2
(RP
2
) = 0.
Si dimostra allora per ricorrenza che
H
q
(RP
2m+1
) =
_

_
R se q = 0, 2m + 1,
0 altimenti,
H
q
(RP
2m
) =
_

_
R se q = 0,
0 altimenti.
Esempio 13.4. Siano m, n interi con 1 m < n e sia un m-piano di RP
n
. Sia
M = RP
n
\ . Scegliamo un (nm1)-piano

di RP
n
con

= . Per ogni
q M, l(m+1)-piano per q e interseca

in uno ed un solo punto p = (q).


Poich e (q) \ = R
m+1
, la = (M

) denisce un intorno tubolare di

in
RP
n
, con spazio totale M. L(nm1)-piano

` e quindi un retratto di deformazione


di M. Otteniamo perci ` o
H
q
(RP
n
\ RP
m
) = H
q
(RP
nm1
), q > 0.
Ad esempio,
H
q
(RP
3
\ RP
1
) =
_

_
R se q = 0, 1,
0 altrimenti,
H
q
(RP
5
\ RP
1
) =
_

_
R se q = 0, 3,
0 altrimenti,
H
q
(RP
5
\ RP
2
) =
_

_
R se q = 0,
0 altrimenti,
H
q
(RP
5
\ RP
3
) =
_

_
R se q = 0, 1
0 altrimenti.
Esempio 13.5. Consideriamo ora lo spazio proiettivo CP
n
. Sia = z
0
= 0 un
suo iperpiano. Allora A = z
1

2
+ +z
n

2
> 0 ` e lo spazio totale di un suo intorno
tubolare in CP
n
. Poniamo B = CP
n
\ . Allora
A = z
1

2
+ + z
n

2
> 0 = CP
n1
,
B = CP
n
\ = C
n
= 0,
A B = CP
n
,
A B = C
n
\ 0 = S
2n1
,
210 13. LA COOMOLOGIA DI DE RHAM SULLE VARIET
`
A
ove = indica equivalenza omotopica. Otteniamo allora la successione esatta:
0 H
1
(CP
n
) H
1
(CP
n1
) H
1
(S
2n1
)
H
2
(CP
n
) H
q1
(S
2n1
)
H
q
(CP
n
) H
q
(CP
n1
) H
q
(S
2n1
)

Otteniamo allora
H
q
(CP
n
) = H
q
(CP
n1
), q 2n 2, H
2n1
(CP
n
) = 0, H
2n
(CP
n
) = R.
Ricaviamo perci ` o, per ricorrenza,
H
q
(CP
n
) =
_

_
R se q = 0, 2, . . . , 2n,
0 se q = 1, 3, . . . , 2n 1.
Esempio 13.6. Siano m, n due interi con 1 m < n e un m-piano proiettivo
complesso in CP
n
. Se scegliamo un (nm1)-piano proiettivo complesso

che non
intersechi , lapplicazione che fa corrispondere ad ogni punto q di M = CP
n
\
lunico punto p = (q) di

in cui l(m+1)-piano proiettivo complesso per e q


interseca

denisce un intorno tubolare = (M



) di

in CP
n
. Otteniamo
perci ` o
H
q
(CP
n
\ CP
m
) =
_

_
R se q = 0, 2, . . . , 2(nm1),
0 altrimenti.
Esempio 13.7. Siano M ed N due sottovariet` a proprie connesse di R
n
che si inter-
sechino in un punto p
0
. Possiamo scegliere due loro intorni tubolari con spazi totali
A e B la cui intersezione A B sia un intorno contrattile di p
0
. Dalla successione
esatta di Mayer-Vietoris possiamo allora dedurre che
H
0
(A B) = R, H
q
(A B) = H
q
(A) H
q
(B), per ogni q > 0.
Esempio 13.8. Siano M una variet` a connessa di dimensione m 2, p
0
M ed N =
M\p
0
. Allora H
q
(M) = H
q
(N) per ogni q m, m 1. Infatti, se A ` e un intorno
contrattile di p
0
in M, lintersezione AN ` e omotopicamente equivalente alla sfera
S
m1
. La successione di Mayer-Vietoris ci d` a quindi lisomorsmo desiderato se
1 q m 2. Abbiamo poi la successione esatta
0 H
m1
(M) H
m1
(N) R
H
m
(M) H
m
(N) 0.
Una variet` a connessa di dimensione m ha m-esimo gruppo di coomologia di de
Rham uguale ad R se compatta ed orientabile, uguale a 0 altrimenti. Avremo quindi
H
m1
(M) = H
m1
(N) se M ` e compatta e orientabile, H
m1
(N) = H
m1
(M) R
altrimenti.
Esempio 13.9. Siano M
1
, M
2
due variet` a connesse di dimensione m. Allora
H
q
(M
1
M
2
) = H
q
(M
1
) H
q
(M
2
) se q m 1, m.
4. LE SUCCESSIONI DI MAYER-VIETORIS 211
Esempio 13.10. Introduciamo su R
n
\ 0 la relazione di equivalenza
x y y = 2
k
x, con k Z.
Allora M = (R
n
\ 0)/ ha ununica struttura di variet` a dierenziabile di dimen-
sione n per cui la proiezione nel quoziente : R
n
\ 0 M sia un dieomorsmo
locale. Per n = 1 la M ` e dieomorfa ad S
1
e per n = 2 al toro T
2
= S
1
S
1
.
Supponiamo quindi nel seguito che n 3.
Possiamo ricoprire M con i due aperti
A = (1 < x < 2), B =
__
3
2
< x < 3
__
.
Allora A e B sono omotopicamente equivalenti ad S
n1
ed AB allunione disgiun-
ta di due copie di S
n1
. Otteniamo allora la successione esatta di Mayer-Vietoris:
0 R R R R R
H
1
(M) 0
0 H
q
(M) 0 per 2 q m 2
0 H
m1
(M) R R R R
H
m
(M) = R 0.
Otteniamo perci ` o
H
q
(M) =
_

_
R se q = 0, 1, (m 1), m,
0 altrimenti.
Costruiamo ora la successione esatta di Mayer-Vietoris per le forme a supporto
compatto.
Lemma 13.10. Siano A, B due aperti della variet ` a dierenziabile M. Allora, per
ogni intero non negativo q abbiamo la successione esatta
(4.4)
0
q
c
(A B)


q
c
(A)
q
c
(B)


q
c
(A B) 0
ove
_

_
( f ) = f f f
q
c
(A B),
( f g) = f g f
q
c
(A), g
q
c
(A B).
Dimostrazione. Liniettivit` a di e il fatto che limmagine di sia il nucleo
di sono ovvii. La surgettivit` a di ` e conseguenza della partizione dellunit` a. Se

A
,
B
C

(A B) e supp
A
A, supp
B
B, e
A
+
B
= 1 su A B, allora,
data f
q
c
(A B), possiamo denire
f
A
=
A
f , f
B
=
B
f .
Allora f
A

q
c
(A), f
B

q
c
(B) ed f
A
f
B
= f su A B.
Come conseguenza abbiamo
212 13. LA COOMOLOGIA DI DE RHAM SULLE VARIET
`
A
Teorema 13.11 (Mayer-Vietoris pei supporti compatti). Siano A, Bdue aperti della
variet ` a dierenziabile M. Abbiamo allora una successione esatta lunga per la
coomologia di de Rham a supporti compatti:
H
q1
c
(A) H
q1
c
(B) H
q1
c
(A B)
H
q
c
(A B) H
q
c
(A) H
q
c
(B) H
q
c
(A B)
H
q+1
c
(A B) H
q+1
c
(A) H
q+1
c
(B)
5. La dualit` a di Poincar e
Denizione 13.3. Sia M una variet` a dierenziabile di dimensione m. Un buon
ricoprimento di M ` e un suo ricoprimento aperto U = U
i
per cui ogni intersezione
non vuota U
i
1
U
i
k
sia dieomorfa ad R
m
.
Introducendo una metrica Riemanniana su M e scegliendo intorni aperti con-
vessi (vedi il Teorema ?? del Capitolo 19) possiamo dimostrare il
Teorema 13.12. Ogni variet` a dierenziabile M ammette un buon ricoprimen-
to. Ogni ricoprimento aperto di una variet ` a dierenziabile M ammette un buon
ranamento.
Teorema 13.13. Se una variet` a M ammette un buon ricoprimento nito, allora
sia la sua coomologia di de Rham che la sua coomologia di de Rham coi sup-
porti compatti hanno dimensione nita. Se inoltre M ` e una variet` a dierenziabile
orientabile di dimensione m, la forma bilineare
(5.1) ( f , g)
_
M
f g, per f
q
(M), g
mq
c
(M)
denisce per passaggio al quoziente un accoppiamento di dualit` a tra H
q
(M) ed
H
mq
c
(M).
Dimostrazione. Ragionando per induzione sulla cardinalit` a di un buon rico-
primento, ed utilizzando le successioni esatte di Mayer-Vietoris, si dimostra facil-
mente la nitezza dei gruppi di coomologia di de Rham, sia con supporti chiusi che
con supporti compatti.
Supponiamo ora che M sia orientabile, in modo da poter denire senza ambi-
guit` a lintegrale su M delle n-forme. Se f e g sono chiuse, ed una delle due esatta,
abbiamo
_
M
f g = 0.
Se infatti f = du, con u
q1
(M), allora f g = d(u g), con u g
m1
c
(M),
e quindi lintegrale (5.1) ` e nullo per la formula di Stokes. Se g = dv con v

q1
c
(M), allora ancora w = (1)
q
f v
m1
c
(M) e lintegrale (5.1) ` e nullo per
la formula di Stokes perch e f g = dw.
Dimostriamo ora che (5.1) denisce un accoppiamento di dualit` a tra i gruppi
di coomologia. Osserviamo che questo ` e vero se M = R
m
. Possiamo quindi ra-
gionare per induzione, supponendolo vero per variet` a M che ammettano un buon
5. LA DUALIT
`
A DI POINCAR

E 213
ricoprimento che consista di al pi ` u un certo numero 1 di aperti, e dimostrandolo
quindi per variet` a che ammettano un buon ricoprimento con + 1 aperti.
Siamo U, V due aperti di M e deniamo
_

_
A
1
= H
q
(U V),
A
2
= H
q
(U) H
q
(V),
A
3
= H
q
(U V),
A
4
= H
q+1
(U V),
A
5
= H
q+1
(U) H
q+1
(V),
_

_
B
1
=
_
H
mq
c
(U V)
_

,
B
2
=
_
H
mq
c
(U)
_


_
H
mq
c
(V
_
)

,
B
3
=
_
H
q
c
(U V)
_

,
B
4
=
_
H
mq1
c
(U V)
_

,
B
5
=
_
H
mq1
c
(U)
_


_
H
mq1
c
(V)
_

,
ove V

denote il duale dello spazio vettoriale di dimensione nita V. La (5.1)


denisce le frecce verticali del diagramma commutativo a righe esatte
A
1
f
1
A
2
f
2
A
3
f
3
A
4
f
4
A
5

_

2

_

3

_

4

_

5

_
B
1
g
1
B
2
g
2
B
3
g
3
B
4
g
4
B
5
,
ove le g
i
sono ottenute per dualit` a da quelle della successione esatta di Mayer-
Vietoris per i supporti compatti. Se M ammette un buon ricoprimento consistente
di + 1 aperti U
0
, U
1
, . . . , U

e scegliamo U = U
0
, V =
_

j=1
U
j
, allora U, V ed
U V ammettono buoni ricoprimenti con al pi ` u aperti. Per lipotesi induttiva ne
segue che
1
,
2
,
4
,
5
sono isomorsmi e dunque, per il lemma dei cinque, anche

3
` e un isomorsmo, che identica H
q
(M) = H
q
(U V) al duale di H
mq
c
(M).
Corollario 13.14. Sia M una variet` a dierenziabile orientabile che ammette un
buon ricoprimento nito.
Sia
q
(M). Condizione necessaria e suciente anch e B
q
(M) ` e che
(5.2)
_
M
= 0, Z
mq
c
(M).
Sia
q
c
(M). Condizione necessaria e suciente anch e B
q
c
(M) ` e che
(5.3)
_
M
= 0, Z
mq
(M).
Dimostrazione. Supponiamo che
q
(M) soddis la (5.3). Abbiamo in
particolare
_
M
(d) = (1)
q+1
_
M
d = 0,
mq+1
c
(M),
e quindi Z
q
(M). Se fosse [] 0 in H
q
(M), per il Teorema 13.13 potremmo
trovare una Z
mq
c
(M) con
_
M
0.
Quindi B
q
(M). La dimostrazione nel caso delle forme a supporto compatto ` e
analoga.
In particolare abbiamo:
214 13. LA COOMOLOGIA DI DE RHAM SULLE VARIET
`
A
Teorema 13.15. Se M ` e una variet` a dierenziabile compatta e orientabile di
dimensione m, allora
(5.4) dim
R
H
q
(M) = dim
R
H
mq
(M) < +
e la (5.1) denisce un accoppiamento di dualit` a tra H
q
(M) ed H
mq
(M). In parti-
colare, per una variet` a dierenziabile connessa, compatta ed orientabile di dimen-
sione m ` e H
m
(M) = R.
Osservazione 13.16. Lenunciato non vale, in generale, nel caso di variet` a non
orientabili. Infatti, per uno spazio proiettivo reale di dimensione pari 2m abbiamo
R = H
0
(RP
2m
) H
2m
(RP
2m
) = 0.
Esempio 13.11. Sia M una supercie orientabile di genere g. Possiamo ottenere M
da un poligono chiuso P di 4g identicando a coppie i suoi lati secondo la formula
P = a
1
b
1
1
a
1
b
1
1
a
g
b
1
g
a
g
b
1
g
. Sia : P M la proiezione nel quoziente. Uti-
lizziamo un ricoprimento di M mediante i due aperti A = (

P) = R
2
, B = (P\p
0
)
per un punto p
0


P. Lintersezione A B ` e omotopicamente equivalente ad S
1
.
Per lEsempio 13.7, poich e B si retrae su un bouquet di 2q circonferenze, ottenia-
mo che H
1
(B) = H
1
(S
1
) H
1
(S
1
)
.,,.
2q volte
= R
2g
. Per Mayer-Vietoris abbiamo allora
la successione esatta
0 H
1
(M) R
2g
R H
2
(M) 0.
Per la dualit` a di Poincar e abbiamo H
2
(M) = H
0
(M) = R e quindi H
1
(M) = R
2g
.
Osservazione 13.17. I gruppi di coomologia H
q
(M) hanno in generale, anche
quando non siano di dimensione nita, una struttura naturale di spazi di Fr echet. Se
M ` e orientabile, i gruppi H
mq
c
(M) sono ancora i loro duali topologici, con oppor-
tuna topologia di spazi vettoriali topologici. Laccoppiamento di dualit` a ` e sempre
denito dalla (5.1).
6. Grado di unapplicazione
Dal Teorema 13.15 segue:
Teorema 13.18. Siano M, N due variet ` a connesse, compatte, orientabili, della
stessa dimensione m. Se f : M N ` e unapplicazione dierenziabile, esiste un
numero intero k tale che
(6.1)
_
M
f

= k
_
N
,
m
(N).
Denizione 13.4. Il numero intero k nella formula (6.1) si dice il grado dellappli-
cazione f e si denota con deg( f ).
Con una dimostrazione analoga a quella del Teorema 11.15 del Capitolo 11
possiamo dimostrare
7. LA FORMULA DI K

UNNET 215
Teorema 13.19. Siano M, N due variet ` a connesse, compatte, orientabili, della
stessa dimensione m ed f C

(M, N). Allora il grado di f ` e la somma algebrica


delle segnature di d f (p), per p che varia nella controimmagine f
1
(q) di un valore
regolare q N di f , ed ` e zero se f non ` e surgettiva.
Esempio 13.12. Su S
1
= z = e
i
C z = 1 la forma dierenziale
1
2
d =
1
2 i
dz
z
=
1
2 i
d z
z
denisce lorientazione ed ha integrale 1.
Se f O(D) C

(

D) ed f (z) 0 per z S
1
, la
(6.2) g : S
1
z
f (z)
f (z)
S
1
` e unapplicazione di classe C

. Per calcolarne lindice, osserviamo che


(6.3)
g

(
1
2
d) =
1
2 i
d log g =
1
2 i
_
d log f (z)
1
2
d log f (z)

f (z)
_
=
1
4 i
_ f

(z)dz
f (z)

(z)d z

f (z)
_
.
Otteniamo allora
(6.4)
deg(g) =
1
4 i
_
1
S
_ f

(z)dz
f (z)

(z)d z

f (z)
_
=
1
2 i
_
1
S
f

(z)dz
f (z)
=

zD

z
( f ),
ove
z
( f ) ` e la molteplicit` a di zero di f in z.
Pi ` u in generale se f M(D) C

(

D\ f
1
()) ` e una funzione meromorfa su
D, che si prolunga ad una funzione C

in un intorno di S
1
, e deniamo g mediante
la (6.2), il grado di g ` e ancora denito dalla (6.4), ove
z
( f ) indica lintero per cui
( z)

f
(z)
f () ` e denita, olomorfa e non nulla in un intorno di z in D, ` e cio` e
o lordine di zero o lopposto dellordine di polo di f in z.
7. La formula di K unnet
Teorema 13.20 (formula di K unnet). Siano M ed N due variet ` a dierenziabi-
li, di dimensioni m ed n, rispettivamente. Supponiamo che M ammetta un buon
ricoprimento nito
2
. Allora vale la formula di K unnet
3
(7.1)
_

_
H
q
(M N) =

m
j=0
H
j
(M) H
qj
(N),
H
q
c
(M N) =

m
j=0
H
j
c
(M) H
qj
c
(N),
per ogni q N.
2
Il teorema vale anche sotto lipotesi meno restrittiva che i gruppi di coomologia di M siano
di dimensione nita. Nel caso in cui n e i gruppi di coomologia di de Rham di M n e tutti quelli di
N siano tutti di dimensione nita, la tesi vale ancora, purch e i prodotti tensoriali nella formula di
K unnet si intendano calcolati nel senso degli spazi vettoriali topologici.
3
Otto Hermann Lorenz K unneth (Neustadt an der Haardt, 6 luglio 1892 Erlangen, 7 maggio
1975) topologo algebrico tedesco.
216 13. LA COOMOLOGIA DI DE RHAM SULLE VARIET
`
A
Dimostrazione. Siano
(7.2) M N

M
.w
w
w
w
w
w
w
w
w

N

q
q
q
q
q
q
q
q
q
M N
le proiezioni del prodotto MN sui singoli fattori, e sia
q
1
(M)
q
2
(N) il prodotto
tensoriale algebrico di
q
1
(M) ed
q
2
(N). I suoi elementi sono le somme nite
(7.3) f =

r
j=1

M
(g
j
)

N
(h
j
), con g
j

q
1
(M), h
j

q
2
(N).
Abbiamo inclusioni naturali

q
1
+q
2
=q
Z
q
1
(M)Z
q
2
(N) Z
q
(M N),

q
1
+q
2
=q
B
q
1
(M)B
q
2
(N) B
q
(M N),
che deniscono applicazioni
(7.4)

q
1
+q
2
=q
H
q
1
(M)H
q
2
(N) H
q
(M N).
Fissiamo due aperti U, V di M e poniamo
_

_
A
1
=

q
1
+q
2
=q
H
q
1
(U V)H
q
2
(N),
A
2
=

q
1
+q
2
=q
(H
q
1
(U) H
q
1
(V))H
q
2
(N),
A
3
=

q
1
+q
2
=q
H
q
1
(U V)H
q
2
(N),
A
4
=

q
1
+q
2
=q+1
H
q
1
(U V)H
q
2
(N),
A
5
=

q
1
+q
2
=q+1
_
H
q
1
(U) H
q
1
(V)
_
H
q
2
(N),
_

_
B
1
= H
q
((U V) N),
B
2
= H
q
(U N) H
q
(V N),
B
3
= H
q
((U V) N),
B
4
= H
q+1
((U V) N),
B
5
= H
q+1
(U) H
q
1
(V N),
Per la successione esatta di Mayer-Vietoris, otteniamo un diagramma commutativo
a righe esatte
()
A
1
f
1
A
2
f
2
A
3
f
3
A
4
f
4
A
5

_

2

_

3

_

4

_

5

_
B
1
g
1
B
2
g
2
B
3
g
3
B
4
g
4
B
5
,
dove le
i
sono denite dalle (7.4), sostituendo ad M le sottovariet` a U, V, U V.
Dimostreremo quindi la formula di K unnet per induzione sul numero di aperti di
8. DUALE DI POINCAR

E IN UNA SOTTOVARIET
`
A ORIENTATA 217
un buon ricoprimento di M. Infatti, con una dimostrazione analoga a quella del
Lemma 11.5 del Capitolo 11, si dimostra che
H
q
(R
m
N) = H
q
(N), q N,
e quindi la formula di K unnet vale quando M = R
m
. Supponiamo che essa valga
per ogni variet` a M che ammetta un buon ricoprimento con al pi ` u k aperti, per
qualche k 1. Se U
0
, . . . , U
k
` e un buon ricoprimento di una variet` a M, che
consiste di k + 1 aperti, consideriamo il diagramma () con U = U
0
e V = U
1

U
k
. Allora, per lipotesi induttiva,
1
,
2
,
4
,
5
sono isomorsmi. Per il
lemma dei cinque anche
3
` e un isomorsmo.
Con analoga dimostrazione otteniamo
Teorema 13.21 (Leray-Hirsch). Sia E

M un brato dierenziabile, con bra
tipica F. Supponiamo che M abbia un buon ricoprimento nito e che per ogni in-
tero non negativo q vi siano delle classi di coomologia e
q
1
, . . . , e
q

q
H
q
(E) tali che
il loro pull-back su ciascuna bra
1
(x), per x M, sia una base di H
q
(
1
(x)).
Allora vale la formula di K unneth:
(7.5) H
q
(E) =

q
1
+q
2
=q
H
q
1
(M) H
q
2
(F).
Esempio 13.13. Sia T
n
= S
1
S
1
.,,.
n volte
il toro n-dimensionale.
`
E T
n
= T
n1
S
1
.
Allora, per la formula di K unnet, abbiamo
H
q
(T
n
) = (H
q
(T
n1
) R) (H
q1
(T
n1
) R) = H
q1
(T
n1
) H
q
(T
n1
), q 1.
Poich e
_
n1
q
_
+
_
n1
q1
_
=
_
n
q
_
, otteniamo per ricorrenza
H
q
(T
n
) = R
(
n
q
)
, q = 0, 1, . . . , n.
8. Duale di Poincar e in una sottovariet` a orientata
Sia M una variet` a dierenziabile di dimensione m ed S una sua sottovariet` a
propria orientata di dimensione k. Associamo ad S il funzionale lineare I
S
, denito
sulle k-forme a supporto compatto da:
(8.1) I
S
( f ) =
_
S
f , f
k
c
(M).
Per la formula di Stokes, I
S
( f ) = 0 se f B
k
c
(M). Per passaggio al quoziente,
I
S
denisce quindi un funzionale lineare su H
k
c
(M). Supponiamo che M sia orien-
tata ed ammetta un buon ricoprimento nito. Allora vale la dualit` a di Poincar e e
potremo dunque identicare I
S
ad un elemento di H
mk
(M).
Denizione 13.5. Sia M una variet` a orientata ed S una sua sottovariet` a propria
orientata di dimensione k. Si dice duale di Poincar e chiuso di S una qualsiasi
forma
S
Z
mk
(M), tale che
(8.2)
_
M
f
S
=
_
S
f , f Z
k
c
(M).
218 13. LA COOMOLOGIA DI DE RHAM SULLE VARIET
`
A
La classe [
S
] H
mk
(M) ` e lelemento che denisce I
S
nella dualit` a di Poincar e.
In modo analogo, se S ` e una sottovariet` a compatta orientata di dimensione k
di M, possiamo associare ad essa un funzionale denito sulle k-forme dierenziali
con supporti chiusi in M, mediante
(8.3) I
S
( f ) =
_
S
f , f
k
(M).
Poich e I
S
( f ) = 0 se f B
k
(M), la I
S
denisce in questo caso un funzionale
lineare su H
k
(M). Per la dualit` a di Poincar e potremo trovare un unico elemento di
H
mk
c
(M) tale che, se
S
Z
mk
c
(M) ` e un suo rappresentante, risulti
(8.4)
_
M
f
s
=
_
S
f , f Z
k
(M).
Denizione 13.6. Sia M una variet` a orientata ed S una sua sottovariet` a compatta
orientata di dimensione k. Una forma
S
Z
mk
c
(M) per cui valga la (8.4) si dice
duale di Poincar e compatto di S . La sua classe [
S
] H
mk
c
(M) ` e lelemento che
denisce I
S
nella dualit` a di Poincar e.
Esempio 13.14. Il duale di Poincar e chiuso di un punto in R
n
` e 0, mentre il suo
duale di Poincar e compatto ` e una qualsiasi forma a supporto compatto con integrale
1 su R
n
.
Esempio 13.15. Sia S = (x, 0) x > 0 M = R
2
\ 0.
Introduciamo su M coordinate polari (r, ). Il dierenziale
d = (xdy ydx)/(x
2
+ y
2
)
` e ben denito su M.
Sia f = a(x, y)dx + b(x, y)dy Z
1
c
(M). Scriviamola nella forma
f = dr + d, con = a cos + b sin , = r(a sin b cos ).
Abbiamo

M
f d =

dr d =
_

0
dr
_
2
0
(r, )d
Integrando per parti abbiamo
_
2
0
d = 2(r, 0)
_
2
0

d.
Utilizzando le condizioni dintegrabilit` a e scambiando lordine dintegrazione, ot-
teniamo che
_
+
0
dr
_
2
0

d =
_
2
0
d
_

0

r
dr = 0.
Quindi

M
f d = 2
_

0
(r, 0)dr = 2
_
S
f .
9. LA PROPRIET
`
A SEMI-LOCALE 219
Quindi (2)
1
d ` e il duale di Poincar e chiuso di S = x > 0, y = 0 in M = R
2
\0.
Osserviamo che, in particolare, se f = adx + bdy Z
1
c
(R
2
\ 0, lintegrale
_
S

f , per S

= t(cos , sin ) t > 0


non dipende dalla scelta dellangolo .
Esempio 13.16. Sia M = R
2
\ 0. Il duale di Poincar e di S
1
` e la classe di (r)dr
per una qualsiasi funzione C

c
(R), con supp r > 0 ed
_
R
dr = 1.
9. La propriet` a semi-locale
In questo paragrafo studiamo la coomologia di de Rham su variet` a dierenzia-
bili che possono non avere un buon ricoprimento nito. Dimostriamo innanzi tutto
il seguente
Lemma 13.22. Sia M una variet ` a dierenziabile connessa ed orientabile, che am-
mette un buon ricoprimento nito. Sia q un intero con 1 q n ed
1
, . . . ,
k

Z
mq+1
c
(M) forme chiuse a supporto compatto tali che [
1
], . . . , [
k
] sia una base
di H
mq+1
c
(M).
Se B
q
(M), allora esiste una soluzione
q1
di
(9.1) d = ,
_
M

i
= 0, 1 i k.
Se
1
,
2

q1
sono soluzioni di (9.1), allora
1

2
B
q2
(M).
Dimostrazione. Sia
0

q1
una soluzione di d
0
= in M. Per la dualit` a
di Poincar e, esiste una
1
Z
q1
(M) tale che
_
M

1

i
=
_
M

0

i
, per 1 i k.
Allora =
0

1
soddisfa la (9.1).
Se
1
,
2
soddisfano la (9.1), allora
1

2
Z
q1
(M) soddisfa
_
M
(
1

2
) = 0, Z
mq+1
c
(M).
Infatti, Z
mq+1
c
(M) si pu` o scrivere in modo unico nella forma = d+
_
k
i=1
c
i

i
con
mq
c
(M) e c
1
, . . . , c
k
R. Abbiamo perci ` o
_
M
(
1

2
) =
_
M
(
1

2
) d +

k
i=1
c
1
_
M
(
1

2
)
i
= (1)
q1
_
M
d
_
(
1

2
)
_
= 0
per la formula di Stokes. Quindi, per il Corollario 13.14,
1

2
B
q
(M).
La coomologia di de Rham gode della propriet` a semi-locale, che ` e descritta
dalla seguente
220 13. LA COOMOLOGIA DI DE RHAM SULLE VARIET
`
A
Proposizione 13.23. Sia M una variet ` a dierenziabile connessa, orientabile e nu-
merabile allinnito. Sia q un intero 0 e supponiamo che H
mq+1
c
(M) abbia
dimensione nita.
Per Z
q
(M) sono equivalenti:
(1) B
q
(M),
(2)
_
M
= 0, Z
mq
c
(M),
(3) U
aperto
M,
U
B
q
(U).
Dimostrazione. Per q = 0, una Z
0
(M) ` e una funzione costante su M e le
condizioni (1), (2), (3) equivalgono al fatto che = 0.
Osserviamo che chiaramente (1) (3) (2). Baster` a quindi dimostrare
limplicazione (3) (1) per 1 q n.
Fissiamo un buon ricoprimento numerabile e localmente nito U

0
di M,
formato da aperti relativamente compatti. Costruiamo una successione crescen-
te di aperti V

0
, con V

V
+1
ed M =
_

, ciascuno dotato di un buon


ricoprimento nito. A questo scopo possiamo denire per ricorrenza:
_

_
V
0
= U
0
,
V
+1
=
_
U

.
Il gruppo H
mq+1
c
(M) ` e unione delle immagini delle applicazioni
H
mq+1
c
(V

) H
mq+1
c
(M)
denite dalle inclusioni V

M. Quindi H
mq+1
c
(M) ha una base al pi` u nume-
rabile. Costruiamo una successione
h

h1
Z
mq+1
c
(M) ed una successione di
aperti W

di M con le propriet` a
(1) ([
h
]) ` e una base di H
mq+1
c
(M).
(2) W

W
+1
ed M =
_

.
(3) Ogni W

ammette un buon ricoprimento nito.


(4) Esiste una successione crescente h

di interi positivi tali che supp


h
W

per h h

e limmagine di H
nq+1
(W

) H
nq+1
(W
+1
) sia generata
dalle classi di
1
, . . . ,
h

in H
nq+1
(W
+1
).
Ragioniamo per ricorrenza. Possiamo ssare W
0
= V
0
. Per il Teorema 13.15,
H
mq+1
(W
0
) ha dimensione nita. Possiamo quindi scegliere
1
, . . . ,
h
0
Z
mq+1
c
(W
0
)
in modo tale che le loro classi di coomologia in H
mq+1
(M) generino limmagine
di H
mq+1
(W
0
) H
mq+1
(M).
Completiamo [
1
]
0
, . . . , [
h
0
]
0
H
mq+1
c
(W
0
) ad una base di H
mq+1
(W
0
), ag-
giungendo classi [
1
]
0
, . . . , [
k
]
0
H
mq+1
(W
0
), con
1
, . . . ,
k
Z
mq+1
0
(W
0
). Per
ogni j = 1, . . . , k potremo allora trovare c
1
, . . . , c
h
0
R e
j

mq
c
(M) tali che

j
= d
j
+

h
0
h=1
c
h

h
, per j = 1, . . . , k.
9. LA PROPRIET
`
A SEMI-LOCALE 221
Scegliamo allora W
1
= V

1
, per un intero positivo
1
tale che

W
0

_
k
j=1
supp
j
V

1
.
Ripetendo questa costruzione otteniamo le successioni [
h
] e W

desiderate.
Costruiamo ora, per ricorrenza, una successione

, con
(1)


q1
(W

), d

= ,
_
W


j
= 0 per 1 j h

,
(2)
+1

W
2
=

W
2
se 2.
Per il Lemma 13.22 possiamo trovare
0
e
1
che soddisno (1). Supponiamo di
aver costruito
0
, . . . ,

, con 1, che soddisino (1) e (2). Sia


q1
(W
+1
)
una soluzione di
d = in W
+1
,
_
W
+1

j
= 0 se j h
+1
.
Dico che
+1

soddisfa
_
W
1
(

) = 0, Z
mq+1
c
(W
1
).
Infatti questa equazione ` e equivalente a
_
W
1
(

)
j
= 0, j h
1
.
Possiamo quindi trovare
q2
(W
1
) tale che d =

. Con


q2
(M)
con

W
2
=
W
2
, poniamo allora
+1
= d

.
Deniamo inne
q1
(M) mediante

=
+2

per = 0, 1, 2, . . . .
Abbiamo d = B
q
(M). Ci ` o completa la dimostrazione.
Il caso q = 1 si pu` o trattare in modo pi` u semplice. Ricordiamo che abbiamo
supposto che M sia connessa. Fissiamo una successione di aperti connessi U

0
con U

U
+1
per ogni ed M =
_

.
Sia Z
q
(M) e supponiamo che, per ogni , vi sia


q1
(U

) con d

=
U

. Dico che ` e possibile trovare unaltra successio-


ne


q1
(U

) tale che (poniamo U

= se < 0)
(9.2) d

=
U

U
1
=
1
.
Ragioniamo per i diversi interi q 0.
Se q = 0, le ipotesi di dicono che = 0 e quindi la condizione ` e banalmente
soddisfatta con

= 0 per ogni .
Se q = 1, scegliamo v
0
= u
0
e supponiamo di aver scelto, per qualche 0,
v
0
, . . . , v

in modo tale che (9.2) sia soddisfatta se . Poich e


d(


+1
) = = 0 su U

= c

R tale che u
+1
= v

+ c

,
baster` a allora scegliere v
+1
= u
+1
c

perch e la (9.2) sia soddisfatta anche per


+ 1.
222 13. LA COOMOLOGIA DI DE RHAM SULLE VARIET
`
A
Sia ora q > 1. Dico che possiamo costruire per ricorrenza una successione


q1
(M)
0
con le propriet` a
(9.3) d

= su U
+1
,

U
2
=
1

U
2
.
Sia infatti
0

q1
(M) una (q1)-forma su M uguale ad
2
su U
1
. In particolare,
d
0
= su U
1
. Supponiamo poi di aver costruito, per qualche 0,
0
, . . . ,

q1
(M) che soddisno (9.3). Allora w =


+2
soddisfa dw = 0 su U
+1
.
Come conseguenza di questo teorema, abbiamo
Teorema 13.24. Se M ` e una variet ` a compatta orientabile, allora
(9.4) H
q
(M) = (H
mq
c
(M))

.
Dimostrazione. Abbiamo osservato, nella dimostrazione del teorema prece-
dente, che H
mq
c
(M) ammette una base numerabile. Ripetendo la costruzione nella
dimostrazione del lemma precedente, otteniamo una successione W

di aperti di
M ed una successione
h
Z
mq
c
(M) con le propriet` a:
(1) ogni W

ammette un buon ricoprimento nito,


(2) W

W
+1
,
_
W

= M,
(3) per una successione non decrescente h

abbiamo supp
h
W

per h
h

e limmagine di H
mq
c
(W

) H
mq
c
(W
+1
) ` e generata dalle classi di

h
per h h

.
Sia c
h
una successione di numeri reali. Dico che ` e possibile determinare una
successione

Z(W

) tale che
_
W


h
= c
h
, per h h

,
+1

W
2
=

W
2
per 2.
Poich e i W

ammettono un buon ricoprimento nito, per la dualit` a di Poincar e


possiamo trovare

Z(W

) tali che
_
W


h
= c
h
, per h h

.
Possiamo quindi scegliere
0
=
0
,
1
=
1
. Supponiamo di aver costruito

0
, . . . ,

, per qualche 1, in modo che sia soddisfatta la

W
2
=
+1

W
2
, se 2 .
Abbiamo allora
_
W
1
(
+1

)
h
= 0, per h h

.
Questo implica che
_
W
1
(
+1

) = 0, Z
mq
c
(W
1
)
e quindi esiste una
q1
(W
1
) tale che
+1

W
1

W
1
= d. Se

q1
(W
+1
) ` e uguale a su W
2
, possiamo denire
+1
=
+1
d. Otteniamo
quindi per ricorrenza la successione delle

e potremo allora denire Z


q
(M)
ponendo
W

=
+2

per ogni 0. La classe di coomologia denita da


11. INTEGRAZIONE SULLA FIBRA 223
` e lelemento del duale di H
mq
c
(M) che vale c
h
sullelemento [
h
] della base di
H
mq
c
(M). Ci ` o completa la dimostrazione.
10. Coomologia a supporti compatti nelle bre
Denizione 13.7. Sia = (E

M) un brato vettoriale. Una forma
q
(E)
ha supporto compatto nella direzione verticale se
K
compatto
M, supp
1
(K) ` e compatto in E.
Indichiamo con
q
cv
(E) lo spazio vettoriale delle q-forme su E che hanno supporto
compatto nella direzione verticale.
Poich e il dierenziale non accresce i supporti, abbiamo il complesso di de Rham
per le forme con supporto compatto nella direzione verticale:
(10.1)
0
0
cv
(E)
d

1
cv
(E)
d

2
cv
(E)

q1
cv
(E)
d

q
cv
(E)
d

q+1
cv
(E)
Porremo
Z
q
cv
(E) =
q
cv
(E) d = 0, (10.2)
B
q
cv
(E) = d
q1
cv
(E), (10.3)
H
q
cv
(E) = Z
q
cv
(E)/B
q
cv
(E). (10.4)
11. Integrazione sulla bra
Sia M una variet` a dierenziabile ed (M R
k

M
M) il brato vettoriale
banale di rango k su M.
Siano t
1
, . . . , t
k
le coordinate cartesiane di t R
k
. Una forma
q
(M R
k
)
si pu` o scrivere in modo unico come
=

k
h=0

1j
1
<<j
h
k

(qj)
j
1
,..., j
h
dt
j
1
dt
j
h
, con
(qj)
j
1
,..., j
h
(MR
k
,
q1
T

M).
Ad
q
cv
(M R
k
) associamo una forma
M


qk
(M) ponendo
(11.1)
_

M
=
_
R
k

qk
1,2,...,k
(x, t)dt
1
dt
k
se q k,

M
= 0 se q < k.
Sia ora = (E

M) un brato vettoriale di rango k orientato. Lorientazione
di ` e denita da un atlante di trivializzazione U = (U
i
,
i
) i I, con funzioni di
transizione g
i, j
C

(U
i
U
j
, GL
+
(k, R)), ove abbiamo indicato con GL
+
(k, R))
il gruppo delle matrici kk con determinante positivo.
Sia
q
cv
(E). Per ogni i, la trivializzazione locale
i
: U
i
R
k
E
U
i
E ci
permette di denire una forma

i

q
cv
(U
i
R
k
). Fissata una partizione dellunit` a
224 13. LA COOMOLOGIA DI DE RHAM SULLE VARIET
`
A

i
subordinata al ricoprimento U
i
, deniamo
4
(11.2)
_

=
_
iI

i

U
i

i
se q k,

= 0 se q < k.
Per le formule del cambiamento di variabili negli integrali multipli abbiamo:
Lemma 13.25. Il valore di

in (11.2) non dipende dalla scelta della partizione


dellunit ` a
i
e non varia se si sostituisce ad U un altro atlante di trivializzazione
equiorientato.
Abbiamo perci ` o
Teorema 13.26 (integrazione sulla bra). Sia = (E

M) un brato vettoriale
orientato. Allora risulta denita ununica applicazione lineare
(11.3)

:
q
cv
(E)
qk
(M)
tale che, se : U R
k
E
U
E ` e una trivializzazione di su un aperto U di M,
allora
(11.4)

U
= (
U
)

),
cv
(E).
Proposizione 13.27. Lintegrazione sulla bra commuta con il dierenziale ester-
no.
Dimostrazione. Ci possiamo ridurre, per partizione dellunit` a, al caso di un
brato vettoriale banale, per cui la verica ` e immediata.
Poich e lintegrazione sulla bra commuta con il dierenziale esterno, essa
denisce, per passaggio al quoziente, unapplicazione in coomologia.
Teorema 13.28 (isomorsmo di Thom). Sia = (E

M) un brato vettoriale
orientabile di rango k. Allora lapplicazione
(11.5) [

] : H
q+k
cv
(E) H
q
(M),
che si ottiene dallintegrazione sulla bra per passaggio al quoziente, ` e un isomor-
smo di gruppi per ogni q Z.
Dimostrazione. Siano U, V due aperti di M. Utilizzando la partizione dellu-
nit` a, otteniamo per ogni q una successione esatta
0
q
cv
(E
UV
)
q
cv
(E
U
)
q
cv
(E
V
)
q
cv
(E
UV
) 0,
che denisce una successione esatta corta di complessi dierenziali.
Otteniamo perci ` o un diagramma commutativo
()
A
1
f
1
A
2
f
2
A
3
f
3
A
4
f
4
A
5

_

2

_

3

_

4

_

5

_
B
1
g
1
B
2
g
2
B
3
g
3
B
4
g
4
B
5
,
4
Al solito, se
q
(U
i
) indichiamo con
i

q
(M) la forma uguale a
i
su U
i
e nulla fuori
da U
i
.
12. DUALIT
`
A DI POINCAR

E E CLASSE DI THOM 225


con
_

_
A
1
= H
q+k1
cv
(E
U
) H
q+k1
cv
(E
V
),
A
2
= H
q+k1
cv
(E
UV
),
A
3
= H
q+k
cv
(E
UV
),
A
4
= H
q+k
cv
(E
U
) H
q+k
cv
(E
V
),
A
5
= H
q+k
cv
(E
UV
),
,
_

_
B
1
= H
q1
(U) H
q1
(V),
B
2
= H
q1
(U V)),
B
3
= H
q
(U V),
B
4
= H
q
(U) H
q
(V),
B
5
= H
q
(U V),
in cui le righe sono esatte perch e parte di successioni esatte di Mayer-Vietoris, e le

i
sono denite mediante lintegrazione sulla bra. A questo punto osserviamo che
il teorema di isomorsmo di Thom vale senzaltro nel caso di brati banali. Se M
ammette un atlante di trivializzazione nito, possiamo ragionare per induzione sul
numero degli aperti di un atlante di trivializzazione ed applicare quindi il lemma dei
cinque alla (). Nel caso generale, dovremo ricorrere al Lemma di Zorn. Fissiamo
un atlante orientato di trivializzazione A = (U
i
,
i
) i I ed indichiamo con J
la famiglia dei sottoinsiemi J di I con la propriet` a:
Per ogni aperto di M e per ogni intero q, lapplicazione
H
q+k
cv
(E

_
iJ
U
i
) H
q
(
_
iJ
U
i
)
` e un isomorsmo.
Per quanto osservato in precedenza, J contiene tutti i sottoinsiemi niti di I e
quindi non ` e vuota. Per il Lemma di Zorn contiene allora un elemento massimale
J
0
. Se fosse J
0
I, potremmo applicare il Lemma dei cinque alla () ottenuta con
U =
_
iJ
0
U
i
e V = U
i
0
per un i
0
J
0
: otteniamo allora che J
0
i
0
J, e
dunque una contraddizione; quindi J
0
= I. La dimostrazione ` e completa.
Denizione 13.8. Sia = (E

M) un brato vettoriale orientato di rango k.
Limmagine inversa della classe di 1 in H
0
(M) mediante lisomorsmo (11.5) ` e
una classe di coomologia H
k
cv
(E), che si dice la classe di Thom del brato
orientato E

M.
Osserviamo che la classe di Thom si restringe, su ogni singola bra E
x
, ad un
generatore di H
k
c
(E
x
), e che, viceversa, questa propriet` a caratterizza la classe di
Thom del brato. Abbiamo quindi, in particolare:
Proposizione 13.29. Siano
i
= (E
i

i
M), per i = 1, 2, due brati vettoriali
orientati sulla stessa base M, di ranghi k
1
, k
2
, rispettivamente. Se
i
` e la classe di
Thom del brato
i
, allora
1

2
` e la classe di Thom del brato E
1

M
E
2

1,2
M.
12. Dualit` a di Poincar e e classe di Thom
Sia S una sottovariet` a propria di una variet` a dierenziabile M e = (U

S )
un suo intorno tubolare. Ricordiamo che ` e un brato vettoriale con base S il cui
spazio totale ` e un intorno aperto di S in M.
Supponiamo che sia orientato. Ricordiamo che, se S ed M sono orientate,
risulta denita in modo naturale unorientazione sulle bre dellintorno tubolare.
226 13. LA COOMOLOGIA DI DE RHAM SULLE VARIET
`
A
Applichiamo al brato normale lisomorsmo di Thom. Siano
S
H
k
cv
(U)
la classe di Thom di e : U M linclusione. Otteniamo una successione di
applicazioni
H
q
(S )

S

=
H
q+k
cv
(U)

H
q+k
(M).
Abbiamo:
Proposizione 13.30. Limmagine

(
S
) della classe di Thom del brato normale
in H
k
(M) ` e il duale di Poincar e della variet` a orientata S .
Dimostrazione. Sia
k
c
(M) una k-forma con supporto compatto in M.
Siano : S U linclusione di S nel suo intorno tubolare U e : U S la
proiezione sulla base. Poich e e sono inverse omotopiche luna dellaltra,
U
e

U
dieriscono per una forma esatta:
()
U

U
= d, con
k1
(U).
Abbiamo allora
_
M

S
=
_
U

S
(perch e

S
ha supporto in U)
=
_
U
(

+ d)

S
(per la ())
=
_
U

S
(per la formula di Stokes)
=
_
S

=
_
S
,
per la denizione della classe di Thom del brato.
Se viceversa = (E

M) ` e un brato vettoriale orientato su una variet` a orien-
tata M, allora possiamo immergere M in E come la sezione nulla ed identicare E
al brato normale di M in E. Abbiamo dunque:
Proposizione 13.31. Il duale di Poincar e di una sottovariet` a chiusa orientata di
una variet` a orientata M e la classe di Thom del brato normale di S in M si
possono rappresentare mediante la stessa forma.
La classe di Thom di un brato vettoriale orientato = (E

M) e il duale di
Poincar e della sua sezione nulla possono essere rappresentati dalla stessa forma.
Il duale di Poincar e di una sottovariet ` a chiusa orientata di S si pu` o rap-
presentare con una forma che ha supporto in un qualsiasi intorno tubolare di S
in M.
13. Due propriet` a fondamentali della dualit` a di Poincar e
Ricordiamo che due sottovariet` a R ed S di una variet` a dierenziabile M si
intersecano trasversalmente se
(13.1) T
x
R + T
x
S = T
x
M, x R S.
14. IL COMPLESSO DI DERHAM TWISTATO 227
Se le due variet` a R ed S si intersecano trasversalmente, allora
(13.2) codim(R S ) = codimR + codimS.
In particolare, il brato normale
M
R S della loro intersezione ` e
(13.3)
M
(R S ) =
M
R
RS

RS

M
S
RS
.
Supponiamo ora che sia M che R ed S siano orientate. Abbiamo allora la relazione
tra le classi di Thom:
(13.4)
RS
=
R

S
.
Quindi nella dualit` a di Poincar e lintersezione trasversale di sottovariet` a orientate
corrisponde al prodotto esterno di forme.
Ricordiamo che, pi ` u in generale, unapplicazione f C

(M, N) si dice tra-


sversale a una sottovariet` a S di N se
(13.5) f

(T
x
M) + T
f (x)
S = T
f (x)
N, x f
1
(S ).
Supponiamo ora che M ed N siano orientate e che f C

(M, N) preservi
lorientazione. Sia S una sottovariet` a orientata di N, trasversale ad f . Se =
(U

S ) ` e un intorno tubolare sucientemente piccolo di S in N, allora f
1
(U)
` e lo spazio totale di un intorno tubolare

= ( f
1
(U)

f
1
(S )) di f
1
(S ) in M.
Dal diagramma commutativo
H
q
(S )

S
H
q+k
cv
(U)

H
q+k
(N)
f

_
f

_
f

_
H
q
( f
1
(S ))

S
H
q+k
cv
( f
1
(U))

H
q+k
(M)
otteniamo che, se
S
` e duale di Poincar e di S in N, allora f

S
=
f
1
(S )
, cio` e
nella dualit` a di Poincar e le applicazioni indotte in coomologia corrispondono alle
immagini inverse dei corrispondenti oggetti geometrici.
Per il Teorema di trasversalit` a in omotopia, questa uguaglianza vale anche
senza lipotesi di trasversalit` a dellapplicazione f .
14. Il complesso di deRham twistato
14.1. Fibrato dorientazione e brati vettoriali piatti. Sia M una variet` a
dierenziabile ed A = (U
i
, x
i
) il suo atlante massimale.
Deniamo un brato in rette o
M
= (L

M) su M richiedendo che gli U
i
siano gli aperti di un atlante di trivializzazione di o
M
e le funzioni di transizione
siano
(14.1) g
i, j
(p) = sgn
_
det(x
i
/x
j
)
_
, p U
i
U
j
.
Denizione 13.9. Il brato o
M
si dice il brato dorientazione della variet ` a M.
228 13. LA COOMOLOGIA DI DE RHAM SULLE VARIET
`
A
Indicheremo con
U,x
: U R L
U
la trivializzazione locare corripondente
alla carta locale (U, x) di M. Se (U, y) ` e unaltra carta locale sullo stesso aperto U
di M, abbiamo il diagramma commutativo
U R
id(sgn(x/y) )

U,x

r
r
r
r
r
r
r
r
r
U R

U,y
.v
v
v
v
v
v
v
v
v
L
U
.
Lemma 13.32. Il brato dorientazione o
M
della variet ` a M ` e banale se e soltanto
se la variet` a M ` e orientabile.
Il brato di orientazione ` e un esempio di brato vettoriale piatto:
Denizione 13.10. Sia un brato vettoriale di rango k. Un atlante di trivializza-
zione piatto di ` e un atlante di trivializzazione (U
i
,
i
) di in cui le funzioni di
transizione g
i, j
C

(U
i
U
j
, GL(k, R)) siano localmente costanti.
Due atlanti di trivializzazione piatti di sono equivalenti se la loro unione ` e
ancora un atlante di trivializzazione piatto di .
Una classe di equivalenza di atlanti di trivializzazione piatti di si dice una
struttura di piattezza di .
Un brato vettoriale piatto ` e un brato vettoriale con una struttura di piattezza
assegnata.
Osservazione 13.33. I brati vettoriali banali ammettono una struttura di piattezza,
ma non tutti i brati vettoriali ammettono una struttura di piattezza. Ad esempio,
il brato tangente ad una sfera di dimensione n 2 non ammette una struttura di
piattezza.
14.2. Forme dierenziali a coecienti in un brato vettoriale. Sia M una
variet` a dierenziabile e sia = (E

M) un brato dierenziabile con base M.
Denizione 13.11. Una q-forma dierenziale su M a coecienti in E ` e unappli-
cazione
(14.2) : (X(M))
q
(M, E)
tale che, per X
1
, . . . , X
q
X(M) risulti:
(X
1
, . . . , X
q
) = 0 se 1 i < j q tale che X
i
= X
q
, (14.3)
( f X
1
, . . . , X
q
) = f (X
1
, . . . , X
q
), f C

(M). (14.4)
Indichiamo con
q
(M, E) lo spazio delle q-forme dierenziali a coecienti
in E e con
q
c
(M, E) il sottospazio delle q-forme dierenziali a coecienti in E ed
a supporto compatto in M.
Per ogni coppia di interi non negativi q
1
, q
2
possiamo denire un prodotto
(14.5)
q
1
(M)
q
2
(M, E) (, )
q
1
+q
2
(M, E)
14. IL COMPLESSO DI DERHAM TWISTATO 229
mediante
( )(X
1
, . . . , X
q
1
+q
2
) =

S
q
1
+q
2
,
1
1
<<
q
1
q
1
+q
2
,
1
q
1
+1
<<
q
1
+q
2
q
1
+q
2
()(X

1
, . . . , X

q
1
)(X

q
1
+1
, . . . , X

q
1
+q
2
)
Scriveremo anche
= (1)
q
1
q
2

ed
s = s
q
(M, E), se s (M, E) =
0
(M, E),
q
(M).
14.3. Integrazione di densit` a.
Denizione 13.12. Una densit` a sulla variet` a dierenziale M di dimensione m ` e una
m-forma dierenziale a coecienti nel suo brato dorientazione o
M
= (L

M).
Ad ogni carta locale (U, x) in M possiamo associare la sezione s
U,x
(U, L)
denita dal diagramma commutativo
U
id1
.x
x
x
x
x
x
x
x
x
s
U,x

e
e
e
e
e
e
e
e
U R

(U,x)

L
U
Se
m
c
(U), deniamo
(14.6)
_
M
s
U,x
=
_
x(U)
x

.
Osserviamo che, se y sono diverse coordinate sullo stesso aperto U di M, allora
s
U,x
= sgn(y/x)s
U,y
ed abbiamo
_
x(U)
x

=
_
y(U)
sgn(y/x) y

per le formule di cambiamento di variabili negli integrali multipli.


Utilizzando la partizione dellunit` a ricaviamo allora
Teorema 13.34. Esiste ununica applicazione lineare
(14.7)
m
(M, L)
_
M
R
che coincide con la (14.6) sugli elementi della forma = s
U,x
per (U, x) carta
coordinata in M ed
m
c
(U).
Utilizzando la partizione dellunit` a si dimostra facilmente che vale la formula
di Stokes per le densit` a:
Teorema 13.35 (Formula di Stokes). Sia M una variet ` a dierenziabile di dimen-
sione m. Allora
(14.8)
_
M
d = 0,
m1
c
(M).
230 13. LA COOMOLOGIA DI DE RHAM SULLE VARIET
`
A
Sia S una sottovariet` a propria di M, di dimensione k. Unorientazione del bra-
to normale
M
S denisce un isomorsmo del brato dorientazione o
S
= (L
S
S
)
di S con il pullback su S del brato dorientazione o
M
di M. Questo si pu` o denire
nel modo seguente. Sia
S
= (U

S
S ) un intorno tubolare di S in M. Per ogni
carta coordinata (W, y) in S possiamo trovare una carta coordinata (V, x) in M tale
che
V S = W, x
i

W
= y
i
, per 1 i k, dx
k+1
dx
m
> 0
su
1
S
(p) V, p W.
Qui dx
k+1
dx
m
> 0 signica che x
k+1
, . . . , x
m
sono coordinate orientate
positivamente sulle bre dellintorno tubolare. Lisomorsmo ` e dato allora dal
diagramma commutativo
L
S

W



L
W
W R.

W,y
s
s
s
s
s
s
s
s
s

V,x

v
v
v
v
v
v
v
v
v
Quindi, se S ` e una sottovariet` a propria di dimensione k di M con brato normale
orientato ed
k
c
(M, L), allora
S

k
c
(S, L
S
) e possiamo quindi calcolare
lintegrale
_
S
=
_
S

S
.
Osserviamo che viceversa, se
k
c
(S, L
S
) e
S
` e la classe di Thom di S con
supporto nellintorno tubolare U, allora (

S
)
S

m
c
(M) e
(14.9)
_
S
=
_
M
(

S
)
S
.
14.4. Il complesso di deRham per forme a coecienti in un brato vetto-
riale piatto. In generale, non ` e possibile estendere la denizione del dierenziale
esterno alle forme a coecienti in un brato vettoriale. Per scrivere la formula
(2.6) del Capitolo 12 occorre infatti che sia denita una nozione di derivazione per
le sezioni del brato. A questo ne introdurremo nel seguito la derivazione co-
variante, ma, come vedremo, la dierenziazione covariante non ci permetter` a, in
generale, di denire un complesso.
Nel caso di un brato vettoriale piatto, c` e per` o una dierenziazione natura-
le delle sezioni e possiamo quindi denire il dierenziale mediante la (2.6) del
Capitolo 12.
Abbiamo in particolare, associati al brato dorientazione o
M
= (L

M), i
complessi
(14.10)
0
0
(M, L)
d

1
(M, L)
d

2
(M, L)

m1
(M, L)
d

m
(M, L) 0.
14. IL COMPLESSO DI DERHAM TWISTATO 231
(14.11)
0
0
c
(M, L)
d

1
c
(M, L)
d

2
c
(M, L)

m1
c
(M, L)
d

m
c
(M, L) 0.
Denizione 13.13. I complessi (14.10) e (14.11) si dicono, rispettivamente, il
complesso di de Rham twistato e il complesso di de Rham twistato a supporti
compatti.
Indichiamo con H
q
(M, L) ed H
q
c
(M, L) i loro rispettivi gruppi di coomologia.
14.5. Dualit` a di Poincar e. Sia M una variet` a ed i complessi di de Rham twi-
stati sono isomor ai rispettivi complessi di de Rham deniti in precedenza nel
caso in cui M sia una variet` a orientabile, e ne dieriscono nel caso in cui M non
sia orientabile.
Dalla formula di Stokes ricaviamo
Teorema 13.36. (1) Lapplicazione
(14.12)
q
(M)
mq
c
(M, L) (, )
_
M
R
denisce, per passaggio al quoziente, unapplicazione bilineare
(14.13) H
q
(M) H
mq
c
(M, L) R.
(2) Lapplicazione
(14.14)
q
c
(M)
mq
(M, L) (, )
_
M
R
denisce, per passaggio al quoziente, unapplicazione bilineare
(14.15) H
q
c
(M) H
mq
(M, L) R.
Ripetendo la dimostrazione fatta nel caso delle variet` a orientabili e della coo-
mologia di deRham, otteniamo
Teorema 13.37 (dualit` a di Poincar e). Se M ` e una variet ` a non orientabile con un
buon ricoprimento nito, abbiamo gli isomorsmi
(14.16) H
q
(M) = (H
mq
c
(M, L))

, H
q
(M, L) = (H
mq
c
(M))

.
Osservazione 13.38. Sia S una sottovariet` a propria di dimensione k di M.
(1) Ad unorientazione di S corrisponde una classe [
S
] in H
k
(M, L), con

S
Z
k
(M, L) e
_
S
=
_
M

S
, Z
k
(M).
(2) Ad unorientazione del brato normale di S corrisponde una classe [
S
]
in H
k
(M), con
S
Z
k
(M) e
_
S
=
_
M

S
, Z
k
(M, L).
232 13. LA COOMOLOGIA DI DE RHAM SULLE VARIET
`
A
14.6. Rivestimento a due fogli di una variet` a non orientabile. Sia M una
variet` a dierenziabile ed o
M
= (L

M) il suo brato dorientazione. Indichiamo
con L
0
la sezione nulla di o
M
e deniamo
(14.17)

M = (L \ L
0
)/ , ove t t

= k t, con k > 0.
La proiezione nella base denisce unapplicazione :

M M, che rende com-
mutativo il diagramma
L \ L
0

q
q
q
q
q
q
q
q

.|
|
|
|
|
|
|
|
M.
La :

M M ` e un rivestimento a due fogli ed ` e ` e possibile denire in modo
unico una struttura di variet` a dierenziabile su

M, per cui sia un dieomorsmo
locale. Vale il seguente
Lemma 13.39. Se M ` e connessa, allora

M ` e connessa se e soltanto se la M non ` e
orientabile.
Lapplicazione
(14.18)

: H
q
(M) H
q
(

M)
` e iniettiva per ogni q 0.
Esempio 13.17. La bottiglia di Klein si pu` o denire come il quoziente M del
quadrato Q = 0 x, y 1 R
2
rispetto alla relazione dequivalenza:
(14.19) (0, y) (1, y) per 0 y 1, e (x, 0) (1x, 1) per 0 x 1.
La M ` e una variet` a dierenziabile compatta di dimensione 2 non orientabile. Sia
: Q M la proiezione nel quoziente. Siano A = (

Q) e B = (Q\(
1
2
,
1
2
). Allora
A ` e omotopicamente equivalente ad un disco, B al bouquet di due circonferenze ed
A B ad una circonferenza. La successione esatta di Mayer-Vietoris ci d` a allora:
0 H
1
(M) H
1
(B) R H
2
(M) = 0.
Poich e H
1
(B) = R
2
, otteniamo che H
1
(M) = R. Per la dualit` a di Poincar e
H
q
(M, L) =
_

_
R se q = 1, 2,
0 altrimenti.
Osserviamo che il rivestimento doppio della bottiglia di Klein ` e il toro T
2
e quindi
H
1
(M) H
1
(

M) ` e iniettiva e non surgettiva.
CAPITOLO 14
Fasci e coomologia di Cech
1. Fasci dinsiemi e morsmi di fasci
Denizione 14.1. Un fascio dinsiemi ` e un brato topologico S

X in cui la
proiezione sia un omeomorsmo locale.
Lo spazio X ` e la base, S lo spazio totale o etal e e la proiezione sulla base
del fascio.
La bra S
x
=
1
(x) si dice la spiga su x X, o linsieme dei germi di S in x.
Le spighe S
x
sono sottospazi discreti di S e sono chiuse se e soltanto se
(S) X ` e uno spazio T
1
. Infatti la proiezione ` e aperta e quindi (S) ha la
topologia quoziente, cio` e la pi` u ne tra quelle che rendano la proiezione continua.
Quando ci` o non crei confusione, si usa indicare il fascio S

X con la stessa
lettera S che denota il suo spazio totale.
Esempio 14.1. Siano X uno spazio topolgico ed Y uno spazio discreto. Allora
X Y

X
X, con
X
(x, y) = x, ` e un fascio dinsiemi, che si dice il fascio costante
dinsieme Y.
Esempio 14.2. Sia

X

X un rivestimento di uno spazio topologico X ed S un
aperto di

X. Allora S

X ` e un fascio dinsiemi di base X.
Denizione 14.2. Se S

X ed S

sono due fasci dinsiemi, un


morsmo di brati
S

S

si dice un morsmo di fasci.


Quando X = X

e = id
X
, chiameremo un morsmo di brati su X.
Denizione 14.3. Se S

X ` e un fascio su X ed Y un sottospazio di X, allora

1
(Y), che indicheremo con S
Y
, ` e lo spazio totale del fascio S
Y

Y, di base
Y, che chiamiamo la restrizione ad Y del fascio S.
Pi ` u in generale,
233
234 14. FASCI E COOMOLOGIA DI CECH
Lemma 14.1. Sia S

X un fascio dinsiemi su X, Y uno spazio topologico ed
f : Y X unapplicazione continua. Allora
f

S = (q, ) Y S f (q) = (), (1.1)


(q, ) = q, (q, ) f

S, (1.2)
denisce un fascio f

S

Y di base Y.
Dimostrazione. Dobbiamo dimostrare che ` e un omeomorsmo locale. Fis-
siamo un punto (q
0
,
0
) f

S. Poich e S ` e un fascio, esistono un intorno aperto


A di
0
in S ed un intorno aperto U di p
0
= f (q
0
) in X tali che la restrizione

A
: A U sia un omeomorsmo. Poich e f ` e continua, possiamo trovare un
intorno aperto V di q
0
in Y con f (V) U. Allora D = (V A) f

S ` e un aperto
di f

S e lapplicazione
V q (q,
1
A
( f (q))) D
` e unapplicazione continua che inverte la
D
: D (q, ) q V Y. La
dimostrazione ` e completa.
Denizione 14.4. Il fascio f

S

Y denito nel Lemma 14.1 si dice il fascio
immagine inversa di S

X mediante f C(Y, X).
Denizione 14.5. Un sottospazio T di S denisce un sottofascio di S

X se
T

X ` e ancora un fascio su X.
Lemma 14.2. Sia S

X un fascio su X. Condizione necessaria e suciente
anch e un sottospazio T di S sia lo spazio totale di un sottofascio di S

X ` e
che T sia un sottospazio aperto di S.
Denizione 14.6. Se S

X ed S

X sono due fasci su X, il loro prodotto


brato, o somma di Whitney, ` e il fascio dinsiemi su X che ha come spazio totale
(1.3) S
X
S

= (,

) S S

() = (

),
con proiezione denita da
(1.4) : S
X
S

(,

) () =

) X.
Osserviamo che (S
X
S

) = (S)

(S

).
Questa denizione si estende ad un qualsiasi numero nito di fasci dinsiemi
su X. In particolare, indicheremo con S
p
la somma di Whitney di p copie del
fascio S:
S
p
= S
X

X
S
.,,.
p volte
.
Denizione 14.7. Sia S

X un fascio dinsiemi su X ed Y un sottospazio di X.
Una sezione continua di S su Y ` e unapplicazione s C(Y, S) tale che
s = id
Y
.
2. PREFASCI DINSIEMI 235
Indicheremo con S(Y), linsieme di tutte le sezioni continue su Y X del
fascio S.
Se s S(Y) ed y Y, il valore di s in y si indica con s
y
, od s
(y)
, e si dice il
germe di s in y.
Proposizione 14.3. Sia S

X un fascio dinsiemi su X.
(1) Se U ` e un aperto di X, ogni s S(U) denisce un omeomorsmo di U
su un aperto s(U) di S.
(2) La famiglia di aperti s(U) U
aperto
X, s S(U) ` e una base della
topologia di S.
(3) Per ogni S esiste un intorno aperto U di () in X ed una s S(U)
tale che = s
(())
.
(4) Se Y X ed s, s

S(Y), allora linsieme


(1.5) y Y s
(y)
= s

(y)

` e un aperto di Y.
Denizione 14.8. Un fascio dinsiemi S

X si dice di Hausdor se il suo
spazio totale S ` e di Hausdor.
Proposizione 14.4 (Principio di continuazione analitica). Sia S

X un fascio
di Hausdor. Se Y X, s, s

S(Y) ed s
(y
0
)
= s

(y
0
)
in un punto y
0
Y, allora
s
(y)
= s

(y)
per ogni punto y della componente connessa di y
0
in Y.
Dimostrazione. Infatti, se S

X un fascio di Hausdor, linsieme dei punti
in cui i germi di due sezioni in S(Y) coincidono ` e aperto e chiuso in Y.
2. Prefasci dinsiemi
Denizione 14.9. Sia X uno spazio topologico. Un prefascio dinsiemi su X ` e
un funtore controvariante S tra la categoria Ap(X) degli aperti di X, con i mor-
smi dinclusione, e la categoria E degli insiemi, con i morsmi di applicazioni tra
insiemi.
Questo signica assegnare una corrispondenza
(2.1) S : Ap(X) U S(U) E,
e per ogni coppia di aperti U V di X unapplicazione di restrizione
V
U
: S(V)
S(U) tale che
(2.2)
_

U
U
= id
S(U)
, U Ap(X),

V
U

W
V
=
W
U
, U, V, W Ap(X) con U V W.
Indicheremo il prefascio (X, S, ) con la sola lettera S, ove ci ` o non provochi
confusione.
Denizione 14.10. Siano (X, S, ) ed (X, S

) due prefasci dinsiemi sullo stesso


spazio topologico X. Un morsmo di prefasci : (X, S, ) (X, S

) ` e il dato,
236 14. FASCI E COOMOLOGIA DI CECH
per ogni aperto U di X, di unapplicazione
U
: S(U) S

(U), tale che, per ogni


coppia di aperti U V X vi sia un diagramma commutativo
(2.3)
S(V)

V
S

(V)

V
U

V
U
S(U)

U
S

(U).
Lemma 14.5. Se S

X ` e un fascio dinsiemi su X, allora la corrispondenza
(2.4) Ap(X) U S(U)
` e un prefascio dinsiemi su X.
Denizione 14.11. Il prefascio U S(U) si dice associato al fascio S

X.
Lo indicheremo con S.
Esempio 14.3. Siano X, Y due spazi topologici. Associamo ad ogni aperto U di
X lo spazio C(U, Y) delle applicazioni continue di U in Y. Con le applicazioni
naturali di restrizione, questo si dice il prefascio delle applicazioni continue di X
in Y.
Esempio 14.4. Siano M, N due variet` a dierenziabili di classe C

e k un ordinale
con 0 k . Facciamo corrispondere ad ogni aperto U M linsieme C
k
(U, N)
delle applicazioni di classe C
k
da U in N. Con le restrizioni naturali, otteniamo il
prefascio delle applicazioni di classe C
k
di M in N.
Esempio 14.5. Se M ed N sono variet` a complesse, indichiamo con O(M, N), per
ogni aperto U di M, linsieme delle applicazioni olomorfe di U in N. Con le
restrizioni naturali, questo ` e il prefascio delle applicazioni olomorfe di M in N.
Esempio 14.6. Sia X uno spazio topologico ed Y un insieme. Se poniamo S(U) =
Y per ogni aperto U di X e
V
U
= id
Y
per ogni coppia di aperti U V di X,
otteniamo il prefascio delle applicazioni costanti di X in Y.
3. Fascio associato ad un prefascio e prefasci canonici
Dato un prefascio (X, S, ) possiamo denire, per ogni punto p X, il limite
diretto
(3.1) S

p
= lim
U
aperto
p
S(U).
Esso ` e denito come il quoziente dellunione disgiunta
_
U
aperto
p
S(U) rispetto alla
relazione di equivalenza
S(U
1
) s
1
s
2
S(U
2
) p U
aperto
3
U
1
U
2
tale che r
U
1
U
3
(s
1
) = r
U
2
U
3
(s
2
).
Denizione 14.12. Chiamiamo S

p
linsieme, o la spiga, dei germi di sezioni di S
in p.
Se U ` e un aperto di X, p U ed s S(U), indichiamo con s
(p)
=
U
p
(s) il
germe denito da s in p.
3. FASCIO ASSOCIATO AD UN PREFASCIO E PREFASCI CANONICI 237
Dato un prefascio (X, S, ), siano
(3.2) S

=
_
pX
S

p
, : S

X con (S

p
) = p.
Proposizione 14.6. Sia (X, S, ) ` e un prefascio, ed S

X sia denita dalla (3.2).


Consideriamo su S

la topologia che ha come base degli aperti gli


A(U, s) = s
(p)
p U, con U Ap(X), s S(U).
Allora S

X ` e un fascio dinsiemi su X.
Denizione 14.13. Il fascio S

X denito dalla (3.2) si dice associato al


prefascio (X, S, ).
Se S

` e il fascio associata al prefascio S, abbiamo un morsmo canonico di


prefasci
(3.3)
U
: S(U) S

(U)
che fa corrispondere ad s S(U) la sezione U p s
(p)
S

p
S

.
Osservazione 14.7. Non ` e detto, in generale, che questo morsmo sia iniettivo o
surgettivo.
Ad esempio, se S ` e il prefascio delle applicazioni costanti di X in un insieme
Y con almeno due elementi, ed X contiene un aperto U non connesso, allora
U
` e
iniettiva, ma non surgettiva. Infatti S

` e in questo caso il prefascio delle applicazioni


localmente costanti di X in Y e quindi S

(U) contiene applicazioni non costanti,


mentre S(U) consiste delle sole applicazioni costanti.
Per costruire un esempio in cui non sia iniettiva, consideriamo uno spazio X
che contenga almeno due punti ed in cui i punti siano chiusi e ssiamo una coppia
dinsiemi Y, Z con Y Z. Fissato un elemento y
0
Y, poniamo
S(U) =
_

_
Z se U = X,
Y se U
aperto
X,
_

X
U
(z) = y
0
z Z, U
aperto
X,

V
U
(y) = y y Y, U
aperto
V
aperto
X.
Il fascio associato ` e il fascio costante X Y

X
X. La
X
: S(X) S

(X) non ` e
iniettiva perch e associa ad ogni elemento di S(X) = Z la sezione costante s
(p)
= y
0
per ogni p X.
Denizione 14.14. Un prefascio (X, S, ) si dice canonico se, per ogni aperto U di
X, la
U
: S(U) S

(U) ` e bigettiva.
Proposizione 14.8. Condizione necessaria e suciente anch e un prefascio (X, S, )
sia canonico ` e che valgano le due propriet ` a:
(S 1) Se U = U
i

iI
` e una qualsiasi famiglia di aperti di X, U =
_
iI
U
i
, ed
s, s

S(U) soddisfano r
U
U
i
(s) = r
U
U
i
(s

) per ogni i I, allora s = s

;
(S 2) Se U = U
i

iI
` e una qualsiasi famiglia di aperti di X, U =
_
i
U
i
, per
ogni famiglia di s
i
S(U
i
), che soddisno r
U
i
U
i
U
j
(s
i
) = r
U
j
U
i
U
j
(s
j
) per
ogni i, j I, esiste un s S(U) tale che r
U
U
i
(s) = s
i
per ogni i I.
238 14. FASCI E COOMOLOGIA DI CECH
Dimostrazione. Le condizioni (S 1) ed (S 2) sono necessarie. Sia U = U
i

iI
una famiglia di aperti di X, U =
_
iI
U
i
e supponiamo che s, s

S(U) soddisno
r
U
U
i
(s) = r
U
U
i
(s

) per ogni i I. Abbiamo allora


(
U
(s))
U
i
=
U
i
(r
U
U
i
(s)) =
U
i
(r
U
U
i
(s

)) = (
U
(s

))
U
i
, i I
= (
U
(s)) = (
U
(s

))
e questo implica che s = s

, perch e
U
` e, per ipotesi, iniettiva.
Supponiamo ora che siano assegnate s
i
S(U
i
), per i I, e che queste
soddisno r
U
i
U
i
U
j
(s
i
) = r
U
j
U
i
U
j
(s
j
) per ogni i, j I. Le
U
i
(s
i
) soddisfano allora

U
i
(s
i
)
U
i
U
j
=
U
i
U
j
(r
U
i
U
i
U
j
(s
i
)) =
U
i
U
j
(r
U
j
U
i
U
j
(s
j
)) =
U
j
(s
j
)
U
i
U
j
, i, j I.
Esiste quindi ununica sezione globale S

(U) tale che


U
i
(s
i
) =
U
i
per ogni
i I. Poich e
U
` e surgettiva, =
U
(s) per una s S(U). Da

U
i
(r
U
U
i
(s)) =
U
(s)
U
i
=
U
i
=
U
i
(s
i
), i I
otteniamo che r
U
U
i
(s) = s
i
, per liniettivit` a delle
U
i
.
Le condizioni (S 1) ed (S 2) sono sucienti. Sia U un qualsiasi aperto di X.
Se s, s

S(U) e
U
(s) =
U
(s

), allora s
(p)
= s

(p)
per ogni p U. Ci ` o signica
che per ogni p U eiste un intorno aperto U
p
di p in U tale che r
U
U
p
(s) = r
U
U
p
(s

).
Per la condizione (S 1) questo implica che s = s

. Quindi
U
: S(U) S

(U) ` e
iniettiva.
Sia ora S

(U). Per ogni punto p U esistono un intorno aperto U


p
di p in
U ed una s
p
S(U
p
) tali che
U
p
(s
p
) =
U
p
. Abbiamo poi

U
p
1
U
p
2
(r
U
p
1
U
p
1
U
p
2
(s
p
1
)) =
U
p
1
U
p
2
=
U
p
1
U
p
2
(r
U
p
2
U
p
1
U
p
2
(s
p
2
)).
Abbiamo gi` a dimostrato che le
U
p
1
U
p
2
sono iniettive. Quindi
r
U
p
1
U
p
1
U
p
2
(s
p
1
) = r
U
p
2
U
p
1
U
p
2
(s
p
2
), p
1
, p
2
U.
Per (S 2) esiste allora una s S(U) tale che r
U
U
p
(s) = s
p
per ogni p U. Abbia-
mo allora
U
(s) = . Abbiamo cos` dimostrato anche la surgettivit` a di
U
. La
dimostrazione ` e completa.
Corollario 14.9. Il prefascio S associato ad un fascio S su X ` e sempre cano-
nico.
4. Il fascio immagine diretta
Se (X, S, ) ` e un prefascio sullo spazio topologico X, Y ` e un altro spazio to-
pologico ed f : X Y unapplicazione continua, deniamo un prefascio su Y
ponendo
f

S(V) = S( f
1
(V)), V Ap(Y), (4.1)
( f

)
V
2
V
1
(s) =
f
1
(V
2
)
f
1
(V)
1
)
(s) se V
1
, V
2
Ap(Y), V
1
V
2
, s f

S(V
2
). (4.2)
4. IL FASCIO IMMAGINE DIRETTA 239
Denizione 14.15. Il prefascio (Y, f

S, f

) si dice immagine diretta di (X, S, )


mediante lapplicazione continua f .
Proposizione 14.10. Limmagine diretta di un fascio canonico ` e un fascio canoni-
co.
Denizione 14.16. Se S ` e un fascio sullo spazio topologico X ed f : X Y
unapplicazione continua a valori in uno spazio topologico Y, il fascio f

si
indica con f

S e si dice immagine diretta del fascio S mediante lapplicazione


continua f .
Osservazione 14.11. Un germe
(q)
nel fascio immagine diretta f

S ` e denito da
una sezione s S( f
1
(V)) per un intorno aperto V di q in Y. In particolare, per
ogni p f
1
(q) vi ` e un germe s
(p)
di S in p che corrisponde a
q
. In particolare,
abbiamo uninclusione naturale ( f

S)
q
0

_
pf
1
(q
0
)
S
p
e, per ogni p
0
inf
1
(q
0
),
la f denisce unapplicazione naturale di germi

f
p
0
: ( f

S)
q
0
S
p
0
che rende commutativo il diagramma
( f

S)
q
0

f
p
0

x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
S
p
0
.s
s
s
s
s
s
s
s
s
s
_
pf
1
(q
0
)
S
p
in cui la freccia a destra ` e linclusione naturale S
p
0

_
pf
1
(q
0
)
S
p
.
Proposizione 14.12. Siano S, S

due fasci sulla stessa base X, : S S

un morsmo di fasci. Siano poi Y, Z spazi topologici ed f : X Y, g : Y Z


applicazioni continue. Allora:
(1) Risulta denito un morsmo di fasci
(4.3) f

: f

S f

,
in modo tale che
(4.4) f

( f

S)(V) = ((S))( f
1
(V)) = ( f

)(V), V Ap(Y).
(2) Abbiamo
(4.5) (g f )

S = g

( f

S).
(3) Abbiamo
(4.6) (g f )

= g

( f

).
240 14. FASCI E COOMOLOGIA DI CECH
5. Fasci dotati di struttura algebrica
Denizione 14.17. Un fascio di gruppi abeliani ` e un fascio dinsiemi S

X, su
ogni spiga S
x
del quale sia assegnata una struttura di gruppo abeliano, in modo
tale che la:
(5.1) S
X
S (
1
,
2
)
1

2
S
sia un morsmo di fasci (basta cio` e che sia unapplicazione continua tra gli spazi
etal e).
Indichiamo con 0
(p)
lelemento neutro di S
p
e con 0 : X S la sezione nulla,
che associa ad ogni p X lelemento neutro 0
(p)
di S
p
. Chiaramente 0 S(X) ` e
una sezione continua.
Osserviamo che le spighe S
p
di un fascio di gruppi abeliani contengono per
ogni p lelemento neutro e quindi sono non vuote.
Per ogni sottospazio Y di X, linsieme S(Y) delle sezioni continue di S su Y
` e in modo naturale un gruppo abeliano, con loperazione:
(5.2)
S(Y) S(Y) (s
1
, s
2
) s
1
s
2
S(Y)
ove (s
1
s
2
)
(p)
= s
1 ,(p)
s
2 ,(p)
p Y.
Denizione 14.18. Sia S

X un fascio di gruppi abeliani, Y un sottospazio di
X ed s S(Y). Il supporto di s ` e linsieme
(5.3) supp s = p Y s
(p)
0
(p)
.
Osservazione 14.13. Il supporto di una sezione s S(Y) ` e un chiuso di Y, perch e
il luogo dei punti in cui s
(p)
= 0
(p)
` e aperto.
Denizione 14.19. Chiamiamo supporto del fascio di gruppi abeliani S linsieme:
(5.4) supp S = x X S
p
0
(p)
.
Denizione 14.20. Un fascio S di gruppi abeliani su X si dice un fascio di anelli
se ` e assegnato un morsmo di fasci:
(5.5) S
X
S (
1
,
2
)
1

2
S
che denisca, su ogni spiga S
x
, insieme alla struttura di gruppo abeliano gi` a
assegnata, una struttura di anello.
Supporremo sempre nel seguito che tale anello sia commutativo e unitario e
che lapplicazione 1 : X S, che associa ad ogni p X lunit` a 1
(p)
dellanello
S
p
, sia continua.
Proposizione 14.14. Sia S un fascio di anelli su X. Allora:
(5.6) supp S = x X 1
(p)
0
(p)
.
In particolare, il supporto di un fascio di anelli su X ` e chiuso.
Denizione 14.21. Sia A un fascio di anelli su X. Un fascio di A-moduli su X ` e
un fascio di gruppi abeliani per cui sia denito un morsmo di fasci:
(5.7) A
X
S S
6. MORFISMI DI A-MODULI E FASCI QUOZIENTI 241
che denisca, su ciascuna spiga S
x
, una struttura di A
x
-modulo.
In modo del tutto analogo al caso della categoria dei gruppi abeliani, per ogni
aperto U di X le sezioni di A(U) formano un anello e quelle di S(U) un A(U)-
modulo.
Se S
1
, . . ., S
m
sono fasci di A-moduli, anche S
1

X

X
S
m
` e un fascio
di A-moduli, e in modo naturale, si pu` o denire anche il fascio di A-moduli
S
1

A

A
S
m
.
Se S
i
= A per i = 1, . . . , m, scriveremo S
1

X

X
S
m
= A
m
.
6. Morsmi di A-moduli e fasci quozienti
Sia A un fascio di anelli su X, che considereremo ssato una volta per tutte.
Denizione 14.22. Dati due fasci di A-moduli S, S

, un morsmo di fasci:
(6.1) : S S

si dice un morsmo di A-moduli se, per ogni x X, lapplicazione tra le spighe:


(6.2)
x
: S
x
S

x
` e un morsmo di A
x
-moduli.
Gli A-moduli, con i morsmi di A-moduli, formano una categoria.
Denizione 14.23. Un sottofascio I di A si dice un fascio di ideali se, per ogni
x X, linsieme dei germi I
x
` e un ideale di A
x
. Un sottofascio T di un fascio
di A-moduli S ` e un fascio di sotto-A-moduli di S se, per ogni x X, T
x
` e un
sotto-A
x
-modulo di S
x
.
Proposizione 14.15. (1) Se S

, S

sono due fasci di sotto-A-moduli del


fascio di A-moduli S, allora anche:
(6.3) S

+ S

=
_
xX
(S

x
+ S

x
) ed S

=
_
xX
(S

x
S

x
)
sono fasci di sotto-A-moduli di S.
(2) Se (6.1) ` e un morsmo di fasci di A-moduli, allora:
ker =
_
xX
ker
x
` e un sotto-A-modulo di S, (6.4)
Imm =
_
xX
Imm
x
` e un sotto-A-modulo di S

. (6.5)
Le usuali nozioni di monomorsmo, epimorsmo, isomorsmo si estendono
in modo ovvio ai fasci di A-moduli.
Denizione 14.24. Una sequenza di A-moduli e di A-morsmi:
(6.6)
S
h1

h1
S
h

h
S
h+1

( a < h < b +),
242 14. FASCI E COOMOLOGIA DI CECH
si dice una A-successione. Diciamo che (6.6) ` e un complesso se:
(6.7) Imm
h1
ker
h
a < h 1 < h < b
Diciamo che (6.6) ` e esatta in S
h
se:
(6.8) Imm
h1
= ker
h
.
Diciamo che (6.6) ` e esatta, o aciclica se ` e esatta per ogni h con a < h 1 < h < b.
Una A-successione esatta corta ` e una A successione esatta della forma:
(6.9)
0

,
dove abbiamo indicato con 0

il fascio di A-moduli in cui per ogni x X la spiga


in x ` e lA
x
-modulo nullo.
Osservazione 14.16. Se (6.1) ` e un morsmo di A-moduli, allora:
(6.10)
0

ker S Imm 0

` e una A-successione esatta corta.


Denizione 14.25. Se S

` e un sotto-A-modulo di S, deniamo lA-modulo


quoziente S/S

ponendo:
(6.11) S/S

=
_
xX
S
x
/S

x
,
ove su ogni spiga S
x
/S

x
si considera la struttura di A
x
-modulo quoziente.
In particolare, se I ` e un fascio di ideali di A, il fascio quoziente A/I ` e un
fascio di anelli su X.
La proiezione naturale denisce un morsmo di A-moduli:
(6.12) : S S/S

ed otteniamo una A-successione esatta corta:


(6.13) 0

S

S/S

.
Proposizione 14.17. Il funtore (U, ) ` e esatto a sinistra: cio` e, per ogni aperto U
di X ed ogni successione esatta corta (6.10) otteniamo una successione esatta:
(6.14) 0 S

(U) S(U) S

(U).
Osservazione 14.18. Il funtore (U, ) non ` e, in generale, esatto a destra: questo
signica che lultima applicazione in (6.14) non ` e necessariamente surgettiva.
Denizione 14.26. Dato un morsmo (6.1), il fascio quoziente S

/Imm si in-
dica anche con coker . Abbiamo naturalmente una A-successione esatta corta:
(6.15)
0

Imm S

coker 0

.
Scriveremo nel seguito, per semplicit` a, 0 invece di 0

per indicare il fascio nullo


di A-moduli.
7. COOMOLOGIA DI CECH CON COEFFICIENTI IN UN FASCIO 243
7. Coomologia di Cech con coecienti in un fascio
Siano X uno spazio topologico ed S un fascio di gruppi abeliani su X.
Fissiamo un ricoprimento aperto U = U
i

iI
di X. Per ogni intero q 0,
ssati i
0
, i
1
, . . . , i
q
I denotiamo con U
i
0
,i
1
,...,i
q
lintersezione = U
i
0
U
i
1
U
i
q
.
Indichiamo con N
q
(U ) linsieme delle (q + 1)-uple di indici distinti di I tali che
U
i
0
,i
1
,...,q
.
Denizione 14.27. Sia C
q
(U , S) il gruppo abeliano delle q-cocatene alternate di
U con coecienti in S: esso consiste di tutte le
( f
i
0
,i
1
,...,i
q
)
_
(i
0
,...,i
q
)N
q
(U )
S(U
i
0
,i
1
,...,i
q
)
che soddisfano
1
:
f
i

0
,i

1
,...,i
q
= () f
i
0
,i
1
,...,i
q
S
q+1
.
Indichiamo con
U
q
=
q
= lapplicazione:
(7.1)
q
: C
q
(U , S) ( f
i
0
,i
1
,...,i
q
) ((f )
i
0
,i
1
,...,i
q+1
) C
q+1
(U , S)
denita da:
(7.2) (f )
i
0
,i
1
,...,i
q+1
=

q+1
j=0
(1)
j
f
i
0
,...,

i
j
...,i
q+1

U
i
0
,i
1
,...,i
q+1
).
Le q-cocatene f C
q
(U , S) che soddisfano ( f ) = 0 si dicono q-cocicli; quelle
della forma
q1
(), con C
q1
(U , S), si dicono q-cobordi.
Indicheremo con Z
q
(U , S) il gruppo dei q-cocicli e con B
q
(U , S) il gruppo
dei q-cobordi.
Lemma 14.19. Per ogni q 0 risulta
q+1

q
= 0.
Dimostrazione. Se f = ( f
i
0
,...,i
q
) C
q
(U , S), abbiamo:
(
q+1

q
f )
i
0
,...,i
q+2
=

q+2
j=0
(1)
j
(
q
f )
i
0
,...,

i
j
,...,i
q+1

U
i
0
,...,i
q+2
=

q+2
j=0

j1
h=0
(1)
j+h
f
i
0
,...,

i
h
,...,

i
j
,...,i
q+1

U
i
0
,...,i
q+2

q+2
j=0

q+1
h=j+1
(1)
j+h
f
i
0
,...,

i
j
,...,

i
h
,...,i
q+1

U
i
0
,...,i
q+2
=

0j<hq+1
f
i
0
,...,

i
h
,...,

i
j
,...,i
q+1

U
i
0
,...,i
q+2

0h<jq+1
f
i
0
,...,

i
j
,...,

i
h
,...,i
q+1

U
i
0
,...,i
q+2
= 0

Quindi, per ogni intero non negativo q, il gruppo B


q
(U , S) dei q-cobordi ` e
un sottogruppo del gruppo Z
q
(U , S) dei q-cocicli.
1
Abbiamo indicato con S
q+1
il gruppo delle permutazioni dei (q + 1) elementi 0, 1, . . . , q. Se
S
q+1
, il simbolo () = 1 indica la sua segnatura.
244 14. FASCI E COOMOLOGIA DI CECH
La successione dei gruppi delle cocatene e degli omomorsmi
q
=
U
q
che li
legano formano un complesso
2
di gruppi abeliani e di omomorsmi :
(7.3)
0 C
0
(U , S)

0
C
1
(U , S)

1
C
2
(U , S)
C
q1
(U , S)

q1
C
q
(U , S)

q
C
q+1
(U , S)
Denizione 14.28. Indichiamo con
1
lapplicazione nulla 0 = C
1
(U , S)
C
0
(U , S). Con questa convenzione, deniamo per ogni intero q 0 il q-esimo
gruppo di coomologia di Cech a coecienti in S del ricoprimento U come il
quoziente:
(7.4) H
q
(U , S) =
ker
q
im
q1
=
Z
q
(U , S)
B
q
(U , S)
.
Osserviamo che, poich e S ` e un fascio, H
0
(U , S) = Z
0
(U , S) = S(X).
Infatti gli elementi ( f
i
) di Z
0
(U , S) sono tutti e soli quelli della forma f
i
= f
U
i
per una f S (X) e la f ` e univocamente determinata dalle sue restrizioni agli aperti
U
i
del ricoprimento.
Un ranamento del ricoprimento aperto U ` e il dato di un altro ricoprimento
aperto V = V
j

jJ
e di una funzione di ranamento : J I, tale che V
j
U

j
per ogni j J.
Scriveremo V

U per indicare che V ` e un ranamento di U con funzione


di ranamento .
Se V

U , la induce un omomorsmo dei cocicli alternati a coecienti in


S dei due ricoprimenti:

q
: C
q
(U , S) C
q
(V , S), denita da
(

f )
j
0
,..., j
q
= f
j
0
,..., j
q

V
j
0
,..., jq
( j
0
, . . . , j
q
) N
q
(V ).
Abbiamo:
(7.5)
V
q

q
=

q+1

U
q
per ogni q = 0, 1, . . . .
Valgono dunque le inclusioni

q
(Z
q
(U , S)) Z
q
(V , S) e

q
(B
q
(U , S)) B
q
(V , S).
Per passaggio ai quozienti, otteniamo un omomorsmo
(7.6)

q
: H
q
(U , S) H
q
(V , S) per ogni q = 0, 1, . . .
Denizione 14.29. Il q-esimo gruppo H
q
(X, S) della coomologia di Cech di X a
coecienti nel fascio S ` e il limite induttivo, rispetto ai ranamenti, dei gruppi
H
q
(U , S) al variare di U nella famiglia dei ricoprimenti aperti di X:
(7.7)

H
q
(X, S) = inj lim
U
H
q
(U , S) per ogni q = 0, 1, . . .
2
La parola complesso signica che il nucleo di ciascun omomorsmo contiene limmagine del
precedente.
7. COOMOLOGIA DI CECH CON COEFFICIENTI IN UN FASCIO 245
Una classe di coomologia in

H
q
(X, S) ` e rappresentata da un q-cociclo f
Z
q
(U , S)), modulo la relazione di equivalenza che identica f a

q
( f ) +
V
q1
(g)
se V

U e g Z
q1
(V , S)).
Possiamo denire i gruppi di coomologia di Cech anche come gruppi di coo-
mologia di un complesso di cocatene. A questo scopo deniamo, per ogni intero
q 0, il gruppo abeliano C
q
(X, S) delle q-cocatene in X a coecienti nel fascio
di gruppi abeliani S come il limite induttivo rispetto ai ricoprimenti aperti e ai
ranamenti :
(7.8) C
q
(X, S) = inj lim
U
C
q
(U , S)
Per denizione di limite induttivo, un elemento di C
q
(X, S) ` e rappresentato da
una f = ( f
i
0
,i
1
,...,i
q
) C
q
(U , S) e due q-cocicli f
h
= ( f
h
i
0
,i
1
,...,i
q
) C
q
(U
h
, S)
(h = 1, 2) deniscono lo stesso elemento di C
q
(X, S) se esiste un ranamento
comune V

h
U
h
(per h = 1, 2) tale che

1
( f
1
) =

2
( f
2
). Poich e laddizione
commuta con le applicazioni indotte dai ranamenti, gli insiemi C
q
(X, S) hanno
una struttura naturale di gruppi abeliani. Ancora, poich e le applicazioni di cobordo
commutano con gli omomorsmi indotti dai ranamenti, otteniamo un complesso
di gruppi abeliani e di omomorsmi :
(7.9)
0 C
0
(X, S)

X
0
C
1
(X, S)

X
1
C
2
(X, S)
C
q1
(X, S)

X
q1
C
q
(X, S)

X
q
C
q+1
(X, S)
Quando ci ` o non possa creare confusione, scriveremo a volte per semplicit` a
q
, o
anche , invece di
X
q
.
I sottogruppi
Z
q
(X, S) = ker
X
q
dei q-cocicli in C
q
(X, S) e
B
q
(X, S) =
X
q1
(C
q1
(X, S)) dei q-cobordi di C
q
(X, S)
sono i limiti induttivi (rispetto alle applicazioni di ranamento) dei corrispondenti
sottogruppi Z
q
(U , S) e B
q
(U , S). Il q-esimo gruppo di coomologia di Cech ` e
allora dato da :
(7.10)

H
q
(X, S) =
ker
X
q
im
X
q1
=
Z
q
(X, S)
B
q
(X, S)
.
Siano S

X ed F

X due fasci di gruppi abeliani sullo spazio topologico
X e : S F un omomorsmo di fasci di gruppi abeliani. Per ogni aperto U
di X esso denisce un omomorsmo
U
: S(U) F(U), che ci permette di
costruire, assegnato un ricoprimento U di X, un omomorsmo naturale tra le q
cocatene alternate di U a coecienti in S e in F:
(7.11)
_

q
: C
q
(U , S) C
q
(U , F)
_

q
( f )
_
i
0
,i
1
,...,i
q
= (
U
i
0
,i
1
,...,iq
( f
i
0
,i
1
,...,i
q
)) .
246 14. FASCI E COOMOLOGIA DI CECH
Si verica facilmente che gli omomorsmi
q
commutano con le operazioni di
cobordo
q
dei due complessi di cocatene alternate a coecienti in S e in F.
Risultano quindi denite applicazioni naturali
(7.12)

=
q

: H
q
(U , S) H
q
(U , F)
per ogni q = 0, 1, . . .. Queste applicazioni a loro volta commutano con gli omomor-
smi dei ranamenti e quindi, nalmente, otteniamo unapplicazione naturale :
(7.13)

=
q

:

H
q
(X, S)

H
q
(X, F)
per ogni q = 0, 1, . . ..
Osserviamo che per passaggio al quoziente otteniamo ancora omomorsmi

q
: C
q
(X, S) C
q
(X, F) che commutano con le operazioni di cobordo e
quindi lomomorsmo
q

tra i gruppi di coomologia si pu` o denire anche a partire


dagli omomorsmi dei gruppi di cocatene. Abbiamo il diagramma commutativo (a
righe esatte) :
(7.14)
0 B
q
(X, S) Z
q
(X, S)

H
q
(X, S) 0

_

q

_

q

_
0 B
q
(X, F) Z
q
(X, F)

H
q
(X, F) 0
8. Il teorema di Serre
I gruppi di coomologia di Cech hanno buone propriet` a rispetto ai morsmi di
fasci quando si assuma che lo spazio di base X sia paracompatto.
Ricordiamo che uno spazio topologico X si dice paracompatto se ` e di Hau-
sdor e se ogni suo ricoprimento aperto ammette un ranamento localmente nito.
Gli spazi paracompatti sono normali e tutti gli spazi metrizzabili sono paracompat-
ti. Per uno spazio topologico connesso e localmente compatto, la paracompattezza
equivale allessere unione numerabile di insiemi compatti (numerabile allinnito).
Se X ` e paracompatto ed S un fascio su X, i gruppi di coomologia di Cech
H
q
(X, S) si possono calcolare utilizzando soltanto ricoprimenti aperti localmente
niti.
Lemma 14.20. Sia X uno spazio normale ed U = U
i

iI
un suo ricoprimento
aperto localmente nito. Possiamo allora trovare un ricoprimento aperto V =
V
i

iI
di X tale che

V
i
U
i
per ogni i I.
Dimostrazione. Bene-ordiniamo linsieme I
3
. Costruiremo il ricoprimento V
per induzione transnita, in modo che
(1)

V
i
U
i
i I,
(2) j I, V
i
i j U
i
i > j ` e un ricoprimento aperto di X.
Dimostriamo induttivamente la proposizione
3
Ci ` o signica che I ` e totalmente ordinato rispetto ad una relazione e che ogni sottoinsieme
non vuoto di I ammette minimo rispetto a .
8. IL TEOREMA DI SERRE 247
(P
j
0
) Gli aperti V
i
sono deniti per ogni i j
0
in modo che la (1) valga per
i j
0
e che, per ogni h I con h j
0
, la famiglia di aperti
V
i
i h U
i
i > h
sia un ricoprimento aperto di X.
Laermazione (P
j
0
) ` e banalmente vera se j
0
` e il minimo di I.
Osserviamo inoltre che, se (P
j
0
) ` e valida per uno j
0
I, allora:
V
j
0
= V
i
i j
0
U
i
i j
0

` e un ricoprimento aperto di X. Infatti, se x X, allora I


x
= i I x U
i
` e
nito perch e U ` e localmente nito. Se qualche i I
x
` e j
0
, allora V
j
0
contiene
un aperto U
i
che contiene x. Altrimenti, indichiamo con j

il pi` u grande elemento


di I
x
. Poich e per lipotesi induttiva
V
i
i j

U
i
i > j

` e un ricoprimento aperto di X, x V
i
per qualche i j

j
0
e dunque appartiene
a un V
i
V
j
0
.
Consideriamo ora linsieme
F =
_

_
_
jj
0
V
j

_
j>j
0
U
j
_

_
.
Esso ` e un chiuso contenuto in U
j
0
in quanto V
j
0
` e un ricoprimento di X. Essendo X
uno spazio T
4
, il chiuso F ha un intorno chiuso G contenuto in U
j
0
. Posto V
j
0
=

G,
chiaramente
V
i
i j
0
U
i
i > j
0

` e un ricoprimento aperto di X e vale la (1) per j j


0
. Se I ammette massimo e j
0
` e il massimo di I, allora V = V
i
i I soddisfa la tesi del Lemma. Se j
0
non ` e
il massimo di I, abbiamo ottenuto la (P
j

0
) ove j

0
` e lelemento di I successivo a j
0
(esso ` e ben denito come il minimo dellinsieme non vuoto i I i > j
0
di I).
Per induzione transnita otteniamo quindi una famiglia V = V
i
i I tale che
valgano le (1), (2). Chiaramente V ` e un ricoprimento aperto di X: se x X e j ` e il
minimo indice in I tale che x U
j
, la (2) ci dice che x V
i
per qualche i j.
La dimostrazione ` e completa.
Da questo Lemma ricaviamo il seguente:
Lemma 14.21. Sia X uno spazio normale ed U un suo ricoprimento aperto local-
mente nito. Fissiamo un intero q 0 e supponiamo che, per ogni (i
0
, i
1
, . . . , i
q
)
N
q
(U ) sia assegnato un ricoprimento aperto W
i
0
,i
1
,...,i
q
= W
i
0
,i
1
,...,i
q


A
i
0
,i
1
,...,iq
di
U
i
0
,i
1
,...,i
q
. Allora esiste un ranamento V

U , mediante un ricoprimento aperto


V = V
j

jJ
, tale che :
(8.1)
_

_
( j
0
, j
1
, . . . , j
q
) N
q
(V ) tale che (( j
0
), ( j
1
), . . . , ( j
q
)) N
q
(U )
A
( j
0
),( j
1
),...,( j
q
)
tale che V
j
0
, j
1
,..., j
q
W
( j
0
),( j
1
),...,( j
q
)

.
248 14. FASCI E COOMOLOGIA DI CECH
Dimostrazione. Per il Lemma 14.20 possiamo trovare un ricoprimento =

iI
tale che

i
U
i
per ogni indice i I. Il ricoprimento ` e anchesso
localmente nito.
Per ogni p X, linsieme I
p
degli indici i per cui U
i
G
p
` e nito.
Osserviamo che

iI\I
p
` e una famiglia di chiusi localmente nita. Quindi la
loro unione
_
iI\I
p

i
` e un chiuso che non contiene il punto p e perci ` o

V
p
=
_

_
_
iI
p
U
i
_

_
\
_

_
_
iI\I
p

i
_

_
` e un intorno aperto di p.
Per ogni (i
0
, i
1
, . . . , i
q
) N
q
(U ) I
q+1
p
scegliamo =
i
0
,i
1
,...,i
q
A
i
0
,i
1
,...,i
q
tale
che p W
i
0
,i
1
,...,i
q

.
A questo punto, deniamo per ogni p X :
V
p
=
_

V
p
se N
q
(U ) I
q+1
p
=
_
(i
0
,i
1
,...,i
q
)N
q
(U )I
q+1
p
(W
i
0
,i
1
,...,i
q

i
0
,i
1
,...,iq


V
p
) se N
q
(U ) I
q+1
p
.
Deniamo V = V
p

pX
. Abbiamo V

U , con una funzione di ranamento


: X x (x) I che si pu` o scegliere imponendo la sola condizione che
(p) I
p
per ogni p X. Per costruzione, se p
0
, p
1
, . . . , p
q
sono punti distinti
di X tali che (p
0
, p
1
, . . . , p
q
) N
q
(V ) e ((p
0
), (p
1
), . . . , (p
q
)) N
q
(U ), allora
(p
i
) I
p
j
per ogni 0 i, j q e
V
p
0
,p
1
,..., p
q
W
(p
0
),(p
1
),...,(p
q
)

(p
0
),(p
1
),...,(pq)
.
Quindi V

U soddisfa la tesi del Lemma.


Dimostriamo ora che, se X ` e paracompatto, il funtore S C
q
(X, S), dalla
categoria dei fasci di gruppi abeliani su X a quella dei gruppi abeliani, ` e esatto.
Abbiamo cio` e:
Teorema 14.22. Sia X uno spazio paracompatto e sia
(8.2)
0 F

G

H 0
una successione esatta di fasci di gruppi abeliani. Allora per ogni intero q 0 la
successione di gruppi abeliani :
(8.3)
0 C
q
(X, F)

q
C
q
(X, G)

q
C
q
(X, H ) 0
` e esatta.
Dimostrazione. (a) Dimostriamo che C
q
(X, F)

q
C
q
(X, G) ` e iniettiva.
Sia f C
q
(U , F), per un qualsiasi ricoprimento aperto U di X. Dire che
lelemento di C
q
(X, G) denito da
q
( f ) ` e nullo, equivale a dire che esiste un
ranamento V

U tale che

q

q
( f ) = 0. Questa relazione ci d` a
q
(

( f )) =
0. Poich e (
q
(

f ))
j
0
, j
1
,..., j
q
=
V
j
0
, j
1
,..., jq
((

f )
j
0
, j
1
,..., j
q
) per ogni ( j
0
, j
1
, . . . , j
q
)
N
q
(V ) e la
V
j
0
, j
1
,..., jq
: S(V
j
0
, j
1
,..., j
q
) F(V
j
0
, j
1
,..., j
q
) ` e iniettiva, ne segue che

f = 0 e quindi f denisce lelemento nullo di C


q
(X, F).
8. IL TEOREMA DI SERRE 249
(b) Dimostriamo lesattezza della successione
C
q
(X, F)

q
C
q
(X, G)

q
C
q
(X, H ).
Sia un elemento di C
q
(X, G) con
q
() = 0. Sia U = U
i

iI
un ricoprimento
aperto localmente nito di X e sia g C
q
(U , G) una q-cocatena che rappresenta
. A meno di passare a un ranamento localmente nito di U , possiamo supporre
che
q
(g) = 0. Per lesattezza di (8.2), per ogni (i
0
, i
1
, . . . , i
q
) N
q
(U ) possiamo
trovare un intorno aperto W
i
0
,i
1
,...,i
q
p
di p in U
i
0
,i
1
,...,i
q
ed una f
i
0
,i
1
,...,i
q
p
F(W
i
0
,i
1
,...,i
q
p
)
tale che r
U
i
0
,i
1
,...,iq
W
i
0
,i
1
,...,iq
p
(g
i
0
,i
1
,...,i
q
) =
U
i
0
,i
1
,...,iq
( f
i
0
,i
1
,...,i
q
p
). Per il Lemma 14.21 esiste un
ranamento aperto V = V
j

jJ
di U , che possiamo scegliere localmente nito:
V

U
tale che per ogni ( j
0
, j
1
, . . . , j
q
) N
q
(V ) con (( j
0
), ( j
1
), . . . , ( j
q
)) N
q
(U ),
possiamo trovare un punto p( j
0
, j
1
, . . . , j
q
) con
V
j
0
, j
1
,..., j
q
W
( j
0
),( j
1
),...,( j
q
)
p( j
0
, j
1
,..., j
q
)
U
( j
0
),( j
1
),...,( j
q
)
.
Deniamo un elemento C
q
(V , F) ponendo :

j
0
, j
1
,..., j
q
= r
W
( j
0
),( j
1
),...,( jq)
p( j
0
, j
1
,..., jq)
V
j
0
, j
1
,..., jq
_
f
( j
0
),( j
1
),...,( j
q
)
p( j
0
, j
1
,..., j
q
)
_
per ( j
0
, j
1
, . . . , j
q
) N
q
(V ) .
Se indichiamo con [] lelemento di C
q
(X, F) denito da , abbiamo
q
([]) = .
(c) La dimostrazione della surgettivit` a dellapplicazione C
q
(X, G)

q
C
q
(X, H )
` e del tutto analoga a quella di (b).
Osserviamo che abbiamo ottenuto, con la dimostrazione di questo teorema,
lenunciato pi ` u preciso :
Proposizione 14.23. Sia X uno spazio topologico e sia
(8.4)
0 F

G
una successione esatta di fasci di gruppi abeliani su X. Allora, per ogni q 0,
otteniamo una successione esatta di gruppi abeliani:
(8.5)
0 C
q
(X, F)

q
C
q
(X, G) .
Supponiamo ora che X sia paracompatto. Allora se la successione di fasci di
gruppi abeliani :
(8.6)
F

G

H
` e esatta, ` e esatta anche la successione di gruppi abeliani:
(8.7)
C
q
(X, F)

q
C
q
(X, G)

q
C
q
(X, H ) .
Come conseguenza del Teorema 14.22 otteniamo il
250 14. FASCI E COOMOLOGIA DI CECH
Teorema 14.24 (Serre). Se X ` e paracompatto e
(8.2)
0 F

G

H 0
` e una successione esatta di gruppi abeliani su X, allora possiamo denire, per ogni
intero q 0, un omomorsmo
(8.8)
q
: H
q
(X, H ) H
q+1
(X, F)
in modo tale che la seguente successione lunga di gruppi di coomologia risulti
esatta :
(8.9)
0 H
0
(X, F)

0
H
0
(X, G)

0
H
0
(X, H )

0
H
1
(X, F)

1



q1

H
q1
(X, H )

q1
H
q
(X, F)

q

H
q
(X, G)

q

H
q
(X, H )

q
H
q+1
(X, F)

q+1


La dimostrazione ` e conseguenza del Teorema 14.22 e del risultato generale di
algebra omologica:
Teorema 14.25. Siano
(A

, a

) =
0 A
0
a
0
A
1
a
1

a
q1
A
q
a
q
A
q+1
a
q+1

(B

, b

) =
0 B
0
b
0
B
1
b
1

b
q1
B
q
b
q
B
q+1
b
q+1

(C

, c

) =
0 C
0
c
0
C
1
c
1

c
q1
C
q
c
q
C
q+1
c
q+1

complessi di gruppi abeliani e siano, per q intero 0,


(8.10) H
q
(A

, a

) =
ker a
q
ima
q1
, H
q
(B

, b

) =
ker b
q
imb
q1
, H
q
(C

, c

) =
ker c
q
imc
q1
i loro gruppi di coomologia. Supponiamo siano assegnati per ogni intero q 0
omomorsmi
(8.11)
q
: A
q
B
q
e
q
: B
q
C
q
8. IL TEOREMA DI SERRE 251
tali che il diagramma :
(8.12)
0 0 0 0

_
0 A
0
a
0
A
1
a
1

a
q
1
A
q
a
q
A
q+1
a
q+1

q+1
0 B
0
b
0
B
1
b
1

b
q
1
B
q
b
q
B
q+1
b
q+1

q+1
0 C
0
c
0
C
1
c
1

c
q
1
C
q
c
q
C
q+1
c
q+1

_
0 0 0 0
sia commutativo e con le colonne esatte. Allora esisono, per ogni intero q 0,
omomorsmi
(8.13)
q
: H
q
(C

, c

) H
q+1
(A

, a

)
tali che la successione lunga di coomologia :
(8.14)
0 H
0
(A

, a

)

0
H
0
(B

, b

)

0
H
0
(C

, c

0
H
1
(A

, a

)

1



q1

H
q1
(C

, c

q1
H
q
(A

, a

)

q

H
q
(B

, b

)

0
H
q
(C

, c

q
H
q+1
(A

, a

)

q+1


sia esatta.
Dimostrazione. Costruiamo in primo luogo gli omomorsmi
q
. A questo
scopo dimostriamo che:
(1) Per ogni z
q
ker c
q
esistono y
q
B
q
ed x
q+1
ker a
q+1
tali che :
(8.15)
_

q
(y
q
) = z
q

q+1
(x
q+1
) = b
q
(y
q
)
(2) La x
q+1
in (8.15) ` e univocamente determinata modulo laddizione di un
elemento di ima
q
.
(3) Se z

q
` e un altro elemento di ker c
q
, che dierisce da z
q
per un elemento di
imc
q1
, ed x

q+1
ker a
q+1
y

q
B
q
risolvono :
(8.16)
_

q
(y

q
) = z

q+1
(x

q+1
) = b
q
(y

q
) ,
252 14. FASCI E COOMOLOGIA DI CECH
allora x
q+1
x

q+1
ima
q
.
(1) Sia z
q
C
q
con c
q
(z
q
) = 0. Poich e per ipotesi lomomorsmo
q
: B
q
C
q
` e surgettivo, esiste un elemento y
q
B
q
tale che z
q
=
q
(y
q
). Risulta:

q+1
(b
q
(y
q
)) = c
q
(
q
(y
q
)) = c
q
(z
q
) = 0.
Poich e per ipotesi la successione
0 A
q+1

q+1
B
q+1

q+1
C
q+1
0
` e esatta, vi ` e un unico elemento x
q+1
A
q+1
tale che

q+1
(x
q+1
) = b
q
(y
q
).
Abbiamo:

q+2
(a
q+1
(x
q+1
)) = b
q+1
(
q+1
(x
q+1
)) = (b
q+1
b
q
)(y
q
) = 0
e quindi
a
q+1
(x
q+1
) = 0
perch e
q+2
` e un omomorsmo iniettivo. Gli elementi y
q
B
q
e x
q+1
ker a
q+1
trovati risolvono (8.15).
(2) Siano y
q
B
q
e x
q+1
ker a
q+1
soluzione di :
_

q
( y
q
) = z
q
,
( x
q+1
) = b
q
( y
q
).
Allora
q
( y
q
y
q
) = 0 e, per lesattezza della successione:
0 A
q

q
B
q

q
C
q
0
esiste un unico elemento x
q
A
q
tale che y
q
y
q
=
q
(x
q
). Abbiamo perci ` o:

q+1
( x
q+1
x
q+1
) = b
q
( y
q
y
q
) = b
q
(
q
(x
q
)) =
q+1
(a
q
(x
q
)).
Poich e lomomorsmo
q+1
: A
q+1
B
q+1
` e iniettivo, ricaviamo che x
q+1
=
x
q+1
+ a
q
(x
q
).
(3) Tenuto conto della (2), per dimostrare (3) ` e suciente vericare che, se
z
q1
C
q1
, il sistema :
()
_

q
(y

q
) = c
q
1
(z
q1
)

q+1
(x

q+1
) = b
q
(y

q
)
ammette una soluzione y

q
B
q
, x

q+1
ker a
q+1
con x

q+1
ima
q
. Poich e
q
1
:
B
q1
C
q1
` e per ipotesi un omomorsmo surgettivo, possiamo trovare y
q
1

B
q1
tale che
q1
(y
q1
) = z
q1
. Allora

q
(b
q1
(y
q1
)) = c
q1
(
q1
(y
q1
)) = c
q1
(z
q1
)
e quindi, poich e b
q
(b
q1
(y
q1
) = 0, la coppia y

q
= b
q1
(y
q1
), x

q+1
= 0 ` e soluzione
di ().
Dimostriamo ora lesattezza di (14.25). Per semplicit` a di notazioni, dato un
qualsiasi elemento x
q
ker a
q
(risp. y
q
ker b
q
, z
q
ker c
q
) indicheremo con [x
q
]
9. UN TEOREMA DI ALGEBRA OMOLOGICA 253
(risp. [y
q
], [z
q
]) la corrispondente classe di q-coomologia in H
q
(A

, a

) (risp. in
H
q
(B

, b

), H
q
(C

, c

)).
Esatteza in H
q
(A

, a

) Sia x
q
ker a
q
. Se
q

([x
q
]) = 0, allora esiste un elemento
y
q1
B
q1
tale che
q
(x
q
) = b
q1
(y
q1
). Lelemento z
q1
=
q1
(y
q1
) di C
q1
soddisfa :
c
q1
(z
q1
) = c
q1
(
q1
(y
q1
)) =
q
(b
q1
(y
q1
) =
q

q
(x
q
) = 0.
Quindi z
q1
ker c
q1
denisce una classe di coomologia [z
q1
] in H
q1
(C

, c

) e

q1
([z
q1
]) = [x
q
].
Ci ` o dimostra lesattezza di (14.25) in H
q
(A

, a

).
Esatteza in H
q
(B

, b

) Sia y
q
ker b
q
. Se
q

([y
q
]) = 0, allora esiste z
q1
C
q1
tale che
q
(y
q
) = c
q1
(z
q1
). Poich e abbiamo supposto che
q1
: B
q1
C
q1
sia iniettiva, esiste un elemento y
q1
B
q1
tale che z
q1
=
q1
(y
q1
). Abbiamo
allora:

q
(y
q
b
q1
(y
q1
)) = (y
q
) c
q
(
q1
(y
q1
)) = (y
q
) c
q
(z
q1
) = 0.
Per lesattezza della successione
0 A
q

q
B
q

q
C
q
0
v` e un unico x
q
A
q
tale che
q
(x
q
) = y
q
b
q1
(y
q1
). Abbiamo

q+1
(a
q
(x
q
)) = b
q
(
q
(x
q
)) = b
q
(y
q
b
q1
(y
q1
)) = 0.
Per liniettivit` a dellomomorsmo
q+1
: A
q+1
B
q+1
, otteniamo che a
q
(x
q
) = 0.
Quindi x
q
denisce una classe di coomologia [x
q
] H
q
(A

, a

) tale che

([x
q
]) = [
q
(x
q
)] = [y
q
+ b
q1
(y
q1
)] = [y
q
].
Questo dimostra lesattezza di (14.25) in H
q
(B

, b

).
Esatteza in H
q
(C

, c

) Sia z
q
ker c
q
e siano y
q
B
q
, x
q+1
ker a
q+1
tali che
valga la (8.15). Sia [z
q
] H
q
(C

, c

) la classe di coomologia denita da z


q
. Se

q
([z
q
]) = 0, allora esiste un elemento x
q
A
q
tale che x
q+1
= a
q
(x
q
). Abbiamo
b
q
(y
q
) =
q+1
(x
q+1
) =
q+1
(a
q
(x
q
)) = b
q
(
q
(x
q
)).
Quindi y

q
= y
q

q
(x
q
) ker b
q
e denisce pertanto una classe di coomologia
[y

q
] H
q
(B

, b

) tale che :

([y

q
]) = [
q
(y

q
)] = [
q
(y
q
)] = [z
q
] .
Questo dimostra lesattezza di (14.25) in H
q
(C

, c

).
9. Un teorema di algebra omologica
In questo paragrafo enunceremo e dimostreremo un risultato generale sui com-
plessi bi-graduati che utilizzeremo poi nei paragra successivi per discutere alcune
propriet` a della coomologia di Cech.
254 14. FASCI E COOMOLOGIA DI CECH
Denizione 14.30. Un complesso doppio di cocatene ` e il dato di una famiglia
A
r,s

r,sN
di gruppi abeliani, indicizzati con le coppie di interi non negativi, e di
due famiglie di omomorsmi:
(9.1) d

= d

r,s
: A
r,s
A
r+1,s
e d

r,s
: A
r,s
A
r,s+1
r, s N
tali che:
(9.2)
_

_
d

r+1,s
d

r,s
= 0 r, s N,
d

r,s+1
d

r,s
= 0 r, s N,
d

r,s+1
d

r,s
+ d

r+1,s
d

r,s
= 0 r, s N.
Poniamo A =

(r,s)N
2
A
r,s
e deniamo d

: A A e d

: A A mediante
d

((a
r,s
)
r,sN
) = (a

r,s
)
r,sN
con
_

_
a

0,s
= 0 e
a

r,s
= d

r1,s
(a
r1,s
) se r 1 ,
(9.3)
d

((a
r,s
)
r,sN
) = (a

r,s
)
r,sN
con
_

_
a

r,0
= 0 e
a

r,s
= d

r,s1
(a
r,s1
) se s 1 .
(9.4)
Deniamo poi
(9.5) d : A a d

(a) + d

(a) A.
La (9.2) si pu` o esprimere mediante:
(9.6) d d = 0.
Poniamo :
(9.7) A
[q]
=

r+s=q
A
r,s
.
Allora d(A
[q]
) A
[q+1]
. Risulta quindi denito, per ogni intero q 0, un omomor-
smo d
q
= d : A
[q]
a
[q]
d(a
[q]
) A
[q+1]
con d
q+1
d
q
= 0 per ogni q 0, e
d = (d
q
) ` e il dierenziale totale del complesso :
(9.8)
0 A
[0]
d
0
A
[1]
d
1
A
[2]
d
2

Indicheremo i gruppi di coomologia del complesso totale con :
(9.9) H
q
(A
[]
, d

) =
ker d
q
imd
q1
.
Abbiamo poi le due famiglie numerabili di complessi di cocatene
(A
,s
, d

,s
) =
_
0 A
0,s
d

0,s
A
1,s
d

1,s
A
2,s
d

2,s

_
per ogni s N,
(A
r,
, d

r,
) =
_
0 A
r,0
d

0,s
A
r,1
d

1,s
A
r,2
d

2,s

_
per ogni r N,
9. UN TEOREMA DI ALGEBRA OMOLOGICA 255
e indicheremo i loro gruppi di coomologia con :
(9.10)

E
q,s
= H
q
(A
,s
, d

,s
) =
ker d

q,s
imd

q1,s
ed

E
r,q
= H
q
(A
r,
, d

r,
) =
ker d

r,q
imd

r,q1
.
La successione spettrale
4
mette in relazione i gruppi di coomologia H
q
(A
,s
, d

,s
),
H
q
(A
r,
, d

r,
) e i gruppi di coomologia H
q
(A
[]
, d

) del complesso totale.


Osserviamo che per le (9.2) abbiamo in particolare :
d

r,s
(ker d

r,s
) ker d

r+1,s
e d

r,s
(imd

r,s1
) imd

r,s
,
ove abbiamo posto per convenzione d

1,s
= 0 e d

r,1
= 0 per ogni r, s N. Denia-
mo gli omomorsmi [d

r,s
] :

E
r,s


E
r+1,s
per passaggio al quoziente, mediante
il diagramma commutativo a righe esatte:
(9.11)
0 imd

r,s1
ker d

r,s


E
r,s
0
d

r,s1

_
d

r,s

_
[d

r,s
]
0 imd

r+1,s1
ker d

r+1,s


E
r+1,s
0
Per ogni intero s 0, otteniamo un complesso:
(9.12)
0

E
0,s
[d

0,s
]


E
1,s
[d

1,s
]


E
2,s
[d

2,s
]

In modo analogo, denendo gli omomorsmi [d

r,s
] :

E
r,s


E
r,s+1
mediante i
diagrammi commutativi a righe esatte:
(9.13)
0 Im d

r1,s
ker d

r,s


E
r,s
0
d

r1,s

_
d

r,s

_
[d

r,s
]
0 Im d

r1,s+1
ker d

r,s+1


E
r,s+1
0
ed otteniamo quindi, per ogni intero r 0, un complesso :
(9.14)
0

E
r,0
[d

r,0
]


E
r,1
[d

r,1
]


E
r,2
[d

r,2
]

Indichiamo come al solito con
(9.15) H
q
(

E
,s
, [d

,s
]) =
ker[d

q,s
]
im[d

q1,s
]
e H
q
(

E
r,
, [d

r,
]) =
ker[d

r,q
]
im[d

r,q1
]
i gruppi di coomologia dei complessi (9.12) e (9.14).
4
Vedi ad esempio : Roger Godement: Topologie alg ebrique et th eorie des faisceaux (Troi-
si` eme edition revue et corrig ee, Publications de lInstitut de Math ematique de lUniversit e de
Strasbourg, XIII, Actualit es Scientiques et Industrielles, No. 1252), Hermann, Paris, 1973, pp
viii+283.
256 14. FASCI E COOMOLOGIA DI CECH
Lemma 14.26. Per ogni intero q 0 vi ` e un unico omomorsmo
(9.16)

q
: H
q
(

E
,0
, [d

,0
]) H
q
(A
[]
, d

)
che renda commutativo il diagramma a colonne esatte:
(9.17)
ker d

q,0
ker d

q,0
ker d
q

_
H
q
(

E
,0
, [d

,0
]) H
q
(A
[]
, d

_
0 0
Dimostrazione. Ogni elemento di H
q
(

E
,0
, [d

,q
]) ` e rappresentato da una clas-
se di coomologia di H
0
(A
q,
, d

q,
), cio` e da un x
q,0
ker d

q,0
.
La condizione di cociclo [d

q,0
][x
q,0
] = 0 d` a d

q,0
x
q,0
= 0 e dunque abbiamo
unapplicazione surgettiva naturale ker d

q,0
ker d

q,0
@ >>> H
q
(

E
,0
, [d

,0
]). Os-
serviamo che se x
q,0
ker d

q,0
ker d

q,0
, allora d x
q,0
= d
q
x
q,0
= d

q,0
x
q,0
+d

q,0
x
q,0
=
0 e quindi ker d

q,0
ker d

q,0
ker d
q
. Se x
q,0
= d

x
q1,0
= d

q1,0
x
q1,0
per un
elemento x
q1,0
ker d

q1,0
, allora abbiamo d x
q1,0
= d

x
q1,0
= x
q,0
. Quindi
linclusione ker d

q,0
ker d

q,0
ker d
q
trasforma cobordi in cobordi ed otteniamo
per passaggio al quoziente il diagramma commutativo (9.17).
Osservazione 14.27. Siano q ed s due interi con q 0 ed s > 0. Un elemento
di

E
q,s
` e la classe di equivalenza in H
s
(A
q,
, d

q,
) di un elemento x
q,s
A
q,s
che
soddisfa d

x
q,s
= 0. Supponiamo che esso rappresenti un cociclo, cio` e che
[d

][x
q,s
] = [d

x
q,s
] = 0 in H
s
(A
q+1,
, d

q+1,
).
Poich e s > 0, ci ` o signica che esiste un elemento x
q+1,s1
A
q+1,s1
tale che
d

x
q,s
= d

x
q+1,s1
.
Vale la seguente :
Proposizione 14.28. Con le notazioni introdotte sopra : se

E
q, j
= H
j
(A
q,
, d

q,
) = 0
per ogni coppia dinteri j, q > 0, allora gli omomorsmi

q
: H
q
(

E
,0
, [d

,0
])@ >>> H
q
(A
[]
, d

)
sono isomorsmi per ogni intero q 0.
Dimostrazione. Osserviamo che per q = 0 abbiamo
H
0
(

E
,0
, [d

,0
]) = ker d

0,0
d

0,0
, H
0
(A
[]
, d

) = ker d
0
,
e quindi

0
` e sempre un isomorsmo perch e ker d
0
= ker d

0,0
d

0,0
.
Dimostriamo ora lismomorsmo per q > 0.
9. UN TEOREMA DI ALGEBRA OMOLOGICA 257

q
` e iniettiva. Sia x
q,0
ker d

q,0
ker d

q,0
un rappresentante di una classe di
H
q
(

E
,0
, [d

,0
]). Se

q
([x
q,0
]) = 0, esiste un elemento y
[q1]
A
[q1]
tale che
d
q1
y
[q1]
= x
q,0
. Decomponiamo y
[q1]
:
y
[q1]
= y
q1,0
+ y
q2,1
+ + y
1,q2
+ y
0,q1
, con y
r,s
A
r,s
.
Lequazione d
q1
y
[q1]
= x
q,0
equivale al sistema :
()
_

_
d

q1,0
y
q1,0
= x
q,0
d

q2,1
y
q2,1
+ d

q1,0
y
q1,0
= 0
. . . . . .
d

0,q1
y
0,q1
+ d

1,q2
y
1,q2
= 0
d

0,q1
y
0,q1
= 0 .
In particolare, x
q,0
denisce la classe nulla in H
q
(

E
,0
, [d

,0
]) se esiste una soluzio-
ne y
[q]
di () con y
j,qj1
= 0 per ogni j < q 1.
Se q = 1, ogni soluzione di () ` e della forma y
[0]
= y
0,0
. Quindi :

1
` e sempre
iniettiva.
Per dimostrare liniettivit` a di

q
per gli interi q > 1, dimostreremo per ricor-
renza che per ogni 0 k q 1
(P

k
) esiste una soluzione y
k
[q1]
di () con y
k
j,qj1
= 0 se j < k.
Abbiamo gi` a osservato che lipotesi che

q
([x
q,0
]) = 0 ci dice che ci ` o ` e vero per
k = 0. Supponiamo ora, per un intero k con 0 k < q 1, di avere una soluzione
y
k
[q1]
di d
q1
y
k
[q1]
= x
q,0
con y
k
j,qj1
= 0 se j < k. In particolare per () risulta
d

k,qk1
y
k
k,qk1
= 0.
`
E (qk1) > 0 e perci ` o per ipotesi H
qk1
(A
k,
, d

k,
) = 0 e
dunque esiste un elemento z
k,qk2
A
k,qk2
tale che d

k,qk2
z
k,qk2
= y
k
k,qk1
.
Allora y
k+1
[q1]
= y
k
[q1]
d
q2
z
k,qk2
soddisfa d
q1
y
k+1
[q1]
= x
q,0
e y
k+1
j,qj1
= 0 se
j < k + 1.
La y
q1
[q1]
` e della forma y
q1
[q1]
= x
q1,0
e quindi lequazione d
[q1]
y
q1
[q1]
=
x
q,0
signica che d

q1,0
x
q1,0
= x
q,0
e d

q1,0
x
q1,0
= 0. Questo prova che x
q,0
rappresenta la classe di coomologia nulla in H
q
(

E
,0
, [d

,0
]).

q
` e surgettiva. Sia una classe di coomologia in H
q
(A
[]
, d

). Sia x
[q]
ker d
q
un suo rappresentante. Scriviamo x
q
= x
q,0
+x
q1,1
+ +x
1,q1
+x
0,q
. Lequazione
d
q
x
[q]
= 0 equivale al sistema :
()
_

_
d

q,0
x
q,0
= 0
d

q1,1
x
q1,1
+ d

q,0
x
q,0
= 0
. . . . . .
d

0,q
x
0,q
+ d

1,q1
x
1,q1
= 0
d

0,q
x
0,q
= 0 .
Se fosse x
j,qj
= 0 per ogni j < q, allora x
[q]
= x
q,0
e per () lelemento x
q,0
apparterrebbe a ker d

q,0
ker d

q,0
e denirebbe una classe di coomologia di
258 14. FASCI E COOMOLOGIA DI CECH
H
q
(

E
,0
, [d

,0
]) con

q
() = . Per dimostrare la surgettivit` a di

q
dimostreremo
quindi per ricorrenza:
(P

k
)
_

_
per ogni intero k con 0 k q esiste un rappresentante
x
k
[q]
ker d
q
di con x
k
j,qj
= 0 per ogni intero j < k.
Per k = 0 possiamo scegliere come x
0
[q]
un qualsiasi rappresentante di in ker d
q
.
Supponiamo ora che 0 < k < q e vi sia un x
k
[q]
con x
k
j,qj
= 0 per ogni intero
j < k. Abbiamo in particolare d

k,qk
x
k,qk
= 0. Poich e q k > 0, per ipotesi
H
qk
(A
k,
, d

k,
) = 0 e quindi esiste y
k,qk1
A
k,qk1
tale che d

k,qk1
y
k,qk1
=
x
k,qk
. Poniamo allora x
k+1
[q]
= x
k
[q]
d
q1
y
k,qk1
, ottenendo in questo modo un
elemento x
k+1
[q]
con x
k+1
j,qj
= 0 se j < k + 1.
Per k = q, lelemento x
q
[q]
= x
q
q,0
ker d

q,0
ker d

q,0
denisce una classe
H
q
(

E
,0
, [d

,0
]) con

q
() = .
In modo del tutto analogo, abbiamo:
Proposizione 14.29. Per ogni intero q 0 vi ` e un unico omomorsmo
(9.18)

q
: H
q
(

E
0,
, [d

0,
]) H
q
(A
[]
, d

)
che renda commutativo il diagramma a colonne esatte:
(9.19)
ker d

0,q
ker d

0,q
ker d
q

_
H
q
(

E
0,
, [d

0,
]) H
q
(A
[]
, d

_
0 0
Se

E
j,q
= H
j
(A
,q
, d

,q
) = 0
per ogni coppia dinteri j, q > 0, allora gli omomorsmi (9.18) sono isomorsmi
per ogni intero q 0.
10. Il teorema di Leray sui ricoprimenti aciclici
Sia S un fascio su uno spazio topologico X. Ad ogni aperto di X associamo
la restrizione S

di S ad . Essa si denisce con la corrispondenza che ad ogni


aperto U di associa il gruppo S

(U) = S(U).
Se q ` e un intero non negativo, porremo H
q
(, S) := H
q
(, S

). Per ogni
ricoprimento aperto U = U
i

iI
di X, U := U
i

iI
` e un ricoprimento
aperto di . Possiamo quindi denire per ogni intero q 0 delle applicazioni
naturali :
C
q
(U , S)

U
U
C
q
(U , S

) C
q
(, S

) := C
q
(, S) .
10. IL TEOREMA DI LERAY SUI RICOPRIMENTI ACICLICI 259
Poich e le operazioni di restrizione e di cobordo commutano, avremo anche :

U
U
(Z
q
(U , S)) Z
q
(U , S) ,
U
U
(B
q
(U , S)) B
q
(U , S) ,
Fissato un ricoprimento aperto U , deniamo per ogni intero q 0 il fascio C
q
U
S,
facendo corrispondere ad ogni aperto di X il gruppo C
q
(U , S).
Poich e S ` e un fascio, per ogni aperto di X abbiamo una successione esatta :
(10.1)
0 S()

C
0
U
S()

U
0
C
1
U
S()
_
_
_
_
_
_
_
_
C
0
(U , S) C
1
(U , S)
ed otteniamo perci ` o la successione esatta di fasci
0 S

C
0
U
S

U
q
C
1
U
S .
Gli omomorsmi di cobordo
U
q
: C
q
U
S() C
q+1
U
S() deniscono un
omomorsmo di fasci :
(10.2)
U
q
: C
q
U
S C
q+1
U
S.
Vale il seguente :
Lemma 14.30. Se U ` e un ricoprimento aperto localmente nito di X, allora la
successione di fasci di gruppi abeliani Sia X uno spazio paracompatto. Allora, per
ogni fascio di gruppi abeliani S su X, la successione di fasci :
(10.3)
0 S

C
0
U
S

U
0
C
1
U
S

U
1

U
q2
C
q1
U
S

U
q1
C
q
U
S

U
q
C
q+1
U
S

U
q+1

` e esatta.
5
Dimostrazione. Abbiamo osservato sopra che im = ker
U
0
.
Resta quindi da dimostrare che im
U
q1
= ker
U
q
quando q > 0.
Sia q > 0, p X e sia C
q
U
S
p
con d
U
q
() = 0. Possiamo rappresentare
mediante una f C
q
(U , S), ove ` e un intorno aperto di p in X. A
meno di sostituire con un intorno pi` u piccolo di p in X, possiamo supporre che

U
q
( f ) = 0.
Sia I
p
linsieme nito degli indici i I per cui p U
i
. Allora
W =
_

_
_
iI
p
U
i
_

_
\
_

_
_
iI\I
p

U
i
_

_
` e un intorno aperto di p in X e U W contiene solo un numero nito di aperti
non vuoti, tutti contenenti il punto p. Inoltre per ogni (i
0
, i
1
, . . . , i
q
) N
q
(U
W) abbiamo W U
i
0
,i
1
,...,i
q
. Deniamo allora C
q1
(U W, S) ssando
5
Diciamo anche che (10.3) ` e una risoluzione del fascio S.
260 14. FASCI E COOMOLOGIA DI CECH
arbitrariamente un indice i
0
I
p
e ponendo
i
1
,...,i
q
= r
U
i
0
,i
1
,...,iq
U
i
1
,...,iq
W
( f
i
0
,i
1
,...,i
q
). Abbiamo
(dove per semplicit` a di notazione abbiamo omesso le funzioni di restrizione) :
_

q1
()
_
j
0
, j
1
,..., j
q
=
q

h=0
(1)
h
f
i
0
, j
0
,...,

j
h
,..., j
q
= f
j
0
,..., j
q
,
per la condizione che
U
q
( f ) = 0.
La dimostrazione ` e completa.
Dalla Proposizione 14.23 otteniamo allora :
Proposizione 14.31. Sia U un ricoprimento aperto localmente nito di uno spazio
paracompatto X. Allora per ogni fascio di gruppi abeliani S su X e per ogni intero
q 0 abbiamo una successione esatta di gruppi abeliani :
(10.4)
0 C
q
(X, S)

q
C
q
(X, C
0
U
S)
(d
U
0
)
q
C
q
(X, C
1
U
S)
(d
U
1
)
q


(d
U
h2
)
q
C
q
(X, C
h1
U
S)
(d
U
h1
)
q
C
q
(X, C
h
U
S)
(d
U
h
)
q
C
q
(X, C
h+1
U
S)
(d
U
h+1
)
q

Un ricoprimento aperto U = U
i

iI
di X si dice S-aciclico se
(10.5) H
j
(U
i
0
,i
1
,...,i
q
, S) = 0 q 0 , (i
0
, i
1
, . . . , i
q
) N
q
(U ), j > 0 .
Vale il :
Teorema 14.32 (Leray). Sia S un fascio su uno spazio topologico paracompatto
X. Se U ` e un ricoprimento aperto localmente nito ed S-aciclico di X, allora gli
omomorsmi naturali :
(10.6) H
q
(U , S) H
q
(X, S)
sono isomorsmi per ogni intero q 0.
Dimostrazione. Poniamo
A
r,s
= C
r
(X, C
s
U
S)
per ogni coppia di interi r, s 0, e deniamo gli omomorsmi
_

_
d

r,s
: A
r,s
A
r+1,s
d

r,s
: A
r,s
A
r,s+1
ponendo d

r,s
uguale al dierenziale del complesso :
0 C
0
(X, C
s
U
S)

0
C
1
(X, C
s
U
S)

1



q1
C
q
(X, C
s
U
S)

q
C
q+1
(X, C
s
U
S)

q+1

10. IL TEOREMA DI LERAY SUI RICOPRIMENTI ACICLICI 261
e denendo d

r,s
come gli omomorsmi indotti da quelli del complesso di fasci
(10.3):
d

r,s
= (
U
r
)
s
: C
r
(X, C
s
U
S) C
r
(X, C
s+1
U
S) .
Per la Proposizione 14.31, abbiamo

E
r,s
= 0 per ogni r 0 ed ogni s > 0 ed

E
r,0
= C
r
(X, S). Abbiamo perci ` o :
H
q
(

E
,0
, [d

,0
]) = H
q
(X, S)
e, per la Proposizione 9, lapplicazione :

q
: H
q
(X, S) H
q
(A
[]
, d

)
` e un isomorsmo per ogni q 0. Osserviamo come questo isomorsmo sia conse-
guenza delle ipotesi che X sia paracompatto ed U localmente nito, e sia valido a
prescindere dallipotesi che U sia S-aciclico.
Indichiamo, per ogni q 0, con N
q
(U ) linsieme :
N
q
(U ) =
_
i
0
, i
1
, . . . , i
q
(i
0
, i
1
, . . . , i
q
) N
q
(U )
_
.
Abbiamo allora :
A
r,s
=
_
i
0
,i
1
,...,i
s
N
s
(U )
C
r
(U
i
0
,i
1
,...,i
s
, S) .
Per vericare questo isomorsmo, deniamo per ogni aperto di X il fascio S

mediante :
S

(U) = S(U ) per ogni aperto U di X.


Il fascio C
s
U
S ` e prodotto diretto, localmente nito, dei fasci S
U
i
0
,i
1
,...,is
. Per la
Proposizione 14.31 lisomorsmo di fasci :
C
s
U
S =
_
i
0
,i
1
,...,i
s
N
s
(U )
S
U
i
0
,i
1
,...,is
d` a lisomorsmo di gruppi abeliani :
A
r,s
= C
r
(X, C
s
U
S)
=
_
i
0
,i
1
,...,i
s
N
s
(U )
C
r
(X, S
U
i
0
,i
1
,...,is
)
=
_
i
0
,i
1
,...,i
s
N
s
(U )
C
r
(U
i
0
,i
1
,...,i
s
, S) .
Gli omomorsmi d

r,s
si fattorizzano attraverso gli omomorsmi

U
i
0
,i
1
,...,is
r
: C
r
(U
i
0
,i
1
,...,i
s
, S) C
r+1
(U
i
0
,i
1
,...,i
s
, S) .
Quindi lipotesi che il ricoprimento U sia S-aciclico ci d` a

E
r,s
= 0 per ogni
s 0 ed ogni r > 0.
Abbiamo poi :

E
0,s
= C
s
(U , S)
Auindi, per la Proposizione 14.29, per ogni ricoprimento aperto localmente
nito U di X paracompatto lomomorsmo

q
: H
q
(

E
0,
, [d

0,
]) = H
q
(U , S) H
q
(A
[]
, d

)
` e un isomorsmo per ogni q 0.
262 14. FASCI E COOMOLOGIA DI CECH
Componendo i due isomorsmi, per ogni intero q 0, otteniamo lismomor-
smo cercato :
(

q
)
1

q
: H
q
(X, S)
=
H
q
(U , S),
q 0 .

Osservazione 14.33. Ricordiamo che, senza nessuna ipotesi sul ricoprimento U ,


ma come conseguenza della denizione di fascio, lomomorsmo
H
0
(U , S) H
0
(X, S)
` e sempre un isomorsmo e che lomomorsmo
H
1
(U , S) H
1
(X, S)
` e sempre iniettivo.
11. Il Teorema di de Rham
Sia S un fascio di gruppi abeliani su uno spazio topologico X. Si dice risolu-
zione di S una qualsiasi successione esatta di fasci su X:
(11.1)
0 S

S
0

0
S
1

1
S
2

2

La risoluzione (11.1) di S si dice aciclica se H
q
(X, S
h
) = 0 per ogni q > 0 ed
h 0.
Teorema 14.34 (de Rham). Se X ` e uno spazio paracompatto e (11.1) ` e una ri-
soluzione aciclica di un fascio S su X, allora i gruppi di coomologia di Cech
H
q
(X, S) sono isomor ai gruppi di coomologia H
q
(S

(X),

) del complesso :
(11.2)
0 S
0
(X)

0
S
1
(X)

1
S
2
(X)

2
S
3
(X)

3

Dimostrazione. Utilizziamo i risultati e le notazioni del paragrafo 9. Per ogni
coppia di interi non negativi r, s deniamo il gruppo abeliano
A
r,s
= C
r
(X, S
s
) .
Deniamo un complesso doppio di cocatene introducendo gli omomorsmi :
d

r
:=
r
: A
r,s
= C
r
(X, S
s
) f
r
( f ) A
r+1,s
= C
r+1
(X, S
s
) ,
d

s
:= (1)
r
(
s
)
r
: A
r,s
= C
r
(X, S
s
) f (1)
r
(
s
)
r
( f ) C
r
(X, S
s+1
) .
Per lipotesi che (11.1) sia una risoluzione e per la Proposizione 14.23,

E
r,s
= 0
per ogni r 0 e per ogni s > 0. Per lipotesi che (11.1) sia aciclica,

E
r,s
= 0 per
ogni r > 0 e per ogni s 0. Abbiamo poi :

E
r,0
= C
r
(X, S) e H
q
(

E
,0
, [d

,0
]) = H
q
(X, S) ;

E
0,s
= S
s
(X) e H
q
(

E
0,
, [d

0,
]) = H
q
(S

(X),

) .
Per la Proposizione 9, per ogni q 0 lomomorsmo

q
: H
q
(

E
,0
, [d

,0
]) = H
q
(X, S) H
q
(A
[]
, d

)
` e un isomorsmo. Per la Proposizione 14.29, per ogni q 0 lomomorsmo

q
: H
q
(

E
0,
, [d

0,
]) = H
q
(S

(X),

) H
q
(A
[]
, d

)
12. FASCI FIACCHI 263
` e un isomorsmo. Allora
(

q
)
1

q
: H
q
(X, S) H
q
(S

(X),

)
` e per ogni q 0 lismomorsmo cercato.
Osservazione 14.35. Lisomorsmo

q
: H
q
(X, S) H
q
(A
[]
, d

) vale sotto la
semplice ipotesi che (11.1) sia una risoluzione di S. Quindi, sotto questa ipotesi
` e comunque denito un omomorsmo

q
: H
q
(S

(X),

) H
q
(X, S) .
Esso ` e un isomorsmo quando (11.1) ` e aciclica su X.
12. Fasci acchi
Per utilizzare il Teorema di de Rham, ` e utile denire alcune categorie di fasci
che sono coomologicamente banali: risoluzioni acicliche ottenute utilizzando fasci
di questi tipi ci permettono di ricondurre il calcolo della coomologia di Cech a
quello della coomologia di complessi dierenziali.
Denizione 14.31. Un fascio F su uno spazio topologico X si dice acco se per
ogni aperto di X lapplicazione di restrizione : r
X

: F(X) F() ` e surgettiva.


Esempio 14.7. Consideriamo su CP
n
la topologia di Zariski, in cui gli aperti so-
no i complementari di sottovariet` a algebriche. Allora il fascio C

delle funzioni
localmente costanti su CP
n
` e acco.
Esempio 14.8. Sia S un fascio su uno spazio topologico X. Indichiamo con S

il fascio dei germi di sezioni discontinue


6
di S, associato al prefascio canonico
Ap(X) U f S
U
f
(p)
= p, p U.
Il fascio S

` e un fascio acco ed abbiamo un ovvio morsmo iniettivo di fasci


S S

.
Proposizione 14.36. Limmagine diretta di un fascio acco mediante unapplica-
zione continua ` e un fascio acco.
Dimostrazione. Sia S

X un fascio acco sullo spazio topologico X, Y un
altro spazio topologico ed f C(X, Y). Sia V un aperto di Y. Abbiamo allora un
diagramma commutativo
S(X)
r
X
f
1
(V)
S( f
1
(V))
_
_
_
_
_
_
_
_
f

S(Y)
r
Y
V
f

S(V).
Dalla surgettivit` a di S(X)
r
X
f
1
(V)
S( f
1
(V)) segue quella di f

S(Y)
r
Y
V
f

S(V).

6
Cio` e non necessariamente continue.
264 14. FASCI E COOMOLOGIA DI CECH
Proposizione 14.37. Sia
0 S

0
una successione esatta di fasci di gruppi abeliani su X. Se S

` e acco, allora, per


ogni aperto U di X la successione
0 S

(U)

S(U)

S

(U) 0
Dimostrazione. Poich e la restrizione ad un aperto di un fascio acco ` e ancora
un fascio acco, possiamo, per semplicit` a, limitarci a considerare il caso in cui
U = X. Lesattezza in S

(X) ed S(X) ` e conseguenza della denizione di fascio.


Baster` a quindi dimostrare che : S(X) S

(X) ` e surgettiva. Sia s

(X)
e consideriamo la famiglia
= (U, s
U
) U Ap(X), s
U
S(U), (s
U
) = s

U
.
Introduciamo la relazione dordine su :
(U, s
U
) (V, s
V
) U V, s
U
= s
V

U
.
Chiaramente ` e una famiglia induttiva. Per il Lemma di Zorn essa ammette un
elemento massimale (U
0
, s
U
0
). Se U
0
= X, abbiamo ottenuto la tesi. Supponiamo
per assurdo che U
0
X e sia p
0
U
0
. Vi ` e allora un intorno V di p
0
in X ed una
sezione s
V
S(V) tale che (s
V
) = s

V
. Se V U
0
= , allora
s
U
0
V
=
_

_
s
U
0
su U
0
,
v
V
su V
ci d` a un elemento (U
0
V, s
U
0
V
) (U
0
, s
U
0
), contraddicendo la massimalit` a.
Quindi U
0
V e (u
U
0

U
0
V
u
V

U
0
V
) = 0. Esiste allora s

U
0
V
S

(U
0
V)
tale che (s

U
0
V
) = u
U
0

U
0
V
u
V

U
0
V
. Poich e S

` e acco, abbiamo s

U
0
V
=
s

U
0
V
per una s

(X). Allora
s
U
0
V
=
_

_
s
U
0
su U
0
,
s
V
+ (s

)
V
su V
` e un elemento di S(U
0
V) e (U
0
V, s
U
0
V
) (U
0
, s
U
0
) contraddice la massi-
malit` a. Quindi U
0
= X. La dimostrazione ` e completa.
Segue allora
Proposizione 14.38. Sia
0 S

0
una successione esatta di fasci di gruppi abeliani su X. Se S

e S sono acchi,
allora anche S

` e acco.
Dimostrazione. Se U ` e un aperto di X ed s

U
S

(U), per la Proposizio-


ne 14.37 esiste un s
U
S(U) tale che (s
U
) = s

U
. Poich e abbiamo supposto che
S fosse acco, vi ` e una s S(X) tale che s
U
= s
U
.
`
E allora (s) S

(X) e
(s)
U
= s

U
.
12. FASCI FIACCHI 265
Proposizione 14.39. Se
0 S
0

0
S
1

1
S
2

` e una successione esatta di fasci di gruppi abeliani acchi, allora, per ogni aperto
U di X, la successione di gruppi abeliani
0 S
0
(U)

0
S
1
(U)

1
S
2
(U)
` e esatta.
Dimostrazione. Lesattezza in S
0
(U) ` e conseguenza della denizione di fa-
scio. Per ogni h 0 abbiamo per ipotesi una successione esatta corta di fasci
0 ker
h

S
h

h
ker
h+1

0.
Dalla Proposizione 14.38 segue per ricorrenza che tutti i fasci ker
h

sono acchi.
La tesi segue allora dalla Proposizione 14.37.
Vale il seguente :
Lemma 14.40. Se F ` e un fascio di gruppi abeliani acco su X, allora
(12.1) H
q
(U , F) = 0
per ogni q > 0 ed ogni ricoprimento aperto localmente nito U di X.
Dimostrazione. Sia q > 0 e sia f = ( f
i
0
,i
1
,...,i
q
) Z
q
(U , F). Sia un buon
ordinamento di I. Per ogni i I che non sia massimo in I, indicheremo con i + 1
lelemento di I successivo ad i : i + 1 ` e il minimo dellinsieme j I j > i. Per
ogni i I deniamo gli aperti :

i
=
_
ji
U
j
e

i
= U
i

i
.
Supponiamo che, per un indice I ssato, f
()
Z
q
(U , S) abbia la propriet` a :
() r
U
i
0
,i
1
,...,iq
U
i
0
,i
1
,...,iq

( f
()
i
0
,i
1
,...,i
q
) = 0 (i
0
, i
1
, . . . , i
q
) N
q
(U ).
Esiste allora una
()
C
q1
(U , S) tale che
_

_
(i) r
U
i
1
,...,iq
U
i
1
,...,iq

(
()
i
1
,...,i
q
) = 0 (i
0
, i
1
, . . . , i
q
) N
q
(U ) ,
(ii)
()
i
1
,...,i
q
= 0 se (, i
1
, . . . , i
q
) N
q
(U )
(iii) r
U
i
0
,i
1
,...,iq
U
i
0
,i
1
,...,iq

(( f
()

q1

()
)
i
0
,i
1
,...,i
q
) = 0 (i
0
, i
1
, . . . , i
q
) N
q
(U ) .
Per ogni (i
1
, . . . , i
q
) N
q1
(U ) per cui (, i
1
, . . . , i
q
) N
q
(U ), vi ` e un elemento
S(U
,i
1
,...,i
q

) la cui restrizione a U
,i
1
,...,i
q
` e f
()
,i
1
,...,i
q
e la cui restrizione a

` e 0. Poich e il fascio S ` e acco, vi ` e allora una S(X) la cui restrizione


a U
,i
1
,...,i
q

` e uguale a . Deniamo
()
i
1
,...,i
q
come la restrizione di a U
i
1
,...,i
q
.
Se (, i
1
, . . . , i
q
) N
q
(U ) poniamo
()
i
1
,...,i
q
= 0 su U
i
1
,...,i
q
. Chiaramente, possiamo
266 14. FASCI E COOMOLOGIA DI CECH
fare in modo che la
()
sia alternata rispetto agli indici ((i
1
, . . . , i
q
) N
q1
(U ),
dimodoch` e
()
C
q1
(U , S).
La
()
cos` costruita gode ovviamente delle propriet` a (i), (ii). Per dimostrare
che gode anche della (iii), basta vericare che
r
U
i
0
,i
1
,...,iq
U
,i
0
,i
1
,...,iq
(( f
q1

()
)
i
0
,i
1
,...,i
q
) = 0 se (, i
0
, i
1
, . . . , i
q
) N
q+1
(U ) ,
in quanto

= U

e
r
U
i
0
,i
1
,...,iq
U
i
0
,i
1
,...,iq

( f
i
0
,i
1
,...,i
q
) = 0 per ipotesi e
r
U
i
0
,i
1
,...,iq
U
i
0
,i
1
,...,iq

((
q1

()
)
i
0
,i
1
,...,i
q
) = 0 per la denizione di
()
.
Su U
,i
0
,...,i
q
risulta :
(
q1

()
)
i
0
,...,i
q
=
q

h=0
(1)
h
f
,i
0
,...,

i
h
,...,i
q
= f
i
0
,...,i
q
per la condizione di cociclo
q
f = 0, e questo mostra che vale anche la (ii).
Se i
min
` e il minimo di I, poniamo f
(i
min
)
= f . La () ` e vericata banalmente,
perch e
i
min
= , e la costruzione appena descritta ci permette di trovare una
(i
min
)
che soddisfa (i) e (ii) per = i
min
. Deniamo f
(i
min
+1)
= f
q1
(
(i
min
)
).
Dimostriamo per induzione transnita che ` e possibile costruire delle fami-
glie f
()

I
, con f
()
Z
q
(U , S), e
()

I
, con
()
C
q1
(U , S), che
verichino per ogni I le propriet` a (), (i), (ii), (iii) e
() f
(+1)
= f
()

q1
(
()
) I che non sia massimo.
Fissiamo ora un I con > i
min
e supponiamo che si siano gi` a ottenute le
( j)
per tutti gli indici j . Consideriamo ora la somma

( j)
.
Poich e U ` e localmente nita, per ogni punto p di X esiste un intorno
p
di p che
interseca soltanto un numero nito di aperti U
i
del ricoprimento. Quindi per ogni
(i
1
, . . . , i
q
) N
q1
(U ) le somme

j
r
U
i
1
,...,iq
U
i
1
,...,iq

p
(
( j)
i
1
,...,i
q
)
contengono soltanto un numero nito di addendi diversi da zero. Infatti, per la
propriet` a (ii), ` e r
U
i
1
,...,iq
U
i
1
,...,iq

p
(
( j)
i
1
,...,i
q
) = 0 se ( j, i
1
, . . . , i
q
) N
q
(U
p
) e per la
scelta di
p
il numero di tali j, per ogni scelta di (i
1
, . . . , i
q
) N
q1
(U ), ` e nito.
Possiamo allora denire :
f
()
= f
q1
_

ji

( j)
_

_
.
12. FASCI FIACCHI 267
Osserviamo che, se i ammette un elemento precedente, cio` e se = +1 per qualche
I, allora vale la ().
Per la prima parte della dimostrazione, possiamo denire
()
in modo che
siano soddisfatte le (i), (ii), (iii) (con al posto di ).
Una volta costruite le famiglie f
()
e
()
, osserviamo che la somma :
=

()
denisce un elemento C
q1
(U , S) e che
()
q1
() = f .
Ci ` o ` e vero perch e, per ogni aperto di X, se (i
1
, . . . , i
q
) N
q1
(U ) e (, i
1
, . . . , i
q
)
N
q
(U ), abbiamo r
U
i
1
,...,iq
U
i
1
,...,iq

(
()
i
1
,...,i
q
) = 0. Quindi, poich e U ` e localmente nito,
le somme

I

()
i
1
,...,i
q
sono localmente nite. Analogamente, r
U
i
0
,i
1
,...,iq
U
i
0
,i
1
,...,iq

_
( f
()
f
(+1)
)
i
0
,i
1
,...,i
q
_
= 0 a
meno che qualcuna delle (q +1) uple (, i
0
, . . . ,

i
h
, . . . , i
q
) o ( +1, i
0
, . . . ,

i
h
, . . . , i
q
)
non appartengano a N
q
(U ). Perci ` o anche le somme :

I
( f

i
0
,...,i
q
f
+1
i
0
,...,i
q
)
sono localmente nite e

I
( f

i
0
,...,i
q
f
+1
i
0
,...,i
q
) = f
i
0
,...,i
q
.
Otteniamo perci ` o la (), e quindi la tesi.
Utilizziamo il Lemma 14.40 per dimostrare il :
Teorema 14.41. Sia X uno spazio paracompatto. Allora, per ogni fascio acco S
su X abbiamo H
q
(X, S) = 0 per ogni q > 0.
Dimostrazione. La tesi ` e conseguenza del Lemma 14.40, perch e, essendo X
paracompatto, i gruppi di coomologia di Cech si possono calcolare utilizzando i
ricoprimenti aperti localmente niti.
CAPITOLO 15
Il complesso di Cech-de Rham
1. Il teorema di de Rham
Teorema 15.1. Sia M una variet` a dierenziabile paracompatta ed S un fascio di
E -moduli su M. Allora
(1.1) H
q
(U , S) = 0, q 1,
per ogni ricoprimento aperto U di M.
Dimostrazione. Ricordiamo che, per ogni intero q 0,
(1.2) C
h
(U , S) = ( f
i
1
,...,i
h
) f
i
1
,...,i
h
S(U
i
1
,...,i
h
), f
i

1
,...,i

h
= () f
i
1
,...,i
h

e che il dierenziale del complesso


C
h
(U , S)

C
h+1
(U , S)

C
h+2
(U , S)
` e denito da
: C
h
(U , S) C
h+1
(U , S),
_
( f
i
0
,...,i
h
))
i
0
,i
1
,...,i
h+1
=

h+1
j=0
(1)
j
f
i
0
,...,

i
j
,...,i
h+1

U
i
0
,i
1
,...,i
h+1
.
Sia
i

iI
una partizione dellunit` a subordinata al ricoprimento U . Deniamo
: C
h+1
(U , S) C
h
(U , S) mediante
(( f
i
0
,...,i
h
))
i
1
,...,i
h
=

iI
[
i
f
i,i
1
,...,i
h
], ove
S(U
i
1
,...,i
h
) [
i
f
i,i
1
,...,i
h
] =
_

i
f
i,i
1
,...,i
h
in U
i,i
1
,...,i
h
,
0 in U
i
1
,...,i
h
\ U
i,i
1
,...,i
h
.
La tesi segue allora dallidentit` a
( + ) f = f , f C
h
(U , S), h 1.
Abbiamo infatti
( ( f ))
i
0
,...,i
h
=
_

h+1
j=0
(1)
j
f
i
0
,...,

i
j
,...,i
h+1

U
i
0
,i
1
,...,i
h+1
_
=

i
f
i
0
,...,i
h

h
j=0
[
i
f
i,i
0
,...,

i
j
,...,i
h
]
= f
i
0
,...,i
h

h
j=0
(1)
j
[
i
f
i,i
0
,...,

i
j
,...,i
h
]
= f
i
0
,...,i
h
( ( f ))
i
0
,...,i
h
.

269
270 15. IL COMPLESSO DI CECH-DE RHAM
Se S ` e un fascio su M ed U = U
i

iI
un ricoprimento aperto di M, deniamo
(1.3)
0
: S(M) C
0
(U , S), mediante (
0
s)
i
= s
U
i
, i I.
Se S ` e un fascio di gruppi abeliani, allora la
(1.4)
0 S(M)

0
C
0
(U , S)

C
1
(U , S)
` e esatta per deninizione di fascio.
Dal Teorema 15.1 otteniamo allora
Corollario 15.2. Se M ` e una variet` a dierenziabile paracompatta ed S un fascio
di E -moduli su M, allora la successione
(1.5)
0 S(M)

0
C
0
(U , S)

C
1
(U , S)

C
2
(U , S)

C
h
(U , S)

C
h+1
(U , S)

C
h+2
(U , S)
` e esatta.
Per ogni intero q 0, i germi di forme dierenziali alternate omogenee di
grado q formano un fascio di E -moduli su M, che denoteremo con
q
.
Per ogni coppia di interi non negativi h, q deniamo
(1.6) C
h
(U ,
q
) = f = ( f
i
0
,...,i
h
) f
i
0
,...,i
h

q
(U
i
0
,...,i
h
), f
i

0
,...,i

h
= () f
i
0
,...,i
h
.
Abbiamo i due omomorsmi
d : C
h
(U ,
q
) C
h
(U ,
q+1
), con
(d f )
i
0
,...,i
h
= (d f
i
0
,...,i
h
),
: C
h
(U ,
q
) C
h+1
(U ,
q
), con
_
f )
i
0
,i
1
,...,i
h
=

h
j=0
(1)
j
f
i
0
,...,

i
j
,...,i
h

U
i
0
,i
1
,...,i
h
.
Osserviamo che
d = d.
Lemma 15.3. Sia M una variet ` a dierenziabile paracompatta. Sia U = U
i

iI
un ricoprimento aperto di M. Allora
(1) per ogni f
q
Z
q
(U , R

) esistono una successione f


h
qh
ed un elemento
f
q
con le propriet` a:
(1.7)
_

_
f
h
qh1
C
qh1
(U ,
h
), h = 0, 1, . . . , q 1
f
q
Z
q
(M),
f
q
= f
0
q1
,
d f
h
qh1
= f
h+1
qh2
, h = 0, . . . , q 2,
d f
q1
0
=
0
f
q
.
(2) Se f
q
B
q
(U , R

), ed f
h
qh
, f
q
soddisfano le (1.7), allora f
q
B
q
(M).
1. IL TEOREMA DI DE RHAM 271
Dimostrazione. (1). Costruiamo le f
h
qh1
per ricorrenza su h. Per h =
0, osserviamo che f
q
Z
q
(U , R

) Z
q
(U ,
0
). Possiamo quindi denire la
f
0
q1
utilizzando il Teorema 15.1, perch e
0
= E . Supponiamo di aver costruito
f
0
q1
, . . . , f
h
qh1
con f
j
qj1
C
qj1
(U ,
j
) per 0 j h < q 1 con
_

_
f
q
= f
0
q1
,
d f
0
q1
= f
1
q2
,
. . .
d f
h2
qh+1
= f
h1
qh
,
d f
h1
qh
= f
h
qh1
.
Allora
(d f
h
qh1
) = d f
h
qh1
= d
2
f
h1
qh
= 0
e quindi, per il Teorema 15.1 esiste f
h+1
qh2
C
qh2
(U ,
h+1
) tale che
f
h+1
qh2
= d f
h
qh1
.
Dopo aver ottenuto le f
h
qh1
per h = 0, . . . , q 1, osserviamo che
d f
q2
1
= f
q1
o
= (d f
q1
o
) = d f
q1
o
= d
2
f
q2
1
= 0.
Per il Corollario 15.2 vi ` e allora una f
q

q
(M) per cui
0
( f
q
) = d f
q
0
. Chiara-
mente f
q
Z
q
(M).
(2). Esaminiamo dapprima il caso q = 1. Abbiamo allora f
1
Z
1
(U , R

),
f
0
0
C
0
(U , E ), f
1
Z
1
(M) ed
_

_
f
1
= f
0
0
,
d f
0
0
=
0
f
1
.
Se f
1
= g
0
, con g
0
C
0
(U , R

), allora ( f
0
0
g
0
0
) = 0 ed esiste quindi una
g E (M) tale che f
0
0
g
0
0
=
0
(g). Questa ci d` a dg = f
1
.
Supponiamo ora che q 2 e che f
q
= g
q1
, con g
q1
C
q1
(U , R

). Asse-
gnata una sequenza f
h
qh1

0hq1
, costruiamo unaltra seguenza g
h
qh2

0hq2
,
con
_

_
g
h
qh2
C
qh2
(U ,
h
), per h = 0, . . . , q 2,
f
0
q1
= g
q1
+ g
0
q2
,
f
h
qh1
= dg
h1
qh1
+ g
h
qh2
, per h = 1, . . . , q 2.
Ragioniamo per ricorrenza. Abbiamo
( f
0
q1
g
q1
) = f
q
f
q
= 0 = g
0
q2
C
q2
(U ,
0
) t.c. f
0
q1
= g
q
1
+ g
0
q2
.
Se abbiamo denito le g
j
qj2
per j = 0, . . . , h < q 2, abbiamo
f
h+1
qh2
= d f
h
qh1
= d(g
h
qh2
) = (dg
h
qh2
)
= g
h+1
qh3
C
qh3
(U ,
h+1
) t.c. f
h+1
qh2
= dg
h
qh2
+ g
h+1
qh3
272 15. IL COMPLESSO DI CECH-DE RHAM
per il Teorema 15.1. Otteniamo allora
f
q1
0
= d f
q2
1
= d(g
q2
0
) = (dg
q2
0
)
= g
q1

q1
(M) t.c. f
q1
0
dg
q2
0
=
0
(g
q1
).
Abbiamo allora f
q
= dg
q1
. La dimostrazione ` e completa.
Otteniamo cos` il
Teorema 15.4. Sia M una variet ` a dierenziabile paracompatta ed U un suo rico-
primento aperto. Allora per ogni q la (1.7) denisce per passaggio ai quozienti un
omomorsmo
(1.8)
q
: H
q
(U , R

) H
q
(M).
Lomomorsmo
0
` e un isomorsmo e
1
iniettivo, per ogni ricoprimento U di M.
Dimostrazione. Per q = 0 la
0
` e lidentit` a tra i due gruppi, identicati allo
spazio delle funzioni reali localmente costanti su M. Il fatto che lomomorsmo
sia denito per q 1 ` e stato dimostrato nel Lemma 15.3 Dimostriamo liniettivit` a
di
1
. Siano quindi f
1
Z
1
(U , R

), f
0
0
C
0
(U , E ), f
1
Z
1
(M) ed
_

_
f
1
= f
0
0
,
d f
0
0
=
0
f
1
.
Se f
1
= dg
0
per qualche g
0
C

(M), otteniamo
d( f
0
0

0
(g
0
)) =
0
( f
1
dg
0
) = 0.
Quindi
f
0
0

0
(g
0
) C
0
(U , R

), e ( f
0
0

0
(g
0
)) = ( f
0
0
) = f
1
.
Ci ` o dimostra che
1
` e iniettiva.
Esempio 15.1. Consideriamo il ricoprimento U = U
1
, U
2
del toro T
2
= R
2
/Z
2
,
ove U
1
ed U
2
sono gli aperti
U
1
= ((x, y)
1
3
< x <
2
3
), U
2
= ((x, y) x
1
2
Z),
ove : R
2
T
2
` e la proiezione nel quoziente. Osserviamo che U
1
U
2
= U
1,2
ha due componenti connesse.
`
E quindi C
0
(U , R

) = R
2
, C
1
(U , R

) = R
2
. Poich e
R

(T
2
) = R, la : C
0
(U , R

) C
1
(U , R

) ha rango 1. Quindi H
1
(U , R

) = R
2
/R =
R. Lapplicazione
1
: H
1
(U , R

) H
1
(T
2
) ` e quindi, in questo caso, iniettiva e
non nulla, ma non surgettiva.
Teorema 15.5. Sia M una variet` a dierenziabile ed U = U
i
i I un suo buon
ricoprimento. Allora lomomorsmo (1.8) ` e un isomorsmo per ogni q 0.
Dimostrazione. Abbiamo osservato che
q
` e un isomorsmo per q = 0.
Sia f
1
Z
1
(M). Poich e gli aperti di U sono contrattili, esiste una f
0
0

C
0
(U , E ) tale che
d f
0
0
=
0
f
1
.
1. IL TEOREMA DI DE RHAM 273
Allora f
0
0
soddisfa
d(f
0
0
) = d f
0
0
=
0
f
1
= 0
e quindi f
1
= f
0
0
Z
1
(U , R

).
Se fosse f
1
= dg
0
per qualche g
0

0
(M) = E (M), avremmo

0
f
1
=
0
(dg
0
) = d
0
(g
0
) = d f
0
0
= u
0
0
= f
0
0

0
(g
0
) C
0
(U , R

),
u
0
0
= f
0
0
= f
1
B
1
(U , R

).
La corrispondenza
f
1
Z
1
(M)
f
0
0
C
0
(U ,
0
)
f
0
0
Z
1
(U ,R

)
denisce quindi per passaggio al quoziente unapplicazione
1
: H
1
(M) H
1
(U , R

)
che inverte la
1
.
Generalizziamo questa costruzione e costruiamo, anche per ogni q 2, unap-
plicazione
q
: H
q
(M) H
q
(M, R

) che inverta la
q
.
Sia f
q
Z
q
(M), con q 2. Dico che esiste una successione
(1.9) f
q1
0
C
0
(U ,
q1
), f
q2
1
C
1
(U ,
q2
), . . . , f
0
q1
C
q1
(U ,
0
)
tale che
(1.10)
_

_
d f
q1
0
=
0
f
q
,
d f
q2
1
= f
q1
0
,
. . . . . .
d f
0
q1
= f
1
q2
.
Infatti, poich e gli U
i
sono contrattili, per ogni i I possiamo trovare una forma
f
q1
i

q1
(U
i
) tale che
d f
q1
i
= f
U
i
, i I.
Possiamo quindi denire f
q1
0
= ( f
q1
i
)
iI
C
0
(U ,
q1
). Supponiamo per
ricorrenza di aver denito f
q1
0
, . . . , f
qh1
h
con
_

_
f
qr1
r
C
r
(U ,
qr1
), 0 r h,
d f
q1
0
=
0
f
q
,
d f
qr1
r
= f
qr
r1
, 1 r h.
Abbiamo
d f
qh1
h
= d f
qh1
h
=
2
f
qh
h1
= 0
e quindi
f
qh2
h+1
C
h+1
(U ,
qh2
) tale che d f
qh2
h+1
= f
qh1
h
.
Abbiamo quindi ottenuto la successione (1.9). Sia
f
q
= f
0
q1
.
Poich e
d f
q
= d f
0
q1
= d f
0
q1
=
2
f
1
q2
= 0,
274 15. IL COMPLESSO DI CECH-DE RHAM
f
q
= ( f
i
0
,...,i
q
) con f
i
0
,...,i
q
costante su U
i
0
,...,i
q
. Quindi f
q
C
q
(U , R

). Inoltre
f
q
=
2
f
0
q1
= 0 = f
q
Z
q
(U , R

).
Per dimostrare che la classe di coomologia denita da f
q
in H
q
(U , R

) dipende
solo dalla classe di coomologia di f
q
, ` e suciente vericare che, se (1.9) ` e una
successione che soddisfa (1.10) ed f
q
= dg
q1
per una g
q1

q1
(M), allora
f
q
B
q
(U , R

). Abbiamo infatti
f
q
= dg
q1
= d( f
q1
0

0
g
q1
) = 0
= g
q2
0
C
0
(U ,
q2
) t.c. f
q1
0

0
g
q1
= dg
q2
0
= d f
q2
1
= f
q1
0
= (
0
g
q1
+ dg
q2
0
) = dg
q2
0
= dg
q2
0
= d( f
q2
1
g
q2
0
) = 0
= g
q3
1
C
1
(U ,
q3
) t.c. f
q2
1
g
q2
0
= dg
q3
1
=
Possiamo cio` e costruire per ricorrenza una successione g
qr2
r
C
r
(U ,
qr2
),
per r = 0, 1, . . . , q 2 tale che
_

_
f
q
= dg
q1
,
f
q1
0

0
g
q1
= dg
q2
0
,
f
qr1
r
g
qr1
r1
= dg
qr2
r
1 r q 2.
Abbiamo allora
d f
0
q1
= f
1
q2
= dg
0
q2
= d( f
0
q1
g
0
q2
) = 0
= g
q1
= f
0
q1
g
0
q2
C
q1
(U , R

),
da cui f
q
= g
q1
. Quindi la (1.9), (1.10) denisce unapplicazione
(1.11)
q
: H
q
(M) H
q
(U , R

),
che, per le (1.10) ` e linversa di
q
.
Osservazione 15.6. Si possono costruire buoni ricoprimenti di M a partire da una
sua triangolazione. A partire da una triangolazione K di M, ad ogni vertice p
K
0
possiamo associare laperto U
p
formato dallunione di tutte le parti interne
relative dei simplessi di K che contengono p, ovvero la parte interna della stella
di p in K . La famiglia U
p
p K
0
` e allora un buon ricoprimento, localmente
nito, di M.
Esempio 15.2. Otteniamo un buon ricoprimento della sfera S
n
nel modo seguente.
Consideriamo la frontiera di un simplesso (n + 1)-dimensionale circoscritto
e sia : S
n
lomeomorsmo ottenuto per restrizione dalla proiezione
R
n+1
\ 0 x
x
x
S
n
.
Siano F
0
, . . . , F
n
le facce di . Allora gli
U
i
= ( \ F
i
), i = 0, . . . , n
2. PROLUNGAMENTO DI SEZIONI 275
sono gli aperti di un buon ricoprimento di S
n
. Abbiamo allora
C
h
(U , R

) = R
(
n+1
h
)
=
h
R
n+1
.
Per descrivere questo isomorsmo, Fissiamo una base e
0
, . . . , e
n
di R
n+1
, e faccia-
mo corrispondere ad (x
i
0
,...,i
h
) C
h
(U , R

) lelemento

0i
0
<<i
h
n
x
i
0
,...,i
h
e
i
0
e
i
h
.
Abbiamo allora un diagramma commutativo
C
h
(U , R

)

C
h+1
(U , R

)
=

_
=

h
R
n+1

e

h+1
R
n+1
per 0 h n 1, con e = e
0
+ + e
n
.
Si verica facilmente che

h
R
n+1
e

h+1
R
n+1
e

h+2
R
n+1
` e esatta per 0 h n. Ne ricaviamo unaltra dimostrazione del fatto che
H
q
(S
n
) = H
q
(U , R

) =
_

_
R se q = 0, n,
0 altrimenti.
2. Prolungamento di sezioni
Teorema 15.7. Sia S

X un fascio su uno spazio paracompatto X. Se Y ` e un
chiuso di X ed s
Y
S(Y), allora esiste un intorno aperto U di Y in X ed una
sezione s
U
S(U) tale che s
U

Y
= s
Y
.
Dimostrazione. Poich e X ` e paracompatto, possiamo trovare un ricoprimento
aperto localmente nito U = U
i

iI
di Y in X tale che per ogni i I vi sia una
sezione s
i
S(U
i
) tale che s
i

YU
i
= s
Y

YU
i
. Fissiamo un altro ricoprimento
aperto V = V
i

iI
di Y con

V
i
U
i
per ogni i I. Osserviamo che, se i, j I, gli
insiemi
F
i, j
= p

V
i
V
j
s
i(p)
s
j
(p)

sono chiusi che non intersecano Y. Poich e la famiglia F


i, j

i, jI
` e localmente nita,
lunione F =
_
i, jI
F
i, j
` e un chiuso che non interseca Y. Allora
U =
_
iI
V
i
\ F
` e un intorno aperto di Y in X e possiamo denire su U una sezione s
U
S(U) con
s
U

Y
= S
Y
ponendo
s
U
= s
i
su V
i
\ F.

276 15. IL COMPLESSO DI CECH-DE RHAM


3. Fasci molli
Denizione 15.1. Un fascio dinsiemi S

X si dice molle
1
, o soce
2
se, per
ogni chiuso Y di X lapplicazione di restrizione
(3.1) S(X) s s
Y
S(Y)
` e surgettiva.
Esempio 15.3. Per il Teorema 15.7 Ogni fascio acco ` e molle.
Esempio 15.4. Se X ` e paracompatto, il fascio C

dei germi di funzioni reali conti-


nue su X ` e molle.
Sia infatti Y un sottoinsieme chiuso di X ed s C

(Y). Per ogni punto q Y,


esiste un intorno U
q
di q in X ed una
q
C(U
q
) tale che (
q
)
(p)
= s
(p)
per ogni
p Y U
q
. Consideriamo il ricoprimento aperto U = U
q
q Y X \ Y
di X e sia
q

una partizione continua dellunit` a su X con supp


q
U
q
,
supp

X \ Y. Allora
s(p) =

supp
q
p

q
(p)
q
(p)
` e una funzione in C(X) con s
(p)
= s
(p)
per ogni p Y.
La propriet` a di essere molle ` e una propriet` a locale. Abbiamo infatti
Proposizione 15.8. Sia S

X un fascio su uno spazio paracompatto X. Se ogni
punto p X ha un intorno aperto U
p
in X tale che
F chiuso in X e contenuto in U
p
la restrizione S(U
p
) S(F) ` e surgettiva,
allora S ` e molle.
Dimostrazione. Sia Y un chiuso di X ed s
Y
S(Y) una sezione di S su Y.
Possiamo allora trovare un ricoprimento aperto localmente nito U = U
i

iI
di X
tale che:
(1) per ogni i I con U
i
Y esiste una s
i
S(U
i
) tale che s
i

YU
i
=
s
YU
i
;
(2) per ogni i I ed ogni chiuso F di X tale che F U
i
la restrizione
S(U
i
) S(F) ` e surgettiva.
Fissiamo un ranamento V = V
i

iI
di U con

V
i
U
i
per ogni i I e poniamo,
per ogni sottoinsieme J di I,
F
J
=
_
iJ

V
i
.
Sia
= (s
J
, J) J I, s
J
S(F
J
), s
J

YF
J
= s
Y

YF
J
.
Deniamo su la relazione dordine
(s
J
, J) (s
K
, K) J K, s
K

F
J
= s
J
.
1
In francese mou.
2
In inglese, soft.
3. FASCI MOLLI 277
Chiaramente ` e non vuota e induttiva. Essa ha pertanto un elemento massima-
le (s
J
0
, J
0
). Dimostriamo che J
0
= I. Se cos` non fosse, ssiamo i
0
I \ J
0
.
Consideriamo allora la sezione
s

i
0
=
_

_
s
J
0
su F
J
0
F
i
0
,
s
i
su F
i
0
Y.
Poich e F

i
0
= (F
J
0
F
i
0
) (F
i
0
Y) ` e un chiuso contenuto in U
i
0
, per ipotesi
possiamo prolungare s

i
0
S(F

i
0
) ad una sezione s
i
0
S(U
i
0
). Allora
s
J
0
i
0

=
_

_
s
J
0
su F
J
0
,
s
i
0
su F
i
0
denisce un elemento (s
J
0
i
0

, J
0
i
0
) di con (s
J
0
i
0

, J
0
i
0
) (s
J
0
, J
0
).
Abbiamo ottenuto una contraddizione, che dimostra che J
0
= I. La dimostrazione
` e completa.
Proposizione 15.9. Supponiamo che X sia paracompatto e sia
(3.2)
0 S

0
una successione esatta di fasci di gruppi abeliani. Se S

` e molle, allora la succes-


sione
(3.3) 0 S

(X) S(X) S

(X) 0
` e esatta.
Dimostrazione. Lesattezza in S

(X) ed in S(X) ` e conseguenza della deni-


zione di fascio.
`
E quindi suciente dimostrare che S(X)

S

(X) ` e surgettiva.
Sia s

(X). Per ipotesi, possiamo trovare un ricoprimento aperto U =


U
i

iI
di X, che possiamo supporre localmente nito per la paracompattezza di X,
e sezioni s
i
S(U
i
), tali che
(s
i
) = s

U
i
, i I.
Sia V = V
i

iI
un ricoprimento aperto di X con la propriet` a che

V
i
U
i
per ogni
i I. Bene-ordiniamo I e dimostriamo che, posto Y
i
=
_
ji

V
j
, ` e possibile trovare
una famiglia di sezioni
(3.4)
i
S(Y
i
) tali che (
i
) = s

Y
i
,
i

Y
j
=
j

Y
j
se j i.
Infatti, sia J linsieme degli indici h I per cui si possono costruire le
i
S(Y
i
),
per i h, in modo che valgano le (3.4) per i h. Linsieme J ` e non vuoto perch e
contiene il minimo di I. Supponiamo per assurdo che J I. Sia allora h
0
il minimo
di I \ J. Lunione Y

=
_
ih
0

V
i
` e un chiuso di X perch e unione localmente nita di
chiusi. Deniamo una sezione

S(Y

) ponendo

Y
i
=
i

Y
i
per i h
0
.
Poich e S ` e molle, esiste una sezione

S(X) tale che

Y
. Osserviamo
ora che (

s
h
0
) ` e denita e si annulla in tutti i punti di

V
h
0
Y

. Per lesattezza
di (3.2) esiste allora una sezione s

V
h
0
Y

) tale che (

s
h
0
)
V
h
0
Y
= (s

).
278 15. IL COMPLESSO DI CECH-DE RHAM
Poich e S

` e molle, esiste una s

(X) tale che s

= s


V
h
0
Y
. Deniamo allora
lelemento
h
0
ponendo

h
0
=
_

i
su Y
i
se i h
0
,
s
h
0
+ ( s

) su

V
h
0
.
Allora
h
0
S(Y
h
0
) e la famiglia
i
i h
0
soddisfa le (3.4) per ogni i h
0
.
Quindi h
0
J ci d` a una contraddizione e dimostra che ` e possibile denire una
famiglia
i
i I che soddis le (3.4) per ogni i I. Otteniamo allora
(s) = s

, con s S(X) denito da s


Y
i
=
i
, i I.

Teorema 15.10. Siano X uno spazio pracompatto e


(3.5)
0 S

0
una successione esatta di fasci di gruppi abeliani su X. Se S ed S

sono molli,
anche S

` e molle.
Dimostrazione. Sia Y un sottoinsieme chiuso di X ed s

(Y). Per la
Proposizione 15.9, esiste una sezione s S(Y) tale che (s) = s

. Poich e S ` e
molle, abbiamo s = s
Y
per una sezione s S(X). Allora s

= ( s) S

(X) ed
s

Y
= s

.
Teorema 15.11. Se
(3.6)
0 S
0

0
S
1

1
S
2

` e una successione esatta di fasci molli di gruppi abeliani, allora anche la succes-
sione
(3.7)
0 S
0
(X)

0
S
1
(X)

1
S
2
(X)
` e esatta.
Dimostrazione. Lesattezza in S
0
(X) ` e conseguenza della denizione di fa-
scio.
Per ogni intero h 0, per ipotesi la successione esatta corta di fasci
0 ker
h

S
h

h
ker
h+1

0.
` e esatta. Poich e ker
0

` e il fascio nullo, che ` e banalmente molle, segue per ri-


correnza, dal Teorema 15.10, che ker
h

` e un fascio molle per ogni intero h 0.


Otteniamo quindi per ogni intero h 0, per la Proposizione 15.9, una successione
esatta di fasci
0 ker
h

(X) S
h
(X)

h
ker
h+1

(X) 0,
che dimostra lesattezza di (3.7) in S
h
(X).
Sia S un fascio di gruppi abeliani su uno spazio topologico X ed U = U
i

iI
un ricoprimento aperto di X.
3. FASCI MOLLI 279
Denizione 15.2. Se s S(X), chiamiamo partizione di s su X subordinata ad
U una successione s
i

iI
S(X) tale che
(3.8) supp s
i
U
i
, supp s
i

iI
` e localmente nita, s =

iI
s
i
.
Abbiamo
Teorema 15.12 (Esistenza di partizioni). Se X ` e uno spazio paracompatto ed S
un fascio molle di gruppi abeliani, allora, per ogni ricoprimento aperto U di X ed
ogni s S(X) esiste una partizione di s su X subordinata ad U .
Dimostrazione. Sia V = V
j

jJ
un ranamento localmente nito di U , con
funzione di ranamento j i
j
e

V
j
U
i
j
per ogni j J. Siano W
j

jJ
, G
j

jJ
altri ricoprimenti aperti di X con

W
j
G
j


G
j
V
j
per ogni j J.
Bene-ordiniamo linsieme J e dimostriamo per induzione transnita che ` e
possibile trovare sezioni
j
S(X) con supp
j
V
j
e

hj

h(p)
= s
(p)
, p
_
hj

W
h
.
Per ogni j J, poniamo Y
j
=
_
hj

W
h
G
j
. Gli insiemi Y
j
sono chiusi perch e
unione localmente nita di chiusi. Se j
0
= min J, deniamo s

j
0
S(Y
j
0
) ponendo
s

j
0
=
_

_
s su

W
j
0
,
0 su G
j
0
Poich e S ` e molle, esiste una sezione s
j
0
S con
j
0

Y
j
0
= s

j
0
.
Supponiamo che j > j
0
e di aver costruito
h
per ogni h j. Deniamo allora
una sezione s

j
S(Y
j
) ponendo
s

j
=
_

_
s
_
hj

j
su

W
j
,
0 su G
j

_
hj

W
h
.
La sezione ` e ben denita perch e
(s

hj

j
)
(p)
= 0
(p)
, p

W
j

_
_
hj

W
h
_
.
Poich e S ` e molle, esiste una sezione
j
S(X) tale che s

j
=
j

Y
j
. Chiaramente
supp
j


G
j
V
j
. Ci ` o dimostra lesistenza della successione
j

jJ
. Baster` a
allora porre
s
i
=

i
j
=i

j
per avere la (3.8).
Dal Teorema 15.12 ricaviamo immediatamente:
Teorema 15.13. Se A ` e un fascio danelli molle sullo spazio paracompatto X,
allora ogni fascio di A-moduli su X ` e molle.
280 15. IL COMPLESSO DI CECH-DE RHAM
Dimostrazione. Siano M un fascio di A-moduli su X, Y un chiuso di X e
M(Y) una sezione di M su Y. Esistono allora un ricoprimento aperto U = U
i

iI
di Y in X e sezioni
i
M(U
i
) tali che
i

U
i
Y
=
U
i
Y
per ogni i I. Per il
Teorema 15.12 esiste una partizione
i

di 1 A(X) su X subordinata al
ricoprimento U X \ Y. Deniamo

i
=
_

i
su U
i
,
0 su X \ U
i
.
Allora
=

iI

i
M(X) e
Y
= .

4. Fasci ni
Denizione 15.3. Un fascio S di gruppi abeliani su uno spazio topologico X si
dice ne
3
se il fascio Hom

Z
(S, S) ` e molle.
Teorema 15.14. Sia X uno spazio paracompatto.
(1) Ogni fascio ne ` e su X ` e molle.
(2) Siano S, T due fasci di gruppi abeliani su X. Se S ` e ne, allora anche
S
Z
T ` e ne.
5. Fasci dierenziali
Sia X uno spazio topologico.
Denizione 15.4. Un fascio graduato su X ` e il dato di una successione A

=
(A
n
)
nZ
di fasci.
Siano A

= (A
n
)
nZ
, B

= (B
n
)
nZ
due fasci graduati su X. Un morsmo di
grado k tra A

e B

` e una successione ( f
n
: A
n
B
n+k
) di morsmi di fasci.
Un fascio dierenziale su X ` e il dato di un fascio graduato di gruppi abeliani
A

= (A
n
)
nZ
su X e di un morsmo di fasci abeliani di grado k
(5.1) (A

) = (
n
: A
n
A
n+k
)
nZ
tale che
(5.2)
n+k

n
= 0, n Z.
Associamo ad un fascio dierenziale (A

) i fasci
Z
n
(A

) = ker
_
A
n

n
A
n+k
_
, (5.3)
B
n
(A

) = Im(A
nk

nk
A
n
_
, (5.4)
H
n
(A

) = Z
n
(A

)
_
B
n
(A

). (5.5)
Il fascio H
n
(A

) si dice il fascio derivato di grado n di (A

).
3
Inglese: ne; Francese: n
6. RISOLUZIONE DUN FASCIO 281
Considereremo nel seguito, per semplicit` a e senza perdita di generalit` a, soltan-
to dierenziali di grado 1.
6. Risoluzione dun fascio
Sia A un fascio di gruppi abeliani di base X.
Denizione 15.5. Una risoluzione coomologica di A ` e una successione esatta di
fasci di gruppi abeliani della forma
(6.1)
0 A

L
0

0
L
1

1
L
2

2

Esempio 15.5 (Cocatene di Alexander-Spanier). Sia X uno spazio topologico ed
A un gruppo abeliano. Per ogni intero non negativo n, associamo ad ogni aperto
U di X il gruppo abeliano delle applicazioni f : U
n+1
A. Otteniamo cos` un
prefascio canonico, associato al fascio F
n
(X, A), che si dice il fascio delle cocatene
di Alexander-Spanier di grado n di X a valori in A.
Ad f : U
n+1
A associamo lapplicazione
n
U
f : U
n+2
A denita da
(6.2) (
n
f )(x
0
, . . . , x
n+1
) =

n+1
h=0
(1)
h
f (x
0
, . . . , x
h
, . . . , x
n+1
).
Da questa otteniamo un morsmo di fasci di gruppi abeliani
(6.3)
n
: F
n
(X, A) F
n+1
(X, A).
Indicando con A

il fascio semplice di base X e bra A, abbiamo


(6.4) A

= ker
_

0
: F
0
(X, A) F
1
(X, A)
_
.
La
(6.5)
0 A

F
0
(X, A)

0
F
1
(X, A)

1
F
2
(X, A)
` e una risoluzione del fascio semplice A

su X.
Siano infatti n 1 ed f : U
n+1
A. Fissato un qualsiasi punto x U,
poniamo
g : U
n
(x
0
, . . . , x
n1
) f ( x, x
0
, . . . , x
n1
) A.
Otteniamo allora
(
n1
U
g)(x
0
, . . . , x
n
) =

n
h=0
(1)
h
f ( x, x
0
, . . . , x
h
, . . . , x
n
)
= f (x
0
, . . . , x
n
) (
n
U
f )( x, x
0
, . . . , x
n
),
e quindi
n1
U
g = f se
n
U
f = 0.
282 15. IL COMPLESSO DI CECH-DE RHAM
7. Risoluzione canonica dun fascio
Sia A un fascio di gruppi abeliani sullo spazio topologico X. Per ogni aperto
U di X indichiamo con
(7.1) F
0
(U, A) = s : U A s = id
U

il gruppo abeliano delle sezioni (non necessariamente continue) di A su U. Allora


U F
0
(U, A) ` e un prefascio canonico. Il fascio associato, che indicheremo con
F
0
(A), ` e un fascio acco, ed abbiamo uninclusione canonica
(7.2) : A F
0
(A).
Deniamo per ricorrenza:
Z
1
(A) = F
0
(A)
_
A, F
1
(A) = F
0
(Z
1
(A))
Z
2
(A) = F
1
(A)
_
Z
1
(A), F
2
(A) = F
0
(Z
2
(A))
. . . . . . . . . . . .
Z
n
(A) = F
n1
(A)
_
Z
n1
(A), F
n
(A) = F
0
(Z
n
(A))
Z
n+1
(A) = F
n
(A)
_
Z
n
(A), F
n+1
(A) = F
0
(Z
n+1
(A)).
Abbiamo degli omomorsmi naturali
(7.3)
n
: F
n
(A) F
n+1
(A),
che si ottengono componendo la proiezione nel quoziente
F
n
(A) Z
n+1
(A) = F
n
(A)
_
Z
n
(A)
con linclusione
Z
n+1
(A) F
0
(Z
n+1
(A)) = F
n+1
(A).
Dalla costruzione che abbiamo descritto si ha
Teorema 15.15. Per ogni fascio A di gruppi abeliani la
(7.4)
0 A

F
0
(A)

0
F
1
(A)

1
F
2
(A)
` e una risoluzione del fascio A mediante fasci acchi.
CAPITOLO 16
Fibrati principali
1. Gruppi di Lie
Denizione 16.1. Un gruppo di Lie ` e un gruppo G su cui ` e ssata una struttura di
variet` a dierenziabile per cui loperazione di gruppo G G (a, b) ab
1
G
sia dierenziabile.
Poich e G ` e localmente connesso, la componente connessa dellidentit` a G
0
di
G ` e connessa per archi ed ` e un sottogruppo normale aperto e chiuso in G.
G
0
` e numerabile allinnito e quindi condizione necessaria e suciente an-
ch e lo sia anche G ` e che il quoziente G/G
0
sia al pi ` u numerabile.
Per ogni elemento a di G, le
le traslazioni a sinistra : L
a
:G g ag G,
le traslazioni a destra : R
a
:G g ga G,
gli automorsmi interni : ad(a) :G g aga
1
G,
sono dieomorsmi di G in s e.
A volte scriveremo per semplicit` a
aX per L
a

(X) ed Xa per R
a

(X), se a G, X X(G).
Denizione 16.2. Un campo di vettori X X(G) si dice invariante a sinistra se
aX = L
a
(X) = X, per ogni a G.
Proposizione 16.1. I campi di vettori invarianti a sinistra formano una sottoalge-
bra di Lie reale L(G) di X(M). Lapplicazione
(1.1) T
e
G X
e
X
a
= L
a
(X
e
) a G L(G)
` e un isomorsmo lineare.
Denizione 16.3. Indichiamo con g, e chiamiamo algebra di Lie di G, lo spa-
zio vettoriale T
e
G, con la struttura di algebra di Lie reale che rende (1.1) un
isomorsmo di algebre di Lie.
Notazione 16.2. Denoteremo con X

L(G) il campo di vettori invariante a


sinistra corrispondente allelemento X di g.
Proposizione 16.3. Il campo X

L(G) genera un gruppo a un parametro


X
(t)
di dieomorsmi di G.
283
284 16. FIBRATI PRINCIPALI
Dimostrazione. Sia X g. Se C

(I, G) ` e una curva integrale di X

,
abbiamo = X. Il usso
X
(a, t) di X

soddisfa quindi la

X
(a, t) = ab
1

X
(b, t) a, b G,
ed, a priori, per t sucientemente piccolo. Questa formula ci permette di esten-
dere la denizione di
X
(a, t) per ogni t R. Se infatti
X
(e, t) ` e denita per t < ,
dalla

X
(a, t + s) =
X
(
X
(a, t), s) =
X
(a, t)
X
(e, s)
ricaviamo che la
X
(a, t) denita su un intervallo (t
1
, t
2
) R, si pu` o estendere
allintervallo (t
1
, t
2
+ ) ponendo

X
(a, t) =
X
(a, t

)
X
(e, t

), se t

(t
1
, t
2
), t

< , t = t

+ t

.

Denizione 16.4. Lapplicazione
(1.2) g X exp(X) =
X
(e, 1) G
si dice l applicazione esponenziale di G.
Poich e
(1.3) exp((t
1
+ t
2
)X) = exp(t
1
X) exp(t
2
X) t
1
, t
2
R,
linsieme exp(tX) t R ` e un sottogruppo abeliano di G.
Denizione 16.5. exp(tX) t R si dice il sottogruppo a un parametro di G
generato da X g.
Proposizione 16.4. Il gruppo a un parametro di dieomorsmi di G generato dal
campo di vettori invariante a sinistra X

g associato ad X g ` e descritto dalla


(1.4) G R (a, t)
X
(a, t) = a exp(tX) G.
Proposizione 16.5 (coordinate di prima specie). Lapplicazione esponenziale de-
nisce un dieomorsmo di un intorno aperto di 0 in g su un intorno aperto di e
in G.
Dimostrazione. Infatti, il dierenziale in 0 dellapplicazione esponenziale ` e
lidentit` a e quindi la tesi ` e conseguenza del teorema dellapplicazione inversa.
Esempio 16.1. Il gruppo delle matrici reali n n invertibili GL(n, R) ` e un gruppo
di Lie, di dimensione n
2
. La sua algebra di Lie gl(n, R) ` e lalgebra di Lie di tutte le
matrici reali n n e lesponenziale coincide con quello denito per le matrici :
(1.5) exp(X) =

h=0
1
h!
X
h
.
Il suo sottogruppo SL(n, R) delle matrici con determinante 1 ` e anchesso un gruppo
di Lie. Ha dimensione (n
2
1) e la sua algebra di Lie sl(n, R) ` e formata dalle matrici
reali con traccia nulla.
1. GRUPPI DI LIE 285
Esempio 16.2. Il gruppo delle matrici complesse n n invertibili GL(n, C) ` e un
gruppo di Lie di dimensione 2n
2
. La sua algebra di Lie gl(n, C) consiste di tutte
le matrici complesse n n. Lesponenziale anche in questo caso coincide con
lesponenziale di matrici.
Il suo sottogruppo normale
(1.6) SL(n, C) = a GL(n, C) det a = 1
` e un gruppo di Lie di dimensione 2n
2
1, con algebra di Lie
(1.7) sl(n, C) = A gl(n, C) tr(A) = 0.
Esempio 16.3. Il gruppo ortogonale
(1.8) O(n) = a GL(n, R)
t
a = a
1

` e un gruppo di Lie compatto di dimensione


n(n1)
2
. La sua algebra di Lie
(1.9) o(n) = A gl(n, R) A +
t
A = 0
consiste delle matrici reali antisimmetriche.
Il suo sottogruppo normale
(1.10) SO(n) = a O(n) det a = 1
ha indice due in O(n) ed O(n) ed SO(n) hanno la stessa algebra di Lie o(n).
Se n 3, il gruppo fondamentale di SO(n) ` e isomorfo a Z
2
. Il suo rivestimento
fondamentale, a due fogli, ` e un gruppo di Lie compatto, che si indica con Spin(n)
e si dice gruppo di spin.
Esempio 16.4. Il gruppo unitario ` e il gruppo
(1.11) U(n) = a GL(n, C) a

= a
1

` e un gruppo di Lie compatto di dimensione n


2
, con algebra di Lie
(1.12) u(n) = A gl(n, C) A + A

= 0.
Il gruppo speciale unitario
(1.13) SU(n) = a U(n) det a = 1
` e un suo sottogruppo di Lie normale, di dimensione n
2
1, con algebra di Lie
(1.14) su(n) = A u(n) trac A = 0.
Abbiamo un isomorsmo di gruppi di Lie SU(2) = Spin(3).
Esempio 16.5. Indichiamo con J
n
la matrice (2n) (2n)
(1.15) J
n
=
_
0 I
n
I
n
0
_
.
Il gruppo
(1.16) Sp(n) = a U(2n) J
n
a = J
n
a
si dice il gruppo simplettico compatto, o simplettico unitario, o simplettico ortogo-
nale. Ha dimensione n(2n + 1) ed algebra di Lie
(1.17) sp(n) = A u(2n) AJ
n
+ J
n

A = 0.
286 16. FIBRATI PRINCIPALI
1.1. La rappresentazione aggiunta.
Proposizione 16.6. Per ogni a G, il dierenziale nellidentit` a Ad(a) dellauto-
morsmo ad(a) di G denisce un automorsmo dellalgebra di Lie g.
Dimostrazione. Siano X g ed a G. Abbiamo, con le notazioni introdotte
in precedenza per i dierenziali delle traslazioni a destra ed a sinistra,
[ad
a
]

(X

x
) = aX

a
1
= axXa
1
= axa
1
(aXa
1
) = [ad(a)(X)]

ad(a)(x)
.
Questo dimostra che i campi X

ed (Ad(a)(X))

sono ad(a)-correlati e perci ` o


[(ad(a))

, (ad(a))

] = (ad(a))

([X

, Y

]), X, Y g.
Qundi il dieomorsmo ad(a) denisce un automorsmo dellalgebra di Lie L(G).
La tesi segue perch e, per denizione, [X

, Y

] = [X, Y]

.
Indichiamo con Aut
R
(g) il gruppo
(1.18) Aut
R
(g) = GL
R
(g) [(X), (Y)] = ([X, Y]), X, Y g.
degli automorsmi dellalgebra di Lie reale g.
Si verica immediatamente che
Proposizione 16.7. Lapplicazione G a Ad(a) Aut(g) ` e un omomorsmo
di gruppi.
Denizione 16.6. Lomomorsmo G a Ad(a) Aut
R
(g) si dice la rappre-
sentazione aggiunta di G.
2. Sottogruppi di Lie
Denizione 16.7. Un sottogruppo H di G ` e un suo sottogruppo di Lie se ` e anche
una sottovariet` a dierenziabile di G, e con tale struttura dierenziabile ` e un gruppo
di Lie.
Lalgebra di Lie h di un sottogruppo di Lie H di G ` e una sottoalgebra di Lie di
g. Infatti i campi di vettori invarianti a sinistra su H sono restrizioni ad H di campi
di vettori invarianti a sinsitra di G.
Viceversa, per ogni sottoalgebra di Lie h di G il sottogruppo H di G generato
da exp(h) ` e un un sottogruppo di Lie connesso di G. Questo ` e conseguenza del fatto
che i campi di vettori invarianti a sinistra corrispondenti agli elementi di h generano
una distribuzione vettoriale di rango costante formalmente (e quindi totalmente)
integrabile in G.
Ogni omorsmo dierenziabile : G
1
G
2
di gruppi di Lie determina un
omomorsmo d(e) : g
1
g
2
delle loro algebre di Lie. Il viceversa non ` e sempre
vero; lo ` e quando G
1
` e semplicemente connesso.
In particolare, la G a ad(a) Aut(G) denisce unapplicazione G a
Ad(a) Aut(g), che si dice la rappresentazione lineare aggiunta di G.
Vale il
Teorema 16.8. Sia G un gruppo di Lie, con algebra di Lie g.
3. LA FORMA DI MAURER-CARTAN 287
(1) Se H ` e un sottogruppo di Lie di G, la sua algebra di Lie ` e
(2.1) h = X g exp(tX) H, t R.
(2) Ogni sottogruppo chiuso H di G ` e un suo sottogruppo di Lie.
Esempio 16.6 (Gruppi lineari). Un gruppo lineare ` e un sottogruppo chiuso di un
gruppo GL(n, C).
Per il teorema di Ado
1
, ogni algebra di Lie su un campo k ` e isomorfa ad una
sottoalgebra di Lie di gl(n, k).
Per un teorema di Djokovic
2
, ogni algebra di Lie reale ` e lalgebra di Lie di un
gruppo lineare.
Tutti i gruppi di Lie compatti sono isomor a gruppi lineari.
Si pu` o denire sul rivestimento universale

G di un gruppo di Lie connes-
so una struttura di gruppo di Lie per cui la proiezione canonica

G G sia un
omomorsmo di gruppi di Lie.
I rivestimenti universali

SL(n, R) dei gruppi di Lie SL(n, R) sono gruppi di Lie
che non sono isomor a gruppi lineari.
3. La forma di Maurer-Cartan
3.1. Forme dierenziali a valori vettoriali. Siano V uno spazio vettoria-
le reale di dimensione nita ed M una variet` a dierenziabile. Indichiamo con

h
(M, V) lo spazio delle forme dierenziali alternate di grado h a valori in V. Esse
sono le applicazioni C

(M)-multilineari alternate :
: X(M) X(M)
.,,.
h volte
C

(M, V) .
Ad esse si estende im modo naturale la denizione del dierenziale. Naturalmente,
se V non ha una struttura di algebra reale, non ha senso considerare il prodotto
esterno di due forme a valori in V. Nel caso in cui V sia unalgebra, possiamo
estendere la denizione del prodotto esterno in modo che, sulle forme di grado
zero, coincida puntualmente con il prodotto denito in V. In particolare, nel caso
delle algebre di Lie, possiamo dare la seguente denizione.
Denizione 16.8. Se V = a ` e unalgebra di Lie reale, il prodotto esterno di due
forme dierenziali
p
(M, a),
q
(M, a), ` e la forma [ ]
p+q
(M, a)
denita da:
[ ](X
1
, . . . , X
p+q
) =

S
p+q
1
1
<<
p
p+q
1
p+1
<<
p+q
p+q
()[(X

1
, . . . , X

p
), (X

p+1
, . . . , X

p+q
)].
Il prodotto si estende poi per bilinearit` a a tutto

(M, a).
1
Matrix representations of Lie algebras, Usp. Mat. Nauk 2 (1947), pp. 159-173.
2
A closure theorem for analytic subgroups of a real Lie group, Can.Math. Bull. 19 (1976), pp.
435-439.
288 16. FIBRATI PRINCIPALI
In particolare, se e sono 1-forme a valori in a, abbiamo:
[ ](X, Y) = [(X), (Y)] [(Y), (X)],
[ ](X, Y) = 2[(X), (Y)],
X, Y X(M).
3.2. Forme dierenziali invarianti. Sia G un gruppo di Lie con algebra di
Lie g.
Denizione 16.9. Una forma dierenziale

(G) si dice invariante a sinistra


se L

a
= per ogni a G.
Per una forma
1
(G) di grado uno essere invariante a sinistra ` e equivalente
al fatto che, per ogni campo di vettori X L(G) invariante a sinistra su G, la
funzione (X) sia costante. Analogamente, una forma omogenea
q
(G) ` e
invariante a sinistra se, e soltanto se, per ogni scelta di X
1
, . . . , X
q
L(G), la
funzione (X
1
, . . . , X
q
) ` e costante.
3.3. La forma di Maurer-Cartan.
Teorema 16.9. Sia G un gruppo di Lie con algebra di Lie g. Lapplicazione
(3.1) G g (a, X) aX TG
` e un dieomorsmo. In particolare, i gruppi di Lie sono variet ` a dierenziabili
parallelizzabili ed X(G) ` e il C

(G)-modulo generato da L(G).


Dimostrazione. Lapplicazione inversa della (3.1) ` e la
TG v ((v), (v)
1
v) G g,
ove : TG G ` e la proiezione canonica del brato tangente sulla base.
Proposizione 16.10. Lapplicazione
(3.2)
G
v (v)
1
v g
` e una forma dierenziale invariante a sinistra a valori in g.
Osserviamo che
(3.3)
G
(X

a
) = X, X g, a G.
Denizione 16.10. La
G
si dice la forma di Maurer-Cartan del gruppo G.
Proposizione 16.11. La forma di Maurer-Cartan
G

1
(G, g) di Lie G ` e inva-
riante a sinistra e soddisfa lequazione di Maurer-Cartan
(3.4) d
G
+
1
2
[
G

G
] = 0 .
Dimostrazione. Siano X, Y g. Allora :
d
G
(X

, Y

) = X

G
(Y

) Y

G
(X

)
G
([X

, Y

])
= [
G
(X

),
G
(Y

)]
=
1
2
[
G

G
] (X

, Y

) .
Poich e L(G) genera X(M) come C

(G)-modulo, otteniamo la tesi.


3. LA FORMA DI MAURER-CARTAN 289
Lemma 16.12. (1) La forma di Maurer-Cartan
G
di G soddisfa :
(3.5) R

G
= Ad(a
1
)
G
.
(2) Ogni forma dierenziale
1
(G, V), invariante a sinistra su G ` e della
forma = T
G
, per unapplicazione linerare T : g V.
Dimostrazione. Se X g, abbiamo
R
a
(X

) = R
a
L
a
1

(X

) = Ad(a
1
)

(X

) =
_
Ad(a
1
)(X)
_

.
Ci ` o signica che, per X g, il campo R
a
(X

) ` e ancora invariante a sinistra (perch e


le traslazione a sinistra commutano con le traslazioni a destra) e coincide con il
campo di vettori invariante a sinistra corrispondente allelemento Ad(a
1
)(X) g.
Se
1
(G, V) ` e invariante a sinistra, abbiamo = T
G
con
T = (e) : g = T
e
G V.
Esempio 16.7. Consideriamo GL(n, R) come un aperto dello spazio Euclideo R
n
2
ed identichiamo la sua algebra di Lie gl(n, R) con lo spazio vettoriale delle matrici
reali n n. Utilizzando la (3.1), rappresentiamo il suo spazio tangente TGL(n, R)
come il prodotto cartesiamo GL(n, R) gl(n, R). In particolare, X(GL(n, R)) si
identica allo spazio C

(GL(n, R), gl(n, R)). Poich e la traslazione a sinistra R


a
` e la restrizione a GL(n, R) della moltiplicazione a sinistra per la matrice a, che ` e
unapplicazione lineare, il suo dierenziale coincide in ogni punto con la molti-
plicazione a sinistra per a. In particolare, i campi di vettori invarianti a sinistra
corrispondono alle applicazioni
GL(n, R) x xA gl(n, R))
al variare di A in gl(n, R)). In questo sistema di coordinate, la forma di Maurer-
Cartan di GL(n, R) ` e la

GL(n,R)
= x
1
dx.
In modo analogo, i campi di vettori invarianti a destra su GL(n, R) si scrivono
nella forma
GL(n, R) x Ax gl(n, R)
al variare di A in gl(n, R).
La forma che associa ad ogni vettore v tangente in x il valore A in e del campo
di vettori invariante a destra

A con

A
x
= v ` e dato da
dx x
1
= ad(x)
GL(n,R)
.
La discussione nellEsempio16.7 giustica la
Notazione 16.13. Se C

(I, G) ` e un arco dierenziabile nel gruppo di Lie G,


poniamo

1
(t) (t) =
G
( (t)), (t)
1
(t) = ad((t))
G
( (t)).
Concludiamo questo paragrafo con una costruzione che generalizza lesponen-
ziale.
290 16. FIBRATI PRINCIPALI
Proposizione 16.14. Siano G un gruppo di Lie, con algebra di Lie g.
Sia I un connesso di R, t
0
I, g
0
G ed X C
k
(I, g), con k 0. Allora sono
univocamente determinati a, b C
k+1
(I, G) tali che
_

_
a(t
0
) = g
0
,
a
1
(t) a(t) = X(t) t I,
(3.6)
_

_
b(t
0
) = g
0
,

b(t)b
1
(t) = X(t) t I.
(3.7)
Dimostrazione. Lenunciato ` e conseguenza del fatto che le traslazioni a sini-
stra agiscono sulle soluzioni a valori in G dellequazione
1
(t) (t) = X(t), ed
analogamente le traslazioni a destra agiscono sulle soluzioni a valori in G delle-
quazione

(t)
1
(t) = X(t), e possiamo quindi ripetere largomento utilizzato nella
dimostrazione della Proposizione 16.3.
4. Gruppi di Lie di trasformazioni
Denizione 16.11. Sia G un gruppo di Lie e P una variet` a dierenziabile. Chia-
miamo azione dierenziabile a destra di G su P unapplicazione dierenziabile:
P G (, a) a P (4.1)
tale che, per ogni a G lapplicazione (traslazione a destra):
R
a
: P a P (4.2)
sia un dieomorsmo di P in s e e
( a
1
) a
2
= p (a
1
a
2
) P, a
1
, a
2
G. (4.3)
Lazione di G su P si dice eettiva se
( a = , P) = a = e.
Lazione di G su P si dice libera se
( P t.c. a = ) = a = e.
Lazione di G su P si dice transitiva se

1
,
2
P a G t.c.
1
a =
2
.
5. Fibrati principali
Denizione 16.12. Siano = (P

M) un brato dierenziabile e G un gruppo
di Lie. Unazione dierenziabile a destra di G su ` e unazione dierenziabile a
destra di G su P che operi sulle bre di .
Richiediamo cio` e che
P
p
a = P
p
, p M, a G. (5.1)
In particolare, per ogni a G, la traslazione a destra R
a
su P denisce unequiva-
lenza di in s e.
5. FIBRATI PRINCIPALI 291
Denizione 16.13. Un brato principale ` e il dato di un brato dierenziabile
, di un gruppo di Lie G, che si dir` a il suo gruppo strutturale, e di unazione
dierenziabile a destra di G su che sia libera e transitiva sulle bre di .
Richiediamo cio` e che valgano la (5.1) e che inoltre
P, a, b G, a = b = a = b, (5.2)
p M,
1
,
2
P
p
, a G tale che
2
=
1
a. (5.3)
Lunico elemento a G per cui vale la (5.3) si indica con
1
1

2
.
Sia = (P

M) un brato principale, con gruppo strutturale G.
Denizione 16.14. Un suo atlante di trivializzazione A = (U

) I ` e il
dato di un ricoprimento aperto U

I di M e, per ogni indice I, di una


sezione

(U

, P).
Alla coppia (U

) corrisponde la trivializzazione locale


(5.4)

: U

G (p, a)

(p) a P
U

=
1
(U

).
Per ogni coppia di indici , I con U
,
= U

deniamo
(5.5)
,
: U
,
p
1

(p)

(p) G.
Le
,
C

(U
,
, G) U
,
si dicono le funzioni di transizione
dellatlante A.
Proposizione 16.15. Siano un brato principale ed A = (U

)
I
un suo
atlante di trivializzazione. Le sue funzioni di transizione
,
soddisfano le con-
dizioni

,
(p) = e, p U
,
= U

, (5.6)

,
=
,
su U
,,
= U

. (5.7)
Teorema 16.16. Siano M una variet` a dierenziabile, G un gruppo di Lie, U

un
ricoprimento aperto di M. Sia data una famiglia

,
C

(U
,
, G) U
,

di funzioni che soddisno le (5.6), (5.7). Allora esiste un brato principale su
M, con gruppo strutturale G, per cui le
,
siano le funzioni di transizione di
un atlante di trivializzazione corrispondente al ricoprimento U

. Tale brato ` e
unico, a meno di dieomorsmi che commutino con lazione di G.
Dimostrazione. Deniamo
P

=
_
I
U

G.
Per le (5.6) ed (5.7), la
U

G (p, a) (q, b) U

G (p = q, b = a
,
(p))
292 16. FIBRATI PRINCIPALI
` e una relazione dequivalenza su P

. Poniamo P = P

/ . Indichiamo con

:
U

G P

le applicazioni naturali. Detta : P

P la proiezione nel
quoziente, otteniamo per ogni applicazioni

: U

(U

G) P


(U

G) = P
U

,
che sono omeomorsmi su aperti di P. Risulta allora denita su P ununica strut-
tura di variet` a dierenziabile che renda le

dieomorsmi.
Deniamo : P M in modo che il diagramma
U

P
pr
U

M
sia commutativo. Otteniamo cos` un brato dierenziabile = (P

M), su cui
deniamo unazione a destra di G che renda commutativo il diagramma
U

G G

id
G
P G
(p,a,b)(p,ab)

_
(p,a)pa
U

P.
Abbiamo cio` e
(

(p, a)) = p,

(p, a) b =

(p, ab).
In questo modo = (P

M) acquista una struttura di brato principale con
gruppo strutturale G.
Per ogni ,

: U

(p, e) P
` e una sezione dierenziabile di P su U

ed A = (U

) ` e un suo atlante di
trivializzazione di , con funzioni di transizione
,
.
Se

= (P

M) ` e un altro brato principale con gruppo strutturale G, che


ammette un atlante di trivializzazione A

= (U

) I, con
1

=
,
,
deniamo unequivalenza f : P P

ponendo
f (

(p, a)) =

(p) a, I, p U

, a G.
La condizione che le
,
siano le funzioni di transizione di A

ci dice che la f ` e
ben denita.
6. Morsmi di brati principali
Siano
i
= (P
i

i
M
i
), i = 1, 2, due brati principali, con gruppi struttura-
li G
i
.
6. MORFISMI DI FIBRATI PRINCIPALI 293
Denizione 16.15. Un morsmo di brati principali di
1
in
2
` e il dato di un
morsmo di brati dierenziabili
(6.1)
P
1
F
P
2

2
M
1

f
M
2
,
e di un omomorsmo : G
1
G
2
di gruppi di Lie che renda commutativo il
diagramma
(6.2)
P
1
G
1
F
P
2
G
2

_
P
1

F
P
2
,
in cui le frecce verticali sono denite dalle azioni dei gruppi.
Diciamo che ( f , F, ) :
1

2
` e unimmersione se F ` e unimmersione. In
questo caso ` e un monomorsmo di gruppi.
Se F ` e uninclusione, diciamo che ( f , F, ) :
1

2
` e uninclusione di brati
principali. In questo caso, se M
1
= M
2
ed f = Id
M
, diciamo che
1
` e un sottobrato
principale di
2
, o che ` e stato ottenuto da
2
mediante una riduzione del gruppo
strutturale.
Abbiamo la
Proposizione 16.17. Sia = (P

M) un brato principale con gruppo strut-
turale G, e G

un sottogruppo di Lie di G. Condizione necessaria e suciente


anch e ammetta una riduzione del gruppo strutturale a G

` e che ammetta un
atlante di trivializzazione con funzioni di transizione a valori in G

.
Dimostrazione. La condizione ` e ovviamente necessaria. Dimostriamone la
sucienza.
Fissato un atlante di trivializzazione A = (U

) I di con funzioni
di transizione
,
=
1

(U

, G

), sia
P

=
_
I

(p) a p U

, a G

.
Con la struttura dierenziabile per cui le

: U

(p, a) (p) a P

P
U

siano dieomorsmi, P

` e una sottovariet` a dierenziabile di P. La restrizione

P
denisce un sottobrato dierenziabile

= (P

M), che ` e principale con


gruppo strutturale G

, ed ` e una riduzione di a G

.
294 16. FIBRATI PRINCIPALI
7. Spazi omogenei
Se G ` e un gruppo ed H un suo sottogruppo, indichiamo con G
_
H linsieme
delle sue classi laterali sinistre, denito dalla relazione dequivalenza
a b aH = bH a
1
b H.
Il gruppo G agisce su G
_
H mediante le traslazioni a sinistra

a
: G
_
H G
_
H, con
a
((b)) = (ab), a, b G.
Se G ` e un gruppo topologico, consideriamo su G
_
H la topologia quoziente. Le
traslazioni a sinstra sono allora omeomorsmi di G
_
H in s e.
Proposizione 16.18. Sia G un gruppo topologico ed H un suo sottogruppo. La
proiezione nel quoziente : G G
_
H ` e unapplicazione aperta.
Dimostrazione. Infatti, se U ` e un aperto di G, allora

1
((U)) =
_
gU
gH =
_
hH
Uh
` e aperto perch e unione di aperti.
Teorema 16.19. Sia G un gruppo topologico ed H un suo sottogruppo.
Il quoziente G/H ` e uno spazio regolare se, e soltanto se, H ` e un sottogruppo
chiuso di G.
In particolare, G ` e uno spazio regolare se e soltanto se ` e uno spazio
3
T
1
e ci ` o
equivale al fatto che e sia un chiuso di G.
Dimostrazione. Se H ` e un sottogruppo chiuso del gruppo topologico G, allora
tutte le sue classi laterali sinistre sono chiusi di G e quindi G/H ` e uno spazio
topologico T
1
. Viceversa, se G/H ` e T
1
, allora H =
1
((e)) ` e chiuso.
Supponiamo dunque che H sia chiuso. Siano F un chiuso di G/H e g un
elemento di G con (g) F. Poich e G ` e un gruppo topologico, lapplicazione
: G G (a, b)a
1
b G
` e continua. Il chiuso
1
(F) di G non contiene g = (e, g). Possiamo perci ` o trovare
intorni aperti U
e
di e ed U
g
di g in G tali che
g
1
1
g
2

1
(F) per ogni g
1
U
e
, g
2
U
g
.
Consideriamo gli insiemi:

U
g
=
1
((U
g
)) e

V =
_
R
a
(U
e
) a
1
(F) =
_
L
a
(
1
(F)) a U
e
.
Poich e la proiezione ` e aperta, il primo ` e un aperto saturo che contiene g e il
secondo un aperto saturo che contiene
1
(F). Dimostriamo che

U
g


V = . Se
cos` non fosse, potremmo trovare g
1
U
g
, g
2
H, g
3
U
e
, g
4

1
(F) tali che
g
1
g
2
= g
3
g
4
.
3
Uno spazio topologico X soddisfa lassioma di separazione T
1
se tutti i suoi sottoinsiemi niti
sono chiusi; soddisfa lassioma di separazione T
3
se dati un punto a di X ed un chiuso A di X che
non contenga a, esistono aperti disgiunti U e V con a U ed A V; ` e regolare se soddisfa entrambi
gli assiomi T
1
e T
3
.
7. SPAZI OMOGENEI 295
Da questa relazione troviamo g
1
3
g
1
= g
4
g
1
2

1
(F), che contraddice la
scelta di U
e
ed U
g
.
Ci ` o dimostra che G/H soddisfa lassioma T
3
e quindi ` e regolare.
Consideriamo ora la situazione in cui G sia un gruppo di Lie.
Teorema 16.20. Sia G un gruppo di Lie ed H un suo sottogruppo chiuso. Vi ` e
allora sul quoziente M = G/H ununica struttura di variet` a dierenziabile per cui
= (G

M), ove ` e la proiezione sul quoziente, sia un brato principale con
gruppo strutturale H.
Dimostrazione. Per il Teorema 16.19, M ` e uno spazio di Hausdor e la proie-
zione : G M aperta.
Per il Teorema 16.8, H ` e un sottogruppo di Lie di G. Siano g lalgebra di Lie
di G ed h la sottoalgebra di g corrispondente ad H.
Scegliamo un complemento lineare m di h in g, di modo che
g = h m.
Lapplicazione
f : m H (X, a) exp(X) a G
` e dierenziabile. Lo spazio tangente di m H in (0, e
H
) ` e m h = g e d f (0, e
H
) ` e
lidentit` a su g. Per il teorema delle funzioni implicite esistono allora intorni aperti
N
0
di 0 in m, V di e
H
in H, ed U di e
G
in G tali che
N
0
V (X, h) f (X, h) = exp(X) h U
sia un dieomorsmo. In particolare,
V = U H, exp(N
0
) H = f (N
0
e
H
) H = e
G
.
La composizione di con la restrizione ad N
0
dellesponenziale denisce
quindi un omeomorsmo di N
0
su un aperto W di M, ed abbiamo il diagramma
commutativo
N
0
V
f
U
pr
m

N
0

W.
Deniamo un atlante su M = G/H ponendo
A = (V
a
=
a
(V
e
), y
a
=
1

a
1 ) a G,
dove abbiamo indicato con
a
la traslazione a sinistra su M denita dallelemento a:

a
: M (b) (L
a
(b)) = (ab) M, a, b G,
per cui abbiamo il diagramma commutativo
G
L
a
G

a
M.
296 16. FIBRATI PRINCIPALI
Le funzioni di transizione sono
y
a
y
1
b
=
1

a
1
b
: y
b
(V
a
V
b
) y
b
(V
a
V
b
)
=
1

a
1
b
exp
W
=
1
L
a
1
b
exp
W
= pr
m
F
1
L
a
1
b
exp
W
e quindi latlante ` e dierenziabile.
Lazione a destra di H su G, restrizione del prodotto su G, ` e dierenziabile e
denisce su una struttura di brato principale con gruppo strutturale H.
Esempio 16.8. Lapplicazione : SO(n + 1) a ae
0
S
n
, ove e
0
` e un vettore
di lunghezza unitaria in R
n+1
, denisce un brato principale con base S
n
, spazio
totale SO(n + 1) e gruppo strutturale SO(n).
Esempio 16.9. Sia n un intero positivo. Il gruppo T
+
(n, R) delle matrici diagonali
superiori con determinante diverso da zero ` e un sottogruppo chiuso di GL(n, R).
Lo spazio omogeneo F = GL(n, R)/T
+
(n, R) ` e una variet` a dierenziabile compatta
di dimensione n(n1)/2, che si dice variet ` a bandiera reale completa.
8. Il brato dei sistemi di riferimento
Sia = (E

M) un brato vettoriale di rango n su una variet` a dierenziabile
M di dimensione m. Ad esso associamo in modo canonico un brato principale
(), con gruppo strutturale GL
n
(R). Il suo spazio totale ` e
(8.1) L() = |
pM
L
p
(), con L
p
() = isomorsmi lineari : R
n
E
p
.
e la proiezione : L() M associa a L
p
() il punto p. Una trivializzazione
locale di () ` e descritta dal dato di n sezioni s
1
, . . . , s
n
(U, E), deninite su un
aperto U di M, per cui s
1
(p), . . . , s
n
(p) siano linearmente indipendenti in E
p
per
ogni p U. Ad esse associamo la sezione
(p) : R
n
(k
1
, . . . , k
n
)

n
i=1
k
i
s
i
(p) E
p
.
Questo denisce su () una struttura di brato principale con gruppo strutturale
GL
n
(R).
Denizione 16.16. Il brato principale (), con gruppo strutturale GL
n
(R), as-
sociato al brato vettoriale = (E

M) mediante la (8.1) si dice il brato dei
sistemi di riferimento di .
Esso ` e caratterizzato dal fatto che le sue sezioni locali deniscono trivializza-
zioni locali di . Viceversa, vale la
Proposizione 16.21. Ad ogni brato principale = (P

M), con gruppo strut-
turale GL
n
(R), possiamo associare un brato vettoriale = (E

M) di rango
n, unico a meno di isomorsmi, di cui sia il brato dei sistemi di riferimento.
9. RIDUZIONE DEL GRUPPO STRUTTURALE E G-STRUTTURE 297
Dimostrazione. Se
1
,
2
P stanno sulla stessa bra di , indichiamo con

1
1

2
lunico elemento a GL
n
(R) tale che
2
=
1
a. Fissiamo un atlante di
trivializzazione (U

) I di . Sullunione disgiunta
E =
_
I
(U

R
n
)
deniamo la relazione di equivalenza
U

R
n
(p

, v

) (p

, v

) U

R
n
(p

= p

, (

(p

))
1

(p

)v

= v

).
Il quoziente E = E/

` e lo spazio totale di un brato vettoriale dierenziabile su


M, di rango n, di cui ` e il brato dei sistemi di riferimento.
Abbiamo quindi:
Teorema 16.22. La () ` e una corrispondenza biunivoca tra la categoria
dei brati vettoriali di rango n su M, modulo equivalenza, e quella dei brati
principali su M con gruppo strutturale GL
n
(R), modulo equivalenza.
Denizione 16.17. Il brato dei sistemi di riferimento del brato tangente di una
variet` a dierenziabile M si indica con (M) e si dice il brato dei sistemi di
riferimento su M. Indichiamo con L(M) il suo spazio totale.
Abbiamo
Proposizione 16.23. Ogni dieomorsmo f : M
1
M
2
di variet ` a dierenziabili
si rialza ad un unico isomorsmo di brati principali che renda commutativo il
diagramma
(8.2)
L(M
1
)

f
L(M
2
)

_
M
1
f
M
2
.
9. Riduzione del gruppo strutturale e G-strutture
Il Teorema 16.22 stabilisce una corrispondenza biunivoca tra brati vettoriali
e brati principali con gruppo strutturale GL
n
(R). Osserviamo che, se avessimo
ristretto la costruzione della Proposizione16.21 ad un sottobrato principale

di
, con gruppo strutturale G < GL
n
(R), avremmo ottenuto un brato vettoriale
canonicamente isomorfo a quello associato a .
Denizione 16.18. Siano = (E

M) un brato vettoriale reale di rango n e G
un sottogruppo di GL
n
(R). Un G-atlante di trivializzazione di ` e un suo atlante di
trivializzazione A = (U

)
I
tale che
(9.1) g
,
(p) =
1

(p)

(p) G per p U

, , I.
Due G-atlanti di trivializzazione A ed A

, sono equivalenti se A A

` e
ancora un G-atlante di trivializzazione.
298 16. FIBRATI PRINCIPALI
Lunione di tutti i G-atlanti di trivializzazione equivalenti ad un G-atlante di
trivializzazione assegnato ` e un G-atlante di trivializzazione massimale.
Una G-struttura, o riduzione a G del gruppo strutturale ` e il dato di una clas-
se di equivalenza di G-atlanti di trivializzazione di , ovvero di un G-atlante di
trivializzazione massimale.
Una carta locale di trivializzazione (U,
U
) di ` e compatibile con la G-struttura
se appartiene al suo G-atlante di trivializzazione massimale.
Vale la
Proposizione 16.24. Siano G un sottogruppo di Lie del gruppo lineare GL
n
(R) ed
= (E

M) ` e un brato vettoriale di rango n, dotato di una G-struttura. Esiste,
unica a meno di isomorsmi, una riduzione
G
() = (L()

M), con gruppo
strutturale G, di (), tale che ogni sezione dierenziabile locale di () denisca
una trivializzazione locale di compatibile con la G-struttura.
Dimostrazione. Fissiamo un G-atlante di trivializzazione compatibile A =
(U

) I e deniamo
L
G
() =
_
I

(p) a p U

, a G.
Si verica facilmente che L
G
() ` e lo spazio totale di una G-riduzione di ().
Denizione 16.19. Il G-brato principale
G
() = (L() M) si dice il brato
dei G-sistemi di riferimento di .
Siano = (E

M) ed

= (E

) due brati vettoriali di rango n.


Un isomorsmo di brati vettoriali
E

f
E

M
f
M

si rialza ad un isomorsmo dei corrispondenti brati dei sistemi di riferimento


L()

f

L(

M
f
M

,
con

f

() =

f

L
()
(R
n
, E

()
).
Denizione 16.20. Siano ,

due brati vettoriali dotati di una G-struttura. Un


isomorsmo ( f ,

f ) di in

` e un G-isomorsmo se
(9.2)

f

(L
G
()) = L
G
(

).
Se i due brati hanno la stessa base ed f ` e lidentit` a, chiamiamo il corrispondente
G-isomorsmo una G-equivalenza.
10. G-STRUTTURE SU UNA VARIET
`
A DIFFERENZIABILE 299
Proposizione 16.25. Sia = (E

M) un brato vettoriale di rango n. A
meno di equivalenza, le G-strutture su sono in corrispondenza biunivoca con le
G-riduzioni del brato () dei suoi sistemi di riferimento.
Sia G un sottogruppo chiuso di GL
n
(R). Se U = U

` e un ricoprimento
aperto di M, indichiamo con C
q
(U , G) linsieme delle q-catene di applicazioni di
classe C

del ricoprimento U , a valori in G:


(9.3) C
q
(U , G)) = (g

0
,
1
,...,
q
C

(U

0
,
1
,...,
q
, G)).
Indichiamo poi con
(9.4) Z
1
(U , G)) =
_
(g
,
C
1
(U , G))

g
,
g
,
= g
,
su U
,,
, , ,
_
,
e scriviamo
(9.5) (g

) = (g

g
1

) Z
1
(U , G)), (g

) C
0
(U , G).
Proposizione 16.26. Siano (g
,
), (g

,
) Z
1
(U , G)) funzioni di transizione delle
trivializzazioni di due brati vettoriali di rango n
= (E

M) e

= (E

M)
sulla stessa base M, entrambi con gruppo strutturale G. Condizione necessa-
ria e suciente anch e i due brati siano G-equivalenti ` e che esista una (h

)
C
0
(U , G) tale che
(9.6) g

,
= h

g
,
h
1

su U
,
, , .
In particolare, il brato ` e G-equivalente al brato banale se, e soltanto se,
(g
,
) = (h

) per qualche (h

) C
0
(U , G).
Esempio 16.10. Ogni brato vettoriale di rango n ammette una O(n)-struttura. Sia
infatti = (E

M) un brato vettoriale di rango n ed A = (U

) I
un suo atlante di trivializzazione, con U = U

ricoprimento aperto localmente


nito di M. Sia

una partizione dierenziabile dellunit` a subordinata ad U .


Possiamo allora denire un prodotto scalare sulle bre di E ponendo
g(v
1
, v
2
) =

Up

(p)(
1

(v
1
)
1

(v
2
)), p M, v
1
, v
2
E
p
.
La O(n) stuttura su associata alla metrica g si pu` o ottenere dallatlante A ap-
plicando il procedimento di ortogonalizzazione di Gram-Schmidt alle basi

(p)(e
1
),
. . . ,

(p)(e
n
) di E
p
rispetto al prodotto scalare g
p
= g
E
p
.
10. G-strutture su una variet` a dierenziabile
Denizione 16.21. Sia M una variet` a dierenziabile di dimensione m. Se G ` e un
sottogruppo di Lie del gruppo lineare GL(m, R) chiamiamo G-struttura su M una
G-struttura sul suo brato tangente.
300 16. FIBRATI PRINCIPALI
Osservazione 16.27. Il concetto di G-struttura ci permette di considerare in modo
concettualmente unitario diverse geometrie su M. Ad esempio:
unorientazione su M ` e equivalente ad una GL
+
(m, R)-struttura;
una misura di Radon di classe C

equivale ad una SL(m, R)-struttura;


una metrica Riemanniana corrisponde a una O(m)-struttura;
una struttura quasi-compessa ` e una GL
n
(C)-struttura (m = 2n pari);
una struttura quasi-Hermitiana ` e una U(n)-struttura (m = 2n pari);
una struttura quasi-simplettica ` e una Sp(n, R)-struttura (m = 2n pari)
4
;
una 1-struttura si dice un parallelismo completo.
Esempio 16.11. La brazione canonica SO(n + 1) S
n
` e una SO(n)-riduzione
del brato dei sistemi di riferimento di S
n
e quindi una SO(n)-struttura su S
n
.
La brazione canonica SO(n+1) RP
n
` e una O(n)-riduzione del brato dei
sistemi di riferimento di RP
n
e quindi una struttura Riemanniana su RP
n
.
La brazione canonica SU(n +1) CP
n
` e una U(n)-riduzione del brato dei
sistemi di riferimento su CP
n
e quindi una struttura quasi-Hermitiana su CP
n
.
11. Fibrati vettoriali associati a rappresentazioni
La costruzione della Proposizione 16.21 si generalizza al caso di brati princi-
pali generali e di rappresentazioni lineari del loro gruppo strutturale.
Sia = (P

M) un brato principale su M, con gruppo strutturale G.
Fissata una rappresentazione lineare di dimensione nita : G GL
R
(V),
deniamo su P V una relazione di equivalenza ponendo
(11.1) (, v) ( a, (a
1
)(v)) P, v V , a G.
Proposizione 16.28. Il quoziente E
V
= (P V)/

` e lo spazio totale di un brato


vettoriale
V
= (E
V

V
M) con bra tipica V. La proiezione nel quoziente
: P V E
V
denisce un morsmo di brati vettoriali che rende commutativo
il diagramma
(11.2)
P V

E
V
pr
P

V
P

M.
Denizione 16.22.
V
= (E
V

V
M) ` e il brato vettoriale associato a e alla
rappresentazione lineare (, V) del suo gruppo strutturale.
Notazione 16.29. Se P e v V, indicheremo con v il vettore (, v) E
V
ed analogamente, se = (, v), scriveremo v =
1
.
Riassumiamo questa costruzione nellenunciato:
Proposizione 16.30. Sia un brato principale sulla variet ` a dierenziabile M,
con gruppo strutturale G. Ad ogni rappresentazione lineare di G su uno spazio
vettoriale V risulta associato un brato vettoriale
V
su M, con bra tipica V,
4
Ricordiamo che Sp(n, R) = a SL(2n, R)
t
aa = per una matrice antisimmetrica (2n)
(2n) non degenere .
11. FIBRATI VETTORIALI ASSOCIATI A RAPPRESENTAZIONI 301
tale che la (11.2) sia un diagramma commutativo e descriva un morsmo di brati
vettoriali.
Denizione 16.23. Le sezioni dierenziabili del brato vettoriale
V
si diranno
quantit ` a di tipo (, V).
Una sezione s del brato
V
si rialza ad una funzione s C

(P, V), con


(11.3) s() =
1
s(()).
Proposizione 16.31. Sia f C

(P, V). Condizione necessaria e suciente an-


ch e f rialzi una sezione s (M, E
V
) ` e che risulti
(11.4) f ( a) = (a
1
) f (), P, a G.
Dimostrazione. La tesi ` e conseguenza immediata della (11.1). Infatti
(a) f (a)) = (, (a)(a
1
) f ()) = (, f ()) = f ().
Quindi il valore di f () dipende solo da () e possiamo perci` o denire una
sezione dierenziabile s di E
V
ponendo s(()) = f () per ogni P.
Notazione 16.32. Indichiamo con E

(P, V) lo spazio delle f C

(P, V) che
soddisfano la (11.4).
Proposizione 16.33. La (11.3) stabilisce un isomorsmo lineare s s tra (M, E
V
)
ed E

(P, V).
Esempio 16.12. Sia (M) = (L(M)

M) il brato dei sistemi di riferimento di
una variet` a dierenziabile M.
Il brato associato alla rappresentazione canonica di GL(m, R) su R
m
` e il
brato tangente T M M.
Il brato associato alla rappresentazione duale
GL(m, R) a
t
a
1
GL
R
(R
m
)
` e il brato cotangente T

M M.
I brati tensoriali T
p,q
M sono associati alle rappresentazioni tensoriali :
(a)(v
1
v
p
w
1
w
q
)
= a(v
1
) a(v
p
)
t
a
1
(w
1
)
t
a
1
(w
q
)
v
1
, . . . , v
p
, w
1
, . . . , w
q
R
m
.
Osservazione 16.34. La Proposizione 16.33 ci permette di associare ad ogni sezio-
ne dierenziabile del brato
V
una funzione a valori in V. Come abbiamo visto,
alle funzioni denite su una variet` a dierenziabile e a valori in uno spazio vettoria-
le si possono applicare le diverse operazioni del calcolo dierenziale. Ad esempio,
possiamo calcolarne il dierenziale e le derivate rispetto a campi di vettori.
CAPITOLO 17
Connessioni principali
Indicheremo in questo capitolo con un brato principale, con spazio totale P,
base M e gruppo strutturale G.
1. La distribuzione verticale
Allazione di G su P associamo le applicazioni
(1.1)

: G a a P, per ogni P,
(1.2) R
a
: P a P, per ogni a G.
Indicando con L
a
ed R
a
le tralsazioni a sinistra e a destra in G, abbiamo

L
a
=
a
,
R
a

=
a
ad(a
1
).
Infatti

(L
a
(x)) =

(ax) = (ax) = (a) x =


a
(x),
R
a
(

(x)) =

(x) a = xa = (a)ad(a
1
)(x) =
a
ad(a
1
)(x).
Denizione 17.1. Indichiamo con
(1.3) V(P) = X X(P) d()(X

) = 0, P
la distribuzione verticale su P e con
(1.4) VP =
_
P
X

X V(P) TP
il corrispondente brato verticale.
La V(P) ` e totalmente integrabile, in quanto la : P M denisce una
foliazione globale di V(P). In particolare, ` e
(1.5) [V(P), V(P)] V(P).
Ogni X g denisce un gruppo a un parametro di dieomorsmi di P:
(1.6) R tR
exp(tX)
C

(P, P).
Denizione 17.2. Il generatore innitesimale X

di (1.5) si dice campo fondamen-


tale associato ad X.
Osservazione 17.1. Se ` e il brato banale G p
0
, allora il campo fondamen-
tale X

coincide con il campo invariante a sinistra X

.
303
304 17. CONNESSIONI PRINCIPALI
Notazione 17.2. Indichiamo con

: g T

P il dierenziale nellidentit` a del-


lapplicazione

: G a a P.
Lemma 17.3. Per ogni X g, ` e X

V(P) ed
(1.7) X

(X), P.
Dimostrazione. Le curve integrali t exp(tX) di X

sono verticali e quindi


X

` e verticale. Risulta poi


X

=
d
dt

t=0
exp(tX) =
d
dt

t=0

(exp(tX)) = d

(e)(X).

Proposizione 17.4. Con le notazioni introdotte sopra, abbiamo:


(1) P,

= d

(e) : g X X

P ` e un isomorsmo lineare.
(2) La P g (, X) X

VP ` e unequivalenza di brati vettoriali. In


particolare VP ` e trivializzabile.
(3) La : g X X

V(P) ` e un monomorsmo di algebre di Lie.


(4) Vale la formula
(1.8) dR
a
(X

) = [Ad(a
1
)X]

, a G, X g.
(5) La distribuzione V(P) ` e il sotto-C

(P)-modulo generato dai campi di


vettori X

, al variare di X in g.
Dimostrazione. (1). Poich e lazione di G su P ` e libera, lapplicazione

` e
iniettiva.
`
E anche un isomorsmo, perch e V

P e g hanno la stessa dimensione.


La (2) ` e conseguenza della (1). Per (1), ` e iniettiva. I campi X

su G ed X

sono

-correlati per ogni P, e questo implica che sia anche un omomor-


smo di gruppi di Lie, completando la dimostrazione del punto (3). La formula
(1.8) si ottiene dalla
R
a
( exp(tX)) = (exp(tX)a) = a (a
1
exp(tX)a) = ( a) exp(Ad(a
1
)X),
che dimostra come la traslazione R
a
trasformi il usso generato da X

nel usso
generato da [Ad(a
1
)X]

. Inne, la (5) segue dalla (3).


Sia P. Per la Proposizione 17.4, per ogni vettore verticale w V

P
vi ` e un unico elemento X dellalgebra di Lie g di G tale che X

= w. Questa
corrispondenza denisce unapplicazione
(1.9)
v
: VP g
di classe C

ed R-lineare sulle bre di VP.


Diremo quindi che ` e la
v
` e una forma dierenziale sulla distribuzione verti-
cale, a valori nellalgebra di Lie g.
Per la (1.8), la
v
soddisfa
(1.10) (R
a
)

v
= ad(a
1
)
v
a G.
Per semplicare le notazioni, sar` a a volte conveniente scrivere
Xa invece che dR
a
(X), per X TP, a G,
A invece che

(A), per P, A g,
2. IL CONCETTO DI CONNESSIONE PRINCIPALE 305
aA invece che dL
a
(A), per a G, A TG.
2. Il concetto di connessione principale
Denizione 17.3. Una connessione principale su ` e il dato di una forma die-
renziale
1
(P, g) (la sua forma di Cartan) che soddis le:
(A

) = A per ogni A g, (1)


R

a
= Ad(a
1
) a G, cio` e (2)
((R
a
)

(X)) = Ad(a
1
)((X)) X X(P). (2

)
Per ogni punto P, la denisce una proiezione di T

P su V

P, mediante
la composizione
(2.1)
T

P X

(X

) g

[(X

)]

P.
Il nucleo di questa proiezione ` e la distribuzione orizzontale
(2.2) ker = H (P) = X X(P) (X) = 0.
Indichiamo con
(2.3) HP =
_
P
X

X H (P) TP
il corrispondente sottobrato del brato tangente TP di P.
La distribuzione orizzontale di una G-connessione ane ` e caratterizzata
dalle propriet` a:
T

P = V

P H

P, P (1

)
(R
a
)

(H

P) = H
a
P, P, a G. (2

)
Dato un sottobrato HP del brato tangente di P che verichi le (1

) e (2

), indi-
chiamo con pr
h
e pr
v
le proiezioni sulla componente orizzontale e sulla componente
verticale corrispondenti alla decomposizione (1

):
(2.4) TP
pr
v
.z
z
z
z
z
z
z
z
pr
h

i
i
i
i
i
i
i
i
VP HP.
Si verica immediatamente che la forma
1
(P, g), denita da
(2.5) (X) =
v
(pr
v
(X)), X TP.
` e la forma di Cartan di una connessione principale su ed abbiamo quindi la
1
:
Proposizione 17.5. La HP =
_
P
ker () denisce una corrisponden-
za biunivoca tra le connessioni principali su ed i sottobrati HP di TP che
soddisfano le condizioni (1

) e (2

).
1
La denizione della connessione a partire dalla distribuzione orizzontale ` e dovuta a Char-
les Ehresmann: Les connexions innit esimales dans un espace br e di erentiable, Colloque de
Toplogie, Bruxelles, (1950), pp. 29-55.
306 17. CONNESSIONI PRINCIPALI
La caratterizzazione di una connessione principale mediante la sua distribuzio-
ne orizzontale ci d` a facilmente:
Proposizione 17.6 (estensione). Sia

= (P

M) un sottobrato principale di
, con la stessa base M e gruppo strutturale G

G. Indichiamo con : P

P
linclusione. Per ogni connessione principale

su

, con forma di Cartan

, vi
` e ununica connessione principale su , la cui forma di Cartan soddis
(2.6)

.
Dimostrazione. Indichiamo con H

il brato orizzontale della connessione

. Lapplicazione
P

G (, a) a P

` e surgettiva. Deniamo il brato orizzontale HP della connessione ponendo


H
a
P = (R
a
)

(H

), P

, a G.
Chiaramente HP verica le condizioni (1

) e (2

) e denisce quindi una connessio-


ne principale su , la cui forma di Cartan estende quella di

.
Teorema 17.7 (esistenza). Ogni brato principale ammette una connessione prin-
cipale.
Dimostrazione. Siano = (P

M) un brato principale con gruppo strut-
turale G e
G

1
(G, g) la forma di Maurer-Cartan di G. Fissiamo un atlante di
trivializzazione (U

) di ed indichiamo con
(2.7)

: U

G (p, a)

(p) a
1
(U

)
le corrispondenti trivializzazioni locali. Per ogni indice , sia pr
,G
: U

G G
la proiezione sul secondo fattore. Allora la

pr

,G

G

1
(
1
(U

), g) ` e
la forma di Cartan di una connessione principale su
U

.
Fissiamo una partizione dellunit` a

su M subordinata al ricoprimento U

e deniamo
=


1
(P, g),
ove le forme (

si intendono estese con la forma nulla fuori dellaperto

1
(U

). Si verica facilmente che ` e la forma di Cartan di una connessione


principale su .
3. Pullback di una connessione principale
Sia

= (P

) un altro brato principale, con gruppo strutturale G

,
ed f : P

P unapplicazione dierenziabile che induca un morsmo di brati


principali
2
. Allora, se ` e la forma di Cartan di una connessione principale su
, la sua immagine inversa

= f

` e la forma di Cartan di una connessione


principale

su

, che si dice il pullback della connessione .


2
Esistono cio` e una f
0
C

(M

, M) ed una Hom(G

, G) tali che f = f
0

ed
f R

a
= R
(a)
f , per ogni a G

.
4. IL FIBRATO DELLE CONNESSIONI PRINCIPALI 307
In particolare, se N ` e una variet` a dierenziabile ed f C

(N, M), il pullback


f

= (P
f

f
N), denito da
P
f
= (y, ) N P () = f (y),

f
: P
f
(y, ) y N
` e un brato principale con gruppo strutturale G, per lazione
(y, ) a = (y, a), (y, ) P
f
, a G.
La f si rialza ad un morsmo

f di brati G-principali

f : P
f
(y, )

f (y, ) = P.
Se ` e la forma di Cartan di una connessione principale su , allora la

f

1
(P
f
, g) ` e la forma di Cartan di una connessione principale f

su f

.
4. Il brato delle connessioni principali
Sia = (P

M) un brato principale con gruppo strutturale G. Il dieren-
ziale dellazione a destra di G su P denisce unazione di G sullo spazio tangente
TP. Indichiamo con C

il quoziente di TP rispetto a questa azione: due vettori


X, Y TP deniscono lo stesso elemento di C

se Y = Xa = dR
a
(X), per qualche
a G. Il quoziente C

` e una variet` a dierenziabile e il diagramma commutativo


TP

h
h
h
h
h
h
h
h
h
C

{
{
{
{
{
{
{
{
T M.
denisce un brato vettoriale C

T M con bra tipica g.


Una trivializzazione locale (U

) di ci permette di denire una sezione

: TU

g (X, A) d

(X) + A

TP
del brato TP
d
T M. Compondendola con la proiezione nel quoziente ottenia-
mo una trivializzazione locale
TU

g (X, A)

(X, A) d
1
(TU

) = C

TU

.
Componendo con la proiezione sulla base, C

` e lo spazio totale di una brato


vettoriale su M
: C

M,
con bra tipica R
m
g. Abbiamo
3
:
3
Shoshichi Kobayashi: Theory of Connections, Ann. Mat. Pura Appl. 43 (1957), pp.119-194.
308 17. CONNESSIONI PRINCIPALI
Teorema 17.8. Le connessioni principali su sono in corrispondenza biunivoca
con le sezioni : T M C

del brato C

d
T M tali che
T M

pr

g
g
g
g
g
g
g
g
C

.~
~
~
~
~
~
~
~
M
sia un morsmo di brati vettoriali su M.
In questa corrispondenza, la distribuzione orizzontale ` e caratterizzata da
(4.1) HP =
1
((T M)).
5. Automorsmi di una connessione principale
Denizione 17.4. Sia un brato principale con una connessione . Un automor-
smo di ` e un morsmo (

f , f , id) di che preserva la connessione.
Abbiamo cio` e un diagramma commutativo
P

f
P

M
f
M
con le propriet` a:

f ( a) =

f () a, P, a G,

= ,
dove ` e la forma di Cartan di .
Denotiamo con Aut() il gruppo degli automorsmi di .
6. Forme di Christoel ed equazioni di gauge
Indichiamo con
(6.1) : P G (, a) a P
lazione del gruppo strutturale sullo spazio totale P di . Il suo dierenziale ` e
(6.2)
d = dR
a
d + d

da
= dR
a
d +
a

G
da,
ove abbiamo indicato con d il dierenziale della proiezione (, a) e con da
quello della proiezione (, a) a.
Fissiamo un atlante di trivializzazione A = (U

) I di , ed
indichiamo con
(6.3)

: U

G (p, a)

(p) a P
U

, per I
le trivializzazioni locali.
6. FORME DI CHRISTOFFEL ED EQUAZIONI DI GAUGE 309
Lemma 17.9. Sia la forma di Cartan di una connessione principale su . Per
ogni indice , sia
(6.4)

= d


1
(U

, g), per I.
Allora
(6.5)

= Ad(a
1
)

dp +
G
da,
ove dp ` e il dierenziale della proiezione (p, a) p U

, da della proiezione
(p, a) a, e
G
` e la forma di Maurer-Cartan del gruppo strutturale G.
Dimostrazione. Il dieomorsmo di trivializzazione

` e la composizione di
con lapplicazione
U

G (p, a) (

(p), a) P G.
Quindi
(6.6) d

= dR
a
d

dp +

a

G
da.
Otteniamo perci ` o

= d

= dR
a
d

dp +

a

G
da
= Ad(a
1
)

dp +
G
da.

Denizione 17.5. Le forme


1
(U

, g) si dicono le forme di Christof-


fel
4
della connessione rispetto allatlante A.
Notazione 17.10. Data


1
(U

, g), indicheremo con


1
(U

G, g) la
forma

, denita da
(6.7)

= Ad(a
1
)

dp +
G
da.
Per ogni coppia di indici , con U
,
= U

, siano
,
=
1

(U
,
, G) le funzioni di transizione dellatlante A. Indichiamo con
(6.8)
,
=

G

1
(U
,
, g), , I, con U
,

il pullback della forma di Maurer-Cartan
G
di G mediante la funzione di transi-
zione
,
.
Vale il seguente:
Teorema 17.11. Sia A = (U

) I un atlante di trivializzazione di , con


funzioni di transizione
,
=
1

(U
,
, G).
Sia


1
(U

, g) I una famiglia di forme dierenziali.


4
Elwin Bruno Christoel (10/11/1829, Montjoie, ora Monschau - 15/3/1900 Strasburgo) ma-
tematico e sico tedesco. Ha lavorato su applicazioni conformi, teoria del potenziale, teoria degli
invarianti, analisi tensoriale, sica matematica, geodesia e onde durto. Oltre ai simboli di Chri-
stoel, sono note le applicazioni di Schwarz-Christoel, mappe conformi dei poligoni semplici sul
semipiano superiore.
310 17. CONNESSIONI PRINCIPALI
(1) Vi ` e al pi` u una connessione principale su di cui le

siano le forme
di Christoel rispetto allatlante A.
(2) Condizione necessaria e suciente anch e le

siano le forme di
Christoel di una connessione principale su ` e che siano vericate le

= Ad(
1

su U

(equazioni di gauge). (6.9)


Dimostrazione. Le forme di Christoel determinano univocamente le forme

su U

G e quindi, per le (6.5), le restrizioni

di a P
U

. Quindi la con-
nessione principale , ` e completamente determinata dalle sue forme di Christoel
rispetto ad un atlante di trivializzazione di .
Viceversa, baster` a vericare che le equazioni di gauge esprimono una condi-
zione necessaria e suciente anch e risulti
(6.10)

su P
U
,
e quindi le

si rincollino e deniscano una forma di connessione su P.


Le (6.10) sono equivalenti a
(6.11) (
1

su U
,
G.
Poich e

(p, a) = (p,
1

) = (p, g
,
a), p U
,
, a G,
per il Lemma 17.9, le (6.10) sono allora equivalenti alle equazioni di gauge.
7. Rialzamento orizzontale
Sia assegnata una connessione principale su . Per ogni P lapplicazione
(7.1) H

P X

d()(X

) T
()
M
` e un isomorsmo lineare. La sua inversa
(7.2) h

: T
()
MH

P
ci permette di denire lapplicazione
(7.3) h : X(M) X

X H (P), con

X

= h

(X
()
).
Denizione 17.6. Il campo di vettori

X X(P) si dice il rialzamento orizzontale
di X X(M).
Si verica facilmente che vale il seguente :
Proposizione 17.12. Le condizioni :
(

X) = 0, (i)
d(

X) = X. (ii)
sono necessarie e sucienti anch e un campo di vettori

X X(P) sia il rialzamen-
to orizzontale di un campo di vettori X in X(M). Queste due propriet ` a implicano
che:
(R
a
)

(

X) =

X a G. (iii)
8. FORME TENSORIALI E PSEUDOTENSORIALI E DIFFERENZIALE ESTERNO COVARIANTE311
Il rialzamento orizzontale (7.3) ` e unapplicazione R-lineare che soddisfa:
h( f X) =

( f )

X, f C

(M) , X X(M), (a)


d([

X,

Y])) = [X, Y], X, Y X(M) . (b)
Osservazione 17.13. In generale, il commutatore di due campi di vettori orizzon-
tali pu` o non essere orizzontale. Il commutatore del sollevamento orizzontale a P
di due campi di vettori su M ` e invariante rispetto alle traslazioni a destra, soddisfa
cio` e la propriet` a (iii), ma pu` o non essere orizzontale, non soddisfare cio` e la (i).
8. Forme tensoriali e pseudotensoriali e dierenziale esterno covariante
Sia = (P

M) un brato principale con gruppo strutturale G. Fissiamo
una sua rappresentazione lineare reale di dimensione nita : G GL
R
(V).
Denizione 17.7. Una q-forma alternata
q
(P, V) si dice pseudotensoriale di
tipo (, V) se soddisfa
(8.1) R

a
= (a
1
) a G.
La si dice tensoriale se ` e anche orizzontale, cio` e se ` e pseudotensoriale ed inoltre
(8.2) (X
1
, ..., X
q
) = 0 quando almeno uno degli X
i
sia verticale.
Indichiamo con
q

(P, V) lo spazio delle q-forme pseudotensoriali di tipo (, V)


e con
q
,0
(P, V) il sottospazio delle q-forme tensoriali di tipo (, V).
Esempio 17.1. Su (M) la forma canonica
5
(8.3) =
1
d
1
(F(M), R
m
).
` e una 1-forma tensoriale per la rappresentazione canonica di GL(m, R).
Se ` e un sottobrato di (M), con gruppo strutturale G GL(m, R), la restri-
zione di a P ` e ancora una 1-forma tensoriale per la rappresentazione naturale di
G su R
m
.
Esempio 17.2. La forma di connessione
1
(P, g) di una connessione princi-
pale su ` e una 1-forma pseudotensoriale di tipo (Ad, g).
Nel seguito penseremo ssata una connessione principale sul brato prin-
cipale = (P

M) ed una rappresentazione lineare (, V) del suo gruppo
strutturale G.
Denizione 17.8. Il dierenziale esterno covariante D
q+1
,0
(P, V) di una q-
forma pseudotensoriale
q

(P, V), ` e denito da:


D(X
0
, X
1
, . . . , X
q
) = d(pr
h
(X
0
), pr
h
(X
1
), . . . , pr
h
(X
q
)) (8.4)
X
0
, X
1
, . . . , X
q
X(P).
Teorema 17.14. Sia
q

(P, V) una q-forma pseudotensoriale di tipo (, V).


Allora:
5
La si dice anche forma tautologica o di saldatura (in inglese: solder form).
312 17. CONNESSIONI PRINCIPALI
(a) pr
h
` e una q-forma tensoriale di tipo (, V);
(b) d ` e una (q + 1)-forma pseudotensoriale di tipo (, V);
(c) D = (d) pr
h
` e una (q + 1)-forma tensoriale di tipo (, V).
Alla rappresentazione lineare (, V) del gruppo di Lie G corrisponde una rap-
presentazione (

, V) della sua algebra di Lie g, denita da


(8.5)

(A)v = d
e
(A)(v) =
_
d
dt
_
t=0
(e
tA
) v, A g, v V.
La

: g gl
R
(V) ` e lineare e soddisfa
(8.6)

([A, B]) = [

(A),

(B)], A, B g.
Notazione 17.15. Data una forma pseudotensoriale
q

(P, V), di tipo (, V),


indichiamo con


q+1
(P, V) la forma
(8.7) (

)(X
0
, . . . , X
q
) =
q

h=0
(1)
h
_

((X
h
))
_
((X
0
, . . . ,

X
h
, . . . , X
q
)).
Vale il seguente :
Lemma 17.16. Se
q
,0
(P, V) una r-forma tensoriale di tipo (, V), allora
(8.8) D = d +

.
Dimostrazione. Basta dimostrare la
() D(X
0
, . . . , X
q
) = d(X
0
, . . . , X
q
) + (

)(X
0
, . . . , X
q
)
quando i campi di vettori X
0
, . . . , X
q
sono o campi fondamentali associati ad ele-
menti dellalgebra di Lie g, oppure rialzamenti orizzontali di campi di vettori su M.
La formula ` e banalmente vera quando gli X
i
siano tutti orizzontali ed anche quando
almeno due di essi siano campi fondamentali, corrispondenti cio` e ad elementi di g.
Baster` a dunque dimostrare che la formula () ` e valida quando X
0
= A

con
A g ` e un campo fondamentale ed X
i
=

Z
i
con Z
i
X(M) sono rialzamenti
orizzontali per 1 i q. Abbiamo
D(A

,

Z
1
, . . . ,

Z
q
) = 0,
d(A

,

Z
1
, . . . ,

Z
m
) = A

Z
1
, . . . ,

Z
q
) +

q
j=1
(1)
j
([A

,

Z
j
], . . . ,

Z
j
, . . .)
= (L
A
) (

Z
1
, . . . ,

Z
q
) (derivata di Lie)
=
dR

exp(tA)
()
dt

t=0
(

Z
1
, . . . ,

Z
q
))
=
d(exp(tA))
dt

t=0
(

Z
1
, . . . ,

Z
q
)
= d(e)(A)((

Z
1
, . . . ,

Z
q
))
=

(A

,

Z
1
, . . . ,

Z
q
) .
9. FORMA DI CURVATURA ED EQUAZIONI DI STRUTTURA 313
Otteniamo perci ` o
D(A

,

Z
1
, . . . ,

Z
q
) = 0 =
_
d +


_
(A

,

Z
1
, . . . ,

Z
q
).

La (8.7) si generalizza nel modo seguente.


Denizione 17.9. Se (, V) ` e una rappresentazione lineare di G, il prodotto esterno
di
r
Ad
(P, g) e
s

(P, V) ` e la forma


r+s

(P, V) denita da

(X
1
, . . . , X
r
s
) =

(k)

((X
k
1
, . . . , X
k
r
))((X
k
r+1
, . . . , X
k
r+s
)), (8.9)
X
1
, . . . , X
r+s
X(P),
dove il simbolo
_

indica che la somma a secondo membro ` e fatta su tutte le


permutazioni di k di 1, . . . , r+s con
1 k
1
< < k
r
r + s ed 1 k
r+1
< < k
r+s
r + s.
Se ` e la rappresentazione aggiunta, scriveremo [ ] invece di
Ad
e, se
G GL(n, R) ed la rappresentazione canonica su R
n
, scriveremo invece di

.
Abbiamo facilmente
Proposizione 17.17. Se
r
Ad,0
(P, g),
s
,0
(P, V), allora


r+s
,0
(P, V).

9. Forma di curvatura ed equazioni di struttura


Sia = (P

M) un brato principale con gruppo strutturale G, su cui sia
stata ssata una connessione principale con forma di Cartan . Indichiamo con g
lalgebra di Lie di G.
Denizione 17.10. La forma di curvatura di ` e la 2-forma tensoriale di tipo
(Ad, g):
(9.1) = D
2
Ad,0
(P, g).
Ricordiamo che il fatto che sia una 2-forma tensoriale di tipo (Ad, g) signi-
ca che valgono le:
R

a
= Ad(a
1
) a G (a)
(X, Y) = 0 se X oppure Y ` e verticale. (b)
Teorema 17.18. La forma di curvatura soddisfa lequazione di struttura
6
(9.2) = d +
1
2
[ ].
6
Non possiamo utilizzare la (8.8) per il calcolo del dierenziale esterno covariante di , perch e
` e pseudotensoriale, ma non tensoriale.
314 17. CONNESSIONI PRINCIPALI
Dimostrazione. Basta dimostrare che
() (X, Y) =
_
d +
1
2
[ ]
_
(X, Y)
quando X, Y X(P) siano o fondamentali, o sollevamenti orizzontali di campi
su M.
Distinguiamo i diversi casi.
Se X = A

, Y = B

, con A, B g, sono entrambi fondamentali, allora


(X, Y) = 0 e la () si riduce a
d(A

, B

) = A

(B) B

(A) ([A

, B

]) = [A, B] =
1
2
[ ](A

, B

).
Siano ora X = A

, con A g, ed Y =

Z, con Z X(M). Ancora, (X, Y) =
(A

,

Z) = 0. Poich e ora anche
[ ](A

,

Z) = 0,
in quanto (

Z) = 0, la () si riduce a
d(A

,

Z) = A

(0)

Z(A) ([A

,

Z]) = ([A

,

Z]) = 0.
Infatti, [A

,

Z] = L
A
(

Z) = 0 perch e

Z ` e invariante rispetto allazione di G su P.
Inne, nel caso in cui X =

Z
1
, Y =

Z
2
, con Z
1
, Z
2
X(M), la () si riduce ad
[ ](

Z
1
,

Z
2
) = 0, e D(

Z
1
,

Z
2
) = d(

Z
1
,

Z
2
).
Osservazione 17.19. In particolare, abbiamo
(9.3) (

Z
1
,

Z
2
) = ([

Z
1
,

Z
2
]), Z
1
, Z
2
X(M).
Il tensore di curvatura misura quindi la non integrabilit` a formale della distribuzione
orizzontale.
Teorema 17.20 (identit` a di Bianchi). La forma di curvatura di una connessione
principale su soddisfa lidentit ` a dierenziale di Bianchi
(9.4) D = 0.
Dimostrazione. Poich e
2
Ad,0
(P, g) ` e una 2-forma tensoriale di tipo (g, Ad),
abbiamo per il Lemma 17.16 e per lequazione di struttura :
D = d+ [ ]
= d(d +
1
2
[ ]) + [ ]
=
1
2
([d ] [ d]) + [ d] +
1
2
[ [ ]]
=
1
2
[ [ ]] = 0,
dove luguaglianza nellultima riga ` e lidentit` a di Jacobi. Infatti:
[ [ ]] (X
1
, X
2
, X
3
) = [(X
1
), [(X
2
), (X
3
)]] [(X
2
), [(X
1
), (X
3
)]]
+[(X
3
), [(X
1
), (X
2
)]] = 0.
La D = 0 segue anche dalla D =
1
2
[[]], perch e una 3-forma tensoriale
che si annulli sui vettori orizzontali ` e nulla.
12. DIFFERENZIAZIONE COVARIANTE 315
10. Connessioni piatte
In questo paragrafo consideriamo il caso di connessioni principali con forma
di curvatura nulla.
Denizione 17.11. Sia = (M G

M) il brato banale. Denotiamo con

G
: M G G
la proiezione sulla seconda coordinata. Il pullback

G
della forma di Maurer-
Cartan ` e la forma di Cartan di una connessione principale su , che si dice la
connessione canonica.
Denizione 17.12. Una connessione principale si dice piatta se ` e localmente iso-
morfa alla connessione canonica.
Teorema 17.21. Condizione necessaria e suciente anch e una connessione su
un brato principale sia piatta ` e che la sua forma di curvatura sia identica-
mente nulla.
Dimostrazione. Infatti, la forma di curvatura ` e nulla se e soltanto se la
distribuzione orizzontale ` e formalmente integrabile.
Teorema 17.22. Sia un brato principale la cui base M sia semplicemente con-
nessa. Allora ammette una connessione principale piatta se e soltanto se ` e iso-
morfo al brato banale, ed una connessione piatta su ` e isomorfa alla connessione
canonica.
Osservazione 17.23. In generale, se ` e una connessione piatta su , le foglie
complete della distribuzione orizzontale sono tra loro dieomorfe e sono dei rive-
stimenti della base M.
11. La famiglia delle connessioni principali
Siano e

sono due connessioni principali su , con forme di Cartan ,

,
rispettivamente. La dierenza =

` e una uno-forma tensoriale di tipo (Ad, g)


e quindi denisce una forma
1
(M, V
g
). Abbiamo quindi
Proposizione 17.24. Lo spazio delle connessioni principali su ` e uno spazio ane
con spazio vettoriale associato
Ad,0
(P) =
1
(M, V
g
).
Osservazione 17.25. Utilizziamo le notazioni introdotte nei paragra precedenti.
La forma di Christoel

si pu` o interpretare come lelemento di


1
(M, V
g
)
che corrisponde alla dierenza tra

e la connessione banale su U

G.
12. Dierenziazione covariante
Una connessione principale ci permette di denire una dierenziazione cova-
riante sulle sezioni dei brati vettoriali associati.
Sia M una variet` a dierenziabile,
M
= (T M

M) il suo brato tangente e

M
= (T

M

M) il suo brato cotangente.
316 17. CONNESSIONI PRINCIPALI
Denizione 17.13. Sia
V
= (E
V

V
M) un brato vettoriale con bra tipica
V = R
n
. Una q-forma dierenziale alternata a valori in
V
` e una sezione del brato

V

M

q

M
. Indicheremo nel seguito con
q
(M, E
V
) lo spazio delle q-forme
dierenziali alternate a valori in
V
:
(12.1)
q
(M, E
V
) = (M, E

V

M

q

M
).
Se f : N M ` e unapplicazione dierenziabile, il pullback f

di

q
(M, E
V
), ` e una q-forma a valori in f

V
.
Sia ora = (P

M) un brato principale con gruppo strutturale G. Fissiamo
una rappresentazione lineare (, V) di G, e sia
V
= (E
V

V
M) il corrispondente
brato vettoriale.
Ricordiamo la costruzione di
V
. Se a G e v V, scriveremo per semplicit` a
a v invece di (a)(v). Deniamo lo spazio totale E
V
come il quoziente P V/
del prodotto cartesiano P V rispetto alla relazione dequivalenza
(
1
, v
1
) (
2
, v
2
) (
1
) = (
2
), v
2
= (
1
2

1
) v
1
,
e deniamo la proiezione
V
: E
V
M mediante

V
([(, v)]) = (),
ove [(, v)] indica la classe di equivalenza di (, v) P V in E
V
. Il diagramma
commutativo
P V E
V
pr
P

V
P

M,
in cui la prima freccia orizzontale ` e la proiezione nel quoziente, ` e un morsmo di
brati vettoriali dierenziabili.
La struttura di brato vettoriale di
V
` e denita, a partire da un atlante di
trivializzazione U

) di , dalle trivializzazioni locali


U

V[(

(x), v)]
1
V
(U

) = E
V

.
Ogni elemento P denisce un isomorsmo lineare, che denoteremo ancora
con la stessa lettera ,
(12.2) : V v [(, v)] E
V
()
.
Utilizzando (12.2), possiamo denire, per ogni intero q 0, unapplicazione
(12.3)
q
(M, E
V
)
1


q
(P, V).
Si verica facilmente:
Proposizione 17.26. Sia (, V) una rappresentazione lineare di G. Per ogni intero
q 0 la (12.3) denisce un isomorsmo lineare
(12.4)
V
:
q
(M, E
V
)

=
1


q
,0
(P, V)
di
q
(M, E
V
) sullo spazio
,0
(P, V) delle forme tensoriali di grado q e tipo (, V)
su P.
12. DIFFERENZIAZIONE COVARIANTE 317
Denizione 17.14. La dierenziazione covariante (o connessione lineare) sul
brato vettoriale
V
, denita dalla connessione principale su ` e lapplicazione
lineare
(12.5) :
q
(M, E
V
)

1
V
D
V

q+1
(M, E
V
).
Abbiamo quindi un diagramma commutativo:

r
(M, E
V
)


r+1
(M, E
V
)

r
,0
(P, V)
D

r+1
,0
(P, V).
Proposizione 17.27. Valgono le formule:
_

_
( f s) = s d f + f s f E (M), s (M, E
V
),
(s ) = s d + s s (M, E
V
),
r
(M) .
Denizione 17.15. Se X X(M) ed s (M, E
V
), la sezione s(X) (M, E
V
) si
indica con
X
s e si dice derivata covariante di s rispetto ad X.
Se s (M, E
V
), allora
s() =
1
s(()) per P
` e un elemento di
0
,0
(P, V), cio` e una funzione s C

(P, V) che soddisfa


s( a) = (a
1
)( s()), P, a G.
Per la denizione di dierenziale di una funzione, otteniamo
(12.6)

X
s =

X s, s (M, E
V
), X X(M).
Osservazione 17.28. Gli elementi di
q
(M, E
V
) sono sezioni di un brato vetto-
riale su M, ma questo non ` e in generale associato ad una rappresentazione lineare
di G. Possiamo quindi denire il dierenziale, ma non la derivata covariante di
una forma di grado positivo rispetto ad un campo di vettori.
Lemma 17.29. Abbiamo:
supp supp , (M, E
V
), (12.7)

1
(p) =
2
(p) se
1
=
2
in un intorno di p, (12.8)
supp
X
s supp X supp s, X X(M), s (M, E
V
), (12.9)
_

f
1
X
1
+f
2
X
2
s = f
1

X
1
s + f
2

X
2
s,
f
1
, f
2
C

(M), X
1
, X
2
X(M), s (M, E
V
),
(12.10)

X
( f s) = (X f )s + f
X
s, f C

(M), s (M, E
V
), (12.11)

X
(s
1
+ s
2
) =
X
s
1
+
X
s
2
, X X(M), s
1
, s
2
(M, E
V
), (12.12)

X
s(p) =
Y
s(p) se X
p
= Y
p
, s (M, E
V
). (12.13)
In particolare, se U ` e un aperto di M e
q
(U, E
V
), X X(U), s (U, E
V
),
v T
p
M, p U, possiamo denire senza ambiguit` a
q+1
(U, E
V
),
X
s
(U, E
V
),
v
s E
V
p
.
318 17. CONNESSIONI PRINCIPALI
13. Forme di Christoel e dierenziazione covariante
Possiamo utilizzare le forme di Christoel relative ad un atlante di trivializza-
zione di per ricavare espressioni esplicite del dierenziale covariante.
Sia una connessione principale su , con forma di Cartan
1
(P, g).
Fissiamo un atlante di trivializzazione A = (U

) I di .
Ricordiamo la notazione


1
(U

, g),

,
=

G

1
(U

, g).
Il pullback

della connessione su U

G per mezzo della trivializzazione ha


forma di connessione

= Ad(a
1
)

dp +
G
da. Quindi il rialzamento
orizzontale

X

ad U

G di un campo X X(U

) ` e denito da
(13.1)

X

= X
_
Ad(a
1
)

(X)
_

ove abbiamo identicato T(U

G) con il prodotto Cartesiano (TU

) (TG), ed
indicato con B

il campo di vettori invariante a sinistra corrispondente a B g.


Fissiamo una rappresentazione lineare (, V) di G.
Se f C

(U

, V), deniamo
(

f )(p) = [(

(p), f (p)] E
V
p
, p U

.
Allora

f (U

, E
V
), e si rialza alla funzione

f

(U

G, V), denita
da:

: U

G (p, a) (a
1
)( f (p)) V.
Se A g, abbiamo:
(Ad(a
1
)(A))

=
_
d
dt
_
t=0

(p, a (exp(tAd(a
1
)A))
=
_
d
dt
_
t=0

(p, a ad(a
1
)(exp(tA)))
=
_
d
dt
_
t=0

(p, exp(tA)a)
= (a
1
)
_
d
dt
_
t=0
(exp(tA))( f (p))
= (a
1
)

(A)( f (p)).
ove

= d(e) : g gl
R
(V) ` e la rappresentazione dellalgebra di Lie di g di G
corrispondente a . Otteniamo perci ` o

X

f

= (X (Ad(a
1
)

(X))

)

f

= (a
1
)
_
X f (p) +

(X))( f (p))
_
.
Denizione 17.16. Le forme
(13.2)


1
(U

, gl
R
(V))
14. RAPPRESENTAZIONE AGGIUNTA E TENSORE DI CURVATURA 319
si dicono le forma di Christoel della dierenziazione covariante di
V
nella-
tlante di trivializzazione (U

) I.
Abbiamo dimostrato la seguente :
Proposizione 17.30. La dierenziazione covariante si esprime, utilizzando le for-
me di Christoel (13.2), mediante
(13.3) (

f ) =

(d f +

( f )), f C

(U

, V).
Pi ` u in generale, a
q
(U

, V) possiamo associare la


q
(U

, E
V
)
denita da

(X
1
, . . . , X
q
) = [(

(p), (X
1
, . . . , X
q
)] E
V
p
, X
1
, . . . X
1
X(U

). (13.4)
Deniamo poi


q+1
(U

, V) ponendo, per ogni X


0
, . . . , X
q
X(U

),

(X
0
, . . . , X
q
) =

q
j=0
(1)
j

(X
j
)((X
0
, . . . ,

X
j
, . . . , X
q
)). (13.5)
Tenuto conto della Proposizione 17.27, otteniamo, pi ` u in generale, la formula:
(13.6) (

) =

(d +

),
q
(U

, V).
14. Rappresentazione aggiunta e tensore di curvatura
Indichiamo con
g
= (E
g

g
M) il brato vettoriale corrispondente alla
rappresentazione aggiunta di G.
Utilizzando la Denizione 17.9 e lisomorsmo (12.4), possiamo dare la se-
guente:
Denizione 17.17. Sia (, V) una rappresentazione lineare di G. Se
r
(M, E
g
)
e
s
(M, E
V
), deniamo il prodotto esterno

come la forma in
r+s
(M, E
V
)
tale che
(14.1)
V
(

) =
g
()


V
().
Denizione 17.18. Si dice tensore di curvatura della connessione su lelemen-
to R
2
(M, E
g
) tale che
(14.2)
g
R =
1

R = .
Abbiamo cio` e
(14.3) R(X, Y) = (

X,

Y), X, Y X(M).
Teorema 17.31. Sia una connessione principale su e siano

le sue forme
di Christoel in un atlante di trivializzazione A = (U

) I di . Allora
(14.4) R
U

(d

+
1
2
[

]), I.
Dimostrazione. Abbiamo infatti, se X, Y X(U

),
R
U

(X, Y)(p) =

(p) (

X,

Y)(

(p))
=

(p) (d

(p)(X), d

(p)(Y))
=

(p) (d +
1
2
[ ])(d

(p)(X), d

(p)(Y))
320 17. CONNESSIONI PRINCIPALI
=

(p) (d

+
1
2
[

])(X
p
, Y
p
),
in quanto d

(p), e)(X) = d

(X
p
), d

(p), e)(Y) = d

(Y
p
).
Teorema 17.32. Sia (, V) una rappresentazione lineare di G. Allora, per ogni

q
(M, E
V
) abbiamo
(14.5)
2
= R

.
Dimostrazione. Sia

=
V
()
q
,0
(P, V). La tesi ` e equivalente alla
(14.6) D
2


.
Abbiamo, per la (8.8),
D

= d



q+1
(P, V).
Da questespressione ricaviamo
D
2

= d(d


) +

(d


)
= d

(d


)
= d


).
La tesi segue allora dalluguaglianza


) =
1
2
[ ]


. (14.7)
Infatti, dati X
0
, X
1
, . . . , X
q+1
X(P), abbiamo


)(X
0
, . . . , X
q+2
)
=

q+1
j=0
(1)
j

((X
j
))(


)(X
0
, . . . ,

X
j
, . . . , X
q+1
)
=

q+1
j=0

j1
i=0
(1)
i+j

((X
j
))

((X
i
))

(X
0
, . . . ,

X
i
, . . . ,

X
j
, . . . , X
q+1
)

q+1
j=0

q+1
i=j+1
(1)
i+j

((X
j
))

((X
i
))

(X
0
, . . . ,

X
j
, . . . ,

X
i
, . . . , X
q+1
)
=

0i<jq+1
(1)
i+j
(

((X
j
))

((X
i
))

((X
i
))

((X
j
))
(X
0
, . . . ,

X
i
, . . . ,

X
j
, . . . , X
q+1
),
e

([ ](X
i
, X
j
)) =

([(X
i
), (X
j
)] [(X
j
), (X
i
)])
= 2

([(X
i
), (X
j
)])
= 2(

((X
i
))

((X
j
))

((X
j
))

((X
i
))),
da cui segue la (14.6) e quindi la (14.5).
Corollario 17.33. Otteniamo in particolare
R(X, Y)

s =
X

Y
s
Y

X
s
[X,Y]
s, (14.8)
X, Y X(M), s (M, E
V
).
15. TRASPORTO PARALLELO 321
Dimostrazione. Siano X, Y X(M), s (M, E
V
). Posto = s, abbiamo

Z) =

Z s =

Z
s per ogni Z X(M) e quindi:
d

(

X,

Y) =

X

Y)

Y

(

X)

([

X,

Y])
= (

X

Y

Y

X

[X, Y]) s,
=
1
(
X

Y
s
Y

X
s
[X,Y]
s) .
Per il teorema 17.32 otteniamo la (14.8).
15. Trasporto parallelo
Fissata una connessione principale su , possiamo denire il trasporto paral-
lelo lungo curve nella base. Abbiamo
Proposizione 17.34 (Sollevamento dei cammini). Sia s : [0, 1] M un cammino
di classe C
1
a tratti e
0
P tale che (
0
) = s(0). Allora esiste un unico cammino
s

0
: [0, 1] P, di classe C
1
a tratti, tale che
(15.1)
_

_
s

0
(0) =
0
,
s

0
(t) = s(t), t [0, 1],
d

0
(t)
dt
HP, t [0, 1].
Dimostrazione. Possiamo limitarci al caso in cui s C
1
([0, 1], M). Poich e il
brato ` e localmente banale, esiste senzaltro una curva C
1
([0, 1], P) tale che
_

_
(0) =
0
,
(t) = s(t), t [0, 1].
Cerchiamo allora la curva nella forma
s

0
(t) = (t) a(t), con a C
1
([0, 1], G).
Abbiamo
d s

0
(t)
dt
= (t)a(t) + (t) a(t).
La condizione che s

0
sia orizzontale si pu` o riscrivere mediante
0 =
_
d s

0
(t)
dt
_
= ( (t)a(t)) + ((t) a(t))
= (dR
a(t)
( )) +
G
( a(t))
= Ad(a(t)
1
) ( ) + a(t)
1
a(t).
Otteniamo perci ` o lequazione
a
1
a = Ad(a
1
)( )
e la tesi segue allora dalla Proposizione 16.14 del Capitolo 16.
Denizione 17.19. La curva s

0
denita da (15.1) si dice il sollevamento orizzon-
tale di s a partire dal punto
0
.
322 17. CONNESSIONI PRINCIPALI
Denizione 17.20. Il trasporto parallelo lungo la curva s C
1
([0, 1], M), con
s(0) = p
0
, s(1) = p
1
, ` e lapplicazione
(15.2)
s
: P
p
0
s

(1) P
p
1
.
Vale la seguente:
Proposizione 17.35. (1) Se s C
1
([0, 1], M), allora
s
: P
s(0)
P
s(1)
` e
invertibile e
7

1
s
=
s
1 . (15.3)
Inoltre

s
( a) = (
s
()) a, P
s(0)
, a G. (15.4)
(2) Se s, s
1
, s
2
C
1
([0, 1], M) ed
8
s = s
1
s
2
, allora
(15.5)
s
=
s
2

s
1
.
15.1. Trasporto parallelo di vettori. Il sollevamento orizzontale ci permet-
te, data una connessione principale su , di trasportare parallelamente i vettori
dei brati associati alle sue rappresentazioni lineari lungo un qualsiasi cammino
dierenziabile (o dierenziabile a tratti) di M.
Sia s C

([0, 1], M) un cammino dierenziabile ed s

0
C

([0, 1], P) il
suo sollevamento orizzontale a partire dal punto
0
P
s(0)
. Se (, V) ` e una rap-
presentazione lineare del gruppo strutturale G e
0
E
V,s(0)
, allora risulta univo-
camente determinato un v
0
V per cui
0
=
0
v
0
ed s

0
(t)v
0
` e un sollevamento
dierenziabile di s ad un cammino in C

([0, 1], E
V
), con punto iniziale
0
.
Se

0
` e un altro punto di P
s(0)
, ` e

0
=
0
a per un elemento a G ed s

0
(t) =
s

0
(t) a ` e il sollevamento orizzontale di s con punto iniziale

0
. Se v

0
V ` e tale
che
0
=

0
v

0
, abbiamo av

0
= v
0
, e quindi
s

0
(t)v

0
= s

0
(t) av

0
= s

0
(t)v
0
.
La curva s

0
(t) = s

0
(t)v
0
` e quindi indipendente dalla scelta del punto iniziale
0
in P.
Denizione 17.21. La curva s

0
= s

0
(t)
1
0

0
C

([0, 1], E
V
) si dice il traspor-
to parallelo di
0
lungo la curva s.
Possiamo considerare una curva C

([0, 1], E
V
) come un campo di vettori
lungo il cammino s C

([0, 1], M) denito dalla sua proiezione s(t) =


V
((t)).
Se s

0
C

([0, 1], P) ` e il rialzamento orizzontale di s di punto iniziale


0

P
s(0)
, la composizione v

0
(t) = ( s

0
(t))
1
(t) ` e un cammino v

0
C

([0, 1], V) e
possiamo quindi calcolarne la derivata v

0
=
d
dt
v

0
. Se a G e

0
=
0
a, allora il
7
Indichiamo con s
1
la curva s
1
(t) = s(1 t).
8
Ricordiamo che s
1
s
2
(t) =
_

_
s
1
(2t) se 0 t
1
2
,
s
2
(2t 1) se
1
2
t 1.
16. IL GRUPPO DI OLONOMIA 323
s

0
(t) = s

0
(t) a ` e il rialzamento di s con punto iniziale

0
. Quindi v

0
` e a
1
v

0
ed abbiamo perci ` o
s

0
(t) v

0
= s

0
v

0
.
Quindi risulta denito lungo s un campo di vettori s

0
v

0
che ` e indipendente dalla
scelta del punto iniziale
0
. Possiamo introdurre quindi la
Denizione 17.22. Sia C

([0, 1], E
V
) un campo di vettori lungo una curva
s C

([0, 1], M) e sia s

0
il rialzamento orizzontale di s, a partire da un punto

0
P
s(0)
. La
(15.6)
D
dt
= s

0
(t)
_
d[( s

0
)
1
(t)]
dt
_
si dice derivata covariante del campo di vettori lungo la curva s.
Se
(15.7)
D
dt
= 0
diciamo che il campo di vettori ` e parallelo lungo la curva s.
Osservazione 17.36. Il campo di vettori ` e parallelo lungo la curva s se e soltanto
se ` e il trasporto parallelo lungo s del vettore (0).
Abbiamo
Proposizione 17.37. Sia f (M, E
V
) ed s C
1
([0, 1], M). Allora
(15.8)
D( f s)
dt
=
s(t)
f .
Nella discussione precedente possiamo considerare, pi ` u in generale, cammini
di classe C
1
a tratti. Si ricava allora la
Proposizione 17.38. Per ogni cammino s : [0, 1] M, di classe C
1
a tratti ed
ogni vettore
0
E
V
s(0)
esiste un unico campo di vettori s

0
C

([0, 1], E
V
) lungo
s, tale cio` e che
V
s

0
= s, che soddis
_

_
D

0
dt
= 0,

0
(0) =
0
.
16. Il gruppo di olonomia
Notazione 17.39. Per ogni punto p M indichiamo con L(p) lo spazio dei lac-
cetti in p, di classe
9
C
1
a tratti. Ogni elemento di L(p) denisce un elemento []
del gruppo fondamentale
1
(M, p) di M con punto base p. Denotiamo con L
0
(p)
linsieme dei laccetti con [] = 0.
9
Possiamo denire i gruppi di olonomia utilizzando laccetti di classe C
k
a tratti, per k 1. Un
teorema di Nomizu e Ozeki [On the degree of dierentiability of curves used in the denition of the
holonomy group, Bull. Amer. Math. Soc. 68 (1962), 74-75] ci dice che diversi gradi di regolarit` a
(1 k ) danno gli stessi gruppi di olonomia.
324 17. CONNESSIONI PRINCIPALI
Fissiamo una connessione principale su .
Il trasporto parallelo associa ad ogni laccetto L(p) unapplicazione

della bra P
p
in s e
(16.1)

: P
p

(1) P
p
.
Abbiamo:
Lemma 17.40. Per ogni p M, linsieme
(16.2) (p) =

L(p)
dei trasporti paralleli corrispondenti a laccetti di classe C
1
a tratti in p ` e un
gruppo di permutazioni di P
p
.
Linsieme
(16.3)
0
(p) =

L
0
(p)
dei trasporti paralleli corrispondenti a laccetti di L(p) omotopi al laccetto co-
stante ` e un sottogruppo normale di (p).
Denizione 17.23. (p) si dice il gruppo di olonomia della connessione nel
punto p M. Il suo sottogruppo normale
0
(p) si dice il gruppo di olonomia
ristretto di in p M.
Ad ogni P
p
associamo un monomorsmo del gruppo di olonomia nel
gruppo strutturale mediante:
(16.4)

: (p)

a =
1

() G.
Denizione 17.24. Limmagine () G del gruppo di olonomia (p) mediante
lomomorsmo (16.4) si dice gruppo di olonomia di in P.
Limmagine
0
() G del gruppo di olonomia ristretto
0
(p) mediante
lomomorsmo (16.4) si dice il gruppo di olonomia ristretto di in P.
Proposizione 17.41. Il gruppo di olonomia ristretto
0
() ` e un sottogruppo nor-
male del gruppo di olonomia ().
Il gruppo di olonomia in P
p
si pu` o caratterizzare nel modo seguente:
Deniamo una relazione di equivalenza in P ponendo:
(16.5)
0

1

_
una curva orizzontale C

([0, 1], P)
con (0) =
0
, (1) =
1
.
Allora
(16.6) () = a G a .
Abbiamo :
Proposizione 17.42. (1) Se p M,
0
,
1
P
p
e
1
0

1
= a G, allora
(16.7) (
1
) = ad(a
1
)((
0
)),
0
(
1
) = ad(a
1
)(
0
(
0
)).
(2) Se
0
,
1
P possono essere congiunti con una curva orizzontale di
classe C
1
a tratti, allora
(16.8) (
1
) = (
0
),
0
(
1
) =
0
(
0
).
16. IL GRUPPO DI OLONOMIA 325
(3) In particolare, se M ` e connesso, allora tutti i gruppi di olonomia (),
al variare di in P, sono coniugati tra loro come sottogruppi di G.
Dimostrazione. (1) Indichiamo con

il rilevamento di un laccetto L(p)


di punto iniziale

(0) = . Risulta allora

1
=

0
a e quindi

1
1

1
(1) = a
1

1
0

0
(1)a =

1
(

) = Ad(a
1
)

0
(

),
da cui ricaviamo la (1).
(2) Sia s una curva orizzontale di classe C
1
a tratti che congiunga
0
a
1
ed
s = s la sua proiezione su M. Per ogni a (
0
), possiamo trovare un laccetto
L((
0
)) tale che

0
(1) =
0
a. La curva s a ` e una curva orizzontale di
estremi
0
a e
1
a. Quindi la curva ( sa)

0
s
1
` e una curva orizzontale che rialza
il laccetto s s
1
L((
1
)) e che congiunge
1
a
1
a. Questo dimostra che
a (
1
). Quindi (
0
) (
1
). Ripetendo lo stesso ragionamento possiamo
dimostrare anche linlcusione opposta. Per completare la dimostrazione del punto
(2), basta osservare che s s
1
L
0
((
1
)) se L
0
((
0
)).
La (3) ` e conseguenza immediata della (2) e della (1).
Vale
10
il :
Teorema 17.43. Sia = (P

M) un brato principale con gruppo strutturale G,
con base connessa, su cui abbiamo ssato una connessione principale . Sia
0
un punto di P. Allora:
(a)
0
(
0
) ` e un sottogruppo di Lie connesso di G.
(b)
0
(
0
) ` e un sottogruppo normale di (
0
) e (
0
)/
0
(
0
) ` e al pi` u
numerabile.
(c) In particolare, (
0
) ` e un sottogruppo di Lie di G, e
0
(
0
) ` e la compo-
nente connessa dellidentit ` a in (
0
).
Dimostrazione. Sia L
0
(p) un laccetto omotopo allidentit` a. Se F : [0, 1]
[0, 1] M ` e unomotopia di laccetti di classe C
1
a tratti di con il laccetto
costante, allora [0, 1] t
1
0

F
t
(
0
) ` e un cammino continuo in
0
(
0
) che
congiunge
1
0

(
0
) con lidentit` a. Per il teorema di Freudenthal citato nella nota,
ne segue che
0
(
0
) ` e un sottogruppo di Lie di G.
La seconda aermazione segue dal fatto che
0
(
0
) ` e un sottogruppo normale
ed abbiamo un omomorsmo surgettivo

1
(M) (
0
)/
0
(
0
).
Poich e M ` e connesso e paracompatto, il suo gruppo fondamentale ` e al pi` u nume-
rabile e da questa osservazione ricaviamo la tesi.
Abbiamo poi il seguente:
10
Per la dimostrazione di questo risultato, ` e utile utilizzare il seguente teorema di Freudenthal
[Die Topologie der Lieschen Gruppen als algebraisches Ph anomen I Ann. of Math. 42 (1941) 1051-
1074]: Un sottogruppo H connesso per archi di un gruppo di Lie G, in cui ogni coppia di punti si
possa congiungere con un arco di classe C
1
a tratti, ` e un sottogruppo di Lie di G.
326 17. CONNESSIONI PRINCIPALI
Teorema 17.44 (di riduzione). Sia = (P

M) un brato principale con gruppo
strutturale G, e supponiamo M connesso e paracompatto. Sia una G-connessione
principale su . Sia
0
P e sia P(
0
) linsieme dei punti di P che possono essere
uniti a P da un cammino orizzontale. Allora :
(i)

0
= (P(
0
)

M) ` e un sottobrato principale di , con gruppo
strutturale (
0
).
(ii) La connessione su si riduce ad una connessione

su

0
.
Il risultato fondamentale sui gruppi di olonomia ` e il seguente teorema di Am-
brose e Singer [A theorem on holonomy, Trans. Amer. Math. Soc. 75 (1953),
428-443]:
Teorema 17.45 (dellolonomia). Sia = (P

M) un brato principale, con
gruppo strutturale G, ed M connesso e paracompatto. Sia una G-connessione
principale su , con forma di connessione e forma di curvatura . Fissiamo un
punto
0
P.
Lalgebra di Lie di
0
(
0
) ` e il sottospazio vettoriale di g generato dagli ele-
menti della forma ()(X, Y), al variare di in P(
0
) e di X, Y tra i vettori
orizzontali in H

(P).
In particolare, otteniamo :
Teorema 17.46. Sia M = G/K uno spazio omogeneo che ammette una connes-
sione G-invariante e sia g = k m la corrispondente decomposizione della sua
algebra di Lie. Allora lalgebra di Lie g(e) del suo gruppo di olonomia ristretta ` e
generato dagli elementi di k della forma [X, Y]
k
al variare di X, Y in m.
17. Connessioni invarianti canoniche su spazi omogenei
In questo paragrafo discuteremo le connessioni principali sugli spazi omoge-
nei. Considereremo in primo luogo una situazione particolare.
Denizione 17.25. Sia G un gruppo di Lie ed H un suo sottogruppo chiuso. Di-
ciamo che lo spazio omogeneo M = G/H ` e riduttivo se lalgebra di Lie h di H
ammette, nellalgebra di Lie g di G, un complemento lineare Ad(H)-invariante.
Supponiamo cio` e che esista un sottospazio vettoriale m di g tale che:
g = h m, (17.1)
m = Ad(a)(m), a H. (17.2)
Osservazione 17.47. Questo ` e sempre il caso quando il sottogruppo H sia com-
patto, perch e le rappresentazioni lineari dei gruppi compatti sono sempre comple-
tamente riducibili.
Teorema 17.48 (Connessioni invarianti su spazi riduttivi). Sia M = G/H uno
spazio omogeneo ed indichiamo con il corrispondente brato principale, con
gruppo strutturale H, spazio totale G e base M.
17. CONNESSIONI INVARIANTI CANONICHE SU SPAZI OMOGENEI 327
(1) Supponiamo che M sia riduttivo e valgano le (17.1), (17.2). Allora la
componente in h della forma di Maurer-Cartan
G
di G rispetto al-
la decomposizione (17.1) ` e la forma di Cartan di una connessione H-
principale su .
(2) Se esiste una connessione H-principale su invariante per le trasla-
zioni a sinistra su G, allora M ` e riduttivo, e ` e ottenuta come nel pun-
to precedente, a partire da una decomposizione (17.1), per cui valga la
(17.2).
(3) La forma di curvatura della connessione denita in (1) ` e
(17.3) (

A,

B) = [A
m
, B
m
]
h
, A, B g,
ove [A, B]
h
` e la componente in h di [A, B], A
m
, B
m
le componenti in m
di A, B per la decomposizione (17.1) ed

A,

B sono i campi di vettori
invarianti a sinistra associati ad A, B g.
(4) Lalgebra di Lie del gruppo di olonomia (e) della connessione denita
in (1) ` e generata dagli elementi della forma [A, B]
h
al variare di A, B m.
Dimostrazione. Indichiamo con A

il campo di vettori invariante a sinistra su


G con A

e
= A g.
(1) Sia g A A
h
h la proiezione associata alla decomposizione (17.1).
Basta vericare che
(A

) = A
h
, A g
` e una forma di Cartan su G. La distribuzione verticale V(G) ` e generata dai campi
A

, al variare di A in h. Abbiamo perci ` o


(A

) = A
h
= A, A h.
Abbiamo poi (R
a
)

(A

) = (Ad(a
1
)(A))

per ogni A g ed a G, e dunque


R

a
(A

) = ((Ad(a
1
)(A))

) = (Ad(a
1
)(A))
h
= Ad(a
1
)(A
h
) = Ad(a
1
)(A

), A g, a H
perch e la proiezione su h commuta con Ad(a
1
) se a H, per lipotesi che m fosse
Ad(H)-invariante.
(2) Se ` e la forma di Cartan di una connessione H-principale G-invariante
a sinistra su , si verica facilmente che m = g ker
e
soddisfa (17.1) e (17.2), e
che (A

) = A
h
per ogni A g.
(3) Per dimostrare (17.3) basta utilizzare lequazione di struttura, decompo-
nendo A e B con la (17.1). Abbiamo:
(A

, B

) = A

A
h
B

B
h
[A, B]
h
+ [A
h
, B
h
]
= [A
m
, B
h
]
h
[A
h
, B
m
]
h
[A
m
, B
m
]
h
ed otteniamo la formula desiderata perch e [A
m
, B
h
], [A
h
, B
m
] m.
(4) Lultima aermazione segue dal Teorema 17.46.
328 17. CONNESSIONI PRINCIPALI
18. Connessioni invarianti
Considereremo nel seguito connessioni su spazi omogenei invarianti rispetto
a gruppi di automorsmi. Consideriamo innanzi tutto il caso di un gruppo a un
parametro di automorsmi.
Proposizione 17.49. Sia = (P

M) un brato principale e
t
un gruppo a un
parametro di dieomorsmi di . Abbiamo cio` e
P R (, t)
t
() P, C

(P R, P),
con
0
() = ,
t
1
+t
2
() =
t
1

t
2
(), t
1
, t
2
R, P,

t
(
1
) =
t
(
2
) se (
1
) = (
2
).
Sia una connessione sul brato principale , invariante per
t
. Fissiamo un
punto
0
P e consideriamo le curve

t
=
t
(
0
),
p
t
= (
t
),
p
t
= rialzamento orizzontale di p
t
con punto iniziale
0
.
Allora
R t a
t
= p
1
t

t
G
` e il gruppo a un parametro generato da A =

0
(X), ove X ` e il generatore
innitesimale di
t
.
Dimostrazione. Scriviamo
t
= p
t
a
t
. Otteniamo allora
X

t
=
t
= dR
a
t

p
t
+ d
p
t
a
t
.
Applicando la forma di Cartan di ai due membri di questa uguaglianza abbiamo
(X

t
) = Ad(a
1
t
) (

p
t
) + a
1
t
a
t
= a
1
t
a
t
,
in quanto

p
t
` e orizzontale. Per lipotesi che la connessione sia invariante rispetto
a
t
, abbiamo

t
= e quindi (X

t
) = (X

0
). Otteniamo perci` o a
t
= exp(tA)
con A = (X

0
).
Sia un brato principale con gruppo strutturale G, e sia K ` e un gruppo di Lie
di automorsmi di . Il gruppo K agisce quindi anche come un gruppo di dieo-
morsmi della base M. Per semplicit` a indicheremo lazione di K, sia su P che su
M, come una moltiplicazione a sinistra. Abbiamo un diagramma commutativo
K P
(k,)k
P
id
K

K M
(k, p)kp
M,
inoltre
(k ) a = k ( a), k K, P, a G.
18. CONNESSIONI INVARIANTI 329
Fissiamo un punto p
0
M e denotiamo con
(18.1) K
0
= k K k p
0
= p
0

lo stabilizzatore di p
0
in K. Esso ` e un sottogruppo chiuso, e quindi di Lie, di K.
Siano k lalgebra di Lie di K e k
0
quella di K
0
.
Ad un punto
0
P
p
0
della bra di in p
0
associamo lapplicazione
(18.2) : K
0
k
1
0
k
0
G, cio` e (k) G e k
0
=
0
(k), k K
0
.
Lemma 17.50. Lapplicazione : K
0
Gdenita dalla (18.2) ` e un omomorsmo
di gruppi di Lie.
Dimostrazione. Se k
1
, k
2
K

0
,

0
(k
1
k
2
) = k
1
k
2

0
= k
1
(k
2

0
) = k
1

0
(k
2
)
= (k
1

0
) (k
2
) =
0
(k
1
) (k
2
).
Quindi (k
1
k
2
) = (k
1
) (k
2
) per ogni k
1
, k
2
K

0
. Chiaramente C

(K
0
, G)
ed ` e perci ` o un omomorsmo di gruppi di Lie.
Denizione 17.26. Ogni elemento X dellalgebra di Lie k di K denisce un gruppo
a un parametro di automorsmi di
(18.3) P R (, t) exp(tX) P.
Il suo generatore innitesimale X
P
X(P) si dice il campo associato ad X.
Lemma 17.51. Lapplicazione
(18.4) k X X
P
X(P)
` e un anti-omomorsmo di gruppi di Lie. Abbiamo cio` e
(18.5) [X, Y]
P
= [X
P
, Y
P
].
Dimostrazione. Per ogni P, consideriamo lapplicazione dierenziabile
(18.6) r

: K k k P.
Se k K ed X k, allora
X
P
k
=
_ d
dt
_
t=0
e
tX
(k ) =
_ d
dt
_
t=0
(e
tX
k) .
Quindi, se indichiamo con

X il campo di vettori invariante a destra su K associato
ad X k, cio` e

X
k
= dR
k
(X), k K,
i campi di vettori

X su K e X
P
su P sono r

-correlati per ogni P. La tesi segue


quindi dal fatto che, se X, Y k, anche [

X,

Y] ed [X
P
, Y
P
] sono r

-correlati per ogni


P e vale la
[

X,

Y]
e
= [X, Y], X, Y k.

330 17. CONNESSIONI PRINCIPALI


Indichiamo con

il dierenziale nellidentit` a dellapplicazione (18.2):


(18.7)

: k
0
g
` e un omomorsmo di algebre di Lie.
Proposizione 17.52. Sia una connessione principale su , con forma di Car-
tan , e K un sottogruppo di Lie di Aut(). Fissati p
0
M e
0
P
p
0
, come
specicato in precedenza, consideriamo lapplicazione lineare
(18.8) : k X (X
P

0
) g.
Essa soddisfa
(X) =

(X), X k

0
, (1)
(Ad(k)(X)) = Ad((k))(

(X)), k K
0
, X k. (2)
Dimostrazione. (1). Se X k
0
, allora
exp(tX)
0
=
0
(exp(tX)) = X
P

0
= d

(X) = (X) =

(X).
(2). Siano X k, k K
0
, Y = Ad(k)(X) k. Allora
exp(tY)
0
= k exp(tX)k
1

0
= k exp(tX)
0
(k
1
)
= Y
P

0
= k

dR
(k
1
)
X
P

0
= (Y) = Ad((k))((X)),
perch e k

= .
Proposizione 17.53. Sia una connessione K-invariante su . La sua forma di
curvatura soddisfa:
(18.9)

0
(X
P
, Y
P
) = [(X), (Y)] ([X, Y]), X, Y k,
e quindi abbiamo
R
o
(

(X
P
),

(Y
P
)) =
0

_
[(X), (Y)] ([X, Y])
_

1
0
(18.10)
X, Y k.
Dimostrazione. Utilizziamo lequazione di struttura. Abbiamo

0
(X
P
, Y
P
) = X
P

0
(Y
P
) Y
P

0
(X
P
)

0
([X
P
, Y
P
]) + [(X
P
), (Y
P
)]

0
.
La derivata di Lie di rispetto ad X
P
, Y
P
` e nulla, perch e ` e K-invariante. Quindi
X
P

0
(Y
P
) =

0
([X
P
, Y
P
]), Y
P

0
(X
P
) =

0
([Y
P
, X
P
]).
Inoltre, poich e [X
P
, Y
P
] = [X, Y]
P
,

0
([X
P
, Y
P
]) =

0
([X, Y]
P
) = ([X, Y]).
Da queste osservazioni otteniamo la tesi.
Il teorema fondamentale sulle connessioni invarianti ` e il seguente
11
11
Nagoya Math.J. 13 (1958), 1-19.
18. CONNESSIONI INVARIANTI 331
Teorema 17.54 (Wang). Supponiamo che K operi transitivamente sulla base M di
. Con le notazioni introdotte sopra:
C` e una corrispondenza biunivoca tra linsieme delle connessioni su che
sono K-invarianti e quello delle applicazioni lineari : k g che soddisno
le condizioni (1) e (2) della Proposizione 17.52. La corrispondenza ` e data dalla
(18.8).
Dimostrazione. Basta dimostrare che ad unapplicazione lineare : k g che
soddis (1) e (2) della Proposizione 17.52 si pu` o far corrispondere una connessione
su per cui vale la (18.8).
Deniamo
H

0
= X
P

0
(X)

0
X k.
Osserviamo che lazione
(K G) P (k, a, ) k a P
` e transitiva su p e che la distribuzione orizzontale di una connessione su che sia
K-invariante ` e invariante rispetto a questa azione di K G.
Per dimostrare il teorema, sar` a quindi suciente vericare che, se k, k
1
K ed
a, a
1
G sono tali che
k
0
a = = k
1

0
a
1
,
allora
k

R
a

0
P = k
1

R
a
1
H

0
P.
Se a
0
= a
1
a
1
, k
0
= k
1
1
k, abbiamo
k
0
K
0
e (k
0
) = a
0
.
Sia X k. Allora, con Y = Ad(k
1
0
)(X) k, otteniamo
k
1

R
a
1
(X
P

0
(X)

0
) = k

k
1
0

R
a

R
a
0
(X
P

0
(X)

0
)
= k

R
a

(R
a
0
k
1
0

(X
P

0
) k
1
0

R
a
0
((X)

0
))
= k

R
a

([Ad(k
1
0
)(X)]
P

0
[Ad(a
1
0
)((X))]

0
)
= k

R
a

(Y
P

0
(Y)

0
) k

R
a

0
P.
Questo dimostra che k
1

R
a
1
H

0
P k

R
a

0
P. Analogamente si dimostra lin-
clusione opposta. Segue dalla costruzione che la distribuzione cos` denita
soddisfa la (18.8). La dimostrazione ` e completa.
Ricaviamo ancora
Teorema 17.55. Supponiamo inoltre che lazione di K su M sia riduttiva, e che
per un sottospazio vettoriale m di k risulti
k = k
0
m, (18.11)
Ad(k)(m) = m, k K
0
. (18.12)
Allora c` e una corrispondenza biunivoca tra linsieme delle connessioni che sono
K-invarianti e quello delle applicazioni lineari
(18.13)
m
: m g
332 17. CONNESSIONI PRINCIPALI
tali che
(18.14)
m
(Ad(k)(X)) = Ad((k))(
m
(X)), X m, k K
0
.
Dimostrazione. Ci riduciamo infatti al teorema precedente associando a
m
lapplicazione lineare : k g denita da:
(X) =
_

_
X, se X k
0
,

m
(X), se X m.

Osservazione 17.56. La curvatura della connessione associata a


m
` e

0
(X
P
, Y
P
) = [
m
(X),
m
(Y)]
m
([X, Y]
m
)

([X, Y]
k
0
), (18.15)
X, Y m.
Denizione 17.27. La connessione corrispondente alla scelta
m
= 0 si dice la
connessione canonica su associata allo spazio omogeneo riduttivo M = K/K
0
.
Osservazione 17.57. Sia una connessione K-invariante su , associata ad unap-
plicazione lineare : k g che soddisfa le condizioni (1) e (2) della Proposizione
17.52. Poniamo
(18.16) m
0
= ([(X), (Y)] ([X, Y]) X, Y k) .
Allora lalgebra di Lie del gruppo di olonomia (
0
) di ` e il (k)-sottomodulo di
g generato da m
0
.
CAPITOLO 18
Connessioni ani
Chiamiamo ane una connessione principale denita su una G-struttura, cio` e
su un sottobrato del brato
M
dei sistemi di riferimento di M.
Il gruppo strutturale G di ` e un sottogruppo chiuso di GL(m, R). Come gi` a
osservato in precedenza, ogni connessione principale su determina univocamente
una connessione su
M
, di cui ` e la restrizione. Potremo perci ` o supporre, nella
trattazione generale, che =
M
.
1. Prime denizioni
Denizione 18.1. Una connessione ane su M ` e una connessione principale sul
brato
M
dei suoi sistemi di riferimento.
Diciamo che ` e una G-connessione ane se G ` e un sottogruppo chiuso del
gruppo lineare GL(m, R) e ammette una riduzione ad un sottobrato principale
, con gruppo strutturale G, di
M
.
Sia
1
(
M
, R
m
) la forma canonica, denita da
(1.1) (X

) =
1
(d(X

)),
M
, X

M
.
Fissata una connessione ane su M, la restrizione di ai vettori orizzontali
denisce, per ogni
M
, un isomorsmo
(1.2)

: H

P X

(X

) =
1
d(X

) R
m
.
Denizione 18.2. Se v R
m
, deniamo il campo orizzontale standard v associato
a v come il campo di vettori orizzontali
(1.3) v

(v) = h(v),
M
.
La (1.3) ` e equivalente a
(1.4) v H (
M
),

(v

) = v, v R
m
,
M
.
Osservazione 18.1. In particolare, i campi orizzontali standard non sono, in gene-
rale, rilevamenti orizzontali di campi di vettori su M.
Proposizione 18.2. I campi orizzontali standard godono delle propriet` a:
v H (
M
), (v

) = v,
M
, (a)
H

M
= v

v R
m
, (b)
dR
a
(v) =

a
1
v, v R
m
, a GL(m, R). (c)
v

0,
M
se v 0. (d)
333
334 18. CONNESSIONI AFFINI
Lemma 18.3. Se A gl(m, R) e v R
m
, allora
(1.5) [A

, v ] =

Av.
Dimostrazione. Abbiamo :
[A

, v ] =
_ d
dt
_
t=0
dR
exp(tA)
(v) =

_ d
dt
_
t=0
exp(tA)v =

Av,
perch e la R
m
v v X(
M
), essendo lineare, commuta con la derivazione.
Denizione 18.3. La forma di torsione della connessione ane ` e il dieren-
ziale esterno covariante della forma canonica :
(1.6) = D = d h
2
,0
(
M
, R
m
).
La sua forma di curvatura ` e il dierenziale esterno covariante della sua
forma di Cartan :
(1.7) = D = d h
2
Ad,0
(
M
, gl(m, R)).
Teorema 18.4 (equazioni di struttura). Le forme di curvatura e di torsione di una
connessione ane su M soddisfano le equazioni di struttura :
= D = d + (1.8)
= D = d +
1
2
[ ] . (1.9)
Dimostrazione. La (1.8) ` e conseguenza del Lemma 17.16, perch e ` e una for-
ma tensoriale di tipo (, R
m
), dove ` e la rappresentazione canonica di GL(m, R).
La (1.9) ` e un caso particolare dellequazione di struttura del Teorema 17.18.
Dal Lemma 17.16, dal Teorema 17.20 e dalle equazioni di struttura (1.8), (1.9),
otteniamo:
Teorema 18.5 (Identit` a dierenziali di Bianchi). Le forme di torsione e di curva-
tura soddisfano le identit` a :
D = (I)
D = 0 (II)
Dimostrazione. La (II) ` e un caso particolare della formula (9.4) del Teorema
17.20. Dimostriamo la (I). Poich e la forma di torsione ` e tensoriale di tipo (, R
m
),
otteniamo:
D = d + = d(d + ) + (d + )
= d d + d + = (d + )
=
_
d +
1
2
[ ]
_
= .

2. DERIVAZIONE COVARIANTE, TORSIONE E CURVATURA 335


2. Derivazione covariante, torsione e curvatura
Il brato tangente
M
` e il brato vettoriale associato ad
M
per la rappresenta-
zione canonica (, R
m
) di GL(m, R) su R
m
ed il brato
M

M
degli omomorsmi
lineari di
M
` e il brato vettoriale associato a
M
per la rappresentazione aggiunta
(Ad, gl(m, R)) di GL(m, R).
In particolare, possiamo denire la derivata covariante di un campo di vettori.
Essa associa a due campi di vettori X, Y X(M) un nuovo campo di vettori
X
Y.
Dalle propriet` a generali della dierenziazione covariante ricaviamo:
Teorema 18.6. La derivazione covariante sui campi di vettori di M, relativa ad
una connessione lineare , ` e unapplicazione R-lineare
: X(M) X
X
Hom
R
(X(M), X(M))
che gode delle seguenti propriet ` a:

f X+gY
= f
X
+ g
Y
, f , g C

(M), X, Y X(M) (i)

X
( f Y) = (X f )Y + f
X
Y, f C

(M), X, Y X(M) (ii)


La derivata covariante di un campo di vettori si pu` o calcolare utilizzando il
sollevamento orizzontale X(M) X

X H (
M
). Abbiamo infatti
Lemma 18.7.
(2.1) (

X
Y) =

X(

Y), X, Y X(M).
Poich e
2
,0
(
M
, R
m
) ed
2
Ad,0
(
M
, gl(m, R)) sono forme tensoria-
li, possiamo utilizzare gli isomorsmi

:
2
(M, T M)
2
,0
(
M
, R
m
) e
Ad
:

2
(M, T M
M
T

M)
2
,0
(
M
, gl(m, R) per introdurre:
Denizione 18.4. Si dice torsione di la forma T
2
(M, T M) per cui
(2.2)

(T) = .
Si dice curvatura di la forma R
2
(M, T M
M
T

M) per cui
(2.3)
Ad
(R) = .
Abbiamo cio` e
T(X, Y) = (

X,

Y), X, Y X,
M
,
R(X, Y) = (

X,

Y)
1
, X, Y X,
M
Teorema 18.8. La torsione e la curvatura di una connessione ane su M si
esprimono, per mezzo della derivazione covariante, nella forma:
T(X, Y) =
X
Y
Y
X [X, Y], X, Y X(M), (2.4)
R(X, Y)Z =
X

Y
Z
Y

X
Z
[X,Y]
Z, X, Y, Z X(M). (2.5)
336 18. CONNESSIONI AFFINI
Dimostrazione. La (2.5) segue dal Corollario 17.33.
Dimostriamo la (2.4). Se X, Y X(M), otteniamo, per le equazioni di struttura,
(

X,

Y) = (d + )(

X,

Y) = d(

X,

Y),
perch e si annulla su una coppia di campi di vettori orizzontali,
=

X(

Y)

Y(

X) ([

X,

Y])
=

X(

Y)

Y(

X) (

[X, Y])
perch e

[X, Y] ed [

X,

Y] dieriscono per un campo di vettori verticale,
=
_

X
Y

Y
X

[X, Y]
_
.
La tesi segue allora dalla (2.1).
I brati tensoriali T
[r,s]
M dei tensori r-covarianti ed s-controvarianti su M sono
associati alle rappresentazioni tensoriali di GL(m, R). Risulta quindi denita la
derivazione covariante sullalgebra dei campi tensoriali
(2.6) T

(M) =

r,s=0
T
[r,s]
(M), ove T
[r,s]
(M) = (M, T
[r,s]
M).
Denizione 18.5. Siano i, j due interi positivi. La contrazione di un campo ten-
soriale T
[r,s]
(M) rispetto agli indici i, j ` e il tensore C
j
i
T
[i1, j1]
(M) cos`
denito:
se i > r oppure j > s poniamo C
i
j
= 0 ;
se 1 i r, 1 j s, per ogni p M, ssata una base v
1
, . . . , v
m
di
T
p
M e la sua base duale v
1
, . . . , v
m
T

p
M, poniamo
C
j
i
(u
1
, . . . , u
r1
; w
1
, . . . , w
s1
)
=

m
h=1
(u
1
, . . . , u
i1
, v
h
, u
i
, . . . , u
r1
; w
1
, . . . , w
j1
, v
h
, w
j
, . . . , w
s1
),
per ogni u
1
, . . . , u
r1
T
p
M, w
1
, . . . , w
s1
T

p
M.
Per linvarianza della traccia, la denizione non dipende dalla scelta della base
v
1
, . . . , v
m
di T
p
M.
Estendiamo poi per linearit` a la denizione a tutta lalgebra tensoriale T

(M).
Teorema 18.9. La derivazione covariante ` e una derivazione dellalgebra dei cam-
pi tensoriali che preserva i gradi di covarianza e controvarianza e commuta con le
contrazioni.
Dimostrazione. La tesi segue dalla caratterizzazione della derivazione cova-
riante data dalla (15.8) del Capitolo 17. Infatti il trasporto parallelo mantiene i gra-
di covariante e controvariante di un campo tensoriale e la derivazione covariante
lungo una curva commuta con la contrazione.
2. DERIVAZIONE COVARIANTE, TORSIONE E CURVATURA 337
La derivazione covariante dei campi tensoriali gode quindi delle seguenti pro-
priet` a, dove X, Y X(M), T

(M), f C

(M), i, j, r, s N:

X
: T
[r,s]
(M) T
[r,s]
(M) ` e R-lineare, (2.7)
C
i
j
(
X
) =
X
C
i
j
, (2.8)

X
f = X f , (2.9)

X+Y
=
X
+
Y
, (2.10)

f X
= f
X
. (2.11)
Ad esempio, se X

(M) = T
[0,1]
(M), la derivata covariante
X
` e caratterizzata
da
(
X
)(Y) = X((Y)) (
X
Y), Y X(M).
Ad un tensore s-covariante ed r-controvariante T
[r,s]
(M, V), a valori in uno
spazio vettoriale V, possiamo associare un tensore alternato S()
s
(M, T
[r,0]
(V)),
ponendo
1
S()(X
1
, . . . , X
s
) =
1
s!

aS
s
(a)(X
a
1
, . . . , X
a
s
), X
1
, . . . , X
s
X(M). (2.12)
Con questa notazione, possiamo enunciare il :
Teorema 18.10 (Identit` a algebriche di Bianchi). Siano T ed R i tensori di torsione
e di curvatura di una connessione ane su M. Valgono allora, per ogni X, Y, Z
X(M), le:
S(R(X, Y)Z) = S[(T(T(X, Y), Z)) + (
X
T)(Y, Z)] (I identit ` a di Bianchi),
S[(
X
R)(Y, Z) + R(T(X, Y), Z)] = 0 (II identit ` a di Bianchi).
Denizione 18.6. Una connessione ane si dice simmetrica se ha torsione nulla.
In particolare:
Corollario 18.11. Se ` e simmetrica, il suo tensore di curvatura soddisfa, per ogni
X, Y, Z X(M), le due identit` a :
S(R(X, Y)Z) = 0 (I identit ` a di Bianchi con T = 0)
S((
X
R)(Y, Z)) = 0 (II identit ` a di Bianchi con T = 0)
Dimostrazione. Si possono dimostrare le formule per calcolo diretto, a partire
dalla caratterizzazione della curvatura e della torsione per mezzo della derivazione
covariante.
Osserviamo che, dal momento che la torsione e la curvatura sono forme alter-
nate, possiamo riscrivere le identit` a di Bianchi nella forma
(2.13)
_

_
R(X, Y)Z + R(Y, Z)X + R(Z, X)Y
= T(T(X, Y), Z) + T(T(Y, Z), X) + T(T(Z, X), Y)
+ (
X
T)(Y, Z) + (
Y
T)(Z, X) + (
Z
T)(X, Y),
1
Lo spazio
s
(M, T
[r,0]
(V)) dei tensori alternati ` e un sottospazio vettoriale di T
[r,s]
(M). La S ` e
una proiezione di T
[r,s]
(M) su
s
(M, T
[r,0]
(V)).
338 18. CONNESSIONI AFFINI
(2.14)
_
(
X
R)(X, Y) + (
Y
R)(Z, X) + (
Z
R)(X, Y)
= R(T(X, Y), Z) + R(T(Y, Z), X) + R(T(Z, X), Y).
Verichiamo ad esempio la prima. Se X, Y, Z X(M), abbiamo
R(X, Y)Z + R(Y, Z)X + R(Z, X)Y
=
X

Y
Z
Y

X
Z
[X,Y]
Z
+
Y

Z
X
Z

Y
X
[Y,Z]
X
+
Z

X
Y
X

Z
Y
[Z,X]
Y
=
X
(
Y
Z
Z
Y) +
Y
(
Z
X
X
Z) +
Z
(
X
Y
Y
X)

[X,Y]
Z
[Y,Z]
X
[Z,X]
Y
=
X
(T(Y, Z)) +
Y
(T(Z, X)) +
Z
(T(X, Y))
+
X
([Z, Y]) +
Y
([Z, X]) +
Z
([X, Y])

[X,Y]
Z
[Y,Z]
X
[Z,X]
Y
= (
X
T)(Y, Z) + T(
X
Y, Z) T(
X
Z, Y)
+ (
Y
T)(Z, X) + T(
Y
Z, X) T(
Y
X, Z)
+ (
Z
T)(X, Y) + T(
Z
X, Y) T(
Z
Y, X)
+
X
([Z, Y]) +
Y
([Z, X]) +
Z
([X, Y])

[X,Y]
Z
[Y,Z]
X
[Z,X]
Y
= (
X
T)(Y, Z) + (
Y
T)(Z, X) + (
Z
T)(X, Y)
+ T(
X
Y
Y
X, Z) + T(
Y
Z
Z
Y, X) + T(
Z
X
X
Z, Y)
+
X
([Z, Y]) +
Y
([Z, X]) +
Z
([X, Y])

[X,Y]
Z
[Y,Z]
X
[Z,X]
Y
= (
X
T)(Y, Z) + (
Y
T)(Z, X) + (
Z
T)(X, Y)
+ T(T(X, Y), Z) + T(T(Y, Z), X) + T(T(Z, X), Y)
+ T([X, Y], Z) + T([Y, Z], X) + T([Z, X], Y)
+
X
([Z, Y]) +
Y
([Z, X]) +
Z
([X, Y])

[X,Y]
Z
[Y,Z]
X
[Z,X]
Y
= (
X
T)(Y, Z) + (
Y
T)(Z, X) + (
Z
T)(X, Y)
+ T(T(X, Y), Z) + T(T(Y, Z), X) + T(T(Z, X), Y)
+
[X,Y]
Z
Z
[X, Y] [[X, Y], Z]
+
[Y,Z]
X
X
[Y, Z] [[Y, Z], X]
+
[Z,X]
Y
X
[Z, X] [[Z, X], Y]
+
X
([Z, Y]) +
Y
([Z, X]) +
Z
([X, Y])

[X,Y]
Z
[Y,Z]
X
[Z,X]
Y
= (
X
T)(Y, Z) + (
Y
T)(Z, X) + (
Z
T)(X, Y)
2. DERIVAZIONE COVARIANTE, TORSIONE E CURVATURA 339
+ T(T(X, Y), Z) + T(T(Y, Z), X) + T(T(Z, X), Y).
Per dimostrare la seconda identit` a dierenziale di Bianchi, dobbiamo ricordare
che
(
X
R)(Y, Z) =
X
(R(Y, Z)) R(
X
Y, Z) + R(
X
Z, Y)
=
X

Z

X

Y

X

[Y,Z]
+
Z

X
Y

X
Y

Z

[Z,
X
Y]

Y

X
Z
+

X
Z

Y
+
[Y,
X
Z]
.
I calcoli si sviluppano poi in modo simile a quanto abbiamo fatto per dimostrare la
prima.
Per dare uninterpretazione geometrica della torsione e della curvatura di una
connessione ane, utilizziamo i campi di vettori standard ed i campi di vettori
fondamentali nel brato dei sistemi di riferimento
M
.
Ricordiamo che il campo orizzontale standard associato a v R
m
` e il campo
v H (
M
) per cui (v) = v.
Proposizione 18.12. Sia una connessione ane su M. Allora:
T = 0 = [v
1
, v
2
] ` e verticale v
1
, v
2
R
m
,
R = 0 = [ v
1
, v
2
] ` e orizzontale v
1
, v
2
R
m
.
Vale infatti il
Lemma 18.13. Per ogni v
1
, v
2
R
m
abbiamo
(v
1
, v
2
) = ([v
1
, v
2
]), (2.15)
(v
1
, v
2
) = ([v
1
, v
2
]). (2.16)
Dimostrazione. Se v
1
, v
2
R
m
, abbiamo:
(v
1
, v
2
) = d(v
1
, v
2
) = v
1
v
2
v
2
v
1
([v
1
, v
2
]) = ([v
1
, v
2
])
(v
1
, v
2
) = d(v
1
, v
2
) = v
1
(v
2
) v
2
(v
1
) ([v
1
, v
2
]) = ([v
1
, v
2
]).
La Proposizione 18.12 ` e conseguenza del fatto che T = 0 se e soltanto se = 0 ed,
analogamente R = 0 se e soltanto se = 0.
Proposizione 18.14. Sia una connessione ane su M. Siano v
1
, v
2
R
m
.
Allora :
(1) Se T = 0, allora ([v
1
, v
2
]) = v per qualche v R
m
.
(2) Se R = 0, allora ([v
1
, v
2
]) = A per qualche A gl(m, R).
Dimostrazione. Siano X X(M), v
1
, v
2
R
m
. Fissiamo un punto
M
e
siano Y
1
, Y
2
X(U) campi di vettori su M, deniti su un intorno U di p = (),
che si rilevino inv
1
, v
2
lungo il rialzamento orizzontale per di una curva integrale
di X per p. Abbiamo
(
X
T)(Y
1
, Y
2
) =
X
(T(Y
1
, Y
2
)) T(
X
Y
1
, Y
2
) T(Y
1
,
X
Y
2
)
340 18. CONNESSIONI AFFINI
Osserviamo che, in p, ` e
X
p
Y
i
= (

Xv
i
) = 0. Otteniamo perci ` o

_
h(
X
T(Y
1
, Y
2
))
_
=

X

(v
1
, v
2
) =

([v
1
, v
2
]).
Quindi la condizione T = 0 ` e equivalente al fatto che (v
1
, v
2
) = ([v
1
, v
2
])
sia costante su
M
, e quindi che la componente orizzontale di [v
1
, v
2
] sia un vettore
orizzontale standard.
In modo analogo, si dimostra che, se R = 0, allora (v
1
, v
2
) ` e costante su
M
e quindi ([v
1
, v
2
]) ` e costante su
M
.
Corollario 18.15. Se ` e una connessione ane su M con T = 0 e R = 0,
allora i campi di vettori fondamentali ed i campi orizzontali standard generano
unalgebra di Lie di dimensione nita m + m
2
di campi di vettori.
Dimostrazione. Ricordiamo che, senza alcuna ipotesi su torsione e curvatura,
valgono le formule:
_

_
[A

1
, A

2
] = [A
1
, A
2
]

, A
1
, A
2
gl(m, R),
[A

, v ] =

Av, A gl(m, R), v R
m
.
Se survatura e torsione sono parallele, abbiamo per la Proposizione 18.14 che, se
v
1
, v
2
R
m
, abbiamo anche:
[v
1
, v
2
] = A

+v
per qualche A gl(m, R), v R
m
.
3. Esistenza di connessioni simmetriche
Ricordiamo che una connessione simmetrica ` e una connessione ane con
torsione nulla.
Le connessioni ani su M formano uno spazio ane (M), con spazio vetto-
riale associato
Ad,0
(
M
, gl(m, R)). Ci ` o signica che, se ` e la forma di Cartan di
una qualsiasi connessione ane su M,
(M) = +
1
Ad,0
(
M
, gl(m, R)).
Un elemento di
2
,0
(
M
, R
m
) denisce in modo naturale un elemento

di

1
Ad,0
(
M
, gl(m, R)), con

(X

)v = (X

, v),
M
, X

M
, v R
m
,
e viceversa dalla forma

possiamo ricavare la mediante


=
1
2

,
2
,0
(
M
, R
m
).
`
E infatti
(

)(X

, Y

) =

(X

)(
1
Y

(Y

)(
1
X

)
= (X

, Y

) (Y

, X

) = 2(X

, Y

).
In particolare, se = (d + )
2
,0
(
M
, R
m
) ` e la forma di torsione di

, la
(3.1)

=
1
2

5. FORME E SIMBOLI DI CHRISTOFFEL 341


` e la forma di Cartan di una connessione

con torsione nulla. Infatti

= D

= d + (
1
2

) =
1
2

= 0.
Osservazione 18.16. Non c` e una relazione semplice tra la forma di curvatura di

e di quella della

ad essa associata dalla (3.1). Le due connessioni hanno le


stesse linee geodetiche.
4. Derivazione covariante lungo una curva
Sia M una variet` a dierenziabile su cui abbiamo ssato una connessione ane
. Possiamo quindi denire il trasporto parallelo di vettori tangenti (vedi il 15 del
Capitolo 17). Abbiamo:
Teorema 18.17. Sia M una variet` a dierenziabile, con una connessione ane ,
X, Y X(M), p M e sia : (, ) M una curva integrale di X con (0) = p.
Indichiamo con
t
: T
p
M T
(t)
M il trasporto parallelo lungo la curva . Allora :
(4.1) (
X
Y)(p) = lim
t0

1
t
Y((t)) Y(p)
t
.
Possiamo estendere la denizione del trasporto parallelo ai tensori. Sia J un
intervallo di R contenente 0 e : J M una curva integrale di X X(M), con
(0) = p M. Sia
t
: T
p
M T
(t)
M il trasporto parallelo lungo la curva .
Poich e
t
` e un isomorsmo lineare, la sua aggiunta

t
` e un isomorsmo tra gli
spazi duali. Otteniamo quindi un isomorsmo lineare (

)
1
: T

p
M T

(t)
M. Per
ogni p, q interi non negativi risulta allora denita un unico isomorsmo lineare:

(p,q)
t
: T
p,q
M T
p,q
M tale che

(p,q)
t
(v
1
v
p
v
1
v
q
)
=
t
(v
1
)
t
(v
p
) (

)
1
(v
1
) (

)
1
(v
q
)
v
1
, . . . , v
p
T
p
M , v
1
, . . . , v
q
T

p
M .
Possiamo interpretare la derivazione covariante di un qualsiasi tensore in termi-
ni di trasporto parallelo. Sia T
[p,q]
M = C

(M, T
p,q
M) lo spazio dei tensori p-
controvarianti e q-covarianti su M. Abbiamo allora
(4.2) (
X
t)(p) = lim
t0

p,q
t

1
(t((t)) t(p)
t
t T
p,q
M,
ove ` e una curva integrale di X con (0) = p.
5. Forme e simboli di Christoel
Supponiamo ssata su M una connessione ane , con forma di Cartan .
342 18. CONNESSIONI AFFINI
5.1. Forme di Christoel. Ad un atlante di trivializzazione A = (U

)
I
di
M
sono associate le forme di Christoel
2
(5.1)


2
(U

, gl(m, R))
Proposizione 18.18. Abbiamo:
(5.2)
X
Y =

_
X(
1

Y) +

(X)(
1

Y)
_
su U

, X, Y X(M).
5.2. Espressioni dei simboli di Christoel in coordinate locali. Ad una car-
ta locale (U, x) di M, con x = (x
1
, . . . , x
m
), associamo il sistema di riferimento
(/x
1
, . . . , /x
m
).
La corrispondente trivializzazione locale di
M
su U fa corrispondere ad un
riferimento = (X
1
, . . . , X
m
) la matrice
_
x
i
j
_
GL(m, R) per cui
X
j
=

m
i=1
x
i
j

x
i
, j = 1, . . . , m.
Indichiamo con (X
i
j
) linversa della matrice (x
i
j
). Abbiamo cio` e

m
h=1
x
h
i
X
j
h
=
j
i
=
_

_
1 se i = j,
0 se i j.
Siano e
1
, . . . , e
m
i vettori della base canonica di R
m
.
Lemma 18.19. La forma canonica
1
(
M
, R
m
) si esprime nelle coordinate
locali mediante
(5.3) =

i
e
i
, con
i
=

m
j=1
X
i
j
dx
j
.
Indichiamo con E
i
j
la base canonica di gl(m, R). La E
i
j
` e la matrice il cui unico
coeciente diverso da 0, ed uguale ad 1, ` e quello della i-esima riga e j-esima
colonna.
La forma di Cartan della connessione ane si scrive nella forma
(5.4) =

m
i, j=1

i
j
E
j
i
, con
i
j

1
(
U
).
Consideriamo
U
= (/x
1
, . . . , /x
m
) come una sezione di (U,
M
), e conside-
riamo la relativa forma di Christoel
U
=

U
(U, gl(m, R)). Essa denisce
m
3
funzioni
i
j,k
su U, tali che
(5.5)
U
=

m
i,k=1
_

m
j=1

i
j,k
dx
j
_
E
k
i
.
Denizione 18.7. Le funzioni
i
j,k
C

(U) si dicono le componenti dei simboli


di Christoel di nella carta locale x
1
, . . . , x
m
.
Le equazioni di gauge danno per i simboli di Christoel
2
Vedi il 6 del Capitolo 17
5. FORME E SIMBOLI DI CHRISTOFFEL 343
Proposizione 18.20. Se

,
sono i simboli di Christoel di in unaltra carta
locale y
1
, . . . , y
m
su U, abbiamo
(5.6)

,
=

m
i, j,k=1

i
j,k
x
j
y

x
k
y

x
i
+

m
i=1

2
x
i
y

x
i
.
La forma di Cartan della connessione si esprime anchessa per mezzo dei
simboli di Christoel. Abbiamo infatti
Proposizione 18.21. La forma di Cartan della connessione si esprime, nelle
coordinate locali (x
i
, x
i
j
), mediante
(5.7) =

m
i, j=1

i
j
E
j
i
, con
i
j
=

m
k=1
X
i
k
_
dx
k
j
+

h,

k
h,
x

j
dx
h
_
.
La derivazione covariante si esprime per mezzo dei simboli di Christoel:
Proposizione 18.22. Indicando con
i
la derivata covariante rispetto al campo di
vettori /x
i
, abbiamo
(5.8)
i

x
j
=
x
i

x
j
=

m
k=1

k
i, j

x
k
, i, j = 1, . . . , m.
Denizione 18.8. Deniamo le componenti T
i
j,h
C

(U) della torsione ed R


i
j,h,k

C

(U) della curvatura di rispetto alle coordinate locali x


1
, . . . , x
m
mediante
T
_
x
j
,

x
h
_
=

m
i=1
T
i
j,h

x
i
(5.9)
R
_
x
j
,

x
h
_
x
k
=

m
i=1
R
i
j,h,k

x
i
. (5.10)
Proposizione 18.23. Le componenti della torsione e della curvatura di si espri-
mono, per mezzo dei simboli di Christoel in una carta locale x
1
, . . . , x
m
in U M,
mediante le formule
T
i
j,h
=
i
j,h

i
h, j
, (5.11)
R
i
j,h,k
=

i
h,k
x
j

i
j,k
x
h
+

m
=1
(
i
j,

hk

i
h,

j,k
). (5.12)
5.3. Espressioni rispetto a sistemi di riferimento arbitrari. Un sistema di
riferimento (X
1
, . . . , X
m
) su un aperto U di M determina funzioni
i
j,h
C

(U) tali
che
(5.13)
X
i
X
j
=
m

k=1

k
i, j
X
k
per i, j = 1, . . . , m.
Denizione 18.9. I coecienti
k
i, j
deniti dalla (5.13) si dicono i simboli di Chri-
stoel di nel sistema di riferimento (X
1
, . . . , X
m
).
Ogni campo di vettori Y X(U) ` e combinazione lineare a coecienti in
C

(U) dei campi del sistema di riferimento:


Y =
m

i=1

i
X
i
.
344 18. CONNESSIONI AFFINI
Le sue derivare covarianti rispetto ai campi di riferimento X
1
, . . . , X
m
sono allora:
(5.14)
X
i
Y =
m

k=1
_

_
X
i
(
k
) +
m

j=1

k
i, j

j
_

_
X
k
.
Siano

k
i, j
C

(U) i simboli di Christoel di in un altro riferimento (Y


1
, . . . , Y
m
)
su U.
`
E Y
i
=
_
n
j=1
a
j
i
X
j
, con (a
j
i
) C

(U, GL(n, R)). Indichiamo con (A


j
i
)
linversa della matrice (a
j
i
).
Vale allora la formula di trasformazione per i simboli di Christoel:
(5.15)

k
i, j
=
m

r,s,t=1

r,s
t
a
r
i
a
s
j
A
k
t
+
m

t=1
A
k
t
Y
i
(a
t
j
) per i, j, k = 1, . . . , m.
Se X
i
= /x
i
e Y
i
= /y
i
questa formula si riduce alla (5.6); infatti le matrici (a
i
j
)
ed (A
i
j
) sono in questo caso gli Jacobiani dei cambiamenti di coordinate.
Un dieomorsmo : M M denisce un isomorsmo

: X(M) X
X

X(M) che fa corrispondere ad un campo di vettori X X(M) il campo di


vettori
X

(p) = d

1
(p)
(X

1
(p)
) per ogni p M.
Il pullback di mediante ` e una nuova connessione lineare

su M. La
corrispondente derivazione covariante

` e denita da
(5.16)

X
Y =
_

X
Y

1
X, Y X(M).
Proposizione 18.24. Un dieomorsmo : M M ` e una trasformazione ane
per la connessione se

= .
6. Parallelismo
Sia C

(I, M) una curva dierenziabile in M ed Y C

(I, T M) un cam-
po di vettori dierenziabile lungo la curva , tale cio` e che Possiamo denire il
dierenziale covariante

Y = DY/dt di Y lungo la curva .
Vale infatti il seguente Lemma (vedi 15 del Capitolo 2).
Lemma 18.25. Se Y
1
, Y
2
X(M) e Y
1
((t)) = Y
2
((t)) per ogni t J, allora

(t)
Y
1
=
(t)
Y
2
per ogni t J.
Dimostrazione. Per dimostrare il lemma ` e suciente stabilire lespressione
della derivata covariante lungo una curva in coordinate locali.
Siano x
1
, . . . , x
m
sono coordinate locali nellintorno di un punto (t) della
curva. Se (
1
(t), . . . ,
m
(t)) ` e lespressione parametrica di ed
Y = Y
1
(t)

x
1
+ . . . + Y
m
(t)

x
m
,
allora la derivata covariante di Y lungo ` e:
(6.1)
DY
dt
=

m
i=1
_

Y
i
+
i
j,k

j
Y
k
_

x
i
.

7. GEODETICHE 345
Denizione 18.10. Il campo di vettori Y(t) ` e parallelo lungo la curva : J M
se DY/dt = 0 in tutti i punti di .
Ricordiamo, dal 7, la denizione di geodetica:
Denizione 18.11. La curva : J M ` e una geodetica se il campo della velocit` a
` e parallelo lungo .
Un campo di vettori parallelo lungo una curva soddisfa il sistema di equazioni
dierenziali ordinarie lineare (6.1) lungo la curva . Abbiamo quindi:
Proposizione 18.26. Se : [0, 1] M ` e una curva dierenziabile che unisce due
punti p
0
, p
1
di M, per ogni v T
p
0
M vi ` e uno e un solo campo di vettori Y = (v, t)
parallelo lungo con Y(0) = v. Lapplicazione T
p
0
v (v, 1) T
p
1
M ` e un
isomorsmo lineare.
7. Geodetiche
Sia I un intervallo in R ed s C
2
(I, M) una curva di classe C
2
. La sua velocit` a
s ` e un campo di vettori di classe C
1
su s, di cui possiamo calcolare la derivata
covariante (D s/dt) lungo s. Se s

0
` e il rilevamento orizzontale di s a partire da un
punto
0
di
M
, ` e
(7.1)
D s
dt
= s

0
_

_
d( s
1

0
s)
dt
_

_
.
Denizione 18.12. Una curva C
2
([0, 1], M) si dice una geodetica se la sua
velocit` a ` e parallela lungo , se cio` e
(7.2)
D
dt
= 0, t [0, 1].
Scriveremo a volte
D
2

dt
2
per
D
dt
.
Osservazione 18.27. Se C
2
(I, M) ` e una geodetica, la sua velocit` a ` e o
identicamente nulla, o diversa da zero per ogni t I. [Vedi 15.1 del Capitolo17.]
Osservazione 18.28. Supponiamo che C
2
(I, M) sia una geodetica, con 0.
Una sua riparametrizzazione , con C
2
(I

, I) ` e ancora una geodetica se, e


soltanto se, la ` e ane, cio` e della forma (t) = at + b. Abbiamo infatti
d
dt
= =
D
dt
d
dt
( ) = +
2
D
dt
.
Quindi, se ` e una geodetica,
D
2
( )
dt
2
= . Se 0, questa ci d` a = 0, e
perci ` o ` e ane.
Proposizione 18.29. La proiezione su M di una curva integrale di un campo di vet-
tori orizzontale standard ` e una geodetica e viceversa ogni rialzamento orizzontale
di una geodetica in M ` e la curva integrale di un campo di vettori standard.
346 18. CONNESSIONI AFFINI
Dimostrazione. Siano v R
m
,
v
C

(I,
M
) una curva integrale di v, e
v
=

v
. Poich e (
v
(t))
1

v
(t) = v per ogni t I, per la (7.1) abbiamo D
2
(
v
)/dt
2
= 0.
Viceversa, la (7.1) implica che, se ` e il rilevamento orizzontale di una geode-
tica , la ( )
1
` e costante.
Come conseguenza otteniamo:
Teorema 18.30. Assegnati p
0
M e v
0
T
p
0
M esiste ununica geodetica ,
denita su un intervallo I contenente 0 come punto interno, tale che
(7.3)
_

_
(0) = p
0
,
(0) = v
0
.
Abbiamo inoltre C

(I, M).
Lunicit` a va intesa nel modo seguente: se I, I

sono due intervalli di R che


contengono 0 e C
2
(I, M),

C
2
(I

, M) sono due geodetiche con (0) =


p
0
=

(0), (0) = v
0
=

(0), allora (t) =

(t) per ogni t I I

. In particolare,
esiste una geodetica massimale che soddis le condizioni iniziali (7.3).
Se C

(I, M) ` e una geodetica non costante, allora (t) 0 per ogni t I.


Denizione 18.13. Una connessione ane su M si dice completa se ogni geo-
detica C

(I, M) in M pu` o essere estesa ad una geodetica denita su R.


Per il Teorema 18.30, abbiamo
Proposizione 18.31. Condizione necessaria e suciente anch e la connessione
su M sia completa ` e che tutti i campi orizzontali standard siano completi su
M
.
Lequazione delle geodetiche
(7.4)
D
dt
= 0
si scrive in coordinate locali mediante:
(7.5)
i
+

m
j,k=1

j

k

i
j,k
, per i = 1, . . . , m,
ed ` e quindi unequazione dierenziale non lineare del secondordine. Abbiamo
perci ` o :
Proposizione 18.32. Se p M, v T
p
M, esiste un intervallo aperto I R, con
0 I, ed una geodetica
v
: I M con
v
(0) = p,
v
(0) = v.
La geodetica
v
` e essenzialmente unica. Cio` e, se I

` e un altro intervallo di R
contenente 0 e

v
: I

M unaltra geodetica con

v
(0) = p,

v
(0) = v, allora

v
(t) =
v
(t) per ogni t I I

.
Denizione 18.14. Se v T
p
M, p M, indicheremo con
v
la geodetica mas-
simale tale che (0) = p e (0) = v e con J
v
R il suo massimo dominio di
denizione.
Osserviamo che, se v T
p
M e t, s R sono tali che st J
v
, t J
sv
, allora

sv
(t) =
v
(st).
7. GEODETICHE 347
7.1. Le equazioni di struttura. Ricordiamo che i tensori di torsione T
T
1,2
(M) e di curvatura R T
1,3
(M) sono deniti da:
T(X, Y) =
X
Y
Y
X [X, Y] (7.6)
R(X, Y) =
X

Y

Y

X

[X,Y]
(7.7)
X, Y X(M).
Fissiamo un riferimento (X
1
, . . . , X
m
) su un aperto U di M e consideriamo i simboli
di Christoel e le componenti dei tensori di torsione e di curvatura deniti da:

X
i
X
j
=

m
k=1

k
i, j
X
k
, (7.8)
T(X
i
, X
j
) =

m
k=1
T
k
i, j
X
k
, (7.9)
R(X
i
, X
j
)X
h
=

n
k=1
R
k
h,i, j
X
k
. (7.10)
Deniamo delle 1-forme
i
,
i
j

1
(U) (per 1 i, j m) mediante :
(7.11)
i
(X
j
) =
i
j
,
i
j
=

m
k=1

i
k, j

k
.
Le forme
i
j
determinano a loro volta i simboli di Christoel e quindi la connes-
sione ane.
Diamo una descrizione pi ` u intrinseca delle forme
i
e
i
j
. Il dato del sistema
di riferimento (X
1
, . . . , X
n
) denisce una forma dierenziale
(7.12) = (
1
, . . . ,
n
)
1
(U, R
m
).
La dierenziazione ane denisce allora una forma

= (
i
j
)
1
(U, gl(m, R))
tale che
(7.13) (
X
Y) = d
_
(Y)
_
(X) +

(Y)X.
Se X

1
, . . . , X

n
` e un altro sistema di riferimento in U, le forme


1
(U, R
m
)
e


1
(U, gl(m, R)) ad esso associate sono legate alle ( ,

) del precedente
riferimento dalle equazioni di gauge:
(7.14)
_

_
= a

con a C

(U, GL(m, R)),

= a
1
da + a
1


a = a
1
da + Ad(a
1
)(

) .
Teorema 18.33 (Equazioni di struttura di Cartan). Le forme
i
j
soddisfano:
d
i
=

m
k=1

i
k

k
+
1
2

m
j,k=1
T
i
j,k

j

k
(7.15)
d
i
j
=

m
k=1

i
k

k
j
+
1
2

m
h,k=1
R
i
j,h,k

h

k
. (7.16)
Dimostrazione. Deniamo i coecienti c
k
i, j
mediante :
[X
i
, X
j
] =

m
k=1
c
k
i, j
X
k
.
348 18. CONNESSIONI AFFINI
Useremo nel seguito la convenzione secondo cui indici uguali in alto e in basso si
intendono sommati su tutto il loro insieme di denizione. Abbiamo dunque:
d
i
(X
j
, X
k
) = X
j
(
i
(X
k
)) X
k
(
i
(X
j
))
i
([X
j
, X
k
] = c
i
j,k
.
Abbiamo poi :
T(X
j
, X
k
) =
X
j
X
k

X
k
X
j
[X
j
, X
k
]
=
j,k
i
X
i

k, j
i
X
i
c
i
j,k
X
i
,
cio` e
T
i
j,k
=
j,k
i

k, j
i
c
i
j,k
e quindi :
(
i
h

h
+ T
i
h,

)(X
j
, X
k
)
=
i
k
(X
j
) +
i
j
(X
k
) +
1
2
_
T
i
j,k
T
i
k, j
_
=
j,k
i
+
k, j
i
+
1
2
_
(
j,k
i

k, j
i
c
i
j,k
) (
k, j
i

j,k
i
c
i
k, j
)
_
= c
i
j,k
e quindi abbiamo vericato la (7.15).
Per i coecienti del tensore di curvatura abbiamo lespressione:
(7.17) R
i
j,h,k
= (X
h

k, j
i
) (X
k

h, j
i
) +
k, j

h,
i

h, j

k,
i
c

h,k

, j
i
.
A partire dalla formula per le componenti della curvatura, la verica della (7.16) ` e
analoga a quella della (7.15).
In un riferimento X
1
, . . . , X
n
su un aperto U di M possiamo associare ai tensori
di torsione e di curvatura le forme di torsione e di curvatura mediante :
T =
_

m
j,k=1
T
i
j,k

i

k
_
i=1,...,n

2
(U, R
m
) , (7.18)
R =
_

m
h,k=1
R
i
j,h,k

h

k
_
h,k=1,...,n

2
(U, gl(n, R)), (7.19)
dove, se V ` e uno spazio vettoriale reale,
p
(U, V) ` e lo spazio delle p-forme die-
renziali alternate a valori in V.
Le equazioni di struttura si scrivono allora utilizzando le forme di torsione e di
curvatura mediante
3
:
(7.20)
_

_
d = +
1
2
T
d = +
1
2
R.
Supponiamo che il sistema di riferimento X
1
, . . . , X
n
sia denito su un intorno
normale U
p
del punto p M e consideriamo lapplicazione dierenziabile, denita
3
Si pu` o dare una formulazione intrinseca delle equazioni di struttura denendo forme ,

,

T
ed

R sul brato principale F(M) dei sistemi di riferimento di M.
8. METRICHE PSEUDO-RIEMANNIANE E CONNESSIONE DI LEVI-CIVITA 349
in un intorno aperto V di 0 in R R
m
:
(7.21) : V (t; a
1
, . . . , a
m
) exp
p
(ta
1
X . . . , ta
m
X
n
) U
p
.
Abbiamo allora, per forme
i
,
i
j
denite su V che sono combinazioni lineari a
coecienti C

di da
1
, . . . , da
m
:
(7.22)
_

i
= a
i
dt +
i

i
j
=
i
j
1 i, j n
Vale la:
Proposizione 18.34. Indicando ancora con T
i
j,k
ed R
i
j,h,k
i loro rialzamenti a V,
le forme
i
e
i
j
soddisfano il sistema dierenziale:
(7.23)
_

_

i
t
= da
i
+ a
k

i
k
+ T
i
h,k
a
h

k
,
i
(0, a
1
, . . . , a
m
) = 0

i
j
t
= R
i
j,h,k
a
j

k
,
i
j
(0, a
1
, . . . , a
m
) = 0 .
In particolare, se il tensore di curvatura ` e nullo, le forme
i
j
sono costanti. Se
anche la torsione ` e nulla, lesponenziale denisce allora una trasformazione ane
di un intorno di 0 in T
p
M su un intorno normale di p in M.
8. Metriche pseudo-Riemanniane e connessione di Levi-Civita
Sia M una variet` a dierenziabile.
Denizione 18.15. Una metrica Riemanniana su M ` e un tensore g T
0,2
(M)
simmetrico e denito positivo:
g(X, Y) = g(Y, X), X, Y X(M) (simmetria), (8.1)
g
p
(X, X) > 0, se X X(M) ed X(p) 0 (positivit` a). (8.2)
Diciamo che la g ` e una metrica pseudo-Riemanniana se la condizione (8.2) si
indebolisce a:
Per ogni p M la forma bilineare simmetrica
T
p
M T
p
M (v, w) g
p
(v, w) R ` e non degenere. (8.3)
Una variet` a Riemanniana (risp. pseudo-Riemanniana) ` e una variet` a dieren-
ziabile su cui sia stata ssata una metrica Riemanniana (risp. pseudo-Riemanniana).
Indicheremo a volte una variet` a Riemanniana, o pseudo-Riemanniana, come una
coppia (M, g).
Sia (M, g) una variet` a pseudo-Riemanniana, b una forma bilineare simmetrica
su R
m
, e supponiamo che, per ogni p M, g
p
abbia la stessa segnatura di b.
Indichiamo con O
b
(n) il gruppo degli automorsmi lineari di R
m
che preservano la
forma b.
350 18. CONNESSIONI AFFINI
Otteniamo una riduzione O
b
(M) = (O
b
(M)

M) ad O
b
(n) di (M) ponendo
(8.4) O
b
(M, p) = Hom
R
(R
m
, T
p
M) b(v, w) = g
p
((v), (w), v, w R
m
.
Proposizione 18.35. Sia una connessione ane su una variet ` a pseudo-Riemanniana
(M, g). Sono condizioni equivalenti:
(1) Il trasporto parallelo preserva la forma g.
(2) g = 0.
(3) ammette una O
b
(n) riduzione ad O
b
(M).
CAPITOLO 19
Primi elementi di geometria Riemanniana
1. Metriche Riemanniane e pseudo-Riemanniane
Denizione 19.1. Sia M una variet` a dierenziabile. Una metrica Riemanniana su
M ` e un tensore g T
0,2
(M) simmetrico e denito positivo:
g(X, Y) = g(Y, X), X, Y X(M) (simmetria), (1.1)
g
p
(X, X) > 0, se X X(M) ed X(p) 0 (positivit` a). (1.2)
Diciamo che la g ` e una metrica pseudo-Riemanniana se la condizione (1.2) si
indebolisce a:
Per ogni p M la forma bilineare simmetrica
T
p
M T
p
M (v, w) g
p
(v, w) R ` e non degenere. (1.3)
Una variet ` a Riemanniana (risp. pseudo-Riemanniana) ` e una variet` a dieren-
ziabile su cui sia stata ssata una metrica Riemanniana (risp. pseudo-Riemanniana).
Indicheremo a volte una variet` a Riemanniana, o pseudo-Riemanniana, come una
coppia (M, g).
Se (M, g) ` e una variet` a Riemanniana, poniamo
(1.4) (vw) = g(v, w), jvj =
_
g(v, v), se p M e v, w T
p
M.
Denizione 19.2. Siano (M, g) ed (N, h) due variet` a pseudo-Riemanniane. Unap-
plicazione dierenziabile f : N M si dice unimmersione isometrica locale
se
(1.5) g
f (q)
( f

X
q
, f

Y
q
) = h
q
(X, Y), X, Y X(N), q N.
Esempio 19.1. La metrica Euclidea di R
m
` e denita, nelle coordinate canoniche
x
1
, . . . , x
m
, da
(1.6) g
_
x
i
,

x
j
_
=
i, j
, per 1 i, j m.
Esempio 19.2. Siano (M, g) una variet` a Riemanniana, N una variet` a dierenziabile
ed f : N M unimmersione dierenziabile. Allora
(1.7) h(X
q
, Y
q
) = g( f

(X
q
), f

(Y
q
)), q N, X
q
, Y
q
T
q
N
denisce una metrica Riemanniana su N.
Pi ` u in generale, se (M, g) ` e pseudo-Riemanniana, la (1.7) denisce una metrica
pseudo-Riemanniana su N se, per ogni q N, il sottospazio f

(T
q
N) ` e anisotropo
in (T
f (q)
M, g
f (q)
).
351
352 19. PRIMI ELEMENTI DI GEOMETRIA RIEMANNIANA
Esempio 19.3. Possiamo considerare su S
n
la metrica Riemanniana g indotta dal-
limmersione canonica S
n
R
n+1
.
Calcoliamo il tensore della metrica nelle coordinate locali y = (y
1
, . . . , y
n
),
denite sulla semisfera S
n
+
= S
n
x
0
> 0 da y (1, y)/
_
1 + y
2
. Abbiamo
allora
_

_
x
0
=
1
_
1 + y
2
,
x
i
=
y
i
_
1 + y
2
, per 1 i n.
Quindi, su S
n
+
,
_

_
dx
0
=
_
n
h=1
y
h
dy
h
(1 + y
2
)
3
2
,
dx
i
=
dy
i
(1 + y
2
)
1
2
y
i
_
n
h=1
y
h
dy
h
(1 + y
2
)
3
2
, per 1 i n.
Da questa ricaviamo che
(1.8)
g =
_

n
h=0
dx
h
dx
h
_

S
n
+
=
_
n
i=1
dy
i
dy
i
1 + y
2

1 y
2
(1 + y
2
)
2
_

n
i, j=1
y
i
y
j
dy
i
dy
j
_
.
Poich e la mappa antipodale a
0
: S
n
x x S
n
` e unisometria, la metrica
g denisce, per passaggio al quoziente, una metrica g sullo spazio proiettivo, che
rende la proiezione : S
n
RP
n
unisometria.
Esempio 19.4. Su S
2
= CP
1
= SU(2) possiamo considerare anche la metrica
Riemanniana SU(2)-invariante descritta, nelle coordinate x, y Rcon z
1
/z
0
= x+iy
su U
0
= (z
0
, z
1
) z
0
0, da
(1.9) g = 4
dx dx + dy dy
(1 + x
2
+ y
2
)
2
.
Esempio 19.5. La metrica dellesempio 19.4 ` e, a meno di un fattore moltiplicativo,
la parte reale della metrica di Fubini-Study di CP
n
. Questa ` e una metrica invariante
per lazione di SU(n + 1), che si esprime, nelle coordinate locali w
j
= z
j
/z
0
di
U
0
= z
0
0, mediante
(1.10) h =
(1 + w
2
)
_
j=1
dz
j
d z
j

_
n
j,h=1
z
j
z
h
dz
j
d z
h
(1 + w
2
)
2
.
Si ottiene una metrica Riemanniana ponendo g = Re h.
Esempio 19.6. Possiamo considerare lo spazio proiettivo reale RP
n
come una sot-
tovariet` a dierenziabile dello spazio proiettivo complesso CP
n
. Allora la restrizio-
ne ad RP
n
della metrica di Fubini-Study denisce una metrica SO(n+1)-invariante
su RP
n
.
1. METRICHE RIEMANNIANE E PSEUDO-RIEMANNIANE 353
La sua espressione, nelle coordinate locali y
i
= x
i
/x
0
di U
0
= x
0
0, ` e
(1.11) g =
(1 + y)
2
_
n
i=1
dy
i
dy
i

_
n
i, j=1
y
i
y
j
dy
i
dy
j
(1 + y
2
)
2
.
Esempio 19.7. Uno spazio omogeneo M = G/H, con G gruppo di Lie ed H
sottogruppo compatto di G, ammette una metrica Riemanniana G-invariante.
Infatti, gli elementi h di H deniscono trasformazioni p h p di M che
lasciano sso il punto o = [H]. I loro dierenziali dh
o
in o deniscono un gruppo
compatto di trasformazioni lineari di T
o
M. Dal teorema di Haar sullesistenza di
misure invarianti segue che ` e possibile denire un prodotto scalare ( ) su T
o
M per
cui dh
o
h H sia un gruppo di trasformazioni ortogonali per questo prodotto
scalare. Sia ora p = a o, con a G, un punto di M. Se X
p
, Y
p
T
p
M, deniamo
(1.12) g(X
p
, Y
p
) = (a
1

X
p
a
1

Y
p
).
Poich e, per h H abbiamo
((ah)
1

X
p
(ah)
1

Y
p
) = (h
1

a
1

X
p
h
1

a
1

Y
p
) = (a
1

X
p
a
1

Y
p
)
la denizione (1.12) non dipende dalla scelta dellelemento a G per cui p =
a o, ma soltanto dal punto p e denisce quindi una metrica Riemanniana su M,
invariante per lazione di G.
Denizione 19.3. Uno spazio omogeneo M = G/H di un gruppo di Lie G, con
una metrica Riemanniana invariante rispetto a G, si dice uno spazio Riemanniano
omogeneo.
Esempio 19.8. Ogni gruppo di Lie compatto G ammette una metrica Riemannia-
na invariante sia rispetto alle traslazioni a destra che rispetto alle traslazioni a sini-
stra. Possiamo infatti considerare G come uno spazio omogeneo rispetto allazione
transitiva
(1.13) (G G) G ((a, b), x) axb
1
G.
Il sottogruppo di isotropia di e ` e
G
= (a, a) a G. Per lEsempio 19.7, G
ammette una metrica g invariante per lazione di GG, cio` e invariante sia a destra
che a sinistra.
Supponiamo che il gruppo G sia un gruppo semisemplice compatto. Allora la
forma di Killing
(1.14)
g
(A, B) = traccia(ad
g
(A) ad
g
(B))
` e denita negativa. Otteniamo una metrica Riemanniana G-invariante a sinistra ed
a destra ponendo
(1.15) g(

X
a
,

Y
a
) =
g
(X, Y), X, Y g,
dove abbiamo indicato con

X,

Y i campi di vettori invarianti a sinistra associati ad
X, Y g.
Analogamente, se G ` e un sottogruppo compatto di GL(n, R), la forma quadra-
tica
(1.16) g
e
(X, Y) = traccia(XY), X, Y g gl(n, R)
354 19. PRIMI ELEMENTI DI GEOMETRIA RIEMANNIANA
` e denita positiva ed otteniamo una metrica Riemanniana invariante su Gdenendo
(1.17) g(

X
a
,

Y
a
) = traccia(XY), X, Y g.
Esempio 19.9. Un esempio di metrica pseudo-Riemanniana su R
n
` e dato dalla
forma
(1.18) g =

p
i=1
dx
i
dx
i

n
i=p+1
dx
i
dx
i
.
Esempio 19.10. Sia M = x R
n+1
x
0
=
_
1 +
_
n
i=1
x
i

2
, su cui abbiamo
considerato la metrica pseudo-Riemanniana g = dx
0
dx
0
+
_
n
i=1
dx
i
dx
i
. Allora
la restrizione g di g ad M ` e una metrica Riemanniana su M. Questa ` e la metrica
standard dello spazio iperbolico di Lobacevski di dimensione n. Osserviamo che
le trasformazioni di SO(1, n) agiscono su M come un gruppo di isometrie.
Esempio 19.11. Sia G un gruppo di Lie semisemplice. Per un criterio di Cartan,
la semisemplicit` a ` e equivalente al fatto che la forma di Killing
(1.19)
g
(X, Y) = traccia(ad
g
(X)ad
g
(Y)), X, Y g
sia non degenere sullalgebra di Lie g di G. Nota che, se G non ` e compatto, la
forma di Killing ` e indenita. La
(1.20) g(

X
a
,

Y
a
) = (X, Y), per X, Y g
denisce allora una metrica pseudo-Riemanniana su G.
Ad una metrica Riemanniana g su M associamo il brato principale, o(M) =
(O(M)

M) con gruppo strutturale O(m), che consiste dei riferimenti ortogonali
su M.
Denizione 19.4. Data una metrica Riemanniana g su M indichiamo con O(M)
lunione disgiunta
_
pM
O
p
(M), (1.21)
ove O
p
(M) = : R
m
T
p
M g
p
((v), (v)) = v
2
, v R
m
.
Il brato o(M) = (O(M)

M), ove () = p se p O
p
(M), ` e un sottobrato del
brato (M) e si dice il brato dei sistemi di riferimento ortonormali su M.
Pi ` u in generale, possiamo introdurre la
Denizione 19.5. Sia (M, g) una variet` a pseudo-Riemanniana e supponiamo che la
forma bilineare simmetrica g
p
abbia segnatura (m q, q) su T
p
M per ogni p M.
Sia b : R
m
R
m
R una forma bilineare simmetrica con segnatura (n q, q). Per
ogni p M deniamo
(1.22) O
b
p
(M) = : R
m
T
p
M g((v), (v)) = b(v, v), v R
m

e poniamo
(1.23) O
b
(M) =
_
pM
O
b
p
(M).
2. LA CONNESSIONE DI LEVI-CIVITA 355
Allora O
b
(M) ` e lo spazio totale di un sottobrato o
b
(M) = (O
b
(M)

M) di (M),
con gruppo strutturale O(m q, q), che si dice brato dei b-sistemi di riferimento
di (M, g).
Nel caso in cui b sia il prodotto scalare canonico su R
m
, abbiamo o
b
(M) =
o(M). La denizione 19.4 ` e quindi un caso particolare della 19.5.
2. La connessione di Levi-Civita
Sia (M, g) una variet` a pseudo-Riemanniana. Supponiamo che g
p
abbia segna-
tura costante e ssiamo una forma bilineare simmetrica b su R
m
che abbia la stessa
segnatura di g.
Denizione 19.6. Si dice connessione pseudo-metrica su (M, g) ogni connessione
ane che ammetta una riduzione ad o
b
(M).
Osservazione 19.1. La denizione 19.6 non dipende dalla scelta della particolare
forma b.
Proposizione 19.2. Una connessione lineare su M ` e pseudo-metrica se e soltanto
se il tensore g della pseudo-metrica ` e parallelo rispetto a , se cio` e
(2.1) g = 0.
Dimostrazione. Sia : [0, 1] M un cammino dierenziabile in M e sia

0
il suo rialzamento a (M) a partire da un punto
0
o
(0)
(M) F
(0)
(M).
Fissiamo v
1
, v
2
R
m
. Se ammette una riduzione ad o
b
(M), allora

0
(t)
o
b
(M) per ogni t [0, 1] e quindi, posto X
i
=

0
(t)v
i
C

([0, 1], T M), otteniamo


g(X
1
, X
2
) = b(v
1
, v
2
), v
1
, v
2
R
m
, t [0, 1].
Abbiamo perci ` o
(

g)(X
1
, X
2
) =
d
dt
g(X
1
, X
2
) g
_
D
dt
X
1
, X
2
_
g
_
X
1
,
D
dt
X
2
_
= 0,
perch e g(X
1
, X
2
) ` e costante su [0, 1] e
D
dt
X
i
= 0 per i = 1, 2. Da questa relazione
ricaviamo che g = 0.
Supponiamo viceversa che g = 0. Siano X
i
=

0
(t)e
i
, ove e
1
, . . . , e
m
sono i
vettori della base canonica di R
m
. Abbiamo
d
dt
g(X
i
, X
j
) = (

g)(X
i
, X
j
) + g
_
D
dt
X
i
, X
j
_
+ g
_
X
i
,
D
dt
X
j
) = 0,
per ogni 1 i, j m, perch e
D
dt
X
i
= 0 per i = 1, . . . , m ed abbiamo supposto che
g = 0. Questo dimostra che (X
1
, . . . , X
m
) ` e un sistema di riferimento in o
b
(M) per
ogni t [0, 1] e che quindi ammette una riduzione ad o
b
(M).
Osservazione 19.3. La condizione (2.1) ` e equivalente allaermazione che il tra-
sporto parallelo lungo un cammino regolare a tratti , di punto iniziale p
0
e punto
nale p
1
, sia unisometria di (T
p
0
M, g
p
0
) su (T
p
1
M, g
p
1
), che cio` e g
p
0
(X
0
, Y
0
) =
g
p
1
(X
1
, Y
1
) se X
t
, Y
t
sono campi di vettori paralleli lungo una curva dierenziabile
: [0, 1] M che congiunga i punti p
0
e p
1
.
356 19. PRIMI ELEMENTI DI GEOMETRIA RIEMANNIANA
Siano infatti X, Y, Z M. Sia : (, ) M una curva integrale di X X(M).
Poich e
X
` e una derivazione dellalgebra tensoriale, abbiamo :
(2.2)
d
dt
_
g
(t)
(Y
(t)
, Z
(t)
)
_
=
_
(
X
g)(Y, Z) + g
_
D
dt
Y, Z
_
+ g
_
Y,
D
dt
Z
__
(t)
.
Supponiamo che Y, Z siano paralleli lungo e che il trasporto parallelo sia uniso-
metria. Allora il primo membro di (2.2) ` e nullo perch e g(Y, Z) ` e costante lungo ,
gli ultimi due addendi a secondo membro sono nulli perch e
D
dt
Y e
D
dt
Z sono nulli.
Perci ` o la (2.2), calcolata lungo una curva integrale di X passante per un qualsiasi
punto p di M assegnato, e con Y(p), Z(p) T
p
M arbitrari ci d` a la (2.1). Viceversa,
la (2.1) implica che g(Y, Z) ` e costante lungo le curve integrali di X se Y e Z sono
paralleli lungo .
Lemma 19.4. Le geodetiche di una connessione metrica di (M, g) sono parame-
trizzate mediante un multiplo della lunghezza darco, cio` e j j ` e costante lungo una
geodetica .
Dimostrazione. Infatti, se : [a, b]M ` e una geodetica, allora
d
dt
g( (t), (t)) = 2 g
_
D (t)
dt
, (t)
_
= 0 .

Teorema 19.5 (Levi-Civita). Sia (M, g) una variet ` a pseudo-Riemanniana. Vi ` e


allora ununica connessione ane su M che abbia torsione nulla e per cui il
trasporto parallelo sia unisometria.
Dimostrazione. La condizione che la torsione sia nulla si pu` o riscrivere me-
diante lequazione:
(2.3)
X
Y
Y
X = [X, Y] X, Y X(M).
Linvarianza del pseudo-prodotto scalare rispetto al trasporto parallelo ` e equivalen-
te alla condizione:
(2.4)
X
g = 0 X X(M).
Se vale la (2.4), abbiamo per ogni X, Y, Z X(M):
(2.5) Xg(Y, Z) = g(
X
Y, Z) + g(Y,
X
Z).
Supponendo inoltre che la torsione sia nulla, otteniamo :
Yg(Z, X) = g(
Y
Z, X) + g(Z,
Y
X) = g(
Y
Z, X) + g(Z,
X
Y)
g(Z, [X, Y])
Zg(X, Y) = g(
Z
X, Y) + g(X,
Z
Y) = g(
X
Z, Y) + g(X,
Y
Z)
+g(Y, [Z, X]) g(X, [Y, Z])
e quindi :
Xg(Y, Z) + Yg(Z, X) Zg(X, Y)
2. LA CONNESSIONE DI LEVI-CIVITA 357
= g(
X
Y, Z) + g(Y,
X
Z)
+ g(
Y
Z, X) + g(Z,
X
Y) g(Z, [X, Y])
g(
X
Z, Y) g(X,
Z
Y) g(Y, [Z, X]) + g(X, [Y, Z])
Da questa ricaviamo la formula della derivazione covariante :
(2.6)
2g(
X
Y, Z) = Xg(Y, Z) + Yg(X, Z) Zg(X, Y)
g(X, [Y, Z]) + g(Y, [Z, X]) + g(Z, [X, Y]) .
Questo dimostra lunicit` a. Viceversa, possiamo utilizzare la (2.6) per denire
X
Y.
Si dimostra senza dicolt` a che la cos` denita ` e una derivazione covariante con
torsione nulla.
Denizione 19.7. Lunica connessione metrica priva di torsione su (M, g) si dice
la connessione di Levi-Civita
1
.
Espressione in coordinate locali. Siano x
1
, . . . , x
m
coordinate locali in un
aperto U di M e poniamo
g
i, j
= g
_
x
i
,

x
j
_
1 i, j m.
Possiamo utilizzare la (2.6) per calcolare i simboli di Christoel della connessione
di Levi-Civita rispetto ai coecienti g
i, j
della metrica. Infatti la (2.6) d` a:
2

i, j
g
,k
=
g
j,k
x
i
+
g
i,k
x
j

g
i, j
x
k
.
Indichiamo con g
i, j
i coecienti della matrice inversa della (g
i, j
)
i, j=1,...,m
. Ottenia-
mo allora:
(2.7)
k
i, j
=
1
2

m
=1
g
k,
_
g
j,
x
i
+
g
i,
x
j

g
i, j
x

_
.
Lassenza di torsione equivale al fatto che i simboli di Christoel, calcolati in
un sistema di coordinate locali, siano simmetrici rispetto ai due indici in basso.
Espressione in un riferimento ortonormale. Supponiamo che g sia una me-
trica Riemanniana.
Siano U un aperto di M ed (X
1
, . . . , X
m
) un sistema di riferimento in (U, O(M)).
Poich e le g(X
i
, X
j
) =
i, j
sono costanti, i simboli di Christoel nel riferimento
(X
1
, . . . , X
m
) soddisfano:
(2.8)
k
i, j
=
1
2
_
c
i
j,k
c
j
k,i
c
k
i, j
_
, ove [X
i
, X
j
] = c
k
i, j
X
k
.
I simboli c
i
j,k
sono antisimmetrici rispetto ai due indici in basso. Otteniamo
perci ` o

k
i, j
=
1
2
_
c
i
k, j
c
k
j,i
c
j
i,k
_
=
j
i,k
.
1
Tullio Levi-Civita (Padova, 29 Marzo 1873 Roma, 29 Dicembre 1941) matematico italiano,
allievo di Gregorio Ricci-Curbastro, ` e l inventore del calcolo dierenziale assoluto (calcolo tensoria-
le). Ha dato notevoli contributi alla geometria dierenziale, alla teoria della relativit` a, alla meccanica
celeste, allidrodinamica. Nel 1938 fu cacciato dallUniversit` a in seguito alle leggi razziali.
358 19. PRIMI ELEMENTI DI GEOMETRIA RIEMANNIANA
Quindi, i simboli di Christoel
i
j,k
soddisfano la propriet` a:
per ogni indice i = 1, . . . , m la matrice (
j
i,k
)
1j,kn
` e antisimmetrica.
Consideriamo il co-riferimento (
1
, . . . ,
m
) F

(U) associato al riferimento


(X
1
, . . . , X
m
). Le forme
1
, . . . ,
m
X

(U) sono caratterizzate da


i
(X
j
) =
i
j
per
1 i, j m, di modo che
g =

m
i=1
_

i
_
2
=
m

i=1

i

i
.
Abbiamo allora:

k
j
=

m
i=1

k
i, j

i
=

m
i=1

j
i,k

i
=
j
k
. (2.9)
Quindi, se utilizziamo riferimenti ortonormali, la = (
j
k
) ` e una forma dierenzia-
le a valori nellalgebra di Lie o(n) delle matrici reali antisimmetriche. Le equazioni
di struttura di danno :
_

_
d =
d = +
1
2
R
e quindi la forma di curvatura ` e anchessa a valori in o(n).
2.1. Forma polare. Fissiamo un punto p
0
M e sia U un intorno suo intorno
normale. Possiamo supporre che, per un r > 0,
exp
p
0
: N
p
0
(r) = x T
p
0
M jxj
g
< r U
sia un dieomorsmo.
Fissiamo una base ortonormale (e
1
, . . . , e
m
) in T
p
0
M e costruiamo una se-
zione
U
(U, O(M)) mediante il trasporto parallelo di (e
1
, . . . , e
m
) lungo le
geodetiche:

U
(exp
p
0
(x)) =
_
d exp
p
0
(x)(e
1
), . . . , d exp
p
0
(x)(e
m
)
_
.
Poniamo poi
(2.10)

= (

i
)
1im
=

U
, = (
i
j
)
1i, jm
=

U
,
ove ed sono, rispettivamente, la forma canonica e la forma di Cartan della
connessione di Levi-Civita .
Per calcolare queste forme in modo esplicito, introduciamo coordinate polari
in N
0
, ponendo, per le componenti v
i
di v T
p
0
M,
v
i
= x
i
t, 1 i m,

m
i=1
(x
i
)
2
= 1.
Lemma 19.6. Abbiamo:

i
= x
i
dt +
i
, con
i
indipendente da dt, (2.11)
gli
i
j
sono indipendenti da dt, (2.12)
d
i
=
_
dx
i
+

m
j=1

i
j
x
j
_
dt + , (2.13)
d
i
j
=

m
h,k=1

R
i
j,h,k
x
h

k
dt + (2.14)
2. LA CONNESSIONE DI LEVI-CIVITA 359
dove i puntini stanno per forme indipendenti da dt ed

R
i
j,h,k
sono le componenti del
tensore di curvatura nel riferimento
U
.
Dimostrazione. Dimostriamo la (2.11). Per provare che
i
` e indipendente
da dt ` e suciente vericare che, se
x
= exp
p
0
(tx) ` e la geodetica uscente da p
0
con velocit` a x, allora

i
(
x
) = x
i
. Osserviamo che, per la denizione della forma
canonica,
(
d
dt

x
) =

(
x
) =
x
(t)
1
(
x
(t)),
ove
x
` e il rialzamento orizzontale di
x
a partire dal punto (e
1
, . . . , e
m
). Poich e
x
` e orizzontale e
x
parallelo lungo
x
, ne segue che

(
x
) ` e costante. Il suo valore in
0 ` e x e dunque

i
(
x
) = x
i
per ogni t.
Poich e
x
e
x
sono paralleli lungo la geodetica
x
, abbiamo

i
j
(
x
) =
i
j
(
d
dt

x
) = 0,
perch e
x
` e orizzontale, e questo ci d` a la (2.12).
Poich e la connessione di Levi-Civita ha torsione nulla, abbiamo
d = .
Quindi
d
i
= dx
i
dt d

i
=
_
dx
i
+

m
j=1

i
j
x
j
_
dt +
ove i puntini stanno per una forma indipendente da dt, in quanto
d

= d

U
=

U
d =

U
( ) =

e, per le (2.11), (2.12),

m
j=1

i
j

j
=

m
j=1

i
j
x
j
dt + ,
ove i puntini stanno per una forma indipendente da dt.
Dalle equazioni di struttura, abbiamo
d

i
= d(x
i
dt +
i
) =

m
j=1

i
j
(x
i
dt +
i
),
d
i
j
=

m
k=1

i
k

k
j
+

i
j
,
ove

i
j
=

m
h,k=1

R
i
j,h,k

k
,
da cui sostituendo lespressione di
i
in (2.11) si ottiene la (2.14).
Proposizione 19.7. Abbiamo, per il tensore della metrica, lespressione
(2.15) g = dt dt +

m
i=1

i

i
.
Dimostrazione. Poich e
U
` e un riferimento ortonormale, abbiamo
g =

m
i=1

i
.
Da questa risulta
g = dt dt +

m
i=1

i

i
+

m
i, j=1
x
i
(
i
dt + dt
i
).
360 19. PRIMI ELEMENTI DI GEOMETRIA RIEMANNIANA
Dobbiamo vericare che lultima sommatoria a secondo membro ` e nulla. Poi-
ch e
i
= 0 in p
0
, baster` a dimostrare che la forma
_
m
i=1
x
i

i
` e indipendente da t.
Abbiamo
d
_

m
i=1
x
i

i
_
=

m
i=1
x
i
d
i
=

m
i=1
x
i
_
dx
i
+

m
j=1

i
j
x
j
_
dt + ,
dove al solito i puntini indicano una forma indipendente da dt. Abbiamo
_
i, j

i
j
x
i
x
j
=
0 perch e la matrice
i
j
` e antisimmetrica. Poi, da
_
m
j=1
x
j

2
= 1 abbiamo
_
m
j=1
x
j
dx
j
=
0. Quindi il dierenziale della forma =
_
m
i=1
x
j

i
` e indipendente da dt e, dal mo-
mento che non contiene dt, ci` o signica che la forma ` e costante rispetto a t.
Questo completa la dimostrazione.
3. Geodetiche e distanza su una variet` a Riemanniana
Sia (M, g) una variet` a Riemanniana e la connessione di Levi-Civita su M.
Sia : [a, b] M un cammino dierenziabile di classe C
1
a tratti.
Denizione 19.8. Deniamo la lunghezza () e lenergia, o azione E() di
mediante:
() =
_
b
a
j j dt =
_
b
a
_
g( , ) dt, (3.1)
E() =
_
b
a
j j
2
dt =
_
b
a
g( , ) dt. (3.2)
Lemma 19.8. La lunghezza di una curva non dipende dalla sua parametrizzazione.
Denizione 19.9. Una curva : [a, b]M, di classe C
1
a tratti, ` e parametrizzata
per lunghezza darco se j (t)j = 1 per ogni t [a, b].
Se ` e parametrizzata per lunghezza darco, abbiamo
t
2
t
1
=
_
t
2
t
1
j (t)j dt per ogni a t
1
< t
2
b.
Lemma 19.9. Siano p
0
M ed U un suo intorno normale, immagine mediante
exp
p
0
di una palla N
p
0
(r) = v T
p
0
M jvj < r.
Sia
p
= exp
p
0
(tv
p
) la geodetica in U che congiunge p
0
a p. Se ` e una
qualsiasi altra curva dierenziabile, con supporto diverso da quello di
p
, che
congiunge p
0
a p, allora
(3.3) (
p
0
, p
) < ().
Dimostrazione. Utilizziamo le coordinate polari introdotte nel paragrafo pre-
cedente e la Proposizione 19.7.
Dimostriamo in primo luogo la (3.3) per cammini contenuti in U. Sia :
[0, 1] U un cammino, di classe C
1
a tratti, che congiunge p
0
a p, con supporto
distinto dalla geodetica
p
. Nel dimostrare che (
p
0
, p
) < (), possiamo supporre
3. GEODETICHE E DISTANZA SU UNA VARIET
`
A RIEMANNIANA 361
che sia semplice. Utilizzando le coordinate polari, possiamo scrivere =
0
,
ove
0
` e un cammino

0
: [0, 1] s (t(s), x(s)) V = (t, x) R S
p
0
tx N
p
0
(r)
e : V (t, x) exp
p
0
(tx) U. Abbiamo:

0
(s) =
_

t(s)

t
, x(s)
_
e quindi, utilizzando la (2.15),
j (s)j
2
= (

g)(
0
(s),
0
(s)) =

t(s)
2
+

m
i=1

i
( x(s))
2
.
Quindi :
() =
_
b
a
j (s)j ds
_
b
a

t(s) ds (
p
0
,p
)
e vale luguale solo se
i
( x(s)) = 0 per ogni i ed s, se cio` e coincide con la
geodetica.
Se : [0, 1] M ` e una curva di classe C
1
a tratti che congiunge p
0
a p e non
` e tutta contenuta in U, allora per ogni 0 < r

< r vi ` e un t
0
, con 0 < t
0
< 1 minimo
per cui (t
0
) = p

= exp
p
0
(v

) per qualche v

T
p
0
M con jv

j = r

. Per la prima
parte della dimostrazione, avremo allora
r

(
[0,t
0
]
) ().
Sar` a perci ` o () r > (
p
). La dimostrazione ` e completa.
Dal Lemma 19.9 si ricava subito:
Teorema 19.10. (1) Sia (M, g) una variet ` a Riemanniana connessa. Sia
(3.4) d(p, q) = inf() C

([0, 1], 0, 1; M, p, q).


Allora d : M M R ` e una distanza su M.
(2) Se B
p
0
(r) = p M d(p, p
0
) < r ` e un intorno normale di p
0
, allora
exp
p
0
denisce un dieormorsmo di N
p
0
(r) = v T
p
0
M jvj < r su
B
p
0
(r).
(3) La topologia di M coincide con quella denita dalla distanza d. In
particolare ogni variet` a Riemanniana connessa ` e uno spazio topologico
separabile e a base numerabile.
Denizione 19.10. La distanza (3.4) si dice la distanza Riemanniana su (M, g).
Osservazione 19.11. Possiamo denire la distanza Riemanniana anche nel caso
in cui M non sia connessa. d(p, q) coincider` a con la distanza denita da (3.4) su
ciascuna componente connessa di M e si porr` a uguale ad un numero positivo, ad
esempio 1, quando i punti p e q appartengano a diverse componenti connesse di
M.
Indichiamo con C
1
t
([a, b], a, b; M, p, q) linsieme delle curve di classe C
1
a
tratti di punto iniziale p e punto nale q.
362 19. PRIMI ELEMENTI DI GEOMETRIA RIEMANNIANA
Lemma 19.12. Per ogni curva C
1
t
([a, b], a, b; M, p, q) vale la diseguaglianza:
(3.5) ()
2
(b a)E() .
Vale luguaglianza in (3.5) se e soltanto se j (t)j = costante.
Dimostrazione. Abbiamo infatti per la diseguaglianza di H older:
() =
_
b
a
j (t)j dt
__
b
a
j (t)j
2
dt
_
1/2

__
b
a
dt
_
1/2
= (b a)
1/2
E()
1/2
e vale luguaglianza se e soltanto se j (t)j ` e costante.
Corollario 19.13. Se C
1
t
([0, 1], 0, 1; M, p, q) ` e parametrizzata per un multiplo
della lunghezza darco, allora E() ` e minimo di E( ), al variare di tra i
dieomorsmi di [a, b].
Proposizione 19.14. Le equazioni di Eulero-Lagrange per il funzionale dellener-
gia E() sono date da
(3.6)
D
dt
= 0 .
Le geodetiche della connessione di Levi-Civita di una variet` a Riemanniana sono
quindi gli estremali del funzionale dellenergia.
Dimostrazione. Diamo qui una dimostrazione utilizzando una rappresentazio-
ne di in una carta coordinata. Ci ` o corrisponde a considerare perturbazioni di archi
sucientemente piccoli di . Nel paragrafo seguente introdurremo la nozione di
supercie parametrica e la utilizzeremo per dare la dimostrazione per variazioni di
carattere generale.
Siano a, b R con a < b, sia un aperto di R
m
, e sia F : [a, b] R
m

(t, x, )F(t, x, ) R una funzione di classe C


1
. Fissiamo due punti x
a
, x
b
.
Le equazioni di Eulero-Lagrange del funzionale
(3.7) () =
_
b
a
F(t, (t),

(t)) dt , C
1
([a, b], a, b; , x
a
, x
b
)
sono date da:
(3.8)
d
dt
F

i

F
x
i
= 0 , i = 1, . . . , m.
Supponiamo che C
1
([a, b], M) e che il suo supporto ([a, b]) sia contenuto in
un aperto coordinato (U, x). Allora il funzionale dellenergia si pu` o considerare
come il funzionale denito a partire dalla
F(t, x, ) = ( ) =
m

i, j=1
g
i, j
(x)
i

j
.
Otteniamo perci ` o per le relative equazioni di Eulero-Lagrange:
2
d
dt
_

m
j=1
g
i, j
((t))
j
(t)
_

m
j,k=1
g
j,k
((t))
x
i

j
(t)
k
(t) = 0,
per i = 1, . . . , m;
4. LA VARIAZIONE PRIMA DELLINTEGRALE DELLENERGIA 363
quindi
2

m
j=1
g
i, j
()
j
+

m
j,k=1
_
2
g
i, j
()
x
k

j

k

g
j,k
()
x
i

j

k
_
= 0, ()
per i = 1, . . . , m
I simboli di Christoel della connessione di Levi-Civita sono deniti da

i
j,k
=
1
2
n

h=1
g
i,h
_
g
h, j
x
k
+
g
h,k
x
j

g
j,k
x
h
_
,
dove (g
i, j
) ` e la matrice inversa di (g
i, j
). La () si pu` o riscrivere perci ` o nella forma:

i
+
n

j,k=1

i
j,k
()
j

k
= 0 per i = 1, . . . , m,
e dunque ` e una geodetica per la connessione di Levi-Civita.
4. La variazione prima dellintegrale dellenergia
In questo paragrafo deriviamo in modo intrinseco le equazioni di Eulero-Lagrange
per la variazione dellintegrale dellenergia. Nella dimostrazione della Proposizio-
ne 19.14 abbiamo utilizzato la rappresentazione in coordinate per poter utilizzare
le classiche formule del calcolo delle variazioni. In questo paragrafo ripetiamo i
ragionamenti utilizzando la nozione di supercie parametrica.
Denizione 19.11. Sia M una variet` a dierenziabile. Una supercie parametrica
in M ` e unapplicazione dierenziabile f : UM di un aperto U di R
2
in M.
Siano (t, s) le coordinate cartesiane di R
2
. Poniamo
f (t, s)/t = f

(/t)
(t,s)
, e f (t, s)/s = f

(/s)
(t,s)
.
Denizione 19.12. Chiamiamo campo di vettori su f unapplicazione dierenzia-
bile V : UT M che renda commutativo il diagramma:
U
V
T M
_
_
_
_

U
f
M .
Sia (M, g) una variet` a Riemanniana, ed indichiamo con la dierenziazione
covariante secondo la connessione di Levi-Civita su M.
Se f : U R
2
M ` e una supercie parametrica in M, per ogni s ssato,
tf
s
(t) = f (t, s) ` e una curva dierenziabile in M, ed un campo di vettori V :
UT M su f induce per restrizione un campo di vettori lungo f
s
. Possiamo quindi
denire
(4.1)
DV
t
(t, s) = f (t,s)
t
V

f ( ,s)
.
In modo analogo, scambiando il ruolo delle variabili s, t, deniamo
(4.2)
DV
s
(t, s) = f (t,s)
s
V

f (t, )
.
364 19. PRIMI ELEMENTI DI GEOMETRIA RIEMANNIANA
Lemma 19.15. Siano f : UM una supercie parametrica in M e V un campo
di vettori su f . Valgono allora le:
D
s
f
t
=
D
t
f
s
, (4.3)
D
s
D
t
V
D
t
D
s
V = R
_
f
t
,
f
s
_
V. (4.4)
Dimostrazione. La verica delle formule ` e immediata quando la f si scriva, in
un sistema di coordinate locali x
1
, . . . , x
n
, mediante:
(t, s)(t, s, 0, . . . , 0).
Ci ` o ` e possibile vicino a ciascun punto (t, s) in cui la f sia unimmersione, cio` e in
cui
f
t
e
f
s
siano linearmente indipendenti. Perturbando f , e osservando che le
formule che vogliamo dimostrare dipendono con continuit` a dalla f , ci riconducia-
mo al caso in cui f sia unimmersione. Osserviamo che la (4.3) ` e conseguenza del
fatto che la connessione di Levi-Civita ` e priva di torsione.
Utilizziamo ora la (4.3) per calcolare la variazione dellintegrale dellenergia.
Sia quindi f : [a, b] [, ] M una supercie parametrica, e poniamo f
s
(t) =
f (t, s). Abbiamo

s
_
b
a
g
_ f
t
,
f
t
_
dt =
_
b
a

s
g
_ f
t
,
f
t
_
dt
= 2
_
b
a
g
_ D
s
f
t
,
f
t
_
dt = 2
_
b
a
g
_ D
t
f
s
,
f
t
_
dt
= 2
_
b
a
_

t
g
_ f
s
,
f
t
_
g
_ f
s
,
D
t
f
t
_
_
dt
= 2
_
g
_ f
s
,
f
t
_
_
b
a
2
_
b
a
g
_ f
s
,
D
2
f
t
2
_
dt.
Se supponiamo che f
s
(a) e f
s
(b) siano costanti, il primo addendo dellultima riga ` e
nullo. Otteniamo quindi la condizione di estremalit` a di un cammimo : [a, b]
M nella forma
_
b
a
g
_ f
s
(t, 0),
D
2

dt
2
_
dt = 0
per tutte le supercie parametriche f : [a, b] [, ] M con f (t, 0) = (t) per
ogni t [a, b], f (a, s) = (a), f (b, s) = (b) per ogni s [, ]. Poich e possiamo
denire f in modo che
f
s
(t, 0) sia un qualsiasi campo di vettori dierenziabile
lungo , otteniamo, come condizione di estremalit` a, lequazione della geodetica
D
dt
=
D
2

t
2
= 0.
5. VARIET
`
A DI RIEMANN COMPATTE 365
5. Variet` a di Riemann compatte
Teorema 19.16. Sia M una variet` a Riemanniana compatta, con metrica g, e siano
p, q M. Allora esiste una geodetica in ogni classe di omotopia [] di curve
continue da p a q. Essa pu` o essere scelta come una curva di minima lunghezza in
[].
Dimostrazione. Ogni punto di M ha un sistema fondamentale di intorni sem-
plici e convessi. Per la compattezza di M, possiamo trovare un numero reale posi-
tivo
0
tale che ogni palla B
p
(r) = q M d(p, q) < r, ove d ` e la distanza denita
a partire dalla metrica Riemanniana g, e 0 < r
0
, sia semplice e convesso.
In particolare, dati due punti p e q con d(p, q) <
0
, vi ` e ununica geodetica
: [0, 1]M, di lunghezza minore di
0
, tale che (0) = p e (1) = q.
La sua lunghezza ` e proprio uguale alla distanza d(p, q) tra i due punti e quindi
realizza il minimo della distanza. Da questo segue che:
Due curve
0
,
1
: [a, b]M tali che g(
0
(t),
1
(t)) <
0
per ogni t [a, b]
sono omotope. Se
0
(a) =
1
(a) e
0
(b) =
1
(b), allora
0
e
1
sono omotope in
unomotopia con estremi ssi.
Basta considerare infatti la F : [a, b] [0, 1]M ottenuta richiedendo che la
[0, 1] sF(t, s) M sia lunica geodetica di lunghezza minore di
0
tale che
F(t, 0) =
0
(t) e F(t, 1) =
1
(t). Fissiamo ora una classe di omotopia [] di curve
: [a, b]M con (a) = p e (b) = q, per due punti p, q M ssati. Consideriamo
una successione
n
[] tale che
(
n
) inf() [] .
Possiamo supporre che su ciascuna curva il parametro sia un multiplo della lun-
ghezza darco. Poich e le lunghezze delle curve
n
sono uniformemente limitate,
possiamo trovare un intero positivo ed una partizione
a = t
0
< t
1
< < t
1
< t

= b
tale che

[t
i1
,t
i
]
_
<
0
/2 per n = 1, 2, . . . , e i = 1, 2, . . . , .
Possiamo supporre che le
n
siano geodetiche a tratti, sostituendo alla
n

[t
i1
,t
i
]
la
geodetica di lunghezza minore di
0
che congiunge
n
(t
i1
) a
n
(t
i
). Passando ad
una sottosuccessione, possiamo supporre che, per ogni i = 0, 1, . . . , 1, sia

n
(t
i
)p
i
M .
Allora larco
n

[t
i1
,t
i
]
converge alla geodetica di lunghezza minima (minore di
0
)
che congiuge p
i1
a p
i
, e quindi le
n
convergono a una curva [], che ha
lunghezza minima tra tutte le curve in []. Essa ` e necessariamente una geodetica
in tutti i punti, in quanto se non lo fosse potrei sostituire a un qualsiasi suo arco di
lunghezza minore di
0
, che non fosse un arco di geodetica, un arco di geodetica
di lunghezza minore, ottenendo una curva in [] di lunghezza inferiore.
366 19. PRIMI ELEMENTI DI GEOMETRIA RIEMANNIANA
Corollario 19.17. Due punti qualsiasi p, q di una variet` a Riemanniana compatta
(M, g) possono essere congiunti con una geodetica : [0, 1]M di lunghezza
() = d(p, q).
Corollario 19.18. Se (M, g) ` e una variet` a Riemanniana compatta, per ogni p M
lapplicazione exp
p
` e denita su tutto T
p
M ed ` e surgettiva.
Corollario 19.19 (Teorema di Cartan-Weyl-Hopf). Se G ` e un gruppo di Lie com-
patto e connesso, con algebra di Lie g, allora exp : g G ` e surgettiva.
Dimostrazione. Infatti si pu` o denire su G una metrica Riemanniana per cui
le curve t exp(tX), al variare di X in g, siano le geodetiche passanti per e (vedi
lEsempio 21.1 del Capitolo 21).
6. Il teorema di Hopf-Rinow
Ricordiamo che una variet` a ane (M, ), ` e geodeticamente completa se ogni
geodetica : [a, b]M ` e la restrizione di una geodetica : RM.
Teorema 19.20 (Hopf-Rinow). Sia (M, g) una variet ` a Riemanniana connessa, e
sia d la sua distanza Riemanniana. Le seguenti aermazioni sono equivalenti:
(1) (M, d) ` e uno spazio metrico completo;
(2) i sottoinsiemi chiusi e limitati di (M, d) sono compatti;
(3) esiste p M tale che exp
p
sia denita su tutto T
p
M;
(4) M ` e geodeticamente completa rispetto alla connessione di Levi-Civita .
Inoltre, ognuna delle (1), (2), (3), (4) implica:
(5) due punti qualsiasi p, q M possono essere congiunti da una geodetica
di lunghezza d(p, q).
Dimostrazione. Dimostriamo in primo luogo che,
()
_
Se exp
p
` e denita su tutto T
p
M, allora ogni q M pu` o essere
congiunto a p da una geodetica di lunghezza d(p, q).
In particolare, questo prova che (4)=(5).
Fissiamo > 0 in modo tale che ogni q M con d(p, q) sia congiunto a p
da ununica geodetica di lunghezza d(p, q).
Sia ora q M ed r = d(p, q).
Se r , per la scelta di vi ` e ununica geodetica di lunghezza r che congiunge
p a q, e quindi la nostra aermazione ` e senzaltro vericata.
Consideriamo poi il caso in cui r > .
Poich e
B
p
() = x M d(p, x) = = exp
p
(v) jvj =
` e compatto, vi ` e un punto p
0
B
p
() tale che
d(q, B
p
()) = d(q, p
0
).
Ad esso corrisponde un unico vettore v T
p
M con g(v, v) = 1 ed exp
p
( v) = p
0
.
Consideriamo la geodetica
R t(t) = exp
p
(t v) M.
6. IL TEOREMA DI HOPF-RINOW 367
Se dimostriamo che (r) = q, la ` e la geodetica cercata, in quanto congiunge p a
q ed ha lunghezza r = d(p, q).
Deniamo
A = t [0, r] d((s), q) = r s s [0, t].
Vogliamo dimostrare che r A. Osserviamo che A ` e chiuso e contiene [0, ].
Mostriamo che A ` e anche aperto.
Sia t
1
A. Se t
1
= r, allora A = [0, r] ed abbiamo nito.
Sia t
1
A con 0 < t
1
< r. Sia p
1
= (t
1
) e sia
1
> 0 tale che B
p
1
(
1
) sia un
intorno semplice convesso di p
1
. In particolare, ogni p

M con d(p
1
, p

)
1
si
pu` o congiungere a p
1
con ununica geodetica di lunghezza d(p
1
, p

).
Se d(p
1
, q)
1
, la spezzata ottenuto congiungendo la geodetica

[0,t
1
]
con
lunica geodetica (riparametrizzata per lunghezza darco) che congiunge p
1
a q ha
lunghezza r ed ` e quindi una geodetica di lunghezza r che congiunge p a q.
Se invece d(p
1
, q) >
1
, ssiamo un punto p
2
su B(p
1
,
1
) a distanza minima
da q.
Ogni curva

da p
1
a q interseca B(p
1
,
1
) in un punto

(t

). Quindi:
(

) d(

(t

), p
1
) + d(q,

(t

))
1
+ d(q, p
2
).
Abbiamo quindi
d(q, p
1
)
1
+ d(q, p
2
) = d(p
1
, p
2
) + d(q, p
2
) d(q, p
1
)
e vale quindi luguaglianza.
Sia t
2
= t
1
+
1
e : [t
1
, t
2
] M la geodetica, parametrizzata per lunghezza
darco, che congiunge p
1
a p
2
. Se t
1


t t
2
, abbiamo
d(p, (

t)) d(p, p
1
) + d(p
1
, (

t)) =

t,
d(q, (t)) d(p, q) d(p, (

t)) r

t,
d(q, (

t)) d(q, p
1
) d(p
1
, (

t)) = (r t
1
) (

t t
1
) = r

t.
Otteniamo perci ` o che
d(q, (t)) = r t, t
1
t t
2
,
da cui abbiamo anche
d(p, (t)) d(p, q) d(q, (t)) = t, t
1
t t
2
,
d(p, (t)) = t, t
1
t t
2
.
Quindi, la curva : [0, t
2
] M, denita da
(t) =
_

_
(t), per 0 t t
1
,
(t), per t
1
t t
2
,
ha la propriet` a che (0) = p e d( (t), p) = (
[0,t]
) per ogni 0 t t
2
. Essa ` e
quindi una geodetica, e, poich e coincide con la geodetica su [0, t
1
], per lunicit` a
delle linee geodetiche deve essere quindi (t) = (t) per tutti i t [0, t
2
]. Ci ` o
dimostra che t
1
` e interno ad A e completa quindi la dimostrazione di questo punto.
368 19. PRIMI ELEMENTI DI GEOMETRIA RIEMANNIANA
Dimostriamo ora le altre implicazioni del teorema, mostrando che (4) (3)
(2) (1) (4).
(4)(3) ` e banale.
(3)(2) Supponiamo che exp
p
sia denito su tutto T
p
M. Ogni sottoinsieme li-
mitato N di M ` e contenuto in una palla B
p
(R) = q M d(p, q) < R, per qualche
R R. Per (), ` e
B
p
(R) exp
p
(v) v T
p
M, jvj R.
Il secondo membro di questa inclusione ` e compatto. Quindi B
p
(R) ` e compatto ed
N di conseguenza ` e relativamente compatto.
(2)(1) Ogni successione di Cauchy p
n
M ` e limitata e quindi la chiusura
della sua immagine ` e compatta. Ammette perci` o una sottosuccessione convergente
e dunque, essendo di Cauchy, la successione p
n
stessa ` e convergente.
(1)(4). Consideriamo una geodetica massimale : (a, b) M. Osserviamo
che j (t)j = c ` e costante. Se fosse b < +, avremmo certamente c > 0. Se b
n

` e una successione con a < b


n
< b e b
n
, b, poich e d((b
n
), (b

)) cb
n
b

,
la (b
n
) ` e una successione di Cauchy in M e quindi, per lipotesi di completezza,
converge a un punto p
0
M. Poich e j j = c, dallequazione delle geodetiche
segue che (t) denisce, in un qualsiasi sistema di coordinate locali in p
0
, una
funzione equilipschitziana su un intervallo (b , b). In particolare esiste il limite
lim
tb
(t) = v
0
T
p
0
M. Sia : [b, b + ) M la geodeticha con dati iniziali
(p
0
, v
0
):
_

_
D

dt
= 0, se b t < b + ,
(b) = p
0
,

(b) = v
0
.
Allora la
(t) =
_

_
(t), se a < t < b,
(t), se b t < b + ,
` e di classe C
1
e di classe C
2
a tratti su (a, b + ) e soddisfa quasi ovunque lequa-
zione delle geodetiche.
`
E allora una curva di classe C

e dunque una geodetica


che prolunga . Questo dimostra che deve essere b = +per il dominio massimale
di denizione. Analogamente si mostra che a = .
Se (M, p) ` e una variet` a Riemanniana connessa e completa, per ogni p M
lapplicazione exp
p
: T
p
M M ` e dierenziabile e surgettiva.
Denizione 19.13. Le immagini exp
p
(v) dei vettori v T
p
M per cui d exp
p
(v) ` e
singolare, si dicono punti coniugati di p in M.
Teorema 19.21. Sia (M, g) una variet ` a Riemanniana ed N

M un rivestimento
connesso di M. Risulta allora denita su N ununica struttura dierenziabile e
ununica metrica Riemanniana

g per cui lapplicazione di rivestimento sia


unisometria locale. Inoltre, (M, g) ` e completa se e soltanto se (N,

g) ` e completa.
7. ISOMETRIE 369
Proposizione 19.22. Se (M, g) ` e una variet` a Riemanniana connessa, completa e
non compatta, per ogni punto p M passa una semiretta geodetica, cio` e vi ` e
una geodetica : [0, +) M con (0) = p e d((t), (s)) = t s per ogni
t, s [0, +).
7. Isometrie
Denizione 19.14. Siano (M, g) ed (N, h) due variet` a Riemanniane.
Unimmersione Riemanniana locale di M in N ` e unapplicazione dierenzia-
bile : M N tale che

(h) = g.
Unisometria Riemanniana locale ` e unimmersione Riemanniana locale che ` e
anche un dieomorsmo locale.
Diciamo che unisometria Riemanniana locale ` e una isometria Riemanniana
se ` e anche un dieomorsmo.
Teorema 19.23. Sia (M, g) una variet` a Riemanniana. Unapplicazione : M
M che sia unisometria per la distanza denita dalla metrica g ` e anche un isomor-
smo Riemanniano.
Dimostrazione. Poich e gli archi di geodetica di M si caratterizzano come le
curve : [a, b] M tali che, per unopportuna costante c 0 ed ogni partizione
sucientemente ne t
0
= a < t
1
< < t
k1
< t
k
= b di [a, b] risulta :
() =
k

i=1
d((t
i
), (t
i1
)) = c
k

i=1
t
i
t
i1
,
unisometria : M M trasforma geodetiche in geodetiche. Sia p
0
un qualsiasi
punto di M e sia q
0
= (p
0
). Sia r > 0 tale che B(p
0
, r) e B(q
0
, r) siano intorni nor-
mali. La denisce allora unapplicazione T
p
0
M

T
q
0
M tale che (
v
) = (
(v)
)
per ogni v T
p
0
M. Lapplicazione ` e unisometria dello spazio Euclideo T
p
0
M,
con il prodotto scalare g
p
0
, su T
q
0
M, con il prodotto scalare g
q
0
. In particolare
` e unapplicazione lineare. Abbiamo (exp
p
0
(v)) = exp
q
0
((v)) se g
p
0
(v, v) < r
2
.
Quindi ` e di classe C

e = d(p
0
), onde

(g
q
0
) = g
p
0
.
Indichiamo con O(M, g) il gruppo delle isometrie della variet` a Riemanniana
(M, g). Osserviamo che, se O(M, g) abbiamo :
(7.1)
_

_
p M r
p
> 0 tale che
(exp
p
(v)) = exp
(p)
(d(p)(v))
v T
p
M con g
p
(v, v) < r
2
p
.
Proposizione 19.24. Sia (M, g) una variet ` a Riemanniana connessa e siano ,
O(M, g) e sia p
0
M. Se (p
0
) = (p
0
) e d(p
0
) = d(p
0
), allora = .
Dimostrazione. Sia N = p M (p) = (p), d(p) = d(p). Poich e
e sono di classe C

, N ` e chiuso. Per la ((7.1)), linsieme N ` e anche aperto e


quindi coincide con M.
370 19. PRIMI ELEMENTI DI GEOMETRIA RIEMANNIANA
8. Propriet` a algebriche del tensore di curvatura
Sia V uno spazio vettoriale reale di dimensione nita n.
Denizione 19.15. Un tensore algebrico di curvatura ` e una forma bilineare sim-
metrica
(8.1) R :
2
V
2
V R
che gode dellulteriore propriet` a:
R(v
1
, v
2
, v
3
, v
4
) + R(v
1
, v
3
, v
4
, v
2
) + R(v
1
, v
4
, v
2
, v
3
) = 0 (8.2)
v
1
, v
2
, v
3
, v
4
V.
Abbiamo posto qui
(8.3) R(v
1
, v
2
, v
3
, v
4
) = R(v
1
v
2
, v
3
v
4
) per v
1
, v
2
, v
3
, v
4
V.
In modo equivalente, possiamo dire che R ` e una forma quadri-lineare che soddisfa
le propriet` a :
R(v
2
, v
1
, v
3
, v
4
) = R(v
1
, v
2
, v
3
, v
4
) (i)
R(v
1
, v
2
, v
4
, v
3
) = R(v
1
, v
2
, v
3
, v
4
) (ii)
R(v
3
, v
4
, v
1
, v
2
) = R(v
1
, v
2
, v
3
, v
4
) (iii)
R(v
1
, v
2
, v
3
, v
4
) + R(v
1
, v
3
, v
4
, v
2
) + R(v
1
, v
4
, v
2
, v
3
) = 0 (iv)
v
1
, v
2
, v
3
, v
4
V . (8.4)
Osserviamo che (i) e (iii) implicano (ii) e che (iii) ` e una conseguenza di (i), (ii),
(iv). La (iv) si dice identit` a algebrica di Bianchi.
Denizione 19.16. Linsieme R(V) dei tensori di curvatura su V ` e un sottospazio
vettoriale dello spazio T
[0,4]
V dei tensori 0-covarianti e 4-contovarianti su V.
Vale il
Lemma 19.25. Siano R, R

R(V). Allora
(8.5) R(v
1
, v
2
, v
1
, v
2
) = R

(v
1
, v
2
, v
1
, v
2
) v
1
, v
2
V = R = R

.
Dimostrazione. Basta dimostrare il lemma nel caso sia R

= 0. Utilizziamo le
formule di polarizzazione per forme bilineari simmetriche: ssato v
0
V, la forma
bilineare simmetrica V V (u, v) R(u, v
0
, v, v
0
) R ` e nulla in quanto ` e nulla
la forma quadratica associata.
Quindi, per ogni coppia v
1
, v
2
V anche la forma bilineare simmetrica V
V (u, v) R(v
1
, u, v
3
, v) + R(v
3
, u, v
1
, v) R ` e nulla in quanto ` e nulla la forma
quadratica ad essa associata.
Applicando le propriet` a (iii) e (ii) otteniamo:
0 = R(v
1
, v
2
, v
3
, v
4
) + R(v
1
, v
4
, v
3
, v
2
)
= R(v
1
, v
2
, v
3
, v
4
) R(v
1
, v
4
, v
2
, v
3
) .
Quindi, per ogni v
1
, v
2
, v
3
, v
4
V abbiamo :
R(v
1
, v
2
, v
3
, v
4
) = R(v
1
, v
4
, v
2
, v
3
) = R(v
1
, v
3
, v
4
, v
2
)
8. PROPRIET
`
A ALGEBRICHE DEL TENSORE DI CURVATURA 371
da cui:
3R(v
1
, v
2
, v
3
, v
4
) = R(v
1
, v
2
, v
3
, v
4
) + R(v
1
, v
3
, v
4
, v
2
) + R(v
1
, v
4
, v
2
, v
3
) = 0.
La dimostrazione ` e completa.
Fissiamo su V un prodotto scalare ( ).
Possiamo associare ad R R(V) la funzione reale denita sui 2-piani di V
(8.6) K() = R(v
1
, v
2
, v
1
, v
2
) se v
1
, v
2
` e una base ortonormale di .
Lo scalare K() non dipende dalla scelta della base ortonormale. Infatti, per
unaltra base v

1
, v

2
di abbiamo v

i
= a
j
i
v
j
(i, j = 1, 2) con a = (a
j
i
) O(2) e
v

1
v

2
= det(a)v
1
v
2
= v
1
v
2
, onde
R(v

1
, v

2
, v

1
, v

2
) = R(v

1
v

2
, v

1
v

2
) = R(v
1
v
2
, v
1
v
2
)
= R(v
1
v
2
, v
1
v
2
) = R(v
1
, v
2
, v
1
, v
2
) .
Possiamo denire K() utilizzando una qualsiasi base v
1
, v
2
di :
(8.7) K() =
R(v
1
, v
2
, v
1
, v
2
)
(v
1
v
1
)(v
2
v
2
) (v
1
v
2
)
2
se (v
1
, v
2
) = .
Denizione 19.17. La quantit` a K() denita dalla (8.7) si dice curvatura sezionale
associata ad R.
Per il Lemma 19.25 la curvatura sezionale determina completamente il relativo
tensore di curvatura.
Sia
(8.8) R
1
(v
1
, v
2
, v
3
, v
4
) = (v
1
v
3
)(v
2
v
4
) (v
1
v
4
)(v
2
v
3
), v
1
, v
2
, v
3
, v
4
V.
Allora R
1
R(V) ha curvatura sezionale costante, uguale a 1.
Se R R(V) ha curvatura sezionale costante
K() = c R, Gr
2
(V),
` e costante allora, per il Lemma 19.25, R = cR
1
, cio` e
R(v
1
, v
2
, v
3
, v
4
) = c(v
1
v
4
)(v
2
v
3
) (v
1
v
3
)(v
2
v
4
), (8.9)
v
1
, v
2
, v
3
, v
4
V.
Denizione 19.18. Al tensore algebrico di curvatura R sullo spazio Euclideo V
associamo la forma bilineare simmetrica S
R
: V V R denita da :
S
R
(v
1
, v
2
) = traccia R(v
1
, , v
2
, ) =

n
i=1
R(v
1
, e
i
, v
2
, e
i
), (8.10)
v
1
, v
2
V,
ove e
1
, . . . , e
n
` e una base ortonormale di V.
Fissato un vettore v V, con (vv) = 1, possiamo determinare vettori v
2
, . . . , v
n
che formino con v
1
= v una base ortonormale. Detto
i
, per i = 2, . . . , n il piano
generato da v e v
i
, abbiamo allora:
(8.11) S
R
(v, v) =
n

i=2
K(
i
).
372 19. PRIMI ELEMENTI DI GEOMETRIA RIEMANNIANA
Denizione 19.19 (Prodotto di Kulkarni-Nomizu). Se s
1
, s
2
sono due forme bili-
neari simmetriche su V, il loro prodotto di Kulkarni-Nomizu ` e il tensore di curva-
tura s
1
s
2
denito da:
(s
1
s
2
) (v
1
, v
2
, v
3
, v
4
) = s
1
(v
1
, v
3
) s
2
(v
2
, v
4
) + s
1
(v
2
, v
4
) s
2
(v
1
, v
3
)
s
1
(v
1
, v
4
) s
2
(v
2
, v
3
) s
1
(v
2
, v
3
) s
2
(v
1
, v
4
),
v
1
, v
2
, v
3
, v
4
V .
In particolare, se indichiamo con g il prodotto scalare di V, abbiamo
R
1
=
1
2
g g.
Lemma 19.26. Sia s una forma bilineare simmetrica su V. Allora :
(8.12) S
sg
= (n 2) s + traccia(s) g.
Dimostrazione. Sia e
1
, . . . , e
n
una base ortonormale di V. Allora :
S
sg
(v
1
, v
2
) =
n

i=1
(s g)(v
1
, e
i
, v
2
, e
i
)
=
n

i=1
(s(v
1
, v
2
)g(e
i
, e
i
) + s(e
i
, e
i
)g(v
1
, v
2
)
s(v
1
, e
i
)g(v
2
, e
i
) s(v
2
, e
i
)g(v
1
, e
i
))
= n s(v
1
, v
2
) + traccia(s)g(v
1
, v
2
) s(v
1
, v
2
) s(v
2
, v
1
)
= (n 2) s(v
1
, v
2
) + traccia(s)g(v
1
, v
2
) .

Da questo lemma ricaviamo la decomposizione irriducibile del tensore alge-


brico di curvatura :
Teorema 19.27 (decomposizione algebrica del tensore di curvatura). Sia R un ten-
sore algebrico di curvatura sullo spazio vettoriale reale V, di dimensione n > 2.
Sono allora univocamente determinati: un numero reale s (curvatura scalare), una
forma bilineare simmetrica S
R
(curvatura di Ricci) e una forma di curvatura W (la
curvatura di Weyl) con S
W
= 0 tali che :
(8.13) R =
1
2n(n 1)
s g g +
1
n 2
S
R
g + W.
Se n = 2, abbiamo R =
1
2
s g g. Se n = 3, allora W = 0.
9. La curvatura sezionale
Sia (M, g) una variet` a Riemanniana di dimensione n 2. Deniamo il tensore
di curvatura su M mediante :
R(X
1
, X
2
, X
3
, X
4
) = g(R(X
3
, X
4
)X
1
, X
2
), (9.1)
X
1
, X
2
, X
3
, X
4
X(M).
9. LA CURVATURA SEZIONALE 373
Proposizione 19.28. Il tensore di curvatura denisce in ogni punto di M un tensore
algebrico di curvatura.
Dimostrazione. Abbiamo facilmente
R(X
1
, X
2
, X
4
, X
4
) = R(X
1
, X
2
, X
3
, X
4
).
Osserviamo poi che, essendo nulla la torsione della connessione di Levi-Civita :
R(X
1
, X
2
)X
3
+ R(X
2
, X
3
)X
1
+ R(X
3
, X
1
)X
2
=
X
1

X
2
X
3

X
2

X
1
X
3

[X
1
,X
2
]
X
3
+
X
2

X
3
X
1

X
3

X
2
X
1

[X
2
,X
3
]
X
1
+
X
3

X
1
X
2

X
1

X
3
X
2

[X
3
,X
1
]
X
2
=
X
1
[X
2
, X
3
] +
X
2
[X
3
, X
1
] +
X
3
[X
1
, X
2
]

[X
1
,X
2
]
X
3

[X
2
,X
3
]
X
1

[X
3
,X
1
]
X
2
= [X
1
, [X
2
, X
3
]] + [X
2
, [X
3
, X
1
]] + [X
3
, [X
1
, X
2
]] = 0
Da questa ricaviamo lidentit` a di Bianchi :
R(X
1
, X
2
, X
3
, X
4
) + R(X
1
, X
4
, X
2
, X
3
) + R(X
1
, X
3
, X
4
, X
2
) = 0
X
1
, X
2
, X
3
, X
4
X(M).
Dimostriamo ora che R(X
2
, X
1
, X
3
, X
4
) = R(X
1
, X
2
, X
3
, X
4
). A questo scopo
` e suciente vericare che R(X
1
, X
1
, X
3
, X
4
) = 0 per ogni X
1
, X
3
, X
4
X(M).
Abbiamo :
R(X
1
, X
1
, X
3
, X
4
) = g(R(X
3
, X
4
)X
1
, X
1
)
= g
__

X
3

X
4

X
4

X
3

[X
3
,X
4
]
_
X
1
, X
1
_
= X
3
g(
X
4
X
1
, X
1
) g(
X
4
X
1
,
X
3
X
1
)
X
4
g(
X
3
X
1
, X
1
) + g(
X
3
X
1
,
X
4
X
1
)

1
2
[X
3
, X
4
]g(X
1
, X
1
)
=
1
2
X
3
X
4
g(X
1
, X
1
)
1
2
X
4
X
3
g(X
1
, X
1
)

1
2
[X
3
, X
4
]g(X
1
, X
1
)
= 0 .
In questo modo abbiamo vericato le propriet` a (i), (ii) e (iv) di un tensore algebrico
di curvatura e segue quindi che vale anche la propriet` a (iii), cio` e che
R(X
1
, X
2
, X
3
, X
4
) = R(X
3
, X
4
, X
1
, X
2
) per ogni X
1
, X
2
, X
3
, X
4
X(M).
In particolare ` e anche R(X
1
, X
2
, X
3
, X
4
) = g(R(X
1
, X
2
)X
3
, X
4
).
Sia p M. Per ogni piano T
p
M, deniamo la curvatura sezionale di M
rispetto al piano come la quantit` a K() relativa al tensore algebrico di curvatura
374 19. PRIMI ELEMENTI DI GEOMETRIA RIEMANNIANA
R
p
:
(9.2)
K() =
R(v
1
, v
2
, v
1
, v
2
)
jv
1
v
2
j
2
=
R(v
1
, v
2
, v
1
, v
2
)
g(v
1
, v
1
)g(v
2
, v
2
) g(v
1
, v
2
)
2
se = (v
1
, v
2
) .
Fissato il punto p, lesponenziale exp
p
denisce un dieomorsmo di un intorno
convesso N
0
(p) di 0 in p su un intorno normale U
p
di p in M. Inoltre, per un r
0
> 0,
lesponenziale trasforma, per ogni 0 < r r
0
, la palla B
p
(0, r) di centro 0 e raggio
r di T
p
M rispetto alla metrica denita dal prodotto scalare g
p
nella palla B
p
(r)
della distanza denita dalla metrica Riemanniana su M. Consideriamo un 2-piano
T
p
M. Limmagine exp
p
( N
0
(p)) ` e una sottovariet` a V

di U
p
di dimensione
reale 2, su cui la restrizione di g denisce una metrica Riemanniana. Utilizzando
tale metrica possiamo calcolare larea A(r) di V

B
p
(r) per 0 < r r
0
. Avremo
A(r) = r
2
+ o(r
2
) per r 0. La curvatura sezionale misura il modo in cui A(r)
approssima larea del disco piano dello stesso raggio :
(9.3) K() = 12 lim
r0
r
2
A(r)
r
4
.
10. Lequazione di Jacobi
Sia (M, g) una variet` a Riemanniana.
Sia p un punto di M. Fissiamo una curva dierenziabile
] , [ sv(s) T
p
M ,
e consideriamo la supercie parametrica
(10.1) (t, s)
f
exp
p
(t v(s)),
che supponiamo denita in un intorno di [0, 1]] , [. Se v(0) = w, allora
(10.2)
f (1, 0)
s
=
_
exp
p
_

(v)(w).
Consideriamo il campo di vettori f (t, 0)/s, lungo la geodetica texp
p
(tv). Poi-
ch e (D/t)(f /t) = 0, otteniamo, per la (4.4),
0 =
D
s
D
t
f
t
=
D
t
D
s
f
t
R
_
f
s
,
f
t
_
f
t
=
D
t
D
t
f
s
+ R
_
f
t
,
f
s
_
f
t
.
Quindi, il campo di vettori J(t) =
f
s
(t, 0), denito lungo la geodetica (t) =
exp
p
(tv), soddisfa lequazione:
(10.3)
D
2
J
dt
2
+ R( , J) = 0.
10. LEQUAZIONE DI JACOBI 375
Introduciamo la
Denizione 19.20. Se : [0, a]M ` e una geodetica, chiamiamo campo di Jacobi
lungo una qualsiasi soluzione dellequazione dierenziale (10.3).
Siano e
1
, e
2
, . . . , e
m
dei campi di vettori paralleli lungo , che formino in ogni
punto di un sistema di riferimento ortonormale, con e
1
(t) proporzionale a (t).
Poniamo
(10.4) a
i, j
(t) = R( (t), e
i
(t), (t), e
j
(t)).
Osserviamo che a
i, j
= a
j,i
per ogni i, j = 1, . . . , n e che a
1,i
= a
i,1
= 0 per ogni
i = 1, . . . , m.
Sia J(t) =
_
m
i=1
f
i
(t)e
i
(t) un campo di Jacobi lungo . Le componenti f
i
soddisfano allora il sistema di equazioni dierenziali ordinarie
(10.5)

f
i
+

n
j=1
a
i, j
f
j
= 0, i = 1, . . . , m.
Questo ` e un sistema lineare del secondordine. In particolare, per ogni coppia di
vettori v, w T
(0)
M, vi ` e un unico campo di Jacobi J(t) che verichi le condizioni
iniziali:
(10.6) J(0) = v ,
DJ(0)
dt
= w.
Lemma 19.29. Se : [0, a] M ` e una geodetica, (t) e t (t) sono campi di
Jacobi. Ogni campo di Jacobi J tale che
g(J(0), (0)) = 0 e g
_
DJ(0)
dt
, (0)
_
= 0
soddisfa
g(J(t), (t)) = 0 e g
_
DJ(t)
dt
, (t)
_
= 0
per ogni t [0, a].
Dimostrazione. Si verica immediatamente che (t) e t (t) sono soluzioni
della (10.5), corrispondenti rispettivamente alle condizioni iniziali
_

_
f
1
(0) = j (0)j,
f
i
(0) = 0 se 1 < i m,

f
i
(0) = 0 se 1 i m,
ed
_

_
f
i
(0) = 0 se 1 i m,

f
1
(0) = j (0)j,

f
i
(0) = 0, se 1 < i m.
Lultima aermazione del Lemma ` e conseguenza del fatto che la componente
f
1
verica lequazione

f
1
= 0,
e la condizione che J(0) e
D
dt
J(0) siano ortogonali a (0) equivale ad f
1
(0) = 0,

f
1
(0) = 0.
Lemma 19.30. I campi di Jacobi lungo la geodetica formano uno spazio vetto-
riale di dimensione nita 2n.
376 19. PRIMI ELEMENTI DI GEOMETRIA RIEMANNIANA
Dimostrazione. Infatti un campo di Jacobi J lungo ` e univocamente determi-
nato dai valori iniziali J(0) e
D
dt
J(0).
Indicheremo con J() lo spazio vettoriale reale di dimensione 2n dei campi
di Jacobi lungo la geodetica .
Esempio 19.12 (Campi di Jacobi su una variet` a a curvatura sezionale costante).
Supponiamo che M abbia curvatura sezionale costante K e sia una geodetica
su M. Supponiamo che sia parametrizzata per lunghezza darco. Fissiamo un
campo di vettori w(t) parallelo su , con jw(t)j = 1 e g(w(t), (t)) = 0. Allora
R( (t), w(t), (t), w(t)) = K. Poich e Dw/dt = 0 lungo , ne segue che le
(10.7) J(t) =
_

_
_

_
K
1
cos(t

K) w(t)
K
1
sin(t

K) w(t)
se K > 0
_

_
w(t)
t w(t)
se K = 0
_

_
K
1
cosh(t

K) w(t)
K
1
sinh(t

K) w(t)
se K < 0
sono campi di Jacobi ortogonali lungo . Tutti i campi di Jacobi ortogonali si
ottengono al variare di w(t) tra i campi di vettori ortogonali paralleli lungo .
Lemma 19.31. Siano p M, v T
p
M, w T
v
(T
p
M). Consideriamo la geodetica
(t) = exp
p
(tv) e sia J(t) il campo di vettori lungo denito da
(10.8) J(t) = (exp
p
)

(tv)(tw).
Allora J(t) ` e il campo di Jacobi lungo che soddisfa le condizioni iniziali:
(10.9)
_

_
J(0) = 0
DJ(0)
dt
= w.
Dimostrazione. Consideriamo la supercie parametrica
(t, s)f (t, s) = exp
p
(t(v + sw)).
Abbiamo gi` a osservato che
J(t) =
f (t, 0)
s
= (exp
p
)

(tv)(tw)
` e un campo di Jacobi lungo . Abbiamo poi chiaramente J(0) = 0 e
DJ(0)
dt
=
_
D
dt
_
t=0
_
(exp
p
)

(tv)(tw)
_
=
_
D
dt
_
t=0
_
t(exp
p
)

(tv)(w)
_
=
_
(exp
p
)

(tv)(w) + t
D
dt
exp
p
)

(tv)(w)
_
t=0
= w.

10. LEQUAZIONE DI JACOBI 377


Proposizione 19.32. Siano p M, v T
p
M, w T
v
(T
p
M). Consideriamo la
geodetica (t) = exp
p
(tv) e sia J(t) il campo di Jacobi lungo denito da J(t) =
(exp
p
)

(tv)(tw). Allora valgono le formule:


jJ(t)j
2
= t
2
jwj
2

1
3
g(R(v, w)v, w) t
4
+ o(t
4
) , (10.10)
jJ(t)j = t jwj
1
6
g(R(v, w)v, w)
jwj
t
3
+ o(t
4
). (10.11)
In particolare, se jvj = 1, jwj = 1 e g(v, w) = 0, detto il piano generato da v e
w, abbiamo
(10.12) jJ(t)j = t
1
6
K(p, ) t
3
+ o(t
4
) ,
ove K(p, ) ` e la curvatura sezionale.
Dimostrazione. Consideriamo lo sviluppo di Taylor della funzione t(t) =
g(J(t), J(t)). Poich e la derivata covariante del tensore della metrica ` e nulla, e il
campo di Jacobi J(t) soddisfa le condizioni iniziali J(0) = 0, DJ(0)/dt = w,
abbiamo:
_

_
(0) = g(J(0), J(0)) = 0

(0) = 2g(J(0), DJ(0)/dt) = 0

(0) = 2g(DJ(0)/dt, DJ(0)/dt) + 2g(J(0), D


2
J(0)/dt
2
) = jwj
2
.
Poich e D
2
J(0)/dt
2
= R( (0), J(0)) (0) = 0, abbiamo poi
...
(0) = 6g(DJ(0)/dt, D
2
J(0)/dt
2
) + 2g(D
3
J(0)/dt
3
, J(0)) = 0.
Per calcolare la derivata terza di J, osserviamo che
(D
3
/dt
3
)J(t) = (D/dt)[R( (t), J(t)) (t)].
Quindi, per ogni campo di vettori Z(t) lungo :
g(
...
J (t),Z(t)) = g((D/dt)[R( (t), J(t)) (t)], Z(t))
= (d/dt)g(R( (t), J(t)) (t), Z(t)) g(R( (t), J(t)) (t), (D/dt)Z(t))
= (d/dt)g(R( (t), Z(t)) (t), J(t)) g(R( (t), J(t)) (t), (D/dt)Z(t))
= g((D/dt)[R( (t), Z(t)) (t)], J(t)) + g(R( (t), Z(t)) (t), (D/dt)J(t))
g(R( (t), J(t)) (t), (D/dt)Z(t))
= g((D/dt)[R( (t), Z(t)) (t)], J(t)) + g(R( (t), (D/dt)J(t)) (t), Z(t))
g(R( (t), J(t)) (t), (D/dt)Z(t)).
Per t = 0 il primo e il terzo addendo nellultima riga si annullano ed otteniamo
perci ` o:
(D
3
/dt
3
)J(0) = R(v, w)v.
378 19. PRIMI ELEMENTI DI GEOMETRIA RIEMANNIANA
Quindi
....
(0) =8g((D/dt)J(0), (D
3
/dt
3
)J(0))
+ 6g((D
2
/dt
2
)J(0), (D
2
/dt
2
)J(0))
+ 2g((D
4
/dt
4
)J(0), J(0))
= 8g(R(v, w)v, w).
Sostituendo nella formula del polinomio di Taylor, otteniamo la tesi della proposi-
zione.
Osserviamo che la formula che abbiamo dimostrato esprime in forma innite-
sima il modo in cui la geodetica exp
p
(t(v+sw)) si discosta dalla geodetica exp
p
(tv),
rispetto ai raggi dello spazio tangente di cui sono immagine. Le geodetiche si av-
vicinano, rispetto alle semirette nello spazio tangente, se la curvatura sezionale del
piano (v, w) ` e positiva, si allontanano se essa ` e negativa.
11. Punti coniugati
Denizione 19.21. Sia : [a, b]M una geodetica. Due punti (t
0
) e (t
1
), con
t
0
t
1
, si dicono coniugati lungo se esiste un campo di Jacobi J(t) non nullo su
che sia nullo in t
0
e t
1
.
La molteplicit ` a del punto coniugato (t
1
) rispetto a (t
0
) ` e la dimensione dello
spazio vettoriale:
(11.1) J : [a, b]T M J J(), J(t
0
) = 0, J(t
1
) = 0.
Fissato t
0
[a, b], lo spazio vettoriale dei campi di Jacobi che si annullano in
t
0
ha dimensione n. Tra di essi c` e il campo di vettori [a, b] t(t t
0
) (t), che
si annulla soltanto nel punto t
0
. Quindi la molteplicit ` a di un punto coniugato ` e un
intero (n 1).
Esempio 19.13. Nel caso della sfera S
n
= x R
n+1
x = 1, le geodetiche sono
i cerchi massini (intersezioni di S
n
con i piani per lorigine). Su ciascuna di esse
ogni punto ` e coniugato al suo antipodale con molteplicit` a (n 1).
Sia p M. Per ogni v T
p
M indichiamo con
v
la geodetica
v
: t exp
p
(tv).
Denizione 19.22. Il luogo coniugato di p ` e linsieme C(p) dei punti q di M tali
che
(1) q = exp
p
(v
q
) per qualche v
q
T
p
M;
(2) esiste un campo di Jacobi J J(
v
q
) con J(0) = 0, J(1) = 0;
(3) Se J J(
v
q
) \ 0 e J(0) = 0, allora J(t) 0 se 0 < t < 1.
Esempio 19.14. Nel caso della sfera S
n
= x R
n+1
x = 1, abbiamo C(x) =
x per ogni x S
n
.
Proposizione 19.33. Sia : [0, a]M una geodetica, con (0) = p M, (0) =
v T
p
M \ 0. Allora (t
0
), con t
0
(0, a] ` e coniugato di p = (0) lungo se e
soltanto se t
0
v = v
0
` e un punto singolare dellapplicazione exp
p
, e la molteplicit` a
del punto coniugato (t
0
) ` e la dimensione del nucleo di (exp
p
)

(v
0
).
12. VARIET
`
A RIEMANNIANE CON CURVATURA NEGATIVA 379
Dimostrazione. Infatti i campi di Jacobi lungo che si annullano in 0 sono
tutti e soli quelli della forma J(t) =
_
( exp
p
(t(v + sw)))/s
_
s=0
e il loro valore in
t
0
` e (exp
p
)

(v
0
)(t
0
w).
Proposizione 19.34. Sia : [a, b]M una geodetica. Se a e b non sono coniugati,
allora il problema al contorno:
(11.2)
_

_
D
2
J
dt
2
+ R( , J) = 0
J(a) = v
a
, J(b) = v
b
ammette ununica soluzione per ogni coppia di vettori v
a
T
(a)
M e v
b
T
(b)
M.
Dimostrazione. Deniamo lapplicazione lineare
: J() J(J(a), J(b)) T
(a)
M T
(b)
M.
Poich e a e b non sono coniugati, la ` e iniettiva e quindi anche surgettiva perch e i
due spazi vettoriali hanno la stessa dimensione nita 2n.
12. Variet` a Riemanniane con curvatura negativa
Dimostriamo innanzi tutto un risultato che collega i campi di Jacobi alla cur-
vatura sezionale.
Proposizione 19.35. Siano p M, v T
p
M, w T
v
(T
p
M). Consideriamo la
geodetica (t) = exp
p
(tv) e sia J(t) il campo di Jacobi lungo denito da J(t) =
(exp
p
)

(tv)(tw). Allora valgono le formule:


jJ(t)j
2
= t
2
jwj
2

1
3
g(R(v, w)v, w) t
4
+ o(t
4
), (12.1)
jJ(t)j = t jwj
1
6
g(R(v, w)v, w)
jwj
t
3
+ o(t
4
) , per t 0. (12.2)
In particolare, se jvj = 1, jwj = 1 e g(v, w) = 0, detto il piano generato da v e
w, abbiamo
(12.3) jJ(t)j = t
1
6
K() t
3
+ o(t
4
) , per t 0,
ove K() ` e la curvatura sezionale.
Dimostrazione. Consideriamo lo sviluppo di Taylor della funzione t (t) =
g(J(t), J(t)). Poich e la derivata covariante del tensore della metrica ` e nulla, e il
campo di Jacobi J(t) soddisfa le condizioni iniziali J(0) = 0, DJ(0)/dt = w,
abbiamo:
_

_
(0) = g(J(0), J(0)) = 0

(0) = 2g(J(0), DJ(0)/dt) = 0

(0) = 2g(DJ(0)/dt, DJ(0)/dt) + 2g(J(0), D


2
J(0)/dt
2
) = jwj
2
.
Poich e D
2
J(0)/dt
2
= R( (0), J(0)) (0) = 0, abbiamo poi
...
(0) = 6g(DJ(0)/dt, D
2
J(0)/dt
2
) + 2g(D
3
J(0)/dt
3
, J(0)) = 0.
380 19. PRIMI ELEMENTI DI GEOMETRIA RIEMANNIANA
Per calcolare la derivata terza di J, osserviamo che
(D
3
/dt
3
)J(t) = (D/dt)[R( (t), J(t)) (t)].
Quindi, per ogni campo di vettori Z(t) lungo :
g(
...
J (t),Z(t)) = g((D/dt)[R( (t), J(t)) (t)], Z(t))
= (d/dt)g(R( (t), J(t)) (t), Z(t)) g(R( (t), J(t)) (t), (D/dt)Z(t))
= (d/dt)g(R( (t), Z(t)) (t), J(t)) g(R( (t), J(t)) (t), (D/dt)Z(t))
= g((D/dt)[R( (t), Z(t)) (t)], J(t)) + g(R( (t), Z(t)) (t), (D/dt)J(t))
g(R( (t), J(t)) (t), (D/dt)Z(t))
= g((D/dt)[R( (t), Z(t)) (t)], J(t)) + g(R( (t), (D/dt)J(t)) (t), Z(t))
g(R( (t), J(t)) (t), (D/dt)Z(t)) .
Per t = 0 il primo e il terzo addendo nellultima riga si annullano ed otteniamo
perci ` o:
(D
3
/dt
3
)J(0) = R(v, w)v .
Quindi
....
(0) =8g((D/dt)J(0), (D
3
/dt
3
)J(0))
+ 6g((D
2
/dt
2
)J(0), (D
2
/dt
2
)J(0))
+ 2g((D
4
/dt
4
)J(0), J(0))
= 8g(R(v, w)v, w).
Sostituendo nella formula del polinomio di Taylor, otteniamo la tesi della proposi-
zione.
Osserviamo che la formula che abbiamo dimostrato esprime in forma innite-
sima il modo in cui la geodetica exp
p
(t(v+sw)) si discosta dalla geodetica exp
p
(tv),
rispetto ai raggi dello spazio tangente di cui sono immagine. Le geodetiche si av-
vicinano, rispetto alle semirette nello spazio tangente, se la curvatura sezionale del
piano (v, w) ` e positiva, si allontanano se essa ` e negativa.
Denizione 19.23. Diciamo che una variet` a Riemanniana (M, g) ha curvatura
negativa se K() 0 per ogni 2-piano T
p
M, per ogni p M.
Perci ` o, se M ha curvatura (sezionale) negativa, per un campo di Jacobi J
avremo:
(12.4) g
_
D
2
J
dt
2
, J
_
= g(R( , J) , J) = R( , J, , J) 0.
Vale il seguente:
12. VARIET
`
A RIEMANNIANE CON CURVATURA NEGATIVA 381
Teorema 19.36. Supponiamo che M abbia curvatura sezionale negativa. Sia p
M e sia N
0
(p) un intorno stellato di 0 in T
p
M tale che exp
p
: N
0
(p) M abbia
Jacobiano invertibile in ogni punto v N
0
(p). Allora, per ogni v N
0
(p) e per
ogni w T
p
M = T
v
(T
p
M) abbiamo:
(12.5) g
exp
p
(v)
_
d exp
p
(v)(w), d exp
p
(v)(w)
_
g
p
(w, w).
In particolare, se
0
: [a, b] N
0
(p) T
p
M ` e una curva di classe C
1
ed
exp
p

0
: [a, b] M la corrispondente curva nella variet` a, allora
(12.6)
T
p
M,g
p
(
0
)
M,g
(exp
p

0
).
Dimostrazione. Osserviamo che, se J(t) ` e il campo di Jacobi lungo la geode-
tica (t) = exp
p
(tv) che soddisfa le condizioni iniziali J(0) = 0,

J(0) = w, allora
1
t
J(t) = d exp
p
(tv)(w). Utilizzando la formula (12.1) otteniamo allora che, se la
curvatura sezionale K((v, w)) del piano (v, w) ` e strettamente negativa,
d exp
p
(tv)(w) = jwj
t
2
6
g(v, w, v, w)
jwj
+ o(t
3
) < jwj per 0 < t < t
0
se t
0
> 0 ` e sucientemente piccolo. Nel caso la curvatura sezionale dei piani
(d exp
p
(tv)(v), d exp
p
(tv)(w)) sia nulla lungo la geodetica, abbiamo D
2
J/dt
2
= 0
(basta osservare che sia d exp
p
(tv)(v) che J(t) sono vettori tangenti alla sottovariet` a
exp
p
((v, w)N
0
(p)) e questa uguaglianza implica che (1/t)J(t) si mantiene costante
lungo la geodetica).
Per dimostrare la tesi, baster` a suddividere una geodetica assegnata uscente da
p in sottoarchi di geodetica ed applicare il ragionamento fatto sopra a ciasun sot-
toarco. Se 0 = t
0
< t
1
< < t
m
= 1 ` e una partizione opportuna di [0, 1],
considereremo innanzi tutto il campo di Jacobi J
1
lungo [0, t
1
] t exp
p
(tv),
con condizioni iniziali J
1
(0) = 0,

J
1
(0) = w, e per ricorrenza il campo di Jacobi
J
k
lungo la geodetica [t
k1
, t
k
] t exp
p
(tv) con condizioni iniziali J
k
(t
k1
) = 0,

J
k
(t
k1
) = (t
k1
t
k2
)
1
J
k1
(t
k1
). Avremo d exp
p
(v)(w) = (1 t
m1
)
1
J
m
(1), e
quindi la tesi.
Corollario 19.37. Sia (M, g) una variet` a Riemanniana a curvatura sezionale ne-
gativa e sia B una palla convessa e semplice di M, in cui le geodetiche minimizzino
le distanze tra le coppie di punti. Dato un triangolo in B, i cui lati sono geodetiche

a
,
b
,
c
di lunghezze a, b, c, con angoli corrispondenti , , , valgono le :
a
2
+ b
2
2ab cos c
2
(12.7)
+ + . (12.8)
Dimostrazione. Per dimostrare la prima disuguaglianza, indichiamo con p
0
il
punto comune alle geodetiche a e b: per due vettori v
a
, v
b
T
p
0
M esse sono il
supporto delle
a
: [0, 1] t exp
p
0
(tv
a
) e
b
: [0, 1] t exp
p
0
(tv
b
). Le
lunghezze di a e di b sono le lunghezze Euclidee, in (T
p
0
M, g
p
0
), dei segmenti
[0, v
a
] e [0, v
b
]. Per la proposizione precedente, la lunghezza c della geodetica
c
` e maggiore o uguale della lunghezza Euclidea della curva exp
1
p
0

c
. Questa a sua
382 19. PRIMI ELEMENTI DI GEOMETRIA RIEMANNIANA
volta ` e maggiore o uguale della lunghezza
_
a
2
+ b
2
2 cos del segmento [v
a
, v
b
]
di T
p
0
M.
Per dimostrare lultima diseguaglianza, costruiamo il triangolo Euclideo con
lati di lunghezze a, b, c e siano

i suoi angoli interni, opposti rispettiva-


mente ai lati a, b, c. Abbiamo allora a
2
+ b
2
2abc cos

= c
2
. Sottraendo questa
dalla diseguaglianza che abbiamo appena dimostrato, ricaviamo che cos

cos .
Poich e 0 < ,

< , questa diseguaglianza equivale a

. Analogamente
otteniamo che

, onde + +

= .
Teorema 19.38. Sia (M, g) una variet ` a Riemanniana a curvatura sezionale nega-
tiva. Allora M non contiene coppie di punti coniugati.
Se (M, g) ` e una variet ` a Riemanniana connessa e completa in cui vi sia un punto
p
0
M che non ha punti coniugati, allora T
p
0
exp
p
0
M ` e un rivestimento di M. In
particolare, se M ` e semplicemente connesso, T
p
0
exp
p
0
M ` e un dieomorsmo.
Dimostrazione. La prima aermazione ` e conseguenza del fatto che, per un
campo di Jacobi J lungo una geodetica exp
p
(tv), che si annulli in p, la lunghezza
t
1
jJ(t)j ` e una funzione crescente di t > 0.
Per dimostrare la seconda aermazione, osserviamo che il pull-back g

della
metrica g su T
p
0
M denisce su T
p
0
M una metrica Riemanniana completa, perch e
le rette passanti per lorigine in T
p
0
M sono geodetiche innite di (T
p
0
M, g

). L ap-
plicazione T
p
0
exp
p
0
M ` e quindi unisometria. Il fatto che M sia completa ci dice
che limmagine di T
p
0
exp
p
0
M ` e aperta e chiusa e quindi coincide con M ed ` e un
rivestimento perch e una palla semplice convessa minimizzante di M ` e certamente
un aperto di trivializzazione.
Teorema 19.39. Sia (M, g) una variet` a Riemanniana connessa e completa, con
curvatura sezionale negativa. Sia G un gruppo topologico compatto e localmente
compatto, che agisce su M come un gruppo di isometrie. Allora G ha almeno un
punto sso in M.
Dimostrazione. Sia la misura di Haar su G, normalizzata in modo che
_
G
d =
1. Sia d la distanza su M associata alla metrica Riemanniana g. Fissato un punto
p M, deniamo per ogni q M la funzione
(q) =
_
G
d(q, k p)
2
d(k) .
Poich e lorbita G p ` e compatta, possiamo trovare r > 0 tale che (q) > (p)
se d(p, q) > r. Poich e la palla chiusa

B(p, r) = q M d(p, q) r ` e compatta,
contiene un punto q
0
per cui (q
0
) sia un minimo di in

B(p, r) e quindi in M.
Abbiamo (k q
0
) = (q
0
) per ogni k G e quindi, per dimostrare che q
0
` e punto
sso di G, baster` a vericare che (q) > (q
0
) se q q
0
.
Dal teorema del coseno abbiamo :
() d(q, k p)
2
d(q
0
, k p)
2
+ d(q, q
0
)
2
2d(q, k p)d(q, q
0
) cos (k)
13. VARIET
`
A TOTALMENTE GEODETICHE 383
dove (k) ` e langolo tra le geodetiche che congiungono q
0
a q e q
0
a kp. Daltra
parte, poich e q
0
` e un minimo per (t), abbiamo, indicando con [0, 1] t q
t
M
la geodetica che congiunge q
0
a q :
d
dt
_
G
d(q
t
, k p)
2
d(k)

t=0
= 0.
Osserviamo che, per k G ssato,
d
dt
d(q
t
, k p)(0) = 2d(q
0
, q) d(q
0
, kp) cos (k) .
Quindi, dierenziando sotto il segno dintegrale, otteniamo :
_
G
d(q
0
, q) d(q
0
, kp) cos (k)d(k) = 0 .
Integrando i due membri della () otteniamo allora :
(q) (q
0
) + d(q, q
0
)
2
.
Ci ` o dimostra che q
0
` e punto sso di G.
13. Variet` a totalmente geodetiche
Sia M una variet` a dierenziabile, S una sua sottovariet` a. Unapplicazione
continua : N S , per cui N p (p) M sia dierenziabile, ` e anche
dierenziabile come applicazione a valori in S .
Se (M, g) ` e una variet` a Riemanniana, possiamo considerare su S la struttu-
ra Riemanniana denita dalla restrizione h della metrica g. Le geodetiche di M
contenute in S sono anche geodetiche di S . In generale non ` e vero il viceversa.
Denizione 19.24. Diciamo che una sottovariet` a S di M ` e geodetica in p se con-
tiene tutte le geodetiche di M tangenti ad S in p. Diciamo che S ` e totalmente
geodetica se ` e geodetica in ogni suo punto.
Le sottovariet` a geodetiche 1-dimensionali sono le geodetiche massimali di M.
Proposizione 19.40. Sia S una sottovariet ` a di M, geodetica in un punto p M.
Se M ` e completa, allora anche S ` e completa.
Proposizione 19.41. Se la sottovariet` a S di M ` e totalmente geodetica, allora
linclusione S M ` e unisometria locale.
Teorema 19.42. Sia (M, g) una variet` a Riemanniana ed S una sua sottovariet ` a,
completa per la restrizione della metrica g. Se il trasporto parallelo in M lungo
le curve di S trasforma vettori tangenti ad S in vettori tangenti ad S , allora S ` e
totalmente geodetica. Viceversa, se S ` e totalmente geodetica, il trasporto parallelo
in M lungo le curve di S trasforma vettori tangenti ad S in vettori tangenti ad S .
Dimostrazione. Poich e abbiamo supposto S completa, la dimostrazione si ri-
duce a considerare la situazione locale. Baster` a allora vericare che, se si scelgono
coordinate locali x
1
, . . . , x
n
tali che x
1
, . . . , x
m
siano coordinate locali su S , allora i
simboli di Christoel della connessione di Levi-Civita su S si ottengono da quelli
384 19. PRIMI ELEMENTI DI GEOMETRIA RIEMANNIANA
della connessione di Levi-Civita su M per restrizione del dominio di denizione
degli indici.
Teorema 19.43. Sia (M, g) una variet ` a Riemanniana connessa, semplicemente
connessa, completa, con curvatura sezionale negativa. Sia S una sua sottovariet` a
totalmente geodetica. Per ogni p S , le geodetiche uscenti da p e perpendicolari
ad S formano una sottovariet` a S

p
ed M ` e unione disgiunta delle sottovariet` a S

p
al variare di p in S .
Dimostrazione. Abbiamo, per ogni p S ,
S = exp
p
(T
p
S ), S

p
= exp
p
(T

p
S ) .
Poich e exp
p
: T
p
M M ` e un dieomorsmo, S

p
` e una sottovariet` a.
Se q M, poich e S ` e chiusa, vi ` e un punto p S che realizza la minima
distanza di q da S e q S

p
. Tale punto p ` e unico, perch e se ci fosse un altro punto
p

che realizza la minima distanza, le geodetiche da q a p e a p

formerebbero
angoli di /2 con il segmento di geodetica di S che congiunge p a p

e ci sarebbe
quindi un triangolo geodetico con somma degli angoli interni > .
CAPITOLO 20
Metriche di Einstein
1. Propriet` a del tensore di curvatura
Sia (M, g) una variet` a pseudo-Riemanniana di dimensione reale m. Sia D
la dierenziazione covariante su M associata alla connessione di Levi-Civita ed
indichiamo con R la sua curvatura. Ricordiamo che
T(X, Y) = D
X
Y D
Y
X [X, Y] = 0, R(X, Y)Z = D
X
D
Y
Z D
Y
D
X
Z D
[X,Y]
Z.
Le principali propriet` a della curvatura sono:
(1) R ` e un tensore di tipo (3, 1).
(2) R ` e antisimmetrico rispetto ai suoi primi due argomenti:
R(Y, X) = R(X, Y).
(3) R(X, Y) denisce una trasformazione g-antisimmetrica:
g(R(X, Y)Z, U) + g(R(X, Y)U, Z) = 0.
(4) Vale lidentit` a dierenziale di Bianchi:
(DR)(X, Y, Z) + (DR)(Y, Z, X) + (DR)(Z, X, Y) = 0.
Utilizzando il tensore della metrica g possiamo considerare la curvatura anche
come un tensore di tipo (4, 0), ponendo
R(X, Y, Z, U) = g(R(X, Y)Z, U).
Per le simmetrie del tensore di curvatura, esso denisce unapplicazione
R :
2
M
2
M,
che sui tensori alternati di rango due si pu` o scrivere mediante
g(R(X Y), Z U) = R(X, Y, Z, U) = g(R(X, Y)Z, U).
Denizione 20.1. Se ` e un due-piano anisotropo di T
p
M, la curvatura sezionale
in ` e data da
K() =
R(X, Y, X, Y)
g(X, X)g(Y, Y) [g(X, Y)]
2
, se X, Y , X Y 0.
Teorema 20.1 (F.Schur). Se m 3 e, per ogni p M la curvatura sezionale dei
due piani in T
p
M ` e costante, allora (M, g) ha curvatura costante.
Denizione 20.2. La curvatura di Ricci di (M, g) ` e il tensore di tipo (2, 0)
r(X, Y) = tr (Z R(X, Z)Y).
385
386 20. METRICHE DI EINSTEIN
Se Z
1
, . . . , Z
m
` e una base ortonormale per g in un punto p M, se cio` e
g(Z
i
, Z
j
) =
i

i, j
, con
2
i
= 1,
allora
r(X, Y)(p) =

m
i=1

i
R(X, Z
i
, Y, Z
i
).
Il tensore di Ricci pu` o essere anche considerato come un tensore di tipo (1, 1),
Ric : T M T M, mediante:
r(X, Y) = g(Ric (X), Y).
Osservazione 20.2. Il tensore di Ricci ` e simmetrico: abbiamo cio` e r(X, Y) =
r(Y, X), ovvero g(Ric (X), Y) = g(X, Ric (Y)).
CAPITOLO 21
Metriche invarianti
1. Metriche pseudo-Riemanniane su spazi omogenei
Siano K un gruppo di Lie connesso, H un suo sottogruppo chiuso, M = K/H.
Supponiamo che K operi eettivamente su M. Indicheremo con o il punto base di
M, corrispondente ad H, ed identicheremo T
o
M al quoziente k/h delle algebre di
Lie k di K ed h di H.
Indichiamo con Ad(h) la rappresentazione aggiunta di H sul quoziente k/h, e
con

X lelemento di k/h corrispondente ad X k.
Proposizione 21.1. Vi ` e una corrispondenza biunivoca tra le metriche pseudo-
Riemanniane g, K-invarianti su M e le forme bilineari simmetriche non degeneri
b su k/h, invarianti rispetto ad Ad(H), data da
(1.1) g
o
(X

, Y

) = b(

X,

Y), X, Y k.
La g ` e denita positiva se e soltanto se lo ` e la b.
Dimostrazione. La condizione necessaria e suciente anch e g sia una me-
trica pseudo-Riemanniana K-invariante ` e che, per ogni a K, risulti
g
(a)
(a

, a

) = g
o
(X

, Y

), X, Y k.
Se b K e (b) = (a), allora a
1
b = h H ed abbiamo allora
g
o
(X

, Y

) = g
(b)
(b

, b

) = g
(a)
(b

, b

)
= g
o
(a
1

, a
1

) = g
o
(h

, h

).
Questo dimostra che possiamo denire una forma bilineare Ad(H)-invariante po-
nendo:
b(

X,

Y) = g
o
(X

, Y

).
Vice versa, poich e h

= (Ad(h)(X))

per ogni X k, la (1.1) denisce una


metrica K-invariante, purch e la b sia Ad(H)-invariante.
Corollario 21.2. Supponiamo che M sia riduttiva, con decomposizione
k = h m, Ad(H)(m) = m.
Allora la
(1.2) g
o
(X

, Y

) = b(X, Y), X, Y m
387
388 21. METRICHE INVARIANTI
denisce una corrispondenza biunivoca tra le metriche pseudo-Riemanniane g, K-
invarianti su M, e le forme bilineari simmetriche non degeneri Ad(H)-invarianti
su m. Abbiamo
(1.3) b([Z, X], Y) + b(X, [Z, Y]) = 0, X, Y m, Z h,
e la condizione (1.3) ` e equivalente allinvarianza di b rispetto ad Ad(H) se H ` e
connesso.
2. La connessione di Levi-Civita sugli spazi omogenei
Ricordiamo che, data una connessione ane su M, possiamo associare ad
ogni X X(M) il tensore 1-covariante ed 1-controvariante A
X
, denito da
(2.1) A
X
Y = [X, Y]
X
Y =
Y
X T(X, Y), Y X(M).
Lemma 21.3. Se g ` e una metrica pseudo-Riemanniana K-invariante su M = K/H,
allora per ogni X k, il tensore A
X
` e g-antisimmetrico.
Dimostrazione. Per ogni X k, il gruppo a un parametro exp(tX) denisce un
gruppo a un parametro di isometrie di (M, g). Quindi la derivata di Lie L
X
g della
metrica ` e nulla. Otteniamo quindi, per ogni Y, Z X(M):
X

g(Y, Z) = (L
X
g)(Y, Z) + g([X

, Y], Z) + g(Y, [X

, Z])
= g([X

, Y], Z) + g(Y, [X

, Z]).
Daltra parte, vale anche la
X

g(Y, Z) = (
X
g)(Y, Z) + g(
X
Y, Z) + g(Y,
X
Z)
= g(
X
Y, Z) + g(Y,
X
Z).
Sottraendo membro a membro otteniamo
(2.2) g(A
X
Y, Z) + g(Y, A
X
Z) = 0, Y, Z X(M),
ed il Lemma ` e dimostrato.
Teorema 21.4. Supponiamo che M sia riduttiva, con decomposizione
(2.3) k = h m, Ad(H)(m) = m.
Se g ` e la metrica pseudo-Riemanniana K-invariante su M, associata alla forma
bilineare simmetrica Ad(H)-invariante b, allora la sua connessione di Levi-Civita
` e denita da
(2.4)
m
(X)(Y) =
1
2
[X, Y]
m
+ (X, Y), X, Y m,
ove ` e la forma bilineare simmetrica denita da
(2.5) 2b((X, Y), Z) = b(X, [Z, Y]
m
) + b([Z, X]
m
, Y), X, Y, Z m.
In particolare, la connessione di Levi-Civita coincide con la connessione naturale
priva di torsione se e soltanto se il secondo membro della (2.5) ` e uguale a 0 per
ogni X, Y, Z m.
2. LA CONNESSIONE DI LEVI-CIVITA SUGLI SPAZI OMOGENEI 389
Dimostrazione. Ricordiamo che
m
(X) = A
X

o
per ogni X m, e quindi

m
(X) ` e antisimmetrica per ogni X m. Per la (??) del Teorema ?? del Capitolo 18
abbiamo

m
(X)Y
m
(Y)X = [X, Y]
m
, X, Y m.
Quindi
(X, Y) (Y, X) = [X, Y]
m
(
m
(X)Y
m
(Y)X) = 0
e dunque ` e simmetrica e soddisfa
b((X, Y), Z) + b(Y, (X, Z)) =
1
2
_
b([Y, X]
m
, Z) + b(Y, [Z, X]
m
).
Da questa, dalle uguaglianze che da questa si ottengono mediante le permutazioni
cicliche di X, Y, Z e dalla simmetria di ricaviamo nalmente la (2.5).
Denizione 21.1. Uno spazio omogeneo riduttivo M = K/H, con (2.3) ed una
metrica pseudo-Riemanniana associata ad una forma bilineare simmetrica non de-
genere b su m si dice naturalmente riduttivo se
(2.6) b(X, [Z, Y]
m
) + b([Z, X]
m
, Y) = 0, X, Y, Z m.
Proposizione 21.5. Supponiamo che M sia naturalmente riduttivo, con una metri-
ca pseudo-Riemanniana invariante associata alla forma bilineare b. Allora la sua
curvatura soddisfa
g
o
(R(X

, Y

)Y

, X

) =
1
4
b([X, Y]
m
, [X, Y]
m
) b([[X, Y]
h
, Y], X], (2.7)
X, Y m.
Dimostrazione. Abbiamo infatti
R
o
(X, Y)Z =
1
4
[X, [Y, Z]
m
]
m

1
4
[Y, [X, Z]
m
]
m

1
2
[[X, Y]
m
, Z]
m
[[X, Y]
h
, Z],
X, Y, Z m.
La tesi segue allora dal Teorema 21.4.
Un caso importante in cui si applicano i risultati precedenti ` e il seguente:
Teorema 21.6. Sia M = K/H e supponiamo che vi sia una forma bilineare sim-
metrica non degenere Ad(K)-invariante su k la cui restrizione ad h sia non
degenere.
Poniamo
(2.8) m = X k (X, Y) = 0, Y h.
Allora vale la decomposizione (2.3) ed inoltre la
(2.9) b(X, Y) = (X, Y), X, Y m,
` e una forma bilineare simmetrica non degenere ed Ad(H)-invariante su m.
Rispetto a questa decomposizione e alla metrica pseudo-Riemanniana K-invariante
associata a questa scelta di b lo spazio omogeneo M ` e naturalmente riduttivo.
Il tensore di curvatura rispetto a questa metrica soddisfa
g
o
(R(X

, Y

)Y

, X

) =
1
4
([X, Y]
m
, [X, Y]
m
) + ([X, Y]
h
, [X, Y]
h
), (2.10)
390 21. METRICHE INVARIANTI
X, Y m.
Osservazione 21.7. Se possiamo scegliere la denita positiva, allora la metri-
ca g denita nel teorema precedente ` e Riemanniana, con curvatura sezionale non
negativa.
Esempio 21.1. Supponiamo che Kammetta una forma bilineare simmetrica Ad(K)-
invariante e denita positiva e poniamo H = e. Allora la connessione di Levi-
Civita associata alla metrica descritta nel teorema precedente coincide con la 0-
connessione ed ha curvatura R
e
(

X,

Y) =
1
4
ad([X, Y]).
CAPITOLO 22
Spazi simmetrici
1. Spazi ani localmente simmetrici
Sia M una variet` a dierenziabile di dimensione m, con una connessione ane
denita dalla derivazione covariante . Fissiamo un punto p di M ed intorni V
0
(p)
di 0 in T
p
M, ed U
p
di p in M tali che lesponenziale in p sia denito su V
0
(p)
e sia un dieomorsmo di V
0
(p) su U
p
. Ricordiamo che lesponenziale exp
p
:
V
0
(p)U
p
` e denito da exp
p
(X) =
p,X
(1), se
p,X
(t) ` e la geodetica di punto
iniziale p e velocit` a iniziale X T
p
M. Possiamo supporre che V
0
(p) sia simmetrico
rispetto allorigine e denire quindi la simmetria geodetica rispetto al punto p
mediante la corrispondenza :
(1.1)
U
p
q = exp
p
(X)
s
p
q

= exp
p
(X) U
p
.
Osserviamo che s
p
` e un dieomorsmo di U
p
, con ds
p
(p) = I (I ` e qui lidentit` a
su T
p
M) ed s
2
p
= s
p
s
p
= id
U
p
.
Denizione 22.1. Diciamo che (M, ) ` e una variet ` a ane localmente simmetrica
se per ogni punto p di M esiste un intorno aperto U
p
di p in M su cui la simmetria
ane sia denita e sia una trasformazione ane.
Ricordiamo brevemente la denizione di trasformazione ane. Consideriamo in primo luogo
il concetto di trasporto parallelo. Se (M, ) ` e uno spazio ane ed : [0, 1]M, con (0) = p
0
e
(1) = p
1
, una curva dierenziabile, per ogni vettore X
0
T
p
0
M indichiamo con []

(X
0
) il vettore
X
1
T
p
1
M, denito dal valore X
1
= X(1) del campo di vettori [0, 1] tX(t) T M lungo ,
con valore iniziale X(0) = X
0
, denito dal problema di Cauchy per il sistema lineare di equazioni
dierenziali ordinarie:
_

_
DX(t)
dt
=
(t)
X(t) = 0,
X(0) = X
0
.
Se ora (N,

) ` e unaltra variet` a ane, unapplicazione dierenziabile f : MN si dice ane se


preserva il trasporto parallelo, se cio` e, per ogni coppia di punti p
0
, p
1
di M che siano estremi di un
cammino dierenziabile : [0, 1]M, per ogni X
0
T
p
0
M risulta:
d f (p
1
)([]

(X
0
)) = [ f ]

(d f (p
0
)(X
0
)) .
Se f : MN ` e un dieomorsmo, esso denisce unapplicazione bigettiva X(M) Xf

(X)
X(N). In questo caso, la f ` e una trasformazione ane se e soltanto se preserva la derivazione co-
variante, cio` e se e soltanto se f

(
X
Y) =

f(X)
f

(Y) per ogni coppia X, Y di campi di vettori di


M.
Teorema 22.1. Uno spazio ane (M, ) ` e localmente simmetrico se e soltanto se
il suo tensore di torsione T e il suo tensore di curvatura R soddisfano le equazioni:
(1.2) T = 0,
X
R = 0 X X(M).
391
392 22. SPAZI SIMMETRICI
Dimostrazione. Supponiamo che (M, ) sia localmente simmetrica. In parti-
colare, per ogni punto p M, il dierenziale in p della simmetria rispetto al punto
p ` e il dierenziale di unanit` a. Preserva quindi torsione e curvatura. Ricordiamo
che la torsione T ` e denita da : T(X, Y) =
X
Y
Y
X[X, Y] per ogni X, Y X(M).
In un qualsiasi punto p avremo, applicando il dierenziale ds
p
= I :
T(X
p
, Y
p
) = (T(X
p
, Y
p
)) = T(X
p
, Y
p
)
e quindi T(X
p
, Y
p
) = 0 per ogni X, Y X(M) ed ogni p M. Ci ` o dimostra che la
torsione ` e nulla. Analogamente, se X, Y, Z, T X(M) e p M, otteniamo :
[(
X
R)(Y, Z)T]
p
= [(
X
R)(Y, Z)(T)]
p
= [(
X
R)(Y, Z)T]
p
e quindi anche
X
R = 0.
Per concludere la dimostrazione, proveremo pi ` u in generale il :
Lemma 22.2. Siano (M, ) ed (M

) due spazi ani. Supponiamo che, dette T


ed R torsione e curvatura di (M, ) e T

ed R

quelle di (M

), risulti :

X
T = 0,
X
T

= 0,
X
R = 0 ,

X
R

= 0 X X(M), X

X(N) .
Siano p M, q N due punti per cui esista un isomorsmo lineare L : T
p
MT
q
N
tale che:
_

_
L(T(v
1
, v
2
)) = T

(L(v
1
), L(v
2
)) ,
L(R(v
1
, v
2
)v
3
) = R

(L(v
1
), L(v
2
))L(v
3
)
v
1
, v
2
, v
3
T
p
M .
Allora esistono intorni aperti U
p
di p in M, W
q
di q in N ed un dieomorsmo ane
f : U
p
U
q
con d f (p) = L. Tale f ` e essenzialmente unica, ` e cio` e univocamente
determinata da L nella componente connessa di p dellintorno aperto di p in M su
cui ` e denita.
Dimostrazione. Sia U
p
= exp
p
(V
0
(p)) un intorno normale di p in M. Siano
X
1
, . . . , X
m
campi di vettori in U
p
ottenuti mediante il trasporto parallelo, lungo le
geodetiche uscenti da p, di una base X
1
(p), . . . , X
m
(p) di T
p
M. Lipotesi che cur-
vatura e torsione abbiano dierenziale covariante nullo ci dice che le componenti
della torsione T e della curvatura R, calcolate rispetto ai campi X
1
, . . . , X
m
, sono
costanti in U
p
.
Siano ora X

1
, . . . , X

m
i campi di vettori, deniti in un intorno normale U

=
exp
p
(V

0
(p

)), paralleli lungo le geodetiche uscenti da p

, con X

j
(p

) = L(X
j
(p)).
Per lipotesi che torsione e curvatura abbiano dierenziale covariante nullo, le
componenti della torsione T

e della curvatura R

, calcolate rispetto ai campi X

1
, . . . , X

m
,
sono costanti. Poich e tali componenti coincidono con quelle di T e di R in p

,
esse coincidono, essendo costanti, su tutto U

. Siano
p
e
p
le applicazioni

p
(t
1
, . . . , t
m
) = exp
p
(t
1
X
1
(p) + . . . + t
m
X
m
(p)) e
p
(t
1
, . . . , t
m
) = exp
p
(t
1
X

1
(p) +
. . . + t
m
X

m
(p)). A meno di restringere gli intorni normali U
p
e U

, posto A =

_
m
i=1
t
2
i
< r
2
R
m
, lanit` a locale cercata si pu` o denire mediante il diagramma
1. SPAZI AFFINI LOCALMENTE SIMMETRICI 393
commutativo :
A

p

U
p

f
.}
}
}
}
}
}
}
}
U

Il fatto che la f cos` costruita sia unanit` a, segue dallunicit` a della soluzione delle
equazioni di struttura
1
.
Denizione 22.2. Diciamo che una variet` a Riemanniana (M, g) ` e localmente sim-
metrica se ogni punto p di M ammette un intorno normale in cui la simmetria
geodetica (rispetto alla connessione di Levi-Civita) sia unisometria locale.
Teorema 22.3. Una variet` a Riemanniana (M, g) ` e localmente simmetrica se e
soltanto se la sua curvatura sezionale ` e invariante rispetto al trasporto parallelo.
Dimostrazione. Se (M, g) ` e localmente simmetrica, allora il suo tensore di cur-
vatura, e quindi a maggior ragione la sua curvatura sezionale, ` e invariante per
trasporto parallelo. Il viceversa segue dalle propriet` a algebriche del tensore di
curvatura: se s
p
` e la simmetria geodetica rispetto al punto p, consideriamo il ten-
sore B(X, Y, Z, T) = R(X, Y, Z, T) R(s
p
(X), s
p
(Y), s
p
(Z), s
p
(T)), denito quando
X, Y, Z, T X(U
p
) per un intorno normale simmetrico U
p
di p M. Esso ` e anti-
simmetrico rispetto alla prima e alla seconda coppia di indici e simmetrico per lo
scambio della prima con la seconda coppia di indici. Quindi esso si annulla identi-
camente perch e, per lipotesi dellinvarianza rispetto alla simmetria geodetica della
curvatura sezionale, abbiamo B(X, Y, X, Y) = 0 per ogni X, Y X(U
p
). Da questo
si deduce linvarianza di R rispetto al trasporto parallelo. Resta da vericare che
le simmetrie geodetiche di una variet` a Riemanniana, quando siano trasformazioni
ani, sono anche isometrie. Questo ` e il contenuto del lemma seguente.
Lemma 22.4. lemSia (M, g) una variet` a Riemanniana connessa e sia : MM
unanit` a per la connessione di Levi-Civita. Se, per un punto p
0
di M, il dieren-
ziale d(p
0
) : T
p
0
MT
(p
0
)
M ` e unisometria di spazi Euclidei, allora : MM
` e unisometria.
Dimostrazione. Sia q un qualsiasi punto di M e sia : [0, 1]M una curva
dierenziabile con (0) = q, (1) = p
0
. Sia : T
q
MT
p
0
M il trasporto parallelo
lungo la curva . Se X, Y T
p
0
M, abbiamo :
g
q
(X, Y) = g
p
0
((X), (Y))
1
Ricordiamo che le equazioni di struttura sono le :
_

_
d
i
=
i
h

h
+
1
2
T
i
j,h

i

h
d
i
j
=
i
h

h
j
+
1
2
R
i
j,h,k

h

k
con
X
i
X
j
=
h
i, j
X
h
, T(X
i
, X
j
) = T
h
i, j
X
h
, R(X
h
, X
k
)X
j
= R
i
j,h,k
X
i
,
i
(X
j
) =
i
j
,
i
j
=
i
h, j

h
. Le forme
i
ci consentono di calcolare le coordinate normali nellintorno del punto p, quando i campi di vettori
X
i
siano scelti come nella dimostrazione del lemma.
394 22. SPAZI SIMMETRICI
perch e il trasporto parallelo preserva il prodotto scalare,
= g
(p
0
)
(d(p
0
)((X)), d(p
0
)((Y)))
per lipotesi che d(p
0
) sia unisometria,
= g
(q)
(d(q)(X), d(q)(Y))
perch e, essendo una trasformazione ane, la d commuta con loperazione di tra-
sporto parallelo, trasporta cio` e vettori paralleli lungo la curva in vettori paralleli
lungo la curva .
2. Alcuni risultati sui gruppi di trasformazioni
Premettiamo allo studio del gruppo O(M, g) delle isometrie di una variet` a Rie-
manniana (M, g) alcuni risultati generali sui gruppi di trasformazioni di una variet` a
dierenziabile. Vale il :
Teorema 22.5. Sia M una variet ` a dierenziabile numerabile allinnito e sia G un
sottogruppo del gruppo dei dieomorsmi di M in s e. Sia G X(M) linsieme di
tutti i campi di vettori X di M che generano gruppi a un parametro di trasformazio-
ni di G. Se la sottoalgebra di Lie reale di X(M) generata da Gha dimensione nita,
allora G ` e unalgebra di Lie e possiamo denire su G una struttura di gruppo di
Lie di trasformazioni di M, con algebra di Lie (isomorfa a) G.
Dimostrazione. Indichiamo con R texp(tX) G il gruppo a un parametro
di dieomorsmi generato da X G. Sia L(G) lalgebra di Lie generata da G
ed indichiamo con

G il gruppo di Lie connesso e semplicemente connesso con
algebra di Lie L(G). Per ogni X L(G) possiamo considerare il gruppo locale a
un parametro da esso generato : vi ` e un intorno aperto V
X
di (0 M) in (R M),
in cui ` e denita unapplicazione dierenziabile, che indicheremo con :
V
X
(t, p)e
tX
(p) M ,
tale che :
(d/dt)
_
e
tX
(p)
_
= X
e
tX
(p)
per ogni (t, p) U
X
.
Osserviamo che possiamo scegliere V
X
= (R M), e risulta e
tX
= exp(tX), se
X G L(G).
Poich e abbiamo supposto che L(G) sia unalgebra di Lie di dimensione nita,
possiamo trovare un intorno aperto U di (e M) in
_

G M
_
tale che, se (g, p)
U , allora vi sono X L(G) e t R tali che (t, p) V
X
e g = exp(tX). (Indichiamo
qui con exp : L(G)

G lesponenziale, denito sullalgebra di Lie L(G), a valori


nel gruppo di Lie

G.)
Per dimostrare questaermazione, consideriamo un ricoprimento aperto lo-
calmente nito U
i
di M mediante aperti relativamente compatti e un suo ra-
namento U

i
. Introduciamo poi una norma sullo spazio vettoriale di dimensione
nita L(G). Per i teoremi di esistenza, unicit` a e dipendenza continua dai parametri,
2. ALCUNI RISULTATI SUI GRUPPI DI TRASFORMAZIONI 395
potremo allora determinare numeri reali positivi
i
tali che il problema di Cauchy
per il sistema di equazioni dierenziali ordinarie :
()
_

_
X L(G) , p U

i
, (t, p, X) U
i
d(t, p, X)
dt
= X
(t,p,X)
(0, p, X) = p
abbia una ed una sola soluzione, denita per t <
i
, se jXj 1 . Potremo allora
considerare U =
_
i
_
exp(X) jXj <
i
U

i
_
.
Risulta allora denita unazione locale di

G su M, dalla :
U (exp(tX), p)e
tX
(p) M .
Osserviamo che questapplicazione ` e ben denita per lunicit` a della soluzione di
().
Per completare la dimostrazione, proviamo ora alcuni lemmi.
Lemma 22.6. Siano X, Y G. Allora Z = Ad(exp(X))(Y) G.
Dimostrazione. Abbiamo
e
tZ
(p) = e
X
e
tY
e
X
(p) = exp(X) exp(tY) exp(X)(p)
e quindi te
tZ
` e un gruppo a un parametro di trasformazioni di G e Z G.
Lemma 22.7. G genera L(G) come spazio vettoriale su R.
Dimostrazione. Indichiamo con V il sottospazio vettoriale di L(G) generato da
G. Per il lemma precedente, abbiamo Ad(exp(G))(G) G e quindi, per linerarit` a,
abbiamo anche Ad(exp(G))(V) V. Poich e G genera L(G), anche exp(G) genera

G. Poich e linsieme degli elementi g



G per cui Ad(g)(V) V ` e un sottogruppo
di

G, ne segue che Ad(

G)(V) V. Otteniamo in particolare che Ad(exp(V))(V)
V, che ci d` a, dierenziando, [V, V] V. Quindi V ` e unalgebra di Lie e perci ` o
coincide con L(G).
Lemma 22.8. L(G) = G.
Dimostrazione. Siano X
1
, . . . , X
n
G una base di L(G) come spazio vettoria-
le. Allora lapplicazione :
t
1
X
1
+ + t
n
X
n
exp(t
1
X
1
) exp(t
n
X
n
)
` e un dieomorsmo di un intorno V
0
di 0 in L(G) su un intorno W
e
dellidentit` a e
di

G. Quindi, se Y L(G), possiamo trovare un > 0 e funzioni a
i
: (, )R
tali che
_
n
i=1
a
i
(t)X
i
V
0
e
exp(tY) = exp(a
1
(t)X
1
) exp(a
n
(t)X
n
) se t < .
Questa uguaglianza ci d` a la :
e
tY
= exp(a
1
(t)X
1
) exp(a
n
(t)X
n
) se t < .
Denendo e
tY
=
_
e
(t/N)Y
_
N
se t < N, otteniamo che Y G. Questo completa la
dimostrazione del lemma.
396 22. SPAZI SIMMETRICI
Sia ora G

il gruppo di dieomorsmi di M generato da exp(G). Poich e G

` e
generato dai sottogruppi a un parametro contenuti in G, abbiamo G

G. Poich e
per ogni g G ed ogni sottogruppo a un parametro R ta
t
G anche R
tad(g)(a
t
) G ` e ancora un sottogruppo a un parametro di G, il sottogruppo G

` e
normale in G. Inoltre, lapplicazione ad(g) : G

` e continua
2
per la topologia
di gruppo di Lie di G

, perch e trasforma sottogruppi a un parametro in sottogruppi


a un parametro.
Dimostriamo ora il :
Lemma 22.9. Sia G

un sottogruppo normale di un gruppo G. Se G

` e un gruppo
topologico e le applicazioni ad(g) : G

sono continue per ogni g G, allora


vi ` e ununica topologia di gruppo topologico su G per cui G

sia aperto in G.
Dimostrazione. Deniamo su Gla topologia meno ne per cui sono aperti tutti
gli insiemi L
g
(A) con A aperto di G

. Si verica facilmente che questa topologia ` e


lunica con le propriet` a richieste nellenunciato del lemma.
Osservazione 22.10. In generale la topologia su G ` e pi ` u ne della topologia
compatta-aperta. Inoltre, non ` e detto che le componenti connesse di G, con la
topologia che abbiamo denito, formino un insieme di cardinalit` a al pi ` u numera-
bile. Possiamo ad esempio considerare lazione sul gruppo additivo R, che identi-
chiamo alla variet` a M, di un qualsiasi suo sottogruppo G totalmente sconnesso:
in questo caso G = 0 e la costruzione che abbiamo fatto di d` a su G la topologia
discreta.
Ricordiamo che un parallelismo assoluto su una variet` a dierenziabile M ` e
una sezione C

(M, F(M)) del brato dei suoi sistemi di riferimento. In modo


equivalente, ` e il dato di m campi di vettori X
1
, . . . , X
m
che deniscono in ogni
punto p M una base (X
1
(p), . . . , X
m
(p)) di T
p
M. Un dieomorsmo f : MM
denisce un dieomorsmo di brati principali

f : F(M)F(M).
Denizione 22.3. Se (M, ) ` e la coppia formata da una variet` a dierenziabile M e
da un parallelismo assoluto assegnato su M, chiameremo automorsmi di (M, )
i dieomorsmi f : MM tali che

f = f .
Gli automorsmi di (M, ) formano un gruppo, che denoteremo Aut Aut Aut(M, ).
Teorema 22.11. Sia (M, ) la coppia formata da una variet ` a dierenziabile con-
nessa M numerabile allinnito e da un parallelismo assoluto su M. Allora
Aut Aut Aut(M, ) ` e un gruppo di Lie di trasformazioni con dim
R
Aut Aut Aut(M, ) dim
R
M.
Pi ` u precisamente, per ogni p M, lapplicazione
() Aut Aut Aut(M, ) gg(p) M
` e iniettiva e la sua immagine ` e una sottovariet` a chiusa di M. Vi ` e ununica struttura
di gruppo di Lie su Aut Aut Aut(M, ) per cui la () sia un dieomorsmo.
2
Un teorema di Chevalley ([Theory of Lie groups. Princeton Univ. Press, 1946], p.128) ci dice
che, se G e G

sono due gruppi di Lie, un omomorsmo algebrico : GG

` e un omomorsmo di
gruppi di Lie se e soltanto se trasforma sottogruppi a un parametro di G in sottogruppi a un parametro
di G

.
2. ALCUNI RISULTATI SUI GRUPPI DI TRASFORMAZIONI 397
Dimostrazione. Sia (p) = (X
1
(p), . . . , X
m
(p)) e sia V il sottospazio vetto-
riale reale di X(M) generato da X
1
, . . . , X
m
. Per denizione, le trasformazioni di
Aut Aut Aut(M, ) lasciano V invariante. In particolare gli elementi di Aut Aut Aut(M, ) commu-
tano con gli elementi dei sottogruppi a un parametro
v
(t) di dieomorsmi di M
generati dagli elementi v di V. Poniamo
v
=
v
(1). Osserviamo che, per ogni
punto p M,
v
(q) ` e denita per v in un intorno di 0 in V e q in un intorno di p in
M.
Lemma 22.12. Per ogni p M lapplicazione Aut Aut Aut(M, ) gg(p) M ` e
iniettiva.
Dimostrazione. Per ogni g Aut Aut Aut(M, ) linsieme F
g
= q M g(q) = q dei
punti ssi di g ` e un sottoinsieme chiuso di M. Fissato un punto q M, al variare di
v in un intorno di 0 in V, gli elementi
v
(q) sono deniti e formano un intorno di q
in M. Poich e, come abbiamo osservato, g
v
=
v
g, otteniamo che F
g
contiene
un intorno di q. Dunque F
g
risulta aperto e chiuso in M e quindi o ` e vuoto, o
coincide con M per lipotesi che M sia connesso.
Sia : [0, T]M (T > 0) una curva dierenziabile. Risultano allora deter-
minate m funzioni scalari a
i

: [0, T]R tali che (t) =


_
m
i=1
a
i

(t)X
i
((t)) per ogni
t [0, T]. Due curve dierenziabili
1
,
2
: [0, T]M si diranno parallele nel
parallelismo completo se a
i

1
(t) = a
i

2
(t) per ogni t [0, T]. Osserviamo che,
data una curva dierenziabile : [0, T]M ed un punto q
0
, vi ` e al pi` u una curva
dierenziabile

parallela a ed uscente dal punto q


0
; esister` a poi comunque, per
qualche 0 < T sucientemente piccolo, una

: [0, ]M uscente da p
0
e
parallela alla restrizione di a [0, ].
Lemma 22.13. Per ogni p
0
M, linsieme Aut Aut Aut(M, )(p
0
) ` e chiuso in M.
Dimostrazione. Sia a
k
una successione di elementi di Aut Aut Aut(M, ) tali che
a
k
(p
0
) converga a un elemento q
0
M.
Dimostriamo che ogni curva : [0, 1]M uscente dal punto p
0
ammette una
parallela

: [0, 1]M uscente da q


0
.
A questo scopo, indichiamo con T lestremo superiore dei numeri reali a > 0
per cui la restrizione di a [0, a] ammette una parallela

a
con punto iniziale q
0
.
Vogliamo dimostrare che esiste la parallela

T
. A questo scopo, osserviamo che
esistono le parallele

per ogni 0 < T

< T e che per ogni t con 0 t < T,


abbiamo lim
k
a
k
((t)) =

(t) per 0 t T

< T.
Fissiamo poi un intorno V
0
di 0 in V e un intorno U di (T) in M tali che
v
(p)
sia denita per v V
0
e p U. Allora
v
` e anche denita, per v V
0
, su tutti gli
insiemi a
k
(U). Sia t
0
< T tale che a
k
((t
0
)) U per ogni k > 1 e (T) =
v
0
((t
0
))
per qualche v
0
V
0
.
Possiamo allora denire

T
ponendo

T
(t) =

(t) se 0 t T

< T e

T
(T) =
v
0
(

(t
0
)) se t
0
T

< T.
Se fosse T < 1, potremmo prolungare

T
con una parallela a (t T) uscente
dal punto

T
(T), contraddicendo la denizione di T. Quindi T = 1 e questo di-
mostra lesistenza della parallela. Poich e

(1) = lim
k
a
k
((1)), lestremo

(1)
non dipende dalla scelta del cammino , ma soltanto dal suo punto nale (1).
398 22. SPAZI SIMMETRICI
Dimostriamo in questo modo che a
k
(q) converge per ogni q M e otteniamo
quindi unapplicazione a : MM mediante a(q) = lim
k
a
k
(q) per ogni q M.
Poich e
v
(a(q)) = a(
v
(q)) per ogni q M, la a ` e chiaramente dierenziabile.
Si pu` o dimostrare che ` e invertibile, ripetendo i raginamenti appena svolti per la
successione delle applicazioni inverse a
1
k
.
Abbiamo facilmente:
Lemma 22.14. Sia l lalgebra di Lie dei campi di vettori X X(M) tali che
[X, V] = 0. Per ogni p M, lapplicazione l XX(p) T
p
M ` e iniettiva.
Dimostrazione. I generatori di sottogruppi a un parametro di Aut Aut Aut(M, ) sono
gli elementi di l che generano sottogruppi a un parametro di dieomorsmi di M.
Quindi, per il Teorema 22.5, il gruppo Aut Aut Aut(M, ) ` e un gruppo di Lie, e lapplica-
zione Aut Aut Aut(M, ) aa(p) M denisce per ogni p M un dieomorsmo di
Aut Aut Aut(M, ) con una sottovariet` a dierenziabile chiusa di M.
Completiamo ora la dimostrazione del Teorema 22.11. Linsieme G dei campi
di vettori X l che generano sottogruppi a un parametro di trasformazioni di M
` e una sottoalgebra di Lie di l, e quindi ha dimensione nita. Possiamo perci` o
applicare il Teorema 22.5 al gruppo G = Aut Aut Aut(M, ) e a G, e concludere che G ha
una struttura di gruppo di Lie con algebra di Lie G. Poich e lazione G MM
` e dierenziabile, ssato un qualsiasi punto p
0
M, limmersione dierenziabile
G gg(p
0
) M ` e un dieomorsmo di G con una sottovariet` a dierenziabile
chiusa di M.
Ricordiamo che vale il teorema
3
:
Teorema 22.15 (Bochner-Montgomery). Sia G un gruppo topologico localmente
compatto e numerabile allinnito di trasformazioni dierenziabili di una variet` a
dierenziabile paracompatta M. Allora G ` e un gruppo di Lie.
Ricordiamo ancora
4
il :
Teorema 22.16 (Dantzig-van der Waerden). Sia (E, d) uno spazio metrico local-
mente compatto. Sia Isom(E, d) il gruppo delle isometrie di (M, E) e, per x E,
indichiamo con Isom
x
(E, d) lo stabilizzatore di x in Isom(E, d). Consideriamo su
Isom(E, d) la topologia compatta-aperta. Allora Isom(E, d) ` e localmente compat-
to e Isom
x
(E, d) ` e compatto per ogni x M. Se M ` e compatto, anche Isom(E, d)
` e compatto.
Osservazione 22.17. Ricordiamo ancora che, se (M, g) ` e una variet` a Riemanniana
e d ` e la distanza nella metrica corrispondente, allora le isometrie f : MM per
3
S.Bochner, D.Montgomery Locally compact groups of dierentiable transformations, Ann. of
Math. 47 (1946), pp.639-657.
4
D.Dantzig, B.L.van der Waerden

Uber metrish homogene R aume, Abh. Math. Sem. Univ.
Hamburg 6 (1928) pp.374-376. Una dimostrazione completa si pu` o trovare anche in : Kobayashi-
Nomizu Foundations of Dierential Geometry, New York: John Wiley & Sons, vol.1, 1963, alle
pagine 46-50.
3. AUTOMORFISMI AFFINI E ISOMETRIE 399
la metrica d sono applicazioni dierenziabili che preservano il tensore g della me-
trica. Indicheremo nel seguito con O(M, g) il gruppo delle isometrie della variet` a
Riemanniana (M, g), cio` e :
O(M, g) = f C

(M, M) f

g = g .
Se d ` e la distanza su M denita dalla metrica g, allora Isom(M, d) = O(M, g).
3. Automorsmi ani e isometrie
Per utilizzare i risultati del 2 nella discussione del gruppo delle anit` a di
una variet` a ane (M, ) e delle isometrie di una variet` a Riemanniana (M, g), ` e
conveniente riformulare le nozioni di variet` a ani e riemanniane nel contesto della
teoria delle G-strutture.
Sia M una variet` a dierenziabile di dimensione m. Indichiamo con :
F(M)

GL(m,R)
M
il brato principale dei sistemi di riferimento su M.
Gli elementi della bra F
p
(M) =
1
(p) sono le basi (v
1
, . . . , v
m
) di T
p
M. Il
gruppo GL(m, R) opera a destra su F(M) mediante :
(v
1
, . . . , v
m
) a =
_

_
m

i=1
a
i
1
v
i
, . . . ,
m

i=1
a
i
m
v
i
_

_
se a =
_
a
i
j
_
1i, jm
GL(m, R) .
Se = (X
1
, . . . , X
m
) ` e una m-upla di campi di vettori che deniscono una base di
T
p
M in ogni punto p di un aperto U di M, allora lapplicazione :
U GL(m, R) (p, a)(p) a
1
(U)
` e un dieomorsmo per la struttura dierenziabile di F(M).
In modo equivalente, possiamo denire la bra F
p
(M) sopra il punto p M co-
me linsieme di tutte le applicazioni lineari invertibili : R
m
T
p
M, identicando
una base (v
1
, . . . , v
m
) di T
p
M allisomorsmo lineare : R
m
T
p
M che associa al
vettore e
i
=
t
(0, . . . , 0,
i
1, 0, . . . , 0) della base canonica di R
m
il vettore v
i
di T
p
M.
Deniamo allora in modo aatto naturale la forma canonica
1
(F(M), R
m
)
mediante :
(v) =
1
(d(v)) F(M), v T

F(M) .
Osserviamo che :
(R
a
)

= a
1
a GL(m, R) .
Infatti, se v T

F(M), allora dR
a
(v) T
a
F(M) e d(dR
a
(v)) = d(v). Quindi :
(R
a
)

(v) = (dR
a
(v)) = ( a)
1
(d(dR
a
(v))) = a
1

1
(d(v)) = a
1
(v) .
Proposizione 22.18. Ogni dieomorsmo f : MM si solleva in modo unico ad
un dieomorsmo

f : F(M)F(M) che lascia invariante. Viceversa, ogni auto-
morsmo di GL(m, R)-brato principale F : F(M)F(M) che lasci invariante ` e
il sollevamento di un dieomorsmo f : MM.
400 22. SPAZI SIMMETRICI
Dimostrazione. Sia f : MM un dieomorsmo. Deniamo allora il suo
sollevamento

f mediante :

f : F(M) d f (()) F(M) .


Abbiamo allora, se F(M) e v T

F(M) :
(d

f (v)) = (d f (()) )
1
_
d(d

f ()(v))
_
=
_

1
(d f (()))
1
_
(d f (()) d(v)) = (v) .
Infatti, poich e

f preserva le bre, abbiamo f =

f e quindi d f d = dd

f .
Viceversa, se F : F(M)F(M) preserva le bre e lascia invariante, detto
f : MM il dieomorsmo denito da F = f , osserviamo che =

f
1
F
` e un automorsmo dierenziabile di F(M) che preserva la bra, lascia invariante
e induce lidentit` a su M. Perci ` o abbiamo :

1
(d(v)) = (v) =

((v)) = (d(v))
= (())
1
(d(d(v))) = (())
1
(d(v))
F(M) , v T

F(M) .
Otteniamo dunque (())
1
(w) =
1
(w) per ogni w T
()
M, e questo dimostra
che ` e lidentit` a su F(M).
Denizione 22.4. Per ogni A gl(m, R), deniamo il campo di vettori fondamen-
tale A

X(F(M)) associato ad A come il generatore innitesimale del gruppo a


un parametro di dieomorsmi F(M) R (, t) exp(tA) F(M).
Una connessione ane su M si pu` o denire, oltre che per mezzo della deri-
vazione covariante, mediante lassegnazione di una forma di connessione, cio` e di
una forma dierenziale
1
(M, gl(m, R)) che goda delle propriet` a :
(A

) = A A gl(m, R) (1)
R

a
= Ad(a
1
) a GL(m, R) . (2)
Un vettore v T

F(M) con (v) = 0 si dice orizzontale. Poich e () : T

F(M)gl(m, R)
ha rango m
2
e ker d() ker () = 0 per la propriet` a (1), la forma di connes-
sione ci permette di decomporre lo spazio tangente a F(M) in un punto nella
somma diretta dei due sottospazi V

(M) = ker d() dei vettori verticali in e


H

(M) dei
5
vettori orizzontali in .
Poich e d() : H

(M)T
()
M ` e per ogni F(M) un isomorsmo lineare,
possiamo associare ad ogni campo di vettori X denito su un aperto U di M un
campo di vettori orizzontale

X su
1
(U), caratterizzato dalle :
_

_
(

X) = 0
d(

X) = X .
5
Un modo equivalente di denire una connessione ane ` e quello di assegnare una distribuzione
vettoriale H su F(M), complementare della distribuzione verticale.
3. AUTOMORFISMI AFFINI E ISOMETRIE 401
La derivazione covariante associata alla connessione ane ` e denita dalla formula :
()
X
Y(()) =

X

1
(Y)
_
=

X((

Y)) X, Y X(M) , F(M),


dove osserviamo che, ssato Y X(M), la
Y
() =
1
(Y(())) ` e una funzione
dierenziabile su F(M) a valori in R
m
. Chiaramente :
_

_
R

Y
() =
Y
( a) = ( a)
1
Y(( a)) = a
1

1
Y(()) = a
1

Y
()
Y X(M) , F(M) , a GL(m, R) ,
e quindi :
R

a
(

X(
Y
)) = ( a)
_
R
a

X
_
(
Y
) = ( a)

X(R

Y
)
= a

X
_
a
1

Y
_
= a a
1


X(
Y
) =

X(
Y
)
mostra che la derivata covariante
X
Y ` e ben denita dalla (), perch e il valore del
secondo membro ` e costante quando varia sulla bra F
p
(M) del punto p M.
Viceversa, si pu` o dimostrare che, data di una derivazione covariante , vi ` e
ununica forma di connessione per cui vale la ().
Abbiamo infatti :
(X [(X)]

)((

Y)) =
d(X)
Y X X(F(M)) , Y X(M) .
Quindi:
() [(X)]

((

Y)) = X((

Y))
1

d(X)
Y X X(F(M)) , Y X(M)
ci permette di calcolare utilizzando la forma canonica e la derivazione cova-
riante.
Teorema 22.19. Sia M una variet ` a dierenziabile, dotata di una connessione a-
ne denita dalla forma di connessione
1
(F(M), gl(m, R)). Un dieomorsmo
f : MM ` e unanit ` a se e soltanto se il suo sollevamento

f lascia invariante la
forma di connessione .
Viceversa, un dieomorsmo di brati principali F : F(M)F(M) ` e il solle-
vamento di unanit ` a se e soltanto se lascia invarianti la forma canonica e la
forma di connessione .
Dimostrazione. Le () e () ci dicono che le trasformazioni ani di M sono
tutte e sole quelle il cui sollevamento lascia invariante. Lultima aermazione
segue dal fatto che un dieomorsmo di F(M) in s e ` e un sollevamento di un dif-
feomorsmo di M in s e se e soltanto se preserva le bre e lascia invariante la forma
canonica .
Teorema 22.20. Il gruppo delle anit ` a di una variet ` a dierenziabile M, dotata
di una connessione ane, ` e un gruppo di Lie di dimensione minore o uguale a
m(m + 1).
Dimostrazione. Sia
1
(F(M), gl(m, R)) la forma della connessione. Allo-
ra la forma

1
(F(M), R
m
gl(m, R))
402 22. SPAZI SIMMETRICI
denisce un parallelismo completo su F(M). La tesi ` e allora conseguenza del
Teorema 22.11.
Sia G un sottogruppo chiuso del gruppo lineare GL(m, R). Una G-struttura su
M ` e il dato di un brato principale P

G
M e di unimmersione dierenziabile
: P F(M), in modo che sia commutativo il diagramma :
P G F(M)GL(m, R)

_
P F(M)

M M
in cui la prime due frecce orizzontali sono denite dalle inclusioni : P F(M)
e G GL(m, R).
Osserviamo che P ` e una sottovariet` a chiusa di F(M). Infatti, ssata una sezio-
ne dierenziabile di P, denita in un aperto U di M, abbiamo P
1
(U) =

1
(U)
1
(()) G e lapplicazione
1
(U)
1
(()) GL(m, R)
` e continua. Quindi P
1
(U) ` e chiuso in
1
(U) per lipotesi che G fosse chiuso
in GL(m, R). Poich e gli insiemi
1
(U), al variare di U tra gli aperti di trivializza-
zione di P, formano un ricoprimento aperto di F(M), otteniamo che P ` e chiuso in
F(M).
Gli elementi X dellalgebra di Lie g di G deniscono campi di vettori su P che
sono la restrizione dei corrispondenti campi di vettori verticali X

deniti su F(M),
e che indicheremo ancora con X

.
Una G-connessione ane su M ` e il dato di una G-struttura P

G
M su M, e di
una forma dierenziale


1
(P, g) con le propriet` a :

(A

) = A A g (1)
R

= Ad(a
1
)

a G. (2)
Indichiamo con H

= ker

X(P) la distribuzione orizzontale associata alla


G-connessione ane. Abbiamo :
dR
a
(H

) = H
a
P, a G.
Possiamo quindi estendere la distribuzione orizzontale H

su P a una distribuzione
orizzontale H su F(M) ponendo
H
a
= dR
a
(H

) se P, a GL(m, R) .
Estendiamo cos` la


1
(P, g) a una forma di connessione ane di Cartan

1
(F(M), gl(m, R), ponendo :
(X) = A se X T

F(M) e X = A

+ Y con A gl(m, R) e Y H

.
Possiamo quindi denire in modo equivalente una G-connessione ane mediante
il dato di una forma di connessione ane su F(M) tale che, per una G-struttura
3. AUTOMORFISMI AFFINI E ISOMETRIE 403
P@ > > G > M, detta : PF(M) linclusione, risulti


1
(P, g), tale cio` e
che la sua restrizione a P sia una forma a valori nellalgebra di Lie g di G.
Lemma 22.21. Siano P

G
M una G-struttura,


1
(P, g) una G-connessione
ane e
1
(F(M), gl(m, R)) la sua estensione a F(M). Sia f : MM un
dieomorsmo. Supponiamo che M sia connessa. Sono equivalenti :
(a)

f

= ed esiste
0
P tale che

f (
0
) P.
(b)

f (P) = P e, detta

f
G
: PP la restrizione di

f a P, abbiamo
_

f
G
_

.
Dimostrazione. (a) = (b). Sia pr : gl(m, R)V = gl(m, R)/g la proiezione
nel quoziente. Consideriamo la forma dierenziale pr
1
(F(M), V) e la
corrispondente distribuzione vettoriale D = ker(pr ) in F(M). Ricordiamo che
una variet` a integrale di D ` e una sottovariet` a dierenziabile N di F(M) con T

N
D

per ogni N. Poich e



f lascia ssa la forma , essa lascia ssa a maggior
ragione la forma pr e trasforma quindi variet` a integrali di D in variet` a integrali
di G. La tesi segue allora dal fatto che P ` e una sottovariet` a integrale massimale di
D.
(b) = (a). Segue dal fatto che

f ( a) =

f
G
() a e ( a) = R

() se
P e a GL(m, R).
Denizione 22.5. Un dieomorsmo f : MM che soddis le condizioni equi-
valenti (a) e (b) del Lemma 22.21 si dice una trasformazione G-ane, o una
G-anit` a, di M.
Sia P

G
M una G struttura su M. Indichiamo ancora con la restrizione a P
della forma canonica di F(M). La forma di connessione

di una G-connessione
ane denisce un parallelismo completo, mediante la forma
1
(P, R
m
g).
Per il Teorema 22.11 abbiamo :
Corollario 22.22. Il gruppo delle trasformazioni G-ani di M, per unassegnata
connessione ane


1
(P, g) realtiva a una G-struttura P

G
M ` e un gruppo
di Lie di dimensione dim
R
M + dim
R
G.
Corollario 22.23. Due trasformazioni G-ani f , g di M, per unassegnata con-
nessione ane


1
(P, g) realtiva a una G-struttura P

G
M, coincidono se
sono uguali con i loro dierenziali in un punto p
0
M.
Una metrica Riemanniana g su M denisce una O(m)-struttura O(M) su M,
in cui gli elementi della bra O
p
(M) sono le basi ortonormali di T
p
M rispetto al
prodotto scalare g
p
. Viceversa, una O(m)-struttura su M denisce univocamente
una metrica Riemanniana g su M.
Il Lemma 22.4 ci dice che le isometrie di (M, g) sono tutte e sole le trasforma-
zioni ani f rispetto alla connessione di Levi-Civita per cui d f (p
0
) : T
p
0
MT
f (p
0
)
M
` e unisometria in qualche punto p
0
M.
404 22. SPAZI SIMMETRICI
La restrizione

della forma della connessione di Levi-Civita ` e una O(m)-


connessione ane.
Otteniamo perci ` o:
Teorema 22.24. Sia (M, g) una variet ` a Riemanniana. Unisometria di M ` e un
automorsmo dierenziabile f : MM il cui sollevamento ` e unanit ` a per la
connessione di Levi-Civita e per cui

f (O(M)) = O(M).
Il gruppo delle isometrie O(M, g) ` e un gruppo di Lie di dimensione minore o
uguale di m(m + 1)/2.
Lo stabilizzatore O
p
(M, g) di un punto p M nel gruppo O(M, g) delle isome-
trie di (M, g) ` e un gruppo compatto.
Dimostrazione. Il teorema ` e una conseguenza delle osservazioni precedenti e
del Corollario 22.22. Infatti dim
R
o(m) = m(m 1)/2 e quindi O(M) ` e una variet` a
dierenziabile di dimensione [m(m 1)/2] + m = m(m + 1)/2.
Citiamo a questo punto, senza dimostrazione
6
, il seguente :
Teorema 22.25. Sia (M, g) una variet` a Riemanniana di dimensione m. Se il suo
gruppo delle isometrie O(M, g) ha dimensione massima m(m + 1)/2, allora (M, g)
` e isometrico a uno dei seguenti spazi a curvatura costante :
(a) Lo spazio Euclideo R
m
;
(b) La sfera m-dimensionale S
m
;
(c) Lo spazio proiettivo m-dimensionale RP
m
;
(d) Lo spazio iperbolico semplicemente connesso m-dimensionale H
m
.
Descriviamo brevemente un modello dello spazio iperbolico m-dimensionale
H
m
. Consideriamo lipersupercie regolare di R
m+1
:
H
m
=
_

_
x = (x
0
, x
1
, . . . , x
m
) R
m+1

x
2
0
= 1 +
m

i=1
x
2
i
_

_
Abbiamo :
T
x
H
m
=
_

_
v = (v
0
, v
1
, . . . , v
m
) R
m+1

x
0
v
0
=
m

i=1
x
i
v
i
_

_
e deniamo la metrica iperbolica g su H
m
ponendo :
g
x
(v, v) = c
_

_
v
2
0
+
m

i=1
v
i
2
_

_
x H
m
, v T
x
H
m
per una costante c > 0. Osserviamo che H
m
` e lorbita del punto (1, 0, . . . , 0) ri-
spetto al gruppo O(1, m) delle trasformazioni lineari di R
m+1
che preservano la
forma bilineare simmetrica denita dalla matrice diag(1, 1, . . . , 1). Il gruppo
6
Vedi ad esempio: [S.Kobayashi Transformation groups in Dierential Geometry, New York,
Springer 1972] a pag.46.
4. SPAZI RIEMANNIANI GLOBALMENTE SIMMETRICI 405
O(1, m) ` e il gruppo delle isometrie di H
m
, che si identica allo spazio omogeneo
O(1, m)/(O(1) O(m)), dove :
O(1) O(m) =
__
1
a
_

a O(m)
_
` e lo stabilizzatore in O(1, m) del punto (1, 0, . . . , 0).
4. Spazi Riemanniani globalmente simmetrici
Sia (M, g) uno spazio Riemanniano. Diciamo che (M, g) ` e uno spazio Rie-
manniano globalmente simmetrico se, per ogni punto p M esiste unisometria
involutiva s
p
O(M, g) che abbia p come punto sso isolato.
Osserviamo che vale il seguente :
Lemma 22.26. Sia (M, g) uno spazio Riemanniano e p M. Allora esiste al pi ` u
unisometria involutiva s
p
che abbia p come punto sso isolato. Se una tale s
p
esiste, allora ds
p
(p) = Id su T
p
M ed s
p
coincide, in un intorno di p, con la
simmetria geodetica rispetto alla connessione di Levi-Civita.
Dimostrazione. Sia s
p
unisometria involutiva di (M, g) con p come punto s-
so isolato. Abbiamo (ds
p
(p))
2
= Id su T
p
M e quindi T
p
M si decompone nella
somma diretta dei sottospazi corrispondenti agli autovalori 1 e 1 di (ds
p
(p)). Se
ci fosse un v T
p
M \ 0 con ds
p
(p)(v) = v, allora s
p
lascerebbe ssi tutti i punti
della geodetica uscente da p con vettore tangente v e quindi p non sarebbe punto
sso isolato. Perci` o ds
p
(p) = Id. Poich e, essendo unisometria, s
p
trasforma
geodetiche in geodetiche, essa ` e allora, in un intorno di p, la simmetria geodetica
rispetto a p.
Lemma 22.27. Ogni spazio Riemanniano globalmente simmetrico ` e completo.
Dimostrazione. Sia (M, g) uno spazio Riemanniano globalmente simmetrico.
Sia : (a, b)M una geodetica massimale. Se fosse ad esempio b < +, ssato
con 0 < 2 < b a, posto p = (b ), la simmetria s
p
ci permette di prolungare
la geodetica a una geodetica denita su (a, 2b a 2) :
(t) =
_

_
(t) se a < t < b
s
p
((2b 2 t)) se b t < 2b a 2 ,
contraddicendone la massimalit` a. Deve quindi essere b = +, e con ragionamento
analogo si dimostra che a = .
Osserviamo che, se RM ` e una geodetica massimale con (0) = p, allora
s
p
(t) = (t) per ogni t R. Da questo fatto ricaviamo subito che :
Teorema 22.28. Il gruppo delle isometrie di uno spazio Riemanniano globalmente
simmetrico connesso ` e un gruppo transitivo di trasformazioni.
Dimostrazione. Sia (M, g) uno spazio Riemanniano connesso globalmente sim-
metrico. Indichiamo con d
g
la distanza denita dalla metrica g. Siano p
0
, p
1
due
qualsiasi punti di M. Poich e (M, g) ` e completo, esiste una geodetica : [0, 1]M,
406 22. SPAZI SIMMETRICI
di lunghezza () = d
g
(p
0
, p
1
). Abbiamo allora p
1
= s
(
1
2
)
(p
0
). Infatti s
(
1
2
)
` e
la simmetria geodetica rispetto al punto (
1
2
) e quindi trasforma la geodetica (t)
nella geodetica (1 t).
Teorema 22.29. Sia (M, g) uno spazio Riemanniano globalmente simmetrico, con-
nesso. Indichiamo con G la componente connessa dellidentit ` a nel gruppo di
Lie O(M, g) delle isometrie di (M, g). Fissiamo un punto p
0
M e sia K lo
stabilizzatore di p
0
in G.
(i) Lo stabilizzatore K di p
0
in G ` e un sottogruppo di Lie compatto di G e il
diagramma commutattivo :
G

M
G/
K
f

z
z
z
z
z
z
z
z
in cui la freccia orizzontale ` e lapplicazione G aa(p
0
) M e la freccia
verticale la proiezione nel quoziente, denisce un dieomorsmo f dello spazio
omogeneo G/K su M.
(ii) Lapplicazione = ad(s
p
0
) G as
p
0
a s
p
0
G ` e un automorsmo
involutivo di G tale che, detto K

linsieme dei punti ssi di e K


0

la componente
connessa dellidentit ` a in K

, risulta :
K
0

K K

.
Il gruppo K non contiene sottogruppi normali non banali di G.
(iii) Siano g e k le algebre di Lie di G e K, rispettivamente. Allora
k = X g d(p
0
)(X) = X
e, posto
p = X g d(p
0
)(X) = X
abbiamo
g = k p .
Abbiamo poi d(e)(k) = 0 e d(e) : pT
p
0
M ` e un isomorsmo. Se X p, allora :
R texp(tX)(p
0
) M
` e la geodetica uscente da p
0
con velocit ` a d(e)(X). Per ogni v T
p
0
M, il vettore
[d exp(tX)](p
0
)(v) ` e il traslato di v parallelamente lungo la geodetica.
Dimostrazione. Laermazione (i) ` e conseguenza del Teorema 22.24.
(ii) Per ogni k K, le due isometrie k e (k) = ad(s
p
0
)(k) = (s
p
0
k s
p
0
) di
(M, g) coincidono con il loro dierenziale in p
0
.
`
E quindi, per il Corollario 22.23,
(k) = ad(s
p
0
)(k) = k per ogni k K. In particolare, d(e)(k) = Ad(s
p
0
)(k) = k,
e d(e) ` e lidentit` a su k. Daltra parte, se X g ` e un punto sso di d(e), avremo
anche :
s
p
0
exp
G
(tX) s
p
0
= ad(s
p
0
)(exp
G
(tX)) = exp
G
(ad
g
(s
p
0
)(X)) = exp
G
(tX) ,
4. SPAZI RIEMANNIANI GLOBALMENTE SIMMETRICI 407
onde s
p
0
_
exp
G
(tX)(p
0
)
_
= exp
G
(tX)(p
0
) per ogni t R e quindi exp
G
(tX)(p
0
) =
p
0
, perch e p
0
` e un punto sso isolato di s
p
0
. Quindi k ` e proprio linsieme dei punti
ssi di d(e). Poich e il gruppo delle isometrie O(M, g) e G operano su G/K in
modo eettivo, K non contiene sottogruppi normali non banali di G.
(iii) Poich e d(e) ` e uninvoluzione e k ` e il sottospazio dei suoi punti ssi,
abbiamo la decomposizione g = k p.
Poich e d(e) ha nucleo uguale a k, ne segue che la sua restrizione a p ` e un
isomorsmo su T
p
0
M.
Sia ora X p e sia : RM la geodetica uscente da p
0
con velocit` a d(e)(X).
Consideriamo, per ogni numero reale t, lisometria u
t
= s
(t/2)
s
p
0
. Dico che
R tu
t
O(M, g) ` e un sottogruppo a un parametro di O(M, g). Infatti, se
t
1
, t
2
R, abbiamo :
u
t
1
u
t
2
(p
0
) = u
t
1
s
(t
2
/2)
(p
0
) = s
(t
1
/2)
s
p
0
((t
2
))
= s
(t
1
/2)
((t
2
)) = (t
1
+ t
2
)
= s
([t
1
+t
2
]/2)
(p
0
) = u
t
1
+t
2
(p
0
) .
Inoltre, du
t
: T
(s)
T
(t+s)
denisce, per ogni coppia di numeri reali t, s, il traspor-
to parallelo lungo la geodetica .
Per vericare questo fatto, osserviamo in primo luogo che, per ogni numero
reale s, la ds
p
0
((s)) denisce il trasporto parallelo da T
(s)
a T
(s)
lungo la
geodetica . A questo scopo, indichiamo con

s
1
,s
2
: T
(s
1
)
MT
(s
2
)
M il trasporto
parallelo da (s
1
) a (s
2
) lungo . Abbiamo allora un diagramma commutativo :
T
p
0
M

0,s
T
(s)
M
ds
p
0
(p
0
)

_
ds
p
0
((s))
T
p
0
M

0,s
T
(s)
M
Da questa ricaviamo che

0,s
ds
p
0
(p
0
) = ds
p
0
((s))

s,0
e, poich e ds
p
0
(p
0
) = I ,

0,s
= ds
p
0
((s))

s,0
, da cui otteniamo :
ds
p
0
((s)) =

0,s

_

0,s
_
1
=

0,s

s,0
=

s,s
.
Analogamente, ds
(s)
denisce, per ogni coppia di numeri reali s, t, il trasporto
parallelo da T
(t)
M a T
(2st)
M lungo la geodetica . Quindi, per composizione,
du
t
= (ds
(t/2)
(ds
p
0
) denisce il trasporto parallelo lungo da (s) a (t + s).
`
E perci` o du
t
1
du
t
2
= du
t
1
+t
2
, perch e il trasporto parallelo da (s) a (s + t
1
+ t
2
)
si pu` o ottenere componendo il trasporto parallelo da (s) a (s + t
2
) con quello da
(s + t
2
) a (s + t
1
+ t
2
).
In particolare (u
t
1
u
t
2
) ed u
t
1
+t
2
coincidono con i loro dierenziali in p
0
ed,
essendo isometrie, coincidono dappertutto : u
t
1
u
t
2
= u
t
1
+t
2
e R tu
t
O(M, g)
` e un gruppo a un parametro di isometrie. Possiamo quindi trovare Y g tale che
408 22. SPAZI SIMMETRICI
u
t
= exp
G
(tY) per ogni t R. Risulta poi
u
t
= s
p
0
s
(t/2)
= s
(t/2)
s
p
0
= u
t
.
Da questa ricaviamo che d(e)(Y) = Y, quindi Y p e perci ` o Y = X.
5. Coppie simmetriche e simmetriche Riemanniane
Sia G un gruppo di Lie connesso ed H un suo sottogruppo chiuso. La coppia
(G, H) si dice una coppia simmetrica se esiste un automorsmo analitico involutivo
: GG con
G
0

H G

,
ove G

= a G (a) = a e G
0

` e la componente connessa dellidentit` a di G

.
Se Ad
g
(H) ` e compatto
7
in Ad
g
(G), la coppia (G, H) si dice simmetrica Rie-
manniana.
Teorema 22.30. Sia (G, K) una coppia simmetrica Riemanniana e sia M lo spazio
omogeneo M = G/K. Siano : GM la proiezione naturale nel quoziente e
: GAut(M) la rappresentazione di G come gruppo di dieomorsmi di M,
indotta dalla traslazione a sinistra su M :
G G
(a,b)(a,(b))
G M
(a,b)ab

_
(a,p)(a)(p)
G
a(a)
M .
Sia un automorsmo analitico involutivo di G tale che K
0

K K

(ove K

` e il sottogruppo dei punti ssi di e K


0

la sua componente dellidentit` a). Allora


esistono metriche Riemanniane G-invarianti g su M. Rispetto a una qualsiasi me-
trica G-invariante g, lo spazio (M, g) ` e globalmente simmetrico Riemanniano. Sia
o = (e) e sia s
o
la corrispondente simmetrica geodetica. Essa soddisfa :
s
o
=
((a)) = s
o
(a) s
o
a G.
Osservazione 22.31. Osserviamo che, in particolare, la simmetria geodetica s
o
` e indipendente dalla scelta della metrica Riemanniana G-invariante. In eetti, la
connessione di Levi-Civita su M risulta indipendente dalla particolare scelta della
metrica G-invariante su M.
Dimostrazione. Indichiamo con g e k le algebre di Lie di G e K, rispettivamen-
te e poniamo p = X g d(e)(X) = X. Allora g = k p. Se X p e k K,
abbiamo :
(exp
G
(tAd
g
(k)(X)) = (ad(k)(exp
G
(tX))) = ad(k)(exp
G
(tX))
= exp
G
(tAd
g
(k)(X)) ,
7
Questo ` e vero in particolare se H ` e un sottogruppo compatto di G.
5. COPPIE SIMMETRICHE E SIMMETRICHE RIEMANNIANE 409
da cui otteniamo subito che d(e)(Ad
g
(k)(X)) = Ad
g
(k)(X). Quindi p ` e invariante
rispetto ad Ad
g
(K). Lapplicazione d(e) manda g su T
o
M ed ha come nucleo k. Se
X p, abbiamo :
(exp
G
(Ad
g
(k)(tX)) = (ad(k)(exp(tX))) = (k)(exp(tX)) .
Dierenziando questespressione per t = 0, otteniamo :
d(e) Ad
g
(X) = d(k) d(e)(X) k K X p .
Poich e Ad
g
(K) ` e compatto il GL
R
(g), esiste un prodotto scalare b su p, invariante
rispetto alla restrizione a p di Ad
g
(K). Allora g
o
= b
_
d(e)
p
_
1
` e un prodotto
scalare su T
o
M, invariante rispetto a (k) per ogni k K. Deniamo allora una
metrica Riemanniana su M ponendo :
g
(g)(o)
(d(g)(v), d(g)(w)) = g
o
(v, w) g G, v, w T
o
M .
Questa denizione ` e consistente perch e b ` e invariante rispetto ad ad
g
(K).
Viceversa, ogni metrica Riemanniana G-invariante su M = G/K ` e di questa
forma per qualche prodotto scalare invariante b su p.
Deniamo ora la simmetria s
o
di M mediante la condizione :
s
o
= .
Chiaramente s
o
` e un dieomorsmo involutivo di M in s e, con ds
o
(o) = Id su
T
o
M.
Dimostriamo che s
o
` e unisometria. Sia p = (a) = (a)(o) M. Se X, Y
T
p
M, allora X
0
= d(a
1
)(p)(X), Y
0
= d(a
1
)(p)(Y) T
o
M. Per ogni x G
abbiamo :
s
o
(a)((x)) = s
o
((ax)) = ((ax)) = ((a)(x)) = (((a)) s
o
)((x)) .
Quindi s
o
(a) = ((a)) s
o
. Ricaviamo :
g(ds
o
(X), ds
o
(Y)) = g(ds
o
d(a)(X
0
), ds
o
d(a)(Y
0
))
= g(d((a)) ds
o
(X
0
), d((a)) ds
o
(Y
0
))
= g(ds
o
(X
0
), ds
o
(Y
0
)) = g(X
0
, Y
0
) = g(X, Y) .
Quindi s
o
` e unisometria e, poich e s
o
(o) = o e ds
o
(o) = Id su T
o
M, coincide con
la simmetria geodetica rispetto a o. Per un qualsiasi punto p = (a), la simmetria
geodetica rispetto a p ` e lisometria s
p
= (a) s
o
(a
1
). Questo dimostra che
M = G/K ` e globalmente simmetrico.
La G a(a) O(M, g) ` e un omomorsmo di gruppi di Lie. Il suo nucleo
N ` e un sottogruppo chiuso normale di G, contenuto in K. Se Z ` e il centro di
G, i gruppi Ad
g
(K) e K/(K Z) sono isomor. Poich e K Z N, ne segue
che K/(K N) ` e compatto. Chiaramente la (G/N, K/(K N)) ` e unaltra coppia
simmetrica Riemanniana, che denisce lo stesso spazio simmetrico della coppia
(G, K).
410 22. SPAZI SIMMETRICI
Teorema 22.32. Sia (G, K) una coppia simmetrica Riemanniana. Sia k lalgebra
di Lie di K e z quella del centro Z di G. Se k z = 0, allora esiste un unico auto-
morsmo involutivo : GG tale che K
0

K K

(dove K

` e il sottogruppo
dei punti ssi di e K
0

la sua componente connessa dellidentit` a).


Dimostrazione. Osserviamo che il dierenziale in e dellinvoluzione cercata
` e lidentit` a su k, e lopposto dellidentit` a su un sottospazio di g complementare di k
in g, e trasforma in s e lortogonale k

di k rispetto alla forma di Killing


g
di g.
Poich e k z = 0, la forma di Killing
g
` e denita negativa su k. Infatti, poich e
Ad
g
(K) ` e un sottogruppo compatto, gli elementi ad
g
(X), per X k, si esprimono
come matrici antisimmetriche (a
i, j
(X)), in una opportuna base
8
di g. Quindi, se
X k :

g
(X, X) =

i, j
[a
i, j
]
2
0
e vale luguaglianza se e soltanto se a
i, j
(X) = 0 per ogni i, j, cio` e se X k z.
Quindi g = k k

, dove k

` e lortogonale di k rispetto alla forma di Killing e d(e) ` e


completamente determinato perch e ` e lidentit` a su k e Id su k

. A sua volta d(e)


determina completamente .
Unalgebra di Lie ortogonale simmetrica ` e una coppia (g, ), formata da :
(i) unalgebra di Lie reale di dimensione nita g ,
(ii) un automorsmo involutivo gg , tale che :
(iii)
linsieme k = X g (X) = X dei punti ssi
di sia una sottoalgebra immersa in g in modo compatto.
Diciamo che la coppia (g, ) ` e eettiva se, detto z il centro di g, ` e :
(iv) k z = 0 .
Ricordiamo che il fatto che k sia immersa in modo compatto in g signica che la
sottoalgebra ad
g
(k) di ad
g
(g) genera un sottogruppo compatto del gruppo Int
R
(g)
degli automorsmi interni di g. Nel caso in cui la coppia (g, ) sia eettiva, la
condizione ` e equivalente al fatto che la forma di Killing
g
di g sia denita negativa
su k.
Abbiamo osservato che, ad una coppia simmetrica Riemanniana (G, K), a
cui sia associato un automorsmo involutivo di G, ` e associata lalgebra di Lie
ortogonale simmetrica (g, ), ove g ` e lalgebra di Lie di G e = d(e).
Sia (g, ) unalgebra di Lie simmetrica ortogonale e sia k il luogo dei punti ssi
di .
Una coppia (G, K) di gruppi di Lie associata a (g, ) ` e una coppia formata da
un gruppo di Lie connesso G ed un suo sottogruppo chiuso K con algebre di Lie
uguali a g e a k, rispettivamente.
Abbiamo:
8
`
E suciente considerare una base ortonormale di g rispetto a un prodotto scalare invariante per
Ad
g
(K).
5. COPPIE SIMMETRICHE E SIMMETRICHE RIEMANNIANE 411
Teorema 22.33. Sia (g, ) unalgebra di Lie ortogonale simmetrica e sia k la
sottoalgebra di Lie dei punti ssi di .
(a) Sia

G un gruppo di Lie connesso e semplicemente connesso con algegbra
di Lie g e sia

K il suo sottogruppo analitico con algebra di Lie k. Allora

K ` e un
sottogruppo chiuso di

G e (

G,

K) ` e una coppia simmetrica Riemanniana. Lo spazio
simmetrico

M =

G/

K ` e semplicemente connesso.
(b) Se (G, K) ` e una qualsiasi coppia di gruppi di Lie associata a (g, ), allora
M = G/K ` e uno spazio Riemanniano localmente simmetrico rispetto a qualsiasi
metrica G-invariante.
(c)

M ` e il rivestimento universale di M.
Dimostrazione. Poich e

G ` e semplicemente connesso, linvoluzione di g de-
nisce univocamente un automorsmo di

G con d (e) = . Il luogo

K

dei
punti ssi di ` e chiuso in G e quindi ` e tale anche la sua componente connessa del-
lidentit` a

K. Poich e Ad
g
(

K) ` e il sottogruppo analitico di ad
g
(g) generato da ad
g
(k),
` e compatto e quindi (

G,

K) ` e una coppia Riemanniana simmetrica e

M =

G/

K
` e uno spazio globalmente simmetrico Riemanniano rispetto a qualsiasi metrica

G-invariante su

M, denita a partire da un prodotto scalare Ad
g
(K)-invariante su
T
o

M.
Se G ` e un gruppo di Lie con algebra di Lie g e K un suo sottogruppo chiuso
con algebra di Lie K, il rivestimento

GG denisce per passaggio al quoziente il
rivestimento universale

MM = G/K. La simmetrie geodetiche globali di

M de-
niscono, per dieomorsmi locali, simmetrie Riemanniane locale di M, rispetto
a qualsiasi metrica G-invariante di M.
CAPITOLO 23
Classi caratteristiche
1. Il brato degli orientamenti di una variet` a dierenziabile
Sia M una variet` a dierenziabile di dimensione m 1. Per ogni punto p M,
il gruppo di omologia singolare locale H
m
(M, M\p) ` e isomorfo a Z. Infatti, per
ogni intorno U
p
di p in M, la coppia (U
p
, M\p) ` e excisiva ed abbiamo perci` o
H
j
(M, M\p) = H
j
(U
p
, U
p
\p) per ogni j N. Possiamo scegliere U
p
omeo-
morfo ad una palla chiusa D
m
= x R
m
x 1. Allora la coppia (U
p
, U
p
) ` e
omotopicamente equivalente alle coppie (U
p
, U
p
\p) e (B
m
, S
m1
), onde
H
j
(M, M\p) = H
j
(U
p
, U
p
\p) = H
j
(U
p
, U
p
) = H
j
(D
m
, S
m1
), j N.
Dalla successione esatta


H
j
(U
p
)

H
j
(U
p
, U
p
\ p)


H
j1
(U
p
\p)

H
j1
(U
p
)
ove abbiamo indicato con

H
j
i gruppi di omologia ridotta, otteniamo, poich e

H
j
(U
p
) =

H
j
(D
m
) = 0 per ogni j N, gli isomorsmi
H
j
(M, M\p) = H
j
(U
p
, U
p
\p) =

H
j1
(U
p
\p).
Per omotopia abbiamo, per ogni j N,

H
j
(U
p
\p) =

H
j
(U
p
) =

H
j
(S
m1
) =
_

_
Z se j = m 1,
0 se j m 1.
Abbiamo ottenuto in particolare:
Proposizione 23.1. Siano M una variet ` a dierenziabile di dimensione m e p un
punto di M. Allora, per ogni gruppo abeliano G, abbiamo
(1.1) H
j
(M, M \ p; G) =
_

_
0 se j m,
G se j = m.
Indichiamo con U la famiglia degli aperti U di M che godono della propriet` a:
esiste un omeomorsmo : D
m


U M del disco D
m
sulla chiusura

U di
U in M la cui restrizione alla parte interna B
m
di D
m
sia un dieomorsmo su U.
Per ogni punto p di U risulta denito un isomorsmo

p
:

H
m1
(U) H
m
(M, M\p),
413
414 23. CLASSI CARATTERISTICHE
ottenuto componendo linverso dellisomorsmo H
m
(U, U\p)

H
m1
(U) de-
scritto sopra con lisomorsmo H
m
(U, U\p) H
m
(M, M\p) denito dallex-
cisione.
Sullunione disgiunta

M =
_
pM
H
m
(M, M \ p) deniamo la topologia che ha
come base degli aperti i
W(U, ) =
_
pU

p
(), per U U,

H
m1
(U).
Proposizione 23.2. Con questa topologia, la proiezione naturale

M

M, che
associa ad un elemento di H
m
(U
p
, U
p
\ p) il punto p, denisce un rivestimento di
M che ` e anche una Z-brazione principale.
Denizione 23.1. Il rivestimento

M

M si dice il brato di orientazione di M.
Il gruppo H
m
(M, M\p) = Z, ` e ciclico innito e vi sono perci ` o esattamente
due possibili scelte distinte del suo generatore.
Denizione 23.2. Sia p M. Un generatore o
p
di H
m
(M, M\p) si dice unorientazione
di M in p.
Ci sono esattamente due orientazioni di M in ogni suo punto p.
Unorientazione di M ` e una sezione o (M,

M) tale che in ogni punto p di
M il valore o
p
di o sia unorientazione di M in p.
Possiamo denire unapplicazione continua
(1.2)

M Z
+
(valore assoluto) associando 0 allelemento nullo di H
m
(M, M \ p) e, ad ogni
elemento non nullo H
m
(M, M \ p), lunico intero positivo per cui /
sia un generatore di H
m
(M, M \ p). Poniamo

M(k) =

M = k.
Proposizione 23.3. (1) Se k Z
+
, lapplicazione
(1.3)
k
:

M(k) () M
` e un dieomorsmo per k = 0 ed un rivestimento a due fogli per k > 0.
(2) Il brato

M(k)

k


M(k) delle orientazioni di

M(k) ` e il pullback di

M

M mediante la (1.3).
(3) Per ogni intero positivo k la variet` a

M(k) ha unorientazione naturale,
denita da
(1.4) o

M(k)
() =

k
(/k).
(4) Per ogni coppia di interi positivi k
1
, k
2
, esiste un unico dieomorsmo

k
1
,k
2
, che preservi le orientazioni e renda commutativo il diagramma

M(k
1
)

k
1
,k
2

k
1

p
p
p
p
p
p
p
p

M(k
2
)

k
2
.x
x
x
x
x
x
x
x
M.
1. IL FIBRATO DEGLI ORIENTAMENTI DI UNA VARIET
`
A DIFFERENZIABILE 415
Denizione 23.3. La variet` a

M(1) si dice la variet` a di orientazione di M.
Proposizione 23.4. Una variet` a connessa M ` e orientabile se e soltanto se

M(1)
non ` e connessa.
Corollario 23.5. Sia M una variet ` a connessa. Se il suo gruppo fondamentale

1
(M) non contiene sottogruppi di indice due, allora M ` e orientabile.
Dimostrazione. Supponiamo che M non sia orientabile e consideriamo la suc-
cessione esatta di Serre per la brazione

M(1)

M. Poich e

M(1) ` e connessa per
archi,
0
(

M(1)) = 0 e dunque dallesattezza di

1
(

M(1))
1
(M) Z
2
0
segue che limmagine di
1
(

M(1)) in
1
(M) ` e un suo sottogruppo di indice due
1
.

Osservazione 23.6. Poich e H


1
(M) ` e labelianizzato
1
(M)/[
1
(M),
1
(M)] di
1
(M),
una condizione suciente anch e M sia orientabile ` e che H
1
(M) non contenga
sottogruppi di indice due.
Sia A un qualsiasi sottoinsieme di M. Per ogni punto p A, linclusione
(M, M\A) (M, M\p) denisce unapplicazione naturale
(i
M,M\p
M,M\A
)

: H
m
(M, M\A) H
m
(M, M\p).
Otteniamo in questo modo una sezione
J
A
[z] : A p (i
M,M\p
M,M\A
)

[z]

M.
Proposizione 23.7. Sia A un qualsiasi sottoinsieme di M. Ogni elemento [z]
H
m
(M, M\A), la J
A
[z] ` e una sezione continua di

M su A. Se A ` e una sottovariet ` a
dierenziabile di M, allora J
A
[z] (A,

M).
La corrispondenza [z] J
A
[z] ` e funtoriale: se B ` e un sottoinsieme di A,
abbiamo un diagramma commutativo
H
m
(M, M\A)
J
A

0
(A,

M)
(
M,M\B
M,M\A
)

_
r
A
B
H
m
(M, M\B)
J
B

0
(B,

M),
ove abbiamo indicato con
0
lo spazio delle sezioni continue e con r
A
B
la restrizione
da A a B.
Denizione 23.4. Se A M, una sezione o
A

0
(A,

M) si dice unorientazione di
M lungo A se o
A
(p) = 1 per ogni p A.
Se esiste una tale o
A
, diciamo che M ` e orientabile lungo A.
Chiaramente M ` e orientabile se e soltanto se ` e orientabile lungo M.
Abbiamo
1
Pi ` u in generale, uno spazio topologico connesso e connesso per archi ammette un rivestimento
a due fogli se e soltanto se il suo gruppo fondamentale contiene un sottogruppo di indice due.
416 23. CLASSI CARATTERISTICHE
Proposizione 23.8. Condizione necessaria e suciente anch e M sia orientabile
lungo il suo sottoinsieme A ` e che
0
(A,

M) contenga una sezione che non si annulla
in nessun punto.
Dimostrazione. Se s
0
(A,

M) ed s(p) 0 per ogni p A, possiamo
considerare o
A
(p) = s(p)/s(p) per ogni p A.
Se M ` e orientabile lungo A M ed o
A
` e unorientazione di M lungo A, allora
A Z (p, k) k o
A
(p)

M
A
` e un isomorsmo di Z-brati principali su A: gli elementi di
0
(A, Z) si possono
allora identicare alle funzioni su A, a valori in Z, che sono localmente costanti su
A.
Orientazione di un prodotto. Siano M ed N due variet` a dierenziabili, di
dimensioni m ed n rispettivamente.
Per la formula di K unnet,
H
m+n
(M N, M N\(p, q)) = H
m
(M, M\p)
Z
H
n
(N, N\q)
p M, q N
e qundi una sezione J
A
[z] (A,

M). Ne segue che
Teorema 23.9. Il brato di orientazione

MN

MN
MN della variet ` a prodotto
MN ` e il prodotto tensoriale dei Z-brati principali brati di orientazione

M

M

M e

N

N
N.
Ricaviamo in particolare il
Corollario 23.10. Il prodotto di due variet` a orientabili ` e orientabile.
Dimostrazione. Il prodotto tensoriale denisce unapplicazione continua

M

N (u, v) u v

M
Z

N =

MN.
Quindi, se A M e B N, otteniamo unapplicazione continua

0
(A,

M)
0
(B,

N) (s
1
, s
2
) s
1
s
2

0
(A B,

MN).
Se o
M
(M,

M) ` e unorientazione di M ed o
N
(N,

N) unorientazione di N,
allora o
M
o
N
` e unorientazione di M N.
2. Variet` a a bordo
Consideriamo ora il caso di variet` a a bordo.
Sia M una variet` a a bordo di dimensione m. Denotiamo con

M la variet` a senza
bordo che consiste dei suoi punti interni, e con M il bordo di M. Ricordiamo che
M ` e una variet` a senza bordo di dimensione m1.
Ogni aperto V di M ` e a sua volta una variet` a a bordo, con parte interna

V =
V

M e bordo
V
V = V M.
In modo analogo a quanto fatto in precedenza, possiamo denire omomorsmi
naturali
J

V
: H
m
(M, M\

V) (

V,

M),
2. VARIET
`
A A BORDO 417
utilizzando lisomorsmo di excisione H
m
(M, M\

V) = H
m
(

M,

M\

V).
Otteniamo ancora un omomorsmo naturale
J

V
V
: H
m1
(M\

V, M\V) (
V
V,

M)
utilizzando lisomorsmo di excisione
H
m1
(M\

V, M \ V) = H
m1
(M, M\
V
V)
(la coppia (M, M\V) ` e excisiva).
Con queste denizioni, otteniamo per ogni p

V e q
V
V diagrammi
commutativi
H
m
(M, M\

V)
J

V
(

V,

M)

_
H
m
(M, M\p)
=
H
m
(

V,

V\p),
H
m1
(M\

V, M\V)
J

V
V
(
V
V,

M)

_
H
m1
(M\

V, (M\V)\q)
=
H
m1
(
V
V,
V
V\q),
e le applicazioni sono compatibili con le restrizioni: se V

` e un altro aperto di M
con V V

, abbiamo diagrammi commutativi


H
m
(M, M\

)
J

(

V

M)

_
H
m
(M, M\

V)
J

V
(

V,

M)
H
m1
(M\

, M\V

)
J

V
V

(
V
V

,

M)

_
H
m1
(M\

V, M\V)
J

V
V
(
V
V,

M).
Proposizione 23.11. Se M ` e una variet ` a a bordo di dimensione m, esiste ununica
famiglia di omomorsmi

V
: (

V,

M) (V,

M), per V aperto in M,
compatibile con le inclusioni e che renda commutativi i diagrammi
H
m
(M, M\

V)
J

V
(

V,

M)

_
H
m1
(M \

V, M\V)
J

V
V
(V,

M).
418 23. CLASSI CARATTERISTICHE
Se V ` e un aperto di M ed o

V
(

V,

M) unorientazione di

V, allora la sua
immagine
V
(o

V
) = o
V
(V,

M) ` e unorientazione su V, che is dice indotta
da o

V
.
In particolare, se

M ` e orientabile, anche M ` e orientabile.
Dimostrazione. Usando lexcisione, possiamo ricondurre lo strudio delle ap-
plicazioni J

V
e I

V
V
al caso in cui M = x = (x
1
, . . . , x
m
) R
m
x < 1, x
m
0 e
quindi i brati

M


M


M e

M

M
M sono banali. Se p V ed s C
0
(

V, Z),
allora esiste un (p) > 0 tale che s(p + te
m
) sia denita e costante per 0 < t < (p).
La la
V
associa ad s una
V
s che assume in p
V
V il valore di s(p + te
m
) per
0 < t < (p).
A partire da questa considerazione, si dimostra facilmente lenunciato.
Osservazione 23.12. In generale, dato uno spazio di Hausdor X, possiamo de-
nire

X
m
=
_
pX
H
m
(X, X\p) e denire su X
m
la topologia che ha come base degli
aperti gli
V
m
=
_
_

X,X\p
X\V
_

()

p V, H
m
(X, X\V)
_
,
al variare di V tra gli aperti di X. Otteniamo una brazione naturale

X
m

m
X
che non ` e in generale localmente banale, anche se
m
` e un omeomorsmo locale
surgettivo.
Se
H
j
(X, X\p) =
_

_
0 se j m,
Z se j = m,
la X si dice una variet` a generalizzata di dimensione m.
3. La classe di Eulero e la classe di Thom
Sia = (E

M) un brato vettoriale reale di rango due, orientato. Una
metrica Riemanniana sulle bre di denisce su di esse una struttura complessa e
possiamo quindi considerare come un brato complesso in rette. Consideriamo
un atlante
CAPITOLO 24
Appendice: Omologia
1. Notazione
N = 0, 1, 2, . . . ` e linsieme degli interi non negativi.
(X, A) indica una coppia topologica, cio` e la coppia formata da uno spazio
topologico X e da un suo sottospazio topologico A.
La coppia topologica (X, ) sar` a indicata semplicemente con X. Se A = x
` e un singoletto, scriveremo a volte, per semplicit` a di notazione, (X, x) invece di
(X, x).
Se (X, A) ed (Y, B) sono due coppie topologiche con X Y ed A B, indichia-
mo con
(Y,B)
(X,A)
linclusione X Y ed A B.
Se A = scriveremo
(Y,B)
X
invece di
(Y,B)
(X,)
e,
se B = ,
Y
X
invece di
(Y,)
(X,)
.
Useremo la notazione h

(X) ed h
p
(X) invece di h

(X, ) ed h
p
(X, ).
Denizione 24.1. Una triade (X; A, B) di spazi topologici, con A B = X, si dice
excisiva se
X = int
X
(A) int
X
(B).
Denizione 24.2. Unapplicazione continua f : X Y ` e una n-equivalenza debo-
le se, per ogni x X, le applicazioni f

:
h
(X, x)
h
(Y, f (x)) sono bigettive per
h < n ed f

:
n
(X)
n
(Y) ` e surgettiva.
`
E unequivalenza debole se ` e una n-equivalenza debole per ogni n.
Unapplicazione continua f : (X, A) (Y, B) tra coppie topologiche si dice
una equivalenza debole se sia X x f (x) Y che A x f (x) B sono
equivalenze deboli.
Alcune costruzioni topologiche. Ricordiamo che uno spazio puntato ` e uno
spazio topologico non vuoto X su cui si sia ssato un punto distinto x
0
X. Scri-
veremo nel seguito X, invece che (X, x
0
), sottintendendo il punto base quando non
vi sia rischio di confusione.
Se X, Y sono spazi puntati con punti base x
0
X ed y
0
Y rispettivamente,
deniamo:
X Y = X Y/
_
(X y
0
) (x
0
Y)
_
(bouquet di X e Y), (1.1)
X Y = X Y/X Y (smash di X e Y). (1.2)
419
420 24. APPENDICE: OMOLOGIA
Il bouquet e lo smash (che si dice anche prodotto tensoriale) sono a loro volta spazi
puntati, con punti base corrispondenti alle immagini di (X y
0
) (x
0
Y) e di
X Y, rispettivamente.
Siano I = [0, 1], con punto base 1 ed S
1
= z C z = 1, anchesso con
punto base 1. Dato lo spazio puntato X con punto base x
0
deniamo:
CX = X I (cono ridotto di X) (1.3)
X = X S
1
(sospensione ridotta di X). (1.4)
Cobrazioni. Unapplicazione : A X si dice una cobrazione se ha la
propriet` a dellesensione dellomotopia, se cio` e, per ogni spazio topologico Y, per
ogni applicazione continua f : X Y ed ogni omotopia F : A I Y di f ,
esiste unomotopia

F : X I Y che renda commutativo il diagramma:
A

0

c
c
c
c
c
c
c
A I
F
.x
x
x
x
x
x
x
x
x
id

Y
X
f

X I,

F
i
i
i
i
i
Esempio 24.1. Linclusione : A X, per una coppia cellulare (X, A), ` e una
cobrazione.
Denizione 24.3. Un punto x
0
di uno spazio topologico X ` e un punto base non
degenere se linclusione x
0
X ` e una cobrazione.
Chiamiamo spazio puntato non degenere uno spazio puntato X il cui punto
base sia non degenere.
2. Denizione assiomatica
Unomologia ` e un funtore covariante
(2.1) (A, B) h

(A, B) =

p=0
h
p
(A, B)
dalla categoria delle coppie topologiche a quella dei gruppi abeliani N-graduati,
che soddisfa gli assiomi 1 5 seguenti.
Prima di enunciare gli assiomi, ricordiamo che il fatto che h

sia un funtore
covariante signica:
Funtorialit` a. Se f : (X, A) (Y, B) ` e unapplicazione continua, allora sono
determinati omomorsmi di gruppi abeliani
(2.2) f

: h

(X, A) h

(Y, B), con f

(h
p
(X, A)) h
p
(Y, B) p N,
in modo tale che, se id
X
: (X, A) (X, A) ` e lidentit` a ed f , g due applicazioni
continue con (X, A)
f
(Y, B)
g
(Z, C), allora
(id
X
)

= id
h

(X,A)
, (2.3)
2. DEFINIZIONE ASSIOMATICA 421
(g f )

= g

. (2.4)
Gli assiomi che caratterizzano lomologia sono i seguenti:
1. Assioma domotopia. Se (X, A)
f
0

f
1
(Y, B) deniscono la stessa classe di
omotopia in (X, A; Y, B), allora f
1
= f
0
.
2. Assioma della frontiera. Ad ogni coppia topologica
1
(X, A) ` e associa-
to un omomorsmo frontiera (che si dice anche omomorsmo di connessione o
dierenziale)
(2.5) =
X,A
: h
p
(X, A) h
p1
(A)
in modo tale che per ogni applicazione continua f : (X, A) (Y, B) ed ogni intero
positivo p si abbia un diagramma commutativo
(2.6)
h
p
(X, A)
f

h
p
(Y, B)

X,A

Y,B
h
p1
(A)
f
A
h
p1
(B).
3. Assioma di excisione. Se (X; A, B) ` e una triade excisiva, allora
(2.7) (
X,B
A,AB
)

:
h
p
(A, A B)
=
h
p
(X, B),
` e un isomorsmo per ogni p N.
4. Assioma di esattezza. Per ogni coppia topologica (X, A), abbiamo una
successione esatta lunga di omologia:
(2.8)
h
p+1
(A)
(
X
A
)

h
p+1
(X)
(
(X,A)
X
)

h
p+1
(X, A)

X,A
h
p
(A)
(
X
A
)

h
p
(X)
(
(X,A)
X
)

h
p
(X, A)

X,A
h
p1
(A)
5. Assioma dimensionale. Se pt ` e uno spazio topologico composto di un solo
punto, allora
(2.9) h
p
(pt) = 0 p > 0.
Denizione 24.4. Il gruppo G = h
0
(pt) si dice il gruppo dei coecienti dellomo-
logia h

.
1
Identichiamo uno spazio topologico X alla coppia topologica (X, ). Quindi h
p
(X) :=
h
p
(X, ). Converremo inoltre, per semplicit` a, che h
p
(X, A) sia denito per ogni p Z ed uguale
a 0 per ogni p negativo.
422 24. APPENDICE: OMOLOGIA
Osservazione 24.1. Se raorziamo lassioma di omotopia richiedendo in pi ` u che
per ogni equivalenza debole f : (X, A) (Y, B) la corrispondente f

: h

(X, A)
h

(Y, B) sia un isomorsmo, allora lomologia h

` e completamente determinata dal


suo gruppo dei coecienti. Scriveremo allora
(2.10) h
p
(X, A) = H
p
(X, A; G) se h
0
(pt) = G.
Il gruppo h

(X, A) ` e comunque completamente determinati dal gruppo dei coe-


cienti nel caso in cui (X, A) sia una coppia cellulare
2
.
Osservazione 24.2. Per ogni spazio topologico X ed ogni omologia, abbiamo
h
p
(X, X) = h
p
() = 0. Luguaglianza h
p
(X, X) = h
p
() segue dallassioma di
excisione, applicato ad A = , B = X. Applicando lassioma di esattezza al caso
A = , B = , troviamo una successione esatta lunga di omomorsmi di gruppi
in cui tutti i termini sono uguali e le applicazioni

sono isomorsmi. Se ne
conclude che tutti i gruppi sono banali.
3. Prime conseguenze degli assiomi
Si ricava immediatamente dagli assiomi
Teorema 24.3 (invarianza omotopica). Se (X, A) ed (Y, B) sono due coppie omoto-
picamente equivalenti, allora h

(X, A) = h

(Y, B).
Abbiamo poi, nel caso dei complessi di celle:
Teorema 24.4 (quoziente). Sia (X, A) una coppia cellulare. Allora
(3.1) h
p
(X, A) = h
p
(X/A, pt
A
), p N,
ove pt
A
` e limmagine di A nella proiezione sul quoziente X X/A.
Dimostrazione. Il cono CA = (A [0, 1])/(A 0) di base A ha lo stesso
tipo domotopia di un punto. Poich e (X, A) ` e una coppia cellulare, possiamo esten-
dere unomotopia che collassa CA ad un punto ad unomotopia F della somma
topologica X
A
CA. Otteniamo cos` unequivalenza omotopica
(X
A
CA, CA) = (X/A, pt
A
).
Per lassioma di excisione,
h
p
(X
A
CA, CA) h
p
(X, X CA) = h
p
(X, A).
La tesi segue quindi per linvarianza omotopica.
Osservazione 24.5. Nellenunciato del teorema precedente potremmo sostituire
allipotesi che (X, A) sia una coppia cellulare lipotesi che : A X sia una
cobrazione.
dove
0
(x) = (x, 0).
2
Vedi ad esempio il Cap. 13 in J.P.May: A concise course in Algebraic Topology, Chicago
Lectures in Mathematics, The University of Chicago Press, Chicago and London, 1999.
3. PRIME CONSEGUENZE DEGLI ASSIOMI 423
Teorema 24.6. Sia X uno spazio topologico non vuoto ed x
0
X. Allora
h
0
(X) = h
0
(X, x
0
) h
0
(pt),
h
p
(X) = h
p
(X, x
0
) p > 0.
Dimostrazione. Utilizzando la successione esatta lunga della coppia (X, x
0
)
si ottiene subito che h
p
(X) = h
p
(X, x
0
) per ogni p 2. Abbiamo quindi una
successione esatta
() 0 h
1
(X)h
1
(X, x
0
)h
0
(x
0
)h
0
(X)h
0
(X, x
0
) 0.
Consideriamo lapplicazione costante f : X x
0
. Essa induce un omomorsmo
f

: h
0
(X) h
0
(x
0
). Se : x
0
x
0
x
0
X, da f = id
x
0
otteniamo che la
composizione
h
0
(x
0
)

h
0
(X)
f

h
0
(x
0
)
` e lidentit` a. In particolare,

` e iniettiva e quindi la successione esatta () si spezza


nelle due successioni esatte
0 h
1
(X) h
1
(X, x
0
) 0,
0 h
0
(x
0
)

h
0
(X) h
0
(X, x
0
) 0.
Inoltre, h
0
(X, x
0
) = ker( f

: h
0
(X) h
0
(x
0
)), perch e f

` e uninversa destra di

.
Otteniamo cos` la tesi.
Denizione 24.5. Il gruppo h
p
(X, x
0
) non dipende dalla scelta del punto base x
0
.
Lo indichiamo con

h
p
(X) e lo chiamiamo omologia ridotta di X.
Se X , x
0
X, ed f : X x
0
` e lapplicazione costante, abbiamo

h
p
(X) = ker( f

: h
p
(X) h
p
(x
0
)), p N.
Se (X, A) ` e una coppia con A , poniamo

h
p
(X, A) = h
p
(X, A).
Possiamo allora riformulare il Teorema 24.4 nella forma
Teorema 24.7 (quoziente). Siano X uno spazio topologico ed A un sottoinsieme
non vuoto di X. Se linclusione A X ` e una cobrazione, allora
(3.2) h
p
(X, A) =

h
p
(X, A) =

h
p
(X/A), p N.
Proposizione 24.8. Se (X, A) ` e una coppia topologica, con A , allora abbiamo
anche per lomologia ridotta la successione esatta lunga:
(3.3)


h
p+1
(A)


h
p+1
(X)


h
p+1
(X, A)


h
p
(A)


h
p
(X)


h
p
(X, A)


h
p1
(A)
Proposizione 24.9 (omologia delle sfere). Per ogni intero n 0 abbiamo
(3.4)

h
p
(S
n
) =
_

_
G se p = n,
0 se p n.
424 24. APPENDICE: OMOLOGIA
Dimostrazione. Calcoliamo lomologia della sfera S
0
= 1. Per lexcisione,
abbiamo h
p
(S
0
, 1) = h
p
(pt) per ogni p N. Otteniamo perci ` o dalla successione
esatta della coppia (S
0
, 1) che h
p
(S
0
) = 0 se p > 0 ed h
0
(S
0
) = G G, che
equivale ad

h
0
(S
0
) = G.
Utilizziamo poi il fatto che S
n
si ottiene dal disco D
n
identicando ad un punto
la sua frontiera D
n
= S
n1
. Poich e (D
n
, S
n1
) ` e una coppia cellulare, otteniamo
che h
p
(S
n
) = h
p
(D
n
, S
n1
) per ogni intero p. Dalla successione esatta della coppia
(D
n
, S
n1
), poich e D
n
ha il tipo di omotopia di un punto, otteniamo che

h
p
(S
n
) =
h
p1
(S
n1
) per ogni n 1. La tesi segue per ricorrenza su n dal caso n = 1.
Teorema 24.10 (omologia della sospensione). Se X ` e uno spazio cellulare puntato,
allora
(3.5)

h
p
(X) =

h
p+1
(X), p Z.
Dimostrazione. Poich e il cono CX ` e contrattile, abbiamo

h
p
(CX) = 0 per ogni
p N. La successione esatta lunga di omologia della coppia (CX, X) ci d` a allora
isomorsmi
: h
p
(X)
=
h
p1
(CX, X), p Z.
Osserviamo ora che, se X ` e cellulare, allora (CX, X) ` e una coppia cellulare e quindi,
poich e X ` e omeomorfo al quoziente CX/X,

h
p
(CX, X) =

h
p
(CX/X) =

h
p
(X), p Z,
da cui segue la tesi.
Questo risultato ci permette di calcolare in un altro modo lomologia ridotta
delle sfere, utilizzando il fatto che, per ogni n N, abbiamo un omeomorsmo
S
n
= S
n+1
.
Data una tripla di spazi topologici A Y X deniamo un dierenziale
: h
p
(X, Y) h
p1
(X, A) mediante la composizione
(3.6)
h
p
(X, Y)

h
p1
(Y)

h
p1
(Y, A),
ove =
(Y,A)
Y
` e linclusione (Y, ) (Y, A).
Teorema 24.11 (successione esatta di una tripla). Sia X uno spazio topologico e
siano A, Y due sottospazi di X con A Y X. Abbiamo allora una successione
esatta lunga
(3.7)
h
p+1
(X, Y)
h
p
(Y, A) h
p
(X, A) h
p
(X, Y)
h
p1
(Y, A)
Deniamo le applicazioni
: h
p
(A B)
_
(
A
AB
)

(), (
B
AB
)

()
_
h
p
(A) h
p
(B),
: h
p
(A) h
p
(B) (, ) (
AB
A
)

() (
AB
B
)

() h
p
(A B),
3. PRIME CONSEGUENZE DEGLI ASSIOMI 425
d : h
p
(A B)

h
p
(A B, A) = h
p
(B, A B)

h
p1
(A B),
cio` e
d =
B,AB
(
(AB,A)
(B,AB)
)
1

(
(AB,A)
AB
)

.
Teorema 24.12 (successione di Mayer-Vietoris). Se A e B sono sottospazi topolo-
gici di uno spazio topologico X, abbiamo una successione esatta lunga
(3.8)
h
p+1
(AB)
d
h
p
(AB)

h
p
(A) h
p
(B)

h
p
(AB)
d
h
p1
(AB) . . .
Dimostrazione.
1. Esattezza in h
p
(A) h
p
(B). Chiaramente = 0. Sia (, ) h
p
(A)
h
p
(B), con
A
() =
B
(). Consideriamo dapprima il caso in cui = 0. Abbiamo
un diagramma commutativo
h
p+1
(A, A B)

A,AB
h
p
(A B)
=

_
(
B
AB
)

h
p+1
(A B, B)

AB,B
h
p
(B),
dove la prima freccia verticale ` e lisomorsmo dato dallexcisione. Allora, per
lesattezza della successione
h
p
(A, A B) = h
p
(A B, B)

(AB),B
h
p
(B)
(
AB
B
)

h
p
(A B)
esiste un elemento h
p
(A, A B) tale che
= (
B
AB
)

A,AB
().
Otteniamo allora
(
A,AB
()) = ((
A
AB
)

(
A,AB
()), (
B
AB
)

A,AB
()) = (0, ).
Consideriamo ora il caso generale.
Se h
p
(A), h
p
(B) e (
AB
A
)

() = (
AB
B
)

(), allora
(
(AB,B)
AB
)

((
AB
A
)

()) = (
(AB,B)
AB
)

((
AB
B
)

()) = 0.
Consideriamo il diagramma commutativo
h
p
(A)
(
AB
A
)

h
p
(A B)
(
(A,AB)
A
)

_
(
(AB,B)
AB
)

_
h
p
(A, A B)
=

(
(AB,B)
(A,AB)
)

h
p
(A B, B).
426 24. APPENDICE: OMOLOGIA
Abbiamo
(
(AB,B)
(A,AB)
)

(
(A,AB)
A
)

() = (
(AB,B)
AB
)

(
AB
A
)

()
= (
(AB,B)
AB
)

(
AB
B
)

() = 0.
Quindi, per lexcisione, (
(A,AB)
A
() = 0. Per lesattezza della successione
h
p
(A B)
(
A
AB
)

h
p
(A)
(
(A,AB)
A
)

h
p
(A, A B)
otteniamo che esiste un elemento h
p
(A B) tale che = (
A
AB
)

(). Abbiamo
(, ) () = (0, (
B
AB
)

()) = (0,

), con(0,

) = 0,
e ci siamo quindi ricondotti al caso speciale considerato allinizio.
2. Esattezza in h
p
(A B). Osserviamo innanzi tutto che d = 0. Infatti, se
h
p
(A), allora (
AB
A
)

(
(AB,A)
AB
= 0 e quindi a maggior ragione

B,AB
(
(AB,A)
(B,AB)
)
1

(
(AB,A)
AB
)

(
AB
A
)

() = 0.
Se h
p
(B), utilizziamo il diagramma commutativo
h
p
(B)
(
AB
B
)

h
p
(A B)
(
(B,AB)
B
)

_
(
(AB,A)
AB
)

h
p
(B, A B)
=

(
(AB,A)
(B,AB)
)

h
p
(A B, A).
Otteniamo

B,AB
(
(AB,A)
(B,AB)
)
1

(
(AB,A)
AB
)

(
AB
B
)

()
=
B,AB
(
(B,AB
B
)

() = 0
per lesattezza della successione
()
h
p
(B)
(
(B,AB)
B
)

h
p
(B, A B)

B,AB
h
p1
(A B).
Sia ora h
p
(A B) con d() = 0. Per lesattezza di (), otteniamo che
h
q
(B) tale che (
(AB,A)
AB
)

() = (
(AB,A)
(B,AB)
)

(
(B,AB)
B
)

().
Per la commutativit` a del diagramma
h
p
(B)
(
(B,AB)
B
)

h
p
(A, A B)
(
AB
B
)

_
=

_
(
(AB,A)
(A,AB)
)

h
p
(A B)
(
(AB,A)
AB
)

h
p
(A B, A)
otteniamo che
(
(AB,A)
AB
)

( (
AB
B
)

()) = 0.
3. PRIME CONSEGUENZE DEGLI ASSIOMI 427
Per lesattezza della successione
h
p
(A)
(
AB
A
)

h
p
(A B)
(
(AB,A)
AB
)

h
p
(A B, A)
segue che esiste un h
p
(A) tale che
(
AB
B
)

() = (
AB
A
)

(), cio` e = (, ).
3. Esattezza in h
p
(A B). Dimostriamo in primo luogo che d = 0.
Abbiamo
(
B
AB
)

d = (
B
AB
)


B,AB
(
(AB,A)
(B,AB)
)
1

(
(AB,A)
AB
)

= 0 (
(AB,A)
(B,AB)
)
1

(
(AB,A)
AB
)

= 0.
Daltra parte, dal diagramma commutativo
h
p+1
(B, A B)
(
(AB,A)
(B,AB)
)

h
p+1
(A B, A)

B,AB

AB,A
h
p
(A B)
(
A
AB
)

h
p
(A)
segue che
(
A
AB
)

d = (
A
AB
)


B,AB
(
(AB,A)
(B,AB)
)
1

(
(AB,A)
AB
)

=
AB,A
(
(AB,A)
(B,AB)
)

(
(AB,A)
(B,AB)
)
1

(
(AB,A)
AB
)

=
AB,A
(
(AB,A)
AB
)

= 0.
Questo completa la dimostrazione del fatto che = 0.
Sia ora h
p
(A B), con () = 0. Dalla (
B
AB
)

() = 0 segue che esiste un


elemento h
p+1
(B, A B) tale che =
B,AB
(). Sia = (
(AB,A)
(B,AB)
)

(). Poich e
0 = (
A
AB
)

() = (
A
AB
)


B,AB
()
= (
A
AB
)


B,AB
(
(AB,A)
(B,AB)
)
1

()
=
AB,A
(),
abbiamo = (
(AB,A)
AB
)

() per un elemento h
p+1
(A B). Quindi
=
B,AB
()
=
B,AB
(
(AB,A)
(B,AB)
)
1

()
=
B,AB
(
(AB,A)
(B,AB)
)
1

(
(AB,A)
AB
)

()
= d().
La dimostrazione ` e completa.
428 24. APPENDICE: OMOLOGIA
4. La formula di K unnet
Deniamo il prodotto di due coppie topologiche nel modo seguente:
(4.1) (X, A) (Y, B) = (X Y, XB AY).
Vale il
Teorema 24.13 (K unnet). Se (X, A), (Y, B) sono due coppie topologiche ed (X
B, A Y) ` e una coppia excisiva, allora, per ogni intero non negativo p, abbiamo
(4.2) h
p
((X, A) (Y, B)) =

p
1
+p
2
=p
h
p
1
(X, A)
Z
h
p
2
(Y, B).
5. Gruppi di omologia dei complessi cellulari
Sia X un complesso cellulare di dimensione m. Indichiamo con X
n
lo scheletro
n-dimensionale di X, cio` e lunione delle sue celle di dimensione n.
Se G = h
0
(pt), deniamo i gruppi abeliani C
n
(X, G) mediante
(5.1) C
n
(X, G) = h
n
(X
n
, X
n1
)
e consideriamo le applicazioni
(5.2)
n
= (
(X
n1
,X
n2
)
X
n1
)


X
n
,X
n1 : C
n
(X, G) C
n1
(X, G).
Otteniamo in questo modo una successione di gruppi abeliani e di omomorsmi:
(5.3)
C
n
(X, G)

n
C
n1
(X, G)

n1
C
n2
(X, G)
C
2
(X, G)

2
C
1
(X, G)

1
C
0
(X, G) 0
Teorema 24.14. Se X ` e un complesso cellulare, allora (5.4) ` e un complesso, cio` e
(5.4)
n1

n
= 0, n N.
Dimostrazione. Infatti
n

n1
` e la composizione
h
n
(X
n
, X
n1
)

X
n
,X
n1
h
n1
(X
n1
)
(
(X
n1
,X
n2
)
X
n1
)

h
n1
(X
n1
, X
n2
)

X
n1
,X
n2
h
n2
(X
n2
)
(
(X
n2
,X
n3
)
X
n2
)

h
n1
(X
n2
, X
n3
),
che ` e nulla perch e (
(X
n1
,X
n2
)
X
n1
)


X
n1
,X
n2 = 0.
Proposizione 24.15. Sia X un complesso cellulare nito e sia q
n
il numero di celle
di dimensione n di X. Se h
0
(pt) = G, allora
(5.5) C
n
(X, G) = G
q
n
= G G
.,,.
q
n
volte
.
Abbiamo inoltre
(5.6) h
p
(X
n
, X
n1
) = 0, p n, p > 0.
5. GRUPPI DI OMOLOGIA DEI COMPLESSI CELLULARI 429
Dimostrazione. Consideriamo il caso n = 0. Poich e X
n1
= , C(X, G) =
h
0
(X
0
) = G
q
0
perch e X
0
` e uno spazio discreto con q
0
punti.
Sia ora n > 0. Per il Teorema 24.4, abbiamo
h
p
(X
n
, X
n1
) = h
p
(X
n
/X
n1
, pt
X
n1 ) =

h
p
(X
n
/X
n1
), p,
= h
p
(X
n
/X
n1
) se p > 0.
Il quoziente X
n
/X
n1
` e un bouquet di q
n
sfere S
n
. Dalla successione esatta di
Mayer-Vietoris ricaviamo immediatamente che h
p
(X
n
/X
n1
) = 0 se p n, p > 0,
e che h
n
(X
n
/X
n1
) ` e la somma diretta di q
n
copie di h
n
(S
n
), che, per la Proposizione
24.9 ` e isomorfo a G.
Proposizione 24.16. Se X ` e un complesso cellulare di dimensione nita, abbiamo:
h
p
(X
n
) = 0 se p > n, (5.7)
(
X
X
n )

: h
p
(X
n
) h
p
(X) ` e un isomorsmo per p < n. (5.8)
Dimostrazione. Consideriamo le successioni esatte della coppie cellulari (X
n
, X
n1
):
h
p+1
(X
n
, X
n1
)
h
p
(X
n1
) h
p
(X
n
) h
p
(X
n
, X
n1
)
h
p1
(X
n1
)
Se p > 0, p n, da h
p
(X
n
, X
n1
) = h
p+1
(X
n
, X
n1
) = 0 ricaviamo che h
p
(X
n
) =
h
p
(X
n1
). Se p > n, abbiamo per ricorrenza h
p
(X
n
) = (h
p
(pt))
q
0
= 0.
Se invece p < n, otteniamo per ricorrenza che h
p
(X
n1
) = h
p
(X
n
) se n 1 > p.
Questa di d` a per ricorrenza un isomorsmo h
p
(X
n
) = h
p
(X
m
) per m, n > p. Poich e
X ha dimensione nita, X = X
m
per m sucientemente grande, ed otteniamo perci` o
la tesi.
Denizione 24.6. Se
(5.9)
C
n
D
n
C
n1

D
2
C
1
D
1
C
0
0
` e un complesso di gruppi abeliani e di omomorsmi, il quoziente
(5.10) H
p
(C

, D

) =
ker(D
p
: C
p
C
p1
)
Imm(D
p+1
: C
p+1
C
p
)
si dice il p-esimo gruppo di omologia del complesso (5.9).
Per il Teorema 24.14 ad ogni complesso cellulare X e ad ogni gruppo abeliano
G ` e associato un complesso (C
n
(X, G),

) di gruppi abeliani e di omomorsmi


(5.4).
Teorema 24.17. Se X ` e un complesso cellulare, abbiamo un isomorsmo naturale
(5.11) h
p
(X) = H
p
(C(X; G),

).
430 24. APPENDICE: OMOLOGIA
Dimostrazione. Formiamo un diagramma commutativo scrivendo in orizzon-
tale la successione esatta della tripla (X
p+1
, X
p
, X
p1
) ed in verticale quella della
tripla (X
p
, X
p1
, X
p2
). Poich e h
p
(X
p+1
, X
p
) = 0, h
p+1
(X
p+1
, X
p
) = C
p+1
(X, G)
ed h
p
(X
p
, X
p1
) = C
p
(X, G), abbiamo un diagramma commutativo con righe e
colonne esatte:
0
_
_
_
_
h
p
(X
p1
, X
p2
)

_
C
p+1
(X, G) h
p
(X
p
, X
p2
) h
p
(X
p+1
, X
p2
) 0

_
C
p
(X, G)

_
C
p1
(X, G)
Per lesattezza della colonna, otteniamo
ker
p
= h
p
(X
p
, X
p2
).
Daltra parte,
_

(X
p
,X
p1
)
(X
p
,X
p2
)
_

` e iniettiva. Quindi, poich e

p+1
=
_

(X
p
,X
p1
)
(X
p
,X
p2
)
_

(X
p
,X
p1
)
X
p
_


X
p+1
,X
p
abbiamo
Imm
p+1
= Imm
_

(X
p
,X
p1
)
X
p
_


X
p+1
,X
p .
Questo ci d` a
h
p
(C

(X, G),

) = h
p
(X
p+1
, X
p2
).
Dalla successione esatta
0 = h
p
(X
p2
) h
p
(X
p+1
) h
p
(X
p+1
, X
p2
) h
p1
(X
p2
) = 0
otteniamo che h
p
(X
p+1
, X
p2
) = h
p
(X
p+1
). La tesi segue quindi dalla (5.8) della
Proposizione 24.16.
Calcolo esplicito dei gruppi di omologia a coecienti in Z di un complesso
cellulare.
Per ogni cella e

C
p
(X) indichiamo con (e

) il generatore 1 corrispondente
alla p-cella e

. Possiamo scrivere
(5.12)
p
(e

) =

eX
p1
[e

: e

](e

),
per opportuni numeri interi [e

, e

], che si dicono numeri dincidenza.


Sia
h

: e

X
p1
5. GRUPPI DI OMOLOGIA DEI COMPLESSI CELLULARI 431
la funzione dattaccamento. Poich e le celle chiuse hanno lo stesso tipo di omotopia
del punto, abbiamo, per ogni p > 0, un isomorsmo

,e

: H
p
( e

, e

; Z) H
p1
(e

; Z) = Z.
Deniamo quindi un omomorsmo

h

= h


e

,e

: H
p
( e

, e

; Z) = Z H
p1
(X
p1
, Z).
Inoltre, lapplicazione caratteristica di e

: e

X
p1
induce un omomorsmo iniettivo


: H
p1
( e

, e

; Z) = Z H
p1
(X
p1
, X
p2
; Z) = C
p1
(X, Z) = Z
q
p1
.
Possiamo denire uninversa destra di

mediante
C
p1
(X, Z)

X
p1
k

(e

) k

Z = H
p1
( e

, e

; Z).
Otteniamo allora
Teorema 24.18. Sia X un complesso cellulare, e

X
p
, e

X
p1
. Il numero
dincidenza [e

: e

] ` e denito dalla formula


(5.13) [e

: e

] =
_
(

)
1

(X
p1
,X
p2
)
X
p1
_



h

_
(1) Z = H
p1
( e

, e

; Z),
ove 1 Z = H
p
( e

, e

; Z).
Nel caso di un complesso cellulare regolare, per cui cio` e le applicazioni carat-
teristiche

: e

X siano omeomorsmi con limmagine, il valore dei numeri


dincidenza [e

: e

] ` e 0 se

(e

) non ` e contenuto in h

(e

), altrimenti ` e uguale a
1, ove il segno dipende dal fatto che lorientamento di e

coincida o sia opposto


a quello della frontiera di e

.
CAPITOLO 25
Appendice: Elementi di algebra omologica
1. Complessi
Denizione 25.1. Chiamiamo complesso una coppia (A, ) formata da un gruppo
abeliano A e da un suo endomorsmo nilpotente Hom(A, A) con
2
= =
0.
Poniamo
B(A, ) = (A) = (a) a A, (1.1)
Z(A, ) = ker = a A (a) = 0. (1.2)
Per la condizione
2
= 0, abbiamo
B(A, ) Z(A, )
e possiamo quindi considerare il gruppo quoziente
(1.3) H(A, ) =
Z(A, )
B(A, )
.
Denizione 25.2. Il gruppo H(A, ) si dice lomologia del complesso dierenziale
(A, ).
Denizione 25.3. Siano (A, ), (B, ) due complessi. Un omomorsmo Hom(A, B)
` e un omomorsmo di complessi se commuta con i dierenziali, se cio` e il diagram-
ma
(1.4)
A

A

B
` e commutativo.
Lemma 25.1. Siano (A, ), (B, ) due complessi e Hom(A, B) un omomor-
smo di complessi. Allora
(B(A, )) B(B, ),
(Z(A, )) Z(B, ),
e risulta perci ` o denito un unico omomorsmo dei gruppi di omologia [] : H(A, )
H(B, ) tale che
[]([a]) = [(a)], a Z(A, ).
433
434 25. APPENDICE: ELEMENTI DI ALGEBRA OMOLOGICA
Denizione 25.4. Una successione di gruppi abeliani
A

B

C
` e esatta se im = ker .
Se inoltre ` e iniettiva e surgettiva, diciamo che
(1.5)
0 A

B

C 0
` e una successione esatta corta.
Una successione esatta corta di omomormsi di complessi ` e il dato di tre com-
plessi di catene (A, ), (B, ) (C, ) e di una successione esatta corta (2.8) in cui
e siano omomorsmi di complessi.
2. Complessi di catene
Denizione 25.5. Un complesso di catene ` e il dato di un gruppo abeliano Z-
graduato C =

pZ
C
p
e di un omomorsmo omogeneo di grado (1) : C C
con
2
= = 0, che si dice il dierenziale od operatore bordo del complesso.
Per ogni intero p, la restizione a C
p
del dierenziale denisce un omomorsmo

p
: C
p
C
p1
, e
p1

p
= 0.
Indichiamo con (C, ) il complesso di catene
(2.1)
C
p+1

p+1
C
p

p
C
p1

p1
C
p2

Anche le
p
si dicono i dierenziali, od anche operatori bordo del complesso (C, ).
Poich e
2
= 0, abbiamo
(2.2) (C) = B(C, ) Z(C, ) = ker .
Denizione 25.6. Il quoziente
(2.3) H(C, ) =
Z(C, )
B(C, )
si dice lomologia del complesso di catene (C, ).
Lomologia di (C, ) ` e un gruppo Z-graduato: abbiamo
(2.4) H(C, ) =

pZ
H
p
(C, ),
ove gli H
p
(C, ) sono i gruppi quoziente
(2.5) H
p
(C, ) =
ker
p
: C
p
C
p1
im
p
: C
p+1
C
p
.
Chiamiamo gli H
p
(C, ) i gruppi di omologia del complesso (C, ).
Scriveremo anche
Z
p
(C, ) = ker
p
: C
p
C
p1
,
B
p
(C, ) = im
p+1
: C
p+1
C
p
,
dimodoch e
Z(C, ) =

pZ
Z
p
(C, ),
2. COMPLESSI DI CATENE 435
B(C, ) =

pZ
B
p
(C, ),
H
p
(C, ) =
Z
p
(C, )
B
p
(C, )
.
Denizione 25.7. Siano (A, ) e (B, ) due complessi di catene. Un omomorsmo
: A B si dice un omomorsmo di complessi di catene se ` e omogeneo di grado
zero e commuta con i dierenziali, se cio` e
(A
p
) B
p
, p Z, (2.6)
= . (2.7)
Un omomorsmo di complessi di catene determina un diagramma commutati-
vo
A

A

B.
Indicando con
p
: A
p
a
p
(a
p
) B
p
gli omomorsmi deniti da per ogni
intero p, possiamo riscrivere il diagramma precedente come:
A
p+1

p+1
A
p

p
A
p1

p+1

_

p

_

p1

_
B
p+1

p+1
B
p

p
B
p1

Lemma 25.2. Sia : (A, ) (B, ) un omomorsmo di complessi di catene.
Allora, per ogni intero p Z,

p
(Z
p
(A, )) Z
p
(B, )),
p
(B
p
(A, )) B
p
(B, ))
e risulta perci` o denito un unico omomorsmo dei gruppi di omologia []
p
:
H
p
(A, ) H
p
(B, ) tale che
[]
p
([a]) = [
p
(a)], a Z
p
(A, ).
Denizione 25.8. Una successione di gruppi abeliani
A

B

C
` e esatta se im = ker .
Se inoltre ` e iniettiva e surgettiva, diciamo che
(2.8)
0 A

B

C 0
` e una successione esatta corta.
Una successione esatta corta di omomormsi di complessi ` e il dato di tre com-
plessi di catene (A, ), (B, ) (C, ) e di una successione esatta corta (2.8) in cui
e siano omomorsmi di complessi di catene.
In particolare
0 A
p

p
B
p

p
C
p
0
436 25. APPENDICE: ELEMENTI DI ALGEBRA OMOLOGICA
` e, per ogni p Z, una successione esatta corta ed abbiamo
= , = ,
cio` e

p

p
=
p1

p
,
p

p
=
p1

p
, p Z.
Lomomorsmo di connessione. Ad una successione esatta corta di omomor-
smi di complessi di catene
(2.9)
0 (A, )

(B, )

(C, ) 0
possiamo associare una corrispondenza
(2.10)
1
p1

p

1
p
: Z
p
(C, ) c
p
a
p1
Z
p1
(A, )
nel modo seguente.
Sia c
p
Z
p
(C, ). Poich e
p
: B
p
C
p
` e, per ipotesi, surgettiva, possiamo
trovare un elemento
b
p
B
p
tale che
p
(b
p
) = c
p
.
Abbiamo allora

p1

p
(b
p
) =
p

p
(b
p
) =
p
(c
p
) = 0
e quindi, per ipotesi,
! a
p1
A
p1
tale che
p1
(a
p1
) =
p
(b
p
).
Inoltre,

p2

p1
(a
p1
) =
p1

p1
(a
p1
) =
p1

p
(b
p
) = 0
=
p1
(a
p1
) = 0, cio` e a
p1
Z
p1
(A

).
Abbiamo cio` e c
p
a
p1
se:
(2.11)
_

_
a
p1
Z
p1
(A

), b
p
B
p
, c
p
Z
p
(C

),

p
(b
p
) = c
p
,

p
(b
p
) =
p1
(a
p
1
).
Osserviamo che, se fosse c
p
=
p+1
(c
p+1
) per qualche c
p+1
C
p+1
, esisterebbero
un b
p+1
B
p+1
ed a
p
A
p
tali che
_

_
c
p
=
p+1
(c
p+1
),

p
b
p
=
p+1
(c
p+1
) =
p+1

p+1
(b
p+1
) =
p

p+1
(b
p+1
),
b
p

p+1
(b
p+1
) =
p
(a
p
),
=
p
(b
p
) =
p
(b
p

p+1
(b
p+1
)) =
p

p
(a
p
) =
p1
(
p
(a
p
)),
= a
p1
=
p
(a
p
) B
p
(A

).
Quindi
1
p1

p

1
p
(B
p
(C

)) B
p1
(A

) e perci` o la corrispondenza
(2.10) denisce, per passaggio al quoziente, unapplicazione
(2.12)
q
= [
1
p1

p

1
p
] : H
p
(C

) H
p1
(A

).
2. COMPLESSI DI CATENE 437
Denizione 25.9. Lapplicazione (2.12) si dice lomomorsmo di connessione as-
sociato alla successione esatta corta (2.9).
Teorema 25.3. Ad ogni successione esatta corta di complessi di catene
0 (A

(B

(C

) 0
corrisponde una successione esatta lunga in omologia:
H
p
(A

)
[]
p
H
p
(B

)
[ ]
p
H
p
(C

p
H
p1
(A

)
ove
p
= [
1
p1

p

1
p
] ` e lomomorsmo di connessione.
Dimostrazione. Verichiamo in primo luogo che la successione lunga ` e un
complesso.
Abbiamo [
p
] [
p
] = [
p

p
] = [0] = 0.
Sia poi b
p
Z
p
(B

) e sia c
p
=
p
(b
p
). La (2.11) ` e vericata da
_

_
0 Z
p1
(A

), b
p
Z
p
(B

), c
p
Z
p
(C

),
c
p
=
p
(b
p
),
0 =
p
(b
p
) =
p1
(0)
e quindi c
p
0 e
p
([c
p
]) =
p
[
p
]([b
p
]) = 0.
Siano ora a
p1
, b
p
, c
p
elementi che soddisfano la (2.11). Allora

j1
(a
p1
) =
p
(b
p
) B
p1
(B

)
e quindi anche [
p
]
p
= 0.
Dimostriamo ora lesattezza.
Esattezza in H
p
(A

). Sia a
p
Z
p
(A

) e supponiamo che esista


b
p+1
B
p+1
tale che

p+1
(b
p+1
) =
p
(a
p
).
Allora, posto c
p+1
=
p+1
(b
p+1
)
p+1

1
p+1

p
(Z
p
(A

)), abbiamo

p+1
(c
p+1
) =
p+1

p+1
(b
p+1
) =
p

p+1
(b
p+1
) =
p

p
(a
p
) = 0
= c
p+1
Z
p+1
(C

).
Quindi [
p
] =
p+1
(c
p+1
).
Esattezza in H
p
(B

). Sia b
p
Z
p
(B

) e supponiamo che esista un


c
p+1
C
p+1
tale che
c
p
=
p
(b
p
) =
p+1
(c
p+1
).
Sia b
p+1
B
p+1
tale che
c
p+1
=
p+1
(b
p+1
).
Allora

p
(b
p

p+1
(b
p+1
)) = c
p

p+1

p+1
(b
p+1
) = c
p

p+1
(c
p+1
) = 0
e vi ` e quindi un unico a
p
A
p
tale che

p
(a
p
) = b
p

p+1
(b
p+1
)
438 25. APPENDICE: ELEMENTI DI ALGEBRA OMOLOGICA
=
p1

p
(a
p
) =
p

p
(a
p
) =
p
(b
p

p+1
(b
p+1
)) = 0
=
p
(a
p
) = 0, cio` e a
p
Z
p
(A

).
Abbiamo chiaramente [
p
]([a
p
]) = [b
p

p+1
(b
p+1
)] = [b
p
].
Esattezza in H
p
(C

). Sia c
p
Z
p
(C

). Dire che
p
([c
p
] = 0 ` e equi-
valente ad aermare che se Sa
p1
, b
p
, c
p
soddisfano (2.11), allora vi ` e a
p
A
p
tale
che
a
p1
=
p
(a
p
).
Abbiamo allora

p
(b
b
) =
p1
(a
p1
) =
p1

p
(a
p
) =
p

p
(a
p
).
Allora b

p
= b
p

p
(a
p
) Z
p
(B

) e, poich e
p
(b

p
) =
p
(b
p

p
(a
p
)) =
p
(b
p
) =
c
p
, otteniamo che [
p
]([b

p
]) = [c
p
].
Denizione 25.10. Diciamo che una successione esatta corta
(2.13)
0 A

B

C 0
si spezza se esiste un endomorsmo di proiezione : B B su ker . Abbiamo
cio` e:
(2.14) Hom(B, B),
2
= = , = 0, = .
Lemma 25.4. Sia (2.13) una successione esatta corta. Sono equivalenti
(1) (2.13) si spezza;
(2) ammette uninversa sinistra in Hom(B, A);
(3) ammette uninversa destra in Hom(C, B);
(4) esistono uninversa sinistra Hom(B, A) di ed uninversa destra
Hom(C, B) di tali che
(2.15)
0 C

B

A 0
sia una successione esatta corta.
Dimostrazione. (1) (2), (3), (4). Abbiamo la decomposizione
B = B
0
B
1
, con B
0
= ker , B
1
= im .
Le applicazioni
: A a (a) B
0
e
: B
1
b (b) C
sono isomorsmi e le applicazioni
: B b
1
((b)) A e
: C c
1
(c) B
sono, rispettivamente, uninversa sinistra di ed uninversa destra di . Inoltre, per
costruzione, esse deniscono una successione esatta corta (2.15)
2. COMPLESSI DI CATENE 439
(2) (1). Se : B A ` e uninversa sinistra di , possiamo porre
= . Verichiamo la (2.14). Abbiamo
_

2
= ( ) = id
A
= = ,
= ( ) = 0 = 0,
= ( ) = id
A
= .
(3) (1). Se : C B ` e uninversa destra di , possiamo denire
mediante B b (b) = b ( (b)) B. Abbiamo
_

2
= (id
B
) = id
B
(id
B
)
= id
B
( ) = id
B
id
C

= id
B
= ,
= (id
B
) = ( ) = id
C
= 0,
= (id
B
) = = 0 = .

Denizione 25.11. La (2.15) si dice inversa della (2.13).


Osserviamo che le successioni esatte corte che si spezzano sono esattamente
quelle che ammettono uninversa, in generale non unica. Nello studio dei gruppi
di coomologia dei complessi, ` e spesso utile il seguente lemma algebrico:
Teorema 25.5 (Lemma dei cinque). Consideriamo un diagramma commutativo di
gruppi abeliani e di omomorsmi, con righe e colonne esatte:
0 0 0

_
A
1
f
1
A
2
f
2
A
3
f
3
A
4
f
4
A
5

_

2

_

3

_

4

_

5

_
B
1
g
1
B
2
g
2
B
3
g
3
B
4
g
4
B
5

_
0 0 0
Abbiamo supposto cio` e che
1
sia surgettiva,
2
e
4
siano isomorsmi ed
5
sia
iniettiva. Allora
3
` e un isomorsmo.
Dimostrazione. Dimostriamo che
3
` e iniettiva. Sia a
3
A
3
, con
3
(a
3
) = 0.
Abbiamo

4
( f
3
(a
3
)) = g
3
(
3
(a
3
)) = 0 = f
3
(a
3
) = 0 = a
2
A
2
t.c. a
3
= f
2
(a
2
)
=
3
( f
2
(a
2
)) = g
2
(
2
(a
2
)) = 0 = b
1
B
1
t.c.
2
(a
2
) = g
1
(b
1
)
= a
1
A
1
t.c.
1
(a
1
) = b
1
, =
2
(a
2
) = g
1
(
1
(a
1
)) =
2
( f
1
(a
1
))
= a
2
= f
1
(a
1
) = a
3
= f
2
f
1
(a
1
) = 0.
440 25. APPENDICE: ELEMENTI DI ALGEBRA OMOLOGICA
Dimostriamo ora che
3
` e surgettiva. Abbiamo:
a
4
A
4
t.c. g
3
(b
3
) =
4
(a
4
) = 0 = g
4
g
3
(b
3
) = g
4

4
(a
4
) =
5
f
4
(a
4
)
= f
4
(a
4
) = 0 = a
3
A
3
t.c. f
3
(a
3
) = a
4
= g
3
(b
3
) =
4
f
3
(a
3
) = g
3
(
3
(a
3
)) = g
3
(b
3

3
(a
3
)) = 0
= b
2
B
2
t.c. g
2
(b
2
) = b
3

3
(a
3
) = a
2
A
2
t.c.
2
(a
2
) = b
2
= b
3

3
(a
3
) = g
2

2
(a
2
) =
3
( f
2
(a
2
)) = b
3
=
3
(a
3
+ f
2
(a
2
)).

Dalla dimostrazione segue che


Teorema 25.6 (Lemmi dei quattro). Consideriamo un diagramma commutativo di
gruppi abeliani e di omomorsmi, con righe esatte:
0 0

_
A
1
f
1
A
2
f
2
A
3
f
3
A
4

_

2

_

3

_

4

_
B
1
g
1
B
2
g
2
B
3
g
3
B
4

_
0
Se
1
` e surgettiva ed
2
,
4
iniettive, allora
3
` e iniettiva.
Consideriamo un diagramma commutativo di gruppi abeliani e di omomor-
smi, con righe esatte:
0

_
A
2
f
2
A
3
f
3
A
4
f
4
A
5

_

3

_

4

_

5

_
B
2
g
2
B
3
g
3
B
4
g
4
B
5

_
0 0
Se
5
` e iniettiva ed
2
,
4
surgettive, allora
3
` e surgettiva.
3. Complessi di cocatene
Denizione 25.12. Un complesso di cocatene, o complesso dierenziale, ` e il dato
di uno spazio vettoriale C su un campo k, di una sua Z-gradazione C =

qZ
C
q
e
3. COMPLESSI DI COCATENE 441
di un omomorsmo d
C
: C C, omogeneo di grado 1, con d
C
2
= 0. Indichiamo
il complesso mediante
(3.1)
C
q1
d
C
C
q
d
C
C
q+1

La coomologia di (3.1) ` e la somma diretta di spazi vettoriali:
H(C, d
C
) =

qZ
H
q
(C, d
C
), (3.2)
ove H
q
(C, d
C
) = (ker d
C
C
q
)/d
C
(C
q1
).
Lo spazio vettoriale H
q
(C, d
C
) si dice anche il q-esimo gruppo di coomologia di
(3.1).
Dati due complessi dierenziali (A, d
A
) e (B, d
B
) sullo stesso campo k, unap-
plicazione lineare f : A B si dice un omomorsmo di complessi se
f (A
q
) B
q
, q Z, (3.3)
f d
A
= d
B
f . (3.4)
Essa induce unapplicazione naturale
(3.5) f

: H
q
(A, d
A
) H
q
(B, d
B
),
che fa corrispondere alla classe [a
q
] di a
q
ker d
A
A
q
la classe [ f (a
q
)] di f (a
q
)
ker d
B
B
q
.
Una successione
(3.6)
V
q1
f
q1
V
q
f
q
V
q+1

di k-spazi vettoriali su di applicazioni k-lineari si dice esatta se
(3.7) f
q1
(V
q1
) = ker f
q
, q Z.
Una successione esatta della forma
(3.8)
0 A

B

C 0
si dice una successione esatta corta.
Se (A, d
A
), (B, d
B
) e (C, d
C
) sono complessi dierenziali di spazi vettoriali su
k e la (3.8) ` e una successione esatta corta di omomorsmi di complessi, possiamo
denire delle applicazioni k-lineari
(3.9)
q
: H
q
(C, d
C
) H
q+1
(A, d
A
)
nel modo seguente.
Sia c
q
C
q
con d
C
c
q
= 0. Poich e ` e surgettiva, esiste un elemento b
q
B
q
tale che c
q
= (b
q
). Abbiamo
(d
B
b
q
) = d
C
(b
q
) = d
c
c
q
= 0
e quindi, per lesattezza di (3.8) esiste uno ed un solo a
q+1
A
q+1
tale che
(a
q+1
) = d
B
b
q
.
Poich e
(d
A
a
q+1
) = d
B
(a
q+1
) = d
2
B
b
q
= 0 = d
A
a
q+1
= 0
442 25. APPENDICE: ELEMENTI DI ALGEBRA OMOLOGICA
per lesattezza di (3.8), lelemento a
q+1
denisce per passaggio al quoziente una
classe [a
q+1
] H
q+1
(A, d
A
).
Siano ora
c

q
= c
q
+ d
C
c
q1
, con c
q1
C
q1
,
b

q
B
q
con (b

q
) = c

q
= c
q
+ d
C
c
q1
,
a

q+1
A
q+1
con (a

q+1
) = d
B
b

q
.
Utilizzando ancora lesattezza di (3.8), otteniamo
b
q1
B
q1
tale che
(b

q
b
q
) = c

q
c
q
= d
C
c
q1
= d
c
(b
q1
) = (d
B
b
q1
)
= a
q
A
q
tale che b

q
b
q
d
B
b
q1
= (a
q1
)
= (a

q+1
a
q+1
) = d
B
b

q+1
d
B
b
q
= d
B
(b

q
b
q
d
B
b
q1
)
= d
B
(a
q
) = (d
A
a
q
)
= a

q+1
a
q+1
= d
A
a
q
.
Quindi la
q
risulta ben denita da
(3.10) ([c
q
]) = [a
q+1
].
Abbiamo il
Teorema 25.7. Se (3.8) ` e una successione esatta corta di complessi dierenziali
di spazi vettoriali su k, allora abbiamo una successione esatta lunga
(3.11)
H
q1
(B, d
B
)

H
q1
(C, d
C
)

q1
H
q
(A, d
A
)

H
q
(B, d
B
)

H
q
(C, d
C
)

q
H
q+1
(A, d
A
)
Nello studio dei gruppi di coomologia dei complessi, ` e spesso utile il seguente
lemma algebrico:
Teorema 25.8 (Lemma dei cinque). Consideriamo un diagramma commutativo di
gruppi abeliani e di omomorsmi, con righe e colonne esatte:
0 0 0

_
A
1
f
1
A
2
f
2
A
3
f
3
A
4
f
4
A
5

_

2

_

3

_

4

_

5

_
B
1
g
1
B
2
g
2
B
3
g
3
B
4
g
4
B
5

_
0 0 0
3. COMPLESSI DI COCATENE 443
Abbiamo supposto cio` e che
1
sia surgettiva,
2
e
4
siano isomorsmi ed
5
sia
iniettiva. Allora
3
` e un isomorsmo.
Dimostrazione. Dimostriamo che
3
` e iniettiva. Sia a
3
A
3
, con
3
(a
3
) = 0.
Abbiamo

4
( f
3
(a
3
)) = g
3
(
3
(a
3
)) = 0 = f
3
(a
3
) = 0 = a
2
A
2
t.c. a
3
= f
2
(a
2
)
=
3
( f
2
(a
2
)) = g
2
(
2
(a
2
)) = 0 = b
1
B
1
t.c.
2
(a
2
) = g
1
(b
1
)
= a
1
A
1
t.c.
1
(a
1
) = b
1
, =
2
(a
2
) = g
1
(
1
(a
1
)) =
2
( f
1
(a
1
))
= a
2
= f
1
(a
1
) = a
3
= f
2
f
1
(a
1
) = 0.
Dimostriamo ora che
3
` e surgettiva. Abbiamo:
a
4
A
4
t.c. g
3
(b
3
) =
4
(a
4
) = 0 = g
4
g
3
(b
3
) = g
4

4
(a
4
) =
5
f
4
(a
4
)
= f
4
(a
4
) = 0 = a
3
A
3
t.c. f
3
(a
3
) = a
4
= g
3
(b
3
) =
4
f
3
(a
3
) = g
3
(
3
(a
3
)) = g
3
(b
3

3
(a
3
)) = 0
= b
2
B
2
t.c. g
2
(b
2
) = b
3

3
(a
3
) = a
2
A
2
t.c.
2
(a
2
) = b
2
= b
3

3
(a
3
) = g
2

2
(a
2
) =
3
( f
2
(a
2
)) = b
3
=
3
(a
3
+ f
2
(a
2
)).

Dalla dimostrazione segue che


Teorema 25.9 (Lemmi dei quattro). Consideriamo un diagramma commutativo di
gruppi abeliani e di omomorsmi, con righe esatte:
0 0

_
A
1
f
1
A
2
f
2
A
3
f
3
A
4

_

2

_

3

_

4

_
B
1
g
1
B
2
g
2
B
3
g
3
B
4

_
0
Se
1
` e surgettiva ed
2
,
4
iniettive, allora
3
` e iniettiva.
444 25. APPENDICE: ELEMENTI DI ALGEBRA OMOLOGICA
Consideriamo un diagramma commutativo di gruppi abeliani e di omomor-
smi, con righe esatte:
0

_
A
2
f
2
A
3
f
3
A
4
f
4
A
5

_

3

_

4

_

5

_
B
2
g
2
B
3
g
3
B
4
g
4
B
5

_
0 0
Se
5
` e iniettiva ed
2
,
4
surgettive, allora
3
` e surgettiva.
4. I funtori Hom e Tor
Richiamiamo in questo paragrafo alcuni risultati standard di algebra omologi-
ca.
Sia A un anello commutativo e unitario e siano E
1
, E
2
due A-moduli unitari.
Indichiamo con Hom(E
1
, E
2
) lA-modulo delle applicazioni A-lineari di E
1
in E
2
e
con E
1
E
2
il loro prodotto tensoriale su A, cio` e il quoziente dellA-modulo libero
generato da E
1
E
2
rispetto allideale bilatero generato dagli elementi
(a
1
u
1
+ a
2
u
2
, b
1
v
1
+ b
2
v
2
)

2
i, j=1
a
i
b
j
(u
i
, v
j
),
con a
1
, a
2
, b
1
, b
2
A, u
1
, u
2
E
1
, v
1
, v
2
E
2
.
Teorema 25.10. Sia E un A-modulo unitario. Allora
(1) Hom( , E) ` e un funtore controvariante esatto a destra sulla categoria
degli A-moduli unitari.
(2) Hom(E, ) ` e un funtore convariante esatto a sinistra sulla categoria
degli A-moduli unitari.
(3) E ` e un funtore covariante esatto a sinistra sulla categoria degli
A-moduli unitari.
Dimostrazione. Lenunciato del teorema ` e equivalente allaermazione che,
se
(4.1)
0 E
1

E
2

E
3
0
` e una successione esatta di A-moduli unitari, allora sono esatte le
0 Hom(E
3
, E)

Hom(E
2
, E)

Hom(E
1
, E),
(4.2)
0 Hom(E, E
1
) Hom(E, E
2
) Hom(E, E
3
), (4.3)
0 E
1
E E
2
E E
3
E . (4.4)
Dimostriamo lesattezza della (4.2).
5. RELAZIONE CON LOMOLOGIA SINGOLARE 445
Fissata una
3
Hom(E
3
, E) e supponiamo che

(
3
) =
3
= 0. Poich e
` e surgettiva, questa relazione implica che
3
= 0.
Sia ora
3
Hom(E
2
, E) e supponiamo che

2
=
2
= 0.
5. Relazione con lomologia singolare
Per collegare la coomologia di de Rham e lomologia singolare, ` e conveniente
restringere la classe dei simplessi singolari ai simplessi singolari lisci. Indichiamo
con
(5.1)
k
=
_
t R
k+1

t
i
[0, 1],

k
i=0
t
i
= 1
_
il simplesso k-dimensionale standard.
Denizione 25.13. Sia M una variet` a dierenziabile.
k
in M. Gli elementi dello
spazio C

(
k
, M) delle applicazioni di classe C

di
k
in M si dicono simplessi
singolari lisci k-dimensionali in M. Indichiamo poi con
k
(M) linsieme delle k-
catene singolari lisce di M, cio` e di quelle della forma
_

(somme nite) con


n

Z e C

(
k
, M).
Osservazione 25.11. Si possono utilizzare solo simplessi lisci per calcolare lo-
mologia singolare di una variet` a dierenziabile. Utilizzando lapprossimazione, si
pu` o vericare che lomologia calcolata con i simplessi singolari lisci ` e la stessa che
si ottiene utilizzando tutti i simplessi singolari.
Denizione 25.14. Deniamo lorientazione del simpesso standard
k
per ricor-
renza, ssando lorientazione positiva per
0
e denendo su
k
, per k > 0, lorien-
tazione per cui lapplicazione
k1
(t
1
, . . . , t
k
) (t
0
, t
1
, . . . , t
k
)
k
preserva
lorientazione.
Se
k
(M) e C

(
k
, M), possiamo denire
(5.2)
_

=
_

.
Se c =
_


k
(M), porremo
(5.3)
_
c
=

.
Otteniamo cos` unapplicazione bilineare
(5.4)
k
(M)
k
(M) (c, ) (c, ) =
_
c
R.
Lemma 25.12 (Stokes). Per ogni intero k 1 abbiamo
1
(5.5) (c, d) = (dc, ), c
k
(M),
k1
(M).
1
Ricordiamo che, se k 1,
d =

k
i=0
(1)
i
F
i
,
k
(M),
ove F
i
:
k1
(t
0
, . . . , t
k1
) (t
0
, . . . , t
i1
, 0, t
i
, . . . , t
k1
)
k
.
446 25. APPENDICE: ELEMENTI DI ALGEBRA OMOLOGICA
Abbiamo quindi un diagramma commutativo
(5.6)

k1
(M) Hom(
k1
(M), R)
d

_
Hom(d,1)

k
(M) Hom(
k
(M), R).
Le applicazioni Hom(d, 1) sono denite per dualit` a:
(5.7) Hom(d, 1)() = d, Hom(
k1
(M), R).
Denizione 25.15. I gruppi Hom(
k
(M), R) si dicono i gruppi delle k-cocatene
singolari lisce di M. La successione
0 Hom(
0
(M), R)
Hom(d,1)
Hom(
1
(M), R)
Hom(d,1)

Hom(
k1
(M), R)
Hom(d,1)
Hom(
k
(M), R)
Hom(d,1)
Hom(
k+1
(M), R)
` e un complesso, che si dice il complesso delle cocatene singolari di M.

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