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CAPITOLO I

GRUPPI TOPOLOGICI
1 Gruppi
Un gruppo `e un insieme G, che contiene un elemento distinto c e su cui `e denita
unoperazione binaria
(1.1) GG (o, /) o / G
con le propriet`a:
(i) o c = c o = o o G (c `e lelemento neutro di G)
(ii) o G o
1
G tale che o o
1
= o
1
o = c (esistenza dellinverso);
(iii) (o /) c = o (/ c) o, /, c G (propriet`a associativa).
Loperazione di gruppo potr`a a volte essere indicata scrivendo, invece che o/, una
qualunque delle espressioni: o/, o /, o+/, ... La notazione additiva sar`a per lo pi` u
ristretta al caso di gruppi commutativi o abeliani, cio`e nel caso in cui loperazione
binaria sia commutativa :
(i) o / = / o o, / G (propriet`a commutativa).
Un esempio fondamentale di gruppo si ottiene considerando linsieme S(1) di
tutte le permutazioni, cio`e di tutte le applicazioni bigettive, di un insieme 1 in se,
con loperazione di composizione di applicazioni.
Se 1 contiene almento tre elementi, S(1) non `e commutativo.
Un altro esempio fondamentale `e il gruppo linerare GL
k
(\ ) di uno spazio vetto-
riale \ su un campo k. Esso consiste di tutti gli automorsmi k-lineari di \ in se,
con loperazione di composizione.
Dato un gruppo G e ssato un elemento o di G, indichiamo con R
a
, L
a
e ad(o)
le applicazioni bigettive di G in `e denite da :
R
a
: G p p o G (traslazione a destra)
L
a
: G p o p G (traslazione a sinistra)
ad
a
: G p o p o
1
G (aggiunta)
Indicheremo nel seguito, per semplicit`a, per lo pi` u con o/ il prodotto di due elementi
o e / di un gruppo G, utilizzando per indicare la composizione di applicazioni.
Se G `e un gruppo, o un elemento di G e un sottoinsieme di G, scriveremo
spesso per semplicit`a o invece di L
a
(), o invece di R
a
(), oo
1
invece di
ad
a
(). Porremo ancora
1
= o
1
[ o e, se 1 `e un altro sottoinsieme di G,
indichiamo con 1 linsieme o/ [ o , / 1.
1
2 CAPITOLO I. GRUPPI TOPOLOGICI
Si verica facilmente che, per ogni coppia di elementi o, / G, valgono le
relazioni:
R
a
R
b
=R
ba
L
a
L
b
=L
ab
L
a
R
b
=R
b
L
a
ad
a
=R
a
1 L
a
= L
a
R
a
1
Un sottoinsieme H di G `e un suo sottogruppo se contiene c ed o
1
/ H per ogni
o, / H. Scriviamo H < G per indicare che H `e un sottogruppo di G e H G
per indicare che H `e un sottogruppo normale di G, cio`e se H < G ed inoltre
ad
a
(H) = H per ogni o G.
Dati due gruppi G
1
e G
2
, unapplicazione : G
1
G
2
`e un omomorsmo se
(o
1
/) = [(o)]
1
(/) o, / G
1
.
Un monomorsmo `e un omomorsmo iniettivo, un epimoprsmo un omomorsmo
surgettivo e un isomorsmo un omomorsmo bigettivo.
Ricordiamo che ker =
1
(c) G
1
e im = (G
1
) < G
2
.
Gli isomorsmi : G G di un gruppo G in se si dicono automorsmi. Gli
automorsmi di Gformano un gruppo Aut(G) rispetto al prodotto di composizione.
Se G `e un gruppo ed 1 un insieme, un omomorsmo : G S(1) si dice una
rappresentazione di G su 1. Se `e un monomorsmo, diciamo che la rappresenta-
zione : G S(1) `e fedele.
Se \ `e uno spazio vettoriale su k, un omomorsmo : G GL
k
(\ ) si dice una
rappresentazione k-lineare di G su \ .
Lemma 1.1 Le applicazioni
L : G o L
a
S(G)
R : G o R
a
1 S(G)
sono rappresentazioni fedeli del gruppo G nel gruppo S(G) delle applicazioni
bigettive di G in se.
Lapplicazione
ad : G o ad(o) Aut(G)
`e una rappresentazione di G nel gruppo dei suoi automorsmi. Abbiamo:
ker ad = Z(G) = o G[ op = po p G.
La rappresentazione ad : G Aut(G) si dice la rappresentazione aggiunta di G.
Il suo nucleo Z(G) `e il centro di G ed `e il suo pi` u grande sottogruppo abeliano
normale.
2 Definizione di gruppo topologico
Una topologia su un gruppo G `e compatibile con la struttura di gruppo se
lapplicazione
GG (p
1
, p
2
) p
1
1
p
2
G
`e continua (su GG si considera la topologia prodotto).
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 3
Ci`o equivale al fatto che siano continue le due applicazioni
GG (p
1
, p
2
) p
1
p
2
G e G p p
1
G.
Un gruppo topologico `e un gruppo G su cui si sia ssata una topologia compa-
tibile con la sua struttura di gruppo.
Lemma 2.1 Se G `e un gruppo topologico, allora per ogni o G le applicazioni
R
a
, L
a
, ad
a
sono omeomorsmi di G in se.
Lapplicazione : : G o o
1
G `e un omeomorsmo di G in se.
Se c `e chiuso, allora il centro Z(G) `e chiuso in G. Se H `e un sottogruppo di
G, esso `e un gruppo topologico con la topologia di sottospazio indotta da G.
Corollario 2.2 Sia G un gruppo topologico e siano , 1, C, 1 sottoinsiemi di
G, con aperto e 1 chiuso. Allora :
(i) C
1
=
_

C
_
1
;
(ii) o C / = o

C / ;
(iii) C e C sono aperti ;
(i) o1/ `e chiuso per ogni o, / G;
()

C

1 C 1.
Osservazione La topologia discreta e la topologia indiscreta sono entrambe com-
patibili con la struttura di gruppo di un qualsiasi gruppo G. Quindi ogni gruppo
pu`o essere considerato come gruppo topologico.
Un gruppo topologico con la topologia discreta si dice un gruppo discreto.
3 Il gruppo degli omeomorfismi di uno spazio topologico
Linsieme S

(A) di tutti gli omeomorsmi di uno spazio topologico X = (A,


X
)
in se `e un gruppo rispetto alla composizione di applicazioni. Consideriamo su
S

(A) la topologia
X
che ha come prebase ||| degli aperti gli insiemi
U(1, ) = S

(A) [ (1) e U
1
(1, ) = S

(A) [
1
(1)
al variare di 1 tra i compatti e di tra gli aperti di X.
Si ottiene una prebase della stessa topologia di S

(A) se si fa variare in una


prebase degli aperti di X.
Teorema 3.1 Se X`e uno spazio di Hausdor localmente compatto, allora S

(A),
con la topologia
X
, `e un gruppo topologico.
Dim. Chiaramente la S

(A)
1
S

(A) `e continua perche scambia


tra loro gli aperti U(1, ) e U
1
(1, ) della prebase |||.
Dimostriamo che anche la
: S

(A) S

(A) (, ) S

(A)
`e continua. Siano 1 un compatto e un aperto di X e siano
0
,
0
due omeomor-
smi in S

(A) tali che


0
(
0
(1)) . Poiche
0
(1) `e un compatto di Xcontenuto
in , possiamo trovare un intorno aperto relativamente compatto \ di
0
(1) tale
che \ . Allora, se U(1, \ ) e U(\ , ), abbiamo (1) .
Quindi
1
(U(1, )) U(\ , ) U(1, \ ) (
0
,
0
) `e un intorno aperto di
ogni suo punto e quindi un aperto.
4 CAPITOLO I. GRUPPI TOPOLOGICI
In modo analogo, se (
0

0
)
1
(1) , scegliamo un intorno aperto \ del
compatto
1
0
(1) con \ . Allora linclusione
1
(U
1
(1, )) U
1
(1, \ )
U
1
(\ , ) (
0
,
0
) dimostra che
1
(U
1
(1, )) `e intorno di ogni suo punto e
quindi aperto.
Pertanto `e continua.
Teorema 3.2 Se X = (A,
X
) `e uno spazio di Hausdor localmente compatto
e localmente connesso, allora la topologia
X
su S

(A) coincide con la topologia


compatta-aperta.
Dim. Sar`a suciente dimostrare che, se 1 `e un compatto ed un aperto di X,
linsieme U
1
(1, ) `e aperto nella topologia compatta-aperta di S

(A). Poiche
per ipotesi gli aperti relativamente compatti di Xformano una base di
X
, possiamo
limitarci a considerare il caso in cui sia relativamente compatto in X. Possiamo
inoltre supporre che 1 abbia parte interna non vuota e connessa. Infatti, ssato
0
in U
1
(1, ), possiamo trovare un ricoprimento nito l
1
, ..., l
n
di 1 mediante
aperti connessi e relativamente compatti con
1
0
(l
j
) per ogni , = 1, ..., n.
Allora

0

n

j=1
U
1
(l
j
, ) U
1
(1, )
e sar`a allora suciente vericare che ciascuno degli insiemi U
1
(l
j
, ) sia aperto
in S

(A) per la topologia compatta-aperta.


Supponiamo quindi che sia un aperto relativamente compatto di X e che 1
sia un compatto di X con parte interna connessa.
Sia
0
un elemento di U
1
(1, ); ssiamo un punto r
0
la cui immagine

0
(r
0
) mediante
0
sia un punto interno di 1, e consideriamo laperto
\ = U(r
0
,

1) U( , A 1)
della topologia compatta-aperta di S

(A). Limmagine della frontiera / =


dellaperto mediante un omeomorsmo di \ non interseca il compatto 1;
quindi
1
(1) (A ).
Osserviamo che 1 `e connesso perche ha parte interna connessa. Allora
1
(1)
`e connesso e quindi contenuto o in o nel complementare A della sua chiusura.
Poiche U(r
0
,

1), otteniamo
1
(r
0
)
1
(1) e dunque
1
(1)
. Ci`o dimostra che \ U
1
(1, ). Abbiamo dimostrato in questo modo che
U
1
(1, ) `e intorno di ogni suo punto e quindi aperto nella topologia compatta-
aperta di S

(A).
4 Propriet
`
a generali dei gruppi topologici
Teorema 4.1 La componente connessa G
e
dellidentit`a in un gruppo topologico
G `e un sottogruppo chiuso normale di G. Analogamente, la componente connessa
per archi dellidentit`a `e un sottogruppo normale di G.
Dim. Limmagine di G
e
G
e
mediante lapplicazione
GG (p, /) p/
1
G
`e un connesso di G che contiene c e dunque `e contenuta in G
e
. Ci`o dimostra che
G
e
`e un sottogruppo di G. Se o G, allora limmagine di G
e
mediante ad(o) `e un
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 5
connesso di G che contiene c ed `e dunque contenuta in G
e
. Ci`o dimostra che G
e
`e un sottogruppo normale.
La seconda aermazione del teorema si dimostra in modo analogo, in quanto
immagini continue di sottoinsiemi connessi per archi sono ancora connesse per archi.

Teorema 4.2 Un sottogruppo aperto H di G `e anche chiuso.


Dim. Se H `e un sottogruppo aperto di G, allora il suo complementare G H `e
aperto in G perche unione di aperti:
G H =

R
g
(H) [ p , H.
Dato un sottogruppo H di un gruppo G, indichiamo con G,
H
linsieme delle
sue classi laterali sinistre
1
:
G,
H
= pH[ p G.
Esso `e il quoziente di G rispetto alla relazione di equivalenza
p
1
p
2
p
1
1
p
2
H.
Se G `e un gruppo topologico, consideriamo su G,
H
la topologia quoziente.
Teorema 4.3 Sia G un gruppo topologico e sia H un suo sottogruppo. Allora la
proiezione nel quoziente
G

G,
H
`e unapplicazione aperta.
Dim. Se `e un aperto di G, allora

1
() =
_
R
h
() [ / H
`e aperto perche unione di aperti.
Corollario 4.4 Se H `e un sottogruppo normale di un gruppo topologico G,
allora la topologia quoziente su G
_
H
`e compatibile con la sua struttura di gruppo.
1
Si possono in modo analogo considerare le classi laterali destre
H
\G = {Hg | g G} .
Se r : G x x
1
G `e linversione, abbiamo un diagramma commutativo
G
r
G
?
?
y
?
?
y
H
\G
r
G/
H
in cui le frecce verticali sono le proiezioni nel quoziente. La r `e bigettiva e, nel caso in cui G sia
un gruppo topologico, un omeomorsmo. Potremo quindi nella discussione seguente limitarci a
considerare soltanto classi laterali sinistre, poiche i risultati ottenuti si applicheranno automatica-
mente anche alle classi laterali destre.
6 CAPITOLO I. GRUPPI TOPOLOGICI
Dim. Sia : G G
_
H
la proiezione naturale sul quoziente. Consideriamo il
diagramma commutativo :
GG

G

G
_
H
G
_
H

G
_
H
dove (o, /) = o /
1
e

((o), (/)) = (o)[(/)]
1
per ogni o, / G. Se `e un
aperto di G
_
H
, allora
1
(
1
()) `e aperto in GG perche e sono continue
e quindi

1
() = ( )(
1
(
1
()) `e aperto in G
_
H
perche `e aperta per il
Teorema 4.3 e perci`o anche `e aperta perche prodotto cartesiano di applicazioni
aperte.
Teorema 4.5 Sia G un gruppo topologico e sia H un suo sottogruppo. Allora
anche la sua chiusura H `e un sottogruppo di G. Se H `e normale, anche la sua
chiusura H `e un sottogruppo normale di G.
Dim. Indichiamo con : lapplicazione : : G p p
1
G che ad ogni elemento
di G fa corrispondere il suo inverso. La : `e un omeomorsmo e quindi :() = :()
per ogni sottoinsieme di G. Se H`e un sottogruppo di G, :(H) = Hed otteniamo:
:(H) = :(H) = H.
Analogamente, poiche per ogni p G le applicazioni L
g
e R
g
sono omeomorsmi,
abbiamo L
g
() = L
g
() e R
g
() = R
g
() per ogni sottoinsieme di G. Se p H,
poiche L
g
(H) = H e R
g
(H) = H, avremo:
L
g
(H) = L
g
(H) = H, R
g
(H) = R
g
(H) = H p H.
Queste relazioni implicano che
R
g
(H) H, L
g
(H) H p H,
e pertanto, passando alle chiusure,
L
g
(H) = R
g
(H) = H p H.
Quindi H `e un sottogruppo di G.
Poiche ad
g
`e, per ogni p G un omeomorsmo di G in e, abbiamo ad
g
() =
ad
g
() per ogni sottoinsieme di G. Dire che H `e un sottogruppo normale di G
equivale al fatto che ad
g
(H) = H per ogni p G. Se quindi H `e normale, risulta:
ad
g
(H) = ad
g
(H) = H p G
e questa uguaglianza dimostra che anche H `e normale.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 7
Teorema 4.6 Se H `e un sottogruppo chiuso del gruppo topologico G, allora
G,
H
`e uno spazio regolare. In particolare, G `e uno spazio regolare se e soltanto
se `e uno spazio
2
T
1
e ci`o equivale al fatto che c sia un chiuso di G.
Dim. Se H `e un sottogruppo chiuso del gruppo topologico G, allora tutte le sue
classi laterali sinistre sono chiusi di G e quindi G,
H
`e uno spazio topologico T
1
.
Sia 1 un chiuso di G,
H
e sia p un elemento di G tale che (p) , 1. Conside-
riamo lapplicazione continua
: GG (o, /) o
1
/ G.
Poiche
1
(1) `e un chiuso che non contiene (c, p), possiamo trovare un intorno
aperto l
e
di c e un intorno aperto l
g
di p in G tali che
p
1
1
p
2
,
1
(1) per ogni p
1
l
e
, p
2
l
g
.
Consideriamo gli insiemi:

l
g
=
1
((l
g
)) e

\ =
_
R
a
(l
e
) [ o
1
(1) =
_
L
a
(
1
(1)) [ o l
e
.
Poiche la proiezione `e unapplicazione aperta, il primo `e un aperto saturo che
contiene p e il secondo un aperto saturo che contiene
1
(1). Dimostriamo che

l
g


\ = . Se cos` non fosse, potremmo trovare p
1
l
g
, p
2
H, p
3
l
e
,
p
4

1
(1) tali che p
1
p
2
= p
3
p
4
.
Da questa relazione troviamo p
1
3
p
1
= p
4
p
1
2

1
(1), che contraddice la scelta
di l
e
e l
g
.
Ci`o dimostra che G,
H
soddisfa lassioma T
3
e quindi `e regolare.
Un gruppo topologico G in cui c sia un sottoinsieme chiuso si dice separato.
Per il teorema precedente, questa condizione equivale al fatto che G sia uno spazio
regolare.
Se G `e un gruppo topologico, per il teorema I.3.4, c `e un sottogruppo chiuso
normale di G e quindi G,
c
`e, con la topologia quoziente, un gruppo topologico
separato. Esso si dice il separato di G e si indica con G
sep
.
Teorema 4.7 Se G `e un gruppo topologico separato, allora la chiusura di un
sottogruppo abeliano di G `e ancora un sottogruppo abeliano di G.
Dim. Sia A un sottogruppo abeliano di G. Fissato un elemento o di G lapplica -
zione )
a
: G r ad
a
(r) r
1
= o ro
1
r
1
G `e continua. Inoltre, se o A,
abbiamo )
a
(A) = c, perche A `e abeliano. Poiche G `e separato, c `e chiuso e
quindi )
1
a
(c) `e un chiuso che contiene A. Questo dimostra che o r = ro per ogni
r A ed ogni o A, ma questo equivale al fatto che )
a
(r) = c per ogni o A ed
ogni r A.
Quindi, poiche c `e un chiuso di G, per ogni o A, linsieme )
1
a
(c) `e un
chiuso che contiene A: perci`o )
1
a
(c) A per ogni o A, cio`e A `e abeliano.
2
Uno spazio topologico X soddisfa lassioma di separazione T
1
se tutti i suoi sottoinsiemi niti
sono chiusi; soddisfa lassioma di separazione T
3
se dati un punto a di X e un chiuso A di X che
non contiene a, esistono aperti disgiunti U e V con a U e A V ; `e regolare se soddisfa entrambi
gli assiomi T
1
e T
3
.
8 CAPITOLO I. GRUPPI TOPOLOGICI
Pi` u in generale, abbiamo:
Proposizione 4.8 Se G `e un gruppo separato ed 1 un sottoinsieme di G, il
centralizzatore di 1 in G:
Z
G
(1) = p G[ ad
g
(r) = r r 1
`e un sottogruppo chiuso di G.
Dim. Infatti, con la notazione del teorema precedente:
Z
G
(1) =

xE
)
1
x
(c)
`e chiuso perche intersezione di chiusi.
Proposizione 4.9 Se H`e un sottogruppo chiuso del gruppo topologico G, allora
in normalizzatore di H in G
N
G
(H) = p G[ ad
g
(H) = H
`e un sottogruppo chiuso di G.
Dim. Per ogni p G lapplicazione
g
: G r rp r
1
G `e continua.
Quindi N
G
(H) =

hH

1
h
(H) `e chiuso perche intersezione di chiusi.
Proposizione 4.10 Sia H un sottogruppo di un gruppo topologico G. Allora:
(1) H `e chiuso se e soltanto se `e localmente chiuso in un punto;
(2) H `e aperto se e soltanto se contiene un punto interno;
(3) H `e discreto se e soltanto se ha un punto isolato.
Un sottogruppo discreto di un gruppo separato `e chiuso.
Dim. Ricordiamo che H`e localmente chiuso in un suo punto / se esiste un intorno
aperto l di / in G tale che H l sia chiuso in l, cio`e H l = H l. Poiche
le traslazioni a destra e a sinistra sono omeomorsmi, se H `e localmente chiuso in
/ `e anche localmente chiuso in c = 1
h
1(/). Possiamo quindi trovare un intorno
aperto l di c tale che Hl sia chiuso in l. Poiche anche Hl l
1
`e chiuso in
l l
1
, non `e restrittivo supporre che l = l
1
. Sia ora r H. Allora rl H
non `e vuoto: possiamo quindi ssare un elemento j H e un p l tali che rp = j.
Osserviamo che
j
1
r = 1
y
1(r) 1
y
1(H) = 1
y
1(H) = H
e quindi j
1
r = p
1
H l = H l implica che r = j p
1
H. Abbiamo cos`
dimostrato che H = H `e chiuso.
Poiche ogni chiuso `e localmente chiuso, la (1) `e completamente dimostrata.
La (2) e la (3) sono immediate e losservazione nale segue dalla (1).
Teorema 4.11 Ogni intorno aperto dellidentit`a di un gruppo connesso `e un
insieme di generatori del gruppo.
Dim. Sia l un intorno aperto dellidentit` a del gruppo topologico connesso G.
Poniamo l
1
= p
1
[ p l. Allora anche \ = l l
1
`e un intorno aperto
dellidentit`a di G. Poniamo
\
n
= p
1
...p
n
[ p
1
, ..., p
n
\ .
Allora
H =

n=1
\
n
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 9
`e un sottogruppo aperto di G. Esso `e anche chiuso per il Teorema I.4.2 e quindi
coincide con G perche G `e connesso.
Teorema 4.12 Un gruppo topologico separato e localmente compatto `e para-
compatto, e quindi, in particolare, uno spazio topologico normale
3
.
Dim. Sia G un gruppo topologico separato localmente compatto. Fissiamo un
intorno aperto \ di c con \ = \
1
= p
1
[ p \ e \ compatto. Per ogni n, sia
\
n
= p
1
p
n
[ p
1
, . . . , p
n
\ . Esso `e compatto perche immagine del compatto
\ \
. .
n copie
mediante lapplicazione continua (p
1
, . . . , p
n
) p
1
p
n
.
Poniamo \
n
= p
1
p
n
[ p
1
, . . . , p
n
\ . Osserviamo poi che \ \
2
: infatti
per ogni p \ `e p\ \ ,= ; otteniamo perci`o pp
1
= p
2
con p
1
, p
2
\ e quindi
p = p
1
1
p
2
\
2
perche \
1
= \ .
Da questa relazione otteniamo che
G
0
=
_
n
\
n
=
_
n
\
n
.
Quindi G
0
`e un sottogruppo aperto, e quindi anche chiuso, di G, ed `e paracompatto
perche localmente compatto e unione numerabile di compatti. Ne segue che G,
unione disgiunta delle classi laterali pG
0
(p G) di G
0
, `e paracompatto.
Corollario 4.13 Se G `e un gruppo topologico separato e localmente compatto
ed H un suo sottogruppo chiuso, allora lo spazio omogeneo G,H `e separato, local-
mente compatto, paracompatto, ed `e quindi uno spazio topologico normale.
Dim. Lo spazio omogeneo G,H `e regolare perche H `e chiuso; inoltre `e local-
mente compatto perche immagine di uno spazio localmente compatto mediante
unapplicazione aperta. Inne, con la notazione introdotta nella dimostrazione del
teorema precedente, osserviamo che le orbite G
0
j (j G,H) di G
0
in G,H sono
aperte e paracompatte (i sottoinsiemi \
n
j formano una successione di compatti la
cui unione `e lorbita G
0
j) e quindi G,H `e paracompatto perche unione disgiunta
di spazi paracompatti.
5 Omomorfismi di gruppi topologici
Teorema 5.1 Sia : G
1
G
2
un omomorsmo di gruppi tra due gruppi
topologici G
1
e G
2
. Condizione necessaria e suciente anche sia unapplicazio -
ne continua `e che essa sia continua nellidentit`a di G
1
.
Dim. La condizione `e ovviamente necessaria. Dimostriamo la sucienza. Sia p
G
1
e sia \ un intorno aperto di (p) in G
2
. Allora ((p))
1
\ `e un intorno aperto
dellidentit`a c
2
di G
2
e possiamo quindi trovare un intorno aperto l dellidentit`a
c
1
di G
1
tale che (l) \.
Allora pl `e un intorno aperto di p in G
1
e risulta
(p/) = (p)(/) (p)
_
((p))
1
\
_
= \ / l ,
3
Ricordiamo che uno spazio topologico X `e paracompatto se `e di Hausdor ed ogni suo
ricoprimento aperto ammette un ranamento chiuso localmente nito. Uno spazio di Hausdor
localmente compatto `e paracompatto se e soltanto se `e unione disgiunta di sottospazi che sono
ciascuno ununione numerabile di compatti. Lo spazio topologico X dice normale se `e di Hausdor
e chiusi disgiunti hanno intorni aperti disgiunti. Ogni spazio topologico paracompatto `e normale.
10 CAPITOLO I. GRUPPI TOPOLOGICI
onde (pl) \ .
Un omomorsmo di gruppi topologici `e unapplicazione continua : G
1
G
2
che sia anche un omomorsmo di gruppi. Se la `e inoltre un omeomorsmo di
spazi topologici essa `e anche un isomorsmo di gruppi e si dice un isomorsmo
topologico. Un omomorsmo di gruppi topologici iniettivo (risp. surgettivo) si dice
un monomorsmo topologico (risp. epimorsmo topologico).
Indichiamo con Aut
c
(G) linsieme degli isomorsmi topologici di un gruppo to-
pologico Gin se. Si verica facilmente che Aut
c
(G) `e un gruppo per loperazione di
composizione di applicazioni. Se G `e localmente compatto, Aut
c
(G) `e un gruppo
topologico con la topologia
G
denita nel 2; questa coincide con la topologia
compatta-aperta se G `e anche localmente connesso.
Teorema 5.2 Un epimorsmo topologico : G
1
G
2
`e unapplicazione aperta
se e soltanto se il suo quoziente iniettivo

: G
1
,
ker
G
2
`e un isomorsmo topologico.
Dim. Ci`o `e conseguenza del fatto che la proiezione G
1
G
1
,
ker
`e unapplica-
zione aperta.
Teorema 5.3 Se G
1
`e un gruppo topologico compatto e G
2
un gruppo topologico
separato, ogni epimorsmo topologico : G
1
G
2
`e unapplicazione aperta.
Dim. Sia : G
1
G
2
un epimorsmo topologico. Poiche G
2
`e separato, ker
`e un sottogruppo normale chiuso di G
1
. Ne segue, passando al quoziente iniettivo,
che lapplicazione

: G
1
,
ker
G
2
`e continua e bigettiva tra spazi compatti di Hausdor e dunque un omeomorsmo.
La tesi segue allora dal teorema precedente.
Esempio 5.1 Sia H il corpo dei quaternioni, che possiamo identicare alla sotto-
algebra dellalgebra delle matrici 22 a coecienti complessi formata dalle matrici:
_
o /

/ o
_
, con o, / C.
Le matrici di H con determinante 1 formano un gruppo moltiplicativo, che `e un
gruppo topologico per la topologia denita dallidenticazione standard con la sfera
o
3
C
2
. Esso `e un gruppo topologico separato e compatto, che si indica con
SU

(2). Il suo sottogruppo 1, 1 `e un sottogruppo chiuso normale e il gruppo


quoziente SU

(2),
1, 1
`e omeomorfo a RP
3
.
Teorema 5.4 Se H `e un sottogruppo normale di un gruppo topologico G, il
gruppo G,H `e un gruppo topologico per la topologia quoziente e lomomorsmo
G G,H `e un omomorsmo di gruppi topologici. Inoltre:
(1) G,H `e separato se e soltanto se H `e chiuso in G;
(2) G,H `e discreto se e soltanto se H `e aperto in G.
(3) Se H `e discreto, allora la proiezione nel quoziente G G,H `e un omeo-
morsmo locale.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 11
6 Il gruppo fondamentale
Sia A `e uno spazio topologico e r
0
A. I laccetti in A di punto iniziale r
0
sono
le applicazioni continue : 1 = [0, 1] A con (0) = (1) = r
0
. Indichiamo con
(
0
(1, 0, 1; A, r
0
) linsieme di tutti i laccetti di punto iniziale r
0
. Due laccetti

0
,
1
(
0
(1, 0, 1; A, r
0
) sono equivalenti, e scriveremo in questo caso
0

1
,
se esiste unapplicazione continua 1 : 1 1 A tale che
(i) 1(0, :) = 1(1, :) = r
0
per ogni : 1;
(ii) 1(t, 0) =
0
(t) e 1(t, 1) =
1
(t) per ogni t 1.
Deniamo il prodotto di due laccetti
0
,
1
(
0
(1, 0, 1; A, r
0
) come il laccetto :
(6.1)
0

1
(t) =
_

0
(2t) se 0 t
1
2

1
(2t 1) se
1
2
t 1 .
Il gruppo fondamentale
1
(A, r
0
) di A con punto base r
0
`e il quoziente
(
0
(1, 0, 1; A, r
0
), ,
con loperazione di gruppo indotta, per passaggio al quoziente, dal prodotto di
laccetti :
(
0
(1, 0, 1; A, r
0
) (
0
(1, 0, 1; A, r
0
)
(
0
,
1
)
0

1
(
0
(1, 0, 1; A, r
0
)

1
(A, r
0
)
1
(A, r
0
)
(,)

1
(A, r
0
) .
Per i gruppi topologici vale il seguente :
Teorema 6.1 Il gruppo fondamentale di un gruppo topologico `e abeliano.
Dim. Sia G un gruppo topologico, in cui indichiamo con o / loperazione del
gruppo, e siano
0
,
1
due laccetti in Gcon punto base c. Deniamo unapplicazione
continua : 1 1 G ponendo
(t
1
, t
2
) =
0
(t
1
)
1
(t
2
) t
1
, t
2
1 = [0, 1] .
Allora (
0

1
)(t) = (
0
(t)) e (
1

0
)(t) = (
1
(t)), dove :

0
(t) =
_
(2t, 0) se 0 t
1
2
(1, 2t 1) se
1
2
t 1
e
1
(t) =
_
(0, 2t) se 0 t
1
2
(2t 1, 1) se
1
2
t 1 .
Allora la
1(t, :) = (:
1
(t) + (1 :)
0
(t))
`e unomotopia tra i laccetti
0

1
e
1

0
. Ci`o dimostra che
1
(G, c) `e abeliano.
Se o `e un qualsiasi altro elemento di G, la traslazione a sinistra 1
a
denisce
unapplicazione bigettiva di ((1, 0, 1; G, c) su ((1, 0, 1; G, o) che d`a un
isomorsmo di gruppi 1
a
:
1
(G, c)
1
(G, o). Quindi
1
(G, o) `e abeliano per
ogni punto base o G.
12 CAPITOLO I. GRUPPI TOPOLOGICI
7 Caratteri
Un carattere di un gruppo topologico G`e un omomorsmo continuo : G S
1
di Gnel gruppo moltiplicativo S
1
dei numeri complessi di modulo 1. Indichiamo con
G
t
linsieme dei caratteri di G. Esso `e un gruppo abeliano rispetto alloperazione
di moltiplicazione di funzioni: la funzione
G
, costantemente uguale a 1 su G, `e
lidentit`a di G
t
.
Si verica facilmente che vale il:
Teorema 7.1 Se G`e un gruppo topologico, anche il gruppo G
t
dei suoi caratteri
`e un gruppo topologico per la topologia compatta-aperta. Se G `e separato, anche
G
t
`e separato.
Teorema 7.2 Sia G un gruppo topologico localmente compatto e separato. Al-
lora anche G
t
`e localmente compatto e separato. Inoltre, se G `e anche a base
numerabile, anche G
t
`e a base numerabile. Se G `e compatto e separato, allora G
t
`e discreto. Se G `e discreto, allora G
t
`e compatto.
Dim. Se G`e compatto, il carattere costante
G
`e lunico elemento di l(G, S

) =
G
t
[ Arg((p)) ]c, c[ se c < ,2. Quindi
G
`e aperto e G
t
ha la topologia
discreta.
Se G `e discreto, allora lapplicazione G
t
((p))
gG

_
S
1

G
`e u -
nimmersione di G
t
in un sottospazio chiuso di
_
S
1

G
, e quindi G
t
`e compatto
in quanto sottospazio chiuso di uno spazio compatto.
13
CAPITOLO II
ESPONENZIALE DI MATRICI
1 Spazi di matrici
Indichiamo con M(: n, K) lo spazio vettoriale di dimensione :n su K delle
matrici a : righe ed n colonne a coecienti nel campo K; in particolare M(:n, C)
`e lo spazio vettoriale complesso delle matrici :n a coecienti complessi. Data
=
_
_
_
_
o
11
o
12
. . . o
1n
o
21
o
22
. . . o
2n
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
o
m1
o
m2
. . . o
mn
_
_
_
_
M(:n, C)
indichiamo con

la coniugata della sua trasposta:

=
_
_
_
_
o
11
o
21
. . . o
m1
o
12
o
22
. . . o
m2
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
o
1n
o
2n
. . . o
mn
_
_
_
_
M(n :, C).
La matrice

si dice laggiunta della . Date due matrici = (o


ij
) e 1 = (/
ij
) in
M(:n, C) poniamo
([1) = tr (1

) =
m

i=1
n

j=1

/
ij
o
ij
.
Lapplicazione
M(:n, C) M(:n, C) (, 1) ([1) C
denisce su M(:n, C) un prodotto scalare Hermitiano. Indichiamo con
[[ =
_
([) per M(:n, C)
la norma associata e consideriamo su M(:n, C) la relativa distanza:
d(, 1) = [1[ se , 1 M(:n, C).
Teorema 1.1 Lapplicazione M(:n, C)

M(n:, C) `e unisome-
tria anti-C-lineare.
14 CAP. II - ESPONENZIALE DI MATRICI
Lapplicazione
M(:n, C)
t
M(n :, C)
`e unisometria C-lineare.
La moltiplicazione righe per colonne denisce unapplicazione continua
M(:n, C) M(n /, C) (, 1) 1 M(:/, C)
e si ha inoltre
[1[ [[ [1[ M(:n, C), 1 M(n /, C).
Dim. La verica delle prime due aermazioni `e immediata.
Per vericare lultima, scriviamo
=
_
_
t

1
.
.
.
t

m
_
_
e 1 = (1
1
, ..., 1
k
) con
1
, ...,
m
, 1
1
, ..., 1
k
C
n
.
Allora
[1[
2
=

i,j
[(
i
[1
j
)
C
n[
2

i
[
i
[
2

j
[1
j
[
2
= [[
2
[1[
2
,
ove abbiamo indicato con ([)
C
n e con [ [ rispettivamente il prodotto scalare
Hermitiano standard di C
n
e la norma ad esso associata. Da questa diseguaglianza
segue la tesi.
Lemma 1.2 Siano :, n interi positivi. Data una matrice M(: n, C)
poniamo
|| = sup[[ ; C
n
, [[ = 1 .
Allora
M(:n, C) || R
`e una norma equivalente a [ [.
Inoltre, se / `e un altro intero positivo e M(:n, C), 1 M(n/, C) vale
la diseguaglianza:
() |1| || |1|.
Dim. Poiche tutte le norme denite su uno spazio vettoriale di dimensione nita
sono equivalenti, basta dimostrare che | | `e una norma su M(: n, C). A
questo scopo osserviamo innanzi tutto che, per il teorema di Weierstrass, poiche
lapplicazione o
2n1
[[ R `e continua e o
2n1
= C
n
[ [[ = 1 `e
compatto, per ogni M(:n, C) possiamo trovare un vettore
A
o
2n1
tale
che
[
A
[ = ||.
Da questo si deduce che | | `e ben denita e si ricava immediatamente che
|| 0 0 ,= M(:n, C), e |0| = 0 .
GRUPPI ED ALGEBRE DI LIE 15
`
E ovvio che
|| = [[ || C, M(:n, C).
Per concludere, dimostriamo la subadditivit`a. Fissate , 1 M(:n, C) abbiamo,
per un vettore
A+B
o
2n1
:
|+1| = [(+1)
A+B
[ [
A+B
[ + [1
A+B
[ || + |1| .
Siano M(:n, C), 1 M(n /, C). Se 1 = 0, la () `e banalmente vera. Se
1 ,= 0, allora possiamo trovare un vettore n
AB
C
k
tale che [n
AB
[ = 1, 1n
AB
,= 0
e |1| = [(1)n
AB
[. Risulta allora:
|1| = [(1)(n
AB
)[ =

_
1(n
AB
)
[1(n
AB
)[
_

[1(n
AB
)[ || |1|.

Fissato un campo k, nel seguito useremo le notazioni:


gl(n, k) =M(n n, k)
sl(n, k) = M(n n, k) [ tr () = 0
GL(n, k) =o M(n n, k) [ det o ,= 0 (gruppo linerare su k)
SL(n, k) =o M(n n, k) [ det o = 1 (gruppo speciale linerare su k)
Se k `e uno dei campi C o R, su ciascuno di questi insiemi consideriamo la topologia
di sottospazio di M(n n, C) C
n
2
.
Teorema 1.3 Con le operazioni di prodotto righe per colonne di matrici,
GL(n, C) e GL(n, R) sono gruppi topologici.
Dim. Per il Lemma II.1.2, il prodotto
GL(n, C) GL(n, C) (o, /) o/ GL(n, C)
`e unapplicazione continua.
La topologia di gl(n, C) coincide con la topologia Euclidea di C
n
2
. In particolare
gl(n, C) det C
`e unapplicazione continua.
Indichiamo con `
i
j
() il determinante della matrice (n 1) (n 1) ottenuta
sopprimendo dalla matrice gl(n, C) la ,-esima riga e la i-esima colonna. Le
applicazioni
gl(n, C) `
i
j
() C, 1 i, , n
sono continue.
`
E allora continua lapplicazione
GL(n, C) o (1)
i+j
(det o)
1
`
i
j
(o) C
che associa a una matrice invertibile o il coeciente sulla riga i-esima e la colonna
,-esima della sua inversa o
1
e quindi lapplicazione
GL(n, C) o o
1
GL(n, C).
16 CAP. II - ESPONENZIALE DI MATRICI
Questo dimostra che GL(n, C) `e un gruppo topologico.
I gruppi SL(n, C), GL(n, R), SL(n, R) sono gruppi topologici perche sottogruppi
di GL(n, C).
2 Lapplicazione esponenziale
Nella proposizione che segue descriviamo la decomposizione di Wedderburn di
un endomorsmo di uno spazio vettoriale di dimensione nita su un campo di
caratteristica zero.
Teorema 2.1 (Decomposizione di Wedderburn) Sia k un campo di caratte-
ristica zero. Per ogni gl(n, k) sono univocamente determinate una o gl(n, k)
semisemplice
4
e una gl(n, k) nilpotente tali che
= o + e [o, ] = o o = 0 .
Abbiamo o, k[].
Se o GL(n, k), sono univocamente determinate una matrice semisemplice :
GL(n, k) e una matrice unipotente
5
GL(n, k) tali che
o = : + e : = : .
Risulta :, k[o].
Dim. Indichiamo con n lideale di k[] generato dai suoi elementi nilpotenti. Se
j
A
() = j
k
1
1
() j
k
m
m
() `e la decomposizione del polinomio minimo j
A
() di
in prodotto di potenze di primi distinti, indichiamo con )() = j
1
() j
m
() il
prodotto dei primi distinti contenuti in j
A
(). Allora n `e lideale principale generato
da )() = j
1
() j
m
().
Dimostriamo per ricorrenza che per ogni intero positivo / `e possibile determinare
un
k
k[] tale che
()
k
=
k
con
k
n , )(
k
) n
k
Per / = 1 possiamo scegliere
1
= . Supponiamo di aver ottenuto
1
, . . . ,
k
che soddisno (), e cerchiamo
k+1
nella forma
k+1
=
k
+ T, con T n
k
.
Utilizzando la formula di Taylor otteniamo:
)(
k+1
) = )(
k
+T)
= )(
k
) +)
t
(
k
) T + T
1
con T
1
n
2k
n
k+1
in quanto )(
k+1
) )(
k
) )
t
(
k
) T = T
2
1 per qualche
matrice 1 gl(n, k). Osserviamo ora che poiche
k
dierisce da per una matrice
nilpotente di k[], il suo polinomio minimo j
A
k
() ha gli stessi fattori primi di
j
A
(). Poiche )() contiene solo fattori primi semplici, )() ed )
t
(), e quindi
4
Un endomorsmo S si dice semisemplice, o completamente decomponibile, se ogni sottospazio
S-invariante ammette un complementare S-invariante. Un endomorsmo S `e semisemplice se e
soltanto se il suo polinomio minimo
S
`e prodotto di fattori primi semplici.
5
Una matrice si dice unipotente se la matrice e `e nilpotente.
GRUPPI ED ALGEBRE DI LIE 17
anche j
A
k
() ed )
t
(), sono primi tra loro. Quindi )
t
(
k
) `e invertibile. Otteniamo
perci`o la () per
k+1
scegliendo
T = ()
t
(
k
))
1
)(
k
) n
k
.
Poiche n
n
= 0, otteniamo la decomposizione cercata con o =
n
, =
n
. Infatti
)(
n
) n
n
= 0 ci dice che il polinomio minimo j
A
n
di
n
`e proprio )() e
quindi
n
`e semplice perche il suo polinomio minimo contiene solo fattori primi
semplici.
Dimostriamo ora lunicit`a. Se o
t
,
t
sono due endomorsmi, il primo semi-
semplice e il secondo nilpotente, con = o
t
+
t
e o
t

t
=
t
o
t
, osserviamo
innanzi tutto che ciascuno di essi commuta con e quindi anche con gli endomor-
smi o, k[] trovati in precedenza. Poiche o ed o
t
sono due endomorsmi
semisemplici che commutano tra loro anche o o
t
`e semisemplice, e poiche
ed
t
sono due endomorsmi nilpotenti che commutano tra loro anche
t
`e
nilpotente. Quindi o o
t
=
t
`e al tempo stesso semisemplice e nilpotente e
quindi `e nullo. Ci`o dimostra lunicit`a della decomposizione di Wedderburn.
Sia ora o GL(n, k). Se scriviamo = c +
t
, con
t
nilpotente, la decom-
posizione cercata `e o = :(c +
t
) = : + :
t
e si ottiene quindi dalla o = o +
ottenuta in precedenza osservando che in questo caso la parte semisemplice o = :
`e invertibile e quindi si pu`o denire
t
= :
1
.
Se = o + `e una decomposizione di Wedderburn di gl(n, k), l endomor-
smo semisemplice o si dice parte semisemplice di e lendomorsmo nilpotente
parte nilpotente di . Se o GL(n, k), ed o = : = o + con :, o k[o]
semisemplici, k[o] nilpotente e k[o] unipotente, chiamiamo : = o la
sua parte semisemplice, la sua parte nilpotente, = 1
n
+ o
1
la sua parte
unipotente.
Nel caso complesso, la decomposizione di Wedderburn si pu`o ricavare dalla de-
composizione di Jordan: in una matrice di Jordan la diagonale `e la sua parte
semisemplice nella decomposizione di Wedderburn. Mediante il coniugio possiamo
quindi ricondurre la decomposizione di Wedderburn a quella di Jordan.
Deniamo innanzi tutto lapplicazione esponenziale per endomorsmi nilpotenti.
Sia k un campo di caratteristica zero e sia gl(n, k) un endomorsmo nilpotente.
Poiche
m
= 0 se : n, la serie:
exp() =

h=0

h
/!
si riduce alla somma nita
n1

h=0

h
/!
. Indichiamo con ^(n, k) linsieme delle matrici
nilpotenti di gl(n, k) e con |||(n, k) linsieme delle matrici unipotenti di GL(n, k).
Abbiamo:
Teorema 2.2 Lapplicazione exp() `e una trasformazione bigettiva di
^(n, k) su |||(n, k).
Dim. Lesponenziale di una matrice nilpotente `e lendomorsmo c +
t
dove

t
=
n1

h=1

h
/!
`e nilpotente perche somma di endomorsmi nilpotenti che commutano
tra loro. Quindi exp() |||(n, k) se ^(n, k).
18 CAP. II - ESPONENZIALE DI MATRICI
Indichiamo con j
n
() il polinomio j
n
() =

n1
h=0

h
,/! k[] e con
n
() il
polinomio
n
() =

n2
h=0
(1)
h

h+1
,(/ + 1) k[]. Se k = R, essi sono i polinomi
di Taylor di grado (n 1) di c

e di log(1 + ) rispettivamente. Poiche Q k,


otteniamo perci`o che
j
n
(
n
()) = 1 + +
n
)()
per un opportuno polinomio )() k[]. Ne segue che, data |||(n, k), la
=
n
( c) `e una matrice nilpotente per cui j
n
() = exp() = . Ci`o dimostra
la surgettivit`a dellapplicazione esponenziale.
Dimostriamo ora lunicit`a. Innanzi tutto osserviamo che, se
1
,
2
^(n, k)
ed exp(
1
) = exp(
2
), allora ker
1
= ker
2
. Supponiamo infatti per assurdo che
ci`o non sia vero e che, ad esempio, si possa trovare un vettore ker
1
ker
2
.
Poiche exp(
2
)() = exp(
1
)() = , otteniamo che

n1
h=1

h
2
(),/! = 0. Avendo
supposto che n =
2
() non sia nullo, avremo )(
2
)(n) = 0 con )() = 1 +

n2
h=1

h
,(/ + 1)! k[]. Ma allora il polinomio minimo j
N
2
() di
2
dovrebbe
contenere un fattore primo di )(), e quindi un fattore primo che non si annulla
per = 0, contro lipotesi che
2
fosse nilpotente.
Posto \ = ker
1
= ker
2
, possiamo considerare gli endomorsmi nilpotenti

1
e

2
deniti da
1
ed
2
su k
n
,\ per passaggio al quoziente. Da exp(

1
) =
exp(

2
) ricaviamo, ripetendo il ragionamento precedente, che ker

1
= ker

2
, cio`e
ker
2
1
= ker
2
2
.
Per ricorrenza otterremo allora che ker
m
1
= ker
m
2
per ogni intero positivo :.
Questo ci dice che per una scelta opportuna della base di k
n
, i due endomorsmi
nilpotenti
1
ed
2
si possono mettere entrambi in forma triangolare superiore.
Indichiamo con n
+
(n, k) linsieme di tutte le matrici triangolari superiori nilpo-
tenti. Esse formano un anello nilpotente e, posto
n
k
+
(n, k) =
1

k
[
1
, . . . ,
k
n
+
(n, k) ,
risulta n
n
+
(n, k) = 0.
Se
1
,
2
n
+
(n, k) ed
1

2
n
k
+
(n, K), allora
m
1

m
2
n
k+m1
+
(n, K).
Infatti questo `e vero se : = 1 e segue per ricorrenza dalluguaglianza:
m
1

m
2
=
(
1

2
)
m1
1
+
2
(
m1
1

m1
2
) per : 2.
Se exp(
1
) = exp(
2
) con
1
,
2
n
+
(n, K), abbiamo
()
1

2
=
n1

h=2
(
h
2

h
1
),/!
Se fosse
1
,=
2
, dovrebbe essere
1

2
n
k
+
(n, K) n
k+1
+
(n, K) per qualche
/ < n, ma questo contraddice la () perche allora il secondo membro apparterrebbe
a n
k+1
+
(n, K).
Osservazione Dalla dimostrazione del teorema segue che, se ) `e un polinomio
di k[] con )
t
(0) ,= 0, lapplicazione n
+
(n, k) )() gl(n, k) `e iniettiva.
Teorema 2.3 Per ogni gl(n, C), la serie
exp =

h=0
1
/!

h
GRUPPI ED ALGEBRE DI LIE 19
converge in GL(n, C) e denisce un elemento di GL(n, C). Lapplicazione
exp : gl(n, C) exp GL(n, C)
`e continua e surgettiva.
Se
1
, ...,
n
C sono gli autovalori di gl(n, C), ripetuti con la loro moltepli -
cit`a, allora gli autovalori di exp sono c

1
, ..., c

n
. In particolare vale la formula
det exp = c
tr (A)
.
Se , 1 gl(n, C) commutano tra loro, allora exp(+1) = exp() exp(1).
Se o GL(n, C) e gl(n, C), allora o exp() o
1
= exp(o o
1
.
Dim. Osserviamo che la serie a termini positivi

h=0
1
/!
|
h
|
`e maggiorata termine a termine dalla serie convergente, a termini di segno positivo,

h=0
1
/!
||
h
e quindi la serie

h=0
1
/!

h
`e convergente in gl(n, C), uniformemente sui sottoinsiemi compatti di gl(n, C).
Poiche per ogni polinomio j C[.] lapplicazione gl(n, C) j() gl(n, C) `e
continua, la funzione exp : gl(n, C) GL(n, C) `e continua perche limite uniforme,
su ogni compatto di gl(n, C), di una successione di applicazioni continue.
Se , 1 gl(n, C) e 1 = 1, abbiamo:

h=0
1
/!
(+1)
h
=

h=0
1
/!

h
1
+h
2
=h
/!
/
1
!/
2
!

h
1
1
h
2
=

h
1
=0
1
/
1
!

h
1

h
2
=0
1
/
2
!
1
h
2
= exp() exp(1) .
Se = o + `e la decomposizione di Wedderburn della matrice gl(n, C), la
exp() = exp(o +) = exp(o) exp()
d`a la decomposizione dellesponenziale di nel prodotto della sua parte semisem-
plice e di una matrice unipotente che con essa commuta.
Osserviamo che, se gl(n, C) e o GL(n, C), allora
(oo
1
)
h
= o
h
o
1
/ N.
20 CAP. II - ESPONENZIALE DI MATRICI
Abbiamo quindi
exp(oo
1
) = o(exp)o
1
gl(n, C), o GL(n, C).
Questa formula ci d`a la possibilit`a di calcolare lesponenziale di una matrice semi-
semplice o utilizzando la sua diagonalizzazione: se o GL(n, C) e
o o o
1
=
_
_

1
.
.
.

n
_
_
avremo
exp(o) = exp
_
_
o
1

_
_

1
.
.
.

n
_
_
o
_
_
= o
1
_
_
c

1
.
.
.
c

n
_
_
o .
Chiaramente la matrice expo `e invertibile, ed ha determinante
det expo = c
(
1
+...+
n
)
= c
tr (A)
.
La matrice exp `e unipotente ed ha dunque determinante 1. Quindi
det exp = det(exp(o +)) = det(expo exp) = det expo = c
tr (A)
,= 0
ed exp GL(n, C).
Dimostriamo ora che exp : gl(n, C) GL(n, C) `e surgettiva. Fissiamo un
isomorsmo lineare o in GL(n, C), e siano :, C[o] la sua parte semisemplice e la
sua parte unipotente. Siano
1
, . . .,
k
gli autovalori distinti di : e sia / GL(n, C)
tale che
/ : /
1
=
_
_
_

1
1
n
1
.
.
.

k
1
n
k
_
_
_
con n
1
+ + n
k
= n. Poiche i
i
sono diversi da zero, possiamo trovare numeri
complessi j
1
, . . ., j
k
tali che c

i
=
i
. Allora la matrice
o = /
1

_
_
c

1
.
.
.
c

k
_
_
/ ,
poiche la sua restrizione ad ogni autospazio di : `e un multiplo dellidentit`a, appar-
tiene a C[:], e quindi a C[o], ed exp(o) = :. Sia la matrice nilpotente tale che
exp() = . Poiche o, C[o], le due matrici commutano tra loro e quindi
exp(o +) = exp(o) exp() = : = o .
La dimostrazione `e completa.
GRUPPI ED ALGEBRE DI LIE 21
Osservazione Se sl(n, C), allora exp() SL(n, C), ma, se n 2, l appli-
cazione sl(n, C)
exp
SL(n, C) non `e surgettiva. Consideriamo ad esempio il caso
n = 2. Allora
sl(2, C) =
__


_

, , C
_
.
Per una matrice triangolare superiore in sl(2, C) abbiamo:
exp
_

0
_
=
_
c

()
0 c

_
con () =
_
sinh

se ,= 0
1 se = 0.
Consideriamo ora la matrice o =
_
1 1
0 1
_
SL(2, C). Supponiamo per assurdo
vi sia sl(2, C) con exp() = o. La `e coniugata di una triangolare superiore
1, e / = exp(1) `e allora una triangolare superiore coniugata ad o: poiche / `e
della forma / =
_
1 /
0 1
_
con / ,= 0, e 1 =
_

0
_
, questo non `e possibile:
dovrebbe essere infatti = (2/ + 1) i con / Z, e quindi () = 0 ed exp(1)
sarebbe diagonale.
Osservazione Il determinante dellesponenziale di una matrice reale `e lespo -
nenziale della sua traccia e quindi `e un numero reale positivo. Quindi lesponenziale
denisce unapplicazione di gl(n, R) nel sottogruppo normale GL
+
(n, R) delle ma-
trici reali invertibili con determinante positivo.
Come nellosservazione precedente, si pu`o vericare che la matrice
_
1 1
0 1
_

SL(2, R) GL
+
(2, R) non `e lesponenziale di una matrice reale, e che quindi
exp : gl(n, R) GL
+
(n, R) non `e surgettivo.
Osservazione Se , 1 gl(n, C) sono due matrici che non commutano tra loro:
[, 1] = 1 1 ,= 0 , in generale non vale la formula di addizione: `e cio`e in
generale
exp(+1) ,= exp exp1.
Lemma 2.4 Per ogni gl(n, C) lapplicazione
R t exp(t) GL(n, C)
`e dierenziabile di classe (

e
_
d
dt
_
k
exp(t) =
k
exp(t) = exp(t)
k
/ N.
Dim. Se t, : R ed gl(n, C), abbiamo:
exp((t +:)) = exp(t) exp(:) = exp(:) exp(t).
Quindi vale la
exp((t +:)) =

h=0
:
h
/!

h
exp(t)
=

h=0
:
h
/!
exp(t)
h
t, : R
22 CAP. II - ESPONENZIALE DI MATRICI
e la serie converge uniformemente in norma su ogni compatto di R R. La tesi
segue allora dalla formula di Taylor.
Lemma 2.5 Sia gl(n, C) tale che exp(t) GL(n, R) per ogni t R. Allora
gl(n, R).
Dim. Infatti, da exp(t) GL(n, R) gl(n, R) per ogni t R ricaviamo,
derivando rispetto a t in t = 0, che
=
d exp(t)
dt

t=0
= lim
t0
exp(t) 1
t
gl(n, R)
perche gl(n, R) `e chiuso in gl(n, C).
3 Matrici Hermitiane
Una matrice gl(n, C) si dice:
Hermitiana se

= ,
antihermitiana se

= .
Gli insiemi p(n) delle matrici Hermitiane e u(n) delle matrici antihermitiane
formano sottospazi vettoriali reali di dimensione n
2
di gl(n, C) (pensato come spazio
vettoriale reale di dimensione 2n
2
).
Infatti : gl(n, C) gl(n, C) `e uninvoluzione R-lineare, e quindi, poiche p(n)
e u(n) sono gli autospazi corrispondenti agli autovalori 1 e 1, abbiamo la de-
composizione spettrale: gl(n, C) = p(n) u(n); inoltre la moltiplicazione per
lunit`a immaginaria i `e un isomorsmo lineare che scambia p(n) con u(n), onde
dim
R
p(n) = dim
R
u(n).
Una matrice n GL(n, C) si dice unitaria se nn

= c, dove c indica la matrice


identit`a.
Le matrici unitarie sono le matrici di cambiamenti di basi ortonormali per il
prodotto scalare Hermitiano standard di C
n
. Esse formano un sottogruppo di
GL(n, C), che denotiamo con U(n) e chiamiamo gruppo unitario di ordine n.
Lemma 3.1 Ogni matrice Hermitiana ha autovalori reali ed `e diagonalizzabile in
una base ortonormale: se cio`e p(n), esiste o U(n) tale che oo
1
sia una
matrice diagonale reale.
Dim. Sia p(n), un suo autovalore e C
n
0 un autovettore relativo a
. Abbiamo:
[[
2
= ([)
C
n = ([

)
C
n = ([)
C
n = ([)
C
n =

[[
2
,
da cui =

e R.
Se n C
n
`e un vettore ortogonale a , allora
([n)
C
n = ([n)
C
n = ([n) = 0.
Quindi il sottospazio dei vettori di C
n
perpendicolari a `e -invariante: da questo
fatto si ricava immediatamente che C
n
ammette una base ortonormale di autovettori
di .
GRUPPI ED ALGEBRE DI LIE 23
Indichiamo con P
+
(n) linsieme delle matrici Hermitiane denite positive, cio`e
delle matrici Hermitiane che hanno tutti gli autovalori positivi. Consideriamo su
tale insieme la topologia di sottospazio di gl(n, C).
Teorema 3.2 Se p(n), allora exp() P
+
(n). Lapplicazione esponenziale
denisce un omeomorsmo
p(n) exp() P
+
(n).
Dim. Si verica immediatamente che (exp())

= exp(

). Quindi l esponen-
ziale di una matrice Hermitiana `e ancora una matrice Hermitiana ed `e denita
positiva perche i suoi autovalori sono esponenziali di numeri reali.
Se o P
+
(n), possiamo trovare una matrice unitaria n tale che
o = n
_
k
1
.
.
.
k
n
_
n
1
con /
1
, ..., /
n
numeri reali positivi.
Allora = n
_
log k
1
.
.
.
log k
n
_
n
1
p(n) ed exp() = o. Questo dimostra che
lesponenziale denisce unapplicazione surgettiva di p(n) su P
+
(n).
Dimostriamo ora che exp : p(n) P
+
(n) `e iniettiva. Siano , 1 p(n) tali che
exp() = exp(1). Fissiamo una base ortonormale c
1
, ..., c
n
di autovettori di .
Abbiamo
c
j
=
j
c
j
con
j
R per , = 1, ..., n.
Allora
exp(1) c
j
= exp() c
j
= c

j
c
j
per , = 1, ..., n.
Sia ora ,= 0 un autovettore di 1 relativo a un autovalore j R. Se =
1
c
1
+
... +
n
c
n
, otteniamo
c

=
n

j=1
c

j
c
j
=
n

j=1
c

j
c
j
.
Quindi
c

= c

j
j =
j
se
j
,= 0.
In particolare
j
j
=
j

j
, = 1, ..., n
e dunque
1 = j =
n

j=1
j
j
c
j
=
n

j=1

j

j
c
j
= .
Questa relazione vale per tutti gli autovettori di 1 e quindi, poiche C
n
ammette
una base ortonormale di autovettori di 1, se ne deduce che = 1.
Abbiamo cos` dimostrato che exp : p(n) P
+
(n) `e invertibile. Resta da
dimostrare che linversa `e continua.
A questo scopo osserviamo che per una matrice Hermitiana il quadrato della
norma `e la somma dei quadrati dei suoi autovalori, ripetuti con la loro molteplicit`a:
[[
2
=

n
j=1

2
j
.
24 CAP. II - ESPONENZIALE DI MATRICI
Da questo possiamo dedurre che lesponenziale denisce unapplicazione chiusa
di p(n) su P
+
(n).
Sia infatti 1 un sottoinsieme chiuso di p(n) e sia o

una successione a valori


in exp(1) che converge a una matrice o P
+
(n). Gli autovalori di o e delle o

sono reali e positivi. Indichiamo con j il pi` u piccolo e con ` il pi` u grande degli
autovalori di o e con j

e `

il pi` u piccolo e il pi` u grande degli autovalori di o

.
Dico che `e possibile trovare un intero positivo
0
tale che
j,2 < j

< 2`
0
.
Infatti, se fosse j

j,2 per inniti indici N, potremmo trovare una sotto-


successione o
k

di o

tale che j
k

j,2 per ogni . Sia


k

un vettore di C
n
con
[
k

[ = 1 e o
k

(
k

) = j
k

.
Poiche la sfera o
2n1
C
n
`e compatta, possiamo supporre, a meno di passare a
una sottosuccessione estratta, che

o
2n1
.
Avremmo allora
[o()[ = lim

[o
k

(
k

)[ j,2
e questo di d`a una contraddizione perche
[o()[ j essendo [[ = 1.
In modo analogo si dimostra
6
che `

< 2` denitivamente.
Siano ora

1 tali che exp

= o

. Allora per ogni


0
le matrici

appartengono al compatto
1 = p(n) [ || max[ log(j,2)[, [ log(2`)[.
Poiche 1 `e un chiuso, 1 1 `e compatto e possiamo quindi estrarre una sotto-
successione
k

convergente a un elemento 1 1. Poiche lesponenziale


`e unapplicazione continua, otteniamo che exp = o e quindi exp(1) `e chiuso in
P
+
(n). Quindi exp : p(n) P
+
(n), essendo continua, chiusa e bigettiva `e un
omeomorsmo.
Denotiamo con
log : P
+
(n) p(n)
lapplicazione inversa dellesponenziale exp : p(n) P
+
(n).
Indichiamo con p(n, R) il sottospazio vettoriale reale delle matrici simmetriche
a coecienti reali e con P
+
(n, R) il sottoinsieme di GL(n, R) delle matrici reali
simmetriche denite positive. Abbiamo allora
6
In generale si pu`o dimostrare che gli autovalori di una matrice sono funzioni continue dei
coecienti.
GRUPPI ED ALGEBRE DI LIE 25
Teorema 3.3 Lapplicazione esponenziale denisce un omeomorsmo
exp : p(n, R) P
+
(n, R).
Dim. Infatti ogni matrice simmetrica reale nn ammette una base ortonormale
in R
n
. Ripetendo la dimostrazione svolta per il caso delle matrici complesse Her-
mitiane, si ottiene che exp : p(n, R) P
+
(n, R) `e continua, chiusa e bigettiva e
quindi un omeomorsmo.
4 Decomposizione di Cartan delle matrici di GL(n, C)
Teorema 4.1 Ogni matrice o GL(n, C) si pu`o scrivere in modo unico come il
prodotto
o = n j
di una matrice unitaria n U(n) e di una matrice Hermitiana denita positiva
j P
+
(n).
Dim. Data o GL(n, C), la matrice o

o `e Hermitiana e denita positiva. Sia


Q = log(o

o) e j = exp(Q,2). Poniamo
n = o j
1
.
Allora
n n

=o j
1
j
1
o

=o (o

o)
1
o
=o o
1
(o

)
1
o

=c.
Quindi n

= n
1
e n U(n).
Dimostriamo ora che la decomposizione `e unica.
Se o = n j con n U(n) e j P
+
(n), allora
o

o = j n

n j = j
2
.
Per dimostrare lunicit`a `e allora suciente vericare che due matrici Hermitiane
denite positive j, P
+
(n) che hanno quadrati uguali sono uguali. Siano 1, Q
p(n) le matrici Hermitiane tali che exp1 = j, expQ = . Da exp(21) = exp(2Q)
otteniamo 21 = 2Q e quindi 1 = Q e j = .
Se j P
+
(n) indichiamo con

j la sua radice quadrata in P
+
(n), cio`e lunica
matrice Hermitiana denita positiva P
+
(n) tale che
2
= j.
Lemma 4.2 Lapplicazione P
+
(n) o

o P
+
(n) `e un omeomorsmo.
Dim. Abbiamo infatti il diagramma commutativo:
P
+
(n)

P
+
(n)
exp

exp
p(n)
(1/2)
p(n)
26 CAP. II - ESPONENZIALE DI MATRICI
in cui le frecce verticali e la p(n) 1 1,2 p(n) sono degli omeomorsmi.
Teorema 4.3 Lapplicazione
U(n) P
+
(n) (n, j) n j GL(n, C)
`e un omeomorsmo. In particolare GL(n, C) `e omeomorfo al prodotto topologico
U(n) R
n
2
.
Dim. Lapplicazione `e continua e bigettiva per il teorema precedente. La sua
inversa `e data da
GL(n, C) o (o(

o)
1
,

o) U(n) P
+
(n)
ed `e quindi continua.
Per concludere basta ricordare (Teorema II.3.3) che lesponenziale denisce un
omeomorsmo di p(n) R
n
2
su P
+
(n).
Indichiamo con p
0
(n) il sottospazio delle matrici Hermitiane a traccia nulla.
Lemma 4.4 Lapplicazione esponenziale denisce un dieomorsmo:
p
0
(n) exp() P
+
(n) SL(n, C) .
Dim. Poiche tutti gli autovalori di p(n) sono reali, la sua traccia `e reale e
quindi il determinante dellesponenziale di p(n) `e uguale a uno se e soltanto se
la traccia `e nulla.
Corollario 4.5 Lapplicazione:
SU(n) p
0
(n, ) n exp() SU(n, C)
`e un omeomorsmo.
Dim. Basta osservare che, se (n, ) U(n) p(n), allora condizione necessaria
e suciente anche n exp() sia in SU(n, C) `e che n SU(n) e p
0
(n).
5 Le decomposizioni di Gauss e di Iwasawa
Sia c
1
, . . . , c
n
la base canonica di k
n
. Un elemento o = (o
ij
)
i,j=1,...,n
del gruppo
lineare GL(n, k) si dice regolare se per ogni intero / = 1, . . . , n i vettori
o(c
1
), . . ., o(c
k
), c
k+1
, . . ., c
n
sono linearmente indipendenti, cio`e se e soltanto se i determinanti dei suoi minori
principali sono tutti diversi da zero:
1
k
=

o
11
. . . o
1k
.
.
.
.
.
.
.
.
.
o
k1
. . . o
kk

,= 0 per / = 1, . . . , n.
Indichiamo con
T
+
(n, k) il gruppo delle matrici n n triangolari superiori invertibili;
T

(n, k) il gruppo delle matrici n n triangolari inferiori invertibili;


GRUPPI ED ALGEBRE DI LIE 27
T
0,+
(n, k) il gruppo delle matrici n n unipotenti triangolari superiori;
T
0,
(n, k) il gruppo delle matrici n n unipotenti triangolari inferiori;
(n, k) il gruppo delle matrici n n diagonali invertibili.
Teorema 5.1 (Decomposizione di Gauss) Se o GL(n, k) `e una matrice
regolare, allora sono univocamente determinate tre matrici
t
+
T
0,+
(n, k), t

T
0,
(n, k), (n, k), tali che
o = t

t
+
.
I coecienti di t
+
, t

, sono funzioni razionali dei coecienti di o.


Dim. Dimostriamo per ricorrenza sulla dimensione n che ogni o GL(n, k)
regolare `e prodotto di una triangolare inferiore e di una triangolare superiore
unipotente:
() o =


+
con

(n, k),
+
T
0,+
(n, k) .
Se n = 1 questa aermazione `e banale, in quanto T

(1, k) = k 0 = GL(1, k) e
T
0,+
(1, k) = 1.
Supponiamo quindi che ogni matrice regolare (n 1) (n 1) ammetta una
decomposizione ().
Fissiamo una o GL(n, k) regolare. Scriviamo o nella forma:
o =
_
o
11
t
n
o
t
_
con n, k
n1
, o
t
gl(n 1, k) .
Poiche 1
1
(o) = o
11
,= 0, possiamo denire la matrice

1
=
_
1
t
n,o
11
0 1
n1
_
T
0,+
(n, k) , con
1
1
=
_
1
t
n,o
11
0 1
n1
_
.
Allora
o
(1)
= o
1
1
=
_
o
11
0

t
o
tt
_
con
t
k
n1
e con o
tt
GL(n 1, k) regolare, perche 1
k
(o
tt
) = 1
k+1
(o),o
11
.
Per lipotesi di ricorrenza, possiamo trovare una matrice
t
+
T
0,+
(n1, k) tale
che o
t
[
t
+
]
1
T

(n 1, k). Se quindi poniamo:



t
+
=
_
1 0
0
t
+
_
e
+
=
t
+

1
,
otteniamo che

= o
1
+
T

(n, k) e quindi o ammette la decomposizione ().


Una matrice triangolare inferiore

= (t
ij
) T

(n, k) si decompone nel pro-


dotto della matrice (t
ij
,t
ii
) T
0,
(n, k) e della matrice diagonale (t
ii

ij
) (n, k):

=
_
_
_
_
t
11
t
21
t
22
.
.
.
.
.
.
.
.
.
t
n1
t
n2
t
nn
_
_
_
_
=
_
_
_
_
_
1
t
21
t
11
1
.
.
.
.
.
.
.
.
.
t
n1
t
11
t
n2
t
22
1
_
_
_
_
_
_
_
_
_
t
11
t
22
.
.
.
t
nn
_
_
_
_
.
28 CAP. II - ESPONENZIALE DI MATRICI
Questo completa la dimostrazione dellesistenza della decomposizione di Gauss.
Resta da vericare lunicit`a: se o = t

t
+
= t
t


t
t
t
+
, abbiamo:
[t
t

]
1
t

=
t
t
t
+
[t
+
]
1
.
Il primo membro `e triangolare inferiore, il secondo triangolare superiore e dunque
entrambi sono matrici diagonali. Esse coincidono allora con e
t
rispettivamente
ed otteniamo perci`o t
t
+
= t
+
, t
t

= t

, =
t
.
Abbiamo ottenuto cos` lunicit`a. Per costruzione i coecienti delle matrici t
+
, t

e sono funzioni razionali di quelli di o. Osserviamo in particolare che i coecienti


della matrice diagonale sono dati da
(;)
ii
=
1
i
(o)
1
i1
(o)
i = 1, . . . , n
ove si `e posto 1
0
(o) = 1.
Indichiamo con

+
(n, R) il gruppo delle matrici n n diagonali reali invertibili con coecienti
non negativi.
Abbiamo:
Teorema 5.2 (Decomposizione di Iwasawa) Ogni o GL(n, C) si decompone
in modo unico in un prodotto:
() o = n t
con n U(n),
+
(n, R), t T
0,+
(n, C).
Osservazione Abbiamo in particolare:
(1) Se o GL(n, R), allora
n O(n) = U(n) GL(n, R),
+
(n, R), t T
0,+
(n, R).
(2) Se o SL(n, C), allora
n SU(n) = U(n) SL(n, C),
+
(n, R), con det = 1, t T
0,+
(n, C).
(3) Se o SL(n, R), allora
n SO(n) = O(n) SL(n, R),
+
(n, R), con det = 1, t T
0,+
(n, R).
Dim. Sia o GL(n, C). La o

o `e una matrice Hermitiana denita positiva e


quindi `e regolare. Consideriamo la sua decomposizione di Gauss:
o

o = t

t
+
con t

T
0,
(n, C), (n, C) .
Poiche o

o `e denita positiva, per (;) la `e il quadrato di un elemento di

+
(n, R). Da o

o = [o

o]

= t

+

2
t

ricaviamo, per lunicit`a della decom-


posizione di Gauss, che t

= t

+
e quindi, posto t = t
+
, avremo:
[o ( t)
1
]

[o ( t)
1
] = c
onde n = o ( t)
1
U(n) ed otteniamo la decomposizione cercata.
GRUPPI ED ALGEBRE DI LIE 29
Lunicit`a segue da quella della decomposizione di Gauss: infatti, se o = n t `e
una decomposizione di Iwasawa di o, allora o

o = t

2
t `e una decomposizione
di Gauss di o

o, onde t T
0,+
(n, C) e
2

+
(n, R) P
+
(n) sono univoca-
mente determinati. Ma allora anche la radice quadrata
+
(n, R) P
+
(n) `e
univocamente determinata. La dimostrazione `e completa.
Osservazione In modo analogo si mostra che per ogni o GL(n, C) sono uni-
vocamente determinate t T
0,
(n, C),
+
(n, R) e n U(n) tali che
o = t n.
Siano:
d(n, k) lo spazio vettoriale delle matrici diagonali n n con coecienti nel
campo k;
d
0
(n, k) lo spazio vettoriale delle matrici diagonali di d(n, k) che hanno traccia
nulla;
n
+
(n, k) lo spazio vettoriale delle matrici n n nilpotenti triangolari superiori
di gl(n, k);
n

(n, k) lo spazio vettoriale delle matrici n n nilpotenti triangolari inferiori di


gl(n, k).
Lapplicazione esponenziale denisce omeomorsmi:
d(n, R)H exp(H)
+
(n, R)
d
0
(n, R)H exp(H)
+
(n, R) SL(n, R)
n
+
(n, C)T exp(T) T
0,+
(n, C)
n

(n, C)T exp(T) T


0,
(n, C)
n
+
(n, R)T exp(T) T
0,+
(n, R)
n

(n, R)T exp(T) T


0,
(n, R)
Otteniamo quindi:
Teorema 5.3 Le applicazioni:
T
0,
(n, C) d(n, R) U(n) (T, H, n) exp(T) exp(H) n GL(n, C)
U(n) d(n, R) T
0,+
(n, C) (n, H, T) n exp(H) exp(T) GL(n, C)
T
0,
(n, R) d(n, R) O(n) (T, H, n) exp(T) exp(H) n GL(n, R)
O(n) d(n, R) T
0,+
(n, R) (n, H, T) n exp(H) exp(T) GL(n, R)
T
0,
(n, C) d
0
(n, R) SU(n) (T, H, n) exp(T) exp(H) n SL(n, C)
SU(n) d
0
(n, R) T
0,+
(n, C) (n, H, T) n exp(H) exp(T) SL(n, C)
T
0,
(n, R) d
0
(n, R) SO(n) (T, H, n) exp(T) exp(H) n SL(n, R)
SO(n) d
0
(n, R) T
0,+
(n, R) (n, H, T) n exp(H) exp(T) SL(n, R)
sono omeomorsmi.
31
CAPITOLO III
GRUPPI LINEARI E LORO ALGEBRE DI LIE
Un gruppo lineare `e un sottogruppo chiuso G di GL(n, C) (per qualche intero
positivo n). In questo capitolo iniziamo lo studio della struttura dei gruppi lineari.
1 Algebre di Lie
Si dice algebra di Lie su un campo K unalgebra g su K il cui prodotto
7
, che
indichiamo con
g g (A, Y ) [A, Y ] g ,
sia antisimmetrico e soddis lidentit`a di Jacobi:
[A, [Y, 7]] + [Y, [7, A]] + [7, [A, Y ]] = 0 A, Y, 7 g.
Osservazione Se il prodotto in g `e antisimmetrico, il primo membro dellidentit`a
di Jacobi `e unapplicazione trilineare alternata. Per vericare che g sia unalgebra
di Lie sar`a quindi suciente vericare
(1) che [A, A] = 0 A g
(2) che lidentit`a di Jacobi valga per ogni terna di vettori distinti di una base
di g come spazio vettoriale.
Esempio 1.1 Sia \ un qualsiasi spazio vettoriale su un campo K. Allora \ `e
unalgebra di Lie con il prodotto
\ \ (
1
,
2
) 0 \.
Unalgebra di Lie in cui il prodotto di due qualsiasi elementi sia 0 si dice abeliana.
Esempio 1.2 Sia \ uno spazio vettoriale su K e sia gl
K
(\ ) lo spazio vettoriale
su K di tutti gli endomorsmi lineari di \ . Allora gl
K
(\ ) `e unalgebra di Lie su K
rispetto alloperazione di commutazione di endomorsmi K-lineari:
gl
K
(\ ) gl
K
(\ ) (A, Y ) [A, Y ] = A Y Y A gl
K
(\ ).
Abbiamo infatti, se A, Y, 7 gl
K
(\ ):
[A, [Y, 7]] =A (Y 7 7 Y ) (Y 7 7 Y ) A
=A Y 7 A 7 Y Y 7 A + 7 Y A
e analogamente
[Y, [7, A]] = Y 7 A Y A 7 7 A Y + A 7 Y,
7
Ricordiamo che unalgebra su un campo K `e il dato di uno spazio vettoriale A su K e di
unapplicazione bilineare AA (a, b) a b A.
32 CAP. III - GRUPPI LINEARI E LORO ALGEBRE DI LIE
[7, [A, Y ]] = 7 A Y 7 Y A A Y 7 + Y A 7.
Sommando membro a membro, da queste tre uguaglianze otteniamo lidentit`a di
Jacobi.
In particolare, gl(n, K) `e unalgebra di Lie su K rispetto alloperazione di com-
mutazione di matrici:
gl(n, K) gl(n, K) (A, Y ) [A, Y ] = AY Y A gl(n, K).
Se il campo K `e una estensione del campo F, considereremo a volte gl(n, K) come
unalgebra di Lie su F per restrizione del campo degli scalari.
Unapplicazione lineare : g h tra due algebre di Lie g e h sullo stesso campo
K si dice un omomorsmo di algebre di Lie se
([A, Y ]) = [(A), (Y )] A, Y g.
Se g `e unalgebra di Lie su K e \ uno spazio vettoriale su K, si dice rappresen-
tazione lineare di g in \ un omomorsmo di algebre di Lie
: g gl
K
(\ ) .
Se ker = 0, la rappresentazione si dice fedele.
Una rappresentazione fedele permette di identicare g ad una sottoalgebra del -
lalgebra di Lie degli endomorsmi di uno spazio vettoriale.
Esempio 1.3 Sia sia unalgebra associativa sul campo k, con prodotto
(o, /) o / . Otteniamo unalgebra di Lie
L
considerando su il prodotto:
[o, /] = o / / o o, / .
Supponiamo che g sia unalgebra di Lie di dimensione nita su un campo k.
Fissata una base 1
1
, ..., 1
N
di g, si deniscono costanti di struttura dellalgebra g
in tale base gli scalari (c
i
j,k
)
1i,j,kN
deniti da
[1
j
, 1
k
] =
N

i=1
c
i
j,k
1
i
1 ,, / .
Le costanti di struttura vericano le relazioni:
c
i
j,k
= c
i
k,j
(antisimmetria)
N

i=1
c
i
j,k
c
r
i,h
+ c
i
k,h
c
r
i,j
+ c
i
h,j
c
r
i,k
= 0 (identit`a di Jacobi).
Viceversa, dato uno spazio vettoriale g su k, una sua base 1
1
, ..., 1
N
e coecienti
(c
i
j,k
)
1i,j,kN
che vericano queste relazioni, vi `e ununica struttura di algebra di
Lie su g per cui tali coecienti siano le costanti di struttura nella base 1
1
, ..., 1
N
.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 33
Esempio 1.4 Sia R
3
lo spazio Euclideo di dimensione 3. Il prodotto vettore
R
3
R
3
(, n) n R
3
`e denito dallidentit`a:
det(, n, .) = ( n[.) , n, . R
3
,
dove abbiamo indicato con (, n, .) la matrice 3 3 che ha come colonne i vettori
, n, .. Le regole di calcolo del prodotto vettore si esprimono nei vettori c
1
, c
2
, c
3
della base canonica mediante:
c
i
c
i
= 0, c
i
c
j
= c(i, ,, /)c
k
per ogni i = 1, 2, 3 ed ogni permutazione (i, ,, /) di 1, 2, 3. Lo spazio Euclideo
R
3
con il prodotto vettore `e unalgebra di Lie reale. Infatti il prodotto vettore `e
antisimmetrico perche, scambiando le prime due colonne di una matrice, il deter-
minante cambia segno. Inne, per vericare lidentit`a di Jacobi basta vericare
che
c
1
(c
2
c
3
) + c
2
(c
3
c
1
) + c
3
(c
1
c
2
) = 0
Questa relazione `e banale perche ciascuno degli addendi a primo membro `e uguale
a zero.
In modo equivalente, possiamo identicare R
3
allo spazio vettoriale reale formato
dai quaternioni puramente immaginari. In questa identicazione, la parte reale e
la parte immaginaria del prodotto di due quaternioni puramente immaginari sono
rispettivamente il prodotto scalare e il prodotto vettore dei vettori corrispondenti.
Se a e b sono sottospazi vettoriali di unalgebra di Lie g sul campo k, indichiamo
con [a, b] il sottospazio vettoriale generato dagli elementi [A, Y ] al variare di A in
a e di Y in b. Poiche il prodotto `e antisimmetrico, [a, b] = [b, a].
Un sottospazio vettoriale a di g si dice una sottoalgebra di Lie di g se
[a, a] a.
Un sottospazio vettoriale h di g si dice un ideale dellalgebra di Lie g se
[g, h] h.
Si verica facilmente:
Lemma 1.1 Se : g h `e un omomorsmo di algebre di Lie, allora ker `e un
ideale di g.
Se h `e un ideale dellalgebra di Lie g, allora vi `e ununica struttura di algebra di
Lie su g,
h
che renda la proiezione nel quoziente
g

g,
h
un omomorsmo di algebre di Lie.
34 CAP. III - GRUPPI LINEARI E LORO ALGEBRE DI LIE
Sia unalgebra su un campo k. Un endomorsmo k-lineare
1 :
si dice una derivazione di se verica lidentit`a di Leibnitz:
1(o /) = (1o) / + o (1/).
Lemma 1.2 Linsieme Der() di tutte le derivazioni di unalgebra su k `e una
sottoalgebra di Lie di gl
k
().
Dim. Osserviamo innanzi tutto che Der() `e un sottospazio vettoriale di gl
K
()
perche il prodotto (o, /) o / `e k-bilineare.
Se 1
1
, 1
2
Der(), abbiamo:
[1
1
, 1
2
](o /) =1
1
(1
2
o / +o 1
2
/) 1
2
(1
1
o / +o 1
1
/)
=1
1
1
2
o / +1
2
o 1
1
/ +1
1
o 1
2
/ + o 1
1
1
2
/
1
2
1
1
o / 1
1
o 1
2
/ 1
2
o 1
1
/ o 1
2
1
1
/
=(1
1
1
2
1
2
1
1
)o / +o (1
1
1
2
1
2
1
1
)/
=[1
1
, 1
2
]o / +o [1
1
, 1
2
]/
e quindi Der() `e unalgebra di Lie.
Se `e unalgebra associativa, allora per ogni o lapplicazione
1
a
: / o / / o
`e una derivazione di .
Si verica facilmente che vale il seguente:
Lemma 1.3 Sia unalgebra associativa su k. Allora lapplicazione
o 1
a
Der()
`e un omomorsmo dellalgebra di Lie
L
nellalgebra di Lie Der() delle derivazioni
di .
Data unalgebra di Lie g sul campo k, ed un elemento A g, indichiamo con
ad(A) lendomorsmo lineare
ad(A) : g Y ad(A)Y = [A, Y ] g.
Teorema 1.4 Lapplicazione
ad : g A ad(A) gl
k
(g)
`e una rappresentazione di g nellalgebra Der(g) delle derivazioni di g.
Dim. Lapplicazione ad `e lineare perche il prodotto [ , ] `e bilineare.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 35
Dallidentit`a di Jacobi ricaviamo:
ad(A)[Y, 7] =[A, [Y, 7]]
=[Y, [7, A]] [7, [A, Y ]]
=[Y, ad(A)7] + [ad(A)Y, 7]
A, Y, 7 g
e quindi ad(A) `e, per ogni A g, una derivazione dellalgebra g. Abbiamo inoltre
[ad(A), ad(Y )]7 =ad(A)[Y, 7] ad(Y )[A, 7]
=[A, [Y, 7]] [Y, [A, 7]]
=[A, [Y, 7]] + [Y, [7, A]]
=[7, [A, Y ]]
=ad([A, Y ])7,
A, Y, 7 g,
e quindi ad `e un omomorsmo di algebre di Lie.
Lapplicazione
ad : g A ad(A) gl
k
(g)
si dice la rappresentazione aggiunta di g. Gli elementi dellimmagine Int(g) = ad(g)
si dicono derivazioni interne di g.
Ogni algebra di Lie di dimensione nita su un campo k si pu`o identicare a
una sottoalgebra di Lie di gl(n, k) per qualche intero positivo n: infatti `e stato
dimostrato da I.D.Ado (Uspehi Mat.Nauk, 1947) nel caso di campi di caratteristica
zero e K.Iwasawa (Japan J.Math., 1948) nel caso generale che vale il seguente:
Teorema 1.5 Ogni algebra di Lie g di dimensione nita su un campo k ammette
una rappresentazione lineare fedele.
Nel seguito potremo quindi limitarci a considerare algebre di Lie g che sono sotto-
algebre di gl(n, k).
2 Jacobiano dellapplicazione esponenziale
In questo paragrafo studieremo la relazione tra sottoalgebre di Lie di gl(n, C) e
sottogruppi di GL(n, C). Dimostriamo innanzi tutto il seguente:
Lemma 2.1 Per ogni A, Y gl(n, C) valgono le seguenti formule di commuta-
zione:
(i) ad(A)(AY ) = Aad(A)Y.
(ii) A
k
Y = Y A
k
+
k

j=1
_
k
j
_
ad
j
(A)Y A
kj
/ 1.
(iii) Y A
k
= A
k
Y +
k

j=1
_
k
j
_
(1)
j
A
kj
ad
j
(A)Y / 1.
Dim. Dimostriamo la (i). Abbiamo:
ad(A)(AY ) = [A, AY ] = A
2
Y AY A = Aad(A)Y A, Y gl(n, C).
36 CAP. III - GRUPPI LINEARI E LORO ALGEBRE DI LIE
La dimostrazione delle (ii) e (iii) sono simili. Mostriamo ad esempio che vale la
(iii).
Ragioniamo per induzione sullintero / 1. Se / = 1, la
Y A = AY ad(A)Y A, Y gl(n, C)
segue dalla denizione di ad. Fissiamo quindi un intero : 2 e supponiamo che
la formula (iii) valga per / = :1. Allora
Y A
m
=Y A
m1
A
=A
m1
Y A +
m1

j=1
_
m1
j
_
(1)
j
A
m1j
ad
j
(A)Y A
=A
m
Y A
m1
ad(A)Y +
m1

j=1
_
m1
j
_
(1)
j
A
mj
ad
j
(A)Y

m1

j=1
_
m1
j
_
(1)
j
A
mj1
ad
j+1
(A)Y
=A
m
Y A
m1
ad(A)Y + (1)
m
ad
m
(A)Y
+
m1

j=1
(1)
j

_
m1
j
_
+
_
m1
j1
_
A
mj
ad
j
(A)Y

_
m1
1
_
A
m1
ad(A)Y
perche i due endomorsmi ad(A) e gl(n, C) Y AY gl(n, C) commutano per
la (i), da cui, tenuto conto della formula di somma dei binomiali:
_
m1
j
_
+
_
m1
j1
_
=
_
m
j
_
,
otteniamo la (iii).
Teorema 2.2 (Formula dello Jacobiano) Lapplicazione esponenziale
gl(n, C)
exp
GL(n, C) `e dierenziabile in ogni punto e il suo dierenziale
in gl(n, C) `e dato da:
d exp() : gl(n, C) A
1 exp(ad())
ad()
exp()A gl(n, C),
ove
1 exp(ad())
ad()
=

h=0
(1)
h
(/ + 1)!
ad
h
().
Dim. Fissiamo gl(n, C). Per ogni A gl(n, C) abbiamo:
exp(+A) =

h=0
(+A)
h
/!
.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 37
Ora, risulta:
(+A)
h
=
h
+
h1

r=0

r
A
hr1
+ o(A).
Per la formula di commutazione (iii) abbiamo:

r
A
s
=
s

j=0
(1)
j
_
s
j
_

hj1
ad
j
()A.
Sostituendo troviamo:

r+s=h1

r
A
s
=
h1

s=0
s

j=0
(1)
j
_
s
j
_

hj1
ad
j
()A
=
h1

j=0
(1)
j
_
hj1

k=0
_
j+k
j
_
_

hj1
ad
j
()A
=
h1

j=0
(1)
j
_
h
j+1
_

hj1
ad
j
()A.
Otteniamo perci`o:

h=1
1
/!

r+s=h1

r
A
s
=

h=1
h1

j=0

hj1
(/ , 1)!
(1)
j
ad
j
()
(, + 1)!
A
=exp()
1 exp(ad())
ad()
A =
1 exp(ad())
ad()
exp()A ,
e quindi:
exp(+A) = exp() +
1 exp(ad())
ad()
exp()A + O([A[
2
),
che d`a la formula desiderata per il dierenziale.
Ricordiamo il
Teorema 2.3 (Teorema delle funzioni implicite) Sia un aperto di uno
spazio vettoriale R
n
e sia ) : R
n
unapplicazione dierenziabile di classe (
k
(con 1 / ). Sia r
0
un punto in cui
d)(r
0
) : R
n
R
n
sia un isomorsmo lineare. Allora esiste un intorno aperto l di r
0
in tale che
)(l) sia aperto in R
n
e
)[
f(U)
U
: l )(l)
sia un omeomorsmo, con inversa [)[
f(U)
U
]
1
dierenziabile di classe (
k
.
38 CAP. III - GRUPPI LINEARI E LORO ALGEBRE DI LIE
Un omeomorsmo tra due aperti di R
n
che sia dierenziabile di classe (
k
(con
1 / ) ed abbia inversa dierenziabile di classe (
k
si dice un dieomorsmo
di classe (
k
.
Dal teorema delle funzioni implicite ricaviamo:
Teorema 2.4 Lapplicazione exp : gl(n, C) GL(n, C) denisce un dieomor-
smo di classe (

di un intorno aperto di 0 in gl(n, C) su un intorno aperto di c in


GL(n, C).
Dim. Infatti il dierenziale di exp in 0 `e lapplicazione identica:
d exp(0) : gl(n, C) A A gl(n, C).
Teorema 2.5 (Coordinate di seconda specie) Siano \, \ due sottospazi
vettoriali reali di gl(n, C), considerato come spazio vettoriale reale di dimensione
2n
2
, tali che
\ \ = gl(n, C).
Allora possiamo trovare un intorno aperto l
1
di 0 in \ e un intorno aperto l
2
di
0 in \ tali che
l
1
l
2
(A, Y ) exp(A) exp(Y ) GL(n, C)
sia un dieomorsmo di classe (

su un intorno aperto di c in GL(n, C).


Dim. Sia A = A
1
+A
2
gl(n, C) con A
1
\ e A
2
\. Allora, per la formula
dello Jacobiano,
exp(A
1
) exp(A
2
) =(c + A
1
+ O(|A
1
|
2
))(c + A
2
+ O(|A
2
|
2
)
=c + A + O(|A|
2
)
e quindi lapplicazione
gl(n, C) A exp(A
1
) exp(A
2
) GL(n, C)
ha in 0 dierenziale uguale allidentit`a. La tesi segue quindi dal teorema delle
funzioni implicite.
Osservazione Se o GL(n, C) e |o c| < 1, la serie
log(o) = log(c + (o c)) =

h=1
(c o)
h
/
converge uniformemente su ogni aperto |o c| < : per 0 < : < 1 e denisce un
endomorsmo log(o) gl(n, C) tale che
exp(log(o)) = o.
Lemma 2.6 Se , 1 gl(n, C) allora
exp(t) exp(t1) = exp(t(+1) + (t
2
,2)[, 1]) + O(t
3
) t R.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 39
Dim. Basta dimostrare che le due applicazioni
1
1
: R t exp(t) exp(t1) GL(n, C)
e
1
2
: R t exp(t(+1) + (t
2
,2)[, 1]) GL(n, C)
assumono per t = 0 gli stessi valori ed hanno uguali per t = 0 le loro derivate prime
e seconde.
Abbiamo 1
1
(0) = c = 1
2
(0). Inoltre:
1
1
(t) =(c +t+ (t
2
,2)
2
+O(t
3
))(c +t1 + (t
2
,2)1
2
+O(t
3
)
=c + t(+1) + t
2
(
2
,2 + 1 + 1
2
,2) + O(t
3
)
ci d`a
1
t
1
(0) = +1, 1
tt
1
(0) =
2
+ 21 +1
2
.
Daltra parte:
1
2
(t) =c + t(+1) + (t
2
,2)[, 1] + (1,2)(t(+1) + (t
2
,2)[, 1])
2
+ O(t
3
)
=c + t(+1) + (t
2
,2)([, 1] +
2
+1 +1+1
2
) + O(t
3
)
=c + t(+1) + (t
2
,2)(
2
+ 21 +1
2
) + O(t
3
)
e quindi anche
1
t
2
(0) = +1, 1
tt
2
(0) =
2
+ 21 +1
2
.

3 Algebra di Lie di un gruppo lineare


Il Lemma III.2.6 ci permette di esplicitare la relazione tra sottogruppi chiusi di
GL(n, C) e sottoalgebre di Lie reali di gl(n, C):
Teorema 3.1 Sia G un sottogruppo chiuso di GL(n, C). Poniamo
g = A gl(n, C) [ exp(tA) G t R .
Allora g `e una sottoalgebra di Lie reale di gl(n, C). Inoltre
exp : g G
denisce un omeomorsmo di un intorno aperto di 0 in g su un intorno aperto di c
in G.
Dim.
`
E chiaro che, se A g, allora tA g per ogni numero reale t. Dimostriamo
ora che, se A, Y g, anche A +Y g. Abbiamo:
(exp(tA,n) exp(tY,n))
n
G t R, n N.
Per il lemma III.3.6,
exp(tA,n) exp(tY,n) = exp(t(A +Y ),n +O(t
2
,n
2
))
40 CAP. III - GRUPPI LINEARI E LORO ALGEBRE DI LIE
e quindi
(exp(tA,n) exp(tY,n))
n
= exp(t(A +Y ) +O(t
2
,n)).
Passando al limite per n , poiche G `e chiuso, troviamo exp(t(A + Y )) G
per ogni t R. Quindi A +Y g.
Poiche G `e un gruppo, avremo allora anche
exp(tA,n) exp(tY,n) exp(t(A +Y ),n) G A, Y g e n N.
Usiamo ancora il lemma III.3.6:
exp
_
tA
n
_
exp
_
tY
n
_
exp
_
t(A +Y )
n
_
=exp
_
t(A +Y )
n
+
t
2
2n
2
[A, Y ] +O
_
t
3
n
3
__
exp
_
t(A +Y )
n
_
=exp
_
t
2
2n
2
[A, Y ] +O
_
t
3
n
3
__
.
Otteniamo quindi
(exp(tA,n) exp(tY,n) exp(t(A +Y ),n))
n
2
= exp
_
(t
2
,2)[A, Y ] +O(t
3
,n)
_
e, passando al limite per n abbiamo
exp
_
t
2
2
[A, Y ]
_
G
perche G `e chiuso. Poiche G `e un gruppo, e quindi contiene linverso di ogni suo
elemento, ricaviamo che anche exp((t
2
,2)[A, Y ]) G e quindi exp(t[A, Y ]) G
per ogni t R e per ogni A, Y g e quindi [A, Y ] g.
Sia G
t
il sottogruppo di G generato da
exp(g) = exp(A) [ A g.
Dico che G
t
`e un intorno di c in G. Se cos non fosse, potremmo trovare una
successione p

N
GG
t
tale che p

c per . Scegliamo un sottospazio


vettoriale reale \ di gl(n, C) complementare di g in gl(n, C). Possiamo allora trovare
intorni aperti l di 0 in g e l
t
di 0 in \ tali che
l l
t
(A, Y ) exp(A) exp(Y ) GL(n, C)
sia un dieomorsmo di classe (

su un intorno \ di c in GL(n, C). In particolare,


possiamo supporre, a meno di passare a una sottosuccessione estratta, che
p

= exp(A

) exp(Y

) con A

l, Y

l
t
, N.
Abbiamo:
A

0 e Y

0 per .
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 41
Inoltre, Y

,= 0 ed exp(Y

) G per ogni N. Sia :

un intero tale che


:

|Y

|
1
< :

+ 1.
A meno di passare a una sottosuccessione, possiamo allora supporre che
lim

= Y \ 0.
Per ogni coppia di interi j, con 0 poniamo
j:

= :

+ :

con 0 :

< .
Poiche
lim

= 0
otteniamo
exp
_
j

Y
_
= lim

exp
_
j:

_
= lim

(exp(Y

))
s

G.
Quindi G contiene gli elementi exp(tY ) per ogni razionale positivo t. Poiche G `e
chiuso, exp(tY ) G per ogni t reale non negativo, e poiche G `e un gruppo ci`o vale
anche per i t reali negativi. Abbiamo allora Y g, che contraddice la scelta di \ .
Ne segue che G
t
`e un intorno aperto di c in G e quindi coincide con la componente
connessa G
e
dellidentit`a in G. Inoltre, la dimostrazione mostra che lesponenziale
denisce un omeomorsmo dellintorno aperto l di 0 in g sullintorno aperto \G
dellidentit`a in G.
Se G `e un sottogruppo chiuso di GL(n, C), chiamiamo
g = A gl(n, C) [ exp(tA) G t R
lalgebra di Lie del gruppo G.
La dimensione di g come spazio vettoriale reale si dice dimensione del gruppo G.
Teorema 3.2 (Rappresentazione aggiunta) Sia G un sottogruppo chiuso di
GL(n, C) e sia g gl(n, C) la sua algebra di Lie. Allora
Ad(p)A = pAp
1
g p G, A g.
Per ogni p G lapplicazione
Ad(p) : g g
`e un isomorsmo di algebre di Lie.
Lapplicazione
Ad : G p Ad(p) GL
R
(g)
`e un omomorsmo di gruppi.
Dim. Se A g e p G, abbiamo
exp(tpAp
1
) = p exp(tA)p
1
G t R
42 CAP. III - GRUPPI LINEARI E LORO ALGEBRE DI LIE
e quindi Ad(p)A g. Lapplicazione Ad(p) : g g `e lineare.
Siano ora p G e A, Y g. Abbiamo:
[Ad(p)A, Ad(p)Y ]= (Ad(p)A)(Ad(p)Y ) (Ad(p)Y )(Ad(p)A)
= (pAp
1
)(pY p
1
) (pY p
1
)(pAp
1
)
= p(AY Y A)p
1
= Ad(p)[A, Y ]
e quindi Ad(p) : g g `e un automorsmo dellalgebra di Lie g.
Inne, abbiamo:
Ad(p
1
) Ad(p
2
)A = p
1
_
p
2
Ap
1
2
_
p
1
1
= (p
1
p
2
)A(p
1
p
2
)
1
= Ad(p
1
p
2
)A
per ogni A g ed ogni p
1
, p
2
G; questo dimostra che G p Ad(p) GL
R
(g)
`e un omomorsmo di gruppi.
Lapplicazione
Ad : G p Ad(p) GL
R
(g)
si dice rappresentazione lineare aggiunta di G.
4 Algebre di Lie dei gruppi lineari e dei gruppi lineari speciali
Poiche lapplicazione esponenziale `e denita per tutte le matrici di gl(n, C),
questa `e per la nostra denizione lalgebra di Lie del gruppo lineare GL(n, C). Ab-
biamo anche osservato che in questo caso lapplicazione exp : gl(n, C) GL(n, C)
`e surgettiva.
Abbiamo poi:
Teorema 4.1 Lalgebra di Lie del gruppo speciale lineare complesso SL(n, C) `e
sl(n, C) = gl(n, C) [ tr () = 0 .
Lalgebra di Lie del gruppo lineare reale GL(n, R) `e gl(n, R).
Lalgebra di Lie del gruppo lineare speciale reale SL(n, R) `e
sl(n, R) = gl(n, R) [ tr () = 0 .
Dim. Sia una matrice di gl(n, C) tale che det exp(t) = 1 per ogni numero reale
t. Allora t tr (2)Z per ogni t R, e questo equivale al fatto che tr = 0.
Se `e una matrice di gl(n, C) tale che exp(t ) sia reale per ogni t R, allora
anche (d,dt) exp(t )[
t=0
= `e una matrice reale.
Da queste osservazioni segue la tesi.
5 Sottogruppi di Lie del gruppo lineare
I gruppi lineari hanno una struttura naturale di variet`a dierenziabili e la di-
mensione della loro algebra di Lie `e uguale alla loro dimensione come sottovariet`a
dierenziabili.
In questo paragrafo consideriamo sottogruppi non necessariamente chiusi del
gruppo lineare.
Premettiamo alcune considerazioni di carattere generale.
Sia ` una variet`a dierenziabile di dimensione n. Indichiamo con c(`) lanello
delle funzioni reali di classe (

denite su ` e con X(`) = (

(`, T`) lc(`)-


modulo dei campi di vettori di classe (

su `.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 43
Una distribuzione vettoriale su ` `e un sotto-c(`)-modulo T di X(`). Per ogni
punto r ` indichiamo con T
x
il sottospazio vettoriale di T
x
` formato dai valori
in r dei campi di vettori di T:
T
x
= A
x
[ A T .
La sua dimensione si dice il rango di T in r.
Una sottovariet`a dierenziabile connessa di ` si dice una sottovariet`a inte-
grale di T se T
x
T
x
per ogni r . Chiaramente una tale non pu`o avere
in alcun suo punto r dimensione maggiore del rango della distribuzione T in r.
Se T
x
= T
x
per ogni punto r diciamo che `e una sottovariet`a integrale
completa di T.
Vale il
Teorema 5.1 (Frobenious) Sia T una distribuzione vettoriale su A di rango
costante. Sono condizioni equivalenti:
(i) per ogni punto r di ` esite un intorno aperto l di r in ` e una sottovariet`a
dierenziabile chiusa di l che contiene r ed `e una sottovariet`a integrale
completa di T;
(ii) la distribuzione T `e formalmente integrabile: cio`e
8
[T, T] T.
Dim. (i)(ii) Siano A, Y T, sia r ` e sia una sottovariet`a integrale
completa di T passante per il punto r. Poiche le restrizioni di A e Y a sono
per ipotesi campi di vettori tangenti a , anche il loro commutatore [A, Y ] `e un
campo di vettori tangente a . Questo dimostra che [A, Y ]
x
T
x
. Poiche questa
propriet`a `e vericata per ogni r `, otteniamo che [A, Y ] T.
(ii)(i) Dimostriamo, per induzione sul rango : della distribuzione T, che
per ogni punto j di ` possiamo trovare un intorno aperto l di j e coordinate locali
j
1
, . . . , j
n
in l tali che T[
U
sia generata dalle derivate parziali rispetto alle prime
: coordinate:
T[
U
= c(l)

y
1
+ +c(l)

y
m
.
Fissato un punto r
0
di `, possiamo ssare un sistema di coordinate locali con
centro in r
0
tali che, se :`e il rango di T, lc(`)-modulo T sia generato, nellintorno
coordinato l di r
0
, da campi di vettori:
A
i
=

r
i
+
n

j=m+1
o
j
i
(r)

r
j
per i = 1, . . . , :.
Ci`o `e vero per : = 1. Fissiamo infatti coordinate locali r
1
, . . . , r
n
in un intorno l
di j tali che T sia generato in l dal campo di vettori:
A =

r
1
+
n

j=2
o
j
(r)

r
j
.
Consideriamo allora il problema di Cauchy:
_

1
(t) = 1

j
(t) = o
j
((t)) se , = 2, . . . , n

1
(0) = 0

j
(0) = r
j
se , = 2, . . . , n.
8
Ci`o signica che [X, Y ] = XY Y X D se X, Y D.
44 CAP. III - GRUPPI LINEARI E LORO ALGEBRE DI LIE
Esso ha una soluzione unica
i
(t; r
2
, . . . , r
n
) per [(r
2
, . . . , r
n
[ piccolo e la posizione:
r
i
=
i
(j
1
; j
2
, . . . , j
n
) per i = 1, 2, . . . , n
denisce per il teorema delle funzioni implicite un nuovo sistema di coordinate in
cui A = ,j
1
.
Supponiamo ora : 1 e la nostra asserzione vera per distribuzioni formalmente
integrabili di rango minore di :. Possiamo ssare una carta coordinata con centro
nel punto j ` assegnato, in modo che nelle coordinate locali r
1
, . . . , r
n
la distri-
buzione T sia generata in l da campi di vettori della forma:
A
i
=

r
i
+
n

k=m+1
o
k
i

r
k
per i = 1, . . . , :.
Per la prima parte della dimostrazione possiamo ancora supporre che o
k
1
= 0 in l
per / = : + 1, . . . , n, cio`e A
1
= ,r
1
. Lintegrabilitr`a formale di T ci d`a allora
[A
i
, A
j
] = 0 in l per ogni i, , = 1, . . . , :, e questa ci dice in particolare che
o
k
i
,r
1
= 0 per i = 2, . . . , : / = :+ 1, . . . , n.
Perci`o A
2
, . . . , A
n
generano in l
t
= r
t
R
n1
[ [r
j
[ < 1 una distribuzione
formalmente integrabile di rango (:1). Per lipotesi induttiva possiamo trovare
nuove coordinate j
2
, . . . , j
n
tali che A
j
= ,j
j
per , = 2, . . . , :. Ponendo j
1
= r
1
abbiamo dimostrato la nostra asserzione.
Poiche nelle nuove coordinate abbiamo
A
i
=

j
i
per i = 1, . . . , :,
otteniamo la sottovariet`a integrale completa di T passante per j nella forma
l = j
k+1
= 0, . . . , j
n
= 0.
Ad ogni matrice gl(n, R) possiamo associare un campo di vettori sullo spazio
Euclideo gl(n, R), identicando = (o
ij
) al campo costante

ij
o
ij

r
ij
.
Assoceremo quindi ad ogni gl(n, R) un campo di vettori

su GL(n, R) ponendo

x
=

r =

i,j

k
r
ik
o
kj

r
ij
per ogni r = (r
ij
) GL(n, R) .
Si verica allora che [

,

1] =

..
[, 1], dove le parentesi a primo membro rap-
presentano la commutazione dei campi di vettori e quelle a secondo membro il
commutatore di due endomorsmi lineari.
Otteniamo in questo modo un omomorsmo iniettivo di algebre di Lie:
gl(n, R)

X(GL(n, R)).
I campi di vettori

sono invarianti a sinistra su GL(n, R): abbiamo cio`e
1
g

) =

per ongi gl(n, R).
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 45
Associamo a una sottoalgebra di Lie g di gl(n, R) la distribuzione vettoriale T(g)
su GL(n, R) generata dai campi di vettori

al variare di in g. La T(g) `e allora
formalmente integrabile e per il teorema di Frobenius esister`a una sottovariet`a
integrale completa massimale G di T(g) che contiene lidentit`a 1
n
. Abbiamo:
Teorema 5.2 Se g `e una sottoalgebra di Lie reale di gl(n, R), allora la sottovariet`a
integrale massimale completa G di T(g) che contiene lidentit`a 1
n
`e un sottogruppo
del gruppo lineare GL(n, R). Esso `e il sottogruppo G di GL(n, R) generato dagli
elementi exp() al variare di in g.
Dim. Osserviamo che G contiene exp(A) per ogni A g, in quanto la curva R
t exp(tA) `e tangente a

exp(tA)A T
exp(tX)
(g) per ogni t R. Se ssiamo poi
una coppia di elementi A, Y g, allora G contiene anche exp(A) exp(Y ) in quanto
la curva R t exp(A) exp(tY ) `e per ogni t R tangente a

exp(A) exp(tY )Y
T
exp(X) exp(tY )
(g), e contiene il punto exp(A) di G. In modo analogo dimostriamo
che G contiene ogni prodotto nito exp(A
1
) exp(A
m
) con A
1
, . . . , A
m
g e
quindi il sottogruppo G
t
di GL(n, R) generato da exp(A) [ A g.
Fissiamo ora un intorno aperto l di 0 in gl(n, R) tale che lesponenziale denisca
un omeomorsmo di l su exp(l). Sia \ = exp(l g). Allora G
t
`e il sottogruppo
di GL(n, R) generato da \ .
Per dimostrare che G = G
t
, consideriamo su G la topologia di sottovariet`a
dierenziabile di GL(n, R), quella cio`e per cui per ogni p G lapplicazione
l g A p exp(A) p\
`e un dieomorsmo.
`
E facile vericare allora che G
t
`e aperto e chiuso in G e che
quindi le due sottovariet`a coincidono.
Occorre osservare che in generale la topologia di sottovariet`a su Gche si considera
nella dimostrazione del teorema `e pi` u ne della topologia di sottospazio topologico:
le due topologie coincidono quando G `e un sottogruppo chiuso di GL(n, R).
Il gruppo G ottenuto nel teorema precedente, con la topologia di sottovariet`a
dierenziabile di GL(n, R), si dice il sottogruppo (di Lie) analitico associato alla
sottoalgebra di Lie g.
Un sottogruppo G del gruppo lineare GL(n, R) che abbia al pi` u un numero
nito di componenti connesse e la cui componente connessa dellidentit`a G
e
sia un
sottogruppo analitico di GL(n, R) si dir`a un sottogruppo di Lie del gruppo lineare
GL(n, R).
Ad esempio, il sottogruppo analitico G di GL(4, R) corrispondente allalgebra
di Lie g = R con
=
_
_
_
1
1

_
_
_
`e la curva:
G =
_

_
_
_
_
cos t sint
sint cos t
cos(t) sin(t)
sin(t) cos(t)
_
_
_

t R
_

_
46 CAP. III - GRUPPI LINEARI E LORO ALGEBRE DI LIE
che `e densa nel sottogruppo chiuso:
G =
_

_
_
_
_
cos t sint
sint cos t
cos : sin:
sin: cos :
_
_
_

t, : R
_

_
.
Osserviamo che possiamo sempre considerare GL(n, C) come un sottogruppo
chiuso del gruppo lineare reale GL(2n, R). La discussione che abbiamo sopra
sviluppato per semplicit`a nel caso di sottoalgebre di Lie reali dellalgebra di Lie
gl(n, R), si pu`o facilmente ripetere nel caso di sottogruppi di Lie reali di gl(n, C).
Abbiamo:
Proposizione 5.3 Siano G
1
, G
2
sottogruppi di Lie analitici del gruppo lineare
GL(n, R), con algebre di Lie g
1
e g
2
rispettivamente. Allora: G
1
G
2
se e soltanto
se g
1
g
2
.
Osserviamo che un sottogruppo di Lie Gdi un gruppo lineare GL(n, C) `e un gruppo
topologico con la topologia di sottospazio. La sua topologia
Lie
di sottogruppo
di Lie `e comunque completamente determinata: essa `e la meno ne tra le topologie
localmente connesse che sono pi` u ni di quella di sottospazio: sono aperti nella
topologia
Lie
tutte le componenti connesse degli aperti della topologia . Questi
aperti connessi formano una base di
Lie
.
Lalgebra di Lie g di un sottogruppo di Lie G del gruppo lineare GL(n, C) `e
caratterizzata, come nel caso dei sottogruppi chiusi, da:
g = A gl(n, C) [ exp(tA) G t R .
47
CAPITOLO IV
GRUPPI LINEARI COMPATTI
Esamineremo in questo capitolo la struttura dei principali gruppi lineari com-
patti. Ricordiamo la loro denizione:
U(n) = o GL(n, C) [ o

o = 1
n
(gruppo unitario)
SU(n) = U(n) SL(n, C) (gruppo speciale unitario)
O(n) = o GL(n, R) [
t
o o = 1
n
(gruppo ortogonale)
SO(n) = O(n) SL(n, R) (gruppo speciale ortogonale)
Sp(n) = o U(2n) [
t
o J o = J (gruppo unitario simplettico)
ove si `e posto:
J =
_
0 1
n
1
n
0
_
.
Se G `e un gruppo lineare compatto e g la sua algebra di Lie, lapplicazione
esponenziale g A exp(A) G ha come immagine la componente connessa G
e
dellidentit`a di G.
In questo capitolo non daremo la dimostrazione generale di questo teorema, ma
ne illustreremo la validit`a per ciascuno dei gruppi lineari compatti che considere-
remo.
1 Propriet
`
a topologiche di U(n)
Lemma 1.1 Ogni matrice di U(n) `e diagonalizzabile in una base ortonormale di
C
n
. I suoi autovalori hanno tutti modulo uguale a 1.
Dim. Sia n U(n). Poiche il campo C `e algebricamente chiuso, n ha almeno un
autovalore
1
C, con autovettore c
1
che possiamo prendere di norma unitaria:
[c
1
[ = 1. Se c

1
, allora
(n()[c
1
) =
1
(n()[n(c
1
)) =
1
([c
1
) = 0.
Quindi n(c

1
) = c

1
e la restrizione di n alliperpiano c

1
`e ancora unapplicazione
unitaria su uno spazio vettoriale complesso di dimensione n 1. Per ricorrenza
otteniamo che n `e diagonalizzabile in una base ortonormale.
Inne, se `e un autovalore di n U(n) e ,= 0 un autovettore di n relativo
allautovalore , allora
[[
2
= ([) = (n()[n()) = ([) = [[
2
[[
2
48 CAP. IV - GRUPPI LINEARI COMPATTI
implica che [[ = 1.
Teorema 1.2 Il gruppo U(n) `e un sottogruppo chiuso, compatto e connesso per
archi di GL(n, C). La sua algebra di Lie u(n) `e
(1.1) u(n) = A gl(n, C) [ A + A

= 0
ed ha dimensione reale n
2
. Lapplicazione esponenziale
(1.2) u(n) A exp(A) U(n) `e surgettiva.
Dim. Lapplicazione : GL(n, C) o o

o GL(n, C) `e continua e quindi


l(n) =
1
(c) `e un chiuso, contenuto nel compatto o GL(n, C) [ |o| = 1 e
perci`o compatto.
Abbiamo gi`a osservato che [exp()]

= exp(

) per ogni gl(n, C). Fissata


gl(n, C), lapplicazione:

A
: R t exp(t

) exp(t) = [exp(t)]

exp(t) GL(n, C)
`e dierenziabile e

t
A
(t) = exp(t

) (

+) exp(t) t R.
Quindi: se u(n), allora
A
(t) = 1
n
per ogni t R; in particolare

+ =

t
A
(0) = 0. Viceversa, se

+ = 0, allora
t
A
(t) = 0; quindi
A
(t) `e costante ed
uguale ad 1
n
e perci`o appartiene allalgebra di Lie u(n) di U(n).
Dimostriamo ora che lapplicazione exp : u(n) U(n) `e surgettiva. Fissiamo
n U(n). Per il lemma IV.1.1, possiamo trovare una base ortonormale di C
n
, e
quindi una matrice o U(n), tale che
ono
1
= ono

=
_
_
_
_
e
i
1
0 0 ... 0 0
0 e
i
2
0 ... 0 0
0 0 e
i
3
... 0 0
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
0 0 0 ... e
i
n1
0
0 0 0 ... 0 e
i
n
_
_
_
_
.
Allora, posto
=
_
_
_
_
_
i
1
0 0 ... 0 0
0 i
2
0 ... 0 0
0 0 i
3
... 0 0
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
0 0 0 ... i
n1
0
0 0 0 ... 0 i
n
_
_
_
_
_
abbiamo u(n) e quindi nn

u(n) e
exp(nn

) = nexp()n

= o.
Essendo immagine dello spazio vettoriale u(n) mediante lapplicazione continua exp,
il gruppo U(n) `e connesso per archi.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 49
2 Il gruppo speciale unitario
Lapplicazione
U(n) n det n S
1
C
`e un omomorsmo continuo del gruppo unitario nel gruppo moltiplicativo S
1
dei
numeri complessi di modulo 1. Il suo nucleo
SU(n) = n U(n) [ det n = 1
`e un sottogruppo chiuso normale di U(n), che si dice gruppo unitario speciale di
ordine n.
Teorema 2.1 Lalgebra di Lie di SU(n) `e la sottoalgebra di Lie su(n) di u(n),
formata dalle matrici di u(n) che hanno traccia nulla:
su(n) = A u(n) [ tr (A) = 0.
Lapplicazione
su(n) A exp(A) SU(n)
`e surgettiva. Il gruppo SU(n) ha dimensione reale n
2
1. Esso `e compatto e
connesso per archi.
Dim. La prima aermazione segue dalla formula: det(exp(A)) = c
tr (X)
. Infatti,
se A su(n), da exp(tA) SU(n) per ogni numero reale t, segue che:
_
A + A

= 0
tr (tA) = t tr (A) = 2/i t R, con / = /(t) Z.
La seconda relazione implica che tr (A) = 0.
Sia ora n SU(n). Allora possiamo trovare o U(n) tale che
ono
1
= ono

=
_
_
_
_
_
e
i
1
0 0 ... 0 0
0 e
i
2
0 ... 0 0
0 0 e
i
3
... 0 0
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
0 0 0 ... e
i
n1
0
0 0 0 ... 0 e
i
n
_
_
_
_
_
.
La condizione det n = 1 d`a allora
exp(i(
1
+... +
n
)) = 1
e quindi
c
i
n
= exp(i(
1
+... +
n1
)).
Posto
l =
_
_
_
_
_
_
i
1
0 0 ... 0 0
0 i
2
0 ... 0 0
0 0 i
3
... 0 0
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
0 0 0 ... i
n1
0
0 0 0 ... 0 i(
1
+...+
n1
)
_
_
_
_
_
_
abbiamo l su(n) e quindi olo

= olo
1
su(n) per linvarianza della traccia
rispetto al coniugio in GL(n, C) e
exp(olo

) = o exp(l)o

= n.
50 CAP. IV - GRUPPI LINEARI COMPATTI
Lapplicazione u(n) A itr (A) R `e un funzionale lineare non identicamente
nullo su u(n) e quindi su(n) ha dimensione n
2
1. Il gruppo SU(n) `e compatto
perche `e un sottogruppo chiuso di U(n) e connesso per archi perche immagine
continua, mediante lapplicazione esponenziale, della propria algebra di Lie su(n).

3 I gruppi O(n) e SO(n)


Il gruppo O(n) (gruppo ortogonale di ordine n) `e il gruppo delle isometrie lineari
e SO(n) (gruppo speciale ortogonale o gruppo delle rotazioni di ordine n) quello
delle isometrie lineari di determinante 1 dello spazio Euclideo R
n
.
Osserviamo che SO(n) `e un sottogruppo normale di indice 2 di O(n). Poiche
GL(n, R) `e un sottogruppo chiuso di GL(n, C), anche O(n) e SO(n) sono sotto-
gruppi chiusi di GL(n, C).
I gruppi O(n) e SO(n) sono compatti, in quanto valgono le:
O(n) = U(n) GL(n, R) e SO(n) = U(n) SL(n, R)
e quindi O(n) e SO(n) sono sottogruppi chiusi del gruppo compatto U(n).
Teorema 3.1 I due gruppi O(n) e SO(n) hanno la stessa algebra di Lie
o(n) = A gl(n, R) [ A +
t
A = 0.
Dim. Sia A un elemento dellalgebra di Lie o(n) di O(n). Poiche exp(tA)
GL(n, R) U(n) per ogni t R, il determinante di exp(tA) sar`a reale e di modulo
1. Poiche il determinante di una matrice reale `e positivo, avremo allora:
det(exp(tA)) = c
ttr (X)
= 1 t R,
e quindi
exp(tA) SO(n) t R
dimostra che O(n) e SO(n) hanno la stessa algebra di Lie. Abbiamo poi
1
n
=
t
(exp(tA)) exp(tA) = exp(t
t
A) exp(tA) t R.
Poiche
d
dt
_
t
(exp(tA)) exp(tA)

= exp(t
t
A)
_
t
A + A
_
exp(tA) t R,
la condizione
t
A + A = 0 `e necessaria e suciente anche A o(n).
Teorema 3.2 Lapplicazione
o(n) A exp(A) SO(n)
`e surgettiva.
Dim. Per ogni rotazione o SO(n), possiamo trovare una decomposizione di R
n
in somma diretta di sottospazi o-invarianti e due a due ortogonali
R
n
= \
1
\
2
... \
m
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 51
tale che ogni sottospazio \
j
abbia dimensione minore o uguale a 2 e la restrizione
di o ai sottospazi \
j
della decomposizione che hanno dimensione 1 sia lidentit`a.
Su ciascuno dei sottospazi \
j
di dimensione 2 la o denisce una rotazione dello
spazio Euclideo R
2
. Sar`a quindi suciente dimostrare che
o(2) A SO(2)
`e surgettiva. Un elemento di o(2) `e una matrice della forma
() =
_
0
0
_
.
Poiche
()
2h
=
_
(1)
h

2h
0
0 (1)
h

2h
_
e ()
2h+1
=
_
0 (1)
h

2h+1
(1)
h

2h+1
0
_
otteniamo
exp(()) =
_
cos sin
sin cos
_
.
Ci`o dimostra che exp : o(2) SO(2) `e surgettiva. La dimostrazione `e completa.

Teorema 3.3 SO(n) `e un gruppo compatto e connesso per archi di dimensione


n(n 1),2. Il gruppo O(n) `e unione di due componenti connesse, omeomorfe a
SO(n).
Dim. Abbiamo gi`a osservato che i gruppi SO(n) e O(n) sono compatti, in
quanto sottogruppi chiusi di U(n). Inoltre SO(n) `e connesso per archi perche
immagine mediante lesponenziale dello spazio vettoriale o(n). Questo ha dimen-
sione n(n1),2, in quanto le matrici di o(n) sono le matrici antisimmetriche e queste
si parametrizzano con i coecienti che sono al di sopra della diagonale principale.
In quanto immagine dellalgebra di Lie di O(n) mediante lapplicazione esponen-
ziale, SO(n) `e la componente connessa dellidentit`a in O(n). La moltiplicazione a
sinistra per la matrice
_
_
_
_
_
1 0 0 ... 0 0
0 1 0 ... 0 0
0 0 1 ... 0 0
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
0 0 0 ... 1 0
0 0 0 ... 0 1
_
_
_
_
_
O(n)
`e un omeomorsmo di SO(n) su O(n) SO(n) e quindi O(n) ha esattamente due
componenti connesse, omeomorfe a SO(n).
Osserviamo che SO(1) `e un punto, mentre lapplicazione
SO(2) o o
_
1
0
_
o
1
=
__
r
j
_
R
2
[ r
2
+j
2
= 1
_
denisce un omeomorsmo di SO(2) su o
1
.
4 Lomomorfismo canonico SU(2) SO(3)
Le algebre di Lie o(3) e su(2) sono algebre di Lie di dimensione reale 3. Abbiamo
o(3) =
_
_
_
_
_
0 r j
r 0 .
j . 0
_
_
[ r, j, . R
_
_
_
52 CAP. IV - GRUPPI LINEARI COMPATTI
e
su(2) =
__
ir j +i.
j +i. ir
_
[ r, j, . R
_
.
Poniamo

1
=
_
0 1 0
1 0 0
0 0 0
_
,
2
=
_
0 0 1
0 0 0
1 0 0
_
,
3
=
_
0 0 0
0 0 1
0 1 0
_
e
1
1
=
1
2
_
i 0
0 i
_
, 1
2
=
1
2
_
0 1
1 0
_
, 1
3
=
1
2
_
0 i
i 0
_
.
Allora
1
,
2
,
3
formano una base di o(3) e 1
1
, 1
2
, 1
3
una base di su(2) e il
prodotto di Lie delle due algebre `e descritto nelle due basi dalle tabelle:
[
j
,
h
] =
k
, [1
j
, 1
h
] = 1
k
(,, /, /) `e una permutazione positiva di 1, 2, 3.
Le due algebre sono quindi isomorfe e isomorfe allalgebra di Lie denita su R
3
dal
prodotto vettore.
Indichiamo con
s : o(3) su(2)
lisomorsmo di algebre di Lie che fa corrispondere ad
j
o(3) lelemento 1
j

su(2).
Per descrivere una rappresentazione di SU(2) nel gruppo delle rotazioni di R
3
,
introduciamo lisomorsmo R-lineare:
: R
3

_
_
r
j
.
_
_

_
ir j +i.
j +i. ir
_
su(2).
Abbiamo
SU(2) =
__


_
[ (, ) o
3
_
o
3
C
2
.
Facciamo operare SU(2) su su(2) mediante la rappresentazione aggiunta:
SU(2) su(2) (n, A) Ad(n)A = nAn
1
su(2).
Lisomorsmo ci permette di denire una rappresentazione lineare
: SU(2) GL(3, R)
mediante
(n) =
1
(ad(n)()) R
3
.
Lemma 4.1 Per ogni n SU(2), `e (n) SO(3).
Dim. Osserviamo che
[[
2
= det () R
3
.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 53
Abbiamo perci`o
[(n)[
2
= det(n()n
1
) = det () = [[
2
R
3
.
Teorema 4.2 Lapplicazione
: SU(2) SO(3)
`e un omomorsmo di gruppi surgettivo. Il suo nucleo `e il sottogruppo normale
1
2
SU(2).
Dim. Siano o, / SU(2). Allora
(o) (/) =(o)(
1
Ad(/)())
=
1
Ad(o)
1
Ad(/)()
=
1
Ad(o) Ad(/)()
=
1
Ad(o/)()
=(o/) R
3
.
Ci`o dimostra che `e un omomorsmo. Calcoliamone il nucleo. Esso `e formato
dalle trasformazioni n SU(2) tali che
Ad(n)A = A A su(2),
cio`e
[n, A] = nA An = 0 A su(2).
Scrivendo queste identit`a con A = 1
j
, (, = 1, 2, 3), si ottiene, per n =
_


_
:
= 0, = 1.
Per completare la dimostrazione, basta osservare che la trasformazione : SU(2)
SO(3) pu`o essere denita dal diagramma commutativo:
su(2)
exp
SU(2)
s

o(3)
exp
SO(3).
Da questo diagramma otteniamo immediatamente che `e surgettiva in quanto
exp[
su(2)
s
1
= exp[
o(3)
`e surgettiva.
Teorema 4.3 Il gruppo topologico SO(3) `e omeomorfo allo spazio proiettivo
RP
3
.
54 CAP. IV - GRUPPI LINEARI COMPATTI
Dim. Il quoziente iniettivo della rappresentazione : SU(2) SO(3) d`a un
omeomorsmo
SU(2),
1
2

SO(3).
Il quoziente SU(2),
1
2

`e omeomorfo al quoziente di o
3
C
2
rispetto alla mappa
antipodale
o
3
o
3
e quindi allo spazio proiettivo RP
3
.
Osservazione Lomomorsmo canonico SU(2) SO(3) ha un importante si-
gnicato sico: il fattore 1,2 che compare nellisomorsmo s tra lalgebra di Lie delle
matrici 3 3 antisimmetriche e lalgebra di Lie su(2) delle matrici antihermitiane
2 2 a traccia nulla si pu`o interpretare come uno spin.
Angoli di Eulero
Per ricavare la surgettivit`a dellapplicazione : SU(2) SO(3) possiamo
utilizzare la rappresentazione di SO(3) mediante gli angoli di Eulero. Conside-
riamo gli omomorsmi
, : o
1
SO(3)
deniti da
(c
i
) =
_
_
1 0 0
0 cos sin
0 sin cos
_
_
, (c
i
) =
_
_
cos 0 sin
0 1 0
sin 0 cos
_
_
(rotazioni intorno allasse r e rotazioni intorno allasse j).
Lemma 4.4 Lapplicazione
: o
1
o
1
o
1
(c
i
1
, c
i
2
, c
i
3
) (c
i
1
) (c
i
2
) (c
i
3
) SO(3)
`e surgettiva.
Dim. Sia c
1
, c
2
, c
3
la base canonica di R
3
. Unapplicazione o SO(3) `e com-
pletamente determinata dallimmagine dei vettori c
1
, c
2
. Poniamo c
j
= o(c
j
) per
, = 1, 2. Poiche [c
1
[ = 1, abbiamo per opportuni , R:
c
1
=
_
_
cos
sinsin
cos sin
_
_
(coordinate polari in R
3
). Una base ortogonale di c

1
`e data dai vettori

1
=
_
_
0
cos
sin
_
_
,
2
=
_
_
sin
sincos
cos cos
_
_
.
Quindi c
2
=
1
cos +
2
sin per un opportuno R. Chiaramente
o = (c
i
, c
i
, c
i
).
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 55
Osservazione In generale gli angoli di Eulero si riferiscono a una scelta di , ,
con 0 < e 0 , < 2.
Deniamo ora
, : o
1
SU(2)
mediante
(c
i
) =
_
c
i/2
0
0 c
i/2
_
, (c
i
) =
_
cos(,2) sin(,2)
sin(,2) cos(,2)
_
.
Sia
: o
1
o
1
o
1
(c
i
1
, c
i
2
, c
i
3
) (c
i
1
) (c
i
2
) (c
i
3
) SU(2).
Otteniamo allora il diagramma commutativo
o
1
o
1
o
1
=
o
1
o
1
o
1

SU(2)

SO(3).
5 Il gruppo unitario simplettico Sp(n)
Abbiamo denito il gruppo Sp(n) come il gruppo di tutte le matrici complesse
unitarie o di ordine 2n che soddisfano
t
o J o = J, ove J =
_
I
n
I
n
_
.
Il gruppo Sp(n) si pu`o identicare al gruppo delle matrici n n a coecienti
quaternioni che preservano il prodotto scalare canonico di H
n
.
Ricordiamo che il corpo (non commutativo) H dei quaternioni di Hamilton si
pu`o identicare allanello associativo delle matrici 2 2 a coecienti complessi
della forma q =
_
. n
n .
_
con ., n C. Un numero complesso z si rappresenta
con la matrice
_
z 0
0 z
_
. Indichiamo con , la matrice
_
0 1
1 0
_
. Possiamo allora
scrivere il quaternione q mediante:
q = . +n, = . +, n.
Il prodotto di due quaternioni si pu`o esprimere mediante:
(.
1
+n
1
,) (.
2
+n
2
,) = (.
1
.
2
n
1
n
2
) + (.
1
n
2
+n
1
.
2
), .
1
, .
2
, n
1
, n
2
C.
Questa formula si ricava immediatamente da:
,. = ., . C e ,
2
= 1.
Il coniugato di un quaternione (corrispondente allaggiunta della matrice con cui `e
denito) `e dato da:
. +n, = . n,.
56 CAP. IV - GRUPPI LINEARI COMPATTI
Indichiamo con lisomorsmo:
: C
2n
(.
h
, n
h
)
1hn
(.
h
+ , n
h
)
1hn
H
n
e con
: C
2n
(.
h
, n
h
) ( .
h
, n
h
) C
2n
il coniugio. Allora, indicando con (,) la moltiplicazione a destra di un vettore di
H
n
per il quaternione ,, abbiamo:

1
(,) = J =
_
I
n
I
n
_
.
Consideriamo una matrice 1 = C + ,1 = (C
hk
+ ,1
hk
)
1h,kn
con coecienti
C
hk
+,1
hk
H, C
hk
, 1
hk
C. Se n = +,n H
n
, con , n C
n
, abbiamo
1n = (C

1n) +,(1 +

Cn).
Ad essa risulta dunque associata una

1 M(2n, 2n; C) rappresentata dalla matrice:

1 =
_
C 1

1

C
_
.
Le matrici di questa forma sono tutte e sole le matrici 2n 2n complesse che
soddisfano la:
() J = J

.
Esse formano una sottoalgebra di Lie reale di gl(2n, C), che si indica con gl(n, H).
Gli elementi invertibili di gl(n, H) formano il gruppo lineare di ordine n sui quater-
nioni, che indichiamo con GL(n, H).
Consideriamo ora un elemento p Sp(n). Esso `e rappresentato da una matrice
complessa unitaria (2n)(2n), che verica
t
p J p = J. Poiche
t
p = p
1
, sostituendo
otteniamo ().
Abbiamo perci`o uninclusione naturale: Sp(n) GL(n, H).
Possiamo quindi caratterizzare Sp(n) come il gruppo delle trasformazioni H-
lineari su H
n
, che lasciano invariato il prodotto scalare sui quaternioni:
() (n
1
[n
2
)
H
=
n

h=1
n
h
1
n
h
2
.
Se scriviamo le componenti n
h
l
nella forma
h
l
+ ,n
h
l
con
h
l
, n
h
l
C per | = 1, 2,
troviamo per il prodotto scalare sui quaternioni lespressione:
(n
1
[n
2
)
H
=

n
h=1

h
1

h
2
+ n
h
1
n
h
2
+,

n
h=1
n
h
1

h
2

h
1
n
h
2
=
_
v
1
w
1
_

1
2n
_
v
2
w
2
_
+
_
t
_
v
1
w
1
_
J
_
v
2
w
2
__
, ,
da cui segue che Sp(n, C) consiste esattamente delle matrici di GL(n, H) che
preservano il prodotto ().
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 57
Teorema 5.1 Per ogni intero n 1 il gruppo Sp(n) `e compatto e connesso per
archi. La sua algebra di Lie `e
sp(n) = A sl(2n, C) [
t
AJ +JA = 0 , A

+A = 0 .
Lesponenziale denisce unapplicazione surgettiva
exp : sp(n) Sp(n) .
Dim. Sp(n) `e compatto perche `e un sottospazio chiuso di U(2n), che `e compatto.
La caratterizzazione della sua algebra di Lie sp(n) si ottiene con argomenti simili
a quelli utilizzati in precedenza: si osserva che sp(n) u(2n) e che, posto (t) =
exp(t
t
A) J exp(tA), risulta:

t
(t) = exp(t
t
A) (J
t
A + A J) exp(tA).
Da questa si ottiene facilmente che la condizione J
t
A + A J = 0 `e necessaria
e suciente anche una A u(2n) appartenga a sp(n). Moltiplicando a sinistra
per J e calcolando la traccia troviamo che tr A = 0 (e quindi A su(2n)) e
moltiplicando a destra e a sinistra per J troviamo la condizione equivalente
t
AJ +
JA = 0.
Osserviamo inne che per ogni p Sp(n) possiamo trovare o Sp(n) tale che
() o p o
1
=
_
_
_
_
_
_
_
e
i
1
.
.
.
e
i
n
e
i
1
.
.
.
e
i
n
_
_
_
_
_
_
_
.
Sia infatti
1
un autovalore di p e sia
1
un suo autovettore con [
1
[ = 1. Abbiamo
allora:
o(J
1
) = J o
1
= J(

1
) =

1
(J
1
) .
Ragionando per ricorrenza, troviamo una base ortonormale di C
2n
della forma:

1
, . . . ,
n
, J(
1
), . . . , J(
n
) .
I suoi vettori formano le colonne della matrice o Sp(n) per cui o
1
po ha la forma
diagonale ().
La matrice
A = o
1
_
_
_
_
_
_
_
i
1
.
.
.
i
n
i
1
.
.
.
i
n
_
_
_
_
_
_
_
o
appartiene a sp(n) ed exp(A) = p.
Ci`o dimostra la surgettivit`a dellesponenziale e quindi il fatto che Sp(n) `e con-
nesso per archi.
6 Sfere e gruppi compatti
Sia k uno dei corpi R, C, H e indichiamo con c
1
, c
2
, . . . , c
n
la base canonica di
k
n
. Possiamo allora identicare O(n 1) (risp. SO(n 1), U(n 1), SU(n 1),
58 CAP. IV - GRUPPI LINEARI COMPATTI
Sp(n1)) al sottogruppo di O(n) (risp. SO(n), U(n), SU(n), Sp(n)) delle trasfor-
mazioni che lasciano sso il vettore c
n
. Abbiamo allora i seguenti omeomorsmi:
Teorema 6.1
U(1) SO(2) o
1
SU(2) Sp(1) o
3
O(n),O(n 1) SO(n),SO(n 1) o
n1
(n 1)
U(n),U(n 1) SU(n),SU(n 1) o
2n1
(n 1)
Sp(n),Sp(n 1) o
4n1
(n 1)
Dim. Dim In ciascuno dei casi lomeomorsmo cercato `e il quoziente iniettivo
dellapplicazione p p(c
n
).
Teorema 6.2 Per ogni n 2 il gruppo U(n) `e omeomorfo al prodotto topologico
SU(n) o
1
.
Dim. Indichiamo con 1
n
() la matrice n n:
1
n
() =
_
_

1
.
.
.
1
_
_
.
Deniamo allora lomeomorsmo cercato mediante:
SU(n) o
1
(p, ) 1
n
() p U(n) ;
il suo inverso `e dato da:
U(n) p (1
n
(1, det p) p, det p) SU(n) o
1
.

Abbiamo le successioni esatte di omotopia dei brati:



2
(o
n
)

1
(SO(n))
1
(SO(n + 1))
1
(o
n
) 111

2
(o
2n+1
)

1
(SU(n))
1
(SU(n + 1))
1
(o
2n+1
) 111

2
(o
3n+1
)

1
(Sp(n))
1
(Sp(n + 1))
1
(o
3n+1
) 111
da cui si deduce:
Teorema 6.3 I gruppi SU(n) e Sp(n) sono semplicemente connessi per ogni n
1. Per ogni n 2 il gruppo SO(n) non `e semplicemente connesso e
1
(SO(2)) Z,

1
(SO(n)) Z
2
per ogni n 3.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 59
7 Rivestimenti e gruppo degli spinori
Teorema 7.1 Sia G un gruppo topologico connesso e localmente connesso per
archi. Il gruppo fondamentale
1
(G) `e commutativo.
Sia

G

G un rivestimento connesso di G. Fissato un punto c
1
(c), vi `e
ununica struttura di gruppo topologico su

G per cui c sia lidentit`a di

G e sia
un omomorsmo di gruppi topologici.
Dim. Se , : [0, 1] G sono cammini continui con (0) = (1) = (0) =
(1) = c, consideriamo lapplicazione continua:
1 : [0, 1] [0, 1] (t, :) (t) (:) G.
Allora
( )(t) =
_
1(2t, 0) se 0 t
1
2
1(1, 2t 1) se
1
2
t 1
e
( )(t) =
_
1(0, 2t) se 0 t
1
2
1(2t 1, 1) se
1
2
t 1
e possiamo denire unomotetia tra e mediante:
G(:, t) =
_
1((1 :)2t, 2:t) se 0 t
1
2
1((1 :) +:(2t 1), : + (1 :)(2t 1)) se
1
2
t 1 .
Ci`o dimostra che
1
(G) `e un gruppo abeliano.
Sia ora :

G Gun rivestimento connesso di G. Osserviamo che

G`e connesso
per archi.
Per ogni p

G indichiamo con
1
(

G, p) il gruppo fondamentale di

G con punto
base p. Dimostriamo innanzitutto il seguente:
Lemma 7.2 Sia p G e sia p
1
(p). Allora per ogni

(
1
(

G, c)) risulta
1
g

()

(
1
(

G, p)).
Dim. Sia : [0, 1]

G un laccetto con (0) = (1) = c e poniamo = .
Dobbiamo dimostrare che il laccetto 1
g
: [0, 1] t 1
g
((t)) G, si rialza a
un laccetto di punto iniziale p.
Sia : [0, 1]

G un cammino continuo con estremi c e p e sia = .
Consideriamo lapplicazione continua:
[0, 1] [0, 1] (t, :) G(t, :) = (:) (t) G.
Essa si rialza ad unapplicazione continua

G(t, :) e t

G(t, 1) rialza 1
g
. Per
dimostrare che questo `e un laccetto, consideriamo linsieme degli : [0, 1] tali che

G(0, :) =

G(1, :). Esso contiene 0, `e chiuso perche

G`e uno spazio di Hausdor, ed `e
aperto perche

G(0, :) = (:) =

G(1, :) e

G

G`e un rivestimento. Coincide
quindi con [0, 1]: in particolare

G(0, 1) =

G(1, 1) e t

G(t, 1) `e un laccetto.
Conclusione della dimostrazione del Teorema 7.1
60 CAP. IV - GRUPPI LINEARI COMPATTI
Siano p
1
e p
2
due elementi di

G e siano
1
,
2
,

1
,

2
: [0, 1]

G cammini
continui con
i
(0) =

i
(0) = c
i
,
i
(1) =

i
(1) = p
i
, per i = 1, 2. Poniamo

i
=
i
,
i
=

i
(i = 1, 2). Consideriamo i cammini continui : [0, 1]
t
1
(t)
2
(t) G e : [0, 1] t
1
(t)
2
(t) G e siano : [0, 1]

G e

: [0, 1]

Gi loro rialzamenti con punto iniziale c. Dimostriamo che (1) =

(1).
A questo scopo osserviamo che
1(t, :) =
_

1
(t +:t)
2
(t :t) se 0 t
1
2

1
(: +t :t)
2
(t +:t :) se
1
2
t 1
`e unomotetia tra e

t
=
1
(1
g
1

2
) =
_

1
(2t) se 0 t
1
2
p
1

2
(2t 1) se
1
2
t 1 .
Se indichiamo con
t
il rilevamento di
t
con punto iniziale c, avremo quindi
t
(1) =
(1). Analogamente, posto

t
=
1
(1
g
1

2
) =
_

1
(2t) se 0 t
1
2
p
1

2
(2t 1) se
1
2
t 1 ,
i rilevamenti

e

t
di e
t
con punto iniziale c hanno lo stesso punto nale in

G.
Osserviamo ora che i punti nali di e di

sono i punti nali dei rialzamenti
dei cammini 1
g
1

2
e 1
g
1

2
con punto iniziale p
1
. Questi coincidono perche
(1
g
1

2
) (1
g
1

2
)
1
= 1
g
1
(
2

1
2
) `e limmagine mediante la traslazione a
sinistra per p
1
del laccetto
2

1
2
, che per ipotesi `e immagine mediante di un
laccetto in

G di punto iniziale c. Per il Lemma IV.7.2, esso `e allora limmagine di
un laccetto di punto iniziale p
1
in

G.
Possiamo quindi denire:
p
1
p
2
= (1)
in quanto la denizione non dipende dalla scelta dei cammini
1
e
1
che congiun-
gono c ai punti p
1
, p
2
rispettivamente.
Si verica poi senza dicolt`a che con questa denizione di prodotto

G `e un
gruppo topologico con unit`a c e che :

G G `e un omomorsmo di gruppi.
Il rivestimento universale di SO(n), per n 3, `e un gruppo topologico che si
indica con Spin(n) e si dice il gruppo degli spinori di ordine n. Il rivestimento
Spin(n)

SO(n) `e a due fogli ed `e un omomorsmo di gruppi. Osserviamo che
Spin(3) SU(2).
61
CAPITOLO V
LA LISTA DI CARTAN DEI GRUPPI CLASSICI
Un gruppo di Lie `e un gruppo topologico separato localmente isomorfo
9
a un
sottogruppo di Lie del gruppo lineare reale.
La sua algebra di Lie g si identica allalgebrea di Lie del corrispondente sotto-
gruppo di Lie del gruppo lineare.
Ogni gruppo di Lie Gcon un numero nito di componenti connesse `e dieomorfo
ad una variet`a prodotto KR
k
, ove K`e un sottogruppo di Lie compatto massimale
di G. In questo capitolo introduciamo i gruppi lineari classici della lista di Cartan
e per ciascuno di essi descriviamo questa decomposizione.
Per una presentazione opportuna di G come gruppo lineare, cio`e come sotto-
gruppo chiuso di GL(n, C), il sottogruppo compatto massimale Ksar`a lintersezione
G U(n) di G con il gruppo delle matrici unitarie.
1 Propriet
`
a topologiche dei gruppi classici
Un sottogruppo G del gruppo lineare GL(n, C) si dice pseudoalgebrico se pu`o
essere denito mediante un sistema di equazioni:
() )
1
(p, p

) = ... = )
N
(p, p

) = 0
dove )
1
, ..., )
N
sono polinomi a coecienti reali delle parti reali e immaginarie dei
coecienti di p GL(n, C). I sottogruppi pseudoalgebrici sono ovviamente chiusi.
I gruppi classici della lista di Cartan che introdurremo nel paragrafo seguente
sono tutti pseudoalgebrici.
Il seguente teorema ci d`a un metodo per rappresentarli topologicamente come il
prodotto del sottogruppo compatto G U(n) e di uno spazio euclideo R
k
.
Teorema 1.1 Sia G un sottogruppo pseudoalgebrico connesso di GL(n, C) che
goda della propriet`a:
p G p

G,
e sia g lalgebra di Lie di G. Allora lapplicazione
(G U(n)) (g p) (n, 1) nexp(1) G
`e un omeomorsmo.
Dim. Per il Teorema II.4.1 ogni elemento p G GL(n, C) si scrive in modo
unico come
p = n j con n U(n), j P
+
(n).
9
G `e un gruppo di Lie se esiste un sottogruppo di Lie G

di un gruppo lineare GL(n, C) e un


omeomorsmo : U U

di un intorno dellidentit`a di G su un intorno dellidentit`a U

di G

tale che, se g
1
, g
2
, g
1
g
2
U, allora (g
1
g
2
) = (g
1
)(g
2
).
62 CAP. V - LA LISTA DI CARTAN DEI GRUPPI CLASSICI
Poiche per ipotesi anche
p

= j n

= j n
1
G,
il gruppo G contiene lelemento
p

p = j
2
.
Per il Teorema II.3.2, vi `e un unico elemento 1 p(n) tale che
j = exp(1).
Sia o U(n) tale che o 1 o

sia in forma diagonale:


o 1 o

=
_
_
_
_
_
_

1
0 0 . . . 0
0
2
0 . . . 0
0 0
3
. . . 0
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
0 0 0 . . .
n
_
_
_
_
_
_
con
j
R per , = 1, ..., n. Il gruppo ad(o)(G) `e ancora un sottogruppo pseudo-
algebrico di GL(n, C) e quindi le matrici diagonali reali di ad(o)(G) formano un
sottogruppo pseudoalgebrico Q di GL(n, C). Possiamo perci`o trovare un insieme
nito di polinomi )
1
, ..., )
N
R[r
1
, ..., r
n
] tali che la matrice diagonale reale
_
_
_
_

1
0 . . . 0
0
2
. . . 0
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
0 0 . . .
n
_
_
_
_
GL(n, R)
appartenga a Q se e soltanto se
)
j
(
1
,
2
, ...,
N
) = 0 per , = 1, ..., .
Abbiamo allora
)
j
(c
2k
1
, c
2k
2
, ..., c
2k
n
) = 0 / Z, , = 1, ..., .

Per concludere la dimostrazione utilizziamo il seguente


Lemma 1.2 Sia ) : R R una funzione esponenziale-polinomiale della forma:
)(t) =
N

j=1
c
j
c
b
j
t
t R
con c
j
, /
j
R e /
i
,= /
j
se i ,= ,. Se ) si annulla per ogni t Z 0, allora ) si
annulla per ogni t R.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 63
Dim. Poniamo exp(/
j
) =
j
. Consideriamo la matrice
`(
1
, ...,
N
) =
_
_
_
_
_
_

1

2

3
. . .
N

2
1

2
2

2
3
. . .
2
N

3
1

3
2

3
3
. . .
3
N
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.

N
1

N
2

N
3
. . .
N
N
_
_
_
_
_
_
.
Dico che
det `(
1
, ...,
N
) =
1

n

1i<jN
(
j

i
).
Per dimostrare questa formula osserviamo che
det `(
1
, ...,
N
) =
1
...
N
det \ (
1
, ...,
N
)
dove \ (
1
, ...,
N
) `e la matrice di Vandermonde di ordine :
\ (
1
, ...
N
) =
_
_
_
_
_
1 1 1 . . . 1

1

2

3
. . .
N

2
1

2
2

2
3
. . .
2
N
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.

N1
1

N1
2

N1
3
. . .
N1
N
_
_
_
_
_
.
Abbiamo
det \ (
1
, ...,
N
) =

1i<jN
(
j

i
).
Per dimostrare questa formula, ragioniamo per ricorrenza su . La formula del
determinante di Vandermonde `e facilmente vericata nel caso = 2. Supponiamo
quindi 2 e la formula vera per determinanti di Vandermonde di ordine 1.
Sottraendo alla ,+1-esima riga
1
volte la ,c:i:o, per , = 1, ..., 1, otteniamo:
det V (
1
,...,
N
) =det
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
1 1 1 . . . 1
0
2

1

3

1
. . .
N

1
0
2
(
2

1
)
3
(
3

1
) . . .
N
(
N

1
)
0
2
2
(
2

1
)
2
3
(
3

1
) . . .
2
N
(
N

1
)
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
0
N2
2
(
2

1
)
N2
3
(
3

1
) . . .
N2
N
(
N

1
)
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
Raccogliendo il fattore (
j

1
) nella ,-esima colonna, per , = 2, ..., , si ottiene
det \ (
1
, ...,
N
) = (
2

1
) ... (
N

1
) det \ (
2
, ...,
N
)
da cui la formula segue per lipotesi di ricorrenza.
In particolare, `(
1
, ...,
N
) `e una matrice invertibile e la relazione
(c
1
, ..., c
N
)`(
1
, ...,
N
) = 0
64 CAP. V - LA LISTA DI CARTAN DEI GRUPPI CLASSICI
implica che c
1
= ... = c
N
= 0.
Concludiamo ora la dimostrazione del teorema. Per il lemma appena dimostrato,
otteniamo che
)
j
(c
t
1
, ..., c
t
n
) = 0 t R, , = 1, ..., .
Quindi exp(2t(o1o

)) Q per ogni t R e ci`o mostra che


1 g p(n).
Allora j G e perci`o n = p j
1
G U(n). Lapplicazione
(G U(n)) (g p(n)) (n, 1) nexp(1) G
`e quindi continua e surgettiva e ha inversa:
G p (p (p

p)
1/2
, (p

p)
1/2
) (G U(n)) (g p(n))
continua, onde `e un omeomorsmo.
Nello studiare un gruppo classico G GL(n, C) della lista di Cartan con algebra
di Lie g seguiremo quindi il seguente procedimento:
(1) Vericheremo che esso contenga laggiunto di ogni suo elemento;
(2) Calcoleremo g p(n);
(3) Studieremo il sottogruppo compatto G U(n).
Osserviamo ancora che lalgebra di Lie di G U(n) `e g u(n) e che lapplicazione
esponenziale
g u(n) A exp(A) G U(n)
ha come immagine la componente connessa dellidentit`a in G U(n). Abbiamo
infatti
Teorema 1.3 (Cartan-Weyl-Hopf) Sia G un sottogruppo compatto e con-
nesso di GL(n, C), con algebra di Lie g. Allora
g A exp(A) G
`e surgettiva.
Non diamo qui la dimostrazione di questo teorema
10
, la cui validit`a `e stata vericata
per ciascuno dei gruppi classici compatti e connessi: SO(n), U(n), SU(n) e Sp(n).
2 Alcuni gruppi di matrici e le loro algebre di Lie
Nel capitolo precedente abbiamo esaminato i gruppi classici compatti della lista
di Cartan. Completiamo ora la lista di Cartan dando lelenco dei gruppi classici
non compatti, con le loro algebre di Lie.
U(j, ) `e il gruppo delle matrici complesse o GL(j + , C) che soddisfano
o 1 o

= 1 per una matrice Hermitiana simmetrica 1 con segnatura (j, ).


Ad esempio, possiamo prendere 1 =
_
I
p
I
q
_
. La sua algebra di Lie `e
u(j, ) = A gl(j +, C) [ A

1 + 1 A = 0 .
10
Possiamo introdurre su G una metrica Riemanniana invariante per le traslazioni a destra e
a sinistra; allora le geodetiche per lorigine sono tutti e soli i sottogruppi a un parametro di G.
La tesi segue allora dal fatto che lidentit`a e di G si pu`o congiungere a un qualsiasi punto g G
mediante una geodetica : [0, 1] t exp(tX) G di lunghezza minima per cui (0) = e e
(1) = g.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 65
SU(j, ) `e il gruppo delle matrici complesse o U(j, ) con determinante 1:
SU(j, ) = U(j, ) SL(j +, C). Lalgebra di Lie corrispondente `e
su(j, ) = A u(j, ) [ tr A = 0 = u(j, ) sl(j +, C) .
SU

(2n) `e il gruppo delle matrici


11
o SL(2n, C) tali che
o J = J o
dove o `e la matrice i cui coecienti sono i coniugati dei coecienti di o e
J `e una matrice reale antisimmetrica di rango 2n. Ad esempio possiamo
ssare J =
_
I
n
I
n
_
. La sua algebra di Lie `e:
su

(2n) =
_
A sl(2n, C)

A J = J

A ., n C
n
_
.
SO(n, C) `e il gruppo delle matrici o di SL(n, C) che lasciano invariata una matrice
simmetrica non degenere Q:
SO(n, C) = o SL(n, C) [
t
o Qo = Q .
La sua algebra di Lie `e:
so(n, C) = A sl(n, C) [
t
A Q + QA = 0 .
SO(j, ) `e il gruppo delle matrici reali o SL(j + , R) tali che
t
o 1 o = 1 per
una matrice reale simmetrica 1 M((j +), (j +); R) di segnatura (j, ).
La corrispondente algebra di Lie `e:
o(j, ) = A sl(j +, R) [
t
A 1 + 1 A = 0 .
SO

(2n) `e il gruppo delle matrici o SL(2n, C) tali che


o

J o = J e
t
o o = 1
ove J `e una matrice antihermitiana di rango 2n e 1 `e una matrice simme-
trica di rango 2n con J1 = 1J. Possiamo ad esempio ssare 1 = 1
2n
e
J =
_
I
n
I
n
_
. Lalgebra di Lie corrispondente `e:
so

(2n) = A sl(2n, C) [ A

J +JA = 0 ,
t
A1 +1A = 0 .
Sp(n, C) `e il gruppo delle matrici o GL(2n, C) tali che
t
oJo = J per una matrice
antisimmetrica J M(2n, C) di rango 2n. La corrispondente algebra di Lie
`e:
sp(n, C) = A gl(2n, C) [
t
AJ +JA = 0 .
11
Questo gruppo si pu`o indicare anche mediante SL(n, H) e la corrispondente algebra di Lie
mediante sl(n, H).
66 CAP. V - LA LISTA DI CARTAN DEI GRUPPI CLASSICI
Sp(n, R) `e il gruppo delle matrici o GL(2n, R) tali che
t
oJo = J per una matrice
antisimmetrica J M(2n, R) di rango 2n. La corrispondente algebra di Lie
`e:
sp(n, R) = A gl(2n, R) [
t
AJ +JA = 0 .
Sp(j, ) `e il gruppo delle matrici o Sp(n, C) (con j + = n) tali che o

1o =
1 per una matrice Hermitiana simmetrica 1 di segnatura (2j, 2) che
commuta con J. Se J =
_
I
n
I
n
_
, possiamo ssare ad esempio
1 =
_
_
I
p
I
q
I
p
I
q
_
_
.
La corrispondente algebra di Lie `e:
sp(j, ) = A sp(n, C) [ A

1 +1A = 0 .
Osserviamo che Sp(n) = Sp(n, 0) = Sp(0, n) = Sp(n, C) U(2n).
3 I gruppi U(j, ) e SU(j, )
Fissiamo 1 = 1
p,q
=
_
I
p
I
q
_
e poniamo n = j +.
Lemma 3.1 Se p U(j, ), allora p

U(j, ).
Dim. Per la denizione del gruppo U(j, ) , abbiamo
p

1
p,q
= 1
p,q
p
1
.
Da questa otteniamo, passando alle inverse:
p1
p,q
= (p

1
p,q
= 1
p,q
(p

)
1
e quindi p

U(j, ).
Lemma 3.2 U(j, ) U(n)

= U(j) > U().
Dim. Scriviamo un elemento p U(j, ) U(n) nella forma
p =
_
o c
d /
_
con matrici o di tipo j j, / di tipo , c di tipo j , d di tipo j. Poiche
p U(j, ), abbiamo
o

o d

d = 1
p
, o

c = d

/, /

/ c

c = 1
q
.
Essendo p U(n), abbiamo anche:
o

o +d

d = 1
p
, o

c +d

/ = 0, /

/ +c

c = 1
q
.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 67
Da queste uguaglianze ricaviamo
c = 0, d = 0
da cui segue la tesi.
Corollario 3.3 SU(j, ) U(n) `e omeomorfo al prodotto topologico SU(j)
SU() o
1
.
Dim. Se C, per ogni intero positivo / indichiamo con 1
h
() la matrice
diagonale / /:
1
h
() =
_
_

1
.
.
.
1
_
_
.
Lapplicazione
SU(j) SU() o
1
(o, /, )
_
1
p
() o 0
0 1
q
(
1
) /
_
SU(j, ) U(n)
`e continua e bigettiva e dunque un omeomorsmo perche i due spazi sono compatti
di Hausdor.
Teorema 3.4 SU(j, ) `e omeomorfo al prodotto topologico SU(j) SU()
o
1
C
pq
. U(j, ) `e omeomorfo al prodotto topologico SU(j, ) o
1
. I due gruppi
sono pertanto connessi per archi ma non compatti se j ,= 0.
Dim. Calcoliamo lintersezione u(j, ) p(n). Scriviamo A u(j, ) p(n) nella
forma A =
_
X
11
X
12
X

12
X
22
_
con A
11
p(j), A
22
p() e A
12
matrice complessa di tipo
j . Allora:
0= A

1
p,q
+1
p,q
A
= A 1
p,q
+1
p,q
A
=
_
2X
11
0
0 2X
22
_
.
Quindi
u(j, ) p(n) = su(j, ) p(n) =
__
0 X
12
X

12
0
_

A
12
M(j , C)
_
La tesi `e perci`o conseguenza dei lemmi precedenti e del Teorema V.1.1.
4 I gruppi Sp(n, C) e SU

(2n)
Lemma 4.1 Se p Sp(n, C), allora p

Sp(n, C).
Dim. Abbiamo
t
pJp = J
e dunque
Jp =
t
p
1
J
da cui, passando alle inverse:
p
1
J = J
t
p.
68 CAP. V - LA LISTA DI CARTAN DEI GRUPPI CLASSICI
Passando ai coniugati, otteniamo:
p
1
J = Jp

da cui
t
p

Jp

= J
e dunque p

Sp(n, C).
Teorema 4.2 Sp(n, C) `e omeomorfo a Sp(n) R
n(2n+1)
.
Dim. Sia p Sp(n, C). Possiamo decomporre p in modo unico nella forma:
p = o/ con o Sp(n, C) U(2n) e / Sp(n, C) P
+
(2n).
La / si pu`o rappresentare in modo unico come esponenziale di una matrice 1
sp(n, C) p(2n). Scriviamo 1 nella forma
1 =
_
1
11
1
12
1

12
1
22
_
con 1
hk
matrici complesse n n, 1
11
e 1
22
Hermitiane. Da
t
1J + J1 = 0
otteniamo allora le uguaglianze:
1
11
=
t
1
22
1
12
=
t
1
12
.
La matrice 1 `e dunque della forma
() 1 =
_
1
11
1
12

1
12

1
11
_
con 1
11
Hermitiana e 1
12
simmetrica. Le matrici Hermitiane della forma ()
formano uno spazio vettoriale reale 1 di dimensione n
2
+ n(n + 1) = n(2n + 1)
e dunque la tesi segue dallomeomorsmo del Teorema V.1.1:
Sp(n) 1 (o, 1) o exp(1) Sp(n, C).
Teorema 4.3 Il gruppo SU

(2n) `e omeomorfo a Sp(n) R


2n
2
n1
.
Dim. Ricordiamo che p SU

(2n) se p SL(2n, C) e
Jp = pJ.
Ne segue che, se p SU

(2n) U(2n) abbiamo


t
pJp = J
e dunque p Sp(n).
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 69
Si verica immediatamente che p

SU

(2n) se p SU

(2n) e dunque pos-


siamo ripetere il ragionamento fatto nella dimostrazione del teorema precedente,
decomponendo p mediante
p = o/ con o SU

(2n) U(2n)e / SU

(2n) P
+
(2n) .
La / `e lesponenziale di una matrice Hermitiana 1 in su

(2n): questo `e lo spazio


vettoriale reale 1 di dimensione 2n
2
n 1 delle matrici della forma:
1 =
_
1
11
1
12

1
12

1
11
_
con 1
11
matrice n n Hermitiana con traccia nulla e 1
12
matrice n n complessa
antisimmetrica:
t
1
12
= 1
12
. Per il Teorema V.1.1 otteniamo un omeomorsmo:
Sp(n) 1 (o, 1) o exp(1) SU

(2n),
che dimostra la tesi.
5 I gruppi SO(n, C) e SO

(2n)
Teorema 5.1 SO(n, C) `e omeomorfo a SO(n) R
(n
2
n)/2
.
Dim. Osserviamo in primo luogo che laggiunta p

di un elemento p di SO(n, C) `e
ancora un elemento del gruppo. Infatti le equazioni che deniscono il gruppo sono:
det(p) = 1,
t
p p = 1.
Quindi, poiche anche p
t
p = 1:
det(p

) = det(p) = 1 e
t
p

=
_
p
t
p
_

= 1 .
Un elemento p di SO(n, C) U(n) soddisfa
t
p = p
1
= p

e dunque `e una matrice a coecienti reali. Otteniamo perci`o:


SO(n, C) U(n) = SO(n).
Decomponiamo p SO(n, C) in modo unico mediante
p = o/ con o SO(n, C) U(n) e / SO(n, C) P
+
(n).
Gli elementi di SO(n, C) P
+
(n) sono tutti e soli gli esponenziali delle matrici
dello spazio vettoriale reale 1 di dimensione (n
2
n),2:
1 = 1[1 Hermitiana e
t
1 = 1 = i o(n)
cio`e delle matrici a coecienti puramente immaginari antisimmetriche. La tesi
segue dal Teorema V.1.1.
70 CAP. V - LA LISTA DI CARTAN DEI GRUPPI CLASSICI
Teorema 5.2 SO

(2n) `e omeomorfo a U(n) R


n
2
n
.
Dim. Dimostriamo in primo luogo che il gruppo SO

(2n) U(2n) `e isomorfo,


come gruppo topologico, a U(n). Infatti, per un elemento p di tale gruppo, valgono
le equazioni:
t
pp = 1, p

Jp = J, p

p = 1, det(p) = 1.
La prima e la terza di queste equazioni ci dicono che p `e una matrice reale di
SO(2n). La seconda ci dice allora che p commuta con J e dunque `e C-lineare per
la struttura complessa su R
2n
denita da J. Si verica facilmente che, se deniamo
lisomorsmo R-lineare : R
2n
C
n
mediante
(c
k
) = c
k
per 1 / n e (Jc
k
) = (c
k+n
) = ic
k
lapplicazione
SO

(2n) U(2n) p p
1
U(n)
`e un isomorsmo di gruppi topologici. Per concludere la dimostrazione, osserviamo
che il gruppo SO

(2n) `e chiuso rispetto allaggiunzione e dunque, dalla decompo-


sizione
p = o/ con o SO

(2n) U(2n) e / SO

(2n) P
+
(2n) .
Troviamo allora che / = exp(1) dove 1 so

(2n) p(2n) `e univocamente deter-


minata come un elemento dello spazio vettoriale reale 1 di dimensione n
2
n delle
matrici:
1 = i
_
A Y
Y A
_
con A, Y o(n) .
Lomeomorsmo cercato segue dal Teorema V.1.1.
6 I gruppi Sp(j, ; C)
Teorema 6.1 Abbiamo lomeomorsmo
Sp(j, )

= Sp(j) Sp() R
4pq
.
Dim. Ricordiamo che il gruppo Sp(j, ; C) `e caratterizzato dalle equazioni:
t
pJp = J e p

_
I
p,q
I
p,q
_
p =
_
I
p,q
I
p,q
_
.
Come abbiamo visto in precedenza, possiamo considerare un elemento p dell in-
tersezione Sp(j, ; C) U(2n) Sp(n) come un elemento di GL(n, H). Scriviamo
p per la matrice a coecienti quaternioni corrispondente a p. Troviamo allora: se
p Sp(j, ; C), allora
p

p = 1
p

1
p,q
p = 1
p,q
.
Si ottiene quindi
p =
_
p
1
p
2
_
con p
1
Sp(j), p
2
Sp().
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 71
Daltra parte abbiamo al solito linvarianza di Sp(j, ; C) rispetto allaggiunzione.
Dal Teorema V.1.1 otteniamo un omeomorsmo
Sp(j) Sp() 1 (p
1
, p
2
, 1)
_
p
1
p
2
_
exp(1) Sp(j, ; C)
ove in questo caso 1 = sp(j, ; C)p(2n) `e uno spazio vettoriale reale di dimensione
4j di matrici Hermitiane. Le matrici di 1 hanno la forma:
1 =
_
_
0 B
12
0 B
14
B

12
0
t
B
14
0
0

B
14
0

B
12
B

14
0
t
B
12
0
_
_
con 1
12
e 1
14
matrici complesse di tipo j .
7 I gruppi SO(j, )
Teorema 7.1 Siano j, due interi positivi con j + = n. Allora il gruppo
SO(j, ) `e omeomorfo a 1, 1 oO(j) oO() R
pq
.
Dim. Ragioniamo come nella dimostrazione dei teoremi precedenti. Ricaviamo
in primo luogo che SO(j, ) U(n) `e formato dalle matrici:
p =
_
g
1
0
0 g
2
_
con p
1
O(j), p
2
O() e det(p
1
) det(p
2
) = 1.
Quindi abbiamo lomeomorsmo:
SO(j, ) U(n)

= 1, 1 SO(j) SO().
Daltra parte SO(j, ) P
+
(n) `e limmagine iniettiva mediante lapplicazione espo-
nenziale delle matrici
1 =
_
0 1
12
t
1
12
0
_
ove 1
12
`e una matrice reale j . Concludiamo utilizzando il Teorema V.1.1.
73
CAPITOLO VI
ALGEBRE DI LIE
Prima di proseguire lo studio dei gruppi di Lie ed in particolare dei gruppi di Lie
lineari, `e conveniente raccogliere in questo capitolo alcune delle denizioni generali
e delle propriet`a pi` u importanti delle algebre di Lie astratte.
1 Nozioni fondamentali
Sia k un campo. Unalgebra di Lie su k `e uno spazio vettoriale g su k su cui `e
assegnata unoperazione binaria (commutatore):
(1.1) g g (A, Y ) [A, Y ] g
che gode delle seguenti propriet`a:
(i) loperazione (1.1) `e k-bilineare;
(ii) [A, A] = 0 A g;
(iii) [A, [Y, 7]] + [Y, [7, A]] + [7, [A, Y ]] = 0 A, Y, 7 g
(Identit
`
a di Jacobi).
Osserviamo che (ii)(ii
t
):[A, Y ] = [Y, A] A, Y g e che (ii) e (ii
t
) sono
equivalenti se k ha caratteristica ,= 2.
Osservazione Sia \ uno spazio vettoriale sul campo k. Se poniamo [, n] = 0
per ogni , n \ , questo prodotto denisce su \ una struttura di algebra di Lie.
In generale chiamiamo algebra di Lie abeliana o commutativa unalgebra di Lie g in
cui il commutatore di due qualsiasi elementi sia nullo.
Dati due sottospazi vettoriali A, B di unalgebra di Lie g, indichiamo con [A, B]
il sottospazio vettoriale di g generato dai vettori della forma [A, Y ] con A A,
Y B. Per la (ii
t
), abbiamo [A, B] = [B, A].
Un sottoinsieme a di g si dice una sottoalgebra di Lie di g se `e un sottospazio
vettoriale di g e [a, a] a; esso si dice un ideale di g se `e una sua sottoalgebra di
Lie e inoltre [a, g] a.
Osserviamo che 0 e g sono ideali (banali) di g. Se a, b sono ideali di g, anche
a + b e [a, b] sono ideali di g. Altri esempi di ideali di g sono il suo centro 7
g
(g) e
il suo derivato g
(1)
, deniti da
(1.2) 7
g
(g) = A g [ [A, Y ] = 0 Y g ,
(1.3) g
(1)
= [g, g] .
Se a `e una sottoalgebra di Lie di g, il suo normalizzatore in g
(1.4)
g
(a) = A g [ [A, Y ] a Y a
74 CAP. VI - ALGEBRE DI LIE
`e ancora una sottoalgebra di Lie di g: essa contiene a ed `e la pi` u grande sottoalgebra
di g che contiene a come un ideale. Analogamente il centralizzatore di a in g
(1.5) C
g
(a) = A g [ [A, Y ] = 0 Y a
`e una sottoalgebra di Lie di g.
Siano f, g due algebre di Lie sullo stesso campo k. Unapplicazione : f g si
dice un morsmo di algebre di Lie se `e k-lineare e soddisfa inoltre:
(1.6) ([A, Y ]) = [(A), (Y )] A, Y f .
Lemma 1.1 Sia : f g un morsmo di algebre di Lie su k. Allora (f) `e una
sottoalgebra di Lie di g e ker `e un ideale di f.
Se a `e un ideale dellalgebra di Lie g, allora vi `e ununica struttura di algebra
di Lie sul quoziente g,a che renda la proiezione naturale g g,a un morsmo
di algebre di Lie. Con questa struttura g,a si dice lalgebra di Lie quoziente di g
rispetto allideale a.
Unalgebra di Lie g si dice semplice se non `e commutativa e non contiene ideali
non banali.
2 Esempi
Sia \ uno spazio vettoriale sul campo k. Lo spazio vettoriale End
k
(\ ) di tutti
gli endomorsmi k-lineari di \ `e unalgebra di Lie con il prodotto denito da
(2.1) [, 1] = 1 1 , 1 End
k
(\ ) .
Con la struttura di algebra di Lie, esso si indica con gl
k
(\ ). Se \ = k
n
, scriviamo
gl(n, k) invece di gl
k
(k
n
). Ogni sottoalgebra di unalgebra di Lie gl
k
(\ ) si dice
unalgebra di Lie lineare. Un teorema di Ado-Iwasawa dice che ogni algebra di Lie
di dimensione nita `e isomorfa a unalgebra di Lie lineare. Esempi importanti di
algebre di Lie lineari sono i seguenti, ove \ = k
n
, 1 n < :
(

) sl(/ + 1, k) = A gl(/ + 1, k) [ tr(A) = 0 ;


(1

) so(/, / + 1; k): trasformazioni antisimmetriche rispetto a una forma bili-


neare simmetrica con indice di Witt / in uno spazio vettoriale di dimensione
dispari n = 2/ + 1; qui dobbiamo suppore che k abbia caratteristica ,= 2;
(C

) sp(/, k): trasformazioni simplettiche, cio`e che soddisfano


o(A(), n) +o(, A(n)) = 0 , n \
per una forma alternata non degenere o su uno spazio vettoriale \ di di-
mensione pari n = 2/ su un campo k di caratteristica ,= 2;
(1

) so(/, /; k): trasformazioni antisimmetriche rispetto a una forma bilineare


simmetrica con indice di Witt / in uno spazio vettoriale di dimensione pari
n = 2/; anche qui dobbiamo suppore che caratteristica(k) ,= 2;
lalgebra t
+
(n, k) delle matrici triangolari superiori a coecienti in k;
lalgebra n
+
(n, k) delle matrici triangolari superiori a coecienti in k con
diagonale principale nulla;
lalgebra t

(n, k) delle matrici triangolari inferiori a coecienti in k;


lalgebra n

(n, k) delle matrici triangolari inferiori a coecienti in k con


diagonale principale nulla;
lalgebra d(n, k) delle matrici diagonali a coecienti in k.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 75
Notiamo che:
t
+
(n, k) = n
+
(n, k) d(n, k) e [t
+
(n, k), t
+
(n, k)] = n
+
(n, k),
t

(n, k) = n

(n, k) d(n, k) e [t

(n, k), t

(n, k)] = n

(n, k).
Sia A unalgebra su k, con prodotto AA (o, /) o / A. Una derivazione
di A `e unapplicazione k-lineare 1 : A A che soddisfa lidentit`a di Leibniz :
(2.2) 1(o /) = (1(o)) / +o (1(/)) o, / A.
Indichiamo con Der
k
(A) linsieme delle derivazioni di A. Si verica facilmente che
Der
k
(A) `e una sottoalgebra di Lie di gl
k
(A) e quindi unalgebra di Lie lineare.
Consideriamo in particolare lalgebra di Lie delle derivazioni di una k-algebra di
Lie g. Fissato A g, lapplicazione
(2.3) ad
g
(A) : g Y [A, Y ] g
`e k-lineare ed `e una derivazione per lidentit`a di Jacobi:
(2.4)
ad
g
(A)([Y, 7])= [A, [Y, 7]] = [Y, [7, A]] [7, [A, Y ]]
= [[A, Y ], 7] + [Y, [A, 7]]
= [ad
g
(A)(Y ), 7] + [Y, ad
g
(A)(7)] Y, 7 g .
Le derivazioni della forma ad
g
(A), al variare di A in g, si dicono derivazioni interne
di g; lapplicazione
(2.5) ad
g
: g A ad
g
(A) Der
k
(g)
`e un morsmo di algebre di Lie, che si dice rappresentazione aggiunta di g: le
derivazioni interne formano un ideale dellalgebra di Lie Der
k
(g). Infatti, se 1
Der
k
(g) e A g abbiamo, per ogni Y g :
[1, ad
g
(A)](Y )= 1([A, Y ]) [A, 1(Y )]
= [1(A), Y ] + [A, 1(Y )] [A, 1(Y )]
= ad
g
(1(A)) (Y ) .
Quindi
(2.6) [1, ad
g
(A)] = ad
g
(1(A)) 1 Der
k
(g), A g
dimostra che [Der
k
(g), ad
g
(g)] ad
g
(g). Osserviamo che il nucleo della rappresen-
tazione aggiunta `e il centro 7
g
(g) di g. Gli elementi di Der
k
(g) che non apparten-
gono ad ad
g
(g) si dicono derivazioni esterne di g. Lideale delle derivazioni interne
di g si indica anche con int
k
(g).
Osserviamo che, se g `e semplice, allora il morsmo ad
g
: g int
k
(g) `e un
isomorsmo: quindi ogni algebra di Lie semplice `e isomorfa in modo naturale ad
unalgebra di Lie lineare.
Sia ` una variet`a dierenziabile di dimensione n. Lo spazio c(`; R) delle
funzioni dierenziabili di classe (

, a valori reali, denite su ` `e unalgebra reale


per il prodotto di funzioni. Lalgebra di Lie reale Der
R
(c(`, R)) `e lalgebra X(`)
dei campi di vettori (di classe (

) su `.
76 CAP. VI - ALGEBRE DI LIE
3 Rappresentazioni lineari
Sia g unalgebra di Lie sul campo k. Una rappresentazione lineare di g `e il dato
di uno spazio vettoriale \ sul campo k e di un morsmo di algebre di Lie
(3.1) : g gl
k
(\ ) .
In questo caso diciamo anche che \ , con la struttura data dalloperazione:
(3.2) g \ (A, ) (A)() \
`e un g-modulo. Quando ci`o non provochi confusione, scriveremo anche A oppure
A invece di (A)().
La rappresentazione aggiunta discussa nel paragrafo precedente `e un esempio di
rappresentazione.
Un altro esempio di rappresentazione lineare `e la rappresentazione banale: dato
un qualsiasi spazio vettoriale \ su k si fa corrispondere ad ogni A di g l endomor-
smo nullo di \ .
Sia g unalgebra di Lie di dimensione nita sul campo k e sia : g gl
k
(\ ) una
rappresentazione lineare di dimensione nita di g. Diciamo che (o il corrispon-
dente g-modulo \ ) `e riducibile se esiste un sotto-g-modulo proprio non banale \
di \ ; altrimenti la si dice irriducibile o semplice ; diciamo che `e decomponibile
se \ `e somma diretta di due sotto-g-moduli \
1
, \
2
non banali: \ = \
1
\
2
con \
1
, \
2
,= 0 ; indecomponibile se non `e decomponibile. Inne, diciamo che
(o il g-modulo \ ) `e completamente riducibile o completamente decomponibile o
semisemplice se \ `e somma diretta di sotto-g-moduli semplici.
Vale il:
Teorema 3.1 (Lemma di Schur) Sia g unalgebra di Lie di dimensione nita n
su k e : g gl
k
(\ ) una rappresentazione lineare di dimensione nita irriducibile.
Se gl
k
(\ ) soddisfa:
(3.3) [, (A)] = 0 A g
allora o = 0, oppure `e un endomorsmo semisemplice invertibile.
Se k `e algebricamente chiuso, allora `e un multiplo dellidentit`a.
In generale, il commutatore di (g) in End
k
(\ ) `e un corpo (non necessariamente
commutativo) ed `e unestensione di dimensione nita di k.
Dim. Possiamo limitarci a considerare il caso \ ,= 0. Sia j un fattore primo
del polinomio minimo di e poniamo \
p
=
hN
ker j()
h
, \ = ker j(). Allora
\ \
p
sono sottospazi g-invarianti di \ , diversi da 0. Per lirriducibilit`a di ,
deve essere \ = \
p
= \ e questo dimostra che `e semisemplice e il suo spettro
contiene un solo ideale primo di k[r].
Indichiamo ora con F il commutatore di (g) in End
k
(\ ). Per la prima parte
della dimostrazione ogni elemento diverso da 0 `e invertibile e quindi F `e un corpo.

Osservazione Se Se k = C `e il campo dei numeri complessi, il commutatore F


di (g) in End
C
(\ ), per una rappresentazione irriducibile : g gl
C
(\ ) di g, `e
F = / I
V
[ / C C.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 77
Osservazione Se k = R `e il campo dei numeri reali, il commutatore F di (g),
per una rappresentazione irriducibile : g gl
R
(\ ) di g, pu`o essere R, C, oppure
H e quindi le rappresentazioni irriducibili di unalgebra di Lie reale si dividono nei
tipi reale, complesso, quaternionico.
Ad esempio, le rappresentazioni naturali o(n) gl(n, R), u(n) gl(n, C)
gl(2n, R) e sp(n) gl(2n, C) gl(4n, R) sono rispettivamente di tipo reale, com-
plesso e quaternionico.
Per distinguere i diversi casi, si pu`o considerare lalgebra di Lie complessa g =
C
R
g e la corrispondente rappresentazione : g gl
C
(

\ ) dove

\ = C
R
\ `e la
complessicazione dello spazio vettoriale reale \ . La `e reale se `e irriducibile.
Altimenti la si decompone nella somma diretta di due rappresentazioni complesse
irriducibili: se esse sono isomorfe, allora la `e di tipo quaternionico; se esse non
sono isomorfe, allora la `e di tipo complesso.
Sia g unalgebra di Lie di dimensione nita k e : g gl
k
(\ ) una rappresenta-
zione lineare di dimensione nita. Allora anche la
(3.4)

: g A
t
(A) gl
k
(\

) ,
ove \

= Hom
k
(\, k) `e il duale dello spazio vettoriale \ , `e una rappresentazione
lineare di dimensione nita, che si dice controgradiente della .
A due rappresentazioni lineari di dimensione nita
V
: g gl
k
(\ ),
W
: g
gl
k
(\) possiamo associare il prodotto tensoriale delle rappresentazioni
V
e
W
:
(3.5)
V

W
: g gl
k
(\
k
\)
denita da:
(3.6)

V

W
(A)( n) =
V
(A)() n +
W
(A)(n)
A g, \, n \ .
Utilizzando la rappresentazione controgradiente e lidenticazione di Hom
k
(\, \)
al prodotto tensoriale \ \

, si ottiene la rappresentazione
(3.7)
V W
: g gl
k
(Hom
k
(\, \))
denita da
(3.8)
V W
(A)() =
W
(A)
V
(A) A g, Hom
k
(\, \) .
In particolare la
V
induce una rappresentazione
End
k
(V )
su End
k
(\ ) denita da
(3.9)
Hom
k
(V )
(A)() =
V
(A)
V
(A) A g, End
k
(\ ) .
4 Automorfismi
Sia g unalgebra di Lie su k.
Un automorsmo di g `e un isomorsmo dellalgebra di Lie g con se stessa.
Con il prodotto di composizione, gli automorsmi dellalgebra di Lie g formano un
gruppo, che indicheremo con Aut
K
(g).
78 CAP. VI - ALGEBRE DI LIE
Un elemento A dellalgebra di Lie g si dice ad-nilpotente se ad
g
(A) `e nilpotente.
Se il campo k ha caratteristica 0, possiamo denire lesponenziale di ad
g
(A) me-
diante:
(4.1) exp(ad
g
(A)) =

m=0
(ad
g
(A))
m
:!
.
Poiche abbiamo supposto A ad-nilpotente, la somma `e una somma nita. Essa
denisce unapplicazione k-lineare su g, che `e un automorsmo di g.
Pi` u in generale vale il:
Lemma 4.1 Sia g unalgebra di Lie sul campo k di caratteristica 0 e sia 1 una
derivazione nilpotente di g. Allora
(4.2) exp(1) =

m=0
1
m
:!
`e un automorsmo di g.
Dim. Vale la formula di Leibnitz:
(4.3) 1
n
([A, Y ]) =
n

m=0
_
n
:
_
[1
m
(A), 1
nm
(Y )] A, Y g .
Quindi:
exp(1)([A, Y ]) =

m=0
1
m
([A, Y ])
:!
=

,m

=0
1
:
t
! :
tt
!
[1
m

(A), 1
m

(Y )]
= [exp(1)(A), exp(1)(Y ) A, Y g ,
ove tutte le sommatorie hanno signicato perche contengono soltanto un numero
nito di termini non nulli.
Inne exp(1) `e invertibile ed exp(1)
1
= exp(1) mostra che anche linversa
`e un morsmo dellalgebra di Lie g in se.
Gli automorsmi che sono composizione di un numero nito di automorsmi
della forma exp(ad
g
(A)), con A elemento ad-nilpotente di g, si dicono elementari.
Indicheremo con Aut
e
(g) il gruppo degli automorsmi elementari.
Lemma 4.2 Il gruppo Aut
e
(g) degli automorsmi elementari di g `e un sottogruppo
normale di Aut
k
(g).
Dim. Infatti, se A g `e un elemento ad-nilpotente e Aut
k
(g), allora (A) `e
ancora un elemento ad-nilpotente di g e exp(ad
g
(A))
1
= exp(ad
g
((A))).

5 Algebre di Lie risolubili


Sia g unalgebra di Lie di dimensione nita su k. Deniamo una sequenza
decrescente di ideali D
m
g
mN
di g (serie derivata) mediante:
(5.1)
_
D
0
g = g
D
m+1
g = [D
m
g, D
m
g] : 0 .
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 79
Diciamo che g `e risolubile se D
n
g = 0 per qualche intero non negativo n.
Ad esempio, lalgebra t(n, k) delle matrici triangolari superiori con coecienti
nel campo k `e unalgebra di Lie risolubile.
Teorema 5.1 Sia g unalgebra di Lie di dimensione nita su k.
(1) Se g `e risolubile, allora ogni sottoalgebra a di g `e risolubile ed ogni immagine
di g mediante un morsmo di algebre di Lie `e unalgebra di Lie risolubile.
(2) Se a `e un ideale risolubile di g e lalgebra quoziente g,a `e risolubile, allora
g `e risolubile.
(3) Se a, b sono ideali risolubili di g, allora a + b `e un ideale risolubile di g.
In particolare ogni algebra di Lie g di dimensione nita contiene un ideale risolubile
massimale rispetto allinclusione. Esso si dice il radicale di g e si indica con rad(g).
Unalgebra di Lie di dimensione nita g per cui sia rad(g) = 0 si dice semi-
semplice.
Osserviamo che lalgebra quoziente g,rad(g) `e semisemplice.
Vale il fondamentale risultato (Decomposizione di Levi-Mal

cev):
Teorema 5.2 Sia g unalgebra di Lie di dimensione nita. Allora g contiene una
sottoalgebra semisemplice l tale che
(5.2) g = l rad(g) .
Una sottoalgebra semisemplice l di g tale che g = l r si dice una sottoalgebra di
Levi di g.
6 Algebre di Lie nilpotenti
Sia g unalgebra di Lie di dimensione nita sul campo k. Si dice serie centrale
discendente di g la sequenza di ideali di g deniti per ricorrenza da:
(6.1)
_
C
0
g = g
C
m+1
g = [C
m
g, g] per : 0 .
Diciamo che g `e nilpotente se C
n
g = 0 per qualche intero non negativo n. Poiche
D
m
g C
m
g per ogni : N, unalgebra di Lie nilpotente `e anche risolubile.
Lalgebra di Lie lineare n(n, k) `e un esempio di algebra di Lie nilpotente.
Teorema 6.1 Sia g unalgebra di Lie di dimensione nita su k.
(1) Se g `e nilpotente, allora ogni sottoalgebra di Lie di g ed ogni immagine di
g mediante un morsmo di algebre di Lie `e nilpotente.
(2) g `e nilpotente se e soltanto se g,7
g
(g) `e nilpotente.
(3) Se g ,= 0 ed `e nilpotente, allora 7
g
(g) ,= 0.
Dim. La (1) e la (2) sono immediate. Per la (3) osserviamo che se g `e nilpotente
e : `e il pi` u grande intero non negativo per cui C
m
g ,= 0, allora C
m
g 7
g
(g).
7 Il teorema di Engel
Lemma 7.1 Sia \ uno spazio vettoriale di dimensione nita su k. Se gl
k
(\ )
`e nilpotente, allora anche ad
gl
k
(V )
() `e nilpotente.
80 CAP. VI - ALGEBRE DI LIE
Dim. Siano 1
A
e 1
A
gli endomorsmi di gl
k
(\ ) deniti rispettivamente da:
_
1
A
(A) = A A gl
k
(\ )
1
A
(A) = A A gl
k
(\ ) .
Ciaramente 1
A
ed 1
A
sono nilpotenti e commutano tra loro. Quindi anche
ad
gl
k
(V )
() = 1
A
1
A
`e nilpotente.
Teorema 7.2 Sia \ uno spazio vettoriale di dimensione nita n 1 su k. Sia a
una sottoalgebra di Lie di gl
k
(\ ) formata da elementi nilpotenti. Allora esiste un
vettore \ 0 tale che () = 0 per ogni a.
Dim. Ragioniamo per induzione su : = dim
k
(a). Se : 1, la tesi `e banalmente
vera. Supponiamo quindi : 1 e il teorema valido per algebre di Lie di dimensione
< : di endomorsmi nilpotenti di uno spazio vettoriale di dimensione nita.
Sia 0
,=
b
,=
a una sottoalgebra di Lie di a. Per il Lemma 7.1, ad
a
(b) `e
unalgebra di Lie di endomorsmi nilpotenti di a. Per passaggio al quoziente, gli
elementi di b deniscono unalgebra di Lie di endomorsmi nilpotenti di a,b. Per
lipotesi induttiva esiste allora ab tale che [b, ] b. In particolare
a
(b)
,=
b.
Scegliamo ora la sottoalgebra b massimale tra le sottoalgebre di Lie propriamente
contenute in a. Per le considerazioni precedenti deve essere
a
(b) = a e quindi b
`e un ideale di a. Consideriamo il morsmo di algebre di Lie : a a,b. Se a,b
avesse dimensione 1, limmagine inversa
1
(l) di una retta l di a,b sarebbe una
sottoalgebra di a con b
,=

1
l
,=
a. Questo `e assurdo per la massimalit`a di b e
quindi dim
k
a,b = 1.
Dunque, se a b, abbiamo
a = b k.
Sia \ = \ [ 1() = 0 1 b. Per lipotesi induttiva dim
k
\ 0. Inoltre,
poiche b `e un ideale di a, abbiamo (\) \. Infatti 1((n)) = (1(n)) +
[1, ](n) = 0 per ogni n \ e 1 b. La restrizione di a \ `e ancora nilpotente
e quindi esiste \ 0 tale che () = 0. Questo implica che A() = 0 per
ogni A a. La dimostrazione `e completa.
Dal Teorema 7.2 si ottiene il Teorema di Engel:
Teorema 7.3 Sia g unalgebra di Lie di dimensione nita su k. Condizione
necessaria e suciente anche g sia nilpotente `e che tutti i suoi elementi siano
ad-nilpotenti.
Dim. La necessit`a `e ovvia. Per dimostrare la sucienza ragioniamo per ricorrenza
su : = dim
k
g. Se : 1 non c`e nulla da dimostrare. Supponiamo : 1. Per
il teorema precedente esiste A g 0 tale che ad
g
(Y )(A) = 0 per ogni Y g.
In particolare A 7
g
(g) ,= 0. Osserviamo a questo punto che a = g,7
g
(g) ha
dimensione < : e ogni elemento di a `e ad-nilpotente. Per lipotesi induttiva a `e
nilpotente e questo implica che g `e nilpotente.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 81
Sia \ uno spazio vettoriale di dimensione nita n su k. Una bandiera completa
in \ `e una successione di sottospazi vettoriali di \ :
(7.1)
_
\
0
\
1
\
n1
\
n
con dim
k
\
i
= i per 0 i n.
Vale il seguente:
Teorema 7.4 Sia \ uno spazio vettoriale di dimensione nita su k e sia g
unalgebra di Lie di endmomorsmi nilpotenti di \ . Allora esiste una bandiera
completa \
i

0in
tale che A(\
i
) \
i1
per ogni 1 i n.
Dim. Se dim
k
\ = 0 non c`e nulla da dimostrare. Supponiamo quindi dim
k
(\ ) =
n 0 e il teorema vero per algebre di Lie nilpotenti di endomorsmi di uno spazio
vettoriale di dimensione < n su k. Per il Teorema 7.2, esiste
1
\ 0 tale
che A(
1
) = 0 per ogni A g. Sia \
1
= k
1
e consideriamo la rappresentazione
di g su \ = \,\
1
ottenuta per passaggio al quoziente. Sia : \ \ la
proiezione nel quoziente. Poiche (g) consiste di endomorsmi nilpotenti di \,
esiste per lipotesi induttiva una bandiera completa \
i

0in1
di \ tale che
(A)(\
i
) \
i1
. Otteniamo allora la bandiera completa \
i

0in
desiderata
aggiungendo a 0 = \
0
e a \
1
= k
1
i sottospazi \
i
=
1
(\
i1
) per 2 i n.

Applicando questo risultato alla rappresentazione aggiunta otteniamo:


Teorema 7.5 Se g `e unalgebra di Lie nilpotente, allora esiste una successione di
ideali di g:
a
0
= 0 a
1
a
m1
a
m
= g
tale che, per ogni 1 / :, lalgebra di Lie a
h
,a
h1
sia abeliana e di dimensione
uno.
Teorema 7.6 Sia \ uno spazio vettoriale di dimensione nita su un campo k e
sia g una sottoalgebra di Lie di gl
k
(\ ) formata da endomorsmi nilpotenti. Allora
g `e unalgebra di Lie nilpotente.
Dim. Sia infatti \
i

0in
una bandiera completa tale che A(\
i
) \
i1
per
1 i n, per ogni A g. Scegliamo una base c
1
, . . . , c
n
di \ tale che c
i
\
i
\
i1
.
In tale base ogni elemento di g si rappresenta con una matrice di n(n, k). Da questa
osservazione segue la tesi.
Lemma 7.7 Se g `e unalgebra di Lie nilpotente di dimensione nita e a `e un ideale
di g, allora a 7
g
g ,= 0.
Dim. g opera su a mediante la rappresentazione aggiunta. Tutti gli ad
g
(A)[
a
,
per A g, sono nilpotenti e quindi esiste a tale che [g, ] = 0. Chiaramente
a 7
g
(g).
8 Il Teorema di Lie
Teorema 8.1 Sia \ uno spazio vettoriale di dimensione nita n 0 su un campo
k, di caratteristica 0 e algebricamente chiuso. Sia g una sottoalgebra di Lie risolubile
di gl
k
(\ ). Esiste un vettore \ 0 tale che
(8.1) g () k tale che () = () .
82 CAP. VI - ALGEBRE DI LIE
Dim. Ragioniamo per induzione su : = dim
k
(g). La tesi `e banale se : 1.
Supponiamo quindi : 1 e il teorema vero per algebre risolubili di endomorsmi
lineari di uno spazio di dimensione nita positiva sul campo k.
Osserviamo che g contiene un ideale a di codimensione 1: a questo scopo basta
scegliere a uguale a un qualsiasi iperpiano di g contenente [g, g]. Per lipotesi
induttiva, esiste una forma lineare : a k tale che il sottospazio
\ = \ [ () = () a
abbia dimensione positiva.
Dimostriamo ora che A(\) \ per ogni A g. Sia n \ e A g. Se Y a
abbiamo:
Y (A(n)) = A(Y (n)) + [Y, A](n) = (Y )(A(n)) +([Y, A])(n) .
Baster`a quindi dimostrare che ([A, Y ]) = 0 per ogni A g e Y a. Fissiamo
A g e n \. Sia / il pi` u grande intero non negativo tale che
(8.2) n, A(n), . . . , A
k
(n)
siano linearmente indipendenti. Indichiamo con \
i
il sottospazio vettoriale di
dimensione i generato da n, A(n), . . . , A
i1
(n), per 1 i /+1 e poniamo \
0
=
0. Ogni Y a lascia i sottospazi \
i
invarianti e quindi la sua restrizione a \
k+1
si scrive come una matrice triangolare superiore nella base (8.2). Verichiamo, per
ricorrenza su i = 0, ..., / che
(8.3) n
i,Y
= Y (A
i
(n)) (Y )A
i
(n) \
i
Y a ,
per i = 0, . . . , /.
Per i = 0 questo `e conseguenza della denizione di \. Supponiamo ora che la
(8.1) valga per i = /, con 0 / < / e dimostriamo che vale per i = /+1. Abbiamo:
Y (A
h+1
(n))= Y (A(A
h
(n)))
= AY (A
h
(n)) [A, Y ](A
h
(n))
= A((Y )A
h
(n) +n
h,Y
) ([A, Y ])A
h
(n) n
h,[X,Y ]
= (Y )A
h+1
(n) +A(n
h,Y
) ([A, Y ])A
h
(n) n
h,[X,Y ]
= (Y )A
h+1
(n) +n
h+1,Y
e n
h+1,Y
\
h+1
perche A(n
h,Y
) A(\
h
) \
h+1
, A
h
(n) \
h+1
e n
h,[X,Y ]

\
h
\
h+1
. In particolare, per ogni Y possiamo considerare la traccia tr
W
k+1
(Y )
della restrizione di Y a \
k+1
e
tr
W
k+1
(Y ) = (/ + 1)(Y ) .
Ora, anche A opera su \
k+1
e la traccia della restrizione a \
k+1
del commutatore
[A, Y ] `e nulla. Da
0 = tr
W
k+1
([A, Y ]) = (/ + 1)([A, Y ])
segue che ([A, Y ]) = 0 perche k ha caratteristica zero.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 83
Quindi \ `e g-invariante. Se g a, abbiamo g = a k. Osserviamo
che, essendo k algebricamente chiuso, \ n (n) \ ha un autovettore
\ 0. Tale ,= 0 soddisfa la tesi del teorema.
Come corollario del Teorema 8.1, otteniamo il Teorema di Lie:
Teorema 8.2 Sia \ uno spazio vettoriale di dimensione nita n su un campo
algebricamente chiuso k di caratteristica 0. Sia g unalgebra risolubile di endomor-
smi di \ . Allora esiste una bandiera completa \
i

0in
di \ tale che (\
i
) \
i
per ogni g.
Se g `e unalgebra di Lie risolubile (di dimensione nita su un campo k alge-
bricamente chiuso di caratteristica zero) e : g gl
k
(\ ) una sua rappresenta-
zione lineare di dimensione nita, (g) `e risolubile e quindi stabilizza una bandiera
completa di \ . Applicando questa osservazione alla rappresentazione aggiunta di
g otteniamo:
Teorema 8.3 Sia g unalgebra di Lie risolubile di dimensione nita n su un campo
k algebricamente chiuso di caratteristica zero. Allora esiste una catena di ideali
(8.4) 0 = a
0
a
1
a
n1
a
n
= g
di g con dim
k
(a
i
) = i per i = 0, 1, . . . , n 1, n.
Vale il seguente risultato relativo al cambiamento del campo di base:
Lemma 8.4 Sia g unalgebra di Lie di dimensione nita su un campo k. Sia

k
unestensione del campo k. Sia g =

k
k
g lalgebra di Lie di dimensione nita su

k ottenuta per estensione



k-bilineare del commutatore di g. Allora
(1) g `e risolubile se e soltanto se g `e risolubile.
(2) g `e nilpotente se e soltanto se g `e nilpotente.
Utilizzando il lemma, dimostriamo il seguente:
Teorema 8.5 Sia g unalgebra di Lie di dimensione nita su un campo k di
caratteristica zero. Lalgebra g `e risolubile se e soltanto se il suo derivato g
(1)
= [g, g]
`e nilpotente.
Dim. Chiaramente, se g
(1)
`e nilpotente, g `e risolubile. Dimostriamo il viceversa.
Per il lemma precedente, possiamo supporre che il campo k sia algebricamente
chiuso: infatti, detta

k la chiusura algebrica di k e posto g =

k
k
g, abbiamo
g
(1)
=

k
k
g
(1)
.
Sia dunque k algebricamente chiuso; sia a
i

0in
una catena crescente di ideali
di g con dim
k
a
i
= i. Fissiamo una base A
1
, . . . , A
n
di g con A
i
a
i
a
i1
per 1 i n. Per ogni A g, lendomorsmo ad
g
(A) si rappresenta nella base
A
1
, . . . , A
n
mediante una matrice di t(n, k). Poiche ad
g
([A, Y ]) = [ad
g
(A), ad
g
(Y )]
per ogni A, Y g, gli elementi di ad
g
(g
(1)
) si rappresentano nella base A
1
, . . . , A
n
come matrici di n(n, k) e sono quindi nilpotenti. Ne segue che g
(1)
`e nilpotente per
il teorema di Engel.
84 CAP. VI - ALGEBRE DI LIE
Come corollario deduciamo il seguente:
Teorema 8.6 Sia g `e unalgebra di Lie risolubile su un campo k di caratteristica
zero. Allora possiamo costruire una successione di sottoalgebre di g con:
0 = a
0
a
1
a
m1
a
m
= g
tali che a
h1
sia un ideale in a
h
e il quoziente a
h
,a
h1
sia unalgebra di Lie abeliana
di dimensione uno.
Dim. Sia : = dim
k
g, :
t
= dim
k
g
(1)
e sia : g g,g
(1)
la proiezione nel
quoziente. Poiche g,g
(1)
`e unalgebra di Lie abeliana, se
0 = \
0
\
1
\
mm
= g,g
(1)
`e una qualsiasi bandiera completa, le a
h
=
1
(\
hm
), per / = :
t
, . . . , : sono sot-
toalgebre di g, ciascuna `e un ideale di codimensione uno nella successiva e a
h
,a
h1
`e unalgebra di Lie abeliana di dimensione uno per / = :
t
+ 1, . . . , :.
Per concludere la dimostrazione basta osservare che a
m
= g
(1)
`e unalgebra di
Lie nilpotente e quindi per il teorema di Engel contiene una sequenza di ideali
0 = a
0
a
1
a
m

1
a
m
= g
(1)
,
tali che a
h
,a
h1
sia unalgebra di Lie abeliana di dimensione uno, per / = 1, . . . , :
t
.

Osserviamo che, a dierenza del caso in cui avevamo supposto che k fosse alge-
bricamente chiuso, qui non possiamo in generale ottenere che gli a
h
siano ideali in
g, ma soltanto ciascuno un ideale nella successiva sottoalgebra a
h+1
di g.
9 Il radicale nilpotente e il nilradicale
In tutto questo paragrafo supporremo che il campo k abbia caratteristica zero.
Tutte le algebre di Lie considerate saranno algebre di Lie su k di dimensione nita.
Si dice radicale nilpotente dellalgebra di Lie g lintersezione nil(g) dei nuclei delle
sue rappresentazioni lineari irriducibili di dimensione nita.
Lemma 9.1 Sia \ ,= 0 uno spazio vettoriale di dimensione nita su k. Sia g
una sottoalgebra di Lie di gl
k
(\ ). Supponiamo che \ sia un g-modulo irriducibile.
Se a `e un ideale abeliano di g, allora a g
(1)
= 0.
Dim. Sia / la sottoalgebra unitaria (commutativa) di End
k
(\ ) generata da 111
V
ed a. Dimostriamo che
se b `e un ideale di g contenuto in a e tr
V
(1) = 0 per ogni / e 1 b,
allora b = 0.
Abbiamo infatti, se 1 b,
tr
V
(1
n
) = 0 n N, n 0 ,
e quindi ogni elemento 1 b `e nilpotente. Per il teorema di Engel,
\ = \ [ 1() = 0 1 b , = 0 .
Poiche b `e un ideale di g abbiamo
1(A()) = A(1()) [A, 1]() = 0 A g , 1 b , \ .
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 85
Quindi \ `e g-invariante e dunque \ = \ in quanto \ `e un g-modulo irriducibile.
Ci`o implica che b = 0.
Possiamo applicare questo risultato a b = [g, a]. Infatti: se A g, Y a e
/, otteniamo:
tr
V
([A, Y ]) = tr
V
(AY Y A) = tr
V
(AY AY ) = tr
V
(A[Y, ]) = 0
perche / `e una sottoalgebra commutativa di End
k
(\ ). Quindi [g, a] = 0. Da
ci`o segue che gli endomorsmi di g commutano con quelli di /. Fissiamo quindi
A, Y g e /. Abbiamo:
tr
V
([A, Y ]) = tr
V
(A[Y, ]) = 0
perche [Y, ] = 0. Quindi tr
V
(7) = 0 per ogni 7 g
(1)
, /. Applicando
quindi le considerazioni svolte allinizio della dimostrazione allideale g
(1)
a a,
otteniamo che g
(1)
a = 0.
Otteniamo quindi la caratterizzazione del radicale nilpotente:
Teorema 9.2 Sia g unalgebra di Lie di dimensione nita sul campo k di carat-
teristica zero. Allora
(9.1) nil(g) = g
(1)
rad(g) .
Dim. Ogni funzionale lineare : g k che si annulla su g
(1)
denisce una
rappresentazione unidimensionale, e quindi irriducibile, di g. Quindi nil(g) g
(1)
.
Consideriamo la rappresentazione aggiunta di g. Possiamo determinare una
sequenza di sottospazi vettoriali ad
g
(g)-invarianti di g:
G
0
= 0 G
1
G
m
= g
tali che la rappresentazione indotta su ciascuno dei quozienti G
h
,G
h1
(1 / :)
sia irriducibile. In particolare ad
g
(A) `e nilpotente per ogni A nil(g), in quanto
[A, G
h
] G
h1
per ogni / = 1, . . . , : se A nil(g). Per il teorema di Engel nil(g)
`e un ideale nilpotente di g e quindi `e contenuto in rad(g).
Abbiamo quindi ottenuto linclusione
nil(g) g
(1)
rad(g) .
Per dimostrare linclusione opposta, consideriamo una qualsiasi rappresentazione
lineare irriducibile di dimensione nita : g gl
k
(\ ).
Sia / 0 il pi` u piccolo numero naturale tale che (D
k+1
rad(g)) = 0. Poniamo
g
t
= (g) e a = (D
k
rad(g)). Allora \ `e un g
t
-modulo irriducibile e a `e un ideale
abeliano di g
t
. Per il Lemma 9.1,
(g
(1)
D
k
rad(g)) Dg
t
a = 0 .
Se fosse / 0, avremmo D
k
rad(g) g
(1)
e quindi (D
k
rad(g)) = (g
(1)

D
k
rad(g)) = 0 contraddirebbe la scelta di /. Deve essere perci`o / = 0 e quindi
(g
(1)
rad(g)) = 0. Dunque ker g
(1)
rad(g) per ogni rappresentazione
irriducibile di dimensione nita: la dimostrazione `e completa.
86 CAP. VI - ALGEBRE DI LIE
Corollario 9.3 Se g `e unalgebra di Lie risolubile, allora il radicale nilpotente
di g `e g
(1)
= [g, g]. Se `e una rappresentazione semplice di dimensione nita
: g gl
k
(\ ) di g, allora (g) `e commutativa e la sottoalgebra associativa di
End
k
(\ ) generata dallidentit`a I
V
e da (g) `e unestensione algebrica di k.
Dim. Poiche g coincide con il proprio radicale r, abbiamo nil(g) = g
(1)
r = g
(1)
.
Quindi [(g), (g)] = ([g, g]) = 0 e (g) `e commutativa. Se indichiamo con
F la sottoalgebra associativa di End
k
(\ ) generata da (g) e da I
V
, essa `e quindi
commutativa ed ogni elemento diverso da zero `e invertibile per il lemma di Schur.
Quindi F `e un campo. Poiche F `e uno spazio vettoriale di dimensione nita su k,
esso ne `e unestensione algebrica.
Corollario 9.4 Sia g unalgebra di Lie su k, con radicale r. Allora i seguenti
insiemi sono uguali:
1) il pi` u grande ideale nilpotente di g;
2) il pi` u grande ideale nilpotente di r;
3) linsieme degli A r tali che ad
g
(A) sia nilpotente;
4) linsieme degli A r tali che ad
r
(A) sia nilpotente.
Dim. Indichiamo con a, b, c, d gli ideali descritti rispettivamente nei punti 1), 2),
3) 4). Abbiamo chiaramente a b c d. Poiche ad
g
(A)(g) r per ogni A r,
vale anche linclusione d c e quindi c = d. Per dimostrare che i quattro ideali
sono uguali baster`a quindi vericare che c a. Consideriamo la rappresentazione
aggiunta di r in g e sia
0 = \
0
\
1
\
m1
\
m
= g
una serie di Jordan-Holder per ad
g
(r), cio`e una catena massimale di sottospazi
vettoriali ad
g
(r)-invarianti di g. Indichiamo con
h
la rappresentazione indotta sul
quoziente \
h
,\
h1
dalla restrizione a r della rappresentazione aggiunta. Poiche
essa `e irriducibile, abbiamo
h
(A) = 0 per ogni A r per cui ad
g
(A) `e nilpotente.
Quindi d =

h
ker
h
`e un ideale nilpotente di g e quindi `e contenuto in a.
Lideale n formato dagli elementi ad
g
-nilpotenti r del radicale di g si dice il
nilradicale o il pi` u grande ideale nilpotente di g.
Se indichiamo con n
0
il radicale nilpotente
12
nil(g) di g:
g r n n
0
.
10 Automorfismi speciali
Proposizione 10.1 Sia g unalgebra di Lie su un campo k di caratteristica zero
e siano n il suo ideale nilpotente massimale ed n
0
il suo radicale nilpotente. Allora
Aut
n
= exp(A) [ A n e Aut
n
0
= exp(A) [ A n
0

sono sottogruppi normali di Aut(g) contenuti in Aut


e
(g).
Dim. Basta osservare che sia n che n
0
sono ideali caratteristici di g, cio`e invarianti
per automorsmi di g.
Gli elementi di Aut
n
0
(g) si dicono automorsmi speciali di g.
Vale la seguente precisazione del Teorema VI.5.2:
12
Anche linclusione n
0
n pu`o essere propria. Ad esempio, se g `e unalgebra di Lie abeliana,
abbiamo n = g e n
0
= {0}.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 87
Teorema 10.2 Se l, l
t
sono due sottoalgebre di Levi di unalgebra di Lie g su un
campo k di caratteristica zero, allora esiste un automorsmo speciale o Aut
n
0
(g)
tale che l
t
= o(l).
89
CAPITOLO VII
GRUPPI DI LIE ASTRATTI
1 Gruppi e algebre di Lie astratte
Abbiamo denito un gruppo di Lie G come un gruppo topologico separato lo-
calmente isomorfo a un sottogruppo di Lie del gruppo lineare reale.
Possiamo dare una denizione equivalente dicendo che un gruppo di Lie `e un
gruppo topologico separato su cui `e denita una struttura di variet`a analitica reale
tale che lapplicazione
GG (p
1
, p
2
) p
1
1
p
2
G
sia analitica
13
.
Le traslazioni a destra e a sinistra in un gruppo di Lie G sono dieomorsmi
analitici.
Denotiamo con X(G) lo spazio vettoriale reale dei campi di vettori di classe
(

su G. Un campo di vettori A X(G) su G si dice invariante a sinistra se


1
g

A = A per ogni p G. Chiaramente un campo di vettori invariante a sinistra `e


analitico. Indichiamo con X
G
(G) linsieme dei campi di vettori invarianti a sinistra
su G. Vale il:
Teorema 1.1 Con loperazione di commutazione di campi di vettori:
[A, Y ]) = A(Y )) Y (A)) A, Y X(G), ) (

(G, R)
e con la struttura naturale di spazio vettoriale su R, linsieme X
G
(G) dei campi di
vettori invarianti a sinistra `e unalgebra di Lie.
Lapplicazione X
G
(G) A A
e
T
e
G `e un isomorsmo lineare.
Sia L(G) lo spazio tangente nellidentit`a del gruppo di Lie G. Su di esso
deniamo una struttura di algebra di Lie reale mediante lidenticazione con X
G
(G)
del teorema precedente: se A, Y L(G), indichiamo con

A e

Y i corrispondenti
campi di vettori invarianti a sinistra e poniamo [A, Y ] = [

A,

Y ]
e
.
Se A L(G), indichiamo con exp(tA) G la soluzione dellequazione dieren-
ziale ordinaria
()
_
_
_
d
dt
exp(tA) =

A = 1
exp(tX)

A
exp(0 A) = exp(0) = c .
13
Il teorema di Gleason, Montgomery e Zippin (cf. Montgomery, Zippin Topological Trans-
formation Groups Interscience, N.Y., 1955) dice che un gruppo topologico localmente euclideo
ha una ed una sola struttura analitica in cui le operazioni di gruppo sono analitiche.
90 CAP. VII - GRUPPI DI LIE ASTRATTI
Poiche si verica facilmente che exp(t
1
A) exp(t
2
A) = exp([t
1
+t
2
] A) se t
1
, t
2
, t
1
+t
2
appartengono allintervallo di esistenza della soluzione di (), si verica facilmente
che la soluzione esiste per ogni t R.
Se G = GL(n, k), con k uguale a R o a C, allora L(G) = gl(n, k) ed otteniamo
il sistema:
_
_
_
d
dt
exp(tA) = exp(tA) A
exp(0 A) = exp(0) = 1
n
che ha come soluzione lesponenziale denito sulle matrici nel capitolo II. III 5
Se G `e un gruppo lineare, o un sottogruppo di lie di un gruppo lineare, la
denizione di algebra di Lie data in precedenza coincide con la denizione astratta
che abbiamo ora introdotto (cf. la discussione dei sottogruppi di Lie del gruppo
lineare in III 5).
In modo analogo al caso dei sottogruppi di Lie dei gruppi lineari, anche per i
gruppi di Lie astratti vale il:
Teorema 1.2 Sia G un gruppo di Lie con algebra di Lie g. Lapplicazione espo-
nenziale:
g A exp(A) G
denisce un dieomorsmo tra un intorno aperto di 0 in g R

e un intorno aperto
dellidentit`a in G.
Un omomorsmo tra due gruppi di Lie G
1
e G
2
`e unapplicazione : G
1
G
2
che `e al tempo stesso un omomorsmo di gruppi ed unapplicazione dierenziabile.
Esso si dice un isomorsmo di gruppi di Lie se `e invertibile ed anche linversa

1
: G
2
G
1
`e un omomorsmo di gruppi di Lie.
Teorema 1.3 Sia : G H un omomorsmo di gruppi di Lie. Allora:
(1) d
e
: L(G) L(H) `e un omomorsmo di algebre di Lie.
(2) ker `e un sottogruppo chiuso normale di G, con algebra di Lie ker d
e
.
(3) (G) `e un sottogruppo di Lie di H, con algebra di Lie d
e
(L(G)).
(4) Un isomorsmo di gruppi topologici tra due gruppi di Lie `e anche un iso-
morsmo di gruppi di Lie.
Due gruppi di Lie G e H si dicono localmente isomor se esiste un omeomorsmo
analitico : l \ di un intorno l di c
G
in G su un intorno \ di c
H
in H tale
che (p
1
)(p
2
) = (p
1
p
2
) per ogni p
1
, p
2
U tali che p
1
p
2
U. In questo caso, il
dierenziale di nellidentit`a denisce un isomorsmo d
e
G
: L(G) L(H) tra le
loro algebre di Lie.
Pi` u in generale, chiamiamo omomorsmo locale tra due gruppi di Lie G e H
unapplicazione analitica : l H denita su intorno aperto l di c
G
in G
tale che (p
1
)(p
2
) = (p
1
p
2
) se p
1
, p
2
, p
1
p
2
l. Il suo dierenziale nellidentit`a
d
e
G
: L(G) L(H) `e allora un morsmo di algebre di Lie.
Il fatto che ogni gruppo di Lie sia localmente isomorfo a un sottogrupo di Lie
del gruppo lineare `e conseguenza del seguente teorema
14
14
La dimostrazione di questo risultato `e dovuta ad I.D.Ado [Rappresentazione matriciale di
algebre di Lie (in russo) Usp. Math. Nauk 2 no. 6 (1947 pp.159-173)] per i campi di caratteristica
0, e a K. Iwasawa [On the representation of Lie algebras Japan J. Math 19, (1948), pp.405-426]
per campi di caratteristica qualsiasi.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 91
Teorema 1.4 (Ado-Iwasawa) Ogni algebra di Lie g di dimensione nita su un
campo k ammette una rappresentazione fedele di dimensione nita. Esiste cio`e per
qualche intero positivo n un omomorsmo iniettivo di algebre di Lie g gl(n, k).
Il gruppo di Lie G sar`a quindi localmente isomorfo al gruppo analitico associato
a una qualsiasi rappresentazione matriciale fedele della sua algebra di Lie.
Vale il seguente:
Teorema 1.5 Sia G un gruppo di Lie. Allora il suo rivestimento universale

G
ammette ununica struttura di gruppo di Lie che rende la proiezione di rivestimento
:

G G un omomorsmo di gruppi di Lie e un isomorsmo locale. Il particolare

: L(

G) L(G) `e un isomorsmo di algebre di Lie.


Data unalgebra di Lie reale g esiste unico, a meno di isomorsmi, un gruppo di
Lie connesso e semplicemente connesso G
g
la cui algebra di Lie `e isomorfa a g.
Se G `e un gruppo di Lie connesso e semplicemente connesso ed H un qualsiasi
gruppo di Lie, allora per ogni omomorsmo : L(G) L(H) delle loro algebre di
Lie esiste un unico omomorsmo : G H tale che = d
e
G
.
Se G `e un gruppo di Lie connesso e semplicemente connesso ed H un qualsiasi
gruppo di Lie, allora ogni omomorsmo locale di G in H `e restrizione di un
omomorsmo globale, univocamente determinato.
Sia G un gruppo di Lie. Un sottogruppo di Lie di G `e un suo sottogruppo
H, dotato di una struttura di variet`a analitica tale che limmersione H G sia
unapplicazione analitica. Osserviamo che la topologia di H `e, in generale, pi` u ne
della topologia di sottospazio.
In modo analogo al caso dei sottogruppi del gruppo lineare abbiamo:
Teorema 1.6 Ogni sottogruppo chiuso H di un gruppo di Lie G `e un suo sotto-
gruppo di Lie con la topologia indotta.
Per ogni sottoalgebra di Lie h dellalgebra di Lie g di un gruppo di Lie G esiste
una e uno e un solo sottogruppo di Lie connesso H di G che ha algebra di Lie h.
Unazione
15
(sinistra) di un gruppo di Lie G su una variet`a dierenziabile `
`e unapplicazione dierenziabile:
G` (p, r) (p)(r) ` tale che
(p
1
p
2
)(r) = (p
1
)((p
2
)(r)) p
1
, p
2
G, r ` , (c)(r) = r r ` .
Vale il seguente:
Teorema 1.7 Sia unazione a sinistra di un gruppo di Lie G su una variet`a
dierenziabile `, sia r
0
un punto di `. Consideriamo lapplicazione dierenziabile:

x
0
: G p (p)(r
0
) `. Allora:
(1) Lo stabilizzatore G
x
0
= p G[ (p)(r
0
) = r
0
`e un sottogruppo di Lie
chiuso di G con algebra di Lie uguale a ker d
e

x
0
.
(2) Lorbita Gr
0
=
x
0
(G) = (p)(r
0
) [ p G `e una sottovariet`a dierenzia-
bile di `.
15
In modo analogo si denisce unazione a destra di un gruppo di Lie G su una variet`a dif-
ferenziabile M come unapplicazione dierenziabile: M G (x, g) x (g) M tale che
x (g
1
g
2
) = (x (g
1
)) (g
2
) g
1
, g
2
G, x M , x (e) = x x M .
92 CAP. VII - GRUPPI DI LIE ASTRATTI
2 Struttura dei gruppi di Lie astratti
Descriviamo in questo paragrafo alcune propriet`a generali dei gruppi di Lie
astratti, che si ricollegano ai risultati sulla struttura delle algebre di Lie esposti
nel capitolo VI.
Teorema 2.1 Sia G un gruppo di Lie connesso e semplicemente connesso, con
algebgra di Lie g. Sia a un ideale di g e A il corrispondente sottogruppo analitico
di G. Allora A `e un sottogruppo normale chiuso di G.
Dim. Sia H un gruppo di Lie analitico con algebra di Lie g,a. Poiche G `e
semplicemente connesso, esiste un omomorsmo di gruppi di Lie : G H il cui
dierenziale nellidentit`a d
e
: g g,a sia la proiezione canonica nel quoziente.
Allora A `e la componente connessa dellidentit`a del nucleo di , e quindi `e un
sottogruppo chiuso normale di G.
Il sottogruppo A risulta essere semplicemente connesso
16
. Vale infatti il se-
guente:
Teorema 2.2 Sia G un gruppo di Lie connesso e semplicemente connesso e sia
A un suo sottogruppo analitico normale. Allora A `e chiuso e sia A che G,A
sono semplicemente connessi. Inoltre il brato G

G,A ammette una sezione
analitica globale.
Dividiamo la dimostrazione del teorema in una serie di lemmi.
Lemma 2.3 Sia g unalgebra di Lie su un campo k di caratteristica zero ed a un
suo ideale, massimale tra gli ideali propriamente contenuti in g. Allora esiste una
sottoalgebra b di g tale che g = a b.
Dim. Poiche a `e massimale, lalgebra quoziente g,a `e semplice, quindi o ha
dimensione uno, o `e semisemplice. Nel primo caso, `e suciente scegliere b = kA
per un qualsiasi A g a. Nel secondo caso, osserviamo che il radicale r di g `e
contenuto in a. Quindi, se g = r s `e una decomposizione di Levi-Malcev di g,
a s `e un ideale di s e quindi s = (s r) b per un ideale b di s. Quindi b `e una
sottoalgebra di g per cui risulta g = a b.
Lemma 2.4 Sia G un gruppo di Lie connesso e semplicemente connesso, con
algebra di Lie g. Siano a un ideale e b una sottoalgebra di g tali che g = a b,
e siano A e B i sottogruppi analitici generati da a e b rispettivamente. Allora
lapplicazione
AB (o, /) o/ G
`e un isomorsmo di gruppi di Lie. In particolare A e B sono entrambi chiusi e
semplicemente connessi e abbiamo:
AB = G, A B = c.
Dim. Siano

A e

B gruppi di Lie analitici semplicemente connessi con algebre di
Lie a e b. Poiche

B `e semplicemente connesso, lapplicazione
b A ad(A)[
a
gl
R
(a)
si estende a unapplicazione

ad :

B /

ad
b
Aut(

A)
16
A. Malcev On the simple connectedness of invariant subrups of Lie groups Doklady
Akademii Nauk SSSR 34 (1942) pp.10-13.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 93
e possiamo quindi denire il prodotto semidiretto G
t
=

A

B ponendo
(o
1
, /
1
) (o
2
, /
2
) = (o
1

ad
b
1
(o
2
), /
1
/
2
) se o
1
, o
2


A e /
1
, /
2


B.
Poiche topologicamente G
t
`e prodotto cartesiano di connessi e semplicemente
connessi, `e connesso e semplicemente connesso, con algebra di Lie a b. Quindi
lisomorsmo naturale tra a b e g denisce un isomorsmo tra i gruppi di Lie G
t
e G. Ne segue la tesi, in quanto A e B sono le immagini di

A e

B nellisomorsmo
di G
t
su G.
Lemma 2.5 Sia G un gruppo di Lie connesso e semplicemente connesso, con
algebra di Lie g. Siano b
0
, b
1
, . . . , b
m
sottoalgebre di Lie di g, tali che
(i) g =

m
h=0
b
h
,
(ii) a
h1
=

0j<h
b
j
`e un ideale di a
h
=

0jh
b
j
per ogni / = 1, . . . , :.
Allora, per ogni / = 0, 1, . . . , :, il sottogruppo analitico B
h
di G con algebra di
Lie b
h
`e semplicemente connesso e lapplicazione:
B
0
B
1
B
m
(/
0
, /
1
, . . . , /
m
) /
0
/
1
/
m
G
`e un dieomorsmo.
Dim. Indichiamo con A
h
i sottogruppi analitici di G con algebra di Lie a
h
(/ =
0, 1, . . . , :). Utilizzando il lemma precedente, si ottiene per ricorrenza che per
ogni / = 1, . . . , : i sottogruppi A
mh
e B
mh+1
sono semplicemente connessi e
A
mh
B
mh+1
(o, /) o / A
mh+1
`e un dieomorsmo. Poiche A
m
= G,
otteniamo la tesi da
G A
m1
B
m
A
m2
B
m
1
B
m
A
m3
B
m
2
B
m
1
B
m
A
0
B
1
B
m
= B
0
B
1
B
m
.

La dimostrazione del Teorema VII.2.2 si ricava dai lemmi precedenti: se a `e


lalgebra di Lie di A, possiamo costruire una catena massimale di sottoalgebre
a = a
0
a
1
a
m1
a
m
= g
tale che ogni a
h
sia un ideale in a
h+1
. Usando il Lemma VII.2.3, possiamo trovare
sottoalgebre b
h
tali che a
h
= a
h1
b
h
per ogni / = 1, . . . , :. Posto allora b
0
= a
0
,
abbiamo g =

m
h=0
b
h
e possiamo applicare il Lemma VII.2.5 per ottenere la tesi
del Teorema VII.2.2.
Corollario 2.6 Sia G un gruppo di Lie connesso e semplicemente connesso con
algebra di Lie g. Sia z il centro di g. Il sottogruppo analitico Z di G con algebra
di Lie z `e semplicemente connesso.
3 Il commutatore
Il commutatore G
t
di un gruppo G `e il sottogruppo generato dagli elementi
(o, /) = o/o
1
/
1
, al variare di o e / in G.
Lemma 3.1 Il commutatore G
t
`e un sottogruppo normale di G ed `e il suo pi` u
piccolo sottogruppo normale per cui il quoziente G,G
t
sia un sottogruppo abeliano.
Dim. Se o, /, p g, allora ad
g
((o, /)) = (ad
g
(o), ad
g
(/)) . Quindi G
t
`e un sotto-
gruppo normale. Se A`e un qualsiasi gruppo abeliano e : G Aun omomorsmo
94 CAP. VII - GRUPPI DI LIE ASTRATTI
di gruppi, allora G
t
ker , e quindi G
t
`e il pi` u piccolo sottogruppo normale di G
per cui il quoziente G,G
t
sia abeliano.
Il commutatore di unalgebra di Lie g su un campo k `e il sottospazio vettoriale
g
t
generato dagli elementi della forma [A, Y ] al variare di A, Y in g. Abbiamo:
Lemma 3.2 Il commutatore g
t
di unalgebra di Lie g su k `e unideale di g; esso `e
il pi` u piccolo ideale per cui il quoziente g,g
t
sia unalgebra di Lie abeliana.
Sia g lalgebra di Lie di un gruppo di Lie G. Allora g
t
= [g, g] `e lalgebra di Lie
del commutatore G
t
di G.
Se G `e connesso e semplicemente connesso allora il suo commutatore G
t
`e un
sottogruppo chiuso e connesso di G, ed `e il sottogruppo analitico di g
t
.
Dim. Le prime aermazioni sono di facile verica e ne tralasciamo perci`o la
dimostrazione.
Supponiamo ora che G sia un gruppo di Lie connesso e semplicemente connesso.
Consideriamo lalgebra di Lie g,g
t
. Essa `e abeliana e quindi possiamo considerarla
come lalgebra di Lie del gruppo additivo R
k
per qualche intero positivo /. Per il
Teorema VI.1.5, lomomorsmo canonico g g,g
t
`e il dierenziale nellidentit`a di
un omomorsmo di algebre di Lie : G R
k
. Il suo nucleo `e un sottogruppo
chiuso normale H di G, con algebra di Lie g
t
. Poiche G,H R
k
`e abeliano,
H G
t
.
Dico che H `e connesso. Siano infatti o, / due punti distinti di H. Poiche G `e
connesso per archi, possiamo trovare un cammino continuo : : [0, 1] Gcon :(0) =
o, :(1) = /. Allora (:(t)) `e un laccetto continuo in R
k
, con (:(0))(:(1)) = 0. Sia
1 : [0, 1][0, 1] (t, ) 1(t, ) R
k
unomotopia di : con il laccetto costante:
1(0, ) = 0, 1(1, ) = 0 per ogni [0, 1] e 1(t, 1) = 0 per ogni t [0, 1]. Poiche
`e una brazione localmente banale, la 1 si rialza a unapplicazione continua

1 : [0, 1] [0, 1] (t, )



1(t, ) G con

1(t, 0) = :(t) per t [0, 1],

1(0, ) = o
ed

1(1, ) = / per ogni [0, 1],

1 = 1. Poiche 1(t, 1) = 0, abbiamo

1(t, 1) H per ogni t [0, 1] e quindi [0, 1] t



1(t, 1) H `e un cammino
continuo in H che congiunge o a /. Perci`o H `e connesso per archi.
Quindi H `e il sottogruppo analitico con algebra di Lie g
t
. Otteniamo cos`
linclusione H G
t
, e quindi, poiche vale anche linclusione opposta, concludiamo
che H = G
t
.
Da questo lemma si ricava subito la:
Proposizione 3.3 Sia G un gruppo di Lie connesso, con algebra di Lie g. Se
g = [g, g], allora G coincide con il suo commutatore G
t
.
Sia ora G un gruppo di Lie con algebra di Lie g. Se h `e una sottoalgebra di
Lie dellalgebra di Lie g di un gruppo di Lie G, in generale il sottogruppo analitico
H generato da h non `e chiuso in G. Possiamo allora considerare il pi` u piccolo
sottogruppo chiuso Q di G che contiene H. La sua algebra di Lie q si indica con
h
M
e si dice la chiusura di Malcev di h in g.
Vale il:
Teorema 3.4 Se h `e una sottoalgebra dellalgebra di Lie g di un gruppo di Lie
G e h
M
, allora il suo commutatore h
t
`e uguale al commutatore della sua chiusura
di Malcev
_
h
M
_
t
.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 95
Dim. Sia
H
1
= p G[ (Ad
g
I
g
)(h) h
t
.
Allora H
1
`e un sottogruppo chiuso di G e la sua algebra di Lie `e
h
1
= A g [ ad(A)(h) h
t
.
Poiche h h
1
, abbiamo h
M
h
1
, cio`e [h
M
, h] h
t
.
Consideriamo quindi il sottogruppo chiuso:
H
2
= p G[ (Ad
g
I
g
)(h
M
) h
t

con algebra di Lie


h
2
= A g [ ad(A)(h
M
) h
t
.
Poiche h
2
h, ne segue che h
m
h
2
, cio`e (h
M
)
t
= [h
M
, h
M
] h
t
come volevamo
dimostrare.
Utilizzando questo teorema, possiamo dimostrare la:
Proposizione 3.5 Sia H un sottogruppo di Lie analitico di un gruppo di Lie G.
Se F `e la chiusura di H in G, ed

F

F il rivestimento universale di F, allora
il sottogruppo analitico

H =
_

1
(H)
_
e
`e un sottogruppo chiuso di

F localmente
isomorfo ad H.
Dim. Il gruppo F `e il sottogruppo analitico di G che ha come algebra di Lie f
la chiusura di Malcev h
M
dellalgebra di Lie h di H. Osserviamo ora che F,F
t
`e un gruppo di Lie semplicemente connesso con algebra di Lie abeliana, e quindi
isomorfo al gruppo additivo di uno spazio vettoriale R
m
. Poiche h
t
= f
t
, il quoziente
h,h
t
`e una sottoalgebra di Lie dellalgebra di Lie f,f
t
di

F,

F
t
. Il corrispondente
sottogruppo analitico A `e un sottospazio vettoriale di

F,

F
t
R
m
e quindi chiuso.
La sua immagine inversa in

F rispetto alla proiezione

F

F,

F
t
`e un sottogruppo
chiuso, di cui

H `e la componente connessa dellidentit`a.
Se G
1
e G
2
sono due sottogruppi normali di un gruppo G, allora il sottogruppo
(G
1
, G
2
) generato dai commutatori p
1
p
2
p
1
1
p
1
2
con p
1
G
1
e p
2
G
2
`e ancora
un sottogruppo normale di G, che si dice il mutuo commutatore di G
1
e G
2
.
In modo analogo il commutatore [g
1
, g
2
] di due ideali di unalgebra di Lie g `e
ancora un ideale dellalgebra di Lie g.
Enunciamo il seguente teorema, che ci sar`a utile per discutere la struttura dei
gruppi di Lie risolubili e nilpotenti.
Teorema 3.6 Se G
1
, G
2
sono due sottogruppi di Lie normali connessi di un
gruppo di Lie G, allora il loro mutuo commutatore `e ancora un gruppo di Lie
normale connesso. La sua algebra di Lie `e L((G
1
, G
2
)) = [L(G
1
), L(G
2
)].
Se h
1
e h
2
sono due ideali dellalgebra di Lie g di G e h
M
1
, h
M
2
le loro chiusure
di Malcev, abbiamo:
[h
1
, h
2
] = [h
M
1
, h
M
2
].
4 Gruppi di Lie nilpotenti e risolubili
Dato un gruppo G poniamo:
TTT(G) =TTT
1
(G) = (G, G) TTT
k
(G) = (TTT
k1
(G), TTT
k1
(G)) per / 1
((((G) =(((
1
(G) = (G, G) (((
k
(G) = ((((
k1
(G), G) per / 1.
96 CAP. VII - GRUPPI DI LIE ASTRATTI
Teorema 4.1 Sia G un gruppo di Lie connesso con algebra di Lie g. Allora, per
ogni / 1, TTT
k
(G) e (((
k
(G) sono sottogruppi di Lie connessi e normali di G, con
algebre di Lie L(TTT
k
(G)) = D
k
(g) e L((((
k
(G)) = C
k
(g). Se G`e anche semplicemente
connesso, allora TTT
k
(G) e (((
k
(G) sono chiusi e semplicemente connessi.
Questo teorema `e unimmediata conseguenza del Teorema VII.3.6.
Ricordiamo che un gruppo G si dice nilpotente (o unipotente) se (((
m
(G) = c
per qualche intero : 0. Un gruppo G si dice risolubile se se TTT
m
(G) = c per
qualche intero : 0.
Ricaviamo ancora come corollario:
Corollario 4.2 Un gruppo di Lie connesso `e nilpotente se e soltanto se la sua
algebra di Lie `e nilpotente.
Un gruppo di Lie connesso `e risolubile se e soltanto se la sua algebra di Lie `e
risolubile.
Se H `e un sottogruppo normale nilpotente di un gruppo di Lie G, anche la sua
chiusura H `e un sottogruppo normale nilpotente di G.
Se H `e un sottogruppo normale risolubile di un gruppo di Lie G, anche la sua
chiusura H `e un sottogruppo normale risolubile di G.
Un gruppo di Lie G si dice semisemplice se la sua algebra di Lie `e semisemplice,
cio`e se ogni suo sottogruppo di Lie normale risolubile `e discreto
17
.
Abbiamo:
Corollario 4.3 Se G `e un gruppo connesso semisemplice con algebra di Lie g,
allora (G, G) = G e [g, g] = g.
I gruppi di Lie connessi nilpotenti e risolubili hanno rivestimento universale
Euclideo. Abbiamo infatti:
Teorema 4.4 Se G `e un gruppo di Lie nilpotente connesso con algebra di Lie g,
allora lapplicazione esponenziale
g A exp(A) G
`e un rivestimento. Limmagine inversa dellidentit`a mediante lapplicazione espo-
nenziale `e un sottogruppo additivo discreto di g, contenuto nel centro z di g,
isomorfo al gruppo fondamentale
1
(G), ed abbiamo un dieomorsmo G g,.
Dim. Per lesponenziale vale la formula del dierenziale che abbiamo dimostrato
nel caso delle matrici:
(d exp)(A) = d(1
exp(X)
)(c)
I
g
exp(ad(A))
ad(A)
A g ,
avendo identicato T
X
g con g.
Utilizziamo il teorema di Ado per rappresentare g come una sottoalgebra di Lie
di gl
R
(\ ) per uno spazio vettoriale reale \ di dimensione nita. Per il Teorema
di Engel possiamo, scegliendo unopportuna base di \ , identicare g a unalgebra
nilpotente di matrici triangolari inferiori. Possiamo cos` vericare direttamente
che la trasformazione (I
g
exp(ad(A))),ad(A)) ha determinante 1 per ogni A
17
Questa denizione dierisce da quella che si utilizza ad esempio nella teoria dei gruppi niti,
in cui si richiede che G non contenga sottogruppi normali risolubili non banali.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 97
ed `e quindi invertibile: lesponenziale g A exp(A) G `e una sommersione
dierenziabile.
Siano , 1 due elementi di g per cui exp() = exp(1). Poiche Ad(exp(A)) =
exp(ad(A)) per ogni A g, avremo anche exp(ad()) = exp(ad(1)). L espo-
nenziale di matrici `e iniettivo sullinsieme delle matrici nilpotenti (Teorema II.2.2),
onde si ha ad() = ad(1), cio`e C = 1 z. Poiche C z, otteniamo:
exp(1) = exp() = exp(1 +C) = exp(1) exp(C) = exp(C) exp(1)
e quindi exp(C) = c.
Otteniamo perci`o la caratterizzazione:
= 7 z [ exp(7) = c .
Osserviamo che `e un sottogruppo additivo di g perche `e contenuto in z e quindi,
se 7
1
, 7
2
, abbiamo exp(7
1
+7
2
) = exp(7
1
) exp(7
2
) = c.
Per completare la dimostrazione osserviamo che lesponenziale di matrici Exp :
gl
R
(\ ) GL
R
(\ ) denisce un dieomorsmo tra g e il gruppo nilpotente di
matrici

G = Exp(g). Esso si identica quindi al rivestimento universale di G e
lapplicazione di rivestimento si ottiene dal diagramma:
g
Exp


G
_
_
_

_
p
g
exp
G,
da cui si ricavano le altre aermazioni del teorema.
Teorema 4.5 Sia G un gruppo di Lie risolubile connesso e semplicemente con-
nesso. Sia A
1
, . . . , A
m
una base di g adattata alla sequenza di sottoalgebre a
h

descritta nel Teorema VI.8.6. Allora lapplicazione


R
m
(t
1
, . . . , t
m
) exp(t
1
A
1
) exp(t
m
A
m
) G
`e un dieomorsmo di R
m
su G.
Dim. La dimostrazione `e unapplicazione immediata del Lemma VII.2.5. Poiche
le algebre di Lie b
i
= RA
i
soddisfano le ipotesi del Lemma VII.2.5, i sottogruppi a
un parametro B
i
= exp(tA
i
) [ t R sono semplicemente connessi e lapplicazione
B
1
B
m
(/
1
, . . . , /
m
) /
1
/
m
G `e un dieomorsmo.
Corollario 4.6 Se G `e un gruppo di Lie risolubile connesso e A
1
, . . . , A
m
una
base di g adattata alla sequenza di sottoalgebre a
h
descritta nel Teorema VI.8.6.
Allora lapplicazione
R
m
(t
1
, . . . , t
m
) exp(t
1
A
1
) exp(t
m
A
m
) G
`e un rivestimento di G.
Dal Teorema VII.4.5 ricaviamo:
Teorema 4.7 I sottogruppi analitici di un gruppo di Lie risolubile semplicemente
connesso sono chiusi e semplicemente connessi.
98 CAP. VII - GRUPPI DI LIE ASTRATTI
Dim. Sia G un gruppo di Lie risolubile, connesso e semplicemente connesso, con
algebra di Lie g, sia B un sottogruppo di Lie connesso di G, con algebra di Lie b.
Fissiamo una bandiera completa di sottoalgebre di g:
() 0 = a
0
a
1
a
m1
a
m
= g
con a
h1
ideale in a
h
e a
h
,a
h1
algebra di Lie abeliana di dimensione uno per ogni
/ = 1, . . . , :. Consideriamo le intersezioni ba
h
.
`
E dim(ba
h
) 1+dim(ba
h1
)
e quindi possiamo ssare una base A
1
, . . . , A
m
di g, adattata alla bandiera () tale
che, per una sequenza 1 /
1
< < /

:, i vettori A
h
1
, . . . , A
h

formino
una base di b. Allora B risulta uguale allimmagine del sottospazio vettoriale
\ = t R
m
[ t
j
= 0 se , ,= /
1
, . . . , /

mediante il dieomorsmo
R
m
t exp(t
1
A
1
) exp(t
m
A
m
) G
e quindi chiuso e semplicemente connesso.
Teorema 4.8 Sia G un gruppo di Lie connesso, con algebra di Lie g. Sia
r il radicale di G e sia s una sottoalgebra di Levi di g, cio`e una sottoalgebra
semisemplice e massimale di g tale che g = r s. Indichiamo con R il sottogruppo
analitico generato da r e con S il sottogruppo analitico generato da s.
Allora:
(1) R `e un sottogruppo chiuso normale di G.
(2) G = RS;
(3) Se S
t
`e un altro sottogruppo di Lie analitico semisemplice massimale in G,
allora S e S
t
sono coniugati in G, abbiamo S
t
= pSp
1
con p N
0
dove N
0
`e il sottogruppo analitico che ha come algebra di Lie il radicale nilpotente
n
0
di g, e G = RS
t
;
(4) Se G `e semplicemente connesso, allora R e S sono chiusi e semplicemente
connessi e lapplicazione
RS (o, /) o/ G
`e un dieomorsmo.
Dim. Osserviamo che, se r
M
`e la chiusura di Malcev di r, da [r
M
, r
M
] = [r, r]
segue che R `e ancora risolubile e quindi, poiche la chiusura di un sottogruppo
normale `e ancora normale, R = R `e chiuso. In modo analogo si ottiene che anche
il sottogruppo analitico N la cui algebra di Lie `e lideale nilpotente massimale di g
`e chiuso.
Poiche R `e un sottogruppo normale di G, il prodotto RS `e un sottogruppo di
G. Lapplicazione RS (o, /) o/ G `e dierenziabile ed il suo dierenziale
`e surgettivo in (c
R
, c
S
). Perci`o la sua immagine contiene un intorno dellidentit`a
di G e quindi, essendo un sottogruppo ed essendo G connesso, coincide con G.
Se G`e semplicemente connesso, allora, per il Lemma VII.2.4, S `e semplicemente
connesso e lapplicazione RS (o, /) o/ G `e un dieomorsmo.
La 3) `e conseguenza del Teorema VI.10.2.
Corollario 4.9 Sia G un gruppo di Lie connesso, con algebra di Lie g. Siano r
il radicale di g, n lideale nilpotente massimale di g e n
0
il radicale nilpotente di g.
Allora i sottogruppi analitici R con algebra di Lie r, N con algebra di Lie n, sono
chiusi. Se G `e semplicemente connesso, R, N e N
0
sono chiusi e semplicemente
connessi.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 99
Dim. Osserviamo che il fatto che R e N siano chiusi `e una conseguenza del
Corollario VII.4.2, in quanto R `e ancora risolubile e N `e ancora nilpotente. Nel
caso in cui G sia semplicemente connesso, (G, G) `e chiuso e quindi anche N
0
=
N (G, G) `e chiuso. Inoltre R `e semplicemente connesso per il Teorema VII.4.8 e
quindi lo sono anche N e N
0
in quanto sottogruppi analitici di un gruppo risolubile
semplicemente connesso.
5 Rappresentazioni lineari di gruppi di Lie
Chiamiamo rappresentazione lineare di dimensione nita di un gruppo di Lie
G il dato di uno spazio vettoriale reale \ e di un omomorsmo di gruppi di Lie
: G GL
R
(\ ).
La rappresentazione si dice
irriducibile se non esiste nessun sottospazio vettoriale (G)-invariante \ di \
con 0
,=
\
,=
\ ,
indecomponibile se non esistono due sottospazi lineari (G)-invarianti \
1
, \
2
diversi da 0 e tali che \ = \
1
\
2
,
totalmente decomponibile se esistono sottospazi (G)-invariante \
i
, i = 1, . . . , /,
tali che \ =

k
i=1
\
i
e
i
: G p (p)[
W
i
GL(\
i
) sia irriducibile per ongi i.
Diciamo che un gruppo di Lie G`e linearizzabile se ammette una rappresentazione
lineare di dimensione nita fedele (cio`e iniettiva).
Per le rappresentazioni lineari vale il
Teorema 5.1 (Lemma di Schur) Sia Gun gruppo di Lie e sia : G GL
R
(\ )
una sua rappresentazione di dimensione nita irriducibile. Se A `e un sottoanello
commutativo unitario di End
R
(\ ) i cui endomorsmi commutano con tutte le
applicazioni di (G), allora A `e un campo, isomorfo a R o al campo C dei numeri
complessi.
Dim. Infatti, se T `e un qualsiasi endomorsmo di A, ker T `e (G)-invariante e
quindi `e uguale o a 0, o a \ . In particolare tutti gli elementi di A diversi da 0
sono invertibili e quindi A `e unestensione algebrica del campo dei numeri reali.
Per il Teorema di Ado, ogni gruppo di Lie `e localmente isomorfo a un sottogruppo
di Lie di un gruppo lineare GL(n, C), ma non tutti i gruppi di Lie sono globalmente
isomor a sottogruppi di Lie di un gruppo lineare.
Per costruire un esempio, possiamo utilizzare il:
Teorema 5.2 Se G`e un sottogruppo connesso semisemplice di un gruppo lineare,
allora il suo centro Z(G) `e nito.
Dim. Supponiamo che Gsia un gruppo di Lie connesso semisemplice e che la rap-
presentazione G GL
R
(\ ) sia irriducibile. Il centro Z(G) `e un sottogruppo chiuso
discreto di G. Per il Lemma di Schur, lanello unitario A di End
R
(\ ) generato da
Z(G), `e isomorfo o al campo R o al campo C. Poiche g = [g, g], ogni elemento
A g gl
R
(\ ) ha traccia nulla e dunque ogni elemento di G ha determinante 1.
Quindi gli unici multipli dellidentit`a che possono essere contenuti in G sono I
V
.
Supponiamo che Z(G) contenga un elemento o che non sia un multiplo dellidentit`a.
Esso ha due autovalori complessi distinti ,

con [[ = 1. Poiche Z(G) `e chiuso


e discreto in G, = c
i
(con R) deve essere una radice intera dellunit`a e
o
h
[ / Z isomorfo a un sottogruppo nito di o
1
= . C[ [.[ = 1. Inoltre \
si decompone nella somma diretta di sottospazi di dimensione due: \ =

\
i
su
100 CAP. VII - GRUPPI DI LIE ASTRATTI
ciascuno dei quali o si rappresenta come una rotazione di angolo . Per il Lemma di
Schur Z(G) R[o]. Quindi Z(G) si pu`o considerare come un sottogruppo discreto
del gruppo SO(2) e quindi `e un gruppo nito.
Se la rappresentazione fedele G GL
R
(\ ) non `e irriducibile, utilizziamo la
propriet`a di totale decomponibilit`a delle rappresentazioni lineari dei gruppi di Lie
semisemplici
18
: scriviamo \ =
m
h=1
\
h
come una somma diretta di sottospazi
vettoriali, ciascuno dei quali sia G-irriducibile. Indichiamo con
h
la rappresenta-
zione lineare su \
h
indotta dalla restrizione. Per la prima parte della dimostrazione,
Z(
h
(G)) `e nito. Poiche lapplicazione
Z(G) o (
1
(o), . . . ,
m
(o)) Z(
1
(G)) Z(
m
(G))
`e iniettiva per la fedelt`a della G GL
R
(\ ), ne segue che Z(G) `e nito.
Se

G

G `e un rivestimento connesso di un gruppo di Lie connesso G, allora

1
(c
G
) `e contenuto nel centro di

G: infatti, se o
1
(c
G
), lapplicazione ad

G
(o)
`e un automorsmo di G che coincide con lidentit`a in un intorno di c

G
e quindi su

G. In particolare, il rivestimento universale di un gruppo di Lie semisemplice che


abbia gruppo fondamentale non nito non `e linearizzabile.
Ad esempio, il rivestimento universale

SL(2, R) di SL(2, R) non `e linearizzabile e
il suo centro `e isomorfo a Z. In modo analogo non sono linearizzabili i rivestimenti
universali

SO(j, 2) di SO(j, 2) se j 1 ed

SU(j, ) di SU(j, ) se j, 1.
La condizione di avere un gruppo fondamentale nito `e necessaria ma non su-
ciente per la linearizzabilit`a di un gruppo di Lie semisemplice: sappiamo
19
infatti
che per ogni n 1 il gruppo SL(2, R) ammette un rivestimento ///
n
a n fogli, che
non `e linearizzabile
20
.
Per i gruppi di Lie risolubili vale il criterio
21
:
Teorema 5.3 Un gruppo di Lie semisemplice connesso G ammette una rappre-
sentazione lineare fedele se e soltanto se (G, G) `e semplicemente connesso.
Citiamo inne il seguente teorema di Djokovic
22
:
Teorema 5.4 Se un gruppo di Lie connesso ammette una rappresentazione lineare
fedele, allora `e isomorfo, come gruppo di Lie, a un sottogruppo chiuso di un gruppo
lineare.
18
Vedi il Capitolo X: per un gruppo di Lie semisemplice connesso la totale decomponibilit`a delle
sue rappresentazioni lineari `e facile conseguenza di quella delle corrispondenti rappresentazioni
lineari della sua algebra di lie
19
Vedi V.V.Gorbatsevich, A.L.Onishchik, E.B.Vinberg Structure of Lie groups and Lie alg-
ebras, in Lie groups and Lie Algebras III, Encyclopaedia of Mthematical Sciences 41, Springer,
Berlin 1994, p.153
20
Un gruppo di Lie connesso linearizzabile G ammette una complessicazione

G: se G
GL(n, R) `e una linearizzazione di G, allora

G `e il sottogruppo analitico di GL(n, C) la cui
algebra di Lie `e la complessicazione C
R
L(G) dellalgebra di Lie di G. Laermazione segue
quindi dal fatto che SL(2, C) `e semplicemente connesso: infatti ogni gruppo di Lie linearizzabile e
connesso con algebra di Lie isomorfa a gl(2, R) `e generato in un SL(2, C) dallimmagine mediante
lesponenziale di gl(2, R), ed `e quindi isomorfo a SL(2, R).
21
A.L.Malcev On piecewise connected locally closed groups Dokl. Akad. Nauk SSSR 40
(1943) pp.108-110.
22
D.Djokovic A closure theorem for analytic subgroups of a real Lie group Can. Math. Bull.
19 (1976) pp.435-439
101
CAPITOLO VIII
MISURA DI HAAR E RAPPRESENTAZIONI LINEARI
1 La misura di Haar sui gruppi topologici localmente compatti
Cominciamo ricordando alcune nozioni di teoria della misura.
Una trib` u `e una famiglia T di sottoinsiemi di un insieme assegnato 1 che contiene
la dierenza 1 di ogni coppia , 1 di suoi sottoinsiemi e lunione e lintersezione

n
,

n
di una sua qualsiasi sottofamiglia
n

nMN
nita o numerabile.
Si dice misura su 1 una funzione j, denita su una trib` u T di 1
j : T j() [0, +] R +
che sia completamente additiva, cio`e:
j
_
_
n

n
_
=

n
j(
n
) se
n

nMN
T e
m

n
= : ,= n ` ;
e che goda inoltre della propriet`a:
T
n

nN
T con j(
n
) < + n N e =
_
nN

n
.
Gli insiemi di T si dicono misurabili. La misura j si dice completa se tutti i
sottoinsiemi di un insieme misurabile di misura nulla sono misurabili. Ogni misura
si pu`o completare a una misura completa, estendendone la denizione alla pi` u
piccola trib` u

T che contenga sia T che tutti i sottoinsiemi degli insiemi misurabili
di misura nulla.
Una funzione reale ) : 1 R, a valori non negativi, si dice misurabile rispetto
a j se per ogni numero reale t 0 linsieme r 1 [ )(r) t `e misurabile.
Sono allora misurabili tutti gli insiemi 1(); :, t) = r 1 [ : )(r) < t con
0 < : < t +. Deniamo il suo integrale mediante:
_
E
)(r) dj(r) = sup
_
_
_
n

j=1
t
j
j(1(); t
j
, t
j+1
))

0 < t
1
< < t
n
< t
n+1
= +
_
_
_
.
Se il suo integrale `e nito, la ) si dice integrabile.
Una funzione ) : 1 R si dice misurabile se )
+
= max), 0 ed )

=
max), 0 sono entrambe misurabili, ed integrabile se sono entrambe integrabili.
In questo caso si pone
_
E
)(r) dj(r) =
_
E
)
+
(r) dj(r)
_
E
)

(r) dj(r) .
102 CAP. VIII - MISURA DI HAAR E RAPPRESENTAZIONI LINEARI
Una ) : 1 C si dice misurabile (risp. integrabile) se lo sono sia la sua parte reale
Re ) che la sua parte immaginaria Im). Se `e integrabile poniamo
_
E
)(r) dj(r) =
_
E
Re )(r) dj(r) + i
_
E
Im)(r) dj(r) .
Supponiamo ora che 1 sia uno spazio topologico localmente compatto e sia
(
c
(1, C) lo spazio delle funzioni continue a valori complessi nulle fuori da un com-
patto di 1. Indichiamo con (
c
(1, R
+
) (
c
(1, C) il sottoinsieme delle ) che
assumono valori reali non negativi.
Sia j una misura su 1 per cui tutte le funzioni di (
c
(1, C) siano integrabili:
allora
(
c
(1, C) ) 1()) =
_
E
)(r) dj(r) C
`e un funzionale lineare tale che
1()) 0 per ogni ) (
c
(1, R
+
).
Vale il Teorema di Riesz-Marko
23
:
Teorema 1.1 Sia 1 uno spazio topologico localmente compatto di Hausdor e
sia 1 : (
c
(1, C) C un funzionale lineare tale che 1()) 0 per ogni ) (
c
(1, R
+
).
Allora risulta univocamente determinata una misura j, denita sulla pi` u piccola
trib` u B(1) di 1 che contiene tutti i sottoinsiemi compatti di 1, tale che
j(1) = inf1()) [ ) (
c
(1, R
+
) e )(r) 1 r 1 compatto 1 1.
Le funzioni ) (
c
(1, C) sono integrabili rispetto a j e
_
E
)(r) dj(r) = 1()) ) (
c
(1, C) .
La trib` u B(1) generata dai compatti di 1 si dice la trib` u di Borel di 1 e la misura
denita nel Teorema VIII.1.1 si dice una misura di Radon su 1.
Sia G un gruppo topologico. Si dice misura di Haar su G una misura di Radon
j non nulla e invariante a sinistra su G. Linvarianza a sinistra di j signica, in
modo equivalente, che j(p ) = j() per ogni B(G) e p G, ovvero che
_
E
)(p r) dj(r) =
_
E
)(r) dj(r) per ogni ) (
c
(G, C) e per ogni p G. In questo
caso chiamiamo il funzionale 1()) =
_
E
)(r) dj(r) un integrale di Haar su G.
Dimostriamo il seguente
24
Teorema 1.2 Ogni gruppo topologico localmente compatto ammette una misura
di Haar. Essa `e unica, a meno di moltiplicazione per una costante positiva.
Dim. Sia G un gruppo topologico localmente compatto. Indichiamo con T
linsieme delle funzioni ) (
c
(G, R
+
) non identicamente nulle. Se ) (
c
(G, C) e
23
Vedi: S.Berberian, Measure and integration, Chelsea, New York, 1965; p.227
24
A.Haar, Der Maassbegri in der Theorie der kontinuierlichen Gruppen, Comp. Math. 34
(1933), 147-169
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 103
p G, indichiamo con )
g
la funzione di (
c
(G, C) denita da )
g
(r) = )(p
1
r) per
ogni r G.
Per dimostrare lesistenza di una misura di Haar su G, basta costruire un
funzionale 1
0
: T R che goda delle propriet`a:
()
(1) 1
0
()) 0 ) T ,
(2) 1
0
()
1
+)
2
) = 1
0
()
1
) +1
0
()
2
) )
1
, )
2
T ,
(3) 1
0
(/)) = /1
0
()) / R, / 0 , ) T ,
(4) 1
0
()
g
) = 1
0
()) ) T .
Si verica facilmente infatti che, posto 1
0
(0) = 0 e
1()) = 1
0
([Re )]
+
) 1
0
([Re )]

) +i
_
1
0
([Im)]
+
) 1
0
([Im)]

)
_
,
lapplicazione C-lineare:
1 : (
c
(G, C) ) 1()) C
`e allora un integrale di Haar, cui per il Teorema VIII.1.1 risulta associata ununica
misura di Haar su G.
Dividiamo la dimostrazione del Teorema in diversi lemmi.
Lemma 1.3 Se ), T, allora esistono un numero nito di elementi p
1
, . . . , p
n
di
G e numeri reali non negativi /
1
, . . . , /
n
tali che
)(r)
n

i=1
/
i

g
i
(r) r G.
Dim. Sia l la parte interna del supporto di . Osserviamo che l ,= perche
T. Fissiamo un elemento /
0
l e un intorno aperto \ di /
0
in l con
\ compatto e contenuto in l. Allora \ = 1
h
1
0
(\) `e un intorno aperto di c,
relativamente compatto in G. Gli aperti 1
g
(\ ), al variare di p in G, ricoprono
il compatto 1 = supp). Possiamo allora ssare un numero nito di elementi
/
1
, . . . , /
n
di G tali che 1

n
i=1
1
h
i
(\ ). Sia c
0
il minimo di (r) sul compatto
\. Poiche \ `e contenuto nella parte interna del supporto di , il numero c
0
`e
positivo. Per ogni i = 1, . . . , n, sia /
i
= (max
L
h
i
(V )
)),c
0
e sia p
i
= /
i
/
1
0
. Allora
)(r) sup
1in
/
i

g
i
(r)
n

i=1
/
i

g
i
(r) r supp) ,
da cui segue la tesi.
Siano ), T. Deniamo il rapporto tra ) e come il numero:
() : ) = inf
_
n

i=1
/
i

p
1
, . . . , p
n
G tali che )(r)
n

i=1
/
i

g
i
(r) r G
_
.
Vale poi il seguente:
104 CAP. VIII - MISURA DI HAAR E RAPPRESENTAZIONI LINEARI
Lemma 1.4 Se ), T, allora () : )
max
G
)
max
G

.
Dim. Infatti, se )(r)

n
i=1
/
i

g
i
(r) r G, abbiamo:
)(r)
_
n

i=1
/
i
_
max
G
.
Passando agli estremi superiori dei due membri, otteniamo la tesi.
Nel lemma seguente elenchiamo alcune propriet`a del rapporto tra due funzioni
positive la cui verica `e immediata:
Lemma 1.5 Sia T. Valgono allora le propriet`a:
()
(1) ()
g
: ) = () : ) ) T, p G,
(2) (/) : ) = / () : ) / R con / 0 , ) T ,
(3) ()
1
+)
2
: ) ()
1
: ) + ()
2
: ) )
1
, )
2
T ,
(4) )
1
, )
2
T e )
1
)
2
= ()
1
: ) ()
2
: )
Abbiamo poi:
Lemma 1.6 Se ), , T, allora
() : ) () : ) ( : ) .
Dim. Infatti, se )

/
i

g
i
e

/
j

h
j
, allora )

i,j
/
i
/
j

g
i
h
j
.
Corollario 1.7 Se ), , T, allora
1
( : ))

() : )
( : )
() : ) .
`
E () : )) = 1 per ogni ) T. Infatti () : )) max
G
), max
G
) = 1 e da
() : )) () : ))() : )) ricaviamo che `e anche 1 () : )), da cui luguaglianza.
Fissiamo ora una T con (c) 0 e per ogni coppia di funzioni ), T
poniamo:

f
() =
() : )
( : )

_
1
( : ))
, () : )
_
.
Sia
A =

f1
_
1
( : ))
, () : )
_
.
Per il teorema di Tychono A `e uno spazio topologico compatto. Consideriamo
lapplicazione
: G () = (
f
())
f1
A .
Per ogni intorno aperto \ di c in G, deniamo
T
V
= () [ T , (p) = (p
1
) p G e supp \ .
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 105
`
E T
V
,= per ogni intorno \ di c in G. Infatti \ = \ p
1
[ p \ `e ancora un
intorno di c in G e, per ogni funzione T con supporto contenuto in \, posto
(p) = (p) +(p
1
), lelemento () appartiene a T
V
.
Osserviamo che, se \
1
\
2
sono intorni aperti di c in G, allora T
V
1
T
V
2
.
Indichiamo con T
V
la chiusura di T
V
in A. Poiche A `e compatto e lintersezione
di un qualsiasi numero nito di insiemi T
V
, al variare di \ tra gli intorni aperti di
c in G non `e vuoto, ne ricaviamo che
1 =

V aperto e
T
V
,=
Lemma 1.8 Un punto 1 = (1
f
)
f1
di 1 denisce un funzionale
1 : T ) 1()) = 1
f
R
che soddisfa le condizioni
()
(1) 1()) 0 ) T ,
(2) 1()
1
+)
2
) 1()
1
) +1()
2
) )
1
, )
2
T ,
(3) 1(/)) = /1()) 0 < / R ) T ,
(4) 1()
g
) = 1()) ) T , p G.
Dim. La tesi `e una conseguenza immediata del Lemma VII.1.5. Infatti le condi-
zioni () valgono per ciascuna delle )
f
() e quindi per continuit`a valgono le
() per la ) 1()).
Per completare la dimostrazione dellesistenza della misura di Haar, baster`a
vericare che nella (2) di () possiamo sostituire luguaglianza alla diseguaglianza.
Fissiamo due funzioni
1
,
2
T, con
1
(p) +
2
(p) 1 per ogni p G. Poiche
esse sono uniformemente continue, per ogni c 0 possiamo trovare un intorno \
di c in G tale che, per ogni p G ed / 1
g
(\ ), risulti
[
1
(/)
1
(p)[ +[
2
(/)
2
(p)[ < c.
Fissiamo una T con supporto contenuto in \ e (p
1
) = (p) per ogni p G.
Sia ) T e siano p
1
, . . . , p
n
G e /
1
, . . . , /
n
reali positivi tali che )(r)

n
i=1
/
i

g
i
(r) per ogni r G. Osserviamo che
g
i
ha supporto contenuto in
1
g
i
(\ ) e quindi
)(r)

t
/
i

g
i
(r)
ove

t
signica che la somma `e ristretta agli indici i per cui r 1
g
i
(\ ). Poiche

i
(r)
i
(p
i
) +c se r 1
g
i
(\ ), avremo anche
)(r)
i
(r)

t
/
i
[
i
(p
i
) +c]
g
i
(r)
per i = 1, 2. Otteniamo perci`o
()
1
: ) + ()
2
: )
_
n

i=1
/
i
_
(1 + 2c)
106 CAP. VIII - MISURA DI HAAR E RAPPRESENTAZIONI LINEARI
da cui segue che:
()
1
: ) + ()
2
: ) () : ) (1 + 2c)
per un c arbitrariamente piccolo, purche abbia supporto in un opportuno intorno
\ di c in G. Da questa relazione ricaviamo
() 1()
1
) +1()
2
) 1()) .
Se )
1
, )
2
T, ssiamo una ) T che sia uguale a 1 in un intorno di supp()
1
+)
2
)
e poniamo

i
(r) =
_
)
i
(r),)(r) se )(r) 0
0 se r , supp)
i
per i = 1, 2. Allora dalla () e dalle () segue che
1()
1
+)
2
) = 1()
1
) +1()
2
) )
1
, )
2
T .
Ci`o completa la dimostrazione dellesistenza dellintegrale di Haar.
Dimostriamone ora lunicit`a, a meno di moltiplicazione per uno scalare.
Sia j una misura di Haar e indichiamo con 1()) =
_
G
)(r) dj(r) il corrispondente
integrale di Haar. Se ), T e )

n
i=1
/
i

g
i
, integrando ambo i membri
otteniamo:
1())
n

i=1
/
i
1(
g
i
) =
_
n

i=1
/
i
_
1() ,
da cui ricaviamo che
1()),1() () : ) .
Fissiamo ora una ) T e sia c 0. Per luniforme continuit`a di ), esiste un
intorno \ di c in G tale che [)(r) )(pr)[ < c per ogni r G e p \ . Sia T,
con (r) = (r
1
) per ogni r G e supporto contenuto in \ . Consideriamo
lintegrale
_
G
)(r) (r
1
p) dj(r). Poiche (r
1
p) = (p
1
r) si annulla quando r
non appartiene a p\ = 1
g
(\ ), e )(r) )(p) c se r p\ , otteniamo:
_
G
)(r) (r
1
p) dj(r) [)(p) c]
_
G
(r
1
p) dj(r) = [)(p) c] 1() .
Quindi:
)(p) c (1,1())
_
G
)(r)(r
1
p) dj(r) .
Poiche `e uniformemente continua, per ogni 0 possiamo trovare un intorno \
di c in G tale che [(r) (j)[ < se j r
1
\.
Siano p
1
, . . . , p
n
G tali che supp)

n
i=1
1
g
i
(\) e sia
i

1in
T una
partizione dellunit`a su supp) subordinata al ricoprimento 1
g
i
(\)
1in
. Poiche

i
ha supporto contenuto in 1
g
i
(\), otteniamo:
_
G
)(r)(r
1
p) dj(r) =

n
i=1
_
G
)(r)
i
(r)(r
1
p) dj(r)


n
i=1
1()
i
) [
g
i
(p) +] .
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 107
Posto /
i
= 1()
i
),1(), abbiamo

n
i=1
/
i
= 1()),1() e
)(r) c +
n

i=1
/
i
+
n

i=1
/
i

g
i
(r) .
Se

) T `e maggiore o uguale di 1 sul supporto di ), avremo:
)(r)
_
c +
n

i=1
/
i
_

)(r) +
n

i=1
/
i

g
i
(r) .
Poiche 0 pu`o essere scelto arbitrariamente piccolo, abbiamo:
() () : ) c(

) : ) + (1()),1()) .
Sia )
0
unaltra funzione di T. Essendo ()
0
: ) 1()
0
),1(), abbiamo (dividendo i
due membri di () per ()
0
: ) e tenendo conto del fatto che (1()),1()),()
0
: )
(1()),1()),(1()
0
),1()) = 1()),1()
0
)):
1()),1()
0
)
() : )
()
0
: )
c
(

) : )
()
0
: )
+ 1()),1()
0
) c(

) : )
0
) +1()),1()
0
) .
Ora, possiamo prendere c 0 arbitrariamente piccolo purche il supporto di
sia contenuto in un opportuno intorno \ di c. Questo dimostra che il rapporto
1()),1()
0
) `e univocamente determinato e quindi lintegrale di Haar `e unico a meno
di un fattore moltiplicativo.
2 Gruppi unimodulari
Sia G un gruppo topologico localmente compatto e j una misura di Haar su G.
Fissato un elemento p G, consideriamo il funzionale
(
c
(G, C) ) 1
g
()) =
_
G
)
_
rp
1
_
dj(r) R.
Poiche esso `e un integrale di Haar, otteniamo:
1
g
()) = (p)
_
G
) (r) dj(r) = (p) 1())
(ove abbiamo indicato con 1()) lintegrale di Haar associato alla misura j) per una
funzione : G R
+
0. Osserviamo che
(p
1
p
2
)1()) = 1
g
1
g
2
()) = (p
1
)1
g
2
()) = (p
1
)(p
2
) 1())
p
1
, p
2
G, ) (
c
(G, C)
e quindi : G R
+
0 `e un omomorsmo di gruppi. Poiche per ) (
c
(G, C)
ssata, lapplicazione G p 1

g
1
) (
c
(G, C) (ove 1

g
1
)(r) = )
_
rp
1
_
per
ogni r G) `e continua, lapplicazione `e continua.
In particolare, se G `e connesso, ci sono due possibilit`a: o (G) = R
+
0,
oppure (G) = 1.
108 CAP. VIII - MISURA DI HAAR E RAPPRESENTAZIONI LINEARI
Teorema 2.1 Vale la formula di cambiamento di variabile nellintegrale:
_
G
)(r
1
)(r
1
) dj(r) =
_
G
)(r) dj(r) ) (
c
(G, R) .
Dim. Consideriamo il funzionale J()) =
_
G
)(r
1
)(r
1
) dj(r). Abbiamo:
J(1

g
))=
_
G
)(p r
1
)(r
1
) dj(r)
=
_
G
)([rp
1
]
1
)(r
1
) dj(r)
=
_
G
)(j
1
)(p
1
j
1
) dj(j p)
=
_
G
)(j
1
)[(p
1
)(j
1
)] [(p) dj(j)] = J())
Quindi J()) `e un multiplo dellintegrale di Haar. Scegliendo delle ) T con
)(r) = )(r
1
) e supporti che variano in un sistema fondamentale di intorni di c in
G, si verica facilmente che il rapporto J()),1()) approssima, e quindi `e uguale
ad 1.
Il gruppo topologico localmente compatto G si dice unimodulare se (G) = 1,
cio`e se la misura di Haar j su G `e invariante sia a sinistra che a destra:
_
G
)(r) dj(r) =
_
G
) (p r) dj(r) =
_
G
) (r p) dj(r)
) (
c
(G, C) , p G.
Teorema 2.2 Ogni gruppo topologico compatto e localmente compatto `e unimo-
dulare.
Dim. Se G `e compatto e localmente compatto, allora (G) `e un sottogruppo
compatto di R
+
0 e quindi `e uguale a 1.
In generale, U =
1
(1) `e un sottogruppo normale chiuso di G, e il quoziente
G,U `e isomorfo a un sottogruppo additivo del gruppo additivo R dei numeri reali.
Se G `e connesso e non `e unimodulare, allora G,U R.
3 Misure relativamente invarianti sugli spazi omogenei
Sia G un gruppo topologico localmente compatto. Una misura di Radon su G
si dice relativamente invariante se vi `e una funzione

: G R
+
0 tale che
_
G
)(p
1
r)d(r) =

(p)
_
G
)(r)d(r) ) (
c
(G, C) , p G.
Osserviamo che la

`e necessariamente continua ed `e un omomorsmo di G nel


gruppo moltiplicativo R
+
0.
Data ) (
c
(G, C), consideriamo la funzione r 1(r) =
1

(r) )(r). Risulta


1(p
1
r) =
1

(p
1
r) )(p
1
r) =

(p)
1

(r) )(p
1
r)
e quindi il funzionale lineare ) 1()) =
_
G

(r) )(r) d(r) soddisfa 1(1

g
)) =
1()) per ogni ) (
c
(G, C) ed `e dunque un integrale di Haar. Abbiamo quindi
ottenuto:
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 109
Teorema 3.1 Sia G un gruppo topologico relativamente compatto e sia j una
sua misura di Haar. Gli integrali di Radon relativamente invarianti su Gsono allora
tutti e soli i funzionali della forma:
J()) = /
_
G
)(r)(r) dj(r) ) (
c
(G, C)
ove / `e un numero reale positivo e : G R
+
0 un omomorsmo continuo.
Estendiamo ora la nozione di misura relativamente invariante al caso degli spazi
omogenei.
Sia H un sottogruppo chiuso di un gruppo topologico G, e sia X = G,H il
corrispondente spazio omogeneo. Indichiamo con : G X la proiezione nel
quoziente.
Si dice misura relativamente invariante su X una misura di Radon su X per
cui esista una funzione

: G R
+
0 tale che (p()) =

(p) () per ogni


compatto di X: per il corrispondente integrale di Radon avremo:
_
X
)(p
1
r) d(r) =

(p)
_
X
)(r) d(r) p G, ) (
c
(G, C) .
Poiche H`e un sottogruppo chiuso di G, esso `e a sua volta un gruppo localmente
compatto. Su di esso vi `e quindi una misura di Haar j
H
.
Possiamo denire unapplicazione (
c
(G, C) (
c
(X, C) mediante integrazione
lungo la bra: ad ) (
c
(G, C) associamo

)() =
_
H
)(r/) dj
H
(/) se (r) = X;
il valore dellintegrale a secondo membro non dipende infatti dal particolare rap-
presentante r di X in G.
Lemma 3.2 Lintegrazione lungo la bra `e unapplicazione surgettiva (
c
(G, C)
(
c
(X, C) ed associa a funzioni di T(G) funzioni di T(X).
Dim. Sia ) (
c
(X, C). Poiche la proiezione : G X `e aperta, per ogni
supp) esiste un aperto l

relativamente compatto in G tale che (l

) sia un
intorno aperto di in X. Poiche supp) `e un compatto, esisteranno un numero
nito di punti
1
, . . . ,
n
tali che supp)

n
i=1
(l

i
). Fissiamo ora una funzione
reale non negativa 1 con supporto compatto in G e che sia uguale a 1 in un intorno
del compatto

n
i=1
l

i
. La funzione

1() `e continua e strettamente positiva in un
intorno di supp): ne segue che la

)(r) = 1(r) )((r)),

1((r)) `e ben denita e


continua con supporto compatto in G, ed abbiamo

) = ). Lultima aermazione
del lemma `e evidente.
Supponiamo ora vi sia su X una misura di Radon relativamente invariante , e
indichiamo con J()) =
_
X
)() d() il corrispondente integrale sulle ) (
c
(X, C).
Mediante lintegrazione sulla bra possiamo ad esso associare un funzionale 1
t
su
(
c
(G, C), ponendo 1
t
()) = J(

)) per ogni ) (
c
(G, C). Abbiamo
1
t
(1

g
)) = J(1

g

)) =

(p
1
)J(

)) =

(p
1
)1
t
()) .
110 CAP. VIII - MISURA DI HAAR E RAPPRESENTAZIONI LINEARI
Quindi, per la discussione sulle misure relativamente invarianti su G, avremo, per
una misura di Haar j
G
su G:
(#)
_
X
__
H
)(r/) dj
H
(/)
_
d((r)) =
_
G
)(r)

(r) dj
G
(r) ) (
c
(G, C) .
Indichiamo con
H
e
G
gli omomorsmi, relativi ai gruppi H e G, deniti come
allinizio del 2. Applicando la formula (#) sia ad ) che ad 1

h
1
) otteniamo:

H
(/)
_
G
)(r)

(r) dj
G
(r)=
H
(/)
_
X
__
H
)(r/) dj
H
(/)
_
d((r))
=
_
X
__
H
)(r//
1
) dj
H
(/)
_
d((r))
=
_
G
)(r/
1
)

(r/
1
)

(/) dj
G
(r)
=

(/)
G
(/)
_
G
)(r)

(r) dj
G
(r)
) (
c
(G, C) ,
da cui ricaviamo la relazione:

H
(/) =

(/)
G
(/) / H.
Da queste considerazioni segue il:
Teorema 3.3 Condizione necessaria e suciente anche esista una misura di
Radon relativamente invariante sullo spazio omogeneo X = G,H `e che vi sia un
omomorsmo continuo : G R
+
0 tale che
() (/)
G
(/) =
H
(/) , / H.
Le misure di Radon relativamente invarianti su X sono tutte e sole quelle che
soddisfano
()
_
X
__
H
)(r/) dj
H
(/)
_
d((r)) = /
_
G
)(r) (r) dj
G
(r) ) (
c
(G, C)
per una che soddisfa () e una costante positiva / R.
Dim. Per completare la dimostrazione, occorre dimostrare la sucienza: a questo
scopo baster`a mostrare che, data una (
c
(X, C), il secondo membro della ()
dipende solo da e non dalla scelta di una ) (
c
(G, C) con

) = . Baster`a, per
la linearit`a, mostrare che, se ) (
c
(G, C) e

) = 0, allora
_
G
(r) )(r) dj
G
(r) = 0.
Da

) = 0 ricaviamo (vedi Teorema VIII.2.1) che anche
_
H
)(r/
1
)
H
(/
1
) dj
H
(/) = 0 .
Sia 1 T. Scambiando lordine dintegrazione otteniamo:
0=
_
G
__
H
)(r/
1
)
H
(/
1
) dj
H
(/)
_
1(r) (r) dj
G
(r)
=
_
H
__
G
1(r))(r/
1
)(r)dj
G
(r)
_

H
(/
1
) dj
H
(/) .
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 111
Ponendo j = r/
1
otteniamo:
0=
_
H
__
G
1(j/))(j)(j /)dj
G
(j/)
_

H
(/
1
) dj
H
(/)
=
_
H
__
G
1(j/))(j)(j)(/)
G
(/)dj
G
(j)
_

H
(/
1
) dj
H
(/)
=
_
H
__
G
1(j/))(j)(j)dj
G
(j)
_
dj
H
(/)
=
_
G
(r) )(r)
__
H
1(r/) dj
H
(/)
_
dj
G
(r) .
Per concludere, `e suciente scegliere una 1 tale che
_
H
1(r/) dj
H
(/) = 1 per ogni
r supp). A questo scopo ssiamo una j T uguale a 1 in un intorno l di supp)
e una T, uguale a 1 in un intorno di supp) e con supporto contenuto in l e
poniamo
1(r) =
_
(r)j(r),
_
H
j(r/) dj
H
(/) se r l ,
0 se r , supp .
Applicando il Teorema VIII.3.3, osserviamo che, in particolare, se H `e un sot-
togruppo normale di G, si pu`o prendere (p) = 1 per ogni p G. Ne segue che
U =
1
G
(1) `e un gruppo unimodulare, e tutti i suoi sottogruppi normali chiusi sono
unimodulari. In particolare U `e il pi` u grande sottogruppo unimodulare di G.
Osserviamo inne che se H `e un sottogruppo chiuso unimodulare di G, allora
possiamo scegliere uguale a 1,
G
, e quindi X = G,H ammette una misura di
Radon relativamente invariante.
4 Misura di Haar nei gruppi di Lie
Ricordiamo che un gruppo di Lie `e un gruppo topologico G su cui sia assegnata
una struttura dierenziabile per cui lapplicazione GG (r, j) r
1
j G sia
dierenziabile.
In un gruppo di Lie Gle traslazioni a sinistra 1
g
, a destra 1
g
e laggiunzione ad
g
sono dieomorsmi. Indichiamo con L(G) lo spazio vettoriale dei campi di vettori
invarianti a sinistra, cio`e delle sezioni globali (

(G, TG) tali che 1


g

() =
per ogni p G. Il dierenziale della traslazione a sinistra denisce un isomorsmo
1
g

: T
e
G T
g
G e ci permette di associare ad ogni vettore A T
e
G un campo
di vettori invariante a sinistra r A

x
= 1
x
(A).
Indichiamo con g lo spazio tangente a G nellidentit`a c. Lapplicazione
g A A

L(G)
`e un isomorsmo di g con lo spazio dei campi di vettori invarianti a sinistra su
G. Possiamo allora denire un prodotto su g mediante il commutatore di campi di
vettori invarianti a sinistra:
[A, Y ] ==
def
(A

)
e
.
Con questo prodotto g `e unalgebra di Lie reale, che si dice associata al gruppo di
Lie G.
Lapplicazione : TG g che associa a T
g
G lelemento A =
g
() tale che
A

g
= 1
g

(A) = si dice la forma di Cartan su G. Per denizione essa `e invariante


a sinistra: 1

g
= per ogni p G.
112 CAP. VIII - MISURA DI HAAR E RAPPRESENTAZIONI LINEARI
Essa ci permette di associare ad ogni prodotto scalare reale b su g una metrica
Riemanniana invariante a sinistra g su G mediante:
g(, n) = b((), (n)) .
Chiaramente
25
la misura associata `e una misura di Haar su G.
Indichiamo con Ad(o) : g g il dierenziale nellidentit`a dellautomorsmo
interno ad(o) : G r o ro
1
G. Esso `e un automorsmo dellalgebra di
Lie g.
Lemma 4.1 Se G `e un gruppo di Lie, abbiamo:

G
(o) = [ det Ad(o)[
1
o G.
Ci`o signica che, se j
G
`e una misura di Haar di G:
_
G
)(ro
1
) dj
G
(r) =
_
G
)(r) dj
G
(ro) = (1,[ det Ad(o)[)
_
G
)(r) dj
G
(r)
o G, ) (
c
(G, C) .
Dim. Abbiamo infatti per la forma di Cartan:
1

a
= 1

a
1

a
1 = Ad(o
1
) .
Localmente la misura di Haar dj
G
`e proporzionale alla forma
. .
n volte
(dove n
`e la dimensione di g). Per la denizione del determinante otteniamo:
Ad(o
1
) Ad(o
1
)
. .
n volte
= det Ad(o
1
)
. .
n volte
.
Da questa formula segue la tesi.
Esempio 4.1 Consideriamo GL(n, R) come un aperto dello spazio vettoriale delle
matrici reali n n. Nelle coordinate canoniche, la forma di Cartan di GL(n, R)
`e = r
1
dr. Possiamo ssare il prodotto scalare b(A, Y ) = tr
t
A Y per A, Y
gl(n, R). Allora la metrica Riemanniana invariante a sinistra associata `e denita
da:
g
a
(A, Y ) = tr (
t
(o
1
A)(o
1
Y )) = tr (
t
A(o
t
o)
1
Y ) .
Utilizzando la metrica Riemanniana possiamo calcolare la misura di Haar. Rispetto
alla misura di Lebesgue d\ (r) sullaperto GL(n, R) di gl(n, R) R
n
2
, essa `e data
da dj(r) = [ det r[
n
d\ (r).
Per vericare questuguaglianza, ricordiamo che, se , 1 sono due endomorsmi
dello spazio vettoriale \ , di dimensione nita n su K, il determinante del loro
prodotto tensoriale 1, (lendomorsmo di \ \ tale che ( 1)( n) =
25
Se g `e una metrica Riemanniana sulla variet`a dierenziabile G di dimensione m, la metrica
associata si denisce in coordinate locali x
1
, . . . , x
m
mediante d
g
=
p
det(g
i,j
) d, ove `e la
misura di Lebesgue in R
m
e la matrice (g
i,j
)
1i,jm
`e denita da g
i,j
= g
`
/x
i
, /x
j

.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 113
() 1(n) per ogni , n \ ), `e il prodotto delle potenze n-esime dei loro
determinanti: det(1) = (det )
n
(det 1)
n
.
Le matrici 1
i,j
= (
i,h

j,k
)
1h,kn
formano una base ortonormale per b. Ab-
biamo:
tr (
t
1
i,j
(o
t
o)
1
1
h,k
) = tr (1
j,i
1
h,k
(o
t
o)
1
) =
j,k
[(o
t
o)
1
]
i,h
1 i, ,, /, / n.
Quindi, rispetto alle coordinate cartesiane globali su GL(n, R) gl(n, R) R
n
2
,
abbiamo p
(i,j),(h,k)
(o) =
j,k
[(o
t
o)
1
)]
i,h
e quindi la matrice (p
(i,j),(h,k)
(o)) `e il
prodotto tensoriale (o
t
o)
1
1
n
. Quindi:
_
det(p
(i,j),(h,k)
(o)) =
1
[ det o [
n
ci d`a dj
GL(n,R)
(r) = [ det r[
n
d\ (r) ove \ `e la misura di Lebesgue su R
n
2
.
Osserviamo inne che, identicando gl(n, R) al prodotto tensoriale R
n
R
n
,
abbiamo Ad(o) o o
1
e quindi det Ad(o) = 1 per ogni o GL(n, R) e quindi
GL(n, R) `e unimodulare.
Esempio 4.2 Sia T
+
(2, R) =
__
o /
0 c
_

o, /, c R con o c ,= 0
_
il gruppo delle
matrici reali 2 2 triangolari superiori invertibili. Si verica allora che
det Ad
_
o /
0 c
_
=
o
c
e quindi il gruppo lineare T
+
(2, R) non `e unimodulare.
Esempio 4.3 Pi` u in generale, se n 1 e G `e il sottogruppo di GL(n, R) di tutte
le trasformazioni o che mandano in s`e il sottospazio vettoriale generato dai primi
: vettori della base c
1
, . . . , c
m
, con 1 : < n, ne G, ne G SL(n, R) sono
unimodulari.
Esempio 4.4 Sia T
+
(n, R) il gruppo delle matrici reali nn triangolari superiori.
In questo caso abbiamo
det Ad
_
_
_
_
o
11
o
12
. . . o
1n
o
22
. . . o
2n
.
.
.
.
.
.
o
nn
_
_
_
_
= o
n1
11
o
n3
22
o
1n
nn
e quindi il gruppo lineare T
+
(n, R) non `e unimodulare.
Esempio 4.5 Se G `e un gruppo lineare, possiamo supporre
26
che G GL(n, R).
La forma di Cartan di G `e la restrizione a G della forma di Cartan r
1
dr di
GL(n, R).
26
Facendo corrispondere ad ogni matrice a GL(n, C) la matrice

Re a Ima
Ima Re a

possiamo
associare ad ogni gruppo lineare G GL(n, C) un sottogruppo chiuso G

di G GL(2n, R),
isomorfo a G come gruppo topologico.
114 CAP. VIII - MISURA DI HAAR E RAPPRESENTAZIONI LINEARI
Se esiste una forma bilineare simmetrica non degenere b su g tale che
b(Ad(o)(A), Ad(o)(Y )) = b(A, Y ) per ogni A, Y g,
allora G `e unimodulare.
Esempio 4.6 Se g `e unalgebra di Lie sul campo k, per ogni A g possiamo
denire una derivazione interna Ad(A) di g mediante:
Ad(A) : g Y Ad(A)(Y ) = [A, Y ] g .
Se g `e lalgebra di Lie del gruppo lineare G, lendomorsmo Ad(A) `e il dierenziale
in c G dellautomorsmo ad(exp(A)). Abbiamo quindi:
Se G `e un gruppo lineare connesso, condizione necessaria e suciente anche
sia unimodulare `e che
tr (Ad(A)) = 0 A g .
5 Rappresentazioni dei gruppi topologici
Sia Gun gruppo topologico. Una rappresentazione di Gsu uno spazio di Hilbert
complesso \ `e un omomorsmo : G ((\ ) di G nel gruppo ((\ ) degli isomor-
smi lineari di \ in \ che sono continui con i loro inversi, tale che lapplicazione
G\ (p, ) (p)() \ sia continua.
Osserviamo che vale il seguente
Lemma 5.1 Siano G un gruppo topologico, \ uno spazio di Hilbert complesso
e : G ((\ ) un omomorsmo. Condizione necessaria e suciente anche
sia una rappresentazione nel senso precisato sopra `e che siano soddisfatte le due
condizioni:
(i) Per ogni \ lapplicazione G p (p)() \ `e continua in p = c;
(ii) Esistono un intorno aperto l di c in G e una costante C tali che
|(p)| = sup
|v|=1
|(p)()| C per ogni p l.
Dim. Le condizioni (i) ed (ii) sono chiaramente necessarie. Viceversa, la (ii)
implica che la `e continua in c e quindi, essendo G e ((\ ) gruppi topologici, `e
continua. Resta da vericare la continuit`a della G \ (p, ) (p)() \ .
Siano p, p
0
G e ,
0
\ . Abbiamo:
|(p)() (p
0
)(
0
)| |(p
0
)| |
_
p
1
0
p
_
()
0
|
|(p
0
)| |
_
p
1
0
p
_
(
0
)|
+|(p
0
)| |
_
p
1
0
p
_
(
0
)
0
|
|(p
0
)| |
_
p
1
0
p
_
| |
0
|
+|(p
0
)| |
_
p
1
0
p
_
(
0
)
0
| .
Sotto le ipotesi (i) ed (ii) i due addendi nelle ultime due righe della diseguaglianza
tendono a zero quando p p
0
in G e
0
in \ .
Una rappresentazione di G su uno spazio di Hilbert \ si dice unitaria se
|(p)| = 1 per ogni p G.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 115
Se G GL(n, C), la rappresentazione
GC
n
(p, ) p() C
n
si dice la rappresentazione standard.
Esempio 5.1 Sia \ lo spazio vettoriale dei polinomi complessi in n indeterminate,
omogenei di grado /. Otteniamo una rappresentazione di GL(n, C) su \ ponendo:
(p)(j)(r) = j(p
1
(r)) per r =
t
(r
1
, . . . , r
n
) .
Esempio 5.2 Sia \ lo spazio vettoriale complesso dei polinomi omogenei di grado
/ di 2n variabili reali r
1
, . . . , r
n
, j
1
, . . . , j
n
. Utilizzando le variabili complesse .
j
=
r
j
+ ij
j
, .
j
= r
j
ij
j
, poniamo . =
t
(.
1
, . . . , .
n
), . =
t
( .
1
, . . . , .
n
) e scriviamo
ogni j \ come un polinomio j(., .). Deniamo allora unazione di U(n) su \
mediante:
(p)(j)(., .) = j(p
1
(.),
t
p( .)) .
Esempio 5.3 Sia
k
C
n
la potenza esterna /-esima di C
n
. Vi `e allora ununica
azione di GL(n, C) su
k
C
n
per cui risulti:
(p)(
1

k
) = p(
1
) p(
k
)
1
, . . . ,
k
C
n
.
Esempio 5.4 Consideriamo il gruppo additivo G = R
n
. Sia 1
2
(R
n
) lo spazio
vettoriale delle funzioni a valori complessi su R
n
che sono di quadrato sommabile
in R
n
. Allora R
n
1
2
(R
n
) (, )) )( + ) 1
2
(R
n
) `e una rappresentazione
unitaria.
Esempio 5.5 Pi` u in generale, sia G un gruppo topologico localmente compatto,
sia j una misura di Haar su G. Risulta allora denita una rappresentazione unitaria
su 1
2
(G, dj) mediante (p)())(r) = )(p r) per ogni p, r G, per ogni )
1
2
(G, dj).
Esempio 5.6 Sia X = G,H uno spazio omogeneo del gruppo topologico local-
mente compatto G, con sottogruppo di isotropia chiuso H, e sia una misura
di Radon relativamente invariante su X. Allora : G 1
2
(X, ) (p, ))
(1
g
)

()) 1
2
(X, ) `e una rappresentazione di G. Essa `e unitaria se la funzione

`e identicamente uguale a 1.
Sia : G ((\ ) una rappresentazione di un gruppo topologico G su uno
spazio di Hilbert complesso \ . Un sottospazio \ di \ si dice invariante per se
(p)(\) \ per ogni p G; in questo caso
27
, se \ `e chiuso in \ , otteniamo
una sottorappresentazione di G su \ e una rappresentazione quoziente su \,\ nel
modo ovvio. La rappresentazione si dice irriducibile se non esistono sottospazi
invarianti non banali.
27
Osserviamo che, se W `e invariante, anche la sua chiusura W in V `e invariante.
116 CAP. VIII - MISURA DI HAAR E RAPPRESENTAZIONI LINEARI
Due rappresentazioni : G ((\ ) e : G ((\) si dicono equivalenti se
esiste un isomorsmo lineare, continuo e con inversa continua, : \ \ tale che
(p) = (p) per ogni p G.
Esempio 5.7 Sia / un intero positivo e sia \ lo spazio vettoriale dei polinomi
complessi delle variabili reali r
1
, . . . , r
n
, omogenei di grado /. Poniamo r =
t
(r
1
, . . . , r
n
) e deniamo : SO(n) GL
C
(\ ) mediante:
(p)(j)(r) = j
_
p
1
(r)
_
p SO(n), j \ .
Introduciamo loperatore di Laplace =
_

2
,r
2
1
_
+ +
_

2
,r
2
n
_
e deniamo
: \ j (r
2
1
+ +r
2
n
) ((j)) \ .
Si verica che (p) = (p) per ogni p SO(n). Ne segue che ker e (\ )
sono due sottospazi invarianti per .
6 Rappresentazioni dei gruppi lineari
Consideriamo ora il caso in cui il gruppo G sia un sottogruppo chiuso
28
di un
gruppo lineare GL(n, C).
Teorema 6.1 Ogni rappresentazione di dimensione nita di un gruppo lineare `e
di classe (

.
Dim. Sia G GL(n, C) un gruppo lineare e sia : G GL(, C) una sua
rappresentazione lineare di dimensione nita.
Fissiamo un intorno l di c in GL(, C) tale che ogni elemento p l abbia in
l ununica radice quadrata p
1/2
l: a questo scopo `e suciente ssare un intorno
aperto 2\ di 0 nellalgebra di Lie gl(, C) di GL(, C) tale che A exp(A) sia
un dieomorsmo di 2\ su un intorno aperto di c in GL(, C) e porre l = exp(\ ).
Possiamo supporre che l sia una palla aperta di C
n
2
contenuta in GL(n, C).
Dimostriamo il teorema nel caso particolare in cui G sia il gruppo moltiplicativo
dei reali positivi. Scegliamo c sucientemente piccolo in modo che (c
t
) l per
ogni t [c, c]. Sia Y gl(, C) tale che (c

) = exp(cY ). Otteniamo allora,


per lunicit`a della radice quadrata in l, che (c
/2
m
) = exp(

2
m
Y ) per ogni intero
: 0 e quindi che exp(c
/2
m
) = exp(

2
m
Y ) per ogni / Z ed : N. Poiche
`e continua, ne segue che (c
t
) = exp(tY ) per ogni t R. Chiaramente la
rappresentazione R
+
0 c
t
exp(tY ) GL(n, C) `e dierenziabile di classe
(

, perche composta di applicazioni dierenziabili di classe (

:
R
+
0
log( ) Y
gl(, C)
exp
GL(n, C).
Il ragionamento che abbiamo svolto nel caso particolare in cui G = R
+
0 ci
permette, in generale, di denire un diagramma commutativo:
()
g

gl(, C)
exp

_
exp
G

GL(, C)
28
Il teorema seguente vale pi` u in generale per un qualsiasi gruppo di Lie.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 117
in cui lapplicazione `e lineare. Ne segue che la `e di classe (

in un intorno di
c = exp(0) (perche exp `e un dieomorsmo in un intorno di 0) e quindi dappertutto.

Dalla dimostrazione del Teorema VIII.6.1 segue il:


Corollario 6.2 Se : G GL(n, C) `e una rappresentazione di dimensione
nita di un gruppo lineare G, allora il suo dierenziale nellorigine:
d
e
: g gl(n, C)
`e un omomorsmo di algebre di Lie.
Un omomorsmo : g gl(n, C) di unalgebra di Lie reale g si dice una rappre-
sentazione di dimensione nita di g.
Dalla dimostrazione del Teorema VIII.6.1 segue ancora il
Corollario 6.3 Sia G un gruppo lineare connesso e semplicemente connesso
e sia g la sua algebra di Lie. Ad ogni rappresentazione di dimensione nita di g
corrisponde ununica rappresentazione lineare di G.
Dim. Basta osservare che in questo caso allomomorsmo di algebre di Lie
corrisponde un omomorsmo di gruppi di Lie che rende () commutativo.
7 Operatori di Radon
Sia G un gruppo, sia F una famiglia di funzioni su G. Unapplicazione lineare
T : F F `e un operatore (a sinistra) del gruppo G se sono soddisfatte le seguenti
condizioni:
(i) F `e G-invariante: cio`e r 1

g
)(r) = )(rp) F per ogni ) F.
(ii) T commuta con lazione del gruppo: cio`e 1

g
(T())) = T(1

g
)), ovvero
(T()))(rp) = T
x
()(rp)).
Osserviamo che se ) F `e costante sulle classi laterali sinistre pHdi un sottogruppo
H di G, anche T(p) sar`a costante sulle classi laterali sinistre di G: quindi ogni
operatore del gruppo G induce un operatore sulla corrispondente classe di funzioni
denita su un qualsiasi spazio omogeneo G,H.
Per ogni p G, la traslazione a destra 1

g
denisce un operatore del gruppo G
su una qualsiasi classe di funzioni complesse F su G che sia G-invariante.
Se poniamo o
g
= 1

g
1
, le o
g
(con il prodotto di composizione) formano un
gruppo isomorfo a G e la trasformazione p o
g
`e un isomorsmo di gruppi.
Le loro combinazioni lineari a coecienti complessi
() T =
n

i=1
/
i
o
g
i
formano un anello.
Se `e una misura a valori complessi denita su G, possiamo associare ad essa
un operatore
() T

)(r) =
_
G
)(j
1
r) d(j) .
Osserviamo che T

`e della forma () nel caso di una misura a valori complessi con


il supporto concentrato in un numero nito di punti.
118 CAP. VIII - MISURA DI HAAR E RAPPRESENTAZIONI LINEARI
Se G `e localmente compatto, `e particolarmente interessante il caso in cui sia
una misura complessa di Radon, e allora T

si dice un operatore di Radon. Se la


misura ha massa nita, diremo che T

`e un operatore di Radon limitato.


Se ) `e limitata e uniformemente continua a destra (se cio`e per ogni c 0 esiste
un intorno aperto l di c in G tale che [)(rp) )(r)[ < c per ogni p l ed r G)
e una misura di Radon limitata, allora
T

)(rp) T

)(r) =
_
G
_
)(j
1
rp) )(j
1
r)
_
d(j)
e quindi
[T

)(rp) T

)(r)[
_
G

)(j
1
rp) )(j
1
r)

d(j) c
_
G
[d(j)[ r G,
e T

) `e anchessa uniformemente continua a destra.


Se
1
e
2
sono due misure di Radon complesse di massa nita, abbiamo chiara-
mente T

1
+T

2
= T

1
+
2
e vale inoltre:
T

1
T

2
())(r) =
__
GG
)(j
1
1
j
1
2
r) d
1
(j
1
) d
2
(j
2
) .
Il secondo membro di questuguaglianza `e un integrale di Radon, rispetto a una
misura di Radon di massa nita :
T

1
T

2
())(r) =
_
G
)(j
1
r) d(j),
per cui risulta: (G) =
1
(G)
2
(G).
In particolare,
Proposizione 7.1 Sia G un gruppo topologico localmente compatto. Con il
prodotto di composizione gli operatori di Radon limitati formano un anello.
Sia ora j
G
la misura di Haar su G. Indichiamo con 1
p
(G) lo spazio di Banach
delle funzioni misurabili di potenza j sommabile su G:
1
p
(G) =
_
) `e j
G
-misurabile e
_
G
[)(r)[
p
dj
G
(r) = |)|
p
p
< +
_
Se `e una misura di Radon complessa di massa totale nita abbiamo:
_
G
T

())(r) (r) dj
G
(r) =
_
G
d(j)
_
G
)(j
1
r) (r) dj
G
(r)
e quindi

_
G
T

())(r) (r) dj
G
(r)

__
G
[d(j)[
_
|)|
p
||
p

) 1
p
(G), 1
p

(G) (ove 1 < j, j


t
< + e
1
p
+
1
p

= 1).
Abbiamo ottenuto:
Teorema 7.2 Lanello degli operatori di Radon limitati opera sugli spazi 1
p
(G)
per ogni j ]1, +[.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 119
8 Prodotto di convoluzione
Sia G un gruppo topologico localmente compatto. Allora anche il prodotto
diretto G > G `e un gruppo topologico localmente compatto. Siano j
G
e j
GG
le
loro rispettive misure di Haar. Per i corrispondenti integrali di Haar abbiamo:
__
GG
1(r, j) dj
GG
(r, j)=
_
G
dj
G
(j)
_
G
1(r, j) dj
G
(r)
=
_
G
dj
G
(j)
_
G
1(j
1
r, j) dj
G
(r) .
Quindi: la trasformazione
G > G (r, j) (j
1
r, j) G > G
`e un omeomorsmo che lascia invariata la misura di Haar di G > G. In particolare,
se , sono due funzioni j
G
-misurabili su G, il loro prodotto tensoriale
(r, j) = (r)(j) `e misurabile, e risulta misurabile anche la (j
1
r)(j), e
la j (j
1
r)(j) `e misurabile per quasi tutti gli r di G.
Supponiamo ora che 1
1
(G). Allora (r)dj
G
(r) denisce una misura di
Radon di massa nita su G e quindi un corrispondente operatore di Radon del
gruppo G. Data 1
p
(G) la funzione di 1
p
(G):
(r) =
_
G
(j) (j
1
r) dj
G
(j) =
_
G
(rj) (j
1
) dj
G
(j)
si dice prodotto di convoluzione di e .
Osserviamo che vale la
| |
L
p
(G)
||
L
1
(G)
||
L
p
(G)
.
Data una qualsiasi funzione ) su G, sia

) la funzione su Gdenita da

)(r) = )(r
1
)
per ogni r G.
Vale la
Proposizione 8.1 Se

1
p
(G) e 1
p

(G), con 1 < j, j


t
< + e
1
p
+
1
p

= 1,
allora `e una funzione continua e
[ (r)[ ||
L
p

(G)
||
L
p
(G)
r G.
Nel caso di un gruppo unimodulare, lapplicazione )

) `e unisometria su ciascuno
degli spazi 1
p
(G), per 1 j +. Abbiamo:
Teorema 8.2 Sia G un gruppo topologico unimodulare. Allora il prodotto di
convoluzione gode delle propriet`a:
(i) Se 1
p
(G) e 1
p

(G), con 1 < j, j


t
< + e
1
p
+
1
p

= 1, allora
`e una funzione continua e limitata e
| |
L

(G)
||
L
p

(G)
||
L
p
(G)
.
120 CAP. VIII - MISURA DI HAAR E RAPPRESENTAZIONI LINEARI
(ii) Siano j, , : numeri reali 1 e tali che
1
r
=
1
p
+
1
q
1. Allora, se 1
p
(G)
e 1
q
(G), il prodotto di convoluzione `e una funzione di 1
r
(G) e
vale la maggiorazione:
| |
L
r
(G)
||
L
q
(G)
||
L
p
(G)
.
(iii) Il prodotto di convoluzione gode della propriet`a associativa
29
:
(
1

2
)
3
=
1
(
2

3
) :=
1

2

3
.
9 Operatori associati a una rappresentazione
Sia G un gruppo topologico localmente compatto ed unimodulare e sia j
G
una
sua misura di Haar. Se `e una rappresentazione di G sullo spazio di Hilbert
\ , associamo ad ogni ) 1
1
(G), con supporto compatto, un operatore lineare
()) : \ \ mediante la formula
(#) ())() =
_
G
)(r)(r)() dj
G
(r) \ .
Se ) 1
1
(G) ha supporto compatto, abbiamo
|())()| sup
xsupp f
|(r)| |)|
L
1
(G)
||
V
\
e quindi ()) `e un operatore limitato.
Osserviamo che, se \ \ `e un sottospazio chiuso invariante (G)-invariante
di \ , allora \ `e anche ())-invariante.
Se `e unitaria, allora ()) `e denito, mediante la formula (#), per tutte le
) 1
1
(G).
`
E un operatore limitato su \ con:
|())| |)|
L
1
(G)
.
Osserviamo ancora che:
Lemma 9.1 Se `e una rappresentazione unitaria di un gruppo topologico local-
mente compatto e unimodulare G, allora:
[())]

= ()

) con )

(r) = )(r
1
), cio`e )

=

) ,
ed inoltre
()
1
) ()
2
) = ()
1
)
2
) )
1
, )
2
1
1
(G) .
Dim. Poiche `e unitaria, abbiamo [(r)]

= (r
1
). Tenuto conto del fatto che
su un gruppo unimodulare
_
G
/(r
1
) dj
G
(r) =
_
G
/(r) dj
G
(r) per ogni / 1
1
(G)
(vedi Teorema VIII.2.1), abbiamo:
[())]

() =
_
G

)(r)(r
1
)() dj
G
(r) =
_
G

)(r
1
)(r)() dj
G
(r) = ()

)().
29
Se il gruppo G non `e commutativo, non lo `e in generale nemmeno il prodotto di convoluzione.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 121
Risulta poi:
()
1
) ()
2
)()=
_
G
)
1
(j)(j)
__
G
)
2
(r)(r)() dr
_
dj
=
__
GG
)
1
(j))
2
(r)(jr)() dj dr
=
__
GG
)
1
(j))
2
(j
1
r)(r)() dj dr
=
_
G
__
G
)
1
(j))
2
(j
1
r) dj
_
(r)() dr
=
_
G
()
1
)
2
)(r)(r)() dr
= ()
1
)
2
)() .

123
CAPITOLO IX
RAPPRESENTAZIONI DEI GRUPPI COMPATTI
1 Relazioni di ortogonalit
`
a di Schur
Sia G un gruppo compatto. Indichiamo con dr la misura di Haar di G, norma-
lizzata in modo che risulti
_
G
dr = 1.
Proposizione 1.1 Se `e una rappresentazione di G su uno spazio vettoriale \
di dimensione nita, allora esiste un prodotto scalare Hermitiano su \ che rende
unitaria.
Dim. Fissiamo un qualsiasi prodotto scalare Hermitiano ( [ )
0
su \ e deniamo
un nuovo prodotto scalare su \ ponendo
([n)
0,
=
_
G
((r)() [(r)(n))
0
dr , n \ .
Il nuovo prodotto scalare ( [ )
0,
ha chiaramente le propriet`a richieste.
Corollario 1.2 Ogni rappresentazione di un gruppo compatto G su uno
spazio vettoriale di dimensione nita \ si decompone in una somma diretta di
rappresentazioni irriducibili: abbiamo cio`e una decomposizione \ = \
1
\
m
di \ in una somma diretta di sottospazi (G)-invarianti irriducibili.
Dim. Possiamo infatti ssare su \ un prodotto Hermitiano che renda la
unitaria. Osserviamo allora che se il sottospazio \ `e (G)-invariante, lo `e anche
il suo ortogonale \

.
Teorema 1.3 (Lemma di Schur) Siano e
t
due rappresentazioni lineari
irriducibili non banali del gruppo compatto G sugli spazi vettoriali di dimen-
sione nita \ e \
t
rispettivamente. Supponiamo esista unapplicazione lineare
1 : \ \
t
tale che 1 (r) =
t
(r) 1 per ogni r G. Allora 1 `e o un
isomorsmo lineare oppure lapplicazione nulla.
Dim. Infatti ker 1 e 1(\ ) sono sottospazi invarianti di \ e di \
t
rispettivamente,
e quindi o ker 1 = 0 e 1(\ ) = \
t
, oppure ker 1 = \ e 1(\ ) = 0.
Corollario 1.4 Sia una rappresentazione irriducibile del gruppo compatto G
sullo spazio vettoriale di dimensione nita \ . Allora ogni endomorsmo 1 di \ che
commuti con tutte le (r), al variare di r in G, `e un multiplo dellidentit`a:
1 Hom
C
(\, \ ) [ 1 (r) = (r) 1 r G = C 1
V
.
Dim. Sia 1 un endomorsmo 1 di \ che commuta con tutte le (r), al variare
di r in G, e sia C un autovalore di 1. Per il Lemma di Schur 1 1
V
= 0.
124 CAP. IX - RAPPRESENTAZIONI DEI GRUPPI COMPATTI
Teorema 1.5 (Relazioni di ortogonalit
`
a di Schur) Siano ,
t
due rap-
presentazioni unitarie irriducibili e non equivalenti del gruppo compatto G sugli
spazi vettoriali di dimensione nita \ , \
t
, rispettivamente. Allora per ogni n, \
e n
t
,
t
\
t
le due funzioni r ((r)(n)[)
V
e r (
t
(r)(n
t
)[
t
)
V

sono
ortogonali in 1
2
(G):
(1)
_
G
((r)(n)[)
V
(
t
(r)(n
t
)[
t
)
V

dr = 0 .
Abbiamo inoltre, per ogni n
1
, n
2
,
1
,
2
\ :
(2)
_
G
((r)(n
1
)[
1
)
V
((r)(n
2
)[
2
)
V
dr =
(n
1
[n
2
)
V
(
1
[
2
)
V
dim
C
\
.
Dim. Sia 1 : \
t
\ una qualsiasi applicazione lineare e deniamo una nuova
applicazione lineare

1 : \
t
\ mediante:

1 =
_
G
(r) 1
t
(r
1
) dr.
Chiaramente (j)

1 =

1
t
(j) per ogni j G e quindi, poiche e
t
non sono
equivalenti,

1 = 0 per il Lemma di Schur. Scegliamo ora 1(
t
) = (
t
[n
t
) n. Allora:
_
G
_

t
(r
1
)(
t
)[n
t
_
V

(r)(n) dr =
_
G
(
t
(r)(n
t
)[
t
)
V

(r)(n) dr = 0
e facendo il prodotto scalare in \ per otteniamo (1).
Per ottenere la (2) ripetiamo il ragionamento precedente: partendo da una
qualsiasi applicazione lineare 1 : \ \ , la

1 =
_
G
(r) 1
t
(r
1
) dr `e un
multiplo dellidentit`a:

1 = 1
V
. Calcolando la traccia di ambo i membri, abbiamo:
tr

1 = dim
C
\ = tr 1.
Da questa uguaglianza ricaviamo che
(#) (

1(
2
)[
1
)
V
=
tr 1
dim
C
\
(
1
[
2
)
V
.
Poniamo ora 1() = ([n
2
)
V
n
1
. Allora tr 1 = (n
1
[n
2
)
V
e quindi la (#) d`a la (2).
Sia
()
un insieme massimale di rappresentazioni unitarie irriducibili, due
a due non equivalenti, del gruppo topologico compatto G. Per ogni indice sia
n
()
il grado della rappresentazione
()
, cio`e la dimensione dello spazio vettoriale
complesso \
()
su cui operano le
()
(r) (r G); per ogni sia c
()
1
, . . . , c
()
n
()
una base ortonormale di \
()
. Allora le funzioni
()
()
i,j
(r) =
_
_
n
()
_
_

()
(r)c
()
i

c
()
j
_
V
()
(r G) , 1 i, , n
()
,
per le relazioni di ortogonalit`a di Schur, formano un sistema ortonormale di vettori
di 1
2
(G).
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 125
Data una rappresentazione unitaria : G GL
C
(\ ) di grado nito di un
gruppo compatto G, si dice coeciente (matriciale) della rappresentazione una
funzione della forma:
G r ((r)n[ )
V
C.
Si dice carattere della rappresentazione la funzione
G r

(r) = tr (r) =
n

i=1
((r)c
i
[ c
i
)
V
(dove n

`e il grado di ed c
1
, . . . , c
n

una base ortonormale di \ ).


Proposizione 1.6 I caratteri

di due rappresentazioni unitarie irriducibili


di grado nito di un gruppo compatto G soddisfano:
(i)

(r
1
) =

(r) per ogni r G;


(ii)

= 0 se e
t
non sono equivalenti;
(iii)

= n
1

.
Dim. (i) Con le notazioni introdotte in precedenza abbiamo:

(r
1
)=

i=1
_
(r
1
)c
i

c
i
_
V
=

i=1
(c
i
[ (r)c
i
)
V
=

i=1
((r)c
i
[c
i
)
V
=

(r) .
Per vericare (ii) e (iii), osserviamo che

(r)=
_
G

(rj)

(j
1
)dj
=

i=1

j=1
_
G
((rj)(c
i
)[c
i
)
V
(
t
(j)(c
t
j
)[c
t
j
)
V

dj
=

i=1

j=1
_
G
((j)((r)(c
i
))[c
i
)
V
(
t
(j)(c
t
j
)[c
t
j
)
V

dj .
Se e
t
sono irriducibili e non equivalenti, otteniamo la (ii) dalle relazioni di
ortogonalit`a di Schur.
Se =
t
, otteniamo invece:

(r)=

i,j=1
_
G
((j)((r)(c
i
))[c
i
)
V
((j)(c
j
)[c
j
)
V
dj
=

i,j=1
n
1

((r)(c
i
)[c
j
)
V
(c
i
[c
j
)
V
= n
1

(r) ,
e quindi la (iii).
2 Il teorema di Peter-Weyl
Dimostriamo in questo paragrafo il teorema di Peter-Weyl, che `e di importanza
cruciale nella teoria delle rappresentazioni:
Teorema 2.1 (di Peter-Weyl) Sia G un gruppo compatto. Valgono allora:
(A) I coecienti matriciali delle sue rappresentazioni unitarie di grado nito
generano un sottospazio vettoriale denso in 1
2
(G).
126 CAP. IX - RAPPRESENTAZIONI DEI GRUPPI COMPATTI
(B) Se
()

A
`e una famiglia massimale di rappresentazioni unitarie di grado
nito di G, due a due non equivalenti, la famiglia

()
i,j
[ , 1 i, , n
()

(dove le
()
i,j
sono deninite da ()) `e una base ortonormale di 1
2
(G).
(C) Ogni rappresentazione irriducibile di G ha grado nito.
(D) Ogni rappresentazione unitaria di G su uno spazio di Hilbert \ si decom-
pone nella somma diretta di rappresentazioni irriducibili di grado nito su
sottospazi invarianti di \ .
(E) Sia una rappresentazione unitaria di un gruppo compatto G sullo spazio
di Hilbert \ . Per ogni rappresentazione unitaria irriducibile di G, sia 1

la proiezione ortogonale di \ sulla chiusura della somma diretta di tutti i


sottospazi invarianti irriducibili di \ su cui la `e equivalente a . Allora
1

= n

) ,
ove n

`e il grado della rappresentazione e

il suo carattere.
Abbiamo
1

= 0 se e
t
non sono equivalenti
e vale la decomposizione ortogonale
=

() ,
ove la somma `e fatta rispetto a tutte le classi di equivalenza [] di rappre-
sentazioni unitarie irriducibili di G.
Dim. (A) Sia l la chiusura in 1
2
(G) dello spazio vettoriale generato dai coe-
cienti matriciali delle rappresentazioni unitarie irriducibili di G.
Osserviamo che, se /(r) = ((r)()[n)
W
`e il coeciente matriciale di una rap-
presentazione unitaria di grado nito, allora anche
/

(r) = /(r
1
)= ((r)(n)[)
W
,
1

g
/(r) = /(pr)=
_
(r)(n)[(p
1
)()
_
W
,
1

g
/(r) = /(rp)= ((r)[(p)(n)][)
W
sono coecienti matriciali della stessa rappresentazione.
Ne segue che l `e invariante rispetto alle operazioni / /

, / 1

g
/ ed
/ 1

g
/.
Supponiamo per assurdo che l ,= 1
2
(G). Allora l

`e un sottospazio chiuso
non banale di 1
2
(G), anchesso invariante per le operazioni di aggiunzione e di
traslazione sinistra e destra.
Dimostriamo che l

contiene allora una funzione continua non banale. Se )


l

, per ogni intorno aperto di c in G consideriamo la funzione caratteristica

di . Indichiamo con [[ la misura di Haar di . Allora


1
]]

) `e una funzione
continua perche convoluzione di due funzioni di 1
2
(G). Ne segue che ) `e limite in
1
2
(G) di una successione di funzioni continue.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 127
Infatti, per ogni c 0 ssato, esiste un intorno di c in G tale che
_
G
[)(r) )(j
1
r)[
2
dr < c
2
per ogni j
(la traslazione a sinistra `e una rappresentazione unitaria di G su 1
2
(G)). Con tali
c ed abbiamo:

_
G
_
)(r)
1
]]

)(r)
_
(r) dr

_
G
_
)(r)
1
]]
__

)(j
1
r) dj

_
(r) dr

=
1
]]

dj
__
G
_
)(r) )(j
1
r)
_
(r) dr

1
]]
_

dj
_
G

)(r) )(j
1
r)

[(r)[ dr

1
]]
_

|) 1

y
1
)|
L
2
(G)
||
L
2
(G)
dj
c||
L
2
(G)
Quindi, se tutte le funzioni continue
1
]]

) appartenessero ad l, anche )
apparterrebbe ad l. Ci`o dimostra che l

contiene una funzione )


1
continua e
diversa da 0. Possiamo supporre che )
1
(c) = 1. Deniamo
)
2
(r) =
_
G
)
1
(jrj
1
) dj .
Questa funzione `e ancora continua, appartiene ad l

perche tutte le r )(jrj


1
),
al variare di j in G, appartengono ad l

. Inoltre )
2
(c) = )
1
(c) = 1 e )
2
(prp
1
) =
)
2
(r) per ogni r, p G. Poniamo nalmente:
1(r) =
1
2
()
2
(r) +)

2
(r)) =
_
)
2
(r) +)
2
(r
1
)
_
.
Allora:
_

_
1 l

ed `e continua,
1(prp
1
) = 1(r) r, p G,
1(r) = 1

(r) = 1(r
1
) ,
1(c) = 1 .
Poniamo (r, j) = 1(r
1
j). Abbiamo (la misura di Haar `e normalizzata in modo
che
_
G
dr = 1):
(j, r) = (r, j) e
__
GG
[(r, j)[
2
drdj =
_
G
[1(r)[
2
dr < +.
Quindi loperatore
T(r) =
_
G
(r, j)(j) dj
`e un operatore di Hilbert-Schmidt
30
T : 1
2
(G) 1
2
(G). Osserviamo che T non
`e nullo perche 1 ,= 0. Questo operatore ha dunque un autovalore reale non nullo
30
Sia H uno spazio di Hilbert. Se A : H H `e unapplicazione lineare di rango nito, pos-
siamo denire la traccia di A mediante tr A =
P

i=1
(A(e
i
)|e
i
) per una qualsiasi base ortonormale
e
1
, . . . , e

di A(H) (il valore tr A non dipende dalla scelta della base). Se A ha rango nito, anche la
sua aggiunta A

ha rango nito, la composizione A

A ha rango nito e A
HS(H)
= (tr A

A)
1/2
`e una norma sullo spazio vettoriale F degli endomorsmi lineari di rango nito di H. Si chiamano
operatori di Hilbert Schmidt su H gli endomorsmi lineari di H che appartengono alla chiusura
di F nello spazio degli endomorsmi rispetto alla norma
HS(H)
.
128 CAP. IX - RAPPRESENTAZIONI DEI GRUPPI COMPATTI
e il corrispondente autospazio \

= 1
2
(G) [ T() = ha dimensione nita
(la somma dei quadrati degli autovalori di T, ripetuti con la loro molteplicit`a, `e
uguale a
_
G
[1(r)[
2
dr < +).
Il sottospazio \

`e invariante rispetto alla rappresentazione regolare a sinistra


1

g
1
, che `e una rappresentazione unitaria di G; infatti T commuta con 1

g
1
per
ogni p G:
T(1

g
1
)(r)=
_
G
1(r
1
j)(p
1
j) dj
=
_
G
1(r
1
pj)(j) dj
=
_
G
1(r
1
pj)(j) dj
= (T)(p
1
r) = 1

g
1
(T)(r) .
Poiche ha dimensione nita, \

contiene un sottospazio invariante irriducibile \

.
Sia
1
, . . . ,
n
una base ortonormale di \

. I suoi coecienti matriciali sono:

ij
(r) = (1

x
1
1
[
j
)
L
2
(G)
=
_
G

j
(r
1
j)
i
(j) dj
e per denizione stanno in l. Quindi otteniamo:
0=
_
G
1(r)
ii
(r) dr
=
__
GG
1(r)
i
(r
1
j)
i
(j) dj dr
=
__
GG
1(r)
i
(r
1
j)
i
(j) drdj
=
__
GG
1(jr
1
)
i
(r)
i
(j) drdj
=
_
G
__
G
1(r
1
j)
i
(j) dj


i
(r) dr
=
_
G
(T
i
)(r)
i
(r) dr
=
_
G
[
i
(r)[
2
dr
e questo contraddice il fatto che ,= 0 e \

,= 0.
Questo mostra che l

= 0 e quindi l = 1
2
(G).
Abbiamo chiaramente (A)(B). (C) `e conseguenza di (D). Dimostriamo quindi
che vale (D).
Sia una rappresentazione unitaria di G su uno spazio di Hilbert \ . Per il
Lemma di Zorn, possiamo trovare una famiglia massimale di sottospazi invarianti
di dimensione nita, due a due ortogonali, di \ . Sia l la chiusura della loro somma.
Allora l

`e un sottospazio invariante chiuso. Per dimostrare che l = \ , baster`a


dimostrare per contraddizione che se l ,= \ , allora l

contiene un sottospazio
invariante di dimensione nita.
Sia un vettore non nullo di l

. Per ogni intorno aperto di c in G possiamo


considerare

=
1
[[
(

) =
1
[[
_

(r)() dr.
Tutti i

appartengono a l

, e poiche appartiene alla chiusura di

, esiste
un intorno aperto di c in G per cui

,= 0.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 129
Se / `e una combinazione lineare di coecienti matriciali di rappresentazioni
irriducibili di grado nito di G, allora appartiene a un sottospazio di dimen-
sione nita \, invariante per la rappresentazione regolare sinistra, di 1
2
(G). Sia
/
1
, . . . , /
n
una base di un tale sottospazio \ 1
2
(G). Se p `e un qualsiasi elemento
di G, abbiamo 1

g
1
/ =

n
i=1
c
i
/
i
per opportuni c
i
C. Allora:
(p)(/)= (p)
_
G
/(r)(r)() dr
=
_
G
/(r)(pr)() dr
=
_
G
/(p
1
r)(r)() dr
=

n
i=1
c
i
_
G
/
i
(r)(r)() dr,
e quindi il sottospazio di dimensione nita

n
i=1
C(/
j
)() `e un sottospazio (G)-
invariante. Se quindi possiamo dimostrare che (/)() ,= 0 per qualche com-
binazione lineare / di coecienti matriciali, troveremo una contraddizione, che
dimostrer`a il punto (D).
Per (A), possiamo trovare una combinazione lineare / di coecienti matriciali
tale che
|

/|
L
1
(G)
|

/|
L
2
(G)

1
2
|(

)()|
V
_
||
V
.
Abbiamo allora:
|(

)() (/)()|
V
|(

/)()|
V
|

/|
L
1
(G)
||
V
|

/|
L
2
(G)
||
V

1
2
|(

)()|
V
e quindi
|(/)()|
V
|(

)()| |(

)() (/)()|
V

1
2
|(

)()|
V
0 .
Questo dimostra (D) e quindi anche (C).
Dimostriamo inne il punto (E).
Per le propriet`a dei caratteri, posto, per ogni rappresentazione unitaria di grado
nito ,
1

= n

) ,
abbiamo:
_

_
1

= n

) = n

) = 1

= n

) = 0 se e
t
non sono equivalenti
1
2

= n
2

) = n

) = 1

.
Quindi le 1

sono delle proiezioni ortogonali e due di queste proiezioni che cor-


rispondano a rappresentazioni unitarie irriducibili di grado nito non equivalenti
commutano.
Sia l un sottospazio irriducibile di \ per cui [
U
sia equivalente a . Sia
n
1
, . . . , n
n
una base ortonormale di l e consideriamo i coecienti matriciali

i,j
(r) = ((r)n
i
[n
j
), per 1 i, , n.
130 CAP. IX - RAPPRESENTAZIONI DEI GRUPPI COMPATTI
Allora

(r) =

n
i=1

i,i
(r) e (r)(n
j
) =

n
i=1

i,j
(r)(n
j
) .
Per le relazioni di ortogonalit`a di Schur otteniamo:
1

(n
j
)= n

_
G

(r) (r)(n
j
) dr
= n

_
G

i,k

k,k
(r)
i,j
(r)(n
i
) dr
= n
j
.
Se n `e un vettore di un sottospazio irriducibile di tipo
t
non equivalente a , allora
1

(n) = 1

(n) = 0. Considerando una decomposizione di \ in una somma


diretta di sottospazi (G)-invarianti irriducibili, si verica inne facilmente che 1

`e proprio la proiezione sulla somma diretta di quei sottospazi della decomposizione


che sono di tipo .
La dimostrazione `e completa.
3 Applicazioni del Teorema di Peter-Weyl
Ricordiamo che la norma di Hilbert-Schmidt di un operatore T : \ \ denito
su uno spazio di Hilbert \ `e denita da
|T|
HS(V )
=

i
|T(c
i
)|
2
V
,
dove c
i
`e una qualsiasi base ortonormale di \ .
Come conseguenza della parte (B) nellenunciato del teorema di Peter-Weyl,
otteniamo il
Teorema 3.1 (formula di Parceval-Plancherel) Se ) 1
2
(G), allora
|)|
2
L
2
(G)
=
_
G
[)(r)[
2
dr =

|())|
2
HS(V
()
)
,
ove la sommatoria `e estesa a tutte le classi di equivalenza di rappresentazioni
unitarie irriducibili (di grado n

, sullo spazio di Hilbert di dimensione nita


\
()
).
Abbiamo ancora, per la rappresentazione regolare a sinistra:
Teorema 3.2 Sia una rappresentazione unitaria irriducibile del gruppo com-
patto G. Allora ogni decomposizione di 1
2
(G) in sottospazi irriducibili per la
rappresentazione regolare sinistra di G contiene esattamente n

sottospazi di tipo
, ciascuno di dimensione n

. La somma diretta dei sottospazi di tipo di 1


2
(G)
`e un sottospazio 1

(G)-invariante di dimensione n
2

.
Dim. Sia infatti \

lo spazio della rappresentazione . Fissiamo una base orto-


normale n
1
, . . . , n
n

di \

. Allora i coecienti matriciali


((r)(n
i
)[n
j
) 1 i, , n

formano una base di un sottospazio 1

(G)-invariante di 1
2
(G), che generano
limmagine della proiezione 1

per le relazioni di ortogonalit`a di Schur.


GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 131
Corollario 3.3 Sia una qualsiasi rappresentazione unitaria del gruppo com-
patto G. Sia una rappresentazione unitaria irriducibile di G. Allora il numero di
sottospazi irriducibili di tipo in una decomposizione di \

in somma diretta di
sottospazi (G)-invarianti irriducibili `e indipendente dalla scelta della decomposi-
zione.
Esso si indica con [ : ] e si dice la molteplicit`a di in .
Se e sono due rappresentazioni lineari dello stesso gruppo G, indichiamo con
Hom
G
(\

, \

) lo spazio vettoriale di tutte le applicazioni lineari T : \

tali che (p) T = T (p) per ogni p G.


Lemma 3.4 Siano e due rappresentazioni unitarie dello stesso gruppo com-
patto G e supponiamo che sia irriducibile. Allora
[ : ] = dim
C
Hom
G
(\

, \

) = dim
C
Hom
G
(\

, \

) .
Dim. Per il Lemma di Schur ed il teorema di Peter-Weyl, ogni applicazione lineare
in Hom
G
(\

, \

) si annulla sul sottospazio


_
1

(\

)
_

. Decomponiamo il sotto-
spazio 1

(\

) nella somma diretta di sottospazi irriducibili \


()
. Ciascuno di
essi `e equivalente a \

(punto (E) del Teorema di Peter-Weyl). Utilizzando il


Lemma di Schur, otteniamo che, per ogni , lo spazio Hom
G
(\
()
, \

) ha dimen-
sione 1 (uguale alla dimensione di Hom
G
(\

, \

)). Da questa osservazione segue


che [ : ] = dim
C
Hom
G
(\

, \

). Lultima uguaglianza segue dal fatto che gli


elementi di Hom
G
(\

, \

) sono gli aggiunti di quelli di Hom


G
(\

, \

) e quindi i
due spazi vettoriali hanno la stessa dimensione.
Sia H un sottogruppo chiuso di G e sia una rappresentazione unitaria di H su
uno spazio di Hilbert \

. Chiamiamo rappresentazione indotta la rappresentazione


= ind
G
H
()
che opera sul completamento \

in 1
2
(G, \

) dello spazio delle funzioni ) : G


\

continue, tali che )(r/) = (/)


1
()(r)) per ogni r G ed ogni / H,
mediante la formula
31
(p)()(r)) = )(p
1
r) r, p G.
Teorema 3.5 (Teorema di reciprocit
`
a (Frobenius)) Sia H un sottogruppo
chiuso di un gruppo compatto G e sia una rappresentazione unitaria irriducibile
di H su uno spazio di Hilbert \

. Sia una rappresentazione unitaria irriducibile


31
Osserviamo che, se H = G, allora la relazione f(xy) = (y
1
)(f(x)) per ogni x, y G
implica che f(x) = (x
1
)(f(e)) per ogni x G. Otteniamo in questo modo un isomorsmo
lineare
W

w {x f
w
(x) = (x
1
)(w)} V

che `e unequivalenza di rappresentazioni unitarie. Abbiamo infatti


f
(g)(w)
(x) = (x
1
)((g)(w)) = (x
1
g)(w) = f
w
(g
1
x) = (g)(f
w
)(x) .
Quindi: ind
G
G
() `e equivalente a per ogni rappresentazione unitaria di G.
132 CAP. IX - RAPPRESENTAZIONI DEI GRUPPI COMPATTI
di G su uno spazio di Hilbert \

e sia = ind
G
H
(), che agisce sullo spazio di
Hilbert \

. Allora:
[ind
G
H
() : ] = [[
H
: ] .
Dim. Osserviamo che \

`e contenuto in 1
2
(G, \

), e questultimo spazio `e la
somma diretta di n

copie di 1
2
(G) = 1
2
(G, C). Perci`o ha molteplicit`a n

in 1
2
(G, \

), e quindi al pi` u n

in \

. Per il lemma di Schur, limmagine di


ogni elemento di Hom
G
(\

, \

) `e formata da funzioni continue. In particolare, ha


senso considerare il valore in c G di una funzione nellimmagine di un elemento
di Hom
G
(\

, \

). Poniamo
e
()) = )(c).
Per ogni \

, Hom
G
(\

, \

), / H, abbiamo:
(/)(
e
(()))= (/)[(())(c)] = (())(/
1
)
= ((/)(()))(c) = (((/)()))(c) =
e
(((/)())) .
Qundi
e
() Hom
H
(\

, \

) ed otteniamo cos unapplicazione lineare

e
: Hom
G
(\

, \

) Hom
H
(\

, \

) .
Per dimostrare il Teorema, utilizzando il Lemma precedente, baster`a dimostrare
che questapplicazione `e un isomorsmo.
Per dimostrare che
e
`e iniettiva, supponiamo che per un Hom
G
(\

, \

)
risulti ()(c) = 0 per ogni \

. Posto = (r
1
)(
t
) per un qualsiasi
t
\

e r G, abbiamo:
0 = (())(c) = (((r
1
)(
t
)))(c) = ((r
1
)((
t
)))(c) = ((
t
))(r) .
Questo dimostra che (
t
) = 0 e quindi, per larbitrariet`a di
t
, che = 0.
Rimane da dimostrare che
e
`e surgettiva. Fissiamo 1 Hom
H
(\

, \

).
Deniamo allora
(())(r) = 1((r
1
)()) \

, r G.
Poiche per ogni r G ed / H:
(())(r/) = 1((/
1
) (r
1
)())= (/
1
)
_
1((r
1
)())
_
= (/
1
) ((()) (r) ,
abbiamo () \

. In eetti Hom
G
(\

, \

) perche
((r
0
)(()))(r) = (())(r
1
0
r) = 1((r1)((r
0
)()) = ((r
0
)())(r) ,
da cui (r
0
) = (r
0
). Inne,
e
() = 1 perche
()(c) = 1((c)()) = 1() .
Questo dimostra che
e
`e surgettiva e completa quindi la dimostrazione del teorema.

GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 133


4 Gruppi di Lie compatti
Un gruppo di Lie `e un gruppo topologico G su cui `e assegnata una struttura di
variet`a dierenziabile di classe
32
(

paracompatta tale che


GG (r, j) r
1
j G
sia dierenziabile.
Teorema 4.1 Un gruppo di Lie compatto G ammette una rappresentazione
unitaria fedele di grado nito : G GL(n, C).
Dim. Per (A) nel Teorema di Peter-Weyl, per ogni r G c, esiste una
rappresentazione unitaria irriducibile
x
tale che
x
(r) ,= 1
V

x
. Fissiamo r
1
,= c
in G e consideriamo il sottogruppo G
1
= ker
x
1
: esso `e un sottogruppo di Lie
di G di dimensione strettamente minore di quella di G. Se G
1
ha dimensione
positiva, scegliamo r
2
(G
1
)
e
c e consideriamo la rappresentazione unitaria

x
1

x
2
. Il suo nucleo `e un sottogruppo di Lie di dimensione minore di quella
di G
1
. Procedendo per ricorrenza, otteniamo una rappresentazione unitaria
0
:
G GL(n
0
, C) il cui nucleo ha dimensione zero. Poiche G `e compatto, ker
0
`e
nito. La

xker
0

x
`e allora la rappresentazione unitaria cercata.
32
La struttura dierenziabile `e in eetti di classe C

(cio`e analitica reale).


135
CAPITOLO X
CRITERI DI CARTAN E ALGEBRE DI LIE SEMISEMPLICI
1 La decomposizione di Wedderburn
Sia \ uno spazio vettoriale di dimensione nita su un campo K. Ricordiamo che
un endomorsmo K-lineare di \ si dice semisemplice (o completamente riducibile)
se ogni sottospazio -invariante di \ ammette un complemento -invariante. Se
K `e algebricamente chiuso, gli endomorsmi semisemplici sono tutti e soli quelli
diagonalizzabili.
Ricordiamo i seguenti risultati:
Lemma 1.1 Condizione necessaria e suciente anche un endomorsmo di \
sia semisemplice `e che il suo polinomio minimo j
A
sia prodotto di fattori primi
semplici distinti.
Lemma 1.2 Il solo endomorsmo che sia al tempo stesso nilpotente e semisemplice
`e lendomorsmo nullo.
Lemma 1.3 Sia

K unestensione algebrica di K. Sia \ uno spazio vettoriale di
dimensione nita n su K e gl
K
(\ ). Sia

\ =

K
K
\ e

lendomorsmo di

\
corrispondente ad . Allora `e semisemplice se e soltanto se

`e semisemplice.
Lemma 1.4 Se o
1
, o
2
gl
K
(\ ) sono semisemplici e [o
1
, o
2
] = 0, allora o
1
+o
2
`e
semisemplice.
Da essi possiamo ricavare il Teorema di Wedderburn:
Teorema 1.5 Sia \ uno spazio vettoriale di dimensione nita n su un campo K
di caratteristica zero. Allora ogni endomorsmo gl
K
(\ ) si decompone in modo
unico nella forma:
(1.1) = o
A
+
A
con
(1.2)
_

_
o
A
semisemplice ,

A
nilpotente ,
[o
A
, ] = [
A
, ] = [o
A
,
A
] = 0 .
Inoltre o
A
,
A
K[] e possiamo esprimere o
A
ed
A
come polinomi di privi
di termine costante.
Dim. Dimostriamo innanzi tutto lesistenza di una decomposizione (1.1) che sod-
disfa (1.2). Sia j
A
= j
k
1
1
j
k
m
m
la decomposizione del polinomio minimo di
136 CAP. X - CRITERI DI CARTAN E ALGEBRE DI LIE SEMISEMPLICI
in potenze di polinomi primi distinti. Se /
1
= = /
m
= 1, `e semisem-
plice e otteniamo la decomposizione desiderata con o
A
= ,
A
= 0. Suppo-
niamo quindi /
i
1 per qualche i e consideriamo lideale n di K[] generato da
)() = j
1
() j
m
(). Dimostriamo per ricorrenza che `e possibile determinare

k
(1 / n) tali che
(1.3)
_

k
K[] ,

k
= +
k
con
k
n
k
, )(
k
) n
k
.
Per / = 1 `e suciente porre
1
= . Supponiamo ora di aver gi`a costruito
k
per
qualche / 1. Cerchiamo di teterminare
k+1
nella forma
k+1
=
k
+ T con
T n
k
. Dalla formula di Taylor ricaviamo:
(1.4) )(
k+1
) = )(
k
+T) = )(
k
) +)
t
(
k
) T +T
1
con T
1
n
k+1
. Poiche ) `e prodotto di fattori primi semplici, ) ed )
t
sono primi
tra loro. Poiche il polinomio minimo di
k
`e divisibile per ), ne segue che )
t
(
k
)
`e invertibile. Possiamo scegliere quindi
T = [)
t
(
k
)]
1
)(
k
) n
k
.
Abbiamo
_

k+1
=
k
+T = + (
k
+T) con
k+1
=
k
+T n ,
)(
k+1
) = T
1
n
k+1
.
Per / = n abbiamo )(
n
) = 0 e quindi o
A
=
n
`e semisemplice e otteniamo la
decomposizione desiderata ponendo
A
=
n
n.
Per dimostrare che o
A
= j
t
() e
A
= j
tt
() per polinomi j
t
, j
tt
K[r] privi
di termine costante, osserviamo innanzi tutto che questo `e ovvio nel caso in cui
non sia invertibile: il sottospazio ker `e o
A
ed
A
-invariante. Poiche la restrizione
di
A
a ker `e nilpotente, vi `e allora almeno un elemento ker 0 tale
che () =
A
() = o
A
() = 0 e quindi qualsiasi espressione di o
A
e di
A
come polinomio di non pu`o contenere termine costante. Se `e invertibile, per
il teorema di Hamilton-Cayley lidentit`a si pu`o scrivere come un polinomio senza
termine costante di , onde per ogni polinomio j K[r] possiamo trovare un
polinomio K[r] privo di termine costante tale che j() = ().
Dimostriamo ora lunicit`a. Se = o + `e unaltra decomposizione con o
semisemplice e nilpotente che commutano con , allora [o, o
A
] = 0 ed [,
A
] =
0 perche o
A
,
A
K[]. Quindi oo
A
e
A
sono rispettivamente semisemplice
e nilpotente e quindi dalluguaglianza oo
A
=
A
segue che o = o
A
e =
A
in quanto o o
A
= 0 perche al tempo stesso semisemplice e nilpotente.
Teorema 1.6 Sia \ uno spazio vettoriale di dimensione nita n su un campo K di
caratteristica zero. Sia gl
K
(\ ) un endomorsmo lineare di \ e sia = o
A
+
A
la sua decomposizione di Wedderburn, con o
A
semisemplice e
A
nilpotente. Allora
ad
gl
K
(V )
(o
A
) e ad
gl
K
(V )
(
A
) sono rispettivamente la componente semisemplice e la
componente nilpotente della decomposizione di Wedderburn di ad
gl
K
(V )
().
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 137
2 Il criterio di risolubilit
`
a di Cartan
Lemma 2.1 Sia \ uno spazio vettoriale di dimensione nita n su un campo K di
caratteristica zero. Siano J
1
J
2
due sottospazi vettoriali di gl
K
(\ ) e sia
/ = A gl
K
(\ ) [ ad
gl
K
(V )
(A)(J
2
) J
1
.
Se A / e tr
V
(AY ) = 0 per ogni Y /, allora A `e nilpotente.
Dim. Sia A = o
X
+
X
la decomposizione di Wedderburn di A. Possiamo
supporre nella dimostrazione che K sia algebricamente chiuso. Esiste allora una
base c
1
, ..., c
n
di \ in cui o
X
si rappresenta mediante una matrice diagonale
diag(
1
, . . . ,
n
) .
Vogliamo dimostrare che
1
= =
n
= 0. A tale scopo indichiamo con 1 il
Q-sottospazio vettoriale di K generato da
1
, . . . ,
n
. Per dimostrare che 1 = 0
dimostriamo che il suo duale 1

= Hom
Q
(1, Q) `e 0. Fissiamo ) 1

.
Sia Y lendomorsmo diagonale di \ corrispondente alla matrice diagonale
diag()(
1
), . . . , )(
n
)) .
Sia : K[r] un polinomio con :(0) = 0, :(
i

j
) = )(
i
) )(
j
) per ogni
1 i, , n.
Abbiamo ad
gl
K
(V )
(Y ) = :(ad
gl
K
(V )
(o
X
)). Poiche ad
gl
K
(V )
(o
X
) `e la componente
semisemplice di ad
gl
K
(V )
(A), esso `e un polinomio di ad
gl
K
(V )
(A) privo di termine
costante: dunque ad
gl
K
(V )
(Y ) `e un polinomio di ad
gl
K
(V )
(A) privo di termine
costante. Perci`o abbiamo ad
gl
K
(V )
(Y )(J
2
) J
1
e dunque Y /. In particolare
tr
V
(AY ) =
n

i=1
)(
i
)
i
= 0 .
Applicando ) a

n
i=1
)(
i
)
i
1, otteniamo

n
i=1
)(
i
)
2
= 0, onde ) = 0. Quindi
1

= 0, 1 = 0 e la tesi `e dimostrata.
La traccia soddisfa:
Lemma 2.2 Sia \ uno spazio vettoriale di dimensione nita su un campo K.
Allora
(2.1) tr
V
([A, Y ]7) = tr
V
(A[Y, 7]) A, Y, 7 gl
K
(\ ) .
Dim. Abbiamo:
tr
V
([A, Y ]7)= tr
V
(AY 7) tr
V
(Y A7)
= tr
V
(Y 7A 7Y A)
= tr
V
([Y, 7]A)
= tr
V
(A[Y, 7]) ,
A, Y, 7 gl
K
(\ ) .
Otteniamo quindi il criterio di risolubilit
`
a di Cartan:
138 CAP. X - CRITERI DI CARTAN E ALGEBRE DI LIE SEMISEMPLICI
Teorema 2.3 Sia \ uno spazio vettoriale di dimensione nita n su un campo K
di caratteristica zero. Condizione necessaria e suciente anche una sottoalgebra
di Lie g di gl
K
(\ ) sia risolubile `e che
(2.2) tr
V
(AY ) = 0 A g
(1)
, Y g .
Dim. Possiamo supporre che il campo K sia algebricamente chiuso. La necessit`a
segue allora dal fatto che, in unopportuna base c
1
, . . . , c
n
di \ gli elementi di g si
possono rappresentare con matrici di t(n, K) e quelli di g
(1)
con matrici di n(n, K).
Supponiamo viceversa che valga la (2.2). Applichiamo il Lemma 2.1 con J
1
=
g
(1)
e J
2
= g. Sia quindi
/ = A gl
K
(\ ) [ [A, g] g
(1)
.
Se A, Y g e 7 / abbiamo:
tr
V
([A, Y ]7) = tr
V
(A[Y, 7]) = 0
per la (2.2) perche [Y, 7] g
(1)
per denizione di /e A g. Poiche i commutatori
[A, Y ], al variare di A e Y in g, generano g
(1)
, otteniamo tr
V
(7) = 0 per ogni
g
(1)
e 7 /. Per il Lemma 2.1, ogni elemento di g
(1)
`e nilpotente; quindi
g
(1)
`e nilpotente per il teorema di Engel e da ci`o segue che g `e risolubile.
Teorema 2.4 Sia g unalgebra di Lie di dimensione nita su un campo K di
caratteristica zero. Condizione necessaria e suciente anche g sia risolubile `e che
valga la:
(2.3) tr
g
(ad
g
(A)ad
g
(Y )) = 0 A g
(1)
, Y g .
Dim. La necessit`a `e ovvia. Dimostriamo il viceversa. Se vale la (2.3), allora ad
g
(g)
`e risolubile per il teorema precedente. Poiche il nucleo 7
g
(g) della rappresentazione
aggiunta `e risolubile in quanto abeliano, ne segue che g `e risolubile.
3 La forma di Killing
Sia g unalgebra di Lie su un campo K. Un ideale a di g si dice caratteristico se
1(a) a per ogni derivazione 1 Der
K
(g).
Lemma 3.1 Sia g unalgebra di Lie su K e sia a un ideale caratteristico di g. Allora
ogni ideale (risp. ideale caratteristico) di a `e un ideale (risp. ideale caratteristico)
di g. Se a, b sono ideali caratteristici di g, anche a + b, a b e [a, b] sono ideali
caratteristici di g.
Osservazione Gli ideali D
m
g e C
m
g sono caratteristici per ogni intero non
negativo m.
Una forma bilinerare simmetrica : g g K sullalgebra di Lie g si dice
invariante se:
(3.1) ([A, Y ], 7) = (A, [Y, 7]) A, Y, 7 g ,
completamente invariante se:
(3.2) (1(A), Y ) +(A, 1(Y )) = 0 A, Y g, 1 Der
K
(g) .
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 139
Lemma 3.2 Sia g unalgebra di Lie su K e sia una forma bilineare simmetrica
invariante su g. Sia a un ideale di g e poniamo
a

= A g [ (A, Y ) = 0 Y a .
Allora:
(1) a

`e un ideale di g;
(2) se `e completamente invariante e a `e caratteristico, anche a

`e caratteri-
stico;
(3) se `e non degenere, allora a a

`e abeliano.
Lemma 3.3 Sia g unalgebra di Lie di dimensione nita sul campo K e : g
gl
K
(\ ) una rappresentazione lineare di dimensione nita. Allora
(3.3)

(A, Y ) = tr
V
((A)(Y )) A, Y g
`e una forma bilineare simmetrica invariante su g.
Lemma 3.4 Sia g unalgebra di Lie di dimensione nita su K e sia : g gl
K
(\ )
una rappresentazione lineare di dimensione nita di g. Allora:
(3.4)

(A, Y ) = 0 A g, Y nil(g) = g
(1)
rad(g) .
Dim. Consideriamo una bandiera di sottospazi (g)-invarianti di \ :
\
0
= 0
,=
\
1

,=

,=
\
m
= \
tali che i g-moduli \
i
,\
i1
siano irriducibili per ogni i = 1, . . . , :. Scegliamo
una base c
1
, . . . , c
n
tale che per ogni i = 1, ..., : vi sia un intero positivo n
i
n
tale che c
1
, . . . , c
n
i
sia una base di \
i
. Gli elementi di (g) si rappresentano in
questa base come matrici triangolari superiori a blocchi e quelli di (nil(g)) hanno
blocchi nulli sulla diagonale principale. Quindi gli endomorsmi (A) (Y ) con
A g, Y nil(g) sono matrici triangolari superiori a blocchi con blocchi nulli sulla
diagonale principale e quindi hanno traccia nulla.
Definizione Sia g unalgebra di Lie di dimensione nita su un campo K. La
forma bilineare simmetrica invariante:
(3.5)
g
(A, Y ) = tr
g
(ad
g
(A)ad
g
(Y )) A, Y g
si dice forma di Killing di g.
Teorema 3.5 Sia g unalgebra di Lie di dimensione nita su K e sia a un ideale
di g. Allora
(3.6)
a
(A, Y ) =
g
(A, Y ) A, Y a .
140 CAP. X - CRITERI DI CARTAN E ALGEBRE DI LIE SEMISEMPLICI
Teorema 3.6 Sia g unalgebra di Lie di dimensione nita sul campo K. La sua
forma di Killing k
g
`e completamene invariante.
Dim. Se g non ha derivazioni esterne, non c`e nulla da dimostrare. Supponiamo
quindi che g ammetta derivazioni esterne. Sia 1 una derivazione esterna di g. Allora
p = gK1 `e unalgebra di Lie che contiene g come un ideale di codimensione uno.
La tesi segue allora dal fatto che
g
[
g
=
g
per il teorema precedente.
Teorema 3.7 Sia g unalgebra di Lie di dimensione nita sul campo K. Il suo
radicale rad(g) `e lortogonale di g
(1)
per la forma di Killing.
Dim. Siano A, Y g, 7 rad(g). Allora [Y, 7] g
(1)
rad(g). Quindi

g
([A, Y ], 7) =
g
(A, [Y, 7]) = 0 .
Dunque, se r `e lortogonale di g
(1)
per la forma di Killing, abbiamo rad(g) r.
Daltra parte, per il criterio di risolubilit`a di Cartan, r `e un ideale risolubile e
quindi r rad(g) e i due insiemi sono uguali.
In particolare, otteniamo:
Teorema 3.8 Sia g unalgebra di Lie di dimensione nita su un campo K di
caratteristica zero. Il suo radicale rad(g) e il suo radicale caratteristico nil(g) =
g
(1)
rad(g) sono ideali caratteristici.
Poiche un ideale di un ideale caratteristico di g `e un ideale di g, abbiamo:
Lemma 3.9 Sia g unalgebra di Lie di dimensione nita su un campo K di carat-
teristica zero. Allora g `e semisemplice se e soltanto se non contiene ideali abeliani
,= 0.
Dim. Infatti, rad(g) ,= 0 se e soltanto se contiene un ideale abeliano diverso da
0.
Possiamo quindi enunciare il criterio di semisemplicit
`
a di Cartan:
Teorema 3.10 Sia g unalgebra di Lie di dimensione nita su un campo K di
caratteristica zero. Condizione necessaria e suciente anche g sia semisemplice `e
che la sua forma di Killing
g
sia non degenere.
Dim. Osserviamo che g

`e un ideale risolubile per il criterio di risolubilit`a di


Cartan. Quindi, se g `e semisemplice, deve essere g

= 0 e perci`o
g
non degenere.
Supponiamo viceversa che g

= 0 e sia a un ideale abeliano di g. Se A a,


Y g, allora ad
g
(A)ad
g
(Y )(g) a e quindi (ad
g
(A) ad
g
(Y ))
2
(g) [A, a] = 0
ci dice che ad
g
(A) ad
g
(Y ) `e nilpotente. Dunque, se A a, abbiamo
g
(A, Y ) = 0
per ogni Y g e dunque A = 0 per lipotesi che
g
fosse non degenere. Ci`o
dimostra che a = 0 per ogni ideale abeliano di g, cio`e che g `e semisemplice.
4 Alcune propriet
`
a delle algebre di Lie semisemplici
Supporremo sempre in questo paragrafo che K sia un campo di caratteristica
zero e che le algebre di Lie considerate siano di dimensione nita su K.
Teorema 4.1 Tutte le derivazioni di unalgebra di Lie semisemplice g sono in-
terne. Ogni ideale di unalgebra di Lie semisemplice `e semisemplice e caratteristico.
Dim. Poiche
g
`e non degenere su g, se a `e un ideale di g, allora aa

`e un ideale
abeliano. Poiche g `e semisemplice, esso deve essere 0. Quindi la restrizione di
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 141

g
ad a, che coincide con
a
, `e non degenere e a `e semisemplice per il criterio di
Cartan.
Poiche g `e unalgebra di Lie semisemplice, lapplicazione ad
g
: g Der
K
(g) `e
un monomorsmo ed induce quindi un isomorsmo di g sullalgebra int
K
(g) delle
derivazioni interne di g. Questa `e dunque un ideale semisemplice di Der
K
(g).
Indichiamo con la forma di Kiling di Der
K
(g). Essa `e non degenere su int
K
(g) ed
abbiamo quindi la decomposizione in somma diretta di ideali:
Der
K
(g) = int
K
(g) int
K
(g)

.
Da
[int
K
(g), int
K
(g)

] = 0
ricaviamo che ad
g
(1(A)) = [1, ad
g
(A)] = 0 per ogni 1 int
K
(g)

ed A g.
Ma ad
g
`e un monomorsmo e perci`o da 1(A) = 0 per ogni A in g deduciamo che
1 = 0. La dimostrazione `e completa.
Teorema 4.2 Se g `e semisemplice, allora g
(1)
= g e per ogni ideale a di g si ha
[a, a] = [a, g] = a.
Dim. Infatti lortogonale di g
(1)
rispetto alla forma di Killing `e un ideale abeliano
e quindi zero. Lultima osservazione segue dal fatto che tutti gli ideali di g sono
semisemplici.
Teorema 4.3 Ogni algebra di Lie semisemplice g si decompone in modo unico
come somma diretta di ideali semplici.
Dim. (i) Esistenza della decomposizione. Sia a un ideale di g. Allora a a

`e
un ideale abeliano di g: quindi `e 0 ed abbiamo la decomposizione:
g = a a

in somma diretta di ideali. Inoltre


a
= (
g
)[
a
`e non degenere su a e quindi a (e
analogamente a

) `e semisemplice per il criterio di Cartan.


Da queste considerazioni segue lesistenza della decomposizione: se g `e semplice,
non c`e nulla da dimostrare. Altrimenti scegliamo un ideale proprio a
1
di g di
dimensione minima. Chiaramente a
1
`e semplice perche, essendo caratteristico, ogni
suo ideale proprio sarebbe un ideale proprio di g di dimensione inferiore a quella
di a
1
. Se anche a

1
`e semplice abbiamo nito. Altrimenti scegliamo un ideale non
nullo a
2
di dimensione minima in a

1
. Se (a
1
a
2
)

`e semplice o 0 abbiamo nito.


Altrimenti ripetiamo il ragionamento svolto sopra, denendo a
3
come lideale non
nullo di dimensione minima di (a
1
a
2
)

. Iterando questo procedimento, poiche g


ha dimensione nita otteniamo la decomposizione di g in somma diretta di ideali
semplici:
(4.1) g = a
1
a
m
.
(ii) Unicit`a Sia (4.1) una decomposizione di g in somma diretta di ideali semplici.
Se a `e un ideale semplice di g, abbiamo:
a = [a, g] = [a
1
, a] [a
m
, a]
142 CAP. X - CRITERI DI CARTAN E ALGEBRE DI LIE SEMISEMPLICI
da cui segue che tutti tranne uno degli ideali a secondo membro sono uguali a zero,
ed uno di essi, diciamo [a
j
, a], `e uguale ad a. Abbiamo quindi a = [a
j
, a] = a
j
perche
sia a che a
j
sono semplici e questo dimostra che gli ideali nella decomposizione (4.1)
sono tutti e soli gli ideali semplici di g. Ci`o prova lunicit`a.
Teorema 4.4 Sia g unalgebra di Lie semisemplice e sia : g gl
K
(\ ) una
sua rappresentazione lineare di dimensione nita fedele, tale cio`e che ker = 0.
Allora la forma bilineare invariante

`e non degenere su g.
Dim. Consideriamo in g lideale
a = A g [

(A, Y ) = 0 Y g .
Per il criterio di risolubilit`a di Cartan, (a), essendo ortogonale a D(g) = (g
(1)
), `e
risolubile. Poiche abbiamo supposto che `e fedele, questo implica che a `e risolubile,
e quindi 0 perche g `e semisemplice.
5 Lelemento di Casimir di una rappresentazione
Anche in questo paragrafo supporremo che K sia un campo di caratteristica zero
e tutte le algebre di Lie considerate si intendono di dimensione nita sul campo K.
Teorema 5.1 Sia g unalgebra di Lie di dimensione nita su K e sia : g
gl
K
(\ ) una rappresentazione lineare di dimensione nita di g. Sia a un ideale di g
su cui la forma bilineare simmetrica invariante

sia non degenere. Fissiamo una


base A
1
, . . . , A
m
di a e sia Y
1
, . . . , Y
m
la base di a tale che
(5.1)

(A
i
, Y
j
) =
i,j
1 i, , :.
Allora lendomorsmo c = c(, a) di \ denito da:
(5.2) c =
m

i=1
(A
i
) (Y
i
) End
K
(\ )
commuta con tutti gli elementi di (g) ed `e indipendente dalla scelta della base
A
1
, . . . , A
m
.
Dim. Fissiamo un elemento 7 di g e scriviamo:
(5.3) [7, A
i
] = o
j
i
A
j
, [7, Y
i
] = /
j
i
Y
j
, con o
j
i
, /
j
i
K per 1 i, , :.
I coecienti o
j
i
e /
j
i
si possono determinare mediante:
(5.4) o
j
i
=

([7, A
i
], Y
j
) =

(A
i
, [7, Y
j
]) = /
i
j
1 i, , :.
Otteniamo quindi:
[c, (7)]=

m
i=1
((A
i
) (Y
i
) (7) (7) (A
i
) (Y
i
))
=

m
i=1
((A
i
) [(Y
i
), (7)] + [(A
i
), (7)] (Y
i
))
=

m
i=0
((A
i
) ([Y
i
, 7]) ([A
i
, 7]) (Y
i
))
=

m
i,j=1
_
/
j
i
(A
i
) (Y
j
) o
j
i
(A
j
) (Y
i
)
_
=

m
i,j=1
_
/
j
i
(A
i
) (Y
j
) +o
i
j
(A
i
) (Y
j
)
_
= 0 .
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 143
Questo dimostra che c appartiene al centralizzatore di (g) in gl
K
(\ ).
Linvarianza dellelemento c rispetto alla scelta della base A
1
, . . . , A
m
`e una
semplice verica.
Lelemento c = c(, a) si dice elemento di Casimir della rappresentazione su a.
Teorema 5.2 Sia g gl
K
(\ ) una rappresentazione lineare di dimensione nita
dellalgebra di Lie g, sia a un ideale di g su cui

`e non degenere e sia c il corri-


spondente elemento di Casimir di su a. Allora
(5.5) tr
V
(c) = dim
K
(a) .
Se `e irriducibile, allora c `e invertibile. Se K `e algebricamente chiuso, allora
(5.6) c =
_
dim
K
a
dim
K
\
_
Id
V
.
Dim. Infatti, con le notazioni del lemma precedente, abbiamo:
tr
V
(c) =
m

i=1
tr
V
((A
i
) (Y
i
)) =
m

i=1

(A
i
, Y
i
) = :,
ove : = dim
K
a. Se `e irriducibile, per il lemma di Schur c `e invertibile e, se K `e
algebricamente chiuso, c `e un multiplo dellidentit`a.
Supponiamo ora che g sia semisemplice e sia : g gl
K
(\ ) una sua rappre-
sentazione lineare di dimensione nita. Il nucleo di `e un ideale di g ed ammette
quindi un complementare a = (ker )

(ortogonale rispetto alla forma di Killing

g
), su cui la

`e non degenere. La

`e non degenere su a per il Teorema 4.4.


Porremo
(5.7) c

= c(, a)
e chiameremo questo endomorsmo di \ lelemento di Casimir della rappresenta-
zione .
6 Il teorema di Weyl
Al solito supponiamo che il campo K abbia caratteristica zero e che tutte le
algebre di Lie (su K) considerate abbiano dimensione nita.
Lemma 6.1 Sia g unalgebra di Lie semisemplice. Se : g gl
K
(\ ) `e una
rappresentazione di dimensione nita di g, allora (g) sl
K
(\ ).
Dim. Poiche g = [g, g], otteniamo
(g) = [(g), (g)] [gl
K
(\ ), gl
K
(\ )] = sl
K
(\ ) .
Dimostriamo ora il Teorema di Weyl:
Teorema 6.2 Sia g unalgebra di Lie semisemplice. Allora ogni rappresentazione
lineare g : gl
K
(\ ) di dimensione nita `e completamente riducibile.
Dim. Se dim
K
(\ ) 1, la tesi `e banalmente vera. Supporremo quindi nel seguito
che n = dim
K
\ 1.
144 CAP. X - CRITERI DI CARTAN E ALGEBRE DI LIE SEMISEMPLICI
(1) Consideriamo dapprima il caso in cui \ contenga un sottospazio g-invariante
\ di codimensione uno in \ . Ragioniamo per ricorrenza su n = dim
K
\ .
(1a) Mostriamo che possiamo ricondurci al caso in cui \ sia un g-modulo irridu-
cibile.
Se 0 ,= l
,=
\ `e un sottospazio g-invariante, possiamo considerare la succes-
sione esatta di g-moduli:
0 \,l \,l K 0 .
Poiche dim
K
(\,l) < dim
K
\ , per lipotesi induttiva esiste un sottospazio di dimen-
sione uno g-invariante \
1
,l di \,l tale che
\,l = \,l \
1
,l .
Allora la
0 l \
1
K 0
`e una successione esatta di g-moduli. Poiche dim
K
\
1
< dim
K
\ , e l ha codimen-
sione uno in \
1
, per lipotesi induttiva \
1
contiene una retta g-invariante 1 tale
che \
1
= l 1. Da questa ricaviamo che \ = \ 1 e quindi abbiamo ottenuto
un complemento g-invariante di \ in \ .
(1b) Supponiamo quindi che \ sia un sottospazio di codimensione uno di \
e un g-modulo irriducibile. Sia c

lelelemento di Casimir della rappresentazione


. Poiche c

commuta con gli elementi di (g), e (g)(\ ) \ in quanto le


rappresentazioni uno-dimensionali di unalgebra di Lie semisemplice sono banali
per il Lemma 6.1, abbiamo c

(\) \ e ker c

`e un sotto-g-modulo di \ . Inoltre
c

`e invertibile su \ e nullo su \,\. Quindi ker c

`e una retta g-invariante di \


tale che \ = \ ker c

.
(2) Consideriamo ora il caso generale.
Se \ `e un g-modulo irriducibile, non c`e nulla da dimostrare. Supponiamo che vi
sia un sotto-g-modulo \ con 0 ,= \
,=
\ . Consideriamo la rappresentazione
indotta da su Hom
K
(\, \). Sia 1 il sottospazio di Hom
K
(\, \) che consiste delle
applicazioni lineari : \ \ la cui restrizione a \ sia un multiplo dellidentit`a
su \:
(n) = /

n n \ .
Se A g, n \ e 1, abbiamo:
(A)()(n) = (A)((n)) ((A)(n)) = 0 .
Sia J il sottospazio delle di 1 che si annullano su \. Anchesso `e un sottospazio
(g)-invariante; inoltre (g)(1) J e 1,J ha dimensione uno. Per la parte
(1) della dimostrazione, esiste una retta (g)-invariante L tale che 1 = J L.
Fissiamo un generatore
0
di L. Abbiamo
(A)
0

0
(A) = 0 A g
perche tutte le rappresentazioni uno-dimensionali di g sono nulle. Quindi ker
0
`e
un sotto-g-modulo di \ e \ = \ ker
0
.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 145
La dimostrazione `e completa.
7 Algebre di Lie spezzabili
Sia K un campo di caratteristica zero.
Unalgebra di Lie lineare g gl
K
(\ ) si dice spezzabile se per ogni elemento A
di g la sua componente semisemplice o
X
e la sua componente nilpotente
X
nella
decomposizione di Wedderburn sono anchesse elementi di g.
Lemma 7.1 Sia g unalgebra di Lie di dimensione nita su K. Allora lalgebra
Der
K
(g) delle sue derivazioni `e spezzabile.
Dim. Possiamo supporre che K sia algebricamente chiuso. Sia 1 una derivazione
di g e siano o ed rispettivamente la sua componente semisemplice e la sua
componente nilpotente nella decomposizione di Wedderburn. Se K, indichiamo
con g

il sottospazio
m0
ker(1 )
m
. Si verica allora che [g

1
, g

2
] g

1
+
2
:
ci`o deriva dallidentit`a:
(1 (
1
+
2
))
n
([A, Y ]) =

n
m=0
_
n
m
_
[(1
1
)
m
(A), (1
2
)
nm
(Y )]
n = 0, 1, 2, . . . , A, Y g
che si dimostra facilmente per induzione su n. Ne segue che
o([A

1
, A

2
]) = (
1
+
2
)[A

1
, A

2
] A

1
g

1
, A

2
g

2
e da questa formula segue facilmente che o, e quindi = 1o, `e una derivazione
di g.
In particolare, data unalgebra di Lie semisemplice g, poiche tutte le derivazioni
di g sono interne, potremo associare ad ogni suo elemento A gli elementi o
X
ed

X
tali che
ad
g
(A) = ad
g
(o
X
) + ad
g
(
X
)
sia la decomposizione di Wedderburn della derivazione ad
g
(A) di g. Chiameremo
o
X
ed
X
le componenti semisemplice e nilpotente, rispettivamente, di A in g.
Teorema 7.2 Sia \ uno spazio vettoriale di dimensione nita su K e sia g una
sottoalgebra di Lie semisemplice di gl
K
(\ ). Allora g contiene le componenti semi-
semplice e nilpotente di ogni suo elemento.
Dim. Possiamo supporre che K sia algebricamente chiuso. Per ogni sottospazio
lineare \ di \ indichiamo con a
W
la sottoalgebra di Lie di gl
K
(\ ) formata dagli
endomorsmi lineari A tali che A(\) \ e tr
W
(A) = 0. Poiche g = g
(1)
,
abbiamo in particolare g a
W
per ogni sotto-g-modulo \ di \ . Sia allora p
lintersezione del normalizzatore di g in gl
K
(\ ) con le algebre di Lie a
W
al variare
di \ tra i sotto-g-moduli di \ . Sia A g e siano o
X
ed
X
le componenti
semisemplice e nilpotente della sua decomposizione di Wedderburn. Poiche o
X
ed

X
sono polinomi di A privi di termine costante, abbiamo o
X
,
X
g.
Mostriamo che g = g. Osserviamo che g `e un ideale semisemplice di g e quindi,
detto g

lortogonale di g in g rispetto alla forma di Killing di g, abbiamo la


decomposizione di g in somma diretta di ideali: g = g g

. Sia \ un sotto-
g-modulo irriducibile di \ . Per il Lemma di Schur, la restrizione di un qualsiasi
elemento di g

`e un multiplo dellidentit`a su \. Poiche ha traccia nulla su


\, ne segue che = 0. Poiche \ `e somma diretta di g-moduli semplici, da questa
osservazione deduciamo che g

= 0 e quindi g = g.
146 CAP. X - CRITERI DI CARTAN E ALGEBRE DI LIE SEMISEMPLICI
Teorema 7.3 Sia \ uno spazio vettoriale di dimensione nita su K. Sia A
sl
K
(\ ). Allora A = o
X
+
X
`e la sua decomposizione di Wedderburn se e soltanto
se ad
sl
K
(V )
(o
X
) e ad
sl
K
(V )
(
X
) sono le componenti semisemplice e nilpotente nella
decomposizione di Wedderburn di ad
sl
K
(V )
(A).
Dim. Osserviamo che, se A = o
X
+
X
`e la decomposizione di Wedderburn
di A, allora ad
sl
K
(V )
(o
X
) e ad
sl
K
(V )
(
X
) sono rispettivamente semisemplice e
nilpotente. La tesi segue dallunicit`a della decomposizione di Wedderburn. (Nota
che tr
V
(o
X
) = tr
V
(A) tr
V
(
X
) = 0 e quindi o
X
sl
K
(\ )).
Vale il seguente:
Teorema 7.4 Sia : g gl
K
(\ ) una rappresentazione lineare di dimensione
nita di unalgebra di Lie semisemplice. Allora (A) = (o
X
) +(
X
) `e, per ogni
A g, la decomposizione di Wedderburn dellendomorsmo (A) di \ .
Dim. Possiamo ricondurci al caso in cui K sia algebricamente chiuso. Fissiamo
A g e sia g =
K
g

la decomposizione spettrale di g rispetto allendomorsmo


ad
g
(A). Se Y g

abbiamo:
[(o
X
), (Y )] = ([A, Y ]) = (Y )
e quindi otteniamo la decomposizione
(g) =
K
(g)

=
K
(g

) .
Chiaramente ad
(g)
((o
X
)) e ad
(g)
((
X
)) sono le componenti semisemplice e
nilpotente di ad
(g)
((A)). Poiche (g) `e semisemplice, abbiamo (g) sl
K
(\ ).
Ne segue che (o
X
) e (
X
) sono la componente semisemplice e nilpotente di (A)
per il Teorema 7.3.
147
CAPITOLO XI
SISTEMI DI RADICI DELLE ALGEBRE DI LIE SEMISEMPLICI
1 Potenze tensoriali, simmetriche e alternate di una rappresenta-
zione
Sia \ uno spazio vettoriale di dimensione nita n su un campo K. Indichiamo
con T(\ ) la sua algebra tensoriale e con T
m
(\ ) il sottospazio vettoriale di T(\ )
formato dai tensori omogenei di grado :: abbiamo la decomposizione T(\ ) =

m=0
T
m
(\ ).
Sia 1 lideale bilatero di T(\ ) generato dai tensori della forma n n al
variare di , n in \ . 1 `e un ideale omogeneo e quindi lalgebra quoziente o(\ ) =
T(\ ),1 `e unalgebra graduata:
(1.1) o(\ ) =

m=0
o
m
(\ ) .
Lalgebra o(\ ) si dice algebra simmetrica di \ ; gli elementi di o
m
(\ ) si dicono
tensori simmetrici omogenei di grado :.
Sia lideale bilatero di T(\ ) generato dai tensori della forma , al variare
di in \ . Esso `e un ideale graduato di T(\ ) e quindi lalgebra esterna (\ ) =
T(\ ), di \ , `e unalgebra graduata:
(1.2) (\ ) =
n

m=0

m
(\ ) .
Essa `e unalgebra di dimensione nita 2
n
.
Osserviamo che, in modo naturale, T
0
(\ ) o
0
(\ )
0
(\ ) K e T
1
(\ )
o
1
(\ )
1
(\ ) V.
Abbiamo:
Lemma 1.1 Sia g unalgebra di Lie di dimensione nita su K e sia : g
gl
K
(\ ) una sua rappresentazione lineare di dimensione nita. Allora esiste ununica
rappresentazione lineare T() di g su T(\ ) che goda delle seguenti propriet`a:
(1.3)
_
_
_
(i) T()(A) Der
K
(T(\ )) A g ,
(ii) T()(A)(/) = 0 A g, / K T
0
(\ ) ,
(iii)T()(A)() = (A)() A g, \ T
1
(\ ) .
Abbiamo inoltre:
(1.4)
T()(g)(T
m
(\ )) T
m
(\ ) : N,
T()(g)(1) 1 , T()(g)() .
148 CAP. XI - SISTEMI DI RADICI DELLE ALGEBRE DI LIE SEMISEMPLICI
In particolare, per ogni : N la induce rappresentazioni lineari di dimensione
nita
(1.5)
T
m
() : g gl
K
(T
m
(\ )) ,
o
m
() : g gl
K
(o
m
(\ )) ,

m
() : g gl
K
(
m
(\ )) .
Esempio Se scegliamo una base c
1
, ..., c
n
di \ , vi `e un unico isomorsmo naturale
dellalgebra o(\ ) con lalgebra K[r
1
, ..., r
n
] dei polinomi in n indeterminate, che fa
corrispondere agli elementi della base i monomi r
1
, ..., r
n
rispettivamente.
2 Rappresentazioni lineari di sl(2, K)
Sia K un campo algebricamene chiuso di caratteristica 0. Consideriamo lalgebra
di Lie sl(2, K) delle matrici 22 a coecienti in K con traccia nulla. Consideriamo
la base standard di sl(2, K):
(2.1) A =
_
0 1
0 0
_
, Y =
_
0 0
1 0
_
, H =
_
1 0
0 1
_
.
Le regole di commutazione si esprimono nella base standard mediante:
(2.2) [A, Y ] = H , [H, A] = 2A , [H, Y ] = 2Y .
Abbiamo quindi, nella base standard:
(2.3)
ad
sl(2,K)
(A) =
_
_
0 0 2
0 0 0
0 1 0
_
_
,
ad
sl(2,K)
(Y ) =
_
_
0 0 0
0 0 2
1 0 0
_
_
,
ad
sl(2,K)
(A) =
_
_
2 0 0
0 2 0
0 0 0
_
_
e quindi la forma di Killing ha, come matrice associata nella base A, Y, H la
(2.4) [
sl
(
2,K)
]
_
_
0 4 0
4 0 0
0 0 8
_
_
.
Per il criterio di Cartan sl(2, K) `e semisemplice ed `e ovviamente semplice perche
ha dimensione 3.
A Pesi e vettori massimali di una rappresentazione
Sia \ un sl(2, K)-modulo di dimensione nita. H denisce un elemento semi-
semplice di gl
K
(\ ) e quindi, avendo supposto K algebricamente chiuso, abbiamo
una decomposizione di \ in somma diretta:
(2.5) \ =
K
\

, con \

= \ [ H = .
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 149
I K tali che \

,= 0 si dicono pesi della rappresentazione \ e il \

corrispon-
dente spazio di peso o autospazio di \ corrispondente a . La dimensione di \

si
dice la molteplicit`a del peso della rappresentazione \ .
Dalle formule di commutazione (2.2) otteniamo:
(2.6)
_

_
H (A ) = A (H ) + [H, A] = A (H ) + 2A ,
H (Y ) = Y (H ) + [H, Y ] = Y (H ) 2Y ,
\ .
Vale perci`o:
Lemma 2.1 Sia \ un sl(2, K)-modulo di dimensione nita. Allora
(2.7) A \

\
+2
, Y \

\
2
.
In particolare, se \ ,= 0, vi `e un K tale che \

,= 0 e \
+2
= 0. Un tale
si dice peso massimale della rappresentazione \ e ogni \

0 un vettore
massimale di \ .
B Classicazione delle rappresentazioni irriducibili di sl(2, K)
Sia \ (con 0 < dim
K
\ < ) un sl(2, K)-modulo irriducibile, sia un peso
massimale e \

0 un vettore massimale. Deniamo:


(2.8)
_

_
n
1
= 0 ,
n
0
= ,
n
j
=
1
j
Y n
j1
=
1
j!
Y
j
per , 1 .
Lemma 2.2 Con le ipotesi e le notazioni itrodotte sopra abbiamo:
(2.9)
_

_
i) H n
j
= ( 2,)n
j
,
ii) A n
i
= ( , + 1)n
j1
iii) Y n
i
= (, + 1)n
j+1
, N.
Dim. iii) segue dalla denizione e i) dal Lemma 2.1. Dimostriamo la ii) per
induzione. Essa `e vera per j=0. Supponiamo i 0 e la ii) valida per 0 , i.
Allora
(i + 1)A n
i+1
= A Y n
i
= Hn
i
+Y A n
i
= ( 2i)n
i
+ ( i + 1)Y n
i1
=
_
(i + 1) 2i i
2
+i
_
n
i
= (i + 1)( i)n
i
.
Questo completa la dimostrazione.
Poiche \ ha dimensione nita, vi `e un pi` u piccolo intero non negativo : tale
che n
m
,= 0 e n
j
= 0 per , :. Il sottospazio \ generato da n
0
, n
1
, . . . , n
m
`e un sotto-sl(2, K)-modulo di \ e quindi coincide con \ perche \ `e irriducibile.
Esso ha dimensione (: + 1) in quanto i n
j
, essendo autovettori corrispondenti a
150 CAP. XI - SISTEMI DI RADICI DELLE ALGEBRE DI LIE SEMISEMPLICI
dierenti autovalori di H, sono linearmente indipendenti. Dalla ii) otteniamo, per
, = :+ 1:
0 = A n
m+1
= ( :)n
m
e quindi = : perche n
m
,= 0. Quindi il peso massimale `e un intero non negativo
: e gli autovalori di H sono:
:2, [ 0 , : .
Otteniamo quindi:
Teorema 2.3 Le rappresentazioni irriducibili di sl(2, K) di dimensione positiva
sono isomorfe alle rappresentazioni o
m
(K
2
): in particolare ogni rappresentazione
irriducibile di sl(2, K) `e completamente determinata, a meno di equivalenza, dalla
sua dimensione e per ogni intero : 0 vi `e, a meno di equivalenza, una e una sola
rappresentazione irriducibile di dimensione :.
C Rappresentazioni di dimensione nita di sl(2, K)
Teorema 2.4 Sia \ un sl(2, K)-modulo di dimensione nita. Allora i pesi di
\ formano un sottoinsieme di Z, simmetrico rispetto a 0. \ si decompone nella
somma diretta di dim
K
\
0
+ dim
K
\
1
sotto-sl(2, K)-moduli irriducibili.
Esempio 1 Consideriamo T
2
(K
2
). Scelta la base canonica c
i
c
j
[ 1 i, , 2,
abbiamo:
T
2
(H)(c
1
c
1
) = 2c
1
c
1
,
T
2
(H)(c
1
c
2
) = 0 ,
T
2
(H)(c
2
c
1
) = 0 ,
T
2
(H)(c
2
c
2
) = 2c
2
c
2
;
e quindi otteniamo T
2
(K
2
) o
0
(K
2
) o
2
(K
2
).
Esempio 2 o
2
(K
2
) o
2
(K
2
) o
0
(K
2
) o
2
(K
2
) o
4
(K
2
).
I pesi dellsl(2, K)-modulo o
2
(K
2
) o
2
(K
2
) sono le somme di tutte le coppie dei
pesi della rappresentazione o
2
(K
2
): otteniamo quindi 4 con molteplicit`a 1, 2
con molteplicit`a 2, 0 con molteplicit`a 3: avremo quindi una decomposizione nella
somma diretta dei tre moduli irriducibili di pesi massimali rispettivamente 4, 2 e 0.
Esempio 3
2
(o
5
(K
2
)) o
0
(K
2
) o
4
(K
2
) o
8
(K
2
).
I pesi del sl(2, K)-modulo
2
(o
5
(K
2
)) sono le somme di tutte le coppie di pesi
distinti di o
5
(K
2
): otteniamo quindi 8 con molteplicit`a 1, 4 e 2 con molteplicit`a
2 e 0 con molteplicit`a 3. Quindi
2
(o
5
(K
2
)) si decompone nella somma diretta di
tre moduli irriducibili, di pesi massimali rispettivamente 0, 4 e 8.
3 Sottoalgebre torali
In questo paragrafo g indica unalgebra di Lie semisemplice, di dimensione posi-
tiva nita su un campo algebricamente chiuso K di caratteristica 0.
Sia o linsieme degli elementi semisemplici di g. Osserviamo che o non `e vuoto
per il teorema di Engel.
Chiamiamo torale una qualsiasi sottoalgebra di g contenuta in o.
Lemma 3.1 Ogni sottoalgebra torale di g `e abeliana.
Dim. Sia a o una sottoalgebra torale di g. Se a non fosse torale, vi sarebbe
un A a tale che [A, a] ,= 0. Quindi ad
a
(A) dovrebbe avere un autovalore
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 151
,= 0 e vi sarebbe perci`o Y a tale che [A, Y ] = Y ,= 0. Poiche ad
a
(Y )
`e semisemplice, e Y `e un autovettore di ad
a
(Y ) corrispondente allautovalore 0,
possiamo trovare una base A
1
, ..., A

di a formata da autovettori di ad
a
(Y ) con
A
1
= Y . Sia [Y, A
i
] =
i
A
i
. Esprimiamo A come combinazione lineare di elementi
della base A
i
: da A =

i=1

i
A
i
ricaviamo:
0 ,= Y = [Y, A] =

i2

i
A
i
,
e quindi una contraddizione perche Y = A
1
e A
2
, ..., A

sono linearmente indipen-


denti.
Lemma 3.2 Sia \ uno spazio vettoriale di dimensione nita su K e sia a una
sottoalgebra di gl
K
(\ ) formata da endomorsmi semisemplici. Per ogni a

=
Hom
K
(a, K) poniamo:
\

= \ [ () = () a .
Allora \ =

.
Dim. Ragioniamo per induzione su / = dim
K
a. Se / = 0 non c`e nulla da
dimostrare e se / = 1 la tesi si riduce al fatto che un endomorsmo semisemplice `e
diagonalizzabile in quanto K `e algebricamente chiuso.
Supponiamo ora che n 1 e la tesi sia vera per algebre di endomorsmi
semisemplci di dimensione < n. Poiche a `e abeliana, un iperpiano b di a `e una sot-
toalgebra abeliana di endomorsmi semisemplici di \ . Avremo quindi \ =

con \

= \ [ 1() = (1) 1 b . Fissiamo a b. Poiche


[, b] = 0, i sottospazi \

sono -invarianti. Poiche `e semisemplice, abbiamo


\

K
_
\

per ogni b

. Lapplicazione a

([
b
, ()) b

K
`e bigettiva ed abbiamo \

=
_
\
]
b
_
(A)
, da cui la tesi.
Fissiamo ora una sottoalgebra torale massimale h di g. Per ogni h

poniamo
(3.1) g

= A g [ [H, A] = (H)A H h .
Gli a

0 tali che g

,= 0 si dicono radici di g rispetto ad h, o della coppia


(g, h). Indicheremo con 1(g, h), o con 1 quando ci`o non ingeneri confusione, il
sistema delle radici della coppia (g, h).
Per i Lemmi 3.1 e 3.2 abbiamo una decomposizione di g:
(3.2) g = g
0

7
g

.
Osserviamo che g
0
`e il centralizzatore di h in g. Poiche ovviamente [h, g

] = g

se
1, se ne conclude che g
0
`e anche il normalizzatore di h in g.
Teorema 3.3 Sia h una sottoalgebra torale massimale di g. allora
(i) [g

, g

] g
+
per ogni , h

;
(ii) Se 1, ogni elemento A di g

`e nilpotente;
(iii) i sottospazi g

, per 1, sono totalmente isotropi rispetto alla forma di


Killing
g
;
152 CAP. XI - SISTEMI DI RADICI DELLE ALGEBRE DI LIE SEMISEMPLICI
(i) se , a

e + ,= 0, i sottospazi g

e g

sono ortogonali per la forma


di Killing
g
;
() per ogni 1 la forma di Killing `e non degenere su g

e denisce
un accoppiamento di dualit`a tra g

e g

;
(i) la forma di Killing
g
`e non degenere su g
0
.
Lemma 3.4 Sia \ uno spazio vettoriale di dimensione nita n su K e siano ,
endomorsmi di \ tali che [, ] = 0 ed `e nilpotente. Allora tr
V
() = 0.
Dim. Infatti ()
m
=
m

m
per ogni intero non negativo : e quindi anche
`e nilpotente.
Teorema 3.5 Ogni algebra torale massimale di g coincide col suo normalizzatore
in g.
Dim. Sia h una sottoalgebra torale massimale di g. Dobbiamo dimostrare che
g
0
= h.
Sia A g
0
e siano o
X
,
X
g la componente semisemplice e nilpotente di
A. Poiche ad
g
(o
X
) e ad
g
(
X
) sono polinomi senza termine costante di ad
g
(A),
abbiamo o
X
,
X
g
0
. Inoltre, poiche la somma di endomorsmi semisemplici che
commutano tra loro `e ancora un endomorsmo semisemplice, h contiene tutti gli
elementi semisemplici di g
0
. Per il Lemma 3.4,
g
(H) = 0 per ogni elemento
nilpotente di g
0
. Quindi, per il punto (i) del Teorema 3.3,
g
`e non degenere su
h ed abbiamo una decomposizione ortogonale g
0
= h
_
h

g
0
_
, in cui il secondo
addendo diretto `e o 0 o un sottospazio di dimensione positiva su cui la forma
di Killing `e non degenere. Ma questultima possibilit`a `e da scartare perche per il
Teorema di Engel ad
g
_
h

g
0
_
`e unalgebra di Lie nilpotente di endomorsmi di
g.
Una sottoalgebra c di una sottoalgebra di Lie a che sia nilpotente e coincida col
suo normalizzatore si dice una sottoalgebra di Cartan di a.
Quindi il Teorema 3.5 si pu`o riformulare:
Teorema 3.6 Ogni sottoalgebra torale massimale di unalgebra di Lie semisem-
plice g, di dimensione nita su un un campo K, algebricamente chiuso e di carat-
teristica zero, `e una sottoalgebra di Cartan.
Osservazione
`
E vero viceversa che tutte le sottoalgebre di Cartan di unalgebra
di Lie semisemplice sono torali massimali; lenunciato rimane vero anche senza
lipotesi che K sia algebricamente chiuso.
Abbiamo quindi ottenuto:
Teorema 3.7 Sia g unalgebra di Lie semisemplice, di dimensione nita su un un
campo K, algebricamente chiuso e di caratteristica zero, e sia h una sottoalgebra
torale massimale di g. Sia 1 il sistema di radici della coppia (g, h). Abbiamo allora
la decomposizione:
(3.3) g = h

7
g

.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 153
Poiche
g
`e non degenere su h, per ogni elemento h

vi `e uno e un solo
elemento T

in h tale che
(3.4) (H) =
g
(H, T

) h

, H h .
4 Alcune propriet
`
a del sistema delle radici
Teorema 4.1 Sia g unalgebra di Lie semisemplice, di dimensione nita su un un
campo K, algebricamente chiuso e di caratteristica zero, e sia h una sottoalgebra
torale massimale di g. Sia 1 il sistema di radici della coppia (g, h). Allora
(a) 1 genera h

;
(b) 1 = 1;
(c) se 1 e A

, A

, allora
(4.1) [A

, A

] =
g
(A

, A

) T

e quindi [g

, g

] = K T

;
(d) (T

) =
g
(T

, T

) ,= 0 per ogni 1;
(e) sia 1. Poniamo
(4.2) H

=
2T

g
(T

, T

)
.
Fissato A

0, possiamo trovare A

tale che:
(4.3) [A

, A

] = H

, [H

, A

] = 2A

, [H

, A

] = 2A

.
Il sottospazio s

generato da A

, A

, H

`e una sottoalgebra semplice di


g, isomorfa a sl(2, K).
Dim.
(a) Se 1 non generasse h

, potremmo trovare H h tale che (H) = 0 per


ogni 1. Da [H, h] = 0 e [H, g

] = 0 per ogni 1 seguirebbe allora che


H 7(g), e questo di d`a una contraddizione in quanto 7(g) = 0 perche g `e
semisemplice.
(b) `e conseguenza del punto (i) del Teorema 3.3.
(c) Se A

, A

e H h, abbiamo:

g
(H, [A

, A

]) =
g
([A, A

], A

) = (H)
g
(A

, A

) .
Poiche [A

, A

] h, (H) =
g
(H, T

), il punto (c) segue dal fatto che


g
`e non
degenere su h.
(d) Supponiamo per assurdo che (T

, T

) = (T

) = 0 per qualche 1.
Siano A

e A

tali che
g
(A

, A

) = 1. Allora per (c) il sottospazio


vettoriale r di g generato da A

, A

, T

`e una sottoalgebra risolubile di g e KT

=
r
(1)
. Per il teorema di Lie ad
g
(T

) sarebbe allora un endomorsmo nilpotente di g.


Ma, essendo al tempo stesso semisemplice, dovremmo avere ad
g
(T

) = 0, che ci d`a
una contraddizione.
La verica di (e) `e a questo punto immediata.
154 CAP. XI - SISTEMI DI RADICI DELLE ALGEBRE DI LIE SEMISEMPLICI
Teorema 4.2 Sia g unalgebra di Lie semisemplice, di dimensione nita sul campo
K di caratteristica zero e algebricamente chiuso. Sia h una sottoalgebra torale
massimale di g ed 1 = 1(g, h) il corrispondente sistema di radici. Allora:
(1) dim
K
g

= 1 per ogni 1;
(2) se 1, allora sono i soli multipli di contenuti in 1;
(3) se , 1, allora (H

) Z e (H

) 1;
(4) se , , + 1, allora [g

, g

] = g
+
;
(5) siano , 1, con ,= e siano :, i pi` u grandi interi positivi tali che
: 1, + 1. Allora 1 contiene tutte le radici + / con
: / e (H

) = : ;
(6) g `e generata dai sottospazi g

con 1.
Dim. Sia 1 e sia s

la sottoalgebra di g isomorfa a sl(2, K) del punto (e) del


Teorema 4.1. Consideriamo il sotto-s

-modulo di g:
` = h

kK\0]
g
k
.
I pesi di ` sono 0 e i numeri /(H

) = 2/ con / K0 per cui g


k
,= 0. Poiche
i pesi delle rappresentazioni nite di sl(2, K) sono interi, otteniamo che 2/ Z se
g
k
,= 0. Inoltre s

opera banalmente sulliperpiano ker di h e s

`e un sotto
s

-modulo irriducibile di `, di peso massimale 2. Quindi i pesi pari dells

-modulo
` sono 0 e 2; in particolare / , 1 se / Z1. Chiaramente da questo segue
che nemmeno ,/ puo appartenere a 1 se / `e un intero non nullo diverso da 1.
In conclusione ` = ker s

e da questo otteniamo (1) e (2).


Fissiamo ora 1 non proporzionale ad . Consideriamo l-stringa per :
essa `e ls

-modulo:
`

hZ
g
+h
.
I pesi di `

sono (H

) + 2/[ / Z, g
+h
,= 0 Z. Poiche +/ ,= 0 per
ogni / Z, tutti i pesi di `

hanno molteplicit`a uno e quindi `

`e irriducibile.
Otteniamo perci`o `

=

q
h=r
g
+h
con g
+h
,= 0 per ogni intero / con
: / . Inoltre
_
(H

) 2: = :
(H

) + 2 = :
per qualche intero non negativo :, e quindi
(4.4) (H

) = : Z.
Inne, poiche : : + , otteniamo che
(4.5) (H

) 1.
Abbiamo cos` dimostrato (3), (4) e (5).
La (6) segue dal fatto che [g

, g

] = K T

per ogni R, e le T

, al variare
di in 1, generano h.
5 Propriet
`
a di razionalit
`
a del sistema delle radici
Sia g unalgebra di Lie semisemplice, di dimensione nita su un campo K al-
gebricamente chiuso di caratteristica zero. Fissiamo una sua sottoalgebra torale
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 155
massimale h e indichiamo con 1 il corrispondente sistema di radici. Per ogni
h

sia T

lelemento di h tale che


(H) =
g
(H, T

) H h .
Possiamo allora denire una forma bilineare simmetrica su h

ponendo
(5.1) ([) =
g
(T

, T

) , h

.
Poiche 1 genera h

, possiamo ssare una base


1
, . . . ,

di h

contenuta in 1.
Lemma 5.1 Ogni 1 `e una combinazione lineare a coecienti razionali degli
elementi della base
1
, . . . ,

1.
Dim. Sia =

i=1
o
i

i
, con o
i
K. Abbiamo per ogni i = 1, ..., /:
([
i
) =

j=1
o
j
(
j
[
i
)
e quindi
2([
i
)
(
i
[
i
)
=

j=1
o
j
2(
j
[
i
)
(
i
[
i
)
, i = 1, . . . , /
cio`e:
Z (H

i
) =

j=1
o
j

j
(H

i
) , i = 1, . . . , / .
Questo `e un sistema lineare, nelle incognite o
1
, . . . , o

, a coecienti interi. Poiche

g
`e non degenere su h, la forma bilineare simmetrica ( [ ) `e non degenere su h

e quindi anche la matrice a coecienti interi (


j
(H

i
))
1i,j
`e non degenere. Il
sistema lineare ha perci`o ununica soluzione razionale o
1
, . . . , o

.
Sia 1
Q
il sottospazio Q-lineare di h

generato da 1. Per il Lemma 5.1, la


dimensione di 1
Q
su Q `e uguale alla dimensione di h

su K. Poniamo 1 = R
Q
1
Q
.
Lemma 5.2 La forma bilineare simmetrica
(5.2) 1
Q
1
Q
(, ) Q
si prolunga a un prodotto scalare su 1.
Dim. Scegliamo una base di g i cui elementi siano o in h oppure in g

per 1.
Ogni T

, per h

, si scrive in tale base in forma diagonale. Abbiamo perci`o:


(5.3) (, ) =
g
(T

, T

) =

7
(T

)(T

) .
In particolare, se 1:
(5.4) ([) =

7
([)
2
.
156 CAP. XI - SISTEMI DI RADICI DELLE ALGEBRE DI LIE SEMISEMPLICI
Abbiamo
4
([)
=

7
((H

))
2
Z
e quindi otteniamo che ([) `e, per ogni 1, un numero razionale positivo.
Poiche 2([),([) Z, concludiamo che ([) Q per ogni , 1, e quindi
([) Q per ogni , 1
Q
. Poiche ([) Q per ogni 1 e 1
Q
,
([) =

7
([)
2
`e razionale 0 1
Q
0 .
Essendo ( [ ) denita positiva, essa si estende a un prodotto scalare su 1.
Possiamo riassumere i risultati ottenuti nel
Teorema 5.3 Siano g, h, 1, 1, ( [ ) deniti come sopra. Allora 1 `e uno spazio
Euclideo e:
(R1) 1 1 0 `e un sistema di generatori di 1;
(R2) per ogni , 1, :

() =
2([)
([)
1;
(R3) per ogni , 1,
2([)
([)
Z;
(R4) 1 = 2 , 1.
Le propriet`a (R1), (R2), (R3) caratterizzano i sistemi di radici in 1. Quando vale
anche la (R4) il sistema di radici si dice ridotto. Per la classicazione delle algebre
di Lie semisemplici (di dimensione nita su un campo K algebricamente chiuso
di caratteristica 0), classicheremo prima tutti i sistemi di radici di uno spazio
Euclideo 1 e mostreremo poi che ad ogni tale sistema corrisponde eettivamente
unalgebra di Lie semisemplice.
157
CAPITOLO XII
SISTEMI ASTRATTI DI RADICI
1 Definizioni principali
Sia 1 uno spazio vettoriale reale, di dimensione nita / 1. Sia 1. Chia-
miamo riessione di vettore una trasformazione lineare di 1 che lascia ssi i
punti di un iperpiano di 1 e trasforma in .
Una riessione di vettore determina univocamente una forma lineare

0 tale che
(1.1) () =

(), 1 ,

() = 2 .
Se `e una riessione, abbiamo
2
= c, ove c indica lidentit`a di GL
R
(1).
Lemma 1.1 Sia 1 un sistema nito di generatori di 1 e sia 1 0. Allora
vi `e al pi` u una riessione di vettore tale che (1) = 1.
Dim. Supponiamo che : e siano due riessioni, di vettore 1, tali che
:(1) = (1) = 1. Consideriamo la composizione = : . Abbiamo () =
e la denisce, per passaggio al quoziente, lidentit`a su 1,R . Il suo polinomio
minimo `e quindi una potenza di (r 1): j

= (r 1)
k
per un intero positivo
/. Daltra parte la agisce come una permutazione sugli elementi di 1 e quindi
potremo trovare un intero positivo / tale che
h
() = per ogni 1. Poiche 1
`e un sistema di generatori di 1, ne deduciamo che
h
= c e dunque il polinomio
minimo di divide r
k
1. Il massimo comun denominatore dei polinomi (r 1)
k
e r
h
1 `e r 1; quindi j

(r) = r 1 e = c. Otteniamo perci`o : =


1
= , e
quindi la tesi.
Definizione Un sottoinsieme 1 di 1 si dice un sistema di radici in 1 se:
(R1) 1 `e nito, 0 , 1 ed 1 genera 1;
(R2) per ogni 1 esiste un funzionale

tale che

() = 2 e la
riessione
(1.2) :

() =

() 1
trasforma 1 in se;
(R3) per ogni 1, `e

(1) Z.
Osserviamo che la (R3) `e ben posta, in quanto, per il Lemma 1.1, la :

in (R2),
e quindi la

, `e univocamente determinata.
Gli elementi di 1 si dicono radici e la dimensione di 1 il rango del sistema di
radici 1.
Dato un sistema di radici 1, indichiamo con A(1) il gruppo delle trasformazioni
lineari di 1 che lasciano 1 invariante e con W(1) il sottogruppo di A(1) generato
158 CAP. XII - SISTEMI ASTRATTI DI RADICI
dalle riessioni :

di (R2), per 1. Il gruppo A(1) si dice il gruppo degli


automorsmi di 1 e W(1) il suo gruppo di Weyl.
Osserviamo che A(1) e W(1) sono gruppi niti.
Ricordiamo il seguente:
Lemma 1.2 Sia Gun gruppo nito di trasformazioni lineari dello spazio vettoriale
di dimensione nita 1 su R. Possiamo allora denire su 1 un prodotto scalare G-
invariante, tale cio`e che gli elementi di G siano trasformazioni ortogonali di 1
rispetto a tale prodotto scalare.
Dim. Sia p : 1 1 R un qualsiasi prodotto scalare su 1. Deniamo allora
(1.3) ([) =

aG
p(o(), o()) , 1 .
Chiaramente ( [ ) `e un prodotto scalare G-invariante su 1.
Utilizzando il lemma 1.2, considereremo ssato nel seguito un prodotto scalare
W(1)-invariante su 1. In particolare potremo identicare 1 con il suo duale 1

.
Essendo le :

simmetrie ortogonali, avremo:


(1.4)

=
2
||
2
1.
Teorema 1.3 Sia 1un sistema di radici in 1, su cui pensiamo ssato un prodotto
scalare A(1)-invariante. Allora:
(i) W(1) `e un sottogruppo normale di A(1);
(ii) 1

[ 1 `e un sistema di radici in 1;
(iii)

= per ogni 1;
(i) W(1

) = W(1) e A(1

) = A(1).
Dim. (i) Sia 1 e sia A(1). Allora :


1
`e una riessione che
trasforma 1 in se, di vettore (). Otteniamo:
(1.5) :


1
= :
()
1, A(1) .
Poiche le :

, per 1, generano W(1), ne segue che W(1)


1
W(1) per
ogni A(1) e quindi W(1) `e un sottogruppo normale di A(1).
(ii),(iii) Chiaramente 1

`e nito, contenuto in 10 e genera 1. Se , 1


abbiamo:
:

) =
2:

()
||
2
=
2:

()
|:

()|
2
= (:

())

,
perche :

`e unisometria. Quindi 1

soddisfa (R2) e W(1

) = W(1); poiche
:

= :

, si ha chiaramente

= ; quindi anche (R3) `e vericata ed 1

`e un
sistema di radici.
(i) Poiche abbiamo scelto un prodotto scalare A(1)-invariante, gli o A(1)
sono isometrie. Quindi o(

) = (o())

per ogni 1. Questo dimostra che


A(1) A(1

). Ma, essendo 1

= 1, vale anche linclusione opposta e quindi i


due gruppi coincidono.
Osservazione Se ssiamo su 1 un prodotto scalare che sia soltanto W(1)-
invariante, il punto (i) pu`o non essere pi` u vericato: il teorema ci dice comunque
che i gruppi A(1) e A(1

) sono canonicamente isomor.


GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 159
Il sistema di radici 1

si dice inverso o duale di 1.


Fissato un sistema di radici 1, porremo
(1.6) , ) = ([

) =
([)
||
2
, 1.
Otteniamo
(1.7)
_

_
, ) = 2 1,
, ) = , ) = , ) , 1,
, ) Z, , 1
se , 1, , ) = 0 ([) = 0 :

= :

.
2 Relazioni tra coppie di radici
Sia 1 un sistema di radici in 1, su cui `e ssato un prodotto scalare W(1)-
invariante.
Se , 1 abbiamo:
(2.1) , ), ) = 4 cos
2

Z.
Quindi , ), ) pu`o assumere solo i valori 0, 1, 2, 3, 4. Elenchiamo nel seguito le
diverse possibilit`a:
Tabella 1
1) , ) = , ) = 0

= ,2 :

ha ordine 2
2) , ) = , ) = 1

= ,3 || = || :

ha ordine 3
3) , ) = , ) = 1

= 2,3 || = || :

ha ordine 3
4) , ) = 1 , ) = 2

= ,4

2|| = || :

ha ordine 4
5), ) = 1 , ) = 2

= 3,4

2|| = || :

ha ordine 4
6) , ) = 1 , ) = 3

= ,6

3|| = || :

ha ordine 6
7), ) = 1 , ) = 3

= 5,6

3|| = || :

ha ordine 6
8) , ) = , ) = 2

= 0 = :

= c
9) , ) = , ) = 2

= = :

= c
10) , ) = 1 , ) = 4

= 0 2 = :

= c
11), ) = 1 , ) = 4

= 2 = :

= c
In particolare abbiamo:
Teorema 2.1 Sia 1 un sistema di radici in 1.
(i) Se due radici di 1 sono proporzionali, il loro fattore di proporzionalit`a
non pu`o essere che uno dei numeri 1, 2,
1
2
.
(ii) Se , sono due radici non proporzionali e || ||, allora , )
0, 1, 1.
160 CAP. XII - SISTEMI ASTRATTI DI RADICI
Teorema 2.2 Sia 1 un sistema di radici in 1. Siano , due radici di 1 con
,= .
(i) Se ([) 0, allora 1;
(i) Se ([) < 0, allora + 1.
Dim. (i) Possiamo supporre || ||. Allora, se e non sono proporzionali,
, ) = 1 e quindi = :

() 1. Se e sono proporzionali, allora = 2


e = 1.
(ii) segue da (i) sostituendo a .
Corollario 2.3 Se , 1 e , 1, + , 1, allora ([) = 0.
Due radici , che soddisno le condizioni del Corollario 2.3, si dicono fortemente
ortogonali.
Proposizione 2.4 Sia 1 un sistema di radici in 1. Siano , 1 due radici
non proporzionali. Allora:
(i) , Z[ +, 1 `e un intervallo [:, ] di Z contenente 0;
(ii) sia o = + ,[ : , , , Z. Allora :

(o) = o e :

( + ) =
:;
(iii) , ) = : .
Dim. Siano :, i pi` u grandi interi non negativi tali che :, + 1. Se
la (i) fosse falsa, potremmo trovare interi :
1
, :
2
con : :
1
< :
2
tali che
+:
1
, +:
2
1, ma +(:
1
+1) , 1, +(:
2
1) , 1. Per il Teorema
2.2, avremmo:
_
( +:
1
[) 0 ,
( +:
2
[) 0 .
Sottraendo membro a membro troviamo
(:
1
:
2
)||
2
0
e quindi una contraddizione perche (:
1
:
2
) < 0, || 0. Questo dimostra (i).
(ii),(iii) Chiaramente :

(o) o e vale luguaglianza perche o `e nito. Ab-


biamo
:

( +,) = (, ) + 2,) , Z
e quindi , (, )+2,) `e una bigezione decrescente dellintervallo , Z[ :
, . Otteniamo perci`o
:

( +) = (, ) + 2) = :
da cui , ) = : .
Proposizione 2.5 Siano , 1due radici non proporzionali. Allora l-stringa
per :
+, 1[ , Z
contiene al pi` u 4 elementi.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 161
Dim. Con le notazioni della proposizione precedente: sia = : e conside-
riamo la -stringa per . Abbiamo , ) = (: + ). Poiche [, )[ 0, 1, 2, 3
per la Tabella 1, otteniamo la tesi.
Teorema 2.6 Se 1 `e un sistema di radici in 1, anche
(2.2) 1
t
= 1[ 2 , 1
`e un sistema di radici in 1.
Dim.
`
E chiaro che 1
t
soddisfa la (R1) e la (R3). La (R2) segue dal fatto che
le :

sono isometrie, e che per ogni radice 1 il sistema 1


t
contiene soltanto i
vettori di 1 proporzionali ad di lunghezza massima.
Un sistema di radici 1 che soddis la propriet`a:
(R4) 1 = 2 , 1
si dice ridotto.
Teorema 2.7 Sia 1 un sistema di radici in 1 e sia un qualsiasi sottoinsieme
di 1. Sia c
t
il sottospazio vettoriale di 1 generato da . Allora 1
t
= 1 1
t
`e un
sistema di radici in 1
t
.
Dim. La verica `e immediata: per costruzione 1
t
1
t
0 `e un sistema di
generatori di c
t
; le restrizioni ad 1
t
delle simmetrie :

di 1, al variare di in 1
t
,
sono riessioni di 1
t
e chiaramente , ) Z quando , 1
t
1.
3 Basi e camere di Weyl di un sistema di radici
Sia 1 un sistema di radici in 1. Un sottoinsieme B di 1 si dice una base di 1
se:
(B1) B `e una base di 1;
(B2) se =

B
/

1, allora /

Z e i coecienti /

sono o tutti 0 o
tutti 0.
Fissata una base B di 1 poniamo
(3.1)
1
+
(B) =

B
/

1[ /

N ,
1

(B) =

B
/

1[ /

N .
Per le (B1) e (B2) abbiamo:
(3.2) 1
+
(B) 1

(B) = 1, 1
+
(B) 1

(B) = .
Le radici di 1
+
(B) (risp. 1

(B)) si dicono positive (risp. negative) rispetto alla


base B.
Fissata una base B, introduciamo un ordinamento parziale sulle radici: se =

B
/

e =

B
c

sono radici distinte, diciamo che <


B
se /

per
ogni B.
Lemma 3.1 Sia B una base del sistema di radici 1 in 1. Se ,= B, allora
([) 0.
Dim. Per la propriet`a (B2), , R e quindi ([) 0.
Fissato il sistema di radici 1 in 1, chiamiamo regolare un elemento di 1 tale
che ([) ,= 0 per ogni 1. Gli elementi regolari formano un aperto denso
(aperto di Zariski) di 1.
162 CAP. XII - SISTEMI ASTRATTI DI RADICI
Fissato un elemento regolare di 1, poniamo
(3.3) 1
+
() = 1[ ([) 0, 1

() = 1[ ([) < 0 .
Abbiamo ovviamente:
(3.4) 1
+
() 1

() = 1, 1
+
() 1

() = .
Una radice 1
+
() si dice -decomponibile se esistono
1
,
2
1
+
() tali che
=
1
+
2
; altrimenti si dice -semplice. Indichiamo con B() linsieme delle
radici -semplici di 1
+
().
Teorema 3.2 Sia 1 un sistema di radici in 1 e sia un elemento regolare di 1
rispetto ad 1. Allora B() `e una base di 1. Viceversa, ogni base B di 1 `e della
forma B = B() per un elemento di 1 regolare rispetto ad 1.
Dim. Sia 1 un elemento regolare. Se B() non fosse una base, potremmo
ssare 1
+
()

B()
o

[ o

Z, o

0 con ([) minimo. Poiche


non `e -semplice, avremo =
1
+
2
con
1
,
2
1
+
(). Allora
([) = (
1
[) + (
2
[)
con 0 < (
1
[) < ([), 0 < (
2
[) < ([). Per la scelta di , sia
1
che
2
sono
combinazioni lineari a coecienti interi non negativi di elementi di B(); quindi lo
`e anche e questo di d`a una contraddizione: dunque B() soddisfa (B2) ed `e un
sistema di generatori.
Resta da dimostrare che B() `e linearmente indipendente. Osserviamo innanzi
tutto che ([) 0 se ,= B(). Infatti, se fosse ([) 0, allora e
sarebbero radici. Uno dei due, diciamo , apparterr`a allora a 1
+
() e
quindi = + ( ) non sarebbe semplice. Sia ora B() =
1
, . . . ,
r
e siano

1
, . . . ,
r
R tali che

r
i=1

i
= 0. Allora
r

i=1

+
i

i
=
r

i=1

i

i
ove
+
i
= max
i
, 0,

i
= max
i
, 0 .
Allora
|
r

i=1

+
i

i
|
2
=
r

i,j=1

+
i

j
(
i
[
j
) 0
mostra che

r
i=1

+
i

i
=

r
i=1

i

i
= 0. Quindi
r

i=1

+
i
(
i
[) =
r

i=1

i
(
i
[) = 0
implica che
+
i
=

i
=
i
= 0 per ogni i = 1, . . . , : e quindi B() `e anche
linearmente indipendente.
Viceversa, data una base B =
1
, . . . ,

di 1, `e sempre possibile trovare un


elemento regolare tale che ([
i
) 0 per i = 1, . . . , /. Allora 1
+
(B) = 1
+
() e
B = B().
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 163
Indichiamo con ((1) le componenti connesse dellaperto 1
7

degli ele-
menti regolari di 1 rispetto ad 1. Gli elementi C di ((1) si dicono camere di Weyl
di 1. Per il teorema appena dimostrato, le camere di Weyl sono in corrispondenza
biunivoca con le basi di 1.
Se C ((1) e C, porremo
(3.5) B(C) = B() , 1
+
(C) = 1
+
() , 1

(() = 1

() .
Osserviamo che valgono le relazioni:
(3.6)
_
1
+
(C) = 1[ ([) 0 C ;
C = 1 [ ([) 0 1
+
(C) = 1 [ ([) 0 B(C) .
Lemma 3.3 Sia B una base del sistema di radici 1. Se 1
+
(B) non `e semplice,
allora esiste B tale che ([) 0; in particolare esiste B tale che
1
+
(B).
Dim. Sia B =
1
, . . . ,

e supponiamo sia ([
i
) 0 per ogni i = 1, . . . , /.
Abbiamo =

i=1
/
i

i
con /
i
Z, /
i
0 per ogni i. Allora
0 < ||
2
=

i=1
/
i
([
i
)
ci d`a una contraddizione, perche ogni addendo del secondo membro `e 0.
Fissata una base B di 1, chiamiamo altezza di una radice =

B
/

il
numero naturale positivo
(3.7) ht
B
() =

B
[/

[ .
Lemma 3.4 Sia B una base del sistema di radici 1, e sia 1
+
= 1
+
(B) il corri-
spondente sistema di radici positive. Sia 1
+
e sia : = ht
B
(). Allora esiste
una :-upla (
1
, . . . ,
m
) di elementi di B (non necessariamente distinti) tale che
(3.8) =
m

h=1

h
e, per ogni 1 , :
j

h=1

h
1
+
.
Dim. Si applica linduzione rispetto allaltezza della radice e il Lemma prece-
dente.
Lemma 3.5 Sia B una base del sistema di radici 1 e sia 1
+
= 1
+
(B) il corri-
spondente sistema di radici positive. Allora per ogni B abbiamo:
(3.9) :

(1
+
) =
_
1
+

_
.
Dim. Se 1
+
, allora
= /

B\
/

con /

0 per qualche B .
164 CAP. XII - SISTEMI ASTRATTI DI RADICI
Allora
:

() =
_
_
/

B\]
/

, )
_
_
+

B\]
/

.
Poiche /

0 per qualche B , abbiamo allora :

() 1
+
.
Corollario 3.6 Sia B una base del sistema di radici 1 e sia 1
+
= 1
+
(B) il
corrispondente sistema di radici positive. Poniamo =

7
+
. Se B, allora
:

() = .
Lemma 3.7 Sia 1 un sistema di radici ridotto in 1. Ogni radice di 1 appartiene
a una base di 1.
Dim. Sia 1. Possiamo allora trovare un elemento regolare tale che 0 <
([) < [([)[ per ogni 1 . Chiaramente B().
4 Gruppo di Weyl e camere di Weyl
Consideriamo ssati in questo paragrafo lo spazio vettoriale 1, un sistema di
radici ridotto 1 in 1 e un prodotto scalare W(1)-invariante su 1.
Lemma 4.1 Sia B una base di 1 e sia (
1
, ...,
t
) una t-upla di elementi di B. Se
:

1
:

t1
(
t
) 1

(B), allora esiste un indice /, con 1 / < t, tale che


:

1
:

t1
:

t
= :

1
:

k1
:

k+1
:

t1
.
Dim. Scriviamo per semplicit`a :

i
= :
i
, = :
1
:
t
, e poniamo:

i
= :
i+1
:
t1
(
t
) , se 0 i t 2 ,
t1
=
t
.
Per ipotesi
0
1

(B), mentre
t1
1
+
(B). Vi sar`a quindi un pi` u piccolo
indice /, con 1 / t 1, tale che
k
1
+
(B). Abbiamo
k1
= :
k
(
k
). Poiche
:
k
permuta tutti gli elementi di 1
+
(B) diversi da
k
, ne segue che
k
=
k
e

k1
=
k
. Se / = t 1, abbiamo
t1
=
t
e quindi = :
1
:
t2
. Se
/ < t 1, allora:

k
= :
k+1
:
t1
(
t
)
e dunque
:
k
= :

k
= (:
k+1
:
t1
) :
t
(:
t1
:
k+1
) .
Sostituendo, otteniamo:
= :
1
:
k1
(:
k+1
:
t1
) :
t
(:
t1
:
k+1
) :
k+1
:
t
= :
1
:
k1
:
k+1
:
t1
.
Corollario 4.2 Sia B una base di 1 e sia W(1) un elemento esprimibile
come prodotto di simmetrie :

con B. Se
= :

1
:

t
con
i
B e t minimo
allora (
t
) 1

(B).
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 165
Teorema 4.3 Sia B una base di 1.
(1) Per ogni elemento regolare di 1 esiste un elemento W(1) tale che
(()[) 0 per ogni B.
(2) Se B
t
`e unaltra base di 1, esiste un elemento W(1) tale che (B) = B
t
.
(3) Per ogni 1 esiste W(1) tale che () B.
(4) Le riessioni :

, con B, generano \(1).


(5) Se W(1) e (B) = B, allora `e lidentit`a.
Dim. Sia W
t
il sottogruppo di W(1) generato dalle riessioni rispetto agli ele-
menti della base B. Dimostreremo innanzi tutto che (1), (2) e (3) valgono con W
t
al posto di W(1); dimostreremo poi (4) e (5).
(1) Sia =
1
2

7
+
(B)
e scegliamo W
t
tale che
(()[) = max
W

(()[) .
Abbiamo allora, per ogni B:
(()[) (:

()[) = (()[:

()) = (()[) (()[)


e quindi (()[) 0 per ogni B. Poiche `e un elemento regolare, vale la
maggiorazione stretta. Poiche `e unisometria, (()[) = (
1
()[) ed otte-
niamo la tesi.
(2) Sia B
t
unaltra base di 1. Allora B
t
= B() per un elemento regolare di 1.
Utilizzando il punto (1), esiste W
t
tale che (()[) 0 per ogni B. Ma
questo implica che (B) = B() = B
t
.
(3) Sia 1. Possiamo ssare un elemento regolare tale che
0 < ([) < [([)[ 1 .
Baster`a a questo scopo ssare in una palla di centro la cui chiusura non contenga
altri elementi di 1 0. Chiaramente `e una radice -semplice ed appartiene
quindi a B(). Per il punto (2) possiamo trovare W
t
tale che (B) = B() e
quindi
1
() B.
(4) Sia 1. Per il punto (3) possiamo trovare J
t
e B tale che
() = . Allora :

= :


1
W
t
. Quindi W
t
contiene tutte le riessioni
di 1 e quindi coincide con il suo gruppo di Weyl W(1).
(5) Sia W(1) tale che (B) = B. Se non fosse lidentit`a, potremmo scriverla
come prodotto di un numero minimo t di riessioni rispetto ai vettori della base B:
= :

1
:

t
con t 1 e
i
B. Ma, per il Corollario 4.2, avremmo (
t
) 1

(B), e quindi
una contraddizione.
Da questo teorema si ricava:
Teorema 4.4 Il gruppo di Weyl W(1) opera in modo semplicemente transitivo
sullinsieme ((1) delle camere di Weyl di 1.
166 CAP. XII - SISTEMI ASTRATTI DI RADICI
Dim. Per la corrispondenza biunivoca tra linsieme delle camere di Weyl e l
insieme delle basi di 1, la (2) del Teorema 4.3 ci dice che W(1) opera in modo
transitivo sulle camere di Weyl e la (5) che la sola trasformazione di W(1) che ssi
una qualsiasi camera di Weyl `e lidentit`a.
Lemma 4.5 Sia C
0
((1) una camera di Weyl e sia

C
0
la sua chiusura. Allora

C
0
`e un dominio fondamentale di W(1): ci` o signica che per ogni 1, lorbita
W(1) interseca

C
0
in uno e un solo punto.
Dim. Osserviamo che

C [ C ((1) `e un ricoprimento di 1. Quindi ogni


1 appartiene alla chiusura di una camera di Weyl di 1. Fissiamo un elemento
10. Esso appartiene alla chiusura di una camera di Weyl C

. Poiche W(1)
opera in modo semplicemente transitivo su ((1), vi `e un unico W(1) tale che
(C

) = C
0
. Risulter`a allora anche

C
0
= (C

) = (

C

) e quindi ()

C
0
.
Per concludere la dimostrazione, baster`a vericare che, se ,

C
0
ed esiste
W(1) tale che () = , allora = . Ragioniamo per ricorrenza sul minimo
numero t di riessioni rispetto a vettori della base B(C
0
) in cui si pu`o decomporre
. Se t = 0, allora `e lidentit`a e = . Supponiamo che t 0 e che due elementi
di

C
0
trasformati luno nellaltro dal prodotto di meno di t riessioni rispetto a
vettori di B(C
0
) coincidano. Sia = :

1
:

t
con
i
B(C
0
) e t minimo. Per
il Corollario 4.2, (
t
) 1

(C
0
) e quindi:
0 ([(
t
)) = (
1
()[
t
) = ([
t
) = 0 .
Quindi :

t
() = perche e
t
sono ortogonali ed = :

1
:

t1
() implica
che = per lipotesi induttiva.
Lemma 4.6 Sia C ((1). Allora C 1
+
(C).
Dim. Sia C 1 e sia =

B(C)
o

. Abbiamo ([) 0 per ogni


B(1) e
0 < ||
2

B(C)
o

([) ,
da cui ricaviamo che o

0 per qualche B(C) e quindi 1


+
(C).
5 Sistemi di radici irriducibili
Osserviamo in primo luogo che vale il seguente:
Lemma 5.1 Ogni rappresentazione lineare di un gruppo nito `e completamente
riducibile.
Dim. Sia G un gruppo nito, 1 uno spazio vettoriale reale di dimensione nita e
: G GL
R
(1) una rappresentazione lineare. Possiamo ssare su 1 un prodotto
scalare (G)-invariante. Allora, per ogni sottospazio (G)-invariante \ di 1, anche
\

`e (G)-invariante. Da questa osservazione la tesi segue facilmente per induzione


sulla dimensione di 1.
Lemma 5.2 Sia 1 un sistema di radici in uno spazio vettoriale reale 1. Se 1
1
,=
0 `e un sottospazio W(1)-invariante di 1, allora 1
1
= 1 1
1
`e un sistema di
radici in 1
1
. Esiste un sottospazio W(1)-invariante 1
2
di 1 tale che 1 = 1
1
1
2
e
(5.1) 1 = 1
1
1
2
con 1
1
= 1 1
1
, 1
2
= 1 1
2
.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 167
Dim. Possiamo limitarci a considerare il caso 1
1
,= 1. Fissiamo su 1 un prodotto
scalare W(1)-invariante e sia 1
2
= 1

1
. Allora 1 = 1
1
1
2
ed ogni radice di
1 si decompone in modo unico in una somma:
= + con 1
1
, 1
2
.
Poiche ||
2
= ([) + ([) 0, sar`a o ([) 0 oppure ([) 0. Supponiamo
per ssare le idee che sia ([) 0. Allora:
:

() = (1 , )) ) 1
1
.
Poiche , ) , = 0, questa relazione implica che = 0 e = 1
1
. Quindi
1 = (1 1
1
) (1 1
2
)
e da questa `e facile ricavare che 1
1
= 11
1
e 1
2
= 11
2
sono sistemi di radici
in 1
1
ed 1
2
rispettivamente.
Teorema 5.3 Sia 1 un sistema di radici in uno spazio vettoriale reale 1, su cui
pensiamo ssato un prodotto scalare W(1)-invariante.
Le seguenti aermazioni sono equivalenti:
(1) esiste una partizione
1 = 1
1
1
2
, con 1
1
1
2
= , 1
1
,= , 1
2
,=
tale che
([) = 0 1
1
, 1
2
.
(2) Esiste un sottospazio W(1)-invariante 1
1
di 1 con 0 , = 1
1
,= 1.
Dim. (1)(2). Siano 1
1
ed 1
2
i sottospazi di 1 generati da 1
1
e da 1
2
rispettivamente. Chiaramente essi sono sottospazi W(1)-invaranti di 1, diversi da
0 e da 1.
(2)(1).
`
E una conseguenza del Lemma 5.2.
Un sistema di radici 1 per cui valgano le condizioni equivalenti del Teorema
5.3 si dice riducibile. Chiamiamo irriducibile un sistema di radici 1 che non sia
riducibile.
Lemma 5.4 Siano 1
1
, ..., 1
m
sottospazi vettoriali di dimensione nita dello spazio
vettoriale reale 1 tali che 1 =

m
i=1
1
i
e sia, per ogni i, 1
i
un sistema di radici in
1
i
. Allora 1 =

m
i=1
1
i
`e un sistema di radici in 1.
Dim. Se `e una radice di 1
i
ed :
(i)

la corrispondente riessione in 1
i
, estendiamo
:
(i)

a una riessione :

in 1 ponendo:
:

() =
_
:
(i)

() se 1
i
,
se 1
j
, , ,= i .
Si verica che 1`e un sistema di radici in 1, con riessioni :

. dei sistemi di radici


1
i
(1 i :).
168 CAP. XII - SISTEMI ASTRATTI DI RADICI
Lemma 5.5 Sia 1 un sistema di radici irriducibile in 1. Sia una qualsiasi radice
di 1. allora () [ W(1) `e un sistema di generatori di 1.
Dim. Infatti il sottospazio vettoriale di 1 generato da () [ W(1) `e
W(1)-invariante e ,= 0. Esso deve quindi coincidere con 1.
Teorema 5.6 Sia 1 un sistema di radici in 1. Allora 1 si decompone in modo
unico nella somma diretta di sistemi di radici irriducibili in sottospazi di 1.
Dim. Sia 1 =

m
i=1
una decomposizione di 1 in somma diretta di sottospazi
W(1)-irriducibili. Per i risultati precedenti 1
i
= 1 1
i
`e, per ogni i = 1, . . . , :
un sistema di radici irriducibile in 1
i
ed 1 `e la somma diretta dei sistemi di radici
1
i
. Resta da vericare che la decomposizione `e unica. Ma questo `e conseguenza del
Lemma 5.5, perche ogni sottospazio 1
i
`e uno dei sottospazi generati da () [
W(1) per qualche 1.
Questo risultato riduce il problema della classicazione dei sistemi di radici a
quello della classicazione dei sistemi di radici irriducibili.
6 Propriet
`
a dei sistemi di radici irriducibili
In questo paragrafo indicheremo con 1 uno spazio vettoriale reale di dimensione
nita e con 1 un sistema di radici irriducibile in 1. Su 1 penseremo ssato un
prodotto scalare W(1)-invariante.
Lemma 6.1 Sia B una base di 1. Se 1 ha rango 2, allora per ogni B esiste
B tale che ([) < 0.
Dim. Supponiamo per assurdo che B sia ortogonale a tutti gli altri elementi
di B. Allora 1
1
= R e il sottospazio generato 1
2
da B sono mutuamente
ortogonali ed invarianti rispetto ad :

per ogni B. Poiche le riessioni rispetto


ai vettori di B generano W(1), ne concludiamo che 1
1
ed 1
2
sono sottospazi
W(1)-invarianti, contraddicendo lirriducibilit`a di 1.
Lemma 6.2 Sia B una base di 1. Allora esiste un unico elemento di 1 tale che
(6.1) <
B
1
e inoltre
(6.2) =

B
/

con /

0 B .
Dim. Sia massimale in 1 rispetto allordinamento parziale <
B
. Chiaramente
1
+
(B). Sia (6.2) lespressione di come combinazione lineare di elementi
della base. Poniamo
B
1
= B[ /

0, B
2
= B[ /

= 0 .
Chiaramente B = B
1
B
2
(unione disgiunta) e B
1
,= . Supponiamo per assurdo
che anche B
2
,= . Poiche , 1 se B
2
, abbiamo ( [) 0 per ogni B
2
.
Daltra parte, poiche 1`e irriducibile, per il Lemma 6.1, esisteranno B
1
e B
2
tali che ([) < 0. Quindi
( [) =

B
1
/

([) < 0
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 169
implica che + 1, contraddicendo la massimalit`a di .
Per la massimalit`a di abbiamo quindi ( [) 0 per ogni 1
+
(B) e quindi
appartiene alla chiusura della camera di Weyl C corrispondente a B.
Dimostriamo lunicit`a di . Se fosse un altro elemento massimale di 1 rispetto
a <
B
, avremmo
( [) =

B
/

([) 0
e dunque = 1. Se 1
+
, da = + avremmo <
B
, contraddicendo
la massimalit`a di , se 1

(B), da = +() avremmo <


B
, contraddicendo
la massimalit`a di . La dimostrazione `e completa.
Lemma 6.3 Sia una radice massimale di 1 rispetto a una base B. Allora
| | || per ogni 1.
Dim. Sia 1. A meno di sostituirla con () per qualche W(1) possiamo
supporre che C, ove C `e la camera di Weyl corrispondente a B. Poiche
B
0,
abbiamo contemporaneamente:
( [ ) 0 e ([ ) 0 ,
da cui sommando membro a membro si ricava [ |
2
||
2
.
Lemma 6.4 Supponiamo 1 ridotto. Allora linsieme || [ 1 contiene al
pi` u due elementi.
Dim. Siano , due elementi di 1. Possiamo supporre che || ||. Poiche
() [ W(1) genera 1, possiamo supporre ([) 0. Allora ||,||
1,

2,

3. Sia un terzo elemento di 1. Possiamo supporre che || ||.


Allora i tre numeri ||,||, ||,||, ||,|| devono tutti e tre appartenere
allinsieme 1,

2,

3. Ma questo non `e possibile se || < || < ||.


171
CAPITOLO XIII
CLASSIFICAZIONE DEI SISTEMI DI RADICI
In questo capitolo classicheremo i sistemi di radici astratti. A ciascuno di
essi assoceremo un diagramma di Dynkin. Troveremo prima condizioni necessarie
anche un dato diagramma di Dynkin sia il diagramma di Dynkin di un sistema
di radici e mostreremo in seguito che queste condizioni sono anche sucienti.
1 Grafi
Si dice grafo (combinatorio) una coppia = (\, 1) in cui \ `e un insieme ed 1
una famiglia di sottoinsiemi di \ , composti ciascuno da due elementi. Gli elementi
di \ sono i vertici e quelli di 1 i lati di .
Dato un grafo = (\, 1) e un sottoinsieme \ di \ , indichiamo con 1
W
la
famiglia degli elementi di 1 che sono contenuti in \: il grafo [
W
= (\, 1
W
) si
dice il sottografo di generato da \.
Un cammino in = (\, 1) `e una sequenza nita c = (
j
)
0jn
di elementi di
\ tali che
j1
,
j
1 per ogni , = 1, . . . , n. In numero n si dice lunghezza
del cammino. Un cammino c = (
j
)
0jn
si dice aperto se
0
,=
n
e chiuso se

0
=
n
. I cammini di lunghezza zero sono esempi di cammini chiusi. Un cammino
aperto c = (
j
)
0jn
ha sempre lunghezza n 1 e si dice semplice quando
i
,=
j
per ogni 0 i < , n. Un cammino chiuso c = (
j
)
0jn
si dice semplice se o ha
lunghezza zero, oppure se ha lunghezza positiva e c
t
= (
j
)
ojn1
`e un cammino
semplice aperto. Un cammino semplice chiuso di lunghezza positiva ha lunghezza
3 e si dice un ciclo di .
Due vertici , \ si dicono legati se , 1, connessi se esiste un cammino
c = (
j
)
0jn
tale che
0
= ,
n
= . Diciamo in questo caso che c connette a
.
La relazione di essere connessi `e una relazione di equivalenza tra i vertici \ di
un grafo = (\, 1); le classi di equivalenza si dicono le componenti connesse del
grafo. Un sottoinsieme \ di \ si dice totalmente sconnesso se 1
W
= , e si dice
connesso se due qualsiasi dei suoi vertici sono connessi da un cammino in [
W
.
Un vertice di un grafo = (\, 1) si dice:
isolato se , 1;
estremo se appartiene al pi` u ad un elemento di 1;
interno se appartiene ad almeno due elementi di 1;
di ramicazione se appartiene ad almeno tre elementi di 1.
Chiaramente un punto isolato `e un estremo; un punto di ramicazione `e anche
interno e un punto interno non `e un estremo di .
Un grafo si dice una foresta se non contiene cicli; un albero se `e una foresta
connessa.
172 CAP. XIII - CLASSIFICAZIONE DEI SISTEMI DI RADICI
Teorema 1.1 (i) Ogni foresta nita e non vuota contiene un estremo. (ii) I
vertici di una famiglia non vuota si possono ripartire in due insiemi totalmente
sconnessi.
Dim. (i) Sia = (\, 1) una foresta non vuota. Se contiene un punto isolato,
allora questo `e un estremo. Possiamo quindi supporre che non contenga punti
isolati. Fissiamo allora in un cammino semplice aperto c = (
j
)
0jn
massimale.
Dico che
n
`e un estremo di . Infatti, se cos` non fosse, ptremmo trovare un \
con ,=
n1
tale che
n
, 1. Ma non pu`o essere ,=
i
per i = 0, . . . , n 2
perche allora il cammino semplice aperto (
i
)
0in+1
ottenuto ponendo
n+1
=
avrebbe lunghezza n+1 maggiore di quella di c, ne =
i
per qualche 0 i < n1
perche altrimenti conterrebbe il ciclo: (
i
= ,
i+1
, . . . ,
n
, ). Quindi
n
`e un
estremo e la (i) `e dimostrata.
Possiamo dimostrare la (ii) per induzione sul numero : di elementi di \ . Fissato
un estremo di , e posto \ = \ , per lipotesi induttiva applicata alla foresta
[
W
potremmo ripartire \ in due sottoinsiemi totalmente sconnessi \
1
e \
2
. A
meno di scambiare gli indici, possiamo supporre che , , 1 per ogni \
1
.
Allora \
1
= \
1
e \
2
= \
2
`e una partizione di \ in due insiemi totalmente
sconnessi.
Un grafo = (\, 1) si dice una catena se `e nito ed esiste un cammino semplice
aperto (
j
)
0jn
tale che \ =
j
[ 0 , n.
Lemma 1.2 Un albero = (\, 1) `e una catena se e soltanto se non contiene punti
di ramicazione.
Dim. Supponiamo che sia una catena e sia c = (
j
)
0jn
un cammino semplice
aperto massimale in . I vertici
0
e
n
sono estremi; se ci fosse quindi un punto
di ramicazione esso sarebbe un
r
con 0 < : < n. Sia 0 < , < n tale che , ,= : 1
e
r
,
j
1. A meno di cambiare lordine nel cammino c possiamo supporre
0 , < , + 1 < :. Allora (
r
,
j
,
j+1
, . . . ,
r
) sarebbe un ciclo in .
Viceversa, supponiamo che sia un albero privo di punti di ramicazione e sia
(
j
)
0jn
una catena aperta massimale in . Se \ ,=
j
[ 0 , n, esisterebbe
un \ non appartenente alla catena, ma tale che ,
j
1. Dovrebbe essere
,=
0
,
n
perche questi sono estremi. Allora
j
sarebbe un punto di ramicazione
di , perche
j
,
j1
,
j
,
j+1
,
j
, 1.
2 Matrici di Cartan
Sia 1 uno spazio vettoriale reale di dimensione / 1 e sia 1 un sistema di radici
in 1. Su 1 consideriamo ssato un prodotto scalare W(1)-invariante.
Fissata una base B di 1, associamo a 1 la matrice / /:
(2.1) `
7
= (, ))
,B
Essa si dice la matrice di Cartan di 1.
Osserviamo che, se B
t
`e unaltra base di 1, allora B
t
= (B) per un elemento
del gruppo di Weyl W(1). Poiche (), ()) = , ) per ogni , B, in
quanto `e unisometria di 1, la matrice di Cartan non dipende dalla particolare
scelta della base B di 1.
La matrice di Cartan caratterizza completamente un sistema di radici ridotto:
Teorema 2.1 Siano 1 un sistema di radici ridotto in 1, 1
t
un sistema di radici
ridotto in 1
t
. Supponiamo che dim
R
1 = dim
R
1
t
= / e siano
1
, . . . ,

una base
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 173
di 1 e
t
1
, . . . ,
t

una base di 1
t
. Se
t
i
,
t
j
) =
i
,
j
) per ogni 1 i, , /,
e : 1 1
t
`e lisomorsmo lineare tale che (
i
) =
t
i
per i = 1, . . . , /, allora
(1) = 1
t
e (), ()) = , ) per ogni , 1.
Dim. Il teorema segue dal fatto che il gruppo di Weyl di un sistema di radici
`e generato dalle riessioni rispetto ai vettori di una base e che ogni radice di un
sistema di radici ridotto `e immagine, mediante il gruppo di Weyl, di una radice
della base.
3 Diagrammi di Dynkin
Sia 1 uno spazio vettoriale reale di dimensione nita / 1 e sia 1 un sistema
di radici in 1. Fissiamo una base B di 1 e un prodotto scalare W(1)-invariante
in 1.
Associamo ad 1 un diagramma nel modo seguente:
gli elementi della base B sono i vertici del diagramma;
congiungiamo due radici distinte , di B con , ), ) = 4 cos
2

lati;
se due vertici , B sono connessi da lati, e || < || aggiungiamo una
freccia che indica la radice pi` u corta .
Osserviamo che due radici di B possono essere connesse al pi` u da tre lati: quelle
non connesse da alcun lato sono ortogonali; quelle connesse da un solo lato hanno la
stessa lunghezza; quelle connesse da due lati hanno lunghezze il cui rapporto `e

2,
quelle connesse da tre lati hanno lunghezze il cui rapporto `e

3. Dal diagramma
di Dynkin possiamo ricavare la matrice di Cartan e quindi i sistemi di radici ridotti
sono completamente determinati (a meno di isomorsmi) dai loro diagrammi di
Dynkin. Chiaramente il diagramma di Dynkin non dipende dalla particolare scelta
della base B di 1.
Indicheremo nel seguito con (1) il diagramma di Dynkin del sistema di radici
ridotto 1. Indicheremo ancora con (1) il grafo associato al diagramma di Dynkin:
ssata una base B di 1, il grafo (1) ha come insime di vertici B e i lati sono
1(1) = , B[ ,= e ([) ,= 0 .
Il numero di lati in (1) che congiungono due radici , B legate in (1) si
dice anche la molteplicit`a di , 1(1).
Nel seguito considereremo ssato lo spazio Euclideo 1, un sistema di radici 1
in 1 e una base B di 1; il prodotto scalare in 1 `e W(1)-invariante.
Lemma 3.1 Sia B
t
un sottoinsieme di B, sia 1
t
il sottospazio vettoriale di 1
generato da B
t
ed 1
t
= 1 1
t
. Allora 1
t
`e un sistema di radici in 1
t
, B
t
`e una
base di 1
t
e il diagramma di Dynkin (1
t
) di 1
t
si ottiene da (1) cancellando
i vertici di B B
t
e i lati che escono da essi.
Dim. Basta osservare che :

(1
t
) 1
t
se 1
t
.
Lemma 3.2 Se 1 ha rango /, allora il numero di lati del grafo (1) `e strettamente
minore di /.
Dim. Sia B =
1
, . . . ,

. Poiche i vettori della base B sono linearmente indi-


pendenti,
=

i=1

i
|
i
|
,= 0 .
174 CAP. XIII - CLASSIFICAZIONE DEI SISTEMI DI RADICI
Qundi abbiamo:
0 < ||
2
= / +

1i<j
2(
i
[
j
)
|
i
| |
j
|
.
Abbiamo
(
i
[
j
) 0 per ogni 1 i < , /
e
4([)
2
||
2
||
2
1, 2, 3, se
i
,
j
1(1).
Quindi
2(
i
[
j
)
|
i
| |
j
|
1 se
i
,
j
1(1). Da questa osservazione segue la tesi.
Lemma 3.3 Il grafo (1) associato ad un sistema di radici non contiene cicli.
Dim. Per il Lemma 3.1, un ciclo di (1) sarebbe il grafo associato ad un sistema
di radici. Ci`o non `e possibile per il Lemma 3.2.
Lemma 3.4 In nessun vertice del diagramma di Dynkin (1) di un sistema di
radici 1 concorrono pi` u di tre lati.
Dim. Sia B e siano
1
, . . . ,
k
le radici di B connesse ad , in (1), da almeno
un lato. Utilizzando il Lemma 3.1, possiamo supporre che B = ,
1
, . . . ,
k
. Per
il Lemma 3.3,
i
,
j
, 1(1) se 1 i < , /. Quindi

1
|
1
|
, . . . ,

k
|
k
|
`e
un sistema ortonormale in 1. Completiamolo ad una base ortonormale di 1 con
laggiunta di un vettore
0
. Allora ([
0
) ,= 0 e
=
1
2
k

h=0
,
h
)
h
.
Otteniamo:
2= , ) =
1
2

k
h=0
,
h
)
h
, )

1
2

k
h=1
,
h
)
h
, )
onde
k

h=1
,
h
)
h
, ) < 4 .
Poiche il primo membro di questa uguaglianza `e il numero dei lati del diagramma
di Dynkin che escono da , otteniamo la tesi.
Lemma 3.5 Sia (
1
, . . . ,
k
) un cammino semplice aperto in (1). Allora:
(i) =
1
+ +
k
1;
(ii) B
t
= B
1
, . . . ,
k
`e la base di un sistema di radici 1
t
1;
(iii) Il diagramma di Dynkin (1
t
) si ottiene da (1) sostituendo ai vertici

1
, . . . ,
k
e ai lati che li uniscono lunico vertice , e facendo convergere in
tutti i lati che congiungevano uno dei vertici
i
(1 i /) con i vertici
in B
1
, . . . ,
k
.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 175
Dim. (i) Se
i
=

i
h=1

i
, per i = 1, . . . , /, abbiamo:
(
i
[
i+1
) = (
i
[
i+1
) < 0 1 i / 1 .
Quindi per ricorrenza
i
1 per ogni i = 1, . . . , / e in particolare =
k
1.
(ii) Sia 1
t
il sottospazio vettoriale di 1 generato da B
t
. Allora 1
t
= 1 1
t
`e un sistema di radici in 1
t
. Chiaramente B
t
`e un sistema di radici semplici in
1
+
(B) 1
t
e quindi una base in 1
t
.
(iii) Poiche (1) non contiene cicli, ogni radice in B
1
, . . . ,
k
`e legata ad
al pi` u una delle radici
1
, . . . ,
k
. Quindi
, ), ) = max
1ik

i
, ),
i
) B
1
, . . . ,
k
,
da cui segue (iii).
Otteniamo perci`o:
Lemma 3.6 Sia (1) il diagramma di Dynkin di un sistema di radici 1 ridotto
e irriducibile. Si hanno allora le seguenti alternative:
(1) Il grafo (1) possiede un solo punto di ramicazione; allora due radici di
B sono connesse da al pi` u un lato in (1).
(2) Il grafo (1) `e una catena e (1) contiene al pi` u una coppia di vertici
legati da pi` u di un lato.
Dim. (1) Ragioniamo per ricorrenza sul rango / di 1. Supponiamo che le radici
in B siano
1
, . . . ,

e che
1
sia un punto di ramicazione di (1) legato alle
radici
2
,
3
,
4
. Se / = 4, non c`e nulla da dimostrare. Altrimenti, poiche (1) `e
connesso, possiamo supporre che
4
,
5
1(1). Il lato
4
,
5
ha molteplicit`a 1
in (1), perche altrimenti nel diagramma di Dynkin del sistema di radici generato
da
1
+
4
,
2
,
3
,
5
dalla radice
1
+
4
uscirebbero pi` u di tre lati.
Consideriamo ora il sistema di radici 1
t
con base
1
,
2
,
3
,
4
+
5
,
6
, . . . ,

.
Per lipotesi induttiva (1
t
) ha il solo punto di diramazione
1
e per ogni coppia di
radici legate ,
t
B
t
`e ,
t
) = 1. Ma questo implica che anche tutte le coppie
di radici legate di (1) sono collegate da una sola linea nel diagramma di Dynkin
(1). Resta da dimostrare che
4
e
5
non sono punti di diramazione di (1).
Se
4
fosse di diramazione, a meno di cambiare gli indici potremmo supporre che

4
,
6
1(1). Ma nel diagramma ottenuto identicando a un punto i vertici
1
e
4
avremmo allora quattro lati che escono da
1
+
4
, e questo ci darebbe una
contraddizione. Analogamente si esclude la possibilit`a che
5
sia di diramazione,
considerando il diagramma ottenuto identicando a un vertice i vertici
1
,
4
,
5
:
nel vertice
1
+
4
+
5
convergerebbero almeno quattro lati.
(2) Se (1) non contiene punti di diramazione, allora `e una catena. Sia
(
1
, . . . ,

) un cammino semplice aperto massimale in (1). Possiamo ragionare


per ricorrenza su /. Il caso / 2 `e ovvio. Poiche non pi` u di tre lati del diagramma
di Dynkin possono uscire da uno stesso vertice, ci sar`a un indice i, con 1 i < /,
tale che
1
e
i+1
sono legati da un solo lato in (1). Applichiamo allora
lipotesi induttiva al diagramma (1
t
) del sottosistema di radici 1
t
con base
B
t
=
i
+
i+1

j
[ 1 , /, , ,= i, i + 1 .
176 CAP. XIII - CLASSIFICAZIONE DEI SISTEMI DI RADICI
Lemma 3.7 Se (1) `e una catena, allora possono darsi i casi seguenti:
(1) ogni lato di (1) ha molteplicit`a 1 in (1) (tipo

);
(2) c`e un solo lato di (1) di molteplicit`a 2 in (1), cui appartiene uno degli
estremi (tipi 1

e C

);
(3) 1 ha rango quattro, un solo lato di molteplicit`a 2 e i vertici che gli appar-
tengono non sono estremi (tipo 1
4
);
(4) 1 ha rango 2 e il lato in (1) ha molteplicit`a 3 in (1) (tipo G
2
).
Dim. Se (1) ha un lato di molteplicit`a 3 in (1), allora ha necessariamente
rango due e un solo lato per il Lemma 3.4.
Supponiamo quindi che vi sia in (1) un lato di molteplicit`a due in (1).
Abbiamo gi`a dimostrato che vi `e al pi` u un lato di (1) di molteplicit`a maggiore di
uno in (1). Una catena aperta massimale in (1) sar`a quindi della forma:
(
1
, . . .
p
,
q
, . . .
1
)
con
_

i
,
i+1
) =
i+1
,
i
) = 1 se 1 i < j ,

i
,
i+1
) =
i+1
,
i
) = 1 se 1 i < ,

p
,
q
) = 1,
q
,
p
) = 2 ,

i
,
j
=
i
,
h
) =
h
,
k
) = 0 altrimenti ,
|
i
| =

2|
j
| se 1 i , 1 , j .
Consideriamo i due vettori
=
p

h=1
/
h
e =
q

h=1
/
h
.
Possiamo supporre per semplicit`a che |
i
| = 1 per ogni 1 i j e |
i
| =

2 per
1 i . Allora:
_
_
_
||
2
=

p
h=1
/
2

p1
h=1
/(/ + 1) =
j(j + 1)
2
||
2
= 2

q
h=1
/
2
2

q1
h=1
/(/ + 1) = ( + 1) .
Otteniamo poi
([) = j(
q
[
q
) = j .
Per la diseguaglianza di Cauchy, tenuto conto del fatto che ed non sono
proporzionali, risulta:
2j
2

2
< j(j + 1)( + 1), ovvero (j 1)( 1) < 2 .
Avremo allora le seguenti possibilit`a:
j = 1, arbitrario (tipo 1

),
= 1, j arbitrario (tipo C

),
j = 2, = 2 (tipo 1
4
).
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 177
Il Lemma `e dimostrato.
Lemma 3.8 Supponiamo che (1) sia connesso e contenga un punto di dirama-
zione. Allora ogni lato di (1) ha molteplicit`a 1 in (1) e possono darsi i seguenti
casi:
(1) Il punto di diramazione `e legato a due estremi di (1) (tipo 1

);
(2) il rango di 1 `e o 6, o 7 o 8 e il punto di diramazione `e connesso a uno degli
estremi da un cammino semplice di lunghezza 2 e ad un altro estremo da
un cammino semplice di lunghezza 1 (casi 1
6
, 1
7
, 1
8
).
Dim. Sia il punto di diramazione e siano
(
1
, . . . ,
p
, ), (
1
, . . . ,
q
, ), (
1
, . . . ,
r
, ) ,
con : j, i cammini semplici che lo connettono agli estremi di (1). Consi-
deriamo i vettori:
=
p

h=1
/
h
, =
q

h=1
/
h
, =
r

h=1
/
h
.
Essi sono due a due ortogonali e inoltre , , , sono linearmente indipendenti in
1. Poiche tutti i vettori della base B hanno la stessa lunghezza per il Lemma 3.6,
possiamo senzaltro supporre che |j| = 1 per ogni j B. Abbiamo allora:
||
2
=
j(j + 1)
2
, ||
2
=
( + 1)
2
, ||
2
=
:(: + 1)
2
.
Inoltre:
_

_
([) = j([
p
) =
j
2
,
([) = ([
q
) =

2
,
([) = :([
r
) =
:
2
.
Dalla diseguaglianza:
cos
2

+ cos
2

2
+ cos
2

< 1
ricaviamo allora che
j
2
,4
j(j + 1),2
+

2
,4
( + 1),2
+
:
2
,4
:(: + 1),2
< 1 ,
da cui ricaviamo:
1
j + 1
+
1
+ 1
+
1
: + 1
1 .
Poiche 1 : j, otteniamo che : = 1. Le soluzioni della diseguaglianza
1
j + 1
+
1
+ 1

1
2
sono allora
= 1 e j 1 arbitrario (tipo 1

);
= 2 e j = 2, 3, 4 (tipi 1
6
, 1
7
, 1
8
).
178 CAP. XIII - CLASSIFICAZIONE DEI SISTEMI DI RADICI
4 Costruzione dei sistemi di radici ridotti irriducibili
In questo paragrafo dimostriamo lesistenza di sistemi dei radici di tipo

, 1

,
C

, 1

, 1
6
, 1
7
, 1
8
, 1
4
, G
2
descritti nel paragrafo precedente.
Tipo

3

1

Matrice di Cartan:

=
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
21 0 0 . . . 0 0
1 2 1 0 . . . 0 0
01 2 1 . . . 0 0
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
0 0 . . . 1 2 1 0
0 0 . . . 0 1 2 1
0 0 . . . . . . 0 1 2
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
In R
+1
ssiamo la base canonica c
0
, c
1
. . . , c

e, posto c = c
0
+c
1
+. . .+c
n
deniamo
1 = c

. Poniamo
(4.1) 1 = Z
+1
[ 1, ||
2
= 2 .
Allora
(4.2) 1 = c
i
c
j
[ 0 i ,= , / .
Dimostreremo che 1`e un sistema di radici di rango / e che una base di 1`e costituita
dalle radici:
(4.3)
1
= c
1
c
0
,
2
= c
2
c
1
, . . . ,

= c

c
1
.
Osserviamo che
(4.4) , ) 1, 0, 1 ,= 1
e che per ogni 0 i ,= , /:
(4.5) :
e
i
e
j
(c
h
) =
_

_
c
h
se / ,= i, , ,
c
j
se / = i ,
c
i
se / = , .
Quindi :

(1) = 1 per ogni 1. Da queste osservazioni segue che 1 `e un


sistema di radici e che il suo gruppo di Weyl W(1) `e isomorfo al gruppo S
+1
delle permutazioni dei vettori della base canonica di R
+1
.
La cardinalit`a di 1 `e /(/ + 1). Il fatto che B sia una base di 1 segue dal fatto
che, se 0 i ,= , /, abbiamo:
(4.6) c
i
c
j
=
_

i
h=j+1

h
se i , ,

j
h=i+1

h
se i < , .
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 179
La pi` u grande radice rispetto alla base B `e
(4.7) c

c
0
=

i=1

i
.
Chiaramente il diagramma di Dynkin di 1 `e una catena di lunghezza / 1, con lati
tutti di molteplicit`a 1 e quindi di tipo

.
Il gruppo quoziente A(1),W(1) `e isomorfo al gruppo degli automorsmi del
diagramma di Dynkin: esso consiste quindi dellidentit`a e della trasformazione

i

i+1
. Quindi A(1),W(1) Z
2
ed abbiamo
(4.8) A(1)
_
S
2
se / = 1 ,
S
+1
Z
2
se / 2 ,
Tipo 1

3

2

1
=

Matrice di Cartan:
1

=
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
21 0 0 . . . 0 0
1 2 1 0 . . . 0 0
01 2 1 . . . 0 0
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
0 0 . . . 1 2 1 0
0 0 . . . 0 1 2 2
0 0 . . . . . . 0 1 2
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
In 1 = R

, / 2, con base canonica c


1
, . . . , c

, consideriamo
(4.9) 1 =
_
Z

[ ||
2
1, 2
_
.
Abbiamo:
(4.10) 1 = c
i
[ 1 i / c
i
c
j
[ 1 i < , / .
Quindi 1 contiene 2/ + 4
/(/ 1)
2
= 2/
2
radici. Chiaramente 1 R

0 genera
R

. Inoltre
(4.11) , ) 0, 1, 2 , 1.
Abbiamo poi
(4.12)
:
e
i
(c
h
)=
_
c
h
se / ,= i ,
c
i
se / = i ;
:
e
i
e
j
(c
h
)=
_

_
c
h
se / ,= i, , ,
c
j
se / = i ,
c
i
se / = , ;
:
e
i
+e
j
(c
h
)=
_

_
c
h
se / ,= i, , ,
c
j
se / = i ,
c
i
se / = , ;
180 CAP. XIII - CLASSIFICAZIONE DEI SISTEMI DI RADICI
Quindi :

(1) = 1 per ogni 1 e quindi 1 `e un sistema di radici. Poniamo


(4.13)
1
= c
1
c
2
,
2
= c
2
c
3
, . . . ,
1
= c
1
c

= c

.
Allora B =
1
, . . . ,

`e una base di 1. Infatti = (/, / 1, . . . , 1) `e un elemento


regolare di R

per 1 e:
(4.14) 1
+
() = c
i
[ 1 1 /c
i
c
j
[ 1 i < , /c
i
+c
j
[ 1 i < , / .
Abbiamo 1
+
() = 1
+
(B). Infatti:
(4.15) c
j
=

h=j

h
, 1 i / ,
(4.16) c
i
c
j
=
j1

h=i

h
1 i < , / ,
(4.17) c
i
+c
j
=
j1

h=i

h
+ 2

h=j

h
, 1 i < , / .
La pi` u grande radice rispetto alla base 1 `e
(4.18) c
1
+c
2
=
1
+ 2

h=2

h
.
Il gruppo di Weil di 1 `e il prodotto semidiretto del sottogruppo normale generato
dagli :
e
i
, isomorfo a Z

2
, e del gruppo S

delle permutazioni degli elementi della base


canonica. Lunico automorsmo del diagramma di Dynkin `e lidentit`a ed abbiamo
quindi:
(4.19) A(1) = W(1) = Z

2
S

.
Tipo C

3

2

1
<=

Matrice di Cartan:
C

=
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
21 0 0 . . . 0 0
1 2 1 0 . . . 0 0
01 2 1 . . . 0 0
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
0 0 . . . 1 2 1 0
0 0 . . . 0 1 2 1
0 0 . . . . . . 0 2 2
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 181
Otteniamo i sistemi di tipo C

come inversi dei sistemi di tipo 1

. Quindi, con
1 = R

abbiamo:
(4.20) 1 = 2c
i
[ 1 i / c
i
c
j
[ 1 i < , / .
Quindi 1 contiene 2/
2
radici e
(4.21)
1
= c
1
c
2
,
2
= c
2
c
3
, . . . ,
1
= c
1
c

= 2c

sono gli elementi di una base B di 1. Le radici di 1


+
(B) sono quelle della forma
2c
i
, per 1 i /, e le c
i
c
j
per 1 i < , /. Abbiamo:
(4.22) 2c
i
= 2
1

h=j

h
+

, 1 i / ,
(4.23) c
i
c
j
=
j1

h=i

h
, 1 i < , / ,
(4.24) c
i
+c
j
=
j1

h=1

h
+ 2
1

h=j

h
+

, 1 i < , / .
La radice massimale `e
(4.25) 2c
1
= 2
1

h=1

h
+

.
Abbiamo ancora
(4.26) A(1) Z

2
S

.
Osserviamo che per / = 2 i sistemi C
2
e 1
2
sono isomor: possiamo quindi
limitarci a considerare i sistemi di tipo C

per / 3.
Tipo 1

2

3

1
,

Matrice di Cartan:
1

=
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
21 0 0 . . . 0 0 0
1 2 1 0 . . . 0 0 0
01 2 1 . . . 0 0 0
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
0 0 . . . 1 2 1 0 0
0 0 . . . 0 1 2 1 1
0 0 . . . . . . 0 1 2 0
0 0 . . . . . . 0 1 0 2
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
182 CAP. XIII - CLASSIFICAZIONE DEI SISTEMI DI RADICI
Poiche un grafo con un punto di ramicazione ha almento quattro vertici, deve
essere / 4.
Sia 1 = R

, con base canonica c


1
, . . . , c

e poniamo
(4.27) 1 = Z

[ ||
2
= 2 = c
i
c
j
[ 1 i < , / .
Quindi 1 contiene 2/(/ 1) radici. La verica del fatto che 1 sia un sistema di
radici `e immediata:
`e chiaro che 1 genera R

; abbiamo poi
(4.28) , ) 0, 1 ,= 1
ed inoltre da
(4.29)
:
e
i
e
j
(c
h
)=
_

_
c
h
se / ,= i, , ,
c
j
se / = i ,
c
i
se / = , ;
:
e
i
+e
j
(c
h
)=
_

_
c
h
se / ,= i, , ,
c
j
se / = i ,
c
i
se / = , ;
segue che :

(1) = 1 per ogni 1. Il vettore = (/ 1, / 2, . . . , 2, 1, 0) `e


regolare e [([)[ 1 per ogni 1. Abbiamo 1
+
() = c
i
c
j
[ 1 i < , /.
La base B relativa alla camera di Weyl che contiene `e costituita dagli 1 per
cui ([) = 1, cio`e dai vettori:
(4.30)
1
= c
1
c
2
,
2
= c
2
c
3
, . . . ,
1
= c
1
c

= c
1
+c

.
Abbiamo:
(4.31)
c
i
c
j
=

j1
h=i

h
se 1 i < , / ,
c
i
+c
j
=

j1
h=i

h
+ 2

2
h=j

h
+
1
+

se 1 i < , / 2 ,
c
i
+c
1
=

h=i

h
se 1 i < / 1 ,
c
i
+c

h=i

h
se 1 i / 2 ,
c
1
+c

Osserviamo che
2
`e lunico punto di diramazione e quindi il diagramma di
Dynkin di 1 `e eettivamente di tipo 1

.
Per ogni 1 i < , / poniamo:

i,j
= :
e
i
e
j
:
e
i
+e
j
.
Abbiamo:
(4.32)
i,j
(c
h
) =
_

_
c
h
se / ,= i, , ,
c
i
se / = i ,
c
j
se / = , .
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 183
Queste trasformazioni generano un sottogruppo normale di W(1), isomorfo a Z
1
2
,
mentre le :
e
i
e
j
generano un sottogruppo isomorfo a S

. Abbiamo quindi
(4.33) W(1) Z
1
2
S

.
Se / 5, il gruppo di automorsmi del diagramma di Dynkin si riduce allidentit`a
e quindi
(4.34) A(1) = W(1) Z
1
2
S

se / 5 .
Nel caso / = 4, le permutazioni dei vertici
1
,
3
,
4
sono isomorsmi del diagramma
di Dynkin e quindi, nel caso / = 4, otteniamo
(4.35) A(1
D
4
)
_
Z
1
2
S

_
S
3
.
Tipo 1
8

1

3

4

5

6

7

8
[

2
Matrice di Cartan:
1
8
=
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
2 0 1 0 0 0 0 0
0 2 0 1 0 0 0 0
1 0 2 1 0 0 0 0
0 1 1 2 1 0 0 0
0 0 0 1 2 1 0 0
0 0 0 0 1 2 1 0
0 0 0 0 0 1 2 1
0 0 0 0 0 0 1 2
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
Sia 1 = R
8
, con base canonica c
1
, . . . , c
8
. Consideriamo il sottogruppo additivo
di R
8
denito da:
(4.36)
_

_
=

8
h=1
/
i
c
i
,
2/
i
Z 1 i 8,
/
i
/
j
Z 1 i < , 8,

8
i=1
/
i
2Z.
Sia
(4.37) 1 = [ ||
2
= 2 .
1 contiene tutti i vettori della forma c
i
c
j
con 1 i < , 8 e quindi genera
R
8
. Scriviamo un elemento di 1 nella forma:
=
8

h=1
t
h
2
c
h
184 CAP. XIII - CLASSIFICAZIONE DEI SISTEMI DI RADICI
con t
1
, . . . , t
8
Z. Poiche t
i
t
j
2Z per ogni i, , = 1, . . . , 8, i coecienti t
h
sono
o tutti pari o tutti dispari. Nel caso siano tutti pari, scriviamo t
h
= 2:
h
con :
h
Z
per / = 1, . . . , 8 e dalla condizione che

:
2
h
= 2 deduciamo che `e della forma
c
i
c
j
con 1 i < , 8. Se i t
h
sono tutti dispari, poniamo t
h
= 2:
h
+ 1 con
:
h
Z per ogni / = 1, . . . , 8. Dalla

(2:
h
+ 1)
2
= 8, deduciamo che gli :
h
devono
essere tutti uguali o a 0 o a 1, cio`e i t
h
sono tutti uguali a 1 ed otteniamo quindi:
=

c
i
c
i
con c
i
1, 1 per ogni i = 1, . . . , 8 e
8

i=1
c
i
4Z.
Posto c
i
= (1)
k
i
, la condizione

8
i=1
c
i
4Z equivale a

8
h=1
/
i
2Z.
Gli elementi di 1 sono quindi:
(4.38)
_
c
i
c
j
per 1 i < , 8 ,
1
2

8
h=1
(1)
k
h
c
h
con /
h
0, 1,

8
h=1
/
h
2Z.
Quindi il numero di elementi di 1 `e
_
8
2
_
4 + 2
7
= 28 4 + 128 = 240 .
Se =

o
h
c
h
, =

/
h
c
h
appartengono a 1, e ,= , abbiamo
(4.39) , ) = 2([) = 2

o
h
/
h
0, 1 ,
come si verica facilmente utilizzando le (4.38).
Se =

o
h
c
h
, =

/
h
c
h
appartengono a 1, abbiamo:
(4.40) :

() =
8

h=1
_
/
h

_
8

i=1
o
i
/
i
_
o
h
_
c
h
ed esaminando le varie possibilit`a in (4.38) si ricava che :

(1) = 1 per ogni 1.


Consideriamo il vettore = (0, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 23) R
8
. Esso `e regolare perche:
_

_
([ c
i
c
j
) = (i 1) (, 1) ,= 0 per 1 1 < , 8
([ c
i
c
8
) = (i 1) 23 ,= 0 per 1 i 7
([ c
8
+

7
h=1
c
h
c
h
= 23 +

c
h
(/ 1)
e

c
h
(/ 1)

h=1
/

21 .
Chiaramente [([)[ 1 = 1 e ([) = 1 per le radici:
(4.41)
_

1
=
1
2
(c
1
+c
8
)
1
2
(c
2
+c
3
+c
4
+c
5
+c
6
+c
7
),

2
= c
1
+c
2
,

3
= c
2
c
1
,

4
= c
3
c
2
,

5
= c
4
c
3
,

6
= c
5
c
4
,

7
= c
6
c
5
,

8
= c
7
c
6
.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 185
Esse formano quindi una base B di 1.
La radice
4
`e legata alle radici
2
,
3
e
5
ed `e dunque il vertice di diramazione
di (1). Si verica facilmente che il diagramma di Dynkin `e di tipo 1
8
.
Chiaramente ([) per 1 ha un massimo per = c
7
+c
8
, che risulta quindi
il vettore di peso massimo:
(4.42) c
7
+c
8
= 2
1
+ 3
2
+ 4
3
+ 6
4
+ 5
5
+ 4
6
+ 3
7
+ 2
8
.
Il gruppo di Weil W(1) coincide con il gruppo A(1) degli automorsmi di 1 e ha
ordine 2
14
3
5
5
2
7.
Tipo 1
7

1

3

4

5

6

7
[

2
La matrice di Cartan `e:
1
7
=
_
_
_
_
_
_
_
_
_
2 0 1 0 0 0 0
0 2 0 1 0 0 0
1 0 2 1 0 0 0
0 1 1 2 1 0 0
0 0 0 1 2 1 0
0 0 0 0 1 2 1
0 0 0 0 0 1 2
_
_
_
_
_
_
_
_
_
Consideriamo R
8
, in cui `e ssato un sistema di radici

1 di tipo 1
8
, con base

1
, . . . ,
8
descritta da (4.41).
Consideriamo il sottospazio 1 generato da
1
, . . . ,
7
. Questa `e la base di un
sistema di radici 1 =

1 1 di tipo 1
7
. I suoi elementi sono
(4.43)
_

_
c
i
c
j
per 1 i < , 6,
(c
7
c
8
),

1
2
_
c
7
c
8
+

6
h=1
c
h
c
h
_
con c
h
1,

6
h=1
c
h
, 2Z.
Il numero di radici in 1 `e 2 +
_
6
2
_
4 + 2
6
= 126.
Il gruppo di Weyl coincide con il gruppo degli automorsmi e ha ordine 2
10
3
4
57.
Tipo 1
6

1

3

4

5

6
[

2
Matrice di Cartan:
1
6
=
_
_
_
_
_
_
_
2 0 1 0 0 0
0 2 0 1 0 0
1 0 2 1 0 0
0 1 1 2 1 0
0 0 0 1 2 1
0 0 0 0 1 2
_
_
_
_
_
_
_
186 CAP. XIII - CLASSIFICAZIONE DEI SISTEMI DI RADICI
Consideriamo R
8
, in cui `e ssato un sistema di radici

1 di tipo 1
8
, con base

1
, . . . ,
8
descritta da (4.41).
Consideriamo il sottospazio 1 generato da
1
, . . . ,
6
. Questa `e la base di un
sistema di radici 1 =

1 1 di tipo 1
6
. I suoi elementi sono
(4.44)
_
c
i
c
j
per 1 i < , 5,

1
2
_
c
8
c
7
c
6
+

5
h=1
c
h
c
h
_
con c
h
1,

5
h=1
c
h
2Z.
Il numero di radici `e
_
5
2
_
4 + 2
5
= 72.
Il gruppo di Weyl W(1) ha ordine 2
7
3
4
5 e il quoziente A(1),W(1) `e isomorfo
a Z
2
.
Tipo 1
4

2
=
3

4
Matrice di Cartan:
1
4
=
_
_
_
2 1 0 0
1 2 2 0
0 1 2 1
0 0 1 2
_
_
_
Consideriamo in R
4
la base canonica c
1
, c
2
, c
3
, c
4
e poniamo c = c
1
+c
2
+c
3
+c
4
.
Il sottogruppo additivo di R
4
generato da c
1
, c
2
, c
3
, c
4
,
1
2
c si caratterizza come
linsieme dei vettori = /
1
c
1
+/
2
c
2
+/
3
c
3
+/
4
c
4
di R
4
tali che:
(4.45)
_
2/
i
Z per i = 1, 2, 3, 4,
/
i
/
j
Z per i, , = 1, 2, 3, 4.
Sia
(4.46) 1 = [ || = 1 [ ||
2
= 2 .
Allora 1 consiste dei vettori:
(4.47)
_

_
c
i
per i = 1, 2, 3, 4,
c
i
c
j
per 1 i < , 4,
1
2
(c
1
c
2
c
3
c
4
).
Si verica che 1 `e un sistema di radici e che
(4.48)
1
= c
2
c
3
,
2
= c
3
c
4
,
3
= c
4
,
4
=
1
2
(c
1
c
2
c
3
c
4
)
`e una base di 1.
Poiche la matrice di Cartan di 1 `e la 1
4
data sopra, questo `e un sistema di
tipo 1
4
. Poiche le radici di lunghezza massima formano un sistema di tipo 1
4
,
otteniamo
(4.49) A(1) = W(1)
_
Z
3
2
S
4
_
S
3
.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 187
Tipo G
2

1

2
Matrice di Cartan:
G
2
=
_
2 1
3 2
_
Consideriamo in R
3
liperpiano 1 ortogonale a c = c
1
+c
2
+c
3
. Sia
(4.50) 1 = Z
3
[ ([c) = 0, ||
2
2, 6 .
Gli elementi di 1sono della forma /
1
c
1
+/
2
c
2
+/
3
c
3
con /
1
, /
2
, /
3
Z, /
1
+/
2
+/
3
=
0 e /
2
1
+/
2
2
+/
2
3
2, 6. Otteniamo quindi i 12 elementi:
(4.51)
_
(c
1
c
2
), (c
1
c
3
), (c
2
c
3
) di lunghezza

2
(2c
1
c
2
c
3
), (2c
2
1
1
c
3
), (2c
3
c
1
c
2
) di lunghezza

6.
Si verica direttamente che , 1, 3 se ,= 1 e che :

(1) = 1 per
ogni 1. Quindi 1 `e un sistema di radici. Una sua base `e
(4.52)
1
= c
1
c
2
,
2
= c
2
+c
3
2c
1
.
Il gruppo di Weyl coincide con il gruppo degli automorsmi di 1 ed `e isomorfo al
gruppo diedrale di ordine 12, denito dai generatori o, / e dalla relazione (o/)
6
= 1.
5 Sistemi di radici non ridotti
Fissiamo uno spazio vettoriale reale 1, su cui consideriamo ssato un prodotto
scalare ( [ ). Considereremo in 1 sistemi di radici per 1 il cui gruppo di Weyl
sia un gruppo di trasformazioni ortogonali rispetto al prodotto scalare assegnato.
Ricordiamo che, se 1 1 `e un sistema di radici, due radici proporzionali di 1
possono avere, come fattore di proporzionalit`a, solo uno dei numeri 1, 2,
1
2
.
Una radice 1 tale che ,2 , 1 si dice indivisibile.
Teorema 5.1 Sia 1 1 un sistema di radici irriducibile, non ridotto, di rango
2.
(i) Linsieme 1
t
= 1[ ,2 , 1 `e un sistema di radici irriducibile e
ridotto di 1 e W(1
t
) = W(1).
(ii) Sia / 1 linsieme delle radici di lunghezza minima in 1. Allora due
qualsiasi radici non proporzionali di / sono ortogonali.
(iii) Sia T linsieme delle radici di 1 di lunghezza

2. Allora T , = ed ab-
biamo:
(5.1) 1
t
= / T cd 1 = / T 2/.
Dim.
(i) 1
t
1 0 contiene un multiplo di ciascuna radice di 1 e quindi genera 1.
Inoltre :

(1
t
) = 1
t
per ogni 1 e quindi `e chiaro che le propriet`a (R1), (R2)
ed (R3) che deniscono i sistemi di radici sono soddisfatte.
(ii), (iii) Poiche 1 non `e ridotto, contiene almeno una radice tale che 2 sia
ancora una radice. Poiche 1 `e irriducibile e di rango 2, vi `e almeno una radice
188 CAP. XIII - CLASSIFICAZIONE DEI SISTEMI DI RADICI
1 tale che , ) 0. Abbiamo
1
2
, ) = , 2) Z. Lunica possibilit`a `e
quindi che , ) = 2, e dunque || = ||

2. Poiche 1
t
`e ridotto e irriducibile
le possibili lunghezze di elementi di 1
t
possono essere solo e

2, ove `e la
minima lunghezza di un elemento di 1.
Il gruppo di Weyl W(1
t
) opera transitivamente sulle radici di lunghezza minima
e quindi: per ogni / anche 2 `e una radice ed otteniamo perci`o le decompo-
sizioni: 1
t
= / T e 1 = / T 2/.
Viceversa, abbiamo:
Teorema 5.2 Sia 1 un sistema di radici ridotto e irriducibile. Supponiamo che
|| [ 1 = ,

2. Sia / = 1[ || = . Se due qualsiasi elementi


di / sono tra loro ortogonali, allora 1
t
= 1 2/ `e ancora un sistema di radici,
non ridotto, di cui 1 `e il sistema di radici indivisibili.
189
CAPITOLO XIV
COSTRUZIONE DELLE ALGEBRE DI LIE SEMISEMPLICI
1 Algebra inviluppante universale
Sia A unalgebra associativa su un campo K. Lo spazio vettoriale A, con il
commutatore denito da
(1.1) [o, /] = o/ /o o, / A
`e unalgebra di Lie su K.
Sia g unalgebra di Lie ed A unalgebra associativa sullo stesso campo K. Chia-
miamo rappresentazione di g in A un omomorsmo di algebre di Lie:
(1.2) : g A
per la struttura di algebra di Lie di A denita dalla (1.1). Ci`o signica che
(1.3) ([A, Y ]) = (A)(Y ) (Y )(A) A, Y g .
Sia g unalgebra di Lie su K. Chiamiamo algebra inviluppante universale di g il
dato di unalgebra associativa unitaria A su K e di una rappresentazione n : g A
tale che
(i) n(g) genera A come K-algebra associativa unitaria;
(ii) per ogni rappresentazione : g B di g in unalgebra associativa unitaria
B su K esiste un omomorsmo di K-algebre associative unitarie : A B
che renda commutativo il diagramma:
(1.4)
A

B
u

g g
Osserviamo che, per la condizione (i), lestensione di `e unica.
Teorema 1.1 Ogni algebra di Lie ammette unalgebra inviluppante universale,
unica a meno di isomorsmi.
Dim. Sia g unalgebra di Lie sul campo K. Indichiamo con T(g) =

m=0
T
m
(g)
lalgebra tensortiale del K spazio vettoriale g. Sia : g B una rappresenta-
zione di g in una K-algebra associativa unitaria B. Per la propriet`a universale
del prodotto tensoriale, la si estende a un unico morsmo di algebre associative
unitarie
(1.5) T() : T(g) B.
190 CAP. XIV - COSTRUZIONE DELLE ALGEBRE DI LIE SEMISEMPLICI
Poiche `e una rappresentazione, il nucleo di T() contiene lideale bilatero 1(g)
generato dagli elementi della forma
(1.6) A Y Y A [A, Y ] , per A, Y g .
Il quoziente
(1.7) U(g) =
T(g)
1(g)
`e unalgebra associativa unitaria e per passaggio al quoziente otteniamo una rap-
presentazione n : g U(g) denita dal diagramma commutativo:
(1.8)
g

T(g)
u

U(g) U(g)
ove la `e linclusione associata allisomorsmo g T
1
(g) e la `e la proiezione nel
quoziente. Osserviamo che 1(g) n(g) = 0, quindi n : g U(g) `e iniettiva e
n(g) genera U(g) perche T
1
(g) genera T(g) come algebra associativa unitaria. In
particolare n : g U(g) verica la condizione (i).
Poiche 1(g) `e contenuto nel nucleo di T(), otteniamo un diagramma commuta-
tivo:
(1.9)
U(g)

B
u

T()
g

T(g)
che denisce la . Quindi n : g U(g) soddisfa anche (ii) ed `e unalgebra
inviluppante universale di g.
Dimostriamo ora lunicit`a. Se n
t
: g A `e unalgebra inviluppante universale di
g, otteniamo estensioni n : A U(g) e n
t
: U(g) A di n : g U(g) e n
t
: g A.
Osserviamo che n
t
= n
t
n : g A e n = n n
t
: g U(g) sono rappresentazioni e
la prima si estende allidentit`a su A, la seconda allidentit`a su U(g): quindi n
t
n e
n n
t
sono rispettivamente lidentit`a su A e U(g) e dunque A e U(g) sono isomor.
Quindi, a meno di isomorsmi, lalgebra U(g) costruita nella dimostrazione del
Teorema 1.1 `e lalgebra inviluppante universale di g. Essendo il quoziente dell alge-
bra graduata T(g) rispetto allideale bilatero 1(g), lalgebra inviluppante universale
`e dotata di una ltrazione canonica
(1.10) U
(0)
(g) U
(1)
(g) U
(m)
(g)
ove
(1.11) U
(m)
(g) = (T
m
(g)) .
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 191
Ricordiamo che vale il
Teorema 1.2 (Poincar

e-Birchoff-Witt) Sia g unalgebra di Lie su K e sia


U(g) la sua algebra inviluppante universale, su cui si considera la ltrazione cano-
nica. Allora il graduato associato allalgebra ltrata U(g):
(1.12) G(U(g)) =

m=0
U
(m)
(g)
U
(m1)
(g)
`e isomorfo allalgebra simmetrica di g.
In particolare, se A
i

iI
`e una base di g come spazio vettoriale su K e ssiamo
su 1 un ordinamento totale <, gli elementi
(1.13) (A
i
1
A
i
m
) con i
1
i
m
formano una base di U(g) come spazio vettoriale su K.
Per la dimostrazione, vedi Bourbaki: Groupes et alg`ebres de Lie I, 2, n. 7.
Una conseguenza del Teorema 1.2 `e la seguente:
Proposizione 1.3 Sia g unalgebra di Lie su K e sia n : g U(g) la sua algebra
inviluppante universale. Sia a una sottoalgebra di Lie di g e sia n
a
: a : U(a) la
sua algebra inviluppante universale.
(i) Vi `e un monomorsmo canonico di algebre associative unitarie: : U(a)
U(g) che rende il diagramma:
(1.14)
a

g
u
a

_
u
U(a)

U(g)
commutativo ( : a g `e linculsione).
(ii) Se a `e un ideale di g e n
g/a
: g,a U(g,a) la sua algebra inviluppante uni-
versale, vi `e un unico epimorsmo canonico di K-algebre associative unitarie
: U(g) U(g,a) che renda commutativo il diagramma:
(1.15)
g

g,a
u

_
u
g/a
U(g)

U(g,a).
Il suo nucleo `e lideale bilatero di U(g) generato da n(a).
(iii) Se g =
iI
g
i
`e una somma diretta di ideali g
i
g, i 1, allora:
(1.16) U(g)

iI
U(g
i
) .
192 CAP. XIV - COSTRUZIONE DELLE ALGEBRE DI LIE SEMISEMPLICI
Dim. (i) Lincusione : a g si estende a uninclusione T() : T(a) T(g) tra
le algebre tensoriali. Basta allora osservare che 1(g) T()(T(a)) = T()(1(a)).
(ii) Lepimorsmo lineare : g g,a induce un epimorsmo T() : T(g)
T(g,a). Poiche limmagine inversa di 1(g,a) in T(g) contiene 1(g), chiaramente
otteniamo un epimorsmo : U(g) U(g,a) che rende il diagramma (1.15) com-
mutativo. Utilizzando il Teorema 1.2, si dimostra facilmente che il nucleo `e lideale
bilatero generato da n(a) in |(g).
(iii) Si verica che anche questa `e una facile conseguenza del Teorema 1.2.
Proposizione 1.4 Sia g unalgebra di Lie su K e sia n : g U(g) la sua algebra
inviluppante universale. Se g `e un sistema di generatori di g come algebra di
Lie, allora g `e isomorfa alla sottoalgebra di Lie di U(g) generata da n().
Se A `e una K-algebra associativa unitaria, chiamiamo rappresentazione lineare di A
il dato di uno spazio vettoriale \ su K e di un omomomorsmo di algebre associative
unitarie : A End
K
(\ ).
Sia ora g unalgebra di Lie su K e sia una rappresentazione lineare di g su uno
spazio vettoriale \ . Essa si prolunga in modo unico a una rappresentazione lineare
di U(g) su \ , che rende commutativo il diagramma:
(1.17)
g
u
U(g)

_

gl
K
(\ ) End
K
(\ ) .
2 Algebre di Lie libere
Sia \ uno spazio vettoriale sul campo K. Chiamiamo algebra di Lie libera di \
il dato di unalgebra di Lie a su K e di un monomorsmo K-lineare
(2.1) : \ a
tale che:
Per ogni algebra di Lie g su K ed ogni applicazione K-lineare : \
g esiste un unico omomorsmo di algebre di Lie

: a g che renda
commutativo il diagramma:
(2.2)
\

g

a a.
Teorema 2.1 Per ogni spazio vettoriale \ su K esiste, unica a meno di isomor-
smi, unalgebra di Lie libera su \ . La sua algebra inviluppante universale `e isomorfa
a T(\ ).
Dim. Sia T(\ ) lalgebra tensoriale di \ . Consideriamo su T(\ ) la struttura di
algebra di Lie denita da (1.1) e sia L(\ ) la sottoalgebra di Lie di T(\ ) generata
da \ T
1
(\ ).
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 193
Sia g una qualsiasi algebra di Lie su K e : \ g unapplicazione K-lineare.
Essa si estende a un omomorsmo di algebre:
T() : T(\ ) T(g)
che d`a, per passaggio al quoziente, unapplicazione:
T() : T(\ ) U(g),
ove n : g U(g) `e lalgebra inviluppante universale di g e : T(g) U(g) la
proiezione canonica. Identichiamo g a n(g), utilizzando la Proposizione 1.4.
Deniamo

come la restrizione di T() a L(\ ). Limmagine di

`e contenuta
in g ed `e un omomorsmo di algebre di Lie che rende commutativo il diagramma
(2.2) (con a = L(\ )). Lunicit`a di

segue dal fatto che \ genera L(\ ) come
algebra di Lie.
Lunicit`a, a meno di isomorsmi, dellalgebra di Lie libera di \ segue dalla
propriet`a universale espressa dal diagramma commutativo (2.2). Se
a
: \ a `e
unalgebra di Lie libera di \ , otteniamo diagrammi commutativi:
\

L(\ )

a a
\

L(\ )

a
a a
e
a
= id
L(V )
,
a
= id
a
perche estendono rispettivamente =
a
e
a
=
a
.
Sia ora A unalgebra associativa unitaria e sia : L(\ ) A una rappresenta-
zione di L(\ ). Identichiamo \ a (\ ) L(\ ). La restrizione [\ : \ A si
estende in modo unico a un omomorsmo di K-algebre unitarie:
T([\ ) : T(\ ) A.
La restrizione di T([\ ) a L(\ ) T(\ ) coincide con perche \ genera L(\ ) come
sottoalgebra di Lie di T(\ ).
Sia ora g unalgebra di Lie su K e sia A
i

iI
un sistema di generatori di g come
algebra di Lie. Sia \ il sottospazio vettoriale di g generato da A
i

iI
. Linclusione
\ g denisce un unico epimorsmo:
(2.3) : L(\ ) g .
Indichiamo con (\, g) il nucleo di . Lalgebra di Lie g `e allora isomorfa al
quoziente L(\ ),(\, g). Osserviamo ancora che lalgebra inviluppante universale
di g `e isomorfa al quoziente di T(\ ) rispetto al suo ideale bilatero generato da
(\, g).
Viceversa, dato uno spazio vettoriale \ su K e un ideale 1 di L(\ ), lalgebra di
Lie g = L(\ ),1 risulta univocamente determinata da una base (A
i
)
iI
di \ e da un
sistema di generatori (7
j
)
jJ
di 1. I generatori 7
j
si possono a loro volta scrivere
come polinomi di Lie 1
j
(...A
i
...) nei vettori A
i
della base assegnata di \ . Diremo
allora che lalbebra di Lie g `e denita dai generatori (A
i
)
iI
e dalle relazioni
(2.4) 1
j
(...A
i
...) = 0 per , J .
194 CAP. XIV - COSTRUZIONE DELLE ALGEBRE DI LIE SEMISEMPLICI
3 Una costruzione preliminare
Sia 1 un sistema di radici nello spazio vettoriale reale 1, di dimensione nita
/ 1. Fissiamo una base B di 1, e sia (n
,
), con n
,
= , ), la matrice di
Cartan di 1. Fissato un campo K di caratteristica zero, sia 1 lo spazio vettoriale
libero su K con base B. Sia T(1) lalgebra tensoriale di 1. Per ogni B deniamo
degli endomorsmi K-lineari r

, /

, j

di T(1) ponendo:
(3.1) r

(1) = , r

(
1

n
) =
1

n

1
, . . .
n
B ,
(3.2)
_

_
/

(1) = 0 ,
/

(
1

n
) = (

n
i=1
n

i
,
)
1

n

1
, . . .
n
B ,
e deniamo j

per ricorrenza ponendo


(3.3)
_

_
j

(1) = 0 ,
j

() = 0 B ,
j

(
1

n
) = (r

1
j

,
1
)(
2

n
)

1
, . . .
n
B , n 2 .
Lemma 3.1 Per ogni B, lendomorsmo r

ha grado 1, lendomorsmo /

ha grado 0, lendomorsmo j

ha grado 1. Valgono le relazioni:


(1) [r

, j

] = /

per ogni B;
(2) [/

, r

] = n
,
r

per ogni , B;
(3) [/

, j

] = n
,
j

per ogni , B;
(4) [/

, /

] = 0 per ogni , B;
(5) [r

, j

] = 0 per ogni ,= B.
Dim. Il fatto che r

abbia grado 1 e /

grado 0 segue immediatamente dalla


denizione. La relazione j

(T
m
(1)) T
m1
(1) si verica ancora facilmente per
induzione su :. La (4) `e ovvia dalla denizione.
Osserviamo che:
(r

)(1) = j

() = 0
se , B; se `e unaltra radice in B otteniamo:
(r

)()= j

()
= j

( )
= (r


,
/

)()
=
,
n
,

e quindi la (1) e la (5) valgono per la restrizione di [r

, j

] a T
0
(1) T
1
(1).
Abbiamo poi, per ogni
1
, . . . ,
n
B:
j

(
1

n
)= j

(
1

n
)
= (r


,
)(
1

n
)
e quindi:
[r

, j

](
1

n
) =
,
/

(
1

n
)
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 195
dimostra (1) e (5).
Verichiamo la (2). Siano , ,
1
, . . . ,
n
B. Allora:
[/

, r

](1) = /

(1) = n
,
= n
,
r

(1) ,
[/

, r

](
1

n
)= /

(
1

n
) (

n
i=1
n

i
,
)
1

n
= n
,
r

(
1

n
) .
Per dimostrare la (3), consideriamo per , , B:
0= [/

, [r

, j

]]
= [n
,
r

, j

] + [r

, [/

, j

]]
= [r

, n
,
j

+ [/

, j

]] .
Osserviamo che ([/

, j

] + n
,
j

)(t) = 0 se t T
0
(1) T
1
(1). Abbiamo poi, se

1
, . . . ,
n
B:
([/

, j

] +n
,
j

)(
1

n
)= ([/

, j

] +n
,
j

) r

1
(
2

n
)
= r

1
([/

, j

] +n
,
j

)(
2

n
)
da cui si dimostra per ricorrenza su n che
([/

, j

] +n
,
j

)(T
n
(1)) = 0 n N
e quindi vale la (3).
Lemma 3.2 Gli endomorsmi r

, /

, j

[ B sono linearmente indipendenti.


Dim. Gli r

, per B sono linearmente indipendenti perche gli r

(1) = sono
linearmente indipendenti. Gli /

, B, sono linearmente indipendenti perche le


loro restrizioni a 1 sono denite da:
/

() = n
,
, , B
e la matrice di Cartan `e invertibile.
Consideriamo una combinazione lineare nulla degli j

B
/

= 0 .
Abbiamo allora
0 = [r

B
/

] = /

e quindi /

= 0 per ogni B.
La tesi segue inne dal fatto che gli r

, /

, j

hanno rispettivamente gradi 1, 0


e 1.
Sia ora a lalgebra di Lie denita dai generatori H

, A

, Y

( B) e dalle
relazioni:
(3.4)
_

_
[H

, H

] = 0 , B ;
[H

, A

] = n
,
A

, B ;
[H

, Y

] = n
,
Y

, B ;
[A

, Y

] =
,
H

, B .
196 CAP. XIV - COSTRUZIONE DELLE ALGEBRE DI LIE SEMISEMPLICI
Indichiamo con R lideale delle relazioni.
Lemma 3.3 Vi `e ununica rappresentazione
(3.5) : a End
K
(T(1))
denita da
(3.6)
_

_
(A

) = r

,
(Y

) = j

,
(H

) = /

,
per ogni B .
In particolare gli elementi A

, Y

, H

[ B sono linearmente indipendenti


in a.
Lemma 3.4 Esiste un unico isomorsmo involutivo : a a tale che
(3.7)
_

_
(A

) = Y

(Y

) = A

(H

) = H

B .
Sia Q R

lo Z-modulo libero generato da B. Possiamo denire su a una Q-


graduazione, in cui gli elementi A

, Y

e H

abbiano rispettivamente gradi ,


e 0. Poiche gli elementi di R sono omogenei, lideale 1
a
generato da 1 `e omogeneo
e quindi a `e unalgebra di Lie Q-omogenea:
(3.8) a =

qQ

q
.
Lemma 3.5 Sia 7 a. Condizione necessaria e suciente anche 7 a
q
, Q,
`e che
(3.9) [H

, 7] = , )7 B .
Dim. Poniamo per ogni Q:
a
(q)
= 7 a [ [H

, 7] = , )7 B .
Chiaramente a
(q)
a
(q

)
= 0 se ,=
t
. Baster`a quindi vericare che a
q
a
(q)
per
ogni Q. Ora, per ogni B, lendomorsmo di a denito come moltiplicazione
per , ) su a
q
, per ogni Q, `e una derivazione di grado zero di a che coincide
con la derivazione interna ad
a
(H

). Poiche per ogni ,= 0 `e , ) , = 0 per qualche


B, otteniamo la tesi.
Poniamo
(3.10)
_
Q
+
=
_
B
/

[ /

N,

B
/

0
_
,
Q

=
_
B
/

[ /

N,

B
/

< 0
_
.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 197
Poiche Q
+
+Q
+
Q
+
e Q

+Q

, i sottospazi
(3.11) a
+
=

qQ
+
a
q
e a

qQ

a
q
sono sottoalgebre di a.
Proposizione 3.6
(1) a
+
`e la sottoalgebra di a generata da (A

)
B
;
(2) a

`e la sottoalgebra di a generata da (Y

)
B
;
(3) (H

)
B
`e una base di a
0
;
(4) a = a
+
a
0
a

.
Dim. Sia a
+
(risp. a

) la sottoalgebra di a generata da (A

)
B
(risp. (Y

)
B
).
Indichiamo poi con h il sottospazio vettoriale di a generato da (H

)
B
. Esso `e
una sottoalgebra abeliana di a.
Osserviamo che a

sono sottoalgebre Q-graduate, con a


+
a
+
, a

. Inoltre
abbiamo:
_

_
[h, a
+
] a
+
,
[h, a

] a

,
[Y

, a
+
] h + a
+
,
[Y

, a

] h + a

,
per ogni B .
Posto a = a
+
+ h + a

, la a `e stabile per ad(A

), ad(H

), ad(Y

) per ogni B.
Quindi `e una sottoalgebra di a, che contiene un sistema di generatori di a e quindi
coincide con a. Otteniamo quindi a
+
= a
+
, a

= a

, a
0
= h.
Proposizione 3.7 Siano \
+
e \

i sottospazi vettoriali di a generati da (A

)
B
e (Y

)
B
rispettivamente. Allora a
+
e a

sono le algebre di Lie libere degli spazi


vettoriali \
+
, \

rispettivamente.
Dim. Ricordiamo che 1 `e lo spazio vettoriale su K con base B. Sia L(1) T(1)
lalgebra di Lie libera di 1. Deniamo lapplicazione lineare : 1 a
+
ponendo
() = A

. Essa si estende a un morsmo di algebre di Lie



: L(1) a
+
.
Utilizziamo la rappresentazione di a su T(1). La composizione

`e una
rappresentazione di a
+
su T(1) e

(A

) coincide con la moltiplicazione a sinistra


per . Quindi

`e iniettiva e perci`o

`e iniettiva.
`
E un isomorsmo perche
() = A

[ B genera a
+
.
Utilizzando l involuzione , si dimostra che lo stesso vale per a

.
4 Costruzione dellalgebra di Lie semisemplice
Utilizziamo le notazioni del paragrafo precedente.
Per ogni coppia di elementi distinti , B deniamo:
(4.1)
_

_
A
,
= (ad
a
(A

))
1n
,
(A

) ,
Y
,
= (ad
a
(Y

))
1n
,
(Y

) ,
, B, ,= .
Lemma 4.1 Per ogni , B, con ,= , abbiamo:
(4.2) [a
+
, Y
,
] = 0 [a

, A
,
] = 0 .
198 CAP. XIV - COSTRUZIONE DELLE ALGEBRE DI LIE SEMISEMPLICI
Dim. Per vericare la prima uguaglianza, `e suciente vericare che [A

, Y
,
] = 0
per ogni B. Consideriamo i tre casi possibili:
(i) ,= , .
In questo caso [A

, Y

] = [A

, Y

] = 0 e da questa segue immediatamente che


[A

, Y
,beta
] = 0.
(ii) = .
In questo caso [A

, Y

] = 0 e quindi:
[A

, Y
,
]= (ad
a
(Y

))
1n
,
([A

, Y

])
= (ad
a
(Y

))
1n
,
(H

)
= n
,
(ad
a
(Y

))
n
,
(Y

) .
Se n
,
,= 0, allora [A

, Y
,
] = 0 perche [Y

, Y

] = 0; se n
,
= 0, anche n
,
= 0
e dunque [A

, Y
,
] = 0.
(iii) = .
Abbiamo:
ad
a
(A

) ad
a
(Y

)
1n
,
(Y

) = [ad
a
(A

), ad
a
(Y

)
1n
,
](Y

)
perche ad
a
(Y

) = [A

, Y

] = 0. Utilizziamo ora luguaglianza:


[ad
a
(A

), ad
a
(Y

)
1n
,
]
=

n
,
h=0
ad
a
(Y

)
h
[ad
a
(A

), ad
a
(Y

)] ad
a
(Y

)
n
,
h
=

n
,
h=0
ad
a
(Y

)
h
ad
a
(H

) ad
a
(Y

)
n
,
h
Tenuto conto del fatto che:
ad
a
(H

) ad
a
(Y

)
k
= ad
a
(Y

)
k
ad
a
(H

)
+

k1
h=0
ad
a
(Y

)
h
[ad
a
(H

), ad
a
(Y

)] ad
a
(Y

)
kh1
= ad
a
(Y

)
k
ad
a
(H

) 2

k1
h=0
ad
a
(Y

)
h
ad
a
(Y

)
kh
= ad
a
(Y

)
k
ad
a
(H

) 2/ ad
a
(Y

)
k
,
otteniamo:
[ad
a
(A

), ad
a
(Y

)
1n
,
]
=

n
,
h=0
ad
a
(Y

)
h
_
ad
a
(Y

)
n
,
h
ad
a
(H

) + 2(n
,
+/)ad
a
(Y

)
n
,
h
_
= (1 n
,
)ad
a
(Y

)
n
,
ad
a
(H

)
+2
_
n
,
(1 +n
,
) +
n
,
(1 +n
,
)
2
_
ad
a
(Y

)
n
,
= (1 n
,
)ad
a
(Y

)
n
,
(ad
a
(H

) +n
,
1d
a
) .
Poiche (ad
a
(H

) +n
,
1d
a
) (Y

) = 0, otteniamo [A

, Y
,
] = 0.
Ci`o dimostra la prima uguaglianza. La seconda si ottiene utilizzando l involu-
zione :
[Y

, A
,
] = [(A

), (Y
,
)] = ([A

, Y
,
]) = 0 .
Lemma 4.2 Lideale n
+
di a
+
generato da (A
,
)
,=B
`e un ideale di a.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 199
Analogamente lideale n

di a

generato da (Y
,
)
,=B
`e un ideale di a.
Dim. Sia n
t
+
il sottospazio vettoriale di a generato da (A
,
)
,=B
. Poiche
gli A
,
sono elementi Q-omogenei, [h, n
t
+
] n
t
+
. Sia U(a) lalgebra inviluppante
universale di a e sia la rappresentazione di U(a) su a indotta dalla rappresentazione
aggiunta. Allora lideale di a generato da n
t
+
`e (U(a))(n
t
+
). Dalla decomposizione
a = a
+
h a

, per il Teorema di Poincare-Bircho-Witt abbiamo:


(U(a))(n
t
+
) = (U(a
+
))(U(h))(U(a

))(n
+
) = (U(a
+
))(n
t
+
) = n
+
e questo dimostra la prima asserzione del lemma. La seconda si ricava dalla prima
utilizzando lisomorsmo e il fatto che (n
+
) = n

.
Poniamo
(4.3) n = n
+
n

.
Otteniamo cos` un ideale di a, che `e Q-graduato, perche ammette un sistema di
generatori omogenei. Quindi anche lalgebra quoziente:
(4.4) g = a/ n
`e Q-graduata:
(4.5) g =

qQ
g
q
.
Inoltre, poiche a
q
= 0 se , Q
+
Q

0, anche g
q
= 0 se , Q
+
Q

0.
Tenuto conto della denizione di a e dellideale n, lalgebra di Lie g su K`e denita
dai generatori (A

, H

, Y

)
B
e dalle relazioni:
(4.6)
_

_
[H

, H

] = 0 , B ,
[H

, A

] = n
,
A

, B ,
[H

, Y

] = n
,
Y

, B ,
[A

, Y

] = H

B ,
[A

, Y

] = 0 ,= B ,
(ad
g
(A

))
1n
,
(A

) = 0 ,= B ,
(ad
g
(Y

))
1n
,
(Y

) = 0 ,= B .
Poiche a
0
n = h n = 0, la proiezione di ):o// = a
0
in g `e un isomorsmo:
indicheremo ancora con h la sua immagine: essa `e una sottoalgebra abeliana che
coincide con il sottospazio vettoriale di g generato da (H

)
B
. Poiche n `e -
invariante, lismomorsmo denisce per passaggio al quoaziente un isomorsmo
di g, che indicheremo ancora con .
Lemma 4.3 Per ogni B, gli endomorsmi ad
g
(A

) e ad
g
(Y

) per B sono
localmente nilpotenti.
33
33
Un endomorsmo T di uno spazio vettoriale V si dice localmente nilpotente se per ogni
v V \ {0} esiste un intero positivo m(v) tale che T
m(v)
(v) = 0. Chiaramente un endomorsmo
nilpotente `e anche localmente nilpotente e i due concetti coincidono se V ha dimensione nita.
200 CAP. XIV - COSTRUZIONE DELLE ALGEBRE DI LIE SEMISEMPLICI
Dim. Sia B e sia b il sottoinsieme di g formato dagli elementi 7 g tali che
ad
g
(A

)
p
(7) = 0 per qualche j N. Poiche ad
g
(A

) `e una derivazione di g, il
sottoinsieme b `e una sottoalgebra di g. Ma A

, H

, Y

b per ogni B e quindi


b = g.
Lemma 4.4 Siano ,
t
Q e supponiamo che () =
t
per qualche W(1).
Allora esiste un automorsmo di g tale che (g
q
) = g
q

.
Dim. Poiche W(1) `e generato dalle riessioni rispetto agli elementi di una base,
possiamo limitarci a considerare il caso in cui = :

per una radice B.


Deniamo
(4.7)

= c
ad
g
(X

)
c
ad
g
(Y

)
c
ad
g
(X

)
.
Per il lemma precedente,

`e ben denita ed `e un automorsmo di g. Per ogni


B abbiamo:
c
ad
g
(X

)
(H

) = H

n
,
A

.
Otteniamo perci`o:

(H

)= c
ad
g
(X

)
c
ad
g
(Y

)
(H

n
,
A

)
= c
ad
g
(X

)
(H

n
,
Y

n
,
(A

+H

))
= c
ad
g
(X

)
(H

n
,
H

n
,
A

)
= H

n
,
A

+ 2n
,
A

n
,
A

= H

n
,
H

.
Quindi:
[H

,
1

(7)] =
1

([

(H

), 7]) = :

(), )
1

(7) 7 g
q
, B .
Ci`o dimostra che
1

(g
q
) g
s

(q)
. Applicando nuovamente
1

si ottiene l inclu-
sione opposta e quindi luguaglianza.
Lemma 4.5 Supponiamo che Q non sia multiplo di un elemento di 1. Allora
esiste W(1) tale che () =

B
/

con i coecienti /

Z non tutti dello


stesso segno.
Dim. Per ipotesi, liperpiano

`e distinto dagli iperpiani

per 1. Possiamo
quindi trovare un elemento regolare 1 tale che ([) = 0. Sia C

la camera
di Weyl che contiene . Poiche W(1) opera transitivamente sulle camere di Weyl,
esiste W(1) tale che (C

) = C(B). Abbiamo quindi (()[) 0 per ogni


B. Sia () =

B
/

. Abbiamo:
0 = ([) = (()[()) =

B
/

(()[) .
Poiche (()[) 0 per ogni B e i coecienti /

non sono tutti nulli, ne segue


che essi non possono avere tutti lo stesso segno.
Lemma 4.6 Sia Q. Allora:
(1) se 0 ,= , 1, allora g
q
= 0;
(2) se 1, allora dim
K
g
q
= 1.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 201
Dim. Se non `e multiplo di un elemento di 1, allora esiste W(1) tale che
() , Q
+
Q

. Poiche a
(q)
= 0, ne segue che g
(q)
e quindi g
q
sono uguali a
0.
Se B ed : un intero positivo, abbiamo a
m
= 0 e quindi g
m
= 0.
Ci`o segue dal fatto che a
+
`e lalgebra di Lie libera con generatori (A

)
B
. Non
pu`o essere g

= 0 perche questo vorrebbe dire che A

n
+
Ci`o non `e possibile
in quanto [A

, Y

] = H

e h n = 0. Quindi dim
K
g

= dim
K
a

= 1 per ogni
B. La tesi segue quindi dal fatto che ogni elemento di 1 `e immagine di un
elemento di B mediante una trasformazione di W(1).
Abbiamo quindi il
Teorema 4.7 g `e unalgebra di Lie semisemplice su K; h `e una sua algebra torale
massimale (una sua algebra di Cartan) e 1(g, h) = 1.
Dim. Per il lemma precedente, g ha dimensione nita, uguale alla somma delle
cardinalit`a di 1 e di B.
Sia t un ideale abeliano di g. Poiche [t, h] t, lideale t `e Q-graduato. Quindi
t = (t h)

7
t g

.
Per ogni B, g

K H

`e una sottoalgebra di g isomorfa a sl(2, K).


Utilizzando gli automorsmi di g corrispondenti agli elementi del gruppo di Weyl,
otteniamo che ogni g

, 1, `e contenuto in una sottoalgebra di g isomorfa a


sl(2, K). Da questo segue che t g

= 0 per ogni 1. Quindi t h. Ma per


ogni H h 0 esiste un B tale che [H, A

] = (H)A

,= 0. Ci`o dimostra
che t = 0: quindi 0 `e lunico ideale abeliano di g e g `e semisemplice.
Le stesse considerazioni ci dicono che h `e torale massimale in g ed abbiamo
1(g, h) per la costruzione precedente.
Osservazione Lalgebra di Lie g `e semplice se e soltanto se il grafo (1) corri-
spondente al diagramma di Dynkin del suo sistema di radici 1 `e connesso. Infatti,
se g non fosse semplice, 1 si spezzerebbe nellunione 1
t
1
tt
di due sottoinsiemi
non vuoti di radici mutuamente ortogonali. Viceversa, dato un tale spezzamento,
g risulterebbe uguale alla somma diretta dei due ideali semisemplici g
t
e g
tt
corri-
spondenti ai sistemi di radici 1
t
e 1
tt
rispettivamente.
203
CAPITOLO XV
SOTTOALGEBRE DI CARTAN E DI BOREL
1 Elementi regolari e algebre di Cartan
Si a\ uno spazio vettoriale di dimensione nita su un campo K. Sia
End
K
(\ ) un endomorsmo lineare di \ . Scriviamo il suo polinomio caratteristico
nella forma:
(1.1) j
A
(r) = det(r ) =
n

h=0
o
h
()r
h
.
Ricordiamo che
(1.2) o
h
() = (1)
nh
tr(
nh
)
e quindi, per ogni 0 / n, lapplicazione
(1.3) o
h
: End
K
(\ ) o
h
() K
`e polinomiale ed omogenea di grado n /.
Indichiamo con () il pi` u piccolo intero non negativo / tale che o
h
() ,= 0. Il
numero () `e la dimensione del sottospazio vettoriale
(1.4) \
0
() =

_
h=0
ker
h
.
Per ogni K porremo ancora:
(1.5) \

() =

_
h=0
ker( )
h
.
Supporremo nel seguito che il campo K abbia caratteristica 0.
Sia g unalgebra di Lie di dimensione nita n 1 su K. Per ogni elemento
A g useremo le notazioni semplicate: j
X
(r) = j
ad
g
(X)
, o
h
(A) = o
h
(ad
g
(A)),
(A) = (ad
g
(A)), g
0
(A) = g
0
(ad
g
(A)).
Se L `e un sottoinsieme di g, indicheremo ancora con
(1.6) g
0
(L) =

XL
g
0
(A)
204 CAP. XV - SOTTOALGEBRE DI CARTAN E DI BOREL
e, pi` u in generale, se : L K `e una qualsiasi applicazione, porremo:
(1.7) g

(L) =

XL
g
(X)
(( ad
g
(A))) .
Lintero positivo / = min(A) [ A g si dice il rango dellalgebra di Lie g e si
indica con rk(g). Gli elementi A di g tali che (A) = / = rk(g) si dicono regolari
in g.
Poiche linsieme degli elementi regolari in g `e linsime degli A g tali che
o

(A) ,= 0, gli elementi regolari in A formano in g un aperto di Zariski, e quindi


un aperto denso per la topologia Euclidea dello spazio vettoriale g, nel caso K sia
R o C.
Lemma 1.1 Sia g unalgebra di Lie su K e sia a una sua sottoalgebra di Lie. Se a
contiene un elemento regolare in g, allora tale elemento `e anche regolare in a.
Dim. Per ogni A a, indichiamo con A
t
lendomorsmo ad
a
(A) di a e con
A
tt
lendomorsmo di \ = g,a ottenuto da ad
g
(A) per passaggio al quoziente.
Abbiamo allora: j
X
(r) = j
X
(r) j
X
(r) e quindi (A) = (A
t
) +(A
tt
). Se /
t
`e
il rango di a ed /
tt
il minimo dei (A
tt
) al variare di A in a, abbiamo (A
t
) = /
t
e
(A
tt
) = /
tt
per A in un aperto di Zariski non vuoto di a. Inoltre, per la denizione
del rango / di g, abbiamo /
t
+/
tt
/. Se a `e regolare in g, allora da (
t
) /
t
,
(
tt
) /
tt
e () = (
t
) +(
tt
) = /, otteniamo che (
t
) = /
t
, (
tt
) = /
tt
e in
particolare `e regolare il a.
Teorema 1.2 Sia g unalgebra di Lie di dimensione nita n 1 su K, di rango /.
Se H g `e un qualsiasi elemento regolare in g, allora h = g
0
(H) `e una sot-
toalgebra nilpotente massimale di g, di dimensione /, e coincide con il proprio
normalizzatore in g.
Viceversa, sia h una sottoalgebra nilpotente di g che coincide con il proprio
normalizzatore in g. Allora esiste un elemento H di h regolare in g e h = g
0
(H) =
g
0
(h).
Dim. Sia H g regolare in g. Alora h = g
0
(H) `e una sottoalgebra di g. Per il
Lemma 1.1, H `e regolare in h. Poiche ad
h
(H) `e nilpotente, ne segue che ad
h
(A) `e
nilpotente per ogni A h. Quindi h `e nilpotente per il Teorema di Engel. Abbiamo
dimh = / = rk(g) perche H `e regolare.
Sia ora Y un elemento del normalizzatore di h in g. Abbiamo in particolare
[H, Y ] h = g
0
(H) e quindi ad
g
(H)
m
(Y ) = 0 per : N sucientemente grande:
quindi Y h e dunque h coincide con il proprio normalizzatore.
Per dimostrare che h `e massimale, possiamo ricondurci al caso in cui K sia
algebricamente chiuso. Consideriamo la la decomposizione spettrale di g rispetto
ad ad
g
(H):
(1.8) g = h
m

h=1
g

h
(H)
ove
1
, . . . ,
m
K sono gli autovalori non nulli di ad
g
(H). Osserviamo che se a `e
una qualsiasi sottoalgebra di g contenente h, essa `e ad
g
(H)-invariante e quindi
a = h
m

h=1
_
g

h
(H) a
_
.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 205
Poiche ad
g
(H) `e invertibile su g

h
(H), ne segue che, se a `e nilpotente, allora a = h
e quindi h `e massimale nilpotente.
Supponiamo ora che h sia una sottoalgebra nilpotente di g che coincide con il
proprio normalizzatore:
h = A g [ [A, h] h .
Poiche h `e nilpotente, g
0
(h) contiene il normalizzatore di h in g.
Dimostriamo ora linclusione opposta. Consideriamo la rappresentazione di h su
\ = g
0
(h),h indotta per passaggio al quoziente dalla rappresentazione aggiunta.
Se fosse g
0
(h) ,= h, per il Teorema di Engel potremmo trovare A g
0
(h)h tale che
[A, h] h. Ma un tale A apparterebbe allora al normalizzatore di h in g, contro
lipotesi che h coincida con il suo normalizzatore in g.
Abbiamo quindi g
0
(h) = h. Per concludere la dimostrazione, possiamo ricondurci
al caso in cui K sia algebricamente chiuso. Abbiamo allora una decomposizione:
(1.9) g = h
m

j=1
g

j
(h)
con
1
, . . . ,
m
h

0. Baster`a quindi scegliere un elemento H h con


j
(H) ,=
0 per , = 1, . . . , : per ottenere h = g
0
(h) = g
0
(H).
Una sottoalgebra h di g che sia nilpotente e coincida con il proprio normalizzatore
in g si dice unalgebra di Cartan di g.
Il Teorema 1.2 ci dice quindi:
Teorema 1.3 Ogni albegra di Lie K di dimensione nita n su K ammette sotto-
algebre di Cartan.
Ogni sottoalgebra di Cartan di g `e della forma h = g
0
(H) per un elemento H
regolare in g.
Tutte le algebre di Cartan di g hanno la stessa dimensione, uguale al rango di g.
Osservazione
Se g `e nilpotente, allora h = g `e lunica sottoalgebra di Cartan di g.
Abbiamo dimostrato in precedenza che, se g `e semisemplice, allora le sue sotto-
algebre di Cartan sono abeliane e coincidono con le sottoalgebre torali massimali
di g.
2 Coniugazione delle sottoalgebre di Cartan di unalgebra di Lie
risolubile
Sia K un campo di caratteristica zero. Sia g unalgebra di Lie di dimensione
nita su K e sia : g gl
K
(\ ) una rappresentazione lineare di dimensione nita
di g. Chiameremo un elemento H di g regolare per la rappresentazione se
(2.1) dim
K
\
0
((H)) = mindim
K
(\
0
((A)) [ A g .
Dimostriamo il Lemma di Fitting per algebre di Lie nilpotenti:
Lemma 2.1 Sia h unalgebra di Lie nilpotente, di dimensione nita su K. Sia \
un h-modulo di dimensione nita. Posto
(2.2) \
t
(h) =

h=0
h
h
(\ ) ,
206 CAP. XV - SOTTOALGEBRE DI CARTAN E DI BOREL
abbiamo la decomposizione di \ :
(2.3) \ = \
0
(h) \
t
(h)
in somma diretta di sotto-h-moduli.
Dim. Fissiamo un elemento H di h, regolare per la rappresentazione \ . Abbiamo
\
t
(h) \
t
(H) =

h=0
H
h
(\ ) ,
\
0
(h) \
0
(H) =

h=0
ker H
h
,
\
0
(h) \
t
(h) = 0 .
Basta quindi dimostrare che \
0
(h) = \
0
(H) per avere anche \
t
(h) = \
t
(H) ed
ottenere quindi il Lemma di Fitting per unalgebra di Lie nilpotente dal lemma di
Fitting per un singolo endomorsmo.
Sia A un qualsiasi elemento di h. Abbiamo allora per ogni intero positivo ::
H
m
A =
m

h=0
_
:
/
_
ad
h
(H)
mh
(A) H
mh
.
Poiche h `e nilpotente, otteniamo che A \
0
(H) \
0
(H) per ogni A h. Quindi
\
0
(H) `e un sotto-h-modulo di \ . Gli elementi regolari della rappresentazione \
sono anche elementi regolari della sottorappresentazione \
0
(H). Quindi, poiche
lelemento regolare H `e nilpotente su \
0
(H), tutti gli A h deniscono endomor-
smi nilpotenti di \
0
(H) ed otteniamo perci`o \
0
(h) = \
0
(H). Ci`o completa la
dimostrazione del lemma. Osserviamo che abbiamo ottenuto anche \
t
(h) = \
t
(H)
se H h `e un elemento regolare della rappresentazione \ .
Lemma 2.2 Sia h unalgebra di Lie nilpotente, di dimensione nita su K. Siano \ ,
\ due h-moduli di dimensione nita e sia : \ \ un epimorsmo di h-moduli.
Allora
(2.4) (\
0
(h)) = \
0
(h) .
Dim. Osserviamo che (\
0
(h)) \
0
(h), (\
t
(h)) \
t
(h) e quindi, se `e
surgettiva, devono valere le uguaglianze: (\
0
(h)) = \
0
(h), (\
t
(h)) = \
t
(h) .
Lemma 2.3 Sia h unalgebra di Lie nilpotente, di dimensione nita sulcampo K
di caratteristica zero. Sia \ un h-modulo tale che \
0
(h) = 0. Se : h \ `e
una derivazione di h in \ , cio`e se
([H
1
, H
2
]) = H
1
(H
2
) H
2
(H
1
) H
1
, H
2
h ,
allora esiste un \ tale che
(H) = H H h .
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 207
Dim. Consideriamo lo spazio vettoriale \ = \ K e poniamo
() H (, /) = (H /(H), 0) (, /) \ .
Abbiamo allora:
[H
1
, H
2
] (, /)= ([H
1
, H
2
] /([H
1
, H
2
]), 0)
= (H
1
H
2
/H
1
(H
2
), 0)
(H
2
H
1
/H
2
(H
1
), 0)
= H
1
(H
2
/(H
2
), 0)
H
2
(H
1
/(H
1
), 0)
= H
1
H
2
(, /) H
2
H
1
(, /)
H
1
, H
2
h, (, /) \ .
Quindi la () denisce su \ una struttura di h-modulo. La proiezione naturale
: \ (, /) / K `e un epimorsmo di h-moduli, di \ sullh-modulo banale
K. Quindi (\
0
(h)) = K = K
0
(h). Poiche \ 0 `e un sotto-h-modulo di \
isomorfo a \ e \
0
(h) = 0, abbiamo che \
0
(h) ha dimensione 1 ed `e generato da
un vettore della forma (, 1). Esso `e isomorfo allh-modulo banale K e quindi:
H (, 1) = (H (H), 0) = (0, 0) H h ,
cio`e (H) = H per ogni H h.
Sia g unalgebra di Lie di dimensione nita sul campo K di caratteristica zero.
Consideriamo la sua serie centrale discendente C
h
(g), ove
(2.5)
_
C
0
(g) = g
C
h
(g) = [g, C
h1
(g)] se / 0 ,
e poniamo
(2.6) C

(g) =

h=0
C
h
(g) .
Osserviamo che C

(g) `e 0 quando g `e nilpotente ed `e in un ideale nipotente di g


se g `e risolubile: infatti in questo caso C
1
(g) = [g, g] `e un ideale nilpotente di g che
contiene C

(g).
Se quindi g `e risolubile, per ogni A C

(g) possiamo denire lautomorsmo


di g:
(2.7) o(A) = exp (ad
g
(A)) =

h=0
1
/!
(ad
g
(A))
h
.
Il sottogruppo S(g) di Aut(g) generato dagli o(A) al variare di A in C

(g) si dice
il gruppo degli automorsmi speciali di g.
Teorema 2.4 Sia g unalgebra di Lie risolubile, di dimensione nita sul campo
K di caratteristica zero. Se h, h
t
sono due sottoalgebre di Cartan di g, allora esiste
un automorsmo speciale o S(g) tale che
(2.8) o(h) = h
t
.
208 CAP. XV - SOTTOALGEBRE DI CARTAN E DI BOREL
Dim. Ragioniamo per induzione sulla dimensione n di g. Se n 1, allora g `e
nilpotente e quindi ogni sottoalgebra di Cartan di g `e uguale a g e non c`e nulla da
dimostrare.
Supponiamo ora che n 1 e che il teorema sia vero per algebre risolubili di
dimensione < n.
Siano h, h
t
due sottoalgebre di Cartan di g. Fissiamo un ideale abeliano di g, di
dimensione minima tra tutti gli ideali abeliani ,= 0 contenuti in g. Sia : g g,a
la proiezione nel quoziente. Allora (h) e (h
t
) sono sottoalgebre di Cartan di g,a.
Poiche g,a `e unalgebra risolubile di dimensione < n su K, possiamo applicare
lipotesi induttiva. Tenuto conto del fatto che C

(g,a) = (C

(g)), gli automor-


smi speciali di g,a si ottengono per passaggio al quoziente dagli automorsmi
speciali di g: esiste quindi un automorsmo speciale o
0
di g tale che
o
0
(h + a) = o
0
(h) + a = h
t
+ a .
A meno di sostituire ad h la sottoalgebra di Cartan o
0
(h), potremo supporre nel
seguito della dimostrazione che
h + a = h
t
+ a .
Se g
t
= h +a ,= g, allora h e h
t
sono sottoalgebre di Cartan di unalgebra risolubile
g
t
di dimensione < n su K. Osservando che C

(g
t
) C

(g), otteniamo in questo


caso la tesi per lipotesi induttiva.
Supponiamo perci`o nel seguito che
g = h + a = h
t
+ a .
Poiche a `e minimale, avremo o [g, a] = 0, oppure [g, a] = a. Nel primo caso a `e
contenuta nel centro di g e quindi in ogni sottoalgebra di Cartan di g: abbiamo
allora h = h
t
= g e la tesi `e dimostrata. Consideriamo dunque il caso in cui
[g, a] = a .
Poiche [a, a] = 0, essendo a abeliana, questa relazione equivale a:
a = [h, a]
e dunque a h = 0. Analogamente `e a h
t
= 0 e quindi
g = h a = h
t
a .
In particolare, possiamo denire unapplicazione : h a associando ad ogni
elemento H h lunico elemento (H) a tale che H (H) h
t
. Osserviamo
che, se H
1
, H
2
h,
[H
1
, H
2
] [H
1
, (H
2
)] [(H
1
), H
2
] = [H
1
(H
1
), H
2
(H
2
)] h
t
.
Quindi
([H
1
, H
2
]) = [H
1
, (H
2
)] + [(H
1
), H
2
] H
1
, H
2
h ,
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 209
e : h a `e una derivazione. Poiche a
0
(h) = 0, essa `e interna: esiste cioe un
elemento a tale che (H) = [, H] per ogni H h, cio`e:
H [, H] h
t
H h .
Chiaramente C

(g) e
o()(A) = A [, A] A g
in quanto (ad
g
())
2
= 0. Quindi h
t
= o()(h) per un automorsmo speciale
o() S(g). La dimostrazione `e completa.
3 Automorfismi elementari
Sia g unalgebra di Lie, di dimensione nita su un campo K. Se A g `e un
elemento nilpotente di g, tale cio`e che ad
g
(A) sia un endomorsmo nilpotente di g,
allora solo un nunero nito di termini della serie
(3.1) c(A) =

h=0
1
/!
(ad
g
(A))
h
`e diverso da zero. La c(A) `e quindi ben denita ed `e un automorsmo dellalgebra
di Lie g.
Gli elementi del sottogruppo E(g) di Aut(g) generato dagli automorsmi c(A)
al variare di A tra gli elementi nilpotenti di g si dice il gurppo degli automorsmi
elementari di g.
Poiche, se o Aut(g) e A `e un elemento nilpotente di g, abbiamo:
(3.2) o c(A) o
1
= c(o(A)) ,
gli automorsmi elementari formano un sottogruppo normale di Aut(g).
Osserviamo che, se g `e risolubile, allora S(g) E(g).
4 Sottoalgebre di Borel
Sia g unalgebra di Lie di dimensione nita su un campo K. Si dice sottoalgebra
di Borel di g una sottoalgebra risolubile massimale di g.
Osserviamo che ogni sottoalgebra di Borel di g contiene il radicale di g, e quindi
le sottoalgebre di Borel di g sono in corrispondenza biunivoca con quelle dellalgebra
semisemplice g,r.
Lemma 4.1 Sia g unalgebra di Lie di dimensione nita su K e sia b una sua
sottoalgebra di Borel. Allora b coincide con il suo normalizzatore in g.
Dim. Infatti il normalizzatore di b `e una sottoalgebra risolubile di b che contiene
b, e quindi coincide con b perche b `e massimale.
Supponiamo ora che K sia algebricamente chiuso, di caratteristica zero. Sia
g unalgebra di Lie semisemplice, di dimensione nita n su K. Sia h una sua
sottoalgebra di Cartan, 1 = 1(g, h) il sistema di radici corrispondente. Fissiamo
una base B di 1 e consideriamo il sistema delle radici positive 1
+
= 1
+
(B).
210 CAP. XV - SOTTOALGEBRE DI CARTAN E DI BOREL
Lemma 4.2 Con le notazioni introdotte sopra:
(4.1) b = h

7
+
g

`e una sottoalgebra di Borel di g.


Dim. Chiaramente b `e risolubile. Se non fosse massimale, poiche h b, la sotto-
algebra b conterrebbe uno dei sottospazi g

con 1
+
e quindi una sottoalgebra
isomorfa a sl(2, K). Ma, contenendo una sottoalgebra semisemplice, non potrebbe
essere risolubile.
Proposizione 4.3 Sia g unalgebra di Lie di dimensione nita sul campo K, che
supponiamo di caratteristica zero ed algebricamente chiuso.Sia b una sottoalgebra
di Borel di g. Allora b contiene unalgebra di Cartan di g.
Dim. Sia b una sottoalgebra di Borel di g. Per ogni A di b, indichiamo con A
t
lendomorsmo lineare di g,b denito da ad
g
(A) per passaggio al quoziente. Per
il Teorema di Lie, gli endomorsmi A
t
possono essere simultaneamente triangola-
rizzati: esistono quindi dei funzionali lineari
1
, ...,
m
b

tali che, in una base


opportuna di g,b, ogni A
t
sia rappresentato da una matrice della forma:
_
_
_
_
_
_

1
(A)
0
2
(A)
0 0
3
(A)
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
0 0 0
m
(A)
_
_
_
_
_
_
.
Ogni
i
(A) `e autovalore di A
t
. Se fosse, per qualche i con 1 i :,
i
(A) = 0 per
ogni A b, allora esisterebbe per il Teorema di Lie un Y g b tale che [Y, b] b.
Ma ci`o non `e possibile perche allora b
t
= b K Y sarebbe una sottoalgebra
risolubile di g che contiene propriamente b e ci`o contraddice la massimalit`a di b.
Quindi b
m
h=1
ker
h
`e un aperto di Zariski non vuoto di b. Esso contiene perci`o
un elemento H regolare in b: esso `e anche regolare in g e g
0
(H) `e una sottoalgebra
di Cartan contenuta in b.
Lemma 4.4 Sia 1 un sistema astratto di radici ridotto nello spazio Euclideo 1 e
sia o un sottoinsieme di 1 che gode delle propriet`a:
(1) Se , o e + 1, allora + o;
(2) Se o, allora , o.
Allora esiste una base B di 1 tale che o 1
+
(B).
Dim. Ragioniamo per induzione sulla dimensione di 1. Il caso in cui 1 abbia
dimensione 1 `e banale.
Possiamo allora supporre che o generi 1: altrimenti consideriamo il sistema di
radici 1
t
che si ottiene intersecando 1 con il sottospazio 1
t
di 1 generato da o.
Possiamo allora, per lipotesi induttiva, trovare un elemento regolare
t
di 1
t
tale
che ([) 0 per ogni o e baster`a quindi scegliere un elemento regolare di
1 sucientemente vicino a
t
per avere o 1
+
().
Mostriamo che nessuna somma
1
+...+
m
di elementi di o `e nulla. Ragioniamo
per induzione su :. Il caso : = 1 `e banale. Supponiamo quindi : 1 e lenunciato
vero per una somma qualsiasi di meno di : elementi di o. Se
1
+ ... +
m
= 0,
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 211
allora (
1
[
2
+ ... +
m
) = |
2
+ ... +
m
|
2
< 0 e quindi esiste un indice ,, con
2 , :, tale che (
1
[
j
) < 0. Ma questo implica che
1
+
j
1 e dunque

1
+
j
o perche somma di radici di o. Dalla
(
1
+
j
) +
2
+... +
j1
+
j+1
+... +
m
= 0
otteniamo una somma di :1 radici di o uguale a zero, e quindi una contraddizione.
Mostriamo ora che esiste un elemento 1 0 tale che ([) 0 per ogni
o. Se cos` non fosse, potremmo trovare una successione

N
o tale che

h=0

sia un elemento di o per ogni o. Infatti, se


0
, ...,

sono stati
gi`a costruiti in modo che

o, abbiamo

,= 0 e quindi esisterebbe un
+1
o
tale che (

[
+1
) < 0. Ma questa condizione implica che
+1
=

+
+1
1 e
quindi
+1
o per la propriet`a (1). Ma o contiene un numero nito di elementi
e dunque dovrebbe essere
i
=
j
per due indici 0 i < , e ci`o di d`a una
contraddizione perche
j

i
sarebbe una somma nulla di elementi di o.
Fissiamo quindi 1 0 con ([) 0 per ogni o. Consideriamo
o
t
= o

e 1
t
= 1

. Per lipotesi induttiva sulla dimensione, esiste un

tale che (
t
[) 0 per ogni o

. Allora = + c
t
`e, per
c 0 sucientemente piccolo, un elemento non nullo di 1 tale che ([) 0 per
ogni o. Baster`a quindi scegliere un regolare sucientemente vicino a per
ottenere o 1
+
().
Proposizione 4.5 Sia g unalgebra di Lie semisemplice sul campo K, di caratte-
ristica zero ed algebricamente chiuso. Sia b una sottoalgebra di Borel di g ed h una
sottoalgebra di Cartan di g contenuta in b. Allora per un sistema di radici positive
1
+
di 1 = 1(g, h), vale la (4.1).
Dim. Poiche h b, la sottoalgebra b `e somma diretta di h e di sottospazi g

per in un sottoinsieme o di 1. Poiche b `e risolubile, se o, allora , o;


inoltre, poiche b `e una sottoalgebra, se , o e + 1, allora + o.
Sotto queste condizioni o `e contenuto in un sottoinsieme di radici positive 1
+
di
1: quindi b `e contenuta in una sottoalgebra risolubile della forma (4.1) e quindi,
essendo massimale, coincide con essa.
Da questa proposizione otteniamo:
Proposizione 4.6 Sia g unalgebra di Lie semisemplice sul campo K, algebrica-
mente chiuso e di caratteristica zero. Sia / = rk(g) e sia 2n la cardinalit`a di un
sistema di radici 1 di g rispetto a una sua sottoalgebra di Cartan h. Allora g ha
dimensione 2n +/ ed inoltre:
(1) Ogni sottoalgebra di Borel b di g ha dimensione n +/;
(2) per ogni algebra di Borel b di g, il suo derivato n = [b, b] `e un ideale
nilpotente di b di dimensione n;
(3) per ogni sottoalgebra di Borel b di g, la sottoalgebra n = [b, b] `e ortogonale
a b rispetto alla forma di Killing di g.
Proposizione 4.7 Sia g unalgebra di Lie, di dimensione nita su un campo K
algebricamente chiuso. Siano b e b
t
due sottoalgebre di Borel di g. Allora b b
t
contiene una sottoalgebra di Cartan di g.
Dim. Supponiamo che g sia semisemplice.
212 CAP. XV - SOTTOALGEBRE DI CARTAN E DI BOREL
Sia / = rk(g) e, posto n = [b, b] n
t
= [b
t
, b
t
], sia n = dimn = dimn
t
. Osserviamo
quindi che dimb = dimb
t
= n +/ e dimg = 2n +/.
Poniamo a = b b
t
e dimostriamo che
(4.2) b = a + n .
Per la formula di intersezione di Grassmann abbiamo:
dima dimb + dimb
t
dimg = 2(n +/) (2n +/) = / .
Gli elementi di a n sono nilpotenti e appartengono a b
t
; essi appartengono perci`o
a n
t
e quindi:
a n n n
t
.
Daltra parte, n b

e n
t
n
t

, ove gli ortogonali sono calcolati utilizzando la


forma di Killing, che `e non degenere su g. Abbiamo perci`o:
n n
t
b

b
t

= (b + b
t
)

.
Per la formula di intersezione di Grassmann:
dim(b + b
t
) = 2(n +/) dima
e quindi
dim(b + b
t
)

= (2n +/) ((2(n +/) dima) = dima / .


Otteniamo perci`o:
dim(a n) dima / .
Utilizzando ancora la formula di intersezione di Grassmann otteniamo:
dim(a + n) = dima + dimn dim(a n) dima +n (dima /) = n +/ .
Poiche a + n b e dim(a + n) dimb, ne segue che a + n = b.
Fissiamo ora un elemento H di b regolare in g. Possiamo allora scrivere H =
+ 7 con a, 7 n. Poiche b `e risolubile, e 7 `e nilpotente, ad
g
(H) e ad
g
()
hanno allora lo stesso polinomio caratteristico e quindi b b
t
`e un elemento
regolare in g. Lalgebra di Cartan h = g
0
() `e allora contenuta sia in b che b
t
.
Ci`o completa la dimostrazione nel caso di una g semisemplice. Nel caso generale,
consideriamo il radicale r di g e sia : g g,r la proiezione nel quoziente. Allora
(b) e (b
t
) sono sottoalgebre di Borel di g,r e per la prima parte della dimostra-
zione esiste unalgebra di Cartan

h (b) (b
t
). Baster`a allora considerare la
sottoalgebra
1
(

h) r e scegliere in essa un elemento H tale che (H) sia regolare


in g,r e ad
g
(H) ristretto a r abbia nucleo di dimensione minima: allora H `e regolare
in g e g
0
(H) `e una sottoalgebra di Cartan contenuta in b b
t
.
Teorema 4.8 Sia g unalgebra di Lie di dimensione nita sul campo K, di carat-
teristica zero e algebricamente chiuso. Il gruppo E(g) agisce transitivamente sulle
algebre di Borel di g.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 213
Dim. Poiche tutte le algebre di Borel di g contengono il radicale r di g ed esso
`e trasformato in se da ogni elemento di Aut(g), possiamo limitarci a considerare il
caso in cui g sia semisemplice.
Siano b e b
t
due sottoalgebre di Borel di g. Fissiamo unalgebra di Cartan h di
g contenuta in b b
t
. Sia 1 = 1(g, h) il sistema di radici di h in g. Allora, per due
camere di Weyl C, C
t
((1) risulta:
b = h

7
+
(C)
g

, b
t
= h

7
+
(C

)
g

.
Lelemento W(1) che trasforma C in C
t
corrisponde a un automorsmo o


E(g) che lascia ssa h e trasforma b in b
t
.
5 Coniugazione delle algebre di Cartan
Teorema 5.1 Sia g unalgebra di Lie di dimensione nita sul campo K, algebri-
camente chiuso e di caratteristica zero. Allora il gruppo E(g) degli automorsmi
elementari di g agisce transitivamente sulle sottoalgebre di Cartan di g.
Dim. Siano h e h
t
due sottoalgebre di Cartan di g. Possiamo allora costruire due
sottoalgebre di Borel b e b
t
di g che contengano rispettivamente h e h
t
. Sia h
tt
una
sottoalgebra di Cartan di g contenuta in b b
t
. Poiche h e h
tt
sono sottoalgebre
di Cartan dellalgebra risolubile b, esiste un automorsmo speciale o di S(b) tale
che o(h) = h
tt
. Analogamente, esiste un automorsmo speciale o
t
di S(b
t
) tale che
o
t
(h
t
) = h
tt
. Poiche S(b) e S(b
t
) sono sottogruppi di E(g), abbiamo
/ = o
1
o
t
E(g) e /(h
t
) = h.
Osservazione Se g `e unalgebra di Lie di dimensione nita su un campo K
non algebricamente chiuso, due sottoalgebre di Cartan di g possono non essere
coniugate. Consideriamo ad esempio lalgebra di Lie reale sl(2, R). Le due matrici:
_
1 0
0 1
_
e
_
0 1
1 0
_
generano due sottoalgebre di Cartan di sl(2, R) che non sono coniugate da nessun
automorsmo di sl(2, R).
215
CAPITOLO XVI
COOMOLOGIA DEI GRUPPI CLASSICI
E DEI LORO SPAZI OMOGENEI
1 Anello di coomologia di uno spazio topologico
Indichiamo con I
n
il cubo n-dimensionale
I
n
= t = (t
1
, . . . , t
n
) R
n
[ 0 t
i
1 i = 1, . . . , n .
Sia : n, : 1, . . . , : 1, . . . , n una sequenza strettamente crescente
ed c = (c
1
, . . . , c
nm
) 0, 1
nm
. Poniamo (0) = 0 e deniamo

: I
m
I
n
mediante:

(:
1
, . . . , :
m
) = (t
1
, . . . , t
n
) con t
i
=
_

_
:
j
se (,) = i
c
h
se
_
(j1)<i<(j)
1jm e
j+h=i.
Se 1 / n ed c 0, 1, denotiamo mediante

h
: I
n1
I
n
la

k
ove

k
(,) =
_
j se j<k
j+1 se jk
se / < n ed
n
(,) = , per , = 1, . . . , n 1; indichiamo con

k
: I
n
I
n1
la proiezione
k
(t
1
, . . . , t
n
) = (t
1
, . . . ,

t
k
, . . . , t
n
).
Sia A uno spazio topologico. Un n-cubo singolare in A `e unapplicazione conti-
nua n : I
n
A. La sua faccia /, c `e lapplicazione composta n

k
= n

k
: I
n1

A.
Un n-cubo singolare n : I
n
A (con n 0) si dice degenere se esiste un n 1
cubo singolare : I
n1
A e un indice 1 / n tale che n =
k
, se cio`e n
non dipende dalla variabile t
k
.
Indichiamo con Q
n
(A) il gruppo abeliano libero generato dagli n-cubi singolari
di A e con T
n
(A) il sottogruppo generato dagli n-cubi singolari degeneri di A.
Chiamiamo il quoziente (
n
(A) = Q
n
(A)
_
T
n
(A)
gruppo delle n catene singolari
cubiche di A e la somma diretta

n0
(
n
(A) il compesso delle catene cubiche di A.
Deniamo un omomorsmo
n
: (
n
(A) (
n1
(A) per passaggio al quoziente
dallomomorsmo

n
: Q
n
(A) Q
n1
(A), denito sugli n-cubi singolari n : I
n

A mediante:

n
(n) =
n

k=1
(1)
k
_

0
k
n
1
k
n
_
.
Esso `e ben denito perche, se n `e degnere, allora

n
(n) T
n1
(A). Osserviamo
ancora che
n1

n
= 0 ed otteniamo quindi un complesso di catene:
(
n
(A)

n
(
n1
(A)

n1
(
n2
(A)
(
1
(A)

1
(
0
(A) Z 0
217
CAPITOLO XVII
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE COMPATTI
1 Forma compatta di unalgebra semisemplice complessa
Sia g unalgebra di Lie su un campo k. Ricordiamo che una forma bilineare
: g g k si dice invariante se
(1.1) ([A, Y ], 7) = (A, [Y, 7]) A, Y, 7 g .
Un esempio di forma invariante `e la forma di Killing, denita da
(1.2)
g
(A, Y ) = tr (ad
g
(A) ad
g
(Y )) A, Y g .
Pi` u in generale, se : g gl(n, k) `e una qualsiasi rappresentazione k-lineare di
dimensione nita di g, la
(1.3)

(A, Y ) = tr ((A) (Y )) A, Y g
`e bilineare simmetrica alternante su g.
Unalgebra di Lie reale g si dice compatta se ammette un prodotto scalare
invariante.
Abbiamo :
Proposizione 1.1 Condizione necessaria esuciente anche unalgebra di Lie
reale g sia compatta `e che sia lalgebra di Lie di un gruppo di Lie compatto.
Dim. Sia G un gruppo di Lie compatto. Per il Teorema 4.1 del Capitolo IX,
esso ammette una rappresentazione fedele : : G O(n) per qualche intero n
0. Allora d:(c) : g o(n) `e una rappresentazione fedele dellalgebra di Lie g e
(
dr(e)
) :
(
dr(e)
)(A, Y ) = tr (d:(c)(A) d:(c)(Y )) = tr (d:(c)(A)
t
[d:(c)(Y )])
`e un prodotto scalare invariante su g.
219
CAPITOLO XVIII
FIBRAZIONI DI MOSTOW
1 Lo spazio delle matrici reali definite positive
Indichiamo con P
n
lo spazio delle matrici reali simmetriche di tipo n n e con
P
+
n
il sottoinsieme di P
n
formato dalle matrici reali simmetriche denite positive.
Abbiamo mostrato che lesponenziale di matrici denisce unapplicazione bigettiva
Exp : P
n
P
+
n
. Indicheremo la sua inversa con Log : P
+
n
P
n
.
Il gruppo lineare GL(n, R) agisce transitivamente su P
+
n
mediante lazione :
(1.1) : GL(n, R) P
+
n
(o, /) o /
t
o P
+
n
.
Lo stabilizzatore della matrice c = 1
n
P
+
n
`e il gruppo ortogonale
O(n) = o GL(n, R) [ o
t
o = c .
In particolare, possiamo identicare P
+
n
ad uno spazio omogeneo :
(1.2) P
+
n
GL(n, R)
_
O(n)
.
Poiche P
+
n
`e un aperto dello spazio Euclideo P
n
R
n(n+1)/2
, possiamo identicare
il suo spazio tangente TP
+
n
al prodotto cartesiano P
+
n
P
n
. Con questa identi-
cazione, deniamo su P
+
n
una metrica Riemanniana p ponendo
(1.3) |A|
2
a
= p
a
(A, A) = tr
_
(o
1
A)
2

o P
+
n
, A P
n
.
La |A|
2
a
`e positiva perche la traccia del quadrato di una matrice `e la somma dei
quadrati dei suoi autovalori. Poiche tutti gli autovalori di una matrice simmetrica
reale sono reali, la traccia del suo quadrato `e sempre non negativa e nulla solo
quando essa `e nulla.
Se o GL(n, R), il dierenziale dellazione (o) : P
+
n
r o r
t
o P
+
n
di
o `e lapplicazione (o)

: P
+
n
A o A
t
o P
n
. Abbiamo allora, per ogni
/ P
+
n
ssato ed ogni A P
n
:
(1.4)
|(o)

(A)|
2
(a)(b)
= tr
_
_
(o /
t
o)
1
o
t
o
_
2
_
= tr
_
(/
1
A)
2

= |A|
2
b
.
Quindi le trasformazioni (o), al variare di o in GL(n, R), sono isometrie dello
spazio Riemanniano (P
+
n
, p).
Lemma 1.1 Sia r P
+
n
e sia A = Log(r). Allora : [0, 1] t Exp(tA) P
+
n
`e lunica geodetica che congiunge lidentit`a c al punto r.
220 CAP. XVIII - FIBRAZIONI DI MOSTOW
Dim. Sia : [0, 1] P
+
n
un cammino dierenziabile di classe (
1
con (0) = c
ed (1) = r. Allora (t) = Log((t)) `e un cammino : [0, 1] P
n
dierenziabile
di classe (
1
che congiunge lorigine 0 ad A. Abbiamo :
d
dt
Exp((t)) =

k=1
1
/!
_
k

r=1

r1
(t)

(t)
kr
(t)
_
e quindi :
| (t)|
2
(t)
= tr
_
_

k
1
,k
2
=1

h
1
,h
2
=0
(1)
h
1
+h
2

k
1
r
1
=1

k
2
r
2
=1
A
r
1
+h
1
1


AA
k
1
+k
2
r
1
r
2

AA
r
2
+h
2
1
h
1
!h
2
!k
1
!k
2
!
_
_
=

k
1
,k
2
=1

h
1
,h
2
=0
(1)
h
1
+h
2

k
1
r
1
=1

k
2
r
2
=1
tr
(
A
r
1
+h
1
1


AA
k
1
+k
2
r
1
r
2

AA
r
2
+h
2
1
)
h
1
!h
2
!k
1
!k
2
!
= tr
_
_

h
1
,h
2
,k
1
,k
2
=0
(1)
h
1
+h
2

h
1
+h
2
+k
1
+k
2

2
/
1
!/
2
!/
1
!/
2
!
_
_
= tr

2
dove, nel passaggio dalla seconda alla terza riga abbiamo usato la continuit`a della
traccia e in quello dalla terza alla quarta il fatto che la traccia di un prodotto di
matrici non dipende dallordine dei fattori e di nuovo la continuit`a.
Otteniamo allora :
| (t)|
(t)
=
_
tr (

2
(t))
_
1/2
=
_
tr (

(t)
t

(t))
_
1/2
= |

(t)|
e
.
Abbiamo perci`o :
_
1
0
| (t)|
2
(t)
dt =
_
1
0
|

(t)|
2
e
dt .
Dunque, se `e una geodetica in P
+
n
, allora `e una geodetica in P
n
per la metrica
Euclidea associata alla norma | |
e
.
`
E quindi il segmento [0, 1] t t A P
n
.

Corollario 1.2 Siano r


0
, r
1
P
+
n
e siano
_
A
0
= Log(r
0
) ,
A = Log(Exp(A
0
,2) r
1
Exp(A
0
,2)) .
Allora : [0, 1] t Exp(A
0
,2) Exp(tA) Exp(A
0
,2) `e lunica geodetica che
congiunge r
0
ad r
1
.
Dim. Infatti lisometria P
+
n
r Exp(A
0
,2) r Exp(A
0
,2) P
+
n
trasforma una geodetica per r
0
in una geodetica per c.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 221
Le geodetiche di P
+
n
vericano il sistema di equazioni :
(1.5) r = r
_
r
1
_
r
ed otteniamo quindi le equazioni del trasporto parallelo nella forma :
(1.6)

Y =
1
2
_
r
_
r
1
_
Y +Y
_
r
1
_
r
_
.
Se r(t) = oExp(tA)o, con o P
+
n
ed A P
n
, `e una geodetica in P
+
n
, risolvendo
la (1.6) troviamo che un vettore parallelo lungo la geodetica `e della forma :
(1.7) Y (t) = Exp(Qt,2)Y
0
Exp(
t
Qt,2) con Q = oAo
1
e Y
0
= Y (0) .
Ricordiamo la decomposizione di Cartan delle matrici di GL(n, R) .
Se r GL(n, R), indichiamo con c(r) =

r
t
r P
+
n
lunica matrice simme-
trica denita positiva c(r) il cui quadrato `e uguale ad r
t
r. Allora
r = c(r)
_
[c(r)]
1
r
_
con c(r) P
+
n
e
_
[c(r)]
1
r
_
O(n) .
Infatti
t
_
[c(r)]
1
r
_

_
[c(r)]
1
r
_
=
t
r [c(r)]
2
r =
t
r
_
r
t
r
_
1
r = c .
Abbiamo quindi un diagramma commutativo :
(1.8)
GL(n, R)

P
+
n
pr pr
t
GL(n, R)
_
O(n)
dove abbiamo indicato con pr la proiezione nel quoziente e con pr
t
lomeomorsmo
che si ottiene restringendo pr a P
+
n
.
Indichiamo con
a
lazione di GL(n, R) su P
+
n
che corrisponde allazione di
GL(n, R) sul quoziente GL(n, R)
_
O(n)
:
(1.9)
a
: P
+
n
r
a
(r) = c(o r) =

o r
2

t
o P
+
n
.
Lemma 1.3 Sia o P
+
n
. Il dierenziale d
a
(c) : T
e
P
+
n
P
n
P
n
T
a
P
+
n
associa ad ogni vettore A P
+
n
il suo trasporto parallelo lungo la geodetica che
congiunge c ad o.
Dim. Abbiamo :

a
(c +tA)=
_
o (c +tA)
2
o
=

o

c + 2tA +t
2
A
2

o
= o + t (

o A

o) +O(t
2
)
222 CAP. XVIII - FIBRAZIONI DI MOSTOW
e quindi
(1.10) d
a
(c)(A) =

o A

o .
Ricordiamo ora che, se = Log(o), allora la geodetica che congiunge c ad o `e la
[0, 1] t Exp(t) P
+
n
ed il trasporto parallelo del vettore A T
e
P
+
n
P
n
`e
dato da A(t) = Exp(t,2) A Exp(t,2). Quindi A(1) = d
a
(c)(A).
Associamo ad ogni A P
n
, lapplicazione lineare :
(1.11)
X
: P
n
Y [A, [A, Y ]] P
n
.
Vale il seguente :
Lemma 1.4 Se A, Y P
n
, abbiamo
(1.12) dExp(A)(Y ) = d
Exp(X)
(c)

h=0

h
X
(Y )
(2/ + 1)!
.
Dim. Ricordiamo la formula del dierenziale dellesponenziale di matrici:
dExp(A)(Y ) = Exp(A)

h=0
(1)
h
[ad(A)]
h
(/ + 1)!
Y
A, Y gl(n, R) .
Abbiamo c(Exp(A)) = Exp(A) per ogni A P
n
. Perci`o, dierenziando la
restrizione dellesponenziale a P
n
, otteniamo
dExp(A)(Y ) = dc Exp(A)

h=0
(1)
h
[ad(A)]
h
(/ + 1)!
Y A, Y P
n
.
Ora, indicando con 1
a
la traslazione a sinistra (1
a
(r) = o r), abbiamo :
c 1
a
(r) =
a
c(r) o, r GL(n, R) .
Quindi
dc 1
a
= d
a
dc o GL(n, R) .
Otteniamo perci`o, per ogni A, Y P
n
:
dExp(A)(Y )= dc(Exp(A)) d1
Exp(X)
(c)
_

h=0
(1)
h
[ad(A)]
h
(/ + 1)!
Y
_
= d
Exp(X)
(c)

h=0
(1)
h
dc(c)
_
[ad(A)]
h
(Y )
_
(/ + 1)!
.
Il dierenziale dc(c) : gl(n, R) P
n
`e la proiezione A (A +
t
A),2 di gl(n, R)
su P
n
, con nucleo o(n). Poiche ad(A)
h
(Y ) `e una matrice di P
n
quando / `e pari e
di o(n) quando / `e dispari, otteniamo la tesi.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 223
Richiamiamo ora alcune nozioni e risultati di Geometria Riemanniana che ci
saranno utili per la discussione dei sistemi tripli di Lie in P
+
n
.
Sia (`, p) una variet`a Riemanniana. Una sua sottovariet`a si dice totalmente
geodetica se contiene ogni geodetica di ` che le sia tangente in un punto. Vale il
seguente :
Lemma 1.5 Sia ` una variet`a Riemanniana ed una sottovariet`a dierenziabile
connessa di `. Sono equivalenti :
(i) `e totalmente geodetica ;
(ii) il trasporto parallelo lungo curve che giacciono in trasforma vettori
tangenti ad in vettori tangenti ad .
Dim. Sia : la dimensione di `, n la dimensione di e scegliamo coordinate
locali r
1
, . . . , r
m
in un intorno l di un punto j
0
in modo che r
j
(j
0
) = 0 e la
componente connessa
0
di j
0
in l sia descritta da :

0
= j l [ r
j
(j) = 0 n < , n .
La condizione che
0
sia totalmente geodetica si pu`o esprimere in termini dei
simboli di Christoel
i
jk
della connessione di Levi-Civita nelle coordinate locali :

0
`e totalmente geodetica se e soltanto se
()
i
jk
(j) = 0 i n, ,, / nj
0
.
Consideriamo infatti il sistema di equazioni delle geodetiche di l :
() r
i
+
m

j,k=1

i
jk
r
i
r
k
= 0 per , = 1, . . . , :
e il sistema
() r
i
+
n

j,k=1

i
jk
r
i
r
k
= 0 per , = 1, . . . , n.
Supponiamo valga la (). Allora, da ogni soluzione
t r
t
(t) = (r
1
(t), . . . , r
n
(t)) R
n
di (), otteniamo una soluzione
t r(t) = (r
1
(t), . . . , r
n
(t), 0, . . . , 0) R
m
di ().
Quindi, se vale (), ogni geodetica in l con condizioni iniziali r
j
(0) = 0, r
j
(0) =
0 per , n `e contenuta in
0
.
Viceversa, se questo `e vero, otteniamo facilmente la () osservando che r
j
(0) = 0
per ogni soluzione di () che soddis le condizioni iniziali r
j
(0) = 0, r
j
(0) = 0 per
, n: per le () otteniamo

n
j,k=1

i
jk
(j)
j

k
= 0 per ogni j
0
ed ogni scelta
224 CAP. XVIII - FIBRAZIONI DI MOSTOW
di
1
, . . . ,
n
R. Poiche i simboli di Christoel sono simmetrici rispetto agli indici
in basso, ci`o equivale alle ().
Ricordiamo che lequazione del trasporto parallelo di un vettore Y lungo una
curva si esprime nelle coordinate locali mediante :
()

Y
i
+
m

j,k=1

i
jk
r
j

Y
k
per i = 1, . . . , :,
ove r
i
(t) = r
i
((t)). Consideriamo il sistema :
()

Y
i
+
n

j,k=1

i
jk
r
j

Y
k
per i = 1, . . . , n,
Supponiamo che sia una curva in
0
. Se vale (), ogni soluzione
t Y
t
(t) = (Y
1
(t), . . . , Y
n
(t)) R
n
di () d`a una soluzione
t Y (t) = (Y
1
(t), . . . , Y
n
(t), 0, . . . , 0) R
m
di (). Per lunicit`a della soluzione del problema di Cauchy, ne segue che ogni
soluzione di () che soddisfa la condizione iniziale Y
i
(0) = 0 per i n ha Y
i
(t) = 0
per ogni i n ed ogni t.
Viceversa, se ci`o `e vero, abbiamo

Y
i
(0) = 0 per ogni soluzione di () con
Y
i
(0) = 0 per i n. Sostituendo abbiamo

n
j,k=1

i
jk
(j) r
j
(0)Y
k
(0) = 0 per ogni
scelta di j
0
e r
1
(0), . . . , r
n
(0) R e di Y
1
(0), . . . , Y
n
(0) R e da queste
uguaglianze ricaviamo le ().
Formuliamo ora il teorema che caratterizza i sistemi di Lie tripli di P
n
. Vale il
seguente :
Teorema 1.6 Sia l un sottospazio vettoriale di P
n
e sia = Exp(l). Sono allora
equivalenti :
(i) `e una sottovariet`a totalmente geodetica di P
+
n
.
(ii) Se r, j , allora anche rjr .
(iii) [A, [A, Y ]] lper ogni A, Y l.
(i) [A, [Y, 7]] l per ogni A, Y, 7 l.
Dim. (i) (ii) Siano r, j e siano A = Log(r) , Y = Log(j) l. Il
vettore rY r `e ottenuto per trasporto parallelo, da o a r
2
, di Y l T
o
lungo
la geodetica t Exp(tA). Poiche abbiamo supposto totalmente geodetica, per
il Lemma 1.5, r Y r `e tangente ad nel punto r
2
. Ancora per lipotesi che
fosse totalmente geodetica, la geodetica r Exp(tY ) r `e tutta contenuta in , ed
in particolare per t = 1 abbiamo che rjr .
(ii) (iii) Utilizziamo le formule per il prodotto di esponenziali di matrici :
(1.13)
Exp(t) Exp(t1)
= Exp
_
t(+1) +
t
2
2
[, 1] +
t
3
12
([, [, 1]] + [[, 1], 1]) +O(t
4
)
_
, 1 gl(n, R)
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 225
(1.14)
Exp(t) Exp(t1) Exp(t)
= Exp[Exp(t) 1 Exp(t)]
= Exp(t1 +t
2
[, 1] +
t
3
2
[, [, 1]] +O(t
4
))
, 1 gl(n, R)
Siano A, Y l. Se vale la (ii), per ogni t R il punto Exp(tA)Exp(tY )Exp(tA)
appartiene ad . Poniamo 7(t) = Y +t[A, Y ] +
t
2
2
[A, [A, Y ]]. Allora
Exp(tA) Exp(tY ) Exp(tA)
= (Exp(tA) Exp(tY ) Exp(tA)) Exp(2tA)
= Exp(t7(t) +O(t
4
)) Exp(2tA)
= Exp
_
t(7(t) + 2A) +
t
2
2
[7(t), 2A] +
t
3
12
([7(t), [7(t), 2A]] + [[7(t), 2A], 2A])
+O(t
4
)

= Exp(\(t))
per una curva t \(t) l di classe (

. Abbiamo :
[7(t), A] = [A, Y ] t[A, [A, Y ]] +O(t
2
)
[7(t), [7(t), A]] = [Y, [Y, A]] +O(t)
[[7(t), A], A] = [A, [A, Y ]] +O(t)
e perci`o
\(t)= t
_
Y +t[A, Y ] +
t
2
2
[A, [A, Y ]] + 2A
_
t
2
([A, Y ] +t[A, [A, Y ]])
+
t
3
12
(2[Y, [Y, A]] + 4[A, [A, Y ]])
+O(t
4
)
= t(Y + 2A) +
t
3
6
([Y, [Y, A]] [A, [A, Y ]]) +O(t
4
) .
Da questa ricaviamo facilmente che [Y, [Y, A]] [A, [A, Y ]] l per ogni A, Y l.
Sostituendo 2A a A troviamo che anche [Y, [Y, A]] 2[A, [A, Y ]] l e, inne, che
[A, [A, Y ]] = ([Y, [Y, A]] [A, [A, Y ]]) ([Y, [Y, A]] 2[A, [A, Y ]]) l.
(iii) (i) Siano A, Y, 7 l. Supponendo che valga (iii), abbiamo :
l [A +Y, [A +Y, 7]] = [A, [A, 7]] + [Y, [Y, 7]] + [A, [Y, 7]] + [Y, [A, 7]] .
Quindi otteniamo che
[A, [Y, 7]] + [Y, [Y, 7]] l A, Y, 7 l .
Ne segue che
l [Y, [7, A]] + [7, [Y, A]] + 2 ([A, [Y, 7]] + [Y, [A, 7]])
= [7, [Y, A]] + [A, [Y, 7]] + [A, [Y, 7]] + [Y, [A, 7]]
= 3 [A, [Y, 7]] A, Y, 7 l .
226 CAP. XVIII - FIBRAZIONI DI MOSTOW
e quindi [A, [Y, 7]] l per ogni A, Y, 7 l.
(i) (i) Osserviamo che [l, l] [P
n
, P
n
] o(n). Di pi` u, s
0
= [l, l] `e una
sottoalgebra di o(n). Infatti, se A
1
, A
2
, Y
1
, Y
2
l abbiamo :
[[A
1
, A
2
], [Y
1
, Y
2
]] = [[[A
1
, A
2
], Y
1
], Y
2
] + [Y
1
, [[A
1
, A
2
], Y
2
] [l, Y
2
] + [Y
1
, l] s
0
e quindi [s
0
, s
0
] s
0
ed s
0
`e una sottoalgebra di Lie di gl(n, R), contenuta in o(n).
Sia s la sottoalgebra di Lie :
s = A o(n) [ ad(A)(l) l .
Allora s `e una sottoalgebra di Lie di gl(n, R) che contiene s
0
ed `e contenuta in o(n).
Essa `e lalgebra di Lie del gruppo di Lie
K = o O(n) [ Ad(o)(l) l ,
che `e compatto perche `e chiuso e contenuto nel sottogruppo compatto O(n).
Sia g = l s. Poiche
[g, g] [l, l] + [l, s] + [s, s] s
0
+ l + s = g ,
g `e una sottoalgebra di Lie di gl(n, R). Sia G il sottogruppo analitico di GL(n, R)
con algebra di Lie g. Esso contiene il sottogruppo analitico compatto K
e
con algebra
di Lie s, che `e la componente connessa dellidentit`a di K.
Consideriamo lorbita
t
di G per il punto o = c(c) P
+
n
. Poiche lo stabi-
lizzatore di o per lazione di GL(n, R) su P
+
n
`e O(n), lo stabilizzatore di o in G
`e lintersezione G O(n). Esistono un intorno \
0
di 0 in l ed un intorno \
0
di
0 in s per cui lapplicazione \
0
\
0
(A, Y ) Exp(Y ) Exp(A) G `e un
dieomorsmo su un intorno di c in G. Abbiamo

Exp(Y )Exp(X)
(o)=
_
Exp(Y ) Exp(2A) Exp(Y )
= Exp[2Exp(Y ) A Exp(Y )]
Poiche lesponenziale `e bigettivo da P
n
a P
+
n
, abbiamo
Exp(Y )Exp(X)
(o) = o se e
soltanto se Exp(Y ) A Exp(Y ) = 0, cio`e se A = 0. Ci`o dimostra che lalgebra
di Lie dello stabilizzatore in G del punto o `e s. Sia K
t
lo stabilizzatore di o in G.
Abbiamo allora K
e
K
t
K. In particolare K
t
`e un sottogruppo compatto ed
abbiamo un dieomorsmo su
t
dello spazio omogeneo G,
K
t .
`
E
t
perche
Exp(A) G per ogni A l. Inoltre T
o

t
= T
o
= dc(c)(l). In particolare, tutte
le geodetiche di P
+
n
uscenti dal punto o e tangenti ad
t
in o sono contenute in

t
. Il gruppo G opera transitivamente su
t
come un gruppo di isometrie. Poiche
le isometrie trasformano geodetiche in geodetiche, la sottovariet`a
t
`e totalmente
geodetica. Poiche P
+
n
`e completa, anche
t
`e completa
34
e quindi coincide con ,
34
Utilizziamo il Teorema di Hopf-Rinow: Sia (M, g) una variet`a Riemanniana e sia d
g
la
distanza denita dalla metrica g. Sono equivalenti :
(1) M, con la distanza d
g
, `e uno spazio metrico completo;
(2) Ogni sottoinsieme chiuso e limitato di M `e compatto;
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 227
in quanto contiene tutte le geodetiche che congiungono un suo punto al punto o.
Dalluguaglianza
t
= segue dunque che `e totalmente geodetica.
Un sottospazio vettoriale l di P
n
che soddis
(1.15) [A, [Y, 7]] l A, Y, 7 l
si dice un sistema di Lie triplo in P
n
.
Corollario 1.7 Sia l un sistema di Lie triplo in P
n
.
(o) = Exp(A) [ A l `e una sottovariet`a chiusa di P
+
n
.
(/) [l, l] `e una sottoalgebra di Lie di gl(n, R).
(c) s = A o(n) [ ad(A)(l) l `e una sottoalgebra di Lie di o(n) che contiene
[l, l].
(d) g = l + s = l s `e una sottoalgebra di Lie di gl(n, R).
(c) Siano G e K
e
i sottogruppi analitici di GL(n, R) con algebre di Lie g e s
rispettivamente. Allora G `e un sottogruppo chiuso di GL(n, R), K
e
`e un
sottogruppo compatto massimale di G e lapplicazione :
(1.16) l K
e
(A, o) Exp(A) o G
`e un dieomorsmo.
Dim. (o) Lapplicazione
() P
n
O(n) (A, o) Exp(A) o GL(n, R)
`e un dieomorsmo. Quindi limmagine del chiuso l c `e chiusa in GL(n, R)
e contenuta in P
+
n
GL(n, R), quindi chiusa in P
+
n
.
(/), (c), (d) sono state provate nel corso della dimostrazione dellimplicazione
(i) (i) del Teorema 1.6.
(c) Nel dimostrare limplicazione (i) (i) del Teorema 1.6, abbiamo fatto
vedere che, se K
t
`e lo stabilizzatore di o P
+
n
in G, allora G,
K
t . Poiche
`e omeorfo a l e quindi semplicemente connesso, ci`o implica che K
t
`e connesso e
quindi coincide con la propria componente connessa dellidentit`a K
e
.
Siano ora A P
n
e o O(n) tali che / = Exp(A) o G. Poiche
b
(o) =
c(Exp(A) o) = Exp(A), abbiamo A l e quindi o = Exp(A) / GO(n) =
K
e
. Questo dimostra che lappicazione (1.16) `e surgettiva e dunque, essendo la
restrizione del dieormorsmo (), `e un dieomorsmo.
2 Sistemi tripli di Lie
Lemma 2.1 Sia g unalgebra di Lie reale e sia l un sottospazio vettoriale di g.
Sono condizioni equivalenti :
(i) [A, [A, Y ]] l per ogni A, Y l ;
(ii) [A, [Y, 7]] l per ogni A, Y, 7 l .
(3) Ogni geodetica massimale in M `e una curva R t (t) M denita per ogni valore
del parametro reale t R.
Se M soddista le condizioni equivalenti (1), (2), (3) si dice una variet`a Riemanniana completa.
In una variet`a Riemanniana completa M, per ogni coppia di punti x, y M esiste un arco di
geodetica : [0, 1] M di lunghezza d
g
(x, y) con (0) = x e (1) = y.
(Vedi ad esempio il 10 del Capitolo I di: Sigurdur Helgason Dierential geometry, Lie
groups, and symmetric spaces. Pure and Applied Mathematics, 80. Academic Press, Inc.
[Harcourt Brace Jovanovich, Publishers], New York-London, 1978. xv+628 pp)
228 CAP. XVIII - FIBRAZIONI DI MOSTOW
Chiaramente (ii) (i) e quindi basta dimostrare linclusione opposta. Siano
A, Y, 7 l. Supponendo che valga (i), abbiamo :
l [A +Y, [A +Y, 7]] = [A, [A, 7]] + [Y, [Y, 7]] + [A, [Y, 7]] + [Y, [A, 7]] .
Quindi otteniamo che
[A, [Y, 7]] + [Y, [Y, 7]] l A, Y, 7 l .
Ne segue che
l [Y, [7, A]] + [7, [Y, A]] + 2 ([A, [Y, 7]] + [Y, [A, 7]])
= [7, [Y, A]] + [A, [Y, 7]] + [A, [Y, 7]] + [Y, [A, 7]]
= 3 [A, [Y, 7]] A, Y, 7 l .
Ne segue che [A, [Y, 7]] l per ogni A, Y, 7 l.
Un sottoinsieme l di unalgebra di Lie reale g, che soddis le condizioni equivalenti
(i) ed (ii) del Lemma 2.1 si dice un sistema di Lie triplo.
3 Fibrazioni covarianti
Sia G un gruppo di Lie, G
o
un suo sottogruppo chiuso ed ` = G,G
o
il corri-
spondente spazio omogeneo.
Sia 1 uno spazio topologico e sia unantirappresentazione continua di G
o
su
1. Ci`o signica che
(3.1) : G1 (p, )) (p, )) 1
`e unapplicazione continua e che :
(3.2) (c, )) = ) , (p
1
, (p
2
, ))) = (p
2
p
1
, )) p
1
, p
2
G, ) 1 .
Sul prodotto cartesiano G 1 deniamo una relazione di equivalenza , identi-
cando la coppia (p, )) a tutte le coppie (p/, (/, ))) con / G
o
. Indichiamo
con
(3.3) [p, )] = (p/, (/, ))) [ / G
o

la classe di equivalenza di (p, )) G1.


Indichiamo il quoziente G1, mediante G
G
o
1. Indicando con : G `
la proiezione sul quoziente, deniamo una proiezione :
(3.4) c : G
G
o
1 [p, )] (p) ` .
Lemma 3.1 La c : G
G
o
1 [p, )] (p) ` `e una brazione localmente
banale con bra tipica 1 e gruppo strutturale G
o
.
GRUPPI E ALGEBRE DI LIE 229
Dim. Ad ogni sezione continua
U
: l G del brato principale G

`,
denita su un aperto l di `, associamo una trivializzazione locale :
()

U
: l 1 (r, )) [(r), )] c
1
(l) G
G
o
1 .
Questapplicazione `e bigettiva, e la sua inversa `e data da :
c
1
(l) [p, )] ((p), (
U
((p))p
1
, )) l 1 .
Data unaltra sezione
V
: \ G del brato principale G

`, denita su un
altro aperto \ di `, abbiamo su l \ :

1
V

U
(r, )) =

1
V
([(
U
(r)), )]) = (r, (
V
(r)
U
(r)
1
, ))) .
Osserviamo che l \ r
V
(r)
U
(r)
1
`e una funzione continua a valori in
G
o
. Quindi le (), al variare di
U
tra le sezioni continue del brato principale
G

`, deniscono un atlante di trivializzazione e quindi una struttura di brato
topologico con bra 1 e gruppo strutturale G
o
sul brato G
G
o
1

` .
4 Fibrazioni covarianti di uno spazio di Klein
Uno spazio di Klein `e una variet`a dierenziabile ` su cui un gruppo di Lie
G opera transitivamente. Se G
o
`e il gruppo di isotropia di un punto o di `,
lapplicazione
o
denita dal diagramma commutativo :
(4.1)
G
ggo
`



o
G,G
o
`e un omeomorsmo.
Una brazione covariante di uno spazio di Klein ` G,G
o
`e una brazione
vettoriale `

, con bra 1 R
k
, tale che :
(i) Esiste un sottogruppo compatto K di G che opera transitivamente sulle
bre di `

;
(ii) Per ogni bra 1
p
di `

il sottogruppo K

1
(p)
delle trasformazioni
di K che lasciano invariata la bra c
1
(j) `e un gruppo di trasformazioni
lineari di 1
p
.

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