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VENERD 24 FEBBRAIO 2012 LA NUOVA

Spettacoli

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LA MEMORIA SALVATA

Un clic, oggi la nostra storia pi vicina


E on line larchivio della politica e dellimpresa del 900 veneziano promosso dalla Fondazione Pellicani
Sar un clic ad aprire le pagine della nostra storia, con lorgoglio nemmeno troppo mascherato che viene dal sapere che accade per la prima volta in Italia, dove mai un progetto stato tanto ambizioso, e tanto tenace nel passare dallidea alla realizzazione. Quello che tre anni fa era un progetto, oggi un sito aperto a tutti, consultabile, un labirinto nel quale pu essere appassionante perdersi, cercando gli anni o le storie, i personaggi o le curiosit, i disegni o i documenti. Costruendo a piacere il proprio percorso: per ragioni di studio, di passione, di curiosit, di identit. Tutta la complessit del Novecento veneziano si mostra con assoluta chiarezza: oggi basta un clic perch sono on line gli Archivi della politica e dellimpresa del 900 veneziano, promosso e sostenuto dalla Fondazione Gianni Pellicani, una sorta di marea montante che sembra non conoscere limiti, sulla quale surfano la memoria e la storia. Allinizio, era larchivio di Gianni Pellicani, migliaia di li-

Il progetto
Il progetto Archivi della politica e dellimpresa del 900 veneziano promosso dalla Fondazione Gianni Pellicani con Fondazione di Venezia, Polymnia Venezia, Ive, Vega, Venis, Cgia di Mestre, Veritas, Autorit Portuale di Venezia, Ente Zona Industriale di Porto Marghera, ed sostenuto dalla Soprintendenza archivistica per il Veneto, dalla Regione Veneto e dal Comune di Venezia.
1951. Operai al lavoro nel feltrificio Anni 30-40, operai e un varo al Cantiere Breda

bri, i suoi scritti, unidea di citt, di politica, di Paese. Poi venne Immagini della politica veneziana, e i cittadini aprivano i cassetti di casa, gli album di famiglia, per consegnare unimmagine, fermare un momento, diventando tutti protagonisti della nostra storia. Oggi, arriva larchivio dellimpresa, il focus naturalemente su Marghera. Il sito (www.albumdi venezia.it) porta larchivio fuori

dallarchivio; viaggia su una piattaforma compatibile con ogni sistema, si fa agile per mostrarsi e offrirsi. Gli archivi gi integralmente accessibili sono il Fertimont e quello di Gianni Pellicani; 19 sono i fondi fotografici, altri tre (tra cui quello di Montefibre) saranno pronti entro lanno. I numeri sono gi impressionanti: 4 mila le foto fino a oggi raccolte, oltre mille quelle gi catalogate e consultabili on line: la crescita

esponenziale, entro due mesi saranno duemila. Ma sommando alle fotografie i libri e i documenti, sono oltre 25 mila le voci raccolte, catalogate e fruibili. Tutto ordinato in appena tre anni. La potenza dellArchivio tale da saper trasformare anche la cronaca in storia: e larchivio di Valter Vanni, prematuramente e recentemente scomparso, far parte di questo grande serbatoio perch

quando ancora lidea di andarsene non lo sfiorava, Vanni gi lo aveva destinato. Un simile lavoro pu decollare per limpeto di uno la Fondazione Pellicani ma vive solo grazie alla sinergia e allunit dintenti di molti: la competenza della sovrintendenza ai beni archivistici del Veneto, quella informatica di Venis, il sostegno del Comune e della Regione tra gli altri. E proprio la Soprintendente

ai Beni Archivistici del Veneto Erilde Terenzoni sottolinea come il progetto abbia un forte carattere di innovazione perch oltre a enti privati mette in rete le istituzioni che si occupano del recupero e della conservazione di complessi archivistici: E unimportante testimonianza della sensibilit nel racconto della memoria da parte dei soggetti sottoscrittori che auspico possano aumentare di numero. Di grande importanza anche per le scuole, che ora potranno usufruirne in modo pratico e immediato, larchivio informatico naturalmente figlio di un archivio cartaceo che nel frattempo si va accumulando nei locali di Rione Pertini messi a disposizione dellamministrazione comunale. La velocit di accumulo di materiale tale che non c mai scaffalatura sufficiente: ma il Comune assicura che far del suo meglio per provvedere. In tempo di crisi, si capisce, anche la memoria pi al sicuro in un clic. Anna Sandri
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Montefibre, lItalia cambiava pelle


Quando una giovanissima Maria Giovanna Elmi portava il Leacril al Carosello
Ci vorr del tempo, perch il materiale tantissimo e il riordino appena iniziato, ma lArchivio promosso dalla Fondazione Gianni Pellicani si arricchisce anche dello straordiario fondo Montefibre: la dismissione dellimpresa avrebbe forse smembrato anche la memoria documentaria e fotografica, se non ci fosse stata larca dellArchivio. E stata la stessa direzione di Montefibre a donare parte della documentazione, prima della demolizione degli impianti nati nel 1959. NellArchivio finiranno il cosiddetto archivio tecnico che comprende, in 700 faldoni, 20 mila disegni tra lucidi ed eliocopie; larchivio del Laboratorio Ricerche, con quaderni di studio e copie di brevetti; larchivio amministrativo, larchivio dellufficio del personale, larchivio del Consiglio di Fabbrica, con importantissime testimonianze sulle vertenze sindacali che possono gi essere da oggi considerati materia di studio. Di particolare fascino poi il fondo fotografico: tra le tante immagini, ci sono quelle scattate subito dopo i bombardamenti, ci sono volti di operai, momenti della lavorazione. E ci sono immagini dimenticate, di quando la Montefibre, che produceva tessuti sintetici e dunque rappresentava la seduzione del contemporaneo e del moderno, si prestava a essere set di un servizio fotografico di moda, con le indossatrici in posa accanto agli operai, alle macchine, ai prodotti gi imballati. Erano gli anni in cui una giovanissima Maria Giovanna Elmi pubblicizzava al Carosello il Leacril, il tessuto delle meraviglie. Non basta: vengono raccolte anche testimonianze e videointerviste: parlano gli operai, gli impiegati, i dirigenti, coloro che in Montefibre hanno attraversato una vita professionale che non potr pi essere riprodotta, perch tutto cambiato e continuer a cambiare: la loro vita gi storia, quello che dicono ferma un momento destinato a non tornare. LArchivio ha documentato anche lo smantellamento degli impianti. Gi oggi parte del fondo fotografico aperto alla consultazione; entro lanno sar completato il riordino della parte documentale. (a.san.)
RIPRODUZIONERISERVATA

1965: Montefibre diventa un set, lindossatrice pubblicizza il Leacril

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Lettori: n.d. Diffusione: n.d. Dir. Resp.: Roberto Papetti

27-FEB-2012 da pag. 8

Lettori: n.d. Diffusione: n.d.


art

24-FEB-2012 Dir. Resp.: Alessandro Russello da pag. 9

CULTURA

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Lettori: n.d. Diffusione: n.d. Dir. Resp.: Alessandro Russello

24-FEB-2012 da pag. 9

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DOMENICA 4 MARZO 2012 LA NUOVA

Mestre

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E una giovanissima Maria Giovanna Elmi la testimonial del Leacril nel Carosello degli anni Sessanta Lo slogan fibra viva A destra una modella sul set in azienda a Marghera

come eravamo

1965, Montefibre si fa set per la moda


Leccezionale documentazione fotografica salvata dallazienda e oggi conservata dalla Fondazione Pellicani
di Anna Sandri
Il Presidente si chiamava Giuseppe Saragat, era il pontificato di Paolo VI. Il ct della nazionale era Edmondo Fabbri, il liquore chic il 18 Isolabella. Era il 1965. I bambini andavano a letto dopo Carosello, ma durante quel Carosello poteva capitare loro di vedere una biondina che non aveva ancora aureole da fatina una condanna al diminutivo e che pubblicizzava una cosa molto nuova, che oggi si direbbe trendy ma che allora, invece, faceva moda e si chiamava Leacril. Fibra sintetica, usciva da unazienda di Porto Marghera, nata come Acsa nel 1957, fondata dalla Edison sulla base di accordi con un'azienda statunitense, la Chemstrand, proprio per la produzione di quella particolare fibra acrilica e poi confluita nella Chtillon, e diventata infine Montefibre. Il Leacril avrebbe goduto di lunga vita e notevoli fortune: flessibile, impermeabile allumidit, resistente al calore, sarebbe stato scelto soprattutto per la confezione di biancheria intima, abbigliamento sportivo, costumi da bagno, pantaloncini, magliette. Ma, prima, era stato fibra privilegiata per capi anche eleganti. Da far conoscere, perch completamente nuovo sul mercato. Ecco allora spiegati i Caroselli con Maria Giovanna Elmi, ed ecco spiegato anche il set fotografico che nel 1965 viene allestito in azienda a Marghera, con bellissime modelle e gli operai coinvolti nel ruolo di comparse. C da far capire che sintetico bello, e qualche stylist (che allepoca non si chiamava sicuramente cos) decide di realizzare il servizio direttamente sul posto. Non si sa chi sia il fotografo: da considerare una fortuna che il fondo sia stato salvato, dalla stessa azienda, nellatto di dismissione di Montefibre. Oggi confluisce nellArchivio del Novecento curato dalla Fondazione Gianni Pellicani, fruibile da tutti. E a mezzo secolo di distanza, nel tempo dellimmagine compulsiva, il fascino di queste fotografie in bianco e nero magnetico. Ogni scatto il racconto dellepoca. La modella perfetta: eppure evidente che non alta. Ha la bellezza dellarmonia: bel viso, capelli acconciati, grazia, gambe perfette, stile. E gli abiti? Beh, potrebbero essere ripresi e usati anche oggi (li chiameremmo vintage), con quei bottoni rivestiti, le impunture, il taglio impeccabile. E di questanno la riscoperta della manica a trequarti e del guanto lungo: la moda un lungo giro che torna sempre al punto di partenza ma queste modelle (che per si chiamavano indossatrici) sapevano portare questi dettagli con uneleganza pi naturale, perch diverso era latteggiamento della donna, e chiaro era il concetto di eleganza come massima cura dei particolari. Cappelli impegnativi indossati con sublime scioltezza, tacchi capaci di moderare leffetto micidiale di quella lunghezza delle gonne appena sotto al ginocchio, capaci di stroncare anche le gambe pi flessuose. Sono foto che oggi non potrebbero essere scattate: quanti permessi e quanta burocrazia si metterebbe di traverso, per avvicinare lindossatrice ai 10 mila volt che tanto sembrano stupirla? E,forse, qualcuno potrebbe considerare politicamente poco corretto laccostamento delloperaio al lavoro con il cappottino da pubblicizzare. Questa signorina del tutto decontestualizzata posa in tacchi a spillo in fabbrica; dove lei incrocia come da manuale le gambe, oggi si potrebbe realizzare un servizio fotografico con le modelle in anfibi, cargo e contesto post industriale. Ma allora, era il 1965, il progresso era tutto da costruire: e queste foto in bianco e nero raccontano uomini e donne che il futuro lo vedevano a colori.
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Nel 1965 la Montefibre si trasforma in un set Per pubblicizzare la fibra Leacril arrivano le modelle e anche gli operai vengono coinvolti negli scatti

Eleganti e belle Sono le modelle degli anni Sessanta Leccezionale fondo fotografico di autore anonimo fa ora pare dellarchivio Pellicani

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