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t^''

ARCHIVIO STORICO
ITALIANO

TOMO TREDICESIMO

ARCHIVIO STORICO ITALIANO


OSSIA

RACCOLTA

DI

OPERE E DOCUMENTI

FINORA INEDITI O DIVENUTI RARISSIMI

RiSGOARDANTI

LA STORIA D ITALIA

TOMO

XI il

FIRENZE
(ilo.

PIETRO VIEUSSEUX, DiRETTORE-EniTORE


A! suo Gabinetto Scientiflco-Letterario

i847

^94^0/

t.

/3

t-i

y
\

Tipografia Galileiana

S.

A. IMP. E

REALE

IL

GRANDUCA
della

DI

TOSCANA
1846,

con sua Sovrana Risoluzione del 13


si

Febhrajo

degn ordinare
sottoscrtlo

che a spese

R. Depositeria

venisse

per Cento

Copie dei

Volumi

gi

pubblicati deir Archvio Storico Italiano, e che in egual

modo ne

sia proseguita l Associazione

tutto il

1847.

SOCJ

PATROCINATORI DELL' ARCDIVIO STORICO

ITALIANO

Sigg.

Marchese Cesare Alfieri

di

Sostegno

[di

Torino)

Marchese Commendatore Gino Capponi


Principe
Cavaliere

Don Tommaso

Corsini

Amadeo Digerinj Nuti


Vincenzo Giannini
;

Consigliere

Marchesa Marianna Ginori


Fratelli Conti Luigi e

Lisci, nata

Venturi;

Piero Guicciardini;

Principe d'Ottajano [Giuseppe de' Medici] [di Napoli);

Barone Bettino Ricasoli

Marchese Commendatore Cosimo Ridolfi;

Marchese Piero Torrigiani.

s^

(;iMiPiL\/io\E

munm

dell'archivio

storico

mum)

Elenco dei Compilatori.


BoNAiNi
(Professore Francesco)
vcrsil di Pisa.

Bibliotecario della

H. Uni-

Canestrini

[Giuseppe].
(Professore Pietro).

Capei

Capponi

(Marchese Gino).
(Professore Francesco) Bibliotecario della Mediceo-

Del Furia

Laurenziana e della Marucelliana.

Gar
Celli
Milanesi
NiccoLiNi

[Tommaso)

Bibliotecario della Universit di Padova.

(Abate Tommaso) Bibliotecario della Magliabechiana.


[Carlo).

(Dottore Gio. Batista)

Segretario

dell'Accademia

delleBelleArti,eProfessore di Storia nella medesima.

PoLiDORi

[Filippo-Luigi).

Repetti
Tabarrini

[Dottore Emanuele).

(Avvocato Marco).

Direzione.
ViEussEux
(rto.

Pteiro) Direttore-Editore,

al

quale devono
il

dirigersi tutte le corrispondenze, e presso

quale

l'uffizio centrale della Compilazione.

Carlo Milanesi,
94

Segretario.

PARALIPOMENI
1)1

STORIA PIEMONTESE
DALL'ANNO i285 AL 6i7

DI

LUCIANO SCARABELH

Volume Unico

FIRENZE
*;.

P.

VirUSSEUX

DlRETrOnE-EDITORK

18

4 7

DI

ALCUNI DOCUMENTI
RACCOLTI
DAI.

MARCHESE FELICE CARBONE


PEK SERVIRE
ALLA STORIA DEGLI AMEDEI
DI

SAi\

TOMMASO

VI

VII E

Vili

SAVOIA

DICHIARAZ10]\E

LUCIANO SCAKABELLI

Arch. Si.

li. Voi.

Xm.

Al

LETTORI

iVliGLiOR conto non potrei rendere io di questo lavoro

che dando un brano


scritta
alla signora

di

una

lettera

da

Pietro Giordani
di Bisio,

marchesa Enrichetta Guasco

madre orbata del suo unico Felice marchese Garrone di San Tommaso, in data del 15 di aprile 1845; nella quale
discorrendo delle speranze che del giovane Signore
concepite
,

si

erano

e degli studii a

cui erasi
i

dedicato

anche

cenno

di quest'

opera formata sopra


,

documenti che mi
inediti

vennero trasmessi

e che

ho

dovuto riconoscere

per confronti lunghi e ripetuti


di

con quanto potei trovare


il

stampato nelle storie opportune. Diceva


:

celeberrimo

a'

letterato

il

marchese
benevolo

Felice di

San Tommaso -

con
suoi

saggio e

giudizio

avendo

riguardo
di

tempi e alla nazione italiana,

aveva scelto

spendere

il

meglio della vita


:

nella

cognizione e nell'uso della


,

storia
u

e tra le parti d' Italia eleggeva


,

com' era conve-

nevole

il

suo Piemonte che


in

e nella serie de' tempi quei

non

pochi anni

Italia

ampliarono e stabilirono la

potenza de' conti Savoiardi. La quale per molte generazioni in pi di tre secoli, dal quinto

Amedeo

al

primo

Carlo

t(

Emmanuele
e

fu

necessariamente incomoda molto

a' vicini:

ora non alcuno cui paia soverchia, e non

la

desideri

maggiore.

Era
di

suo

primo
le

intendimento
azioni dell'ot-

ff

(com'egli a

me
il

scriveva)

comporre
la

tavo Amedeo:

quale occup

primiera met del secolo

quintodecimo;

primo ebbe

da Sigismondo imperatore

12
(<

AI
titolo d

LETTORI
1

Duca
;

Savoia; raccolse in s

domin sparsi

della ramiglia

primo

de' suoi fu potente e temuto doil

minatore
segli

in Italia.
la

Ma

marchese poich vide scoprirorigini e


il

(<

che

grandezza acquistata da quell'astuta e fortule


i

nata ambizione traeva


,

mezzi da quattro
;

predecessori

che travagliarono
di

secolo decimoquarto
la

conobbe necessario
loro
;

rinnovare ed illustrare
;

memoria

incominciando dal quinto Amedeo


si

che primiero

de' suoi

procacci

il

titolo di vicario imperiale;


all' Italia
;

nome

troppo

lungamente

dannoso

ma

a lui e ai

successori pretesto assai utile di aggrandirsi, opprimendo


e di
i

qua e

di l dall'Alpi

ora con forza ora con frode


accorti.

vicini o pi deboli o

meno

E
si

cos lo spazio
distese d'anni

((

istorico disegnatosi dal

San Tommaso
e

circa centocinquanta
e suoi figliuoli
degli

e di sette principi;

Amedeo
il

quinto,

Odoardo

Aimone,

il

sesto e

settimo
figliuolo

Amedei
Il

sino ai principii

di

Ludovico

dell'ottavo.

pi lungo regno di questo


le
,

Amedeo,

e in

pi dilatato dominio, e
la

pi straordinarie ambizioni, e

u
((

gli domandavano pi copioso Aveva oppresse le repubbliche subalpine, e fattosi vassallo il marchese di Saluzzo. Due vicini gli rimanevano di qua dall'Alpi, l'uno debole

scena del falso papato

e pi accurato discorso.

cui avrebbe voluto spogliare del tutto

il

marito della

sorella; suo genero l'altro, forte e iosidioso; col quale

bisognavagli operare

di forza.

1' astuzia che supplisse al manco La debolezza del Monferrato paese largo e
,

fertile

era difetto del marchese

non era merito

del

Duca
del
si

di

Milano

la forza del
il

ducato,

ma

da quella parte

pot

poco allargarsi
genero
:

piemontese. Sperava nella morte


tra' vivi.

chiedeva una donazione


i

Quanto
al

faceva diversa per

secoli seguenti la fortuna d'Italia,

se Filippo consentiva

che

la

sua

eredit

andasse

suocero
dente
,

Ma

era serbato a un
,

suo tardissimo discen-

dopo trecento anni

acquistarne bellissima porle

zione: al quale

non

la

diedero

povere

agitazioni

, ,

Al
i<

LETTORI
Spagna
Francia
il

13

d'Italia,

ma

grandi movimenti d'Europa, contrasti di


di
;

ti

Germania

d' IngiiUerra di

me-

scolarsi ne' quali era divenuto

suficiente

successore

dei Conti di Savoia

fattisi
i

re.
;

Tante inopinate mutache

zioni di cose

volgono
,

tempi
,

d'

impedire
!

dato air

uomo

di

tardare
,

di anticipare

Non potevano mancare


compilatore
di

n mancarono, molti isto-

rici ai
il

Signori del Piemonte: e tutti questi doveva leggere

nuova

istoria

n leggere

solamente

ma

compararli; e studiare di conciliarli insieme, e ora


coli' altro,

correggere l'uno

ora supplire. Se non che

assai cose furono ignorate


,

da

quegli

scrittori
il

molte

dissimulate

molte

alterate. Inoltre voleva


(

marchese
)

dare

la storia

non
,

come

per lo pi

si

data
,

solale

mente

de' principi

ma

ancora de' popoli

che fanno
di

spese a'principi; e
f<

mostrare quel che di bene e

male

ebbe dai loro signori.


pace

perci non poteva contentarsi

dei

pretesti e dei successi delle guerre, e dei negozi di


:

ma
,

le

leggi
de'

1'

amministrazione
,

le

prosperit e
la

le difficolt

commerzi

l'

incremento o

povert

delle Arti

il

variare in meglio o in peggio de'costumi,

delle opinioni, delle


usanze, erano subbietto necessario

delle sue investigazioni.


il

Per

le

quali cose, e a rimediare


,

biasimato silenzio
,

degli

scrittori

ed

emendarne
di

falli

si

diede con diligenze infinite e spese non leggieri


,

a cercare nelle librerie e negli archivi d' Italia

Sa-

vola
di

di Svizzera quantit d' atti pubblici e domestici di

croniche,

memorie,

di

lettere,

delle quali fece

copie di sua

mano
,

assai, e molte
in

col suo denaro. Di


,

tutti gli autori o

o stampati o

penna
;

che aveva
le

letti

voleva leggere

tenne registro

cos di tutte

carte

gi trovale, e de' luoghi e tempi


gli

loro; e di quelle che


,


<

restavano a ricercare. Suppellettile varia

immensa

pu dire spaventosa; nelT adunar la quale fu parecchi anni occupato. ben da credere che di tanto raccolto,
e
si

e di

quanto

era da

aggiungere

avesse formato nella

<(

AI

LETTORI

merile l'edificio che voleva fabricarne;


Iclineato disegno;
il

ma non

lascionne

quale rimane a imaginarsi per con-


'(

gelinro da quel tanto di materia che ci lasci.

La quale
utilit

per onore debito


degli studiosi
al
,

al

raro giovane, e per

comune

assai conveniente

che

sia partecipata
si

((

pubblico

e per tal

modo

ordinata e digesta che

possa vedere

come

la

pianta e un poco di prolfilo della

fabrica da lui meditata.

La distribuzione

l'

armonia

'(

delle parli, gli ornamenti estrinseci ed intrinseci, sa-

((

rebbero
finire
l'

1'

opera stessa

per la quale non possiamo delu


;

f<

intendimento
11

di

e troppo

manca
la gi

della ne-

cessarla materia.

il

mettere in rilievo

preparata

pi

condegno
vi

monumento a perenne memoria

dell'

ottimo Signore.

voi degnavate di tale ulcio chi


il

meritamente
e

pareva

pi

amante
lui.

del fgliuol vostro,


io

sapevate molto amato


a
s

da

Ma
,

era del tutto

insuflciente

faticosa impresa
difetto

la

quale per non


vi

doveva per mio

mancare.

proposi

anzi


'(

raccomandai
perch
d'

d confidarla al signor

Luciano Scarabelli
:

del quale ero sicuro

che

dovreste trovarvi contenta


tali
,

intelligenza e pratica in

esercizi

ha pro-

vato di non dover cedere a nessuno


attivit

e di maravigliosa

non so
il

quanti

se
:

gli

potessero paragonare.

'(

Io vi presento

suo lavoro

pel quale

non voglio du-

bitare del vostro gradimento, n temere la sentenza dei

'(

pochissimi competenti giudici. Voi dovrete essere aCTet-

((

luosamente grata
compilatore;
il

alla

nobile verecondia dell'abilissimo


in s bella

quale non ha

occasione cercato

((

r onor proprio,
e cos riferisce

ma sempre
sempre
il

la

gloria del nostro Felicino;


i

tutto a lui, che


sol

lettori

non

abbiano a dimenticarlo un
di

continuo sentirsi obbligati.

momento; a lui debbano Io per mia parte lo rin-

grazio di aver potuto e voluto pagare per

me

questo

sacro debito
ero potente
;

al

quale non ostante

il

gran desiderio non

e lo ringrazio di

non aversi nulla usur:

pato della gloria del

nostro

carissimo

di

cui la pi

AI

LETTORI
si

15

bella e
libro.

durevole

gloria
il

poser e (onder io questo


,

Questo correr
Il

mondo

questo
si

all'

et future

passer.

s'
il

resto

di

Felice

Garrone

dilater

meno

involger nella nebbia de' tempi

suo accorgimento

l'

industria

il

fervore la costanza

la pazienza

negli studi istorici

saranno perpetuamente
stranieri, dai

ponderati eslimati,

dai
,

nostri e dagli

presenti e dagli

avvenire

che studieranno questo vodi quell' indole generosa,


facili

lume

non senza ammirazione


la

che antimise fatiche severe e solitarie ai


che l'et fiorente, e

piaceri

((

fortuna signorile e la universale

graziagli proponevano. Ora non dovr parere indiscreto


nel profferir cosa
il

c(

la

quale

sar

di

stupore altrui

vivente
ft

figlio

sarebbe stata quasi di spavento al


Confesser

li-

moroso amore materno.

che non avre'

io

stesso

interamente conosciuto a qual peso tremendo era

sottentrato, se

non avessi veduto


,

lo Scarabelli,

vigoroso
fa-

uomo

e nel forte degli anni

e tolerantissimo del

ticare

(

appena aver potuto


di ore
,

in quindici
e

mesi, n spensedici ogni d


,

dendovi mai meno


natasi da Felicino

dieci

spesso

compiere questo lavoro


.

piccola parte dell' opera desti-

Cinquecento e trentadue furono


rino

documenti copiati per

intero, o quasi, negli archivi di Corte e di citt in To,

in quelli
altri
,

di

Ginevra,
;

Berna

Losanna

Friburgo

Milano ed

luoghi

milaquattrocento

gli estratti

da

altre

carte scelte

e indici e titoli di atti a schiarimento de' pri;

mi

inedito quasi tutto


,

per

meno che mezzo

centinaio

noto

ma non

bene dichiarato.

Ai quali ho potuto agin quello

giungere qualcuno trovato nell'Archivio Mediceo e


delle

Riformagioni di Firenze, atto a schiarire opportunafatto.

mente pi che un
ordinata
,

Tutta questa suppellettile ho cos


la parte

che serva a rappresentare

nuova che
ser
utili

dovrebbe entrar nella storia del Piemonte e della Savoia,


dal principiare del secolo

XIV

a pi che

la

met del

colo

XV

quasi paralipomeni indispensabili non che

, ,

IG

Al

LETTORI

a chi vorr scrivere la storia generale. Perocch sino ad

ora certi
principato

tratti
,

non vollero segnare


,

gli

storici

di quel

o non poterono
il

che assolutamente bisogna

per sapersi

vero. Alla composizione delle quali


dell' edito

memorie

non mi sono servito


e

che

appena per legarle

ben

si

vedr dalle citazioni che ho messo ad ogni poco

a pi di pagina.

Questa esposizione ho diviso in capitoli quanti


getti, e le

sog-

epoche, e per comodit


si

di chi legge e perch


d'

mi parve che

dovesse in lavoro
la

illustrazione tanto

meno aggravare
Pi che
schietto;
le

pazienza del lettore quanto maggiore


la

considerazione richiedeva

materia.

mie opinioni
agli
atti

onde

io

ho amato il vero netto e non feci commento pressoch


soltanto dove
,

ninno, anche per rispetto alle cure del Garrone, del quale

ho dovuto immaginare

le intenzioni

mi

fu

necessit richiamare le condizioni de' tempi


ristato

non mi sono
avevo

dal rappresentarle

siccome mi apparivano e secolle notizie che

condo mi sembravano concordare


alle

mani.
Io

non ebbi per

me nluno
,

scopo fuor quello di onorare


al

il

marchese Felice Garrone


;

quale mi sentivo legato di

gratitudine

e di servire

all' illustre

uomo

del Giordani

da cui riconosco molti

benefizi

morali e materiali. Gi

non ostante non penso di far fallo alla modestia dicendo che credo non inutile questo lavoro n alla storia della Gasa di Savoia n alla storia d' Italia in generale con
,
, ;

ciossiach

morto

il

Garrone che voleva usare dei docutanto facile chi traesse in luce
il

menti

non parve pi

contenuto.

Ghi poi fosse


leggete
,

il

se vi piace
la

Garrone, e come elevato a tali studi, la breve memoria che quivi sue
,

cede, e

mia diligenza gradite, o

gentili,

e state sani

Luciano Scarabelli

NOTIZIE

VITA

DI

FELICE GARRONE
DI

MARCHESE

SAN TOMMASO

La progenie

dei

Garrone antica e

nobile.

Chi

legge Sa-

muele Guichenon impara che discendono


nel

dai Signori di

Meyrien
fatti

Bugcy
si

fedeli ai

conti di

Savoia. Notizie di

singolari

non

hanno

di loro insino a Giovanni carissimo a Carlo HI,

ma

figliuoli di

lui

sono grandemente lodati per


:

fatti

d'arme.
,

Entrarono
Carlo

al ministero dello stato


il

un

altro

Giovanni

che da
de

Emanuele

Grande ebbe
;

in

feudo San

Tommaso

Coeur e
titolo di

Buttigliera

Guglielmo Francesco, che primo


San Tommaso;

ebbe
a

marchese

di

Carlo Vittorio, che

giudizio dell'ambasciatore Foscarini fu


fra

uomo
,

di

raro talento
insignito
,

quanti n' avea a

suo tempo
;

1'

Europa

e fu

del

gran collare deWAnnunciata

Giuseppe Gaetano
,

Angelo Madi
,

ria primo scudiere di Savoia


dine supremo.

cavalieri

amendue

quell'or-

Teodoro

fu cavaliere di gran

croce
(

auditore

generale di corte, e Alessandro di lui figliuolo

nato nel 1779,

ammogliato

colla

signora
)

Enrichetta

Guasco

de'
al
3

marchesi
Consiglio

di
di

Bisio d'Alessandria

auditore per Napoleone


XIII.

Arch.St.It. Voi.

18
Sialo in Parigi
polizia di
,

NOTIZIE DELLA VITA


poi ricusalo
,

l'

officio di Direttore

generale della

Toscana

quivi intendente generale del tesoro e


indi rovesciato l'impero di

mae,

stro dolio ricliipstc

Bonaparle
i

fu del

mandalo commissario
Piemonte
r Olanda.

del

re

Sardo

chiarire

credili

verso

la

Francia e ministro plenipotenziario presso

Dal marchese Alessandro e dalla signora Enrichetta nacque

Felice
palazzo

il

4 d'agosto 1811 in Firenze, levato da Elisa Bonaparle e


Felice

al

sacro fonte nel


,

Pilli

Raciocchi
di

battezzato

dal cardinale Zondadari. e tanto crebbe nel

Fa

tanta la bellezza

qucIP infante
,

primo anno che Elisa ne innamor


di

e Ca-

nova preselo a modello

un amorino

alla bellezza

parve

minore l'ingegno che


giovevole.

una generosa
intendeva
il

educazione avrebbe reso

E
a
la

bene
i

v'

padre del quale era opinione


utili

che ad allevare
si

fanciulli cittadini

uomini

assennati

dovesse

buon tempo con


natura delle cose

dilettevoli
,

modi

innamorarli del
la

conoscere
ziono di
e
i

la

composizione e

fabbricai

tutto che bisogno, utile e


,

comodo

alla vita,

diritti

doveri di ciascuno

la

forma delie famiglie


coli'

e delle societ

e via via crescendo

coli' et e
;

ingegno,

la

materia

lo

studio delle

cose positive

che valessero a far loro

concepire
,

idee nette e molte a sviluppare


(crescere

un

criterio fino e sicuro

e a
in

con ci

il

capitale della lingua


le

materna per potere


le

ugni occasione trattare

cose

proprie e

altrui

con ispedia

tezza e prudenza. In tale pensiero intendeva egli

stesso

cu-

rare la mente

del figliuoletto

sperando che
,

fatto

uomo

ninno

pi di lui sapesse del viver civile


del vero

ninno pi

di lui
il

fosse dotto

bene comune.

Ma

a'

29

di luglio
,

1816,

marchese

Alessandro essendo in Parigi mor


in

il

vispo garzoncello cadde

male mani. Prima ebbe a maestro un prete piemontese poi


i

a curatori

Benedettini di Parma. Se la
ei vi

madre presto noi

tol

glieva da quel collegio

moriva di dispetto e di noia. Di

DI

FELICE CARUONE
la

19
primiera sereil

messo
nit
.

alle scuole in
il

Torino parve ripigliare


allo studio
,

primiero amore

ma un

caso disgustoso

ritrasse per

sempre

dalle scuole

mentre era sul pi bello


da alcuni
il

de!

bisognarne.

Un

fallo

era stalo

commesso
,

compagni
n
il

della scuola cui egli frequentava


fetto

e n

maestro

pre-

avevano potuto conoscerne

1*

autore. Avrebbe voluto prugli

denza che non se ne inquisisse tra


per purgare un' accusa vagio ogni
gl'ipocriti e
rispetto al
;

scolari

se gi

non era

conciossiach sempre odioso e mal,

denunciatore
i

e lo spionaggio forma nella

societ

traditori
la

ma non

avendo quegli educatori alcun


per
cui
i

rompere

fratellanza amorevole

cuori

schivano eziando

le offese
,

involontarie,

pigliarono ad interroil

gare or

r uno or V altro

ed insistettero presso

Garrone
fatto

che
spe-

secondo loro giudizio doveva sapere qualche cosa del


cialmente
ligiosa.
il

napolitano Manera direttore della congregazione real

Risentissene l'anima generosa del giovinetto e volto

gesuita con fiero piglio:


nistri di re,

I miei antenati, rispose,


,

furono mi

non

spie di frati

e ito a casa disse alla

madre

io

non andr pf
seppe resistere

a maestri che vogliono avvilirmi.


ali'

La madre non

impeto

di

quello sdegno ben ragionevole, e


,

quando
che

ci si

decise di viaggiare per Italia


fosse

condiscese sperando
e
fu

inutile

non

una

tale

sperienza
,

bene

ch'egli

rimpatri innamorato dello studiare


in desiderio di riuscire utile
al

in

tentativi di

scrittore

suo paese. Le descrizioni della

Festa di Santa Rosalia, e dello Spedale dei pazzi in Palermo,


delle

Catacombe
;

di

Palermo

e di

Roma,

della

Grotta azzurra
,

di Capri

la

Pellegrinazione dai colli astigiani a Savona

e la

traduzione della Descrizione di Sorrento del signor Deune-Baron

stampate dal
scrivere.

Silvestri

sono

di

que' tempi

suoi

primi saggi

di

Nel 1832 rifece

il

viaggio

pass
e

l'inverno

in

Firenze:
,

quivi cominci a leggere storie

trattati di

filosofia

in

che

20

NOTIZIE DELLA VITA


in

dur quindi due anni

patria. Poscia part per Parigi e per


,

Londra. Ivi rinunciando ad ogni festa

ad

ogni

sollazzo

tra-

scorreva dal parlamento o dalle camere alle piazze, alle

fab-

briche,
liplici

ai

fondachi, alle officine per acquistare colle idee molcose


,

delle

la

facilit

dei

linguaggi

tanto
il

impar

dell' inglese

che

tornalo in patria e ristampato


,

libro raris-

simo

di

Giuseppe Barelli

Raccolta dei modi di dire o dei Diadegli


scritti

loghi famigliari
di quel bizzarro

non compreso nella raccolta che

uomo

erasi fatta nel

1822, pot ridurre con


alla correzione
,

molta lode l'ortografia inglese del 1775


in
di

mezzana
Walker,

che furono

di fresco dati
.

vocabolari di Johnson

di

Boyer e

di

Nugent per rispondere


i

alle vive esigenze di quella


di

lingua dominante

maggiori interessi
fu

questa et.

Ricomparso a Torino

veduto posato
,

uomo

abile al fare.

Le sue

relazioni

suoi
la

discorsi

suoi

giudizi

chiarivano

quanto piena avesse


stato fruttuoso
il

mente

di pensieri utili e

quanto sarebbe
lutti

suo

ingegno.

Gli

auguravano
,

un' oc-

casione in cui potesse mostrare


la

quanto valeva

ma

egli

non

cercava

e confortato dall' illustre

cavaliere Cesare
filosofia.
,

Saluzzo

intendeva allo studio de' classici e della

Alessandro suo

padre aveva nelle poche ore


degl' impieghi
,

di

riposo

rimastegli dalle cure

comincialo a scrivere un dotto commento sulla


;

Farsaglia di Lucano
al

molte note aveva steso

in francese e sino

quinto libro
,

egli

compresone
solo
,

il

valore fecene
tulli
;

soggetto

di

sludio

non per s

ma

per

e tradottele e

rior,

dinatele ide di

comporne discorso

d'analisi per ogni libro

continuare egli stesso, pel resto del poema, una eguale


In quella apparve V opera del Nisard
;

fatica.

ma

conciossiach parve
il

severo troppo e qualche volta ingiusto verso


di

poeta

assunse

porre e questi e lui innanzi alla critica


studiosi
,

e facendosi

compa-

gno a giovani

condurli a meditare sulle sentenze e ad


bel-

applicarle allo stalo della societ attuale, a distinguere le

DI

FELICE GARRONE

21

lezzo artistiche, e riconoscere per raffronti di molti passi d'altri

autori

come Lucano

sia stato imitatore felice de'

sommi quando
si

non volle essere originale; ed originale inarrivabile quando


lasci trasportare dal genio.

Compiuta l'opera desider ed


,

ot-

tenne che fosse da illustre

giudice riveduta e corretta

Pietro

Giordanici
mirata,
s

quale conosciuta allora e poi per molte prove

am-

la

bont dell'ingegno e del cuore del giovane cavaliere


l'

ardentemente

am

che

per

molto tempo non pot darsi

pace d* averlo perduto. Quelle Considerazioni sulla Farsaglia di

Lucano videro poco dopo


libro palesava
frutt al

la

luce in Torino, e perch


del

un

tal

un merito sconosciuto
Felice oltre alla
lode di pio
le
,

marchese Alessandro,
colto e

marchese
la

fama d'ingegnoso
Io

perspicace anche
citt,

che

pose in riverenza nella


di

dopo che ebbe

congratulazioni

Carlo Alberto

re

compiacentesi che nella nobilt piemontese fra tutte


illustre e studiosa, egli di

le italiane

stirpe nobilissima

nou solo non de-

generasse da' maggiori

ma
,

tentasse di crescere al
il

nome

ed a!

sangue

con

istudii egregi

decoro.

Quelle

lodi gli

furono sprone a comporre un libro per cui


:

da qualche

tempo raccoglieva note e documenti


Vi
si

le

Tavole
di

genealogiche della Casa di Savoia.


proposito, e

pose attorno

forte

mentre doveva essere un omaggio

alla casa di Savoia

graziosa al Carrone, divenne documento di riverenza del mar-

chese Felice al re del quale ambiva pi degnamente meritare

la

stima. In esse Tavole, per la cura diligente nella ricerca dei docu-

menti, e
diti
s'

la critica

buona

in

correggere

occhi scrittori, gli eru-

trovarono argomento vasto


le diverse

di congratularsi coli' autore. Ivi

incontrano tutte

epoche
i

della

storia di Savoia

brevi sunti

della vita di lutti


;

personaggi della

casa
la

che ne

furono

attori

perch non basta conoscere


si

cronologa
si

de' principi, di cui

vuole studiare
loro

li

storia se
,

non

cono-

sce

anche

quella

de* principi

vicini

di

que' sovrani

22
co' quali

NOTIZIE DELLA VITA


hanno avuto
frequenti
i

grandi

relazioni

pose

quest'
tizie

uopo nella sua opera

sincronismi.

E quanto

alle no-

storiche le ristrinse e limit alle pi notevoli o

meno

sa

pule, o recentemente scoperte, perch le altre erano gi stato

diffusamente, e da molti,
chiarezza dalle storiche

narrate , separando per maggiore

le notizie

genealogiche e

le

diplomati-

che. Cos la generazione de' reali gi


fu

prima

intricata e confusa

molto distintamente disposta


tutti
i

ed abbastanza di luce batte

su

soggetti pi illustri e sugli

avvenimenti pi grandi

del regnar loro.

Intanto

quel

virtuoso
:

uomo

del

Gazzera insinuavagli
di

un

concetto altissimo
dei

la

composizione

una
di

storia

degli

Ame-

VI, VII e Vili da cui la


,

monarchia

Savoia prese gran

dezza

solidit e splendore.

Animoso

il

giovane frugava negli

archivi e fortunato

accumulava note,

estratti,

documenti,
e
ivi

me
mol

morie; vedeva indispensabile andare


liplicare
le

in Isvizzera

cure

faceva le valigie e partiva.


il

De-la-Rive e
di

Mallet, Sismondi e De-Candoile, Sordet,


lo

Barone

Gingins

aiutarono d'indicazioni e

di consigli

a Ginevra, a Ripaglia,

Losanna

Remy

gli fu

guida a Friburgo; a Berna, Wurstemla

berger colonnello che allora meditava


di Savoia,
il

storia di quel Pietro


la libert,

quale, non ostante

il

suo favoreggiare
,

ebbe poca fortuna da chi doveva procacciargliene


cessit che
di
le
si

onde fu ne-

tenesse contento delle benedizioni dei montanari


tuttava

Vaud che

dopo cinquecentosettant' anni memorano

sue gesle gloriose. La messe fu abbondante e preziosa (n

per s solo, o pel suo lavoro raccolse,


re,
il

ma

per

gli

archivi del

quale degnato avealo

di

commissione onorevole); pure


a' privati,

non ancora parendogli a sufficienza, ne domandava


ai capitoli, alle citt.

Era uno scrivere

un pensare continuo;
la

una
suo

fatica

assai

grave;

troppo grave per

costituzione del

fisico delicatissima.

DI FELICE CARR(3NR
Si

23

aggiungeva che qualche anno innanzi era stato noiuiuato


di

dei

Decurioni delia citt

rorino, onoro ambilo da molli, ser-

bato a pochi. Quel magistrato civile ha privilegi antichi, intatti


dalla regia autorit
;

indipendente da ogni imperio nelle de-

liberazioni, nelle operazioni, nella scella istessa de'


lo
i

membri che
citt

compongono

il

voto libero, libero l'ufficio.

La

merc

decurioni provvede a bisogni proprii assolutamente, mantiene


i

gelosa

proprii diritti e le prerogative, rinfoca lo spirilo vividi civilt.


I

tcalore

decurioni sono

padri del popolo,

capi

della famiglia cittadina. In quel posto aveva accettato di curare


la

ragioneria del
si

Comune,
la

e di vigilare

alle scuole
;

primarie,

nelle quali

prepara
si
si

morale del popolo

perch gentile

e cortese non

negava a nessuno, e perch geloso dell'onore


ristava dove
gli

comune non
tanto era
sentiva
il

pareva

che

il

muoversi valesse
gli
si

da fare che
di

stava addosso che non


;

con-

un momento
di

tregua

oltrech fu amministratore del


poderi, e capo all'Ac

Comune

Sommariva dove avea molti

cademia Olarmonica d'Alba; e anche per loro non ozioso, u


pigro. Anzi di questa
si

prese officio grave e mirabile. Aveva

essa per istituto sonare e cantare, vantaggio e diletto sino allora


desiderato invano dalla regale Torino;

ma

non parendo

al

Car-

rone gran che aver lode in cosa


di

la

qual richiede maggior virt


si

persona che d'intelletto, con nobile orazione propose che


e dalle lettere

cercasse pi degna gloria dalle scienze

tanto lun;

gamente durevoli quanto


infervor
i

momentanea

la
l'

musica fugacissima
,

soci a leggere e a volgere

ingegno a Glosofia
,

storia, a scienze naturali ed

economiche per dirozzare


pii

instruire

migliorare

il
i

popolo, farlo

virtuoso,

meno

infelice.

Verso
aversi

treni' anni

qualche
egli

attacco di gotta
fece caso;
li

ammontilo

di

rispetto,

ma

non ne

si

successero con
I

pi frequenza e pi gagliardi: ostinato


gli

disprezz.
darsi

medici,

amici

il

consigliavano a riposare,

ad un sistema

24

NOTIZIE DELLA VITA


temevano: inutile; per

dietetico rigoroso; vedcvanlo smagrire,

non mancare a nessuno, che


cava da Torino a

si

aspettava bene da lui, caval-

Sommariva

da Sommariva a Torino

cor-

reva dalla casa al palazzo della


biblioteca; e se in casa
gli amici,

citt, all'archivio di corte, alla

era, sui libri, sulle carte; se presso

per trattare del meglio del Comune.


il

Ma un
la

che

fiero

vento spirava, ed essendo


si

novembre (1842)

stagione

gelava, recare

volle a quella sua villa per essere la

domane

ad Alba dov'era

aspettato per

festa

solenne

dell'Accademia.

Lo prese

la febbre,

ma
;

noi rattcnne. Tornato a Torino fu coil

stretto di porsi a letto

medico parve persuadersi che

il

male
retro-

fosse di febbre
cessa.
le

terzana

ma

poi sentenzi eh' era gotta

Fu

irremediata. Felice Garrone a' 23 gennaio 1843 verso


si

undici del mattino

atteggi alla sembianza dei di in cui

sano e

lieto stava tranquillo


la

ed attento

ai nobili parlari de' savi

che frequentavano
gli
si

sua casa.
;

Un

leggerissimo e soave sorriso


di

era posto sulle labbra

pareva gioisse dentro s


Felice

qual-

che piacevole meditazione ....

Garrone non era pi.


al

La
in lui

nuova

di

quella morte commosse


;

pianto molti che

avevano avuto un sostegno


dalla
ai

e allora apparve cosa igno-

rata persin

madre
colpiti

che Felice era stato beneficiente e

largo di aiuti

dalla sciagura.

Testamento non lasci

fuor quello che di quattordici anni aveva scritto in favor della

madre

n di s, n delle sue cose dispose per nulla.

Cos rimasero le carte senz'ordine, e se apparve un'idea


di quello

che fare volesse fu dalla natura

di esse, e dalla

po-

stura de' ricordi.

Oltre

le

cose gi dette,

si

hanno
:

di
il

lui alle

stampe, e racri-

colte nel citato

volume

del Silvestri

Saggio intorno alle

voluzioni
del secolo

della

filosofia dai
la

tempi

di

Talete

sino al principio

decimonono;

Vita di Bona sorella di

Amedeo IX;

l'Orazione all'Accademia d'Alba;

l'Elogio di Gaspare Roget

DI
di

FELICE CARBONE
in

25
l*arigj,

Cholcx collega

di

suo padre nel 1815

poi

minidi

stro dell' Interno in

Piemonle
;

la

romantica avventura

Ga-

leazzo Maria Sforza in Susa

le

Notizie degl' istituti di benel-

cenza di Torino
della

casi

strani di

Pepe Bonu famoso

bandito
,

Sardegna

e le orribili
di

sventure di Alba e Giuannicu

cose tutte fornite


morali.

pregi, quali storici, quali letterarii, quali

La madre fece coniare


per serbare e donare
[

dall' incisore

Ferraris una medaglia

ai dolenti

l'immagine del perduto amico,


il

nel diritto la testa in profilo, e per leggenda


le

nome

nel
:

rovescio,

parole dettate dal prefato cavaliere

Osare Saluzzo

Speranza

delle patrie lettere delizie

dellamadre m/c/ice mdcccxlhi);

quindi innalzare dal Caggini un magnifico


nel

monumento

statuario

cimitero, ad onore dell'amato ed amabilissimo figliuolo,


a'

esemplare

futuri nella riverenza ai maggiori, e nella carit

della patria.

<

Kv.cu.

M.

IT.

Voi. Xlll,

DICHIARAZIONE
DI

AIXUM
VI, VII E Vili

DOCUMENTI

PEIl

LA STORIA DEGLI AMEDEI


1)1

SAVOIA

CAPO
Amedeo V
La fortuna
agi' di

1.

Figliuoli.

Savoia riconosciuta nel risoluto attaccamento


i

imperatori contro

re di Francia.

Veramente era
le

interesse,

degl'imperatori che Francia non varcasse

Alpi

perci

necessario mantenerle antemurale un principe che senza rendersi formidabile all'

impero

fosse

abbastanza

forte per
i

impe-

dire un'invasione straniera in Italia. D'altra parte

Conti non

potendosi colle sole loro forze sostenersi pei lenimenti non vasti
,

e pericolanti in faccia a' vicini ardenti e inquieti


ligi

trovavano
all'

buon conto mostrarsi


ratore per
castella.

e rendere

qualche servigio

impeo

amore
fare

di protezione

di

qualche
la

dono

di

terre

anche pi rispettabile
il

casa di

Savoia

con-

tribu

grandemente

vicariato imperiale che per la prima volta

fu dato a

Tommaso

di

Umberto IH allorch
di

si

mise

alla testa

della lega dei

marchesi

Saluzzo e Monferrato, degli Astigiani


te-

de'Chieresi contra que' di Milano, Vercelli e Torino, che

Mievano

le

parti di

papa Onorio contro l'Imperatore: per cui


armi e danaro dalle
citt e

ebbe

diritto di richiedere

dai

si-

gnori dipendenti dall'impero; e quindi occasione


assicurarsi la signora nel paese di

modo

di

Vaud

e nella citt di Morat

28

DICIIIAKAZIONK DI DOCUMENTI
la
di

che aveva presa dopo


dalorc
i

morte
Berna
che
,

di

Berloido

di

Zaringhen londi

di

Friburgo e
l'

e la

compera

Giamber

doni che

Imperatore avevagli
,

fallo della sovranit in (hieri

e del luogo di lesiona (1)

la lega

anzidetta aveva distrutto

dove poi sorse Moncalieri.


Il

sig.

Dalla nelle sue lezioni di

paleografa

dice

che

i!

principe
e

Tommaso
dell'

fu crealo solamente vicario

dell'

Imperatore,

non vicario

impero o imperiale

e non

cita

che

1'

atl

delle franchigie
intitolato
:

concedute nel 1226

alla citt di Marsiglia

dove

yicarius in

Lombardia domini Federici per Dei


,

gratiam romanorum

imperatoris

e finisce per dire


(

che

il

di-

ploma
poggio

di
)

concessione del vicarialo

solo

titolo

di

sicuro

ap-

non

si

ancora rinvenuto.
,

Veramente

altro
:

W vica

riato dell'impero

altro

il

vicariato dell' Im,peratore

quello

perpetuo,

questo a vita del sovrano.


asserire che
,

Ma
e

con

quell'atto solo
il

non

si

pu con certezza

veramente

principe
s'

Tommaso non
lasse vicarius

fosse \\cdiX'\o imperiale

non piuttosto

intilo-

domini Federici per riverenza pubblica


Dalla accorda
il

al

suo

signore.

il

vicarialo imperiale alla casa di


il

Savoia che in

Amedeo

VI.

Ma

manoscritto storico trovato fra


,

Je carie del conte Monlagnini di Mirabello

e gi citato in nota,

accenna a
di

Tommaso
se

quale a Vicario imperiale con affermazione


,

egual nomina in

lascia

dubbio

Amedeo V del 1311 mentre il sig. Dalla Amedeo fosse creato vicario quell'anno o l'an,

tecedente.

vicario imperiale

e non dell' Imperatore lo dicono


la Storia

alcune memorie del gesuita Monod rimaste inedile per


di
il

Ginevra

(2), le quali
il

similmente assegnano per quell'ufficio


Dalla lascia dubitare della propria sen,

1311. Oltrech
;

sig.

tenza

perch avendo scritto a pag. 156


di

che

il

vicarialo per-

petuo non cominci pei conti

Savoia

che

in

Amedeo
il

VI,
reg-

soggiunse a pag. 166, che Arrigo VII prevedendo che

gimento ordinato
potuto resistere
;

di

tanti

vicarii

quante

citt,

non
,

avrebbe
si-

e volendo egli andare a


,

Roma

ed essere
il

curo del

fatto

suo

ide di stabilire

un vicario imperiale

quale

(1)

Archivio
VI,

(li

Corle in Torino. Storia della


;

Casa, Categoria IV,

Mazzo
(2)

nnm.

MS.

storico trovato Ira le carte del Co.

Monlagnini

di

Mirabello.

Archivio

di Corle.

Brovillas dcs

mmoires

Gap. XIII.

DI

STORIA PIEMONTESE
i

aO
rivol-

lenendo in piede numerosa soldatesca valesse a contenere


tosi
;

e subitamente
i

il

paleografo nomin in una nota


obbligali
di

le

trenta

citt e
llorini

feudatari

che erano

contribuire

buoni
citt

d'oro
,

alle spese di quell'esercito.

Tra

le

quali

mette Pavia
di

Novara e Vercelli
,

e doveva sapere da Giovanni

Cennenate

che erano state specialmente date a


principe
,

governare
doveva
Visconte

Filippo di Savoia

d'Acaia.

Quel
a

vicariato
iMatteo

proprio essere V imperiale

perocch

tolto

che

tal

l'aveva, e tale
si

il

riebbe l'anno stesso 1311,


la
i

dopoch

l'Imperatore
fizio in

accorse che

casa di Savoia abusava quell'ufGuelfi


(1). lei
,

danno suo, favorendo


1'

Sebbene
Ginevra

lascillo
gli

quel

titolo e
i

autorit per le terre da


vescovi e
i

possedute e per
,

omaggi che
notizia

signori di Savoia
all'

e altri di

Svizzera prestar

dovevano per feudi


io

impero. Per la quale


parole
;

non paia eh'

abbia

gittato

troppe

concios-

siach

pel titolo di vicario imperiale

ebbe

la

casa

di
le

Savoia
spiaceva

molli pretesti a procurarsi per varie vie ci


di

che
,

non avere

in

Piemonte

in Svizzera e altrove

siccome era

proposito del Garrone voler

provare.
il

E
rigo
,

difatli

riacquistato, verso
in

1313,
,

il

primiero favore d'Ar-

Amedeo V ebbe
di

dono

Asti

e l'alto

dominio pel mar-

chesato
lire, e

Ceva gi comprato da Nano marchese per centomila


,

Cuneo, Pinerolo, Massio


sarebbe stato creato Re
di

Non, Felizzano, Cavalleril

maggiore, Cannelli, Sommariva del Bosco; e (dice


gnini
)

Montavita

lutti

suoi dominii se l'im-

peratore non fosse in quell'anno stesso

mancalo

di

(2).

Quella morte
dai

fu
i

cagione che

Amedeo
,

avesse non poco travaglio


,

Visconti

quali e per rifarsi di antichi danni


il

e per inai

graziarsi con Ludovico

Bavaro

fecero non solo guerra

Torriani
i

Guelfi.

ma a chiunque di coperto o di palese aveva E molto animosamente s'eran rivolti contro


due guerre:
di

favorito

Savoia

gi occupata in e di

Filippo d'Acaia contro Saluzzo,


di
;

Filippo e

Amedeo

contro re Roberto
in

Sicilia a

cui

vo-

levano trre quanto possedeva

Piemonte

goderselo col
conquisto

palt che Filippo riconoscesse dal conte

quanto del

i) Giulinj (2)

Storia di Milano. Continuazione


,

ad anvum.

MS. Monlagnini

citato.

](i

DICUIARAZIONF,
sarebbe appartenuto
{jjli

DI
il

DOCUMENTI
conte
previsto
il

gli

(1).

Ma

malanno

che
il

sarebbe cadiilo addosso, non solo lece subilo pacificare Saiuzzo che
gli

nipote col marchese di


,

cedette Possano

(2),

Alba, Chorasco
il

Savigllano e altre terre alle quali pretendeva

prefafo

re

ma
il

ancora denunciate a Matteo Visconte


re
si

le se

greto miro che


oltcrue

ed

il

papa avevano contro


e collegassc

lui

tent ed
di

che Matteo
;

amicasse

con

Filippo

Savoia-Acaia

e cos se non tolta affatto dal Piemonte


,

la po-

tenza del re Hoberto, al cerio diminuita


quisto
visconteo che gi

pot fermare le conVercelli


e

avevano involto
in

Novara.

Lombriasco anno domini millesimo Vrcentesimo decimo octavo indictione prima die sabati
Quella concordia celebrata

decimanona augusti
pubblicala.
"

(3)

e nella quale

il

conte di Savoia ebbe


ne' principali capi
in-

riserva di diritto e di onore merita di essere

Dominus Matheus

so

non intromiltat nec


vel

tromillere debcat per se vel per

filios

ncpotos vel alios

<(

dcscendenles vel per aliam submissara personain

de

alqua

scignoria

potestaria capitanealu nec de aliquo alio officio te-

ncndo
vel

vel

regendo noe in aliquo loco existente in comitatu

dstrictu de Asl et

quod

sit

ab Ast superius

in

aliquo

loco

qualiscumque
,

sit

locus castrum vel villa excepto

quod

inforius dicelur terra Cherii

nec de terra Ipporigie et Canapicii nec de

nec de terris dorainorum marcbionum de Car(^laraschi

relo nec de terris

Montisvici

et

Saviliani et

di

slriclibus

eorumdem
vel villa

et generaliler

de aliquo

loco

civitate

terra castro

"
n

princeps seu alter

eorum

que tenent predicli domini comes et vel quod pertineat vel quod peripsorum ex concessiovel

linerc debeat ad ipsos vel ad alterum

nibus

titulis

vel causis factis et


felicis

emanatis a serenissimo imrecordationis


et

peratore domino Henrico

anleces-

soribus eiusdem imo predicta

omnia

singula

promittat

predictus dominus habere tenere pacifice et gaudere et eos


juvabit fdeliter et bona fide ad
rius

acquirendum predicta supememorata contra regem Robertum et contra omnes

(1)

Archivio

d! Corte.

Principi del Sangue,


,

(2) Ibid. Cilt e (3) Ibid.

Provincia. Possano

Mazzo II Mazzo I, n. 4.

n. 4.

Trattati diversi.

DI
ff

STORIA PIEMONTESE

31
.
.

eliam teiienles parlem ipsius.

predictus

llcm prorniserunl. quod dominus Malheus dominus Mediolani dabil conce-

del et tenebit suis

expensis et ad eius stipendia prediclo do-

centum homines de armis equites bonos et idoneos qui stabunl cum domino principe vel cura genlibus suis ut voluerit ad iacieudum guerram cifra monies contra regem Robertuni et eius sequaces ab Ast scilicet perquiuque menses singulis annis proul placuerit domino principi.

mino

principi

Item

si

genles de armis venient de partibus regis Roberti in


dictus

partes

'<

Pedemonlis quod eo casu

dominus
ad

Mediolani

mittat
dictis

ex

forcium

(1)

suum armatorum
et

resistendum

genlibus regis et offendendum eosdem et ad defendeo-

dura

dominum principcm

terram suam secundum neces-

silatem et quantilalem gentium que venirenl ut supra.

Ex
ca-

adverso et altera parie dictus dominus princeps promisi!

quod

se

non intromitlet de dominio poteslaria seignoria

pitaneatu
sent sive

alicuius terre que essent de districtu Ast vel fuis-

tenerentur per eosdem vel essent de terris superius


et

nominatis
per

predicta curabit facere

cum

effoclu

per

se
et

el

suos descendentes et alios suos adherentes allendi

ob-

servari.
tal

Item qud

ipse

dominus princeps

se

non intromilAlbe per se


et de

de civitate Albe episcopatu

el jurisdiclione

((

nec per aliquem eidem domino principi adherentem exceptis


in terris

dominorum niarchionum de Carreto


corniti et principi vel

Cava

et

aliorum locorum concessorum per aliquos imperatores dominis


predecessoribus

diclis

eorum

in pre-

ce

dictis locis

diclorum marchionum de Carreto.


,

Itera

quod
quod

M
'<

ipse

dominus princeps

si

nccessitas immineret videlicel

dictus rex Robertus sive eius genles venirci vel venirenl potentes causa offendi dictum

dominum
ipse

Mediolani sive lerram

((

quam

lenet ipse vel sui

quod

dominus princeps lenealur


si

miltere de suis genlibus equeslribus armigeris viginti quinque


in servitium dicli

domini Mathei

genles dicli regis

transi

sirent ultra

Alexandriam pernoctando ibidem.

Ilem

ca-

liei

Molli e molli dubbi hanno lasciato i copisti (1) Forse, reforcium. Garrone ne' documenti (ulti; onde in luoghi parecchi per non correre pericolo di correggere in peggio si serbata la dizione quale trovala.

Una

delie scuse sia la dizione spessissimo errata che trovasi ne' do-

cunienti aDtichl anche originali.

3?

lUCHIAHAZlONE

DOCUMEMI

sus prediclus acciderel quod ipse dominas rex per se voi per suos \enirel si ve inaiidaret ad lerras illas que lenentur

per dictum
cessitas
cipis
iti

dominum
illis

Mcdiolani ul supra

et niaior essel ne-

parlibus (juain in parlibus dicli domini prin-

((

care.

quod idem dominus Maihcus possit gentes suas advoEo salvo quod per prodicta idem dominus Malheus non
dominos Canoni Grandem de
la

venirci conlra

Scala vicario


i<

pr sacro imperio Verone et Viccntie Raynaldum de Bonacossis vicarium pr eodem imperio Mantue dominum Mar-

chionem Monlisforrati
aliqucm qui
sit

in

eo quod tenet et possidet nec contra

'<

in

liga

predictorum dominorum nec contra


prediclura princi-

<(

aliquem eorum nec eos adiuvabit contra

pem.

Item quod prcdictus dominus princeps curabit quod


Olii

dictus

dominus comes Sabaudic nec

non

se intromittant

de lorris nec de dominiis noe regiminibus que lenentur per dictum dominum Matbeum ul supra alioquin predictus do-

minus Malheus non tenealur


luntale
.

sibi

in aliquo nisi

in

bona voil

quella lega fu
il

vana perch

distolse

re da

quanto macchinava contra


giasse

Visconte, e fu cagione che patteggli

con Filippo
,

di

Savoia e
,

cedesse

suoi diritti sopra

Savigliano

Bra, Villanova

Caslelnuovo, BuUigliera e Montel'alto

magno,

di

che Amedeo prese

dominio siccome signore


al nipote.

di

tulio quello che da

Rivoli in gi

aveva ceduto

Pi tempo innanzi

Amedeo V aveva
anni
Il
i

trovato suo utile in


egli

Ginevra

dove da

molli

suoi

maggiori ed
utile di
;

brama-

vano essere autorevoli.


derico
foro
I

dominio
al

Ginevra era stalo

conceduto dagl' imperatori

vescovo

il

quale ottenne da Fe-

anche
si

diritti

di

regalia;

ma

perch l'esercizio de!


con-

mal

addiceva a persona ecclesiastica, un eletto dal veal

scovo, e nominalo visdomo, rendeva giustizia alla citt e


tado.

Diche

si

consultino Spon, Bosson

Bonnivarl, Thoures e
ai conti
i

Galiffe.
di

Quella luogotenenza, quel visdomalo pervenuto


il

Savoia circa
i

1186 fu cagione
i

di

molle
i

liti

Ira essi e
i

ve-

scovi, tra

vescovi ed
si

borghesi, tra

borghesi e

conti sindi

ch

Ginevrini

tolsero affatto dalla


di quelle questioni

soggezione alla casa


entrava

Savoia. La

storia

necessariamonle
proposto
di

nelle idee del

San

Tommaso

ed egli erasi

trat-

tarla con molta esattezza e perch Gnora fu

scritta

da uomini

ligi

troppo o nemici a Savoia

e perch gli pareva di poterlo

DI
con molta
prii ed

STORIA PIEMONTESE

33

leall, trovalo negli archivi di corte

illustri

entrativi forse da Ginevra se


in

bitato

il

Bonnivart
scritta

una sua scrittura


professore
critica e
,

documenti promale non ha dunon pubblicata (1).


(2)

L'n' istoria

dal

Gauthicr

gli

serviva
;

di

guida

fatta
i

con

buona
per

documenti

buoni

a'
;

quali

aggiungeva
stesso

da s raccolti

numerosi
il

ed importanti
della

id

io

ne

far

uso
le

sostenere

filo

espozione
citer
i

di

quanto recano
o
alle

carte del Garrone

di

esse

passi

pi segnalati dove mi sembri che siano a preferirsi alle lezioni


narrazioni degli altri
la

storici

delle

cose

ginevrine.

Ma
in-

perch

parte estralta dal marchese

Garrone non comincia

che all'anno 1305 dir prima senz' essa quello che appare
nanzi dai documenti.

Vecchie
vese
,

liti

erano

Ira

conti di Savoia e
i

conti del

GeneIra-

e per cagione di questi

Ginevrini
i

avevano spesso

vagli dai Delfni di

Vienna da cui

conti del

Genovese dipenvescovo mal

devano; e dai
Je
li

vicini invidiosi e

non buoni che prendevano spesso


Il

occasioni che fossero in guerra per assaltarli.

poteva difendere

spesso anzi

li

offendeva, e

l'

anno 1285 proil

clamarono doglianze contro


Delfino
i

di lui.

A contenere
conte
et

vescovo e
,

il

Ginevrini
il

fecero

lega

col

di

Savoia

e questi

scrisse che

promet de maintenir garder


et

dfendre
soient
:

les

cytoyens

de

Genve envers

conlre tous quel-qu


(3).

ils

mme

con-

tre l'evque de

Genve
il

Ma

crescendo

le ostilit

de' vicini e
,

piei,'ando

contra

vescovo saputo in disgrazia

de' borghesi

anche

il

vescovo chiese aiuto a Savoia sebbene avesse

lite coi

conte pel visdomalo


il

che non

gli
;

voleva

lasciare.

cittadini e

vescovo ebbero aiuto efficace


:

ina non era da far nulla per


Il

nulla

qualcuno doveva pagare.


per

conte present una


d'

lista

di

spese

quarantamila

marchi

argento
al

e tra

il

vescovo

ed

cittadini

doveva parere, e parve

conte, che ne dovesse


di riscuotere,

richiedere al primo; e per maggiore

facilit
il

per acquistare grazia ne' cittadini.

Adunque
:

conte

si

volse al

vescovo Guglielmo con grandissima istanza


lui

non polendo co-

pagare

la

somma,

per que' tempi

grande, n volendola

(1)
(2)

Arch.

ili

Cor. Ginevra

Categ.

I,

Mazzo
,

n.

2.

MS. ueli' Archivio di Ginevra.


di

3) Ardi,

Cor. Ginevra. Categ.


11.

cit.

Mazzo

II

ri.

6.

auu.st.

voi.xin.

34

DICHI A RAZIONE DI
,

DOCUMENTI
benefizio avulo era

forse lulla sopra di se


co' ciUadini
,

poich
Il

il

comune
castello
i

indugi.
diriili

conte
i

gli

occup

tosto

il

dell'isola,
Il

di

pesca,

pedaggi delle merci e


il

mulini.
offi-

vescovo, non polendo altro, scomunic


;

contee

suoi

ciali

ma

il

conte

interposto

appello dalla scomunica a papa


,

Niccol (piuttosto amico de' principi


in

sperando che andassero

Terra Santa) tenne fermo l'occupalo e non volle ascoltar pa-

role.

La

faccenda
vista

fini

con una transazione scritta

il

19

di set-

tembre 1290
latore
le

e citata

anche dallo Spon e dal suo anno;

ma non
:

pubblicala, n bene esaminala


dit

merc
,

la

quale
e
le

dt

comle restituir au
e

evque la pche

le

peage
dit

moulin

l'vque de son cot


lui

danner en
et

fief

ad

comte
a ulani
,

LE viDOMNAT par
de lemps qu
eas que
le
,

ses

fioirs

successeur et pour

il

plaira

au successeur du susdil prelat

et

en

susdit successeur ne voult pas s'cn lenir a la dite


les

transaclion

droit

du

susdit
et

comte venairont
(1).

et

resteront
atto

dans

leur premier force


:

vigueur

Nel

qual

sono

precise queste parole


de

Item nous comte susdit pour

le

dit ojfice

Vidomne avons
de susdit

fait

homage au

dit

evque

le

recepvant

au

nom

eglise et

luy avons jur

fidelit.

Notate questa
azioni

dichiarazione

importantissima per giudicar

bene delle

de' successori e specialmente del sesto

Amedeo. Tale supremazia

del vescovo ginevrino fu da quel principe ridotta in grandissimo

Vedremo in parlando come per buona ventura pot


pericolo.
libert.

del settimo
il

vescovo

Amedeo all'anno 1387 Ademaro Fabri rifran-

carla raccogliendo gli sparsi scritti e formandone

Trattando

in

questo
le

fu altres

convenuto que

un corpo di medesimo allo del 19 settembre chatelain du chateau de l'Jsle sera


les

tenu garder et lenir en [aire garder tous


seront remis de la part et

prisonniers qui lui


evque qui a son

mandement du

dit

mandement

lui seront delivrs

et
il

sur ce requis.

il

vescovo
(2).

nel successivo giorno

27 assolvette
i

Conte dalla scomunica


circostanti a Ginevra
Il

Ma
erano

lo

liti

tra Savoia e

baroni

non
con-

finite

perci

Ginevrini non quieti.


di

Delfino accomo,

dato con Savoia dal figliuolo del re


tento, istig
il

Francia

ma non

conte del Genevese ad essere ostile contro

Ame-

(1)

Arch. Aldi,

di
di

Cor. Ginevra
Cor.

Caleg.

cit.

(2

Ginevra

Catea;. oil.

Mazzo IV, n. Mazzo V. n.

21
I.

e fQ^s,

DI
deo.

STORIA PIEMONTESE
a

35

Colui

si

lasci tentare o poso assodio

Montoux cinque
gli

miglia discosto da Ginevra. Ameileo vol al soccorso, vinse


assedianti e prese
il

castello.

Nel

1303

le

genti di Savoia

co-

strussero

il il

castello di

Malvaz

a sei miglia da

Ginevra: l'anno

appresso
lard.
Il

conte del Genovese foce fabbricare quello di Gail-

signore di

Gex mal sopportando


alle
l'

quella

fabbrica

di

Malvaz vicinissima
del

sue terre

la

fece sorprendere dal conte


;

Genovese ed
i

egli

aiut a scalarla di notte-tempo

ma

divisi

due
dal

soci

ne' pareri se dovesse

conservarsi o demolirsi

come

piuttosto

voleva

il

signore di

Gex
la
i

perdettero tempo, e

sorpresi

conte di Savoia
le

lasciarono

rcca e fuggirono
s

precipitosi.

Crebbero

inimicizie tra
;

due conti

che

Gi-

nevrini ne temettero fortemente

conciossiach, col pretesto di


i

punire
tadini
,

il

conte del Genevese, Savoia inquietava


quali tanto frenava

possessi de' citdi soldati

quanto manteneva dopo


di
il

nel

castello a lui

consegnato.

Ma

vescovo

Martino

(che
alla

successo a Guglielmo non ard mai


giustizia], fu eletto
forti.

richiamare
,

Amedeo

Aimone du Quart
la

di

animo

e di volere
al

Costui ricord a Savoia

condizione de! 1290 posta


il

tenimcnlo del visdomalo pour autant de temps qu

plaira au

successeur du susdit prelat ((juillaume) e nel dicembre del 1305


lo

strinse a porre

castellano al castello di
scelse

Ginevra
il

confidenti

del vescovo, che

primo

Pietro Sariond

quale tennelo

sino a
cui
si

Piisqua del 1306; e secondo, Riccardo di Pontevelro da

accett in aprile giurando che


tal
il

l'j'.vrebbe

restituito
'1

al
ve-

vescovo

quale
conte

il

riceveva, ed era stato concordato tra Poi


il

scovo e

Amedeo.

21

di

giugno fu

tra

questi
eser-

due deciso
citare
il

sotto quali condizioni


il

uvreMe potuto Amedeo


il

visdomato(l). Quindi

vescovo inorgogliendo fece


(2)

25

di

quel mese distendere per officio di notai una prolesta



<i

quod

conventionem seu compositionem habitas Inter ipsum dominum episcopum et comitem supradictum non intendit idem dominus episcopus eidem comili in dicto vicedomnatu aliquod jus conslituere, nec eum in vicedopnum
,

per aliquam

suum approbare

Cotanto non

si

aspettava

Amedeo

e ri-

(1) Arcli. di

Ginevra, Categ.
tia
il

I,

Mazzo
,

III.

Gauttiier,
I,

Hisl.de Gen-

ve^

MS.
[2]

il

quale per errore

trattalo dei 2 invece del 21 giugno.

Ibid.

e Arct).

di Cor. di

Torino

Categ.

Mazzo VI.

n. 1, fol. 6.

36

DICHIARAZIONE
signore di

DI

DOCUMENTI
il

masc sconccriato.
vesc e
il

S'ogli avesse saputo che

conte del (ieneligi

Gcx

si

orano allora dichiarali


il

al

ve-

scovo Aimone, non


tranello;

gli

sarehbc mancalo

sospetto d'un qualclic

ma
la
il

egli

o noi seppe, o non


di

gli

parve possibile, tanto

pi che

sommissione pubblica
giorno
di S.
i

quel signore non fu celeil


l.'^

brata che

Giovanni Battista cio


malcontenti
interni.

di luglio (1).

Allora

si

palesarono
si

Chi

mal

sofferiva

Savoia e taceva

scoperse e parl, e prese animo dalla voce


il

seguita dal fallo che


voia crasi ribellato al

signore

di

Entremont feudatario

di

Sa-

suo signore
vi

diretto e condottosi all'omag-

gio del DelGno

il

quale

pose valido presidio. Che fare? La-

sciar Ginevra e correre a riacquistare l'importante fortezza, o

rimanere onde non


rit

si

brogli contro di lui e gli levino


?

1'

auto-

che gode in Ginevra

Amedeo

crede che

il

partito di Sail

voia sia ben grande e risolve di andare. Questo voleva


dei Gencvesc
ciato
;

conte

congiurali canonici e borghesi,

quali scaci

una

volta

lui

per volervi

Savoia

anzi che diminuire


i

mali proprii, crebbero. Si accontarono presto


del parlilo

preti, e

capi

nemico
fecero
;

Savoia

col

Delfino e
col

il

conte del

Genepatti

vese

li

tosto
i

concludere

vescovo

sovrano

brevi e fermi

tra

quali che niuno s'impiccierebbe del visdo:

mato a che
di
il
i

il

vescovo eleggerebbe ogni anno un suo oflSciale


il

per ci libero

castello e in bala del vescovo; presti soldati


di

Fossigni e del conte del Genevese a cacciare que'


traltalo segui al

Savoia.

15 maggio 1307,
noi

ma non

tanto segreto che

partigiani di Savoia

penetrassero, e non ne avvisassero


subito
di

buon tempo
la
il

il

Conte.
la

Amedeo

fece

occupare da'
di

sol-

dati
tenti

chiesa e

piazza
1

S. Pietro

ed empire

combat:

castello dell' isola.

nemici presero posto ove poterono


il

e la citt fu in

due

fazioni divisa. Il Delfino e

conte del Ge-

nevese
battaglia

vistisi
:

scoperti

stettero in forse

d'entrare e appiccar

misurale
difficile

le forze,

erano

inferiori.

Tentarono

passi
1'

parve

men

per
1

la
I

porta Acquarla ed entrarono


Savoiardi alzarono
le

di

giugno. Miseri a loro

mani

e in poco

d'ora centolrentadue ne uccisero, cento ne legarono: buon per


gli
altri

che fuggirono.

Due

de' capi della

congiura [Jaqiiemet

(i) Cosi

precisamente.

Ginevrini sapranno se di qae' tenapi quella

festa cadesse per loro al i." di luglio.

DI STORIA
Mdecin
lasciati
il

PIEMONTESE
;

37
i,'li

et

Fernet Bosselet) furono appesi a Champel


le
il

aUri
qui

scampare ebbero
,

case bollinalc,

beni presi.

E
i

Gaulhier osserva
furono
i

che

Bonnivard
per
i

dicendo che
dispregio

que'

due
loro

appiccati

sindaci e che

ebbero

bastoni in

mano, erra; per che

sindaci di Ginevra
all'

non preDelflno

sero quel segno di loro dignit che

anno 1450.
agi' insorti
;
:

Quella lezione per altro non


e
il

valse

il

conte del Genevese tornarono a battaglia


Allora la fazione savoiarda prese
autorit
il

ma

con nuovo

lor danno.

il

sopravvento e
di

minacci

all'

del

vescovo.
il

Gauthier
di

d conto
ed

un

atto di lega tra

vescovo e

conte
di

Ginevra
di

Fossign

che
di

nell'archivio
,

Corte

Ugo di Torino (1) come


ai

neir archivio
voiardi

Ginevra
tregua

pel quale

non era conceduto


vescovo

Sa-

pace

sinch

il

non

fosse

rimesso

ne' suoi pieni poteri:

w ita

quod piene
et et

et libere possit

dictam
habet

gebennensem villam tenere


habere debet, tenere

jurisdictionem

quam
di

ibi

et

exercere ; e per

pi giurarojurisdictio-

no: dictum dominum episcopum, ecclesiam, jura,


ecclesiasticas
((

nes ipsius et libertates, canonicos sibi adherentes et personas

eidem domino episcopo subjectas diffendere ab

orani injuria et molestia, ila

quod nec per

se subjectos suos
et specia-

ipsum molestabunt, nec


liter

injurias irrogabunt
in terra

dominus Fucigniaci predictus promittit


Item

de Salaz

et

de Jussye.,..

promittunt

dicti

domini quod super


et ecclesie

injuriis et

damnis
Item

irrogalis dicto

domino episcopo
prelati
in

vel

irrogandosi que reperientur, se emendaturos erga ipsum

et ecclesiam.

procurabunt quod
ecclesiastice

tam

religiosi

quam

scculares et persone

eorura districtu

(<

commorantes juvabunt ipsum dominum episcopum et contribuent eidem in expensis faciendis in persecutione cause ipsius et diete ecclesie quando dictus dominus episcopus voluerit

cum

effeclu viriliter persequi jus

suum

et ecclesie con-

tra dictos ferendas ci

cives

censuram ecclesiasticara et sententias promulgandas quas sententias dictus dominus


per
,

episcopus promittit facere promulgare ec. (a loro spese, patto


il

che a buona occasione

vescovo

li

aiuti coi castelli di

Jussye

(l)
di

Arch

(li

Cor.

Affari Svizzeri

Categ.

Mazzo VI
.

i.
.

e Arche

Ginevra.

38
4'

DICHIAKAZIONR
cilari
in

DI

DOCUMENTI
si

Pinpy) e fu eziandio scrillo: quod

contingeret

diclum

dominuni cpiscopuin

curia romana, vel coram quo

ff

<<

cumquc alio j,'iudice ad inslalioiiem vel provocalionem cujuscumque persone proniillunt predicii domini cum juvarc per se, per amicos eorumdcm ci subdilos eorumdem in quantum
polcrunl

Item quod
diclis civibus

dicli

domini non possint concorde voluntale


ipsi

dari

cum

nec pacem facere nisi primo juribus


item quod

ecclesie ut supra, diclo episcopo reslitutis, nisi

prcdicli

domini episcopi

et

assensa

domini
in

non possint aliquem do

dictis

civibus

recipere in novo
dicli
si

of

hominem
et

vel
.

in

garda in prejudicium
conte
di

domini episcopi
di

ecclesie

Amedeo
fermo
il

Savoia

rideva
il

questi

trattati, e teneva

suo visdomalo, che

vescovo istante

fatta alla

mente ridomandava, protestando che la cessione di queir uffizio casa di Savoia da Walden de Conflgnon, che l'aveva
che
il

in feudo dalla chiesa di Ginevra, era nulla siccome latta a pi


forte sovrano

vescovo non era


:

(1).

Tra quelle dissensioni

mor
le
il

il

conte del Genovese

il

Ggliuolo non volle continuare

azioni del padre. Savoia gli offer pace, che egli accett; e

vescovo
si

rimase esposto a pericolo


ritir

grave tanto pi che

il

Delfino

per non restar solo col vescovo. Ondo questi

dovette pensare seriamente a s, perciocch se

non

si

accordava

con Savoia non sarebbe rientrato


zione che
pel

al

vescovado n
il

alla giurisdi-

duca

di

Savoia

occupava

figliuolo

Odoardo.
consera

D'altra parte, osserva Gaulhier, forse lo stesso conte di Savoia

desiderava un buono accordo

sendogli

troppo

difficile

vare

tutto
il

r appreso.

Riservato adunque provvisoriamente


e
il

Savoia

castello

dell' isola
l'

visdomato

il

vescovo rientr
lanciate

nelle sue

ragioni e lev

interdetto e le
arbitri

scomuniche
tornarono
i

ne' tempi della discordia. Alcuni

borghesi

nemici in grazia del vescovo


loro di fabbricare

il

quale per satisfazione impose


riva del

un luogo
per
diritto

sulla

Rodano dove
di

si

pe-

sassero le merci

della

chiesa

Ginevra

per

quella sola volta sosterrebbero di fare met la spesa delle bar-

che,
pel

le

quali sole avessero diritto di trasportare quelle merci

fiume.

Finalmente cittadini e
imperio e
la

foresi

riconoscerebbero
della citt
in solo

il
il

mero

e misto

giurisdizione

(1) Ibid.

Mazzo

III, n.

e Ibid.

DI STORIA

PIEMONTESE
gli

39

vescovo. Cos accomodate le cose,


il

animi quietarono. Allora


diritti

vescovo

pens a riconoscere
Di

proprii

le

fonti

di

rendita d'ogni maniera e registrarle in alto

pubblico del set,

tembre 1310.

che

il

Gauthier

sarebbe valso alla statistica del tempo,

non d conto minuto che ma appena un cenno


Pagavano
imposta,
al
le le

che mi pare conveniente qui


le

riferire.

ponte d'Arve
bestie macel-

bestie

vive e le merci destinate all'estero:

lale niente

erano tassate; e mezza


in

merci
al

che

si

consumavano
zaiuoli
della

Ginevra. Una gabella fruttava

vescovo sui

merciaiuoli che andavano a vendere cose loro nella citt: cal,

calderai
i

pecorai

formaggiai
per
la
:

frutlaiuoli.

beccai

citt e

giudei

che

la

cill

passavano

rendevano

anch'essi un tributo.

Libera

vendita del vino all'ingrosso;

soggetta a dazio se al minuto


ai

permessa per altro anche questa


parochi ed a qualch' altro ecritraevano
poi
si

canonici di S. Pietro,

ai

sette

clesiastico

purch
di

riguardasse quel solo vino che

da loro fondi. Alle quali gravezze sul commercio furono


aggiunte quella
conducesse
ogni soma
al

due denari per ogni capo


in
vi

di

bestia

che

macello

Ginevra e l'altra
s'

d' altrellanli

per

di vino

che

introducesse

cui V imperatore Ar-

rigo concedetle al vescovo perch, siccome prometteva, potesse

fabbricare

un ponte
le

di pietra sul

santi e de' trasporti

delle

merci.

Uodano per comodila de' pasPonte che non si fece seb


,

bene rimanessero
Riconosciute
le

gabelle.

rendile,

sospeso con Savoia. L'


lui

Aimone fin le quislioni rimaste in undici di marzo 1311 fu concordato tra


rassoderebbe nella met della giurisdi-

ed

Amedeo che

egli

zione della citt di Ginevra, con autorit e libert di farvi erigere

un

castello che

Amedeo
il

riceverebbe in feudo dal vescovo; e

il

conte

(con ci di luogotenente del vescovo fatto suo consignore] resti


tuirebbe al vescovo
ritti

castello dell' isola sul

Rodano
conte
(2)

e tutti i di-

che aveva
(1).

pretendeva di avere sopra V


il

officio

del visdo-

mato

Fu

quindi buona amicizia tra

vescovo; e tanto che

Amedeo

vicario imperiale

Amedeo e il mand Aimone


un

qual suo legato

a
;

tratiare importanti affari a Venezia, a Pa-

dova

e altrove

ed

Aimone ordinato che

fosse costrutto

(1) Arcli. di

Cor. Categ. e.
,

s.

Mazzo V,

n.

15.

(2) Ibid.

Monod

Memorie per

la storia di

Ginevra.

',0

DICHIARAZIONE
il

J)I

DOCUMENTI

ponte che unisse


ottenere

caslello alla citt pot col favore di Savoia

l'il di settembre di quell'anno che l'imperatore gli


d'

permettesse
di

imporvi

un

pedaggio
(1).
Il

per

rifarsi

delle
se

spese
sia lo

fabbrica e di conservazione

che

non so

stesso che la concessione


tata
:

memorata

dal Gauthier e da

me

ci-

che non parrebbe;

conciossiach

quella concessione

del 13 di settembre, e questa di

due giorni anteriore; quella

parla di gabella sopra oggetti di consumazione; questa, di pe-

daggio gravato

ai

passanti.
di

Morto Aimone, e creato vescovo Pietro


del

Fossign

il

conte

Genovese

travagli
;

borghesi

mollo

fortemente.

Quella

guerra frutt a Savoia


e de' Ginevrini

perch mandatovi ad aiuto del vescovo


figliuolo di
si

Odoardo
loro

Amedeo,
gli

le

cose volsero a
obbligatissimi.
del conte di

tanta

fortuna

che

tennero ad
rinnovali

Amedeo

Quietate nuovamente

le quali,

omaggi
4
di

Ginevra, del signore di Gex, dello slesso conte di Savoia, questi


rinnov
il

la

trattazione del visdomato


di prestare,

il

settembre 1319

Conte promise

quantunque
1'

volle fosse richiesto,


(2).

omaggio

al vescovo ne'

modi usati per

addietro

intanto

come

vicario imperiale ricevette dal vescovo istesso


;

l'omaggio
:

per Ginevra
esigendolo
i

pel quale

omaggio

poi sorsero contestazioni gravi


i

conti di Savoia e negandolo

vescovi, sintanto che

Roberto

de' conti di
ai

Ginevra eletto papa contro Urbano VI coassoggettarsi a quell'atto

tnand

vescovi di
i

come
di

vi si

assi

soggettavano

vescovi di Savoia,
diritti.

perch
la

conti

Savoia

tennero in maggiori
scovo e
di
il

Ma
Non
il

concordia tra

conte
or

di
1'

Savoia dur poco. Odoardo e


1'

Aimone veAimone figliuoli


;

Amedeo

una or

altra

volta

usurpavano qualche cosa


conte di Savoia

de' possedimenti vescovili.


[ter

era

il

non era
lettere.

suo ordine

il

vescovo

non poteva che scrivere


vescovo
li

Que' giovani gridavano che


gli
;

ingiuriava con que' fo-

e vieppi offendevano.
i

La fazione

di

Savoia cresceva quanto

pi

Ginevrini erano da
Intanto
di

lei

favoriti, e dal vescovo

per dispetto

malmenali.

avvenne che Guglielmo


lire

conte di Ginevra
in

ebbe necessit
vescovo.

cinquecento

e le chiese

prestito

al

Costui colse l'occasione per farsi forte contro Savoia,

(1)

Arch.

di Cor. Categ. e. s.

Mazzo V,
di

n.

15.

(2) Ibid.

Mazzo

I!

6, e Arch.

Ginevra.

DI
the possedendo
il

STORIA PIEMONTESE
,

41
:

castello dell' isola

il

teneva imbriglialo
il

do-

mand
Ginevra

a Guglielmo per guarentigia del prestito


;

castello di
dell'

il

conte

che vedeva a mal cuore


Ginevra
,

il

crescere
il

au

torit di

Amedeo

in

lo

consegn. Subito
abitarlo.

vescovo lo

forn di mobili e vitluaglie e


il

and ad
la

Amedeo conobbe
di
,

flne, e temette le

conseguenze

dello

stare quel castello in

mano

del vescovo.

Per provar

fede del conte


d'

Ginevra e

per avere a un caso qualche ragione

offendere

domandogli

Amedeo un
rimostranze:

certo aiuto, che

il

Conte neg. Amedeo non fece


sire di Belgioco

ma un
Aimone

di

che

il

vescovo era assente (18 aprile 1320)


il

Odoardo

di Savoia,

Ugone

di

Filyns, aiutati da una


castello, ogni cosa

mano

di valitori,
la

irruppero armati nel

rubarono, e

fabbrica distrussero e raser.


:

cittadini

stettero oziosi spettatori

perch cepcrunt

et

secum asportarunt magnam quantitatem de lapidibus


diruti ...
et
et ipsi

et fu-

9 stibus dicti castri

cives in dieta

dirutione
lo

prestiterunt

auxilium

favorem
,

ci
si

che

non seppe
dall'

Spon
tire.

e n
11

il

suo annotatore
sdegnato

o almeno

tennero

avveri

vescovo

non solo interdisse e scomunic


,

flgliuoli del

conte di Savoia

il

sire di Belgioco e

Ugone che
cittadini
di

dominava qual cosa sua


Ginevra
del
:

la citt,
i

ma

eziando
gi

perch non a dire se


prendessero
piacere
ai

cittadini

malcontenti

vescovo
il

in

ira

quell'atto, e se ne facessero
sei

contare
vrini, e

preti

che

dovevano godere.
al

Gine-

Ggliuoli di
i

Amedeo appellarono
ministri

metropolitano; e
il

intanto costrinsero
d chiesa
grati.
Il

del culto a fare tutto


i

servizio

come prima
di

e seppellire

morti

ne' cimiteri consa-

marchese
di

San

Tommaso

fece

estrarre dagli
l'

archivi
arcive-

Ginevrini tutta la trattazione di questa causa avanti

scovo

Vienna, la quale non pot aver fine che l'ultimo anno


Odoardo. Le consulte
dichiarar
de' canonisti (egregio

della vita di

docu-

mento)

finirono col

nullo quell'interdetto e quella


citar le parti alla ragione, e

scomunica perch lanciala senza


perch avendo a buon tempo da
,

il

conte Odoardo promessa l'emen-

si
,

doveva
poi da
Il

eseguire

l'ordine

prima dato dal vicario


,

di

Vienna
levala.

papa Giovanni XXII

che ogni censura fosse


al

conte

Amedeo

di
i

Ginevra succeduto
cattipi e le

padre

Gu-

glielmo cess dal

disertare
xiii.

vigne dei Ginevrini


<;

arcu.st.It. Voi.

42

DICIIIAKAZIONE
riediflcasse

1)1

(vendetta barbara credala dal suo genitore);

DOCUMENTI ma

chiese al ve-

scovo che
si

gli

il

castello o glicl pagasse. Il vescovo

volse a Savoia perch rispondesse al conte di Ginevra per lui.


difficoll

In quelle

fu fatto
il

arbitrio in diversi

personaggi.

Il

lodo

fu pronunciato

di

gennaio 1329 da Pietro di Fran-

cesco canonico di Losanna a

nome proprio
il

e de' colleghi

apud

Terniacum, e sentenzi:
Ginevra
il

che

vescovo rimettesse al conte di

debito delle cinquecento lire, e gliene pagasse altre


;

mille e cinquecento

cosi
si

che milatrecento
tenesse
in

gli

soddisfacesse in
dei danni

due
gli

tempi

e dugenlo

compenso

che

fossero stati cagionali.


,

Che
la

la
si

piazza, o area, o casale del


ediflcasse
;

castello

e lo stesso castello se

restasse

feudale

del vescovo

come innanzi
il

distruzione

il

conte di Ginevra
il

potesse, volendo, e con quel palt, edificarvi

castello; n
Il

il

vescovo

ne

conte

di

Savoia
lire al

glielo

impedissero.
;

conte

di

Savoia desse milalreceiito

vescovo
dalla

il

vescovo ad cautedall' interil

lam assolvesse ciascuno


detto
(1).

e tutti

scomunica e

Ogni cosa accettato,


(2).

fu data

l'assoluzione

10

di

gennaio successivo
Sguito
i

documenti del Garrone. Amedeo

aveva lasciato

erede Odoardo, sostituendogli l'altro figliuolo Aimone se Odoardo

moriva senza discendenli maschi. Odoardo che anche vivente


il

padre avevasi rassicurato

il

dominio

di

alcuni paesi liberi di

diritto

come Susa,
di

Avigliana, l'Abazia di S. Giusto ec. (3), tedi

mendo
il

non avere successori da Maria


delle
;

Borgogna avvis
la lei

conte di Ginevra

disposizioni di

Amedeo V per

gittima successione
biti

onde Aimone ricevesse dal ginevrino


cur che

de-

omaggi

(4).

Trattanto non potendo lasciare al fratello n


,

ricco Osco n ricco stato

si

afforzasse a mantenere
gli

un potere

e un' autorit

nella

Svizzera dove

pareva
egli vi
effetto.

utile

molto e in futuro possibile ottenere sovranit se


per quel fine insino allora combattuto con buono

aveva

(1)
gli atti

stesso

Mazzo V, n. 20. Arch. di Ginevra per 1328 (6.8 e 9 aprile). Alti dell'anno (8 e 10 dicembre). Nomina d'arbitri, 4 gennaio 1329. Loro senArch.
del
di Cor. Caleg. cit.
,

1320: consulte
gennaio.

legali,

tenza

di

(2)

Arch.

di Cor. Affari di

Ginevra

Categ.
.

(3)

Ibid. Citt e Provincie,


id.

Mazzo
20.

n. 5 e 12

Mazzo VI e Mazzo

n.

14.

III, n.

12,

(4) Ibid.

Mazzo IV

n.

DI
Berna
avrebbe
,

STORIA PIEMONTESE
piaceva

43

cui

non

Rodolfo
di
lui
,

d'

Hausburg
ricorsa
i

non

potuto

sostenersi

contro
il

era

ad

un

protettore in

Pietro di

Savoia
di

1266; e perch
i

Friburghesi

amici

di

Berna temettero
il

quell'alleanza,
li

Bernesi dichia-

rarono

vitalizio

protettorato, e

quietarono.

Ma

successori

di Pietro di

Savoia non solo conservarono quel!'

uffizio,

che dava

loro esercizio di sovranit,


i

ma

seppero direi quasi costringere


:

Bernesi a mantenerlo perpetuo nella famiglia

testimoni

gli

alti

che

via via
:

produrr colla scorta dell'esimio raccoglitore.


essendo Berna della diocesi di Losanna, Filippo,

E primamente
la
si

a frenare le ostilit dei vescovi contrastantigli sin da! 1241 per

occupazione

di

Vaud, Arconciel e Morat


coi

fatta

da Amedeo IV,

colleg nel 1271

cittadini di

Losanna
;

Ginevra e Sion
colta l'oc-

offrendosi difensor loro nella Savoia

(1)

Amedeo V

casione
nesi,

dell'

approssimarsi

dell'

imperatore non amico de' Ber-

tratt nei

1291 con loro sotto specie d'amico e protettore,

e die iovis ante

assumptionem proclam con pubblico atto:


et

quod

illos

de Berno pr urgenti necessitate et evidenti utilitate

sua in dorainium nostrum


circa

protectionem recepimus donec


partibus tenendo Ba-

Renum Romanorum
:

rex vel imperator venerit in Alillis

saciam

et effectus fuerit potens in

siliam ec. B

e intanto

Bernesi a lui concesserunt reddi-

tus et proventus de teloneo, de


ville
(2)

moneta

et

de maiori giudicio

de Berno provenientes
sicul
I

cum

ea plenitudine juris et
percipere

honoris

reges

vel

imperatores

consueve

runt

(3) .

Friburghesi, che non videro di buon occhio la


la

confederazione antica, similmente mal comportarono


e fecero

nuova,

parole

gravi.

Savoia volle mortiflcare

que' borghesi

cui aveva alcuna volta nelle loro bisogna aiutato: e Ludovico

signore di Vaud rotte


lega con Berna, e per

le

buone

relazioni con essi fece


lei

il

1295

essere con
di

pi

intimo e creduto,

sull'esempio
il

di

Pietro

Savoia
:

accett di esserne cittadino

1296

(4);

ma,

his conditionibus

quod nos aliquibus de nobis

conquerentibus coram sculleto consulibus ac burgensibus de


(1)

Arch. della Catledr.


Villa,

di

Losanna: copia
Citt.
,

tratta

dall'archivio di

Torino.
(2)

voce francese latinizzata. di

(3)

Conamissariato de' feudi

Berna

o Arch. del Governo.


<

(4) Ibid.

rt

DICHIARAZIONE
Borni)
in

DI

DOCUMENTI
justitiain

juilicium

corum rcspondcre ac
solvere

facerc
tallias
s
il

non (Icbcmus nec nomine burgensie nostre nec aliquas


seu cxacliones dare seu
di

(I

teneremur
ebbero
,

Onde

Vescovo

Losanna e
,

Friburj?hesi

per grazia di

conciliarsi con Savoia


lit.

e per averla
si

amica

cederle qualche utidi

Quindi Amedeo V noa solo

paciGc col vescovo

Loe

sanna

ma

ottenne

di

essere da lui associato (1316) nel


(1)
;

mero
prese
)

misto imperio in tutta la sua giurisdizione

e Odoardo non
(

molto dopo

ricevette obbligo dai Friburghesi


di

di cui

come
contro

Ludovico

Vaud

la

borghesa o cittadinanza

che che

l'avrebbero per venti


il

anni

assistito

contro tutti, eccetto

signore di

Vaud

dalla citt di Ginevra inclusive e dal


dall' altra

fiume
S.'

iVArve dall' una parte e Maurice en Aganois et l'eau

del

lago jusqu'

appelle

Emme

pres de Buralla giurisdiet

corf[2); indi fu associato dal Vescovo di

Moriana

zione au del de la riviere de l'are du cot de 5.* Jean

de

Dauphin con obbligo


da'

di difendere g' interessi di quella


(3)
;

Chiesa
i

nemici interni ed esterni

e finalmente rassicur

suoi
pel

feudi

su quel

di

Sion, prestando omaggio a quel Vescovo


,

castello e per la terra di Chillon


le

e ricevendolo da esso pour

chemin de

la

Croix d'Ottans superieurment jusqu' l'extrele

mite

de san diocse et
il

fief de la

Morgex

(4).

Nel che da node

tare che

Vescovo pose

clausula che n' entendait point

preiudicier a ses rgales et chancellerie de Sion; quoique recon-

nus du
eglise

fief

du

dit

comte, pretendant

icelles
il

appartenir a san
i

pour

privilges

imperiaux

Conte ammise, salvo


il

proprii diritti, la protesta vescovile.

La quale avvenuta
del

di

settembre

1327 e ripetuta

1'

11 di gennaio 1330 doveva sicu-

ramente alludere ed appoggiarsi all'imperiale decreto


col

1188,

quale Enrico VI comanda


le regalie investitura

al

Vescovo

di

Sion di non pren-

dere per
lui,

da nessuno n da chi dipenda da


l'

ma

dall'
i

imperatore che riceveva sotto


(5).

immediata sua

protezione

beni del Vescovo

(1) (2)

Arch. della Cattedrale di Losanna. Cassetta 72 , d. 1276. Arch. di Cor. di Torino. Trails avcc Ics Suiss. Paquet I.
Ibid.

(3) Ibid. Vescovati.


(4)

Trails

e senz' indicazione dal Cibrario:


(5)

Ardi, di

II , n. 38 appena citato Finanze di Savoia. Cor. Trails avec les Vallaisans. Paquet I n. 2.
,

Moriana Paquet I. amcles Vallaisans. Paquet


,

DI STORIA

PIEMONTESE
,

45

se
la

Aimone succeduto al fratello Odoardo affinch non perisma viemmaggiormente invigorisse pure fidei dilectio per
,

quale

suoi predecessori et viri prudentes scultelus consules


ville

et tota

communitas

Bernensis lausannensis diocesis fuerant


imperii
et

hactenus

adunati, accett di essere sacri romani

ipsorum in Berno comburgensis. Perci diede

promessa
,

con

giuramento
fedel

di

giovar loro e difenderli a tutte sue spese


;

come

borghese quantunque volle fosse richiesto


(

ed obbligssi

a confeclione presentium
et

litterarum

in antea infra proximos

continue se se subsequentes decem annos nullatenus resignare

l'anzidetta

borghesa; passati
lettere patenti
s'
;

quali, se voglia
ci

ci

fare,
,

il

potr

per

quando

non

avvenga

essa

borghesa
adjecto
,

intenda
sia

continuata senza alterazione alcuna.

Hoc

che non
sorta

tenuto rispondere alle querele che fossero


Bernesi contro di lui
:

per essere portate


tributi di

a'

n pagar taglie o
borghesa dentro
i

veruna
la

e se rassegni

la

primi dieci anni,

casa ch'ei deve comprare in Berna

per

cinquanta marchi d'argento (quasi ipoteca di fedelt] rimanga


libera.

Tale atto

(1)

eh' io trovo segnato dell'anno

1313 dev'es,

sere del 1331, perocch


vi

Aimone non
fu

fu

Comes Sabaudie
Bernesi

come
stette

intitolalo, se non nel 1329: e quella cifra fu certo scritta

per errore.

Ma

se

Aimone
di

amico
si

ai

male

con que' di Friburgo coi quali non

acquiet che nel


(2)
;

1337

mediante

buoni

uffizi

Alberto d'Austria
,

e peggio col
all'ere-

Delfino di Vienna col quale


dit di Savoia

cognato suo e pretendente


testamento
di

non ostante

il

Odoardo

ebbe per
signore

anni parecchi fiera guerra e sanguinosa.


l'aiutarono
di
il

Buon por Savoia che


il il

Conte del Genovese,

il

Principe d'Acaia,

Gex

quello di Beaujolais e altri, e che

Delfino rimase
;

morto
a
la

sul

campo
gli

avanti al castello di la Ferriere


il

buono che
per cuf
a

rompere

sdegni infuriati entr


il

re di Francia
,

guerra fu terminata. Se
i

Ile

non era

o altro

potente

comandare
in

Delfinesi

dubbio se le cose fossero finite


di

bene

per Savoia, quantunque vittoriosa alla giornata


cui

Monthoux
qual*

rimasero morti
s

pi
tante

che duemila soldati. Alla

occasione

fondarono

messe e

tanti

anniversari

nella

(1)

Commjssariato dei feudi


Arch.
di

di

Berna.
les

(2)

Corte di Torino. Traits avec

V(fllaisans

cit.

DICHIAKAZIONF

DI

DOCUMENTI
di
i

(chiesa di (jinovra per l'espiazione delle colpe

que' defunli

che

nella ricorrenza della Cappella di

Monlhoux
di
il

bencGciati di
(1).

S. Pietro intascavano

meglio che

sette fiorini

per ciascheduno

Ci non ostante

Aimone ebbe fama


e nelle quistioni
litigiosi lui

savio in que' tempi


sire
di

ed
e
il

in

que' luoghi

tra

Neuchatel
eletto
i

sire di

Granson, uomini
(2).

quanto prodi, fu

arbitro ed obbedito nevrini


teva
;

di

conte ebbero a dolersi


la

Gi-

che

per essere sicuri dai pretesti che

guerra po,

dargli

di

occupare
intorno
;

in

qualche modo
s a lui e

le

loro libert

si

affortificarono

e chiedenti

s al Delfino libero

passaggio

delle merci de' Borghesi negli stali loro,

come

graIl

ziosamente furono dal Delfino contentati, cos da Aimone.

quale riconobbe per l'organo del suo luogotenente nel visdo-

mato

di

non avere nessuna autorit


o
laici
,

di

arrestare cittadini

ec-

clesiastici

ma

che quello era

tutto diritto del vescovo.

E questo giuramento
sospetto di

fece prestare per


le

togliere

a' cittadini

il

voler minare
si

loro libert.

D'una cosa

potrebbe rimproverare, se la colpa non fosse

comune
a'

a pi che qualche altro signore italiano: usare contro


le

suoi

armi straniere. Di che per altro ingelosivano


il

Fio-

rentini e stuzzicavano

papa

in

Avignone,

il

quale

per sua
di

parte

ingelosiva de' Fiorentini inquieti

troppo e minacciosi

dominare: e n' bello leggere questo che Messer Orlando Marino


di
'<

a'

30

di

settembre 13/iO

scriveva

a'

Fiorentini dalla Corte

Avignone:
sentes

Magnificentie vestre nolum fore cupio per pre-

ad

quod die XXVIII mensis septembris presentis inlravi domiuum nostrum papam et cum eo fui in camera per
spalium
et

magnum temporis

justa mihi

commissa Sanctitati sue

a supplicavi.

Quatenus cum

Gommune

Florentie hactenus susti-

nuerit gravia dispendia et expensa, onera propter diversos guer-

'<

rarum

infraclos in quibus

ipsum Comraune Florentie

extitit

diutius agilatum, ex
et statu

magno

devotionis fervore pr exaltalione

'

sancte matris Ecclesie et devolorum

suorum de par[sic]

tibus

Italie

pr quibus semper se pugilam

et

mutum

constituit adscendentibus exadverso. Propter

quod ipsum Com-

V. Bonnivarl e Guichenon. Gaulhier St. MS. cit. Arch. della Cali, di Losanna. Cassetta d'Avenches, n. 283 Documento che ora si slampa in una raccolta.
(1)
,

(2)

cit.

ii.

6.

DI STORIA

PIEMONTESE
cum

i7

muoe
sibi

Florentie est gravissimis debelis ooeraiuin nec sufficit


alia

ad

iucumbentia onera supporlanda


introilus
dicti

reddilus

et

proventus ac omnis

Comunis
multa
alia

obligati sinl

et traditi

nonnuilis creditoribus pr tempore duoruiu annoet propter

ruQi

proxime venlurorum

que

in

sup

plicatione per

me

porrecta sue Sanclitali conlinebanlur quans

recipere noluit dingnaretur

rigendo

filiis

adjutrices dicto

decime sex annalis in tota quod sue Sanclitali expediens

more palris piissimi manus por Comuni concedere quod fructus provincia Tuscie quod co tempore
fore videbitur colligantar

pr

dicto

Communi

convertendi per ipsum

Commune

in

subsidium

predictorum

certis

super hoc Comuni collecloribus deputatis.


respondit quod mirabatur de ne-

Ad que omnia dominus Papa


cessitatibus

quas inesse dicebam Comuni Florentie nec era!

verisimile

nec ipse credebat.

Quouiam

si

hoc essel cessare?

Commune

Florentie a tribulationibus et guerris quas continuo

incitare ut faciendo ligas confederationes mullotiens etiam

inimicis ecclesie videlicet

cum

Ferrariensibus et

cum cum domino


facta esset
sit

Malatesla et multa alia dixit circa hec pelila negando. Cui res

pondi quod in geueralia ligam factam fore, sed


debet Sanclitas sua merito conlenlari

si

quam non

nisi
si

ad
illi

honorem
qui

et

bonum

ecclesie et

suorum devotorum nam

numquam

fuerunt fideles Ecclesie polentias suas parant

in parlibus

Ytalie non ne Gdeles merito suspicanles debeni

saltem ad sui defensionem suas polentias dcmonstrare. Certe

a sic

nec hoc molestum esse debet summo pontifici mmo gra tum proterea si liga fieret aut facta esset cum Ferrariensibus aut cum domino Malatesla non fieret aut facta esset

velud

cum
eis

inimicis

Romane
nisi

Ecclesie sed velud

cum
si

intimi
facla

et devotis est

Romane

Ecclesie antiquissimis et liga


[.rodesse

qua
ad

cum
si

non debet
devotis

Romane
possunt

Ecclesie
nisi

quia

cum

conligati

non

tum bonum
sic

operari

colligali

tum quia ab emulis tum etiam quia non


assumere. Dixi

Tcciesie

habentur suspecti

lossunt sic de facili


ei

maleriam

desperalionis

etiam quod

illi

mille equites

qui
la

sunt in partibus Pedcmontis qui vulgariler appellanlur

compagnia
et

della

corona non sunt confidentes fdelium Ec


et ratione originis
fideli

clesie

imo expresse suspecti


quia
nulli

quia Theototentan

nici

adherent

et

quia

continuo

48

DICHIARAZIONE
perniliosa

DI

DOCUMENTI
precipue de Ylalie partibus.

conlra
satis

comunitales

Quo omnia
vii

benigne audivil sed pelila nullalenas exaudi-

nichilominus

lamen suo loco

el

tempore

inlendo

proul

poter prcfalum

dominum

visitare et iterato loqui de dieta

materia et de

aliis

coramissis

mihi pr

Comune
quod
si

Florentie.

Vestre magnificentie supplicando devote

esse

mecum

in curia expcdit vobis et

Comuni

Florentie velitis effectuali-

ter operar!

hic debilis oncratus nec habeo

quod mihi de meo salario satisfiat. Sum enim quod expendara. Scripta Avisoptembris.

ci

nione die

XXX

In

curie
et

isla

multa nova dieta

sunt de processibus
tibus

Regum
et

Francie

Anglie et de appara-

eorum ad bcllum
sua potentia ad

de appropinquatione regis Francie

cum
et

et

regis Anglie prope Torniacum quod Rex Boemie (]omilissa Anonie regis Francie soror

campum

Comes Sabaudie lenlaverunt


Flaudrenses

et tentant

concordiam inter


cf

reges prcfatos et quod ipsi sunt in concordia satis verunta-

men

poluerunt ut dicitur quedam quibus Rex


pr
ut audio

Francie nullomodo consentire videtur. Hodie autem fonasse


de novo in curia
isla

licleris

aliquorum mer-

ce

catorum quod Flandrenses occulte miserunt ad Regem Franeie aliquos

ex suis misericordiam postulantes de commissis,

et supplicantes

eidem quod

eis

dignetur concedere quod Co-

rt

mes Flandrie qui

fuit et est

Flandrie redeat et secure.

cum Rege Francie ad partes Quorum supplicationi rex Francie


videtur el

habito Consilio suo adscrississe

quod Flandrensirecessisse

bus

ipsis

redeuntibus ad partes

cum

cornile suo. Flandrenses

qui crani in

campo cum rege Anglie de campo


quod

dicuntur

et

rex Anglie de inde considerato

recessu

Flandrensium habito suo Consilio creditur recessisse a campo


suo
el

ab obsidione

in

qua erat conlra Torniacum

et

sunt

qui

extimant quod omnia premissa procedant traclalu coq-

cordie prehabito et ordinato,


effeclus concordie

quidam non. Qualis autem


in isla civilale

sit

usque nunc
dieta

ingnoralur

el

ne

possim

redargui

nova

scribendo in aliquo

esse,

mieto vobis

copiam cujusdam

lettere

cuidam nostro merca-

tori Iransraisse dieta

nova conlincnlis scriple Parisiis.

InsuEustasii

per noveritis quod sindicus

dominorum

Malalesle

de Polenta et Galeotti de Malatestis

noviler

adcessil ad cufui

riam

cum mandalo

sufficienti ut dicit

cum quo

ad aliquos

DI
-.(

STORIA PIEMONTESE

49

dorainos cardinales

domino

et favore

cum suis licleris et supremo concedeiile quorundam dominorum de curia quod a

brevi tempore in antea

ut supra. Est

austerus et

non appellabuntur Ecclese inimici tamen suramus Pontifex centra eos multuni durus ex mala informatione assumpta (1) .
che spiega
Il

Quesl' atto

anche

altre politiche

d' Italia

non

doveva giacersi inedito.


che
in
i

Savoia pu scusarsi

anche per ci
grave

sudditi per loro diritti e privilegi

non potevansi tenere


i

campo
Il

a beneplacito del signore

come

soldati. Difetto

che fu tardi conosciuto.

marchese

di

San Tommaso a pagina 23


Real Gasa di Savoia
cause
,

delle sue Tavole


il

genealogiche

della

citando

Cibrario

afferm che Odoardo, e non Aimone, era autore del Consiglio

permanente

in

Ciamberi per

le

civili
il

e criminali

e nelle

sue letture negli archivi trov che


gannato. Ci non ostante
riarsi di saggia

Cibrario non

si

era inglo-

vide che anche

Aimone poteva
buona
luoghi

istituzione:

ed l'uffizio di un

cancelliere

cui doveva slare

un personaggio

letterato savio e di

vita

per assistere
stati (2).

ai

negozi della giustizia intorno al governo degli


di tanti
retti

Carica importantissima in governo


trattati di

per isvariate leggi o per diversi

sommissione.
sotto tutela di

Aimone mor
Ludovico
nevra
il

a'

22

di

giugno 1343 e
di

lasci

di

Savoia signore

Vaud

e di

Amedeo

conte di Gi-

figliuolo

Amedeo VI che aveva avuto da

Violante

di

Monferrato.

(1) Arcti. delle Riforra, di


(2)
>1.

Firenze. Classe

Distinz. 11

n.

14.
,

Arci), di
la

Cor.

MS.

islorico de la

royale

maison de

Savoye

di

Louis de

Croix.

Arch.Si.

11. Voi,

xm.

50

DICIIIAKAZIONE DI DOCUMENTI

CAPO
Amedeo
Cura
sconti

II.

VI.

de' tutori lu sospendere le ofese contro


,

Luchino Vi:

occupatore di Asti
al

Novara

Tortona ed Alessandria

prendere

re Roberto

Mondov e
di

altre terre in

Piemonte onde
la

sminuirgli la potenza nell'alta Italia; e saputane

morte, e

insieme avvisati della venuta


figliuola a far

un

siniscalco di Giovanna sua


,

guerra

in

Monferrato

comandare
stati
i

Giacomo
di

d'Acaia di non lasciare passare pe' suoi

nemici
l'

quel

signore

(1)

onde ne successe
il

la sconfitta

sua e

abbassamento

de' Guelfi

che turbavano

Piemonte. Que' tutori insieme com-

posero in ventimila
aveva

tornesi le pretese

che

Filippo d'Orlans
figlia di

come erede
di

della

duchessa
;

di

Bretagna

Odoardo

sul contado di Savoia


il

(2)
il

procurarono una lega


(3)
l'
;

tra Savoia e

duca

Borgogna e
i

re di Francia

strinsero pi amici
de' loro

al

loro pupillo

Ginevrini, favorendo
;

introduzione

grani in Savoia

(4)

e sorvegliarono la bont della

moneta per
le

guarentigia de' contratti.


zioni

L'

un
e

de' tutori

secondando

intendi

del testatore
:

mirava

a crescere in

Ginevra podest
di

Sa-

voia

r altro che n'era conte


cose che

avrebbe anteposto
altrui
,

aver semtal

pre a fare pi col vescovo che con

conduceva per

maniera

le

il

danno proprio

fosse

quanto

possibil-

mente minore.

Leale
;

uomo
e

resse del suo pupillo

e generoso mai non trad l' intemal comportando che il Delfino avesse

ceduto a Francia

le

proprie terre per innalzare poderoso nes,

mico contro Savoia e contro

viepi incalor di crescere ad

Amedeo
narono
e

l'

imperio

in quelle parli.

Ma perch
;

egli

ed

il

collega

avevano ricevuto l'erario vuoto, non volevano guerra. Immagidi

ammassare molta ricchezza


il

di

educare virilmente

nobilmente

pupillo

coli'

oro e col senno farebbe egli quello

(1)

Ard,
Id.

di Cor. l'orino.

(2)

Principi del sangue.


Trails anciens.

(3) Id.

Mazzo IV 5 Mazzo V, 6 Paquel V, li,


.

aii.
,

1344.
,

11

12.

(4) Id. Annoti.

1,1,

DI

STORU PIEMONTESE
non potevano. Tradanto
gli

51

che
il

essi

per allora

sicurerebbero

presente stato e aprirebbero vie ad acquisti. Intendevano ad


il

avere intero
la
;

Fossigni in che gi possedeva parecchie castel,

se

il

potessero avere

circonderebbero colla
Savoia

Signora

di
di

Vaud (che doveva


mente che,

tornare a

disperando Ludovico

avere maschi per eredi) e domerebbero Ginevra tanto pi


tribolati dall'Austria
i

facil-

vicini Svizzeri

non

le

avreb-

bero potuto recare abbastanza valido soccorso.


a ci era altro a fare
:

Ma

per ridursi
il

e fecero.

A buon

patto ebbero

quieto

possesso del Beaugi


dall'avola Sibilla, e
a

che per eredit era dovuto ad Amedeo


gli si

contrastava da Filippo

di

Valois

(!];

buon

patto poterono con Carlo nipote del re di Francia,,


delle

com-

pratore
zione

terre

del Delfino
i

rendutosi

frate

per

dispera,

(2),

determinare

confini le mille volte fermati

conte-

slati, violati (3); e finire


le
liti

con soddisfazione

di

Giacomo
la
;

d'Acaia
tra

tra esso Acaia e Monferrato,

firmando
di

pace

loro

concordata per intervento del duca


di

Milano

e promettendo
{!i] ;

favorire

Giacomo
i

istesso se

Monferrato
di

contravveniva
per
il

conchiusero

patti

col

vescovo

Losanna

le

terre

di

Viens, Mazel de Vercy, avendone per


e la
di

Amedeo
da

possesso utile
lite

magistratura

(5)

e poich

avevano mossa

al

vescovo

Ginevra per un arresto


di

di falsario

lui eseguito e

che essi

pretendevano

diritto di Savoia, e gli

grossati, volsero trattare la cosa per consulta, e presero

umori erano molto intempo;


Ciamber, onde avere

contemporaneamente furono graziosi


alla

alle citt libere del Piedi

monte,

casa d'Acaia, ed agli ebrei


(6).
i

air uopo braccia e denari

Questo fecero

in

comune
,

tutori per
il

l'

interesse del pupillo


si

per s poi, e partitamente


vassallo del vescovo; e
istesso vassallo e
il

conte di Ginevra
di

riconobbe

signor

Vaud che

si

teneva al vescovo
di

per

la
(7)

Barona e poi diritto


gli
si

batter

moneta

per un alio del 1308

rinnov

ligio lui

prometlant de

(1)

Ardi,

di Cor. Cill e

Prov. Savoie Duch. Mazzo 1,9.

(2) Id.

Valenlinois

,1,2,
maison eie. par Louis de IV 7.
,

(3)
(4)

Hisl. de la royale

la

Croix

MS.

ibid.

Ibid. Cill e Prov.

(5)
(6) (7)

Arch. della Cattedrale di Losanna. Cassella 81 Arch. di Cill , Torino. Ma;:zo XVI.
Gaulhier
,

n.

1391.

Hisl. de Genve.

52
honne
fot

DICHIARAZIONE
de

DI

DOCUMENTI
Ics

Uacquiter cnvers lui de tous

cngagements d'un

vassal l'egnrd de son seigneur; e quiudi associalo nella giurisdizione vitalizia di quella citt
(1),

con approvazione del col-

lega tutore, ricevette in dono da Ludovico di Neufchtel tutti


i

possessi che aveva nella Vallala del lago di Giura (2), e fece

poi con esso lui

un cambio

di

Mascot e

S. Cristoforo

con tutto
le

quello che
Montlaville

le

dit

comte de Neufchtel possedait dans

lieu de

(3).

Nel 1350 r un de' tutori,

Ludovico

di

Vaud mor. Per


i

la

memoria

delle questioni tra

conti di Savoia e

conti di Ginela

vra (che meglio s'avrebbero a dire del Genovese perch


autorit era nel contado
fldenza de' Savoiardi
altro
:

loro

il

superstite non era nella piena conil

perci

Consiglio di Ciamberi diedegU


la

collega in Guglielmo
e di
si

De

Baume gentiluomo
lui

di

gran
intese

sangue
suo
di

gran

merito

ma

nemico.

II

conte

quello che
;

voleva dal consiglio di Savoia e rassegn l'uffizio


tutela.

il

gentiluomo rimase solo nella


(4)

Les chroniques

de Savoye

parlano dell'eccellente educazione data dal conte

Ginevra ad Amedeo.

Le ioyne comte

fust norris en son en-

fance moult vertueusement, en ly remostrant de vivre en honne

meurs

et

de lenir

et

croire conseil, et sy
la

le

mettoit a l'exercisse

de sa personne sans

grever, a jouster, a luyltier, a saulter, a

dancer, et en oultre ly frent apprendre tellement quii fust etere

entendant

et

bon lattinieux
en
sens
et

(5).

Et de jour

en

jour

eroissoit en

cognoissanee
veni* anni era
et

en aulmentament

de parsonne.

A
il
:

ung

tres bel seigneur vaullereux et cortoys, suge,


et

entendant son cas

combien quii creust eonsseil sy faissoit


Frutto
di tale

de ly
la

mesmes aucune

fois sa loullunte.
i

educazione
i

spedizione vittoriosa contro

Valiesani, le battaglie e
il

suc-

cessivi tornei dal

1348 (contava appena

quattordicesimo anno)

(1)

Arch. della Caltedr.


eie.

di

Losanna. Cassetta 81, n. 1383.

(2) Livre conlenani des copics

diplomes

concer nani

les differens

non aulenliques des divers Iraile's, bulles, de la Maison de Savoie avec la Ville
Categ.
I
,

de Genve.

MS.

Arcti. di Corte. Ville de Genve.

Mazzo

II

6.

(3) Ibid. (4)


(3)

Wsl. patr. Monum. Script. V.


Ristretto quasi esclusivamente

pae;.

270.
dedicava.

al

clero ogni sorta di stadi di let-

tere

scienze era notato qual cliierco

olii

ad esse

si

Nota

inutile agli eruditi.

DI
al fin della vita
;

STORIA PIEMONTESE

53

e l'attivit istancabile in ogni ufficio di guerra

e di governo.

qui pare che


di
civilt

il

Garrone volesse descrivere


della
alla

lo stalo

tem-

poraneo
ch'egli

e prosperit

Savoia e del

Piemonte
trovo

comparati
costumi,

alla

Provenza ed

Lombardia.

Perocch

indicava a s stesso di raccogliere notizie di leggi, di


di sludi,

di valori di

merci e d'opere, tributi e reno incominciati, e statuti munie privilegi


,

dile e avvisi di cadastri


cipali

fatti

o
i

distesi,

ristretti,

ad
e

artisti,

e bandi

contro

giudei

lombardi o caorsini
e

perOne

estratti di

sentenze criminali

memorie

di

esecuzioni che allora

eran

tanto pi crudeli, quanto pi bassa la condizione del reo. Delle

quali cavata dai registri della


la

camera

dei conti reco

una, per

sua

ferit,

memorabile.

In expensis Ioannis Guioti falrei

sarii

monetarii cui l'incaricato della pena de'

captum
et

lenuit

per
:

viginti

unam diem

et

exinde fuit bullitus


fuit bullitus,

MORTCJUs

locagio unius cacabi in

quo

uno ferro

posilo in diclo cacabo in traverso


et

pr ipso ligando, cordis

OLEO,

lignis et

carbone emptis ad idem duodecim grossodicto carnacerio . Questa bollitura nell'olio


si

fa

rum turonensium
inorridire
civilt del
;

e se

avesse da tal falla tormenti argomentare


a

la

Piemonte saremmo

mal passo: ma per ventura


facili:

l'atrocit de' legislatori

non trovava pi esecutori

pe-

rocch a quella noia quest' altro soggiunto



la

pluribds ndnciis
9 denar. grossor.
boia assicura che

ad habendum
turonens.
b.

carnacerium tribus
difficolt di

solidis
il

La

avere pronto

civilt del

Piemonte era allora superiore


di

alle leggi.

certo

Amedeo VI fu di tempi civilissimi ben diversa da quella di Amedeo HI il quale del lutto illiteralo per autenticare di sua mano un atto segn sulla carta tre croci e tre
l'educazione
,
;

ve ne fece

il

suo visconte, e
e
il

tre

Oberlo
i

di

Castellomonte, e
presenti
l'

giudici Ailberto

Oberlo, e una

testimoni

all' in-

stromento

di

che

notaro Aurico fu rogalo per


di

investitura

che quel conte faceva


tore di Torino

parecchie case ne' luoghi


di

di

Corazze,
S.

Giaveno, Cicazzano e Col


(1).

S.

Giovanni all'abate
quelle ricerche,
le

di

Solua

Onde per

quali

(1) Vedi la citazione San Tommaso.

di

quell'alto a pag. 8 delle

Tav. geneal. del

54
slosso

DICHIARAZIONE DI DOCUMENTI
imponeva,
il

Carrone sperava

di trovar

senza dubbio tanto


al fine del

da dimostrare quali e quante al principio e


di

regnare

ciascuno de' suoi Amedei erano


,

le

industrie agricole e

ma-

nifatturiere
zioni
,

quale la

somma

delle cognizioni e delle


civile
;

specularendita

la

ricchezza

del

territorio e la forza

la

dello

stato, le pecunie
; i

versate a beneficio

pubblico ed a pr

de' signori
i

limili

dell'autorit

sovrana e della
la

municipale;

diritti de' cittadini, le


i

guarentigie delle leggi, e

misura del

rispetto che n' ebbero

conti di Savoia nei desiderii loro e nelle

loro conquiste. Diligenza

che pu efficacemente assumersi da


e

<hi intenda

il il

fine vero della storia.

Ottimo fa
del giovane

De

la

Baume,

come

tutore e

come

consigliere

Principe.

proseguire

le politiche del
il

barone

di
il

Vaud

e del conte di
,

Ginevra strinse in lega


Isabella di

suo pupillo,
di

vescovo di Losanna
signore
fece
di
ijio

Chalon e Caterina

Savoia
(1);

di

Vaud, da una
il il

parte Berna e Friburgo dall'altra

confermare

contratto del visdomato di Ollon tra l'abate

Agaunois e
al

conte di Savoia, per cui questi prest


(2)
;

omagAlberto

monastero

colleg
difesa

quindi
di

Amedeo con

d'Austria per vicendevol


dall'Alsazia
,

dieci anni dalla


,

Turgovia,

da Strasburgo sino a Savoia


,

purch non contro


di

r imperatore

il

conte di Virtemberg

vescovi e le citt
(3);

Strasburgo, Basilea, Costanza e Friburgo


quelle

coli'

aiuto di

signore
favoriti

di
,

Vaud

costrinse

Vallesani a star

quieti (4)

sebbene
zera
:

a quel che pare, sotto


il

mano

dalla lega Sviz-

la

quale cominciala

1315 per star contro all'Austria


altri

con tre Cantoni Uri, Schwilz, e Untervald era cresciuta di


quattro soci
di
,

Zurigo, Glaris, Zug, e Berna che morto Ludovico


fatto
diffalta a

Vaud aveva
in

Savoia; e finalmente, mirando

al possesso del Fossign

seppe cogliere uno specioso pretesto


confini tra Savoia

per mettere
e

armi gente e battagliare con Francia.


i

Gi sin da quando furono determinati


il

Delfinato Guglielmo
lo favoriva

De

la

Baume

(che per ci era ito in

Francia dove

messyre Galoys de la

Baume

pre du

(1) Collezione diplom.


(2) Ibid.
(3) /rich. di

MS.

dell' Halier.

Corte

di

Tor. TraU. Diversi.


;

(4) Liii-e

conlenant eie. Genve. Categ. Ili

Vaud. Mazzo

II, n. 8.

DI STORIA
dit

PIEMONTESE
Combien^veu
il

55

Guilliame rsidant en

la

et

aym du roy
di

(1)

aveva trattato matrimonio tra

conte

di

Savoia e Giovanna di

Borgogna che per madre era anche ereditaria


Auvergne. La giovane era stata
condotta e ricevuta con gran

Boulogne
,

e di

fldanzata al Conte
in Savoia
(2).

e quindi

pompa

11

Garrone

sulla fede di scrittori a lui noli pose nelle sue Tavole genealo-

giche a pag. 28, che


di
di

Amedeo

fu fidanzato nel 1347 a Giovanna

Borgogna,

ma

queste nozze
di

non

si effettuarono.
,

La cronica
la

Evian citata qui a pie


(ivi detta

pagina

memorando

venuta

della principessa

Margherita; e dal Cibrario nomi-

nata Bianca

aggiunge che fu trovata inabile a! matrimonio non fu potuto consumare, e ch'ella entr dame de religion in un convento di Poysy. Ora
(3)
)

In Savoia,
il

matrimonio; e che
colle parole della

cronaca
;

il

prio errore e

l'

altrui

e con tanto

Garrone avrebbe corretto il promaggior sicurezza dopoch


,

1350 31 dicembre. un atto il cui titolo : Convention entre Amed comte de Savoye et Thibaud comte de Neufchdtel par la quelle le dit Thibaud se soumit l'hommage vers le dit Comte e l'aider en guerre conlre le Dauphin
ebbe
scoperto
,

Viennois

et

conquerir

les

droits et prtentions que Jeanne de


,

Bourgogne

comtesse de Savoye
di
,

femme

de
[k)

dit

comte Amed
.

pourait avoir sur la comte de Bourgogne

Certo ne con-

tesse DE Savoye, n femme


senza
conte
il

Amedeo

poteva essere Giovanna


il

matrimonio celebrato

ne senza quella celebrazione


alle

Amedeo avrebbe avuto argomento

sue pretese; e ve-

dremo toccando l'anno 1373 che per quiete di coscienza nel matrimonio con Bona di Borbone il conte richiese al papa un' assoluzione ed una dispensa. Dove andasse la signora dopo
la infelice

sperienza non so,

ma non

subito a Poysy;
(5).

imper-

ciocch nel 1355 era tuttavia in podest del conte


(1) Memoire de la ville d'Evian de Lausanne fol. 76.
,

Chronique

MS.

la Bibliot.

Canlon

(2)

Croniques de Savoye. Hisl. pai. Mori. Script. \.

pag. 272.

(3)
(4)

Econom.
Arch.
I
,

polii.

V.

pag. 299. Ediz. Fontana 1842.


e

di Cor.

Cill

Prov.

Bourgogne

Rve

de

Macon.

Mazzo
(5)

25.
le favorite del gentile
la

suo maresciallo Guglielmo (De

e valoroso Amedeo era la raoglie del Baurae) perocch trovasi in que' conti pr una roba integra data per dominum uxori guillelmi marescalci domini gratiose Xlll fior. VI den. - Comples de la ChaleUanic di

Tra

Chamberu 1352.

56

DICHIARAZIONE
Amedeo
di
spiriti

DI

DOCUMENTI
Iversol-

ardenti aiutato da que' di Moudon,

dun, Romont, Ruc, Morges e Nyon die subito dentro ne'


dati del re di
in quel

Francia e del DelGno


la

ma

coloro

non avendo

punto cara
(1)
;
;

guerra tentarono una transazione amifrutt a Savoia

chevole

la

quale per altro non fu conchiusa che tre anni


tanto

dopo

(2)

ma

maggiormente

quanto pi

del bisogno erano durate le trattazioni.

Commissarii del Conte


e

furono

il

sire di
i

Grammont, Giovanni Ravais


concordia, questi:
dit
le

Guglielmo De

la

Baume; e 1. Que
et

patti della

le

comte de Savoie rendroit au

Dauphin Tournon
dit

Voiron avec toutes leurs dependances que


le

comte possedait

de dega

guiers devers Vienne jusqu' Saint Genis, et ds Saint


le

Genis jusqu' lieu o


le

guiers entre dans


d'Avenieres et de

le

Rhne comme aussi


de Ciers.

Chateau
2.

et

Mandement
diffrens

l'Ile

Que les respectifs par


3.

survenus pour la limitation des Etals

l'Escaillon de

Saint Avre

et

par

la

rivire de

Rieure seroint termins par

les

deputs y nomms.
dit

Que

le

dit

comte de Savoie rendroit au

Dauphin

toutes

les lerres qu'il

possedoit en

Viennois, s^aroir Chahons, la Cte

Saint Andr, Saint George d'Esperanche, Septen, Saint Symphorien d'Anzon, Azen, Falavier,
le lieu

de Dien, la Vulpillere, Joanet

nage, Dolomieu, la Bdtre des arbres (d'Alby)


les

gnralement tous

autres qu'ils se trouvoient ds limitation du guiers, de l'Escail,

lon

et

de Bieures ainsi qu'ils seroient limits

par

les

deputs

susdits en fa
4.

par devers Vienne entre


le

le

Rhne

et l'Isere.

Et par contre

dit

Dauphin rendroit au
aussi
les fiefs

dit

comte de

Savoie toute sa terre de Faucigny, chateaux, lieux, jurisdictions,


et droits

qui en dependent,

comme
le

que tenoit en gevilles et


,

nevois

le

comte de Genve, plus

chateaux, terres,

man-

dements de Gex, Miribel, Montluel, Saint Christophe

Peroges.

Maximien Gordans,
les fiefs

Varci, Chatonay, Saint Maurice d'Authon,

des seiyneurs de Villars, de Chatillon, de la Palud, Charet d'Albet, et

nox, Varax
possedoit

gnralement tout ce que

le

dit

Dauphin

au de

l les Rivieres d'Ins et


,

d'Ar barone devers Eresse.

Bugey
5.

dif

et Ambournay la reserve des hommoges y specifis. Qu'au cas qu il plt au Roy et au Dauphin de donner au comte les chateaux lieux et mandements de Saint Sorlin de
,
,

(i)

Trails ancien avec la

France

ec.

Paquel V, 17,

idid.

(2)

11 ottobre l3Si-

DI

STORIA PIEMONTESE
et le

57

Cuchtt, de Saint Andr, de Briord, Liicis, Lagnieii


fefs

que

le

dil

Dauphin possedait enlre


et

les

rivieres

auUres du Rhne,
la

d'ins, et d'Arbarone, en tei cas le dit corate les prendroit avec

terre

de'Faucigny de Gex

de la Valhonne

en

fief et

hommagc

en faveur du dil Dauphin

et de ses successeurs,

remeltant ce der

nier article l'arbitrage de


6.

Qu'apres la

Monsigneur d'Armagnac. ratijication du dits Roy et Dauphin,


et

le

dU

comte serali temi de rendre

dlivrer la Demoiselle de Boiirgognc

(leannc) au Roy, ou la Reine ou leur certain message qu'ih


jugeroient, sauf

au Dauphin en paiant au

dit

comte au lieu de
le

Saint Laurent 40,000 florins d'or, hon poid, dans

terme d'un

mois apres la dite ratification.


7.

Que
faites.

tous les gentilshommes et autres prisonniers de pari


les

ei

d'autre seroient quittes de toules

livrances

par tux

respeclive

ment
8.

Que

le

comte de Savoye ne pourrait plus prtendre l'argeni

promis par

le

Dauphin pour
comte

le

chateau de Montons ensuite de


de Savoie
et
le

la

paix
bert,

[aite enlre le

Aymon

Dauphin

Hum

ou pour quelque autre cause que ce

soit

juSqu'au jour du

Et par contre le dit Dauphin ne pourroit prtendre du dit comte de Savoie aucune somme pour quelque cause que ce soit. ''9. Que sHl y avait quelque contestation pour la limitation des dits lieux, elles seroient termines par les deputes susnomms.
traete.

10.

Que
et

les
le

Aymon
11.

Quau

hommages convenus au traile fait entre le comic Dauphin susdit seroient quitts de part et d'autre. cas que le Roy et le Dauphin ne ratifiassenl le prc

sent traile dans

le terme y exprim qu'ils seroient tenu de payer au comte de Savoie 25,000 florins d'or, bon poid, ou envoier a (Jhambery pour y rester jusqu'a l'enlire satisfaction de la susdile somme. Datum Parisiis anno i354 mense novemhris (1).

E
del 17

l'anno appresso

a'

18

di

marzo

fu convenuto tra

commis-

sari del Delflno e quelli di Savoia in seguito d'altre trattazioni

Que d'abord
la

marzo

dell'

anno innanzi
le

dites

restitutions

le

dit

comte jureroit de
quale
il

prendre madamoiselle (Bone) de Bourbon


rebbe oltre

(alla

rv.

dae

dote 3000 lire di rendila sulle finanze di

Macon
'

(1) Arcti. di

Cor. Trailcs ancens avec

lo.

France. Paq. VI
H
i

7.
:
.' ;

Argii. St. 1t. Voi. XUI.

;u

i>ii

58
Cliiilon (t))

UICIIIAHAZIONE DI DOCUMENTI
et

d'accomplir

le

mariage uvee
et

elle et scroit

la recola

noissance de son
de la paix.

hommage au roy

au Daupfiin selon

teneur

Que
dit

le

dit

comte meltroit en dept, entre


,

les

mains de
Voyron,

Monseigneur de Valentinois

les

chdteaux
et

et

lieux de
les

Tournon, Avenieres, Bdtre d'Albi

Dolomieu pour

garder au
dit

nom du
corrile

comte jusqu' ce que

le

Dauphin
(2).

ait

rendu au

la moiti des terres de


il

Faucigny

Quindi

18 aprile Galthier de Chatillon grand maitre de

la

Reine deputalo del re Giovanni di Francia diciiiar di aver ricevuto dal conte di Savoia
nel luogo di
et v(eu de
la

principessa Giovanna di Borgogna


a

San Lorenzo vicino


il il

Macon

libre de lien conjugal

religion:

re ordin ai sudditi delle terre cedute che


di

riconoscessero

conte

Savoia per signore

ma
al

luoghi di
31 ottobre

Varcy, Gordon, Saint Maurice d'Anton nel Bugey

non
vrier

erano ancora

restituiti.

Onde per una


ai

forte

protesta del

conte indi a poco furono dati, col diritto


(

vassalli di

Maule-

feudo che Savoia teneva su quel


i

di

Francia

che non

pi avessero

loro appelli a Rouen,

come

gli altri feudi di


il

Normandia.
per

ma al parlamento di Parigi, E perci nuovi dipendenti


i

compreso
Anzi

conte di Ginevra

la

parte che

gli

spettava

prestarono a Savoia l'omaggio che gi prestavano al DelGno


il

(3).

vescovo

di

Ginevra tribolalo dalle genti

di Pineto,

lussey

e Thiez ricorse al conte di Savoia, onde lo salvasse dalle imposizioni


delle gabelle e dei pedaggi che
il

si

volevano mettere
vassalli que' di

il

conte difatto

dilese,

e gli

conferm per

Bre-

gnier che nella minorit del Conte, e in tempo di peste, erano


stati

dati al

dispiacenti

diete

in cambio di altre terre, ed erano molto quod eorum homines submittantur ecclesie supraquia magis vellent facevano scrivere al conte eos, si

Vescovo

vostre voluntatis existcret,


bili

sub

manu

vestra forti

quam

de-

seygnoria Episcopi gebennensis

(4) .

Ma

il

Conte aveva

(1)

Memoire de lavine d'Evian. ChTonique ms.


,

la Bibliot.

Cantonale

de Lausanne
(2)

^ol.

77.

Ibid. Paq.

VI

8.
eie.
,

(3) Arcli. di

Cor. Traits anciens

VI, 10, 11, 12, 15.

VII,
,

11.

Citt e Provincie. Faucigny.

Mazzo VI 10, 11. Muulevrier. I 9, (4) Arch. di Corte ec. Ginevra.MU 8, 8, 9 e 20 luglio 1355. 16 febbraio 1338 in cui un atto del 23 maggio 1336, - 5 marzo, l e 25 mag-

DI

STORIA PIEMONTESE
,

59
oltre
;i

necessit di quiete in esse parli col vescovo e perci

queir

Tito,

die fine ad

una questione cominciata


fini

sedici

anni

innanzi, e da' suoi tutori per accorti


in sospeso. Della quale,

sino a que' di tenuta

avendo
in

il

(Garrone avuto cura di estrarrc

tutto
Il

il

processo,

daremo

succinto la storia.
il

XXV

di

gennaio del 1343 a nativitate


,

milite Pietro
dei

da Yverdone
conte

visdomo

e Giorgio
al

de Solerio

procuratore

Aimone presentarono
:

vescovo di Ginevra

uno

scritto

che cos incominciava



Quoniam
est

opprossis et gravatis inju

ste,

opprimique

et

gravari tinienlibus etiam in extraiudiciali

bus appellationis remedium


officium quod ad
illi

indultum

et

ad vicedognatus
I).

et

magnificum virum

Aymonem

co-

a
c<

mitem Sabaudie noscitur pcrtincre sapendo in ci vitate Gebenne caplus et arrestatus fuit Franciscus de Millie mandamenti de Berna, pr eo quod falsificasset cuiusdam capiruli sigillum seu sub ipsius capiluli nomine sigillo lilte,

che dal vescovo

ras sigillasset, in vestrique torcia seu vestrorum olBciariorum

ductus

sit

et custoditus

fueril

qui duci, custodiriquc per

me tamquam
valum
et de

vicedognura et capi debuerat, vel saltera mihi


obser-

dari et tradi ad custodiendum proul fuerat hactenus

ipsum mallaclorem mihi tradendo, et cuslodiendo eumdem juxta mei offici debitum et hactenus consueludinem
in talibus

observatam, vos requisirira

saepius

et instanler

publice et occulte, quod quidem facere recusastis, ut docet


experientia
:

imo eandera, ut
in

dicitur, hic indebite fecistis seu

permisistis ab re

preiudicium,

damnum

et

turbationen

ipsius domini mei, eiusque vicedognatus et offici mihi

com-

missi predicti

solennemente protestarono ragione ed ap-

pello al Papa.

Il

vescovo non negando che Francesco de Berna

laico era sostenuto da lui e dal capitolo per crimine di falso,

rispose:
9

Quod
domino
intulit
,

quanlutn
cornili

in ipso est,

per se vel per alium,

prefato
si

quod

nullum credit gravamen intulisse, et quod non credit, ipsum vel ipsa revocai
conte provi che gliene abbia
altro
fatto.

quantunque
trattanlo

volte

il

in-

come osserva Gauthier (che per


il

non conta n

questo n altro fallo occasionale)

vescovo declara par un note

Rio,
del

8 giugno

1358.
iS.SS.

Esame

lestimoniale del 9 e sentenza del

conte

10 giugno

(iO

IUCUFARAZrONE
pour
les

DI

DOCUMENTI
la

solemncl aprs avoir consulte tant


dea cyloicns,

consel episcopal que caini


qii'ii

lre hien informa des droils de chachun,


le

n'avait que l'officiai de l'veque qui cut

droit de faire empriVofjle

nonner tant

clercs,

que

Ics laics

qui devanl la cour de

cial commclnient quelqu'irriverence digne de la prison ci

que

ridomne n'avait point

ce

pouvoir
le

la chose
Il

n'ayanl jamais
di

pratiquc autrement sous

predecesseur.
,

20 febbraio pnv

sentssi Giovanni Balli giurisperito


del conte di Savoia,

dichiarandosi procuratore

ma ma
I

senza mandato scritto, per sentir raIni

gioni

onde

il

vescovo rispose a

come

a quei due.
il

Savoia
i

non voleva desistere


cessitalo

temeva d'irritare

vescovo, o
:

cit-

tadini cui vedeva risoluti a difendere la loro libert

era ne-

camminar
i

lieve.

dibattimenti durarono sino

al

19 mag-

gio 13i6. Finalmente fu trovalo


di

Ginevra e

tutori
(

per ciascuna parte

un partito: Alemanno vescovo di Amedeo VI convennero che due amici cui nominarono decidessero tanto sulle
)

querele, discordie e questioni vertenti super


((

quodam liomine

layco de novo capto in curia episcopi, quanto super grava-

minibus dicto episcopo


hominis capti in dieta

illatis

ita

curia

ponatur

tamen quod loco dicti in manibus dictorum


;

ut

supra amicorum quidam baculus vel aliud loco Ggure


si

che

tenesse dagli agenti del vescovo sino al


la

tempo determi-

nalo per

sentenza

intanto

1'

uomo

passasse alle carceri

del visdomo, dalle quali fosse reso al vescovo e ai canonici, se


cos dicessero gli arbitri
;

se nel
il

tempo

prescritto
in

non senten-

ziassero

il

visdomo

ritirasse

segno lasciato
il

scovo ed

ai

canonici, e riconsegnasse
tra
gli

mano al veprigione. E perch


del

erano succedute alcune baruffe


quelli del

uomini

visdomo e
della

vescovo, ed erano
il

stati

presi

servi e bestie
(

mensa
per

vescovile, e

castello

di

Ginevra

che fu poi lasciato


si

evitar la scomunica);

fu

convenuto che
il

tenessero

in

ostaggio sino alla sentenza, col patto che se


restituire,

conte avesse a
Il

restituirebbe
alla
il

senza

pretesa di valore del pasto.


poi

tempo assegnalo

sentenza fu

prolungato e

le

liti

ri-

masero indecise. Ma
grande e che mise
e certo le libert
dall'

vescovo non dormiva. Alamanno fu

uomo
lui;

in rispetto

chiunque ebbe a fare


molto.
al

con

ginevrine a lui devotio

Preso ardire
di

ingrossare delia lega svizzera


i

comand

Conte

rispet-

tare le libert di Ginevra,

diritti

del vescovo e de'ciUadini.

DI
Savoia
naio
SI

STORIA PIEMONTESE
ma
sporava noi jcmpo
:

61 tradanlo nel gen


il

sturbava,

1355 riconosceva

che

il

vescovo

aveva

mero

e misU

imperio su Thiez e per s rinunciava

al diritto di

guardia sede

vacante; indi a tre anni riconfermava quell'atto in cui, pare,


si

trovassero delle frasi dubbie, e con parole cortesi raddolciva

l'animo del vescovo, tentando se mai


lui

potesse dalle pretese di


a'

cavare alcun bene per


i

s.

Finalmente

15

di

aprile 1359

riconosce

diritti del

vescovo sulle /lersone delle terre sue par-

ticolari di Thiez, lussey e Pineto, cosicch

pecchino in esse o

fuor d'esse, rimaner devono allo giurisdizione del vescovo: e


se
i

rei
il

Irovinsi nelle caslelane

soggette alla giurisdizione di


gli

Savoia

vescovo abbia diritto di averli, e se

debbano dare:
sua giurisdidi

similmente operando col Conte pe'


zione
:

rei soggetti alla

col patto

che per
al

gli

arrestati

dagli
al

ufficiali

Savoia
vi-

o del vescovo e dovuti

vescovo ed

conte dovessero a

cenda pagare dentro

giallia

tre d dalla richiesta

pr pasta

et

minpr

pr nobili per diem quanilibet XVIII denarios

et

aliis

inferioribus per
vel

diem quamlibet quo


Vili

vel

quibus detempli

fuerint

cuslodiii

denarios

gebennonses
falsario

a carico
al-

dei delinquenti.
tra

Dell'uomo arrestato per


o
egli era di

non trovo

memoria
non

ma

uno
;

di quo' tre luoghi, e quella-

dichiarazione comitale spiega tutto


atto
visto dal

o non era, e qualche altro


a chiarire
il

Garrone rimarr negli archivi


Gauthier che ebbe
in

fine di quella lite.

mano
et

quella

dichiavi lesse

razione

o transazione, esistente nell'archivio ginevrino e


Ics

l'ordine a ious

juges,

haillif,
les

chdtelains

auires

offciers

de

ne violer en aucune maniere

droits de l'veque e de l'eglise de


di

Genve

il

tenne per una

conseguenza
(de Genve).

sentiments favorables
se
1'

del Conte

pour

cette ville

Ma

avesse letto per


diverso
:

intero avrebbe soppresso quelle parole e scritto

con-

ciossiach
di di

il

conte

non pretese
;

gi di soddisfare a
di

un debito

rendere una giustizia


si

ma

concedere un favore che per

pi

fece molto

bene pagare. Dice quell'alto:


ponderis a domino domino

Pro preper

missis

taque per nos concessis ut supra mille et quingentos

floreno.s auri

boni

episcopo

manum
pum

Petri Garbaisci de Bellicio thesaurarii nostri dihcli

recognoscimus recepisse, de quibus ipsum


heredibus

dominum

episco-

sovimus et quillamus, promiltenles per nobis, nostris


el

successoribus bona fide premissa omnia et sin-

r)2

nir.HiARAziONF ni noriTMFNU
(jula rata,

<*

erata ot firma haborc porpotuo ci foner, ot non


.

conlrafaccrf vcl venire noe ronlravvenionlibus assentir

quasi flie non bastasse trov un pretesto per chiedere, ed ol-

ionne, dalla

<

itt

un

sussidio grazioso

d'un

fiorino

d'oro por
(1).

fuoco ohe fece raccogliere nel settembre successivo

Cos erano accomodate le faccende col vescovo e coi cittadini.

Rimaneva

di

accomodarle

col conte di Ginevra.

Ripugnavagli

di-

ventar suddito di Savoia

per ci che tenuto aveva dal Delfino.

aveva

Veramente finch quelle terre appartenevano al Delfino egli un potente appoggio e un valido aiuto per difendersi
:

dallo ambizioni di Savoia

ma

ora che
si

il

Delfino oltre al non

essere pi signore di que' feudi

era ristretto In lega col suo

coperto nemico, e

feudi stessi al dominio del conte Amedeo erano sottoposti, scorgeva che salute per s non rimaneva. Prei

st bens,
le

come abbiamo

detto,

il

1355, omaggio a Savoia per


i

terre del Fossign(21, e gli rese


(3)

prigioni

fatti

nello fazioni
fargli tenero

diverse

ma
gli

ad animo

stretto.

Onde Savoia per

comportabile quello stato crebbe l'anno dopo

le pretese, e

do-

mand che
Rispose
il

giurasse fedelt anche per quello terre che gi


al
:

appartenevano
conte

Delfino e

non facevano parte


d'

del Fossigni.

non sapere

averne

gliene mostrasse, e gi

rerebbe(4). Era un prender tempo, che non piaceva a Savoia,


il

quale frattanto
s

gli

contrastava

il

diritto di
s

batter

moneta

voleva che

lo

terre della contea e

le

sue proprie dal


gli

tri-

bunale
cause

di

(^iambor fossero

dipendenti

per

appelli

delle

(5).

E per

certo esisteva un diploma da Carlo IV del 1356

per cui

le

appellazioni di Ginevra,

che per
al

l'

addietro

erano
Vicario

portate a

Roma

dovevano cadere
il

conte di Savoia

del P imperio (6);

quale diritto era stato l'anno stesso conce-

Torino. Affari con Ginevra. Alti 25 gennaio, 19 marzo 1346 - 15 aprile e 10 seti. 1359. Arch. di Ginevra. Alti 19 maggio, 4 giugno, 2 agosto 1346 5 dicembre 1349 - 30 agoslo 1356 - 3 e 26 m.nrzo 1358 - 15 aprile 1359
fi)

Arch.

di

Corte

in

8,

20 febbraio

1343

(2) (3) (4)

Citl e Prov. VF, 10.


Id.

VI, 11.

Trails Ancicns eie. VI, 17.

(3)

CUl

Prov.
di

(6) Bibl.

pub

eie. Genvois V, 24. Berna. Voi. ms. Hisl.


,

hehi. intitolato UliscclUnien g-

nfvensia

DI STORIxV
liuto col

PIEMONTESE
Amedeo VI
(1)
,

63
per
le

uiedesiuio titolo al conto

cause prdegli

euienti dal vescovo di

Losanua

e per

tutte

quelle

arcivescovi, vescovi, abati, prelati e giudici secolari dello stato


di

Savoia di cui prendeva cognizione


(juelle noie
si
;

la

camera imperiale

(2).

associarono
i

le

querele del vescovo e dei cano


concessions et des Papes

uici di
qu'il
et

Ginevra

quali fecero dichiarare al conte di Ginevra


les

ne devait pas ignorer que par


les

des Emperetirs,
et

droits de reyale appartcnaient entierement

Vevque
le

l'eglise

de Genve dans tout son diocse


tant

et

que

droit de battre
la

monnaye

un des principauoc
les

et des plus

rnseparahles de
de tout temps
la plus

souverainef, et que

evques avaient exerc

par eux mmcs;

e quindi ordinare de la

maniere
si

expresse de faire
et

cesser

ahsolument une nouveaut

dangereuse

qui ne manqiicrait pas d'alterer leur bonne inli

telligence (3).
sent
il

conte di Ginevra non cedette,


si

ma appena
il

con-

22 luglio 1358 che


;

creasse

arbitro l'arcivescovo di

Faranlasia

il

quale in processo dichiar: dovere


la la

conte di

Ginevra giurare per


voia
;

sua contea e concedere


sua moneta (e
il

1'

appello a Sa-

potere battere
(]arlo

la

batteva ad Annecy),
di

avendone da

IV

iiritto.

Il

conte

Ginevra appell
si

all'impero; e Savoia

gli

fece

nuove esortazioni:
dicembre)

contentasse

della sentenza arbitrale [k). Allora (21

fu

concordato

che

ii

conte

di

Ginevra

riconoscerebbe per feudi appartenenti


Delfino,
i

a Savoia, quali ceduti dal

castelli,

luoghi e

manar-

damenti

di

Clermont, Duin, Annect/, Thon,


,

Grtiffi,

La Rochef
comte de

Arlod

Chdtel la Bastie

Galliard

comme

aussi

les fiefs et

rieres-fiefs

que

les

particuUers reconaissaient du
et

dit

Genevois sous la reserve du droit de l'empire

de l'evqne de
l'ar-

Genve cundition que

la sentence

arbitrale
effel et

rendue par

chvcque de Tarantasie resterait sans

serait de nulle va-

leur et que les parties demeureraient dans leurs droits tant

comme

cwant

d'icclles [o].

Ala

il

coute di Ginevra

che ben conosceva

(1)

Arch. della Cattedrale


,

di

Losanna. Castellasi,
tire des aichires de
di

n.

1356; e Cas-

setta

82

n.

1471. Cahier vidim

Turin.

(2)

Gauthier, nisl. de Geu. ras.; e Arch.

Losanna. Cassetta 82,

n. 1365.
(3) Ibid. id.
(4) Arcli.

di

Cor. Cill e Provincie, Genevois. Mazzo VI,

n.' 1,

2 e 3
.

(5) Ibid. Id. n. S.

i.

(i4

DICHIARAZIONE
di

J)I

DOCUMENTI
data
il

l'umore
diritti la

Savoia non

si

tenne quieto perci, e sollecit pc'suoi


gli Cu

sentenza imperiale che


il

17 novembre 1360

dichiarante che
a:etlo

conte

di

Ginevra era principe vassallo sog-

immediatamente

al santo

romano impero; e che


il

la contea

e principato del

Genevcsc col mero e misto imperio non era


dall'

da

altri

dipendente che

imperatore che
(1),

teneva per feudo

(rasmissibile ad ogni sorla di successori

huono che
finire in

Ad Amedeo divenuto padrone il paese di Vaud eie


che non
lui, e

del Fossign doveva parere

non

tante dipendenze fossero d'al-

tro signore

corressero pericolo che andassero a


di

mani straniere, essendo Caterina


la

Savoia maritata

in

Namur. De
di

Baume

consigliere di
;

Amedeo

tratt la cessione

esse

e felicemente

che pagali sessaulamia


diretti

Gorini

d'

oro

con denari
laici,
il

esalti da' sudditi


di

ed indirclli, ecclesiastici e
il

conte

Savoia ebbe tutto quanto gi possedeva


(2).

si-

gnore

di

Vaud, Bugey e Valromey


temuto
i

Potente sovrano in Savoia

Amedeo Vi
in

volse

l'animo ad

in

grandire e rendersi
spesso
il

Piemonte

dove

trascorrevano

re di Sicilia ed

Visconti, e qualche non rara \olta


sierici

Saluzzo e Monferrato. Gli


di discordia tra
il

piemontesi narrano

le

cagioni

conte

di

Savoia e Giacomo d'Acaia special-

uientc per alcuni dazi imposti sulle merci che per Savoia tran-

sitavano
al

il

Piemonte, e per l'uccisione


era

di

due

signori
farsi

fedeli

Conle.

Amedeo non
gli

uomo
;

da perdere tempo in

ren-

dere ragione colle armi, e specialmente quando poteva dirigere


egli

medesimo
Parigi

attacchi

ma
re

distornalo dai moli rivoluzio-

narli di

suscilati
de'

dal

d'Inghilterra e di Navarra

condoni da! Prevosto


e per

Mercanti, cui, e per aiuto del Delfino.


,

alcuno suo

proprio interesse
di

dovette

correre a soffo-

care

(3),

non pot

proposilo allendere alia bisogna;

ma

ac-

omodate quelle faccende fece sentire a Giacomo con qual prin-

(1)
(2)

Arch.

di Cor. Cill e Provincie


gli

Genvois.

Mazzo Vii
,

n. 7.

GauUiier, Hist. de Gen. ms. Ar245 247, cliivio della Catledrale di Losanna. Cassetta 290 , n.' 24) Ardi, di Cor. di Torino. CiUe Provincie. Ville de Genve. Calalogue 4:. n. 1. Vaud Baronie. Mazzo II, )2, 10. Tateg. I , Mazzo VI
Vedi, olire
Storici editi,
il
,
,

(3)

Arch.

di Corte.

ISegoziazioni colla Francia.


dell'

Ind. Oli.
si

Mazzo

I.

Lettera di Carlo quei moti.

Delfino

ultimo agosto 1358 In cui

descrivono

DI
cipe egli Iraltasso.
iratl le terre

STUKIA PIEMONTESE
aspramenle
;

65
,

riuerreggillo
gli

ed aspratuetile
Savi-

che

ardirono resistenza
il

tra le quali

gliano, gi per met venduto ad Acaia

6 febbraio 1354 per


(1).

cinque mila

fiorini

con palio

di

ricupera
(2)

Della qual terra


e insieme do-

neir archivio di corte in Torino


loroso

un curioso

documento dal quale apparisce che veramente Amedeo


guerra fece -prigione l'Acaia, notizia asserita dal Muda qualch' altro,

in quella
letti, e

ma non

provala

(3^.

Ha

per

lilolo

De-

struclio Saviliani

que facta fuit sub anno 1360 die dominica

prima mensis martii;

<i

ed

a questo

modo

scritto:
illuslris

Notum
qui

sii eie.

Cum

locus Saviliani

sub dominio

principis
,

domini lacobi de Sabaudia principis Achaye regeretur


locus erat
cuitus

M
ce

magnus extra burgum muratum, taliter quod cirruatarum erat Irabuchi mille cenlum clausus de spalnon bonis ncque profundis sine aqua. Burgus
bene muralus
et fossalalus licei

dis et fossalis

dicti loci erat


et

aqua carebat

in

fossalis,

domus hominum
in maiori parte

Saviliani
alle

eranl edificale super


basse itaque homidicti

ipso

muro

tam

quam

nes Saviliani non polerant ire per circuilum

muri ad

((

deslensionem
ligcnler
Saviliani

dicti

burgi

porte vero dicti burgi bene et di-

munite de bonis

et

mullis lapidibus. Et
dicti loci ut

araldo

[sic)

><

circumdant rualas

dicium

est,
et

et parie

ipsarum ruatarum eranl bene


dendura aplis

et diligenter
allis

munite,

munite
qui

de bonis valphredis propinquis


et

ad bellandum et desten-

de bonis lapidibus.

Homines

Saviliani

eranl ferliles et divites el

omnes

mirabililer bene eranl murali


balislis,

armati de bonis plalis, circa mille scutis, lanceis,

el aliis
<(

armis necessariis ad bellandum


diclas rualas.

et

deffendendum airas
et

que crani extra


diete

Eranl omnes dirupte

comloci.

'

buste ecclesie campanelle Sancte Marie plebis

cum domibus
dicti
:

<(

ecclesie....

fuit

diruplum pr deflensione
dicti

Uoraines burgi et ruatarum

eranl inler se

divisi

quia

homines burgi volcbant disponere personas suas ad dcffen-

siouem burgi murali, homines vero ruatarum qui reduxeranl


(1)

omnia
Arch.

oorum

bona

mobilia in ipso loco tam

beslias
n.

di Corte.

Cilt e Provincie. Possano.


ins.

Mazzo IV,

(2) Ibid.

Cron. conlcmp.

legala nel Voi. della

Cronaca

di

9, 10. Per

rinel Dupin.
f3)

Cartone, Tav. genealog.


Arch.St.It. Voi.
Xlll.

p.

112
9

60

if

DICHIARAZIONE
quani
,

DI

DOCUMENTI

scilicet

tinas, bancas, scgetes, et gcneralilcr

f(

<f

(f

omnia corum ulcnsilia magna et parva et omnes alias res corum dicebant quod ipsi volebant deffendere spaldos si homines de burgo non essenl cum eis ad dictam deffensionem hominum burgi et ipsius burgi. De quibus homines burgi
videnles

'<

quod boraincs

totius loci Saviliani qui erant circa

'(

duomillia deffensores non sufficiebant ad custodiam spaldorum


circuilus et propler nimiam potentiam proplcr. (?) magni emulorum valde pavescebant. Sed dicli homines inclinati verbis hominum rualarum propter dileclionem quam in eos
. .

<(

'<

'(

habebant

et

pacifficum statum dicti loci per servandum. Qui

((

locus Saviliani carebat omnibus inimicitiis, invidiis, et ran-

.(

coribus inter se lam officiorum

[sic)

quam popularium omnes


et

.<

persone juraverunt indifferenler ad custodiam

deffensionem

(f

ruatarum apud spaldos


illuslrem

et

propter guerrain exislentem inter

f(

rr

a
'(

dominum Amedeum comitem Sabaudie et dictum lacobum de Sabaudia qui erant de una domo et hospicio et multum propinqui. Dictus dominus comes qui tenebat dictum dominum lacobum carceribus mancipatum personaliter in ...
occupaverat

locum
terram

Pinerolii

Vigoni

et

Villefranche terras
et

'(

vassallorum domini de Lucerna de Plozasco

generali ter
civitatis

'(

totam
Taurini
et

eius

Pedemontium. Exceplis locis Montiscalerii Cargnani Cabalarli maioris

Saviliani

Fossani congregatis duobus societatibus qui venerant anno

>(

proxirao prcdicto opere diabolico de partibus Apulie et Ca-

(f

pue

Marchiarum. Que societas erant gentes


et

in-

'

numerabiles equilum

peditum congregale ad dissipationem

'(

ecclesiarum et christianorum ac bonarum personarum loco-

rumque supranominatorum. Et erant de partibus Ongarie lam fidelium quam infidelium sive non credentes fidem Domini nostri Dei
alte
et


'(

lesu Chrisli et de parlibus

Alamannic tam

quam

basse et de parlibus

Rome

Tuscie Apulie Capue

Marcharum omnium et singularium civilatum et locorum Lumbardic hominibus vcriusque partis civitatis Aslensis omnibus hominibus terre Montisferrali Canapicii Hiporedie
Neapolis

'(

omnibus hominibus
site

terre dicti comilis antique et noviter aqui-

<f

cilra

monles

omnibus hominibus poderii

episcopatus

ff

ti

omnibus hominibus marchionatus Saluciarum omnibus hominibus de Sjibaudia BurAslensis et Albensis. Et ipsi Albenscs

DI STORIA

PIEMONTESE
aliis

67

gundia

et foneralilcr

mullis

parlibus qiias nullus saiir

mentis recitare possel. De quibus gentibus facle fucrunl ircs


partes sea Iria bella unius quarum erat caput Dominus (lomes Sabaudie prediclus cura innumerabili comitiva equituiu
et et

peditum prediclorum. Allerius orat caput Cooradus

niilcs

Comes de Land Iheutonicus qui alias fuit ac stetit ad stipendia Comunis Saviliani iam suut annos trcddccim vel circa quo tempore providit modicam fortunam Saviliani et
,

lune
dicto

ordinavi! in corde suo dissipationcm loci Saviliani ci tempore multa verba faciebat de hoc sed homines Sa-

et

viliani

non propendentes de
sua
cognoscebanl.
in tribus locis

hiis

cum non

intelligebant ncc

verba

Que
die

gentes circumdaverunt locum

Saviliani
rt

dominica prima mensis marcii

anno milesimo trecentesimo sexagesimo una pars scilicet dominus Sabaudie cum sua comitiva posuit se adversus ruatam ad ponlcm mane ad bellandum per locum galearum parapectum ubi non erant fortalicia quia fieri non poteranl
propter cursum
et

lapsum
in

fluvii

Macre

et quia

ibi

erant

pauci deffensores

intravit

ruatas et fuit

cum

suis gentibus


ft

ruatam Macre ad pontem Macre Cambellum suum. Itaque homines burgi qui erant in ruala Macre remanserunl in et rualarum dieta ruata de retro bellum comitis capti omnes et percussi. Anequinus cum sua comitiva se posuit ad bellandum ad loequitum
et

peditum

panarum

et ibi disposuit

cum

porte clause deversus seu retro plebem et quia


deffensores
fuit in

ibi

erant

(f

pauci

incontinenter intravit predictam villani et

Malo Burgeto de retro Sanctum Andream intraad pusternam loci Comunis Saviliani ubi non erant defensores et intravit predictam pusternam et per domum Ogeriorum que est ibi propc que fuit Sigismundi de
vii

cum

ruatam

et fuit

Quadrolio e per

domum

.... de

Barberis

ubi

erat

murus

<(

comunis bassus et ibi non erant deffensores suffcientes ad deffendendum dictum burgum et locum Saviliani ac etiam per pontem Campanarum una cum ipso domino cornile quia
ibi

non erant deffensores

suffcientes ac etiam

gentes dicti

Anequini intraverunt per

domum

Airaelli

Caroli et por doibi

mum
bassus
de

domini Petri de Sancta Victoria quia


et

murus

erat

cum Land cum

modicis deffensoribus. Diclus Conradus Comes

sua comitiva se posuit ad bellandum ad por-

68

(T

DICHrARAZIONK
osi

DI

DOCUiMENTI
ruato plebis ol Maro-

lam Vollicarum quo


naruiij
(?)

in confnihus

quia

ibi

lossalus crai

sino

aqua

et ibi

bellando

non poluil intrare propter


fuil et

dcfifensores qui ibi erant sed retro

cum
eslolo

velici iteralo

ibidem bollare quidam accessil


inimici

ci

(<

dixit

sapiontos quia

sunl in burgo et nullus


defFondal el lune subilo

cura deffendil quia non est qui

eum

'i

homines
et dicli
el

Saviliani soparaverunl diclam doffensionem et

locum

'

el accosserunl

ad

burgum munilum

et

ruatas per inimico

"

bomines do
porla

dieta comitiva inlraverunl

dicium locum
el

ivorunl ad

e
e "
'

a dieta

murum communi usque ad domum

burgi ad porlam Turiam

ubi crat ostium

aperlum sino fraudo et sine custodia et intravorunt dicium burgum usque ad porlam burro [sic] per transversum muri qui una cum comitiva dicli domini comilis Sabaudie et Anoquiui coperunt
el

^'

omnes homines

Saviliani personaliter

magnos


f(

parvos

el

maximam

quanlitatom mulierum modico valoquia


ipsi

ris et

pulchrarum. Die vero

emuli curabant

in

lucro aeris el
et

<'

rum

masculorum el domorum receplione muliediruorunl omnes et singulas domos de Saviliano et


occupaverunt vendiderunt dissipave-

"

omnia

in eis exislontia

<(

<i

Braide Saluciarum el por lotum Saluciarum seu marchionalum Saluciarum el per terras dicli domini comilis Sabaudie el alibi ubi eis placuil. Ilaquo dio
Marlis ultimo mensis marcii qua die dicli inimici reliquerunt

rum

delulerunl ad locum

dicium locum Saviliani


die

non crani aliqua


tolaliter
et

bona
[sic)

mobilia in
et crastina

'I

Saviliano sed ab eis erant

vacuali

homines

et

mulieros

parvi

magni
et

redempti. El qui

"

aufugerunl ad locum Fossani Clarasci


a

el Caballarii

maioris

quibus

locis

homines Saviliani raasculi


ci

Temine roceporunl

"
'^

magnum
sic

servilium

honorem

reversi sunl in maiori parte


el

ad eorum domos infirmi

hominum
ad

besliarum. Et

't

pauialim persone Saviliani reverse sunl

cum magna
in

pau-

f(

periate et dolore et lachrymis

domos eorum

quibus

"
'<

omnipotens Deus consorvet

cum

gaudiis diviliis et honoro in

omnibus

oius.

(jCsIus

diclorum

emulorum dum

slabant in

Saviliano lalis orai. Ipsi lorquebant homines Saviliani. Vot-

tabant per narres

(?).

Verberabant occidebanl pedes


in

manus

aures eis incidebant et nequabanl

aqua.

Si

redeinplio

eorum non

orai ad dioai slalulum por eos parala ac oiiam

DI

((

STORIA PIEMONTESE
sibi

69
non

si

non faciebanl roderaplionern sufficientem ac eliam

ostendebanl tesaurum

((

eorum lingezabant [sic] pr lesauro abscondito querendo et domos dissipabant. Segetes bancas
tinas scrineos et archas secabant et

comburebant etiamsi

li-

(T

gna

habebant quasi totam ruatanti Macre Sancti lohan-

nis plebis incedebant

ignem fumigerunt. Aliqui erant

in eis

a
((

qui

dum

torquebant et dcvastabant houiines Saviliani iacentes

eos in igne et tenenles eos super prunas dicebant vocale Do-

roinam veslrum ut adiuvet

fidem vestram lesu Christi.

Et die qua recesscrunt secum duxerunt omnes homines qui non solverunt rcdenaptionem secundum eorum voluntatena de

quibus multi mortui redempti sunt

narrale minutamente in quel documento, e


chi cronisti,
il

Dopo molte barbarie memorate da parec-

e costrinse

il

Conte occup Torino e gli altri luoghi d'Acaia, marchese di Saluzzo a prestargli omaggio per ci
ei s

che teneva dall'Acaia non ostante eh'


i

volgesse ai Visconti

quali poi o non

vollero o poterono

aiutarlo.

quelle

citt

per un poco domin, sinch impegnatosi a favor del pontefice

contro

Visconti
a questi

e scongiuralo dagli amici in

pr delTAcaia

perdon

e gli rese lo stato sotto cautele strette e miai

surate, e specialmente che a lui suo Signore diretto, e non


Visconti, stesse legato.

Lo cagioni
vano
le

di

guerre
nel
di

co' Visconti

erano diverse
essi

consistealle

pi

forti

timore

che inimicali
si

e venuti

mani

col

marchese
di

Monferrato

ponessero in grado di oc-

cupare

tutto

o in parie uno sialo

al

quale Savoia pretendeva


il

per ragioni

famiglia. Gonciossiach

matrimonio del conte

Aimone con Violante di Monferrato, da cui nato era esso conte Amedeo, costituiva lui o suoi discendenti a succedere legiltifosse quello quando mamente in slato la linea de' marchesi suoi tutori, ebbero finita. Per ci Amedeo, e prima di lui cura di tenerlo guardalo e difeso dai nemici esterni e quando
i
i

parve loro che fossero troppi o troppo

forti,

non temettero

di

unirsi con essi, o per poterli con pi specioso titolo pacificare

o per non lasciare ad altrui

tutta la preda.

Quello stalo apdel


,

partenuto agli Alerami cadde nel 1305 in


di

mano

marchese

Saluzzo
il

poi

tolto

in

parte dal re di Napoli


,

che ragioni
infeudato da

antiche

persuadevano

a prenderlo

e in parte

esso re al Saluzzo, fin per essere propriet del figliuolo dell'im

70

DICHIARAZIONE
Comneno
,

DI

DOCUMENTI
Paicologo, che tra
;

pcratoro Andronico

e di Violante sorella di Giovanni


il

ultimo

degli

Alerami
1'

Teodoro

1307
pro-

e 1309 ricuper

usurpato da Saiuzzo

il

quale senza

la

tezione dei principi di Acaia (che non donarono la grazia loro)

sarebbe assai

male capitato. Per


,

ci

rimanevano
,

de'

nemici

molti da cui salvarlo


soggetti a Savoia che

ambiziosi tutti ed inquieti

non tanto

si potessero con un cenno frenare. Sebbene colla lezione data alTAcaia aveva insegnato agli altri che

non era da
che
riale
di

farsi

giuoco
la

di

lui.

Il

conte
,

Amedeo mirava
pel

an-

mal occhio

potenza

Viscontea

vicariato impe-

che aveva ottenuto sopra parecchie


arliflzio tentava

citt del

Piemonte, e
;

con qualche
altro parer

continuo

di

sfiancarlo

senza per

nemico

Galeazzo che

gli

era cognato. In quelle


il

gelosie

si

teneva grazioso l'imperatore; e veduto che

mar-

chese

di

Monferrato disgustatosi

col

Visconte
;

gli

ribell Asti,

Cherasco, e Chieri gi prima cedutogli


colla regina di Francia e con Acaia
i

fu sollecito accontarsi

quali ad esse terre pre-

tendevano, e ne chiese investitura all'imperatore. Carlo IV che

aveva necessit

di

denaro,

spillati

dugenquaranta
di

fiorini d'oro,
(1).

cedette a que' soci le terre con patto


sbertati in due;

ricupera

Furono
di

Monferrato e

il

Visconte. Questi
la

temendo

perdere oltre

al

possesso utile eziandio

giurisdizione ricorse

all'imperatore, volesse dichiarare che con quella investitura non


toglieva ora da lui

quanto gi

gli

aveva concesso come Re de' Ro-

mani,
santa

il

vicariato imperiale irrevocabile vita sua durante. Carlo


in Italia fu sollecito

che non voleva nemici

scrivere da Pietra-

ril

di

giugno 1355.

:<

Quod eidem

Galeatio et eius

heredibus

((

ex concessionibus
factum esse nec

et graliis predictis
et

per nos
fiendis

factis

seu imposterum quocumque


intelligatur
dictis
ipsi

quandocumque
posse

nullum

fieri

preiudiciura in pre-

nec aliquo premissorum, sed sepe dictam concessionem

Galeatio et eius heredibus per nos faclam et omnia et


il-

singula in suprascriplo privilegio ipsis ijidulta illesam et


lesa
et
in

nullo diminutam

vel

diminuta

in

sua voluimus

(f

firmitate premissis non ohstantibus vel

eorum aliquo permatestimonio littera-

nere presentium

sub sue maiestatis

sigillo

Po

ctie pure pubblic quel documento ( V. Voi. preuves, (1) Guichenon 137), non mise nella narrazione quella somma n quel patto.
,

DI STORIA

PIEMONTESE
le (erre e

71
pas-

rum

(1)

Ma

questo valeva poco se mancavan

savano a chi poteva difenderle. Quindi Amedeo avuta in buon tempo Ivrea infeudlla al fedele e valoroso fratel suo Umberto
Bastardo, e per contralto felice col vescovo
di quella citt

prese

ira suoi dominii Caslrussone, Castelletto, Settimo, Mouteslrulto

e quanto dall'

un canto
(2).

l'altro della

Dora, dal fiume Cesio

sino a Montaldo

Tutti cercavano d'ingrandirsi. Saluzzo sopra

Acaia; Acaia sopra Saluzzo e Monferrato; Amedeo sopra tutti; Monferrato comunque e dovunque potesse, ed ora per non rimanere colle mani vuote, adocchi delle terre distratte dai Visconti
la

pi facile a prendere e pi lontana dalle difese, (Cherasco, e

l'occup.

Ma

scese l'Anjou figliuolo della regina Giovanna con


il

esercito condotto dal siniscalco di lei,

genovese Lercaro, e
di

ri-

prese

la terra (3)

e buon per Monferrato, che Federigo

Sa-

luzzo avesse,

come

gi

il

padre, necessit di lui per difendersi


le

da Acaia e dal Lercaro, che riunite


pot frenare
le ire de' vincitori.

forze e fatto

Non potuto
il

altro aspett

un grosso tempo

per rifarsi

del

danno sopra
l'aiutasse
(4).

Visconti.

Intanto Bernab occupava Bologna, e

Papa
e

si

volgeva ad
della

Amedeo che
chiesa

a difendere

diritti

l'onore

sua sposa

Ma non

parve

al

Garrone che Amedeo


:

avesse gran voglia di entrare in quelle brighe


nelle
la

quantunque
viste

sue Tavole genealogiche della casa


il

di

Savoia avesse lodata

generosit di quel Conte e


le

suo disinteresse, qui


;

medi

glio

cose avrebbe detto diverso


stato o ricchezza
si
,

che dove non era da gua-

dagnare

o almeno onore senza pericolo

dominio, non

moveva.

11

quale assunto suo non gi espresso,

ma appare
sci

dalla indicazione di

memorie che

gi citai.

Non

la-

Amedeo

passare inutile a s neppure quest' occasione. Po-

savagli sulla coscienza

un

voto fatto nell'et giovanile ex quo-

dam

devotionis fervore di astenersi dalla carne e dai pesci,


in questi

digiunare ogni venerd e sabato e

giorni di digiuno

astenersi dalle uova e dal cacio, e sentiva propter huiusmodi


abstinencias
et jejunia

nimium

debilitari

corpus

suum

(1) Arcli. di Corte.

CillA e Provincie. Asti

(2) Arcti. di Corte.

Cilt e Provincie. Ivrea,

Mazzo Mazzo
VI,

III, n. 10.
I,

n.

(3) Arcti, di Ctierasco. (4)

Damissano

Storia di quella cill

13, 14, 15. ms. ,


I,

Arch.

di Corte.

Bolle e Brevi. Innocenzo

Mazzo

n.h

72

DICHIAKAZIONE DI DOCUMENTI
comodamenle osservare
un
s
il

perci iiou poteva pi


plic al

suo volo. Sup-

Papa una commutazione. Innocenzo,


potersi
lo

a cui
,

non parve
il

vero

di

gratificare

prode cavalioro

20 giu-

gno 1360

dispens dal voto purch, viia durante, desse, io

ogni domenica dell'anno, mangiare a dodici poveri, e venti ne


vestisse e cibasse
il

giorno d'Ognissanti, e recitasse dieci pater


d

e dieci ave
dati
il

in ogni

nel quale doveva digiunare


di

(1).

Ma

sol-

non

si

mossero per parte


:

Visconte

il

Visconte
(2), e

fece

Amedeo. Innocenzo scomunic mangiare il breve ai portatori


guerra contro del papa. In(cui taluno

della

scomunica
mor.

dur

nella

nocenzo

Urbano V suo successore


lo

credette
il

essere stalo de' portatori di quel Breve), non solo scomunic


V^isconle,
al
M

ma

condann come
et

eretico e scrisse specialmente


et favore
dicli

Savoia

quatenus ab ausilio

Bernabovis ac

suorum consiliariorum

fautorum, ac moleslatione devotoecclesie sicut


filius

rum
et

et

auxilialorum

eiusdem

vir calholicus

eiusdem ecclesie devolissimus

attentione pervigili stu-

deas precavere, non permittens quod aliqua societas vel alie


gentes
et
et

armatorum

in

eorumdem Bernab

vis et

complicium

fautorum subsidium seu prefatorum ecclesie ac devotorum auxilialorum eius dispendium valeant proGcisci. Anno Pon-

tifcatus

primo

(3) .

Ma
di

se

non parve buono

a Savoia

immilasci

schiarsi nelle contese del papa con


di

Bernab Visconti non

assumere

l'

impresa

correre in aiuto dell' imperatore di

Costantinopoli suo cugino travaglialo dai Turchi e dai Saraceni.


Ivi, oltre

che era

solleticata la

sua passione per l'armi, non


le

era certo da pericolare lo sialo o


fu fatto

sostanze.
il

Appena

gliene

mollo domand
Il

al

Papa che

clero lo aiutasse

con

denaro.

papa non fu

resto.

Divise

Bolle furono spedite agli

arcivescovi e vescovi di Lione, Tarantasia, Mascon, Morienna,

<irenoble, Belley, Ginevra, Losanna, Sion, Aosta, Ivrea e To-

rino, colle quali


dalle

erano

falli
,

abili,

per

sei

anni, di assolvere

usure e mali acquisti


di

purch quelle convertissero nelle


oltre

spese del passaggio

Amedeo

mare.

Ma

quelli

erano

(1)

Ardi,

di

Corte. Bolle e Brevi. Innocenzo

VI,

Mazzo VI,

n. 5.
;

pone questo fallo al 1368 e altri al 1369. Il Giulini al 1361 e certo se la scomunica fu da Innocenzo, dovett' essere in quest'anno. n. 1. (3) Arch. di Corte. Bolle e Brevi. Urbano V, Mazzo VI
(2) Altri
,

DI
tempi
tili
il

STORIA PIEMONTESE
non, rendere.
il

73
inu-

di

prendere
:

Onde Amedeo rimostr


di

quelle grazie

papa mand fuori altre bolle

colle quali

fece padrone delle

decime ecclesiastiche e
(1).

altri sussidii in

tutte le diocesi del

suo slato

N dove
i
;

preti

ponevano
che
la

in

lasca le

mani era da
si

lasciar quieti

laici; ed ogni provincia,

ogni

feudo
si

tass e diede

oro e armi
:

e pare

fac-

cenda

rinnovasse o prolungasse
(era

che

si

ha un atto
dalla

di

Ameuni-

deo del 4 dicembre 1368


riuscitagli

gi

tornato
a

spedizione

non

infelice)

cosi espresso:

Nolum facimus
super singulis

versis

quod cum

dilectus fdelis miles nosler


dicti
loci

dominus loanfocis

((

nes de

Aubona condominus

homnum suorum
conficlemur

nobis gratiose concessil subsidium extraorest

dinarium pr nostro viagio transmarino. Hinc

quod nos
de

dicium

subsidium nobis fuisse concessum

gralia spetiali.
cessio diclo

Et proplerea nolimus quod huiusmodi concius prediclis hominibus ali(2)

domino Ioanni seu


in
la

quod possel
d'

posterum preiudicium generare


parla

da

pensare che

dichiarazione sia posteriore all'esigenza,


si
,

perch

esigenza qui non


,

e la dichiarazione voluta
se gi

dal sire d'Aubonne


il

non sarebbe forse stala conceduta

denaro fosse stato imborsato. Quel feudatario


,

dello condo-

minus

perch veramente non


,

possedeva che tre quinti della

barona

essendo stalo degli


di

altri

due

investito
(3).

Guglielmo
si

di

Granson per dono

Amedeo

del 1365

Cos

esigevano

due

fiorini
la

per fuoco in Ginevra


di S.

(uno in gennaio, l'altro inpassagio


di

nanzi

festa

Michele), in auxilium expensarum domini


et

per ipsum factarum

substen tarum in viagio

et

ul-

iramarino

n' conto del visdomo Richard signore


(4).

Viry

nell'archivio di corte di Torino

Intanto che

Amedeo

va raccogliendo denaro per la sua spedi-

zione ecco varie compagnie tremende di masnadieri che pren-

dono a desolare
trattati

la Savoia.

Ne corre

la

salute dello stato


i

ma

le

presenti armi non bastano a difenderla. Per ventura

pi mal-

sono

preti ed

frati

che gi da Bonifazio Vili furono

(1)
(2)
(3)

(4)

Arch. di Corte. Bolle e Brevi. Urbano V, Mazzo VI n. 6 n. 267. Arch. della Called. di Losanna Cassetta 291 Cassetta 290 n. 239. Arch. della Catled. di Losanna Mazzo VII n. 7. Citt e Prov. Ville de Genve , Caleg. I
,
,

8.

ABcn. Sr.

IT. Voi. XIII.

IO

7V
per
1'

DiCIlIAKAZlONE DI DOCUMENTI
esosa avidit ed avarizia rimproverati.
il

Amedeo

chiese al
il

Papa che

Clero desse denaro per


di

la

salvezza publica: e

Papa

per amore

Chiesa santa impose ed ordin che fosse esalto

subitamente (20 nov. 1363) un sussidio ecclesiastico nel Dellnato


sino
di

Vienna e nelle Contee


quindi

di

Forcalquier

Valenza
i

Venasil

e Savoia;

(17

feb.

1364) costrinse

prelati e

clero degli stati del Conte a contribuir per due anni alle spese
di

fortiflcazioni e di

guerra contro quella canaglia


alla

(1)

e per pi

animare ogni uomo

guerra concedette indulgenza a chiunI

que prender

le

armi e combatter contro quelle comitive.


il

cui mali gi descritti dagli storici voleva

Carrone che

si

ascol-

lassero dalla bocca del Papa.

te

Cogit nos presentis malicia temporis quo iniquilatis mul-

tiplicati

sunt

filii

cupiditatis ardore incensi querentes

improbe
cru-

'(

de

aliis

laboribus

suam

saturare ingluviem.

Ac proplerea

deliter

nimium in innocentes populos sevientes ut ad resislendum eorum pravis conalibus et ad deffensionem eorumdem
populorum illorum precipue quando iidem
tur invadere virilius
lestatis
et cfficaciter

iniqui concinan-

vt

faciendum de apostolice ponepharii de

provide remediis studeamus. Sane sicut iam in publiviri

cam

notitiam credimus pervenisse nonnulli

diversis nacionibus in moltitudine congregali,

omni justa causa


se

postposita cunclis prout possunt exhibentes

hostes acer-

rimos

et

in

omnes crudeliler debachanles ut pecunias quas


faciunl
et

insaciabiliter

cum quo

in

perdicionem cadere

M
(f

non pavescunt aliaquc bona Gdelium habilius valeant extorquere, segetes


et

t<

domos cremare, vites et arbores incidere. quidquid aliud possunt in predam abducere moliuntur,
et
.
.

pauperesque rusticulos solo timore


compellunt, civitates quoque castra

propriis laribus exularc

et alia loca eie. hostilibus

M
((

aggrediunlur insultibus, obsident, invadunt, capiunt, spoliant


et

incendunt ac superbiam sectantes luciferi

in

sua
nulli possint

multitudine glorianles, fatueqiie putantes

quod

eorum ausibus
cipes
et

furibundis obsistere
,

nonnullos reges et prinest

magnales

et

quod temerarius

Romanum

ponti-

(cem invadere,

ac eos spoliare ac
et ut viros

iliis

impias sedos suas


be-

ponere cominantur

sanguinum ymo cruenlas


Mazzo VI

li)

Arch. di Cor. Tor, Bolle

Brevi. Urbano K,

n. IO, 12,

DI
a slias se patenler
(f

STORIA PIEMONTESE
eorum potenciam

75
et sevi-

ostendant et cuncli

te

ciem perhorrescant quos possint in miseriain captionis abducere ut extorqueant ab eis pecunias immaniter cruciarli variis et incredibilibus generibus tormentorum, temerarioque
inebriati furore

omnisque

pietatis exorti

dicioni etali vel sexui in captionibus

lerrarum

non parcentes conet locorum non


justissime defenet

solum

viros se

suasque familias
ac
senes

et patrias

denles
et

sed mulieres

et

juniores

in et

cunabulis

vagientes truculenta rabie


ribilissiraum est auditu
,

premere non abhorrent


et

quod hor-

amare referimus, struprant virgines et dedicatas Altissimo et maculant coniugatas, quas ut taceamus de reliquis quantacumque nobilitate perfulgeant post
delusionem


((

pr derisionem) frequenter publicam ad abusum continuum et ut eis ancillentur in campis et alibi secuni
[sic

ducunt

et

centra muliebrem
alia

morcm
in

in
(?)

miserandam

possibili-

tatem earum ut

ipsarum eludia

eas armis onerant ac


sacrilegi!

si essent vilia
a
fi

mancipia raasculina

omni excessu

specie provocare non verenlcs Allissimum ecclesias et

mona-

steria ac alia pia loca frangere spoliare et frequenter incen-

dio

concremare ac sacerdotes

aliasqtie

personas ecclesiasticas
for-

capere vinculare torquere et


((

interdum morti tradere non


et iniquilatibus

midant ac de propriis polencia

sumenles au-

daciam tam principibus aliisque lerrarum dominis

quam

po-

pulis

nonnullorum illorum locorum

et

comitalum ut cos certo


talias et
alle quali

quovis

modico tempore non offendant importabiles


(1)

redempliones imponunt et exigunt ab eisdem


,

ultime parole di Urbano

se io anzich

dar conto dei documenti


,

che Felice

di

San Tommaso aveva


aggiungerei

estratto pel suo lavoro

scri

vessi la storia,
di

come Bertrando Guesclino

condolliere

quelle genti incontrato due o tre anni dopo da


il

un cardinale
si

che

papa
:

gii

spediva per sapere in sostanza che cosa


trenta mila
di

volesse,

rispose

essere
ai

crocesignati che andavano a far

guerra

Saracini

Spagna e che

volevano
fiorini
;

dal
tale

papa

as-

soluzione de'peccali e duegento mila


il

domanda
io;

Cardinale soggiunse a quanto all'assoluzione, rispondo

ma
i

quanto
:

al

danaro non saprei che


dell'

dirvi . Al

che ripet Ber-

trando

che veramente

assoluzione molti non erano Ira

(1)

Arch, di Cor. Bolle

Brevi, Urbano

V.

Mazzo VI,

n. 13.

76

DICHIARAZIONE DI DOCUMENTI

suoi che parlassero;

ma

del
,

denaro

lutti

Onde bisogn

dargli

centomila franchi

quali

come

fu

saputo dal condolliero che

erano

slati
il

levali

sul popolo, egli fece restituire alla citt, e


tesoro.

costrinse

Papa a cavarli dal suo


la

Incalzando
rere alla

guerra

turchesca

Amedeo

anelava di corvi-

difesa de' Greci:

ma non
il

fidandosi

troppo de' suoi

cini d'Italia, e
patti e

poco
di

de' sudditi ed amici di Svizzera, cerc per

per trattali

rassicurare

meglio che pol

le

cose sue

almeno per tanto

mamente

lempo che gli bastasse all' impresa. E primediazione del p. Marco da Viterbo generale de' Midi
si

nori e delegalo apostolico

rabbonacci
la

il

18 di settembre 1363
falla dall'

con Monferrato, col quale dopo


di

pace

arcivescovo
:

Milano

si

era corrucciato.

patti di quella

concordia furono

che dentro un anno Monferrato restituisse

le gioie

(non so quali)
luogo

e pagasse al Conle mille fiorini d'oro; e per sicurezza dell' ese-

guimento del
Cinzano bene
si

trattato mettesse in deposito al


il

papa

il

di

(1).

Poi ad avere sicuro

Fossign

si
i

destreggi ed ebconti di Ginevra

la

piena sovranit dall' impero; e perci

dovettero tenere sudditi diretti di Savoia, al che mai sempre


III,

ripugnarono, e singolarmente Amedeo


allora cavaliere
del Collare
(2).
i

sebbene gi prima

fosse slato crealo da! conte di Savoia cavaliere del

Cigno, ed
Bonnivart

insieme ad

Amedeo

di

polente

uomo
i

ginevrino

Ma

quella sovranit ottenuta ingelos


li-

fieramente

Ginevrini,
il

quali a maggiore sicurezza di loro

bert riformarono

governo. Riuniti in grandissimo

numero
e a

ne'chiostri di S. Pietro per alto di Stefano Fabri del quattordici

gennaio 1364 elessero


loro coadiutori
le

de' Sindaci

o Procuratori,

a'

quali

peuple donnait charge de dfendrc la


les affaires qu'elle

commuun
plein

naut dans toules


sortes de Juges et

pourrait avoir devant toutes

mme

il

conferait

deux

d'entr''eux

pouvoir pour

la ville, de

produir

ses droits, de plaider, de

jurer

pour

elle, d'

appeller de jugements, de poursuivre V appel et de

(aire toutes les procdures ncessaires en pareti cas.

Les citoyens

arrtrent encore que

les

syndics et leurs coaudiuteurs en appel-

lant avec eux danze cunseillers que le peuple nomina alors ou du moins quatre d'entr'eux auraient plein pouvoir: ." De crer

(1) Arcli. di Cor. Citt e Prov.


(2)

Monferrato, Mazzo IV,

n. 17. 18.

Gaulhier, Hist. de Genve, ms.

DI

STORIA PIEMONTESE
et

77
de leurs privildes lours,

des bourgeois et de priver de leurs bourgeosies ges

ceux qui

s' seraient

rendus indignes.

2."

De btir
les

des bastions et en general de pourvoir loutes


saires
et

choses nces-

aux

fortifications de la ville, de
les

rnme qu'aux munitions


cas qui avraienl rapport

sa dfense: de juger de tous


la

garde de la
et

ville.

3.

De

(aire des collcctes et des leves de

deniers

de mettre des impois

pour avoir de Vargent ncessaire

k.^ De (aire des dits et des pour pourvoir tous les besoins. ordonnances pour le bien de la ville. Enfin le peuple promet de

se

soummettre lout
ordres des syndics
r avis des

ce
et

dont nous venons de parler

d' obeir

aux
par

d'agrer tout ce qu'ils auront


(i).
II

fait

conseillers

bollore dei

Ginevrini, che poi


av-

produsse quella creazione soltanto

solila ne' casi gravi (2),

vis Savoia della necessit di amici vicini validamente confederati. S

che

egli tratt alleanza


il

scritta in

Berna appunto
,

con Friburgo e Berna, che venne secondo giorno da quella costituzione


il

ginevrina
successivo

e raffermata
(3).
,

dal Consiglio di Savoia

17 febbraio

Quel

trattato doveva essere pubblicato per intero

dal ('arrone

ma

parendo a

me

che possa bastare anche un

saggio dar

le

parole proprie dell'atto quando giovi l'esattezza


fa studi

loro all'esame di chi

di Storia.

Doveva durare

dieci

anni per vicendevole giovamento ed aiuto, e l'obbligo era non


tanto pel Conte e pe'
pc' sudditi e seguaci.

comuni di Berna e di Friburgo quanto Ogni aiuto durare doveva quindici interi
,

d, che comincierebbero da quello dell'aiuto recalo;

il

quale

poteva essere chiesto o per legati o per lettere e prestato gra-

tuitamente od a spese del chiedente. Limiti dell'aiuto:

ad Se-

dunum

el abinde

doncc civitatem gebennensem


in

sicut nives

versus nos defluunt et abinde descendendo per raonlem di-

ctum Leber usque

Windeschum ubi aqua dieta Lindmaga aquam dictam Aiarim et abinde ascendendo sursum donec Sedunum . Riservava Savoia: il Papa,
,

deorsura defluit in

r Imperatore

proprii sudditi, e

gli

alleati

che dal Conte non


documento
archivi gi-

(1) Gauttiier, Hisl.

de Genve, ms.

il

quale avvisa che

il

rapportato negli Annali


nevrioi.

MS.

del Savion

ora sparito dagli

creati il 1291 e il 1309. Commiss. de'feudi o Archivio del Governo Savoy: pars. HI. Voi. MS.
(2)
(3)

Ne furono

di

Berna.

Frank-reich

78

DICHIARAZIONE DI DOCUMENTI
l'Austria

lovevano essere offesi; Berna per se eccettuava l'Impero, Fri-

burgo

ambedue

proprii sudditi
le

comborghesi ed
il

alleati.
<(

Obbligavansi a vicenda

due

citt e

Conte

quod

si

fortassis conlingeret

aliquem

vel aliquos

de' loro sudditi


et

chiunque

fosse

fieri

rebellem inobedientera

nolenlem

fa-

cere nec capere jus in curia dicti domini in cuius constrictu faveret seu de cuius jurisdictione esset ve lo avrebbero costretto.

Per niuDo accidente


,

che non fosse per debiti riconoal-

sciuti o per delitti

non avrebbero arrestato o incarcerato


citati

cuno; per quelle cagioni,


tutti, e

rimessi al

proprio giudice

costretto

il

giudice a tener loro sollecita giustizia 6-

sque omni fraude infra

XIV

dies.

in giudicio canonico alcuno se gi

Mai non saria citato o voluto non fosse per usura o per
fra
i

causa

di

matrimonio. Delle discordie che


al

diversi
il

sudditi

in seguito

trattato potessero
l'

sorgere provvidero
della contea

giudizio
di

con questa procedura. Ove


n
<T

attore sia

Savoia

lune

ille
(

aclor debet et potest capere


di

unum

de nostris con-

siliariis

Savoia

quemcumque

voluerit, simililer et reus

<

unumquemque

voluerit de consiliariis illorum ubi talis reus

residentiam haberet et advocatum qui pr tempore esset, seu

unum
porali

de consiliariis

loci

illius

ubi reus esset

quemcumque

vellet

pr persona media qui iurare debent juramenlo corad Sancta Dei evangelia
et

hujusmodi causam expc-

diant et deffiniant postquam devoluta est ad eos infra

unum
ma-

mensem

et

hoc secundum consuetudinem

loci
si

ubi tale

leficium injuria vel violentia esset peractum

de maleficiis

ageretur. Si
(f

autem super posscssionibus


loci

et

rebus immobili-

bus esset questio lune diffiniant

et justitiam
talis

determinent

se-

cundum consuetudinem
dictos Ires aut per

ubi

res et possessiones eset

seni sitae et locatae inter dictuni

terminum maiorem ipsorum partem


si

quicquid per

fucrit deffinitum
etc.

arbilratum aut pronunciatum inviolabiliter debet teneri

ab arababus partibus;
pelitio

autem quod

absit talis causa

seu

non expediretur seu


octo
dies

diffinirelur infra

dictum mensem
pcrsonae
so

a diclis tribus personis sic eleclis, tunc dictae tres

infra

proxiraos

post dicium

mensem debent
harum

praesentare in ipsorum juramento cxpensis suis propiis in

Mureto,

in

Paterniaco vel Adventicam vel in una

^il-

larum ubi lune maior pars eorum

favet et ire digit, \el in

DI
(f

STOKIA PIEMONTESE
in

79
non audct,
nisi lalis

aiteram earum,

si

una ipsarum

aliquis venire

et
K

ab codem loco

et villa

nuuquam

debet recedere

causa

et quaestio prius sit penitus


et

terminata et defBnita vel

de conscnsu

jussu dictarum partium

ambarum,

dolo

et

fraudc penitus (.-ircurnscriptlsB. Che se l'attore fosse di Berna

o di Friburgo era necessitalo prendere chi volesse de' consiglieri


di

quelle citt che meglio


il

amava, libero

al reo, se di Savoia, di

eleggere o

baglivo di
il

Vaud

o chiunque della contea volesse;


,

uguale
il

in tutto

resto la procedura

costretti

giudici

dopo

mese a portarsi a Berna od a Friburgo od a Soletta per Le cause poi tra que' del conte ed Bernesi do vevansi giudicare in Mureto ; quelle coi Friburghesi, in Che
finire la causa.
i

nens; provvisto, che se uno dei tre giudici

eletti

morisse o per
altri

qualunque caso mancasse,


posto, e

fosse

per nuova elezione


in

sup-

quindi

instrutto,

ricevuto

giuramento

deffinitorr

nella questione.

Messi in sicuro

suoi interessi

il

conte di Savoia, udito che


la

r imperatore intendeva di recarsi ad Avignone, indugi


dizione e stette ad aspettarlo.
altri

spe-

Con quella occasione imaginava

vantaggi. Subito richiese donativi dalle citt a s soggette


le

per

quali era presumibile che quel Sovrano passasse. Voleva

onorarlo,

ma

col

denaro de' sudditi che non potendosi legal,

mente costringere a dare


allora era

si

domandavano

donassero.

E
il

pei

anche mite:
atti
i

gli
,

storici

notarono poco poi, e


la violenza

Caisi

rone

altri

raccolse

che provavano
(

con cui

toglievano

doni.

Ora Moudon

una
in

delle quattro bonnes vilki

francate da

Amedeo V) caduta

propriet di

Amedeo VI

per

cessione di sua cugina di

Namur pag

per dono gratuito nel

passaggio di Carlo IV, cinquecento fiorini d'oro(l). Imaginatc


guanto avranno dato
beri:
gli

altri

paesi! L'Imperatore fu a

Ciam
gli

Amedeo

gli

and innanzi riccamente

vestito e riccamente
;

armato con
fece

sei

cavalieri banderai delle imprese di Savoia


de' suoi stati, lo convit

omaggio d'onore
a

solennemente e
i

splendidissimamente, e stando a cavallo egli e


lo serv

suoi cavalieri

mensa

di

vivande quasi tutte dorate intanto che due


et

fontane de vin

Mane
di

clarct ne cessoient jotu

ny nuit de

jet-

(i)

Arch, pubb.

Berna

80
ter vin

niCHIAKAZIONK
abondammenl
(1).
,

DI

DOCUMENTI

dont chacung en powoit prendre son

plaisir et volante

Spon, storico

di liiievra,iiieUe

il

passaggio

di

Carlo per quella

citt e l'istanza di ossa

contro Amedeo, quale vicario imperiale,


bens per Ginevra anche in quell'anfalla; o se fu
alla

nel 1366. Carlo

IV pass

no

ma

niuna istanza
effetto; e
fu del

gli fu

fatta,

per

allora

non ebbe un
il

meglio avvenne

sua tornata. L'andata


contestare

ad Avignone
atto

1365

Ginevrini potevano
:

che non fosse stato neppure immaginato

imperocch
Aosta,
e sui

vicariato imperiale sopra Ginevra, Sion,


,

Losanna,
,

Ivrea

Torino

Morienna
e

Tarantasia

Belley

Savoia
di

vescovati di

Mascon
,

Grenoble, e l'arcivescovado

Lione
Ginevra.

dato da Ciamberi

cio

dopo che l'imperatore fu


,

Cotale errore avvertilo da Gaulhier

il

quale anche osserva


a preghiera

che
di

la

notizia data dal


stabilisse a

Guichenon che l'imperatore


Ginevra una universit

Amedeo

delle sette arti

liberali, di

teologa, di diritto civile e canonico, e di medicina,


il

dichiarandone conservatore
riale
,

conte isiesso quale vicario impeatto esistente

non sostenuta da nessuno


,

negli archivi

della citt

la

quale notizia dello storico savoiardo avuta dalla


Savoia

camera

de' conti di

dovea

essere

postillata

dall'altra

notizia che quella universit


di attribuirne
fallo al conte

non venne mai


1'

stabiliia: e invece
di

cagione al troppo celere spoglio

quella dignit

Amedeo

(che forse non


ai

avrebbe

perduta
di

se

uscendo

di

casa non avesse dato

nemici agio
si

tempestare

l'imperatore senza che niuno validamente


considerare che
i

opponesse), era da

Ginevrini

veduto quanta influenza avrebbe


futuro della
li-

Savoia avuto nella giovent loro con pericolo

bert, ricusarono di mettere opera al benefizio.


Della faccenda del Vicariato discorse Gaulhier censurando
i

precedenti

scrittori

perch ne discorse con esattezza reco


la

il

brano pi importante che


cette

riguarda.

fameuse concession du vicariai

de Vempire

Mais pour revenir a Am VI ne


,

manqua pas

de s'en servir aussitot et de s'emparer la faveur

de cette concession de la juridiction

temporelle de

Genve

Ce

(1)

Arch. Cantonale

di

Losanna
di

Cronica di Evian
il

ras.

che per er-

rore

di cifra

pone

la

venula

Carlo in Savoia

1378.

DI

STORIA PIEMONTESE

81

que le citoyens trop faibles pour resister la puissancc de ce prince ne purent pas empcher. Vevque Allamand fit ce quii put aprs de l'Empereur pour obtenir de ce prince la rvocalion
de celle
concession. Il parait

par une patente de


par
ses

Charles du
,

29 decembre 1367 dont


la tour de Vevey
sieurs palentes des
in

nous devons parler


Viviaci

bien tt

que

ce

prelat comparut a diverses fois devant lui,


(

procureurs

turri

et qu'il

y produisit pi-

Empereurs et des rois ses predcesseurs cn faveur de l'eglise de Genve. Mais Allamand n'eut pas le plaisir de voir sa juridiction rtablie dans son premier tat. Il mourut vers
le

milieu

de

cette

anne

et il

eut

pour successeur
zlo

Guillaume de Marcassey qui ayanl suivi avec beaucoup de


louvrage que Allamand avait commenc
,

obteint de l'Empereur

une patente date Frankenfeld

le

15 de septembre ioGG par la

quelle ce prince dclare qu'aprs avoir t

informe cxactcment
quelles
il

par

les
le

litres et les droits des eglises

sur

les

avait ac-

cordi

vicariai

au comte Veri

qu'une

telle

concession tait
,

contraire

aux
et des
et

liberts de l'eglise et de
,

Vempire rmain
des

la rat,

son de bien publique Vobligeait

selon Vavis
,

princes

des

romtes
le

autres seigneurs de l'empire


et

de reprendre lui

vicariai

d'annuller

rvoquer absolument dans tous leurs

nrticles les letlres qu'il en avait accordes

au comte de Savoye
annulles
,

mime que la clause de ne pouvoir tre recontrerait: Mandant de plus tous les princes
encore

s'

soit ecclcsiasli-

ques
('t

soit seculiers

au prejudice de qui
le

cette

concession avait

faite de
,

ne point reconnaltre

comte de Savoie pour vicaire


ne point lui obir en cette

de l'empire

dans leurs terres


offciers

et de

qualit ni

aux

qui leur pourrnient tre envoys de sa


et
le

part

Cassant absolument

ananlissant

tout

ce

que

le

dit

comte aurait pu faire sous

prtexle du vicariai, de contraire

aux

liberls des eglises et relablissant


,

dans leurs anciens droits,


,

liberts

et

franchises toutes

les villes

evques

princes ou au-

tres seigneurs

sur qui

le

comte de Savoye aurait pu

occuper
quelles

quoique ce
il

soit,

en ver tu des diles lettrcs impriales

drogeait absolument.

aux
,

Telle tait la teneur

des

premires

leltres rvocaloires
et

du

vicariai. Elles sont gnrales


les

la vrit

ne regardent pas plus Genve que


le

autres

villes

sur

les

quelles l'empereur avait accord

vicariai de l'empire

au comte

Vert

mais

elles

ne depouillent pas ce prince de la souvcrainelc


I)

Ahcii.St.1t. Voi. XIII.

8i>

DICHIARAZIONE DI DOCUMENTI
pretendait avoir acquise sur Genve d'une manire moins
si cette ville

qu'il

certame quo
voir son

y avait

nomme en

particulier

l).

Peu de tems aprs

l'emperetir

prit des

mesures pour [aire salettres

intention au comte

de Savoye par des


quelles
il

dates

aussi a Frankenfeld

par

les

ordonne aux

evques et

autres seigneurs du voisinage de Savoie de faire au plutt lire

publiquement
ler
,

les

lettres rvocatoires

dont nous venons de par-

dans tous

les

lieux de leur jurisdiction d'o la conaissance

de

l'

intention de
oreilles

l'empereur pourrait parvenir plus facilemenl


et

aux
dit

du comte

de ses ofjiciers a fin qu'il n'en preten(2).

pas cause d'ignorance

modo guardingo col quale cammina causa r imperatore eppure Amedeo era lontano. Ma
notabile
il
:

in questa

Carlo IV
gli

prendeva tempo e tentava

il

fondo: non voleva


fatti

incontrare
in

sdegni di un principe che udiva fare gran

Oriente

e
il

guadagnare perci
Gautlier
:

affetti

ed amicizie polenti.

Ma

seguitiamo

Cette rvocation generale

du vicariai accord au comte Vert


porter abandonner
Il fallut solliciter
les

ne [ut pas suffsant pour

le

droits qu'il

venail d'aqurir sur Genve.

aprs de Vem-

pereur des

lettres

qui

regardassent
,

Veglise

de

Genve

d'

une

manire expresse
Elles sont dates

et particulire

les

quelles ce prince
la

accorda.

d'Hestinfeld

le

29 decembre de
quoiqu'il

mme anles

ne 1366, et

elles

portent quayant mrement considr

droits

de Vevque et de Veglise de

Genve,

eut

octroy

au

paravant par manire de commission au Comte de Savoye ..sans aucun acte par crit mais seulement de bouche la jurisdiction
,

(1)

Le

patenti di concessione sono nell'Arcii. di Ginevra


al

noa per una

nota del signor Sordet noandata


n.

San Tommaso
di

ivi

ha

la

data del 10

settembre. Sono anche nell'Archivio

Losanna, Cass. 82, n. 1363; e 83,

1526.

Quelle

nell'Archivio di

revocazione sono originali col; e in copia anche Cor. in Torino nel voi. ras. Livre contenant pices non
di

aulenliques ec, alla Categ. di Ginevra, Calai. 43,


le

Mazzo

n. 3.

Ma

anche

date di questi

alti in

copia differiscono alquanto


nella copia
la
la

dalle

enunciale dal
13
Invece del

Gaulhier.

La revoca generale ha
:

data del

16 settembre e (2) La dala

l'atto del

13G7 ha

data del 30 invece del 29 dicembre.

di

questa lettera taciuta dal Gaulhier 14 settembre,

come da lista d' atti ginevrini mandata al Carrune dal signor Sordet. Nuovo argomento perch la data della revoca 15 settembre sia corretta in 19 settembre come dalla lista Sordet.

DI
et

STORIA PIEMONTESE

83
d'Empereur
et

justice imperiale qui lui appartenait en qualit


ville

dans la

de Genve, son intention

nanmoins n'avait jamais

l et n'tait point

encore de faire aucun prjudice l'evque

l'eglise

de Genve, ou qui que ce [ut dans leur droits.

Et qu'en,

core

qii' il

ne voulut pas negliger ce qui appartenait l'empire

il

ne prtendait pourtant pas droger en aucune faQon


liberts et privilges des autres et particulirement

aux
il

droits

ceux des
vescovo

saintes eglises dont


di

il

devait tre

le

protecteur.

Ma

Ginevra non

si

credette abbastanza difeso e ripet pi chiara


;

e particolare sentenza
delle antecedenti
al
,

e bene aveva ragione di

non contentarsi
il

le

quali non distruggevano


di

comando
le

fatto

vescovo di giurar fedelt al conte


in
d
,

Savoia per
di

cose tem-

porali (1). Allora l'imperatore

data

Praga

rivoc
(2)
,

pi
e
il

espressamente quel vicariato


Gauthier, che lesse
il

il

25 febbraio 1367

diploma

questo scrisse:

Quoique nous ayons ccord, dit cet empereur, aprs de longues


et

d'importunes instances

(3)

et

aprs des prires plusieurs


et

fois ritres

Am
sur la

illustre
ville de

comte de Savoye

notre parent,
lui

certains

di'oils

Genve

et

que nous

ayons

fait

dlivrer la dessus, des palentes telles qu'il les a souhaites; cepen-

dant ayant
la quelle il

ie

dans la suite mieux informe


trs clairement

et

d'une manire par

nous a paru

que notre concession de-

rogeait bien des gards


franchises
eglise.
et

aux

droits, privilges , jurisdictions


et de
et

liberts

du vnrable evque de Genve


cette

son
pris

Aprs avoir mrement pese


princes
le

considration

l'avis des

du

St. empire,

nous avons rsolu de dclarer

camme nous
toujours et
la concession

faisons

par

ces prsentes,
le

que notre intention a


droit qui puisse por-

et est

encore que
lui

comte de Savoye ne s'arroge pas


(aite

que nous

avons

aucun

ter

le

moindre prjudice ou donne quelque atteinle ceux de


et
et

Vevgue
annuller

de l'eglise de Genve. C'est ce qui nous porte casser

rvoquer tout ce que nous aurions


,

transmettre de

pouvoir, de jurisdiction
droit, de quelque

de preminence ou de quelque autre


dit

nature qu'il pt tre au

comte de Savoye,

ses

(1)

Da

allogazioni per Savoia nella Bib. pubb. di


,

Berna, Miscellanea

geneviensia

Vol.9S ms. (2) Gaulhier dice 26 fvrier : ma si la nota del signor Sordet e la copia dell'Archivio di corte di Torino, Livre conlenanl etc , hanno 28 feb.
(3)

Cosi precis. Livre contenant

eie.

8i

DICHIARAZIONE
son territuire

DI

DOCUMENTI
la ville de

hritiers, successeurs

ou ayant cause dans


et

Genve, ses
les

faux bourgs
et

et

en general dans toutes


l'eglise

terrei

seigneuries apparlenant l'evque et


t

de celte ville,

ayant

ports [aire celte rvocation de notte propre mouvela claire

ment

et

par

connaissance que nous avons de la justice de

la chose.

Aprs une declaration


ajoute
:

si

expresse de sa volante l'empereur

que

si

quelquun

est assez

hardi pour
,

s'y

opposer,

il

le

condamne l'amende de mille marcs dor


fise

la

moiti payable au

imperiai

et le reste

applicable

aux usages de ceux qui auront

aura t mise l'excution de sa volont, sans pourtant que le payement de l'amende dispense en aucune manire les infracteurs de se soumettre son ordonnancc ou leur acquire aucun droit.
soujfert de l'opposition qui

Lo
sigillo

stesso slorico osserva

che questa sentenza

ha
dell'

il

gran
altro

solenne ed soltoscrilla dai pi gran principi


lesliraonii

inapero

che furono

della

volont dell' imperatore.


il

allo riporta per questo,

sebbene

Carronc leggesse nell'archiil

vio di Torino copia di altro diploma di Carlo IV,

cui originale

6 nell'archivio di Ginevra

il

quale ripete

il

30 dicembre 1367
temporale in

che non ostante

la concessione

della giurisdizion

Ginevra fatta a viva voce


vicario

al conte

Amedeo

di

Savoia come suo


al

imperiale, non inlese mai di pregiudicare n

vescovo

n a quella chiesa (1); ripetizione che pare inutile , ma che svela il coraggio che via via assumeva l'imperatore, veduto che
il

poteva impunemente.

E
:

pare che quanto ottenne Ginevra ot-

tenessero anche altre citt

perocch simile revoca del vicarialo


nell'archivio della cattedrale di

imperiale di

Amedeo

trovasi

Losanna per Losanna


nelle sue

islessa (2),

siccome

il

Garrone ha notalo

memorie.
il

Gauthier narrato

contenuto delle scritture imperiali viene


le

da buono slorico esponendo

sue considerazioni.
comte Vert avait obtenu,

Celte pice est bien authenlique et elle fait voir avec beaucoup
d'vidence,

que

le

vicariai d'empire que

le

avait t

comme extorqu

de l'empereur. Cest, dit ce

Prime, aux

(1

Arch.

di

Corte. Torino. Ltorc conlenanl


sig.

eie.

Lista d'atti dell'Ardi,

di

Ginevra comunicala dai


(2)

Sordet

a!

Garrone.

Cassetta 83, o. 1526, citala.

DI

STORIA PIEMONTESE

85

imporlunes instances du corate de Savoye qu'il lui accorde sa do-

mande. Il sentait bien que sa complaisance avait He trop grande et que les lois de la justice n'avaient pas ie observes, puisque
revque
et l'eglise

de Genve avaient ie dpouilles sans avoir ie

ni ouis ni appels, ce qui rendati nul de droit toni ce qui acuii ie


fait

leur prejudice.

Il

comprenait aussi que l'empereur Frdric


sur
le

Barberousse ne
tion
ot il
il

s'lail rserv

la ville

de Genve que Vobliga-

avait mis l'evque et


ville,

clerg de lui aller

au devant
pendani

quand
trois

passerait par celle

en chantant
il

les litanies

jours pour la prosperile de l'empire;

ne resterait
et

aux em~
ils

pereurs

aucune juridiclion dans

celle

ville,

quainsi
le

ne

pouvaient pas transmeltre au comte de Savoye


n'avaient plus depuis de deux sicles.

droit qu'ils
la

Et

c'est

apparemment de

Bulle de ce

mme empereur
veut parler
,

que Von appelle Bulle dore, que


il

Charles

IV

quand

dit qu'on lui fait voir d'une

made

nire trs claire (probalione clarissimii]

que la concession qu'il


droits de
l'eglise

avait faite

du vicariai

tait contraire

aux

Genve. Aussi pour rparer d'une manire authentique ce


avait l accord avec tant de lgcret
l'evque, de
et

qui

contre

les droits

acquis

temps itnmemorial, par


la possession

les

concessions impriales et
sicles,

assurs

par

non interrompue de plusieurs


celle bulle, de la

Charles
et la

IV s'exprime dans

manire

la

plus claire

plus forte. Il va au devant de toutes

les diffcults les

qu'onpour-

rait fair e pour invalidar dans la suite

droits de l'evque, et

previeni tous

les

cas qui pourraient survenir, qui auraient


la chicane et fournir de prtextc

pu

donner matire
souveranit.
le

inquiter

l'evque et l'eglise de

Genve dans la legitime possession de leur


questa sentenza guast tulle
le

difalli

industrie e

fatiche durate

da

Amedeo

e dagli antecessori per levarsi da

semplici
la

officiali del

vescovo a sovrani di Ginevra.

Ne soHanlo per
l'altra de'conli
di

parte del vescovo e del clero

ma

eziando per

di

Ginevra. Una giustizia alla d coraggio agli oppressi. A' 30

Aimone conte di Ginevra lsta e costituisce erede il fratello Amedeo, sostituendogli prima Giovanni, poi Pietro, poi altri fratelli, indi Aimone figlio d' Ugo suo cugino, finalmente il conte Amedeo di Savoia (1). Nel 13 di maggio successivo Ameagosto 1367

(1)

Arch.
,

di

Corte. Geneoo^-, Duche 22.

et

Province. Cilla

Provincie,

Mazzo VII

n.

86
dco conto
i-aslella

J)ICHIARAZIONE DI DOCUMENTI
di

Ginevra giura fedell a Savoia per alcune terre e


la

da lui tenute, e per


in

conica del Genevese a riserva di


al

quanto ha

feudo da altrui, (IcH'omapgio


(1).

vescovo, dei

diritti

dell' injperatore

Ma

questa sommissione era sleale; e moil

strava di cedere sol perch


delle istanze che
;>'

conte di Savoia non

s'

accorgesse

mandava all'imperatore. Di
1369
dichi;ir
;

fatto quel

sovrano

di febbraio

che
e

il

conte di Ginevra non deve


il

prestare omaggio a nessuno

che l'imperatore

solo a cui

il

debba, e perci proibisce a chiunque riceverne: dichiar pure il conte di Ginevra vassallo dell' impero (10 febbraio), e ritir ogni
vicariato che fosse stato

prima conceduto sopra


il

la

contea

gli

conferm (22 febbraio)


vecchie cagioni
di
i

battere moneta, legittimar bastardi,


;

far notai e conti palatini [2)

tagliando cos

d'

un colpo

tutte le
i

contesa

che erano o potevano essere tra

conti di Savoia e

conti del Genevese.

qui

il

signor Dalla

avr

modo
,

di

determinare come e quando Amedeo fosse vicario


e

imperiale

come
si

quando pi

tale

non

fosse (3).

Ma
pas
fait

il

conte

di

Savoia, dice ottimamente Gauthier, n'avait


lece de boucliers

une

grande

pour

se

rendre

si faci

lement. Erasi presa tutta T autorit sopra


bilito
lo

Ginevra, aveva

sta-

un castellano, crealo

ufficiali e fatto
(4)
il

esigere donativi. Per


,

che aggiunge Bonnivarl


visti

fut

excommuni
del

aggrav

et

reaggrav. Gauthier,

nell'archivio ginevrino

pale
diretti

del 3 settembre 1369 ed


al

un

altro
a

un breve pa12 gennaio 1370


la

Savoia che lo esorlavano


.

restituire al vescovo
p;ircre che

sua giurisdizione sopra Ginevra

fu di

non

si

an-

dasse all'estremo citato dal cronista, che dopo quegli

alti.

Ma

se nel 1371 era da ventisci anni T inlerdelto sopra Ginevra per

cagione di Savoia

o se

quando

fu tolto
i

l'

interdetto

il

conte

come

dice lo stesso Gauthier (adan.), e

suoi ufficiali furono


falso.
I

assoluti della

scomunica

il

Bonnivart non disse

due
;

brevi citati dal Gauthier furono veduti anche dal San

Tommaso
da!

ma

questi conobbe e fece

estrarrc due altri

alli

in cui pa-

rola dell'interdetto, la quale

monca
ri

nei

rammemorali
Ci(/rt e

Gau-

(1) Arct. di

Corle. Genevois. Ducile

Prnvhce.

Provincie

Mazzo Vili
(2) Ibid.

n. 23.
id.

n.'

3, 0, 7, 8,

9.

(3)
(4)

Lezioni di paleografia, pag. 174 e 173.


Chroniq. edit. Vol.I
,

par. 2

pag. 2S4.

DI STORIA
thier.
Il

PIEMONTESE
1369
(1)

87
nel

primo

del

18 gennaio
al

quale sia
in

la

seguente lettera di

Amedeo

Vescovo data da Aosta

dicemest

bre 1368. Reverende pater et amice carissime.


(<

Relalum

nobis

quod relaxatio

interdici!

exislentis in civilale

Geben-

nensi deb?t in proximo preterire. Vos igitur aliente rogamus quod dicium interdictum bine ad carnisprivium proximuui nostris precibus et amore. El interim de relaxare velitis
,

veslris gentibus ad nostra

mitlatis

quibus

laliter

rcsp"nde-

bimus el effeclualiter faciemus quod negotium ad Gnem debitum producelur. El poteritis dante Deo contemplari eie.
Tanziaco notaio imperiale; merc cui
di alcuni cardinali e
il

L'alio che contiene questa lettera rogato in Grenoble a Pietro de

vescovo di Gi-

nevra per consiglio


volere al conte di

per dar segno di buon


interdetto sino a

Savoia

sospende

l'

tutta

l'ottava di Pasqua sub spe el

Orma conGdentia

che

il

conle

manterr

la

parola

allrimenti a diclus episcopus suspensionem


licenlia veS

il

aliam facere

non inlcndil sine domini nostri Pape

mandalo

Ma

ne fece un'altra
rilevali

il

di

4 aprile 1370 (ed

secondo

degli atti

dal

San Tommaso]

e perci doveva

averne conceduta una seconda: diedene inslrumento similmente


in

Grenoble per mezzo del medesimo notaio ginevrino

(2)

e la

protrasse alla domenica quasimodo sub spe el

Arma conOdentia

quam

habet dominus episcopus quod iiluslris princeps ci dominus Amedeus comes Sabaudie omnia ablata el occupata de facto per vim el potentiam ipsius domini comitis et genlium suarum in civitatc Gebennensi el ipsam civiiatem cum perrestiluel

linentiis suis

piene
in

el

libere

episcopo et ecclesie


((

il

omnibus el per omnia dictum episcopum et ecclesiam Gebennensem. Quod nisi feceril diclus dominus comes, diclus dominus episcopus suspensionem aliam in perpetuum non faciet . Quindi il vescovo accorgendosi che Conle non veniva mai a flne di nulla ricorse al Papa, e queel reintcgrabil

memoralis

sti

dopo

varie

esortazioni

ordin che
al

il

conte

rinunciasse
le

le

usurpale cose e consegnasse


cessioni avute, e fosse
del

vescovo per sin

carte di con-

adempiuta per intero l'ordinanza imperiale


lo

30 dicembre 1367 minacciando

sdegno

di

Dio e degli apo

(1)
(2)

Arch.pabb.di Ginevra. Arch.pubb. (li Ginevra.

88
stoli
;

DIGHI AH AZIONE DI DOCUMENTI


dichiarando che riservava
il

al

Conte

suoi

diritti

sul ca-

stello dell'isola e

visdomato

di

Ginevra.

Il

Conte non potendo

altro, obbed

si

fece scrupolo di rendere ogni

minima cosa

ritir gli ufficiali e protest

che

si

sottometteva alla detta or-

dinanza papale j90Mr Vobeissance qu'il avait elportait au St. Sicge!

La quale rinunzia che


del

il

(laulhier allega del 21 giugno 1371

(1). Quanto poi fosse sincera non facile a dire: conciossiach non addormiti i preti, n cittadini mai, non fu luogo n tempo a mostrarsi V animo di Savoia.

25 successivo

Ma

da tornare ad

alti

pi proprii dei dominii del Conte.


in Grecia,
il

Intanto che

Amedeo
d'

battagliava

Piemonte era

lurbato da Filippo
tava
batt
il

Acaia che diseredato dal padre perseguiRitornalo


il

fratello erede.

Conte dalla spedizione comil

il

perturbatore. Colui ardito sfid

Conte a duello pel 15


per
parte.

d'agosto 1378 proponendo quaranta uomini


ci seppe Galeazzo Visconti
ritirare la sfida sotto

Come
di

comand
di

il

21 luglio a Filippo
;

pena

sua

inimicizia

maravigliando

ch'egli vassallo del Conte avesse avuto tanta audacia di sfidare


il

suo signore, e questi tanta bont


si

di
al

accettare la sfida. Tale

vomando
tieres

comunicava da Filippo
il

Conte

il

di

10 d'agosto

veduto che
,

il

Conte slesso aveva scelto Anselmo sire d'Au,

Giovanni de Grolea

Gaspardo

di

Monmaggiore

e Pietro

de Mori per trattare

co' deputali suoi

della forma, del

modo,
re-

delle condizioni e dell'ora della battaglia, e per gli

omaggi

ciproci e
a

giudici da eleggersi.

Il

Conte l'il successivo scrisse


,

Filippo che se persisteva nella sua sfida


il

penserebbe

egli a

far quieto

Visconte e

che ninno

s'

immischiasse in questo

affare, e della sua parola darebbe

ostaggi o quant' altre sicu-

rezze
tra

gli

piacessero.

Il

duello non ebbe luogo. Nel 21 agosto fu

loro due stabilito che Filippo giurerebbe di stare alla

sen-

tenza che due Consiglieri di dello Conte pronuncierebbero sulla


eredit di

Giacomo principe d'Acaia: che Filippo

infraltanlo

niente farebbe di pregiudiciale al Conte, n a'suoi proprii fratelli


;

che se Fossano e Vigone avuti per patto della matrigna


fossero spellati
,

non

gli

li

restituirebbe; che di quanto gli fosse


il

destinalo starebbe ligio a Savoia; e allora

Conle rimetterebbe

(1) Ardi, di Cor [a. Livr e conlenanl de. E lista d'atti deli'Arch. nevra mandala dal sig. Sordet al marchese di San Tommaso.

di

Gi-

DI

STORIA PIEMONTESE
la

89

ogni delitto che avesse potuto provocare


giono.
Il

caducit da ogni ra
di

consiglio di Savoia dichiar nel giorno 5

soltcmbrc
del terzo

che

il

Conte Amedeo

era tutore di

Amedeo

Ludovico
di
eletti a

letto di Savoia-Acaia a forma del testamento 16 maggio 1366: e poco dopo i due consiglieri

Giacomo

del

giudicare

sulle prelese di

Filippo

sentenziarono che
il

il
il

pupillo

Amedeo
a quel

fosse l'unico signore di tutto

retaggio, e

solo che porte


,

rebbe

il

titolo di

Principe; e che quanto Filippo teneva


(1).

pupillo dovesse essere reso

Dopo

il

che

il

Conte Amedeo

fece arrestare Filippo e carcerarlo per

sempre. Storia questa


(2).

che schiarisce e corregge l'esposto dal Cavaliere Gibrario

Ma
e sozio.

perch

il

ribelle

n solo; era da far


II

non aveva tutto operato sentire qualche pena anche


Savoia
si

di

suo capo,
istigatore
di soli

all'

Conte

di

volse a Saluzzo che

non

consigli aveva favorito Filippo,

ma

d'

armi. Cominci dal chie-

dergli

il

solilo

giore dispetto

si

omaggio. Colui superbamente neg: e per magfece vassallo al Visconte, e n' ebbe soccorsi. So
,

ne dolse Savoia col Visconte


tra

ma

invano
si

onde

nelle

contese

Monferrato e

Visconti

Amedeo

leg col primo, e a Papa


(3),

Gregorio XI, che


fortemente
le

lo pacific a

Monferrato

tempest cosi
con s e con
gli

orecchie che lo indusse


il

a far lega

Secondolto

istesso,

quale morto

il

marchese Giovanni
Il

era stato per testamento raccomandato in tutela.


quella lega
scritture.
Il

trattalo di

in

Guichenon
(

(4);

ma San Tommaso

vide

allrc
il

papa

che aveva desiderato nella lega anche


)
,

ve-

scovo
fiorini

di

Vercelli

(5)

doveva dar seicento


per

lancie e dicciniil.

d'oro ogni mese,

cinque
di

mesi,

a Savoia: Savoia
altrettante!

metterebbe del proprio cinquecento

quell'arme, e

ne manterrebbe per cinque mesi con quei


in persona capitano di quelle genti contro

fiorini, militerebbe
i

Visconti.
di

La

lega

era falla con onore dellTmperatore e della Regina

Napoli.
aiu-

Galeazzo era detto contro

omnem hominem mundi


Mazzo VII

ligatus

(1)

IS

Arch. 19 e 20.

di

Cor. Principi del Sangue.

u.'

15

if.

17

(2)

Economia

polil.del

(3) Arcti.di

Cor. Bolle e Brevi.


V. 1.
p.

Med.Evo, ediz.clel 1842, Vol.l, [).373. Mazzo VII, n. 1 di Greg. XI.


,

(4) Hisl. qf'nal.

521.

e Arch. di Cor. TralkUi diversi.

Mazzo
{li)

I.

Arch.

di

Cor. Bolle
Ir.

Brevi.

Mazzo VII

n.

di

Greg. XI.

Arch. SI.

Voi. XIII.

12

90

DICHIARAZIONE
opprimere

DI

DOCUMENIT
e prelati
:

latore di licrnab in

chiese
di

e iernab

occupatore e distruttore della Citt

Milano

e d'altre di

Lom-

bardia detestablisque tirannus ac romane aliarumque ecclesiarum

nec non monasteriorum aliorumque piorum locoriim persecutor,


hostis

pr viribusque comsumptor
che avevano
;

et

suppeditator atque oppres(

sor personarum ecclesiarum et ecclesiastice lihertatis


taglie ai preti,
li

metteva

la

massima parte
li

delle terre,

non

eccettuava dai tributi

e pi

gravava poich per l'addietro


;

avevano pagato meno del resto


tribunali;

de' cittadini
.
. . !

li

giudicava co'suoi

nominava
et

egli

ai

benefizi

nec non populorum

civitatum

distruclorum prefatorum ac viciniorum insidiator


,

insaciabilisque invasor

il

quale spesso mosse e

f'

guerra tiraneccle-

nice et injuste longis temporibus contra dictam

romanam

siam eiusque

dem

ecclesie.

civitates terras et suhditos et in ipsius terris eius-

settembre 1372, e
conti stringendo
altro
ie

La lega doveva durare un anno dal primo di le armi essere pronte nel mese; ma Visi

fu quel

medesimo
il

17

luglio

1372

scritto

trattato
e
il

(1),

col quale

papa

obbligavasi di presentare

armi

denaro pel dieci del mese, e Savoia tenere mille


cinquecento

lancie del proprio oltre le

che per

cinque mesi
guer-

doveva stipendiare pel papa. La lega prolungavasi a tre anni,


e

c(

il

Conte Amedeo prometteva


dictis

quod personaliter
Galeaz
et cuilibet

faciet

ram
sim

dominis Bernabovi

et

eorumdem
lon-

ac civitatibus terris et locis que


et

lenent conjunctim vel divi-

(f

quod per totum dictum mensem septembris ad

gius erit

cum huiusmodi

lanceis seu gentibus

in

territorio


((

medium oclobris quambonomodo poterit in coraitatu Mediolani inler fluvios Ticini et Adde cum dicto numero lanciarum duorum millia ad menses et faciet guerram similiter dicto territorio et alys lerritorys comitatuum et terrarum quos tenent fratres prealicuius fratrum de Mediolano et infra
citius
dicti

'(

inter fluvios supradictos .

se

passati

cinque mesi

d'

ogni anno non fosse

modo
l'

mantenere
per quattro

quegli armigieri e

tuttavia le terre d'


la

una

delle parti fossero molestate dai Visconti,


altra

parte libera aiuter

mesi

di

trecento

lancie a proprie spese, se la molestia fosse alle terre di

amenarmi,

due

le parti

ciascuna

insieme

terrebbe

pronte

le

(l)

Arch.

di

Cor. Trattali diversi.

Mazzo

I.

m
Era
(letto

STORIA PIEMOiNTESE
in lega
,

91
quanti

che da parte del papa potevano entrare


,

a lui fossero piaciuti


di Vercelli; ed
il

specialmente
di

il

Monferrato

il

vescovo
:

il

Comune
di

Genova, se possibile era


dello

che se

Conte

suoi

aderenti avessero

torre

conquistabili
,

presa alcuna che fosse

pertinenza

della

regina di Napoli

o di chiese, o monasteri, o prelati, o rettori, subito sarebbero


ai

loro padroni restituite

giudice

il

papa sopra

le

questioni che

per ci insorgessero. Le
tro
i

felicit di

Savoia nella

campagna conparti. Il

Viscooli furon narrate dagli storici delle

due

papa

a cui erano riferite laetans et exullans in

Domino augurava ansuo campione


(

che maggiori prosperit allo stalo

del

1372

28

sett. (1)

).

quegli intento di continuo a trar vantaggio da


,

ogni buona disposizione d' altrui


servare
gli

voleva pure acquistando con,

acquisti col

minore incomodo possibile


fatti
,

e in questa

faccenda non travagliarsi tanto pel papa che risicasse del proprio.

Onde

avute per que' primi

alcune terre del Vercel,

lese, del

Canavese, del Biellese


(2)
,

Mondov

Savigliano,

Pos-

sano e Busca
forse fare

de' quali la regina

Giovanna avrebbe potuto

domanda
di

(pei termini della suddetta lega) e

gi da essa ribellatosi nel

Cherasco 1366 per cagione della distrazione


ai

del

comune

Cervere e datosi

Visconti

(3)

e ai Visconti

confermato da Savoia insieme a Cuneo e Mondov per arbitra-

mento del 28 maggio


casa,
al

di

queir anno

(4)

temendo che

se uscisse

dalle sue terre e andasse troppo lontano gli nascessero tumulti in

come
li

gi gli era accaduto nel 67, propose diversi dubbi


,

Ponteflce

e richiese che graziosamente

li

risolvesse.

Chi

voglia conoscere insieme colle risposte legga questo

brano

di

bolla papale del 14 ottobre

1372

(5).

Prefatus comes
sibi in

novissime nobis humiliter suppplicavit ut


17
luglio

quedam dubia
occurentia

dicto contractu {del

1372)

declarare

dignaremur. In primis super primo dubio seu puncto videlicet in dicto

instrumento continealur quod nos tempus diete


prorogare

colligationis

possimus

petebat

idem

comes per
nostrum

unum mensem
(IJ

ante finem eiusdem

temporis

sibi

Arcli.di Cor.Bo/te e Brevi.

Mazzi VII

(2) hi. Hisl.

de la R. Maison de
,

Samye

di

n.5, di Greg.Xl. M.Louis de la Croix, ms.

(3)
(4) (3)

Damissano
Arch.
Arch.
di

Storia di Cherasco ras. nell'Archivio di Cherasco.

Cherasco. Autentica de Cavillis.

di Cor. Bolle e Brevi.

Mazzo VII

n.

di

Greg. XI.

92
u
lf

DICIIIAHAZIONE DI DOCUMENTI
super hoc bciieplactum rcservari. super

hoc nobis piacere


.urido vidclicet

et

id

nos cliam

servaluros.

quo respontlemus Super se-

cuju in dicto inslrumento etiam

contineatur

quod quidcm conies cum suo exercilu infra medium ac presenlcm mcnscm oclobris debeat Iransire tlumen Ticini et stare
super territorio scu
districtu civilatis

mediolanensis

petebat

idem Comes super hoc


liicienda
pret'alos,

stari deliberacioni consilii seu consi-

liariorum ordinalorum super huiusmodi guerra conlra hosles

respondemus quod venera bilem


nostra

etc.

Due

prelati e

un

legista)

pr consiliariis guerre astituros prefato

corniti in das,
(f

guerra pre/ata pr parte


ipse

duximus

eligen-

unde volumus quod lorum consiliariorum vel


ferre

comes de
partis

Consilio

prenominapossit diflertio

raajoris

ipsorum
Item

"
i(

transitum

fluminis

prelibati.

super

dubio videlicet super eo quod

idem comes
Ioanne

peliit declarart

y(

quod

virtute articuli

facientis

mentionem de restituendo caregine Sicilie lerras

rissime in Christo

flie

nostre

suas de Pedemonte, declaramus quod ipse comes vigore diete


coliigationis

(juas ipse
"

non teneatur restituere eidem regine terras si ad presens possidcal [notate 7 prese ns del \k olt.)

que fuerinl
eorundem.


'<

quo petit idem comes per nos declarari seu potius concedi quod si ipse comes per nos vel per genles nostras fuerit requisitus equiItera

diete regine seu possesso

per

cos
in

aut

alterum

super quarto

puncto

lare ad aliquas terras vel loca

inimicorum ad hoc non leneaconsiliariopartis ipsorum.


id


<(

tur expresse sed stelur deliberationi consilii seu

rum

diete guerre

seu
si

maioris

declaramus

nobis piacere quod

gentes nostre

duxerint requirendum

super hocstetur deliberacioni comitis etconsiliarorum nostro-

rum
mus

superius nominatorum vel maioris partis ipsorum.

Si

vero nos
u

hoc duxerimus requirendum

volumus
sicut
in

et declarainstrit-

nobis super hoc obediri debere

dicto

ff

'<

mento dinoscitur contineri. Itera super quinto puncto in quo memoralus comes petit quod nos soli possimus dubia declarari si qua super contenlis in prefato instrumenlo forsitan orirentur et quod super hoc nuUum comraissarium deputemus. id graciose concedimus per presentes. Item super scxto et ultimo in quo comes petiebat mirate coraggio di chiedere ! quod si ipse non servarci omnia et sngula

DI

(f

STORIA PIEMONTESE
posset
fractor
fidei

93
rcpulari

in diclo

instrumento contenta

pena huiusmodi lolleretur. respondemus


licet

et declaranius <iuod

nos inlelligaraus

penam ipsam

referri

ad
et

principalia

capitala diete iige

dumtaxat lamen declaramus

concedimus

ipse comes non possit nec debeat fractor fidei ab aliquo vocari propter non observantiam conlentoruni in dieta liga nisi nos primo declararemus eundem comitem penam

quod

huiusmodi incurrisse
del

Cos liberatosi

dalla

soggezione di
lon-

giudici presenti sapeva benissimo del


tani

modo d'informarci
utilit

temporeggiare per volgere ad


perocch

propria quel

che operava. Ito per altro a buona guerra giunse insino a Bologna
;

ma
si

il

papa non mandava denaro

e le genti

spogliate

sollevavano coraggiosamente, deliber di ritornarII

sene a casa.

papa che voleva pure oppressi Bernab e Gail

leazzo Visconti carezzava

Savoia

e intromettendosi
,

come

paciere nelle sue

liti

con

Saluzzo

avviso se dovevansi ammettere tra

domandandogli suo (1) le genti loro Luchino ed Ane

tonio Visconti nemici ai loro nomici tanto pi che ipse Liichi-

nus multos amicos habere

dicitur

(cos

il

papa ad Amedeo),

nobis et tibi ac nostris colligatis middpliciter utilis esse possit (2); e poi pregandolo di ricevere quei due spiantati con cinquanta
lancie (3); e poco dopo,
iro de' Milanesi (4).
i

Torriani che aiutar lo potranno eonera


pii

Ma Amedeo non
ogni
I

caldo

in

quella

impresa,

la

quale non avendo altro scopo


gente,
e

che
gli

una

vendetta

privata era odiata da


utile

non

prometteva

grande n gloria.

Visconti

conoscendo che alcuno era


di

che in quel torbido avrebbe pescato risolvettero


col pontefice.

pacificarsi
facile;
il

Amedeo
ad
,

avvisato

dal Papa fu a loro

tanto, che terminate quelle contese


scritto avesse

(non ostante che


due
al

papa
tri-

Amedeo

di

volere bens quei


fatto

suo

bunale

di

Roma
Ma

ma

che non avrebbe


il

con loro pace n


iar lega

tregua [6)), ed avuto

suo benservito

(6), si volse a

con

essi.

innanzi di sciogliersi dal papa pensando che qnal-

(1)
(2)
(3)
(i)

Arch,

di Cor. Bolle e Brevi.

Mazzo VII, n.'7 e 12,

Greg. XI.

Ibid.id.n. 8.

Ibid.id.n. 10.
Ibid. id.n.1^.

(5) (6)

Ibid.id.n.

1:5.

Ibid.id.n. IS.

9'i

DICHIARAZIONE
impodimenlo
(1)

DI

DOCUMENTI
di

clic

fosso stato nel

matrimonio suo con Bona


:

Borbone
gorio
a'

chiese che per autorit sua fosse dissipato


d' aprile

e Gre-

16

1373 approv

il

matrimonio
(2).

del

conto e
delicato

quiet la coscienza sua e della consorte


in quelle

Tanto era
si

convenienze spirituali quando non

faceva
di

scrupolo

di ritenere

Chivasso ed altre terre del pupillo


ritolto al

Monferrato
(3);

che prima aveva ceduto e poi


e se
si

marchese Giovanni
concedeva
eragli
tale

riduceva ad un compenso non ne


l'

che

colui ne sentisse

effetto

meno ancora
aveva

peso

di coi

scienza

il

non

restituire a

Giovanni Paleologo
gli

imperatore

ventimila fiorini d'oro che

prestato

sin

dal 13G7 e

per cui Urbano


alle

V
di

aveva
quel

dovuto pregare che avesse


principe
in

riguardo
(4.).

circostanze

guerra

co'
,

Turchi

Molti cantarono la generosit di

Amedeo VI

ma
lodi.
,

gli

ar-

chivi della reggia smentiscono di continuo quelle

Che
o che

se

alcuna volta dava o era per

maggiormente

ricevere
stare

per
ri-

rendere quello che non poteva tenere.


bellati
i

lascio

Vercellesi ai Visconti e datisi al vescovo Giovanni del

Fesco

affamali dal

nemico

sperarono

invano e lungamente
in quattro-

frumento promesso dal conte, e ripregato dal papa,


mila somate
di s
i

(5)

e che

il

conte stesso eccitasse a venire sotto

Biellesi staccatisi dal vescovo di Vercelli


(6)
;

non ostante

le

ammonizioni del papa amico


condo
bene
la
tutti

ma

noto
,

la

ostinazione del

ritenere parecchie castella dei Visconti

non ostante

che se,

pace avesse promesso


gli

di restituirle.

Della quale

seb,

storici

parlino pi o

meno abbondantemente
di

parve disegno del San

Tommaso
la

recare quelle parli

documenti
conven-

che meglio lumeggiassero


nero
d

natura del suo eroe.

In Bologna, nella casa del cardinale


il
4.

Sant'Angelo

di

giugno 1375
,

quel cardinale commissario dele,

gato del Pontefice

Vicario e procuratore degli Estensi


Cropclli Vicario,

Antonio

Morone modanese; Tommaso

Odoardn de Cu-

(1)

Vedi
Arch.

;i

pag. 53 di questo Volume.


di

(2)

Cor. Bolle e Brevi.

Mazzo VII

n. 13.

(3)

Arch.
Ibid

di
,

Cor. Citt
n. 1.

Provincie.

!\Io)i ferra lo.

Mazzo

IV, n.' lU o

24

e
(i)

Mazzo V

Bolle e Brevi.

Mazzo VI,
,

n.

17

di

Urbano V.

(3) Ibid. id.


(0) Ibid
id.

Mazzo VI
n.

n.

19,

di

Greg. XI

23 e 2^.

DI
ralis

STORIA PIEMONTESE
BombeUs valenziano vicario
Galeazzo e
figliuoli.
Ivi

95

e Vassalino Bossi procuratori di e Ludovico de


di

Bernab Visconli e dcTie

i,'liuoli;

Antonio de

Lucino procuratori
italiane

dopo un patetico
delle terre
slati

esordio del cardinale


,

commiseratore delle disgrazie

per desiderio della quiete e tranquillit degli


,

di

que' principi pei quali stavano congregati


voia
,

e del Conte

di

Sa-

e del Marchese di Monferrato Una tregua durevole un anno dal di dell' islrumento prolungabile a piacere d' una sola delle parli Potere loro collegali, le due parti contraenti Visconti e Papa) e
della Regina di Sicilia
,

deliberarono:
,

aderenti

e fautori, raccomandati

e seguaci,

tregua

durante,
co'Ioro

ritenere le fortezze, citt,


distretti e territorii
,

campi militari, luoghi e


,

ville

e fornirle di viveri

di genti

e di

qualun
parte
,

que cosa

passando per ci anche sul territorio


i

dell' altra

purch paghi

dazi ed

pedaggi

Dovere

se le genti
,

d'arme,
dei

che avessero a passare fossero pi che venti


luoghi della partenza notificarlo
cui andassero. Al che
i i

gli

ufficiali

un giorno prima
e

alla parte a

procuratori de' Visconti promisero che

loro padroni e

non
i

molesterebbero
loro officiali

non inquieterebbero
molestas
la

ne lascerebbero che
sero
i

inquietassero ne

preti e

prelati de'Ioro stati.

Assicurarono
per

tregua

con diverse provvidenze: che infrazione


s'intendesse
l'osse

danno dato non


corretto;
,

quando
se

fra
il

due mesi

il

danno

fosse

infrazione,

danno provenisse dai


di

collegati

non

dalle parti; l'infrazione vera, se data dai

Visconli,

cagione-

rebbe loro un'


Giudici:
zioni
,

ammenda
il

cento mila
di

fiorini
s

d'oro

camera.

Cardinali e

Conte

Savoia

per quelle infra-

si

pei dubbi che potessero insorgere

dopo

l'atto di tre-

gua
che

che se andar non potesse

coi Cardinali in

persona fu fatto
;

abile a
il

nominare un suo milite con pieno potere


Conte non volesse assolutamente assumere
deliberarono, bastasse
il

nel caso

1'

ufficio,

quei
(1).

congregati

Consiglio de' cardinali

Questo
Savoia.

fu
Il

un aprire
Conte
di

via

facile alla
il

pace

e fu procurato

da

Virt avuti

9 marzo pieni poteri dal papatto


vi
si

dre strinse poco


vesse
il

poi alleanza con Savoia con


tosto

rice-

Monferrato

che

Ottone

di

Brunswicli

contutore

(1) Arcli.

fii

Cor.

Trntlnti diversi.

Mazzo

n,

32.

96
di

DICHIARAZIONE
Sccondollo e suoi
I

DI

DOCUMENTI
Savoia e coi
(1):
et

fralclli

fossero in pace con

Visconti.
cr

palli dell'alleanza questi

Nos supradicli comilcs Sabaudie


alter

Virtulum teneamur
et

ci

debeamus
videlicet,

alterum ad inviccm deffcndere

juvare contra

quamcumque personam

de mondo per raodum infrascriplum - Nos comes Sabaudie prcdiclus de ducentis lanceis

conlra

quamcumque personam

nobis vcl alteri nostrum

de mondo guerram facientem comitum predictorum tam in deffen-

((

dendo

quam

in

offendendo per qualuor raenses in anno. Et

comes Virtulum prediclus de qualuor centum lanceis per qualuor raenses in anno modo quo sopra. Aclo quod si in territorio allerius nostrum comitum predictorum
e conlra nos

essel aliqua terra obsessa seu

(<

castrum

ille

nostrum diclorum
castrum.

comitum
et

in cuius territorio esset terra obsessa seu


in

eciam

casu

belli ordinati

per nos vel alterum nostrum


ei

.alter

alterum

dictis

casibus et ulroque ipsorum juvare et

subvenire teneatur de loto suo posse excoptis dominis Romarege Fraucorum quos nos ambo pari exceplamus ac eciam domino nostro consensu comuniter papa quem nos prefatus comes Sabaudie similiter exceplamus. Hac condicione adjecta quod treugam (2) que tractatur per

norum imperatore

et

or

nos dictum comitem Sabaudie inter prefatum dominum nostrum papam, nos dictum comitem Sabaudie, marchonem Monlisferrati et

marchionem Estensem

nec non adherenles colligatos


cuiuslibel

valilores

subditos et sequaces

nostrum

in

dieta

treuga

nominandos ex una parte

et dictus

dominus nos ter

papa

[sic] finita liga

quam
;

nos prefatus comes Sabaudie habeet

prefatum dominum Galeaz et nos dictum comitem Virtutum, adherenles, colligalos, valilores,
dicto

mus cum

domino

subditos et
cr

sequaces nominandos eciam ubi supra ex altera


treuge
capilula et aliquis de superius

vel

ipsius

nominatis
nos

contrafaciet

aut

eliam

aclenlaret
et

ex lune

et

eo casu
et

dicti
r

comiles Sabaudie

Virtutum teneamur
in capilulis

debeamus
dominus

facere et observare
diete.

Et

si

treuga non

omnia contenta fieret, quod

treuge prc-

absit, et dictus

(1) f2)

Arch. di Cor. Trallali diversi. Mazzo I Treuga anche dicono oggi Piacentini
i

n. 30.

in

vece

di tregua.

DI STORIA

PIEMONTESE

97

noster papa, finita liga,

quam
,

nos prefatus comes Sabaudio

habemus cum

ipso, vellet aliquos genlcs transmiltere centra

(lictum et
ce

dominum Galeaz

seu nos coraitem Virtutum

lune

eo casu nos prefatus comes Sabaudie non debeamus diclis

genlibus transitum dare, ncque alia victualia, sed ipsos passus deffendere nostro posse, yuio eciam
si

gentes nostri

dicli

comitis

Sabaudie venire vellent ad servicium prodicti domini


et nostri comitis

Galeaz

Virtutum contra gentes

prefati do-

mini nostri pape, quod venire possint. Nec nos prefatus co-

mes Sabaudie
tes

eis

prohibere debeamus, et e converso

si

gen-

nostri dicti comitis

Sabaudie venire vellent ad servicium


eis

dicti

domini pape quod

prohibere

non debeamus. Hoc


si

eciam acto inter nos dictos comites quod


vicecomes Mediolani
sores ipsius vellet
etc.

dominus Bernabos

per se, vcl per alium vel succesfacere seu offendere vel offendi

guerram

facere nobis prefato comiti Sabaudie vel heredibus nostris seu


lerris nostris et

subditorum nostrorum

finita liga

quam

habc-

mus cum

diclo

domino papa, quod tunc


et

et

eo casu prefatus

dominus Galeaz,

nos comes Virtutum et successor nostri

dare non debeamus adhilus nec passus prefato domino Bernaboni nec gentibus suis vel


ce

heredum

eius per aliquem passum,


eis pre-

seu pontes vel terras fortes nec eciam aliquas naves


stare vel prestari facere per transitum

eorumdem
et

sed nostro

posse prohibere

ymo

eciam teneamur

et

debeamus diclura dosuccessores suos nec

minum comitem
non
terras et
posse.

Sabaudie heredesque

((

territoria subditorum deffendere toto nostro Et eciam offendentes et offendere volentes eosdcm ac
et

eciam juvare volenles Fredericum MarchionemSaluciarum


eius territoria, et e converso
si

nos dictus comes Sabaudie suc-

cessoresque nostri ac gentes et subditi nostri nomine nostro

offendere
c<

vellemus prefatum

dominum Bernabonem

successo-

res eius, ac
tistini
(il

eorum

terras et territoria existencia ultra flumcn

c(

Ticino) et a Placentia et Papia ultra tunc et in eo


<

casu possimus et valeamus nos Galeaz et comes Virtutum dcffendere et adjuvare dictum

dominum Bernabonem
gentibus nostris

ac ecium

passus

prohibere nobis prefalo comiti Sabaudie nostrisquc


,

successoribus

subditis

et

prout

et

sicut

dictum

est

de dicto domino Bernabone offendere volente nos


et

dictum

comitem Sabaudie

subditos nostros que


13

quidcm

AUCH.Sl. iT.Vol.XIlI.

98

DICHIARAZIONE
liga
,

DI

DOCUMENTI

unio, confedcraciones et pacla io

et

concernere possint dictum


et

quantum concerDunt domnum nostrum papam vigoet incipiant

rem
ante

effectum

habere debcant

festo

beati

Michaelis Archangeli
.

anni correntis

1375

in

anlea et non

La pace venne

poi

accordala

in

territorio Oliveli
in

Vallis
in

Salmozie [la Samoggia) diocesis Bononiensis

campo

quo

dominus cardinalis castramentatus


Italie legatus

est

anno 1376, 19
o

Julii, o

Ira quel

(t

cardinale Roberto di Ginevra

in nonnullis partibus

ac vicarius generalis pr sancta romana ecclesia


ff

nomine Pape et nomine et vice regine Joanne Hierusalem et Sicilie, Amedei comitis Sabaudie, Secondoti raarchionis Monlisferrati, Nicolay et Alberti marcbionum Estensium ac colligatorum sequacium ex una parte e Pinoto de Pinoti legista
,

da Reggio procuratore

di

Galeazzo Visconti e

di

Giangaleazzo, e

Filippo Cassoli e Pasquino Coppelli ambasciatori di que' Visconti


e di

Azone

figlio del

conte di Virt, per l'altra

presente Gio-

vanni di Ponte ambasciatore del vescovo di Vercelli.


rata perpetua
;

Fu

dichiala

e perci le ingiurie, le offese,

danni durante

guerra,

perdonati.

Quindi
,

il

cardinal legato

per aderire alle

istanze del re di Francia


tra

fu contento e promise di
della

consegnare

due mesi dalla pubblicazione

pace ad Azone figliuolo

del conte di Virt

omnes illas et singulas terras occupatas in domino Galeaz et domino corniti Virtutum seu adherentibus etc. eorumdem, et que tempore inpresenti guerra eisdem

choate presenlis guerre per ipsum dominum Galeaz vel ipsum dominum comitem Virtutum seu per alium eorum nomine, sive adherentes etc. eorum tenebantur regebantur et guberna-

ff

bantur

in diocesi

Piacentina, Papiensi, Terdonensi, Alexanvel in diocesi

Vercellarum et alibi ubicumdominus noster Papa tenel seu que eius que quas prefatus tantummodo ecclesie lenentur et sancte romane nomine et gubernantur ut prefertur. Exceptis tamen lerris cum earum
drina, Novarensi
exitibus, districtibus et territoriis Bugelle et Sancte Agate

cum
a

suis pertinentiis

que reperirentur per ipsum dominum

cardinalem legatum vicarium esse ecclesie et domini episcopi


Vercellensis seu alterius ecclesie et ad ipsas spectare et exceptis
si

aliis terris,

que

essent,

que spectarent ad aliquas ecclesias,


dictus

de quibus cognoscere

habeat

dominus cardinalis

et

DI
a

STORIA PIEMONTESE

99

disponete prout
lite

sibi

videbitur sumraarie et de plano iH sine

remotis exceplionibus quibuscumque salvo et hoc specaaclo

liter

quod

ipse dooainus cardinalis debeat et teneatur,

a publicata pace infra tres

menses coraputandos

a die procla-

a mationis accipere in se libere et expedite

civitatem Vercelaliis terris dio-

larum cum

cittadella et castro et

cum omnibus
vel et

cesis Vercellaruni a

occupatis in presenti guerra ....

domino
etc.

Galeaz seu dicto corniti Virtutum

eoruoi adhercntibas

quas quidem civitatem cittadellam

castrum

et alias terras

predictas non spectantes ad aliquas ecclesias de quibns ipsp

dominus Cardinalis cognoscat, ut supra, teneatur et debeat prefalus dominus cardinalis cum per se ipsum occupatum ad malora, easdem regere non posset infra alios duos menses immediate et proxime secuturos ponere in manibus alicuius
,

probi et valenlis viri

non suspecti partibus infrascriptis, qui

dictas civitatem cittadellam et

genter

custodire debeat

castrum et terras bene et dilinomine et vice sanctissmi domini


usque ad annum

a nostri et sancte

romane

ecclesie

unum

in-

la

cepturum
inchoandos
citt, la
il

post tres
. Il

menses a die publicationis presentis pacis


castello
di

depositario cederebbe poi al predetto Azone


il

cittadella e

Vercelli

e se

il

Vescovo

od

capitolo di quella citt dicessero che ogni cosa spetta alla


,

loro chiesa

se ne esaminasse

il

vero

e se vero fosse
di

1'

asserito,

quel depositario ottenesse dal papa che Azone fosse


investito, per ci

ogni cosa

che del temporale, qual feudo da essa chiesa


il

dipendente sotto quell'annuo censo che

cardinal di Ginevra

determinasse; ita tamen quod dictus cardinalis

<r

teneatur

et

dominus Papa dignetur procurare quod predicta infeudatio


census solutio
fieri

et

et recipi
.

possit

de consensu
si

et licentia

domini imperatoris
il

se fra

un anno non

fosse provato
;

e riconosciuto
questi
tore

dominio temporale del vescovo e capitolo


;

non investivano del feudo Azone Visconti o l' imperanon dava licenza che s' investisse il governatore o depo;

sitario restituirebbe al conte di


il

Virt
si

la

citt, la cittadella
dall'

ed

castello islessi.

processi

fatti

dal
,

papa che

impera-

tore contra

i Visconti fossero distrutti e le scomuniche tolte. Le famiglie Avogadro e Tizzoni fossero pacificate dal legato e

dal conte di Virt, ed avessero in Vercelli gli onori

comuni
le

il

conte di Virt e

'I

marchese

di

Monferrato stessero per

discordie

100

DICHIARAZIONE
iacolt di decidere ogni

DI

DOCUMENTI
aveva eziando
ai capitoli della

loro all'arbitrio del Cardinale

medesimo, che
dubbio intorno

prima
pace

(1).

II

marchese <larrone non


sta

lasci copia de'giudizj del

(]ardinale;

ma

a dire che in qualche parte non abbia avuto

riguardo a parentela, perocch

un Breve
il

di

Gregorio del
di

29 novembre 1377

nel quale

si

esorta
i

conte

Amedeo

Sa-

voia a restituire a Galeazzo Visconti

luoghi di

5anim, Borgo
Buronzo, Bai,

d'Alice, Tronzano, Carisio, Verone, Candello,

loco, Gaslellengo, Monformoso, Cassine di Rovasenda


boit,

Villar-

Gregio

Piverone

Palazzo e

Magnano, che
quel luogo
di
,

gli
la

ebbe ocpace
(2)
:

cupati durante la guerra, e lo invita a ratificare

segno evidente

in
il

ispezialit per

Sant'Agata e
si

attinenze), che

Cardinale non

le

riconobbe

come

preten-

deva, dovute alla chiesa vercellese, n a chiesa alcuna. Al che,

secondo

il

suo

solito,

Amedeo

era sordo; avendogli

dovuto lo

stesso pontefice rescrivere l'il gennaio del

78, perch volesse


pace
,

osservare e far osservare quel

trattato

di

restituir
(3).

le

terre al Visconte, e ridurre le cose in prislinum

Galeazzo Visconti camminava pi coperto.

Il

di

marzo 1378

prometteva, per tutto agosto, e per pi innanzi sino a nuovo


atto, di
il

non offendere, n lasciare


di
,

n far offendere dal figliuolo


tutore
del

conte

Savoia

Brunswich
gli

marchese
:

di

Monferrato

purch eglino

rendano simile giustizia

non
lo

far nessuna novit nelle terre della chiesa di Vercelli, n

occuper o invader

anzi giurava
,

quoscumque

ipsius

domini

episcopi subditos benigne tractare

e da' suoi sudditi far rispetipsis aliqualiter inferendis


:

tare

omni molestia seu impedimento


;

penitus postergatis
ratifica quella

protestando infine

che se Monferrato non


bi,

convenzione e quelle promesse, egli ad un


(4).
si

sogno non r aiuter


che
per
a'

diverso operava

il

conte di Virt

22

di

settembre

sottomise all'arbitramenlo di

Savoia

le differenze state tra il padre Galeazzo e Monferrato purch questi stesse fermo alla pace fatta dal padre onde fu che Secondotto per fede nell'onor suo il 19 d'ottobre succes;

(1) Arcli. di
(2) (3J

Corte. Trallali diversi.

Mazzo

I.

Id. Bolle e Brevi.


Id.

Gregorio XI. Mazzo VII, n. 25.


questo breve Galeazzo detto mites mecon Bernab pro-miles mediolanensis.
e

Ib.

Vn,
di

n. 22. In

(iolanensis, e negli altri


[i)

Ardi,

Cufte. CUt

Provincie. Monferrato.

Mazzo V,

n. 2.

DI
sivo fece

STORIA PIEMONTESE
Visconti
,

lOt
le

arbitro

il

amicum partium per


terre che gi
;

diffe-

renze tra s e Savoia

per

le

dissi
il

occupate e

non volute
si

al pupillo restituire

perciocch
ingente

conte
il

Amedeo

dichiarava creditore di
(1).

somma

Tiiovanni

l'

atto istesso dell'

marchese arbitrio che qui devo riferire

verso

mostra con quanto diverso animo stava col suo avversario. Nos Galeaz Vicecomes etc. ad testimonium vcrilalis et justicio

notum facimus
tori et

universis serenissimo

domino nostro impcra,

regibus, ducibus, marchionibus

comitibus, baronibus
aliis

et ceteris universi orbis principibus et

quibuscumquc

advertenciam

veritatis et justicie

habentibus: quod nos zelo


aslringimur ex

affectionis

ac dislincte parentelle cognationis et affinitalis quo


et

ce

ex vinculo naturali afficimur


gente discordia et dissensione
guit inter illuslrem

iurato

vi-

quam maxima que dudum viprincipem et dominum Amedeum Comiet illustrem

tf

tem Sabaudie avunculum nostrum ex una parte


principem
tisferrati

dominum Secundum Ottonem Marchionem Monet

cugnatum

sororium nostrum ex altera ipsam et


fine.
. . .

ipsas controversias et
'(

discordiam sedare ex

debito.

truncari cupientes ut tenemur etc.


ipsis

Quod compromissum ab
in

ambobus
,

et a quolibet

predictorum
et debatis

nobis

factum
arbi-

f(

extitit in

ce

gent

omnibus discordiis haberemus potestatem

vigenlibus et que viet

et

bayliam arbitrandi
et

'

tramentandi de jure et de facto

de

omnimodo

equitate.

Quod compromissum occasionibus

antedictis sponte

duximus

acceptandum amonentes partes prediclas ut deberent super


gantias tam iuris

discordiis et debatis quibuslibet

quam

facti

c(

duxisse

et

ob hoc dictus

jura monumenta et allecoram nobis legiptime proillustris Princeps dominus comcs


,

Sabaudie volens prosequi de jure suo


illustrem principem

dum

sensisset

dictum

ce

dominum marchionem
et adesse

Montisferrali
sui

huc
,

Papiam Papiam

accessisse

causa

iuris

prosequendi

accessit prosecuturus et docturus de iure suo contra

dictum dominum marchionem quod presenliens dictus marchio Montisferrali, quod ipso dominus comes

Sabaudie

Pa-

ce

piam accedebat non expectata adversarii sui presencia rocessil ab hinr et se transtulit Mediolanum unde dictus dominus
Arch.
Corte. Cill

(1)

iJi

Provincie. Monferrato.

Mazzo V,

n,

i.

102

DICHIARAZIONE
nobis

DI

DOCUMENTI
arbitro et arbtratorc

Comes Sabaudie coram


in

tamquam

ce

ipsum marchionem sepe et sepias amoncri faotum fccimus ut coram nobis deberet per se vel alium Icgiplimc comparere et de jure suo docere, et petito per dictum dominum comitem Sabaudie juridice
prcdictis proscquerelur jura sua

rcspondere

sibi

ad hoc et

utrique

parti

ad

docendum de

jure suo prefigentes


dictus

dudum ellapsum

intra

quem tcrminum
,

tiones et pacta, transacliones et instruracnla


tendit

dominus Comes Sabaudie produxit jura sua convenex quibus premulta sibi dedita et promissa et utiliter impensa pr
domini marchionis Montisferrati
et
;

a parte dicti

ce

dictus vero do-

minus marchio Montisferrati sepe

sepius per nos et no-

stros nuncios in civitate nostra Mediolani personaliter

admo-

nitus venire penilus recusavit allegans quod venire non audet

ex eo quia suggestum asseruit


capi faceremus quod licei
et

sibi

quod ipsum personaliter


careai ventate, et falso

c(

omnimodo

mendaciter

c(

ne

unquam

livolentia

fuit tamen quod ex aliqua indignatione vel maad arbitrandum moveremur nunc bora statuta et
sibi forte

per nonnullos assertum

dici possit

c(

ordinata ad arbitrandum partibus antedictis personaliter per

ce

nos scu nostros nuncios monitis et

cilatis

ad audiendum senet

a
ce

tenciam seu laudum

in

predictis,

sentenciam
ut

arbitra-

mentum
petuo fidem
(

in predictis proferre

omittimus. Sed

ellucescal

verytas, et justicia et equitas


sit

omnibus pateant
dominis

et

quod perregibus

(e

in evidenti et

aperto

testimonum
imperatori

et

certitudinem
,

facimus

ce

ce

come nel principio ) quod dictus illustris Princeps dominus Marchio vere et juste tenetur illustri prncipi domino cornili Sabaudie adsolvendum, tradendum consignandum et libere
,

c(

ce

di,

ce

ce

(c

domino comiti Sabaudie omnia et singula e cio Chivasso , Canavese di qua dal Po infrascripta perci Riva, Poirino fedelt di San Giorgio, Mazze MonOiro Rivaria Casti<jlione di Candia cuar Marcenasco Rcca e Favria que apparent per publica inslrumenta et alia documenta ipsi domino comiti Sabaudie fuisse pr ipso domino marchione promissa, dicentes, attestanles et in certam manifestam et perpetuam noticiam deducentes quod per ea que vidimus dudum sensimus et que coram nobis probata et ostensa sunt dictus dominus marchio obsequiis et serviciis
rellaxandum
ipsi
(
,

DI
(T

STORIA PIEMONTESE
in et

103 Sabaudie
inspectis

ipsi et statui

suo per diclum dominum cotnitem


deffensa
status
sui
et

impensis

potssimum
et expensis

a a

dampnis

dominus Comes Sabaudie fecit et juravit propler servicia et obsequia predicta quod ipse dominus marchio ad multum maiora et
ampliora teneretur
vinculo
et aslrictus esset de jure et equitate

gravaminibus que dictus

quam

predicta promissa et eciam ex remuneracionis et relribucionls


ipsi

domino

corniti

Sabaudie

et

que quidem omnia


arbitramentaremur

et singula

arbitraremur,

et

casu quo arbilramenta facere vellemus inter eos que quidem


arbitramenta facere recussavimus
dieta etc.
et

a
<t

recussamus causa pre1378


(t)

Actum Papi

die 1. mensis decembris

Con quest'alto il marchese Garrone correggeva la Cronaca di Benvenuto di Sangiorgio il quale (seguilo dal Muratori),
,

narr che Secondolto infastidito del rimanersi a Pavia presso


cognato
,

il

per non toccare


di

gli stali di lui se


il

ne and a Cremona
parli
ito
,

con intenzione
tino

passare

Po da quelle

e pel piacen-

ritornare a casa. Secondolto invece era


fastidio
di slare

a Milano, e

non

per

con
)
,

Giangaleazzo

di cui

aveva

l'

anno

innanzi sposata la sorella

ma

per paura.

galeazzo protesti

di

non avere
si

E quantunque Gianmal animo contro di lui, la


una
chiarisce

dichiarazione emessa con

patente avversione, ascoltala

parte sola, e non quella che lo aveva reso arbitro,

che Secondolto non aveva torlo se temeva del Visconte. Ed era


scusabile se cercava d'impedire un giudizio che
si

poteva pre-

sumere contrario; poich perduto Asti,


conte per racquistarlo, colui
il

e chiesto aiulo al Vis-

riprese,

ma

per s: e poich
di

Secondolto della mala fede e del

tradimento
di

Giangaleazzo

aperlamenle
di esser

si
;

doleva

non era fuor

proposito quella paura


falsa la voce di
io

preso
di

n forse sar stata del tutto

una
la

minaccia
stessa

Giangaleazzo.
di

per quello che

ne dubito,

morte

Secondolto in Langhirano avr avuto


,

cagione

da quelle con lese

e dallo sdegno di Giangaleazzo;


siasi
Il

quantunque
che

per coprire l'autore vero dell'assassinio


il

scritto quello

Muratori disse Gdato nel suo storico.

quale fu solo a dire


lui soffocava

che ucciso fosse da un suo soldato, perch'egli a

un

figliuolo, cagione per avventura

creduta, per l'animo

be-

(1)

Arch.

di

Corte. Citt e Provincie.

Monferrato. Mazzo V,

n,

S,

104

DICHIARAZIONE

DI

DOCUMENTI

stialc che SecondoUo aveva. Ma le pretese di Savoia tanto altamente proclamale giuste da Giangaleazzo tra quegli sdegni furono poco appresso da Ludovico di Borbone e Bona di Savoia

d'assai abbassate.

Conciossiach

cento

sessanlamila
il

Oorini

d'oro

(1),

che

il

Conte pretendeva oltre

terre, furono ridotti a diecimila


fosse reo
(
,

Che poi il Visconte (2). mi cresce sospetto vedere come Savoia subitamente
) ,

possesso di quelle

22 gennaio 1379
(

conchiudesse tregua coi


di
) ,

fratelli

di

Secon(3);

dolto

morto da quaranta
,

e con Ottone di

Brunswich

e nello stesso giorno


tesse risarcire

a conseguente di quella tregua

promet,

per loro

di

qualunque danno lor facesse il Visconte e che buono animo combatterebbe (4). Per che il Visconte
Asti a s
si
,

fu sollecito fare che

come
le

a signore

giurasse

fe-

delt; e per ci
tentato.

Amedeo
,

pose in guardia da qualunque atdiverse cure di

posto che non poteva per


a tutto

regno

guardare
zo 1379
in

die al proprio flgliuolo


in

Amedeo
di

27

mar-

(5)

da tenersi
le

propriet per s e successori suoi


Vercelli e

perpetuo

terre e le castella della diocesi


e

d'Ivrea, possedute gi dal Visconte,


trattato del

cedute

Savoia

per

29 agosto 1378.

Punito Filippo d'Acaia,


aderenti
li
:

Amedeo

tenne dietro a Saluzzo e suoi


di

e preso ad usare le forze

Piemonte
le

aspramente
soggette
al

batt.

Per ci gravi incomodi patirono


,

citt

pupillo d'Acaia

governate da quel guerriero. Nel 1368 sedicial

mila Aerini furono imposti

Piemonte

di

cui duemila e du-

gento assegnati a Torino

(6),

oltre ad altro sussidio speciale e

mensile
gare
(7).

di

oltantatr di quelle
,

monete che
fu

la

citt

doveva padi di

Por cui

vuote

le

casse e proposto
(8)
,

invano

cavar
privati
di

danaro da beccai e tavernieri


confino se non pagavano
(1) Arcti. di Corte. (2)
(3)

con

prestito

riparato all'arresto de' consiglieri del


(9).

Comune,

minacciati
delia

In quelle strettezze

citt e

Monferrato. Mazzo IV, n. 24.

Ibid. id.

Mazzo X.

(i)
iH)
(6)

Alto pubblicato da Benvenuto di Sangiorgio. Torino 1780, Arch. di Corte. Monferrato. Mazzo V, n. 7.
Ibid.

Trattati diversi.
cill di

Mazzo

n. 34

36.
,

Arch. delia

Torino. Liber Consiliorum

voi.

b.

(7) (8) (9)

Ibid. id. voi. 8.


ibid. id. voi. 7. Ibid. id, voi.
<).

DI

STORIA PIEMONTESE
l'

105
;

del Piemonte era impedito


a visite
i

estrarre
,

le

granaglie
di

sottoposti

grani del Piemonte


obbligati
i

di

Val

Susa
la

e
,

del
e

Canadonare
fra

vese
altri

(1)

Torinesi a fortificare
di

citt

censessanta fiorini alla conlessa

Savoia

che

and

quelle

mura

(2)

dare in

fretta

armi e
il

soldati.

Nel 1372 Torino


d'Acaia
,

istesso fu indotto a

promettere

riscatto di
(3).

Aimone
,

quindi costretto a pagare quaranta fiorini

Nel successivo 1373.

comandati quanti erano Torinesi


dici ai sessant'anni
,

atti

alle

armi

dai

quattor(4);

passare all'esercito a
,

Carignano

voluti

duemila
(5)
,

fiorini

riscossine pi che
il

il

quarto per mutuo


le

forzato

per

le

guerre contro pagare

Visconte che per


di

con-

dotte contro Saluzzo.


la stessa
citt

E quando Amedeo

Acaia fu maggiore
fiorini
gli
(6)
,

dovette

sessantamila

oltre

spese infinite di soldati, fortificazioni, roide per

alloggia-

menti del Principe (7). E quanto piccola citt che era allora Torino! N l'altre furono meno battute: che per esempio Pi
nerolo per liberarsi dalle cavalcate imposte da Giacomo d'Acaia,

pag nel 1369

al

conte

Amedeo

come
citt

tutto

il

resto

delle terre die

per l'esercito generale.

d'oro (8), e uomini, danaro, ed armi cessale le armi per Saluzzo, quelle
seimila fiorini
gli stali

non furono sollevate perch

generali

del

Pie-

monte furono congregali nel febbraio del 1380 in Torino, per sollecitare un pagamento di altri seicento fiorini al conte di Savoia (9). Onde taccio l'altre gravezze cagionate prima dal
matrimonio del
d'Acaia
,

figlio del

Conte

e poi da

quello
del

di

Amedeo
<^

e successivamente dalla residenza


la

Conte istesso

andato in Torino per trattare


Genovesi.
In

pace famosa tra Veneziani

mezzo a

tante tempeste la citt di Torino anelava

alla

coltura civile. Gi nel 1353 aveva

dichiarati

esenti

per

olio

anni da ogn' imposizione di militare servigio quegli


(1)

artisti cIk'

Arch. della citt


9.

di

Torino. T.iber ConsUiorum, voi. 9 e 11.

(2) Ibid. id. voi.

(3) Ibid. id. voi.

12.

(4) Ibid. id. voi. 13.


(5) Ibid. id. id.
(6) Ibid. id. voi.

16.

(7)
(8)
(9)

Ibid. id. voi. 17.

Arch.

di Corte. Cill e Provincie.


di

Pineroto.

Mazzo

I.

n.

2:>

Arch. della cill

Torino. JAber ConsUiorum. voi. 21.


14

Aroii. il. IT. Voi. XIII.

106
l

DICHIARAZIONE
ili

1)1

DOCUMENTI
,

fossero

ad abilare
di

(1).

cittadino

un maestro
fond

Chiam nel 1366 e ricevette qaal umane lettere ed assegn ad un altro


;

dieci fiorini

perch stabilisse uno studio


scuoio

di

medicina

nove
cittadi

anni
dini

appresso
(2).

per

l'educazione

de' suoi
pii
,

Indi volse la
,

mente e l'animo

a' luoijhi

ricchi

molta entrata

che dissipavasi da curatori


in dispersione

infedeli

disgrazia

comune
sia di
la

que' tempi, e a questi non rara; che dove la carit


;

patrimonio fermo va

conciossiach manchi
i

persona che abbia necessit o interesse del vigilare. E


di

si-

gnori del Consiglio e quelli

credenza supplicarono
,

al

vescovo

perch mettesse
poveri ed
ai
la

utili

amministratori

e sicurasse le entrale ai
(3).

pellegrini pei quali erano destinate


polizia e la
le

Poi rior-

dinarono

guardia della
,

citt.

Ricomposte
citt di

cose interne
,

e investito

Amedeo

d'Acaia delle
,

Torino, Moucalieri

Possano, Carignano, Savigliano


Bagnolo,
Gassino,
al

Busca
di

Cavour

Barge, En vie,

met

di

Chieri (riservati sovr' essa mille fiorini annui

Conte), Valli
,

Perosa e San Martino, feudi


,

di
,

Trana

Bonino, Piossasco
,

Cumiana

Frossasco
,

Castagnolo

Scalenghe

Ayrasca

None

Bicherasio

Campiglione, Luserna e Valle Buriasco, Macello,


,

Cercenasco
Dasio
,

Virle
,

Fasole

Casalgrasso, Casteireinero, Dasco

Vigone

Cavorelto, Collegno, Pianezza,


,

Moretta, CaGenolla
.

vallerleone, Ruffia

Monaslerolo

Cavallermaggiore,

Scarnafiggi

Sommariva

del Bosco, Castelvecchio di Moncalieri


trallato del

e Buonavalle sotto le riserve del

2 luglio
,

1362

che

Amedeo ottenne mediante (4) amico ed illustre oratore che la citt di Cuneo aderisse a s e quindi gli si sottomettesse, come gli si sottomise il 18 apriil

principe approv

il

conte

ci)
(2)

Arch. della

citt di Torino. Liber

ConsUiorum,

voi. 3.

Ibid. id. voi.

4 e 13.

(3)

Dopm. (domini?) qui


Secuxine.

In quel ricorso del 1378 sono nominati questi spedali. Bospilale Hospitaie porto bene indigel bona gubernalore.

Hospitale
Sancii

Sancii Dalmalii. Hospilale porle Phibelionis.

Hospilale

Blasii, Hospitale

doraus Humilialorum. Hospilale

Madalene. Hospilale

Sancii lacobi de Sluria. Hospilale Sancii Saucii

Hospilale

Cibrario,

marliris de Taurino.

Hospilale Sancii Soluloris Sancle Marie Pulhei Strale. Hospilale Sancii Andrea juxla porlam Puslerlara.

Per pi precise notizie degli spedali della citt antica di Torino, vedi Torino nel 1335, negli Opuscoli stampali dal Fontana 1841. (4) Arch. di Corte. Principi del sangue. Mazzo Vili, n. 4.

UI
le

STORIA PIEMONTESE
ai

107

1382

(1),

coQ patto che non potesse mai essere vcntuto nr


principi del

infeudato, salvo che


Fiesclii di

sangue; quindi blanditi


essi
si

Genova
(

e formatosi

per

un grosso

partito in

quella citt

colia

quale per dieci anni

era collegato), aspett

miglior tempo per cavarne costrutto.

Similmente
del 1364

il

conte

Amedeo

attendeva alle faccende sue in


il

Svizzera. Gi aveva rinnovato con Friburgo e Berna


(2)
;

trattato

e ricevuto nella lega dei

dieci

anni
et

Alberto e
confinari-

Leopoldo d'Austria, desiderantes

omnibus

vicinis

tibus amicaliter convivere ac in dilecione et pacis dulcedine co-

municare:
Bernesi
dell'

quindi

conchiuso

(1374)
,

particolare

trattato

coi

per

vicendevole
di

difesa (3):

ottenuta

la

rinnovazione
il

omaggio dal conte


di di

Ginevra

e in Tarantasia costretto
si

vescovo agli appelli

Savoia, da cui
e

voleva distorre

alle-

gando diplomi
a' vescovi

Enrico

Carlo,

che
ogni

avevano

conceduto
nelle

mero
,

e misto imperio, ed

giurisdizione

loro diocesi
diate (4).

sine ulla superioritate alterius mediate, vel dai fratelli

immee

L'8 d'agosto 1376


,

De

la

Tour comper
,

Chatillon
il

la

valle di Liei, la terra di Raspilly


di

il

castello

visdomato

Contey, e quanto possedevano nel vallese, per


fiorini

cinquantamila
i

d'oro

(5).

Vigil le fortilcazioni di che


la

cittadini di

Ginevra cingevano

loro citt

fatto

arbitro

di loro e del clero

che negava

di

concorrere alle spese di quelle


il

opere, sentenzi a favore del popolo che


volta sola pagasse trecento fiorini d'
di

clero
;

per quella
il

oro
,

(6)

e poich

Balivo
soldi

Fossign

incaricato dell' esigenza

aveva imposto

sci

ginevrini per ogni fuoco di propriet dei preti, e pareva troppo;

ordin severamente che guardasse


giustizia
Il

di

camminare per

la via della

(7).

conte
ai

Amedeo aveva dovuto


cittadini
;

riconoscere necessit
a

di
!e

atti

benevoli

perocch deliberati

sostenere

loro

(1) Arcli. di

Corte. Cill e Provincie. Cuneo.


di

Mazzo
di

I.

(2)

Arcti.

Commiss,

Berna: e Arch.

di

Corte

Torino.
eie.
I.

Cill e

Provincie. Ginevra. Registro conlenanl plusicurs Irails


(3)

Mazzo VII.
firgif^ire elr.

Arch.

di Corte. Cill e

Provincie. Ginevra. Cates.

cit.

Mnzzo

VII.

(4) Ibid. id.

Taranlasia.

Mazzo
Genve

n. 5.

(5) Ibd.

Trails avec les Suisses

Vallaisans.

Mazzo

III, n. U.

(6) Gautliier. Hisloire de (7) Arci, pubi, di

ms.

cit.

Ginevra.

108
libert,

DlGIilARAZlONE

DI

DOCUMENTI

lu nemico antico, avrebbero senz'altro combattuto, K Savoia ohe voleva in^^rantlirc ma senza rischi fuggiva non
, ,

tanto le
(

guerre quanto

litigi

anche
il

privati.

Il

suo visdomo

non

si

sa se conscio od inscio

Conte

pose

una
il

volta

suggelli alla casa di


ai
si

un notaio morto, ed un'altra

sequestro

beni di

scus dell'atto

un usuraio. Grid il Comune per bocca de' sindaci: il visdomo; dichiar che non aveva ci esediritti

guito per offesa dei

del vescovo
:

n della

citt

ma

per

favore di alcuni borghesi di Ginevra

scusa ignorata o taciuta

dal Gauthier

il

quale altro non aggiunge nella sua storia di

questi tempi che

una correzione

di

cronologa de' vescovi gine-

vrini errata dal Bonnivart. Costui citando la

morte del vescovo


di

Guglielmo de Marcossey

a cui d undici anni

sede

il

fa

morto
mori

nel

1387
stato

e gli mette a successore

Ademaro
(

Fabri.
il

Ma

Guglielmo
il

veramente vescovo undici anni

eletto

1366,

1377), non ebbe a successore Ademaro Fabri, ma Giovarmi di Murol e per buone e diligenti ricerche fatte dal
;

signor Giacomo Flournois

che studi molto


e

la

storia
stette

di

Gi-

nevra

fu chiaro che tra

Guglielmo

Giovanni
il

vescovo

per quasi un anno Pietro Fabri, e dopo


correzione gi nota
al

Murol l'Ademaro:
le tavole

Garrone quando componeva


(1).

ge-

nealogiche della Casa di Savoia

Rimanevano
e

a discutersi gl'interessi di Savoia pel Fossign:


il

furono terminati,
le

denaro che

il

Conte doveva ricevere da

Francia per

spese fatte nelle questioni per quelle terre non

era ancora stato sborsato, e que'beni che aveva depositato al

Conte

di

Valenza non

gli

fruttavano. Egli per stringere Fran-

cia a finire quelle differenze

indusse

il

Valentino a dargli in

pegno
lo

le

sue terre, che insieme ad altre non ancora consegnale


del

rifarebbero
le

danno.

sequestrare
Savoia

terre del
,

cedesse

se

Re com' ebbe saputo ci foce ma non ci fu verso che non quando il Re si obblig di pagargli
Il

Valentino

cinquantamila
bre 1368
al
(2)
,

fiorini

d'oro. Questo fu conchiuso


eseguito. Imperocch
atti
,

il

h dicem-

ma non
stati

sebbene dal 1369


trattazione
tra
s

76 siano

scrini

di

amichevole

(1)

V. a

tal
(li

libro pag. 29.

(2) Arcti.

Corte. Cill

Provincie. Savoye

Faucigny,

Mazzo

li

0,7,8.

DI
figliuoli del

STORIA PIEMONTESE
Conte
di

109
la difesa

He

e
;

il

Savoia specialmenic por remissione

de' loro
tori

stali

(l)

e per la vicendevole

de' malfat-

(2),

a'27
,

di

marzo 1377
il

le

terre non erano rese.

E che
nuper

non fossero

prova

seguente ordine del governatore del Delle

finato agli ufficiali

che

dovevan ricevere

(3).

(]un

screnissimus princeps dominus Garolus dei gralia Francorum

rex et inclytus princeps dominus Carolus ipsius domini no-

ci)

Arch.
,

di

Corte. Trails anciens nvec la

Fr ance. Mazzo VI,

n,

20.

a n.

1369

13 ottobre. Dovevano mantenere:


Savoia

Fiandra

.... Borgogna ...


di

100 100 .rv 120

,
.

"1

lutto

,,

330

,,

lancie.

Ugo

Ctialon

30
,

Questa nota ne richiama un' altra ed delie forze die il Duca aveva pronte nel 1369 per sostenere le sue ragioni. ( Trailer anciens eie.)
Di proprio
balestrieri

Da Berna Vaud Losanna


Sire di

...:....
..... .... sergenls
.'^

Granson De Galee {sic}

300 100 100 100 120 300


10 10

carri
m

20

Sire di
di

Montagne
Cossonay

....

Ginevrini

30

Piemonte Berna e Friburgo Sire di Granson


Charlelly en

et brigants

....
...

Domby

460 100 300 20

Nion, Morge, Romont, Moudon, Pranzius (?) , Paierne, Murai,

Chatez,Vauru,Yverdun, Estavay, Les Cles, Montaigne,


Cossonay
,

e da

la preste

de Ro

main mouslier

280

In tutto, uomini diversi 1930, carri 300


Di questi
di

300 carri, due terzi a servigio del vivere; cio, 100 carichi pane, 30 di vino, 30 d'avena 20 de fromage et diari salce. (2) Arch. di Corle. Trails anrirns pie. Mazzo VI n.' 21 22.
,
, ,

(3)

Ibid. id. n. 23.

no
(

DKJIIAIIAZIONK DI DOCUVIKNTI
rogis priniogonilus
i^l

siri

Dalphinus Vieiiiionsis ex

un.i parlo

et illuslris

princeps

Hominus
quibus
dobel
,

Amedous romes Sabaudie ex


M.

allora

inlor so corlas |)aciionos convontiones


,

promissiones


((

fcccrinl

el inhiorint.

mediantibus dominus comes


seu
(radi
et

Iradcrc ot deliberare
realiler
el
d(?

doliberari
diorn

facere
aprili

facto infra

inslaiilern

primam

genlibus dicli domini nostri Daiphini pr ipso domino nostro

Oalphino possessionem vacuarn rerum infrascriplarum


licei, parlis

vide-

quam

habebat idem dominus Comes

in

ponte Belet

iivicini cilra fltsviufn

de Guier a parie Viennensys


in

Ysere

'<

parlis

quam habebat idem dominus comes


,

mandamento

de Sanclo (icnisio citra dictuni flumen a dieta parte, Basli-

dam
el

de Arbrelis

caslrum Dolomiaci
citra

Icrram

quam habebat

(t

versus

Carlusiam

dielum

fluvium a parte Viennensys

Ysere. Ilem el quasi possessionem directi dominy seu ju-

ris

feudorum

relrofeudorum iufrascriptorum
in castro Sancii

videlicel Juris

quod habebat
el

Laurenty de deserto

cum

suis

<(

perlineiitys citra

dictum fluvium de Guier a parte Viennensys


de Palude, de Mi-

Ysere quod ipse dominus comes Sabaudie feudum assere,

bai, nec non et caslrorum de Favergys


ribello el de Prisius
(?)

feudalium ipsius domni comilis. Item


el

et castra

vilie

et

mandamenti de Avenerys
ci

de insula

de

Ciers

nec non et castri

nenlys
castro

omnium

Ioannagiarum cum omnibus perlisingulorum prediclorum pr quo tamen

'(

Ioannagiarum dictus dominus nosler Hex solide debet domino Humberto Riccardi militi Iria millia scutorum auri
pr
(lieto

ve! circa el

castro
millia

de Avenerys domino

Aymaro
el alia

de Bellovisu

qualuor
pr

florenorum

proul
in el

hec

quamplura
hoc
faclis

parte comitali

implenda

lilteris

super

sigillo dicti
lilis

domni nostri regis


sericis el cera
el

Daiphini Vion-

((

nensis in pendenti
conlinelur.
et

viridi sigillalis plonius

Nos ad recipiendum
cornile

peragendutn predicta ab

cum eodem domino

vacare
et

non possimus
probilate
el

alys
in

'<

dalphinalibus negotys impediti vobis

vestrum cuilibel

((

solidum de quorum

fidelitale el inviolata

ad ple-

num

confidimus tenore presculium coaunillimus


predicta

mandamus

((

qualenus

omnia

et singula per

dicium doaiinum

comitem Iradenda el deliberanda ut preferlur dalphinali el nostro nomine reripialis ad plenum juxta formam et conti-

DI

STORIA PIEMONTESE
liUerarun).

IH
paialio

nentiam

dictarum

Daluoi

in

de

costa

Sancii Andree die

XXVI

mensis marly anno

iialiviialis

Du

mini millesimo lercentesimo sepluagesimo septiuio


L'amicizia
di

Savoia colla Francia fu questa volta vera: o


regina Giovanna e per Ottone

poich

la

fede nell'antipapa Clemente era una per Savoia, per


la

Francia, per

di

Hrunswich
in Iialui

che l'aveva sposala, e questo prelato aveva chiamato


Luigi

d'Angi per combattere Carlo

di

Durazzo destinalo d

papa
da

Urbano
le

al

trono di Napoli

alla

prima esorlazione

di

Luigi che

Amedeo
mani
di

lo aiutasse, questi
,

fu pronto: che dov'era

menar
dilesa

acquistar

gloria e fortuna

Amedeo non
por
fare la
di
,

mancava. L'il
la

febbrajo 1381 lu steso trattato a Lione


di
,

degli

slati

lor

due,
la

specialmente per

guerra a Carlo
lia
,

di

Duras

per
,

conquista del regno

Sici

della

ducea
che

di

Calabria

del principato di
di altri diritti

Capova

delle

contee di Provenza e Forcalquer e


dalla

ceduti all'Angi
(1).

regina

l'aveva

adottato in figliuolo
(2)

Guichenon

parla di un primo trattalo


di

ma vagamente
d'

e soltanto

come
pa

cessione di alcune terre al conte: di quell'atto non

fa

rola.
di

Le terre cedute da Luigi

Angi
la

al

Conte con trattalo

quel medesimo d 11 febbraio sono:


,

Contea d'Asti, Chedi

rasco. Alba, Mondov


le

Tortona, Cuneo, l'omaggio


i

Ce\a e
tra
le

signore, o a dir
si

meglio

diritti

su quelle terre,

quali

riserv

Demonte su quel
furono promesse
le

di
il

Cuneo;
scritte

e le

patenti
stesso

di
(3;.

quella

donazione

19 del mese
tra

Pier

Gioffredo
le

pubblic

convenzioni
i

l'Angi ed

Amedeo per
le

soldatesche ed

servigi impegnati da questo, e


(4);

retribuzioni
il

da quello
atto del

assegnate

ma

trascur o non
il

seppe

posteriore
al

15 aprile 1382 col quale

duca

d'Angi permise
a

conte

Amedeo

di far leghe e confederazioni

nome suo
della

cogli

ambasciatori

dell'isola

di

Sicilia

e cogli

abitanti

con soccorsi

medesima per la conservazione degli di genti, armi, navi e galere (5), Dai

stali

loro

quali atti

(1) Arcti. di

(2) Hisl.ge'n.,
(3)

(4)

Cor le. Trails anciens avec la Frutice, Mazzu Vt ii.2S vol.2 p. 424. Ardi, (ii Corte. C/ e Provincie. Asti. M.izzo MI, ri. i3. Storia delle Alpi MariUinic Tmitcs (inacns avec In p. S7i.
.

France
(3)

cil.

n. 25.
cil.

Trails eie.

Ma/zn Vii

n.

i.

112
chiaro
,

DICHIARAZIONE
di

DI

DOCUMENTI
in

che Amedeo non andava gi


cronaca
,

Puglia per sostenervi

Roberto

Ginevra qual papa, come alcuni scrissero, tra'quali


di

r autore della

Piemonte

(1)

ma

s
il

per amore

di

gloria e di guadagni

e (bene scrisse in sue note

Carrone)
,

come

soldato di ventura.

Dove poi forse sarebbe rimasto

operando

pi che non avrebbe prima voluto,


di

conciossiach era risoluti


stati

liberare la
(2).

Regina e

il

Brunswich

dal

Durazzo

fatti

prigioni

perch a quella guerra era necessit avere molto

(1)

Histor. palr.

Monum.

voi. 1.

(2)

Non devo
al
la tia

tralasciare di porre qui

almeno

in

nota una lellera di

Nicol Fiesco

conte di Savoia, intorno

alla prigionia di quella reginn

La

lettera

data 17 selt. 1382 e sia nel n. 2 delle carte del


,

Mazzo

titolalo

Negoziazioni colla Francia

Arcli. di Corte di Torino.

Quamvis

donainalioni veslre Neapolitanorum nova fuerint signi-

ficaia

prout credo lamen debito cullu

reverende premisso
intellexi

aliqualja

que ex

ipsis

in

Civita te

Janue

prefate

dominalioni

veslre cura

eadem reverentia

propalare destinamus.

Nam

fanaa est quod

domina regina per suas lileras domino Geloni de Brunswich nolificadomine circumscriple et assediale lotis suis viribus subvenire deberel qui diclus Olo volens eidem domine succurrere maximam comilivam ex generosis mililibus et aliis notabilioribus ... .ad invicem congregavit qui numero prout fertur eranl quinque millia et dictus dominus Olo una cum universa eius comitiva confdil et statuii sic et taliter quod omnes cepil et tenuit ipsos pr captivis In dieta civilale. videns aulem domina regina hanc mirabilem confu sionem dicli Oelonis et eius gentium se dedit in manibus domini Ca rolli una cum Iota genie exislente in castro de lavo que eranl numero prout ferlur quingenlium masculos et feminas qui dominus rex ip'iam benigne suseepit et eara cum domino Olone et aliis notabilioribus custodire faeil cum lionore. Cum qua domina eranl in dicto castro de lovo dominus Nicola de Napulis, dominus lacobus de Capnt olim Comes camerarius, dominus Hugo de Sancto Severino et multi alii barones et nobiles. Dominus vero Robertus marilus domine du

vii quod eidera

'<

cisse

de comitiva domini Olonis


predieto

cum

lanceis quadringentis prout fer-

tur non full fldelis



'(

ipsum lotis suis fugam arripuil et licei captus essel a prelato rege cum gentibus dicli domini Olonis tamen indllale idem rex libere relaxari et licentiam fecit ipsum dominum Robertum et ipsi regi hodie coadherel honorabiliter cum liona provixione in civilale Napulli. Cum prefalo domino Olone eral fraler ipsius domini Olonis et frater Marchionis Montisferrati qui ad invicem delenli soni. In dicto vero prelio decessit Marchio
Montisferrati. Post hec vero exiguo lemporis spacio

domino Oloni in dicto prelio quia sicul gentibus dicto domino Otoni suffragari debebal ab ipso

quandam

lilleram

'(

recep

de

faetis

suprascriptis

quodam

nostro factore exislente in

i<

Neapoli

cuiuH
w.

litlere

tenorem dominalioni veslre presentibus mitlo

;'

inclusura

DI

STORIA PIEMONTESE
di

113
nelle

denaro

non manc Amedeo all'amico: perocch Irovo


del

memorie
di

Garrone un alto

prestito di sessanlacinque mila

franchi d'oro, che

Amedeo lece nel 1382; e un allo d'obbligo Angi a Savoia per sedicimila franchi e duemila dugenlo
parte per stipendi dovuti e |)arte per prestito gra,

venli ducati

zioso avuto

il

quale obbligo fu scritto


al di
di

il

che fu
Puglia

il

posteriore

della
il

morte

di

di marzo 1383 (1) Amedeo accaduta in

per cagione

peste

primo

del

mese

istesso.

Questo avrebbe servito

a Felice di

San

Tommaso

per

am

pliare e correggere tutto che stato scritto del sesto

Amedeo,

e con quanto numerosi autori pubblicarono del suo regno avrebbe


disteso

una

storia

molto buona.

Nella quale pi

specialmente

avrebbe tocco delle azioni private del principe


la

quelle che pi
i

natura sua palesavano; delle pubbliche, quelle che


la

tempi,

e ne' tempi l'ingegno suo e


farsi
fatti

politica g'
le

insegnarono ottime a
,

gran principe.

pare secondo

sue note

che

de' piccoli

voleva condurre ne' grandi quelli che dimostravano


virili

quanto

possa un animo educato a

discipline

da animo abbietto o

non provato non escono azioni grandi. Dalle azioni grandi de'principi,

anche non

tutte

buone, prendono

popoli sentimento di

virt e qualche volere. Se

Amedeo

in tanta

dottrina di

cavaldi

leria, in tanta voglia di giostrare e far

guerra, maraviglia
fosse

guerrieri e di

dame,

cantalo da menestrelli,
,

stato

meno

avido di regno e di pecunia

n Ginevra
fra

gli
il

sarebbe sfuggita

quando era presso a cadrgli

mano

n
gli

Piemonte avrebbe
i

patito danni di civilt impedita.


protetti co' Milanesi: a costoro

Che non
trattati

valsero

commerci

pi fortunati e proficui che non

a terrieri
li

perocch venduti
;

dovevano fruttare a chi


di li-

comprava

le leggi

municipali e statutarie, cagioni


:

bert e grandezza di que' tempi

con ci

sia
di

che

tenuto

per
le

conquista ogni nuovo possesso


restringeva
;

sotto
,

colore

confermarle

n giovava

la

procedura

a riguardo de' tempi, ra-

(1)

Arch.

sle

cifre
,

Papon
d'oro
,

cit. Mazzo Vii, n. 2. Que una parte di ci die diede Amedeo. Hisl. de Provence, lib. 3, p. 321 .calcola il tutto a 164,000 frarictii ol' egli trova eguali a 205,000 lire anticlie di Francia.

di Corte.

Tniils ancicns eie.


ctie

non rappresentano

Arch. Si. IT. Voi.

Xlii.

lo

IH
tali

meni A RAZIONE
e
i

DI

DOCUMENTI
(1),
,

gionevole nelle contestazioni


castellani
i

civili

perocch

vicarii

comiignoliti

che liicevan giustizia


e

guastavano per

le

ranze loro
inGnitc
di
;

meriti delle cause


la

lasciavano argomenti a
al

forma

di

governo, perch somigliante


le

costume

Francia ripugnavano
il

abitudini delle amministrazioni ita-

liane, (^os

principe sentiva diverso da' soggetti e non poteva


di

largheggiare loro

beni. Poi

Amedeo

le

forme libere, quanto


de'

pot, ristrinse. Gli


poli

stati

generali
f'

(sicurezza o salute

po-

)o non convoc, o

servi e paurosi (2);

non

si

oppose a

(1)

Vedete un brano degli

statuti di Pinerolo 1359, S

dicembre, per

quel che riguarda l'appello delle cause. Arch. di Corte. Cill e Prov.
Pinerolo.

Mazzo

I, n. 19.

rt

Slatulum est quod appellaliones causarum ordinariarum que revocabunlur et polerunt revocari fianl ad dominum comitera intra X dies a die sentencie promulgale et non ulterius. Et si diclus comes fuerit
presens ipse possit cognoscere
si

voluerit:

prosens ntelligatur

si

fue-

rit Pinayrolio luerit

vel eius territorio. Si vero absens fuerit, vel presens no-

cognoscere, castellanus suus qui nunc est vel pr tempore fuerit

in Pinayrolio

(c


<i

constituat curiam de hominibus Pinayrolii non suspectam que causara appellacionis debeat in Pinayrolio cognoscere et deffinire. Si vero absens fuerit castellanus vices eius gerens constituat curiam ut supra que causam appellationis debeat cognoscere et deflnire ut supra. Ila tamen quod judex Pinayrolii qui nunc est vel pr tempore fuerit precise leneatur dare exeraplum senlentie et omnia acta cause cum actis diraissoriis.Si hec appellans pnstulaveril ipsi domino comiti vel eius curie superius nominale intra triduum poslquam fuerit requisilus transmitlere vel exhibere expensas appellanlis, et comes sine curia qui vel que de appellatione cognoverit tenealur diffinire et terminare tnlra XL dies conlinuos a die appellalionis inlerposite compulandos. In questionibus vero bannorura et coodapnatorum que ordinarie vel extraordinarie fuerunt taliter observetur quod a X usque ad XL dies intra dominus vel eius vicarius castellanus seu judex intra dies Vili post condampnationem si fuerit requisitus a condarapnato vel eius procuratore tenealur et debeat habere consilium ab aliquo vel aliquibus jurisperitis non suspeclis et illud consilium sequi summarie lamen et sine judiciorum slrepilu et rigore et hoc fiat expensis oranfbus. Uoc addilo quod poslquam dominus comes cognoverit de appeldominus comes iiec presens lacione vel eius vicarius vel castellanus
,

nec superveniens

possit

se

intromiltere de cognilione appellacionis.

Victus vero victori restituat expensas exceplis salariis


(2)

avvocatorum
1369

>k

105 Liber Consiliorum dell'Arch. di citt appare che 1378 convoc soli deputali de' Comuni.

Furono convocali
i

nel

1380

(V. pag.

di

questo Volume). Dal


,

negli anni

1373

DI
chi voleva istruzione
della sua casa.

STORIA PIEMONTESE

115
il

ma non

ne diede
il

o poca, egli

pi dotto

Osserv con doglia

Garrone che Francesco


tutti
i

Petrarca notissimo e chiesto e ambito da

principi d'Italia
lui

era indifferente ad
alle

Amedeo che pure aveva banchettato con


Il

nozze

di

Lionello d'Inghilterra e Violante Visconti.


del

pi

grande studio
rale a paesi raviglia
lia si

regno erano
per

giurisprudenza e armi; natu-

turbolenti
in

apprcnsioai e difese.

Quindi ma-

non grande

Piemonte prima che

in altre parti d'Itaai

vedessero armi da fuoco; niun


di

biasimo

marchesi

di

Monferrato e

Saluzzo se piccoli e deboli


chi
li

assoldarono
assaltati

com-

pagnie straniere contro

assaltava, o

da altrui

slava in agguato per divorarli.

Ninno
di

forse meglio di

Menabra
il

accuratamente descrisse
suo tempo

il

regnare

Amedeo

sesto, che

Gi-

brario not pel pi gran principe e


(1)
:

il

pi gran guerriero del


storica

il

Garrone

oltre alla esattezza

avrebbe
di fatti,

fatto sentire

quanto meglio allettava una delicata scelta

che dichiarassero quello che

Amedeo

fare voleva se ogni

ten-

tativo gli fosse ilo secondo. Era passionalo, l'ho detto, di gloria militare e d' oro. Da quelle passioni le imprese in Oriente

e a Napoli,

trattati

di

commercio pel Tanai


estero grandi

la

mira

di

aver

Tenedo nella pace de' Veneziani e Genovesi;


lia.

le

amist in Sici-

Quindi relazioni
,

all'

che avrebbero portato


il

ricchezza nel regno


quietato,

che se a

buon tempo
quietalo
in

principe avesse

come

per necessit

aveva in Ginevra, sa-

rebbesi volto a prosperit.


stata

La quale

Piemonte non sarebbe


travagli
co' preti

molto

sollecita

ma

avrebbe durato. Gonciossiach quansco-

tunque Amedeo fosse beghino e non volesse


perch dotto dalle vicende dei vicini temeva

gli effetti delle


,

muniche credule
il

allora col pi che altrove


,

usando giudizioaltri principi.

samente della sua situazione geografica


clero quello che
loro dava pi
i

otteneva dai papi sopra

papi contendevano o negavano ad

N
fece

che parole

ma

le

parole di principe forte


gli

erano care e pregiate.

notabile la concessione di Diano che


di

Glemenle VII
aveva

il

maggio 1381. La compagnia degl'Inche


e

glesi

tolto quella
di

terra e quel castello al vescovo d'Alba.

Manfredo marchese

Busca adirato contro quelle genti


di

devastavano dovunque passavano, risolvette

combatterle,

(1)

Feste Torinesi, an. 1842.

116
per priiuo
Il

mCIIIAUAZIONE
fa Ito

DI

DOCUMENTI
validamente occup.
il

(|ucl castello e quella terra

vescovo o non pot o non voile rifare


,

marchese
il

dello speso
diritto

nella guerra
il

si

st lontano dal pretendere

suo
il

onde

marchese godeva pacifico da


di

quindici

anni

suo possesso.
luogo e

Amedeo volendo
imagina

soggetto per tutto


il

parli quel
di

piccolo signore

guadagnare

dominio diretto

quel

il

chiede a papa Clemente; scusando, che essendo esso nella sua


contea e quasi sicurt e difesa del Piemonte, bene sarebbe che
a lui
Il si

concedesse, posto che


si

il

vescovo

ricuperare

noi

pu.

papa non

lasci altro

pregare e pose

alla richiesta queste

parole:

Nos igilur huiusmodi supplicationibus

inclinati et premissis

et certis aliis rationalihus causis nos ad hoc


(f

moventibus ca-

strum ipsum

cum mero

et

mixto imperio jurisdictione dofortaliciis

minio homagiis vassallis hominibus


terris vineis prediis pascuis

domibus

hortis

nemoribus

territoriis plauis

mon-

tibus decimis primitiis molendinis aquis

aquarum

discursibus

laudimiis talleis
scrvitiis fructibus

pcdagiis

quartonibus angariis

perangarirs

censibus reditibus provenlibus possessioni-

bus ac omnibus

aliis

juribus et perlinentiis

suis ab eisdem
et

((

mensa

et ecclesia

Albensi auctoritatc apostolica


et

ex ea certa

scientia

separamus dividimus

etiam segregamus, illudque

nec non eius directum


soribus tuis ac utile

a ac

heredibus et

dominium tibi ac heredibus et succesdominium dicti castri prefato Manfredo successoribus suis in perpetuum cum omnibus
ergo
di-

juribus et pertinenliis suis superius expressis aucloritate pre-

dieta
ce

de speciali gratia concedimus ac donamus. Nulli


liceat

omnino hominum
visionis
ei

hanc paginam nostre separationis

segregalionis concessionis et donationis infringere vel


Si

ce

ausu temerario contraire.

quis autem hoc attentare pre-

sumpserit indignationem omnipotentis Dei et beatorum Petri


et

Pauli apostolorum eius se


al

noverit

incursurum

(1)

N
ri;

alcuno compenso tocc


tenere
il

vescovo che avrebbe pure potuto


l'utile in feudo al
;

diretto

dominio concedendo
il

Busca

al

Busca valse

diritto della
l'

conquista

niente

spese
il

Savoia per ingrandire

imperio. Se
a lui.

Amedeo

avesse costretto
a

marchese ad assoggettarsi

non l'avrebbe avuto

buon

ani-

(i)

Arch,

di Cor.

Bolle e Brevi.

Mazzo Vili,

n.

li,

di

Cleraente VII.

DI

STORIA PIEMONTESE
I

117

mo

molte

ire si

sarebbero accese nel vescovo e nel Papa.


politica
la

suc-

cessori di

Amedeo uon trascurarono questa


i

quale

anche a loro frutt mirabilmente.


Geloso d'imperio
e
i ,

baroni pi
,

forti

minava

poi

opprimeva;

come

le libert
li

municipali

ristringeva o minuiva ai feudi

privilegi,

toglieva, a caduta o posta occasione. Delle

armi

straniere poco tenne in suo stato, e sol


distrarlo

quando
non

fu necessitato

da

altrui e voltarle contro chi avrebbelo

con esse com:

battuto.

Parentela od amicizie principe

conosceva

pace
vi

leghe trattati

fermate per calcolo

pronto a romperle se

trovasse buon tempo. Dispiacque

al

Garrone che Secondolto di


alla

Monferrato, affidalo dal marchese Giovanni


fosse cos
:

sua

tutela,

mal cresciuto, e quasi bestia mentre Amedeo doveva rammentare la cura che di lui ebbe Amedeo di Ginevra con-

sanguineo,
la

ma non amico,
il

a Savoia.
il

N
il

gli

poteva correr buona

scusa che altro tutore aveva


signore di

marchesino; perocch anch' egli


:

aveva avuto

Vaud
le

ma

ginevrino perci non

si

era rimasto dal buono ufficio. Sapeva piuttosto che virt vera

non

si

vince, e
rodergli
casi

fa

rodere
stalo.

iimbizioni altrui; e

Amedeo
in

ago-

gnava
non

lo

Aperto e intraprendente

giovent
popoli

impar per
si

non sempre fortunati che


cresciuto

le libert de'

assaltano di fronte:

negli anni fu simulatore

e dissimulatore,
sollecito. II

ma

alle deliberale cose tenace e

ad eseguirle
:

nemico non devo aver tempo a pensare


;

massima

antichissima e che fu trovata ottima sempre

testimoni anche

molti de' presenti uomini. Insegn l'arte alla moglie e al Ggliuolo


:

quali

non
1'

la

sbagliarono. Concetto di

grande, fu delle sparse


correggere
errore

Amedeo nobile e membra ricomporre un corpo valente: inescusabile di Amedeo V riunendo Pie,

monte a Savoia e

col

Piemonte que' feudi, che


:

isolali e lontani

esposti erano a facile preda di strani

principali minori che

per natura di suolo e di clima e per costumi d'uomini per leggi,

per necessit di commerzi

parevano dover stare insieme desipalli al

gnava

di volgere

per parentadi e per

suo dominio, for-

marne un regno
felice se v'

forle, unito, ricco, polente a resistere

ad ogni

violenza forestiera, rispettalo dalle pi illustri corone. Concetto

entrava che di tanto allargasse


le

le libert

cittadine

quanto stringeva
interi
i

feudali.

Ma
;

popoli non avrebbero goduti

beneflzi di

quella

idea

perch' egli non intendeva per

118
loro,

DICUURAZIONE
ma
per
se.

DI

DOCUMENTI
volle, e

Coni' ebbe

avviala l'impresa libcrssi dalla

supremaza imperialo, che tutoria non


mette e sfid;
que' suoi
di
lui
stati
:

nemica non
delle

te-

togliendole

persino

gli

appelli

cause di

e se alcuna volta permise che essa nelle cose

intervenisse, fu per pacificare, non altro.


riuscire
ne' suoi

A
tutori

proponimenti attese continuo ad accui

mulare denaro, non con risparmi od econome, come gi


;

suoi

ma
,

per ogni via di fatto

tributi (1)

balzelli

taglie

sussidii

doni o pregati o voluti sotto qualunque pretesto per


Perci
voleva
il

ogni speciosa occasione.

San Tommaso

racdegli

corre

la

somma

di tutte le

entrate ordinarie esatte in

uno

ultimi anni del suo regno, quindi la


rie degli ultimi trent'anni, sia per

somma
di

delle straordina-

imposte

dazi e doni, sia

per redenzioni e sussidii, e presentare una cifra ch'ei presu-

meva spaventevole.
scorta
nelle
i

Gli servivano ora d' indicazione ed ora


gli
,

di

registri

atti

citati

dal

chiarissimo
del
, i

Gibrario
;

Finanze

di

Savoia
,

ncVEconomia
di

Medio-Evo
di

gli

archivi del regno


edite.

gli

amici

Svizzera

volumi

storie

Voleva raccorr quindi ed esporre

in
la

que' buoni ordinamenti da' quali ridond


la forza nel

un sol corpo lutti buona giustizia e

regno

conciossiach

il

Garrone attribuiva ad Ame-

deo VI

il

principio della grandezza vera di Savoia, e la scienza

del crescerla e mantenerla, passata ne'


sori.

due immediati succes:

Egli certo apr la via e la dibosc


il

1'

appian al

figliuo-

lo; e

nipote la corse e god.

Al San

Tommaso

piacque

il

concetto,

non piacquero

mezzi

degli ottenuti successi. Biasim la spedizione di Puglia per cui


le

armi

italiane favorirono in Italia

una dominazione
de'

feroce di
;

avaro straniero che fu poi cagione

di secolari disgrazie

e per

quanto condonasse

alla

natura e necessit

tempi,

gli

seppe
,

male che
con
(]onte

valente guerriero fosse ad ogni poco fedifrago


le

astuzie
il

opere

sue

conducesse.

Della

vita privata

del

San Tommaso, non

finite le indagini,
il

non lasci nulla;


lui

io

ne dir, eccetto che parm che

nodo per

messo nel

suo ordine del Collare (ora dell'Annunciata), non volesse dire

(I)

Nel conto della Casteliania


aggiunta
al et

di

Thonon (Camera
,

dei Conli)

il

Car-

rnrio trov in

Cibrario un capo di tributo dello Ccnseua, clie


ludei

pagavano egualmente Lombardi

1363.

DI STORIA

PIEMONTESE
;

119

nienle affatto di ci che gli antiquari

che l'ordine del Collare era stalo

istituito

hanno pensato ma bene da un cavaliere del


,

Nodo
nersi

ordine
il

poco prima creato dal re di Napoli


i

al

quale

avendo

re ascritti

pi famosi capitani del tempo, da


il

te-

che non dimenticasse

conte di Savoia
fu
il

se

vi

ascrisse

primo per gl'Italiani, e Giannone osserva che Bernab andava superbo dell'ascrizione. Ho detto che Amedeo ebbe la mira di aver Tenedo: fu
Bernab Visconte. Quell'ordine
opinione di molti; e pare che Venezia,
diede
,

la

quale finalmente

la

non perch possit facere prout sue come a d 22 agosto 1381 era stato posto
fosso

foret voluntatis sic-

ne' patti,

ma

perch
estratto

distrutta

se

ne

insospettisse.

Un documento
(1)

dall'Archivio

delle

Riformagioni di Firenze

doveva
la

essere

pubblicato
dell' isola
,

per ci

che accadde
n'

tra la pace e

consegna
autori.

conciossiach
il

parola

ferma in ci che scrisse


altri

Ammirato

giovane comunque ne scrivessero


viri

Magnifici et potentes

domini

priores

artium

et

vexillifer justitie populi et

comunis

Florentie. Considerantes

.(

quod olim
teriti

videlicet die sexto mensis seplembris

prosimi preet lulia-

providi et discreti viri Zenobius

Taddey Gaddi

nus Bartolomei cives Fiorentini

sindici et

procuratore do-

(f

minorum

priorura artium et vexilliferi justitie populi et cosindicario

munis Florentie

et
(f

confessi fuerunt se diclo

nomine comunis predicti contenti nomine recepisse et sibi tradita


et

et assignata realiter et

manualiler fecisse

tradita et assi-

<(

gnata eis fuerunt a nobilibus viris dominis


et

Thoma
et

Barbadito
vi-


c(

lohanne Giorgio vicegerentibus nobilium

sapienlum

rorum dominorum
curatorum
et

Petri Gornario et Michaelis Mauroceli pro-

ecclesie sancii

Marci lune absenlium tradentibus


excelsi
et
illustris

assignanlibus

de mandato et nomine
Dei gratia

domini Andree Contareno

ducis Venetiarum tot

jocalia

rum

et

jaspidum margaritarwn gemmarum lapidum pretiosoperlarum in auro et argento ligatorum cjue fuerunt
et

<i

exlimationum
nus

fuerunt

et

sunt extimale centum quinquaginta

milia florenos. Que jocalia promiserunt custodire donec domi-

dux

et

comune

Venetiarum intra
inter

in capitulis

pacis firmate

dominum ducem

terminum prefixum et comune

(1)

Num.

14

Classe

XI,

Distinz, I.

120
((

DICHIARAZIONE

DI

DOCUMENTI

lanue ex una parte


burgis

et prefatum dominum ducem et comune Venetiarum ex altera nsulam Tenedi cum omnibus castns

villis

bonis domibus hedificiis et habitationibus in eadem

insula exislentibus

cum

jurihus

et

pertinentiis suis in mani-

bus illustris principis domini

Amedey

comitis Sabaudie seu


libere

a eius certi nuntii vcl certorum


or

nuntiorum
non

posuerint

et

relaxaverint.

Promiserunt insuper

dicti sindici si intra ter-

(.(

minum predictum
alio

dieta relaxalio facta

fuerit tradere dare


aliis vel

assignare prefatis dominis duci et comuni lanue seu

pr

es

legiptime recipienti jocalia suprascripta prout in

dictis pacis capitulis dicitur contineri.

Et predicta
sindici

et alio in-

strumento contenta
adimplere bona Ode

promiserunt
et

dicti

attendere

et

non contrafacere de jure

vel de facto

sub pena dupli cxtimationis jocalium predictorum prout predieta in effeclu et alia plura in instrumento Venetiis confecto

et

rogalo per Guigtum Filippi publicura notarium et scribam

ducatus Venetie plenius continetur. Et quod postea inconli-

a nenti prefati sindici

ad maiorem liberalitatem comunis Florentie


supradicta dictis domino

ostendendam restituerunt jocalia


(f

Thome
et

Barbadito et lohanni Georgio vicegerentibus ut supra

per dictum

ducem Venetiarum promissum

fuit

ipsa dili-

genter salvari et custodir! facere nomine et vice

dominorum
diete

priorum

et vexilliferi justitie

populi et comunis Florentie seu


fuerit assignatio
vel eius nuntiis

a
<(

sindicorum

predictorum donec facta

insule Tenedi prefato


rius est

domino comili

utsupe-

expressum prout

in literis ipsius

domini ducis plenius

((

declaratur. Et actendentes quod

de presenti mense maij sa-

piens vir dominus Lutianus Ultramarinus civis lanue utrius-

que

juris doctor

ambaxialor

sindici et procuratoris illustris et

a
ci

magniGci domini domini Nicolai de Goarcho Dei gratia ianuensis ducis et populi defensoris nec non spectabilis et prudentibus consilii duodecim antianorum eiusdem
in

presentia
et

magnificiorum dominorum dominorum priorum artum


vexilliferi justitie populi et

comunis Florentie

et

eorum
fuit

col-

legiorum in

effectu dixit

quod in termino ordinato in pace pre-

dieta et seu postea dieta assignatio insule facta

non

nec

est.

Et sic per consequens


fore eisdem

comune
et

Florentie teneri et obli-

gatum

domino duci

comuni lanue ad dandum

et tradcndun jocalia supradicta exlimalionis et valoris prc-

1)1

STORIA inEMONTESK
requisivil
et

1:^1

u
i<

dicli

et instanlissime

petiit

prelalis

dominis

prioribtis et voxillifero et eorutn


sibi

collegiis jocalia suprailicta

domino Luliano

dicto sindacario

nomine

trad et consi-


a
(f

gnari et in ipsius servitutem polestatem atque baliam libere


poni et consignari et multa alia circa
vit et protestatus
fuit
lice dixit

petiit

narra-

prout predicla
et

in cffectu et alia

plura

in

istrumento inde rogato scripto

publicato per Baldasa-

lem Niccholay de Pinolo uolariiim atque cancellarium comunis

(x

lanue plcnius

sunt

espressa.

Et

volentes

dicti

domini

priores et vexiliifer promissa

nomine

dicti

comunis Fiorcntie

pienissime observare. Et sic conoscentes necesse foro peler


illustri

et reciperc a prefato
<(

supradicta

ut

demum
Ceri

de

eis

domino duce Venetiarum jocalia domino duci et comuni lanue


prout
in

<(

libera consignatio

possit

promissione conli-

netur

habila supra prediclis et infrascriptis

omnibus

et sin-

gulis invicem et

populi et

una cura offilio gonfaloneriorum sociclatum cum offilio duodecim bonorum virorum comunis

Florentie deliberatione solepni. Et


in sufficienti

demum

Inter ipsos orancs

numero congregatos
facto

in palatio

populi Fiorentini
et

premsso

et

diligenti et secreto

scruptinio

obtento



<(

sccundum formam statutorum et ordinum dicli comunis eorum proprio motu pr utililate comunis eiusdem et orani via jure modo quibus mepartito ad fabas nigras et albas
lius

potuerint provideruot ordinavcrunt et deliberaverunt die

vigesiraa lertia mensis maij

anno Incarnationis millesimo

tre-

centesimo ocluagesimo sccundo indilione quinta quod pr poet comuni Florentie et vice ci nomine dicti populi et comunis domini priores artium et vexiliifer juslitic populi et comunis Florentie et seu due parles ipsorum aliis eliani absentibus et irrequisilis possint semel et pluries et quo-

pulo

cr

liescumque voluerint de civibus Florentinis facerc


tuere

et constiet

unum
cum

et

seu

plus

sindici et procuralores
si

cerlos

nuntios specialcs et quemlibet

voluerint de constituente in

solidum

clausula cliam quod occupantis conditio potior

non cxistat sed cepta per

unum

valeant per alium pcrfici et

compleri spetialiter et nominalim ad pelendum et recipien-

dum rum
sibi

pr causis supradictis ab illustre domino duce Veneliaet

seu a procuratore ecclesie sancii Marci de Veneliis


et

trad ac libere

secure

consignari

et

dari
10

deposilum

ARCH.Sr.ir.Voi.xii!,

122
a
x

D1CU1AI{AZI0NE DI DOCUMENTI
et valoris

supradiclum diete cxtimalionis

florenorum cenlum-

quinquaginla millium florenorum auri et ipsum deposituoi

nomine comunis Florcnlic tenendum

et

custodiondum

et sal-

vandum

ut infra fieri et cxcqui possint ea

quo

alias

promissa

et conventa fuerunl

domino duci
la

et

comuni lanuc
il

Doveva
della

risola

essere

data

in

due mesi e mezzo:


tempo.

castellano

rcca Gianaccio Aludazzio non


stante Venezia), e fu preso

volle dare (sciente o contraI

Fiorentini cominciarona

a pagare essi stessi ai Genovesi venticinque mila Gorini, e creb-

bero

le istanze

per aver

le gioie.

Venezia tratt nuovamente

del dar l'Isola,

ma purch
,

fosse distrutta: conceduto, fu data;


i

e disfatta

1384

febbraio),

Fiorentini ebbero promessa da


il

Genovesi che in sette anni avrebbero avuto

loro denaro che

per allora non potevano rendere

(1).

(1)

Arch. delle Riform.

di

Firenze, Classe e Voi. citato.

)I

STORIA PIEMONTESE

23

CAPO
Amedeo
Alla morto del padre,
il

III.

VII.

conte Aaiedeo VII


di

gi

sposo di

Bona

figliuola di
;

Giovanni

duca

Bcrry rimase padrone del


crede
il
,

principato

e nell'

anno

istcsso in cui fu

ebbe un figliuolo
dalla
divisa

maschio che poi


41 conte

gli

succedette. Siccome

padre

assunta in giovent e mantenuta continuo nella vita fu

detto
il

Verde

cos

il

figliuolo gentile

valoroso

quanto

padre, sebbene meno dotto


fu

di lettere, dal colore

che predilesse,

nominato conte Rosso. Innanzi


di sire della

di salire al principato, sotto

nome

Bressa

e nella contea di Savoia aveva


ci

mo-

stralo a' futuri

suoi sudditi eh'

sapeva non tanto giostrare,


di

che valere capitano forte ed accorto


ne' fatti
il

guerra

specialmente
costui,

d'armi contro

il

sire di Belgioco.
in

Inimicatosi
i

forti di buona guerra di Borgogna Lent Beavoir Ars Villon Beauregard. Il duca amico d'entrambi era entrato paciere (1) l'il di luglio 1378 a preliminari di pace mediazione del re di Francia; e discussi tregua il 25 di digiugno 1380 quindi la il 12 prolungata (2) 1382 (4) pro26 giugno dell' fu alla fine il cembre 81 (3),

conte
,

Amedeo VI aveva perduto


,

nunciata sentenza dal duca d'Angi deputato di Francia e

di

Borgogna

che

forti

presi da Savoia fossero dati in

deposito

a Clemente VII e

ai

duchi

di

Berry e
la

di

Borgogna

per

un

anno, e intanto
deo VI
,

si

componesse
il

pace definitiva. Morto Ame-

fu sollecito
i

figliuolo a far
,

terminar quella

lite.

La

definirono

duchi
;

di

Berry

Bourbon e Conty

col trattato del


,

31 maggio 1383

Lent, Trophy e Montemerlo, e


priet del Conte tutti
i

per cui Beaujeu prese in feudo da Savoia prosi obblig di riconoscere


luoghi au del de la Sdone la forme

de la reconoissance passe
Ardi,
I
,

par
e

le

dit

scigneiir

de

Bcaujeu
I.

en

(1)

di Corto.

CiU

Provincie. Genve. Caleg.

Beaujm.

Mazzo

n. 1.

(2) Ibid. id. n. 2. (a) Ibid. id. n. 3.

(4) Ibid. id. n.

4.

124

DiClllARAZIONK

DI

DOCUMENTI
,

faveur da comic
di

Am

le

20 fcvrier 1377

e gli cedette

il

castello

Bcaurcgard

(1).

Alla raccolta di

questi

titoli

il

marchese Garrone aveva


Masino. S
di

unita l'altra per


le
liti

la

persecuzione fatta ai conti di


,

col sire di Belgioco


sotto

s
;

le ostilit

con que'
la

Masino

cominciarono
rate io
il

Amedeo VI

ma

perciocch

maggior cura
le

tenutavi fu del successore, e nel regno di costui

voleva nar-

non

le

sposter

quantunque

la

presente querela contro

Masino
la

finisse
a'

dopo

la

morte del conte Rosso.

Nel 13G1
dato

13

di luglio

Bartolommeo conte

di
,

Masino aveva
Cessano,
fe-

met

di

Masino, Borgomasino, Vestign

omaggi di Caravino ed Azeglio al conte di Savoia, e questi in cambio aveva ceduto a lui luoghi di San Morizio
delt ed
i

e Caselle sotto riserva di riscatto per anni dicci

mediante

il

prezzo di tremila

fiorini (2).

Dodici anni dopo

il

conte di Sanobile
il

voia ottenne che l'imperatore gii donasse in

feudo

Masino con liberazione dei feudatari del medesimo dall'omaggio di fedelt dovuta all'impero (3). Perci! conti di
contado
di

Masino per
getti e ligi

la

parte che loro avanzava nel contado, erano sogall'

non pi

imperatore

ma

a Savoia

il

che dispiacque

loro assai

e forse tentali

non seppero

ritenersi dal far cosa

che

nuovo loro signore. Amedeo VII era in guerra con Monferrato. Cagione della lite erano il possesso della met d'Ivrea e castelli di San Giorgio Cicogno, Lusiglic Foglizzo, Moncusco CaCuculio , Montalenghe Bcgna Rcca Cerio struzzone. Cinzano, Carr Sambuy Leiny, Cordua, Riva,
dispiacesse al
,
i ,

Balangero

Montestrutto
di

Coazzolo e V^ergnano, e
in

altre
al

terre

che
di

il

marchese
la

Monferrato aveva dato


il

pegno

conte
rite-

Savoia per

lega del 1372, e allora


al

Conte voleva
il

nere per l'assistenza data


volte
si Il

Monferrato contro

Visconte. Pi

fecero

alle mani e pi volte dal 1383 all' 87, compromessi prima in cittadini poi nel Visconte. 10 settembre dell' 87 Antoniotto Adorno, Doge di Genova,

vennero fieramente

eletto arbitro,
diritti,

domand

al conte di Savoia

che esponesse
sentenza
I.

suoi
fece

ma
Ardi,

egli

non sperando
e

forse

favorevole

(t)

ili

Corte. Cilt

Provincie. Genve. Categ.

Beavjeu.
n. 3.

Mazzo
(2)

n. S.

Arcti. di Corte. Cilt e Provincie. Ivrea, Masino.

Mazzo VI,

(3)

m<.

k\.

n.

3 bis.

DI

STOIUA PIEMONTESE

'

125

nuovo compromesso nel Visconte. L'Adorno in questa cosa fu il processo n diede la sentenza, n pales parere (1); diverso dal Conte di Virt che in caso uguale il suo
onesto: non prosegu
,

testimoni contra la parte che non volle


gioni. Il Visconte

produrre

le

sue
il

ralu-

pronunci per forma


il

di

provvisione

26

glio

1388,

e definitivamente

17 marzo 1389:

1.

Settimo, Poirino e Riva, dover essere del conte di Sa-

voia in perpetuo.
2."

Gardena doversi dare


Di

al Visconte,

perch ne faccia

il

suo piacere.
3."

stava in

Sambuy sarebbe deciso fra due anni, perch allora mano d'Acaia. Cos di Guisa e Lovancita per la que,

stione che sian della Chiesa di Vezzolano.


k.

Lciny

Mazze abbiano a
di (Contorco

star

come sono,

e se ne deli-

beri fra
5."

due anni. Cuorgn, Val


,

Castelnuovo ,Camagna, Tel-

lario,

Moltasparone

luoghi de' conti di Valperga e San Maralle

lino occupali dal

marchese, siano rimessi


dirsi se

mani

del Visconte

sino a nuovo arbitramento. 6." Di Balangero essere a


vi

Bartolommeo

di

Sangiorgio

abbia ragione.
7." Il resto

essere da restituirsi al marchese.

E
)

il

conte

di

Savoia
Il

il

undici d'aprile ratific quella sentenza.


il

27 successivo,
(

Visconte sentenzi: che

luoghi occusi

pati

da Monferrato

da

me

posti nel quinto articolo


di

conseil

gnassero in propriet del conte

Savoia.

Il

che

scontent

marchese e

fccegli pel resto

desiderare

giudice migliore.

Ma
che
Borsi
il

Savoia voleva sempre essere certa della

sentenza buona a s:

e passato per Piemonte Ludovico di Borbone suo parente

tornava dal Brabante, fu pregato da


ci che per
fine

Amedeo che

arbitrasse di
Il

avrebbe dovuto
a' di

il

Visconte sentenziare.

bone pronunzi
dovesse stare
al

27 settembre 1391: Che per Sambuy

giuramento d'Acaia. Se giurasse doverglisi,

non essergli dovuto, Sambuy passasse a Monferrato. Guisa fosse data a Vezzolano: Lovancito al Marchese. Al marchese toccassero Castiglione, Candia e Rondizzone;
tenesse; se giurasse
al

Conte

Lciny e Mazze, e siccome

il

conte

domandava

tuttavia

(1)

Ardi,

di

Corte. CiU

Provincie, niovferralo.

Mazzo V,

n.

18.

126

DICHIARAZIONE DI DOCUMENTI

Bona di Borbone deciderebbe i termini pagamento (1). Tra quelle contese Conti di Masino tentennarono e il Podest di Borgomasino Giovanni de Petra il 13 d'agosto 1380 li
diecimila fiorini d'oro,
i
i
,

accus
venit

di

avere tentato
il

di sottomettersi al di
et

Monferrato

(2).

Sette

anni dopo

marchese

Monferrato

cum

tota eius potencia

ad locum Berengii
,

castrum
e

loci ipsius intravit et


(3):

mumaral

nivi fecit

et

proposuit villam hostiliter debellare


in

onde riarse
il

gran guerra
chese
,

Piemonte

Conti di Masino

favorito

n'ebbero per ordine

di

Amedeo
:

di

Savoia inquisizione
fossero
ligi

criminale. Apparve dal processo

che

sebbene

conte
nio
,

di

Savoia signore loro in cui riconoscevano diretto domi,

superiorit e resorto
di

e avessero giurato di far

sempre

il

bene suo e dei comuni


pedirli
;

Savoia

ed evitarne

danni od im-

quo' Conti avevano avuto col marchese di Monferrato


;

secreto colloquio per reciproca difesa

danneggiato
le

sudditi di

Savoia nelle persone e negli averi

chiuse

porte delle loro


,

terre alle comitive del Conte bisognose di vitto e di riposo

poi assalitele offese,


di

Veruna;

ricettato
,

armata mano quando andavano a soccorso i cavalieri di Monferrato che dopo il sac,

cheggio d'Albiano
di essere presi
;

terra del Conte di Savoia

erano

in procinto
,

poi accollo banditi e protetto malfattori


,

com-

messe violenze d'ogni sorta


sin da

rapine, oraicidii, onde ne crebbe


di loro

quando

si

assoggettarono a Savoia e dur

fama
Mar-

infame cosi

in Ivrea

che nel Canavese e


i

in Vercelli e ne' cir-

costanti luoghi.

Crescevano

gravami

perch Guigone
i

chiandi che processava in gennaio del 1391 trovava

Conti di

Masino.

lem

in dicto

Amedeum dictum Guillo condominum eorum consorcomilatu cum ipsis viventem comedentem et con-

versantem pacifice siiie discordia et difldancia precedentibus

aliquibus in anno Domini 1383 de


infra
castri

dictum castrum

mense decembris coopisse ipsumque infra turrim dicti posuisse longo tempore duris carceribus mancipatum
in

aula

et de facto sine judiciali aliqua cognitione precedente tcnuisse


a

submisisse que duris questionibus et torturis semel et pluries


(1) Arcli. di Corte.

Cill e Provincie. Monferralo.

Mazzo VI

n.'

10, 11 e 12.
(2) Ibid. id. (3)

Mazzo VI

n. 4.

Ardi, della

di Citt di

Torino,

voi.

28,

p.

48, Mazzo XXII.

DI

et in

STORIA PIEMONTESE
et

127
et

tantum qnod propter duricicm


ibidem
.

maliciam

asperi-

latem carcerum et questionum prediclarum ipse

Amcdeus
di

expiravit

ci

non ostante che per Ybloto


si

Chalant capitano del Piemonte


di

richiedesse in

nome

del Conte

Savoia, che l'avrebbe legalmente giudicato. Trovava ancora

che essi avevano pi e pi donne vergini, vedove, maritate,


rapito e violato; derubato
le

genti

d'arme

del lor signore, e

quel che peggio era uno

di

quo' conti vexillum dicti comitis

Sabaudie mandato presente Marco Gondelato positum existcns


super turrim castri Maxini justis rationibus, et ex causis rebelliter, turpiter et injuriose de dicto
loco
tolti

notorie et patenter
(T

violenter et removeri et ad terram projici vilissime


.

fecit et
il

precepit et illud poslea vilissime lacerari

Visto

mal turbine e volendolo in qualche modo riparare e non patire il danno che Savoia inlimava dichiarandoli decaconti
,

duti dai feudi pregarono di perdono, e offerirono qualche soddisfazione. AccettUi


il

Conte

in grazia,
i

ed

essi

gli
,

cedettero

il

feudo che da lor riconoscevano


la

signori d'Azeglio

e con ci

giurisdizione di Rivarolo; gli promisero di far di


l'

stare a Savoia le fedelt e

omaggio

dalle

nuovo preComunit del con-

tado di Masino e di riconoscere eglino stessi lui

Amedeo, qual

supremo signore
possedevano

dei feudi di Masino, Vestign, Casavina, Tina,

Cossano, Strambino, Borgaro-Masino (Borgomasino) e ci che pagando per soprappi al Conte di Sain Rivarolo
,

voia mille Gorini d'oro (9 febbraio 1391). Del che

Conti

di

Masino parvero

quieti

ma

si

turbarono alla morte del Conte


e per quel caso che
il

Rosso, avvenuta a quel

modo

Cibrario

pubblic gi sono parecchi anni. Onde per essere pi tranquilli


ricorsi all'animo pietoso della duchessa

Bona, tutrice
e

del sucin

cessore pupillo ottennero

di
;

essere

tenuti

riconfermati

grazia e per sempre sicuri

e presero nuova e solenne infeu-

dazione delle loro terre

(1).

di

Masino lasci di nuovo o una segreta mena che se Savoia non conduceva, lasciava condurre in Genova a suo favore, la quale non cominciata dal Conte Rosso n da lu terminata,
della sola persecuzione fatta ai
il

pi preciso

Garrone

ma

di

(ij Arcti. di

Corte. Cill e Provincie. Ivrea.


il

Mazzo VI,

n.' 7, 8,

9; in

cui l'ordiae di processare,

processo,

la

grazia, l'accordo,

l'omaggio.

128

DICIIIARAZIONE DI DOCUMENTI

ma veramente trattala a' tempi del padre suo e continuala lui morto non avrebbe dovuto narrarsi che ad altro tempo. Ma poich questa che io scrivo non storia si bene dichiarazione di documenti storici, o le materie non si confondono, esporr
,

qui anche

tiile

faccenda.
a'

Dopo

la

pace procurata
di

Veneziani e Genovesi, questi con-

cordarono una lega


cpes

dieci anni
(1)

con Savoia per aiuto e


et

difesa

reciproca in caso di guerra

cantra omnes
de

singulos prin-

dominos comunitates

et

universitates

provincia
,

Lomdi

bardie tenentes seu possidenles terram in

Lombardia
,

con patto
conte

che se Genova facesse lega col re


Savoia
vrani,
vi

di

Ungheria

il

fosse

ammesso; ammissibili
e citt che
si

quegli altri principi, sosotto

Comuni

ci

desiderassero,

pena

di

centomila Gorini a chi

opponesse.

l'atto

segnato dal

7 settembre 1381.
A' 17 di

marzo

dell'

anno successivo

il

doge

Niccol

di

Goarco

(2)

scrisse per s e per gli


,

anziani di

Genova

lettere
gli

credenziali al duca di Savoia


,

per alcuni ambasciadori che

mandava tra quali Ficschi e altri di Genova riusciti erano a fcir nominare un cerio lor frate Domenico da carmelitano sacre pagine professorem. Di quel tempo Genova era
i
i

divisa in fazione:

Goarchi ed

Monlaldi erano inimici; e


dei

Fieschi malconlenli del


cill, e bisognosi

governo

Goarchi
di

uscirono

dalla

d'appoggio, trattarono

sottomettersi colle

loro terre e castella al conte di Savoia. Diedero per ci istruzioni al frate


al frate
:

e Niccol Fiesco avvis

il

Conte per

la fede

che

doveva prestare.
,

Tiso Cibo, Tommaso A' 1^ di marzo Gaspare Cacalossio Marbruccio Benedetto Rercillo, Ludovico Lussindo, Sigurino
,

De Mari

Ilario Licabello

Tommaso
,

Matteo ed Enrico de
,

II-

lionibus, la famiglia de' Maruffi

Raffaele di Arizia

Babilano

Taito, Priamo di Negro, Pietro e Francesco Lercari, Napoleone

Lomellino, e

il

19 successivo)

Antonio de Paulo,
di

scrissero

. . .

ciascuno lettere uguali al conte di Savoia


questo tenore

ante conspectum celsitudinis vestre accedit pr parlo domini

ducis Januensis Venerabilis fra ter Dominicus

etc.

pr

factis

(1)
(2)

Giiichenon

voi. 2.

Arci), di Corle. Negoziazioni.

Genova. Mazzo

n. 1.

DI

STORIA PIEMONTESI':
domini Nicolai de Flisco quein
carissinium
et

i2D
ha-

generosi et cgrcgii viri

bcmus

in

singuiarem

maioreni

veemenler
nostrani

avidi ul cius

vota in suis agcndis realilcr comploautur cuuj

totis conalibus
or

sumus

firmis messibus obbligati

in

poton( iani porrigere


di

adiutorem
il

e qui ciascuno gli^racco-

manda
f(

bene accogliere

frate e prestar
libilis

fede

alle

sue pasic

role, e pertb sia contento eius

compiacere quia

caeleris aliis civibus predicta celsiludo mulluui graia et bc-

ef

nivola existet et

taraquam

eis

hoc obsequium imprcssum Hr-

miter reputabunt presortim advertens quod per ea que idem

domiiius Nicolaus mihi diffusit oretenus eiusdem celsitudini^.


exiat servit)r

(t

intimus et fidelis prout et magis quam su* maiores predocessorum celsitudines vestre hactenus extiteruni

et scrvitores

buiusmodi non sunt de

relieto
,

tradondi

sed

quia dominorum cum magna inslantia relinendi magnalium quamplurimum possunl proOleri ad augmenpotius
tuin otc.
la
(1)
.

E pare che

in

quella occasione Niccol Fiesco

desse

parola al frate anche per ci che Giovanni Fiesco suo

figliuolo aveva a dire al conte

Amedeo, per

quello

che a s

stimava dovuto in causa de' lafTcrugli passati a Vercelli in suo

danno
una
visa

tra

il

Visconte

Monferrato e Savoia

perocch

trovo
l'av-

lettera di Niccol al

Conte, nella quale (22 marzo)

che

il

frale islesso gli dir quel che Giovanni Fieschi gli


dire.
Il

avrebbe voluto

frale ai

di

aprile giunto
:

in

Kivoli

lasci scritto questo al conte di Sa\oia

lllustris vestre cel-

situdini pr [)aite magnifici domini Nicolai de

tini

Flisco

pala-

comilis et

La\anic

in

sua

scripla

de

claro

videlicet

'(

primo quod ob

tam

nobiles

quam

populares

diete

parlis

guelfe civiialis lanuc cupiunt anelanl ac desiderant serenis-


((

simum Dominum Comitem de Sabaudia habere protectorcm io Dueem et dcfensorem quin imo et nonnulli Ghibellini ut puta Dominus Adam de Spinolis cum aliquibus suis seguadominus Antonius de Paulo in hanc partem magnam sequclam dominus Lionardus de Montatilo favorabilis vidclur esse buie opinioni, undc
cibus ad idem
,

gliibcllinam lenens

prcfatus

dominus Nicolaus de Flisco magnificus non dor-

(1)

Variante in una lettera:

el

huiusmodi amici

ci servilores

sunl a

m'gnalibus conservandi quia undique non reperiunlur.


ARCii.Sr.lT. Voi.
XIII.

17

i30

<f

DICiilAKAZlONE DI DOCUMENTI
el

mitando assidue sludet


Italie

laborat

in

nonnullis

civiialibu&
el

partem guclfiam ducere ad bencvolenciara

obedieo-

ciani veslre serenissime polencic et super hoc

rcquiril prc-

falus Dominus Nicolaus illustri vostre Celsitudini quod per sonam idoncam mietere dignetur lanuc per amplioreiii


((

certiludinem et dccIaracioncsH
si

visis

preseniibus. Et insuper
civibus
ci

conlingat dare provisionem


scerete per aliquem

aliquibus

lanue
fidelem.

hcic
.
.

fiat

nunciura

intimum

mcliorem meo judicio non


nostro sincero amico.

poleslis habere domino


illustri

Nicolao

Supplicans vestre
sibi

Celsitudini

dominus Nicolaus de rslilucionibus


lerris eie. episcopalus vercellensis vel

fiendis

de

castris

a
"
a

nunc
(sc)

Vercellensi episcopo et ileni

domino Ludovico. .... dominus Denois Deralialis

Sohanni Vercellensi episcopo. Itera de residuo

denariorum quos habere debcbat idem dominus lanue ab hominibus dicli episcopalus. Et idem dominus Nicolaus oiferi se

veslre illustri dominationi preservare


et

fidelilatem

de

Castromiridoli

petit

filias

condamnali sui domini

el res quo ipsis pcrlincnt. Item petit finire de dodo domine Chateline (coniugis) tenore in summatorum. Item

lohannis

de castro
Sabaudie.

vult stare in albilrio domini

domini comitis

Illustris Trinccps,

que tangunt primam partem

in secreto

mentem
et sic

teneri debenl proul novit vostra Celsiludo elSerenitas


in fi>cto

procedendo

modo

debito dcducelur bona con-

clusio

per amplialionem veslre dominationis inimicum statura


et

deprimendo,

hoc est donum multum graciosum


ofTertur

et

utile

viscerosum et delectabilc quod

vobis
(1)

per

partem

nostri visccrosi amici doDiini Nicolai eie.

.
,

Di queste

mene

nulla nelle storie genovesi


,

nulla nelle
,

piemontesi. Pier GiofTredo istesso


nobili genovesi

ma

ad anni pi tardi
,

sa di

che dar

si

volevano a Savoia
di

allettati dal pia-

cere che di

tal

governo provavano alcuni

Nizza

Barcello-

nelta e Cuneo. Piacere conscguente dall'essere finalmente soggetti


i

non straniero n lontano signore.


,

Ma

que' nobili

sono

Doria
(1)

Del Carretto,
di Colle.

Malaspina
:

(2).

Dei Fieschi e de'par-

Ardi,

Negoziazioni

(ulto nel

Mazzo

n. 2.

(2) Pier Gioffredi. Slor. delle Alpi Mariti, in Hisl. patr.


p.

Monum.

Voi.

944-45.

m
ligiani qui

STORIA PIEMONTESE
e pare con

i3{

nominali non sa. Cominciarono l'anno innanzi alla


,

morte
che
s

di

Amedeo VI

molta

prudenza del Conte


e

in affare s

delicato era

uomo da
,

condursi misuratissimo,
,

per avere quei signori col maggiore loro partito


la
i

per

non inimicarsi

Repubblica
cittadini.
il

la

quale

polevalo far pentire di

avergli sollevato

Ma sembra

cbe in

pari

prudenza
che

non camminasse
i

figliuolo, e cosi non islesse grazioso,

desiderosi del patrocinio di

Savoia non avessero ad aspettarsi

niuna contraddizione mai. Felice Carrone avverti un foglio spedilo da Carlo,

Gio. Ludovico

e altri fratelli Fieschi ad


(1)
,

Ame:

deo VII

((

il

16 settembre 1383
vestris

nel quale sono

tali

parole

omnibus obedire tamquam illius domini quem super nos et nostri ad grandem reverenciani reputavimus et in futurum facere intendimus m^erwnfi* maxime proptcr grandem aliquibus faclis non ohstantibus
proni

sumus

mandalis

in

affectioncm

quam

saepc dieta dominatio ad doniura nostram

oslendit et

processisse ; e dopo quell'avvertimento

sempcr habuit non pulantcs ullatenus vestri culpa non altro pose che

un dispaccio di Bona di Borbone, lutrice di Amedeo VII! 28 gennaio 1392 (2), per commissione a due suoi consiglieri, di ricevere il giuramento e gli omaggi di quo' signori. Da quell'atto chiaro che fino allora non si erano sogdunque nulla aveva fatto il settimo Amedeo, gettati a Savoia perocch trovo anche un foper poca abilit o per avarizia
del
:
,

glio di

Giovanni vescovo
) ,

di

Vercelli (caccialo gi pei cittadini

dalla sua sede

nel quale fa inslanza per


g'

aver certo denaro


di

che
la

il

Conte con prelesti


la

indugiava.

Ma Bona
che

Borbone,

quale per

memoria

del

marito,

aveva ricevute da

principio, e favorite egregiamente quelle pratiche, era amata


e credula dai Fieschi, le riappicc, e

mand

deputati

a rice-

vere gli omaggi. Quell'alto procuratorio di grandissima ira-

portanza, ignoralo affatto sinqu

perci secondo

il

buon giu-

dizio del marclicse Garrone, dev'essere pubblicato nel sostanziale

da

lui trascritto.

Nos Bona de Borbonio Comilissa Sabaudic adminislralrix

et lutrJx eie.

Amedei Comitis

eie.

Notum

faciraus eie.

Quod

do

(i)
(2)

Ardi,

(ii

Corte. Negoziazioni

come

soi)ra;

Ibid. id.

Mazzo

n. 4.

132

DlCiriAllAZIONR
fide industria ot

DI

DOCUMENTI
dilectorum
consiliariorum
el

scnsu

loj^alilale

iiostrorum doniinorutn

voli

Ibleti
,

domini Challandi
loronimus
el

Monlisio-

diocosis

Auguslensis

de

Balardis

Icgum
rai-

doctoris diocesis

ltis

Thaurinensis

Anlhonii de Ghignino

diocesis Gralianopolilanensis plenarie confidenles;

eosdem
Olii

et ipsoriun queniiibet coiistiluimus eie. a


n

nostros el dicli

nostri procuralores et nuncios actores faclores el

negoliorum
ad
et

gestores speciales et gencrales

ita

quod per unum ipsoruu


prosequi valeat
eie.

inceptum fuerit per alium seu


recipiendum pr nobis
cuiuslibet

alios

et dicto Olio noslro et


fidelilates

noslroruin

nostrum nominibus
de Flischo
,

et
,

homagia
de

domi-

<(

norum Karoli
mellini
,

Oddi de Spinois
,

lohannis

Loet

Baptisfe de

Grimaldis

Christophori

Ni gr

((

aliorum dominorum nobiiium civium

burgensium
,

comuni-

a
cf

latum

et

hominum

de

civilale

lanue

territorio,

mandasuppojura

mento,

et dislrictu

eiusdem

se se

sub homagio, dominio,


,

'(

seignoria prefati iilustris

flii

nostri venire

esse

el

u nere

ff

voicncium

et eide-n

homagia

ligia et fidelilates prestare

eorumque castra,
ipsius
filli

villas, jurisdictiones

homines
poeta
el

el

de

nostri feudo et dircelo

dominio recipcre, recognoipsis


et

scere et tenere

volencium ac

cum

convenciones

que
duu

sibi

videbuntur ejcpedire, vi ad nos


et

dicium filium noet

<t

slrum contrahendum
,

firmandum nec non


supranominalorum

ad respondenel

paciscendum

et

arestandum cum eisdem do


ot

super

((

corlis capilulis pr parie

nonnuUorum
,

(f

aliorum districtus lamie nobis exhibilis

giendum

donandum
el

et

et ad firmandum larconcedendum eisdem et cuiLbet

ipsorum nostro
,

dicli

filii

nostri

nominibus gralias, quo


dictis

l.irgi-

ciones

imrnunitales, honoros, et privilegia


el

pro-

curaloribus et acloribus nostris

ipsorum

cuilibol videbun-

tur expedire et ad nos et dictum filium nostrum obiigamlum

specialiter et
<f

expresse de ipsis omnibus


et aclores nostros
,

ci singulis

quo per
te-

diclos procuralores

nominibus anlediclis
fuerint

(<

acla

promissa

connecta

arrestata et ordinala

ff

ncndis, servandis, cocnplendis, et ad effectum perducondis eie.

dantes

et serio

presencium concedentos eisdem procuratoribus

et acloribus nostris et
i(

ipsorum cuilibet plenam goucralom


et

et

liberam poteslalom specialequo


et

generale niandalum noslro


et

k;

qu.bus supra

nominibus fdelitalem

homagia

supra-

DI

((

STORIA PIEMONTESE
doioinorum
ot

133
,

ilictorum et aliorum

nobilium

civium

biir-

gensium, comunilalum
ritorii

mandanionli

ot

homiuum dicle districtus et edam


posdom
et

civilalis

lamio

(crsi

ipsius

civilalis

locus affuerit recipiendi ac

ooruni singulis de bonis


ot

K
c<

rebus, caslris
diclo
filio

villis

et

juribus fcuiialibus, que


et

quas a
,

nostro in

feudum

do fondo habere
,

tenere

reet
fir-

if

cipero

et recognoseero voluorint

invostiendi

paola

quo

t(

convonliones cuin cisdem et ipsoruin quolibet faoiendi et

mandi de

et

super

capitulis
,

pr parte ipsoruni
paciscondi et
et

ut

snpra
largiet

nobis exhibitis

respondondi

arrestandi

ciones, immunitalps honoros


a

((

privilogia
et

oisdom
firniandi

nostro
,

ipsoruni cuilibet largiendi concedondi

et

alia

omnia

ot singula

faciendi et a nos de
ole.

omnibus
non

et singulis

per
.

eos actis, promissis

Dat.

Cbamberiaci 28januarii 1392


praticbe
dotto,

Qual
del

risultalo avessero quelle


si

("lonova

9G

diede alla Francia, che la doveva go\eriiarc secimet

dum
vivo

ordinala

statala

civilalis.

Ritnascvi

peraltro sempre

un

partilo favorevole a Savoia.

Queste cose ho mandato innanzi per seguitare con maggioro


facilit gli

avvenimenti gi narrati da varii

istori

e indicare

quali documenti potrebbero meglio chiarire la materia, o nuova

prestarne.

queste parole
ce

maggio 1383 Clemente VII scris:e ad Amedeo VII De obitu (Jomitis Amedei (VI) muitifaric cugimur condolere et sanguinis unitatem quo nobis eum fetcrat valde iunctum et propter excollenciam virtuiis suetjuo

di

nobis illura reddideral iunctioreui et propter

biiem caritalem

quodam ipsum ad nostrum

et

suam admiraRomano ecsoli-

clesie
((

pium servicium impulil nobis eum junotissimum


et

davit, sed prae ceteris nos et eciani supradicta ecelosia flore

possumus
et

dolere

dum

nostrum

et

ipsrus ecclesie

pugilem

alhletham nobis mors rapuerit hoc presorlim tempore quo

eiusdein plurirnum

egebamus

; e lo assicur che (onlinuor

a lui la stessa benevolenza e protezione

che a\eva sino allora

portala e conceduta a suo padre; soggiunf^"il*J* " Ceierum ca a

rissimo

filio

nostro Karolo Regi


regis
libi

Franoorum

illustri

omuibusque
advisavimus
et

avunculis

dicti

super

hoc scripsimus

et

eos do hiis que

expcdire roguoscimus parilcr

prodesse

aSi
a

JriClUARAZlONE DI DOCUMENTI
futurum
Ginevra
(l) .
,

sicul facicmus iugiter in


la

Quindi

gli fece

prestare

omaggio per

Contea

di

di

cui era possessore e pei

feudi del Fossigm.

Amedeo il 10 di luglio 1384 (2) rinnov l'alleanza e il modo di vivere co'Berncsi e Friburgliesi gi convenuti nel 136i
e qui in gran parte trascritti
;

e ()are

che riformasse

il

visdo
di

mato

di

Morgos

perdio ncH' archivio della cattedrale


di

Lo-

sanna un'indicazione
carica,
il

un
di

atto concernente
(S:

diritti di

quella

quale ora smarrito


e
il

quindi Gn

le

contese che

Amedeo VI

Vescovo
fatta

Sion avevano

co' Valligiani

ne

seppe cavare colla solita politica quel bene,

senza

del

quale

ninna pace avrebbe


conlese e
i

data.

Chi

vuol conoscere quelle


i

patti

della

concordia basta che legga


di

brani che

qui
in

trascrivo della Bolla

conferma data da Clemente VII

Clemens Episcopus


f(

((

Vili (i). quidem nobis nuper pr parte dicti comitis petitio continebat quod cum dudum Inter venerabilem fratrem nostrum Eduardum episcopum Scdunensem et quondam Amedeum Comitem Sabaudie dicti Amedei comitis genitorem ex parte una et capitulum Ecclesie Sedunensis ac homines et compatriotas tam civitatis Sedunensis quara aliorum locorum Valesii et diocesis Sedunensis ex altera super eo quod Episcopus et comes capitulum homines et compatriotas predictos Turbillionis, Sete et domus Maionc et Castellionis in Vallesio Castra ad dictum Episcopum et suam mcnsam episcopalem Sedunensem pertinentes quod quidem castrum Castellionis de feudo dicti comitis ut asseritur avevalo il Conte comprato dai fratelli de la Tour il
Avignone
Kalendas Mail pontificalus anno
eie.

XIV

Exhibita

si

8 agosto 1376
il

(5)

colla vallata di

Lict,

colla

terra di

RaSete,

spilly e
fiorini

Castello e

Visdomato

di

Conleyc per cinquantamila


fecisse Turbillionis

d'oro) existit de facto capi


occupato

et

domus Maone
,

castra predicta delinuisse et detinerc inde-

bile

ac Castellionis castri predicti funditus diruisse,

fi)
(2) (3)

Commissariato dei feudi di Berna. Ardi, di Corte. Bolle e Brevi. Clemcnle

VII.

Mazzo Vili

u.

(].

Era

nella Cassetta
di Corte.

2IS

n.

201.

(4)

Ardi,

Bolle e Brevi.

Clemente VII. Mazzo Vili,

n.

S.

(^) Trailcs

avec

les

Sidsscs et les Vallaisans. Vallaisans.

Paquet

III, n. 9.

DI STORIA
'(

PIEMONTESE

135
publiol

ipsosquc capitiiluin homines et compatriotas guerram

'(

cam

ipsis

episcopo et cornili liomincs ipsorum


et

capiendo

({

depredando

bona ipsius domini comitis ignis incendio po-

'(

nendo
et
et


((

et diruendo fecisse asserebant guerre et dissentionum questionum materie exorle fuissent, tandem inler episcopum coraitem genitoreni ex parte una et capitulum et homines

ac compatriotas predictos super premissis et eorum occasione

ex

altera certa compositio et concordia ac Iransatio et ordi,

nationes intervenerunt

in

quibus

quidem compositionc

et

concordia idem episcopus volens evitare ne patria et civilas

(f

Seduneusis ultra per dictum Comitem in rainam

et destructio-

nem

occasione iniuriarum

sibi

per dictos capitulum, homines,

compatriotas illatarum ponerelur in eisdem patrie et homi-

i(

nibus succurrere cupiens ut dicebat de voiuntate


capituli predictorum ac nobilium

et

consensu

communilatum terre Vallesii inter celer castrum, villam, mandamentum, territorium Camossonum et omnia alia et sinMartigniaci, Ardoniaci
,

((

gula bona et iura que habebat dictus Episcopus et ecclesia

Sedunensis ab aqua que dicilur Morgia inferius prout dieta

aqua
et

fluit

usque ad Rhodanum cum ipsorum pcrtinentiis unitradcre quiltare et totalitor pr se

versis, ipsi cornili genitori

heredibus ac successoribus quibuscumque promisit et vo-

luit

quod perpetuo essent

dicti

comitis et

sibi

et

heredibus

i(

ex causa transaclionis et concordie predictarum remancrent quas quidem compositionem concordiara transacliosuis
:
,

nera et ordinationem ac omnia capilula in eis contenta prefati

(I

capitulum homines
solitis

ad

sonum campane
,

in

loco

et

'(

more

congregati ratificarunl
in

approbarunt et servare

(f

promiserunt prout
fecimus
nati
fuit

a
((

fedo, cuius tcnorcm de verbo ad


plenius

quodam inslrumcnto publico inde convcrbum presontibus inseri continetur. Quare pr parte dicti Amedei
,

nobis humiliter supplicatum

ut premissis suppli-

cationi

(f

concordie transactioni, ordinationibus, promissionibus,


,

ratiGcalioni

et

approbationi et

aliis

in

dicto

instrumenlo
apo-

conlentis robur
stolica

couGrmationis adiicere de benignitate

dignaremur.

Nos

igilur

huiusmodi

supplicationibus
,

inclinati,

huiusmodi compositionem, concordiam


,

transactio,

((

nem

promissionem

ratiflcalioneni

et

approbationcm
,

ac

omniit alia el singula in dicto instrumenlo contenta

rata et

um

J)I(:illARAZIONE
iila

J)l

DOGUMKMI
conOrmamus
dicli el presenlis

graia habontos

ex corta

sciontia

scripiis palnicinio
si
(]tii

commuiiiinus
in premi'^sis.
Doiiiiii,

suitplciites oinnes
1

defeclus,


((

iiilr()\('ii('rinl

cuor vero

inslrumonli
luille-

lalis
siiiu)

esl.

hi

nomine

Ainc.

Anno

Doniiiti

lerccnU'sinio

( tua;;osinj()
(1).

qu.irlo imlilione
in

sopliina die

ngt'sinia f)rirna augusti

Cunj toverendus

Christo paicr

ci Doruinus

'(

liduardus de Sabaudia episcopus Sedunensis ac


el doniinus

iliustris

princops

Amedeus
,

roraes Subaudie

in

cantpis ante civitateni SetiunenscMn exislans causa n'cuperandi


et rolwibendi castra

(
(f

Tur billionis, Sete

el

doQius Maione qua


Vallesii

pntriole laiu diete civitalis

quam aliorum locorum


in

o(Cuparunt ac castruni Caslcllionis


profali

VaIlesio,quod de feudo
el fundi-

Domni Sabiudie concilio existebat cepissenl


ex eo ut emend.un ab
,

tus diruissent ac
((

ipsis palriotis et ca-

pilulo ecclesie Sedunensis

viddicet canonicis diete ecclesie,

ip-ium
<f

capilulum

facienlibus et ad opera

dictorum

palrio-

larutn sic (onsenlieniibus et auxiiium el


tibus et qui palrioie el capilulum

favorem

prestanfacie-

guerram
homines
in

publicam

bini

et

ficerant

contra el adversus pretatum


el
ip'^ius

dominum
ipsis

Sa-

baudie comilem
homicidia
,

terras

et

loca incendia

capliones

et

depredationes

el

de

faciendo

el couiiiendo

habere
.

et \indiclarn lacere posset diclus

dominus
Vernet
ed
il

Sabaudie comes

Trattarono pel conte, (iiovanni


,

di

aiaresciallo di Savoia, Slelaiio (uerril


le;:ista

Giovanni Conflet
pattiotii di Sion,

Pietro da l'onte; pel capiioio e


:

Guido
di-

iiuilio cantore della chiesa

ci

convennero:

Primo. Quod

cium capilulum Sedunense solvere dibeat Io;inni Porlerii casleliano nostro [del Carne] dicti castri Tuj billionis expensas
quas
fecit

tempore

quo

fuit

conslitulus

castellanus
el

dicli

u caslri

Turbillionis ratioiie custodie eius lem

quod

victualia

.(

que diclus caslellanus babet infra diclum caslrum expedet el de ipsis lat ut supra remaoeaMl infra diclum caslruin salisfaiiio diclo caslellano ad exiimalionem duorum amico,

M
c(

rum. llem quod


ca<lruiu el
lulus caslellanus

arlilleria el ulen^ilia

que crani

infra

diclum

domum

Maione quando diclus Ioannes


in dicto castro el

fuit consti-

remaneaul

domo Maione

et

(1) Quesl'allt)
les

Dello

stes'^o

Ardi,

di

Corte

alla
,

rubrica TiiUli avcc


n-

Sutsses et les

Vulhiisam.

Vallaisans. Paquet 111

1^-

DI
((

STORIA PIEMONTESE

137

jpsa

bona per inveiitarium reslituanlur. Ilem quod dictus do-

mnus Ioannes Porlery possa andarsene libero e sicuro con tutto il suo dove gli piaccia. Item quod pr iniuriis faclis per
pr destructione castri Casteliioois dictus
evitare et succurrere ne patria a ulterius

illos de Vallesio et

dominus episcopus volens


civitate

Sedunensi

superius

ponalur

per

dictutn

dominum comitem Sabaudie


consensu
et

in destruclionetn et

voluntate capituli predicti

ruinam de nobiliutn et comniu-

nium
diat
,

totius terre Valesii tradat, quittet,ccdai, remittat,expcet tolaliler deliberet dicto


((

if

domino corniti Sabaudie pr quibuscumque castrum villam (uandamentum territoriuna Martigniaci Ardonii et Camossonii et omnia alia et singula bona et iura que habet dictus dominus episcopus et ecclesia Sedunensis ab acqua que dise heredibus et successoribus
,
,

ce

citur Morgia inferius


et

cum ipsorum

pertinentiis universis sint,


corniti
,

remaneant dicto domino nostro

et

heredibus suis
;

perpetuo ex causa transactionis

et concordie

predictarum

in

qua quidem cessione non intelligantur redditus, homines et res ad dictum capitulum perlinentes existentes infra iimites
,
,

prediclos a Morgia ut supra coniunctim, vel divisim, et sin-

gulos canonicos capituli predicti. Item quod pr dampnis


latis

il-

per dictos patriotas Vallesii dicto domino nostro cornili


et

Sabaudie

gentibus suis tara apud Heremenciam, Neycidam


et

Contegium

Salionum
et dieta

quam

alibi, in

quibus

locis

gentes

predicte terre Valesii

incendia
loca

posuerunl, multa homicidia

((

commiserunt,
gentes
bitur

spoliaverunt et depredaverunt et
corniti

boves penes se exportaverunt solvant dicto domino

predicte totius terre Valesii quantitatem que arbitra-

per

dictos

Guerriti et

dominos oannem de Verneto Slephanum oannem de Gonfleto milites videlicet a triginta

'(

usque ad quinquaginta millia florenos veteres ordinandos per


terminos per ipsos solvendos
si

Due

di tre parti della

somma
et

che sar arbitrata

paghino da quelli qui sunt de Leucha


costretti coli'

a Leucha superius, se non paghino, siano


vescovo e dai comuni
,

armi dal
parte

Leucha inferius;

l'altra

terza

paghino il capitolo e quegli uomini che gli pertengono a Leurha inferius; e il vescovo similmente veli astringa. Tutto finito, sia fatta pace, confederazione, e lega ira il Vescovo il Capi,

tolo,

Nobili

Comuni

diete

patrie Valesii ex
i8

una parte

Aroh. Si.

Ir. Voi. Xlll.

138
((

DICFIIAR AZIONE DI DOCUiVIENTI

((

ot dominuin noslruin comilom Sabaudie ex altera perpetuo duratura.^llem quod dicium Capitulura castruni cum lurgo

<(

Sete dicto domino episcopo,

cum
suo

viclualibus

artyleriis

et

rebus

que

in castro crani

tempore quo gcntes Valesii


procurent
restitui

dieta

loca intravcrunt toto


(f

posse
si

domino
dictorum

episcopo antedicto

et

bona

sunt consumpta

valor ipso-


((

rum
castri

solvalur

eidem. Item quod

facla reslilutione

Turbili ionis et

domus Maione cum

bonis
et

supraordi-

natis restitu in dictis locis

domini episcopus

comes Saque' pa;

((

banche rcmiltant iniurias

lascino in pace e liberi


,

triolti

che aderiscano

al

trattato
I'

gli

altri

combattano

fra s

stia

concordia e fede.

atto fu
di

solennemente

letto e pubbli-

calo in presenza di

Amedeo

Savoia principe d'Acaia e Ludi


,

dovico suo

fratello; di

Rodolfo conte
la

Grueria

Guglielmo
la

Granson
siglieri

Antonio signore de
,

Tour
e
altri

Umberto de

Balma
con-

e dei Salivi di Brcssa


delle

Vaud
,

signori e militi e

due

parti amici

quindi ratiflcato dal Vescovo e

dal conte
a'

Amedeo

nel suo padiglione del

campo

avanti Sion.

Ed

apud Sedunutn in platea existente supra ripam a parte Rhodani ante introitum prime porte fortalitii Valeisse
21
d'

agosto

in

presenza del capitolo,


e delle terre di

de' Nobili,

de' Militi
,

de' patrioti di

Vaud

Leticha superius

e di coloro

che

stete-

rant in guarnigione civitatis Sedunensis domus Maione, castri


Turbillionis et fortalitiis Valeisse cantra dominos episcopum
et

comitem antedictos

dicti

domini Ioannis de Verneto, Stephanm

Guerriti, Ioannes de Confleto arbitri a determinare la

somma
in

che pagar

si

doveva dai Valligiani


fiorini vecchi di

al

conte,

la

scrissero

quarantacinquemila

nel giorno di^Sanl'Andrca del vicio

Germania da pagarsi mota novembre e met a Pasqua


,

successiva

non
di

inclusis

tamen in ipsa quantitate seu summa


pro-

quinquemillibus florenorum ad ordinationem dicti domini Ioannis


de Verneto
,

cui

non detto ragione. Perch fu data


pr
conte

messa generale
a

e particolare et ita cavit alter

altero,

ed

richiesta de'

commissari del

Antonius

Exxerlini pr

parrochia de Ravognia, Antonius de Platea pr parrochia de


Vespra, Petrus Matricularii de Narres, Antonius Pastitoris de

Sempliono

et

Mauritius

filius

Antoini Ausineum pr parrochia


,

Moryie

se

fideiussores ohligarunt di fare stare a' patti


si

que' de

Leicha superius; altrimenti, se non ottenessero che

pagasse

DI

STORIA PIEMONTESE
essi

139
al

verrebbero e starebbero
Je

medesimi ostaggio
il

Conte sinch
il

somme

fossero soddisfalle. Indi


di

penultimo d'agosto
cedute al
il

ca-

pitolo

rispondendo all'istanza
del vescovo
,

Enrico de Blanchis vicario e


le terre

procuratore
di

ordin che
Il

conte
si

Savoia fossero consegnate.


il

2 d'ottobre
fiorini di

Vescovo

obgli

blig verso

Conte per centomila

buon peso per


i

aiuti a ricuperare la citt di Sion, le castella e

luoghi del

vescovado e a
dolo cos con

ridurre all'obbedienza
altri

ribelli,

ricompensan-

cinquantamila delle spese

fatte pe'suoi pro(1).

prii soldati e dell'

assistenza ottenutagli da Galeazzo Visconte


i

Ma

quantunque

Valligiani

cedessero

alla

necessit

non
di-

istettero tutti quieti;

ne

quieti furono di

buon umore. La

strazione di quelle terre dalla patria

per darle a Savoia

fece

odiato

il

vescovo

Valligiani

si

fecero arditi di mostrare alla


le terre della

lega Svizzera che

il

conte
i

di

Savoia usurpava

loro

diocesi, che incarcerava


degli assassini, e che

borghesi, che non faceva giustizia


e
il

n'erano scontenti,
di

Sire di llavognia

figliuoli

ricusarono

aderire alla pace.


,

Il

conte adir;

ma

aborrendo da nuova guerra


di sfogare lo

temendo le armi sdegno sopra il Ravognia e vi


di

della lega, cerc


riusc.

E
il

intanto
d

a quietare

Scdunesi e mutarli

avversi in amici

di

ottobre 1387 convenne con loro ch'egli avrebbe procurato dalla

Santa Sede fosse lor dato in vescovo


berto di Billens (che
la

il

prevosto di Basilea
dice

Um-

cronaca

d'Evian
al

arcivescovo di

Tarantasia):
fiorini

Sedunesi
il

pagherebbero

conte trentotto mila

d'oro:

vescovo proseguirebbe la guerra


i

contro quel-

r audace
(la
il

ribelle e

figliuoli

e confiscandone le terre trarrebbe


;

pagare que'

fiorini

a Savoia
le

e quindi

il

Savoia aiuterebbe
ai

vescovo a riacquistare

terre perdute.

del successivo
tutti
gli

novembre rimise
blighi e le
dell'

alle terre e fatte


si

comunil del Vallcse


dal Vescovo

ob-

promesse

da loro e
i

nella
fiorini

pace
del

8i

e perch gli

pagassero
i

cinquantamila
gli

trattato rinunci a lutti


le
gli

diritti

che

erano

stati

dati

sopra

terre del vescovato alla riserva dell'

doveva
(1)

(2).

Ma

per allora

il

omaggio che il vescovo denaro non fu pagato, e perci

V.

la

nota seguente.
Catteir.
di

(2) Arcti. della

Losanna

Torino, Trails avec

Ics Suissen.

Vallaisans.

Cassetta 385. Ardi, di Corte di Mazzo IH, n.' 11 e 12 ; e

Mazzo IV,

n.'

2 e 3.

IVO
le
lai

DICHIARAZIONE
non
rese.

DI

DOCUMENTI
ic!

terre

N questa generosit
,

conte

fu

creduta

Valligiani o gradita
il

n valse

a trarli in confidenza la con-

cordia nella quale

conte di Savoia viveva coi Ginevrini. Gonsi

ciossiach riputavano che Ginevra


la

sostenesse indipendente per


di quella citt,

fortezza di

Ademaro Fabri vescovo


87 faceva raccogliere
;

che appunto

in quell'anno

in libro e raffermare le libert

e le franchigie del paese

e per la protezione dimostrata dalla

lega svizzera pronta a soccorrere gli amici.

E
,

poich
i

il

nuovo
ValAvvisa-

vescovo
ligiani

si

mostrava troppo amico a Savoia


,

diritti de'

conculcava

tramarono contro
les

lui

una

rivolta.

tone

il

conte irrite contre


les

dicts

Vallsiens ainsi

rebelles et
et de les et prlat

muttins se delibera de
remctre

aller bien chastier et

punir

entirement en l'hobeissance de leur seigneur

ce qu'il faisoit tant

qu'estoit

onde du

dict

par charit que en faveur du conte de Gruyre evque. A ceste occasion assembla une
pari
et

grande arme d'environ cinq six mille hommes bien quipps


puis
il
s'

en alla

celle
,

estant devant la ville de

Syon

oit

mit son sige

la treuva si bien fournie


qu'il

de gens de guerre de
,

toutes sortes de

munitions

ne la peut aulcunement forcer

ains

ft

grand perte de

ses gens

devant

la diete ville,
et

o ayant

demeur long-temps sans pouvoir passer oultre


jour aulire son arme
s'alloit
et

voyant que de
les

dperissant
les

estans

ennc,

mis grandement

forlifjis

avoir saysis

estroitz passages
celle fois
,

se delibera de quitter et s'en retourner

pour

avec in-

tention d'y revenir encoure plus fort qu'il n'estoit


le

et

ayant leve
les

sige

pour

s'en retourner

fut suyvi de
ses

felle

sorte

par

Val-

lsiens qu'il
le

y perdit la plus part de


les

gens

et fut
,

contraint
estre

seigneur comte s'en retirer en sa ville d'Evian

pour

en

sret\ estans

Vallsiens venus jusques l qu'ilz prirent et se


le

saysirentlde tout

Chablaix ds

la

Morge

de Contey jusques

Saint-Mauris

qu'ilz ont

gard despuis

(1).

Molti storici di Ginevra parlarono della sua costituzione.


thier e Bonnivart pi specialmente. Di Bonnivart

Gaaun volume
nell'archi-

a stampa
vio di

e qualche capitolo manoscritto e inedito


di

Corte

Torino; di Gauthier

inedito, pareva

buono

al

Garrone dare a luce quel che discorre dell'opera

civile di

Ade-

maro Fabri

anche perch

si

vedesse

dopo

le

notizie

che ho

(1)

Ardi, Cantonale

di

Losanna. Cronaca d'Evian

ras. iol.

102 e 103.

DI
date degli
atti

STORIA PIEMONTESE
negli

IVI
,

esistenti

archivi

del

regno

quanta

fede

meriti ed onore quello storico singolare. Io seguitando le intenzioni sue trascrivo assai d buon grado quella parte importante
del manoscritto, sicurate.

che d conto delle libert e


soixante

le

franchigie ras-

Le
cles.

livres des franchises contient

et

dix neuf artiici

Il serait inutile et fort

mnuyeux

de les transcrire tous

puisqu'il y en a plusieurs qui ne roulent que sur matires de trs


petit importance. Il sufjra

donc de rapporter ce que

les

princi-

paux renferment d'essentiel. Farmi ces articles qui sont rangs


gouvernement de
et des sindics.
la ville tei qu'il tait
le

d'une manire assez conle

fuse on en peut distinguer de quatre sortes. Les uns regardent

entre

les

mains de Vevque

Les autres marquent


,

privilges et les droits de

tous

les

particuliers
les

citoyens

bourgeois et hahitans. Les troisi-

mes renferment

rglements sur Vadministration de la lustice.

Et
que

les

derniers contiennent diverses ordonnances sur la Police.


l'gard des premiers qui sont
les

A
toutes

plus importants
le

il

est dit

les

citoyens
les

et

les

bourgeois de la ville ont

droit d'lire
veiller et

annes quatre sindics


la ville
,

ou procureurs pour

pourvoir aux besoins de


tout
le

aux

quels

ils

peuvent donner
le

pouvoir qu'ils jugeront ncessaire pour procurer

hien

de la

communaut.
garde de la
ville

La
soleil

pendant
,

la nuit depuis

le

coucher
et

da
la

jusques son lever

celle des
le

biens

des

prvenus

jurisdiction entire pendant

mme temps
aux citoyens
les

devait appartenir
,

pur
rant

et

plein aux sindics


nuit
,

et

de

sorte

que dul'ayant

la

il

ne fut permis personne de faire aucun ade

de jurisdiction au

nom

de

l'evque

seuls

citoyens

alors tonte entire avec mre et mixte empire. Art. 2.

Si un ecclesiastique

tait

mis en prison pour crime on ne


,

le

devait point elargir que par Vordre de l'evque, du vicaire

ou

du

conseil episcopal.

Et

si

le

prvenu

tait laique,

il

ne devait
,

tre reldch que

par Vordre des sindics


de

et des citoyens

qui seul
les

avaient droit de prendre connaissance


criminels
,

de ce qui
les

regardait

de poursuivre leur proces


les

appliquer la tor-

ture

et de
le

condanner

la

mori

l'evque se rservant

pour

tant

pouvoir d'voquer la cause

soi et celui de faire grace.

Art. 12. 13.

149

DICIIIAHAZIONI DI

DOCUMENTI

Les arlicles doni je viens de parler marquent


liculiers l'evque et

les droils parceux qui taient aussi propres aux ci-

toyens. Il y en a qui taient

communs aux uns


le

et

aux

autres.

Par exemple
le

l'art.

IV
en

qui portali que


prsence
et

prix dcs

bls et des vins


l'officiai
;

devrait tre tax


conseil de

du vicaire ou de
de quatre citoyens
le

par

deux chanoines

le

XXX fi
LXVIII

que personne ne pourrait prendre des pierres

long de VArve
;

que par la permission de l'evque ou des


qu'il ne sarait

sindics
ville

le

permis de se servir dans la


franger,

de la

d'nucun prince

qu'auparavant l'usage
les

de

monnaye cetle monet


les

naye n'eut
toyens,

approuv par l'evque,

chanoines

ci-

Les principaux droils des citoyens

bourgeois

et

habitants
ci.

considrs chacun en particuUier se rduisaient ceux

Qui
les

aucun d'eux ne put

tre

condamn par

le

vidomne ou par

autres offciers de l'evque unepeine plus

soixante sols pour quelque sorte


fut,

moins que

le

crime n'et

grand qu' l'amende de de violence ou de crime que ce t commis contre l'evque ou


du vin que
et
les
:

cantre ses offciers.

Que nul n'aurait


nes

le
,

droit de vendre
et les

chanoi-

que
les

curs de
les

la ville

citoyens

bourgeois
des

Art. 16.

trangeres
:

ne pourraient vendre
Art. 29.

marchandises

qu'en temps de foire


obligs de se

que tous

les

citoyens seraient

conformer aux ordonnances de


:

la ville et de

payer

imposilions

Art. 28.

que

les

plus proches parens de ceux


,

qui mouraient ab intestai hriteraient d'eux


staleur serait btard ou usurier public
rait parvenir quoique ce sort
,

encore

que

le

te-

de sort qu'il ne pour,

aucun seigneur
:

des biens

de

ceux qui mouraient sans enfant


toyens
et

Art. 34.

enfn que les ci-

bourgeois ne pourraient point tre cits en jugement


ville

hors de la

gardat

l'egtise

moins que ou le chapitre.

ce ne fut

pour quelque

fait qui re-

A
culiers

Vegard de l'administration de
,

la justice enlre

les

partielle

les

franchises ne parlent que de la


le

manire doni
/'

devait tre administre devant

vidomne que
il

evqiie

appelle
qu'elle

en divers endroits son


se doit trailer

officier et

prescrit en general
,

d'une manire aise et abrge

en langage du
proces ne rou-

pays

et

sans

aucune

crilure moins que


difficile

les

layent sur quelque matire

et

embarrasse.

DI

STORIA PIEMC>NTESE
,

143
dans
le livre
les

Les reglements de Polke


franchises
'es
, ,

qui se Irouvent
,

des

regardent la vente des denres


,

le

poids et

mesu
les

la propret des rues

la construction des
,

maisons,
les

pdet

turages

publics

les

meuniers
le

les

bouchers
il

prisonniers

choses semblables dans


cessaire d'entrer
ici.

detail des quels

n'est

nullement n

Enfin

les

franchises contenaient

deux

arlicles
les

gnraux

trs

importants: lun portait que, quand


raient l'avenir de se servir
et
dii

mme
,

sindics

neglige

droit qui

etait

acquis eiix
le

tous

les

citoyem par

les

franchises
,

les

citoyens ne
tre

per

draient pourtant pas ce droit

ne pouvrant
:

prescrit par

aucun
et
le

tems. Art. 28.

Vaulre
et
,

qne tous

les ofjiciers

episcopaux

oidomne prsens
les

venir jureraient d'observer inviola


,

blement tous

articles des franchises

lorsqu'ils

prendraienl

possession de leurs charges


tion tous

Vevque menagant de son indignales

ceux qui

les
,

enfreindraient

moins du monde.
fit

Ademarus Fabri

avant que de publier ces franchises

fain-

d'exactes recherches des coutumes qui par


cornine changes en autant de
crit et
il

un

long usage taient


toutes rediger par

lois. Il

les fit

en composa
,

ce

recueil qui ne

conlient
ait t

proprement
et

rien de nouveau

de sorte
il
,

quencore qu'il

public
les

con-

firm par Ademarus


tenissent de ce prlat

n'en faut pas conciare que

citoyens

les

droits qui leur y sont attribus, puiail

que selon une expression dont

se sert, ce sont certaines


,

coutu-

mes par
jurs de

les

quelles

nos feaux citoyens

bourgeois, habitans et

la dite cil
si

usenl et j dovant sont accoutums de user


n'cst

par l'espaoe de
Aprs avoir

longtemps qu'il

muioire du conlraire.
et

fait

informer des droits des citoyens

de leurs

immunils
entre
les

il fit lire

Ademarus fit assembler dans l'cglise de saint Pierre deux plus grands autels le chapitre en prsence de qui tous les articles des franchises et demanda aux chanoi,
,

nes

leurs sentimenls

sur chacun,

les

quels
ces

les

approuverent

aprs une

mure

delibration. Les
le

noms de
/'

chanoines se irou,

vent

mme dans

prambule de
,

acte qui en fut fait

et

Vev-

que en parlant d'eux


nvoir cu leurs avis,

les

traile de vnrables seigneurs.


le

Aprs
,

il

appr uva tout

contenu des franchises


fit

pour

lui et
et

pour

ses successeurs et il

en

faire en acte public

rem

sign

par Jaquemet de thpital


,

et

Ramus

notaires

ci-

toyens de Genve

en prsence des vnrables Jean de Lugrius

lU
nois
et

DICHIARAZIONE
le

DI

DOCUMENTI
,

Prieur de Pellionex dans

diocse de Genve

de Jean de Vienet

d'Humbert Fabri chanoines de Lausanne

de Pierre

de la

Baulme de la Roche temoins ce appells. Cet ade fut compil dans le mauvais latin qui lait en usage dans le siede d'ignorance au quel fut crit. Et soixante huit an aprs c'est dire l'an 1455 Michel Monlyon citoyen
Notaire public de Genve
et

et

et secretaire

de la

ville

le

traduisit
,

en franQais
dition

enfin

il

fut

imprim
encore

l'an

1507 par Jean Belot


plusieurs

doni

on

trouve

aujourd' hui

exemsouveles
le

plaires
//

parait d'abord par cet

ade que

l'evque
et

tait

le

rain de Genve. C'est lui qui approuve

qui confirme

loix
droit

par

les

quelles l'Etat doit tre gouvern. C'est lui qui

de faire grdce

aux

criminels

condamns
,

la

mort
il

et

mme
,

aprs qu'un prvenu a t arrt

il

peut

quand
il
,

lui plait

voquer

la

cause soi
bourgeois,

et

en connaitre.
citoyens
et

Enfin

traite les ciet

toyens et

de ses

bourgeois
ville

ceux qui
officiers
,

avaient quelque charge publique dans

la

de ses

comme par exemple


Mais
les

le

vidomne
,

qu'Ademarus appelle en pluVidomne.

sieurs endroits des franchises

son

citoyens d'un aulre cot avaient des droits bien con-

sldrables. Ils choisissaient leur magistrats qui jugeaient en der-

nier ressort des affaires criminelles

quand

le

prevenu
ville
,

n'tait

pas ecclsiastique.

La

souverainetc entire de la
(

leur

ap

parlenait pendant la nuit


l'avons

mre

et

mixte empire

vu
l'

ce qui tait

s'il

en falait croire
ville

comme nous Roser une mar,

che de

ancienne souverainet de la
elle

que

les

evques avaient

Hsurpe sur

dont ih

croyaient laisser ce reste


serait d'un
,

pour

Vamuser.

Remarque qui

plus

au peuple grand poidr


,

fUl paraissait d'ime

manire bien daire par Vhistoire des

sicles

prcdens

qu'il y eut

un temps au
elle

quel la

ville

de Genve fut

uniquement gouverne par

mme.
la
ville

Pour donner cours


il

dans

une monnaye trangre


de
l'evque
et

fallait avoir l'approbation


,

non seulement
Il

du

chapitre

mais aussi des citoyens.

y avait encor d'autres cas


,

o ceux-ci avaient un droit gal avec l'evque de sorte que lon peut dire que si ce prlat avait es honneurs de la souve,

rainet

les

sindics

et

les

citoyens partageaient en quelque

ma

nire avec lui ce qu'elle avait d'essentiel.

DI STORIA

PIEMONTESE
le

li5

Si

les

citoyens avaient pari dans

gouvernement tempore!,
le

comme nous venons

de

le

voir

ils

n'cn avaient aucune dans


les
le

spiriluel qui tait tout entier entro

mains de
peuple
,

l'evque.

Ce
le

prlat tait anciennement postul par


clerg
;

et

lu

par
le

mais dans

la suite les chanoines seuls

sans que

peucol

ple s'en mlt, faisaient cette lction.


et les sindics et

Leur chapitre d'un

conseil de l'autre taienl attentifs

empcher

que l'evque s'arrogeant des droits qui ne lu appartenaient pus san governement ne devint tirannique. Dans
les
le

les

commencements
,

chanoines

taient

assistans et

coadiuteurs des evques

et

prlat ne faisait rien sans leur partecipation.

Mais dans

la

suite les

evques se

mirent sur
il

le

pied de ne consulter
les

leur

chapitre
leur

que quand
,

leur

plaisait;

chanoines

aussi de

cot

qui

n'avaient

eu

au paravant aucune juridiction


de part que
le

particuUre pour se dedommager du peu


leur donnait

l'evque

au gouvernement , trouvrent
terres

moyen
quils

de devenir
firent

seigneurs
lors, selon

des

du

chapitre,

de

sorte

ds

lexpression de Bonnivard, Icurs besoignos part.


les

Aussi l'evque Ademarus


venerablcs seigneurs.

traitnit

il

comme nous avons vu,


de
le

de

Ils taient

au nomhre
proprement

XXXII
,

en y

comprenant
avoir

le

prvt

qui

tait

prsident

sam

aucun
V.
. .

droit particulier. Ils devaient


.

par un statu du pape


doni
ils

Martin
gneurs

tre tous

gentils-hommes ou du moins docteurs en


les terres

lune des trois facults. Et dans


,

taient sei-

ils

jugeaient en dernier ressort des matires criminelles.

seulement les condamns aux offcicrs sculiers du prime qui tait souverain de leurs terres pour les punir conformement au jugement qu'ils avaient rendu comme nous l'avons
Ils remettaient
,

vu

ffi

devant
ce

ati.

1295

).
,

Pour

quiregarde leurs fonctions ecclesiastiques


Ils

les

chanoi-

nes s'en acquiltaient assez cavalierement.

avaient des covidjuordinairc


les

teurs suballernes qui chanlaienl et faisaient l'oOScc

cependant quo Messieurs


nef de l'eglise
le

les
et

chanoines [s'emprunte

paroles

de Bonnivard] s'ebaltoyent
la

pourmenayent cn derisant parnii jusques ccrtaincs crtnonies o il y avail du


les

gain pour

prsens et rien pour


l'office.

absens, car ih voulaienl

bien lors faire

Arcii.St.It. Voi.

xm.

19

146

DICHIAKAZIONE
conseil

DI

DOCUMENTI
son
vicairc prsiaffaires les plus importantes

L'Evquc nvait son


dait en son absence et

episcopal o
les
il

oh toutes

ctaient frailes. Outre ce conseil,

avait

deux tribunaux pour

la

just ice civile, celai dii vidomnc, qui avait avec lui trois au quatte
assesseurs, avait la premire connaissance des causes.

De

les

procs ctaient ports


vessar t
,

l'officiai

ils

taient dcids en dernier

moins que

l'affaire

ne fut

de

consequence au quel

cas la partie condamne pouvait en appeller Vienne au Metropolita in.

Quoique

les

Comics de Savoie fussent en possession de


dire en parlant
,

l'office

du
que
rar

Vidomnat, Von peut pourtant


le

exactement

Tribunal o presidait
comic de Savoie
c'est

le

Vidomne

appartenait Vevque

le

tait appell le

Vidomne de Vevque, Vile

cedominus,
rait

dire qu'il reprsentait

seigneur. Il ne pou-

dono point tre celui quHl reprsentait qui n'tait par conle

squent que

prlat

lui
il

mme. Lorsque
1290
fait

le

Vidomne prenait
les

possession de son emploi


i'evque
,

prtait serment entre

mains de
Guilfief le

et

par

te

traile de l'an
le

par Am

V avec

laume de Conflans,
prince
qui
il

Comic de Savoie reconnait lenir en


et

oidomnat de Vevque

lui

en fait Vhommage, de
la

sort que ce
Vofficier
le

n' avait propremenl que

nomination de

par
de

faisait exercer celle


,

charge
lui

et

qui

il

donnail
titre

nom

vidomne

ddaignant de porler

mme un

qui marquait

quelqu' infrioril.
vritable ide de la

Mais

evques, fin qu'on ne perdil pas la charge de vidomne et que Von ne crut pas
les

que ceux que

les

comics de Savoie nommaient fussent Vicedomini


et

en la place du seigneur
les

par consequenl que

les

comtes fussent

seigneur s,

les

evques, dis-je, n'appellaient ceux qui taienl

envoys dans Genve pour exercer cet emploi que lieutenants du

vidomne. Enfin cet


les

officier

ne jugeait pas ncessairement de toutes


,

affaires civiles,
le

car V officiai pouvait connaltre d'un procs


,

vidomne cut eu aucune connaissance outre decidait d'aucun procs souverainement et qu'il n'avait
sans que
t'tanl

qu'il ne

la

garde

de prisonniers pris pour crime que pendant trs peu de temps,


oblig de
les

remcttre

aux

sindics

au

houl

de

vingt

et

(juaire heures.

Telle tait la manire doni s'administrail,


j US lice civile la quelle les .nndics n'avaient

dans Genve la aucune par t. Mais


,

DI
aussi
ils

STORIA PIEMONTESE
seculiers.

UT

avaient,

comme nous Vavons


n'laient

dit plus d'une fois, la con-

naissance des crimes commis par des


ecclesiastiques
,

ils

point

Car poiir Ics soumis kur juridiction


ils

mais

lorsqu'ils

commettaienl queque dsordre,


le

dpendaient
;

d'un juge labli par Vevque qu'on appellait


et

juge des exchs


,

du tribunal de

ce

juge

Vaffaire

si elle le

meritait

iait portc

au conseil episcopal.
J'ajouterai tout ce

quefai

dit ci-devant,

par rapport
,

la

pari que

les

sindics

et les

citoyens avaient
le

au governement
les

qu'il

y avait deux conseils, l'un dans


et leurs conseillers

quel se irouvaient

sindics

dont fai parie, lorsque fai rapport la males

nire doni furent lus

sindics

Vanne 1364
sur
le

et celle
et
les

dont leur
fonctions

conseil ordinaire tait compose,

les

droits
lieu.

du quel me suiz assez tendu dans


Saint Martin

mme

Vautre compose
la
di-

de toute la Bourgeoisie qui s'assemblait

pour taxer

la

vente

deux fois Vanne du vin et le premier


S'il

manche
general

de fvrier

pour
sur
ces

lire

les sindics.
il

y avait quelques

affaires publiques
e" tait

les quelles

falut avoir l'avis


Ics

du conseil

dans

jours l qu'on

lui proposait, quoi-

que

les sindics

pussent aussi l'assembler tems


rien

et
le

Vassemblaient
jugcaient
la

effecli-

vement en d'autres
L' evque
citoyens.
se

selon

qu'ils

propos.
des

ne

pouvait

aliner

sans

partecipation

Les publications

qui

se faisaient

son

de
et

trompe
des
sin-

faisaient
si

au nom de Vevque, de son vidomne,


,

dics;

Vevque avait besoin d'argent


sindics

il

falait

qu'il

s'adres-

sdt

aux

pour

faire contribuer les habitants.

La

pluparf
,

des traits que les evques faisaient avec les princes trangers

taient faits

non seulment en leur nom, mais aussi en


et

celui des
les

citoyens

bourgeois

habitants de la

ville.
les

Et au contraire
et

tats trangers traitaient souvent avec

sindics seuls

conseil

de Genve sans

les

evques.
le

Les sindics avec

conseil ordinaire avaient


et

le

pouvoir d'em
les

prisonner
jugs
ils

les
les

criminels

de jour

et de

nuit et

aprs

avoir

remettayent au vidomne

qu'il

n'tait question

que

de peines lgrcs,
sait

au dessous
le

de la mori, mais lorsqu'il s'agis-

du derniere

supplice,

vidomne, aprs avoir reQuordre des

sindics de faire mettre leur sentence en execulion, faisait conduire


le criminel jusqu' la porte du chdfeau qui avait appartenu anciennement aux comtes de Genevois. Et quand le vidomne tait

148
l, il faisait
la,

DICHIARAZIONE DI DOCUMENTI
demander par
trois fois
s'il

n'y

avait personne
la

de

pari du seigneur de Gaillard,

d'est

dire, de

pari du

Comic de Genevois, avant que les terres de ce comte eussent passe la maison de Savoie ou de celle du Due de Savoie lorsque les princes de celle Maison furent dcvenus seigneurs du Genedans
,

vois et de ses dpendances.

Le chtelain de Gaillard qui


s'y

ordi-

nairement
quoi
et lui
le

lait averti,

ne manquait pas de

rencontrer, aprs

vidomne lui faisait commendait ensuile de


allait

la Iccture de la sentence des sindics


la [aire execuler.
le

Ce que
les

le

chtelain

fasait inconlinent en remettant

criminel entre

mains du

bourreau qui
que
Genevois ou

Vexecuter non pas hors des terres de Vev-

et de la ville et

sur un gibet qui appartint aux comtes de


de Savoie
,

aux comtes
les

mais Champel

lieu

de-

puis la revolution arrive par la reformation Fon a encore souvent fail mourir
les

criminels et

un

gibet sur

le

quel taient

armes de

la ville.

Au

reste rexecution

du dernier supplice avail

abandonne dans

les

anciens temps

aux comtes
le
,

de Genevois

parceque l'Eglise n'aimait pas rpandre


bien loin dlre la

sang; mais ce droit

marque d'aucune souverainet


,

dnotc au
le

contraire une espce d'inferioril

en mettant

le

prence qui
la

criminel tait remis

dans

la

necessit

d'executer

sentence
et

des sindics et de la (aire dans

un

lieu

dpendant de Vevque

de la ville.

L'alto
al

di

Ademaro Fabri che riconGna

il

conte di

Savoia

primiero ufficio, e spoglialo d'ogni pretesa autorit, e d'ogni


ad autorit gi una volta avuta
,

diritto

importantissimo; con
i

ci sia che dimostra di quanta forza erano cresciuti


di

Ginevrini e

quanta sicurezza pel minaccioso piglio che

la

lega vicina osten-

tava a chiunque ardisse tentare di combattere le libert e le fran-

chigie degli Svizzeri. L'atto di Fabri dimostra


il

come
il

era spento

fuoco della discordia tra


Il

cittadini, e

come

partito di Sa-

voia era disfatto.


di

che vide

Amedeo

VII, e non trovando


vivere

modo
loro
at-

seguitare le idee del padre tolse

di

amico e conquifede
;

starsi

V animo

de' cittadini

con una esemplarissima con


lui pacifici

serbata.
tenti

cittadini vissero
egli

ed amici

ma

che n

n alcuno de' suoi, pregiudicassero

alle libert

loro rivendicate. Difatto: perch Luigi di Cossonay potesse ren-

der giustizia in Ginevra a

nome
(il

del conte, fu

scritto pubblica-

mente che

ci

si

concedeva

16 aprile 1391),

ma

con espressa

DI

STORIA PIEMONTESE
ai
diritti

149
del

dichiarazione che non recherebbe nessun danno

vescovo

(1).

Gli storici sono discordi nel

tempo
altri

della dedizione di Nizza e


(2)

Cuneo
fu nel
atti

a Savoia.

E Papon

autore di molto merito sostenne


asser.

che

1386

non nel 1383 come


citati raccolti dal

Ma

oltrech dagli

che gi ho

Garrone appare che appunto


per Cuneo

fu del

1383

trovo qui specialmente

un ordine

di
di

Brunswich

il

quale commette (1385) a Fausson castellano


il

rendere a Savoia

castello di

ncir ordine segnata la

Cuneo sino dedizione di Cuneo

allora
a'

non reso, e

18 d'aprile 1382:

cosicch a ben giudicare quell'autore necessit dire che l'intero e libero possesso di quelle terre

da Savoia che verso


di

il

1386,

ma

sicuramente innanzi

non fu veramente goduto la morte


di

Carlo

di

Durazzo.

Intanto

Amedeo che
d'
gli

era in

lite

con Teodoro

Monferrato
(3)

per

la

mQl

Ivrea; voluta secondo la convenzione del 13i9


ocelli

avea messa

su quella parte del castello di


vescovado d'Ivrea;
la

Romano

che era

di propriet del

qual parte occupata

or dall'uno or dall'altro de* consignori o de' vicini era cagione


di litigii e di

guai

forti

ne'dinlorni. Se

Amedeo

vi potesse le

enliti,

trare,

come

signore pi forte

non solo acquieterebbe


stringere

ma

avrebbe

miglior

modo

di

Monferrato

alla

sogItalia

gezione. Nel

maggio dell' 85 Amedeo Oddone di Villars signore di Mombel e di Monlilly, Pietro de Mortu e Pietro Garbaisio a procurar favore all' antipapa Cleaveva mandato per

mente, e servito
l'

in qualche affare

il

cardinale Pietramala dalIn quelle idee sul castello

antipapa stesso raccomandatogli

(4).

di

Romano pens che

essendo da parecchi anni fuor delle mani

del vescovo avrebbe potuto ottenerlo da

Clemente se

offerisse alla

mensa d'Ivrea qualche compenso. N


pontificia mettesse
il

l'effetto fall,

che Clemente

fu pronto a deputare chi ne trattasse col vescovo, e coli' autorit

conte di Savoia in possesso di quella terza


i

parie del castello che

nobili

vicini

avevano occupato

(5).

Ma

(1)
(2)

Arch. di Ginevra. Lista di Sordet. Hisloire de Provence , t. 3.

(3)
(4)
n.'

Benvenuto
Arch.

di S.

Giorgio. Cron. di Monferrato.


Brevi.

di Cor. Torino. Bolle e

Cemenle VII. Mazzo Vili,

9 e 10.
(5) Ibid. n.

11.

150

DICHIARAZIONE
di

DI

DOCUMENTI
alle

Teodoro

Monferrato poco pensava

previdenze
,

di

Amedeo

cieco negli sdegni fieramente combatteva

e
di

quando seppe
Francia contro

che Amedeo era andato


g'

in aiuto di Carlo

VI

Inglesi
di

tent di sollevare Ivrea e Corni ed averle in sicuro.


fatto

Ebbele
Acaia

ma
del

subitamente avvisato Amedeo che a punire

r oltracotanza
,

la

marchese non erano bastati n il senno di buona volont de' Piemontesi sfumata per ven,

tura la guerra di Francia corse veloce a radunare l'esercito e


in brevi
d

confin

il

marchese
fede, e in

nelle sue terre

smantellato

Corni

in

pena

di rotta

esempio
la

a' fedifraghi.

Ma

ben altro pensiero che non


la

guerra

di

Monferrato

Amedeo. Il Conte di Virt Giangaleazzo Visconti avea spiegato animo di formarsi regno grande
travagliava
di

mente

e potente e la fortuna sorrideva alle sue imprese.

Il

Piemonte

non era
sconte

in

pace con

lui.

Torino

temeva

la inimicizia del Vi-

ma

non avrebbe mai accettato


in

patti

da

lui

e perocch

temeva una sorpresa deliber

Comune

10 gennaio 1388 che

due ambasciatori esponessero

al Principe d'Acaia quod si ipsum dominum habere pacera cum prefato domino Galeaz cum honore suo psam habere procure! al-

possibile est

tenta possibilitate sua et

subdictorum

suorum
et

et

si

ipsam

habere non possit


prefati

cum honore

suo quod attenta. ... superbia

domini Galeaz debeat auxilium


.

subsidium quod
Consilio

inde habere sperat amicis suis.

cum

honorabili

suo disponat etiam dictam guerram et resistenciam inimico-

rum
sii

prout

sibi

videbitur cura honore,

cum

ipsa

coraunitas

parata juxta possibilitatem


et

defendere et sostinere

hono-

or

rem et comodum suum mortem (l) . Per allora


la

subditorum
la

fu provvisto

suorum usque ad alla guerra. Ma Amefortuna se


di

deo di Savoia non era

uomo

da tentare

innanzi

non

vedeva ridente; e l'anno 1390 risolvette

aver pace.

A* 20 di ottobre era in Aosta, agli 8 di novembre colla moglie


in Ivrea, a'

23

del

mese

stesso in
(2)

Milano in cui

stette sino al

del successivo
lui

dicembre
:

ed

ivi

abboccatosi con

Galeazzo

ottenne da

quest' atto

Nos Galeaz Vicecomes comes Vir-

(1)

Arch. della
voi.

citt di Torino. Ordinali del

Municipio, ossia Liber

Consiliorum
(2)

XXIX.

Camera

de' conti di Ciaraberi. Arch. di Corte.

DI

STORIA PIEMONTESE
ctc.

151

tutum

etc.

Notura Aeri volumus tenore presentium

Quod
comiet

cum

inler illustrem

principem dominum

Amedeum

tem Sabaudie fratrem uostrum carissimum ex una parie


DOS ex altera sint inite
et facte

quedam confederaciones
in

col-

legationes et lige in

(f

quibus inter cetera conlinetur quod nos


alteri

invicem jurare alter

debeamus maxime

modum

qui

sequitur in effectu videlicet quod ipse dominus comes Sabaudie

nos de ducenlis lanceis et nos ipsum de quadringentis lanccis


expensis mittendis quanto citius
fieri

posset requisitione facta

et

ce

ad tardius infra duos menses

a die

quo

facta fuerit requi-

sitio

occurrente casu offensionis predicte vel

cum
fuerit

de proximis

offensionibus visibiliter ex evidenlibus demonstrationibus dubitetur.

Et hoc

tocics quoties alter

nostrum

ab altero ut

<(

premitlilur requisitus salvo quod

si ille

ex nobis qui de diete

iuvamine

fuerit requisitus haberet

guerram non teneatur ad


nisi

dicium subsidium gentium mittendum


fuerit expedilus etc.

cum

de guerra sua
octava

Datum
(1) .
il

Mediolani die

vigesima

novembris anno 1390


Rassicurato con ci

suo stalo lasci che quanti gridavano


Francesi die vcfu renitente
;

contra

il

Visconte gridassero a lor posta; e chiesto istantemente

da' Fiorentini

che volesse accordare


il

il

passo

a'

nivan per loro contro

Visconte
si

sulle
il

prime

poi

considerale le forze che

spedivano,

nome
il

del capitano che lo

conduceva,
era anche
fortuna,
si
il

la

potenza de'Fiorenlini,

desiderio di lanli (che

suo) che una volta


il

fosse fiaccata quella orgogliosa

lasci vincere e

diede:

ma

non

sprovveduto di
a lor voglia.

consiglio che quegli stranieri avessero a

camminare
(2),

Conciossiach mentr' egli

coli'

opera

del sire di

Cossonay suo
d'Acaia
si

luogotenente in Savoia

muniva Ciamberi
si

Amedeo

suo fedele die ordine che Torino


dotte dal Conte

fortificasse, e molti soldati

ponessero a custodia onde non venisse offesa da quelle genti con-

d'Armagnac

e da
(3).

Bernardo Delasalle quc tran-

seunt passum pertusii rostagi

tanto apertamente
,

il

Conte

oper che Galeazzo avesse a scoprirlo nemico


sto di soldati,

perocch richie-

secondo

la

lega scritta,

fece

in

maggio

1-391

(1)

Arch.

di Cor.

Trallati diversi.

Mazzo

I!

n. 9.

(2)

Cara, de' Conli. Libro 43.

(3)

Arch. di Citt. Ordinali del Hunicipio

Voi.

XXXI

152

DIClllAKAZIONE DI DOCUMENTI
Torino per a Milano;
lemporario alloggiaet

luetlerc all'ordine le genti e inviUc verso


e la

Citt

il

19

di

quel mese provvide

il

mento armigerum qui vadunt ad stipendium illustris domini Galeaz Domini Mediolani, quindi l'ospizio
francesi (1)!

magnifici
capitani

ai

Passarono l'Armagnac e l'esercito; baldanzosi come


rici

gli sto

hanno

gi scritto: insultarono vilmente

agl'Italiani, e fu-

rono

sconfitti ed in
la

gran parte morti.


al

Il

Visconte indignato non

inlimava

guerra

Piemonte,
stati

ma

la faceva,

Amedeo

d'Acaia
il

che aveva ottenuto da' suoi suo principato


rini di
<]itt

un sussidio

per ricuperare

di

Grecia

Torino avevagli conceduto quattro

fio-

buono oro da

trentasei soldi ciascuno per ogni fuoco della


le

e territorio (2)), dovette spenderlo in fortificare

terre

e crescere gli

armati per
il

la difesa,

che doveva essere grande,


la

perocch Saluzzo, visto


l'

buon tempo, rompeva

tregua del-

85

(3),

si

univa al Visconte e Monferrato non

si

rimaneva.
il

Trattanto avveniva caso sfortunato che poneva in pericolo

Piemonte e

la

Savoia.
Tutti

Amedeo VII ammalava,


gli

il

d'Ognis-

santi moriva.

scrittori

d' Istoria

savoiarda tennero

che quel Conte perisse


{inghiaie presso
;

d'

una caduta da cavallo cacciando un


il

Tonon ma
(4)

Cibrario che ha scoperto

illustri

documenti ha dimostrato
fu

che per ignoranza o per malizia


di

avvelenato da un ciarlatano Giovanni

Granvilla che b
di

aveva

persuaso che acquisterebbe


ch'egli

parvenza

robusto uomo,

da sparuto

era

se

si

lasciasse
volle

medicare
arrestato
Voi.

da
e

lui.

il
il

(]onle in sullo
(1)

stremo delia

vita

punito

Arch.

di Citt.

Ordinali del Municipio

XXXI.

(2) Ibid. id.


(3)
(4)

Ibid. Voi.

XXVI.
,

Milano 1831. Econom. polii, del med. ev. To1842, tom. 2 pag. 116 e seg. e 140. Un errore di cifra occorso negli Opuscoli, e non corretto nella Econom. polii, lascerebbe incerto che Amedeo nnorisse il di d'Ognissanti. La sera del sabalo 28 d' ollobre il
Cibrario. Opuscoli
,

rino

((

Conte tornando dalla caccia


suo male ec.

aveva
la

le

mascelle l'una incontro l'altra

inctiiodatc sicch
((

non poteva agir


Il

bocca
si

ec

Sopport ancora

il

'(

"
di

pose a letto .... Gli spasimi atroci che solTeriva gli fecer conoscere, ma troppo tardi, di che morte gli conveniva morire; onde il venerd quando il Granvilla gli si par davanti ec. ., ei lo cacci dalla sua presenza . Se quel sabalo era il
mercoled seyuenle
.
.

il venerd doveva essere poteva pi essere morto l'Ognissanti

28

di

ottobre

il

:^

novembre

il

Conte non

DI
Granvilla,

STORIA PIEMONTESE
al

153

ma non
,

parendQ reo
il

sire di

Cossonay n ad Ot-

tone di Grandson
di

furfante pot

andarsene libero nel paese

Vaud.

perch

si

ritir nelle terre di

Grandson
Duchi

fu sospet-

tato

che quel sire fosse reo della morte del Conte


i

(1);

onde

il

principe d'Acaia corse

feudi di Ottone; e

di

Borbone,

Orleans

Berr e Borgogna apersero inquisizione contro di lui

per farne giustizia.


col

Ma

uscitone illeso, venne a prova dell'armi


di

suo nemico Gerardo

Stavay che
il

lo

ebbe per questo


si

sfi-

dato e rimase morto; per che


l'avere dell'infelice signore.
Il

Conte

di

Savoia

prese tutto

quale forse non era reo per quanta

gran

tela di

calunnie

gli

tessesse intorno lo Stavay.

N che
il

in-

clinasse a crederlo tale potrei dir io di Felice Garrone;

quale
la

non lasci cenno



(

di questo. Solo
lui

me

ne rimane sospetto per


di

seguente memoria da
livo di

serbata

15

settembre 1389

il

Ba-

beni

Vaud aveva condannato a morte ed alla conQsca dei Ugo signor di Grandson che aveva fatto false scritture
si

colle quali

provava che

conti di Savoia
i

avevano riconosciuto
i

in feudo dal

duca
,

di

Borgogna
,

castelli e

luoghi di Ciam,

beri,

Bourget
Bugei

Wontraeillan
,

Montfalcon, Seissel
,

Montluel
Saint-Trivendi-

Bourg-en-Bresse
vier et
i

Pont-de-voilc
.

Pont-de-Vaux
il

(2)

Forse Ottone spegnendo

conte

cava

parenti.
dice la cronaca di Evian, estoit prince valeureux et
vaillant

Amedeo,
magnanime,
Carlo VI
il

aux armes; ma pare che


suo consiglio, e poscia
il

avesse
di

fama
pru-

eziando di abile poiilico, se nella riforma delle leggi


volle nel

Francia
di

celebr

denza

(3).

Non era
e pi

letterato

quanto

il

padre;

ma

fervoroso di religione e

n tanto voglioso
ai sudditi.
I

di

neppure tanto guerre. Per ci

meno grave
eragli

amato
,

preti

non tem

ma non

volle

nemici, e nello scisma

credette coi sudditi in Clemente V'II che


si

amico e consanguineo e da cui

aspettava la Contea di

emulo di lui Urbano, e con Bonifazio successore d'Urbano. 11 primo gli eresse Mondov
Ginevra;
tratt

ma

egualmente

coli'

in vescovato distaccandolo dalla diocesi

d'Asti

(4)

l'

altro

con

(1) Hist. palr. (2)

Monutn.

Voi. 1 Scriplor.

Croniques de Savoye.

Arch.

di

Cor. Cill e Provincie. Savoye Duchc. de la royale


di

Mazzo
de
la

n. 9.

(3) Ibid. Hist.

(4) Ibid.

Maison de Savoie, Vescovadi. Mondov. Mazzo l, n. 1.

Croix, ras.

AReH.ST.iT.voi.xni,

-20

154

DICIIIAUAZIONE DI DOCUMENTI
il

una bolla

sicuro che

niun delegalo
di

o suddelegalo avrebbe
il

avuto autorit o facolt


di

scomunicare
Savoia

Conte
di

di

Savoia

interdirne le Chiese
il

(1).

Conosceva l'animo
per

que' pontefici.
le

Sapeva che
zioni loro
;

Piemonte e
dell'

la

potevano stendere
godere
favore

ambi-

usava

occasione

e vivere

quieto, niente dando di quanto ciascuno desiderava. S'egli avesse

pi fatto,

il

benefzio che rimase a lui solo sarebbe toccato anil

che
j

ai

popoli; e
i

suo regno avrebbe

florito.

Ci

che fecero

Visconti:

quali almeno sino a tutta la vita di


le

Giangaleazzo
s

infrenarono

pretese del Clero e del Pontefice

che

il

ri-

dussero persino a riconoscere e confermare


ritto del

che stava nel

di-

E
di

la

Principe la nomina ai benefcii, e alle sedie Vescovili. Lombardia crebbe in civilt e in ricchezza d' agricoltura,

manifatture,

d'ingegni

scienze;

che

mancarono

per

lungo tempo ancora


tibile

agli stati di Savoia:

non

possibili a pro;

sperare que' luoghi che son tenuti nclT ignoranza

n distrutdi essa

P ignoranza, dove sia favorito chi ha necessit

per

vivere lauto e temuto, e dominare.

Quantunque meno avaro


i

del padre,

il

settimo

Amedeo crebbe

pedaggi e

le

gabelle

qualche gravezza: perci che a


trovati
(2)
;

d'esempio quelli d'Ivrea furono


cinquecento fiorini
di
d'

fruttare al
tass
i

successore

oro ogni anno

giudei di Savoia
e spesso richie-

quaranta

fiorini
,

d'oro similmente annuali


si f'

(3)

se di sussidii

e viaggiando
(4).

dare quelli specialmente del

giocondo arrivo

N
si

le

leggi criminali

temperarono

quangli

tunque

pi benigno

mostrasse quel

principe che

non

antecessori. Pietro di

Comblon

uccisore di Ridolfo di Chiss ar-

civescovo di Tarantasia ebbe undici giorni di strazio: fu tanagliato,

monco
(5).

del

pugno destro, poi del


di

sinistro; impiccato,

squartato

Multato gravemente Guglielmetto Peranisio per

aver detto ad Andrea

Summonte

Vicecastellano di
il

Ciamber
,

che imbrogliava

gli affari:

Non mettete

carro innanzi a'buoi


(

Lasciato largo arbitrio

ai castellani nelle

cause correzionali

sot-

(1)

Ardi,

tli

Cor. Bolle e Brevi di Bonifazio IX.

Mazzo

n.

1.

(2) Ibid. Prolocolli de'Scgrelari.


Ci]

Bombai. Voi.
Libro i3.

i.

Cam.

de' Conti di

Ciamber,
Libro 41

{i)
(15)

Cibrario, Finanze di Savoia, e

Camera

de' Conti

Camera id. anno 1387.

IJI

STORIA PIEMONTESE
Giamber per
le

155
)

lOQicssi al consiglio di

criminali

ogni gesto
il

ogni parola; sempre con multa ad ingrasso del fisco,


toglieva spesso per denaro a far liberi gli omicidi e
i

quale

feritori.

per denaro

si

redense un prete die aveva colpito

di

coltello

un

borghese; per denaro and libero chi disse ruffiano al suo nemico,
(fierissimo oltraggio di que' tempi), per denaro

non

fu preso n

carcerato

il

feritore

d'un curalo

(1).

Le

quali pene pecuniarie


il

potevano essere perdonate; e ne aveva anche autorit


dal consiglio

luogo-

lenente generale di Savoia. Laici e preti erano giudicali da lui


di

Giamber

dai

Castellani
il

secondo

la

natura

e l'importanza delle cause; punito


stico fosse

laico

che

al fro ecclesia-

comparso

la cancellera

vescovile non aveva cognialla

zione che di

cose direttamente o indirettamente altinenti

Chiesa

(2).

Curioso preambolo mise Amedeo Settimo


poco prima
ditto
a di

al

suo testamento

morire: considerans quod praesentis vitae con-

statum habet mstabilem et ea quae visibilem habent

ESSENCIAM TENDUNT VISIBILITER


i

AD

NON ESSE
il

(3)

sosterrebbero
riana e
il

nostri teologi

lo

sostennero

Vescovo
di

decano

di Saysirieu.

La morte immatura

Non lo di MoAmedeo

parve a taluno danno


ed ordinamenti
utili.

allo slato conciossiach egli

meditava leggi

Non

dice quali fossero, n se gi annunciale.

Per niente

felici

furono

gli stati nel

suo regime
arti
i

per niente prole

sperarono. Ignorale o non curate


faceva ricamare
e le
gli abili a

le
;

comprava
niente
si

stoffe e

Milano

lavori d' oro e d'argcnlo


:

armi

o col comperava od a Pavia

operava

in

Savoia, quasi niente a Torino, e nelle provincie dove pure l'Acaia

procurava quel ben che poteva

ma

che per ignoranza


erano

di

eco

nomia non

frullava. Gli stati generali servi al principe, chiamali


di tributo

solo per decidere d'armi e

inutili

o nocivi

ai

comuni
belle
,

quali avrebbero voluto

meno impacci
al
,

di pedagi, di
,

ga-

di dazi pel

commercio

de'prodolti

agricoli

e pi libert
delle merci.
i

sicurezza

all'impiego de' capitali e


,

cambio

Onde

fu gravissimo errore

tra gli altri

quello, che

Torinesi

non dovessero

vestire d' altro

panno che

del fabbricato a

To-

(1)

Cara.

(le

Conti di Ciamberi, Libro 44.


e Cam. de' Conti

(2) Ibid.
(3) V.

43.
,

GuicheDon

di

Ciamberi, Libro 04.

156
rino
(1)
;

DIGHIAHAZIONE
e

DI

DOCUMENTI
cosicch rimase inutile
;

non minore

il

lasciare ai preti la cura de' molti beni


gli

che allora possedevano

Spedali:
(2)

il

ricorso (alto al vescovo nel 1378

e se

si

volle trovar conto

di mille cose distratte, e ricondurre le entrate al loro destino,

fu necessario che

il

Comune assumesse

egli stesso di

inquisire

lenimenti ed

fruiti (3).

Niente dico

dell'

influenza delle costituzioni de'governi vicini


d' intelletti involti

che non ne potevano avere sopra una massa


e oppressi dalla forza feudale
;

tanto

pi noiosa

e grave
sesto

in

quante pi persone
deo
,

divisa.

Malanno conosciuto dal


;

Ame-

e cercato di
si

ma

che

rompere poco o nulla curato dal successore, and consumando per fortunati accidenti come or ora

vedremo.

(1)

Arch.
Arch.

di Citt.

Ordinati dal Ordinati

Comune

di

Torino, Voi. 31,

(2) V. pag.

106

di

questo Volume.
e. s.,

(3)

di Citt.

Voi. 30,

DI STORIA

PIEMONTESE

157

CAPO
Amedeo

IV.

Vili.

Materia pi copiosa abbiamo dal SanTommaso per

la storia del

regno

di

Amedeo

ottavo.

Abondante d'avvenimenti

varii

meritava

pi minuta e distinta narrazione. Pare che fosse intenzione del


nobil giovane partirla in quattro capi fermati a quattro epoche
notabili che influirono

grandemente
le

sulla propriet de' soggetti.

Nel primo comprendere


l'

azioni del
;

tempo

della tutela; Del-

altro, quelle del libero imperio

nel terzo, gli atti del Ggliuolo


;

luogotenente mentre

timo
colla

dieci anni in

Amedeo era ritirato in Uipaglia che Amedeo fu Papa compire


:

nell'ul-

la storia

morte

di lui. Io

medesimamente
i

far (s'intende
,

sempre
il

per ci solo che riguarda


san

documenti raccolti

non quanto

Tommaso

intendeva. Egli scriveva

una

storia
il

con quest'esso

e con ci che avevano detto gli altri);


in

ma

secondo divider

due parti per maggiore comodit a chi vorr leggere, e per maggiore chiarezza di argomenti: punto di divisione, la morte
di

Ludovico d'Acaia e

'1

ritorno del Piemonte a Savoia

epoca

ragguardevole dalla quale principi qualche vero bene al paese

che separato da Savoia non era possibile a riceverne. Imperoc-

ch combattuto da Saluzzo
migliorare

e da

Monferrato

poco protetto dal

signore del dominio diretto, o almeno poco difeso, non poteva


l'

agricoltura che data

gli

avrebbe

vita forte

ric-

chezza

n godere de' beneGzi del commercio colla Lombardia


liti
;

esposto a spesse

col Visconte

contro
alla

cui

non era baste-

volmente afforzalo
di

n avere appoggio
il

Francia per ragione

cambi

conciossiach

conte di Savoia era geloso che pas-

sasse ad altrui quel bencGzio non possibile ad avere egli stesso.

se passasse in Piemonte,
i

non

a lui,

ma

al

suo soggetto era

utile; per niente contali


ducitrici
a'

popoli, non uomini,

ma

cose pro-

regnatori di quanto cresce arroganza e superbioso

costume. N per quanto Ludovico d'Acaia (che fu ultimo prncipe di quella

era da sperarle
degli stali
il

buona parte d'Italia) procurasse in utile di lei, un ottimo avvenire conciossiach la salute
;

libero

commercio

delle produzioni degl' ingegni

158

DICIIIAUAZIONR DI DOCUMENTI
il

o delle terre; e allora

Piemonte era nella condizione de'feudi


,

poveri e piccoli, cos tenuti dalla gelosia de' vicini

dall'ambi-

zione degli esterni, dall'incuria de' padroni; e, quello che pi


il

rialzarsi

impediva

dall'
:

ignoranza del popolo. Erano

Pie-

montesi poveri e
i

faticati

non uno ingegno stava


difendesse:
i

fra loro

che

diritti

de'

Comuni validamente

municipali co-

stretti

violare le leggi per compiacere al risoluto padrone che

esigeva armi o denaro; ninno artista che informasse bravamente


il

popolo a vedere

il

vero e

il

naturale
;

niuno scienziato che


,

la

ragione del giusto predicasse


arti

le

scuole poche e povere


costretti
i

le

meccaniche
vestire,

poco

men che bambine;


la

desiderosi

armare

e godere

casa con

vesti,
i

armi, e
preti e
i

mobili
nobili
;

fabbricati fuor del dominio. Ricchi e riveriti

questi a quelli riverenti

se

non

soggetti

non contraddittori:

la

gran massa disprezzata


al

adoperata ad ogni capriccio


;

di colui

quale obbediva. Leggi

miti pe' nobili, pe' ricchi, pei preti;

intolerabili,

barbare agli

altri; l'arbitrio,

misura

di

pena e, bene

spesso, ragione. Sicurt pel signore, non partecipata al suddito:

era uno stato di abiezione inflnitamente pi basso che non pel

meridionale

d' Italia

e per la

Lombardia

dove erano bens cale

dute

le

libert,

ma

le

forme libere, n
la

leggi di libert,

erano tutte cadute: e se alcuno comandava a qualche numero di


citt e di

terre era

sempre temuta

resistenza del popolo a


le citt

comando
tutte
Il

ingiusto od iniquo.
,

Ma
,

nel

Piemonte
,

erano serve

almeno quelle
,

che feudo erano ad Acaia

che

1*

altre se

non

molte

serbarono leggi
se

costumanze

osservanze di patti.

sesto

Amedeo
il

mai

fosse vissuto era da

temere
e

le

avesse

distrutte:
il

settimo non ebbe tempo a librarle n a risolverne

destino.

11

San Tommaso lamenta che l'uno


;

l'altro per
egli

diverse passioni Gnissero breve la vita

non so quello che


alti

avesse ravvisato:

ma
la

avend' io non altro recato che gli

loro

non posso mutare


di

mia opinione. Vediamo

le

arti di

regno

Amedeo

ottavo, e insieme alle vicende di Savoia e Ginevra


il

quello che patisse o guadagnasse

Piemonte. L' ottavo


e

Amedeo
danno
con

parr pi somigliante all'avo che al padre,


<ii

fu; con

popoli che avessero desiderato

libert;

ma

pe' soggetti

qualche utile vero, se non che

parranno quelle che furono,


i

tiranne inescusabili certe strettezze a cui volle conGnati


nicipii dalle quali

mu-

mai non

si

disciolsero; o se

'I

tentarono, pi

DI STORIA
furono constretli;
riterranno
il

PIEMONTESE

159

ma

beni che derivarono da altri ordinamenti

lettore

da giudizio cui avrebbe severo. Ritennero

anche
rica:

il

il

San Tommaso, mentre raccoglieva la suppellettile sloquale io non ardisco dire se nel cribrare le opere o
del
tutto

nel giudicarle con istudio sia rimasto

favorevole

questo principe (che veramente non pare)


bile

ma

certo era tolera-

che

gli fosse

presentando quelle cause

difficolt

n piccole, a chi voglia piuttosto all'animo di

non poche Amedeo, che alle

condizioni de' tempi le azioni illaudabili attribuire. Chi vorr,

come desiderava
del

Felice di San
s'

Tommaso
io

stendere una storia


io disaccorto

regno vedr

egli

male opinava e

s'

lui

accedeva: sebbene, quello che


dere scusabile chiunque
si

verr esponendo possa

ri;u-

ridusse alla nostra opinione.


la

Ma

io

non devo preoccupare


di ci

mente

di

nessuno

s
il

ren-

dere conto e discorrere


chese di San

che trasse dagli archivii

mar-

Tommaso.
.
I.

Minore et

di

Amedeo.
fu

Amedeo Vili
Bona
di

per testamento del padre

in

tutela di

Borbone; donna egregia e del governare espertissima.


Molti casi stringevano: la guerra Viscontea in Pie-

perch' egli non contava che otto anni, ogni affare rimase in
lei.

ordine a

monte
chio

e la guerra nel Vallese erano cagioni che taluno

minac-

ciasse di rivoltare, talaltro


,

nuove

liti

promovesse. Volevasi oc-

prudenza, fortezza, fermezza, che togliesse a chiunque


di

speranza
dotata

riuscire ne' proprii consigli.

Bona

di

Borbone era
arti

d'animo

e di

mente

virile:

sagace ed instruita nelle

del marito trasse fuori l'antica politica e intanto che


l'Acaia a resistere alle milizie del Visconte
citt e feudi del
,

animava

si

assicurava delle

Piemonte che dipendenti per assoluto da Savoia


,

progettava accordi ai Valligiani

parlava di pace a

Galeazzo
degli

e alle nuove pretese di Monferrato

opponeva

le

sentenze

arbitri del 1389. Delle quali azioni partitamente dir.

Dopo
la

la disfatta

dell'Armagnac
che a

il

Visconte pens di punire

mala fede

di Savoia
al

lui collegato

aveva dato passo


lo

ai

nemici. Ricevette

suo soldo Facino Cane e

mand

contro

1G0
le terre del

DICHIARAZIONE Di DOCUMENTI
Piemonte,
li

marchese

di

Monferrato

vistosi

arri-

vare quel capitano nelle sue terre in ayralibus loci nostri Ca-

stagnoliorum tendens ut dicitur versus partes superiores scrisse

subitamente
si

al

principe d'Acaia perch sapesse


(1).

il

caso e non

rimanesse sprovveduto

Questo fu

ai

14 dicembre 1391.

Ai 17 giunsero lettere di Aimone di Savoia


l'Acaia al

luogotenente dell'

Vicario di Torino perch

congregasse
il

esercito

difesa: e altre lettere

sue del 20 avvisavano che


e ordinava

nemico aveva

occupato Cessano che dipendeva


conte

da Savoia e che a
si

nome
Subilo

del
la

domandavano
di

aiuti

dessero

(2).

citt affid ai sapienti di custodia di riordinare in fretta l'eser-

cito generale

porre
i

le

barriere in confinibus extra

muros

munire

di

guardie
i

confini del territorio. A' 4 di gennaio suc-

cessivo tutti

cittadini si

chiamavano
il

sotto le

armi presso To;

rino

dove sarebbe venuto

giovinetto conte in persona


tali

ma

le strettezze de'

mezzi erano
giugno
;

che non fu possibile radunarsi


le

prima
fiorini.

del

23

di

e per fortificare

porle

e per soc-

correre al principe fu necessario prendere


I

a prestito seicento
si

nemici incalzavano, e Torino temeva: per ci


,

po-

sero vedette alle torri

si

sprangarono porta Marmorea e porta


custodie.
si

pose

tempo Monferrato nuovamente nemico ad Acaia;e quando Facino Cane ebbe sconfitto nuovamente verso
Sorania,
lite
si

accrebbero

le

In quel

del luogo d'Azeglio e

scopr

Nizza

le genti di

Armagnac
il

il

Visconte
gli

si

pacific e leg in
di

amicizia coll'Acaia,
e
li

marchese assold

avanzi

que' ribaldi
lo avesse

condusse in Piemonte e nel Canavese. Che cosa


io negli storici;
le castella
:

mosso a tanto sdegno non ho trovalo

che non

sembrano cagioni sufficienti le da un severo processo durato


contro Antonio

liti

per

ma

appare

dal 12 luglio al 26 agosto 1394

Torino d'Osasco piffero del principe d'Acaia

per accusa contro costui data da Monferrato: che l'Osasco tentato avesse nati

un domestico

del

marchese
(3).

a velenare
si
,

cibi

destiil

per

lui e la

sua famiglia

Onde

pu dedurre che

non ostante marchese credesse colui mosso dall'Acaia questi ne desse soddisfazione con aperto giudizio.

che

(1) Arcli. della citt di

Torino. Liber Consiliorum

voi.

31,

(2) Ibid. id.


(3)

Arch.

di Corte.

Monferrato. Mazzo VI, n. 18.

DI
Subito
si

STORIA PIEMONTESE
mezzo a que'due
il

101
ii

posero in

signori

conte

di

Savoia, Giangaleazzo V^isconte,


si

duca d'Orleans: che ottennero


affatto (l),

segnasse una tregua:

ma

le

armi non cessarono


tutta
la

e si

pu dire

ctie la

guerra dur per

vita

loro. Nei

volumi 31 e 32 del Liber Consiliorum citato

in

nota chiaro
il

con quanto amore que' Piemontesi soccorressero


cipe

loro

prin

con danaro ad ogni modo raccolto per virt degli Stati


,
i

generali pi volte convocati

quali costrinsero

preti a prov-

veder bombarde

vcrretoni, e a consegnare le
;

cifre delle loro


;

entrate per essere tagliate


e con servigi di
a

con leve
di
il

di

armati non piccole

mano

alle
,

opere sendo

muro

e di trasporti, li che

duchessa Bona favoriva

principe

suo consigliere
si

gradito nella tutela del conte.


nel

Le

trattazioni pi vive

fecero

97 e nel 98
si

(2)

dopo che Monferrato ebbe jterduto Moncadesse nelle mani a Savoia


si

dov, e i'Acaia erasi obbligato di non distrarlo mai dai beni di


famiglia

che un

dopo che

Saluzzo altro nemico d'Acaia

era pacificato seco ed accordato

con lega

di

libero
il

commercio

(3).

La causa

fu

resa in arbitrio

del Visconte
in

31 luglio 1397. Molli testimoni furono esaminati


luoghi del Piemonte e in Monferrato (471)
(4)

Torino e

altri

pel solo principe

d'Acaia

molti

documenti
e non

presentati a
Casti-

Giovanni Crespi,

Oberto

glione deputati dal

Lampugnano Duca Giangaleazzo;


di

e Cristoforo da

pochi

avvocati

interpellati e consultati dal Visconte


di

perch tra tanta


farla.

smania

guerra non rimanesse punto

pretesto per
I'Acaia
,

La

fine

fu

che

il

duca

di

Milano sentenzi che


il

rilasciasse a
,

Monferrato

la citt e

distretto di

Mondov

Bover

Pevera-

gno

la

Margherita, Beynette, Morozzo e Brusaporcello (per


di
il

conformarsi a quel privilegio

Venceslao imperatore 18

no)

vembre 1396 che aveva creato


e Collegno
,

marchese

vicario imperiale

Torino e Gassino

e Monferrato cedesse ad Acaia

(1)

Ardi, della

citt di Torino. Liber

(2J Ctii le volesse

consultare

le

Consiliorum, voi. 31 e 32. troverebbe in due grossissiini volumi


corte in Torino. MonfernUo.

cartacei di cantlteri gotici

iiell'arcliivio di

Mazzo Vili
(3)

e IX.

Ibid. Cill e Provincie.


n,'

Mondov. Mazzo

I,

n.'

8 e 16.

Saluzzo.

Mazzo V,

3 e 4.
l'esles

(4) Ibid.

producli per

dominum principcm

Achaie. Monferrato

Mazzo IX,

n. 1. 21

.4RCn.ST.lT. Voi. Xiii.

162
Envie
,

DICHIARAZIONE DI DOCUMENTI
Sambuy, A vigliano
e

Pascarilc
(1).

ciascuno rimanesse astale

soluto dalle vicendevoli pretese

Ma quantunque

sen-

tenza fosse stata scritta col consenso degli


e avesse specie di dover finire ogni questione

avvocati di Milano

(come felicemente
(2);

ebbe

fine quella tra


di

Monferrato e Savoia pel luogo d'Azeglio


dispiacenze
,

pure fu cagione
sebbene
i

maggiori.

E
il

la

causa

fu

che

procuratori d'Acaia
,

odorato che

Visconte pronun(

ciar voleva sopra Torino


colt a lui data

Gassino e Collegno
stato fatto parola
)

di

che nella

fa-

non era non

protestato avessero

che

di quelle terre

si

discorresse
;

(3)
il

ma

solo

dell' altre

soggetto e cagione del compromesso


delle loro parole.

Visconte non fece caso


stesso
d

Ed

eglino

riprotestarono Io

della

sentenza 30 gennaio 1399 e interposero appello da essa in pre-

senza

il

Duc^
che

istesso in Pavia [in


il

camera

violis depicta), e in-

sistettero

compromesso

si

protraesse sei mesi onde fosse


le

agio all'Acaia di produrre per que' tre luoghi

sue ragioni
(5);

(4).

Monferrato (com'era naturale) accett


sottoposte le ragioni
a'

la

sentenza

ma

Acaia

propri avvocati ne riport otto favorevoli

giudizi che

rendevan nulla quella


Ribaldino

sentenza
(6).
,

viscontea

dettata
i

con ipocrite avvertenze in odio a Savoia


ri

Furono

dotto-

(7)
,

Milone Gruato

Beccuto

Signorino de

Ome-

deis

Barlolommeo

Saliceto di

Bologna, Cavaliere Gaspare de

Caldarinis, Pietro de Muris, Lorenzo de Pino, Cavaliere Gui-

scardo Marchiand, Ugonardo Chabod; e

le ragioni:

che

il

mar-

chese di Monferrato aveva mosso guerra al principe ingiusta-

mente
(1)
n,

sia

per

la

causa che

pel

modo; che

il

principe non aveva

Arch.

di Cor. J/on/^er rato.

Mazzo X,
n.

n. 2.

Mondavi.

Mazzo

I,

10,
(2) Ibid.
!d.

Monferrato. Mazzo VI,


,

14.

(3) Ibid. Id.

4) Ibid. id.
(5)

Ibid. Id.
di

Mazzo IX n. 2. Mazzo X, n. 3 e 4. n. 5. La pace e II trattato sono

posteriori alla prigionia

che Federigo

Saluzzo dovette soffrire due anni, sinch pag oUomiladugenlocinquanla genovini di riscatto al Principe d'Acaia. Noto questa

somma, che

equivale a ventimila lire genovesi, per correggere


si

II

Muletti

(tomo IV, pag. 194). Questa correzione


dice

, fredo Dalla Chiesa , comunicata dal sig. MS. ""'^% dalla R. Biblioteca di Parigi per V Archivio Storico Italiano;

forma colla cronaca di GiufCampi che la eslrasse dal Co-

sebbene gi stampata.
(6)

Ibid. id. n. 7.

(7) Ibid, id.

DI STORIA
fatto altro

PIEMONTESE
le
il

163

che difendersi contro

ingiurie e le aggressioni in-

giuste del marchese conservando tuttava in ci

moderamen
il

inculpatae tutelae voluto dai moralisti.

Che per

ci tutto che

principe aveva acquistato in quella guerra per parte sua giusta


tanto in cose che in persone e in terre, tutto era diventato giusta-

mente e legittimamente suo

di diritto, e

che

gli

uomini caduti

in

potere di lui facti sunt servi: che in ogni caso le due parti potranno
ritenere le cose, persone, fortezze e terre vicendevolmente presesi.

Onde per troncare ogni


nio tra
detto

lite

fu lascialo all'arbitrio di Savoia

il

sentenziare per ultimo con facolt di pace mediante matrimo-

una delle figliuole di Acaia e Giacomo primogenito di marchese (1). Fu allora finalmente che il marchese scrisse
d'armi
e

lettera per sospension

rappresaglie da

durare anni
d'Acaia

quattro
a'

(2)

(29 novembre 1401).


del

Ma

il

principe

Amedeo

di

maggio
il

1402 non era pi: e


gi not

la figliuola

che doveva

sposare

primogenito del marchese spos


istesso
(3).

marchese
nealogiche

come
Amedeo

il

l' anno successivo il Garrone nelle sue Tavole ge-

Intanto che

d'Acaia allestiva
,

le

difese di

Torino p

delle circostanti castella


di

Bona

di

Borbone riceveva giuramento

fedelt da

que' di Susa, del Canavesc, d'Aosta e d'altri luoa'

ghi di qua dai monti,


ai

quali ingiungeva robusta persecuzione

nemici. Di

dai monti, investiva Giovanni

d'Oncieux della
il

mistrala e beni di Pierre-Chastel, e perciocch


di

conte Pietro

Ginevra, non avendo

figliuoli, inslitu
di

il

24 marzo 1392 suo


sorella (4), e sen-

erede Umberto di Villars figlio


tiva

Maria sua
si
i

che questo dispiaceva a Caterina principessa da cui

d'Acaia che
la stessa

pretendeva anch' essa a quel contado,

pose attenta

Bona a che non nascessero fosser turbati; e se mai


figliuolo quella dignit
di lui possessore del

liti,

proprii possessi non fosessa stessa pel


agl'interessi

riuscisse

ad avere

che tanto bene conveniva


di

Visdomato

Ginevra e delia Signora del


si

Fossign. Alla

morte del conte Pietro


fratello e si

lev pretendente

Cle-

mente VII suo


(IJ

mise in possesso della contea pren. 2,

Arch.

di Corte.

Monferrato. Mazzo XI

(2) Ibid. id. n. 6.


(3) {4)

Pag. 118. tav. XI. Arcb. di Corte. Citt


n.
S.

Provincie. Genevois

Diich

et

Province.

Mazzo IX.

164

DICHIARAZIONE DI DOCUMENTI
il

stando omaggio a Savoia poi beni che


sceva
di
si
(la

conto Pietro ricono-

essa. Insorsero allora tutti coloro

che nel testamento


nella contea; e

Pietro erano disegnali possibili

a succedere

richiamarono

al

consiglio del conte di Savoia. Matilde di

Bo

logna contessa

Bianca

di

Amedeo d'Acaia marito di Caterina. Ginevra vedova d'Ugo di Chlon dama d'Arbai, Umdi

Ginevra,

berto di Villars,
ria
sia
(1).

Umberto
a'

di

Chlon e

la

moglie

di costui
d'

Ma-

Ma

essendo

IG

di

settembre 139i
gli

morto
A'

apoples-

Clemente VII

facililaronsi

accordi.
di

di

dicembre

Bianca e Caterina
lars (2)
,

rinunciarono a favore

e sebbene la

Umberto di Vilduchessa Bona avesse il 26 novembre


pertenenza
di

dichiaralo che la contea di Ginevra era di


voia (3), pure fu fatto abile
il

Sa-

Villars a contestarne le ragioni

purch

stsse alla sentenza del consiglio di

Ciamberi

(4),

e a'7 di-

cembre
lutti
i

del

95

fu
i

messo

al

possesso della contea e dell'Annecy con

diritti e

doveri del fu conte Pietro e suoi antecessori in-

(5). Umberto mor marzo del 1400 (6) senza figliuoli e la contea fu occupata da Oddone suo fratello che era l'aio di Amedeo VIII: e Ma-

tervenutovi diploma di Vinceslao imperatore


nel
,

tilde di di

Bologna
Acaia
il

islitu

suoi eredi universali le Ggliuole Bianca


di

Ginevra vedova
di
(7)
;

di

Ugo

Chlon e Caterina moglie


ad

di

Amediritto
altri.

deo
di

cos

che queste furon nuovamente in


s

testare

possesso della contea

Oddone
di

ad
ivi

Di fallo fu aperto consiglio in Ciamberi sopra ci; e


tate le

ascol-

allegazioni
di

in

diritto

che Umberto

Toire espose

a pr

Oddone,
(

e poich

valsero nell'animo de' consiglieri


si

fu risoluto
di

il

conte di Savoia intanto


la

accordava col conte


di

Ginevra)

che Oddone riceverebbe

contea

Ginevra e

beni aggiunti

come
,

in feudo di Savoia cos

che se morisse senza


[8).

figliuoli legittimi

la

contea e

beni a Savoia ricadessero

Ma

(1)

Arch.

di Corte.

CiU

e Provincie.

Genevois, Duche ec.

Mazzo X,

1.

(2) Ibid. id. n. 3.


(3)

Ibid. Protocolli de' Segretari.

Dombat, Voi.

n. 74.

(4) Ibid.

Genevois

come

sopra, n. 8.

(5) Ibid. id.


(6)

n.'9, 11.
Ginevra. Gaulhier, Hist. de Genve, ms.

Bibl. di

(7)
(8)

Arch.
Ibid.

di

Corte
e

di

Torino. Genevois

CiU

Provincie. Genevois, Duche.

come sopra, n. 12. Mazzo XII, n.' 6,

8, 11.

DI

STORIA PIEMONTESE
Giovanni Aglio del Re
Tursi
la
il

165

perch forse rimase qualche scontonlo, l'affare fu terminato a Parigi coU'amicizia di


di

Francia e col condi Vil-

siglio del cardinale di

5 d'agosto 1401: Oddone


di

lars cedesse a

Savoia
al

contea

Ginevra e

diritti

inerenti;

Savoia pagasse

Villars

quarantacinque mila

florini

d'oro e

desse la terra di Castelnuovo in valle di


i

Romei

e altro luogo;
ri-

quali se

Oddone morisse senza


(1).

figliuoli

maschi e legittimi
piacque
e
fu

tornassero a Savoia
parti ricevuta
e

Quella
(2)
;

sentenza
e
il

dalle

approvata

denaro da sborsarsi
(

al Vil-

lars fu dato dai sudditi di Savoia e

che non

parrebbe
(3).

vero

se

non rimanessero
il

gli

atti

dagli stessi Ginevrini


e

Rimasero
Il

pretendenti
di

figlio di

Umberto

Bianca

di

Ginevra.

figlio
di

Chlon

fece

lunga questione, finch ebbe in soddisfazione


il

sue ragioni prima


di

castello di

Valois; poi, in cambio di


di

Monthey in Ciablese e diocesi Monthey, Cerile del reddito anil

nuo

ottocento fiorini d'oro e

pedaggio grosso e piccolo


fiorini
(4).

in

(]hillon e Villeneuve

per

altri

dugento

annui; e ci otdi

tenuto, fece rinunzia d'ogni suo diritto

Bianca
egli

Ginevra

avrebbe nel 1404 trattato col Vescovo;

ma

che non voleva

guerra per niun conto, rispose onesto:


lui
;

l'omaggio doversi a
di
tutti
gli

il

possesso della dignit essere per atto


;

altri

passato in Savoia

ella si volgesse al

conte Amedeo. Per allora


figliuola di Caterina chiese

non ne fu altro;
della zia, e

ma

nel

1417 Matilde
col

soddisfazione di quanto aveva diritto per eredit della


si

madre

compose

duca Amedeo

in seltantamila fiorini
(5).

d'oro eh' ella ricevette cedendogli tutte sue ragioni

Questa minuta relazione compie


lasciata dallo

la notizia

molto imperfetta
corregge
di Villars

Spon e

dagli altri storici di Ginevra; e


Il

un errore

del signor Oatta.

quale tenne Umberto


(il

tuttora sano e vivo nel

1405 e venditore

5 agosto) della

(1) Arcti. di Corte.

Cilt e Provincie. Genevois, buche.


cit.

Mazzo XII

n.

12; e Gauthier, Hsl. eie, ms.


(2) Ibid. id.

n.43,

14, 15.
dal

Arch. Garrone.
(3)
(4) (3)

di

Ginevra. Nola inviata

signor Sordet

al

marchese

Arch.

di

Corte di Torino, Trails Anciens

Ibid. Citl e Provincie. Genevois.

eie. Mazzo VII, n. 11. Mazzo XIII, n.'8, 9, 13, 18,

19, 21.

106

DICHIARAZIONE

DI

DOCUMENTI
(1);
il

contea di Ginevra a Savoia per quarantottomila Gorini d'oro

perla quale correzione s'intende come


titolasse nel

conte di Savoia s'in-

1403 comes gebennensis ; che non V avrebbe potuto compera di quella contea fosse avvenuta nel 1405. Alla morte di Amedo VII vedemmo in quale fuoco di guerra Valligiani con Savoia. Lo spense Bona con prontezza, stavano e perch non fosse agio a risuscitare scrisse a' 24 di novembre 1392 la pace in questi termini Valligiani pagheche
se la
i :
i

rebbero

al

conte di Savoia venticinquemila Gorini

d'oro; che
Maiori e

Savoia farebbe restituire al vescovo ed alla chiesa di Sion per

mezzo

del conte di Challant


di
(2).

castelli di
;

Turbillon

Montorge cagione

tante

liti

Valligiani
i

presterebbero
quali, fortiGc

omaggio a Savoia
al loro paese.

A tenere

in soggezione
citt

anche pi diligentemente Evian


Evian era stata
bastioni, d'ordine del quarto

posta in punto superiore


,

chiusa di mura e Amedeo, da Galesio


,

fornita di
di

Dalma
e Fitas-

balivo del genevese e del ciablese

castellano di Evian

sterna a spese de' proprietari e


sati
(t

de'

mercanti che

furono

per

sei

anni cominciati col 1322:


(

quod omnis habens


ipsas clausuras faciat
in

casalia in villa predicta

Aquiani

).

ad

expensas

suas

proprias de

muro quatuor pedum


de quolibet

egresso.
in

Quod

levetur de quolibet equo vel equa venditis


;

foro

Aquiani duos denarios


;

bove

vel

vacca
;

unum denarium
lum
;

de qualibet bestia minuta

a
or

de qualibet duodena casearum et de

unum obolum quolibet siro unum obo;

de quolibet modio spultis seu corticis sex denarios

de

quolibet sextario vini vendito ad tabernam

unum

quartero-

num

de quolibet modio vini apportato infra villam Aquiani


(3) .

per exlraneos ad vendendum quatuor solidos gcbennenses


(1) li

passo da correggersi nelle Lezioni di Paleografia e Critica

diplomatica, pag. 182.

Un Umberto

di Viliars

viveva bens a quel

tempo ma non conte di Ginevra. Il vivo nel 1403 era quello che aveva accompagnato a Parigi Amedeo Vili nel 1401. V. anche Gaolhier, Hist.
de Genve, ms. citato.
(2)

Arch.

di Corte. Trails avec Ics Suisses et les Vallaisans. Vallaisans.

Mazzo IV,
(3)

n. S.
Bibl.

Cronica di Evian, ms. nella


Ginevra. Ibid. fol.85.

Cantonale

di

Losanna,

foi.

84.

Quelle esigenze furono affittale


cento
lire di

e diedero pei detti sei anni al

Comune

DI

STORIA PIEMONTESE
avanzare
quel!' opere
,

i<)7

Ma

poco

poterono

nel

1346

fu

ne-

cessario

che

Amedeo VI

accordasse

a' cittadini

veni' anni a

finirle e loro
a

M
<i

le spese: quod in sexlario quo solebant esse triginladuo quartcroni, fianl triginta tres et quarteronum dicli buridem pr quolibet modio genses percipant et habeant quod a dictis locis et castellania extrahetur tres corticis denarios gebennenses. Idem de quolibet equo vel jumenlo

concedesse per farne


in

vini

ad mensuram Aquiani

vendendo

in

mercato

dicti

loci

duos denarios
vel asino

gebennenses;

idem

de

quolibet

bove

vacha

vendendo

ibidem

unum denarium gebennensem. Idem de qualibet minuta be pr quolibet seracio stia unum obolum gebennense. Idem. vendendo et a dicto loco extrahendo unum obolum gebennense,
.
.

Idem

et

de quolibet sexlario

olei

vendendo ibidem

et

in ca-

stellania dicti loci et inde extraendo

duodecim denarios gee


altri venli

bennenses

(1)

Le quali provvisioni ancora non bastarono


il

fu bisogno

che nel 1365

conte confermasse per

anni

quell'imposta, aggiungendo:

castanearum

et

quod prosingulis cuppis nucium, aliorum fructuum arborum que vendunlur et de


gebennense ab exlraenle eodem
e poscia di

castellania predicla dicti lociextrahuntur, percipiant et habeant

unum obolum

chiarando che: quell'obolo s'intenda pagabile, uno dal venditore e

uno dal compratore; e similmente


Tutto questo per
la fretta

la tassa doversi

pa

gare dalle due parti pr qualibet duodena caseorum e pr quo


libet

seraceo

(2).

che

il

conte aveva
risi

di

opporre

alle fortificazioni ostili,

che faceva Ginevra, un

dotto egualmente forte per


volesse da nemici

sostenere

qualunque
n'

urlo

che
di

promovere

ne' Valligiani
,

abbastanza
passali

lui
;

malcontenti.

Ma
fallile

de' veni' anni

gi

erano

dieci

e,

com'erano
libert

a'Ginevrini le opere poich

sperate

sull'in-

certo delle rendite dei dazi che diminuivano

man mano

che

le

comuni

si

affliggevano; cos erano mancate al conte le


tutti
,

fortificazioni di

Evian che a

palli

voleva.

Inst perch

si

rinvenissero mezzi pi efficaci


cesse che

c(

e sul proposto de' cittadini con


,

a fonte

de Morgina inferius

usque ad medium lacum

et

ab acqua Drancie usque ad penetam de Edicr pr qua M-

(1)

Cronica di

FMan

cllata,

fol.

87, 88,

(2)

iWd. 90 e 91.

t68
((

DICIIIAKAZIONE
cuppa frumcnli, fabarutn

1)1

DOCUMENTI
,

bct

pisorum

lenliiliuin

sligiuis,

chiniveti (1), qualibcl carrata foni el palle, solvaulur et exi-

gantur [per cinque anni) a pcrcipienlc qualuor


beuncnscs. Idem pr qualibcl cuppa ordci
railleti
,

dcnarii gc,

avene

panico

nuciutn, caslanoarum
Ircs dcnarii

pyrorurn, rohye
,

(2), a perci-

piente
et

gebcnnenscs
in qualibcl

exigantur.

Idem

termino codem solvanlur cuppa celerorum fructuum

arborum a

|)crcipienle infra diclos confines unius oboli exivini, infra

galur.

'lem pr quolibel soxtario


tres dcnarii
(3]

dictos confines

cressentc

prediclo termino [dei cinque anni) a

pcrcipienle

exigantur.

Pro quolibel sextario

vini cres

sente
a

extra diclos confines solvanlur et exigantur duo dcnarii

gcbennenses quolibel anno (iictorum quinque annorum. Idem


pr qualibcl cuppa frumenti, fabarum
siliginis
,
,

pisorum, Icnlilium

chiniveti

qualibcl charrata feni et palie vendita in


diclos confines

foro Aquiani el

infra

que adducctur a
frumcnli
,

locis

extra diclos confines unius dcnarii a venditore et tolidem ab

emplore exigatur. Idem pr qualibel cuppa

faba-

"(

rum, pisorum,
rata leni ci palie
fueril ci

Icnlilium, siliginis

chiniveti

qualibel char-

que vendctur

si

infra diclos confines percepta


[sic)

vendalur ab emplore duos denarios

exigatur.
car-

te

Idem pr qualibel charrala lignorum bonum quod vcndelur infra diclos


exigatur a
venditore et
alia

el quolibel sacco

unus obolus quod tolidem ab emplore. Idem


confines

pr qualibel

re, mercandia, besliis el bonis


est

quibuscumloli-

que...
M

de quibus non

supra facta

menlio

specialis pr

qualibel libra ab emptore qualuor denarii solvanlur el

dem
lilis

a venditore el

pr rata de meliori
[k)

el raaiori precio.

ce

pr quolibel canerio

salis, qualibel pecia

tele,

el

Idem man-

grossa bestia que adduccnlur de extra diclos confines el

^(

ab

ipsis exigentur,

unus denarius exigatur. Idem pr qualibel


,

ci

balono cuiusvis quintalis fueril plumbi, stangni


pri
,

metalli cuel cere

sciupi

sanguis
extra

bovium sccatorum
diclos confines
et

lane
ipsis

qui

t(

adducctur de

ab

extrahetur

(1)

Chanvre, canapa
ervo.
sui raccolto de' frulli

(2) Rubiglia,
(3)

(4)

Questo a percipiente vale a spiegare f imposta Canestro?

DI

STORIA PIEMONTESE

iG9

qualuor denarii exiganlur gebcnnenscs. Idem pr qualibel pccia pangni cuiusvis coloris, baia verdata vcl non, halono
pcliium
(]uc

adducetur de extra dictos conlncs

el

ab

ipsis

oxlrahelur sex denarii exiganlur. Idem

pr qualibot cuppa

frumenti, fabarum, pisorumjentilium, siliginis, chiniveli quo adducetur de extra diclos confines et ab ipsis exlrahelur ....

((

Aquiani ressorto unius denarii exigatur. Pro qualibet cuppa


ordei, avene, panicii, millii,

nucium, caslanoarum

et

pirorum

bahuz[i) que adducentur ut supra unius oboli exigatur. Pro qualibet minuta bestia que adducetur ut supra videlicct pr
porco ulriusque sexus unius denarii exigatur. Pro
qualibet alia minuta bestia, exceptis agnis, capriolis, et porcellis

a quolibet

recenlibus unus obolus gebeonensis exigatur. Idem pr

qualibet falce scu dar, quolibet centum faucilliorum faclorum

piscium duodcna. Idem

in falsacari milliari scendali, quolibet

duodena lonorum

(?),

quolibet balono clavorum, ferreriorum,

que adducentur ut supra unius denarii exigatur. Pro quolibet milliario clanini, pegia, pr quolibet bossolo vini qui abducelur ut supra duo denarii gebeiinenscs exiganlur
.

E per

sicurt di esigenza fu ordinato dal Conte che di ogni derrata e

mercanza vendibile, non


d'Evian dove ogni perdere
la

si

facesse contratto se

non

pel

mercato
quattro

cosa doveva essere condotto sotto pena di


di

merce. Tass quindi ogni persona d'Evian

soldi ginevrini ogni

anno

per que' cinque anni, e la slessa capisoli,

tazione,

ma

per due soldi


(2).

pose

al

contado

divite

paupe-

rem adiuvante
Continuo

la storia di le

queste imposizioni dalle quali

si

com-

prende quali fossero

importazioni e
il

le

esportazioni di quel

tempo

in quella parte di Svizzera e


falla

valor comparativo delle

merci nelle epoche diverse. Tal


antichi storici
stali estralli
,

importantissimi al giudizio de'tnoderni


stali di

documenti curati poco dagli sarebbero


,

per ogni provincia degli


,

Savoia e per ciascuno


la vita. Finiti
i

degli

Amedei

se al

San Tommaso
di

fosse

durata

cinque anni, e non


altre tasse sulle

finite le

mura, furono

per sessant'anni fissate

merci

pi ovvia consumazione.

vino che era


(1)

di

XXXII

quarteroni, diviso a

Lo staio di XXXIll (per cui,

Questo

nome

dato anche sul

Piacentino ad una specie di pera

vcrniccia.
(2)

Cronica di Evian dlatii,


ARCH. St.
Ir.

fol,

y;j

ni \S.

Voi. XII.

22

170

DICIIIAIUZIONE DI DOCUMENTI
al

uno

leccia,

Comune); tassato tre denari ginevrini il moggio di cor due oboli, la coppa; due denari, un cavallo od un gi
e

mento; uno, ciascun bue, asino


nari,

vacca;

un obolo, ciascuna
;

bestia piccola; due, ogni dozzina di

formaggiuoli

dodici

de-

uno
la

staio d'olio o venduto in Evian o fuor portato;

due

denari,

coppa

di noci,
(1).

castagne ed

altri fruiti;

due oboli pr
si

quolibet seraceo

Per esse rendite comunali che spendere

dovevano
di

nella fortezza

ebbero

via via gli

Eviani qualche libert

e franchigia cui per soprappi pagarono con una offerta. Bona

Borbone che per


del

la

pace desiderata co' Valligiani aveva biso-

gno
di

denaro, e

de' servigi de' cittadini

d'Evinn,
1392:

fu sollecita
i

raiTermarle e

farne

atto

il

25

di

luglio

giudici,

castellani, gli officiali tulli della Citt dovevano giurare in

man

de' sindaci di osservare le costituzioni e le franchigie, e difen-

derle; chi non giurasse fosse cacciato: niun cittadino

d'

Evian

poteva essere arrestato in nessun luogo del conte di Savoia per

ninna causa

civile

o criminale nisi fuerit pr latrocinio, homi-

cidio vel prodilione, vel nisi talis

persona

tale delicium

enorme
delitto

commiserit per quod meruerit sententiam capitalcm vel membri


mutilationem. Che se alcuno avesse
essere citato lo
della giustizia,
delitto,
si

dovuto per

altro

doveva innanzi

giudici di Evian e nel palazzo


;

non nella cittadella e se reo non non aveva ad essere sostenuto innanzi

fosse di
il

enorme
,

giudizio

se

dava sigurl onesta. N fuori alcuno poteva essere preso e tenuto


nelle terre del

Conte se gi stalo non fosse per offesa alle per11

sone della contessa e del conte e de' loro famigliari soltanto.

comune aver doveva


creare
ufficiali di

libero e

proprio

il

diritto

di

macello;
legali ()er

sua scelta e dar loro autorit di


;

tratiare affari con chicchessia

e cursori con facolt di staggire

vendere ed eseguir sentenze,


Savoia concesso a loro
le

liberi dalla

soggezione del conte di


gli

di

portarne incise sulle spade e


tali

scudi

imprese. Gli Eviani corrisposero per

cortesie e larghezze
(2);

singolari cinquecento fiorini d'oro alla duchessa

e la

du-

chessa pot condurre alla pace del Vallese


il

il

conte di Ginevra,
e

vescovo di Sion,

signori de

la

Tour, Berna

Friburgo, e

conchiuderla con quel vantaggio che ho gi enuncialo.

(1]

Cronica di Evian citata,


Id.,
fol.

fol.

99, 100.

(2)

108

ai

111.

m
ove trovasse
il

STORIA PIEMONTESE
e pare che nelle
di

171

La (fachcssa accorta
Willars col duca
di di

de' bisogni altrui ora pronta a concedere


:

suo conto

liti

di

Od(U)nc di

Berry e col duca


di

Borgogna per causa


di

conGni (1); e nei desiderii

Benedetto Xlll successore

Clemente VII maneggiasse con loro soddisfazione; perocch n'ebbe


da Francia ringraziamenti e doni
di esiger
,

e dal

papa una

conferra;
(2)

decime che

1'

antecessore aveva accordate a Savoia


i

sotto pretesto di soccorrere

luoghi santi. Quant' altro operasse

consigliando

il

figliuolo dichiarato

maggiore, vedremo

fra poco.

II.

Amedeo Maggiore.

Conte d Savoia, poi duca.

La cronica

d'

Evian non

fa

maggiore Amedeo che


di

l'

anno
slatta

in che celebr le nozze

con Maria

Borgogna, a cui era


trovano

fidanzato bambino. Gauthier lo assicura uscito di tutela nel 1398

compiuti

quindici

anni

e veramente

si

atti

in cui

Amedeo
storici

solo senza l'assistenza della

stanno col

madre, oltre che altri Gauthier. Par dunque buono credere che ve98
;

ramente uscisse
i

di tutela nel

ma

continuasse ad ascoltare

consigli della
il

madre

sinch'clla visse. Della cui

morte s'ignora
14-02.

propriamente
parve giusto
il

giorno.

Guichenon ha 19 gennaio
credette

Non

al

San Tommaso che

nelle sue Tavole genealogiche

mise incerto. Cibrario

che dovesse essere 19 gendi

naio 1403 perch nel conto del tcsorier generale


fin
di

Savoia del

gennaio 1403 trov una spesa pel lutto della duchessa.


di

Certo a'30 giugno 1402 Bona viveva perch Carlo VI


le

Francia
lui

don 4000 franchi


et

d'

oro Vgard de servces qu'

elle

a
se

rendus

qu'

il

espre qu' elle lui rendra l'avenir et


le

pour

soulager des fraix quel pourra tre sujetie pour

recouvrement

(1)
(2)

Arch.

di

Corte. Trailds Anciens avec la France. Paquet VII, n. 5.

Ibid. liollr e Brevi. Benedelto Xlll.

Mazzo IX,

n.

1.

iT2
de ses lals

DICHIARAZIONE DI DO(UJMENT(
(1),
t^

Primo

degli atti di questo

Amedeo

raccolti dal
il

San Tommaso

una dichiarazione che


il

fa ai

Ginevrini

9 no-

vembre 1398 che

permesso avuto
n costituir
VIII

di

amministrar
in

la (giustizia

nella loro citt sino al finir di


de' diritti del vescovo,

dicembre non sar


al

pregiudizio

conte di Savoia autorit


fatta

alcuna. (Concessione questa pi

volte

ad

Amedeo VII,

che
i

si

rinnov ad

Amedeo

ma
la

colle stesse riserve, ferrai

cittadini di

mostrare a Savoia
concessione che
i

loro

amicizia

ma

insieme
intaccati

guardare gelosamente che non fossero


i

minimamente

loro diritti

conti di Savoia spesso chiede-

vano per assuefare


fosse agevole
Il

cittadini a vederseli in

Ginevra, sperando
formalit,

forse che le riserve diventassero

un giorno semplici
il

loro
dette.
i

riavere quanto gi

sesto

Amedeo
le

posse-

che per altro non avvenne mai avendo imparato anch'essi


loro libert,
di

Ginevrini a crescere piuttosto che a diminuire

ed notevole quello che impetrarono da Clemente VII


poter esser
tratti

non

in giudizio fuor

della

loro

diocesi per qua-

lunque causa n per alcuna


vole (2): cosicch, nella
pel feudo di Tenier
lite tra

persona
il

Vescovo

quantunque ragguardee Umberto di Villars


a s ricaduto, poich

che quegli intendeva

da Aimone
lui al

di

Savoia conte del Genevese sino ad esso Villars


fra
1'

compreso, niuno aveva


Vescovo,
il

anno prestalo
che favor
del

il

debito omaggio
giudizio fosse

Villars dovette contentarsi che


;
,

il

dall'officiale del vescovo istesso


larsi
a
,

coni' era da aspeldi

il

prelato

(3).

Quante

le arti

nuovo conte
,

Savoia

tentare novit in Ginevra o nel contado

tante le precauzioni
1'

de' Ginevrini

per impedirne

gli

effetti.

Onde saputo che


la

im-

peratore Venceslao aveva confermato


periale ad

dignit di Vicario im-

Amedeo

fecero grandi istanze avanti quel Sovrano


del

e per la intercessione

Vescovo loro Guglielmo

di

Lornay
vi-

ottennero che Ginevra fosse ritenuta

indipendente da quel
il

cario a tenore della revoca di Carlo IV; e poich


del

luogotenente
fatto

Visdomo aveva pubblicato alcun

atti

di

suo

ufficio fu

(1) Ardi, Transumpl.

di

Corte. Trailcs anciens uvee la France. Paquet VII, n. 5.


inss. di Savion.

(2)
(3)

Gauthier, Hisl. de Genve, ms. che


Id
ibid.

cita

DI

STORIA PIEMONTESE
di

173
Savoia,
(1).

giurare che ci non aveva operalo da parlo del conte

ma

del Vescovo, del

Visdomo,
Borbone

dei Sindaci di

Ginevra
padre; e

Amedeo aveva
prudenza
di

ereditato l'accortezza
di

del

per

la

Bona

imparato
di

per
;

tempo

frenar

l'impazienza- Attese a intorniarsi


i

amici

vecchi rafforzare,

nuovi con carezze blandire. Rivoli travagliato da Guelfi e Ghi-

bellini

per amore d'Acaia con suo arbitrio quiet

rifece
(2)
; i

per
Vali

dieci anni

con Ludovico d'Angi

la

tregua del 1389


;

ligiani pacificati dalla


iriolti
,

Matrona

volle alleali

il

vescovo

pa:

comuni furono

chiesti e accettarono.

Pace durevole

se differenze nascessero, le definissero arbitri eletti dalle parti,

ogni cosa amichevolmente

conchiusa:
sia tolto

malfattori saranno
asilo
;

vicenda consegnati

cos che

libero

il

com-

mercio nelle terre loro, pagati


usuali
;

solo
,

pedaggi
i

le

gabelle
;

la difesa degli slati


le

mutua

fermi

precedenti trattati

mantenute
trattato

alleanze di Savoia con Berna e Friburgo. Questo


il

conchiuso
dai

11 del dicembre 1399,

fu

approvato

comuni l'S febbraio successivo (3). Altra amicizia conferm e f' certa. Guglielmo di Menthonay vescovo a Savoia. Possedendo castella nel di Losanna fu gran fedele
dal vescovo e

genevese, non gli piaceva lasciarle in giurisdizione d'altrui.

Il

conte dicendogli gratitudine per prestati servigi diedegli

il

3 giualtri

gno 1402
luoghi
di

il

jus vitae et necis in Truchet, Menthonay e tre


Balaison
,

quel contado e in

Langia

Hermane,
(4).

Bons, Mornex,

La Roche,
liti

Gruscille,
il

Rumilly e Alby

In

Borgogna aveva

per terre che


di

Duca pretendeva
;

quali di-

pendenti dalla castellania

Montreal

il

conte
il

ai

16 del 1403
,

ader ad una commissione che riconoscesse

giusto

la

quale

per tredici successivi aggiornamenti ebbe tempo a decidere sino


al

1411

intanto
di

Amedeo
(5).

si

confeder col Duca per

la difesa di

Savoia e

Borgogna

(1)
(2)

Gauthier

Hist. eie.

ins. cil.
;

Per
di

Arch.

1389 vedi Guiclieuon per Corte, Trallali diversi. Mazzo H, n. 13.


la

tregua del

la

conferma vedi

(3) Arcti. di

Corte. Traile's avec

les

Suisses.

Vallaisans.

Mazzo IV,
1

n.'6, 7.
(4)

Ibid. Protocolli de' Segretari . Truchel

voi.

II,

ii.

79.

servigi

sono

distinti in

Guichenon, Hisl. gnal.,

voi. II. n. 6.

(5)

Ibid. IVails eie,

come

sopra.

Mazzo VII,

174
l'cr

DICHIARAZIONE
Papi
Bonifazio
di

DI

DOCUMENTI
risolversi

quiete dello Sialo era da


elelti
,

nella credenza di

uno

dei

IX, Bcnedello XIII; ma


,

Bo-

nifazio era stato

emulo
di

Clemente VII
il

Benedetto

non
ir-

piaceva

alla

Francia,
si

cui

conte

era

amico.

Onde
si

resoluto non
gratificalo

voltava
coli'

a ninno.
,

Ma

Benedetto
scrissi
,

che
1'

era
di
di di

Bona

accordarle

siccome
egli

esigenza
clero

alcune decime, ne impose


Savoia e ne die
la

un'altra

stesso

sul

met

al

conte collo specioso titolo antico

ricompensarlo
in servizio di
(

di

spese ch'erano da' suoi predecessori slate


in

falle

Santa Sede

Oriente: e indi
in

qualche anno

HOS

marzo, morto Bonifazio e rimasto


)

competenza d'Indi

nocenzo VII non temuto


Tarantasia
,

imposta altra decima nelle diocesi

Ginevra, Losanna, Moriana, Aosta, Belloy e Sion,

e in quelle parti del


di
di

dominio del conte che stavano

in diocesi

Lione, Grenoble, Mascon, Vienna e Besanzone, diede anche


essa la

met

al

Conte

il

quale senza manifesta avversione


i

del suo

clero e senza

gravare
lo

laici

l'

erario
a

proprio
di

risto-

rava

(1).
i

Ci per altro non

risolveva

favore

nessuno
era stato
(2)
,

sebbene

sudditi piegassero verso Benedetto.

Amedeo
di

allevato in
le

gran devozione

dalla

madre Bona
lo
la

Berry

ma

istruzioni di

Bona

di
,

Borbone

insegnarono a far differenza


ragione
di

da religione
all'ambizione

a preti
di

e a

non sacrificare

stato

nessuno.
di

Morto Innocenzo successore


rio

Bonifazio
,

fu

eletto

Gregola

XII

il

quale

come Benedetto

giur

di

deporre anche

dignit per la quiete della Chiesa e di tentare ogni prova per


finire lo scisma.

di fatto

Gregorio, visto
fa

il

competitore

in disgra-

zia di

Francia, scrive e
a

scrivere dai Cardinali a Savoia che


(3).

lo aiutino

romper

lo

scisma
:

Forse sperava che oppresso


trecento lance contro

l'emulo

ei

resterebbe papa

e fidalo pi tardi negli aiuti della


i

Regina Giovanna che

lo serviva di

Vi-

sconti tent Ludovico d'Acaia perch a quella Signora restituisse,


<

ome aveva promesso

le terre

per

lui

tolte

Bernab e Ga-

(1)
fi

Arch.

(li

Corte. Bolle e Brevi. BenedcHo Xlll.

Mazzo IX,

n.'

4,

e 7.
(2) (3)

Cronica di Evian, citala,


Arch.

fol.

114.

di Corte. Bolle e Brevi.

BenedcUo XI! l. Mazzo iX

n.'

11.

12, 13,

DI
Icazzo, e
(.osi

STORIA PIEMONTESE
modo
di

175
(1);

le

desse

pi fare per lui

ina pel

non

trovato l'Acaia n altri meglio inclinati per lui


pelilorc, infellon e
e poich
cilio di
il

che

com
Con-

si

volle tenere la tiara.

Amedeo dissimulava,
il
,

suo clero credeva in Benedetto, quantunque


e lui
e
il

Pisa avesse deposto e Gregorio


fecesi
,

nuovo papa
eletto

ancora non fosse eletto,


ecclesiastiche
ne' suoi

dare

un'altra met di decime


(2).

slati

e le
si

raccolse

Quindi

Giovanni XXIII a quest'esso

volse e credelte.
stati

Amedeo educato
apprese
tarii
le

al

governo degli

dalla duchessa
disfarsi

Hona,
nipote

idee dell'avo che avrebbe voluto


di

de'feuda11

comporre
a poco

Piemonte
e tent
il

e Savoia

un solo

stalo.

queir idea ingrandi


gnarsi

per maritaggi e
;

per patti

guada
Liguria

a poco

Monferrato
verso

per patti e per guerre

portarsi via

Saluzzo e rodere

Milano e

verso

quanto potesse. A' 7 maggio 1402 era morto Amedeo d'Acaia e il Piemonte caduto in governo del fralel Ludovico (che

non aveva
cos

che un flgliuolo non legittimo)

doveva
questo

tra

pochi

anni ritornare al Conte.

Ma

forse
,

spiaceva
e per

ad
l'

Acaia
uggia

che risolvette
di

di

ammogliarsi
nel

temperare
altro

che sapeva

muovere

Conte
anni.

chiese la sorella di lui Bona

che
gliela

allora

aveva quindici

Non potendo

Amedeo
di

concesse

ma

con espresso patto che Bona

rinunciasse
Sail

ogni suo diritto ereditario materno o paterno sui beni


voia e del

Piemonte
di eredit.

(3).

Cos

se gli
di

sfuggiva

nuovamente

Piemonte
ebbe
di

non era nessun pericolo

distrazione di altre terre

per cagioni

Ma

lo

favor fortuna, che


si

Ludovico non

figliuoli

dalla sposa.

Dopo che, Amedeo

volse agli affari

Monferrato.
Morti Giangaleazzo Visconti e

Amedeo

d'Acaia fu tregua tra

Ludovico d'Acaia e Teodoro di Monferrato; che gli cedette il Mondov per potere far la guerra a Gianmaria Visconte e togliergli Casale e Vercelli, come glieli tolse intanto che Facino
,

Cane

si

prendeva Tortona, Alessandria e Novara, e


,

altri

avven
,

turieri altre terre

cosi

che Gianmaria rimase colla sola Milano


e

(1) (2) (3)

Ardi,

di Corto.

Bolle

Brevi. Benedetto Xlll.

Mazzo IX,

n.

tH.

Ibid. n. 17.

La rinuncia ha
,

la

data del 24 luglio l40;i. Vedi Arch. di Corto,


II,
fol.

Protocolli de' Segretari

voi.

142.

176

DICHIARAZIONE DI DOCUMENTI
Amedeo
di Savoia fosse stato pronto a corrervi
il

e guai a lui se

sopra. In quel parapiglia

Conte

per non

rimase ozioso

onciossiach da sapersi che olire


iVIonferrato

la lega conchiusa tra lui,

ed

Acaia

per

la

difesa

de' loro

stati

accenpatto
di

nata

dal

Guichenon
,

e dal Sangiorgio fu

obbligo e
gi

tutto fare ciato col

perch
di

si

compisse
,

il

trattato di lega

cominin

conte

Pavia
;

rimettendo per cautela Vercelli

man

di

esso Conte

e fu

deliberato che se conquistassero al-

cuna parte delle Langhe o altri stati si dovessero dividere cos che una terza parte toccasse a Monferrato le altre a Savoia e
,

ad Acaia

e se

vi

fosse da acquistar

con

denaro
(1).

la

spesa e

utile

sarebbero in quella misura comuni


le

L'anno appresso

(10 luglio 1405), furono sospese

armi; e Savoia ed Acaia da

di Pavia e

una parte, Gianmaria duca di Milano, Filippo Maria conte Facino Cane per l'altra, sottoscrissero una tregua per
le differenze tra loro e

aver agio di terminare


voia e Monferrato
a'
(2).

Savoia

tra Sa-

Savoia e Monferrato

si

accordarono, e
di

24

di

marzo 1407

fu stabilito

che per sicurt


,

pace Giofio-

vanna sorella del Conte sposerebbe


rini

dotata di sessantamila
e
il

d'oro, Giacomo primogenito del marchese;


Monferrato ed Acaia,
il

d stesso
si

fecero lega offensiva e difensiva a patto che Savoia non

oppor-

rebbe

alle

liti
il

di

ma non

sarebbe costretto
;

di aiutare

primo contro

principe cognato

n Monferrato
finite le

presterebbe aiuto a Saluzzo contro del Conte; e


lese tra

con(3).

Monferrato ed Acaia questi fosse ricevuto nella lega

Quindi nel successivo giorno 24 fu compromesso


del vescovo di

nell' arbitrio
il

Losanna
dal

e del

marchese del Carretto

finire le

antiche vertenze per Azeglio e Cinzano, e pei diecimila fiorini


sentenziati gi

Savoia.

fu stabilito

Borbone che Monferrato doveva pagare a che se gli arbitri ordinavano che il mar-

chese

pagasse quella
sorella
;

somma

il

Conte

li

avrebbe dedotti dalla


d a restituirsi si re-

dote della

e se la dote avesse

un

stituirebbe in
si

fiorini

sessantamila
il

se poi

ordinavano che non


fiorini

pagasse, tanto e tanto

Conte non avrebbe dato che

(1)
(2)

Arch.

di Corte.

Monferrato. Mazzo XI
li, n.
ii.

n.

IO.

Ibid. Trattali diversi.

(3) Ibid.

Mazzo Munferrutn. Mazzo XI,

13.

21.

DI

STOUIA PIEMONTESE
correzione del
s'

177
(1).

cinquantamila senz' altra


queir accordo

contralto
di stesso a

Dietro

Monferrato

interpose
la

il

pacificare

Savoia, e Facino Cane, che rotta


altri

tregua

aveva occupato

luoghi del Conte, e

Facino restituisse
(ireggio, Albano

21 d'aprile riusci ad ottenere che Arborio Ghislarengo ad Amedeo Lenta


a'
,
,

di

Vercelli, riservando
si

ad

altro
(2).
il

giudizio

luoghi della Biandina che Facino

era preso

Sguito
<iueir

le

cose di Monferrato, riempiendo


la

l)e-Conti. Di
,

anno

istesso

transazione
,

per

Vercelli

cosicch

il

Cavagli e Mongrando Marchese dar a Savoia Saluzzola per otto anni, e sinch il marchese gli possa rendere Vercelli.

Se

gliel

rende,
i

il

conte restituir quo' luoghi ritenendosi per


della

le

spese e

danni la met della dote


Vercelli

futura sposa a
questi

Ilioi

vanni; se poi
tre suddetti

ritornasse al marchese,
tal

dar

luoghi al Conte che in


il

caso pagher intera

la

dote
di

(3).

Cos indugiava

matrimonio e poteva capitar nel modo


i

farlo celebrare senza sborsare

sudditi l'avessero gi dovuta

pens che essendo

la

suoi un quattrino, sebbene comporre e senza indugio. Quindi successione del marchesato libera, potrebbe
il

per qualche vendetta

marchese
a

lasciarla ad altri che a Gian-

giacomo
strinse

e privare cos Savoia di que' pretesti che voleva anzi


farsi

crescere per giungere un d


il

padrone

di

tutto.
il

Perci

marchese Teodoro a
al

promettere che
il

marchesato
quest'atto:

toccherebbe

primogenito.

marchese venne a

((

'(

nomine Domini Amen. Actum in castrum Ponlis Sturie etc. Per hoc publicum instrumentum fiat manifestum quod illuslris princeps Dominus Theodorus Marchio Montisferrati etc. cupiens imitari vestigia mores et consueludines bone memorie illustris principis lohannis Marchionis Montisferrati quondam genitoris sui et aliorum predecessorum suorum et MarIn

chionum Montisferrati
ferrati

ut priraogenilus
et

dominio dignitate baronia


,

Marchio succedat in Montismarchionatus segnoria


salus
et

proinde appetens unitalem in populis et suditis suis


in unitale consislit

eo

quod

pax

bonum
esse

populi
tran-

ac etiam (luia in omni

regno desiderabilis debet

(1)

Ardi,

(li

Corte, llonfertalo. Mazzo XI.

n.

22.

(2) Ibid. (3)

11.'

24 e 28.

Ibid. n. 23.

Argii. Si. ir. Voi. Xiil.

523

178

DICHIAKAZIONE DI DOCUMENTI
li

quillilas

quii

ci

populi

proficianl
et

et

ulilitas

gciUiuni
est de

custoditur ad

quam
per

iiulucondam

conscrvandam opus

rcgenlc pruvideri per qucrn inulliludo populi dirigalur et hoc

commodius

fiat

unum

quatn per plures.

Considerans

a
ce

oliam allcndens sponsalia conlracta inter illustres lohannem


lacobura eius filium primogenitum et lohanuani filiam bone

memorie domini Amedei

(VII) comilis

cuius pacta et con-

venliones ibidem contcnlas et declaratas quibus mediantibus

v(

promisit dicium lohannem


facore et rclinquere

lacobum eius filium disponerc marchionem et dominum tocius maret

chionatus

dignitalis

dominii

marchionatus Montisferrali
etc.

post ipsius domini marchionis

decessum
et

prout
per

in

in-

strumento dictorum sponsalium facto

recepto

Simo-

ncllum Cicholellum de Virulengo


notarios etc.
(1) .
Il
il

et

Chrisloforum (Columbi
Monferrato che

il

di

dicembre 1408 Teodoro emancip


di
gli
ri-

figliuolo e gli

don

marchesato

lascerebbe dopo morte eziando se avesse ad avere altri figliuoli


riservatosi di provvedere loro di
castelli e terre

come
che

gi

il

proprio padre provvide


feudatarii del

a'

suoi figliuoli con


(2)
;

palio

fossero

marchesato
la 1.
al
,

quindi
di

si

rivolse al conte

Ameconte
patti
:

deo perch sollecitasse


la
Il

pace

Monferrato ed Acaia.
del

E
di

il

fece stringere

il

febbraio

1409

con

questi

marchese ceder
,

conte di Savoia Vico, Rocca


,

Baldi,

Santalbano
gioni su

Piozzo

Basta di Carassone

Trinit e le sue rail

Mondov da consegnarsi ogni cosa


al

d in

che

la prinil

cipessa arriver in Ghivasso o altro luogo del Monferrato: e

conte ceder

marchese Asigliano
lo

Lanzate

gli

omaggi

di di la

Clavesana e Mazze,
('avagli,

ragioni sui tre gi nominali luoghi

Saluzzola e Morgrando, e su Vercelli, e pagher


,

met
liere

della dote trattenuta

e per di pi obbligandosi
i

a far ce-

da Acaia

le

ragioni o pretese sopra V^ercelli e


:

luoghi

di

Monforte e
si

Sambuy

detto e fermalo che se


(3).

il

matrimonio non
intanto l'Acaia

effettui la

transazione sia nulla


la
:

Ma avendo

preso Sanlalbano e

Trinit

Monferrato per rappresaglia

occupato Monforte

quel Iraltato del 1409 non pot aver pieno

(1)

Arch.

di

Corle.

MonfemUn, Mazzo XI,


,

n.'

29, 30.

(2)

Ibid. n.i
n.

31, 32
34.

33.

(3) IhU.

DI
effcdo
Ja di
;

STORIA PIEMONTESE
,

179
1410,
al

onde
il

fu

concordalo

nel

16 novembre

die
il

|[)cr

Trinila

Monferrato compensasse cedendo


e per
;

conle

luogo

Monforle

Sanlalbano

il

conte

si

tenesse sulla dote cin

(juemila Aerini

e che la

sposa
ivi
a'

sarebbe
alto
di

condoUa

Rivoli
di lei
,

il

15 febbraio successivo ed
facessero
le

all'

della

consegna

si

permute

(1).

Ma

10

marzo

del 14-11 la fidanzala

non era tuttava potuta andare


miglior tempo aspettare.
Intanto Savoia
fa

a Rivoli n ad altro luogo del


(2)
:

Monferrato propter aliquas occupaciones

onde

si

dovette

ravvicinare con buon animo


alto del d

il

marchese
stringe

Teodoro e Ludovico d'Acaia, e con


celebrato ne' prati di Jardin sotto
in

8 aprile 1411
li

Settimo torinese

pace con

facili

patti (3)
lui

quindi cede ad Acaia


ricevuta
in

la

met

di
si

Mondov (che aveva da


fa

marzo

del 1409) e

dare Vico, Rocca de'Baldi, Sanlalbano, Piozzo e Basta


gli

di

Carassone che

aveva concesso

e pi lardi (1417

G febbraio)

temendo che
s

l'Acaia potesse vendere quella

parte

di

Mondov
di

fece obbligar lo stesso

Ludovico

come

gi per questo aveva


te-

fatto

obbligar suo fratello

Amedeo

nel

1396, 12 luglio)
citt,
al

ner sempre ne' suoi discendenti maschi quella


schi

e se

ma-

mancassero

a lui, quel

dominio passasse

conle di Sa-

voia (4).

Pacificalo Monferrato con Acaia


si

procur che
il

tulli

due

pacificassero con Milano.


veni' anni con Filippo
,

difatto

Monferrato
la

fece lega
difesii

di

Maria Visconte per

reciproca

degli stali loro


il

e di
,

vicendevole soccorso purch non


il

contro
(5)
;

duca d'Orleans
il

il

conte di Savoia e
a'

principe d'Acaia

principe d'Acaia fece nel 1416

6 dicembre

una tregua
(6).

col Visconte

che dur pi che non avrebbero


di

voluto

Im

perocch Ludovico
anni. Del qual

Savoia subitamente inferm e non fu pi

potuto guarire quantunque durasse in vita

ancora quasi due

tempo dir cosa curiosa.


che

A" 21

dicembre 1416
a

corsa voce in Torino

Ludovico

fosse

morto

Pinerolo

(1) (2)
(3J

Arch.

di Cor. 2.

Monferralo. Mazzo XII,

n. 1.

Ibid. n.

Ibid. n. 6.

(4) Id.
(SJ

Mondov. Mazzo
di

n.'

13, li
,

Ki.

Id.

Monferrato. Mazzo XII


Citt.

n. 7.
,

(6)

Arch.

Ordinali del Municipio

voi.

I.VI

pa^. 150.

180
suhilo
il

IUCUIAKAZIONE
Municipio elesse
appresso smentita
la
Iretlici
,

1)1

DOCUMENTI
;

sapienli a cuslodia della cill

ma

il

fu ordinata

una processione genequella

rale per
fosse

sua
,

salute.

Quindi ripetutasi

voce
la

eh' ci

morto
;

si

ripeterono
saputosi
il

anche
d

gli

ordini

per

custodia

della cill

ma

28 che Ludovico
,

propriamente

viveva
il

gli

ordini furono cassi

due

legati spediti a conoscere


i

glieri

Il principe sapute queste opere fece sostenere consiche avevano votato nelle assemblee quasich s' ei fosse veramente morto, non avessero dovuto provvedere alla sicu-

vero.

rezza de'citladini

quali

rimanevano

esposti

a pi

che
il

uno

pretendenti e in pericolo di
nicipio a'

una guerra

civile.
al

Perch

Mufar

25 gennaio 1417 sped sapienti

principe

onde

rivocarc l'arrosto di quo' consiglieri e fargli ben capire che se voleva soddisfare ad una sua ira percotesse coloro che avevano

sparso

la

voce della sua


(1).
il

morte se pure

li

trovava

che era

voce universale

Ma
il

fnalaiente nel

dicembre 1418 essendo


si

veramente morto
stassero

principe d'Acaia

provvide

alla

sicura

custodia della cill e

giorno 17
di

si
(

elessero sapienti che pre-

omaggio

al

Duca

Savoia

che della dignit ducale

era stato decoralo due anni innanzi da


re (2)) ed esponessero
i

Sigismondo imperatogentile ed
il

bisogni de'citladini.
assai illustre,

Ludovico fu
protesse
fic alla citt di

uomo d'armi
e gli sludi.

umano
uno

le lettere

Appena morto
di

fratello, signiin

Torino che intendeva

aprire

essa

studio generale:

disponesse a riceverlo,
di
,

pensasse
diritto

alle
civile

spese.

Torino aveva maestri


luti' altre citt d' Italia

grammatica

e di

come
uo-

n pare che desiderasse

di pi. Gli

mini continuo sotto


pre per
difendersi
I

1'

aruji spesso per

offendere,
i

quasi sembenefizi
i

nou

comprendevano
al

futuri

di

un'istruzione.

soli

che parlavano

popolo erano

capitani

ed

preti;

ma

preti di quel

tempo ignoranti,

avari, rotti nel

costume, per ci sgridati dai concilii e dai pontefici, non erano dal popolo reveriti n creduti quando pure alcuno con voce
,

di

buono arrivava

in

qualche luogo a
dalla

farsi ascoltare.

Vincenzo

Ferreri domenicano

commosso

malvagit universale non

Ardi, di Cill. Ordinali del Municipio, voi. LVII. Per la cerimonia che se ne fece nel castello di Ciamberi. mato a dipingervi le stanze Gregorio Bono veneziano.
(1)
(2)

fu chia-

DI
trov

STORIA PIEMONTESE
uomini
frali

181

modo

di tirare gli

penitenza che spaventandoli.


si

Preso l'opinione di alcuni

d'allora e

mise a prcdicaro
(

il

finimondo. Dovunque and travolse animi e menti

Margherita
in

moglie di Teodoro marchese


fuggi
la

di

Monferrato

uditolo
la

Casale
divoli

vita civile,

am

la

eremitica): e
i

turba dei

a titolo di limosina arricchiva de' consiglieri di sto

conventi de' Predicatori. Alcuno

municipio
di

di

Torino nell'adunanza del 17 agoVincentio


slati

1402 propose

offerire aliquod servicium fratri

predicatori;
di

ma

non trov risposta ne' colleghi. E' saranno


il

quelli che

(siccome

piacentino storico Ripalta


)

di

fra Giorisi

vanni successore nell'apostolato al Ferreri

si

saranno
che
il

del

missionario che voleva saperne pi

di

quello

maestro
settembre
d'

suo non disse.


rimessa

Ma

convien dubitare che sorgesse mormorazione

grave nel popolo


la

ne' frali

conciossiach
:

a'

di

proposta fu deliberalo

si

facesse

limosina

un
po-

carro

di

vino fratri Vincentio predicatori sire conventui predidel

catorum Taurini. La predicazion


poli
,

Ferreri non miglior


i

e perch

il

mondo non

finiva, e

segni predetti dall'Apo-

calisse

da

lui

indicati e interpretati
li

non

apparivano quali

il

volgo, che sta alla lettera,

avrebbe voluti; ninno fece magaltra predicazione


,

gior conto di sue parole che di quante ne spandevano gli altri


frali

preti. Il principe voleva

e inslava
si

perch
tesse in

la citt si

arricchisse di studi
di

e per gli studi

met-

commercio

civilt,

si

dirozzasse, non stesse addietro


citt

alle altre principali d' Italia.

La

finalmente
a'd

risolvette di

eseguire

comandamenti

di

Ludovico e

furono

eletti

sapienti a trattare col

28 settembre 1404 (1) suo Vicario. Ma perch


era con grande
stento e

l'erario municipale era

esausto e

si

con istraordinarie mal tolerate imposte dovuto pagare un grosso


sussidio pel

matrimonio

di

Margherita con Teodoro


al

di

Monfer-

rato

ed altro non piccolo

principe allorch

si

fece sposo;

non fu dato denaro per


nel qual
e

lo studio che a' 18 di settembre 1412 tempo, vedremo, gi s'erano accresciute le scuole, ricevuti numerosi studenti. Agli statuti provvide il professore

Ainbrogio de Bozol dottore

in

ambo

le leggi

il

quale

propose

Questa e pareccliie altre notizie sugli studj torinesi coraplelano la Il Garrone accenn anctie a Leziovi di Prospero Balbo cJie io non conosco.
(1)

relazione del cav. Sauli.


,

182
di

DlCIIIAKAZlONI DI

DOCUMENTI
copia de' suoi
e
ai
;

cliicdere all' universit di Pavia


(

che avula

cost otto fiorini

12 novembre
il

beneplaciti imperiale e

ponlifizio provvide
sidio

principe nel luglio del 1414- avutone sus;

pecuniario
le

dalla citt
i

la

quale
,

si

accorgeva

gi

del

denaro che

portavano
i

forestieri
i

o tanto che stim sconve(1)


,

niente dovessero

pedoni o

cavallieri

per venire

To-

rino, pagare: e perci tolse

il

pedaggio, e trov d'altra parte


il

onde cavare ogni anno e quanto


era necessit aggiungere per
rini ipso

pedaggio rendeva e quanto


fio-

comporre trecento cinquanta


et

durante studio

dum studium

in ipsa civitate tenebitur et

ibidem legctur per quatuor famosos decretorum


res

legum docto-

non patriotas. La faccenda s'incamminava bene, e nel 16 di settembre 1414 si appigionarono nuove case per l'universit:

ma

le

nuove

fortificazioni

comandate
la

un nuovo sussidio
minacciava
entr (nel
dal
far

forza

voluto, e per soprappi


le

peste che

di en-

trare, e non ostante


in

subite provvissioni
i

1416),

Torino

frenarono se non distolsero

savi

per
la

lo

studio

quanto
al

avrebber
di

voluto.
togliere dai
,

Il

pedaggio
confini
del
l'

che

citt

persuase
forza

principe

territorio

fu

mettere sul ponte del Po

tassare

entrata

de' pesci

per avere sufficiente denaro (2

novembre
le

1415); conciossiadel

ch

moltiplicando
,

gli

scolari
a

speso

comune

cresce-

vano

obbligato
le

com'era
la

provvedere e pagare con denaro

del pubblico

cose per loro.


citt

N
che

quella

provvisione

bast

perch avendo dovuto


gare sessantamila
alla nipote

concorrere cogli
il

altri stati a pa-

fiorini

di dote

principe aveva designato

Matilde sposata al Duca

di

Baviera,

si

trov in af-

fanno per uscire da tante cure senza


gi pregato
il

fallire. Il

Municipio aveva
del

principe
i

a volere

almeno mantenere
le

suo

le

case per

gli

studenti e

mobili per

scuole

13 aprile 1417);
rivolse al

ma non

avendo forse

egli

mezzo o comodit
citt
la

si

Duca

Amedeo perch come dotto e e come signore diretto della


aiuto
favore. Gradi
il

letterato consigliasse dello studio,


le

fosse

generoso

di

qualche

Duca

preghiera e

sped alla citt

questo biglietto che ha

cf

la

data 7 aprile 1418.


ctc.

Dux
et

Sa-

baudie fideles

dilecti

salutem,

Manu

latoris

receptarum
refor-

clTectus continebat

quod propler reconci liationeni

(1)

XII denari viennesi un

uomo

a cavallo;

VI un uomo

a piedi.

DI STORIA
a

PIEMONTESE
avunculus nosler
et fidelis

183
pcr-

luacionciii civiiatis Taurini pluribus casibus iiifortuniis

pelralis desolalara illustris


ravit

procu-

eam

reconciliari per doclaconcm studii generalis et ipsius

civitatis.
cf

Et quod ipse avunculus noster oneribus

dicli studii

agravatus

ergo nos intercederet ut auxiliun/

in

dicto-

f(

rum onerura supportacione porrigere dignemur super quibus mentcm nostrani declararaus quod diete civitatis reformacionem quantum possumus cordis affectu desideramus et quod
novimus dictum studium pedimusque illum cedere
diete civitatis esse
in

fructuosum im-

M
((

honorem nostrum et tocius paet circa trio nostre commodum illum gratissimum habemus eius perpetuam manutencionem nos expedire dispositi sumus quemadmodum dicto avuoculo nostro ad plenum scribimus
,

et dictus lator a nobis fuit informatus. Valete.

Dat.

Cham-

bariaci (1) .

Non poche,
e s'egli

e prudenti leggi fce questo principe

Ludovico

non

fosse stato in
il

continui travagli di guerra avrebbe


stato. L' agricoltura

certamente sollevato

suo popolo a buono


,

principale sorgente di ricchezza favor


siglio

e la citt per suo con-

mantenne
il

proprie spese

un guardiano quod debeat


et sic

tenere duos bonos et sufficientes tauros

tenere

promitlit

[Bartholomeus

guardiano)

et

unicuique

conducenti ad eius

domum

suas vachas causa laureandi quod ipsas vachas laureare


il

faciat (2). Facilit


de' pesi e delle

commercio interno togliendo


i

la

differenza
(3),

misure, varia quanto

luoghi da

lui

governati

e l'esterno favor trattando amist coi vicini e specialmente con-

cedendo relazioni intime cogli Avignonesi


aveva ordinato che
le
i

(4).

In tempo di peste

malati fossero estratti dalle lor case onde


;

famiglie non

s'

infettassero intere
gli

ma

l'ignoranza de' Torinesi

o una mal' intesa piet


letti
(5).

Agli studenti

domand che fossero lasciati ne' loro venuti in buon numero nel U12 provvide

(1)

dersi

Per lutto quello che discorso dalla pag. 180 sia qui sou da vevolumi LUI, LIV, LV, LVI o F.VIl del Liber Consiliorum nell'ArArch.
e
di

chivio della citt di Torino.


(2)
voi.

Cill.

Ordinali

del

.lanicipo o

TJber

Consiliorum,

xLvn
(3)
(4)

Lvn.
XLVII. LUI.
LVI.

Ibid., voi.
Ibid., voi.
Ibid.
,

(5)

voi.

184
che
il

lUCHIAKAZIONE

DI

DOCUMENTI
animadvertere debeant
et
lo-

<!oiiiuue eleggesse depulali qui

cum magis aptum ad poslribulum faciendum


essent

ea que circa hec

animadver fenda

et

postmodo referrenl in credencia que inde


et

per cos adusata faerini que lune disponere


libilo volicnlalis

ordinare tmleat pr

una cum Ioanne Papa; e indi a quattr'anni Talli pi numerosi, altro luogo magis aptum in convenuto segnare (1).

poich

la

citt lece notificare al

suo tesoriere robalitia facta

per studentes ut super eisdem provideatur fece intimazioni severe

secondo
crebbe

il

bisogno; le quali per altro non essendo temute accitt istcssa

la

con un decreto col (juale proibiva

agli
lo

scolari di
viti

andare
,

di l dal Ponte del

Po, dove danneggiavano


di

e gli orli
i

la

quale proibizione chiarisce


(2).

che sorta
di

furti

erano

denunciati al tesoriere
la

Da Ludovico

Savoia Acaia

cominci

vera civilt del Piemonte.

Sono
deo Vili
il

di
,

questa prima epoca del libero principato di


oltre le cose gi delle a

Ame-

pagina 173

di

questo libro:
i

patto col
il

Duca

di

Narbonne
il

di

darsi a vicenda
il

malfattori

scritto

1408 (rinnovato poi

1441, e

1446 concertato eziandi

do col Delfino); la creazione dei

comuni

San Giovanni

di

Moriana, di San Cristoforo, San Pancrazio, San Sorlino d'Arve.

Moutron, Albi-le-Vieux e Albi-le-Jeune, lanire, Villargoudrau, Fouconverte, e Villarambert


minarsi
i

a'
i

quali diede facolt di noaltri

sindaci,
;

procuratori

consiglieri e tutti gli


(4).

uffiziali (3)

e
la

la

protrazione della tregua coll'Angi


,

Mortagli

madre
i

il

conte

Amedeo domand che


d'

lui

fossero continuati

tremila franchi

oro che erano


d

stali asseil

gnali alla Duchessa


(|uale fu sposa (5).

Bona

sulle

rendite

Macon

nel

Pare che quell' assegno non


di

fosse stato

pungen-

tualmente pagato, perch un ordine


naio 1393 mise
di
i

re Carlo deli' 8

tesorieri in obbligo di far


i

pagare
i

alla contessa

Savoia non solo

tremila franchi,

ma

ancora

dovuti degli

anni addietro: e pu anche essere che quegli arretrati non fossero stati intieramente pagali e che abbiano dato motivo a Savoia di chiedere, e a Francia di concedere
Arch, di Cill. Ordinali del Municipio,
(

il

2 marzo 1404
LUI
I
,

(1)

voi.

e LVI.

(2) Ibid., voi. (3)

LIV

e LVll.
n.
I.

Arch. di Cor. Arcivescovadi. Moriana. Mazzo


Trall. diversi.
piifi.

(1) Ibid.
(5]

Mazzo

II

ii,

i:5.

Vedi

37

di

questo Volume.

DI
che quella

STORIA PIEMONTESE
fosse ogni
tutte

185
Il

somma

gli

anno sborsala.
quelle
carte

che
di

potr

riconoscersi da chi esamini

che
(1).

questa

faccenda stanno nell'archivio di Corte di Torino


il

Dalle quali

Carrone estrasse: che Amedeo ebbe ogni anno quella

somma
diritti

senza interruzione sino al 1416 e dal 1416 al 1436 con qualche


difficolt e

taluna interruzione, e che per cagione di que'

furono

litigi

bene spesso caldi Ano


la sola
il

all'

anno 1509.

Quella
fece

per non fu
a

concessione importante che

Francia

Savoia. Grato
il

re a' servigi che alla sua corona aveva pre-

stato

settimo

Amedeo

avevagli conceduto l'omaggio di Saluzzo,


possesso.

ma per non so quale negligenza Amedeo non ne prese Amedeo Vili lo domand per s e Carlo gliel don
,

con

tutti

gli

onori,

diritti,

comodi, e

proventi che
egli

quell'omaggio

erano legati, e pose nell'atto:


stino omaggio, ligio

suoi eredi possideant

gaudeant utantur tanquam de re sua propria perpetuo e ne pre,

e fedelt alla Francia.


i

E perch
corona
il
il

le leggi

del regno tenevano inalienabili

diritti

della

re fece

espresso

decreto
(2).

(1401

1.

giugno)

che sicurava
a que' d
si

conte da

quel divieto

Saluzzo che aveva sino

litigato

con

Savoia, e nella

lite

perduto da trenta terre


tanto altamente
la

dolse

amaramente
il

con Francia
mico.
Il

che avesse

favorito

suo ne:

re per

mitigargli
terre

collera

scrisse a Savoia

resti-

tuisse a Saluzzo le

prese.

Ma

Savoia neg; che quelli


Il

erano

interessi

del principe d'Acaia.

re

ne ebbe a male e
Il

permise che Saluzzo ponesse causa

in

parlamento.
il

parla-

mento

fece ragione al
il

marchese e pose
gran

pegno pretorio sulle


di utile
,

terre che

conte possedeva in Francia sia

che

diretto

dominio
Il

(3).

Savoia non fece


(

chiasso
il

e
)

aspett

tempo.
Francia

tempo venne

cresco e rettiGco
in

Muletti

che Saluzzo colla

legatosi con

Monferrato

pr de' Genovesi contro

fu in grandissima ira del re. Allora


liberi
di
i

Amedeo
il

ricorse per avere


,

suoi feudi

li

ebbe

il

30 gennaio 1410

coli'

aggiunta
nel
in-

queir altre terre che per ventura


di

marchese possedeva
Saluzzo non
Vedi
volle

regno

Francia
Cor.
,

(4).

Ci nondimanco

(1) Arcti. di

Cill e Provincie.
i

Itlacon.

primi dieci nu-

meri del Mazzo I e Mazzi III e IV. (2) Arch. di Cor. Saluzzo. Mazzo V.
(3)
(4)

Ibid. id,

e vedi Muletti e Pier GiolTredo delia Chiesa.

Ibid. id.

Mazzo XIV.
24-

ARCH. St.It.VoI, XML

186

DICHIAHAZIONK
guerra

DI

DOCUMENTI
Onde Savoia
(

chinarsi a Savoia, e gli travagli le genti.


di

risolse
)
:

fargli

scrivendogli per ragione

9 giugno 1413

quia tu lencs et diu tcnuisti injustitiam contra genitorcm et


predecessores noslros et successive conlra nos et de hiis non

contentus scd pejora malis cumulando more hostili pluries


noviter processisti contra noslrates
via

et

guerre

publicc per
,

homnum

strages

captivaciones

sanguinis effusiones
et
,

ignis

cremationes, caslrorum villarum invasiones


plius tolerare

alias
(1)

quc am.

nolimus
il

etc.

Dat. Avelliane

etc.

campo contro Saluzzo, e con s grande apparalo che il marchese ne trema e domanda pace, scusandosi che nulla d'amaro aveva col Conte, che non aveva inteso di offenderlo in alcun modo; ch'ei faceva guerra bens, ma la faceva come 1' aveva sempre fatta all'Acaia perci
Detto fatto, conte a
, ,

non

gli

appuntasse reato. Invece


sue
proprie
e

il

Conte
quelle

gli

rinfacci

danni

recati alle terre

d'Acaia che
il

erano
debito

feudi di Savoia, e

l'ostinazione del
si

non prestargli

omaggio. Queste cose


"dal

facevano sul

campo

si

scrivevano

segretario notaro imperiale

Bombai de Dyvona ginevrino


piemontesi
e

in

presenza di

gran

personaggi

savoiardi

quali
dalla

intervenuti

pacieri

ottennero

che

il

conte

desistesse

enorme somma ch'ei pretendeva per danni avuti (a pagare la quale non sarebbe bastato quanto Saluzzo possedeva feudo o non feudo accettasse da Saluzzo l' omaggio e
) ;

le fedelt

prestate sin dal 1169 e quelle di Federigo suo padre


;

a Savoia
le

egli

ed Acaia ritenessero in compenso di danni avuti


;

terre occupate

il

conte restituisse al marchese


avito

la

Valle di
gentile
l'
:

Po e Castellazzo e
gio per

gliele stringesse in feudo


le

Acaia poi rimettesse

ingiurie a Saluzzo e ricevesse


:

omag-

Carmagnola

e Revello
il il

ogni

lite

fosse quieta.

Saluzzo

parve contento, e pose


sigillo del conte (2)
;

proprio
d

sigillo

nell'atto a lato del

per Carmagnola e Revello

come narra il Muletti diede omaggio ad Acaia. Ma o veramente


stesso
la

non

fosse contento e avesse

Grmata
di
il

pace per prendere tempo


,

e di secreto

implorato aiuto

Francia

o che Francia spon-

tanea entrasse in questo affare,

5 di luglio

apparvero

nel

(1)

Arch.
Il)icl.

Corte. Protocolli de' Segretari, voi. III. p, 317.

(2)

Saluzzo, Categ. IV. Mazzo

V.

n.

22.

DI

STOHIA PIEMONTESE
del governalorc del
le

187
;

campo ambasciatori

Delfinalo

quali

Ic-

cero istanza a Savoia che

terre tolte a Saluzzo fossero ren


il

dutc. Savoia disse a' legati andassero a Santi, dove unito

suo
Re-

consiglio darebbe risposta.

La

risposta fu data sulla sera del 10

quindi

'(

1'

11 consegnata in iscritto con queste parole:

spondit diclus comes etc.

mum
rum

principem
vepvi)

et

Quod ipse mandatus per serenissidominum Sigisnuindum regem Romanofecit

ad parles Italie pr servicio impendendo eidem

" a
>'

domino

regi
,

domino suo

congregationem
ibidem

genlium

ar-

morum
partes
inimcis

et

cum magna
,

comitiva dictarum gentiuni vcnit ad

suas Pedcmontiura, et
,

informatus

piane de
illu-

guerris

dampnis

et offensis factis per

dictum

((

strcm
res

dominum Marchioncm Saluciarum et eius predecesso contra dictum dominum suosque predecossorcs et eorum
Super quibus injustiliam feccrunt
eius

<(

vassallos et subditos etc.


dicti

dominus marchio
multas
querelas

et

predecessores

diclo

domino

M
((

nostro corniti eiusque predccessoribus quodque idem dominus

comes

peticiones

et justas

demandas ha-

eidem domino marchioni dictus dominus comes per suas patentes litteras quod idem dominus marchio eidem guerram feccrat dampnaque et injurias eidem inluleral. Et quod ipso et eius
bebat contra dictum
notificavit

dominum marchioncm

^'

predecessores injustitiam de co habebant et habuerunl proptor

que intendebal idem dominus comes super


dere et deinde
,

predictis

prowi-

'(

i<

locum Saluciarum ubi idem dominus marchio notificavit eidem domino nostro comili quod ipso injuriam ncc offensam feccrat eideuk
exercitu fuit
ante

cum suo

nec de eo injusliciam habebat.

Vcrumtamen

si

esset infor-

'

matus de predictis providere paratus erat facere eidem domino corniti quod debebat. Qua notificacione audita per dictum dominum comitem idem dominus coracs fecit dicium

dominum marchioncm

informari

de

quibus

racionibus et
contra dicium

querelis eidem domino comiti competenlibus

'

dominum marchionem
cessores ipsius principibus
lileras et

et

inter cctcra.

Eciam quod predea

domini

comilis

obtinuerunt

seronissimis

dominis

impcratoribus

Romanorum
in

antiquitus
dicto

|<

de juribus imperio

competentibus

marla-

chionatu Saluciarum. Dictus vero dominus


insequi vestigia

marchio volcns
de se justicia

suorum predecessorum

et

188

DICHIAIUZIONE
bonam

DI

DOCUMENTI
agnosccre
et
ci super omnibus dcmandis invicem exi-

cere verilafeinquo el

filiera

querciis conlroversiis pelicionibas,


or

dominum comitem et dominum marchionum composuitet concordavit cura eodem domino cornile in presencia quamplurimorum baronum banneretorum
sislcntibus inler ipsos

mililum et nobilium inler ipsos dominos comitem et marchionem fuil facla bona pax et amicitia tranquille ipseque dominus marchio fecit domino corniti eam qubus sibi tenebatur. que diclus dominus comes obmisso rigore graciose agendo cum eodem fuit conlenlus. Dicens ulterius idem dominus comes quod ea que fccit iuste et racionabilitcr fecit salvo semper suo honore el pr conservacione iurium suorum non autem contra formam fdelitatis qua aslringitur dicto domino nostro Dalphino. Qui statura et honorem dicli domni Dalphini semper paratus est conservare pr posse
, .
. .

suo et eidem servire ut tenetur. Sicut eciam ipse

et eius pre.

decessores continue fecerunt temporibus retroaclis

Que' legali non furono


n'

soddisfatti

anzi

parendo loro che


colla voce

andasse a patire

1'

onor del padrone intimarono


rimettesse
eglino

dell'oratore Giovanni Bonelo al Conte di rimettere subitamente


le

terre

che

se

non

le

il

dichiarerebbero
il

decaduto dal feudo ch'ei tiene dal Delfino. Rispose


quello che aveva fallo credeva che fosse buono
il
;

Conte

se

non era
se

Delfino poteva richiamarsene


ai

all'

imperatore superiore a lor


,

due e
Conte

legati

e poich essi

operavano stoltamente
che se
l'

ne

andassero. Al che l'Acaia aggiunse:


,

fosse

vicario del

tratterebbe

secondo

meriti

audace oratore. Queste


di

parole ne suscitarono altre d'altrui e specialmente di Enrico

Colorabier e di Giovanni Belforte


tarlo in

quali posero partilo di get-

un pozzo.

Il

Bonelo allora

intimorito
(

e tremante

si

volse al Conte:

Meluende noster domine disse ), Nos tantum sumus nuncu,nec male debemus audire neque malum habere .
l'Acaia troncando le parole bruscamenle rispose: E perch non venne qua il vostro padrone a darci cotesti precelti che l'avremmo trattalo secondo meriti? Ei venga, adunque;
, i

Ma

venga e

si

provi
(1).
Il

e preso seco
di

il

Conte

consiglieri usc
inutile

dal concistoro

marchese

Saluzzo

vista

ogni

(1)

Areh.

di Corte,

Saluzzo.

Mazzo V e

seg.

DI
prova ordin
a'

STORIA PIEMONTESE
vassalli,

189

suoi soggetli di giurare la pace eh' egli aveva


i

fermata

il

23 giugno: e

nobili,

sindaci,

pro;

curatori delle ville del marchesato


il

a'

3 di agosto giurarono
il

di

5 prestarono fedelt a Savoia con patto che se

marchesato
a
;

venisse

un

d in potest del
il

Conte

egli

non V infeuderebbe

nessuno che non fosse

primogenito ereditario della Contea


i

trattanto loro confermasse


Il

privilegi e le franchigie

(1).

principe d'Acaia fedele ad


i

Amedeo non avendo


nell'

prole a

cui trasmettere

feudi suoi

ogni cura poneva

accrescere

l'onore e
lutti
Il

le

comodit del Conte.

notabile questo

amore che
Casa.
la al

della famiglia di Savoia ebbero a far

grande

la

Comune

di

Chieri

che
a'

si

reggeva liberamente sotto

protezione di Savoia, aveva

12 settembre 1351 assegnato


tributo;

Conte mille
di

fiorini

d'oro annuali per

ma

alla

morte

Amedeo VII aveva cessato di pagarli. Il successore non chiese altro; ma Amedeo Vili richiam Chieresi al loro obbligo. Rispondevano Chieresi: eorum donum fuisse dumtaxat peri
i

sonale

et

non reale,
dicti

ilaque

non

transiebat ad heredes et

successores

domini comitis, sed extendebat tanlummodo

ad ipsius domini nostri comitis avi personam et vitam

suam

naturalem
fuisse

non perpetuum et
et

ultra

il

Conte

ripeteva

esse et

reale et transire dcbuissc et deberc ad

donatarii perpetuo heredes et successores, bene consideratis

textuatque verbistituli
tatis et

diete

donationiset jurisallegationibus
et

inde super hoc factis et

maxime nomine
.

ex causa digni-

potencie comitalis
:

In questa

discordia fu eletto

e Ludovico d'Acaia il primo di lu1413 sentenzi che mille fiorini d'oro annui si dovevan pagare al Comitale di Savoia e perch ne rimanevano trentamila insoluti cinquemila ne pagassero il resto Chieresi
glio
i , , i
,

arbitro Ludovico d'Acaia

perdonasse
accettato

il

Conte. Piaciuto

il

partito fu

il

medesimo giorno
di

(2).

Dalla parte di Ginevra poco a narrare


di

questo
di

spazio

tempo. Gli

stessi
il

storici scrissero

poco

segno
la

quiete.
i

Ma
cri-

se quiete lasciava

governo
religione

ai sudditi,

non

lasciavano

preti;

che sotto colore

di

e di morale

perseguitavano

fi)

Arch.

di Corte.

ProlocoU de' Segretari,

voi. Ili

p.

343 e 346.

(2) Ibid. Protocolli de' Segretari, voi.

HI

p.

329 e 332.

190

DICHIAKAZIONE

DI

DOCUMENTI
di

stiani ed ebrei

che amorevolmente iosieme conversavano. Pietro

de Magnicr rettore della parrocchia


circa
"
il

San

1400

quod

licei

de iure vetitum

sit in

Germano espose quibuscumque


,

christianis

e
(

mundi principibus christanis subiectis judeos cum permixtum habitare sed separatim et in carreriis ac canccllis a christianis districtis omnino habitationes habere. nihilorainus tamcn in divini norainis opprobrium et contemptum ac (idei Christiane, perfidi iudei in civitate Gebennensi in domibus in parochia diete ecclesie silis permixtum cum
|)artibus
, ,

n
c(

christianis

moram

trahunt

ac ex ipsis nonnuUi per delatio

nem
fieri
,

alicuius signi patentis, aut alias prout est alibi soliluni

ab eisdem christianis minime distinguuntur


,

propler

que parvuli et adulti chrisliani oh mutuam cohabitationem huiusmodi possunt ad superstitionem et perfidiam judeorum permixtorum induci mulieres quoque Christiane judeis ac
,

christianis mulieres

judeorum

dampnabiliter

commisceri

ac nonnulla alia sinistra et graviora

scandala verisimiliter exoriri (1) .

dampna irreparabilia ac E su questo timore solo


i

che POSSUNT EXORIRI fece istanza perch


fossero separati. Tanto zelo
nella quale
il

giudei

da' cristiani

aveva quel parroco in

una

citt

clero secolare e
!

regolare scandolezzava sfacciale

tamente

laici

Genve
Gauthier
tenbres

dans
(2)
,

siede

doni

nous

dcrivons
tonte

rhistoire, dice

il

croupissait de
grossire

mme que
et

l'Europe sous

les

d'une
vie

ignorance

d'une

honteuse super stition. Une

dborde jointe deux aussi grand


le

maiix

achevaist de dfigurer absolument

mond

chrtien. Les

ecclesiastiques qui auraient


la purel des mceurs,
les

du faire tous

les efforts

pour
les

rtablir

tombaient eux mmes dans


quels
le

desordres
et

plus scandaleux
les

aux

peuple galement corrompu


les

qui avait pour

pretres et pour

moines une prevention

aveugle ne prenait pour l'ordinaire pas garde.

dfatto

come

creder non lecito quello che costumato da chi ha uffizio di


predicare la giustizia e
ci non lecito
,

la

verit ? o piuttosto, chi verr a dire


,

ci proibito farsi

quando
d'

egli

stesso

l'esempio scelerato ?

di
i

quei tempi: quale riverenza e qual


preti accusati

fede potevano pretendere

avarizia

dal

loro

(1)

Arch,

di

Ginevra.
Genve, ms.
ibid. cilalo.

(2) Hist. de

DI
islesso

STORIA PIEMONTESE
di

191

papa Bonifazio, e
i

libidine da' successori ?


salire

Che dovePietro
e
,

vano dire

popoli veduto
colle

sulla
colle

cattedra
insidie
,

di

guerreggiarsi

scomuniche e

Clemente VII, Bonifazio IX, Benedetto XIII


Alessandro

Urbano VI Gregorio XII,


popoli

Giovanni XXIII

carchi di gravi
in faccia ai

delitti in faccia

alla religione di cui

erano capi, e

da

cui

volevano ubbidienza e fede? Simoniaci lutti e per l'acquisto della


tiara e per la vendita

delle dignit e de'beuefizi della

Chiesa

era

primo rimproverato e aborrito dell'avere crucialo con martorii in Nocera cardinali eh' egli temeva contro di s giuil
i
,

rati

toltili

di

uno scann per


di Pr.
,

via

gli
,

altri

strozz

in

Genova

nella

Commenda
di

L' altro

beccaio de' Cesenali

quand' era legalo

Gregorio XI

aveva
,

mercantato scopertavissuto
,

mente coir Angi decime e messo agli eredi tre milioni


ai

benefizi
di

da re

tras-

scudi d' oro

somma

riguardo
e d'ine,

tempi enorme

(1).

Bonifazio lasciati perire di


i

morbo

dia per le vie di

Roma
:

pellegrini

concorsi pel giubileo

sol

perch
regni

tale

indulgenza era stata messa col eziandio dal come questi ed egli rei di avere tolto da lutti
colle

petitore Benedetto
i

immense ricchezze
di loro pi

annate sui benefizi


aveva

cui sola

Inghilterra neg di dare. Innocenzo censore acre de' suoi pre-

decessori

ignavo o

vile

fatti

scannare o getdi

tare dalle finestre quanti

Romani

gli

parlarono
di

promessa e

dovuta libert.
glio

Il

successore fastoso parca


:

Regia Corte me-

che

di

Chiesa
il

ogni ricchezza sprec senza lasciare nessun


al

bene;
scisma

egli e
,

competitore fedifraghi
co' principi
,

Concilio, ostinati allo

brigavano

co' popoli

che

pur

n'
,

erano
astuto

stanchi. Giovanni successore del cortigiano Alessandro

imbroglione, maestro d'inganni,


cose;

si

rideva coperto delle sante

ma

accusato

di

mille

colpe, di gran
reati.

numero

convinto,
a dire
,

ibbe pena non abbastanza degna de'suoi

Rimarrebbe

ben molto

di

papa Martino persecutore feroce


(2)
;

de' riformisti

arrogante conculcatore de' canoni


cessore ch'ogni
ai

e di
ai

Eugenio suo suc-

bene
i

di

Chiesa donava

frati, e

comandava
;

re

di

violare

giuri solenneggiati

sul

Vangelo

ma

noi

{ti

In metalli)

H6 milioni

di
il

franchi

pi del doppio in derrata.

(2)

Carissimo a Martino fu
lecito

cardinal
la

Giuliano Cesario! che soste-

neva esser

non mantenere

parolti data agl'infedeli

192

DICHIARAZIONE
innanzi
col

DI

DOCUMENTI
,

andrommu troppo
icnere.

tempo

e ce ne

dobbiamo

ri-

Circa

il

tempo che
i

il

rettore di

San Germano ipocritamente

zelava contro

giudei, un frate dipingeva

una sua

fantasia in

odio del clero corrotto.

Un gran mostro con


della

sette teste e dieci

corna partorisce un papa coronato della

triplice

corona,

il

quale

non appena fuor del ventre


grande caldaia sottoposta e
e di frati.

magna

bestia

cade
,

in

una

tutta piena di cardinali

di vescovi

Arde

sotto la caldaia

un gran fuoco

e ve l'attizzano

e fan violento

gran numero

di diavoli adirati.

pie de' quali

questi versi

ludicabit iudiccs ludex generalis

His nihil proderit dignitas papalis


Sive
sit

Episcopus, sive Cardinalis


qualis.

Keus condennabitur nec dicetur

His nihil proderit quicquam allegare

Ncque excipere ncque replicare Nec ad apostolicam sedem appellare Reus condennabitur nec dicetur quare,
(j'ogitatc

miseri, qui vel quales cstis


in

Quid
Idem

hoc judicio dicere potestis

erit

dominus index, actor


il

testis (1).

Amedeo
ordinava
la

subito

compiacque

paroco

e nella patente che

rigorosa separazione de' Cristiani dai Giudei, e ne

affidava al paroco

l'esecuzione pose per ragioni


:

le

medesime
decreto

esposte

dal
gli

prete

e contemporaneamente
i

fece aspro

contra

usurai ed

notai che tenevano

mano
,

alle

usure.

Ma

a credere che sorgessero molte querele


(1)

e che fosse di-

questa notizia dal ms. del Gaulhier. Savion lasci che la pittura era sul muro e che, sebbene stala sepolta per molli anni, allorch nel 1S33 fa trovala nel convento dei Donaenicani di Paluzzo, era tuttavia vivida e ben conservala. Se era ben conservala, non ne ebbe buona notizia Rosei che la disse pinla sul legno, perocch il legno sepolto lunghi anni sarebbe marcito. Si conoscono allri
tratto
ne' suoi noss.

Ho

esempi contemporanei
da' popoli.

di pitture
,

pubbliche in cui sono rappresentati


de' Papi

costumi libertini de' preti


gesse
terza corona

e ie pene a loro o desiderate o minacciale

la

La pittura ginevrina era del UD. Primo si crede Clemente VII.

che cin-

DI
mostrato

STORIA PIEMONTESE
il

193
,

non

abbastanza giusto

suo comando

almeno

pericoloso ad essere eseguito, od anche contrario al suo interesse perch subitamente ne sospese l'esecuzione senza esporre

nessun motivo speciale,

ma

coprendo

il

suo volere col molto:


(1).

certis causis et considerationibus nos moventibus

Ma
al

il

prete

non stette quieto a quell'ordine;

e ardito

scrisse

Conte:

ludei ad veslram curiam egregiam accedentes, obtinuerunt


ipsa litteras quibus vestra

in curia

dominatio duxit eidem


processu

supplicanti

precipieudo

ut

ab omni

incohato et

incohando contra eos desisleret


nibus

cum
di

nonoullis comminatio-

ibidem

expressis

ma

ch'egli credeva

fermamente

che quelle lettere non erano partite


cipe circospetto e prono a giustizia

suo volere perch prin-

una

tale

azione

contro

ai

canoni
,

mai non avrebbe commessa ebbero sempre (2). I preti


che rimasero costanti a so-

questo

di singolare e di

esemplare

stenere ogni loro proposito, e ostinati a difenderlo: vergogna a


quegli
altri

uomini che

volenti fare del

bene
;

incontrali fieri
la-

ostacoli subito disperano e

cedono

il

campo

poi vilmente

mentano
erano

tempi a lor buone intenzioni nemici.


pensieri.
del Fossigni,
di

Ma

ad

Amedeo
Vaud
e

altri

Padrone
di

del

Ciablese
,

del paese di

Gex

e della Contea

Ginevra

gli

pareva nulla se fosse

affatto

dipendente del Vescovo.

Giurato
,

qual conte e qual signore di Ternier


i

omaggio ai Vescovo domand all' imperatore


ebbe
a'

diritti

sulla cancelleria ginevrina


Il

li

primi
,

di

apriac(3).

le

1406.

vescovo

vi

pretendeva

e si

accontarono
a'

poi

cordarono a'21 giugno, pi strettamente


Poi

23

di

novembre
gli

rammentando

1'

amicizia di Benedetto
,

papa coi Ginevrini


,

e le speranze che aveva in Savoia

chiese al Pontefice
il

con-

cedesse la giurisdizione sopra Ginevra, che


tanta forza per ispazzarne
i

Vescovo non aveva


posto in esame al

furfanti. Ci fu

vescovo di Grenoble
dell'

il

17 febbraio
di

1408

(41.

Poi

in

gennaio
di

11

propose un cambio
(5)
;

alcune terre sue con terre


cit
il

Ginevra

quindi

1'

anno appresso

vescovo a

compa-

t)
(2)

Arch.
Ibid.

(li

Ginevra.

(3)
(4) (3)

Arch. Arch.
Ibid.

di
di

Gencmis. Mazzo VII Ginpvrn. Nota di Snrdet.


Corte.

n.'

11

12, 13, Ki.

Arc. st.

II.

Voi. XIII.

25.

194
rirgli

MICUIAKAZIONE

DI

DOCUMENTI
di
(1).

innanzi a Ciambcr e prestare omaggio della signoria

(linevra a lui quale Vicario imperiale


fu
il

Ma

di

questo omaggio

Vescovo liberato da Sigismondo,

del resto niente concluso,

piuttosto negato.

Pure

il

Conto

prendendo

tempo

col

tempo

alcun profltto voleva. Chiese graziosi doni a

titolo di soccorsi

per guerre ch'ci doveva sostenere, e n'ebbe


cato erano pure una
al

in

due anni (1410-12)


Chiese

ottocento fiorini d'oro che in quel tempo del vivere a buon mer-

somma
di

per que'luoghi, ingente

(2).

vescovo

di

Ginevra

potere dimorare per

un

po' di
:

tempo
fu per-

in quella citt e tenervi giustizia per le sue terre

gli

messo purch dichiarasse che era senza pregiudizio della giurisdizione

del

vescovo e de' sindaci


,

(3).

Voleva per

rendersi
essi gelosi

famigliare a que'cittadini

tentarli in ogni

modo:
le

ma

non

si

lasciavano sopraffare.

Amedeo raffermava
Berna e Friburgo
(4)
:

amicizie. Rindel
di

nov (1412) con Ginevra


riconfermata
il

la lega
al

136V
Sion

1373 e 1384

fece

omaggio

vescovo

Guglielmo Ravognia
il

pel castello di Chillon e (1415,

18 settembre)

vescovo riconobbe di avere in

feudo da

lui le regalie e la

via

pubblica della Croco


le

d'

Ottang superieurment jusqu'


et

la fin

de son diocse,
cellerie de

Comt de Morgen
;

la secrtairie soit

chandi
tal

Sion
egli
il

(5)

e poich

Vallesi

erano scontenti
luoghi

vescovo

si

fece

promettere dal
i

prelato di
i

rassegnare in
lutti

sue mani

vescovato,
a

castelli, le terre o

dipenValli-

denti per disporne

favore di chi

meglio piacesse

ai

li) Arcti. di
(Ir

Corte.

Genvois.

Mazzo VII

n.

17; e Gautliier
si

Hisl.

Genve
(2)

ms. Gaulhier
,

ib.

La

rarel de l'argenl eail

grande (nei primi


ville

anni del sec.

XV

a Ginevra) que quelque fois la venie que selicr de vin

n'lail cablie qu' Irois

ou qualre

sols.

Les droils de la

lirail

soit

peu de chose, que pour l'ordinaire elle n'amodiail sa pari dei hles que pour qualre ningl florins el Venlre du vin pour 33 om 40. Toni se faisail si bon marche' que les journes des ouvriers n'eaienl laxes qu' huil ou douze dcniers el qu'un sindic dpul Thonon ne depensail dans voyage qui fui de Irois jours, lanl pour lui que pour son cheval que seize solf. (3) Arch. di Corte. Genvois. Mazzo VII, n. 18. Pubblicalo nel Citliers

du

du revenu des
,

hles, unii de l'entree

du vin,

eail si

ladin Gcnoois dato in luce per risposta

al

Chevaiier Savoisien di

L'Ad-

vocat, I60f).
(4)
(."5)

Arch. del Commissarialo de' feudi


Arch.
di

di

Berna.

Corte

di

Torino.

Vallaisains.

Mnzzo IV

n. 9.

!)l

STORIA PIEMONTESE
mal patirono questo
il

195
zelo e piuttosto

giani

(1).

Ma

Valligiani

ritennero quel Vescovo, che tollerare

vescovado passasse anche

per un

momento
la

in

mano
;

a Savoia.
i

Il

Conte per non scoprirsi


,

grid adunque
la

pace

e alla pace

Valligiani diedero ascolto

quale intieramente per vero non concordarono che nel feb-

braio 1420

quando fecero alleanza con Berna


ai

Friburgo
per

(2).

Cos fu largo di concedere


paciflci
le

borghesi

d'Evian: possedessero
e
sicuin

terre

che
atto
il

il

suo

fisco lor contrastava

rezza ne stese

di

settembre

1416 distinguendole
aviti

feudi nobili e in feudi tagliabili,


di

ma pure
(4).

e nelle fedelt

Savoia

(3);

e a Morat, che aveva sofferto gravissimi incendi,


fiorini di

condon seicento

tributo
e parole

Amedeo usando modi


aveva a trattar seco
pretose: perci era amato

molto cortesi con chiunque

parve al

popolo

uom
in

semplice e senza

specialmente da' borghesi. Ed egli


il

conoscendo

quanto

valesse

voto

loro

un consiglio non
:

trascurava arte nessuna

per vieppi affezionarseli


il

con quali

mire, vedremo. N

preti

potevano rendere odioso; perch'egli


li

come

il

padre e
ei

1'

avo

non
il

provocava

e la vita spesso coni

templativa eh'

menava

faceva assai venerato tra

laici.
i

Gli

uomini che sanno celarsi giungono spesso ad ingannare


accorti.

pi

Amedeo ebbe fama dubbia


atti

di santo o d'astuto

non pu

essere giudicato che negli

del suo regnare.

Amedeo duca

di Savoia e principe del

Piemonte.

Il d 29 febbraio 141G Amedeo fu creato duca di Savoia da Sigismondo imperatore; e nell'anno 1418 ebbe giuramento di

n^delt
stat,

dalle citt

di

Piemonte.
il

Piemonte e Savoia erano uno


Fossign,
il

e a loro uniti stavano


,

Ciablese e

luoghi

sopranominati

e lo parti
;

disloile

da

Saluzzo e Monferrato e

Nizza e V^illafranca

al

che tutto provvedeva Sovrano e Signore.

(1)

Arch.

di
n.'
di

Corte

di

Torino.

Vallaisains. Miizzo
n.'
,

IV,
.t.

n.

10.

(2) Ibid.
(3)
(-i)

Arch.

It, 12, 13; e Mazzo V, Losanna. Crnnica d'Einan

1, 2, 4,

ms. citato.

'

Conti dei Tesorieri di Savoia. Lib. 61.

196

DICHIARAZIONE

DI

DOCUMENTI

Apparve polente prncipe e fu da ognuno riverito e richiesto per amico; temuto, nemico. Egli sent le proprie forze e dimesso
alquanto della bonariet mostrata sin qui
,

cominci a fermadi

mente volere quello che innanzi avrebbe appena accennato


desiderare.

Volle che

Umberto
la

di Villars
il

ed Isabella sua sposa ritenes-

sero per inalienabili senza


tra
'i

consenso suo quelle terre situate


le

Rodano,
'I

Saona, V Indo,

montagne

del
di

gran San BerVillars


;

nardo e
di

Monceuisio ereditate da Oddone


le
,

e per
al
(1).

pi stessero per

liti

che fossero da questa trattazione


cessione
di

Consiglio di Savoia

riservato loro di ratiGcare le sentenze


de' coniugi assoluto

Successivamente divenne per

pa-

drone

di tutti que' luoghi.

Ludovico

Chlon principe d'Orange


e
afforzasse

figlio di

Maria

di

Ginevra vedendo a mal cuore che Savoia a


i

forza di denaro comprasse

diritti

di

lutti

si

cosii

che quasi pi niuno


vette

gli
;

potesse resistere cieco di rabbia risol-

barbara
,

vendetta

che

come
il

solito

delle

vendette
;

de' principi

avrebbe colpito non

reo,

ma

g'

innocenti

se

il

mezzo adoperato fosse stato veramente nocivo come allora si credeva e pur troppo anche a' d nostri fu creduto dal volgo.
,

Che cosa facesse apparir da questo branelto di processo che il San Tommaso ha cavato. Anno Domini 1420 Indici. XIU die prima mensis februarii apud Pinchat super molare in loco in quo patibulum seu furche Terniaci sunt erede ad dccapitandum et per subtus humeros cum cathena ferrea lohannem Gholet alias Hugonis sentencie centra eundem late per venerabilem virum dominum lohannem Burdet legum doctorem judicem maiorem gebennensis comitatus apud
, ,


te

Ruppem

die

XIII mensis januarii anno premisso

pr

eo

quia per dicium

cessum per
locis
V

dominum judicem repertum fuil per procuriam Ruppis formalum eundem lohannem sua
venenum
in

'c

propria confessione imposuisse

fontibus in certis

comitatus gebennensis idem Johannes existens

abomni

inculo liberatus dixit et sub periculo anime


in dictis fontibus posuisse

sue venenum

quod posuerat

de mandato veneet egregi

rabilis viri

domini abbalis sancii Eugendi, ac nobilis

domini Ludovici de Cabillione

....

Dixitque quod ipsi do-

fl)

Arch.

di Corte.

Cill e Provincie. Beaujeu.

Mazzo

III, n. 9.

DI
<(

8T0KIA PIEMONTESE

197

mini abbas et Ludovicus qui predicta sibi lohaimi dixerunt

.(

quum fuit apud Foginam in domo magislri Lyoquadam aula ubi ipsi domini sedebant super unum scannum et quod erant duo alii qui similiter sedebant venenum ponere in fontibus in ducatu Sabaudie et dicti doili

facerel

nis in

ff

mini et

alii

supernominali convenerunt dare [a


)

lui e

a due
de

allri

compagni
eis

triginta florenos
(1) .

si

bene complerent
si

illud

quo

dicebant

Tale sceleraggine pare

scoprisse

per una imprudente parola scappata al Gholet in un diverbio avuto con Pietro di Ravoira presso Vienna (2). Nel 1424- Filippo di Lyer signore de la
dei Villars cit
il

Roche
il

figlio

della

dama Lenor

Ciamberi per riaDuca e che dovevano vere quelle terre cedute dai coniugi Villars
avanti
consiglio di
,

continuare nella famiglia quali fedecommesse


die ragione al Duca.

(3). Il

Consiglio

De
il

la

Roche appell
di

all'

impero. Sigisal Prin-

mondo commise
cipe

la

causa all'arcivescovo

Besanzone e

Grange: vico di Chlon


d'

ma

Principe, che era quel medesimo Ludo-

vistosi

scoperto nemico di Savoia e condannato


il

dall'Imperatore a dismettere

titolo di
,

Conte
in

di

Ginevra

(4)

non volle
a Savoia.

altre brighe col

Duca

nomin

propria vece

il

A'^escovo di

Macon e il Amedeo non


di

sire di Laubessin. Costoro diedero torlo


stette

quieto e volle egli pure


altra
il

appel-

lare: l'Imperatore
dici
il

nomin un'
Grenoble e

commissione (1431): giuDelfinato.

Vescovo

Presidente del

La

ragione fu poi composta e assicurata per una transazione. Filippo rinunci al Duca i diritti sulla Baronia di Villars, e i
luoghi di Loyer
ronia di Thoire
,
,

Mondidier

Montillier

Moutrillond,

la

Ba-

Poucin
,

Belriguardo,
,

Gerdon
Saint
e

Belvedere,
,

Montrial

Montfalcon
tutti
i

de Nantua e

Umberto

di

('htillon e

Garde Rodano aveva Villars, a riserva di Montgisson, Aspromont, Brion, qualch' altro luogo e il Duca die in feudo a FiUffelly

Albens

Martin

feudi che tra V Indo

il

(1) Arcli. di

Corte. Genvois Duch

et

Province. Mazzo XIll,

n.'

10 e

16.

(2) Ibid. Aosta.


(3)
(4)

Ibid. Beaujeu. Ibid.

Mazzo IV n. 42. Mazzo IV, n.' 1, 2. Genvois e. s. Mazzo XIII, n.' 16, 17, 18, 19
,

e 21.

198
lippo
lars e
il

DICHIAKAZIONE DI DOCUMENTI
titolo

della Baronia di

Villars

castelli

di

Vil-

Loyes

colle giurisdizioni e

dipendenze

d'

uso

(1).

Queste erano piccole

conquiste.

Amedeo mirava
di

dove
di

r avo pi aveva operato. E poich non era tempo

opere

mano, n
nevra
il
,

di

giudizi,

si

volse alle arti della seduzione.


ito
,

l'annotatore hanno scritto che

il

Arcivescovo a Tarantasia
la
si

il

Spon e Bertrand!, Vescovo di GiDuca di Savoia tentasse


Ginevra promettendogli
,

successore a cedergli

sovranit di

tal
il

dono che mai non


Vescovo, e negati
tiobite
i

sarebbe potuto aspettare

che negato

cittadini

l'Imperatore dichiarando Gine1420. Savoia sperava


,

vra

membrum
gli

imperii la sicurasse dalle unghie d'Amedeo.


il

Questo avvenne tra


tino

1419 e

il

in

Martrarsi

che forse

aveva promesso

ma

che per non

addosso responsabilit aveva rimesso ogni cosa ad una commissione. Il

Vescovo Giovanni de

la

Roche
di

taillie

era

Giamber

quando carezzavalo Savoia. Uomo


della

gran nome come dottore ben dire


il

Sorbona
:

e dei

concilio

di

Costanza lasci

Duca

e perocch

Amedeo
,

sollecitava di ottenere da

Roma che
Fu

la

cognizione della convenienza della sua

domanda
si
:

fosse

commessa
allora

ad un solo soggetto
che
il

il

Vescovo vivamente

oppose.
e

Duca gli fece le grandi promesse rispose al Duca lo non posso nulla senza
scovo
ito

che

il

Vescovo
Il

cittadini .
le

Ve-

a Ginevra intim un'assemblea di tutte


1'

parrocchie

della citt e dei sobborghi per


II

ultimo giorno

di

febbraio 1420.
Egli espose
al
i

flssato

658 persone erano ad ascoltarlo

(2).

desiderii del
lui
il

Duca Amedeo

le sollecitazioni le

sue

Papa
il

e a

Vescovo.

Dimostr scopertamente

false ragioni

con che
Vescovo
i

Duca allucinava papa Martino:


i

disse
i

non potere
a
libert,
il

difendere

cittadini

non
si
,

bastare

cittadini

difendere

propri interessi; or che


si

conservasse la

per niente

accettasse

un padrone
la

per nientissimo
ricorresse

Duca. Se questi
egli da-

ardisse alzare

mano,

si

Sigismondo,
fuor

rebbe
(1)
(2)

aiuto. I cittadini si posero

in consiglio

dell'udito

Arch.
L'atto

di Corte.
si

Beaujeu. Mazzo IV
fin

n.'

legge a

della istoria nas. di

4 , S 6. Gauthier; dove sono


,

nomi di quei 638. De' quali, 247 della Parochia di Santa M. Maddalena 12S di San Germano; 95 di Santa Croce; 28 di Santa Maria nuova; 140 di San Gervaso; 19 di San Leger 4 di San Vittore.
;

DI STORIA
del

PIEMONTESE
tener ferma
la

199

Vescovo e deliberarono
,

di

loro indipendenza e

la libert

e di ringraziare
ivi

il

Vescovo vivamente. Avverte Gauthier


la
i

che dall'alto
relazione
sindaci
,

celebrato e da cui Bonnivart eslrasse


,

sua

non appare quello che Bonnivart dice


di

che

due

Amedeo

Sallanche e Pietro Gaillard volevano restarsi

dal votare e ritirarsi avanti di conchiudere sotto pretesti d' af


fari
,

ma veramente
stabilito

per non

mettersi
si

contro

Savoia.

Appare
concorso
>

bene che fu

che mai

trattasse o dal

Vescovo o dai
il

cittadini di alienare la sovranit di


di lui e di loro, e

Ginevra senza

anche appare che per avviso del Vescovo


Sigismondo perch promettesse
la

cittadini ricorsero tosto a

sua

protezione.

L'atto solenne fu giuralo dal Vescovo mettant


la poitrine

la

man

sur

la

manire des Prelats

e dai cittadini,

sul van-

gelo sotto

le

respeltive ipoteche de' beni vescovili e comunilativi


gli

per s e per
di

avvenire.
;

Amedeo

dissimul la mala riuscita


cui

quella impresa

e partito quel Vescovo per Parigi alla

sede era chiamato (fu poi arcivescovo di Rouen, di Besanzon,


cardinale e legato
di

Bologna

si

volse

all'

Imperatore domandi

dandogli (1422) l'investitura della contea


cariato imperiale. Err
il

Ginevra e

il

vi-

Guichenon scrivendo che ottenne


lo

l'in-

fcudazione della contea di Ginevra. L'atto del 25 agosto 1422


datalo da Norimberga
(1)

infeuda del contado del Genevese.


di

E
vo

Bonnivart

err rimettendo in seggio


il

Ginevra
Il

Giovanni

Bertrandis dopo
(

successore di

De

la

Roche.
il

nuovo Vesco-

1423

fu Giovanni di Brognier che


la

16 aprile 1424 giur

l'osservanza delle franchigie innanzi


nelle

chiesa di San Pietro e


fu
il
il

mani
di

de' sindaci.

Questo Vescovo
,

primo

eletto per

Ginevra

moloproprio del papa


il

scartato

proposto dai Gi-

nevrini; onde sebbene

ricevessero, perocch originario del loro

paese,

mandarono al Papa querele dell'usurpato dirilto: e il Papa dovette spedire una Bolla colla quale dichiarava che quella nomina guastar non doveva per nulla diritti del Vescovo. Sotto
i

il

reggimento

di

lui fu

tenuta ferma

la

indipendenza ginevrina

un Collet di Biscarra il quale aveva ucciso un servitore del Duca e nelle terre di Savoia ed era stato arrestato presso Ginevra, non fu dato ad Amedeo che dietro preghiera, e
tanto che
,

(1) Alti

nell'Arch. di Ginevra; e Gaulliier

Hisl. de Genne,

ms.

ci(.

200

JMCHIAUAZlOiNE DI DOCUMENTI

prolesta del duca


gli
si

Amedeo

istesso

che

la

consegna

dell'

incolpalo
(1).

faceva per grazia speciale e volont de' Ginevrini


si

Amedeo

trov sconcertato. Conobbe necessit crescere da


,

quelle parli gli amici

blandire papa e imperatore


la

donare chi
e le spese

operasse in segreto.
linois e
di

Ma

guerra per
fatti

la

successione del Valen,

Dien e
il

pagamenti gi
Challant
di

pel genevese

famiglia
il

misero
di

all' asciutto.
(

conte

Barone

Bisogn ingegnarsi. Fece 15 agosto 1421 ), e n' ebbe oro (2):


il

vendette con patto

ricuperare fra due anni


ai

borgo e

il

mandamento

di

Graspourg
(3);

Bernesi e Friburghesi per seimila

scudi d'oro di Francia

e con molto cortese atto lasci che


,

Berna pacificasse
altri

lui

con Zurigo
(4)
,

Lucerna
)

Undelwalden
il

e gli

cantoni della lega

poi

1424

rifece

trattalo di

pace

lega

con
;

Berna e con Friburgo


,

(5).
;

Indi chiese prestiti ai

comuni

talvolta sussidii
(6)
,

talvolta doni

n sufficienti quelli
i

ricorse a' privati

che ancora non bastarono; e

castellani

fecero nota espedizione di tutti que' processi da cui era speranza


di

cavar denaro

(7).

Aveva richiesto anche


d'oro
(8);

gli

ebrei

1421

ed

avutone dngento scudi


costoro non diedero
il

poi

maggiore somma.

Ma
di

mutuo

senza compenso. Trattati sempre

con ingiustizia presero l'occasione favorevole e domandando


essere sollevati dal peso della fortezza di Villars
assicurarsi dalle prepotenze de' commissari
,

cercarono di
Il

e de' castellani.

Duca

a'

26

di

maggio 1423

scrisse:

Sabaudie.

Notum facimus

Nos Amedous dux universis quod cum obitu bone

memorie illustris avunculi nostri carissimi et Gdelis domini Humberli (domini de Thoyre et de Viilariis) caslrum villa
locus
castellania

mandamentum

et

resortum de

Viilariis

nobis pertineant pieno iure bine est quod ad

humilem suploco de Vil-

plicalionem iudeorum utriusque sexus in diclo

(1) Alti dell'Arch. di


(2)

Ginevra, e Storia

di

Gaulhier citata.
.

Arch.

di

Corte
Corte.

di

Torino. Protocolli de' Segretari


dc'Segr. Graspourg.

Challand. Maz-

zo IV, n. 4S4.
(3)
(4)

Arch.
Arcti.

di

Pro^

Mazzo

1, n.'

US,

117.

Ibid. id. n.

116.
tesor. due.

(5)

Camerale. Omli dei


Lib. 6.
ili.

lAh. 70.

(6) Ibid. id.

(7] Ibid.
(8)

Ibid. id.

DI
a

STORIA PIEMONTESE
cistloin

201
luileis

lariis

liabitancium ci in fulurura habilatoruui

in

libcrtatum bcneficium

prcscntcs quod in

damus largimur ci conccdimus per omnibus el per omnia utanlur gaudeanl ci


et frui

fruanlur uliquc gaudcre

possinl talibus el in cisdcm

privilegiis el libcrtalibus franchigiis imniunilalibus ci graciis

quibus ulunlur
noslri

ci

gaudenl

el

fruunlur

alii

ludei

Gardcrii
ci

Sabaudic

ci Breissie sibi
in

pr nobis confirraalur
focagiis ci aliis

quod
Vil-

secum conlribuant
ribus nobis dandis
lariis in

domis subsidiis

numc-

dumlaxal salvo

in forlifcatione de

qua scinper conlribuanl


in dicla forlificacione

solilo

more

el

pr co quod

conlribuunl

de Villariis voiumus el conet

cediraus eisdem ludeis ulriusque sexus habilanlibus


bilaturis in Villariis

ha-

quod non cxigciur


g arda
nisi

vice nostra

pr eorum

annuali censiva siv e

dumtaxal unus llorcnus parvi


ampliori cisdeni

ponderis super quolibcl ipsorum foco; propterea volcnles ipsos

ludeos habilantcs

in Villariis tractare gracia

ludeis sciliccl Mathassc Raphael


el

loscpli de Moiilenielliano....
ci

Armandum

de Trcvosco cclerumquc unus

singulus judcus

ulriusque sexus apud Villarium

a
(<

quilamus, donamus,

el

commoranlem rcmictiraus, indulgeraus in quantum nostrum conomnes exccssus


offcnsas crimina

cernii jus phiscale sciliccl


dclicla

que commiserinl ci perpctraverint a loto tempore preterito usquc ad diera prcsentcm ot quibus in personis seu bonis de jurc affici possent excepto el excluso ab
quos quas
el

1*

hujusmodi quilacionc SamuIIe Syon de Trcvosco judeo


super damus largimur
et

el in-

rt

concedimus

in

libcrtatum benefiin dicto loco

<f

cium

dictis judcis

habilanlibus el habilaluris
et valeanl

de

((

V^illaris el

quod impune possinl


et

exercere offieium
et

<(

cambii

quarumcumque monelarum
nostrarum

auri

argenti et qua-

((

rumlibct aliarum rerum

(f

ordinacionum
duranlibus

mercandiarum secundum formam monelarum presentibus valiluris

privilegiis
,

dictorum aliorum judeorura Sabaudie


presentibus el
el

el IJreyssie bailivo

judici et procuratori ac castellano de Vil-


'

lariis ceterisqueofficiariis et jusliciariis nostris

futuris ipsoruoque locumtenenlibus ad

quos special

(1).

prcin,

senlcs pcrvcnerinl el cuilibet

eorum

eie.

E perch
i

f<

sieme ad accarezzare

gli

amici era da rovinare

nemici

(1)

Arch.

di

Corte. Proloc. de'Segrcl.

Mazzo IV,

n.

371.'

Arcii.8t.It. Voi. Xlll.

20

202 non
si

niCHIAHAZlONK
poteva apertamente
,

1)1

DOCUMENTI
di

fece

con segrete inquisizioni pro-

cessare Guglielmo di (iincvra,


liere e

Ugone

Gholey

Enrico

di Vil-

Martino

di

Magnior per

colpirli a

buon tempo

(1).

Narro faccenda ignota persino al Gauthier. Amedeo non deponendo mai il pensiero di cacciarsi in qualunque modo in
Ginevra, morto che
citt

fu sul finire del


il

H26
il

il

Vescovo

di

quella

e sorta quistione tra

prevosto e

capitolo per l'ammini(

strazione del vescovato ricorse a Papa Martino


glio

dal quale 15 lubenefizi

1423 aveva ottenuto

di

nominare a cento
(2)
)

curati

o non curali secolari o regolari


vedesse di moto proprio
tesse esser contento. e
Il

e foce istanza
di

perch prov-

con

persona

cui

esso

Duca

po-

papa che aveva gran bisogno del Duca


,

niente

de' Ginevrini

deput

economo ed amministratore
vescovato di

dello

spirituale

e del temporale nel


apostolica
della

Ginevra a
quindi

nome
favor

della Santa Sede

per l'onore del Duca di


chiesa stessa
(3)
;

Savoia alcune

Enrico Fabri
sue con

officiale

Duca quale era di una parte della citt e per spingere innanzi g' interessi di lui il 29 marzo 1427 nomin l' abate e monaci di Fili a comporre quella faccenda tra Savoia e Gil'antico progetto del
ville
il
:

cambiare

nevrini.

capitoli

della bolla erano;

In primis pr assiillu-

gnalione compensativa super permutatione fienda inler

strem principem ducem Sabaudie


et

et

episcopum gebennensem
in

de super

hiis qui

traduntur
vici

sibi

civitatc

gebennensi

videlicet

prout locutum est

qui Riparia nuncupalur Burgi

exterioris

suburbii sancii Gervasi una

cum

illorum Icrritoriis,

f)edagiis laydis carretagiis botagiis iribulis et araris

pontium Rhodani

ponderibus mensuris bannis

vini hostellagiis ponte-

nagiis
insula a

aliisque

tam

terre

quam aque

tributis caslroque de

cum

temporali dominio meroque et mixto imperio et

omni jurisdiclione cum eorum valoribus emolumenlis proprietatequc ac jure ragalie ad episcopum et ecclesiam gebennensem periinentibus. Diclus dominus dux extimatione facta
de valoribus predictorum per commissarios autorilatc apostotenebitur dare in veris reddilibus
et

lica deputalos dabit ci


(1)

Arch. Camerale. Conti dei tesorieri di Savoia. Lib. 71. Corte. Bolle e Brevi. Mazzo XXVI , n. 93 pag. 24 Martino V.
(2J Arcti. di
,

di

(3)

Ibid.

Ginevra. Categ.

I,

Mazzo VII,

n.'

19 e 20.

DI STORIA
u

PIEMONTESE
et

203
inelius
in

proventibus

el cclcris

obvcnlionibus eque bene

ti

annuo
lem

valore

communiter respondcntibus el in loia bona seet

curitale franchisiaque

liberlalc

sive

maiori circa

civila-

ti

gebennensetn aul sailem

infra diocesim

consislenlibus
realiler et

ecclesie predicle ac illius episcopalis


effeclu

mense

cum
quie


<(

cum

episcopo

et

faccre de et super articulis subsequcnlibus ad

pacem

et

tem ulriusque ac

cleri

el

populi

civitalis

gebcnnensis
opportunis
:

cum
.

limilationibus et terrainis expressis et aliis

Cosi

Duca acquisterebbe sovranit di mezza Ginevra troverebbe poi modo rebbe poca noia l'erezione di un muro
il

a
di
il

poco denaro
aver
1'

e sovrano

altra.

Che

gli

da-

quale dividesse
nisi

la citt


(f

ab una parte

dicti vici

usque ad aliam dircele

quantum

parte domini ducis includetur juxta

moenia antiqua ecclesia

beate Marie Magdalene usque ad aliam partem vici eiusdem


vi si

u che

facessero due o pi parti per comunicazione delle


,

due porle

della citt

e a doppie imposte per sicurare ciascuna


:

parte propria in ogni caso


alle defensiones.

in quel

muro non
,

si

faranno torri vel

La comunione de'ciltadin
,

l'esercizio de'possessi
,

s' incrociano nelle due parti le diverse econome di governo produrranno quello che dia ragione ad acquistare ci che ora non pare onest volere. Intanto si decida dai commissari sulla prelesa che il Vescovo sostiene di dover avere nel borgo este-

che

riore la via in cui la casa di


della Chiesa la quale
di

Amedeo

di
la

Vernet che fondo


piazza
alla

padrona sin per

Porta

San Leodegario che pure del Vescovo. Il contento il Vescovo bisognerebbe distrugger la piazza e dififormare la citt con danno del Comune e de' privati ma ne sentenzino commissari. Il visdoraalo si sopprima,
che per far
: i

Duca dimostra

onde non

sia

pi prelesto
al

di
Il

giurisdizione ad altrui nella parto

che apparterr

Vescovo.
gli
:

Vescovo nominer altro


esercitare la
egli

officiale

con quel nome che


civile e la

piacer per far


il

giustizia
il

criminale

avr

diretto

dominio

suo Ca-

pitolo delle terre e beni che resteranno dalla parte di Savoia;

e cos esiger

suoi Giti

suoi

censi
il

le
,

sue pensioni.

Gli

rimarranno
lago
e

suoi molini presso

ponte
,

n
il

altri

se

ne

po-

tranno mettere senza suo consenso


il
,

terr

suo prato
;

presso

il

prato e

la

vigna in San Gervaso


s

e le pescagioni

nel lago e nel

Rodano

che niuno possa

avervi

parte, nep-

OV

DICHIARAZIONE
lo slesso
i

DI

DOCUMENTI
tutte le

pure

Duca

senza consenso del Vescovo che pu an-

che aftllarne
luoghi
pii
,

prodotti.

Regger e governer
{

chiese

ospedali e case di pellegrini


di
;

ranno comprese nella parte


paccier di aver conto
di

domus Dei) che saAmedeo: ed Amedeo non s'imn


di

essi

quanto vorr fare

il

Ve:

scovo per

le

forliOcazioni
il
,

murorum

civitatis site capitanealus

(purch non riediBchi


bricarvi

Castello di Ginevra ch'egli

asserisce

suo per giudizio passato

ma

Io spiani affatto

libero di fab]

qualunque

altro edifcio che

non

sia castello

non

ri-

cever n accoglier nemici del Vescovo, n malfattori

lascer

che

il

Vescovo proceda liberamente contra

gli officiali del

Duca
quiete

se domiciliati nella parte del

Vescovo ne turbassero
i

la

o dessero scandalo; impedir che


canti
,

laici

occupino beneGcii vaconoscano


di

permetter che
riserver

gli

ufficiali

suoi

esse

cose,
gati.

ma
Il

sempre tutto al Vescovo ed a' suoi impieVescovo e il Duca nomineranno notai per la parte a
i i

costui assegnata ed

proventi del registro


e
il

degli atti
divisi. Il

loro

saesi-

ranno
ger
le

tra

il

Vescovo
i

Duca equa lance


in
citt

Duca
:

censure e

tributi dagli Ebrei

parte

sua

il

Veo

scovo inquirir nelle due parti della


i

e in tutta la diocesi
rei

preti

gli

eretici

gli

stregoni

que'

che per
li

diritto

consuetudine spettano
prii officiali;

al fro ecclesiastico e
il

arrester co'prosi

senza che

Duca minimamente

opponga, anzi
il

richiesto,

aiuti coli' autorit e colla forza.

Libero

trasporto
al

delle vittovaglie e d'ogni cosa del territorio che

rimane
et
titulo

Ve-

scovo non impaccialo n gravato da gabelle o pedaggi. Niente


di

possesso avr

il

Duca

nella parte del

Vescovo

si

ex
con-

aliquo casu res immobilis delata fuerit ad


tionis,

cum

dona-

emplionis mortue manus

vel

alias quovis

modo

cedere tenebitur infra

annum

alioquin

proprietas
,

possesso-

rium
sii

vel

etiam in
ratur ex

dominium defertur ad episcopura nec episcopus eo quod dimittitur dicto domino duci aliquod quod
,

immobile
preti

sive

donetur aut vendatur aut ad alium


acquirere poterli ecclesie sue
,

defe.

manu mortua
:

Ma

qui

non dimenticarono un loro importante

impefun-

rocch soggiunsero
loca alia pia ad

Non tamen excluduntur qui volunl


,

dare anniversarium

dotare altaria, capellas

capcllanias vel

ecclesie. Nunc tamen non essent tales ex quibus manus morlua ad dominum ducem deferri debe-

opus

DI

STORIA PIEMONTESE
Vescovo
di la

205
luogo infeudata

ret . Hivendica(a al

decima
,

del e

gi dal

Vescovo

al

signore

Salanova

pretesa dal Duca,

protetta la dignit vescovile e l'esercizio in tutte le


e la

due parti;
Vescovo

sovranit
di torri

della

parte alta

sicch
,

si

possa dal

munirla
e

e di castella a difesa
,

arricchirla di case alte

basse per comodit


Il

fornirla
il

di
si

porte per

comunicare
al

colla

parte inferiore.

Duca

quale

troverebbe prossimo
,

fiume
s'egli

in agio di offendere e

cansare le offese
la

fa

il

rimesso
si

ogni cosa

accordando
vi

ama

che per
;

custodia de' castelli


i

esamini

avrebbe diritto
,

vedranno
di

commissari,
il

quali, se tocchi a

lui

diranno quanto

spesa debba dare


si

Vescovo. La

parte

di citt

assegnata al Vescovo
,

consideri

civitas refugii

dove

eccetto gli eretici

ghese sia salvo e sicuro.


chi vi fugga se

ognuno che voglia vivervi onesto e da borIl Duca non possa richiedere de' suoi non provi che sia reo di crimine o di delitto:

che

pei delinquenti s'intende ordinata la

mutua consegna
(2)

(1).

Intanto

Amedeo

ottenne da papa Martino

che

redditi di

sede vacante in Ginevra fossero scemati di una terza parte in

suo favore sotto specioso

titolo
la

ch'ei

prowide a'bisogni
fidelium

della

Chiesa; e

gli fosse

pur data
la

terza parte della decima allora

imposta pr sustentatione
hereticos
di

exercilus

contra
e
le

ad esiger

quale erano

abilitati

Cosmo

Bohemos Lorenzo
trattative

Giovanni de' Medici mercatores Florentie.

Ma

del

cambio non
I

si

finirono

il

nuovo Vescovo tanto tempest


(3).

e grid che papa Martino sospese ogni esecuzione


cittadini ci
gli
;

non dimeno lealmente mostrarono ad Amevolevano cedere


e
la libert
il

deo che se non

per altro

Io riveri-

vano e onoravano

quando
di

egli

nomin
i!

proprio figliuolo Lueletto

dovico a conte del Genevese regalarono

nuovo
[k],

con un vaso
d'Angi,
per

d'argento del valsente


poi
gli
(

quattrocento fiorini
la figliuola

e cinque anni da
III

1433) allorch marit


fiorini

con Lodovico
alla citt
(5).

donarono mille

imponendo

due

fiorini

fuoco, ossiano trentadue grossi denari

E perch
V.

vedevano che
n,

(1)
fol.

Arch.

di

Corte. Bolle

Brevi. Marlinn

Mazzo XXVI

93,

38.
(2) Ibid. Col.

49
,

dell'

8 gennaio 1428.
Ginevra. Caleg. I, Mazzo VII,
n.'

(3) Ibld. Citl e Provincie. (4) Gaultiier


(3) Arcti. di

2i e 22.

Hist. cit.

giasla,

la

citt

Corte. Ginevra, e. s. n. 23. Se la cifra dell'imposta avrebbe avuto SCO famiglie; circa 3200 abitanti.

206
le

DICHIARAZIONE DI DOCUMENTI
il

loro grazie non ismonlavano


alto del consiglio

conte dal suo proposito, ordi-

narono con

marted fosse letto

minore, o di credenza, che ogni nelle assemblee ordinarie un qualche capiil

tolo di loro franchigie (l). Cos


fatto

popolo sapesse continuo

il

suo e stesse fermo nella libert e pi animoso a conservarsela. Francesco Versonay pi innanzi nella scienza del governar uomini intendeva che senza cultura dell' ingegno e senza
studi
i

suoi ginevrini

mai non avrebbero potuto volere quel che


;

meglio era per s medesimi


nel mercantare deliber
il

ricco

di

pecunia guadagnata
alla patria: scuole

maggior benefizio
lago

gratuite di
ci fece

grammatica di logica erigere una casa presso

e delle altre arti liberali. Peril


,

e diede lo statuto

(2).

Chi prendesse a
tentamente
de' reali

leggere negli archivi

le

cause criminali giu-

dicate Irent' anni dopo quella fondazione e ne


la

esaminasse
la

at-

natura, ardisco dire che


la qualit

troverebbe

somma

diminuita d'assai e

mutala
;

in faccia a quelle

che avesse avuto por epoche anteriori


nel

e perci aiutala la citt


,

costume

e sollevato
,

il

fisco nelle

spese

che dovevano

es-

sere ben grandi

se nella riforma dello statuto criminale pro-

posta da

Amedeo

fu ritenuto a

cr

il 23 ottobre 1430 (3), e accettala dai Ginevrini quod pene corporales deducantur executioni per

familiares Curie domini vicedompni


esset

quia nimis sumptuosum


.

pr

illis

exequendis semper vacare carnificem

Gauthier

nella sua Storia manoscritta ripete a questi anni la corruzione

del

costume
la

ne' cittadini e

specialmente negli ecclesiastici.


,

fre-

nare

quale con orrore nocentissimo

appena perdonabile
altro
s

all'ignoranza de' tempi


ignoranti
i

(vedemmo che non erano per


)

Torinesi (4)

non comportabile certo


di

a' d nostri

(sebstati

bene con isciocco od ipocrito zelo mantenuto oggid negli


della Chiesa),
il

Vescovo

Ginevra
e

discacci tulle le prostitute

che erano moltissime


infelici
,

(5),

non s'accorse che lontane quelle

pericolava

il

figliuole de' cittadini, la quiete

costume e l' avere delle mogli e delle domestica, la sicurt delle per-

sone

la

salute pubblica.

(1)
(2)

Gaulhier
Ibid.

Hist. cit.

(3)
(4)
'"))

Arch. di Ginevra. Vedi pag. 183 e 184


Arcli, di Ginevra.

di

questo Volume.
citato.

Gaulhier

DI

STORIA PIEMONTESE
dail' istruzione

207
e dalla

Versonay divolo gridava istruzione:


tunque

educazione da aspettare e sperare ogni bene

civile: e

quanpiutgli

egli inchinasse a soccorrere ogni sorta d'infelici, e fon(1)

dasse conventi pe' mendicanti ed ospizio pe' vergognosi


tosto aiutamenti
spiriti

ne' mali corporali


ai

mir

al

crescere sani

che procurano poscia

corpi salute e prosperit e rendon

men

necessari que' soccorsi e que'ritnedi.

N meno
se invece
diocesi
la

lodevole sadi di

rebbe stato Umberto

bastardo
a

di

Savoia

fondare

un convento

di

mendicanti

Stanajano
al

Losanna
(2),

coir obbligo ai

frati di

spiegare
il

popolo

Scrittura sacra

avesse invece imitato

mercante ginevrino.
scritto per (iinevra
;

Nienl' altro in questi anni

n altro
di-

ha lasciato
ritto
di

il

Garrone
il

il

quale appena accenn un certo

che circa

1434

il

Duca
in

di

Savoia
:

aveva
e

sulle

lingue

buoi e di vacche macellati

Ginevra

una ricognizione
a Savoia

delle soggezioni

che molti ginevrini

dovevano

quali

enfiteoti o quali feudatari del


le
il
il

terre circostanti lasci

Duca (3). E perci che riguarda memoria che a' 20 di giugno 1432
Contea
che
di la

duca Amedeo eresse

in

Barona

di Villars

e che

26 successivo fu
terrebbe per

stabilito:

la giurisdizione in

quel contado
1'

si

le sole

cause

prima istanza

riservato

ap

pello al

Duca

suo consiglio

(4).

Anche

lasci

memoria

di

un

arbitramento che Amedeo aveva assunto tra Francia e Borgogna


il

20 gennaio 1423

(5)

pronunciato ed eseguito ben


aveva

tardo per

la citt di

Trevoux che Francia


(6).

occupato e che Bor-

gogna pretendeva
del

Ma perch

quella citt pi veramente era


ai

Duca
di

di

Borbone, e Borgogna n'era travagliato, costui


si

28

gennaio 1423

leg con Savoia per conservazione e di-

fesa degli stati rispettivi (7). Ci nulla

meno

Savoia non intese


nel

per allora

di

farsi

ostile al

Borbone

anzi accaduto

1431

che Francesco De

la

Palud signore

di

Varembone

scalasse di

(1)
(2) (3) (4)

Gaulhier, Hisl. ras. cil. Arch. di Corte. Bolle e Brevi. Eugenio IV. Mazzo XXVI,
Ibid. Cill e Provincie. Genve. Categ. II,

n. 9;i.

Mazzo
II
,

I, n. li.

Ibld. Proloc.

de' Segretari ducali.

Mazzo
etc.

n.'

264

267

n.

99.
Trails anciens avec la
n. 8.

(5) Ibid.

France

Mazzo Vili,

n. 4.

(6) Ibid. id.

(7) Ibld. id. n.

e Proloc. del Segretario ducale Bolomier.

Mazzo

I,

208

DICHIARAZIONE

1)1

DOCUMENTI

nolle armato quella cill e la boltinasse faccoiiovi prigioni assai

uomini
voia
,

il

sondo il De la Palud di Borgo in Brcssa sialo di Saduca Amedeo pag diecimila scudi d'oro al Borbone
,

in soddisfazione del

danno
coi
di

si

conlenl che
e

1'

aggressore fosse
al

in

qualunque luogo
Quindi
a'24.

compagni preso
rifarsi della
(

consegnalo

Borbone
facile

riservando poi a s
rei (1).

somma
slati

pagala pei beni dei

giugno

1431

perch non rimanesse


di

tulli

passare da Savoia ne' diversi


fece trattalo col Delfino che

Francia,

il

duca
che

Amedeo
l

niuna persona che non fosse


grandi
quel tempo.

mercante non entrerebbe


divide
(2);
il

negli stali loro passando la linea


de' pi
di

sproposito,

ma non
le

Ma

perocch
di

Borbone occup amico secondo

terre e le Barone di
,

Beaujeu e

Villars che
1'

Borgogna godeva
il

Amedeo

si

trov nel caso di


;

difendere
fu

trattato

del 1425

e richiestone
ri-

pronto (12 febbraio 1434) col patto che se per quella


si

cupera
sero di
si

dovesse venire alle armi,

le

conquiste che
;

si

faces-

l dalla

facessero di

Senna apparterrebbero a Borgogna quelle che qua dovrebbero rimanere a Savoia (3).
le d'

Tutto questo per


Italia

azioni fuori

d' Italia.

Delle azioni in
di

Primamente
Santi fu
segreti
(4).

poco da dire

ignoto

molto

rettificare

nolo.

trovo che Francesco di Castiglione capitano di


il

mandato

1418 a Milano dal duca Amedeo per


carte segrete
del tempo.
fece

affari
a

Quali fossero non so: potrebbcsi aver chiaro


le

Mi

lano
nel

consultando

Rammento che
la

1418 Filippo Maria


di

Visconte
1'

decapitare

propria

moglie Beatrice
chie cill
fiorini
;

Tenda che

aveva reso signore


dalo

di

parecdi

nolo avere

Amedeo

parecchie centinaia
di

di

piccol

peso ad un Giancarlo Visconti


(5).

Milano per

servigi che gli rendeva

Amedeo

voleva allargarsi, o almeno

(i)

Arch.

di Corte.

Traile's

anciens avec la France de. Mazzo Vili,


voi. II.

n.

11.
(2)

Ibid. id. n.

12
13.

e Prolocollo del Segretario Bolomier

(3) Ibid. id. n.


(4)

(5) Ibid. id. Lib.

Arch. Camerale. Conti dei tesorieri ducali. Lib. 63. 66, 68, 71. In due volte nel 1421

fiorini

300,
,

altri

200

nel

1422

altri ,^0 nel

1423.

io

il

Lilla

richiesto
di

sapremmo

dire chi fosse questo Giancarlo.


,

Un

Giancarlo abiatico

Ber-

nab nelle tavole del Lilla


Carlo stalo prigioniero
di

ma

ucciso a Parigi nei 1418.

Ch' ei fosse

Tilippo Maria ?

DI
dure
alla

STORIA PIEMONTESE
il

209

famiglia diritti di crescere

principato: iiun impro-

babile che

Amedeo vedendo

Filippo Maria

senza

figliuoli

vo

lesse stringere

un parentado che un

d stendesse la

sua famiglia
si
i

in

Lombardia. Vedremo quali pi aperte pratiche


Per allora certo non ne fu nulla.
il

facessero Fiorentini

in appresso.

Ma

che l'avrebbero voluto aiutare contro

Visconte non cessa-

vano

di eccitarlo

secondo

il

desiderio, e

il

25

di

settembre 1423
a

scrissero questo per ci

al

loro ser
xviiij

Antonio Salvetti.

Rice-

verno vostra lettera de d

de agosto e veduto quanto


vi

scrivete della

pratica della lega


di

rispondiamo che
lui
vi

ci
si

par*;

che

al

duca

Savoia o a chi per

parlasse

possi

con assai buone ragioni rispondere che avendo noi di qua a fare la spesa di 7000 od 8000 cavalli e duemila fanti appi
che
lucti
di

!(

cegli

conviene conducere
il

con pagare e avendo

il

duca
la

Savoia che

serve certo tempo senza sua spesa per


scrivete
lui

(i

maggior
di

parte della gente

dilibera

tenere

et

non cercando noi d'acquistare niente

ma

solo quello che

s'acquista

qua

sia

degli

amici nostri

chome

sapete pe

<(

roche io Lombardia

non vogliamo avere a fare et chello stato del duca di Melano si ministra per modo che di lui non sia da temere n da avere sospetto e che del duca di
Savoia sia tucto quello
lui

saquistasse di

l ci

pare assai

ragionevole et onesto dando oportunit luno a laltro del dare

impaccio a un tempo al duca di Milano lui qua per modo che in brieve tempo si debbe
la

di

l et noi di

et

pu
gli

credersi

distructione del duca di Milano per

modo che

ara caro

dessere lascialo stare et lasciare stare altrui.


al offese di cost et noi
di

Che

lui

segua

qua e ogniuno
anzi
impossibile

a sua spesa die

altra via sarebbe

difficile

maxime per
faleglo

la

spesa grande deliberiamo fare di qua.

per con queste e

con

laltre

ragioni

che

utili

giudicherete

rimanere
honeste
a

contento a quanto scriviamo. Usando in ci quelle

a et piacevoli parole vi rottura


ff

parranno

si

convengano sanza venire


voi

veruna.

Aspettiamo
cost

sentire da
vi

quanto abbiate

fatto co' Suizi e di

non

partite senza nostra licentia

mostrando ancora che se


che
della
altra

lui lascia

passare questa oportula

ni l

forse la cercher a otta

non

trover
di

perocch

pace siamo molto


l'

sollecitati dal

duca

aremo con vanlagio che

noi la

Milano e ogni vorremo e avendo


27

Anr.H.Sr. Ir.Vol.XIII.

210
rt

DiCHIAUAZIONE
con noi ara
a de
gli
il

DI

DOCUMENTI
le

|)ace

destro con tulle

sue forze a fare op-

pressione
'(

altri di cui
ci

cercha la distruzione di che

il

duca

di

Savoia

dcbbe fare stima non piccola non tanto


amici
et vicini suoi e scrivete

per s quanto per


di

gli

spesso

quanto segue.
ricevemo
iij

Di poi
((

vostre quasi in

uno

d et

per quella
et

reca

il

nostro

famiglio

siamo

avisati di

quanto scrivete

della fatica avete

durala e di quanto avete ritratto.

Aspet-

tiamo da
a

voi sentire

quanto

sia poi

seguilo co' Suizi e


di

come
(a-

siete

((

rimaso con loro perocch a noi sarebbe


in
utile e a loro

bisogno che

maggio o giugnio fussono

rebbono poco
insieme

campo altrimenti a noi meno tagliando la speranza


il

del

subsidio de danari di qua e per ingegniatevi


et confortagli

daccordargli

alla
di

materia

pi ve possibile.
vi

di

quanto segue per

la via

Vinegia navisatc e poi


(1)

rispon-

deremo

poi di nostra
,

intenlione

Le reiterate istanze
indussero

de' Fiorentini

le

resistenze del Visconte

Amedeo
fecero
;

a collegarsi con essi contro di lui


lese

prima
i

in segreto, poi in pa-

nella
il

guerra che

Fiorentini e

Veneziani

gli

onde

Visconte fu costretto cedere

Vercelli al duca

Amedeo
Ma-

e per sicurt di pace ricevere in isposa la Ggliuola di lui


ria,

come
tra

dello in tutte le istorie. Certo

un

principio di pace
:

buona

((

Amedeo
et

Fiorentini fu questo suo decreto

Qua-

liter

nos cerlis de causis nos ad hec movenlibus repreisallias

marcham

'<

supplicationem

contraccambium per nos datas et concessas ad quorumdam fidelium et snbditorum nostrout pretendebant ad inslanliam
civis

rum dampnificalorum
rabiiis
viri

hono-

((

Bonacursi de Piclis merchatoris


et

Florenlie

f(

contra Comunitalem revocamus cassamus

subditos Florentie tenore presentium

et

annuUamus ac pr
quod
cives et

revocatis

cassis

et
.

annuUalis habemus
Florentie et

ila

homines

diete civi-

talis

eorum

subdicli

cujuscumque status preheet bonis suis

minentie voi dignitalis existant possint et valeant in et super


lerritoriis nostris

una cum marchandiis rebus

quibuscumque
mcrchari
lies

tute ac secure ire Iransire

morari seiornare
ac toties
et

et

inde redire semel et pluries


ci

quo-

sibi

placuerit

sue

fuerit

voluntalis

prout et que-

(1)

Arch. delle Riformagioni

di Firenze. Classe

Distinz.

n. 29.

DI

<f

STORIA PIEMONTESE

211

madmodum

faciebaot ci facere

poterant ante conccssioncm


ot

diclarum represailliarum mandantes propter ea universis


pervenerint

singulis offitiariis fidolibus et subdiclis nostris ad quos pre-

sentes

eorum de

loca

lenentibus quateims
civitatis

lias

nostras licleras observanlcs cives diete

Florcntie et
in

eorum subdictos occasione diclarum represailliarum


eis

per-

sonis rebus vel bonis non molestent nec impedimenta aliqua


inferant.

Quinimo

ipsos

in et
el

super

tcrriloriis

nostris

gratenter recipiant favorabiliter

benigne pertractent et de
In
vose-

"

fi

necessariis eorum sumptibus moderalis sibi provideant. quantum desideranl nobis compiacere quoniam sic fieri lumus el jubemus. Datura Burgi in Breysia die vigesima

cunda dicembris anno domini millesimo quatercenlesirao vige-

Simo secundo

(1) .

II

trattato di

lega di Savoia co'Fiorcntini

e Veneziani sottoscritto l'il di luglio

1426

in

Venezia era stato

composto da Manfredo
di

di

Saluzzo signore
di

di

Mulezzano, Enrico
i

Golombier e dal signore

Vuffler e Pietro Marchiandi;


et

quali

Amedeo strictis genius


Quel
trattalo

sponte non improvvide nulloil


;

que ductus errore aveva nominati


procuratori.

22

di

marzo

suoi speciali
civilates

portava

quod omnes

terre castra el loca quelibet


tiuentiis

cum eorum

dislrictibus et pcr-

que acquirenlur

el

flumen Ticini

ultra versus Pc-

<f

demoncium

Alamanee cum Aste Alexandria Vogera Palea Vercellis et Novaria cum eorum dislrictibus juribus el conGnibus et pertinentiis quibuscumque ubicumque sinl et insuper civilates Mediolani el Papi si aquirentur cum earum comunitatibus dislrictibus pertinentiis
el versus monles superiores

jurisdiclionibus sinl et esse

debeant prefati

illuslris

domini

suorumque heredum el successorum. Civilates autem Laude el Grimarum ac Trecium cum suis comunitatibus dislrictibus pertincnciis el jurisdiclionibus quibuscumque
Sabaudie

f(

(<

omnes que alie terre castra et loca quelibet que sunt inlcr flumina Abdue et Ticini que non sunt a flumine Abdue citra versus Venecias cum eorum et earum comunitatibus districtibus confinibus jurisdiclionibus

Abduam

essenl aliqua loca


et celere

el pertinentiis eciam si citra quo sub comilatu Mediolani com-

prehenderentur

omnes

civilates terra castra et loca

(1) Arcli. delle

Riform.

di

Firenze. Classe

XI,

Dislribuz.

IH,

0d. 4.

212

DICIIIAUAZIONE DI DOCUMENTI
citra

lam

quam

ultra

Padum

exccptis

illis

que sunt

in porcio-

nein
cr

prediclatn prefali domini ducis

Sabaudie

cura

eorum

districlibus confinibus jurisditionibus ci pertinenciis quibus-

ff

cumquc
dominii

si

aquirenlur sint

et esse

debeanl prefati domini ducis


si

et

communis Veneciarura. Verum


die

illustris

dorainus

a
M

marchio Monlisferrati intrare

vellet et inlrabit in

hanc uniopresentis

nem
quod

et

ligam a

conclusionis et stipulacionis

conlractus usque ad raenses quatuor in hoc casu reservalur


proraitti possil ac sibi dari et consignari debeat civitas
si

Alexandrie a Palea

aquirirelur

cura eius districtu pertireservatur

nenciis et jurisdiclionibus.

Insuper eciam

quod

omnes terre castra et loca que erant magnifici comitis Gar magnole sibi restituantur et libere consignentur (1) . Dopo ci Fiorentini per non perder tempo eccitarono Veneziani
i
i

a spingere Savoia innanzi coll'armi


a

no diedero incombenza
a d 18 di questo

Marcello Strozzi residente a Venezia, questo scrivendogli:


Dileclissimo

nostro. Noi vi

prevcnemmo

rispondendo
mostrandovi

alle vostre

lettere

per insino al d ricevute didella

la consolatione et piacere

lega con lo

il-

lustrissimo principe duca di Savoia conclusa con honesli ra-

gionevoli et fraterni capituli et quello tissimo la liberatione del capitulo signoria


che ancora

ci

fu grala

che nell'altra lega con

<i

eravamo obligati et bench nell'uno questa alteratione non dia perch conosciuto la loro justitia honest et amore verso noi alla loro volont sempre saremo conformi pure a honore nostro et reputatione .... non dudi

Vinegia

bitiamo la industria et diligentia

vostra in questo

assai ha

operato di

che

vi

commendiamo grandemente. Ma perch


debito pigliare et usare
et cos
il

qualunque savio
conosciamo

frutto di quello

che comodamente pu,


in

negligendo sarebbe reprensiscoprirsi

bile

il

qualunque caso, o ragionamento


nemico
et

detto

Duca

essere utilissimo et sollecitare


il

trattare la sua
et

signoria

contro

mostrare

di

lui

della

sua

potenza

fare stima et reputatione

grandissima in tutto do-

verne seguire. Il perche non solamente utile ma necessario judichiamo essere mandare ambasciadori della loro signoria

et nostri al detto

Duca mostrando

il

piacere et contentamento

(t)

Ardi,

di

Cor. milanese Ducalo.

Mazzo

II.

DI STORIA
a
((

PIEMONTESE

213

della lega conchiusa confortarlo a metlere in ordine le bri-

gate richiedere
il

gli

amici et

benevoli et devoli suoi et contro


voglia
et noi

nemico rimuoverli
al

et che
,

eliam

bavere

lutto

in

punto che

tempo rompa

dobbiamo credere che


e

nelle terre et luoghi

del nimico
alla

abbia dei ragionamenti

delle

trame da riduccere
et

sua devotione et levarne dal

Duca

ancora se fosse
il

utile,
di

che

il

contrario non sappiamo

vedere, che
et nella

marchese

Monferrato a cui s' ragionato


in quelle intervenisse et

lega riservatogli

un luogo

cos a

nessuna cosa animarlo

et confortarlo

che

sia

utile s

per lo esterminio del nimico

come per

inducerlo alla pace

pi volontario, o costretto dalla necessit, o paura, et ve-

dula la dispositione di

or

loro stalo

Genova che spesso ne sentiamo et il cognosciamo debole et in quella forma non potere
assai

reggere, et pare

chiaro cognoscere che vedutosi per


del nimico
di
si

loro alcuno apparecchio o motivo alle offese


facesse per lo

duca

di

Savoia o

per lo
,

marchese
citt di

Monferdee predi sale

rato che gi n' ebbe grande parte

la

Genova far
si

certamente mutatione che seguitando cos, come


parare
di

molte cose avrebbe

il

nimico mancamento

et altre cose

che

gli

sarebbero

di

grandissimo detrimento et
la

pericolo oltre alla reputatione che non solo in


in

Savoia

ma

qualunque parte del mondo


et ferventi
si

gli

mancherebbe
le

et molti
lui quelli

renderebbe audaci
che al presente

con aver contro a

stanno

et

alcuni seguitano

volont sue.

Et quanto pi pensiamo

in

questa materia tanto cognosciamo

mandata persona il perch vogliamo siate con la Signoria et narriate loro quanto vi scriviamo con quelle parole et modi che a loro pensiate sia pi grato
la utilit nella
et

maggiore

etiam inducerli
cosa,
et

questa
al

della

che

duca

di Savoia

mandata esprimendo la utilit non dubitiamo tale


cognoscer
di lui

mandata sar gratissima


loro

perch
si

per
et

la

signoria
s'

se

per noi

fa

riputatione et stima

alle

cose che

mover pi
late

hanno a fare pi siate volenterosi et ferventi, et tale mandata che non farebbe rapporto o scritet sentiranno
la
la

tura di suoi ambasciadori. Et questi nostri arabasciadori ocu-

vedranno

sua dispositione

et quello fa

o ordina che far in tempo


de' suoi

loro andata che grande parte

apparecchi

et ordini

dovranno

essere

preparati et

214

((

DICHIARAZIONE DI DOCUMENTI
et avvertire a tutte le cose
i

potranno sollecitare

saranno

utili.

Et potrassi, inteso
et

suoi pensieri volont et ordini per loro

((

per noi in ciascuno

occorrente

pi

utilmente et naelio

deliberare la mandata

ne avvisale sicch

come fermamente speriamo subito ce quello volessimo mandare mettiamo in


vadano, et se poi
si

ordine acciocch insieme

concertassono

mandare per mare ordinaremo qua in su una galera a che sar apparecchiata et in ordine quando saremo certi
nel
della loro intenzione.

Et prestissimamente

di

quanto delibesi

reno

ci

rendete avvisali sicch a quello s'avesse a fare

dia

perfetione.

Datum
i

Florentie die 24
il

iulij

1426

a ore 24(1)
si

Indovinarono
sero
gli anin;ii

Fiorentini

piacer di Savoia. Difatti


(

ristrin-

e quella lega
)

convenuta in Firenze

il

10 d'ago-

sto successivo

si

rifece durevole per tutta la vita del Visconte


lui

un anno ancora dopo


Grandi
pretesti
il

morto

(2).

per

ammassar danaro furono ad Amedeo


armi per
quella
la

la

guerra contro
il

Visconte e quel matrimonio. Torino che aveva

soccorso

Duca

in denari e in

guerra Vercellese,
nell'aprile 1427,

e aveva al

Ggliuol
,

suo,
,

ito in

citt

donato mantili
cinquecento

tovaglie
d'

piattelli

ed

altri vasi di
(3).

stagno

offri

fiorini

oro pel

matrimonio

La

valle d'Aosta

s'impose

di sedici

denari grossi per fuoco sebbene l'anno infiorino d'oro per la

nanzi ogni

famiglia aveva contribuito un


;

guerra. Ginevra fu generosa


prestar denaro per
la

il

Fossign che aveva

negalo

di

guerra

ne don per quelle nozze. Nicodo


viaggi ottanta
giorni per imploin

Festa consigliere di

Amedeo
dote
le

rare sussidii per


del Conte
,

la

della Principessa

tutte

le

terre

non sospese
da
privati

sue

visite ai

Comuni che per im-

pedimento della
da Comuni e
!ra'

peste. Altro
,

denaro e non poco ebbe a prestito


da
giudei
,

Caorsini e Lombardi
si

quali dai Pelletta d'Asti, che per certo

saranno
(4).

ricattati

delle

gravose
di

taglie

che

pe' loro

banchi pagavano

Toc-

carono

quel

denaro: cento ducali d'oro Francesco Gallina


del

segretario e notaio

Visconte per V atto

della

cessione

di

(1)

Arch. delle Riforra, Arch. Arch. della Citt


di

di

Firenze. Classe

Dislribuz. Ili

Cod.4.

(2)
(3)

di Corte. Milanese.

Mazzo

II.

Torino. Liber Consiliorum, voi.

LXV,

fol.

62

e 104.
(4)

Arch. Camerale. Conti

de' Tesorieri

ducali,

lib.

73 e 78.

DI STORIA
Vercelli e del

PIEMONTESE
(1);

215

matrimonio conchiuso
,

cento scudi del re, Gian;

che forse avr consiglialo Filippo Maria i (2) condottieri delle genti di Savoia, che le guadagnarono sopra il Visconte Cavagli Alice Ropolo, Sandigliano ec. nel 1426 (3),
carlo Visconti
, ,

e proseguita la

guerra sul

Vercellese sino alla pace


,

merai
;

canti di preziosi per corredo della Principessa

per doni

cortigiani

lombardi
dote

(4).

Duca Filippo Maria non ebbe


,

nulla

neppure
pagata

la

(5).

Amedeo promessa e dai sudditi di Vedremo poi come il Visconte lo raccontasse.


da
la

Savoia

Era da raffermare
e

pace conchiusa tra Milano


si

Venezia
:

Firenze.

Il

Visconte agitato dai consiglieri non

contentava

vedeva non possibile resistere


sarebbe mosso. Quel Principe

ma
un
;

sperava
d

che

1'

imperatore

si

supremo non aveva

allora

pi nessun vero potere in Italia


fuor
d'

e se vi doveva a discendere
,

uno speluzzamento
dall'

di

poca pecunia

non avrebbe cavato


chia-

niun

bene

avere soccorso un protetto. Poi chiunque


ducali,

(1)

Arch. Cam. Conti


71.

de' Tesorieri

lib.

75.

(2) Ibid. id. Lib.


(3)

Arch. di Corte. Proloc. de'Segr. ducali. Mazzo I , n. 392 al 420. Ardi. Cam. Comi de'Tesor. dwc. lib. 72. Pro prelio rerum ab eodem magislro Aiardo ( de Donnei dorerio burgensi Chamberiaci )
(4)

emptarum per nobilera Michaelem de Ferro thesaurarlura generaiem de mandalo domini ducis Sabaudie et per dominum nostrum ducem Sabaudie donalarum ambascialoribus iliuslris domini ducis Mediolani qui venerunt causa conlrahendi malriraonium inler iiiuslrem dominum f( ducem Mediolani et domicellam nostram Mariam fliiara domini nostri prout infra.- Et primo libravil eidem magislro Alardo dorerio pr predo duorum bacinorura argenti doralorum ponderancium viginliu nam marchias Ires uncias cum dimidia argenti ab eodem emptorura qualibet marchia predo XV n. p. p. et per dominum nostrum dona

qui

in Chrislo patri domino Archiepiscopo Mediolani venit causa supradicla - videlicet CCCXXI fi. VI d. HI qs. gross. p. p. - Libravil eidem magislro Alardo pr predo XXXVI scipho rum argenti auri ponderancium LIV march, sex uncias cum

lorum reverendissimo

dimidia argenti

te

'(

ab eodem magislro Alardo emplorum videlicet XLII march, ad racionem X fior. p. p. pr raarcha, et XII march. VII uncias cura diraid. ad racionem XI fior. p. p. pr marcha. Et quos visciphos diclas dominus nosler dux Sabaudie donavit prout infra ilem XII scidelicet XII sciphos preceplori Sancii Anlonii Mediolani phos ex supradiclis sciphis Ludovico Croio: ilem et XII sciphos eie. lohanni Francisco Galline Secrelarils domini ducis Mediolani qui ve:

nerunt causa predicla DXXIII. IIII.


(.^)

fior.

IX

d. gross. p. p. .

Arch.

di

Corte.

Demanio donalivi

sunsdii.

Mazzo

n. 2.

216

DlCllIAUAZIONE 01 DOCUMENTI
l'

mava

imperatore, all'imperatore nulla avrebbe dato, o delle


II

promesse pochissimo mantenuto.

5 settembre del 1426 Filippo

Maria consegnava
che parlar doveva

a Lancellotto Grotti

una istruzione
(1); dal
di

di

ci

all'imperalor
di

Sigismondo

quale

avrebbe sperato
cavalli.
(

un aiuto
il

dodicimila o almeno

ottomila

Rappresentava

pericolo che Vercelli vuota d'abitatori


e

per cagion della peste

male

fornita di

mura sommossa da
,

Guelfi era in pericolo di cadere in

mano

a Savoia

e per quella

caduta avrebbe pericolalo similmente Novara. Malcontenti come


in

Novara ed

in

Vercelli erano
il

cittadini in Alessandria e in

altre citt le quali

duca Amedeo stava a braccia aperte per ricevere. Alessandria poi punzecchiata dai banditi del Guasco e del Pozzo che vorrebbero rimpatriare. E il duca di Savoia
parente
Il
i

dell'

Imperatore
di

suddito

dell'

Impero,

fa spalla a' ribelli.


;

marchese

Monferrato aiuterebbe Milano


niente
,

ma

allega che
a

suoi non guerreggiano per

e che se

hanno
forti nel

menar
et

le

mani

egli vuole

avere Asti e Pavia e alcuni

confine
gros-

ovvero Alessandria e Valenza terram utique opulentam

sam

cos in

cambio

di ricevere aiuto dal


di

Marchese gliene da

rebbe a

futuro rischio

proprio

danno.

Quid dicetur de

Janua que magis


bine est dominus

perdila dici polest

quam anima judeorum,

dux Sabaudie qui anhellat ad eius dominium; bine Fregosi qui continuo eam slimulant; inde nobiles de Flisco qui ipsam affligunt; inde galee Floreulinorum que
maria Januensinm circuerunl?
si

Come

difendersi da tanti affa,

mati un principe a

grande stremo d'ogni pecunia

ut unicum
tenuto.
il

denarium non habet?

Consiglio preso
Questi
il

fu

pace
,

ma non

Onde

collegati

ritornarono alla

guerra

vi

chiamarono

socio duca di
in consulta
al

Savoia.

5 giugno 1427 fece

mettere

suo gran consiglio a Thonon an debeat insurgere


et

cantra ducem Mediolani in auxilium Venetorum


et

Florentinorum

passus claudere vel ne come per patti tra quella repubblica

e lui duca.
di

causa fece

titol

Positio
l

E perch potesse deliberare con giusta cognizione distendere e consegnare una relazione cui infacti

causa desidiorum

(2)

la

quale potendo
nolii^

qua e

schiarire e precisare certe ragioni

che stanno

(1)

Ardi,

di Corte, .tlilancse.

Mazzo

II.

(2)

Ibid. id.

DI
storie nostre

STORIA PIEMONTESE

217

metto qui per intero- Anno domini millesimo quadringentesimo vigcsimo sexlo post multos tractatus et convenliones loquulus per ambascialores serenissimi domini nostri

ducis Sabaudie super differenciis et divisionibus exislen-

libus iuter

mum
lercia

ducem Mediolani ex
et

ipsam maieslalem regiam ex una et illuslrissialia et illustre dominiuni nostrum,


magnificam comraunitatem Florcntinorum ex
illustrissimi

Venetiorum

ex quibus eliam ex parte

domini nostri per

eius ambascialores sepissime fuil

loquutum et tractatum cura predictis illustri duce Mediolani et illustri domino Venetiorum de sedacione differenliarum seducionum et conclusionura, mullis

differentiis inlor

ipsas

parles exislentibus, non

fuit

dc-

ventum,

ut

per

rclata

ambaxiatorum

dicti

domini nostri

clarissime apparuil et ex quibus verisimiliter potuit unius-

cuiusque apparer mala voluntas dicti ducis Mediolani , volentis iominium nostrum suo posse offendere quam prius

ymo quanto

citius

habuisset conlra ceteros suos

inimicos

victoriam. Quibus tum non obslantibus predictus dominus dominus noster suos destinavit ilerum et iterum ambaxiatorcs

ad ipsum illustre dominium Venetiarum causa


ctandi Inter

pacem

tra-

dictam regiam majestatem ipsosque dominos Veut hoc etiam sibi fuerat notiflcadiete regie

netos et

ducem Mediolani
parie

tum ex

maieslalis destinavitque suos alios

ambaxiatorcs ad ccrtum locum ordinatum per gentes domini


nostri et ducis
cipaliler

Mediolani pr premissis et

maxime

et

prin-

causa

habendi
diclo

concordiam

cum
,

securam et perfectam pacem et duce. Qui dux poslea multa loquula

ex parte sua
domini nostri
riis

tani
et
,

ex parlibus Breissie

quam
et de

alibi

genlibus

ultimo in parlibus Pedemontium in frontein

dominiorum
dicto

omnibus variando
recedendo
,

primo ex parte

sua loquulus

toialiler

demonslravit se accordium

cum

domino nostro habcre

nolle ad prefalura

dominum

nostrum respondil quod ipsum nollebat esse Iraclalorem qu9 ipsum pr amico suo non lenebat attenta eliam relationc certorum ambaxiatorum regiorum ncc non el ambaxiatorum domini nostri qui missi fucranl ad regiam majestatem pr
responsione danda super consiliis et auxiliis
regc conlra
pelilis

dicto

dicium ducem

Mediolani

per

quas relationc?
posse adim-

apparuit ipsum

dominum nostrum regem non


28

AncST.ST.lT. Voi. XUi.

218
((

DiCHlAKAZIONE Di DOCUMENTI
crani necessaria pr tunc

plerc ca quo
iii(cn(utn

pr obtinendo eius
et

((

nollcque

dominum nostrum damniOcari


sed potius

offendi

u
<(

per dictutu

ducem

ipsum

velie

et

ubique diclus

dominus
et

noster posset confederaliones faceret pr conserva-

indubie quod semper haberet stalum honorem imperii ac ipsius recommissos actenlo eliam quod diclus dux Mediolani fuil certlGcatus de oblalionibus per ipsum ducem Mediolani ex quo semper erat magis animatus
tione sui slatus lenens

conlra dictum
noster
in

dominum nostrum fuit cohaclus diclus dominus mandare ambaxialoribus suis qui crani Venetis ut Iraclalu lige de qua eis fuerat loquutum Vcneliis inten,

dcrent.

Quum

ambaxialorcs vigore
ad

dicti

mandali
diete

in
lige

diclo

Iraclalu insislerunt usque


fuil
a

conclusionem

que
se

facla

Venetiis anno prediclo.

Item post ipsum mandatum contigil ducem Mediolani

concordasse

cum domino
celer

tamen non considerans


nostro et
inler

Romanorum rege ex quo mandata prius per eum facla domino


nostro

de

se

coUigando ut supra

scripsit

cidem domino nostro ut per eiusdem anni.


a

literas datas in data die

XIF^maij

Item de diclo tempore cilra in


de inferenda

ista

materia

fecit ipse

Rex
de

((

plura mandata tam per ambaxialorcs


desisterei

quam

per literas ut se

guerra diclo duci Mediolani et

'

auxilii preslatione diclis Venelis ut constai per litleras ipsius

regis sepe reilcratas

que

lillerc

domino nostro presentale


et

fuerunl

ci

ipso

ambaxiate facle iam guerra inccpta


fuit facla

ipsa

durante.

"

pax inler dominum nostrum, comunilalem Florenlie ex una et ipsum ducem Mediolani ex altera que successive fuit confirmata per partcs ut de dieta pace et ratificatione constai per

Item posi

modum

doDinium Venetiarum

et

inslruraenla
e
ti

inde recepta

anno prediclo ac

presenti.

Item

facla dieta

pace mandavi! dux Mediolani ambaxia-

tores suos

tenere volebat

Domino nostro cidoni nunciando quod dictam pacem verumplamen certa castra que secundum fortradere tenebatur dominio Venetiarum
,

mam

pacis

tradere

f(

nolcbal

dubilans quod dicli Venoti diclam pacem non obscr-

varent sed ipsa castra bene volebat dcponere in manibus non


susporlis.

DI

STORIA PIEMONTESE

219
sibi rao-

Ilem successive scripsit quod dictura dominiuin

verat
a
'(

guerram pacem rompendo. Conira

scripserunl Veneti

or

per suas lilleras dalas die XXVII januarii anno presenti quo dux Mediolani ruperat pacem ymo nec illam adimplere voluit secundum promissa ul in litteris prediclis conlinelur ipsum requirendo ul vigore lige clauderet passus el insurgeret coutra ipsum ducem Mediolani.
,

a die

Ilem

alias

scripserunl lilteras eiusdem conlinenlie dalas

XII

februarii.

baxialores

or

eorum amXVII mensis marlii quibus dominus nosler respondil quod semper volebat juxla debilum et honorem suum facere que per eura eranl
a Ilem successive miserunt

ipsum

et Fiorentini

cum

lilleris

credencialibus

dalis

facienda.

Ilem videns dominus nosler quod utraque pars asserebat


tenere

se velie

pacem,

et

alleram

parura rupisse,

voleos

informari
or

de verilalc misit suos ambaxialores dominos Man-

fredum
habenda

et

cessive ad

Pelrum Marchiandi ad ducem Mediolani dominium Venelorum pr iuformalione


quibus habuil
ul in
lilleris

et suc-

vcrilalis

a
,

responsum de inlencionc ducis


conlinetur.

Mediolani
a

per eos missis


episcopi

Ilem habuil

lilteras

comraissarii

imperialis dalas Mediolani


inhibcri et

XX

februarii huius anni per quas


in diclis
lilleris

noliGcat

rcquiri ut
lileris

conlinelur.

Ilem habuit

cum

lileras
if

imperatoris de

diclorum ambaxialorum certas roiala pace dominura Burnocium in


in illis conlinelur.

quibus conlinelur quod inhibercl proul

(f

Ilem post receplionem lilerarum suorum ambaxialorum venerunl dicti arabaxialores Venelorum el Fiorentinorum ad
presentiam domini nostri qui
dicli

petierunl requisierunt actenlo


,

deffectu

ducis ul dicebatur

proul iam sepies requisiefuil

runt el superius describitur quibus

responsum ul
,

infra.
in-

Millesimo quadringenlrsirao vigesimo seplimo

quinte

ditionis

Thononii die XXIII maij super eo quod ambaxialorcs dominorum Veneliarum el Florenlie videlicet domini Nicolay

Gonlareno utriusque
lites

iuris docloris

el per alios discrelos niiat-

requisierunt illuslrissimum

dominum nostrum quod


;

lenta

mam

mala voluntale ducis Mediolani velil secundum lige insurgere contra ipsum el claudere passus

forel

220

DICIIUKAZIONE DI DOCUMENTI
est
(alis

facla

responso

quod illustrissimo domino

nostro

vchcmcntissime displicel loto corde ex co quod prcsencialitcr

videi
dicli

per
ducis

rosponsionem

suorum ambaxiatorum voluntatcm


dux cidem domino

Mediolani non esse dispositam ad pacera tractascripserat et prout idem do-

tam

et

conclusara servandum proul ipsemet


et

per gcntes suas nuntiaverat


,

velie

minus nostcr usque non lenebat et credebat ipsum facere ob quam causara prcfatos illustrissimus dominus noster

videns

malam

inlenlionem

dicli

ducis dispositus
si

est

facere

omnia ad quo tenetur. Et quia


in fronteriis suis
sibi

ante promissionem factam

demonslraret eius inlenlionem, posset

magnum

preiudicium actenlo

Mediolani in ipsis fronteriis habet genles


copia.

maxime quod dictus dux armorum in magna

Dominus
,

noster

intendil

providere in partibus ultramon-

lanis

videlicet

in fronteriis

prout materia requirit presenmittil de gentibus suis

cialiler

et iure

mora
,

illuc

pr dieta

provvisione facicnda

ad

hoc quod ipsa facla tulius proce,

valcal ad ea que materia requirit tam ad clausuram passium quam ad et pr celcriori expeditione prcsenlialiler mandai cerlos barones et milites ad ordinan-

dere ulterius

dum

necessaria

pr execulone premissorum facienda.


dicli

Item quesierunt

ambaxialores domino piacerci


vexillum
,

au-

ferre per eos


or

unum comune

quod

eis fuit concessuni.

Ilem quesierunt in quo loco


fuit

insignia domini apponerent


fore

((

quibus

responsum dominum

primum
et

in liga et

quod

"

non

ignorabanl sui status

decentiam

propterea

facerent

eis dccenlius videretur faciendum . Esaminato ogni cosa primo ad esporre il suo parere fu Claudio de Saxo il quale disse quod in dieta materia dominus ligatus est tribus iuramentis secundo primo imperatori
:

que

fi

diclis

comunitalibus ralionclige, tertio ralionepacis;


fondans dixil quod

et

super

ultimo juramento se
et

pax

est

perpetua

non potest infringi per aliquam novitatem et in casu quo non Gant observata capilula papa est judex deputalus et donec feceril cognilionem dominus non debel se movere et propler hoc videtur quod dominus mittat alios ambaxialores ad papam et expeclarc eorum responsum et interim se lo,

taliler abstinere

eliam

a servatione

passium postulata

Que-

DI
sia sentenza
tutti (1). Il
altri
,

STORIA PIEMONTESE

221

con maggiori o minori prudenze fu seguila da cancelliere di Savoia Giovanni di Belforle fu cogli

ma

avvis

quod Veneti
et
si

et Fiorentini
,

speculalorii suni
,

qui bene perpendent an palliatione


fiat

procelatione

vel ad

con
,

suela
a
v<

responsio

casus reciprocus contingerei

re-

ciproce erga

dominum

se haberent,
,

ymo

si

contingat premissa

inter eos et adversarium sedari

Il

per
d

advertendum est qualis tuoi ipsum adversarium erga dominum fides servabitur .
la

appresso fu determinata

risposta che
:

si
il

doveva dare
d

agli
al

ambasciatori de' Veneti e de' Fiorentini

Conlareni dal cancelliere

da Umberto

di
:

Savoia

7 fu data da En-

rico di

Golombier
verificare
fatto
i

e Giovanni de
fatti

Gompeysio
dopo
s'

che prima vole;

vansi

accaduti
gli
si
il

la

pace

poi
d'

il

Duca
fu

avrebbe
14

cos

che non che

imputasse punto
di
tal

indegno.

Ma perch
il

que' legati non

contentavano

risposta

fatto loro

sapere

Duca manderebbe Enrico de Gomil

peysio a Milano
la

per sapere se
la

Visconte voglia o no osservare


sapr
tutti
si li-

pace: che se voglia,


fare.

lega quieta; se non voglia


il

Amedeo che debba


i

Trattanto
,

20

si

chiuderebbono

passi alle merci


Il

milanesi

e le poste in fiere o mercati


gli

cenzierebbono.

duca

di

Savoia proseguirebbe
(2).

apparati e

provvedimenti guerreschi

Intervenne l'Imperatore, e

ai

di

dicembre
il

di

quell'anno 1427

per ordine suo fu falla tra


lega difensiva.

il

Visconte e

La quale

scritta in

duca Amedeo pace e Torino pubblicar non do

(1) I consiglieri

adunati erano:
Luigi

Claudio
di

de Saxo, Filiberto Andre-

Luriano, Giovanni di Saissello, Giovanni, Francesco e Luigi de Compeisio, Clavino de Clauso, Amedeo Nicodo di Creslerelio , Pietro di Menlhon , Roberto de Monlcrumuarde
veto, Giovanni

Maresciallo,

Festa, Giovanni di Martino, Cuigo daRavoira, Pietro Bonivard,


di Caslelvecchio,
il

il

sire

Sant'Amor, il sire di Varambone, Giacomo de Salma sire di Noyer, il sire d'Aulanova il sire di Miolan, Pietro de Balma sire di Rupe, Giovanni Marchiandi, Urbano Ciriserio, Giovanni del Fonte, Enrico de Columberio s\re i Vufflens, Giovanni de Frcyneto, presidente il sire di Lauginio, il Balivo di Mascon, Lamberto Oddineto del Consiglio di Ciamberi il sire di Queillia, il sire il sire di Grolea,
sire di
,
,

di

Monmaggiore maresciallo
il

di

cancelliere di Savoia Giovanni di Belforte


sulta

Savoia, Umberto bastardo di Savoia, il ai quali fu aggiunto per con;

(2)

Conte Ardi,

di
di

Monlegemello maresciallo
Corte- Ciii
e

di Francia.

Provincie. }IUanese

Mazzo

'

II.

222

DICHIARAZIONE

DI

DOCUMENTI
:
i

vevasi che dopo la consegna di Vercelli a Savoia non vi si dovevano comprendere n Veneziani n Fiorentini quantunque disposti ad una pace comune. E quel medesimo di in
i

Torino
scovo

islcsso tra

legati del

Visconte

Bartolommeo
Crotti
,

arcive-

di

Milano, frate Filippo de Provanis precettore di Sant'AnCastiglione


e Luigi

tonio, Francesco dottor


di
la

segretario

Filippo Maria
citt d'Asti

procuratori di Savoia

considerato che

essendo compresa dal territorio


di

piemontese sacedesse a stra-

rebbe cagione

gravi disturbi e danni se la


,

si

nieri (o, in termini pi chiari

se la

si
il

desse all'imperatore:

che

il

31 luglio aveva cosi promesso


la terra di

Visconte
dai

fu conve-

nuto che

Crescentino sarebbe
,

Tizzoni
(

tenuta

qual feudo ligio a Savoia

e che la citt d'Asti


,

che nel 1422

era di Orleans e Angouleme


passasse al

e datasi era a Milano per tutto

quel tempo che que' duchi stessero prigioni in Inghilterra), o

non
dall'

si

desse mai

Duca d'Orleans o fosse ceduta quando alienar si volesse


promisero
di
(1).

a Savoia; ad altri dal Visconte; e


i

costui legati e procuratori

farne

venir

licenza

imperatore

Tale pace e lega conchiusa tra Savoia e Milano

avanti la
:

pace universale

dispiacque

ai

Fiorentini e Veneziani
l

ma

Sa-

voia fu sollecito spedire


cogli ordini imperiali
;

qua

ambasciatori per iscusarla

e perch que' soci instavano onde Savoia


essi fossero in

insorgesse contro

il

Visconte sinch

guerra,

egli

faceva presentare le esortazioni papali, le paci vecchie.

nelle
gli si

commissioni date da
rimproverasse
dessero
:

Amedeo

agli

ambasciatori fu che se

il

matrimonio

della figliuola col Visconte, risponla lega; e in


;

ci

non essere contro

ogni caso non fare


altri

ostacolo a guerra giusta e futura

essendone
1*

esempi in

famiglia: e che per primo patto fu

osservanza della lega co-

mune. Era un' arte fina lasciar sempre e dappertutto un motto, un segno, per aver pretesto quandochessia di romperla con
qualche apparente ragione, o scusare una infedelt, o
conclusione della pace universale
di fare

slare gli altri a ci che gli giovava. Di quella faccenda e della

Amedeo

fece scrivere lettere al


,

Papa,

al

Duca

di

Milano,

al

Doge

di Venezia

alla

Repubblica Go-

ti)

Arch.

di Corte.

Cilt e Provincie.
n.'

Asli

(che dovrebb' essere

di

Milanese).

Mazzo IV,

4, 5, 6, 7, 8.

DI

STOHIA PIEMONTESE
,

223
:

renlioa, al marchese d'Estc


sped l'ambasciata
si

a molti cardinali e prelati

quindi

prima a Venezia e Firenze; poi se quelli non lasciavano persuadere, mandavala al Papa. Partirono ambasciaTarantasia
,

tori l'arcivescovo di

il il

cancelliere di Savoia, Pietro

Marchiandi

Giovanni Odoneto e

segretario Bolomyer.

Il

te-

soriere generale Michele Dal-Ferro sped loro stipendi per cin-

que mesi

in ragione di dieci

scudi

per ciascun
il

cavallo ogni
cancelliere;

mese:
VI
il

(XXIV

ne conduceva Tarcivescovo, XII


III gli
l'

Marchiandi,

altri

due) e cento ducati per istraori

dlnario bisogno di luUa

ambasciata. Trovo

legali

il

17 mar-

zo 1428 ad Acquabella

il

23 a Torino. Passarono per Vercelli


31
incontrati
a

che trovarono grande


entrarono in Novara

et
il

noutable e migliore che non pensavano,

30, e a Milano

il

un

miglio fuori porta da Gasparino Visconte da'pi notabili considel Duca quali condusserli au grand pallays de feue dame Bianche (1) qu est ung tres sollempne edifice peint en gran partie dell'armi pure di Savoia; situalo quasi nel mezzo della citt. Ebbero udienza dal Visconte a'3 di aprile, sabato santo, a XVIII ore in castello di Porta Giovia presenti il
glieri
: i

tna

cardinale Bologna Legato

le

comte Franczois

Gaspardin Vis-

conte

Messir Pierre Rousses qu'est ung noutable chevalier du


(2),

Palmesan
tresainte,

Messir Franquin de Castellion


(3),

Esperon de Peet

Couradin di Vimarcha
Il

Franczois Barbevaze

Duca promise ogni cosa che era stata trattata nella lega universale che se anche non si voleva comprendervi il signore di Lucca Paolo Guinigi nemico acerrimo de' Fiorentini egli non s' impaccerebbe altro di Bologna ne
Loys Croi.
;
,

di

Romagna
Seguito

n
il il

di

Sicilia

e starebbe alla pace

che fosse

fatta.

giornale

del

Bolomyer

(4).
(5)

L'8 aprile erano


,

a Piacenza, e

9 a Borgo San Donnino

dal

qual luogo
per
gli stati

chiesero al governatore di Reggio


del

salvacondotto

Duca
Che

di

Ferrara; e a Rolando Palavicino domandarono ra-

(ij

mori

a'

(2)
(3) (4)
(5)

fu sposala a' 10 sellembre 1330 a Galeazzo Visconti, e 31 dicembre 1387. Era sorella di Amedeo VI. Piero de' Rossi del parmigiano , conte di San Secondo. Da Vimereato.

Arch.

di Corte. Milanese.

Mazzo

li.
la

Nelle quattro lettere inserite nel Giornale


- e in altre -

data per

i'^bagllo

Burgo Sancii Dyonim

Bourg

S.

Denys.

22/*

DICHIAHAZIONK

J)l

DOCUMENTI
che lasciava
recar
loro
il

gionc degl' ncotuodi e delle molestie


da' suoi armigeri.
Il

12 ricevettero

salvacondotto da

Reggio

lettera di Rolando con suo salvacondotto, che avevano chiesto, stimandolo principe troppo inferiore pure non al loro padrone, quindi si diressero a Parma (1) ov' erano
e
il

uoa graziosa

14.

A Reggio

capitarono

il

16,

ma non
il

si

fermarono perch

la

sera vollero essere a Rologna. Ivi

17 erano alcuni plenialtro, che

potenziari per la pace che molte cose proposero per facilitarla


e anticiparla,

ma

per allora non

si

f'

legati
il

il

18

andarono

Ferrara ove giunsero sulle venti ore. L


le

di ap-

presso circa

ventuna

si

accostarono con

Venicr e Corraro
di

veneziani e Palla Strozzi fiorentino

ambasciatori

loro

re-

pubbliche, e poi coi procuratori del Visconte; e Unirono quei


trattato di

che

tutti

sappiamo
stretta

il

tenore
il

(2).

La

lega del

H27

fra
,

Visconte e

Amedeo
Rifatto

dur.

Vercelli fu consegnato a Savoia

giur fedelt e chiese alcune

franchigie.

Amedeo

diedele
il

il

17 luglio 1428.
:

come

ai

tempi

di

Giangaleazzo

territorio della citt

retto da officiali
i

responsabili di loro uffizio. Soppressi per


le

sempre
in

processi e
,

inquisizioni
,

che

trovavansi

aperte
altro

allora

Vercelli
gli

in

Santi
della

in Biella e in

qualunque

luogo contro
le

uomini
ed

citt e territorio di

Vercelli.

Condannate
Confermati e
di

divisioni

appellazioni di Guelfi e Ghibellini a pena di dieci fiorini d'oro,

con minaccia
statuti

di

freno
la

peggiore.

mantenuti
;

gli

che aveva
il

citt alla
di

morte
suo
di

Giangaleazzo

sinda-

cabile
riato

podest air uscita

uffizio. L' esercizio del

notaai

rimesso
di

come
il

ne'

tempi
ai

quel Visconte

come
terre

tempi

esso

godimento
altri

Vercellesi

di quelle
Il

che

possedessero negli
in

stati

di

Amedeo.

comune aver deve


il

pieno

possesso
il

fractus restarum et pisces fossalium; prov-

vedere d'armi

Duca siccome provvedere


Duca),
Provvide

resto de' sudditi;

e per la difesa della citt, stare negli ordini di

Amedeo monsiappellazioni
alla
citt

gnore
cause

il

figliuolo del
;

alle

di
al

civili

alle

acque irrigatorie necessarie

(1)

Sempre

in

questo Giornale Palma e Palmensis per


di

Parma
li

Parmensis.
(2)

Tulio che r dello


netl'

questa faccenda nel oilalo piazzo


di

de!ja

rubrica del M^hnpsc

\rcb

Corlo

Torino.

DI STORIA PIEMONTESE
distretto
d'
;

225
biade
,

alla
;

libert del

commercio

delle

dei vini e

ogni derrata

ed alla perquisizione severa

degli usurai (1).

Era

necessit del Visconte mantenersi in amicizia Savoia


i

perocch provocati

Fiorentini coli' impedir loro V acquisto di

Lucca era entrato in nuova guerra e guai a lui se avesse avuto un nemico anche alle spalle. U' altra parte bisognava riaver

Bergamo
bile

e Brescia.

Ma come

senza guerra
coli'

Dunque gran

fede

a Savoia per

non averlo addosso

armi se non era speravedere se era tempo


molto.
I

che l'aiutasse contro Firenze e Venezia. In quella nuova


;

briga Savoia stette suU' armi


di

quieto a

guadagnare qualche cosa senza

faticar

patti

coi

Fiorentini e Veneziani sapeva di non poter negare e non negava:


alle istanze loro

qualcuno tribolasse
di

dava parole. Eglino volevano ad ogni modo che il Visconte alle spalle. Savoia mostrava che

avrebbe aderito loro,

ma

non

si

moveva. Tentarono
il

il

marchese

Monferrato: costui, che gi aveva rotto


contro
nel
il
,

trattato del
,

entrando nel 1425 in lega

Visconte
e

1412 (2) ruppe nuovacoi

mente

la fede

ripromessa

1428

torn

Veneziani

contro di

lui. Il

Visconte mand, con


(

forte
)
,

nerbo d'armati,
in Monferrato
e
di en-

Francesco Sforza
chiese protezione

altri disse

il

Piccinino
vide

di

Savoia.

Amedeo

buon tempo
il

trare a far le parti per s, e sottomettere

Monferrato al suo
la

imperio. Sotto colore di parentela e di amist offer

propria
patto a

mediazione

alla

pace

fu accettata
di

ma Amedeo

pose

Giangiacomo marchese
che
a'
gli

depositare in sue mani tutte le terre

restavano; volendo sicurarsi della sua fede. Monferrato

16 dicembre 1431 mand Giovanni Provana ai procuratori di Savoia Manfredo di Saluzzo e Pietro Marchiandi perch H
quanto
facevano
per
lui
,

ringraziasse di

loro

notificasse
le

com'egli era contento dare Casale, Sant'Evasio e


al

fortezze
(

Duca purch
s'

subito facesse cessare le offese di Milano


il

che

gi

era preso quasi tutto


le

marchesato

come raccomanvoles-

dava loro che

cose sue e della moglie e de' figliuoli

sero avere a cuore


di

come
;

quelle che erano


in
fine

proprie

del

Duca

Savoia loro signore

pregasse

che

Bertoldo e Caaltri loro

gnone

de' Vischi sudditi del

Duca fossero impediti con

(1)

Arch.

di

Corte. Proloc. de'Segrel. Due. Vercelli.


Cill e Provincie. Moriferrato.

(2)

Arch.

di Corte.

Mano
29

Mazzo I, \ll

n. "700.
,

n.

15.

Arcii.St. Ir.Vol.XIU.

226

DICHIARAZIONE

DI

DOCUMENTI
la terra del

pari dell'offendere

come offendevano
Savoia
gli

marchese
la

(1).
:

Al marchese Marco del Carrello poi dava

allra

incumbcnza
,

Andasse
i

al
;

Duca
lo

di

raccomandasse
le
lili

lui

moglie,

figliuoli
;

pregasse di Ironcare
di

di

Monferrato

con
suo

Milano

lo chiarisse

sua

prontezza

in

rimettergli Casale
all'arbitrio
,

come
ed
al

in deposilo per sicurt ch'egli sarebbe

concludendo dal Saluzzo e dal Marchiandi le quali cose gi aveva imploralo per Giangiacomo lo spettabile Giovanni
de Compeisio
:

ma

invano,

che

pure non fu dato


,

verbo
il

di

risposta n dal

Duca n

dai procuratori

e intanto

Visconte

persevera nella guerra, e minaccia di sterminio


ferrato. Dicesse e persuadesse

ad

la casa di MonAmedeo che qualunque de-

terminazione stendesse

(f

egli l'osserverebbe e

sarebbe contento

nam
si

singularem

graciam

eidem
fore

domino
suo

marcbioni
et

faciet

predicta faciat et quidquid de slatu

bonis super-

fueril ei, cens^bit ei

donatum

baudie. Aliler enim fortasse sequelur

ab ipso domino Duce Salotalis ruyna status


videre
et pati
et si pro-

ipsius
a

domini marchionis

quam nuUatenus
uxor
et
filli

deberel item dominns dux multis respectibus


pria bona

nam
victu

non haberet
et

ipse

et filie
et

ad alium

mundi principem
recursum non
Sabaudie
(2).
il

personam pr panne

habendo
da

haberent

quam
villas

ad ipsum
Orii
et

dominum Ducem
occupate

reclamasse

Ozenie

Vischis

Intanto

Visconte prendeva anche Casale, e

il

Marchese

vieppi disperava.
al

Giangiacomo
lo

scrisse
di voler
i

il

14 questa sventura

duca Amedeo e
il
,

scongiur
sorella,

salvasse

cognato,

la

nipoti.

rompere ogni dimora: Longe autem melius.


vestram nos
illis

aggiunse

utilius et honestius est excellentiam


filiis

cum
ad

consorte et
alienas

in bonis nostri

thueri

quam
vestri

obventis

manus

fortasse in

futurum cum
et alienas

status incomodo
(3).

nos pati

domum
;

vestram
perche
il

pr victu querere

Inutil-

mente ancora
vano

Visconte ed
il

Amedeo

si

stringevano in-

sieme per rovinare

affatto

Marchese, e a'18
di

di

dicembre scriveal

patti e riserve al

duca

Milano, allo Sforza e

Papa che

(1)

Arch.

di Corte.

Monferrato. Mazzo XII,

n.

16.

(2) Ibid. id.

(3) Ibid. id.

DI

STORIA PIEMONTESE
(1).

227

aveva preso parte in quella contesa


la

Finalmente
il

Amedeo

le

viste di piegarsi
(2)

promette
15

di

aiutare

Marchese contro
del Monfer-

Milano
rato
i

e si

fa
il

dare per tanto ventotto

Comuni
gli

quali tra
di

7 e

il

di

gennaio 1432

prestano giura-

mento

fedelt (3). Poscia in


il

Tonone
convenne

il
:

13 febbraio oltre a ci

ohe ne scrisse

Guichenon

si

che quelle terre cui

il

Marchese o
in
allo stesso

discendenti suoi acquistassero fra Tauaro e Po, e


e al

Lombardia sino a Piacenza

fiume Adda saranno tenute

omaggio verso Savoia che tutto il resto del Monferrato, se pure non saranno concesse in feudo da altri sovrani che fatta la pace e restituito al Marchese Alba e Diano e
:

que' luoghi oltre al

Tanaro che ora

si

erano dati in custodia ad

Amedeo, saranno
questo
il

dal Marchese e da' successori tenuti in adeil il

renza del Duca, siccome quelli tra

duca

di

Savoia assister
il

Po e il Tanaro; e che per marchese di Monferrato,

quale un sovrano
vasi a Saluzzo.
al

suo vassallo

(4).

Giangiacomo raccomandail

Saluzzo spalleggiava

Duca, e faceva l'amico

Marchese. Non era pi tempo che Milano continuasse le offese parte di Monferrato era stato di Savoia il resto feudo ligio
:
;

di essa.

Le
vi

condizioni erano mutate. Saluzzo

a' di

15 scrive a Misolle-

lano e
citare

manda Andrea Malet


il

segretario di e restituisca
i

Amedeo per
prigionieri

che

Visconte

si

ritiri

(5).

Fi-

lippo Maria cessando la guerra


gi
fatto

teme

di

perdere sue ragioni.


artigliere

Ha

caricare le

bombarde e
;

le

per assediare
le terre

San Martino e Pomaro


sito
le

li

vuole ad ogni patto e con essi

che Savoia ha in mano. Savoia risponde che quanto ha in depoappartiene al Marchese, non ad alcuno
di loro

due; e s'egli

tiene, tienele per sicurezza


invii
il

che Savoia
visano che
de' prigioni

vone da Santi
il

comune. Allora Milano domanda legati a trattare. Tanto ad Amedeo scrive Di18 di febbraio 1432. Saluzzo e Marchiandi av-

Visconte non vuol cedere, e che battaglia,

ma
gli

morti lascia molli


si

da parte loro pochi o nes-

suno

(6).

Savoia

munisce

d lettere di

Giangiacomo che

(1)

(2)
(3)
(i)

Ard, di Corte, llonferralo. Mazzo XII Guichenon, Hist. GencaL, voi. II. Arch. di Corte. Monferrato. Mazzo XII,
,

n.

17.

n.

19.

Ibid. id. n. 20.


n.'

(o) Ibid. id.

21 e 22.

(6)

Ibid. id.

228
confcruiino
finire quelle

DICHIAIIAZIONK
(1."

DI

DOCUMENTI
la

maggio)

il

pieno potere per trattare

pace e

liti (l).

Giangiacomo angustiato da queste rovine e


credette
,

dalla malattia della consorte

che se

v'

intromettesse
di

Veneziani,
farebbe
;

cagion prima de' guai

qualche cosa
diffcile
si

bene

si

poich collo scrivere era

muovere nulla
pose in viaggio
,

risolvette di

andare

in

persona
ad

e scnz' altro

e per ischifarc le

armi del Biscione

volse in Isvizzera.
il

Da Berna
lettera

scrisse

questa sua idea

Amedeo

di

maggio con

gentile ed officiosa nella quale erano queste parole: Gressus


M
a

itaque nostros ob hoc ad partes illas dirigimus que nunciare

decrevimus iam diete vestre fraternitati


capiat de huiusmodi accessu nostro

admiracionem ullam

nec oppinetur quod ob


et

hoc ab inceptis
Dispositi

praticis concordie

pacis resilire velimus.

enim

sumus

in

eis

firmiter

intendere

ordina-

((

musque quod
neplacitum

oratores nostri predicti ad

omnem

vestrum be-

omni

diligentia

materiam hanc prosequentur. Et nos hoc medio agemus perquiremus que nobis necessaria
firmanda. Constanler

sunt


ce

pr dieta conclusione honorifice

namque

teneraus quod gratissimum vobis erit et prefato doilleso

mino duci Mediolani quod pocius


beneplacito

honore nostro et

cum

horum quorum

consorcii

sumus hoc firmemus

quam quod cum ulla honoris nostri macula predicta condudamus. Ad hec enim tota nostra laborat intencio hac causa
hunc laborem
da
itineris

cif

subslinemus

(2) .

Parole ben diverse


lasciano sospetto
di

dalle altre

me

gi riportate,

e che
in

qualche larga speranza suscitatagli


sta

cuore dai Veneziani. Que,

partita

non doveva piacere a Savoia


il

se

Amedeo pensava
di

di

togliersi

con quiete

Monferrato.
di

E non

piacque. Giangiacomo

da Venezia scrisse

al conte

Ginevra, Ludovico

Amedeo,
chiede

una

lettera colla data del


lo

di

giugno nella quale


la

gli

perdono se
nezia
;

ha

offeso o gli

ha spiaciuto per
di
affetto e

sua gita a Ve-

si

dichiara pronto ad ubbidirlo e servirlo in qualunque


fa
di

cosa

gli

molte proteste

divozione
in

(3).

giugno

1432 furono

uniti

Ginevra

Candido
i

Decembrio e Lancellotto Grotti deputati

del

Visconte e

de-

(1) (2)

Arch.

di Corte.

Monferrato. Mazzo XII, n.'21 e 22.

Ibid. id. n. 22.


id.

(3) Ibid.

n.

23.

DI STORIA
putati del

PIEMONTESE
il

229
(1). Il

duca

di

Savoia

e stabilirono pace a Monferrato


e

duca

di

Savoia

la

ferm

preg

Visconte di confermarla.
d

Quindi per altro atto del medesimo


le terre

ne stesero

patti

Che
,

e castella da'lor duchi prese

rimangano

tra loro divise


al

e
al

perch non era ben chiaro quali appartenessero


Pavese, all'Astigiano,
i

Genovese

si

nominino due
fatto

arbitri a

separarle,

contenti
istanza ferrato

duchi di stare

al

loro.

Il

duca

di

Savoia ad

di

Milano tenga dieci de' principali


il

castelli di

Mon-

marchese non far altra guerra al Visconte, n li ceder a nessuno che non si obblighi a quella guarentigia. I nobili e gli altri prigionieri fatti dal marchese
per sicurt che
sotto
patti

Diano

si

restituiranno al Visconte

(2).

Questa pace e questi


il

furono accettati
(3).

e confermati da Filippo Maria

23 suc-

cessivo

SaIuzzo,che
(e lo

sia

qual capitano

dell'

armi contro Monferrato


di famiglia)
,

dovevano animare antiche memorie


di
,

sia

qual

mediatore
di
di

pace, tratt tutta questa faccenda a


n'

soddisfazione

Amedeo
Genevese

ebbe

in

premio

il

feudo di Cessens in provincia

(4).

Quindi fu deputato col marchese del Carretto


Monferrato, e a loro dal Vipieni
a
et

alla

divisione delle terre prese a


si

sconte

diede
(5).

compagno Nicolao Arcimboldo con


Trattanto
il

ed

ampli poteri

Marchese

se

ne stava

Venezia
l

per la pratica que se Irata de l'acord de Ferrara


tes

sani
il

ambaseur de la lya et du due de


la

Milan
,

e di l scriveva
il

10 d'ottobre raccomandando
fervorosamente ad

moglie

Ggliuoli e

suo stato
(6).

Amedeo que nul


disgustasse
,

aulire ni puyt (aire bien


di

Ma Q
e

fosse

che Saluzzo pretendesse troppo in favor


si

Savoia

Filippo Maria
il

o che Savoia per avere meglio

soggetto

marchese

fingesse dubbio di prossima rottura da parte

(1)

Arch.

di Corte.

Monferrato.
II
,

Mazzo X II,
,

n.

23; e

Protocolli

de' Segrel. Ducali.


(2) Ibid.

Mazzo

n.

322.
n.

Monferrato. Mazzo XII


328.

24

e Protoc. de'SegreL Ducali.

Mazzo

II

n.

(3) Ibid.

Monferrato. Mazzo XII,

n. 24.

Arch. Camerale. Conti

dei Tesorieri di Savoia. Roul. 79.


(4) Ibid.

Citt e Provincie. Genvois. Cessens.

Mazzo Vili,

n.

23.

(5) Ibid.

Monferrato.

Mazzo XII,
,

n.

23; e Prof.

dc'Segret. Ducali.

Mazzo

II, n. 374.

(6) Ibid.

Monferrato. Mazzo Xil

n. 26.

230
di

DICHIARAZIONE DI DOCUMENTI
,

Milano

il

marchese
ad
polcsl

Giangiacomo

riscrisse

da Venezia

il

giorno 30 dicembre

Amedeo
di

concedendogli

nuova

pi

ampia
terre

bala e

trattare

col Visconte e offerendosi


le citt
a'
,

pronto a rimettere a Savoia tutte


,

castella

fortezze e

vassalli
,

e aderenti

con ordine
;

sudditi di obbedire

ad

Amedeo come

a se ubbidivano

e tutto ritenesse finche la pace


la

fosse francata (1).

Saluzzo pronunci anche

pace
fatto
il

tra

Venezia

Fiorenza e Milano per arbitramenlo in


chese da Este.
scrisse,

lui

e nel

mar-

Fu

pubblicata in Ferrara non

7 come alcuno
Bergamini,
il

ma

il

26 aprile 1433

nella casa di Niccol


(2).

tenuta per

base quella del

1428

Per Monferrato fu che

Visconti promise d restituirgli le terre tolte in guerra e di pre-

gare

il

duca

Savoia a fare altrettanto. Sebbene Filippo Maria


il

non
pesse

cosi
il

subitamente pubblicasse
contenuto fu fedele
il

trattato

che
il

altri

ne sa-

al

suo obbligo, e

13 maggio sped
ri-

ad Amedeo
raellessc

trattato di pace e gli scrsse


di

pregando perch
suo
(3). Il

Monferrato in possesso
il

tutto

il

doge

di

Venezia sped ad Amedeo


tere del

nobile
il

Ambrogio Badoaro con

let-

18 giugno, per
,

le

quali

chiariva che se avesse voluto


;

ratificare la lega

la

Repubblica avrcbbelo tenuto per collegato


dentro
al
il

ma

che patto

essenziale era ch'egli


restituire

26 giugno
le

di-

chiarasse se

pronto era a

Monferrato

terre

avute o prese dal 1428


restituire

(4). Il

tasto

non poteva risponder bene:


,

ci che aveva avuto

con tanta comodit


Vili:

e ci che

si

era preso coH'armi, desiderato da tanto tempo e sino da'suoi maggiori


,

non era

tra

facili di

Amedeo

il

quale astutamente

aveva insinuato al Saluzzo che di obbligo di restituire quelle terre,

non fosse messa parola scritta


ficare l'atto di lega,
gli

nell'atto.

Che fare? Accett

di ratiil

ma non

fece motto di restituzione.


s

Ma

Doge

scrsse aperto

non essere possibile che

accetti la
,

sua ra-

tifica se

non

colla condizione d quella restituzione


il

assicuransi

dolo per altro che

marchese
il

Monferrato
di

non

lonta-

nerebbe dalla ragione. Onde


seco r atto autentico della

marchese
il

Saluzzo che aveva


aspettando
altri

ratifica

ritenne

(1)

Arch.

di Corte.

Monferrato. Mazzo XII, n. 26.

(2) Ibid.

Galleria G.*" n. 144, p. 2.; e Monferrato.


(3)

Ibid.

sumpta Chamberiaci super liga Veneciarum, Mazzo XIII, n. 4. Monferrato. M-dzio XIII, n. 3.
Delibcracio

(4) Ibid. id. n. 1.

DI STORIA
ordini del suo padrone
,

PIEMONTESE

231
delie diffe-

e intanto avvisandolo che


si
il

renze insorte per Milano


basciatori

doveva trattare a Venezia cogli am-

del

Visconte

Duca

di

Ferrara e

lui

Saluzzo.

dandogli nuova della venuta dell'Imperatore in

Ferrara lo

istru della

gran comitiva che aveva


marchese
:

di
,

veneta

del

di

Monferrato

del

una solenne ambasciata marchese da Este e


la

mille cavalli

diretto

Sigismondo a Basilea per

via di

Man-

tova intanto che de


ce

quod Nicolaus Fortebrachi tamquam capitaneus generalis sacri concilii est apud Romam ad duo miliaria et super finibus Rome cepit Pontem Mollum de versus sanctam Mariam de Populo, pontem Lucanum de versus civitatera Tiburtinam et pontem Montanarum habetque secum duomilia equitum et omnes Colomnenses Sabellos et partem illorum de Ursiuis. Speraturque quod infra paucos dies erit de acordio cum Romanis de quibus habet captivos septem quadringentos omnesque ville circumqueque Romam , seu maior pars sunt de acordio cum eodem partim amore, partim timore cum non habeat resistenciam (1) . E la lettera data da Saluzzo XXV settembre 1433.
fertur
,
:

Roma

Amedeo temporeggi
castella. Il
i

diede molte parole

tenne le

citt e le

marchese Giangiacomo tempestava or l'uno or l'altro:


,

Veneziani

l'Estense,

Fiorentini, l'Imperatore; supplicava


;

a Saluzzo.

A
i

costui era indarno


i

Sigismondo

era

tutto nelle

faccende del Concilio;


Leali furono

Fiorentini e l'Estense badarono a s.


il

Veneziani: e

Doge Francesco Foscari

a d

27

feb-

braio 1434 (1433 ab Incarnatione) scrisse risoluto questa lettera ad

Amedeo.

Indubie tenebamus quod vestra fraternitas tum ex

sui naturali

humanitate lum ad inslancias


nostre
fraternitatis

et

preces nostras

racione

mutue

et consideracionis

tum

pr affinitate et diuturna fraternitate vigente inter excellen-

tiam vestram

et illustrem

eciam nobis fratrcm


honestate ac pr his
nobis

et colligatum

dominum marchionem Montisferrati tum ecam pr ipsa rei

que alias oratoribus veslris diximus quando vestra fraternitas includi voluit simul cum liga nostra in pace inter ipsam ligam et illustrem dominum ducem Mediolani Ferrarie celebrata ac propter mulet ipsi tas alias

causas rationabiles

et

honestas circa reslitutioncm

(J)

Arch, di Corte. Monferrato. Mazzo XIII,

n.'

.')

e 6.

232
a

DIGHIAUAZIONE
et

DI

DOCUMENTI
scsc rcdderc

terrarum
lisferrati

locoruiu ipsius illustris domini marchionis Monin

a
i(

que

manibus

vcslris sunt

deberet

facilcm et promptissimum nec ullo

modo

credere poteramus

quod eiusmodi

reslilucio deberet adeo retardari scit

(f

stra fralcrnitas quid per

enim vevirum nobilem Ambrosium Baduario


circa ejusmodi

oratorem nostrum
torcra

in

ea materia dici fecimus et quid per ora-

(f

suum

nobis

fecit

postmodum responderi

rcstitutionem ac nominalionera et inclusionem de veslra fraternitale in dieta pace flniendam.

tf

Nam
,

licet

excellentia vestra

(f

requisiverit et nos consenserimus


tatis ut

pr honore vestre fraterni-

((

eiusmodi obbligatio non poneretur in scriptis


,

((

et ipso oratore vestro


fuit

amplissima
in

et

(1), lamen nomine vestro nobis data indubia spes quod redeunte prefato domino

et

a nostro

((

marchione
aliis

domum suam

stitucionem terrarum et locorum


faceret
et ipse

a
((

quam

tum circa resuorum quum in omnibus res nobis gratas ipsumque taliter tractaret et nos possemus merito contentari et ob eam
veslra fraternitas
et

gratiosam obbligationem certo spcravimus


excellentia vestra

credidimus quod

omnia
quod

loca

illa

libere et integre restituere

deberet tam ex causis et consideracionibus suprascriptis

quam

((

etiam considerate

dominus Dux Mediolani omnia loca domini marchionis que vigente guerra in eius potestate devenerant per pacem libere restituere promisit nec insuper videbatur, ncque videtur honestum quod unus
illustris

a
ce

colligatus retineat loca alierius coUigati. Sicut de bis et pin-

rimis
tati

aliis

ad hanc materiam pertinenlibus


vestros

vestre

fraterni-

tam per

quam

per nostros pratores fecimus menrelatione viri nobilis Orsati

tionem.

Quum

autem nunc pr

lustiniano oratoris nostri a


(f

prcsencia vestra reversi et aliter

sensimus ipsas terras et loca non esse per excellenliam ve-

stram hactenus restituta iterato vestram


amplius
et cordialius

fraternitatem

quo
in-


ce

possumus deprecamur ut nostro

tuitu et contcmplatione ac pr nostra singularissiraa compia-

centia utque effectus

rerum

nostris conceptibus

corresponilla

a
osi

deant ac pr solita mansuetudine vestra et pr

naturali

amore que ad ipsum illustrem dominum marchionem cognatum vestrum eiusque consortem sororem rehumantate
et
fi)

Vedi pag. 230

di

queslo Volume.

DI STORIA

(( ,

PIEMONTESE

233

stram eiusque Glios quos proprios reputare potestis vos habere non dubitamus ac pr gloriosa et immortali fama
vestra placeal ipsas terras et suas

ce

jam
et

diclo

domino mario cius

chioni libere et gratiose reslituere

ipsumque

stalum
si

reintegrare sicut

dudum speravimus
vos
;

speramus. Et
et

vos

alia

causa non moverei moveat


nostra

sincerilas

fraterna

benevolenza

nam

ex hoc

vestra fraternitas
faciet
et

nobis

complacenciam sempcr memorabilem


neplacita

ad eius boet

reddet nos

viceversa

promptissimos

paratos.

(f

Verum

si

non

fiet

restilucio suprascripla dubitamus ne scan-

dala et inconveniencia oriantur qua et vestre fraternitati et

nobis forlassis poterunt displicere et esse valde molesta. Da

tum

eie. (1)

Questo parlar chiaro seguilo da buone esorcon


lettera

tazioni di

papa Eugenio, comunicale

maggio Grmala da Chapelain


il

l'evesque, e dai
il

del 24 di comandi emessi


in

10 giugno dall'imperatore Sigismondo,


le

quale voleva

proprie mani
a Savoia
,

lerre di Monferrato,
uditi in fine
il

come
il

imperiali depositale

onde

Duca ed

Marchese pronuncie(2),

rebbe quello che fosse stalo per convenire

commossero
rendere
a
,

il

duca Amedeo.
certi
patti
le

Ma

noi fecero risolvere ad altro che a trattazioni

per prender tempo e addormentare.


terre di
:

Propose
e ne
a'

di

con

qua dal Po

chiam

marchese da Esle
(li

onde trovo che

12

di luglio

comporre il il marchese
chi

Monferrato che gi era tornalo a Casale aderiva alla scelta Quelle mene durarono assai
taceva.
:

dell' arbitro.

intanto

aveva

fatto chiasso

Amedeo prov
ingiuriosa

allora a dolersi

col

Fo

scari

per

le

ultime parole della lettera del 27 febbraio quasi-

ch
che

gli fossero siale


si

minaccia: e perci
e
di

gli

scrisse

teneva sciolto dalla lega,


i

questo dislacco

fece

avvisati

Fiorentini
di

(3).

Il

Foscari
la

che

non

voleva

dargli
gli

nessuna ragione
rispose

promulgare
che

fine di quel

suo debito

r8

di ottobre:

la richiesta del

Badoaro doveva parergli


,

giusta, e la restituzione gi essere stala fatta


zia

posloch

Vene-

con lettere del 13 agosto 1433 avevalo tenuto per collegato


,

ed egli se ne era dichiarato contento


(1)

come appariva da
,

lettere

Arch.

di

Corte. Monferrato.

Mazzo XIII

n. 1.

(2)

Ibid. n. 7.

Tutta

questa narrazione

fia

parecchie circostanze

ignorate dal De-Conti.


(3)

Arch.

di

Corte. Galleria G.^\ n. Ii4 citata.


Ir.

ARcn. St.

Voi. Xlll.

30

234. di lui a

DICHIARAZIONE
Saluzzo
,

DI

DOCUMENTI
;

e di Saluzzo al
la

Da-Esle

e che quanto alle


gli

parole con cui terminava

lettera del

27 febbraio

cerlifl-

cava che non erano slate scritte con intenzione di fargli dispiacere, e neppure per dirgli che scandali sarebbero nati in causa
di

Venezia
In che

ma

in

dispiacere di essa

(1).

modo camminassero

quelle pratiche e quali fossero le


dire

conseguenze da riserbarc ad altro luogo. Qui a


in

che
che

questo medesimo anno 1434 e alla met di ottobre


il

Savoia
(

por avere maggiormente quieto

suo governo

di Vercelli

aveva pacifcato coi signori Avogadro di Roascnda e colla citt


e

mandamento

di Biella (2) e

procurato

di ripopolare, allettando
,

con esenzione da ogni carico per anni dieci

gente che andasse


(3

ad abitarla, deserta che ella fu nel 1432 dalla peste strumosa


ottenne dichiarazione dal Visconte
della citt e territorio

che

la

donazione

fattagli

comprendeva

tutta la giurisdizione e su;

periorit che le
di divertire
1'

competeva

oltre la Sesia
;

proibiti gli abitanti


i

alveo del
,

Oume

e perocch
,

Vercellesi possede-

vano Palcstro
vallone
taglia
dotti
,

Curione, Borgaro
,

Vilate

Caselino
li

Casal-

su quel del Visconte


foraggio e altro carico

questo duca
e
li

esent da ogni
i

fece liberi di estrarre

pro-

di

loro terre e condurli in Vercelli o altra terra di Savoia


vi

a quel

modo che
di

conducono
in

frutti delle
(4).

terre che
le

posseg-

gono nel dominio del loro signore

poich

piene

cure

del regno questo stesso anno cheremo di volo alcune azioni di lui per le parti di Piemonte e lo seguiremo poi al suo partito. Luogo importante dello stato era Nizza che rendeva il soGrivrano signore marino e uomini da tenersi amici erano

Amedeo

1434 finirono, toc-

maldi, padroni d'assai luoghi del littorale.


sci scritto di alcune baruffe state sin dal

Pier Gioffredi la-

1399 con quella gente

perch aveva occupato alcune terre in Provenza pertinenti al e i Grimaldi conte di Savoia ; ma si erano rabboniti gli animi
,

presero partito per esso. Costoro ferm


a s

Amedeo maggiormente

quando

nel 5 d'aprile 1421 ordin ai consoli e particolari

(1)

Ardi,

di

Corte. Monferrato.

Mazzo XIII,
,

n. 8.

(2) Ibid. Biella.

Mazzo

I, n.

1.
voi.

(3) Ibld.
(i)
Ibirt,

Proloc. de' Segret. Due. Bolomicr

2, pag. 227.
n.'

ruta

Prnvincie.

Vercelli.

Mazzo

II,

S e 6.

DI STORIA
(li

PIEMONTESE
di prestare

235

Massoins

Villar

Malauscna

omaggio

pagare

Ludovico Griuialdi di Boglio per le convenzioni del 1400. E difalto quel barone serv poi tanto fedelmente e l'enil conte che n'ebbe mille fiorini d'oro di piccol peso, piombo fiteusi delle miniere d'oro, d'argento, rame, stagno
i

diritti

feudali a

e ferro nella Provenza col solo patto della


scavati
(1).
I

decima
del

de' minerali

Nizzardi erano
i

stati

malcontenti

governo

di

Savoia, specialmente

nobili, presi di
i

mira

dal governatore

e dagli altri magistrati:

quali, allorch qualche nobile o ricco

moriva
i

subito sotto colore di usura esercitata ne confiscavano


i

beni, lasciando in miseria

figliuoli.

Questo accusare chi non


il

poteva pi parlare in difesa

manifestava

desiderio

che

il

Duca aveva

di

disfare quel resto di

partito che rimasto era in


i

favore degli Angioini antichi padroni di Nizza: onde


i

nobili e

ricchi di quella citt e de' paesi circostanti per timore di s delle famiglie loro uscivano di patria colle fortune. Il popolo

a cui

mancavano

le

ricchezze imperversava;

ma

era niente:
il

benestanti non volevano tremare di


di

perdere dopo morte

frutto

loro fatiche.

Divent

cura

richiedere che per pretesto di


se usurai fossero
,

informare il Duca e pi s'inquisisse: e ninno usura


pubblica
civico.

l'

inquisizione toccasse al fisco

civitatis Nicie
,

An-

darono a Thonon ambasciatori


Vinlimillii et Vallis
et sancti Stephani

lis

comunitatis

Lantuse, universitatis et vicarie Barcilone

Thenearum
et

baiulie et loci Vinadio et Valet loco-

Sigale,
in
le

Roche Steroni
Il

aliarum universitatum

rum

patria provincia

calore
a

loro ragioni.

submissarum ed esposero con Duca animadvertens paucitatem

sterilitatemque terrarum dictorum fidelium provincie suppli-

cancium fructum suum offerencium tempore opportuno qui


fructus nequeunt

eorum

satisfacere

victum

et

vestitum sed
et

necessario ipsos oportet alias

requirere

artes

exercere

quibussuam inopem
accord quanto
si

possint defendere vitam

ma

domandava e
(2)

a'

di

non rese nulla; maggio del 1421

fecene

patente decreto

per cui

Nizzardi respirarono.

(1)

Arch.

di Corte. Protoc. de' Segrel.

Due,
n. 6.

voi.

IV, pag. 248, 380

e 382.
(2) Ibid.

Contado di Nizza. Mazzo IV,

236

DICHIAKAZIONE

DI

DOCUMENTI
al

Toriuo poi non trov molto guadagno passando


del suo signore diretto.

dominio

Primamente dovettero ricevere un Vigenerale del

cario, e primo fu

Enrico Colomberio capitano

Piemonte
citt.

a piacer del quale gi avevano preso a fortificare la

Poi cresciuta la guerra de' Milanesi contro Asti e contro


fu vessata a dare
al

San Dalmazzo
rappresentare

armi e

cavalli

le valse

il

capitano

come per cagione

dell'

incendio in

que'di scoppialo (onde bruci

unum ex

Carignonis civitatis vel

saltem pars major ex quo incendio combusta

sunt

eis
)

omnia

grana vinum palee fenum


cavano loro
settembre
(

bestie et
;

omnia
di

alia victualia

manil

mezzi
)

di

far soldati

ed anche perch essendo

1424'

so

non attendevano
,

presente alle semina-

vendemmie sarebbe ito ogni cosa in perdizione. Duca ma il Duca non bad molto alle ragioni loro ed ordin che mezzo Torino andasse alla guerra onde Torinesi non potendo altro chiamarono a guardia delle porte
zioni e alle

Fu

ricorso al

della loro citt gli

uomini

di

Benasco e sebben tardo partirono.


alle

Ma

furono vicini alle vendemmie e


,

seminazioui
le loro

dell'

anno
l

appresso

il

dolore di veder capitar male


statuti
di
,

sostanze

fece risolvere di appellare a' loro

e presentare al ca-

pitano generale
di

era allora

Giovanni
di

Montelupello signore

Taulage) quanto ebbero


,

loro ragioni.

Le port Matteo

Raviola coraggiosamente
dell'
(

e
al

dimostr come Torino avesse pi

obbligo suo soccorso


il

suo signore.
)

A nuove domande
,

che

domandar non cessava


in casa

il

Consiglio della citt oppose


il

nuove scuse e nuove resistenze


solito trovare intoppi

ma

Duca

il
i

quale non era


consiglieri, o

pose

in

arresto

prigioni
di

li

fece deliberare su ci di

che aveva bisogno, impediti


(1).

parlare con chicchessia non che col Duca


si

Onde
ad

risolvetsi

tero che se non

concedesse loro

di presentarsi

Amedeo
il

avesse a scrivere un memoriale


sulle gravezze della citt.
sussiflio

per

fargli intendere

giusto
il

Ma

intanto venne ordine di pagare


di

per

la

guerra

di

San Dalmazzo, e
del

provvedere un
a venire in
la

donativo ad

Amedeo
,

figliuolo
si

Duca prossimo
l'

Torino

poi subito
(2).

soddisfacesse

imposta per

guerra

di

Vercelli

Fra tante anghere fu

tolta la gabella

del sale che

(1) V. la
(2)

noia seguente.
di

Ardi, della Citt

Torino.

lift.

Consti., vol.LXII, LXIII,

LXIV.

DI
!utlo
il

STORIA PIEMONTESE
pagava
per

237
l'Universit degli

Piemonte
;

mantenere

sludi (1)

ma

il

consiglio ducale usurp sui monetieri del Piea cai toccava la

monte

diritti

del consiglio civico di Torino

primiera cognizione della materia. Un altro guaio pi grosso

minacciava di seguire.

Chieresi favoriti egregiamente

il

22 mag

gio 1424 col privilegio di libera amministrazione della giustizia


civile e
di

criminale sopra

signori di

Truffarello e

il

Comune

Borgaro con potest

di

venderla a chicchessia
,

od unirla a

Villastellone e darla a Franceschino Villa

donati della quarta

parte di Revigliasco con diritto d'impor gabella sul vino pr

cedente da questo luogo

e perdonati
,

della

demolizione della
citt

fortezza di Montariolo (2)

brigarono per avere nella loro


il

r universit di Torino che


i

Duca non voleva pi mantenere

Torinesi dicevano di non potere, e con lamenti continui aveil

vano disgustato
rinesi conosciuto

Duca.

quasi riuscivano all'effetto se


lo
,

To-

fosse stato

danno che sarebbe loro caduto se portato fuori non avessero prestamente
il
il

Studio

con un

mutuo

dato da quaranta consiglieri


,

29 marzo 1427 per provdi

vedere alle scuole

scomposta

la

trama

coloro

(3).

Il

Duca

dovette essere rallegrato da questa provvisione e conGdarsi che


i

Torinesi fossero

meno

poveri di quel che dicevano; cosi che


le

ad altra necessit prenderebbe

sue misure.
in s
il

Ma perocch

egli

mirava a restringere e raccogliere


diverse provincie e ne' feudatari
,

potere sparso nelle

citt osassero di contrastargli se di

non poteva tollerare che lo loro avesse necessit. Per

ci

governo.
di

andava suscitando chi proponesse riforme di statuti e di Ed ecco nel 1428 che si crea in Torino un consiglio
per
gli

trentadue membri

affari a
,

minori

di

sessanta pei

maggiori: poi nel 1430 ridotto

sessantadue consiglieri, cavali


venti dai

ventidue da' notabili della citt


popolari
;

mezzani
(

venti

dai

e di que' sessantadue soli ventiquattro

otto di ogni

stalo) formino la credenza

minore, rinnovata
di

dal

Consiglio

maggiore

la

quarta parte

que' ventiquattro ogni anno, proiquattr' anni


,

bito ai popolari di

rientrare avanti

ai

notabili

(1)

Arch.

di

Corte. Proloc. de'Segr. Due. Bolomier

voi.

l3,fol. 33.

(2) Ibid. id. voi, 1, fol.


(3)

133.
Torino. Liber Consiliorum
,

Arch. della Cill

di

voi.

LXiV,

fol.

ultimo.

238

DICHIARAZIONE DI DOCUMENTI
di affittare

avanti Ire. La credenza minore ebbe autorit di spendere non

pi che dieci fiorini per volta


liberi,
i

per dieci anni beni

ma non comuni; manc del


,

diritto di vendita, di

cambio

o di balzello
sei

ebbe facolt

di

eleggersi

due sindaci duraturi


presentare alla
in

mesi,

come

giudici delle cause, possibili a crearsi de' vicari;

come
due

sollecitatori de' ragionieri


i

che devono
mesi

credenza maggiore
de' popolari
la

loro
d'

conti

ogni tre

presenza

di

minori

ogni quartiere.

La credenza minore
Dora
,

ebbe anche

cura

de' ponti del


di

Po

e della

delle strade,

della torre di citt ec.

provvedere
,

e pagare

il

campari
il

guardiani della torre

il

maestro

di

massaro grammatica
,

medico del Comune, e gli altri dipendenti dalla citt. E per conseguenza ordinano che niuno possa ricusare di essere consigliere
;

e tutti giurin l'officio. Officiali gratuiti siano que' ses:

santadue consiglieri
dal vicario del

due Chiavari
,

nobili e
,

due popolani
cherici

eletti
i

Duca

otto custodi

quattro periti. Tutti


,

cit-

tadini siano tenuti alle spese

comuni

dopo molte

ragioni udite pr e contro


citt.

obbligati

alle

fortificazioni della
(1),

Queste sono deliberazioni del Comune

approvate da

Amedeo; ma Amedeo aggiunse che presieda citt col vicario un sindaco (2); poi a' k
(

al consiglio della

sia per

sempre

affidato ai
(3).

del luglio 1431), due sindaci onus gubernationis rei-

publicae civitatis
alle richieste, e

Cos

si

assicurava di trovare

meno impacci
;
i

pi pronta spedizione de' suoi aCfari

cittadini

potevano poco sapere,

meno

parlare.
di

A
tadini

questi

mali minacciava

venir

compagna
,

la peste. I

cit-

rammentavano quella
si

del

1421

in

cui

frate

Oddoneto
e nella

il

medico Gaspare Barbero

segnalarono per una straordinaria

maravigliosa piet

nell' assistere e

curare

g' infetti (4)

quale moltissimi cittadini rimasero

disfatti.
,

Impauriti dall'udire

com'essa serpeggiasse
(1425) tutti gli

nei
in
si

dintorni

confinarono primamente
,

Ebrei

una

sola parte della citt


se

eziandio pel
al
di

motivo che pi presto

scoprissero

usureggiavano

(1)

ultimo e

Arch. della Citt di Torino. Lber fol. 335 al 341 dello Statuto.

Consiliorum,

voi.

LXIV

fol.

(2) Ibid. id. voi.


(3) Ibid. id. fol.
(4) Ibid. id. voi.

LXVI,
118.

fol.

2.

LIX,

fol.

83 e 92.

DI STORIA

PIEMONTESE
;

230

di

un bianchetto
giorni

(1)

per fiorino

poi

in principio d' apri-

le 1429) cacciarono quelli

degli ebrei che erano entrali in

To-

rino da otto
di
!e

si

misero guardie

alle

porle con ordini

non lasciar passare nissuno che per munirsi di bolletta per e prendere un sol pas[o se provenisse da pacst> merci
, ;

sano

impedito

il

mangiarvi e bere a chi provenisse da


i

infettOo

perch in settembre del 1432


ordin (2): quod
,

sospetti di peste furono gravi


sii

la citt

non

aliqua persona

de Thau
ali

rino

vel

Thaurini inhabitans tabernarius, hospes, nec


i(

qua quevis persona que audeat nec presumat hospilari


bergarc nec reducere persona ra
loco
veniat
nisi

al-

quamcumque

de

bene cognita quod non veniat

quoeumqur a loco mor


.

boso nec aliter nisi prius


si

eam

presentel domino vicario


il

E pare che
di

osservasse scrupolosamente
altra
notizia.

comando perch
molto vigore
governo.
ci-

peste

non

fu

Era segno
di

di
di

vile

questo combattere coi mali

natura e

E
le

certo

l'affluenza de' forestieri per cagion dello studio (allora da qual

che anno residente in Chieri


e gli
i

doveva avere dirozzalo


di
ai

menti

animi

de' Piemontesi

perocch appunto

questi tempi

cittadini di

Torino gi pi non somigliavano


il

loro maggiori.

Di loro industrie e commerzi


atti e

marchese Garrone raccoglieva


l'

progressi

rimasta accennata
scorta

intenzione sua

come

gi

dissi.

Sulla sua

notai all'anno

1391 come

si

favoriva

r arte del panno in Torino.


tieri

che

si

univano
in

in

Nel 1422 erano gi tanti gli arcompagnia e trattavano insieme per


,

promuovere
panno
di
lui

meglio

la

manifattura.

Ma

allora che la
le
,

Lom
di

barda fabbricava a quaranta e cinquanta migliaia


,

pezze

ricercatissime per

la

loro flnezza e bont


,

Torino ap
drappi

pena fabbricavane del grosso


Francia o
di

signori vestivano di

Fiandra o

di

Lombardia. Pertanto fortunato


le

che sapeva far meglio o almeno imitare


ottenne privilegi e immunit per
a'
,

opere straniere.

Vacolto di Moncalieri, che aveva imparalo l'arte con qualche


profltlo
a'
,

istabilirsi a

Torino

di

gennaio 1427; e

26

di

novembre trovarono anche mi,

gliore accordo

Giacomo

Giovanni

Bartolomeo e Stefano dei

(1)

Valeva mezzo viennese.

Il

vecnnese al cambio, 32 soldi


,

<il

fiorino.

(2) Arcli. della Citt di

Torino. Liber Consiliorum.

voi.

LXIII,

LXIV

LXVl

ii40

DICHIAKAZIONE DI DOCUMENTI
mercanti e fabbricanti
in
di

Cornagli

panno che similmente chiei

sero di stabilirsi
bligassero al
rino
e

Torino. Furono
e
alla citt di
;

patti

Che eglino
anni
se

si

ob-

Duca

stare per dieci


frattanto
,

in

Tone
di

fabbricarvi
i

panno
,

ne

uscirne

non
loro
,

uscissero

cittadini

per caso di pestilenza


Il

con obbligo

ritornare quando questa cessasse.

Comune darebbe
anni
in

due

donerias e
(juel

un paraforium
loro

gratis per que' dieci

e per

maggior tempo che


l'

essi

dimorassero

Torino coll'arle;
florini
,

provvederebbe
(jualtro anni

alloggio o darebbe

dieci

ne

presterebbe loro dugento senza frutto

per tre

anni.

Indi a

per tutto

Amedeo, che voleva mettere mano in lutto e da chiam davanti s in Pinerolo duos ambaxiatores
comunitale in ea
arte

pr
licir
(li

qualibet

magis expertos affinch


si

adunanza

degli Stali Generali che


si

dovcvan tenere l'ultimo

febbraio,
si

deliberasse

statuto
dalla

fece, e

d'uno statuto per l'arte stessa. Lo Antonio di Gorzano sindaco di Torino tornato
riferi la

sua legazione agli stati,

bisogna alla

citt.

Il

consiglio adunatosi elesse de' sapienti che


statuto
,

esaminassero

quello

ed

sapienti lo riformarono.

Fu

necessit ottenere l'apfattevi, e


al

provazione
il

delle

mutazioni

e delle aggiunte
all'

perci
nella

Consiglio elesse de' savi

che

uopo gissero

Duca

prima adunanza degli


Cotesti stali sotto
delle

stati (1).

Amedeo

Vili anzich fruttare alle libert


dell'

Provincie

furono strumento

assolutismo del
alla volont

Duca

perocch non resistettero una volta mai


convocava
livasi

sua che

li

per deliberare delle necessit del regno.


l'

Amedeo
;

sen-

potente e conosceva
le

inferiorit de' sudditi

perci con-

cedeva

forme antiche
stali

di

governo,
,

la

sostanza

negava seb

bene anche delle forme temendo

fin

per fare
s'

tutto da s e

non convocare n
regno.
I

altri
,

che

ingerisse della cura del


i

Comuni patirono

assai

ma

perch

cittadini

acqui-

stavano libert dall'oppressione de' feudatari toleravano quelle


perdite con rassegnazione.

Le quali vicende avrebbe


,

il

San Tome

maso distesamente narrate


glieva e
le

conciossiach trovo eh' egli raccoe


privilegi

annotava

gli

statuti

delle diverse citt

ordinazioni successive del principe:

tra

cui que' d' Ivrea di

(1)

Arch.

di Citt.

Libcr Consiliomm

vo\,

LVIl. I.XIII, l.XIV,

LXV

LXVl.

DI STORIA
stesi
il

PIEMONTESE
di

241
gli
,

vecchi di

1433(1), Torino

pi vecchi
,

Pinerolo (2),
d'Aosta

anche pi
libro
,

(3)

del Pariaggio

il

Cou-

tumes gnrales du duch d'Aoste stampato del 1684

memoria

del senatore

spedita nel

una Planchamp vice-balivo di quella ducea 15 gennaio 1716 poi una storia cronologica MS. di
ed
,

quella citt
quali

cavata dagli

archivii camerali
la dignit

in

Torino

(4)

alle
fa-

memorie che danno


aggiunse
l'altra

di

pari nativa

nelle
di

miglie,

che

la

originava dai

conti
ai

Sa-

voia (5), cos che quei nobili che


della
citt,

non erano
ai

soggetti

giudici

n obbligati
privati e
il

ad obbedire
alle

commissari del conte


generali
,

diventavano
quali
,

giudicabili
,

udienze

nelle

ognuno taceva. Di quelle udienze volle il San Tommaso fare un estratto e per documento della sua storia pubblicarlo non come una cosa nuova ma come tale che rettificava il gi narralo da altri. Io non defrauder della sostanza sua curiosi trascrivendo quelle sole parti dell'atto che non si potrebbero senza danno della esattezza storica epilogare. Nell'anno 1430 a' 16 di agosto Amesedendo
conte
, i

deo VIII
Ciablese e

duca

di

Savoia
si

sull'

esempio degli antichi duchi del


la

d'Aosta

mosse da Thonon verso


i

valle
ivi

Aostana

per

rendervi giustizia secondo

riti

le

forme

consuete.

Dorm la notte in Ginevra quindi volse ad Anne^y in cui dimor sino al mercordi 23 e il d appresso cen ad Ugina in una casa del nobile Amedeo di Cresterello suo consigliere e maggiordomo domini Cuinii, et in crastinum fuit diejovisvigesima quarta mensis predicti. Ree te tendens porr exit usque ad

ruppem

Ciiinii

transitumque

fecit

per subtus villam Confecti noimpidimie

lens transire per villam

causa

morbum
d

ibidem tunc

regnantem evitandi. In quo


Cresterello.
ivi egli

loco

Cuinii pransiis fuit in casa del

giunse lo stesso

ad civitatem Munsterii
e

ed

e la sua comitiva alloggiarono signorilmente presso Gio-

vanni Bertrandi
sped Pietro

arcivescovo

di

Tarantasia
e

da

quel

luogo
de

Ayma
(1) (2)

Amblard balivo di Savoia ricevere e munire castelli e le


i

Guido Giordani

fortezze

del territorio

Arch.

di

Corte. Cill e Provincie. Ivrea.

Mazzo

n.

1.

Ibid. id. Pinerolo.

(3) Ibid. id.


(4; Ibid. id.
(5)

Ibid. id.

Mazzo Torino. Mazzo I Aosta. Mazzo I i(J. Mazzo II, n.


Ir. Voi.

I,
,

n.
n.
1

13.
bis

ri.

.S

17. 31

ARCH. Sx.

XML

2V2

])CIIiARAZIONE Di
,

DOCUMENTI
nel
territorio

supcriore d'Aosta

e Rodolfo

do

Alingio Signor di Condr ed


lo stesso uffizio
si

Ugonc Bcrirand
inferiore
,

di

Perosa per
il

perch quando

Duca

recava

alle corti generali


i

aveva
il

diritto di

tempo

eh' ei

far guardare dalle genti sue forti per tutto dimorava nella provincia sicuro cos dalle re;

sistenze baronali
la

giustizia.
di
,

Il

il duca libero il querelare de' soggetti franca 25 ad Ayma pranz in casa di Urbano Boncto
, ,

signor

Rupeforte

che per
Savoia

tale

venuta

gli

doveva certum

affragium)

ed ebbe commensali Giovanni di Belfortc giurispru,

dentc e

cancellier di
,

Colombicr
di

Sire

di
,

VufQens e

ciamberlano
Glarens
,

Rodolfo di Alingio sire


di

blardo balivo
di

Savoia

Gondr Pietro AmNicodo Festa di Menthon Umberto


,

ed Antonio Dragoni dottore in leggi con


,

altri

no-

bili

e scudieri
di

e consiglieri

e ufficiali

e la notte dorm in

San Maurizio
dehent

Tarantasia uhi nonnulli agricole de dicto hurgo


in dicto Iransitu suo
;

eidem domino

Ugna
ed

et
ivi

ad parandum panem mictendum in corbam

cuteUium pure fu

banchettato a cena dal sire di Rupeforte. Quindi per

montem
da Ber;

colompne lovis fu a San Germano ed ebbevi ospizio


trando e Roberto
di
,

Duino consignori
pranz poi
:

di

Valle

d'

Isero

e dordi

mito nella montagna

il

appresso dalla parte


e

Piemonte in

villa

Tullie

pagato cena prendere

pranzo

dalle

buone

genti di quella villa.

fatto

in custodia
di

dall'Amblardo

e dal Giordani la rcca di


dicto loco Tullie venitque Vallis digne,

Tommaso
;

Castelario separava a
ivi
,

Moriacum
moglie. Ivi

ed

riscosse dai
lire

Comuni
viennesi

come per
la

diritto di fodro
il

dugenlo

per s e dugento per


trand

luned 28

ricevette let-

tere suggellale da Aosta scritte dal sire di


le

quali dicevano

Au due

Condro e dal Ber-

de Savoie notre tres-redoupt

Seigneur nous nous recommandons vous si tres-humblement que plus pouvons et vous plaise savoir que aujourduy nous avons
trouv en ceste cit dAuste messires
face de Challant les seigneurs
le

de

Nu

de

Comte de Challant BoniValleysse et du pont


nous
heussent veulu

Saint Martin
leysser en

et

car nous avons heu doute quilz neussent point


possessions dycelles pour ce

leur forteresse personnes quilz

expedir
et

les clef et

les

avons

requis

chescun deulx qui veulussent aller personellement


baillier les

ou deputer aultres par eulx pour nous


despncher
les

dicts clef et
les

dites possessions et

par bnnne charlre

queilx

DI STORIA
nous ont repondu que selon
teresses se

PIEMONTESE
costume de
la valle

2^^3

les

dAuste fran-

chises et libertes ils ne sont point tenuz despedir les dictes for-

non moyent
oii

leur devoir

estre fait

par

vous avant toutes chouses

votre procureur ayant

puissance

de ce [aire de leur restituer et rendre encontinent passe Villi

moys

appres

lespedcion dycelles vous (aite excepte celles

que vous

soient adjugees.
tre

Et pourtant

ils

nont veulu aler

le

debuter ani-

par eulx

ce (aire. Avis ont desliberez

denoncer par devers

vous pour avoir remede car nous avons fait lencontre deulx
protestation solennees de
nostre tres-redoubt
et interest

pour quoy
non
et

seigneur plaise

vous sur ce nous rescrire


l

vostre bon plaisir et deliberacion car nous avons deslibere

obstant leur response de nous en aler dormir

commancer
et

(aire nos explais et requestes toutlefoys


les

il

nous

seroit

necessair avoir prestement

gentilz

hommes pour
les dictes

ordonner en

le

garnisons des dicts forteresses aultrement nous


posses-

ne pourrions point bonnement prendre ne lenir


sions

pour quoy plaise vous de


al

les

envoyer encontinant
i

etc.

Non

trovo che cosa rispondesse; bens che

Pari e

Nonpari d'Aosla

mandarono

Duca un legato per avere permesso di venirlo ad incontrare e fargli omaggio al quale alto non potrebbero
,

venire senza contraffare all'ordine della consegna delle castella


ai

commissari che agivano contemporanei


il

alla

venuta
al

di

lui.

Per

che

Amedeo comand
le

al sire di
il

Condro e

Bertrand

di

sospendere
et

loro richieste. Part

28 a predicto

loco Moriaci

venit

invitatus

ad prandium in castro Anisy per Antonium


ibidem fuit magnifice
Aosta.
,

dominum
Castel
di

dicti loci et eius fratres et


;

et

opua
di

lente receptus

giunse
il

la sera

ad

Lo incontrarono
Conte

Sarro
il

Vescovo Oggerio

il

Francesco
Valeisia
,

Challand

priore di Sant'Orso Giovanni


,

de Valeisia,
di

Boniil

facio di Challant
sire di

Amedeo

Michele e Bartolino

Nusy
,

il

sire d' Introdo e molti pari e

nonpari
lo

nobili

piemontesi

e cittadini e borghesi d'Aosta


in

che

accompagna-

rono continuo e insino


sperorum. Smont al
in chiesa col
di

citt

dove

giunse

hora quasi veLevalo

Duomo
,

dalla parte del Vescovato ed entr


offerta.
si

Vescovo e

vi

preg e fece alcuna


al

preghiera usc e accenn

Vescovato a cui

diresse col
dei nobili

prelato, col Conte di Challand, e la

maggior parte

244
pari
lulla
li

DICHIARAZIONE DI DOCUMENTI
e
la

nonpari.

Salile

le scale

entralo

in

camera conged
servitori,
lo

comitiva rimanendo solo co' suoi scudieri e

appresso

il

Vescovo
in

nome

di

Amedeo pubblic

udienze. Triplex habelur audiencia, videlicet. Prima que g


<(

neralis et per
in

domnum

aula episcopali bis in die scilicel

mane

ante terciam et bora vesperorum ad

maiors ecclesie catedralis que per

sonum campane unam horam integram ante


qua juet
sibi

audenciam generalem pulsabitur


et rainistrari solel.

teneri consuevit in

stitia de paribus terre ac aliis prout debite

libet rcddi

Secunda que criminalium vocalur prime


in

singulis diebus juridicis bora

domo

episcopali prope

Et a domino teneri consuevit. que concilium appellalur eisdem diebus bora none in curia oflcialatus per deputatos a domino teneri solel . consiglieri Continuo presenti all' udienza del Duca lutti suoi uffiziali ordinarli, costumer, segretari, commissari, e e tra questi ultimi Rodolfo figlio del marnotai co' testimoni

capcllam per deputatos


lercia

chese di Monferrato.
In

scagno

alliori

eiusdem aule episcopalis

a parte civilatis

juxta

murum

transversalem circa

medium
,

sedebit prefalus

a dorainus noster suo


falus

Ducatu

in solio.

Et a parte ecclesie preab


alia

dominus episcopus Augustensis

vero parto do-

rainus Franciscus

Comes Challandi
(

et

dominus Bonifacius de
)

Chalanl

dominus Fernicii
sedcbunt
dignit.
a

Terniaci ?

milites salis a solio

domini bine inde ut convenil remoti. In secundo vero gradu

dicti scagni
di

parte sinistra
l'

tulli gli altri

signori

maggiore

Incominci

udienza colla dichiarazione

falla alte et intelligibili voce


di

vulgarique sermone dal cancellier


il

Savoia Giovanni

di

Belforle, essere venuto

Duca

alla citt

d'Aosta pr iusticia tenenda facienda accipienda et reddenda a chiunque e per chiunque ne volesse e ne bisognasse, e fu sein pari d'Aosta guita chiamando singolarmente per nome quali presenza del procuratore della valle, Rondela Calinio,
i ,

domini nostri ducis


nualiter

un per uno ad evangelia Dei sancta super femore dextro ipsius apposita per quemlibet ipsorum tacta magiurarono
di

consigliare

rispondere e prendere coin

gnizione di qualunque
cercasse.

cosa

il

Duca

quelle

udienze

li

ri-

DI
Indi quattro cose
i

STORIA PIEMONTESE
i i

245

nobili di

omaggi e debbono soddisfare fra otto d sotto pena di essere astretti e puniti. Chiunque sappia esistere qualche ragguardevole diritto
spettante,

impose il Duca. Tutti pari, e nonpari qualunque sorta e popolani che sono debitori di fedelt, placiti, usi, mutamenti, servit, o tributi li
i

ma

ignorato,

al

Duca,
in

lo

denunzi nel termine mela

desimo. Seducilo penda nella valle, cessi, e


tata

ragione sia por-

al

Duca. Se rimanga

mano

di

qualcuno lalun prigione

per cagion di guerra sia consegnato


al

cum

suis

hostagiamentis

Duca istesso. Primamente


i

ncH' udienza sua

ritti

suoi e dell' antenato suo

il Duca fece riconoscere Aimone ai pari e nonpari


i

di,

riconobbe

privilegi loro. Indi fu

dichiarato

che

la

consegna
di

delle castella erasi fatta, e

che quella consegna valeva


della

cita;

zione perentoria a comparire ed assistere alle udienze generali

che

di quelle castella e delle terre

Valle

non

si

doveva

omaggio a nessuno eccetto che al duca di Savoia; che qualunque feudatario non si presenti e non dia omaggio delle sue terre al Duca nel termine preflsso perda il feudo che qualunque
, ;

pari abbia

lite sia in diritto di

ricevere un consigliere dal Duca,

o accennato al Duca, o dal Duca eletto, e che


ufficio

niuno da
le

tale

esimere

si

possa senza forte motivo


,

che

donne non

succedan ne' feudi


consuetudine e

quantunque
;

di

famiglia parlale non godan


si

del privilegio de' pari


si
,

che ci non ostante


,

riconosceva di
si

riteneva che qualcuna

purch non
ai

mari-

tasse con impari

godesse privilegio antico (visto


di parlato.

tempi d'Ai-

mone),
del

di

aver tutto che diritto


i

fu in fine con-

fermato che

quattro capi sopra richiesti erano

di

pieno diritto

Duca: e che non poteva rendere

giustizia senza la presenza


(1).

dei pari, de' consuetudinari e de' giuristi

Molte cause e varie furono messe dal Procuratore della Valle


innanzi al

Duca

e furono trattate in contraddittorio tra


al

il

Pro-

curatore e gli avvocati pari assegnati

reo ascoltato in presenza;

e le sentenze furono risolute e pronunciate' avanti al

Duca

stesso

che non trovando nelle consuetudini che


in segreto, costrinse
i

si

potesse scrutinare

pari a stare nel tribunale.

Ed

ivi di

pa-

ci) I

consuetudinari erano

Sclopis, Slor.

deWanl.

legisl.

del

uomini di legge e pi Piemonte, pag. 261.


i

influenti.

Ved

24C

DICHIARAZIONE DI DOCUMENTI
fu

recchi diritti e quistioni o doveri de' privati

discusso somdagli
eletti

mariamente
del Duca.

nelle

altre

udienze

(1)

presiedute

Da
cure
di

tutto ci che qui disteso e da quello che negli autori

stampati ninno direbbe forse che

regno

e disgustato del

Amedeo fosse stanco mondo e che addolorato


;

delle

della

morte

della

sua moglie e avvilito del tentativo di assassinio che


si

un

di

Brcssa far voleva sulla sua persona


di

lasciasse

dominare
Pure

dall' idea

ritirarsi affatto dal

mondo

e vivere eremita.

rattere gotico

Corte. Aosta. Mazzo III, un voi. cartaceo ms. In caminuto di fol. 106. Se giova alla nomenclatura della topografla antica e alla storia dei Pari d'Aosta trascrivo nomi de' pari che consegnarono le fortezze.
(1)

Arch.

di

Giovanni del Castellar pel forte di Thuile; Ibleto Sarion per le fortezze di Enlraives e Cormajcur; Antonio, e Pietro, Tomaso, Michele zio e nipoti Arlod per le torri di Morgex; Pietro de Cours per Cours; Giovanetta vedova di Giovanni d'Avise pe'flgli proprii Giovanni seniore, Giovanni iuniore, Rolelo, Ibleto, Luigi, Pietro e Bonifacio per
Pari.
di le castella di

Tomaso

Avise, Rocheforle, Monlmeilleur

Luigi

figlio

d'

Ibleto SaVille-

riod

pel

castello

d'Introd; Antonio di Villanova per

la torre di

neuvc; Umberto de Saint-Pierre per s e per Margherita figlia di Giovanni de Castellard e Giovanni di Saint-Pierre suoi nipoti pel castelli e
le

fortezze
;

di

Sainl-Pierre

Giovanni Sariod pel castello e

la

torre di

Sariod
figlio

Ludovica vedova
et

di

Amedeo

di

Challant tutrice di Giacomo suo

pel castello di Aymeville; Giovanni e Pietro della Torre per le torri


; ;

de Grassan Amedeo de la Planl per la fortezza di Pianta Monlagni pel castello di Sarr; Claudio Vaudan per la fortezza d'4os(a Pietro Blancard e Guglielmo Bernard a nome proprio e di Francesca sua moglie pel forte di Vallesia; Antonia vedova di Vincenzo Relliart per la fortezza de la Tour neuve Pietro Boza per la casa di Valdon; altro Antonio Montagni per la torre della Trinit; Nicoletto Malaquin per s ed una sorella per la fortezza di Gignod Aimoneto Boza per la fortezza della Torre Esiroubles Pietro di Giacomo Nus pel castello di Nus Francesco di Challant per la met del castello d' Ussol

de la Tour

Antonio

di

e pel castello di Verez e

la

terra di Challant; Bartolino di Veres per s

e per Francesco di Francesco de Valaise e per Giangiacomo di Giovanni


pel

de Valaise pel loro castello 'Arnaud; Antonio di Ponte San Martino suo castello di Point- Saint-Martin ; Bonifazio di Challant pel suo

castello di Jcnis, e
di Bressogne.

nuovamente un Antonio

di

Montagni

pel suo castello

quel volume sono annesse altre carte Importanti.

per

la

forma

delle udienze vedi

un volume

di

carattere gotico anch' esso e minuto di

pag. 52 dell'anno 1409.

Anche

V. ne'Protoc, de'Segr. dwali

il

Mazzo

II

di

Bolomier

fol. 9.

DI STORIA
questo scritto in parecchi
nione
e
il

PIEMONTESE
storici. 11

247
rigetta l'opi-

Guichenon

di

alcuni che Amedeo

viste le quislioni tra

Eugenio Papa

Concilio di Basilea immaginasse di diventar ponteGce della


si

Chiesa fldato anche, a quel che

disse

in certe predizioni di

un astrologo. La ragione allegata dallo storico ripugnante, in non essendo stato eletto papa che cinque sostanza questa
:

anni da poi

il

suo

ritiro

non pare sostenibile tanta pazienza.


incostante
nelle

Quasi

gli

fosse decoro

mostrarsi
quella

risoluzioni.
ritirarsi

Forse non sar


dal

vera

notizia,

ma

s'ei voleva

mondo perch non rinunciava al ducato? perch anzi il riteneva (come vedremo) ? anzi, perch se n'occupava sebbene
dismessa
la dignit e fatto

papa

? Gli storici del

papato seppero

e scrissero che brig assai per salire a quella dignit. Poggio


fiorentino apertamente gli rinfacci di aver co' suoi tesori corrotti
i

padri di Basilea, perch


di

gli

dessero

il

papato;

ma

perch

Poggio era parente

Tommaso
;

di Sarzana che fu poi Nicol V,


,

pur non mentiva non fu pienamente creduto mentre altri aggiungeva che lo aiut poi mirabilmente il duca di Milano
il

quale avvertito che

si

doleva che
,

il

papato era una miseria,


s

e che egli

malamente operava
e

levatolo

alto e

non datogli

modo

a vivere con lustro,

dona senza dota


che ci
di

yo gli

bruscamente rispose: El mi ha dato ho dato papato senza corta. Bonnivart,

riferisce (1) dice

anche assolutamente ch'egli fece mostra


vivere
di
frati
l'

gran santit e profuse molto denaro.


Innanzi
di

ritirarsi a

lungi
:

dallo

strepito di Corte

Amedeo

affett

gran zelo

religione
in

conciossiach lasciando
li

stare eh' egli

chiamava
del

Ripaglia e sontuosamente

trattava e che favoriva


uffizio sin

inquisizione in Rivoli la quale vi aveva


,

prima

1413

regal

il

142G frate Ponzio Fengead Avigliana

rone dell'ordine de' Minori,


scrisse contro
i

inquisitore

perch

Giudei, e cento fiorini d'oro di piccol peso don

nel 1431 al Maestro

Amedeo

de Chamberiaco phisico neophiti


et

in

recompensacione laboris
et

expensarum per ipsum maprosecucionem falsasonancium in contemptu


contcntas
in

gislrum Amedeura suslcntarum circa

rum

erronearum conclusionum
,

fidei christianae libris ebraycis

blasphcmias

et

malediciones
dicti libri

iudeorum ob quas

fuerunt combu-

(1)

Cron. ms. nell'Arch.

di

Corte

di

Torino.

248
sii (1) .

DICHIARAZIONE DI DOCUYIENTI
N
a dire

che Amedeo cos praticasse per ignoranze:


gli

l'ava non Io lasci senza la maggiore per allora possibile edu-

cazione

buoni studi

mancarono

conciossiach trovo
di

nei conti di Michele Dal


versi libri
rie de'

Ferro, tesoriere

Savoia, tra

di-

comprati da Amedeo una Bibbia


e
il

in francese, le Stoil

Romani

de'

Cartaginesi,

il
il

Tesoro,

Libro

di

nove

antichi filosofi,
e d'

libro di

Dante

libro delle guerre di


il

Francia
Seneca
di cento
libris
et

Inghilterra, gli statuti di


le

Lombardia,
dove

libro de' Troiani


lettere di

in francese,
{

cento novelle in lombardo, e


in

le

singolarit questa

IMemontc

pochissimi

studiavano

lettere
fiorini

o Closofia), e veggo com'egli papa stipendiasse


di

piccol peso

Martino Lefranc pr nonnullis


et de

istoriis de latino in

gallicum

gallico in

latinum trasferendel
al

dis

(2).

Chi poi considera com'

egli

intendesse le opinioni

suo tempo,

e sapesse vincere gii ostacoli

che

si

opponevano

suo ingrandimento dovr conchiuderc che tanto zelo non veniva tutto da religione e eh' ei non era uomo da lasciarsi so,

praffare dalle malincone notate dal

Guichenon.

che

potrei

aggiungere, per
gli fosse

le

indagini
,

felici

del

San Tommaso, che sebbene


il

caduto in animo

siccome osserv
tre suoi

Cibrario

(3)

di

pellegrinare per divozione al santo Sepolcro, e mandasse perci


a Venezia
il

21 luglio 1416

cortigiani causa firmandi


et

ad stipendia
armis

tres galeas ipsasque

armandi

solvendi victualibus
,

et aliis

necessariis, e le galee fossero allestite


al
di

il

17 set-

tembre mandasse Bertrando Merlin ad avvisare


cia e quel d' Inghilterra
il

Re

di

Fran-

viaggio che
(4)
;

il

empris de [aire

au

saint Sepulcre
,

Duca non fu

Savoia avail

tanto caldo da
altro
,

anteporlo alle cure del regno


nel 1418
si

che anzi non ne fece

sciolse dal voto

ducati per
gli

mezzo

di

mandando a Gerusalemme due mila Giovanni Compoys suo scudiere (5). Am


di riavere
il

studi e tanto che


,

prima

Piemonte per

la

morte

d'Acaia

mantenne

del proprio

Parigi persone

ad erudirsi

(1) (2)

Arch. Cam. Conti


Ibid. id. Llb.
,

de' Tesar,

due. Lib.

S9

71

76.

(3)
in nota.
(4)

79 e 8i. Cibrario Econom. polii.

2." ediz.di

Fontana

voi. II

p,

17

Arch, Cara. Conti de'Tesor. di Savmn, Lib. 61.


Ibid
id:

(5)

Lib, Oi.

DI

STORIA PIEMONTESE

249

nelle scienze (1); e fece dal pittore Gregorio Boni suo familiare

veneziano dipingere la cappella del castello vecchio


beri e

di

Giarail

quella

d'

Altacomba

(2)

degnamente stipendi
(3),

medico

della sua persona


la

maestro Dionigi

ogni
fuori
,

industria
e procu-

us perch

moneta pubblica avesse credilo


d'Upia,
in

rasse vantaggio allo


ber
,

GiamNyon e in Torino (anni 1421, 1424, 1426, 1427, 1430) creato un intendente delle zecche di qua
stato; postone zecche in Ivrea, in
,

in villa

e di l dai monti e cercato


i

migliori incisori di matrici

tra

quali Crispino Bollard.

volle nel

1428

che se vendere

comprare o cambiare si avesse, ninno commerciasse che per sua moneta di Savoia o per buoni scudi e buoni forini d'Italia;
utpote bonos ducatos lohannnos florentinos
, ,
,

et florenos

de ca-

mera bonosque florenos pape regine Alemagnie ad debitum valorem et equivalenciam boni auri ;
cevere e
tonos
il

et

Aragonum
il

proib

ri-

dare fiorini nuovi d'Italia


cui titolo era stato trovalo

scuta nova aliquosve mu-

mal rispondente

al

valore
la

attribuito; e

appena

toller

il

villionc. Poi,

avvegnach

sua

moneta era dagli speculatori raccolta e mandata fuori, e non vedeva altra moneta in casa che la straniera fece coniare il
Ducato savoino di peso e titolo uguale al fiorino di Venezia Genova e Firenze, e cassando la tariffa del 24 maggio 1427, ne
,

distese un' altra

il

13 d'ottobre 1433;

ed ordin

quindi che
di

(iiacorao Doverlo da

San Gervasio maestro ordinario


di

zecca

pagasse

ai

mercanii

villione sessantotto ducati

per ciascuna

marca

d'

oro fino sebbene Manfredo Bezone

maestro generale

delle zecche fosse d'avviso

che

si

potesse lor dare


(4).

anche un
non da

terzo di
lasciare

ducato per ogni marca

Al che

lutto

munire d'artigliere le sue castella che tanto pi ne bisognavano quanto maggiormente reprimeva le libert de' sudditi, e come a fondere cannoni, e colobrine e altre artigliere metalliche nominasse dall'eremo maestro un
a

come pensasse

alemanno

a que' d noto e

famoso

(5).

(1) Arci).

Cam.

(2) Ibid. id.

Coyili ec. (1416) Llb. 61. (1416-18) Lib. 61 e 65.

(3) Ibid. id. (1414).

(4)

Arch.

di

Corte.

Proloc. de'Segr. due. Bolomier. Reg. IV

dalla

pag. 473 alia S53.


(.*))

Arch. Cam. Conti de'Tesor. di Savvid. Roul. 80.


Arch. St.
IT. Voi. XIII.

250

DICIIIAKAZIONK DI DOCUMENTI
Queste cure non sono certamente
d'

uomo
n

stanco di regno
e

ne

d'

uomo

stanco di regno sono

le azioni

molle

concitate
statuti

e sostenute da

Amedeo sinoaque'di
,

meno
ritir

gli

vecchi e nuovi riordinati e pubblicati per legge dello stato.

Ma qualunque siano le cagioni egli nominando un luogotenente del Regno.


Hi(aglia luogo delizioso sul

si

a Ripaglia

lago

di

Ginevra lontano uu

miglio da Thonon. Aveva a que'd selva di pianto amene, prati


e vigoe e
visi

campi ubertosi. Amedeo

vi

dimor spesso dilettandoesercizio di corpo e sol


del

di

caccio negli anni giovanili. Vi fabbric un palazzo son-

tuoso con parchi di cervi e


lievo di spirilo.

damme, per Ma perch uomo era

secolo,

quantunque

istruito sufficientemente in lettere e filosofla,

volle vlcin del pail

lazzo fabbricar convento di monaci; che a que'di risuscitava

lurore d'empier
il

di frali

l'Europa. Nel 1410, 23 febbraio, inaugur


e

suo Monistcro
regolari
di

alla

Madonna

San Maurizio

e diedclo a quin-

dici

Sant'Agostino

vestili

e costituiti secondo quelli


della Diocesi di Sion
i

del monistero di

San Maurizio Agaunense

colla

rendita di mille fiorini d'oro; obbligali

monaci

alla ce-

lebrazione di sei messe quotidiane in perpetuo e a diverse orazioni,


col patto

che

Amedeo,

volendo, possa riavere

il

mona-

stero co' suoi redditi e colle sue ragioni

dando un equivalente
ecclesia-

stabilimento
stici (1).
il

a'

monaci senz'altro ricorso a superiori


a celebrarne la consecrazione

Quella fondazione venne approvata da Giovanni XXIII


il

di

giugno mandato
,

Vescovo
e

di

Ginevra

che poi
il

n' di

ebbe

la

conservazione
alla

(2).

E
di

quella ceri-

monia avvenne
chese
di

10
{

settembre

presenza
la

Amedeo

delle sue sorelle

la

principessa d'Acaia e
di

fidanzala al

mar-

Monferrato)
(3).

gentiluomini
fece a que'

Quindi

Umberto bastardo di Savoia e d'altri il 1411 a' 7 di marzo il conte Amedeo


di tenere notte e d in

monaci obbligo
l'

perpetuo accesi
e

due cerei innanzi


assegno
di

aitar

maggiore

della

chiesa

diede loro

dugento

fiorini di piccol

peso.
le

non era

finita

che au/i durarono


V.

La fabbrica per altro opere anche dopo il 1431;


del
n. 1.
:

(1) Arcti. di Corte.

il

nis.

Amedeo innocenlc
monls. Kipaille
, .

p.

Monod

il

Mazzo
e

Ili dei

RcguUers de

l dcs

(2) ibid.

Bolle r Brevi.

Provincie. Genve. Caleg. I,


{'^)

Ihid. llcguUers eir.,

Mazzo XI n. 1 di Giovanni XXIII Mazzo HI, ii. 4. n. i. nocumenti orig. in perganoena.

CMi

DI

STORIA PIEMONTESE
di

251
falli
i

conciossiach veggo che nel 20 dicembre di qucH'anno,


conli del

Duca

di

Savoia
,

coi figliuoli

Pcrronct du Poni im(loriiii

presario di quegli cdifizi

e Irovalo che dei venlisei mila


si
il

d'oro avuti dal Perronet appena


fu convenuto tra que' figliuoli e

aveva

la

spesa di diciannove,
il

Duca Amedeo che


le

Duca

rinuncierebbe

al credito

purch quelli compissero


suo
ritiro

opere che

rimanevano

(1).

In quel luogo fiss

adunque

il

il

Duca Amedeo un
giardinolto

e fabbricatevi sette celle od a ciascuna segnato

determinata per suo sostentamento


di piccol
si

la

somma

di diecimila fiorini

peso
Il

(2)

scelti sette

compagni, nominato

decano

vi

ridusse.

di
,

novembre tennevi assemblea


;

de' principali

signori del regno

prelati e cavalieri

e salilo in trono
si

chiamato

innanzi a s

il

figliuolo Ludovico, palesato ch'ei

ritirava dal

mondo,
alla

il

cre luogotenente generale de' suoi


di

stali,

nominando
Poi dategli

Contea

Ginevra l'altro figliuolo, Filippo.


sciolse
il

istruzioni di

regno e amorevoli esortazioni


ritrasse
alle

congresso

e
sei

co' sei cavalieri si

nuove stanze. La
di

dimane

eremiti Claudio de Saxo, Lamberto Oddinet, Francesco De-

bussy,

Amedeo Champions, Ludovico

Chevelet

ed Enrico di

Colorabiers vestirono una veste lunga di


ai fianchi

velluto grigio stretta

per una cintura d'oro, un manto dello stesso drapalla

po, sopravi una croce d'oro simigliante


tavano
g'

croce

che por-

Lamagna; si misero in capo un berretto rosso, e sei coprirono con un cappuccio grigio dal becchetto lungo un piede; e presero in mano un bastone liscio e ritorto (3).
imperatori
di

Cos cominciarono loro vita


rarsi tanto severa che loro

eremitica: la quale non da figudi

non consentisse
et

avere
,

in

tavola
et

pomagrana, kabrolas
capones
[k).

orengias

alia

pernice s

faysanos

Da

coloro l'ordine di San Maurizio ohe fu poi ordine

militare.

(1) Arci), di Corte.

Reguliers

eie.

Ripaille, n. 7.
,

(2) Arcli. Cara.


(3)
(4)

Conti de'Tesor. di Savoia. Lib. 82


de'Tesor. di Savoia. Lib

fol.

227.

Arch.
Arcli.

di Corle. Reguliers eie.

Cam, Conti

82.

252

DICIUAKAZIONE

J)I

DOr.UMENTI

S HILuogotenenza
di

Ludovico.

Osserva Gaulhicr
tero
i

elio di

questa risoluzione
il

di

Amedeo

godei

Duca non avesse rinuncialo lo stalo e il luogotenente dimorasse quasi sempre a Thonon diretto dal padre, dall' una parte era cessata la smania di acquistare
Ginevrini, perch sebbene
<i

dall'altra rimesso

il

timore di essere travagliati. Alcuni poco


la

amici a casa di Savoia osservarono che


di

risoluzione di

Amedeo

ritirarsi a Ripaglia e tenere

Ludovico in quiete e con poca


di

sontuosit a

Thonon

fu per
gli

economa

spese

e voglia di accu-

mulare cotanto che

bastasse di guadagnare poi coloro che lo


ci
il

favorissero nel conseguimento di

che da qualche anno

si

era imaginato di potere ottenere;

papato.
,

Vedremo

a suo luogo

chi lo difendesse da questa accusa

e quali argomenti vani ado-

perasse per iscolparlo;

quali ragioni invece

rimangano per
la

persuadere che proprio desiderasse quella dignit e se


cacciasse, e avuta
,

pro-

mal cuore
al

la

rinunciasse.

Non era Amedeo appena giunto


di

a Ripaglia che una lettera

Venezia fu presentata
i

suo Consiglio residente in Thonon.


contenti che
il

Diceva che
sasse
della

Veneziani erano
lega e avessevi

duca bene pen;

finalmente

aderito

ma
l'

che non

piaceva niente a loro che Sua Eccellenza avesse male parlato


de' Veneziani
co' Fiorentini.
si
I

Veneziani

mai

non

avevano
si ri-

offeso

e se egli

sentiva gravalo di qualche cosa a loro

chiamasse;

ma

fuori, senz'altro,
il

non menasse scalpore. Foscari


(1).

aveva soscrtlo
I

foglio a' d

14 ottobre 1434
di
;

Veneziani
lettera

avevano avuto cognizione


i

que' lamenti

dn
fe-

una

che loro scrissero


il

Fiorentini

quale poi ne

cero avvisalo
lettera
((

Duca

il

19 dell'ottobre medesimo colla seguente


et

Illustris

alque excelse domine fraler


lilcras

amice karis-

Simo.

Recepimus
honestis

vestre

celsiludinis

querimoniam

((

quamdam
slrem

dominum comuuem

tamen verbis continenles adversus illu fratrem nostrum ducem Venetialiteras

rum. Et suscepimus eas

valde

sero.

Cum

etenim

(1)

Arcb.

di Corte. Galleria G.', n.

i44 gi citata.

1)1

STORIA PIEMONTESE
die ultima julii

253
non prius

((

scripte

fuissenl

Thononi

tamen

quam

de mense octobris nobis per veslrum nuntium fuerunt

(.(

presentate.

Quibus receptis lectisque tamquam


si

veri fratres,

ac sinceri amici utriusque vestrum indoluimus.

Ac subinde
of-

ad tollendam

qua

vel tennis

suborta csset animorura

fensio bonis ac fraternis

remediis

properantes confestim ad

ipsum illustrem dominum ducem Venetiarum scripsimus. Hoc enim necessarium esse videbalur cuni vestras rationes litterasque audivissemus iliius quoque perquirere atque audire
velie.

((

Et

sic

oslenderc

tamquam medii et utrique parti pariter fideliter mentem utquc opinionem noslram
igitur

affecli

valereillustri

mus. Nos

hac inlentione scribentes

tale

ab ipso

domino et fratre nostro carissimo duce Venetiarum habuimus responsum ut valde in mente atque animo nostro fuerimus serenati. Scribit enim nobis quod licet multis rationibus sibi viderelur honestum ut domino Marchioni Montisfcrrati per vestram Excellentiam terrarum et castrorum illorura fierel restilutio et ad hunc finem per ipsum diligentia penes vestram excelsiludinem sit adhibita, tamen vos pr coUigato habuisse semper et habere velie. Et ita scripsisse ex tunc
,

Marcbonibus Estensi

et

Sallutiarum presertim post auditos

te

oratores veslros super hac re ad cura transmissos.


ila sint

sublimissime domine et ralificatio

Que cum posmodum nomifacla fuerit sub-

nationis vestre

tamquam

colligati

per

eum

secuta et acceplata non videmus

jam que

dubitatio possit vel

debeat remanere aut in quo vester honor aliquo


tur.

modo

leda-

Nam
non

verba quidem
si

illa

per eundem ducem Venetiarum

domino Marchioni Monlisferdubitandum esset ne scandala et inconvenienlia orirentur que et vobis et illi fortasse displicere possent et esse molesta certificat nos idem dominus dux non
prefato
rati

ad vos scripta quod


fieret

restitutio

scripsisse ea verba ad injuriam vel displicentiam vestram sed

potius fraterna intentionc

quoniam sentiebat aliqua scandala

ex inde posse
aliunde que sibi

oriri

non quidem a se aut sui causa sed displicuissent. Nos igitur excellentissime do,

mine hec

inlelligentes
in
ilio

valde gavisi fuimus videntes

eum

ani-

mum

erga vos

communi
vice

fratre

Venetiarum existere qui tem vestram ut versa

esse debet.

domino duce Rogamusque sublimitanostro


et

bene\olum

fraternum

animum

254

DICHIARAZIONE DI DOCUMENTI
Gratias vero agitnus

Iiabcrc et conservare erga illum velit.

((

fuerint communicare nobiscum dignata sit. Rcspondentes quod nos quoque perfeclo animo ac sincera volunlale in colligalionc et amicitia una vobiscuna et cuni ipso illustri domino duce Venetiarum

exccllenlic vcstrc quod

hccqualiacumque

cuius pcrfectam voluntatem et

optimum animum

et disposi-

lioncm sinccrani super hoc conspcximus, perseverare intcn-

dimus

(1) .

Ma

tutti

questi discorsi

non valevano a nulla


si

perch n Fiorentini e ne Veneziani


stringere
il

volevano muovere

Duca

a rendere giustizia al
s

Marchese quantunque
il

sapessero

che una lega

stsse
il

stringendo a Milano Ira

Visconti ed

Amedeo,
di

nella quale

primo sarebbe
il

stato tentato a

promettere
chiarire
alti
il

aiutar

l'altro a combattere

Monferrato.
il

che mi necessario prendere addietro


questo capo

Glo toccando
della

che dovevano essere memorati nel secondo


di
,

numero

seconda parte

e che ho a bella

posta taciuti

per farne qui corpo di storia.


zione degli
atti

citer a pie di pagina la staal dire

che mi daranno materia

perch

essi tutti
di

portano

l'indicazione gi avvertita.
n.

Archivi

Camerali, o

Stato, Galleria G.''%

144. P." 2. (n. 194 dell'Inventario).

Sul finir d'aprile 1434 Emanuele Sicco segretario di Filippo Maria Visconte comunic al suo signore una lettera di Savoia per cui sapesse che Saluzzo Manfredo maresciallo di Savoia e il
segretario Bolomier sarebbero
affari di stato
iti

a trattare con lui di parecchi


Il

da parte del duca Amedeo.


il

Visconte

lieto

ne

scrive a Savoia

4 maggio e

fa ressa

perch presto vengano


il

ch'ei

li

desidera, posto che di Nicodo da Mentono


di
lui

quale do-

veva risiedere presso


udito parlare.
il

piacere di

quelle amorevoli istanze


il

Amedeo non ha pi Amedeo rispondendo


Monte Cenidi

13 avvis che
che
il

Saluzzo gi prendeva

la via del

sio, e

Bolomier e Pietro Marchiandi presidente

Savoia,

ch'egli aggiungeva al Bolomier, passavano al San Bernardo per


unirsi col maresciallo in Ivrea ed essere prestissimo innanzi a
lui.

Giunsero

difatto in

Milano

il

luned 31 maggio (incontrati a


all'al-

Binasco dai consiglieri del Visconte) ed entrati alloggiarono

bergara del Cervo. Erano state date loro queste istruzioni:

(1)

Arcti. di Corte. Galleria G.^a, n.


di

144 gi citata, e Arch. delie

Riformag.

Firenze, Classe

X,

n. 31.

DI
a

STORIA PIEMONTESE

255

Primo portandi ligam per dominum Franciscum de Tho dominum nostrum ducem atlributam una cum liltera dominio Venelorum dircela
matis minulatam,potestalemque eisdcm per

per proceres et perilos advisa.

Item post reverenciam

et

recommendaciones

in lalibus op-

portunas esplicare

memorato domino duci palernos

affectus

((

quibus prelibatus dominus noster statura

suum

conservare

continue speculatur per modos quos polerint decenciores ipsum

in parte alias practicatas.


((

dominum ducem inducendo ad mutuas donaciones in loto vcl Que si locum habere non possinl ve uiendo ad formam diete lige proni ad commodum et securita
tem
prefati

domini nostri eisdem videbitur decentius facienillius

(f

dum. Et per

medium tendendo ad obtinendum


sint et

remissio-

nem

terrilorii

Vercellarum ultra Cervum Crescentini, Roche


demolicionera Monachi.
et

Cillierie si

iam remissa non

Item eciam ad remissionem gubernii Astensis


eis

aliorum

que

videbuntur exquirenda.

Item ubi de auslio per

dominum impendendo

tractabitur

bono modo tendant ut domina duchissa congruencius tractctur et auxilium pr hoc anno differatur maxime ut hoc medio
reduci aut alias
flecti

valeat

dominus marchio. Et ubi ipsum


montes

subsidium impendendum diuciusdifferri non posset temptetur


ut contentetur de auxiiio stipendiariorum domini ultra

conducendorum. Item sedule adverlalur circa tutelam Nycie

et

securitates

que convenienter haberi poterunt ne


a

in

fulurum resipicatur

a promissis.

nostro noliGcelur

((

Rebus autem usque ad conclusionem practicatis domino anlcquam congludatur. Dum autem domino nostro visura fuerit ad concludendum premictatur litem Vcnetis habita

tamcn prius

a duce securitate captato

termino

concludendi.
Si obtineri posset ex liga nomine domini per dominum comitem Gebennensera fieret dominus noster hoc magis acceptum haberet quara postquam opporteret per ipsum dominum nostrum confirmari.

ci

ci

Si subsdiura

pecuniarum queriretur excusetur dominus

f(

noster tara super expensis sustentis quara pr regina subslinendis. Ubi antera hoc faciendo

magna commoditas

offerretur

domin( notificctur.

'i5(i

DIClllAKA/lONE DI DOCUMENTI
((

Si

Jc

liga Rcgis Ludovici

el

ducis Burgondie quicquam


fieri vellet.

appcrialur scialur quicquid propter hoc faceret ci

Et do omnibus dominus noslcr sepies advcrtatur

Appena
<;opia
silea.

scavalcali

all'

albergo ecco un Rufo corriere di Sa-

voia che reca loro


di

una

lellcra del

un dispaccio imperiale Papa comanda


il

dell' 11

Duca per la quale hanno maggio datalo da Bail

L'imperatore sdegnalo per ci che


il

Visconte ostilmente

oper contro

Savoia
di

di

prender

1'

armi
avvisa

in
i

favor della Chiesa conlra

duca

Milano.

Amedeo

suoi legali di trattare le cose per

cui furono spedili

come

se
di

nulla sapessero di

quel dispaccio;

ma

di star sull'accorto

usare

di

esso, mostrandolo anche al Visconte

quando venisse

opportunit e potesse fruttare alcun bene.

con qual

E i legali che sanno uomo abbiano a trattare, ordiscono tra loro il da farsi man mano secondo le circostanze. Fu lunga faccenda ma degna
essere nota in ogni sua parte: perci seguendo
il

di

giornale
condotta.

di que' diplomatici paleser

come

fu e
il

con quali
giorno

artifizi

L' udienza

ai

Savoiardi fu data

di la

mercord due
parola al Pre-

Giugno. Ricevuti con molto onore lasciarono


sidente
:

e questi

disse al

Amedeo
quanto
si

parlato lo

Duca per ninna ambizione avere scorso anno di mutue donazioni, ma per si,

curezza e difesa dello


il

stalo
Io

di

Milano che

gli

sta

cuore
piacer

proprio, che

avvisava com'egli per accidenti varii


,

era tolto dalla lega coi Veneziani


il

che per sapere

il

suo e

da

farsi

il

duca

di

Savoia aveva mandato loro


lui

al

duca

di Milano.

Perci

essi

pregavano

Duca

di

voler

destinare

sue confidenti persone colle quali operare per mettere in sicuro


l'onore e
li
((

gli

stali

delle

due

parli.
hiis esse valde

Duca

moslrans se ex

contentus

maxime

de dissolucione

Venelorum
si

sed non Florenlinorum et hec au-

'(

diendo per brachium lenebat dicens quod res hec sanctissimo

t(

temebuntur.
leresse quia

Et

aliquid supersit discrepans ipse

vult in:

omnimodo ipsam

intelligenliam vult fieri

nomin suoi
gli sostitu

legali Nicol Piccinino, e perch'egli era lontano


,

Giannanlonio suo figliuolo, Ludovico Croio


il

Guar-

niero da Castiglione

quale allora malato doveva essere rap-

presentalo da Franchino di Castiglione.


II

d stesso si

accontarono

legati delle

due

parti

gli

uni

per pi largamente spiegare

le

commissioni

gli altri

per udire

Di

STOUIA PIEMONTESE
;

257
in sero che
Grotti

e riferire al duca Filippo Maria

il

successivo,
,

gi

gli

ambasciatori

di

Savoia erano a letto

il

chiese

da parte del duca Filippo maggiori schiarimenti sui poteri loro.


Il

quale Grotti segretario confidente

del

Duca ebbe
le

poi

gran

parte in questo trattalo che quasi da s condusse in mezzo alle


infinite difficolt

che poneva
i

il

suo padrone e

astuzie

colle

quali

si

sostenevano

Savoiardi.

Gominci

il

Grotti la mattina

come privata persona al Bolomier, e come privato gli spieg ad quid mutua donacio petebatur commodumque quod afferre 'poterai et alia motiva quibus ipse pocius ad hec quam nos cio lui Bolomier che parla
del venerd a parlare

questi similmente

compagni
pure
,

incitari debebal. Manifesta era

l'

ingordigia di Sa-

voia:

se fosse

avvenuto quel che Amedeo desiderava e proforse avuto n Francesi

curava
gnuoli
,

l'Italia

non avrebbe
,

n Spa-

n Tedeschi

altri

stranieri

mai

forse tutta la parte

superiore del bel paese avrebbe composto un sol regno illustre


e potente.
Grotti

tempi erano forse maturi

ma

quello
al

che

il

ricevette

come

privato

rifer

quale ufficiale

Duca

il

Duca mandllo
lasciata stare la

a rispondere agli ambasciatori di Savoia

che
gli

donazione mutua
aprissero

la

quale per pi ragioni

sembrava esosa

gli

come

private persone e amici


riport
il

suoi altra via di trattare.

tale

inchiesta

Grotti in

sant'Ambrogio, dov'erano passati ad ospitare que'di Savoia essendosi

ammalato

il

Presidente. Risposero essi che della mente


il

del loro signore


di assisterlo

erano sicuri,
i

quale intendeva assolutamente


di

contro

Veneziani e
le

esporre per ci

proprii
si

parenti e lo stato purch


finissero
;

proposte cose in

buon tempo

e se

non

gli

piaceva trattare della

pensasse egli stesso

d' altro

che fosse
di

mutua donazione per piacere al Duca loro


de' quali

signore, alla
desidera di

casa e

ai

sudditi

Savoia
il

nel

resto

giovarsi. Partito e
al

tornalo
il

Grotti
li

fu

conchiuso

che

la

dimane entrerebbero

Duca

quale

voleva a colloquio.
al

Entrarono

difatto alle sedici

ore della domenica

Duca, e
Veneti

ri-

chiesti di migliori parole si

scusarono

di

non poter
i

altro dire:

che lo consigliavano

non

mover guerra contro


,

se

prima non aveva


piacesse

aiuti

da Savoia
,

che per esserne

fornito

conchiudesse queste faccende


,

e se la donazione
Il

trovasse egli altro partito.

mutua non gli Duca sconcertato prese


la 33

tempo: diede come non rigettata ne accettata


Anca. Si.
Ir. Voi. Xlll.

proposizione

258
lolla

DlCniAUAZIONK
donazione,
rimise ad
la luna era in segno
le

DI

DOCUMENTI
il ;

allro di

riparlare,

perch

in

(|uelIo

non buono

marted manderebbe a

sirnificarc
Il

sue intenzioni.
il

Grotti ito da loro quel d verso


facile

meriggio preg che

se

avevano pi

via

scnz' altro

la dichiarassero.

Ma

essi

stettero fermi e l'obbligarono a far sapere al

suo signore che

due cose doveva concedere per


stato.

la

casa di Savoia e due per lo

Per

la

casa

trattasse di

favori maritali la sposa perch

senza danno di sua persona


tisse alla

desse

speranza

di

prole

consenlo

MUTUA DONAZIONE

o almeno a parte di essa. Per


in terre

stato: assegnasse in
Ja difesa
;

denaro o

l'aiuto necessario

per

e fermasse la cosa in
Il

modo che non


torn

fosse movibile

in futuro.

Crolli Gnilo

il

desinare

ringraziando per

parte di Filippo Maria, che avevano trovalo e proposto buon'aper-

tura a

lui

cara

e disse

che
il

alla

Duchessa sarebbe
;

fatto

anche

maggior favore che non


dell'

richiesto
,

della

donazione mutua o

accettazione di parte d'essa

delibererebbe: del resto pro-

ponessero intanto una sovvenzione.


Gli storici spezialmenle
il
i

milanesi

scrissero del conto che

duca

di

Milano faceva della sua sposa che avuta da Savoia


alle
,

non ammise
circond

sue stanze
s

n riconobbe per moglie mai


di libero

e
:

di spie

che non aveva


;

che

il

pensiero

se pure veramente l'aveva


ligiosa aveva dato

che Filippo Maria


le

lei

molto re-

un confessore astuto che


,

ricercasse dili,

gentemente

la

coscienza
(1).

e scortovi alcun pericolo per lui


della

il

facesse consapevole

Ma

donazione mutua

forse perch

non conclusa
volle!]

non tennero conto. Di essa


avanti, e piuttosto
in

Filippo Maria non


di

udire

pi

offer

ridursi

ad una

istituzione: al
i

che non risposero

contrario gli ambasciatori:


il

quali (siccome scrivevano ad

Amedeo
;

18)

non osando
,

lasi

sciar trapelare che avevano bisogno di lui

per Monferrato

rimisero intieramente al piacer suo

tanto pi che speravano


il

bene per ci che richiedevano contro


torio vercellese e della difesa di Nizza

marchese e del

terri-

e del favore da conce-

dersi alla Duchessa.


la

Perch scrivevano che era loro speranza


que
ceste foys
le fait

chiamasse

in castello e

ex corde par

(1)

Rer. Hai. Script., voi.

XX,

pag.

999 e 1000 D, E.

Giulini

Slor. di Milano.

DI
les

STOKIA PlSiMONTESE
et

259

raisons sa plaisance

sans

l'csaspere?'.
,

Ma

quelle erano

parole per tirare innanzi senza conchiudere


(jual piega

che voleva vedere

prendevano

gli

affari di

Viterbo

presso cui campeg-

giavano Francesco Sforza e Nicol Picinino; e col Picinino, Nicol Forlebraccio.


parliti

Onde

legati se

ne stancavano e sarebbero
loro e x\medeo

se la

Duchessa

non avesse scongiuralo


lei

perch non partissero senz'aver concluso per

quello che lauto


la

aveva raccomandato. Non potendo altro


rispondevano:
line vuol fare
s

manifestavano

loro

noia, e allo spesso venire del Grotti e di Franchino da Castiglione


Il

vostro Signore metta in iscritto ci che per


s

per rispetto al Monferrato e


i

per

le

mutue
i!

donazioni

. Costretti

deputali del Visconte scrissero: che


,

duca Filippo non voleva rompere la lega


ziaui
,

n
se

la

pace co'Venetrovasse

perci

non

offendere

Monferrato

modo

onesto di guerra col marchese

e fosse necessit

vi s'

indurrebbe;

ma

che per allora non

ci

vedeva chiaro; e non ne voleva far


le

nulla: conoscessero, che se avesse alzalo


ferrato
,

armi sopra Montale

Veneti avrebbero intimala a lui


l'

guerra che
ed egli

il

duca

di

Savoia non
si

avrebbe potuto difendere. Facesse che


(

Veneti

contentassero

che

gli

pareva impossibile

sicuro di loro, lo servirebbe. Della donazione tacquero.

qual-

che giorno dopo

1* ultimo del mese incalzando que' di Savoia ( perch aderisse a far guerra al Monferrato e gliene velavano Filippo insospettilo di qualche ingiustizia il duca io ragioni
]
,

fece chiedere

che

si

spiegassero: poi

il

primo

di

luglio promise

che non guarderebbe

Monferrato
fosse

qual

collegato

suo, e che

non r aiuterebbe se

guerra con Amedeo. Trattanlo Amedeo ricevette lettera di Sigismondo Imperatore che richiedeva le terre di Monferrato per giudicarne corno similmente ne aveva scritto al marchese il 10 di giugno con
in
, :

questo esordio

lam dudum sensimus


et
,

te

ad manus

illustris

consanguinei nostri

cognati lui ducis Sabaudie exposuisso


,

castris et locis dominio et plurimas ex civitatibus terris marchionalui supposilis quod crcdidimus lune fuisse factum, cum quo in ut illas servares ab incursibus ducis Mediolani
,

aperlis bello etinimiciliis fueras.


.(

Postmoduni audivimus super dictis terris castris locis te ad aliqua pacla cum prefato duce Sabaudie illicita et privativa non parum baronie marchionalus

Montisferrali

quod displicenlcr intelleximus

et valde molesto

2G0
(f

DICHIARAZIONE

DI

DOCUMENTI
dobueras quod super
libi

lulimus quoniauj
dicli

fncile intclligorc

terris

marchioiiatus qui fcudum imperiale est

ncquaquani
juramenlo
derogatoria

licitum full

nec honestura salvis juribus imperii

el

fidclitalis

nobis facto

ad

alia

hujusmodi

parie

a ai

juribus

dicti

marchionatus ncbis maxime

insciis et irrequisilis

pervenire

(1) .

Amedeo non dissimul


li

il

foglio, anzi spedillo

commissari

ma

avvis

che necessario era sollecitare e


essendosi riammalato Guarnerio da
pel

stringere la conclusione.
("astiglione

Ma

che ora entrato a (ratlar


Consilio

Visconte n
capellano

vece di

Franchino spedito in
fuit

cum uno
era
al

romano qui
non fecero

cum

Catellanis in galea morbata e saputosi che era agra(

valum propfer novilunium


nulla e solo
si

luned 5 luglio
Crotti che
i

raccomandarono
in

li

sbrigasse.

nel
a

mezzo tempo,

che

Amedeo
,

spingeva
di

suoi commissari

concludere col Visconte

il

marchese

Ferrara trattava coi

deputati di Monferrato per

la

pace con Savoia, e perocch


il

Amedeo
a

voleva che
lui
,

il

marchese

di

Monferrato donasse
il

marchesato
,

che egli poi ne avrebbe investito


il

Ggliuolo

e a questo
la

passo

marchese non voleva venire

e
;

non negando
il

dona-

zione richiedeva per s la investitura

marchese

di

Ferrara

(che avrebbe voluto pacificare affatto questi principi) propose


di finir la cosa in Milano. Si

oppose tostamente

Amedeo
,

che

giunto ad ottenere ci che da lunghi anni sperava


lasciar giudicare del

non voleva
;

giusto e dell'ingiusto dell' opera sua


gli

ordin che

di

sua intenzione fossero avvisati


Il

ambasciatori
Vercelli

che erano a Milano.


Nata messo
Ginevra; e
a destra del

Da-Estc

si

racconci a
di

con

Francesco de Thomatis commissario


di

Amedeo;

poi con Enrico


di luglio

Monferrato: e della conclusione fece a'9

calda istanza ad
lo

Amedeo rammemorandogli promesse


di

date in

preg volesse accettare donazione


ed
investirne
del
il

tutto
,

che
e del
le

Po

figliuolo

primogenito

resto, ricevere aderenza

marchese padre e
deliber per
il

restituirgli

terre depositate.

Dalla parte del Visconte

si

la

donazione

ma

ch'io mi sappia non se ne scrisse poi

solenne atto necessario.

Che
di

fosse e in

che consistesse vedasi da questo brano del giornale


a

Bolomicr.

Die decimatercia

jullij

rediit Lancellolus dicens

(I)

Arclh

di Corte,

Moferralo.

Mazzo XIII.

DI

STORIA PIEMONTESE
rcraitlere in

261

quoti

dominus suus
vices

est conlentus per viara adopcionis seu insli-

tucionis

habenlis

omni casu quo ipsum

descederc contingcret sino liberis masculis legilimis seu naluralibus uni ex liberis domini nostri (Amedei) quem pater

a cligere
a

malucrit lanuam et lanuense Savonam etSavoncnse Ast

ci

Aslense

Parmam

et

Parmense Placenciam

et

Placentinum

Derihonam Alexandriam et generaliter quidquid habet ultra Padum cxceplis hiis que sunt de comitalu Papi ita lamen quod dominus contra Veoelos guerra veniente condignum prestet auxilium, cui respondimus quod domini nostri intencionis est quod bastardi nequaquam includautur cum hoc
sibi

racionabiliter

semper

sit

expressum
quello

Il

che fu dal

Visconte accordato.

Non era

tutto

che Amedeo aveva


(1).

mulinato
i

in

suo capo;
di

ma

era gi mollo
il

Ogni cosa

finito,

commissari
di

Savoia presero

17

di luglio

commiato, e con

promessa

ritornare in breve se ne ritornarono ad

Amedeo
di

(2).

Tutte queste cose furono trattate con

molta amorevolezza
Savoia
fu dagli

per parte di Filippo Maria

il

quale agli ambasciatori


delle troppe

non parve queir uomo


storici

cos d' ogni cosa timoroso

come

dipinto.

Onde sebbene stanchi


la

lungherie

partirono contenti di averne cavato profitto.


la

Non contenta era


,

Duchessa per

quale non

si

era conchiuso nulla

e a

cui

que' discreti uomini avevano lasciato

qualche lusinga. Rescriin tante

veva dunque ad

Amedeo non
Amedeo

volesse

sue cure

lei

sola

avere dimenticata.
Il

consiglio di

fu lieto della novella partecipala

a'

19 di agosto chiamali

all'

udienza

il

Marchiandi e

il

Bolomier

diede loro pieni poteri perch ritornali speditamente a Milano

riconfermassero la donazione e la riducessero in atto distraesed ottenessero affatto il Visconte dalla lega coi Veneziani
;

sero che

Madama

fosse

Onalmenle ricevuta

in Castello,
,

avesse

attorno gente di suo piacere, fosse libera e contenta

e ordin

che

commissari (Pietro Beiami e Amedeo de Cresterello) andassero presso il marchese di Monferrato per sapere in che
altri

consistessero

le cose

che

il

marchese era

disposto di fare

in

(1)

V.

la

p.

237.
era
parlilo
il

(2) Saluzzo

di

innanzi chianoalo dal suo signore per

consultare degli affari di Borgogna.

Giorn.

del Bolomier.

262

DICHIAIIAZIONE DI DOCUMENTI

favore di Savoia. Le due ambascere si troverebbero ad Ivrea: Bolomicr prescalercbbc lettres de creance en leurs personnes

mon

dit seigneur le
filz;

marquis Madame

la

Marquise

et

Jean

monsigneur leur
chiandi.

quindi proseguirebbe suo viaggio col Mar-

Alcuno storico

di

Monferrato scrisse

che

il

figliuolo del

marchese era
Savoia, a cui

sin dal
il

mese

di luglio in
affari

mano

di

Ludovico

di

padre l'aveva per


:

mandalo
si

e da cui pi
trasse

non r aveva potuto avere

e da quella
il

prigionia

argo-

mento
il

della umiliazione a

che

marchese

lasci andare verso

Savoia.

Ma

n' smentito dalla data


i

di quell'atto

del consi;

glio.
il

Ai 5 di settembre
il
,

commissari

s'

incontrarono in Ivrea
di

7 Bolomier e

Marchiandi incontrali fuor


Niccolao Guerreri
,

Milano dal Conte

Guido Torello
Castiglione
,

Franchino e Guarncrio da
udienza dal Duca
si

dai fratelli Crolli e da altri signori entrarono sulla


il

sera in quella citt. Avuta

appresso

lieta
i

tutto allegro per le vittorie di


il

Romagna,

commissari

posero

10 a trattare con Lancelloto Crolli. Riassunsero

gli affari

lasciati a

forma

di

mezzo nella prima ambascera e presentarono la un atto che si stenderebbe per ufficio di notaio onde
la

assicurare

lega fra Savoia e Milano ed ottenere

da Milano
,

quattro lettere gi promesse sul possesso di


confini del territorio di Vercelli
,

Crescentiuo

sui

sulla protezione da accordarsi

a Nizza, e sulla decente custodia di

Monaco

citt

che

Savoia

avrebbe voluto distrutta e che permetteva esistesse purch guardata da capitano che giurasse fede al governatore di Nizza. Filippo Maria irresoluto prese

tempo

a conchiudere. Disse

buono

queir atto
dicendo

ma

non essere bene istrutto lui per la richiesta su

Vercelli: poi sulle veni' ore del d 16

mand

Lancelloto Crolli

dominum suum
;

solacii

causa

Cusagium seu Abbiatem


le

accessisse

rogans quod propter hoc non facessero

meraviglie;

perocch gi destinava procuratori a sottoscrivere l'istrumento;


intanto potevano introdurre la Duchessa in Castello.
I

Savoiardi

non ebbero a bene questa sortila. D' introdurre la Duchessa in Castello non accettarono. Pareva loro ignominioso introdurla e postoch di celato, o quando il Duca non vi era a riceverla
;

il

18 Crolli

ritorn con altra


lega
il

domanda
e
i

che sciegliessero condel-

servatori della

Papa
i

cardinali; o gli elettori


il

l'Impero; essi, accettando

primi, strinsero che

Duca

Fi-

DI

STORIA PIEMONTESE
,

263
e ricevesse in
la

lippo Maria fosse contento d tornare in Milano


Castello di Porla-Giovia

con qualche solennit


ai

Duchessa.

Indugiava
doli a

il

Duca e scriveva dispaccio


il

commissari invitan-

segnare

d eh' ei dovesse venire.

Ma

commissari

se

ne schermivano degnamente scusandosi che a loro non apparteneva

ma

che

egli

piacere. Frattanto

il destinasse secondo il suo comodo e il suo chiamarono a s Antermeto de Spina teso-

riere di guerra di Savoia e lo

mandarono ad Amedeo perch


de' cortigiani
,

sapesse quelle cose e fosse assicurato che Filippo Maria niente

avrebbe conchiuso senza


Picinino suo luogotenente
relli
,

il
,

consiglio

Francesco

Luigi da Sanseverino

Guido To-

Niccol Guerrerii, Franchino de Castiglione, Luigi Grotti,


lacopis, e Mercurino Bar-

Gianfrancesco Gallina, Urbano de


bavara; n
si

sarebbe distaccato
di cui

da'

Veneziani

per
e

timore di

guerra col Borbone


altri
il

sempre ha male nuove;

non avendo
Aggiunvenisse

soldati

che quelli occupati in


assalti

Romagna non
sarebbero
il

vuole esporre

suo stato a due


;

che

gli

esiziali.

gesse lo Spina
egli stesso

che dubitavano assai che

Visconte

all'istromento di lega poich sapevano di certo che


le

egli

non pone mai volentieri


le

mani

sul
intesi

Vangelo;
col

che

essi

commissari s'erano ci non ostante

Consiglio

del

Duca sopra
che
il

cose gi dette e sulla protezione di Nizza postol'

re d'Aragona se
il

intendeva nuovamente coi


astrologi
(

Veneziani
il

e che

21

flssato dagli

senza

cui

Visconte

non moveva un passo) avevano conchiuso


di poteri

col Piccinino

munito

che

la et

lega

si

fermerebbe infra diem quindecimam


contento

mensis octobris

sperant quod decimaquarta contrahetur quia


il

illadies est fixa

et electa;

Duca

e ringraziante.

Ed
,

accompagnarono il tesoriere con lettere al Conte di Ginevra al marchese di Saluzzo, al Cancelliere di Savoia Giovanni di Beaufort, al Bastardo di Savoia signore di Montaigny, e al Duca
Amedeo.
Filippo Maria avrebbe

voluto
,

col

lungheggiare
di

condurre
,

Amedeo
dare.

a qualche

favore

fermo dentro s

ricevere

non
da
si

Ma Amedeo

era tale che a prova di pazienza non stava


Il

addietro a nessuno.

Visconte prima

domand che
;

la lega

fermarsi non fosse perpetua,


facesse

ma

di
,

seltant' anni

poi

che

una lega scambievole


i

tra lui

Savoia, Borgogna e Fran-

cia: risposero

commissari che ne

scriverebbero

al

loro

si-

264
giiorc
ira
il il

DICIIIAUAZIONE DI DOCUMENTI
quale forse non polrebbc far altro che favorirne una
i

Visconlc e que' principi;

quali, a parer loro,

non po-

terant unus alterum juvare cantra eius inimicos percipuos ner

rex etiam propter distantiam ipsam de regno, nec Duce regnum ; etiam ex ipsa liga sequeretur quod ille qui ultimo guerram haberet triplici servicia impenderat

antequam ex ea

liga

comoda
sei

reportaret. Udita la risposta

il

Visconte

domand per

mesi

a Savoia duemila lancie e duemila pedoni, eh' egli o in denaro

o in terre pagherebbe

la spesa. I
i

commissari dissero che pas-

sando

la

spesa mensile
li

quarantamila scudi
il

Amedeo

lor

si-

gnore non
i

avrebbe potuti concedere senza

voto degli Stati:

quali mai non avrebbero consentilo nisi


viderent. In ogni
atti

magnum augmentum
cosa voleva
;

suum dependere
e a lui

modo qualche
offici

per ottenerla non lasciava

od

che piacessero a Savoia


il

non

fossero di danno. Perci, senz'altro aspettare,

7 d'ottobre a 16 ore
consiglieri
,

mand con gran pompa


et

di

cortigiani e

XVIII
i

aquinees

troys charreots a prendere la


castello.

consorte

e la ricevette

splendidamente nel suo


di Savoia

Alla

qual

cerimonia

commissari
al

non

assistettero

per

non dare a credere


stretto

volgo che Filippo Maria fosse stalo co-

da loro a quella giustizia.


il

Ritorn por altro

Duca

alla

sua

villa

il

sabato 9 di quel
incominciati, e di

mese e
sari

lasci al Crolli di proseguire

gli affari
il

avviare quelli di Monferrato. Perci

Crolli present ai
di

commis-

una nota

de' luoghi richiesti dagli agenti


restituiti.

Monferrato a
l

Savoia, e non ancora

Questo pareva un fuor d'opera,


la fece estrarre

commissari la ricevettero, la lessero (ne fecero copia); poi


accettata la restituirono.
io
Il

non
ed

marchese Carrone
i

ne devo dar conio, scrivendo

nomi quai

li

trovo nelle copie

de'

MSS. da

lui lasciale.
:

Casirum Taioli tenuto da Giannanlonio Spinola i commissari di Savoia avere il Duca acquistalo la preminenza che gi era di Genova e col consenso e l'aiuto del marchese di Monferrato islosso e di Teramo Adorno col quale
Richiedevasi
|)cl

quale allegavano

era slata cominciala un'aderenza.

Castrum Casinaschi
sciuto, dicevano

et

Malemortis seu Bckcdere che posse-

duto da Princivallo e Galvano de' Gutuerii era stalo bens riconoi

commissari, feudo del marchese,

ma
il

era incastello

nanzi parte di feudo aslcnsc; e preso poi dal Marchese


di Corlicclli,

que' Gulucrii aderirono a Savoia.

DI

STORIA PIEMONTESE
domanda
il

265
chiesto dice Sala

Caslrum Masimini dei Marchesi di Ceva, voia, ma non perseverato a chiedersi perch
giusta.

in-

Castrum Spigini
di

et

Grane

presi e da tenersi sinch

luogo

Trinchi non
;

si

restituisca al feudatario che aderente del

Conte

poi sono restituibili ai marchesi di Gocconate.


et

Caslrum Calizani Oxelie


leotto del Carretto.

Palleri che

si

tengono da GaMurbelli

Castrum Cormorini, Moleriarum, Cassinellarum


di

et

che Isnardo Malaspina fece omaggio avanti


Castra
loca Milleximi, Roche, et

la

guerra a Sa-

voia sebbene fossero de' feudi di Monferrato.


et

Cor serie cum quarta parte


fratelli del

loci

et

castri Altaris tenuti da

Corrado e Odonino
; i

Garretto e da Bonifazio della stessa famiglia


aderenti a Savoia

quali rimasero

come

signori da Gocconate pel castello di

Spighino in virt
ferrato.

di conclusioni accettate dal

marchese

di

Mon-

Castrum
del

Saliceli tolto innanzi la guerra a Giorgi no del Gar(

retto e ritenuto

dicono

commissari

di

Savoia

per volont
si

Comune
Castra
et

e degli uomini del luogo tementi non

restituisse

alle colui

mani.
loca Novelli, Montisfortis
,

Moncey

sive Castelleti

cum
nel

medielate loci Cravenzane di cui Franceschiuo del Carretto


si

detto del Novello

tiene feudatario a Savoia

1428 abbia

fatto

aderenza
gli

al

marchese
i

di

non ostante che Monferrato per


ac quarta

dieci anni posto

che non

attenne

patti dell'accordo.

Castrum
fatta

et

locum Pruneti cum

ceteris suis locis

parte feudi Orsarole tenuti da Ludovico del Carrello che aveva

aderenza a Monferrato e che

si

tiene sciolto,

merc che

spirata sin dal febbraio.

Castra

et

loca

Mayrane Malvecini

et

rochele Spigini et
in

cum

tribus parlibus feudi Orsarole posseduti

feudo da Giovanni

Fraylino del Garretto che non vuol pi tornare al Marchese.

Quarta pars

castri et loci Carli.

Item castrum

et locus

Monfosse

tisnotuli e altri luoghi

non nominati tenuti da .\ntonio Scarampi


,

detto de Cario in feudo da Savoia

non ostante che prima


l'altra

feudatario del Marchese e

il

feudo molto innanzi fosse di Gequarta Barloloinmeo

nova.

Due

parti possiede

Giovanni e

Scarampi.
arch.st.It. Voi.

xm.

3i

26G
Castra
Sanimi,
allora
i

DICHIARAZIONE
et

DI

DOCUMENTI

loca Curtismillie ac Vinchi, Perieli, Turris Vzoni,

Castelleti, Vallis Uzoni, Gozzini, Denicis et


et

Montis Alti, Bubii, Vismarum, che appartenevano a Giorgiuo Scarampi niorto, rimangono obbligali pel luogo di Vinchio. Colui

consoni Antonio e Giacomo, e Ggliuoli sette di Luigi Scarampi sono feudatari dell'Astense per altre terre, ma non per
;

esse, aderenti a

Monferrato per dieci anni cominciati


Montisclari, Casteni
et

il

1430.

Castra
et

et loca

Bozolaschi, Serevali, Albareti, Nielle, Favoxoli


et
et

Sancii Benedicti, Monasterii

Sancte

ldie, Montisbarcarii,

Monasterii

Boxice

et

certorum aliorum
del Car-

professate in feudo di

Savoia da Gian

Bartolommeo

retto per rogito del notaro

Donato da Erba 22 settembre 1432.

Castano
cui
fatta
i

e Santa Giulia erano feudo della citt d'Asti;

Mon-

tebarcario di Saluzzo, che ne fece retrofeudo a Monferrato; da

erano Monastero e Bossica. Del resto quel signore aveva


aderenza
al

Marchese

nel
;

1428

e per

anni dodici

finiti

quali restava ligio a Savoia


di

eccetto per Monastero e Bossica


la

feudo

Monferrato, e per Montebarcaro per

natura sua

di

feudo e retrofeudo.

Castrum
lora

et locus

Pontis che era di Manfredo del Carretto al-

morto da poco, e di Bartolommeo e fratelli, nipoti di esso Manfredo; e che Savoia riteneva a se perch sebbene Manfredo
:

ed

il

fratello

(che era padre agli altri) avessero aderito a

Mon-

ferrato per vent'anni sin dal 1419


figliuoli e successori.

non avevano pattovito pei

Castrum
dai Gutuerii.

et locus

Cisterne avuto in feudo dal vescovo d'Asti

Castrum

et

locus

Consobraldi dato

ai

Pelletta

dal vescovo

d'Asti, preso dal

Marchese, conquistato da Savoia.


feudo di Monferrato
poi

Castrum

et

locus seu turris Vergniani territorii Astensis gi


in
;
;

posseduto dai nobili de Pogliano


preso e diroccato da quei
1'

di

Savoia

occupalo dai Chieresi che


dai ducali
e

hanno infeudato

un

loro amico.
;

castello et locus

Monbaldonum dell'Astense preso e ripreso Carchenarum preso dagli stessi Feudi di Marco e consorti del Carrello.
Castrum
Castrum
et

il

avanti

la

guerra.

locus Piane che era dell'abbazia di San Quintino,

e tenuto dal Papa in favore di Francesco Barbavara.


et

locus
(

Sancte Victorie
dicono sempre
i

et

PoUendi
)

del vescovo
al

d'Asti

raccomandati

commissari

duca

di

DI STORIA
Savoia,
del
tolti

PIEMONTESE
il

267

ad Antonio de Porris

quale senza permesso n

vescovo n del Duca aveva aderito a Monferrato, e per di


ostilit a
et loca

pi fatta

Savoia.
Volte, Baroli,

Castra
et

Morre,

Novearum, Seralongc,
Paletti d'Alba, e

Burgimali posseduti da diversi della famiglia


d'Ancisa e d'altri
a lui e
a'

feudi in perpetuo aderenti a Savoia.

Una parte Amico e tolti


n da

luoghi tenuti gi da

Vittore

consorti da' suoi parenti raccomandati a


restituiti da un anno e mezzo; non furono compresi nella rac-

Savoia avanti la guerra, n mai


restituirsi,

poich que'

tali

comandazione.
Il
il

luogo

di

Trezzo e quel

di Pleia chiesti
i

a Savoia,

passato

tempo

del restituire e insieme a quelli


in

luoghi e

le castella di

Gocconale e Ticineto obbligati

perpetua aderenza a Savoia e


si

qualche altro che dai signori

di

Gocconate
altro

richiedevano.
si

Le

ragioni per cui

1'

uno o V

luogo

teneva pertinacee che io

mente da Savoia, osale scriversi da que' commissari

di

man mano ho Amedeo che


tro

riferite chiariscono

sempre meglio
il

le

intenzioni

avrebbe volentieri disfatto

Monferrato, senz'alsorella, ai nipoti

riguardo

al

Marchese suo cognato,


di

alla

in lui confldenti e divoti.


I

commissari

Savoia insistettero per finire


il

il

trattato di

lega.

Finalmente venne

14 ottobre e

la

lega fu
;

concordala

con Gasparo Visconti a ci deputato dal Duca


que' commissari in Abbiategrasso
successivo
,

il

quale ricevuti
il

la ratific e

giur
il

giorno 17

li

content in ogni cosa che essi

giorno dopo ne
Nizza,

partirono
il

lieti

e ringraziando. Per quella lega


gli

la citt di

porto di Villafranca e
la

altri

luoghi

di

quelle parli riceveil

vano

protezione di Genova e di Savona;


si

Monaco
ai

quale aveva

corso pericolo di distruzione

rassicurava poich guardato dal


Tizzoni passava
in-

governatore
al diretto

di

Nizza; Crescentino infeudato


di

dominio

Savoia;

confini di Vercelli fissali


in loco ubi

cohando

a parte superiori a

Rugia Nova

de Cicida

a extrahitur et procedendo per



psam ad lacum seu stagnum


est

illorum de Mortario et ab ipso lacu progrediendo per fossalum

magnum

et

Vallem carbonaric ad pontem qui


et

super strala

publica qua ilur a Vercellis Bulgarum cui dicitur ad Pontem

carbonarie

ab ipso ponte
ad

procedendo per ipsam valloni

seu fossatum

lacum seu

stagnum Rebucci

et inde

per

268
((

DICHIARAZIONE
Gamcrrc

[)l

DOCUMENTI
ad lacum seu sia
ol

t'ossatum ad flumen

et

per ipsuru flumcn procedoiuii:


prolendit

ad fossalum inagDum quod se

gnum

Brearole

(il

ab inde per fossalum ad viale Crosseli


viale

procedendo per ipsum


cedendo

ad aquatn

mulinari

et sic

pr

per ipsain sublus

pontcm mulinari

in predicluni
il

flumen Cicide sive Servii


territorio;

: proibito

di divergere

Gume
Ver-

sotto pretesto di ruina delle

mura

della citt, perch ne peri-

colerebbe
celli

il

conceduto

ai cittadini e ai villici di

possedenti nel territorio del Visconte et

Onium

Paleslri

Curioui, Bulgari, Villate, Casalini et casalis Valoni ex nunc


in

ad solvendum

futurum non molestenlur aul ratione ipsarum


in
illis

alias

quomodolibet arceanlur
ac possessionum
taleas focagia

terrarum

rructuumque

proveniendorum aliquas

aut alia onera per nos vel nostros imposita seu imposterum

<f

imponenda quinymo possint


dictam
civilateni

et valeant ipsos fructus

per dictos

civcs et dislrictuales Vercellenses libere et

impune conduci ad

Vercellarum

complemento

della lega del


,

presente duri anni ottanta


i

. E ci tutto per forma e 2 dicembre 1427 con patto che la e le parti nominino fra due mesi

collegati che

denno partecipare del beneflzio


sei citt e

di essa

la

presentino e facciano approvare da


glieri e capitani

da venti consila lega

de' loro slati.


il

Con che

in sostanza confessavano

che
in

la

forza
il
il

non giustiflcava
d

possesso.

Amedeo giur
di

Ripaglia

di

di Belforte,

Bastardo
di

novembre presenti il di Savoia, Manfredo

cancelliere Giovanni

Saluzzo, Pietro

Marchiandi

Nicodo

Montone
venti
di

Umberto
i

di

Glerens: quindi

sped a Milano Andrea Malet per nominarvi


tare
i

confederali; ascol,

giuramenti
delle sci

da

parte viscontea

e ricevere le

credenze
1

citt scelte nel

dominio

di

Filippo Maria.
,

confederali di Savoia
il

furono

il

re di Francia
;

il

Delfino

di
lo

Vienna e

re di Sicilia serenissimi

il

duca
gli

di

Borgogna
i

Comunit
lelli

di

Firenze, Berna e Friburgo; e

aderenti

fradi

del Fiesco per

Masserano

e altre
l'

terre del Vescovato

Vercelli infeudale loro dal

Papa;

abate Fruttuariense e Gio


si

vanni Percevallo degli Asinari che poi

riconobbe

di

Milano
di

come dipendente
cesco

dall'Astigiano.

- De'

consiglieri e capitani
,

Milano giurarono Nicol e Francesco Picinino


(

il

conte Frane

Sforza?), Luigi

da

Sanseverino

Guido

Cristoforo

Torcilo; Giovanni, Pietro, Paolo e Cristoforo de la

Veyla, Be-

DI
rardioo de la Garde,

STORIA PIEMONTESE
Erasmo

2(50

de Tregusio, Gasparino Visconte

Nicol Guerreri, Oldrado da Lampugnano, Franchino e GuarLuigi e Lanccllotto Grotti Gianfrancesco nerio da Castiglione
, ,

Gallina, e Urbano de lacopi. Diedero sicurt di difesa e di aiuto Novara, Alessandria e Genova. le citt di Milano, Pavia, Lodi
,

Per Milano and a


suo consiglio

Ripaglia Vincenzo Vegeva


il

o de Vegiis

fa ricevuto da Amedeo
al in

giorno 11 del dicembre, indi rimesso


innanzi
il

Pinerolo a cui fu
il

23.

Nomin
conte
di

collegati e aderenti del suo Signore


di Sicilia,
il

re d'Aragona e la rcginji
il
, i

duca

di

Fiandra

gli

uomini
di
il

di

Borgogna, Nicol Picinino, Ludovico Boleri Valesia


,

conti di

Tenda
gli
il

marchesi

Cocconate
signore
,

il

vescovo d'Asti

Percevallo

Rotari degli Asioari,

di

Romagnano,il Dominio astense,


;

uomini di Valperga il marchese da Esle


,

e de Vischis

quindi propizi alla lega


fratelli
,

Principe di Salerno co'


,

il

v('-

scovo

di

Trento,

il

Curiense e quello d'Asti


,

Galeazzo e Carlo
,

Malatesta, Antonio degli Ordelaffi

Niccol Fortebracci
,

Ettore

Manfredi,

Bernardino degli

Ubaldini
,

Galeotto di Pietramala,
,

Obizzo e Ardizzone dei Carrara


reggio
de

Luigi Dalverme
e

Giovanni e
di

Francesco della Mirandola, Galasso


,

Giberto
, i

Conti
di

CorPietro

Comes Totimburgi
,

Comes Maci

figliuoli
i

Aspur

figliuoli di
, i

Giovanni de Sacco,

fratelli de

Artho,

Giovanni Talliano
il

nobili
,

da Fogliano, Simone da Canossa,


,

marchese Malaspina
da Novello
d'
,

Francesco Barbavara
del

Corrado e Condi
i

sorti

nobili

Carretto

marchesi

Ceva e
nobili

que'

Incisa

nobili

Scarampi, Antonio de Cario,


,
i

da Coconate
signore
,

non marchesi
Santa Vittoria

Gutuerii

le

nobili

famiglie

dell'Astigiano Falletti, Turcheti, Asinari, Rotari, Ricci, e Busca


il

di
i

Grimaldi; e, come amicissimi


,

di Savoia

Fieschi. De' quali que' di Valperga

Boleri

Vi-

schi e

Vallesiensi furono rifiutati da Savoia per diverse ragioni.


il

Giurarono per Savoia e quali consiglieri


e quel di Losanna,
liere,
il

Vescovo

di
il

Ginevra
cancel-

conte di Challand

il
,

tesoriere,

Colomberio, Saxo,
:

Marchiandi
il

Pietro dj
di

Bolomier

quali
,

capitani

marchese
,

Mentone e dominus Saluzzo


,

Humbertus dominus Manfredus il sire di Miolano, quello di Monmaggiore, Niccol di Mentone, il signore di Bariaclo da Acqui Giovanni Gampesio il sire di Coudr e quello dj Dyvone. Delle citt del duca Amedeo il Vegeva scelse Vercelli,
, ,

270

DICHIARAZIONE DI DOCUMENTI
Pinerolo,

Ivrea, Torino,

Ginevra e (]iamber, e
Malet e
II

vi

si

rec a

riceverne le credenze.

A mezzo
a che
fare

febbraio 1435

il

per

que' giuramenti.

il Vegeva ebbero mollo primo era tuttavia ne' suoi

viaggi a

Trallanto

mezzo febbraio 1435. si chiamava il marchese


di

di

Monferrato a Torino:
il

e quegli faceva scrivere dal suo Castellano di Chivasso

10

di

gennaio a Ludovico

Savoia ch'egli voleva adempire


gli

le

pro-

messe date

al

duca Amedeo: ci

bastasse; a

Torino certo
:

non andava per quello che vedeva


il

farvisi contro di lui

ivi

erano

primogenito suo Giovanni

e commissari con

pieni

poteri
d'

concludesse

con loro

(1).

Il

maresciallo di Savoia teneva

oc-

chio alle terre e scriveva al capitano Levigny: Badate

di e notte

che non

si

formino conventi

in

Monferrato

se

mai
,

se ne fac-

ciano, e fosse pur anche sul territorio di Milano


avvertitene
,

sappiatelo ed

non

vi

tenga aliqua parcitas quinymo liberaliter

vobis faciam persolvi et reslitui, e poco poi temendo che le genti di Sanseverino invadessero qualche parte importante gli ripeteva exploratores diligentes tenea:

exbursetis que ad

plenum

tis

de novis que ac occurrentibus mihijugiler rescribatis

sumpti-

hus circa hec nequaquam parcendo de quibus vobis condigne faciam satisferi (2). E per verit non era vana premura perch
,

a'

di

febbraio Nicolino da Livorno scrisse in gran


le

fretta

da
et

Ponlcstura che

genti di Milano

assalirono
locis

loca

Caliani

Tougi

e corsero

San Damiano in quibus


;

multos prisonieros

ceperunt quos cruciant


i

e fecero

ruine

d'

ogni sorta minacciando

dintorni

onde
il

il

Consiglio di Monferrato chiese aiuto di di-

fesa. Si

scus

Visconte di
il

questo assalimento colla ragione

che

il

marchese e
leghe

Cgiiuolo
paci

non avevano osservato


;

gli

ac-

cordi delle

e delie

e perch

gnato

al principe di

Piemonte

secondo

non avevano consepatti e secondo le


,

richieste del maresciallo di Savoia (del 5 febbraio)

Montecalvo

e Pontestura per guarentigia del sentenzialo dall' arbitramento

suo del 27 gennaio allora scorso. Nel quale al VII capo era scritto che della dote della marchesa non si cercasse pi altro
, :

(e noi sappiamo

come

fosse

assegnata,

scorciala,

ridotta

(1)

Arch.

di

Cor. Monferrato.

Mazzo Xll

n. 24.

(2) ibid. id,

Mazzo XIII.

DI
niente
)

STORIA PIEMONTESE
le

271
quartiere

pensasse invece a pagare

spese del

de' soldati.

tanto stremo fa condotto

il

marchese Giangiacomo che

poco pi era l'essere cacciato dal marchesato. Conciossiach oltre all'essere privato di Chivasso, Settimo, Begna , Azeglio, Brandizzo e dell'abazia Fruttuariense cui
quel trattato
,

si

busc Savoia con

e sentenza

del Visconte

e oltre al

non avere
dal

pi potuto conseguire le terre tolte nell' ultima guerra, dovette

smembrare
altri

suoi possessi di undici luoghi di


,

qua

Po, e

delle citt d'Acqui

Casale e Nizza della Paglia


il

con quaranta

luoghi importanti oltre


gi dall'

Tanaro e

lasciarli infeudare nel


(

suo primogenito non


in Italia
)

Imperatore

che nulla pi poteva

ma

da Savoia

che l'aveva costretto a soltometterglisi

e giurargli fedelt ed

Amaro
cipe
;

fu ai
,

sudditi de' luoghi dati a Savoia

omaggio come a suo Signore. il mutar prin,

e tanto

che non avrebbero obbedito se ripetuti ordini


,

qualche minaccia del marchese


il

non ve

li

avesse obbligati.

N
il

marchese dovette rendersi feudatario

di

Savoia per solo

Monferrato;

ma
(1).

altres

per quelle terre che riavesse o conqui,

stasse sino a Piacenza e all'Adda

in

suo vivente

o per opera

de'successori

Fortuna

indegna a principe universalmente

amato e riverito per bont e amabilit di regno, che molto di bene sostanziale procur a' suoi sudditi, e pi ne avrebbe loro procurato se non lo avesse continuo travagliato quell'ambizioso signore. Il quale si vantava ne' suoi decreti mansueto clemente, umanissimo, e avrebbe steso ben lungi le mani
senz' altro riguardo
lui fortunati
;

se

altri
,

come

lui

ambiziosi

pi

di
,

meno
la

ricchi
via.

per ci pi risoluti

ed

arrisicati

non

gli

tagliavano

Vedemmo

con quanto ardore Amedeo

sollecitava Filippo

Maria Visconte che non aveva prole maschile

perch instituisse successor suo ne' possedimenti suoi il duca di Savoia un figliuolo e se non tutto ottenne molta parte
,
,

d' intento

(2).

Nelle carte e nelle

memorie
:

raccolte dal
sotto
il

San Tomdi

maso non
Thonon

altro di quella

faccenda
di

ma
lega

giorno 12
seguito
di

giugno 1436 appare


fra
il

un

trattato
di

segreta

in

primogenito

Monferrato e Ludovico

Savoia

(1)
(2)

Arch.

di Cor.

Monferrato. Mazzo XIII,

ii.

10;

al

XV,

n. 12.

V. pag. 260-61.

272

DICUIAKAZIONE
un
di in

1)1

DOCUMENTI
il

che mostra chiaro che Savoia non aveva deposto


potere

pensiero

di

qualche

modo
figliuoli

unire a

Milano e

le altre

citt del

Visconte.

Convennero que'due
de' genitori

che sarebbe

in facolt loro e
la

d'entrambi assistere Milano contro Venezia per


:

lega del 14 ottobre liSi

se

il

duca
tutti

di
gli

Milano muoia
stati di lui
,

si

as-

sisteranno per la conquista di

e per far

guerra
patto
;

ai

Veneziani e
le citt

a quanti tentassero d' impadronirsene;

che
,

di

Milano, Pavia, Novara,


i

Lodi,

Como,
,

Cremona
signana
,

Crema

e tutti

luoghi forti e le castella di quelle

parti toccassero a Savoia

Alessandria
e tutti
il
i

Tortona

Valenza

Bas-

Piacenza
;

Parma
Asti e

luoghi della destra del Po,

a Monferrato

meno
il

Pavese oltre-Po che rimarrebbe

a Savoia da cui

Monferrato riceverebbe in cambio Chivasso,


di
di

Settimo e Brandizzo. Permesso

entrare in quella faccenda al

marchese
i

di

Ferrara, a quel

Mantova, e a qualch'altro,
,

quali

se aiutassero avrebbero
,

compensi nel Cremonese

nel

Cremasco nel Parmigiano e nel Piacentino. E quel trattato fatto ad Dei omnipotentis laudem libertatis ecclesiasticae propagationemSAcm romani imperh exaltationem justitie cultum et veniam perpetuam Lombardie quietem venne approvato dal marchese di Monferrato e dagli altri figliuoli il d 11 dicembre
l'anno istesso
(1).

Colla lega Viscontea


esterni
:

Amedeo

assicurava
si

Nizza

da' nemici
in-

colla

pace

di
,

Monferrato

persuadeva che l'ordine


,

terno di quella citt

se quieto /osse
:

non sarebbe sturbato.

Ma
in

dentro non era quiete e Amedeo la volle. I cittadini divisi maggiori e minori contrastavano acerbamente sul modo delle
i

magistrati adunanze, sui dazi e sulle gabelle, suU' eleggere debiti de! Comune e sulla imposisul pagare e gli officiali
, i

zione dei contributi


vano,

gli

animi inasprivano
de'

sangui ingrossa-

Amedeo
,

sped

col

commissari
lite

perch intendessero

ragione

quindi procur che ogni


figliuolo.
i

sopisse per industria di

Ludovico suo

Tutto inutile. Chiam a s deputati dei


suoi comandi. Per
,

due ordini a ricevere


andarono
i

l'

ordine
di

maggiore
Berr e

nobili

Onorato Marchesani
;

Folchetto

Ludovico (iaufredi

per l'ordine de' minori,

Ludovico Priori,

{!] Arcti. di

Corte

Monferralo. Maezo

XVI,

n.'

3 e 4.

DI

STORIA PIEMONTESE
,

273
otto

Onoralo Rccamarina e Stefano Pagani. Quattro sindaci


consiglieri e

gozi del

un giurista avevano diritto di provvedere comune sino alla somma di cinque fiorini:
libere

ai
le

neloro
altro

adunanze erano
ufficiale del

senza presenza

di

governatore

Duca. Ordin Amedeo che niun consiglio


senza
il

tenese la
i

sero n alcuna conclusione prendessero

consenso

presenza del suo governatore o


cittadini
in

di

un luogotenente.
:

Erano
,

quattro classi
:

distinti

nobili

mercanti

grandi
liti

artigiani e lavoratori
bili
il

Amedeo

a cessare le invidie e le

sla-

16 luglio 1435 che de' quattro sindaci fosse preso uno di


classe.

ciascuna

similmente
classe.

si
I

formasse
quali

il

consiglio

delti
fino

due consiglieri per ogni


dodici per creare

crescerebbero
,

un consiglio

di

quaranta
;

autorevole a deli-

berare

di

somme

e di affari maggiori

riservato al giudizio del

governatore per cose della massima importanza chiamare a sedere col consiglio
i

dell'

quaranta dell'anno ultimo passalo.


persona

anno nuovo anche sindaci gli otto e Annuale l'ufficio, non


i ,

riassumibile la
cittadini

che dopo
;

tre

anni.
la

Eleggibili

solo
alle

originarii e contribuenti

data

preferenza

fa-

miglie quanto pi antiche, ed

a' soggetti

migliori
si

per senno e

buona fama
classe,

di

costume. Gli
:

Consiglio piccolo

come

nomineranno dal regardatores che presone uno per


altri
ufficiali

dureranno

in carica

sei

mesi; e

gli

arbitri
vi

de' confini

e delle stime delle terre similmente eletti che


dici.

staranno doil

Soggetto al rendiconto in fine d'ogni anno

chiavario,

od esattore delle rendile e pagatore delle


sindacalo dagli

spese del
la

Comune

Olio e dai sindaci; portala

conclusione del

conto

al

consiglio grande in presenza del governatore.


esigibili

perch

erano tuttava

molli danari

e da pagarsi assai debili,

Amedeo mand un commissario esaminatore che procurasse


g'

imborsi: e volle, che dentro l'anno fosse pagata


tremila fiorini
i
,

la

somma
arrivas-

di

si

che dove non bastasse


et

il

Comune

sero

cittadini

ad solidum
si

libram more consueto in partibus


sul grano e sul

Provincie; e poi
vino

esigessero gabelle e dazi

come

altre volte

per simili necessit fu praticato, crescenle

done
e

diminuendone
le

lasse a giudizio del


I

maggior consiglio
tassavano
il

con permesso del governatore.


carni.

regardatores

pane e

Ma
II.

per

la

lassa del

pane erano continuo acla

cusali d'ingiusti.
Ancn. Si.

Amedeo ordin che


Voi. XIU,

lassa
35

fosse

filila

da

274

DICHIARAZIONE

DI

DOCUMENTI
et

loro e dai sindaci in presenza del governatore (il goNernalore


fu fatto entrare in tutto
)

secundum annonam
se

pretinm biadi
ordine

ed assoggett
fallo.

que' ragguardatori a pena

fossero trovati in
coli'

Quindi
Ma

rimand

deputati

Nizzardi

che

quelle risoluzioni fossero dalla citt approvate innanzi che finisse


l'agosto.
indi a

tre anni

Nizzardi nuovamente tumultuadi

rono

onde Amedeo e Ludovico arsero

tanto

sdegno,
(1).

che

a spegnerlo

appena bastarono seimila


si

fiorini

d'oro

Tutte queste cose


gio.
si

facevano da

Ludovico anche

di

rado prestava

Amedeo il nome

nel suo romitagagli alti


, i

quali

celebravano per

Io pi nel
il

nome
di

e nella presenza del padre.


in

Perci lungamente
spesso in Ripagli;.

principe

Savoia abitava
di

Thonon

Vel trovo con Lancellotto

Lusignano car-

dinale di Cipro dal 6 ottobre al 16 dicembre 1435 intanto che

Pietro de
rendite di

Croso era

ito pel Duca in Borgogna a tutelare le Mascon dopo che Borgogna erasi abbonaccialo con

Francia
appelli

(2).

dal romitaggio

Amedeo riform
monti
.

lo statuto degli
la

pc' sudditi di

qua

dai

soppresse

carica
al

di

giudice
glio di

generale delle cause

d'appello, e mandlle

consi-

a
al

Ginevra e Fossign con

Ciambcr, lasciando giudici proprii soltanto a Bressa, facolt agli appellanti di comparire
(3).

proprio tribunale o a quello di Savoia


tasso della segreteria del

Si

pigli
(4)
;

mela
prese

delle

tribunale di Fossano
Belley
,

possesso di met della giurisdizione di

associatovi dal
(5)

Vescovo nel 1401 confermatovi


scovo
nel
di

dal

papa nel 1436


antenato

due giorni

da poi che era stato confermato in simile associazione col ve-

Moriana
(6)
;

come

gi
il

il

suo

conte

Odoardo

1327
di

tenne forte

castello di Uotcro occupalo da quat-

tro anni in pregiudizio dell'arcivescovo, ed esigette

omaggi dal

duca

Borbone per Calomont Bcaurcgard, Castellars, 'i'ere non si nosiu e Monlemerlo pretosi dall' arcivescovo istesso
, ,

pieg a resliluir nulla

non ostante

le

preghiere

del

figliuolo

(1)

Ardi,

di Corte. Cilt e Provincie. Nizza.

Mazzo V,
1
,

n."

2,

i.

(2)
(3)

Ardi. Cam. Comi de'Tesor. Lib. 82. Ardi, di Corte. EdUi. Categ. 82 , Mazzo
ibid. Cill e Provincie. Possano.
Ibid. id. Bageij.
Ibid,

ii.'

2 e 3.

(?)
(5)
{6j

Mazzo HI.
21
di

Bvtk

Brevi.

Mazzo 1, ii. -J. Mazzo XI,

ti.

Eugenio IV.

DI

STORIA PIEMONTESE
Basilea
(1)
;

275
la

mosso
con

dal concilio di
di
;

prosegu con calore


il

causa

pel contado
lui
(2)

Valenza onde slringcre

Conio a buono accordo


del

non

ostante gli strepiti


al

conto

di

Challant

provvide a
di

suo modo
(3).

regolamento del

protocollo de' notai


riti-

Chtillon

poi

diceva e
!

lasciava dire ch'egli era

rato dai deliramenti del secolo


e

Trallanto ammassava denaro,


a
d^' conti
i

poich nei tempi di

larghezze era stato costretto cedere

Guigneto maresciallo de' maestri


leria di

redditi della cancel-

Savoia per

tremila fiorini d'oro di piccol peso, feceli


re di
d'

riscattare dal Ogliuolo [k). Al

Francia

bisognoso di de-

naro, prest sessantalremila ducati

oro e ricevette ne' tre anni


,

che dur
e

il

mutuo

1'
,

assegno della gabella del sale

delle legna

de'grani che passano pel

Rodano

(5).

Al duca

di

Milano poi
uffici

spodestalo in Genova e
di

travaglialo
,

da' Veneziani

promise
;

pace e

di

guerra insieme
,

pronto a favorirlo in lutto

e spe-

dili

ambasciatori al Papa
rassicurare

al concilio di Basilea e ai

Veneziani

tent di

gl'interessi del genero,


pel luglio dei

non

lasci di pro-

mettergli e preparargli

37

tanti

uomini

armali

e denaro da fiaccare l'orgoglio di que' fedifraghi (6), nonostante

che avesse a spedire altre armi contro Friburgo debitore a


terre e
di

lui di

denaro
(8),

(7).

Indi

pericolando
la

la

Bressa per

le

torme
spe

(10' scorticatori

che affliggevano
,

Borgogna,
Visconte

mand
(9).

e guardie

a'

luoghi pi importanti

prepar genti d'arme per


il

la difesa, a cui

trov pronto anche

Il

quale

chiesto a

mezzo quell'anno 1438


gli

se nella

buona fortuna
possa
la

de' suoi

capitani
la

fosse per piacere ch'egli a piena

procurasse
potesse

pace, lealmente

risposegli:

piacergli; e perch

(1)

Arch.

di

Corte. Bolle e Brevi.

Mazzo XI

n.

20

di

Eugenio IV

Conli de'Tesor. di Sav. Lib. 82.


(2) Ibid. CillA e (3) Ibid. id.

Provincie. Valentinois.

Mazzo

III

n. 9.

Ducile d'Aoste. Mazzo IV, n. 6.


la

(4)

(5) Ibid. id. Lib.

Arch. Cam. Conli de'Tesor. di Sav. Lib. 80. 84 e Arch. di Corte. Trails ancicns avec
;

France.

Mazzo Vili
(6)

n.'

17 e 18.

Ibid. id. Lib. 82.

Galleria

G.''S "

*''''

"itala. Archivio della

citt di
(7)
(8)

Ginevra.

Archivio della Cancelleria di Slato di Friburgo. Berchloitd Storia del Cantone di Friburgo, lom.I
,

pag. 268.
,

(9)

Arch.

di Corte. Galleria citala

e Conti de'Tesor. di Sav.

v(d.

83

e 8i

neli'Arch.

Cam.

276

DICHIARAZIONE

DI

DOCUMENTI
che avuta
di
i

con giusto favore ollonorc


Casale
sato
la
(

Io avvorliva,

Cremona
)

dove trov gran quantit


il

di sale e

munizioni

pas-

rOglio

mercord due luglio e fugali


s

Veneti, occupata

pianura tra Brescia e Verona

che
in

le

tevano aiutare, sperava una ribellione


i

due citt non si poVerona di modo che


gli

Bresciani sarebbero costretti di cedergli


era di Rivoltella

cederebbe Man-

tova, padrone com'egli

e Pozolengo, delle rc-

che

di

Simone
tutti

e Monzalbano

cum
lui

tota ripperia lacus

Garde

(1).

E Amedeo seppe
dele a
,

tanto ben fare col Visconte


disdetto

che questi

infe-

non avrebbe a
chiese in

Amedeo

gli

sul finir dell'anno islesso

un verbo, e quando Monaco in posgli fece

sessione gliel cedette

non

solo,
lo

ma

anche

consegnare
la

Giovanni de'Grimaldi che


segna
(2).

occupava e che ne impediva


di

con-

Rimane
strinse
i

di

quest'epoca dire

Torino: e primamente che

preti a concorrere cogli altri cittadini a

mantenere

il

ponte sul Po,

conseguenza del

consiglio preso
et

il

28 novemcleri et

bre 1435 super iniqiiitate superbia

immoderata avaritia

prcsbiterorum civitatis Taurinensis. La quale a'28 maggio li21


per mali trattamenti
corso al Papa
bita azione
(3), e
fatti

dal Vescovo ad
visti

un cittadino aveva
i

ri-

ora

scomunicati

consiglieri per de-

tumultuava. E qui trovo opportuno


e dal

rammemorare

che

sin dal secolo

tempo

di

Bonifacio

Vili scomunican-

dosi le genti

per ogni poco, ed ogni volta che i preti pretendevano moneta dal pubblico o da privati, o non volenti patire quel papa nell'anno olle pubbliche imposte vi eran costretti
,

iavo del

suo regno proib

tale

abuso
et

quod tempore

intcr-

dicti divina
f(

organa suspenduntur

laudes

nec ecclesiastica

sacramenta ut solenl ministrantur tolluntur morluis seu mi-

nuuntur suffragia
salularis

presertira per oblacionem frequencie hoslie


et

adolescentes

pueruli
ci

parlicipant

rarius

sacra-


((

menta minus inflammanlur


dovocio
,

solidanlur fide, fidelium lepescil

hereses pululanl, et multiplicantur pericula anima-

rum

ed

Eugenio IV riconferm quella Bolla sul

finir

(1) Arci), di Cor.


(2)

(3)

e Arch. Cam. V. nota antecedente. Ardi. Cano. Covli de'Tesor. di Savoia. Lib. 84. Arch. di Citt. Liber Consilionun voi. LXI, fot. 110: e vo,

lume LXVIII.

fol.

ilo.

DI
(l'aprile
(lei

STORIA PIEMONTESE
istanze, di

277

1436 p
stali,

rinnovlla con mollo calore specialmonlo

per
bre

lutti

gli
(1).

e sulle

Amedeo

il

8 novemSavoia

1437

L' universit a'

6 di ottobre 1436 ebbe da Ludovico


capitoli.

di

un privilegio
non possa
riflutare se

di

XXV

Sono

principali

che

lo studio

trasferirsi

altrove, e la citt di Torino


il

mai noi possa

siano lettori non consenziente straordinaria. lettura altri nella ordinaria due e due nella lettura Uno lettore di medicina ed uno di teologa. I privilegi pei letPrincipe.
vi

Che

tori e

per

gli

studenti in
citt
,

Torino eguali
di

ai

goduti nelle altre


fiorini
,

universit.

La

gravata
:

cinquecento

esiger

un

pedaggio sul ponte del Po


il

ma

non pagher quel gravame se


11

consiglio del Principe risieder fuori di essa.

Principe dar
in altri

ogni anno duemila florini che non potranno convertirsi


usi
di

che delle scuole. (Quei duemila


Nizza
). 1

fiorini

estraeva dalle entrate


la citt,

lettori

non potranno essere avvocali contro


;

n contro alcun cittadino


getti
in

ed eglino ed

studenti saranno sog;

criminale

al

giudice e vicario
,

della cill

potranno

bene aversi
in quel

in casa vino forestiero

ma non
).

per venderne. Ob(

bligala la citt a tener le strade

sternite

di pietra

comodit
da

tempo

di

non molle
le
1'

in

Italia

Gli studenti sciolti


la

pedaggi;

ma

tenendo beccarla,
case

pagherebbero
a' dottori

fgabella. Gli
(2).

Ebrei costretti a cedere


I

o a gli scolari
in

quali ebrei conGnali


di

anno appresso

lutti

un quartiere
bestie nelle

furono proibiti

parlar coi cristiani, e di


(3).

ammazzar

becchere di Torino
Il

Comune che ebbe cura

della salute e della


gli
,

blica

provvedendo postriboli per

studenti

morale pubcur anche lo


ad Ay-

scandalo. Pietro da Ripalta vicario

Giovanni Morando e Burcilt ailltarono


di

gone d'Aosta sindaci coi Massaro della

mone Ballaixono
chele del

di

Ginevra per
si

tre

anni dal giorno


il

San Miet in

1436

la

casa in cui

aveva a tenere

postribolo

situatam in civitate Thaurinensi in quarteria porte Pusterle

parochia sancii Dalmalii cui coheret via publica a duabus partibiis

et

heredes Vieti

Vinccnlii?

de Bargis. Palli dell'affilio

(t)

(2)

Arch. Arch.

di Corte. Bolle e Brevi.

Eugenio IV.
lo stailo:
,

di Corte.

Ma

ignoro

trovo solo

fol.

117.

(3) ArcJi. di Cill.

Liber Consiliorum

voi.

LXVIII,

f.

229.

278
elio

DICIIIAKAZIONE

1)1

DOCUMENTI
gravame
reale e personale

l'Aymoiie avrebbe potuto vendere vino senzii pagar gabella,

e sarebbe slato sciolto da (jualunciue

cxercilibus et cavalcatis, paglie rebbc alla cassa del

Comune

pr

codcrio seu pensione cuiuslibct anni diciannove fiorini del val-

sente di dodici grossi di Savoia ciascuno.

Le donne entrale

nel

suo postribolo non potranno uscir dalle porle senza

suo per-

messo

ed egli terrebbe cbiusa

la

porla di (juclla casa verso la

strada pubblica di e notte salvo quod possit tenere

parum hoslium
non
di

apertum
anello
la

diete
,

magne porte dummodo mulieres

prediate

intrent,

ncc exconl
il

per dictum hostium; obbligato per altro


ordin

cbiuderc

pestello post pulsationem ultime


la

campane. E perch poi


si

casa minacciava rovina,


et

citt

riparasse e risto-

rasse de salario

pensione diete domus

(1).

Del resto del Piemonte


feste date

non trovo altra notizia se non di pr apparicione domini. In Pinerolo nel febbraio \k39

Ettore Pessello de Cbypro scudiero di Ludovico fu nella casa


di

questi Ilex

una regina,

e libero

Fabe creatus: aveva corteo grande e soggetto comandare giuochi e solazzi a divertimento
,

del Principe.

Non

so se la nota di spese

per quelle occasioni

e che accenna ad

una corona caprina dipinta da Giovanni Gcludi

rardi pittore di Pinerolo pr imperatore

templi

e altre

corone per

la

regina, per

la

Ragione ed
altra

altre

virt, appar-

tengano

allo stesso soggetto

o ad

mascherala. Quel che


il

so , che Io scudiero seppe cos bene rallegrare

Principe che
(2).
;

ne fu regalalo

di

quaranta

fiorini di
,

piccol peso

- Niente
fuorch
,

mi
il

resta per le leggi penali

come

innanzi barbare

taglio della
il

lingua era

stato eseguito a

Thonon
la

nel

1437

legato

paziente sopra

un asino
di

e condotto per
;

citt

(3).

la
,

sicurezza dei giudizi era cresciuta

perocch Antonio

di

Sura

che aveva tentato


da

assassinare
soli

Amedeo Vili,
Niente
di

fu giu-

dicalo e condannalo
dell' industria

due

giudici.
Il

raccolgo n

dell'

agricoltura.

duca

Milano fece pre-

sentare al principe Ludovico nel primo giorno dell'anno 1435

un

bel

bue pingue
:

suo paese
(1)
(2)
(.'])

mostra magnifica della prosperit del (4) non so che cosa Ludovico facesse allora presentare
,

Arch.

di Citt. Liber

Consiliorum

voi.

LXVIII,

fol.

136 e 213.

Arch. Cam. CoUi de'Tesor. Due. Lib. 84.


Ibid. Conli del Castellano di Thonon,
Ibii.

(4)

Conli de'Tesor. Due. Lib. 80.

DI
al cognato;

STORIA PIEMONTESE
dicembre
di

279
1'j37

ma un

lesoricr ducale not che ai 21


al

furono spedile gioie [jocalia] per islrenna del


del 1439,

duca e

alla

duchessa

Milano

nea

(2).

primo dell'anno successivo (1); e al primo due cameli un leopardo ci quedam ammalia extraA cose tanto diverse avevano la mente quc' due re,

gnanti.

In

mezzo

alle

cure

di in

governo

apparentemente dimesse

ma

veramente sostenute

Ripaglia,

Amedeo aveva

l'occhio al

(Concilio gi convocato a Pavia, trasferito a Siena, e

da Siena
per due

a Basilea ove fu dichiaralo aperto


dell'

il

23 luglio 1431 con favore

imperatore.

Il

quale avendovi aderito concedette

volte passaporto e salvo condotto a chi per andarvi fosse passato ne' suoi stati, ripetuto e

conformato quattro anni dopo

(3),

per

soffocare le diffidenze sparse dal duca di Borgogna.

Eugenio IV

aveva nel 16 febbraio 1432 e nel gennaio del 43 esortalo


ad inviare suoi ambasciatori
tervenissero
i

Amedeo
di

al concilio;
il

e procurare che v'in-

suoi prelati. Poi

7 marzo 1433 ringraziatolo


gli

quello che operato aveva a favore della Santa Sede

spediva

con lettere
di
il

di

Camera.
capo e
,

credenza suo inviato Griboval Giovanni Chierico La fermezza del concilio di Basilea nel riformare

le

membra

della Chiesa

e lo ribellioni

le

sollomis-

sioni

le

successive slealt di papa Eugenio, sono troppo note


gli
atti tro-

perch qui siano distese. Cito a maggior chiarezza


vati dal

Garrone. Promossa

la

unione de' Greci

Amedeo cono-

sciuto
ili

il

salvocondotto imperiale del 30 luglio 1436 conceduto


tulli
i

Patriarca di Costantinopoli ed a

vescovi e |)rclati di

(luellc parti sino al


cilio

numero
l'

di mille, offer l'opera

sua

ai

con;

perch
concilio

la

Unione pi

presto e felicemente
gli

si
(

otlcnesse

il

gradendo

inlervenlo suo
i

sped

colle

creden-

ziali

segnate 10 febbraio 1437)

quattro ambasciatori che de(4). Eugenio vochiamava Padri.


i

stinava all'imperatore e al Patriarca de' Greci


leva falla

quella

Unione

Ferrara

A' 18 di febbraio scrisse anche al Consiglio ducale

di

Amedeo

perch lo inducessero ad abbandonare


(1)

il

parlilo

di

Basilea ed

Ardi. Cara. Conti de'Tesor. Due. Uh. 83. Ardi,


di Corte.

(2) Ibid. id. Lib. 8-5.


(3)

Bolle e Brevi.

Mazzo XI
,

n.i

2, 3

10 e 19 di

Eugenio IV.
(i)

Ibid, id,

Mazzo XI,

n.'

3, Il

12. 2i, 27 e 28 di Eigcnio IV.

280
altacc.irsi a

DICIIIAUAZIONE
rerrara
effcere
:

1)1

DOCUMENTI
et fide ccrtet et

gli

ricordassero se cathulicum esse prin

cipem
se
il
ce

et

ca

sludeat ut secum devocione


(I).

ipsum superare conctur


di
bililali

al

Duca pi confidcnzialmenlc
:

stesso scrisse la seguonle lellera

lue significanlcs
e

nezia

Scripsimus nuper no[T arrivo dell' imperator greco a Vepoi a Firenze). Cuin primum ad nos quedam perve-

nerinl scandalosa sed in eo pcrniciosiora

quod sub quadani


Basilce
Glii

pietatis specie se oslcndunt

insurrcxerunt quidam
congregali

sub nomine generaiis

concilii

degeneres

in

palrem
olim

el ponliflcem

suum

et objiciunl

nobis

Iraslacioncm

Basilecnsis concilii quasi reformacioni ecclesie impedi-

mcnla objecerimus non reformacionis zelo quam jam seplen


annis rcfugerunt sed iniquitalis studio ut veri faleamur quia

Grecos post

loci

Avinioiii

repudium

et

consensum

in

locum


tf

alium

quem

illius

lune concilii pars savior eiegerat ad nos


,

venienles admisimus

sed

numquid

requisiti

cum

prolesta-

renlur nobis ut locum

illuni sic

electum acceptaremus anper eos

nuere non debcbamuscum a nobis inslancias pelercnt ut rem


illam deseri non paleremur ad

non doficere quo minus lam sanctum opus suum sortiatur


effeclum dicenlesquc
illos qui Avinionem non qucrebant tam unionem quam illorum mortem expetere. Hac ilaque necessitate conslricli eorum requisicionibus libenter annuimus galeas el alia necessaria licet magnis laboribus et impensis parari jussimus legatos noslros una cum legalis dicli concilii costanlinopolilani misimus. Interim illi ipsi qui Avinionem petebanl licei ut predixiinus ab cis Grecis repudialum omnino

ecclesie

libellum slruunt
a

quemdam famosum sub


por quod ad

Ululo citalorii

conlra nos

comparendum
multaque

inter sexaginla dies nos

requirunt comminautes alioquin se ad graviora processuros

Dobis ainplius

ii

non

cilalis

alia
in

gravissima faciunt

per que advertenles nos


pericula

jam multa
alium

Dei ecclesia imminere


(

ipsum Basiliense concilium ad hanc civitalem


ncque

Fer-

rara

Iranslulimus

modum

nobis

superessc

a
((

cernebamus quo

ecclesie cissurc el unioni

consulere incitati sanclissimi


conlra secundam Epbesinam

Leonis ponlificis

Grecorum possemus exemplo qui

synodum

aliud concilium

Rome

{I]

Arch.

di Corte. Bolle e Brevi.

Mazzo XI,

n.

31 di Eugenia IV.

DI
ff

STORIA PIEMONTESE
syoodo se
,

281
intciligis
,

coilcgit per
Gli
,

quod

illi

objccit.
illi

lam

dilccte

quid egerimus
,

quidque

molili sint ci raolianlur in

dics opus enim justi ad vilam ad pcccatum ci prestolacio impiorum furor. Ingredere igilur
le

per

viscera oiiscricordic Dei nostri

hortamur ut bonus

opcrarius in

agrum dominicum

et

queraadmodum maiorcs
et

lui ecclesie Dei et apostolice sedis quieti paci et unitati con-

siliis et auxiliis
a a

eciam personis propriis astiterunl


ampliari

fidem

catholicam longis fnibus et limitibus

adjuverunt
illius glo-

exterminanles eciam gladio sevissimos hostes qui

a n a
rt

riam obtcnebrare conati sunt ita et te servatum esse ostendas ut felicibus auspiciis
oporluno
tua
lui

ad has

necessilates
in

tempore
videant

prolectionc

tua

cura tua opera


et

defensentur

quantum

animi magnitudo gravitas


populos

sapiencia

expedire ne homines temerarii

debiles et infirmos

'f

terrendo seducendo corrumpant eie.

(1).

sperando pure

di

ottenere qualche favore gli concedette di cantare a porte aperte


in Uipaglia
di
,

non ostante

l'

interdetto

esigendone per
(2))
;

a titolo

cancelleria , trentotto e

mezzo ducati d'oro

poi
col

il

14 marzo
di

nomin commissari che aggiustassero Amedeo


Losanna, e
differ la

Vescovo
e la

provvisione del Vescovo a

Macon

de-

stinazione dell'Abbazia di Pinerolo che aveva promessa ad


fratel

Ugo
di

germano
(3).
il

no

del re di

Cipro

creato

cardinale

da

Martiil

Il

concilio di Basilea per sua parte inform


di

18
,

ottobre

Duca convocarne un
ne' suoi slati
i

quanto faceva Eugenio per dissolverlo


;

altro a Ferrara

e lo

preg perch pubblicasse


le

decreti che

opponevano
;

ragioni e le proibizioni

alla traslazione

da quel papa voluta

e gli

mand per questo


lo

Michele Baldo e Alberto Gapsa

legati

perch minutamente

informassero super his que pr reformatione universalis


in capite et in

ecclesie
et

membris ac defensionem sacrorum conciliorum


. .

determinationem decretorum.
lutti,

peraguntur.

Amedeo ascoltava
al

dava buone parole a

lutti;

anche pi

papa, dal quale

per l'autorit operante, poteva aspettarsi alcun bene presente.


Perci Eugenio appena giunto iu Firenze (sex. kal. feb. 1438),

ri) Arcti. di Corte. Bolle


(2)

e.

Brevi.

Mazzo XI,
Mazzo XII
.

n.

32

di

Eugenio IV.
Eugenio IV,

Arch. Cam. Conti

de' Tesar.
e

Due. Uh. 82.


n. 1 di

(3)

Arch.

di

Corte. Bolle

Brevi,

Ance.ST.iT.VoJ.Xill.

36

282
do\'cra corso

DICHIARAZIONE
co' padri del
,

DI

DOCUMENTI
e
co'

suo

partilo

Greci fuggendo

Ferrara appestala
suoi oratori e
i

scrisse ad

Amedeo
(1).

volesse

mandare

col

prelati che trattassero della desiderata unione

della chiesa greca e della latina

Ma Amedeo

per questa faccenda della unione era stato col

concilio di Basilea dov' crasi

primamente
si
i

trattata

sebbene

il

Cardinal legato affermava che non

sarebbe
gli

fatta se

Amedeo
;

non prestava
dere
,

il

denaro che allora


perch

padri
il

avevano
e
i

fatto chie-

e di che Nicodo Festa


in Basilea e
,

scusava
i

Duca

sudditi

meno ancora
in
in

Greci ricusavano di
,

andare

Germania
Italia
,

in

Avignone,

in Basilea

in tutl' altro

luogo che
il

e in
;

luogo niuno sarebbero andati mai dove


se

papa

non
nisi

fosse

che forse
et

non exponerent
a
il

venire super galean

magnas

novas

(2).

Intanto l'ambasceria del concilio di

Basilea a' Greci ritornava


1

casa,

credo in legni

di

Francia.

pirati genovesi assalirono

naviglio presso Chio e Io preda-

rono. Era allora sulle mosse Nicodo Festa che tornava al suo

signore
concilio.

insieme con Francesco Guigonardi statogli


I

collega al
la

padri

presero
di

l'

occasione

raccomandarono
avuti

disgrazia

a Ludovico

Savoia:

quindi

all'adunanza

l'abate Francesco de Viry e Francesco Tosini destinati da

Amele

deo a procacciare
cagioni per cui

la

tranquillit della chiesa


si

ed a sapere

Eugenio

era distaccalo da loro ed aveva in-

limato

la

traslazione del concilio, furono pronti

ad informarli

d'ogni cosa e a trattarli con grande amicizia e cortesa. Anche

aveva

Amedeo

spedito
il

col

il

Vescovo

di

Ginevra

alcuni

pensano che fosse


i

tempo in cui facesse sotto coperta disporre padri ad eleggere un altro Papa e per Papa lui slesso. Certo
anni innanzi erano ben altre disposizioni

sci

ma non
di

si

ardiva

procedere con molto ardimento


liano
:

per

la

presenza
del

Massimidi

ne sia documento
al

la

seguente

lettera

Vescovo
:

Padova
(3)

proprio fratello Andrea Donato

a Venezia

Spectabilis Frater Carissime.

Voi savele per fama


,

el e vero

che

el

Duca de Milan
ci

fa

gienle quanto ci p

et

per quanto babbi detto

Cardinale de Piascnza a uno nostro

(1)

Aich.

di Corte. Bolle e Brevi.

(2) Ibid, id. n.


(3)

26.

Mazzo XII n.' 11 Memoriale di ISicodo Festa.


,

13, li e la.

Arch. Mediceo, Carteggio avanti

il

Principato. Filza 66.

DI STORIA
'(

PIEMONTESE
de trovar
in

283
su 18000 cavali.

amico, a tempo nuovo

el se

ce

Questa tanta armata che etiara dio de esser

per mare non


,

p ferir altrove, che, o, al Papa, o, algun lombardo non de pocha autorit


la

a la Signoria

et gi

cominca a dire che


la

Signoria farla bene

de

concordia

render quello

licn
la

del

Duca de Milan
il

perche noi facando de bona volunta


;

Signoria

convera far per forza


noi et

parmi esser certo


ci

el

Duca

rumpera cum

anche offender
di
,

Papa
presti.

Savete che

or

me

dixesti

denarj

presidenti
et

erano

Labbate de

Santa Justina e torna


altri.

ha porla denari per


dedi
in

lui et

non per

ff

Come

ve dissi

et

memoriali.
star.

Fazandosc de
possibile voio
la possibilit.

imposition qui

non vedo poder


le

Fino

al

servir nostro Signore a

mie spexe
la

et sforzi et
i

Sapete che anche fino da

bora se mette

por centinaio et

cusi al

mese

el se

per anizar
el

terra vedo molli affani.

Ma
asai

super omnia vedo che

Papa adherendo bene bavera


non
ili

che

tirar

perche questi
tal

al luto

attendono a questo de metter


se possi

al
(t

Papa

freno

chel

voltar a sua

posta.

questo e quel

meno male
al legato

possano fare. Et gi hanno


dispensare in lercio e
tratano che qui
et breviter el
si

da faculla libera

che possi

quarto gradu consanguinitatis. Appresso


tenga consislorj publici

come

fa el

Papa
altro

Car-

dinaie

de Sant'Angolo

me

par un

Papa

avanti alimperador che el farla ben andar ad aquistar el

hano messo reame

de Boemia

solo per levarlo via de

qua.

Ma

la

Malesia sua

se

ne acorta. Tornando aproposito per Dio provedete al stado


i

K(

<(

romagnir bisognanmi pi caro seria el me adoprassi in qualche legatione d'Italia che come ho detto pagando a Vencxia non vedo el modo al mio star qui. Anche ve ho avisado et ilerum ve aviso che se laudasse per mente a nostro Signore mandarme per ambasiade de qua et de la io non porla la spexa ad algun modo anche non vedo el fosse ben sicuro essendo la Sua Santit in discordia cum el concilio. Ullerius ve ho dito pi volte a bocha et dato in memorial replico de novo che la mia chiesa non son apio a
possi qui

mio cum nostro Signore che doli el mio servixio: bench

lassar ne ritener pension alguna

suxo

voi

me

intendete bene.

Voglio non aver

astenlare ne haver aparlir

cum homo
in
li

del

mondo

cusi ho fermato in la

mia mente. Stando

icrmeni

284

DICIIIAUAZIONE DI DOCUMENTI
inlrata
,

che sto de

havcndo pi credito giover


al

al stado

de

nostro Signore asai,

quale

cum

quella chiesa

me

da l'animo
la

do servir in

modo che
il

sera grato a la
simile al
.
,

Sua Signoria a

quale

mo
die

raccomandate,

camarlingo.

Datum
i

Dasilee

22 novcmbris 1433
r imperatore
le

Partilo

non

acconciati

Veneziani

col

Visconte,

cose mutarono, e per inimicizia di papa Eugenio


di Basilea.

veneziano, Filippo Maria tratt di segreto coi padri

Pare

che allora
;

il

Duca

di

Savoia

cogliesse
il

il

buon tempo
di

per s

sembra

a qualche scrittore che

Vescovo

Ginevra

parlasse troppo, e allora

Amedeo temesse che


(1).

per troppo amore


;

precipitasse la cosa. Per ci in gennaio 1439 lo richiam


concilio noi lasci partire

ma

il

cosa

si

sussurrasse perocch

E Amedeo

bisogna ben credere che qualche


volle a di

20 luglio prote-

stare innanzi a Giovanni di Grolea prevosto di Montegiove: che

qualunque cosa

si

operasse da' suoi legati tanto in curia Romana,

quanto nel concilio di Basilea, non intendeva fosse pregiudiziale alla sua ubbidienza n alla santa chiesa cattolica universale
,

alla

sua coscienza
(2).

essendo egli principe cattolico

figlio

della

chiesa stessa

qui sarei curioso di sapere

di

che
il

Amedeo
25 gen(3)
:

fosse obbligato a Giovanni di Gleri cui

raccomand

naio 1440 a Ludovico siccome qui nostris insudavit servitiis


i

Garrone appena lasci

tale notizia;

che potrebbe essere capo

a migliori indagini.

Du

Pin e Guichenon scrissero che ad

Amedeo
de' legali

giunse inaspettata la sua elezione in ponteOce: che anzi non


l'accett senza la minaccia dell'ira di Dio, che
del concilio gli fece.
di

uno

Ma

oltre che

il

Platina scrisse che la elezione


il

Amedeo

si dovette

anche molto al Duca di Milano, e

Duca
man-

se ne vantava

come

gi ho di sopra notalo, trovo che a dispetto

dei molti panegiristi e delle parole conciliari (4), corse e si

tenne

ben altra voce

nel pubblico (5)

la

quale

chi

sapesse

(1)

Arch.

di Corte. Bolle e Brevi.

Mazzo XII,

n.'

Ifl

17 e lU

di

Eugenio IV.
(2) Ibid. Id. n. 22.
(3) Ibid. Id.

Mazzo XIII,

n.

42

di

Eugenio IV.
il

(4) Ibid. Id. n. 3 di Felice V.


(5)
al

Anche
,

li

Gagnola asserisce che

Duca
di

di

Savola fu fatto
Arch. Slor.

papa

Concilio di Basilea per

mezzo

del

Duca

Milano.

Hai

Torao III

pag, 59.

DI

STORIA PIEMONTESE
1'

285

cercare mi pare troverebbe, avere avuto orgine da' legati stessi


del

Duca o da chi penetr

ufficio loro e del

Vescovo

di Gine-

vra, che amicissimo ad

Amedeo

fu

subito dopo da lui creato

principe (1) e poco poi cardinale del titolo di San Marcello.


I

padri scelsero tra se quattro che disegnassero

altri

ven-

tolto a cui

diedero balia di nominare un successore ad

Euge-

nio da essi deposto.


elettori
il

Amedeo duca
(2),

di

Savoia fu papa per quegli


il

5 di novembre

confermato dal concilio

17. Gli fu
di

significata la elezione

da una legazione conciliare composta


a cui fece seguito
;

XXV
voia
,

de'

pi notabili

un

corteo di trecento
il

cinquanta persone a cavallo

le quali,

nota

tesoriere di
,

Sa-

pagati sette denari grossi per giorni sette ciascuna


fiorini e
al
i

costa-

rono dugentolto

due denari,

oltre

velluti e gli scarlatti

comprati
rencia
,

in

Ginevra

banco

di Cristoforo de

Ausonia de Flolimosiniero di

per regalare

presentatori della bolla di elezione. Nella


il

quale fausta

occasione

Vescovo

di

Ginevra

Amedeo

ricevette dalla

sua piet venti

fiorini di piccol

peso pr

elemosinis faciendis veniendo a Ripaillia

Thononium

(3)
il

emancip il 6 suo solennemente, e donUo degli


eletto

Amedeo papa
la

di

gennaio 1440

figliuol

stati

liberamente,

sicch

eccetto

contea del Piemonte data ad Umberto

bastardo di

Savoia e la contea del Genevese colla signora del Fossign con-

ceduta a Filippo fratello di Ludovico, di tutto fosse padrone e

sovrano e da
prese
le

lui

affatto

indipendente

(4).

Ludovico da quel d
il

redini del governo e


si

non consultando pi
utile l'intervento

padre, che

pure non
cosa
papale.

dimenticava dello stalo, n a


quale
gli

lui volgendosi

che in

nella

paresse

dell'autorit

. IV.

1."

Amedeo

Papa Felice

V.

cardinali

di Basilea

erano in numero pochi, e non pareva


restare con
s

loro decente che

un Papa dovesse

piccolo corteo.

(t)

Gauthier, Hst. de Gcntve

ms.

citalo.

(2)

E non

il

15 come scrive

il

Dalla nelle sue Lezioni di Paleografia.


u. 1.

(3)

Arch. Camer. Conti dc'Tcsor. Due. Lib. 85.


Principi del sangue.

(i) Ibid.

Mazzo IX,

28G

DICHIARAZIONE DI DOCUMENTI
costituzione d'Eugenio riconosciuta ottima per togliere
,

Una
zioni

le

occasioni di gravi spese alla Chiesa


,

e per

moderare

le

ambila

proibiva

ai

papi

eletti

nominare
,

cardinali

avanti

coronazione.

Papa Felice,
sarebbe
;

visso eremita

ma non
pompa.

senza splenStettero

dore

non
i

ito
il

Basilea senza

per-

plessi

padri

poi

20
di

gennaio
,

1440

decretarono che

nonostante
narsi

quella

costituzione

Papa Felice potrebbe nomiBasilea.

de' Cardinali

avanti

recarsi a
,

Subito
,

egli

nomin Ludovico de la Palud Bartolommeo di Novara Valeramo di Moerse e Alfonso Carrillo i quali con atto del 6 aprile
:

il

Concilio approv

(1).

Allora Felice
e

dispose per
,

la
li

partenza
concedetdi

e chiesti

salvocondolti a Berna
di

Friburgo

che

tero

il

giugno

(2)

se

ne

and a Basilea.

L'eremo
,

Ripaglia rimase

vedovo del fondatore. Felice


volle

innanzi
:

di

emancipare
5
di
litatis

il

figliuolo

assicurata

l'

opera propria

il

gennaio nomin decano del monastero propter sue nobiet

virtutum merita, Claudio de


la

signore de

Ravoire
di

ottocento fiorini

la Pierre [de Saxo) uno dei sei rimasti assegn mille ed annua entrata in perpetuo divisi cos che
,

dugento ne toccassero a ciascuno


cano cadessero e
e a' successori
Il

de' cavalieri,

il

resto
di

al

de-

al

successore
il

fermato a Ludovico

Savoia

duchi

diritto di

nominarlo
stati.

(3).

24 giugno Felice part da' suoi


la tiara

La sua

entrata in
,

Basilea fu magnifica. Vestiva una cappa d' oro filato

aveva in

una chinea bianca bardata di rosso sotto un baldacchino. Precedevanlo due Cardinali e il marchese lo seguivano il Conte del Genevese e trecento di Saluzzo Friburgo, Solcare; e gentiluomini di Savoia, Vaud Berna
capo
,

cavalcava

dugento
natogli

ecclesiastici di
il

prime

dignit. Scavalcato alla chiesa catsi

tedrale, e benedetto
(4).

popolo,

ritir poi all'alloggio desti-

Prima sua cura, pare,


di

fu

la

coronazione

eh' ei
al fra-

desiderava solennissima. Difatto a'26 di


tello

giugno scrisse
Savoia) che
la
si
si

Conte

Romont

{il

Bastardo

di

prepacelebr

rasse a tale funzione pel 17 di

luglio;

quale poi

(1)
(2)

Arch.
Ardi,

di Corle. Bolle e Brevi.

Mazzo XIII,
Mazzo XIlI
,

n.'

2 e 4

di Felice

V.

di
di

Ginevra. Nola di Sordet, e Storia ms. di Gaulhier.


Corle. Bolle e Brevi.
cilalo.
n.
1

(3)
(4)

Arch.

di Felice V.

Gaulhier, ms.

DI
il

STORIA PIEMONTESE
di

287
se-

24 con gran concorso

nobili

principi ecclesiastici e
il

colari.

Nella quale occasione

Ludovico regal

padre

di

un
de-

anello d'oro con balay del valore di nove ducali d'oro da

XXI

nari grossi ciascuno

(1).

Ungheria

Polonia

Boemia

Moravia,
,

Austria, Baviera, Irlanda, Scozia, Spagna, Barbera


l'Ordine teutonico
cia
,

Sicilia,

l'

Universit di Parigi
il

molti luoghi di Fran(2)


;

parvero riconoscere

pontificato di Felice
alle

ma

le

ren-

dite del

papato erano poche


,

ambizioni e

ai bisogni.

Mar;

tino
le

Lefranc

Enea

Silvio Piccolomini, furono suoi segretari

componevano la sua corte, ma era necesbeni scarseggiavano, sit largheggiare di beni e la moneta e e perch Eugenio co' partigiani dominava il resto d' Italia e
migliori persone
:

qua

e col parecchie provincie de' nominati


il

regni

perch
l'

spiacendo sempre

pagare, allora era scusa all'indugio


Il

in-

certezza del pagare giustamente.

concilio provvide

al

Papa
,

col permettergli di possedere le rendite di

un arcivescovado
;

vescovado o abbazia
creati
,

che
gli

rimanesse vacante

Felice

a'

suoi
,

co' benefizi
si

che

cadevano
i

in diritto di collazione
di
:

eh' egli

prendeva spogliandone

partigiani

Eugenio

(3).

Di che raccolse buon numero Martino Le Frane

conciossiaclic

ebbe
di

in agosto del

1440

la

parrocchiale di
,

Campo d'Ubrio,

poi

quella di

Moye o Mieussy

cui presto

cambi

colla prevostura

Losanna. Aggiunse poi a quella prevostura una


Ginevra
,

prebenda
di

della Cattedrale di

indi

nel 1444

un canonicato
Chiesa
,

Torino con aspettazione


scia la parrocchiale di

d' altra

prebenda

in quella

po-

San Sinforiano d'Andillcs che cambi

nel

1447 con quella


fatti

di

Ginevra

liberi

per

San Gervasio e con un canonicato la morte di Amedeo Monachi (4).


la
il

di

Per quelle concessioni conciliari Felice udita

morte

del

Vescovo di Ginevra
bastando
di

proib al capitolo di eleggere

successore

e riserv a s le rendite del Vescovato.


a'

Due anni dappoi, non


non tanto
di

bisogni le entrate, ottenne dai Padri (28 gennaio 144G)


i

riservarsi

redditi

de' benefizi concistoriali


di

do-

minio della Santa Sede quanto del duca

Savoia, e

sinch

(1)
(2)

Arch. Cam. Conli de'Tesor. Due. Lib. 86. Arch. di Corte. Voi. 1 2 e 3 del BoUario di Felice
, ;

V.

(3) Ibid. id. voi. 1


('5)

e Bolle e Brevi.
I

Mazzo XIII,

n.

di Felice V.

Arch.

di

Coite.

primi sci volumi dei Bollar io di Felice V.

288
potesse avere
redditi

DICHIARAZIONE
del papato

DI

DOCUMENTI
,

libero possesso di
(1).

tutti o almeno Appena papa mand bene


,

di
il
i

parte

patriarca

d'Aquileia legato a latere presso l'imperatore

regni d'Undi

gheria

Boemia e Polonia

marchesati d'Austria e
i

Mo-

ravia con ordine di esigere o far esigere col

redditi papali,

ma

pot

poco spillare. N molto

gli

frutt la confermazione
,

dei privilegi

e delle indulgenze all'Ordine teutonico

l'

amila

cizia col re di Scozia

a cui sped residente un legalo,


,

collazione dell' arcidiaconato di Rosse in Irlanda


,

n del vesco,

vato di Dunkeld in Iscozia n di Toledo in Ispagna (2) che pure avevano ricche mense e parteggiavano per lui. E di vero pare che anche da' suoi amorevoli fosse poco riverito: perci

che trovo
nel 1442
stesso
,

che

l'

abate di Savigliano chiamato a fargli omaggio


,

non soddisfece
;

e richiamato in dicembre dell' anno

fu invano

e non obbed alle istanze papali


1. luglio

che forse

dopo

le

intimazioni del
al
,

1444.

N questa

sola irrive-

renza pratic
di alcuni libri

ponteOce: che domandatolo questi del prestito


li

non

pot avere se non lasciandogli per sicurt

al

monastero

il

breve nel quale era protestato che


eis

non

volevali

aliquotenus ab eodem alienare sed tantum

uti

pr aliqua
si

porcione temporis

(3).

Veramente
gli

lo

scandalo di due papi che


li

scomunicavano a vicenda
e ricusavano di
in

aderenti e
,

privavano de'beneOci.

ascoltar ragioni
la

in

tempo che incominciavano


le

Germania fuochi per

riforma; e

fortune

di

Eugenio
,

nelle parli di

Roma
,

favorito presto

da Napoli e da Milano
la
si

in

odio dello Sforza

dovevano molto abbassare


braccio destro.

riputazione d
trov

Amedeo

il

quale partito Enea Piccolomini


il

mancato
al
,

in quelle bisogne

conciHo e alle Corti fu gi


air imperatore dal Papa
;

N Enea mandato, come

di

gran credito
il

asser

Platina

ma

egli stesso si prese congedo spon-

taneo per ridursi a servigio di quel principe. Bene vero per


altro che
ire
il

Papa speravalo
,

col proGltevole e perci se

il

lasciava

promettendogli anche

mai tornasse

che

gli

renderebbe

(1) (2)

Arch.
Ibid.
l

di Corte. Bolle e Brevi.

Mazzo XIll,
:

n.'

13 e 15.

primi quattro voi. del Bollano di Felice V. Beali Auguslini supra (3) Ibid. voi. V di quel Bollano. I libri erano Ambrosii de Paradiso HicroPsalterium losephi in anliquitatibus

nimi super cpislolam Pauli ad Romanos

et florcs

opcrum eiusdem.

DI
il

STORIA PIEMONTESE
i

289

suo

officio colle

prerogative o
il

redditi sino allora goduti (i ].


,

Ma

nel Bollarlo, da cui

breve fu copiato

non

esiste, a quel

che pare, altro che riguardi qucH' illustre prelato.


Francesco
pe'

Sforza
il

che

aveva

combattuto

pe' Fiorentini

Aragona appena ebbe questi oc2 giugno 1U2 ) vedendo che Eugenio papa e cupato Napoli il duca di Milano il guerreggiavano alle spalle ed ei rimanendo propri affari, appena ud che fra due fuochi avrebbe rovinati
Veneziani contro
(

re di

re Alfonso avrcbbelo preso al

suo soldo,

gli si

acconci. Avenn."

done
filza

io trovato

l'alto

nell'Archivio Mediceo al
il

178 della

76

del Carteggio privato avanti

principato e parendomi
politici

di

qualche importanza per alcuni

tratti

non espressi
praticali
. .

nelle storie
((

ne

feci

estrarre

pi speciali per qui raccoglierli.


initi facti

Capituli conventioni provisioni et pacti


fra

et conclusi

lo

Magnifico

et

m. ludico de Ghine.
re de

magiore domo
de Sicilia

consiglieri

oratore et

procuratore generale

dela Maest del [iUustri)%s\mo don Alfonso


citra et ultra
et

Raona

et

de Valentia

Jerusalem et Ungaria
Rosiglione, et do

Maiorica Sardigna

de Corsica conte de Bartalona, duca de


di

Athene

et

de Ncopalria ac etiam coiile

Cerretani.

Como appare

la dieta

procura per pubblico intrudi

mento

facto et clauso per

mano

M. Agnolo de Capoa secrede M. Johanni Digini

tarlo della prefata

Maest loco

et vice

Secretano della prefata Maest sub die


propria del prelibalo
sigillo

XXVI
et

mensis

julii

inditione anno a nativitate Domini 1442 et subscripto de


'(

mano

Serenissimo
illustre
et

Re

etiam sigillalo del

(f

pendente et

lo

excelso signor Franciescho

Sforza
della
S.

visconte de Cotignola et domino conte marchese Marcha de Ancona de Cremona signor Confaloniere do chiesa et capitano generale della illustrissima Lega dalaltra

parte ut infra eie.

Imprimis

lo spoctabile et

magnifico messcr Judico oratore


et

et

procuratore

nome quo supra conduce

ferma
lo

alli

stipendii
illustre
fiinti

soldo et servilio della prelibata

Maest

prefato

signor conte Francesco Sforza con chavalli quattromila e


mille per anni

cinque

continui et immediate futuri comincapituli

cando dal
Arch.

di

della data dclli presenti

con

soldo di

(I)

(li

Corte. Voi.

IH

del Bollario di Felice

V, pag- lOfi.

AHcn.ST.lT. Voi.

XIII.

37

290

'

DICIUAHAZIONE
dieci

1)1

DOCUMENTI
per paga
a

ducali otto per lanza ot ducati due


carlini

raxone
lo

di

per ducato

et ducati

millecinquecento

mese
per

per provisione della persona del prefato illustre signor Conte


per
la

quale conducta dar allo illustre

signor

Conte

prestanza et paga
la

cum

effoctu ducati sessantamila dclli quali


et sigillali
li

prefata Maest

paghonne contanti conclusi


dodicimila et
laltri

f
"

presenti

capituli ducati
fra

quarantoltomila
seculuri co-

pagher

termine
di

di

due
di

mesi

immediate

minzando dal
quindici
di

della data delli presenti capituli videlicel de

"
ff

in

quindici
prefati

ducali dodicimila
lo

per ciaschuno

termine
sia

et delle

gienli

illuslrc signor
(1)

Conte non

tenuto

ne- scrivere

ne bollare
et

ne fare monlra.

Item

lo prcdiclo speclabile

magniGco messer Judico


assignare et cosi

"

procuratore

nome quo supra promeclc de


cilra et ultra
le

assigna et consigna al prefalo


vintia

illustre signor Conte la proin

da Abruzo

governo
balie

et

che

ne

sia

governatore con tutte

dignitade

titoli

preheminentie

prerogative ethonori et poteslali che sogliono essere spedanti


et pertinenti allo dicto officio de

consuetudine vel de jurc et


expectanle alla Ca-

'(

cum

lentrale ordinarie de alte balie sacratie fondachi doanc

sale et ogni altra entrata


,

pertinente et

a
('

mera Regia le quali entrate esso illustre signor Conio si debba excompulare nel soldo et pagamento delli dicli chavalli et fanti et previsione personale et ogni anno sia tenuta
la

'(

prefata

Maest dare

et

pagare
et

al

prefalo illustre signor

Conte overo a suo procuratore


de
prestanza
della
in

fra

mandalo ducali sessantamila termine del mese de marzo et il


se paghi

resto

somma
dieta

del dicto soldo

supra
et
,

le dicle

entrate

della
et

provincia
alla

de

spedanti
dieta

pertinenti
et

dieta
delle

Abruzo citra Regia Camera


diete

ultra
l;i

et se

intrata

pagamento
allo

entrate
del soldo

de Abruzo
delli

non bastassino

intero

pagamento

didi

(1)

cavalli

si

bollavano perch

perch poi riusciti devano, e con quel segno poco si valutavano,


getto e sulla propriet.
fizio.

Ma

non nascessero questioni sali' oginabili alla guerra si vensi rinunci a questo benedall'egregio Canestrini per
le

Tra' docuraenli

Sforzeschi

raccolti

>ue IMemorie

sulla Milizia italiana l'alto di

Condotta

di

(Costanzo j^forza
l'articolo

dai Fiorentini e dalla Lega

(1479,

17 febbraio) in cui
i

XSII

assolve quel capilano dall' obbligo del bollare

cavalli.

J)I
n
ff

STOKIA PIEMONTESE
,

291'
predicla
li

(juallromila chavalli et mille fanti


visione la preCata

et

della

pro-

Maest vuole

et

e contenta che se

possa

r(

aquistare et pagare sopra linlrata delle


stelli et

cittadi terre et ca-

c(

lochi che se aquistassino fora del

de

Roma
et

ingi verso lo

valli

mille fanti et

reame cio de terra reame con li dicti quattromila chaper in qualunque modo saquislasse, le
in

quali tenga goda et abbia


illustre
di

suo
tanto

governo

et

dominio

isso

signor Conte
gli

fino

abbia intero pagamento

quello
la

(f

quando

dieta

manchasse del dicto soldo de anno in anno et Maest satisfacesse per altra forma de questa

quantit che

gli

manchasse
le

sia

tenuto ipso signor Conte ren-

dcre et restituire

diete citta torri et chaslelle ad ipsa

Maest

a chi gli piacer et


Civita S.

rimanghino

in

dominio de ipsa Maest


et cosi tutte altre cittadi

Angelo
se

et Civita

de Penne

et terre
ff

che nel tempo della buona memoria della regina


fossono
et

Johsnna
vintiia

stessono in dominio della dieta pro-

de Abruzo
lo prefato

Item

mcsser Judico procuratore quo supra proConte che


la prefata
(?)

mecte

allo illustre signor

Maest

gli

far
la

rasone delle terre che


quale rasone
conosciere
a et
la

gli

a tolte Josia

de Aquaviva

prelibata Maest sia quella che gli abbia a

terminare.

Item

Io prefato raesser

Judico procuratore promecte che


et piaceli lassare et relassarc

la dieta

<t

Maest se contenta
le colte
si

per

lo

avenirc tutte
tanto

di

tutte
al

le citta

terre

castelli et

Ioghi

che

tenghino

presente
la

per

esso

illustre

signor Conte quanto de quelle che


rendere.
(f

dieta

Maest

gli facesse

Item

Io

prefato
allo

messer Judico
illustre signor
et

procuratore

nome quo
la

a
'(

supra promecte

Conte che

prelibata

Maest far confermatione


conceder
castelli
et
i

anche

bisognando de
le citta
gli
si

nuovo
terre

(<

ad

ipso illustre

signor Conte tutte


et

'(

lochi che tene de presenti

che

debcnu
messer
terre

restituire

beni in cauta
et

forma ad seusum sapientis senza


promecte anchora
al

'.(

alchuno
che

pagamento,

Io dicto

i(

Judico procuratore
la

nome quo supra


far
restituire
al

prefato signor Conte


tutte
le

prefata Maest

citta

forteze et lochi che

dicto signor Conte sono slate tolte in

292

DICHIARAZIONE
le

DI

DOCUMENTI
sono stale
lolle nello
ot

Calauria el cosi tutte

altre

terre che

Reame che

Steno nella Maest del

re

excepto Benevento

Cayaccia delle altre che Tossono state

tolte tanto

per lo signor

"
(f

principe de Taranto quanto per altri

signori del
et

reame

al

dicto signor Conte overo ai suoi consorti

nipote la dieta

Maest far
et restituite
,

et travaglierasse et fra

quanto potr che sieno rcndulc


di

termine

della data delli presenti capiluli


delli

due mesi cominciando dal di debba essere liberato Foschino


,

Attendoli sanza alchuno

pagamento

et cosi

Malheo suo
illustre

parente.

Item

lo dicto

messer Judico promectc


la

al prefalo

signor
a

Conte che

prefata Maest confermer et di

nuovo

conceder ad ipso
et lo

illustre signor

Conte

la citta di

Manfredonia
prefata

Fortore sicome ha
Io prefato

nelli privileggii.

Item
le

messer

Judico promecte che

la

Maest

far fare expedita rasone et iustitia contro la du-

cf

chessa de Sexti de quello dovesse avere et contro ad alchuno


altro

con chi avessi a fare.


lo prefato

Item

messer Judico promectc


possa fare

al

dicto illustre

signor Conte che la prelibata Maest sar contenta che esso


illustre signor

Conte

et

observare quello

ha o

avesse
alla
lo

a fare con
et

la illustrissima Lega non faccendo contro

sua Maest

accadendo caso che


andargli

la

illustrissima

Lega

volesse operare in alchuna chosa per suoi bisogni ad ipso

illustre signor

Conte

sia

licito

et fare
le

quanto per
re-

essa lega gli

sar richiesto per

observare

promesse

manendo

ec
lo prefato

Item

messer ludico promecte


la

allo prefato illu-

ff

strissimo signor
et vuole

Conte che
oflcio

prefata
et

Maest sar conlenta


o altra persona de

che alchuno
tilulo

oflciale

qualunque

o dignit

se sia

non possa

comandare

al

dicto signor

Conte ec
prefato messer Judico

Item promecte

lo

che

la

prefata

M
"

Maest aiuter
illustre

totis viribus et

con ogni sua potest Io prefato


ogni persona
di

signor Conte contro ad


sia

qualunque
et cosi

stato
. .

o conditione se
. .

o potessi mai essere che cerchasse


fargli

nocergli

danno nemine excepto

ad alchuna delle cittadi, terre, caslelle

et forleze el lochi

de

DI

STORIA PIEMONTESE
cosi
si

293

ipso signor Conte et

de suoi collegati adhercnti et rcco-

(f

mendati duramodo non


genti che nello
li

intendano avere a
et

mandare
fanti

altre

quattromila chavalli

mille

altro

che

Reame, Patrimonio, Romagna o Campagna

nella Marella, ducato di Spoleti

Et e converso

lo prefalo

illustre

signor

Conte promectc
di

al prefato
t(

messer ludico procuratore come


debito homaggio alla
li

sopra

reciet

piente de presenti

prefata

Maest
et

desserli fedele et con

dicti

quattromila

chavalli

mille

fanti servirlo realmente.

Itera

promecte

lo

signor Conte

al dicto

messer Judco

ri-

cevente

come

di

sopra che lui far venire una scriptura et

promissione

et

permissione per parte della illustrissima Sidelli

((

gnoria di Venetia et
fra

magniflci

ancora
Conte

de
la

Firenze

in

termine de due mesi proximi futuri per


illustre signor

quale prole

metteranno che ipso


promissioni
,

observera tutte
fra

t<

convenlioni et capiluli facti

dieta

Maest

(f

et ipso signor

Conte

in

forma che

la

Sua Maest rasonevolla dieta

mente

si

potr contentare et non

possendosi avere

promessa
Signorie.

da ambe

le

diete Signorie se avera da una desse

Item promecte

lo prefato

messer Judico che essa Maest

mander per suoi solempni ambasciadori ad richiedere el Papa Eugenio et Niccolo Piccinino notiGcando come esso signor
Conte e

huomo

vasallo servitore et soldato dessa


et

Maest

et
la

vogliano desistere da ogni offesa

mancamenti contra
et voglino

persona et stato desso signor Conte


nare
(1)

rendere

et tcr-

((

stato

tutte quelle terre et cose tolte

ad

esso signor

Conte

in la presente
la

guerra secondo che prima

teneva et possideva innanli


eia in fra termine de
la dieta richiesta
,

presente guerra et questo fac-

et

uno mese comincando da poi sar fatta se dicto Papa o Niccolo Piccinino non
,

volesseno fare o luno de loro recusasseno de fare la dieta rcslitutione et desistere della

guerra piace

alla

dieta Maest

che centra loro o quello de loro recusasse se proceda hostilmente come si contiene nel capitolo predetto qui de sotto

(1)

Questi spazi iadicano


, I

clic la

caria

in quel

luogo

lacera;

gli

altri co' punlolini

tratti

omessi per brevit.

294

DICIIIAKAZIONfi
Che
la

J)I

DOCUMENTI
al (lido

vidcllcct.

prefata

Maest concede
al

illustre


('

signor Conte che possa lare guerra

Papa
la

a Niccolo Picci-

nino

et a lutti

li

loro et ciascliuno di loro collegali adherenti


et seguaci.

recomandati e complici
ogni

El che

Maest sua dehba

dargli

aiuto et favore al presente adesso conte.


fanti.

chav.
dicti et

Et per linganni
la

el iniurie ricevute
si

dalli

Papa

el

Niccolo Piccinino

prefala Maest
citta
,

contenta

pr

illustre

Conte che aquistandosi

terre, castelli

forteze lenimenti e lochi de

Roma

el terre

de

so To-

schana

et

Io

Ducato inclusive esso conte ne


piacer
la

possa fare
di

la

volont sua et quello


inclusive verso

da terra

Roma

in

la
e

Campagna
la

sua Maest ne possa fare la


fare

volont sua

sua Maest non possa

ne debba
el

p
seguacie

de alchuno collegalo adherente


desso illustre Conte che sia de
in
il

recomandalo

Roma

et

di terre

da

Roma
Ilem

qua.

diclo mcsser ludico in diclo


si

nome promecle che

la

sua Maest

contenta che

li

Napolitani se posseno redurre

ad obedientia

et Gdelita dcssa
et

Maest

in fra termine di tre


i

mesi proximi futuri


bili stabili

che

li

sieno restituiti

beni loro,

mo-

rt

e borghesani et difenderli essa Maest deliberer et


altri cittadini

far

come ad
et

napolitani. Et quanto

il

conte Foli

schino

mcsser Ottino Carazolo se deliberer poi secondo


del Cardinale di

servitij

faranno da qui innanti


vescovo
di

Capua
(1).

et

dello archi

Renevento verso de messere Nicola

Gun
.

cella sera facto

come

alli cittadini

napolitani

Quesl' ultimo capitolo onorevolissimo allo Sforza, che dunque

non trattava tutto per s


che
il
il

mi

eccita a

pubblicare

una

lettera scritto
fatto

segretario regio Antonio Zenobi fiorentino aveva


di

17

quell'anno a Niccol d'x\cciapaccio

di

Sorrento

cardinale nel 1431, primamente partigiano e favorito di Renato


re,

poi

disgraziato
si

nominalo
dell' assedio

il

Cardinale

Capuano

nella

qual lettera
di

narrano alcuni

de' patimenti sostenuti dalla citt

Napoli

al

tempo

con cui stringevala


al

Alfonso.
ci-

Essa nell'Archivio medesimo


tato carteggio.

n."

29 della

filza

66 del

(1)
n.'

Arch. Mediceo. Curlcggio privalo avanli

il

principato,

filza

86,

178-79.

DI

u

Sion A PIEMONTESE
I

295
civitas
sanclo.

Hodie

reverendissime
,

Domine
celeris

noi

non solum
Ecclesie

isla

servata est

veruni
,

universis

condilum quoque status pacifici mudue Janimenlum. Quippe que in tempore pene sero nuentium naves simui oportuna vis delati frumenti nos ex ipsis hostium faucibus eripuere. Nullius enim dicendi copia
Dei
coniunctis federe
,

sufficeret

ad exprimendam obscuram atrocilatcm funeste


,

fa-

mis

que nos

alios

iam peremit

alios

moribundos moxquc
que
hic

iam cunctos prostraverat.

Nam
(

ut
,

oraraittam
toto

ex

brulis fedissimis ingesta sunt

bey

coramoveor sanguino,

movenlur viscera

singulis

tremesco membris narrando so-

lum

incredibilis et inaudita calamitas certe fuit.


in

Qualem me

dominatio vestra credit

videndo

fuisse ?

cum

nec Geta ncc

Emocus non
lenta
plateis

Scita gens

sino
cibi

cordis

omnium portentuosissiraa et trocusumma compunctione vidisset duram in


,

portionem

sortiri

admisto geniilu

rigore pon-

deris

ad grana fabarum quatuor, lupinorum dccem contincastaneas


,

gente viritim. Alibi


truci vultu

tres

quandoque

sortiri

vidi.

Adeoque tum pia tum crudelis portiuncula videretur. Quom [sic] dcnique Rex inclilus advocavit principum civitalis consilium.
vel sic

ore famelico ingesla erant, quod

Quo

nonnullis

sese

a lacrimis abslinere valentibus, alter in

alterius procidebat

complexu. Erant cuique verba singultibus

inlerccpla
ut

ex quo necesse vix nutu decretum protulerint, frugum mulliex mistura quadam que Regi supererai
,
,

fariam generis, terunciatim esset singulis

arma

ferenlibus

distributum, ad dies vix otto suffecturum. Plebsque celer,

sexus utriusque e civitale non crudeliter


futilis,

sed necesse

quia
,

pelleretur.
A'ave.

iVaye

Et ecce vox de super inlonuit angelica Difficile tamen juditium est an calamitalcm exainscquens magnitudine superavi!
,
,

ctam

letitia

sed mcsliliam
sit

diuturniorera fuisse

hoc certe
,

scio.
illi

Utcumque

gralias ag,

mus Domino Deo


non solum devolis
inlerventu cuius
(

nostro
,

ac

confessorum principi

qui
.

sed etiam

iniquis
est
)

tremendus excolilur

c(

hoc

certum
hic

ipsius

diem festum

ce-

Icbrando

salvati

et

liberati

sumus.

Hestat

Reverendissime
tercndo lemvictoric spe-

Domine mi providendum ne
pus prelcreat
,

annus
Ut qui

consiliis

ymo considcrandum quod summa


lemporis.
quis

clat in anticipalione

hoslem

castra-

296

((

J)IC11IAUAZ10NE DI
prevcrlcrit.

DOCUMENTI
propitus nostri Hcirilcr-

mcntaiidu

Quainobrcm dignclur Uevcrcndissima


fcccril

Domnalio vcslra
gis

quam
,

unquam

favori

subsistcrc

qui

tam pie araabililcrquc ab


Dominationcm

vcntu vcslro spera


lunius solito

sibi

nunquam

decidissc testatur. Al imporveslrani


,

instare velit obsecrant

vostri clicntuli et servitorcs,


(f

quos hic eius clementia fortassc


accellerandi sint bellici ap-

plurcs

quam
,

vestra sit

opinio aggregavi!. Credunt equidcm

decrctos esse a

scd qui
,

insuper

paratus undiquc

ne nos infestus
,

prevcrtal

hostis.

Parce

Domine, parce precor


hoc

si

quam
tibi

familiaritcr

scribo, facit

primum ab

diu mibi nota mansuetudo dominationis tue,

deinde sincerus

amor quem

et

eque meo principi defero


videre
videor, in suc-

<(

habeoque. Presertim quia iam


cessibus
prefati Regis virtutcm

mihi

tuam recenscerc, sublimar!,


.

splendidioremque futuram.

Ex

Regio Castro Capuane XVII.


di forza col re

(1)

lanuarii 1442

Queir amicizia

Alfonso mise in grande collera


fiera la per-

Eugenio e Filippo Maria, rinnovgli e rese pi


secuzione altra volta patita.
I

preti delle

Marche
li

aizzati lo cer-

carono a morte

e ne appare dal Breve di assoluzione di

Tom
(2)
; ,

niaso Moroni da

Rheate

che presine alquanti


si

impicc

ed egli o per calcolo o per dispetto


d
le

volse a Felice
a quel

il

primo d'aprile 1443 in


che
la

civitate
,

Exii diede

Moroni

necessarie istruzioni e potest


:

e invillo a Basilea.

Moroni

chiese ed ottenne

lo Sforza

starebbe Confalonicro e feu-

datario della Chiesa e

difenderebbe da' nemici e saccomanni.


figliuoli,

Per ci avrebbe per s e suoi


razione,
la

esclusa la terza gene-

Marca d'Ancona

e le altre citt e terre che posse-

deva

e di che l' anno innanzi era stato spogliato da Eugenio. Sigismondo Pandolfo Malatesta genero e capitano dello Sforza
, ;

sarebbe ricevuto vassallo della Chiesa pe' beni suoi


al

e pertanto

Malatesta e allo Sforza rimetterebbesi ogni censura incorsa


le parti

per avere seguilo

di

Eugenio. Papa Felice aiuterebbe


,

re Renato a riaver la Sicilia


presidii

e gliela

manterrebbe con buoni

purch

egli fosse nelle

fedelt ligio e vassallo a santa

(1)
Sa

Rimane dubbio
Ardi,

se piuttosto che gennaio

1442

sia

dicembre 1441

carta pare corrosa.


(2)

di Corte. Voi.

IV

dei

Bollano

di Felice

V, pag. 2ii>.

DI
Chiesa.

STORIA PIEMONTESE

297

Lo Sforza sarebbe capitano generale

della Chiesa stessa


le

e assumerebbe di ricuperare e conservare

citt e

il

patri-

monio

per ci avr per due anni quattromila cavalli e mille


quello
stipendio eh'
solito
il

pedoni con

dare

il

Papa,
dalle

che

incomincier subito
di

che avr ricevuto

vessillo

mani
che
re
di

Felice.
si

Il

vessillo darebbesi tosto firmata la lega d'Italia


la

allora
de'

andava trattando per pacificare


il

penisola tra

il

Romani,
;

re

di

Sicilia,

il

duca

di

Borgogna e quel

Savoia

e incontanente allora
,

il

Papa sborserebbe
per
altro
glieli

allo Sforza

sessantamHa ducati
Firenze o in
costretto se le terre
lo Sforza
si

e indi a tre mesi altri quarantamila o in


de' quali
il

Venezia;

Papa non
:

l'osse

ricuperate non
si
i

rendessero
i

per che

conquistando
Finiti

terrebbe

in
,

frutto

conquisti sin che

fosse pagato.
lo

due anni

se

Felice avr bisogno di

armati terr
liti

Sforza con quello stipendio ordinario che so,

sono

Papi dare
il

libero di servire

il

re di Sicilia purch
gli

non contro

Papa.

Un
,

legato
il

pontificio caro allo Sforza


,

risiederebbe di costa
terra di Chiesa
,

Papa
non

se

si

racquistasse abbastanza
in Italia.

discenderebbe colla curia


il

Palio sofosso

pra ci che
disciolto
,

se

trattato

si

osservasse a puntino,
(1).

e tutti fossero liberi dagli obblighi assunti

L'aiuto dello Sforza per verit non sarebbe stato vano

se

Amedeo
stato

avesse avuto maggiore o pi incaiorato partito, o fosse

pi conosciuto
;

personalmente
eletto
;

in

Italia.

Ma
di

lontano fra
intentra
ri-

Tedeschi e Francesi
zioni
laici,
,

da un Concilio

buone

ma
non
; i

non gradito
gli

non

creduto abile
i

perch

tolto

consentivano
per
,

che

desiderosi di
,

una giusta
la

forma

quali

natura

erano quieti

e se
in

barca

non

poteva raddrizzare

non volevano scendere


quietasse

acqua per timore

di guai. I contrarli poi,

se noi disprezzavano,
il

compiangevano
s'ingegnava di

che per
tentare
i

lui

non

si

mondo;

egli

cardinali dell' opposto partito,

ma

era in vano. Ecco

fra le altre carte del

tempo una curiosa


scritta al
in Chrislo

lettera del cappellano


di

del Cardinale di

Como

Cardinale

Capua.

Reverendissime

pater, et domine, domine mi

singularissimc,

humili commendatione premissa. Per

dominum

(1)

Ardi,

di Corte, liiianesc.

Mazzo

II, n.

t)

copia autentica. L'ori-

ginale nell'Arcti. di Porta Giovia di Milano.

Arch.

St. IT. Vo!. Xill.

38

298


f(

DICHIAKAZIONE

DI

DOCUMENTI
bona valetufuil.

(ihcrardinum

meum

intollexi proxirais diebus de

dine R. D. V. quod sane mihi auditu ucundissimum

De
el

me

itcm non dubito D. Veslram per ipsum audivisse


illi

prout

nunc
curare
,

signiflco,

Superorum

gralia

recto

valere.

Quod

f(


rt

quod tamen scio eam sedulo nusquam deesse velit pr suasione el hortalione pacis qua quantum universus chrislianus populus egeal, in primisque Ecclesia Sancla Dei, omnes facile inlelligunl. Sed eo nunc magis conandum est, quo rem videmus illis in traet forte non sine maxima spe quibus est ctalibus esse modo omnes quicumque debent ilii se adiutores prestent quantumque salis intelligi potest ex illius intermissione, non
restai supplico eidera K. D. V.
,

ut

mediocria scandala secutura


desunt qui
,

quod ut

fiat

credile mihi

non

totis nervis

contendant, sperantes ex pace

damnum
Amedeus

suum secuturum.

Inter quos

cum unus

precipuus
,

sit

infelicissimus Sabaudiensis qui el nuntijs

et pollicilalionibus
(1) in

ingentibus illuslrem hunc

dominum ducem
,

partes suas

trahere conalur

multos eliam habet


ita

ad hanc senlenliam

suam
video

faulores.

Atque

tenete

quod pace non sequente


certissi,

res

adeo inclinatas ad eorum voluntales, ut


,

e

ee

omnia que procurai successura que si sic essent nulli dubium quot scandalorum porla et fomes esset. Quare, singularissime mi domine, ralionibus supradiclis et mullis aliis que longe magis vobis quam illamque adiuvale mihi note sunl suadele pacem ipsam quantum per auclorilatem apud multos veslram et que

raum teneam
,

Sabaudiensi

ipsi,

maxima desse me

est

polestis.

Ego nusquam
,

hic

desum

ubi

pro-

aliquid posse spero. Sed ilerum alque ilerum dico,


;

unum hoc cerlum sit vobis in pace omnia nostra rejici ex qua quicquid sequetur ila spero nostra hoc est res Ecclesie bene, vel male, successuras. Loquor bono animo et corn,

M
((

passione quidem dum video lantam undique calamilatem popularum et maiorem longe vereri merito posse, ea pace minime sequente, quam sane nusquam, vel ad fastidium
, ,

usque

horlari
est,

suadere

et

predicare desinam.

Quod
,

reli-

quum

obsccro R. D.
Sanctissimi

V^estram diguetur

me

humililer
ac sacro

commendare
(1)

Domini Nostri pedibus


mancava.

Cio Filippo Maria Visconti, che gi

gli

DI

STORIA PIEMONTESE

299

Reverendorum
In primisquc

Reverendissimo

Dominorum meorum t^ardnalium collegio. Domino meo vicecancellario


quod scribere
:

cui nihil scribo, nihii liabens preter hec

pos-

(f

sim

qua etiam obsecro cura D. Sua partecipetis


illi
;

offerendo

me lotum
me

qui

si

aliquid forte
,

islis

ex partibus optarot,
,

ff

modesliaque sua
raoneatis.

solita

petere

me

noUet

id

supplico
,

vos

<(

Quod sane gratissimum habiturus sum prestaturus etiam re ipsa quantum possibile mihi fueril ut intelligat id se minime frustra optasse. Altissimus supplico,
,
,
,

<'

R. D. Vestras feliciter conservare dignetur.


liter

Quibus me humi-

a Si quid

commendo. Datum Comi die primo Seplembris 1441. autem quod ad materiam ipsius iuvande paci spefuerit R. D. Vestra

clet, arbitrata

per

me

esse fendum

id

mihi signiflcet, quando quidem nihil omittam ad illam spe,

ctans
Il

quod per me aliqua ex parte iuvari


di

possit (1) .

Re
,

Francia avverso

al concilio di Basilea e
di

per proprio
era

animo

per istigazione del Duca


le arti

Borgogna
(2).

si

messo

con tutte

a far cessare lo scisma


s

perci

commoveva

popoli e principi

che poco

di

fermo e

d* intero

rimaneva per

Che anzi dove meglio fldava, meno sicuro vedeva. Gonciossiach l' imperatore e gli elettori non solo non avevano accettato gli atti del concilio di Basilea dalla elezione di papa
papa
Felice.

Felice (3), n consentivano di riceverli

ma

nell'ottobre del 1442

Arch. Mediceo. Carteggio avanti al principato, Filza 66 n. 45. Arch. di Corte. Negoziati colla Francia. Mazzo I, n. 13. (3) Prima aveva aderito tutta la Nazione Germanica ed ecco una bolla estratta daii'Arcli. Mediceo, Carteggio avanti al principato, Filza 66, che
(1)
,

(2)

lo

prova. Universis et singulis ad quos presentes

lillere

pervenerint

presidens

prelatique, doctores

magnifici

et alia

supposila in sacro

generali Basiliense Concilio inclitam

nationem germanicam represenindnbiam adhibere. Quoniam prefatum generale Basiliense Concilium providis viris Cosme etLaurenlio de Medlcis et eorum Sociis Basilee commorantibus Mercatoribus FIotantia salutem et presentibus fidem

rentinis in defalcationem

mutui

caritativi

quod dicto sacro Concilio

in

negocio reductionis Grecorum

dudum

presUterant duomilia florenorum

auri

nensi
"

de camera de diocesi pataviensi (*) etpresertim in districtu Vieneiusdem diocesis seu inclitissime domus Austrie de pecuniis ex
reductionis

indulgentiis occasione diete

Grecorum

per

idem sacrum
prout in

Concilium concessis provenientibus recipienda


() Di Passaw.
"

assignaverit
'

300
e

DICHIARAZIONE DI DOCUMENTI
45 insfavano perch cessasse
il

nel gennaio del

Io

scisma

e
si

ad ottenere un buono accordo


trasferisse ed ivi
s gli

concilio di Basilea altrove

obedienli ad Eugenio, che gli obcdicnli

a Felice, convenissero. L'

Imperatore proponeva Francoforte o


luogo lungo
il

Constantia Augusta, o

altro

Danubio.

Se

ne

schermivano
potere uscir
dispersa

padri di Basilea

con molte ragioni, e specials infermiccio

mente che Eugenio da


d' Italia
;

tredici anni diceva

non

essere costituito sopra tutta la Chiesa o


;

o congregala

avere perci

il

pieno giudizio sopra

concini; e conchiudevano impossibile riuscire a bene con Eugenio


e

pregavano che essendo favorevoli a Basilea


,

le

universit

di
:

Germania
poich
,

egli

pure volesse stare con loro


atto

(1).

Ma

fu

vano

rimane

che

il

cardinale d'Arles

fu

mandato

dal

concilio a Ludovico di Savoia in aprile del


volesse adoperare tutto
stizia
gli
il

1446 con preghiera

suo credito per indurre a quella giui

elettori
di

dell'impero,
pacificare
si
i

quali congregati in Dieta ave

vano assunto
Frattanto

dissidi sorti in

Piemonte
;

(2).

Felice

destreggiava

per sostenersi
di

scrivca

a
fe-

quanti giudicava potere con isperanze


deli

;

guadagni tenersi
Dilecle
fili

anche scrisse a Cosimo

de' Medici:
,

salutem

et

apostolicam benedictionem. Verba

dilecle fili, Laurentii

de Rotella Camerae Apostolicae


ut nostra suscipias
,

clerici archidiaconi

Esculani

tamquam

eius

quam

singulariter sele-

gimus ad obsequium ecclesia patefaciendum tibi. Audiviraus enim constanter referente fama quam clara virtus tua sit
,

ad

omne decorum adrairandumque opus

expergefacta.

Ex

(t

est

(I

desuper confeclis plenios continetur. Hinc quod natio germanica anledicta cupiens desideria sacri Concilii ad efieclura provenire consensil et presentibus consentii quod duorailla
lilteris ipsius sacri Concilii
,

Ilorenorum predicla ex diclis iocis aut eorura aiiquoprefalis raercaloribus seu ilii vel illis quera aut quos ipsi mercatores sive ipsorum ge,

stor

negociorurn ad hoc dirigenduna duxerit in defalcationem prediclara

per Execulores dictarum indulgenliarum seu colleclores clavigeros aul


, sive alios quoscumque pecunias huiusraodi in sua polehabentes Iradanlur reaiiler et exbursentur. In quorum leslimoniura presenles litleras patenles fieri et diete Nalionis sigillo impresso

deposilarios
siale

et aliis signari iussiraus et

communirl. Datura Basilee ultima Augusti


di

Anno Domini.
(1)

Arch.

di

quadringenlesimo tricesirao octavo. Corte. Bolle e Brevi. Mazzo XIII, n e 15


IVIillesimo

Fe-

lice

V.
(2)

ibid. Voi,

VI

dei Bollario di Felice V.

DI

STORIA PIEMONTESE
,

301

quo

in nobis

gcneralur opinio
ad

quod ad negotium universalis


quod nomen elalum in terris Datum apud S. Domi-

ecclesie intentus eris vcluti

id

pariter et immortale conlinget in celis.

nicum extra muros Gebennenses sub anulo piscatoris XX julii MCCCCXLVI ponlificalus nostri anno sexto Marlinus (1). Poi perch il denaro necessario non gli mancasse s' ingegnava
in ogni

modo.
al

Il

figliuolo
fiorini

Duca dovevagli

settantasettemila

ed

ottocento quaranta
sposata
di

per conti della dote di Margherita


per spese della
(2).

Duca

di Baviera,

guerra nel paese

Vaud
il

per altre cagioni

Felice
al

li

chiese, e Ludovico

cedette

3 giugno 1445

in

propriet

padre e in soddisfadi

zione

di

quel suo debito una parte delle reudite


e
i

Biella
il

il

castello

pedaggi
i

di

Taranlasia
d'

il

castello di

Gex,

pe-

daggio

di

Sion,

luoghi

Evian, Thonon, Allinges, Balaison,


(3).

Trocle Hermane, e alcune rendile del Visdomatodi Ginevra

Quindi Felice univasi


versi pel

al Concilio in

pregare

il

figliuolo di

muo-

bene comune.

Ma

forse

Ludovico incominciata qualche

pratica e riuscitagli infruttuosa (che non

mai

lasciato fare da se
:

era cresciuto alquanto neghittoso) erasi ritratto da ogni briga

avvegnach trovo che


il

padre

a'

3 settembre 1446

gli

scrisse:

Cuius

animi sit dilectus filius Dux Bavarie ex litteris ad custodem Vormacensem missis quarum copia hoc in brevi
Claudi jussimus videbit tua nobilitas quid amplius ad te scri-

<f

bamus nescimus nisi ut honoris et fidei tui momor minime in solucione promissa deficias addiraus cum
ecclesie pr
bit.

sis

et

cordis

vehcmentissimo dolore quod defectu tuo causante negocium

((

quo corpus
ut

et

bona hactenus exposuimus depcriulterius


;

Sed fac aliquem finem nec differas


si

ducli

enim
raanei

(f

sumus ad punctum
si

adiuveris res nostre bene vertent,

in

negligencia permanscris nihii aut


tibi

quemadmodum nuper
quod promisimus nec

scripsimus parali

parum spei sumus


si

trader^^

erit

momenti

dilacio

debitum tuum

(1) Arcti.
(2)

Med. Carle
di Corte.

originali. Filza

1.

Arch.

Citl e Provincie. Taranlasia.

Mazzo

o.

7.

Pare clie quella somma di fiorini soddisfatta (il 3 di giugno ) fosse parte di maggior credito. Perocch prestiti descritti nel cenno di quest'aUo sono 8,000 marchi d'oro, e fiorini 24,638 e 8 denari, monela di Savoia
i

pi

28,786
(3)

fiorini,

5,316 fiorini,
13.

1,766

fiorini.

Ibld. id, n.

302

DICHIARAZIONE DI DOCUMENTI
autem vcrba non facimus quam littera prefali sii facto comminalur salis (1) . Ad acquipopolo

reddideris plura

Ducis quid opus

stare poi

nome

nel

(che

di

continuo oppresso

adora

chi mostra piota di sue disgrazie)


gl'inquisitori.

us dell'autorit sua sopra


di

Una Giacometla moglie


aveva
ottenuto

Pietro Bordare d'Avi-

gliana arrestata ingiustamente dall' inquisitore domenicano frate


i

acino de Albana

dall'inquisitore

istesso e

dal consiglio ducale di uscir libera

dando sicurt

ma
il

il

prosotto-

curatore fiscale di Ludovico duca


pose
-

la riteneva.

Papa Felice
de

al giudizio del

Vescovo

di

Torino l'inquisitore ed
resa per

fiscale.

Una Sibilla moglie di Giovanni Gaseloto mente accusala e bugiardamente infamala di


et

Casellis falsa-

nonnuUos
et

emulos inimicos suos

proplerea duris carceribus mancipata


et

compedibus ferreis ligala nec non in corpore

membris quasi
et afflicta

inhumaniter tractata
slata
di

diris tormentis (2) cruciata

era

condannata dal processante Francesco de Pistorio prevosto

Torino denegalis defensoribus l poi non ostante l'interposizione

di appello al

Papa

l'

ofTerta sigurt per uscire di carcere,

lonsegnala

al

braccio

secolare;

o dal

giudice
ritenuta

secolare
,

per

istanze delia inquisizione

non solamente

ma

sotto-

messa ad altro processo, pel quale in tortura ac metu


ribus exposita plurima crimina

et terr

dentur confessa fuerit


sublatis revocavit.

quorum aliqua impossibilia vique postmodum metu et terrore huiusmodi


al giudizio
il

Papa Felice assoggett similmente


prevosto e
i

del Vescovo di Torino

il

giudice secolare, e per

ossa e per altre misere tolse

processi ai frati domenicani e


,

consegnll a que' tra' preti secolari

od a Vescovi, che avevan

nome

di

savi

ed umani
in

(3).

per

N
l'

fu diverso cogli Ebrei per-

seguili a

morte

Savoia
et

ignorante

ferocia

dei

frati.

Plerique

mendicancium
dal

aliorum ordinum predicatores

in

eorum

publicis predicacionibus gridarono sul principiare del

1444

accennando

pulpito agli Ebrei

qualcuno indicandone

con proprio nome) che potevans impunemente, come usurai.

(1) Arcti. di

Corte. V.

il

Voi. VII dei

Bollano di Felice

V; e Bolle

e Brevi.
(2)

Mazzo XIII.
il

Come concordare
Arch.
di i e

quasi inhumaniter
il

col diris tormenlis? Chi

scrisse la supplica
(3)

non ebbe
Corte.

coraggio

di dir giusto.

Voi.

IV

del

Bollario di Felice V,

pag. 306.

Voi.

VI, pag.

249. Voi. VII, pag, 68.

DI
travagliare,
desi averi.

STORIA PIEMONTESE
e

303

uccidere

sterminare,

lidiamente spogliare

Subitamente sorsero molti

scellerati ed entrati ar-

mata mano nelle case degl' Israeliti trucidarono uomini e donne in gran numero battendo altri a sangue altri carcerando; rubando denari e le robe, e assai mali commettendo
, , i

rabbiosamente.
bito per

Felice sapute queste infami cose ordin


il

proi-

sempre
stessero

predicare contro

giudei
,

se costoro

mac;

chinavano contro
quieti,

la religione cristiana

fossero

giudicati

se
egli

protetti

difesi
gli

(1).

Nelle quali azioni


,

passer biasimato che non pun


istigatori

assassini

e n

predicanti

ch'avrebbe

dovuto
di

crocifiggere,

perciocch

perdo-

nati sebbene impediti

parlare in pubblico avevano ovvio e

potente

mezzo

di

concitare gli animi e gli odii colla confessione.


sicuri
via

Onde
chese

gli

Ebrei non

mai,
a

sempre
si

offesi

nelle

robe e
Il

nelle persone, per ogni


di

possibile

vendicavano.

mar-

San Tommaso estrasse


i

prova un lamento dei Nizin

zardi (2),

quali abitando
,

pianterreni delle case

cui sta-

vano

gli

Ebrei

avevano

l'

ignominia

di

vedersi gettate da coet

loro acque ed

immondezze, ac alia diversa


il

enormia, sui preti

che portavano
gl'Israeliti

viatico ai

moribondi. Per che fu ordinato che


fuori di Nizza
,

dimorerebbero

pagando una

capiquesti

tazione al paroco del luogo

cui

fosser ridotti.

Ma

erano segni manifesti d'impotenza, che facevano


zione di
Felice assai pi

alla

riputa-

male che bene

ed egli

senza terre
,

e senza pecunia sar costretto di lasciare

una dignit

se

non
cara.

ambita come non pochi vogliono sostenere, certamente

Che sebbene
la

il

Thoures
il

nell'istoria di

Ginevra noti che doven-

dosi trasferire

concilio di Ginevra a
,

Losanna per accettarvi


Friburghesi
in
lite

rinuncia di Felice

ed

essendo
i

con

quella citt, egli chiamando

Ginevrini contro Friburgo (ed


)

avendone perci sessanta uomini


ciare spontaneo; gli
rali,
atti

desse

buon segno
e

di

rinundichia-

raccolti dal

Garrone,

da

me

provano ben
le

altro.

Se s'indusse a quell' atto son da aversi

per buone

ragioni di Grillet chele trova nell'abbandono dei

partigiani. Difalto.

morto Eugenio ed
imperatore e

eletto in dodici giorni

il

successore

volti

l'

gli elettori dal neutrale, all'ob-

(1) Arcli. di

Corte. Voi.

del Bollano di Felice K, pag. 32,

(2) Ibid. id. Voi.

VI

pag. 90.

304

DICHIAKAZIONE DI DOCUMENTI
;

bedienza al nuovo papa

risoluti

Fiorentini e Veneziani di fale

vorire la pace della Chiesa anche contro

ambagi

del Visconte;

morto costui, e suscitata da Niccol una crociata contro Amedeo come decaduto e privalo degli slati aviti, perci dovuti a
Carlo VII
di

Francia (1), diventava inutile da ogni peccato, e


,

Felice la facolt

dal concilio ottenuta di trattare con qualunque principe e prelato, assolverli


ridurli alla

divozione del

concilio islesso

del coslanziese e di ogni universale (2). Tutto

era

perduto e

non reslava che

di

tentare di salvare almeno


di

l'onore. Perci ader ad


legati del

un congresso

Lione

composto

dei

redi Francia, del re d'Inghilterra, degli


Colonia e Sassonia
,

elettori di

Treviri
silea
,

di

dei deputati del concilio di Badel

dei

procuralori del re di Sicilia e


11

Delfino,

quali

conchiusero che Felice rinunciasse.


andati
i

gesuita Daniel narra che

commissari del congresso


egli dett
i

a Felice lo indussero alla ri-

nuncia della quale

palli subilo approvati.

Ma

di

vero

non rinunci, se prima non fu sicuro della data fede, onde il 18 di gennaio 1448 Niccol abol tutti decreti, le censure e le padri scomuniche pronunciate da Eugenio IV contro Felice,
i
i

di Basilea, e

gli

aderenti loro,
a'

restitu
di

ciascuno nelle sue


dell'anno stesso
lo

dignit ed onori primieri. Poi

agosto
,

nomin
che
lo

Felice

primo cardinale

della Chiesa

assicur

di cin-

quecento

fiorini

annui sulle rendite della camera apostolica sin


redditi di tutti gli altri che
si

avesse provvisto di tanti benefizi per seimila fiorini, con


i

privilegio di volgere in uso proprio

potesse avere. Ci non ostante Felice non


aprile del 1449
(3)

dimise che
gli

a'

di

voluto prima confermare lutti

atti del

proprio pontificato. La rinunzia, oltre l'onore degli abili pontificali


,

il

titolo di
,

cardinale di S. Sabina
di legalo
il

la

dignit di decano

del sacro collegio

in

Lamagna

e di Vicario perpetuo
di

del Pontefice, gli frutt

godimento del Vescovato

Ginevra

dell'Abazia di San Benigno (4), de' Priorati di San Vittore, di

(1) (2)

Lunig
Arch.

Cod. diplom. Hai., pag. 1

Secl. 2

n. 43.

di Corte. Bolle e Brevi.

Mazzo XIII,

n.

18

di Felice V.

(3) Ibid. id.

Mazzo XIV, u.M e


di

2 di Niccol V.

(4)

L'abazia
all'

lario di Felice V, Voi.

San Benigno rendeva pressocli 900 ducati. V. BolV negli Archivi di Corte in cui un breve
:

del

1444

ab. di Savigiiano
il

al

quale

offeriva

quel benefizio per tre


in necessit di

anni se

gli

dava

conto

di

700

scudi.

Tanto era

denari

DI
Paz. ... e di

STORIA PIEMONTESE
d'un
il
il

305

Romano

gi avuti dai concilio di Basilea, e l'acquialtro benefizio di qualsivoglia


lo

sto d'un' altra calledialo e

dignit a sua elezione (1);

che
7

pose in uno stalo che mai

pontefice

non aveva goduto


,

migliore.
di

Ma
in

poco

gli

dur

la vita

dopo quella fortuna

che

a'

gennaio 1451 mor. Nicol che

aveva approvato ogni cosa fatta da lui

tempo

della

sua regrimesso

genza del papato dichiarando


i

validi tutti gli atti, le


lui

sentenze,

decreti,

contralti, volle

anche

morto
la

far quieto e

il
il

figliuolo

Ludovico da ogni obbligo del quale, per isvenlura,


Chiesa
,

padre fosse stato debitore verso

onde non fosse


d'

per soffrirne alcuna molestia.

Anzi per

segno
di

amore
,

alla

memoria
trovava

di

Amedeo

gli

promise ogni sorla

favori

e diede
si

quindi a godere del giubbileo per lui e per la moglie dove

come
vita di

se fosse ilo ad acquistarlo in

Roma

(2).

La

Amedeo, come
umori
,

gi dissi
;

fu diversamente giudie nella differenza e diatti raccolti


si

cata secondo gli


versit de' giudizi

degli scrittori
la

senza

presenza degli

con tanto
il

buon senno dal San Tommaso non facilmente


Conciossiachc
quello che
i ,

troverebbe

vero.

de' partigiani del concilio di Basilea

alcuno vide

partigiani di

Eugenio e Nicol

e de' seguaci di

Nicol molti scrissero favorevolmente di Amedeo. Nicol istesso


o per

amore

di

pace

o per esempio di moderazione sacerdotale,


al

non lasci niun mezzo per persuadere


dovuta a quel personaggio. Vero che
azioni sono quasi tutti di clero
,

mondo

la

riverenza

gli

scrittori di quelle
i

raramente preti scocompagni (pi spesso e sempre gridano la croce a chi vede e non tace); quivi impegnati piuttosto a difendere se Nicol istesso approv le opere di Felice. Ci non ostante pi leali non si rimasero e per lacere di Poggio, a cui gli amici di Amedeo negano ogni fede.
e che

prono o palesano

le

magagne

de' loro

Abramo Bzovio
cosi liberamente

continuatore degli Annali del


di

Baronie, come

non rispiarmi Roberto


scrisse

Ginevra, universalmente esecrato.


tulli
i

contro

della

fama

di

Amedeo.

certo ben sapevano gli autori e

fautori delle lodi sperticale,

che non era possibile sostenere lanl'alto quel Principe com'essi


l'avevan locato; perocch sebbene fossero trascorsi trentaquattro

(1) Arcti.

di Corte. Bolle e Brevi.


id.
I).'

Mazzo XIV.

n.

3 di Niccol V.

(2) Ibid.

<),

8, 11.
39

Alien. Si. il. Voi. Xlll.

}<^K)

IH<:ilIAKAZ10NE DI
vi(a
ili

DOCUMENTI
pieni
di

luslri dalla

lui, e

sempre

di

panegirici, l'ecero

istanza a quello stridore che innanzi

parlare di

Amedeo
,

volesse consultare le carte dell'archivio ducale di Savoia


vista l'opera

e poi

ben diversa da quale se l'aspettavano, strepitarono


gli

tanto che
lo

commossero

sdegni della Casa

si

fortemente che

Bzovio dovette,

per mitigarli, aggiungere

al

volume

XVH

de' suoi
intitol

Annali quello scritto

che

il

gesuita
altri

Monod
il

dislese v

Amedeus

Pacificus

(1).

N dopo
:

cent'anni parve
p.

ancora sicuro dalle imputazioni prave


Sala
di
d'

perocch

Roberto

compose nuova apologia


,

la

quale,

gravida di un' altra

Ludovico Doni d'Altidio

fu

mandata nel 1726 dal marches*;


li (2). Il frate

Ormca
i

al

re Vittorio

Amedeo

combatte come

pu

detrattori di Felice

V, poi reca

tutta la schiera de' lo-

datori e degli apologisti. Ignoro s'egli entrasse negli archivi di

Corte; sembrerebbe che no, poich

documenti dal San Tom-

maso
di

raccolti distruggono le sue autorit.


tutte

Le

quali io non
;

ri-

chiamer qui
esporre
la

per confutarle singolarmente


alti raccolti

ho impreso

sostanza degli

dal Garrone per l'opera

ch'egli aveva immaginato: non ho voluto fare io la storia, n

censurare

gli scritti di

nessuno, e n

di giusta lode

che dovuta ad

tempo onoratissimo.

Ma

per

meno togliere quella parte Amedeo Vili principe al suo come potr chiarir qualche cosa
,

quel frate puntellalo dal Bergoraense sostenere che Felice

stette

papa per nove anni e cinque mesi invitus dopo ci che

io

ho

esposto dalla pagina 285 alla 305 di questo libro? Oltrech la

Cronaca d'Evian da me pi
figliuolo di

volte citala

aggiunge, che Ludovico


fece d'ogni

Amedeo avendo

per

esoso lo scisma
il

opera perch cessasse e diede ad annegare

cancelliere Bolonobili, al

mier odiato per rapacit e disprezzo grande pei


imputava
la

quale

resistenza del padre

(3).

Niuno

disdir che

Amedeo
;

fosse

sino
si

da

puerizia
la

mollo

praticante di religione
e lunga tribolazione al

ma

anche non
di

potr negare

dura

marchese

Monferrato.

Bene so che

Enea

Silvio Piccolomini, oratore a Federico per la riunione della

(1)

Arch.
,

di
I

Corte. Storia della lical Casa. Documenti ras.


,

Catego-

ria III

Mazzo

n.'

10 e il.
di

(2) Ibid. id.

n. 11.

{Vj

Bibl. Ciuilon.

Losanna

Cion. d'Evian, ms.

fot.

i3'.

)l

STORIA PIEMONTESI-:
nihil servatur nisi
est (1)
;

307

Chiosa, pronunci coraggiosamente in faccia quol Sire: invalida

sunt Inter principes pacla


et utile: honestati locus
a

quod necesse

est

raro
di

ma non avrebbe
,

aggiunto
,

quel principes

il

titolo

religiosissimi

pietosissimi

giudi

stissimi.

io calpester
le

la

memoria

di

Amedeo Vili o
nel

Felice

se rigetter

deposizioni

ricercate

1452

nella

(Chiesa parrocchiale di Sant' Ippolito di


alla

Thonon da due

notai

presenza del Priore e


ai

di alcuni

monaci
ad

del monistero di

Ripaglia intorno

miracoli
i

operati

intercessione di quel

principe

(2)

come santo;

quali tenuti per veri da quel povero


,

Bergomense , non pi creduli da nessuno appena rimangono documento della bonariet di que' montanari e della furberia di chi usava di loro credulit. D'altra parte non veggo necessit pi o di volere che un uomo sia creduto pi o men savio men giusto di quel che di fatto era. La storia ha debito del vero: e le prove non sono nelle opinioni o negl'interessi degli
,

scrittori,

ma

ne' fatti

umani. Per questo


volgare
e

dissi

in principio

che

Amedeo non

giudicabile che negli

atti di
;

suo regno.

Certamente era

uomo non

estimatore giudizioso

del sapere, dotto in politica;


all'altare, fu riverito ed
in
si

prima che dal trono passasse


potenti;

amato da sovrani anche


studioso. Dal processo

sempre

fama

di casto e di

fatto al Granvilla

sa ch'egli era strabone (3); dalla cronica di Savoia, che di


,

mediocre statura, gravitate, maturitate


ornatissimus
,

prudentia

et

discretione

parens

licet
;

sine

suorum

vel cuiusque injuria in


lettori se

omnibus discretissimus
simo
scere
(4).

il

che direte voi o

sia
altri

veris-

Ma

fu ignorante di

Gnanza anche pi che

prin-

cipi del
i

suo tempo, cav molto denaro dallo stato senza creonde le pi volte le citt non mezzi di produzione
: ,

potevano soccorrerlo nelle sue bisogna


poterono mai esser
ultimi anni
glieri
,
,

ne
I

la

pace lunga in

che tenne l'interno giov a farlo prosperare.


al

Torinesi che non

caso

di

pagargli un certo sussidio negli


i

lasciarono lungamente imprigionati


vollero liberi imposero

loro consifu esatto

e se

li

un

balzello

che

(1) lier.

Hai. Script.
di

Tom.

Ili

p.

pag.

879 D. E.
di

(2)

Arch.

Corte. Nel

voi.

della

Cronaca

Amedeo

di

Perrinel

Du-Pin.
(3) (4)

Cibrario, Opuscoli. Milano i833, pag. 79 in nota.


Hisl. palr, !\Ionum. Voi. I, Sciiplores, pag. G14.

:308
viriliter
(1).

DICHIARAZIONE DI DOCUMENTI
PiuUoslo ingross
il

regno e represse
n
ai sudditi

le libcrl dei

Signori:

ma non

allargando quelle dc'Coaiuni n reprimendo


,
;

quelle de/ preti non giov ne a s


la

e intanto che

Lombardia arricchiva quantunque travagliala da fazioni e da guerre, lo stato di Amedeo non mutava. Nocquero gli anni
del suo pontificato alla forza

morale
le

del popolo

preti insole

lentirono,

laici

sdegnarono

insolenze de' preti

quali la

sua autorit poteva esemplarmente


Perdette in quel tempo la fama e
i

punire e lasci

impunite.

meriti acquistati. Cardinal


i

legato perseguit sulle istanze del vescovo di Torino


entrati nel

Valdesi

Piemonte

e,

come Ludovico,

se la prese colle stre-

ghe

(2)

e ne torment. Fin senza gloria

una

vita

gloriosamente

cominciata.

2.

Ludovico duca

di Savoia.

Ludovico padrone dello


pace.

stato desider continuare le arti di

Conferm a se l'aderenza di Monferrato per le terre oltre il Tanaro il 29 novembre 1440 e diede il 4 dicembre l'investitura al marchese Giovanni per le terre cedute nel gennaio 1435 (3); represse commissari ducali qui (quamplurimi) imporlunitatc ducti ipsum commissionis officinm impetrare veriti non sunt non ut facinora patria in illa pululancia
,

((

(f

((

reprimerent sed ut undiquc adinvenlis occasionibus jactura


aliena locupletiores
le

f(

efficerentur
del

e per ci facevano alta(4)


;

mente lamentare
rare

comunit
di

Piemonte

attese a risto-

le fortificazioni

Nyon

e ai ponti sui

fiumi che traver-

savano

le

vie e vi

costrinse

anche

preti

che

negavano

di

(1)

Arch. della Citt


di

di

Torino. Libcr Consiliorum. Mazzo XVII, n.

fi.

(2) Arcli.

Ginevra.

Rcgislrum
voi. II alla

epislol.

Amed. Card.

Sabinensis.

Voi. I, fol.

168, 287. Nel

una concessione d'indulgenze per-

petue data 1450 prid. kal. od.


vetta di

Chiesa de' SS. Bernardo e Grato sulla


nella diocesi di Vercelli. Quella chiesa
(

un monte presso Triverio


i

era fabbricala nel luogo in cui fra Dolcino

bruciato colla moglie 1 giu,

gno 1307) e suoi 300 seguaci avevano abitato e dal quale si era credulo che egli, e poi lui morto, il diavolo mandava turbini e le tempeste che toccavano al Vercellese. Prele Milareo de Triverio vedendo cessare le elemosine chiese quelle indulgenze per ravviarle.
i

(3) (4)

Arch.
Ibid.

di Corle.

Monferralo. Mazzo XVII


IV.

n. 6.

Torino.

Mazzo

DI

STORIA PIEMONTESE
di

309

concorrere colla lor parte


a Filippo di

denaro
di

(1);

cod (25 luglio 1441)


la

Borbone signore
Toyssey

Bcaujcu

terza
di

parte delle
;

tremila

lire tornesi

che esigeva sulle rendite


,

Macon

si
,

ritir

dalla sovranit di

Montemerlo,
al

Beaurcgard
riconobbe
e

Lent
per
,

Villeneuve

Chalumont,
il

e rinunci

vicarialo imperiale che


,

aveva sopr'essi. Perci

Borbone contento
Chalcllard
,

lui

suo signore nelle terre


in

di

Ambrieu
di

Trevoux

tutte l'altre cadutegli dalla

Baronia

Villars,

e in quelle

per cui fu riconosciuto l'omaggio ad 20


fece quindi
la
(

febbraio 1377 (2);

11 settembre

trattato con Carlo di


stati

Borbone por

reciproca difesa de' loro

e per la

consegna de' malfat(4);

tori (3),

che poi conchiuse col Delfino, 27 novembre 1444


felice a

preliminare

terminare
si

le

antiche e non belle questioni


Valentinois.

che da venlidue anni


quali brevemente dir.

mantenevano pel
di

Delle

Luigi di Potiers

conte

Valenza test
gli

a'

22 giugno 1419
il

che se morisse senza


fino di

figliuoli

fosse

erede universale
,

Del-

Vienna

se

il

Delfino

rifiutasse
di

succedesse
,

il

duca

Amedeo
Poitiers,
ai

di Savoia.

11

signore

Saint

Valier

altro Luigi di

mosse

lite a

Carlo Delfino per quella successione;

ma

15

di
le

maggio 1422 alcuni


appellato
al

giudici definirono le ragioni d'amil

bidue,

quali sarebbero stale ferme se

signor

di
,

Saint Valier
e di l

non

si

fosse

Parlamento
pi
il

di

Parigi

non

avesse ottenuto sentenza

favorevole.
di

Carlo
,

appell dalla

sentenza del parlamento

primo
di

luglio

e ai

27 Amedeo

appell dalla sentenza dei giudici

del

Delfino. Poi a' 5 d'agosto


fece agli esecutori
dei

Giovanni da Fonte procuratore


lestaraenlari del conte
di

Amedeo

Valenza l'offerta
per

cinquantamila

scudi d'oro messi dal

testatore

patto di successione;

non

voluti

riceversi, protest avanti l'arcivescovo di


nel

e, Narbona

legato apostolico

Contado

Venassino,
proseguirebbe

e per quella causa

commissario papale, ch'egli


vescovo di Valenza e
il

l'azione contro

il

signor Saint

Valier

suo

fratello.

La

causa fu continuata e vinta;


di

ma

rimasero assai punti


i

di diritto

Carlo Delfino salilo re


ll)

a decidere

quali non fu mai tron.

Arcli. della Cattedrale di


(li

Losanna, Casselln 294

6G1.
n. 19.

(2) Arci),
(3)

Corte. Trailes anciens avcc (a Franco..

Mazzo Vili,

Ibid. id. n. 2i.


id.

(i) Ibid.

Mazzo IX

n.

2.

310
vaio
Ira

DICHIARAZIONE DI DOCUMENTI
buon mezzo. Finalmente
di
si

il

convenne

a'

27 novembre ikhh
al

Ludovico

Savoia e Luigi DclGno succeduto

padre

in

quel

contado,

che Savoia cederebbe

al Delfino le

sue pretese

sulle contee di Valenza e Dien; e por ci riceverebbe trentottomila

scudi d'oro e tremila

avrebbe

castelli di

ducati; in cambio della qual somma Ban, Chalencon Pugin e San Pietro sotto
,

condizione
fin

di riscatto (1).

Ma un nuovo
,

accordo del S aprile 14V5


Fossign
in

per sempre quella faccenda

rinunciando Savoia a quelle


il
,

Contee e ricevendo in libero possesso


quantaquattromila scudi
delle rispettive carte pei

pagato cin-

d'oro per

sottrarsi

perpetuo da
consegna
diritti
ai

ogni omaggio. Per che fu fatta da


titoli

ambedue

le parti

d'origine e di possesso, di

e di sovranit feudali, e comandate le nuove obedienze


salli
(2).

vas-

Quel nuovo accordo parve mosso da una gratitudine


II

di

Ludovico.

quale
si

n'ebbe pi che non


offerto di

appena pregato d'un favore il DclGno sarebbe aspettato; avvegnach avevalo


,

domandato per conquistar Genova e Lucca


prender quella
parte d' Italia
di

e quegli

si

era

che gi Ludovico

trattato aveva col figliuolo del


I

marchese

di

Monferrato.
in

patti della

nuova lega sottoscritta da Ludovico

Ginevra

1445, furono: Che egli darebbe il passo ai Francesi per Savoia e Susa gi nel Piemonte e verso la Liguria, o per le Langhe o per l'Astigiano passando verso Br o Ghcrasco provvederebbe soldati di vettovaglie che le paghercbbono
nel febbraio del
,

a giusto prezzo

e metterebbe egli stesso

il

denaro per seimila


ragione
di

cavalieri
fiorini di

tam armigerorum quam tractus Savoia ogni mese per ciascuna


in aiuto de' proprii
di
;

in

venti

mandasse

cos

il

quando li doDelfino pagherebbe silancia


;

milmente que'
si

Savoia

se

ne chiedesse

che

se avesse dei

pedoni egli non pagherebbe che cinque


assicurerebbe
ai

fiorini
,

per ciascuno
Vercellesi
,

Nizzardi

ai

Piemontesi

ai

li-

bero ampio e sicuro commercio in Genova e Lucca


e

territorio

marina, senz'ombra
le

di tasse

o gabelle o pedaggi

come
il

gi
:

vivevano e commerciavano co^Genovesi.

Del resto intendevasi


il

che

terre e

le citt

che

si

fossero prese tra

Po,

Ge10,

(1)

Il

Arch. di Corte. CillA e Provincie. Valentinois. Mazzo II, 13, 13; e Mazzo III, n.' 1 al 12.
13.

n.'

(2) Ibid. id. n.


n.'

-E

Trails anciens avcc la France.

Mozzo IX

3 e 8.

DI
iiovesalo e
il

STORIA PIEMONTESE
,

311
,

Monferrato

quali
,

Parma
a

Piacenza

Tortona ce.
si

rimarrebbero del Delfino


Ticino e l'Adda

eccello Alessandria che

darebbe

al

Monferrato purch slesse fedele


tra
il
,

Savoia e

al

Delfino.
il

Lo

lerre

tra gli

alti

monti e
ec.
,

Po
l

quali Miil

lano, Pavia,
astello di

Lodi,

Novara, Como

e
di

di

dall'Adda

Trezzo e Pizzighitone sarebbero


i

Savoia con quanto

in

riva all'Adda. Rispettati


;

marchesati
il

di

Mantova
si

Fer-

rara

quanto

si

pigliasse d' altro fra

Po
al

e l'Adda
Delfino.
;

terrebbe
si

per dividersi: due parti a Savoia, una

Non
e
il

co-

mincierebbc
alla

l'

impresa che

al

parer buono di Savoia


i

Delfino

prima richiesta

del sozio farebbe giurare

capitoli di que,

sta lega a' suoi capitani e alle

sue genti

le quali

siccome

il

Delfino e

Re

di

non salverebbero n rispetterebbero che il Francia, l'Imperatore, Bernesi e il marchese di Monil


,

Duca

ferrato

(1).

Ludovico non avrebbe veramente avuto intenzione


der r armi che alla morte
fosse
di
di

di

pren-

Filippo Maria
il

se la sorella
di

non

stata

al

caso di persuadere

consiglio ducale
il

Milano

prendere

successor del Visconte

Duca

di

Savoia.

Ma

Francesco Sforza ruppe ogni disposizione ed ogni accordo bcffan


dosi de' Veneziani e della principessa di Savoia che brigavano

perse

slessi; di

Papa Nicol
tulli
il

distratto dallo
,

scisma; e dell'in

dolenza di Federigo Imperatore

che non vedendo modo buono

per s lusingava

gli

ambiziosi.
il

per togliere ogni spc


la sorella su-

ranza a Ludovico,
scitanti

quale e per
ed in

padre e per

amici

in

Milano
,

Pavia
,

apparecchiava
altri

armi

soldati

prese Novara

Vigevano
il

Alessandria ed

luoghi

importanti,
del

e costrinse

duca

di

Savoia a condurre alla difesa


destinava
a

proprio stato quelle milizie che

conquistare

l'altrui.

valsero
i

Ludovico
ad aiutare

Francesi venuti a difendere

Asti (2), e per

patti

Piemontesi; n l'ordine
tutti
i

di
lo

Torino che andassero alla guerra


Sforza per iscienza di guerra
tulli

cittadini (3)
;

che

sconfisse

gli

giov

sparger voce che

Milanesi

eranosi

con

decreto municipale

fol.

Mazzo IX n. 5. CiU e Provincie. AUi. Mazzo IV, n.' 13 e 14. voi. LXX Comiliorum (3) Arch. della CiU di Torino, Libcr 72; e voi. L7JXF fol. 103.
(1)

Arch.

di

Corte. Trailcs ancicns de.

(2)

Arch.

di Corte.

312
a lui dali
(1)

J)lCmARAZlONE
,

1)1

DOCUMENTI
prcslamenle
lo

poich occupando

Sforza
i

stalo

distrusse ogni speranza che

Ludovico o
animi

collegati suol avessero

potuto nutrire.

Traltanto

si

agitavano gh

do'

Friburghcsi per diverse

cagioni. Alcuni

uomini

di

Alberto d'Austria avevano nel 1445


Savoia non potuto

spogliato

le

genti del

seguito di Felice V.

avere soddisfazione fece per rappresaglia spogliare alcuni mercanti di


i

Friburgo
si

citt protetta

da quel

sovrano.

Inutilmente
gli officiali
i

Friburghesi

richiamarono dell'ingiusto danno;


di

di

Savoia

governatori

Friburgo o per contenere

concitali
,

o per timore che loro dovessero negare continua obbedienza


esercitavano con molto rigore
le
:

incumbenze loro

e nelle esii

genze del denaro erano soverchi

quindi crescevano

dispiaceri
si

nel popolo, e le avversioni a Savoia;

a cui per traboccarli

aggiunse

la sicurt

accordata da Savoia a Guglielmo d'Avanches


il

cui la patria

da lui tradita aveva perdonalo


,

capo

(2). I

Fri,

burghesi vollero vendicarsi


colpirono
ghesi.
i

e rappresaglia

per rappresaglia
i

Bernesi amici di Savoia. Ludovico assalt


le offese e

Fribur,

Durarono lungamente
i

sinch Francia
a

Bor-

gogna e

Cantoni

di

Svizzera prossimi

Berna e Friburgo
partilo, e gli condi

non entrarono

pacieri.

Friburgo era
ai
ai

mal

venne stare all'arbitrio loro:


dere le terre e le robe tolte
di

16 luglio 1448 accett


sudditi di

ren
;

Berna e

di

Savoia

non battere pi moneta se noi consentiva il sire di Neufchatel; pagare per danni di guerra a Savoia quarantamila fiorini del
rendergli

Reno; ricevere Guglielmo d'Avanchez quale buono cittadino; di tutto quello che gli avevano tolto. Ma quella pace
si

ontosa accettata per necessit non


ghesi
,

volle osservare dai


;

Fribur-

onde Ludovico di Savoia e il padre suo Cardinale Sabinense eccitarono anche Ginevrini a prendere le armi. Cos fecero grosso contro Friburgo e vinsero n si dimisero dal combattere che dopo il trattalo
e la guerra fu

nuovamente

rotta

conchiuso
bligare
i

dall'

anzidetto signore
a

di

Neufchatel

che fece obin

Friburghesi a pagare

Savoia

centomila fiorini
di

brevissimo tempo; se non pagassero, avessero pena

dugcn-

(1)
fol.

Ardi, della Citt


Arch, dr
la

fli

Torino.

Lbcr

Consiliorum

voi.

LXXV,

22.
(2)

Chancclkric de Fribourg.

DI STORIA
tornila,

PIEMONTESE
E per
verit

313 non po-

e Savoia logliesse loro le terre.


costretti rendersi al
il

tuto pagare furono

dominio del Duca Luterritorio in

dovico uomini e donne colla citt e


il

perpetuo

19 giugno 1452

(1).
i

Quanto Ludovico fuggisse


giori per
atti

travagli sostenuti da' suoi

mag-

ingrandire lo stato

si

conosce

non
,

solamente dagli
o
se di guerra
,

del suo

tempo o assolutamente
;

pacifici

non continuati
nevrini
,

ma

pi specialmente dal suo contegno coi Gi-

ai

quali nel 9
il

del capitolo restitu

castello di

marzo 1444 per una semplice richiesta Thez che aveva occupato (2).
si-

Poi nel

1445 non solamente permise che acquistassero dal

gnore
il

di

Monlchenu e
alla

dal Rettore della


les

Maddalena
terra

di

Carouge
;

luogo che oggi dicono

Vernettes nella

savoiarda
di

ma don
sulla

citt istessa
,

ogni diritto di feudo e

sovranit

terra acquistala

domandato nel 1447


di

di tirare in Gile

nevra una sorgente d'acqua dal monte

Salre attraverso

sue terre

subito lo concedette col solo patto che ne facessero


il

colare alquanta presso

palazzo ov'era

solito alloggiare lo

an-

dando

in

Ginevra. Gauthier maraviglia


di
;

come

Spon

citasse

un
di

atto del

1446 per nuove pretese


si

Ludovico sulla sovranit


e niuno
il

Ginevra. Quell' atto non

trova

gno
fatto
atti

d'

averne saputo novella. Poi

il

n die sevescovo Francesco de Mies


vide
,

principe da
sovrani.

Amedeo aveva esercitato senza contradizionc Amedeo stesso nel suo papato Vescovo di Ginevra
il

aveva solennemente confermato


zioni

23 maggio 1444
ha errato

le

costitu-

che cinquantasett' anni innanzi fece distendere e giurare


(3).

Ademaro Fabri
all'errore.

Lo Spon
vista di

forse

n era

difficile

Perocch

questo tempo
la

la

guardia delibeLo-

rata dai Ginevrini a

Papa Felice per

sua residenza in

fi) Arcli. de la Chancellerie (Velai de Fribourg. L'alio segnalo anche da Martino Le Frane proposto di Losanna. La Biografia Universale di Francia disse dunque non vero, quando disse che, deposto Felice, egli si ritir a Roma. Berna , Commis.'" de' feudi Frankrcich-Savoic voi.

ras., p. 3.
n.'

Arch.

di

Corte. Torino. Trails avec

les Suisscs.

Mazzo

I,

16, 17, 18. Gaulhier, Hisl. de Gen. ms. - Di tulle queste fac cende di Friburgo vedi anche la Strenna friburghcse del 1802, intitolala fiuillaume d'Amnches et A. de Salicelo,
,

'

(2)

Arch. di Ginevra.

'

(3) Ibid. Id.

AnCH.ST.lT.Vol.Xllt.

40

314
sanria
(

DlCmAUAZIONK
a

DI

DOCUMENTI
non
fu
,

stipendiare

la

quale presero anticipatamente dalla cassa


d'oro!) quello storico
cifra
;

del tesoriere otto fiorini

mollo
scrisse

diligente nel leggere la


seicento (1)
:

che invece
a
s

di sessanta

numero impossibile
,

piccola citt quale allora


di

era Ginevra

che certo dai cittadini

Losanna mai non sa-

rebbesi lasciata entrare nel loro territorio. La debolezza d'animo


di

Ludovico
il

fu utile

anche

ai Valligiani.

Imperocch
di

il

vescovo

ed
le

capitolo di Sion
,

avevano tentalo pi volte


, ,

ricuperare

terre Martgny
di

dall'acqua
preso ed
i

Ardon Chamosson Mastry e altri luoghi Morgia al Rodano che il Duca di Savoia erasi
lasciare

Valligiani dovctter

per

l'

alto

sul

campo

avanti Sion del 1384 approvato dall'antipapa Clemente nel 138G


e da

Eugenio IV

il

12 luglio 1434
di
il

ma

non poterono
capitolo

riuscirvi.

Volendo Ludovico bisognoso


suoi crediti dai
Valligiani
di
,

denaro

riscuotere nel
il

1447

Vescovo e
;

mente protestarono
loro terre.

non voler pagare


e VII

ma

non solaridomandarono le

Amedeo VI

avrebbero risposto con una inva;

sione del resto del lenimenti di quegli arroganti


offer di stare all' arbitraraenlo di

ma

Ludovico

buoni giudici. L'arbitramento

fu

che

a'

17

di

luglio Ludovico ebbe sentenza di

non domanallora

dare altro
pate
(2).

ai Valligiani e di restituire le lerre sino

occu-

Con Saluzzo e con Monferrato che tanto patirono dai tre Amedei egli fu amico sincero. Bene slette con Francia la quale continuamente gelosa di Savoia le si era sempre mostrata ostile. Coir Inghilterra e colla Spagna fece buoni accordi di commercio e colla Scozia corse fortuna d' imparentare il
,

figliuolo.

Pel
di

quale

mand

il

segretario Giovanni di Leslelley,

LancelIoUo
sorella

Luiricns governatore di
al

Nizza

Iacopo

della

Torre giurista ambasciatori


la gli

Re

perch volesse fidanzargli


,

Annabella.

il

re la fidanz

mandlla secondo
costumi delle
mesi non
(3).

usi di Savoia al

Duca

onde

fosse educata nei

genti tra

cui
il

avrebbe dovuto vivere. La


di

principessa arriv in

Ginevra

ottobre 1444, e
di

dimoratavi alcuni

volentieri,

ebbe permesso
d

ritornare al paese natio


Hisl. de

Coi
II

(1)

Arch.

Ginevra.

E Gaulhier,
2,

Genve, ms.
les

{2j Arcli. di

Corte
,

di Torino.

Traitc's

avcc

Vallaisans.

Mazzo

n.

46

e Mazzo III

n.'

10 e
p.

H.
,

(3)

Arch. Cam.
pfliz.

Conti dc'Tesor. Due. Lib. 93

p.

320.

Cibrarjo

Opuscoli,

di

Fontana 1841.

301.

DI STORIA
propri!
sudditi,
di
il

PIEMONTESE
la

315

se

non
,

lo stringeva

guerra, non sarebbe


decretasse
sin-

parso avaro
inalienabile

pecunia

conciossiach quantunque
,

suo demanio

am

meglio in uno stremo cinquemila


;

golare distrarne tanto pel reddito di

fiorini

annui,
(

che imporre una

nuova

tassa agli stati (1)

e gi

prima

IHl

tolta per le istanze de' Piemontesi una gabella del sale che era incomoda ma che serviva a mantenere l' universit di To,

rino,
si

aveva

decretato

che

il

denaro pel bisogno delle scuole


Cosi provvedeva alla disciplina
degli

leverebbe dal suo erario


:

(2).

degli officiali

Torino

si

dolse che gli esecutori

ordina-

menti

municipali o non sollecitamente


all' ufficio

o
(

non

diligentemente
)

adempivano

loro? e Ludovico
,

18 aprile 1448

co-

mand
ardisse

risoluto che ninno

sotto

pena

di

cinquanta
(3).

lire di torti,

non che negarsi

indugiare al bisogno
vi

Lo

studio pubblico riportato in Torino


,

avea

ricondotto

qualche ricchezza

ma

eziandio disturbi non pochi

per

le li-

bert e le franchigie accordate agli studenti.


eletti

frenarli furono

due

della citt qui

cum duobus

de studio debeant sedare


:

juxta convenciones in affictum domorum quali forse non erano abbastanza comode a ricevere tutti
debata
et interesse

lo
gli

studenti; perch essendo allora rettore dello studio

il

dottore Gio-

vanni Grasso (ricevuto cittadino per atto dei decurioni del 1441)
fu ordinato che
le

famiglie ebree o

si

ristringessero od uscissero

della citt per lasciar luogo agli studenti.


fu stabilita
al

E
,

a'

12

di

dicembre [1448)
per quartiere
:

una guardia

di

venticinque armati
di coloro

Gne

di

vegliare alle risse

con decreto
et

quod
tra-

nulla

'(

persona

cuiuscuraque gradus, status

condicionis

existat, audeat vel

presumat quovis modo comodare aut

dere ad ofiFendendum vel deffendendum aut alias aliqua

arma

(f

cuiuscumquc nominis
tibus

fuerit alieni studenti seu alicui de uni-

versitate studii Thaurini nec alicui de

eorum
ut

familia et genet

sub

pena

vigintiquiuque

florenorum pr quolibet supra

qualibet vice et amissionis

armorum

accomodato-

rum

(4)

N solamente avevano

franchigie gli scolari,

me

(t) Arcli. di

Corte. Principi del sangue.

Mazzo IX

n. 4.

(2) Ibid. id.

(3) Ibid. id. (4)

Mazzo IV, fol. 157. Mazzo V n. 4.


,

Ardi,

di Citt.

Liber Constliorum

voi.

LXVlil,

p.

37.

31G

DICHIARAZIONE

DI

DOCUMENTI
,

gl'inservienti lutti dello stadio,! quali assoggettati dal cardi-

nale di S, Sabina ai giudici ordinarii


fecero che quel prelato
i

tanto

dissero

tanto

a'

6 agosto 1430 dichiar nuovamente


o foresi

dipendenti dall'universit, cittadini

ma

dei dintorni

di

Torino

in civile e

si

in

criminale, non essere giudicabili


(1).
1

che dai conservatori dello studio


intende se potevano far bene.

quali privilegi

ognuno

Ma
il

di

due buone disposizioni a parlare prima


sindaci
e
gli

di

chiudere

presente libro. Niuna scusa volevasi lasciare alle donne pubI

bliche di sbandarsi nella citt.


al

affittarono

un luogo

ginevrino

Aimone Ballaixono

diedero queste parole.

Quod valicai teneaturque et sit adstrictus hospilare quascumque mulieres meretricales tam de die quam de noclc faciendo et operando in eadem domo quotiescumque eis plaactum veneris
et
,

cuerit

seu meretricale

pr ipsarum
in lallibus.

libito

voluptaleque
a

juxta mores consuetos

Ilem quod in ipsa

domo idem Aymo per dictum tempus


et valicai hospitare

trium annorum possit

quoscumquo hoet

mines extraneos tam honestos

quam
ipsis
dicti

inhonestos tam de die

quam
ve!

de nocte venientes

cum

mulieribus

dictum
cives

actum comrailtenles dummodo


mire de nocte, de die vero

homines non

sint

habitatorcs dicle civilalis. Et qui cives


eis liceat
.
,

non possunt dordictum veneris actum


teneatur provi-

comraittere pr libilo voluplatis

Item quod ipse

Aymo
vel

possit

valeat ac

a
'<

dere quibuscumque personis


personis
existenl

tam
et

mcretricibus

quam

aliis

honeslis

inhonestis

cuiuscumque

condicionis
viclualia

panem vinum carnes

quecumque
ita

alia

cuiusvis generis exislent pretio


a

non exccdat pretio cariori


tur
victu

tamen quod aliorum hospitum el quod teneacompetenti

a
a

manulenere cisdem mulieribus viclualia necessaria pr ipsarum licitum sit eisdem mulieribus dieta viclualia
,

portare in ipsa

domo

et

idem

Aymo

promittat el

teneatur

ipsa viclualia cochere solvendo id

quod justum

fuerit

sub
et

pena solidorum trium vicnnensium pr qualibel persona


qualibel vice
.

(1)

Arch.
fol.

di

Ginevra.

Regislrum Episl.

Amedei

Card. Sabinensis,

voi.

II,

148.

DI STORIA
c(

PIEMONTESE
valeant
alibi

317
quid

Item quod diete aiulieres non possint nec


bibere

quid manducare vel

quam

in

ipsa

domo sub
et

pena solidorum trium vienncnsium pr qualibet ipsarum

qualibet vice cuius pene due partes applicentur illustrissimo domino nostro duci Sabaudie et alia pars accusatori et qui

accusare et suo iuramento credatur . Item quod ipse mulieres non possint nec valeant accedere per civitatem nisi diebus raercurii et sabati portando
libet possit

semper super spaclula dextra unam aguglletam ut a ceteris possint cognosci eo salvo quod hospitissa diete domus possit omni die et quibuscumque per ipsam civitatem accedere por-

land ipsam aguglietam super spaclula prout supra dictura est eliam salvo et reservato quod liceat ipsis mulieribus orani

die ire ad

missam ad ecclesiam Sancii Dalmatii dummodo


a campauille Sancii Dalmatii infra et vadant
est secus

non dessendanl

ad ecclesiam Sancii Andrec per viam que


,

muros

diete civilatis
a

Annec dessendanl per reclitudinem . ut supra applicanda dree inferius sub pena que supra Item quod diete mulieres non possint accedere per civiSancii

lalem de die a solisortu usque ad

solis

occasum preler quam

a diebus mercurii et sabati et aliis vero diebus liceat ipsis

mu-

lieribus accedere per ipsam civitatem temporibus nocturnis sub eadem pena solidorum trium (1) .

Al fastidio che apportavano


la

le
si

sregolatezze degli scolari e

cura delle donne pubbliche

aggiungevano

le

paure

e le

desolazioni degl' incendi frequenti delle case coperte di materie

combustibili; che guai se spirava gran vento.


pi volte
vette
al

La

Citt

si

prov
risol-

rimedio. Finalmente

a'

di

maggio 1441,

che

tutte le case si coprissero di


,

tegole,

proibito di pi

usare palleis, leppibus el mellacis


siglio fosse tosto obbedito:

e pare che l'ordine del Cond'

perch a 24
le

agosto
le

dell'

anno suc-

cessivo fu necessit sgomberare

vie e

piazze de' grandi


si

mucchi
resto
si

di paglia

che

vi

si

era gettata e fu deliberato che

portasse fuor di citt quella che dava pericolo d'incendio; pel


riferisse al Consiglio

ducale, e

si

aspettasse di udire
di

il

da

farsi.

Ma

quel consiglio non parl che a'19

maggio 1448

(2),

(1)

Arch.

di Citt.

Liber Consiliorum
fol.

voi.

LXVIII,

p.

72.

(2) Ibid. id. voi.

LXX,

90.

'MS

DICHIARAZIONE

DI

DOCUMENTI
tempo
ne' crocicchi

ec.

e le paglie rimasero sino a quel

in citt; proibito frat,

tanto di accendere fuoco nelle


in

vie,

nelle piazze

ogni pubblico luogo

(1).

Nonostante

tali

sonni di

governo,

la

Citt

prosperava e
della tanto
;

avrebbe prosperato
zioso,

lo stalo se

Ludovico, buono com'era e gracosa


al

non avesse

lasciato ogni

capriccio
di

bellissima quanto vana sua moglie,

Anna
di

Cipro
ed

e per lei

non avesse empiuto


stranieri.

la

Corte

sua

sciocchi

arroganti

Ma
dal

qui io devo far punto perch qui Oniscono le


raccolte; le quali se bene io le

Memorie

San Tommaso

ho dichiarate

e valgono,

come

io

giudico, molta importanza slorica, auguro


alla

che rimangano monumento durevole

sua memoria

(2).

Torino. Liber Consiliorum , voi. LXXIV. Questo lavoro, finito nel novembre 1844 ebbe, nel 1846 e nel 1847 le poche aggiunte dagli Archivi Mediceo e delle Riformagioni
(1) Arcli. della Citt di (2)
, ,

di

Firenze.

APPENDICE

APPENDICE

SPECCHIO

del

numero

degli estratti indicati


Lettori.

neWAmiso ai

Luogo

in cui

322
Luogo
in cui

APPENDICE
Titoli Titoli

sono gli Atti

della Sezione

CiU

Provincie

Archivio

di

Materie economiche
[Milanese ducalo

Corte

\Monferralo
\\egi)zi colla
\

Francia

Nizza
Principi del sangue
Protocolli
de' Segre-

tari ducali

Saluzzo
Trails anciens avec
la

France

eie.

Id. avec lesSuisses eie.

Trattali diversi

Archivio
rasco

di

Che-

Arch, dHlla CiU '1| Torino

Liber Consiliorum

Ardi,

di

Fribur-

go
Arch.'dl Ginevra
Biblioteca "publi-

ca di Berna
Biblioteca di Lo-

sanna Commissariato
dei

feudi

di

Berna

APPENDICE

323

MANOSCRITTI
da
lui preso.

che

il

San Tommaso
oltre

erasi proposto

di

consultare per la sua Opera,

a quel poco

gi

Note e Indicazioni
Titolo del

Volume

Sede del Volume

lasciate dal

^ Garrone

Affaires de Savoye.
Alti del Concilio di
silea.

Arch.

di Dijon.

Opuscoli 61.

BaArch.
(11

Cor. Torino.

Bolle

e Brevi.
,

Maz-

Brouillas di

Monod per
Ibid.
la
Ville

zo XI!

n.

24.

la storia di Ginevra.

Chronique

de

d' Evian. Chronique de Genve par Bonnivart.

Biblioteca di Losanna.

Arch.
Ibld.

di Cor.

Torino.

Per due Capitoli Inedi


li.

Cronologie des Evques


de Sion
el des Baillifs.

Traits avec les Vallalsans.


,

Comple des revenus de Vidomnal el aulres droilsque la Maison de


Savoie percevail
Genve.

Mazzo IH.

dans
Ibld.

Ville de

Genve Ca-

Comples des revenus de V evech de Genve depuis 1444 jusqu' 1451.


Confi dei Tesorieri Ducali.

tal.43.Caleg. 13.
"

Ibid.

Ibld.

Caleg.l4.

Archivio Camerale. Torino.

Dal Voi. 40
di

al

96.

Cronaca di Cherasco. Cronaca di Savigliano.


Decreti e statuii pubblicali

Archivio

Cherasco.
Torino.

Arch.

di Cor.

Legala
di

colla

Cronica

Perrinet Du-Pin.

da Amedeo Vili
Ibid.

(1430) commentati dal

Senalor Sola.
Descriplion

du Canlon du Pays de Valley, par


Simberus.
Ibld.

Trailsavec lesVallalsans.

Mazzo

I.

Droils

et

prtentions de

Savoie sur Genve.

Commiss.'" del feudi


Berna.

di

Frankreich-Savoy.

324
Titolo del

APPENDICE
Volume
Sede del Volume
Note e Indicazioni
lasciate dal

Garrone

Hisloire

ou

Cronologie

du
ste

duchc' d'Aoste.

Arch.

fli

Cor. Torino.

Conlinuc du duch d'Ao-

par le senaleur Planchamp. Hisloire de Genve par


Gaulhier.
Id.

Ibid.

Biblioteca di Ginevra.
di Cor. di

par Rosei .Michel. Arch. Hist. ou Cronologie du


Pais nelvetique.
Hist. de la

Torino.

Maison de Sa-

Commiss.*^ del feudi Berna.


Arch.
di Cor. di

di

voie

par Louis de La
Torino.

Croix.

Memoria mandala ad un
Domenicano
vio
).
(

lo

BzoIbid.

Missivae.
Notices sur
les

Cancelleria di Berna.
balliages
Conamiss.*'' di Berna.

N. 2.

du pays de Vaud.
Prcis de la fondalion de
Ripaille.

In

dae

rascicoli.

Arch.
les

di Cor. di Torino.

Reguiiers de
raonts.

des

Prcis des m.atires


tenues dans
suil

plus inleressanles conles

rouleans
la cka-

comples de

Chambery ds 1270 1399 conformemenl des sic ) aux inslrucliois de la R. Chambre des comptes du ii mai 1793.
stellanie des
(

Ibid.

Regislrum

Epistolarum
Arch.
di

Amedei Card. Sabin.

Ginevra.

Voi. 2

in gotico

midel

nuto.

Seguito

Bollarlo donato dai

Ginevrini (1734) a

Re

Vitt.
Il

Anoedeo.
cond'atti

li.

1." Voi.

tiene

minute
li

sconosciuti o peri-

2.

som-

marli di suppliche

e grazie col raollri


di

concessione.

APPENDICE
Titolo del

325
Note e Indicazioni
lasciate dal

Volume

_, ^ , , . Sede del Volume


,

Garrone

Recueil

conlenanl dishisloriques
Bibl.

serlalions
d'Aosle.

dell'Accad.

delle

Di Tillier.

scienze di Torino.
Scrillura Apolog. del P.

Sala mandala al Re dal

march. d'Ormea.i'726.

Arcii. di

Cor. di

To-

Ivi

sono

citali

rino.

(issimi

libri,

molda

consultarsi.

Statuii e Privilegi d'Ivrea


an. 1433.
Ibid.

Idem,

di

Pineroln

an.
Ibid.

13S9. Idem, di Torino.


Slaluls el
privilges de

Ibid.

Grosso Voi.
lieo.

ras.

go-

Genve.
Storte di Savoia
lib.

Ibid.

3 del
Ibid.

Dalia-Rovere.

Manca

il

libro 2."

Tenor Variarum

litlera-

rum
Vili.

script, ab.

Amed.
Bibl. dell' Universit di

Torino.

Idem a Sigismundo Imp. ad Amed. ducem.

Ibid.

326

APPENDICE

LIBRI

MANOSCRITTI

di luogo incerto, che

il

San Tom-

maso aveva

segnato per cercare nel suo lavoro, oltre

gf indicati nel
Savoia.

Volume

delle

Tavole Genealogiche di

Alberti. Storia degli antichi Marchesi d' Ivrea e de' Conti del Canavese. Ms.

Anoniraus. Asia Sacra. Ms.

Aquino (de) luvenalis. Chronicon Pedemonlanum ab anno 1375 ad


1315. Ms.

Avanchez

d'

Guillaame et Antoine de Salicelo.

Elrenne

Fribur-

geoise 1802. Voi. 2.

Badar

Pietro. Storia di Nizza.

Branger. Hisloire de Genve. Souvenir genvois.


Berchtoltd. Hisloire de Fribourg.
Boccalini. Ragguaglio della guerra di Monferrato.

Ms.

della

Biblioteca

dell'Universit di Torino.

Relazione Inedita

nell'Arcb. di Corte di Torino.

Brizio Giovanni.
tiae
{

De
,

lustilia et validilate

decretorum Concil. gen. Conslan-

dee dire

Basileae

).

Capranica Domenico. Storia del Concilio di Basilea.


Capre. Traile hislorique de
Castiglione.
la

Chambre
Ms.

des Comples.
della

Chronaca

Anglerie.

Biblioteca

Ambrosiana

di

Milano.
Charapier. Cronaca de' Conti di Savoia (in francese). Biblioteca Mazarino a
Parigi.

Chiesa Agostino. Compendiosa Istoria di Cuneo. Ms.

Prompluarium Ecclesiasticum Pedemonlii. Ms.

Chronica

Comunium

Pedemonlii. Ms. che

si

crede perduto.

Chronica Comitum Sabaudiae a Beraldo usque ad Amed.

FUI seconda
(

Cronaca d'Altacoraba. Comincia

Gerardus

non

fuit

Comes

), il

Ms.

Chronica Sabaudie a Beroldo usque ad an. i487 (comincia: quia temporis angustia
)

il

Ms.
(Wurslisen) 1S80.
il

Chronicon Christiani

Urslisii

Chronique de Savoie. (Cronaca d'Altacoraba),

Ms., che termina col 1391.

APPENDICE
Chronique ou hisloire curieuse du Pays de Vaud. Chronique du Conte Rouge
,

327

de Perrincl Du-Pin.

Codex diplomalicus

Civ. Alexandriae.

Ms.

Codex diplomalicus Nicensis Urbis. Ms.

Codex diplomalicus Comunis

Vercellensis ab an.
di

882 ad 1427.

JMs.

Codex genlium diplomalicus

Leibnitz.

Coulumes gnrales du duch d'Aosle. Charabery 1388.

Cronaca

della Nobilissima

Casa

Fallelli.

Ms.

De

la

Corbiere. Anliquils de Genve.

Dizionario famigliare istorico cronologico della famiglia Cacherano d'Osasco.

Ms.

richet Guglielmo. Libellus de Muioribus ad Amed. IX.


Filelfo

Marco. Geneal.
].

de'

March, del Carrello

Nella storia

De

bello fina-

Tiensi
GalifTe.

Maleriaux pour servir

l'hisloire

de Genve.

Genaudo Francesco. Dei

Vescovi d'Aosla.
di

Genealogia di Frane. Provana di Frossasco, con doc. Senza da la

luogo

od anno

di

stampa
Ms. in pergamena

Genealoga de' March, del Piemonte e della Liguria.


del 1300.

Gloliredo Pietro. Nicea Civilas sacris Monumeniis inluslrala. Giorgi Domenico.


Vita di Niccol V.

Grandezze

e antichit dell' antichissima


di

Casa Ferrera. Senza data

di

luogo

od anno

stampa.

Bisloire de la

Maison de Sales avec

les

preuves. In

fol.

1716.

lura Civlalis Monlisregalis. Ms. rarissimo.


Lellere e Negoziazioni di Fleury Lettere di Lud. Tizzone
di
,

Chavigni

Choiseul ec.
dell'

a Massimiliano Imperatore. Ms.

Universit

Torino.
fol.

Lunig. Codex Diplomalicus Ilaliae. Francfurli 1723. 4 Voi. in Mella. Hisloria Vercellensis per

modum

consilii.

Ms.

Menabrea Leon. Les Alpes

hisloriques.

Migliavacca. Gentis Biragae Nobilissimae. Ms.

Modena

Giambaltisla. / Vescovi di Vercelli.


des Evques de Genve.
(

Monod. Hisloire

Ms.

Annales Eccles. Sabaudiae.

orig.

).

M(r()zzo. Catalogo Alfabetico dei

Morozzo. Ms.

Virlules et

Vita,

B. /Imedej. Taurini 1680.

328

A P

l>

KN

J)

C E

Mellarde (Le Comte de). Hisl. di Pioverne.

Papon. Uist. de Provence.


Paiadinus. Memoriae Noslrae.
Picol. Hisloria de Genve.

liaccoUa di Memoria per servire alle Cenealugie delle famiglie ISobili del

Piemonle.
Be'gislre des

deliberaliom du Conseil de Genve depuis 1442.

Bibllolh-

que de Genve].
Ruchat. Abreg de V hisl.
ccclesiasl.

du pays de Vaud.

Savion. Annali di Ginevra. Ms.

Snebier. Hisloire Lillerairc.


Serie dei gradi de' Conii di

Masino

di

Valperga. Senza data di luogo

ed anno

di

stampa.

Serie degli uomini e donne illustri di Vercelli. 16.^9 In 4.

Simlerus

Josias).
la

De rebus

geslis

Valesianorum. Elzevir, 1633.

Spon. Hisl. de

Ville et

de l'Elal de Genve. 1730. Lyon, 4 Voi. in 12.


le

Storia Cronologica di tulle


d'Italia. Lib. 4.

famiglie derivale da' Marchesi

d'Ivrea

re

Storia di moUissimi santuari in Piemonte ed in Savoia.

Transumptum

Nobilissimae famiiiae Brolia de Gribaldensis

(sic).

Ms.

Vernasca. Hisloria genlis Grimaldc.

APPENDICE

329

CENNI STORICI

sui

Camerali Archivii, dati dal Soslituto

Archivista Anziano.

L'Archivio Camerale, che u' suoi prioiordii appeltavasi Ducale


,

antico quanto

la

Camera

istessa.

siccome questo Ma-

gistrato nelle diverse

sue Costituzioni ebbe sempre l'esclusivo

incarico di

sopravvegliare alla conservazione ed al pagamento

dei redditi e proventi cos tutte le

demaniali e patrimoniali del Sovrano; e

scritture, di

qualunque natura

si

fossero, aventi

rapporto alla cosa pubblica e privata del Sovrano, venivano ac-

curatamente custodite nell'Archivio Ducale.


Quattro erano in prima
le

Camere

dei

Conti

una

cio nel
la

Ducato
gistrati

di Savoia, altra nel Monferrato, altra


ti

in Nizza, e

quarta in Torino. Questa


;

quella sedevano a

modo

dei

Ma-

le altre

provvedevano apparentemente come semplici


le tre

commissioni.

Ma

prime

coli'

presse, e l'attribuzione unica e


relativo
in
si

andar del tempo furon sopsuprema d'ogni provvedimento


Beali Senati.

riservata a quella sola di Piemonte, stata poi eretta

dignit di Magistrato pari ai

Conseguentemente
questa
e pi preziosi

la

totalit delle

loro scritture giunse in


antichi

capitale ad arricchire

un

solo Archivio dei pi


politico di

monumenti

di

regime

patria giuris-

prudenza,

di

economica amministrazione.
il

Nel 1575

duca Emanuele Filiberto


s

fece pensiero

di eri-

gere presso di
ture che lo

un Archivio particolare di que' titoli e scritriguardavano; e volendolo mandar ad effetto diede


,

verbalmente ordine

al

Mastro

de' conti,

RofBer,
di

di trascegliere

nell'Archivio Ducale presso la


cipali

Camera
in

Torino

tutte le prin,

che avevano relazione

colla

persona del principe

di

farle trasportare nel

suo Castello

una stanza
il

a tale

uso pre-

parata
ostanti

lo
le

che venne da questi eseguito

di

settembre, non

veementi
violenza

opposizioni del Magistrato, che protest ale di


lesa

tamente

di

dignit

stante la

mancanza

di

speciale ordine espresso del Sovrano pel debito suo scaricatnento.


Aroh.St.It. Voi.
XIII.

42

330

APPENDICE
Quindi, nell'anno successivo,

tonio

Bagnasacco

col titolo di

vi fu costituito l'Avvocato Angran Chiavaro della Camera, a

cui venne poi aggiunto l'Avvocalo Giovanni Ludovico Bagnasacco


il

20 dicembre 1580 per Vicechiavaro


patrimonio particolare
,

col carico di custodire


sia in

Io scritture del

di S. A., esistenti
;

Camera

sia

nel Castello

sia altrove

come

cosi

si

mantenne
dei

pratica per

un dato tempo riguardo

alle

nomine successive
di

grandi Chiavari e Vicechiavari.


Cotale spoglio, che sembra aver servilo

primo elemento
,

a formare l'Archivio particolare della prefata S. A.

il

quale
della

per altro rimaneva sempre sotto

la

tutelare

direzione

Camera
di

diede
il

motivo che

si

mutasse
di

in appresso all'Archivio lasciatosi all'altro

questa

primitivo suo

nome

Ducale,

del

Castello, che poi fu convertito nella qualificazione di Regio

Archivio di Corte.
In simil guisa le cose d'ambo
gli

Archivii procedettero quiea

tamente sino
riosissimo
a successore

al

1637

epoca nella quale venne

morte

il

glo-

Duca
il

Vittorio

Emanuele
il

detto

il

Grande, lasciando

suo primogenito
;

Duca Francesco Giacinto,

in et solamente d' anni cinque

ed essendosi perci accesa la

guerra colla Francia per


la

la esclusione fattasi di

Madama

Reale

Duchessa Cristiana dalla


si

tutela e dalla

reggenza dei Regii

Stati,

pose l'assedio a questa citt, intorno alla quale lan-

ciavansi dei proietti incendiarii dall'alto della Cittadella. Laonde,

per mettere in salvo

le

scritture

dell'Archivio

nel 1639 dato l'ordine che tutte quelle di

Camerale, fu maggior rilievo fos-

sero trasportale nelle stanze del Castello.

Negli
sotto le

anni 1691

1705
,

1706

guerreggiandosi nuovamente
Archivii dovettero

mura

di

Torino

le scritture degli

subire tre altre dislocazioni, col loro trasporto, in primo luogo


nella
detta Cittadella,

poscia

nel Palazzo

Ducale

in

Cuneo,

indi nei locali pi sicuri delle carceri senatorie.

Sorvenne intanto,
Magistrato di Casale

alli
,

30 settembre 1713,

la

soppressione del

e cos le sue scritture

furono rimesse

partitamente e negli
Corte, secondo
la

Archivii Camerali, ed in quelli regii di

rispettiva loro pertinenza.

Successivamente, all'oggetto
consistenza di questi
,

eman
ivi

bre 1715

di

doversi

sempre pi alimentare la ordine sovrano del 29 novemnuovamente trasmettere da quelli Ca


di
1'

A PPE M D
fiierali

e E
riflettere

331
semplili

alcune scritture che sonosi riconosciute


,

cemente r interesse della Corona


al di l de'

ed altre riguardanti

paesi

monti.

Un
al

simile

comando
,

fu

rinnovalo

al
,

29 dicembre
provvisioni

1719

19 febbrajo 1721

al

29 maggio 1751

ed al 26 febbrajo 1752,
originali

rispetto
stati

ad
S.

altre scritture, agli edilti

da

M. promulgali

sul conto di centovenlicinque casse

conlenenti le
dei beni nel
di

mappe
ducalo

libri e scritture relative alla

perequazione

di

Savoia, che luron rimesse all'Archivio

Corte per essere disposte nella sala delta delle Conferenze,

in

un

colle

altre

di siffatta
le scritture

natura gi

ivi

esistenti;

ed

in or-

dine inOne a tutte


territoriali

riguardanti le pendenze pei confini

con

la

Francia e con Genova dal lato della Savoia.


Archivii,
dal

Dopo tulle queste spogliazioni sofferte dai Camerali senza mai alcun ricambio per ragion di reciprocit
di

canto
di

quelli di

Corte, non succedettero pi vicende a


le

danno
tratlati

quelli,

fuorch
li

mutue
ceduti

necessarie trasmissioni di scritture con-

cernenti

paesi

ed acquistati in seguito
;

ai

di

pace colle Potenze estere


scovadi
zione
,

e quelle tulle a

un dipresso
per
,

dei ve-

abbazie e benefizi vacanti gi soggetti all'amministradella

economica

Regia Camera
,

che

ordini

delti

29 maggio e 30 agosto 1741

e 4 giugno

1743

furono rimesse

air azienda generale del Regio

Economato.
giunsero col tempo a far im;

Ma ben

altri

gravissimi casi
poste alla

pallidire le persone

loro custodia

quelli

cio delle

note turbolenti mutazioni politiche accadute sul fine del secolo


scorso, per cui
le scritture

archiviate furon messe a soqquadro,

parte a cagion del molo popolare, e la maggiore poi pel fatto


dello stesso cessato

governo francese
e
tutte le

che dapprima fece esporterritoriali

tare tutti

li

cadaslri

mappe
e

per essere
dei
di-

consegnate alle rispettive


partimenti
,

prefetture

viceprefetturc

e che in seguito, nel 1812, costrinse la trasmissione

a Parigi del grandioso

numero

di

7048

tra

rotoli

registri

mazzi delle scritture pi importanti.

Fra
niale,

le

moltissime di esse di ragion

feudale

come demaparte
intesa

che negli andati

tempi arrivarono da
di

ogni

dei

regii domini

ad accrescere l'emporio

una ben
di

cen-

tralizzazione, trovansi

comprese anche quello


Sardegna
,

di contabilit dei

Regni

di Sicilia e di

del

ducato

Piacenza

dei

:}32

APPENDICE
Bugey
nel Delfmato
,

paesi di Bressc o
i

ed in generale di luUi
,

luoghi e terre smembrale


dei

dalle provincie straniere


,

olire a
altre
di

ijuelle

Principi di sangue reale


,

ed
s

a parecchie

economica amministrazione interna


le

pubblica

che privala
in-

quali

per abbracciano o soltanto


al

la

durala del tempo


di

termedio

possedimento de' paesi o cessarono


(1).

comparire,
di

giusta la nota prima alla presente unita


Restituita fnalmenle

l'augusta
gli

Real

Famiglia

Savoia

all'amore de' suoi popoli,


reintegrati
colla

Archivii Camerali vennero bens


delle

restituzione
di

scritture

effettuatasi
;

per

parte

del

Governo
che
se

Sua Maest Cristianissima


,

ma
,

dalla ve-

rificazione

ne fece

si

venne
di

riconoscere
s

dal loro
e

complesso una defcenza d N.


stanno
descritti nella

152 capi diversi

come
,

seconda

nota alla

presente annessa

giustificala dal confronto col loro inventario.

Relativamente

ai

cadastri ed alle

mappe

dei paesi di

qua dai
le

monti non ritornarono pi alla loro sede, eccettuatone un nu-

mero
terno

assai scarso delie provincie d'Alba e

d'Asti

rima-

nenti esistono tuttora nell'Archivio dell'azienda generale dell'in,

se

pure non ve ne siano altre nei Regii Archivii


;

di Corte,

oppure
sta

negli ufizi della Regia Topografia


il

e cos la loro

man-

canza, secondo

computo

risultante dall' antico loro inventario,


al

parimenti espressa nella terza nota

pie

della presente

relazione.

Creatasi intanto la Regia Giunta di liquidazione nel 1816

per provvedere sulle contabilit arretrate dei tesorieri

ci diede
fos-

causa che molti dei loro conti


sero estratti dai

da queir anno in addietro,


,

Camerali Archivii
s

e consegnati a quella com,

missione;
pi
la

la

quale

tosto
il

che

gli

ebbe arrestati

ne fece, non

restituzione,
Il

ma

deposito nell'Archivio delle Regie Fisi

nanze.

loro

numero non

saprebbe indicare

motivo che

s'ignora per

maggior parte di essi il tempo preciso, ed il modo con che furono alla medesima fatti pervenire non essendosi di ci rinvenuto alcun riscontro negli Archivii e ci forma l'oggetto di una quarta nota.
la
, :

Per ultimo poi

sempre

intenti

Regii Archivii di Corte a


,

cercar ogni mezzo per depauperare

se fosse possibile

quelli

(1)

Questa e tutte

le

altre note citate

mancauo.

APPENDICE
Camerali, ottennero ch'emanasse,
il

333

Regio Biglietto indiritto


,

ai

al primo di febbraio 1838, primo Presidente della Regia Ca-

mera

in forza del quale

si

ebbe a far

loro di

bel

nuovo una
di

recente

consegna

di

scritture, considerate di ragion

Stato,

senza che, a mente dell'articolo (juarto dello stesso ordine So-

vrano,

si

fosse fatta la reciproca rimessione di varie delle loro

scritture, specialmente dell'alto e basso Monferrato, e di altre


terre
del

Novarese, Vigevanasco e Tortonese, che

si

credono

pi proprie ad essere

custodite in questi ultimi, appunto per-

ch tratterebbesi

d'

investiture per feudi

anche
volta

di data
di

non molto
altre

remota, o

di

titoli
,

per derivazioni d'acque, e

simili

materie demaniali

siccome pi

d'

una

il

riferente

ebbe

l'occasione di scorgere dai decreti ottenutisi dal Magistrato per

r opportuna autorizzazione

al

rilascio delle rispettive copie.

gli

Riandando impertanto il sinqu detto, si vede chiaro, che Archivii Camerali traggono un' origine antichissima e raci

chiudono
della

veri elementi dell' interesse generale


,

dei popoli
la fonie
;

monarchia

ch'essi

furono
,

in

ogni tempo

da cui

quelli di Corte ebbero principio

forma ed incremento
sfregi patiti, per
il

che ci
s

nondimeno, e ad onta degli


potuto ancora, n
si

altri

nulla

potr scemare

grado
,

di

maggior impreminenza

portanza che a giusto merito loro dovuta

tuttoch dal tratla


;

tamento diverso

di

quelli se ne voglia
di

dedurre

che inflne sono degni

quel vanto della pubblica estimazione


dell'

che ridonda a tutta gloria

augusto Principe che

li

protegge.

Torino, 15 Maggio 1842.

DI

UNA CRONACA ANONIMA


DI

CASALE

DAL 1530 AL 1582


E

DELL ASSEDIO DI VERCELLI


DEL 1617
DI

ANTONIO BERARDO

AVVERTIMENTO

A
colti

quello che
dal

per

me

fu

esposto

coi

documenti racil

San Tommaso possono, per ci che riguarda


,

Monferrato

far

seguito due Manoscritti, favoritici

l'uno

dal signor Gazzera, l'altro dal signor Prorais, cavalieri


pregiati e letterati chiarissimi piemontesi.
Il

MS.

del

Gazzera

che appartenne gi a un Conte

Cozio di Casale Sant'Evasio, una Cronachetta anonima de' fatti occorsi in Casale stesso per tiranna di Guglielmo

Gonzaga che occup


timo Paleologo
in cui

la

libert,

beni, gli averi e la giuin cui

risdizione della citt; breve dal


,

1530

mor

il

penulil

principio dello scritto, al

1563

in cui
al

Gonzaga die mano all'opera; prolissa molto sino


r oppressione fu quasi compiuta
al
;

1569

difettosa dal feb-

braio di quest' anno

vissima poi

sino al

maggio 1578; pi che bre1582, conciossiach era mancata la


12
di

materia allo scrivere; anzi le notizie di questi ultimi anni

paiono
la

scritte via via

che n'era cagione; e per ci che

prima parte esposta per catenamento logico d'idee e


dimostrerebbe che
il

di fatti

dall'autore circa

la narrazione grande fu distesa 1570 o poco appresso all'ultimo colpo

dato alla libert, continuata successivamente a brevi intervalli fin

che

gli

lunga.

Il

difetto de'

dur la vita che dovette essere assai nove anni comprende appunto quell'uldel

timo colpo;
ci

ma

a
di

buona ventura e per grazia


riempiere bellamente
dell'
il

Gazzera

conceduto

vuoto mediante
al

una succinta narrazione


Alien. ST. !T. Voi. XIII.

accaduto dal 1563


43

1569,

338
inlilolala

AVVERTIMENTO
Res Casalensiuni
;

trisles

aggiunta

al

MS.

di

cui parlo

Compendio

d'altra Cronica somigliante scritta


,

iisdem temporibus facti

et

per

unum
dell'

ex notariis roijalu

in transaclionibus inib memoralis.


l

MS.

del

Promis

la storia

assedio di Vercelli

del

1617

scritta

da Antonio Berardi, onorata di una preil

fazione del
fa

medesimo donatore;
il

quale

al

magniflco fatto
al

succedere un' apologia che per s stesso scrisse

Duca
qualII,

di

Savoia

marchese

di

Caluso

Governatore, onde giu;

slitcare la

necessit della dedizione

documento

di

che importanza dopo che nel Saggiatore di


Voi.

Roma, anno
scritta

IV, pag. 131,

comparve

estratta

dall'Archivio

di

casa Caetani una Relazione di quell'assedio,

da

un contemporaneo

e di fazione spagnuolo.

Oltre a questi avendo I'Archivio Storico

un grazioso

documento
Roffa
di

estratto dal benemerito Molini

dalla Libreria

reale di Parigi e
,

due

scrittarelli
le

uno

di

quel Girolamo
(

che gi

diede

Storie Sanesi

V. Voi.
di

II

pag.

527-582),
episodi!

l'altro del Figueroa


delle
liti

Governatore
delle

Mi1557

lano,
d

fazioni

guerresche

travaglie

Monferrato nelle

tra Spagnuoli e Francesi nel

1538,

si

giudic di usare l'occasione di un volume di


a
farveli

camminare di compagnia. Ma ormai odo che mi domandano Come possono stare insieme tutte queste cose, o come le dai perch possano
cose

piemontesi,

stare?

Rispondo
desiderio.
Il

che

la

esposizione dei documenti Card'altri


;

roniani, meritava

una sequela

che continuassero
la

la

materia storica di ogni loro parte

manca
il

fortuna
il

ma

non

il

<locumento Moliniano riguarda


in

tempo

in cui

Carlo

rimise
,

seggio

padre

del
la

celebre

Emanuele
chia
;

Filiberto

e pu importare a tutta

monar-

non

cos'! successivi. Per altro

ho accennato che
vero
dall' in-

per la specialit di Monferrato possiamo con ragione unire


a quella esposizione la Cronaca, e
si

vedr

il

troduzione che io ho posta alla narrazione data ad essa


istessa.

L' opisodi(> Roffiano e

il

Figueroese certo

si

racco-

AVVERTIMENTO
aiaudano da s come episodio, e perch brevi gentili. L' assedio di Vercelli non fu cagionato
sione che
il

-m
e

perch
inva-

dall'
,

Duca di Savoia fece del Monferrato morto Vincenzo Gonzaga? La materia adunque tutta Monfer,

rina

si

lega

a sufficienza

bene

per acquistare diritto


a

ad entrare nel
che fare
si

volume.

Piuttosto rimane

dire quello

voglia
Il

della Cronachetta

gentilmente offerta
gli

dal Cazzer.

fatto per s stesso e

accidenti che lo

precedettero tanto conosciuto e divulgato diesi trova per


intero
,

sebbene in ristretto o in miniatura

nello stesso

Dizionario Geografico-Slorico-Stalislico del Gasalis.

Qual-

che particolarit forse


pubblicata
,

s'

ignora e qualche circostanza non

che darebbero maggiore luce a chi volesse spe-

culare sulla storia del paese per comporre opera secondo


gli studi

che

la civilt

nuova

ci

come trasandare questo


niente
,

scritto

ha somministrati. Dunque non sarebbe stato conve, ;

cos sarebbe superfluo stamparlo per intero

con-

ciossiach non merita donare ventiquattro fogli di stampa

ad un fatto unico
tazione

municipale che tenne


ci

sei
,

anni in agi-

un popolo piccolissimo. Per


si

col beneplacito
,

de' signori

Compilatori dell'ARCHivio Storico

si

fermato

che del MS.

stampino le parti pi luminose e che pos-

sono portare una qualche


piano
pino
vuoti colla

leghino per compendii di quelle che


i

non bene avvertita si si emsi ommettano narrazioncella latina quindi si stamutilit


,
,

gli episodii
il

narrati dal RolBa e dal Figueroa

e in

ultimo

MS.
i

regalato dal Promis.


ai

Questa pubblicazione manifesti


derio che

Piemontesi

il

desi-

Compilatori dell'ARCHivio Storico nutrono d


i

potere arricchire

suoi

volumi

di

qualche nobilissima

opera delle molte che pur giacciono inedite negli archivii


privati e pubblici delle Provincie dell'Alta Italia, porzione

famosa ed onoratissima

quanto gloriosa

del

Bel Paese.

Luciano Scarabelli.

INTRODUZioNE

CRONACA

DI

CASALE

La

sommissione del Monferrato alla casa di Savoia notata

in questo

succeduto al marchese Giovanni


losie

Volume a pag. 271 dur trenf anni. Guglielmo Vili IV nel 1465, trabalzato per ge,

maritali da Francesco Sforza

aiutato poi

da Galeazzo
il

per
di

istigazione della

madre,

dai favori di

Francia per Maria


giogo
il

Foix figlia

di

Gastone cui avea sposato, scosse

e si

rese

indipendente ; dichiar Casale citt, e ne impetr


Sisto IV. Quella indipendenza fu

Vescovo da

mantenuta anche da Bonifazio III suo fratello e successore, non ostante che, per difendersi dalle male arti di Ludovico II di Saluzzo marito di Giovanna
,

figliuola di

Guglielmo, desse V altra figliuola di costui

e di

Elisa

Sforza, sua seconda moglie e sorella di Galeazzo, a Carlo 1 di

Savoia, promettendogli Leucedio, lenimento di miladugento scudi


di rendita sulla sinistra del

Po,

se

non

fosse per avere egli stesso

prole maschile.

Ma

della

Maria,

figliuola del despota di Servia,

ebbe Chiglielmo e Giangiorgio: questi vest abito clericale ed ebbe


la

Badia

di Leucedio

quegli nel

lii.95

successe nel marchesato


di
e

al padre, e nel

1508

si

marit ad

Anna

Renato d'Alenzon da

cui ebbe tre

figli:

Bonifazio IX,

Maria

Margherita. Bonifazio

nel dodicesimo

ventottesimo di vita [nel 1530), d'

anno da che era rimasto orbo del padre, e nel una caduta da cavallo mori, e
de'

Giangiorgio superstite unico


cocolla e
il

maschi della famiglia dimise

la

10 di giugno and marchese a Casale.

La Maria
,

era stata dal padre promessa sposa a Federigo II Gonzaga duca


di

Mantova; ma

vivente

il

fratello fu

da costui ripudiata

ed ella

342

CRONACA
dell'

disperata colla morte del fratello ogni vendetta


sottil

oltraggio, di

male mor.

Il

Gonzaga, veduto come


suo

Paleologi finivano, e

considerata la fortuna che poteva toccare a chi sposasse la


gherita, fece escusare
il

Marest-

fallo

presso Giangiorgio,

gettando

la colpa suiproprii consiglieri, e,

per essere creduto, alcuni

gliandone, domand con


gli fosse

istanza che per riparazione del torto


della superstite. Il giorno

conceduta

la

mano

terzo di

ottobre 1530 Margherita fu

impalmata al Gonzaga
ebbe
del

part su-

bitamente per Mantova.

Giangiorgio

o per

iscontento che
,

nipote,

per

istanze fatte dai Monferrini

si risolvette di

suscitare di s prole
il cielo,

che prolungasse
i

il

dominio della famiglia. Se favorivalo


fallivano;

conti
'2,9

del

Gonzaga

ma

la

notte

successiva

al

di

marzo 1533, che aveva sposato Giulia figliuola dell'ultimo


cos fu spenta.
e

re aragonese di Napoli, d'improvviso e subitaneo male mor: e la

sua casa, durata in Italia dugentoventotto anni,


I Monferrini accusarono di tale morte
il

Gonzaga;

trovarono

un

eco universale.

La
si

Cronica

di cui si parla

non osa dir questo,


fra
i

ma

invece: che

(iene e fa
il

sempre opinione

delti po-

poli (di
dalli

Monferrato), che

prefalo Marchese fosse fatto morire

suoi pi cari e favoriti cortigiani che esso avesse presso

di s, e

che

lo

reggevano a lor piacere, ed erano padroni della


il

sua persona e
quasi

di tutto

Monferrato, perch

essi

comandavano

come
s

esso principe, ed avevano da esso quanto desiderali

vano;

che era voce che

avessero data

la

morte, come poi ne


si

appare
tali

por una pasquinata,

dalla quale
.

conobbero questi
la verit

che commisero
e

un

tale eccesso

Per

sempre

abbia luogo,

V autore non ha scritto questo per calunniare

alcuno,

ma

solo per questo e

Vha

sentilo in quel tempo.


il

Come

possa essere creduto che gente la quale dominava


lesse spegnerlo tres nella

Principe, vo-

io lascio

ad
il

altri pensare;

ma

noto trovarsi al-

Cronaca avere
di
,

signor Guglielmo di Biandrate, ricco


permettere che fosse dominato dal
,

cittadino
de'

duemila scudi di rendita, messo Casale in mano


piuttosto

Francesi
di

che

duca

Mantova. Tradimento inutile perch quel Carlo V che aggiudic il Monferrato al Gonzaga marito della Paleologa die,

gli

anche

soldati per ricuperarlo.


il

La

citt fu

presa di furia
i

saccheggiata;

Biandrate

compagni fuggirono;

presi colle

armi

in

mano,

uccisi.

L'autore della Cronaca asserendo meritata

DI
i

CASALE

343
e

pena per un (anlo delitto

lodando qua

col

Gonzaghi
ogni

mostra che parteggiava per


perch
le

loro.

Non provata

beneficii di libert,

guerre che turbarono quelle regioni


,

sospesero

dolce vivere
la

la successiva tirannide

parve minor male che non


e la

guerra; l'anonimo scrittore non pot comprendere la virt

dignit di coloro che ogni cosa arrischiarono per far trionfare

quella loro idea di resistenza

ad assoluto dominio; ne narr


e del

le

sventure senza compatire alla loro piet,

caso cittadino parve

non prendersi a cuore


Dove
si

pili

che

non

si

farebbe di necessaria fortuna.

mostr addolorato fu nelle percosse che la citt ebbe a buono itapatire dalle guerre durate sino al \3 aprile 1559
;

liano,

mal
i

sofferiva Francesi e Spagnuoli, mentitori gli uni e gli

altri, spogliatori di ogni bene,

assassini

degl'inoffensivi e
e

im-

potenti;

quali, morto quel duca Federico,


il
i

subito

il

primoge-

nito, rimasti a Guglielmo (1), sotto

governo dell'ava

Anna

di
e

Alenzon, dovettero lamentare tutti


ripreso da chi di
siva obbedienza
profitto.

mali di un popolo preso


e

mano
dello

in

mano

si

sentiva pi forte,

della pas-

sbalestrato

faceva

peccato

per

cavare

Qualche tratto
rocch alcuno

di quelle

guerre pu piacere

giovare,
di

pe-

pure che ha qualche argomento

curiosit,

senza pi incomincio

da

essi

a dar saggio di quella Cronaca.

1555. 2 di marzo. Presa di Casale fatta dai Francesi padroni


di

Brusasco, Verrolengo

Verrua
2

Alba

Vercelli.

<(

L'anno dunque 1555,


mandati
in

alli

di

marzo, gi avanti
astuti
in

Francesi

in

Casale, o quelli che maneggiavano questo trattato, avendo,


,

dico

Casale

uomini
,

quali

sapevano

la

tempo essendo in Casale di presidio per l' Imperatore due compagnie tedesche l'una sotto il capitano Simone di Trento, del colonnello conte di Salla e l'altro di un altro capitano tedesco nominato Giorgio, molto tempo stato in Casale di presidio ed ancora una comlingua spagnuola e tedesca

perch

quel

(1) Fratello di costui fu

Ludovico

il

quale and a servire

il

re di

Francia, e spos Madamigella di Nivers.

344
pagQJa
ratore,
d' ItaliaDi sotto
il

C U
il

ONA

C A
di detta citt

governatore

per

l'

Impe;

quale era

il

sigoor Mercurno conte di Valenza


di

ed

essendo venuto per commissione


citt
il

Sua Maest Cesarea

in detta

signor Figarollo

(1)

spagnuolo, imbasciatore in Genova

il luogo del signor don Ferrante Gonzaga generale capitano e governatore dello stato di Milano, essendo stato il signor don Ferrante domandato dall' Imperatore per la guerra di Fiandra onde rest in questa parte il detto

per Carlo
,

il

quale teneva
,

Figarollo, ed essendo venuto a Casale per provvedere alle cose

necessarie pella guerra, per essere pi vicino

a'

nemici.

Ma

es,

sendo questo signore

uomo non

troppo pratico n delle astuzie


la

n troppo pronto

alle cose

che vanno provvedute per

guerra,

per essere sincero e puro e


da' suoi ministri e da

di et di riposo, si lasciava
di

reggere
il

persone non pratiche per


lo

guerra: per
in

che

le

cose

della

guerra

Imperatore

queste

parti

andavano tiepidamente e fredde. Onde essendo esso Figarollo


venuto a Casale per starsene pi ad agio e riposo
per suo alloggiamento
spesso nuove di
la
,

si

elesse

citt di

Casale
gli

ed anche per sapere


sostituti
si
,

quello che facevano


,

quali

non

erano troppo lontani che


essi facevano.

che

in

un giorno non
sotto
il

sapesse quello
in

Ora essendo
si

carnovale,
,

cui

si

piglia alcun piacere di mascherarsi


di esso

e ballare

alla petizione

signor Figarollo

facevano

alcune

feste e balli sona'

tuosi in casa de' cittadini, per compiacere al

medesimo ed
,

suoi

aderenti,

quali desideravano

un

tal

piacere e spasso

per essere

essa nazione dedita a quello spasso di star con le

donne e far

all'amore: e per quanto esso Figarollo fosse

di

tempo, ed assai
accarezzato ed
i

vecchio

pure

si

dilettava ancor esso


le

d'

essere

intrattenuto con

signore e donne

di

Casale; e pertanto

Francesi,

quali non

dormivano per essere

astuti, presero oc-

casione in quel tempo di fare

uno scorno

in sugli occhi a

questo

luogotenente Figarollo
giato
,

in pigliare la citt dove era esso allog-

e lui ancora se fosse stato possibile, e fare

un

bel colpo,

siccome poi fecero.


i

Dico,

dunque, come essendo

in
de'

Verrua

terra dello stato

di

Savoia; per comandante a


di

nome

Francesi un capitano noastuto, di nazione

minato M.

Salvasene, francese, e

uomo

Gua-

ti)

Figneroa

DI
e via, sale,

GASALE
,

345
ebbe raodo

scona, e di grande veduta e maneggio di Iraltali

che seppe tulio quello che


ed
in

si

faceva delta citt di Ganelle

che

modo
,

si

reggeva
di

sue guardie della

citt; ed

avendo esso raesscr

Salvasone molti soldati llaliani

nella sua
gli

altri

compagnia ed altri dello stato di Monferrato, e fra un suo soldato nominato Pietro Antonio, del luogo di
,

Ponlestura dello stalo di Monferrato


quattro
;

appresso a Gasale miglia

e questo

tale era stalo autore

con esso suo capitano


la delta citt

Salvasone

di ritrovar

modo

e via

di

pigliare

di

Gasale, parte per tradimento, e parte per scalata: perch avendo


essi

Francesi
,

il

giorno

avanti mandati certi

loro

negoziatori
,

francesi

che sapevano parlare tedesco e spagnuolo

furono
di

inlrodotli

con loro
furono

che

venendo
certi

la

notte

della
di

presa
i

essa citt,

accomodati
,

fiaschi

vino,

quali
si

portati da questi
di fare

tali

e dati da bere alle guardie,

come

usa

tra detti tedeschi, subilo

furono ubriacati, essendo ac-

comodalo dello vino per farli dormire. Onde il dello Salvasone, essendo guardalo da veruno, quella notte, con una grande comitiva di soldati francesi
s
,

giunse a Casale nel far del giorno;


citt

che quelli che erano dentro della


la

per

detti

Francesi

consapevoli del trattato, vedendo

guardia de' Tedeschi mezzo


li

addormentala ed ubbriaca
porta della della Rcca
,

subilo

uccisero

ed aprirono
i

la

ed entrarono in citt
;

Francesi

ed

uccisero

le sentinelle

tedesche

bench, per colorire questo traalle

dimento, appoggiavano certe scale

mura
;

della citt

che
per
,

avevano portate a bella posta


quelle scale
:

e dicevano che erano

saliti

per
la

la

verit sia a

suo luogo

ma

basta dire

come
con
il

pigliarono
;

delta citt
entrati

mal guardata per


furono
delti

difello de'suoi

Governatori

ed

che

Francesi insieme
e

loro capo M. Salvasone, fu dato all'arma


tulli
i

morte

quasi

Tedeschi che erano

di

guardia

non mancando

per

poveri Tedeschi che erano in quel presidio di combat-

tere e

morire e fare

il

debito loro quanto poterono;


in

ma
,

furono
:

sforzati a ritirarsi a

poco a poco

castello
delli

di

essa cill

mori

in quella ritirata

un capitano
di detta cill,
,

Allemani

ed un alllaliani.

fiere, ed altri

uomini dabbene e segnalati Tedeschi ed

Ed essendo governatore
curino conte di Valenza

come abbiam

dello,

Mer-

con una compagnia d'Italiani, ancor

esso fu sforzalo a ritirarsi, per la moltitudine de' Francesi che


Arcu.St,
iT. Voi.

xni.

44

34G

CRONACA
gli fu

sopraggiunsero addosso, che


raglia
cill
clic
, ,

forza calarsi gi dalla


al

muII

allaccata una lunga

corda

cavallcro grosso di essa


la

il

quale da
il

lui

era guardalo

con

sua compagnia.
in

sentendo

signor Figarollo, e non sapendo


;

che
alla

modo
meglio
,

pigliar partito

fu ancora

lui

sforzato a ritirarsi

che pot in castello con alquanti suoi amici


teneva presso di
lui
,

capitani

che

lume
,

di

torchio,

ed in camiscia, a
,

cavallo senza sella ne briglia

per non aver tempo a vestirsi

se non voleva restar prigione de' Francesi.

Onde

poi

il

giorno seguente venne tutto l'esercito francese,


tali
si
,

che marciava appresso a questi


sorpresa alla citt
di

che

andavano
tal

far tal

Casale

era approssimato quanto pi

poteva alla delta citt, perch

si

tenevano
alla

impresa sicura

per

il

che,
il

partili

da Ivrea,
il

vennero

volta di Casale, e
si

passarono

Po. Per
e

che

li

Francesi, tolto Casale,

diedero

a far bottino,

generale fece far

massime alli Ebrei, bench M. di Brisacco bando che nessun soldato dovesse pigliare
,

n togliere cosa alcuna


acci gli facessero

a' cittadini

ed abitanti di detta cill,


li

buon

viso

ed essere amorevoli con

loro

padroni.
a
li,
il

Ma perch

il

castello restava ancora in


di

mano

degl'Imperia-

quale era molto ben munito

soldati ed artiglieria, e

di

ogni cosa che abbisognava ad una


castellano a

fortezza, ed eravi dentro


di

un

nome
,

del

signor duca

Mantova, nominato
li-

Vincenzo Guerrero

gentiluomo Mantovano, che non avea

more alcuno che per forza gli fosse tolto detto castello di mano, per quanto esercito vi fosse di Francesi; perch si diceva che gli Imperiali gli mandariano soccorso, ch'essendo salvo
il

generale Figarollo, ch'era entralo in detto castello e suoi,


era uscito salvo
,

n'

ed avea promesso

di

mandarli subito soca


pigliar

corso.
di

Ma M.

di

Brisacco

cominci
,

subilo

ordini

batterlo,

con quanto fosse forte

e di silo e di uomini, per


il

esser ben

munito

e di artiglieria e di munizioni per

signor

Duca. Per tanto

gli

Spagnuoli mai non uscirono da' loro allogcon alquanti


il
il

giamenti, perch temevano di maggior scandalo, bench v'entrasse per soccorso


in

dello

castello

Spagnuoli

valorosi e di gran cuore

un capitano Salino,

quale era persona


fosso con
alla

approvala
astuzia
,

s'

introdusse nel castello per


le sentinelle francesi,

grande
guardia

ingannando

che erano

DI
di

CASALE
il

347
,

fuori del
,

castello
,

con

parlar francese
,

con

le

croci
:

bianche
con

che
si

per esser di noUc

facilmente lo poteva fare


esso castello
il
i

cos subito
il

calarono nel fosso


Il

di

predetti soldati
IM. di

loro capitano.
,

che intendendo

giorno appresso

Brisacco

fece subito

un assalto ad un

rivellino,

che stava nella

fossa vicino alla


stello,

prima porta

della citt che confina con detto catal assalto

chiamata Porta Castello; dove per


il

morirono

molli Francesi:
far

che fu cosa biasimata


,

tra essi Francesi a voler

morire tanti soldati


utile

e far poco profitto.

Laonde vedendo
il

il

poco

che esso faceva intorno a detto castello,


per andarsene, e salvare
il

generale

francese

stette

suo esercito, perg'

ch intendeva

le

grandi provvisioni che facevano


al detto castello
li
,

Imperiali

per dar soccorso

e ricuperar la citt.
,

Ma

in-

tendendo questo
Casale

signori Biraghi
del

quali erano essi pure in

al servizio

re

di

Francia,

diedero per consulta a


fatta

M.

di Brisacco

che facesse mettere l'artiglieria, che aveva

venire dalli suoi presidj, sopra la controfossa del castello, che


si

vedrebbe

il

profitto

che farebbe, bench

il

giorno avanti

di
il

questo consiglio avevano posta l'artiglieria nella fossa verso

Po,

battevano un altro rivellino di detto castello,


profitto.

ma

medesi-

mamente con poco

Onde

tolto

il

consiglio de' signori


la delta

Biraghi, fecero con gabbioni mettere l'artiglieria sopra

controscarpa verso la delta Porta Castello, e cos incominciarono


a battere
la

muraglia

e fecero

una grande apertura, e


,

li

soldati

imperiali non potevano difenderla


detto
castello
di
;

nemmeno

pi star sicuri in

che
a'

incominciarono a venire a parlamento


il

d'accordo o
di

dare

Francesi
il il

dello castello,
vi

salvi

soldati

lo

bagaglio; e cos

Castellano che
castello a

era a

nome

del
i

duca

soldati M. di Brisacco; ed imperiali andarono con le loro armi e bagaglio in Alessandria. Questo fu a'15 di marzo 1555, quando si rese detto castello in mano de' Francesi e M. di Brisacco vi mise il pre-

Mantova, consegn

sidio di

Francesi, e

nella

citt

vi

pose presidio

di

Francesi,

Italiani e Svizzeri; e la pi parte di delti soldati si alloggiarono

nelle case

sue, dandogli

gli

utensigli necessari, ed altri nelle


gli fosse

case de' cittadini, senza dargli molestia alcuna, purch

provveduto per dormire, e poi del vivere


ed
altri

si

provvedevano essi;

ancora

li

alloggiavano fuora

della loro casa, provve-

348
dendoli
ili

C R

aC a

stanze separale da essi cilladini, senza dargli molestia


, ;

alcuna

impaccio perch tale era l' ordine del generale bench nell'entrare in Casale fossero saccheggiati alcuni altri cittadini come ho detto sopra ed alcuni cittadini particolari ch'erano al servizio degl'Imperiali, confiscandogli loro beni a
,

ed

chi

prima

li

domandava

per alcuni tra

la

pi parte furono

riscossi

citt

da' parenti ed amici con numero di danari. Dopo questo, M. di Brisacco lasci governatore di detta di Casale M. Salvasone, di commissione del re di Francia
,

per essere stato esso

l'

inventore
;

e quello che dette principio


lo stato

e fine a quest'impresa

ed ancora governatore di tutto

del Monferrato, dove poteva


di

comandare con un grosso presidio


,

Francesi,

quali erano in detta citt

con molta cavalleria

e dava timore a tutto lo stato di Milano.

Dopo alquanti
Italia
il

giorni

per commissione dell'Imperatore,

giunse in
di

duca d'Alva, spagnuolo, e general luogotenente Sua Maest Cesarea nello stato di Milano e della guerra del
;

Piemonte
cito di

e subito giunto

mise

in

pronto un fortissimo eser,

venticinquemila soldati fra Spagnuoli

Italiani ed Alle-

mani
pass

con gran numero

di

cavalli leggieri, nel

mese d'agosto

del detto
il

anno 1555; ed essendo insieme detto suo esercito, fiume Po a Frascineto lontano da Casale tre miglia.
,

Per

il

che

Francesi, che erano


il

in

Casale, stavano in gran


all'

sospetto

che
:

campo imperiale non andasse


pigliando
il

assedio di

detta citt

per che restarono essi Imperiali in quel contorno


,

pi di due giorni
v'

castello di Frascineto, nel quale


italiani di presidio
; i

erano alquanti soldati francesi ed


contro
i

quali

volendo tenere
castello, tutti

le

forze di

un

esercito

ed avuto esso
,

soldati

ch'erano dentro, furono, chi uccisi


alla

chi appiccati e chi trastare;

mandati

galera

per aver voluto con-

bench

gl'Italiani
.

furono salvati da morte, furono per

mandali

in ijalera

DI
1558. 8 oUobrc.

GASALE
dal duca di
,

349

Gli Spagmioli comandati


e

Sessa
forti-

rifanno fortuna, prendono

saccheggiano Moncalvo

ficato gi dal francese Brissac (1).

Vanno

sotto

Casale.

Stando dunque l'escrcilo imperiale accampato

sotto Casale,

pensando starsene

sicuri dalle offese dell'artiglieria francese, la


citt,

quale era tutto all'intorno della


travagliare
dritto
il

n mai cessava

di tirare, e

campo nemico,
il

tirando

sempre

alla

ventura ed al

dove era
tra la
il

mezzo
cupava
tanto

campo, per non potersi vedere, per esservi di citt ed il campo una montagnella, la quale ocsi

vedere alla citt, e perci


il

tirava alla

ventura: per-

considerando
il

drina,

M. La Motta Gogrande pericolo che poteva venire alla citt, come era
governatore della citt,
i

Casale, ed in provvedere tutti


artiglieria
;

luoghi natii, e di soldati e di

si

che fece mettere due doppi

cannoni e colomil

brine sopra un cavallero appresso al castello verso

Po, nomi-

nato

il

cavallero a quattro venti, per esser esso discoperto dalle


il

quattro parti; ed incominci a far tirare alla ventura verso

campo nemico, dove per congettura


pati gl'Imperiali: dove, per

teneva che fossero accam-

quanto

si

polca vedere dalla


la

citt, essi

Francesi facevano danno agl'Imperiali con


vedendosi
i

sua artiglieria,

soldati nemici

sfrattarsi
l,

da ogni luogo dove erano

accampati

e fuggire or

qua or

ed andarsene sopra la collina


essi Francesi

per starsene sicuri.


essi

cos

continuando

a tirare

cannoni, furono poi veduti essi Imperiali a ritirarsi, e poril

tare

loro

campo

in altro

luogo pi sicuro. Del che poi

il

detto
soldati

giorno esso duca

di Sessa fece

andare due compagnie


lutti
il

di

spagnuoli ed italiani pi appresso


le

insieme alla

citt sotto

mura

del giardino del castello,


il

quale era muralo d'una


imperiali erano aldell' artiglieria fran-

muraglia intorno; per

che

essi

soldati

quanto sicuri con

le loro trinciere da' colpi


li

cese, che continuamente


soldati spagnuoli a tirare

molestava: onde incominciarono

essi

una grande trinciera, che incominciava appresso ad una muraglia del giardino del castello d'essa citt,
li

che

copriva che non potevano esser veduti dalla citt quello

ch'essi facevano: ed era tirata detta trinciera dal detto giardino

sopra

il

prato, che andava al fiume Po, per potersene

detti

Impe-

(1)

V.

la

scrittura del Roffa.

350
riali

C U

N AC A

servirsene, ed andar sicuri al detto fiume per provvedersi


al servizio

d'acqua
per
'

dell'esercito

cavalli; ed ancora forti,


,

farsi

pi sotto alle

mura
di

della citt con le loro trinciere

due capitani che avea una compagnia d'


vi

misero

guardia, uno

d'essi spagnuolo
il

Italiani,

nominato

capitano Leone

Bella Guardia.
a
11

giorno dopo
li

che fu giunto l'esercito imperiale sotto


d'essa
citt

Casale,
(ulti gli

uomini
e

fecero

una brava mostra

di

uomini

giovent de' cittadini ed

abitanti in essa,

tutti

benissimo armati, alla


i

vista degli Imperiali, sotto

quattro
il

loro capitani di essa citt,

quali furono

tulti

eletti

per

go-

vcrnalorc della medesima M. La Motta Godrina:


pitani
il

de' quali ca-

primo era Giovan Riccardo Vialardo


il

di

Villanuova

il

secondo, Giovan Francesco del Ponte;


tutti

terzo. Paolo del Ponte;


1'

e tre gentiluomini

e cittadini di Casale; e

ultimo fu

il

castellano Vincenzo Montalcro, gentiluomo del Monferrato.

Onde

che avendo
Imperiali
falli,
, i

fatta

essi

cittadini

la

mostra sugli

occhi d'essi
soldati

quali uomini erano tutti gente perfetta e

e che desideravano combattere per difesa

della loro pa-

tria e

l'onore delle loro case, ed erano


,

tulti

ben disposti per


ben armati:

difendere la citt

e sopportare ogni disagio per difendere la loro

repubblica, ed erano in

numero

di ottocento giovani, e
il

onde che avendo veduto questo

governatore ed
,

il

loro

buon

ani-

mo

verso

il

re di Francia, in voler difendere essa citt contro gli


li

Imperiali,
fedeli al
di

ringrazi,

e fece

animo, pregandoli
i

che fossero

suo He; che ancor loro


la

Francesi non mancherebbero


citt

esporre

loro

vita

per

salvare quella

e cittadini

dall'Impero e dallo mani


del loro Re.

de' suoi

nemici Imperiali, ed onore


i

Onde
della

gli

fu risposto per

delti cittadini,

che

essi

orano ancor loro ben disposti a morire con l'armi


per l'onore
loro
patria
e
del

alla

mano

suo Re,
e che
li

che erano

pronti a sopportare ogni fatica militare;

comandasse

quanto bisognava fare con i soldati, che essi non mancherebbero e che non si dubitasse di cosa alcuna di loro cittadini
;

che

essi

sarebbero fedelissimi

al

suo Re, del quale

si

trovavano

in quello suoi vassalli.

Del che avendo delti cittadini data

la

fede, e fattosi

animo
il

l'un l'altro di essere uniti e combattere per la patria; fece


governatore un consiglio generale con
circa
la
i

suoi capitani

francesi

guerra

e per difendere quella citt, e vedere di ronj-

DI
pere
il

GASALE
del

351

corpo

di

guardia, die gl'Imperiali facevano fare nelle

Irinciore sotto le
citt

mura
d'

del giardino
,

castello, presso della


S

ad un
il

tiro

archibugio

meno.
Po,

che

la

domenica
a!

mattina

detto governatore

fece uscire per la porta di fuora


il il

secreta del castello, che verso


castello
,

quale era vicino


ed
italiani

gran moltitudine
quella

di

soldati

francesi

piedi

e poi fece uscire tutta


in
citt

la cavalleria leggiera
;

che esso

avea

appresso
uscire

poi

fece
altri

in

quel

medefrancesi

simo

tempo

parimenti

molli

soldati,
citta

ed italiani

tutti

insieme, per

la

porta

della

detta Porla

Castello, quale dirimpetto del detto

muro
uscita

del giardino di esso

castello:

che

tra

questa fanteria
uscita per
il

della

della porla

della citt, e quella

detto castello,

chiusero
si

in

mezzo
sotto

il

detto corpo di guardia degli Imperiali, che

faceva

il

muro

del detto giardino,

come

dissi

e gli giunsero ad-

dosso

all'

improvviso; e diedero dentro


,

al detto

corpo

di

guardia,
imperiali
tol-

e lo buttarono sottosopra di sorta

che
li

delti

soldati
in

furono

rotti,

e morii molti d'essi, e


,

misero

fuga, e

sero essi francesi un' insegna

quale era
;

dell' aiflere del

capitano

Leone Bella Guardia, spagnuolo


prigione, e fu condotto in
cesi si
citt
;

e tolsero ancora esso capiliino e fallo questo, tutti essi Fran-

salvarono
il

e ritornarono in Casale.

rumore
alla
co'

campo imperiale;
,

volta di essa citt

Laonde sentendo il andarono sempre scaramucciando gli Spagnuoli


subito dato all'arma,

Francesi insino alla controscarpa della medesima: onde furono


i

sforzati

Francesi a ritirarsi nella citt, ed appresso alla consi

troscarpa; perch gi
versi
,

sentiva tutto

il

campo imperiale
la

muo-

ed era celalo gi quasi tutto l'esercito in ogni parte d'in,

torno alla delta citl


tinta del

per

il

che rimase
pi

terra

in pi parti

sangue degli Imperiali


,

assai

che de' Francesi e


i

de' cittadini

essendo usciti ancor loro, insieme con

Francesi,
l'in-

quella fazione; e fu

uno

di essi cittadini

che guadagn
li di esso

segna del suddetto capitano Leone.


Il

giorno poi dopo, che fu


il

il

luned
si

alli

mese
al-

d'ottobre,

detto

campo imperiale

ritir

senza strepito

cuno da quel luogo dove era accampato, lasciando molte bagaglio e tende, ed altre cose de' soldati
,

e se

ne andarono al
miglia di.

Borgo

S.

Martino,

terra
ivi

del

Monferrato

quattro

stante da Casale, ed

incominciarono a

fortificarsi

35-2

C H

N A C A

A' 13 d'aprile 1550, giunse in Casale nuova della pace tra


di Francia e quel di

il
,

re
et

e Francesi ed Imperiali incominciarono andar insieme e farsi carezze ma per bcslemmiando la pace . Il 2 d'agosto 1559,
,

Spagna. Cess

solo allora Vassedio

Alessandro Gonzaga ricevette la citt

come governatore
figliuolo

nome

Margherita Paleologa Gonzaga. Continua:


di

del

Guglielmo

cilt

Ed
di

in

quest'anno 1559, dopo


i

la parlila
il

de'Francesi
carico
,

di essa

Casale

delti cilladini

pigliarono

e facevano

fare le guardie notte

e giorno dalli uomini e cilladini

d'essa

intorno alle

mura
;

ed avevano

eletti e fallo

quattro capitani
,

di essi cittadini

uno

de' quali ogni notte era di guardia


citt

per-

ch
toni

essi cittadini
:

avevano comparlila essa


cittadini
,

in quattro can-

laonde

detti

avevano

eletto

un gentiluomo per
di

ciascun cantone per capo


fiere

dandogli, a

modo
,

guerra,

il

suo

al-

con due sargenli


,

ed un luogotenente del dello loro capi-

tano

che sopraslasse

alle delle

guardie

e rivedesse
;

gli

uomini
i

che mancavano che

di venire alle delle


1'

guardie

dandogli ancora
,

suoi capi di squadra per tener


teva dire
in delta cilt

ordine militare

si

che

si

pole

era cosi ben


il

guardato in fare
i

sue guardie, come fosse slato


cittadini

tempo

di

guerra, perch

detti

uomini
,

in essa

abitanti, erano tutti assuefatti ed

approvati soldati
al

e veterani, ed usi alle guerre, per essere siali fuori di casa alla guerra
;

tempo

delle guerre tutti


stali

e quelli

che non erano

fuora della sua citt, avevano imparato a


e.

loro malgrado nella della loro cilt

Madama Anna
na

d'Alenzon, dichiarata propria erede della Baro-

che godeva in Francia Isabella

marchesa
a'

di

Pescara,

figliuola della

Margherita

mor

di ottobre

1562

ore

sei

di

notte di venerd venendo

il

sabato, in Casale

Morta dunque essendo


vita,
il

la delta

madama Anna
marchesa
di

quale

es-

sendo in
volendo
tanto

teneva

il

nome
di

e titolo di

Monferrato,

signor

Duca

Mantova dar principio a quello che


di volere

tempo desideravano
,

eseguire contro
la

di essa citt

e' cilladini

cio di volergli usurpare e lorgli

sua libert in-

D
sieme con
tadini
la

e A SA L E
tanti anni
gli

353
avevano
stati

sua giurisdizione, che

detti cit-

posseduto

paciGcamcnle

come

erano

concessi

ed ottenuti tanti

privilegj, avuti da tanti

sommi

Pontefici

ed

Imperatori e Re, come appariva largamente


scritture

dalle autentiche

ed investiture. Laonde esso signor Duca

mand

alla
,

della citt di Casale la

Duchessa sua madre, madama Margarita


di

quale, l'anno della della pace da noi

sopra scritta, era vestato di

nula a pigliare

il

possesso d'esso suo

Monferrato

della citt di Casale, e poi essa ritorn a

Mantova. Sicch essa

signora Duchessa essendo poi di nuovo ritornata a Casale,


data dal signor
cipio a questa

man

Duca suo
causa,
solo

figliuolo, volle essa


il

madama

dar prin-

secondo

volere

d'esso signor Duca


di

suo figliuolo

per

voler privare delti cittadini


e
libert, e di lutti
li

Casale

della sua giurisdizione

loro
,

beni

ed

averi eh' essi tenevano e

possedevano nel

Comune

e lasciati

tanto

tempo avanti

eh' essi

possedevano senza essere molestati

da alcun altro, bench fossero suoi principi e signori.


Della signora

duchessa

madama

Margarita
,

mand
volont

a do-

mandare
signor

li

suoi senatori

e consiglieri

che presidevano nella


la
d'

delta citt a suo

nome,

e gli
,

fece intendere

esso

Duca suo

figliuolo

che non

voleva

eh' essi

citladini
in

avessero e possedessero quella

giurisdizione

della giustizia
di

essa citt, e quella sua libert; e ch'esso s'intendeva

pricitt
,

vargli

perch voleva esser principe


era
di

assoluto
tal
;

di

essa

siccome

tutto

il

Monferrato, e che

giurisdizione e

giustizia gli perveniva a lui


di

come suo principe ed

era disposto
di

non

lasciare essa
:

giustizia e giurisdizione in

mano

detti

cittadini

e per tanto essa faceva sapere a'delti suoi consiglieri


il

senatori

volere e l'animo del signor

mandava
insieme

consiglio
essi

ed

il

Duca e di ci gli doloro parere. Onde che consultandosi


, ,

signori

senatori

conclusero e

fecero in quello

domandare li signori Proconsoli di essa citt, che erano in quel tempo e reggevano la detta e gli fecero sapere 1' animo del signor Duca e Duchessa sua madre, loro principi e signori. Il
,
,

che inteso,
lutti

si

conturbarono assai

detti

Proconsoli, e restarono

stupefatti

e confusi, maravigliandosi molto,

che questi
della

suoi

principi

signori
,

volessero
il

totalmente

privarli

libert e giustizia

e di tutto
essi
li

loro avere in

comune

senza

cagione alcuna, che


ARca. Sr,
II.

avessero fatto centra; bench avanti


:>

Voi. XIII.

354
(jursto ne avessero
(lini

CUONACA
alcuna sospicione, perch gi
fra essi citta

se

n'era
del

fallo

mollo, che

e gi

ne avevano avuta
citt.

notizia
li

Icir

animo

suo principe per quella


di

pertanto

detti

cilladini consideravano,

questo ne potrebbe riuscire alla

della cill e cittadini

mollo danno, travaglio, fastidio, malevo

lenza, e discordia fra essi cittadini: n sapevano che fare, n

reggersi, perch
(Iella citt e

si

vedevano

gi

incominciare a nascere,

in

fra essi cilladini, discordia, e di


la

uomini particolari,
e

che altro non desideravano, che


(|uelln

rovina

distruzione

di

sua

cill.

Pertanto delli signori Proconsoli fecero inten-

dere alle loro Eccellenze signor

Duca

Madama, che molto

si

maravigliavano
doli

di

questo; ed inginocchiandosi a terra, pregan-

con le mani in croce e con le lagrime agli occhi, supplicavano delle Eccellenze, che non gli volessero fare tal torto, e conturbare li loro fedeli servi e cittadini, in volerli privare
e lorgli quel loro avere

che

tanto

tempo avevano posseduto

pacificamente, senza essergli fallo alcun disturbo dagli altri suoi


passati principi e signori, e per tanti
ratori passati, ed al presente di
la

sommi

Pontefici ed
e

Impeappari-

nuovo confirmati
,

conceduti

sua

libert
tanti

e loro repubblica

come ampiamente
,

vano per

suoi privilegj

e confirmazioni

ed altre scritdi

lure autentiche,
firmali per
di
li

come

essi

ne potranno far fede; e

pi con-

suoi antecessori e suoi Signori e Marchesi passati,

pi confrmali

nuovamente per

la

Eccellenza del signor duca

Federico buona memoria, suo consorte e suo principe, Marchese


di Monferrato, ed

ancora da esse Eccellenze e


li

di

esso signor Duca

presenti
siiiure,
(>er

come ne mostrerebbero
illustrissimi

suoi

privilegj
in

ed

inve-

confirmazioni ed

autentiche scritture
falli
li

buona forma

essi

Signori

e confirmali.

con

quesle

ed altre buone parole di

nuovo
li

pregavano detti Proconsoli,


far
,

(he Sua Eccellenza non

volesse

forza, n violenza, n

Iorio in volerli privare degli loro beni


cittadini,

del loro

Comune,

di tanti

e di tante povere vedove ed orfani, che anderebbero


in

nuMidiciindo in precipizio ed
stizia,
di

malora; e che quanto per giule

che

essi

cittadini
li

sapevano bene che


tenevano;
li

loro Eccellenze loro giurisdi-

ragione non
ch'essi

poteva privare n

usurpare

la la

zione

cittadini
,

nemmeno
le

sua libert

sua

repubblica

n ancora

loro beni, che

essi

avevano in
si

della cill, e lor (Comune.

K (luando

loro Eccellenze

de-

1)

e ASAL E
li

355
e vedere le loro
si

gnasscro

di

volere ascoltare

delti cittadini,

ragioni; che sapevano di certo, che per giustizia non

potevano

privare di essi beni e giurisdizione

che

li

present senatori

e consultori in quella causa che volevano

muovere ed addurre
affatto, di poter

contro

la detta citt,

che

essi

s'ingannavano

per

giustizia togliere essa giurisdizione e libert di detti cittadini,

con tutto
beni e

il

loro avere in
,

comune

e che essi

non avevano
delii
di

fatto

cosa al loro Principe


della
lo

che meritassero esser privati


e giurisdizione
li
;

loro

loro libert

che

questo
il

molto bene
consiglio di

sapevano

essi Principi e
:

suoi senatori e lutto

Sua Eccellenza
il

pertanto

ch'essi cittadini conosce-

vano molto bene


cattivo

tutto, ch'essi suoi consultori

avevano mollo

animo

a questa citt ed a'suoi cittadini;


tali
,

pregando essa
n consentire

Eccellenza che non volesse dare orecchio a


alle

rovine e distruzione di essa citt e de' suoi cittadini; che


stali

sono sempre

fedeli

ed amorevoli verso

loro Principi.

Ed

altre parole furono

delle da' detti Proconsoli, ed altri cittadini


essi signori Proconsoli a

che erano andati con

Sua Eccellenza,

pi assai amorevoli e pietosi ch'io non ne scrivo, per deviare


li

detti

suoi principi da quell'umore e


alla detta
citt e

mal animo che portaavevano


nella

vano
beni
citt:
si
li

cittadini, solo per levargli quelli loro

giurisdizioni

libert

eh' essi
si

loro

dove ch'essa signora Duchessa


li

content per allora che

ascoltassero

detti cittadini,

con

le
si

loro ragioni insieme con

loro avvocati

di

essa citt, che


il

attaccassero
,

in parte

con

quelli di

Sua Eccellenza
le

signor

Duca

e che

si

vedesse ami-

chevolmente

ragioni
di

che adducevano per esso signor Duca

e quelle ancora

essa citt.
si

con questa conclusione


subilo far venire

essi

Proconsoli e cittadini
Sicch la detta

partirono.

citt

non manc

di

un

avvocato e consultore, forestiero, per non fidarsi


citt,

di quelli della

per essere essi,


li

la

pi parte, aderenti

al

detto signor Duca,


e fatto

perch esso

aveva gi accaparrati tutti,


ingerire in questo.

parlare che

non

si

dovessero

cosi essi

cittadini fecero
il

venire

un famosissimo avvocalo da Milano, nominato


senza

signor

Crispo,

cognome, uomo

dotto

mollo

letterato,

ed

espertissimo ed intendente in simili cause. Del che essendo bene


instrulto della causa, e vedute le molte ragioni prclegate di essa
citt;

e poi

ancora

tolti

molti pareri

e consulti

da

altri

gi-

356
risconsulli, e

(^

R
ed

NAC

A
di

uomini

dolli,

eccellenlissirni dottori

leggi
;

del collegio e stato di Milano e di Pavia, e molli altri luoghi


li

quali fecero molti consulti io favore della detta citt, per le


alli

loro ragioni ch'essi avevano; e fecero poi sapere


cittadini
di

Proconsoli
si-

essa citt, che di ragione

le

Eccellenze del
gli

gnor duca,
con

duchessa

di

Mantova sua madre, non

potevano

pri\arc e levare le loro giurisdizioni, libert e ragioni insieme


li

loro averi, ch'essi cittadini possederono nelli beni del lor


la

(Comune: perch

ragione

gli

era favorevole, n potevano essi

signori eccellentissimi privarli in coscienza,

ma

che

gli

poteva

ben

fargli

forza, e privarli di ogni cosa.

Alquanti giorni

dopo giunse a Casale


si

il

detto signor dottor


il

Crispo, avvocalo di essa citt, e


alla

present avanti

senato, ed
,

presenza degli signori senatori del signor Duca


il

de' quali

era principale

signore Orlando della Valle, cittadino e gentiil

luomo
il

di

Casale,

signor marchese Antonio Natta d'Isola dello


il

slato di Monferrato,

signor Bardallona, Mantovano, ed ancora


tulli

signor Balduino, medesimamente Mantovano: e


lutti

questi

quattro sopraddetti erano

senatori di

Sua Eccellenza; ondeProconsoli di

che quel dello Crispo accompagnalo

dalli signori

essa cill, con alcuni cittadini del consiglio di essa, insieme con
il

signor Oliviero Capello, giureconsulto, che teneva


di

il

primo

luogo, e principal capo e protettore


della

della cill di Casale, e

sua repubblica. Ed avendo

il

detto signor Crispo ben prodi tutto


alli

posto, e fatte
gli

buone fondamenta e proponimento

che
detti

bisognava addurre e

proporre per far conoscere

senatori tutte le ragioni ch'essa citt possedeva,

e teneva anlibert

cora allora, insieme con la sua

giurisdizione

tanto

tempo posseduta da Imperatori e Papa,

essi cittadini, e di

pi confirmata da tanti

e dalli suoi signori Marchesi passati, che posdi

sedevano quello stato

Monferrato
il

laonde fu disputalo e detto

assai fra l'una e l'altra parte

detto caso: e non potendosi in

quello accordarsi fra


d'essi, perch

li

detti avvocati,

per

il

lungo contrastare
la

ognuno

di loro voleva

mantenere
li

sua ragione;
suoi

dove che fa all'ultimo conosciuto per


avvocati, apertamente,

detti
di

cittadini, e

consultori

il

come esso signor duca suo mal animo verso la citt


(del

Mantova, e suoi

e cittadini; perch
,

per ragione

che ne avevano poca)


ultimo usurpare
,

o per forza

come

fu poi
di

fallo, di volerli all'

e farsi

padrone assoluto

I) l

e ASAL

E
detti

357
cittadini

essa

citt

sua giurisdizione, e privare


il

della

loro libert, e di tutto

loro avere in

comune;

e soggiogare ed

annichilare tutta

quella cittadinesca unione di essi cittadini, e

loro consiglio; e privarli del tutto in conclusione.

Non pertanto
che
di

per allora
si

si

conchiuse altro, n

si

fece cosa alcuna; salvo

conobbe l'animo e l'umore d'esso


se lo

Duca, bench

prima
di

essi cittadini

pensavano; per con prieghi e lagrime


in quell'istante

detti cittadini,

che

madama Duchessa,
di tanti suoi

la

andavano da Sua Eccellenza supplicarono, con pregarla a non vosua


citt, e

lere esser causa della distruzione e rovina di quella

poveri cittadini

che andrebbero a

male; perch

questa

saria l'ultima
di

rovina, e le loro Eccellenze sarebbero


e miseria; e che la sua

cagione
citt

mandarli in disperazione

tanti

non saria pi quella che gi era stata, e popolata da nobili cittadini e che sempre gli erano stati fedelissimi.
,

Ed

altre parole amorevoli

ed umili furono dette da essi

citta-

Sua Eccellenza madama la Duchessa; ed ancora furono fatte molte promesse ed esibizioni alle loro Eccellenze, molto grandi per avvertire quel cattivo animo ed umore che le loro Eccellenze portavano ad essi, e del signor Duca suo figliuolo,
dini a

che aveva questo cattivo animo


sua
citt

ed era cos contrario a quella


di

suoi cittadini

senza avervi cagione legittima

volerli

in

tutto rovinare e
stati

mandarli

all'

ultima rovina e pre-

cipizio,
a'

sendo sempre

amorevoli verso Sua Eccellenza ed

suoi principi passati.

Del che essa signora Duchessa rispose


gli

alli

detti cittadini,

che essa non


d'esso signor

poteva far

altro, perch

tale

era l'animo
essi

Duca suo

figlio e del

suo consiglio; per che


il

non

si

volevano partire dalla giustizia ed


,

volere di Sua Ec-

cellenza

e che essi cittadini vedessero di fare di ragione tutto e mostrava le sue ragioni,

quello che essa citt teneva


essi

come

dicevano

di

avere, e che

Sua Eccellenza non

gli

farebbe

forza; e che ancor essi

quello che la giustizia

tal

non mancherebbero di stare a tutto e ragione comporta, e che debito.


Proconsoli e cittadini,

Donde che
le

detti signori

sentendo
le
li

risposta fatta per la detta

Madama,

si

strinsero

spalle,
volesse
;

e giungendo

mani

in

croce, pregavano Iddio che

difendere da quello suo

mal animo

del detto

suo Principe
loro citt

sospirando

il

suo futuro danno

e rovina

della

358
ile'

CRONACA
cittadini;
il

suoi

aspettando
Iddio,

appresso poi altro


alli

ovvero che

sommo

prieghi di

qualche
e

movimento, buona e
proposilo,

devota anima, facesse mutare quel cattivo animo

che teneva essa Eccellenza verso quella

citt.
li

per tanto, se dette Eccellenze, ovvero

loro ministri e

consultori, che stavano residenti in essa citt di Casale, stavano

aspettando qualche novit


facessero
legittima

di

qualcheduno d'essi
d' esso

cittadini,
,

che

contro

il

volere

suo principe
delti

per aver poi


e dar

cagione

di

procedere contro
e mal
,

cittadini,

principio al suo desio


detti cittadini

animo

eh' essi

avevano

contra

e quella citt
di

acci poi potessero


s

procedere in
subito
si

qualche

forma

giustizia;

che fu poi ritrovalo


essi

la

forma e malizia

in

questo

modo da

signori

come

de-

scriver qui appresso


et

Ma prima incominceremo

a dire(l),

come essendo Gn
,

ai
gli

tempo
altri

dello imperatore Federico Barbarossa

ed ancora per
,

appresso successi Imperatori e sommi Pontefici


in quel
,

che re-

gnavano
privilegj

tempo, concessi
fatti

alli detti liberi


alli

Casalaschi molti
detti

e molti doni
di

e privilegiati

uomini

di

Casale, e

molti beni proprj lasciati in lor

comune
,

di Casale,

e facendoli ed investendoli di

feudo

imperiale

acciocch essi
,

Casalaschi non

fossero soggetti

ad

altri principi e tiranni

li

quali in quel tempo regnavano, salvo all'Impero; facendo esso

Casale libero, reggendosi


detti

come repubblica, dando


cittadini
,

giustizia alli
,

uomini Casalaschi e

libera

franca

insieme

colla libert,
citt,

bench esso Casale non


gli

fosse in quel

tempo ancora
,

ma

terra; e

dettino

cos si diceva, e cos con questo

nome la repubblica di Casale e nome fu poi sempre confirmata


essa investitura
li

da essi

Imperatori e sommi
,

Pontefici

e loro

franchigia

come ampiamente ne appare per


li

loro privilegj

e sue antiche scritture; e giusto fu fatto dalli detti Imperatori

per obbligo ch'essi avevano con


aver
detti
,

detti

uomini

di

Casale, per
di perfetta

Casalaschi dimostrato
in

il

loro

buon animo
Santa

religione

dare aiuto e favore

alla

Chiesa Cattolica
e

contro

gli eretici

Ariani, che in quel


al

tempo regnavano
di

mac-

chinavano

in Italia,

tempo

del re

AUiprando re

Pavia, ed

(1)

altra

Qaesta Storia degli anlichi diritti Cronaca e scritta da miglior penna.

di Casale

certo cavata da

1) I

e A SA L

E
,

359
essendo
,

altri

He

cattolici e fedeli. Li

quali uomini di Casale

poi detto luogo arricchito di ogni sorta di beni temporali

ed

essendo liberi

di

tiranni

ed avendo la giustizia di detta terra


e

libera in le loro

mani

domandati
nobili

liberi

repubblica

padroni
potenti
,

assoluti; di
e ricchi e

che

essi Gasalaschi
:

erano divenuti grandi,


e pertanto fecero molli

domandali

favori, e dettero ajuto alla Santa Chiesa e Sede Apostolica, in ed in altri luodiscacciare detti Ariani fuora di quel loro paese
,

ghi, per essere popolo potente e molto abitato sino al


to,

[sic):

e questo fu

tempo

del Bealo e Sant'Evasio loro protettore ed avvoca-

appresso

il

sommo

Iddio, di quella sua citt. Del che intendo

prima

di dir questo

poco, cavato da alcuni scrittori, ch'essendo


di principi tiranni,

la delta terra di

Casale in quel tempo libera


,

e non esser soggetta ad alcuno

salvo

all'

Impero romano, come


con
li

abbiam detto, possedevano

detti

Casalaschi quelli suoi terreni

del conflno di Casale paciGcamente in


belle giurisdizioni e sua repubblica
,

pace

tutte quelle

con

tulli

suoi privilegj
e
assai

ch'essi

godevano senza disturbo alcuno. Con buona


,

entrala

che

essi

tenevano e cavavano
si

nelli

beni del lor

Co-

mune
gio.

li

quali poi

partivano fra loro Casalaschi per lor por-

zione, secondo che avevano estimo in delta citt e nel suo flnag-

Del che

essi

Casalaschi erano
falli

come

Signori di delta terra di

Casale, ed erano

liberi

da ogni principe tiranno,

come
,

ab-

biamo
s

detto: e pertanto ogni suo vicino teneva


essi
,

gran conto
per

ben;

ch fosse invidialo assai da


che
delti
si

li

cospiravano contro
tulli

di essa

Casalaschi

si

difendevano da
in lor

essere

po-

tenti, e

reggevano assai bene

Comune,
le

tirando tutti ad

uno
sei

volere per mantenere la loro repubblica e giurisdizione e


libert e franchezza; e per
li

la loro

mantenere

loro leggi, ogni


delli

mesi

delli cittadini
,

creavano e facevano a voce due


,

primi suoi Anziani


pubblica con
in essa
li

e della loro citt


di

per reggere
il

la loro

re-

nomi

Proconsoli, che tenevano


e

primo onore
cos dalli

sua

repubblica

reggimento.
retta,

Del che era

detti Proconsoli

dominata e
che
si

bench

detti cittadini facessero


,

assai

ufficiali

distribuivano fra essi cittadini


,

come

essi

Consoli di detta citt

che attendevano solo

alle cose del

Co-

mune

fuora di essa citt, nelli suoi beni proprj di campagna,

in fare ogni

anno distribuir legna e terreni


suo
estimo

alli

delli cittadini,
,

secondo

il

che

essi

tenevano in

Comune

ad

360

CRONACA
la

ognuno davano
sopra
la

parte sua

ed ancora

si

faceva altri
si

officiali

provvisione d'essa citt delle cose necessarie che


tali le

vende-

vano per uso del vivere; e questi


acciocch
li

davano

il

giusto prezzo,
;

compratori non fossero defraudati


officiali
,

dalli venditori

ed erano nominati questi


fallava nel vendere o

provveditori della citt, e chi

comprare
,

secondo
suppiicio

le

loro

leggi erano
;

puniti parte in danari


altri

parte
li

in

della persona
,

ed

ancora

officiali

facevano
citt

detti

cittadini

che vanno

ed

appartengono ad una

repubblica in

tutte quelle cose


alle leggi,

sono necessarie e che bisogna. Sicch, quanto


guidata e governata con suo ordine detta

era ben

citt di

Casale e sua

repubblica
da
tutti
li

e pertanto questa povera citt

era molto invidiata


,

principi suoi

circonvicini
,

e propinqui

per essere

assai ricca e popolata di nobilt

e che

non era soggetta ad


le
;

alcun principe, salvo all'Impero. Del che


delle insidie

era fatto ogni giorno

per

arrotarla

ed usurparla

ma
di

per essere in

quel tempo detta terra assai forte

di sito e di

muraglie, secondo
ricchezze
;

quel tempo

e bene

popolata

di

uomini e

essi

tiranni stavano sopra di loro per essere ancora da essi


tori e da' Pontefici di

Impera-

quel tempo favorita.


di
,

Sicch essendo essa terra

Casale fuori della Marchia del

Monferrato e del suo dominio

perch non era compresa essa


a repubblica. Pertanto,
li

terra con lo stato del Monferrato, per esser libera; essi Casalaschi
si

reggevano, come abbiam detto,


detti

non potendosi
per esser sola
consiglio
,

Casalaschi difendere da tutti

suoi vicini

Principi, che cercavano di volerla sottomettere e soggiogarla,


;

pertanto

gli

uomini
di

d'

essa terra fecero

il

suo

e si

deliberarono

voler pigliare ed assoldare un


di

Principe di autorit, con


fosse di

nome

suo capitano generale, che


autorit, e

stirpe
in farsi

nobile e di grande

magnanimo

di

cuore
targli

temere dagli

altri
si

suoi

vicini

Principi e

porti-

rispetto, ed ancora che

potesse difendere da ogni


Principi
vicini

ranno, e dalle
sua terra

insidie fatti dalli delti suoi

alla

di Casale.

cos,
di

con questa ferma deliberazione, fecero elezione del

marchese

Monferrato

per essere

il

suo pi propinquo

si-

gnore appresso
in detto stalo di

alle loro citt, ch'altri in quel

tempo regnava
di Ale-

Monferrato
il

quale era della Real casa


tal

ramo, ovvero

fosse

suo

nome

proprio

di

Aleramo, ed era

I)

e A S A L E
degli

361
principi
di

di casa

Imperiale

di

Alemagna
di

Sassonia

Principe veramente benigno e giusto e molto amorevole con


suoi popoli
;

ii

ed era forte

persona

e molto savio e di grande

autorit e riputazione, siccome altri autori ci

han

scritto d'esso.

cos delti

uomini

di

Casale

lo fecero

venire in esso luogo di

Casale, e abitare insieme con tutta la sua corte, e lo provvidero


di stipendio,

come

loro capitano di
di tutto
,

essa loro terra e


il

del loro

popolo, provvedendogli
dio
,

quello che meritava


li

suo stipen-

dandogli alloggiamento
,

ed ancora per
,

suoi cortegiani e

corte

ed ancora

alli

suoi soldati
,

con tutte quelle cose che sono


li

necessarie al suo vivere

e per

suoi cavalli eh' esso Principe

teneva per sua riputazione ed onore.

cos abitava in Casale

come suo maggiore di essi uomini, e di essa terra, e lo tenevano come loro Signore e Principale di detta terra di Casale, portandogli quell'onore e riverenza, come si conviene ad un
suo primato.

questo

tal

suo capitano non aveva cura d'altro,


facessero signori di esso luogo
;

salvo di guardare la detta terra da altri Principi circonvicini,

non
non

la

usurpassero
impacciava

e non

si

levandogli la loro
s'

libert
di essi

e repubblica

e cos esso
,

capitano

uomini Casalaschi
,

n della loro giusiccome


che essi

stizia,

n ancora della loro libert

od altra cosa appartenente

a'detti

uomini; lasciandoli vivere


,

in quella loro libert,


la

erano

secondo

il

loro

solito

con

loro giustizia

potevano fare senza essere impediti da esso suo capitano nella


detta loro terra di Casale e del suo finaggio
;

ministrando an,

cora essi uomini


gli

la

loro giurisdizione che essi avevano


:

e che

era stata data da pi Imperatori e Pontefici

e cos vissero

questi uomini sotto questo suo capitano pacifici molto tempo.

Laonde essendo mancata la linea degli illustrissimi Marfu poi pervenuto detto chesi della casa di Aleramo di Sassonia ad Principe della casa Paleologa di Monferrato un marchesato

figliuolo della casa di Costantinopoli di

Creo: laonde venendo a


di

dominare questo detto


ed ampli assai
e polcnli
,

stato e

marchesato
si

Monferrato,

si

allarg

il

dello stato, e

fecero detti Marchesi grandi

e di onori e di dignit ed autorit. Del che essendo

poi pervenuti detti signori

marchesi

di

Monferrato in grandezza,
ed

per essere della casa Paleologa Imperiale, e che regnavano in

quel tempo, era riputato detto Marchese da


era assai pi di
autorit
,

tutti in Italia
stali
li

che

non erano

primi suoi

Alien. St. It. Voi. Xlll,

46

362
anicccssori marchesi
;

CRONACA
ed erano amati

da

lutti

li

loro popoli.

Ed essendo
ancora
lui

esso andato a Casale, fu accettato da delti Casalaschi


pe'

loro capitano,

come erano
;

gli altri

primi Mar-

chesi passali di casa d'Aleramo

onde

si

facevano molto amaro

dal dello popolo di ossa terra di Casale.


a

Incominciando

poi a crescere la malignit e malizia degli

di regnare essi signori marchesi, appoco appoco andavano usurpando e togliendo ora una cosa ed ora

uomini, e desiderosi

un'altra alla detta citt, levandogli alcuna autorit di essa sua


libert
:

del che poi fecero tanto, con


di essa

il

favore di alcuni uomini


il

maligni

citt

li

quali tenevano

loco primato di essa

loro repubblica di (lasale, ch'ossi signori marchesi s'impadro-

nirono

di

detta terra

e luogo di Casale
;

si

fecero

come

si-

gnori assoluti d* essa terra ed uomini

non togliendo per per


,

allora quello ch'era di delti Casalaschi

cio

la loro libert,
il

neppure
vi\ere

la loro giustizia

n manc giurisdizione, n
ch'essi signori

loro

avere in comune, n privarli della lor repubblica, lasciandoli

come prima;
in

salvo

marchesi

si

fecero
,

per loro abitazione un castello in capo della delta terra

e lo

misero
da

assai

buona fortezza, dove

essi

Principi potessero

sicuramente abitare e starsene sicuri


altri

da insidie, e guardarsi
ed obbedito
suoi

Principi e signori suoi vicini, e da altri inconvenienti;

e per essere ancora

riputato e temuto

dalli

popoli. Del che per questo essi signori tenevano alquanto quel

popolo
briglia
,

di

Casale

(il

quale era gi

fatto

alquanto superbo)

in

perch ancora
,

temevano

essi
li

Principi di qualche
potesse avvenire
,
;

ribellione di essi popoli

e di altro che
in

per potersi difendere da essi popoli


suoi \icini
,

un subito
per

e da altri

avendo

falla

la delta
;

fortezza

loro sicurtade
in

salvezza della loro persona


detti signori

e cos poi di
di

mano

mano

gli

Marchesi forliflcarono,

pi che non era, la detta

terra di Casale d'intorno,

per essere in vero un bello sito e

piano, di buone muraglie, ornandola poi di una buona e larga


fossa,

con
in

li

suoi cavalieri e baloardi intorno, con le sue torri


si

come
di

quel tempo
,

usava; e cosi poi moltiplicando


di

la

gente

essa terra
si

la

slargarono

sito, olir quello era di

prima,

siccome

vede al presente.
essi

Donde poi incominciarono

Marchesi a dominare essa


sua
,

terra di Casale appoco appoco

come

ed eleggerla suo capo

e A S A L E

363

principale di tulio lo slato e dominio del Monferrato, dandogli


li

delti

che

essi

Marchesi a'Casalaschi molli doni e privilegj, olir quelli avevano avuti da molti Imperatori, Pontefici e Ke, ed

addolandola di
citt
;

nome

di citt, e di altre
li

cose convenienti ad una

confirmandole
lieti
li

suoi privilegj

lasciando per sempre

vivere

detti cittadini
la

con

la loro

repubblica

come prima;
della

confirmandole ancora

loro giurisdizione e dominazione


,

giustizia in essa sua citt

che

si

faceva in

Casale come

era
;

avanti, favorendoli mollo

li

loro privilegj ed investiture avute

lasciandogli ancor godere quielamente

quel

loro avere in lor


facoltadi
,

comune
che
essi

non privandoli
possedevano

di

cosa alcuna delle loro

in detto loro

Comune

anzi gli

donavano
citt

del suo proprio,

non volendo

altro detti

Marchesi da essa

e cittadini

salvo essere riconosciuti per loro


il

e signore da essi cittadini, lenendo

nome

di

supremo Principe capitano, e primo


essi
:

luogo di essa sua


li

citt

e di

essere
gli

obbedito da
di

bench

detti

Casalaschi e cittadini
;

davano nome

suo Ccipitano
in tre termini

della citt

per questo

gli

pagavano ogni anno


il
li

un

tanto l'anno, in danari contanti,

suo stipendio, dandogli


suoi
cavalli
;

ancora ogni anno fieno e biada


cose, che
gli

per

ed

altre

detti

Marchesi avevano dalla

citt, e

che da' cittadini

domandava

era conceduto amorevolmente lutto quello ch'esso signore alli detti cittadini; e pertanto essi Marchesi volendo
gli

alcuna cosa, abbisognandogli per suo servizio,

era conceduta

graziosamente dagli

detti

cittadini

non

gli

era negala.

nota

che
,

la della citt di

Casale era fuori della Marchia


dello avanti
,

del Monferrato

come abbiamo

come ancora ne
,

appariva per molli e tanti

suoi privilegj

conceduti da Papa

Imperatori

e Regi

ed ancora per
,

questi delti signori

chesi passali confirmati

e da essi privilegiali

tanto

Mardall' una

come
di

dall'altra linea sopraddetta, cio

e per questa ultima concessi dalli

d'Aleramo ePaleologa, suoi signori duca di Mantova

casa Gonzaga

(1).

Bench

sotto
si

essi signori

e cittadini di

il dominio dell' ultimo marchese di Monferrato mostravano molto benigni verso quel suo popolo Casale per il che erano molto amati da tulli
,

(1)
(elle

Questo paragrafo appartiene


I'

al

cronista

moderno

il

successivo

ultimo)

all'

antico.

304
per essere ancora
citt

C
essi

F{

ON

A C A
amorevoli verso essa
a ossa citt

mollo

liberali ed

e cittadini

donando

del suo proprio

e cit-

tadini; ed erano

molto domestici con

tutti di

essa ciltade, per

essere detti Marchesi allevati e nutriti con essi lor cittadini; e

pertanto se essi signori Marchesi pigliavano qualche cosa che


fosse
della citt
,

ovvero del loro


li

Comune
li

delli lor

proprj
,

beni

essi cittadini

concedevano e
di dispiacere.

davano volentieri
li

non

sentendo niente o poco


essi

Ne per questo
,

portavano

uomini mal animo ne odio n rancore; anzi


loro

detti cittadini
la
;

servivano essi Marchesi nei


necessit
,

bisogni

come accadeva

e di danari e di roba e delle lor

proprie facolladi

e pertanto

erano molto amati


il

di

buon cuore da
di

essi cittadini,

ed ancora da tutto

suo stato
signori
li

Monferrato.
di
,

cos

ancora

medesimamente
pace
li

essi

Marchesi

questa

linea erano

piacevoli e benigni verso

suoi sudditi

lasciandoli godere in
,

loro beni e giurisdizioni


,

e libert

e
:

prevalersi delli
s

suoi privilegj

lasciandoli

vivere
si

come prima
e
li

che
e

essi

re-

stavano molto contenti, e

tenevano beati esser nati e vissuti


;

sotto quei benigni Principi e giusti

amavano

li

riveri-

vano come loro capo e capitano, e


naturali e suoi Principi.

li

tenevano per suoi signori

Laonde essendo poi mancala questa linea mascolina, come abbiamo detto, e pervenuto dello slato di Monferrato per successione di donne al signor duca di Mantova di casa Gonzaga e pervenuto al detto stato e marchesato il signor duca Gu-

glielmo, figliuolo di

madama

Margarita Paleologa

la

quale era

restata sola ed erede di detti marchesi di Monferrato,

come

ab-

biamo

dello sopra

del che detto duca Guglielmo deliberandosi

di volere

sottomettere e soggiogare della citt e cilladini, con

volerli privare della loro libert e levarli quella

sua repubblica

giurisdizione e giustizia, con

lutti

li

beni ch'essi cittadini pos;

sedevano
cittadini

in

comune
di

nella

lor
in

comunanza
(1),

perch

li

delti

erano molto ricchi

suo comune, ch'essi possedevano


ed erano molli
fatti

e ne

cavavano

buone entrale

superbi

(1)

Dal libretto Res Casalensiutn

irisles

questa Nola dei redditi

antichi del
1.

Comune

di
,

Casale.

Dacio generale

qual veniva affilialo per fiorini

5800

di

Monfer-

rato, ragionati a soldi 34 e mezzo imperiali per cadun fiorino. 2. Dacio dell' osterie per fiorini 6100 regolati come sopra.
,

e A8A LE
Duca desiderava
,

365
ed aveva

e questo era quello ch'esso

animo
loro
li-

di voler levare queste entrate del

Comune
,

in

un con
le

la detta

giustizia e giurisdizione,

a'

detti cittadini

ed ancora

bertade e repubblica, acciocch essi

non avessero causa


in

in

alcun

modo

di calcitrare e contrastare

con esso suo Principe.


parte in questo

Per

il

che

io

sono per narrare

mio
io

trat-

talo l'ordine e

con verilade

in

modo, con che modo


la

tutta quella diligenza

che

sapr

delta citt fu privata e spogliata

della sua libert e perduta repubblica, e delli suoi averi in esso

suo Comune, con

sua giurisdizione; non valendogli

li

suoi

antichi privilegj e scritture ed altre


essi

donazioni ed esenzioni ad

cittadini concesse
,

date dalli detti


passali
,

Imperatori e
li

Sommi
tolti

Pontefici

e da' suoi

Principi

che

furono

dal

detto signor duca Guglielmo, e per la detta

madama

Margarita

Paleologa, madre di esso


zione.

e cos dar principio alla

mia narra-

per fiorini 200. Dacio del pane bianco per fiorini 1150. per fiorini 700. 5. Dacio del transito del vino per fiorini SOO. 6. Dacio della stadera 7. Dacio delia frulla per fiorini 200. 8. Dacio del transito delle biade , per fiorini 330.
3.
4.

Dacio delle beccarie

9.

Dacio del transito del sale, per

fiorini

281.
Po, per
fiorini

10. Dacio del slaro del forraenlo, per fiorini 88.

11. Dacio per

il

Iransilo del porto sul fiume

500.

12. Fillo de'molini per la ripa del fiume Po.

13. Fitto de'biinchi nella piazza.


14. Fitto delle fosse della citt.
15. Dacio della ferrazza.

16.

Condanne che

si

esigevano
al

dalli officiali

preposti alla pesa delle

farine per contravvenzioni delli molinari.

17. Fitto di boller sotto

campanile
(*).

della

comunit.

18. Fitto di casa esistente presso alla Porta

Lana
,

della citt.

19. Dacio della feccia e greppo

20. Fitto di possessione, chiamata Barbalana

nell'anno 1541 dal signor Rolando Dalla Valle,


rogalo
al

ricattata dal Comune come per in&lromentn

nodaro Enrico Ferragatla et nodaro Pietro de Alba.

21. Moleggio di Bianz proprio di dello

Comune.

22. Bosco d'Ozza, parimente proprio di dello

Comune

()

Crosta che

fa

il

vino dentro

le

botti,

nominata gromma, greppola e

anche tartaro.

300

CRONACA
Ma prima
,

intendo dire questa poca narrazione cavala da


di

alcuni autori

alcuni pri\ilepj e beneficj concessi,

insieme

con altre esenzioni lasciate per Federico Imperatore, detto Barbarossa, alla detta citt di Gasale, e dir ancora alcune cose della
vita
(letta
cf

di

Sani' Kvasio, protettore ed avvocato presso Dio

per la

citt.

cosi dico (1),

come

l'anno 1159,
in

il

detto Federico

1,

detto
li

Barbarossa, Imperatore, venne

Italia,

ed avendo debellali

Milanesi e suoi collei;ati, ed avendo tolto Gualvagno Visconti,


e

dopo molte altre imprese

fatte

in

Italia

venne insieme con


le reliquie del glo-

sua moglie Beatrice in Casale, per visitare

rioso martire Sani' Evasio, protettore ed avvocato


di

d'essa citt
,

Casale; ed ancora per beneOcare

il

detto luogo di Casale

per essere stalo sempre questo alla divozione del sacro Impero;
ed avendo paliti molli danni essa terra da' Milanesi, e special-

mente

dal

detto

Gualvagno, suo duce e Principe, e


1'

di altri

;mcora insieme confederati contra

Impero

donde che esso


ricevuto in detta

Imperatore

fu

insieme con

la

sua consorte

terra di Casale con grandi onori ed amorevolezza, e furono da

esso popolo ben accarezzati

ed appresentati da essi Casalaschi.


,

Ed essendosi fermalo
<'ssa

esso Imperatore molli giorni

ridussero

terra

di

Casale in
di

molta

riputazione e stima
,

dotandola

v'sso

Imperatore
,

molte esenzioni

beneficj
,

e privilegj

am-

plissimi

lasciando essi Casalaschi liberi

facendola repubblica;

ed insieme con Beatrice sua consorte don ancora molte e belle


spoglie alia detta chiesa di Sani' Evasio, e di

pi fecero fabli

bricare a loro spese un bellissimo daustio per abitare


nonici di essa chiesa
;

ca-

e poi

confirmolli di nuovo tutte le dofatti

nazioni e privilegj ed esenzioni,


re

e concessi da altri e dal

Luiprando

fatte alla detta chiesa; e di pi tolse essa chiesa,


,

iissieme col reverendo preposto e canonici


r protezione imperiale, con la esenzione

sotto la sua difesa


tutte le gravezze

di

delle loro possessioni e terre presenti e da venire, in perpetuo;

dichiarando, che
cento anni.

li

beni

di

detta

chiesa

non possono essere


lo

alienati sotto pretesto di


(Il

alcune prescrizioni anche per


questo,
se

spazio

fatto

ne

ritorn

in

Alemagna

l'anno 1170.
(1)

Anche

questi traili di storia vecchia

si

risentono

rie!

buono

in-

cliioslro del cronista antico.

DI

CASALE
il li

367
in

Ed

esscniJo poi di

nuovo

detto Imperatore ritornato

Italia,

l'anno 1186, ed avendo ritrovato, come


insieme con

Milanesi ed
chiesa

Alessandrini ed altri aderenti avevano


e canonica
,

disfatta la detta
di

la

sua terra

Gasale

fece di

nuovo

quell'Imperatore ristorarla
molti altri luoghi
tolse
detti
di

e riediflcare dagli

la detta
,

canonica, e
e
,

abbruciati
la

Alessandrini
dell'

di

nuovo
agli

Casale sotto

sua protezione e
1'

Impero

dando

Casalaschi in perpetuo

amministrazione della giustizia


,

essa terra di Casale con


,

mero impero

e molti pascoli

nel

suo confine

caccia e passaggi e ragioni

d'

acque

ed ancor di
con-

poter far mercato in quella sua terra; ed ancora


cesse altre cose appartenenti ad essa terra
;

le dette e

fiicendoli liberi

con

molli privilegj.

tutte

queste
di

cose

il

detto

Imperatore confece fare pubblico

cesse e dette agli uomini

Gasale,

ne

inslrumento

u

sub data apud Novariam, anno Dominice Incarregnante domino Federico


.

nalionis millesimo centesimo octuagesimo sesto, inditione IV,


tertio

nonas martii

Romanorum
imperatore,

Imperatore gloriosissimo

cos poi l'anno


alli

1220 fu per Federico


il

II,

confiruato

detti

Casalaschi

sopraddetto
li

dono

e per

nuova investitura, e confirm


firmati al detto

tutti

privilegj concessi e con


g'

Comune

di

Casale per
I

Imperatori suoi ante-

cessori, cio per Federico


e per esso Federico li,

suo avolo, e per Enrico suo padre


essa investitura

come per
,

appare

sub

data prope Faventiam

anno Dominice Incarnationis millesimo ducenlcsimo vigesimo, die lune, duodecimo mensis octobris tal che un uomo di esso (-omune di Cain

castris,

sale,
di

nominato Guglielmo Falsano,

in

quel tempo era console

delta terra di Casale.


a

Ed ancora appresso questo


in

dir

come venendo

a Milano

Enrico VII, imperatore, ed avendo chiara notizia della divozione


e continua fedelt
cui
il

sempre avevano perseverato


sacro
tenere

quelli

uomini

di

Casale verso
patite

Impero
la

e de' molli
dell'

danni e

persecuzioni

per

riputazione
essi

Impero

piacque ad esso Enrico


tutti
li

di

confirmare ad

uomini

di Casale
,

privilegj

e concessioni fattegli dagli suoi antecessori


di

di

pi corroborazioni: e
cr

tutto ci ne fece

ampio

privilegio di

nuovo

sub data

in

Mcdiolano,
,

nonas ianuarii anno Domini

millesimo

CGC undecimo

regni vero ejus anno lertio .

368

G
Del che, per
falli
il

HO N
,

ACA
li

favore del dello Imperatore Enrico,

delli

Casala(-hi

pi animosi

slellero molli anni sicuri da' loro


in
;

nemici, e sempre accrebbero accumulando molle ricchezze


rarono
lolli

maggior onore e ripulazione,


che
l'

lai

anno 1403
gli

si

delibesiali

di

ricuperare

li

corpi de' loro Santi, che

erano

dagli

Alessandrini.
,

cosi

radunalo

il

Consiglio della

repubblica

fecero loro capo e capitano di queir impresa

lom uno

nominalo Facino Cane


e.

di Monferrato, che era il pi valorose nominalo capitano, a quelli tempi che si ritrovasse in Italia:
,

onde con valoroso esercito


di

di

soldati

casalaschi

del

loro

confine del Monferrato, andarono con

buon animo
la

alla volta

Alessandria

e per

forza d'
li

armi tolsero

delta cill e la

saccheggiarono, e poi tolsero


cio di Sant' Evasio e di
a Gasale sopra di

sacri corpi delli gloriosi santi,

San Natale

e Projetto

li

condussero
,

un carro condotto da due buovi indomiti


di

che andarono dritto in esso luogo


per
delli
la

Casale
la

come ne appare
alli

leggenda e

vita di Sani'
;

Evasio,
e
. .

quale appresso
altro

canonici di Sani' Evasio

come anche un
.

ne ha

fatto
di

una leggenda, nominato M.


venti, da

di

casa Bagliano. Li corpi

delli

Santi stettero presso gli Alessandrini anni cenloltanta,


poi che essi
di
li

e giorni

tolsero
.

alli

delti

Casalaschi

ed abbruciarono della terra

Casale
la

Incomincia qui a narrare


che fece
il

cagione presa per cominciare

Gonzaga a romperla
e

coi Casalaschi.

Messer Giovannobili.

nantonio Guiscardo
della riva del

messer

Gianfrancesco

Bagliano,

Proconsoli, vedendo scavar sabbia da alcuni asinaroli in

un punto
,

Po, in cui volgeva a danno


la

della citt

intima
e

rono loro di cessare. Risposero: scavare pel signor Duca


suo comandamento per
soggiunsero
,

di

fabbrica del Castello


,

ma

Proconsoli
il

quello essere fondo della citt

non comandarvi
si

Duca;
go
,

e il

Bagliani fece arrestare gli asinaroli tornati sul luolui

e la

Duchessa

Bagliano

il

quale

non

volendo disdire,

fu dalla Duchessa stessa esiliato


a

il

id di settembre.

Venendo

poi l'anno 1564, la della signora duchessa


altri

Mardetti

garita foce intendere agli


cittadini
siglieri

signori Proconsoli
la

che

li

avevano creali, e che reggevano


e

cill, e suoi con-

Comune

di

essa cill

che da

mo

avanti non

si

do-

vessero impacciare nelle cose apparlenenli alla giurisdizione di


essa citt, ed ancora della giustizia, perch perveniva la della

e A SA L E

369

giurisdizione e giustizia al dello signor Duca, suo figliuolo, per


esser prncipe assoluto, e signore di essa cill e del Monferrato
.

alle

rimostranze dei cittadini, che avrebbero ricorso alV^mpelei

ratore, ella rispose: a che a

mollo rincresceva

di

queste cose

nuove che Sua Eccellenza


tro essa citt e cittadini
;

il

signor

Duca

voleva innovare congli


il

perocch altro non


era
lo

potea fare n

provvedere
Ggliuolo
;

perch
gli

cos

animo ed

volere di

suo
asso-

perch

conveniva e voleva essere

principe

luto, ed avere tutto quello ch'essa cill possedeva ed usurpava


di

quella
i

sua

giurisdizione
cittadini

giustizia

libert

che

fino

quell'ora

detti

avevano goduta, per esser Sua Ec,

cellenza legittimo possessore

come per ragione


per
l'

gli

perveniva,
V^
;

per essere stato messo


e che
di
i

al

possesso

imperatore Carlo

detti cittadini suoi sudditi facessero altro pensiero che

questo, in ricercare e di non volere quello che Sua Eccelil

lenza

Duca suo
li

figliuolo vuole,

perch avrebbero poco onore;


voler amorevol-

pregando essa
all'ultimo
gli

detti cittadini e Proconsoli a


a' voleri

mente accondiscendere

del dello suo figliuolo, perch

converrebbe far quello


forza
:

ch'esso
a

vuole, o per

amore o per
ostinati,

e pertanto
il

li

pregava

non voler essere

ma

amorevoli verso

loro signore e

Duca

perch

essi
,

cittadini lo troverebbero al presente

benigno ed amorevole

sempre loro buon Principe e signore, e ch'esso gli userebbe ogni allo di clemenza e liberalit ^erso quella sua citt e cittadini. Disse poi altre accompagnate parole per persuapoi
derli

e per ultima conclusione

a' detti

cittadini.
i

Sicch

vedendo questo, e sentendo


si

delti cittadini

T ultima

volont d'esso Duca, unitamente

restrinsero nelle spalle, non


tolsero
fe-

sapendo che dire


cero sapere
la

salvo che con le lagrime agli occhi


,

licenza da Sua Eccellenza


il

e poi, ordinato
il

il

suo consiglio,
quei

tutto, e
,

come

Duca

voleva tutto quello


di

che

cill

possedeva

e privare delti cittadini

loro beni
fossero

e doni avuti da molli imperatori

e concessi.
, i

Bench

alcuni di essi cittadini in quel loro consiglio

quali molto ade-

rivano

a' voleri
,

del Principe, in volerli dare quanto esso addislati

mandava
si

per essere

accaparrati da esso
,

nulladimeno

fu

conchiuso in quel consiglio in questo modo


risolsero di
dall'

e lutti in un volere
in

mandare un suo oratore, ovvero sindaco,


I
,

Aletal

magna

imperatore Ferdinando

e che questo fosse


47

Arci. St. Ir. Voi. XIII.

370

CRONACA
al

sindaco buono ed atto e fedele


a

Comune

di quella
,

sua

citt,

fare ed eseguire queir ufizio del sindacalo

ed alla sua citt


essi, fu

pronao e fedele.
cliiiiso

cos

molto ancora esaminando tra

con-

od eletto in

lai uffizio

Oliviero Capello, cittadino e genti-

luomo

antico di quella citt, e fare consulto di

andare dalla

delta Maest Cesarea, con quelle provvisioni ed autorit del Co-

mune
dalo
glio e

che a

tal

ufizio e negozio conviene

e fargli quel
il

manconsi-

e procura in

buona forma
essa citt,

fatto
si

per

generale

comunit
altre

di

come

conviene

di fare; e cos

fu fallo .

Dopo
28

proteste

dalle

due parti, part

il

Cappello

il

di luglio;

ma
e

appena giunse in AUemagna, Ferdinando imgli

peratore mor,

fu necessit aspettare la nuova elezione.


che era cognato
;

La

elezione cadde sopra Massimiliano,

del

Gon-

zaga, onde

il

Cappello temette assai del suo ufpcio


la citt, ed

ci nonostante
e

parl alto per

esponendo

le

ragioni,
il

contrastando

a quelle del Mantovano Bardellone, che


dalo,

Gonzaga aveva mansubito a Casale.


in

ottenne

il

seguente

decreto che

mand

Dccrelum Sacrae Caesareac Maieslalis

causa

quam

ha-

beni Casalenses

cum

llluslrissimis et Excellentissimis

Ducibus

Mantuae, Marchionibus Montisferrati. a Sacra Caesarea Majestas, dominus nosler clemcnlissimus,


intcllectis
tini

pluribus atque diversis supplicibus

libcllis,

qui par-

serenissimo et potentissimo

quondam

principi, ac

domino

nostro

Ferdinando clecto Romanorum


,

imperatori, Augustae

raemoriae

partim vero ipsimel Majestati

Sacrae Caesareae
Olli-

post morlera jam nominati Divi Genitoris sui a doclore

verio Capello civitalis Casalis Sancii Evasii sindaco cxhibili

fuerunt

et iis

quoque

e diverso

pr parte illustrissimorum

Trincipura
lielmi

domiuorum Margarilae Paleologae malris, et Gulfilii, ducum Mantuae, marchionum Montisferrati, op;

positi ac producli fuerant

siquidem visum
et

est Majestati

Suae

Cesareae, removentes supplicalioncs


latis

querelas dictae civi-

Casalensis

jam

dictis

Principibus ad petitionem

eorum
et

gloriose et benevole

communicare; perhabita matura


,

exa-

dissima
solvi t.

deliberalione

in

hanc sentenliam se cleraenter reci vi-

in primis, quod allinei ad libellum ex parte dictae

latis

contra praefalos illustrissimos Principes

exhibilnm de

DI
jiistilia sibi

CASALE

37J

contra praediclos Principes adniiiiislranda, ratione

corum qua eadera civitas sibi per senlenliam quandain, oliai a domino imperatore Carolo V Augnstae memoriao latam,
,

praetendit, faisse reservata Majestas S. G. qui lam pr innata


,

sua benignitale
((

quani muncris sui Caesarei ratione

libon-

ter solet

iis
,

qui ad Majcslalcm Suani

confugiunt jusliliam

adtuinistrare

visa sentcntia et reservatione

ibidem contenta

clementer decrevit:

Eandcm
illis
,

civitatem ad

agendum de

iuri

bus et praetenlionibus

per dicium

dominum imperalo-

rem Carolum V roservatis quatenus de iure fieri potcst dmiltere camquc curam committi et delegari gubernatori
;

et senatui

Mcdiolanensi
et

placida
;

et
si

amicabili
tali

transactionc

sodandum
tamen

componendum
,

aut

transaclioni
,

daretur locus
cf

aut non responderit optalus eventus sedulo erit


appellatione

ipsis comissariis et delegalis

non quo elaborandum


in
,

iustitiam
reservata.

mediante decidendam

tam

salva et

Quantum
ex parte

vero special ad diversas innovationos et altencivitatis Casalensis

tata

adversus praediclos
Montisferrati
,

illustrissi-

or

mos duces Mantuac et marchiones eorum allegata, cum practendatur


iuris

et rainistros

ea

omnia

falsa esse virtulo

possessori!

eisdem

illustrissirais

Marchionibus
Casalensis

a divo
,

Carolo

imperatore supplicibus
S. G.

civitati

Majeslas

non cernit
possi t

qua
dabit

ratione

hoc
,

tempore,
vel
S. C.

vel

inhibitionem

a sindaco

Casalensi
:

pelitam

protectores

aliquos

concedere

tamen

Maiestas

ad

eosdem Principes
ne quid injuria
,

litteras,

quibus eos diligenter monebit


,

violenlia
et

aut molestia

ipsi

civilati

Casa-

lensi praeter

rationem

aequitalem inferant, aut do Cacto


dissidit

quidquid attentare praesumant; ncque


quin iidem Principes, accepta
bituri sint, ut dictae civitati
tali

Maiestas S. C.
ita

adraonitione,
sit

se cxhi-

non futura
secus

reliqua ulta insta

(f

conquirendi causa; quod

si

evenerit,

Maiestas

S.

C.

ipsamet ex

officio

suo Imperiali providebit, ne dieta civitas

contra ius et

aequum gravetur et opprimatur. Quoad confirmationem privilegiorum quam


,

civitas

Ca-

salensis

humiliter supplicat,
vel

sibi

concedi Majestas S. C. decrevit

dictae civitati,

sindico ejusdem
factae.

concedere

lestimonium

hujusmodi requisitionis

372

CRONACA

'(

rt

Caolerum, cum praelcr ca subscriplus sindicus Casalcnsis humillimc insislil iliis Marcliionibus monlisfcrrali non contedi noquc cxpcdiri invcslituram aliquam rationc Marchionalus
Monlisfcrrali, saliera in concerncnlibus praojuditium civilalis

a
ff

Casalcnsis, nisi prius auditis et intclieclis ipsis civibus Casa-

f(

Icnsibus vel

eorum

sindico hoc Icmporc in aula MajestalisSuac

cxislcnti, aut nisi in dicla invcslilura

concedenda

inscralur

<f

clausura anliquis invcsliluris inscrla; Majcslas S. C. diclo Sin-

daco gratiose significandum ccnsuit, quod MajeslasS.C. quando

ab illuslrissimis Marchionibus pr innovalione inveslilurarum

el privilegiorum cilra

suorum
alitcr

rcquisila fuerit

secundum rationcm,
,

sui
,

muncris

facerc

non

polerit

quin

ilIis

eum

Suae domino genilore D. Ferdinando Imperalore praeclarissimae memoriae concessa fuit, quac iisdera consenlanca est formula poslremuni
ilIis

concedal

sallem ca (orma qua

a Majeslatis

a Carlo

Imperatore Augustae recordationis impetrata; ve,

<r

Majestas S. C. cognovil supradictam civilatem Casalensem oblinuissc a jam D. Carolo V quandam declara-

rum ex quo
,

lionem

quod per concessionem

et

invcslituram concessam
,

non debet aliquo modo praojudicalum


iuribus civilalis et comunitatis

seu derogatum esse


,

Casalcnsis

non

gravabitur

etiam Majcslas S. C. ad

omnem abbundantem

cautelam eisdem

similem dcclarationem concedere.


a Quae omnia cum sinl jusla et aequa, Majcslas Sua persuasum habel iisdem utramque partem obsequenlcr aquie-

luram

esse.

Dccrelum
,

per

S.

C. Majeslatem

die

vigesima

octava

decembris

anno Domini cxeunti millesimo quinqua-

gesimo sexagesimo quarto.


a

V. Io. Ba.

Weber.
sigilli).

(Locus Cacsarei

M. Singlechinoser

Avendo

il

Duca
alli

di

Mantova prima avuto


che
il

il

precetto an-

tidelto del

suo oratore, avanti

detto Capello lo potesse

mandare a Casale
erano
riusciti al

suoi cittadini

ma
il

da poi alcuni
i

Proquali
,

consoli della citl l'ebbero

mandato

dal detto Capello,

Natale

di

N. S. avanti

detto

anno iWt,

furono Gianotlo Strucha e Giovanni lacobo Grasso

tulli
;

due

gentiluomini ed antichi cittadini d'essa citt di Casale

sicch

D
i

e A S A L E
il

373
andarono

delti

Proconsoli, avuto che ebbero

dotto precetto,
,

essi

da

madama

Margarita

duchessa

e lo

appresontarono a
della delta pre-

Sua Eccellenza

e fecero rogare

un instrumcnto
il

sentazione di esso precetto:


gi avuta copia per
il

ma prima

signor Duca ne aveva


;

suo oratore Bardalona


Eccellenza
:

sicch detti

cit-

tadini aspettavano dalla loro

quello che dovessero

fare e rispondere al dello precello

laonde poi esso signor

Duca

mand
duca
di

subito dal suo oratore,

il

quale era appresso Sua Maest


il

Cesarea, e fece risposta a Sua Maest con dire che

signor

Mantova suo signore e padrone allegava per sospetto sicch di nuovo fece bisogno che il detto il sonalo di Milano sindico Capello supplicasse Sua Maest Cesarea. Bench prima di questo l'Imperalore aveva mandato una
;

lettera separala dal dello precetto alli detti signori

Duca

Du-

chessa
tal

di

Mantova
,

la

quale

si

era ritratta in volgare in questo


alli

tenore

ed era data in Vienna

23

di

gennaio 1565.

a Alli

Maximillianus Secundus.
cognato e Prencipi carissimi.

Si
((

sono lamentati da noi


fedeli e di

gli
li

onorati

nostri

e
,

del sacro
cittadini e

Imperio

ben amati

nobili, magistrati
il

((

Comunit

Casale Sani' Evasio per


si

suo sindico

ossia pro-

'(

curatore che

trova nella corle nostra Cesarea, di molli vari


fattegli

((

aggravamenti e violenze
,

da Vostre dilectioni e da loro


ragione ed equit
loro privilegj, libert, pos-

olBciali e ministri a gli

li

quali

contro ogni
i

hanno turbato e molestato

sesso, ed

'(

antiche consuetudini della della citt; avendo esposto


libelli

sopra ci ed esibilo diversi

supplichevoli,

domandando
non
,

l'aiuto nostro, e ricercando con grandissimi prieghi: e

ff

potendo mandare per

ragione

dell' officio

nostro Cesareo
,

abbiamo deliberato
della quale

di

scrivere questa

nostra

per

il

tenore


((

benignamente ed espressamente
vi

vi

confortiamo

ricerchiamo e

avvisiamo, che con tutta


si

la nostra autorit
vi

Cesarea, con fermo proposito

ubbidisca;
e

comandiamo,
di
,

che n

a'

magistrati

a' cittadini

Comunit

Casale

predelti

non presumano fare alcuna sorta d' ingiuria di violenza e di molestia olir quello che si comporta la ragione
,

ed equit

ma nemmeno

per via di

falli

ardiscano tentare

374

I\

ONA

C A

cosa alcuna, che sia contro di loro; anzi pi presto benigni


li

se
si

mostrino,

lai

che por l'avvenire non

resti

causa per cui


la

possino con ragione dolere,

siccome

per

equanimit
Vostre

delle vostre dilezioni promcllino,

inquanto

le dilezioni

c<

faranno

l'ofllcio

loro, e ben grata ed espressa volont nostra.


li

Data in Vienna,
cf

23

di

gennaio 1563.
e Gullielmo duca

II

soprascritto:

AUi

Illustrissimi

Margarita Palleologa
di

di

Mantova e marchesi
citt fece supplica

Monferrato, cognato e parenti, Prin-

cipi nostri carissiui, tanto insieme,

quanto separatamente

Duca e alla Duchessa, e per allora sembravano le cose acconciarsi, quando in un consiglio civico l'avvocato Gianmattia Cardatone, uomo di lettere ma imprudente, propose di premunirsi con una fortezza, e la proposta
definitiva

La

al

fu accettata. Pertanto,
tadini dettero

presso

alla

marzo dell'anno stesso 1565, li delti citun forte, ovvero bastione, apporta nuova della Rocca cos nominata, il qual
a'

di

principio a fare

forte era attaccato alla detta porta di

dentro della citt; e s'en-

trava

ancora in essa porta

di

dentro, e serrava esso bastione

detta porta, intorno verso la citt di dentro.

Era

costrutto detto
tal

bastione di terra, con travi e

fascine; e questo

forte

non

era gi bastante a star forte a colpo d'artiglieria, bench poi


li

delti cittadini

lo fornissero di

molta artiglieria
essa
li

di

ferro an-

tica,

siccome

si

usava, della

quale

citt

di

Casale

ne

aveva grande quantit, lasciata per

suoi antichi cittadini in

difesa d'essa citt; e cosi la fornirono


d

ancora

di

munizione,
artiglieria

polvere, di palle e di ferro, per uso della

detta

facendo ancora molti gabbioni di vimini,

che serravano detto

forte, sicch restava essa porta verso la citt

molto forte,

fer-

rata dal detto bastione, ovvero forte di detti gabbioni, fatti in

grande
detto

quantit
si

per

servirsene poi al lor bisogno: sicch


forte,

il

non

poteva

domandar

ma

piuttosto serraglio di

pecore e bestie, che bastione, perch non saria stato bastante


contra chi volesse farlo, ed usurparlo da un assalto di soldati,

per esser debole e mal inteso

.
,

Questo
alla

fece

sdegnare
del

il

Duca

il

quale

non

volle

stare

decisione

senato di Milano.

L'Imperatore
in Venezia

rimise la
e

differenza

al

proprio oratore residente

al col-

D
iegio

G A S A L E
,

375
si

di

de' giuristi di Padova Spagna per protezione ed

e il

Gonzaga
Il

rivolse
,

al re

aiuto.
i

10 giugno
di

giorno di
lo

Pentecoste, comparve

avanti

Proconsoli

Casale

spae de-

gnuolo D. Giovanni Ghivarra, governatore d'Alessandria


legato del governatore di Milano,
il

quale a

nome

del

Re intim

ai Casalaschi la remissione di tutto ci che


,

avevano in comune

il generale consiglio fu e in sovranit al Duca. Il d appresso adunato nella chiesa di .S. Francesco, il quale per r intervento

di tutti icapi di famiglia

nominavasi

Ca\)ila

Domorum.
il
il

Alla

let-

tura del mandato

che

cittadini riconoscessero

Gonzaga
,

sic-

come assoluto signore


consiglio si confuse
e

della citt e di tutto

Monferrato
,

quel

smarr. Enrico Gambata

vecchio di noe disse

vant' anni, gentiluomo di


si

gran credito, parl

il

primo

che

doveva cedere

Gianiacopo
si cedesse
il
,

Civalleri procuratore della citt

soggiunse che non


cesse
il

ma

per compiacere al

Duca

si disfale

forte

poich
si

Duca

voleva che si consegnassero

anmi, a questo non

consentisse; Vincenzo

Squarcia opin che


erano vedute
e stette
le

non

acconsentisse a nulla se

prima non

si

rail

gioni per giustizia.


forte, e

Entr Oliviero Cappello,

pel disfare

quanto
le

alle

armi, tenere ciascuno spada


altri

pugnale, con-

segnare

altre.

Questo parere del Cappello era stato bene in


cittadini; e
il

contrario da lui scritto con

Cronista pi

innanzi dimostra, che ci faceva per prender tempo,

ma egli

stava

non ostante fu adottato dal Consiglio, quantunque per la parte delle armi i giovani strepitassero. La deliberazione non piacque al Duca e il governatore di Milano
perla libert
e la

difesa;

per re Filippo

gli concedette di

opprimere a forza

cittadini. Il
e

governatore di Alessandria lev degli alloggiamenti fanti


leggieri, il

cavalli
li

Duca

raccolse

le

milizie di tutto Monferrato,

apli

postarono a Frassineto sul


esortarono a bene valere
;

Po a quattro
il

miglia da Casale, e

avrebbero

sacco della citt se vince-

vano. I principali della citt sbigottiti fuggivano colle famiglie e


gli averi.

Ma

gli altri stettero. Si

misero

tulli in
,

armi
si

e cos

facevano animo ancora a certi pusillanimi


sero, e

che non

dubitas,

massime

alli
tali

suoi fedeli compalriotli


far

ciltadini

perch
di

volevano questi

prova del lor valore e

vita, contro

quelli che volessero espugnarli; e pertanto


soldati

non temevano quelli


citt,

ch'erano giunti sollo essa

citt,
la

perch volevano piutsua repubblica,

tosto morire con l'armi in

mano

per

376
e libertadc, che di

CRONACA
restare, e di venire
di

soggetta,

lasciarsi

subjugare, e restar schiavi d'esso duca

Mantova
si

Quelli che
e

pi paurosi erano, ed avevano autorit,

posero in mezzo
il

fecero trattare di pace. Il governatore di Alessandria e

Duca
di
si

domandarono che andasse


trattare a Frassineto; e
partisse
il

il

Cappello con piena

autorit

Cappello and;
di

ma

avanti

che

da Casale per andiirc dal duca

Mantova a Frascipresenza
di alcuni

nelo, siccome era stato domandato da quelli illustrissimi Principi antecedenti, fece

una protesta secreta


o farebbe con

alla

suoi amici ed aderenti cittadini,

per far conoscere


il

che

tutto

quello che negozierebbe

detto signor

Duca

era

nullo,

non voleva

che fosse
erano

per fatto
di

per quella sua

citt, de' quali cittadini alcuni

parere, e non volevano

acconsentire cosa che fosse favorevole ad esso signor

Duca

con-

tro essi cittadini; e cos fu ricevuta detta protesta, e fallo in-

slrumenlo per un avvocalo e cittadino

di essa

citt,
si

nominato

M. Giovanni Antonio Brocho . esso duca di Mantova, perch


esser lui tutta
la

Il Cappello
li

poco

fidava di

portava

causa

d'ogni male e
Casale
;

un grand' odio, per controversia tra Sua


e cosi
del

Eccellenza e la
il

citt e cittadini di

ben assicurato
signor

detto Cappello
di

della
di

parola

e promessa

mar-

chese

Pescara,

cui esso Cappello

era molto affezionato

e servitore, per averlo

ben servito sempre nella guerra, dove


potea comandare, per avere avuto ca:

esso signor Marchese


rica sotto
di
il

gli

Sua Eccellenza

e cosi

il

detto Cappello

si

part

da Casale
a

gioved mattina, che fu

a'

14

di

giugno, accompadetto signor

gnato da alcuni gentiluomini e cittadini d'essa citt; e giunto


Frascineto
,

and subilo

all'

alloggiamento

di

Marchese

a far recapilo da

Sua Eccellenza,

e poi andosscne dal

signor D. Gabriele.

Nola

che poco avanti erano andati alcuni gentiluomini e

cittadini dal signor

Duca, per vedere


,

di

ferenza, insino a Candia

terra dello stalo di

accomodare detta difMilano: ma non


e pertanto

poteva conchiudere

ed ottenere cosa alcuna, n far cosa buona


il

con esso principe


fu

per voler
,

tutto di

essa citt

sforzalo esso

Capello

che fosse esso che


;

andasse a Frail

scineto, per negoziare essa causa

per avere

detto

Capello

autorit dalla
farla
,

maggior parte

de' cittadini,
,

che lutto quello che


essi

sarebbe accettato per buono

perch

cittadini lutti

DI
si

e ASA L E
uomo,
il

377

riposavano sopra
e

di

(al

quale ora
alli

un

bello nego-

ziatore,

che molte volle avea dello


li

suoi cilladini, che

non
gli

si

dubitassero di lui, che non

ingannerebbe, n manco
cittadini e

userebbe frode alcuna contro

detti

sua

citt

bench avesse molti


aderenti al signor
gli

cittadini della contraria parte, e che


,

erano
,

Duca
,

li

quali gli portavano molto odio


il

desideravano male

per

favore e credito che


il

gli

davano

ed imputavano delti cilladini, e fede per


e repubblica
tadini
in
:

loro

ben comune
detti cit-

del che era

molto amalo e riverito da


tutto
il

particolare, e

da

popolo, e
a

per mostrarsi
citt

esso
del

Capello

essere mollo

affezionalo

quella sua

ben pubblico.

cos apprescntato esso Capello al detto signor

marchese

di Pescara,
al

ed al signor D. Gabriele, generale del re Filippo, ed


si

signor D. Giovanni Ghivarra, governatore di Alessandria,


I

cominci a capitolare.

quali Capitoli erano in questa forma.

Capitoli

E primo
,

nome

di

Sua Eccellenza

il

signor duca

di

Mantova
Rcca.

che

la citt di Gasale dovesse

quanto prima e subilo

disdire quel forte fatto per essi cittadini alla porta

nuova della

Di pi

che

si
,

dovesse ancora in

queir istante dimettere

tutte le

armi

insolile

e proibite per grida falla a


gli

nome

di

Sua
allri

Eccellenza in Casale, cio

archibugi

detti

da rota, ed

come

nella guida

si

contiene.

Che le guardie ch'essi cilladini facevano in detta cill di Casale, Sua Eccellenza voleva che si facessero come al solito
che
si

facevano prima, senza strepilo;


al

ma

si

facessero quieta-

mente
giorni,

suo gi

solilo e consueto,

cio di otto giorni in otto


di essa citt

come
,

avaali, in

mutare

li

uomini
alli

per

fiir le

guardie
tanti di

per non dar tanto carico

poveri

uomini

ed abi-

essa citlade.

di

Che Sua Eccellenza si contentasse di slare al possesso suo essa citt, come prima era slato confirraalo, e messo in

quel

modo
,

e forma che fu investilo e dato al signor duca Fer,

dinando

buona memoria suo padre per Carlo V imperatore; come ne appare per le sue scritture ed investiture autentiche,
,

Aucu.Si.lr. Voi.

XIII.

378
ed ancora in ludo quel

CRONACA
modo
e forma che Io teneva e posse,

deva e godeva

gi detto signor Giovangiorgio

ultimo marcitt.
gli

chese

di

Monferrato, loro signore e Principe d'essa


insolilo e vietate

Che l'armi

da Sua Eccellenza, cio


proibite,

archibugictli da rota, ed altre


si

armi

come abbiau
le

detto, in-

dovessero subito consegnare insieme con


per
,

altre

armi
in

solile, e vietate

la

grida gi fatta da

Sua Eccellenza
e

Cadel

sale

consegnarle
d'

dico, in (jueU' istante

darle

in

mano

signor Vicario

essa citt di Casale.

Che

esso signor
di

Duca

e delti cittadini dovessero slare


i

al

giudizio

due

coiifidenli,
,

quali

fossero quelli
d'

che giudifa-

cassero giuridicamente
vore, e tulio

senza alcuna passione

animo o

quello che

veramente conoscerebbero
le

esser di

vera giustizia: e poi, viste e considerale

ragioni dell'una e

dell'altra parte, dare sentenza a chi d'esse appartenesse a far

fare le gride a suo


essi

nome
a

in detta citt, e stare a quello


;

che da
parli
si

fosse

in

ragione giudicalo

e che
,

il

primo d'esse
pena
,

che contraffacesse

dello capitolo

fosse in

come

dir qui appresso, e giurando di osservare


sotloscritta l'una e l'altra parte.

gli

altri

capitoli,

E primo:
li

che ogni volta che esso signor duca


che dovesse pagar subilo
tal

di

Man-

tova e marchese di Monferrato conlrafar n osserver

alli delti
alli delti

Casalaschi
cittadini

delti

capitoli,

scudi cinquantamila, e che incorresse in


d'altra parie
,

pena.

che mancando

li

delti cittadini e citt di

Casale, che ancora


falla

lei

non volesse osservare delta convenienza


essi citta-

ed accettala da una parie e l'altra, dovessero

dini essere chiamati per ribelli e in lesa Maest, e di pi per-

dere tulle

le

ragioni di essa citt.

cos

ancora furono
,

fatti

altri

capitoli e

promesse,
,

le

quali non le ho scritte

parte

per non

saperle

parte per

non volere denigrare esse


vati:

parli,

perch non^'turono poi osser-

e queste
delli

tali

promesse

e capitoli
e

non
,

furono

falli

in

presenza
del

suddetti Princpi

signori

cio alla presenza


,

signor duca

D. Gabriele della Cova


del signor

(1)

del signor
;

mare
di

chese di Pescara,

D.

Giovanni

Ghivarra

cos
at-

furono accettati da esse parti, bench con


tenderli
,

poco animo

come

poi

si

fece.

(1)

Cio

Queva.

Di

CASALE
portarono
il

379

Avendo dunque concluse e


nominati
si

stabilite esse convenzioni, delti

signori sopra

subito

farli

vedere
,

mostrarli a

Sua Eccellenza
avevano

signor duca di Mantova


sottoscrivere, e restar
li

accioc-

ch
di

gli

dovesse confirmare
ch'essi

contento

quello

l'ulto

detti

Principi

donde che
,

esso signor

Duca mal

volentieri gli
di

sottoscrisse (per

non poter
Principi in

conferm ed accett e si manco) di acconsentire a quello


e di essa citt e cittafalli
il

ch'essi
dini

signori

nome suo

avevano operalo

e stabilito: sicch
1'

conclusi

essi

capitoli, e giurati per

una parte
ed

e per l'altra, cio


il

signor
di

duca

di

Mantova

in

nome suo,
di

signor Oliviero a

nome

essa citt e cittadini, e per tulio quel popolo casalasco .

Quel medesimo
quale,

in che si festeggiava la pace, arriv

in
il

Casale Nicol Madruccio, fratello del cardinale di

Trento,

prima

di venire, erasi trattenuto

lungamente a Mantova.

Domand

di essere ascoltato in Consiglio.

Si diceva

per citt ch'esso voleva mostrare e dire

alli detti

cittadini cose importanti

ed appartenenti
di

al

signor

(Capello,
di

portate

dalla

corte

nome
.

Sua Maest Cesarea e

suo

consenso a quelli cittadini


il d

Per

ci fu risoluto che si ascoltasse

appresso in che
v'

il

Cappello sarebbe tornato.

Ma
i

il

cio

non

intervenne.

Onde

la citt accett tutti

capitoli,

Madrucmeno

quello della ribellione,


del diritto di far
le

e chiese

che la multa fosse mitigata, e che


i

gride proponesse egli

giudici arbitratori.

Esso signor cio


il

Duca prima
di

fece elezione di tre reverendi vescovi,


il

vescovo

Casale,

vescovo d'Alba, e
;

il

vescovo d'Aqui, e
gli

tutti e tre delle


il

sue citt di Monferrato

ed ancora
la

aggiunse
Gasalo

vescovo
li

di

Pavia suo parente: del che poi

citt di

non

volle accettare essi reverendissimi vescovi per confidenti,

nemmeno

vollero acconsentire a' loro voti, per averli delti cit-

tadini in sospetto, per essere delti vescovi affezionali


renti a far piacere piuttosto al signor

ed ade-

Duca, che

alla citt; del

che poi essa

citt

e cittadini fecero alleanze di tre altri conin dottrina, e tutti tre fodi

fidenti senatori,

uomini esperimenlati
di

restieri:

uno senatore

Milano, un altro del senato

Pavia,

ed

il

terzo del senato di

Parma.
il

Ma

esso signor duca di Mantova neppure volle acceltarli,

ed acconsentire a questi senatori o confidenti. Per


signor Duca fece nuova
elezione
di

che esso

tre

altri

reverendissimi

380
cardinali dei collegio di
essi cittadini di ('asalc tire a tale elezione,

CRONACA
Sua
Santit o della Chiesa
accettarli
,
;

donde che

neppure vollero

ne acconsen-

per sospetto che avevano d'essi cardinali;

anzi essi di
bricle della

nuovo proposero al signor Duca il signor D. fiaCova, governatore dello stato di Milano, del signor
Pescara, cognato di esso signor duca di Mantova,

marchese
esso
(lenti

di

e del signor D. Giovanni (hivarra

spagnuolo: del che manco


,

signor
li

Duca

volle acconsentire

n accettarli per conflla

delti Ire Principi.

Laonde ultimamente
,

detta

citt

fece un' altra

nuova elezione

volendo per acconsentire

esso

signor Duca, ed accettarli;

li

quali erano tre senatori, uomini

savi e dotti, ed esperimentati in ogni


in
tali

causa

e sufficientissimi
detti
il

maneggi

ed

in

primo fecero elezione

Casalaschi

del presidente della

Biada, dello stato di Milano;

secondo
,

il

dottor Cravetta, tanto famoso e nominalo per tutta Italia

de-

gnissimo in legge, che stava in Torino con


per
il

il

duca

di Savoja;
,

terzo poi fecero elezione del presidente delle


di

Acque

pure
li

dello stato
Ire sopra

Milano, molto famoso e dotto. Del che


tutti tre senatori
le differenze

tulli

nominali erano

e uomini esperti e negozj


,

ed intendenti e giusti in tutte

ed erano

neutrali tra l'una parte e l'altra, e

non avrebbero giudicato cosa


ultima conclusione fecero
il

ingiusta

salvo quello che apparteneva alla vera giustizia.


detti cittadini

Ed ancora
li

per

appresso questa nuova elezione, non volendo per


accettare
tre

signor

Duca
quale

sopra detti presidenti;

cos

nominarono, e
il

fecero elezione dello imbasciatore del re di Spagna,


stava in quel

tempo Maest, nominalo il signor Figarollo


,

appresso alla signoria di Genova


,

per Sua
di

indi

del presidente
,

Saluzzo

e del dottore e senatore Perino d'Alba

il

quale era

consigliero e senatore del duca di Savoja.

Onde che
li

il

signor Duca a niun

modo

volle acconsentire
li

n accettare

sopradetli confidenti, proposti per


li

detti citta-

dini di Casale,

quali

fossero

quelli
;

che giudicassero
e pi, esso signor

per

giustizia tra esso Principe ed essa citt

Duca
,

avea giuralo e promesso,


missarii
1).

neili

capitoli fatti a Frascineto

e di

osservarli, e slare ad ogni cosa

giudicata dalli
alla

delti

compro-

e confidenti eletti per essi,


della

presenza del signor


di

Gabriele
,

Cova

del

marchese

Pescara suo co-

gnato

e del signor D. Giovanni di Ghivarra .

D
//

e A SA LE
il

381
e

Madruccio comparve
lettera.

17 in Consiglio,

present

la se-

guente

Maximilianus sccundus, divina favcnte clemenlia clectus


scraper Auguslus.
nobis dilecti.

Romanorum Imperalor

Honorabiles

fideles

Commisimus

nobili

et
,

sacri Imperii fideli dilccto Nicolao, libero Baroni in

Madruz

Avii et Brentonii serenissimi Principis


Fcrdinandi Archiducis
et in

Auslriae eie, fratris nostri carissimi consiliario


Tirolis

comitatu

supremo

bellico capitaneo
,

vobis

quaedam nomine nocorara


inlelligetis.

stro significanda

quemadmodum ex
ei

eo

ff

Quocirca clementer postulamus, ut


tis,

plenam fiJem praestede vestra aequa-

ac diligenter vos

ita

exhibealis

uti nobis

nimitate
a

piane pollicemur, cxequturi in co bcnignam volunnostra Viena,


die

tatem nostram. Data in civitate


mensis aprilis anno Domini

decima

millesimo quingenlesimo sexatertio


;

gesimo quinto. Uegnorum nostrorum, Romani,


garici
,

Hun-

secundo

Boemici vero, decimo septmo.

Maximilianus.

lo. Bapt. Weber. Ad Mandatam S. C. M. proprium.

V.



Il

M. Singtechinoser.
dilectis

soprascritto
,

Ilonorabilibus nostris

et sacri Imperli fidelibus

Magistratibus, civibus et comunilati

Gasali Sancii Evasii .

La

lettera era

un

po' troppo vecchia, e ne fu fatto risenti;

mento come non venuta a tempo


essersi dovuto fermare in

ma

il

Madruzzo

si

scus di
i

Mantova per

affari.

Temettero

Ca-

salaschi ci covasse tradimento, ne and molto che ne parve segno


distinto.
e nella
il

Che, adunatasi

il

16 luglio multa gente presso

il

castello
,

strada della Piazza, per causa di rissa di due giovani


fece tirare

Duca

contro essa

sei colpi di

cannone,

parecchi

nel campanile di

San

Stefano, onde cadde a pezzi

una statua

di gesso dorata di Sani' Evasio.

La

citt

si

mise allora tutta

in

arme,

e fece testa ai soldati del


,

Duca
,

al palazzo della Scozia e


se
i

in piazza di citt
si

e forse
il

accadeva gran danno


tumulto
il

nobili

non

frapponevano. Cessato
e

Duca mise
le

in giro vari

corpi di guardia,

raccolse in Casale tutte

milizie del

ferrato (1); quindi venuta V elezione dei due Proconsoli,

Mondomand

(1) Il

Compendio

hi

(ino dice

2300 uomini.

382

CRONACA
de' cittadini.

che uno fosse elello a volont


gli

Non

gli

consentirono

Anziani,

clic

non era secondo

la lerjye, ed elessero

Gianiacopo
la fede,

Caitosio e Oliviero Cappello a lui odioso. Il


e principi la tirannia.

Duca ruppe

a fare
alli

Onde a'2i di luglio, a ore venlilr,esso signor Duca mand un comandamento alli dell! signori Proconsoli, ed ancora
s'

capitani della guardia della delta citt, che, sotto pena della

sua disgrazia, non pi


la

impacciassero
ed arbitrio
loro, con
di

di fare la

guardia intorno
di

della citt

sotto

pena

di

Sua Eccellenza e
quella
e

far tagliare tutti a pezzi


essi

tutta

guardia,

ed

assieme che avranno ardire


citt a

andare
e

stare per quella

sua

nome

d'essi cittadini,

non avranno ubbidito a

Sua Eccellenza. Avendo udito

li

Proconsoli questo

comandamento, e conodi essi

scendo esso Duca molto adirato contro

e tutta la citt

vollero dimostrare d'esser obbedienti al detto suo

comando, non
detti

potendo far

di

manco, n contrastare: onde fecero subito


tutti
li

Proconsoli sapere a
e

capitani d'essa guardia la volont


,

comandamento

del

Duca

e subito fecero

levare

li

soldati

d'essa guardia, che

veniva fatta

notte e giorno dagli

uomini

di della citt, lasciando la solita

guardia

in

mano
il

de' soldati

mantovani a nome del signor Duca.

Vedendo

poi

li

prefali Proconsoli

l'

ira

ed

cattivo

animo

che avea esso signor

Duca contro
di

la

sua

citt e
gli

contro essi

propri Proconsoli, dubitandosi

peggio che

potesse venire e

della lor vita e roba, essi subito,

quanto pi presto poterono,


,

senza dir altro, in quella medesima sera ed ora

e che gi

erano date

le

ventiquattro, montarono a cavallo, e se ne andi citt

darono fuora
si

per

la

porta della Rcca

che per ventura

ritrovava ancor aperta, fuori d'ogni solilo: e cos assentarono

delti

Proconsoli con alcuni

altri

loro

aderenti
gli

fuora di essa

citt,

dubitandosi che Sua Eccellenza non

facesse ritenere
di fare .

ed imprigionare, siccome era l'animo di esso Principe

Li seguitarono Giannotto Stracca, stato Proconsolo


passali
,

ne' mesi

Giangiacomo Grasso

Gian Matteo

Gian Francesco
i

Cardalona

gentiluomini ed antdchi cittadini, che avevano

beni

comuni,
a

e che volevano per ragione

mantenere
duca

la

giurisdizione

e ragioni della citt . Oliviero Cappello incominci

a tramare
,

contro esso duca

di

Mantova con
.

il

di

Savoia

per aver
il

braccio ed aiuto da esso Principe

Lo

favor emigrando

pre-

D
alla

e ASA LE
,

383
che
lo

vasto di Sant'Evasio, prete Ferdinando Vallarlo

raggiunse

Motta ch'era

di Savoia, cavalcando

un cavallo
la

prestatogli

da Flaminio Paleologo, bastardo


Il d appresso,
il

di Giangiorgio ultimo marchese.

Duca,

fatto

dimetter

guardia che facea


citt
;

far la

citt

suo

nome

dagli

uomini

d' essa

il

detto

signor Duca fece subilo venire


ferrato in Casale
il

tutta la sua milizia del


alli

Monin-

giorno appresso, che fu


eh'

28: parte della


alla citt
,

quale

cio di quello terre


l'

erano pi vicine
;

cominci a giugnere

istesso giorno

il

restante giunse tutta

poi fra pochi giorni appresso.

Fece

indi fare

Sua Eccellenza

la

mostra generale

di

essa sua milizia, volendo vederla a passar

tuttavia in ordinanza, ciascheduna

appresso l'altra: ed erano


insegne
rato
,

in

tutto queste

compagnia separata compagnie


in lutto

1'

una

ventisei

delli soldati di

essa milizia di pi luoghi del Monferin


li

potevano essere

somma

quattromila

fanti.

Dove poi Sua Eccellenza


e formaggio dalla sua

fece star pi giorni in citt, facen-

dogli dare ogni giorno per ciaschedun soldato, pane, vino, carne

monizione

e questo

dur fintantoch
far
li

Sua Eccellenza
o grida
e

stelle in Casale.

In dello giorno fece pure


,

Sua Eccellenza
tulli

un bando

comandamento che dovessero


le loro
,

cittadini ed

abitanti di essa citt portare tutte

armi

eh' essi lene,

vano

in casa loro

ed appresso di essi
(

di

qualunque sorla
pugnale
)
,

offensiva che difensiva


stello, e

fuori che la spada e

in ca-

consegnarle in mani di un suo deputalo; e non gli desse tempo che il giorno appresso, che fu a' 26, fino all'ore diciolto del medesimo giorno sotto pena di tre traili di corda a chi contrafar al dello bando, ovvero pagare scudi cinquanta. Ben,

ch avanti

di

questa grida

si

era gi presentata, e
via

la

pi parte
citt

di essi cittadini

avevano portale
e

fuori di essa

la

pi parte delle loro armi,

massime giacchi

maniche, ed

archibugielti da rota ed altra sorta d'armi care,


fuori separatamente;

mandandole

nulladimeno quelle ch'erano restate an-

cora presso d'essi, tutte furono portale in Castello, e consegnate


al Castellano, e

suo deputalo, quale ne teneva conto scriven-

dole: e fu eseguita la volont d'esso Duca.

Indi volle, dopo, dello signor

Duca
,

che

li

delti cittadini
altri

facessero due altri Proconsoli nuovi

invece

degli
il

due

che

si

erano

parliti dalla citt, ed

abbandonalo

loro officio

384
(lei

CRONACA
proconsolato
,

volendo che
,

li

creassero avanti che egli par;

tisse

per Mantova da

a sua petizione e volontadc


cittadini
i

e cos furono

creati e falli

essi

Proconsoli

de'quali

uno

fu

Enrico Ganbera, e
furono creati

l'altro
,

Marc'Antonio Bellone, gentiluomini


delli
.
il

e di grandi facoltadi
a'

e cittadini

primi di essa citt

28

di luglio

15G5

// Cappello dolsesi

a Milano che

Duca non

tenesse ai

patti, e quel Governatore tent invano di richiamarlo a ragione.


Il

Duca

gissene a
le

Mantova, lasciando ordini solenni

a'

ministri

che, fra

altre cose, esigessero

quotidiano vivere per seicento


della citt, tassati poi in

uomini che stare dovevano a guardia


scudi seicento ogni settimana
,

distribuiti

in

ragione

di

un

soldato per ogni sei soldi di registro , e ai negozianti secondo


il

creduto potere

quindi

fece

pubblicare
di

il

seguente bando.
di

Margarita e Guglielmo

Mantova, duca e marchese


demeriti
,

Monferrato.

Per cagione legittima


della
,

richiedendo cos
di

di voi
vi

particolari

citt

nostra
la

Casale infrascritti

ab-

(f

biamo assegnati come per gnamo, conQnati nelle citt


colarmente infra
che infra
questa
,

presente grida e bando asse-

e terre a ciascuno di voi parli;

altri

notati

comandandovi espressamente
giorni dopo la pubblicazione di
alla citt e terra
ivi

il

termine
si

di dieci

cf

ciascuno

debba

trasferire

assefin

ti

gnata, come qui sotto sar detto, ed


ad altro nuovo ordine
fareci
;

rimaner conflnato

(f

e fra

altri

dieci giorni susseguenti


,

fede, per testazioni autentiche delli Magistrati


di

Gover-

natori e Podest

esse citt e terre

dell'

arrivata e pre-

sentazione vostra avanti essi; non mancando, sotto pena della


confiscazione
di tutti
li

vostri
li

beneplacito.

Dato

beni

ed

altra

al

nostro

in Casale,

29

iulio 1565.

V. M. Ant.

Rolla, segretario.

confinati sottoscritti cittadini di Casale, sono:

Il
Il

signor Oliviero Capello, a Cremona. signor lacobo Gaghalossi


,

rt

a Novi.

Il II

signor lacobo Giovan Evasio, a Como. signor Zanotto Stracha signor Corrado Molla
,

a Savona.

Il
Il
Il

a Padova.

signor Giovan Francesco Cardalona, a Pisa.

signor Giovan Matteo Cardalona, a Ferrara.

DI
((

CASALE
, ,

385
in Avrona.

11
Il

signor Giovan Francesco del Ponto

II
a
Il

signor Giovan Francesco Popalardo a Genova. signor Evasio di Alba, in Sant'Angelo di Lodisana.

signor Giovan lacobo Civallero

a Padova.

((

M. Giovan M. Giovan Antonio del Cavalletto, a Brescia. M. Placido de Panibus nolaro, a Salti (1) di Tortona,
II

lacobo del Cavalletto, a Brescia.

signor Alessandro Bazano

a Novara.

M. Rainero Lavillo, a Tortona.


Il

signor Cesare Ragliano

Cremona

(2).

stati

M. Antonio Chiapuzino, in Pighitone. Erano in tutto numero diciotto confinati.


Sicch

avendo sentito

li
,

sopradetti

cittadini
la

d'

essere
d' essi

confinati dal loro


di

Principe

bench

pi parte
villa,
la

erano gi fuori

citt e gi ritirati in -una


citt
il
,

non pi

di

quattro miglia distante da essa


stato del

nominata
;

Motta dello
di

duca

di

Savoia oltra

Po

dove alcuni cittadini

detta citt, poco avanti questo furore del Principe, avevano fatto

nascostamente trasportare alcuni pezzi


essa citt
,

d' artiglieria di

ferro di

e postili

in detto
dell'

luogo

in

serbo

per cagione del

bando

fallo dal

Duca

armi della
citt
gli detti

citt e suoi cittadini.

Essa artiglieria della

era tutta di ferro, all'uso antico;


cittadini quasi tutta la

ed ancora portarono fuora

mo-

nizione di essa artiglieria in quel

medesimo luogo

della Motta;

cio polvere, palle in quantit fatte di preda (3), siccome usavasi

anticamenlc

ed altre cose appartenenti ad essa artiglieria.


di

Furono pure portale fuora


cittadini e banditi

essa citt per

li

detli confinali
,

tutte le scritture

e privilegj di essa citt

li

quali erano tulli

appresso

ed

in potere d'Oliviero
,

Capello

Alcuni andarono a loro destino


favoriti da Savoia
e sotto colore

altri

rimasero alla Motta,


armati,

di suoi

mantenuti
del loro

segretamente

dai
la

Proconsoli

di

Casale

del reddito
i

Comune
(1) 11

Ma

gravezza

delle spese

indusse

Proconsoli

Gamdi Salti

compendio
in

Ialino ilice a Sale, e

deve dire Sale perch

non sono
(2) Il

Tortenese.
,

doveva
(3)

essere

Compendio dice a Crema: e se dovevano slare uno per citt Crema e non Cremona sendo Cremona assegnala a!
,

Cappello.

Cio, pietra.

Aro. St.

IT.

Voi. Xill.

49

386
bera
diti
e

C H

N ACA

Bellone a trattare, con licenza della Duchessa, co' bandi accordo. Il risultato fu, che si conchiusero e spe-

un poco

dirono alla Duchessa questi capitoli.

Illustrissimi Principi.

Perch meglio
si

si

conosca,

come

dalla parte di

noi con-

fnati

sempre camminalo

alla quiete

ed

al

bene pub-

blico; diciamo, alla richiesta del signor Marc'Autonio Bellone

a ed altri buoni cittadini, che fossimo, ed ora parimenti


di

opinione
le citt
tal

che torni bene l'accordarsi ne' dispareri


Principi,
,

s'

siamo hanno
segua
,

fra

e gl'Illustrissimi

dove per ne

una

cosa conforme al
le

giusto

e senza pregiudicio

ma

salve

sempre

ragioni di essa citt.

Capitoli fatti

per

li

confinati.

Et primo. Vicarius exerceat in


Proconsulibus

civilate

ordinem

iurisdi-

tionem

privatam ad omnes alios iudices.


sit

solum

ius

et

potestas

providondi et

custodiendi
a

civitatem in

omnibus respicientibus bonum pubsi

blicum

eisque facultas sit,


in exilium.

ila

res exigat, miltendi reos

sive

contumaces
et

Reliqua vero, quae magistralus praesertim iurisditionera

Vicarii

Proconsulum altingant, promulgentur respective

eorum nomine.

Restiluantur relegali Proconsules, advocati, aliique

omnes

a cives

exules palriae et dignitati, praeterea concedantur salvi


,

conducti
or

et

relaxentur detenti

rei.
,

Tollantur praesidia niilitum


;

et custodia

dimiltantur

ci-

vitali

caetcrum

in reliquls

serventur antiquae consuetudines.


la
,

Avendo dunque madama


veduta
la

Duchessa insieme
con
,

a'

suoi con-

siglieri

detta supplica

li

capitoli

fatti

e dati
;

fuora dalli predetti confinati cittadini

si

turbarono alquanto
dargli

sentendo quello ch'essi confinati


tanto non
li

avevano dimandalo; e per-

vollero

accettare
il

nemmeno

orecchio
il

in

alcun modo. Del che

prefalo proconsole Bellone,

quale avea

operato per

la citt

ogni sforzo per vedere di accomodare questa

differenza con esso

Duca

non

si

volle

mai

pi

impacciare

DICASALE
nemmeno
intromettersi
fra essi
differenti
in

387
alcun accordo;
gli
,

perch ebbe sospetto che essa Duchessa

non

facesse fare

qualche burla della sua persona e sue facolt

per averlo esso

Duca
e

gi in sospetto molti giorni

prima

Una nuova grida


deh' esilio,
,

del 31 agosto proib, sotto


,

pena della corda


negoziare
cogli

di

andare

praticare

passare

nomin chi erano stati alla Motta e loro minacci le pene ; intim a chi vi stava, ed era degli sbanditi, immantinente partisse, pena la confsca e la forca; chi non era di loro ma stava col, partisse; riducessesi a cinque miglia da Casale; fossbanditi

sero separati, e

uno per luogo;

e fece

intendere ai padri e alle

madri, ai
che
li

fratelli e sorelle e

parenti pi prossimi d'essi giovani,

inducessero ad obedire.
De' quali
il

primo che fu nominato


di

fu Steffano Vassallo,

sartore e cittadino, detto Atri.

Ogni

figliuolo

mastro Gilardo

sartore

e.

cittadino di

Gasale.
a

Giovan Battista Raspa, figliuolo


Evasio del Capitanio
Il

di

mastro Germano, sar-

tore e cittadino.

sartore e cittadino.

signor Gaspar Antonio Silvano del fu signor Lorenzo,

dottor di leggi, di anni quattordici e cittadino delli primi.


a

Un cognato

di Nicol Vercelli, oste delle Chiavi


,

che

te-

neva la posta in Casale

cittadino.
,

leronimo della Cammagnina

sartore e cittadino.

Due

fratelli detti

delli Ballarini, cittadini.

Evasio

Broccho, marcer

e cittadino.

Antonio da Sabadi, legnamaro e cittadino.

Uno spadaro milanese,


Battista Berretta, detto

abitante in Casale.
il

Sargenle,

figlio di

Giovan Anin

tonio,

marcer cittadino,
Tre
figliuoli

il

quale

mor

in

brieve

detto

luogo della Motta.

di

M. Steffano Schavardino, sartore e


di

citta-

dino.

Gregorio Cervello, figliuolo

M. Bartolommco,

oste della

Cervella, cittadino.

Agostino Ansignero, figliuolo del capitano Giovan Antonio


,

Ansignero

cittadino.

388

CRONACA
E
il

questi

(ali

furono
in

tutti

nominati a

nome
i

nel dello bando;


sa-

e gli altri

che erano

detta terra

delia

Motta, per non

persi

loro

nome, furono compresi come

signori nominati,

con quella medesima condizione che si contiene in esso bando . Un procuratore da Vercelli, accompagnato da un notaro e
due testimoni port alla Duchessa
protesta del Cappello
volle pili
e della citt;
,

(1)

per ordine senatorio una


valse, che essa
dei seicento

ma non
,

non

parlare
,

d'

accordo
,

l'

imposizione
li

soldati

non mut

per di pi
e il
,

cosa inusata

pose ad alloggio in

casa de' cittadini;


al senato di
gli

Duca

ricus di continuare la causa avanti


dire

Milano
i

e fece

a chi gliene riparlava


i

che

rimettessero

cittadini liberalmente ogni cosa che


la

citta-

dini

tenevano nel lor Comune, e che questa era


.
i

sua ultima
pareri

volont

Trattanto corrompeva
dividevano
,

Consiglieri del

Comune
cittadini

si

conosceva ogni mena, provvedeva per anticipato ad

ogni caso. Oliviero Cappello

ammoniva
nelle

che

si

guar-

dassaro

di

dare

le

loro ragioni
lui

mani

del Principe,

accondiscendere
e libert
e
.

al di
si

volere

e privarsi

della giurisdizione
i

Il

Duca

vendicava citando a processo

fuorusciti.
di;

confiscando ogni loro avere perch

non comparsi fra cinque


il

quindi improvviso compariva in Casale

29

rf'

ottobre
ivi il

e il di

appresso riducevasi nel castello di Ponteslura.


di

Ma

Collegio

Padova

citavalo col seguente

mandato

il

giorno 2 d'ottobre.

Franciscus liber barro a Turre, consiliarius et apud Illustrissimum dominium Venelura in praesentiarum Caesarcus orator, nec non et Gaspar Fabianus, Prior Almi Collcgii domi-

norura luristarum
doclores,

civitatis

Paduae,Transalgarius de Capitibus

ff

Listrae, lulis Brandolus, D.


relatores
in

Guido Pancirolus,
electi

luris ulriusque

hac parte

per dictum

Almum

(f

Collegium Paduae, repraesentantcs totum ipsum Venerandum Collegium doclorum dominoruni luristarum nomine etiam
,

'(

docloris domini

Tiberii

absentis

civitate,

parte

pariter relatoris electi per

dictum Collegium, lUustrissimis

(1)

La Duchessa era
,

sola in casa

sino nella

nella villa di Trino. Quel momento era cosi non trovatovi n uomo n donna que' messi enlraronr) onde ne rimase attonita e sbigottita. propria sua stanza
ctie
,

DI
K

CASALE
filio,

389

et

Excellenlissirais Principibus D. D. Margarilae Paleologiae

mairi, et D. D. GuUielmo Gonzaga

ducibus Mantuae

et

marchionibusMonlisferrali salulem et perpetuam foelicilatem.


a Illustrissimi
et

Excellontissimi Dominatores. Vestras

lit,

leras patenles
et

Caesareae Majcstatis

manu

propria scriptas

Caesareo

sigillo

munitas, datas
,

in civitatc

Viennae die

niensis aprilis inslantis anni


bis

nobis exhibitas fuissc V. S. no-

oratori anlediclo, sub die

XVIII mensis
,

iulii

et nobis

Priori sub die

XX

dicli

mensis

et

deinde nostro anlediclo

Collegio

sub die secunda Augusti inslantis mensis magniflcos


et

dominos Franciscuni Papalardum,

lohannem lacobum

Ci-

vallerium, cives Casalenses, sindicos et eo nomine magniflcae


comunitatis Casalensis Sancii Evasii, prout de eorum mandalo


legitiraam fidem fecerant

per publicum
,

documcnUun quod
ipsis

actualiler
a a

nobis

exhibuerunt

et

ab

pelitam
{sic)
,

fuisse

observantiam et acellationem litterarum ciltalorius


impetrata venia qualenus
expcdiat
,

prius
ele-

et

opportuna

cum


te

elione domicilii debitisque inhibilionibus praescrlim bac ipsa


lite

pendente nihil poonilus novi

fiat,

nec attenletur tuni con,

tra

ipsam civitatem quam

cives illius

et iura

quoque

sibi

pr

nunc conceditur
Maximilianus
II

salvis aliis.

Quarum

litterarum tenor

a est lalis.

(i
,

Divina favenle cleraentia electus lloma,

norum Imperalor semper Augustus


riae
,

ac Germaniac, HungaSclavoniac Rcx, Archi,

Boemiae
,

Dalmatiae, Croaliae
,

dux Auslriae Dux Burgundiae bergae, Comes Tirolis.


Nobis
fideli
,

Stiriae

Carintiae et

Witem-

nostro dileclo Francisco


et

libero

Baroni de

Turre, nostro consiliario,

apud Ulustrissimum dominium


sincere
luris Consulti Aca-

Venetum

oratori

nec non speclabilibus


R. Decano et Collegio

nobis dileclis R.

demiae, seu Studii generalis Patavini gratiam vobis noslram

f(

Caesaream
vivente

et

orane bonum. Nobiles fideles, nobis

dilecti

ac

spectabiles dilecti sincere nobis dilecti. Superioribus mensibus,

adhuc serenissimo

et potentissimo

quondam Principe
venit

nostro, Ferdinando electo

Romanorum Imperatore Auguslae

memoriae, domino ac genitore nostro observantissimo,


ad Majeslalem

Suam
,

Oliverius Capellus, sindicus honorando-

rum nostrorum

et sacri

Imporii fidelium

dilectorum Ma-

390

((

CRONACA
,

gislrorum

civium

el

comuuilalis Casalis Sancii Evasii


,

ot

imprimis Majcstali Suae

et post

nobis cliain obtulil libcUuni in

mortem quo quidem

Majestalis Suae
habiliter exposuit

anno millesimo quingcnlesirao


a

trigesimo sexto lalam fuisse


c(

Divo quondam Imperatore Carolo V colendae memoriae patruo ac socero nostro sentcnliam quandam per quam IIlustrissimis Federico ac Margarilae Palleologae ejus conjugi,
,

eliam nunc superstiti, ducibus Mantuae et marchionibus Montisferrati,

adjudicalura fuit possessori um Marchionali Montisferin aliud

rati, reservala

iudicium cognilione
dilectae

et

delerminatione
et

iurium

et

praelentionum
propter annuas

civitatis

comunilatis

Casalis, ea vero iura et

praetontiones ipsam coramunitatem

ante hac
leslias
ferri
rt

bcllorum difBcuItales atque modif-

in iudicio

prosequi nequivisse, nunc vero diutius

non posse magis proinde.


iuris
,

Humillimis precibus petendo, ut eidem comunitati de idoneo


opportuno

et

remedio prowidere dignemur.

Cum

aulem

nos intellcctis

communitalis

tum ejusdem supplicibus precibus ejusdem tum eliam illis quae ex parte Illuslrissimae
et

Margarilac ducissae Mantuae

marchionissac Monlisfcrrati,

nec non Illustrissimi Gulliclmi Mantuae ducis et marchionis


Monlisfcrrati, sororii, consanguinei et Principi nostri carissimi,
se super nobis humiliter proposila fuerant;
et

rt

cuperemus, causam

controversiam islam, debito

modo

inler

utramque parlem

sopiri
M

atque extingui;

freli

vestra

eximia integritate, prudendelerminalionem ejusdem


et

tia

et

erudilione, cognitionem et
vobis

quandomodo
ligamus
el

committendam
libi

deligendam duximus,
nostro;
,

proul auctorilate nostra Caesarea, ac tenore praesentium de-

commiltimus
vocalis et

anledicto Oratori

Gr-

miter mandanles: vos alios aulem benigne orlanles


quirenles ut
citatis

ac reconlroet

pariibus

causam

el

versiam islam jurium


ratore Carolo

et

praelentionum dictae

civitatis

ct

communilatis Casaiensis, per senlentiam a praefato D. Impa-

V lalam,
et

uli

a
a a

omnibus annexis

connexis

dictum est, reser^ata eie. cum incidenlibus et emergenlibus et


et

inde dependenlibus, audialis

cognoscalis,

ac

in

primis

amicabili Iransactione componere atque sopiri omnibus modis


sludealis
,

ac fine debito terminetis

partibusque expeditam

iuslitiam adminislrelis: procedendo in primis

sammarie, sim-

D

er

e ASA L E
,

391

pliciter
rei

et

de plano, sine strepilu


auteni

aut figura iudicii, sola


vobis
,

ventale inspecta. Dantes

per

Iias

litteras

nostras Caesareas, auctoritatcra oostram ad citandum, mail-

dandum,decernendum, inhibendum, aliasque vero


quae
in

et singula,

praemissis, et causa ca fuerinl necessaria, seu mo,

dolibet

opportuna

quae ut ipsius causae


,

et conlroversiac ....

et

status

postulaverint
et

facicnda

peragenda
ac
vices

et

exequenda
:

plenam facultatcm
quibus
in

potestatem,

noslras

non

a obstantibus in forent, de

conlrarium facentibus quibuscumque,

etsi talia

parlibus nominatim, et expressa menlio

fieri deberet

harum

testimonio litlerarum
nostri

manu

nostra sub-

scriptarum,

sigillique

impressione
,

lum

in civilate

nostra Vienna

die

munilarum. Damensis aprilis anno


II, Boemici

Domini 1365.

Regnorum nostrorum. Romani IH, Ungarici


XVII.
n

vero

Maximilianus.

Sigillalis

cum

cera rubra

cum

solito sigillo imperiali.


:

Subscriptus

Ad mandatum Sacrae Caesareae W. Io. Werber.


Nos igitur
scriptis praefatis

Majestatis

proprium

Singtechinoser.
ea quae decet reveauctoritate

lilteris

rentia susceptis, eas

exequi

volentes, Caesarea

nobis demandata, vos praefalos illustrissimos et excelicntissi-

mos

Principes auctoritate antedicta pr adimplemento sacri


et
et

Caesarei Rescripti

expresse
,

moncmus

et

hortaraur, ut nunlium

procuratorem
et

icgitimum
vel alteri

et in-

structum

quam primum,

infra

terminum dierum
,

XV

post
1
ff

barum
,

vobis factam praesentationora

vestro-

rum

aut ad

vahas castrorum seu palaliorum vestrorum

aut solitarum veslrarum habilationum aut ecclcsiarum majores ubi desere consuevislis, et prout aliter
fieri

a
ee

omni meliori modo

poterit, ad nos destinare velilis, qui

parente in aula palatii

Patavini, ubi

coram nobis cornipsum CoHegium


si

congregari solot, in maialino ipsius diei


die

XV,
,

feriata

non
iure

extiterit, alias

immediate sequcnlc

et cura

quo

forma praefati Caesarei Rescripti amicabili concordia tractarc possit super litem.praesenlem, et componi si fieri poterit sin
, :

autem

illi

locus osse ncquiveril

cadcni auctoritate Caesarea

392

uli

C H
nobis comissa
,

NA CA
cxcquamur,
,

ut iusliliam

sic requircntibus,

promillenlibus diclis sindacs


a el excellentissimos Principes,

vos ante dictos illustrissimos

requirimus
sitai

Duces et Marchiones citamus raoncmus, ut dieta die mensis novembris prosventuri et imminenti, et si illa dies juridica fuerit, pr
el

die
a

iuridicc
,

immediate sequenti
nobis

comparere debealis, atque


legitimum ut supra ad
fieri

curetis

per procuratorem veslrum


produci
el

videndum coram

quascumque
expedieuda
,

peli-

tiones el libellos in causa ipsa nobis delegata in aula prae,

fata
M

quam

el

quem locum

pr hac causa
et
in

de-

putavimus

pr

nostro legilimo

idoneo tribunali

et ad

eligendum domicilium
lenliam dcilnitivam
inclusive; aliter
el

veslrum

hac

civitatc,
,

ad

quod

Excellcntia
(f

Vestra illustrissima possit citari


,

usque ad senlegi-

ejus infirmalionem el cxcusationem

(i

dieta die ci^talionis nullo procuratore


vestri
,

timo comparente nullaque domicilii


Vestras aul
el

per Excellenlias
illud

alias

legilima electione facla


,

eligimus

c(

ex nunc cligcmus ci assignamus ad ostium dicti Gollegii almi praefati pr quibuscumque cilationibus et quibuscumque
actibus expediendis ul supra
,

quia ex parte dictae civilatis


habi-

domicilium electum
Patavini,

fuil

atque iterum eligilur domi


Anlonii
altera
el

tionis magistri doctoris Marlii

Pellegrini

advocali


cr

eademquc
inhibemus,

auctorilate

vobis

illustrissimis

Principibus veslrisque magislratibus

officialibus

quibusinno-

cumque
veni
,

ne, ipsa

lite

pendente,

aliquid


c(

aul

adversus ipsam civitalem


iliius

Sancii Evasii

vel jura

sua, seu civcs

aliquid atlentenlur seu quid novi faciant


fieri

aul atlenlari

vel

perraillanl.

Aliter

illud

irritura el

((

immune ex nunc declaramus el pr praemissorum omnium excculione miUimus Sp. 1). Augustinum nolarium publicum
,

Palavinum
el

nuntiura

nostrum
,

ad hoc
fieri
,

specialitcr
,

eleclum

a
((

juratum

qui porsonaliter

si

polerit

sin

minus, ad
ecclesiae

palatium
habitare

vestrarum
vos

habilalionum
.

vel ad valvas
in

dictae civilatis, vel oppidi


solelis
,

seu
,

loci

quo
et
alia

habitalis, vel
citare debeat,

requirere

monere
et

vobisque inhibere, el omnia

et singula

facere
:

prout

supra per nos ordinatum extiterit,


relationi

mandalum

cujus inde
fides.

piena

et

indubitata per vos


et

adhibealur

In

quarum omnium

singularum

suprascriplarum

fidem

1)

G AS A LE

393

cf

leslmonio has nostras per notarium pubblicuai infia tcrmi-

num

fieri et

subscribi
,

pressione

munire

noslrorum solilorum sigillorum immandavimus. Datum Patavii anno Vir,


,

ginei

Parlus 1565, Indictionc Vili

die 111 mensis

augusti.

Franciscus Della Torre Baronus.

Gaspar Fabiauus Prior subscr.


Franciscus Fabrianus notarius
.

Il

Duca nomin

generale delle armi


il

il

senator Teodoro San-

giorgio, e senatore

criminalista Ludovico della Torre, gentiluola citt

mini di Casale, impegnali a sottoporgli

ad ogni modo

il d successivo (3 di ottobre) parli per Mantova, donde a Gianfrancesco del Ponte, Gianiacopo Cagatosio, Zanotto Stracca,

Raniero

Lavello

Gianfrancesco Cardalona,
il

confinali che

si

erano umiliati, mut

confine avvicinandoli a Casale.


e
i

La

Duchessa
<.(

d'

improvviso perdette un occhio;


a darle

cittadini

mormoravano

che Iddio cominciava


si

alcuni avvisi ed

avvertimenti, acciocch

ricordasse di quello che avea impro-

messo a quella sua


registro, anzi

citt, e

che allora ingiustamente faceva contro

la detta citt e suoi cittadini .

Parole inutili: il Duca non mut non diede orecchio a un nuovo decreto dell Imperatore che sgravava la citt delle milizie ; e per maggior dimostrazione d'imperio,
del
,

il

d 25, sequestr

i fitti

delle rendite dei

dazi

Comune domandandogli tremila scudi per ispese fatte in mandare attorno le milizie a sicurezza della citt quindi alcune caserme che il Comune aveva. I cittadini in consiglio generale elessero deputali a fare una protesta; ma costoro andati al San,

giorgio, che faceva e disfaceva

capriccio,

non ebbero coraggio


i

di
gli

parlare

onde

n' ebbero

le

beffe.

Protestarono

fuorusciti

sbanditi, animati da segreti favori di cittadini amici;


lesta, osatasi

ma

la pro-

avanti a un senatore, fu cagione che parecchi citta-

dini amici fossero arrestati perch arrestato

un notaio;

e la

Duaili

chessa conferm gli aggravj.


e

La
a

citt disperata

cercava accordo,

rincalzava o che
di

si finisse

per amore, o per ragione.


Casale un

Ma

29

novembre comparve

mandato

da

parte

delli confinati di

Gasale, che stavano alla Molta, con una proalli delli


li

lesta, la quale andava

cittadini d'essa citt. Protestail

vano

li

detti

confinati contro
il

Proconsoli, e contra

Consiglio

tutto,

come pure contro

vicario d'essa citt, che


TiO

per essere

Ancii, St. Ir. Voi. XI!!.

394
siali

Cronaca
essi
,

condannali dal signor Duca


nella vita
,

torto, e senza alcuna


citt

ragione

e nella roba eh' essi tenevano nella


,

e nei ducato di Monferrato


tire in

eh' essi
gli

non

s'

intendevano di pail

cosa alcuna di quello che

era stato fatto per

detto
di

signor

Duca,

nella vita e nella roba conGscata alla


li

camera

Sua Eccellenza per


li

suoi ministri, per causa d'esser stato fatto


fra
il

giorni passati

un decreto ed obbligazione
il

li

delti citta-

dini, avanti che nascesse questa discordia fra

detto suo prin-

cipe e la citt

qual decreto
,

suo consiglio

di detti cittadini

fu ammesso e passato per il come ne appare per istrumento

rogato dal suo notaro in detto consiglio nel solito palazzo del
consiglio.
Il

qual decreto ed obbligo conteneva


tolti
i

Che qualunque

cittadino di Casale a cui fossero


in detta citt,
il

suoi beni ch'esso tenesse

e la sua

giurisdizione, e suoi privilegj contra

detto signor duca di


altri

Mantova e marchese
le volessero
i

di

Monferrato, ed
per di-

ancora contr'
libert

che

levare ed usurpare le loro

e giurisdizione ed

beni suoi di

comunanza
la

fendere questi onori, e quel ben pubblico, e


detti cittadini, si

riputazione di

obbligarono per instromento, come ho detto,


e tulli

l'uno

e l'altro cittadino,

insieme ad ogni
tal

danno ed
il

interesse, che potesse avere o

patire quel

cittadino per
la

bene pubblico della sua


della

citt, e

per difendere
detti

giusta causa

sua patria; e
1'

si

obbligarono ancora

cittadini,

che

avrebbero patito

uno
il

e l'altro l'interesse di quel tal cittadino

difensore della patria, quel tale loro cittadino o bandito o confi-

nato che fosse per

detto suo principe, per tal causa difendere la


tale

sua

citt e

le

sue ragioni: a

che ogni cittadino essendo

ri-

trovato fuora di quella sua citt da essi banditi e forusciti per


detta causa, che essi potessero

domandare particolarmente ogni


stando fuora
esso cittadino

suo danno ed interesse,


della

che avesse esso patito

sua patria per


il

tal

causa

ed ancora che

avesse patito per

passato, e che ancora patisse presentemente


li

in la detta citt per

suoi beni, ed altri emolumenti che po-

tesse avere stando in essa.

Ed ognuno
di

d'essi cittadini
il

che

si

trovarono

in

quel concilio,

giurarono

osservare
si

detto decreto, e patire quel

danno

di

esso loro cittadino se

trover fuora del dominio di Monferrato,


,

come buon

cittadino e difensore della patria in pace


si

e dargli
in-

volentieri quello che

trover, obbligandosi ad

ogni suo

DI
(eresse, e

CASALE
ad esso confinato

395
o foruscilo senza

mandargli

poi

replica o contradizione: e sopra questo decreto od obbligo fu


fatto pubblico
Di pi si

istrumento in esso palazzo del Comune.


obbligarono, che, se
li

il

loro principe sforzasse


tali,

li

detti cittadini, e pigliasse

beni di

questi

per aver

essi

difeso

il

ben pubblico della loro

citt, ch'essi cittadini si obbli-

gavano!' un l'altro
gli

di reintegrarlo,
li

ed integralmente restituir,

ogni suo danno per

suoi beni perduti

delli

beni

comuni

d'essi cittadini di quel loro

Comune, siccome
,

consta per condetto sopra.

venzione fatta, e rogato instromento

citt

come abbiara

E
per

di
il

pi, che ritrovando

li

delli foruscili e banditi di essa

detto suo principe alcuno d'essi cittadini suoi fuora


li

di esso

dominio del Monferrato, che possano


delli

medesimi doman,

dare in ragione ed in qualunque luogo se sa detto cittadino

domandargli ogni suo interesse


scati dal

suoi beni perduti e confi-

suo principe per

la suddetta

causa

ed a quel

tal

cit-

tadino particolare possa esso bandito e foruscito fargli pagare a


esso solo ogni suo

danno

e perdita, pria che


,

si

parta da quel
fatta fra

luogo dove

lo avr ritrovato

per ragione e convenzione

essi cittadini: s

che

gli dotti

banditi e foruscili di essa citt ne

avevano

fatto fare
l'

pi copie fra loro di esso decreto ed obbligo,


.
il

insieme con

inslrumento

Altrettale protesta fu poi fatta

dicembre per

li

prigionieri.

Quindi
lutti

a'

26

di gennaio

1566

il

Capello and con olio cavalli

armati, e dodici archibugieri a piedi, insino alla controcitt

scarpa della fossa d'essa

di

Casale, e

pass presso alla


,

porta del castello di delta citt cos

nominalo

e poi pass
tiene sopra

il il

fiume Po, vicino


detto fiume, e
si

al castello, in

sul ponte che


al

si

fece passare

dispetto d'esso portinaro, e

pass senza essergli fallo contrasto alcuno; cosa che diede da


dire e pensare assai a tutta la citt, ed
alii

cittadini suoi amici


di tale

ed inimici

e pi assai

alli

ministri di

Sua Eccellenza
,

presunzione

ed

arroganza avuta

dal

dello Capello

d'

essere
citt

stalo cos temerario, d'essere

venuto cosi sotto alla detta


foruscili
di
.

accompagnato da molti
ministri restarono molto

di

essi

e banditi

onde
,

delli

mal

soddisfatti

tale insolenza

e ne

diedero subilo avviso a Sua Eccellenza


Il

cialmente del

Duca non si scomponeva; e sapendo che arii preti, speDuomo, macchinavano contro di lui, impetr d

39G
secreto dal

CRONACA
nuovo papa Pio V,
il

permesso di carcerali
il

tortu-

rarli, e sollecit al delegato imperiale e

proprio senatore

Bar

dalone a definire qualche cosa col dottore Corrado Molla, procuratore della citt. Quest'essi distesero in Padova:

Capitoli

fatti

per l'Oratore Cesareo in Padova.

Primo. Che

la

comunit

l'illustrissimo signor

duca

uomini di Gasale riconoscano Mantova come marchese di Mone dello stato


di

ferrato assoluto di quella citt

Monferrato,
di

conseguentemente per loro signore e padrone, e che gli debbano giurare la fedelt ligia.

nuovo

che

il

detto

Duca e Marchese perdoni

tutte le offese
,

che fossero state


cosi in

fatte

da quelli di Casale a Sua Eccellenza


fatti

genere come in particolare, e siano


fatti

nulli tutti

li

bandi

con

loro.
essi di

Che

nell'avvenire
al

Casale portino la debita


e

ri-

gerenza

signor

Duca come principe suo;

non facendo,
di quella

caschino nella pena della privazione del beneGcio


capitolazione.
et

Secondo. Che sia levata per

il

signor

Duca

la

spesa delU

((

soldati a quelli di Casale,


Che nell'elezione del vicario di Casale essi Casalaschi debbano eleggere tre persone, quali dappoi siano presentate al signor Duca, il quale debba conGrmare uno di essi, per

esercitare la giurisdizione con

il

mero
le

e misto impero nella


alla

predetta instanza

e che

tutte

pene siano applicate

comunit

eccetto quelle di lesa maest e falsa

moneta

e nel

((

modo
a

stesso

che fu altre volte trattato fra esso signor Duca


Casale, acciocch Sua Eccellenza condiscendendo

e quelli di

questo

che

essi

Casalaschi siano tenuti dargli ogni anno

scudi duemila.

Che

quelli di Casale

godano

dacii e le

altre entrate al

solito.

le

Che

l'entrate delti molini siano del signor


e

chiavi

guardia

della

citt siano in

poter

Duca; e che suo medesi

siraamentc.

Che

nelle
.

cause d'appellazione e nullit,

osservi

il

or

consueto

DI
La
citt

CASALE
a'
,

397
e

mand

capitoli

suoi consultori di Milano,

questi risposero che se

pur uno ne accettava


essi
e

era per sempre


de' cittadini

perduta; protestasse
eppure

contra

contra

chi

aveva influito a comporli.


sibile;

Un componimento
voleane uno,
e

era dunque impos-

la citt

rimand a Milano per


il

nuovo consulto.

Ivi accontatosi col


si

Cappello

Proconsolo Ba-

zano propose che la causa

accomodasse

dall'

Imperatore de

jurc ed amicabile composizione;

ma

egli

che altra volta aveva

ricevuto trecento scudi dal prevosto Vallario per andare a Cesare,


si

per

ci v'era ito ed

aveva perorato tutto

il

contrario, affatto
que' capitoli al
e

oppose.

Onde nessuna conclusione fu data su


Cappello vedutigli avviamenti parti,
le

Duca. Il
a
di

tent

di

ac-

comodare con Cesare altrimenti

cose.
citt

Un

reverendo frale dell'ordine di San Francesco della


la

Casale essendo andato a predicare

Quaresima
citt di

del corrente

anno a Venezia, e volendosi partire da essa


Monferrato

Venezia per
stato di

potarsi a Casale, per esser compalriotto, e del


,

medesimo

del luogo di Vicineto quattro miglia dalla citt, e di

casa Cocconato; avanti che andasse alla patria, volle andare a


visitare
gli

Corrado Molla

avvocato della citt di Padova, per esser-

mollo amico, per esser compagni


lo raccolse

Molla

di studio. Onde che esso molto amorevolmente; e volendosi poi detto

frate partire, e ritornarsene alla citt di Casale,

sua stanza,

gli

furono date da esso Molla certe lettere per


ladioi di Casale,
lite tra

il

Proconsolo e
si

cit-

per fargli sapere a qual termine


il

trovava la

essa causa ed

Duca

ed avevagli pure dato un decreto

dell'Imperatore, che portasse, come


al detto

uomo

e religioso fidato,
essi far

Proconsolo e cittadini

il

quale dovevano poi

presentare alla duchessa

ed al duca di Mantova; e cos ebbe

commissione con gran preghiere esso frate del delio Corrado Molla, di non dare esse lettere e decreto, salvo in mano del
Proconsolo, ovvero agli
eletti

della citt

deputati di essa

che fossero nella medesima


frate;

citt. Il

che promise di fare esso


a

dove che, essendo poi giunto


questo cattivo atto di questo
stupefatti
di
,

Gasale, subito
li

porlo
cittadi

esse lettere e decreto alla


ladini

Duchessa: onde intendendo


frate
di
essi
,

restarono

tulli

mala voglia e
sotto

che un frate
ingannati

buona fama
cittadini

gli

avesse
il

ombra

amicizia

ed

loro

dottor Molla, con tante proferlc a lui fatte, impromissioui ed


esibite.

398
Olire di questo
,

CRONACA
se
il

predetto
e

dottor Molla

non avesse
di

poi scritto

al

detto

Proconsolo
il

cittadini

per altra sua,

aver dato lettere assieme con


suddetto
risposta da loro

predetto decreto imperiale al

frate, che gli portasse, e


(1)
;

che non aveva mai avuta


il

per

il

che sendo
,

detto frate

prima

in

venerazione di tutta
rito
:

la citt
si

fu

poi

da

tutti

odiato

ed abordi

e questo tal frale


dello
stalo di

domandava Francesco Cocconato


,

Vicineto

Monferrato

ed era bastardo della casa

Cocconato.

Onde avendo

la

Duchessa avuto
alla

il

detto decreto e lettere

di esso

Molla, che andavano

delta citt, le fece leggere

da' suoi senatori, ed intese

quanto

scriveva esso Molla corno


s molti

pure
che
i

il

decreto

e lo tenne presso di

giorni

avanti

detti cittadini lo

sapessero; e quando poi parve alla detta


di

Duchessa, ch'era fuori


e detti cittadini le

tempo, fece rimettere


il

al
il

Proconsolo

lettere ed

decreto, perch

signor
gli

Duca
gi

avuta notizia da sua

madre

di

questo decreto

avea

fatto fare la provvisione a quel tanto

che importava esso decreto,

siccome importa

la

legge, ovvero, che forse poco importava a

Sua Eccellenza . .4' 26 di maggio, giorno di domenica a ore


,

dieci e

mezzo,

un

certo Lingo, di venticinque anni, sbandito e povero, penetrato in

una vigna
e

di

Ludovico della Torre,

distese

morto questo senatore

criminalista con
il

un

colpo d' archibugio , e si pose in salvo,

non
i

ostante

taglione di trecento scudi promesso a chi


Il

lo pigliasse.

Questo gener timore.


Proconsoli e
la causa,
li

Cappello tornato d'Allemagna, chiam

esort a fidarsi dell'Imperatore e a rimettere in lui


agli amici scrisse di

ma
,

non permettere per niun cooffer il

sto

un

tale sproposito.
si

Si chiesero pareri da avvocati di Milano


;

e di

Pavia

disput in Consiglio

Duca

di levare ogni

carico, se rimettevano la causa all' arbitrio dell'Imperatore; of-

un dottor Risico, letterato chiaro, ed avvocato camerale del Duca, di acconciar egli i cittadini col Duca senza l'Imperatore. Tennero parole molte pel Duca i Casalaseh Paolo Emilio Bellone, Enrico Gambera ed altri gentiluomini; ma nulla si risolvette. Fu notato un parlare del suddetto dottor Risico, che disse,
feri
cr

partendosi dal Consiglio

che fu sentito da persone

di

credito, e

(1)

Qui mancai la conclusione


o parole simili.

ntiadini non

ne avrebbero sapulo

nulla

DI eA
poi esso

S A L

E
:

399

medesimo

lo confess

con

allri

come sperava,

avanti

che le sue ossa fossero cenere, che vedrebbe quella citt di Casale priva d'ogni suo avere in comune, e soggetta al suo Principe e duca di Mantova e che perderebbe ogni sua giu,

risdizione,

come

poi

ha fatto:
. Il

e il

Cronista appell questa la


quattrocento
la

Profezia di Caifas

Duca impose
di

scudi

al

mese pei soldati alla citt; se non pagava,


pio
il
;

multava del dop(che

offer cento scudi e

grazia

un bandito
i

non

fosse

Cappello, n Giammatteo Cardalona, n


il

fratelli Cavalletti,

Grasso, n l'Albo, n

il

Chiapuzzino, n Cesare Bagliano) a

chi uccideva

un

altro bandito. Questo finiva di rovinare la citt,


il
i

ma non

riduceva

Consiglio a rimettere
beni de' banditi a
de' soldati.
lei

la
si

causa a Cesare

domand anzi che

rimettessero , se do,

veva sostenere la spesa


giorgio incominci a
sidio
in

Per risposta

il

mandar

soldati di quel

Teodoro Sanmedesimo prenelle loro case

pi

numero
,

di quelli

ch'essi

avevano

per suo registro


quelli che

ed

in

prima incominci
nel

in casa degli

Prodi

consoli di essa citt,

ed

in casa degli Eletti,

ed

in casa

erano

stati

disubbidienti

suoconQne,e

di altri

conflnati e

banditi di
di

Casale

dello

Stalo per quella causa


essi soldati in

d'esso Duca; e

pi, essi ministri


,

mandavano

casa de' loro padri e fratelli


diti

e parenti pi prossimi d'essi ban-

e conGnati

e facevanlo solo a fine per

consumare

questi

detti cittadini

ed aderenti di essa loro citt e repubblica, per


affatto di quello
alli detti

stracciarli e

consumarli
;

che avevano ne' loro


soldati
;
,

beni proprj
il

si

commettevano

che facessero

peggio che potessero

dove erano alloggiati

e gli prestavano

favore, e davangli ampia libert di fare quanto male potevano


in dette case

dove

erano alloggiati
che non

tanto nel vivere

quanto

in altre cose, peggio

avessero fatto soldati estranei, e tratali

montani
li

ed inimici: e poi disgravavano quelli

cittadini,
il

quali essi ministri

conoscevano
i

che tenevano buono per

Principe, e che erano contra


loro compatriotti.

loro proprj, o la
tali

loro citt o

Sicch

questi

cittadini

erano del tutto


di

disgravati d'essi soldati, e

non pativano cosa alcuna


1'

allog-

giamento, n d'altro aggravio, cadendo tutto


spalle di quelli che tenevano per la citt.

aggra\

io sulle in-

Onde ogni cosa

cominciava andare

di

male

in peggio

e ninno avea

compas=

sione, anzi se ne ridevano di essi disventurati loro cittadini

400

CRONACA
Era
naturale che questo Teodoro venisse in odio al popolo;
si

per ci finse che

tramasse contro

se

una congiura,
i

con

tale

pretesto cominci a fabbricare nuovi processi contro

fuorusciti.

Intanto a' 29 di dicembre 1566 la duchessa Margherita fu colpita d'apoplessa, e


affatto
il

successivo

30

lasci

la vita,
il

liberando

da ogni riguardo

il figliuolo.

Questi pose

governo di

Monferrato in mano della sorella marchesa di Pescara, poi del

duca di Sabbioneta
fisico e

e la citt

cre Proconsoli Agostino Tibaldeo

Ludovico Bazano.

Il

Duca fu pregato a

ricevere trat-

tative: ed egli intim che si cominciasse dall'annullare la pro-

cura data gi al
braio 1567 fu

Cappello

e agli altri fuorusciti.


il

Il

12

feb-

obbedito, incalzando
e

Consiglio, fra gli altri,

Flaminio Paleologo

Paolo Emilio Bellone.


,

Bench
,

si

ha da sapere
si

come

avanti di queste cose di sopra


alli

scritte

e che

facesse

tal

richiesta

delti

Proconsoli

ed

eletti cittadini dal

Principe, avendovi esso alquanto intendimento


,

di di
si

questa

domanda
;

protestarono e fecero fare un islrumento


e questo fecero
,

questa protesta
facesse
il

li

sopraddetti

avanti

che
essi

suddetto Consiglio

perch gi conoscevano
alla volont di
:

Proconsoli
Principe
,

ed

eletti

non poter resistere


gli

esso

per

averli gi fatti minacciare

per

il

che non
di

po-

tevano far contrasto alcuno contro


cipe
,

aderenti

esso Prin-

proprj
,

suoi

cittadini

che

desideravano far piacere al

Duca Onde
teste
,

e privarsi loro

medesimi
ed
eletti

della loro repubblica e libert.


le

essi Proconsoli

fecero segretamente

loro pro-

che tutto quello

eh' essi farebbero e che consentirebbero


,

per compiacere al detto loro Principe


fosse di
,

che non volevano che

alcuno

valore
le

valido

in

pregiudicio di quel loro

Comune n contra E di pi queir


siglio al

sue ragioni.

autorit che allora fu levata in detto Conaltri fuorusciti

Capello
si

ed agli

cittadini

si

fece,

per

quanto poi
autorit
,

inteso, con condizioni: cio, che levando detta

non volevano
,

che

fosse in pregiudicio delle sue ra-

gioni

e della sua citt

della gi incominciata lite

con

il

detto

loro Principe .
//

Duca

tolse

soldati

a chi pi ne aveva

permise

che

si

togliessero dal

Comune

cento

scudi sui redditi dei

dazi seque-

strati, fece molte esibizioni sperando di esser presto ricevuto su-

vremo ed assoluto signore

o o

fece dire

alli

Proconsoli che essi

D
r avvenire che ogni
chiusioni tenute per
il

(BASALI*:

401

dovessero dire e far intendere al Consiglio, che esso volea per


volta

che

essi cittadini facessero consiglio


li

e congregazione, voleva che tutti


li

proposti e consulti e condel detto Consiglio


li
,

detti cittadini

che

Vicario d'essa citt fosse quel solo che


il

ammettesse e conesso Con.

cludesse secondo
siglio,

suo parere
altri,

non

altri cittadini di

n Proconsoli ed
che

come

essi

facevano avanti

voleva ancora

nel bisogno di denari dei dazi si richie-

dessero al Senatore Ducale

Giulio Filimberto,
i

quindi

si

nominassero per
cos per

ribelli

fuorusciti e

mantovano banditi da

S. E.

Alle due
a

prime negarono, a questa vilmente obbedirono.


i!

primo fu nominato Oliviero Capello


di

Gio-

vanni lacobo Grasso, Evasio

Alba, Cesare Bagliano, Giovanni


del cavallcro Antonio

Matteo Cardalona

li

due

fratelli

Zova,

detto Chiapuzzino, ed altri ancora cittadini d'essa citt, che sono


stati

disubbidienti e fatto contra S. E., per non voler andare

alli

confini loro deputati per esso


//

Duca

9 di marzo,

il

Duca

fece in Casale ingresso solenne,

onorato

da forse seimila armati


rezzando
gli

di milizia di tutto il

Ducato ; quindi cacon arte di

uni, comandando agli altri, disponeva

conquistare

il

comando.

Il

Dottore Molla, gi procuratore della


il

citt, confinato

a Padova, am tornare col, che accettare a Casale;


e

cam-

bio

del ridursi sequestrato in casa

udito che

il

Duca

gli permetteva

pure

di stare quindici di libero in patria, si diede

malato
dette il
e

non and. Un Consultore Milanese venuto a Casale, per tempo e la fatica in trattati e capitoli: ilDuca voleva tutto,
e

per primo cominci a confiscare per pubblica grida, e per ul


,

lima sentenza del Senatore Giulio Filimberto


sale per

Senatore in Cali

Sua Eccellenza
di

e commissario in quella causa, tulli


di

beni

di

Giovanni lacobo Grasso, gentiluomo e cittadino

Casale.

ed ancora

Grosio di Alba, parimenti cittadino e commissario

in quella causa; e

furono confiscati
,

tutti

li

loro beni alla


stati

camera

Marchionale

di

Sua Eccellenza

per essere

disubbidienti ad

esso signor Duca,


d'essi di

come ne appariva, per


il

star processo contro


di quella loro citt

formato; e cos furono ancora banditi

Casale, e da tutto

dominio

Uno frattanto

vi

guadagn,

ma fu

preso in sospetto dal popolo:


di
te-

Gianjacopo Civallero, che fu liberato dal confine, e graziato andare dove voleva dentro e fuori lo Stato. Egli aveva via via
AKCU. Si.
iJ. Voi. Xlll,
"
'

51

402
nulo istrutto
contro di
il

CRONACA
lui. Il

Duca di quello che ne' Duca si mise in capo

Consigli e fuori operavasi


di finirla, e

cominci dal

raccogliere dai feudatarii di

Monferrato in due

volte centomila

scudi, e riceverne

sessantamila a prestito dai Genovesi; quindi


i

fece tentare di rapire


se favola
,

banditi nello stesso stato di Savoia: onde


il

come crede

Cronista, una rappresaglia di Savoia,

non
a

fu favola quel che risult in processo, che Savoia promise al Cappello ogni aiuto, salvo
togliere lo stato al
le

artiglierie, per

non

iscoprirsi troppo,

Gonzaga, nonostante l'acquietarsi

di lite pub-

blica per grazia all' Imperatore.

A'k di maggio,
tutto
se ne
il

il

Gonzaga,

lasciato Presidente di Casale e di


,

Monferrato Orlando Dalla Vaile gentiluomo Casalasco,

parti per Mantova.

Rimasero in Casale
di dire, di

la

Duchessa

figliuoli.

Oltre di questo,

mi pare

per memoria, come

il
il

meduca
sol-

desimo anno 1567


d'Alva,

del
la

mese

masjgio, giunse in Italia


di

mandato per

Maest Cattolica del re Filippo


,

Spagna;

e prima

esso giugncsse in Italia


,

mand

avanti

alquanti

dati spagnuoli detti Bisogni

poi

esso fece levare tutti gli

spagnuoli vecchi
presidj
,

quali

erano

in Cicilia

ed

in

Napoli
li

nclli

li

cav, dico, fuori d'essi,


,

vi

mise

detti

spa;

gnuoli nuovi
ivi
il

facendo venir
aspettarono
la

gli

vecchi tutti in

Lombardia

ed

alloggiali

venuta di esso Duca loro generale;


la

quale giunto che fu, invi

detta

fanteria spagnuola alla


,

volta del Piemonte, insieme con gli altri vecchi soldati

che gi

erano

Lombardia nelli presidj cio quelli ch'erano in che accompagnati con altri nuovi Valenza Mantova Asti seco avea esso Duca condotti. Seguitando poi appresso la venuta del Duca d'Alva in Italia, Generale della Maest Cattolica, dico, come esso Duca giunse in Alessandria alli 28 di maggio, venendo da Genova;
in
,
,
,

e,

come

dissi

cominci a far incamminare tutta


la

la fanteria di

soldati

spagnuoli e
farli

cavalleria leggera alla volta del


gli

Monper
il

ferrato, per

passare oltra
in

monti. Per

il

che fece esso


molte vettova-

fare molte provvisioni

molli luoghi del Monferrato


in sul

detto passaggio
glie
,

ancora

Piemonte

di

acci

gli

soldati

non dessero mollo carigo ove passavano.


alli

Ed incominciarono
gno
;

a passare sul Monferrato poi,

di giu-

indi passarono sul

Piemonte

ed

ivi

stettero alquanto al-

f)

G ASA L E
,

403
di

loggiati
alla

finch

si

venne ordine dal re Filippo


;

marciare
il

volta di
,

Fiandra

ed ancora
si

si

fermarono

perch

Duca
citt

d'Alva
d'Asti
,

loro Generale,

ove stette assai


fatto f.ire
il

ammalalo nella male per qualche giorno. Avoa il


era alquanto

detto

duca d'Alva

molla provvisione
alle
altri

d'

instrumenti da camcio di ranze


,

pagna
dili,

per dar

guasto

campagne;

ba-

zappe e picconi, ed
si
il

strumenti bisognosi a ialeffcto:


dovessero andare,

per non
per dare

sapea

di

certo dove essi soldati

detto guasto alle

campagne;
a

e per questo davano


circostanti e viil

da sospettare assai ad alcuni Principi


cini
,

d' Italia

massime a Savoia ed
altri

Mantova, per

Monferrato; ed

ancora ad

Principi lontani, gelosi dc'Ioro stati: e pertanto

essi Principi

sospettosi facevano fare

buona guardia

ne' luoghi

e citt dove

avevano

il

sospetto

e dubilavansi di qualche in-

conveniente ed insidie, perch ognuno d'essi avevano sospetto


del loro stato, e slavano con gli occhi aperti.

E dopo

questo,
il

alli

10

di

giugno, venne nuova certa, come

passava in Italia
di

signor Lodovico Gonzaga, principa.e duca


di

Nivers in Francia, fratello del duca

Mantova,
Piemonte

il

quale

slava in Italia; ed era al servizio di quel Re, ed era dal

desimo mandato

in Italia

suo Generale
nazioni.

in

nel

memar-

chesato di Saluzzo;

ch'esso

veniva con grande esercito di

soldati francesi ed altre

delti Principi e signori d' Italia, e

Onde per questo ancora gli massime in Lombardia sta,

vano ognuno

di

loro in gran sospetto, dubitandosi di guerra;

massime, come ho detto, nel Monferrato, per qualche sospetto


di

suo fratello,

il

quale pretendeva avere qualche azione con-

tra esso stato: ed

ancora

il

duca

di

Savoia stava con alquanto


,

sospetto per

li

due

eserciti dell'uno e dell'altro lie


essi

dubitanin Italia

dosi di guerra

che dovesse riuscire tra


il

due
alli

Re
delti

e nel
giati

Piemonte;
Verso
in
la

che dava sospetto assai

Principi.

fine di

giugno,

gli

Spagnuoli
a passare

ch'erano allogappoco appoco


,

Piemonte, incominciarono
il

le

montagne, insieme con


viarsi
alla

loro (jenerale, duca d'Alva


;

per ine

volta di

Fiandra

cos

levarono ogni oggetto


,j0t'>'s

sospetto
Alli

alli

Principi d'Italia.
di

b.

13

luglio,

mori

(1)

il

vescovo

di

Casale Scipione,
d'

della casa illustrissima d' Esle di

Ferrara

in et

anni ses-

(1)

Il

Compendio

latino ha che

il

Vescovo mori

ai

12.

''

?'

' '

'

hm
siintaqiialtro, di

{] \{

ONA

C A
,

una sua malattia non conosciuta


;

e di llusso

che
ali!

Io

condusse a morte

e fu poi sepolto in
fu

Duomo

nel coro

15 del detto mese.

uomo

mollo onoralo e religioso,

liberale e limosinierc verso poveri,

che

di

tutti: e
di

degno piuttosto di un papato un vescovato. Era molto amorevole verso poveri e con mollo amato da tutta la citt; onde fu la di lui morte
a' cittadini

mollo dispiacere e dolore

di

Gasale, per

la

sua

amorevolezza e domestichezza, facendo molte elemosine secrete


e palese. In

suo luogo,

a petizione del

Duca

fu investito del

vescovato un Domenicano, cittadino di Mantova, frale


Aldigatto.

il

Ambrogio

Essendo morto
in Italia, del
il

in

Francia M.

di

Bordiglione, Generale per


in

Ke,

Piemonte, fu costituito

suo luogo e fatto


signor Lodovico
il

Generale por

detto Re,

come abbiam
di

detto,

il

Gonzaga,
cia dato
<Ial

fratello del

duca

Mantova

ed avendogli

re di Fran-

per moglie
di

al detto

Lodovico una Ggliuola restala erede


sua corte
,

duca

Nivers, sotto la corona ed appartenenza di esso Re;

e cos essendo giunto in

Piemonte con

la

accompapossesso e

gnato da molti

capitani e soldati francesi


le

tolto

il

l'obbedienza e tutte

fortezze tenute a
;

nome

del re di Francia

nel marchesato di Saluzzo


in essa cilt di

ed essendo stato per molti


di

giorni

Saluzzo principale
portarsi a Casale
, ,

quello stato, esso signor


la

Duca

stabil di

per vedere e visitare

Du-

chessa sua cognata


stata sposata
f

per non averla ancor veduta, dappoich era


fratello.
l'

da suo
17
di
,

Ed
in

alli

settembre, fece

entrata esso signor duca di


di

Nivers

Casale

accompagnato da gran comitiva


;

capitani

italiani e francesi

e subito giunto

and a

visitare la

Duchessa

sua cognata

dalla quale fu accettato con

sommo gradimento

per non essersi mai veduti; e licenziatosi poi esso signor Duca
dalla

medesima, andossene ad alloggiare


la
alli

nel palazzo del signor

Teodoro Sangiorgio, preparato per


mossi in Casale sino

detta Eccellenza, e fer-

24

del detto
di

mese, molto onorato dagli


e specialmente dalla

gentiluomini e gentildonne
corte di S. A.
or
,

essa citt,

dandogli essi gentiluomini molti spassi.


in essa cilt olio giorni
il
,

E
;

si

ferm

solo per aspettare


si

il

signor duca di Mantova suo fratello,


citt
lui

quale

aspettava in essa

ma

vedendo che non veniva


,

per quanti imbascialori a

in

Mantova mandati

non

volle

mai venire

sempre scusan-

dosi di

non poter venire ner essere impedito

in molli altri ne-

1) 1

GASAL E

405
:

gozi ed affari
il

per cose importanti del suo stato di Mantova


Casale
al detto

che dette

di dire in essa citt di

signor duca

di Nivers,
di

per essere alquanto tra loro


le

fratelli

qualche sospetto
loro, la signora

controversie per

cose lasciate dalla

madre
il

Margarita.

Sapendo pure
la

la di

venuta

di

suo fratello
si

signor duca Lu-

dovico,

marchesa

Pescara, che
,

ritrovava a Milano, si

part subito alli 19 detto

e giunse a Casale

accompagnata da

molti gentiluomini e gentildonne, incontrata da esso signor

Duca

pi di tre miglia lontano da essa citt

di di

Casale, in cui entratutta quella citt in-

rono poi insieme con grande allegrezza


contrati dalla

Duchessa

la

quale poi accompagnarono al suo


essa

alloggiamento nel palazzo


e la signora

Gambera ove
Pescara volle

Duchessa stava
ad

marchesa
,

di

andare

alloggiare

con suo fratello


a Si

in casa del signor

Teodoro Sangiorgio.
di

ha da sapere, che avanti che esso signor duca

Nivers

venisse a Casale, la signora


gli

Duchessa
di

lo

mand
voler

a visitare per

suoi imbasciatori
citt di

con pregarlo

andare a quella
,

sua

Casale; e cos esso signor Duca tenne lo invito


detto.

come abbiam
c(

Alli 20,

il

signor duca di Mantova fece far morire quell'uomo


(1),

omicida sopraddetto
la

sopra una forca

fatta

piantare in su

piazza d'essa citt, senza


il

domandar
d' essi

licenza
Principi

da essa citt,
suoi
passati

come era

solilo

per

lo
,

passato

e signori del Monferrato

per avere

essi cittadini la giurisdi-

zione e nuovo impero di essa citt.


stiziato
,

questo tale che fu giu-

era quello che fu tolto dalle prigioni della citt da' mi-

nistri del

Duca. Onde

si

conobbe apertamente per


si

li

detti

cittadini

come
bench

esso Principe

voleva impadronire della giudi essi cittadini


li
,

risdizione e cavarla dalle


il

mani

ed usurpargli

lutto

gli

fossero fatte per


il

sindaci della citt e del

Comune
fatto

proteste contra
il

detto Principe e suoi officiali dell'atto

contra

volere

d'essi

cittadini, e per violenza:

come

(1)

Imputato d'omicidio,

ma non

provato.
di

Messo

nelle carceri del

Comune,

fu ricliiesto al Vicario dal

Capitano

giustizia per

parte del

Duca; quindi, negalo dal Vicario e dai Proconsoli e dai Sindaci, fu preso a forza dai birri ducali. Protest la citt al Duca e all' Imperatore avanti al quale pendeva il giudizio delle ragioni comuni. Ma fu in vano.

406
solcano fare
in
,

CRONACA
quando
gli

era falla cosa dal Principe per forza

usurpazione della loro giurisdizione.


a Alii 21

pur d'esso mese


Imperatore
lite

poi, gionse a Gasale

un imbascialorc,
;

mandato

dall'

al

signor duca

di

Savoia

e questo era

per causa della

la

quale avea o veramenlc voleva muovere

esso duca di Savoia al duca di


del

Mantova per
di
;

lo slato e

dominio

Monferrato

perch
il

il

duca

Savoia pretendeva e teneva di


e per tal cagione
,

aver ragione sopra

detto stato

l'

Imperatore,
dello imba-

esser cognato del duca di

Mantova

avea mandato

il

scialorc da esso duca di Savoia per acquietarli questi


cipi,

due Prin-

acciocch non

gli

accadesse qualche scandalo e strepito Ira

di loro

per questa differenza. Onde che avendo esso imbascialore


di

avuto dal duca


esso, se

Savoia buona udienza ed essendo ben spedito da


,

ne venne a Casale, avendo avuta

tal

imposizione dall'Impev'

ratore, per intendere ancora la differenza che

era tra

la citt

ed

il

duca
,

di

a Casale

Mantova loro signore. Onde giunto all' improvvista non sapendo alcuno la sua venuta se ne and ad
,

alloggiare all'osteria; e poi subito portossi a visitare e baciar


le

mani
di

alla signora

Duchessa per parte


al

di

Sua Maest, essendo


andos-

sua sorella, come pure


chesa

signor duca di Nivers e signora mar,

Pescara

e poi inlese alcune cose della citt


gli

sene subito a Milano a fare quanto Sua Maest

avea imposto.

Onde che come poi


di
il

dette parola

alli

cittadini di ritornare a Casale, sicil

fece, alla venuta che fece in essa citt


il

signor duca

Mantova,

quale
di

si

aspettava di giorno in giorno, perch

signor duca

Nivers

con gran desiderio

lo sollecitava

per

suoi imbasciatori.

mai

Mantova non comparve 6no a tanto che esso signor duca di Nivers non si part
esso signor duca di
citt
,

da quella
fosse

come

si

dir

appresso

e ben

pareva che

vi

qualche amaritudine e mal animo


si

tra essi Principi,

bench

non
di

alli 24 del mese, il signor duca Duca suo fratello non veniva a Casale da lui, per qualche forse cattivo animo eh' esso gli portava, si part di Casale, essendosi ivi fermato otto giorni, sempre con

dimostrasse

onde che
il

Nivers vedendo che

speranza

che esso
che

suo

fratello dovesse
di

venire in detta citt

per abboccarsi insieme

quello ch'esso duca di Nivers preten-

deva avere
tanto
,

gli lasci

sua madre duchessa Margarita. Per-

essendo sollecitato esso signor Lodovico Gonzaga del suo

Re

di ritornarsene in

Francia,

si

parli di Casale

mal

soddisfatto

1)1

CASALE
,

407

per quello eh' esso era venuto


fra
li

lasciando
,

un grande mormorare

delli cittadini ed
il

altri stranieri

per non essere mai com,

Mantova per vedere suo fratello avendogli per sempre esso duca di Nivers mandato a Sua Eccellenza in Mantova un suo crealo ed altri personaggi, acciocch animassero
parso

duca

di

esso

Duca venirsene
si

sino a Gasale
il

del che esso signor duca

di

Nivers

umili assai verso


il

detto suo fratello,

non pot pertanto


che

ottenere

suo desiderio,
si

di vedersi insieme.
si

Pertanto
di di

dicea, o
volle

vociferava per

li

cittadini,
fratello
,

il

duca
legati
di

Mantova non

andare a vedere suo


essi

per cagione
certi
il

alcune differenze che

avevano insieme per

lasciali dalla fu

Duchessa loro madre, dicendosi che


perch ogni cosa perveniva a

duca

Mantova non voleva dare cosa alcuna a


tale per

detto suo fratello lascialui


,

testamento,

come

primogenito e successore d'ogni stalo, e ch'essa loro madre

non potea lasciar cosa alcuna


ragioni
si

senza suo pregiudicio; ed altre

dicevano, che forse


vi

erano

molto false: e pertanto


li

pareva che
fratelli,

fosse
il

qualche

disdegno fra

detti

Principi e

sebbene

tutto
si

non

si

dimostrava

in

palese e di fuora

apertamente. Non
fra
il

lasci di fare pertanto alcuni instrumenti

detto signor Lodovico e la signora


citt di
si

marchesa

di

Pescara

sua sorella, nella detta


di

Casale, perch fra lor due erano


si

buon accordo

e molto

amavano, per quanto

vedea

non

polendo stare uno dall'altro separato, volendo slare nel mede-

simo alloggiamento e palazzo. Dove che stando essi in Gasale,

stettero

sempre

in

grande

festa, trionfo, piacere ed allegrezza, essendo ben veduti ed accarezzati da' cittadini e gentiluomini di essa cilt, per dimostrarsegli gli detti signori

molto amorevoli e benigni a qualunque

cittadino e gentiluomo o d'altra nazione che andassero a visitarli;

per

il

che questi

tali

erano poi
di

invidiati e notali da'

Mantovani
cittadini
essi

ed aderenti del duca

Mantova, e tenevano
e

gli detti

mollo

corti,

non

lasciandoli troppo andare


;

conversare
cittadini

Casalaschi con delli Principi


tutta la

non potendo

essi

avere

libert che desideravano


fargli

avere per andare a


gli

visitarli;

non ardivan

anche quel tanto che

conveniva, e che

essi

aveano animo

di fare,

per non dar gelosia o sospetto ad esso

signor duca di Mantova loro signore.

408
cf

CRONACA
Partilo che fa esso signor duca di Nivcrs da Casale, giunse
il

subilo in essa citt

signor duca di Mantova


il

alli

27

di

set-

tembre, e condusse seco


con
titolo di

signor Vespasiano Gonzaga, suo pa-

ronte e cugino, per volerlo poi alla sua partita lasciare in Casale,

viceduca

marchese

di

tutto

il

Monferrato, e

Governatore generale d'essa


ferrato, acciocch ponesse
laschi,
il

citt e di tutto lo stato del

MonCasa-

freno e dominasse
privarli

li

detti

soggiogarli del

tutto, e

d'ogni loro

bene
fece.

ch'essi tenevano in

comune

e d'ogni dignit,

siccome poi

gi era pubblica voce por tutta

essa citt di quello eh' esso


;

signor Duca voleva fare

alli detti cittadini

onde che condusse


altri signori
tutti

pure seco

in Casale esso signor


il

Duca

il

signor Sismondo Gondi

zaga suo zio, ed

conte della
,

Mirandola, ed

grado e stato

e suoi parenti

che accompagnarono

esso

Duca

in detta citt,

con una grande comitiva e

di soldati a piedi
tutti

ed a cavallo, con molti gentiluomini della loro corte, che

andavano
di di

compagnare
tutti
alli

il

detto

duca

di

Mantova

in essa citt

Casale, e

danni d'essa

citt e cittadini; cio

parte

sua guardia
;

di esso

Duca

e parte erano di esso Vespasiano


,

Gonzaga

il

quale condusse seco per sua guardia

che erano

cavalli leggieri, ed alcuni archibugieri a cavallo Allemani, per-

ch esso Vespasiano teneva

il

grado che avea dal re


per Sua Maest

di

Spagna
tal

per esser Generale degli Italiani


lia
:

Cattolica in Ita-

onde esso tenea una grande magnificenza e spesa per


gli

grado ch'avca, e non

bastava

il

suo stipendio ed entrate per


per
la di

mantenere del suo


vero del re
di

gli

detti

soldati

sua guardia

perch

questo solo non basteria ad un Generale

un Imperatore, ov-

Spagna

di

cui era molto ben stipendialo e ri-

munerato: dove che veramente pareva esso essere il Generale e tenea tanto avea l' animo grande di Sua Maest Cattolica
,
;

tal

riputazione

che non avria ceduto ad esso Generale


si

dove

per questo era molto temuto, e

facea temere per questo.

Onde con
,

licenza del suo

Re
di
di

era venuto esso Vespasiano


,

a Casale per servizio del duca


gli

Mantova
farli

per dominare solo

Casalaschi

farli

desistere

quello eh' essi avcano in-

cominciato contro esso Duca, e per

condescendere

al

vo-

lere di esso Principe, per non avere pi cagione di litigare e

contendere con

essi cittadini

ed ancora per usurparli

tutti

li

D
esso duca di Mantova.

e A SA LE

409
e far

loro beni che possedevano in

comune

padrone assoluto

a L' imbasciatore dell'Imperatore,

il

quale poco avanti abper


negozio
di

biamo
con
gli

detto

come era andato

Milano
1'

esso

Imperatore, ritorn a Casale in compagnia d'esso Duca, insieme


altri

Principi e signori che


del suddetto

accompagnarono.
il

A Hi 28 poi

mese, and a Casale


ed eletto vescovo
d'

vescovo
,

gi per noi sopra


pigliar
si
il

nominalo

essa citt

possesso di quel suo vescovado; e fu ricevuto,

come

suole, dal clero con grande solennit ed

onore da' canonici


in

del

Duomo

e fu

accompagnato da esso clero

processiono

un baldacchino portalo da quattro gentiluomini e cittadini d'essa citt due di veste longa dottori ed altri due di veste corta, del Consiglio di essa citt: e fu accompagnalo in questo
sotto
;
, ,

modo

in

processione fino

al

Duomo

da tutto

il

clero de' preti

e frali di essa citt.

Ora essendo

il

signor duca di Mantova a Casale, ed avendo


di

esso cattivo

umore sopra
le

essa

citt e cittadini

Casalaschi

per alcune male imposizioni


a

riferite

da male e pestifere lingue


contrattavano e volevano
di

Sua Eccellenza;

quali erano sopra certi particolari cittadini


essi

di essa citt,

che dicevano come


la

macchinare contro
questi
tali

persona e stato

Sua Eccellenza,
e

e che

lo

facevano solo per liberare quella loro citt dallo


di

mani

dominio
in

esso duca di

Mantova
di

forse lo facevano
,

per farla pi

perpetuo soggetta
il

quello ch'era

come

poi

hanno

mal portamento, come dir appresso. Avendo dunque inteso Sua Eccellenza qualche catlivo umore nato fra essi cittadini Casalaschi, alli 3 di ottobre delle Sua Eccellenza commissione che fosse tolto un mastro di legname
fatto

per

nominava Gerolamo Ruinino, il quale era consapevole di un maneggio e macchinazione che si era proposto di fare contra la persona e stalo del signor Duca: onde
di essa
citt,
il

quale

si

gli

furono subilo messe


,

le

mani addosso e l'arrestarono; bench


ch'erano andati per pigliarlo
,

esso Gerolamo
in casa sua
(lelli
,

sentendo

gli sbirri

e per esser di notte

se ne fugg in
di

un monistcro
Nulladi-

frali di

Santa Croce, dell'ordine


di

Sant'Agostino.

meno per commissione


citt,

Sua Eccellenza

e del vescovo d'essa


nelle

furono

sforzati

gli delti frati di

darlo

giustizia;

onde fu condotto prigione,


IT.

e subilo

mani della messo a tortura;.


52

Arch.St.

Voi. XIII.

410
e

CRONACA
esaminato
,

cosi essendo

confess
in quella

quello
uotle
cittc
;

che

furono ancora subito

due canonici
vosto
di di

della Cattedrale di essa


,

che sapeva. Donde medesima arrestati ed uno era il Preprete leronimo


essa citt di Casi

essa chiesa

nominato
e

il

Reverendo
di

casa
di

Vailaria, gentiluono

cittadino

sale,

prima

dignit d'essa
di casa

chiesa; e l'altro
,

nominava
Cattecitt;
il

prete

leronimo

Ragliane
e

canonico della detta

drale, parimenti gentiluomo

cittadino

anco

di

essa

giovani
Prevosto;

ambedue,

di

et

uno d'anni

trentasei,

che era
tali

e l'altro d'anni ventidue circa: e questi

furono
dell'In-

condotti in prigione in San

Domenico,

e dati nelle
alla

mani
:

quisitore, per essere

cose

appartenenti

Chiesa

e ci fu
il

per commissione del nuovo vescovo, Gn a tanto che venisse Brieve


lenza.
di

Sua Santit

di

poterli

dare nelle mani

di

Sua Eccel-

Onde che

fu ancora
,

detenuto e messo prigione un altro


,

gentiluomo e cittadino

nominato Orazio Fua

bench questi

fosse poi di subito rilasciato, per essere trovato


e

uomo dabbene,
il

non era incolpato

in

questo trattalo. Onde per

detto arresto

di questi

preti e cittadini fu fatto per la citt

un grande morSua Eccellenza

morare

non sapendo

la

cagione della detta detenzione, e penal

savasi piuttosto al

male che

bene

e che

volesse del tutto usurpare la loro roba e vita, e sradicare detti


cittadini

tanto gl'ingiusti

come

gli

giusti: onde dicevano chi


,

una cosa chi un'altra, come


la

solilo de' popoli


la

non sapendo

cagione

di

questi arresti.

Dopo questo,

notte seguente, esso


fece sparare Ire

signor Duca fece dar all'arme

nella citt, e

cannonate
sentendo

e dar segno acciocch la sua milizia del Monferrato

tal

segno d'artiglieria dato


,

in essa citt, subito si

posic-

nesse in viaggio con le sue armi

ed andassero a Casale,
alli

come

gli

era dato
:

il

contrassegno

capitani

ed

officiali

di

essa milizia

e questo era

solo per aiuto di

Sua Eccellenza, e
mali cittadini

per muovere qualche cattivo contra di Sua Eccellenza.

tito
il

umore

di

alcuni

Onde non mancarono


segno, d'inviarsi
si

li

soldati della milizia


il

subito sen-

verso Casale. Dato

qual

segno,

il

Duca

subito

part dal palazzo, ove era alloggiato in essa citt,


e
si

quella

medesima notte,

ritir in castello

insieme

con

la

Duchessa sua consorte, e due sue piccole


spavento grande, e paura ch'essa

figliuole;

con uno

citt fosse

presa da qualche

DI
suo inimico
,

CASALE
gli

411
,

altri

che

fossero appresso

per pigliarli ed

ucciderli e fargli qualche altro oltraggio o danno.

Come

tutti

di

essa citt stavano quieti


assai di

con grande spavento,

e si

dubitarono
di cos

qualche loro danno, restando maravigliali

su-

bito strepilo fallo in essa citt; e pi, volendo Sua Eccellenza


ritirarsi, e fuggirsene
in

castello
di

con

la

consorte e figliuole;
li

non sapendosi
si

la

cagione
di

questo.

pertanto
,

delli citta-

dini

dubitarono assai

qualche inconveniente

che non ac-

cadesse, e che volesse fare Sua Eccellenza in essa citt, e sopra detti cittadini; tanto pi, vedendo come Sua Eccellenza avea
fatto

partire

tutta la

sua roba eh' esso


;

avea nella

citt

nel
tutti
al,

detto suo
li

alloggiamento in castello
,

il

che facevano pure


le
,

cortigiani

che erano alloggiati per

case de' cittadini,

loggiandosi insieme in castello esso


e quasi la
essere

Duca
al

consorte e figliuole
,

pi parte di sua corte

meglio che potevano


per

per

stalo

detto castello disfallo

d'alloggiamenti,

farlo

fortificare e metterlo in
c(

grande fortezza.
4
di ottobre. in

Ed

intanto giunse nella citt la milizia de' suoi soldati por


alli

sicurezza di Sua Eccellenza

Ritirato che fu
le

Sua Eccellenza
d'

castello, ed aspettando

che tutte

sue terre e comunit


fargli la
;

esso dominio del Monferrato

andassero a
stato fallo

fedelt
cos
il

comandare
citt

come da Sua Eccellenza le era giorno quarto esse comunit andail

rono

a fare la debita fedelt:


alla

onde che

Duca
,

fece ancora co-

mandare

suoi

cilladini di Casale
la

dovessero andarvi, e prestare


fatto gli altri suoi sudditi; e

medesima

fedelt,

che ancor essi come a\cano


giorno

questo fu

fallo

per suo comandail

mento
dini la

che dovessero
gli

essi cittadini

andare per tutto


per
li

sopradetto, e cos
fedelt.

fu fallo nel dello giorno

delli citta-

Alli

5 del detto mese, essendo venuti


il

tre vescovi a
,

Casale,
di

per consacrare, secondo

rito della

Chiesa

il

nuovo vescovo

Casale; ed essendo venuti


sio
il

in essa chiesa cattedrale di

Sant'Eva-

signor Duca

e
s'

la

signora Duchessa, per vedere quelle


de' Vescovi

sacre cerimonie che

usano nella Consacrazione


ed essendo
,

essendovi pure
della

il

signor Vespasiano Gonzaga,


;

ed allri

signori

corte
li

di

Sua Eccellenza
far tal

pervenuti in della

chiesa

vescovi per

consacrazione
,

ed essendo gi in

pontificale preparati a tale cerimonia

s'

incominciarono a darli

412

CRONACA
di

principio con grande solennit

musici

ed organo
della

ed

es-

sendo giunli quasi alia fine


all'

del

Credo

Messa, giunse

posta fatta da
tera diretta a

improvviso un prete forestiero, venuto incognito, mandalo a uno che non si seppe per allora, con una let-

chiesa,

Sua Eccellenza. Era esso Duca nel coro di accompagnato dal signor Vespasiano, dal conte
,

delta
della

Mirandola
lettera,

e da altri signori di sua corte. Onde leggendo essa Sua Eccellenza rimase semivivo, essendo in essa avvisalo
vi

che
dini

si

guardasse, perch

era in delta

citt certi cattivi citta-

ed altri
chiesa

uomini,
nel

quali
stesso

eran deliberati di ucciderlo in

detta

tempo

che

si

levava

il

Corpo del

Signore.
a

Onde leggendo questo Sua Eccellenza


in

ebbe gran paura,

di qualche suo danno per questo avviso avuto da un suo fedelissimo amico, per quanto lo avvisava; ed essendogli vicino il signor Vespasiano
si

ed entr

grande sospetto, e

dubit

assai

(lonzaga,

il

conte della Mirandola e

l'

imbascialore dello Imperatulli, e gli

tore per noi sopra

nominato
e poi

domandolli

mostr

la

Icllcra; e ritirandosi insieme in quel!' islcsso luogo, parlavano

molto
che
alli

alla

longa

dette la lettera al signor

Vespasiano

fra'

medesimamente notificalo altri circostanti eh' erano in compagnia di Sua Eccellenza quali eravi uno strepito e mormorio, non sapendo in quello
la

leggesse; sicch per esso poi fu


,

pigliar

parlilo,

come
il

reggersi, e cosa

si

dovesse

fare in

quell'istante, avendogli
glio.

Duca domandati
nate

per pigliar consi-

Onde che
il

si

vide

il

signor Vespasiano, perch

uomo

di

guerra ed antivedente

alle cose

all'improvviso, fece docapitano


della mili-

mandare
zia
,

signor

Teodoro Sangiorgio

e gli parl all'orecchio e disse quel tarilo che dovea fare in


si

quell'istante per provvisione; ed esso Vespasiano subito

part

dalla chiesa ed andossene in piazza


d'

ove eravi
;

la

maggior parte
per
la

essa milizia gi venula in essa citt

e fece quella provvisione


in distribuirla

di essi soldati di

quanti ad esso

gli
li

pareva,
casi

detta citt, e provvedere a tutti

che potessero succedere.

Onde poi partito esso Vespasiano, il detto Teodoro Sangiorgio fece comandamento da parte di Sua Eccellenza che tutti quei
,

cittadini

ed abitanti ed

altri

forestieri,

quali
si
,

erano

in

quel

coro per vedere delle cerimonie, che subito


fuora
di

dovessero partir
sotto

esso, ed andarsene

alle loro case

pena della

DI
vita; e cos

CASALE
in

413
delta chiesa,
e che

facendo medesimamente
e

ove

vi

erano uomini

donne

assai di essa citt,

andassero

alle case loro scilo la

sopraddetla pena.

fuora ed andarono alle loro case, lasciando esso


li

Onde che lutti uscirono Duca solo con


,

suoi gentiluomini e cortegiani soliti, per vedere a terminare


dette cerimonie
,

le

non sapendo
sbigottiti.
il

li

detti

cittadini allora la ca-

gione, e stavano molto

Perch poi

di subito

signor Vespasiano fece dare all'arma


li

per tutta
in pi
li

la citt,

per congregare
la

soldati della milizia sparsi

luoghi per

detta

citt

e nelli suoi alloggiamenti, e


e

fece lutti

armare. Onde questa turbazione


i

mossa
lutti

fatta

per

Sua Eccellenza, non sapendo


fatto

cittadini per

qual cagione avesse


sottosopra

nascere questo strepito e rumore, erano


per queir allarme, temendo
e

e conturbali

lutti in

generale d'es,

ser saccheggiali
dispello
;

rovinali dal proprio Principe

e morti per

e poi di pi sentirono
il

Sua Eccellenza,

un bando per parte di quale comandava, sotio pena della sua disfare
lutti
si

grazia e vita, che

essi cittadini

ed abitanti in essa

citt,

ed ancora forestieri,

dovessero ritirare in casa loro, e non

uscir fuora di essa, senza

nuovo ordine
era

di

Sua Eccellenza

(1).

cos tulli ubbidirono, e ritirandosi tutti, lasciando gli soldali

a far quel

tanto che

gli

comandato,

quali facevano

la

guardia
trade
,

alle

mura

della citt, alla piazza,

e per tulle le consi

cantoni e consorzi di essa citt,


sospetto per ovviare qualche
essi
all'

come

suol fare per

qualche

scandalo;

non sapendo
citt,

ancora
stavano

soldati,

che

cosa

fosse
le

accaduto nella

ma

erta,

pensando menar

mani contro

Gasalaschi,

e saccheggiarli; ed ancora stavano pensando,

ch'essi cittadini

(1)

Dice pi innanzi
:

la

Cronaca, essere quell'ordine stalo dato due

volle nel di

e aggiunge come

iutnullo, e Iella che ebbe la lellera, subilo

Sua Eccellenza in queW islanle di quel comand e fece levar via tulli li
e

ballagli dalle

campane

di essa chiesa,

furono
si

gellali

a basso

nelin strada,

perch Sua Eccellenza dubitava che non

desse segno alti traditori di quello

che far dovevano contro di lui. 11 Compendio Ialino tia questo tratto ctie manca alla Cronaca che lette le lettere, inhibilum fait inconlinenli ut omnes non recederent a dieta ecclesia non sine maximo timore populi; et slatim discedendo a dieta ecclesia, diclus illuslris D. Dux nosler cum praediclo D. Duce Sablonetae et curialibus ex ordine ipsius iliuslrissimi D. Ducis nostri fuerunl abducla a castro tormenta bellica et illa explodi
; ,
,
,

fedi cantra xilvas dictae ecclesiae.

414
a^ ossero

CRONACA
qualche intendimento luora
di essa citt

con

li

banditi

e forusciti loro cittadini, contro

esso
la

Duca, o veramente

per

qualche cosa inconveniente contro


loro signore.

persona e stato del Duca

Ma

sapendosi

poi

la

verit.

che
in

non era

cosa

che

importasse molto
violenza ad essi

alli

delti

cittadini

fargli

Sua Eccellenza
delti
tristi
;

in

generale, salvo in

particolare

stettero assai quieti gli


s'

uomini dabbene
dal
di

di essa citt,

che non

impacciavano
soldati

in cosa
si

alcuna contro esso Principe. Pertanto

ossi

non

mossero mai
tal

luogo dove

passali in

guardia, non cercando

far
;

erano stati danno o violenza ad


e la citt e cittadini

alcuno
stettero

non

avendo
n

commissione
pacifici
,

alquanto quieti e
,

n fuvvi

uomo che

si

muo-

vesse di casa sua

si

fece

alcuno strepilo fra lor cittadini


.

perche ognuno

d' essi

avea gran paura


,

Vennero milizie dal Ducalo


datarii

spesso
i

si

mutarono;

feusi

nuovamente giurarono fedelt ;

banditi pi fieramente
,

perseguitarono;

Vespasiano Gonzaga fu eletto Viceduca ed ebbe pienissima facolt ; il Sangiorgio, dimissionario del capitanato si
,

acconci col re di Francia; andarono a

Mantova
le

il

Duca,

la

Duchessa

figliuoli.
il

Cominciarono

le

violenze alla citt. Milamilizie; n valil


,

quattrocento scudi
sero
le

mese furono richiesti per

preghiere del Consiglio generale, a cui

Consiglio or-

dinario dei
scarico,

Venti aveva riferita la


,

domanda

ad ottenere n
si esigessero

n diminuzione

quantunque

dalla citt. Vespasiano pose

i dazi non un brigantino armato

di

cannoni

carico di soldati in

Po a guardia
alli

della riva;

cittadini intesero

che

lo strettoio
a

pi premere doveva.
,

Olire questo

19 del dello mese,


quel giorno stesso
fu,

il

medesimo signor
gride aspere in

Vespasiano fece fare


quella citt.

in

tre

Eia prima

che, nessuno del dominio del Mon-

ferrato, insieme con quelli della cill di Casale, o sia cilladino,

o abitante o forestiero, non avessero ardire di portare archi-

bugio da rota
al

in quello stato;
tutti

che Sua Signoria

Illustrissima

presente annullava

quelli

che avevano avuta licenza


di

di

portare tediarmi dall'Eccellenza


di

madama

Margarita, fu

duchessa

Manlova,
quelli

mente
duca

tulli
di

marchesa di Monferrato, ed ancora pariche aveano avuta tale licenza da esso signor
e

Manlova loro Principe.

La

seconda fu, che

tutti

li

D
soldati della milizia del

e A S A LE

415

Monferrato nou dovessero, volendo andi

dare alla guerra per servizio


le

Francia, o

di altri,

portar via
,

armi che

essi

aveano avute per servizio del loro Principe

gi accomprate per le loro

comunit e terre

in

lor
essi

comune
soldati

date e consegnate ad essi soldati;

come pure che

non

dovessero partirsi dalle case loro per andare alla guerra, senza
licenza delli
loro superiori; e fu pure per la
i

medesima grida
terre
lasciar

comandato
dette
soli

a tutti

consoli
si

e sindaci

di esse di

e luoghi

del Monferrato,

che
delle

guardassero
e

non
,

asportar
essi

armi fuora
le

loro terre

dominio

perch

con-

e sindaci

pagherebbero del proprio,


di

che poi sariano

puniti

ad arbitrio

Sua Eccellenza

e se alcuno di essi

uo
lo

mini e soldati della milizia saria disobbediente in questo, e non


volesse

ubbidire a

delta grida, ch'essi


il

sindaci

consoli

debbono accusare avanti


duca
sale,
di
di

prefato

Vespasiano Gonzaga, Vice;

questo stato

di

Monferrato, o suoi ministri


terza fu, che

sotto

la

medesima pena suddetta. La


notte, per
la

niun cittadino

di Ga-

abitante in essa, non ardisse andare, dopo


detta citt senza

mezza ora
Gnir ad
tutti

lume, apparente o discoperto;


ed abitanti
di

e che poi sonata la

campana

della ritirata, la quale


si

un'ora
alle

di notte, ch'essi

cittadini

riducano
la
il

lor case; ed

avendo occasione
di

andare per

citt

per

qualche loro importante bisogno, debbano portare


apparente, e senz'armi

detto

lume

alcuna sorta, e che

andare insieme pi

di

due

sotto

non possono un medesimo lume; e se alcuni

gentiluomini, od altri,
citt,

sia chi si voglia,


il

andaranno per

la

detta

debbano
non

essi

e ch'essi

lume, e senza armi alcune, possano condur seco, salvo un servitore per
pure portare
falle

cadauno.
disgrazia

queste tre gride furono

sotto
di

la

pena della

del

Principe,
stato e

ed

in arbitrio

esso

Vespasiano,

Viceduca nello
cellenza.

dominio del

Monferrato per Sua Ec-

poi fu fatto
,

un

altro bando, o grida, da parte di esso

Viceduca
chi esser
citt

il

quale

proibiva

diceva

che

alcun cittadino

ovvero abitante
si

in essa citt,

o forastiero, o altre persone, sia


di

voglia, che

non possano
di

giorno andare por

la

insieme in quadriglia pi

quattro persone in compagnia,

sotto la
bitrio.

medesima pena

della

disgrazia del Principe e suo ar-

E furono

le dette

gride a suono di

quattro trombetti

41C

CRONACA
per tuda
la

del signor Vespasiano falle fare


in contrada
,

cill di

contrada

sopra

li

loro consorzj .
i

Altro bando scacciava di Casale


capitani assoldati dal
all'

soldati e

colonnelli
i

Duca

di

Nivers pel re di Francia;

quali,
,

infuori di qualche soldato, che fu perci imprigionato


,

e di

Teodoro Sangiorgio

per

lui,

a cui fu dichiarato che la grida non era partirono. I colonnelli erano il detto Sangiorgio, il
,

conte Annibale di Cocconato


pitani sotto
della
lo

Ludovico Stanga, Cremonese. Cae

Stanga erano Bernardino Gambera,


de'

Cristoforo
officiali

Canzilera

Viscardi.

Degli altri

de'

minori

non sa i nomi il Cronista, ma registr questi che non dipendevano da nessun colonnello: a Federico Vallerio, Giambatista Guazzo,
un
iModrelio, Gianiacopo Pellizzone, Federico Malvezzi, Gugliel-

mo

Picco, Fabio ingegner, casalaschi; e


di

un Alberti

e Alessan-

dro Travagli

Ponlcslura.
di ottobre,

Alli

23 poi del mese

giunse a Casale

la

nuova

certa,
citt di

come era

stato ucciso Oliviero Capello, cittadino d'essa


di

Casale, e bandito e foruscito dello stalo

Monferrato,

per essere stato disobbediente,

come abbiamo

detto, a

Sua Ec-

cellenza; e fu ucciso in Chieri in Piemonte, terra del dominio del

duca

di

Savoja ,ove esso Oliviero abitava; e come era stato ucciso

nel suo proprio

alloggiamento e stanza: e quelli


Capello conferiva

tali

che
ed

fe-

cero questo omicidio, furono due degli pi grandi amici che esso
tenesse, a cui esso
li

suoi

segreti

altri

suoi negozj

.
,

Fu

assassinato

il '21

dal nobile Marcantonio Cotti di Casta-

gnole, aiutato dal proprio servitore, Giannantonio di Callano, gi


staffiere della

Duchessa Margherita

; i

quali

fuggiti a

Mantova

ebbero buona provvisione.

pertanto, giunta la nuova certa


la citt

d'esso Capello nella


loro repub-

citt di

Casale, tutta

n'ebbe dolore, per aver perduto un

protettore
blica:
il

e difensore d'essi cittadini e di quella

quale molto bene avea dimostrato, quanto amore por

lava ad essa sua patria, ed in {av bcneGcio a quella sua, essi


cittadini, e di quella loro repubblica, ed ottenere quella riputa-

zione che conveniva

a quella

citt

ed

a'

suoi

cittadini.

Per
il

il

che fu una gran perdita per

la detta citt di tal

uomo,

quale

era molto saputo, e dotto nell'una e nell'altra legge, ed era


dottore eccellentissimo, che forse non
vi

era un par suo in quc-

D
sle nostre parli

e A SA L E
,

417

per orare

essendo eloquente e copioso nel suo

una maniera inestimabile, che era dottissimo; ed olir questo, era slato famosissimo capitano nel tempo della guerra, per servizio del re Filippo di Spagna, nel governo del signor marchese di Pescara ed era stato governatore di Ponzone a nome
dire, con
;

degli Imperiali, ove esso

si

era acquistata mollo buona fama

onore e riputazione
fatta
il

tra' soldali,

massime nell'impresa che


di

fu

per

li

Francesi nella Torre

Vignale, dove esso dimostr

suo valore e sapienza, con quanto venisse prigione de' Fran-

cesi,

come abbiam
e

fatto

menzione

di

tal

presa nel

principio.

che era quesl'


per

uomo molto
mantenere

aCfezionato e benevolo alla sua


la

citt,

voler

sua reputazione e giurisdi-

zione e libert a quella sua repubblica, ed in favore de' suoi


cittadini, vi

ha

lascila la propria vita in quel

modo

indicato, vi-

tuperosamente. Ed ebbe
che voleva lasciare
roba, ed
la

pi volte a dire, profetizzato di lui stesso,


vita piuttosto
figliuoli,

sua propria
la

insieme con

la

abbandonare
di

moglie e
ragione

che mai

volere

mancare
libert,

mantenere quella sua


aver

citt, le

sue giurisdizioni, e
cos
la
,

conoscendo

essi

cittadini: e
,

tutto

questo fu pi che vero, perch lasci


glie e figliuoli, per delta sua citt;

la vita

abbandon

moe
li

e perdette

suoi tutti

suoi beni, che esso avea in cilt


dati e distribuiti

enei Monferrato, che furono ad alcuni aderenti del duca di Mantova


di
la

Per

la

sua patria volle piuttosto eleggersi bandito fuori


tutta la

quella, e perdere
vita,

sua roba ed all'ultimo lasciar


a' voleri d'

che

di

sua volont accondiscendere

esso Prin-

cipe, ogni volta che esso avesse condisceso aldi lui volere.

Era

tanto ben voluto da' suoi cittadini, che

ognuno

si

sarebbe con-

lentato di tutto quello che avrebbe fatto di


tulli
si

essa comunit, e

fidarono

in

lui,

perch evidentemente avevano veduto


avea travaglialo per quella
avea
sofferti
,

in

che

modo

esso Capello
travagli

citt

e quante fatiche e
l

in

andare or qua ur
e le

da Imperatori, da Papa, da Principi


le

ed orare in pubblico
citt

ed in privato, esporre
zioni che faceva
il

calamit

di quella

usurpa-

Duca contro d'essa


essi solo

suoi

cittadini; e per-

tanto

dimandava ad

udienza, perch delle ragioni esso


cos presto da quei traditori

pretendeva averne pure assai, siccome era verit: dove che, se

non

fosse stalo esso Capello


al

morto
,

per compiacere

Principe

avrebbe gettato ogni


53

cosa

sotto-

Arcu.St. iT.Vol.XIll.

418
sopra, e fatto diro

CRONACA
di lui

conlra esso suo Principe,

far di alcune cose menzione; e saria riuscito

come se ne un bravo uomo,


e patria, per-

ed avrebbe dato da vivere per quella sua

citt

ch era mollo conlra ttevole

in

ogni parte, e per lutto era co-

nosciuto, ed aveva amicizia co' Principi in ogni parte, e mas-

sime
e con

in

Spagna,
i

in

Francia, ed

in

Allemagna con P Imperatore,

tutti

principi d'Italia, ed in
.
,

Roma

dal Pontefice, dove

era conosciuto per lutto

Spento quel caporione doveva cadere alla citt ogni speranza


di redenzione
;

stretta

a pagare tanto denaro


il
;

senz' avere le en-

trate,

doveva ridurla a piegare

non fu a questo ancora condotta


presentare nuovi capitoli, essa
li

Duca: ma quando Vespasiano le fece rifiut. Onde cominci a mettere


capo
e

cedere al

mano

ai ceppi

tra per colore

rf'

intelligenza co' banditi (

quali per lui cresciuti, erano tanti quanti avevano osato dolersi
della tirannia) e

per tramate congiure, molti incarcer, giovani


Prevosto della Cattedrale Girolamo Vallario
,

quasi tutti
e
'l

il

fratel suo

Benedetto

il

canonico

Bagliano

stati altre
,

volle in arresto

per trattato di dare Casale a Savoia

ma

poi

dimessi.

Il

primo

il

quale discoperse alcune cose

di esso trattato, di

fu

un maestro

di

legname, nominato M. Gerolamo Ruinino,

bassa condizione,

ma

giovane, del quale ne


il

abbiamo

gi fatta
i

menzione, che fu quello che discoperse


nistri di

tutto, avendogli

mi-

Sua Eccellenza promesso, discoprendo esso

trattato
di

come

stava, di donargli la vita: ed era questo consapevole

una gran parte di esso trattato, e cos esso ne accus molti, che erano pure consapevoli e ad esso gli fu poi perdonata la
,

vita, e lasciato in libert

dopo alquanti giorni, come


detto

si

dir.

questo fu per consiglio dato al


si

Ruinino da un gentiil

luomo che
Conte
di

trovava in quel tempo in prigione, nominato


fatto fare in

Pesana, per un delitto

giurisdizione dello stato di Monferrato, della

una terra di sua Ponzone onde es;

sendo esso Conte amico

di

questo Ruinino, e trovandosi insie-

me

in

un' istessa prigione, e ragionando di tale trattato, esso


gli

Conte

promise
fargli

che

volendo dirgli

il

vero

gli basteria

P animo
la

di

fare la grazia dal Principe,

purch dicesse
perch

verit di quello
,

che sapea
li

avanti che farsi stroppiare dalla


ministri sono per darli
,

corda

ed altri raartirj che

D1
essi

e ASA L E

il9

il tulio. Onde che esso promise di cosi fare paura, e dire tulio quello che sapea: onde poi venendo ministri, disse quanto sapea, ed ancora di pi, per fugli dcUi marlirj e la morte; sicch accus molti che sapeano di gire

gi sapevano

per

la

esso (ratlalo, e pertanto furono poi arrestati .

Similmente fu arrestalo un Cesare Lisca e poi liberato per avere prontamente detto quel che sapeva: onde per quelle due
,

relazioni furono da' Ministri del


,

Duca imprigionati
,

altri

poi

mettendo grande spae non pochi altri nobili o capi d'arte vento nella citt; il quale crebbe allorch videro giungere per

Po

dodici pezzi d'artiglieria e porsi in castello.

Riuscite vane
,

le

proposte, molle volte fatte

di capitoli o

da

parte de' cittadini o de' procuratori loro, o del governatore


che
il

istesso
,

Duca non ne ricevette alcuna fermo stando a


,
,

volere tutto

giurisdizione

rendite e beni
e pei

disperati per

le

carcerazioni dei

pi onorati

molti debiti contratti onde


i

pagare

la

tassa
i

ingente, senza sapere-come compensare

creditori, risolvettero

cittadini di rilasciare ogni cosa al barbaro principe.

A' 3 di gennaio 1568, accordandosi insieme


di

la

pi parte
cos poi
il

essi cittadini, fecero

di

nuovo una nuova elezione; e


di alcuni

riusc al Proconsole,

con consentimento

cittadini,

dottore Lelio iVJonlalero, e Giovanni Riccardo Viallardo di Vil-

lauuova

ambi gentiluomini

e cittadini di Casale,

uomini

tali

quali a quell'uffizio del proconsolato,

ma

molto aderenti
.

al vo-

lere del Principe, e contrarj a quella loro citt

A' 5. Ludovico Bazano


citt,

che era andato

aW Imperatore

per la

torn a casa con lettere imperiali che assicuravano che


accettava di essere arbitro della questione, e afferm

Sua Maest

che la Maest stessa aveva scrilto al duca di Mantova che dovesse lasciare
i

suoi dazi interi ad essi Casalaschi ed altri


citt

mo-

numenti
salaschi

[sic]

appartenenti alla
.

ritenuti

sequestrali dal

medesimo duca
;

Ci non mut per nulla la condizione de' Ca-

piuttosto l'aggrav, perch si moltiplicarono gli arresti


il

sino a centoventi; compreso

signor Flaminio Paleologo, accusato

dal Prevosto Vallario come uno di quelli che ebbero


tato di dare Casale al

mano
il

al trat-

duca

di

Savoia n
,

gli valse
le

negar sem-

pre

[],

I cittadini spaventati accettarono

condizioni proposte

(1) li
i

Compendio

Ialino serba tra gli arrestati

seguenti nomi,
,

come
cano-

pi insigni: Flaminio Paleologo,

Girolamo Vallario Prevosto

il

420
dal Principe;
e

CRONACA
per
ci che
il

nuovo presidente Orlando Dalla


a parlare
dclli
ribelli

Valle usseri che in quanto


di quella citt e di
lutti

fuoruscili
,

quelli che erano

inacchiati

fatto

congiura contro

le

persone d'esso principe, che esso non voleva

consentire in cosa alcuna che se ne parlasse al detto principe,

fargli

motto alcuno, perch

tale jera

Taninao di Sua Eccelalli

lenza; ed altre cose disse esso presidente

convocali di quel

Consiglio, ed in esortare la detta citt e cittadini di fare quanto

Sua Eccellenza

gli

dimandava, e che poi


,

essi
gli

non

si

dubitas-

sero di cosa alcuna

che vedriano quanto


citt
,

riuscir in bene

per tutta quella loro

e di essi ancora.

per tale parlare

di

esso presidente
li

furono alquanti
,

di

essi cittadini

allegrati e mitigati
;

loro cuori

piangendo

tutti

per allegrezza essi convocati


sidente
,

e cos dissero tulli al detto preal

che cos speravano, raccomandandosi

medesimo

di

voler essere

buon protettore

a quella sua citt, dove esso era

nato ancora suo cittadino antico di essa.

Ora, essondo gionto

il

giorno designato, che fu

il

gioved

grasso, che cosi correva in quell'anno, a ore tredici essendovi


radunati
tutti
i

capi di casa
di

cittadini

di essa citt

ed abitanti
il

ancora, in essa chiesa

Sant'Evasio, ove eravi pure

signor

Vespasiano con
Aldegalso, con

tulli

li

senatori di essa citt per


il

Sua Eccellenza
Monsignore

essendovi ancor presente


tulli
il
li

vescovo di

essa citt,

canonici.

Onde che

Proconsolo Lelio Montalero, giovane esperto


sul pulpito di essa chiesa
alli
,

nel parlare,

and

e fece

una

bella

ed ornata orazione
in quel

detti

cittadini ed altri

uomini abitanti
e

luogo congregati, che con buon animo ed allegri


la

con

cuor sincero e puro volessero andare a giurare


a

fedelt ligia
di

Sua Eccellenza

il

signor duca

di

Mantova, marchese

Mon-

ferrato, loro vero principe e signore, e di essergli veri e fedeli

e reali sudditi; e poi sperare bene in esso, che dopo tanti travagli sopportati

ed affanni e spese insopportabili per Sua Ecgli

cellenza

che sperassero presentemenie nel medesimo, che

nico Bazano e altri canonici e curali, Agostino Tibaldeo fisico, Lorenzo


Cristoforo Viscardi, Antonio d'Alba, Francesco Medici, el nlii exccdcnles numcrum praediclum ; et dicium fuit quod mulli ex illis habuerunt tormenta, et quod manifestalum et cognilum fuil quod vere erat diclus traclatum de acnpfendo cmtalem et principetn.

Dalla Vaile, Lorenzo Gnallieri

DI
suoi sudditi
e che per

GASALE
solita

421

avrebbe compassione, ed user della sua


,

clemenza a quelli

il

mezzo

del
si

presente Eccellentissimo

signor Vespasiano Gonzaga, che


vaglio
,

era tolto tanto fastidio e trale

per accordare detta differenza fra Sua Eccellenza e


,

loro citt

e pacificarli insieme

pertanto eh' essi cittadini sa-

pessero sperare meglio da esso signor Vespasiano per l'avvenire,


e

che

si

differenze a

per
tutti

il

il signor Duca di condurre le loro buon porto; come sempre si era adoperato per essi e passato come essi sanno e che pertanto essa citt

adoprerebbe con

li

cittadini ed abitanti

potevano ringraziare molto bene esso


:

signor Vespasiano di quel tanto fastidio tolto per essi loro


altre parole disse assai

ed

accomodate a

tal

proposito.
volt a

Onde
il

poi esso Proconsolo Lelio

si

M. Reveren-

dissimo

vescovo di Casale, e

lo

preg che volesse assolvere


fatto

lutti que' cittadini del

giuramento

centra Sua Eccellenza


li

del signor
cittadini,

duca

di

Mantova, per

la lite

avanti mossa per

detti

per

la detta differenza
i

contro Sua Eccellenza, e giurato

nel loro Consiglio tutti

detti cittadini

per instrumento

come

si

usa di fare.

dappoi

fatto questo, esso

Proconsolo

si

volt alli

cittadini col parlargli che volessero

con buon cuore ringraziare


signor Vespasiano

Iddio di questo beneflcio avuto

e di tanti travagli sopportati


il

ed al presente
il

fatti liberi

e poi ringraziare

quale

si

avea molto ben adoperato per beneficio universale e


cittadini di essa citt
;

per

tutto quel popolo e

e che se esso

avesse punto mancato al suo solito buon volere ed

animo che

portava
in

alli

detti cittadini,

che

la citt

perdeva ogni suo avere

comune, senza

poi la distruzione e distracci di essi cittadini;

onde che avrebbe poi sempre patito quel popolo per l'avvenire, e mai avrebbe avuto bene con il suo Principe esortando poi
:

in fine esso

Proconsolo lutto quel popolo e cittadini


il

di fare

con

buon animo

volere del loro Principe.


i

dal

Dopo poi s' incominciarono a leggere capitoli mandati Duca alla citt di quanto voleva che al presente si osser, ,

vasse da detti Casalaschi


di essi cittadini a

e che fosse accettato per

il

Consiglio

nome
di

di tutta la citt.

E primo

voleva essere

conosciuto

esso signor duca di

Mantova e marchese
ubbidito e riverito

Monferrato per loro legittimo e supremo


Monferrini, e che fosse

Signore e Principe da
,

detti Casalaschi e

come

debito di essi cittadini di cos fare.

422

CRONACA
E
che
gli
li

fosse falla al

prosonlc

la

fedelt

ligia

come
suoi

altre volle per

loro cittadini passati era stalo fallo

alli

antecessori Principi e Signori naturali.

Di pi, che

Sua Eccellenza
,

togliesse la giurisdizione di
essi cittadini
tutti
li

essa citt in feudo


feudalarj di

o per feudo, e eh'


,

sarebbero
del

Sua Eccellenza

mettendo

beni

loro

Comune

stizia al citt:

in
il

nome

di feudo.
il

Che

Vicario della citt esercisse


solito
,

suo

officio della giu-

suo

come prima facevano

gli altri
le

Vicarj d'essa

con questo per, che debba spedire


mesi
,

cause nel termine

di sei

tanto le pecuniali quanto le corporali, o condanna;

zione nella vita

e che

le

dette

condannazioni siano della


esso vicario
tali

citt

come prima; per, che non facendo


di

spedizioni
,

cause fra

sei

mesi
poi

col
il

non condanuarli ed
mantenuti

assolverli

vuole

Sua Eccellenza
citt, in far

dopo

dello termine poter fare far giustizia


ufficiali

esso a suo piacere dalli suoi

di esso in quella

punire
il

delinquenti in pena pecuniaria o corporale,

come porter
che
la citt

delitto

Di pi, vuole

commesso in essa citt. Sua Eccellenza che nell'elezione

del Vicario,
di questi tre

elegga tre dottori e sufficienti, e che poi

Sua Eccellenza ne elegger uno a suo beneplacito. Di pi, vuole Sua Eccellenza che li tre dottori eletti per il vicariato delli cittadini, quando questi non siano di piacere di Sua Eccellenza, che delti cittadini debbano fare un'altra elezione
d'altri tre,

che siano

di

genio

di

Sua Eccellenza.

Di pi, che nell'elezione dei Proconsoli della citt vuole


,

Sua Eccellenza
e saputa
;

che non

si

debbano eleggere senza sua licenza

e che del Consiglio di essi cittadini possa Sua Eccel-

lenza allegare per sospetti dodici di loro, e che detti sospetti non

possano essere Proconsoli.

Oltre

poi

vuole che delli Proconsoli facendo una cosa


,

contro Sua Eccellenza


Consiglio della citt
;

o contro

il

suo volere, od

altri di

esso

vuole Sua Eccellenza che subilo perdano

tutte le loro entrate ed averi

comuni, insieme con

la loro

giu-

risdizione di

essa citt

e che sia applicato a Sua Eccellenza


essi

ogni cosa che tengono


di essa citt.

cittadini in

comune

ed ogni cosa

Oltre poi, vuole

della citt od abitante in essa, tanto in divino

Sua Eccellenza poter punire qualunque come in umano.

I) I

G ASA LE
la

423

li

bestemmiatori contro Iddio e

Beata Vergine e Santi suoi,


di essi cittadini,

di poterli

punire a suo arbitrio, senza permesso

e che la citt

non

si

possa pi opporre.

a Pi, vuole poter punire

qualunque

di essa citt

od abitante

che contraffaranno
li

le

monete battute

nella sua zecca, e

ancora

ribelli di

Sua Eccellenza,
,

gli assassini di strada, e traditori del

suo Principe e suo stalo

ed ancora quelli
i

di lesa

Maest

cos

sempre
a

stati riservali

per

suoi maggiori e passati Principi.

Di pi, vuole Sua Eccellenza,

che

detti
i

cittadini

non
,

possano comandare n

punire

n punire

suoi

cortegiani

facendo qualche delitto in essa citt, che appartenesse alla me-

desima

il

punirli,

ma
il
li

vuole Sua

Eccellenza

punirli esso e

non

detti cittadini,

od

Vicario

di essa citt.

Vuole che

dazj della citt

non

si

possano accrescere

senza sua licenza.


or

Che ogni mese pagano


cinquecento per
il

al

presente

cittadini suddetti

scudi

presidio dei soldati di essa citt, fin

a tanto che piacer a Sua Eccellenza.


a Di pi, vuole

Sua Eccellenza, che

!a citt

paga
il

il

coletto,
,

ossia rata

parte di quello

che allora pagava

Monferrato

per

il

tasso

imposto da Sua Eccellenza fino dall'anno passato,


alla detta citt scudi dodicimila in tutto.
le

che importa
a

Vuole che
moleggio
,

porte della citt e le chiavi delle

medesime
non pos-

ed

il

le quali
,

cose erano della citt


e che

vuole Sua Ec-

cellenza che siano sue

mai pi
che
pesa

essi cittadini

sano n a

lui

n a'suoi successori domandarle per l'avvenire;

e che la porta di

Po

di essa citt,
si

al

presente chiusa e
farine del detto
citt di Casale,

murata

dove
,

al

presente

fa

la

delle

moleggio

Sua Eccellenza
di

la lascia

godere alla

come era
or

prima.
alla

Lascia pure Sua Eccellenza

detta

citt e

comunit
cittadini
il

tutte le

sue entrate e pertinenze

di essa citt, ch'essi

ne possano disporre a loro piacere e volere, secondo

solito,

come facevano prima.


Altri capitoli

pure furono
che ebbe

eletti
li

per

il

detto Proconsolo

che, per esser di poco momento, non

scrivo.
,

Laonde,

letti
si

detti capitoli
dell'

il

prefato proconfatto tra


,

solo Montalero

rog

l'

istrumento

accordo

Sua

Eccellenza

ed esse comunit di Casale e cittadini

ed ancora

424
della fcdcll ligia
,

CRONACA
prendendo
il

giuramento da

tulli

capi di

casa di essa citt


vendoli
cr

ed ancora abitanti,
di fare.

uomo
l'

per uomo, e scri-

come
fallo

si
il

usa

giuramento, fu poi rogalo


il

istrumenlo della

fedelt ligia prestata dalli detti cittadini per

serenissimo Asche-

rio (lerruto di Ottiglio di Monferrato, segretario in Casale per

Sua Eccellenza del Consiglio Segreto, e per Camillo Becciodi Occimiano, cittadino di Casale, procuratore e cittadino di essa:
e cos

furono

falle
tali

tutte

le

solennit e clausole

che

vanno

esser fatte in
in

investiture e fedelt, togliendo per leslimonj


di

primo un gentiluomo
,

Pavia, nominato
di

il

signor Gerolamo

Beccaria

ed

il

signor Commendatore
il

Casale cavalier Icro-

solomitano, ed

signor capitano Cicco da

Fermo, capitano
di

del

presidio di essa citt.

Fallo poi questo. Orlando Dalla Valle, presidente


il

Sua

Eccellenza in Casale e di tutto

Monferrato

fece ancor egli


li

una non men


di

bella orazione a quel popolo ed a tutti


,

cittadini

Casale

dicendogli

come

la

delta

citt e cittadini

avevano

fatto

molto bene e

falla

una buona elezione


,

in acconsentire al

volere di

Sua Eccellenza

ed

umiliarsi

gettarsi nelle

sue

braccia. Per la qual cosa essi cittadini potevano sperare, che

Sua Eccellenza
cittadini
,

saria amorevole e benigno verso


fedeli sudditi

essa citt
di

essendo per essi cittadini

Sua Ec-

cellenza,

come

esso sperava; e

come

la detta citt e cittadini


il

potevano molto ben ringraziare in prima Iddio e

signor Vele quali

spasiano Gonzaga, presente, delle buone operazioni,


fallo, ed usato rispetto alla detta citt e cittadini

ha

con Sua Ec-

cellenza

perch se esso avesse voluto usare quello che dovea


cose non sariano

usare

le

andate

di

quel

modo

ma

molto

peggio senza di lui, che ha sempre avuto compassione a quel


popolo
;

e disse altre
,

cose

assai
,

esso presidente sopra questa


di

materia

pregando quel popolo

volere con

tutto

il

cuore

conservare integralmente quella

fedelt ligia

fatta

per essi a

Sua Eccellenza, senza animo


altre cose di

cattivo verso di esso; e che spe-

rassero bene di ottenere molte grazie per quella loro citt, ed

Sua Eccellenza per mezzo


di

del signor Vespasiano

che

si

era offerto di essere protettore


di

qualche

citt

e che

procureria di far accomodare

nuovo, e mitigare que'capiloli


,

che a loro parevano molto strani

aspri e severi

in

miglior

DI

CASALE
,

425

forma che non sono: e che sperava che Sua Eccellenza, per benigno e misericordioso userebbe la essere molto placabile
,

sua

solita

clemenza verso quel popolo


i

di
il

Casale; e che andando

presentemente

loro

Proconsoli
il

con

signor

Vespasiano a

Mantova da Sua Eccellenza, che


cheria
d'

signor Vespasiano non


,

man-

essere protettore di essa citt e cittadini

eh' esso

sperava di ottenere

da

Sua Eccellenza grazia


citl e
,

di tutto quello

che esso domanderia in salute di quella


di

popolo; per conio


li

accomodare

e mitigare detti capitoli

massimamente per

danari e coletto dimandato per Sua Eccellenza, ed altre parole


di essi;

voltandosi in ultimo verso

il

signor Vespasiano,
e cittadini, di

rin-

graziandolo, per parte di lutto quel popolo

quanto

avea operato a favore

il

di lutti loro

e gli rese molte grazie.


di

Dove poi

non volendo parer


gli

meno

Proconsoli versi
piedi
,

detto signor Vespasiano, se

gettarono

a'

e quanto

poterono ringraziaronlo grandemente del sussidio tolto per essi pregandolo che si volesse avere in protezione quella cittadini
,

misera

citt

con

tulli essi cittadini


,

appresso Sua Eccellenza, che

volesse aver compassione

e che poi essa citt e cittadini tulli


di tanto beneficio
la

non

si

dimenticheranno mai
,

avuto da Sua robba


in

Si-

gnoria Illustrissima
servizio. Del

offerendogli

loro
gli

vita e

suo

che esso signor Vespasiano

rese infinite grazie,

ad

buon animo ch'essi dimostravano verso di esso; e poi disse alli Proconsoli e cittadini, che non si dubitassero, e che slessero di buon animo, che non mancherebbe del debito
essi cittadini, del

suo in fare quanto

gli

conveniva per quella

citl e suoi cittadini

con Sua Eccellenza, e che sperava


avrebbe domandato per quella
a

di otlenerc lutto quello


,

che

citt e cittadini

e che piacesse

Dio

di

concedergli tanto favore di potersi abboccare e parlui

lare a

che

lo
((

lungo con Sua Eccellenza, e che pregasse Iddio per favorisca con esso signor Duca d' ogni suo desiderio.
fu ringraziato ed abbraccialo
gli

Onde
,

da molli nobili
le

citta-

dini

che
,

erano

vicini, od in baciarli

mani;

e fatto poi

questo

incominci il coro degli signori canonici a cantare il Te Deum, con una bella musica e dilettevole armonia, in rin-

graziamento del
citt:

Sommo
il

Iddio di

tanta grazia falla alla della


la

terminato

quale. Monsignor Vescovo diede

bene-

dizione a quel popolo, essendo in abito episcopale; ed ognuno poi andossenc alle loro case, ben satisfatti per allora e di buon
ARf,. St. t. Voi. XIII.

54

426
animo, ed
spasiano,

CRONACA
assai contenti e pacificati;

sperando nel signor Vequalche cosa


di

che

riporlarcbbc dal signor Duca


citt.
il

buono per quella loro

poi in queir istante

detto signor Vespasiano,

accome gen-

pagnato dal detto Vescovo


tiluomini
e molti cittadini,

di essa citt

e da' Senatori

se ne

uscirono di essa chiesa; e


tutta la
di citt,

montato a cavallo, senza perder tempo, con


ed ancora
la

sua corte,

sua guardia, se ne usc fuora

accompacittadini

gnato dai Proconsoli che


tolto

andarono con esso


senatori
,

lui

avendo gi
e verso

licenza

dal vescovo,
altri

gentiluomini
e tolse
il

casalaschi

ed
li

particolari amici

cammino

Milano con

detti

Proconsoli

per indi passare a Mantova.


la citt fece dimostrazioni di

Onde

poi la sera
,

medesima

grande allegrezza
citt
,

in far fuochi in

su

la

piazza e per tutta la

con rumore e strepito d'artiglieria e


:

di

code, in segno d'al-

legrezza

e questo fu fatto
di

per tre giorni continui in ogni sera


artificiali e splendori;

con gran suono

campane, fuochi

bench
pian-

questa tale allegrezza pareva, com'era vero, non andasse troppo

abbasso

alli

detti cittadini,

che parvero loro piuttosto

atti di

gere e sospirare, che

di rallegrarsi;

per essere essi gi

lutti dati

per ischiavi
libert, e

di

quello che erano liberi, e privati della loro lunga

vedevano evidente segno e chiaro della privazione della


,

loro libert

e di tutti

loro beni che avevano nel lor

comune.

Non

lasciavano per di fare evidenti dimostrazioni d'allegrezze

rebbero contentati che Sua Eccellenza


osservato almeno
li

che nel cuore non aveano, anzi piuttosto dolore; e pure si sagli avesse mantenuto ed
detti capitoli,

per quanto fossero molto duri


li

ed aspri

alli cittadini

suddetti;
altri

ma non

volle osservare

li

ruppe, e ne fece degli

pi importanti e pi severi,

come
non
con-

vedremo

.
i

Veramente, circa

ribelli fece il
li

Duca peggio
tratt

che mai, e
se avessero

essendo promesso nulla ne' capitoli,

come

giuralo, non per salvare la patria dalla tirannide,


battere
il

ma

per ab-

loro

legitimo

sovrano. Onde molti ebbero a soffrire


,

tormenti, e parecchi la morte

colpa la vilt del Prevosto Vallariu.

che moltissimi

nomi

die fuori

non potendo

resistere alla tortura.

Il trattato della

congiura ordita
i

cos dal

Cronista esposto

si

Primieramente
lutti

ribelli

e fuoruscili della cill di Casale

dovevano

congregare e ritrovarsi

ad un

tal

tempo a

D
fare un' imbasciata

G ASAL E

427

citt, e ritrovarsi tutti in di essa citt,

una mattina per tempo sotto le mura di essa una casa di un massaro e cittadino
della Motta,
,

che era assai capace per tenerli nascosti; e que-

sto

massaro

si

nominava Ubertino
porta;

il

quale avea
si

la

sua cassina vicino alla porta della Rcca


l'entrata, e pigliar detta
tino

dove

dovca fare

e primieramenle esso Ubercitt,

dovea condurre un suo carro accomodato in essa


vi

sopra del quale

era un legno grosso in maniera accomodato,


di essa citt,

che giunto in sul ponte


ed
ivi

dovea rompersi

il

carro,
ritro-

fermarsi; ed in

quel medesimo dentro


di

istante dovevansi

vare quattro uomini di

essa citt,

e capi

di altri

che dovevansi ritrovare per


nominati
ed

tal effetto,

ed uccidere la guardia di
tali

essa porta, e pigliarla per quella via; e questi


,

capi furono

il

primo, Prospero Torretta, Giorgio Gualteno, uomini e


cittadini di
de' quali

Filippo Gavone, e Bartolommeo Bellana; tutti giovani di anni


venti e ventiquattro; tutti

poco affare, salvo


avea sguito
di

a far male a s e ad altri,

ognuno
,

giovani e sgherri di essa citt


e chi per l'altra, con

accaparrali chi per una cosa


di

promesse grandi

poter saccheggiare

essa citt, cio quelli che erano di fazione


citt
,

contraria

ad essa
il

ed a loro ancora,

e che tenevano e favorivano dalle

Duca
esso

di

Mantova, e liberare essa loro patria


Il

mani

di

Principe.

che

li

suddetti

si

dovevano ritrovare con


in

essi suoi

seguaci nel rompersi del carro, ed

quel

tempo dare
ribelli e

delle
;

mani
rusciti

all'

arme
si

della guardia della porta e sforzare la guardia


l'

ed intanto
,

dovea discoprire

imbasciata

delti

fuo-

ed

altri

banditi forestieri, e con esso

soccorso

impa-

dronirsi della porta, con l'aiuto ancora di altri di essa citt con-

sapevoli di questo
gliersi
la

trattato; e
delli

con

questo
proprj

proposito dovea tocittadini


;

detta

citt

suoi

e poi tutti

uniti inviarsi alla volta

del castello, e vedere di

pigliarlo per

forza, per essere alquanto disformato, ed in pi luoghi guasto,

per volerlo in quel tempo Sua Eccellenza meglio accomodare


e metterlo in fortezza, per essere esso castello

mal provveduto

ancora

di

ogni cosa e di soldati; e non potendo essi fuorusciti


il

e banditi avere

detto castello nelle


gli

mani

loro, anelavano poi


farli prigioni,
,

saccheggiare a

tutti

aderenti del Principe, e


;

e pigliargli quanto avrebbero potuto

e vedere ancora
la

se po-

tevano pigliare esso Principe insieme con

Duchessa sua con-

^^28

C K
gli

N AC A
perch
essi

sorJo

suoi

figliuoli,

Principi

alloggiavano

luora del caslcllo,

per maggior loro comodit, nel palazzo di


essi

Enrico Gambera; e per questa via volevano


dili
l^irsi

cittadini

ban-

poi dare

il

detto castello nelle


i

mani

loro; e di pi

aveano

fatto proposta di voler pigliare


,

denari, gi pi giorni

accumulati e riscossi
in

del

donativo imposto da Sua Eccellenza


tutti in

su Io stato del Monferrato, quali erano

mano
i

del pre-

sidente Orlando Dalla Valle; e con questi danari pagare in parte


li

soldati

condotti con esso loro a quella impresa


di

fuorusciti,

ed aveano fatto proponimento

uccidere in

tal

fazione, e sac-

cheggiare tutte

le

case de' loro nemici e

contrarj aderenti al

Principe: e questo tradimento contro del Principe aveano proposto di farlo essi ribelli nella festa
di

Nostra Donna

d'

agosto

prossimo passato
or

dell'

anno 1564.
mancato
di ogni

Ed
gli

essendogli

poi

cosa da un Principe
a' detti

che

avea

data parola

di dargli

braccio ed ajuto

ribelli

in quella

fazione, restarono tutti

mal

contenti, essendosi

messi in ordine
loro amici

per

tal

effetto, ed
essi

avendo accaparrati molti


quell'impresa: e cos
parl fra essi ribelli
se ne

per andare con


,

loro a

ogni cosa and a nulla


di

e pi

non

questo.
disse
di

Ed ancora si come non essendogli

pi

da esso Prevosto Vallarlo

riuscito questo loro


il

proponimento

di

pi-

gliare la detta citt con

Principe, che essi proposero altro e

nuovo

trattato, cio di voler uccidere esso

duca

di

Mantova

nella

chiesa di Sant'Evasio a quell'ora della Consacrazione del vescovo


di Casale
di

che si dovea consacrare, come poi segui nel giorno San Francesco .

Morirono decapitati: in prigione,


di trentasei

il

Prevosto GirolamoVallario

anni; in piazza,

il

Canonico Girolamo Bagliano di


,

ventiquattro, Antonio d'Alba di cinquantaquattro


Valle di venti
,

Lorenzo Dalla
della citt, d

Lorenzo Gualteno. gi procuratore

venticinque
sto e

fuggiti dalla

camera
(1):

del conforto, Cristoforo d'Agoe

Bernardo Romagnolo
il

poco

male compatiti dal Croni-

sta

quale trov che miseramente finivano per voler esser troppo

(1}

Veramente erano
clie

fuggili fulti
il

merc
di

il

coraggio

di

Lorenzo Dalla
gli

V.ille
lo

prese pel collo

Capitano

giustizia

intanto che

altri

stilettarono,

ma

denunciati da varie donne del paese, furono ripresi.

l) I

e A S A L E

429

ambiziosi
cipe.

superbi,

non

volere aver timor di Dio, n del lor prine

Comprarono con

vilt

danaro

la vita,
e

Vincenzo Bazano
qualche altro;

Bernardino Marchisi,

Cristoforo Viscardo

il

dottore Corrado Molla dovette la vita e gli averi al figliuolo ca-

meriere del Papa; undici andarono in galera a


altri usc guesta grida:

vita.

Per

gli

Grida

falla per

Sua Eccellenza

il

giorno suddetto.

duca

Avendo l' illuslrissimo ed eccellentissimo signor Gulielmo, mali pordi Mantova e marchese di Monferrato, inteso
i

lamenti ed invasioni del dominio del Monferrato,


i

che usano

banditi di esso Stato, e particolarmente


stati

nominati qui sotto,


ribellione; e conoi

che sono

condannati per

trattati di

scendo che se
a

tristi non si fa qualche rimedio, facilmente polriano commettere maggior eccesso; desiderando levare dal suo Stato ogni sospetto, e che quelli che sono banditi non

vengano
e

in esso, e

massime
tutti
li

gli

infrascritti; fa

pubblica grida

comandamento a

banditi dello Slato, che

non debribelli

bano venire

in esso, sotto
stati

pena capitale del bando: ed acci


ab-

che quelli che sono

condannati e banditi per

biano a stare lontani e non conversare,

come

fanno, con essi;

Sua Eccellenza vuole


passeranno alcuni

comanda che
ribelli, e

tutte le terre sue dello

stato del

(I

Monferrato, cos mediate come immediate, quando


delli

condannati per cagione

delli

trattati, in esse terre e

conOni loro (de' quali se ne manda

f(

l'infrascritta nota, acciocch esse terre

non pretendano igno-

ranza), siano tenute dar campana a martello, ed usare ogni


diligenza per pigliarli vivi o morti; sotto pena di scudi dugento,

<(

massime

se

saranno

delli

quindici nominali qui sotto;

i<

e le terre pi vicine sentendo

suonare campane a martello,


a

siano, sotto le

medesime pene, obbligate anch'esse


andare
in

dar cam-

pana

a martello, ed

aiuto delle altre, e,

come

detto, usar diligenza di prender essi condannati, vivi o morti;


e pigliandoli, gli

'<

intervenuti,

uomini dell'una e l'altra ferra che saranno guadagneranno il premio infrascritto, qual sia

diviso fra essi, ad arbitrio del senato nostro. Di pi,

Sua Ec-

cellenza

vuole

ed

ordina,

che,
di essi
,

se

uno

dogli

infrascritti

nominali uccider un altro

sia libero della

pena cor-

430
ff

CRONACA
,

poralc
in

e conseguire
;

propri beni di esso ucciso che saranno


delli

((

Camera
non
beni

e se
si

uno non nominato uccider uno


liberer dalla pena corporale
, ,

nomi-

((

nati,
i

solo

e conseguir

come sopra

ma
il

avr

il

premio

di

scudi cento; e se lo
di

dar vivo nelle mani della giustizia, scudi dugento ed in caso che quello
delli

premio;

quale uccidesse , e desse nelle mani uno


delli

nominati

non

fosse

condannati

olir

il

premio

de' denari, possa liberare

uno

de' condannati per detto trat-

tato,

il

quale per non


1'

sia delti quindici

primi nominati qui


il

sotto; e se
ce

uccisore fosse bandito da


di

altri stati, oltra

pre-

mio
nel

di

denaro, dando sigurt


,

viver bene, possa abitare

dominio. Similmente
di

se

fosse bandito per


il

qualsivoglia
di denari
,

causa dello stato


s'

Monferrato, oltre
tal

premio

intenda esser libero di

bando.
il

se alcuno uccider

uno
delli

de' condannati
or

per

delti

trattati,

quale per non sia

quindici

primi

nominati qui sotto,

se sar anch' esso consia libero dalle

dannato per questo, e per qualsivoglia causa,


pene, e conseguire
la

propria roba

come sopra,

salvo se l'uc-

cisore
c(

non

fosse delli quindici nominati

primieramente: che
bens

in tal

caso non sar libero della pena,

ma

quando

si

ve-

nisse all'esecuzione

della sentenza contro

lui fatta, si

avr

memoria
si

di tal fatto; e

che fossero
persone
nelle

dati nelle
i

quando gli ammazzati, ovvero quelli mani della giustizia, fossero pi di uno,
di

moltiplicheranno
delli

premj tanto
conforme

denaro, come
delli

di liberare

banditi,

al

numero

morti, o dati

mani
,

della giustizia; intendendosi


a'

condannati

quali stata
nell'
all'

la grazia, o

che

sempre eccettuati i commutata la pena, ovvero fatta avvenire si commutasse o si perdonasse.


dicembre 1568.

Data

in

Casale

di

Li quindici ribelli riservati.

1.

Giovan lacomo Grasso

Mori
.

io

Pavia l'anno 1575:

nel principio di tale anno.


a 2.

Giovan Francesco Pelizzo

a'6 di ottobre.

3.

Giovan Matteo Cardellone

Fu ucciso l'anno 1569, Mori Vercelli


in

l'an-

no 1570.

k.

Giovan lacomo del Cavaletto.

1) 1

GASALE
detto
il

^131

5. 6.

Marc'Antonio Viscardo.
Antonio Zorra
,

M
((

Chiapuzzino.

7. 8.
9.

Vincenzo Squarcia.
Prospero Torrelto.
Filippo Gorroni
,

sartore.

10. Evasio di
11. Gesare

Alba

Mor
i

in Ghivasso.

Bagliaao
Battista

12. Giovan

Bagliano

13. Alessandro Bazaoo. 14. Stefano Vassallo


l'
,

sartore, detto Novunghie

Mor

in

Gandia

anno 1571.
gli altri sottoscritti,
tulli

15. Giorgio Gualteno.

Furono ancora nominati


delti

quali non

erano

quindici

ma

erano

banditi e foruscili di Ga-

sale, e cittadini la

pi parte

di essa citt.

L'Alfler Fabbio Sartori.

Giovanni Antonio detto l'Aguzzo.

Guglielmo Longo.
Gristofano Riccio detto Bodamonte, servitore del Gapcilo.

M. Alberto Spadaro

milanese.
di

Vincenzo Bazano, flgliuolo

M. Benedetto

Ebbe

la

grazia da
ai

Sua Eccellenza
,

della vita e roba, e dell'anno 1571,

25 settembre andossene a casa sua. cf Marco Nasara. Mori in Francia Alessandro di Giarole .

l'

anno 1569.

Federico Picco del


Evasio del Gapitano.

lacomo.

Vincenzo Magnocavallo

di

M. Alberto
d'

Ebbe

salvocon-

dotto e poi la grazia da

Sua Eccellenza
fratelli di

andarsene a casa sua

l'anno 1577.
a la

Lorenzo ed Enrico

Alba

Ebbero
1'

anch'essi

grazia.

Bartolommeo Bellona profumiero. Ebbe la grazia Giovan Giuseppe Feno . Giovan Pietro Mineno fornasaro.
,

anno 1572.
di

Bastiano Pernigone
;

Fu

impiccato sulla piazza

Ga-

sale

questo era camparo.

Vasino

di

Lingo.

432

CRONACA
Vasino de'Andrcini.

Un

figliuolo di Ballista

Occello

calligaro

Mor

in

Francia.

Oberlino della Molla con due suoi

figli
,

massaro.
per
essere
sialo

Giuseppe Crepo
alla

Ebbe

la

grazia

fazione della morte di Giovan Francesco Pelizzo.

Giovanni M. di Nono.

Giovan Giacomo Baster. Giovan Ballista Raspa, figliuolo


Ferrante Raspa
di

M. Germano, sartore

Fu

ucciso in Savigliano dell'anno 1570.


o.

Mor
di

in Alessandria 1571.

Martino Ferrabono

San Salvatore, cognato del suddetto

Garrone.

Cristoforo di Agosto, mollinaro,e Ludovico suo figliuolo.


dalla prigione.

E questo Cristoforo era quello che scamp Mor anno Rosina Francesco

della

1'

1571

in

mare

nella giornata fatta contro



(f

Turchi.
,

Cristoforo da Corsione

cavallante.

Mor in Spagna noi 1571. Giovan Giacomo Colombino . pisonante di Vincenzo Bazano suddetto. Gillardo
,

Giovanni Domenico Corlellaro, caligaro.


Biaggio de Dieu. Giorgio Spiolta, massaro
in

<i

su

le fini di

Casale.

Agostino Brigna.

<(

M. Francesco cirogico con un suo figliuolo. Simone Zorra, dello lo Schiapuzzino.


,
,

Antonio figliuolo
in Vercelli
1'

di

Mastro Giovani Fransolo, sartore

Mor

anno 1570. Francesco detto il Gonzaga.


Giovanni Petardo.

'(

Anselmo Reinino.

Giovan Francesco Gaspardonc, figliuolo di M. Gabriello preslinaro . Questo fu preso, e suo padre pag scudi dua

mila

al

signor Duca, ed ebbe

la

grazia della vita,

per essere

ancor esso condannato.


lacomo Zanarro.
Il

signor

Alfonso Bobba, gentiluomo

Ebbe

la

grazia

da Sua

Eccellenza nella vita e nella roba, nel 1571.

DI

li

GASALE
,

433
signor
Fla-

signor Teodoro Palleologo

Ogiiuolo del

minio

(1).

Innocenzo Foretto

Ebbe

la grazia

da Sua Eccellenza

nella roba, e

la

pag scudi 500, l'anno 1571.


fratelli .

Enrico Demaria ed Orazio Demaria,

Ebbero
la

grazia da Sua
l'

Eccellenza nella vita e nella roba, ed anda-

rono a casa sua

anno 1577.
.

Giovan Giacomo Cloverio del Daciero

Ebbe

grain

zia nella vita e nella

roba l'anno 1579, ed and a casa sua

Casale.
(f

Antonio Bersano, marsero abitante in Casale.

Carlo Bellone .

Ebbe

la

grazia della vita da Sua Ec-

cellenza, e di poter stare a casa, l'anno 1570.


a 11

Mor

a
Il

capitano Alessandro da Cerreto, bandito di Milano r anno 1570.


capitan Francesco di Felizzano.
di

Giovan Francesco Renzo

Milano.

Bernardo Romagnuolo
la

Questi

era uno di quelli che


tutto,
e

fuggirono, e scamparono
//

morte.

In

numero 55

(2).

morto Cappello, Gianiacopo Grassi


furono pei piedi impiccati in

Gianiacopo del Ca-

valletto

effgie

per

man

del

boia.

Reslava Flaminio Paleologo, cavaliere di S. Jago, con rendita di settecento scudi, corpulento, grasso e molto pieno, e

crepato da un canto ;
turato. Protestava
il

il

quale fu dal Vescovo esaminato


;

tor-

cavaliere della illegalit


:

ma

il

Vescovo gli

present

il

seguente breve

Pius

PP. V.

Venerabilis Frater,
((

salutem
,

et

Apostolicam benediclionem*
ecclesiastici

Kenunciatum

est nobis

quosdam

ordinis

islius

ditionis esse conscios

et

affines illius

impiae conjurationis,

quam quondam

Olliverius Capellus Casalensis exul contra di-

ci) Ebbe poi grazia dei beni e delia vita, e di dimorare in Monferramori assassinato da un suo famigliare nel 1377. Altro parente del Duca, per la casa Paleoioga, Despoto Arineto, era stato ucciso nel 1368, odioso ed odialo ai vassalli, feudatario crudele.

to;

(2)

Il

Compendio

latino

dice:

Abscnles

fama

csl

quod

sinl lilus-

quam

400.

ARon. St.

Ir. Voi. XIII.

55

434
'c

CRONACA
duccm
niarclnonem
,

lcc(um filium nobilcm virum Gulliclmum Mantuac


ci Monlisforrati

slalumquc islum

(1) raollie

balur; et

'(

ne

lanli criminis consorles


vel

eie, immunitatis preleslu

impunilatcm adepti,
Principis

deteriora comiltant, vel de admissis in

porsonam

et

stalum indigne glorienlur;

fraternitati

tuac per praesentes


in

mandamus
clericos

ut per se, vel aliutn, seu alios


et

omncs

ci singulos

praesbiteros saeculares et
dignitate

regulares

quacumque,

citra episcopali,

praeditos

((

quacumque eliam exemptionc


fautores
,

suffultos, diclae conjuralionis


;

<f

ministros et suspeclos diligenler inquiras

et centra

ipsos eliam in monaslcriis et sacris locis degcntes, vel deliles-

centes capiendos

si

ne et tortura
convictos
et

(si

opus sii ad verilatem eraendam quaestiotamcn legilima ad hoc indilia praecesserint)


,

confcssos usque

ad

depositionem

et

degrada-

lionem canonicam inclusive procedas; deinde eosdem curiae

sacculari tradas.
f

Nos enim quaecumque circa haec necessaria


libi citra
,

et

opportuna fuerint, etiam roanu Regia prout juris faciendi


et

((

plenam
ris

liberam

[circa?) incursa alicujus irregula-

concedimus facultatcm

non obstantibus constitutionibus

et

ordinationibus apostolicis ac in provincialibus, synodalibus ac

a a
f

generalibus Gonciliis aeditis generalibus vel specialibus, caeterisque contrariis quibuscumque.

Datum Romae apud Sanctum


die

Petrum, sub annulo Piscatoris


Pontif. nost.

VI decembris

MDLXVII
.

anno secundo.

Caesar Glorierius
poi

Quindi
nel capo.

sebbene

inconfesso
disse

il

degrad
il

il

condann
;

Vi fu chi

che richieselo
il

re di

Spagna

ma

cessando la Cronica d'un tratto


ecco in che

parlare,

tacendo molti anni,


a
(T

il Compendio latino: dominus Flaminius qui 27 iulii dicti anni 1368 fuit degradatus et condemnatus et ipse ad ultimuoi supplicium, conGscatis omnibus suis bonis, adhuc detinetur in castro; et dictum fuit quod graliam oblinuit quoad vitam,

modo

supplisce

lllustrissimus

et

quod commutatum
,

fuit

ultiraum supplicium ad perpetuas


dieta

cf

carceres

et

quod illustrissimus dominus noster omnia


ipsius

bona donavit secundogenilo


MS.

domini Flaminii, Ferrandi

(1)

Lacuna

nel

1) I

eASA LE
Theodorus
,

435
qui absens fuil et ipse

nomine

alter vero filius

graliatus . Gli sbanditi tentarono

del

duca

di

Savoia

ma
,

questo

carico dal Gonzaga

li

un raduno in Verolengo sullo stato Duca non volle avere maggior fug. Continua il Compendio
:

De anno poslca 1569


per Capita

in vigilia divi

Lucac,

fuit in Ecclesa

sancii Evasii
a

or

Domorum

ibidem congregata factum


et inlra-

instrumentum tum de donatione omnium dacilorum tarum Comunis Casalis ipsi illustrissimo domino ut

allevia-

renlur a praesidio mililes et alia onera pr quibus amplius


suslinere non poterai civitas, et etiam de remissione omni-

moda

jurisdictionis civitatis.
intratis
,

Adeoque nostra
,

civitas
,

remansit

sine

sine jurisdictonc
,

sine

Consilio
villa

et

omnino

exemptissima

et peius

quod

sit

minima

status;

cum

condilione tamon, quod peius est, sustinendi onera et concur

rere in oneribus imponendis in statu

cum

ipso statu.

Et ipst

illustrissimus

dominus
et

voluit

distribuantur Inter cives


esse

quod omnia bona comunantiae ad ratam registri, quae tamen voluit


de quibus in instrumenlo prae-

immunia
passa

cum
tam

aliis

dicto

rogato D. Camillo Becio notario et causidio casalensi.


est

Itaquc

in generali

quam
.

in

particulari

et

tantum quod

nihil

umquam

supra

La Cronica
notizie.

nel resto de' suoi anni serba quindi queste altre

Alli

27

di

marzo 1579,
uno
delli

il

signor

Duca avendo

fatta la
cit-

grazia della vita e della roba a M. Giovan lacobo Cloverio, tadino di Casale
,

banditi e fuorusciti di essa citt, e

giunse in Casale

il

d suddetto.

nel principio del

mese

di

marzo
di

si

present

come era

vero, che calavano genti francesi in Piemonte e nel marchesato


di Saluzzo, condotti per
di Bella

un marescial
il

Francia detto Monsignor

Guardia; e

si

diceva esservi nata discordia ed inimicizia

tra

il

signor Carlo Birago,

quale era luogotenente nel maril

chesato di Saluzzo del generale (duca di Nivers) per

re di

Francia in

Italia nel detto

marchesato, ed

il

detto Bella Guardia

era governatore di Carmagnola, terra dello stato di Saluzzo, per

Sua Maest Cristianissima


vociferava, che tra
il

e pertanto per questo

movimento

si

detto Birago e Bella Guardia vi era diil

stinzione fra essi, perch

Bella Guardia voleva cavare

il

Birago

k3G
fuora
(li

C R
Saluzzo e
farsi del

NAGA
lutto

padrone e dominatore

di esso
farsi

sialo: e con
forte

questo rumore ognun di loro ricercava


,

di

ne' suoi luoghi

e tuttavia

si

radunavano e
la

si

facevano

andare genti francesi e provinciali, e

pi parte Ugonotti, e
dissenzione

uomini indiavolali
fra
li

e senza ragione

e per questa
,

detti

due cavalieri ognuno credeva

che

la

cosa non an-

dasse fra loro,


ordito fra
i

ma

che fosse cosa Onta, e qualche strattagemma

detli; e
il

che

la

cosa andasse

alli

danni del Monfer-

rato
di

perch
,

dello generale
d'

duca

di

Nivers, fratello del duca

Mantova

pretendeva
,

aver azioni e ragioni sopra lo stalo

del

Monferrato

come

fratello di esso

Duca

avendo

la

fu du-

chessa Margarita, erede di quello slato del Monferrato, avanti


la

sua morte, lasciato per suo testamento


di

al dello signor

Losuoi
,

dovico duca

Nivers suo figliuolo

la

terza parie del detto suo


delti

slato ereditario del Monferrato, con

una gran parie


alla

mobili

gioie e denari
,

che

si

trovavano

sua

morte

ed
di

allre cose assai

come ne abbiamo ragionalo

alla

morte

della Principessa.
volle intenderla di

Ma

pertanto

il

signor duca di Mantova mai


,

dare quel tanto

che

la detta

Duchessa sua

madre avea lasciato al signor Lodovico duca di Nivers: s che tutto quel rumore, adunanza e tumulti di soldati, tutti dicevano eh' erano falli a questo fine per andare alti danni del Monferrato.

Onde

il

duca

di Savoia,

avendo presentito questo tumulto


dovea per
confini al
alli

vicino al suo stato, fece quelle provvisioni che far

sicurezza del suo stato, ed andava provvedendo

meglio che poteva e sapeva


i

ricercando di voler poi pacificare

detli
di

due emuli
Mantova,

ma
,

nulla faceva.
al

lo stesso faceva
alli

il

signor

duca

in

provvedere

Monferrato,

confini dello

stalo verso Saluzzo


dati e di

ed alla

citt di

Casale, provvedendoli di sol;

altre cose di bisogno alli presidj

e per questo faceva


d' aprile

comand Sua Altezza

nel principio del

mese

andare

ogni giorno soldati della sua milizia del Monferrato delle terre
circonvicine a Casale, e fare la guardia ogni giorno alla detta
citt,

mutandosi ogni sera, facendo fare


soldati di quel presidio stipendiati;

la

guardia unitamenle
faceva far

con
la

come pure

guardia alle terre del detto stato, ch'erano pi vicine allo


il

stato di Saluzzo olir


stato di Monferrato.

Tanaro, ch'erano membri


il

di esso

suo

Per

che

si

stava con questo

movimento

DI
di soldali francesi

GASALE
due
fratelli

437

con grande sospetto, che non dovesse nascere


questi

qualche guerra
Monferrato
,

tra

per

il

detto
.

stalo di

come da per

tutto era voce e


d' artiglieria

fama

Portaronsi tosto otto pezzi

da Casale ad Alba
di

San Damiano.
Alli

14 poi

giugno, a ore cinque

notte,

si

parli
si

il

signor Carlo Birago dalla citt di Saluzzo, incognito, e


tir in

ri-

Torino dal duca

di

Savoia, lasciando esso luogo di Sa-

luzzo nelle

mani
la
citt

del

Bella Guardia suo competitore,

non po-

lendo vestire, e slare al contrasto contro la forza di esso, per

non essere
pezzi

di

Saluzzo
il

forte,

e non avendo soldati da

poterla difendere: e poi


d' artiglieria

detto Bella
in

Guardia avea condotti molli


la

che avea
il

quale era quella che


altri

re di Francia avea in sul

Carmagnola suo governo, Piemonte ed


diceva

in

luoghi nelle guerre passate. Si che la


si

parlila di esso Bi,

rago fuora di Saluzzo, per quanto


dine del
il

come era

lai

or-

Re

di

Francia, ovvero del suo consiglio, solo per lasciare

detto Bella Guardia francese in tal luogo, per essere egli

uno

delli

quattro Marescialli, ovvero Pari


il

di

Francia; ovvero fosse


;

per essere
basta solo
,

detto Birago italiano, ossia per altre cose fra loro


il

che

detto Birago lasci la detta citt e gli altri

luoghi di quello stato in

mano

del Bella Guardia; lasciando per


i

esso Birago molti soldali nel castello di essa citt,


si

quali poi

rendevano

al

detto Bella
il

Guardia

fra pochi giorni.


li

Alli 16 poi

duca
del

di

Mantova, o

suoi ministri diedero

licenza alla milizia

Monferrato, che pi

per

allora
la

non

andassero

in essa

citt di

Casale per conio di far

guardia,

come

avanti facevano, sino a

nuovo

avviso.
restati alcuni solil

Alli

17 poi, essendo, come abbiam detto,


Saluzzo a

dati nel castello di

nome

del signor Birago,


i

Bella-

Guardia volendo
esso Birago
cia, e che
gli

levarli dal detto Castello,

quali dicevano che


del

avea messo in detto luogo a


si

nome

Re

di

Fran-

non

volevano partire, se prima non avevano comBella Guardia fece porre alcastello e lo batt

missione

di

Sua Maest, onde esso


il

cuni pezzi d'artiglieria intorno


giorni
restali
le
;

al detto

due
,

per

che poi
si

detti soldali si
di

convennero

a palli

d'accordo,

partirono fuora
,

esso castello con tulle


,

loro

armi

bagaglio

ed insegne spiegale
il

restando esso
di

Bella Guardia padrone e signore di lutto

marchesato

Sa-

438
luzzo, distribnondo

CRONACA
il

1)1

CASALE
i

resto dello esercito, e soldati,


al

quali poi

tevano essere in tutto

numero

di

duemila, in

tutti

luoghi

e castelli d'esso marchesato.

tal

si
,

diceva, che

il

detto Bella Guardia avea fatta questa


dclli

guerra

e pagati gli soldati


il

denari

quali gli avea

dato in soccorso
venzione se
gli

re Filippo di Spagna, ed ancora a tal con-

era

convenuto

il

duca

di

Mantova,

il

quale

ancor

lui

aveva mandati denari


la

al detto Bella

Guardia: se poi

questo sia vero o no, lascio


Nietit' altro la

verit a

suo luogo.
,

Cronaca porta d'interessante


,

se

non che

il

Filimberto senatore

che avea tanto

afflitto i

Casalaschi coi pro-

cessi della congiura, fu egli stesso

preso in sospetto di tradimento

per

le

relazione del figliuolo bandito, ed ebbe col senatore Beccio


e

corda

fuoco,

ma

non, come

il

Beccio favorito

daW Imperatrice,
il

la libert.

quanto al duca

di Savoja, questo soltanto reca:

Circa alla fine del mese di giugno 1581,

duca

di Sa-

voja andossono a Vercelli, ed incominci a fortificare la cittadella


di

essa citt, ponendovi alla guardia di quella trecento soldati;


vi

dove
(<

mand

molti guastatori.

poi, a'9 di luglio,

mand

molti soldati della sua milizia


la

e cavalli leggieri, ad

espugnare una torre delta


a San

Cisterna,
terra

confine al suo
dello sialo
di di

stalo appresso Asti ed

Damiano,

Monferrato

ed

appresso a

Volliano terra del

marchesato
tenuti
(la
,

Saluzzo, essendovi dentro trecento soldati man-

quello, ch'era sua; ed essa terra dava obbedienza al


si

Papa

per quanto

dice, o

si

rese in un subilo

DOCUMENTO
Eslratto dal eh. Sig. Giuseppe

Molini dalla Libreria Reale


,

di Parigi, Voi.

MS. 8657

e.

28.

L' Imperatore

vorrebbe partir
ist

di

qui

ma non
in lo

s'

assicura

molto d'Alberto; e per


tratlanto sparger
in

perplesso et irresoluto, facendo

fama ch'ei vuol andare


ministri

propria persona
sconsigliano
e

campagna, dicendovi che suoi

non vogliono aconsentirlo:


se
di

ma

la

verit , che

non potrebbe,

ben volesse, essendosi inteso ch'egli, parlando col marchese

Marignano

in proposito delle turbolentie de'


il

tempi presenti,

e discorrendo

Marchese sopra alcun particolare, Sua Maest


si

venne a dire che


mili difetti, che

sentiva istar tanto

mal disposto

del corpo,
altri si-

havendo alcune interiora fracide,


lo; et el si ritrovava
s
il

et esser vecchio,

con

non pu istar pi

tre

o quattr'hore a cavai

molto travagliato et inquieto nell'animo,

per l'avversit di questa fortuna troppo crudele, come per


deservitio ch'ei riceve d'alcuni suoi ministri:

onde

si

coniet-

tura che a fatica potrebbe star in

commode
rispetti.

citt

senza giacer

conlinovamente, non che star sotto padiglioni in campagna;


tal

ma

fama

si

spande per considerabili


affissi

Sua Maest

stata

veduta haver

gl'occhi verso una flnestra di vetri, e slarvi


astratto e fuor di s stesso,
di dui altri

immobile per poco meno d'un bora,


non senza mollo stupor d'Adriano e
della

gentilhuomini

camera che si ritrovorno presenti, e per quest'atto s'' compreso che altre cose insolite et impertinenti (1), che da certo tempo in qua si veggono fare da Sua Maest provenghino da quella causa che ognuno di mediocre giudilio pu considerare;
,

(1)

suir originale.

Par cerlaraenle che questa parola non possa leggersi altrimenti {Nola del Molini).

440
oltre
il

DOCUMENTO
sapere
il
l'

humore de

la

regina

Madama
,

sna madre.
il

Quando
Ferrante

segretario Vargas ritorn da Milano

signor don

mand
li

a dire a l'imperatore, ch'egli conosceva chia-

ramente, per
cesi
in

preparamenti che facevano continuamente Frana

Piemonte, ch'era necessario


;

Sua Maest Cesarea

far

celere e gagliarde provvigioni

altramente, ch'esso teneva, che


tutto
,

non
lano

solo

si

perderebbe
,

il

Piemonte

come
in

se ne veggono
di

manifestissimi segni
;

ma

che dubitava ancho del stato

Mi-

et

eh' egli

non potrebbe ritornare


l'

Piemonte per due


che
la

mesi a venire, rispetto a


altri

indispositione sua, anchora che da


altri

sia

giudicato che
si

ci
:

siano

rispetti
il

malattia

con eh' esso

cuopre

et

ultimamente
di

senato di Milano
et

slato a ritrovar

don Giovanni
l'

Luna, castellano,
di

insieme
di

hanno

scritto

imperatore in conformit de

la relatione

Vargas, con instare a Sua Maest che provega


iscambio
et
di

persona in

don Ferrante, et

far

ancho

altri

rimedii necessarii
il

opportuni. Et Sua Maest, da l'haver inviate verso

Pie-

monte cinque bandiere d'Alemanni, assai vili et inesperti, sotto il Bastardo di Baviera, in poi non vi conoscendo rimedio alcuno di potersi fare al presente, ha fatto gi un consiglio per trovar modo di trattar una sospensione d' armi con Francesi in Piomonte, et s' ancho parlato di far una tregua generale con
i

Francia

conoscendo che

in

ninna maniera Sua Maest

si

pu
con

prevalere da niun canto di danari, et ultimamente s' inteso

che ha ricercati danari


offerirgli
S'

in presto a la Signoria di Venetia

un pegno;
l'

ma

non

si

sa alcun particolare per ancora. e ultima volont di

intende che

intentione
,

di voler andare in Fiandra

et ivi

claudere
in

Sua Maest extremum diem,


vita
li

facendo prima ogn' opera per assicurare


che resteranno
al

sua

slati lutti

principe suo Cgliolo; e perci cerca di sedare


,

queste guerre presenti


revolezze. Sua Maest
cilo presente

chiudendo

gli

occhi a molte dishono-

si

ritrova danari

per sostentar
fuor di

l'

esser-

per dui mesi a

venire, et

speranza
potuto

d'haverne d'altronde, poich anche d'Augusta non ha


peratore per esser venuto armato in
resistere.

haver nulla, e questi Augustani dicono haver accettato l'im-

modo

ch'essi

non potevano

Le

cose dell'imperatore istanno tutte quasi in questi

termini o simili, e ci procede per non haver egli ministri, co-

I)

OeUM
si

E N T

Ul
termine che s'
conieltu-

me

perch

le

deliberationi che

rissolvono, s'eseguiscono se-

condo l'ordine suo estremo;


udito
s

e rilrovandosi nel
si

dell'animo come del corpo,

pu facilmente

rare

in

come posson passare altramente, che nel modo che si tede. venula nuova che il Duca Maurizio non vuol pi andar Ongaria n meno mandarvi sue genti dicendo che l' im,

peratore non havendo \oluto attendere


lazione,

el osservare
,

la

capito-

non manco esso obbligato ad esseguirla


li

poi

che

Sua Maest ha voluto mutare


sta, fra gli altri

officiali

e magistrati di
li

Augu-

capi innosservali; et ha scacciati


li

predicatori

lutherani
colo

ammettendo

papisti; e s'intende che questo arti-

sommamente

spiacciuto a esso Maurizio, oltre ad esser

contrafallione d' essi capitoli.

AiUH.Sr.

Ir.

Voi, Xlll.

56

NARRAZIONE

PRESA

DI

GOLFONARA

IN

PIEMONTE

DAI FRANCESI

NEL

1557

Oa un Codice del

Sig.

Canonico Pier Francesco Cateni di Colle

di Valdelsa

Girolamo Rafia a Andrea

degli

Agli.

Magnifico campar mio. Sapendo quanto

vi pigliate
;

piacere

quanto

siate curioso intendere cose

nuove
le

trovandomi
in

io in
li

loco dove

ho comodo sapere giornalmente

cose che per

dua
;

eserciti imperiale e franzese si

vanno agitando

Piamonte
,

ed

essendo seguita ultimamente la presa di Golfonara

tenuta per

gT Imperiali; per diversi


e

e veri avvisi

ne ho fatto un raccolto:
lo

messo tutto insieme con pi brevit ho saputo, ve


li

indirizzo,

siccome feci

affari delle

cose

di

Siena.

Fate che sia ancora


e

comune
altre

al Magnifico messer
,

Donato Tornahoni
ancora

a messer Giotutte
le

vanni Borgherini

siccome avete

comunicato

mia

debaie invenzioni, tenendomi in

buona grazia dell'uno


il

dell'altro e di voi stesso.

Di Fivizzano

30 di luglio 1557.

Monsignor
smo
in

di

Brisach

generale dell'esercito del re Crislianisla fortificazione di


,

Piamonte, conoscendo che


g'

Golfonara,

tenuta per

Imperiali in Piamonte

era di grande importanza

per quelle bande, per essere quella posta nel quore del Pia-

Wt
monte, e
l'arnc
in

PRESA
mozzo
,

DI

GOLFONAF^V
,

di

Valenza

Casale e Alessandria

disegn

impresa
ovvero

e con la espugnazione assicurarsene.


silo forte,

li

Golfo-

nara per s medesima


lieri,

ma

molto pi per dua cavaquali


l'al-

forti,
,

stati

quivi por gl'Imperiali fatti;


essi

orano guardati

uno

di

da cinque bande di Tedeschi,

tro da quattro insegne d'Italiani, che in tutto

erano

in

numero

duemila
cimila

soldati.

Brisach, adunque, messo insieme un esercito di circa sedifanti,


,

seicento

uomini

d'arme e
di

di

millecinquecento

cavalleggieri

con trentadue pozzi

artiglieria

da battere

si

part di Turino, e a gran giornale se


al

n'and
,

Golfonara; dove
del forte

suo arrivo,

in

sul

volersi

accampare

usc

una
tra-

parte di quelli Tedeschi


vagliare
li

che ne erano
sino
loro
li

alla

guardia, per
il

Franzesi

e con grand' impeto assaltarono


alla

campo,
non

scorrendo animosamente

artiglieria

e se

fussino stati dalla cavalleria, che se

oppose, rattenuti, certo

facevano grande e segnalata fazione:

ma

da questo impedimento
di

furono necessitati
e assai di nimici
,

ritirarsi nel forte,

con perdita
1'

pochi

di loro

che

dall'

una

parte e

altra reslorono in

terra cinquecento combattenti.

Questo

ardire

di

Tedeschi
tale

dette

cagione a Brisach

con

maggior animo accendersi a


nalo seco buon
per tulio
le

improsa; e
,

perci, avendo me-

numero

di raarraiuoli

con prestezza fece faro

Irincere e altri ripari da non potere essere offeso

dall'artiglieria

inimica, e massime

dal

forte
,

guardalo per

li

ledeschi piantato

sendosi da quella banda accampato

ed avendovi gi

la

sua artiglieria.
dipoi la cavalleria a riconoscere tutto
il

Mand
rest

silo di Gol-

fonara; e, questo fallo, cominci a battere, e per Ire giorni non

mai
, i

di far

trarre, facondo qualche danno nel forte de'Tea' ripari,

deschi

quali erano tanto prcsli

che poco curavano

il

nimico, anzi molli colla loro artiglieria ne aramazzavano. Brisach


deliber darvi

un gagliardo

assalto, e ne
il

commisse
e con

la

fazione

alle fanterie svizzere, le quali,


le

gioved Santo delli 15 di apri-

1557,

si

appresenlorono
di forzare

alla

muraglia,
il

gran bravura
Tedeschi
fu

s'ingegnavano

quel loco;
li

quale

dalli

tanto coraggiosamente difeso, che


tirarsi
al

Svizzeri furono forzali ri-

secnro

abbandonare

la

impresa

e con non poca


il

perdila degli uomini loro.

Vedendo Brisach per

primo

assalto

PRESA
del venere Sanlo a dare

DI

r.oLFONAKA
loco,
si
il

hkb
sequente, giorno

non avere possuto conquistare quel


,

di

e dclli 16 di aprile,

misse ordinalainento
le

un

altro assalto nel

medesimo loco con

bande

de'

Gua-

sconi

ma

tutto fu invano, perch, al solito, furono ributtati e


dall'artiglieria del forte,
,

con danno assai, che


Brisach
il

che e per Ganco

e in faccia e da ogni banda percoteva


,

ne furo morti molti.

accorgendosi del danno, fece un altro pensamento,

quale fu di tentare se poteva con arte e ingegno fare roviforte.

nare una parte di quel

E per questo

il

venerd notte
,

con buon numero


forte de'
altri

di
le

marraiuoli e guastatori

misse sotlo^il

Tedeschi

bande Italiane, e con marre e zappe ed


,

inslrumcnti

atti

si

misseno sotto da quella


braccia

parte

che

era piantata l'artiglieria in nel forte; e cavorono in drento per


dirittura circa a venticinque in trenta
,

tanto
il

che

di

gi avevano trapassato col cavalo di


la

buono spazio
;

loco dove
tanta
di

detta artiglieria tedesca stava piantata


,

e questo con

prestezza e sccretezza

che

gli

Tedeschi
li

non

si

accorseno

niente, e bench sapessino che


raglia
,

nimici
alla

fussino sotto la

mu-

non attendevano ad altro che

guardia

di

quel loco,

che per disopra non


Il

fussi scalalo e forzato.

sabato Santo, giorno seguente, Brisach parendogli avere

forte indebolito quella parte,


la

pens

fussi

facile,

come prima
di
,

batteva, metterla in terra:


,

imper indirizz
1'

in quel loco l'ar

liglieria

e in

un medesimo tempo con buona

somma

fan-

terie vi dette lo assalto.

Ma Ma

artiglieria

poco danno fece

li

Tedeschi bravamente

si

difendevano, ributtando qualunque

si

affacciava alla muraglia.


artiglieria
di
,

occorse che, dando fuoco alla loro


il

che era piantata sopra


il

bastione gi scavalo
li

fu

quella tanto

romorc
,

e fracasso, che

bastioni della parte

di

dentro e

di

dietro
al
il

dove era
,

la

della artiglieria piantata,


artiglierie
li

rovinando a dosso
bocca
in

bastione

e le

lovorono

la

alto.

Per

quale inopinato caso

Tedeschi ne rimasi

sero in grande spavento;

ma

non per questo

abbandonarono
si

o perseno

di

animo

ma

pi baldanzosamente

missono

alla

difesa: talch fu forza a' Franzesi di farcia terza ritirala, con

non minor perdita che avessino fatto in li dua primi assalti. Onde Brisach per questo entr in maggior desiderio di espugnarla
di
;

ed essendosi accorto della rovina del bastione, giudic


li

facile

Tedeschi doversi arrendere

e perci fece intender

WG
loro
(;
,

PRESA
che quando
si

DI

(lOLFONARA
accellerebbe:

voicssino dare in suo potere a discrezione


li
il

in

tulio riniellcrsi in lui,

che da' Tedeschi

fu

denegalo.

Sdegnalo adunque Brisach, deliber non restare sino a tanto


che non
\

edessi la fine di Golfonara.


freschi a

perch

li

suoi soldati

lussino pi

combattere

li

fece

riposare tutto quel

giorno e

la

nolle seguente appresso.

li

La domenica mattina, giorno della Santissima Kesurreziono, Franzesi si misseno con tulli li ordini a nuovo assalto, e con
si

impeto grande

gittorono alle
si

mura

del forte

e per

un gran
la

pezzo combatterono, che non


vittoria

vedeva

n conosceva dove
di drento

fussi per inclinare

defendendosi quelli

ga-

gliardamente e con mollo valore.


drento era rovinato

Ma

li

Tedeschi, vistosi mancati

dell'artiglieria e indeboliti del forte, che,


di
;

come

dissi, dalla parte

conoscendo che
di

al fine

non erano per


la battaglia
li

durare, e non avendo speranza alcuna


di

soccorso, feceno cenno

parlamento. Brisach per questo fece


li

fermare
partire
gli

e volse intendere quello che

Tedeschi dicessino. Proposono


lasciarli
,

Tedeschi
a

che se Brisach voleva


gli

di quel loco

buona guerra,

cederebbono

e libero

lascerebbono

quel forte.

A questo ragionamento Brisach aveva


cedere: quando
li

quasi che cominciato a

Svizzeri, che avevano ricevuto gran danno,

sendo
ciando

di

loro dalli Tedeschi stali

morii assai,

si

levorono e de-

siderosi di vendetta, tolseno Brisach da quella pratica,


di

minacsi

romoreggiare

e fare

disordine ogni volta che


si

ve-

nissi all'accordo.

Ma

Brisach per questo non


e l'avrebbe

moveva, e andava

seguitando
fussi

la

pratica,

tirata a
il

Bne

se

non

vi

si

interposto monsignor di Bonivet,


la

quale avendo consisi

derato

perdila grande che sino allora


signori e gentiluomini
,

era fatta delle loro


stati
li

gente e
zati
,

di tanti

che erano

ammaz-

e dubitando,

come sarebbe intervenuto, che


di salvarsi,
,

Tedeschi

veggendosi esclusi dalla speranza


fallo jnaggior

non avessino ancora


di utile fussi se-

danno nel defendersi

quanto

guilo in impalronirsi di quel loco, senza adoperar pi

arme;
ne

persuase a Brisach
a

che non dovessi accordare con


essi

li

Tedeschi

buona guerra, come


dare loro
la

ne avevano ricercalo;

ma quando

fossino volsuli uscire salve le persone loro solamente, che fussi

bene

il

strada: e a questo ancora fece conscendero

PRESA DI GOLFONARA
li

U7
di essi Svizzeri,

animi de' Svizzeri. Finalmente, con consenso


concluse mio accordo, che
gli

si

Tedeschi
salvi
,

si

uscisseno di quel

loco senza

arme,

in

giubbone, e

se

n'andassino dove a

loro pareva. Concluso questo accordo

subito Brisacli, a causa

che

gli

Svizzeri, nella passala de' Tedeschi,


,

non avessino

a fare
:

disordine
cosi gli

gli

fece allontanare dal

campo per due

miglia
si

Tedeschi in giubbone e colletto, disarmali


,

uscirono

del forte
di

e in tal guisa
;

si

trasferirono a Mortara al marchese


in

Pescara

e da

Sua Eccellenza ne furono rimandali subilo


,

Alessandria con ordine fussino riaraati


n'entrassino in Chierasco.
Parlili
Italiani

e che di poi tutti se

che furono

gli

Tedeschi, Brisach

fece intendere alti

che

erano

guardia dell'altro

forte, che

volendosi

arrendere

a buona guerra, gli riceverebbe.

Fu imposto che,
le

quando
e

fussi loro
a

permesso uscire

di

quel loco, salve

persone
fortuna;

robe e

bandiere

spiegate, che

coderebbeno

alla

altrimenti volevano, sinch avessino spirito, combattere.

E dopo

molte repliche falle dall' una e l'altra banda

finalmente fu con-

cluso che polessino uscirne con quelle condizioni che avevano do-

mandale, eccello che


per tutta quella

a bandiere spiegale. Cos gli soldati italiani

notte atteseno a

mettere insieme tulle quelle


e

robe che erano pi comode


le

al portarle;

con delle robe e con

bandiere insaccale abbandonarono ancor loro l'altro forte, e


alla volta
di

andorono
franzese
e
;

Mortara

passando per mezzo

il

campo

dal quale a tulli fu fallo universalmente gran cortesie


di

molti segni

benevolenzia
li

e Brisach proprio fece a tutti

dare da mangiare,

quali dipoi se n' enlrorno in Mortara.


li

Come prima

furono partili

Italiani

Brisach subito

si

imli

palroni di Golfonara, dove per dua giorni

non

si

attese per
li

Francesi ad altro che a cercare e ritrovare

tulli

morti
di

da

conto, e furono

visti

incassare seltentadue corpi,


,

lutti

gran

signori e gentiluomini
cia.

e da quella volta essere portati in Fran,

di poi

facendo Brisach fare una rassegna delle sua gente


la

trov che erano mancati in quella fazione dumilia fanti,


gior parte svizzeri, e trecento guastatori.

magdi ar-

Mercoled,
tiglieria
,

alli

21, fu cavato
trovava
;

di

Golfonara dodici pezzi

che

vi
vi

si

insieme con trentadua cannoni


,

che

li

Francesi

avevano condotti

Brisach

mand
,

alla volta di

Alba, con ordine che senza vollarsi


sotto Chierasco; la quale fece

o fermarsi

si

conducessi
fanti.

accompagnare da diccimilia

W8
Il

PRESA
medesimo giorno
invi

DI
la

r.OI.FONARA
cavalleria a ('hierasco, con ordine

di

riconoscere quel loco, e lui

als

ne and a quella volta avendo,


,

innanli a sua partita, fallo spianare Golfonara fino

a'

fondamenti
di
frati.

che altro

in piedi

non
la

vi

rimase, che un convento

Arrivala che fu
li

cavalleria a Chierasco, prese subito tutti


vi

passi

che a pena uno uccello non


che, sendo in camino
,

saria possuto entrare


,

di

modo
si
il

li

Tedeschi

che

in

Alessandria

di gi

erano armati por entrare in Chierasco, veggendosi


passo
,

chiuso

se ne ritornarono indietro.
delli

Domenica,
r artiglieria
sotto le
in
di

25,

la

fanteria

franzese,
,

insieme

con

numero quaranta cannoni


Chierasco
,

a ore dodici arriv


li

mura

e la notte seguente per


le

Franzesi

non

si

attese ad altro che a fare trincera;


;

quali fatte, pianta-

rono r artiglieria
rono a battere.
Il

e lunedi seguente atteseno quello


il

che faceva
comincia-

di mestieri per battere Chierasco. Dipoi

marted

lo

mercoled

detto loco,

in delli 28 arriv al campo de' Francesi uno spagnolo ribelle di Sua Maest Cesarea, chiamato
,
,

don Sercelo

con seimila

fanti

parte Biscardi e parte Biscaini,


si

con quattrocento uomini d'arme e quattrocento celate; e


giunse con Brisach, quale detto
mila fanti
cos
,

con-

di si

trovava in

numero

sedici:

mille uomini

d'

arme,

millcno^ecenlo cavalli
in quelli termini.
il

Ano

quel di

le

cose

si

trovavano

Tutto questo ragguaglio, compar mio magnifico,


Rofia ha ritratto da

vostro

uomo degno
fazioni
:

di fede

quale

in fallo si

tro-

vato a tulle queste

del quale

ancora

ho inteso, che

Brisach ha fatto fare in

sul fiume

Tanaro, a

una

torricella

chiamata Roveron, un gagliardissimo forte, e un altro a Monlechiaro, propinquo a Roveron a tre miglia, pure in su detto
fiu.me;

che

1'

uno

1'

altro sono di grandissima

importanza

in

danno degl' Imperiali. Un altro forte ha fatto fare in un loco dello Monte Calvo, presso al Ponte a Stura a miglia qualtro, il qual serve che quelli di Stura non possano
utile de' Franzesi e in

negoziare con quelli


passo.

di

Alessandia

avendo levato

il

comodo

del

Attender ora a ritrarre


e per altra
tre
,

il

seguito delle cose di Chierasco,

mia ve ne dar nuovo ragguaglio. In questo men-

state

sano e contento.

LETTERA
DEL GOVERNATORE FIGUEROA

COSIMO DUCA

DI

FIRENZE

rcMvio Mediceo

Milano, Filza 3)

Illustrissimo ci Eccellentissimo Signore.

Non ho
fatto di

scritto pi presto a

Vostra Eccellenza

il

successo della

perdita di San

Germano,
il

et apresso la

recuperazione che s'

quel luoco, per avermi voluto prima ben chiarire


stato

come
in

in elTedo sia

delto successo

et
s

ancor per avermi

questi qualro giorni passati tormentato

malamente

la gotta,

che non m'ha dato luoco


sta:
,

di

poter far quello che or far con que-

che sar come debito mio, raguagliar parlicularmente Vo-

stra Eccellenza del tutto.

Sapr donque Vostra Eccellenza, come

luned passato, che fu

alli

23 venendo
,

la notte del

martes Ludo,

vico Birago, avendo secrclamcnte unito in Santy delle genti pi


elette

che avessero nemici

in

Chivasso, Ibrea, Turino et

altri
al

presidij,

ch'erano andati
doi

alla

sGlata nel detto Sanly sin


.

numero de ottocento Germano, e da altri

fanti eletti

guidati da

un soldato
al

che avevano servito

San longamenle al
di

governo del detto luoco, ch'erano poi passati


dello Birago; se ne venne a San

servizio del
i

che sapevano molto ben


nelle
,

di

Germano guidati da che manera si faccevano


57"

medemi
le

senti-

la

parte dove era l'aqua del


11. Voi. XIII.

fosso pi bassa, e pi

Arcu. Si.

450
facile a scalare

LETTERA DEL FIGUEHOA


senza esser sentiti;
e per
si

quella parte presso

certa

torrefa

ove non che

aveva
il

sentinella,

crede, ancor

con

aj2;giuto de' soldati,

dello Birago aveva

procurato di fare

andare a remettersi nelle compagnie del detto San Germano che


ancor
juella

non

s'

ben verificato. Inlrorcno con quattro scale per


et intrali
la

parte;

da sessanta

in

settanta

uomini, se ne
il

andoreno verso

porta; e forzata la guardia, aprirono


gli

ponte,

avanti che quelli di dentro

potessero disturbare questo effetto:

e cos detti nemici inlroreno; et inlrati, procuroreno con ogni

diligenza

d'avere
il

il

castello, nel quale

s'era reliralo

il

detto

governatore et
li

capitano Leonello Dorso con dieciotto soldati,


;

quali

si

posero alla diffesa


il

mentre che

si

deffendevano, fece

venir subito

detto Birago tre pezzi d'artiglieria da bataria da

Sanly, che non discosto che doi miglia dal detto San Ger-

mano;
porta,

e cos delti nemici


si

balener

il

detto castello, che non

cosa che

possi

chiamar
di

dcffensibile, e gilloreno a

basso la
si

con un pezzo
In questo
il

muraglia, che quasi a piano


si

poteva

inlrare.

tempo che
di

faceva

la

batteria, seppe cos


,

ben
celli

fare

capitano Gioseppe

de Caresana

mandato da Verdetto

dal

Mastro

castello, ch'egli,

campo San Michel per soccorso di come persona pratica del paese, entr in
non erano Francesi
,

detto

castello per la parte di fuori (che


sorte)

per bona

con trcnla
,

soldati.

Entralo che fu, e repigliando animo


doi asalti per la
detta

quelli di dentro

diedero delti nemici


,

batteria e con scale

di

modo che sempre furono


delti

rebulati con

gran danno e morte de molti de


si

nemici; e mentre che questo

faceva, avendo

il

detto Mastro di

campo

avvisalo

alli

gover-

natori delli presidij di Trino, Crescenlino, Ponlestura, Novara e

Mortara,
perdita

la perdita del detto

luoco, ricercandoli soccorso senza

di

tempo

e che tutti dovessero

caminare

un luoco

chiamato
celli a

le

Cassine di Stra, eh' alla mit del camino da Vere


il

San Germano,
et

detto Mastro di
cill, e

campo

usc con mille

persone fra soldati


valli

uomini della

due compagnie de casi

ligieri,

che

si

Irovaveno in dello presidio de Vercelli, e

diedero detti governatori cos bona diligenza, che quasi a un

raedemo tempo gionsero le genti che loro mand ma prima d' essi vi gionsero tutte
:

a
le

caduno

d'essi

compagnie de
conlorno

cavalli ligieri

che

si

trovavano

nelli

altri

presidij al

e sopra

il

Novarese, ch'erano

selle; lasciando

che appresso ca-

LETTERA DEL FIGUEROA


minava
l'infanteria,

451
la

che certo andava con gran diflcuU per


sorte, che

pioggia grande che quel giorno faceva, et aveva fallo la notlc


avanti, che l'aque erano cresciute di
gli

portava nel

caminar grandissimo impedimento. Arrivala


al detto

la delta cavalleria

luoco de Cassine di Slra, ove gi

si

trovava

il

detto

Maper
dal

stro di

campo San Michel,


quattro primi;

spinse alcuni

cavalli corritori
tolti

pigliar lingua che cosa era de' detti nemici. Furono

loro

l'altri se ne ritornoreno a portar nova,


il

com'

e'

nemici, avendo inteso che

soccorso andava

a'

nostri del

San Germano, erano usciti, castello, temendo l'artiglieria al dello luoco di Sanly, e se ne ritornaveno con avendo prima sachegiato detto San Germano. Inteso questo il detto Mastro di campo, e considerando che il camino che aved'essere acolti in

vano a fare era poco, e che a voler


teria,

la cavalleria
si

aspettar la fanresolscro lutti


li

non

si

averebbero potuto aggiongere;


arcabuseri che
si

detti cavalli

trovorono a cavallo, d'arri\ar delti


la

nemici

e cos andorono; et arrivali a loro,

compagnia

del ca-

pitano Francesco Valperga, vedendo loro che erano pochi, scrro-

reno nemici verso

la detta

compagnia

e pigliando esso capitano

con suoi
pero
cos

cavalli la

carga,gionsero

gli altri in

soccorso, e diedero

dentro delti Francesi tanto animosamente, che loro mederai rula

sua fanteria che stava in una strada molto spaciosa


le

menando

mani

tolsero prigioni

da cento cinquanta

cavalli

ligeri,

ducento ottanta

fanti, feriti molti, e lasciato nella strada

e per le

campagne

a quello che
si

domanda Lodovico Birago che


si

si

vogliano relaxare:

fa

conto che saranno da cento ottanta in


si

circa morti, pochi cavalli

salvorono, e con essi

scap Ludo-

vico Birago e Carlo suo fratello, che

rimanevano presi

che
se

li

soldati di

Sua Maest,

intenti a seguire

se non era una bandera che


a' delti

ne portava un soldato francese fugendo, diedero


di

Bira-

ghi comodit

poter salvarsi con

la

fuga.

Tolsero

la detta

bandera, e con essa altre tre con un stendardo de cavalli, e rest


prigione
il

capitano Pietro Maria Brisighella

il

capitano Maridi

cino, favoriti del detto Birago,


fratello, doi alfieri

un
il

alferes della

compagnia
,

suo
e se

de cavalli,

Marchiogatlo

un luocote:

nente de'Svizari, morto un capitano e molti


ia

altri officiali
si

fanteria nostra poteva arrivare a


di

tempo,

crede che non

sarebbe scapato niuno


d' artiglieria,

loro.

Si

recuperoreno doi pezolti

che

detti

nemici nella relirata loro avevano levalo

452
di

LRTTEHA DEL FICUEROA


li

San Gormano,

quuli

si

rilornorcno in esso. Ebbero ancora in


la

potere quella d'essi nemici con


si

quale balirono

il

caslello;

ma
li

trov tanto vicina gi al dello Sanly. e in una slrctla ove non

si

poteva voltare se non con forze do' guastadori


li

che avendo

soldati piglialo
in l,

bovi che la tiravano, e condotti chi in qua chi


gli

come

si

suol fare, lauto pi quanto che non se


la

trovava

capo principale, e col tempo tanto pluioso, e con


preda a San Germano.

sopravenenlia

della notte, che furono constrelli lasciarla, e ritornarsene con la


vittoria

carighi

di

11

dello

Ludovico
trovava a

Birago

mand

poi a ricercare che si volesse fare a

bona guerra
si

e rimandarli

quattrocento

quaranta soldati
e llaliani
,

che

mancare. Tra Gasconi, Svizari


tanta tra sani e

se ne

mandorono a

Casale, a monsignor della Molla Godrin, a presentar ducenlosetferiti.


li

11

resto non

si

son trovati, che deveno

esser morti da
il

vilaui per le

msse, perch fecero anch'essi

debito loro. Questo quello eh' passato nel detto successo,


si

che Iddio per sua inGnita bont piaciuto che

facesse e

si

recuperasse

il

dello luoco, che ne sia


le

sempre

lodato. Et a Vostra

Eccellenza basic

mani.

Da Milano,

a'

30

di

Maggio 1558.
D. Juan de Figueras.

RELAZIONE
DELL'ASSEDIO DELLA CITT DI VERCELLI
FATTO

nell'anno 1617 dall'esercito


SCRITTA

di

spagna

UAL

m\

AMOMO

BERARDO

ED ILLUSTRATA

DA CARLO PROMIS

AVVERTIMENTO

Carlo Emanuele
riti vivissinoi
,

Duca

di
,

Savoia sort da natura spi-

ingegno vasto
,

multiforme

versatile a

non

dirsi

bravura egregia
fascinarli
,

arte squisita di conoscere gli uo:

mini

piegarli a suo pr

fu

tivo ne'

maneggi e mobile

ne' trattati,
diciott'
lui

insomma cos atcome prode nell'a.,

mi (Manzoni). Sovrano a la fama del padre, che in


rispetto che
di

anni gli dava fama tramandava quell'amorevol


al figlio

uomini e nazioni portano volentieri


:

un grande

ebbe popolo capace


,

di alte cose

sin allora

poco operante

noto alla storia per sventure non per ira-

prese. Bella gloria militare

avevano

principi di Savoia,

poca o nulla
scarso

sudditi viventi in paese feudale, povero,


,

d' abitanti
;

rotto alle fazioni

oppresso dai due po-

tentissimi vicini

soldati eran molli ed


,

ovunque

ma

sotto

stendardi stranieri
qui
le

mentre Francia e Spagna fomentavano


nazionale e

parti

e queste, vili, rabbiose, minute.

Emanuele
rosa
,

Filiberto istita milizia

numevirt

base all'indipendenza, senza


,

cui

non

v'ha

vera in un popolo
gnit
tile
il
;

poich

la

vera virt non senza di-

ma

l'ottimo concetto era guasto e quasi fatto inu-

dalla

mala configurazione
di

dello stalo. Francia teneva

marchesato
,

Torino
del

Carmagnola fronteggiava i Gonzaga signori Monferrato possedevano per Acqui, Alba ed una caSaluzzo
,

con

con Centallo stringeva Cuneo

tena di borghi e villaggi, tanta provincia da collegare l'Ap-

pennino colla valle

dell'

Orco

nell'Alpi pennine

partendo

456
in

AVVERTIMENTO
due
la

pianura del Piemonte, mentre

le

loro terre
;

mu-

rate
i

guardavan Torino a

sole cinque miglia


,

poi v'erano

feudi imperiali delle


;

Langhe

pontiflcii dell'Astigiana
il

e del Biellese

Oneglia, rinserrala fra terre Genovesi;

Bugey
rali

e la Bressa, sprolungali entro

Francia

senza natu-

difese,

lonlanissimi

dal

cuore dello stato; perduta

Ginevra antemurale contro Francesi e Svizzeri. Ci vide


Carlo, e sent

come
uno

tali

condizioni snervassero la sua insia

dipendenza

sapeva non esser forte uno s'alo che non


:

stretto in s ed

a questo volse
,

1'

armi e

l'

ingegno.

Ruppe guerra
a chiuderle e
le le

alla

Francia
;

dopo varia fortuna pervenne


,

Alpi

pi volte

ma
poi
,

invano
nel

tent Ginevra

riviere

Liguri.
,

Morivan
ed

1612 Vincenzo e

Francesco Gonzaghi

gioni sul Monferrato,


colla
tari

il Duca mettendo fuori sue raarm e lo invase; d'onde guerra

Spagna, ch'ebbe
g'

aiuti pattuiti

dall'Impero, volon-

e forzali dai principi

d'Italia, mentre pel

Duca

sla-

vano

incerti

favori

della

corte di Francia e qualche

danaro sporto
il

di soppiatto dai
,

Veneziani

gli

davan cuore

proprio valore ed ingegno

e l'amor de' popoli, che

non

gli

manc mai.

mezzo

il

maggio
,

del

1617, D. Pietro

di

Toledo, Go-

verniilore di

Milano

con

esercito ingrossalo poi sino a

venlinla fanti e cinquemila cinquecento


la

cavalli,

varc

Sesia

contine de' due stati

per consiglio del marchese


,

di

Montenegro, accennando ad un tempo a Sanlhi


,

Ver-

rua

Crescenlino e Vercelli,
Vercelli appunto

tenne

sospeso l'animo del


tratto soldati e

Duca, che da

aveva

mu:

nizioni per mandarli ad altra impresa nei monti Biellesi

allora a questa citt volsero rapidamente gli Spagnuoli e


la

investirono

scarsa

di
il

presidio e di munizioni. Nella

quale indigenza sperava

Toledo

di
,

pronta resa

e spe-

rava pure nelle fortificazioni poche


tese.

malconce

mal in,

queste

provvide poi

l'

ingegnere

Sanfronle

al

presidio poco pot provvedere


sioni

il

Duca

nulla alle provvi-

da guerra

la

mancanza

delle quali fu

causa polis-

AVVERTIMENTO
i

457

mercenari sima della perdita della citt, coadiuvando ausili! di Francia; quali, dopo fatte lor prove di valore,

veggendo (sono parole


ter

del Capriata)

l'

impresa non poaver


sod-

andar pi molto

in

lungo

si

parvero
e

disfatto interamente all'onor loro


il

all'obbligo verso

Duca,
si

in servizio del

quale, non essendo egli prin-

cipe loro naturale, n combattendo essi per la patria,

non

parevano finalmente obbligati lasciarvi pertina.

cernente la vita

ci accadeva mentre, per


di

comun
i

consenso (essendo nell'esercito


valli e

Spagna consumati ca,

fanti, per
,

modo che
Francia

gli ufficiali stessi

mancando
,

soldati

erano

astretti passar lor giornate in sentinella)


,

pi

lievi

sussidi! di
,

oppure protratta
il

di

poco

la

resistenza

avrebbero costretto
codesta
fa or

Toledo a sloggiare.
e del suo autore.

Dir ora di
scrivere
eh' ei
ai

Relazione

Lo
fa
la

al presente

or al passato

mi

credere che

propri giornalieri appunti, presi durante

difesa, abbia poscia a suo agio aggiunte notizie pi


tolte

ampie
,

con fiducia
i

come
:
i

in

recente e

comune evento
i

da

altri fra

difensori

idiotismi e gallicismi vi sono in

buon
stile

dato, ed io ne notai

pi grossi ed

pi sconci: lo

d'uomo rozzo, che ha


lo

chiare idee, e lotta colla penna


in

che

tradisce
i

sicch sovente ritorna


,

spezza

confonde
le

periodi

n arriva ad esprimere come vorrebbe


lo stile

proprie cose:

insomma,

stesso

un perpetuo
che ora
af-

idiotismo.

Un

codice io ne tengo (ed

quello

viene in luce) non originale


fatto tra quelli di

ma

sincrono: altro simile

questa R. Universit degli Sludi, con


,

un

terzo eh' io
il

tiero

giornale,

Mei libro

chiamo compendiato poich ha bens inma denudato di tanti fatti, che la mole non giunge a met dell'altro: e questi pur sono
,

contemporanei ambedue
se n'

e di quella et e delia posteriore

hanno non poche


la

copie. Altra relazione nella priil

vata biblioteca di Sua Maest


a

Re Carlo Alberto, ed ha

fondamento

sovraddetta

con cangiamenti nella nar-

razione e poche aggiunte, dovute, a parer mio, alla IraAkch. St.


II. Voi. Xlll.

58

458

AVVEirriMENTO
il

dizione. Di un' altra ancora f parola


Scripl.

Rossolti {Syllabus

Pedemonl.

p.

93

dicendola scritta da Aurelio

Corbellini letterato Vercellese, fiorito pochi lustri

dopo,

ne accenna un codice ora sconosciuto. Aggiunger che in


questi

RR. Archivi

di

Corte

si

hanno parecchie brevi


e che

scrit-

ture concernenti la difesa e T offesa della piazza, distese


quali in italiano
rel
,

quali in francese

una Relazione

soccorso dato dal Serenissimo


Vercelli
,

di

con

la

resa d'essa

et

feriti del

nemico, fu stampata in

Duca di Savoia alla citt il nome de' capi morti et Torino Tanno slesso 1617
:

dal Pizzaraiglio, ed di
altra relazione simile
ai giorni stessi

un

solo foglio in 4to piccolo

(ma
,

a favor di

Spagna) stampavasi
pure
,

in

Milano

in foglio volante essa


le

spacciar la nuova

ambedue come ora

gazzette.

Torin, Settembre 1844.

Carlo Promis.

All' Illustrissimo

signor
,

Don Augusto Manfredo


,

Scaglia, mar,

chese di Caluso

Tronzano

Boglio
e

Mosso
,

Gran Croce
Colonnello di

della Religione de'

SS. Maurizio
e

Lazzaro

cavalleria
stretto

infanteria,

Governatore di

Vercelli e

suo

di-

per S. A. Serenissima.

Panni,

Illustrissiuo signore,

tanto dovuta alle stampe la


seguiii

verace relazione degli onorali


citt di

falli

nell'assedio della
quell* esatto

Vercelli, che avendone

io

tenuto

conto,

che slato possibile, come spettatore e partecipe della gloria


di quelli,

non posso

far di

meno
la

di esporli a lutto

il

mondo;

sperando non solo abbatter con


dagli invidiosi emuli
quelli
si

pura verit

le

menzogne che
ancora da

van seminando,

ma debbano
utili
li

molti
,

Governatori e Capitani

ricever

e singolari
altri

esempi

e per tal via

animare e ammaestrare
,

popoli

nei veri segni di fedelt


in s

con

li

boni portamenli da' Vercellesi


il

importante servigio dimostrali verso

loro Principe na-

turale.

N sapendo

a chi pi convenire dedicare l'opera mia,

che a V.
(li

S. Illustrissima, la

quale ncU'emminenza del governo

quella citt u ebbe tanta parte, e diede segni cos evidenti

di

marzia! valore e prudenza


;

che parve proprio gi molle et


di

Ira le battaglie nutrita

ho preso animo

sicuramente

farlo,

credendo gradir volentieri questa semplice scrittura, accompagnata da tutta


la vcril

ed affezione desiderabile: mentre, pre


,

gandole dal cielo ogni vera prosperit

le

farrio riverenza.

Di Turino,

li

4 agosto 1617.

Di V. S. Illustrissima

Devotissimo Sorvilore

Antonio

IU-,rardo.

RELAZIONE
di Vercelli

di quello
,

seguito

neW Assedio

della Citt

assediata dall' armata spagnuola comandata


dt

da

Don Pietro

Toledo Osorio,

raccolto

dal

Capitano Antonio Berardo di Nizza, deWanno 1617.

Li

24

di

maggio, che

fu la vigilia del

Corpus Domini,
Vercelli
,

l'ar-

mala spagnuola arriv avanti

della

cilt di

con un

numero
si si

di ventimila

fanti e tremila cavalli

ed alla giornata
alla

andava ingrossando, e tutto quel giorno sino


stette a

notte (1)

scaramucciare.
il

Li 25, che fu

giorno del Corpus Domini,


si

il

signor mar-

chese

di

Caluso comand che non


,

lasciasse di fare la pro-

cessione generale
nieri
li

come

si

soleva

comand
la

a tutti

li

canno-

che dovessero appuntare


si

l'artiglieria

da quella parte che

Spagnoli

trincieravano
s'

e,

come
il

processione passasse,
1'

che da
si

tutte le parti
:

avesse da

sparare

artiglieria

fece

dove che
di

il
,

giorno ed
senza
li

secondo giorno se ne
li

come ammaz,

zarono pi
cero
(2).

cento

feriti e

prigionieri che

si fe-

Lo

stesso giorno,

il

signor Marchese diede

li

posti alla ca-

valleria ed infanteria,

come anche
di
,

a quelli della cilt, che sono


li

quattro compagnie, e guardano dentro

muri
sono

della citt, e le

compagnie

Francesi e
della

Savoiardi e Piemontesi
e
li

sono

nelle
del

irincere fuori

citt

Vallesani

alla

porta

(1)
(2)

Cod.

A:

lullo il suddelln giorno e la notte.


, ,

La ms. Relazione ch'io credo del Corbellini narra d'un cannoniere della citt che d'un sol colpo port via ambe le gambe a D.Fer nando Perez nipote del Toledo una a D. Rodrigo Vela signore di Guertes feri nella lesta D. Cerzia di Pimenlel Conte di Benavente, ed in un braccio D. Girolamo suo fratello olire aver ucciso un soldato.
,
,
,

462
Servo
l

A S
(1),

K D

quali guardano

dal castello sino alla ciltadolln con


si

suoi triucicramenli quali

fecero air incontro di detta port<i

del Servo.

La compagnia del capilano Giovan Andrea Centorio guarda


d^lla torre dietro Sant' Eusebio sino al castello.

La compagnia
La compagnia

del capitano Valtieri Avogadro, dalla cittadella


,

sino alla porta di Strada

incluso

il

bastione

di

del capitano

Giovan Francesco

San Giacomo. Stella guarda

dalla porta di Strada sino alla porta di Sant'Andrea, riservando


il

bastione di Lanino che guardato dalla nobilt della citt,

che sono comandati dal cavaliere Fra Sebastiano Gagouolo, cavaliere gerosolimitano.

La compagnia del capitano Giuseppe Salomone guarda dalla


piattaforma dietro Sant'Andrea fino a Sant' Eusebio.
11

signor Marchese

vessero travagliare
Li 28 di
sole,

comand a tutti generalmente che doognuno alli ripari e star pronti con sue arme. maggio, domenica di mattina, quasi ad un'ora di
soccorso guidato dal capitano Giovan Michele To-

giunse

il

setto di Vercelli, e la gente ora

comandata
di

dal signor barone di


(3),

Guenna
di

(2)

e dal
al

signor conte
di

Sanfronte

e dal colonnello

Brechia,

numero
si

milledugento fanti e dugenlo cavalli,


ufficiali del presidio di

tra quali vi
celli
,

erano molti capitani ed


trovavano
al

Ver,

che allora

campo
di

di

S. A,

Santhi

venivano desiderosi d'impiegarsi


di

in quella difesa. Il

signor conte
colonnello di

Sanfronte consigli

al

barone

Guenna ed

al

(1)

Servo, ora Cervo, torrente che scendendo dall'Alpi, mette foce

nella Sesia poco sopra Vercelli.


(2)

Le Relazioni MSS.

lo

cliiaraano

Guenna, Inguena

Cucina; sao

nome
lo

era Digoine-Damas.

(3)

Ercole Negro nacque


:

in

Centallo presso Cuneo alla met del seco


,

XVI
:

poich

il

villaggio nativo obbediva a Francia


III fu fallo

egli

entr

ai ser-

vigi di

questa corona, e da Enrico

suo ingegnere ed archipoi

tetto

tenne da prima

le parti degli

Ugonotti;

nel

ISSO pass

ai

Cattolici del

Duca

del
,

Marsiglia
di

Nantes

Maine, esercitando sua arte e bravura ad Aogers, Sainles ed altre citt. Otl'annl dopo gi'era al soldo

pel quale milit sino alla morte con grido d'ingegnere valentissimo il Duca lo fece Conte di San Fronte , suo ingegner maggiore e generale dell'artiglieria: mori circa il 1623. Di lui ho io

Carlo

Emanuele,
:

scritta
dell'

la

vita ricca d' ignote notizie

e che far parte della mia Storia

archilellura mUilare ilaltana.

DI
Brechia, senza conferir

VER<;ELLI
lai
il

463
si

suo pensiero ad altri, che acci

giungesse a salvamento, bisognava che


essendo che

soccorso arrivasse

circa un'ora di sole, perch entrando prinaa correrebbe pericolo


di

essere taglialo a pezzi

il

signor

Tommaso
il

Ca-

racciolo, governatore di
corrieri avvertito
il

San Germano

(1),

avrebbe per molli


soccorso

signor generale
li

D. Pietro che

era partito a quella volta, e


alli

Spagnoli avrebbono provveduto


,

posti

per quali
;

si

doveva passare
poi
si

di

buon numero
avevano
fatto
;

di

cavalleria e fanteria

come

trov che

che entrando
ed
il

di notte si

sarebbe caduto negli agguati de'nemici,

simile se fossero passati nell'Alba;


di

ma

che [)assando circa

un'ora

sole, sarebbe avvenuto che non

sentendo

il

nemico

nuove alcune della venuta,


per quel giorno, che ognuno
lasciando
i

n sospettando pi del passaggio


si

sarebbe ritiralo

a'

suoi quartieri

posti

e che a tal

tempo

il

soccorso poteva entrare

senza perdita di un sol


di

Castiglione in Ghienna

uomo: e diede a quei signori l'esempio quando il duca d'Humena l'espugn,


di

che occorse un fallo simile. La proposta del conte


fu approvata, e si fece alto;
di

Sanfronle
il

ed

il

capitano Tosetlo con


il

conte
alli

Sanfronle andorno a riconoscer se

nemico era ancora

suoi posti; e ritrovando che era partilo,

rilornorono indietro

per dare
si

tal

ragguaglio
Il

al

barone

di

Guenna, acci prontamente


incaminare tutta
la

caminasse.

Barone subito
la

fece

gente

ordinando prima
il
}\

fanteria e poi la cavalleria giunta alla coda.

conte di Sanfronle
tutta briglia alla
li

comand

al capitan

Cipriottoche correndo
cittadella, gridasse

punta del baluardo della


per

Savoia, e
venuta
la

donasse nuova del soccorso vicino, ed insieme della


:

di

esso conte di Sanfronle


citt

il

che

si

sent
,

per tutta

soldatesca e gente della


tutti

grande allegrezza
la

gridando

anch'essi

viva Savoia, e dando

gloria al Signor Iddio.


,

Tutto

il

soccorso entr felicemente nella citt

eccello che da

quindici carabini che portavano munizione di polvere in spalla,

che s'abbrugiorno. Li cittadini fecero risoluzione


ostinatamente per conservare
la

di

combattere

citt

ed

il

suo Principe, ed
la

esso Conte, prima che entrare nella citt, volse visitare tutta

(1) San Genuino, villaggio a cinque miglia da Vercelli sulla strada di Torino; l'avevano poco prima avuto gii Spagnuoli per vilt dei comandante clie dal Duca fu fatto impiccare
.

464
contrascarpa e
stracco ed
di

ASSEDI
afflitto dalle

()

rivellini tutto all'intorno,

gotte, in

quantunque fosse mollo compagnia del signor marchese


venne incontro; e subito
di
si

Caluso, che uscendo dalla

citt gli

fecero nuovi compartimenti dolli quartieri


della citt,

fuori e di dentro
si

assegnando ad ogni nazione


la
;

li

suoi posti, e

diede

parimente ordine per


guerra come
de' viveri
li

distribuzione della munizione tanto da


sotto qua!
a'

ordine rest

la

soldatesca

soddisfatta, salvo

Valicsani

quali non fu provvisto, che cos

aveva ordinato
loci
il

il

signor barone

di

Guenna, governatore. Conlula credilo nella

capitano Quartieri, che entr col soccorso e che coman-

dava a quel reggimento, avendo trovato denari


citt
,

provvidde cos bene, che ad ogni soldato


il

si

dava dieciollo
;

oncie di pane

giorno, ed in denari uno scado ogni settimana

sicch quel reggimento de' Vallesani


si

con

tutti

li

suoi ufiiciali

port, durante tutto


si

il

tempo
al

dell'assedio, tanto valorosamente


la fortifi-

quanto

possa dire

combattere e travagliare
valore in tulle
lode.
11

cazione, che nelle sortite e scaramuccie; e sopralulto esso ca-

pitano Quartieri

che, per

il

le

occasioni che

si

appresenlavano, merit
molini da cavallo per
al pari de' molini

somma
li

conte Sanfronte fece fare


(1)

tulli

quartieri, che molevano


,

quasi

da

acqua
si

oltre

gran

numero

di

altri

da

braccio
il

talmentech non
la

pativa di farina. Esso Conte prese

carico di tutta

forliGcazione e dell'artiglieria, de' fuochi


;

artificiali

e di ogni macchina necessaria per la difesa


la cill si
il

e circa

questo, sopra suoi occhi tutta


Li

posava.
il

29 detto, dopo entrato


di

soccorso, essendo

baron

di

(iuenna in casa del marchese


la lettera
gli

di

Caluso,

gli

consegn e rimesse

Sua Altezza Serenissima, per la quale scriveva che esso Barone per comandare alla piazza in suo luogo mentre durerebbe l'assedio. Il che fece Sua Altezza, non perch non stimasse il Marchese degno ed atto a quel governo,

mandava

ma

perch giudicava che

si

dovesse

onorare

la

maggior
il

et
,

od esperienza del Barone. Al che avendo obbedito


e cos rimessogli
il

Marchese

governamenlo,

il

Barone avendo prima orla

dinato e dato ricapito di molle cose che erano necessarie per


difesa
,

fece

chiamare a consiglio

li

colonnelli e capitani ed altri

(1)

Idiotismo: macinavano. Molti


a

ne iavenl

il

Sanfronte, e se ne

hanno disegni

penna.

D
signori
,

V E R e E L L

465
oegoziava al Mardi

liando

sempre parie
il

di lutto ci si

chese, e pigliando

parere da esso di quello era conveniente


,

fare per utile e conservazione della cill


del conte
di

con assistenza sempre


Brechia, mostrando
(^

Sanfrontc e colonnello
di soldato di

di

dando segno
al

molta intelligenza; onde fu gran danno


si

servizio di

Sua Altezza che

perdesse questo cavaliero. In


facessero molle riparazioni
,

quel consiglio fu concluso che

si

massime dalle parti dove si conosceva che l'inimico potesse aver animo di attaccare; onde il conte di Sanfronte accortosi che il nemico voleva fare una balleria alla porta di Strada, dove il luogo era molto debole, disegn tra le due mezzelune che sono
fuori del fosso,
la

che coprono

il

ponte e

la porla, altra
;

mezzaluna,
baluardo
il

quale restasse per difesa


al

di esse

due

e di pi

disegn anco
di

un baluardo
pietra
dell'

di fuori del
(1)
,

fosso, all'opposito del

chiamato
al

che lo copriva
,

e diede
si

carico
de' suoi

opera

colonnello Chieyn
di

il

quale

serviva

soldati e d*

una quantit
il

guastadori della citt per dare peril

fezione

all'opera, ed
le

capitano Cipriollo teneva

carico

di

somministrargli

fascine; e lontano da essa porla

si
,

fecero di-

molti rivellini e ridotti piccoli nella piana

campagna

per tenere

r inimico pi lungi che


che
fare

si

poteva

onde

si

tennero essi rivellini per


li

pi giorni, combattendo e scaramucciando vivamente


gli

soldati

erano preposti alla guardia. Oltre


delle

di ci,

il

Conte fece
il

una mina per caduna


se ne fosse

mezzelune, acci, quando


,

ne-

mico
si

impadronito e loggiato sopra

dandoli
si

il

fuoco,

facesse saltare in aria; e di giorno in giorno

andava tirando
di trava-

innanzi la fortiflcazione, non cessandosi giorno e notte


i,'liare,

sollicitando dappertutto
,

il

suddetto colonnello Chieyn


altri

od

il

suo sargente maggiore


suo reggimento.
il

siccome molti

capitani

ed

ufficiali del

Dappoi,
del

Conte, riconosciuta
di

la

fiacchezza ed imperfezione
al

baluardo
vi

Sant'Andrea, e che dal dello baluardo

molino
si

nuovo

era un vallone assai profondo, dove

comodamente
al

po-

teva alloggiare
dall'artiglieria
,

un reggimento
contrascarpa
vi

di fanteria,
si

che restava

coperto
si

e da esso vallone
;

partiva

un

fosso che

sten-

deva sino
del

alla

fece fare

un

picciol forte in
il

capo
qual

vallone,

lontano dalla contrascarpa trecento passi;

(1)

Lacuna

nei codici.

ARCI! St. IT. Voi.xin.

59

4C6
foric

ASSEDIO
fermava
il

(1)

il

fosso

che veniva dal vallone


vi

alla

conlra-

scarpa, ed

(jovernatorc

mise dentro per guardia una delle


di

compagnie

del

reggimento del colonnello

San Cassino,
li

sa-

voiardo: e mentre che quel forte fu guardato, mai


ter alloggiarsi nel vallone;
e

Spagnoli po-

ma

sopravenendo

le

pioggie grandi

riempiendolo

d'

acqua,

li

soldati

l'abbandonarono, ritirandosi
si

alla

conlrascarpa, e subilo fu da Spagnoli occupato, e

servirono

del suddetto fosso, che gli valeva d'

una profonda Irinciera, dal


sino alla picciola

qual fosso con

molle altre

trinciere tirorno
il

mezzaluna
appresso

di

Sanl'Andrea. Nel qual luogo


il

Conte disegn un
di

ridotto nel fosso fra


la

baluardo

di

Sant'Andrea e quel

Lanino,
il

mezzaluna
di

del colonnello

Vacca, e fu dato

co-

mando

mons

Arnam con

sua compagnia d'archibugieri

a cavallo per la custodia

d'esso ridotto, gentiluomo savoiardo,

giovane di gran cuore, di bel giudizio, diligente ed affezionato al

suo principe

il

quale rest
qual
ferita

ferito

in

compagnia

del

barone

di
il

Guenna

per

la

mor

poi.
si

Ed

avanti a

tal ridotto

conte fece fare un colTano, nel quale

alloggiavano comodamente

trenta moschettieri, che battevano tutta la facciata del bastione


di

Sanl'Andrea, e battevano ancora tutto

il

fosso a livello, senza

che potesse esso coffano essere scoperto dal nemico.


la

perch

mezzaluna avanti
il

il

bastione di Sanl'Andrea non era di suffi,

ciente grandezza,
la

Conte ne fece fare un'altra vicino a quella


il

quale guardava da una parte verso


era
fabbricata
,

Gume

Servo, sopra

la

riva del quale

e flancheggiava quel baluardo

dalla parte del

fiume verso mezzanotte; e nel fosso delle mezzeper battere con

lune fece fabbricare due coffan


soldati

moschetto

li

nemici che fossero venuti per dare l'assalto; fece mi-

nare

la

mezzaluna contigua a quella, che era molto pi bassa


prima
:

della fabbricata

con disegno che, se a caso


dandoli
il

l'

inimico

la

venisse a guadagnare;

fuoco,

si

facessero
,

saltare

nell'aria quanti soldati vi fossero ascesi sopra

e quelli ancora

che slessero
Alli

all'

intorno.
di notte,

15

di

giugno, circa un'ora


di

vennero
di

li

Spagnoli

con due grossi

ca\alleria

due squadroni
,

fanteria, ed

andarono a
dirimpetto

far
al

dare all'armi alla cilladella

ed alla mezzaluna

bastione grande, guardato dalli carabini del cava-

fi)

Gallicismo

chiudeva.

V E R e E L L
del

467
di

liere Varalle (1) e da' soldati

reggimento del colonuello

Boglio, ed andorno fare


alla porta

il

simile a

quella de' V^allesani vicino


le

del
li

Servo; tutto in un islcsso tempo, e da tulle

parli furono

Spagnoli

con buone moscheltate


li

ed alquante Per

cannonale che dalla cilladelia


questo, non lasciarono
ivi d'
li

furono sparate, salutali.


di

Spagnoli

dare

il

fuoco

al

molino

appresso, che abbruci tutto, non essendovi pi guardia,


il

che era partila

giorno antecedente, non potendo pi resistere;

e ritrovandosi in

ronda

il

capitano

Picrfrancesco Alessandri,

sargente maggiore della citt, che scoperse dalla muraglia che

r inimico, dopo aver dato

il

fuoco
ivi

al

molino,

si

ritirava alla volta


il

del Servo ed al Borghelto, ed

faceva alto: onde


tutti,

sargente

maggiore non
dentro,
intanto and

lasci di

comandare a
alla
tutti

tanto di fuori che di

di slare

con l'armi

mano
i
;

sino a nuovo avviso, ed

scorrendo a

posti e

muri della
a

citt

co-

mandando ad

ogn' uno di cos fare

e provvisto a quello che era

servizio e conservazione della piazza,

and

trovare
(2);

il

Barone

Governatore per darli conto dell'arma seguita

e trovandolo

accompagnalo da alcuni
Sant'Andrea,
veduto; ed
var
vato
il
il

francesi nel fosso vicino al bastione di


di

gli

diede minutamente ragguaglio


gli

quanto aveva
ritro-

Barone

comand

di

andare subitamente

Marchese per dargliene anco conto: quale avendo


incontro della mezzaluna guardala del
il

ritro-

all'

colonnello San

Cassino, che slava appoggiato sopra


a quella opposta, che
la

terreno della mezzaluna

faceva travagliare alla gagliarda per

rinforzarla con parapetti, sollecitando l'opera in sua


il

compagnia

sergente maggiore Signorile; e mentre

gli

andava l'Alessandri
aveva intelligenza
il

raccontando ci era seguito, l'inimico che

con un capitano del reggimento di San Cassino,

quale faceva
il

un piffaro sempre sonando, Gucnna sopragiunse nel fosso con


slare
veduti
li

insino a tanto cl)c


la

barone

di

sua seguila

(3), e faceva

travagliare ad una traversa per alzarla, acci, essendo


soldati nel
:

meno
segno

fosso,
il

meno
il

potesse

l'

artiglieria

nemica
il

offenderli

ed allora

piffaro cess di sonare, che era

del tradimento, desiderando

nemico che, insieme con

gii altri,

(1)

Leggasi

cavaliere di

Varax

savoiardo.

(2) Cio, dell'allarme.


(3)

Con

il

suo seguilo.

408
l'osse

ASSEDIO
anche colto
il

(lOvornatorc: ed
il

il

spagnolo stava armato


il

sendo notte mollo oscura, con

ventre a terra, aspettando


efTetlo,

tempo che
dare
il

la

mina
il

facesse

il

suo
,

dovendoli (come fece)


di

fuoco
il

Lorcno minatore
guardavano
terra
la

consapevole

questa trama,

quando
dati

pilTaro cesserebbe di toccare,

come

fece.

Onde
,

li

sol-

nostri

che
la

piccola

mezzaluna

saltarono
molti

nell'aria, e
de' nostri,

d'essa
il

mina

coperse

all'intorno

tra gli altri

sargcnte maggiore Signorile, soldato


vi

che molto intendeva e valeva in guerra, e

morirono.

Il

Marchese e sargcnte maggiore Alessandri restarono salvi se ben alquanto oppressi in qualche parte della persona: e subito dopo aver saltato (1) la mina, li Spagnoli, che stavano pronti
all'occasione,
si

ritrovorno immantinenti nel fosso, ritrovando


gii

molti storditi dal danno e fracasso della mina,

andavano
e

fe-

rendo ed ammazzando quanti ne

incontravano,

eaminando

nel fosso verso il bastione di Lanino insino ad una traversa, dove essendo archibugieri per fianco dalla mezzaluna del colonnello Vacca, ritornorno indietro
il
:

ed in quel
ferito

medesimo tempo

fu

barone

di

Guenna governatore

d'una moschettata nella


risorse, diferita

coscia, che, cadendo a terra, subito

animosamente
il

cendo che ci era niente, se ben dappoi per questa


l'anima.
allora
si

rese

fu grazia speciale di Dio, che

contedi Sanfronte

salvasse, perch trovandosi in


avanti
di

compagnia d'esso Baconsigliava,


presenti
il

rone poco

fosse ferito, dove

si

marchese
della

Caluso, colonnello Brechia, Mons di

Pogliana e
altri
si-

Marra,

questo ultimo
il

sargente maggiore, ed

gnori e capitani, sopra


il

fatto d' alzare la

traversa; e dettogli

Conte

qui,

il suo parere il Barone gli disse: Conte, che volete far buona persona? ritiratevi. Replicando ci pi volte, caus
,

che
e

alle

sue persuasioni

il

Conte prese

il

camino per
si

ritirarsi

quando non

fu pi lontano di cento e

cinquanta passi, ud

il

rimbombo

della

mina

e l'arma

che incontanenti

diede collo

strepilo delle moschettate, ed ebbe fatica a salvarsi al baluardo


della Nobilt, dal

qual luogo dopo incaminossi al baluardo

di

Sant'Andrea,

dove

era l'assalto de' Spagnoli, per assistere al


a

Marchese

rimediare

quanto poteva, perch


il

lo

Spagnolo esli

sendo asceso sopra esso baluardo verso

fianco, seguitando

(1)

Leggasi: essere saltala.

J) I

VERe EL L
tanta furia,

469
capitano, pur
il

nostri

con
dove

uccisione con

che un

spagnolo, ebbe ardire di montare a cavallo sin appresso


tello,

porfa-

fu

aramazzalo.
alli

Il

Marchese, ch'era giunto quivi


aiutandoli

cendo animo
montesi

soldati

ed

sostenere
di

l'empito

de'nemici, con l'aiuto e soccorso ch'ebbe


,

cento soldati pieivi


li

che

si

tolsero dalia guardia del portello ed

furono

mandali dalsargente maggiore Alessandri, riposs(l)


e
li

Spagnoli

sforz a ritirarsi

a'

suoi

luochi

trincierali,
feriti,

con perdita di

mille e pi di loro, olire da cinquecento


poi da

come

s'intese
citt

due

soldati Valloni

che

si

vennero rendere nella


restati
li

da

altri

ancora.

Ma
il

essendo ancora

Spagnoli padroni

della piccola

mezzaluna, essendo, dopo


governo
di

Guenna, ricaduto

mand
valiere

al

luogotenenento della
di

la morie del barone di nuovo nel signor Marchese; cosua compagnia di cavalli, il ca-

Operlo,

andare prontamente con trenta corazze


li

cinquanta

moschellicri per discacciare


,

Spagnoli

da quella

mezzaluna
tarla (2): al

ovvero pi presto perderli

tulli

che non impor-

che furono eziandio inanimati da mons della Marra,


di

sargenle
cos
a

maggiore

battaglia, soldato di
il

molla prodezza; o
il

prontamente osservando

cavaliere Operlo
fu alli

comando,

un'ora innanli giorno (che


11

15

di

giugno), and con

tanto coraggio ed impeto, che

successe

di

scacciare felicemente

l'inimico dalla

mezzaluna,
Il

alla

quale subito fu
la

provvisto

di

buona guardia.

Conte riconoscendo
la

grazia di Dio d' aver


e la sua

quella notte salvata

citt

da
al

imminente pericolo
di

persona, con aver ispiralo


ritirarsi;

governatore morto
tutti
li

esortarlo a

dopo aver disposto con


,

rimedi possibili alle cose


del

che erano necessarie


della

entr

nel fare

giorno

alla

chiesa

Madonna grande,

a ringraziarne la Divina Maest ed essa

Santissima Vergine.

Dopo questa

fazione,
di

il

Conte per assicurare in altra occale

sione quel baluardo

Sant'Andrea, e

cose da quella parte,

fece fare alcuni piccoli rivellini nella strada coperta,


vie coperte
fetto

con alcune
dall'ef-

per

le

quali ad essi

si

andava: e

si

conobbe

che erano

stali fatti

a proposito,
di

perch essendo
il

difesi dal

valoroso colonnello

mons

Brechia,

quale senza risparmio

(1)
(2)

Gallicismo: ributt

Gallicismo: espugnarla, pigliarla-

470

ASSEDIO
combattendo
alle volte tanto

della sua persona alTaticfIndosi eziando col badile, e

spesse volle ora con sassi ed ora con la picca le ore intiere, sic-

ch era
ond' era

afTumato per

la

polvere, terra e sudore

sembrava uno spazzacamino. Il conte di Sanfronte vedendo tanta diligenza, ha detto spesse volte, che in tanti assedj quanti egli si trovato, non pratic mai Mastro
carico, che
,

di

campo

pi

prode e faticoso

di

esso, veramente soldato di


il

molta stima e molto merito.

E perch
di

baluardo

di

Sant'Antal-

drea, sebben era murato, restava nondimeno mollo basso,

mente che
del quale
dalla

l'altezza sua
vi

non era pi
piccolo

nove piedi
di

(1),

e dentro

era
di

un
esso

altro

baluardo
,

terra,

lontano
verso

faccia

circa
il

venti passi

dalla

parte
,

mezzogiorno
dalla

e verso
di

faccia

Oume,di dodici passi incirca muro in tal modo che il picciolo


,

lontano
bastione

reslava a cavaliero del grande; e nella

facciata verso
il

mezzo-

giorno fece profondare un fosso contro

che arrivava
torno attorno

a'

fondamenti

di

esso;

muro del baluardo, onde il muro restava assai


o siano botti
vi

pi alto; e per inalzarlo maggiormente fecevi metter sopra, atil

muro, una

fila di

grossi tonnelli

da vino, riempiendoli

di terra, e

sopra queste grandi

aggiunse

altra fila di botti pi piccole, dietro le quali vi era


di sei piedi largo,

un corridore

per starvi soldati dietro per tirare moschettate.


vi

A
al

questo corridore

seguiva un terrapieno, e dal terrapieno


vi

baluardo piccolo
di

era

un

fosso nel quale


il

si

erano
le

fatte

quattro traverse

spessezza tale che


li

cannone non

poteva

trapassare, a fine di coprire


colli dall'artiglieria

soldati

che non potessero essere

del

nemica che batteva per cortina; ed io cima terrapieno gi detto vi era un corridore nel quale stavano
,

ancora soldati per combattere e tirar moschettate; siccome an-

che con ristesso modo dal piccolo baluardo, che era a cavaliero
di

questi

due

posti,

li

soldati
vi

potevano offendere gl'inimici:


tre ordini
di

sicch in questo baluardo

erano
il

difesa, l'uno

sopra l'altro.
sprone,

Dalla parte

verso

fiume,
si

tra

l'uno e P altro

in quella faccia del


ivi

baluardo
per
di

coperse tutto di travi e

d'assi, ed

stavano

li

soldati

la difesa del
il

baluardo, quali

erano del reggimento


di

di

mons

Brechia,

quale teneva carico

difendere questo baluardo da tutte due

le facciate.

Ma

perch

(1)

Intendasi del piede

di

Piemonte

metri 0, 51

4.

DIVERCELLI
questa
facciata gi

471
sino al piede della

delta .restava scoperta


inutili lutti

muraglia, sicch rendeva


che
l'artiglieria

quei alloggiamenti, stando


tutta
il

del

nemico spian
alla

la

muraglia,
se
gli

e per

non essere fiancheggiata quella parte,


con trinciere, e venne
assai alli difensori che stavano

nemico

accost

zappa e con mine e


sopra
il

fornelli

dava fare

baluardelto, qual era


il

battuto da ventiquattro pezzi d'artiglieria grossa;

Conte fecevi

fare molte traverse ed intrichi con coffani grandi, per dar im-

pedimento che r inimico non potesse avanzarsi pi


alla

d'

un palmo
tro-

volta nella parte di questo baluardetto.


il

Verso ponente,

vavasi alla guardia

signor Giorgio Albanese, detto Scandclberg,


di

luogotenente
di

della

compagnia
al

corazze del signor Girolamo


li

Virle che stava

basso con

suoi

soldati

ed

un' altra

compagnia simile
fiume
al

assisteva al colonnello Brechia,

prima cheli
il

Spagnoli potessero accostarsi alla faccia del baluardo verso

che

si

facilitava la via

con trinciere e gabbioni


Spagnoli

quali
arti-

per molte notti


ficiali

mons

di al

Brechia facendo sorlile con fuochi

abbruggiava:

ma

lungo andare,
si

li

si

accostorno

al

baluardo siffattamente, che


al

alloggiorno da una parte d'esso


parte

vicino
s

muro

restando
nel

dall' altra
;

mons
,

di

Brechia
li

nel fosso
,

come

terrapieno

nel

qual

tempo
il

Spa-

gnoli

da quella parte che restavano alloggiali


Brechia, con riversarli
il

facevano fabpicciolo

bricare una mina per importare col mezzo di quella

baluardo verso mons

di

la terra

addosso.

Questa cosa presentita,


mina, per cos investire
della
la

Conte

li

cominci per fianco un'altra


li

la loro;
si
il

ed erano gi
fosse cavato,

nostri

minatori
il

tanto avanti, che poco pi che


(1) dell!

si

trovava

forno

Spagnoli; ed era
di

disegno, quando avessero messa

polvere nel forno,


il

levargliela:
(il

ma
il

mentre stava lavorando


Governatore voleva fare

in essa

minatore Loreno

quale

impiccare come complice

di

tradimento, quando intendendosi col


alla

nemico diede fuoco


la

alla

mina

mezzaluna, quando mori

il

Signorile e fu ferito a morte monsignor di


carestia che
si

Guenna; che

fu,

per

aveva allora

di

uomini

intelligenti di quella

professione, salvato dal Conte, per valersene durante l'assedio;

qual

finito,

fosse poi castigato),

ed era di poco che


,

il

Conte,

accompagnato dall'auditor
Cio:

Pricipia

era stato

visitare essa

(1)

il

forno della

mina

delii

Spagnoli.

472

ASSEDIO
l'artiglieria
di

mina;
s

spagnola, con impeto battendo, fece cascare


s

gran pezzo

terreno, che copr l'entrala della cava in


il

fatto

modo

che

traditor

minatore rest con un compagno


il

soEfocato dentro, cos

pagando

fio della
il

commessa
di

scellera-

tezza; e piacque al Signore render salvo

Conte, che se poco


restarvi.

pi

che

si

fosse
il

fermalo dentro, correva pericolo


Conte (cosa che giudic
sino

Prevedendo

dal principio

dell'assedio) che quel baluardo, al lungo andare, era per per


dersi, stando che restava in sito
giarsi
,

comodo per

l'

inimico da allogdi

venendo

al

coperto del vallone del molino, e


al

l poi

con Irinciere approssimarsi


fetto

baluardo che, per essere imper,

n avendo fiancheggiate
(1), la

le faccie, alla fine

quando avesse
guadagnasse,
perdere
gli

indurato

non

poteva

di

meno che non


si

lo

onde con
citt;
si

perdita del bastione


il

veniva anche a

la

risolse perci
tre

Conte
li

di

minarlo, e perci se

fece

una mina con

rami,

quali lutto l'abbracciavano; mettenil

dovi dentro quindici bariglioni di polvere, acci che, se

ne-

mico veniva alloggiarsi sopra, con


lare tutta la genie.

darli

il

fuoco,

si

facesse voaltri servizi


il

Ma

perch fu necessario

per

levar quella polvere, onde la

mina non poteva pi giovare;


li

Conte prese altro partito per impedire che


e perci fece disgiungere e separare con fosso esso bastione dalla citt:

Spagnoli

con

l'acquisto di questo bastione non potessero entrare nella citt;

un grande

profondo

e l'esperienza

fece vedere che

questa cosa fu ben intesa; poich nell'assalto generale che dagli

Spagnoli fu dato

il

giorno festivo della Maddalena ed


;

il

bail

luardo fu preso, reslava impossibile salvarsi

e se non era
cos

bisogno di levare
sca quanto
il

la

polvere,

il

nemico correva
si

gran burra-

mai

si

possa dire, poich

faceva saltare in aria

fiore
li

del suo esercito gi salito

sopra, die non era meno,

tra

saliti

ed altri attorno al b.luardo, che seimila,


di

come ben

ne fece relazione mons

Flandes, luogotenente del colonnello


il

Brechia, capitano di molta esperienza;


assedio
si

quale in tulio questo

portato valorosissimamente, essendo restalo due volle

malamente ferito, ed in quel tempo non ancora sano della ferita, non polendo trovarsi al combattere, slava in luogo eminente a vedere l'assalto; e,

come
icssiilo.

pratico, ben poteva corapren-

(1)

Gallicismo: sopportato,

D
dere
il il

VEReE LL

473

numero

de'

nemici, poich da quel luogo scopriva ludo


,

campo. E perch questo non hastava per renderci sicuri conoscendo il Conte che quando li Spagnoli avessero riempito
il

fosso, n pi

n meno
cortina

la

citt

correva pericolo; perci fece


al di

fare un grandissimo
dalla

Irincieramento

dentro, cominciando

met
tra

della

della porta di

Sant'Andrea

che

va

verso la piattaforma del

Duomo,
di

tirando insino la
di

met

della
:

cortina

il

baluardo
si

Sant'Andrea e quello

Lanino

per

quest'effetto

ruinorno molte case. Quel


e le

trincieramenlo
della
citt
si

era ben fiancheggiato, e fra quello


fece

mura

una

bella piazza

d'arme,

alla

quale stavano continuamente

in guardia all'opposto del bastione, parte Francesi, parte Pie-

montesi e Vallesani, con quattro compagnie


del Governatore, di

di
,

corazze: cio, le
e
di

mons
Urbano

di

San

Rerano
li

mons

di
il

Parella e del conte

di

Scalenghe,

cui capi (eccetto

conte Urbano, il quale era gravemente ferito in una gamba) assistevano sempre con altri capitani di valore; massime mons di

Guglie col suo reggimento, che

si

fece conoscere per


,

valoroso

e ben intelligente nella professione dell'armi

ed

il

Governatore,

che non risparmiava

la

sua persona, esponendola ad ogni rischio,


alli

combattendo

le

ore intiere con mollo ardire


notte
in

assalti, affatile

candosi giorno e

dar ordine e provvedere a tutte


ciascuna parte
il

cose; onde, se bene d'et giovane, nell' ordinare e combattere


si

portava da soldato veterano.


alla

Ivi

in

del trin-

cieramenlo vicino
giato

muraglia sopra
di

terrapieno

vi

era allog-

un cannone caricato
la

pomi

di

spade, catenelle e chiodi;

acci che, quando fosse accaduto che la gente nemica venisse a

ascender sopra
ruina di loro.

breccia, sparandoli, facessero gran strage e

Mentre

si

andava assicurando
di fare
i

questa

parte

della

citt,

non
alla

si

mancava
alli

ripari all'altre parli, e principalmente


il

porla del Servo, dove

Conte disegn avanti essa un

trin-

cierone

Vallesani, con altre fortificazioni per coprire la sudli

detta porta, contra la quale faceano


a queste fortificazioni
il

Valloni la batleria. Attorno


,

si

travagli per alcuni giorni


la

alle quali

capitano Quartieri aveva


li

sovraintendenza, che con ogni


strada quella

cura faceva sollecitare


coperta che

suoi soldati. Fece di pi una


della

camminava

dal raslello

mezzaluna

di

porta, fino alla mezzaluna del baluardo della cittadella, la quale


AHf.U. Si. IT. Voi. XIII.
iO

474

ASSEDIO
di

por essere slata da'soldati


la

quella nazione fabbricata, chiamasi

mezzaluna

de' Vallcsani; e dalla porla del Servo, per di dentro


al caslello, si

la

muraglia infno

misero una quantit


si

di

case a

basso, per restar troppo

vicine alla muraglia, e


riuniti
,

fece lerra-

pienare

li

parapetti

che erano

dopo

la

porta del Servo


li

insino al castello: e cos riparati


li

conoscendo
allargarsi

Vallesani aver
alla

suoi

posti

sicuri,

cominciorono

campagna

dinanzi detta porla, attaccando molle scararauccie col nemico,

qual impedirono

di

accostarsi pi di tiro di cannone.

cos

si

sono mantenuti durante tutto l'assedio, che rest quella cam-

pagna sempre sbrigata sino

alla cascina della


I'

Comunit, dalla
aveva occupata; e
tiravano

quale discacciarono r inimico che pi volte

dopo che
alle

li

Valloni

si

furono accostati sotto


la

la cittadella,

Irinciere nostre, e con


si

comodit
la

di altre trinciere

che

loro avevano fatte,


li

allargavano per

campagna per

infestare
di

Vallesani; onde molte volte vennero a conflitto tra


s

loro,

ed un giorno
le

slrcltamenle

si

attaccorono, che abbandonando


uni e
e
gli

armi, vennero
,

alle prese, gettandosi gli

altri

per

terra

onde

li

nostri molli ne

ammazzarono

due ne condusser
parapetto

prigioni.

per ritrovarsi
e

la cortina di

Sant'Andrea ed
per
stare

il

non molto larghi


dell'artiglieria;
il

di

poca
di

altezza,

all'opposilo
il

conte

Sanfronte fece abbassare


,

terra-

pieno tutto
piedi
,

al

lungo della cortina


il

alla

profondit di quattro
di

e fece alzare

parapetto allargandolo
,

piedi nove,

riempiendolo con fascine


si

letame e del medesimo terreno che

abbassava

il

terrapieno della cortina.

E questo
le

si

fece

non

tanto per resistere alle palle dell'artiglieria, quanto per andare


al

coperto; ed in quel parapetto

si

fecero tagliare

cannoniere

por battere

con l'artiglieria
di

la

campagna;

seguitossi con
alla

questa opera dalla porta


di

Sant'Andrea sino

piattaforma
di

Sant'Eusebio, abbassando

le

muraglie del giardino

Sant'Anin esse,
al

drea, a causa che

le palle dell'artiglieria
le

percuotendo

non facessero saltare


fecesi fare

scaglie contro

li

soldati
all'

che stavano
piano

parapetto della cortina per tirar moschettate

inimico. Di pi,
al di fuori

una

sortita sotterranea,

che andava

al

della cortina, col

suo portello e serratura, e


piano

fecesi cavare

un

fosso per di fuori tutto al lungo la palizzata, dove alloggiavano

moschettieri per tirare al nemico

al

dell' isola del

Servo;

1)1

V K Ke E L L
un

V7r>

avanti al qual portello fece fare

rivellino, parte sopra l'acqua

che passava innanzi


dall'acqua, e
li

alla cortina, e parte

sopra

l'

isoletta di l

soldati che stavano alla difesa di quel rivellino


li

danneggiavano grandemente
Servo: n mai fu
flancheggiava la facciata di
il

inimici che erano nell' isola del

possibile agi' inimici di farlo

abbandonare

Sant'Andrea

(1).

Vedendoli Spagnoli
tanto la

gran danno che riceveva da quel


,

rivellino, ballelero

cortina

che
la

la

rovina coperse

il

portello
il

con

1'

artiglieria
;

ruppero

palificata

che copriva
il

fosso al lungo della cortina


il

talmente che resero inutile

rivellino ed

fosso della paliGcata:

onde che

la

faccia

del baluardo di

Sant'Andrea non era

pi

fiancheggiala di cosa

alcuna

e lo

Spagnolo

lo

travagliava

senza essere offeso da quella parte, alla zappa ed in far mine


e fornelli.

Nel principio dell'assedio,


il

il

baron

di

Guenna, Governatore,

marchese
di

di

Caluso,

il

conte di Sanfronte,
di l dall'

mons

di

Brechia,

mons
le

Flandcs passarono
citt
,

acqua che

sta

appresso

muraglie della

che un ramo che proviene dal Servo;


,

e perch la muraglia da quella parte non fiancata

fu ritrorivellino,

valo buono (massime non avendo fosso)

di

fare

un
l'

sia

mezzaluna,

alla ripa

dell'acqua, per tenere

inimico lon-

tano e far un ponte sopra


citt al rivellino;
si

l'acqua

far

il

passaggio dalla

ed

il

Conte

sollicit
il

l'esecuzione di quanto
,

era risolto, e dopo messo


il

rivellino in difesa

se

li

pose

dentro per guardia


di
li

capitano

mons Foudr
,

del

reggimento

mons

di

Brechia

con sua compagnia con morte

il

quale, essendo di
Trentini
(2),

a pochi giorni attaccata la mezzaluna dalli


,

la

difese valorosamente

di

pi

di

cento del nemico, che

forz di ritirarsi nelle sue trinciere.w


Il

castello di essa citt


al di fuori,

si

ritrovava molto debole, ed avanti


il

esso,

nella parte che risguarda verso


in

Servo,

vi

un grandissimo terrapieno quasi


per andar da esso

castello sino al

uu baluardo, e terrapieno si passa per un


forma
di

Cio: fiancheggiava la faccia del baluardo di Sant'Andrea. Questi Trentini mandali dal Vescovo in aiuto a Spagna corabatterono valorosamente ma poco dopo la resa di Vercelli , assalili in
(1) (2)
, ;
,

Felizzano presso Alessandria dai principi Villorio e

Tommaso
tulli

di

Savoia
,

ed espugnala

la

terra al

quarto assalto

furono

ammazzati

ed

erano ralllecinquecenlo.

V76
portello che ha
il

ASSEDIO
suo ponte levatoio, che
si

eongiungc a un

ponte
lo

di

pietra che arriva al terrapieno;


se gli

e per impedire che

Spagnolo non

alloggiasse, se
del

gli

era fatta una paliz-

zata sopra air estremila

terrapieno; e perch quel terrafacilit

pieno non aveva cosa che lo Bancheggiasse e che con


si

poteva ascenderli sopra

dove, quando

si

fosse Irincierato, pola

teva alloggiare l'artiglieria ed

oppugnare

piazza da quella

parfe

il

(]ontc fece

vedere

al

fiovernatore che bisognava con

ogni pi prontezza rimediarvi: cosa che trov buona, perch


subito fece chiamare
soldati al
il

capitano Quartieri per valersi


quali s'aggiunse un
il

de' suoi

travaglio,

ai

numero

di

guasta-

dori della citt per scarpare


a

dello terrapieno per rimetterlo


se gli fece
l
;

modo

di

baluardo

e sopra intorno la palizzata


allo, e se gli
di

un parapetto grossissimo e ben


nissima guardia per
la

mise

su buo-

conservazione

quel luoco

e al piede

d'esso fu fallo un fosso tutto all'intorno, che tirava di lungo


sino a
ai

un baluardo piccolo che


don
forte e cento
si
il

fece fare
il

il

Conte dai Vallesani,

quali, per loro fatiche,


il

Governatore dugento ducatoni,


per
il

cio cento per

fosso della cortina e teril

rapieno.

Il

baluardo
verso

fabbric per fiancheggiare

terrapieno

e, dalla parte

Duomo,
si

la

muraglia

della citt insino


;

ad

una torre
ch
gli

nella quale

faceva un corpo di guardia

e ben-

Spagnoli con l'artiglieria, per impedire l'opera, batil

tessero

detto baluardo

non lasciarono per

li

Vallesani di

ridurlo a perfezione. Frcesi poi


citt,

una porta
e

alla

muraglia della

che serviva per entrare nel bastione,

con

una

via sot-

terranea per comodit di andarvi;

quando l'inimico ebbe


la

piantata la batteria alla riva del fiume, per battere dalla parte
di

Sant'Eusebio
la

le

mura

f fu necessario di abbandonare
li

mezcon

zaluna,

quale subito

Trentini presero,
superficie
del

da quella

mosohellale tirate sopra

la

terrapieno, impedi-

rono che ninno poteva passare dal portello ad esso terrapieno,


perch, scoperti,
vedendosi che
la
li

soldati restavano morti o feriti.

Il

Conte av-

mezzaluna tenuta
il

dai

Trentini poteva esser


il

causa

di

far perdere

terrapieno avanti
la

castello,

si

risolse

di darli

rimedio; e partendosi

sera

dal suo alloggiamento,


il

accompagnato dall'auditore Pricipia

e dal capitano Cipriotto,

cavallo del Conte s'inalber contro quello dell'auditore Pricipia

per gelosia della cavalla del Cipriotto

che

andava innanti

D
riversossi sopra
il

V E Re EL L
,

W7
diede della nuca
il

Conte
che

il

quale cadendo

sovra
piedi

li

sassi, e rest
il

come morto, mettendoli


l

cavallo
;

li

sovra

volto

fece grandissimo

danno

onde

fu

portato al suo alloggiamento, che era in casa del tesoriero Ca-

resana, e posto nel

letto.

Di ci

si

sparse per

la citt

e per la
.nillilti
il

soldatesca la nuova per

modo
la

tale,

che

lutti

rcstorono

e smarriti d'animo,

che

citt dovesse perdersi.

Suhilo

Governatore
sitar
il

in
,

compagnia

di

mons

di

Brechia

furono a

vi-

Conte

che trovorono era gi alquanto ritornato


;

in s
il

slesso e lo conforlorono a riposarsi

ai

quali fece sembianza

Conte

di

acconsentire, dicendo che cos farebbe;


essi
,

ma dopo
(1)

li-

cenziati
alli

signori

che

si

partirono per

andare dar ordine


tutto

posti

subilo levandosi

si

fece portare in cadrega

all'intorno della citt, per lasciarsi vedere alli soldati e cittadini

che

lutti

giubbilavano

e ritornato

al

loggiamenlo, or-

din allora al suddetto

tesoriero Garesana che facesse portare


,

molte

tele e venire

molte donne per cucirle insieme


il

and
,

al portello

appresso
la

castello

che va sopra

il

terrapieno

fa-

cendo chiamare

maestranza tanto da legname che da muro,


pertiche
alla

ordinandoli che drizzassero e piantassero grossissime


dal principio del portello
,

tutto al

lungo del ponte sino


alla

punta del terrapieno, con mettere


delle carrelle
(2)
,

sommit

delle pertiche

quali per caduna reslava attaccata una fune


lo

per servizio di tirare


linata di legno
stello
;

tele in alto.
si

Di pi, fece fare una sca-

dove per gradi


del

discendeva nel fosso del cafare nella muraglia


il

ed

al

piano

fosso fecevi

una
ter-

porta, per la quale enlravasi nel fosso dalla parte verso

rapieno
ratura
;

fermandola col suo portello

di

legno, pollici

(3)

e ser-

e la soldatesca passava poi per quella porla bassa, senza


di offesa dalla

temere

mezzaluna

del nemico.

11

Pricipia audi-

tore e Caresana tesoriero usorono tanta diligenza


tele,

intorno alle
at-

che a un'ora avanti giorno

le

portorono; onde furono

taccate con le funi delle carrelle tirate a basso, e poi in


istante tirate sopra
:

uno
di

e delta traversa teneva sessanta


li

passi

lunghezza. Nello spuntare dell'alba,

Trentini dalla mezzaluna

(1) (2)
(3)

Idiotismo: Sedia porlalile.


Carrucole.

Arpicai.

v)n<''vivi(VM.v'.

478
scoprendo
tale,

ASSEDIO
questo

ordigno,

inlrorono

in

sospetto e spavento

che, dubitando d'inganno e trappola, quiltorono (1) la mezzaluna con tanta fretta , che si smcnticorono molli di loro arnesi ed armi, che da alcuni de' Vallesani, corsi l dopo loro
partita, furono

guadagnate, che
la

le

portorono nella

citt quasi

per trofeo

e la seguente notte spianarono essi Trentini la

mez-

zaluna
tentata

e cos

parte del castello rcsl sicura


il

non

fu pi

e con questa via fu rotto

disegno del nemico.

Alle due torri che sono verso

il

Servo, all'incontro del Vela

scovato,

dall'una

torre
di

all'altra

muraglia resta con


essere
la

un

grosso terrapieno al

dentro;
al

per
il

torre

verso

Sant'Eusebio vuota insino


di

fondo,

Conte

la

fece riempire

terra

della quale vi fu bisogno averne molla per essere la


;

torre ben grande

e dalla parte

dinnanli

essa

torre sopra
dalla

il

terrapieno

vi

fu fatta

una traversa che serrava

muraglia

della citt sino a quella del giardino del

Vescovato, qual trali

versa era di gran spessezza ed altezza, che copriva

soldati

dall'una torre all'altra, e difendeva

dalli

colpi doli' artiglieria


;

che

si

tiravano per cortina da una batteria nemica


il

e dall'al-

tra torre verso


alta e larga

castello feccsi fare


,

un'altra
li

traversa
soldati

molto
per
il

ancora
era

che
essa

parimente copriva
sino
al

tratto

che

vi

da

castello, rendendoli sicuri


;

dall'artiglieria

che batteva per cortina

e questi

posti

erano
Cen-

custoditi dalla
lorio
,

compagnia

del
:

capitano Giovanni Andrea


a lato della

cittadino di quel luoco

torre

si

era collo-

un quarto di cannone, che batteva e due sagri che facevano gran danno alla
cato

nell'isola del

Servo;

cavalleria e infante-

ria de' Spagnoli che scorreva per quell'isola.

Era

in

gran

pericolo/ la citt, in caso

che l'inimico l'avesse

tentata da quella parte, dalla piattaforma di Sant' Eusebio per

tutto lo spazio sino alla traversa che innanti alla torre che

incontro al giardino di Sant'Eusebio, perch quivi le

mura

vanno tondeggiando senza fianchi


fuori
,

e senza fosso dalla parte di

vi

un gran
si

interstizio dalle

mura

all'acqua; onde da
li

quella parte

poteva andar all'assalto senza che

soldati po-

tessero per fianco ricevere offesa, e la muraglia di dentro era

senza terrapieno, fatta a pilastri ed arcate che portavano

il

cor-

ei)

Gallicismo

sgombrarono.

DIVERGELLI
ridore. Per
il

479

che

il

Conte considerando tanta debolezza, ed im-

maginandosi che gl'inimici

non perderebbero

la

comodit

di

piantargli una batteria, mediante la

quale potrebbero in poco


all'assalto, e

tempo

l'are

una gran breccia per venirne


citt;

con poca
gli

difficolt

impadronirsi della

poich poca resistenza se


di

poteva fare, non sendovi terrapieno per coprire quelli


e fargli resistenza. Perci subito valiere Flaminio
fatti
il

dentro
il

chiamare dal Conte


con

ca-

Avogadro

ed

tesoriero Caresana
il

altri

principali cittadini, e condottoli sopra

luoco istesso per rimol'ini-

strargli queste imperfezioni e la facilit che poteva avere

mico
onde

di forzare la
gli

piazza da quella parte, se


gli

non

si

rimediava;
nel

messe innanzi
di

occhi

il

molto rischio,
spavento;

qual

correvano
il

perdere vita, beni e l'onore delle loro mogli, per


di

che restorono come attoniti e pioni

ma

facendoli

poi

animo

il

Conte,

gli

prese cos a dire: Se volete far buona


tutto quello ch'io vi

resoluzione e metter

mano, facendo
che
il

comanrispon-

der, in cinque giorni vi caver da questo affanno.

dendo
tezza
,

tutti

unitamente
gli

lutto

eseguirebbero con pron,

subito

disegn un

grandissimo trinceramento
,

fa-

cendo mettere a basso un'


preso sopra
di loro di

isola di case dalli Vallesani

le

quali

erano del Vescovato, dandole,


piazza d'armi per melterri

per

il

carico che se
:

n'erano
fece

rovinarle, cento ducaloni

si

una

uno squadrone
il

in

battaglia, bisoIl

gnando, per soccorrere

il

trincieramenlo a tempo e luogo.

trincieramento fu disegnato secondo

sito, ed abbracciava tutta

quella lunghezza dalla piattaforma alla torre della traversa, che

era di quattrocento passi.

Fu

dato

il

carico
altri

di

quest' opera
citt)

(quantunque
al

fosse

molto occupato

in

negozi della
il

gi detto cavalier Flaminio, assistendo seco

tesoriero Cadi

resana e l'auditor

Pricipia,
il

por provvedere alle munizioni


lavoranti
,

pane ed altro per


timento
gliorono
di
li

vivere

alli

e si fece

un compare
si

carri e bovi per portar fascine e letame,

tas

olmi grandi ch'erano alla piazza di Sant'Eusebio,

per farne fascine che per far carbone in quantit, por travagliare
alle forgie (I) per
il

bisogno della fortificazione. Si foce poi altro

compartimento
un attimo
si

delle vicinanze, ed ordine alli sovrastanti, e

che

in

rilrovorono mille persone fra uomini

donne per

(J)

Fucine,

'

480
mellcr

ASSEDIO
mano
all'opera, e la maestranza travagliava con ogni di(1):

ligenza e politezza con rigoni piantali e lignlc


giorni e tre notti
fesa. Poi si
il

sicch in tre
in

trincieramento era
la

gi

ridotto

buona

difa-

cominci a terrapienare
si si

muraglia con terra,


alla

scina, letame, e

alz

il

terrapieno sino

sommit
li

del

muro;
la

mentre

travagliava in quel trincieramento,


di

Spa-

gnoli da sua parie piantavano una trinciera

gabbioni sopra
la

giara

(2),

con una batteria

di

dieci
la

cannoni per battere

muraglia, con pensiero, dopo


salto, e

fatta

breccia, di venire all'asil

dur

tre giorni avanti


li

che potessero finire


suddetti

prepara-

mento
anche
pagnia

della batteria. Intanto

Avogadro

Carcsana e

Pricipia proseguendo
il

con

ogni diligenza questo lavoro,


il

come

cavaliere Varalle, che aveva

carico con la sua com-

di

difendere dalla parte della batteria,


e vigilanza: e cosi

mostr

all'ini-

mico gran valore


noni
a

cominciando con nove cancontinui


,

battere
dalla

furiosamente per tre giorni


della

non

si

cessava

parie

citt di travagliare per

dar compi-

mento

alla cominciata

impresa

del

trincieramento, non sgo-

mentandosi n rallentando l'opera,


saltavano dalla muraglia battuta
fendessero
la breccia
;

bench per

le scaglie

che

si

facesse molli danni, ed offece riconoscere

li

travaglianti.

Lo Spagnolo dappoi

e scoperto quel gran trincieramento molto profondo


si ri-

e ben fiancato, riportando a Don Pietro dello slato in che trovava


,

onde era impossibile forzare

la

citt

da quella parte,

se ben avesse voluto perderli

mezzo

l'esercito, si ritirorono con

fare risoluzione di mettere tutto lo sforzo alla cortina e baluardo


di

Sant'Andrea, e facendo levare quella batteria


le

di

nove can-

noni dalli Trentini, con quelli rinforz

batterie di Sant'Ansi

drea

e cos per la sagacit del Conte la citt


vi

rese salva da

quella parte, e l'inimico

perse con

il

tempo molte munizioni


il

che

si

spesero indarno.

Nella cittadella, al bastione di San

Giacomo era
di

parapetto

molto

sottile e

debole

onde

il

Conte ordin
,

farlo largo di

ventiquattro piedi ed alto diciassette

con fare

al di

dentro

di

esso le cannoniere, trovandosi in quel bastione otto pezzi di artiglieria grossa,

che faceva controbatteria

alla batteria

de'Tren-

(IJ

Spaghi

tesi

orizzontalmente.

(2) Gliiaia.

DI
loi
;

VERCELLI
,

481
(ascine,

in

questo

vi

fu di molta fatica in portare terra


si

letamo, per l'ingrossamento di quel parapetto, e


piatteforme di
chiodati.
tulli
li

fecero le

pezzi di travi grossi e tavoloni


della
cittadella

ben

in-

Ed

al

mezzo balluardo
,

che guarda

verso la porta del Servo


de' Vallesani
,

e resta a cavalliero della mezzaluna

li

parapetti erano del

se gli rinnovorono di

tutto minali; perii che maggior spessezza ed altezza che pote,


,

vano resistere
ranea che

alle

cannonate

e fu bisogno di portargli molla


gli

terra, fascine, letame; e di pi se

fece

una

sortita sotter,

caminava da esso balluardo


talmente che da quella
si

alla cittadella

lunga

di venti passi:

passava nel balluardo,


la cittadella

senza uscire al di fuori della muraglia che circonda


dalla parte del convento di Bellem
,

mezzo della qual muraglia, tirando verso quel convento, vi una porta per dove si va al bastione grande della cittadella e da mezzo il balluardo suddetto sino a mezzo il balluardo della cittadella verso San Giaa
;

como
si

alla garita (1) rossa

che separa

la cittadella dalla citt, al

fece un' altra via sotterranea che


,

andava

mezzo balluardo
distrutto,

della cittadella

il

quale slava a cavalliero della mezzaluna del

Coli." {collegio?) di Monaslerolo.

Quel balluardo era tanto


per rifare
le
li

che

vi

bisogn

di

molla

fatica

parapetti di
,

buona

spessezza ed altezza e tagliarli

cannoniere

essendovi sopra
,

due quarti di cannone che battevano la campagna come per il medesimo effetto erano due sagri al balluardo verso il Servo; e si travagli parimente molto al balluardo di San Cristoforo
verso la cill
petto.
Il
,

che era molto imperfetto n aveva alcun parasi

simile

fece a quello della garita negra verso la porla


vi

del
il

Servo, e sopra

slava la colubrina lunga, che


altri

si

chiama
il

Ruggiero, con due


,

pezzi

di

artiglieria:

sollecitando

l'opera l'Avogadro

governatore della cittadella, che


per vedere
,

Conte
del-

andava spesso

a visitare

rincamminamcnto

l'opera di questa fortiOcazione

e che nella cittadella

ancora
di

faceva fabbricare, per servizio di questa difesa, varie sorli

granale e diverse macchine da guerra.

Fra

il

balluardo grande della cittadella ed

il

mezzo balluardo

verso San

Giacomo

eravi la porta del Soccorso, e di l dal fosso,


vi

all'opposito della cittadella,

era la

mezzaluna del cavaliero

(0 Gallicismo: vedella o

casotto.

Arcai. St. It. Voi. XIII.

61

482
Vivalda
nella
,

ASSEDIO
ed
all'

angolo del balluardo


vi

di
la

muro

della ciUadella
del cavaliere
dei Vallesani

contrascarpa
,

era fabbricata

mezzaluna
e

Broglia
vi

fra
la

la

mezzaluna del Broglia e quella


del conte 'J'affino
:

reslava

mezzaluna

li

capitani e soldati

che erano alloggiali n a queste sole

in quelle, tutti s'affaticavano

giorno e notte,

ma

a tutte le altre; ed

il

Conte non mancava

esse mezzelune di dare un giro, s per vedere l'opere che si andavano facendo, come per inanimare soldati a fare il debito loro. E perch in tante di queste mezzelune diversamente guardate da capitani e soldati di varie nazioni, e da caduna di esse si poteva andare e ritor-

ogni giorno ed ogni notte attorno ad

nare
tava

lo
(li

notti fuora e parlare

con l'inimico;
(

il

Conte, che dubi-

qualche
si

intolligrnza

perch

perdendosi

una

di

esse

mezzelune,

poteva poi facilmente entrare nella citt), stava

sempre
drando

in
gli

gran travaglio e pena, teneva l'occhio aperto, squa-

andamenti

dei capitani e soldati

discorrendo ogni

ora destramente con

gli officiali

e soldati di esse, per vedere se

poteva scoprire qualche cosa mal tramata.


Li due reggimenti Valloni
la

del
,

nemico alloggiavano verso


cominciorono
rivellini

parte

del

convento

di

Betlem

ad

assalire
la

la

piazza caminando con trinciere e

per attaccare
il

mezzaluna

del cavaliere Broglia, che era avanti

gran balluardo
,

della cilladella: e

vennero piantare due batterie


dritta del

una

in

un

posto alto a
teva la delta

mano
,

molino,

di sei

cannoni, qual batpassi lon,

mezzaluna; ed un'altra batteria, cento


pi verso levante
la
,

tano da quella

di

quattro cannoni

e con

queste

si

batteva

mezzaluna
la

del colonnello Taffino e la garita

negra che era sopra


la

punta del balluardo della cittadella verso


il

porta del Servo, e batteva ancora


,

mezzo balluardo
la

sotto

essa garita

e la mezzaluna de' Vallesani, e

porla del Servo,

ed anche per fianco d'esso da una, ora


dall' allra

balluardo: non cessando mai ora


di

d'esse batterie

travagliare

e cos orle

dinariamente battendo, ed a poco a poco avanzandosi con


trinciere, tanto
si

approssimarono, che giunsero sino


contro
il

alla strada

ordinaria che

passa

fosso della

mezzaluna. E dalla

parte della trinciera alla estremila della riva della strada, dove
il

silo della

campagna

resla mollo alto, l'inimico fabbric

una

trinciera mollo grande a

modo

di rivellino,

per potergli allog-

giare gran quantit di soldati, perch dovendo venire all'assalto.

[) 1

E Re ELL

483
una trinciera che

partissero di presso; e da esso rivellino liroroiio

andava a sboccare nel fosso dalia parte verso levante, fiancala


dalia

e dall'altra parte di mezzogiorno, verso

mezzaluna del TalBno, lenendo sempre candelieri (t) atanli; San Giacomo, non vi
la

restava altro che

larghezza della strada tra


si

il

rivellino e la
al

mezzaluna, e con candelieri

approssimorono
si

fosso: e

il

giorno festivo della Maddalena, che


essi

diede

1'

assalto generale,
,

due reggimenti

si

mossero

in

due squadroni

l'

uno per

dare l'assalto
valleria

alla parte dritta,


si

l'altro alla

sinistra; e la ca-

che era da quella parte,

mise parimente in squadrone,


a battere la

e l'artiglieria cominci

un'ora avanti giorno

mez-

zaluna e

la

punla del

balluardo della cittadella, che stava a

cavalliero sopra la mezzaluna, con grandissima furia sino all'ora


dell'assalto; e dato
il

segno, fu attaccata tanto furiosamente


parti,

la

mezzaluna dalle due


sero inghiottire
li

che pareva che

li

assalitori doves-

difensori nostri, che erano capitani ed officiali

valorosi del colonnellalo di


zali

mons

di

Doglio, Nizzardi e Provenla furia

che con loro soldati sostennero bravamente


per cinque ore di lungo; mostrando segni
le

de'Val-

loni

di

gran valore,
ch'erano
alla
Il

continuando sempre

bombarde
in

di tirare al
li

parapetto del bal-

luardo della cittadella, per impedire che


difesa potessero

soldati

comparire

aiuto

de' nostri

combattenti.

capitano Mario Ferraris, napoletano, era alloggiato alla mezza-

luna del cavaliere Vivalda con sessanta moschettieri, e batteva


a furia di moschettate
li

Valloni che davano

l'assalto ad essa
il

mezzaluna
tit di

ed a quella del Taffino era alloggiato


li

capitano

Torrione, Provenzale,

cui soldati facevano Ooccare gran quan-

moschettate a coloro

che salivano dall'altra


(

parte.
si

Il

(]onte

che

si

ritrovava alla porta di Strada

dove anche

dava

l'assalto alla

mezzaluna

di essa

porta

),

vedendo poi che l'inimico


il

aveva rimesso esso assalto, e sentendo


tiglieria e

gran rimbombo dell'arcittadella


,

moschettate che

si

tiravano alla

corse a

tutta briglia a quella volta, e

vedendola pertinacia del nemico e


e stanchi, molti
si

che

li

nostri

erano molto mal

trattati

feriti,

molti

morti, e che non soccorrendosi prontamente,

perdeva

la

mezza^

(1)

Armatura

distesa parallelamente alla fronte d'attacco, e fatta di

travicelli verticali collegati orizzontalmente, e cogl' interstizi

colmi

di fa-

scine collocate verticalmente esse pure.

i84
luna,

ASSEDIO
;

mand speditamente tre corrieri l'uno dopo l'altro al signor marchese Governatore, acci mandasse subitamente al soccorso della cittadella quaranta corazze quale con ogni prontezza se
ne venne con trenta
di esse,
l'

ed

il

suo luogotenente,
combattere
s

il

cavaliere

Operto, che assalendo


un'ora, e tutto

inimico con bravura e coraggio grande,


:

lo riposs (1) nel fosso


il

ed ebbero

ancora per

fosso della
di

mezzaluna

dall'una che dall'altra

parte rest pieno

nemici spenti; ed un capitano nizzardo, detto


moschettata
(2)
,

Filipponc Giordano, incalz l'inimico insino al primo posto delle


Irinciere
,

e ferito d' una

fra

pochi

giorni rese

l'anima: era

uomo

di

condotta

e in lutto quello assedio fece

gran giovamenti, impiegato

in varie occasioni dal

Conte. Allora
picca
il

parimente rest
valiere

ferito nella coscia

d'un colpo
in
tutte

di
l'

cava-

Operto

si

in

questa che

altre

nominate
il

fazioni di quest'assedio portossi valorosamente.

Scorgendo

ne-

mico che era tanto danneggiato per Ganco


od
il

dalle

due mezzelune
tanti
feriti
il

rinforzo del soccorso delle corazze,


di

si

ritir dall'impresa,
,

con morte
quali
li

pi

di seicento de' suoi


;

ed

altri

tra

colonnelli
,

ma morirono

molti capitani ed
altri

sergente
,

maggiore

siccome anche molti


feriti

cavalieri di conto

che

furono quali

e quali morti. Cessato l'assalto,

mandarono
li

un tamburo

al

signor Governatore, pregandolo che volesse conli

cederli tregua per poter riconoscere


cipali per darli

morti e ritirare
,

prin;

convenevole sepoltura
le

che
,

li

fu concesso

restorono da tutte

parti

delti
di

assalti

dalla

cortina di

Sant'Andrea che dal baluardo


Signore
li

esso Santo, con la grazia del

nostri vittoriosi.
di

All'ultimo

maggio,

il

signor don Pietro cominci a batalla

tere la citt con

una
li

batteria

porta di Sant'Andrea

con

quattro cannoni,

quali battevano al molino novo; la seconda

con
al

altri

quattro, quali battevano dalla

porta di Strada insino


altri

ponte della

Morte
al

la

terza

con

quattro

si

batteva

dall'isola del
si

Servo

Duomo

da quella parte: ed

alla giornata

andavano con
nemici,

trinciere

approssimando
si
li

alla citt, e dalla citt

con r artiglieria e scaramuccie


delti

andava
soldati

ammazzando

molti

come ne

riferivano

che venivano rendersi.

(J)
(2)

Lo

ributt.

Capitano assoldato con compagnia sua propria.

DIVERCELLI
AI primo
di

485
ed

giugno

a ore

due

di giorne, la cavalleria

infanteria spagnola pass nell' isola del Servo con circa ducento
cavalli e ducenlo moschettieri
citt
,

per prendere
,

il

bestiame della
il

qual pascolava

in detta
(1),
il

isola

ed in quell' istante

capi-

tano Evangelista Tosti


la seguita di

qual subito mont a cavallo con venticinque corazze alla sfilata e sempre avanzan,

dosi

soggiungendo
alle

il

cavaliere Operto con la seguila di al;

quante corazze ed alquanti carabini


Spagnoli sino
altri
:

loro

trincere
fu

mescolandosi
il

donde che caricorono li uni con


cavallo sotto
fu
il

li

ed in quel

tano Evangelista
cavallo
,

e
si

ammazzato un suo pezzo ancora un continu


tempo
,

capi-

e subito da

soldato

rimesso a
;

a scaramucciare
,

li

Spagnoli

ritirorono nelle loro trinciere

ed in quella scara-

muccia ne restorono dell'inimico insino a trenta morti, senza


li

feriti.

Occorse circa questo tempo un

fatto

di

mollo rischio, da
il

non passarsi sotto

silenzio, del cavaliere Varalle;


li

quale avendo
nell'isola del

veduto che mentre

Trentini

facevano
al

il

forte

Servo, avevano messa una sentinella


di

dirimpetto del baluardo


le

Sant'Andrea

di

l
si

da esso fiume sopra


risolse
)

giare
il

trovandosi

egli

ben a cavallo,

(non ostante che


andarla
;

fiume fosse
,

allora difficile a

guadare

di

ad

assalire

e cos pas-

sando

il

fiume, andogli
il

alla volta

dove avendogli quel soldato


,

sparato

moschetto senza averlo potuto cogliere


1'

il

cavaliere

correndogli addosso,

uccise in cospetto dei nemici gi mossi


;

per soccorrere

la

loro sentinella
si

e non ostante che molti s'avan-

zassero per dargli addosso,

ritir
di

con molla bravura

a' suoi.

AIH 3 suddetto
ed
il

il

baron

colonnello di Brechia e

Guenna ed il signor Marchese mons di Flandes fecero risolul

zione di fare, al favore della mezzaluna di

dal Servo, con la


,

comodit del ponte che era


ch'entrava nel mezzo
alla batteria dell' isola

come

s'

dello

sopra l'acqua e

del rivellino,

una

sortita di l dal

Servo
di sei

che era

guardata

dai

Trentini

pezzi di batteria, la qual batteria era trincierala di

un

ridotto

fiancheggiato
di

e perch di giorno
il

il

detto signor
di

Barone e mons
Sant'Andrea, vc-

Brechia ascendevano sopra

campanile

(1)

Peragino, valoroso capitano

di cavalli, di cui di quelle

oltre

il

Crispolti

frequente menzione negli scrittori

guerre.

486

ASSEDIO
la

dendo

gente che stava in quel ridotto era poca, fecero riso-

luzione di assaltarla e tagliarla a pezzi ed inchiodare l'artiglieria;


e perch l'acqua cresceva molto,
si

assicuravano che

il

nemico

non rinforzerebbe
passare
tiglieria
la
,

la

guardia

e poi non aveva battelli per poter


il

soldatesca a rinforzare
e quello
li

ridotto che conservava l'ar-

faceva assicurare

maggiormente che

l'

im-

presa riuscirebbe facilmente.

Ma

il

negozio and al contrario,

perch
di

il

nemico ne
che

fu avvisato; sicch fecero venire delle


;

barche

notte e raddoppiorno la guardia


li

li

nostri

credendo che

non
dovi

fosse

la solita

guardia, seguitarono l'impresa, essenin

il

barone

di

Guenna

persona, e fece sortita di trecento


vi

moschettieri e cento picchieri e cento corazze, e

erano molti
Brechia
e

capitani ed officiali d'onore e fior di gente: ed alle sei ore di


notte, diedero l'assalto al ridotto della batteria.
assal
il

Mons

di

forte

da una parte con

la

met

delli soldati,
,

mont

insino sul riparo,


stretto ritirarsi.

ma

non fu seguitato da' suoi

e cos fa co-

Mons di Flandes diede dall'altra parte, avendo un valente capitano molto esperto di fuochi artificiali ; e dando l'assalto, tirando granale nel forte, quelli di dentro abbandonorono quella parte. Mons di Flandes seguitando la
seco
vittoria, fu

abbandonato dai suoi similmente, ed egli rest ferito malamente, ed il capitano suddetto morto e restandovi alcuni
,

feriti,

li

nostri
li

si

ritirorono: che veramente se

li

soldati aves-

sero seguitati

capi,

l'impresa sarebbe

riuscita.

Sanfronte

regretlava

(1)

molto quel capitano, per essere


nelli fuochi artificiali,
11

uomo

di valore

ed

esperimentato

che indurrebbe disagio nelle


si

fazioni di quello assedio.


di

suddetto Conte
ferito
,

condoleva molto

mons

di

Flandes che fosso


,

essendo intelligente nelle


il

cose delli assedii

e che sollaggiava

(2)

detto Conte in molti

occorrenti e fabbriche delli ripari, soldato di valore e di gran


giudizio
,

il

quale faceva ancora gran bisogno


di

(3)

appresso

la

persona

di

mons
di

Brechia, per essere suo capitano e sargente

maggiore del suo reggimento.


Alli

giugno

arrivorono
,

io

Vercelli
del

il

capitano Spi-

rito di Barcellonetta (4)

in

compagnia

capitano Signorile

(1) (2]
(3)
(4)

Desiderava, compiangeva.
Alleggeriva
,

aiutava.

Faceva grandi bisogne. Terra francese allora unita

al

Piemonte

Busca

citt

del

Pie-

monte superiore.

DI
di

VE

I{

ELL

487

Busca

passando per mezzo l'esercito del nemico, inlrorono


,

in

Vercelli in abito di paesani


al

e portorono nova
,

si

preparava

per venire
Alli

soccorso
,

delli assediali

qual nova rallegr molto.

9 detto
di

arriv

in

Vercelli

mons

di

Blanchvilla

mons

Sant'Andrea, con alcune corazze ed alquanti carabini


di

che da mons

Fior, cavaliere francese, molto valoroso della


il

sua persona e buon soldato, erano condotti; ed

numero

delle

corazze che conducevano erano da trecento, e cento carabini,

mandato da

S. A. per venirsene al soccorso di Vercelli, e pordi loro dietro le spalle


l'

tavano ogni uno

un sacchetto
armala
,

di polvere;

e felicemente passorono per mezzo


vista della citt quasi a

e giunsero alla

salvamento, ed incontrorono due squainimico


di

droni di cavalleria

dell'

volendo impedirli

il

passo di

entrare in Vercelli.
inimica, e
la

Mons

Fiori diede dentro alla cavalleria

sbaragli e messe in disordine, e ritorn di nuovo

attaccare un'altra scaramuccia, con tanto ardire e valore, che

misse l'inimico un'altra volla


nella

in sbaraglio, e rest vincitore s

prima che seconda scaramuccia.


si

volendo fare un caradi


la

collo (1), l'inimico


la

rimesse
in

in

squadrone, e carric
il

nuovo
polvere
tutti

gente del soccorso, ed


li

quel tempo pigli


si

fuoco

che portavano
loro con
li

soldati in
,

groppa, e
ed alcuni

abbrugiorono quasi

suoi cavalli
,

reslorono prigioni mezzo


si

abbruggiati

mons

di

Blanchvilla

salv nella citt con aldi Fiori

cuni pochi mezzo abbruggiati, e detto signor

ebbe gran
S.

ventura a potersi salvare

e se

ne ritorn all'armata da
aver
possulo fare
(2)
:

A.,

con suo gran


di S. A. a

cordoglio in non
e di sua

il

servizio

compimento

mala fortuna

che se quel

Evoluzione usata allora dalla cavalleria, e per di galoppo per sparare con pi giusta mira quindi richiesto per riordinarsi.
(1)

la
:

allargavano

quale le file si mollo tenopo era

il Nani, il Possevino ed altri, (2) Narrano il Capriata, l'Assarini che il Duca mand cinquecento cavalli portanli sacchelli di polvere a provvederne la cill ma gli Spagnuoli, stando sull'avviso, fortificarono passi; e bench la loro cavalleria fosse dapprima ributtata dai Piemontesi pure, per una cartuccia accesa (non si sa se per colpo tiralo da' no,

dall'inimico) caduta in groppa ad un soldato, s'apprese e sparse un istante l'incendio, sicch con miserando spettacolo meglio che quattrocenlocinquanla soldati rimasero arsi e squarciati sul campo pochissimi (fuggendo alla cill) afTogarono nella Sesia venlicinque soli giunsero a salvamento In Vercelli.
stri

in

488

ASSEDIO
,

in Vercelli con quella polvere Spagnolo sarebbe stato patrone della citt, e non bisognava pi che S. A. si mettesse in pena di mandarli

soccorso intrava a salvamento

che portava

mai

il

perch non averebbono levato la polvere dalle massime da quella di Sant'Andrea. S. A. come gran capitano non ha mancato di provvedere a tutto quello
altro soccorso
,
,

mine

che faceva
soccorso
portato che

di

bisogno per
polveri sono

l'

assedio di Vercelli

con mandargli

di soldati e di polvere;
le

ma
li

il

malore

(1) della

guerra ha

sempre

state o abbruggiatc o perse.

AUi 13
vecchia

di

giugno, vennero

Spagnoli a guadagnare certe

case rotte che sono al rimpetlo della porta di Strada alla porta
;

dove che

il

signor colonnello di Chieyn

comand

al

capitano Maurizio Gapris che andasse con cinquanta moschettieri

a guadagnare quelle case rotte


li

delle quali gi se n'erano

impatroniti

Spagnoli

quali

delti

cinquanta
li

moschettieri

andati, riacquistorono dette case rotte, e

soggiunse di soccorso

mons

di Blanchvilla e

mons

di

Sant'Andrea con alquante co:

razze per soccorso

dell' infanteria
,

dove che se
di

gli

guadagn

uno barile di polvere un numero di badili


di venti

una quantit
(2)

palle di moschetti ed
,

e picchi
n'

e corbelli da jwrtare terra

senza perdita di alcuno, e se senza


l

ammazz sopra
di notte,

la piazza (3) pi

feriti.

Alli

13 detto, circa un'ora


di cavalleria e
1'

vennero
d'

li

Spagnoli con

due grossi

due squadroni

infanteria (4), ed an-

dorono a dare

arma

alla cittadella

ed alla mezzaluna dirim-

petto del bastione grande, guardalo dalli carabini del cavaliere

Varalle e del signor colonnello di Doglio, ed andorono a quella


de'Vallesani vicino alla
porta
del

Servo, tutto
le

in

uno

stesso

tempo

dove che furono da tutte

parli salutati con

buone
fuoco
al-

salve di moschettate ed alquante cannonate che dalla cittadella


li

tirorono

ma
la

non lasciorono
il

li

Spagnoli

di

dare
vi

il

al

molino

ivi

vicino,

quale brugi lutto, non


il

essendo

cuna guardia,

quale guardia s'era levala

giorno innanli

(1)

Idiotismo dal francese malheur

anzich da malore o malaria.

(2) Picconi.

(3) Sul luogo.


(4)
Il

paragrafo conlenente

falli

del giorno
lo

compendialo; poich
foglio
;

in quello eh' io

seguo,

13 tolto dal codice trovo rimandalo ad altro

e poscia scordalo.

DI
jKT non
poter pi tenersi
l'ierfranccsco Alessandri,

VERCELLI
;

489
in

e trovandosi

ronda

il

capitano
,

sargenle

maggiore della
il

citt

dove

che scoperse
si

l'

inimico, dappoi aver dato


il

fuoco

al

molino, che
ivi

ritirava alla volta del Servo verso


il

Borghetto, ed
lasci di

fecero

<ilto:

che

il

sargente maggiore non

miti, tanto al di fuori che al di dentro, di

comandare a tenere le armi in


scorrendo
tutti
i

mano
posti e

sino a nuovo

avviso, ed intanto and

muri

della citt,

comandando
barone
di

di cos fare a tutti; e

provcitt
,

visto a quello

che era in servizio e conservazione della


il

and a trovare
dell'allarma

signor

Gueyna per

darli conto

seguita.

Ritrovando detto
al

Barone accompagnato
bastione di Sant'Andrea,
il

d'alcuni Francesi, nel fosso vicino


li

diede nova minutamente d'ogni cosa; ed

Barone

li

comand
Caluso e
il

di

andare subito a

ritrovare

il

signor

marchese

di

dargli conto del seguito,

come

fece; ed

avendo trovato

signor

Marchese all'incontro
lonnello di

della
,

mezzaluna guardata dal signor co-

San Cassino appoggiato di sopra il terreno della mina cheli faceva travagliare alla gagliarda, in compagnia del sargente maggiore Signorile, e dandoli conto del seguilo; ed
in

queir istante sentirono molte voci


,

gridando allarma

e pi-

gliar fuoco alla nostra

chese ed

il

mina restandovi coperto il signor Marsargente maggiore Signorile con molli guastadori.
in
,

Ma

la

fortuna port che

detto

luoco se

li

trov un fosso
pigli luoco,

molto grande e profondo


restando essi signori

che

la terra della

mina

tutti

fiacchi e nissi (1) del terreno


il

che

li

venne

di

sopra: dove che subito


il

signor Marchese

si

avanz

da una parte ed
alli
si

sargente maggiore dall'altra, e dando animo


gli

soldati di

combattere valorosamente, ancorch


quale

Spagnoli

fossero gi saliti di sopra la

mezzaluna, valendosi del favore


diede fogo fuori di tempo
il
;

della nostra

mina
il

alla

si

ed

incontrandosi

sargenle maggiore con

signor barone di
la

nel fosso, che detto signor

Barone era con

Gueyna spada nuda in mano,


nella coscia, e

ed in quel tempo fu ferito d'una

moschettata

cadendo

a terra, subito fu rilevato, dicendo

non
a

niente; e coalli

mand
altri
il

al

sargente maggiore
:

di

andar subito
la

provvedere

posti

il

che fece; e pigliando

strada del portello verso

castello, e trovando

che

li

Trentini e Valloni avevano assalilo

(l)

Idiotismo: coniasi

e lividi.

AiiCU.Sr.ir.YoI.XIll.

6a.

490
la

ASSEDIO
ivi

mezzaluna
Brechia
;

vicino

che era guardata dal signor colonnello


sargentc
li

di

dove che

dello

maggiore
di

li

mand per
al dello

soccorso da cento Piemontesi,


portello; e
tadini
,

quali erano

guardia
altri

li

fece venire di guardia al


li

suo loco

tanti cit-

e vedendosi

inimici

il

soccorso attaccarli per fianco e

con
li

la

valorosa

difesa di quelli della

mezzaluna
di

li

Spagnoli
piazza
;

abbandonorono con molli che rcstorono


citt fuori
(

sopra

la

e cessalo affatto per tutta la


si

dentro l'allarma,
il

risolse
)

il

signor Marchese

essendo gi morto
il

barone
di

di

Gueyna
sino

di

far allaccarc avanti


la

giorno dalle corazze e qual-

che moschettieri
,

mezzaluna dal signor colonnello


li

San Gasil

che gi se n'erano impalronili


al

Spagnoli; ed
,

signor
,

Marchese comand
discacciare
li

cavaliere Opcrto

suo luogotenente
di

di

andare con trenta corazze ed una


detto Cavaliere

mano

moschettieri per
tutti
;

Spagnoli da quella mezzaluna o perdersi

osservando l'ordine puntualmcnle

un'ora
fu prov-

avanti giorno, and con tanto coraggio ed impelo, che discacci


li

Spagnoli da quella mezzaluna, alla quale subito

li

visto di

buone guardie;
feriti,

ne fecero restare di Spagnoli, tra

morti e

da mille e seicento, con molti capi.


il

questo

per due Valloni che

giorno appresso

si

sono venuti a rendersi,

ed hanno dato relazione del seguilo.


Alli di

17

di
li

giugno, a ore ventidue


Spagnoli
si

doppo un gran temporale


in

pioggia,

andavano avanzando
di

cinque grossi

squadroni, con una gran parte


ze (1), e vennero attaccare la

corazze armale a tutte pez-

mezzaluna
,

qual' all'opposito
furono ributtati vedeva marciare
(2).

del bastione grande di Sant'Andrea

qual era guardato dal coSpagnoli


si

lonnello di Brechia
alla gagliarda
la
,

dove che

delti

ed in quello islesso tempo

cavalleria

ed infanteria
il

spagnola alla volta di Lariss

Alle tre di nolle,

signor Marchese fece sortila di quaranta co-

razze
tieri
,

quali fece marciare con sue picche e quaranta moschetquali andorono attaccare
all'
li

Spagnoli alle loro trinciere


di
;

quali trinciere erano

opposilo

una

mezzaluna

che dal
la

colonnello di Brechia
trinciera, delti Spagnoli

era guardala

e tra la

mezzaluna e

avevano condottovi alquanti gabbioni,

(1)

Arms

des toules pices

armati

di latte

armi.

(2)

Borgata ad un miglio e mezzo da Vercelli.

I) I

V EReE LL

491
nelli fo5Si

dove che da quelli della citt furono condotti


perdita di alcuno.

senza

AUi 21
soldati,
li
:

di

giugno,

il

signor Marchese fece impiccare due

quali furono presi che

volevano andar a servire ai


il

Spagnoli
sortita a

ed alle tre ore di notte

signor Marchese fece fare

quaranta corazze e quaranta moschettieri, per andare


Irinciere de' Spagnoli
;

a dar allarma alle


le

dove che pigliorono

armi
Alli

ma non
di

fecero sortita.
il

22

giugno,

signor Marchese

comand una parte

de'suoi moschettieri del suo reggimento, ed una parte de' moschettieri francesi, quali

erano comandali dal signor Enea suo


de' Vallesani

luogotenente, e
e
l

li

Francesi erano comandati dal capitano Ponte,


officiali
;

Vallesani dal cavaliere Lanzbourg,


li

ed andarono attaccare

Spagnoli

al

molino

di

San Giacomo,
vi

che

di gi

li

Spagnoli

se

n'erano impatroniti; pure


glielo fecero

ando-

rono attaccarli con tanta prontezza, che


nare, e
li

abbando-

carricorono sino alle loro trinciere, e ne


al

ammazzo-

rono sino
si

numero
giugno

di

cinquanta, senza

li

feriti

e prigioni che

fecero.
Alli

23

di

(1),

li

Spagnoli hanno approcciate


:

(2)

da

tutte le parti le sue batterie

dove che

l'

istesso giorno
si

il

signor

Marchese comand che da

tutte le parli

dovessero arborare

tutte le bandiere di sopra delli bastioni e

muri

della

citt

comand che ognuno dovesse


ripari.
Alli

stare all'erta, e di travagliare

alli

24

di

giugno, che fu

il

giorno

di

San Giovanni,

li

Spa-

gnoli andorono a crescere da per tutto le sue batterie; e la batteria

che balle avanti

la

porta di Sant'Andrea, l'hanno cresciuta

di otto cannoni,
Alli

che in tulio sono dodici cannoni.


li

27

di

giugno,

Spagnoli hanno

fatto

una

batteria al

mo-

lino di

San Giacomo,

e batte

con

sei

cannoni, e balte alla

citta-

della ed al bastione dirimpetto; e Io stesso giorno fecero un'altra

batteria nell'isola del Servo, a rimpello del

Duomo,

e batte alla

muraglia della

citt

ed al

Duomo

e alli campanili, con sei can-

noni; e la batteria guardala da' Trentini.

lo

stesso giorno

(1)

Il

Giornale del 23

lo

desumo

dal codice

compendiato,

cos

pure

pei giorni 24 e 27.


(2)

Gallicismo

adottalo poi per auloril del Monlecuccoii.

492
il

ASSEDIO
romando
alli

signor Marchese
(enaglia che
ivi

Vallesani che abbandonassero

la

guardavano

di fuori della
:

muraglia dalla parte


il

del castello

vicino al Servo
si

dove che quella notte


in
,

capila

tano Quartieri ordin che

facesse mettere
il

difesa

con

sua gente e far una mezzaluna sotto

castello
il

che

la

batteria

che batteva
fronle
la

al

Duomo

li

offendeva
,

ed
li

signor conte di Sanfece


tirare

rese

schermita

onde che

una
il

tela

grande
tello,

al

lungo, che dalla batteria de' Trentini copriva

por-

e poteva coprire la soldatesca


,

nell'entrare e uscire che

non

fosse scoperta
alli
si

e diede a sospettare di
;

maggiori macchine
il

od impresa

Trentini

e frattanto ordin
la
i

signor conte di

Sanfronte che

rompesse

aiuraglia a livello del fosso, per


soldati senza essere veduti dal ne-

avere

il

transito da calare

mico.
Alli

28

di

giugno

il

capitano Quartieri fece ripigliare una


li

barca che avevano ritenuto


la

Trentini dal canto suo, occupando


di

mezzaluna abbandonata dal colonnello


fu
,

Brechia

ed

il

modo

graziosissimo, qual fu questo: che un soldato, spo-

gliatosi

and a

tirare

una barca che stava


,

alla riva del

Servo
fiume,

dalla parte de' Trentini

e la condusse sino a

mezzo
;

il

prima che
giara
e
si
il

detti Trentini

se

ne fossero accorti
s'

che essendo
di
le

detta barca a
,

mezzo

detto flume,

incontr sopra un poco

disput a moschettate pi di due ore da

ambe

parli; ed

capitano Quartieri

li

mand due

altri
si

soldati

ar-

mati a botta sino alla cintura, spogliali nudi; e


a detta barca,

atlaccorono

uno

alla

dussero dal canto loro,


tini.

poppa e l'altro alla prora, e la concon gran contento e contrasto de' Trenli

Dappoi

il

capitano Quartieri
;

mand
di l

il

sargonlo Blonay
Trentini andoil

con venti moschettieri

ed in quello istante

li

rono attaccare una mezzaluna ch'era


quattro moschettieri
pascolava
;

dal Servo, che


le

giorno innanti s'era abbandonata, che non


di

stava

altro che

guardia del

bestiame

che

nella isola

e detti Trentini se ne impatronirono

con suo gran

danno, con Ironia morti


lorono e
Il

de' suoi, e nell'istesso giorno la quit-

la

spianorono.
ogni
sera

Conte

andava

compartendo

gli

uomini e
,

le

donne a quartieri e luochi dove


molte volte
a'
il

bisognava travagliare
,

dove
gente

Governatore era assistente

ed inviava
:

la
si

suoi posti solto la cura de' soprastanli per condurli

partiva

I) 1

V E ReELL
si

493

indi visitando tutti

li

lavori che

facevano, inslruendo gl'im,

presari ed opcrari di quello che avevano a fare

animando

tutti

con buone ed
erano

eflcaci
il

parole, dimostrandoli l'obbligo in


loro naturai Principe
,

che

tenuti verso

e quanto imporle

tasse la difesa della citt


vite, beni ed

con

la

quale conservavano anche


tutti

onore loro: onde da questo parlare


si

piglia-

vano cuore
ancora

rallegravano, tanto cittadini che soldati; e dopo


le

aver girato tutto intorno


di fuori, e visitava

mura

della citt e cittadella, girava

tutte le

mezzelune

dando ordine da
li

per tutto, riconoscendo nuovo.

le

guardie, esaminando

soldati, ed

informandosi dai cap loro se avevano sentito od inteso cosa di

Questo era

l'esercizio ordinario che


in questa

faceva
la

il

Conte.

Onde riconoscendo un giorno

maniera

mezzaluna

del conte di Rovigliasco, che era circa

l'alba, intese dal suo


soldati francesi

luogotenente che erano partiti

li

tre migliori

che
vare

egli avesse, e

che erano

giti

(come egli credeva) a ritrocoperta da detta mezdi

Don
di

Pietro

(1).

E perch

la strada

zaluna

Rovigliasco insino alla mezzaluna di porta


carestia di soldati; e

Strada

non era guardata, per


la

perch

l'

inimico con
li

batteria della porla di Strada aveva battuto lutti

merli e

parapetto della muraglia

di essa porla, insino al dritto di quella


,

mezzaluna
che era
sicch non
chetta
tre

la

muraglia restava molto bassa

ed

il

terrapieno
passi,

di dietro essa,
si

non era pi largo che di quattro poteva stare alla difesa per non esservi
11
,

ban-

Conte subito venne in pensiero che li soldati potevano essere andati dal generale delli Spagnoli,
(2) di

dietro.

e con darli informazione dello

stato di questo
in quella

posto, far con-

durre

una
la

parte

dell'

armata
citt

parto

dove non era

guardata

contrascarpa, e calando nel fosso senza impedimento,

potrebbero entrare nella

senza essere scoperti. Mostr poi

l'esperienza che non era vano questo pensiero, perch venendo


poi
li

Spagnoli nel fosso, ascesero alcuni contro


alla

la' palificala

che veniva dalla muraglia


messi a tagliare

mezzaluna, per serrarla come


con
le

dall'altra parte del fosso; che essendosi


strali,
li

scuri, o sia desentili dalli solla

pali

che non furono


,

dati del colonnello di

Chieyn

che aveva in guardia

mez-

(1) GII altri codici


(2)

riferiscono codesto fatto ai

29 giugno.

Banchina.

494
zaluna del ponto
palificata
di

ASSEDIO
Strada, con la

quale

si

conglungc essa muraglia

che va

al traverso del fosso, verso e sino alla

della citt, che fu,coDac s' detto, tentata dallo Spagnolo: e quelli
di

Rovigliasco tampoco non videro ne sentirono l'inimico, perGno


si

che furono entrati nel fosso e


la

messere con stromcnti


si

a cavare

loro mezzaluna.
il

Ora

come

detto

avendo molto bene


potersi

previsto

Conte questo tentativo che farebbe l'inimico, e coripari, resterebbe impossibile


la citt
il
,

noscendo che, senza molti


poteva stare alla difesa
dal fosso, fece

il

difendere che non sorprendessero


;

per
il

il

che

quando alcuno non Conte, prima che uscire


il

chiamare

Governatore sopra

luogo, dovenil

dosi trattare di cosa importantissima.


li

Venuto che fu
il

Conte,

rimostr e fece chiaramente conoscere


nel quale
:

grande ed evidente
vi

pericolo

si
il

trovavano

ed
li

il

pronto rimedio che

bisognava

perci

Governatore
altri

diede sessanta
,

Vallesani
chiese
il

provvisti di pale e

zappe ed

stromenti

come

gli

Conte; quali, perch fossero pi pronti

al servizio, gli fece

dare
porla

un ducatene per ciascuno.


di

11

Conte

gli fece tagliare, dalla

Strada sino
terra

al

dritto della

mezzaluna
muraglia

di
,

Rovigliasco, mezza

quella

ove fondata

la

sopra

per dritto a

piombo, e

la fece
si

gettare nel fosso grande dalla parte verso la

contrascarpa, e
larghezza di
basso
di

abbass

tanto, che fecevi


al

fare

un

fosso di

un trabucco
che
il

fondo

ed

il

suo piano era pi


s

sei piedi

piano del fosso grande, in


tagliala

fatto

modo

che r altezza

della

terra

ascendeva

a quindici piedi

d'alto; e da lato della palizzata e nel fosso della mezzaluna di

Rovigliasco fece di tanto in tanto fare delle cave, o siano pozzi,


quali leggermente coprendo con rami deboli e sottili di arbori,

coprendoli di teppe (1), acci venendo

li

Spagnoli, n accormille

gendosi dell'inganno, cadessero nella trappola. Venendo dunque


li

Spagnoli alle ore

sci

di

notte, in

numero
ed
altri

di

quattro

fanti de'

pi

forbiti del loro esercito,

squadroni che slaaltri

vano poi
entrati

di dietro

cento passi, quali erano seguiti da


li

squa-

droni di cavalleria, a fme di soccorrere


;

primi quando fossero

li

primi vennero pian piano, guidati dai tre soldati fran

cesi sopra la contrascarpa; dalla controscarpa caloronoalla strada

coperta, ed

ivi

nel fosso; e

come

s'

avvidero

delli ripari e dell' in-

(1) Piote.

DlVERCELLl
gaunu
pali e
,

495
altri

reslorono

di

passare pi avanti;

ma

che cainiuavauo
attaccavano
ai

verso la palizzata, se fallivano

le cave, ossia pozzi, si

con

le scuri

li

tagliavano,

ma

molti erano che cascavano


,

dentro quei pozzi e non potevano pi uscire

che

furono poi

da' soldati del presidio, pieni di rabbia verso di loro, uccisi; e in

un
nel

istante assaltorono la
fosso
,

mezzaluna

di Rovigliasco, le
,

ed entrando
quelli che

si
li

posero a cavarla con


pozzi
li
,

zappe. Tulli

sconlrorono

cadendo dentro

reslorono presi o morti.

In questo mentre,

soldati della

mezzaluna del colonnello Chieyn

e quelli di Rovigliasco diedero all'arma, e con sassi e picche

ributlorono l'inimico.

In

quel
,

tempo trovandosi
col

il

Conte

al

quartiero

di

mons

di

Brechia

quale stava ragionando che


si

l'inimico tentasse questo negozio, sentirono l'arma che

dava

da quella parte, e fu subito inviato

il

capitano Foudrc, gentila

luomo Borbonese, con cento


per fianco
lasciando
il
il

soldati

met moschettieri

il

restante picchieri, al luogo del fosso, che cominci tempestare

nemico, che,

cos soprapprcso, si ritir in disordine,

fosso coperto de' morti, che furono poi sepolti in


gli

due

grandissime fosse

uni sopra

gli

altri

ed erano bellissimi

uomini;

tra' quali
gli

furono riconosciuli molli gentiluomini dalle

missive che

furono trovate nelle sacchette delle calze, che

scrivevano

a'

suoi amici ed a loro

dame,

chi a

Lucca,
per
si

chi a

Fiorenza

chi a

Cremona, ed
s

altri a

Napoli.

cos

la

prusalv

denza del Conte,


la

come
il

altre volte, cos


li

anche allora

piazza, lasciando cos delusi


fallilo

Spagnoli; e Don Pietro, che


la

per essergli

disegno, rest con tanta collera, e per

morte ancora

di

buoni soldati ed onorali personaggi, che fece


li

quella mattina impiccare


stalo ingannalo da loro.

Ire traditori francesi

come che

fosse

Al primo

di luglio,

il

colonnello di Brechia fece giocare una


,

mina

alle di

tre ore di notte

la

quale era rimpelto

al

bastione
il

grande
effetto,

Sant'Andrea
il

e subito

che

la

mina ebbe

fallo

suo

sort

suddetto colonnello di Brechia con quaranta coil

razze ed altri tanti moschettieri, che con


n'

favore di detta
,

mina
ed

ammazzorono pi
Alli

di

cento e cinquanta

senza

li

feriti

abbruggiati.

di

luglio

alla

mattina

il

capitano Evangelista fece

sortila
lieri,

con trenta corazze con sue picche e quaranta moschet


li

ed andorono attaccare

Spagnoli nelle loro Irinciere, le

496
quali trinclere erano

ASSEDIO
all'

opposito del bastione che innanti alla


le trincierc de'

porta di Strada

dove che, tra


li

Spagnoli e quelle
a

della citt, detti Spagnoli

avevano condotto sino

trenta

gabbioni; dove che dalle corazze e moschettieri furono condotti


nelli
fossi della citt, e

se ne

ammazzorono

sino a trenta, e ne

restorono due prigioni.


Alli
al

di luglio,

li

Spagnoli fecero giocare una mina qual' era


quelli della citt; e subito che
alle

rimpclto del bastione di Sant'Andrea, qual mina apport pi


a' detti

danno
ebbe

Spagnoli che

a
si

fatto effetto detta

mina,

venne

mani e combattendosi
;

da picca

picca grandemente, tocc

alli

Spagnoli

ritirarsi
li

nelle loro trincierc, con la perdita di cinquanta senza

feriti

a relazione di un soldato napolitano che venne a rendersi alla


citt

un giorno appresso:

e cessalo che fu detta

arma

affatto,

sortirono sei francesi del reggimento di

mons

di Brechia, ed

andarono sino
lavano
Alli
ivi

nelle trincierc, e
le
li

li

presero sei cavalli che pascobatteria che


delle Frate,

appresso
di luglio,

trincierc.

Spagnoli

approcchiorno
nel
,

la

batteva alla porta di Strada, e

mutorono

campo

e le tre batterie che battono detta porta

la

battono con dieci

cannoni, con batter anco


li

il

bastione dirimpetto.

l'istesso
la

giorno

Spagnoli fecero sortita, e vennero attaccare


dal

mezzaluna,
Rovigilasco;
nelle

qual era guardata

reggimento
li

di
si

mons

di

dove che fu bisogno che


trincierc, e se n'
alle

Spagnoli

ritirassero

loro

ammazzorono

sino a venti sopra la piazza.

Ed
la

cinque ore

di notte

l'armata spagnola pigli allarma, e

cavalleria pass di l dal Servo e Sesia, che ebbero avviso che

da quella parte veniva


in Vercelli, e delti

la

cavalleria di
li

Sua Altezza per entrare


all'

Spagnoli

andorono

incontro, e ritroil

vandosi avvantaggiati da quella di Sua Altezza, e con


delle loro trincicre, fu necessario a quella di

favore
ritor-

Sua Altezza

narsene;
fu

e ritrovandosi alcuni

carabini all'avvantaggio, ve ne
cavalleria spagnola,
la cavalleria

che

si

trov

impegnato nella
giorno che
detti

standoli

tutta la notte e sino al


alli

spagnola torn
alla

suoi posti; e
la

vedendosi

carabini

vicini
,

citt,

pigliorono

fuga, e se ne vennero dentro Vercelli


la

e portarono

nuova come
stata

notte passata la cavalleria di

Sua
di

Altezza era
soccorrerlo,

poco discosto da Vercelli, con risoluzione

ed UD carabino era della compagnia del cavaliere Bunis d'Asti.

DIVEKCELLI
lli

497
li

di luglio, alle
la

quattro ore di notte, vennero


era

Spagnoli
di

attaccare

mezzaluna che

guardala dal
vi

reggimento

mons

di

Rovigliasco, e dall' altra


,

il

bastione che resta


di
la

innanzi alla porta di Strada

qual era guardala da mons


;

Chieyn con

il

suo reggimento
di gi

li

Spagnoli

attaccorono

trinciera del Rovigliasco e poi quella di Cheyn, con risoluzione

d'impatronirsene: dove

li

Spagnoli introronosino nel fosso,

quali avevano portato scale e fascine; dove che furono ripossati


alla

gagliarda, e se ne

ammazz
citt.

sino a cinquanta,

quali fu-

rono sepolti nel fosso della


lli

di
la

luglio, di mattina a buon'ora,

li

Spagnoli

ac-

crescerono
pili
,

batteria di porta di Strada di quattro cannoni di


tulli
,

che

in

erano quattordici

quali battevano con granl'

dissima diligenza

non aspettando un colpo


la citt.

altro

pareva

che volessero profondare

AUi 7

di luglio,
,

il

signor Marchese fece fare un bando, che

chi aveva polvere

corda e piombo lo dovesse consegnare, sotto


li

pena della

vita, e

che

sarebbe pagata

comand a due per


altri

ogni vicinanza, che andassero di casa in casa per raccogliere


dette munizioni e pagargliele
;

ed anche fu deputato due

per raccogliere stoppe, canape, lino e corde vecchie per fare


miccia, e pigliavano stagno e

piombo per

far palle da moschetti;

dove che

si

venne

al

termine

di disfare gli

organi delle chiese,


fare miccia da

e di pigliare le corde delle


schetti.

campane, per

mo-

AUi 8

di luglio,

li

Vallesani fecero sortita


la

dalla porta del

Servo, ed andarono attaccare

cavalleria
;

spagnola, che da
detti
l'

quella parte veniva far la tantara

dove che
feriti
:

Vallesani ne
si

ammazzarono pi
intacc
il

di

venti, senza

li

islesso giorno

fuoco nelle capanne degli Spagnoli, nel quartiere di


al

San Bartolommeo sino


vedevano
li

quartiero di

Don

Pietro

dove che

si

Spagnoli andare da una parte all'altra, che pareispiritati.

vano

tanti

AUi 9
presso
il

di luglio,

li

Valloni vennero dalla parie del gerbo apil

Borghello, per pigliare


li

bestiame che pascolava; e

vedendo

Vallesani che pigliavano detto bestiame, sortirono e


,

glielo fecero quiltare

ne ammazzarono alquanti.

AUi iodi
tin

luglio, alle tre ore di notte, fece sortita

mons Marin

con venti corazze con sue picche, ed andarono nel gerbo


ARcn. St.
IT. Voi. XIII.
f>:5

i98

ASSEDIO
;

nanli la porta di Sant'Andrea


nanli
li

dove che

li

Spagnoli
e

la

notte in-

avevano condotti

alquanti
in

gabbioni,

dalle
il

corazze
conte
di

furono abbruggiati.
Sanfronte

Ed

queir istesso mentre,


quella parte
si

comand che da

facesse
li

una mezza-

luna rimpetto a quella che ne avevano fatto


detta porta del gerbo.
Alli

Spagnoli Danti

11 detto, alla mattina a buon'ora,


le

li

Spagnoli battedi

rono

con tutte

batterie alla gagliarda

fuor

del solito, che

un colpo non aspellava


dubitava
le parli
;

l'altro, e

modo, fuori dur tutto il


assalto geil

giorno Ano alla notte, e pareva che volessero abissare la citt;

dove in essa

si

di

una grossa arma ed un


quietamente
li

neralo da tulle

ed alla mezzanotte, cessalo

battere,

mai non
Marchese
ed
altri

si

sent stare cos

Spagnoli, che pareva


di

che non ne fosse alcuno. Alle quattro ore


fece sortita di

notte,

il

signor

una ventina

di

corazze con sue picche

tanti moschettieri, e le

comand che andassero abbrugdelle

giare alquanti gabbioni che oppresso

loro trinciere avedi

vano condotti; che cos fecero, senza perdita


Alli

alcuno.
la

12 luglio,
parte
,

li

Spagnoli

venivano attaccare
e

citt

quattro parli con scale,

manlelletti

fascinate:

ed

atlacco-

rono

la

del

castello qual era

guardato da Vallesani e
,

cilladini

e diedero alla porla di Sant'Andrea

e alla porta di

Strada

(1),

ed al bastione dirimpetto, guardato dal colonnello


la

Chieyn, savoiardo;

quarta altaccorono

la

mezzaluna che

a rimpetto del bastione

grande appresso ja cittadella, e da quella


la
li

parte avevano gi guadagnalo

mezzaluna, ed erano gi
venne
di

salili

sopra del grande bastione

soccorso

il

signor cail

valiere Operto, luogotenente del signor


di trenta

Marchese, con

corazze
s,

li

ripossorono alla gagliarda, e glie ne


la

numero amcento,

mazzorono
ne rest
e

che sopra

mezzaluna e
;

nelli fossi sino a

con molli capi e molti


ferito io

feriti

dove che detto cavaliere Operto


d'

una coscia
,

un colpo
e

di

picca
,

il

quale

si

port in quella fazione


li

come anche
scale

nelle altre

valorosamente,
li

guadagnorono

molle

manlelletti che
1'

Spagnoli
quella

avevano apportali. E cessato che fu


parte,
li

ailaruia

fatto

da

Spagnoli fecero chiamata e domandorono sospensione

(1) Il

giornale del 12

mancante

in

questo codice,

lo tolgo

dal co-

dice compendiato.

D
d'arme,
e

VERG E LL
l

499
ritirare
li

domandoronu che
si
;

fosse

permesso
acciocch

suoi

morii che
della citt

ritrovavano tra

le

sue
,

trinciere e la
li

mezzaluna
corpi morti
l'altra

dove che

li

fu concesso
;

uon avessero dato


glie

fetore alla citt


di

che da una parte e


li

ne fecero restare pi

ottocento senza
il

feriti:

e questo
si

fu per relazione di

due Vallesani che

giorno appresso

sono

venuti a rendersi.
Alli

13

di

luglio, si trov

un molinaro

al

lungo della

muil

raglia della citt che pigliava l'altezza di

delta

muraglia,

quale fu
notte
del
li

fatto

prigione, ed era dello stato di Milano. L'istessa


la

Spagnoli vennero attaccare e dare


;

scalala dalla parte


,

Duomo

e gi erano salili sopra della muraglia


alla

e subilo
di

ne furono ripossali
trenta, senza
Alli
14.
li

gagliarda

e ne

ammazzorono pi
si
si

feriti

due prigioni che

fecero.

di

luglio, circa le venti ore,

scopriva da tutte

le

parti del Novarese, che tulle le terre facevano

fumala da una
,

terra all'altra

e cominciava dalla parte di Confienza


,

Palestra,
,

Pagliasacco

Hoatella

Vinzaglio

Casalino

Casal-Bertramo

Diandra e Casal-Vallone sino a Romagnano; ed

in quell'istesso

tempo

si

vedeva marciare la cavalleria

di l dal

Servo e Sesia,
;

che da tulle quelle parti avevano piglialo all'arma

e la

noUe

seguente levarono quattro cannoni dalla batteria del molino di

San Giacomo

quali battevano alla cittadella

li

menorono
istante

alla batteria della porta di

Sant'Andrea

ed in quello

sortirono dalla citt cinque carabini della compagnia del capi-

tano Biagio, ed andarono a una cascina

ivi

vicina

e le face-

vano un corpo
li

di

guardia

di

Valloni

dove che

detti

carabini
e
si

allaccorono alla sprovvista e ne


li
li

ammazzorono alquanti,

fecero due prigioni e


Alli

condussero dal signor Marchese.


Spagnoli fecero giocare
di

15

di luglio,

una mina
,

al

cantone del gran bastione della porla


pi danno a loro che a quelli della

Sant'Andrea
;

li

port

citt

e subito

che

la

sua

mina ebbe

fallo effetto,

vennero per salire sopra del bastione,


di

dove che dalle corazze e dal reggimento del colonnello


chia furono ripossati alla gagliarda, e glie ne
al

Bresino

ammazzorono
il

numero
si

di cento.

Dove che
ne

in quella fazione

detto Colon;

nello

port valorosamente ed anche in

le altre

ne fecero
fossi della
si

alquanti prigioni e molti


citt.

furono
,

sepolti

nelli

circa le venliqualtro ore

la

cavalleria

spagnuola

500 avanz
in

ASSEDIO
un grosso squadrone,
;

e vennero a far alto vicino alle

loro trincierc
di

poco appresso vennero due grossi squadroni moschettieri e picchieri, quali si misero nelle loro Irinciere,
e

o
si

la

cavalleria ritorn a' suoi posti.

Dove che dentro


;

della citt

dubitava di qualche soprappressa

e subito che furono nelle


il

loro Irinciere, alzarono una bandiera di rosso, ed

simile

fe-

cero

li

Trentini

quali arborarono nelle loro Irinciere tutte


citt

le

suo bandiere. Dove che nella

stavano pronti
ripari
,

con

le

sue
il

armi

alla

mano
,

si

travagliava
le

alll

fu deputalo

capitano Tosetto che battesse


venti cavalli

strade per dentro la citt con


,

e slavano tutta la notte nella piazza d'armi

il

capitano Spirito

Armando, suo luogotenente, era


le quali

destinato per
si

andare a soccorrere con venti corazze dalla parte dove


tirebbe r

sen-

arma
di

corazze se ne pigliavano due per com-

pagnia ogni notte.


Alli

16

luglio, alle cinque ore di notte, fece sortita

il

ca-

pitano Giache Dalmassi con venti corazze e venti moschettieri,


quali andarono attaccare
li

Spagnoli nelle loro trinciere, e se


feriti
;

ne ammazzorono trenta ed alquanti


ritrovava con la sua

l'

istessa notte

li

Spagnoli pigliavano l'arma, per avere inleso che Sua Altezza

si

armata

di l della Sesia
;

si

vedeva mar-

ciare la cavalleria da quella parte

e quella notte levarono tre

cannoni dalla batteria della porta

di
,

Strada, e

li

condussero

alla

batteria della porta di Sant'Andrea


a battere
Alli

e la mattina cominciorono
1'

che un colpo non aspettava


di luglio, sortirono dalla

altro.

17

citt, alle tre ore di notte,


,

alquanti carabini della compagnia del capitano Biagio

ed an-

dorono attaccare

li

Spagnoli nelle loro trinciere, e

le

fecero ab-

bandonare e li guadagnorono alquanti moschetti, e ne ammazzorono sino a quindici sopra la piazza.


Alli

18

di

luglio

li

Spagnoli crescerono

la

batteria della

porta di Sant'Andrea, che in tutto erano ventidue cannoni, e

battevano alla gagliarda

e ritrovandosi

il

Conte sopra

il

sud-

detto baluardo, per dar ordine alle riparazioni

che bisognava

per difendersi dal nemico, quando sarebbe venuto all'assalto;


da una gran furia di cannonate, che furono tirate nella muraglia della porta, ritrovandosi appresso della
le

muraglia suddetta,
il

scaglie dell'artiglieria

li

fracassorono tutto
,

braccio sini-

stro e la

mano

con tutto ci

non lasci

di attendere

sempre

D
al

V E Re E L L
l'

501

suo

officio e carico.

istesso giorno, fece giocare

una mina
il

al

rimpetlo del bastione

di
all'

porta di Strada
assalto

con

favore
,

della sua

mina vennero

sopra detto bastione

e fu-

rono ripossati
cinque ore

alla gagliarda, e

ne ammazzorono alquanti. Alle


il

di notte, fece sortita

capitano Evangelista con quadi

ranta corazze, in compagnia del colonnello


moschettieri
ciere
,

Brechia con cento

ed andorono attaccare

li

Spagnoli nelle loro Irin-

e ne
,

ammazzorono

pi di cento e ne pigliorono tredici

prigioni
Alli

quali furono condotti nella citt al signor Marchese.


di soccorrere Vercelli,
,

19 luglio, Sua Altezza, risoluto


in

egli

medesimo

persona condusse fino alla riva della Sesia


citt al

all' indritto della

numero

di

tremila fanti tra Francesi,

Savoiardi e Piemontesi, e dugento corazze con altri tanti carabini, facendone


il

capo e condottiero
la

il

signor Marchese d'Urf


,

(1),

quale prese a guidare

vanguardia

con

la

quale venivano
:

le polveri

ed altre munizioni sopra cavalli e muli

ma

essendo

dalla guida quel signore condotto a

che non conveniva, dalla parte de'


cino al castello
,

un guado alquanto pi alto quando fu assai viTrentini


;

abbattendosi

in molti squadroni di cavalleria

Spagnola
ritirarsi
di S. A.
si
;

fu necessitato, dalla gran carica che gli diedero, di


il

indietro e ripassare

fiume, tornandosene all'armata


il

e nell'andare e ritorno, passando e ripassando


le

fiume,

perdettero

polveri con altre


il

munizioni.
in

La retroguardia
il

della fanteria pass


di

fiume pi a basso,
il

tempo che

conte

Sanfronte

si

ritrovava in ronda sopra

baluardo del Servo,


fiume, e che
si ti-

e che

udendo un gran romore


se

alla riva del


,

ravano moschettate e gridava Savoia

e
le

pensando che questo


genti di
citt
;

non potesse esser altro


sopraggiungere
valiere

non

che

Sua Altezza
vide

venivano per soccorrere ed entrare


al rastello della
il

nella

intanto

porta della mezzaluna, avanti


di

esso baluardo del Servo,

barone

San Rerano, principal cadi

Loreno dell'Ordine dell'Annunciata

Sua Altezza,

sol-

(1)

Onorato d'Urf, francese, buon soldato, vissuto gran tempo


,

in

corte di Torino ed autore della Sirena

e soprattutto dell'^strea
(

il

pi

celebre romanzo francese di queir epoca


loriques el liUraires

V. Les

d' Urf.

Souvenirs Ms-

du Forez au XVI

et

XVII

siede par Aug. Bernard.

Paris,

1839,

8.).

Un nuovo
d'

e molto

commendabile lavoro

sulla vita e sulle


,

opere del
:

Urf stato pubblicato dal signor Norberto Bonafous


et

col titolo

iudes

sur l'Aslre

sur Honore' d'Urf. Paris, Didot. 1846

in 8vo. (C M.)

502
dato non

ASSEDIO
meno
saggio che valoroso; e mons
,

di Parella, capisi

tano

di cavalleria

che
:

in
i

molle fazioni

di

questa guerra

diportato valorosamente
nella citt con circa

quali poi con altri capitani entrarono


cavalli, ritrovandosi
il

dugento

signor Mar-

chese governatore presente alla porta per riceverli.


la

perch

notte era molto buia


;

e la gente da piedi del soccorso anil

cor molto lontana

il

Conte,

quale
,

si

ritrovava sopra

il

ba-

luardo, fece subito accender un fuoco

acci che quelle truppe

scoprendo
fecero
;

la

porta

della citt, tirassero a quella volta,


(eh'

come
della
infealla

caminando sempre quella gente


gagliardamente difendendosi
alla

era

piemontese e

savoiarda),
cavalleria

dalli

squadroni
gli

nemica che per fianco ed

coda
l'altra

andava

stando, cadendone qualcuno dell'una e

parte. Era

coda de' nostri

il

capitano Mario Ferrari, della

citt di Gallipoli
il

nel regno di Napoli (come di ci n

rendono testimonio
dimostrato

si-

gnor Governatore ed

il

conte

di

Sanfronte), che in molte altre


si

occasioni al servizio di Sua Altezza

molto giu-

dizioso e pieno di valore, siccome per avanti in Asti e dappoi

questa entrata in questo assedio di Vercelli ed altrove. Furono


alcuni cavalieri Spagnoli che caricorono
li

nostri sin dentro

il

Servo e contro
cuni
,

la

muraglia del baluardo


vi

con uccisione

di al-

perch non

erano moschettieri
e
vi

al

parapetto per tirarli;


officiale de'principali
il

onde presero tanto ardimento,


sino
raslello

fu

un

Spagnoli tanto temerario, che, passando


al

Gume,
la

se ne venne

della

mezzaluna
ivi

dove pag

pena del suo


di

troppo

ardire, restando

ucciso:

aveva sotto un cavallo

prezzo, armi pulite,


d'oro.

con
,

casacca tutta coperta di passamani


entr, nel levar del sole, la fanteria,
li

Dopo

la cavalleria

ritrovandosi tutta bagnata por aver guazzato


e

due fiumi Sesia

Servo

onde

ritrovandosi
alli (1).

molto stracchi, domandavano per Conte


trovorono
in

rinfrescarsi vino

patroni, che non lo potevano dare perch


Il

non ne avevano

Marchese ed

il

si

molto affanno, quando intesero


signor Marchese

l'infelice

successo della gente

ch'era tornala in dietro, e massime che non fosse potuto entrare


il

d'

Urf

che

per essere cavaliere

di

tanto valore e giudizio, acquistato da lunga esperienza in molte

occasioni di guerra

n'avevano speranza che potesse esser causa

(1)

Di questa fazione
Verceil.

si

ha ragguaglio

nella
di

filaiion

du scoun

et

reddilion de

Ms. nei RR. Arcliivi

Corte in Torino.

DI
di

VERCELLI
;

503
e Tu
,

tnoito

giovamenlu

in difesa di quella piazza

grande

il

rammarico che anche ebbero della polvere perduta non essendovi entrato pi che duo some ed alcuni pochi sacchetti. I soldati

che entrorono dopo

il

rinfrescamento, furono compartiti alle


signor Governatore; e se
e
la

brecce ed

altri posti dal


il

sorte ac-

compagnava
fiume Sesia

buon

consiglio

valorosissimo ordine di Sua


l

Altezza Serenissima, che con condurne quella gente di


al

dal
il

dritto della citt, e trattenere l'inimico tutto


s

giorno in armi, e ritirarsi

felicemente, fece opera tanto sele

gnalata quanto mai facesse gran capitano, e che


fossero entrate
;

monizioni

conveniva certamente

al

nemico abbandonare
la

l'assedio, perch,

dando ancora
vi

l'assalto,
,

con

comodit che

si

aveva

di

rimettere la polvere nelle mine


era
di

se gli faceva perdere


,

quel restante che


aria
;

sua fanteria

con

farli

saltare in
riti-

non dando pi assalti, bisognava che l'esercitosi rasse, non avendo pi modo di forzare la citt. Sua Altezza
e
,

fece

quanto umanamente polevasi fare


Principe (1), corso
,

siccome anche

il

serenissimo

il

quale con

la cavalleria

assistendo a questo soc-

dando l'arma
l'

dalla parte del Servo, cerc di trattenere

e tirare

inimico in altra parte dove non impedisse l'entrata

dei soccorso.

Ma non

si

pu avere

la

fortuna sempre favorevole.


notte,
fece sortita
il

AHI 20
tieri,

di

luglio, alle quattro ore di

colonnello di Brechia con cinquanta corazze e cento


quali andarono attaccare
li

moschet-

Spagnoli nelle loro trinciere


di cento

e gli costrinsero

ad abbandonarle, ammazzandone pi
,

e ferendone molti
Alli

con guadagnare molte armi.


di

21, alle dodici ore

mattina, tutta l'armata

si

messe

armi e squadroni, come se avesse voluto dare


e stettero pi di quattr'ore in battaglia
si
,

l'assalto generale;
la citt

aspettando

che

dovesse dare

l'assalto

generale, e stavano tutti con l'armi

alla

mano.
Li 22, giorno della

Maddalena,
la

li

Spagnoli messere tutta

la

sua armata in battaglia per dare


porta di Sant'Andrea da

seconda volta l'assalto


della cortina
la
,

alla

una

parte

qual

resta

congiunta ad essa porta tirando verso


ed al
parte

piattaforma del

Duomo
la

baluardo piccolo dalla parte del Servo; perch


verso la mezzaluna che
all'

dall' altra

incontro del baluardo,

(1)

Vittorio

Amedeo, primogenito

del Duca.

504
teneva ancora

ASSEDIO
mons
di

Brechia col suo reggiinenlo,

il

simile
la

per dare l'assalto

alla porta di

Strada: de' quali (secondo

relazione che ne diede


ferito

mons

di

Flandes, che, per trovarsi allora


al

non potendo assistere


i

combattere, stava in luogo


il

eminente per vedere

progressi dell'armata nemica ed


li

suo

preparamento), vennero
le
fila

Trentini disposti
si

in

squadroni con

insegne spiegale, quali


(1)

messero poi
il

in

ordine a sette per

per comodit

di

passare

ponte da loro a questo effetto


tanti

fatto
fila;

sopra un braccio del Servo, che restava capace a


alla

per

qual passato, dopo essersi riordinati in squadrone, vennero

a dare

mezzaluna ch'era avanti


,

il

portello della cortina di


dalli soldati nostri

Sant'Andrea

essendo essa stata abbandonata

per l'occasione

che

si

detto sopra; e secondo l'ordine che


al
,

avevano, diedero l'assalto tutto


giunse con

lungo

di essa cortina

verso
si

la

porla del bastione di Sant'Andrea

ed una parie di essi

con-

li Spagnoli , li quali (come gi sopra detto) ivi si erano alloggiali, e cos uniti davano assalto al suddetto bastione

di

Sant'Andrea; ed un'altra parte

di

essi

Trentini assalt

la

porta, ed un'altra parte della cortina di sant'Andrea a quella


attaccata.

La

breccia era tanto piana, che


Il

le

carrette potrebbero

esservi salite sopra.

Conte prese partito


di

di difenderla

con

gli

arizoni

(2),

che sono una specie


traverse di legno, a

macchine

fatte

d'un trave

grosso ed alto circa un piede, in forma oltagona, in ogni parte


confitto
in

con

punto

che restano accomodati in


si

modo di pali aguzzi ferrati, modo che molli si ponno

congiungere insieme. Questi


allogati alla

punta

di esse,

adoprano alli assalti delle breccie quando l'inimico vuol salire, che

trova, per

rispello di queste

macchine (che non

si

ponno

tra-

passare senza restarvi o lacerato o morto), impedimento grande,

come

allora

1'

esperienza fece vedere. Fece parimente mettere

molti manlellelli (che sono assi confitti di chiodi) nelle fosse;

onde molti
che
si

si

stroppiavano nel passarvi sopra


Vercelli, le granate, che
,

e in tanti assalti

davano attorno

non

si

sparagnae
li

vano a gettarle sopra gl'inimici


diedero gran danni.
tori (3)
Il

fecero di grandi

effetti

Conte

avendo condotto seco due fondi-

che non attendevano altro, mentre dur l'assedio, che

(1)

evidente che
fondeva
le

qui

fila

sta per riga, ossia linea di fronte.

(2) Riccioni.

(3) Ctii

bocche da fuoco era anche sempre

artificiere.

D
a fabbricarne
,

VEReELL
d'

505
con trombe e
pi(2)

s di

metallo che

allra sorle,
(1),

gnatte di fuoco, secchie di misture e polveri


i;d

cerchi di fuoco
il

altre composizioni, per gettarle sopra gl'inimici; e

lutto

ora di giovamento, e

molti

ne

restavano
li

morti

e stroppiati.
,

L' inimico assal con tanto favore

difensori della breccia

che

un capitano
sopra
e
la

di Valloni

ben armalo, per troppo ardimento venne


,

breccia bene innanli


di

che fu

tirato

dentro ed

ivi

ucciso;

altra parte

breccia

che era di lunghezza di quaranta

passi, era difesa dal luogotenente del

reggimento del maresciallo


di

de Dighieres (3), soldato,


rienza e valore
s
,

come ben mostr,


sua

molta
il

espe-

come ben ne rend testimonianza


;

Conte che
altri

trov

presente ed

ed
,

in

compagnia
,

si

trovavano
si

capitani
dal
g'

officiali

gente valorosa

come bene

conosceva
,

menare

delle

inimici furono ributtati con morte

e mani. L' assalto continu per ore cinque di molli di essi. In quel

medesimo

istante gli Spagnoli e Trentini,


al

accompagnati insieme,
genie
costrinsero

davano l'assalto
combattere
li
,

baluardo

di

Sant'Andrea; dove, dopo mollo


di
,

essendo pi volte rinfrescali


:

nostri a ritirarsi

e per esservi sopra

il

baluardo guadagnate
bcneGcio

da loro molle traverse con porticelle od


di quelli,
li

altri intrichi; col

nostri

ebbero comodit

di ridursi a di

salvamento nella
,

citt

senza perdita di alcuno.


dell' altra

Mons

Brechia

qual era alla

guardia

parte del baluardo e del


,

piano del fosso e


traverse eh' erano

piccioli rivellini

della strada

coperta con

le

accanto la facciala d'esso baluardo, dopo aver mollo combattuto (per non avere polvere) a
tnente, dopo aver fatto
il

colpi
,

di

picca e sassi;

Gnal-

suo debito

non potendo pi resistere,


citl

malato e ferito,
per
il

si

ritir al

lungo del fosso, entrando nella


il

baluardo de'Nobili. Li Spagnoli montali sopra


avere pi
citt, e si

baluardo,
piazza e

tredevano non
d'entrare nella
il

resistenza d' importare la

affrellarono a gara pensando di dare


il

sacco

ma

restarono scherniti, perch

Conte, non ingannan-

(1)

Canne da

soffiare

e pentole; secchie o vasi in cui

si

leneano

le

misture ec.
(2)

Paracenere

ferro

che

serviva

tener

raccolta

la

cenere

sui

focolare.
(3)

Celebre maresciallo francese, ugonotto


il
,

di

religione

il

quale so;

vente combatt

sempre

poi gli fu

duca di Savoia e sovente ancora combatt per esso amico. La sua vita scritta da Videi.
XIII.

Ali6H.8T.lT.VoL

64

506

ASSEDIO
con buon giudizio, con
separare
:

dosi di ci che poteva succedere, aveva,

un

fosso fatto quel

bastione dalla

citt

e cos fer-

mandosi

ivi gl'inimici,

piantorono undici insegne, cominciando a


ivi

trincerarsi

sopra quel bastione per

alloggiarsi; facendo poril

tar fascine e tavole per coprirsi, dalla parte verso

baluardo

di

Lanino,

di

dove erano battuti per

fianco da quattro pezzi che

sopra quello erano alloggiati, quali facevano grandissima strage


di loro;

ma

molto anche danno ricevevano dalla quantit de'fuo-

chi artificiali e granate che gli erano gettale addosso dai difensori. di

Ma

per gabbare l'inimico, fu bella invenzione di


fece

mons

Guglie, che

da

alcuni gridare fuoco alla mina: onde

questa voce

pii volte

replicata,
si

non ostante che

altre volte dalle

spie avessero inteso che


soldati; credendo forse
si
li

era levata la

polvere

per darla

ai

fosse stata rimessa, o che


s

che

si

fosse;

spaventorono

fattamente, che

per questo

come perch
si

erano grandemente molestati


misero
a

dall' artiglieria del

Lanino, che

scavezzacollo all'ingii del

baluardo,

inviluppando

r insegne all'aste, gettandole lontane da loro per salvarle, caso che


la

giati alla

detto

mina avesse giocato. Vedendo li nostri che erano allogpiazza d'arme, all'opposito della porta e baluardo dietro quali vi era un grande trincieramento (come nel
,

presente discorso fu detto), che

l'inimico l'abbandonava;

si

messere
fatto

cos

inanimati dal Governatore, a seguitarli soltanto

gi dalla muraglia nel fosso, che,

come sovra
di

si

detto, era

per dividere

la citt

dal

bastione, ascendendo poi sopra

quello: tra'primi de'quali furono

mons

Parella e

mons

di

(iUgli, con molti altri capitani e cavalieri, quali arrivando an-

cora molli dclli nemici,

che non sapevano trovare l'uscita da


Si

quei laberinli, alcuni ne facevano prigioni.

afferma per vera

relazione, che in quell'assalto ne morissero quattrocento de' ne-

mici e de' nostri pochi, se


pochi alcuni capi di valore,

ben fossero da regretlare

tra essi

come
in

fu

mons

della
si

Marra, sargente
fece conoscere

maggiore
diligenza

di battaglia,
di

che

tutto l'assedio

non solo per soldato


,

molta esperienza e valore,


'I

ma

di

molla

stando la notte e
le

giorno continuamente in fatiche,


di
,

andando attorno
e grado successe

muraglie e corpi
di

guardia; nel cui

officio

mons
il

Marione

uomo

anch'esso

di

molta

intelligenza e risicato,
del

quale gi per avanti era stato deputato


li

barone

di

(jueyna sopra

cannonieri per sollecitare

tiri:

DIVERCELLI
e

507

siccome allora

in

quella
il

carica, cos ora sargenfe maggioro


officio.

ademp oltimamenle
il

suo

Mor anche sopra

la breccia

capitano della Rivoyra, savoiardo, soldato veramente di valore

e coraggio;

mons

la

Gerba, che mai ha mancato


il

in tulle le oc-

casioni

si

sono appresentatc;
soldato che a
ivi ferito

luogotenente

del

signor conte

Guido
che
di

(1),

mosit; e fu
l il

buon giudicio congiungeva molta anigravemente il capitan Giacomo d'Avigliana,


Conte principalmente
s

a poco

di

quella ferita mor; soldato molto risicalo, del


il

quale

Governatore ed
si

valevano nelle

mandava a riconoscere l'inimico, come che conoscessero che non mancherebbe del suo debito. Il colonnello anche di San Cassino dopo aver valorosamente combattuto
occasioni che
,

sopra
si

la

breccia e fallo
,

il

debito suo in

tutti

altri

conflitti

che

presenlorono

ora ferito,

fu portato al suo loggiamenlo, e

dopo

la resa della citt,

fu onoralo da

Don

Pietro con esserlo

stato a visitare;

In quel

ma non tempo ancora diedero


il

lard mollo poi a lasciare questa vita.


l'assalto alla porta di Strada:
cosi

da parte dritta verso

baluardo (da quella

chiamalo

di

porta di Strada), e dalla sinistra del baluardo di Lanino, in

delle

mezzo a una piccola mezzaluna che era tra l'un fianco e l'altro due mezzelune. Gli assalitori furono g' Italiani e Napoliperch da quella parte era
di

tani (2); ai quali locc quell'assalto,


il

suo quartiere, quali erano guidali dal Mastro

campo Carlo
da' suoi ca-

Spinelli (3);

ma

furono dal colonnello

di

Chieyn e
si

pitani con tanto ardire ributtati,

quanto dire

possa, quan-

tunque avessero scale ed

altri

istrumenti per assalire, e durasse

l'assalto per lo spazio di sei ore,

sempre

rinfrescati

li

nemici.

Li nostri anco furono soccorsi da una truppa di fanteria


tali

mandale

dal Governatore.

Il

Conte, partendosi

dall' assalto e cortina

di Sant'Andrea, a fine di esser quivi

per vedere

come

cose

(1)

nelle guerre di Fiandra, poi ribelle al duca di


allora per Carlo
(2)

Guido San Giorgio, potente signore Monferrino di chiara fama Mantova, e combattente
,

Emanuele.
Napoleone, cosi allora gli Spagnoli chiamavano che non fossero del regno di Napoli

Come
i

poscia

Italiani

soldati di nostra nazione


isole d' Italia.

n delle
(3) i

Valoroso capitano napoletano, segnalatosi nelle guerre d'Ilalia,


di

Fiandra e

Portogallo.

Nell'Ambrosiana una sua


regno combattuta nel 1379.

Informazione

sulla guerra da lui in questo

508

ASSEDIO
il

andavano; Irovandosi sopra


alla porla, o

baluardo

di pietra colla

appresso
il

vedendo che

l'

inimico era per alloggiarsi sopra

parapetto delle mezzelune, giudic che fosse bene a proposito,

per dargli impedimento, di assalire

li

nemici nel fosso, e con


ritrovandosi
assalilo

una sonila
facilmente

darli

per

fianco; che cos,

air improvvista e da quella parte che

meno avrebbe pensato


:

piglierebbe
di

spavento
ci
fare
il

quitlcrebbe l'assalto
di

ma

avendo comandalo

ad una compagnia
,

corazze

qual'era in guardia sopra


tata e

bastione
gli

bench mollo

fosse esor-

comandata dal Conte, qual

rimostrava che per salvare

quella mezzaluna era necessario pigliare questo rimedio;

ma

le

corazze non volsero pigliar


col

l'

impresa. Per

il

che ritrovandosi

Conte un capitano

di

Genva(l), per nome chiamalo mons

Maiard (uomo bene

intelligente nell'artiglieria, e che in tutto

quello assedio s'era- grandemente affaticalo nella forlificazione,

che nelle fazioni mostr sempre coraggio); vedendo


delle corazze
,

il

rifiuto

s'

offerse egli d* andarvi

onde
la

il

Conte ringra-

ziandolo e lodandolo mollo, accett volontieri


strandoli che

profferta, rimoin

non poteva fare maggior fortuna


alla

servizio

di

Sua Altezza,
tempo.
e

quale

il

Conte promesse

di

farne relazione a

cos subilo

partendo quel capitano, armalo di corazza

scudo, seco conducendo quattro moschettieri e due corazze,


il

ed osservando quanto
stire

Conte

gli

aveva dotto, and ad inve;

r inimico con fierezza tale che pareva un leone e cominciando ad ammazzare con la spada l'inimici, e facendo anche il debito loro le due corazze e moschettieri credendosi
;

nemico che avessero gran seguilo, mettendosi in fuga, abbandonorono l'assalto: restando li fossi (per li molli eh' erano stati
il

uccisi
il

mentre

dur

l'assalto)

pieni di

morti.

E veramente
fece

capitano Genevrino merita gran lode e rimunerazione da Sua


Serenissima. In questa
il

Altezza

difesa ancora

si
il

grande

onore

colonnello

di

Chieyn, e parimente
in particolare
vi
il

suo sargente

maggiore e suoi capitani, ed


Bianchville ben valoroso, che
volta fecero segnalata difesa

giovine

mons

di

rest ferito: e
sei altre,

non solo questa

ma

che fu quella mezza-

luna assalita, nelle quali

si

portarono da valentissimi soldati.

(1)

Ginevra.

V E Re E L L

509

Alli 23 di luglio, li Spagnoli misero due cannoni sopra la mezzaluna, che dal colonnello di Brechia era guardata, quali cannoni battevano a flne della breccia e apportavano gran danno

a quelli che

vi

erano alloggiati: e

nell' islesso
il

giorno

il

signor

Marchese

si

risolse di far attaccare

nemico, e
di

fargli inchiovi

dare l'artiglieria della batteria della porta

Sant'Andrea; e

mand

cento corazze e cinquecento moschettieri, quali andorono


delle
alla

alla volta

loro trinciere, dacch ritrovarono

li

Spagnoli

con l'armi

mano, come
ed
il

fossero stati avvisati, con anche pi


di ritirarsi,

soldati del solito;

dove fu bisogno

con poca perdita


alli

d'ambe

le parti:

signor marchese
posto),

comand

Vallesani
la piazza

(quali liber dal suo

primo

che dovessero tenere

d'armi sotto la breccia della porta di Sant'Andrea, e difenderla; e


l

stettero

quaranta ore, con


l

la

perdita di alquanti de'sudil

detti Vallesani; e

vennero a rilevarli
si

capitano Eschieme e
dalla loro

mons
per
la

di

Brechia: cosa che rare volte

pu ottenere
li

nazione, perocch non vogliono derogare


potente quanto anche richiedeva

suoi

soliti stili, e
,

grande generosit del suddetto signor


di

Marchese
in quel

tanto

Sua Altezza
i

punto; se

bene non permettono


Dall' ultimo di
rie

di

abbandonare

suoi posti per conser-

vare quelli d'altra nazione assegnatoli.

maggio sino

li

24
,

di luglio, tra tutte le battesi

che battevano

la citt di Vercelli

tirorono sin
si

al

numero

di
il

ventisettemila e settecento cannonate (1): e non

pu stimare

poco danno che fecero n


citt
,

alla gente di

guarnigione come della

che nel tempo

di tutto

V assedio non ne
gli

morsero pi

di

venti dal

cannone, che parve gran dono che


i

faceva Iddio. Le

donne ed

figliuoli

andavano

alle breccie

a portar da vivere ai

soldati; ed erano tanto assicurate, che

more n paura,
pareva che tutto
nella guerra: ed

tanto di
il

non avevano alcun timoschettate che delle cannonate, e


di

tempo

sua

vita

fossero state
si

esercitate
di

anco dentro

la citt

non

lasciava

nego-

ziare,

come non
alli

fossero stati assediati, e


le

per pronti con


correvano

tempo di pace; stavano loro armi, e ad ogni movimento d'arma

suoi posti.

E parve un gran dono


non quello
di

speciale di

(1)

Numero

pi credibile che

poich, supponendolo anche collettivo per

ambe

le parti

67,000 dato dal Nani si vedalo che


-,

ben poche migliaia


polvere.

di

colpi

furon (ratte

dalla piazza

cui

mancava

la

510

ASSEDI
subito
cess:
li

Sua Divina Maest, qual dimostr che, prima dell'assedio, morivano gran gente, come vi fosse stato quasi male contagioso;
e

venuto l'assedio,

cosa straordinaria, che

in

simili occasioni, spavcnlali

popoli, pi facilmente

muorono,

ed in questa citt guarirono; che questo si pu giudicare che Sua Divina Maest non abbi voluto contra un Principe s magnanimo e giusto venisse s fatta ruina di cos grande iniquit
di Spagnoli,

che come lupi rapaci s'erano dimostrati

di fare

cn-

tro ogni dovere e ragione.

Li 24 detto, perch

la

soldatesca dell' ultimo soccorso, che

fu in parte posta al lungo della cortina di Sant'Andrea, e parte

massime quella che fu posta alla cortina, per aver combattuto lungamente all'assalto d'essa, si lamentava grandemente di non aver vini ed altri rinfrescaad
altri posti,

ritrovandosi stracca,

menti per ristorarsi, e lasciando


deva e comandava

li

suoi posti, se n'andava per le


officiali
li

chiese, portici e piazze; e se qualcuno degli


di

ripren-

ritornare

alli

suoi luoghi, tergiversando

non volevano obbedire, se ben erano comandati da parte del


Governatore: e l'Auditore Pricipia corse pericolo che ritrovando
alla piazza della citt

una mezza compagnia


,

di soldati,

che aveva
al

abbandonato
mostrando

la

breccia

perch
di

li

esort

che ritornassero

suo posto, lo caricorono


di

molte villane parole, apertamente


di
lui
Il

poco

curare

del

Governatore, e poco
altri cavalieri e
li

manc che non


cuno
fare

lo battessero.

Conte ed
li

qual-

di officiali,

passando per

posti, esortavano

soldati a

buon animo, e che combattendo resterebbero vittoriosi, non avendo pi lo Spagnolo ardire di venire all' assalto essendo
,

stato maltrattato e battuto.

Li

moschettieri

si

scusavano con

dire, che
li

non avevano polvere per


1'

valersi contro l'inimico, e

picchieri diceano che, senza

assistenza de' moschettieri, non


,

potevano resistere e mantenersi


all'assalto.

quando
in

gli

Spagnoli venissero
il

Le corazze parimenti,
si

luogo

di fare

suo debito

e stare

alli

posti appresso de' loro capitani, stavano serrali nei

loggiamonti; e

vedeva una gran freddezza nella maggior parte


corazze dicevano

de' soldati, ed alcuni capitani di

non poter

pi niente sopra

li

suoi soldati; e
li

mancando

la

polvere, ed esor-

landoli adoperare

sassi, dicevano

che non potevano pi, per


se l'inimico
si

essere stracchi.
in

Onde considerando che,


dare
l'

metteva

battaglia

per

assalto

il

pericolo era

evidente che

DI
buona parte
breccie
;

VERCELLI
avrebbero
lasciati
li

511
suoi
posti delle

de' soldati

si

vedeva per prova, che quando

il

Governatore civ

mandava

a uno capitano di andare

per soccorrere a qualche

assalto, avanti che arrivare al loco,


de' soldati;

non aveva pi seco


che

il

terzo

onde conoscendo
l'

quelli

avevano

il

principale

carico, che se
se

inimico veniva ad un altro assalto, e massime

Don

Pietro avesse voluto far mettere piedi a terra alle co-

razze,

come

di

poi s'intese che voleva fare; e ritrovandosi le


di
,

breccie quasi vote

difensori e quelli

che

vi

resterebbero

per non avere polvere

non puotcrgli sparare una moschettata,


citt e ta-

puoler facilmente con poca sua perdila entrare nella

gliare tutti a pezzi, mettendo ogni cosa a fuoco e sangue, tanto

pi che tutte quelle nazioni


affette e ripiene di odio
lieri,

dell'esercito
la
si

nemico erano male


di

per

morte

e perdita

tanti cava-

capitani e soldati.

Onde

sentiva continuamente dalle loro

Irinciere minaccie atroci, dicendo di voler violare sino alle sa-

crate vergini

che era meglio, per servizio e bone della Seresi

nissima Casa, che


fedelt e valore

salvasse quella citt e popolo, che con tanta

non isparmiando pericolo, fatiche e spese, ed insieme una tanto buona soldatesca ed espcrimentata, che avrebbe
rinforzato
sioni
;

il

campo
,

di S. A.,

e poteva spendersi in altre occail

e dovendosi sperare

che con

tempo

si

farebbe con
citt
gli

la

pace

la

restituzione

e che era

meglio che

la

fosse

restituita in

buono

stato,

che distrutta e desolata; con occasione

che

il

generale de' Spagnoli

mand un

trombetta per intendere


,

r animo

de' cittadini e soldati se

intendevano rendersi

si

fece

risoluzione di venire a parlamento.


lli 24' di luglio, alle dodici ore di mattina,
li

Spagnoli

manle

dorono un trombetta
rendersi, e subito
parti della citt
gelista
,

a fare la fece fare

chiamata

alla

citt se

volevano

si

sospensione d'armi da tutte


il

ed un poco appresso sorti

capitano Evan-

con

il

trombetta del signor Marchese, quali andorono da


;

Don

Pietro di Toledo
in
li

e subilo nella citt corse la voce

che

si
si

rendeva
vedevano

potere de' Spagnoli, dove che per tutta la citt


soldati e cittadini contraffatti tutti,

non credendosi
l'

venire a quello, perciocch era venutoli soccorso; e

istesso

giorno

si

fece

risoluzione
gli

di

rendersi

e da una
:

parte

come
,

dall' altra si

mandorono

ostaggi della citt

che furono

il

capitano Giovan Michele Toselto e

Mons d'Orason;

e gli oslaggi

512
del

ASSEDIO
Re furono
il
il

signor don

Carlo Spinelli

Mastro
di

di

campo

de' Italiani, e
di

capitano Tascno Villa capitano

ana compagnia

corazze.
Alli 26, circa le dodici ore alla mattina,
il

signor

Don

Pietro

fece introdurre

li

carriaggi dentro

la

citt

per

li

bagaggi od
d'artiglieria
la citt

armi
agli

della soldatesca e l'attiraglio per


citt
;

due pezzi
si

che sortirono dalla


Spagnoli, e
,

ed alle venti ore


il

rimesse

si

pigli
l'

cammino

alla volta di

San Germano

e Santhi

dove che
la

infanteria spagnola era tutta in battaglia

da una parte e

cavalleria dall'altra.

Capitoli deir Illustrissimo signor Governatore, col parere de' Colonnelli, Capitani ed altri officiali della citt di Vercelli.

Primo. Le vite, salve

di

tutte

le

persone
s

del

presidio di

Vercelli, d'ogni grado e condizione,

del capitano Governa-

tore generale dell'artiglieria, colonnelli, capitani di cavalleria

ed infanteria

officiali

soldati e indifferentemente di ogni na-

zione, con suoi servitori, seguaci e dipendenti.

Secondo. Partiranno tutti


spiegate, tamburri battenti
,

li

predetti,

come

di

sopra, insegne

con sue armi

in spalla

come

con-

viene a soldati, cornetta aperta, palla in bocca, miccia accesa

da due capi, marcianti d'ordinanza odi battaglia come meglio


parer, con suoi bagaggi, cavalli ed
sia
altri

animali necessari, o

vettura

insieme
all'

la cavalleria
,

a squadroni d' antiguardia e

retroguardia

infanteria

come metter vorr

pi spedienle,

con suoi bagaggi, arnesi, arme,

cavalli ed altri animali

quadru-

pedanti necessari a vettura per condotta delle loro proprie per-

sone, o veramente a loro spettanti e pertinenti


valleria

tanto della ca-

che della infanteria


cavalli,

servitori

ed

altri

dipendenti che
di

avessero bisogno di
nazione.

indifferentemente

qualsivoglia

Terzo.

Si
,

forniranno trecento carra per


,

la

condotta de'feriti,

ammalati
dotta di

bagaggi
Si

arnesi ed altri dipendenti neccssarii.


la

Quarto.

forniranno cinquanta para di bovi per


d' artiglieria

con-

due pezzi
citt

di

batteria

li

quali

si

estrarle

ranno dalla
munizioni
,

per
detti

scorta e sicurezza

maggiore con

sue

li

due pezzi

di

cannone concederli
sino a

al

suo

buon piacere
bisogno.

in

servizio di S. A.

Santhi o dove far

DI
tenuto,

VERCELLI
la

513

Quinto. Diano ostaggi qualificati, per l'osservanza del con-

come

di

sopra

con

parola in virt, sott'obbligo della

parola infallibile di Principe e Cavaliere, e della sicura scorta


e passaggio di tutti
li

predetti sopra nominati

loro dipendenti,

sino al luogo di Sanlhi,


Sesto.

Che

tutti

li

prigioni

fatti

durante

1'

assedio,

si

cam-

bieranno, e liberamente,

d'ambe

le parti. di

Settimo. Si daranno quattro giorni


S.

tempo per avvisare


il

A. di lutto

il

convenuto, acciocch, soccorrendoci tra


assolti dal

corso

del

tempo, veniamo
trattate giusta
delti

concerto di sopra.

Ottavo. Le cose non contenute nelli soprascritti capitoli, ver-

ranno
fra
!i

il

tenore

delli capitoli
si

di

Rimberg

(1)

quattro giorni non

Iravaglier da

una parie n

dall'altra, sott' obbligo di nullit delle sopradette cose.

Quando
li

per, per incomodit di carriaggi, non

si

potessero

condur

bagaggi de' capitani

colonnelli ed altri tulli, indifferentemente,

come di sopra, d'ogni nazione; possino tra il corso di un mese mandar a ripigliarli nelle case dove 1' averanno depositati e
;

quando
Sanlhi,

li

bisogner

di

scorta

di

cinquecento
si

cavalli

sino a
feriti

li

siano dati: e quanto a quelli che


citt, quali

trovano

ammalati nella
viaggio,
si

non

si

trovano in termine

di

fare

lasceranno nelle loro case o alloggiamenti, sino che


,

saranno risanali
dove
li

ed allora saranno messi in libert


difficolt

di

andare

parer, senza

alcuna^ e

li

sar data scorta che

la qualit loro richieder.

Nono. Se
tir

li

rimetter a mezzogiorno
;

le

mezzclune, e
si

si

par-

domani mattina

avvertendo
,

per che non

travaglino

sino che siino partiti


della porta di Strada

che non s'intenda di rimettere quella quando la sortita nostra da quella parte
(2)
,

verso
la

la

stradetta nominata

con questo

si

render

citt e cittadella.

In Vercelli

li

25 luglio 1G17.
Governatore.

Don Fedro di Toledo Osorio. Don Augusto Manfredo Scaglia

Monsieur de Flandes, per Monsieur de Brcchia.

(1)

Cio dei capitoli conceduti nel 1G06 da Annbrogio Spinola


di

;I

pre-

sidio

Olandese

Rimberg, quando

fu resa la piazza.
i

(2}

Lacuna

nei codici.

In altri MSS., fra

solloscridi, in luogo del

Tosti, leggonsi un Beaufort ed un Vernelle.


AKCIl. Si, IT. Voi. Xlil.

05

514

ASSEDIO
Hcrcolc Negro, Generale
dell' artiglieria.

Monsieur de Chieyn

Colonnello.

Monsieur

di

San Hcram.
Capitano
Colonnello.
di cavalleria.

Monsieur de Verriera.

Monsieur de Parella

Monsieur

di

Guglie

Capitano Quailieri, Capitano d'infanteria Valiesana.

Capitano Evangelista Tosti, Capitano

di cavalli.

Capitoli stabiliti

tra

li

cittadini

della

citt

di

Vercelli con

r Illustrissimo
quella.

Don

Pietro de Toledo Osorio, per la resa di

In nomine Domini

amen. Annonalivitatis ejusdem millejulii

simosexcentesiraodecimoseptimo, indicione decimaquinta, die


martis vigesimaquinta raensis
,

actum
,

in castris

Vercel-

lensibus pr S. R. et Catholica Maiestate

videlicet in

domo

in

qua

habitat

lilustrissimus

et

Excellonlissimus

Dominus

Petrus de Toledo Osorius, capitaneus generalis.


Haec sunt capitula concernentia factum civitatis Vercellarum , causa (ut vulgo dici tur) della resa fatta al detto Eccel-

Qt

lentissimo

Don
il

Pietro

conditionibus infra

Capitoli per

fatto concernente la citt di Vercelli e cittadini


eLsi

ed abitanti di qualsivoglia stato,

dello stato di

Milano

Monferrato.

Primo. Che
condizione,

tutte le

persone di qualsivoglia stalo


secolari

grado e
robe

eziandio ecclesiastici, tanto

che regolari
vite e
li

dell'uno e l'altro sesso, siano salve e libere

le loro

e onore, e che possino godere pacificamente lutti


allodiali

loro beni
citt

o feudali
,

siano

di

qualsivoglia

sorte

la

particolari

tutti

loro redditi e crediti.


la

Secondo. Che

citt e cittadini

possino godere di

tutti

li

loro privilegj e statuti e consuetudini, prerogative, onori,

emo-

lumenti,

officj e

franchigie a loro in qualsivoglia

modo

spettanti,
tutti
li

senza alcuna alterazione n


gradi e
stati
,

modificazione

che per

di

persone, tanto collegiale e universit, che di


di

particolari

non siano aggravati

spese

carichi

imposte di

DI
datesca debba
tesca stare nelle

V E R C EL
il

l. l

515

alloggiamenti di sorte alcuaa per

presidio ed altro, e la sol-

caserme

(l).

Qual presdio
n Monferrini
si

e solda:

non

sia di

Valloni,

n Trentini,

meno
che

siano tenuti di spesar soldatesca alcuna,


nell'avvenire, tanto a piede che a cavallo.

del presente

Terzo.

volendo alcuno partire dalla citt


li

possa andare

liberamente con sua famiglia e robe dove

parer, senza alcuno


e stando fuori della
,

impedimento
citt
,

potendo portare esse robe


tulli

possino godere

suoi beni senza disturbo alcuno

volendo, possa tornare liberamente.

Quarto. Che non

si

possa rinnovare cosa alcuna, per occa-

sione di offesa del tempo della incominciata guerra, sotto qualsivoglia

pretesto

di

comuni

e di
alli

particolari

ma

resti

ogni

querela nulla e abolita tanto


sivoglia principe.

sudditi di S. A., che d qual-

Quinto. Che siano restituiti

li

beni sequestrati, con


si ai

li

frutti

decorsi, situati nel dominio di S. M.; e


tutti
li

Vercellesi che a

cittadini dislrclluali, forestieri o abitanti, possidenli beni


s

nella cilt e distretti,

presente che absenle

possino vendere a

suo piacere eziandio beni feudali.


Sesto.

Che

sia lecito alli cittadini,


le

massime

alla nobilt, di
alli

tenere in casa
vilegj, senza

loro armi e portarle conforme

loro pr-

alcuno impedimento.
presenti capitoli se ne
dall'
di S.

Che

delti

faccia scrittura autentica,

sottoscrilta

Eccellentissimo

signor

Don
di

Pietro,

generale

dell'armata

M.; quale,
prometta
l'

in

parola di Principe e Cavaliero,

con giuramento
contiene.

osservanza

quanto

in

essi

si

La medesima Eccellenza
carichi che per
in questi
il

del signor
di

Don
il

Pietro libera affatto


tutti

li

cittadini Vercellesi e tulli gli altri

suo distretto da
signor duca
antichi
,

li

passato

li
,

ha imposto
e per
li

di

Savoia

tempi

di

guerra

carichi

per

due

anni avvenire.

Don

Pietro de Toledo Osorio.

(1)

Noto, per

gli elimologisli,
,

che nessuno

fra

miei codici ha eascr-

me

ma

qualcuno case erme

altri case

arme.

olf)
((

ASSEDIO
Quac omnia
praef'afus dorainus
,

f>.

Petrus

promisil

alat-

<(

Icndcre et conservare

ol

quod

in

fulurum successores
l'imenlelli
et

((

tendoni. El hoc ad praesenliam Illustrissimi domini Marchionis

f(

Mortariae
strissimi

Illustrissimi

domini leronimi

Illu-

rt

domini Herculis Gonzas:a.

Marcus Anlonius

Pistoni

notarius

fecit

Nota

dlle

persone di qualit, morte

e ferite sotto
(1).

Vercelli

nell'armata Spagnola

Morti

di ferite.

Don Alfonso Pimentel, Generale


sue camerate di qualit.

della cavalleria, con quattro

Don Francisco de
suo camerata.
Il

Padilla, Generale dell' artiglieria, con

un

conte Cerbellon

(2),

milanese, fatto Generale dopo


,

lui.

11

governator
,

di

Cremona

che non

stette in

questo carico
di

che un giorno

sendo prima sargente

maggiore del Terzo

don Luigi
Il

di

Cordova.
dell' artiglieria.

Luogotenente

11
11 Il

cavalier Melzo, che

comandava

alla cavalleria in Fiandra.


agli

fratello del conte di Seulz,

che comandava

Alemanni.

sargente maggiore delli Trentini.


delli signori

Uno
11

Guaschi, Capitano

di

cavalleria

(3).
il

conte Cerbellon, fratello del primo morto, e che ebbe

suo reggimento.

Don Alonso Caraffa, Capitano di cavalleria. Don Fernando stretto parente di don Fedro.
,

11

conte

di

Monte Castello.
,

Capitani Spagnoli

almeno
,

venti.

Capitani Napolitani

altro tanto.

(1)

Riproduco questa Nota da quella stampala allora

in

Torino

dal

Pizzamialio, e citala da
(2)

me

in

fronte a questa Relazione.

Serbelloni

successore del Padilla, ucciso

slava nella trincea leggendo a


(3)

lume

di

di moschellala mentre candela un ordine del Toledo.

Guasco

di Alessandria.

I) I

VE K e ELL

517

DcUi Valloni non gliene resta che


Delli Trentini

tre.

ne sono parinaente

stati

ammazzali parecchi

ma non

si

sa

il

numero

certo

(1).

Feriti.

Don Pietro nel braccio. Don Carlo Spinelli nella


, ,

testa.

Marchese

di

Montenegro
,

nel braccio

(2).

Giovan Bravo

mastro

di

campo

de'

Spagnoli

(3).

Don Ottavio Gonzaga, capitano di cavalleria. Baron di Wattevilla nella testa. Don Guglielmo Verdugo, colonnello. Don Garzia Pimentel.
,

Il

Colonnello Coin delli Valloni.

(1)

codici leggono: Capitani Spagnoli, 24. Capitani Napolelani, 20.

Capitani di Valloni, 36. Capitani di Trentini, 22.


(2)

difesa falla venti anni

Girolamo CaralTa, Marchese di Montenegro, celebre per prima in Amlens contro Enrico IV tulle
:

la

beila

le

opere

degli assedianti guidavansi col suo consiglio.


(3)

Fu

poi governatore della citt.

Conclusa
Caluso

la

capitolazione

di

Vercelli, ne sort

il

presidio

onorato da Don Pietro nella persona del Governatore Marchese


di
e

dell'

ingegnere Sanfronte (avvegnach corresse voce

che questi solo, fra tutti, si fosse apertamente opposto alla dedizione)
;

quali colm di lodi

e
il

di lusinghiere dimostrazioni.

Ma
cale

ben altrimenti sent la cosa

Duca Carlo Emanuele


il

per di
il

cui ordine furono tosto carcerati

Caluso stesso

(1)

ed

pitano Tosti. Apponevasi al primo, reato di negligenza per

male

provvisioni della piazza; dell'altro, sospcttavasi avesse bail

dato nelle trattative a cattivarsi

favore del Toledo, anzich a

ben condurre

g* interessi

del proprio

Principe

avere anzi a
fu lungo;

questo reo fine accelerata la resa.


e

Lo sdegno per non

conosciuto
,

il

Duca come da

ben altre cause fosse questa proli

ceduta

li

assolv entrambi e

riebbe in sua grazia.

Lo

scritto che qui viene in luce, fu evidentemente compilato


;

dal Caluso stesso mentr'era carcerato o fuggiasco

giacch altri

che lui non poteva parlare in prima persona , e distendere simile difesa, lodevole per contegnosa fermezza e bene spiegante le

cause che indussero

la dedizione.

L'ebbi da un codice anonimo

copiato (come palesa la scrittura) nello scorso secolo da altro

pi antico,
sti

probabilmente
:

dail" originale,

che dev'essere in que-

RR.

Archivi di Corte

parmi

sia debito

complemento della

relazione deirkssodio.

Carlo Promis.

laso,
((

Il marchese di Cail Nani, al libro III, lo dice nascostosi che n'era uscito, nonostante il favore del padre, convenne per qualche tempo sfuggire la faccia irata del Duca ma non essendo reo
(1) Solo
: ;

che

di

mala fortuna

fu nella pristina grazia

ben presto rimesso

DIFESA
DEL

MARCHESE

DI

CALUSO GOVERNATORE DI VERCELLI


1617

PER LA DEDIZIONE DI QUESTA CITT NEL


SCRITTA DA ESSO STESSO

jED ESPOSTA

AL DICA CARLO EMAIMELE

Uno

de' principali

mancamenti

stato quello della polvere;

poich tutta quella poca che fu portata dal soccorso ultimo, fu

otto barili

consumata anco avanti all'ultimo assalto generale: e furono sei grandi e due piccoli e quindici bisacchini
, ,

come

si

vede per attestazione del capitano Gallina e del signor


,

Caresana

al

quale fu rimessa

come

ricevidore della

muni-

zione di guerra per Sua Altezza; indi, per distribuirla al mi-

nuto, consegnata

al

cavaliere Gagnolo,
si

il

quale far vedere a

Vostra Altezza la distribuzione che


tutta la polvere che era in

fatta

giornalmente

di

Vercelli.
la

La dissobbedienza
gnandosi,
colare da
polrc

e disordine che apport


,

nuova soldaAltezza, de-

tesca del soccorso, furono grandissimi

come Vostra

informarsene da

lutti gli officiali,

ed in parti-

mons

Blanchvilla, che in quest'ultimo, dopo la morte


di battaglia

del sargenle

maggiore
;

La Marra,

esercit
a'

di

mio
ri-

ordine quest' ufficio

che

per far tener

soldati

suoi

posti

cacci la spada nei Ganchi a molti: la soldatesca vecchia,


dotta a pochissimo

numero

;c

li

officiali vecchi,

quasi tutti morti

feriti.

520
Per conservare
si
(li

DIFESA
la

polvere, era gi pi d'un mese che non


in occasiono

sparava

il

cannone, salvo qualche picciol pezzo

conihalli mento.

per potersi trattenere sino

alli

giorni comandali da

Sua

Altezza, per sue lettore, dal signor Principe sino alli quindici del

passato,

si

cav dalle mine tutta


ci

la

polvere che
alli

ci

ora

poich

quella del magazzino

ha mancato sino

sei

del passalo

come ne N si

scrissi

Vostra Altezza.

lasciato di faro quattro o

cinque

visite

per lutto

le

case, con ordini particolari in scritto, che io ne diedi a

due

gentiluomini

ne per ogni parrocchia della citt:


il

come
il

fu del

conte Alessandro Motta,

signor Fabrizio Cusano,

signor

Giacomo Antonio Cusano, e venticinque o trenta altri gentiluomini della citt che hanno fatta attestazione, n ci officiale
o soldato
di

guerra che non

Io attesti
s
li

e finalmente, fatta pub-

blica grida

che chi aveva polvere,


dovesse portare, che

in

grande che

in piccola

quantit,
la libbra
;

la

saria pagata a

due

fiorini

e perch fu detto che poteva esservi alcuni che, per


,

dubbio d'essere castigati

sero per per tenerla nascosta


ci

non avendola consegnata prima, fossi aggiunse altra grida, che se


;

era alcuno che ne avesse, n volesse essere scoperto,

la
li

por-

tasse al curalo di
detti secreti
,

San Donato,

il

quale, oltre

il

tener

sud-

pagherebbe della polvere come


(1)

in

officio.

Per
li

questo mezzo se n'ebbe alcuni rubbi


ultimi tre giorni.

per portare avanti

Non
ed

si

mancalo

far travagliare, durante l'assedio, con ogni

diligenza (andandovi io
altri pratici a far
il

due
;

volte

il

giorno)
li

alquanti Vallesani
staffieri
il
,

polvere

impiegando
ed
altri
:

cavalior
in
si

Gagnolo,

capitano Gallina
il

gentiluomini

andar
trov

raccogliendo
fu

salnitro per le case


,

e la quantit

che

anche poca

non sondo

la

stagiono.
si

In ogni picciol attacco del nemico


sei

consumavano almeno
il

barili di
il

polvere

e nel principio che venne

barone Difino a venti

guena, che

cannone giocava, so no sono consumati


il

e ventidue barili
stra Altezza
il

giorno, come ne faranno anche fede a Vodi

conte

Sanfronte,
si

il

cavaliere Gagnolo, per


alli

li

ruoli della

munizione che

distribuivano

reggimenti ed

al

(1)

Il

rubbo eguale a chilogr. 9,20.

DEL GOVERNATOUE CALUSO


cannone:
e dell'istanza

521

che fu

fatta

da me, dui conte di San

fronte e dal capitano Evangelista al suddetto

Barone

di

non
il

f^r

sparar tanto

il

cannone, ne faranno fede a Vostra Altezza

ca,

pitano Magliardi, capitano d'archibugieri venuti da Genva

mons Marione
l'

li

quali in quel principio avevano cura del-

artiglieria
Il

oltre tutti gli altri officiali vecchi.

mancamento
della
il

della miccia, in questo ultimo, fu cos

grande

come quello
in

polvere

si

lasciato di far travagliare

tutto

tempo

dell'assedio ed avanti; ed io

medesimo ho

fatto

visita

per

le case,

per trovare stoppe,

lini

e canape, le quali
fatta raccolta

mancavano per essere due anni che non s'era


sopra
il

Vercellese
di

ed in difetto di tutto questo


li

ho

fatto pren-

dere dal conte


fattoli bollire

Sanfronte
le

tiragli

corde d'artiglieria, e
di

con

corde delle campane


,

Sant'Eusebio; come

di ci

il

conte di Sanfronte

il
:

cavalier

Gagnolo ed

altri

ne
,

faranno

fede a Vostra Altezza

consumandosi tutto pi

tosto

quando fu cresciuta la gente. Quanto al piombo, sono gi trenta giorni che ci mancava adoperandosi il stagno; che prima si prese al Monte di Piet in
trecento e trentatr rubbi
,

dalli ebrei

cento e

trenta

ed

quanto ne avevano
di altri

una presa generale per la citt trecento rubbi, ed inflne si and prendendo dove si tro;

poi

si

fece

vava

non lasciandosi anche

di

fabbricare quadroni di ferro

(1),

e pigliare l'argento a ci (2) da' speziali, e fattone scartoccetle

rotonde di pelle di vesciche, per metter

nelli

moschetti, per ser-

virsene da vicino in occasione d'assalto.

Per

li

fuochi artificiali
,

che averiano potuto valere alquanto

in difetto di polvere

si

era di gi consumata tutta la materia

che era nella

citt

e fatte visite per le botteghe per trovarne;


il

tome ne faranno
dell'artiglieria,

fede

capitano Baldessano e

tutti

li

officiali

deputali a questo dal conte di Sanfronte e da


tutti
li

me

essendo anche morti


il

intelligenti di simil arte.

Per
tulli
li

travaglio che

si

conveniva faro, sono mancati quasi


,

maestri e guasladori

parie dal cannone e moschetteria,

(1) Questi

quadroni o dadi
la

di

ferro s'inserivano nelle palle di

piombo
che

delle piccole artiglierie e degli archibugioni e moschettoni.


(2)

Inlendi

qualit d'argento

da ci,

cio per quest'uso;

era Vargenio vivo usalo allora ne' fuochi mortiferi.


Ani. 11. Si. 11.
Vcl. Xlil.
fifi

522
e dal travaglio morti
;

DIFESA
li

sopravanzati,

si

stracchi che

non

ci

ha

modo
non

farli

travagliare.

Li soldati senza danaro non volevano travagliare: e molte


volle
si

stimato bene che travagliassero


li

perch con

le

continue fiitiche, essendo quasi ogni notte

quartieri attaccati,

non sariano
si
il

cosi pronti e forti al combattere.


sa,

Vostra Altezza benissimo


speso da otto o noveraila

che

in tutto questo assedio


:

non

avuto che mille ducatoni da tredici Gorini


;

eppure trover
libro
il

buona parte
donata

spesi nel travagliar


si

durante l'assedio; conforme alle note che


del signor Caresana.

vedranno
soldati
(1) al

al

Altra parte

alli

dopo

mancamento

del vino, essendosi dato tre cavallotti


il

giorno,

avanti per che venisse

soccorso, e sovvenuto

alli

colonnelli,

capitani, officiali

soldati

ammalati e

feriti,

e passa centotutti in

cinquanta abbruciati dalla polvere, ritrovandosi


necessit.

estrema

Tutto questo danaro fu provvisto dal Marchese

(2)

e suoi

amici, impegnato tutte

le

gioie e gioielli
;

che aveva portato,


le

solo per valersene ne' bisogni

fattosi

prestare

collane dal

capitano Evangelista, e danari da alcuni soldati privati,

impie-

gato

li

propri, tutti

li

bottoni
,

d'

oro

1'

argenteria del cavalier

Flaminio e dell'Alciato

e fattole far dar

per

averne

danari.

InGne,non bastando, presi dal Capitolo di lampada d' argento ed alcuni voli e fatto
,

Sant' Eusebio

una
di

batter

moneta

bassa lega

(3)

e con tulio questo, fui ridotto in


ai

quest' ultimo

senza un soldo; ed

poveri soldati

feriti, dati

propri anelli
di

per non aver danaro, e per dare animo


vire,

ai

soldati

ben ser-

come

notorio.

Li Vallesani protestavano, non saper

come

servire per non


;

aver danari

ed esser tanti
di

mesi che non


)

eran pagali

esser

(1) Il cavallotto

Monferrato

equivaleva
,

ni 0. 2. 1

{Monete dei Reali di Savoia


II.

edile

in queir anno a fioried illuslrale da Domenico

Promis. Voi.
(2)
(3)

96).
,

Cio dal Caluso

scrivente.
,

Due monete

e mancanti assai
di

furono allora bntlute in Vercelli:


;

una

d'oro, del valor

nominale

quattro scudi

ed una d'argento, da due

Hanno uno slesso conio, e nel drillo il busto del Duca loricato, con attorno CAR. EM. D. G. DUX. SAB. P.P.: nel rovescio, un cartello Monele Omdionali colla scritta VERCELLIS. IN. OBSIDIONE. 1617.
fiorini.
{

del

Piemonle,

illustrale

da Domenico Promis, pag.

7).

DEL GOVERNATORE GALUSO


vissuti in Vercelli

523

con credilo de' suoi amici, e trovatoli seimila


di

ducatoni

n poter

pi in

modo alcuno
vestiti

aver

impegnato

ancora

essi le

poche gioie e

che avevano: una o

due

delle quattro compagnie loro, quasi che ammutinarsi in alcune

servit

(1)

sebbene dalla prudenza del capitano


si

Quartieri e

capitano
Neil'

Cucn
ultimo

andasse

il

lutto placando.
la
,

soccorso
;

venuto, entr

quarta parte della


essersi pochi d

gente disarmata

si

poteva

armare
moschetti

per

avanti distribuiti mille e


altrettanti

pi

alli soldati

vecchi, poi

crepali

guasti,

non sendosi mai


quanto
li

visto guastarsi

tante

armi

in assedio:

ed
il

in

alle picche, se

ne arm

la

cavalleria. Nell'entrare

soccorso,

soldati
lasciali

cominciarono esclariposare un giorno


,

mare danari, danari; ed avendoli


abbandonavano
tolazione.
,

ed una notte, furono rimessi ai suoi posti

li

quali pi
i

volle

facendo andar

in

suo luogo
fosse

Piemontesi e
loro
capi-

Vallesani, ancorch questi

dicessero

contro

La nova soldatesca

lev
:

in parte

il

coraggio alla vecchia

vedendola in tanto spavento

cos

disse
di

mons
li

di

Biede

al

quale avendo dato qualche soldatesca


esso, disse che
li

rinforzo, chiamato ad
suoi.
di

primi avevano guastalo

La

cavalleria

novamente venuta
,

armala
di

picche
e

non
po-

volse stare al suo posto

come mons
li

Ruanche

San Reha
soldati

rano ed

il

signor di Parella ne potranno far fede. Vi


capi, ed

chissima obbedienza verso


partirono
da' suoi posti
si
,

una

volta che
il

li

non tornarono per tulio


dessero,
,

giorno

per quanti dall'arme


chiese
;

nascondendosi nelle case e

quali volendo far uscire

usavano parole

impertinen-

tissime.

Sono

stati

morti e

feriti

tulli

li

capi vecchi, e la soldatesca

similmente

s afflitta

e stracca, che niente pi, essendo durala


trinciere.
li

due mesi continui nelle


moschettieri
feriti

Nel reggimento Vallesano non


;

restava da quarantacinque
,

ed in quello de' Piemontesi


capitani. Nel
di

pi di cento morti o
colonnello
di

de' migliori

reggimento del
li

Breche, non pi
morti
feriti; in

venticinque, tutti

capitani (eccetto uno),


di trenta

quello di Valdesera, non pi

moschet-

(1)

Fatiche militari, Corvees.

524
lieri, e

I)

F K S A
si

tuKi

stracchi in

modo che non

poteva disporre di
feriti

loro.

Quasi

tulli gli officiali di cavalleria

vecchia morii o

e delli soldati pi della

met morti o

forili.

Vennero

chiamar polvere,
della Fogliada

in occasione
di

che non ve n'era,


di

mons
il

di

Noglion, comandando a quelli

mons

Broglia,

simile

mons

ed altri; protestando, che non


il

donandogli polvere, abbandonerebbero


fede

posto,

come ne faranno
di

mons Manes ed altri molti. Venne inGne mons Sanfronte


della
vigilia di

nella piazza
,

Sant'Andrea

la

mattina

Santo lacomo

avendo tutta notte


di

cercato

parlarmi, e protestare in presenza

molli capi
,

(in

particolare del colonnello Chiglie, di San Rerano


di

di

Roasone,
di

monsignor
ci

Vernahel e d'altri
infinit di

capitani
soldati

del
vi
il

reggimento

monsignor d'Urf, ed
non

che

accorsero) che

ha polvere, come eh' vero: ed atteso

spavento de'
di

sols

dati, cominciossi a levare

un spavento e
la

bisbiglio
di

loro
in

grande, che niente pi.

II

nemico, avvisato
dalle

momento

moal-

mento

de' nostri difetti

per

quantit di soldati che fuggivano

ogni giorno, e nel tempo medesimo

armi gettate da

quanti moschettieri dalla porta del bastione di Sant'Andrea nelle


trinciere del nemico.

in

Un spavento de' soldati modo lutti li oflSciali con


si

il

maggior

del

mondo, aver
il

faticato

le

allarmi false, che, dopo

soccorso

venuto, non

regn mai

(1)

un minuto

di ora. Il

che travagli

anche in modo
con
il

la soldatesca tutta,
alli

che era talmente lassa, che


posti

calore del sole, e stare

continuamente, non

avrebbe reso che debolissimo combatto.


Tutti quelli della citt gridavano esclamando aver
in casa e
li

soldati
il

non
si

voler servire al

combattere; e sempre che

Go-

vernatore

partiva dalla piazza di Sant'Andrea per rimediare


,

a qualche disordine
posti,

ritrovava essersi

come

attester detto signor di Parella, che

sempre abbandonato li mandava subito


ove
la
si

a ricercare.

La breccia
tare a cavallo,
il

fatta di

cento e pi trabucchi

poteva mon-

non avendo fianco alcuno che


li
il

difendesse; perso

bastione, esser persa la citt;

ripari di dentro esser di nulla

o poco valere: che cosi pubblicava

conte di Sanfronte ed al-

(1)

Non

si

quiet mai.

DEL GOVERNATORE CALUSO


tri,
il

525
nemico,

quale pi volle ne faceva istanza


feci

di capitolare col

ed io ne
il

pi querele scerete con

il

capitano Evangelista, che

colonnello di Brechia potr attestare quante volte mi venuto

ritrovar per questo.

Per

fortificare la breccia,

ha convenuto sguarnire

li

altri

posti e cos

per

il

bastione
la
,

in

modo che

li

due

terzi della citt


di

restavano sguarni-ti,

porta di ferro e

le

mezzelune

fuora

gardate da' paesani

la

parte del castello debolissima di modo,

che

in

una occasione

di assalto generale si

dubitava quasi pi
dir

delle spalle che della breccia e bastione,

come

a
il

Vostra
sergente

Altezza

il

capitano Quartieri,

il

conte di Sanfronte,

maggiore Sarchi.
Essersi

molle

volle discorso del soccorso


dalli venuti

che poteva dare

Vostra Altezza; e rifferto

ultimamente, chea Vostra


seicento cavalli
;

Altezza non restavano pi

in

campagna che

che
celli

la
;

miglior cavalleria che Vostra Altezza avesse, era in Ver-

che

d' infanteria

Vostra Altezza non aveva pi


li

di

quattro

o cinquemila fanti; che


del resto

soccorsi di Francia ritardavano; che


il

non

vi

ha nuova alcuna:

che raffredda

li

capitani

vecchi, e la citt

medesima,
di

tutta afflitta, perso quel

poco ca-

lore col quale aveva continualo a travagliare e faticare.

si

manc
che
li

dal

Marchese
coda e

far pi volle correr voce, in occasione

si

battevano col nemico e fuori di esso, che Vostra Altezza


li

sta alla

batteva,
s

che Vostra Altezza era tre


in fine tutto,

miglia solamente discosta:

ben, che

non so per

qual strada

si

risapeva.

Insieme

essendo, la vigilia di San Giacomo, venuto avviso, e


la citt

correndo per

che

il

nemico era per donarci un nuovo e


la

gagliardo assalto; venne nella piazza avanti

porta di Sant'An-

drea

il

suddetto conte di Sanfronte, ed in presenza del colonnello

Chiglie,

mons San Rerano


n'

di

Roasone,

il

capitano Quartieri

e molti altri officiali; e dicendo che tutti esclamavano polvere e che

non ve

era

tutti

unitamente dissero che non era serlasciar tagliare a pezzi tutta quella
si

vizio di Vostra Altezza di

gente; che senza polvere non


(

poteva combattere, e che


di

ivi

dissero

che era

il

miglior nerbo

soldatesca di Vostra

Altezza,

il

cui servizio non era di farlo perdere, e che perci


il

meglio sarebbe stato

capitolare. Contuttoci, io dissi che ivi

non erano

tutti

li

officiali di

guerra

che voleva prima

il

parere

526
di tulli; e cos,

DIFESA
accompagnalo dal capilan Quartieri
dalli altri signori officiali.
,

andai a

ritrovare

il

colonnello di Brechia e raons di Parella, dicendoli

r istanza fattami
necessario
tezza
io
,

Mi

disse

che era

il

farlo, e
tutti

che cos portava

il

servizio di Vostra Al-

come
il

quelli ne fecero attestazione.

Onde

ritornalo

ed

capilan Quartieri alla piazza di Sant'Andrea, e vi aril

riv in queir istante

capitano Evangelista

e discorrendo tra
,

questi signori chi fosse propizio per questo trattato

fu da tulli
di tulli,

concluso essere

il

migliore
vi

il

capitano

Evangelista
la

perch
e che
vi

de'
si

Francesi non

era chi intendesse bene


,

lingua

fosse trattato in simili affari

e che de' Piemontesi


l'

non

era capo alcuno.


,

Fu

richiesto ed instalo da tutti

Evange-

lista

e datali commissione d' andarsene sotto pretesto di

bio d' alcuni alGeri spagnoli con altri nostri, e scoprisse,

camcome
si

da

s,

l'animo

di

Don Fedro,

che patto e condizioni vorrebbe


di

con noi;

perch, sendo avvisato

tulio ci ci

mancava,

dubitava che, conforme all'arroganza spagnola, non avesse pretensione oltre l'onesto e dovuto: e se
se
si
li

caric

che scoprisse

potesse avere otto giorni


;

Altezza

e per non lasciar


li

tempo per avvisare Vostra correr voce che si andava per cadi

pitolare, e perci

soldati

non sapessero questo,

si

pubblic

altramente.

Al ritorno del capitano Evangelista, uniti


disse

li

officiali

insieme,

come da s, conforme all'istruzione datagli a bocca, aveva parlalo a Don Fedro, e che dopo il discorso del cambio de'prigioni, aveva molleggiato
(1)

qualche cosa sopra

la

resa della
,

piazza; che credeva che farebbe capitolazione onorata


,

ma

del

tempo non credeva sostenere. Ora sendosi scoperto l' animo si stim bene di mandarvi un cavaliere francese di Don Fedro e da lutti fu richiesto mons in compagnia dell' Evangelista della Verriera. N l' Evangelista voleva ritornare ma fu di nuovo instato da tulli e si disse alla Verriera che si deside,

rava la capitolazione
stalo, e che
si

di

Rinberg,

alla

quale disse

credo

esservi
S.

voleva otto giorni di


in

tempo per avvisare


li

A.,o
tratsi

almeno
tare

sei.

Ed

questo istante,

Signori della citt, quali


si

furono presenti alla risoluzione che


,

fece di

mandare a
replicai
,

instarono di

mandare ancora

essi.

Io

li

che

(1)

Idiotismo: s'era lasciato intendere.

assicurassero

DEL GOVERNATORE GALUSO che non sariano abbandonali ma


,

527 che
il

negozio

non era per concludersi


tassero

senza
,

tulli

li

avvantaggi di tempo e
citt
,

risoluzione necessaria; e che


,

per conto della

non dubi-

che non sariano scordali.

Al che risposero, che desideravano loro capitoli a parie, per potersi servire in ogni tempo. Non mi parve bene che alcuno
di essi vi

andasse

clusione

ed essendosi risoluto che se


si

non essendosi venuto anco a nessuna conle condizioni non erano

onorate,

voleva piuttosto morire:


il

ma

intanto

si

dubitava che

Don Fedro non sapesse Andarono, dunque,


accordarono tutto; fuori
aver a metter in netto

mancamento
tempo,
il

della polvere del tutto.

il
il

capitano Evangelista e la Verner, ed

qual per, sotto pretesto


,

di

la

capitolazione

si

port

avanti

un

giorno e mezzo ed una notte.

Al ritorno da Don Fedro, questi due signori fecero sapere


che
la

capitolazione era accordala

come
la

si

domandava

fuori

che del tempo, qual mai averia volsuto concedere. Ora, sendo
il
li

nemico per donar l'assalto; passala


le

voce di tulio questo,


il

nostri soldati risaputolo, vedendo tulli che

importarci; attese

sopradelte cose, fu risoluto di


,

nemico era per mandare il


due
officiali.

medesimo Evangelista con mons Marin


tre della cill,

e vi condussero
tulli
li

con

li

capitoli

Armali da

Nel
del

medemo
d'

tempo, parlai con molti capitani del reggimento


Urf ed
di
altri
,

marchese

che meco

si

trovavano, ed

in pario
dissi
il

ticolare a

mons

Roason

San Rerano, Ghigli: ed


potesse

che gi sapevano quanto che era stalo; con tultoci, che


trattalo

non era

avanti, che non

si

rompere

che

si

pregava, come soldati vecchi e venuti altre volte con tanto desiderio di servire a S. A., e che avevano visto e praticato assedi pi di

me

che mi dicessero

in

che

modo
;

di

conservare

ancora

la

cill e difendere

quella breccia
io

e se fosse alcuno

che giudicasse potersi difendere, che

son pronto fare quanto

mi consiglierebbero
venturai avanti

senza alcun risparmio della vita che avRisposero


i

tutti.

tulli,

che atteso quello che era


,

ed avevano visto per


sibile e

mancamenti

suddetti

che non era possia

che non sapevano dare miglior parere del passato. In una sol cosa credo aver mancato a V. A. che non
:

morto sopra uno


sere stato

di quei bastioni
di volont,
il

ma

assicuro V. A. non esla notte avanti,

mancamento
armi
,

perch

sendo
ivi

gridato

all'

corsi sopra

bastione di Sant'Andrea, ed

528
stelli

DIFESA DEL GOVERNATORE CALUSO


in

piedi

per un'ora, tirando sassi con ferma risoluzione


fui

di

morirvi, e ne

per mia sventura portalo via dal capitano

Quartieri ed uno de' miei capitani, e tirato anco dal colonnello


Chiglie
anzi
se ben mi ricordo. N ho schivato pericolo alcuno messomi dentro; e nel giorno dell'ultimo assalto, che es,

sendo per entrare

il

nemico nel bastione

della citt,

non
il

tro-

vandosi alcuno che


di

si

facesse avanti nella porta, misi


dissi

conte

ScarnaGgi, mio cugino, meco, e


e

che era venuta l'ora

di sacriGcarsi

morire

in servizio di
il

V. A.; ed andando ammoschetto


alla faccia di

bedue, fu da un Trentino puntato


detto Conte; e
serv a tanto,

mi scacco

alli

piedi (1): e questa


la

rimostranza
li

che sendo anco gridalo guarda con


bandiere

mina,

Spa-

gnoli

si

gitlorno a basso dal bastione, dopo esserne stali patroni


,

per mezz' ora

sette

di sopra.

Dopo

il

soccorso

venuto,
si

mandai
erano
il

tre

messi a V. A.

due

abitanti alli Cappuccini (che

ritirati in Vercelli },

come

ne far fede

il

conte

di

Sanfronte ed
le

sargenle maggiore Sarchi,

che mi vidde scrivere

lettere e spedirle; ed

che part per


Li travagli

tre volle, e

uno della Motta, sempre ritorn addietro, e fui per


il

ammazzarlo, credendo
di

esservi parte causa

spavento

(2).

sessantaqualtro giorni nei quali non credo che

divoto servitore e suddito fedele di V. A. potesse pi travagliare;


le gloriose

imprese

falle

contro

il

nemico; l'averlo ributtalo

in

tre assalti generali e


fallo

cinque attacchi, e sempre battutolo (avendo


officiali

perdere

li

primi

che avessero
,

) ;

aver speso dieci-

mila ducaloni del proprio, impegnatomi ad ogni sorte


tate
;

quanto avea mestieri,


e moschet-

di pericolo s di

mine che cannonale

non aver mai quietato un'ora: ponno apertamente tutte queste cose far credere a V. A., che, se non fossi pi che stato
costretto dalle sopradelle necessit, e consiglialo e protestalo da
quelli col parer de' quali V. A.

m' aveva comandalo


tanti

di

gover-

narmi, che giammai avrei voluto coronar


con in

meriti acquistati

flne di acconsentire alla resa di quella piazza al

nemico,

quando
(1)

l'avessi potuta conservare.

Scaccare e scacchiare sinonimi,


I'

in

modo basso,
il

di

morire; e

vale, che
(2)

autore
il

si f

cader morto

a' suoi piedi

Trentino.

Cio: che

suo ritornare fosse

in

parte causa dello spavento con-

cepito dal presidio.

INDICE
DELLE

MATERIE CONTENUTE

IN

QUESTO VOLUME

DICHIARAZIONE
Di alccni Documenti per servibe alla Storia
DEGLI Amedei, VI
,

VII e Vili di Savoia.

Ai Lettori

Pag.

11

Notizie della Vita di Felice Garrone

raccoglitore dei Docu

menti
Progenie dei Garrone.

17

Educazione di Felice. Suoi

primi scritti. Lavoro intorno a Lucano.

Tavole ge-

nealogiche della Casa di Savoia. Idea di una Storia dei


tre

Amedei. Cure

cittadine. Morte

di

Felice. No-

tizie d'altri suoi scritti.

Della Dichiarazione

Capo

I.

Amedeo V e

figliuoli

...
di

27

Cause
voia.

di

potenza e

d'

ingrandimento della Casa

Sala

Vicariato imperiale.

Pace

di

Lombriasco,

quale frutta l'alto dominio di molta parte di Piemonte a


Savoia.

Vecchie

liti

dei Conti di Savoia e dei Conti del


di

Genevese pel Visdomafo


di quella

Ginevra.

Atti dei vescovi

citt. Azioni del Delfino di Vienna.

Diritti

del

Vescovo Ginevrino.

Fonti di rendile della citt e

del territorio di

Ginevra. Concordato con Savoia. DiVoi. XIII.


1

Aroh. St.

IT.

I)

C E Amedeo
V.

sturbi falli a Ginevra dal figliuoli di


di

Affari

Berna e Friburgo.

Proletloralo di Savoia in Berna.

Gelosie di Friburgo. Associazione del Conte di Sa-

voia alla giurisdizione dei vescovi di Losanna e di Moria-

na.
contro

Borgbesia

di

Aimone

in

Berna.

Gelosia de'Fio-

renlini per l'uso d'armi slraniere che


i

Aimone

faceva

proprii vassalli.- Cancellierato di giustizia in

Savoia.

Capo

li.

Amedeo VI.
di

Pag.
di

50

Cure Ginevra,

Ludovico

Savoia e di

Amedeo Conte

di

tutori di

Amedeo.
di

Lealt del Conte di Gine,

vra. Educazione
lempo.
di

De

la

Amedeo VI e grado di civilt del Baume, nuovo tutore di Amedeo, tratta


Giovanna
di

sposare

al pupillo

Borgogna, e

la

conduce

in

Savoia.

Inabilil di lei al

matrimonio, e conseguenze

politiche. Matrimonio con Bona di Borbone.


di

Storia

una

lite
il

tra Savoia e Ginevra.

Guerra

in

Piemonte

contro

Principe di Savoia Acaia.

Distruzione di Savi-

gliano. Sottomissione del Piemonte, cui


restitu al Principe.

Amedeo

poi
coi

Prime rotture col Monferrato e


di

Visconti.
tro
i

Spedizione

Amedeo

in pr de' Greci e

con-

Turchi.

Propriet del Fossigni, e lega con Fri-

burgo e Berna.

Faccenda

del Vicariato imperiale,

considerazioni di Gauthier in questo proposito. Puni-

zione di Filippo d'Acaia

e rottura di guerra a Saluzzo.

Tregua

di

Bologna, 4 giugno 1373, e alleanza di Savoia

col Visconti.
trio

Prudenza

di

Galeazzo Visconti. Arbidi

conceduto dal marchese Secondolto


liti

Monferrato a
del Vi-

Galeazzo nelle

tra lui e

Savoia. Sentenza

sconte. Morte

di Secondolto.

Condizione del Pie-

monte per
deranza
di

le

guerre successive contro Saluzzo. Preponin

Amedeo

Ginevra. Sue forze nel 1369.

Trattati pel Fossigni.

Spedizione di

Amedeo

in Puglia-

Lettera

di Niccol

Fiesco intorno alla prigionia della

regina di Napoli.

Natura e politica di Amedeo. Brano


1339. Spiegazione
del sim-

di Statuti di Pinerolo del

bolo del nodo nel collare dell'ordine di

Savoia. Nuovo

])

ICE
l'af-

documento in sostegno dello storico Amnairato per


fare dell'isola di Tenedo.

Capo

III.

Amedeo VII
Masino.

Pag.

12:'.

Ostilit ai Conti di

Nuova guerra

Monla

ferrato, e sentenza del Visconte.

Tolta

ai

Masino

supremazia d'Azeglio e
tomessi essi

la

giurisdizione di Pineroio, sot-

stessi a Savoia.

Congiura in Genova, sinora


Amedeo
VI,

ignorata, a favore di Savoia, cominciala sotto

cresciuta sotto

il

VII,

nel

1383.

Trattato con Sion.

Costituzione di Ginevra, e fortezza del vescovo


Fabri. Guerre
di

Ademaro

del

Visconte in Piemonte.

Morte

Amedeo

suo governo.

Capo IV. Amedeo Vili.

Condizioni politiche e

civili

del

Piemonte
g. I.

^^^
1

Minore
la

eia di

Amedeo
in

o9

Continua

guerra viscontea
il

Piemonte

comincia

quella di Monferrato contro

Principe d'Acaia.
di quelle

arbitramento del Visconte, e fine


vit di in

liti.

Nuovo AttiAcquisti

Bona

di

Borbone

madre

di

Amedeo.

Piemonte e

nel

Genevese.

Guerre

del Vallese.

Fortificazione di

Evian. Pace

coi Valligiani.

Notizie

dei dazi e dei diritti di Evian.


g. II.

Amedeo maggiore
Duca.

ITI

1. Conte di Savoia, poi

Prudenza sua

negli scismi di Bonifazio

IX

e de' suc-

cessori, e di Benedetto XIII.

Ingrandisce l'idea del


Signorotti vicini e for-

padre e dell'avo,

di

abbattere

mare

di

Savoia e di Piemonte un solo Stato.

Lite di

Monferrato coll'Acaia.
dovi, e prende a

Monferrato cede a costui Mone Vercelli.

Giammaria Visconte Casale

la
'''

Amedeo

di Savoia entra in essi affari. Sua industria


la sorella in

per maritare

Monferrato senza sborsare


al

dote. Pace
di

tra

Acaia e Monferrato, fruttuosa

Conte

Savoia. Bont di Ludovico d'Acaia. Principii dello Stadio di Torino. Omaggio di Saluzzo acquistato da

Amedeo,

e sue conseguenze. - Sottomissione di Saluzzo.

INDICE

Protezione di Savoia, onerosa a Chieri.

Perseca-

lione degli Ebrei in Ginevra.

Corruzione del Clero.

Pitture e versi in biasimo di esso. Politica di


col

Amedeo
Pag. 195

vescovo di Ginevra.
2.

Amedeo Duca

di Savoia e Principe del Piemonte.

Signoria vasta di

Amedeo.

Trama

di

Ludovico

di

Chalon

lite

per ci con Amedeo, che per transazione Io


arti di

sottomette. Mire e

Amedeo

sopra Ginevra.
i

Lo

favorisce

il

Papa, ma

gii

resistono

Ginevrini.

Guerra e pace successiva

col

Visconte Filippo

Maria.
Visconte.

Matrimonio

di

Maria
ai

figliuola di

Amedeo

col

Doni preziosi

cortigiani. Guerra di Firenze e Ve-

nezia contro Milano.

Consulto di
lui

Amedeo

chiesto a
Politica

Thonon, e nuova
di

lega Ira

il

Visconte.

Amedeo con

esso, coi Veneziani, coi Fiorentini.

Guerra del Visconte contro Monferrato.

Intervento di

Amedeo, che
del

finisce di rovinare

il

Marchese.

Fortune

Piemonte.

Speciali di Nizza, di

Torino. Misure

di polizia di

questa citt. Udienze d'Aosta.

Nota im-

portante dei nomi dei Pari e delie loro castella.


sposizioni

Di-

economiche

di

Amedeo

per

lo

Stato. Ame-

deo

si ritira

a Ripaglia.

S- III.

Luogotenenza di Ludovico
di

252

Diverse osservazioni sulla risoluzione

Amedeo.
il

suo

Impegno
al

de' Veneziani perch' Amedeo restituisse


di

marchese

Monferrato.

Trattative di

Amedeo con

Filippo Maria Visconti per un affare importante: se riusciva


,

r Italia non sarebbe poi stata travagliata dallo

straniero.

Ancora

di

Monferrato.

Nuova

lega tra
di

il

Visconte e
ferrato.

Amedeo.
Sfuma
il

Amarezza

del

marchese

Monfiglio

la

dote promessa alla sposa del

suo.

Costui e

figliuolo di

Amedeo pensano

alla

con-

quista di

Lombardia.

Affari di Nizza e del Piemonte.


lo

Avarizia del clero torinese. Nuovi statuti per


di

Studio

Torino e per

la

comodit degli scolari. Affari della

Chiesa; Concilio
cilio
il

di Basilea.
;

per esser Papa

vi riesce.

Amedeo briga a quel Con Eletto Papa, rinuncia

ducato

al figliuolo.

INDICE
. lY.

5
Pag. 285
Riservasi

i Amedeo, Papa
di Felice.

Felice

Coronazione

Suoi aderenti.

alcune rendite di benefizi ecclesiastici. Francesco Sforza acconciasi con Alfonso re di Napoli.
ferti

Patimenti sof-

da quella citt. Vendette dei preti dello Marche.


Sforza (ratta con Felice
al

Lo

V.

Il

re di Francia avIo
la

verso

Concilio,

si

naette a far cessare

scisma.

Azioni

di

Felice V,
gli

come Papa, riguardo

Inquisizione
al

e riguardo

Ebrei.

Sua forzala rinunzia

papato.
di

Diverso giudizio degli scrittori, e dell'autore


scritto
2.*^
,

questo

sopra

Amedeo.

Ludovico duca di Savoia

308

Disposizioni pacifiche di Ludovico rispetto ai Monfer-

rato, al Delfinalo, a Ginevra.

Lega

tra

Ludovico e

il

Delfino per un proposito del primo a conquistar

Genova

e Lucca.

Divisione concertata della Lombardia. Morie


vedova Duli

del Visconte, e inutilit delle brighe della

chessa. Ludovico

assalta
in

Friburghesi, e

oppressa.

Amministrazione sua

Piemonte. Tasse, Studio,

Polizia.

Appendice.

Specchio dei numero degli estratti indicati nell'avviso ai lettori

321

Libri e Manoscritti propostisi a consultare


coglitore dei

dal rac

Documenti
Camerali

326
329

Cenni

storici sugli Archivi!

Di una Cronaca Anonima di Casale.

Avvertimento
Introduzione alla Cronaca
di

337
3-41

Casale

Fatti antecedenti al possesso di Casale preso dal


I

Gonzaga

343

Francesi prendono Casale per tradimento


il

344
347

Quindi per forza

Castello

6
II

INDICE
Duca d'Alva appresta gente per riavere
il

castello e la citt.

Pag.

MS
3S1

Resistenza de' Francesi

Nuova

delia pace. Casale

consegnato
ai

al

Gonzaga
di cedergli
la

352

Prima intimazione

del

Gonzaga

cittadini

giurisdizione delia giustizia e la liberl

353

Consulto del Milanese avvocalo Crispo

e del giureconsulto
. .

Protettore della Citt di Casale, Oliviero Cappello


Diritti antichi della citt di

356 358
364-5

Casale

Nota dei

redditi anlictii del

Comune

di

Casale

Privilegi lasciati dal Barbarossa e dal successore

....
,

366

Cagioni prese dal Gonzaga per romperla coi Casalaschi

ed

occupare
riuscirvi

la libert

la

sovranit della terra

mezzi per

cit-

368
370
373

Oliviero Cappello perora la causa della citt avanti a Cesare.

Lettera dell'Imperatore

al

Gonzaga
di

Attentato del Governatore


tadini

Milano, e insurrezione dei

il

375

Convenzioni fatte tra

Capello

il

Marchese

di

Pescara e
.

il

Governatore
Il

di

Alessandria
i

accettate dal Gonzaga

377

Duca

di

Savoia favorisce

banditi di Casale
,

382

Citazione del Collegio di Padova

giudice tra

il

Gonzaga e

Casalaschi
Capitoli dell' oratore Cesareo


gli
il

388 396
401

Dichiarazione di ribellione contro

assenti e

banditi

Denunzia

d'

una congiura contro

Gonzaga

411

Morte d'Oliviero Cappello, capo


Persecuzione degli
altri

de' ribelli

4i6
419
42i

Sommissione

de' cittadini, e successive vendette del


I

Gonzaga.

Esecuzioni capitali, e bando confro

fuorusciti

428
433

Breve

di

Pio

per poter torturare

gli ecclesiastici.

...

Documento

estratto dal Chiarissimo Bibliotecario Molini dalla

Libreria reale di Parigi, intorno a Carlo

Ve al

Piemonte.

439

Presa di Golfonara

fatta dai

Francesi nel 1557

443

San Germano, perduto e ricuperato dagli Spagnuoli nel 1658.

449

INDICE
Relazione dell' assedio di Vercelli.

Avverliraenlo

Pag. 455

Dedica
sto

di

Antonio Berardo all'illastrissimo signor Don Augu,

Manfredo Scaglia Marchese


di Vercelli

di

Caluso, Colonello Go
.

vernatore

459
461 465

Relazione dell'Assedio. Disposizioni delle forze difendilrici


Forliflcazioui

Mossa doppia
Vercelli

degli Spagnuoli

e nuovi ordini della difesa di

467

Condizioni del Castello e delle torri delle


rafforzate.

mura

della citt

475 482

Assalto dato dal nemico, e valorosa difesa degli assediati

Nuovi

aiuti giunti

a Vercelli, e nuovi assalti dati dal nemico.

486

Assalto generale, e ostinala difesa; bellissimo valore del cavaliere Operto


Il
.

498
501

Duca

di

Savoia soccorre in persona

la citt

Secondo assalto generale dato dal nemico; gloriosa difesa


dei Piemontesi.
.

503
509

Somma
Stremo

dei colpi e dei danni dati dagli Spagnuoli alla citt.


di forze e di

mezzi della difesa; abbattimento d'ani;

mo

dei difensori

risoluzione di resa

510

Capitoli del Governatore, col parere degli ufflciali della citt


di Vercelli

512

Capitoli stabiliti tra

cittadini di Vercelli e

il

Toledo, perla

resa della citt

514

Nota delle persone

di qualit

morte e

ferite sotto Vercelli

nell'armata spagnuola

516

Nota

di

Carlo Promis sulla fortuna del Governatore Marchese


))

Caluso
Difesa di esso Caluso per la dedizione di Vercelli, da lui

518

me519

desimo
nuele

scritta e

mandata

al

Duca

di

Savoia, Carlo

Ema

ERRATA-CORRIGE

pag. 109, Iin.l4, ove dice

Duca,

leggasi Conte

^-^

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DG
4.01

Archivio storico itali ano

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