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Gabriele Mandel

OTTO LEZIONI ALLACCADEMIA DI BRERA


Arte islamica Arte Buddhista Arte dellAfrica nera

Milano 2007

Il Buddha della Valle del Bamian, in Afghnistn. Arte del Gandhra, III secolo c. La scultura di pietra pi grande del mondo (alta 53 metri); fu distrutta nel 2001 da elementi politicamente destabilizzanti nel quadro delle organizzazioni di occupazione dellAfghnistn. Ci non fu determinato da un motivo religioso: durante oltre mille anni di dominio islamico in Afghnistn nessuno mai aveva toccato queste considerevoli opere darte.

INDICE
ARTE ISLAMICA Prima Lezione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Seconda Lezione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Terza Lezione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Quarta Lezione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ARTE BUDDHISTA Prima Lezione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Seconda Lezione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Terza Lezione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ARTE AFRICANA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . BIBLIOGRAFIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Arte buddhista: prima lezione.


Buddhismo: una via, una filosofia, unarte. ESSENZA E PSICOLOGIA DELLA DOTTRINA DEL BUDDHA. Tra Nepal e India, a nord-est dello stato di Kosala, prosperava nel VI secolo aC una confederazione di skya (nobili guerrieri), con capitale Kapilavastu. Qui, nel 558 aC (una delle date pi attendibili fra quante proposte), nacque il principe Siddhrta, detto poi Gothama Skyamuni (della dinastia Gothamide, muni [asceta] dei Skya), figlio del re Suddhodana e della sua prima moglie My. Sette giorni dopo la nascita del principe la madre mor. Egli venne istruito nelle varie arti, e a sedici anni spos la contribale Gop, o Yashodhara (probabilmente non si tratta di una sola donna con due nomi, ma di due mogli, come era comune a quei tempi). Gli anni trascorsero dolcemente dentro i tre palazzi che il re aveva regalato al figlio per tenerlo al riparo dalle esperienze negative della vita comune. Un giorno il principe, recandosi sul cocchio da un giardino all altro, incontr sulla propria strada un vecchio ottantenne che arrancava sotto il peso degli acciacchi. Perch mai soffre quelluomo?, chiese al cocchiere. E la legge della vita, gli rispose quello. Siddharta, uscito una seconda volta, incontr un appestato che si lamentava; e conobbe la realt del dolore. Un altro giorno vide un corteo funebre, e conobbe la realt della morte. Una quarta volta infine incontr un asceta, che serenamente andava mendicando, le vesti lacere ma un espressione calma sul viso. Si sent allora spinto alla rinuncia della vita mondana. Torn al palazzo, dove si festeggiava la nascita di suo figlio Rahula (529 aC). A notte si aggir pensoso fra le concubine, le danzatrici e gli invitati, che dormivano scomposti, come morti. Questa vista gli conferm la vanit dei piaceri terreni e la transitoriet della vita fenomenica

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che gli incontri gli avevano rivelato. Svegli il padre, gli chiese il permesso di rifugiarsi presso i Maestri del Smkya (via ascetica che offriva la salvezza dalle rinascite), accarezz la moglie e il figlio senza svegliarli, poi part per la foresta degli asceti. Cos, la notte del suo ventinovesimo compleanno, era diventato un bodhisattva (un avviato all Illuminazione). Dopo aver soggiornato presso i Maestri del Smkya dai quali impar tutte le Teorie della perfezione, non se ne ritenne appagato e si rec a Vaushl alla scuola del brahmino Arda Klma, che insegnava la Dottrina della sfera del nulla. Conosciutala, Siddharta consider anche questo un insegnamento inutile, e si trasfer presso Alra Kalaya, un nobile praticante un ascetismo illuminato, ma pur esso racchiuso in una sequenza cristallizzata di vuote frasi rituali. Ripudi anche questo maestro e, raggiunti i monti Pandava (presso Rjagrha, capitale del Magdha) segu le lezioni dell asceta Udraka Rmaputra sulla concentrazione profonda. Cap tuttavia che l ascesi dei brahmani e dei santoni portava al perfezionamento individuale, ma non alla salvezza finale. Abbandon anche il Magadha e con cinque compagni che lo ammiravano per la sua sete di perfezione si ritir nella foresta di Uruvilv, nello stato di Bihar, vicino a Gaya, sulle rive del fiume Lilai. La sosta sulle rive del fiume dur sei anni, consumati in maceranti pratiche ascetiche. Un giorno riconobbe finalmente la vanit di queste pratiche e ricusandole come estremismo riprovevole, s incammin verso Gaya. I cinque compagni, visto che rinunciava all ascetismo, lo abbandonarono sdegnati e partirono per Benares (Varanasi). Giunto a Gaya, Siddharta - che compiva in quel giorno trentacinque anni - si sedette sotto un albero a meditare ripercorrendo tutte le passate esperienze, ed ebbe alla fine una visione chiara della sua verit. Era divenuto l Illuminato (il Buddha). Trascorse in quella condizione estatica quattro settimane; poi si avvi verso Benares. Giunto nella frazione di Sarnth, nel Parco delle gazzelle, incontr i cinque compagni che l avevano abbandonato, e disse loro: Io sono il

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tathgata, colui che venuto per insegnare a voi per primi la Giusta Legge. Li convert pronunciando il cosiddetto Sermone che mette in moto la ruota del Dharma. Poi convert altri asceti. Quando, alla fine della stagione delle piogge, decise di recarsi a Uruvilv, era seguito da sessanta monaci buddhisti. Strada facendo e anche a Uruvilv, convert soprattutto persone di rango. Si rec poi a Rjagaha, dove tra gli altri convert il re Bimbisara, che gli don un boschetto e un convento. Successivamente si trasfer nella sua citt natale, dove convert il padre e cinquecento nobili sakya, tra cui il cugino Devadatta, che in seguito lo tradir, provocando uno scisma. Successivamente il Buddha ritorn a Rjagaha; poi si rec a Vaisali, sempre ottenendo gran seguito, sempre convertendo, sem-pre fondando conventi. Era la stagione delle piogge del 478 aC quando la sua salute - aveva compiuto ottant anni - cominci a declinare. Stabil allora che da l a tre mesi tutti i monaci avrebbero duvuto radunarsi nel Bosco dei Sala vicino a Kushin-gara (oggi Kusia, distretto di Gorakhpur). Giuntovi infine anchegli, vi tenne il suo ultimo sermone. Benedisse poi i monaci e le famiglie dei nobili Malla che lo ospitavano, e si fece quindi approntare un giaciglio dal fido Ananda. Vi si stese sul lato destro, con la testa a nord e i piedi a sud, appoggiando la testa sul palmo della mano, i piedi uno sopra l altro, e mor. Quale fu la dottrina del Buddha? Nella sua realt oggettiva possiamo solo intuirla, poich per i primi duecento anni del Buddhismo essa venne tramandata solo oralmente, e alla fine scritta in lingua pali (dialetto sanscrto) nel III secolo aC, sotto il grande re Ashoka. Inoltre questo Buddhismo d origine sub nel corso dei secoli mutamenti vari, suddivisioni, scismi ed eterodossie per cui oggi si pu parlare in effetti d una vasta famiglia di religioni e di forme filosofiche, alcune piattamente magiche, altre sublimi come lo Zen, che uno dei vertici del pensiero umano. Il Buddhismo si divide oggi in numerose Scuole; tra cui la Theravada forse pi vicina ai concetti d origine; mentre la pi importante, la Mahayna, in molti suoi

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aspetti forse anche del tutto all opposto di quanto il Buddha predic. Va detto anzitutto che il Buddha non era interessato alle questioni di causa prima e fine ultimo; speculazioni del genere erano a suo parere del tutto vane. Che il mondo sia eterno o non lo sia, certo che sussistono la nascita, la vecchiaia, il dolore, la morte, egli disse. E su questa certezza quindi che si basa tutto il suo Dharma (la Legge): cercare la causa della nascita, la causa della sofferenza, la causa della morte, per porre definitivamente fine a tutto ci. D altro canto il Buddhismo non ha la pretesa di risolvere tutti i problemi etici e filosofici che interessano e anche tormentano l umanit. in definitiva una dottrina realistica, che insegna un modo di vivere secondo un comportamento etico. Un comportamento che si basa essenzialmente sul distacco totale dalle passioni e dalla passionalit. Disse il Buddha: Si fece in me la conoscenza che ero sottomesso alla nascita, alla vecchiaia, alla malattia, al dolore, alla morte, ed ebbi disgusto del mondo. Nonostante i piaceri della mia giovinezza brillante lasciai la mia casa pur tra i pianti e i lamenti dei miei genitori; mi tagliai barba e capelli, rivestii il saio giallo. Divenni pellegrino alla ricerca del vero Bene, il sentiero che conduce alla pace eccelsa. Scopr cio quelle che defin le quattro Verit: la sofferenza, l origine della sofferenza, la cessazione della sofferenza, la via che conduce alla cessazione della sofferenza. Il concetto intero pu essere riassunto in dodici guna, che qui elenco. Base di tutto l ignoranza. Dall ignoranza nascono le attivit volontarie. Dalle attivit volontarie nasce la coscienza. Dalla coscienza nascono il mentale e il corporeo. Dal mentale e dal corporeo nascono i sei sensi. Dai sei sensi nasce il contatto. Dal contatto la sensazione. Dalla sensazione il desiderio. Dal desiderio l attaccamento. Dall attaccamento le azioni (karma bhava). Dalle azioni la rinascita costante (il samsara). Dalla rinascita la vecchiaia, la morte, la tristezza, il lamento, il dolore, la disperazione.

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I due primi guna appartengono al passato; gli otto mediani al presente, i due ultimi all avvenire. Questa la Ruota della vita. L individuo costituito dai cinque Khandha (aggregazioni dell esistenza): Forma corporale, sensazione, percezione, forme mentali, coscienza. Essi sono interdipendenti simultaneamente. Il primo khandha costituito da solido,fluido,calore, vibrazione (ci che per gli antichi Arya era il concetto di terra, acqua, fuoco, aria). Essi sottostanno a estensione, coesione, energia (caldo e freddo) e moto. Questi quattro elementi costituiscono la materia, e sono invariabilmente combinati con i quattro derivati: colore, odore, gusto, essenza nutritiva. Nell individuo umano ci porta alla vista, all udito, all olfatto, al gusto, al tatto, alle idee. Le idee sono un complesso di stati mentali fuggevoli (samskhra), in numero di cinquantadue. Primi di questi sensazione e percezione; mentre i cinquanta rimanenti sono le varie attivit volontarie. Queste unit di coscienza hanno tre aspetti: genetico, statico, impedente. I cinquantadue samskhra costituiscono uno dei dodici Nidna: le cause prime che determinano il concatenarsi delle rinascite. Vi sono fra queste il desiderio, l egoismo, la rapacit, principali cause della sofferenza e delle azioni negative nella vita presente, ed origine delle qualit negative nella vita successiva. I Nidna sono creativi ed errati, poich la forma in realt transitoria, la sensazione transitoria,la percezione mentale transitoria, le formazioni mentali sono transitorie, la coscienza transitoria. Tutto ci che transitorio soggetto a sofferenza, a cambiamento perpetuo, e non possiamo dire: Questo mi appartiene, questo il mio Ego. Ogni unit di coscienza, sia essa samkhra o nidna, finisce, e d origine ad un altra unit di coscienza. Il movimento di pensiero che ne segue non del tutto lo stesso del precedente - poich la sua composizione non la stessa - n per la medesima ragione del tutto differente, ma rappresenta la continuit karmica. E questa continuit karmica che trasmigra da corpo a corpo.

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Il Buddha disse: Pensate a un uomo che sulle rive del Gange osservi le piccole onde che si formano sulla sua superficie. Non ne pu afferrare una nella sua permanenza. Del pari contemplate le forme, le sensazioni, le percezioni, i costrutti mentali e gli stati di coscienza, del passato, del presente o del futuro, e vi appariranno nulli, vuoti, senza Ego. Che cosa in effetti rinasce? Poich non v un anima, ma una serie di aggregati, non si tratta di reincarnazione o di trasmigrazione. Si tratta della manifestazione della forza karmica: una aggregazione di spirito e di materia, cos come i corpi solidi sono in effetti costituiti da atomi che a loro volta sono soltanto quanta di energie positive, negative e neutre. Non sussiste una identit, ma una continuit dell essere, continuit determinata dal suo pensiero, dalla sua voglia d esistere, dai suoi attaccamenti. Quindi la vita positiva o negativa a venire solo una conseguenza delle azioni presenti, non un premio o una punizione determinati da una legge divina. Un uomo in stato di sonnambulismo si alza, va sul balcone, cade nella strada, si rompe un braccio. Pu persino darsi che non si ricordi del suo stato di sonnambulismo, ciononostante il risultato della sua caduta permane. Non ci ricordiamo della nostra vita passata, ciononostante gli effetti permangono. Come giungere all estinzione della sofferenza, e alla cessazione del samsara? Con l ottuplice sentiero che comprende le tre saggezze (giusta comprensione, giusto pensiero, giusta parola), la moralit (giusta azione, giusto modo di sussistenza), e la concentrazione (giusto sforzo, giusta attenzione, giu-sta concentrazione). Giusta comprensione: Capire la sofferenza, la causa della sofferenza, l estinzione della sofferenza, la via che conduce all estinzione della sofferenza. Vi si giunge capendo meriti e demeriti. Demeriti corporali sono uccidere, rubare, compiere atti sessuali illeciti. Demeriti verbali sono la menzogna, gli imbrogli, le parole dure, le parole vane. Demeriti mentali sono l invidia, la cattiva volont, le idee sbagliate. I meriti consistono

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nell astenersi da tutto ci. Fa parte della giusta comprensione labbandono dell illusione del S, illusione che si manifesta nello spiritualismo e nel materialismo. Ne conseguono i dieci legami che avvincono l essere alla ruota dell esistenza: illusione del s; dubbio; attaccamento ai riti e alle convenzioni; desiderio dei sensi; malvagit; desiderio del mondo delle forme; desiderio del mondo senza forme (in particolare le dottrine); orgoglio; agitazione; ignoranza. Chi si libera dei primi tre entrato nella corrente del Dharma; chi si libera dei primi cinque rinasce una sola volta ancora; chi si libera dei primi nove, alla fine della sua vita entrer nel Nirvna; chi si libera di tutti e dieci diventa un Illuminato, un Buddha. Giusto pensiero il pensiero libero da cupidigia, da malvagit, da crudelt. Giusta parola evitare la menzogna, dire la verit, evitare la maldicenza, le parole dure, le parole inutili. Giusta azione non uccidere, non rubare, non avere rapporti sessuali illeciti o comunque eccessivi. Giusto modo di vivere tralasciare pratiche illecite, usura, imbroglio, guadagnando in modo impeccabile ed equilibrato, vivendo parcamente o ancor meglio di elemosina. Giusto sforzo evitare il male, superare il male e i pensieri cattivi, sviluppare le condizioni meritorie, mantenere i valori raggiunti. Giusta attenzione coordinare una disciplina e una pratica di elevazione psicofisica, nella contemplazione del corpo, contemplazione dei sentimenti, contemplazione dello spirito, contemplazione dei fenomeni. Giusta concentrazione capire il valore d ogni stato meritorio di coscienza, al fine di capire la realt fenomenica, liberarsi dall illusoriet, raggiungere le quattro estasi che precedono l illuminazione. Le quattro estasi sono altrettante comprensioni delle quattro illusoriet: sono, non sono, sar, non sar.

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La via del Buddhismo quindi non ha per scopo l acquisizione degli onori, della gloria, o di un grande sapere, n il manifestare un alta moralit, oppure vivere di elemosine. E in definitiva il mezzo per capire che nulla sussiste realmente, che tutto costruzione dei nostri sensi e dei nostri pensieri, e che abbandonando queste costruzioni e questi desideri fallaci raggiungiamo il bene ultimo, il Nirvna: ossia l estinzione, il Nulla, la fine della catena di rinascite che comportano il dolore e le sofferenze inerenti al vivere e al morire. *** In definitiva, quali sono i concetti predicati dal Buddha? Il Buddha ci appare anzitutto come un giovane principe spaventato da una realt che - ignorata - gli si present all improvviso in modo traumatico: realt del dolore, della sofferenza, della morte. Ma (come il suo contemporaneo Thirtankara Jaina fondatore del Jainismo) Il Buddha ci appare anche come un nobile in opposizione alla casta sacerdotale che tendeva a prevaricare il potere dei nobili. Poich gli asceti si ponevano di fuori dalla giurisdizione brahmana, si fa dapprima asceta. Alla fine elabora ed espone una sua Via, e organizza una sua casta di monaci posti di fuori da ogni potere temporale e da ogni formula religiosa del tempo. Secondo il Buddha la realt tale perch l uomo la concepisce e, concepitala, se la rappresenta con la concatenazione dei pensieri. Pensieri subordinati a una consapevolezza. La realt una serie di accadimenti la cui dimensione data dall esperienza individuale. L analisi la giustificazione razionale del vero, che l intuizione gi sintetizza e la forma fisica sperimenta. Il destino non esiste. L individuo di per se stesso conseguenza dei suoi atti. La sua azione, Karman, determina il suo stato a venire. Consapevole di ci, egli ha libert di scegliere la propria escatologia. Essenzializzato cos, l essere umano non si rivolge, per la sua liberazione dal fenomenico, a maestri,tradizioni, rivelazioni divine, profeti, divinit varie o un unico
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Dio. Tutto ci per il Buddhismo d origine non ha valore: un costrutto immaginato dalla mente umana. Basandosi sulle sue sole forze, l essere umano tende alla pace suprema, cio all estinzione totale (Nirvna) salvandosi dall esistenza a venire grazie alla morte assoluta: l annientamento totale del S. La vita quindi un flusso di realt fenomeniche, continuo, condizionato, tendenzialmente vissuto con dolore, privo di significato. L io solo un composto, e la sua brama di vivere determina la sua vita a venire, condizionata dalle sue azioni presenti. La conoscenza della realt (la Legge buona, il Dharma), non scesa dal cielo: la scoperta di un uomo, e richiede solo lo sforzo di comprensione individuale di ogni comune essere umano. Non Dio, non l anima, non l inferno e non il Paradiso, ma l uomo di fronte a se stesso con le sue sole forze, responsabile d ogni suo atto, artefice delle sue vite a venire e della fine assoluta d ogni suo divenire: il Nirvna. Questo, in essenza, l insegnamanto dell Illuminato, perch ognuno di noi divenga il Buddha. Ciononostante una grandissima parte del buddhismo si organizz poi in forma religiosa, e a contatto con le varie credenze, i rituali, le pratiche anche magiche dei paesi in cui venne diffuso, si alter considerevolmente, reinserendo una o molte divinit, reinserendo il concetto dell anima, dei premi, dei castighi, del paradiso e dell inferno. ARTE BUDDHISTA BIANCA Un giorno nanda, il discepolo prediletto, disse al Buddha: Met della vita santa amicizia, associazione, intimit con la Bellezza. Al che lIlluminato rispose: Non dire cos, nanda: ci costituisce tutta la vita santa. In effetti larte che scatur dalla religione buddhista fu una delle pi complete, complesse e ricche dellumanit tutta. Gi il re Bimbisra (ca 544-493 aC), cui si deve la prima diffusione del buddhismo, fondando la grande capitale Rjagriha, le cui mura erano lunghe 40 km, vi racchiuse le prime costruzioni in pietra dellIndia. Anche suo fi-

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glio Ajrasatru (ca 493-462 aC), partecipando al grande fermento culturale e artistico generato dalla nuova religione, diede grande impulso allarte del Bihr. Venne poi il periodo Maurya (322-185 aC), durante il quale, con la caduta di Persepoli, giunsero in India i modi greci dAlessandro Magno e il relativo concetto dunarte al servizio del potere, sia temporale sia religioso. Due grandi re, Chandragupta (323-300 aC) e Aoka (274-232 aC) adottarono la colonna detta indogreca, e diffusero uno stile tipicamente buddhista traducendo la normale struttura architettonica di legno in una analoga struttura di pietra. Soprattutto prende piede il monumento buddhista pi tipico, detto stpa, che poi vedremo in dettaglio per i suoi valori simbologici. Durante il successivo periodo Snga (185-72 aC) ebbero grande sviluppo i conventi (vihra), che acquistarono uno schema uniforme: cortile centrale su cui si affacciano le celle dei monaci, e un pi ampio cortile antistante per i riti in comune e per le cerimonie pubbliche, al quale, da ultimo, venne anteposta unaula con statue ed affreschi. Questo impianto tipico sussister eguale anche in altri paesi. Venne inoltre ampliata e moltiplicata la tipologia dello stpa, e si diffusero in tutto il mondo buddhista i grandi templi interamente scavati nella roccia (chaitya), ove laffresco inizi a sostituire sempre pi il tipico bassorilievo dei periodi precedenti. Fiorisce poi, tra il primo e il quinto secolo, larte del Gandhra, regione tra fghnistn e Pkistn, ove i modi grecoromani e quelli indiani si legano. In Afghanistan si son trovati depositi di modelli darte greca, importati appunto dalla Grecia in epoca alessandrina, e imitati lungo il corso dei secoli. Depositi di modelli greci alessandrini di maggiore importanza sono in Afghnistn Begram e Taxila. Le posizioni (sana) e i gesti (mudr) del Buddha vengono codificati sulla base degli atteggiamenti degli imperatori romani, mentre labito dellIlluminato imita lhimation greco o il peplo romano.

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Si moltiplicano i capitelli compositi romani, i fregi con ovuli, ma anche con metope e triglifi. Dalla capitale dei re Kuna (arte di Mathur) e dalla valle del Gandhra questi tipici e fissi motivi iconografici defluiscono lungo la Via della Seta sino in Cina e in Giappone, mentre nel loro rapido progredire verso il sud dellIndia danno origine allarte di Amarvti (I-IV secolo) e allarte del periodo Gupta (IV-V secolo). DallIndia i modelli grecoromano-indiani verranno poi trasmessi a Ceylon, a Giava e in Tailandia, dove per il buddhismo si diffuse pi tra il popolo che tra i monarchi, con conseguente impoverimento dellarchitettura maggiore. In Indocina invece (arte Khmer, arte Champa, arte di Sukhotay), si allineano i pi sorprendenti e ridondanti esempi di grandi architetture simbologiche. A partire da questo momento larte buddhista srigagnola in una lunga serie di scuole e di centri, e le varie forme darte si mescolano, cos come si intersecano le correnti religiose: budddhismo, jainismo, hinduismo, e poi islamismo.Sul finire del periodo medioevale dellarte indiana (VIII-XII secolo) si pu dire che la tipologia buddhista perde quasi del tutto ascendente, esaurendosi in ripetizioni e manierismi di limitata importanza.

Nella seconda parte della lezione (proiezione di cento diapositive) vengono mostrati gli elementi caratteristici dellarte buddhista, ma in particolare i continui paralleli tra arte greco-romana e arte del Gandhara, ponendo in continuo raffronto soprattutto sculture romane e sculture del Gandhara con scene della vita del Buddha. Inoltre le sustrazioni della citt romana in India: Arikamedu (Pondicherry); gli oggetti romani e buddhisti transitati lungo la Via della Seta ad opera dei popoli turchi; e le monete romane rinvenute in Cina.

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A Rilievo darte romana imperiale, B Rilievo buddhista. Arte del Gandhara dalla Colonna di Traiano. del VI sec., dal parato di uno stupa.

C La Gemma Augustea, arte romana imperiale.

D Rilievo buddhista. Arte del Gandhara del VI sec., dal parato di uno stupa.

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Arte buddhista: seconda lezione.

Buddhismo e arte tibetana. IL VEICOLO DELLE INVOCAZIONI. NellIndia sia brahmanica (induismo) sia mahayanica (buddhismo) sandarono sviluppando verso il quinto secolo dopo Cristo le raccolte (tantra) di regole e di procedimenti magici, sviluppando cos un Tantrismo hinduista che poneva laccento sui princpi maschile e femminile, nei quali la divinit sera scissa per creare il mondo fenomenico. Lascendente dello Yoga cooper alla definizione di pratiche particolari (quale ad esempio la padronanza del ritmo respiratorio); mentre sopravvivenze pagane e vallinde portarono ad attribuire grande importanza a parole magiche (mantra), grazie alle quali - se pronunciate in modo corretto - si penetra nellAssoluto. Il Tantrismo hinduista si esteriorizz in varie forme: 1) la pj, esercizio rituale di culto, simbolo del sacrificio e dellofferta; 2) le sana (posizioni), grazie alle quali ladepto risveglia le energie del proprio corpo, o configura posizioni rispecchianti quelle dellUniverso per trascendere la materia sino a giungere al Tutto; 3) il mantra, sillaba o gruppo di sillabe che si pronunciano o si pensano in un modo particolare al fine di concentrare le energie cosmiche e psichiche, muovere le energie vibratorie per mettersi in sintonia con esse, oppure creare il vuoto nella mente; 4) lo yantra, diagramma simbologico, una sorta di schema in grado di condensare un campo di energia divina o universale, e in ultima analisi di concentrare il pensiero il pensiero delladepto distaccandolo da costruzioni mentali vane. Agendo queste esteriorizzazioni formali della Fede ladepto ripete la creazione cosmica, ed allora il Parasmavit (linglo-

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bante tutto, brahman senza qualificazioni) si scinde in due divinit-simbolo: iva e akti. La prima, positiva, praka, la scintilla iniziale maschile dellessere; e la seconda, negativa, vimara, la funzione femminile dellessere, specchio del praka. Dalla unione (simbolizzata come unione sessuale) di iva e akti derivano il S e la akti-con-gli-occhi-chiusi, idealizzanti lio e laltro, che originano lIo e la akti-con-gli-occhiaperti, che a loro volta danno origine allIo individuale (il S) e a Quello (laltro che il S). Da Quello deriver la Maya akti nella divisione apparente dei suoi cinque kanchuras (Kl, separatrice del tempo; Niyati, produttrice della dipendenza; Rga, che unisce le cose separate; Vidy, conoscitore delle cose separate; e Kal, causante lazione diffusa). Da ci deriver la Prakriti con i tre gua (qualificazioni del mondo della materia: purezza, azione, stasi) e i quattro modi di pensiero, origine dei Tattva, essenze o funzioni-realt. Questo formulario magico-esoterico, entrato dapprima sporadicamente nel Tibet al tempo del re Sron-btsan-sgam-po (Rotsagap, 618-694), a contatto col buddhismo si svilupp in modo autonomo, dando origine al Lamaismo tibetano, o Veicolo tantrico, o del Diamante (Vajrayna), detto anche Mantrayna (Veicolo delle invocazioni). Nasceva cos la terza grande Scuola del Buddhismo. I vari Buddha divinizzati e i vari bodhsisattva vennero uniti ai numerosi demoni dello sciamanesimo mongolo-turco delle Steppe dellAsia centrale, a volte buoni o indifferenti, spesso ostili e terribili, che nel Buddhismo rappresentarono frammenti dellAnima universale incarnandoli nel mondo fenomenico. Anche le due mogli buddhiste del re Srong-btsan-sgam-po, una cinese - alla quale si deve la conversione della corte al buddhismo - e una nepalese, vennero divinizzate, e chiamate Tara Verde e Tara Bianca. Esse sono le divinit protettrici del Tibet. Al tempo del re Kri-sron-lde-btsan (742-797) il Veicolo aveva gi conquistato il popolo ad opera del monaco Padma Sambhava (detto Guru Rimpoche), e verso il 1040 trionf in

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ARTE BUDDHISTA SECONDA LEZIONE

tutto il Tibet e nei territori vicini, grazie al monaco Atisa (Atsha), e al suo allievo Milarepa. La forma autonoma cos definitasi considerava possibile il governo degli elementi, la levitazione, la telepatia, il teletrasporto, lindifferenza al freddo intenso, e altri prodigi ottenuti con la conoscenza della Via, dei gesti rituali (mudr), delle parole rituali (mantra), dei diagrammi simbolici (yantra) e delle cosmogonie dipinte (madala). Sul piano pratico i monaci si impadronirono a poco a poco del potere temporale, fino a giungere definitivamente al governo. Figura principale dellegemonia religiosa fu Tsong Ka-pa (1358-1419), cui si deve la riforma che contrappose i Berretti Gialli (i monaci casti, o della mano destra) ai Berretti Rossi (i monaci della mano sinistra, sposati, che praticavano lesaltazione dellaccoppiamento in parallelo con le analoghe pratiche hinduiste del Tantrismo). Pare che si debba a lui anche listituzione del Dalai Lama, o re-sacerdote (dalai: grande oceano; la-ma: il superiore di un convento); e del Panchen Lama, capo amministrativo, i quali hanno retto il paese sino alla recente invasione da parte dei Cinesi. Lelemento sessuale dei Berretti Rossi, sviluppando la teoria della Coppia degli Opposti, diede vita al atkismo: concetto secondo il quale ogni principio maschile (divinizzato) ha una controfigura femminile, dal momento che l universo fenomenico sussiste grazie allesistenza di un principio positivo e di un principio negativo. TIBET, LA TERRA DELLE IMMAGINI E DEI CERCHI. Liconografia tibetana forse la pi pregnante, misteriosa, suggestiva e pittoresca di tutto il vasto e complesso pantheon buddhista. Essa anzitutto il riflesso preciso, o lillustrazione, di nozioni religiose e di concetti filosofici; di conseguenza ogni pur minimo dettaglio risponde alle ben precise e dettagliate norme della simbologia canonica. Si tratti di gesti, dimensioni, colori, attitudini, tutto ha un significato preciso, tutto va eseguito con fedelt scrupolosa, tutto mira a trasmettere la potenza della divinit-simbolo.
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Anzitutto consideriamo che ogni figura-concetto si presenta sia come Conoscenza (Praj) ed ha allora aspetto femminile, sia come Mezzo (Upya) - avendo allora aspetto maschile -. Ogni divinit, insomma, ha la sua pareda. Abbiamo poi una gerarchia canonica da cui deriva liconometria delle figure: quando sono rappresentati gruppi di divinit, ognuna ha dimensioni sue proprie in stretto rapporto con le altre. Vi sono poi due grandi categorie tipologiche: personaggi sereni e personaggi feroci. Importanti sono le raffigurazioni dei segni corporali del Buddha, che si riconosce grazie ai trentadue segni maggiori, lakaa, e ottanta minori, anuvyajana). Abbiamo poi la simbolizzazione dellonnipotenza e dellonnipresenza del dio mediante il moltiplicarsi di volti, mani, piedi; mediante i gesti; mediante gli oggetti che ha in mano; mediante i piedestalli su cui poggiano le figure; mediante i nimbi e le aureole; mediante gli animali e gli esseri antropomorfi che le accompagnano; mediante gli eventuali mezzi di trasporto, animali o carri che siano. Gli dei si distinguono inoltre per i vari atteggiamenti: in piedi, seduti, sdraiati, inginocchiati, in volo; e per i vari attributi, in particolare oggetti o animali. Braccia e mani vanno da due a dieci, e poi dodici, sedici, diciotto, ventiquattro, ventisei, trentaquattro, mille. Altra caratteristica che distingue le varie divinit (o divinizzazioni) sono le capigliature, e soprattutto i colori. Un repertorio completo delle divinit ne elenca quasi novecentocinquanta, dalla A alla Z (pi giusto sarebbe dire da Acala - limmobile, protettore dei Mdala, daspetto feroce, nei colori o nero, o blu, raramente bianco - alle Yogin - streghe, o fate, o dee satelliti). ISEGNI DEL BUDDHISMO: LO STPA. Alla morte del Buddha i seguaci venerarono tre tipi di rammemoranti (caitya) che potevano ricordare loro la venerabile figura dellIlluminato: le reliquie del suo corpo, i luoghi in cui

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aveva vissuto, gli oggetti a lui appartenuti o a lui allusivi. Reliquie e oggetti vennero per solito posti in quello che forse il monumento pi rappresentativo della religiosit buddhista, lo stpa (o caya, caitya, tibetano chrten): una sorta di tumulo destinato in origine a contenere solo le reliquie dellIlluminato, e in seguito edificato anche per contenere reliquie di grandi maestri o come promemoria allusivo sulla base di varie intenzioni simbologiche. La forma architettonica dello stpa si and sviluppando nei primi secoli del buddhismo sulla base dei precedenti tumuli sepolcrali di santi asceti, i cui corpi erano posti direttamente sul terreno nella posizione yoga e coperti semplicemente di terra. Questo tumulo era coronato da un lingam, simbolo del potere creativo di Shiva e collegamento del mondo terreno con quello divino. Tra i pi antichi monumenti buddhisti del genere, rimane ancor oggi il Grande Stupa di Snchi, fatto erigere dal re di Mlva a met del secondo secolo aC. Comprende un corpo a cupola di mattoni, raffigurante lacqua, sopra il quale poggia unarca quadrata, la harmik, che contiene le offerte dei fedeli e rappresenta la terra. Sopra questa alcuni gradini, simbolo del fuoco, portano a una guglia sormontata da tre ombrelli onorari, i chattra, simbolo del vento (lombrello, in quei tempi e in quei paesi, era il simbolo della regalit), sormontati infine dal simbolo-gemello che unisce sole e luna. Il tutto venne recinto in un secondo tempo da unalta balaustra aperta da portali (toraa) e riccamente decorata con bassorilievi. Grandi costruttori di stupa furono, nel Terzo secolo aC il re Aoka, e, nel primo secolo dC il re Kaniska. Da questi primi monumenti derivarono da un lato il ikhara indiano (in cui le pareti della base erano riccamente ornate di bassorilievi), dallaltro la pagoda cinese. Questultima prese spunto anche dalle antiche torri di guardia cinesi, e sin dagli esempi pi antichi (ad esempio la pagoda delle Anatre selvatiche a Changan, del 701 d.C.) ebbe struttura di alto edificio a pianta centrale, con successione di tetti, da sette a quindici.

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Lintero stpa , per il buddhismo, simbolo della via allilluminazione, dalla miseria terrena alla sublimit dello spirito divino. Stpa singoli o a gruppi - per solito a struttura campaniforme - vennero eretti nei luoghi sacri e lungo la via dei pellegrinaggi. Nella codificazione tibetana essi erano per solito otto (gli otto grandi mhcaitya), a simbolo delle otto pi importanti tappe del Buddha: il primo (kutam chrten) dedicato alla nascita dellIlluminato; il secondo (labab chrten) alla sua ascesa nel cielo degli dei; il terzo (namgyal chrten) simbolizza il potere di prolungare la vita (precipuo della dea Namgylma); il quarto (chothl chrten) rammenta le facolt che permisero al Buddha di lottare contro le forze del male quando queste volevano impedirgli di raggiungere lilluminazione; il quinto (dttul chrten) simbolizza la sua vittoria su queste forze; il sesto (jangchub chrten) lemblema della vittoria finale, della purezza, della liberazione ultima; il settimo (ppung chrten) dedicato al sermone del Buddha relativo ai tre sentieri che conducono alla liberazione dello spirito; lottavo (myangd chrten) dedicato al momento in cui il Buddha raggiunse il Nirvana. La simbologia comunque non si ferma a questi semplici dati: anche le proporzioni rammentano lintero corpo del Buddha e, come venne usata la proporzionalit perfetta della sezione aurea nellarte statuaria dei primi secoli (in particolare in quella del Gandhra), cos le varie parti dello stpa sono state equiparate alle sei parti del corpo dellIlluminato (centro della luce o cervello, centro cerebrale o volto, centro gutturale o collo, centro del fuoco o plesso del cuore, centro dellacqua o plesso solare, centro della terra o plesso sacrale), ossia, dallalto in basso: la corona terminale, il simbolo-gemello, i parasoli stilizzati, i tredici gradini, la cupola, la base.

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Il simbolismo dello Stpa (mChdrten).


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1) Il principio dellAltissima Illuminazione (bindu; Thig-le) descritto anche come una Lingua di Fiamma (nda; Thigle) : da realizzarsi sopra il duplice simbolo che incorona il Chrten. 2) Il duplice simbolo (srya candra; Nyi-Zla) del Sole e della Luna Nascente (Zla-Tshes), emblema della comprensione della Duplice-unit: Verit Assoluta (della sfera spirituale) e Verit Relativa (della sfera terrena). 3) Tredici Parasoli stilizzati (chattra; gDugs), simboli di regalit e protezione dalle forze del male; e tredici Ruote della Legge. Simbolizzano i tredici Stadi dellIlluminazione, ossia i primi dieci Passi dellIlluminazione (dashabhmi; Byang-chub) e 4) I tre livelli pi alti della sovracconsapevolezza (venikasmritypushthna; Dran-pa Nye-bar bZhang-pa), espressi dalle tre componenti di questa parte dello stpa detta staio. 5) La cupola (o pentola), corrispondente al tumulo (stpa) primordiale, come Ricettacolo di Reliquie o di offerte (dhtu-garbha; mChod-rten); gli antichi stpa indiani erano detti anche uovo (anda) o bolle dacqua (budbuda). 6) I gradoni che simbolizzano lascesa dalla materia alla spiritualit, dal buio dellegoismo alla luce della consapevolezza (nara-loka Mi-Yul); ed anche il tesoro del libro ( gTer-ma). 7) Il trono, ossia la base (parianda; Bang-rim), quadrata e con quattro gradini, con i lati volti alle quattro direzioni; il simbolo del mondo fenomenico.

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Nellarte del Buddhismo tibetano, ricca di simbologie esoteriche, il corpo del Buddha idealmente suddiviso in sette parti, che corrispondono alle sette parti in cui diviso lo Stpa. Le sottili sfere-di-energia del corpo. (susistono differenze di posizione tra hinduismo, tantrismo e buddhismo).
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1) Il centro dellilluminazione: al disopra della sommit del capo (sPyi-bo) o fontanella sopra il cerebro superiore, detto Sfera del Loto dai Mille-Petali (Sahashrra cakra; Pad-ma hDab-sTong). 2) Il centro cerebrale del pensiero e del potere-conscio, detto Centro-di-Comando (j cakra), attribuito al centro-delloto (detto terzo occhio): la fronte fra le sopracciglia. 3) Il centro della sottile Sfera del sapere (vishuddha cakra; elemento: etere), nel volto (kantha-mla; mGrin-pa); e per altre correnti nella gola. 4) Il centro della esposizione consapevole, o della Voce Esterna (anhata cakra; colore giallo, elemento: aria) detta Fonte del Cuore (sNying-Kha). 5) Il centro della Sfera emotiva della Voce Interna (manipra cakra, o nbhi cakra; colore grigio, elemento: fuoco): nel plesso solare (Te-bahi Pad-ma). Il primo ad essere attivato. 6) Il plesso gastrico, detto cervello del ventre, Fiammeggiante-splendente o Centro-dellOmbelico (svadhishtana cakra; colore rosso, elemento: terra): nella regione dei lombi e connesso col plesso lombare. 7) Il plesso sacrale, detto Centro della radice (mldhra cakra; colore rosa, elemento: terra) o Luogo Segreto (gSang-gNas), radice di tutti i flussi dellenergia vitale (nds). Nella regione del coccige, o ossosacro.

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ISEGNI DEL BUDDHISMO: IL MDALA Il termine mdala viene dal sanscrito mdel: disco, cerchio, rotondo; termine diffuso in tutta lAsia centrale. In Mongolia due citt si chiamano Mandel-Gobi e Mandel-Bulag; in fghnistn la citt di Mandel fu antagonista di Herat; in India la costa est si chiama Coromandel, termine che designa anche le preziose lacche indiane. Iconograficamente un mdala la rappresentazione bidimensionale di un edificio sacro. Al centro disegnato il ktgra: il santuario del Sovrano, contenente la statua del dio cui il madala dedicato (il sovrano del madala: madalea); e se questo uno dei cinque Buddha trascendenti, gli altri quattro sono posti tuttintorno. Il santuario attorniato da una o pi gallerie concentriche, circolari o quadrate, spesso suddivise in celle entro cui sono collocate numerose divinit. Questo insieme racchiuso entro un muro di cinta con quattro porte aperte ai quattro punti cardinali, e custodite da divinit feroci. Il tutto spesso circondato da un ampio cerchio, idealmente raffigurante una sfera dal momento che ai quattro punti cardinali sono da aggiungere idealmente il nadir e lo zenit. Questo cerchio composto da tre fasce emblematiche: la montagna di fuoco, la cintura di diamante, e la cintura di petali di loto. Alcuni mdala possono comprendere pi mura di cinta, oppure contenere cinque o sei piccoli mdala, raffigurati entro un muraglione comune. A volte i madala presentano, anzich le figure delle divinit, i loro nomi, o sillabe-emblema corrispondenti. I Sovrani del mdala sono per solito trentasette, e danno luogo a trentasette principali tipi di raffigurazioni. In un primo tempo ma ci si fa spesso ancor oggi i mdala venivano eseguiti con sabbie colorate, e dopo la relativa cerimonia venivano distrutti. Servivano per sedute di meditazione o per cerimonie di iniziazione. Durante liniziazione il monaco neofita, guidato dal suo maestro, percorreva con lo sguardo il diagramma, prendendo coscienza delle divinit e delle loro posizioni, penetrando nei diversi recinti e, giunto al
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cuore del labirinto, si univa mentalmente con il valore-simbolo del Sovrano del madala. Nella meditazione i luoghi venivano del pari percorsi con lo sguardo, compenetrandone i significati trascendenti ed esoterici. Analoga ma pi meditata ricerca ha luogo con i madala dipinti. Anche per questi v uno schema di base: al centro di un quadrato posto il ktgra, il santuario del Sovrano. Quando il madala eseguito con sabbie o dipinto, il quadrato centrale diviso, dalle due diagonali, in quattro parti, cos colorate: parte inferiore, lest, regione fausta, di color blu; a sinistra il sud, giallo; sopra lovest, rosso; a destra il nord, verde. Spesso, oltre alle divinit, son raffigurati i sette tesori del Sovrano universale (la ruota della Legge, il gioiello dei desideri, la regina virtuosa, il ministro accorto, lelefante, il cavallo da corsa, il generale vittorioso) oppure gli otto segni di buon auspicio (il parasole simbolo di regalit, due pesci doro, il vaso di gioielli, il fiore di loto, la conchiglia bianca, il nodo senza fine, lorifiamma rotondo, la ruota). Oltre ai madala eseguiti con sabbie colorate, oltre ai madala dipinti, vanno citati anche i grandi mdala costituiti da edifici architettonici di complessa vastit, come il celebre Borobodur di Giava (IX secolo); il sKu-bum di rGyal-rtse nel Tibet meridionale (1427); e il lDum-Ice lha-khang del Bhutan (1433 c.). Osservando queste costruzioni non si pu non pensare che probabilmente il diagramma del madala origin dagli stpa contenenti le reliquie del Buddha, che spesso erano attorniati da costruzioni votive di pi piccole dimensioni. In questi grandi edifici (esempio tipico ne il Borobudur) i percorsi di meditazione e di venerazione si effettuavano realmente e non con limmaginazione. I principali oggetti rituali del buddhismo tibetano. I due oggetti principali della ritualistica magico-religiosa del buddhismo tantrico sono la campana (ghan) e la folgore-diamante (vajra); essi sono presenti in tutti i riti esoterici a pre 78

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scindere da una specifica area culturale. A questi da aggiungere il pugnale-scettro a lama tripartita, detto phur-bu. Vediamo sovente questi oggetti in mano alle varie divinit del pantheon tibetano; al vajra sono collegati in particolare i sedici Vajra-bodhisattva associati (a quattro a quattro) ai Jina periferici; mentre col termine Vajra iniziano i nomi di altre centoventiquattro divinit minori (cui se ne possono aggiungere altre, pi note sotto nomi differenti). Il termine folgore-diamante (vajra) rende poco il concetto suggerito dal nome sanscrito: vi si deve aggiungere lidea di luce, di calore purificatore, di immarcescibilit, di membro virile. Per ognuno di questi valori la scuola Vajrayna (Veicolo di Diamante) ha varie specificazioni esoteriche e ritualit misteriche. La forma del vajra ha un aspetto speculare: sono unite al centro due estremit globulari traforate, costituite da un ramo centrale con una serie di rametti tuttintorno (da quattro a otto), senza tuttavia che sussistano ragioni o simbologie particolari per queste differenziazioni. Vi inoltre un attributo costituito da due vajra sovrapposti in croce, il cosiddetto vivavajra: folgore universale, o anche vajra a dodici punte, che con le sue quattro estremit minaccia i quattro punti cardinali. Pu avere i cinque colori dei cinque Tathgata, e caratterizza in particolare, fra altre divinit, Amoghasiddhi. La campana (ghan; o vajraghan: campana adamantina) pu essere semplice o elaborata, nel qual caso presenta sul manico il volto di una divinit (praj), mentre sulla spalla vi sono otto sillabe spesso fra i petali di un loto aperto, sillabe che rappresentano le otto divinit secondarie, assistenti della principale; sulle pareti, decorazioni e segni augurali. Vi sono anche campane il cui manico ha la stessa tipologia del vajra. Ogni campana ha il batacchio, ma di preferenza viene suonata facendo scorrere lentamente sul suo bordo, in senso circolatorio, un pestello di legno. Quando vajra e ghasn sono posti insieme , il vajra rappresenta il mezzo per giungere al Risveglio, e il ghan la

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saggezza necessaria per giungere a tale illuminazione. Secondo la tradizione tibetana, ai metalli normali utilizzati nella fusione di questi oggetti va aggiunto del ferro meteoritico, e daltronde le meteoriti sono numerose nellaltipiano tibetano. Nella seconda parte della lezione (proiezione di cento diapositive) oltre alle immagini vengono presentati antichi oggetti tibetani: la folgore, la campana, la tromba, il gong, i timpani, poich importante vedere come ne vengono tratti i suoni ed importante udire questi suoni particolari.

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