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Lio in rivolta. Sessualit e pensiero politico di Carla Lonzi di Maria Luisa Boccia

Carla Lonzi non amava le interpreti. Non amava le intellettuali perch assumono una posizione mimetica del maschile, soprattutto quando fanno teoria sul pensiero e sulla vita di altre donne. Questo ha rappresentato un grande ostacolo quando mi sono proposta di scrivere su di lei. E per Lonzi colei che fa coincidere la parola dellautocoscienza con la parola scritta. La scelta di Rivolta Femminile , da subito, quella di comunicare tra donne con la parola. Quella in presenza, nei gruppi di autocoscienza, e quella scritta, per la quale viene creata una casa editrice autonoma Scritti di Rivolta Femminile. Lonzi cura personalmente la collana dei libretti verdi nella quale sono pubblicati i testi dellautocoscienza. Come ovvio, scrivere e pubblicare vuol dire attivare lo scambio, proprio del circolo ermeneutico, poich ogni lettrice uninterprete. Non solo. Lonzi mette al centro della relazione tra donne il riconoscimento. Affida cio allaltra, alla sua presa di coscienza, lacquisizione, innanzitutto per s, dellautenticit. Sul riconoscimento torner. Qui voglio solo indicare la rilevanza che ha per il riconoscimento la parola scritta. Questo distingue la pratica dellautocoscienza di Rivolta da quella degli altri gruppi femministi degli anni settanta. Ed fondamentale, perch toglie al parlare tra donne ogni tratto di immediatezza, di mero sfogo, di discorso pi emotivo che riflessivo.

SIGNIFICATO DELLAUTOCOSCIENZA

La parola scritta non si propone solo di allargare la comunicazione al pubblico delle lettrici, muta profondamente il linguaggio e le finalit dellautocoscienza. Ovvero
Questo testo verr pubblicato il prossimo autunno in un volume dal titolo Carla Lonzi, critica darte e femminista. La duplice radicalit a cura di Lara Conte, Vinzia Fiorino e Vanessa Martini (Edizioni ETS, Pisa 2010).

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della pratica, del tutto originale, del neofemminismo, con la quale, mettendo in parola il vissuto personale di ognuna, si mette al mondo la coscienza femminile. Con la parola scritta mutano le coordinate di tempo e spazio della relazione tra donne. Se vero che si d coscienza femminile nella relazione tra una donna e laltra, con nome e cognome, vero anche che Lonzi affida alla parola scritta il futuro dellautocoscienza. Ovvero la possibilit che quanto stato acquisito, significato, modificato, nel presente, con la concreta pratica dei gruppi femministi, possa provocare in donne affatto differenti, che verranno dopo, coscienza di s e mutamento. Il femminismo ha inizio quando una donna cerca la risonanza di s nellautenticit di unaltra donna perch capisce che il suo unico modo di ritrovare se stessa nella sua specie (Lonzi 1974, p. 147; Lonzi 2010, p. 120). unaffermazione semplice e allo stesso tempo complessa, tutta da ragionare. semplice perch comunica immediatamente qual il cuore della pratica e del pensiero femminista. Mettere in primo piano lessere donna, e i rapporti tra donne per affrontare e cambiare la posizione femminile nella storia della civilt umana. complessa per il nesso che stabilisce tra s, laltra, lumanit femminile (la sua specie). Deve mutare il legame tra queste tre figure. Da legame costruito e subito nella storia e nel segno dellinferiorit deve divenire legame per significare e realizzare lautenticit: ci che e vuole una donna. Vediamo meglio che cosa ci dice Lonzi in questa breve frase. Una donna trova risonanza di s nellautenticit di unaltra donna. Non in un processo interiore, tra s e s, di autoconsapevolezza. Certo, per tutta la vita Lonzi lavora su questo. Ma sente di aver acquisito la sua autenticit solo quando ne trova riscontro in quella di unaltra donna. Ed alla relazione con una delle donne di Rivolta che Lonzi si riferisce. da Sara questo il nome che le d nel suo diario che Carla ha riconoscimento della sua autenticit. Unaltra donna, clitoridea, mi ha riconosciuta come donna clitoridea []. Adesso so chi sono e posso essere coscientemente me stessa. Inizia cos Taci, anzi parla (1978, p. 13), il diario della sua autocoscienza. Riconoscimento e autenticit non hanno nulla a che fare con la definizione di un modo dessere comune a tutte le donne. N come condizione storico-sociale,

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il ruolo femminile, n come identit, naturale o costruita che essa sia. Il riconoscimento non rispecchiamento di una donna nelle altre e lautenticit non il nucleo ontologico della femminilit, ma lunicit, irriducibile, della singola donna. Dunque le relazioni tra donne che danno inizio al femminismo, creano la situazione in cui ogni donna invece di affidarsi allidentit del suo sesso, prodotta nella storia e nella cultura patriarcale, pu dare credito alla sua esperienza e al suo modo dessere. Detto altrimenti nellautocoscienza si manifesta e trova riconoscimento la singolarit femminile. Questo levento prodotto dal femminismo. Il divenire cosciente della donna introduce il soggetto imprevisto, rompe la continuit della storia, apre il destino del mondo a un cammino anchesso imprevisto (Lonzi 1974, p. 60; Lonzi 2010, p. 47). Se levento il venire a coscienza della singolarit, limprevisto accade di nuovo quando una donna rivela, a s e allaltra, la coscienza femminile. Ogni volta che una donna non si rivolge alluomo, al suo sapere, alla sua storia, alla sua esperienza, sedimentata e trasmessa come esperienza umana, e non maschile, ma si rivolge a ci che femminile, di s, di altre donne, dellumanit. Lonzi consapevole di quale prezzo abbia per una donna non potersi riferire per la presa di coscienza, orientata allautenticit e non allidentit tradizionale, a figure autorevoli che lhanno preceduta. Nelle narrazioni e nella storia. Significativamente chiama se stessa profeta, il Battista del femminismo. importante che una donna possa rivolgersi a chi lha preceduta. Carla precede Sara nella presa di coscienza, annuncia il soggetto imprevisto. Ma solo quando Sara arriva a coscienza di s che Carla trova riconoscimento. Solo allora la sua autenticit non pi qualcosa di labile, affidata al percorso soggettivo, e dunque esposta alle smentite, di opposto segno ma convergenti, da parte di donne e uomini. Come lei stessa dice, senza riconoscimento tra donne, sottrarsi al destino prescritto della femminilit gesto a rischio di follia (Lonzi 1977, p. 22). Ma anche quello del riconoscimento tra donne, nella pratica dellautocoscienza un percorso drammatico. Il diario di Lonzi offre una puntuale e preziosa testimonianza dei difficili e alternanti passaggi che segnano i rapporti tra le donne di Rivolta Femminile. Dalle fasi in cui prevale la coralit nel gruppo e gli scambi al suo in-

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terno, a quello delle relazioni a due, a quello del distacco e della riflessione individuale. Potremmo dire che lesperienza di Rivolta anticipa quelle che saranno le tappe salienti del movimento femminista negli anni settanta e ottanta. Sempre motivate dal bisogno di darsi riconoscimento reciproco, e senza mai pervenire a certezze e approdi conclusivi. Per Lonzi e per Rivolta, lautocoscienza non per sua natura una pratica politica a termine come hanno scritto le donne della Libreria delle donne di Milano in Non credere di avere dei diritti (1987). Un giudizio condiviso da molte femministe. A termine perch raccontare fatti e sentimenti di comune esperienza non pu andare oltre il racconto e il rispecchiarsi nella propria simile. Ma questo non offre sbocchi verso il mondo e la pratica viene abbandonata perch la scoperta, per restare viva, domandava, non di ripetersi ma un seguito nuovo (ivi, p. 39). Per le donne della Libreria la scelta fu di usare gli strumenti teorici che la cultura offriva ed escogitare una pratica che li convertisse al significarsi della differenza originaria di essere donne (ivi, p. 41). Questi strumenti, come noto, furono individuati, soprattutto nella psiconalisi, grazie al gruppo francese Politique et psycoanalise e agli scritti di Luce Irigaray, formatasi alla scuola di Jacques Lacan e da questa espulsa, proprio a causa della sua teoria della differenza sessuale. Adottare quegli strumenti nelle relazioni tra donne sembra sufficiente per trasformarli in strumenti utili a significare la differenza. Il presupposto di questa scelta che lautocoscienza non consente di trascendere il vissuto. Anzi, secondo la Libreria, escludeva, come sappiamo, ogni forma di mediazione (ibidem). Del tutto divergente da questa lautocoscienza praticata e pensata da Lonzi e Rivolta Femminile. La loro scommessa che tra donne possa realizzarsi un altro modo di pensare e di agire nel mondo. Non solo problema di significare lessere donna, ma di pensare differentemente (Boccia, 1990). questo il nucleo essenziale della pratica, non il racconto delle esperienze vissute. Nei testi di Lonzi, lautocoscienza la pratica che consente di trascendere lesperienza femminile e la femminilit stessa, come identit. In questo pensiero differente, non solo affermazione della differenza femminile. Senza trascendenza, senza pensiero differente risulterebbe vano ogni

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proposito di logorare i legami con la cultura maschile e, quindi, di far saltare la gerarchia tra uomo e donna, tra superiore e inferiore. Ma se si ricorre agli strumenti teorici forniti dalla cultura, si interrompe il circolo virtuoso tra esperienza e pensiero, tra presa di coscienza della singola e creazione tra donne di un pensiero sessuato. Nellautocoscienza il gesto radicale, enunciato da Sputiamo su Hegel, resta vivo e fecondo; abbandonarlo vorrebbe dire ricadere in posizione subordinata nei confronti del soggetto maschile.

COMUNICHIAMO SOLO TRA DONNE

Come noto, questa pratica comincia con il separatismo, annunciato dal Manifesto di Rivolta femminile, del 1970: Noi cerchiamo lautenticit del gesto di rivolta e non lo sacrificheremo n allorganizzazione n al proselitismo (Lonzi 1974, p. 18; Lonzi 2010, p. 11). Il gruppo separatista il luogo concreto della relazione tra donne. Creare luoghi di incontro solo tra donne stato il primo, fondamentale, passo. Nei primi anni erano le case private, poi sono diventati anche luoghi istituzionali, come i centri donna, le case della donna, le sedi di riviste e associazioni. Ma il separatismo anche lo spazio simbolico nel quale stare tra donne in modo non dipendente dalluomo. Scopo del separatismo non , per, escludere luomo: lesclusione [] esprime un problema delluomo, una frustrazione sua, una incapacit sua che luomo ritorce contro la donna (Lonzi 1974, p. 147; Lonzi 2010, p. 120). Da parte della donna non c da fare alcuna ritorsione, n da rivendicare qualcosa. Ci sono da affrontare i condizionamenti. Prendendo coscienza di quelli che non sappiamo, non immaginiamo neppure di avere, potremmo scoprire qualcosa di essenziale, qualcosa che cambia tutto, il senso di noi, dei rapporti, della vita (Lonzi 1974, p. 9; Lonzi 2010, pp. 2-3). I condizionamenti pi insidiosi sono quelli culturali nei quali le donne cercano risposte ai loro problemi. Di norma per trovare un senso a noi stessi, alla vita, ai rapporti ci affidiamo allautorit. Del sapere, delle istituzioni, dellesperienza. Potremmo dire che scegliamo tra le risposte date, tra i testi e i testimoni, quello o quel-

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li a cui dare credito. Poich sono testi e testimoni maschili, le donne, che ne siano consapevoli o no, confermano cos lautorit maschile. Nello spazio fisico e simbolico separatista si svolge lattivit simbolica di nominare altrimenti la realt, grazie alla quale invece di rivolgersi allautorit maschile le donne si danno riconoscimento tra loro. E nel farlo pongono un diverso tipo di trascendenza (Lonzi 1974, p. 59; Lonzi 2010, p. 47). un mutamento, bene precisarlo, alla portata di tutte, non ha niente a che fare con il lavoro intellettuale. Fare vuoto e rinominare stato lenorme lavoro dellautocoscienza in Rivolta Femminile. Ripartendo dai gesti consunti, dalle abitudini, dai legami inconsci che legano ogni donna alla civilt patriarcale. Lonzi lo chiama atto dincredulit (Lonzi 1974, p. 45; Lonzi 2010, p. 35), verso tutto ci che istituito: la cultura, i costumi, le tradizioni, la storia, la famiglia, la sessualit. Comprese le forme della critica. E quelle del cambiamento. Quelle della rivoluzione. Qui messo in questione non solo il testo culturale ma il testo politico, quello scritto nei fatti storici, negli avvenimenti che disegnano il farsi della vicenda umana. Il termine rivolta adottato nel Manifesto tuttaltro che casuale. Il gesto di rivolta autentico la parola pensata e scritta da donne in relazione tra loro. A cominciare dal Manifesto stesso. una parola di congedo dal testo maschile. Di taglio netto con le forme del pensiero e dellagire politico. Da quelle del soggetto collettivo a quelle della lotta per il potere, a quelle del progetto di societ futura. , appunto rivolta, non rivoluzione, perch il soggetto agisce nel presente e mira a cambiare prima di tutto gli esseri umani, le donne e gli uomini. Una per una, uno per uno, cambiando le loro relazioni e le loro vite. Senza questo, ogni cambiamento delle condizioni oggettive illusorio, non intacca alla radice la gerarchia tra i sessi. Perch le modificazioni stesse dei loro rapporti risultano un adattamento della donna a un mondo fatto a misura per laltro sesso e dunque operano come conferma della coscienza maschile, del suo essere protagonista della storia e fonte di autorit del sapere e del senso comune. Sono le donne stesse che accettano di considerarsi seconde se chi le convince sembra loro meritare la stima del genere umano (Lonzi 1974, p. 7; Lonzi 2010, p. 1). Una secondariet che si riproduce anche nel femminismo. E infatti il bersaglio

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esplicito di Lonzi sono le idee e le pratiche che trovano maggiormente credito tra le femministe: Marx, pi di Hegel e Freud. Sulla necessit di fare tabula rasa il Manifesto insiste con grande efficacia:
Della grande umiliazione che il mondo patriarcale ci ha imposto noi consideriamo responsabili i sistematici del pensiero []. Hanno giustificato nella metafisica ci che era ingiusto e atroce nella vita della donna. [] Non riconoscendosi nella cultura maschile, la donna le toglie lillusione delluniversalit. (Lonzi 1974, p. 17; Lonzi 2010, p. 10)

La scelta di comunicare solo tra donne spezza il legame con la verit, maschileuniversale sul mondo e sullumanit: Dopo questo atto di coscienza luomo sar distinto dalla donna e dovr ascoltare da lei tutto quello che la concerne (Lonzi 1974, p. 18; Lonzi 2010, p. 11).

APPROFITTARE DELLA DIFFERENZA

La tesi di fondo di Lonzi che la relazione uomo-donna non possa essere in alcun modo ricompressa nello stesso schema, logico e storico, dei rapporti di oppressione. Continuando a rimuovere la primitiva sconfitta del sesso femminile, dalla quale ha avuto inizio la storia come civilt patriarcale. La mossa che la donna deve fare non di rivendicare il diritto a prendere parte a questa storia, a questa civilt, ma giudicarla. Nelle prime righe di Sputiamo su Hegel espresso lessenziale di quello che stato il pensiero e la pratica del femminismo della differenza sessuale. Le riporto integralmente:
Problema femminile significa rapporto tra ogni donna priva di potere, di storia, di cultura, di ruolo e ogni uomo il suo potere, la sua storia, la sua cultura, il suo ruolo assoluto. Il problema femminile mette in questione tutto loperato e il pensato delluomo assoluto, delluomo che non aveva coscienza della donna come di un essere umano alla sua stessa stregua. (Lonzi 1974, p. 19; Lonzi 2010, p. 13)

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Il termine ogni indica questa o quella donna, ma anche qualsiasi donna; questo o quelluomo, ma anche qualsiasi uomo. A mediare e unire singolarit e generalit non c lidentit collettiva. Non c la Donna e lUomo, perch i sessi non sono entit metafisiche o naturali. Non c neppure il genere, perch sessi non sono gruppi sociali. Dunque la soggettivit non pu poggiare su una comune condizione di oppressione, come per le classi o per altri gruppi/soggetti. Per Lonzi il cambiamento da produrre quello della relazione tra uomo e donna, nella quale due coscienze si pongono luna di fronte allaltra. C cambiamento se la differenza sessuale agisce, riconosciuta; se la coscienza femminile non negata, la donna non inferiorizzata. Certo, la presa di coscienza dovr ripercorrere la vicenda umana del sesso femminile. Non, per, per riconoscersi nella Femminilit. O per rintracciare nel Genere il dato strutturale, la comune condizione, da modificare. Porre il problema femminile in termini oggettivi un modo per Lonzi di eluderlo. Per non portare fino in fondo la sfida alla civilt patriarcale. E agli uomini. quello che accaduto con i movimenti di emancipazione. La strada dellemancipazione quella che la storia e la civilt indicano alla donna. quella di acquisire le virt del soggetto, di addentrarsi, passo dopo passo nella tematica posta dalluomo, di risalire la sua condizione di dipendenza attraverso un fedele apprendistato della cultura maschile. Purch essa risalga continuamente a lui per la valutazione di s, luomo pronto a metterle a disposizione ogni angolo della sua cultura, il suo io tutto intero. Lonore grande, loccasione unica. (Lonzi 1974, p. 142; Lonzi 2010, p. 116). In realt la soggettivit promessa ingannevole, e lemancipazione non offre uneffettiva uscita dalla dipendenza. Anzi, avendo per meta linserimento nel mondo maschile, le sfide dellemancipazione sono dimostrazioni rivolte agli uomini, li assumono come interlocutori, li confermano nella posizione dominante. Il senso e il risultato dei gesti femminili, anche conflittuali, saranno determinati da questo. Viene troppo spesso dimenticato che il femminismo della differenza nasce in un contesto contrassegnato dallemancipazione. Carla Lonzi e come lei molte delle protagoniste del femminismo conosce bene leffetto di inautenticit che provoca

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la ricerca, tuttaltro che indolore, di una realizzazione alla pari con gli uomini. Come se essere donna non fosse essenziale n per s n per il mondo. O come se per esserci, agire e incidere nella realt le donne dovessero porre il problema femminile nei termini indicati dagli uomini. Partecipare alle loro imprese, ai loro progetti, alle loro lotte. Nei movimenti rivoluzionari, nelle lotte di liberazione collettiva, e ogni volta che le donne hanno subordinato ad altro la propria situazione hanno compiuto lolocausto di s. E sono state puntualmente messe da parte a ogni conquista avvenuta, a ogni compimento della lotta. Il problema della donna non si risolve nelluguaglianza da conquistare nella societ; e la liberazione non una conseguenza della rivoluzione. Questa una falsa alternativa. La scelta, come ho detto, quella del pensare differente, del riconoscimento tra donne, del separatismo. Di compiere cio un taglio netto con le promesse di inserimento e condivisione, aggiornando, nei contenuti e nei modi la tradizionale complementariet dei due sessi. Ecco la scommessa: Approfittiamo della differenza: una volta riuscito linserimento della donna chi pu dire quanti millenni occorrerebbero per scuotere questo nuovo giogo? (Lonzi 1974, p. 21; Lonzi 2010, p. 15). Su questa scommessa, comune al femminismo contemporaneo, Lonzi e Rivolta esprimono una radicalit che stata poco compresa e spesso fraintesa. Non si tratta di restare fedeli alle origini. In quelle idee e pratiche non ci sono certo tutte le risposte. Ma se si perde quella radice si smarrisce il filo, si perdono di vista le ragioni per cui stata intrapresa lavventura del femminismo della differenza.

UN MONDO A MISURA DI DONNA

un luogo comune considerare il femminismo di Lonzi viziato di soggettivismo. Rivolto in modo perfino ossessivo alla dimensione personale, allaffermazione dellio. Una ricerca introspettiva che resta sulla soglia del mondo, senza misurarsi con la realt. Analoga obiezione di impotenza stata spesso rivolta a tutto il neo-

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femminismo, e in particolare alle pratiche di presa di coscienza e di significazione della differenza. In effetti le prime a porsi la domanda sullefficacia delle pratiche sono le femministe. E Lonzi una di loro. Proprio perch lambizione grande che le guida quella che si possa avere un mondo a misura di donna. Un mondo da condividere con gli uomini, con il sesso differente, senza che questo abbia per presupposto che debbano essere le donne a ridimensionare le proprie pretese. Perch qui la radicalit non c principio di realt senza principio di piacere. Detto altrimenti, se per avere presa sulla realt una donna deve rinunciare al proprio piacere, al proprio desiderio, una donna avr unesistenza non libera, non compensata da alcuna realizzazione. Quello della libert un alto costo, non solo esistenziale, ma politico e simbolico. Lonzi ha preferito a esso il prezzo dellindipendenza economica, della rinuncia a qualsiasi ruolo sociale, con relativo riconoscimento. Il proprio riconoscimento e lefficacia della sua scelta politica lha affidata alle relazioni e alla scrittura. L ha incontrato lostacolo pi grande, quello contro il quale ci scontriamo ancora oggi. Parlo della coscienza maschile che non si apre alla relazione di differenza, riconoscendo il principio di piacere e il differente rapporto con la realt della donna. In Vai pure. Dialogo con Pietro Consagra (1980), Carla Lonzi traccia un drammatico bilancio del fallimento della relazione tra uomo e donna, quando diventa relazione tra due coscienze (Lonzi M. 1985). Ma la soluzione non il congedo definitivo dalluomo. Perch
la soluzione interna, tra donne, anche quando ci sia, parziale, non corrisponde allestensione dei desideri [] non esiste vittoria se il prezzo da pagare la solitudine e la rinuncia a un tentativo di intesa affettiva con luomo. Su questo scoglio siamo incappate e rientrate a pi riprese per quattro secoli. (Lonzi 1979b)

La difficolt prenderne atto e ripartire da qui. A ben vedere non in gioco solo il piano personale della solitudine e dellintesa affettiva. Se per un verso essenziale spezzare il vincolo della dipendenza, nei rapporti di complementariet, privati, sociali e politici, per altro verso il femminismo non ha davvero efficacia e futuro se fal-

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lisce il piano delle relazioni con gli uomini, come relazioni di differenza. E per la singola donna non vi modo di tenere insieme il proprio principio di piacere con il principio di realt. Con lucida consapevolezza, da subito Lonzi avverte che per luomo il venir meno della complementariet una perdita incalcolabile, di dimensioni patriarcali, perci di virilit (Lonzi 1974, p. 144; Lonzi 2010, p. 118). Nel mito della coppia e nella destinazione reciproca dei due sessi infatti radicata la sua sessualit, il suo bisogno di essere identificato. Luomo non pu non richiamare la donna al legame con se stesso. Se le donne gli lasciano lo spazio fisico, psicologico, mentale di giudicare del loro diritto a essere e agire, non pu che occuparlo. Potremmo dire che autocoscienza, separatismo, riconoscimento tra donne sono pratiche per spezzare la complicit con il piacere maschile. Nella sessualit come negli altri ambiti di rapporto tra i sessi. Se leterosessualit continua a modellare i rapporti con gli uomini non vi per Lonzi alcuna libert per la donna. Ma mettere fine alla norma eterosessuale non equivale a fare a meno dei rapporti con gli uomini, neppure di quelli sessuali. Piuttosto significa mutarli in profondit. Per Lonzi e tutte quelle che le desiderano, a cominciare, ovviamente, dalle pratiche di sesso. Ma un mutamento che non pu non coinvolgere anche le donne che non hanno rapporti sessuali con gli uomini, se vero che nel principio di piacere maschile la radice di un rapporto tra i sessi che ha assegnato alla donna la posizione complementare e seconda. Una posizione che si pu assumere nei rapporti sociali, politici, culturali, anche in assenza di rapporti sessuali. Senza uno spostamento della coscienza maschile che investa questo nocciolo essenziale non vi modo di costruire un altro ordine materiale e simbolico dei rapporti tra i sessi. Se volgiamo lo sguardo al presente sono patenti i segni di crisi dellidentit maschile e della civilt patriarcale. Anche, o soprattutto, come crisi del nesso tra principio di piacere e principio di realt. Mi limito a richiamare due aspetti. Quello della violenza verso le donne, con stupri, omicidi, lesioni, intimidazioni, a opera per lo pi dei loro partner. Quello dellaccanimento nel potere, politico e non solo, nel tentativo illusorio di compensare la perdita di autorit. Il potere ancora largamen-

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te nelle mani degli uomini, e questi ultimi lo usano nei confronti delle donne per dettare legge sui loro corpi e sulle loro vite. Ma in assenza di autorit, il potere pu fare male, molto male, ma non fa ordine. Sono manifestazioni vistose e virulente della paura che troppi uomini hanno della libert femminile. Comunque si manifesti. Nella sessualit e nel privato, o nella sfera pubblica, nelle scelte di lavoro, nel pensiero. Vi sono anche, in controtendenza, alcune significative esperienze di autocoscienza da parte di uomini (Ciccone, 2009; Paolozzi e Leiss 2009). Ma il segno prevalente lincapacit di prendere coscienza della crisi che ha investito lordine sessuale e politico del patriarcato. E, di conseguenza invece di mettere a tema la questione maschile (La questione maschile, 2008), divenuto il vero fulcro del mutamento nei rapporti tra i sessi, si continua a declinarli in termini di specificit femminile. Ritornando a Lonzi si pu dire la rivolta femminile ha sottratto il primo oggetto concepito dalluomo: loggetto sessuale. Dal momento che le donne non offrono pi alluomo conferma di s e del mondo a misura del proprio sesso, si riattivano i nodi originari, sedimentati nellinconscio, della patologia possessiva su cui costruita la civilt patriarcale (Lonzi 1974, p. 22; Lonzi 2010, p. 16). In questi quaranta anni molte cose sono avvenute, non solo a opera delle donne, e il presente non pu certo essere compreso, facendo ricorso a quanto stato detto e fatto dai gruppi femministi degli anni settanta. Perch, allora, tornare al testo di Lonzi? Rispondo a partire da me. Non per interesse filologico o storiografico che continuo ad avere con lei un dialogo serrato: da donna a donna (Boccia 1990). Nonostante le differenze di percorso, e nonostante tutto laccaduto che divide il presente dal suo tempo, trovo in Lonzi uno stimolo e una promessa. Lo stimolo a essere esigente, perfino spietata, con me stessa, nella vita privata e pubblica. La promessa che se corrispondo a questa esigenza posso trovare il modo di coniugare principio di piacere e principio di realt. Non vero il contrario. questo che vorrei comunicare quando parlo o scrivo di Carla Lonzi. Vorrei mostrare ad altre donne quanto possa essere fecondo per lei il vissuto e il pensiero di una donna, molto diversa e lontana dalla sua condizione, dalle sue esperienze e scelte. Non per indurla

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a farne un modello di vita o per proporle il femminismo della nostra generazione come un percorso gi tracciato da continuare in modo statico. Penso, al contrario, che si debbano inventare altri modi, percorrere altre strade. Ma importante tenere nelle proprie mani alcuni fili. A cominciare dalla consapevolezza che la libert tale se d voce al piacere e al desiderio femminile.
RIPRODUZIONE RISERVATA

Riferimenti bibliografici
Boccia Maria Luisa, 1990, Lio in rivolta. Vissuto e pensiero di Carla Lonzi, La tartaruga, Milano. Ciccone Stefano, 2009, Essere maschi tra potere e libert, Rosenberg&Sellier, Torino. La questione maschile, Via Dogana, n. 84, 2008. Libreria delle donne di Milano, 1987, Non credere di avere dei diritti, Rosenberg&Sellier, Torino. Lonzi Carla, Sputiamo su Hegel. La donna clitoridea e la donna vaginale e altri scritti, Scritti di Rivolta Femminile, Milano 1974; et al./EDIZIONI, Milano 2010. , 1977, Itinerari di riflessione, in gi politica, Scritti di Rivolta Femminile, Milano. , 1978, Mito della proposta culturale, in La presenza delluomo nel femminismo, Scritti di Rivolta Femminile, Milano. , 1979a, Taci anzi parla. Diario di una femminista, Scritti di Rivolta Femminile, Milano; di prossima pubblicazione presso et al./EDIZIONI. , 1979b, Altro che riflusso. Il tifone femminista soffia da secoli, in Quotidiano donna n. 32. , 1980, Vai pure. Dialogo con Pietro Consagra, Scritti di Rivolta Femminile, Milano; di prossima pubblicazione presso et al./EDIZIONI. , 1992, Armande sono io!, Scritti di Rivolta Femminile, Milano. Lonzi Marta e Jaquinta Anna, 1985, Biografia, in Lonzi Carla, Scacco ragionato. Poesie dal 58 al 63, Scritti di Rivolta Femminile, Milano. Lonzi Marta, 1985, Premessa, in Lonzi Carla, Scacco ragionato, cit. Paolozzi Letizia e Leiss Alberto, 2009, La paura degli uomini, il Saggiatore, Milano.

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