Professional Documents
Culture Documents
LIBRUNIVERSITY OF
CALIFORNIA
'^'
xs^''--
'^v
"*,
LEZIONI
DI
ANALISI MATEMATICA
LEZIONI
DI
ANALISI MATEMATICA
Quarta edizione interamente
rifusa.
s
(gi
:
-T. e:,
m.
-
Marcello Capra
Angelo Pauizza)
Torino, 1920.
Pt(lNTED IN ITALY
TUTTI
DI
DIRITTI
Tnrln
Comm. M.
J.
ontana
Libraiy
(H204)
PREFAZIONE
Ecco
in
questo
libro
riassunte
le
lezioni
che
svolgo
al
quando
lo
si
La
tecnica ha bisogno di
es.,
concetti
ma non ha
della concezione
o funzione,
punto
non
integrabile.
;
Ridurre perci
gliere
le
le
teorie
piii
sce-
dimostrazioni
dimenticare,
per
quanto
;
possibile,
dare
la
il
massimo sviluppo
a priori; ricordare che il libro destinato a giovani, per cui matematica mezzo, e non fine illustrare pertanto le varie teorie con esempi suggeriti anche dalla fisica e dalla meccanica
;
:
Il
lettore dir se io
Ho ridotto in questa ultima edizione il ed esercizi, perch essi meritavano uno sviluppo maggiore ad essi il Prof. Vivanti ed io abbiamo dedicato una pubblicazione a parte. L'ordine dei capitoli mi stato suggerito dalle esigenze del Corso di Meccanica, che richiede svolti al pi presto i prin:
cipii
del
calcolo
integrale,
possibilmente
della
teoria
delle
equazioni differenziali.
senza alcun danno per la facile lettura dell'opera si potrebbe mutare ])rofondamente l'ordine dei varii Capitoli: Cos, per es., si potrebbero invertirei Capitoli 12 e 13, oppure i Capitoli 13, 14, oppure i Capitoli 18, 19, e cos via. Nelle successive edizioni il libro stato quasi completamente
rifatto.
Ma
Ho
tutti
le
dimostrazioni in
quasi
Capitoli
del
libro,
di
scegliere
esempi semplici
548^r53
vili
PREFAZIONE
matematiche pure, di illustrare quelle che io chiamo: locuzioni abbreviate, cos comode nelle scienze applicate, che ricorrono al Calcolo. Ho ridotto ancora piii i Capitoli. dedicati alle equazioni algebriche, cercando di fondere, per quanto possibile, le teorie algebriche con le infinitesimali. Nelle ultime due edizioni, oltre a molti cambiamenti particolari, ho rifatto la trattazione della teoria dei determinanti ho portato nell'Appendice il paragrafo sulla decomposizione delle frazioni razionali, perch in questo libro a tale teoria non si ricorre mai, neanche per la
fuori dairam5ito delle
;
Per quanto
non
siano di primissima
importanza,
e,
mi
sono
occupato
dei
limiti
superiore ed inferiore di una classe di numeri, della teoria generale delle serie di potenze,
ci
a una
facile
intelligenza dei principii fondamentali del calcolo. In questa 4* edizione sono state intercalate
in
carattere
argomenti
svolti per
lunga tradizione nei nostri primi cui qui ci occupiamo sono soltanto
eguenti
a) minore estensione data alla teoria delle equazioni algebriche (a cui l'esperienza dell'insegnamento mi ha provato preferibile sostituire lunghe esercitazioni di matematica elementare);
b)
definizione
di
integrali di
Riemann
un valore
anche per
il
e) minore sviluppo alla teoria delle equazioni differenziali, che nei corsi di calcolo assume troppo sovente l'aspetto di un
lungo elenco di
artifici.
CAPITOLO
I.
NUMERI REALI
1.
Numeri razionali
positivi.
i numeri interi positivi [il cui studio risolve problema di contare] considera i numeri fratti positivi, che insieme ai numeri interi risolvono in qualche caso il problema della misura C). Se noi, per fissare le idee ci riferiamo ai segmenti, e ne scegliamo uno determinato come unit di misura (potremo dire come metro) noi diciamo che
L'aritmetica dopo
il
completamente
un
altro
segmento
uguale ad
di
M,
anche che
N ha
n
ni
per misura
n m
'
anche che
il
rapporto di "^
^ ad
If vale
(*) Nelle scienze pi svariate si presenta il problema della misura delle grandezze di una certa classe G. Affinch tale problema abbia senso, necessario che, date due grandezze a, h distinte o no di 6r, si possa dire sempre quando a b,
oppure a b. E questi simboli &, oppure a dovranno essere definiti in modo che a a; che, se a b, sia b a; che, se a b, h c sa a c, ecc. Date due o pi grandezze distinte o no di G, si deve poter definire la loro somma in guisa che a h-\- a; a-h(b-i-c) h a-hh -f-c. Si potranno cos definire i multipli di una qualsiasi grandezza a; e dovr valere il postulato di Archimede che, se b un'altra qualsiasi grandezza di G, esista un multiplo di a che sia maggiore di h. E dovranno anche esistere tutti i sottomultipli di una grandezza qualsiasi di (r. La somma di pi grandezze di G dovr essere non minore di ogni suo addendo, ecc. ecc. Se una classe G di grandezze gode delle precedenti propriet, per essa si potr porre il problema della misura. Tali, ad esempio, sono la classe delle lunghezze dei segmenti, la classe delle grandezze degli angoli e queste classi sono specialmente semplici, perch l'uguaglianza delle lunghezze di due segmenti, o dell'ampiezza di due angoli si riduce all?i sovrapponibilit di tali segmenti o di tali angoli. Pi complesse sono altre classi di grandezze (aree delle figure piane, volumi o pesi dei
<
>
>
<
>,=,<
+ =
CAPITOLO
di
di
sono indicati interi positivi), se (dove con n, ld somma n segmentini uguali 5, ciascuno dei quali la m*"'"" parte
(cio
if
la
somma
di
segmenti uguali a
B).
la
nq
= mp)
= m
q
scelta
frazione
quanto
l'altra
"^? allora q
due frazioni siano uguali (*). A tutti nota poi quale importanza abbia (specialmente per
calcoli
numerici)
la
trasformazione
di
una frazione
p.
in
un
es.
1=0,2;
noi
^ = 0,02;
di
f=M
altro
intendiamo
:
soltanto
scrivere
in
modo
le
ugua-
glianze
510'
50
~" 100'
~" 10'
*
le frazioni i;r'
^' t" 50 5
sue
cui denominatore
potenze 10^
= 100,
10'
= 1000,
il
delle
corpi solidi, ecc.). Se noi scegliamo, per fissar le idee, il problema della misura delle lunghezze dei segmenti come problema iniziale, dobbiamo in sostanza definire dei simboli {numeri) e definire le propriet di questi simboli in guisa che a segmenti di ugual lunghezza corrisponda lo stesso numero, che a ogni numero corrisponda un segmento, che a segmento di lunghezza maggiore corrisponda numero maggiore, che a un segmento a somma di due segmenti |5, y corrisponda una misura somma delle misure delle lunghezze di ^ e y, ecc. Il problema analogo per ogni altra classe di grandezze si propone di definire una corrispondenza, dotata di propriet analoghe, tra le grandezze considerate, e i numeri precedentemente definiti. E' noto che tale problema della misura ammette (se risolubile) infinite soluzioni: una delle quali si definisce fissando la grandezza unitaria (unit di misura), cio la grandezza a cui
si
far corrispondere il numero 1. Per certe grandezze orientate (debiti e crediti, altezza sopra
il
sotto
il
livello
mare, ecc.) si pone pure un analogo problema della misura: per la considerazione dei numeri negativi.
del
(*) Si
quale richiede
^ m < q
che ha
-^ q
> ^ m
se
tal caso
il
segmento
f)
NUMERI REALI
Sar per
scrivere ogni
numero decimale
= 0,2000000... ^ = 50
;
0,020000...
4"
5
= 1,200000...
ci che,
il
cedenti uguaglianze.
Di significato assai pi riposto sono le uguaglianze tra un numero fratto generico, e il corrispondente numero decimale (che periodico, o periodico misto), quali, ad es., le uguaglianze:
= 1,3333 4 o
= 1,0333 30
che possiamo considerare insieme alle analoghe
:
-^
=0,9999
i-=z: 0,2
5
= 0,19999
ci
Per
CUI
es.
la
misura
4 =1,333 4 compreso
o
?
dice
che
il
segmento N,
la
3
a) tra
P)
i i
tra
1, 4;
Y) tra
0,01
= 1,34,
N
di
ecc.
In altre parole
volta,
il
segmento
misura
contiene una
e non due volte il segmento M, sottraggo Se da il massimo numero di volte possibile (una volta), nel segmento residuo Ni la decima parte di if contenuta tre volte e non quattro volte. Se da JS^i sottraggo il massimo numero di volte possibile (tre volte) la decima parte di M, nel segmento residuo ^2 la centesima parte di if contenuta tre volte e non quattro volte, e cos via.
CAPITOLO
In
altre
parole
la
4 = 1,333.
...
equivale alle
seguenti
disuguaglianze
l<|-<2
M<|-<i,3+^ = M
(1)
ecc.
'
'
'
^=
Anzi queste osservazioni
ci
1,0333...,
ecc.
permettono
di
segmento, di cui ^^
la
misura,
si
sottragga da
N N
il
numero massimo possibile n di volte il metro M, Questo massimo numero ^ la parte intera dello sviluppo. Dal segmento residuo ^i si sottragga il massimo numero possibile Ui di volte la decima
parte di
M, Questo
luppo.
sottragga
il
M.
Il
seconda cifra decimale del cercato sviluppo. E cos via. Analogo, ma leggermente distinto, il significato delle
i-
= 0,2000000
di queste
\ 0,19999
:
La prima
significa che
+ ^\-<0 5
0,2
^-g-<
0,2
4-^
= 0,3
(2)
0,20^y<0,20
0,200
^ = 0,21
= 0,201,
ecc.
-^
5
< 0,200
-i1000
NUMERI REALI
La seconda
significa che
0<-^^0-f-l
5
0,l<-^^0,H--^
'
''
= 0,2
)
^=
(3)
0,20
ecc.
Unica
dif-
ferenza la seguente: In ciascuna delle (1) compare due volte il segno <. Nelle (2) il primo dei segni < sostituito da un :^;
nelle (3)
il
<
sostituito
da ^.
ci
numero
uguale
;
al
numero decimale
limitato 0,2
= 0,20 = 0,200 =
membri
delle (3).
...
il
poi,
nei primi
membri
delle (2),
Un fatto analogo si presenta per ogni numero, che sia uguale a un numero decimale limitato. Cos, p. es.:
0,52
perch, per
= 0,520000
= 0,51999
nota convenzione aritmetica, si considerano come uguali due numeri decimali l'uno formato da certe cifre seguite da infiniti zeri, l'altro formato dalle stesse cifre (tranne l'ultima
cifra
non
tali
nulla,
infiniti
9.
Per
(2), (3),
ora studiato, valgono disuguaglianze analoghe alle (1). I primi numeri si possono scrivere in due modi distinti sotto forma di
numero decimale; i secondi si possono scrivere in un sol modo come numeri decimali. Diremo che due numeri a, ^ sono uguali fino alla ^i^'* cifra decimale, se la parte intera e le prime n cifre dopo la virgola nello sviluppo decimale di a (o in uno dei due sviluppi di a, se a ammette due sviluppi decimali) sono uguali alla parte intera ed alle prime n cifre dopo la virgola nello sviluppo, o in uno dei due sviluppi del numero ^.
CAPITOLO
Cos,
es.:
1-2
p.
M = M31313
-i-= 0,1111
9
= 0,131131
J-||
p.
es.
:
sono uguali fino alla terza decimale. Si noti che, secondo tale convenzione,
e
|9
= 0,2222
comune,
sono
pure
non avendo
la
prima decimale
entrambi
-^
5
= 0,1999
= 0,2000
M
Notiamo che:
lunghezza di un segmento N commensurabile con (cio la cui misura un numero fratto) ha una misura e una che si pu scrivere sotto forma di numero decimale sola, (periodico). E viceversa ogni numero decimale periodico misura della lunghezza di un segmento N commensurabile con M, e dei segmenti ad esso sovrapponibili, ma di nessun altro segmento. Se Ni, N2 S0710 segmenti commensurabili con M, altrettanto avviene del segmento somma Ni -4- N2 il quale, come noto, ha per misura la somma delle misure dei segmenti Ni, N2. Se Ni il pile grande dei due segmentigli, N|s, la misura di Ni maggiore di quella di N2 e viceversa. ( detto per brevit: misura di ^1 anzich misura della lunghezza di Ni),
La
2.
Numeri
irrazionali.
Come
con
ben noto,
es.
le
precedenti considerazioni e
precedenti
risultati sono
stati estesi
anche
(p.
alla diagonale
N
il
incommensurabili
cui lato
Anche per
tali
segmenti
si
definita la
misura che
M), un numero
che ancora gode delle propriet test enunciate. Se un tale segmento, si sottragga da N massimo numero < < (p -h 1) M]. [cio p possibile p di volte il metro
M N
Dal segmento residuo Ni si sottragga il massimo numero possibile ni di volte la decima parte di M. Dal segmento residuo ^2 si sottragga il massimo numero n2 di volte la centesima parte
i
cos via.
NUMERI REALI
Il simbolo p, 71x712 n^ successivamente le cifre ni,
n^,
di
si
zionale,
si
sarebbe
Ogni segmento N determina cos la sua misura; segmenti uguali hanno misure uguali. Viceversa due segmenti aventi misure uguali sono uguali. Infatti, se t^ un intero qualsiasi, i due segmenti contengono lo stesso numero di volte la (10")'*^"''' parte di If (cio il IO"" parti uguali). La difsegmento 6 ottenuto dividendo ferenza B dei due segmenti dati non pu perci superare 6; e ci, qualunque sia n. Ma, se B non zero, io posso prendere n cos grande che 6 < h {^). Ci che contraddirebbe al gi dimostrato. Quindi S 0, e i due segmenti sono uguali.
Mm
Il
ci
Ogni numero decimale limitato no misura di un segmento N (e soltanto dei segmenti uguali a questo). Vi dunque una corrispondenza biunivoca tra i segmenti di una retta ed i numeri razionali no (quando segmenti uguali si considerino come non distinti). Tutti i numeri fin qui definiti diconsi positivi. Di due numeri (razionali irrazionali) positivi disuguali si dice naturalmente maggiore quello che misura segmento maggiore.
facile trasformare questa definizione. Se, per semplicit, escludiamo i numeri le cui cifre decimali sono da un certo punto
le
cui cifre
poi
tutte
uguali
zero,
U
oppure,
numero p
la
intera
di q
se
ma
se
la
prima
cifra
sono legnali fino alle n^'"** cifra decimale, cifra decimale di p supera l'omologa di q. Non insistiamo sulle altre ben note propriet delle disuguaglianze.
i
3^
numeri
p, q,
ma
la (n
-h
i)"'"*
il
il
nostre convenzioni, il numero non che un simbolo per indicare due grandezze di una stessa classe di grandezze (per cui si pu porre problema della misura). Cosicch al numero e all'algebra dei numeri potremmo
le
Secondo
rapporto
di
(*)
Archimede.
8
in fondo sostituire
CAPITOLO
2-3
il concetto di un tale rapporto e l'algebra dei rapporti. E come simbolo per indicare un rapporto, p. es., delle lunghezze di due segmenti potremmo addirittura assumere una figura composta con due segmenti uguali ai segmenti dati. Ognuno capisce quanto ci sarebbe incomodo; e lo studio dei rapporti, cos come ha svolto Euclide, indica gi quanta complicazione ne verrebbe alla teoria. Ma non detto che i simboli da noi introdotti sieho gli unici possibili. Che si possano mutare ben evidente. Basta, p. es., pensare che nel nostro sistema (decimale) di numerazione il numero 10 (il numero delle dita delle due mani) ha un posto preponderante. Se noi gli sostituissimo un altro numero ( stato gi proposto il numero 12) come base del sistema di scrittura dei numeri, sarebbe gi cambiato il nostro simbolismo.
irrazionali, per
Il presente modo di esporre la teoria dei numeri Osservazione critica. quanto molto semplice sotto molti riguardi, ha per l'inconveniente che la definizione pare dipenda appunto dal numero 10 scelto a base del nostro sistema di numerazione. Bisognerebbe perci definire l'uguaglianza di due numeri (che avessero anche infinite cifre dopo la virgola) scritti in due differenti sistemi di numerazione: ci che del resto non presenterebbe alcuna difficolt. Se p. es. si ammettesse di ricorrere alla misura dei segmenti, due taU numeri si direbbero uguali, quando sono misura di segmenti uguah. E sarebbe anche molto facile trasformare questa propriet in una propriet equivalente di carattere puramente aritmetico.
3.
Limite superiore e
inferiore.
positivi.
G una classe di numeri n positivi. Cerchiamo, se esiste, pi grande di questi numeri, che noi indicheremo con N, dovrebbe essere la pi Evidentemente la parte intera di
il
grande delle parti intere dei numeri i. Distinguiamo due casi: A) Tra le parti intere dei numeri n non ve n' alcuna che sia pi grande di tutte le altre; cio, preso ad arbitrio an intero K, esiste almeno un numero ?^ di G, la cui parte intera uguale o maggiore di K. In tal caso diremo che -h oo frase che soltanto un il limite superiore dei numeri n di (r
;
non vuole introdurre affatto l'infinito come nuovo ente o numero. Si suole anche dire che -f- co maggiore di ogni numero (frase che anch'essa soltanto un modo di dire). In questo caso A la classe G non contiene un numero massimo (maggiore di tutti gli altri). Esempi di questo tipo sono le classi
modo
di
dire e che
di
tutti
gli interi,
numeri n di ^ ve ne una un intero m, tale che almeno un numero n di G abbia m come parte intera, ma nessun numero di G abbia parte intera maggiore di m. In questo caso sia nii la massima prima cifra decimale di quei numeri di (/, che hanno m come parte intera; sia m^ la massima seconda cifra decimale di quei numeri di (?, che hanno m per parte intera ed mi per
cio
NUMERI REALI
m^ la massima terza cifra decimale di quei numeri di G, che hanno m per parte intera ed mi m2 rispettivamente come prima e seconda cifra decimale. E cos via. Noi chiameremo limite superiore dei numeri di G il numero
prima
cifra decimale;
sia
,
L^=m,mim2m2
cessive cifre decimali
che
si
ottiene
,
scrivendo
mi
m^
m^
dopo Evidentemente
m
il
le
suc-
numero
cercato
con questo numero L. Bi) Pu avvenire che la classe G contenga tra i suoi numeri il numei-o L. Ci avviene evidentemente, p. es., se la classe G contiene un numero finito di nutneri n. In tal caso L proprio il massimo numero di G, che noi cercavamo. B2) Pu invece avvenire che il numero L non appartenga alla classe G, Ci avviene, p. es., se (r la classe dei numeri minori di 2 in tal caso L =2, che non appar1,9999 tiene a G. In tal caso di nuovo la classe G non possiede un
coincide,
se esiste,
;
numero massimo (questo, se esistesse, coinciderebbe con L, che viceversa non un numero di G, mentre invece dovrebbe essere un numero di G). Una classe G di numeri possiede in ogni caso un limite superiore L. Se questo appartiene alla classe G, esso anche il massimo numero di G. Se esso non appartiene a G, la classe G non contiene un numero massimo. Se L non -4- 00 allora L il minimo numero, che non sia superato da alcun numero di 6^; se ^ un intero qualsiasi, esiste in G almeno un numero che coincide col limite superiore L fino alla ^^''^ cifra
decimale inclusa H. Perci sono possibili tre soli casi: 1"") Non vi alcun numero maggiore
di
(ossia
2')
=
i
i
di
tutti
numeri
finito
00);
di
Tra Tra
numeri
ve n' uno
massimo (L
ed appartiene a G^);
3"")
ve n' uno
numeri positivi maggiori di ogni numero di minimo (L finito e non appartiene a G).
decimale illimitato
G
dei
Un numero
il
limite
superiore
numeri decimali limitati, che se ne deducono trascurando le cifre decimali da un certo punto in poi. Cos, p. es., 0,3333 il limite superiore dei numeri 0,3; 0,33; 0,333; ecc. Se oe:ni numero m della classe G soddisfa alla m < k, oppure alla m ^ k, oppure alla m > k, oppure alla (dove k un
m^k
L
numero
(*) S
prefissato),
dimostra che
allora
il
il
limite superiore
non varia,
se si
soddisfer rispetil
limite superiore
cambia
come base
10
CAPITOLO
tivamente nei primi due casi alla L^k, nel terzo alla k, nel quarto alla L^k. Notiamo in particolare che alla disuper i numeri guaglianza di G corrisponde per il limite superiore L la disuguaglianza attenuata L ^k.
L>
m <k
Se nelle precedenti considerazioni, anzich scegliere la intera, e successivamente le massime cifre decimali, avessimo scelto la minima parte intera, e successivamente le
P)
massima parte
minime cifre decimali, avremmo definito il limite inferiore l di G. Nessun numero di G minore del limite inferiore 1, il quale il pi grande dei numeri che non superano alcun numero di G. Se tra i numeri di G ve ne uno minimo, e soltanto in tale caso, il mimer 1 appartiene a G, e coincide allora con tale numero minimo. Se k un intero arbitrario, vi in G' almeno un numero uguale ad 1 ahneno fino alla k""^* cifra decimale. Se i numeri m di G soddisfano alla m > h,
allora
1
^h
ecc. ecc.
e
Nei casi 2^
anche
il
(che finito)
il
positivi maggiori di
ogni numero di G. Il numero Jj o massimo dei numeri di G, perch appartiene a G, oppure minimo dei numeri di G', perch appartiene a G'.
il
Y) La somma di due o pi numeri positivi n, m, ... il limite superiore della classe dei numeri {razionali) ottenuta
sommando
conto soltanto di
numeri decimali limitati dedotti da n,m, ... tenendo un numero finito di cifre decimali.
Questa definizione la pi naturale estensione del teorema: di due h pi numeri decimali limitati n, m, ... maggiore del numero ottenuto sommando quei numeri che si deducono da n, m, ..., trascurando le cifre decimali a partire
La somma
da un
mento
si
deduce: Se
la
il seg-
eguale
somma di pi segmenti Ni, N2, ..., alla somma delle misure dei segmenti
le
misura di
...
n -h
In modo
(*)
m=m
-^ n
n-h{m-^p)=^n-hm-\-p
perfettamente
analogo
definisce
il
prodotto
(*)
Ricordo che, se m,
w
si
la
n sono le misure della base ed altezza di un rettanmisura dell'area del rettangolo, quando come unit di di misura delle scelga il quadrato, il cui lato l'unit
NUMERI REALI
di
11
le
due
pi numeri positivi
si
dimostrano poi
:
seguenti
(propriet distributiva).
di
diiferenza [quoziente]
due numeri
n,
m
J
n.
si
definisce
[quel
numero
il
che
sommato
numero
Esistono regole di calcolo numerico per eseguire nel modo pi rapido, ed evitando calcoli inutili, le operazioni elementari dell'aritmetica sui numeri decimali limitati od illimitati, quando sia prefissata l'approssimazione, che si esige dal
risultato finale.
il
all'argomento
questo
corso,
per chi abbia da eseguire calcoli possiamo occupare, perch estraneo perci assai raccomandabile per ogni calcoassai utili
non
ci
Restando nell'ambito
lare della diiferenza
n m,
dei
numeri positivi o
soltanto se
nulli,
si
pu par-
n^m.
se
Non
Con
positivo,
si
m
1.
m ==
w
0.
a;",
un numero
il
positivo,
di
:r^
ed
Il
>
un
x,
si
intero
si
indica
;
prodotto
fattori uguali
ad
si
simbolo 0^
consi-
=x
yx
n>
si
indica
\si
il
(*).
numero y ]/ x quanto
si
VI
la x^'.^^Se
m, n sono
con
x''
intende
si
la l/x"'
Se poi
il
un numero positivo
delle potenze
qualsiasi,
con x^
intende
dei
finito
quando q sia uno x'^, numeri ottenuti da p, tenendo conto soltanto di un numero
limite
superiore
di
cifre
E
allora
:
(*) Si
della classe
pu dimostrare l'esistenza di ij, definendo y come formata da quei numeri 2, che soddisfano alla s"
il
limite superiore
^ x.
12
CAPITOLO
I
4.
Numeri
reali.
Insieme ai numeri positivi l'algebra considera, come noto, anche i numeri negativi i quali con le seguenti convenzioni, trovano pure applicazione nel problema della misura dei segmenti.
r
\ \
>
a)
tata,
Una
se
si
retta r
fissato
si
dice oriendi
^
retta
verso che
(nella figura e in
quanto segue da
sinistra,
su
orientato di tale
AB
%\
ritiene
percorso
i
nel
verso
dal
punto
A al AB^ BA
i
punto 5,
e si
ritengono distinti
segmenti (orientati)
Misura algebrica di un segmento AB di r il rapporto di tale segmento al segmento unitario, preso col segno -4- o col secondo che il verso del segmento (il verso da ^ a 5) segno
r.
se
noi
indichiamo con uno stesso simbolo un segQiento e la sua misura, ( e per convenzione poniamo in generale a a), avremo
AB BA,AB-\-BA =
La misura
di
I
^.
Cio:
di segno se ne invertiamo
un segmento cambia
gli estremi.
numeri razionali o irrazionali, positivi o negativi, fin qui definiti, hanno ricevuto complessivamente il nome di numeri reali. Se a un numero reale, con a ne indichiamo il valore assoluto; indichiamo cio con |a| lo stesso numero a, se a positivo e il numero a cambiato di segno, se a negativo.
| |
diranno uguali, se hanno lo stesso verso e sono uguali dal punto di vista della geometria elementare: ossia se hanno misure uguali e dello stesso segno. Due numeri si diranno uguali se hanno uguale segno e uguale valore assoluto. I numeri negativi si considerano minori
P)
Due segmenti
orientati
si
di zero e dei numeri positivi. Di due numeri negativi si considera maggiore quello che minore in valore assoluto. Siano dati i segmenti e, d; preso un punto qualsiasi A di r, uguale (e quindi anche ugualmente si consideri il segmento
AB
il
uguale (e quindi anche segmento ugualmente orientato) a d. Il segmento AC (ed ogni segmento ad esso uguale) si dir somma dei segmenti e, d. Questa definizione coincide evidentemente con la solita, quando i segmenti e, d sono entrambi positivi.
orientato) a
e,
e quindi
BC
NUMERI REALI
13
Diremo poi somma di due numeri x, y il numero che misura il segmento somma dei due segmenti che hanno per misura x oppure y.
Si riconosce facilmente che:
V
alla
II segno della
il
dell'addendo,
2 Il
numeri uguale al segno pi grande, valore assoluto della somma di due numeri uguale
di due
cui valore assoluto
o alla differenza dei valori assoluti dei
lo
somma
somma
due addendi,
stesso segno.
Queste propriet potrebbero servire alla definizione puramente somma di due numeri. Si estendono facilmente queste definizioni alla somma di piii numeri, e si dimostrano le solite regole del calcolo algebrico.
Se A,B,C, sono tre punti qualsiasi di
r,
per definizione:
0.
AB-hBC=^AC=
Al A. H- A.
donde
:
CA, ossia
AB-h BC-hCA =
r,
= Al A^
-\-
Ai A; -h
A-,
^4 -h ^4 ^1
AiA.
A2
A2 A^ -h ^3 ^4
se
+ Ai Ai = 0.
Pi Al A2
An sono punti qualsiasi di r, -H 0. An-iAn ^n ^1 questa formola vale anche se i punti A non sono tutti distinti.
in generale,
-+,
Ai A2
A'i -+-
pi numeri reali Y) Si definisce poi il prodotto di due (fattori) quel numero che ha per valore assoluto il prodotto dei
valori
assoluti dei fattori, e
il
segno
-f-
il
segno
secondo
Si definiscono poi la sottrazione e la divisione come le operazioni inverse deiraddizione e della moltiplicazione, estendendo
quindi
le
solite regole
Un numero a
secondoch a
S)
minore
negativo
maggiore
positivo.
se a, h sono
-f-
di
un
altro
numero
6,
numeri
reali
qualsiasi
16| \a\
,
||
h\^\a\
allora
\h\.
a
i^ 0,
\h
14
CAPITOLO
I
e) Se G una classe di numeri negativi m, e se L, l, sono i limiti superiore e inferiore dei numeri m, allora l si dicono rispettivamente il limite inferiore e superiore dei numeri di G, Queste definizioni appariranno spontanee a chi pensi che (secondo le propriet da noi ricordate) di due numeri negativi
Le
si
soluto.
Se
numeri
classe che contiene sia numeri positivi p, negativi n, si dir limite superiore (inferiore) di
una
sia
il
numeri
si
positivi
(negativi n) che
appartengono a G,
Anche
tali
pu
ripetere
quanto per
limiti si disse al
3.
limite
numeri reali tali che il con il limite superiore di f, noi diciamo che le classi G, F sono contigue, che G idi classe superiore e che X il numero di separazione delle due classi. In tal caso nessun numero di G pu essere inferiore ad alcun numero di f; e, preso un intero positivo k arbitrario, esiste tanto in G che in f almeno un numero che coincide con X ^'""'" decimale. I due numeri cos scelti in (r e in f fino alla
classi
di
Se G, r sono due
di
X inferiore
coincida
diiferiranno al pi
P^ry
inferiore
ad
e di
se per ogni
6^
numero un numero di
intero
posi-
f, la cui dif
2 -r-
, ?
G,
sono
G^
la classe
La
teoria
delle
potenze
delle
radici
rapidamente
riassunta al 3 si estende con qualche modificazione ai numeri negativi. Cos, se a: negativo, ed n intero positivo, la a;"
positiva se n pari, negativa se
se
dispari.
si
Se ne deduce che,
pari
ed
a^
negativo,
il
simbolo l/x
nell'attuale
come sprovvisto
reali.
di
significato
pure essendo n pari, la a; positiva, il simbolo f/x ha un doppio significato. Perch se y un numero positivo tale che 2/" [/x, anche X, cosicch y y soddisfa alla anase,
loga uguaglianza
yy^=x,
cosicch anche
?/
si
pu con-
NUMERI REALI
siderale
traria,
15
avvertenza con-
come radice
col
^'""*"
simbolo
ha sempre uno e uno solo significato. Se n dispari, Secondo tali convenzioni non si parler mai di uua ptenza x**, quando x negativo, e dei due numeri interi m, n secondo pari. N parleremo mai di una potenza x^ se x
negativo,
yx yx
il
irrazionale.
x""
=X
zr:^
in tutti
0)
casi in cui
simboli
a;^,
x^
hanno un
significato.
Se tre numeri a, x^ y sono legati dalla a^ y, noi diremo che a; il logaritmo di y in base a, e scriveremo x Ioga yLa base a si suppone positiva e quasi sempre maggiore di 1 (anzi assai spesso uguale a 10). Si dimostra:
1^
solo,
e che
a>
\)
al
?/
1,
^l,
(Vi ys)
allora Ioga
Loga
Ioga
=
^2
Ioga
2/1
y =^ Ioga
/2
log^ y.
Ioga yi -H Ioga
Ioga
?/2
loga (y?)
=m
lOga
^/l-
16
CAPITOLO
II
CAPITOLO
IL
APPLICAZIONI GEOMETRICHE
5.
a) E uso universale misurare gli angoli, assumendo ad unit misura il grado: che di solito si definisce come la novantesima parte di un angolo retto (e soltanto da pochissimi come la centesima parte di un angolo retto). La sessantesima parte del grado dicesi minuto primo, la sessantesima parte di un minuto primo dicesi minuto secondo. Se poi vogliamo parlare di misura algebrica degli angoli
di
dovremo cominciare ad assumere come positivo uno dei versi secondo cui pu rotare un raggio di mantenendosi origine intorno ad
\
e in
generale asil
positivo
verso
verebbero
quello che trasporta (nel caso
gli indici di
questo verso
raggio h attraverso
l'angolo
acuto.
raggio (semiretta) a, che ruota attorno alla propria origine 0, sar considerato come positivo o come negativo secondo che la rotazione avvenuta nel verso scelto come positivo o nel verso
opposto; alla misura (p. es. in gradi) di quest'angolo premetteremo nei due casi rispettivamente il segno -4- o il segno L'angolo ab [oppure (a, 6)] di due raggi a, , aventi l'origine comune 0, sar poi per definizione l'angolo di cui primo raggio a deve rotare intorno ad per sovrapporsi al secondo raggio . Quest'angolo non determinato, ma anzi ha infiniti valori infatti, se un giro positivo di a gradi porta a in 6, un giro
APPLICAZIONI GEOMETRICHE
17
di
a porta ancora a in 6; , poich un giro negativo di 360^ it 360^ {k essendo un qualsiasi intero positivo) porta a in a,
]{;
anche un giro positivo di k 360 -{- a, oppure un giro negativo a ^360 porta a in 6. Quindi, se a la misura di 360"" (algebrica) di (a, 6) in gradi, a -f- /^ 360 sono altrettanti valori
+
;
misura dello stesso angolo, qualunque sia l'intero /^ positivo e viceversa, se a un valore di (a, 6) tutti gli altri 360*^. valori di (a, h) differiscono da a per un multiplo di
della
negativo
Noi considereremo naturalmente questi infiniti valori come equivalenti, ossia considereremo come equivalenti due angoli a e p, quando la loro differenza un multiplo di 360 e scriveremo in tal caso a p. p, e anche talvolta a
Se
nota la posizione
di
un raggio a uscente da 0,
la
altro raggio h uscente da determinata, conosca un valore dell'angolo (a, h). E poi evidente che se a, h sono due raggi aventi la stessa origine e se con (essendo a numero positivo o un giro di a gradi intorno ad negativo qualunque) il raggio a si sovrappone a 6, con un giro uguale ma di segno contrario il raggio h si sovrappone ad a,
posizione di ogni
si
quando
cosicch;
(a, &)
A
(6,
a) ossia ab -^ ba^:^ 0.
la stessa origine 0,
sono tre raggi posti nello stesso piano ed aventi se un giro di a gradi porta a nel raggio b, e un giro di ^ gradi porta b nel raggio e, allora un giro di a -h ^ gradi porter a in e: quindi
Se
a, 6, e
{a, b) -4- (, e)
(a, )
=
+
(e, b)
{a, e)
(e,
(a, b) -+ (, e)
-f- (e,
a)
a)
(6,
,^
a)
(e,
a)
0,
(e, ).
In generale se
ai, ^2, 3,
da
si
avr:
(ao,
^3)4-
4- (a_i,
aj
-4- (an,
ai)
0.
intenderemo per raggio A ^) Se A, B sono due punti, sempre il raggio uscente da ^ e contenente B. Siano ora r, r due rette, su ciascuna delle quali fissato il verso positivo, che si incontrino in un punto 0: se i^, R' sono due punti di r, r tali che i segmenti OR, OR' siano positivi, Tangolo (r, r) sar per definizione l'angolo dei raggi OR, OR' Se r, r non s'incontrano, e se OR, O'R! sono due segmenti
positivi di r, r, per angolo (rr) s'intende l'angolo del raggio
col raggio
2
OR
OS
parallelo
ad r
18
di
CAPITOLO
II
segmenti 0'R\
OS
cadano da una
stessa
banda
Se r indica una retta, su cui fissato un certo verso come si suole indicare con r la stessa retta, in cui si sia invertito il verso considerato come positivo; sono evidenti allora le seguenti uguaglianze:
positivo,
(r,
r)
-f-
(r,
(r,
ossia
= = 180 r) ^ 180
r)
(r,
r)
-4- (
r,
r).
Similmente
(r,
si
trova:
(r,
:
r)
^ 180 -h
r)
/) ^
r,
(r, r').
Y)
Come
angoli per
descriva
e
una
sia
centro C,
di
il
raggio
arbitrario,
lunghezza dell'arco
Il
centro) a.
rapporto
di
detto arco,
si assuma come unit di misura delle lunghezze il raggio R. (perch archi di cerchi Questo rapporto non varia al variare di concentrici sottesi da uno stesso angolo al centro hanno lunghezze proporzionali al raggio del cerchio su cui giacciono) ed proporzionale all'angolo a. Noi assumeremo questo rapporto come misura dell'angolo a e chiameremo radiante l'angolo che in questo sistema di misura ha per misura 1 il radiante sar quindi Tangolo che sottende un arco di lunghezza uguale al raggio. Se a =11 360^, l'arco di cerchio corrispondente uguale all' intera circonferenza e ha per lunghezza P 2 tc i^ quindi l'angolo di 360, misurato in radianti, ha per misura
quando
2nR
Due
di
le
-^ = ^"dif-
feriscono per
un multiplo di 360. Poich in radianti l'angolo 360 ha per misura 2 n, due angoli saranno equivalenti, se loro misure in radianti differiscono per un multiplo di 2 7^.
Un
radianti
angolo
esso
piatto
ha
in
gradi la misura
=
retto
180; in
ha per
misura
-,
-.
<
APPLICAZIONI GEOMETRICHE
Se
19
x^
y sono
le
misure
si
in radianti e in gradi,
x_
2tc
TC
y
cio vale minuti secondi
""360
206264,8
180
:7c
= 57,2957795,
in
in radianti di
9 la misura un angolo e a'' la sua misura in minuti secondi 206265". sar con grande approssimazione cp a" 1
perci, se
:
5)
Se
:r
la
TU
misura
di
si
un
angolo
acuto
radianti
(quindi
<
a;
<
-^) allora
sen
ha
X
sia
;
x<\>^x.
sar
e
Sia
Sia
AOB
il
l'angolo
rispetto
x
ad
metrica di
OB
OA
BAC
(fig.
cerchio di centro
Sar
mento MB=^
:
CAB = 2x; segmento AH^= igx] segCM=^ sena;; segmento CB = 2 sena;. Poich segmento CB < arco CAB sar 2 sen X < 2 ossia sen x < x. D'altra parte: area triangolo OHK^= OA.AH =^tgx; area settore OC AB =^ OA Arco CAB = x.
arco
,
2) arco
AB = arco
raggio
1.
CA^=^x;
a:,
'
Fig. 2.
Poich:
area
triangolo
OHK> duesi
cos
settore
OCAB,
sar
tgx>
X.
Le disuguaglianze
ottenute
di
un angolo,
.V
misura in
radianti e x, sar
= 180 y
'^
---_-r
perci sen
< - y <tg y.
180
una
si
6.
a) Sia r
positivo,
il
Coordinate
di
un punto
di
retta.
una retta
-^
"^
orientata,
su cui cio
scelto
come
p. es.,
Fissiamo sopra
j_
la retta
un punto 0,
la
0
zione
di
che chiameremo
l'origine;
posi-
un punto qualsiasi ^ di r determinata quando si conosca la misura del segmento OA in valore assoluto e in segno
CAPITOLO
II
20
(il
quale segno
sar
-f-
oppure
secondo
destra od a sinistra di 0): cos, se p. es. OA quel punto di r, posto a destra dell'origine
il
che
A
^
si
trova a
-}- 3^ il
punto
di
quintuplo
In generale la misura del segmento OA si chiama la coordinata i A e si indica di solito con una delle lettere x, y, z ...
L'origine
dinata nulla;
tamente individuata, e viceversa ad ogni valore della coordinata corrisponde uno (e un solo) punto di r, vi una corrispondenza biunivoca senza eccezione tra i valori della coordinata ed i
punti di
r.
di r, le cui
OA^=Xi,
0B=^X2, A0
;
=
>
Xi,
B0^=
X2.
Ma AB
i
=^
OB OA
cui estremi ^,
X2
^
A
Se X2
segno).
Xi, allora
il
Xi positivo, ossia se X2
segmento
xo
di
AB
Xi
ci
positivo,
ossia
giace a sinistra di
allora
^;
se
invece
negativo, ossia
X2<Xi,
giace a destra
B;
che intuitivo per la definizione stessa di coordinata. I punti sono i punti, le cui coordinate sono comprese del segmento
AB
^
tra Xi ed X2;
a^i
se p.
es.
Xi<^X2,
di
essi
sono
punti
x'
per cui
;^
0:^2
r di coordinate
X2) -h (x4
(Xi
^^3)
4- (Xn
che equivale alla A1A2
Xn-l) -h
-f-
Xn)
4-
+
-I-
AoA^ -h
-H An -lAn
AnAi
dimostrata nel 4, P (pag. 13). Y) Noi spesso identificheremo un valore della variabile x col punto di coordinata x; cos, p. es., diremo il punto a anzich dire il numero a; viceversa diremo talvolta il numero a per indicare
il
il
segmento
OA
La
numeri
dell'aritmetica ed
punti di
una
retta,
permette
di
trasformare
APPLICAZIONI GEOMETRICHE
21
/.
Aree e volumi.
Quando si studia in geometria elementare il problema della misura dell'area o del volume di una figura piana (*) o solida, si sceglie un poligono o un poliedro come unit di misura il quale (secondo l'uso universale) il quadrato o il cubo, il cui lato l'unit di misura delle lunghezze.
;
Nonostante la scrittura in doppia colonna, il rigore richiede Osservazioni. che la trattazione qui svolta per i volumi segua quella svolta nella prima colonna per le aree delle figure piane.
Nelle matematiche
tari
elemen-
definita
poligono (**)
positivo
soddisfacente alle
matematiche elemenil volume di ogni pluricilindro (***) che un numero positivo soddisfacente alle
Nelle
tari definito
guenti propriet:
seguenti propriet:
1"*)
Fluricilindri
uguali
somma
rea di
Se
il
pluricilindro
somma
il
somma
,
.
P2,
volume di
Se
il
somma
Ne segue:
poligoni? Ecco
problema che vogliamo esaminare. Naturalmente dobbiamo porre una definizione che conservi all'area di
figure
il volume di P. Possiamo noi definire i volumi di solidi pi generali dei pluricilindri? Ecco il problema che vogliamo esaminare. Naturalmente dobbiamo porre una definizione che conservi al volume
Pi 7ion supera
piane
le
pi
generali
dei
delle figure
solide pi generali
nate per
accennate per
ricilindri:
propriet
resto
(*) Qui e nel seguito usiamo la parola figura piana (sarebbe pi preciso dire dominio connesso) (cfr. l'oss. critica in fine del 7). Nei casi pi comuni delle applicazioni si tratta di figure limitate da tratti di
rette, cerchi, ellissi, ecc.
Osservazioni analoghe valgono per i solidi di cui ci occuperemo. (**) Vedremo che sovente potremmo parlare soltanto di plurirettngoli (cio poligoni somma di un numero finito di rettangoli parziali). Ci che rende pi evidente ancora l'analogia tra i due problemi quello della misura delle aree, quello della misura dei volumi. (***) Si potrebbe anche parlare di pii-amidi, di poliedri. Ma per noi basta parlare di pluricilindri (cio di un solido somma di un numero finito di cilindri).
:
22
misure
delle-
CAPITOLO
grandezze
che,
se
di
II
una
i^
comuni
specie qualunque.
Osserviamo
tiene
Osserviamo che,
se
F una
^
in
e
una figura piana, la quale conun poligono p ed sl sua volta contenuta in un altro
contiene un pluricilindro
ed
un
possiede P, e se un'area che goda di propriet analoghe alle precedenti, bisosia gner che tale area di
poligono
pluricilindro
P,
se
possiede
di propriet
giore dell'area di P.
volume come un numero non minore del volume di p, n maggiore del volume di P.
cedenti, bisogna che tale
di
sia definito
volume
di
una figura
se
solida
soltanto se esistono
dei
soltanto
esistono
tanto
conte-
dei pluricilindri
tutti
nuti in F,
lindri
nenti
(*).
contenenti P(*).
per
area di
intende-
per volume di
inten-
remo un numero che non sia minore delle aree di un p, n maggiore delle aree di un P.
In altre dovr almeno essere uguale al limite superiore X delle aree dei p e al pili essere uguale al limite inferiore A delle aree
parole
l'area
di
deremo un numero che non sia minore del volume di un p, n maggiore del volume di alcun In altre parole il volume di dovr almeno essere uguale al limite superiore X dei volumi dei p e al pi essere uguale
( evidentemente noi vogliamo che l'area di sia completamente deter(**). Il caso pi minata da
dei
X^A).
Ma
elementare in cui questo avviene (Peano-Jordan) il caso che X r= A, ossia che le aree dei p e quelle dei formino due classi contigue. In questo caso (che l'unico considerato in questo
A dei volumi X:^ A). evidentemente ( Ma noi vogliamo che il volume di sia completamente (**). Il caso determinato da piti elementare in cui questo avviene (Peano-Jordan) il caso che X =: A ossia che i volumi formino dei p e quelli dei
al limite inferiore
dei P.
In questo
(*)
interno
interno a
(=^*)
P. Naturalmente se
APPLICAZIONI GEOMETRICHE
libro) le precedenti osservazioni
23
le
in
questo
libro)
precedenti
bastano
definire
completa-
mente
il
"k
volume di F = A di sepa-
Noi volume
parleremo
di
dunque
di
sol-
una figura F,
contenuti in
F,
poligoni
contenenti
F;
contenenti
tigue.
Il
F;
se
inoltre
le
=A
Il
numero
di
si
classi
Varea di F.
parazione
dir
il
delle
due
classi
si
che
che
elementari
di
d per Varea o
8,
elementari
si
un cerchio
area a viene
definita
come
il
le classi
con-
tutti interni
poligoni cerchio
P
S
all'interno (*).
di una sfera S. Ivi infatti tale volume a viene definito come il numero che separa le classi contigue formate dai volumi dei pluricilindri p tutti interni ad S, e dei pluricilindri P che comprendono la sfera S all'interno (**).
ancora che nel caso del cerchio S poligoni p si suppongono P circoscritti. E ci perch i poligoni inscritti in S sono interni ad S, poligoni circoscritti ad S contengono S all'interno. Nel caso generale non si pu pi parlare di poligoni inscritti e circoscritti perch (anche ammessa l'esistenza di tali poligoni) i poligoni p inscritti possono essere non tutti
(*) Si noti
inscritti in S,
poligoni
interni a
;S^,
poligoni
P circoscritti pos-
sono non contenere S tutto all'interno, come dimostrano le seguenti figure 3-4.
Fig.
(**)
3.
Fig.
4.
Veramente nei
generalmente
Nota precedente).
24
CAPITOLO
II
poi
cos definita
gode delle propriet enunciate sopra a pag. 21 (*). Queste propriet sono del
insite
il volume gode delle propriet enunciate sopra a pag. 21 (*). Queste propriet sono del
cos definito
resto
nel
fatto,
che
le
resto
insite
nel
fatto,
che
le
precedenti
considerazioni
trat-
precedenti
considerazioni tratparticolare
di
tano
di
il
tano
di
il
una
Se
particolare
di
una
Se
grandezze.
invece
fosse
grandezze.
A>
X,
il
invece
fosse
A>
X,
il
numero
si
potrebbe chiamare
il
l'area esterna,
numero a
l'area
di
evidente, di alcune,
tutte
le
ma non
dell'area
propriet
Noi
lo
prove-
numero A si potrebbe chiamare il numero X il volume esterno, d-ella figura il volume interno considerata. Questi due numeri godono, come evidente, di alcune, ma non di tutte le propriet del volume nel senso elementare (sopra definito) della
parola.
C un
Fe
per
un numero maggiore
dei prismi di
dei volumi
uguale altezza h
punti
interni
la
somma
^,
>.2
Sia P,
delle aree dei poligoni 29,,P2 cio >-^',-+->2all'interno, e P, un poligono analogo per F^;
^ contiene i^ all'interno, ed perci P2 sia 7T la parte comune. Il poligono P, un poligono P relativo ad F. La sua area non supera la somma delle aree dei poligoni Pi,P2. Perci, sommando insieme l'area di un poligono Pf con l'area di un poligono P^, si trova un numero, che non inferiore all'area di qualche
relativo alla figura F. Quindi il limite inferiore A delle aree dei polipoligono a^ dei limiti analoghi per Fi, F^. non pu superare la somma a, goni a, , /^ == a^ per ipotesi, sar A / Poich >, Perci A, -f. A^ >, 4- :^2A zz: /, come volevasi provare. A, Ag /, H- /2 (**) noto che, se 71 il piano della figura F, allora C il luogo dei punti non pi di Ji, e che abbiano posti da una stessa banda di -, i quali distino da
+ =
^ ^ ^ =
r:
di
F,
APPLICAZIONI GEOMETRICHE
e
di
25
base un poligono
P (prismi
con-
della base
le
P. Quindi, con
il
notazioni
di
precedenti,
vo-
lume
i "kh e
C sar non minore non maggiore di Ah. ha un'area, se Se la base A, il volume di C sar cio X
=
A
Xh =2
/^,
cio sar
dato
dal
prodotto delV area della ha se per la misura dell'altezza. Noi considereremo nel seguito soltanto cilindri la cui base ha un'area.
Diremo pluricilindro un
che
si
solido,
numero volume
somma
dei
volumi
della figura
F Fi -f Fj vale la somma delle aree esterne (interne) delle F, Fg. Per l'area interna si osservi che un poligono p tutto interno ad J^ diviso
,
da r in due poligoni p,,^^ interni, rispettivamente aJP, J^2- E viceversala somma di due tali poligoni ^, p.^ si pu considerare come un poligono p (eventualmente non connesso) interno ad F. Tanto basta per asserire che il limite superiore del,
,
p (area interna di F) vale la somma dei limiti superiori delle aree Pi (cio delle aree interne di F^, F^). Una dimostrazione analoga vale per le aree esterne. Si osservi a tal fine che l'area esterna di F, (per i l,2) si pu definire come il limite inferiore delle aree dei poligoni Pi contenenti Fi all'interno e posti rispetto ad r dalla stessa banda di Fz. Per tali poligoni P, P2 e per i poligoni contenenti all'interno si possono svolgere considerazioni analoghe alle precedenti relative Sip,Pi,P2.
l'area dei
dei Pi
,
=
,
Osservazioni
Il
critiche.
pu precisare nel modo seguente, in cui per brevit ci riferiremo a domimi piani (cfr. la prima nota a pie di pag. 21). Sia C una classe di punti. Sia un punto di questa classe. Noi diremo che esso interno a C, se esiste un cerchio di centro A^ i cui punti appartengono tutti a C; diremo che un punto non appartenente a C esterno a C, se esiste un cerchio di centro B, nessun punto del quale appartiene a C. Diremo che un punto L del piano appartiene al contorno di C, se in ogni cerchio di centro L esistono sia punti che appartengono, sia punti che non appartengono a C.
concetto intuitivo
di
dominio
si
26
CAPITOLO
II
APPLICAZIONI
7
GEOMETRICHE
:
di punti del
piano un dominio se
Ogni punto di C o interno a C, o appartiene al contorno Ogni punto che non appartiene a (7 esterno a G. Esiste almeno un punto interno a C.
di jC.
E,
si
Diremo che il dominio -connesso, se, scelti ad arbitrio due suoi punti si pu trovare un numero finito di cerchi v, Vg > tali che
, >
:
interni
a)
Due
cerchi consecutivi
hanno
infiniti
le loro periferie
sieme
I poligoni, i cerchi, ecc. della geom. elementare sono dominii connessi l'indi due cerchi esterni l'uno all'altro un dominio non connesso. Le precesi
denti definizioni
quei poligoni, i cui punti (esclusi al pi i punti del saranno perimetro) sono tutti punti interni al dominio considerato. I poligoni quei poligoni che contengono ogni punto interno o posto sul contorno del dominio considerato. La differenza di due poligoni P, p un poligono (dominio limitato da segmenti) che contiene tra i suoi punti tutti i punti del contorno del dominio dato. (ci che si esprime Il dominio dato avr un'area, se esister almeno un poligono dicendo che il dominio dato finito) e se le aree dei poligoni P, p formeranno due classi contigue. Ci avviene soltanto quando i poligoni che contengono tutti i I poligoni
p saranno
il
27
CAPITOLO
I
III.
NUMERI COMPLESSI
8.
Coordinate
di
Assai spesso avviene che si voglia determinare con numeri la posizione di un punto sopra una superficie. Cos, p. es., la posizione di un punto sulla superficie terrestre si- determina
assegnandone la longitudine e la latitudine, che si potranno chiamare le coordinate di M. La posizione di un punto M, posto sul pavimento di una stanza poligonale, si pu determinare assegnandone le distanze da due pareti concorrenti, ecc.
a) Vogliamo vedere come si possa, mediante una coppia di numeri, determinare la posizione di un punto su un piano assegnato.
il
pi semplice
Siano
distinte
XX ed yy due rette
5)
(fig.
{assi coorin
dinati)
concorrenti
{origine),
il
un
cui
punto
sia fissato
p. es.
su
verso positivo,
a:'
quello da
ad
a;
quello da
y ad
y.
Ad uno
asse
ascisse,
il
al-
l'altro
asse y'y
nome
di
determinare la posizione dei punti P, Q, intersezioni degli assi con le parallele agli assi stessi
pone che l'angolo w {xy) sia congruo ad un angolo positivo minore di 180^ Per determinare la posizione di un punto del piano, baster
si
sup-
28
tirate
CAPITOLO
da M, ossia dare
le
III
misure dei segmenti OF, OQ in valore si dicono le coordinate di M, si indicano rispettivamente con x, y ed hanno ricevuto il nome di ascissa e di ordinata del punto M. Viceversa ben chiaro che, scelti due numeri qualunque a, b, esiste uno ed un solo punto del piano il quale abbia a per ascissa ed il punto Q e b per ordinata. Infatti si costruiscano il punto sui due assi, in guisa che sia in valor assoluto ed in segno
assoluto e in segno. Queste misure, che
OP z=z a, OQ =:
da P,
il
punto
M d'incontro
rispettivamente alla rette Oy, Ox il punto cercato. I raggi Ox, Oy, Ox\ Oy dividono
il
piano in 4 regioni,
i
che
portano
rispettivamente
nomi
di I, II, III,
IV
Fig. 6.
quadrante (fg. 6).. Un punto del I quadrante ha positive entrambe le coordinate; un punto del II quadrante ha positiva l'ordinata, negativa l'ascissa; un punto del III ha negative entrambe le coordinate un punto del IV ha positiva l'ascissa, negativa l'ordinata.
;
punti
della
retta
xx
hanno
yy hanno nulla
l'ascissa, l'origine
le le
coordinate.
proposizioni reciproche.
?/)
=z(a?,
retto,
dicono cartesiani ortogonali. In tal caso i valori assoluti sono uguali alle distanze diJf dai due assi. delle coordinate di
^)
Supposti
e
gli
assi ortogonali,
./
siano
M'
ed
M"
due punti
di coordinate
x\ y ed
",
y".
Siano P',
F"
le proiezioni di
M\ M"
su
XX]
Q\ Q"
le proiezioni di
M\ M"
un
e
evidentemente
l'ipotenusa di
di
FQ
x'
y"
y;
per
il
teor.
di
Pitagora dunque:
FQ'^=^(x-xy-^(y'-yy.
In particolare
coordinate
{x, y)
la
distanza
OF
OF^'^
data dalla
dall'origine
al
punto
di
x^
-{- y'^.
in un piano si pu indiviy) La posizione di un punto duare anche mediante uh altro sistema di coordinate il sistema
:
NUMERI COMPLESSI
29
Si scelgano ad arbitrio nel piano un punto un raggio Ox uscente da 0. Si assumano poi come coordinate di un punto P del piano la distanza OP (considerata come positiva), a cui si d il nome di raggio vettore, e l'angolo dei raggi Ox, OP, a cui si d il nome di aito(fg.
.malia
7).
Il
pri-
mo
s'indica
p,
generalla
mente con
seconda
l'angolo
sono
le
proiezioni di
OP
sopra
Ox
ed
p cos (x p)
=
^)
p cos
(?/
p)
p cos {yx -^ X
^^
^ sen (x p)
0,
p sen
6.
Per
minato.
punto
gli
(origine)
si
ha
mentre
indeter-
Per
di
tutti
altri
tt:
punti
radianti.
si
360"^,
ossia di 2
trae anche
\/x'
si
cos 6
=^
X
P
sen
y =
p
(dove
il
radicale
considera
servono a trovare p e y. Questi metodi si possono perfezionare ed estendere allo spazio; per ufficio della geometria analitica svolgere la teoria delle
coordinate, e dimostrarne
le
queste
formole
importantissime applicazioni.
Noi,
supporremo noti
al lettore
principi
fondamentali
di
questa scienza.
9.
Definizione di
sui
numero complesso e
numeri complessi.
delle
operazioni
3c)
esteso
positivi
numeri
fratti,
numeri irrazionali,
30
CAPITOLO
III
si
9
era risoluto completamente
(cfr.
i
Con
il
grandezze
di
Gap.
Ve
per
2),
si
ogni
ogni
sottrazione,
ogni
divisione
un
numero non
positivo, ecc.
estrazione
radice
da un numero
delle
Mentre
nonostante
si
cosi
ampliato assai
il
campo
operazioni
eseguibili,
:
non sono
di
l'avvenuto
ampliamento
determinazione del logaritmo di questo inconveniente si ripara estendendo ancora il concetto di numero. I nuovi numeri che noi introdurremo, sono per completamente inutili per il problema della misura delle grandezze, gi stato completamente risoluto dai numeri gi il quale noti dalle matematiche elementari e che noi abbiamo chiamato
concetto
numeri
reali.
Noi diremo numero complesso, ed indicheremo con (a, h) una coppia di numeri reali a, b, che si seguano nell'ordine ora scritto. Due numeri complessi (a, b) ed {a, h') si diranno uguali allora h\ soltanto che a =^ a\ 6 numero complesso {a, 0) s'intender come uguale al Il
(0,
h)
si
s'indicher con
(0,
indicando poi col solo simbolo i il numero l'unit immaginaria. chiameremo che 1), b) si diranno complessi coniugati. ed (a, Due numeri (a, b)
ib,
chiamer il numero complesf^o (a -4- a', b -hb'); questa definizione non contrasta con quella adottata per i numeri reali. Infatti, se [a, b)
Somma
dei
numeri complessi
(a, b),
(a', b')
si
{a,
b')
sono
reali,
particolare {a, b)
il
0,
la
loro
somma
-4-
(nel
-4-
0), cio ad
a',
a -h a.
(a, b) -{-
(a,
(a
b) ed in
(a, 0)
(0, )
-I- ib.
Perci di solito
ib.
numero complesso
(a, b)
si
indica con a -h
nostra definizione di somma di due numeri complessi si pu quindi anche enunciare nel modo seguente: la somma dei numeri a -+- ib, a -\- ib' uguaglia (a -h a) -+ i (b -+- b').
La
La somma
gati
il
di
due numeri a -h
a.
ib,
ib
immaginari coniu-
numero reale 2
col nuovo (*) Ci equivale a convenire che un numero reale a si possa indicare simbolo (a, o); convenzione ben lecita, perch (a, o) un simbolo affatto nuovo.
NUMERI COMPLESSI
a H- ibn sono
31
n numeri
-h a2-h
.... -4-
a) -h
i (&i
-h
62
^-
+ &)
somma.
si
Cos pure
numero (a a) -{- i (b b') che, sommato con a -h ib', riproduce il numero a -h ib. E ben evidente da quanto precede che per la somma e la sottrazione di uno piti numeri complessi valgono le ordinarie
a
-4- ib,
-f- ib^
il
il
prodotto di
numero
reale a
(*).
-f- ib,
+ id si chiamer
le
numero che
Si
si ottiene
abi-
+ id) = ac
i^
-4-
ibc
1,
-f-
ida
+ i%d
ossia,
= = bd)
{ac
-4- i
{bc
+ ad), + =
coincide proprio Se 6 cZ 0, il prodotto cos definito con ac, la nostra definizione non dunque contraddittoria con i i^ la definizione dell'algebra elementare. E, se & 0, e e (se cio e 0, 6^ 1), tale prodotto di i per il numero reale a si riduce appunto ad ia, come richiede anche la convenzione
= = =
preliminare.
Si noti che
il
-4- ib,
ib
imma-
= =
0).
Prodotto di tre numeri complessi per definizione il prodotto che si ottiene moltiplicando il prodotto dei primi due fattori per il terzo: facilmente si estende la definizione al prodottodi
fattori.
Si dimostra facilmente:
II
prodotto
di
pi
numeri complessi
indipendente
32
CAPITOLO
2^ Il prodotto di
III
un numero complesso per la somma S numeri complessi uguale alla somma dei prodotti di n per ciascuno degli addendi di S. 3"^ Se a2, a^ sono pi e pi, P2, numeri com1, P
di pi
,
,
plessi,
il
il
prodotto
CC1OL2
ccicc.2
a, ^i ^o
Pn si ottiene moltiplicando
Pn-
prodotto
a,
per
il
prodotto Pipo
Valgono
plessi
le
cio
Quoziente dei numeri a -f- ib, e -h id si dir quel numero ib X -f- iy il cui prodotto con e -f- id riproduce il numero a quando x -+- i}" esista e sia determinato. perci definiti dalle equazioni I numeri a; ed ?/ sono
xc
yd^=^ a
h
xd -h yc =^
ossia se
le
quali
(
determinano x ed
),
y soltanto
se
c^ -\-
d^ differente
il
da zero
e
ossia se e e
t^
nulli,
divisore
il
-h id differente
dei
limitazione (che
la
stessa
campo
numeri
reali.
di una retta, P) I numeri reali si rappresentano coi punti numeri complessi a -h ih si rappresentano assai spesso coi punti di un piano, ove f sia fissato un sistema di
punto^, che haper ascissa a e per ordinata b, si assume come immagine del nu l'orimero a -4- ib. Se
gine delle coordinate cartesiane, se indicansi con p
-a
e 6 le
=
b'^
coordinate p
(a?,
= OA
a
P
p) polari di A,
Fig.8.
sar:
0,
a
sen
= =
P
p cos 6,
'
= sen tg0 = a
j/a
cos
=
i
quindi a-{- ib
^=^ p (cos
sen
0).
(*)
Risolvendo,
trova infatti
ac -h hd c' -^ a^
Se
c^
y "
he
ad
h
4- d^ :=
0, ossia se e
---
0, allora
= 0.
in tal caso le x,
y sono indeterminate.
NUMERI COMPLESSI
33
si dicono rispettivamente il modulo e VarI numeri p e -\ih. omento i a g e l'argomento Se a -H io 0, allora soltanto anche p nz il modulo di ogni altro numero completamente indeterminato a- ih positivo e l'argomento determinato a meno di multipli di 2 TU. L'argomento di un numero reale vale zero oppure ti, secondo che il numero positivo, o negativo. Il suo modulo coincide col valore assoluto. Pertanto, per ragioni di analogia, se ^ un qualsiasi numero anche complesso, con \z\ se ne indica il modulo. Due numeri immaginari coniugati hanno lo stesso modulo ed hanno argomenti uguali, ma di segno opposto. II prodotto di due numeri complessi
p (cos
-4- i
sen
0),
p'
(cos
0' -4- i
sen
0')
uguaglia
pp' (cos
cos
0'
sen =
pp'
i
sen
cos
0') -4- i
pp' (cos
sen
(0
0'
-h sen
0')
!.
cos
0')
sen
Se ne deduce facilmente che prodotto di due o pi numeri complessi ha per modulo il prodotto dei moduli e per argomento la somma degli argomenti. Ne segue che Il quoziente di due numeri complessi (di cui il divisore sia differente da zero), ha per modulo il quoziente dei moduli e per argomento la differenza degli argomenti.
Y) Siano ai -h ihi ai -H 62 due numeri complessi, ne siano Aij A2 i punti immagine, sia
,
.
l'ori-
'
un terzo vertice; dico che Az il punto immagine del numero somma dei numeri ai -f- ihi, a2 -\- ih^
9) (*). Infatti l'ascissa di J.3 uguaglia la proiezione
(fig.
>
di
ossia la
di
,
somma
{*)
proiezioni
pjg 9
la forza rappre-
immagine del numero al punto sentata dal segmento che congiunge l'origine complesso, si deduce dall'enunciato del testo che l'operazione di somma di due numeri complessi corrisponde a trovare la risultante delle due forze corrispondenti. Come i numeri reali x servono a misurare le forze uscenti da un punto e
3
34
CAPITOLO
III
la
OAi, AiA^. Poich OA2 ed AiA-^ sono segmenti uguali ed ugualmente orientati, la proiezione di AiA-^ uguale a quella di OA2
;
quindi l'ascissa di
^4-5
uguaglia
la
somma
ai
-+-
delle proiezioni di
somma
^3 6i -h j. minore od uguale alla somma OAi -h AiA^ (l'uguaglianza avviene solo se il punto ^1 appartiene al segmento O^^). Ma poich AiA-^ OA2 ed i segmenti OAi, OA2, O^-j sono i moduli dei numeri complessi dati e della loro somma, avremo che Il modulo della somma di due (0 in) numeri non supera la somma dei moduli, non inferiore alla differenza dei moduli. Questo teorema la generalizzazione di un teorema gi dato per i numeri reali.
:
A2
in
lato
l'ordinata di
B)
Se n
un
intero
il
positivo,
i
con
x"^
indicheremo,
se
:r
complesso,
1 se
a;
prodotto di
fattori uguali
ad
cr
anche (ponendo
poi
a;^'
0,
il
ex^ =^ x) modulo
m^**'""'
Se
il
intero,
di
x"'
vale
e
della
X innalzato
di
alla
potenza);
])rodotto
Sia
x.
F{z) un polinomio
F{z)
= l-{-'b^ z
-I-
?)^
4-
),/
z'"
(le
h numeri
non
tutti nulli).
F{z)
Sia
+ 1^.^.-^-1'
z"
.
massima
?>/,,
hhA-l
delle
f,
hi,
'bh
Siano
r, 6
modulo
argomento
siano
Ih
della z. Sar
\
hhz^'^rp''
cos {6 -h
Ji ^i)
-h
sm {6 -\- h )
-^,
cio se
^^
\F{z)\^\l~r?'\'\-Ar
aventi la direzione dell'asse delle
plessi
(in
un verso
nell'altro),
cos
numeri com-
a definire (e potremmo forse dire, ampliando il e poste nel significato della parola, a misurare) le forze uscenti da un punto pi forze date corrisponda piano xy, in guisa che alla forza risultante di due il numero complesso somma dei numeri complessi corrispondenti alle singole forze componenti. I numeri complessi trovano importantissime applicazioni nello studio delle correnti alternate p. es. alle estensioni delle leggi di Ohm e di KirchhofF.
x-\-iy possono
servire
NUMERI COMPLESSI
35
Supponiamo p
r
<1
<1
cosicch 1
r
p''
o^'
positivo
:;
Ap < 1
cosicch r
>
p/'
Ar
Da'(l)
si
dedurr
o''
P(2)^l-r
Moltiplicando
-f
Ar ^
alla
^
1
< _
1
r/^'
4-
Ar ^
1
i
^ p <
1.
di z
z un valore tale che |P(;er) <1. a si trova Jc z^O, e mutando ^ in ^ a. un valore k 7^ 0, esiste qualche valore Se un polinomio P (z) ha per z per cui il polinomio assume un valore, che in modulo minore di P(a)i.
P {2)
per un numero
irrazionale
j.
Senza parlare delle potenze pi generali (ad esponente fratto, anche complesso) noi parleremo ancora soltanto
IX per n > 1 intero positivo. Con tale simbolo noi indicheremo ogni numero complesso, la cui n'*'"'* potenza sia uguale ad x. Siano p, 9 il modulo e l'argomento della x cosicch x B modulo e argomento -i- ^ sen 9). Siano analogamente r, p (cos
di x""
di jT/^
Per definizione
r (cos -h
I
sen 5)
j"*
=
=
ossia
r""
(cos
sen n ^)
p (cos 9 9
H-
^"
sen
9).
Cosicch /'
Cio
il
=
r
p,
ed n 5 differisce da
il
per un multiplo di 2
tt.
modulo
di f/x uguaglia
valore (aritmetico)
B
tZi
della
E l'argomento
e
yx
vale
4 n
dove
:
V anomalia della x
un
intero.
Csi avremo
|/^
.,,-(
cos
9)
l-2sen }fc
n)
dove
si
posto
Si
27t7c
2hTz
cos
w k (k
sen
Ora
al variare di
la quantit St
qui definita ?
36
CAPITOLO
Si osservi che, se
III
9
sar
interi,
Sj.
=i
S;,
2/i^Tu
cos
= cos
solo
2^71:
5
2/^:1:
n
il
n
2
z-
sen
= sen Iki^ n
differiscono
che
accade
7^,
quando
n
7^
o
e
Ji
'ji
per
un
multiplo di 2
/2kn
I
2h7z
n
\
ossia quando
:
n
k
= multiplo
^^.
,
,.
di
^ 2
\
7^ I
'
/^
=: multiplo
di
e per,
dando a k
le
gli
valori 0, 1, 2,
i
2,
,
valori n, 7i-\-l,
stesso
n 2 n
e
,
1,
si
1 di/t
riprodurranno
si
stesse
radici nello
i
valori
1,
ordine,
2,
cos
via
w,
riprodurranno
le
stesse radici in
periodicamente.
Dunque
reali
e
Un numero
reale
complesso ha n radici
n^^'"'^
fra
esse
una
l
di
per ciascuno dei numeri s^, ossia per ciascuna di 1. Infatti supponendo x^=l, cio p n^''"'
=
n
delle radici
e
0,
x"
si
riduce ad
Si.
La
formola che
ci
numeri
s^.,
ossia
le
radici
n^**""
dell'unit,
Si-
cos
2kT: n
2 ^
TU
?
f- i
sen
n
,
w 1. dove basta dare a k gli n valori 0, 1, 2, Questa formola mostra ,che i punti corrispondenti
radici
^'*'''''
alle
dividono la circoni
ferenza in n parti eguali vale a dire tali punti sono di un poligono regolare di n lati inscritto in essa.
vertici
Basta
infatti osservare
che
numeri
Sq
s,,,
1, 2,
hanno
lunque
tutti per di
modulo
l'unit,
e che l'argomento di
essi differisce
successivo
parte
di
per
360"^
un angolo uguale a
(2
TU
TX
- radianti,
radianti).
NUMERI COMPLESSI
sono
37
Per esempio,
valori di j/l
ax^ 4- hx-\-
a{x
Xi) (x
NUMERI COMPLESSI
si
39
i
Estraendo
si
Te
radici cubiche,
traggono
valori di
ic,
v e
trova
y
Ciascuna
valore
di
es.,
il
tre possibili,
da darsi alla seconda radice cubica completamente determinato da ci che il prodotto delle due radici cubiche
(ossia uv) deve uguagliare
p ~
dei
Siano
uguaglia
a, h
due
valori
=4=
,
nostri
radicali,
di
il
cui prodotto
1
,
Se
-h
1
la terza
o
radice cubica di 1
valori
del
sar (come
radicale
si
visto al 9)
:
=
i
^.
tre
primo
le
2
saranno
b,
a, sa, "a
valori corri-
s^, &,
tre radici
3
s", s^^a
-h^b generalmente
Se
e
Q P - -H -
=
se
a^=
b,
delle
tre radici
2
almeno
tra loro.
Siano p, q reali
delle tre radici,
"^
h >
V
3
una
altre
due immaginarie
3
coniugate. Invece, se
<
che
[per
il
che necessario
che^
|)],
sia
minore
di
e quindi
sia negativo
( j?
= \p
/~2
le
/ Q
IT
h^^ 27
sia
3la nostra
-Jr-
^=
:
r-
{r reale),
formola diventa
= ]/-|+^>+]/- - (*)
rr.
Almeno,
se p,
ci
sono
reali. Il lettore
esamini
il
caso generale.
40
Si
CAPITOLO
scriva
III
10
ciascuno
:
dei
metrica, ponendo
D
:=:
4
:
\-
V'
sen
27'
^^^
pnc
^ = -2p'
oati ie=p
f
si
avr
y
I tre
l/'p
(cos
H-
9J
4- j/p (cos
ff-
sen
0).
valori della
]/
cos "^
sen
~" -
3,1/
0+2:1
cos
.
0H-27C
sen
0--4TC
1/P
!
0-+-47I:
cos
sen
yplcos1/
3/-(
sen
p
1
+
sen
271:
sen
271)
^ j
3/-j
P
0+4TC
cos
0+471)
si
ottiene
sommando un
scelti in
le
valore
del
primo
il
radicale
guisa
:
che
avranno dunque
.
tre radici
^1
3/-!)
/
\
/P
[\
)
cos
+
:>,,-
sen
\ ^/ 3/\ cos 3
e
1
~+"
sen
- \
9
3/)
^ == 2
3/]/ p cos,
y-2
=^ 2
0+271.
cos
'
1/ p
2/:>
2 1/P cos + 4n
3.-
dove
^p
= V/ J =1
si
'1/
-^ (perch^
dev'essere negativo).
Queste formole
Infatti, posto z
.
V
,
2/p
y
= 1/3 2
;
,-
y
'
l'equazione diventa:
j/_^
,--^ ^
-}t'
_4
sys
_P / ^
2p
^1/3
2
ossia
J/'
NUMERI COMPLESSI
(f
3
f)
fi
41
\
1 gj
43
_^
n
deduce
3 /
3 cos
cos
=4
cos^
Mutando
4
che
si
in B -h
2kn
^
(dove ^ un intero),
si
trova
cos^
,0-f- 2kn i
3 cos
e-h
2kn
cos
si
=
ponga
:
^-h 2k'K
cos 3
cos
='3l/3g =
2pyp
se Xi, X2,
le
,
3l/3g .-
'^\v\V\p\
sono
le
2P
della
x-^
:
tre radici
identit
-h ai x^ 4- ao
1
:r
-f-
=
(2:
Xi) (x
0^2)
(x
x^)
(0:1
-f-
Xo
-f- X:)
^2 '=^
a.i
XxX^-^
a^i
a::2
Xo
^3,
X-i
X-^
Xi
affatto
Equazioni
quarto grado
C^)-
di
quarto grado
a2 x^ -h a^ X -h 4
il
-h a^
x-* -\-
= 0,
si
si
C3, C4 le
14), e
^3 =
e, C4
ponga:
e, C3.
e, C2
4-
C3 C4
'/
^2 =
c, C3
C2C4
-h
a ^' 4- (3 5^ -h l'equazione di terzo grado, che ha le radici ^ ^2, ^zI coefficienti di questa equazione non cambiano, come facile verificare, permutando le e ossia sono funzioni simmetriche delle e, che si possono subito calcolare quando sono date le a (Cfr. il seg. 14). Risolvendo tale equazione di terzo grado, si troveranno i valori delle 0. Poich (e, Co) (C3 c^) c^ c^ 4 e e, C2 ^,, delie e, e, e c^ c^ si conoscono somma e prodotto, e quindi si possono calcolare, risolvendo un'equazione di secondo grado, sia e, C2 che c^ c^. Dalle equazioni (Cfr. il 14)
Sia
.^^ -f-
e, C2 (C3
(C3
si
H- C4) 4- C4) -h
C3 C4 (e,
(e,
-h C2) 4- C2)
= a, = a,
;
possono poi generalmente ricavare Cj-hC; e e, 4-C2. Delle c,,C2 (come anche conosceranno cos somma e prodotto e pertanto si possono dedurre
valori di tutte le e.
(*)
Le righe seguenti
si
equazioni di
potranno studiare soltanto dopo letto il 14 a pag. 48 4** grado trova per ben scarse applicazioni.
42
CAPITOLO IV
11
CAPITOLO
IV.
11.
Calcolo combinatorio.
binomio.
a)
di calcolo
combinatorio.
Sia
(
7^
il
numero
delle
combinazioni
possibili,
di
n oggetti ad h
ad
il,
gliere
in
li
cui
possiamo sce-
tra
elementi prefssati.
(7/i_i
Per
di
= h
/^
evidentemente
scelti
n.
Se poi
un gruppo
elementi
di 1)
tra
dati,
un
gruppo Gh
n n
h elementi, aggiungendo a Gu-i uno dei residui elementi; otteniamo cos da ogni Gk-i proprio gruppi ih Gh. Operando per in tal modo sui vari 1) ogni otteniamo Gh precisamente h volte, perch ogni Gh Gh-i,
{h
contiene h gruppi
fi
'
Gh (Ji
Perci
l
il
numero
/
/ ,
dei
Gh
dei
uguale
al
prodotto di
per
il
numero (7
\
-,)
Gh-i.
Quindi
(n\
/n\
/n\
n (n
1)
(n\
/n\
n {n
l) (n
2)
ecc.
1.2.3
0=
n(n
l)(n
2)
\h.
[n
Qi
1)]
43
(n\
7
^
I
,'
Ne
risulta in parti-
co..
Il
(:)
di
= (,.^ )..).
n(n l)(n (n h-hl) della (1) d il numero delle 2) oggetti ad /^ ad /i cio il numero dei modi con cui si possono scegliere ed ordinare h oggetti tra n oggetti dati, quando si considerino come distinti due gruppi, anche se differiscono soltanto per l'ordine in cui si susseguono
numeratore
disposizioni
primo oggetto di una di tali disposizioni si pu scegliere scegliere tra i residui il secondo si potr poi e 2 n scelti i primi due oggetti, il terzo si pu scegliere tra i residui n 1 h-\-l cosi via lo /i"''" ultimo oggetto della disposizione si pu scegliere tra n
i
il
ad arbitrio tra
gli
oggetti dati
oggetti.
Cos
il
denominatore
di
h
|
h (k l)(h 2)
li
(h
h-j-1)
delle
si
il
numero
delle
di
disposizioni
h oggetti ad
ad
h, cio
il
numero
permutazioni
oggetti.
La formola
ad h
pu dimostrare
diretta-
ogg'etti
numero IVA
delle
combinazioni di n oggetti
adh
uguale al quoziente ottenuto dividendo il numero delle disposizioni di n ad h ad h per il numero delle permutazioni di h oggetti (**).
P)
Siano X,
:
cii,
ao,
an
numeri qualsiasi.
(^
Consideriamo
il
prodotto
(^ _^ ^^) ^^ _^ ^^)
^ ^^)^
L'algebra elementare insegna che questo prodotto uguale alla somma di tutti i prodotti P ottenuti moltiplicando tra di loro un addendo del binomio x -h a^ un addendo del binomio un addendo del binomio x -\- a. Tra questi proa; 4- 2,
,
dotti
si
il
ne saranno alcuni che non contengono la x (o, come dice, che contengono il solo fattore x^), altri che contengono
P ve
il
fattore
non
il
fattore
r^, altri
che contengono
il
il
fattore
x'^.
x"^
non
fattore
il
Per
x^
prodotti
P,
che
contengono
fattore
in
non
il
fattore x^~^^ (0
-f- ai,
^h
,
binomii x
altri
nh
il
x -h
^2,
si
h dei
x, e negli
binomii
sar
dovr scegliere
il
fare poi
prodotti
scelti.
Ognuno
,
di questi
n
di
h
(*)
dunque
prodotto
di x^
per un prodotto di
a.
n quantit
dunque
il
ai, a2,
La somma
x^
questi
prodotti
sar
prodotto
di
per la
elementi, determina
Questa uguaglianza diventa intuitiva per chi consideri che ogni gruppo di h h un gruppo i n h elementi quello formato con gli n elementi residui. E viceversa. Dunque tanti sono i gruppi di h elementi, quanti i gruppi i n h elementi. (**) Infatti, permutando nei h modi possibili gli h oggetti di ogni combina-
44
CAPITOLO IV
11-12
ad n
somma hn-h
delle
di
tutti
possibili
,
prodotti
li
ad n
n quantit
avr cos
-\:
i, 2,
a^.
Si
{x
+ ai) {x
il
as)
{x -H
-}-
aj
6
a; -+-
&n
,
dove
degli
tutti
coefficiente
hu
di
a;''~^'
(^
= 1,2.
Se ai
a2
h) la
somma
^ a^
in
a,
a^.
= =
E
+(!!-
= a =
perci
(x4-ar=x^^+(^)ax^-^ + (^)aV-' +
1)^"''^+(^)^
Come
loro, ci
si
cienti del 2
membro
si
riconosce dal teor. di questo 11 a pag. 43, i coeffiequidistanti dagli estremi sono uguali tra di
poteva prevedere a priori, osservando che il l"" e quindi anche il 2^^ membro non mutano scambiando x con a. a^ al posto di a,- troviamo, Se nella formola iniziale poniamo
che
somma
ai, a2,
degli (^j
,
|^
^ ^^
prodotti
ad h ad
li
delle
n quantit
(:r
a^
ai)
(:r
a2)
-+-
......
(a:
- a)
=
-+-
x''
h a;"-'
-f-
h x"-' +
(-
1)'^
h a^""' +
(-
D"
12.
-+-
Siano M(x),
Nix) due
U
cui gradi
sieno rispettivamente m, n.
Sar
Mix)
(dove
tare
]Sf(x)
a,
= =
x'''
-h
-f-
a,;,_i
x 4- a^,
^,
bo x'"
-h
)n-ix 4-
sono costanti).
iltf (a:;)
Dividendo
si
per
N {x)
con
le
trover un quoziente
{x)
ed un resto
del
R {x),
entrambi
polinomii nella x.
Il
si
divisore
(x).
Mix)
(*) Il
=N
Cr)
Q{x)-\-
R [x)
(*).
minare
{x) per definizione quello problema di determinare Q {x) ed due polinomii in guisa che questa uguaglianza sia una identit,
di deter-
che
il
45
Se
allora
m^n, Q
Q
si
un polinomio
di
di
identicamente nullo
ed
m =^ n,
come
allora
suol dire,
una costante.
es.
Viceversa, se
se
p.
m ^ w,
se
ed
sono
due
poli-
non supera quello di N, allora Q di grado sono precisamente il quodue polinomii Q ed ziente ed il resto che si ottengono dividendo per N. (Tutti questi risultati sono una facile estensione dei teoremi analoghi per i numeri intieri). Se R{x) 0, il polinomio N{x) si dice essere un divisore di M{x). In tale caso, se k una costante qualsiasi non nulla, anche kNix) un divisore di perch si ha:
il
grado
ed
di
71
M{x)
Ogni polinomio
ed un divisore di
ottiene
il
= kN{x) [\q:o]
di
grado zero si riduce ad una costante k M{x), perch dividendo M{x) per k si if
(a:)
quoziente
(le
-r-
k
grado
ufficio
zero
costanti)
hanno
teoria
un
divisori dei
analogo a quello che il numero 1 ha nella teoria dei numeri intieri. Se noi applichiamo gli stessi metodi che si adoprano nella
nello
aritmetica
studio
dei
divisori
dei
numeri
intieri
tro-
viamo
Un
e
polinomio,
e
comune
dividendo
divide
il
polinomio
(x),
M (x).
grado di B(x) non superi quello del divisore N{x). Quest'ultima convenzione necessaria per rendere univocamente determinato il problema. Si noti che altre sono le convenzioni dell'aritmetica. Nell'aritmetica dei numeri
(come nell'algebra delle frazioni) non si parla del resto (che si suppone nullo). Nell'aritmetica dei numeri interi positivi si rende univocamente determinata la divisione, imponendo al resto di non superare il divisore (cos che non si dice mai p. es. che, dividendo 22 per 7, si ha 2 per quoziente, 8 per resto). Cos che il risulfratti
tato ottenuto nella divisione algebrica di due pohnomii pu contrastare con tale convenzione aritmetica, quando ai coefficienti e alla x si diano particolari valori
interi positivi. Il lettore lo
ottenuti
dividendo
p. es.
a?
ponendo
= 5, a = 4, h = 3.
a?^
-h
(b
a^}
il
resto
+a
b;
46
Dividiamo
CAPITOLO IV
12-13
M(x) N{x)
per
"
"
il
"
''
R (x)
Eiix)
il
"
R (x),
ssi
"
"
;
2*
"
R (x)
Ri{x)
" "
Ri{x), sia
-^2(3;), sia
i?2(a;) "
3*
"
"
Rsix)
il
resto
cos continuiamo fino a che si trovi un resto nullo; si dimostra (come si dimostra in aritmetica per i numeri intieri) che l'ultimo resto ottenuto differente da zero (lo stesso polinomio (x) se
il
R (x)
C.
=
i
0)
un divisore comune
M. M,
D.
N
Se Se
questo
si
di
grado
zero
costante),
due polinomii M,
i
si
vogliono cercare
divisori
mx
-f-
n
(
di
primo grado
di
un polinomio
(essendo a
divisore di
P (x),
si
osserva che, se Ix
m=xa
-h n un
=
P(x)
del
m/
tipo
un divisore
di
P (x), anche mx
e viceversa.
La
dei
divisori
a,
di
cui
parleremo
nei
seguenti
paragrafi.
13.
Regola
di
Ruffini.
Vogliamo dividere
il
polinomio
...
P{x) =z
per x
afix""
-h ai:r""^ H-
-f-
an-ix
-h a^
a.
Il
Q(a;)
di
= go^"~'H-gx""' +
il
...
-^-gn-i
di
grado n
resto sar
un polinomio
un numero
Sar identicamente
P{x)
Cio, confrontando
ao
= {x
i
oL)
Q{x)-^-R.
delle varie potenze della x:
coefficienti
di
un
fattore costante.
47
Le
il
quali
seguenti
g,:
che consentono
e del resto
R:
48
CAPITOLO IV
14
14.
il
un'equazione algebrica.
tardi dalla teoria delle funzioni continue
a)
in
di
Dedurremo pi
pi variabili
Gauss). Ogiii polinomio P (x) ao x"" -f- ai x"" ~ ^ -H ... -H an_i x 4- an di grado n nella x decomponibile in uno e in un solo modo nel prodotto di ao e di n fattori di primo grado cCn dove le a sono numeri distinti o XX 0^1, X 2,
no,
reali o complessi.
P{x)
ao^::"'
ao (x aO
4- aix""^
(x
...
-f...
as)
n-i x -4aj. {x
a,,
=
(1)
si
P (x)
di
grado
n,
detto
fattori
primi.
Nel-
polinomii di primo
i
hanno cos un ufficio analogo a quello che primi hanno nell'aritmetica dei numeri interi. Gli n numeri a^.a^, ^nC) sono tutte e sole
grado
dell'equazione
se
numeri
radici
(x)
uno dei
cui
il
fattori
= (perch P xa
nullo).
il
le
(x)
teor. del
polinomio
P{x)
divisibile
ci
Le formole
del
11 (pag. 44)
La somma
La somma
radici a vale
ao
a due
le
La somma
(se
dei prodotti
(
ottenuti moltiplicando
ad h ad h
h^n)
le
radici a vale
delle
h ^i>
1)
(
Il prodotto
n radici a vale
1)"
^
ao
Questi teoremi sono la generalizzazione di quelli ricordati nel 10 per le equazioni di secondo e terzo grado.
(*) Ricordo che le
ce
distinte.
49
P) Dal teorema sopra enunciato si deduce anche che, se P (x) un polinomio di (apparente) grado n, e se l'equazione F{x)=^0 ammette pi di n radici, allora F (x) identicamente nullo, e
ogni mimer
coefficienti di
radice della
(x)
(x)
(in
altre parole
tutti
sono nulli).
Se due polinomii
della X,
F {x),
(x)
allora l'equazione
F(x)
ne
'tutti
valori
infinite
ammette
il
;
radici
F {x)
di
(perch
{x)
ogni numero
radice).
Quindi
polinomio
(x)
coefficienti
;
cio il
grado
{x) e in Q {x) in una parola i poliidenticamente sono uguali. Q Pi precisamente due polinomii Fi (x), Po (x) di grado n 1 sono uguali identicamente, se assumono gli stessi valori in n punti distinti ai,a2, a^. Cio completamente determinato un polinomio (x) di grado n 1, quando sieno dati i valori P(ai), P(a2), ,P(aJ, che esso assume in n punti distinti
coefficienti
ha
nomii
F {x),
ai, ^2,
a^.
Ed
facile
un
tale poli-
nomio
dato dalla
Pix) -Pia)^""
50
Se noi calcoliamo troviamo
:
CAPITOLO IV
i
14
di (2)
quozienti dell'ultimo
membro
con
le
regole del 13
na^x"-'^
0
-i-
{n
1) ,
a;"
-^ -h
-\-2a-zx
+ a-i =
^" ~
^
H- ( 0 ^2
+ i) ^"
~
'^
-i-
a^x"-^
^- {a^(^n-V
dove con
radici
oc.
2^' delle ... + a/ Sh ho indicato la somma a/* Se ne deduce, confrontando primo e terzo membro:
/i''"'*^
potenze delle
0 0 S2
a,,
s,
+
s,
a,
+ ,
H- 2 2
2
=
1) a;i_i =
s,
,
s-i -ha,
_2
+ ...-+--
s,
-l-(w
0.
,
s_i. So, S3, Moltiplicando P(a:) per a;^'(/i 0, 1,2, ), sostituendo nel prodotto una delle a al posto di X (col che tale prodotto si annulla) e sommando tali prodotti si trova:
Le
(posto
m = n-hh = n,n~j-l,n-h2,
ae Sm
+ , s./_i +
(x)
,/-!
Sw_
s/.
-1-1
+ Un
s,.
=
i
(?n
n)
di calcolare
:
successivamente
le
s, s4-i, s-|-2,
Si possono calcolare
equazione
)
coefficienti sa del-
0.
Si calcoli la
somma
il
a' """
di
una radice
di
= Sj,^4-2Sa,
di
'-i,
s^
4- s^-j-^
se
a 7^
|S,
che
^.
Cosicch Sa,s^=Sy_ s^
Sa
-f 3
se
ol
:^
s^^x
-k-
(Sx Sa
S.y^).
Le formole
dei coefficienti
Newton permettono cos di esprimere in ogni caso s^ dell'equazione. In modo analogo si deduce all'esame
per mezzo
del prodotto
La somma s^, ^, y dei prodotti ottenuti moltiplicando la x''^""" potenza d'una radice di una equazione per la p'^^""" potenza d'una seconda radice, e la yesima potcnza d'uia terza radice espriiihile razionalmente (*) mediante i
Sa Sq sy che:
coefficienti dell'equazione stessa.
insegnano a calcolare le s^,^, 7, ^, ecc., ecc. sono funzioni simmetriche delle radici di valore quando tali radici si permutino tra di loro in un modo qualsiasi). Ed facile persuadersi che ogni polinomio simmetrico delle radici di un'equazione si ottiene come combinazione lineare delle
si
In modo simile si definiscono e Tanto le Sa che le Sa, 5, Sa, 3, 7, d'una equazione (cio non cambiano
ecc.,
somme
Sa, s,
y^
Sa,
?,
v
i
stesso
calcolbile rasia
zionalmente mediante
risolverla).
dell'equazione
le
(senza
che
necessario
Cos, p. es., se
oc,
a,,
otj,
a^
sono
grado, l'espressione:
5
oc,
(2* ^3^
-h
oc.
+5
-f-
0C3
(a,2 a,2
+
(^s,
^^^
oc, 2
(a, -f-
4-
ot;)
+4
0C42
(a,
0C2
^
(*)
^'
ct2
-f 5 a, (a,^ a^^
a,)
4- 4
s,
cl^^ (0C3
2
a.^'
(a^
oc,
-h
, ,
2 -+-
(s, S2
S2
3)
S2
S3
s,
e divisioni.
51
Il suo calcolo ridotto a quello di 51,52,83,84,85, che noi sappiamo eseguire per mezzo delle formole di Newton. Ma, naturalmente, speciali artifici potrebbero abbreviarlo di gran lunga.
15.
Radici razionali
di
un'equazione
coefficienti
razionali.
Data un'equazione di grado superiore al quarto, generalmente impossibile ridurne la risoluzione alla estrazione di radici, come avviene per le equazioni di 2**, di 3*", ed anche di 4"" grado.
Svariatissimi metodi sono stati trovati per calcolare con appros-
simazione
tali radici
ma
questi metodi
tanza' per l'ingegnere. Per noi tale ricerca rientrer nello studio
non algebrica
(*).
Cionostante vogliamo aggiungere un'osservazione specialmente semplice. Poniamo che i coefficienti deirequazione
:
f (^)
= ao
5'^
+ a,
^"-1 4-
+ a,- z-\-au =
(1)
fratti). Senza diminuire la generalit siano numeri razionali (cio numeri interi possiamo supporli interi, perch, qualora fra di essi ve ne fossero dei fratti, basterebbe moltiplicare ambo i membri dell'equazione per il minimo multiplo comune
le
le
a siano numeri
interi, noi
dimostreremo che, se la
interi primi tra di loro)
(a,
j?
un
divisore di an, ^
un
divisore di a,.
Infatti in tali
ipotesi
si
ha:
(^;
52
Ma, poich
a,,
oc
CAPITOLO IV
e
|3
15-16
sono primi tra loro, a^' primo con /5, /i con a. Se ne deduce per (5, a divisibile per a. e. d. d. Ponendo i^ 1 in questo teorema si ha CoROLL. Le radici intere della nostra equazione a coefficienti a interi sono tutte divisori del termine noto a.,,. Se a,) 1 dal precedente teorema si trae CoROLL. Se a^ 1, la nostra equazione non pu avere radici fratte, ma soltanto al pia radici intere. Questi teoremi riducono a pochi tentativi la ricerca delle radici intere o fratte di una equazione algebrica. E si potrebbero aggiungere altri teoremi dello stesso tipo, che abbrevierebbero ancora la ricerca.
tosto che
: divisibile
16.
Supponiamo
che
ao
coefficienti
Uo, ai,
-+-
P{x)
os" -f-
ai x^^'^-h
le radici
an-i x -h an
numero complesso coniugato sar pure nullo. i. Tale numero si deduce dal precedente cambiando i in Ma questo cambiamento non muta i coefficienti ao, ai, ..., che sono reali. Dunque questo numero immaginario coniugato, che ancora nullo, vale:
Il
questa
uguaglianza
dell'equazione
P(x)
i
dimostra
0.
che
anche
iy
radice
Tra
fattori lineari
perci entrambi
iy)] il cui (P -h i^)] e [x (P secondo grado (x reale di fattore prodotto il pi{x) ?>f-^^'^ 0;^ 2?>x-\- (P^ -H Y^). E il polinomio P(x) divisibile per
fattori [x
:
a, in cui
ficienti reali.
Il quoziente Pi (x) sar ancora polinomio a coefpossiede qualche E, se la equazione Pi (x) radice immaginaria (che sar pure radice di P(a;) 0), allora di secondo un per polinomio p2x) Pi{x) sar ancora divisibile P2 (^), grado a coefficienti reali. Sar perci Pi (a;) 2^2 e quindi Pix) =^pi{x) p2(x) P2{x), dove P2 (a;) ancora un
questo fattore.
= W
polinomio.
cos via.
Se ne deduce:
(x)
Ogni polinomio P
coefficienti reali
si
pu scomj^orre
coeffi-
primo
di secondo grado a
53
alle radici
denti reali.
reali della
fattori di
(x)
= 0.1
grado corrispondono
Anzi ognuno di questi fattori individua una coppia di radici immaginarie coniugate. Se il polinomio di grado dispari, evidentemente esso non pu essere prodotto di soli fattori di secondo grado. Quindi: Ogni equazione di grado dispari a coefficienti reali possiede almeno ima radice reale. Sar bene enunciare esplicitamente la osservazione iniziale: un'equazione a coefficienti reali che possiede Se P (x) una radice complessa, essa possiede anche la radice immaginaria coniugata. Essa si pu, per quanto abbiamo qui dimostrato, generalizzare cos Se un'equazione P (x) a coefficienti reali possiede r radici complesse uguali a un numero a -4- i p. essa possiede anche r radici uguali al numero complesso coniugato a i p. In tal caso tra i precedenti fattori v ne sono r uguali ad
alle radici complesse.
'
{x
a)^
p^
a)
Se
f{x) =
17.
Sistemi
di
equazioni algebriche.
0,
^ Ce)
=
a,
xa
algebriche,
divisore sia di
f{x) che di g (x) e quindi anche del loro massimo comun divisore; cio a radice dell'equazione ottenuta uguagliando a zero tale M. C. D. E reciprocamente, una radice di questa ultima
equazione radice comune delle f{x) 0. Se tale 0, ^ (x) M. C. D. una costante (diiferente da zero), se cio f(x), g(x) sono primi tra di loro, le equazioni f{x) 0, ^(x) non avranno radici comuni.
P)
Si
pu scrivere
affinch
le
in vari
modi
la condizione
sufficiente
equazioni f{x)
necessaria e
0,
{x)
^=
abbiano
0,
Se p. es. ai, a2 ..., a, sono le radici della g {x) esprimere che nulla una almeno delle /'(ai), /"(ag),
ossia che
il
basta
f{^m),
...,
loro prodotto
/'K)^(a,)
Il
f(aj
0.
primo membro di questa equazione, essendo un polinomio simmetrico delle radici della g {x) 0, si pu calcolare ( 14, ) senza risolvere questa equazione. Tale polinomio (che si pu calcolare anche in altri modi, p. es., esprimendo che almeno una
54
delle radici di f{x)
CAPITOLO IV
17
soddisfa alla g (x) 0), larsi condizione necessaria e sufficiente affinch zioni abbiano almeno una radice comune, si dice
delle
ai e
il
le
cui
amml-
due equarisultante
il
coi coefficienti
Y) Sistemi di due equazioni algebriche intere a due incognite. Uguagliando a zero un polinomio in pii variabili si ha
delle incognite,
un'equazione algebrica a piii incognite, ed i gruppi dei valori che soddisfano l'equazione, sono le soluzioni di essa. Date due equazioni algebriche in due incognite x, y, consideriamo il loro sistema, e cerchiamo le loro soluzioni comuni. Siano
:
f(x,y)
le
;
g(x,y)
=^
di
nella x.
di
le
grado
di x,
esse
g(x,y)
dove
le
...-+-
e]),,
(y)
9 e le ^ sono polinomii nella y. a, ^ Se una coppia di valori di x ed y, p. es., P, soddisfa entrambe le equazioni, allora, immaginando in esse posto ^ ^= P, si hanno due equazioni nella sola x, che avranno a cosicch per ?/ per radice comune il valore ? sar nullo il risultante R di queste due equazioni in x. Si noti che, per calcolare R, nelle due date equazioni si considera come incognita la sola x cosicch questo loro risultante R sar un
a:;
:z;
polinomio R{y) nella sola y, perch dipender solo dalle ^j (y), coefficienti delle date equazioni.
9^ (?/),
^ P soddisfano le due equazioni, la R (y) ammette ^ come radice. Viceversa ogni valore P di ?/ che annulli R (y), sostituito nelle due equazioni date, le riduce a due equazioni in X aventi almeno una radice a comune, che si calcola
Se X
a,
trovano cos tutte le coppie di valori di y ed x soddisfacenti alle due date equazioni. dicesi l'equazione risultante dalla L'equazione Riy) eliminazione di x dalle due date equazioni. In generale, per, per calcolare (y), o per risolvere il dato sistema di equazioni, opportuno ricorrere ad artifici che variano da caso a caso, e
C. D.
Si
M.
55
B)
Vediamo come
il
problema
di trovare le radici
z= x-h iy
reali o
complesse dell'equazione
f{x)
ao^""
-h aiz^"^ -^
...
-f-
a_i
^ 4- a^
=
,
reali)
coniplessi (x, y, Cj b numeri hj -\- icj reali a coefficienti % si riduca al problema di trovare le radici reali di un'equazione a coefficienti reali. La nostra equazione diventa nelle attuali
ipotesi
:
{x -h 2jT + {i
-4- ii)
(x -h
(6n
iyy-' -h
...
4-
(hn-i
+ iCn-i)
al tipo
{x
+ iy)
le
-+-
+ cJ = 0.
il
operazioni,
primo membro
ridurr in fine
P{x,y)
ove
+ iQ{x,y),
x,
Fe
di
coefficienti reali,
onde
P(x,y)-^iQ(x,tj)
e
si
= =
un
yo
P(x,y)
Siamo
in y).
cos ridotti
=
alla
Qix,y)
di
0.
risoluzione
si
sistema
col
potr fare
di questo
sistema
d una radice Xo -h
Esercizi.
1"^
linea retta, quante sono le rette che contengono due di tali punti ?
'
2**
Quante sono
le
estrazioni
possibili
distinte
al
gioco
del lotto?
in
cui
Quante sono le estrazioni possibili al gioco del lotto, ^ (^ < 5) dei numeri estratti sono prefssati a priori? RlS. Dei 5 numeri estratti, k sono prefssati; i restanti k devonsi scegliere tra i residui 90 k numeri. Il nuS""
mero cercato
perci fs^Z^).
Per
A;
2,
3,
si
ottiene
il
56
CAPITOLO IV
17
numero dei casi, in cui possibile vincere un ambo, un terno, una quaterna secca. Tale numero diviso per il numero (eserc. 2"^)
(^5^)
non maggiori di 90, che k dei numeri estratti, e non pi di k siano tra gli n numeri dati? Poich k dei numeri estratti sono da scegliere tra gli n k tra i residui 90 n, il numero numeri dati e gli altri 5
4^ Dati
<
90 numeri
interi positivi
avvenire
cercato
f^)
f^^Z^).
5^ Dati
interi positivi
non maggiori
di
/^
90, in quante
<
5 dei numeri
Si
devono sommare,
se p. es.
>2
5,
il
/i
-h
1,
^.
6 Ris.
= (-;!) + (--{).
tra
le
Si verifichi direttamente.
Si
Ris.
2^
osservi
,
che
f^j
combinazione
degli
a ad
ad
lo
vi
ve ne sono
(^^
che non
contengono.
r Dimostrare
(Cfr.
che
(:)-(:Zl) + (^Z?)
a
-4-
-^
.....
+ (^Zl);
poi
eserc.
6").
8' Sviluppare
(x
e
Ris.
alle
Si
ponga
= a -h
e
-t-
bf.
e
si
sviluppi,
sostituendo
singole potenze di
(a
-4-
sviluppo corrispondente di {a -h b), bf, ecc. Si trova che il coefficiente di x^ a^ (p, q, r inlo
^
teri
positivi
di
somma
n)
come
si
pu provare
anche direttamente.
9''
vale 2":
vale
La somma la somma
tali
'
dei dei
coefficienti
dello
sviluppo di {x
sviluppo di
coefficienti
dello
{x
-+-
aT aT
5:ero.
Ris. Infatti
per
a;
=a=
IO''
somme sono
uguali ai valori di {x
aT
dei
Sviluppare
{2x^ay
calcolare
la
somma
coefficienti dello
sviluppo.
57
orizzontali
Dimostrare che
numeri contenuti
1
nelle
del
quadro
1.1
1
2
3
13
14
1
6 4 1 10 10 5
sono
ordinatamente
coefficienti
dello
sviluppo
di
(x -h aY, (x -f- af, {x -4- af, ecc. Si noti che il posto h della riga di posto k si ottiene sommando
(x H- aj, termine di
posto h ed h
12"*
termini di
(l
Calcolare
pi volte) di
Ris.
degli
numero [^] delle combinazioni con ripecio uno stesso elemento pu essere ripetuto una n elementi ad /^ ad /i?
tali
Quelle di
il
primo
n elementi
dati
m>1)
in
numero
di
[^"^ ]
l-
Dunque
si
ha
R]
[fj
(''
1,
Queste
definire [^]6*^)
Dunque
"
^j,
perch
~ ^)
gode (esercizio
di
si deDalla (cos d -\- i sen 0)" cos w -f- ^ sen n ducano, sviluppando il primo membro con la formola del binomio,
i
valori di cos
sen
0.
Ris.
cos
SI
cos"
(2)
cos"-'
sen'
(4)
cos""'
-4-
sen'
sen'
sen n
= sen
(i)cos"-'
(sjcos"-'
anche
;
sen'
altro
(5)cos"-'
....
(
che
possono
sen'
14""
scrivere
1
in
=
sen
-+-
cos'
sen'
1=
(l
cos'
0)',
ecc.
(cos ai
aO
ao
...
(cos an
-f-
-\- i
sen
...
cos [ai
...
aj
-4- i
sen [ai
ao -f-
aj -f- aj
58
si
CAPITOLO IV
possono
dedurre
le
di
17
addizione
pi generali per
formole
-f-
-f-
aj
e sen [i -4- a^
+
i
...
-h aj.
15
cos*"
"Il
lettore
sen*
.
j
a;
=^
cos
a;
[cos
i*
a;
4-
sen x\
[cos
-+-
[cos
i
sen x\
-i-
sen x]
l'".
sen x\
j*
che
cos""
sen*
rr
si
di seni
16 Dimostrare che
per tutti
valori dell'intero n.
\T
+.
Calcolare
i
j/I
Ris.
Il C0S--4-
/
\
^
2
senvia
^\ ^ Quindi
. .
1/
,/~
^
2 /
4 cos4
-f- 2,
"^
''^
sen--
18
]/
Calcolare
per
trigonometrica [/l
n,
i
y i^ yi,
1,
numeri
per w
le
radici
^i**"'"
di
21 Semplificare
2 4- 5
3 4i
le
espressioni
1
4-
J/
3
5i l/
2
4-i
\i
5
1
'
2 41
l/
"^
j/
i
'
5 4- 6
1
"^
i
5
i
4-
4-
67:
1
'
2 4i
'
j/^^^
1
2
i
.
V''^
2 4- 3
i
.
'
4-
i?/)'
4-
2 43 (^
[/^^
4- 3
1/^=^
3^
4?'?/)'
Ii
w/)'
(i^'
z (a;
?*
(:r
2'.
59
Si,
L' equazione
n"*'""*
x''
=
1
;
ha per radici
...,
s,
cio le radici
alle
i
:
dell'unit.
^1 ^2 ^3
+ + +
2
....
...
-4-
Sn
=
+
Si 2 -I- , S3 -f1
....
-h _i
=
;
^~ ^n-2
-+- ....
^n
^n
^^=^
Si 0
n-i
2 3 .... n
1 2 ....
= '(
di
4**
1)""^'.
23 Calcolare i coefficienti di un'equazione che ha per radici 0, 1, 1,2. Ris. L'equazione x {x^ ce -h 2) 2 x'^
grado,
0.
24**
Calcolare la
somma
2
:^'
delle prime,
o delle seconde,
dell'equazione
+
2
a;'
Rls.Dalle^i
si
trae
5i
2,
2=0, .^2 = =
52
5i -+-
= = 532
1
0.
0,
52
-h 4^1
4, 3
16.
25**
Trovare
le radici
razionali i x^
a;2-f- ^~1=0.
7 7
0.
1
a;' -f-
a;
2=
a
Se
-Q-
segni
che non muta la nostra radice) possiamo renderne denominatore P positivo. Il numero ^ da scegliersi tra i divisori positivi di ao il numero a, 2, cio vale 1 oppure 2 essendo un divisore positivo negativo di 0^3 2, potr avere uno dei valori 1,2. Le eventuali radici razionali
di a, p (ci
il
=
5
numeri
1,
2. Si
trova
1,
2,
26**
(cerRisolvere l'equazione z;^ -f- a;^ -h 2 a; -h 2 cando dapprima le sue radici razionali). Una tale equazione (per cui a^ 1) non ha radici fratte si trova che 1 una radice intera. Dividendo il primo membro per x-\-\^ l'equazione si riduce ad x"-^ 2 0, che
determina
27**
le
^|/2.
2
.t^
L'equazione
-+-
a;
-h 2 =:
ha
come
ra-
dice.
Risolvere l'equazione.
60
Essa avr
per {x
-4- i)
CAPITOLO IV
17
{x
terza radice
28"*
2.
Si
decomponga
polinomio
2
P(x)
= 2
x'
x'
-4-
2 x'
.x' -4-
noti che {x
^
^=
ha
le
radici 1,
'
2,
1, i, 1
^.
i)
(x
-\- i)
x^ -h l x'
[x
{l
:
i)]
[x
-f
(1 -f- i)]
= 2 X 4-
2.
Quindi
p [x) =
29**
(x
1) (x
1) (x' +- 1) (x'
2X
alle
-I- 2).
Come
x^
si
cercano
x' -h
le
radici
0,
comuni
g (x)
due equazioni
4:
f{x)
= 2
2=
il
= x'
e sole
le
Massimo
g (x) si ha un'equazione, le cui radici sono tutte comuni alle due equazioni. Le due equazioni
x' 2x'4-x
x'
2,
=0
perch
hanno dunque l'unica radice comune Massimo C. Divisore dei primi membri.
30''
2
=
il
x^
-4-
ai x^ 4- 2
delle
x H-
^3
sono
terze
date
le
somme
le
delle prime,
i
seconde,
delle
(Basta
si
formole
di
Newton,
in
31" Si calcoli
ai'^a2a3-4-a2*aia.5-f-a3*aia2-f-3 (ai^aa+as^aiH-afaa-l-a/ai-j-ao^ai-hasai^)
dove ai
Si
^4 Si,
1
ao
(X'^
sono
la
le
radici di
54,
1,
1
x'^
4- x
dei
-f
0.
noti
5r,,
che
1,
somma
primi tre
termini
vale
32**
Si risolvano le equazioni
x'
4- 3 x' 4- x^
3X2 = 4- 4 X 4 =
,
x'
a;'
4- x^
=
1
x^
x^
0,
cercandone prima
di tutto
le
radici razionali.
61
cubiche,
3T
Trovare
direttamente
;
le
radici quadrate,
le
quarte, quinte, di
:;21=0
1 cio si ;;r'l=0
;
risolvano direttamente
equazioni
;a;'l=0
4;
;^'1=0.
-
x^l=^(xl){x+l)
x'
a;'
lix
x'
.
=
x^
(^^
i''
=^ (x
^)'
i)
{x
-4- i)
1)
{x''
-hx-h
-f-
1)
x' -h
l={x
-hl){x^
1) (x
l=(x^^
x'-i-l=^
1) (x^
ix'
4-
1)'^
=
ix'
e che per
x =^
s ha.
{o(f
echeper
a;-l=Osihaa:;'^
x]/2-\-l)(x'-^x 1/2 l) = l)ix'-i-x''-hx''-hx-h ove = + -h x -hi =^ -h x^-i-x^ x-hl) = -h x-h =0;^ \^ |ove^ =
(x'
-f-
i){x-{=
^ 1)
x-^
i)
1)
x'
1)
{x
x^
x'^ -\-
x^
x^
2^
Il
a;
-H -
1)
(x
-4-
1) ix'
af^-hxr
:cH
'
Si
confrontino
le
due equazioni
x^-\-px-hq=^0
hanno una radice comune?
35*"
,x^
a?+c
=
0.
le
,
x'^'hpx-hq^=0
:r*
x^ -h
a=^
comuni
^'
alle
-h
:z;'
^'
le
=
la
+
54
:z;'
+ 3 = 0.
i
37**
Date
loro
somme
si
Si, So, s^
di tre
-drati,
dei
cubi,
trovi
somma
cui
tre
nu-
coefficienti
razionali,
come
se ne
dove a
determinano le eventuali radici del tipo a ]/ 1, un numero razionale ? Si faccia poi tale ricerca per
_4 _, .3 k ^2 x' -h x^ -h 6 x' -h
,
l'equazione
4 X -h 4
0.
62
CAPITOLO V
18
CAPITOLO
V.
Nel 17 abbiamo dato un metodo generale per affrontare di due equazioni algebriche il problema di risolvere i sistemi in due incognite: metodo che estendibile anche a casi pi generali. Ma questi studi vanno rapidamente complicandosi, conservando un carattere di grande semplicit soltanto per i sistemi di equazioni di primo grado. Questo caso (che del resto si pu trattare coi metodi pi elementari dell'algebra) ha dato origine a nuovi simboli e algoritmi, il cui studio costituisce la teoria dei determinanti, ed offre rapidi metodi di calcolo in alcune ricerche di geometria e di meccanica razionale. Per quanto si tratti di una teoria di importanza pi formale, che essenziale, noi vogliamo ora esporne i tratti salienti.
18.
Matrici.
a) Si dice matrice ad m righe ed n colonne l'insieme di n numeri o simboli, od espressioni algebriche {elementi) disposte in m righe ed n colonne (*) racchiuse tra due coppie di sbarre verticali. Cosi, ad esempio:
m
k
P
sono rispettivamente una matrice a 3 righe e 4 colonne ed una matrice a 2 righe e 5 colonne. Nella prima matrice gli elementi a, 6, ^, 6^ costituiscono la prima riga, 0, come si suol dire, la riga d'indice 1 gli elementi e, f, g, h
;
costituiscono la seconda riga o la riga d'indice 2, ecc. Gli elementi a, e, l, costituiscono la colonna d'indice
gli
elementi
(*)
b, f,
m
.
ecc.
inutile definire
in
ima colonna
63
nella
della
prima matrice
l'elemento
costituiscono
posto
la
Assai spesso
(gli
gli
simboli
si
che
matrice
alle
quali
appartiene
l'elemento.
Cos,
se
si
indicano
gli
con la lettera a, e si vuol seguire la convenzione ora fissata, indicheranno gli elementi della prima riga a, 6, e, d rispettivamente coi simboli aii, a^, ciu, ctu', gli elementi e, f, g, h quattro elementi i rispettivamente coi simboli 21 22 ^23 ^24
si
, ,
31?
^32,
33, 34.
righe ed
n colonne
s'indicher:
21
64
y)
CAPITOLO V
18-19
Tra
:
quadrata di ordine 7i della diagonale princio quelli che appartengono a riga e colonna di ugual
gli
n elementi
a
indice.
Per
es.,
nel determinante
65
o di
Un
elemento di un determinante
si
dir di posto
pari
le
somma
degli indici
con-
una
stessa
uno
di posto
Sia dato un determinante elemento; sopprimiamo la riga e la colonna, cui appartiene a: otteniamo un determinante (minore) D' di ordine n 1, di cui per ipotesi conosciamo il valore. La quantit -4- D\ se a di posto pari, la quantit D\ se a di posto dispari, diconsi
complemento algebrico di a. Se un elemento di un determinante indicato con una lettera minuscola seguita da uno o pi indici, e se non vi a temere alcuna ambiguit, molto spesso il suo complemento algebrico si
il
per esempio, se
(1)
D=
scrive
ai
hi
Ci
a-z
a-i
62
C2
h,
C;
'
\
SI
Al
Ci
66
CAPITOLO V
19
Ottenuta dalla precedente sopprimendo ^; e p'= 6 il posto di g nella successione a,b,Cje,f,g,h,k ottenuta sopprimendo invece d.
mento che
se si sopprime un elementre invece diminuisce di uno, se si .cancella un elemento che lo precede; perci
Il
posto di
lo
segue,
r
r'
^=^
^' ^=^
,
= r l,p'
/
di
se r
se
p
-+- p'
< p, r > p.
di
;
In ogni caso
cosicch,
se
4- p ed r
essi
differiscono
dispari
una unit
cio
uno
pari,
l'altro
Analogamente,
indice
r,
se in
una matrice
nella
si
cancella
una
linea
di
(di indice
p<r) conservano
p
nuova matrice
l'indice p;
le
vano un indice
(appunto
> r,
perch la
le
linea precedente
si
stata
cancellata).
Anche
una matrice
possono pertanto
applicare
precedenti considerazioni.
sia
riga e
sulla
s'*'"'*
dispari
secondo
iy+*
Il
= -H
che r 41,
nel secondo
(
J.
1)'+*
=
il
[nel
l].
primo caso
complemento algebrico
cancellando riga e
segno
( If +^
elemento h di D, che appartiene a una riga e una colonna distinte da quelle passanti per a, appartiene anche al minore ^. Se y -^ % pari, cio |x coincide con A, il complesi dir il complemento mento algebrico di b nel minore algebrico di b nel complemento algebrico A di a (nel determi|JL
Un
[a, allora nante iniziale). Se invece r 4- s e dispari, cio A si chiasegno, di cambiato in il complemento algebrico di b ^, mer il complemento algebrico di b nel complemento algebrico
di a. Cio
il
algebrico J. di a vale
nuto sopprimendo riga e colonna incrociantisi in a, cambiato o [cio fi, non di segno secondo che A coincide con |i o con secondo che a ha posto pari o dispari in B, cio secondo che ( l]. 1) +* vale 4- 1 oppure
DETERMINANTI, SISTEMI DI EQUAZIONE DI PRIMO GRADO
Siano
in
S
67
p,
colonna che h ha
siano p\ 5' i numeri d'ordine della riga e colonna che b cancellando la riga /*'*'''* e ha in |x (che si ottenuto da
;
colonna
nore
in
b,
complemento algebrico di in [x vale il miottenuto cancellando da [a la riga e colonna incrociantisi secondo che p' -h B' pari preceduto dal segno -Ho
s'''"^").
Il
dispari,
1)'''"^.
complemento
(
prodotto
iy+*
di
b
(
in
A, vale
lY''^^',
preceduto
dal
dal
di
cio
segno
non che il minore ottenuto da sopprimendo Ora entrambe le righe ed entrambe le colonne che si incrociano in a ed in b. Cos pure, se / ed s' sono i numeri d'ordine della riga e soppricolonna, cui appartiene a nel minore ottenuto da mendo le righe e colonne che si incrociano in b, il complemento di a nel complemento di b vale
dove
e
ancora
si
il
le
righe
colonne che
(
Analogamente
l)^ + r>'
= (_
(
:
if' + F.
(
Moltiplicando,
r
iy + '''=:
ne deduce
1)*'
+^
se
2^\r
+ ? + p' +
r]'
__
-j^y'
+ s'-l-p-f-,]^
Perci
Teor. II. Se a, b sono due elementi di un determinante appartenenti a righe e colonne distinte, il complemento algebrico di a nel complemento algebrico di b uguale al complemento algebrico di b nel complemento algebrico di a.
Def.
dotti
Si
dice valore
di
ottenuti
i
moltiplicando
per
al valore
di ordine 2, si ritorna sopra definito di un tale determinante. Se invece moltiplichiamo gli elementi di una linea per i loro complementi algebrici cambiati di segno, e poi sommiamo, troviamo il valore del determinante cambiato di segno.
(*)
68
Cos,
p.
es.,
CAPITOLO V
19
ai
ai
Al 4-
5i -h
oppure a, A2 -H
62
^2 -^
C2 C2,
oppure
Al -\- a2A2 -^ a-^ A^, ecc. Perch tale definizione non sia contraddittoria in termini bisogna per dimostrare che, da qualunque linea si parta, si giunge sempre allo stesso valore (che, p. es., per il determinante (1) aiAi-^ hi Bi -f- Ci Ci ai Ai H- ^2 A2 4- a^ A^
===:
Ci
Ci
-4- C2
il
C2
-f- C3
C3
ecc.
...).
teorema si verifica tosto per i determinanti del ordine noi potremo dimostrarlo col metodo di induzione completa provando che, ammesso il teorema per i determinanti di ordine n 1, e quindi anche per i complementi algebrici (*) degli elementi di un determinante di ordine n, esso si dimostra valido anche per i determinanti di ordine n. E cos noi faremo. Per provare che, partendo da una linea qualunque, si giunge sempre allo stesso risultato, baster provare che, partendo da una riga qualsiasi (p. es. la /""'") si giunge allo stesso risultato, come partendo da una colonna qualsiasi (p. es. la 5'**"*'). E, poich il teorema stato ammesso per i determinanti di ordine >^ 1, noi, per calcolare i complementi di un elemento qualsiasi, potremo calcolarli partendo da una loro linea qualsiasi. Se noi sviluppiamo, come abbiamo detto, il determinante iniziale prima secondo gli elementi della riga r, poi secondo gli elementi della colonna s, troviamo due somme S, S' di n prodotti (di un elemento per il suo complemento) che hanno un addendo comune il prodotto dell'elemento e in cui si incrociano la riga r e la colonna s per il suo complemento C. Baster, provare che i risultati R, R' ottenuti sopprimendo dalle due somme S, S' questo addendo comune, risultano uguali. Ogni addendo di i^ il prodotto di un elemento a della riga r per il suo complemento A] questo complemento si pu, come abbiamo detto, calcolare partendo da una sua linea qualsiasi, p. es. da quella sua colonna, che in aveva il posto s esso uguale perci alla somma dei prodotti ottenuti moltiplicando ogni elemento h di questa sua colonna per il complemento di tale elemento l in A. Quindi si ottiene cos Si moltiplichi ogni elemento a della r^'* riga per ogni elemento b della s^"'^ colonna {distinti
Poich
2""
(*) Ci evidente se si tratta del complemento di un elemento di posto pari (il quale complemento precisamente un determinante di ordine n 1). Se invece si tratta di un elemento di posto dispari, tale complemento un determinante di ordine n 1 cambiato di segno ma tale cambiamento di segno si ha, per definizione,
69
complemento algebrico di b
si
sommino
i
risultati cos
R
Per
il
'
si
otterrebbe similmente
il
sommando
prodotti di ogni
= R\
di
a nel complemento
e. d. d.
B
un
di b.
minante
a)
il
valore di
deter-
il
;
prodotto
di
un suo elemento
e scelto
ad arbitrio per
il
suo complemento
algebrico
^)
i
un
di
prodotti ottenuti moltiplicando un elemento a posto sulla riga di e per il complemento algebrico
di h (o, ci
a nel complemento
di a).
che
lo stesso,
il
complemento
di
h nel com-
plemento
Un
lele, p.
due righe, restando per sempre in colonne ralmente non si parla pi di elemento di incrocio.
distinte.
20.
Propriet
di
un determinante.
colonne,
Se noi scambiamo ordinatamente le righe con le determinante D non muta (cio diventa un determinante D' uguale a D).
Teor.
I.
il
ai bi
Ci
(Per
es.
70
CAPITOLO V
20
Il teorema evidente per i determinanti di ordine 2. Ammesso il teorema per determinanti di ordine n 1, dimostriamolo per un determinante di ordine n > 2. Il teorema cos sar completamente provato col metodo di induzione completa. Scambiamo in D, p. es., le righe r'*''"* ed s*''^^ Consideriamo la f'''"' riga con t^r, t^s. Scambiando le righe di posto r ed 5, si scambiano due righe nei complementi algebrici degli
elementi di tale
f''^"'
minanti di ordine n
le per
riga,
che sono (a meno del segno) deteri quali vale per ipotesi il teorema.
f'"'"'
Basta ricordare
riga,
lo
perch
il
teorema
Se
Teor.
ma,
per
III.
resta immutato
n = D,
il
il
teorema precedente,
cio Z)
io
esso
cambia
segno.
Dunque
0.
i
Teor. IV. Se
moltiplico
uguale al determinante D' che si deduce dal dato, sostituendo le li, I2, I3 ordinatamente al posto degli elementi della linea considerata.
,
di
numero
Cos,
p.
es.,
se 1
D=
ai hi
a2 62
Ci C2
si
I
ha
p. es.
k A2
^2
^2 -H h C2
h k k
T)'
c-\
!
2,
1)2,
C2.
Ma
e
tale
la
prima
e. d. d.
seconda riga
Teor. vi. Se moltiplichiamo gli elementi di una linea del D per un numero K, il determinante resta moltiplicato per K (cio si muta in un determinante D' KD). Infatti i complementi algebrici degli elementi di quella linea
determinante
secondo gli elementi di tale linea si deduce pertanto subito il nostro teorema. Cor. oc) Se due linee parallele di un determinante sono proporzionali, il determinante nullo (perch, moltiplicando gli elementi di una di queste linee per un conveniente fattore, il determinante si muta in un determinante con due linee parallele uguali).
restano
invariati
;
dallo sviluppo di
D
da
sono ordinatamente
\i-\-
mi,
I2 -+-
m2,
I3
+
una
ni;{,
il
deter-
minante
uguale alla
le
somma
volta
le
li, I2,
un'altra volta
mi, m2,
ottenuto
Ci risulta subito dallo sviluppo del determinante partendo dalla linea considerata.
Teor. Vili. Se agli elementi ai, aggiungiamo gli elementi a,-, b,, Cj, moltiplicati per un mimer qualsiasi k
hi-\-khj,
al
bi,
d,
di
una
-+-
linea
di
una
linea parallela
(cio scriviamo ai
il
kaj,
determinante resta im), mutato (cio si muta in un determinante D' D). Infatti IJ (teor. VII) somma del determinante che ha come elementi della linea considerata le a, hi, e dell'altro che in tale linea ha gli elementi kaj^khj, Il primo lo stesso determinante!), il secondo ha proporzionali la riga degli elementi j, j, e a la riga degli elementi kaj,kbjj ed perci nullo (Cor. del teor. VI). Donde segue il teorema enunciato.
posto di
a,-, ,
di ordine n
ha \n
termiii.
Ci evidente per n ==^ 2] ammesso al solito vero per i determinanti d'ordine n 1, si noti che i complementi algebrici degli elementi di 1 termini. Per ottenere si hanno \n
di
una
linea di
1
D D per
h/
provato per induzione completa. (Si noti particolari qualcuno di tali termini pu essere nullo, due termini si possono elidere; se un elemento
Il
teorema
cos
72
CAPITOLO V
di di
20-21
somma somma
si
pu scomporre nella
seguenti ^proposizioni :
stessa linea sono nulli, determinante nullo. b) Se tutti gli elementi posti da una stessa banda della diagonale principale sono nulli, il determinante si riduce al termine principale,
e)
una
Un determinante
di ordiate n
eccettuato
es.
il
pu trasformare in premettendo una riga gli elementi delVuna o delValtra siano primo che sia uguale alVunit.
di ordine n si
-4-
1,
Cos,
p.
73
DiM. Il teorema evidente se k 0. In tal caso proprio il prodotto degli elementi della diagonale principale, che un termine del determinante {il termine principale). In ogni altro caso il determinante D' dedotto da con tali h trasposizioni vale ( ly^D (teor. II del 20); ogni termine di D' vale il corrispondente di moltiplicato per ( 1)^. Ora il prodotto da noi considerato il termine principale di D', e perci
un termine
di D'.
Dunque (
di
1)^'
un termine
di
D,
e. d. d.
eie-,
Teor. TV.
menti
scelti
I termini
dalle
le
un determinante D, clie hanno come fattori h prime h righe e colonne, hanno per somma il prodotto
tali
del
a'
il
minore complementare
trova un'immediata conseguenza della definiz. di determinante. di ?? elementi, termini , a meno del segno, il prodotto h elementi apparappartenenti a righe e colonne distinte del minore ^, per n tenenti a righe e colonne distinte di a'. Ora il prodotto p dei primi h elementi vale, a meno del segno, un termine T di A; e precisamente t ( l)'-^, se con h trasposizioni si portano gli h eleh elementi menti di p sulla diagonale principale di a. Il prodotto p' degli altri n ( l)^jp', se con vale, a meno del segno, un termine t' di a'; e precisamente t' I trasposizioni si portano tali n h elementi sulla diagonale principale di a'. tutti gli Allora evidentemente, facendo tutte le citate p 1 trasposizioni, n elementi considerati sono portati sulla diagonale principale di B. E perci 2?p' T={\y'-^^P. Poich ( 1)^t( 1)^t', sar T=rr', Cio i termini considerati sono tutti e soli i prodotti di un termine ^ di a per un termine -' di a'.
di questi
P=
e. d. d.
posti
r, jT^,
r^
,r^^
scritti
in
quella di posto
1,
poi
con
2, ecc. ecc.,
avremo
cos fatto r,
1
resti
la riga di posto r, andata al primo turbato l'ordine in cui si seguono le altre righe.
posto,
senza
che ne
In
r^
r'^'
al
h,
secondo
in
al
posto
tutto
-h h) trasposizioni avremo portato le nostre h righe ai primi posti senza cambiare n l'ordine in cui si succedono tali righe, n l'ordine in cui si succedono le altre n h. Altrettanto dicasi per h colonne di posti s^, s.^, s^
con
(r,
+ ^2 +
-}- r^)
(l 4- 2
-+-
+- h) 2 (1 -h 2 In tutto con (r, -h rg s,^) -f- r^) -h (s, -h s^ trasposizioni avremo portato sia le righe, che le colonne considerate ai primi h posti .senza che sia mutato n l'ordine in cui si seguono le linee considerate, n l'ordine in cui si seguono le linee residue. Poich ogni trasposizione di linee parallele cambia -\- h) nn numero pari, con le traspoil determinante di segno, e poich 2 (1 -h 2 -+un determinante D' { ly sizioni citate avremo dedotto dal determinante (r, -f- r^ -h .... r^) -+ (s, -+- Sa -+se e s^). E anzi da ogni termine di D' si deduce il corrispondente di D, moltiplicandolo per ( 1)^ Applicando a D' il teor. IV, avremo in conclusione
di un determinante D di ordine n, n righe e h colonne di D, e a' il minore formato con le residue formato con h n h righe e colonne, il prodotto di , di ^' e di ( 1)', dove e uguaglia la somma degli indici delle righe e delle colonne di ^, uguale alla somma di tutti e soli quei termini di a, che contengono come fattori h elementi di ^. II prodotto ( 1)^ A' si chiama complemento di a facile vedere che ( 1)' a il complemento di A'.
Teor. V. Se a
un qualsiasi minore
<
74
CAPITOLO V
Cos, per es., nel determinante
21-22
li
a 14
24 34 44
B=
la
21 33
somma
di tutti
due
^2223
uguaglia
di
1)'
A',
dove e
2-h3-4-2-h4 = ll
righe sono 2 e 4)
le
a sono 2
a'
e 3 e quelli
le
delle
il
H14
3134
ottenuto da
sopprimendovi
righe e
colonne che
contribuiscono a formare
i
a. Si ha poi che ( 1)'^ a' e ( 1)' a sono rispettivamente complementi algebrici di a e di a'. Se ne deduce che: Scelte h linee parallele di D, la somma dei prodotti ottenuti moltiplicando i minori di ordine h di D, formati con queste h righe, per i minori complementari, uguaglia D. prodotto di n elementi, h dei quali Basta ricordare che ogni termine di appartengono alle h linee considerate, ed anzi ad uno solo dei minori di ordine h formati con queste h linee. Cos, per esempio
ni2i3
22a3
4243
75
+ avdbn
^11&21"+-<^12&22+^13<^23
<^21^21
<^12&32
+ ^13&33
"+"
(1)
AB
<^21&11
agiii
+ ^^22^22
"+"
<^23&23
^31^21
+ ^32^22
+" ^33^23
Il determinante del secondo membro la somma dei 27 determinanti che si ottengono conservando in ciascuna colonna uno solo dei tre addendi: il primo, il secondo o il terzo. Se in due colonne conserviamo addendi di egual posto (in entrambe le colonne il primo addendo, o in entrambe il secondo, o in entrambe il terzo), il determinante cos ottenuto avr due colonne proporzionali e quindi (teor. VI, oc, 20, pag. 71) sar nullo. [Cos, p. es., conservando nelle prime due colonne il primo addendo, gli elementi di queste colonne si ottengono.moltiplicando a,,, 21 <^%\ rispettivamente per b,, e per b^,]. Dei 27 determinanti basta per ci tener conto dei soli sei differenti da zero, che si ottengono scegliendo in una colonna il primo addendo, in un'altra il secondo, nella residua il terzo. Consideriamo uno di questi sei
determinanti, p.
es.
12^12
76
Y) Consideriamo
CAPITOLO V
le
Q 22-23
due matrici:
Ciiz
Un
(I2I
(l\2
&11 ^21
&12
&13 ^23
^22 ^23
O22
Se
le
minanti, otteniamo
^11 ^11
determinante
di
secondo ordine
^13
Qj2z
-H
^1: &12
^13 ^13
hd hz
77
D
2
ar'(a2 ar'e^.
ai
ag (a2
11
ag
ai)
as (ag
cLi
ai)
^n
(a,
aO
ai)
ai)
ai)
a,,
a;r'(a-ai) <-'( aO
aj-'(a2
^2
ao(a2
a(a
a^
ai)
ai)
1
ai
a?
(a2
ai)
Ma,
=
ai)
(^2
ai)
(ag
2,
ai)
(a
aj
as
n3
n
a:
Ora, se
71
=
1,
si
trova che
D = aa ai;
calcolo di
servendosi della
di
il
un determinante
Vandermonde di ordine n
Se ^
3,
di ordine
si
al
calcolo di
un determinante analogo
trova che:
(a^
Se
n=
Z)
4,
.(a3
D= D
a^
{(x..2
aa)
(a^
(ag ai)
a2)
ai)
(cx.^
(a^
(ag
aj)
(x.^)-
(a^
aj).
a3).
Per n qualsiasi
uguale
al
prodotto delle
-n(n
1)
minuendo superi
oc)
Se noi innalziamo
quadrato
il
determinante
di
Vandermonde troviamo
JD'
=A
Sn-l
Su-f-1
S2U-2
dove con Sh ho indicato la somma delle h"'""^ potenze delle a (per li =1,2, ..., 2w 2). Questo determinante A si chiama il discriminante degli n numeri dati esso nullo soltanto se almeno due di questi numeri sono uguali tra di loro. Se le a sono le radici di una data equazione algebrica, le formole del 14 y, pag. 50, permettono di calcolare tale discriminante senza risolvere l'equazione, perch le su si possono cai;
78
CAPITOLO V
23
colare tosto, appena sono dati i coefficienti dell'equazione. Abbiamo cos un metodo per riconoscere quando due delle radici di una data equazione sono tra loro uguali.
,'5)
Il
tivamente
discriminante pu servire (almeno teoricamente) a calcolare approssimale radici reali di una equazione a coefficienti reali, che abbia radici
tutte distinte.
-\-
a,i-
rr
=
B
un numero
positivo
ogni sua radice (*) reale complessa. Noi diremo che abbiamo calcolato in prima approssimazione, anche che abbiamo separato le radici reali di tale equazione, se per ogni tale radice a sappiamo assegnare un intervallo dentro al quale sia contenuta la radice a e nessuna altra radice. Impareremo pi avanti come il metodo di Newton-Fourier permetta poi di ,ol,dedurre valori di oc approssimati a piacere. Se ^,,2, sono le radici reali a^) di tale equazione, (x) {x dove Q (x) un (^ ^>) Q i^), ,) (x prodotto di fattori di secondo grado sempre positivi per x reale. Cosicch, se f, ' sono due numeri tali che (:>) e P(-^) abbiano segni opposti, certo nell'intervallo (m, >) esiste un numero dispari di radici a, e quindi almeno una radice a. Se un numero positivo minore dei valori assoluti di tutte le differenze tra le radici reali combinate a due a due, allora, formando una progressione aritmetica indefinita in ambo i sensi, in cui la differenza tra due termini consecutivi sia eguale a codesto numero X, tra due termini consecutivi della progressione potr essere nessuna. E, per quanto si disse, sar facile assicurarsi compresa una sola radice no una radice, se tra due termini consecutivi della progressione sia compresa poich nel primo caso essi, sostituiti all'incognita x, faranno prendere al primo {x) dell'equazione segni opposti, nel secondo caso lo stesso segno (**). membro Evidentemente inutile protrarre la progressione indefinitamente: basta tener conto solo di quei termini della progressione che cadono nell'intervallo compreso e -hB. In ognuno degli intervallini, ai cui estremi (x) ha segni opposti, tra 0. Baster tener conto ditali e in essi soli, cade una e una sola radice di P(x) intervallini e trascurare gli altri perch sia risoluto il nostro problema di separare le radici della nostra equazione. Il nostro problema dunque ridotto alla determinazione del numero A. Si noti a.^ 2 B. a, a,^ -^ ol^ che, se oc,, ed a^ sono due radici qualunque,
A=
in-
(oc,
a.,y
(a,^
- a,Y
(oc,
(oc,
a.f
(in valore asso-
luogo
di tutti
fattori, eccettuato
:
ot^),
il
numero maggiore
luto) \2
si
avr
Al^loc, -aJ2(2J5)2^
(*) Ecco, p. es.,
^;
onde
K"^r|^
loc,
-2
|2J5i
''
A
\
la
massima
delle
a,
i
a^
i
a
I
Sar
P{x)\^\x\"
\x'f'A
\
I
a, ic"-i
-f-l
a,x'^-^\
-i- ...-{-
a,
\^
^]"~}
I
^i-M-
\x !-2-h
-h
x\-\-l\
\x
'"
Xj\
cio
\P{x)\^-^''
sar
I
'
l^'-^-^< + ^.
I
a;
I
Se
dunque
|x|^^ +
l,
allora
x sar 0. Quindi se x radice di P (x) 0, il suo modulo ad J. A-\-l. Per altri metodi, che permet1. Potremo dunque porre rinvio ai trattati di algebra. tono di assegnare un valore pi piccolo del numero (**) ^on porta che semplificazioni il caso che uno dei termini della progressione
\
P (x) >
inferiore
B=
una
radice.
79
0L,\^}/ \A\:{2B)
reali
secondo membro minore del modulo della differenza a^, che si possono scegliere ad arbitrio tra le radici Possiamo dunque assumere:
Il
oc,,
tra
le
due
radici
reali dell'equazione.
(:2B)
'
primo
interi
Oss. Supponiamo in particolare che i coefficienti dell'equazione siano interi, ed il a,j uguagli l'unit. Allora il discriminante, essendo un polinomio a coefficienti
,~,
0/0
,
do
interi,
sar un numero
Ci
intero, e quindi
certamente sar
V
(2^)'
ponga ^
1.
1,
si
=
+
L'equazione
y"
-+-
diventa
Oq
(- I
+ a, ( )
ossia
a, 2/"~
4-
O' a,)y''~'^
4- a-i a''-^ y
^"""-'t
a a]
= 0,
che
un'equazione a coefficienti interi col primo coefficiente uguale all'unit. E siamo ricondotti al caso precedente. Nei trattati di algebra complementare sono dati molti altri metodi per separare e per calcolare approssimativamente le radici di una equazione algebrica.
Esempi
1^
rette,
(**).
Se
ai, Pi, Yi
ed
2, ^2? T2?
sono
rispetto a
una terna
di
cos 9
=
1
ai a2
-f-
Pi P2
-H Ti
Quindi
^1
Pi
Ti
cos
1
2 p2 T2
cos
=
1
cos"^
sen^
0.
donde:
sen 9
= ytfl' = l/'(ip2-^a,)V(piT,-p2Tx)^+(Ti2-xr2)^
r
l'^2P2T2
(*)
Non pu
essere
A=r0
(**) I seguenti esempi sono importanti specialmente per ne fanno nei corsi di geometria analitica.
le
applicazioni
che
80
2^
CAPITOLO V
Siano
a,-,
di
23
direzione
:
p,-,
a due ortogonali
ai Pi Ti
(^
y^
coseni
di
tre rette
r,,
1, 2, 3).
Sar
81
che non
altre
altera
colonne moltiplicate ordinatamente per a,2, 13, per le stesse formolo del teor.
;
i^
cit.,
(il
avremo
-A -^12
--13
-A\i/
in^'
=
U
J.22 -^23
^2// A:;.
^32
-4.33
jOlu 2 -^^3
-Atid
poich la prima colonna tutta costituita di termini Dividendo per a,,(^F 0), otteniamo appunto A'
nulli,
essendo
= 0.
24.
m
n
Sistemi
di
equazioni lineari.
Teorema
Per sistema
si
preliminare.
(0,
di
come anche
natusia
dice,
lineari) ad
Xn, s'intende
ralmente un
della
sistema di
forma
ccxi
4- Px2 -^
^X'i -f-
-+- "kxn
=i?,
dati (a,
p,
,
dove
Il
le
a, p, y,
dell'equazione p termine noto). problema della risoluzione di queste equazioni consiste dunque nel cercare tutti gli speciali sistemi di yalori da darsi alle Xi^ X2, Xn, in modo che le m equazioni ne restino tutte soddisfatte simultaneamente. Indicando in generale con a^j il coefficiente della incognita Xj nella i''''' equazione e con a,- il termine noto, che sta al secondo
coefficienti
,
membro
delle
di
questa
stessa
equazione,
fra le
chiaro
che
il
sistema
la
m
:
I
equazioni
date
n incognite assumer
forma
seguente
aiiXi
t^21
r-.-]
^1
+
'
t^22
3^2
-+"
^ml^l
tali
^m2^2
'
^m,n 1^'n 1
"" (^m,nXn
^m
che
loro.
Due
si
dicono
equivalenti,
ogni
sistema di
valori delle x,
Due
sistema [l] equivalente ad un altro sistema che si deduce da [l] moltiplicando una delle date equazioni per un
Un
numero 6 G.
differente
da zero
82
CAPITOLO V
24
Un
da zero,
plicate
le
sistema [l]
moltiplicando
e
una
equivalente al sistema che se ne deduce delle sue equazioni per un numero differente
le
aggiungendo ad essa
lasciano invariate
Nell'algebra elementare
insegna
risolvere
un
tale
si-
stema, mostrando che, dato un sistema di pi equazioni in pi incognite, se ne pu generalmente dedurre uno con un minor
eliminando almeno una incognita. Nelle occupiamo in generale della eliminazione anche di pi incognite da un tale sistema di equazioni. Cominciamo dal considerare un sistema di n 1 equazioni in n incognite e, per fissare le idee, supponiamo >^ 3. Ragionamento e risultato valgono per in generale. Siano
numero
di
incognite
ci
righe
seguenti
'
an
^^21
.Ti
-+- ai2
X2 -h ai3
2;}
x-^
X'^^
/o\
/
'
xi -h a^2 Xi -h
xx
-4- a:52
-f-
a-ix
X2
-f- (iz:\X^
0^3
an
le
Xi
= = = =
a^
a2
a.^
a^
date equazioni.
Consideriamo
il
determinante
an
(3)
ai2
a22
ai-i
cc^
D=
Con Ar indicheremo
(r
aoi ^31
^23 ^33 43
^2 ^3
^4
^32
a^2
au
il
complemento algebrico
1
,
di
a,.
4).
Sar I) Per
=
la
^1
Al 4-
ol^
A2 -H
a3
^3 -H
^4 A^.
Supponiamo Ax
-p 0.
sistema equivalente
tre equazioni,
precedente osservazione il sistema (2) si muta in un se noi, pure lasciando immutate le prime
sostituiamo alla quarta l'equazione che
si
ottiene
moltiplicandola per ^4 ed aggiungendo le prime tre moltiplicate rispettivamente per Ai, A2, A-^. Vale a dire il sistema (2) si tras-
forma
in
un
sistema
e
tre equazioni,
alla
le
prime
(4)
-4-
A2
^i
+ a,
.40 -f-
a;5
^3 -h
a4 ^4.
83
secondo membro
il
di
membro
coefficiente della Xl
^n^i -{-21^2+
cio la
somma
della prima colonna di (3) per i complementi algebrici degli elementi della quarta colonna, ed quindi nullo. Altrettanto dicasi per X2 e per x-^. Dunque alla quarta equazione di [l] noi posil sistema si muta in un sistema siamo costituire la 7)
equivalente.
o, allora ancora vero che l'uguaglianza Se invece A, conseguenza delle equazioni date (4). Ma non in sempre vero che, sostituendo alla quarta delle (2) la tale 7) 0, il sistema sia mutato in un sistema equivalente. Dunque: Se sono date n -f- 1 equazioni lineari in n incognite^ conseguenza di tali equazioni V uguaglianza che si ottiene 'ponendo uguale a zero il determinante D formato coi coefficienti e coi
7)
= caso =
termini
'^noti
(cosicch, se
D 4= 0,
il
o,
si-
Ed anzi se il determinante formato coi prime n incognite nelle prime n equazioni diverso da zero, il dato sistema di equazioni si muta in un sistema equivalente, quando si lascino invariate le prime n equadi
come stema
si
suol dire,
ammette alcun
soluzioni).
delle
coefficienti
zioni,
e si sostituisca all'ultima la
D = o,
25.
dn
Chi
Regola
di
Leibniz-Cramer.
:
p.
es.
le
seguenti,
3.
x-i
Xi
^'i
-f-
(1)
X2 X2
ao- Xv,
= =
=^
oCi
0^2
CC^
;u
^"i
-+- a^-s X:
p.
es.,
nella
forma
0(i
-H -h -h
13 x^
22 X2 32 X2
23 Xz
33
^^3
= = =
anXi
^21 Xl a31 Xi
Se noi per un momento consideriamo Xi come noto, questo un sistema di tre equazioni nelle due incognite X2, x^. Per il risultato del 24 ne verr
:
ce,
==: 0.
84
Posto
CAPITOLO V
25
(2)
(III
^12 ^22
^32
CI21
^31
gli
xi =
di
0^2
ai2 ^22
^23
^33
^3
^32
E, se
brico di
A =4=0, e ar, in A
:
se
il
complemento
alge-
(3)
xi
= -r
1
85
algebrici,
i
coefficiente di ai in
ag sono
;
1,
mentre
coeffi-
cienti di a2,
Dunque
tutta
questa espressione
proprio uguale ad a^
e la prima delle (1) soddisfatta dalle (3). pu ripetere per le altre equazioni (1). Esaminando le (3) si vede che il nostro risultato si pu enunciare cos
Altrettanto
si
cognite
di n equazioni di primo grado ad n indeterminante dei coefficienti diverso da zero tutte precisamente ogni incole incognite risultano determinate, E gnita uguale alla frazione che ha per denominatore il determinante dei coefficienti e per numeratore il determinante che si ottiene sostituendo nel determinante dei coefficienti alla colonna dei coefficienti deirincognita stessa la colonna dei termini noti.
col
Dato un sistema
Cos, p.
es.,
il
9^-1-2?/ 4-3^
e
:
3
1
2
7
4
3
= 304.
:
9
Il
2 5 3
22
2 1
0-7 4
04
13
59
1-7
9
12
X
15
107
304
304
\y
304
Un
304
304
304
Siano Risolviamo
oc/,
le
a,
(1)
j?
4-
,3,
y
^
+
-+-
y,
a,
Va
0.
Il
2)
(2)
h
a indica
il
V2
f,
dove
numero
1,
il
numero
1.
86
CAPITOLO V
25-26
87
scelta
in
guisa
che l'intero
li
riceva
il
massimo valore
(massimo valore, che chiameremo la caratteristica del dato sistema di equazioni). Dire che h scelto in questo modo (cos da ricevere il massimo valore possibile) come dire che i determinanti di ordine k > h formati coi coefficienti di k incognite in k delle nostre equazioni sono tutti nulli (ammesso che di tali determinanti ce ne siano, cio che h <m, e che h < n), mentre almeno un minore di ordine h (che, come dicemmo, possiamo supporre sia il minore (3) ) differente da zero.
possibile
mh
In
virt
dei
risultati
equazioni (r
del
1,
24
...
,
alla
r'*'"""
delle
residue
/^ -f-
-4- 2,
n) possiamo sostituire la
21 22
Cl^h
^2
[2,/.
OCh-\-l
+ +
...
-+-
a2n ^n]
=
j
ahi
cihi
" cihh
...
^i
yau^uj^x
[r,
/.
X,j^\ -\'5:^/*
...
-f-
aun ^nj
ri ar2
arh ^r
1 -f-
+ r X,^
1/, 1,/i-f 1
Cloe
11 12
21 22
... l/i
. .
^1
^2
11 12 21 22
...
^27i
... 2/i
^2,
ft-f- 1
Xh+^
/i2 (^hh
.
^h
^r
11 12
21 ^22
^M
... 1/,
ft2
. . .
ahh
a,-},
^/i,
/i
4- 1
ari ar2
^rh
ri r2
r,
//-f-i
.* ^2ft ^2//
Xr
/il
;.2 ...
.
0.
/(/i
Aw
ri r2
afh
am
Xh-\-i,
,
In questa equazione
tutti
nulli,
Xk^2, -" ocn sono per quanto abbiamo detto poco sopra circa la carati
coefficienti
di
teristica h.
si
pu scrivere
12
22
.....
i/i
OCi
21
^2h
^2
(4)
^ftl
/i2
nzO {r=^h-hl,
(^hh
rft
/^-f- 2,
m).
^h
^r
66?
ri
r2
Se h
ferente
da zero
determinante
(3),
^Zi/-
88
equazioni dopo la
dotti
CAPITOLO V
h^^'*^
26-27
le
sostituire
mh
da
queste
h
Uno
(3)
ORLANDO con una riga di coefficienti di una di equazioni, e con una colonna dei corrispondenti
termiii noti.
questi
/?
da zero. In tal caso le (4) sono contraddittorie e quindi il dato sistema [l] non risolubile (non ammette alcun sistema
di risoluzioni).
2^)
tutti
nulli
allora
i
dato
di
sistema [l]
Xhj^i,Xnj^2',
valori
^n,
Cramer
di
valori di
di
=
?
un solo sistema
soluzioni,
lori
soluzioni di (l) e, se
h<n,
infiniti
sistemi
va^n-
Xhj^i^XhJr^^
27.
Se
cono,
nulli,
le
Sistemi
di
sono nulle,
le
si
di-
come
tutti
perch l'ultima colonna tutta formata di elementi nulli. E il nostro sistema dunque sempre risolubile: cosa, del resto, evidente a priori, perch ognuna delle sue equazioni soddisfatta, ponendo uguale a zero ognuna delle x- Se la caratteristica h del sistema proprio uguale al numero n delle incognite, allora, come sappiamo dal 26, il sistema di equazioni [l] ammette un unico sistema di soluzioni quello che si ottiene
:
uguagliando ogni incognita a zero. Quindi Un sistema di m equazioni lineari omogenee in n incognite ammette sempre un sistema di soluzioni, almeno quello formato
:
imponendo
il
valore zero
ad ogni
stema inferiore al numero n delle incognite, perch in tal caso h incognite a cui si possono dare valori si possono scegliere n arbitrari (restando poi univocamente determinati i valori delle residue h incognite). In particolare un sistema di n equazioni lineari omogenee nn incognite ammette uno e quindi infiniti sistemi di soluzioni non
tutte
nulle soltanto se
il
nullo.
89
per esempio
ari
OCi
(1)
-4- ar2
OL'2
-h
+ Urn ^ =
,n)
caratteristica
tutti
{r=l,2,
il
dato sistema
h
i
=:n
di
Il
determinante
sar
il
D
;
di
ordine
di
n formato con n
loro coefficienti
nullo
differente da zero
^11
(t21
seguente minore
^12
^22
. . .
ordine
^1, n
.
1
1
t^2
dn 1,1
(ln1,2
(ln
l,nl
che il complemento algebrico Ann <ii cinn nel determinante D. Noi sappiamo in tal caso che, scelto ad arbitrio il valore [i di ne risulteranno determinati i valori delle altre x.
Posto A ==
Il
(ricordo
il
valore dato ad
della
sar y^Ann, dove X una quantit arbitraria. Con questo valore x'n, restano fissati i valori di xi, X2, Xn-i, e senza
,
nessun calcolo
si
A An 2
A An, n 1
Infatti
se si
(2)
,^e8ima
^y.
A
-
')<
= ^^ni =
(^'
pone
n) (X
cost.
il
arbitraria) nella
suo primo
membro
-h arn ^nn), chc zcro se {Uri Ani-^ r2 ^n2 -fr #= n (pag. 70, 20, teor. V), ed pure nullo se r n, perch per r ^=^n esso diventa XZ), che nullo per ipotesi.
diventa
Le
(2)
la pi generale solu-
zione di (1).
Esempi.
lo
Se
A, A'
A" sono
f{x) = 0;
allora, se a rrp o, A' ==N 0, si
gix)
= 0;f{x)
il
g{x)=0,
delle
ha che
f{x)
2"
= 0,g{x) =
,
1 uniDimostrare direttamente che un polinomio P (x) di grado w vocamente determinato, quando se ne conoscano i valori P(a,), ^(2) r-P(^") che esso assume in n punti distinti a 2, an; e calcolare tale polinomio.
90
Posto
CAPITOLO V
27
P{x)~hoor"-'^+h^x"-'
sar
-h
-f b. -2
ic
+ ?>.-!
>
(1)
= bo 1 P (a^) ho al
P(ai)
-hh^a^
-4-
+
-f
?>
a, -+-?>_
b,,
_2ao
?>..-
(2)
P{an)=-hca'
Le
(2)
,
+?>, a
4-
1),,
_ 2 a^ H-
^"
costituiscono un sistema di n equazioni lineari nelle n incognite {x) ). Il determinante dei coefficienti di tali 1,-2, h, _ 1, (i coefficienti di ,;,_!,; il incognite il determinante di Vandermonde dei numeri a, a^ quale differente da zero, perch tali numeri sono distinti. Il teorema di Leibniz{x) sono univocamente determinati. Cramer ci assicura che le b e quindi anche
q, hi,
Ma
pi
di-
le (1), (2)
i,
come un sistema
di
w+
equazioni nelle
si
trae
X"
P{x) r'-i
P{a,)a:-'
a"..
=:0
p ();
,
;;
1
I
con
e,
si
ottiene
0P
4-
(a,)
Y{a,,
3,
,
an, x)
-f-
{a^ Fa,,
a.^,
a., x)
4,
( 1)" P {a,)
F(a,,
a^,
a. _i, x) 4-
1)'' -^'
(a?)
V{a
a^
a,)
donde
P{x)
P{a,){-1)"
V {ai, az,
^^^^"^
a,
?)
\,x
+^^^^^^-^>
Sopprimendo
in
tk;^;;:^::^)-^
(F(a.,a
,a)
al
ratore e al denominatore
ogni frazione del secondo membro i fattori comuni si ritrova la formola del 14 (pag. 49).
nume-
Esercizi.
1^ Calcolare
e
moltiplicare
fra
di
loro
due a due
determinanti
1 1 1
D,
2
3
12 3 4 12 3 D,= 12
1
D,
1111
3
2
10
3
12
4
2
12
3 4
15 16 7 10 1
1111 A== 12 3 4
3 5
7
91
di
il
teorema
pag. 80-81.
Ris.
Lo
precedenti
deter-
minanti anche con lo sviluppo secondo gli elementi di una qualche linea. Pi rapidamente si pu osservare che 0, perch la terza riga somma delle prime due: che D, 1, che perch !>_. si riduce al termine principale 1, perch, scambiando la seconda e la terza riga di D4, se ne deduce un determinante il cui sviluppo ridotto al suo termine
;
A= = = A
principale.
si pu semplificare, p. es., sottraendo seconda e la terza il determinante D-. si semplifica sottraendo dalla prima riga il doppio della seconda.
Il
determinante
D-t
dalla
prima riga
la
Calcolare
l
d
e
D=
Ime
l l l
m m m
n f r n g k
ri
g q
92
CAPITOLO V
27
trova
di righe,
si
= (x aY
3**
10 10 10
1
2a
3 a 4 a
{x
aY
{x
-\- 4: a).
0000a;-h4a
Risolvere
i
a
b
X X
-\-
-\-
^= a
-i-
2y-\- 3
2x-h3y-^4z=^c
il
2x-h3^-f
zb 5^=c
secondo sistema basta applicare la regola di primo si noti che il determinante del sistema a -\- b, nel qual nullo, che esso risolubile soltanto se c z^ tenendo poi conto caso si pu dare un valore arbitrario alla delle sole prime due equazioni.
il
4**
Discutere
seguenti
p,
sistemi di
l,
y, p^ q^ r,
m, n:
x-\-y-hz-ht=l
4 X -h y
-\-
Q z -^ a
4:Z -h
z
2x -i-Sy-h
X
-\-
t=
t
-h
2 3
4x-^5y-^6z-hat =
-hy-hz-ht^=0
y
l
X
C(.
-i-
X -h =
z
^(Z
2x-h 3y
-h 4:Z
^
-\-j-
5t
t
=
^=^
-i-
-H
^y py
4-Y
4- y^z
=n
m
aa:;-f-p2/
X
ccx
y
^'y
-+-
3^=1
(a 4- P
)
1^
-^r
^z
=2
+Y=
aX
p X -^ qy -h r
X
= = x-hmy H-w =
5
3x-h4y-h6z=3
Qx,-hSy-\-pz:=&
il
t,
y -h z
=1
=6
Risolvere
z,
seguente
sistema
equazioni
nelle
5 incognite x^ y,
v.
Ix -hay -hb z -h ct-\-dv=^0 Ix -hly 4-a <^4-^4-c^ Ix-hly-^lz -hat -hbv==^0 Ix-^ly -^ Iz -hit -{-av
= = lx-\-ly-\-lz-hlt-hlv =
0.
93
Ris.
Il
du
uguale
sar x^=^y =i= 0, ^^=^t^v=0. Se l{l =}= 4, perch difSe ? 0, la caratteristica di , ferente da zero il minore formato dalle prime 4 righe ed ultime 4 colonne. Si d allora alla x un valore arbitrario e si tien conto delle prime 4 equazioni, che, essendo l 0, risultano omogenee nelle non cosicch determinante nullo, y=.z^=^t^=^v^=^0. y, z,t,v d 3<* Se ^ r= a 0, alle x, y si possono dare valori arbitrari; e il nostro sistema si riduce al sistema:
2**
aY = a
a)*.
2"*
a pag. 91)
bz -^ ct-\- dv
bt-h
che
righ
si
e?;
= =
=^0
bv
e ultime
quattro colonne
d d ce a
e
94
CAPITOLO VI
28
CAPITOLO
VI.
FUNZIONI, LIMITI
28.
Intervalli,
intorn.
L'insieme dei numeri reali compresi tra due numeri dati a, h chiama intervallo finito e si indica con {a, b). Nella corrispondenza tra numeri e punti di una retta r tale intervallo ha per immagine un segmento finito. Dei due estremi a, h il minore si chiama estremo inferiore, o sinistro; il maggiore si chiama estremo a dicesi grandezza superiore o destro. Il valore assoluto \b ampiezza dell'intervallo. Gli estremi a, h si considerano, salvo avvertenza contraria, come appartenenti all'intervallo {a, h). L'insieme dei numeri non minori di un numero a si indica con (a, -!- 00 ) e si dice costituire Vintervallo infinito, che ha a oo come estremo destro o per estremo sinistro o inferiore e
si
si
come un modo
si
di
Il
talvolta (purch
avverta esplicitamente) escludere dall'inter00 ). Questo intervallo ha sulla retta r per immagine vallo (a, la semiretta (il raggio) posta a destra del punto a (cio del punto che ha per ascissa a). Osservazioni analoghe per i numeri non maggiori di a, che
( oo
tutti
a).
immagine
versa, cos
tutti
r.
Assai spesso diremo intervallo in 'luogo di segmento o vicecome diciamo punto invece che numero, o viceversa. Se e un punto deirintervallo (a, h), questo intervallo si
e.
dice intorno di
e ^=^ b
Se
),
cio se p. es.
> a, e quindi il segmento (a, b) cade a sinistra di e, si suol dire che (a, b) un intorno sinistro di e. Se e coincide invece con l'estremo sinistro di (a, b) si suol dire che (a, b)
un intorno destro
Gli
di
e.
), (
intervalli (a, -H oo
oo
si
sinistro o
destro di oo
FUNZIONI, LIMITI
95
29.
si
Funzioni; funzioni
di
funzioni.
a) Assai spesso avviene di dover considerare nei calcoli un simbolo (lettera), a cui nel ragionamento si danno valori distinti:
Un
tale simbolo
in
dir essere
il
una variabile:
lo
simboli,
si
conserviamo
essere
tutto
discorso
stesso
in
stesso
valore,
a cui diranno
una
costante.
Uno
ragionamento essere
variabile (*).
costante,
x, y,
es.
la
?/,
sia
determinata,
appena
dato
il
valore
per esempio: Se non varia la temperatura, il volume^, che occupa un grammo di ossigeno, completamente determinato dal valore x della pressione, a cui sottoposto 2^ La lunghezza y di una data sbarra di ferro completamente determinata dalla temperatura x (se si trascurano le variazioni dovute alla pressione, cui assoggettata la sbarra, se si opera a pressione o tensione costante) 3 Lo spazio y percorso nel vuoto da un grave che cade
della X.
Cos,
senza velocit iniziale in un certo luogo, completamente determinato dal numero x dei secondi impiegati nella caduta 4 L'area y di un poligono regolare inscritto in un dato cerchio perfettamente determinata dal numero r dei lati; 5 Il logaritmo decimale y di un numero positivo x determinato dal valore di x, ecc. Noi diciamo in questi casi che y funzione della x. Non per detto che la x possa ricevere valori arbitrari. Nel l*" esempio x non pu avere che valori positivi (perch non ha
;
esempio x non pu che ricevere valori interi maggiori S"" esempio la x non pu ricevere valori negativi, perch non esistono (nel campo dei numeri reali) i logaritmi decimali dei numeri negativi. L'insieme G dei valori della x, per cui esiste il corrispondente valore della ;y, si dir il campo di esistenza della funzione y.
nel
di
4''
nel
volume v, la pressione p, la temuna serie di esperienze, in cui non si faccia variare la temperatura, si considereranno p ^ v come variabili; e in una successiva serie di esperienze, in cui non facciamo variare v, considereremo t ^ p come variabili.
(*)
p. es.,
il
Se noi studiamo,
t
come variano
peratura
di
di
gas, allora in
96
CAPITOLO VI
29
y si dice funzione della variabile (reale) x per valori di x che appartengono a un certo insieme G (campo di esistenza della y) se ad ogni valore dato alla x
(reale)
i
neirinsieme
Se poi ^ e ^ sono due tali funzioni della x, definite nello stesso insieme G, allora y -\- i z si dir funzione complessa della variabile reale x definita nel campo G. Salvo avvertenza contraria, noi parleremo soltanto di funzioni reali.
hanno spessissimo funzioni definite analiticamente. Cos -^ n (m, n costanti arbitrarie) rappresenta una variabile y che ha un valore determinato, qualunque sia il valore dato allo x [cio il campo di esistenza della y formato da tutto serx. l'intervallo (^00,-1-00)]. Altrettanto avviene della y
P)
Si
p.
es.
=zmx
nell'intervallo (3,
?/
(reale)
definisce
(reale)
y della x
funzione
00
).
-f-
definisce
una
della
la
?/
definisce nessuna
funzione (reale) della x. Infatti, qualunque sia il valore dato x negativo, cos alla X, uno almeno dei binomii x 3, 2
che
non
esiste
(nel
campo
dei
numeri
reali)
la
sua
radice
quadrata.
Ij2
y =.
i
definisce
una funzione
differenti
della
nel
campo formato
da
tutti
valori della
da zero.
Per indicare che y una funzione della x si suole scrivere f(x). Se poi si considera x come un numero dato, lo stesso
il
simbolo indica
termini
si
in
il
altri
valore
cos
sen
il
valore
che
la
funzione ^en x
assume
per
n x= Y'
L'uguaglianza y^=zf(x) esprime dunque semplicemente che y
(*)
In sostanza dunque
l'idea di
funzione non
che l'idea
di
corrispondensa
tra due classi di numeri x,y (univoca in un senso), ossia coincide con l'idea di classe di coppie di numeri ix,y) tale che per ogni a; di 6r esista una e una sola
coppia che
lo
contenga.
FUNZIONI, LIMITI
97
una funzione di x, ossia che y per ciascun valore x a di :r (almeno compreso in un certo gruppo G) assume un valore determinato che si indicher con f{a). Si pu benissimo adoperare anche un'altra lettera diversa da f, scrivere p. es.
si
deve
parti-
funzioni distinte.
una
classe
estremamente
colare di funzioni y della x: quelle funzioni cio che conservano uno stesso valore (sono costanti), qualunque sia il valore dato
alla X.
Cos,
p. es.,
il
volume y
di
un prisma
la
di
data base ed
spigoli
del
base
(o,
come
si
dice
bile z,
Cosi
volume y
z,
di
un kg.
di
una
E
si
Cos, p. es.,
?/
possa senz'altro considerare la y come funzione della stessa x. log z una funzione della z] e, se sen rr, ?/
=
i
-s^
log sen
x una funzione
della x.
Ma
si
z definita
per
per ogni valore della x, la y definita soltanto valori positivi di z. E quindi la y, come funzione della x,
solo
definita
generale, se y f{x), 9 ix), potr darsi che la y si possa considerare come funzione /'[^(a:)] della a;. E una tal funzione
-2^
per
gli
angoli x dei
primi
due quadranti. In
il
corrispondente valore
cp (ce)
appartenga
al
campo ove
definita la f{z).
Una
p. es.,
non esisterebbe
negativo
,
la f\_^(z)\ \/
il
simbolo
le
x^
cp (a;)
sempre
di
x^
a?
significato
(nel
campo
dei
numeri
reali).
30.
Si
cio dare
di
X',
voglia rappresentare una data funzione f(:x)] si voglia un mezzo per studiare come varia f{x) al variare
senz'altro
per calcolare
valori
che
98
CAPITOLO VI
30
ormai famigliare al
lettore,
i metodi che possono metodo delle tavole numeriche, che ben conosce gli esempi delle
il
calcolo
= log
x^
= sen
x,
y=^
cos x,
y =^ log sen
x,
ecc.
Naturalmente si possono, almeno teoricamente, costruire numeriche per ogni funzione. La fisica ne porge numerosi esempi. Ricorder, p. es., le tavole che danno la densit y dell'acqua alle varie temperature x, la temperatura y di eboltabelle
lizione dell'acqua alle
Ma
talvolta
si
quali,
sebbene generalmente meno precisi, hanno il vantaggio di permettere di abbracciare con un solo colpo d'occhio l'andamento di una funzione y f{x), e talvolta persino di risolvere con rapidit questioni che analiticamente porterebbero a lunghi svi-
luppi
di
calcolo.
Ci
che
al
specialmente
utile,
se
il
campo
i
definita la y,
formato da
tutti
punti
con-
un
intervallo;
caso,
le
siderazioni seguenti.
Oy
= OA
si
ma
definita.
Si
di questi
pendicolari uguali in lunghezza e segno al valore della y corrispondente al valore OA della x. Otteniamo cos vari punti;
e
tanti pi ne otterremo,
il
(nei casi
comuni) tanto pi
vicini,
si
conquanto sar maggiore valori. siderano, e quanto meno distano l'uno dall'altro questi
dei valori della
numero
x che
tutti
va-
estremi delle perpendicolari innalzate si trovano su una curva, che diremo immagine della funzione f{x), e che la Geometria Analitica chiamerebbe la curva che ha per equazione
y=:f(x). Dobbiamo
l''
anzitutto fare
alcune osservazioni:
disegno resta molto facilitato se la carta millimetrata, perch cos pi facilmente si misurano i segmenti paralleli normali ad Ox (purch Ox sia una delle righe tracciate sulla
11
maggiore precisione,
in taluni
suoi studi
FUNZIONI, LIMITI
99
segmenti ne traccia soltanto un numero sufficientemente grande, congiungendo poi gli estremi con una linea possibilmente regolare. Questo sufficiente nei casi pi comuni. (La frase linea regolare non ha un preciso significato matematico, ma un ben chiaro significato intuitivo). 3** Talvolta per si usano speciali disposizioni pratiche, che permettono di ottenere senz'altro la nostra curva, o, come si suol anche dire, il nostro diagramma.
i
2"*
normali ad Ox,
cui
si
ha bisogno. Generalmente
se
Immaginiamo,
se
stesso, in
p. es.,
che
il
modo che
l'unit
es.
l')
;
la retta
Ox
strisci
su s stessa.
La
velo-
cit di tale
verso
di
sinistra
(p.
lunghezza
altre
(p.
il
es.
cm.)
nell'unit
punto posto a destra di su Ox, alla distanza di x cm. dal punto 0, sia dopo x minuti primi venuto proprio in 0. Il punto sia mobile sulla retta che la posizione iniziale di Oy, parta dal punto 0, percorra lo spazio f(x) in x minuti secondi (*), e porti una punta scrivente sul foglio di carta. La traccia lasciata da esso sar precisamente la y ^=.f{x). In pratica il foglio di carta avvolto su un cilindro (che un movimento d'orologeria fa rotare di velocit uniforme) e viene poi svolto su un piano la punta scrivente congiunta ad ilf da una m,olla premuta su tale cilindro. Se il punto mobile fosse, p. es., un punto invariabilmente congiunto all'estremit superiore di una colonna termometrica o barometrica, l'appain
tempo
parole,
neralmente a sinistra di
punti
della
retta
Ox
corrispondono a valori
i
negativi della x,
punti della
Oy
posti al di sotto di
a valori negativi della y. Dall'esame della curva y=:f(x) si possono dedurre molte propriet della f{x). Cos, per esempio, se noi ritorniamo al
punto mobile M, e alla figura qui sopra disegnata, noi vediamo tosto da essa che y cresce fino a che x assume un valore
(*)
Lo
M su
Oj/ evidentemente
una funzione
del
100
CAPITOLO VI
7
30
X =:oc
4
punto si allontana da per poi di nuovo avvicinarsi ad 0. Essendo, diremo cosi, pi ripida la curva per xy cc^ che per x < a, ne deduciamo che la velocit con cui ritorna verso maggiore di quella con cui se ne
il
era,
la
le
proponiamo di vedere in quali istanti la distanza uguale a 1, basta cercare i punti della nostra curva, cui distanza da ^ vale 1 si trovano facilmente i punti B, C, cui ascisse la nostra figura dimostra approssimativamente
Se
ci
p.
es.,
uguali
5 ^ 8
21
6
~^8
Quindi
1,
dopo
ecc.
circa
21 8
minuti
la
distanza
If vale
ecc.,
Anche solo queste prime e semplicissime applicazioni basteranno a dare un'idea di alcuni dei vantaggi che presenta il metodo grafico di rappresentare una funzione. E oramai negli studi pi svariati di fisica, di economia, ecc., si ricorre ad esso. Ricorder qui soltanto i cos utili orari grafici delle strade ferrate, che sono appunto costruiti per rappresentare il movisecondo i principii mento su una linea Ox di un treno sopra svolti.
fica
Voglio citare ancora un esempio di rappresentazione gra(*). Sia data dell'anidride carbonica che alla temperatura 0^
il
volume 0.9936.
Tenendo
costante la temperatura, la pressione y, misurata in atmosfere, a cui si assoggetta il gas, funzione del volume x occupato
dallo stesso gas.
si
ha precisamente l'equazione
di
Van Der
Waals
(,
di calcolare
il
corrispon-
In questa equazione sono contenute tutte le leggi di dipendenza della y dalla x. Ma queste diventano ben pi intuitive, se ricorriamo alla rappresentazione grafica. Calcolando per mezzo
(*)
libro di
Nernst
u.
Schnfliess: Emfiihrung
in die
FUNZIONI, LIMITI
101
di questa
della x^
102
3**
CAPITOLO VI
30-31
Rappresentare graficamente la legge di Boyle-Mariotte. (Se a; il volume d'un gas perfetto alla pressione y, costante; si supponga questa costante, p. es., uguale al). xy E dedurne come varia y al variare della x. (La curva imma-
Rappresentare la curva ?/ x'^. j/l RiSP. Si deve trovare un semicerchio. 5 Si rappresenti graficamente qualche fenomeno fisico, partendo o da una legge fisica o da tavole numeriche. Cos, p. es., si pu rappresentare come varia la intensit luminosa y al variare della distanza x dalla sorgente luminosa cost.), oppure come varia la densit y di un corpo, (y x'^ l'acqua, p. es., col variare della temperatura x, ecc.
=+
31.
ce)
Esempi preliminari
di
limiti.
un pendolo mobile attorno ad un punto 0; e ne sia OV la posizione di equilibrio stabile. Supponiamo che che la resistenza il pendolo si muova in un mezzo cos viscoso, del mezzo impedisca al pendolo OF di lisalire dopo che sia disceso in OV. L'angolo y che OP forma con OFva diminuendo,
Sia
e diminuisce indefinitamente fino a diventare tanto piccolo quanto
si vuole, e, quando diventato minore di un qualsiasi angolo , non cresce pi, ma resta minore di . Ora y una funzione del tempo x impiegato dal pendolo nel suo movimento. Quanto pi X aumenta, tanto pi piccolo y diventa e resta. Cio che esprimeremo dicendo, che y tende a zero, (ha per limite zero, diventa infinitesimo) se x cresce indefinitamente (per a:;= + oo)
OF
e scrivendo lim
P)
?/
0.
ad un punto 0; fissare le idee, Per e ne sia OF supponiamo che gli attriti, la resistenza del mezzo siano tali che, se il pendolo parte da una posizione OF che con OF fa un angolo a, esso, oscillando, giunga dall'altra parte di OV
Sia ancora
oscillante attorno
la posizione di equilibrio stabile.
OP un pendolo
fino alla
posizione
OV
fa angolo
Cosicch,
tenendo conto dei segni, possiamo dire che, se l'angolo y di OF con ha il valore a al principio di una oscillazione, il valore di y varia durante l'oscillazione e, partendo da ce, e passando
OF
oc
Naturalmente
poi
il
FUNZIONI, LIMITI
103
il
/
giunge
al valore
1
di
=
^
a
di
nuovo giungendo
al
valore
cos via.
se si prende il numero delle oscilcompiute dal pendolo abbastanza grande, si rendono piccoli a piacere i valori che pu poi assumere y: ci che esprimeremo scrivendo lim y ^= 0.
lazioni
Infatti,
se
piacere,
-,
sia n
cos
>
Per x
n sar
2""
>
-^~
2
<
s.
'
x> i l'angolo ?/ a fortiori minore di s. due precedenti esempi passa una certa differenza di comportamento. Mentre nel l"" la y varia al crescere della x sempre in un verso, e, senza mai essere nulla, finisce col divenE
quindi per
y) Tra
i
del secondo sempre in un verso il suo valore assoluto prima diminuisce fino ad annullarsi, poi aumenta di nuovo, 4;orna a diminuire, e cos via. I massimi valori che \y\ raggiunge in ogni oscillazione vanno diventando per sempre pi piccoli; cosich anche la y del secondo esempio, come la y del primo^ finisce da un certo momento in poi con
e
tare
restare
piccola
piacere,
la
quantit
Ma
__^
o) Se un punto si muove di ^^^^ uniforme su una retta OX, psii'tendo da 0, e movendosi p. es.
verso destra, la distanza y cresce sempre, anzi da un certo istante in poi diventa e resta
= OM
maggiore di una qualsiasi lunghezza L assegnata. Se, per es., misuriamo il tempo (in minuti, o in secondi, o ecc.) a partire dairistante iniziale del movimento, e se v la velocit (supposta
si
costante)
del
movimento,
dopo
x>
unit
di
tempo.
ha 0M^=^ y =^ x v> L. Ci che noi esprimeremo scrivendo 00 (quando x cresce indefinitamente), o anche senza lim ^
altro lim
co
Sia ora un punto che oscilli rapidamente intorno al precedente punto mobile M, e supponiamo che l'ampiezza di tali oscillazioni sia costantemente di 1 cm. La distanza y
= ON
104
CAPITOLO VI
31
muove
Ma
X
= ON vanno
ciononostante
i valori minimi che successivamente acquista crescendo sempre, vanno diventando grandi ad
arbitrio,
cosicch ad
un
certo istante
in poi
anche y
= ON
s)
Consideriamo la quantit y
=X
i
;
~~~'
della
nel
campo formato da
il
tutti
possibili
eccettuato
valore
a?
x=^3.
3, 1
mente
che,
e
?/=10; ?/=100; y =^
che la x
il
man mano
si
3,01
resta
piccolissimo,
ci
numero
X
grandissimo
3
(in
valore
assoluto)
Il
:=: oo
lettore costruisca
si
diagramma
fatti
qui enunciati.
?/,
il
lim
a;=3
si
sono
il
considerati
valori delle
x prossimi
al
valore 3, e non
valore 3,
per
il
Consideriamo infine un pendolo OF che oscilla senza smorzamento attorno al punto 0. L'angolo y di OF con la posizione OV di equilibrio stabile varier da un certo valore a fino a a, per poi tornare al valore a^ e cos via. In ogni
a, a). Ma y, dopo con ogni numero y scelto nell'intervallo ( essersi avvicinato al valore y, se ne allontana; e la misura di questo avvicinamento, pur raggiungendo ad ogni \y Y oscillazione addirittura il valore zero, continua pure a raga cosicch, pur divengiungere i valori [oc y y e
piccolo a piacere, non resta, da tando minore di un numero nessun istante in poi, minore di un tal numero . Noi diremo perci che lim y non esiste, o che y non tende ad alcun limite, quando il numero delle oscillazioni tende all'infinito.
FUNZIONI, LIMITI
105
32.
Limiti.
Cerchiamo di dare una definizione di limite, che corrisponda alla nozione intuitiva messa in evidenza dagli esempi
del 31.
certo
A) In generale campo G.
sia
y una funzione
della
definita
in
un
h {b
y ^=
se,
preso un nu-
piccolo a
la differenza
y he
di
s
pia-
se,
preso un nu-
piccolo
la differenza
y he midi
i
a pia
^ h\^s),
nore
{\
lori
per tutti
ina-
y
x
in
di
|
valore
assoluto
^
G
per tutti
va-
abbastanza grandi
in valore assoluto.
Per precisare
lenti
le
u
tale definizione,
frasi seguenti:
II
a)
numero x
differenza
piccola
abba.
a')
Il
numero x
abbastanza
grande
^')
in valore assoluto.
1
Il
"
La
x
in
numero
ca
abba-
abbastanza
assoluto
valore
un
(o
anche ad un
di
intorno
a).
abba-
stanza piccolo
Se poi vogliamo precisare il significato delle parole " abbastanza", " un certo ", che compaiono nelle frasi precedenti, e che possono avere un significato pi o meno ampio a seconda del problema trattato, possiamo dire
:
B)
La
differenza
x a
non
B')
Il
supera
assoluto
|
un
valore
assoluto
in
nu-
<a) (**).
mero m.
j
II
punto X appartiene ad
)
un
(
m)
del punto oo
se
io
(*)
La
definizione
e
non cambierebbe
". "
di
significato
dicessi
solamente:
un numero
(**) L'
arbitrario
abbastanza piccolo
.
acquista cos
il
significato preciso di
minore
di
in valore assoluto
106
CAPITOLO VI
le
32
si
definizioni precedenti
possono
=a
=x
{h
numeri
finiti)
se,
comunque
si
x appartiene a G, se a; a\ < a, i vax lori corrispondenti della y sono tali che la differenza y h non
tale che,
se
4= a, ed
numero finito) se, comunque si scelga un numero positivo piccolo a piacere, esiste un unmero m tale che, se x appartiene
a G, e se
|
a^
> m
|
,
|
valori
'
Ed
Si
infine
si
possono dare
lim
aifatto
completa
6
e precisa
finito),
y=^h
{a
infinito,
se,
preso
ad esiste un
arbitrio
un
numero
positivo
(piccolo
i
a piacere),
punti di questo intorno y di a, tale che in tutti intorno (il punto a escluso), che appartengono al campo G, valori, che differiscono ove la ^ definita, la y assume da h per non pi di , ossia che soddisfano alla
\y
h\^z.
tutti
i
valori
di
?/,
ma soltanto per quelli che corrispondono a punti di y. Si noti che y varia in generale, quando varia. Perch, se y non variasse, tale disuguaglianza varrebbe, qualunque fosse , per
tutti
y corrispondenti ai punti dell'intorno fisso y. essendo corrispondenti differenze \y & ognuna delle Perci arbitrario, sarebbe nulla. Pertanto minore di un numero > questi valori di y sarebbero tutti uguali a l. Cio esisterebbe un intorno y di a, in cui la y avrebbe sempre lo stesso valore h. Notiamo che porre la disuguaglianza
i
valori di
|,
\y-h\^z
(1)
6, l equivale a dire che entrambe le differenze y y sono differenze, algebricamente minori di . Infatti, quella di queste
?/
&
|
ed
quindi
per
ipotesi
non maggiore
di
che
perch
positivo.
Eicordo che
il
es.,
nel
punto
FUNZIONI, LIMITI
107
le
si
possono sostituire
se-
guenti due:
y
che
si
h^^
b~zj^e
(2)
possono scrivere
bB^y^b-hs.
La
(3)
(3)
e -h . y compreso tra b che la y assume per i citati valori di x formano dunque una classe di numeri, il cui limite inferiore l non inferiore a , e il cui limite superiore L non superiore a & 4- .
dice che
I valori
Osservazione
critica.
Questa ultima osservazione permette di presentare sotto nuova luce la definizione di limite, e di vederne le possibili generalizzazioni. E forse per qualche lettore la seguente trattazione potr apparire pi facile della precedente. Premettiamo una
osservazione.
Siano V,, 72 ^**6 intorni del punto a; e sia Vi una parte di /, (cio i punti appartengano a y.^). Tra i valori clie y assume per i valori di x (distinti da a che appartengano a G) appartenenti a V2 saranno compresi anche i valori assunti da y, quando x (sempre appartenendo (r ed essendo distinto da a) si muove
di
/,
entro 7, (e ci perch, per ipotesi, 7, interno a y^). Quindi evidentemente: I miti L,, 1, superiore e inferiore dei valori assunti da j quando x varia in
(colle solite restrizioni) e i limiti
liv,
analoghi L2, U relativi a y, soddisfano alle Lj^Li^lj^l, (*). Cio, mentre un intorno 7 di a impicciolisce, il limite superiore L dei valori corrispondenti di y non aumenta, il limite inferiore 1 non diminuisce, pure essendo sempre Dunque il limite inferiore v degli L, e il limite superiore degli 1 soddisfano alle a Nel nostro caso (il caso elementare) in cui lim y h, preso un 2 piccolo a
i^L
>
;,.
come abbiamo veduto, un intorno v di a per cui il limite superiore X su, l'inferiore l non minore di h ~s, per cui cio L l non pera 2 . In tale caso dunque la classe degli L contigua alla classe degli l: v cio A /. E questo numero / di separazione delle due classi coincide appunto col limite ) d y per x a. Potremmo dunque anche dire:
piacere, esiste,
non supera b
j per
x a
1;
tal
contigua caso il
numero
due classi. molto analoga a quella data per le aree e i volumi delle figure piane solide. Si capisce che dalle nostre ricerche elementari resta escluso Aj in cui secondo le attuali definizioni, non esiste il limite di il caso a; y per A e ^ sono nel caso generale i cosidetti massimo e minimo limite di y per x a. Si possono poi distinguere i limiti per x da quelli per x^=a
di
separatone
Questa definizione
A>
= a+
x= =
deve per ammettere che in ogni intorno di a esistano punti x appartenenti a G, ma distinti da a. Vale a dire, se ^ finito
Oss.
1*.
si
(*) Ci
una
il
Se
a,i 2?
dei precedenti,
teorema evidente: sono una parte am (con ^n sono dei numeri, e a a.,, massimo (minimo) dei primi non inferiore (superiore) al masfacile estensione del
m^n)
simo (minimo)
di questi ultimi.
108
si
CAPITOLO VI
32
deve per ogni numero o ammettere l'esistenza di punti a, differenti da a, in cni la. y definita e che soddisfano alla a|<o; se a=c3o^ si deve per ogni numero m ammet\x
tere
l'esistenza
di
(*).
numeri
x,
per cui
la
definita,
tali
che
X
I
>
p.
m,|
Cos,
es.,
del
lini
]/x
2,
perch
sl
campo
della X,
a 2.
^,
Ed
ad
p.
nell'intorno
(1
x,
H- o)
= non =i]"
"tt
esistono valori di
G.
valori
della
di
Oss. 2^ Se
cui
si
scelti^ tutti in
=a
y,
si
scrive
spesso
Si
a;
(se
finito)
oppure
a;
lim
y = -t--x.
(se
infinito).
scrive
lim
op-
= a-|-0
pure lim, se i valori considerati della x sono scelti in intorni =. OD destri del punto a. Le notazioni lim, lim sono per usate
a;
a;
c=a
a;
ce
anche in
tali
casi,
se
non
e
vi possibilit di
un equivoco.
e
a;
Si scrive
anche lim
;rn=a
es.,
lim,
xn=
a-\-
anzich
lim
X
=
lim.
\x
Cos,
p.
i
la
:=i
x -h
x,
il
~ il x
1
= a-4-0
definita
una funzione
per
lim
a;
tutti
valori
della
punto x
^=^ 1
eccettuato.
Ed
1
= 1-0*
==: 0.
Infatti,
se
un numero piccolo a
1
piacere,
per
S-
valori
della
dell'intorno
2
<
|
<
1
del
punto
In
y\z=i\y\:=:^\x -^
X
~"~"
j.
X
mile
si
< .
modo
prova che
(Si ricordi
lim
=
1
2.
<
\x
= =
1
j |
o^
x,
r^-"i|~
= le
i. per che
-1 1 x>
i^~
1
3".
_ X
l'I
;,
1^
1
j.
Oss.
essenziale notare
che,
pure esistendo
il
lim
//,
a la y non sia definita, od pu darsi benissimo che per x anche che vi abbia un valore affatto distinto da lim y, perch,
(*)
Questa propriet
si
punto
limite di
FUNZIONI, LimTI
per la stessa definizione, per calcolare
109
il
lim y
si
devono esaa:
minare
Oss.
valori che y
4''.
assume
punto
=
= =
a.
lim y =^h si legge Il limite di y per x a b per al limite o anche tende a; a, oppure y tende b, b b tende a zero, diventa infinitesima, oppure per a; a la y
Oss.
5'\
La
infinitesima.
Sar un
utile
esercizio
al
lettore
illustrare
le
precedenti
31.
il
Oss.
6^.
Supponiamo che
esista
lim ^
?,
che,
quando
X
e
e
^ a,
si
abbia
y> k
che
oppure
dei
y^k.
di
.
Dovranno
esistere
in particolare
l^y
valori
inferiore a k,
piacere.
sar l^k ma un numero Dovr dunque essere l ^ k. Cos pure, se per x -- a y <kj oppure y ^k,
;
piccolo a
^k.
Come si vede, le disuguaglianze precedenti relative alla y conservano attenuate (mi sia lecita la frase) per un limite di y. Dico attenuate, 'perch se, p. es., y>k, dalla ^ =: lim y posso non gi dedurre' che l > k, ma soltanto che l ^ k. Un fatto analogo ci gi noto (pag. 10) per i limiti superiore ed inferiore.
si
Oss.
7*.
Viceversa,
se, p. es.,
>
/
arbitrario
un intorno y
y ^
4-
Scelto ^
<k
si
di
tale
Z,
Un
risultato analogo
ottiene se
l>
k.
[oppure lim y > k] si deduce valori [oppure y>k] per della y: la quale per (si noti) valida non gi per tutti valori della y: ma soltanto per quei valori che la?/ riceve in un CONVENIENTE iutomo dol punto a. Invece dalla y<k [oppure y>k] si ricava soltanto lim [oppure lm?/^A:], se questi limiti esistono e sono finiti. Anche
<^
y<k
y^k
dalia
si
B) Converremo
scrivere lim
?/=^
se lim
x=a
Scelto ad arbitrio
a y
positivo,
di
e,
0.
un numero
posto k
=^
tutti
110
punti di
al
CAPITOLO VI
questo intorno
(il
32
campo
ove y
definita,
ossia
\y\'^k, cio
y^k
oppure ?/^
Possiamo dunque
dire:
la
I
lim y ^=^
x
00
=a
se, scelto
un intorno y
di a,
punti di
y, ove cio
la
da
a,
valga
^ k,
valga la :
y^k
oppure
la
k.
Se vale sempre in y la prima di queste ultime due disuguagliante, se cio y positiva in tutto un intorno di a, si dir che il limite di j -h co
Se vale in y la seconda, si dir che lim y
oo
Se in ogni intorno di a la y assume valori tanto positivi non tende n a -f- oo che negativi, essa, pur tendendo a oo co n a a -\- 0, Anche qui potremo distinguere il limite per x
il
limite per
x=a
0.
Dunque
allora
si
e
=a
oo
oppure b =~oo
di a tale che
in
definita,
corrispondenti
valori di y appartengono a
Il
lettore
p.
es.,
per X
=a
-i-
--H
veda come si modifica questa proposizione, se, oo o se si tratta del limite oppure 00 oppure per x ^= a
,
C) Come abbiamo visto in un esempio precedente, pu bene avvenire che lim y, lim y esistano entrambi, e siano diffeX = a
a;
= a-fO
renti
l'uno dall'altro; n ci pu
si
il
stupire,
perch per
il
primo
limite
e per
considerano
valori di
x posti a destra
seguente:
di a.
Teorema
stinti, p. es.,
di unicit.
per x
= a 4-
La
;
= a-4-0
FUNZIONI, LIMITI
111
a;
Supponiamo,
limiti finiti
li,
p.
es.,
che
la
y abbia per
-"= k.
= a 4-
due
k.
Io dico che h
Sia
destra di
destra di
= x=
x
e
u, in cui \y
^^
I
/i
< ~^
ed esiste un intorno P a
(X,
in cui
?/
^i^
^ ^^
al
punto (del
pili
solito
campo
Il
distinto
da
a),
che
appartiene
piccolo
di
entrambi
gli intorni.
valore
?/a,
ad entrambe
I
le
disuguaglianze \y^
^^
^ "o"
per
^^
k\<
di
s,
numeri
di
h,
minore
!
~
.
disteranno l'uno
meno
ossia
Il
k l<
Ci che
si
\li
?/.
/^
?/,
A:
-h.
rr= .
La
differenza
li
k,
s,
Un
utile
del precedente
teorema per
il
caso che
sia,
p. es.,
/i
= Hin
oo
33.
Se u
(.t),
limiti.
della
definite
uno
96) una funzione (complessa) della variabile (reale) x definita nel campo G. Se lini u (x^ =^ m, se lim v (x) w, si suol dire che
stesso insieme G, la
{x) -\(x) ( 29, a, pag.
iv
= =m
-f- i
n.
(1)
Poich, scelto un
un intorno
yi,
e un intorno Y2 di a, tale che nei punti di (il escluso) che appartengono a tali intorni, valgano le
punto a
\u(x)
m\^^
\v{x)
n\.^.
(2)
112
in
CAPITOLO VI
33-34
Yi e a Y2
varranno entrambe
le
(2).
(x)
\m-h 7i\\^
1
(3)
primo membro
\
di
(3)
non pu superare
V (x)
(x)
m\ +
>
|.
Viceversa,
se,
per ogni
tra
le
0,
esiste
quale valga la
stretta
(3), allora
vera la
di
(1).
analogia
definizioni
reale
complessa.
f
(x)
-f-
[v (x)
= m^
m
-f- n^,
cio:
il
-h iv {x)\ =^\
-]-
in\
(limite del
modulo
= modulo
si
del limite).
gli
Una
pu scrivere per
perch l'argomento di determinato. Se per u (x) -\- iv {x) una funzione complessa, il cui a ha per limite r, mentre l'argomento (0, per modulo per x uno degli argomenti) ha per limite 0, allora dire, meglio -}- t sen 0). Il {x) -h iv (x) ha per limite proprio r (cos
argomenti univocamente
(x), v (x)
ha per
limite 00
iv
]/ u' 4- v^
ha
ha per
-\-
-l-
^'
t;
ha
00
per limite.
tv
34.
Se
p
l''
negativo, oppure
intero.
1,
xyo.
|
Si osservi che
^^
se
^~
^
lo^io
,
- ossia
se
x appar-
logiolpl
tiene all'intorno
^^^\
(
,
\logio|i)|
lim
j>*
r,
ao
00 ) di
+
^^
| |
qo
Quindi
se
>
a;
-j-
FUNZIONI, LIMITI
^
.
113
r
lim
Sia
li?
<
I
1,
<
)
0. In tal caso
- >!,?/ =
.,
>
o,
7/ =1=
lim
00
3**
Sia
!j?|<l; :r>0;
e
sar,
posto q =^
^=
([
|
g
ossia
>
I
quindi
0.
lim
X =
-\-y.
r/*
=oo
donde
X
lim
o,
-j- j:
lim
p*
4**
Sia
\p\>
2**
l:
<0:
posto g
sar
<
quindi perii
5"
caso lim (/
oo,
donde lim
1
-^.=
lim ^"'^nO.
1
Per
a;).
/>
==
lim
j/
(perch j/
=
i
per ogni
valore di
6"
1
,
assume
:
valori
-4-
quindi
lim
^* non
esiste.
Altrettanto avviene se
\p\=^l,
j)
un numero com-
plesso.
35.
limiti.
Enuncieremo
reali.
le
funzioni
Tali
teoremi
evidente, anche
ben evidente che, se due quantit i^i, si avvicinano indefinitamente a (hanno per limite) due numeri finiti h, U, la loro somma,
?/..
la loro diiferenza,
il
loro prodotto e
?i
il
^2
"^ 0)
si
avvicinano indefinitamente a
caso
si
-4-
U,
k,
-j- (nell'ultimo
si
suppone L
=^-
0).
'enuncia
jn sono
e se, p. es.,
gruppo G,
1 finiti,
...
allora per x
=a
per x
-+-
0. la
somma
ji
...
-hjn
ha per
8
limite la
.wmma
li -f- lo -f-
114
CAPITOLO VI
35
si
Dimostreremo il teorema nel caso n 2 il caso generale tratta, o con metodo analogo, oppure col metodo di induzione
:
+
1
-4-
yj
{yi
:
-H
y-i
-+-
-\-
Vn-x) -H
Vu'
un numero arbitrario esister un intorno destro aj di a, < ed un intorno cl^ di a, in cui \y2 < tQ. ^1 ?2 a Se un intorno interno tanto ad ai che ad a2, allora in a valgono entrambe le precedenti disuguaglianze donde si deduce
Sia
7]
in cui \yi
"yj,
(^1
+ ^2)
(^1
+
t]
^2)
^b
+
?i
I
^2
^2
<
TQ
+ =2
-y]
Y).
Quindi, dato un
numero
piccolo a
piacere e
positivo,
di a,
se
ne deduce, posto
{y\
= -
in cui
2/2)
{^1
+"
^2)
minore
y]
in
valore
assoluto.
e. d. d.
a -h
^
I
a
I
-+1
&
I
del 4,
iZ
B,
pag.
cZeZ
13.
P)
Zmi^e
2.
'prodotto ji 72
limiti.
si
ms^e
ed uguale al prodotto
=
\
|
li I2
In
dei
Come sopra
dimostra che,
qualsiasi, esiste
le
|
y^
un intorno a
y],
|
?i
?/2
di
|
a,
y].
Z2
/i
-4-
y].
Si
avr
in
tale intorno:
Vi
(2/2
j
I
^2)
Zi
i
^
<
1
\y1y2
Yj
^1
=
li\
j
Y)
^2!
Yj
?i
Zs
'yj
|.
Sia ora un
Y]
numero
y]
tale che
,.
.
y]
<
1.
.
4-
r
/i
I
-fI
TTT?
I
esister
un
intorno
di
a, in cui:
/a
I
1,^/1^2 ?i?2M>l!Ui|4-|Z2kYlj<
ossia:
1^1 2/2
^_^|^^^|_^|^^|
iUl|
+ U2|4-l!^
e. d. d.
Zi/2|<s-.
Y) Se lim yi^=li e se k
zero,
esiste
un numero
\yi
finito
diverso
da
un intorno a
di a,
in cui
h
,
e quindi
. .
FUNZIONI, LIMITI
115
yx\>
yi
=i=
0.
il
co
Teorema. Se lim x= a
nullo, allora lim .c=.aji
ji
=
.
li,
se
li
un numero
oo
finito
non
0.
= -
11
^e
invece
li
allora lim
=
yi
Se ji
(distinti
differente
di a
da
a) e se lim ji
a;
0,
allora lim
= o
=
jl
oo
=o
Se
?i
00
lim
yi
sia
e viceversa ( 32,
poniamo che
II
=F
un numero
finito.
Se
un numero piccolo
|
a,
in
cui
^i
?i
<
Se Y un intorno comune a ^ e all'intorno a, di cui parla la precedente osservazione, in tale intorno y sar:
1^1
>
donde
116
CAPITOLO VI
Oss. Esistano ancora per
-^
Vi
il
ni
35
limiti
x =^ a
delle
yi,
y-,.
Se
Km
?/o
00
lim ^1
-;-
00
allora
ha per
limite oo
Se lim
?/2
=p 0, lim
i/i
0, e se
rapporto
^-
ha significato,
allora
lim
^^ i=
oo
Se lim
:^i
00
lim
t/o -i-
oo
=0.
noi
Se dunque esistono
trovare
il
limiti
y^
di
?/i,
sappiamo
^
yy
in tutti
casi,
esclusi quelli
tendano a zero, o che entrambe tendano all'infinito. Questi casi particolari saranno da noi studiati pi tardi per altra via. naturalmente inteso [nel caso che il lim ?/i
?/i,
?/j
che entrambe
si
ih
punti di un intorno
h)
cl
(il
punto a escluso)
;
sia y^
(*).
Sia y
fi^)^
=?
(^)
sia lim ^
lim
=
,
e.
La
?/
possa considerare come funzione /'[cp {x) ] della x in un e. torno di a, intuitivo che sar anche lim ;/
si
in-
in
cui la z
Se per in ogni intorno del punto a esistono punti x a, assume il valore , bisogna in pi ammettere che
Infatti, preso
un numero
2/
=
1
e, si
un numero
'>
/>
<
7/
^ /> I< ^? si deduce che esiste un numero ^ tale che, se ic ^ - a e se a; ^ se ^; =#= ^. La disuguaglianza Sar quindi anche, per quanto trovammo, y c\ s vale per anche se ^ e per il valore considerato della x, perch per 2/ ipotesi in tal caso y piccolo a piacere, c. Dunque, dato un numero f(b) esiste un numero ^ tale che par a <^ ^ |;?/ x c!<;. Donde, per defie. d. d. nizione di limite, hm y e.
-.
1
<
=
il
=
\
<
^=h
In
modo
simile
si
tratta
caso che e
co
oppure b
co
ecc.
FUNZIONI, LIMITI
117
36.
a) Sia
intervallo.
Funzioni
continue.
della r definita in
un certo
Hanno
si sogliono chiamare continue, perch variano con continuit al variare della x, cosicch se la x varia di pochissimo, anche la y varia di pochissimo. Prima di dare una definizione precisa di tali funzioni, osserviamo che la fisica ci d esempio non soltanto di funzioni continue, ma anche di fun-
non continue (discontinue). p. es., data una certa quantit di ghiaccio alla tempe10^. Noi indicheremo con y la minima quantit di ratura di calore necessaria per elevare la temperatura del ghiaccio da 10 a X gradi. La y sar una quantit definita per tutti i
zioni
Sia,
x,
valori
di
che
corrispondono
temperature
di
sperimental-
cio x (positiva per negativa per x < 10, nulla per ./ 10). Consideriamo la ?/ come funzione della x nell'intervallo ( 10,0). In questo intervallo la ^ continua, perch varia con continuit al variare continuo di x, in quanto che per piccolissimi
x>
10,
una funzione
innalzamenti di temperatura occorrono piccolissime quantit di calore. Anzi, se noi ricorriamo ad una rappresentazione grafica,
la
curva immagine
come insegna
y
in
la
fisica,
prossimamente
(fig.
MG
(**)
10).
Ma
consideriamo
sl
tutto l'intervallo
10, -h 2).
si
Ricordiamo che, se
som-
_
Fig. 10.
un po' aumento
il
di di
tempo non
Quando questo
a salire
temperatura ricomincia
nostra funzione
?/
100>^>0
la
Restano cosi escluse dalle seguenti considerazioni le funzioni definite in un 6r di punti, che non sia un intervallo. (**) Avverto che la figura rappresenta soltanto qualitativamente, e non quantitativamente, il fenomeno fisico.
(*)
gruppo
118
CAPITOLO VI
36
rappresentata sensibilmente da un altro segmento Z) TV', che non per il prolungamento d MC.
rappresenta il salto, la discontinuit che ed ha per misura proprio la misura della quantit di calore che la liquefazione del ghiaccio ha assorbito. Come si vede, per far variare di pochissimo la temperatura, si richiede generalmente pochissimo calore ma, se si tratta invece s alla temperatura di passare da una temperatura negativa di positiva di -h , dove e un numero positivo, la quantit di calore necessaria non piccolissima, anche se piccolissimo, ed sempre maggiore della quantit di calore necessaria alla
Il
segmento
a;
ha
la
y per
CD
0,
In altre parole,
dal segmento
il
valore di y per
i
a;
rappresentato
OC, mentre
valori di
piccolo,
y nei punti
C, ma sono rappresentati da segmenti che diffemisura di riscono da 00 per non meno che CD, cosicch il lim y per (cio quando x tende a zero venendo da destra) -f0. uguale ad OD, e non al valore OC, che y ha nel punto x Perci si dice che la ?/ discontinua nel punto x=^0. Si pone anzi la seguente definizione generale: Sia y f (x) una funzione definita in un intervallo (a, b). f (e) Sia e un punto interno a questo intervallo. Se lim f (x)
:2;
a;
= c-|-0
f (e)
continua nel
Se e coincide con V estremo sinistro (destro) di (a, b) la f (e) funzione f (x) si dir continua in e, se lim f (x)
[se
a;
=
c
lim f(x)
f(c)].
In
tal
caso
[del
infatti
non avrebbe
perch
signi-
ficato
parlare del
a;
=c
f (x)
lim
f (x)
lim
xt=c-|-0
e.
f (x)]
f (x)
non
definita
a sinistra (a destra) di
ce
La
/t
formola lim
e
f (e)
si
pu anche
scrivere
nella
forma lim =
interno
f (e -4- h)
f (e).
es.,
Affinch dunque f{x) sia continua, p. air intervallo {a, b), i due limiti
in
un punto
lim f(x),
lim f{x)
devono esistere entrambi ed essere uguali ad f{c). Nell'es. precedente il lim y esisteva, ma non era uguale al valore di y
per X
= 04In
0.
altri casi di
continue).
FUNZIONI, LIMITI
119
o
mancano
e due.
limiti
precedenti,
mancano
punto
e
tutti
continua
in
ogni
del-
Una
per
a;
funzione
a,
dice continua nell'intervallo (a, b). complessa u {x) -\-i v {x) si dir continua se n (x), v (x) sono continue per x ^= a.
Dalla definizione stessa e dai teoremi del 35 segue che: La somma ed il prodotto di piit funzioni continue in un punto e [o nell'intervallo (a, b)] sono continui nello stesso punto
P)
Se f
(x),
9
-r-r-
e,
(e) H- 0,
allora
il
rapporto
f(x)
esiste in
e.
un intorno
di questo
punto ed
con-
tinuo per X
La funzione sen x continua dappertutto. Basta far vedere che lim sen {x -hh) sen x, ossia che
lim [sen (x -h
/^)
sen
sen
x]
0.
sen x\ = 2
I
\
ycos
unita e
y.t
-^r-^\.\h\,
perche
cos
\
Quindi, se
l'intorno
(
+
2i
non pu superare
sen
'
h^ ir 2i
\
Hr
si
'
h)
un numero
s)
positivo piccolo a
sen (x
I
-{-
sen x\ <^.
funzione
a""
del punto
piacere,
in
tutto
0,
ossia
per
\h\ <^,
ha
2^
La
(a
>
0) continua.
3^
La
funzione
\ogax(a>0)
y
continua.
La
funzione
= tang x
a?
continua per x #=
ili
cui
ti).
seconda
= -
tu
(a
meno
di multipli di 2
Y) Talvolta avviene che una funzione continua in tutti i punti di un intervallo, eccetto che in uno o pi punti, in cui
la funzione
i
pu anche non essere definita. Tali punti punti singolari della funzione in tale intervallo.
si
diranno
120
Cosi,
p. es., la
CAPITOLO VI
funzione y
./
36
=a
00,
a, dove essa non definita. Il punto punto singolare di questa funzione nell'intervallo H-Qo). In questo caso per esiste il lini y e si ha
il
= X a
continua dappertutto,
lim y
=:
co
''^"'
.
Ogni qualvolta una funzione continua fix) ha il punto x oo noi diremo che x come punto singolare, ed lim f{x)
=a =a
un punto
d'infinito di f{j), o anche che f{x) ivi diventa infinita. meno di esplicita dichiarazione in contrario, noi, quando
parleremo di funzioni continue in un intervallo, escluderemo sempre che posseggano punti singolari in tale intervallo.
S)
Sia y
f{z),
e
^=9 (x) e
si
sia lim
x
=a
cp (,r)
h.
Sia la y con-
tinua per
^=6;
X
-^
= f{bl = f[\m^ix)] =
a
ossia che
il
simbolo
f di
funzione continua
si pii
permutare
col simbolo
lim
?/
di limite. Infatti, poich f{z) continua per z ^=^b, lim f{,z) f{b). E quindi ( 35, 5, pag. 116) anche
lim
X
=a =
:=z
lim
X
/'[cp
=a
{x)]
=
=a
f{b),
se
e.
d. d.
Cos,
finito
p.
es.,
= log
[lim
x
f{x)\
il
lim f{j)
a;
=a
ma
incompletamente:
Il limite
del
b finito
=a
lim
X
/i/*^>
h' (supposto
>
0).
b,
Se lim f{x)
X
=a
=o
si
= sen
ecc.
si
(a,
=9
(y).
b),
p]SEMPI.
1"*
Si
dimostri che
oF continua,
continua.
?/
= =
a;''
(e ==: cost.,
a:',
dove y
x>
{x'')
0) continua.
log^
==
e log x.
Poich
/'(a;)
=^
e Ioga
:r
FUNZIONI, LIMITI
121
Questo teorema, se a; < 0, e e , p. es.. un intero posiancora vero; lo si dimostra osservando che x"" il prodotto di e funzioni tutte uguali a a: e quindi continue.
Oss.
tivo,
2*
della X,
La
37.
a)
Un
limite fondamentale.
ben evidente che, se due punti .4i, A2 si avvicinano indefinitamenle nello stesso tempo ad uno stesso punto L, un punto A, il quale sia sempre compreso nell'intervallo Ai A.>, dovr pure tendere ad L. Questa osservazione rende intuitivo il Teor. Se y, ji, y_. sono tre fiindoni reali della x definite in tino stesso gruppo G, se per ogni valore di x in G la j compresa tra ji ed y-i {ji^j ^ y.. oppure yi y ^ yo), e se lim ji lim j2j anche lim y lim ji lim y2.
Supponiamo,
p.
si
es.,
lim yi
-=
= lim = A = numero
y.,
finito.
X'=a
piccolo dimostra che, dato un numero a a piacere, esiste un intorno di a, in cui valgono entrambe le J < , \y2 A\ < . Poich y compreso tra yi yi ed yo, sar in a anche \y ^4 < . Ne segue quindi che, dato piccolo a piacere, esiste un intorno a di a, in cui vale
al
Come
\
35
>0
la
\y
Il
<
lettore
trover
il
un
utile
x4
dimostrazione per
P)
caso
esercizio,
00
completando questa
Per una retta interpretazione di questa formola si ricordi che l'angolo x deve essere misurato in radianti. Lo studente far bene a rendersi intuitiva detta formola costruendo un
diagramma
Noi
di
ci
della curva y
detta funzione
accontenteremo di scrivere varii valori approssimati ci che baster a rendere sensibile il fatto
:
che,
quanto pi x
1.
si
sen X =
si
avvicina ad
122
CAPITOLO VI
37
Per .
= I-
= 1 = ^^^ = 0,63662...
Per
..
Per x
'
= ^, y 0,99995... oO
J
Per x
Se
= -^^^, y = 0,99999....
z
con
indichiamo
:
la
e
di
x
.r
radianti,
sar
= 180
ir
;
sen - lim = n
,.
^jrc^^
180
perch,
se
3,14159...^180
in
'
La misura
nuamente
costante
nelle
radianti
gli
appunto per
in gradi,
ci
fondamentale,
conti-
misurassimo
angoli
dovremmo
--
La
Per
compie facilmente.
pag.
19).
0<:r<
sen
a:;
<
a;
< tg
a;
(
si
5,
B,
ha
i<-^< os x sen X
'
l,
1.
Poich la funprecedente
zione
^=1
ha pure
per
teorema
dimostra che
hm
ce
sen X
,.
1 z=z
hm
x
seno;
=o
(*)
Questo numero
la
di
surasse
invece l'angolo in
valore
di
2^ =.0,01570
123
E
cambia
sen:z'
il il
.
limite
segno di
.
non muta, supponendo x negativo perch, se si x, anche sen x cambia di segno, e quindi
;
.
rimane invariato.
X
1
POS
^
.
Si ha,
posto
a;
x=0
1
'
X
a;
=2
v,
cos
X
Per
a;
2y
y,
y
?/
=
^
0, ossia
sen V
0, lim
Quindi lim
~ ^^i^ =
0.
38.
a) Se
Un
si
altro
limite fondamentale.
un punto
retta sempre
nello
^
l*"
AL
A
finisce
Il
punto
con
l'allontanarsi indefinitamente
a destra.
Oppure
2"*
il
punto
avvicinandosi ad esso indefinitamente. Cos, p. es., se il punto A ha una velocit costante, si presenter evidentemente il primo
caso.
Se invece
,
cm.
nello
n^"''^''
minuto cm.
_i
esso dopo
cm.
11 O-i-i(
H-
4- -+-
-f-
-f-
^ 1= = -5^.)
1
^=2 -^
9**
I-i-
di
di
(
non sar perci mai riuscito ad allontanarsi al punto L, che ha una distanza di cm. 2 dal punto partenza, pure diventando (al crescere di w) la distanza
Il
punto
l di quel
AL
che
-;^:ri )
piccola a piacere.
124
'
CAPITOLO VI
38
il
Si dice che una funzione reale y =^ f{x) crescente, se essa cresce al crescere della x, o pi precisamente, se, indicati
due punti qualsiasi del gruppo G ove definita tali che xi> Xo, si ha /'fe) > /*fe).
con
Xi,
x->
la
(x)
La y si dice decrescente, se invece dalla Xi > X2 segue (come, f{xi)<f(x-^, ossia se la y decresce al crescere della inversamente ad se proporzionale a; avviene es., > 0). p. y La y=zf{x) si dice non crescente, oppure non decrescente, se dalla Ti^a:. segue f{x^)^f{x^^, oppure f{xi)^f{xi). non decrescente in un Se una funzione non crescente, dato gruppo G di punti, si dice che la funzione varia sempre nello stesso verso (senso) nel gruppo G.
a:;
Teor. Se f (x) una funzione definita nel gruppo G, che varia sempre nello stesso verso e se in ogni intorno (p. es. sinistro) del punto X a esistono punti di G distinti da a, esiste il lim f (x). X t= a Supponiamo per fissar le idee che f{x) non sia decrescente a sinistra del punto a, e che si voglia dimostrare l'esistenza del lim f(x). Noi dimostreremo che tale limite precisamente
=a
il
limite superiore
i
assume
valori
L di G
dei valori
che
f (x)
assume,
quando x
pili piccoli (a
:
sinistra) di a.
V L
finito.
sia
minore di un b prefissato. Tra i citati valori di y ne esister almeno uno (p. es. quello f{c) assunto da y nel punto x ^=^ e <a) che uguale ad L fino alla n****^'* decimale (e ci per la stessa definizione di limite superiore). I valori che y assume nei punti di G dell'intervallo (e, a) non possono n superare il limite superiore L, n essere inferiori a f(c) (perch y per ipotesi funzione non decrescente). Dunque tali valori (compresi tra f{c) ed L) dovranno pure
coincidere con
dell'intervallo
(e,
a) vale la:
|/-(x)-LM^<3.
Per definizione
di limite
dunque
lim f{x)
= L.
FUNZIONI, LIMITI
125
T L
zione
infinito.
meno importante,
lo
si
-T f{x)
si
osservi che, se
un numero
arbitrario, esiste
(e,
un punto
a;
=
00
In tutto rintervallo
a) sar dunque
< a,
ove
a;
=o
lim f(x)
= H-
Cos,
in
p.
es.,
C
qo
di
n,
che ha per
proprio l'area di C.
fondamentale.
Applicheremo questo teorema allo studio di un limite Dalla formola del binomio si trae che, se m
:
^ m/
_n
1-hl-h-^--tdonde,
m/
\ r
m/
h...-+
m/
m/
osservando che i numeratori degli addendi terzo, quarto, ecc., non superano l'unit, e che i denominatori sono 2.3 > 2.2 2\ \_4> 2', ecc., si trae che 1^ =2, |_3^
per
m>
i2<k^m-^
cresce
il
1)
al
termine
crescere
del
terzo
della
m/
di pi
numero
e perci, per
il
pre-
m=
oo
a un limite
e>
e,
poich
^+~ +
^ ^
dell'ipotesi
= l-
L = ao. <
1..
126
/ m>l) 2<(1H
colare
si
CAPITOLO VI
\'''
38
<3,
sar pure 2
finito
"'
<e^3
donde in partiIo
trae che e
un numero
1
positivo.
dico
che
m
n
V
non
intero.
Infatti,
se
compreso tra
gli
interi n,
-\- 1,
n -h
il
'
m/
n/
E, poich
limite del
primo
e terzo
membro sono
rispet-
tivamente
+
e
lim ( 1
-f-
lini
1+
lim im (l
-4-
+ \" ) = lim
^
(l -h
)
a
lim
(l
-f-
W
(
1
e.
=
)
e,
e,
anche
( 37,
p.
121)
il
lim
IH
w=.oo\
e, m/
lim
1),
1 -I-
e.
posto
m=
(^ -h
(-^)=(-."t)""=(.4t)-'="()=(-I)'(-I)
E
lim
perci
:
m = -aA
(1 +
m/
)=
it
lim (I-+-7)
lim
jfc
= -|-^\
A:/
1 \"'
(l + -) = 4.-xA k/
e.
l=e.
c.d.d.
y) Dalla lim
IH,
(1 H
\
III
)=
e,
positivo
00
negativo, razionale
irrazionale,
trae
(*),
supposto
a>
0^
lim
m
,
Ioga
lo
(IH
gjl
X
Ioga
e,
ossia,
posto
= X
1
lim
a;
+ x) _^_ ioga
e.
(*)
log,,
a;
> 0.
FUNZIONI, LIMITI
127
Se deduce
lim
a;
si
pone log
(1
-h x)
=
x
2;,
quindi
x =^
a"
1,
se
ne
= oa
Ioga
e,
donde lim
=
^
:
log^ a.
()
Ioga 6
Se esponiamo a
si
trova
lij^
a;
prima
lim
=.0
X
di
=
queste
,
lim
x
X
si
=
vede
Dalla
diventi
il
formole
si
quanto
il
semplice
e
appena
assuma
numero
come
senta
base di un sistema di logaritmi. Poich questo limite si precontinuamente nel calcolo, noi adotteremo d'ora in poi
numero
si
come
diranno
Per uno
studio
si
vegga
l'esempio terzo.
Esempi.
(X y=
1
-H
-^
m/
e"".
Ris. Posto
^= X
yn
n,
si
noti che
2 Se
l'interesse al
il
capitale),
Ma
dopo
se
il
il
e
il
(1
-H
r).
capitale
l"*
semestre diventato
c(l^- ;ese
il
tutta questa
si
somma
2 semestre,
.
avr alla
una somma
e ( 1
In generale se
l'interesse,
parte dell'anno viene pagata la n'**"'" parte delche viene anch'essa impiegata allo stesso tasso per la residua parte dell'anno, il capitale e, dopo un anno, diven-
ad ogni
128
CAPITOLO VI
38
tato
eli
-\
-)
(*).
(per
oo
)^
questa espressione tende a ce\ Si suol dire che un capitale e impiegato ad interesse continuo al tasso r diventa ce" dopo un anno. Cos, p. es., si calcola che e^'^'* Impiegare 1,05127
per un anno un capitale all'interesse continuo del 5 7o equivale a impiegarlo all'interesse del 5,127 7o.
Dunque
un anno un
rappresenta la
capitale 1
somma
100
Vo-
Che,
se ^ piccolo.
prossimo ad
se
il
1,
evidente,
perch,
semplice r e continuo
quasi
si
equivalgono, ecc.
Consideriamo un'iperbole equilatera xy^=^l (fig.l 1 ). Siano .4, B due punti dell'asse
delle
3"
ascisse
h).
di
ascisse
a,
(0
J-i,
<a<
vallo
AB m
An^ An-\\n guisa che i segmenti OA. OAi, OA^ OA. OB siano in progressione geometrica. Questi segmenti saranno cos uguali ordinatamente ad a, aq, aq~. aq""-'.
,
g"
dove ^1^^ \/
^^
~~
'
'
^^
ordinate
dei
punti
corrispondenti dell'iperbole
lxy=^l, donde
?/
=
basi
saranno
J_
a
Jl_
Jl___L.
aq""
le
aq
Quindi
aree
dei
rettangoli
e
aventi
le
per
segmenti
AAi, AiA2,...,An-iB
sinistro corrispondente
per altezza
ordinate
dell'estremo
saranno
(^aq
-^
'
(^'
~^V^'
il
'
) aq
per r
(*)
clie
(anzi
per ogni
r>0),
(a
il
numero li-\
cresce al crescere di
infatti
un impiega
un anno
che quanto maggiore il numero n ugual intervallo l'una dall'altra) si pagano gli interessi maturati.
delle volte
FUNZIONI, LIMITI
129
loro
cio
(g
1).
La
somma S
a
delle
perci
1).
In
modo
simile
si
prova che
gli
la
somma
aree dei
rettangoli
stessi
segmenti
e {q
per altezza
1)
g.
Si
ha
cos,
posto v
^1
)
donde lim S
= lm
lim.
n
Q
1/
ff
'
=
a
log,
i -
q
Il
donde lim o^
n^-r.
= log,a
e
il
loge
r^.
2h
CI
Dunque
la e la
figura
racchiusa tra
corrispondente
il
segmento AB,
di
le
ordinate i A,
porzione
vale
iperbole
b
..^.
equilatera
ha
un' area
che
precisamente loge-(').
un
po'
grande si pu
cv
misurando
cio contando quanti dei quadratini in nostro foglio millimetrato sono contenuti in a.
4"^
cui
diviso
finito
L,
Sia f{x) una funzione di x, che tende ad un limite oo Come si pu calcolare approssip. es., per a;
mativamente questo limite? E ben evidente che f{x) si pu considerare come un valore approssimato di L, e che l'approssimazione sar generalmente tanto migliore, quanto piii grande si suppone x', o meglio, e piii precisamente, che, prendendo x abbastanza grande, si potr rendere piccolo a piacere l'errore che si commette quando si supponga f(x) L. Ma simile considerazione ha un valore scarso, se per ogni valore della x non si pu dare una misura del grado di ap-
(*) Infatti
^^
{^,>)
oc)
formano
(cfr.
a all'interno
(clie
7).
130
CAPITOLO VI
38-39
possibile in molti
casi.
Per
es., dall'esercizio
si
deduce, posto
lim
il
=
l)
>^,
che la quantit
(1)
\ogek
=X
di
7i{]/k
n,
tra
nii/k-l)
Cosicch, se
si
^'(/~^r^y
y'h
pone
log,
k ^=-n
\yk
l), Terrore
commesso
non supera
n
^'"-><-p)|/i:
La
ritmi
(1)
iperbolici.
che loge 2
pu cos servire al calcolo approssimativo dei logaSe ne ricava, per es., posto 2, 7^=1= 16 con un errore superiore non a 0,03 0,70,
la 1/2 equivale a estrarre successivamente quattro radici quadrate, questo metodo di calcolare i logaritmi
39.
Alcune applicazioni.
Se a un numero reale, z^=^ x -\- iy un numero com un simbolo, a cui finora non il simbolo a^ a''"*''^ abbiamo attribuito aleuti senso. I matematici si servono per e, ponendo con Eulero di tale simbolo specialmente quando a
plesso,
la
seguente definizione:
questa definizione accettabile? essa opportuna? Essa accettabile perch priva di contraddizioni, e perch,
se
?/
0,
cio
se
z z=:
-\-
iy
reale,
essa non
contraddice
Molte poi sono le ragioni, che rendono opportuna tale definizione e che noi stessi incontreremo in questo libro. Qui ne accenneremo due specialmente importanti. 1 Se z-=^x -\- iy, z ^=^x -\- iy[, allora, per la definizione di Eulero, il teorema:
vero
anche
se
z,
FUNZIONI, LIMITI
131
Infatti
e'^'
=
2o
e-+-' +
'i
':(.
+ .)
?/
,-
+ -'
;
cos (y
e""'
+ y) +
y
-f- i
sen {y 4j^)
?/')
=^
cos
-f- i
sen
^y)
(cos
sen
=:
e^ e^
Sappiamo gi che,
se ^ reale, allora
e'
lm
(l-f- V".
anche
Ebbene
se
<?
complesso.
Infatti:
(n-^^-)
= [(l + ^) + i^] =
1
-.(cos
-J
+ JBens),
(*)
dove
.z=S(n--y 4-1^1
ige
= ^
^
j
J^K -.
Sar
+ -"- =
1
r-"'
cos
mO-\-i sen
e
Ora, posto
--
li
III
Ossia, poich
lini
Ili
oo i
= W
-
a^,
si
ha lim
m
=s.'x>
^"'
=
-
e-^
D'altra parte
lim
0,
perch lim
Z^'
lim
^ = o
lim
< -^
r=
^/.
-^
..
lim /=eo
lim m =,=oo
6
mts'O ^ tge
lim
(cos
=
me +
lim
._... re
+ wt
- tgo
w.
-^
E
Perci
quindi
sen
m o) ~cosy-hi sen y.
e^
lim
jlH
= e^(cos?/-hisen//) =
+ e'.
'^
e.
d. d.
Di tale definizione possiamo servirci per estendere anche a numeri negativi o complessi la teoria dei logaritmi neperiani. -H i sen 0) un numero comple3so. Io dir che Sia tv=^ p (cos "= ^ X -h iy ne un logaritmo a base e, se
e""
=
e*
(cos
y -^
sen y)
^=: tv
=^
p (cos
4-
sen
0)
cio
se
n=
cos
y == cos
i
sen y
del
= sen
ce
0.
Dunque
a;
il
logaritmo
aritmetico
Ed
,^
l'argomento
w, o differisce da
di cos
(*)
Per
molto grande
e
il
segno
o
e,
cio
il
segno
e
IH
positivo,
anche se x
< 5;
posso supporre
compreso tra
-^
-^
132
2
Z: 71
CAPITOLO VI
di
39
che ben naturale, appunto perch Tanomalia di un numero complesso definita a meno di multipli
2
71 (A'
intero). Ci
di
71.
w
ha
infiniti
^=^ p (cos 6
sen 6)
logaritmi
log, p -h
id -^
2k'iz
i.
Di questi logaritmi ve ne uno (e uno solo) reale, se t= o, ossia se 6 un esiste un intero k tale che -h 2 ^ cio se si pu supporre multiplo di 2 0, cio se io coincide col suo modulo p, ossia se ^ reale positivo. / soli numeri reali positivi posseggono un logaritmo reale (quello di cui si occupa T algebra elementare). Gli altri logaritmi se ne deducono aggiungendo un multiplo qualsiasi di 2 tc i^
7i:
tt;,
sono complessi.
I
numeri
reali
negativi
m;
=
4- 2
hanno
gli
infiniti
loga-
log p
-f- i 71
71 Z: i.
1 ha tra i suoi logaritmi il numero i ti. fondamentale della teoria dei logaritmi reali diventa ora: Sommando insieme un logaritmo di ciascuno dei
In particolare
II
teorema
uno
lettore
ne
deduca
teoremi
(
analoghi
log
0,
(
per
1)^
quozienti,
le
potenze, ecc.
Cos, p. es., dalla
2 log
=
1)
1
==
anche log
sono (2
ma
soltanto che
il
logaritmi di
a:
si
1)
0,
>^
-h 1)
i 71, il
cui doppio
un multiplo
^=^
di
2ni^ che
si
un logaritmo
di 1 (**).
Dalla e-'""
cos
cosxztisenx
2
deduce
a;
=
i
sen
=
i
-
2
^
(1)
Posto
noi
x=^
z {z reale)
il
sen
uguali
ai
valori
possono trovare
del
tutti
(**) Il logaritmo
numero
di
1 si trova, p. es.,
1,
tt,
non gi facendo
doppio
di
uno
dei loga-
1.
FUNZIONI, LIMITI
133
(1) per
che
si
di
x ^=
i ^.
Cio
porremo
cos
^=
e'-{-e-'
sen
Perci cos
^ e
.e'
^
e"
:
noi
e
li
chia-
meremo rispettivamente
iperbolico
di
z.
z,
coseno
iperbolico
di
^,
il
seno
(pi
E
sh
le
z).
indicheremo
con
cosh z
senh z
brevemente eh
eh ^
Si
dunque
z
;
e^
-h e~'
2
=
z,
cos
sh ^ =^
,
e'
e~' = seniz
:
a;
iperbole
= posto che = sh variare una punto y descrive nome funzioni mentre invece (donde equazioni x = cerchio x^-^-y^ -=^\ y = sen ^ definiscono (donde nome funzioni = eh x eh y zh sh x sh prova facilmente che eh {x zh = sh x eh it sh eh che eh x) = eh che sh {x =t che sh per co&x, x) = shx. Adottando = sen X per ogni valore trova ancora che x y = y cos sen y sen =^ x eh cos sen y sh
= eh
Si
verifica
?/
tosto
il
ch^ ^
sh" ^
cio
^,
x,
al
di z
il
di
iperboliche),
il
le
cos
z,
il
di
circolari).
y)
y,
y)
?/
2/
a:;,
x,
le
(1)
definiz. di
della
i
-\- i z,
si i
(y
-\- i z)
cos
z
i
cos
che
sen (y -hi z)=^ sen y cos i z -h cos y sen sen y eh z -h i cos y sh z.
iz=^
Anche
le
se x,
formole
y) = sen (x y) =
cos {x
1
cos
X sen x
cos y cos y
z
^
z:;z
sen x
cos
sei)
y
y.
x sen
th- ^
= -TT1
sh = eh
(tangente
iperbolica
di
z)
Per ogni z reale si pu perci trovare un angolo 9 del primo quarto quadrante (che sar funzione di z) tale che
:
= ch^
1
cos 9
.1.
;
th ^
= sen
th^
cp
;
= tang = sh
^
cp
,*
-a-.
\ehz)
134
Ricordando
CAPITOLO VI
la definizione di
39-40
si
ch^,
consideri
se
la
:
prima
di
ne trae
= logtg(f-|)
40.
occuperemo nel seguente paragrafo, e del resto per molto tempo furono ammessi come evidenti. Una critica accurata dimostr per la
a) I teoremi, di cui ci
;
una precisa dimostrazione; chi poco si occupi di appena abbia ben compreso l'enunciato di tali teoremi, non approfondire lo studio delle dimostrazioni; le quali per costituiscono un utile esempio di deduzione
questioni teoriche pu forse,
logica.
Il
di
seguenti domande:
Tra
valori che
assume un intervallo finito (a, 6), massimo [che non sia minore di alcun valore di f{x) in (a, 6)]? esiste un valore minimo m?
valore
domande si deve rispondere affermativamente. Ci deve ancora domandare: Se |x un numero compreso tra m ed if, vi qualche valore della nostra funzione, che sia uguale a |i? E anche a questa domanda si deve rispondere affermativamente. N i teoremi qui accennati si debbono ritenere come intuitivi a priori, I valori di una funzione continua f{x) in (a, h) sono (se la f{x) #= cost.) in numero infinito. Ora, se abbiamo infiniti numeri, pu darsi benissimo, come sappiamo, che nessuno di essi sia un numero pi grande di tutti gli altri, cio che il limite superiore non sia un massimo. Il nostro teorema
queste
si
ammesso,
ci
valori
assunti
particolare
da una funzione continua; cosicch, p. es., se ne dedurr in che una funzione f{,r) continua in {a, h) (estremi inclusi) limitata; che cio si pu trovare una costante (positiva) H, che f {x) non supera mai in valore assoluto in uguale al pili grande dei tale intervallo. Basta, p. es., porre
due numeri
ilf
|,
|.
La
stificata
domanda pu
essere giu-
disegnatore di curve e di diagrammi troverebbe forse superfluo il dimostrare che, muovendoci su una
intuitivamente.
Un
FUNZIONI, LIMITI
135
curva continua y f{x)^ la distanza y dall'asse delle x non possa passare da ilf a 7/^ senza ricevere tutti i valori intermedi. Ma, appena si ricordi che esistono curve continue y=^f(x) che in {a, b) fanno infinite oscillazioni, e non sono quindi disegnabili, si vedr quanto sia insufficiente per i nostri studi una intuizione, che assume a punto di partenza i diagrammi e le curve continue disegnabili. Ecco qui gli enunciati dei teoremi in discorso Sia y una funzione continua f (x) nelV intervallo finito
:
(a,
b),
es.
< b).
Io dico che
V
(a, b)
II
limite
superiore
dei
valori
assunti
da
f (x)
un massimo. Cio esiste nell'intervallo almeno un punto ove la funzione riceve il massimo vanon minore dei valori assunti lore M, ossia un valore negli altri punti dello stesso intervallo. 2 Il limite inferiore m dei valori assunti da f(x) in (a, b) un minimo; cio esiste nell intervallo (a, h) almeno un
nell'intervallo (a, b)
punto, ove f(x) riceve il minimo valore m, ossia in valore m non maggiore di quello assunto negli altri punti dello stesso
intervallo (teoremi di Weierstrass).
3 Se
esiste
'k
un numero intermedio
tra
ed M. (m
il
<X<
f (x)
M),
(*).
almeno un punto di
differenza
La
(a, b).
Mm
(a, b),
in cui f (x)
assume
valore'^
di
si
dice l oscillazione
in
Essa
M=m,
ossia se
Ricordiamo anche il seguente importante teorema di Heine, a cui non ricorreremo mai in questo libro (e che dimostreremo anche con altri e piti semplici metodi in casi particolari).
40 Dato un numero (positivo) ^ piccolo a piacere, si pu dividere l'intervallo (a, b) in un numero finito di intervalli parziali j, in ciascuno dei quali minore di jV oscillazione di f (x) uguale Dimostriamo ora i primi tre dei precedenti teoremi. E per brevit indichiamo, (a, ^) i limiti inse a, ^ sono due punti dell'intervallo (a, h) con l (a, i^), e con
X (a, h) da f (x) nell'intervallo (a, /?). if saranno provati, quando sia dimostrato che, l (oL, (). I nostri teoremi od (non escluso / w, > ilf) scelto comunque un numero J tale che >. Se gi / (a) esiste un punto e soddisfacente alla / (e) >, il teorema /). Sia provato. Sia dunque /"()<> (in modo analogo si studia il caso f(a) >. Sar e il limite superiore dei punti x dell'intervallo {a, h) tali che Z (a, x) b. Preso un numero t arbitrario positivo, esistono (poich / (x) continua) e
feriore e superiore dei valori assunti
m=
m^/^Jf
< ^
> <
(*) Questi teoremi ci dicono che i valori assunti da una funzione y -- f {x) continua in un intervallo finito (a, />) (estremi inclusi) riempiono tutto un segmento finito {m, M), compresi gli estremi.
136
due numeri
(e
/
CAPITOLO VI
5,,
40
e -+.
7.2)
(e)
-h
non negativi tali che i valori assunti da f {x) nell'intervallo s ed quindi anche (e 7,, e -}- ^2) siano compresi tra / (e) anzi cr, soltanto se e ~ 5. 0, ed pure ^j 0, essendo ^^
^^
>
Per
la stessa definizione di e
7,)<
i (a,
al
4-
^2)
>.
(*)
(e
-h
^2)
uguale
massimo
essere
7,,
dei
due
le
^j)
numeri
precedenti
(a, e
L{a,
si
,)
^,,
-h
7^)
pu dividere
^2)-
L {a, X (a,
/ (e)
E non potendo
sar
e?,) cTj)
e -h
^i ^
/
j.
i (e
-\-
per
e
compreso tra
qualunque
sia
/"(e
= lim
si
Dunque
!f,)
,=0
>.
/" s. e, ed f (e) Cosicch > (e) c^,) > >. /"(e). D'altra parte f (e Quindi Unendo queste disuguaglianze si deduce che / (e) /,
f (e)
=L
disuguaglianze
-\-
Dunque
<
+ =
come
doveva dimostrare.
Dimostrazione del
teorema
osservazioni crtiche.
Supponiamo che il teorema non sa vero che cio l'intervallo (a, h) non sa un numero finito di tali intervalli j. Se a un punto di (a, !>) cosi vicino ad a che in {a, /5) l'oscillazione di f {x) sia minore di s l'intervallo {a, ^) divisibile in un numero finito di intervalli j, perch esso stesso ed ogni sua parte un intervallino j. [Che un tale punto esista conseguenza del fatto che f {x) continua per ic =: a]. Se un punto qualsiasi di (a, b) tale che (a, f) sia divisibile nel modo voluto, altrettanto avverr a fortiori di ogni intervallo (a, f), se a <C l^. E quindi, se y un punto di (a, h) tale che {a, y) non sia divisibile in un numero finito di intervalli j, allora neanche (a, /) sar divisibile in tal modo se I) di (a, h) in due classi ponendo in una 7. Dividiamo i punti y
;
divisbile in
j?
/s
<
[i
^ >
punti ^ tali che (a, f) sia divisibile nel modo voluto, e nell'altra classe i punti y tali che (a, y) non sia cos divisibile. Sia e il punto di divisione di tali due classi (e ?> un intorno (e )). Costruiamo se e 0, c-k- 5) del punto e, in cui la oscillazione \f{x) non superi j; se fosse e b ci limiteremo ad un intorno (e s e). Il punto e sar un punto ^, e perci l'intervallo (a, e ^) divisibile in numero finito di intervallini j aggiungendo a questi l'intervallo (e 0, e -j- 0) '^ e) secondo che p <ih oppure e b vediamo che anche l'intervallo oppure (e b divisibile nel modo voluto. {a,c b oppure l'intervallo (a, e) se e 0) se e un punto y il secondo contrasta con Il primo caso assurdo perch e -h
classe
i
<
"5
<
l'ipotesi iniziale.
Dunque
il
teorema
Sia la minima lunghezza di uno di questi intervallini parziali j. Se e un punto qualsiasi di (a, h), quella parte del segmento (e ^) che interna ^, e ad (a, b) sar uguale minore della somma di tre intervallini j consecutivi. In (il quale un tale intorno di e dunque l'oscillazione di f (x) sar minore di 3 numero prefissato ad arbitrio). Che per ogni punto e di {a, t) esista un tale numero conseguenza della stessa definizione di continuit; ora abbiamo in pi dimostrato che si pu scegliere un numero s, che convenga a tutti punti e dell'intervallo {a, h). Si poteva sospettare che al variare di e in (a, h) si fosse costretti a far variare i o in modo che avessero lo zero per limite inferiore, e che andasse bene contemporaneamente per tutti i punti e. perci nessun numero Il fatto che si pu scegliere uno stesso per tutti i punti e si chiama anche il teorema della continuit uniforme e si enuncia dicendo che u^a funzione continua in un intervallo finito, estremi inclusi, uniformemente continua.
-:
tal
(*) Questa disuguaglianza vale anche quando /. ^- (> b) 3= iHf caso L{a, e ^2)
'j
0, ossia quando e = b.
In
FUNZIONI, LIMITI
1 teoremi di Weierstrass si estendono alle funzioni enunciato, che mi accontenter di citare.
137
discontinue
col
seguente
Se
f (x)
una funzione
il
almeno un punto
definita nell'intervallo (a, b), estremi inclusi, esiste di questo intervallo tale che in ogni suo intorno la funzione
assuma
che f
(x)
valori^
col limite
ha in
(a, b).
OssERV. Se f{x) una funzione qualsiasi definita in un intorno del punto a, potremo considerarne il massimo limite e il minimo limite ( 32, osserv. critica a pag. 107) per x a -h e quelli per ic a Tutti questi limiti coincidono con / (a) se f (x) continua in a. Si sono studiate anche le funzioni (semicontinue) per cui / (a) coincide non con tutti, ma soltanto con alcuni dei limiti precedenti e si in particolare studiato per esse un teorema analogo al teorema di Weierstrass.
41.
Si dice che ^
Funzioni
di
pi
variabili.
una funzione
di
variabili Xi, X2
Xi,
X2,
Xn, se
la
x,
ha
di
un valore determinato.
L'insieme di questi sistemi
esistenza della funzione
Si scrive in tal caso
z.
di
valori
si
chiama
Xn);
cp,
il
campo
=f
(xi, x^
in
luogo
della
X, ecc. pu scrivere un'altra lettera F, Cosi, p. es., dalla fisica sappiamo che il volume z di una certa massa di gas perfetto funzione della temperatura Xi e della pressione X2. Il campo G dei valori che possiamo dare alle Xi, Xi formato in questo caso dai valori jpositivi delle Xi, x^ (se adottiamo la scala termometrica assoluta) e non superiori a certi limiti dipendenti dai mezzi sperimentali. Se n =^ 2, si suole indicare la Xi con x, la X2 con y; e in questo caso si adottano le x, y come coordinate cartesiane in ;r, un piano tu. Ogni sistema di valori per le a;i X2'=^ y individua un punto di ti, e viceversa. Il caso pi importante
lettera
si
quello in cui
tu, a cui corrispondono valori delle x, y, riempia tutta un'area connessa di tc (retcircolare, ecc.) (*). Se noi consideriamo x, ?/, z come
i
punti di
z,
/*
{x, y)
una
superficie, che si
pu considerare
simile rappreil
come l'immagine geometrica della funzione f. Nel caso di n > 2 cessa la possibilit di una sentazione geometrica (se non si vuole adottare
iperspaziale).
linguaggio
(*)
Non
(area
insistiamo
di
di
pi
(cfr.
T)
sul
significato
della
parola:
area con-
nessa
un
sol pezzo).
138
Noi, perci;
e
CAPITOLO VI
41
caso
risultati
il
n^=
2: metodi
Intorno di un punto di ascissa a ed ordinata b quadrato lungo dei punti {x, y), per cui a; a\^o^\y dove G una qualsiasi costante positiva.
|
si
dice b\
il
^o,
Le
grafi
paraquasi
ret-
32, 33, 35, 36; e i teoremi relativi parola per parola al caso attuale.
estendono
(area
di
area piana
connessa
Noteremo
costante,
la
in un'area piana S,
una funzione f (x, y) delle variabili x, y se poniamo x Xo dove Xo una f{x, y) diventa una funzione f{xo, y) della sola
che, se
-s-
allora
variabile y, che esiste per tutti e soli i valori di y, tali che i un fatto punti (xo, y) della retta x -=^ Xo appartengano a S (*)
;
perfettamente analogo
si
presenta se
si
pone y
^=^ y^ {y^
=:
si
cost.).
Ci si suol esprimere dicendo che la f (x, y), se dera la X oppure la y come costante, diventa una
della sola y,
o della sola x.
si
consi-
funzione
Per
le
possono
pure estendere
Si pu daci dedurre una dim. del teor. di Gauss gi enunciato al 14, a. Cominciamo z" 4- t z" " -4- ... 4- -i ^ + {z) a dimostrare che ogni equazione algebrica x-\-y, il modulo P(^) una ammette ahneno una radice. Posto z -f- a;^ =r funzione continua di x ed y. Di pi notiamo che
'
iP(^)|-.iMi
a)
f-
+ ^- + ...+ -ff|.
^
cos
grande che
>
^
cio che
12
il
al cerchio
di
equazione
^.2 _.
fO
v)
Per
Per
i
U >
I
I
sia
z
!
\"
>
P (1)
-+...
>
sia
1 -+-
-h
>
-|
P (1) P (^) Dunque, se z \^ p, cio se ^ esterno a (7, Per il teor. di Weierstrass esiste dentro, o sulla periferia di C (**) almeno un che non supepunto a, ove P (z) minimo, cio assume un valore P (a,) riore al valore di P {z) in ogni altro punto interno a o posto sulla periferia di C; cosicch in particolare P (a,) non potr superare P (1) e quindi neanche quando z fuori di C. Perci P (a,) il alcuno dei valori assunti da P (^) quando z si muove cominimo di tutti i possibili valori che assume P (z)
\ I j
>
[,
i,
l,
l,
munque
nel piano.
di
Dunque
ivi
un valore
z tale che
P (a,) = P (z)
\
0,
I
perch altrimenti (
9,
ha un valore minore
di
P (a,)
Xo non avesse punti comuni con 5, non (*) Naturalmente se la retta x avrebbe senso parlare della funzione /" {xo, y). (**) Perch la regione interna a (7 finita : il teor. cit. non vale per regioni
illimitate.
FUNZIONI, LIMITI
Per
teor. di Ruffini
2^
139
il
il
P^ {0) ove P, (0) un polinomio di grado n 1, il quale a sua volta ammetter almeno una radice oc^. Sar perci P, {z) {z- a.,) P^ {z) e P{z) (z- a.) {z a,) P,{z) dove P,(z) un polinomio di grado n 2 che possieder almeno una radice oCj ecc., ecc. Si trova
divisibile per
a,
,
(essendo
a,
radice di
cosicch
(-^)
- (^
P (z) = 0)
polinomio
P (^)
a,)
{0
a^)
si
...
(0
a).
Questa decomposi-
trovasse anche
P(z)
allora sarebbe
{0
= {0-^.,){0-i^,)
...
...
(^-,5.).
oc,)
(>
- a^)
(0
a.) = {0
i^.,)
(^
f.2) ...
(^
f^,,).
Dividendo, caso mai, i due membri per i fattori di primo grado comuni ad entrambi, ne dedurremmo un'uguaglianza del medesimo tipo, in cui per nessuna a, il primo delle oc uguale ad una delle i^. Passando allora al limite per ^
membro avrebbe limite differente da zero a del primo membro devono (tutt'al pi ci che assurdo. Dunque fattori del secondo membro; in altro ordine) coincidere ciascuno con uno dei fattori
membro avrebbe
limite nullo,
i
il
secondo
^.
viceversa. Il teorema di
Gauss
cos
completamente provato.
140
CAPITOLO
VII
42
CAPITOLO
VII.
SERIE
42.
Definizioni
e primi teoremi.
Un,
deter-
minate dal valore dell'indice supposto intero positivo. Consideriamo la somma Sn delle prime n tra esse; poniamo cio
Sn
Wi
-\-
U2 -^
il
-^^
Un - i-\- Un-
Se esiste ed
finito
lim
Il
Sn,
x
-4- ttn
la serie
si
ui -^
U2'^
il
-^
questo limite
si
dice convergente; e
della serie.
5
valore
scrive:
^^3 -4-
di
chiama
somma
si
1^1 -4-
^2 -h
-+-
Un
Se lim
Sn
esiste,
ma
infinito,
la serie
Hi -h Ho
si
-\-
Uz
-\-
-h Un
-+- ....
dice divergente.
Se
il
lim Sn
non
esiste,
terminata.
nullo)
si
Una
serie
non convergente
p.
es.,
dunque un simbolo
le
frazioni a denominatore
Se moltiplichiamo
deve escludere dai nostri calcoli (*). i termini di una serie convergente, per
la serie resta
una
sua
stessa costante k,
ancora convergente;
e la
somma
(*)
Si potrebbe
s di
una
serie,
anzich
il
lini
il
s,/,
-'j
qualche altro
limite, p. es.,
il
lim
co
non convergenti acquistano significato e si possono introdurre nel convergenti non mutano di valore con la nuova definizione). Con
zione, p. es., la serie indeterminata 1
nuova
-
defini.
ha
valore
Esiserie
stono molte definizioni di tale tipo: varia con la definizione scelta. Noi
una
ci
SERIE
141
Un sono numeri complessi, se, p. es., Un^=^Vn -\- iwn {Vn, Wn reali), dire che la serie delle Wn converge ed ha per somma a -4- ib equivale a dire che la serie delle Vn converge
Se
le
che
la
serie delle
Wn
converge
ed
ha
risultati.
^HH-^^
Donde de
cio
=(^^i+i- )+(i+i+H-
.....);
(-<H-a-iXi-l)-U+ A+ 4 6 2
Poich
o
i
==1
l-f-
= +i +|+ o
"^ deduce
> -r ^ ^ "^
'
'
^^^'J ^^
l+T++
cio -~
>+T + +
a(f -h
+ 1 + -^ +
>
1, ci
che assurdo.
P)
Se
a,
la serie
a -h aq
-\r
ag'"
-h
convergente se
primi
<
somma
s,,
dei
_
ed ha per n ^=
co
il
q''
limite
cosicch
o
a -
l
= a -^ aq
q
?i
-\-
aq"
+
perch
la
Una
Se
I
g
1
_
>
I
(e
q""
Sn=^ a
q
0,
ha per
oo
il
limite oo
Sn
= na
Se a
1, la serie divergente, perch la somma g oo il limite infinito. dei primi n termini ha ancora per ^ Se a #= 0, g 1 la serie indeterminata, perch la
-F=
= =
somma
e quindi
uguale a -f- a per n dispari, a zero per n pari, oo Altrettanto non tende ad alcun limite per ?z avviene (come si potrebbe provare) se g e 1, g complesso. Se (X 0, la nostra serie convergente, ed ha somma nulla.
Sn
142
Y) Se la serie S
bi,
CAPITOLO VII
42
e se
bo
b,^
(1)
bi -4- &2
-^
4-
{essendo
= intero positivo =
>Sf'
>S'
^,
-h ai-h
finito)
a-i
-h
a->,
-\-
converge ed ha per
somma
-4- 6i
-h
-h
K,.
Se S diverge od
viceversa.
Per definizione
equivale alla
di serie la
prima parte
del nostro
teorema
-X
Ma
questa formola
-f-
evidente,
perch,
si
essendo
per
defini-
^2 -h
+ aj,
-h
,,,
ha:
a2 -h
lim
(6i -f- 2
-h
-h ai
-f-
aj
-4-
=
La
B)
71=
00
61
H-
2 -I-
h^
-f-
lim (ai
+ ao H>S.
= aJ =
=
immediatamente.
Se
le
61 -f- 60
+
-4- ....,
-4- 6, -I-
nostro
teorema
Vi
-4-
se
ne
deduce pure
convergono-
+ U2 + Ua
U
e
V2
+ v^
ed hanno per
(Ui
somma
-h
converge ed ha per
Infatti
:
somma
-h
4- V.
V2)
=
=
71
(ui -h Vi)
{u.> -4-
4-h
=
(t^n -4-
lim [{ui
n =-- X
Vn)]
-+-
=
Vn)
= lim
=1
ce
[(wi
+
1^2
^^2
-4-
Un)
4-
^JJ
-4-
71= X
lim (Wi -h
-4-
-4-
^)
liai (^1
ri
= Z7+
+ a2 +
a-,
+ ^2 +
= =
0.
ce
F.
s)
Se ^a serie ai
-t-
n= X
Infatti la
l'altra delle
/S'
somma S
della serie
si
= lim(ai =
n
4- ^J
n= X
aa
a_i).
si
deduce appunto
= lim
71=
00
an^
La
lim an
71
wo>^
sufficiente)
SERIE
;)
143
-(- 1
Se
-+-
le
" = '^ converge. che la somma S2m dei primi 2m termini aumenta facile infatti riconoscere -h l termini diminuisce con m, che le con ni, che la somma S2m-\-i dei primi 2 prime somme sono minori delle seconde, che la classe formata dalle prime contigua alla classe formata dalle seconde, e che il numero di separazione delle due classi la somma delle serie.
~.^2
U3
U4
sono reali
-i-
Ug
e positive,
se
< Uu,
se
lini
0,
la
serie
43.
a)
specialmente importante
tutti negativi.
es.,
cui tertutti
lo stesso
A
tatti tutti
le
serie
termini
sono
perch
se
le
negativi,
ne
dedurranno
immediatamente.
(
ki-hh
e la serie
ki) -+-(
evidente
^^2)+....,
cambiando i segni a tutti i termini della precedente, sono contemporaneamente convergenti, divergenti, od indeterminate. Ed anzi, se la prima converge ed ha per somma S, la seconda converge ed ha per somma S. Lo studio dunque delle serie di termini tutti negativi
che
si
ottiene
termini
positivi.
Se
somma
n
Sn
crescente di
sono tutti positivi, la termini una funzione dei primi n a2-\-fai-i n, e quindi (pag. 124, 38) tende ad un limite per
-+-
a>
ao
Una
?)
serie a termini
positivi
Se
ai
i
(1)
+ ^2
-h
(2)
62 -f- 63 -1e se
per
tutti
valori di n si
ha
an^hn,
se
allora^
e
la serie (2)
s
converge, anche la
serie
la
(1)
la
somma
di (1)
non pu superare
somma
converge; o di (2).
quindi, se la serie (1) diverge, diverge anche la (2). Infatti, se 5, o,, sono rispettivamente la somma dei primi n
^ On.
= lim
a finito;
all'infinito,
144
CAPITOLO
VII
43
il
00
dove <q <,h > 0, ossia geometrica decrescente (che noi sappiamo gi convergente), si. ha:
bq",
Se
ai -h
a-i
sono positivi,
q
ed
esistono
b,
q.
tali che
<
che
E
dove
la
in
modo analogo
si
^ &^^
a^
-\-
(/^1,&>0,
a^i
serie
ai-H
-\-
sarebbe divergente.
S)
esista
un numero
^'
<
1,
tale
che
per tutti
valori di n sia
^-^^^'^/:<1
Ci equivale a supporre che
il
(*).
rapporti
-' Sia
un numero minore
di
1.
an
(*)
Da
rapporti
" "^
sono minori
1,
di 1.
Non
per vero
allora
esista necessaria-
mente un
tale
numero
i
Jc
minore
" "^
^
di
1,
non minore
dei
;
nostri
e ci
rapporti
(come
avverrebbe se
avvenire che
Infatti,
rapporti
fossero in
numero
finito)
perch potrebbe
1.
il
uguale ad
per
esempio,
nella
serie
divergente
w
Tutti questi rapporti sono minori di
1.
'
~ w -h 1
~~
L
si
Ci nonostante, se
A:
un
qualsiasi
numero
Ti
positivo minore di
1,
pu trovare
w>
i
sia 1
>
k.
tutti
un
il
qualsiasi
numero
A;
<
1, infiniti
ad
1.
SERIE
Allora sarebbe
145
^^k,
1
^^k
a-,
"^^^k;
rt
donde, moltiplicando
membro a membro:
Cln-\-l
ai
ossia:
I termini
^4-1
rt]
kn.
a4 4-
sarebbero ordinatamente minori o uguali dei termini della progressione geometrica decrescente
ai -\-
aik -^
ai k'
-i-
Quindi la nostra serie sarebbe convergente. In modo analogo si prova che, se per tutti
valori di
^n+l
a^i
^
il
1,
la
Per
(5)
primo caso,
'^^^^k<l
a.n
i
per tutti
p. es.,
valori di
n,
guaglianza valesse
per
un certo valore
ao
-f- a-^-\-
di
in
poi,
n'^m. La
serie ai
sarebbe ancora
convergente.
Infatti, la
^ m,
convergente
serie
pag.
a,n1
142)
la
serie
i
2 -t-
-t-
Concludendo
positivi
si
ha
il
teorema
Se in
una
serie
a termini
ai -h a> -h
""'"^
a->
-f-
il
rapporto
an
di
un termine
al precedente,
da un
certo
punto
n maggiore o uguale ad un certo m), uguale minore di un numero fisso k minore di 1, la serie conio
146
vergente
CAPITOLO VII
se detto
43
rapporto
di^ergente.
Se ne deduce facilmente
in pratica
:
il
molto utile
Se
1
negativi)
il
rapporto
minore
di
positivi
ce
ed
1.
"^^
an
ce
a.
m
di
tale
che per
)j
^m
le
(cio
-h
oc
valgano
a^i
a-fi
e in particolare
il
quindi la
la
-^^(In
<a-}-szr:^<l.
ai 4- 2
-+-
Quindi per
sar
con-
teorema precedente
serie
a^
-4-
vergente.
Se invece lim
n
=X
^ti_ y
a-ti
""
j^
allora
finir
per
diventare
an
1
;
e restare la
maggiore od uguale a
'"^^
e,
Se lim
in generale.
non
esiste,
vale
1,
nulla
si
pu affermare
an
Un
Es.
5.
La
serie 1 -h
H- -
-f-
~7~^r:r
convergente.
(*) Si
frase
pi
potrebbe dire anche: minore di un numero h minore di 1. Ma questa complicata sarebbe nel caso attuale equivalente a quella pi semplice
del testo.
(**)
La convergenza
in
di
a,
+ a^ -h ^3 +
J^el
-^^^
Cln
==
<1
si
00
pu anche
ad a
-^^ tende
vuole ad a
:
<
di
1,
cio, se
ife
un numero compreso
poi,
tra
di
A:
oc
ed
1.
1, il
rapporto -^-=tl,
da un certo va-
lore
in
sar minore
<
(oss. B,
~cl
<^Jc
deduce che da un
certo valore di
in poi
il
SERIE
Infatti in questo caso
147
148
convergente
CAPITOLO
VII
43-44
ed essa sar generalmente tanto pi comoda al calcolo numerico, quanto pi piccolo si pu scegliere k in modo
;
da soddisfare
alle precedenti
disuguaglianze.
e
Lo
44.
Cambiamento neirordine
a termini
ai
-\- a-r -f-
dei termini di
una serie
positivi.
-+-
Se
una
serie,
H-
-^
se i termini di
serie converge,
entrambe le serie sono positivi, se la seconda anche la prima serie converge, ed ha una somma
la
che
non supera
Infatti se
somma
della seconda.
qualsiasi,
un intero
i
intero
m^n
(ai
Sar
+(12+
2""
+ aj ^
:
(bi
+ bj
(1).
n=
Il
00
tesi
membro per m ^= ce e quindi anche per uguaglia la somma S della seconda serie, che per ipoun numero finito quindi il primo membro di (1) non pu
limite del
all'infinito,
tendere
e perci
una somma
finita
S.
dimostra che Se
[l]
S ^^.
ai
do
an
+
tutti positivi
(o
una
e
serie convergente
se
bi
a termini
b2
tutti
nega-
tivi),
[2]
+
[l],
+ h, +
cambiando V ordine dei termini, anche due serie [l] e [2] hanno la stessa somma. Infatti, poich i termini della [2] appartengono tutti alla e se >S, S [l], per il lemma precedente la serie [2] converge S sono le somme di [l] e [2], ^ >S. Ma, poich viceversa anche tutti i termini di [l] sono termini di [2], anche S^^. Quindi
serie dedotta
una
da
la\2\ conveVgente,
e le
naturalmente,
anche se
la
serie
e.
a
d.
d.
SERIE
149
45.
di
-+-
una
-+-
u^
h, h,
o,
i
Ui, ^2,
...
...
Tra
primi n
es.,
positivi, j; negativi:
sar quindi
-h
...
-h Un
{ai -f- ao
-h
...
-h a,J
le
(*)
(&i
-h
2 -f-
...
-f- bp).
due serie
^1
-4-
ao -h 3
-f- 3 -f-
-1-
4-
h
Un)
2
ne siano
S,
le
somme. Allora
...
lim (ui -h U2 -h
-f-
= lim
+
(ai
-h ag
p)
+
.S
...
-h a^)
s.
s.
Con
I61
I
lim
{hi
-h
-h
^2
-+1 I
'W3
I
-4-
...
-h\
^(n
=
la
|i/3
(ai
-h 2 4-
...
-h a^)
-f-
si
(&i
4-02-4-...
M
serie
deduce che
!wi| 4- li/sl 4-
4I
convergente, ed ha per
somma
*S^
4-
5.
Supponiamo ora viceversa che abbia quindi una somma finita T. Siccome ognuna delle quantit
la
[4]
sia
convergente,
di [4],
ed
ai
un termine
per
il
lemma
quantx)
analogo
si
[2] convergente. In modo dimostra che la [3] converge, e che quindi, per visto, converge anche la [l].
Dunque:
Una
quando converge
dalla [1], sostituendo a ogni termine il suo valore Si avverta che il teorema reciproco non vero.
assoluto.
di termini (*) I risultati seguenti valgono anche se di termini positivi, negativi nella [1] ve n' solo un numero finito, se cio una delle serie [2], [3] si riduce a una somma. Questi risultati valgono anche se la [1] ha dei termini nulli.
150
Cosi,
esiste,
CAPITOLO
VII
45
p.
es.,
se
il
lim
'"^'-^
U n-\-l
ed minore di
converga la serie [4] formata coi valori si dice assolutamente convergente. Teorema. Una serie [l] assolutamente convergente rimane tale, e non muta di valore, comunque si cambi V ordine dei
serie [l], tale che
Una
suoi termini.
Infatti
il
termini
della
[2],
[l]
equivale
a mutare al
[3].
Ma
come
sappiamo, comunque si muti quest'ordine, le serie [2], [3] a termini positivi restano convergenti, e le loro somme continuano ad essere rispettivamente uguali a S, s. Per le considerazioni
precedenti la [l] rester ancora convergente, e la sua
sar ancora
Si
somma
s.
pu invece dimostrare che in una serie convergente, ma non assolutamente convergente, si pu mutare l'ordine dei termini
in guisa che la
serie diventi o
divergente,
piace.
indeterminata,
abbia quella
somma
che pi
ci
Naturalmente
necessario
cambiar l'ordine di un numero infinito di termini per ottenere una tale variazione. Questi teoremi si estendono subito a una serie a termini
complessi
(1)
-
tVi -{-
W2 -h Ws
-\-
(^n
col
= Un +
iVn)
teorema: Condizione necessaria e sufficiente affinch siano assolutamente convergenti tanto le serie Ui -4- U2 formata con le parti reali dei termini di (1) quanto la serie Vi -+- V2 -+formata coi coefficienti di i nei termini di (1) che sia convergente la serie Wi -f- W2 -h... dei moduli dei termini di{l).
(Ricordo che \iVn\ ^= \/ul -h vi). w -h Vn Se le serie delle Un e delle ?; Infatti Wn convergono, converge anche la serie somma, ed a fortiori converge la serie delle \wn\. Viceversa, se converge quest'ultima
I I
|.
serie,
convergono
tV\
I
le serie delle
I
i
.
Un
perch
\Un\^
Vn
\^\Wn\
dicono ancora assolutamente convergenti. Anche per una serie iVi-hW2-h a termini complessi vale il teorema
Tali serie
si
che,
se lim
^^^^^;
<
1,
la
serie
assolutamente convergente,
ed ha una
somma
SERIE
151
Esempi.
La
serie tvi
-4-
W2
dove Wi
X
1,
n-
con1
verge assolutamente per ogni valore (anche complesso) della perch il rapporto
152
CAPITOLO
VII
di
46
46.
Serie
funzioni.
un campo
Siano fiix), fix), fii{x), infinite funzioni determinate in T. Siano Mi, M2, Ms, rispettivamente i limiti superiori dei loro moduli ecc. fo {x) /i (x) f^ {x)
\,
\
j,
|,
Se la serie di questi
[1]
limiti
superiori
ii -h
ilfs -4-
M, -h
n{x)-\'fAx)-^u{x)-\in
{^').
Una
-4-
-\f> (:x)
fAx)
-\-
si
dir totalmente
convergente.
Se la costante
delle
!
Ln non
4
inferiore
-f-
ad alcuno
L3
-4-
dei
valori
la
fn (x)
I,
se
la serie Li
L2
-f-
converge,
serie f1
-4- f2 -f- fa
totalmente convergente.
si
\
Infatti
dalle
Ln^\fn
delle
e
(x)
vergenza della
serie
si
M,
genza
Una
Supponiamo che
con
esista
^
il
lim
kC%
[2]
'^'^
|
(x),
indicheremo
chiaramente
?,,
|^i;
quindi la serie
k-h
k-i- k -h
la
somma
di
[l],
sia
un
numero
un intero n
-+-
cosi
grande che
M (Mi -hM,-{cio
Mn)
<
di
fn
t^
I
Mu
A
I
si
x nel campo
la serie
-+I
A 1+
f2
/3
converge,
A
converge assolutamente.
H-
f,
(**) inclusa l'ipotesi che la x varii in T, e quindi anche che in ogni intorno destro di a esistano punti di T, distinti da a.
SERIE
153
Poich
[3]
fn
^ Mn,
^-fa^)
In
+ A + 2(.r)-4-/; + B(^)+
a,
|<
y,
[4]
+ l-^lnJr^-^^n^^-^
pag..
ili
'^T'
113)
li
.....
-4(/; -4- /;
+
4- A)
fn)
+ ^ +
-h
U,
{f,-\-t\^
(^1 -4- ?2
+U
<-|-.
I
sar
) (^i+Zo-h
/;,)
(/; -4-
/;.
4-4-
4-
-41
(?i
-f- |/;,4_i
4- /;,+2
)|^
Dunque, dato un
in
piccolo a piacere,
esiste
un intorno
di
Per
S'e
la
definizione di limite
serie di funzioni
avremo pertanto:
una
{reali o complesse)
convergente in
un intorno del punto a, e se per x termini ammettono un limite (certo finito), il limite
=a
totalmente
^
suoi
per X
uguale alla serie dei limiti. Ne segue tosto che: Se i termini di una serie totalmente convergente sono funzioni continue, la somma della serie una funzione continua.
I precedenti teoremi
di
=a
della serie
valgono anche per le serie uniformemente convergenti, convergenti sono un caso particolare. Si dice che la -+serie f, {x) o converge ed ha per somma f{x), se, prefissato un : f^ (x) piccolo a piacere, per ogni valore di x nell'intervallo considerato esiste un intero i. tale che per w siaj f (x) H- fn {x)] [f^ (x) f^ {x) -fQuesto valore di varia generalmente con x\ ma se (comunque sia stato scelto e) si pu trovare un valore di m, tale che la precedente disuguaglianza valga per tutti i valori della x, la serie si dice uniformemente convergente. In altre parole per una serie convergente il numero generalmente funzione di vC e di i (che, al variare di x, pu anche avere -f- co per limite superiore) per una serie uniformemente (in ugual grado) convergente si deve poter scegliere un m, che sia funzione della sola z.
cui le serie totalmente
>
>m
<
Questi teoremi si estendono senz'altro alle serie, i cui termini sono funzioni di pi variabili; essi, si noti, sono affatto analoghi ai teoremi corrispondenti per le somme di un numero
finito
di funzioni.
154
CAPITOLO
VII
46
SERIE
Osservazione.
Accanto
alle serie
altri algoritmi
analoghi che hanno grande importanza per il teorico, e ben poca per l'ingegnere. Voglio alludere ai prodotti infiniti, alle frazioni
continue illimitate, ai determinanti
Cos,
p.
es.,
infiniti.
,
ecc.
si
dice
converge ed ha il valore p prodotto infinito ih Uo u-^ ^1 1^2 Un dei primi n se il limite per w =00 del prodotto ^ numeri u esiste, finito, ed uguale a^. Lo studio di un tale
che
il
prodotto
si
pu ridurre a quello
i
= log
di
t^i
|
una
-f-
serie,
|
osservando che in
j
log
^^2
+ log
ih
155
CAPITOLO
Vili.
DERIVATE, DIFFERENZIALI
47.
di
che
di
reazione, intensit
corrente,
dilatazione,
calore
:
specifico.
a)
grave
che
il
la caduta di un senza velocit iniziale. L'esperienza insegna numero y dei metri percorsi in x minuti secondi di libera
caduta
vale
gx^
4,905
x^ (g
= 9,81).
?/
Da
della X,
cos
tivo della X.
= 4,905. = 44,145 = =44,145-4-2,992 ..... 3,1 4,905. := 44,145 -4-0,295 3,01 y = 4,905. .... = 4,905. (3,001)'= 44,145-4-0,0294 3,001.
3"
il
posi-
gravOa
percorso metri
(3)^
?/
(3,1)'
(3,01)'
?/
Ora ben noto che la velocit media in un intervallo di tempo data ^al quoziente tra la lunghezza del segmento percorso in tale intervallo e il tempo impiegato a percorrerlo.
Siccome nell'intervallo (3"; 3",1)
la
si
velocit
di
tempo (77.
di
minuto
secondo)
vale
= 29,92.
a)
Nell'intervallo (3'; 3 ,01) la velocit
mente
295 -~
V 100"/
.
sar
0,0294 ^ ^ =
29,4.
VlOO/
Noi potremo continuare ancor pi piccoli: ci che
il
calcolo
per
intervalli
di
tempo
alcun
naturalmente
non
avrebbe
156
significato fisico,
CAPITOLO
sia perch
Vili
47
4,905
remmo che
la
velocit
il
media
in
tempo che
comincia dopo
per intervalli di tempo inferiori p. es. al con millesimo Tessere sensibilmente uguale a 29,4 Ma si suole parlare, tanto in fsica che nel linguaggio comune, della velocit che ha il grave p. es. all'istante 3 (dopo 3"
l'intervallo e finisce,
di secondo,
./;
anche volgarmente il grave dopo 3" aveva la velocit di tanti metri al minuto secondo. ben chiaro il significato che uno sperimentatore darebbe a 3". Supposto, una simile frase velocit del grave alVistante x per fissare le idee, che il millesimo di secondo sia il minimo intervallo di tempo, che egli sappia apprezzare e misurare coi mezzi sperimentali che ha a sua disposizione, egli chiamerebbe la velocit media del grave nell'intervallo (3"; 3", 001) la velodi
libera caduta)
si
suole dire
cit all'istante
.t
3.
ap-
prezzare intervalli
dire che,
p.
es.,
di
alle
tempo ore 4
inferiori al
egli
100 km.
se
all'ora (cio m.
= m.
27,77
al
minuto secondo)
nell'intervallo di
un minuto secondo
diremo
cosi,
tempo trascorso dalle ore 4 alle ore 4 pi ha percorso m. 27,77. Questa definizione velocit alVistante x sperimentale della frase
egli
:
sufficiente in pratica.
Dal punto
difficolt,
p.
es.,
per
il
fatto
che
il
minimo
tempo
mentre invece noi vogliamo una definimisura zione che, pur trascendendo i bisogni della pratica, sia adottabile in ogni caso. Riprendendo lo studio della caduta di un grave, notiamo che lo spazio ?j percorso in x secondi vale
dei
metodi
di
(a:,
gx^,
mentre
lo
spazio
/y
\3i\e
--g{x-hhf. Lo
1%)
X -h
vale dunque
DERIVATE, DIFFERENZIALI
Cosicch
la
157
tempo
velocit
media
in
1
tale
,
intervallo di
J=ffX+jC,h.
Quanto pi perfetto
sono
gli intervalli
il
metodo
si
di misura,
tanto pi piccoli
-\- i)
di
tempo, che
tanto pi piccolo
termine -
gii.
piccolo.
Anzi questo termine sperimentalmente trascurabile se h molto Per questa ragione diciamo che la velocit all'istante x vale gx cio poniamo per definizione tale velocit uguale al
:
km
Cos
p. es. la
k Q (x -^ hf - lim -Y
,.
'-
-o- V7X'""
h^o h
/,==()
qx.
velocit all'istante
x-3 vale
//
= 3.9,81 29,4..:..
Come si vede, questa velocit gx varia con x, una nuova funzione della x. E da questo risultato deduciamo anzi il ben noto teorema di Galileo che le velocit sono proporzionali al
tempo x
p)
di
libera caduta.
Sia
la
M un
Applichiamo le considerazioni precedenti al caso generale. punto mobile con legge qualsivoglia, p. es. su una
retta orientata
(y
all'istante
OX. Dopo un
sia
di x).
certo numero x di minuti secondi uguale a un certo numero f(x) di metri significato avr la frase velocit di
:
Usiamo un procedimento analogo al precedente. Dopo a secondi la distanza OM f{a) a -\- h f{a-i-h). Dunque nell'intervallo (a, a -4- h) di h minuti secondi lo spazio percorso k:=^f{a-{'h) La velocit media in tale f(ci).
;
^^
k __ f(a-hh) "~ h /^
f{a)
=
all'istante a il limite (se un Noi chiameremo velocit di tal limite esiste) del precedente rapporto per h 0. Questo limite varier generalmente al variare dell'istante a considerato. E per indicare che a pu ricevere uno qualsiasi dei valori dati alla X, noi indicheremo a con la stessa lettera x, dicendo cos
158
che
la
CAPITOLO
velocit
all'istante
Vili
47
a;
quella funzione
Fix)
della x,
F
se
(:x)
= lim
"
'
'
un
Y) frase:
di
Se noi
*'
il
significato della
possiamo usare un'altra forma servir anzi come modello per altri
la
velocit
F{x)
si
-I- h), lo
spazio f(x-i-h)
f{x) percorso
in tale intervallo
tempo sarebbe proprio uguale al prodotto h (x) della velocit F{x) per il tempo h impiegato a percorrerlo. Ma F(x) pu variare (se, come capita in pratica, F{x) funzione continua) nel dato intervallo da un valore minimo m ad un valore massimo M. Lo spazio percorso sar quindi compreso tra km ed JiM, che misurano rispettivamente gli spazi percorsi nel caso che la velocit abbia costantemente il valore minimo m o il valore (*). Quindi f{x -h h) dove \i un 7i /'(a:) massimo valore compreso tra m ed M, ossia il valore i^ (a: 4- X) che 4- X (a noi generalmente ignoto) assume in un certo punto
di
|ji,
a:;
dell'intervallo (x,
-+- /^) (
:
>^
|
|
/^
).
Dalla f{x-^ h)
fix)
hF ix -f- X)
si
trae
n
donde, passando al limite per
a zero per
/^
/^
=
:
0,
0,
si
ha appunto
=o
II
S)
che una funzione y fix) di x, il limite precedente si chiama la velocit di variazione di y. Cos, se ?/ la quantit di una
certa sostanza che
si
formata o
il
si
decomposta
in
una certa
nome
di velocit di reazione.
Se
?/
la
quantit
x,
di
elettricit
passata in un
dato circuito
all'istante
tale
limite
ha
il
nome
di intensit di corrente.
(*) Che a velocit maggiore corrisponda spazio percorso maggiore un postulato direttamente suggerito dalla intuizione.
DERIVATE, DIFFERENZIALI
159
ghezza chiama
Se
Se X indica invece la temperatura, ed y , p. es., la lundi una certa sbarra alla temperatura x, tale limite si
il
?/
coefficiente
la
quantit
la
temperatura x
massa
limite
si
chiama
di
il
Insomma quasi
misura,
propongono problemi
i
conducono
svariati.
problemi
piii
48.
un punto
Come possiamo definire la retta tangente a una curva in A in modo conforme alla nostra intuizione ? Le seguenti figure dimostrano che non si pu definire tale
il
solo
punto
comune con la curva, oppure che essa la retta che ha con la curva a comune il punto A, ma che non attraversa la curva
in
(figure
12-13).
Fig. 12.
Fig. 13.
Noi partiremo dall'osservazione che la retta che congiunge due punti A, molto vicini di una curva si confonde sensibilmente con la retta, che. la nostra intuizione dice tangente alla curva nel punto A. Cosi che un abile disegnatore potrebbe chiamare retta tangente a una curva in un suo punto A la retta (fig. 14), essendo il punto della nostra curva pi vicino al punto A, tale che la retta A possa venire da lui tracciata con l'approssimazione richiesta (se il punto B fosse troppo vicino al punto A, il tracciare con la precisione voluta la retta A gli presenterebbe
AB
difficolt
insormontabili).
accettabile
Una
tale
definizione
Fig. 14.
da un- matematico, il quale prescinde da ogni possibile disegno, e non pu tener conto della maggiore o minore abilit di un disegnatore.
non
per
160
Noi, assumendo
CAPITOLO
Vili
- 48
partenza
:
come punto
di
fatti intuitivi
ora
la posizione
limite
il
una
secante
AB
congiungente
punto
con
un
altro
punto B della curva, quando il punto B tende ad A (*). Bisogna dimostrare che questa defini-
su un cerchio di
centro
su tale
AB
essa sar la
perpendicolare tirata
dell'angolo
da^
(fig.
alla bisettrice
OH
A{0)B
15).
;
allora V anil punto al punto A tende a zero, e la bisettrice d questo angolo tende al raggio OA. La retta AB, che sempre perpendicolare
Facciamo avvicinare
golo
BOA
OH
alla bisettrice
OH,
e
si
si
OA
AB,
nel punto A,
ha
elementare
si
chiama
tangente
al
"
y = f{x).
l'angolo
0)
coefficiente
angolare
del-
della retta
AB
x
Ir
tangente
dell'asse delle
di
con
un raggio
essa, p. es.,
col
raggio
delle
AB.
x.
Sia
AC
parallela all'asse
Dal
e
triangolo
ABC
segno
GB AC
dove B'
e le
B'B
B'C
OA'
OA' sono
B'B
AA
le
OH
OB'
ed
OB'OA'
rispettivamente
ordinate
A! A,
una facile estensione del concetto di limite. Noi diciamo tende a ed tende a una posizione AP, se l'angolo di si avvicina ad A^ vogliamo dire che, se la curva rapzero. Dicendo poi che presentata da una equazione y (x), noi cerchiamo la posizione limite d e di B). per X.2 a-, le ascisse di 07, (essendo a:,
Qui
si
tratta di
che
la retta
AB
AB
AP
B
,
=f
AB
DERIVATE, DIFFERENZIALI
161
B' dei punti A, B. Siano Xo ed Xo-hh le ascisse 0A\ Le corrispondenti ordinate A! A, B' B saranno /"fe), /"(^To /O,
cosicch
il
coefficiente
f{Xo
-^h)
(xo
-h h)
si
come
di
del
resto
Geometria analitica.
E per la definizione precedente avremo che il coefficiente angolare della retta tangente in A esiste ed uguale a
.
fjxo -h h)
fixo)
^
h^o
h
pu
avere un valore qualsiasi dell'intervallo che si considera, possiamo scrivere x al posto di Xo, e dire cosi f (x) nel punto di ascissa x La retta tangente alla curva y
ha per
coefficiente
angolare
il
lim
h
49.
a) Sia f{x)
si
Derivata.
una funzione
reale.
presentato
il
rapporto
f(x -^h)
{x
-\-
h)
Il denominatore e il numeratore sono il primo la diiferenza di due valori della variabile indipendente x, l'altro la differenza dei due valori corrispondenti della funzione f{x). Perci si suol anche
X = x, f{x-hh) f(x) = f.
=
(x
-\-
h)
Il
x.
l'altro
incremento
della f(x).
rapporto
162
In entrambi
i
CAPITOLO
Vili
49
si
trovato
necessario di calcolare
finito,
derivata della funzione f{x) nel punto x di X, che si suole indicare con (x).
f(x), questo limite, se esiste, si indica brej/ senz'altro, o con y^, se si vuol mettere in evidenza la variabile x rispetto alla quale si deriva (*).
Se
a zero
interno
tal
il
punto X che
si
esamina
dell'intervallo,
in cui f{x)
definita,
;
sottinteso che h
tende
(negativi)
si
se
invece
il
punto x
intervallo,
dice
punto
derivata f (x)
soltanto se
lim x =
A f x
esiste,
ed
sempre lo stesso, sia che h tenda a zero per valori positivi, sia che h tenda a zero per valori negativi. Di pi, quando diremo che esiste la derivata f' (x), noi supporremo sempre che il nostro limite abbia valore finito (sebbene si parli talvolta anche di derivate infinite). I risultati dei precedenti paragrafi si possono perci anche enunciare cos
:
l**
Se ^ ^= f(x)
lo spazio percorso
da un punto Jf mobile
x unit di tempo, allora la derivata y f (x) all'istante x (dopo che f{x) ci d la velocit del punto sono trascorse x unit di tempo).
su una retta in
di
2**
La
p.
y
y'
la
derivata di y
'=^
a x'
= f{x) =f (a =
ri
nel
punto
di
(x).
cost.)
,.
hm
ft,
=o
a(x--hy^ -^ r
fi
ax^^
{)
=^\m{2 ax
:
-i-
ah)
^=^
2 ax.
la
Quindi Se un punto in x minuti secondi percorre ax^^ metri, sua velocit (misurata in metri secondi) dopo x secondi
() Cio la variabile, alla quale si dato l'incremento arbitrario h, che si fa tendere a zero. L'arbitrariet di /i naturalmente limitata dalla sola condizione che i punti x^x-^i appartengono al campo, in cui la f{x) definita.
DERIVATE, DIFFERENZIALI
2 ax. (Da
ci
si
163
deduce
il
risultato
ponendo
ci^=^
-^ g =^ 4,905).
y^=zax^ nel punto
di ascissa x,
La
ha per
,5)
2 ax.
Un teorema di importanza specialmente teorica il seguente: Se una funzione f(x) ha in un punto Xq derivata {finita), essa
continua
in tale punto.
Infatti dalla
si
trae
lim
/ (X.
+ h) -f(x,) =
]
,,
lm h
^"=-
+ ^1
f^''")
^
ossia
i =
ii,
A
r(^.+fe)-fw ^o.r(x.)=o
n
/(fl?
-I-
lim
//
=0
h)==f(x^).
e. d. d.
Il
teorema reciproco non vero esistono funzioni continue senza derivata, le funzioni, che pu incontrare il tecnico nei suoi studi, sieno
;
non singolari
(*).
7) Chiuderemo questo paragrafo con alcune osservazioni sulla equazione della retta tangente ad una curva. Si tratta di osservazioni evidenti, sebbene talvolta io mi sia accorto della difficolt incontrata da m.olti studenti a scrivere tale equazione in
Il
modo
corretto.
di ascissa
punto
si
f{x^
indica,
valore x^. Il
il
/(iCo). [Con Xo sulla curva y=f{x) ha per ordinata ?/ noto, il valore di f {x) quando alla variabile x si d il coefficiente angolare della tangente corrispondente f {x^ (**).
come
Ora, affinch la retta passante per il punto {Xq 2/) e tin altro punto {x, y) abbia coefficiente angolare f'{x^ condizione necessaria e sufficiente che y 2/0 =z(^x oo^f'iXo). Questa dunque l'equazione della retta tangente alla curva y=if{x) in quello dei suoi punti, che ha per ascissa Xq. Si noti: 1" La y che figura in questa equazione l'ordinata di un punto mobile (x), ordinata di un sulla tangente ed perci completamente distinta dalla
,
y^f
punto mobile sulla data curva. 2o Siccome il punto {Xq 1/0) appartiene per ipotesi alla nostra curva, la y^ precisamente il valore assunto dalla f(x), quando alla variabile x si d il valore j,,. Xq. Cos pure /' (Xq) il valore di f {x) nel punto x Cos, p. es., l'equazione della tangente alla curva y ^- ax^ nel punto di ascissa '2ax^{x-~XQ), ossia (poich y^^^^ax^) 1/ -f- 7/^ 2 arr^ic. ^0 {y yo)
,
(*) facile riconoscere che una funzione pu essere continua in un punto y , senza essere derivabile in tale punto. Basti pensare alle funzioni f{x) tali che la curva y =zf {x) abbia per x a \m punto angolare. Ma sono stati dati esempi di funzioni continue in tutto un intervallo, sprovviste di derivata in ogni punto di tale intervallo.
non
E non gi f {x). Si osservi del resto che la y yo=={x x^) f {x) generalmente l'equazione di una retta, e tanto meno della retta tangente, perch non neanche lineare (di primo grado) nelle x, y.
(**)
164
5)
CAPITOLO
Sia data una curva y
di oo
;
Vili
49
^= f{x)
es.,
definita in
un intorno destro
-Icx) )
sinistro
La
y
nell'intorno (a,
di
oo
di
ascissa
Xo
-4-
ha
per
equazione
Xo
=
^0
finiti
{xo) ossia
y=^xf fe)
\f(x^
oo le hanno limiti Se per a; f {xo) e f{xo) m, n la retta che ha per equazione y ^= mx-hn si dir asintoto della curva, nel punto di ascissa infinita (e si considerer come la posizione limite della tangente considerata per
Xof{Xo)
fc)
].
Xo=^).
Cos pure, se f{x) definita per cc-Na, e
in
se,
quando
Xo
della
un intorno
di
a,
si
ha
f (xo)
=#=
0,
allora
l'equazione
si
pu scrivere:
fM _ _
f (Xo)
,
f
Se
lim
{Xo)
f{xo)
00
lim
f fe)
ha l'equazione
(*),
si
x^
a]
si
cora un asintoto della nostra curva nel punto di ascissa a. Cos, p. es., la curva xy=^l ha per tangente nel punto
di ascissa Xo la retta
y
Passando
=
Xq
Xo
72
(^
^o)^
al limite per
Xo^=0
le
asintoti di tali
assi coordinati.
curve
sono
rette
x =
per
a:^
oo
si
trova che
ossia
gli
0,
y =^
0,
Esempi.
l*'
Sia
y=^f{x) una
Consideriamo
negativa
per
a^x^h.
tra l'asse delle x, la curva y fix), e le perpendicolari all'asse di di ascissa a e dal punto delle ascisse innalzate dal punto
A
il
ascissa variabile
x>
a.
Ad una
(*) Si
tale figura
daremo
nome
di rettangoloide.
potrebbe dare a queste condizioni (non tutte tra loro indipendenti) una
restrittiva.
DERIVATE, DIFFERENZIALI
165
166
CAPITOLO
Vili
49
''
..-^^^^^^
167
2^ Sia dato un solido S. Esista e sia
di quella porzione
fisso
Tc,
di
^S
che
t^'
racchiusa
posto alla
tra
un piano parallelo
t^'
esista,
sia
una
funzione
f{x)
= F{x).
{x)
continua
della
x.
Dimostreremo
che
Oss.
Ammettiamo
i
il
teorema che
tz^
il
ti.,
volume
dello strato di 8,
tc^
qualsiasi paralleli a
compreso tra
i
per
valori
massimo
minimo
dell'area
in S da un piano parallelo a tCi od a che troveremo pi tardi dimostrato in generale, evidente se, p. es., ^S" una sfera, o un ellissoide avente tt per piano di due assi, una piramide avente la base parallela a ti: e tale che il
necessit
di
Se
f{x-hh)
f(x)
F(x)
7i',
Tz"
sono
due piani
paralleli
dello
strato limitato in
S da
hM
tt,
n' e
ed
il
minimo
valore di
nell'intervallo (x,
x -h
si
h).
col
deduce
(x)
= lim
h=^Q
fi
= F
(x).
una F(x).
sfera,
Varie
definizione
di
derivata di una funzione f{x) e in moltissimi problemi la considerazione di (x) si presenta spontanea. Perci assai impor-
tanti sono
1"
Trovare
Trovare
si
funzioni, che
il
Del primo
occupa
calcolo differenziale,
calcolo integrale.
168
CAPITOLO
Vili
50
50.
a)
f{x)
Se y
=::
con y
=f
(x)
ancora
lini
h
/'(^
h)
f{x)
^
h
Ci che avviene allora
quando questo
e allora in tal caso
(x), v (x)
ed
f {x)=-u
{x)
-\-
iv (x).
P) In casi estremamente particolari si conviene talvolta di considerare delle variabili coniiplesse come funzioni di un'altra
tale convenzione
si
lo (^^-f-l
-^
z
a]"^ dove a una costante). Di ci parleremo ralmente per [^ pi a lungo in altro capitolo. Qui ci baster considerare il caso particolare che i termini di tale serie dopo lo (n-hl)'"'" siano nulli, ossia brevemente che Z sia un polinomio
:
(1)
Z^=^an-^ an-iZ-\-an-iZ~
^-
cioz'^
= P{z)'
Anche
e
nel campo delle variabili complesse chiameremo derivata indicheremo con Z' il limite del rapporto incrementale (se esiste). Per la funzione (1) tale derivata esiste e si calcola^ come
se si trattasse di variabili reali.
Infatti
..
^, = Z
^.
lim
h'=0
Piz-^h)
fi
F(z) = ^
=
(z-i-hy-z^
=
2^ j^i
aj
lim
h
II
Si noti che
si
m
{z
^^
-i-
in.
Il
limite per
= =
Si noti che
/i
E
(tanto
per
se
le
questa espressione ha per limite proprio j,e^~^ a e le ^ sono reali, quanto se sono complesse).
DERIVATE, DIFFERENZIALI
cosicch in ogni caso
169
ci
riferiremo esclu-
51.
a) Sia la
Derivate fondamentali.
j^
3,
oppure
t/
5).
Vale a dire
y non
Gli incrementi
Ay
0,
della
Ay costantemente 7-^ AX
e perci
anche y
Ay = lim = = X
Aa;
0.
cost.
all'asse delle x.
Le
coefficiente angolare
P)
-r,
nullo.
Si trovi la derivata di
,
^
,
= sen
x.
1
sen (x -h h)
sen
x
;
Il
rapporto
,.
incrementale
,.
perci
= lim =
7i
sen(ic4-/^)
h
cos
/z
1
f-
cos
sen h hm ,.
II
=
lim-^ =-1,
h^O
fi
0.
1.
cos
x
si
cos x.
sen Jz
Si ricordi che
1
Si]
^37,1^. 122-123,
dimostrato
lim
cos
0.
h^o
h
cos x. Y) Si trovi la derivata di ^ In modo analogo al precedente si trova
= hm
,.
/i=o
= cos cos senxseih hm h h=o h = cos X lim cos h sen x hm sen = sen
cos(x-i-h)
coso;
,.
a::
/^
cosa:;
II
,.
x.
ft
II
h=()
170
S)
CAPITOLO
Si trovi la derivata di
Vili
51
a""
y =i
{a>
!)
0).
Si
ha
a" +
'^
?/
= lim
/ic=o
ri
= lim =
a^
^.
/t
a'ia"'
= a lim h h= h
,,.
a'
= aMog, a
(cfr.
In particolare la derivata
y =1
s)
^ oge e
t/
= =
uguale a
e*.
Si trovi la derivata di
Ioga
x{a>
0)
{x>
0).
Si
Q.
'
ha y
=y lim ^
Ioga (X
-\-
h)
;
Ioga X
Posto h
= m
V
ossia posto
m^=^ -h
X
.
se
ne deduce
ioga
/
7/
= lim
,.
Ix-^
,/.
)
^
log
X
- lim =X m
1
lih
ivi =lim m X
in
'XB ce
X
X
log
log
/ (IH
1 \"'
j m/
log,
=ac
In particolare, se a
e,
si
ha che
la
derivata di y
log
y
es.
=-:
X
1,
ci
che del
resto
avevamo gi trovato
(pag.
166,
X) Derivare
y =^
x''
(n intero positivo).
hT
=
2/'
x'' -+-
nhx''-' 4-
''^''-'^^
h'
X--' 4-
Si trover
7])
Derivare
= y =
nx""
~\
i/o?.
Si
ha
y m:
,.
hm
^=0
^/x-^-h
/i
^/x
= lim
,.
(x-^i)
;
h\vx-^}i-^yx\
;^,
'
Si trova ?/
7=^
DERIVATE, DIFFERENZIALI
Derivare y ^= tg
x.
171
0)
tg(x
-{-
h)
tgx
sen h
172
Sia
11
CAPITOLO
Vili
52
un infinitesimo, cio una variabile che tenda a zero, supponiamo che non assuma il valore zero (*). Sia poi P un altro infinitesimo che tenda a zero con h,
il
Consideriamo
rapporto
e poi
il
lim
-f
se
la variabile indipendente,
p funzione di h.
h Se invece x fosse la variabile indipendente, e P ed cc fossero funzioni della x infinitesime per x=^ h, alla considerazione di questo limite si sostituerebbe quella del
lim'
-^ f- =: lim
non esiste; 2 esiste ed una quantit finita e diversa da zero 3^ esiste ed zero;
4^ esiste ed infinito;
noi diremo rispettivamente che:
1^
Vi
2''
V
A""
due infinitesimi P 6 h non sono paragonabili ; ^ ed \i sono infinitesimi dello stesso ordine; ^ un infinitesimo d'ordine superiore ad h;
^
un
ad
h.
Esempi.
1^
e
li
/i
sen
-sono
h
(per
=
B
/^
lim
= sen non
/i
0) infinitesimi
'
non
. .
esiste,
poich,
-y- oscilla
sempre da
-f- 1
le
(*)
-4- 1
Pu
darsi che
li
di un'altra variabile x,
essere, p. es.,
= (x h)
si
sen
perch
h assumerebbe
volte
il
valore zero,
punto
'X
mentre x
h).
DERIVATE, DIFFERENZIALI
2^
ordine,
173
3^
/i
/i
7t
fi
-7-
cosicch
(per
0) P
un
4 Se P
inferiore
\/h,
P per
/i
ad
h,
= 4-0/1
= = lim =
7i
-I-
infinitesimo
d'ordine
^
h
lim
y=
00
h^-\-0\/}i
p,
Evidentemente se a
e
un
P di ordine y,
superiore a y, allora a di
ordine
superiore
perch
lim
a =
a
lim -3- lim
?
=
3
0.
T
*Se esiste
T,
tale che
il
un numero positivo k
e
rapporto jj
abbia
un
limite finito
stesso ordine di h^. Si suol dire allora che a un infinitesimo di ordine k (rispetto ad h). Per esempio, sen /^ un infinitesimo di l** ordine per Tes. 2; h!' {k>0) un infinitesimo di
ordine k]
cos
/t
un infinitesimo
di
T
,
ordine, perch:
,.
lim
7i
cos/i
7^^
^.
lim
K^
r=o
= 1,.
2
-
2^ o 2 sen K^
^ 2 sen 2
//z^
^
lim
r^To
(I)
h
1
\2
/l
lim 2 7t=0
ri
/l
2 K^fJ
contraddittoria
con
le
pre-
per
si
le
Se
a, p
qo
,
dir che:
1
a
oi
2^
^ sono
dello
stesso
ordine;
174
CAPITOLO
Vili
52
3" a infinito di ordine superiore a P; 4** a infinito di ordine inferiore a ^ secondo che:
oc
1^)
2^)
lim
-Q-
finito
diverso da zero,
3^)
limy
lim
oo,
4')
40.
precedenti
Le
considerazioni
hanno un grande
interesse,
perch in molti problemi lecito trascurare gli infinitesimi di ordine superiore. Eccone qui un primo esempio. Un altro esempio assai piti importante sar dato pi avanti.
=^
p,
b,
al-
si
Y?
di ordine
siepe-
riore,
(*)
DERIVATE, DIFFERENZIALI
175
53.
a)
Differenziali.
Poich
f {x)
= lim
.,
,
,
^-^-^,
si
avr,
.
posto
.
f(x-hh) ^
1
nitesimo
che lim
,.
0.
Cio
infi-
valori di
for-
h =^
mole)
(perch h figura al
(*).
Noi
converremo
porre
quando h =^
0.
la rester
ha
per definizione
f{x).
a,
si
ha
(l)
f:==:f(x)Ax-+-OL
dove a un infinitesimo a bAx
lim 7
di ordine superiore rispetto
ad
h,
perch
lim
=r:
lim
0.
Invece f (x)
ordine di h.
Ax
(se
f (x)=\= 0).
un infinitesimo
Allora
si
dello stesso
ricevuto dalla funzione fix) uguale al prodotto della derivata della funzione f{x) per l'incremento Ax della variabile, pi un
infinitesimo
oc
di ordine
La prima
si
membro
si
Ax,
della
df e
chiama
differenziale
funzione f(x); cio il differenziale di una funzione f (x) uguale alla derivata della funzione moltiplicata per Vincremento della
variabile.
Il
differenziale dipende
dunque non
solo dalla x,
ma
anche
dall'incremento
h=^Ax
della variabile
e,
se
fix)
#= 0,
un
nella
La (1), che pu anche scriversi Af^=df-hc(., sdoppia A/" somma dfe d oc: i quali (se f' #= 0), sono rispettivamente
di ordine
e superiore
= sA2; =
0,
all'intervallo,
ove
esiste la f (x).
176
P)
CAPITOLO
Vili
53
diffe-
Vediamo che cosa rappresenta geometricamente renziale. Sia data una curva di equazione
il
Siano NM, QS le ordinate dei punti e S della curva che corrispondono ai valori x e x-hh della variabile (fig. 20).
Sia Pil punto d'incontro della
la parallela per
M alFaSse
SQ
con
sia
delle x;
poi
punto d'incontro della SQ con la tangente alla curva nel punto M, ed co sia l'angolo formato da questa tangente con la MP, ossia con Tasse x. L'incremento h
il
che riceve
-^
la
variabile
indipendente
sar
Fig. 20.
^x
= NQ = MP.
;
Abbiamo
uguale
al coefficiente
f (x) della funzione f{x) angolare della tangente alla curva, ossia che f
(x)
= tang w
ma
il
differenziale
df=f(x)Ax;
quindi
df=^^x
Ora A a; misura
il
tang w.
triangolo rettangolo
cateto
compreso tra la parallela condotta per all'asse delle x e la tangente alla curva nel punto M. il punto L'incremento Af che riceve la funzione quando alla variabile X si d l'incremento /^, sar dato dalla differenza tra il valore della funzione nel punto x -h /^, valore che nella figura rappresentato dal segmento QS e il valore della funzione nel punto X (valore che nella figura rappresentato dal segmento
= PR. Dunque
MP del
MPE,
il differenziale rapjjre-
PR
NM QSQPPS\
= Ax = Ax,
;
rincremento A f che riceve la funzione f (x), quando si d alla variabile x V incremento Ax, rappresentato dal segmento PS compreso tra la parallela alVasse delle x condotta per il f(x). di ascissa x e la curva y punto e quindi Se f(x)=^x, la derivata di x 1
df=^dx=^l.
cio il differenziale di
uguale all'incremento di
x.
DERIVATE, DIFFERENZIALI
Si potr COS
177
scrivere in generale:
df^=^
f {x)
dx,
f (x)
il
differenziale
della
f
della
(x)
= -7^ dx
una funzione f
funzione
(x)
e
uguale al rapporto
della
tra
il
differenziale
x.
quello
variabile
indipendente
54.
Metodi abbreviati
di
esposizione.
si
scrive
df f Rigorosamente ci lecito, soltanto se cio ( 53, pag. 176) se la curva coincide con la sua tangente, ossia una retta ed f quindi una funzione lineare di r.
posto di
df=f
Il
sostituire dfsi
alla
Af
x
(x,
x-hdx)
curva y=:zf{x)
della
in tale
di
la
lineare
mx
+n
intervallo,
parole a
considerare in un
Il
tale
a,
sostituire
df
il
Af
equivale a trascurare un
siffatti
di
qualche studio
errori.
trascurare
infinitesimi
non conduce ad
Il procedere in questo modo permette di esporre molti ragionamenti in modo specialmente semplice e rapido; cos si pu procedere senza tema d'errori, quando si riguardino tali esposizioni soltanto come procedimenti abbreviati, che hanno significato logico solo quando si pu dar loro quella forma precisa, a cui conducono le nostre definizioni. Il modo pi semplice di chiarire questi metodi abbreviati di locuzione sar quello di trattare con essi alcuni degli esempi svolti
ai 47, 49. Sia ( 47, pag. 158), p. es., ?/ f{x) lo spazio percorso da un punto mobile all'istante x. Se ne determini la
velocit
{x,
F(x)
si
allo
stesso
istante.
Nell'intervallo
infinitesimo
x-{-dx)
cosicch lo spazio
tervallo
12
f(x-h dx)
F (x)
in-
velocit
F (x)
178
per
il
CAPITOLO
Vili
54-55
ossia la velocit
vale la derivata di f(x). chi volesse considerare questo procedimento come un ragioe
F {x)
f^ ^
i.(.),
proprio,
si
gli errori
a)
{x,
quello
;
di
considerare
F {x)
costante
nell'intervallo
X -4- dx)
^)
^
f{xA-dx)
il
f{x)~^f
f^x) =
df,
anzich
ossia di confondere
Il
differenziale
ragionamento rigoroso fatto al 47 dimostra che questi due errori si compensano, almeno nel caso che {x) sia fun-
F{x) come
7j
costante, o
supporre
la
^fz=df
:= f(x) con
:
sua tangente nel punto x cosicch in quanto precede si ci che scambiata due volte la curva con la sua tangente compensati. rende intuitivo il perch i due errori si siano Es. Sia A{x) l'area del rettangoloide racchiuso dalla curva
y
dall'asse delle x.
= f(x)[f{x)-^Ol
ascissa x,
= dx
-{-
x 4- dx)
la f'ix) si
pu
consi-
cosicch Vincremento
dA = A{x
dx)
.4 {x),
che riceve l'area A nel passare dall'ordinata di ascissa x all'ordinata di ascissa x -+- dx, si pu considerare come un rettangolo di base dx ed altezza f{x). quindi
dA
= f{x)
il
dA = = -rax
f{x).
precedente.
55.
a)
Derivazione
di
una somma.
La
somma
^n (X)
(x)
-h
-f-
delle
n funzioni
cp,,
DERIVATE, DIFFERENZIALI
179
Cerchiamo la derivata della f{x). Supporremo n^==^2. dimostrazione vale per affatto analoga in generale.
Si
La
ha per definizione
ft
Il
h^o\
Donde
La
derivata della
somma
di due o pi
seggono derivata
(finita),
esiste ed
uguale alla
somma
(cfr.
delle
50).
Oss.
l^
il
Un
caso
particolare
:
del precedente
teorema
evidentemente
seguente
Le
Si
derivate di y
=^
==
(x) e d
y =^
(f>
uguali
(poich la derivata di
?/
cost. nulla)
(naturalmente, se esistono).
propone al lettore di illustrare geometricamente questo teorem^fe, osservando che dalla curva y f{x) si passa alla y =^ f(x) -h cost. mediante una traslazione. Nel caso che y sia lo spazio percorso da un punto mobile
all'istante x,
Oss.
2"".
Un
la differenza di
-f
teorema affatto analogo al precedente vale per due funzioni in particolare la derivata di fix)
;
ix).
56.
di
due o pi funzioni.
Siano ^ (x) e ^ (x) due funzioni derivabili (e quindi continue). Vogliamo trovare la derivata della funzione prodotto
f{x)
al limite
cp
= :p(x)^(x). = per
/i
f (x
-f-
h)
fjx) ~
(x
-+-
h)
<^
(x -h h)
jx)
(x) ~"
180
Aggiungendo
rapporto diventa
CAPITOLO
e togliendo
Vili
56
(x)
al
numeratore
cp
{x -^ h), tale
<^{x-hh)^{x-\-h)
^{x)^{x-hh) _ -h'^{x)^(x
la
-i-h)
^{x)^(x)
che
si
pu scrivere sotto
forma
primo addendo il prodotto di due fattori. Per l 0, il il primo fattore tende a ^ (x), perch ^ (x) funzione continua cp {x), e quindi secondo il rapporto incrementale della funzione
Il
;
il
suo
limite per
/^
la
il
derivata
limite
^' (x)
esiste
ed
finita).
Dunque
si
del
il
primo
addendo
(a;)
9' (x).
cp
Analogamente
(x) ^' (x).
trova
il
che
sar
limite del
secondo
addendo
Cosicch
limite di tutta
l'espressione,
f
da cui
il
(x)
cp'
(x)
^{x)'-\-^
altre
Teorema. La derivata della funzione f (x) prodotto di due (x) che hanno la derivata finita, esiste funzioni 9 (x) e e si ottiene moltiplicando la funzione '^ (x) per la derivata della funzione cp (x), poi moltiplicando cp (x) per la derivata
cj^
della funzione
(x)
sommando
costante, se p. es.
una costante
si
=
m
= m. essendo m
m^ {x),
m ^' {x).
cost.)
e la derivata i
riconosce uguale a
m ^' {x).
cj^
Cio
(r) {ni
Osservazione.
Se f{x)^=^^i(x)^2{x)^z{.x), dove
derivabili,
si
cpi,
cp,,
cpg
sono funzioni
ha
{x)
f{x)z=z^
Quindi
:
cp3
{x)
dove
si
posto ^ {x)
9i {x)
cps
{x).
4^'
{x)
{x)
= =
cp'i
{x\
cp,
cp3
{x)
-f-
cpi
{x)
cp'2
{x)
^' {x)
{x) H-
4>
DERIVATE, DIFFERENZIALI
Sostituendo a ^
formole,
f' (x)
si
181
precedenti
(x),
:
^' (x)
ha
(x)
infine
cp^
=
:
cp'i
(x)
cp3
(x)
H-
cpi
(x)
i
cp'2
(^) Ts (^)
+ Ti (^) 92 fo)
cp'3
(^).
ha
di
per
fattori.
57.
di
due funzioni.
Ora cerchiamo
la
derivata di ^
differente
supponendo
che
(x)
sia
una funzione
1
finita.
Avremo
1
4^
(x)
^.==0
/i
l
^TT
-\- il)
^{x)
lim
h)
4; (.9;) cp
(x
che
il
La ^
quindi
(x~\-
li)
/i
0, e perci
{x)
^ (x-^ h)
r.
.
tende a [^ {x)f
Il
dunque
il
.-.o
secondo fattore il rapporto incrementale della funzione la derivata ^' (x) (che esiste ^ (x) e il suo limite per A ed finita) quindi
si
cambia
182
Ora, per
zioni, se
finita, se
il
CAPITOLO
Vili
57-58
f{x) e
teorema sulla derivazione del prodotto di due fun^ (x) sono due funzioni continue aventi derivata
si
(x) 4- 0, e
pone y
T~r~:
si
ha
ossia
^~
cio
si
[^ix)Y
.
ha
il
Teorema. La derivata
f (x)
.
del quoziente
di
due funzioni
derivata finita
una frazione
quadrato della funzione denominatore e il cui numeratore si ottiene sottraendo dal prodotto 4> (x), della derivata f'(x) del numeratore f(x) per il denominatore ^ (x) il prodotto della derivata ^' (x) del denominatore per il numeratore f(x). Questo teorema vale anche per funzioni complesse.
cui denominatore
il
Esempi.
1
^
La
,.
derivata
di
tg
a;
X = sen cos X
cos^
a;
-4^
sen^
rr
,
cio
COS"^
COS"
X
2
Nello
cos
a:;
stesso
,
modo
1
si
prova
che
la
derivata
di
cotff
= sen X vale
si
sen^
^ x
Questa formola
cotg j;
pu
anche
dimostrare
ricordando
che
= tgx
Tra
di questo paragrafo.
58.
a)
le
Regola
di
due variabili a; ed ?/ esista una corrispondenza biunivoca, in guisa cio che ad ogni valore della x in un certo intervallo a corrisponda uno ed un solo valore della y di un certo altro intervallo P, e viceversa. Vale a dire la y si possa considerare come funzione f{x) della x (per x appartenente
all'intervallo a) e viceversa la
si
DERIVATE, DIFFERENZIALI
zione
{y) della
183
In altre
cp
y (per y appartenente
le
,
all'intervallo
P).
y = f{x)
=
(a
(p(y)
runa
dell'altra.
Cos,
p.
,
es.,
y
[intervallo
[intervallo
[intervallo
= ^ 4a = ^x y a = y = ^J X a =
Ioga
(0,
nz:
(
=
X
a^
>
a =^
(
oo
)]
[intervallo P
ao
-f- oo )]
[intervallo P
= -h = +
oo
,
qo
)]
qo
co
)]
y'^
(0, oo )]
si
[intervallo p
1= (O, -f-
oo )].
debbono trascurare
l'estremo
dell'ultimo esempio).
Nell'ultimo
'\/
esempio
di
si
suppone
;
a;
>
si
0,
affinch
il
simbolo
0,
X non
sia
privo
significato
suppone y
= i/x >
perch
altrimenti
un
Supposte continue entrambe le f{x)^ ^iy), e supposto che esista e sia differente da zero, si vuol calcolare 9' {y). f Evidentemente per ipotesi l'incremento ^ x dato alla x individua l'incremento Ay dato alla y e viceversa. Di pi (per la supposta continuit delle f, ^) gli incrementi Aa;, At/ tendono
{x)
]
contemporaneamente a zero
>,
cp
.
(^'').
Ora
7
{y)
= hm Arr r= lim - =
,.
,.
1
T
-r
lim
Aa;
= oA X
0, se
Ly
Poich lim
-~
esiste ed
uguale a
f {x)
-!=
ne deduce
Cio,
nelle
nostre
;
ipotesi,
la
derivata
p.
es.,
cp'
(y)
il
numero
posto
reciproco di
(*)
f' (x)
viceversa.
Cos,
si
verifica,
Le
ipotesi si possono ridurre. Cos, p. es., nel Capitolo dedicato alla teoria (x) difvedr che, se yzi=f(x) possiede una derivata
ferente da zero
per
a;
a,
se h
= f{a).
f
.
allora esiste
una funzione x
,..
.
della y,
I,
uguale
3i
a per y
~h
eh e e
quindi continua per t/ b e soddisfa alla y=zf{x). Si noti che: Se j funHone continua della x nell'intervallo oc, se essa sempre crescente sempre decrescente, allora la x funzione continua della y nell'intervallo [> corrispondente.
'
184
y ^=
Ioga X,
a}'
CAPITOLO
Vili
58
cC\
che
le
due
derivate
cu'
y\
log,, e
e
1.
Xy
loge
x, ioga e loge
1*"
Si derivi
Si
i/~x.
RlS.
1
ha^=:y',
,
:r;
= n?/"-\
^ ~^
a:''
y\=
-j
=
:
-^-^
(^^^j)
tz
cosicch la derivata di y
= x'
vale
i7x
^'
=
1
7^
(^=#0).
2" Si derivi
y
1
x^
ji
Ris.
?/
ir
j,
dondei/'=:w( ^
X
x =X
ti
3' Si derivi
y
,
Ris.
= -^
ce
donde
?/
=
X
m
a; r^
m
a:;
(Da
si
trae che) la
derivata
.
di
razionale di n vale y =.nx'^~^ Pii avanti estenderemo questa importante formola anche al caso di
z=z x"^
irrazionale.
p) Sia y
= sen
lettore esamini
x.
il
caso
x^ 0).
La curva immagine
x = arcsen
arco, che ha il seno soide. Se ne ricava che ?/ (a; uguale ad y). Osserviamo per che, dato il valore y {\y\^l) del seno, l'arco x corrispondente non univocamente determinato, ma ha infiniti valori, come ben noto, e come si pu verificare
la
cosidetta sinu-
es.,
al valore
del
seno
corrispondono
infiniti
valori dell'arco x.
La
DERIVATE, DIFFERENZIALI
corrispondenza
derare, p. es.,
i
185
limitiamo a consi-
si
ci
valori della
x compresi
tra
^'
V ^^
;
^^"^
valore possibile y di sen x (cio ad ogni valore y dell'intervallo 1, -h l] corrisponder allora un solo valore di ^ [ e vice-
^^
= (arcsen
,,,111
y)
y\
(sena?)',,
cosa;
i/l sen'a;
Vl^^^
per 1^1=^1.
^/^ dovuta segno dovuta al radicale Vi cui possiamo scegliere l'arco di sinusoide che rende biunivoca la corrispondenza tra x^y. Se adottiamo la convenzione fatta pi sopra, siccome \/\ y^ scritto al
L'ambiguit
di
all'arbitrariet
con
\x\<.
il
positivo,
si
dovr dare
al
segno -H
?/
Scambiando
?/'
ha: Se
Y) In
= arcsen x^\y\\<.
simile
si
modo
e
prova che, se
= h y = arccos
.
x-,
e quindi
X
si
cos y,
se
<y
<tz, allora y^
=
nelle
Vi x^
attuali
Ci
che
pu controllare,
a;
osservando
che
e
convenzioni
arccos x H- arcsen
= ==
arccos
cost.
quindi
arccos x
cost
arcsen
X = tg
B)
?/.
:r,
cosicch
deri-
Vogliamo derivare
la funzione
= arctg x
t:
inversa della
Anche
qui, se si vuole
le
p.
es.,
supponendo
^V ^~^
-^^^
di
tc,
cio
poi
^"^
Xy
1 -f- tang'
-^ x^
Vcos^
y)
186
CAPITOLO
Vili
58-59
Osservazione.
Si
x)'
1/1=^='
(arccos x)'^
(arctg
a;)'^.
=
:
Ris. Dimostriamo, p.
es.,
tg (arctg a
arctg = a ^
P)
ossia
1 ~\~
arctg a
arctg = arctg
p
Se ne deduce:
(arctg x)^
^=
arctg
-\-
= lim = lim = arctg ^ lim 777 dove k = lim h) = k -h x{x h^o ^= ^= Se ne deduce (arctg
,.
arctg (x
-\- il)
II
arctg x
,.
x {x
-\-
h)
ft
/i=o
.
h
/^
--.
-\-
, '
-h
a; (a:
4-
/^)
x)'
+
;
a:""
-h x~
59.
Sia
di
funzioni.
y una funzione
una funzione ^
della x.
Sia cio
Vale a
individuato
dire,
il
quando
la
x varia
in
;
un certo
intervallo,
sia
e questo valore
della z
valore di y ( 29, y. pag. 97). Supponiamo che esistano le derivate y^ =^ (^) e z',, := cp' (a:) della y rispetto alla z, e della z rispetto alla x. Si vuol tro-
L'incremento Ax dato alla x individua il corrispondente e questo individua l'incremento incremento A^ ricevuto dalla z
;
\y
della y.
DERIVATE, DIFFERENZIALI
187
A-^
0)
A?/
o
a;
,.
,.
^a;
Aa;=aA<2'Arr
A^
(*)
-f-
lim
ax
i^z
Aa;
=o
=
funzione
Cio
il
Se y
z,
e la z
della
rispetto alla
x uguaglia
Z'C^),
=
;
cp (a;)
e tanto la
x.
7j
che la z
quindi
si
come funzioni
della
Sar
per
Ma
= y^ dr Quindi y^ =
d7j
2/'^
-a''^;.
(1)
dz-= z^dx
dy
(2)
z'^c
= y\
dx,
si
pu scrivere
dy=^y\dz,
Questa
formola,
(3)
s-
la variabile vera per definizione se dunque anche se z noi la variabile indipendente (ma invece le y, z sono pensate funzioni di i.na
indipendente,
vera
noti
che,
per
il
teorema
di
derivazione
delle
funzioni
variabile
inverse,
In tal caso
alla dz
infatti,
si
riduce
z'y
dy.
Applicazione.
Siano X ^= X (0, y =^ y
riare della
t
(t) le
descrive
;
derivata finita
e si
una curva. Siano x (t), y (t) funzioni con possa in un certo intorno del punto t =^ oc con-
(*)
A^
= 0. Ma
Questa dimostrazione cessa di essere valida, se per valori di A a; -i si osservi che Ay 0. Quindi in ogni caso y'z. A^ -f f A^, dove lim f
y'^
z=z
hm
= - =
lim
-:
hm
t-
=V
.-
-r
188
CAPITOLO
Vili
59-60
Siderale
r) y come funzione
di x.
Sara ^ ^
= -^ =
,,.
^^
'^tttt-
ossia
[y
si
y
pu
(a)]
(a)
= x
[a;
(a)]
a;'
(a)
;
questa
equa-
zione
chje
dimostrare
direttamente,
y
il
si
possa
considerare
come
t,
usare
p.
es.
linguaggio differenziale.
alla
2
curva x
2
=a
cos
^=^ b
(che
coincide
con
l'ellisse
-2-^^-2=
oc
1).
(Cfr.
60.
Sia
vabile.
?/
dove
Derivata logaritmica.
log
Posto ^
/"(a;),
/"(a;)
fix),
7/
= log
una funzione
^,
dove ^
= f{x).
positiva deri-
Sar
f{x)'
Cio
La
0,
una furinone
f (x) j^er la
derivabile f (x)
>
come
suol dire,
la derivata
*
Viceversa sia
y
Sar y
ossia
y':c ('i^e
e^
''''\
ossia
(x)
log y.
^ =^
e^
dove z
^=^
(x); e quindi
y^
^v'^
z'^
=^
e^
cp' (a;)
?' (^)-
logaritmo di una funzione derivabile), la derivata della funzione uguale alla derivata del suo logaritmo moltiplicata per la funzione stessa. Quest'ultimo teorema spesso molto utile, perch talvolta pili facile derivare il logaritmo di una funzione che la funzione
il
stessa.
di
(*)
La y
Cio si possa considerare t come funzione della x [inversa della x-=^x {t)]. sar funzione di t, funzione della a?, che si considerer come funzione della x.
DERIVATE, DIFFERENZIALI
ancora
Infatti,
189
di
una volta
se
l'
opportunit
e
della
definizione
Eulero).
= a 4-
20
allora
Derivando con
le
regole abituali
si
Esempi.
1^
Si
derivi
^=.x'',
RlS. log
=n
Jb
dimolettore
esamini
il
4"*). Il
[f{x)f.
{x)
;
(log y)'^
=n
[log
f {x)]^= n 'j-il
f ix)
,
>^
Ff (a^)!""^
f {x).
Si esamini
caso
di
f{x)^0.
metodo si ponga z^=^f{x). Sar donde y. nz''-'z', n[f(x)y-'f(x). Anche questa formola fondamentale ci era gi nota per il
altro e pi semplice
z'\
Con
= f{x)
caso di
2 del
56, pag.
181).
3*^
ha log
y =^
(x)
[f{x)Y^''^
yx
=r
=r\9 j~ +?'
(x) log
f(x)
j.
Riassunto.
Si possono riassumere cos
i
precedenti risultati:
Teorema.
Se ^ una funzione della
sottrazioni,
x,
che
si
moltiplicazioni,
divisioni,
consultazioni di tavole
tanto
trigonometriche,
altret-
190
Il
CAPITOLO
calcolo di
:
Vili
le
60
si
esegue con
seguenti
FUNZIONE
2/
DERIVATA
y'
= ?()t(a!)
~ o'{x).f{x}
y'=zf'(x)'^{x)-\- f{x)Vix)
y
'
=
'^'
''(30)
[?(^)P
^'
{x)
= f{x),x=z^{y)
= \oge0',i2)y = eT)
f{x)'^^''^
f'{x)'r'{y)
y'.r
y=zf{0),0='^^x)
(1)
=l = f'{^)?'(x) = y':0'.v
0' ',{2)y'
y
y
(1)2/'
= e-'z'.T=^y2\T
.
(a,-)
y = .(x)^
(-)
4- ^ (^)
^^~]
FUNZIONE
191
(a
= C08t).
n
y
"1/
1
y'=^0
y= Vx;
a
x"-^
y
-^
X arctg
.
a'
y
*^
r-, x- + a^
=r
y=
Vx]
=
2
Vx
f
(x)
= arcsen =a
1^(0?);
1/'
Va'-.
y'
y=Vf{x)]
.
y'
n'Vfixy-^
= a'/{x)
61.
y-z=z
J/fix);
y'
yf(x)^'^^^
Derivate successive.
a)
Il
M
tal
all'istante x.
se la velocit
movimento
dice
uniformemente accelerato,
e in
caso
il
rap-
porto-' dove v
Ax
intervallo di
tempo di ampiezza Air, si dice V accelerazione del movimento. Nel caso generale tale rapporto assume il nome di accelerazione media nell'intervallo (x, x H- x) di tempo considerato. E, per ragioni analoghe a quelle svolte negli esempi di
pag.
si
157
e seg.,
il
Ax
0,
ossia
1/
(x)
si
lim
Aa;
Av
= oAx
x.
dice accelerazione
all'istante x.
L'accelerazione
presenta
cos
come
la derivata
tempo
Ora, se
all'istante
y=^f(x)
x,
v (x)
=f
lo
Quindi
di
l'accelerazione
(x).
data
f {x)
In
generale
si
la
f
e si
di
zione y
^= f {x)
vata seconda di y =^ f (x). Questa una nuova funzione di x, che a* sua volta pu ammettere una derivata che si chiama derivata terza di ?/ e si indica con y'" con /*'" (x). E cos via. In generale y pu ammettere una derivata n'"'^"'^ dell'ordine n che si indica con y^ con /'^"^ (x). La y^ f (x) si chiama anche prima derivata di y.
Con Con
Il
<f
si
indica
^
il
prodotto di
"
/""
(x)
per
dx'^.
d''y
d""
'^^
{x)
il
dx"".
simbolo
yi"'"'".
y,
test
definito,
riceve
titolo
di
differen-
ziale
192
CAPITOLO
Vili
61 DERIVATE, DIFFERENZIALI
j/"^
Osserviamo che cT y ^^
dx"
il
differenziale di
si
consideri
d^''
dx come costante
(*). Infatti
^-^
y,
y^''^
ossia di
dx"".
si
y''''
^^
dx^
~~ ^
y^
c?x"~\
il
suo differenziale
la derivata
*
y^''^
pu scrivere nella
forma^-
dx Y) Abbiamo
se
y=^f{x),
allora
dy
anche
se
=f
(x) dx,
x non la variabile indipendente. teorema analogo non vale per i differenziali di ordine tutte le volte che si introducono nel superiore al primo calcolo tali differenziali, hsognai prefissare quale la variabile indipendente scelta, e non pi mutarla nel resto del calcolo. Basti ricordare che il differenziale secondo d^ x della variabile indipendente x nullo, perch la derivata seconda della x
Un
rispetto alla
nulla.
Esempio.
Calcolare
le
(x)
= +
ao
ai
\
ai {x
a)
-f- 612
(x
a)-
-+-
-f-
On t^
a)".
p''{x)
= + 2 Ct 4- 3 4- 3.2
^2
a)
2a-2
a-, (a;
^3 {x
a)^
-f-
-h
a) 4-
{n
4- na {x
1)
p^^(x)=\^ai-h2.3A
3.4....(i4-2)a,+ 2(x
(i
a)'-f-....-h(w
7+l)(n
(n
\n_an.
-H
1)^^+1^
^-h2)....na,(a;
a)"
y^-i)
(x)
= n
an-i H- 2.3.4
^y^^ {x)
1) n,, (x
a).
E
(*)
le
+ IT in
poi,
sono nulle.
Cio
considera
dx come indipendente dalla ic, ossia come avente uno come avente derivata nulla rispetto alla x.
193
Sia
se esiste
un numero positivo k
tale che,
f(c
[Oss. Altri
h)
<f{c) <f{c-i-h).
h)^f(c)^f(c-i-hr.
la
f{c
[Altri
h>
f (x)
si
e,
f(c)
>
h)
f(c-hh),
^ f{c) ^ f{c
-h h)^.
Oss. Se nel punto e la funzione riceve il suo massimo o suo minimo valore, ivi la funzione non n crescente n decrescente (quando per si addotti la nostra prima definizione).
il
Lemma. Se V (e) esiste ed positivo, la f (x) crescente punto e. Se V (e) < 0, la funzione decrescente nel punto e. Quindi, se nel punto e la f (x) raggiunge il suo massimo, o il suo minimo valore, e se V (e) esiste ed finita, allora V (e) 0.
nel
Dimostriamo,
p. es.,
la
prima parte.
=
7i
r lim
f{c^h)
'
f{c)
=+o
= .. lim =
/i
f{c
-l-o
h
h)
f{c)
,
(e)
>
numero k
tale che,
segue ( 32, oss. 6, pag. 109) che esiste un per <k, i rapporti
<h
f{c-\-h)
f{c)
^
f{c
h)
h
lii
f{c)
194
sono positivi
(*).
CAPITOLO IX
Cio f{c -\-h)
{e
<
62
negativo: cio f
P) Il
gli
f{c) positivo
/"(e
h)
e.
f{()
/^)
<
f(c)
f{c +
h),
d.
d.
tutti
teorema fondamentale del calcolo, di cui, si pu dire, altri sono conseguenza, un teorema intuitivo. Sia y ^=- f{x) una curva (7 dotata di tangente in ogni punto interno alFintervallo (a,
6).
La
sola
22
ascissa e) inin
terno
all'intervallo,
parallela
alla
i
corda
congiungente
della
Fig. 22.
punti
a,
h.
formeranno perci angoli uguali con l'asse delle quindi ugual coefficiente angolare; sar cio:
f{h)
avranno
f{a)
=a
k
-\-
f
k,
i
(e).
Posto
=^ a
il
-\- h,
numeri
k,
hanno
lo
stesso segno, e
Posto dunque --
0.
^
ossia
=h
Q,
O<0<1:
la
nostra
formola
si
scrive:
f{a-hh)
h
Cio
alla derivata in
fio)
=zf'(a-hQh),
(0<e<l).
un rapporto incrementale per la funzione f (x) un punto intermedio. Al limite (per h diventa poi proprio la derivata nel punto x =^ a.
= 0) esso
uguale
Questo importantissimo teorema si deve considerare intuitivo e in parte a noi gi noto anche per le seguenti ragioni. Noi sappiamo infatti che, se f(x) lo spazio percorso da
un mobile
fia-hh)
all'istante j\
allora
f{a) rappresenta
< <
;
la
tali /^ ^ arbitrario, esiste un h tale che per (*) Prefissato un f rapporti sono compresi (pag. 107) tra / (c) ef' (e) -f cio [se stato scelto ^ r (e)] tra due quantit positive, e quindi sono essi stessi positivi.
'
>
<
195
l)
media neirintervallo
(a,
a -h
h),
mentre
f' (a -f-
rap-
presenta la velocit all'istante intermedio a -{- ^h. La formola precedente dice dunque soltanto che la velocit media in un
un qualche ben chiaro: Se, p. es., un treno percorre 300 km. in cinque ore, cio con una velocit media di 60 km. all'ora, potr darsi benissimo che in qualche istante sia fermo, in qualche altro abbia velocit di 80, di il treno 100 km. all'ora; ma esiste certamente almeno un istante del viaggio, in cui la velocit del treno proprio uguale alla velocit media di 60 km. all'ora (almeno se ammettiamo che la velocit varii in modo continuo, cio sia una funzione continua del tempo x. La dimostrazione, che daremo, prova per che il nostro teorema vale anche in casi pi generali). Anzi, se ricordiamo quanto abbiamo detto al 47, troviamo che la penultima formola di esso (pag. 158) coincide proprio con quella che abbiamo ora scritta; appena si pongano a e A: al posto di a; e di X, e si ricordi che uguale alla derivata della f{x). Si pu dire dunque che noi abbiamo enunciato il teorema di cui qui ci occupiamo, ancora prima di definire la derivata di una funzione (almeno nel caso particolare che questa derivata sia continua).
certo intervallo di tempo uguale alla velocit in
istante
intermedio.
ci
Y) Si voglia ora dimostrare il nostro teorema in modo generale rigoroso. cominciamo a supporre f(a) f{h). In questo
Se f(x)
(a, b)
tale
che f (a)
f (b),
e se
tutti i
un punto
punti interni a questo intervallo, esiste in esso almeno 0. e, per cui f (e) Nell'enunciato di questo teorema non si ammette n che /*' (x)
'
sia continua,
Si
n che
f (x) esista
ammettere che nei punti interni a questo intervallo la f (x) fosse infinita, purch di segno determinato. Per il teorema di Weierstrass la f{x) assume almeno in un punto A di questo intervallo il valore massimo M, e almeno in un punto B il valore minimo m. Se questi due punti sono enpotrebbe anche
trambi
la
M=^m.
estremi a, h, allora, siccome f(a)^=f{b), sar Essendo uguali i valori massimo e minimo della f{x), f{x) avr in tutto l'intervallo valore costante, e quindi in
agli
e
qualsiasi punto
f (e)
0.
Rimane ora a
196
il
CAPITOLO IX
valore
62
suo
b)\
massimo
tal
o
il
minimo
in
un punto
interno
ad
ivi
(a.
fio)
ma
0.
e
in
caso
Poich
interno ad
c
potremo scrivere
(0
= a-l-e(&
ed
h,
1
a)
(i
<e<i)
ed
6
/^
dove Se
si
sar
numeri a 4-
esclusi).
O-
Generalizzazioni.
Siano f{x), 9
(.x)
(a, h).
sia
9(a)=i=9(6);
parole la
cp
(x)
assuma
valori dif-
Costruiamo
la funzione
dove
F{a)
= F{b),
SI
una
costante,
ossia che
che
noi
sceglieremo
in
guisa
che
da cui
trae k
=^
cp
t-
(a)
'9
()
() =# 0.
una funzione derivabile (perch f{x) e ^ ix) sono derivabili) assume valori uguali per a e per x ^=^b. Perci, per il teorema di RoUe, esiste almeno un punto dela:;
F'
{x)
zero;
questo punto
teorema pu non essere vero se non sono soddisfatte le ipotesi enunha in qualche punto interno ad (a, b) derivata infinita non determinata di segno indeterminata. Il lettore se ne convincer facilmente pensando a una linea y f{x) composta di due segmenti di rette concorrenti in un punto di ascissa e, nel quale la f{x) raggiunga, p. es., il suo massimo valore; oppure pensando a una linea y f{x) composta di due archi di cerchi concorrenti in un punto di ascissa e, nel quale posseggano una stessa tangente perpendicolare all'asse delle x, nel caso che in tale punto la y raggiunga, p. es., il suo massimo valore. Nel primo caso la y' non per .X e determinata, nel secondo la y' non finita. In tali casi, secondo le nostre convenzioni, noi diciamo che y' non esiste. Un'osservazione analoga si presenter nel paragrafo 70, ove studieremo i punti
(*) Il
di
massimo
di
minimo
di
197
= a -h
(6
a),
(1)
dove
Il
<e< 1.
punto
e
J"(c)
per cui
si
=
avr
:
ossia
r(c)-^{|E{i^'W = 0,
Questa forinola fondamentale costituisce il teorema Se 9 (x) ir, cp' (e) 1, la (2) diventa
di
Cauchy.
a
e
se
h=^ a
-\r h,
diventa
ossia,
= a-t-dh:
^^''-^^]-^^''^
(3)
l/
f'ia+^K)^
di
si
Questa formola costituisce appunto il teorema della media Lagrange, da cui siamo partiti, e che nel caso f{a-i-h) f{a) riduce al teorema di Rolle.
63.
Prime applicazioni
del
a) Si pu dimostrare semplicemente il teorema di Heine (pag. 135) per una funzione f{x) definita in un intervallo {a,h) nel caso che la sua derivata f{x) sia limitata, che cio esista una costante un numero tale che \f'{x)\<C,H. Se f
>
arbitrario, sia a
un
non superiore ad
il
oc
^^r
Siano V,, 72 <lii6 punti di ot, ove la f{x) assume il massimo e che f{x) assume in oc. L'oscillazione /"(y,) /'(72) di f{x) in
'minimo dei
vale
e
(7,
valori,
Vj^
f (v),
dove
v,
y,.
Poich
-/,
v, ^ -rr
I
(y)
e.
< H,
d.
tale oscillazione
non supera
e.
d.
?)
La
formola
^= 0) f (e) = ^j^}~^!?! T' (e) diventa (se ?' (e) (a) (&)
fib)f{a) ^f'{c)
9
(6)
'
if
(a)
9' (e)
198
Se
si
CAPITOLO IX
'
63
non soltanto
suppone senz'altro ?' (x) =4= nei punti interni all'intervallo (a, b), allora nel punto (incognito) e sar f (e) =i= 0, ma sar anche soddisfatta
l'altra ipotesi iniziale (a) =<= ^ (b). Infatti, se fosse e. (a) == (h), esisterebbe, per il teorema di RoUe, almeno un punto x^ interno all'intervallo, ove si avrebbe ^' (a,) 0.
Se f(a)
cp
a;,
a?i,
se ne deduce:
[a^i
appartenente all'intervallo
Cio 8e
:
(a, a:)].
per X
le
cp
(x)
sono nulle
la
cp'
(a, x)
(x)
differente
da
zero,
allora
il
rapporto
uguale al rapporto
delle derivate
Al variare della x
certo
prime in un punto Xi interno all'intervallo (a, x). in un intorno a di a, la Xi percorrer un insieme y di valori dello stesso intorno (cfr. Nota a pag. 200).
il
Se esiste
lim
a;
= aCp
esister anche
il
(a;)'
il
il
/miYe
t/e^
rapporto
(x)
^er x
=a
prime
(x).
Se anche
e se cp"
=!
derivate prime di /", 9 sono nulle nel punto a, quando x =^ a, potremo, applicando di nuovo lo
le
stesso teorema,
scrivere l'uguaglianza
dove X2 un punto intermedio tra a t xi e quindi anche intermedio tra a ^ xCos continuando troviamo infine che, se esistono le derivate
delle
f, cp
fino
a quelle di ordine n
loro n derivate sono nulle per x a (mentre le 9,9", ^(n)^ ^(+1; ^^^^ differenti da zero per x =' a), allora
-f- 1
se
le
f,
le
prime
,
fix)
_ r'-^'Hi)
cp
un punto intermedio tra a eeZ x. dove Se ne deduce una celebre formola dovuta pure a Lagrange conE,
servando
col che
le ipotesi fatte
(x)
= (x
a)""^^
le
(x)
risultano
soddisfatte.
Poich
199
^^'''^^^
(x)
=^ \n
:
-\- si
deduce
il
fondamentale Se f (x) possiede le prime n -f- 1 derivate, e se f (x) insieme alle prime n derivate nulla nel punto a, allora
dove
E,
un punto intermedio
tal
tra
caso
ed x.
Osservazione. Se ne deduce in
^
^(4-l)(n:=
\n-hl
Poich lim
(x
tJ^ a)" -
%=ia
sar, se
f^"+^Ux)
a,
e se
f(a)
f'
(a)==...1f(^Ka)=rG:
f (x)
Questa formola vale anche nella ipotesi che esista la (n 4- i)^sima derivata di nel punto a e sia determinata e finita (senza che sia necessario ammetterne
come sopra,
(x
/ _^, ay-^^
/("'
=
I
w_-f-J. (ic,
a)
-,
(x,
^
'
Poich
(a)
0,
(^3C
sar, posto x^
a = h,
f(^Ha-^h)
h
0, si
Da
cui,
f{x)
p-Ha)
il
trae subito
teorema enunciato.
In particolare, poich
ha, per
n
1
1
r positivo, e poich
a,
il
\X
f{x)
-
a)
r^^^
x abbastanza prossimo ad
a, se
segno
per x
f{x)
r^^qn
e finita
a, la
ha
e
il
segno di
se f{a)
=f
{a)
= =f
...
se questa derivata
"^
(^0 =
determinata
0.
Posto x^=^ a -h
h,
si
segni di
e
di
T^r+l
^i f'^'^^UO,
(a).
cio coincidono
segni di
in
f(a-^h)
in
h'"'^^
f'^^^
limite di
i
un quoziente
del
sono
applicabili
teoremi
200
CAPITOLO IX
lim
.lc= ^
8 63
OSSERVAZIONI.
V
esiste
Si dimostrato
che
se lim
.'=(7
f(x)
-^
(x)
=r
y (oc)
0, e se esiste
il
anche
il
lim ^ ^ = ^ [X)
f (x)
ed uguale al precedente
co
.
(*).
Un
se lim f(x)
= lim
esista,
f (x)
Lasciando
tale
e
ai trattati di calcolo la
pleta
(piuttosto
delicata)
sia
di
teorema,
noi
la
esporremo
che
lim
.'
=a
finito
diverso
ipotesi
? {X)
lim
-jr-
:r=. f (or)
= .r^a lim
I
I
'-'
T ? (ir)
= 0,
l'ni
sar lim
lim Y X
r=a.
]'"^(
lim
\W))
'^~\m))
primo
e
iM
JVtt
j
y-i
lim
membro per
= (x) -
rrr4
ottiene
lim
r4
'
Moltiplicando
f '-^ ~
cio se
(x)
ultimo
si
appunto lim
lim -77-^
i
f (x)
anche per
0, oppui:^
a
ad
00.
ce,
tendono per x
= ce
entrambi a
Posto
infatti
x ^=
si
ha
, lim
m
'-^
si
'i
, hm
fij)
lim ^ -^{ = ,
mi
.V
'
,
, lim
^(7)(-^) ~~
' '
.
rti)
lim
30 Talvolta con
questi teoremi
si
riesce a calcolare
il
il
limite di
di
che
/ (x),
presenta
{x)
di
nella
forma
O.co,
ossia
limite
del
prodotto
cui
uno tende a
;-
zero, l'altro
^
co
Baster scrivere
a
questi
f{x)<f(x)
nella
forma
^y
poi applicare
quozienti
\'r{x))
\fix))
metodo precedente.
4 Si deve talvolta trovare il limite di una potenza, che si presenta nella forma 1^ oppure 0, oppure H-oo, ecc., vale a dire di una potenza, la cui base tende ad 1, e l'esponente ad oc, oppure di cui base ed esponente tendono entrambi a zero, ecc. In tal caso si cerca dapprima col metodo dell'esercizio 3 il limite L del loga,
ritmo
tale potenza. Il limite della potenza sar e^-. deve talvolta cercare il limite di una differenza f(x) co, perch entrambi i termini tendono ad presenta nella forma co
di
una
5"
Si
* (ic),
co.
In
tal
che si caso
,
si
scrive f{x)
^ (x) nella
forma
i
di
un prodotto f(x)
j-~ =
? (x)
'^1
cercando poi
di applicare
metodi precedenti.
non
che ^-7-T
/ (x)
<r'(x)
(x =f ove o{Xi)
)
.
x.
'
ic,
Non
a
e
detto
per
che, al variare di x, la
salti
assuma Mti
i
valori di
un intorno
che non ne
valori di
^ ?{sc)
,
si
studierebbero alcuni,
ma non
tutti
valori che
il
si
pu concludere per
rapporto delle loro derivate assume in un intorno del punto a. senza studi pi il limite di tale rapporto
201
Interpolazione.
Capita molte volte di dover trovare un numero - (x) approssimato del valore che f{x) assume nei punti x di un intervallo (a,)), quando si conoscano i valori f'(a) ed f{h) che la f(x) assume nei punti a, h. Ci capita in pratica specialmente per il calcolo delle tunzioni logaritmiche e trigonometriche: cos, p. es., se f{x) log X, se dalle tavole logaritmiche sono dati i valori di log 1000 e di log 1001, e s deve scrivere un valore approssimato del logaritmo di 1000,5. La formola, p. es., che si usa, come ben noto, la seguente
(^)
si
f{a)
dicesi la differenza
Quale errore
di
si
commette usando
al
posto
f{x)?
Si noti
/ (a)]
=f
if ()
- f (^)] = f ^^)
e h.
(^
- ^) /"
;
io)
= f (0?
cosicch f{x)
similmente
dove l un punto intermedio tra a ed ic e quindi anche tra a e ?), ed un altro punto dell'intervallo (a, b). Quindi l'errore commesso scrivendo {x) al posto di f (x) ? (ic) f {x) (vj) . E, se vale \x a\\ f (c) \x 'b\\ f (c) f(x) possiede derivata f{^)\ f' v?) /" Ci,) seconda, tale errore vale \{x a) (e h) (e \(x ?) f" (?,) dove, secondo il teorema della media, ?, intermedio tra ce?, mentre intermedio tra e ed n. Cosicch ?, ed >?, sono punti di (, h). Se dunque /'" (x) in (a, h)
v;
'
/;,
non supera
tale errore
a)
neanche
il
non superiore a
^ (h af M.
appHchi questo risultato alle usuali tavole logaritmiche. Oss. Si noti che, sostituendo la y (ic) alla f{x), si sostituito alla f{x) un polinomio di primo grado che in due punti (nei punti x h) assume lo a, x stesso valore di fioc). Si potrebbe generalizzare il metodo, sostituendo, p. es., ad / {x) un polinomio di grado n 1, che in n punti assumesse lo stesso valore che la f{x). Per la determinazione di tale polinomio cfr. i 14 pag. 49, 27 pag. 90.
Il lettore
l)
Sia / (a?) una funzione definita nell'intervallo (1, -+- od), che ha la derivata f {x) sempre positiva al crescere di ic la /' {x) diminuisca. Se a, h sono due valori di x,
;
se
<
1),
allora
_
,
uguale
un punto
dell'intervallo.
dunque positiva minore di/' (a), maggiore di f (b). In particolare f{h) f(a) positivo, f(b)yf'(a). Cosicch f{x) cresce quando cresce il valore dato ad x, e tende quindi a un limite per p +oo. Di pi, ponendo a m, b )n -j- 1, oppure a m 1, l> w, si trova:
(a,?)); tale frazione
1).
n, e
sommando
si
trova
f{n
-f- 1)
~f(2)
<
/' (2)
4-
/' (3)
'
(w)<
f(n)
-f
(1).
202
Quindi la serie
CAPITOLO IX
8 63
r(i)-i-r(2)-+-r(3)-h
converge o diverge secondo che lim f(x)
dei suoi primi
finito o infinito,
perch
la
somma
fin)
[/' (1)
- /XD],
/
soltanto
---
l).
si
dimostra subito,
p. es.,
che
le
serie
2 log 2
3 log 3
+- "i
'
4 log 4
;:
H-
ecc.
sono divergenti. Nella seconda si cominciato dal termine corrispondente ad x log log x non ha derivata finita. perch per x l la /' {x)
Funzioni a derivata nulla. Ricordiamo il teorema Una funzione costante ha derivata identicamente nulla. Dimostriamo il teorema reciproco, d'importanza fondamens)
:
tale
Una
funzione
f (x), la cui
derivata
identicamente nulla,
costante.
Infatti siano
vallo,
definita.
nb)-f{a)
b
uguale alla derivata f (x) in un punto intermedio, ed quindi nullo, perch f (x) nulla dappertutto. Il suo numeratore quindi nullo; cio f (a) =^ f (b). La funzione f(x), riprendendo qualsiasi a, b, quindi una lo stesso valore in due punti
costante.
e.
d.
d.
Questo teorema geometricamente intuitivo. Dire ch^ f (x) f(x) sempre nullo asserire chele tangenti alla curva ?/ sono tutte parallele all'asse delle x. Dire che fix) costante equivale ad asserire che la curva y =^ f{x) una retta o un segmento, i cui punti distano ugualmente dall'asse delle x, ossia che tale curva un segmento parallelo all'asse delle x. Il teorema geometricamente significa dunque Se le tangenti della curva y r=: f (x) sono tutte parallele all'asse delle x, tale curva una retta o un segmento paral-
lelo
alVasse delle
x.
Meccanicamente questo teorema pure evidente, che ui punto il quale si muove su una retta (ed ha
ci
dice
all'istante
TEOREMI FONDAMENTALI SULLE DERIVATE, ECC.
203
della rete stessa) X una distanza y f{x) da un punto fisso nulla, sta ed ha la velocit f (x) sempre fermo (perch resta ad una distanza y costante dal punto M). Ci non una os'
servazione banale
matica da noi datane. Se due funzioni f{x),<:pix) hanno in ogni punto di un certo intervallo ugual derivata finita, esse differiscono in esso di una
costante.
La
loro differenza
64.
Sia a
tale
Radici multiple
un'equazione.
algebrica
algebrica, o non
f(x)^=0. Nei
comuni
esiste
infinitesimo di
ordine h rispetto ad x
la
ossia
posto 7 [x
f{x)
-j,
a)
=9
{x),
{x)
e
abbia
per
.r
=a
un
limite,
(a), finito
diverso
da zero.
In tal caso diremo che x^= a k una radice di ordine h per l'equazione f{x) 0. == 1. la radice si dir semplice: se /t > 1 un intero Se /^ positivo, la radice a si dir multipla. >S^e 1, se f(x) e <p (x) sono derivabili anche nel punto X :=: a (*), dalla f{x) =^ (x af cp (x) si deduce deprivando che
h>
{x
la
a) 9' (x) -h (x limite finito e diverso da zero. Quindi la f (x), una radice di ordine h > 1 ipotesi ordine h f (x) radice di 1 per
'
9 (x*)
=h9
=
(x)
i'
(x)
0.
Viceversa, se a
di ordine
0, ed
anche radice
>
per
la
f' (x),
sar:
f'{x,)
{xr
^ f{x)-f{a) ^ h {x af {x af
fjx)
af-^
(dove Xi un punto intermedio tra a ed x). a del terzo membro Per ipotesi esiste il limite per 0:1 (finito e diverso da zero). Altrettanto avverr del primo; cio
f{x)
h.
e vale lim j-^ razionale,
(*)
La
per definizione
r-^-^^
-?
per
a?
4=
a,
r^^
nel
soddisfatta se p.
es.
f {x)
oppure
una
serie di potenze.
204
In particolare:
CAPITOLO IX
64
Condizione necessaria e sufficiente aff))cM a sia radice f (x) di ordine maggiore di 1 che a sia radice della f (x) 0, e sia radice (di ordine positivo) della f' (x) 0. Questo teorema ha particolare importanza nel caso dei poliaj, uno nomi {x). Se P(x) =:: 0 (a; ai) {x (x 2)
della
= =
dei
numeri
,
di
ordine h, soltanto se /i un intero. positivo, e se tra i numeii a ve ne sono li uguali ad aj. Il fattore corrispondente ai, a2,
cLi compare h X 1 volte in P' {x), h 2 volte in P" (x), una volta in P^^~^Hx), nessuna volta in P^^^(x). facile dedurne:
Condizione necessaria e sufficiente affinch ai sia radice di p{x)=^0 che /i sia un che sia radice delle intero, e ai P(x):=^o, p'(x)=^o, p<''-i)(^)zzzo e non sia radice della P^^'^ix) o. Questo ultimo teorema vale anche se ai un numero comordine h per un'equazione algebrica
plesso ed anche se
coefficienti
di
P{x) sono
e
;
complessi.
Se ne deduce anche:
Il
i
(x)
precisamente contiene
un
(x) il quoziente
di
(x)
per
tale
massimo comun
divisore, V equazione
le
tutte e sole
radici di
(x)
(x)
0.
approfondire l'esame di una equazione algebrica dotata di radici multiple. per semplicit, lo esporremo in un caso particolare. Consideriamo un'equazione dotata di radici multiple, p. es., la
:
noi,
Il
massimo comune
prima derivata
/' {z) :
. {z)
=={z-c)
.^i^)
(z
- d) (z - ef {z - f)\
o'
Del pari
il
massimo comune
(z) :
= (^0-e){z-f)\
= {^-f);
:
Cos
il
massimo comune
C. D. tra 2 (^) ^
?2{^)
infine
il
M.
'i
(^)
Ci posto,
^
si
formino
quozienti:
^^{^-^'7^.-^ir.-c){z-d){z-e) {z-n-
^^'^^^->3(.)
205
206
CAPITOLO IX
Riconoscere coi metodi precedenti se e quando seguenti equazioni ha una radice doppia, o tripla, o ecc.
1
x'^ -i- tti
avviene
che una
delle
x^ -h a^
p p= \ogx p =
cosic
e^
x^-hp
x^
+ qx-hr =
X -h a^
dove
le ai, p, q, r sono costanti. 2 Risolvere le seguenti equazioni, tutte dotate di radici multiple.
x'
-j-
'x'
tripla)
a-*
2 3 icM- 4 + 4 =
ic'
ic
(radici 2 e
doppie).
65.
Teor. Se
(1)
la
serie
Ui (x)
-\-
U2 (x) -h
convergente nell'intervallo a
^ x ^ b,
u\
se esiste
la derivata di
U2
(x) -h
(x) -h
totalmente convergente in (a, b), allora (2) rappresenta proprio la derivata di (1). Cio la derivata di (1) si pu ottenere derivando termine a termine.
Sia
la
Ln
il
serie
Li -h L2
L3
-4-
^^.
quando x
(3)
.
-\-
h variano
nell'intervallo {a,
b).
Per
\un{x -h Bh) \^
-\-
E
(x)
quindi la serie
U2 (x
Uiix -h h)
(4)
Ui
-\-
__H
h)
U2 {x)
+
^
Uz {x
h)
u^ {x)
totalmente convergente.
Il
suo
limite
per
/i
dunque
uguale alla serie ottenuta passando al limite termine a termine. Perci il limite di (4) per /i vale
(2)
111 (x)
-h U2 (x)
-f-
U^
(x) -h
1
...
U{x -^h)
,
.
^ Ora, se u {x) e la
T^ Dunque
1
/^^^ somma
/c.^
>
di (1), la (4)
^w-.^
/..^
vale
u(x)
.
la
sene (2)
-1
1-
il
lim
h
uix-^-h) ~
ri
Uix)
cio vale
,.
(x).
=o
207
CAPITOLO
X.
SERIE DI POTENZE
66.
Ci
Cerchio
di
convergenza.
del tipo
Diciamo
(1)
(Co
serie di potente
una
serie
-+-
-h fiiX -^
x^ -h (h x^
-H
ctn x""
H-
dove
le
Non escludiamo
polinomi.
x
le
si
considera variabile.
a,
pili
a #= 0, e se P un numero Teor. Se (1) converge per x positivo minore di |a|, allora la serie (1) converge totalmente
nel
campo
definito dalla
Se (1) non converge per x A, essa non pu convergere per nessun valore di x, di modulo superiore ad A.
Dm.
a::
ttn a*'
= =
I
a, allora
(42,
pag. 142)
0.
Si
le
I
potr trovare un numero positivo k maggiore di tutte a" (*). Ora per a; n P si ha
I
1
a,, a;"
I
=
1,
<'n
" ^n
<U
a'
OC
Poich
I
p <
il
campo
a;
1^ ^
dei valori,
mente
k,
le
(*) Infatti, preso un numero f ad arbitrio, si trover un m tale che per m sia ttn ac' . Sar soddisfatta la condizione del testo, se si assume come numero li un numero maggiore della pi grande tra le seguenti quantit
>
<
>
I
ao
a,
1
a
I
>
o.ra
a'"
\
e.
208
CAPITOLO X
66
termini di una progressione geometrica convergente. Quindi dimostrata la prima parte del teorema. E la seconda parte se ne deduce immediatamente. Se infatti (1) convergesse per un valore in modulo pi grande di A, allora (1) sarebbe assolutamente convergente per x^=^A
(secondo
l'ipotesi.
quanto
abbiamo
ora
dimostrato).
Ci
che
contro
Sia
solo per
R
il
il
converge. Sar R =
x per
valore x
0.
Sar
JS=qo
modulo grande a piacere, per cui la (1) converge. Supponiamo jK =f- 0, qo Sia k un qualsiasi numero positivo minore di R. Esister un valore Xq di x tale che k < \xo\ che \xo\ < R, e che per sia convergente. Per il nostro teorema la serie ;r a;o la (1)
di
.
=
.
k. sar totalmente convergente nel campo definito dalla \x\ In modo analogo si prova che per un valore Xi della x
tale
che \xi\>
la serie
il
Osserviamo che
cui
\x\i^k
un
Riassumendo, concludiamo
Per ogni serie (1) esiste un numero positivo E. tale che, se X varia dentro un qualsiasi cerchio, che ha per centro l'origine e per raggio un numero k minore di R, ivi la, serie
totalmente convergente
il
Invece la (1) non pu convergere per i valori di x tali che punto immagine sia esterno al cerchio che ha per centro
e
V origine
raggio R.
si
dir
Questo cerchio (che ha per centro l'origine e per raggio R) il cerchio di convergenza di (1). Nei punti interni la (1) converge, nei punti esterni non
converge.
Naturalmente, se i^ 0, non si pu parlare di cerchi interni al cerchio di convergenza (clie ridotto al solo centro). non si pu parlare di punti esterni al cerchio E, se i? 00 di convergenza. Salvo questa limitazione, il precedente teorema
Nilla si
pu
il
comportamento di
(1)
Poich
2 ^n
x""
converge
con-
SERIE DI POTENZE
vergenza, noi potremo dire e diremo che,
dentro tale
209
cerchio,
(*).
complessa
estensione
Poich
le
dei
168.
potenze.
67.
Derivate
di
una serie
di
Consideriamo la serie
(2)
ai-+-2
a2X-h
a,^
x'
n anx''~^
-\.,
che
deduce derivando (1) termine a termine. Io dico che anche interna al cerchio di convergenza della (1). Infatti sia y il massimo valore della in tale regione. Sia a un numero per cui a > y ed a < i?. a;
si
La (1) converger per rr == a. Esister quindi, come dicemmo, una costante k tale che k ^ a a" per tutti i valori di yi. Quindi, quando x si muove in guisa tale che x ;^ y
|
nanX
210
CAPITOLO X
si
67-68
dimostrato,
termini di (2)
superano nelle nostre ipotesi {\x\^y) i corrispondenti di (3), la (2) converger totalmente. In virti del teorema dato al 65 di derivazione per serie se ne deduce quindi (almeno se le cii e la a: sono reali) che La derivata di una serie (1) di potenze nei punti interni al cerchio di convergenza uguale alla, serie ottenuta derivando (1) termine a termine, E questo teorema vale anche se i coefficienti della serie sono complessi e se consideriamo valori complessi della x (corrispondenti a punti interni al cerchio di convergenza) (cfr. 50, P,
:
pag.
168).
di
un termine
a.,
an
-= ^" ^^'^Z"^" X {X -n
fi)
(^
+ '*)""'
il suo modulo non supera in |, dei due moduli \x\ ed \x-i-h\. Poich, anche per a ed x complessi, la nanX'"-'^ la derivata di anX'' (50), si trova che il modulo del rapporto incrementale, anche in questo caso generale, non pu superare il massimo modulo della derivata prima. Possiamo dunque per le nostre serie di potente ripetere nel caso pi generale le considerazioni svolte al 65 per le funzioni reali di varia-
Il
(^
j.
maggiore
bile
reale.
Applicando
continuando,
Tutte
le
si
il
(2),
cos
da una
;
serie
e
(1)
cerchio di convergenza
si otten-
68.
Formole
di
Mac-Laurin e
il
di
Taylor.
cerchio di convergenza
f
sar
(x)
ao
x'
-4-
{x) ^=^ ai -^ 2 a^
(x)
(:r)
X
.
-\-
f
f"
= [2 = 3
I
^2 ^3
4- 3
-+-
2 a,
3
.
;r
Ha;
2 a4
-h
f<^>{x)
n
I
-f-
(n H- 1)
n {n
1)
2 a_^
.t
-h
SERIE DI POTENZE
211
Ponendo
fiO)
a;
0.
ne deduciamo
a,;
/-<")
ao;
f'(0)
f\0)
(0)
\2_a2',
;
= l^a,
;
r{0)
\d^a,',
ecc.
ossia
ao
/*(0);
ai
. ;
_rno).
a,,
Quindi
+ (^K- +
Cio
:
Se f(x)
una funzione
definita
da una
serie
di potenze
si
chiama teorema
punto
di
il
(5)
(x.)
-\- a.,
ix
a)- -+-
Si troverebbe anche qui un cerchio di convergenza, il quale a, anzich il punto x 0. per ha per centro il punto x S troverebbe pure che la (5) derivabile termine a termine, cosicch la (5) coincide con
(6)
fiOL)-^f^ix-OL) + f^(x~Oif-^.,.+^^
1
i
^
t
deduce dalla
nome di serie di Taylor. Del resto la (6) si a al posto della x. ponendo x Come caso estremamente particolare delle serie di potenze noi abbiamo i polinomi P ix) di grado n. Ad essi dunque
(6)
La
ha
il
(4),
applicabile
serie (6)
:
il
nostro
risultato:
essi
sono,
cio,
sviluppabili in
i
coeffi-
212
\
CAPITOLO X
7i.
68-69
71.
grado superiore ad
Pei*
Ci che
si
pu
veri-
tutt'e le
derivate di ordine
di grado
superiore ad
P = P)
a)
ogni polinomio
la
:
P^ (x)
(7)
PAx)=P (a)
^^ (^
+ ^^ (x-ccf-i(xy\
{x
n
Il
luppando
del binomio.
69.
Sviluppabilit di
una funzione
in
serie di potenze.
al
Ci proponiamo
ora
precedente risultato, Se i (x) una funzione reale prefissata della variabile reale a, come si pu riconoscere X, data in un intorno del punto a: se essa sviluppabile in serie (di Taylor) di potenze della a? variabile x Se tale sviluppo lecito, allora in un intrno di a dovrebbe,
:
/()
^
+
tra
la:
/' (a)
Hm
[fix)
/()
si
(a)
(oc)
(x
a)
^,,
^
La
quantit
[ ]
chiama
si
indica con i?
(8)
dunque
(x)
= f{x) - P (x)
dove P (x)
= f{<x) +
(a).
f () +
....
4- ^ZIil"
/(")
SERIE DI POTENZE
213
Condizione necessaria e sufficiente affinch f(x) sia sviluppabile in un certo intervallo in serie di potenze che la f (x)
che
il
limite
del resto
Rn per
formole notevoli, che permettono di scrivere i? forma pi semplice. La pi importante per il teorico la formola di Cauchy. La pi semplice, che basta per noi, dovuta a Lagrange. Di essa ora ci occuperemo, facendo la sola ipotesi che f{x) in un intorno di a possegga le prime n -\- 1 derivate.
Esistono
sotto
Se noi confrontiamo la (7) valida per ogni polinomio P (j) polinomio Pn (x) definito in (8), troviamo che per questo polinomio valgono le
col
:
P(a)=.Y(a); P\ia)=f\^):P\{<x).--f"(a);
cosicch
:
. .
P<"> (a)
=:.
/-<")
(a)
P(a)
= 0;
R\A^)
= 0;
R\{a)
= 0;
si
P^ W
d'altra parte la {n
-+- ly'"'^"'
quindi
ha
pag.
(8
il
teorema
di
Lagrange
del
63,
bi)
R
5
ix)
= ^^ n J -h
=
---
R^: + > (D
"^
n -hi
r+
'
(5),
dove
(8
un punto intermedio tra a ed x. Notiamo le seguenti due forme, che si possono dare ^^^), ponendo, a 0, oppure x ^=^ ce -+ h:
alle (8),
f{x)
= f(0)-h^f\0)-h~f\0)-h.,,-h^f''\0)^'^
/-(a
-hh)^
f{a)
-4-
hf
(a) -4-
-^
f (a) +
..
+
Formole
r^ \n
f-' (a) 4-
^^ + r^'^
1
(a -^ e h),
purch
prime n
-4- 1
derivate di f(x).
(*^ Il teorema di Cauchy, citato in nota al 66, ci dice che queste condizioni sarebbero certamente soddisfatte in un certo cerchio, se f(x) /osse funzione della variabile complessa x con derivata prima finita e continua
! !
214
Ponendo n ^=1,
[f{oi-i-h)-rf{oi)
CAPITOLO X
69
2, 3,
si
trova
hf'ia)
+ ~f{cc + ()h)
= /() + '() +
+ r^
/'"(
+ e/) =
frmola coincide col teorema della media di Lagrange. Si avverta che i numeri 0, che compaiono nel 2"*, nel 3**, membro, sono generalmente distinti Tuno dall'altro nel 4 ed 1). (pure essendo tutti compresi tra (a) /"(a) Se f{(x) 0, tale formola si riduce f^^
La prima
al citato
teorema
di
Lagrange
del
63.
Esempi.
1
)
Per ottenere
a;
al
posto di
f(h)
il
resto JR,
poniamo
in (8)
= f{^)
B.
r (^)
-+-
^-^li^ r
(^)
'^^^' f""
w
].
n..
donde
+ ^-^
ha:
ff")
(X)
Consideriamo
della x. Si
R,
(b)
= 0,
R.
(x)
dove y (per il teorema della media) un punto interno all'intervallo poich (come dimostra un facile calcolo)
Quindi,
si
ha:
{X)
= -(x-h) ^^^
<
^>
(yy
< < 1)
e
si
otterr
nX + h)=f (X)
ove
-+-
yr
(X)
+ j^ f" (X) +
~
^^"-
h"-^' ^^
fi"
+^) (X
h)
affatto distinto
Teorema
2 JL (di Bernstein).
R che f (x) sia in tale interx pabile in serie di Taylor nell'intervallo vallo differenza di due funzioni &, (x) e ^^00^ ^^^ *^* *^^*^ ^^^^ negative insieme
a
tutte le loro derivate.
^ <
Infatti,
se f(x)
= ^anX",
si
pu indicare con
, (ic)
[con
-^2(^)1
rispetti-
SERIE DI POTENZE
vamente
la
;
215
somma
^1
di quei
[negativo]
oppure porre
{^)
-S
x'%
V2 (^)
=S
^'"'
Teorema
sufficiente.
La
Sia infatti
i-
(x)
Se
< <
/i
i?, nell'intervallo
h^x ^R
s.()
le
sue derivate.
si
avr
C.W
{x)^
(/O
(psrch o("+i)
^ q),
>()
(/*,)
donde, integrando
c;(-i) {x)
^ ?(-i)
(ic)
-("
- 1>
(/i)
^ h)
(a;
il.
Cio, posto 7-
e,
dove
compreso tra
ed
1,
sar
Posto
|.
(9,
X)
= X"
(1
^~.
^ n1
d>
f^''^
{6
X)
si
senta
resto della serie di Taylor relativa alla funzione v (x). Ora, per
nostro
risultato,
>h,,(^x)^x''^"(x)^^
e tende per
= co
in serie di Taylor).
a zero (ci che basta ad assicurare la sviluppabilit di ^ (x) Essendo o^ (x), 2 (^) sviluppabili in serie di Taylor, altrettanto
avverr
di
f{x)-=
?, (a?)
^2 (a?).
Anzi il resto della corrispondente serie di Taylor, scritto nella forma di Cauchy, sar uguale alla differenza tra le '^,i{OyX) corrispondenti a 'r, (x) ed a ^r^i^)Tale resto di Cauchy sar dunque minore di
^n -^ (1 1
) [?," (r)
+ ?,"
si
(r)]
(se
x^r< R),
di
e perci,
prendendo
n abbastanza
grande,
pu rendere minore
'^'
-2
un numero
^
1
;
n
^
jy
secondo
membro
si
cio l'espressione del resto di Cauchy questa disuguaglianza non dipende da pu rendere, scegliendo n abbastanza grande, minore di un numero f prefissato ed 1. compresi tra (piccolo a piacere) co<cmporaweawew*c per tutti i valori di
Teorema 3" (di Pringsheim). L'espressione trovata del resto di Cauchy converge pertanto uniformemeiite a zero, quando x varia in un qualsiasi intervallo X r, dove r E, e B varia arbitrariamente nell'intervallo (0, 1). Un risultato analogo non vale per il resto di Lagrange; il quale perci presenta nelle applicazioni il difetto che talvolta non si pu affermare esser nullo il suo limite, perch non si conosce il valore esatto di 9. L'ignorare tale valore non ha invece importanza per il resto di Cauchy.
^ ^
<
216
3"
CAPITOLO X
Dimostrare che:
(-
69
f [X)
ove
:
/-(O)
-h
xf {x) -
.....
-h
ly-^
^ n
I
fin)
(^)
4.
ji^^
f{x
:
quella di Cauchy.
/U-^a.;~n^j
ove
:
+ ^rw-f
\n^_\
ossia
Ji
'
(1^^).
1^
^^
-1-
xf+^
/^,
'
'
V
1-hx
1-hx)
Ris. Si
ponga
X
.-,
1-j-x
=x+
(li
4 Applicheremo quanto abbiamo detto allo sviluppo in serie qualche funzione. Vediamo, p. es., di sviluppare in serie di Taylor la funzione sen x.
le
calcolarne
il
valore per
a;
Si
ha
f
f"
{x) ^=^
{x)
{x)
f"
f" ix)
Essendo
f^^ {x)
= =
=^
sen
(0)
per cui f" (0) cos X, per cui /*'" (0) sen X, per cui f"" (0)
= = = =
;
riproducono periodicamente a quattro a quattro, ed in particolare si riproduranno a quattro a quattro valori che le successive derivate assumono per a; e che noi abbiamo precedentemente calcolati. Per la formola di Macrivate di /'(x)
si
i
= f{x) = sena;
sar
f''^
{x)
=f
{x)
cosicch
le
de-
Laurin, supposto n
sen x
= 2 m,
->
cio
1 r^r-
n
^
pari,
abbiamo
=x
Rn
H
o[f^
1 + n^
x''
a;'
... -4-
- ~z 1 r 2m
x'^'"'
+ Bn (x)
dove
(x)
^2..
+i
H-
2
L
-f-
certamente
alla
\En\^
di
x"'^-^'
\T2 m
poich
alla
cos (0
dalla
formola
= 2 m tende
serie,
217
151) che
SERIE DI POTENZE
=
I
0.
Si
ha dunque
sen X
-^ rz = v^ 5 3
:^
a:
x"
x!
:^
-4-
Tir
7
r
9
In modo analogo
si
dimostra che
x^
^ ^
Taylor
e"
x'
Il
resto
della
serie
di
per
la
funzione
e*
vale
e^"",
ove
e^"
compreso tra
ed
e'*'
(perch
compreso
tra
ed 1, e di due potenze di e maggiore quella con esponente maggiore). Quindi e^* non supera il piii grande dei due
numeri
ed
" (*)
(che
oD
n).
D'altra parte
-,
n=
resto
,
n
I
R^
X
X"
X?
Quest'ultima serie
un numero y
5 Si
2/^")
si
dice
sia
e"',
di cui
dato
il
logaritmo neperiano x.
^
1)
= +
(1 (1 -f-
.t)"'.
Poich
= m (m
A
^
1)
...
(m
n
^
-f-
xT~'\
sar
^ y =i\
-\-
mx
m{m ^
del
1)
^x^ H
sia
m{m
^
Se
1) (m T-^
2)
-x^
-f-
quando
il
limite
resto
y^"^
nullo.
m
ed
intero positivo,
serie
il
un polinomio, perch
nullo gi per
t^
= m-+-l.
la precedente
si
riduce a
per
> m,
resto stesso
(*)
Se
a?
>
0,
e* pi grande di 1
invece, se
a;
< 0,
e*
<
1.
218
CAPITOLO X
69
non intero positivo^ si mola del binomio di Newton. Se dimostra che il resto tende a zero, e che il precedente sviluppo 1 in serie legittimo se < 1 (e non se rr > 1 il caso a;
|
a:;
non
ci
interessa)
(*).
si
che
w
pu provare direttamente nel seguente modo. Dal 45, ic la serie precedente converge per 1. Sia f {x) il
1
!
<
f'{x)=^m\
Cosicch
/^
^r
-.
I-i
X -h
(m
^^
1)
:
(m 2)
j^
x^ 4-
(per
si
(1
+ x) f
.
X.
(x)
= mf
1
(x), ossia.
Quindi log
stante.
'
log
0)
= log
|
ossia + ^ ^^
.
a?'
^ log dx
^"fi
I
d log
^
'"
i^
1
'
^^
,,
ha derivata
Dunque
'
uguale ad
1 per
= 0)
Per
vale
1.
tivo in tutto
mai nullo;
= 0,
|
Dunque
f {x)
=f
1,
sar posi(x).
\x\<l
anche
(1 -+- x)"^
> 0.
in
Quindi
f(x)
= {l +
^/^ly,
x)'".
cio
e.
(1 -- xy>
d. d.
6*
Per sviluppare
^'
serie
= log
(1
-+-
(1
-h x)
si
noti che
(1 -f-
yin,
^ (_
x)~\ y"
j^n+l
=
[
^_X
:
(1 4-
Lo
(1)
(l+^)
= X-y 4-y-|^ +
a:*
|
purch il resto tenda a zero. Senza studiare il resto possiamo provare direttamente la (1) per < 1. [Nel caso \x\'> l si precedente non converge dimostrare la serie pu similmente che il caso di ;r 1 non ci interessa]. Se a; < 1, il valore assoi
(*)
utile
per calcolo di
tra
se
JV
>
Detto
h un intero positivo
4- x, dove
sar
tale
N
y
V N,
e
2,
si
ponga
N ^=1
ic
<
la
1.
Sar
N= W
Il
(1
4-
oc)',
dove
posto
Si
pu allora applicare
piccolo.
formola precedente.
calcolo special-
E' forse inutile avvertire che sempre sottinteso di dare alla x valori tali che esista un valore reale di {l-\-xy" (ci che avviene se ic 1) e che tra i valori, di cui (1 4-^)"' pu essere suscettibile, si scglie quello reale e positivo.
l
<
SERIE DI POTENZE
rapporto
219
(1),
oo
luto
del
di
un termine
V
al
X
Cloe
(.r)
1
I I
n
si
tende per n
/
ad |a;|<l. Cosicch
membro
x''
di
:
(1)
con-
trova derivando
a;''
= X -h
1
x^
-H
il
il
x,
la
cui
cp
somma
{x)
vale dunque
a:)
si
= -r dX
nulla,
nulla.
x)\.
Dunque
log (1 H-
ha derivata
ed
quindi
{x)
Dunque 9
costante.
Ma
-\-
per x
tale differenza
log {\
x) sempre nulla. E,
come
'==
log (1
-\- x).
numeri
4-
a;,
ove
\x\<\,
Ora, preso un
^,
qualsiasi
numero
di
2.
positivo
n,
minore
quindi
per
mezzo
^, log
si
due
cosicch,
uno
noto,
noto
possono trovare serie assai pi comode per Posto in (1) x al posto di x^ si trae:
calcolo numerico.
log(l-x)
la quale,
= -a;-^--|-^:
{k|<l);
X=
z,
ossia
=
z
-\-
>
0,
numero positivo
si
avr
(2)log.=
Cos,
p.
|.
se
si
2,
si
p
220
Se,
CAPITOLO X
tenendo conto,
p. es., dei
soli
69
primi 8 termini, poniamo:
commettiamo Terrore
(in
difetto)
21
/1\'
/1\'
11 11 - + -. + + 219' 3.9'17 9
2
\
19
1 -f-i
+ 49'
....
i \
^-
=
1
3.9'17(
3.17.9'
975725676
=0,000000001
'
Un
minore
di
tale errore
lo si
si
gi
renderebbe, se aumentassimo
5.
cui
Si
tien conto.
Si trova
-4-
calcoli log
log 5
= log 4
log
= 2 log 2
-f-
log
2,
baster calcolare
^4 = .liH(i)Vi(i)V
4(9
ancor pi
il
lettore
calcolati
comoda della precedente al calcolo numerico, come pu verificare con metodo simile. I logaritmi fin qui sono in base e. Per trovare i logaritmi decimali si
=M
log. .,
ove
M= ^^ =
precedenti
dice
log, 2
l log. 5
virt dei
e
si
calcoli numerici,
modulo
cimali.
Si
ha
Il
cosilog.o.-2ifj^-^-^-(^-:^) 4.(^-^)4calcolo
artifci:
delle
p.
es.,
altri
tavole logaritmiche viene poi facilitato da dall'osservazione che logio 10" >2, che il
logaritmo di un prodotto
fattori,
uguale alla
log n
-f-
somma
w
-f-
che log (n -h 1)
1
;
log
si
cosicch,
,
*^
log w,
il
si
quando
conosca log
11
noto H- 1
. '
quale ultimo logaritmo viene espresso da (2) sotto forma di serie rapidamente convergente, specialmente se ti un numero
SERIE DI POTENZE
221
non troppo
ufficio
piccolo,
cos
noto
(pag.
201, 63,
7^ In
Y).
modo
affatto analogo
si
U|<i,--<y<-.
vale la:
arctg x = x ~
|
-i-
-^
la
-j -^
serie
al
<
secondo membro
^ -h ^^
essa
si
Da
calcolo di
tt;.
71
Cosi
osservando
che -,6
= artg ^
V
3
che
-7=<
1/3
1, si
trova,
ponendo x =^
l/3
Un metodo
Siaoc
il
calcolo numerico di
.
-x
il
seguente.
/
Sar
5
j.
2tg
<.
2tg2
Essendo tg 4
oc
>
1,
sar 4 a
> -^
^^
tale che
|2=r4a-^-
tgi5
= tg^4a-^^
1
tg4a tg-^
4- tg 4
oc
tg -j
Sar allora:
2:22
CAPITOLO X
69
"*"
serie di potenze
2 1 = ^, jc-- ^^
si
trova
UO
'
3 1000
5 100.000
239
3 V239y
di
di
tt -^
^39/
la quale
esercizio,
fino alla
704'^'^'"'*
cifra decimale.
Come
con due
8**
Analogamente
(arcsen
si
osservi che:
xY
= Vi
1
.
- ;
(1
x')
x^
che per
a;
<
si
pu sviluppare
in
serie binomiae
(1
x""
=z
1 -f-
^o 2'
Si trova per
a;
|
<
1 1
arcsen x
a:
-h-
:r'
1.3.
o
,
Sa;'
2.3
- -f- ^^
2'
2'
~~\ 7
TrT~; 2' 4
1.3.5.7x'
7r+---9
223
CAPITOLO
XI.
di
una sghemba.
70.
a)
Massimi e minimi
(relativi).
Una prima
massimi o minimi di una funzione. opportuno per precisare un po' il significato della frase: punto di massimo o di minimo, con le seguenti definizioni. Diremo che (cfr. le definizioni del 62, pag. 193) Una funzione f (x) ha nel punto a, interno alV intervallo
della ricerca dei
Per un
tale studio
ove definita la funzione, un massimo relativo, se esiste un k, a -f-k) la funzione numero k tale che in tutto V intervallo (a assume valori non maggiori di f(a), ossia se la differenza
f (a -4- h)
negativa o nulla per h k. Analogamente si dice che nel punto a la funzione ha un minimo
f (a)
|
|
relativo,
se esiste
un numero k
k,
-f-
k) la funzione
la differenza f (a -H h)
di f (a), ossia se
|
f (a)
^ k.
punto a, se esiste un funzione numero k > tale che la funzione assume in (a, a -4- k) valori maggiori che in a ed in (a k, a) valori minori che in a. ossia se f (a -4- h) f (a) ha il segno di h per h i^ k. La funzione f (x) si dice decrescente nel punto a, se esiste un numero k > tale che la funzione assume in (a, a -f- k) valori minori che in ^ ed in (a k, a) valori maggiori che in a, ossia se f(a-hh) f(a) ha segato opposto al segno di h per h < k. Talvolta si dice senz'altro che un punto di massimo o di minimo relativo un punto di massimo o di minimo (*).
f (x) si dice
La
crescente nel
punto
le
quali
in
un
x-~a
relativo,
(*) Taluni
positiva;
punto
minimo
se
di a punto fia-i-h)
di
massimo
f(a)
soltanto
sef{a-hh)
(cfr.
~ f{a)
62,
negativa
l'oss. al
pag. 193).
224
in tale
CAPITOLO XI
;
70
assumono tanto
/ (x)
punto n crescenti n decrescenti e ci, perch in ogni intorno di a esse valori maggiori, che valori minori di f (a). Tale , p. es., la funzione
a?
=a
ed uguale ad {x
a)
sen
per x
^ a.
Da queste definizioni segue che una funzione f{x) pu in un dato intervallo avere parecchi massimi o minimi (relativi).
Cosi,
p. es.,
figura 23
di
in
e punti massimo relativo in A, B, C, D, Essa crescente, p. es., minimo relativo in A\ B\ C\ e decrescente, p. es., in K.
ha punti
Fig. 23.
E utile anche osservare che pu succedere che il valore di una funzione in un punto, cui corrisponde un massimo relativo, sia uguale od anche minore del valore, che la funzione ha in un altro
punto, in cui la funzione possiede un minimo relativo. Cos, p. es., nel caso della figura, il valore della funzione nel punto E, che un
punto di massimo, minore del valore della funzione nel punto A che un punto di minimo. Ne ci deve stupire, perch l'essere un punto yl (a; a) un punto di massimo o di minimo relativo per f{x) dipende soltanto dai valori che f{x) ha in un intorno
(a
del
Z:,
a 4-
k)
punto a, e non dai valori che f{x) ha nei punti lontani dal punto A (*). Molte volte si presenta il problema di cercare in quali punti A una data funzione f{x) riceve il suo pi grande, o il suo pili piccolo valore. E che tali punti A esistano viene spesso
(*)
colli
Cos una catena di monti pu avere parecchie cime (massimi) e parecchi (minimi) e possono esistere delle cime pi basse di qualche colle.
;
.
225
dallo stesso problema che si studia, o dal fatto che esamina una funzione f{x) continua in un ntery alio finito: cosicch in tal caso il teorema di Weierstrass ci assicura dell'esistenza di tali punti A. Notiamo che Un punto A, dove f(x) riceve il suo massimo, o il suo minimo valore, o un punto di massimo o di minimo (relativo) secondo le precedenti definizioni, oppure cade agli estremi del-
dedotto
si
airintervallo,
ove f{x)
definita).
A
o
che
estremi
sono
dell' intervallo
massimo I. Anzi
sono da ricercarsi tra i punti minimo relativo oppure sono nei casi pi elementari lecito
,
trascurare gli estremi di I. Da ci risalta quanta importanza abbia, anche per la ricerca di
tali
punti A, cio dei punti di massimo o minimo assoluto, la ricerca punti di massimo o minimo relativo, di cui ora ci occupiamo. Dalla figura 25 appare intuitivo che in un punto di masdi minimo relativo la tangente alla curva y=zf(x) simo parallela all'asse delle x, ossia pii precisamente che in un tale punto f (x) (ammesso che f (x) esista e sia finita) nulla. Non per vera la proposizione reciproca. In un punto x=^ a (fig. 24) tale tangente pu essere parallela all'asse delle x, senza che il punto x^= a sia un punto n di massimo, n di minimo. ^) Sia a un punto interno airintervallo, ove
dei
Sappiamo
la
Sef'{?i)>0
h
ha per
piccolo,
abbastanza
segno
a.
il
di
h,
^
Fig. 24.
<ib
nel
punto
2*"
^S'e
f'
(a)
< 0,
la differenza f (a
-+-
h)
h,
f (a)
ha, per h
cosicch f (x)
decrescente nel
'
punto
a.
226
Se
CAPITOLO XI
quindi per x
f' (a)
70
minimo,
=a
(Il
la
teor.
funzione
e
0.
reciproco,
avanti,
Oss. Gi
come
tesi
che
punto a sia
terno, e
non
agli estremi
dell'intervallo,
definita.
ove f{x)
Per
di
es.,
il
figura 25,
nistro,
valor minimo
o
Fig. 25,
r
=
;
Questi teoremi sono dimostrati senza ricorrere all'ipotesi che f {x) sia continua per iP a e sono generalizzabili al caso che f {x) sia infinita per ic a, purch di segno determinato. Si osservi ancora che il precedente risultato si pu
enunciare cos:
a (interno all'intervallo ove f(x) definita) che sia un In un ptmto x punto di massimo o di minimo per la f(x), o la f (x) non possiede derivata determinata e finita, oppure f (x) =- 0.
.
pu illustrare il primo di questi due casi ricorrendo, p. es., ad una formata di due segmenti concorrenti in un punto, ove la y ha il massimo valore, oppure ad una curva y f{x) formata di due archi di cerchio che si toccano in un punto, ove la tangente comune normale all'asse delle x.
Il lettore
curva y
= f{x)
(Cfr. l'ultima
Se h l'estremo sinistro dell'intervallo ove definita, o dove si studia b e minore la f(x), allora, se 1" (b)>0, il valore f(b) assunto da f(x) per x
punto x
Il
un intorno (naturalmente
'
b.
E,
se, f
(b)
<0,
il
destro) abbastanza piccolo del valore f (b) maggiore dei valori assunti in un
tale intorno.
Viceversa, se h
simile si pu trattare in modo caso che in un tale estremo sia f'(b) a quello che noi useremo nelle seguenti pagine. Al lettore lasciato un simile studio, che ha pure una qualche importanza.
Esaurito il caso f (a) =\= 0, studiamo ci che (supposto naturalmente che a sia interno (a) avviene se supponiamo dapprima all'intervallo, ove f{x) definita). E che f" (a) =4= 0. La seconda delle formole di Taylor-Lagrange (cfr. la (9) di pag. 214) ci dice che sar:
2"*
caso.
fia-hh)-fia)
1
2
f"(a-hU).
227
Se f" {x) continua per x a, potremo trovare un intervallo a k, a -h k tale che in ogni punto di questo intervallo la (x) abbia lo stesso segno che /"" (a). Se \h\<k, allora, poich O<0<1, il punto a-hdh apparterr all'intervallo k, a-+- k) ed (a (a -H /^) avr il segno di f" (a). Quindi
f{a-\-h)
positivo,
>S^e
f{a)
il
avr
il
segno di
f
:
(a),
ossia, poich
minore di un certo numero k, segno positivo, e quindi f (x) ha in a un minimo. Se invece f (a) := 0, f"(a)<0, la f(x) ha nel punto x a un massimo. Rimane da esaminare il caso f (a) 0. Per magf" {a) giore generalit supponiamo
la differenza f (a
h)
a,
se f (a)
'
\
0,
f " (a)
>
0,
f (a) ha,
per
'
=
^^
f (a)
E
che
sia
=r
Z*^"^
{a)
=
k,
r^"-'' {a)
=
(x)
di
(a)
^ 0.
lo
nell'intorno
(a
a.
conserva
stesso
Lagrange
dice che:
fia -h h)
Se
f{a) = ~
se
/i
f""^
{a 4- 0/i).
<
(a
/,"
punto
-{-
Bh
appartiene
all'
intervallo
k,
E
di
quindi,
il
1
n
h""
f"^ (a),
poich \n_> 0,
ha
il
segno
il
f^""^
(a),
Ora n
se
sempre positiva se w
h'^
/"^"^
pari,
ed ha
segno
di h,
se
dispari.
segno di f""^ (a), se w pari e, segno di h se /"^"^ (a) > 0, ed ha segno contrario a quello di h se f""^ (a) < 0. Se ne deduce tosto il seguente teorema che comprende i precedenti come casi
Quindi
(a)
dispari,
esso
ha ha
il
il
particolari.
per X
continua
e differente
da zero
:
a,
mentre
le
f (a)
f (x)
f^"^
>
0,
un massimo
se
(a)
<
0.
228
CAPITOLO XI
70
Se dispari, e f"^ (a) > 0, ?a f (a -f- h) segno di h, per h abbastanza piccolo ; e quindi f (x)
nel punto x
f (a)
ha
il
crescente
a.
e
f '"^ (a)
< 0,
la
f (x)
decrescente
nel
L'ipotesi della continuit di / (''' {x) per a: a si potrebbe rendere 1. come abbiamo gi visto nel primo caso di w
meno
restrit-
scritto
le
Infatti se f <) {a) determinato e finito, allora (cfr. oss. a 63 /S pag. 199 ove w-f 1 al posto diw), poich la funzione f{x) f{a) ha nel punto a nulle
prime
derivate, f (6f
n^^"'"'
Della derivata
nel punto a.
(c^)
ha
il
finita
Si
all'asse
pu
dire
che
la
curva y^=^f(x)
dall'equazione
la retta parallela
delle
definita
a, si attracurva precedente ha comune il punto di ascissa a; versano in un punto ove f{x) crescente o decrescente, mentre senza attraversarsi in un punto, ove f(x) ha un si toccano massimo o un minimo.
I risultati precedenti
si
la
Se
/' (a)
-{-
=^
ed
"
(^)
ammette un
7^ / (a) =^ h f (a)
-^ h^ f" (a -{-eh)
abbastanza piccolo il segno di h f (a), perch h^ f" {a -\- oh) infinitesimo d'ordine superiore e che quindi in a la f{x) credecrescente secondo che f {a) positivo o negativo. Se /''(a) scente 0, se
f (a)
|
ha per
f" (a)
4=
/
'"
0, e se
ha
h^
-h -^
(a
6/i)
abbastanza piccolo
il
segno
f{a-\-h)
f (a)
quello di
-^ f" (a)
[perch
j^
f"'{a-hQh)
Esempi.
di
Trovare il massimo e il minimo della somma x due numeri, di cui dato il prodotto xy^=l.
!<>
-{-
Ris. Si ha
^=^
per cui
1
X
Perch
tale funzione
ammetta un massimo
0,
un minimo,
f(x)
la
scente in x
Se
un'
il
f" (a) #=
se
-j= 0, la
0, la
funzione
cre-
/"'"()<
;
0.
x
ci
=a
dice
minimo
> 0,
Nulla
/"
le
derivate della
(x).
229
derivata prima di
sua
prima derivata
deve
essere
nulla.
:
La
-\-
^
x"
X
da cui
ossia
:
0,
x'
a;
1,
= oppure x=
1
,
1.
La
X
;
Per
x^=l
perci, essendo la
prima derivata
diversa da zero d'ordine (2) pari e positiva, la funzione data ammette un minimo che 2. Per x^=^ per a; 1 1 la
diventa
X
dunque
la
a;
2 =
essendo
1 di
a;
un massimo che
ordine
1
2.
ha dunque un solo massimo che 2 (per a; 1) e un solo minimo che 2 (pera;=l). Questo risultato pu sembrare a prima vista paradossale, perch il massimo minore del minimo. Ci si spiega notando che la fun-
La somma
=
X
a;
+^
zione
XH
non
lai,
essen-
funzione non
punto 0, neanche
-f-
dej&nita.
si
La
funzione data x
X
:
sdoppia per cos dire in due altre l'una definita per x<0, che ha il
massimo
per
a;
in
rr
l'altra definita
a;
>
1.
Un
punto
A
di
AB
(fig.
26).
Prima
giungere ad r ha la velocit V poi acquista la velocit w. Fig. 26. Cercare il punto C ove il raggio incontra la retta r, in guisa che il tempo y impiegato a percorrere complessivamente i segmenti AC, CB sia minimo.
;
230
Ris.
luto),
CAPITOLO XI
Dette
70-71
su
r,
ad r (in valore assodetta l la distanza delle due proiezioni A', B* dei punti A, B con x la distanza A' C, si avr
i,
la distanza
da ^,
AC
y
\/h' 4- X x\
,
BC=
X
V
V'H
xf-hk'
xY
w
-h
= AC V
1
BC _\/h'
tv
t
:
y'^
0,
ossia
1
-
l- X
V(i
J_
tjo
Vh'
x'
^0
xy
rifra-
A'C
BC^
ossia
AC
i,
BC
Indicati con
zione) di
AC^
CB
sen
V
%
(cfr. fig. 26) gli angoli (di incidenza e con la normale r, se ne deduce
sen Y
tv
ossia
= sen r
sen
t
V
tu
che
Lo
il
punto
y effettivamente minimo.
71.
Sia
Concavit, convessit,
flessi.
y
;
=
e
f(jx)
definita in
un
intervallo,
punto a
possegga la fix)
finite
Fig. 27.
di
cui
avremo bisogno
e determinate).
(fig.
27
28).
(Basterebbe
suppoiie
finite
MASSIMI, MINIMI,
FLESSI
231
della curva, aventi per ascissa a tangente in A. Sia C il punto di tale e -\h per ascissa. L'ordinata di A sar retta tangente, che ha a quella di sar fia-h li), perch i punti A^ giacciono f\a) sulla curva y f{x).
Consideriamo
li,
punti A,
ed a -H
la
retta
AC
Fig. 28.
Se
7]
l'ordinata di C,
il
^ Ce
ordinata di
ascissa di
(7
ordinata C ascissa
A
E
h
alla
si
-n
A ^
v]
f{ci)
li il
Ma AC
angolare
tangente in
perci
(a).
y^=f{x)', ha quindi
ria).
suo coefficiente
fia)
f]
Donde, risolvendo rispetto ad v], si ha che l'ordinata vale f{a) -i- hf (a). Quindi la differenza
= f(a -h hf = (a-h0/^)
11)
(ordinata di
[f{a)
-+-
B)
(a)]
/^f
/if (a)
(a)
/^|
|,
(1)
O<0<1,
come
si
riconosce
tosto
in
virt
del
di
La
{x)
sia in
a;
=a
f{a-h^h)
{a)
232
CAPITOLO XI
71
di
:
ha (per h sufficientemente piccolo) il segno segno di /^. E la (1) perci positiva. Quindi
9/^,
ossia
il
Se {' (x) crescente per x a, la curva y f (x) in un intorno abbastanza piccolo di x a rimane al disopra della sua tangente nel punto x a ci che si enuncia dicendo che volge la concavit verso Vallo.
= =
;
2 In
modo
simile
si
prova che
Se
f' (x)
decrescente per x
=a
= =a
a,
la
curva y ^=
al
si
f (x)
in
un
rimane
disotto
della
ci
che
il
basso.
per x a un massimo o un minimo, ha per h sufficientemente piccolo un segno non varia cambiando il segno di h. Quindi la (1) ha un segno che cambia, mutando il segno di h. Se f' (x) ha per x =^ 2i un massimo o un minimo, la curva f (x) attraversa la sua tangente nel punto x a ci che y si. enuncia dicendo che il punto x sl un punto di flesso f (x). (Cfr., p. es., la fg. 13, a pag. 159). per la curva y
Se
f\x) ha
(a)
a l'angolo w che l'asse delle x Ne segue che in un punto di flesso x forma con la tangente alla curva y f{x) ha un valore massimo o minimo. Se dunque andiamo da un punto posto a sinistra ad un punto posto a destra del flesso, l'angolo w, nei casi pi comuni, o diminuisce per poi aumentare, oppure aumenta per poi diminuire. In una parola, quando si cammina, attraversando il flesso, l'angolo w da crescente diventa decrascente, o viceversa. In una parola cambia il
verso in cui gira la direzione della retta tangente. verso l'alto [basso] Ricordo che negli enunciati precedenti la frase scritta invece della: verso la direzione positiva [negativa] dell'asse delle yy>.
:
Se,
p.
es.,
f' (a)
>
0,
allora
f {x)
o
crescente per
Se
/*"
(a)
=1=
<
f"
(a)
0, allora
f (x)
ha un massimo
si
un minimo
in
= f = per x =
x
(a)
:
a.
0,
a.
deduce quindi
f (x) volge
particolare
>
0,
;
la curva
se f" (a)
m x == a
<
a.
essa volge in x
un
flesso nel
punto x
pu
=
e
=a
0,
la conca-
la;
concavit
0,
f'"
(a)
=1=
la
curva ha
flesso
un punto x
0,
darsi
= a di = sen^a
0,
che
a sia
un punto
in
di flesso
vammo, pu
un punto x
= a essere
ci perch,
come gi
osser-
nulla la derivata di
f (x),
senza che in tale punto (x) abbia un massimo o un minimo. In un punto della curva di ordinata ^ > 0, anzich dire che
233
la concavit (o la convessit)
Tasse delle x.
l'alto.
La
stessa locuzione
usa in un punto
(o
che la concavit
:
convessit)
punto
(di ordinata
differente
Dunque da
un suo
(conves-
concavit
sit) verso Vasse delle ^ se j ed y" hanno ivi segno contrario (ugual segno), ossia se y y" negativo (positivo).
ESEMPJO.
Si studii l'andamento della curva
:
y
Ris. Posto
=
y,
x^
-{-
ax^
-\-
bx
-\- e.
Y=
Y
X^= X
si
si
considerino X,
r=(x-|)V.(x-A)V,(.,-|).,.
ossia
Y=^ X^ -^pX-h q,
dipendenti
si
minarsi,
di
soltanto
ottengono risolvendo la
-4-i?
r = 3 X'
=
non
il
donde
vi
X= ]/_ Z_
n massimi n
Se ^ sempre
>
sono
valore
minimi
in
la
crescente
(perch
F'
>
dappertutto).
di
p ^0,
ottiene
sostituendo
trovato
0,
Y"
Se invece 6 X, si
61/ -. Sep=^
6 =4= 0, il punto trovato non un punto n di massimo, Y"' n di minimo. Rimane dunque il solo caso di ^ < 0. In tal caso
Questo punto
un punto
di
minimo.
X= 1/ del
Questo punto
un punto
funzione
si
di
massimo.
(che per
veri-
X=
sinistra
00
tende a
punto
di
massimo
la
riconosce
234
ficando
CAPITOLO XI
71-72
Y'
>
0)
poi
poi crescere di
per
certo
X= +00.
un
flesso,
Per trovare
r'" = 6
-^ 0.
la
flessi
si
deve risolvere la
il
F"=6X=0.
perch
Se ne deduce
X=0,
si
quale
Con
i
X =^
0,
X a
0,
, e.
{p>
p =^
veda
p <0) anche
quanti
particolare delle a,
Il
lettore
in
punti
casi
la nostra
curva incontra l'asse delle X: punti, che saranno le radici reali (*). E confronti coi risultati dell'equazione X^ -H j;X -H g del 10, esaminando a quali disuguaglianze le p, q soddisfano
Applicazione.
Sia y^=f{x) lo spazio percorso da un punto If mobile su una retta r all'istante x. Come si pu, dall'esame della curva y =1 f{x) (che viene spesso tracciata automaticamente in casi pratici, come ad esempio nel varo di una nave) determinare il raggiunge il massimo in quali istanti la velocit di minimo valore ? Bis. Basta determinare quei valori di x, a cui corrisponde un flesso della nostra curva.
72.
Se
AB
Metodo
di
Newton-Fourier.
a)
Lemma.
non
finita,
mai nulla
considerato,
allora
f (x) e se i" (x) arco di curva y conserva lo stsso segno nelVarco interno al triangolo tutto Varco
e
un
AB
(*)
Se
il
valore
massimo (per
negativo, la nostra
minimo
X = -hV
^-|
Un
la nostra
risultato simile si
ha
se
il
valore
minimo
della
equazione ha una sola radice reale. negativo, quello massimo positivo, Se il valore minimo di radici reah poste rispettivamente negli intervalli
vi
sono tre
235
dalle tangenti in
rettilineo
e
ABD
AB
in
(fig.
29).
Questo teorema geometricamente intuitivo, perch nelle attuali ipotesi Tarco y f{x) volge la sua concavit sempre da una stessa parte. Essa si dimostra rigorosamente cos.
In due punti distinti dell'arco le tangenti all'arco non possono essere parallele, perch i valori corrispondenti di (x) sarebbero uguali e, per il teorema di Eolie, in un punto intermedio sarebbe f" contro
AB
f
l'ipotesi.
L'arco AB non ha con la corda AB comune (oltre ai punti A, B) alcun altro punto C; perch altrimenti per il teorema della media esisterebbe nell'arco JL C un punto jFJ, e nell'arco CB un punto F, in cui
tangenti all'arco sarebbero parallele ad Fig. 29. ^ quindi parallele tra di loro. Cos pure l'arco non pu avere, oltre al punto A, comune alcun altro punto C con la tangente in A\ altrimenti nell'arconte vi sarebbe un punto intermedio E, ove la tangente all'arco sarebbe parallela alla tangente in A. E altrettanto dicasi per la tangente in B. Quindi il nostro arco, o tutto interno al triangolo ADB, oppure, pure essendo interno all'angolo A{B)B, posto rispetto ad AB, dall'altra parte di Z>. Quest'ultimo caso pe^ da escludersi, perch il nostro alarco deve essere interno alla striscia limitata dalle normali tirate dai punti A, e in interna a tale l'asse delle oc e perci l'intersezione Z) delle due tangenti in
le
AB
AB
striscia e
dell'arco
AB.
e. d. d.
P)
Sia f{x)
una funzione
continua nell'intervallo da
dire,
sono
le radici dell'equa-
= x=
e.
x=^
la funzione
assumer
nell'intervallo
Fig. 30.
(, e)
Se cio f (b)
esiste
e f (e)
almeno
una
il valore zero. sono di segno opposto, nell'intervallo (b, e) radice a delV equazione f (x) 0. Questo
(*) Qui si parla delle radici della equazione f (x) e della curva di equazione y == f (x). Il lettore inesperto noti che non si parla della linea di equazione che si scompone in rette x cost. f (x)
236
teorema
che
i
CAPITOLO XI
72
geometricamente intuitivo dall'ipotesi scende infatti punti della curva y =^ f(x) di ascissa b, o di ascissa e sono da banda opposta dell'asse delle x. La curva y =^ f{x) quindi deve incontrare almeno in un punto dell'intervallo (6, e) l'asse delle x.
1"^ che nell'intervallo (&, e) la f" {x) conY) Supponiamo un segno invariabile, che quindi la curva y=^f{x) volga la concavit sempre da una stessa parte in tale intervallo 2"* che f(b) ed flc) siano di segno opposto 3*" che nell'inter:
servi
vallo
I
(b, e)
esista
6, e
una
si
sola radice
a dell'equazione
/'(a;)
0.
numeri
(l'uno
possono
mati
il
per
difetto,
Vogliamo trovarne
precedente
golo
lemma
curva y
= f(x)
ascissa
formato dalle tangenti DB, CD nei punti B, C di e dalla corda BC, II punto a cercato dunque compreso tra i punti ove l'asse 4delle X incontra la corda 5(7 e la spezzata Tali punti 6i, Ci sono due valori pi approssimati che 6, e al valore cercato a. Ripetendo per tali punti quanto si detto per i punti b, e, troveremo due valori 62, C2 ancor pi approssimati. E si pu dimostrare che, cosi continuando, si pu ottenere il valore di a con qualsiasi approssimazione prefissata.
b, e,
BCD
BD
DC
5)
Il
nostro
in
procedimento
analitiche.
;
geometrico
si
pu facilmente
della corda
tradurre
formole
L'equazione
della
X
con
""
-^r- =
b
BC
l'ascissa
sua
t/
intersezione
0,
^ bf{c)
Le
X
l'asse
delle
si
ottiene
ponendo
cosicch
cf{b)
f{c)-nb)
tangenti in
f'{b)'
_;._/(^ ''-^
Quale
di
_ ^-'
fic)
f(0'
dell'asse delle
x con
Evidentemente quello che appartiene all'intervallo (6, e) e se entrambi appartengono a tale intervallo, quello che pi vicino al punto gi determinato ove la retta BC
la spezzata
BD
DC?
237
Se non si vogliono calcolare entrambi questi punti, si pu limitarci a considerare l'intersezione con l'asse della x della tangente in quello dei punti B, C, in cui la curva volge la convessit all'asse delle x, ossia in cui f"(x) ed f{x) hanno Io stesso segno. Con un tal procedimento per spesso si ottiene un'approssimazione minore di quella ottenuta col nostro metodo.
~7T
TTI^^ f{b)
cf{b)
....
^.
f{b)
^777^, e f (b)'
Vtt'
f{c)
(e)
che noi scegliamo secondo i principii sopra esposti, costituiscono i due valori pi approssimati della radice a cercata.
Per
sola
es.
af^
=2
ha una,
una
radice
20
x^ di f(x)
=x^
(1,
2),
in
cui
la
derivata seconda
Poich (posto
2 ha segno costante.
1,
2)
bf{c)
cfib)
1_
f{c)-f{b)
31'
e
1
di
il
,
punto
4-
il
pi vicino
e
1
a^
'
-h
1
-
r
,
la radice di x^
=^ 2
compresa tra
1 -I-
H-
31 31 Riapplicando a questi due numeri il nostro procedimento, si ha un'approssimazione maggiore e, cosi continuando, si pu dimostrare che si ottiene una approssimazione grande a piacere.
;
5
1
73.
relative alla risoluzione
Alcune osservazioni
II metodo di Newton-Fourier serve naturalmente a calcolare con UQ'approssimazione grande a piacere le radici reali di un'equa-
zione algebrica a coefficienti reali. Delle radici complesse, o delle equazioni a coefficienti complessi qui non ci occupiamo, perch ab-
biamo gi visto
Sia dunque
( 17, ^, pag.
55) essere
il
f{x)
a^
a;"
+ ai
a;"""^ -f-
...
-4-
(1)
un'equazione algebrica a coefficienti reali. La ricerca delle sue radici reali equivale alla ricerca delle intersezioni della curva
reale
definita dall'equazione
y
con Tasse delle x
{*).
= f(x)
(2)
Si
(*) Noto che il metodo di Newton-Fourier sarebbe applicabile al problema pi generale di calcolare le intersezioni di due curve qualsiasi.
238
CAPITOLO XI
73
abbia radici multiple (a questo caso ci possiamo ridurre coi metodi del 64) cosicch (2) non sar in alcun punto tangente all'asse delle x. Possiamo anche supporre che le f{x) 0,
;
f" {x)
queste
non abbiano
equivale
radici
gliando a zero
e,
il massimo comun divisore 9 {x) delle f{x), f" {x}] ammesso anche che 9 {x) non sia una costante, che cio tale equazione 9 (a;) possegga radici (caso che si presenter
alcune delle radici della /'(a;) si ottengono risolvendo la equazione pi semplice (perch di grado inferiore) 9 {x) 0. Le altre radici poi saranno le radici dell'altra pi semplice equazione che si ottiene uguagliando a zero il polinomio quo-
cp
non abbiano Supposto dunque che f{x) 0, f" {x) radici comuni, ogni radice della /"(ce) apparterr a un intorno dove f" {x) conserva sempre lo stesso segno, cio dove la (2) volge la convessit, la concavit da una stessa parte. E ad un tale intorno sar dunque applicabile il metodo di Newton-Fourier. La pi grave difficolt consiste dunque di determinare due valori approssimati (uno per eccesso, uno per difetto) per ogni radice. Al 23, p, pag. 78, abbiamo esposto un metodo sem-
{x).
plice in teoria (ma che in pratica richiede calcoli troppo lunghi) per una simile determinazione. Altri svariatissimi metodi furono inventati a tale scopo. Ma al tecnico basteranno le seguenti
due osservazioni
tici
casi pra-
Valori
la
le
effettivamente
delle
X.
Anzi
deve risolvere. approssimati si possono dedurre disegnando (2) e trovandone le intersezioni con l'asse teorie fin qui svolte agevolano di molto tale
si
disegno e possono dare indicazioni preziose (cfr. l'esempio della curva Z' 4- pX-\- q studiato all'esempio 10 del 71). Del resto esistono strumenti che possono disegnare tali curve. L'integrafo di Abdank-Abakanowicz (cfr. l'ultimo Capitolo) permette,
F=
di
per
(che
alle
es.,
= f^
(x)
;
(x)
a^
|_^
una
parallela all'asse
delle
x)
successivamente
y = f--^>
curve
(x)
= f-'^
(x)
=f
= fix).
nota a pag. 51, 15, per indicazioni bibliografiche relative al problema qui esaminato).
(Cfr. la
239
CAPITOLO
XII.
INTEGRALI
(Il lettore,
74.
a)
Primi teoremi.
:
Proponiamoci
f (x) ?
le
derivata di un'altra
(x)
(x) ?
si
dovranno
(da determinarsi) f{x) come il da un punto mobile su una retta r ad una origine fssa ha all'istante x. Se noi ammettiamo lecita questa supposizione, le nostre domande si riducono ( 47) semplicemente a queste Pu una qualsiasi funzione continua F{x) essere pensata come misura della velocit che un punto valore che la distanza
OM
:
M mobile
cit
F(x),
OM=^f{x)
di
Data
tale velo-
dall'origine
resta
possiede ?
A noi appare come intuitivo che alla prima domanda si debba rispondere aifermativamente e appare pure evidente che, per dare la posizione i su r all'istante x, non basti dare la velocit F{x), ma si debba anche assegnare la posizione di If in un istante almeno, p. es., per x=^a. E, se anche una tale posizione nota, sembra intuitivo che ne resti individuata ad ogni altro istante. la posizione di Cos di un treno che si muova su una linea nota r noi sappiamo assegnare la posizione ad ogni istante, se conosciamo per ogni istante la velocit del treno M, e conosciamo o l'ora e il punto di partenza, o anche, se si vuole, la posizione del treno su r ad un'ora prefissata x =^ a.
240
CAPITOLO XII
74
Se invece non conosciamo per nessun istante la posizione (non sappiamo donde e a che ora partito il treno M), di allora, pur conoscendone la velocit F{x) ad ogni istante x, all'istante x. Ma possiamo non possiamo dire dove si trovi tra ciononostante sapere quale spazio abbia percorso il punto in altre parole tale spazio perfettadue dati istanti a, b mente determinato, quando nota ad ogni istante x la velocit del punto M, Se -Mi, M2 sono due punti mobili sulla stessa retta r, e se essi posseggono ugual velocit F(:x) all'istante x, la distanza Mi Mi non varia col tempo ( costante) cosicch le distanze
f^ [x)
= Oifi,
fo
(x)
Analiticamente ci significa
Teorema
l""
di
esistenza.
Esiste
derivata continua
2""
F(x)
(x),
il
prefissata.
f (x),
Data F
per x
si
p.
es.,
3**
un qualche
valore della
a.
(x),
pure non essendo f (x) completamente univocamente determinata la differenza b a, x f (b) dei valori che i (x) assume in due punti x f (a) (x) arbitrariamente nell'intervallo, F definita, ove prefissati 4** Se fi (x), 2 (x) sono due funzioni che hanno la stessa
determinata,
Data F
per
derivata
Cosicch,
(x),
la
differenza
tutte
le
fi
(x)
{2
(x)
una
costante.
funzioni che hanno per derivata F (x), basta trovarne una sola f (x) e aggiungere poi ad essa una costante arbitraria la f (x) -h cost. sar la pili generale
per trovare
funzione che ha
P)
(x)
il
per derivata.
primo
di
Dimostriamo
questi teoremi. Se
F {x) ^ 0,
pagina 165 (ove si scriva al posto di f) (oppure se tale area non determinata, la sua area esterna od interna) proprio (pag. 165) una funzione f{x), la cui derivata vale F{x). Se poi F{x) assume anche valori negativi, consideriamola in un intervallo finito. Sia k W suo valore minimo. Allora ^ {x)^= {x) -\- k non mai negativa, e, per quanto si dimostrato, perci la derivata di una qualche funzione cp {x). Anche precisamente la derivata di {x) quindi una derivata
l'area
del
rettangoloide considerato a
f{x) =
cp
{x)
kx.
INTEGRALI
y) Per dimostrare le
2*,
3^,
241
ri-
4^ precedenti proposizioni,
cordiamo
teorema Una funzione costante ha derivata sempre nulla rema reciproco ( 63, pag. 202)
il
:
:
il
teo-
Una
costante.
funzione,
una
Ne deduciamo come
Se
fi
al
1.
cit.
( 63,
s)
sono due funzioni aventi la stessa derivata (determinata e finita) F(x), la loro differenza una costante. ha per derivata Infatti la differenza f (x) /^2 (^)
(x),
2
(x)
f\{x)
Essa, per
0.
il teorema citato pi sopra, dunque costante. Geometricamente questo teor. si enuncia cos: Se le tangenti alla curva y f2 (x) in punti di uguali ascissa fi (x), y sono parallele, le due curve si deducono Vuna dall'altra con una traslazione parallela alVasse delle y. Si ha dunque
/;
(x)
a;
Ponendo
= =
f2
(x)
-^k{k
a?
a,
e quindi
cost)
6
si
(teor.
4').
ha
A =f
(6)
(a)
f, (6).
funzione F(x), completamente individuata due punti a, b assume una funzione fix), che abbia F{x) per derivata (teor. 3^). Una funzione f{x) che abbia F(x) per derivata, sar data (teor. 4) della formola
cio
la
Data
f(x)
= f^{x)-h
H- C, ossia
(x)
C,
dove
=a
sia
= A,
^=
f(x)
sar
fi
A = f(a)
e
(a)
quindi
=f
= fia)
J.
(a) 4- A,
funzione f(x) perci completamente determinata (teor. 2**). Sono cosi completamente dimostrate tutte le proposizioni enunciate pi sopra.
5) Una conseguenza molto importante abbiamo dimostrato.
IC
La
si
trae da
quanto
242
Se
CAPITOLO
XII
74
il rettangoloide, di cui ci siamo gi primo teorema del presente paragrafo. Le sue aree esterna ed interna, avendo entrambe la stessa derivata F(x), differiscono per una costante. Ma questa costante nulla, perch tutte e due queste aree sono nulle per x^=^ a. Cosicch la loro differenza nulla per rr a ed, essendo costante, nulla per ogni valore della x. Quelle due
F {x) ^ 0, consideriamo
il
Se dunque
tangoloide
?/
= i^(x)^o
tra
racchiuso
l'asse
il
ret-
le
due
ordinate ha uguali Tarea esterna ed interna, cio possiede un'area nel senso pi elementare della parola area (cfr. 7). s) Una funzione f(x), che abbia per derivata si in(x)
dica con
Fdx^
si
Questo nome dovuto a ci che un tale integrale non completamente definito, ma definito soltanto a meno di una
costante
additiva.
Cos,
poich cos
a:;
la derivata di sen x,
noi scriveremo.
j
cos
xdx
renza
f{b) 'f(a)
6),
= sen x -h C (C = costante
si
arbitraria).
(a;)
La
diffe-
nell'inter-
vallo (a,
si
aggiunga
si
ad f{x),
indica con
i
F{x)dx.
numeri a
(il
e 6
dicono
rispettivamente
il
limiti di integrazione
limite
inferiore,
ed
superiore).
Un
tale integrale
b.
e dai limiti a,
Il
nome
La
differenza
Cosicch, se
sar
^a
= zdz = sen sen indica anche con f(b) f(a) = f(x), f Fix)dx F(x)dx = f{b) f{a) = [f(x)]l
xdx
I
cos
a.
si
[f{x)]a.
E poi
(1)
evidente che
{
(2)
4f F(x) dx
0.
INTEGRALI
243
Le
(1),
f(h)
[f{h)-f[a)]-^[f{c)-f{l>)]=f{c)-f{a)
Inoltre per
il
della
f (a)
media
(b
= I F (x) d X f (b)
dove e
=
|
a)
(e)
=
(b
:
a)
(e),
un punto intermedio
il
tra a e b.
(x)
|
Quindi
:
Se
(3)
massimo di
(x)
I
F
I
sar
b
I
dx
^M
.
I
Se, p. es.,
la
F{x)
indica la velocit di
di
un mobile
all'istante x,
seconda e la terza
queste
uguaglianze
spazio
(se
dicono che la
vallo {a, e)
lecito
e
somma
che
lo
degli spazi
e neirintervallo (b, e)
;
uguale
allo
spazio percorso in
nullo.
un
dire
una
tale frase)
La prima
uguaglianze ci dice che lo spazio percorso nell'intervallo (&, a) deve riguardare come uguale in valore assoluto e di segno opposto a quello percorso nell'intervallo (a, 6) cosicch la precedente osservazione assume un significato generale. evidente che L'area del rettangoloide limitato dalla curva zzz: F (x) a, x b 0, dalV asse delle x e dalle ordinate x y
si
; :
r^
vale
(x) dx,
se a
<
b.
Se
gli
assi
fossero
obliqui e formassero
un angolo
to,
il
prodotto
di
questo
integrale per
;
sen
figura analoga
^ y ^ F (x)
per
(a
a
-
^ x :^ b.
=z-
I
Se nell'integrale definito
F{x)dx=^
F(z)dz
conside-
fissar le idee,
\'
F{x)dx^ f F(2)dz
che uguale ad f{x) f(a) e quindi differisce da f(x) soltanto per una costante additiva. Esso pure un integrale indefinito
della
Fix).
244
Quindi anche
CAPITOLO
XII
Ja
74
^a
{A
= costante
F {x).
per x
arbitraria)
un integrale
indefinito di
=a
E
per X
lo
f(x)dx
a.
:
Quindi
Da un
=
si
i^ (x) 6^x
si
ottiene l'in-
tegrale definito
a
^x eseguendo
I
la differenza fih)
f(a),
integrali
ar-
Dall'integrale definito
indefiniti,
F(x)dx
deducono
gli
ponendo
^=
x,
ed aggiungendo
una
costante
bitraria.
Vi
il
uno
un
a;
=a
as-
suma
valore
precisamente
lo
f(x)=^ CF{x)dx-\-A.
La
seguente tabella,
dedotta
dal
quadro
di
pag.
190, d
fondamentali.
Integrali fondamentali.
/
senx dx=^
cos x -H
C
C
;
cos
a:;
dx
= sen
a;
4-
C
h
JVl x'
\
,
= arcsen x -h
.- -^
J\/a'
o
^ . 1-hx^
,
arctga:^+C;J/ X
.^
-\-
a^
= arcsen = arctg a a
x'
.
C
(*)
J X
(*)
>
0, esiste
log x
1 =
si
trae
C-\-\o^x
^1
~ jr^^ X
Se
ic
<
0, esiste
log
(-
if )
e dalia [^log
a?)
si
trae
C -+- log ( x)
= / dx
INTEGRALI
245
(x /<
-h
aT dx =
4-
e {yn
intero positivo =p
1)
(*)
(m
y\)
intero positivo).
ossia
(x)
e
Se f(x)=^
cp (a:;) 6?;r,
Z''
cp
(x),
/i:
e
cp
Z;
una
costante, [kf(x)Y
^/^ (x)
=^9 =
cp2
j
(x)
quindi
(x)
dx
=: k f{x)
=k
(x) tZx (a
meno
arbitraria).
Se fi (x)
=
f
cpi
(x) dx,
fi
{x)
-f- /^
(a;)]'=
= fi =
{x)
-\-
fe)
fi (x) -f- /2
{x)
= =
cpi
(x)
[cpi
+ 92 (x) (x) +
quindi
e?x
cpi
c?:^-
+J
T2 ^a;
cp, (ce)]
-h cost.
:
Si
hanno
cp, cpi
cp.,
sono continue)
k^{x) dx^=^k
^{x) dx -h
j
C (k
i
cost.),
cZx -f- C,
[?i (^)
+ T2 (^)]
(?a;
=:
cpi (a;)
dx -^
cp. (a;)
(*) ^
Cos
^
^,
m-\-l
quell'integrale
indefinito
che
si
an-
nulla
m -h 1 = ^,
2
Se noi ne cerchiamo il limite (p. es. ponendo secondo la derivando num. e den. rispetto 2, e quindi ponendo ^ -a)^" log (1 -f a), che per a) regola del 63, ^) si trova {x 4- ay log (a: (1
per
x=l.
per m 4-1
+ +
=
si
diventa log (x
+ )- log +
(1 di
a), cio
/^ dx precisamente quell'integrale /
che
(**)
Dalla
quarta riga
questo
quadro
si
trae
il
valore
r__dx__
{x^
4,
a^)*^
l,2, 3, se ne 1. Ponendo nell'ultima riga successivamente deduce successivamente il valore del nostro integrale per ogni valore intero positivo della m. Questa formola si dimostra osservando che:
quando
m=
w=
\{x' 4-
a^r)
1
'
(^'
'
0'^'
246
CAPITOLO
XII
75
75.
Ci
si
Regole generali
di
di
integrazione.
potrebbe proporre
analoghi a quelli svolti nei 55-60 per la derivazione. Ma per l'integrazione non esistono metodi cosi perfetti, come quelli dati per calcolare le derivate. Si pu dimostrare che al teorema di pag. 189 si pu opporre il seguente:
il
cui integrale
(ci
non
calcolabile
p. es.,
che avviene,
che pure una funzione tanto semplice). metodi che esporremo e che servono nei casi pili semplici non sono in fondo che l'enunciato, con altre parole, di teoremi a noi gi noti.
;
a)
Abbiamo gi
detto
al
74,
v],
pag. 245,
che
se
noi
conosciamo
j
J[A^)
-+-
(^)]
d^
^^kfix)
= kjf{x)-hC
=J/'(^)
^^ -^
(^
f*^
(^)
dx-hC
cost.).
definiti.
ha
cio:
[f{x)
a
-f-
ix)]
dx=
f(x)
dx-h h>
*/
(oo)
dx
kf{x)
a
dx-=k
l f(x) *J a
dx.
Cos,
per esempio
cosa;)
(senx
--1-
dx
sena;
dx -h
cosa;
dx=^
t^a;
cosa;
~{-
sena;
+C
2.
/ (sena;-hcosa;)c?a;
=/
sena;
dx -h
cosa;
-h
(*) Cio
somme,
INTEGRALI
247
P)
donde y^
= F{x),
Sia
=G
(z) (*)
vazione di funzione
di
F{x) dx y una funzione di una nuova continua. Per la regola di derisostituzione. Sia
j
y\
= y. x\ = F
^F{x) dx
= F[a
{z)]
{z)]
:
G'
{z)
= y =^F[G
G'
{z) dz.
Questa forinola costituisce il cosidetto teorema d'integradal primo si passa al terzo membro, sostituendo alla x ed alla dx i loro valori G (z), G' (z) dz.
Questa
regola
dimostra che
COS
il
simbolo dx,
che figura in
lo
si
J f{x)
'
dx,
scelto
pu trattare come un differenziale Da quanto precede si scorge che cos l'integrazione del
renziale
diff'e-
F (x) dx
F[G{z)]G'{z)dz,
l'integrale del quale, presa convenientemente la funzione
x^=Giz)
F(x)dx.
Naturalmente non possono
in ogni caso quale sia la
stabilirsi regole per riconoscere
il
sostituzione da farsi, ed
successo
si
dipender anche dalla maggiore o minore pratica che calcoli di tal genere.
Talvolta invece pi comodo calcolare l'integrale
[
ha in
dx,
F(x)
anzich
lo
F{G)
G'
{z) dz.
E
se,
in
questo
p.
es.,
col nostro
metodo ridu-
calcolo di
I
F(x) dx
al calcolo di
\F{G)
ma
z.
la z varia in un certo intervallo, la x varii nostro integrale. (**) Noi lo avevamo introdotto soltanto come un modo per indicare un integrale. Cos, p. es., avremo potuto introdurre altro modo di scrittura, p. es. scrivere (*)
sottinteso
che,
mentre
il
f{x) anzich
I
come
sia felice
il
simbolismo adottato
(cfr.
anche
il
Gap.
248
CAPITOLO
XII
75
Perch la sostituzione riesca utile, e cio si possa avere y espresso come funzione della x, occorrer che Tequazione
xG{z)
sia risolubile rispetto a ^ in
modo univoco,
dedurre
2
= H{x),
definito
\
ove
H
In
funzione
tal
di x.
l'
caso
integrale
F {x)
i
dx
uguale
F[G{z)\
{z) d;^,
dove a
a;
^ sono
ce
valori
assunti
dalla
z rispettivamente per
Cos, p. es.,
l
a,
{x
-4-
dr\dx^ posto
x'^-\-
a^=z
-\-\
0.
% quindi
dx
1
=
1
dz,
diventa
z'"'
dz che
come sappiamo
m
1
+ C o log
-^
-4-
m -f^
Quindi ritroviamo
-\- a).
(a;4-ar +
Cix
-^aT dx=
se
-f-Csm-f-l=i=0
se
a\-^ C
dx
,
=
=:
1
X
1.
Cos,
a-hO,
posto
a;
a^,
= adz,
,
si
ha:
,^
(7.
r dx
/
-^
"
=
,
adz
7\
/ -2-7-2
==
2irctg
^ z-hC
^=
arctg ^
^
=
=
cp'
x
CI
cp (a:),
dz
(x), dx,
si
trova
r?^ ^x =r= J
^
{x)
log
4-
c= log 19(^)1+0,
formolo tutte, che noi gi conoscevamo. Ben presto troveremo nuove importanti applicazioni di questo
metodo.
Y)
Il teorema di inteTeorema di integrazione per parti. grazione per parti non altro che una differente enunciazione
due funzioni.
INTEGRALI
249
Supponiamo che u
alle loro
e v
=^ uv
tiv\
uv =^
{uv
-4-
uv)
dx.
alla
Ed
somma uguale
uv dx.
I
somma
degli integrali,
uv =:
uv dx
-h
Donde ricaviamo
I
li
vdx =^ uv
uv dx.
i
c^
dx.
si
ha
il
Teorema.
integrale u, e
la funzione ^'
Se ^
uguale al
^ pure continua, allora V integrale del prodotto ^^ prodotto del secondo fattore ^ per l'integrale u del
una funzione continua che ha per ima funzione continua che ha per derivata
dell'integrale del prodotto che si ottiene moltiplicando V integrale trovato u del primo fattore per la derivata ^'
del secondo fattore.
primo diminuito
Esempi
1**
Trovare
log X dx.
Si
pu scrivere
1
log
xdx=
te
1.
log
X dx
e,
ponendo
cp
cj;
= donde = log
1,
a;,
=^ =:
1.
dx =^
?
dx =^
x,
'
si
ottiene:
1
log
2**
a; cZa;
a;
log
si
a:
x dx = x
/
(log
1)
-f-
Cos pure
trova:
f{a)-f{0)=ri. f\x)dx=[(x-a)fix)J~
C (x - a) f'\x) dx^-
250
CAPITOLO
XII
75-76
col resto
sotto
si
a,
la (9) del
69
a pag. 214,
dove
forma ponga
0).
3**
Trovare:
:
j\Yctg x dx.
Possiamo scrivere
I
arctg
posto
xdx ^=
arctg
x dx
9=:
t^
1,
\^
U=^X,
x,
\
nz arctg
-h x^
Quindi
1
I
arctg X dx
= X arctg x
-
dx
= X arctg x
= X arctg X
76.
1**
/
-4-
dx
r- log (1
x~) -+- C.
una costante
a,
Mx-h
X
cio
-{-
N
-h q
px
di
ogni
quoziente di un polinomio
per un trinomio x^ -h
2
px
-h g
Mx
^
0,
di
p ~4
q<0
-h.
ossia q
p ^ > 4
px
-h q ^=
,
Teor.
a) di
^ Ugm
F{x)
1 \X)
(x)
frazione
e
(il
somma
quoziente
il
P (x)
un polinomio Q
ottenuto
dividendo
di
per
T (x)
grado
P (x)
inferiore al
grado
di
T {x)
INTEGRALI
251
P) di frazioni semplici^ ciascuna delle quali ha per denominatore uno dei fattori di primo o di secondo grado, in cui, secondo il teorema del 16, pag. 52-53, si pu decomporre il denominatore T (x)
;
Y) della derivata di
una
frazione
V{x)
il
cui
(x)
e
denominatore
T' (x),
ossia
(x)
il
il
massimo comun
che
si
divisore
di
(x)
polinomio
deduce da
precedentemente
diminuendo di un'unit V esponente di ognuno dei suoi fattori citati, mentre V (x) un polinomio di grado inferiore al grado di (x). Cosicch, se T (x) privo di fattori multipli, W(x) una costante (polinomio di grado zero), V{x)
quindi nullo
questa frazione
nulla.
(x).
Oss. Notiamo che in y) abbiamo dato due modi per calcolare Secondo il caso, sar pi utile l'uno o Taltro procedimento.
Cosi, p. es.,
se
(a;^-4-
T(x)=^k(x-hai) {x-haof
dal teorema precedente
^x
+ g)M ^ g < oV
P(x)
frazione
^^^
si
pu
(x)
ottenuto dividendo
F (x)
^
j
per T{x);
di
tre frazioni
semplici
Al
,
Ao
,
-\-
ai
-f-
(x
+N ^ Mx -^ px -^
q)
Y) e infine di
una derivata
-^ho^x^ -\-hx^ -^h^x^
a^) \x^
-\-'
\h-^hix
{x
-\-
dx\_
px
-\-
qf
1
ci
E
riremo
noi,
anzich
dimostrare
pii
il
teorema in generale,
rifesi
per
semplicit a questo
esempio.
La
dimostrazione
Dm.
grado
di
Siano
{x),
R (x)
resto (x) sar di grado inferiore T{x), che nel caso attuale vale 9. Potremo porre
al
P(X)
.w^_^i^(^)
.l^
252
dove
CAPITOLO XII
76
R (x)
.
al
massimo di
si pu decomporre nella somma di addendi P) e y) ossia ^ ^ (x) che si possono trovare delle costanti Ai, Ao, -M, N, o, ^i, h, h, &4
.
R{x)
cosicch sia
R{x) T{x)
Al
x-\-ai
A2
x-\-a2
Mx + N
x^-hxp-hq
dx L {x~a^^{x^+px-^qf
J*
se-
negli
esercizi
plicando la regola di derivazione di un prodotto, considerando p. es. nel caso attuale la frazione da derivare come il prodotto di 60-+- hix-\-h2X^ -^ ...-\-)^x^ per {x 4- 2)" ^ e per {x- -^px-\-q)''
Si trova allora che la nostra
uguaglianza diventa
R{x) T{x)
Al
Ao
x-{-a2
''
Mx-hN
x" -\-px
(6o
-+-
bi-^2b2X-^.^.-h4hx''
(x
x-^ai
+ a^
{0? -\-px-^
qf
^^j^
)^^llX-^)2X^^^,..^-)^x
{x
-f-
a^f
{x^
+px + qf
rC
(x
+ ^2)
(x^
-^px + qf
Moltiplicando per
tutti
i
:
T{x) =
svaniscono
(rr
-h aO {x-\e
a^ {x^-^px+qf,
precedente
denominatori
l'uguaglianza
diventa
R{x)-=^ Al
rC
{x -H a^y-
{o(?
-hpx H- qf -h A2{x -h
-f-
ai)
(x-ha.d (x^-^px-^qf
aaf
{x" '\-
px
-f-
qf
-^px
4
-4-
2
dove
il
(h-^hx-h ...'-hx^)ix-i-ai)
(o
q)
(h
+ 2 h.x
{x^
-+-...
+ 4 hx^)
-+- ^2),
-^-px-hq)
-H
a;
-I-
...
&4 x')
(2
-i-p) (x
+ ai) (x
secondo
membro
T (x)
-
grado nove) per una frazione il cui numeratore di grado inferiore al denominatore. Se noi sviluppiamo il secondo membro, otterremo un'espressione del tipo
Co
:
-^ CiX -h CoX' -h
-h CiX'
-\-
C^X^j
INTEGRALI
253
dove evidentemente le d sono polinomii omogenei di primo grado nelle 9 costanti da determinarsi -4i, ^2, ^, ^", &o, &i... &4. Se
k
la
i^
( jj)
To
4-
ri
a;
4-
...
-I- rs x^,
^0
(
(3)
C8
r8
Le
lineari
(3)
nelle
sono
si
eifettivaraente
un sistema
,&4;
di
le
nove equazioni
quali
di
come ora
proveremo,
la regola
Cramer.
il
determinante in tal caso per il teorema del 27 alle equazioni omogenee che si deducono dalle precedenti (3) sostituendo lo zero al posto delle r, si potrebbe soddisfare con valori non tutti nulli delle incognite. Se le r sono nulle, anche It{x) sarebbe nullo. Quindi, poich le (3) sono equivalenti alle (2) e {2)in,, si potrebbe soddisfare identicamente alla (2) supponendo (a?) identicamente nullo, e le J.,, A^^h^ nno tutte nulle. Dimostreremo che ci assurdo. Infatti, se cos fosse, da (2) si dedurrebbe in tali ipotesi
Infatti, se la regola di
nove incognite in
d r -\-h,x' bo4dx\_{x-haj)(x^-f-px-h
Se passiamo
Il
__
ii?
Ay
A,
x-\-a2
Mx -+x^-\~px
-\-
qfj~'
+ a,
E
q'
al limite
per x
secondo membro diventa per x a.^ infinito del primo (e non del secondo) altrettanto dovr avvenire del primo membro. E quindi b^-f-j-h^ x^ divisibile per x -H a^. Ma in tal caso il primo membro finito per x j. Altrettanto deve avvenire del secondo membro. E quindi ^,:=:0. Il secondo membro infinito del primo (e non del terzo) ordine nei punti (complessi) che annullano x^ -hpx-\-q. Come sopra se ne dedurr che ho -h h^ x^ divisibile per {x^ -^ px -}- q}^ e quindi che illf=^::_0. D'altra parte il polinomio ho-\-hiX-h h^x^ di quarto grado pu essere divisibile per {x -h a^) e per {x^ -{ px -^ qy\ soltanto se divisibile per il loro prodotto, che un polinomio di quinto grado cio soltanto se tutte le h sono nulle. dunque impossibile che (x) 0, se qualcuna delle nostre incognite ?>4 differente da zero. Ai,A^,
ordine
(*)
;
membro.
quindi A^
a un limite finito
0.
Il
che
gli
e si vede in pi addendi cercati sono determinati in modo univoco2 Noi dunque sapremo integrare ogni frazione, se sap;
piamo integrare
oc)
ogni polinomio
(x)
^=
ko -h ki
-\- k^i
x"
-\-
-h k,x'
; ^
(*)
Quando naturalmente
si
assuma
come
infinito principale.
254
p)
CAPITOLO XII
76
A
X
P')
-i-
Mx
X'
.
-^
N
-h q
-\-
px
.
(-,<o)
d
Vx
y) ogni espressione
-r- T777-T
dx W(x)
(P),
Ora
gli
integrali di (a),
(y)
sono rispettivamente
ko
X -h
Ici
-
2
-i-
lu
-
o
a;
I
4-
- + k, s 1
-t-fI
-+-
cost.
A log
4- a
-f-
cost.
-=r7-r
\x)
cost.
di
p'),
cio
Mx-^
-\-
x^
px
N ^ + q dx
cio
y q ^
/
reale
Ora:
Mx
Cosicch
:
-f-
N=--{2x
+2?) 4-
(-^ i^"^)
M\
Jx^-hpx
Ora
:
-h q
'ilJ
X" '^px-\- q
2 /
^ x^+px-^ q
;r
4-
2?
x^ 4-
^it;
4- q
dx =
,
log
(x'
4- VX 4-
g).
E, poich
a;'
sar
+^ + g =
i9a:
( X-
4-
) ^ 2/
-^ k\
(^a;
1
,
x' -^
px
-\-
V^ 2/ ^(-f) = / P (-1) +
"'
._,
-7-
1.^2
.
artg
72
^^
A:'
INTEGRALI
255
Dunque
J ^2^^^^^ ^^
= ^log(a^--i-i?a:-hj))-h-y==artg
-^
cost.
/-f
problema
es.,
i/^-f
2/ nostro
completamente risoluto.
Cos,
p.
per integrare
x^
-i-
x'(x'-hlf
si
ponga
x'-h2cc^ -hx^-i-x-hl
_A
xHx'-hlf
dove manca al secondo membro ogni polinomio, perch nel primo membro il grado del numeratore inferiore a quello del denominatore. Si trova
:
A=
E
l,
M=0, N=l,
log ^
62
=
-r^
1,
bi
0,
60
1.
I '
4- artg ^ X H
x-'
xix^ -h
1)
-4- cost.
77.
a)
z,
Integrazione
di
Sia f una funzione razionale (quoziente di polinomi) nella variabile e". Si voglia calcolarne l'integrale 1 /'(e'") dx. Posto
e*
=:
zdx =^ dz
noi
questo
integrale
si
riduce
della
all'
integrale
dz (che
sappiamo
calcolare)
funzione razio-
z
P)
Sia
F una
cos
Le formole
ig
x=^
cos
>
cotg X
X
,
ecc.
ci
permettono
di
sen-T
Per calcolare
256
l'integrale
a;
CAPITOLO XII
77
tale funzione,
f (sen
,
x,
cos x)
dx
di
una
si
ponga
= tg 2
cosicch
^ dx -
ciz
1 -\- z-
sen X
Il
=
1
2 z
5
;
cos
a:
-\- z^
:
z = z
1 \ -)r
1
1
z^\
1
dz H^'
^\l-^z''
+//
zione razionale
.(
Oss.
cos^ X, tg
2z
lz\
pili
-h
z-
Se
:r,
la
il
/*
delle sole
calcolo
?
,
rapido ponendo z
^
,
= tg
sen^o?,
x,
quindi
aa;
=
1 -\- z
\
x
:
=
-\-
cos
\ '\- z"
Y) Si voglia calcolare
(1)
f \x, ]/ax^
'\-
hx
e) dx
di
a::
(a, b, e
=
e
cost.)
e
dove f
Y^)
yax^ -h bx
:
-{- e,
quindi
>
0,
porremo a
6rr
k'^,
= va,
z),
(2)
Vax^ 4:
4-
c= k {x +
a;
- = 2 a^
&
(a
=
72
7r
c^o;
=2
^
a:
/
TT \b
-h 2
.
a-2f
2 ac
dz,
2 az)
per (2)
,.
(3)2
V ax^
i^
-\-
bx
-\- e
^=^k (x -^
z)
=.
Va
az^ -\-bz b
2 az
bz
di integrazione
per sosti-
M?=
2az'
V a
- 2az
az^ -h bz
b
c\ {az^
77
(b
r^ 2 azf
-\r e)
dz]
INTEGRALI
cio diventa l'integrale di
257
della
z^
che
ao^ 4-
-h
0, (posto
ax" -\-lx-\-
c^=^a(x
a)
(a;
= =
a
P)
<
0.
Se
:
a, p
sono
le radici
^^)
Iz^
{x
a) (x
P).
Questo polinomio dovendo essere positivo, affinch (1) abbia significato reale, dovr essere:
(4)
{x
le a, p
a)
(x
^)<
0,
cosicch
Le a e P saranno quindi reali e distinte. Dalla (4) a e a; deduce che x P sono di segno contrario, e quindi a e P che x x hanno lo stesso segno, ossia che si pu porre
e reali (*).
si
-^
f^^x"'^'
dove z
un'altra variabile reale.
-4-
Risolvendo rispetto ad x
^Zo;
si
ha
(p
a)
(1
a) (^
P)
(x.){^
x)
(P
^)'
''^^
(P
^)
'^^
,n
^^^-^^f^T^'^^p-^^rb)
\
(1
^dZ
-H
^y
che un integrale di una funzione razionale delle z, e che noi quindi sappiamo calcolare (**). B) Il caso a (per m 2) un caso particolare dell'in-
tegrale
/
(a;,
vhx
-H
e)
dx
(m
posto
= intero
f
positivo)
(6
=!-
0).
Questo
integrale,
V^ hx -^ e
=^
z'^'
z,
dx=-z'^-^dz,
Se a = a = a)2 + b2^0.
(*)
(aj
diventa l'integrale^
j
t"^, ^U'"-'
a)
-\-
dz
-{- ih,
[ia ih
con 6
0, o
5 ='f 0, allora {x
{x~^)
l'in determinazione
del
segno per
Vax^ -hhx
e corrisponde
258
di
CAPITOLO XII
della
z\
/"
77
integrale
che
quindi
sap-
caso di
una funzione
{p, g, r,
e,
vhx
i>r
(1,
+
r,
vhx -f- e,
riduce subito
di
al precedente,
assumendo per
Tintegrale
m
^
il
s)
Calcoliamo
(a,6,
e, 6?
(x,
\/ax-hb,
z^
Vcx
h
,
-\-
d) dx
-h,
cost.) (a-i-0) di
V ex -h
d.
Posto z
= \/ax
/
-f-
quindi x = a
vax
2
dx ^=
- zdz,
2f./-2r'
|
a
-
6
,
z,
l/c - r
1/
ida-c))\
-^
fa
zdz, /
|/~'^^+(^
un integrale
del
tipo
che
noi
abbiamo gi
imparato
calcolare in y).
Si voglia calcolare l'integrale l x'" (ax" -h hy dx ?) Integrali binomi!. *^ ove a, h sono costanti ed m, n, p numeri razionali. A) Se -p intero^ si ponga x z% indicando con s il minimo comune multiplo dei denominatori di m, n, che per ipotesi sono numeri fratti (cfr. ), e ci si riduce al solito caso dell'integrale di una funzione razionale. T (con r, s interi), posto J5) Se p una frazione
.=(..+!,)
il
s.=('V):<-=4(V)"
:
'
'dt
r*
"'
-^
^, +
Il
r+^-+-^
*j
(t-h)-^
noi
dt,
na
che l'integrale
intero.
di
una funzione
razionale, e
sappiamo calcolare, se
il
Possiamo trovare un
possiamo calcolare
nostro integrale.
=~
esso diventa
che,
ijy
{a -f
in
hyy
dy con
/*
= (m -f 2 + wp)
calcolare
se
'
per
quanto
dicemmo
B) sappiamo
intero cio se
n
calcolo
p,
-\-p ^ e intero.
In conclusione sappiamo calcolare il precedente integrale, riducendolo al di una funzione razionale, quando intero uno dei tre numeri
oppure
p.
un
Oltre al quadro del 74, C. pag. 244, noi ne daremo qui altro che riassume i pi importanti risultati ottenuti fin qui.
INTEGRALI
259
pag. 244 e 190).
QUADRO
j
DEI
METODI
i
DI
-+j
INTEGRAZIONE
vdx -h
(cfr.
(u -hv) f{x)
dx ^^
udx
somma)
dx
f[x {z)\ X
{z)
dz
uvdx
I
=
lev
{vdx
variabile,
Se f indica nei singoli casi una funzione o delle variabili da cui dipende
Si
razionale
della
calcola
scomponendo
/
/ (x)
(x)
nella
di fra-
^x
somma
di
zioni semplici,
un polinomio, e di una
derivata.
Si
calcola
introducendo
~. = tg X
Si
pu
anche porre
/(sen X, cos x) dx
come
nuova variabile di
integrazione
= tg
ic,
se in /"entrano solo
tgx
di
e potenze
ad esponente pari
sen X, cos x.
f'(x,
"yax
+ h) dx;
Si
calcola
introducendo
a, b
cost.; a^^-O,
intero positivo)
(m
r=
Vax -h h
(*).
calcola,
i^ax^
-j-hx-hc^ i/a{x
se se
-\-
z)
assumendo
f{x, v^ax^ -h hx-^c)
I
a
di
dx
a>
a
0,
variabile
a,h,c
cost.
integrazione
quella
defi-
ed
oc,
,3
nita dalla
Si riduce al
|
sono
le radici di
ax^-\-'bx^-
c=0,
/ (oc,
,
yax
,
preceassu-
a,6,o,d
^ = cost.;a,c=r-0
mendo a va^^
;.
= i/ax
-+-
l^-^^^^
i
tegrazione
Si
calcola
/(e')
dx
assumendo a variabile'di
integrazione
Integrali binomii
cfr.
pag. 258.
(*)
'i^ax
-\-
b,
Vax
-H
h,
ecc.
si
porr z
= "l/ax -h &,
dove
il
degli indici
//, v,
ecc.
260
CAPITOLO
XII
78
78.
Integrali
singolari.
(a, 6)
che
si
considera
di
numero
finito
punti
per
es.,
avviene
1
se
volessimo
per
studiare
ic
l'espressione
r^
/
Q
J VX
che,
7=dx, poich j=
singolare
0.
Osserveremo
VX
un numero positivo piccolo a piacere, -7=
se s
con-
Vx
tinua nell'intervallo
1; cosicch
ha un significato
perfet-
tamente determinato
si
r'
lo /
7= dx,
Je
riconosce uguale a (2
21/s).
2-\/^).
2.
VX
Calcoliamo ora
il
^dx=^\m{2 f=o VX
2.
Pi
e la
in
generale,
b,
se nello /
.y a
f{x)dx
per esempio,
a<b
f{x)
singolare
in
a,
ma
il
continua
nell'intervallo
'a-f-,
(e
dove
un numero
positivo
piccolo
a piacere
<
a),
lim
^0 J a
f{x)dx=^
non
\
),
f(x)dx.
Se invece
avviene
di lim
f=o
tal limite
esiste
non
r^
^ a-[-a X
a/
dx
un simbolo
privo di significato.
INTEGRALI
261
procederebbe, se f{x) fosse singolare in h. Se f{x) diventa singolare in un punto e (*) interno ad (a, 6). allora se esistono, secondo le definizioni ora poste, gli integrali
si /"(a;) e^o:
j
Analogamente
f{x) dx,
si
r f(x)
dx
= C f{x) dx +
finiti
il
a5
f f{x) dx.
P)
Pu
esistere
p.
essendo finita:
una funzione f{x) che singolare in e, pure es. una funzione discontinua nel punto e. 11
=c
lim
f(x) ed
il
lim
x==c-j-0
f(x),
ma
che
tali
limiti sieno
differenti
IT
l'uno
""" C
dall'altro.
r-
Ci, p. es.,
-+-
-r~
\x
c\
definizione si pu esporre in forma piii semplice. Se, p. es., a < 6, consideriamo in (a, e) una funzione fi (x) che, per x =^.^ e sia uguale ad f{x) e nel punto e sia uguale al lim f{x) ed in (e, 6)
una funzione
e
(;r)
che
nel
punto
sia
uguale
al
aj
lim
= c -j-O
f(x),
nei punti
Sar:
(x) dx.
f{x)dx=\
fi
(x)
dx -h
a
f2
citato sar se
<c <b
1
r\dx =
i~'l
+ senx)dx-{-
(~hl-hsenx)dx:
e se esiste ed
lim
f{x)dx=^\\m
se
f{x)dx.
i^er
Analogamente,
definizione
f{x) definita
x^a,
porremo per
f(x) dx
00
=
k
lim
v:
/
\J k
f(x) dx^
di
(*) Si pu porre una definizione analoga nel caso che vi sia un numero finito punti singolari.
262
se
il
CAPITOLO
limite del secondo
XII
78
membro
fix)dx^=
<X
ft
lim
OD
-I-
/
%/
Ti.
f{x)dx,
i =.
X
finito.
se
il
limite del
p.
es.,
2"*
membro
esiste
ed
Cos,
essendo
lim
k^-\->
r*
ri T =1,
|_
:c
Ji
/
1
-j dx ^=
x x dx
l.
Cos,
poich lim
fc
cos
lim (sen k)
;
non
esiste,
non
co
^0
= OD
cos
ha alcun
significato l'espressione
x dx
(*).
Agli integrali di questo paragrafo si possono in molti casi estendere le regole di integrazione per somma, per sostituzione,
per parti.
Cos
^ dx
esiste,
se
esiste ed finito
il
lim
t-
-r-^
dx
(ove ^
abbia
log f L
1.
;
il
segno dh
a) cio
1
il
lim
==0
^^
1
L
1.
^ T 7 nj 1 ^
i
;;
I
'
se
n 4=1,
oppure
il
lim
=0
a log
I
se
per w
<
l
Questo limite
infinito per
w^
i.
1, finito
1
Sia f{x)
escluso
esista
7
una funzione continua nell'intervallo (a, )\ un intorno (a, e) di a [e compreso fra a e h],
T-
I '
fix) ^ ^
'
< ^^
{x
^ af
con
A:, '
costanti, ed
<
1.
? (a?) e
i(a;)
ponendo o{x)
^{x) =
= f{x)
__^(ic)^
=Q
f(ic)>0; ponendo
I
^(a;)
=
1
tinue positive
nulle (escluso al
f(x)^0. Le pi il punto x
dx variano
^(a;), t(a;)
Ora
il
sia
/
di
f (x)
dx che /
^ (x)
quando
(che ha
segno
a)
ad un
limite.
Poich
p. es.
f{x)dx=
f{x)dx-\I
f (x)
completare
oo,
le
il
neirintervallo
(-
a) o
<x, oo) vi
un numero
finito di
INTEGRALI
263
supera
/ (ic)
^ -^ (^-)"
-:^^^
-,
Ise
s
i
<
],
lo /
in valore
-/.+ ay
.
assoluto
l'integrale di
_ =
-:
a un
limite
finito.
Perci
/v
(a:) )
dx tende per
il
valore di / /
^ (^)
^^
altrettanto dicasi di /
e (a?)
4-
(x), lo integrale /
f{x) dx
esister dunque, se in
un intorno
di a vale la
f(x)
^ ^^ _ ^y
se,
(/^,
costanti
< 1)
non maggiore
ossia,
come
si
per x
a=
infinito di ordine
di n
<1.
In modo analogo
si
prova che
i
/(ic)l
^^ ^ X
cost.;
n>
1),
ossia se f(x)per x
qo
non minore
di
n> 1,
allora esiste Io
r fij)x.
Osservazione.
Certe frazioni razionali
plice e diretto.
jTuiiiauiu, p.
si
sem-
e:
264
CAPITOLO
XII
79
79.
a) Nel paragrafo precedente abbiamo dato, partendo da alcune formole di calcolo differenziale, metodi che in qualche caso particolare servono a calcolare gli integrali di una fun-
zione continua.
grali,
Ma
Come
si
calcolano, almeno
al
approssimativamente,
calcolo dei quali
integrali di
non bastino i metodi esposti nei precedenti paragrafi? L'importanza di questa domanda si rileva tosto, appena j^i ricordi che anche l'integrazione di una funzione razionale richiede la risoluzione di un'equazione algebrica: che
noi
sappiamo costituire un calcolo spesso ben lungo, anche se si vuole soltanto una piccola approssimazione. Di pi si noti che
quando, per
es.,
diciamo che
=
c^x
,
log
.t
4-
Ce asseriamo
al fatto
ci
dovuto soltanto
mezzo per
calcolare
Si
valori di
/> -^
/
dx.
tratta
dunque di trovare un mezzo per calcolare approssimativamente un dato integrale o, se si vuole, di costruire per ogni dato integrale delle tavole numeriche, che compiano per esso l'ufficio
che
le
J X
dx.
parleremo anche in altri capitoli. Per ora parleremo soltanto del metodo che ricorre agli sviluppi in serie. Il teorema su cui si basa tale proVarii sono
metodi a
cedimento,
P)
il
seguente:
(a,
Se nell'intervallo finito
b)
tinue
f{x)
Ui {x)
-\-
u. ix)
-4- 1^3
{x) -H
= 2 Un
Zo
J
(1)
^ x ^ b)
,
a;
(x)
dx
esiste ed
Jx Ui
dx
,^x
u-i
{x)
dx -^
u-s
(x)
dx H-
(2)
INTEGRALI
265
Divideremo
la
dimostrazione in 3 parti:
Infatti,
V
di
La
i,
se
Mn
il
massimo S ilf
Un (x)
^ Mn
'I
Unix)
dx\^Mn\x
ottenuta
a\;
dunque
la
la
serie
(2)
viene della
2^
\x serie convergente
S Mn
converge
j,
assolutamente,
perch
\
cos
moltiplicando per
a\
av-
S Mnun
integrale indefinito di f(x).
Infatti
La
serie (2)
la serie (1),
mente convergente,
di (2);
ottenuta derivando (2) termine a termine, totale pertanto ( 65, pag. 206) la derivata
cio (2)
un integrale
proprio
dx,
|
indefinito di f{x),
f (x)
La
(2) vale
dx. Essendo
F{x)
=jf{x)
x
ffix)
in (2),
i
dx
= F(x) Fia).
si
Ora, ponendo
=a
si
termini di (2)
annullano.
Pertanto
F{a)=:0;
e quindi f
f(x)dx
= F(x).
ed.
d.
(*)
notevolissima.
Se
ma
bili,
se si sa sviluppare
i
f(x) in
una
serie
totalmente
conver-
gente,
cui termini
si
hanno integrali
noti
facilmente calcola-
re
allora
Ja
f(x)dx,
della
calcolando la
somma
primi
n termini
serie considerata, se
pi co-
muni basta lo sviluppo in serie di Taylor. E si noti che a pag. 218 e seg. proprio con questo metodo abbiamo trovato le serie cos comode per calcolare numericamente le funzioni
log (1
+ X)
^l
^^dx;
artg
.:
=f^
^^_
'
-2*,
arcsena;
dx
=/ Vlx"
e ci, perch le (*) Non vale un teorema analogo per integrali indefiniti costanti arbitrarie che figurano nell'integrale indefinito di ogni termine di (1) po;
modo che
la serie
r
sia divergente.
fu, {x) dx
C_>~|
-f
u^ {x) dx
C.l -h
....
266
CAPITOLO XII
79
Esempio.
Voglio calcolare
oscilla attorno
il
tempo
T impiegato
OQ
una
verticale
da un pendolo
simmetrica
da un minimo
la forza
a ad un massimo
a=F(0)e(fig.31).PostoOP=Z
viva del pendolo, quando
trova in Oi,
esso
si
data da
-mr-5,
2
e
dv
se
la
massa vale m,
mgl
(cos
cos a)
M = costante
{g
.
al
piano
orizzontale
cui
di gravit).
Quindi
m r
,0
tZ0^
--f2~'^9
(cos0
cos a)/,
\ 7
donde
a t
e quindi
T=l/
^9
dB
j/cos0-cos
Posto sen
a = sen sen 2
2
cp,
si
ottiene
^\/lK'
.
ser ^
dove
si
posto
= sen --
E
(1
quindi
\h\<
cp)
|/l
/l'sercp
^i^ 2^12
h^ sen-
-^^
h'
sen'cp+
h'sen'^-i-
^^
2^13
h' sen'
INTEGRALI
donde
267
T=|/:
^ ^ "^ 2
^^'
'
^^^'
"^
^^
,4
/i'
"
4 sen>
c?
^ 9
-4-
^^
1.3. 5
T'
/
6 sen'^d^-,
Se a cosi piccolo
termine,
si
solo
primo
T=n\/ .
r
9
r=,|/I|.*J,*-.(i^p...(Vtl)''.--..-|
di
Qual p. es. l'errore commesso se oc non supera l'angolo 10 gradi, quando si tenga conto del solo primo termine?
268
CAPITOLO
XIII
80
CAPITOLO
XIII.
80.
Continuit.
Derivate parziali.
a) Al 41, pag. 137, abbiamo gi visto che alle funzioni di pi variabili si pu estendere sia la definiz. di limite, che quella di continuit, ecc. Vogliamo qui aggiungere un'osservazione, che per maggior chiarezza esporremo pT una funzione di due sole variabili f{x,y). Sia essa definita in un intorno j del punto ic a, e siano x a-\-M, y ~l)-\-kt{]i,Jc cost.) le equazioni parametriche di una retta generica r uscente da tale punto. La f diventer funzione del solo parametro t, se ci limitiamo a considerare i punti di r interni ad j, e i valori ivi assunti da f. Questa funzione di t sar continua per t ^= (qualunque siano h, 7c, cio qualunque sia la r considerata uscente dal punto [a,!)]) se la f(x, y) continua nel punto (a, b). Il teorema reciproco non vero, cio: Se f(a-i-ht, b-f- kt) funzione continua per t. 0, qualung^ue siano h, k, la f(x, y) pu non essere continua nel punto (a, b). Infatti da tale ipotesi segue che, scelto un f arbitrario, su ogni retta r uscente da (a, h) esiste un intorno B, tale che per i punti (x, y) di questo intorno vale la \f{x,y) f{a,'b)\<,. Ma al variare di r, pu variare la lunghezza di questi intorni se anzi questa lunghezza ha limite inferiore nullo, tutti questi intorni (uno su ogni retta uscente dal punto [a, b]) non riempiono alcun intorno j del punto (a, h) nel piano cio non esiste alcun numero o tale che ogni punto soddisfacente alle \x a\ <C^, \y ^\ <^^ appartenga ad almeno uno di questi intorni B.
y=h
>
>
Sia f{x,y,z,
z, ....,
t..
t)
una funzione
di
pi
variabili
x, y,
Se diamo alla y, z, ...., t valori determinati 6, e, ....,6?, la f si ridurr una funzione della sola x. Se tale funzione derivabile (rispetto alla x) nel punto x=^a^ noi chiameremo tale derivata la derivata parziale di /"rispetto alla x nel punto x=^a, y b, d) e la indicheremo con f^ (a, b, t =^ d
con
solo in
un punto, ma
,
in tutto
campo
ottenuto, p.
es.,
facendo
pili
variare x, y,
funzione delle x, y,
in tali intervalli
si
indicher
semplicemente con
f'^
o con
^^
E, se
si
talvolta opportuno,
comin-
269
indi-
valori determinati,
:
si
suol
= co8f.
,t
= C08t.
ancora da ricordare che nei casi piti comuni si pu calcolare f^ in un dato punto, derivando la f rispetto alla x e t come costanti, e, soltanto dopo aver considerando y, z,
,
alle
x, y,
z,
le
coordi-
si
considera.
le
derivate parziali
della
rispetto
od alla t. o alla z, possono a loro volta essere funQueste derivate f'^c, f'y zioni derivabili e possedere derivate parziali. E noi con
.'
-IL f
-IL
le
f -li.
/"',;
indicheremo rispettivamente
derivate di
rispetto x, y,
z,
ecc.
indichiamo Queste
le
nuove
parziali
(del
Le
si
Cos,
p.
n
'x 'y "x
^z ^y
si
sar quella
rispetto
alla
ottiene
derivando f
derivata
f^;
cos
ottenuta
rispetto alla y,
la derivata f'^y cos ottenuta rispetto alla x, la f'xyx cos calcolata rispetto a ^, e infine la f'xyxz cos ottenuta rispetto alla y.
Cos, p.
es.,
se
f tr,
le
y, z)
=^
x^ -^
y'^
-\-
z^^
-^ xy
-\-
2 yz
-^r
^ zx,
per ottenere f^
y,
alla x).
si deve derivare rispetto alla x considerando come costanti (espressioni aventi derivata nulla rispetto Si ha cos che ?/'\ /, yz hanno derivata nulla, xy ha
;
cosicch
eX
270
Analogamente
CAPITOLO
si
XIII
80
troverebbe
3 f
j-^
/"v
= 2y+x+
2z,
Ciascuna
delle X, y, z,
di
che
alla^. Si
hanno
cos
Cosi,
alla z,
p.
si
es.,
derivando y~
^==
VX
fx
rispetto
alla
x,
o alla
z/,
ottengono
le
mente con
XZ
che,
In modo simile
yz
^
^y
Dalle
derivate
_
di
/."
^y
/>"
^
si
]
f"
derivate
di
second'ordine
e
di
giunge
facilmente alle
terz'ordine
ordine superiore
mediante nuove
Non
distinte,
comune ed imle
derivate
che consideriamo e finch consideriamo soltanto punti interni alla regione, ove sono soddisfatte queste condizioni. Noi dimostreremo infatti che per tali funzioni Tordine in cui pi derivazioni si
eseguono non ha alcuna influenza sul risultato finale che p. es., se f funzione delle x, y, z, valgono nelle nostre ipotesi le uguaglianze
: :
x,x,y,z
x,y,z,x
x,z,y,x
y,x,z,x
cv/iy.
perch tutte queste derivate sono state ottenute derivando due volte rispetto alla x, una volta rispetto ad y, una volta rispetto
271
In altre parole,
prodotto.
le
come ne godono
fattori
di
un
E, come, per dimostrare questa propriet per i fattori di un i prodotti di due soli fattori, cos a noi baster provare che un punto {*) finite e iSe la funzione f (x y) possiede in
:
continue sia
le
prima
rispetto
f x, f V che ad x e poi
"yx ;
la derivata f
ottenuta derivando
rispetto
punto anche
la f
ed
La
Si
f"y3,
definita
come
h=o n
f'yi^^y)
J*
[_
il
Poich fyil
uguale a f'^
lij^ite
da esa-
minare
\
\
lini
lim
fi^-^^^y-^^^^-fi^-^Ky)
fix,y-hk)-f{x,y)
lij^
j
cio
1
i
il
limite di
fix
-\-h, y-\- k)
f(x +
z^
h, y)
f{x,y-^
^
k)
f{x, y)
(1)
k
quando
Posto 9
si
(a;)
0,
poi per
h ^=
0.
'
^^,la
(1) diventa
<9<
1,
ossia
la (1)
diventa dunque ^^
4>'
(h
(y
_|_ y^)
rC
ci)
*
{^y\
'
,
cio
^ h,
per
il
teorema
dove
della
{y
1.
-\-
o'
k) ossia f'^y {x
si
-\-
y -^
^' h),
0'
<
La fxy
considera continua
0,
il
limite di
f'xy {x, y). Il limite che valore di f'y^, esiste dunque ed uguale
al
limite)
f'xy,
(*)
per
punto interno alla regione ove f{x,y) definita ed ove, nostro teorema, esistono le /'^r, f'y, f'xy.
272
CAPITOLO
Notiamo un semplice
XIII
80-81
del
corollario, che
una generalizzazione
__ f(x,y
teorema della
media.
Il
rapporto
1
li
l
B;
f{x^h,y-^h)-f{x^h,y)
Jc
+ Tc)-f{x,y) ~ _
)
_ ~ f{x + h,y + 1c)-~f(x-hh,y) fix,tj-h1c)'+-t{x,y) hk h=k per limite la derivata mista nel punto y)
(x,
esso stesso,
cos)
un punto (diciamo
^
intermedio x
il
-|-
h,
-|-
^'
k.
[Precisamente come
^-^^
'^^ ha per h
*'
{x-\-o h), se (x) nell'interf' (x) e prima di passare al limite vale X 4- /<) determinato e finito]. Nel caso attuale si suppone che la derivata mista sia anche continua.
limite
-'
vallo {x,
81.
Teorema
della
di
due o pi
variabili.
(a,
Se 9 (x) una funzione derivabile della x nell' intervallo -f- /^) il teorema della media si enuncia con la formola
:
cp
(a -H
/^)
(a)
/i
^' {a
4-
0/^),
dove
< <
1.
Troveremo una formola analoga per le funzioni di pi variabili. Sia f{x, y) una funzione di due variabili x q y definita in un campo R e derivabile in tutto R sia rispetto alla x che rispetto alla y. Sia A un
punto di
X Qy:
coordinate x-\-h,7j-\-k.
punto
B si
pu, p.
es.,
un segmento
pa-
Se
e
interni al
il
campo
i?,
p-
32
il
loro punto
punto
la
C
si
ascissa
l'ascissa
di
5
i
per
ordinata
Allora la differenza
(*)
f(x-^h,y-^rk)
CT
si
f{x,y)
ordinata
(*).
pu porre,
Supponiamo dunque
si
nel
precedente 80 non
h,
Jc
che
al
supponevano
interni al campo che esaminiamo ; segmentile, fatta analoga ipotesi, perch superflua, in quanto tendere a zero, ed il punto (x,y) si supponeva interno
campo R.
273
punto C,
-h,y-^k) fix
+ h, y)] + [fix +
/^,
y)
fix, y)]
che la somma di due diiferenze. Se considero x ed h come costanti, la f(x-+- h, y) considerare funzione della sola y, ponendo f{x-[- /^, ?/)
=9
si
pu
(y).
Sar allora
cosicch
:
f{x'th,y-^k)
fix
che
per
--
= ^{y-i-k),
y)
h,y -h
k)
fix
della
-4- h,
=^
(per
iy
le
-hk)
iij),
il
teorema
media
funzioni
di
una
k^'yiy-{-^k)
cio,
(0<G<1);
essendo
^'yiy -^
U)
^ fyix -^ h,y -^ U\
h, y)]
:
sar
[fix
-^h,y-hk)
si
fix -h
a
= kfy ix -hh,y
-4-
-\-Q k).
Analogamente
[fix -\-% y)
dimostrerebbe
0'/^ y)
(0
1).
Sommando membro
si
ottiene
fix -\-}i,y-^k)
fix, y)
= hf, +
ix
^ k).
^'h, y) -h
H- kfy ix -\-h,y -^
Quest'ultima formola estende
il teorema della media sl funEssa ci dice che la differenza dei valori della funzione f (x, y) in due punti (x-{- h, y-4- k) e (x, y) uguale alla somma del prodotto di h per la derivata parziale della funzione data, rispetto alla x, calcolata in un punto intermedio del segmento (x, y), (x 4- h, y) e del prodotto di k per la derivata parziale rispetto a y della funzione data, calcolata in un punto intermedio del segmento (x h, y), (x -I- h, y -h k).
Qui
finite).
si
le
x,
si
ottiene
una nuova
for-
che
congiunge
18
il
punto
al
punto B.
274
Pi avanti, p. giungendo A con
alle fa:,
Il
CAPITOLO
es.,
XIII
81-82
col
fy 1^ Ulteriore condizione di essere funzioni continue. teorema della media si pu estendere in generale alle funzioni di n variabili con metodi e ragionamenti affatto analoghi a quelli da noi adoperati nel caso di funzioni di due variabili. z, t) una funzione di n variabili, si trova la Se f(x, y, formola generale
:
f{x -^
h,
y -^ k ^= hf'^
-f-
-[-
l,
t -\-
m)
f{x, y
z,
t)=
(x -^ (jh,
z, t)
4-
kfy
{x-i-
h,y -h
^'k,
z,t)-^
t) -+-
-4-
Ifz (x -+ h,y-\- k
z 4- 0"
,
l,
-h
mft
{x
-{-
h,y
-\-
k,
-\-
l,
-h
6'"
w).
82.
Differenziali.
Supponiamo che f^
sar
:
fy siano
lim
lim If^
fa,
{x
-h^h,y)=^
/" {x,
y)
{x-h ^h,y)
{x, y)]
=
a,
0.
Ponendo
f, (x 4si
h, y) h, y)
f,
= f^
si
{x, y)
==
ha
f, {x
le
{x, y) -4- a.
:
(1)
Con
stesse considerazioni
trova che
fy {x-\'Ky-^^'k)
= fy
(x, y)
P,
(2)
dove a e p sono delle quantit che tendono a zero con h e k. Dalla formola che esprime il teorema della media, ricordando la (1) e la (2), si deduce
'-
f{x
4- k [f
4-
?>]
= [hf, =
(x,
y) 4-
kfy
ix, y)]
+
(3)
4- [a/^4- ^k].
Questa formola dice che la differenza f{x-\-h,y-hk) f(x, y), incremento che la funzione f subisce nel passare dal (x 4- h, y 4- k) la somma (x, y) al punto ^ punto A la prima di due quantit hf^ 4- kfy che nota, la seconda
oLh-^^k
ordine
275
ten-
quantit kf^^ H- kf'y sar detta differenziale della funzione e sar indicata brevemente col
/z
yh^ -h
0,
/r,
perch
a, p,
come sappiamo,
0.
La prima
Possiamo dunque
scrivere,
quando l'incremento
f{x 4- h,7/-^k)
della funzione si indichi con
f(oc,y)
Af
=^
x,
Af=df-hioLh-h?>k).
Osserviamo
che, se f(x, y)
f'^,
^=
h.
1, f'y
e quindi
dx
Analogamente
Il
il
= h .1 -h k .0 =
dy vale
diiferenziale
k.
dunque
df=^ fa dx -h fy dy =^ ~- dx
Ne
le
-\-
Y~
^y-
dx
e c-^
oy
ma
veri e
proprii simboli.
In modo analogo
f{x,y,
^,
13.
pone per una funzione di pili variabili quale possegga derivate prime continue:
si
-4-
df=^ f^ dx -h fy dy
-4-
f\ dz 4- ft
dt.
evidente l'analogia
di
di
questi ragionamenti
di
queste
fun-
relative
alle
si
dovuto soltanto
f.
la
83.
di
funzioni.
(Funzioni composte).
a) Sia z
sieno funzioni di
intervallo y?
una funzione f{x, y) di due variabili x, y, le quali una variabile t. Quando t varia in un certo il punto {x, y) varii nel campo ove definita la z,
t
nell'intervallo y.
y't
i
Siano fx, f'y finite e continue, Xt e riceve un incremento A^, siano ^x, A?/
(*) Si
finite.
Quando
la
corrispondenti incre/
e) .r
/ 'r c^^
f',/dij.
e interpretare allora e
i
y-
y^ come
quozienti,
cui numeratori
fossero xf^vf,
Ma
276
CAPITOLO
XIII
83
menti delle x,y\ e sia A ^ il corrispondente incremento della Sar per il teorema della media
:
2,
^)
y)
ix,
(o<e<i)
Donde
(o<0'<i).
Az
lim
=
lim
lim
f, (x 4-
A^
:r, ?/)
lim
-h
-f-
lim
-^
=
che
^y^0.
e
/^',/
Ricordando che f^
z't
sono
finite e continue,
se
ne deduce
= lim A^ _
A-^
,',
esiste,
ed dato dalla
z'.
x\
z\,
y\
dx 2zdy -^ - ^ -Yytt'
1)
(1)
Sciasi considera
= di dx = x\ d dy y\ dt
dz
z'i
z'tdt
=^
uZ
:r-
dx
-{-
^^
dy ^ ^^
uZ
come
al prece-
Riconosciamo dunque anche in questo caso pi generale 59, pag. 187) che il differenziale primo di ima funzione dato sempre dalla stessa formola, qualunque sia la variabile
indipendente.
E
latini,
si
osservi che, se
si
tale formola
assumerebbe l'aspetto
dz
dt
dz dx
^=z
1
dz dy
~ dy dt
di
(a)
dx
^
dt
che
1
taluno
,
dz
assurdo
dt
potrebbe
essere
tentato
semplificare,
ottenendo
\
dz
t"
"+"
dz
"T"
Le
notazioni
...
usate
in
(a)
possono
dt
dt
277
z\,
Zy sono funzioni
dt
"
Tx'"''^
dz\,
^y^'~~' ^^^'~^'
^^y^^
In tale ipotesi
d'z
si
3^^
df
^
dxdy
dt
3 z d^y
l}y
d~z /
dy\-
'ix ly dt lix'iv
dy~ dy
K't /
^z ''x
'x
df
df
n
si
(2)
P)
Analogamente,
t
se
f funzione
se la
/*
delle
variabili xi,
x->,
x^,
funzione della
in
stessa
df
dt
^ ?^
"xi
_^
^
=
^f dxn
^Xn dt
\
dt
3x2 dt
Y) Sia ora f una funzione, p. es., di tre variabili x, y, z a;, la /" diventa funzione e siano y, z funzioni della x. Posto ^ ^ di 5, y, z, tutte e tre funzioni della x. Si ha quindi (poich S
e quindi
= 1)
dx
3^ dx
Si noti
"y
dx
"z
dx
"Hx
(^y
3^
3?
^^^
:
ottenere la prima,
deriva considerando y e z come costanti per ottenere la seconda, si deriva considerando y e z come funsen x, z =^ cos x, z, y x -^ y zioni di X, Per esempio, se
f=
= ^ dx
5)
:
"7^
dx
1 -h cos
a;
sen
x.
Supponiamo f funzione
delle
due variabili
x,
definite
dalle
X =^ a
-\- ht,
y =^
b -{- kt
{a, h,
/^,
costanti).
278
CAPITOLO
xm
83
t.
Siha:
df^'fdx
dt
'x dt
K^=]^^l
'y
j,L]
dt
)x
^y
j,
dt\^x/
e
y-f
:
\'x/ dt
"x^
)x)y
analoga per
|(^^);
d
dt
dY^
df
\
/df\ \dt)
/ 3/-\
d_
/}f\
dt Klix)
dt X'y/
x'
xoyf
ox"
oxy
y"
y'/
xy
Una
regola
mnemonica per
le
come
se -y-
-r
le
fossero
vere
(*),
proprie
aventi
per
numeratore
alla
fine
per denominatore
i
quantit x^ cy
-r-^
/',
del
calcolo
simlDoli -r
ox
/,
f,
ecc.,
non
si
(ci
che non
ecc.
avrebbe senso),
ma come
- yy,
con
le
medesime convenzioni
trova
Esempio.
Sia
cosicch
f{x,
y)^x\
;
a;
=T
:
(0,
=^
dx
(0,
/^= 9
dt
(0"^^'^
si
trova
d{^(iY'''\
di
_d(x^)_
dt
d_y_
~dt~~'
^^''^'dt'^^^^'dt^
= tJx'-'^\t) + x'\OgeX^\t)=Cp(tY^'^\t)\Og^(t)-^^(t)'^^^
come
ci
gi
es.
3'',
pag.
189.
(*) In tale calcolo, dx e dy si debbono considerare ciascuno come un unico simbolo di una quantit, e non gi come prodotto di d per x o per y. Cos, p. es., si scriver dx^ e non ^^a;^
CALCOLO DIFFERENZIALE
PEE,
LE FUNZIONI, ECC.
279
84.
a)
Funzioni implicite.
Si abbia l'equazione
f{x,y)
Se
si
0.
?/
(1)
(a;)
1= 9
della
a;,
che, sosti-
diciamo che essa una funzione della x definita in modo implicito, pi brevemente una funzione implicita della x. Se si riesce a
tuita in (1) al posto della y, le soddisfi identicamente, noi
si
ottiene cos la
y come funzione
a due diametri
le
ortogonali scelti
forma esplicita
La
a;
teoria della
un cerchio
y^
(
riferito
definisce in
della
1/
quali sotto
0?.
si
scrivono:
a?^
?/
/'
(x)
soddisfa alla
(
cp
(^)
0,
cio la teoria
della
(f
(y)
un
funzione
inversa
La
nerali.
una funzione
= 9 fe,
x^,
Xn)
,Xn,y)
di
=
,Xn, ^];
[/*= funzione
vi soddisfi identicamente,
Xi^x>
y
(p
=^
una
,
fun-
zione definita in
^
modo
,
Se,
cj;
p.
es.,
esistono
Xn) che,
due funzioni
y =.
{xi, X2
Xn)
(xi^ X2,
sostituite nelle
0,
ffe,
vi
X2,
Xn, y, z)
F{xi,
X2,
......
Xn, y, z)
le
==
0,
sono funXn definite in modo implicito dal precedente sistema di equazioni. E si potrebbero in modo simile studiare sistemi formati da pi che due equazioni.
y, z
^) Sia
data l'equazione
:
(1)
Supponiamo
1"
ic,
2'
Per
Xf^
.^ h
2/0
^^
= yQ {x^, y^ = cost.).
(a:,
(h.'k costanti) la /
y) esiste
La
T ( X w
-!-^y^-^
ha un valore h
differente
= XQ,y =
y^'
280
E
punto
ci
CAPITOLO
proponiamo dapprima
il
XIII
84
problema:
Esiste
Xo, la
come
si
della x in un intorno abbastanza piccolo del quale abbia il valore Jq quando x=Xo e soddisfi all'equazione (1) ? pu calcolare tale funzione in modo esplicito, risolvendo cos la (1) ?
Noi risponderemo a tali domande con un metodo di approssimazione successiva (detto anche di falsa posizione). E trattiamo questo problema appunto per dare un esempio concreto di tale metodo, che nei casi pratici costituisce il pi usato ed il pi potente strumento per risolvere equazioni complicate o per problemi di analoga natura.
Sia
-^
Poniamo
/ {x,
{Xq, y^).
r:^-
per ipotesi.
y,)]
= f {x, y).
0.
-\-
Eicordando che
Per X
= Xo, y=:y^
si
=
:
0,
=-.0,
^=
La
nostra equazione
trae:
diventa
a (x
f {x, y)
0,
donde
(poich (?>H=0)
yo = Y (x
X,))
(2)
2/=2/0+C(^ a;o)-hf
Dalle nostre ipotesi segue:
(X,?/)
(
^P
y
]>
:=ZC,-
^:=^A'
r
2"
Per Per
a;
iCj, 7/
I/a
sono nulle la
e le
Xf^\
la
possiede
derivate
prime
finite e continue.
x^. Un primo valore approssimato della Noi sappiamo che y=^yo per x funzione y cercata ci dato dall'ipotesi che sia y yo anche quando x -i= Xq. Questo valore y yo sarebbe proprio la funzione cercata, soltanto se, sostituendo i/a cio se, sostituendo i/c al posto di y al posto di y in (2), la (2) risultasse verificata nel secondo membro di (2), si ottenesse come risultato proprio ^/o- Ci non avverr certamente in generale. E il risultato, che indicheremo con y,, ottenuto sostituendo 2/o al posto di y nel secondo membro di (2), sar considerato come un secondo valore approssimato della funzione cercata y. E y^ sar proprio il valore della funzione cercata y soltanto se, sostituendo i/i al posto di y nella (2), la (2) risulta soddisfatta, ossia se, sostituendo 2/1 al posto di y nel secondo membro di* (2) si ottiene come risultato proprio ^/i- Ma questo non avverr generalmente; e noi assumeremo come terzo valore approssimato della funzione y che si cerca precisamente il risultato y^, che si ottiene sostituendo 2/1 al posto di y nel secondo membro di (2). Cosi continuando, troviamo i successivi 'approssimati ;
2/0
Vi
2/2
2/0-+-C
=yo-^c
=^
2/0
(x-x)
+ 'P{x,yo)
{n intero positivo).
effetti-
,^.
(x-Xo)-i-'Hoo,y
{X
/
\
yn-\^yQ-\-c yn =y(,-hc
(x
Ora vamente
ci
domandiamo: Quando n
la y cos definita il valore approssimato di una soluzione dell'equaX(, ? In altre parole ci chiezione (1) almeno in un certo intorno del punto x questo x^, il lim y ? diamo : Esiste, almeno in un intorno del punto x
limite
una funzione y
281
parte
Noi risponderemo afifermativamente a queste domande: ci che basta per la teorica di simile studio. Nei casi pratici bisogner di pi, se si vogliono evitare troppo lunghi calcoli numerici, che yn y sia gi piccolo, quando n non molto grande, ossia che le y tendano abbastanza rapidamente al loro limite y. E cominciano anzitutto ad osservare che, affinch sia lecito scrivere le (3), bisogna che ^(ic, i/,) '^{oc,y-^, siano espressioni non prive di 'H^2/)> significato, ossia che i punti {x,y^) {x,y^), ,{x,y), appartengano al campo
|
\x
Xo\^h,\y^~yf,\^k,\y.^ yQ\^Jc,
=
\y,
Osserviamo, che essendo 'Hic, 2/) per ic Cq, 2/ 0 '^'v (ic, 2/) ^o "oi potremo, per la supposta continuit di queste funzioni, scegliere due numeri /, //, /i x,^ di kii^k cosi piccoli che per \x ^ il massimo 2/ 2/o fy(x,y) sia minore di 1, e impicciolire poi il numero /^, in guisa che il mas-
y^\^ k. =
^ H
simo Jf di
I
2/,
2/o
=
di
,
e
I
(x
Xf,) -\-
d>
{x, 2/)
soddisfi
alla
M ^
^r
/^'i-
Sar
cio,
l
riassumendo:
(per
\x-Xo\^\^h;\y-y,\^k,^k),
i
massimo
^'y (a:,
y)\
j^
H,
massimo
quindi
di
\
y^
yQ\= M
H^
^ki
fortiori
M ^k^
Indicheremo con 5 il campo definito dalle x Xf,\ ^li^,\y yQ\ ^k^. Dimostreremo che, s%\ x (a?, 2/), Xn\ ^hx tutti i punti {x.y^), {x, y^, appartengono a . Intanto dalle (4) segue \y^ cosicch il punto yo\ appartiene certo a ^ dimostriamo che altrettanto avviene del punto (flj, 2/,) Usando il metodo di induzione completa, baster dimostrare che {x, y) (ic, yn). appartiene a , supponendo gi dimostrato che i precedenti punti {x,ym) per 1 appartengono a o. In tal caso dalle (3) segue
\
^M^ky\
l^m^n
l
ym
ym- =
I
|
\^ (X,
yu-i)
il
4-
{x,
ym-z
r
1.
(2
^ m ^ w)
ym-i)
(4),
che per
per un
valore assoluto del prodotto di {ym-\ valore intermedio ^\h'y{x,y). Questo valore intermedio, per le
il
yi--y%\^S\y.^
()
y, ^ H'M,
I I
y,,,
-i
2/o
^ -^
-
non
ne deduce successivamente
ed in generale
{1
y.^
?/,
^ HM,
\lfm
ym-l\:^H"'-^M
(2/1
^m^
fi).
Ora:
(6)
yn ==
:
2/0
4-
2/0)
(2/2
2/1)
-+-
(/'^
2/
- 1)
donde
(1)
\
...
+ H--'') =
Da
ed finito y
della serie
(8)
= lim
n
2/0
2/,
apparfene a ^. Per dimostrare che esiste baster per la (6) provare che esiste ed finita la somma y
ao
(2/1
- yo)
-+- (2/2
2/1)
-+-
iy
- 2/-i) +
Ci che evidente, perch questa serie totalmente convergente per h^, poich da (5) segue che i valori assoluti dei suoi termini sono Xq\ X (a partire dal secondo) ordinatamente minori dei termini della serie
\
M+MH-JrMm +
che una progressione geometrica decrescente
costanti.
(si
ricordi che
if
< 1)
a termini
282
Anzi, poich
2/
?/
CAPITOLO
la
XIII
84
somma'
di (8),
ne segue che
2/0
= ^^jj ^ k
cosicch anche il punto (x, y) appartiene a ^. E, poich la (8) ha termini che per X Xq\ ^h^ sono funzioni continue, anche la y, che ne la somma, una Xg h,. funzione continua della x per x Eicordando che funzione continua di ic, y, si ha poi, passando al limite cD nell'ultima delle (3) per n
\
i'
lim y
'
--
yo-h
{x
x^) 4-
'I
{x, lim
?//
-i), ossia
-=
y<+ c(x
Xo) 4- ! f{x,y) =
=
(x,
j),
ossia
e.
0, si
d.
d.
Alle domande da noi poste in principio del capoverso /3 t/^ per x rispondere affermativamente. bene evidente che y deduce subito infatti (ricordando che -i (Xq, y) 0) i/i 2/o 2/2 lim y per X Xq. Quindi anche y Xq (*). y^ per x
= = Vo^
2/
"
?Jo
di x
continua y della x, che per x Xo si riduca ad Vo, la quale soddisfi alla f(x, y) =0. Se infatti vi fosse un'altra tale funzione, e noi la indicassimo con z, sarebbe
funzione
^ z
=
'l
x^ non esiste
2/0 -f2/v
e (iC
'1
XJ -H
z)
(x, z)
(ic,
'i
ix.
yi-\)
che uguale a z yH-\ moltiplicato per un valore intermedio di -f ,/. Ora in un intorno abbastanza piccolo x=^X(., la yn-\ e la -e diiferiscono da ?/ per meno di A:, e un tale valore intermedio non supera quindi JET; cosicch Sar pure z z ^ y u -\ yn-i \^ \ z yn-2\, ecc. ; e yA -^ Poich lim H''-'^ z se ne deduce z 0, se ne deduce, yn yi
\
H
\
W-^ =
passando
al limite
per
n=cc,
che lim (z
yn) ~ 0,
e. d. d.
(**)
Vogliamo provare
l'esistenza di
J^
per x
x^^,
calcolare tale
derivata.
f(^o,yo)~^- E sia ^y l'incremento che mento A ic. Sar f{Xg -\- ^ x, y^ -\~ y) =z
l'incre-
f(Xn-+-^x,yo-i-^y)
f{Xo,yo) =
0,
(*) Se si volesse soltanto dimostrare l'esistenza della funzione y della x, senza insegnare a calcolarla, si potrebbe procedere cos. Essendo /"',/ ^^ per x x,, y yo^ la curva Y-f{XQ, X) tracciata nel piano (X, Y), che incontra l'asse delle nel punto 1/0, attraversa in tale punto tale asse, cosicch / (Cq, /o 4- ^) k) sono di segno contrario, se k abbastanza piccolo. Quindi, se x 6 f(^(i,y< abbastanza prossimo ad a?,,, anche f(x,yo-\-k) e f(x,yQ k) sono di segno opposto ed esiste perci un punto y compreso tra 2/0 ^ e 2/o ^ tale che 0. Esiste perci un tale valore di y per ogni valore di x abbastanza f{x,y) prossimo ad x^^.
X=
(**) Si
f{x,z) = 0,
per
il
[y z]^=
0,
dove con
',/
medio f'y. SQy=4=z se ne deduce che questo valore intermedio f'j, nullo. Ci che assurdo, perch per x abbastanza prossimo a ic, \e y e z sono prossime ad 2/0, e (poich f\j (iCo. 2/0) -^ 0, ed f'y continua) la f'y differente da zero in tutto un intorno del punto (a?,2/(i).
283
^ ^, Vo
-\-
0-
A X, y,) =:
(0<0<1), (0<^/<l)
Poich y
+a
;r,
y/,,
j),
passando
al limite
per a
./
^ 0, ossia Ax ~
lim
f'.Ax,-^e' x,yo)
^y
_^
.t
Poich
il
limite del
primo addendo
S yiXo,y^y
"'
il
^y _,,'
"^
^.v^Q^x
formola
di
7/
// .i
# _ - _. dx
altra
via,
f'-^i'Xo^yo)
7-7
;;
?/
(^0,
2/o)
che
ora
ritroveremo
per
ammettendo
a priori
l'esistenza
e di
Oss. Tutti questi risultati potrebbero essere falsi, se f'y(X(f,yn) v/^)* Xq)'^ -j~ (y Cos, p. es. si osservi che l'equazione f {x
= =
0.
Xq,
0,
2/0
reali per
a?
0-0=4=0.
pure es-
E
f
si
noti che
y'^
appunto y^ =^ 2 (y
soddisfatta per
= y =L x,y = X
si
~ X-
y^) -^ x=y
y^^.
0',
verifica che /
Infine
si
~0
^^^
y-^dxci
i',{x,y)
perch essa
di
il
ma
in tutti
punti
(a',
y)
f(x,y) =
0.
ammettiamo V esistenza e la derivabilit della (x) delle x che soddisfa alla f{x, y) funzione 0, possiamo in altro modo pili semplice determinare la derivata y^. si ottiene una funzione in f{x, y), Ponendo ^ 9 della sola nulla x (cio nulla per identicamente f\x,^{x)]
Y) Se
^ = 9
noi
= W
ogni valore della x). [Si noti che invece la f(x, y) non identicamente nulla per tutti i valori delle x, y. Altrimenti sarebbe, contro l'ipotesi fatta,
non
solo
f^ f=
0,
ma anche fy
O].
(*) Da questa formola si potrebbe dedurre in altro modo che la ?/ funzione o. Infatti, essendo continua della x, p. es. nel punto {x^, y^) ossia che lim a i/
Aa;"0
':v
finita,
A^ =
lim A
xi\ {Xq
4-
6'
ic, I/o)
0.
-\-
a x,yQ-i-d
^y)
0.
Poich
il
Ai o
y ^^
o.
e. d. d.
284
CAPITOLO
XIII
84
la derivata
prima della
il
df[x,^(x)]
dx
Se ne deduce y^
f = ' (supposto
/
fy =p
0).
y
:
Questa formola non che la (9) scritta pi sopra essa f =i= 0) permette di esprimere y'^ per mezzo delle x, y, senza che vi sia bisogno di dare y proprio sotto forma di fun(se
Analogamente
83,
a,
la y'^
si
si
calcolerebbe
dalla
(cfr.
la (2)
del
pag.
277, ove
ponga x=^t)
-^ f yyy--\-fyy
e
^2
= f <c^-^2f ,yy
f sono
=0
se le derivate seconde di
finite
continue.
si
( facile pu scrivere
Sia,
p.
es.,
X
punto (xo,yo) della
zione sar
:
ellisse
o iperbole
V - 7^
o
=
0,
1.
Questa equa-
a^
iy
2/0)
iyx\
{x
xo)
'=
il
valore di
y'^
l'equazione
dalla (9)
si
ottiene tosto
L^^ ^^
3?/
Va
/Jo
yoa-
(y yo)
(x xo) = 0, + -^ a
2/0
ossia
ab ab
perch
il
punto
{xq, yo)
285
?/)
=0
iy
yo)
iyxo (x
xo)
0,
dove con
a;
{^) \dx/o
2/0.
'
\oy/o
indico
valori delle
dx
^ y
?
nel punto
iTo,
^ ==
Cos,
es.,
per la conica
C
2
di
av.\
equazione
xy
-4- a^n
y'
-4-
-\-
2 a^^ y
sh
=
t/o)
-4-
a-j-j) (?/
=
+
0.
^o)
appartiene a 0,
che perci
"+- ^2:0 ,Vo
-H
a.i
?/o
H-
^in)
Xq -h (21 Xo 4- 22 ^0
-f- (31
Xo
t^32 ?/0
33)
=
22
0,
si
forma classica
(11 Xo
+ ai2 ^0 H4-
^i:0
(21
iCo
4^33)
/(,
4-
^23)
y 4-
(31 Xo
4-
32 ^0
=^
0.
primo membro evidentemente una funzione simmetrica nelle (x, y) ed (xo, t/o), cio non muta scambiando {x, y) con (xo, ^0). questa l'osservazione pi semplice, da cui possa dedursi il
Il
85.
Generalizzazioni,
f{x,y,z)
0.
(1)
Supponiamo che
esista
che soddisfi identicamente alla (1), ossia che, sostituita in (1), dia origine a una funzione nulla per tutti i valori delle x, ?/, che noi consideriamo.
286
CAPITOLO
XIII
85
(e
Dal 84, P, segue facilmente che esiste una tale funzione che noi la sappiamo anzi dare sotto forma di serie) se la (1)
soddisfatta per
x=ixq, y
e se in
finite
i/o,
^^=
^0
(ooq,
Po, Zq
cost.)
di
un intorno
continue, e
^
di
tale
punto
le
derivate prime
f sono
differente
da zero.
definita
La
=
;
cp
{x, y)
ci
una funzione
di
da
(1) in
modo
implicito
e noi
proponiamo
Per trovare
la
la derivata parziale
^ex
si
y come una costante, per cui la z una funzione della sola x, e la /*=
le
bisogna
come un'equazione
precedenti
si
tra
tro-
sole variabili x,
z.
Applicando
:;r~
risultati
*
=^
Analogamente Zy
P)
= f V
"^r
fz
Si
f{x,y,z)
0,
F{x,y,z)=^0.
Supponiamo che
che
le
f,
F abbiano
X
e
=
!
Xo,
y =^yo, z=^
sia
Zq,
F\
F\
0.
degli elementi di questo determinante sar difin fe, ^/o, -^o), dalla /"= ferente da zero. Se, p. es., fy ^^ potr ottenere, risolvendo, y^=^^ (x, z), dove la ^ una fun-
Almeno uno
yo per
=
:
a;,,,
zq.
F[x,^{x,zlz]
0.
2^
(2)
La
membro
rispetto a
X^4,'^.-+-iy^;
= -ir;/i-f.i.^'
fy
'"f.
F'
ECC.
287
a:o,
^o.
Se ne ricaver che
x derivabile ed uguale a
per
come funzione
Xq.
^ ix)
Sostituendo questo valore in ^ (x, z) se ne deduce il valore di y come funzione derivabile 9 (x) della x^ che per x x^^ s
riduce ad y.
=^
(x),
Xo, diventano Zq. uguali ad e rispettivamente jo Ci che si poteva del resto dimostrare, estendendo ai sistemi di equazioni il metodo con cui abbiamo studiato il caso di una equazione sola. E vale anche il teorema di unicit, che cio in
=^ =
(x) derivabili,
un intorno
alle
di
a;
=
i
r^o
non esistono
Il
altre funzioni
di
soddisfacenti
effettua nel
al
propriet
enunciate.
loro
calcolo
9 a;,
f,
^'^
si
modo
se nelle
{x),
sostituiamo
posto di ^ ed ^
(x) in
funzione
della x,
otteniamo due funzioni f{x,^,^) e F{x,^,^) della sola x identicamente nulle, le cui derivate {totali) rispetto alla x saranno quindi anch'esse nulle. Quindi, deiivando
f{x,y,z)
rispetto alla x,
F{x,y,z)
della
quando vi si considerino y ^ z come funzioni X ed applicando quindi il teorema del 84, P, si ottiene:
ox
= =
0,
0.
Queste due uguaglianze si possono considerare come due equazioni di primo grado nelle y^^, z^, che saranno risolubili con la regola di Kramer, se, come abbiamo appunto supposto,
_^
"y
K
"z
^F
dy
ci
'F
"z
determineranno in
Y) Si abbia ora
il
tal
caso
le
derivate cercate.
f (x, y, z, t) F{x,y,z,t)
= =
0,
0.
288
CAPITOLO
XIII
85
E
bili
{x,
y),t^=^^
(x, y)
che
soddisfino
tali
equazioni.
Vogliamo determinarne le derivate. Se noi sostituiamo nelle due equazioni precedenti al posto delle z, t rispettivamente le funzioni z :=^ ^ {x^y),t-=-^ {x, y) si ottengono due funzioni i X ^ i y 1 f{x, y, cp, <&) e F{x, y, 9, ^) identicamente nulle. Le loro derivate parziali tanto rapporto a x quanto rapporto a y saranno quindi nulle. Se allora deriviamo la f{x, y, z^ t) rapporto a x considerandola come funzione delle x, z, t, tutte e tre funzioni della x, questa derivata, che, per non creare equivoci,
dovremo indicare
col
simbolo
(*)
Ux\ y ==
per
cost.,
teorema composte)
il
:
di
\m
Ma
=m.:
+m/.
=
1)
:
*m(.
|_
JCCjy,
z, t
= cost.
l_OZ_\
x,XJ,t=.liOt.
\_Oljx,y,Z-='COt.
si
Ragionando
logamente
:
sulla funzione
F(x,y,z,t)
otterrebbe
ana-
|_da; Jy,
2, t
= cost.
[,
OZ J x,y,t^
Gost,
\_
01 J
x,y,z=-cost.
Quest'ultima
equazione
con la
precedente
costituisce
z'^
un
t'x,
lineari
nelle
due incognite
che sono appunto (essendosi considerato y costante) rispettiva(x, y). mente le derivate parziali rispetto a a; di 9 (a:, t/) e
(*)
Questa derivata
si
una derivata
parziale, perch
si
considera
costante
ma non
Con
pu indicare con
^.
\axfy,z,
<
= co8t.
si
si
non
solo la y,
ma
anche
289
e
sistema
risolubile
con
se
la
:
regola di
Kramer
quindi
L^i
Jx,y,z^
"
[_
-1
cast.
2 Jx, y^t^
\_^^Jx,y,z='
Ragionamenti e risultati analoghi valgono per /y, t'y. Questo esempio di derivazione interessante, perch abbiamo avuto
occasione di osservare quale complicazione di notazioni s'abbia
quando, per non creare equivoci che potrebbero condurre a gravi errori, si vuole un simbolo di derivazione parziale che dica esplicitamente tutto e non possa prestarsi a varie interpretazioni. L'allievo far un'utile esercitazione, cercando di calcolare
le
derivate seconde.
B) Siano f{x, y) e {x, y) due funzioni continue con le loro prime derivate in un campo C, nel quale esista una curva T luogo dei punti per cui
Fix,y)
Voglio
trovare
=k
(^
=
^
cost.).
(3)
affinch
il
qualche
condizione
di
necessaria
f
in
sia
Pi brevemente cerco i massimi ed i minimi di f(x, y), quando le x, y sono legate dalla (3). Lungo f si pu considerare la y come una funzione della x soddisfacente alla
y'x
= -^
(se
F'y
={=
0)
e la
/*
si
derare come una funzione della sola x. In uno dei punti A cercati dovr dunque esser nulla la derivata totale della f rispetto alla x
df dx
290
CAPITOLO
XIII
85-86
giunge se F'x =^ 0. Se dunque in f non mai contemporaneamente F'^ 0, F'y 0, allora per trovare i cercati punti A si cercano i punti ove sono nulle le si procede cio come derivate prime di /*-!- Xi<^ rispetto 2^ x^y se si cercassero i massimi e i minimi di f-h'^F. Le tre equazioni
identico risultato
si
Ad
=o (f-hiFyy = o
(f^XFyx
F{x,y)
=k.
sono tre equazioni nelle tre incognite (la costante X, e le due coordinate di A), che servono a determinarci quei punti A di C, tra i quali soltanto si dovranno poi cercare i nostri punti di
massimo
minimo.
Questo metodo del moltiplicatore indeterminato X suscettibile di molte e svariate generalizzazioni e applicazioni.
86.
per
le
Formola
di
Taylor-Lagrange
di
Taylor-Lagrange per
le
funzioni
(a -h h)
==
cp
(a) -4-
/^ cp
(a
-f- e /^)
=9
(a) -\-
cp'
(a)
-|-
dove < < 1, e pu variare dal secondo al terzo membro. Vogliamo estendere queste formole al caso di una funzione f{x, y) di due variabili. Consideriamo a tale oggetto la fia -4- ht, b -hkt): la quale, se a e b, h e k s considerano come costanti, una funzione cp (t) della sola t. Potremo quindi scrivere
^(t)
= f{a -\-ht,b-^kt),
^=0
T (1)
<p
(1)
Posto successivamente
cp
^=1,
/'(^
si
trae
k).
(0)
=
cp
/-(a, b)
-^lhb-\-
(ir
Applicheremo
quale, posto C^) a
cp
alla
(t)
la
precedente formola
di
Taylor, la
0,
cp'
/^=1,
(0)
diventa:
(0)
-f- ^'
(1)
(0)
-I-
=9
i
(0) 4-
Yr
(e).
(2)
(*)
'b-\-]ct siano,
O^t^l,
tutti interni al
ht e a punti di coordinate x campo ove sono definite la /e le punti del segmento rettilineo congiuni
= +
gente
il
punto
punto (a -f-h,!)
-\- J:).
291
Vogliamo ora trasformare queste formole in altre, in cui compaiano esclusivamente la f{x, y) e le sue derivate. A tal fine si osservi che le successive derivate della 9 {t) si calcolano a -{- ht, coi metodi del 83, 5, pag. 278, dove posto x =z -^ poi che porre t^=^ equivale Ricordando il a kt. h y ^=^) equivale a scrivere e che il porre ^ porre x-=- a^ y -\-'k^ al posto di x^y^ si ottiene da (2) in virt a-1- /^0 e
delle
(1),
(1)"^^
= f(a, +
h)
[h
f\
(a, h)
+k
/'
(a, h)]
+
MJ^XU
2
(0
^^
xy
oy
< <
1)
uguaglianze un'altra forma del teorema mentre la formola del 81 ottenuta passando dal punto {x, y) al punto {x -\- li, y -\- k) mediante una spezzata coi lati paralleli agli assi (e senza supporre la continuit delle f'g, fy), questa ottenuta eseguendo tale passaggio con un segmento rettilineo (e supponendo f^,, fy continue). Utile esercizio sar di generalizzare in modo analogo le precedenti formole sia a funzioni di pi che due variabili, sia alla formola e alla serie di Taylor, quando non ci si fermi gi
della media.
La prima
Ma
seconde.
87.
a)
Massimi e minimi
delle funzioni di
due
pi variabili.
riabili h, k,
ah'-h2bhk4-ck'
a,
ed ha
costantemente
e,
ci
che
lo
stesso,
quello di
se a e
al
il
segno di
0.
b^
>
Pu
se
il
invece assumere valori di segno arhitrario se b.c h^ <^0; ed infine, trinomio non identicamente nullo, esso ha costantemente il segno di a,
di
e,
ma
pu annullarsi, quando a
Infatti
sea = c = 0eb=T=0
b"^
allora
= <
0.
b'^
trinomio,
h,
2)hk pu
opportuno.
farsi
valori di
292
CAPITOLO
XITI
87
Se invece p. es. a =4^ 0, allora, se a, p sono le radici di a ^^ -+- 2 b ^^ -f e 0, nostro trinomio vale identicamente a{h a k) (h Se ac h"^ t^ k). 0, allora a e quindi il trinomio vale il prodotto di a per un quadrato perfetto, ha quindi (3 oc k, nel qual caso il trinomio si annulla. Se ac il segno di a, a meno che Ti h^<^ 0, /s), allora {h cl k) {h e quindi a, ^ sono numeri reali distinti (p. es. a [i k)
il
<
positivo se
a.
-v;
minore
di
oc
maggiore
di
f>,
ed negativo
di
= se y compreso
e
tra
(5.
Il
segno arbitrario.
"
Infine se a e
differenti
&"
>
dello
[e
perci a
>
^
/;
quindi a e
a,
da zero
stesso
segno]
-le
radici
della
a/-h26-e-f-c
con V =#
0.
Ora
il
sono numeri
identicamente
(/^
al
prodotto di a per
^)
(/i
a
=
y^)
=: (A
A:-)
H-
v-
y^-,
che sempre positivo (e che potrebbe essere nullo soltanto se X Z; Jc =z]i ossia, essendo v =;= 0^ soltanto se ^ 0, /^ valori che abbiamo escluso). Quindi il nostro trinomio ha
^
il
segno di
a.
Ci che
si
ah^-^ 2hlik-\-ce=^\{ah-{-h kf
P)
b')
le'
una funzione f{x, y) di due variabili ha in un punto A, interno al campo ove f{x, y) definita, un massimo od un minimo (relativo) se esiste un intorno di A^ nei punti del quale la funzione assume rispettivamente valori tutti non maggiori, o tutti non minori che nel punto A (cfr. la
Si suol dire che
defin. analoga di pag. 223). Se fe, y^) sono le coordinate di A, dovr cio esistere un numero positivo ?, tale che per \h\< l, ^ < ^ sia rispettivamente
I
I
fixo-h
f{xo
-\-
h,
-+-
k)
f{xo,
yo)
(se
(se
^ A
un massimo),
un minimo).
In tal caso la funzione f{xo, y) che si ottiene ponendo x^=^xq ha un massimo od un minimo per y:=^yQ, e quindi, se possiede derivata prima fy finita e determinata, questa derivata nulla ( 70, pag. 226) nel punto A. Risultato analogo si
prova per
f'y.
Condizioni necessarie (ma non sufficienti) affinch f (x, y) ahhia nel i^unto A interno al campo ove la i ha derivate prime determinate e finite, abbia un massimo o un minimo che ivi
queste derivate i\ ed
f'y
siano nulle.
293
x=^
uscente dal punto
ipotesi
Xf,-\-mt
ijq -{-
(m,
cost.)
{Xq,ij) cio dal punto A, la funzione f{x,y) ha nelle nostre 0. un massimo o un minimo per ^ [Viceversa non si pu dire che, se A punto di massimo odi minimo su ogni retta uscente da A, esso sia un punto di massimo o minimo, come si vede con metodo analogo a quello svolto al 80, a, pag. 268]. 0. Se dunque /' Cio f{xQ-tnt, yQ-hnt) ha un massimo o minimo per < e per valori qualsiasi ha derivate prime e seconde finite e continue, sar per t (non nulli contemporaneamente) di m, n
cVf ^^2
^'^^
-h2mn
f",y {x
ij^)
+ n^
^0 ^0
0,
(se si tratta di
(se si tratta di
punto punto
di
massimo)
minimo).
di
Ora, affinch
-1^
dovr essere
f'x{X(^,yo)
f'y(XQ,yo) =
Affinch
-r.-^
lunque siano m,n, dovr essere f"jxf"yy f'"^xy^.O nel punto iXo,y). Queste sono dunque altre condizioni necessarie, affinch la / {x, y) abbia nel punto {Xq, y^) un massimo minimo, almeno se le derivate prime e seconde di / sono continue.
le
'J
XX J
yj
xy
x^
y-
xxj
xy^
e
e
Xo, yo).
(Si
noti
necessaria,
mentre
f'xxf'yy
f'xxf'yy f%>0
che
f'%
/
yy
1111116
condizione
sufficiente).
E, se tali condizioni sufficienti sono soddisfatte, il punto (xo, jo) punto di massimo se f "xx, f "yy ^^^^ ^^^^ punto considerato negative; esso un punto di minimo, se f "xx, f "yy ^^^^^ positive. (Dalla f'^cx f'yy segue che f'^^, f'yy hanno f'iy > lo stesso segno). Infatti, supposto che in sia {xq, yo) la formola di Taylor-Lagrange d 0, fx f'y
= =
f{xo
il
^=
(1)
-^h,yo-hk)
h,
f{xo,yo)
le
-^\
Jr
le'
f'yy
ove
in
un punto
-4-
Ora, essendo
11
I I
tali
derivate seconde sono calcolate con < 6 < 1. .Vo derivate seconde continue, baster scegliere
-h
9>^
,\J<:
f'xx f'yy
tivo.
Il
f'^^ abbia
il
segno
di f'^x e
trinomio
posto
membro
di (1),
e quindi
anche
294
il
CAPITOLO
Xm
di
87 CALCOLO DIFFERENZIALE,
(1),
ECC,
primo membro
avraijno
pertanto
(cfr.
il
lemma)
il
segno di f"^^, cio di f"^^^ e. d, d. Se f^ f'iy < 0, il punto consify:=0, ma f"^^ f'yy derato non di massimo^ ne di minimo Nulla si pu aifermare senza studii pi minuti per un punto,
in cui
Il
f^
= fy=
f'xx f'yy
f'ly^=0.
sufficienti
che
(1) si
f{x^ 4- h, yo
{x^, y,) h^
+ 2 T Vv
+ f'yv ^'
sen
6,
il
4j
ove
, y,
O.
Jc
Posto h
= pcosd,
sen= e
k^=
secondo
membro
(2)
somma
}
di
P^
cos* 6 f".rx
f^
p^ f
-+-
2 sen 6 cos
y
f%y
a
fyy \+
\
-f
Il coefficiente di
cos^
(9
4- 2
sen
cos
+^
il
/^
j
sen'' 6
nel
primo
di
addendo ha
I
segno
,
valore
assoluto
maggiore
zero.
Il coefficiente di p^ nel
!
ha
invece infinitesimo (per Ti =:A; 0). Dunque per il segno del primo addendo, cio ha il segno
A;
di
f'xx e
di f'^x.
295
CAPITOLO
XIV.
88.
Considerazioni preliminari.
Sia f{xy y) una funzione continua nei punti di un campo, che, per fissar le idee, supponiamo essere un rettangolo coi
coordinati.
Tale rettangolo
contenga
all'interno
il
segmento (parallelo
:
dalle formolo
y zr^k ^=
I
cost.
^ ^ p.
a;
(a, p
=
di
;
cost.).
valori
(lungo cui y
che
f{x^ y)
tale
e
segmento
cost.)
costituiscono
^f(x,y)dx
di
tale
funzione
della
y (per quei
valori i
Il
y =^ k corrispondenti a punti
interni ad R).
e quella delle derivate parziali della f{x, y) come per calcolare f^ si considera la y come una costante, cos (1) si calcola appunto, considerando la y come costante, cio la di f{x, y)
B = 0,
(*).
ove posto
(2)
B^[\
Il
f(x,y-h)dxCf{x,y)dx].
avanti
lettore trover pi
Qui
ci
accontentiamo
di
(*)
una funzione
delle
x,y
tale che
F\v
f\
sar
f(x,y)dx
= F{^,y)"F(cL,y).
296
fy
sia in
I
CAPITOLO XIV
88-89
posto,
si
sempre minore di una costante H. Questo supha per il teorema della media
:
f{x,y-r-h)dx
Quindi, per
/^
h)
dx
0,
Se noi conserviamo
si
l'ipotesi
che
cost. lungo
di y,
il
quale
si
fa l'integrazione appartengano al
finita e
continua,
poa,
f(x,y)dx
a
'
anche se
anzich costanti, sono funzioni continue di y. Per dimostrare tali teoremi nella sola ipotesi della continuit della f (x, y), basta, esteso il teor. della continuit uniforme alle funzioni di due variabili, ricordare che \f{Xyy-\-li) f(x,y)\ si pu rendere minore di s per tutti i punti {x, y),
89.
Derivazione sotto
p
il
segno d'integrale.
e
siano costanti,
f y (x, y).
la
Noi
diciamo che
]
f (x, y)
dx rispetto ad y vale
f y (x,
y)
che cio la derivata del nostro integrale uguale all'integrale della derivata e si ottiene per ci derivando la funzione che
compare
sotto
il
segno
di integrale.
f',,
Oss. Per la dim. completa basta ricordare che, essendo anche uniformemente continua.
continua, essa
Qui consideriamo il solo caso che f"yy siderato sempre minore di una costante H. Noi dobbiamo calcolare:
|
sia nel
campo con-
f(x,y-hh)dx j f(x,y)dx
'
(Jyfe^)^a;)=lim-^^
''
^=
^
lim
h
=Q J^
di
Per
la
formola
h)
Taylor
fix,y-h
f{x, y)
Il
fy
{x,
2/)
-+-
Y fyy
(^,
^0
(o<e<i).
297
Quindi
f{x,y)dxj
(^,
^lim
[J
=
Poich
f'yy
fy
y)
dx
+ lim -^
(x,
\<H
quindi
Cf'yy
y-^^h)dx\<\H Cdx
il
(?
a)
|,
sar:
\
lim
r^
/
...
f\jy(x,y-^^h)dx
0.
la nostra
f{x, ( J
y)
dx )
= J/'i/ fe
siano
finite.
y)
dx
K =
P
oc
cost.).
Ge^jesalizzazionb.
Si
pu estendere
cL'y
la
formola precedente
al
caso che
jS
purch
e f,j esistano e
l'integrale
(^)
dz
{cf.
cost.).
indipendente dal
nome
della variabile
integrazione avremo
['''''\Af:'^''^]r ?(^);
cio la derivata rispetto al limite superiore di
variabile uguale alla funzione che sotto
della variabile di integrazione
si
il
un integrale
segno
di
di
una funzione
di
una
integrale, dove al
posto
scriva
il
limite superiore.
la
a;
potremo serivere
un
intjgrale di
una funzione
cambiata
di
di
una
il
segno
di integrale
segno,
dove al posto della variabile di integrazione si scriva il limite inferiore. Ci varremo di questi risultati per eseguire il calcolo della
/(ic,//)cZa;j
298
CAPITOLO XIV
y)
89-90
Nello
/ (,
dx
e
t
abbiamo supposto oc e ^^ dipendenti da y indicheremo questo fatto sostituendo z (supposte funzioni di y) ai limiti di integrazione. Otterremo lo
;
f(x,y)dx
che indicheremo con F. Il nostro integrale allora che funzione delle y,z,t, tutte funzioni di y, sar funzione composta di y. Avremo dunque ( 84, ex)
dF^^dF\
^
/a^\
\C>
^.
_^
dy
\clyf JiL'tsi.
2)
y^l
cost.
/dF\ \i)
^.
y, ,
Jc.st.
si
Se per le z,t fossero funzioni anche della x, questa formola pi correttamente nel modo seguente
:
scriverebbe
(^^\
\0 yf
a.
=
cost.
(f) \0 yf
,.
X,
:, t
+ {^\ \0 Z
cost.
f x,y,t
,V4=
cost.
m
\ C^ /
z,
f,
z. y. z
cost.
si
\dyf
devono considerare
si
come
costanti, ossia
.v,:,/^
cosi.
come indipendenti
dalla y.
Questa derivata
pi sopra. Si ha cio
dF
il
y-
= f(z,y);
dalle pre-
essendo
il
limite superiore,
-^ = /"(<, 2/).
r)F
Essendo ^Qy'y\,
a,
^
|5,
[/(rr,2/)t?a;
f'y^x,y)dx
+ fi^,y)fy
f{c*.,y)oi.'y.
qui ammesso, p. es., che le i\f'y,f"yi sieno finite e continue. ^'y 0, ossia Questa formola si riduce a quella trovata pi sopra, se a' ci che era prevedibile a priori. se le a, ^ sono indipendenti dalla y
Anche
90.
a)
Il
Differenziali
esatti
in
due
variabili.
problema fondamentale del calcolo integrale per le funzioni di una sola variabile consiste nel determinare una funzione, di cui data la derivata F{x), 0, ci che lo stesso,
il
differenziale
Il
F (x) dx.
problema analogo per le funzioni di due variabili consiste nel determinare una funzione f{x^ y) di due variabili x, y, di cui sono date le due derivate parziali del primo ordine, ossia di trovare una funzione f(x,y) soddisfacente alle:
^=Mix,y),
dx
^~
Oy
= N(x,y),
(1)
299
df
(2)
ci che uguale a
lo
stesso,
una funzione
il
cui differenziale
Mdx-hNdy,
sono funzioni prefissate. Abbiamo visto che il prodove M, blema citato per le funzioni di una sola variabile sempre risolubile
se
F{x)
continua, p.
es.,
nell'intervallo
Xo^x^b;
meno
di
k. Si
f(x)
= [ F{x)dx
-f-
k,
dove ^ il valore (scelto ad arbitrio) di f(x) per x ^=^ Xo. Nel caso delle funzioni di due variabili noi proveremo invece che non sempre esiste una funzione f{x, y) soddisfacente alle (1) siano continue insieme alle loro (anche supposto che le M, derivate), ossia che non sempre (2) il differenziale di una funzione f{x,y), o, come si suol dire pi brevemente, che non sempre (2) un differenziale esatto. Se infatti le derivate prime delle M, Nsono continue, dalle (1) si deduce, derivando la prima rispetto ad ?/ e la seconda rispetto ad X, che
"ix 'y
'y
Dy
'x
3x
il
Essendo, per ipotesi, i secondi membri funzioni continue, per teorema ( 80, pag. 271) dell'invertibilit dell'ordine delle
;
cio
dy
ox
iecessaria affinch
il
La
renziale
(3) e
si-
diffe-
y)],
(naturalmente se M,
dizione anche sufficiente. Se la (3) soddisfatta, anche nel caso attuale di funzioni fix,y) di due variabili, la f{x,y)
determinata a meno
della
P)
di
fix,y)
in
un punto
p. es.,
il
valore
iXo,yo)
prefissato.
:
il
le
Con questa
frase
si
indica
caso che
300
nella (2) la
CAPITOLO XIV
90
sola x, la
funzione
della
sola
3?/
'x
Xq^x^I^
ed
N{y). con-
y^'^y ^^.
:
Sar evidentemente
fix.y)
Cmx)
dx -^
fV(^)
dy
+ k.
della
Il
primo addendo
M(x)dx
una funzione
sola
X,
x vale M{x) e la cui derivata rispetto addendo similmente una funzione della sola y, la cui derivata rispetto ad x nulla, la cui derivata rispetto ad y Niy). Il terzo addendo k una costante effettiva, le cui derivate sono entrambe nulle. Esso il valore della
la
ad
nulla.
Il
secondo
y^.
nel punto
e
y) Passiamo ora al caso generale. Vogliamo calcolare f{x, y) (a;, y^ supponendo che ilf, JV" ed 'M^y i^\ siano finite
compresa tra Xo ed x, e la cui ordinata compresa tra jo ed y. Ci naturalmente limita il campo ove facciamo variare il punto {x,y) cio il campo R, ove dimostriamo il nostro teorema. Supporremo, p. es., senz'altro E
essere
un rettangolo
dentro di esso
punti
(xo, yo)
ed
{x, y).
f^CN{x,y)dy-\-^,
dove nell'eseguire l'integrazione la x
e la
si
(4)
sola
si
9 X (com'
(la
riduce la f per y
Dovremo
cio
M;
che
Mix,
y)=\
L
{
*^y
Nix, y)dy
+ ^ ix) =
Ax
^2/0
f N'^
ix, y)
dy
301
cp'
(x)
= M{x,
y)
finito
fV; Gt,
y) dy.
(5)
Il
secondo membro
si
sario e sufficiente che esso sia funzione della sola x\ in tal caso,
ricaver
il
valore di
cp
{x).
La
di
condizione
M'y
N'^
?/)
del
nostro
problema
del secondo
membro
tiovata
(5) rispetto
ad y anche
sia nulla
cio la condizione,
gi
necessaria,
sufficiente.
^{x)\
Mix,
f N'^
:
(x,
y)dy
dx
-{'^p
(xo)
dove 9 (x'o) il valore di cp {x) per x Xo, cio il valore di /'pera^^a^o, ed y z= y^^ cio il valore f{xo,yo) prefissato ad arbitrio. E la (4) d pertanto
f{x,y)=\ N{x,y)dy-^\
yo
\M(x,y)
attuali
N'^{x,tj)\dx-^f{x^,y^).
il
^ Xo[
^ VO
Ricordando
che
nelle
ipotesi
secondo
y,
addendo,
?/o.
indipendente dalla
possiamo
semplicemente
f{x,y)=
la quale
Mix,yo)dx
0
-1-
N
^ yo
(x, y)
dy -^
f{xo,-yo)
(6)
'
dimostra il nostro teorema che nelle nostre ipotesi esiste una funzione f, il cui differenziale Mdx 4- Ndy, e ci insegna a calcolare tale funzione f yiel campo R sopra definito.
La (6) si pu ottenere direttamente nel seguente modo, se provata la esistenza della f; basta osservare che:
f(x,
II)
si
ammette gi
Vo)]
[fix, Vo)
f(^o, Po)
r*X
dij
-\I
=
che coincide appunto
N'{x,y)
M{x,y^)dx,
coYi (6).
Indichiamo con A, C, punti {xq, yo), (x, yo) ed (x, y). La somma dei primi due addendi del secondo membro di (6) si chiamer l'integrale di Mdx -t- Ndy esteso alla spezzata ACB,
302
od anche la
e
CAPITOLO XIV
90-91
somma
dell'integrale di
Mdx
:
-h
Ndy
esteso ad
AC,
defi-
nire
significato di queste
nuove
integrale di
Mdx
-\-
Ndy
di
esteso
ad
AC
od
CB. Noi
es.,
intendiamo
con
integrale
ad AC l'integrale delV espressione p. che si deduce da Mdx -H Ndy ponendo al pfosto della y e della dy cost. di AC, i valori che si deducono dalla equazione y z= yo cio y I/o, dy 0, ed estendendo l'integrazione dall'ascissa Xo
esteso,
=
il
di
ad
di
Mdx
H-
Ndy
;
esteso
membro
di (6)
mentre
invece
secondo
addendo
si
trova,
con
definizione analoga,
uguale all'integrale di Mdx -\- Ndy esteso a CB. La (6) si pu dunque interpretare cos
:
La
differenza tra
il
valore
vale
nel
punto
(x, y)
ed
il
valore
della f nel
punto
al
(xo, yo)
punto
(xo, yo)
punto
Questo teorema
cp
{x)
cp (:ro)
pX
^9
'^
=
*
^x
i
.To
(^)
Xo
valida per
continua).
le
funzioni
cp
(x)
di
una
91.
Integrali
curvilinei
{*).
Perch dare tanta importanza alla spezzata ACB unente i punti A, B piuttosto che a un'altra curva congiungente i punti stessi ? Gi, scambiando nelle precedenti considerazioni
le
X, y,
in
cui
alla
ACB
ADB,
di (6)
il
cui
primo lato
AD
paral-
all'asse delle y,
2""
il
secondo lato
DB
ha un
all'asse delle x.
significato,
il
Il
secondo membro
non
soddisfatta la
M'y
= N'^. Quale
a.
anche se
tali
ne
senso in
casi
pi generali ?
II
modo
domande
di
di
AB
un arco f
curva
3.
= x(t)
=y
(t)
per X
^^^
[1,
(1)
studier
(*) Il lettore pu rinviare la lettura di questo al momento in cui la teoria generale delle funzioni additive e degli integrali multipli.
303
di f, dove \ \i sono i valori della t corrispondenti ai punti A, e dove x (t), y {t) sono finite e continue nell'intervallo (X, fi), e le X {t), y (t) sono continue od hanno un numero finito di punti
di
-+-
Ndy
di
curva
lo
f; M[x{t\y(t)]x\t)--N[x{t\y(t)]
il
y\t)
dt,
(2)
deduce da Mdx -\- Ndy, sostituendovi alle X, y, dx, dy i valori che si deducono da (1). E cos generalizzata nel modo pi semplice la definizione sopra data di integrali estesi a segmenti. appena necessario avvertire che, essendo dx, dy indipencui integrando
si
cambia se cambiamo il parametro t e ci in virt del teorema di integrazione per punti di r tuzione (cfr. anche il penultimo capitolo del libro). Tale
;
'
sosti-
inte-
grale dipende dunque soltanto dal differenziale Mdx -l- Ndy e dall'arco f dato a priori (e cambia di segno, invertendo il verso in cui r si immagina percorso, cio scambiando i punti A, B). Ci poniamo ora la seguente domanda fondamentale Che valore ha il nostro integrale, se esiste una funzione (x, y) dx -H N (x, y) dy ? (x, f y), il cui differenziale df /* funzione di x, y, entrambe Evidentemente lungo f la funzioni della t, e perci la f una funzione di t, la cui deri:
vata vale
M
perch dalle
si
[x
it),
-hN[x
(t),
(*)
f= fix. y);
(t),
= y(t)
Wf
304
ed perci
uguale
CAPITOLO XIV
alla
91
dei
differenza
valori
che la f
(x,
y)
un
valore che
e
del
nostro arco,
non
varia quindi, se cambiamo l'arco (1) che congiunge i punti A, B, e gli sostituiamo p. es., come al 90, la spezzata ACB. Viceversa si pu dimostrare (cfr. anche il penultimo cap. del libro)
:
integrale 'non
ma
assume
la funzione f (x, y)
Mdx
-\-
Ndy.
A, e considerato il punto Infatti tenuto fsso come variabile, tale integrale sar una funzione f delle coore che f'y^=N. dinate {x, y) di B. Vogliamo provare che f'^=^ M. Sia B' il punto {x 4- h, y). Sar Proviamo p. es. che f'^
punto
B
:
f^
(^, y)
= ^
7i=o
n^ + h,y)n
fix, y)
^
(3)
= lim =
Ti
-)-
Ndy)
Poich
tali
integrali
delle
linee
AB
dal segmento
(3) diventer
BB\
AB'
0.
La
f'x {x, y)
= lim =
/i
^^
a
il
{Mdx -^ Ndy)
lim
h
=^
^
il
^
.4.7,
M{x,
X
ij)
dx,
M{x,
a;
y)
dx
= h M{x -h m,
avremo
:
y),
< <
1)
e che
continua,
f^
Cosicch
= lim M{x -^
e/^ y)
= M(x,
y).
d. d.
il problema di riconoscere quando esiste una funzione che abbia un dato differenziale Mdx -h Ndy, e quello f{x, y) di calcolare tale funzione, si riducono al problema di riconoscere quando l'integrale curvilineo di Mdx -+- Ndy dipende
305
Nel capitolo citato dimostreremo che ad un solo contorno (p. es. un campo circolare, o ellittico, e p. es. non una corona circolare), in cui M, N, M\j, N'., sieno finite e continue, e M'y N'^cEester cos dimostrata non solo per i campi R del 90, ma anche per questi campi pi generali che nelle nostre ipoMdx Ndy. tesi esiste ima funzione f (x, y) tale che df Nel capitolo citato troveremo anche gli stretti rapporti che passano tra le attuali proposizioni e le definizioni di potenziale
e
scelta.
campo
e di lavoro di
una
forza.
92.
Il
Differenziali
in
tre variabili.
problema analogo per funzioni di tre variabili x, y, z quello di determinare una funzione f{x, y, 2), di cui sono prein fissate le tre derivate prime M=^fa,, N=^fy, P^=^fz,
altre parole prefissato
il
diiferenziale
continue
le
ay
'xiy
_ IM
"y "x
'
2f_ __ 'M
^x^z
^z
'y'x
'iy'z
"z
'z'x
lix
'
'z'y
'iy
Donde, per
vazioni,
si
il
teorema
che
0,
trova
condizioni
necessarie
si
affinch
il
nostro
problema
sia risolubile,
come
-h
Mdx
sia
Ndy
-h Pdz
:
un
differenziale esatto,
sono
le
'M_lm ^M_'JP^
??/
20
'N^_'P
'z
()?/
'x
'
!iz
'x
,
306
CAPITOLO XIV
92-93
si
dimostra che queste condizioni sono sufficienti almeno per il caso che il campo di variabilit sia un parallelopipedo con gli spigoli paralleli per le M, N, agli assi coordinati, ed anche in casi assai pi generali.
Come
93.
Cenno
di
un problema analogo
ai
precedenti.
Un
z (x,
problema analogo
quello di determinare
una funzione
y)
=: P(x,
oxoy
;
y),
dove
P {x,
una
lati
paralleli
e siano a, b, p. es., le
coor-
ascissa e la
minima
La
nostra equazione
si
pu scrivere
donde
^y
dove Y
siasi
P{x, y) dx
alla x,
...
f^
i
ed quindi una
ci
qual-
funzione della y {continua, perch in questi stadi piamo solamente di funzioni continue).
occu-
Sar perci
^
= f'\fp{x,y)clx^dy-^^{y)-^f{x)
;
(1)
dove 9 {y) l'integrale di y cio, essendo y una funzione arbi9 {y) una funzione arbitraria della y (a derivata continua). Nella (1) compare anche f{x), funzione arbitraria di x,
traria,
integrato rispetto a y, e quindi l'integrale resta a meno d'una costante (rispetto ad y) che pu essere una funzione aifatto qualunque di x, ma che supporremo derivabile, volendo che esista z\.
perch
si
determinato
Se nella
(1)
poniamo ora
l'ipotesi
che
P {x, y)
P(x,ij)dx
troviamo che la funzione pi generale ^ (x, y), che ha la derivata mista di secondo ordine uguale a zero, somma di due funzioni, l'una di a; e l'altra di y affatto
arbitrarie
(ma
derivabili), e cio:
= 9{y)-\-f(^\
(2)
'
307
(y)
la
'r
-h f (x)
,.,
derivando quindi
la
ottiene lo zero.
;
Facciamo un cambiamento
da cui
di variabili y,
poniamo
cio
;
u - X +
U-\-V
=xy
II
V
v,
La z funzione di ic e ^ pu dunque considerarsi come funzione i u ^ di a loro volta funzioni di x e y. Derivando allora la z rispetto alla x tenendo y costante, e applicando teorema di derivazione di funzione di funzione, si ottiene
dz dx
ossia, essendo u\-
il
dz
dz
dv
du
1,
'
=4-1
e v'.^
=+
dz _ ^i_d^ dx ~ du v'
Derivando rispetto
alla y, si trova
xy
Poich
u'y
- \dy}
"* '
"^
dndv
""
V "^ \v^
d^z
""
''^
'^v'"'
1, v',j^=
1, si
trova
d^z
dxy
Cosicch la
(2),
~ du^
,
d'^z
dv*'
'
ove
si
ponga z
=
^r
d tutte
le
funzioni
Oss.
si
Scambiando
e delle
si
=J
y)
F(x, y) dy\dx-]rf{x)-{-^
:
(tj).
se
in
[fjp(^,
<v] dx
= [X'^^^' H
'^^
^y-
in
308
CAPITOLO XV
94
CAPITOLO XV.
OLI INTEGRALI DEFINITI E LE FUNZIONI ADDITIVE DI INTERVALLO
94.
a) Sia
(x)
della
in
un intervallo
cp
Siano
a, h
due punti
stesso,
di J; la differenza (incremento)
(h)
I.
cp(a)
o,
dati
punti
a, h,
ci che lo
dunque
la fun-
zione
(x),
con S{a,h) una funzione dell'intervallo (a, ) (*). Essa gode di una propriet molto notevole cio che, se Tintervallo (a, e)
;
somma
dei
(6, e),
cp
valori
S (a,
6)
z=
cp
(6)
(e)
cp
allora
il
valore
(a, e) rela-
(a),
somma
cp
(b),
che essa assume nei due intervalli parziali (a, b) e (6, e). Noi enuncieremo questa propriet dicendo che S (a, b) funzione additiva dell'intervallo (a, b). Viceversa sia ^S' (a, b) una funzione dell'intervallo (a, b) sia essa cio un numero, che ha un valore determinato, appena sia dato l'intervallo (a, b) di L Essa goda della propriet additiva: sia cio identicamente 8 {a, b) -4- 8(b^ e) 8 {a, e). Ne seguir supponendo c^=^b, che 8 (b, b) 0, cio che una funzione additiva d'intervallo si an;
osservando che
8 {a,
a)
a,
0,
ne seguir
S{a,b)
Sia
siasi
= 8{b,a).
;
C una
costante arbitraria
sia
sia e
(di /),
X un punto
C-\-
variabile in
8 (e,
x)
cp
{x\
:
(*)
di
a?,
se
Diciamo cos per analogia col linguaggio abituale 2/ determinato, appena sia nota la x.
Si dice che
funzione
309
a)
Poich l'intervallo
(a, h),
(e, b)
somma
{e,
degli intervalli
(e,
ed
sar
S (e,
ossia
:
h)
=S
b)
a)
-\-
S (a,
cp
b)
S
con
(a, b)
= Sic, ^(c, =
a)
(a, b)
'i
(6)
cp
(a).
Ogni funzione S
V incremento
variabile x.
(b)
additiva di intervallo
cp
(a, b)
cp
coincide
della
(a)
di
una
funzione
(x)
Data S (a,
nazione
costante
di C.
b),
la
cp
(x)
dovuta
nello
all'arbitrariet
(x),
(x) che
abbiano uguali
valore
incrementi
stesso
intervallo,
alla
^(x)
cp
(x)
cp
= ^(x) ^ ^{x)^^ia) ^
(a)
(a),
ossia
(a).
Esse hanno cio una differenza costante. In molti problemi si presenta pi spontaneo
lo
studio di
una funzione S additiva d'intervallo piuttosto che lo studio di una funzione cp, di cui la S rappresenti gli incrementi. Cos un punto si muove su una retta e la sua velocit p. es., se
F{x) nota in funzione del tempo, si presenta pi spontanea domanda Che spazio S (a, b) ha percorso il punto dalle ore a alle ore b ? piuttosto che l'altra domanda A che distanza 9 (x)
la
: :
punto all'ora x dairorigine ? Infatti questa seconda domanda presuppone la scelta di un elemento sovente estraneo alla questione V origine. Di funzioni additive di intervallo possiamo dare numerosi
si
trova
il
esempi.
Data una sbarra materiale posta sull'asse delle x, il peso sua parte che ha per estremi i punti di ascissa a, b una funzione additiva di tale parte di sbarra, cio dell'intervallo (a, il). E ci perch il peso di un tratto {a, e) di sbarra
di quella
somma
evidentemente la somma dei propriet che vale, qualunque sia la posizione dei punti a, , e, se si conviene di considerare come uguali, e di segno opposto i pesi dei tratti (a, 6)
dei tratti (a, b) e (, e)
(6, a).
Se un punto materiale si muove in un dato campo di forze percorrendo un segmento (a, b) dell'asse delle x, il lavoro compiuto una funzione additiva di (a, b).
310
P)
CAPITOLO XV
Consideriamo ora
di
94
il
studii elementari)
tinua. Il
una funzione ^ (x) a derivata F{x) teorema della media dice che :
SJMO^,(b)-cp(a)^^^^^^
D
(1)
ove e
(a, b).
un punto opportunamente
a, h
scelto
Se dunque
lim
e
:
a,
ed,
essendo
sar anche
{(x.)
F (e) =^ F
a^
Cio
Se V intervallo
limite di
(a, b)
tende
ad un unico punto
allora
il
S
b
vale
(a, b)
F
Se
(x).
Perci
(x)
lim
a, b
=X
la
chia-
meremo derivata
tervallo (a, b).
e
non
della funzione additiva S (a, b) rispetto alVinTale derivata funzione della sola variabile x, pi funzione di un intervallo. Evidentemente poi
S (a,
Cio
6)
=9
()
cp
{a)
= fF
(a, b)
{x) dx.
con
derivata
(x)
(x)
dx di
tale
si
Il teorema della media, che abbiamo scritto nella forma pu anche scrivere cos
:
(1),
S{a,))=^{h
:
a)F{c).
Se ne deduce Siano ed m il massimo ed il minimo valre nelVintervallo (a, b) della derivata (continua) F (x)/ della funzione S (a, b) additiva d'intervallo; allora S (a, b) compreso tra i prodotti di (b a) per o per m. Viceversa, se il valore della funzione additiva S (a, b) compreso tra (b a) a) m, dove M, m sono il mase (b simo e il minimo della funzione continua F (x), allora F (x) la derivata di S (a, b).
311
Infatti \ b
in tal caso
compreso tra
a
e
ed
cio
un conveniente punto
x,
a,b tendono ad
allora^-
tende
additiva
ad F{x),
95.
Illustrazioni varie.
la funzione
S (a,
b),
che
F (x),
in
coincide con
F (x) dx.
Questo
teorema
pu illustrare
molti modi:
a) Se p. es.
F{x)^0,
l'area
S (a,
y
^=^
b)
F {x)
a,
x^=b
dell' intervallo
(a, b)
negativa se a > ). Tale rettangoloide contenuto nel rettangolo che ha per base l'intervallo (a, b) dell'asse delle x e per altezza il massimo
considera
e
(almeno
positiva se a
<b
valore
di
di
F {x)
in tale
intervallo,
il
contiene
^
il
rettangolo
di
M
a)
minimo valore
{b
F{x).
ed ha
a) m,
quindi
F {x)
F (x) dx.
Questo
di considerazioni*
su p) Se F(x) indica la velocit che un punto mobile una retta r ha all'istante x, ^ '^ {x) indica lo spazio percorso da N, anche la distanza ON, che ha all'istante x da un'ori-
gine fissa 0,
e che
si
^==^
\F {x)
a
dx
quindi ^ (b)
(a)
all'i-
F{x) per
derivata, e perci
esteso all'inter-
vale precisamente
vallo (a,
6).
l'integrale
definito di
F (x)
Basta osservare che lo spazio percorso cp (6) 9 (a) gode delle due seguenti propriet: 1) Se a un intervallo di tempo, somma di due intervallini ocj, ag, lo spazio percorso in a uguale alla somma degli spazi
percorsi in a^ e in ag;
cio lo
Lo
spazio
cp
(&)
cp
da
nell'intervallo
tempo (a,b)
compreso tra
312
da
iV^,
CAPITOLO XV
95
velocit
vallo,
quando esso fosse in tale intervallo dotato sempre della minima m o massima M, che raggiunge in tale interossia compreso tra (6 a) m e ( a) M.
y) Se F{x) indica il valore della forza agente su un punto ]Sf mobile su una retta r, quando JV dista x dall'origine, e se ix)
diretto secondo r,
dal punto
a;
=a
il
al
punto x
).
di
l'integrale definito di
F (x)
a..,
il
propriet
1) Se
un intervallo a
intervalli
somma
cc^,
di
due intervallini
oc^,
somma
tale
spondenti
additiva
agli
cci,
cio
lavoro
funzione
degli intervalli a.
2) Tale lavoro
compreso tra
valori {b
a)
m e (b a)M
corrispondenti al caso
che la forza
F (x)
nell'intervallo (a. b)
massimo M, che
si
Indichiamo con
p,
coordinate
polari;
i
voglia
lare l'area
A della {0^a<b^2Ti) e
sono
il
figura
racchiusa tra
p
una curva
raggi
calco-
a,
=
A
?>
i^(0).
Si
evidente che
(a, b).
osservi che, se
M,
massimo e il minimo di -F(0) nell'intervallo (a, &), la nostra figura comprende all'interno il settore circolare che ha e 6, e per raggio m, che limitato dalle semirette
che
quindi
ha per area
t:
m^
2
71
z^
(6
a)
m^ E
la
che ha
per raggio
M, ed ha
quindi
per area
(&
ci)
M\
m^ A
- M~ A 0^
A
in
quando
si
indichi con
=
& se ne
l'incremento ricevuto da
Il
dA
= -[F(d)Y.
1
313
modo
pu dedurne poi, p. es,, che se un punto N si muove in un piano in il raggio ON descriva un'area A proporzionale al tempo t impiegato, allora la forza agente su N diretta verso 0, (Teorema importante, p. es., per dedurre dalle le^gi di Keplero la legge di gravitazione universale di Newton).
:
che
fi
,,'
dA
9
=k(k = cost.),
,
.,
,
.
ossia -,
d^i
dAde
-,-7
dt
= h,
,
'
ossia
^do == 2 dt
\
/s^
A'.
Poich
p'
'X^
H-
?/^
== arctg
d}
^^
__ o
^ti~'^di~^^''
donde, derivando
d-j
d-x
d^x
dhj
che prova
della forza
il
la
Meccanica)
le
componenti
d'X
~y_
96.
a)
Alcune
somme
fondamentali,
funzione S
tinua
Abbiamo dunque riconosciuto l'identit del concetto di (a, b) additiva avente per derivata la funzione con(x)
e
di
(x) dx.
Cosicch se, p. es., F{x)^0, ed a<b, la S(a,b) si pu pensare identica all'area del rettangoloide limitato dall'arco di
curva
gli
y=zF{x) per dalle rette che ne proiettano estremi sull'asse delle x, e dallo stesso asse delle x. Ci serviremo tosto di questo fatto per illustrare geometriDiviso l'intervallo
(a, b) in
a^x^b,
%,
...
B,
allora
il
valore
dei
^S"
{a, b)
della nostra
somma
dei valori di
8
,
corrispondenti ai nostri
ciascuno
quali
per
il
teorema della
il
media,
il
massimo
e vale ^F
:
Perci
La S
(a, b)
=
*J
F{x)dx
a
compresa tra S Mi
8,
= Mi^i-^
conveF{x) dx
-\-M2l2-^
-hM.rK^
menti numeri
Fi compresi tra m^ ed Mi
che
= SP.8...
314
Perci
:
CAPITOLO XV
96
il
La
(a, b)
compresa tra
2 MB,
il
m B.
Fig; 33.
P)
le
funzioni
F {x)^0
come area
interpretazione
citata
di
F (x) dx
delle X, la
=F
l'asse
(re),
cui punti
il
Nella successiva
fig.
34
= F(x)
tutto
interno
alla
nostra
figura
B^
(i
rettangoli
di
APA\A',
un poligono misura l'area AiPiA'2A\, ecc.); cosicch 2 xche tutto contenuto nel nostro rettangoloide ed ha perci un'area non maggiore di quella del nostro rettangoloide.
m^
315
Invece
tiene
il
numeri Mi^i,
ecc.,
M^2,
la cui
ecc.
QAiA\A\ QA2A'2A\,
somma
Riesce cos resa intuitiva la nostra affermazione. Del resto tutti gli altri esempi del paragrafo precedente
potrebbero servire altrettanto bene ad illustrare la nostra
affer-
mazione.
Y) Ricordiamo la precedente formola
:
F (x) dx = S Fi
S^.
La lunghezza \ di un intervallo parziale non che l'incremento dx subito dalla x nel passare da un estremo all'altro. Se noi scriviamo dx al posto di 5,-, e sostituiamo al S greco un S maiuscolo latino, che la scrittura corrente pu aver deformato nel segno
j
,
intendiamo
il
definiti.
96
per
a)
il
bis.
Il
metodo
dei rettangoli
in
parziali
B,-,
si
ha:
i
ove Fi uno dei valori assunti da {x) in conveniente. Cosicch, se noi, data F{x), e simo
scegliere
tali
S^-,
scelto
i
in
modo
sapes-
scelti
B^-,
valori Fi,
il
calcolo
dell'integrale
di
sarebbe
poich
(somma
prodotti).
tali
Ma
sappiamo scegliere
SJ^^S^, come
Fi, sostituiamo
as-
F (x)
valore
sumendo
nostro
poi
la
somma
del
un procedimento molto usato; la teoria, d'accordo con l'intuizione, lo giustifica, come vedremo in P), provando che l'approssimazione raggiunta si potr render
integrale.
questo
grande a piacere,
si
cio
che
la
differenza
F{x)dx
^F-h^
tutti
pu rendere piccola a piacere in valore assoluto, prendendo i Sf abbastanza piccoli (e ci indipendentemente dal modo
si
con cui
scelto
il
valore Fi di
F{x)
in
5,).
316
Ci,
CAPITOLO XV
dQbis
si
scrive
F(x)dx
*^a
S = lim =
'
F^hi. L'errore
commesso sostituendo Fi
B,;
0^
ad Fi viene cio eliminato passando al limite per 0. metodo di calcolo approssimato Tale si pu chiamare metodo
dei rettangoli.
Infatti
il
y
in
= F{x),
;
per
base
di
il
segmento
resta
(a, b).
Diviso
(a, b)
rettangoloide
uno
prodotto
^i
un
F,-,
(x) ha in B^. essendo Fi uno qualsiasi dei valori che valore di F{x) ad uno es. il Per Fi possiamo assumere p. degli estremi di B^, oppure il massimo valore Mi od il minimo
valore
di
F (x)
gli
in
5^-,
provato che l'area si pu dimoSMB ugnale al limite strare intanto che il limite inferiore di superiore ^i S mS; e che quindi entrambi sono uguali al numero
P)
Con.
stessi
metodi con
cui
si
(a, b)
=
'a
(x) dx,
le
due somme
citate,
Resta cos jjrovato che questo integrale si pu perci definire come il numero che separa le classi contigue descritte rispettivamente dalle 2MBj SmS. intuitivo poi (come il lettore pu riconoscere pensando
all'area di
un
pu facilmente provare
(*)
che
(*) Ci si pu dedurre dal teorema di Heine ( 40 e 63, pagina 197), perch, in virt di questo teorema, si possono scegliere i cos piccoli che tutte le
corrispondenti
I
oscillazioni
e ,
Mi mi
risultino
minori
di
iM Si imit <
S
s
si
Allora sar
CI
Dato un sistema
di inter-
un
somme
il
iM'^iM''
in
Imo ^^m'', E
ci,
perch
F{x)
un
non
massimi
M'
Fix)
ha
negli intervallini \ in cui stato suddiviso l'intervallo vale la somma delle lunghezze di questi '. la lunghezza
-^
mentre
Sia
>0
consideriamo, p.
es.,
^m. Esi-
317
si
piacere)
vallini
scelta
SMS SmS,
di
un
>
piccolo a
abbastanza piccoli [che tale differenza (con conveniente S) si possa rendere piccola, segue dal precedente precisa osservazione che i S saranno scelti la presente teorema; convenientemente, se saranno scelti abbastanza piccoli].^ fortiori, uno qualunque dei valori assunti da F{x) se indichiamo con
dei
ster
un sistema
in
e,
il
minimo
di
F{x)
sia
F{oc) f?a'^i>9
F{x)dx
-
Sm
(o delle
S/^^j).
ci
perch
F{x)dx
proprio
il
minimo
e sia pi piccolo
anche
di^^-^^-^y,
sei?
quel sistema di intervallini che si ottiene il massimo di |/'(a;)iin (a, fe). Sia dividendo (a, b) in parti sia coi punti estremi dei 6, sia coi punti estremi dei ^. Poich i ^' sono ottenuti sia dai o che dai ^, intercalando nuovi punti di divisione,
sar
w'
'
/*
w'
'
^ 5,
mentre
',
'.
Ora
che
si
sono stati per l'ipotesi fatta) ottengono dividendo in due parti al pi n intervalh
agli intervallini
al pi
degli intervalli
un
non pu contenere
tutto
un
'
(perch ogni
^m'S'
contributo
somma
non pu su-
wJT =-^-75-
2nH
^ 2
Poich
^ m'
'
0',
la
somma
superer
^m S
c'
al pi di
m :^im
sar
:
0'
Poich
2 to'
ly.o
F{x)dx ^,
Cosicch, se
i
to 5
F {x) dx
t.
gi gi
noto che
F(x)dx'^^m.
precisato), la
sono
scelti
modo sopra
^mS
differisce
da
di
h.
In modo analogo
si
prova che, se
di
j.
sono abbastanza
piccoli,
differisce
da
F{x)dx
per
meno
2^0
sono
piccolo a piacere,
^,
possiamo
[iM
Imo]
scegliere
sia
un numero
di 2=.
che,
se
tutti
minori di
allora
minore
e. d. d.
318
in
B,
CAPITOLO XV
cosicch
96 bis
m^F^M,
allora,
e
poich
i^(a;)^a: e
Si^S sono
Sm5
2ilf8,
avremo che:
i
Dato un numero
piccoli che
,
5 cos
|Si^S
F{x)dx\<^.
definizione
di
limite,
Lo
di
(x)
dx non
dalle
solo
il
le
classi
'a
contigue
S^ SMS, ma anche il limite tendono a zero, se un qualsiasi numero compreso tra A ed m (od eventualmente uguale anche ad ilf od a m). ,& F{x)dx-\\ml^Fh Se noi confrontiamo quest'ultimo teorema
descritte
S m
SFS
quando
tutti i B
col
teorema dato in
(a),
pag.
315, cio
Fix)dx=^ HFZ^
ve-
che
ed
M.
Ma
mentre
scelta tra
tra ni ed
M, la M. Cosicch
me
i^
nella
un numero convenientemente
scelto
-'
Fix) dx
= lim (F,hi =
0^
-4-
F.h-,
-f-
4- Fnhn)
il passaggio tendono a zero) corregge V errore valori intermedi F^ in modo arbitrario Y) Un caso particolare della nostra modo seguente
si
formola
si
ottiene
nel
Si
estremi
a, a^, a^,
aritmetica
tutti
intervallini parziali
^
S,,
cui
ed avranno
Se come Fr scegliamo
destro a 4- r
valore di
F {x),
p. es.,
S,.,
nell'estremo
:
otterremo che
(I)
Cf{x)
-'a
dx
= lim =
n
-+-
a.
/
-\-
-hjP(a-+-2
j-hi^(a+3
)-+-
-\-Fia
319
Similmente,
ak, ak^,
,
supposto
,
>
a,
posto
A:
ak'^~^
co
ah""
-n
=1/
punti a
a zero per n =^
ossia per
1.
Si ritrova (ricordando
che ^ ^=
/
S
(II)
r f{x) clx
=: lim a
(A:
1)
f{a) 4- kf{ak)
-4-
4-Z;Y(a/r)-f-
+
il
k""' fiak""-')
applicata
j.
Questa quando
si
in
fondo la
formola
a pag.
,
calcolata un'area,
cui valore
tra
b.
Esempio.
1**
Si
calcoli
xdx
b
col
(I).
Si trova
'^
xax^=^
^= r lim
== ^
lim
n
a >
Yl
\
:
a -h r
a
n
,.
3c
^\ na
^
n{n-+-l)ba
/
= lim
i=oo
{a{b
)=
.,
"
a) H-
+i(6
di
a'
integrale.
Negli ultimi venti anni si generalizzata la definizione di integrale. Noi non possiamo dare neanche un'idea di questi studi recenti e teoricamente importantissimi. Vogliamo soltanto dare un brevissimo cenno della definizione di integrali di Riemann, che pi generale di quella da noi posta e che, dopo aver occupato un posto perspicuo nell'analisi, ha ora, pi che altro, un valore storico. Sia una funzione definita in un campo I. Non supporremo i^ continua, ma la supporremo soltanto limitata (supporremo cio finito non soltanto ogni valore di F, ma anche finito il limite superiore dei valori assoluti di F). Diviso I in un numero finito r di pezzi ,, o^, ... v, non potremo pi dire che in uno di questi la ha un massimo o un minimo, ma soltanto che essa in ogni 5. (per s 1, 2, ..., r) ha un limite superiore L. e un limite inferiore l finiti. Indicando con , anche la misura di ^, costruiamo le somme
iv
(1)
(2)
320
Si
CAPITOLO XV
97-98
Se
le classi descritte
pu dimostrare, che, se, p. es., 0, ogni somma (1) supera ogni somma (2). da queste due somme sono contigue, il numero di separazione
il
>
delle
nome
di
integrale secondo
iemann
della
esteso
al
campo
98.
per
a)
il
Il
metodo
dei trapezi
definiti.
calcolo
le
Tra
tante forinole
semplice.
Supponiamo
di voler calcolare
f{x)dx{Q,o\a<h).
2n^t
'2n*/
/
Fig. 35.
Rappresentiamo questo integrale con l'area del rettangoloide compreso tra l'asse delle x^ la curva y^=if(x) e le ordinate
Supponiamo che
verso l'asse delle
la
a;;
nella
(*)
(*)
Supponiamo
cos che esistano le tangenti alla curva, che esse siano esterne
si
al rettangoloide di cui
calcola l'area
in
<
0.
321
il
indichiamo i punti base del rettangoloide in 2 n parti uguali di divisione con i a, a-2, a^, ao_|.i e conduciamo per tali punti le ordinate yi, 1/2, y^, Se traccio i ,Vjn-fi. segmenti
Al A2, A2
A's,
A2n
A2n-{-l,
la cui somma Ottengo tanti trapezi Ai A2 ai ai, -A_. J.3 a_> <x.. ci d un poligono tutto interno al rettangoloide Ai ^2n+i 1 2n+i quindi la somma delle aree di detti trapezi ci dar un valore
,
;
quindi un
f{x) dx.
,
Ora, se con
il
indico
il
segmento ah =^
aia-^n4-\
sar
J5 - 2n
ognuno
le
basi di
,^2n-fi,
^2,
sar
area Ai
a'
A^, ai
a->
= 2Bn
jB
-;;
yi-\-
^
v-o
?/:{
2
?/o
area A2 ^3 - 3
A'
= 2n Htt^ 2
-
B y.n ~ 2n
-f-
~ ^2n +
2
l
*
E
somma
J^ 2n\
yi -^ Vi
y-i
+ y^ _^
2
le
y^m
+ ^2+i
2
potremo anche
/.x
7z
yi -^ ytn^i _^ -^y^-^y^-^
,
,
2
difetto
di
l
^-j
f{x).
(1)
Cerchiamo analogamente un valore approssimato per eccesso cerchiamo cio un poligono che 21 G. FuBiNi, Analisi matematica.
;
322
comprenda
i
CAPITOLO XV
all'interno
98
data.
tutta
la
figura
tale scopo
per
punti
(a2, ^2),
(t^4,
y,
fen, yi^
tracciamo
soltanto
le
le
tangenti
alla
prime
due).
a^ a^
Consideriamo
y^, dalle ordinate di ascissa a^ e a-, e dale cos via fino all'ultimo trapezio limitato dalla
(^4,
{aon,
y-in),
dalle
ordinate di
di tutti
ascissa a-2n-\,
questi trapezi
all'interno
il
dall'asse
delle
x.
La somma
che
la
costituisce
appunto un poligono
:
comprende
delle
?/2
nostro rettangoloide.
Cerchiamone l'area
i
essa
somma
aree di tutti
la
parallela
mezzo
dell'altezza
ai ch,
vale 2-
= 2nn
7^
7?
n
7?
y^. In ^'
modo
^7^4,-^6,
n
n
e l'area
^-ym\
n
B
n
(y2
^4 -4-
?/G
y2n),
(2)
f{x)dx.
Al crescere
le
di
w, cresce
la formole (1), (2) danno per il valore di questo integrale 00 (Cfr. questo differenza tra (1) e (2) tende anzi a zero per n
98, C, pag.
P)
324).
curva y f(x) volgesse la convessit verso l'asse quindi la tangente in ogni suo punto penetrasse nel rettangoloide, il ragionamento si invertirebbe, in quanto che il
Se
la
delle X,
lati
il
delle x, le
,
ordinate yi, y2n-\-i degli estremi a, 6 e le corde Ai A2, ^2 ^3, che nel primo caso era contenuto nel rettangoloide, contiene e il suo valore (1) rapora invece il rettangoloide all'interno
;
323
nostro
in
eccesso
del
Laddove
fti
invece
il
poligono
degli
avente per
lati
il
segmento
a2n-\-i,
le
ordinate
e le tangenti
nei punti
tutto interno al nostro rettangoloide, e la sua area (2) rappresenta un valore approssimato in difetto del nostro integrale.
2n*f
y) Se la f{x) fosse negativa nell'intervallo che si considera, possono ripetere le considerazioni precedenti con poche modificazioni, purch si considerino negative le aree dei poligoni considerati. In altre parole, il nostro integrale negativo e per il suo valore assoluto si possono ripetere le precedenti consi
;
siderazioni.
5)
quale la
la
f{x)
volge la concavit all'asse delle x, mentre nell'altra parte volge la convessit, allora supporremo (come avviene sempre
nei casi comuni) che l'intervallo
finito
di
si
= f(x)
negativa,
deirintervallo
intervalli
parziali,
e la
cio
in ciascuno dei quali la fix) ha y=:if{x) volge la concavit sempre da p. es., anche f" {x) ha segno costante
324
CAPITOLO XV
98
consii
parziali
metodi precedenti.
cos
ottenuti,
La somma dei valori approssimati in difetto la somma dei valori approssimati per eccesso
e
costituiranno un valore approssimato in difetto, approssimato per eccesso del nostro integrale.
e)
Il
un valore
metodo precedente
c^i,
in 2
parti
dr, d?
ma
soltanto
^2,
a-^,
tali
,
che
a2n
i
di
pu generalizzare, dividendo (a, 6) 6?2n-i, -in non tutte uguali tra di loro,
si
d^,
d's
di,
ancora
punti di divisione,
si
sostituiscano
le:
,^
^.V^. ^ rj^.^ ^
-i-i.^-.
2 {di
y.>
,^
^^. ^ ^,^ ^
^^^^^^y^-);
C?2n-1 ^2n).
f-'^^-' +
-f-
(D(2)
1>i
d;
ji
-f-
Queste formole, pi incomode al calcolo numerico delle (1), danno per approssimazioni migliori, quando si abbia cura di disegnare molti intervallini parziali in corrispondenza ai tratti, ove la nostra curva si allontana rapidamente dalla sua tangente.
(2),
Q
per
Si
si
i
pu usare anche una sola di queste formole, quando sappia apprezzare l'errore commesso. Indicati ancora
punti
e di
con a
^^
y2izi
= f(a^ y\ = f = fiali =
d2i)
divisione
(a,),
(cosicch
aii.\^=-
c^^i
d^^,
posto
d2i
.
y2i
-+-
^'2.-
hi\ dove
il
le
Poich d2i^==d>i-i,
e (2)bis
finito
d2n)'
'
valore asso-
della
differenza
tra
(l)i,is
non
limite supep.
es.,
i
IT
di
\y" \)
uguali
,
-^ H{d^ 42
tra
loro,
di' -f-
.....
+
IR
Se,
sono
tutti
TT-Di
quindi
-
2
00
tale errore
non
supera
8 n
n
(cfr.
questo 98, a,
pag. 322).
Y])
Le
(1),
(2)
oltre
si
le (l)bi8, (2)bis,
alle
a un calcolo grafico.
325
Si
somme
munita
foglio
giunge a un procedimento meccanico, osservando che le 4- y.^n, che com+ y.n e y. + ?/4 + y% + y. -+- ^a +
(1), (2) si
paiono nelle
di
Una
rotella
R
sul
un contagiri
fatta
rotare
senza
strisciare
del disegno in guisa che il punto di contatto descriva successivamente uno o pi segmenti (p. es., i/o, y-^, y-in)dei giri compiuti da (che si legge sul contagiri) Il numero
sar
costante
il
rotella
k =^ -
se r
raggio
di i^
1 se
moltiplicata per la
cosicch questa
somma delle lunghezze dei segmenti descritti somma (p. es. nel caso citato la y-2 -hy^ -\- ...-4-;/2n)
;
varr
-r- JV^;
si
otterr con
di
k
opportuna graduazione pu permettere
addirittura
il
N (anzi una
numero
-j-
N).
il
si compie allora con la massima rapidit. giunge a un metodo grafico, osservando che il prodotto e dei numeri a, b (che siano misura di certi segmenti, che indicheremo pure con a, h) la misura di quel segmento e tale che e l a^=^h \ \, dove con 1 indico anche il segmento scelto come unit di misura. La teoria dei triangoli simili insegna subito a disegnare' il segmento e Ora, p. es., la (2)bis somma di pi termini, ciascuno dei quali prodotto delle misure di due segmenti, e per cui quindi applicabile il metodo precedente (*).
(*) Riferendoci alla fig. 3G di questo 98, j?, pag. 323, si indicheranno con P punto dell'asse delle x, che ha per ascissa le proiezioni di 1, con B^,^ B^, i segmenti A^,A^, sull'asse delle y, con c^,, d.^, d^, a, a.,, a., 3, 3^4, E si supponga soltanto di sono differenti d.^, ^3= ^4, ecc. (anche se e?,, d^, tra loro). Indichiamo con a\ il punto ove la parallela tirata da a, a PB^ incontra con 3 A^ con a's il punto ove la parallela tirata da a\ a PJ?4 incontra cir, A^, a'u + i il punto ove la parallela tirata da a'zn- alla PB>n incontra aon+ A2,!-\- Dico che il segmento ^^-f 1 a'2u-i-i vale la somma (2)bis. Infatti, posto ', ,, si tirino da a'2,-1 una parallela all'asse delle x, da a't^i la parallela all'asse delle y (nella figura i~2). Queste rette insieme alla ,n). a'2/-i '2/4-1 formano un triangolo simile al triangolo POJ52/ (per i=:l,2, E se ne deduce che la differenza tra le ordinate di '2^-1-] e a'^i- sta a d2i-i + da t/2c sta a Come OB2i 1, ossia che tale differenza vale 2y2id2c-, che un
il
=
i
P0 =
ao,i--[
termine
di (2)ihs. di tutte
La somma
{a2H
a'-2H-^
-+-
(2,^-1 a'2.^-1
a2-3 a'>n-:)
. 'l)
la
-+-
-f (5
cio a2H-\-\
a'2>i-\-
(il
'3)
(^:J ^^'3
somma
(2)bis,
326
CAPITOLO XV
98-99
o) Esistono altri metodi di calcolo approssimato di tipo analogo uno di essi consiste nel sostituire alla funzione y f{x) la funzione y ^=:p(x), oye p{x) un polinomio di grado m 1, che in m punti dell'intervallo (a, b) assume lo stesso valore che fix), (per il calcolo di tale polinomio cfr. 27, pag. 90 e un intero abbastanza grande. pag. 48) e dove Oppure si pu dividere Fintervallo totale (a, h) in r intervallini parziali li, U, applicare a ciascuno di questi ?,, intervallini il nostro metodo, sostituendo in li alla f{x) un conveniente polinomio pi{x) di grado nii 1, che in m punti di li coincida con f(x), e infine calcolare l'integrale di pi{x) esteso ad l, e sommare gli integrali cos trovati. Il metodo dei rettangoli coincide con questo, quando si supponga m 1 2. Il metodo dei trapezi si ottiene supponendo mi
:
Il metodo dei trapezi inscritti, da noi svolto pi sopra, coincide con questo, 2n,mi quando suppongo r polinomio (di primo grado) p/ {x) sia 2, e ogni supposto uguale ad f{x) agli estremi del corrispondente intervallino. Il metodo dei trapezi circoscritti si deduce dall'attuale, supponendo r w, m/ 2, e facendo tendere al punto di mezzo di h 2 dn =- 2 die _ i due punti di li, ove si suppone f{x)pi{x). In entrambi i casi le linee y p, (x) sono rette (corde o tangenti). Se invece m,3, le if=p,{x) sono parabole. Supposti, p. es., gli Z^ tutti uguali
x>
posto r
di
= n,
di
h ed
al
punto
tegrale
o
mezzo
pc{x)
azi di
posto
limiti
di
1
tra
1
y,= f{as), contributo portato da li (cio l'in--i, a^i-^i) si calcola facilmente uguale a
il
(2/2/-
y^i-k-
-f- 4V2?].
La somma
di questi contributi
per
1, 2,
si
un
nuovo valore approssimato del nostro integrale. Anche questo metodo riare nei modi pi molteplici.
Il
pu va-
nume-
rico.
Per
altri
metodi meccanici
cfr. gli
99.
a)
Di locuzioni non precise, ma comode, e che si possono intendere soltanto come modi abbreviati di enunciare considerazioni precise ma pi lunghe, abbiamo gi discorso altrove ( 54, pag. 177). Tali modi di esposizione si applicano pure
nel calcolo integrale.
Per
nel
si
pu
definire
F{x) dx
modo seguente
B^
(la
327
si prenderebbe negativa se a > ) e la cui ampiezza faremo poi tendere a zero (*). In uno di questi intervallini la (x) avr generalmente infiniti valori. Moltiplichiamo .5^ per uno di questi valori Fi scelto ad arbitrio.
Il
lim
5,
Fi integrale cercato.
le
locuzioni a cui
si
accennato
Dividiamo l'intervallo {a, b) in infiniti intervallini parziali (la cui misura si prender positiva, se, come , supponiamo, > a). In ciascuno di questi intervallini infinitesimi la F{x) si potr considerare come costante. La somma ^^F degli infiniti prodotti ottenuti moltiplicando l'ampiezza di uno di
infinitesimi
il
se si considera b
come
variabile, la derivata
questo integrale rispetto alla b proprio uguale a F(b), si procede nel seguente modo, che noi considereremo al solito
di
soltanto
come una esposizione abbreviata. Si dia alla b un incremento infinitesimo db, che, per fissar le idee, supporremo positivo (come supponiamo positiva la differenza b. a). L'intervallo
(a,
b-h
db)
{a, b)
-h
(6,
b -f- db) e d db
-f;
e uguale alla
somma
degli intervallini
B^-
perci l'inte-
8,-
Fi
F (b) db
[poich in
F {b)\
e
L'incremento ricevuto
nostro
integrale
db,
la
cos
F (b)
rettangoloide
(fig.
ABB'A'
defi-
/!'/-'
aJ.
J5'At^^^
37) uguale al
integrale
Fig. 37.
solito
nito, si osservi
che la divisione di
AB'
(a, b) in infiniti
inter-
328
CAPITOLO XV
99
pu considerare come costante cosicch il lato opposto x si pu considerare come un segmento parallelo aiTasse delle X. L'area di tale rettangoloide parziale perci S, Fi e il rettangoloide totale ha quindi per area ^^F, c. d. d.
la
si
all'asse delle
P)
Ma
le
locuzioni sopra
esposte.
La
Dividiamo
(a, b)
Dividiamo
ossia che
{a, h)
in intervallini
^i,
crescere
il
numero
all'infinito).
Pi istruttivo
invece
l'esame
della
si
degli
infini(x)
si
tesimi
la
pu
stante.
Da un
si
punto
di
serzione
stificare
potrebbe giu(fig.
cos
i
38).
Se,
p. es.,
segmentini
^'/ j^/
-^7
^i sono i pi piccoli segmenti che noi riusciamo a disegnare, e se noi al pezzo CD della curva yz=iF(x), che si pr-
^'
'
mentini
delle
^i
= C'D\ sostituiamo
ietta in
il
uno
di tali seg-
segmento
CP
parallelo all'asse
tirato
y r=
seguito, se vogliamo,
COSt.,
dal segmentino
PD,
la
nuta coincide quasi con la nostra curva, in quanto che il nostro occhio pu forse appena distinguere la curva dalla spezzata.
Ma
stante,
d'altra parte,
si
il
quando
il
si
considera in
5^
la
y come
co-
sostituisce,
opposto
segmento CP,
rettangoloide
parziale
che ha per
base
Si',
e si trascura cos
triangoletto curvilineo
DPC. Vediamo
pu prevedere in modo diretto che il trascurare tali triangolini non conduce ad errori. Supponiamo per semplicit che la F{x) abbia nell'intervallo (a, 6) un minimo m =1- 0. Il trian evidentemente interno al rettangolo, che ha per golino
come
si
DPC
329
base
il
CP
minimo
{Mi
F {x)
Il
Mij^i.
Mi mi tra il massimo e ha quindi un'area ai inferiore a rettangolo che ha per base B^ e per lato opin B^;
ed
posto
CP
ha un'area Ai non
inferiore a
m S^.
Il
rapporto
Ai
M^^
TYl'
Ora, scegliendo i \ abbastanza piccoli, noi sappiamo ( 40, pag. 135, e 63, pag. 197) che si possono rendere tutte le Mi mi e perci anche tutti questi rapporti minori di un nu-
mero
prefissato
ad
arbitrio.
Dunque non
ma
an^i
si
possono
rendere
mero
prefissato
ad
arbitrio.
facile
S U,
piccoli
-f-
aO]
=
Ai
0.
Infatti,
scelti
B^
cos
che
sar
anche
ai
^Ai
quindi, supposto,
tati, inferiori cio
come nel caso nostro, che le 2 A,- siano numeri limiad una costante finita, lim [S (^^-f- a^) S ^ J =
cui
330
CAPITOLO XVI
8 100
CAPITOLO
XVI.
100.
a) Se
una figura piana (*), o un souna funzione additiva dei pezzi t (**) di I, se i^er ogni pezzo i di I esiste uno e un solo valore di S; e se in jnii, quando x somma di due punti i\ x\ S (T) zm S (t') S (x ').
un
intervallo, o
lido,
S {'z)
un^ sbarra, o una lamina piana, o un solido di un pezzo t di 7 funzione additiva di t. Cos, se I una lamina, o un corpo elettrizzato, la componente, p. es., sull'asse delle x, dell'attrazione che un pezzo x di I esercita su un punto elettrizzato una funzione addiCos,
se
pesante,
il
peso
tiva di
T.
Dall'esame della figura composta di due soli punti materiali, il seguente teorema: Se 1 una lamina un corpo ^esayite, il peso m di un suo pezzo i moltiplicato per una coordinata, p. es. V ascissa x, del centro di gravit di x una funzione additiva X (t) della t. Cosicch V ascissa x del entrambe centro di gravit appare come quoziente delle X, m
la
Meccanica induce
funzioni additive di
x.
Pi avanti vedremo che la ricerca della lunghezza di una curva e dell'area di una superficie sghemba si riducono al calcolo di speciali funzioni additive. Bastino questi esempi ad
illustrare l'importanza di tali funzioni
!
potrebbero anche considerare degli I che fossero un pezzo di una linea, un arco I di cerchio, o un poligono sferico I. (**) Ci limiteremo a considerare quei pezzi z di 7, che posseggono una misura (p.es., lunghezza, area, volume). Per il significato delle parole: figura piana, suo contorno, ecc., cfr. l'osservazione a pag. 25. Noi ci limiteremo sempre a figure piane solide, il cui contorno formato da un numero finito di linee b superficie, rappresentabili con equazioni, i cui membri sono finiti e continui con le loro derivate.
(*) Si
di
una
331
seguente esempio ha per noi una specialissima imporF{x, y) l'equazione di un pezzo ^ superficie; sul piano xy. sia i^^O; sia I la proiezione di
3)
Il
F(x,y)
continua.
Chiamiamo cilindroide
la figura
so-
da K, da I (base del cilindroide) e dal cilindro sul contorno di L proiettante il contorno di Ogni pezzo t di 7 sar base di un cilindroide parziale: luogo di quei punti del cilindroide iniziale, che si proiettano sul piano x y in punti di t. Il volume S (t) di tale cilindroide parziale (o, se tal volume non fosse definito, il volume interno oppure il volume esterno di tale cilindroide) una funzione additiva di x. Infatti se T somma dei due pezzi Xi, T2, allora il cilindroide parziale di base x somma di cilindroidi aventi per base Xi, oppure X2. (Per i volumi interni od esterni cfr. quanto si disse
limitata
iS(x)
dei
pezzi x di
J,
misura
allora
pezzo
limite
pu
darsi
rapporto
tenda
ad un
quando tutti i punti di x si avvicinano a un Se tale limite esiste per tutti i 'punti A di J, esso una funzione F delle coordinate del punto A. (Cio esso non pi, come S (x), una funzione del campo x, ma soltanto una funzione delle una, due o tre coordinate del punto A). Se questa continua, noi la chiameremo derivata di S (rispetto funzione x) a e scriveremo S'r F. Se, p. es., I una figura pesante, e la densit nel punto A. se S (x) il peso del pezzo x, allora
finito,
punto
di 7.
Se aS'(x) il volume del precedente cilindroide pardimostra (analogamente a quanto si fatto a pag. 311 per i rettangoloidi) che la sua derivata in un punto A vale precisamente il valore in questo punto di z F{x,y).
Es.
I.
ziale,
si
Es.
II.
Cos sia
x,
I una lamina
x di
precisamente il peso x di x (**). Sia X(x) quella funzione additiva di x, che uguale al prodotto del peso x di x per l'ascissa Xg del suo centro di gravit. La X(x) xxv
ma
(*)
la stessa lettera
il
(**)
(p. es.,
il
Anche comunemente
molteplice
sura
di T
modo
t.
di definire la
332
CAPITOLO XVI
100-101
di
e
il
t.
Notiamo che
^ :=
x,,
com-
tra
il
massimo
di
x.
l'ascissa
un punto
punto
Quindi, se tutti
punti di t tendono ad
x uno
r
stesso
del
A
Sia
X(i)
di t,
a;
il
lim
punto A. Cio
Es. III.
la
una vasca
piena di acqua (un bacino di carenaggio, p. es.). La pressione che tale acqua esercita su un pezzo t di / quella funzione additiva di i, la cui derivata in un punto A i I vale la
distanza da
al pelo libero
dell'acqua stessa.
I una curva del piano xy: supponiamo che I siano in corrispondenza biunivoca con la loro proiezione sull'asse delle x. Assumiamo come misura t di un pezzo T di I la lunghezza della sua proiezione sull'asse delle x. Se M{x,7/) una funzione continua delle x, y in tutta una
Es. IV. Sia
di
i
punti
regione
a
contenente I all'interno,
allora lo
M(x,
di
y)
dx
esteso
nei
quella
funzione
additiva
i,
che
y) per derivata.
misura t
due
perfettamente lecito definire nel modo qui enunciato di un pezzo i di I, perch vengono rispettate le
somma
pezzi
ecc.).
i' ,
di i\ t",
ha
per
101.
del
oc)
si
Bisognerebbe, per restare nel campo limitare un po' il tipo di campi t, per i quali
di calcolo.
generale,
costruiscono
di
S d
i
rapporti
che compaiono
nella
definizione
derivata.
Questa generalit per inutile a noi che supponiamo la derivata F continua. Noi estenderemo il teorema della media. Se S (t) possiede derivata F continua in ogni punto di I S (t) compreso tra (inclusi i punti del contorno di 7), allora
333
il
nei punti di x
(*).
il
t,
allora
T
la densit
media
delle
di t
tale
teorema
il
dice (precisamente
di
media
un pezzo
n
rare
massimo
(o
limite
superiore),
essere
minimo
(o limite inferiore)
considerato.
Dimostriamo,
' in
p. es.,
r,
sarebbe
f^ = Z S(') = S
'
1
-+-
con
> 0.
;
Diviso infatti
(-,)
+ S (t',)
cosicch
'
'l
Poich
_,
iion
pu superare
(' S ^''
)
,
la pi
grande
delle
^-^
V-'-
'
una
di
L-ht. In
^j
esister,
come
si
-^2
che
-^ =iL-h-.
cos via.
una legge di divisione dei successivi campi -, t,, t^, ecc., in campi parziali cos che esista uno e un solo punto A interno a tutti i campi r, t,, r^, ecc. S(r ) La derivata di S{-) in A, cio lim ^ non potr dunque essere inferiore ad i -h ^
'
:
il
t.
^)
Possiamo
la
anche
estendere
il
la
nozione
,
di
differenziale.
i
S ('z)
Se i^
derivata di S,
0,
lim
quando
'z
tutti
punti di x
il
tendono a un punto A,
F{A)
della
F nel
dove
= A,
ossia
-f-x.
S(z)=F(A)'z
(*) Si potrebbe
di
T,
provare che
proprio
uguale
al valore di
F in un punto A
corrispondente a uno strato (pezzo limitato da due rette piani paralleli) di I tendesse a zero col tendere a zero dello spessore dello strato. Ma queste considerazioni hanno importanza soltanto per quegli studii pi generali, a cui abbiamo accennato, che riguardano funzioni non continue.
se
il
valore di
334
Il
si
CAPITOLO XVI
101
il
differenziale della S,
dS=F{A)i.
Tj se cio ^S' coincide addirittura con la misura Se >S' la sua derivata sar sempre uguale ad 1. Cosicch il suo renziale sar dato dalla
:
di
t,
diffe-
(Zt
T.
la precedente equazione
diventa
,
dS
Anche
in
= FU) di
ossia
FU) = ^'
pu considerare come
alle derivate delle funi
un
quoziente di differenziali.
Y)
zioni
additive
possono generalizzare
Noi
ci limite-
remo qui a dare un cenno della generalizzazione del teorema di derivazione di una funzione di funzione. Siano I ed due campi, i cui punti sono in corrispondenza
biunivoca
pezzi di
J,
pezzi di con k sia che la loro misura. Sia 8(1) una ftmzione additiva dei pezzi t di I; poich ad ogni pezzo k d
corrisponde un pezzo t di
un
valore
di
S(i).
Z,
che corrisponde ad
di
k.
un
pezzo k
di
Suppor-
remo che
esista la sua
derivate
S
d
dS
'
della
S,
pensata
dei
k
,
?
:
Come
dk
per
^
le
.
db -:=--.
(f T dk
do di
(come
SI
pu scrivere
i
in altro
calcoli
ix
1 \ modo) b k^=^
cif
^'
k
o^.
di^
ci'
coi
differenziali
dS, ecc.
di
si
una
variabile,
187.
quoziente di due funzioni additive
(*) appena da avvertire che prodotto pu non essere una funzione additiva.
335
formola. I campi
perch conveniamo di definire in modo diiferente la misura di un loro pezzo, secondo che questo pezzo considerato come parte di t di /, o come parte k
conveniamo
di considerarli distinti,
H. Se, p. es., 1=^11 un corpo o una lamina pesante, come misura t di un suo pezzo potremo assumere la sua misura geometrica (area o volume), come misura k il suo peso. Se, p. es., X(k) quella funzione additiva di un suo pezzo ^,
di
che uguale al prodotto del peso k del pezzo considerato per l'ascissa x del suo centro di gravit, la derivata X'j, in un punto A
vale precisamente l'ascissa x di tale punto (pag. 332). D'altra
parte la derivata - in
dk
al
uguale
alla
densit
in questo
X come funzione
di t, si
ha:
k\
Quindi
di
:
= p;
x
X\
= k\X\ = px,
un
^lezzo x
r
,
L'ascissa
vale
il
quoziente di
X (t) -
cio di
px
.
(se p la densit).
Esempio.
Sia
I una massa attraente con la legge di Newton. dovuto a un suo pezzo i in un punto esterno funzione additiva di t, la cui derivata in un punto A
ziale
p
Il
poten-
quella
^\
1 vale
-,
se p la densit,
r la distanza
AM.
102.
calcolo integrale.
Sia / un campo ad una o pili dimensioni. Sia una funzione continua delle coordinate di un suo punto. Con considerazioni analoghe a quelle dei 96 e 96^^^* (in cui si sostituisca alla considerazione dell'area di un rettangoloide quella del volume di un
cilindroide,
oppure quella del peso di un corpo o di una lamina pesante o un altro esempio di tipo analogo) si dimostra che
:
I. Esiste una e una sola funzione additiva S (x) dei pezzi T di /, che ha per derivata la data funzione continua F.
336
IL
pezzo x
il
CAPITOLO XVI
II valore
102
(x)
eli
tale
fundone corrispondente a un
nel
di
si
pu
definire
seguente
,
modo.
Scomposto
t^, detti Mr ed nir campi parziali Ti, 1^2, Xg, valor massimo e il valor minimo della F nel campo t,. il un qualsiasi numero compreso tra m^ ed Mr, il e detto Fi (x) numero S
campo
T in
a)
il
due somme
-4-102X2-+-
SMt = MiXi
nirXr,
(Xj.
;
le
M2T2-+-
M^t,
Smx
iriiTi-H
x^
la
misura
del
campo ^^ama^e
nelle
convenzioni addottate)
P)
il limite di
= FiXi 4S
F^x,.,
FsXo 4-
y)
Si
proprio uguale a
scelto
se
Fr
un numero oppor-
tunamente
pu
integrale di
III.
tra
tcl^
ed
M^..
attuale
estendere la definizione di
Riemann per
funzioni limitate.
Se
allora S
(x)
il
F
x,
(x, y)
^ 0,
luogo dei
:^ z ^ F, e la cui proiezione sul piano punti (x, y, z) per cui x. xy appartiene a Questa funzione additiva S {x) si chiama l'integrale di esteso al campo x il suo valore relativo al campo / al campo x
;
si
indica con
Fdi
con
Se
della
X,
il
campo /
se si
a due
sole
dimensioni
di
si
suole usare la
un campo
la
sua area.
Osservazione.
Per calcolare un integrale si pu sempre ridurci al caso, che come misura di questo si addotti la misura geometrica (lunghezza, area superficie). Se k fosse la misura adottata, e x
la
misura
geometrica,
i^
si
osservi
che v
Fdk^=^ \^d'^
se
posto
F per-p
la
e. d. d.
Se k fosse
il
sarebbe
densit.
337
Esempio.
Cos, come abbiamo gi osservato a pag. 335, se I una lamina o un corpo pesante, t l'area o il volume di un suo pezzo, p ne la densit in un punto, allora Tascissa del suo
j
103.
Se
pdz
Calcolo
di
un Integrale superficiale.
in
(x, y)
una
regione o del
:
calcola
calcolo
lo
F(x, y)da?
o meglio
Contese
il
a quello di integrali
definiti ?
Per
ottenuti nel
modo pi
preciso.
x
a.
delle y,
il
rettangoli,
del
e in altri pezzetti,
con-
99, pag. 328) che questi ultimi pezzetti siano trascurabili (che diano cio un contributo
torno di
Se noi supponiamo
y, se A:r e y sono rispettivamente le distanze di due delle rette da noi tirate parallelamente all'asse
a,
la cui
area
Ax
delle X,
all'asse delle y.
es.
Considerando
dapprima
rettangoli
posti p.
poi
le
in
una
varie
:
strisele,
smma ^F^
dell'ultimo paragrafo
diventa
^FAxAy = J,Ay
2-^A^,
dove la Si^A.f relativa ai rettangoli di una stessa striscia, mentre l'altro simbolo S di somma si riferisce alle varie strisele. cost. nel Possiamo scegliere gli estremi di una retta (*) y
contorno di y, e poi
ci che cost. sul contorno di y (*) Suppongo gli estremi di una retta y un errore perch avendo trascurato i pezzetti posti sul contorno di v, potrebbe
:
Un'osservazione analoga y. pu ripetere pi sotto. Noi ammettiamo provvisoriamente che l'errore commesso tenda a zero e sia quindi trascurabile. (**) Suppongo che sia il valore assunto da F{x,y) su uno dei lati del
darsi che gli estremi da considerare fossero interni a
si
338
CAPITOLO XVI
cp
103
2i^Aa;=
dato alla y
tinua,
F dx.
cio
una funzione
(?/)
{y)
della y.
Se essa consi
allora lim
:
S9
?/
cp
avr
fnal-
mente
f F{x,y)d<3^\\m^FLx^y=
come
si
f[
[f
{x, y)
dx] dy,
suol scrivere
Jf{x, y)do
= Jdy j F{x,
y)
dx
= jj
F(x, y) dx dy.
Nel cambiamento di variabili coordinate non si pu per (come nel caso di funzioni di una sola variabile) applicare ai simboli dx, dy la regola per il calcolo dei differenziali (cfr. ross. 1^ del seg. 108 a pag. 352). Prima di dimostrare con rigore questa formola, dobbiamo intendere con precisione il suo significato. Quando noi abbiamo scritto
f Fix,y)dx~\m ^FAx,
noi tenendo
costante
la y,
cio
(cfr.
somma
dei
contributi
lini
portati
dai
rettangoe la retta
AB
in
un
intervallo
al limite,
coincide con
sicch
Fig. 39.
i
AB
si
39). Co-
limiti inferiore
e supedeve calcolare
l'integrale
J
F(x,
y) dx,
sono
le
il
ascisse di
di
B, Che
alla
se
invece
valore corrispondente
39),
il
simbolo
33 9
F {x, y)
Il
dx significherebbe
la
somma
degli integrali
(eseguiti
DB'
a.
cio una funzione cp(?/) della y. E la nostra formola ci dice che noi dobbiamo integrare questa funzione rapporto ad y. Tra quali limiti si deve fare questa seconda integrazione ? Poich
si
di
tutto
il
campo
se
o,
essa
dovr quindi
sono
i
n ed
il
valori
minimo
massimo
della
le
in a.
contorno
di
a sia
incontrato in due punti al pi da una parallela a uno degli assi coordinati, le ascisse dei punti
incontra
della y,
il
E
il
incontra
della X.
A, dei punti ove una retta y contorno di a saranno due funzioni a (^) e le ordinate dei punti C, Z), ove una retta x contorno di o, saranno due funzioni y (x) e
n,
= =
cost.
P {y)
cost.
5
(x)
Se dunque diciamo
N
dy
Z,
L
a,
valori
minimi troveremo
:
massimi
^
(1)
\
/,JV
FdG=
i
,,,5
(y)
F{x,y)dx
(*).
E, scambiando
due
assi, coordinati,
troveremo
Fdo=
Come
si
dx
F{x,y)dy.
queste
vede,
confrontando
cambino convenientemente i limiti dei corrispondenti integrali. evidente che i limiti non dovrebbero essere cambiati nel caso che a fosse un
biare l'ordine delle integrazioni, purch
rettangolo
lettore
coi
lati
paralleli
agli
assi
coordinati (**),
la
come
il
figura.
(*) Si ricordi (
r*5 (y)
I
88) che se
F{x,
y),
oc
{y), ^ (y)
F(Xf y) dx
(y)
i/
e si
-'
formola
(**) Si applichi questo risultato all'ultima formola del 93, pag. 307. In questa i limiti d'integrazione sono uguali nei due membri, perch siamo nel caso
di
particolarissimo
un integrale doppio esteso a quel rettangolo coi lati il punto {x^y) sono vertici opposti.
paralleli
340
CAPITOLO XVI
104
104.
Interpretazione geometrica.
Supposto F^O, consideriamo il cilindroide limitato da quel pezzo della superficie z ^=^ di cui a la proiezione (x, y), sul piano xy, dal cilindro che ne proietta il contorno e da a (base del cilindroide). Le formole precedenti hanno una notevole interpretazione geometrica. Consideriamo, p. es., la (1). Io dico
che
F{x,
y)
un piano ^
retta y
se
la
cost.
cost.
del
piano xy interseca il contorno di a in due soli punti A, B, questa sezione evidentemente un rettangoloide limitato
1**
(fig.
40)
Dalla retta r
= AB
in cui
il
paral-
1"
lela
alFasse delle
x
il
piano
secante interseca
droide
piano xy, su
^
Fi?. 40.
ficie laterale
p,
p'
ortogoil
piano
secante interseca
del nostro cilindroide
:
il
cilindro, super-
Dalla
superficie z
= F{x,
curva
y).
in
cui
il
nostro
paiano interseca la
Se noi assumiamo nel piano secante la retta r come asse delle X, e la retta in cui esso interseca il piano yz come asse {x, y), dove alla y delle z, la curva C avr per equazione z al nostro piano corrispondente si attribuisca il valore costante
=F
secante
e l'area
del
nostro
rettangoloide
l'integrale
cost. del piano xy intersi trova se una retta y contorno di o in pi di due punti, e quindi la sezione del cost. la somma di due o pi nostro cilindroide col piano y
altrettanto
il
seca
rettangoloidi.
La
formola
(1)
del
103
ci
d dunque
il
seguente teo-
341
per
rema, che avevamo gi dimostrato in casi particolari, usando del linguaggio del calcolo differenziale (o calcolo delle
derivate) (pag. 167)
:
Teor. V. Il volume del nostro cilindroide si ottiene integrando rapporto alla y Varca della sezione fattavi con un piano y cost.
questo teorema
si
pu estendere a
solidi
qualunque
(de-
componibili in cilindroidi).
un
retta come asse delle y, il volume di tale solido uguale all'integrale rispetto alla y dell'area della
Teor.
2^.
Scelta
una
un piano y
1^ si
cost.
Il precedente teor. pu considerare come l'enunciato geometrico del teorema contenuto nella (1) del 103, anche quando (x, y) non sia sempre positivo, purch si considerino
come
negativi
volumi
delle
un piano
y =
xy
e le
con
cost.
105.
risultati precedenti.
Per dimostrare
p.
es.,
che
^ Fd(s
basta provare che
il
= ^ dx ^ F(x,y) dy,
additiva
^
j
Notiamo che
l'integrale
esteso all'intervallo
o alla
sono determinati da E, se a somma di due campi parziali a^, e, e indichiamo con e X.. gli intervalli determinati sulla r da Oj e
retta r (luogo dei punti aventi l'ascissa
a.
cost.)
da
0.2
sar X
X^ -i- X2 e
quindi
{x, y)
(1)
Cf (x, y)dy= f F
dy -^
f F (x, y) dy.
delle
l'altra da avvertire che pu darsi benissimo che Tuna Xj, Xo si annulli, cio che r non abbia intervalli interni
vedr, alcune ipotesi
(*)
Nel corso
di
questa
dimostrazione
faremo, com.e
si
campo ', e suj suo contorno, che sono del resto pochissimo restrittive in pratica. Appunto perci alcune di esse sono enunciate soltanto a pie di pagina. Questo
sul
in casi
estremamente pi generali
342
a
Oj
CAPITOLO XVI
od a
Oo.
105
membro
di
(1)
In tal caso l'integrale corrispondente del secondo si deve naturalmente considerare come nullo.
:
fdx JCfx,
a)
y)
dy
= Jf dx JlF(x,
(n)
y)
dy -^ / dx ^
JfO2)
F {x, y)
dy,
ossia che
il
valore di
(2)
fdxfF{x,y)dy
corrispondente ad un'area o somma delle aree parziali Oi, 0.2 uguale alla somma dei valori di (2) corrispondenti alle aree Oi, Q.2. Quindi (2) funzione additiva di a. ed m sono il massimo ed il minimo Si noti ora che, se
della
a,
il
il
campo
j dx j
Mdy ^=
dx
dy,
dx
mdy =^ m
dx
dy.
fdx fdy
esteso
(3)
in
due punti
al pili di
Lo
dy deve essere
esteso
all'intervallo
^2)
y-2)
X =:
cost.,
cio (se
<
Cosicch
(4)
dx
dy
=J
y, ed
ly.y
y^)
dx
=J
y^
dx J
yi dx.
(*) Si
ammette che
i/^
343
344
di
CAPITOLO XVI
o pi variabili.
>S
105
una
Sia
si
pu rilevare
dei
I una
di
/.
figura piana
sia
pezzi
Consideriamo quei
agli assi
pezzi
coi lati
paralleli
coordinati, di cui
(a, )
si
un vertice
il
vertice
opposto
un un
ha, detta
y)
F(x,
y) la derivata
che
>S(t)=
dx
F (x,
F
cp.
dy
delle X, y.
la
la derivata
della funzione
S (t)
che
coincide con
il
derivata mista ^
cp
^t" esi
L'osserv.
al
chiude
(jy
VX
80
le
(pag.
272),
corrisponde
perci
funzioni additive.
si
Xoc dxjry dy
rz
ym
F{x,y,z)dz,
Esempi.
"
si
\^
^^^^^
X
^
u
F{x,
-f-
y, z).
I.
Si calcoli
il
volume
V dell'ellissoide
a'^
H-
i-r,
Z
c~
0^
1.
Calcoliamo
z
il
volume
V del
si
>
0.
Tale semiellissoide
l'ellisse -, -i- r^
r=
deter-
a-
o~
^=-+y
cV
di
/
:>
70-
un punto
X''
di a
su una retta
/
cost.
sono chiaramente
:
1/
'
-^
^"
Quindi
71:6(1
-)
dx=^
'K
ohe
345
si
ha
346
CAPITOLO XVI
ECC.
Vedemmo
101-102) che
campo o rX do
l'ascissa Xg
cerchio,
(teor.
di
2nxg
27^
/x -^ do
V =^
Dunque
Guidino)
volume V generato dalla rotazione di un campo piano o attorno a un asse complanare che non V attraversa vale il prodotto delVarea di o per la lunghezza della circonferenza descritta dal
Il
Esempi.
1**
Sia,
p.
es.,
z.
dato un cerchio
non
inter-
Rotando attorno a quest'asse, esso genera un toro di rivoluzione, di cui si pu facilmente col precedente teorema calcolare il volume V, Se r il raggio del cerchio C, d
distanza del suo centro dall'asse delle
z,
la
si
trova
V=2TVr-d,
perch
il
centro
di
gravit
di
un'area
suo centro.
2**
Un
Tzr"
semicerchio avente
per
;
il
raggio r ha
area
^/2'^r',
volume
la
semi-
-Tzr'=z
3
3"
ellisse,
72
71 f-.
tt:
cio
4:
--Stz
Lo studioso generalizzi questa formola ad una semiricordando la formola a noi nota del volume di un ellissoide
di rotazione.
347
CAPITOLO
XVII.
INTEGRALE
107.
Esempi
di
cambiamento
di
variabili
in
formole
di
calcolo differenziale.
diamo alcuni esempi del come sia facile risolvere problemi di questo tipo. E supporremo senz'altro soddisfatte tutte le condizioni, che ci permetteranno di applicare i teoremi che invocheremo (p. es., derivate finite, oppure finite e continue, denominatori differenti da zero).
Noi, piuttosto di dare
teoria generale,
I.
una
Siano
t
x^=-x
(t),
come funzione
si
a;'t, ^/'t?
^'<j ^"j
:
.
dy __ dx
y't
dt __'[t
^
x't
dt
x't
questa forraola
ziali)
si potrebbe giungere (senza usare i diiferenricordando che per la regola di derivazione delle funzioni
inverse
t'^,
= Xt
dy^
dx
,-
e che y^,
= y\
\
t'x-
E
n
d^
dt
___ dt^
dt^
d^
^\
y tXt
ytx
x:
)
dx
dy"x
Xt dt \ Xt /
__ dy"^ dx
JL
{ ^'^^'t ytx'\ \
x't
dx dt
t)
Xt d \
tvy tXt
xtvy tXt
ytx ^x
X?
X tyt)
-
ecc.
348
CAPITOLO XVII
107
II. Con le notazioni precedenti, ben evidente che non possono viceversa calcolare le x't^ y\^ x'\^ y"t^ quando soltanto si conoscano le y'^^ y'\^ perch tale questione indeterminata. Il problema resta determinato se aggiungiamo qualche
si
,
guisa che
x't
+
,
y'\
t^
se,
p.
es.,
supponiamo
scelto in
(*).
Sar
dx
^t^=^-T.
(tv
y yt^^~v;, donde
,
(per la
x^t
-f-
?/'^
1,
ossia
Clv
Vdx^'
-f-
dx-
=
/
dt)
si
trae
dx
l/-(l)"
y'^
^^
349
350
X =^
sia p cos
Q,
CAPITOLO XVII
107-108
p sen 0].
y=^f{x);
nel secondo u
= ^{v).
Si calcolino
conoscendo le y^^:, y"x, ecc. Naturalmente devono essere note formole che permettono di passare dall'uno all'altro sistema
coordinate
:
le
di
u =^u
(x,
y) e v
^=v
{x, y).
Sar
3w
dti
3it
'
'u
2u dy
3?/
Jx
3?;
'x
2y
^x
iv
"x
dx
dv
3v^
2y
1
T^vdy
^y dx
,
du \
dv ;
_
-^
ox
du\ __ dv dx 'v dx dx
l
p^'t
,
-u/^
1 *J
3?;
^^
^y
I valori di
^r^ dy
si
equazione, ecc.
Come esempio
tra le derivate
delle
^ ==
/'C^), P
=^ 9
(6),
polari.
ff{\ ^^^
^^^
y^
sen CQ^
(^
__ tg
e ^' (e)
p sen Q d
d~~
^' (6)
4- p
. '
P tg 9
p sen
hp
^ ^^
30
[cos
9"
-4-
9' (0)
p sen 0]'
108.
Cambiamento
negli integrali
multipli.
Integrali superficiali
coordinate polari.
Per quanto riguarda gli integrali definiti nulla v' da aggiungere alla regola di integrazione per sostituzione gi esposta al 75, P, pag. 247. Si tratta di estendere questa regola agli integrali multipli.
351
(cfr.
in
analogo a quello dell'ora citato 75, si 101, y, pag. 334): in corrispondenza biunivoca condue campi sono modo che le funzioni additive dei pezzi x di I si
affatto
il
possano considerare come funzioni additive dei pezzi k di H, se una funzione continua dei punti di J, e quindi anche dei punti di H, allora :
/,^'"=/,(^l')Ma
Sia
l'origine
o
;
si
dalle applicazioni.
/ un campo
(*)
finito
del
sia
esterna
al
possono determinare allora le coordinate polari p e di un punto siano funzioni continue delle x, y e generico di J, cos che p e X, viceversa. Poniamo p F, considerando le X, Y come coordinate cartesiane di un punto posto in un altro piano P. Ad ogni punto di I corrisponder allora uno e un solo punto di questo piano P. E i punti di P, che corrispondono a punti d P. di /, riempiranno tutta una regione Xsen Y). Xcos Y, y (Notiamo che a; p cos p sen Una funzione {x, y) continua delle x, y diverr una funzione continua (X cos F, sen Y) delle X, Y. Se T e ^ sono due pezzi corrispondenti di I e di H, la
derivata
dT -
(IrC
si
trova,
X=
p.
y)dz=
f i^(Xcos F,
Xsen F) Xdk.
si
Per
f
risultati dei
pu scrivere:
dx [ F{x,y)dy
={
anche
(2)
:
dY{ F(XcosY,XsenY)XdX
y)dy^
(^
j
dx
Fix,
dp
[
0,
P(p
cos
0,
6?
p sen 0) p
p.
cZ
=J
(*)
i^(p cos
p sen 0) p
il
352
Prima
CAPITOLO XVII
108
di dimostrare
:
che
di -
p,
vogliamo
fare
alcune
osservazioni
Oss. r. Si noti che non si passa dal primo al secondo o terzo membro di questa formola sostituendo a dx ^= d {p cos 0) ed a dy ^= d{p sen 0) i loro valori cos c^ p p sen 0t^0epcos06Z0-+-
-+-sen0<ip; come potrebbe sembrare a un lettore inesperto. In il d^ che compare sotto il segno di integrazione, e non i dx, dy si possono trasformare come diiferenziali veri
questo caso
e
proprii
(*).
il
nostra
formola, senza
analogo
l""
quello
membro. Per
di
es.,
d%
una l'origine). Su
consideri
calcoli
I
linea
Fpdp
(che
si
pu calcolare
cosi:
Si
cost.
una
retta
uscente
dal;
essa
la
si
Fpdp
si
figura
di
/ determina su
che
integrer tra
magine
in
H
R
minimo
cost.
le
rette
F=:cost. ed
1=
X = cost.
parallele agli
assi coordinati).
-ry-
X=
p.
Consideriamo un
Y, e due
corri e Y, Siano X, -h -h A spondenti valori' delle X, Y. Tale pezzo un rettangolo, la cui area A F.
parallele all'asse X.
AY
7^:
XA
L'immagine
golo
T
limitato
-I- A X, e Tasse delle x rispettivamente gli angoli F, quindi formanti tra loro l'angolo A F. La corona circolare limitata dai citati due cerchi ha per area
X, con
questo pezzo sul piano xy un quadranda due cerchi col centro nell'origine e raggi inoltre da due rette uscenti dall'origine formanti
di
F-HAFe
71
i
(X
"c
-4-
A X)'
X' = ^
X A X 4-
(A X)']
:
l'area t di
71
[2
XA X
-4-
(A X)']
= A F: 2
=
7r
si
(*) Si noti infatti che, se la prima integrazione si esegue, p. es., rispetto alla rr, deve considerare la y come costante perci, nel passare alle />, 5, si dovrebbe a dx 0. d (r^ senO) sostituire il suo valore ottenuto nell'ipotesi che dy
;
353
Y-h
yCAXr A
Y.
|=X+]-AX=p+|Ap,
Per A
di
tale rapporto
ha pure per
limite
p.
XA A^A
F, a
meno
di
infinitesimi
ordine superiore.
Bisognerebbe completare questa dimostrazione, considerando campi k di forma qualsiasi; noi ce ne dispensiamo ricordando solo al lettore che gli stessi metodi, con cui nel 105 abbiamo dimostrato l'esattezza di una formola analoga in coordinate cartesiane ortogonali, potrebbero provare la formola attuale in
coordinate polari
(cfr.
).
Osservazione.
Si
il
potrebbero
anche applicare
campo era
cost., oppure y cost. Si dovrebbe con linee di equazione x cost. linee p campo in pezzetti con invece dividere il ora
cost.
l'origine).
Prescindendo dai pezzi sul contorno, gii altri sono quadrangoli la cui area vale, come vedemmo pi sopra,
p dp
-h
si
dp' d^.
Se
la
funzione
da integrare,
il
suo
di
integrale
di
per 6Zp
tZ0
O.
(Indico
con
Il
un punto
tendere
di
ogni pezzetto).
ad// FpdpdQ;
il
secondo
di
\
il
perch, se
di
il
massimo
F\, ed
massimo valore
dp, allora
.
I
^P
^0-
2;!
354
Ora
che
zero.
CAPITOLO XVII
tosto
108
valori
;
^dp
p
tende
alla
differenza dei
Poich
segue
che
^Fdfd^
e.
tende a
d.
d.
'
prossimo paragrafo saranno dimostrati in futuro capitolo con metodi meno diretti, ma di una estrema semplicit.
del
risultato del 104 interpretando geometricamente caso F'^O)-. Il volume di un cilindroide, o di un solido decomponibile in un numero finito di cilindroidi si ottiene integrando rispetto a P l'area della sezione eseguita con un cilindro circolare retto di asse invariahile e di raggio variahile p. Sar un esercizio utilissimo il riconoscere come si possa ottenere facilmente una dimostrazione completa del nostro risultato con l'applicazione dello stesso metodo usato al 105 in caso analogo. Infatti, seguendo questa via, si riconosce tosto essere sufficiente provare che
Si
il
pu anche generalizzare
seguente modo (per
la (2) ne)
il
l'area di
data, p. es.,
il
da
de
esteso al
campo
dx
|
u.
dimostrare
dy,
0,
= a, x =
(o).
'b
linee
Per il caso attuale baster similmente per l'area della figura limitata dal punto p
curva
p
=F
Forinole analoghe si dimostrano per gli integrali tripli. Ricordiamo particolarmente i seguenti sistemi notevoli di coordinate
nello spazio.
V
cartesiane
Coordinate
ortogonali
cilindriche
dalle
p, 6,
z
;
legate
alle
coordinate
;
p cos
y =^
p sen
z^=^
p,
z.
Un
nel
piano xy^ conservando la terza coordinata z. Tali coordinate si cost. l'equazione di un cilindro chiamano cilindriche perch p circolare retto con generatrici parallele all'asse delle z. Si trova
=
j
jjr
F {x, y, z) dx dy dz=^
2 Coordinate polari
jj
F (p cos
9
0,
p sen
0, z)
p dp dd dz.
p, 0,
(nello
spazio)
legate
alle
X
Il
p sen
cos
y =^
'\/x'^
p sen
z^
sen
cp
;
z ^=^ p cos
0.
dall'origine.
-h y^ -h
la
il
la distanza del
colatitudine
latitudine,
quando
si
assuma
355
la
longitudine
xz
come meridiano
iniziale).
III
Si trova
z)
F{x,y,
dx dy dz
p*
=
d0 dp d^,
=
j ]
i^ (p sen
cos 9, p sen
sen ^,
cos 0) p^ sen
come
si prova osservando che il volume racchiuso tra due sfere di -+- 6^0, e tra raggio p e p -h 6Zp, tra due coni di colatitudine e cZ0 dp d^ due semipiani di longitudine cp e 9 -f- ^9 vale p^ sen
108
bis.
Integrali superficiali
in
coordinate generali.
I risultati di questo paragrafo saranno dimostrati pi avanti in modo semplice bench indiretto. Noi qui faremo invece delle ipotesi analoghe a quelle fatte ai 103 e seg., che del resto sarebbe facile giustificare in modo diretto.. I risultati a cui giungeremo, si debbono riguardare come l'estensione del metodo di integrazione in coordinate polari a coordinate qualsiasi. Useremo, p. es., i metodi intuitivi del 103. due variabili: X=^X{x, y), Sia 1 un'area del piano xy] e siano X, {x, y), funzioni delle x, y in I. Viceversa le x, y si possano considerare come funzioni x {X, T) ed y (X, Y) delle X, Y, cos che un punto di I si possa determinare tanto dando i corrispondenti valori delle x, y, quanto quelli delle X, Y. cost., cost., indicando con dX, dYgl increDividiamo T con linee la per passare da una tale linea alla successiva menti che subisce la sostituiamo poi a quelli dei quadrangoli curvilinei tutti interni a I limitati da due
Y= T
X=
e
Y=
linee consecutive
X = cost.,
I sar
T"
= cost.
il
quadrangolo
a I,
rettilineo
che ha gli
cos divisa in
ed in
j3)
poligoni
P curvilinei, parte
:
del
al
contorno
di I.
Noi ammetteremo
1 Il contributo portato alle nostre somme da questi ultimi poligoni tende a zero, quando i dX, tendono contemporaneamente a zero. 2 Per calcolare i limiti che incontreremo (quando i dX, d Ytendono contemporaneamente a zero) si possono far tendere a zero prima i dX, poi i dYo viceversa. Uno dei quadrangoli rettilinei Q ha i vertici posti sulle intersezioni di una linea X:= cost. e X-\-dX=cost con due linee Y^cost. e Y-\-dY~ cosi. I suoi vertici A, B, C, D, saranno perci i punti
dY
dX, Y)]
dY)].
E la sua area sar la somma delle aree dei triangoli ABC, (*). L'area del lo vale (per nota formola di Gl-eometria analitica) il valore assoluto di
2
BGD
356
GAP. XVII
108
bis
seconde
finite
continue
(*),
Y)dX+ ~
il
x",,{X-^-fJdX,
Y)dX' (0
1).
valore assoluto di
l_\
x\.{X,Y)
X',
(X, Y)
(se
dXdY-i-^ dX dY
una costante positiva maggiore
dove
alla
oc
K indichiamo
l'area del
(|uadrangolo
AB CD
vale
il
valore assoluto di
( d
dove con
,
{x, y)
\d (X, Y)
d {X,l)
d (x, v) .,V-^4>- indico
il
tAdXdY,
del cosidetto
ali
valore in
Jacohiano
dx
dX
dx_
dX
li
dY
e
Y.
alla
(1)
con
(^
indico
r^
1< IO
{dX-^dY+dX dY).
Moltiplicando tale area per un valore F, che la funzione F(x, y) tale quadrangolo, e sommando tutti i prodotti cos ottenuti, si trova
assume
in
HF
che
il
d {x, y) d (X, Y)
dXdY+I,
F dXdY.
si
In virt della (1) e con metodi analoghi a quelli dell'osserv. del 108 secondo addendo tende a zero, e che (cfr. 103):
7/ integrale
I
trova
Fd-
uguale a
dX = =j
Se
-j
^,
,s
Y=
0,
cos
o,
y z=
sen
allora
d (x, y) d (X, Y)
si
X,
luogo dei punti corrispondenti ai punti di J, se t e h indicano al solito le aree di due pezzi corrispondenti di J e di H, allora il valore assoluto del precedente Jacohiano vale natural-
P,
indichiamo con
in
un
P, che
mente
la derivata
-^
si
avrebbe
(*)
Queste condizioni
si
potrebbero rendere
meno
restrittive.
357
CAPITOLO
XVIII.
EQUAZIONI DIFFERENZIALI
109.
Il
mentale
si propone il seguente problema fondaConosciuta la derivata di una funzione, come si pu calcolare questa ftinzione ? Ora possiamo proporci il seguente problema pi generale Sia y una funzione di una o pi variabili indipendenti consi-
calcolo integrale
:
deriamone le derivate di primo, secondo ennesimo ordine, e supponiamo che sia nota soltanto qualche relazione fra la y,
le
domandiamo:
In
quanto pu una
la funzione incognita
Una
relazione
e
il
differenziale^
enunciato,
si
di questo genere si chiama una equazione problema che vi si riferisce, e che noi abbiamo chiama: il problema delV integrazione delle equa-
zioni differenziali.
Cominciamo
avvenire che
e
le
porre
una
distinzione
si
variabili indipendenti
Pu
sola
una relazione
,
fra la funzione,
la variabile e le
derivate di ordine 1, 2,
n della funzione
le
rispetto
variabili
indipendenti
siano
pi
d'una
in
tal
caso
le
derivate, che
si
dir
a derivate
Pu
la
una
funzione e
come simultanee
zioni differenziali.
358
CAPITOLO XVIII
109
dipende da equazioni differenziali. Del resto ben noto che anche meccanica, ecc. offrono innumerevoli esempi di tali problemi, perch un gran numero di leggi fsiche si enunciano precisamente mediante equazioni differenziali. La legge di grala fisica, la
vitazione universale, p. es., ci d un legame tra le distanze dei centri dei corpi celesti e le rispettive accelerazioni, cio le deri-
vate seconde
Q-i
i
rispetto
al
tempo
di
altrettante
equazioni
sistemi
di
equazioni differenziali.
p. es., il problema di ricercare una funzione z d x e y che la sua derivata rispetto a a; sia ilf {x, y), e la sua derivata rispetto a y sia Nix, y), consiste nelFintegrazione del sistema di due equazioni differenziali del primo ordine a derivate parziali
Cos
tale
^f^
= M{x,y), = N{x,y). Yy
^ y, per cui la derivata rispetto a a; e pi rispetto a y sia
La
ricrca
delle
funzioni z i
uguale a
P (x, y),
differenziale del
La
ricerca
delle
funzioni
si
del
primo ordine
%=m.
la
(1)
semplice
chiaro che la (1) l'equazione differenziale di tipo pi su di essa ci siamo lungamente trattenuti, formando
:
sua risoluzione l'oggetto precipuo del calcolo integrale. Ma pure ben manifesto che, se per l'integrazione della (1) ci trovavamo assai spesso nel caso di non saperla eseguire che per approssimazione, per l'integrazione di equazioni differenziali pi complesse avverr generalmente altrettanto. Noi ci limiteremo
esclusivamente allo studio di particolari
tipi
di equazioni.
EQUAZIONI DIFFERENZIALI
359
Lo
solo
matematiche,
e riceve continue
le
scienze
110.
le
a) Sia f una funzione delle due variabili x, y trovare tutte funzioni y della x che soddisfano a un'equazione del tipo
;
/"(a;, ?/)
cost.
?/
(1)
definite implicitamente
equivale
dalla (1).
trovare
tutte
le
funzioni
le
mente dalla
in luogo di
risulta,
si
ha
suo valore e derivando la funzione di x che ne ottiene lo zero. In altre parole la (*)
K^f^f^A^O
dx
vale per
tutte
e
^x
le
dx
y
definite
(2)
sole
funzioni
implicitamente
del
e
dalla (1).
La
ordine
:
(2)
un'equazione
differenziale
ordinaria
primo
sole
tutte le funzioni
y che
la risolvono
sono tutte
M{x,y)-^N{x,y)^^0,
la quale,
(3)
si
pu scrivere
y)
M{x,
Se
il
y)
dx -h Nix,
dy
0.
(4)
esatto,
se
un
differenziale
esiste cio
una f(x,
y) tale che
^=M{x,y)',
y^
= N{x,y\
tutte
le
(*) Si suppongono qui, e nei seguenti , finite e continue e loro derivate, che si presentano nel calcolo.
funzioni,
360
CAPITOLO XVIII
110
per le considerazioni precedenti tutte e sole le funzioni y della x che risolvono la (3) o la (4) sono le funzioni rappresentate implicitamente dall'equazione
fix,y) dove
C,
una costante
Esempio.
Si
voglia,
ad
esempio,
:
risolvere
l'equazione
differenziale
_2y
si
-^ j?
-^(2x
-\-
y-)
y
le
=0;
(5)
vogliano
cio
la soddisfano. soddis
Poich y ^=^-j-
la (5)
si
pu scrivere moltiplicata
per dx
i2y
Il
--
x^)
dx
un
-+-
(2
-f-
?/)
dy
0.
primo membro
differenziale esatto,
poich
^^(2,+..^)==
r).
EQUAZIONI DIFFERENZIALI
361
Ma:
/
362
CAPITOLO XVIII
110
Le
implicitamente dall'equazione
cos
a:
-h
e ^ 2
?/
si
ha
= 1/2 C 2
il
cos
ic.
Talvolta,
ridurlo tale.
Cos,
pur
non essendo
ad esempio,
:
si
abbia da
l'equazione diffe-
renziale
V xy dx
ossia
:
-\t\
xy dy^^^
dy
VX Vy
dx
-I-
VX vy
0.
si
Dividendo ambo
ha:
VX
ferenziale
\^dx+^dy = 0.
Vy
al
(6)
dif-
proposta
tipo
precedentemente esaminato,
onde,
sono
J VX
fXy^dx^
-^
=C f^dy vy
5
(0=cost.)
ossia dalla
da cui
= (fc-A,70
(*) Questa divisione lecita (se x generico) supposto 2/=t=0. Bisogner poi (come avviene appunto nel caso nostro) una esaminare a parte se la /
EQUAZIONI DIFFERENZIALI
363
Le funzioni y rappresentate dalla forinola precedente insieme con la soluzione y=^0 sono tutte e sole le funzioni che risolvono Tequazione differenziale che ci eravamo proposti di studiare. In generale si pu dire che, se si ha un'equazione differenziale del tipo:
XYdx-hE,ridy0,
(7)
dove X, ^, Y, f] sono funzioni le prime di a; e le seconde di y, si pu facilmente rendere il primo membro della (7) un differenziale esatto a variabili separate, dividendo ambo i membri
della (7) per ^ F.
'
Esempio.
Consideriamo la
superiore
sia
;
pila
di
sia
la
la
distanza
So
pila
la sezione
da
So,
So.
S(x)
x da
h)
S(x -^
S{x)
Si
volume
j:
di
S (x) dx
distanze x, x -^ h da So
Sar perci
,
s{x-hh)
h
s(x)
=
hj.
r*;t.' S (x)
dx
dove k una costante dipendente dal tipo di costruzione adottato. Passando al limite per /^ si trova
:
S'(x)=^kS{x),
cio
:
dS _
7^
A^
dx
donde
log
S=:
0,
kX
:
-+-
cost.
Poich
S ^=^
So per
sar
log
= k X -h
log So
S=Soe'\
(*)
al carico
Strila
ci, perch generalmente l'area di una tale sezione si fa proporzionale complessivo (del ponte e della stessa pila), che gravita su tale sezione. So gravita, p. es., soltanto parte del ponte.
364
CAPITOLO
xvm
110
Y) Altro tipo di equazione differenziale ordinaria del primo ordine, che si pu ridurre al tipo precedente, quello in cui
la
Mix,y)
e la
N{x,y) che
grado
funzioni
omogenee
dello stesso
y
di
si
dice funzione
omogenea
di
grado w se uguale
Cosi,
:
al prodotto
x""'
grado
2,
h.
di
-' ('
- (i) - f )
di
funzione omogenea
grado
la
poich
EQUAZIONI DIFFERENZIALI
Sostituendo in (9),
cp
365
si
ottiene
{z)
(^)
dx H- ^
{xdz
-I-
2dx)
0,
si
ha
W 4le
a;
.s'^'
{z)]
dx
-f-
x^
:
(^)
dz^=^0
separando
variabili,
diventa
('2')
H- ^
H' (5^)
che a variabili separate, e noi sappiamo quindi integrare. Sia, p. es., data l'equazione
:
-ri.
(
Xy
a;"
x~
X'
-\r
4-
Posto
^j
essa diventa
-^ z-\
dx 4-
\-\- z
r,
(xdz +- zdx)
ossia
dx
dz
X
Integrando
si
14-^"
|
0.
ottiene log
^
e
-i-
arctg
-s-
= -^ = tg [C
S)
log
i
I]
quindi y
la
a;
tg
[C
log
|].
Mdx
-\-
Ndtj
=
il
(12)
risolubile
mediante quadrature,
se
primo membro un
variabili
diffe-
le
sono
separate
esatto,
Se
ci
si
il
pu chiedere
.T,
delle
y,
che,
esatto.
di
Una
tale
funzione
si
essere
un un moltiplicatore
trosi
p (r, y) differenziale
se in qualche
modo
la
si
pu giungere a
vare
moltiplicatore,
allora
risoluzione, o,
come
366
CAPITOLO XVIII
110
Affinch p sia un moltiplicatore, ossia affinch p sia un differenziale esatto, deve essere
:
;r- (pilf)
dy
'
=^ dx
(piV'),
ossia:
V dy
dx /
dy
dx
;
un'equazione alle derivate parziali per la p e il problema di risolvere le equazioni a derivate parziali assai piii complicato del problema di risolvere le equazioni a derivate ordinarie.
Il
Questa
metodo
di
cercare
un moltiplicatore
p
Esista, p. es.,
in tal caso
un moltiplicatore Dp
Essendo
^=
1
0,
la
nostra
equazione diventa
d\og\p\
dx
E, affinch
si
3p__
"x
/'M
:)N\
'x
Nx'y
zione p della sola x, anche il secondo deve essere funzione della sola x.
membro ^(-^
^
Y~
Se cos avviene,
2
esiste
il
problema
dunque ridotto
^r ) oy /
alle quadrature.
y.
Cos pure, se t-
M\dx
p
-^^
un moltiplicatore
il
problema
dx
-)r
dy
0.
^x
-h y =^ M,
N=l,-z^
/'M
l-^
DNX^
costante,
non
^i^ = dx
e*
l.
Si
dx -^
e^
dy=si
0.
-+- cp (x),
= ^e^ = trova ^ y che funzione dove ^ {x)\ = 4= Le y sono dunque nostra equazione soddisfano =-(x -^ y y date x
Posto
cp
== ^ ex
(x -h
di
2/),
e*,
x,
tale
a;
\y
e*
" -f-
^^=^ " (x
-4-
?/),
ossia
cp'
{x)
a:;
e*, (f
(x)
e*
cost.
funzioni
che
alla
differenziale
quelle
dalla
e^ -\-
e""
e^
\) e^ ^=^ cost.
EQUAZIONI DIFFERENZIALI
367
Esempio.
La
noi,
quantit di calore
Q
o
il
variare o la pressione
p. es.,
teniamo
ove
la
'v
il
rap-
porto
dQ
la quantit
calore
Clv
aumentare
calore specifico a
il
cosidetto
cdt
;
l'in-
cremento dt
di
temperatura dato da
^ dp
cosicch infine
dQ-=Cy^dp.
Cosi pure, se con
costante,
indichiamo
il
sar
dQ=Cpdv dv
l'incremento di calore che
si
il
volume
del
dQ
e ^--
dp -^
C^
dv
dv
la quantit di calore necessaria per aumentare p, v rispettivamente di dp^ dv. Ora noi ci chiediamo Pu Q essere una funzione di ^, i; ossia pu una massa di gas, ritornando alle stesse condizioni
: :
(di
temperatura
e di pressione) possedere in
sembra
la
conseguenza
del calore.
sem-
dell'indistruttibilit
Se cos fosse, l'espressione sopra trovata per diiferenziale esatto. Si avrebbe cio
:
dQ
sarebbe un
^ r
^t\
'p/
/^3n
'vf
y~t
_
R
^v\
ci
^p\
perch
^p^v
e
t
che
non
C
^^
e,
= ~ pv,
,
dove
una
costante.
Se
c^
dp -h
Y~
^^^
esatto
noi
possiamo
cerp.
368
Dovr
CAPITOLO XVIII
110
EQUAZIONI DIFFERENZIALI
Cos, p. es.,
si
369
trovino
le
soluzioni di
.^+2/f
Le
log
=0.
-"
soluzioni
della
dx
-^
ossia
della
y
-
= X
sono
quelle
tali
che
tutte
= log X
-\- cost.,
cost.
e sole le funzioni di
come
facile verificare.
2/
y-
= ^/
I
(^
cost.).
Posto
Perci
= log
/'
I
I
w log
a?
I I
- 4-7/ -^
funzione
del
=0.
rap-
* {x, y)
log
\f{x,y)\n\Qg\x^=^
log
f (x v) ^ ^
'
'
porto tal
X
.
Altrettanto avverr di
i^=
fi^.ll)
x"
Perci f {x, y)
a;
F (- j
In
caso si dice che / funzione omogenea di grado n, perch, moltiplicando x ed y per una stessa costante h, la f (x, y) resta moltiplicata per h". Pi in
generale
le
nf sono
tutte
del
sole
le
funzioni
(or
-,
ci
bili i,
or
omogenee ^ \
,
di
grado
se
delle
x,
cio
le
funzioni
tipo
varia-
^1
ic,
;
^il
;
'l
Infatti
consideriamo
f come funzioni
delle
=r
donde
dove
sole
'!:>
=X X^ t^^lIA =
?j
?3
=:
.....
iCj
=X Xy
log
la
f =n ^
C?|
?
I
1^
log
?,
-h
i'
/
;
i^
.,
[4-
=. log
(e
?,,
e cio
?2>
Hy
111.
a)
Tipi
del
primo
ordine
omo(1)
genea
y^F{x)ij,
dove P{x) una funzione continua della x. Dividendo per y (supposto per un momento diverso da zero) se ne deduce
V ^-
(C'
=
(*)
perci log
I
=P ^ =
I
(x), ossia
dx
-z-\og\y\=^P (x).
C\
e quindi
|
ci
P {x)dx -h
?/
=
?/,
e^+/^(*>'^*
cost.
arbitraria).
e derivata y'. termini di grado zero nelle {x) nell'equazione che trattiamo in
di
[-i.
Lineare perch
(**)
y'.
Vi
in-
370
Notando
costante
quello di y,
che,
CAPITOLO XVIII
essendo
111
arbitraria, e^
una costante
e,
una
arbitraria positivUy
se ne trae
=^)^*
passando
y
dove
= Ce-^p
si
ossia
e-Z^^*)*^*
C*,
y =
il segno di y. E questa d proprio una soluzione di (1). Per quanto abbiamo detto essa d anzi tutte le soluzioni di (1), perch per C d la soluzione (finora esclusa)
formola, come
0.
P)
y =^ P{x) y -h
(x)
(2) (P,
La
2/
^e/^(a5)rf
quando con
possibile
^ si
soddisfa alla (2), ove si supponga Q{x) 0, indichi una costante (questo , a). Cerchiamo se
determinare la z come funzione non costante della x in guisa che la ^ ^e/^<*^^=^ soddisfi all'equazione pi generale (2) (ci che in sostanza equivale ad assumere come fun-
la ^
e/e-/p(a')^^).
ha spesso applicazioni nell'analisi, e sar applicato anche da noi in altri problemi. Sostituendo in (2) ^e-^^^)^' al
posto di
y otteniamo:
ossia
/ e/p
()
^^
Q
si
(x)
cio
:
^'= Q{x)e-f^
(=)
***.
Integrando
ha
cos
2=:
j
Q
y
(x) e-fp^''^^''
dx
-+-
(C=cost.
arbitraria)
e quindi
e/p(^)dx
]
( Q(x) 6-><^)^* dx -h
si
C\.
riduce
questa formola Oss. 1*. Per Q{x)=^ trovata in (a) per risolvere (1).
Oss. 2*.
di
quella
Pix) dx-hk
sl
posto
P (x) dx (k = cost.
^/p(x)dx-{-k
nostra formola.
Con
\( Q{x) e->(^)^
j
e-^ dx -h
C\=^
\
e/p(a:)dx
J Q (x) e-><^>^*
dx
-f-
Ce"
EQUAZIONI DIFFERENZIALI
371
che differisce dalla precedente in modo non essenziale solo nel fatto che la costante arbitraria vi indicata non con C, ma con Ce^.
Y) Il tipo pili generale di un'equazione alle narie del secondo ordine
derivate
ordi-
x,
?/,
y, y"
Supponiamo che
in tale equazione
non
y\ y")
0.
Ponendo
y=^,
essa
si
trasforma nell'equazione
che un'equazione differenziale del primo ordine. Se noi la sappiamo risolvere, conosceremo la z (con una costante arbitraria)
e
ne dedurremo:
zdx 4-
cost.
Un
che
si
fiy\y\y)
^'
Se questa equazione ha una soluzione y non costante (*), prendiamo questa y come variabile indipendente e chiamiamola ^.
La
derivata y =: ^ dx
si
indichi con
z.
Allora sar
dy'
dx
(*)
dy __ dy dy __ dx d'i dx d'i
di,
dz
di
Le
soluzioni
y=^h
{k
cost.) si
trovano immediatamente.
Come
si
vede
zione (non differenziale) f (0, 0, h) 0, Se poi y non costante, e quindi non identicamente y' 0, in un qualche intorno, per la teoria delle funzioni implicite, si potr considerare x come funzione di t/, e quindi anche y' (che funzione della x) come funzione della y.
372
e
CAPITOLO XVIII
equazione diventer
dz
111
la nostra
K^'^'0=^'
che del primo ordine perch vi compare solo la derivata prima
della funzione incognita- -^.
Dedottane
la z
=^
dv
~ come
(7,
funzione
iy)
della ?
dx
si
y,
dovr poi
/;9iy)
come una nuova costante
X =z
cost.
arbitraria.
y-^y''
Se y
porre
0.
si
cost.,
?/
potr
y=^^,y=^z:
:
ridurr alla
^d^
e
-\-
z dz
=^0
integrando
EQUAZIONI DIFFERENZIALI
costanti arbitrarie. In quest'ultima forinola inclusa
373
anche
si
soluzione
?/
la
ci
che
rico-
nosce, ponendo
(7=0.
Esempi.
V
rivabile].
y'
Integrare l'equazione y
i
xy' -h
cp
(y)
[cp
funzione de-
membri
si
ottiene:
-+- '/ {y')]
y'
-^ xy"
-4-
cp' oppure a; Sar dunque y" := (y). mx -f- n (m, n costanti) e, sostituendo Nel primo caso y mx -4- cp (m), ossia nella data equazione, si trova mx -h n n=^ (m) e quindi
=
=
^
0.
'-p
z=L
mx
-f-
cp
(w)
si
(w
cost.
y'
arbitraria).
f;
(a)
= ^ = T
:
cp' (?/'),
ponga
ricordando la data
(0; ^
i
=
2"" si
T (0
+ T (0.
L'eliminazione della
tra
queste
nuova soluzione
della
nostra equazione, se
z=L
=: ^ X
U/
t;
perch allora la
se
data.
infatti
ne deduce
(se
''
cp" (t)
dy^ ^'(t)-t^
dx
Se non
la soluzione
{t)-i-^'{t)
T"(0
t,
^
definiscono
t
eliminiamo la
in
le
le
precedenti
formole
per dedurne
coppie di valori compatibili delle x, y. Queste due equazioni si possono considerare come
le
equa-
zioni parametriche di
al la
una curva f. La retta tangente a f in quel punto di f, che corrisponde valore m della t, ha per equazione (a). Cio la curva f curva, le cui tangenti hanno per equazione (a), cio la
(a).
equazione dedurre y' come funzione delle x, y, la y sarebbe una funzione implicita delle X, y, a cui proprio lungo f non sono applicabili i teoremi del 84, perch lungo f nullo cp' (y) -+- x, che appunto la derivata parziale del primo membro della nostra equazione rispetto ad /. Perci f si dice la soluzione singolare.
se
si
374
CAPITOLO XVIII
2 Integrare Tequazione
111
-\- cp {y') (cp,
y ^:^x^ {y)
:
^ funzioni
derivabili).
Ris. Derivando
si
ottiene
Posto
y'
t,
se
ne deduce
dt
^^ti^it)
t^{ty
il caso ^ (t) t, che abbiamo gi trattato all'esempio 1"*. Questa equazione, in cui si considera t come variabile indipendente ed X come funzione incognita, un'equazione differenziale lineare del primo ordine che gi sappiamo risolvere.
escluso
si
trova
M
y
cosi espressi x,
si
(t)
dt
-f-
cost.
= x^{t)-^^
y
in
(0.
Restano
funzione di un
parametro
e con un'eliminazione
du
in funzione di x.
3**
Si
-^
dx
dx -^ (hx -h ky
II,
^.
Integrare
{ax
-^-
ly
-\- e)
-+- l)
dy =^
{a, b, e,
k,
=
-f-
cost.).
Ris. Posto
x^=E,'i-m, y^=fi-^n
(m,
costanti),
V equa-
zione diventa
(aE,
-h
bf] -\-
\i)
d^ -h (hi
e,
^Y) -h X) ^Y]
=
l.
ove
|x
= am
0.
-4-
6n -h
si
"k
= hm -h hn -h
scegliere
le
Se che X
ak bh = =
ji
==
0,
possono
m, n in modo
L'equazione diventa:
(ai HY])
d^
-i-
(H
+ ^'n) dri = 0,
EQUAZIONI DIFFERENZIALI
che omogenea di primo grado
fi
37 5
separano
v],
e quindi le variabili si
tosto
assumendo t ^^
al posto di
ecc.
Sia invece ak
zione
si
bh=^
Sea=^h=^h=^k =
l'equa-
immediatamente. Se cos non , almeno una delle due espressioni ax -\- by -\- e o hx -^ ky -{- d, p. es. la prima, non identicamente costante. Postala uguale a t, la nostra equarisolve
zione diventa:
tdx
-+-
ipt -^ q)
della
dy=^0
x
o della
(p,
Q.
^=
cost.).
Posto
dalle
al
posto
ax -h
bi/ -\- e
^=
t,
la nostra
(a^ -h P)
dx
(yt --h)dt
= =
(dividendo
oppure
((xt
H- P)
6^?/
-h (yt -+'h)dt
(a, P, T, ^
cost.)
le
che
si
integra
subito,
separando
variabili
per
(xt -+-
p).
Altri Esempi.
V
y^-^
Integrare
le
y''
equazioni
= P{x)y'-^Q(x);
+
Q
{xl (Si ponga z
=F
-h
ix)
y'""-''
f/^"-^>).
2^ Integrare
bile
il
la
varia-
indipendente)
x'^
t/'^
=
/
x'^l
-h
2/'1
=-k'
(k
cost.).
prima equazione x
si
= cos
^, y'
= sen
-4-
trova
A:5
^'2
j^- ^
doudc
:
=
J
cos
^,
"H
/^ (/
=
j
cost. arbitraria).
se
ne trae
( ^s Hil
ds,y=^
sen
( ks
h) ds,
0.
caso ^
=o
da quello ^
=4=
3 Risolvere l'equazione
v" ^-^
i=
A:
(^
cost.).
376
Si
CAPITOLO XVIII
pu seguire
si
111-112
il
metodo dato
in questo ,
y'^^
^,
ponendo
y'
z.
Pi brevemente
^
procede ponendo
.
=^ tg
:
z,
donde y"
2~'
1 -4-
v"
cos 2
= ^ir=k
tg ^
cos z
L'equazione diventa
(sen
z)'
cos-^^
;
=^ k; sen
= kx H
/i (/i
cost.).
donde:
y
che
si
kx
{kx \^^
-f- /^)
Zi;
(/i::r-h/^)'^
{kx 4si
h)^ (se
le
=1=
0)
come
nuova variabile
trova che
=
si
0), o cerchi di
raggio
- (per
k
{x) y'".
=!=
0).
Risolvere l'equazione y =^
e
P{x) y -h Q
assuma
al
^^_^
zione incognita.
Saremo
ridotti
112.
a)
Teorema
di
serie.
momento a
studiare
pi
da
vicino
nella
Se consideriamo,
p. es.,
z=z
f{x) dx
-\-
cost.
che la soddisfa, contiene una costante arbitraria ed noto che, se fissiamo il valore h che questa funzione y deve avere per un
;
y= J
che
le
f{x) dx
a
In altre parole: nella risoluzione di questa equazione compare una costante arbitraria ed esiste una ed una sola funzione
soddisfi e che per
x ^= a assume
il
valore
b.
"
EQUAZIONI DIFFERENZIALI
altri
tipi
377
Negli
di equazioni
del
Date
le
i
equazioni
differenziali
(del
di
di
che
traiettorie
istante
valori
delle
coordinate
di
ogni
punto
delle
loro
abbia
i soli primi elementi della Meccanica Razionale. Queste osservazioni sono caso particolare di un celebre teorema di Cauchy, che si potrebbe dimostrare col metodo delle approssimazioni successive, gi da noi usato al 84, P, pag. 279, e in qualche caso col metodo degli sviluppi in serie di potenze,
(X, y, y',
y*-''),
,
dove 9 {in qualche campo) una funzione continua e finita insieme y^~^^: alle sue derivate del primo ordine rispetto alle x, y, y\
,
y che
le
soddisfano,
un intorno abbastanza piccolo di x a) una ed una sola funzione y che le soddisfa e tale che per x a essa e le successive derivate y'? y", ....;, y^"~^^ assumono rispettivamente valori prefssati ho, bi, b2 bn_i (*), dove le a e
>
sottoposte
aW unica
,
condizione che in
un
x
la
a,
y==bo,
y'
bi,
y^"-^^ z=:
e
bn_i
le
continue.
sottinteso che,
=a
1.2,
?/(-^)=:&,_i).
delia curva
dell'es.
1 del
111,
pag. 373, escono due curve (la F, e la retta tangente a F in ^) che soddisfano all'equaz. studiata in tale esempio. Ci esistono due funzioni- y {x) soddisfacenti a tale equazione, le quali per x=^a assumono il valore b. Dunque nell'intorno di x-=a, j b non si pu risolvere tale equazione rispetto ad y', deduceudone y' come funzione continua con derivate continue
delle X, y.
Abbiamo
tale
punto non
si
pu applicare
il
teorema
378
Si noti che,
CAPITOLO XVIII
112
suppone risoluta rispetto alla derivata di ordine massimo. Questo teorema consta di due parti: una che afferma l'esistenza, l'altra che afferma la unicit di tale funzione y.
P)
di
utilis-
simo quando non siano applicabili altri metodi. Si abbia l'equazione differenziale:
y<->
= ^(x,y,y\y'\
finite
di
;/"-^>)
,
(1)
dove
y'
il
rivate,
K
y
serie
potenze di x
e
a,
h,
,2/'"-"-6-..
il
Consideriamo allora
pabile l'integrale ignoto
la
punto a; a y neirintorno
del
serie di Taylor:
= y,-^(x
a)
y\ H-
-4-
i^^
n
%
y^^>
-4-
(2)
a. dove 2/o, y\t ecc. sono i valori di y^ y', ecc. nel punto x deridifferenziale facile, Intanto della nostra equazione (1) in funvando successivamente, calcolare y^''\ y^'^'^^\ y(^+'^)
zione di
x,y^y
y^""'^^-
(1),
si
ottengono equa-
y'^^''
= ^Ax,y,y\ = ^Ax.y,y\
^"0 ,^^ + ^0
,
()
(P)
Ora, se poniamo in <^i al posto di y^""^ il valore dato dalla (1), y^'^^^^ i valori dati rispettivamente dalla epa al posto di ^/^"^ e (1) ^""^^^ e ?/^""*"^^ e dalla (a), nella successiva ^^ al posto di y^''\ i valori dati dalle (1), (a), (P) e cos di seguito, otteniamo appunto
in
y^'^'^K
^-i
a;
potranno calcolare
= a assumono
ce
y\
y^''~^\
,
y"^,
y~^\
sotto
2/'"+^
Sostituendoli allora nella (2)
si
forma
di
una
a,
e nella
quale compaiono
costanti arbitrarie
6o, ^i,
&-i-
EQUAZIONI DIFFERENZIALI
379
in
Ora questa serie convergente (come ha provato Cauchy) un certo intervallo comprendente il punto a; a, si pu
derivare per serie, e rappresenta precisamente quella soluzione y y^''~^^ per x^= a assumano i valori della (1) tale che y,y\
,
^n-iSe la 9 non fosse sviluppabile in serie di potenze, come abbiamo ammesso, si potrebbero ancora in casi generalissimi
&o, ^i,
,
prescritti
dimostrare
delle
successive
approssimazioni,
di
cui
Ris.
in
Si
ha
y'
generale
1
(ce
-h
?/^"^
= =
-f-
?/,
y"
= =
y'
y.
00
Posto
che
\
)
=^
y.
y'"
y'
ecc.
a;
0,
si
7^
y = 0.
113.
Primi
tipi di
equazioni lineari
costanti.
io
alle derivate
Oss.
Il lettore,
ordinarie a coefficienti
il
studio
potr essere omesso da chi studii senz'altro il caso generale. mandabile la lettura dell'esempio 4* al 117. 1 Sia data l'equazione del primo ordine
y'-i-py=0
Le sue
soluzioni sono date dalla
(p
= cost).
arbitraria).
(1)
y =z Ce-P"^
Si noti
{C
il
= cost.
=
y
(2) e
che nell'esponente
px
coefficiente della
p,
=
che
la
c-{-p
ottenuta da (1) ponendo al posto di incognita. 2" Sia data l'equazione
y'
(3)
e di
la c^
=
q
e, e la c
1,
essendo e la
=o
{p,
ost.).
(4)
sono
le
c^-i-pc-hq
ottenuta, scrivendo
1,
O
y"
(e
(5)
c,c^ al posto di y,
y',
380
La
(4) si
CAPITOLO XVIII
pu scrivere:
113
EQUAZIONI DIFFERENZIALI
381
114.
tf'^
-hp2
(x)
y^""
-'>
-^Pn{x)y f{x),
,
.....+
(1)
,
(perch di primo grado nelle y, y\ ^"0, dove con pi, p2, Pn, /'indichiamo funzioni arbitrarie delle x. Se f{x) =^ 0, l'equasi dice omogenea, perch in tal caso manca il termine f (x) grado zero nella y e derivate. Noi abbiamo al 111, P, studiato la (1) nel caso 1, cio nel caso di un'equazione del primo ordine. Supponiamo che yi, y^ siano due integrali della (1) non omogenea. Sar
zione
di
n=
^r^-+-i>i2//"~'"+
yr
-^P.y^-''
da
(2),
si
-4-
(2) (3)
Sottraendo (3)
verilica
che
=
?/2
{)
yi
soddisfa all'equazione
z^''^
4- Pi /' -
'^
-4-
-\-pn^iz\-\-p^z
(4)
si deduce da (1) ponendovi f {x)^=^0. Se dunque una particolare soluzione di (1), ogni altra soluzione di (1) del tipo y -4- z, dove z una soluzione di (4). E viceversa, se y soddisfa ad (1) e ^ a (4), anche y -\- z soddisfa ad (1). Dunque per cercare tutte e sole le soluzioni della (1) non omo.genea, basta conoscerne una sola soluzione : tutte le altre si ottengono sommando con essa tutte le soluzioni della (4) omogenea, Lagrange ha dimostrato, come vedremo meglio in seguito, che, se si sa risolvere la (4) omogenea, sempre possibile trovare una soluzione della (1) non omogenea: e quindi, per quanto precede, che si sa risolvere pure la (1) sapendo integrare la (4). Vediamo quindi di studiare l'equazione omogenea:
omogenea, che
yn)
^_^^y-l)
-f-^^^y
(5)
Se Zi una funzione che la risolve, facile vedere che pure ki Zu dove ki una costante affatto arbitraria, una soluzione
dell'equazione; e infatti:
ki
Zi'""'
=
poich
la Zi
il
-h Pi ki
Zi'''
''
-h p^
k,
{zr
-4-i>i;?/"-^^+
= -^PnZi) =
ki Zi
0.
una soluzione
382
Si
CAPITOLO XVIII
114-115
ha ancora
infatti:
z.T~^^ -^
-4-i?n (^1
^2)
^/">
+ ^,^'^>+i?l^/"-^>
i
+^^^.; 1)+
_^^^^^_^^^^^^
poich
due
termini
fra
parentesi
deirultima
somma
,
sono
entrambi nulli, essendo Zi e ^2 soluzioni dell'equazione. Da quanto precede possiamo concludere che, se ^1, k^^ ^n sono costanti tutt'affatto arbitrarie, e z^ sono soluzioni ^2, dell'equazione, sar pure:
s-i,
,
yz=k^zx
una soluzione
arbitrarie,
-F
-f-
/5: ^,,
(x)
(6)
di (4).
sorge spontanea la
domanda
se,
al variare
0,
delle
k,
sia V integrale generale di (5). equazione lineare in n quantit k. Data La (6) una sola la y^ essa si pu risolvere, se 1, in infiniti modi. Si domanda pertanto: Se anche y una funzione che soddisfa a (5), vi tra queste infinite soluzioni una soluzione, per cui tutte le k siano costanti? Premettiamo alcune considerazioni di indole
se la (6) con le
cost.
in
altre
parole,
n>
generale.
115.
,
Un lemma.
quali
z^ n -\- 1 funzioni della x, per le Siano y, Zi, Z2^ ammettiamo soltanto che posseggano le prime n derivate. Noi vogliamo determinare altre n funzioni ki, ko, della X tali che valga la
:
kn
(1)
e
=
:
ki Zi 4-
h Zo
z'.
-f-
-f-
kn Zn
valgano pure
y'
le
y"
(2)
= =
ki
z'i
-h k.
-+-
-4-
-+-
ki
Z\
h ^"2
+
(1), se le
Te
+KA
-r
kn
z'n
y-=^l^/''-'>+^,^2<"-"+
OsB. Le (2) sarebbero conseguenza di per in generale non sar.
+^ "-"
fossero
costanti,
cosa che
Le nelle n
(1),
(2)
formano
un sistema
di
n equazioni
ci
lineari
incognite k.
La
regola di Leibnitz-Cramer
assicura
EQUAZIONI DIFFERENZIALI
della loro risolubilit in
383
solo,
un modo
e in
uno
se
il
determi-
nante dei
k
^
W=
/l
384
CAPITOLO XVIII
115-116
seguente: Se T equazione :
Un
il
z(n)_l-p^z(n-i)
p^z(a-2) _^
-4-p,_iz' -|-p,z
,
0,
n funzioni Zi, Z2, Zn a Wronskiano allora per ogni funzione y derivabile n volte si possono trovare delle funzioni k di x cJie. soddisfano alle
soddisfatta
dalle
diverso
da
zero,
(1), (2).
(4),
y(")
Le
c/^e
derivate k' soddisferanno alle (3), (3)bi3 e alla >2e//a nost'a ipotesi diventa semplicemente
loro
^_ p^y(n-l) 4-.,p,y<-^>
= k\ Z/^ -
+
^^
^^
-f- k',
Z2^^
+ p_ + +
y' -+-
p
^>
|.
k'n
Z^"
i^^^'^^-
^e le k' soddisfano alle (3), (3)bis, la y soddisfa naturalmente anche alle (2) e (4).
definita
da
(1)
116.
sulle equazioni
Nuovi teoremi
Applichiamo
114.
il
Le
Zi,
z-i,
Anche y
(Dms
per
^^"^
sia
cio
+i>i
y^"'^
-^p^'-'y' H- Pn y
(1) del precedente
= o:
lemma: sar
Si scriva la
le
y nella forma
del
(3),
(3)bi9
lemma
k'. z.
stesso
-+-\-
k\zi
lr
4-
z\
+
del
k'.
/,
(2)
(
k\z,^"-'^-^k',z,'''-'' -^
la
(4)bis
^k\,Zn'''-'' =
-4- k'
-h
Jc'n z,,
=^
z\
mentre
di
(l)bis
lemma diventa
nel
nostro caso in
virt
(3)
/^\.aV"-'^ 4- k',z^}"-''
-4-
-4-
//,e'-^>
0.
Le (2), (3) formano un sistema di n equazioni lineari omogenee nelle k\ in cui il determinante dei coefficienti delle incognite il Wronskiano delle z che per ipotesi diiferente da
zero.
Dunque
27)
le
k'
le
costanti.
Pos-
EQUAZIONI DIFFERENZIALI
siamo
chiude
385
alla
domanda che
omole
Zn della equazione
zero,
genea (1) od
H- k2
Z2
(l)bi8,
^ Wronskiano differente da
le
tutte
altre soluzioni
y
-f-
sono
loro
combinazioni
lineari
ki
Zi -+-
-h
kn Zn a coefficienti k costanti.
pi.
(l)bis,
Ma i nostri risultati permettono di affermare di poniamo che y soddisfi non all'equazione omogenea all'equazione non omogenea.
(4)
Supnia
y-^ -hp.y'^'-''
-4-
-hpn-iy' -^p^y=f{x),
ferme restando le altre ipotesi sulle 2. In tal caso, come sopra, si potranno ancora scrivere le (2), mentre la (4)ins del lemma
diventa:
(3)ms k'.z,'''-'^
-4-
7/2^2^"-'^ -^
+ k\,z^'^-'^ = f{x).
Le (2) e le (3)biB formano un sistema di n equazioni di primo grado nelle k\ che si possono risolvere con la regola di Leibnitz-Cramer, perch il determinante dei coefficienti delle incognite il Wronskiano delle z, differente da zero. Si possono cos determinare le k' e quindi con n integrazioni (una per ognuna delle k') dedurne i valori delle k. Ognuna delle k porta
perci l'indeterminazione di
cio, se
si
un integrale
kr
indefinito della
hr
-+- Cr
test determinata,
ha
{Cr
= costautc
(Ci Zi -+-
arbitraria).
Cosicch sar
y :=^kxZi
ihi Zy
Il
-^-f-
/i-o
Z-z
-4- .....
4- kn Zn
C-.
=
Z-,
-h h2
Z2
-h
hn Zn) "H
4"
"f" Cy Zy).
lineare delle
secondo addendo del terzo membro una combinazione z, a cofficienti costanti e, da scegliersi in modo qualsiasi, cio una soluzione qualsiasi della equazione omogenea (1) od (l)bi8. E ci naturale perch al 114 abbiamo gi visto che da una soluzione di (4) si passa alla soluzione
pi generale, aggiungendo ad
della equazione
essa
la
soluzione
pi
generale
Se le Zi- sono le n soluzioni a Wronskiano differente da zero dell'equazione omogenea (1) od (l)bi8, la soluzione pi generale y dell'equazione (4) non omogenea si ottiene ponendo y ki Zi -f-
4- ko
25
Z2 -\r
4- kn
Zn,
ove
le
k siano
386
CAPITOLO xviii
116-117
le
equazioni (2)
si
(3)bi6,
k'.
riduce
alla
(3);
le
cost.,
come avevamo
gi osservato.
metodo qui svolto di integrare la (trovare le soluzioni della) chiama metodo della variazione delle costanti arbitrarie, (4) in quanto che alle k, costanti arbitrarie nella formola che
Il
si
risolve (1),
si
nella for-
117.
Equazioni
(dove
e
lineari
omogenee a
coefficienti costanti.
cost.)
pu soddisfare alla
-+-
y'''
^Piy'"-'' -^P2y'^-''
-\-p,y
:
o.
(i)
Si
ce''';
= y" = r
si
ce"""
si
deduce
^"^
;
e^";
e" e'\
Sostituendo in (1)
e^^(c" -4-^1
e,
e"-' -f-jt?2c"-'
-hpn-ic -4-^J
dovr
essere
o^
poich
e"""
non pu essere
affinch
fattore; dunque,
y=
zero,
e'*
nullo
l'altro
che
sia
una
equazione
carat-
teristica)
e"
4-j9iC"-' -+-i?oc"-'
-4-
-hpn-ic-^pn
diiferenziale,
le
=
=
0,
(2)
la quale si
di
forma dall'equazione
Si noti che al posto
la
c^
ponendo
in luogo
e delle
e.
incognite
posto
di^
di
1.
sue
le
funzioni:
e'^"",
e^^^
e'n^
EQUAZIONI DIFFERENZIALI
387
E perci, se dimostriamo che il loro Wronskiano, cio il determinante formato con queste soluzioni e le loro derivate sino a quelle di ordine yi 1, diverso da zero, potremo affermare, giusta la teoria sviluppata di sopra, che l'integrale generale
della (1) :
=
jCja;
k,
6^'
Jcn e'-""
(Jki
cost.).
Ora
il
determinante di cui
:
yH^
C-X
si
e^n
Ci
e'''
Co e
Ci"-' c''^C2"~'
e''^
:-''-''
"^"^,
,
le
e''*'^
che compaiono
C2
Cn
2
Cn
Ci
U"
di cui il primo fattore un esponenziale, e il secondo fattore, che il cosi detto determinante di Vandermonde o di Cauchy, uguale (23, pag. 76) al prodotto- delle differenze delle e combinate a due a due fra loro in tutti i modi possibili; quindi esso non pu essere zero, a meno che due delle e non siano fra loro uguali, ci che noi abbiamo escluso supponendo le radici
Eserczio.
Sia per esempio l'equazione:
y"
^y' + 2y =
3c
0.
Le
sono
numeri
1,
2.
388
CAPITOLO XVIII
2x
117
Due
e,
ae'
dove
a,
-}-
be'"
supponiamo
Immaginiamo ora che le n radici Ci, Co, c (che ancora reali) non siano tutte distinte. In tal caso, col metodo precedente si ottengono n integrali particolari, che non sono distinti ed hanno quindi un Wronskiano nullo. Non si trova
P)
Ora si pu mostrare che, se Ci perde un integrale particolare perch ma se ne acquista un altro, e cio:
Co,
allora vero
che
si
e'''"'
diventa uguale a
e"'*,
= ^e^.^
2ci
e^^"
(*)
si
e^^'
e''''
uguaglianza
e'^' -4-
deduce
y'"
= = =
xci
+ xcl
-h xci
3c'j e^'"
e^"
si
trova:
-h
-\-:pn-2c\
xe''""
-^Pn-i
=
La
membro
a;e'''(cr
+
-I-
-^pn-^ci 4-jp_i
Ci
+^n)
+ e'^'^ncr-'
4- 2i?,,_2Ci -l-i?_i)
0.
Ci
=
e,
radice
il
Ci
si
dell'equazione caratteristica,
ma
anche ( 64)
la
primo sua
(w
nulla.
(*) Si noti che, se c^ =i=
c evidentemente
. i
alle
soluzioni
e'''*,
e^^^*
possiamo
di
Cj,
e, Ci
c.^
tende precisamente ad
ic
e ^i*
per
EQUAZIONI DIFFERENZIALI
Cos, in generale,
tipla d'ordine
k,
pCias
c,.r
389
se
Ci
si
pu dimostrare che,
2
radice
mul-
CiX
-1
c,x
sono tutti integrali particolari dell'equazione. Riassumendo: ogni radice d'ordine k d luogo a k integrali particolari, che, insieme con gli altri integrali derivanti dalle
altre radici,
sia multiple,
integrali
particolari dell'equazione.
nuti
Di pi hanno
si
si
il
che
soli
gli
integrali
le
cos
otte-
Wronskiano non
nullo:
con
gli
loro
combinazion
dell'equa-
lineari
integrali
zione
(*).
Y) Dobbiamo finalmente considerare il caso che dell'equazione caratteristica non siano tutte reali.
le
radici
y=
Se
ci
reali,
la soluzione
e""*,
dove
^^ a
-\-
ib
dell'equa-
Ma se teniamo conto anche di funzioni complesse, potremo dimostrare che 6^"+''^^* ancora un integrale (complesso) della nostra equazione. Infatti tutti i nostri ragionamenti hanno usato soltanto delle regole del calcolo algebrico, delle regole di derivazione di una somma, di un prodotto, e dell'esponenziale
e"""
(e
cost.),
lanche
nel
caso
di
radici
complesse
dell'equa,
zione caratteristica (2) vale il teorema: Se Ci, C2, c sono le radici tutte distinte di (2), la pi generale funzione (complessa) che soddisfi alla (1) ki
le
e*''''
-4-
k2
e'''^
-4-
kn
e^'i''
dove
k sono costanti arbitrarie (complesse). Se invece vi sono radici multiple^ e, per es., Ci radice di ordine r, si debbono
asscmere
e^'^xe^'^...x^-'e'''^
(*) Riferiamoci all'ultima
sono
e,
supposte due
Cj) sostituite
e,
=
.
c.^.
Alle soluzioni
sono (se
=^
Il
Wronskiano
delle
al
quoziente
Cj
e,
e,
il
Wronskiano
per
il
Questo valeva
;
prodotto
di
e^^i
+ "2 + +
per
e,
t;>a;
Ct,
prodotto delle differenze a due a due Ci ha un quoziente, che per C2 c, tende a un limite
il
Wronskiano
delle e
*^i*,
e*^'^,
ecc.
ed.
d.
390
CAPITOLO XVIII
117
tutti
gli
integrali,
anche
ha una
vi
pi sieno costanti reali. In tal caso, radice complessa semplice a -\r ih, essa ha anche la
ih; cosicch insieme alFintegrale sar anche l'integrale ^"'^^''. Si debbono ora sce-
gliere le costanti ^i
^j
-f- i
mi,
k^
= +
2
^2
(/,
m = cost.
ossia
muti mutando
costanti
?,
in
e^""*''^''
sia reale,
non
le
i.
Si
m
ih
in guisa che
-+(li
= mO
im,)
6^'^
+ ''^=" H-
(^2
+' m.)
ik
'-''^''
e^"-'''^" -f-
im.) e^^^''^\
Ci avviene allora e allora soltanto che ki e ^2 sono immam^; nel qual caso Zi k, mi
Posto 2
hi e"* cos
Zi
/^i,
=2 2 mi =
sen hx
si
e"" (Zi
/^2,
= cos hx m, sen
hx).
{hi, h2,
In modo analogo
di
(2) e
gli
quindi
altrettanto
anche
h^
e
cce"""
integrali
cos hx -h hi
rf* sen hx
simile
si
si
cos via.
In
modo
vede facilmente che cosi si ottengono tutti gli integrali reali di (1). In conclusione l'integrale reale generale di (1) una combinazione lineare a coefficienti costanti
complesse coniugate; e
reali arbitrari di integrali particolari del tipo
x'
e'^, x'' e''^
Esempi.
r) L'equazione
-4-
?/'
-H 3
c"
?/
==
2
e -4-
ha
+
?/
3 =
-4-
1/2 per
0. Il suo inte-
grale reale generale quindi e""" {/h cos dove hi, hi sono costanti reali arbitrarie.
2^)
V^x
ha
zione
c^
?/'
4-
a;
le radici dell'equa-
caratteristica
della
corrispondente
equazione omogenea
EQUAZIONI DIFFERENZIALI
uguali entrambe
391
(ci, C2
-4- 1,
cosicch
di
cost.
tale
equazione omogenea,
perch
il
Wronskiano
e"
xe^
xe
delle
soluzioni
x,
differente
y ^=
dove
le
Ci, C2
Ci
e""
-\- C2
e",
-^ c'2x'
c\
(e"
=
e^)
" -+-
4-
a;
=x
"^
donde
si
trae
c'i
=
dx
x^ e
"",
c'2
=^
a;
e quindi
Ci
= ^x=
C2
:
e-""
a;
e"""
2)
x^ e-^
-4-
e"* -h 2 e"*
(^1, ^2
-+- /^i
e"""
H- fe
cost.).
Sar perci
?/
rzn (x'
^==^
H- 2 X
-\-
-f-\-
-f-
^1
-\-
e''
+ (
x
"
a;^
x) -h k.
ko
"
{x
2)
ki "
ki
(Ari,
cost.)
si
Esso
sarebbe
rapida-
appena fosse
sarebbe potuto
stato
noto l'integrale
pi
-f- 2,
che
si
ottenere
2.
mente
coi
Altri Esempi.
1^
Formare l'equazione
w^*'"*'*
lineare
omogenea
gli
alle
derivate
ordinarie di
2/1,^2,
ordine,
che ammette
integrali
particolari
,.y.
Ris.
y y
r
y
fi
y
(n)
i
if
yiyiy y2y2y
yi
in)
y^
= 0;
yny'ny'n
la quale
yii^^
non
si
ordine minore di n^ se
Wronskiano
delle yi differente
da zero.
392
Il
CAPITOLO XVIII
primo membro
,t/.
117
di questa equazione il Wronskiano delle Dunque: y,yi,y2 Se il Wronskiano delle j, yi, yo, yn sempre nullo, ma il Wronskiano delle yi, y2 da zero, laj differente yn -h combinazione lineare k2y2-H una kiji ^ coefficienti k costanti delle ji, y^, Yn,
+ Wn
2* Integrare l'equazione
y''''^Piy'''-''^P2y'''-''^...-^Pny
(p^
zziz
cost.
ai
= aox'^^a,x'''-'-h,..-ha,.
n,
cost.
interi positivi).
si
pu ottenere pi bre:
= + lix
6o
-\-
-V-
hrr,
x^
e
si
(hi
cost.).
membri
coefficienti
di x''"',x"'~^,
ecc.,
Pn bm
Pn'bm-2 -^ {m
l)Pn-2
1
K =" do
',
Pn
ho
-^Pn-1
h -4- 2^_2
&_i
i
-f- t
,,
il
hm, hm l,
Oq,
ma noi possiamo sempre il solo caso p,^ supporre pn =^ 0, purch si assuma una conveniente derivata della y come funzione incognita, ecc., ecc.
Fa
eccezione
;
3**
Integrare T equazione
y^^^ -4-
Pi
y^-'^
4-
i9
?/
A:
e'^
(pi, h,
cost.)
{k=^0)
r + i^iF-'-h
tj
+i?
o.
Ris. Anzich col metodo generale, si pu ottenere pi brevemente un integrale particolare ponendo
e'-
{l
cost.).
si
trova
che determina la
relativa al primo
l,
se
h non
membro
della
nostra equazione
differenziale.
EQUAZIONI DIFFERENZIALI
4 Si discuta l'equazione
393
y"
-\-
py
-\-
qy0
(p,
c^
cost.).
-h ^c
+ g = 0, e ha per
queste radici
coin-
'^ 2
|/^^^
|/
^^^'X
^=
(^,
[J^
le
-h
\ixe
cost.).
gli altri.
^j
indicare con a, P; l'integrale generale .le^" H-fAe''*(X, il quale, se a, p sono negativi, tende a zero per
x=
k-^
=
\e
cost.)
-f- oo
Se invece
^< ^ 4
0,
si
ponga q
^ 4
;
=z
e
radici
^^ ik
1
gli
integrali
^
;
X cos
^o;
4-
[1
sen
kx
(X,
|i
zzz cost.).
Essi
si
ridurranno a sole
funzioni
trigonometriche
se
0,
quindi
q^^k^
(*).
Questi risultati sono stati trovati per via diretta al 113. Questo studio ha numerosissime applicazioni fsiche.
In molti
problemi
(scarica
elettrica
si
di
un
condensatore,
tempo x, che la fisica dimostra soddiun'equazione del tipo precedente, dove le costanti p, q sfare a
9
^^
>
0,
le
a, p
sono negative, e
oo X e -4- ji e""* ci quindi ^ definisce una y che per a; tende a zero. Si tratta in tal caso di un semplice fenomeno
"^
(*) Si
pn porre
i =i:
a cos
,
-^
= a sen
),
*,
e,
invece
;
di
dire
che
>,
/*
sono
equazione diventa a t
cos
{Jix
dove
-i
la cosidetta fase.
394
smorbato
librio
CAPITOLO XVIII
117
in
(p. es., un pendolo che torna alla posizione di equiun mezzo che presenta tale attrito da impedirgli ogni
ulteriore oscillazione).
Se
0,
allora g
;
fenomeno vibratorio
^^
quando
il
tempo x
aumentato
cosicch
di
2
_
il
sist&tna
riprende
le
condizioni iniziali
zione completa.
^
li:
TC
la
durata di una
oscilla-
Se
j?
>
0,
se
^'
reale, allora
vibratorio.
Per l'esponenziale e che tende a zero al crescere di X, ci avverte che le vibrazioni vanno diminuendo di ampiezza, o come si suol dire, si smorzano. La durata di una
2
TT
.
oscillazione sempre -y
Per
fissare
le
idee,
di
il
lettore
pu
di
il
un condensatore
di
capacit
la fisica
in
un
di resistenza
cui coefficiente
autoinduzione sia L.
x,
Se t/ l'intensit della corrente all'istante che y' -\- py -f- g dove sia posto
insegna
Per
j?
si
^=L' ^ = LCha ^ = / -
Dunque in tal caso si ha con Thomson che 2 ti LC la durata di una vibrazione, e, se e la velocit di propagazione
delle
ti:
VlC
la
lunghezza d'onda.
Un
Se abbiamo una equazione alle derivate parziali, cio se la funzione incognita dipende da pi variabili indipendenti, allora, come si pu verificare sugli esempi dei 93 e 110, una soluzione di tale equazione non si pu pi definire, prefissando un numero finito di costanti (le 6o, &i, ...; &n-i del teorema di Cauchy a pag. 377), perch la soluzione pili generale di tale equazione
dipende da funzioni arbitrarie.
in
Noi qui non ci occupiamo dello studio di tali equazioni che generale molto difficile. E ci accontentiamo di osservare
EQUAZIONI DIFFERENZIALI
seg.
395
tutte
le equazioni data l'equazione
il
teorema, che
parziali
si
pu generalizzare a
del
alle
derivate
primo
ordine.
Sia
4X^ ox
/*
F^-^ y
0,
ove
Fsono
Sia
la funzione incognita.
X=^0.
;
Consideriamo l'equazione
cp
Y ~ ^= alle
dy
d/X
Jy.
derivate ordinarie
e
^
la
(x^
y)
=
dy
cost.
definisca
la
X^
ox
3cp
-4-
3q? Y ~ =0,
perch
= dx
JL
si
di
y, che dalla
^p
cost.
deduce in
xi,
del
e
teorema
Poniamo
variabili
{x^
y)^=iy^
assumiamo
come nuove
Sar
:
indipendenti,
possibile.
^ ^ _^ 35
^xi
3/;
'yi
3/-^ }l 3t
^y
^yi ^y
^x
'
La
^0x1
0.
Cio
t/i,
le
funzioni
cp.
funzioni
della
cio della
110, pag.
le
368).
soluzioni di
Cos p. es.
funzioni di x
= +^ ^ VX dy
soluzioni di
le
risolvendo la
perch x =
y,
?/
le
= F= sono -^ = ottengono dx
(X
1)
1
si
cost.
In modo simile
(cfr.
il
le
soluzioni di
+x,.| =
OXn
o,
X, Xi,
sole
le
...,
sono funzioni di x,
di
91, 92
,
sono
del
funzioni
^n,
se
le
soluzioni
sistema
dx
dxi
dx2
dxn
si
ottengono risolvendo
le ^1
cost.,
cpo
cost.,
9,^
cost.
Ma
non
simili
studii.
396
CAPITOLO XIX
118
CAPITOLO
XIX.
118
Siano
x
funzioni
= x(t); y = y{t); =
z
{t)
(1)
i^
derivabili di un parametro t. Al variare della il punto {x^y^z) definito da (1) descriva una curva C. Su questa consideriamo un punto A (xo, y^, Zq) corrispondente al valore ^o della t, e un altro punto corrispondente al valore U -H h
della
t.
Poniamo
logia con le
in
y' {Q, z\ z' {Q, Per anay\ curve piane noi chiameremo retta tangente alla C
x^^
(to),
=x
=
:
AB
(per
0).
Le equazioni
X
della
AB
y
sono
x^
(to
4- h)
y
Xo
^0
ito -i-
h)
z
yo
h)
^0
(to
-^ h)
^
z^
-h h)
Xq,
(to
-^ h)
yo
yo,
(to -+-
Zo
ossia alle:
(to
+- h)
Xq
z'o
(to
-hh)
(to
-h h)
(to)
h
1 limiti Xo, yo,
di
saranno dunque proporzionali ai coseni direttori della tangente in A della C; la quale avr dunque per equazione
odo
Xo
y\^
yo
z'o
Zq
^
(*) Si suppongono i dominatori non contemporaneamente nulli. Questa ipotesi contenuta (per h abbastanza piccolo) nell'altra, che enunciamo pi sotto, che almeno una delle x\^]j'f,^z\ sia differente da zero.
397
sia
x^
= y\ r= /q ^=
esamini
il
nulle).
I coseni direttori
^y'o,
^-^'o,
tale
tangente r saranno
dunque X^'o
dalla
dove X
un fattore
di proporzionalit definito
perci
=
398
CAPITOLO XIX
Nel primo membro
di
che
119
(2),
un polinomio omogeneo
sostituire
le
a;
nelle
x'o,
2/o,
y\^ z\^
potr
queste
le
derivate
Xo,
^0,
che per
Ne deduciamo
che
ad una
(Oo^^-^^-^ (|)>-^-^-^
La
(4)
(L0/--)-o-
^^)
non
una
identit,
X, y, 2,
il
gente alla
nel punto A.
Quindi
Se f
(x, y, z)
l'equazione di
di S
una
superficie S, e se in
e
un intorno di un punto
sono finite
continue,
mentre in A queste derivate non sono tutte nulle, si possono tirare su S infinite curve (dotate di tangente) uscenti da A. Le tangenti in A a tutte queste curve giacciono in uno stesso piano (4) il piano tangente alla S nel punto A.
:
data
y),
sotto la
forma
= ^{x,
f=z^{x,y)
z,
(S)y - ^")
Adottando
la
-^
^'^
'
notazione di
essa
si
ridurr a
J9o
{x
Xo)
H-
g,)
{y
.Vo)
"S^o)
0,
Volendo trovare i coseni direttori della normale n al piano, baster ricordare che tali coefficienti sono proporzionali ai coefficienti
di X, y, z,
cio a
"kp^
,
jpo, ^o,
Essi saranno
zionalit
si
go
\ dove
1-
il
fattore
di propor-
[Xp,Y-^[\q.;f-^y^'=\.
399
400
mento
(a,
CAPITOLO XIX
h)
g 120
quel pezzo di
C,
interno ad
h).
I determina
che
si
proietta in {a,
Supponiamo di sapere che cosa la lunghezza di C ed anche la lunghezza di ogni sua parte. Allora ogni intervallo (a, h) di r individua un pezzo della curva C, e la lunghezza di questo. Tale lunghezza S (a, b) sar una funzione continua di (a, b)
che evidentemente additiva (*); perch se (a,
distinti,
6),
(b,
e)
sono
evidentemente la lunghezza di quel pezzo due intervalli di C che si proietta in (a, b) e la lunghezza di quel pezzo di C che si proietta in (b, e) hanno per somma la lunghezza di quel pezzo di C che si proietta in (a, b) -h (b, e) {a, e). I nostri procedimenti basteranno a calcolarla, se di tale funzione additiva sappiamo dare la derivata. Tale derivata per definizione il limite
lim
'
b=^a b
a
per
(1)
che
si
proietta
nell'intervallo
(a. b)
l'ampiezza* 6
fare,
di
tale intervallo.
La
ispirandoci
che un tale pezzetto di curva, quando la sua a molto piccola, si confonde quasi con un proiezione b pezzetto della retta tangente alla curva, la seguente:
all'idea intuitiva,
Tale derivata identica a quella che si otterrebbe sostituendo alla curva la tangente x in quel suo punto che si
proietta nel punto x
a.
ci
appare come
il
considerazione. Nel cerchio il rapporto di una corda all'arco corrispondente tende ad uno, quando l'arco tende a zero. Appare spontaneo di ammettere questa propriet per curve qualsiasi. Il precedente postulato ne conseguenza immediata.
Infatti
ammettere tale propriet equivale ad ammettere che, se noi indichiamo con la lunghezza della corda congiungente quei punti di C che si proiettano h, sia nei punti x=^a, x
e (a, h)
,.
e (a, h)
;
X
lim
1.
Cosicch
il
limite (1)
si
,.
lim
=^a
a
'
h^aS{a,h)
hm
c(a,J))
r^\
,.
,i -= lim
c(a,h)
-,
,
h^r> h
a
'
,\ (2)
Ora poich
tangente
t,
il
la retta, cui
a, alla retta appartiene la corda {a, h) tende, per h modo dato dal prece-
dente postulato.
(*)
un primo postulato.
401
le
Si cosi in pi dimostrato che postulati enunciati sono concordi con definizioni hlementari relative alla lunghezza degli archi di cerchio. La definizione, data assai spesso che la lunghezza di un arco di una curva
il
superiore dei perimetri delle poligonali inscritte pi generale della precedente, ma non contrasta mai con essa. Non la adottiamo per le complicazioni
limite
di
una
superficie
sghemba.
cui
si
bene evidente
che
postulati
si
Tasse delle x,
che
la
la derivata
dove zx
l'angolo ^
tangente t forma con l'asse delle x. L'arco della curva compreso tra sar dunque nelle nostre ipotesi
punti di ascissa a e b
dx
^
n. a
cos (t x)
:
Le
Le equazioni
y
di
si
= f{x)
cp(a;),
il il
valore di
(cio
la
proiezione
sull'asse
2'
La -^
=
il
cos To;
(le
nostro arco
/.
Posto
vale
Vi
dii
,
-H
f
(x)
(x)
-^ ^'Hx) dx.
z
,
(x)
-~ = dx
cp'
-=d dx
si
ha che
il
nostro arco
/(/
integrazione, e che
si
df-
dz' ,
dx
dx
formola che, come noto dalle regole di integrazione per sostituzione, indipendente dalla variabile scelta
come variabile
di
Vdx- -H
di/
-+- dz^.
402
CAPITOLO XIX
Ci significa che, se x ^= x
120
(t),
z^=^ 2{t) sono le equazioni parametriche della curva, quel suo arco corrispondente
(t),
y =^ y
:
a valori di
jyx'
it)
y'^{t)^B"{t)dt
Questa for mola vale anche per curve, che siano in corrispondenza biunivoca con la proiezione sull'asse delle y^ o sull'asse delle z; e si estende tosto a curve, che si possano scomporre in un numero finito di pezzi, ognuno dei quali sia in corrispondenza biunivoca con la sua proiezione su uno dei tre assi. Se noi indichiamo con s l'arco contato da un'origine qualsiasi
al
punto
t,
dunque
s't
= Vx? -h
y't
s't
cosicch
coseni
397)
dx
ds
t
dy
z't
s't
dz
ds
ds
Affinch
l'uno
il
parametro
dunque necessario
e sufficiente che
x^
-h
y't
-4- z't
La
via
:
nostra formola
si
la
curva ha per lunghezza l'incremento ds che s subisce passando da un estremo all'altro; se noi lo consideriamo come rettilineo, avremo che ds^ uguale alla somma dei quadrati delle sue proiezioni dr, dy^ dz dx^ -4- dy'^ -^ dz^. sui tre assi coordinati. perci di'
metodo.
pezzetto
piccolissimo
Un
nostra
=
2
Esempio.
Si trovi
il
-v=
^2
1-
Le
a;
=a
sen'
a^
t
^=h seni
per
Il
-h
&^
b' cos"
Ap Va'
Posto
tdt
= 4a T
e
|/
^ T
si
1,2
CQs'
dt.
7,
e'
(dove
<
1) tale integrale
al
calcola iute-
a^
403
in
coordinate polari.
r" 6^6^
si
r cos ^j y=^r sen 6, dalla dx^ -h dy^^^dr" 4Posto X deduce che la lunghezza di una curva definita dalle:
r{t)
e
=
dt
(0
a^t^)
vale
r' r^
Consideriamo,
r
p.
=:z
es.,
la
Q
curva
h -h k
{h,k=^
cost.),
che si riduce a un cerchio per ^^ e a una spirale mede per h=^0. Quel suo arco per cui a ^ ^
di Archi-
ha
per
lunghezza
j
come
Il
si
riconosce ponendo
^.
Posto k
0,
0, &
= 27c
h.
se ne deduce che
lettore studii
il
2nh
la
caso k
^
di
121.
Area
estesi
ed
integrali
ad
una
superficie
la
sghemba. Se tale superficie in corrispondenza biunivoca con sua proiezione /sul piano xy, ed quindi rappresentabile con un'equazione z ^= f(x, y), Varea s di quel suo pezzo s,
che si proietta in
un pezzo
a di
si
definir
a,
nel
modo
pi
la
cui
derivata
UH punto
tuendo alla R il suo piano tangente nel punto che si proietta in A. Tale derivata (che supporremo finita e continua) vale a l'angolo del primo quadrante che tale piano A tangente forma col piano xy^ cio l'angolo nz del primo quadrante che la normale ad nel punto considerato forma con
dunque
se
404
l'asse
CAPITOLO XIX
delle ^ (*).
121
del
s
Poich con
,
le
notazioni
119
sar
si
ha
cos a
Tarea
5 del
pezzo
di
/>'
Si
p'
q'
do
ds
do
cos a
= v/i +
tale
Ed
facile
verificare
direttamente che
integrale
ha un
estendere tale formola a superfici composte di un numero finito di pezzi, ciascuno dei quali sia in corrispondenza biunivoca con la sua proiezione su un qualche piano, p. es., su uno dei tre
piani coordinati.
Noi, anzich occuparci di tali questioni, vogliamo aggiungere
una
Sia S una funzione additiva dei pezzi s di una tale superR. Se, com' la convenzione piii spontanea, adottiamo come misura s di un pezzo s l'area test definita, la derivata i S
ficie
sar -
dS
.
Se
ds
pezzo
ossia,
5 di i^
consideriamo
il
valore di
corrispondente a un
se
adottiamo
come funzione della proiezione a di 5 sul piano xy, come misura di s l'area o di tale proie-
zione, la derivata di
sar
dS -- = VI +/ = dS do dsdo
ds
/^
r,
-f-
g' i^.
Cosicch
S JVl
di
+/-f-g' Fdo
Questa formola riduce il calcolo di funzioni additive dei pezzi una superficie S a quello di un integrale piano.
(*) Vedremo che tale definizione concorda con la definizione elementare nel caso della sfera cfr. le osservazioni del precedente 120. Noto che qui, analogamente a quanto si fatto in altri paragrafi, si indica con la stessa lettera s un pezzo di 2 e la sua area.
;
405
una
superficie,
parte della
parete
di
un recipiente
pieno d'acqua (un bacino di carenaggio, p. es.). A pag. 332, fosse piano e verticale es. 3^ abbiamo studiato il caso che
qui studiamo
il
fosse un piano comunque inclinato, sarebbe normale avrebbe per intensit il peso della colonna liquida che gravita su R, si induce la seguente proposizione generale. Se l'asse delle z verticale, e la ^ rappresenta proprio la distanza di un punto del recipiente dal pelo libero del liquido, le componenti secondo Tasse delle x o delle y o delle z della sono funzioni additive di 5, pressione subita da un pezzo s i la cui derivata vale rispettivamente z cos {nx), o z cos {ny\ o
da ad
jK, se
jK e
2 cos {nz).
sul piano xy,
proiezione
cos {nx)
V\
-h p^ -h q^ do =1
/ /
zp dz dy,
oppure
/ /
zq dx dy, oppure
z
/ /
dx
dy.
La componente
dentemente
tanti
i
dx dy verticale
della pressione
evi-
il
proiet-
punti di
sul piano
xy
122.
0,
Area
di
una superficie
di
rotazione.
Se noi poniamo
p cos
^ ==
p sen
si
(donde p
= Vx^
-\-
y')
/'(p,0).
Se essa di rotazione attorno all'asse delle z^ l'aumentare di una costante a qualsiasi, cio il far rotare di un angolo a la nostra superfcie attorno all'asse delle z trasforma la superficie in s stessa, cio non ne muta l'equazione (1); cosicch, -4- a). qualunque sia a, sar /*(p, 0) Cio /"(p, 0) non /'(p? varia, qualunque incremento venga dato alla 0, cio comunque si cambi il valore della 0. Essa dunque indipendente dalla 9;
406
cio
CAPITOLO XIX
122
una funzione
z
cp
(p)
della sola p.
cp{p)
cio
col
<2r
=
,
cp
(-f-
i/:r
(si
-+- y-),
{l)u.
col piano)
'
La
sua intersezione
semipiano
noti
non
y=0
x>
:
un profilo meridiano,
iz^
cp
la cui
(x)
deve naturalmente estendere alla proiezione della superfcie sul piano xy] questa proiezione la corona circolare ottenuta facendo rotare attorno all'origine e sul piano xy la proiezione sull'asse delle x della curva (2) [o del pezzo di
Questo integrale
si
Ora
i?
= =V x = =
9' (P)
= ^ x
T' (P)
/ -h yx^
,^
==
y-
cp
(p)
sen
+/ H- g'=
di
/S
1 -Hcp''(p).
Perci l'area
J_
data
da:
A=rrVl
^'ffVl
"+-
-4-/ -h
q^
dx dy
t^
=/
/l
-h
cp'-
(p)
dx dy
^
P
/""(p) p ^ p
=fd e^l/l +
H-T'Mp")pt?p,
cp" (P) P
= =
= 2^JV\
che
si
(*)
pu scrivere
1= 2
7c
i/l 4-
cp
(a;) .T
^x
=
(3)
= 2 ^y^ j/ +
1
(*) Si noti
()
(i e,
^^^
^/^^^5
i
che
j/l
f'-^(p)pdp
corona circolare)
fatta
407
= V dx^ -h
C,
5,
il
differenziale
dell'arco
e l'integrale
quando
si
descrive
La
(3) costituisce la
-di
si
calcolo
dell'area
una
superficie di rotazione.
pu rendere intuitiva, osservando che ogni pezzetto C genera rotando un tronco di cono, le cui sezioni circolari sono cerchi di raggio x^ e la cui area e quindi 2Tzxds. Questa osservazione non ha per, cosi esposta, alcuna pretesa di rigore. Resa rigorosa, essa dimostra che Varca di una superficie di rotazione il limite dell'area generata dalla rotazione di un poligono inscritto nel profilo meridiano, quando i lati di esso tendono a zero. Lo studioso deduca la (3),
Essa
un semicerchio
l'angolo
forma con l'asse delle x, e assumiamo come origine degli archi s il punto in cui C incontra Tasse jR cos 9 e il semidelle x, si ha R^. D'altra parte x s
generico del semicerchio
:
71;
71:
cerchio
si
o"
^ "^
"o"
{R
cos
cp)
J?^
cp
=2
7C
R^
cos
cp fZ cp
=4
TU
R^^
Teor. di Guldino. La (1) si pu interpretare con un teorema analogo a quello del 106, pag. 346, osservando che, se J^ la lunghezza della curva rotante, d la distanza dell'asse delle z
(cio l'ascissa) del
allora
Ld=^
ds.
Se ne deduce: L'area di una superficie di rotazione vale Ld, cio vale il prodotto della lunghezza L di un profilo meridiano per la lunghezza 2 tu d della circonferenza descritta nella rotazione del centro di gravit di tale profilo.
2
TU
408
CAPITOLO XIX
122-123
Esempio.
Centro di gravit di una semicirconferenza. Una semicircone lunghezza ti descrive, rotando attorno al suo diametro, una sfera di area 4 n E^. La distanza d dal centro di gravit della semicirconferenza al diametro soddisfa
ferenza di raggio
perci alla A
t^
E^ ^=
ti
E. 2
t^
d,
e vale
dunque d
=2E
123.
= x{t)]
^
y=iy(t);
{t)
(1)
cui secondi
in
un intorno
Sia
e seconde continue
^o-
il
punto di
i
corrispondente al valore
ai
ti
^o
della t; t
^o
siano B,
I punti
punti
corrispondenti
A, B,
valori ^o -^ ^, di equazione
-^ k.
I punti
(2)
all'equazione
ax
(t) -4-
by
(t)
-h cz
(t) -\-
^=^ 0,
che
z.
si
Ci avviene in particot
D;
t
F
di
it)
= ax
H- hy
(3)
il
^=
to -\- h,
^=
to
-^
k.
Per
teorema
Rolle nel pi grande dei segmenti determinati da questi tre punti esistono almeno due punti ^i, ^2 ove F' (t) nulla, e quindi
almeno un punto
colare [posto xo
aX(i
=^
(ti)
^3,
ove nulla
(^0)
;
2/0
= ^ (W,
-h 4-h
czq
cz'
F"
(t).
ecc.]
-\-
ax
Se
-h byo 4- h?/
-^ hy'
d =^
(t,)
(t,)
(ti)
=
=0.
(4)
ax'' it,)
le (4)
cz'' (t,)
delle (4)
individuano (*) i rapporti a:b:c:d (cio se nessuna combinazione lineare delle precedenti), i punti A, B, dalle determinato non sono in linea retta; e il piano effettivamente. stesse (4). Noi supporremo che cos avvenga
ABD
(*)
Aggiungendo
0.a
0.?>4-0.c-f-0.rf
;
vi
ha un
sistema di 4 equazioni omogenee nelle 4 incognite a, h, e, d il quale, se di caratteristica 3, determina, come si visto al 27, pag. 89, le a, h, e, d a, meno di un fattore comune >, 0, ci che lo stesso, determina i rapporti a-.h-.c-.d.
409
quando h
ti
k tendono a
fo
zero,
lim
= lim 4 =
o^ (to)
;
Poich
le
x
:
(^i)
delle
x, y, z
lim x"
(Q
= x"
sono
(to)
;
finite
ecc.
a:
b
:
definiti
a:
e: d definiti dalle
byo
by'o
axo
-H
c^o
-+-
axo
-4- cz'o
= = =
x"q,
(5)
)
(dove
delle
si
posto
x {Q =^
x'o, x'o{to)
=^
ecc.),
se
nessuna
(5)
ossia se la
matrice
Xo
yo
Zq
x\ y\ z\
(6)
x;\y\z\^
di
caratteristica 3. E,
le
perch le x\ x\ ecc. sono continue. Il piano (2), i cui coefficienti a, 6, e, d soddisfano alle (5), si dir il piano osculatore alla curva C A: ed facile riconoscere che i coseni direttori della sua normale, e la distanza dall'origine sono i limiti delle quantit analoghe per il piano
ABD
del
cosicch tale piano osculatore si pu piano che passa per A e per due punti
]
dire
il
piano limite
vicini B,
della
curva, qicando B,
5*
Eliminando
le
a, ,
410
CAPITOLO XIX
123-124
l'equazione di tt', le a, h, e, d devono soddisfare ^e ax -\-hj -h cs ~\- d i) hy e ax 704d czQ ax^ -h hy^ H- c^\ 0, ax\ 4i)-\-d=^0. All'ultima equazione possiamo, in virt delle prime due, -hcz{tf^
alle
:
= + =
,
Wa
%+ +
%+
sostituire la
^ X
{te
-hh)~ -
hxp
Xq
Hf>
{te
+'h)
hy'o p
y^
z{t^-i-h)
-+-C
hz\, z^ _ -u
^,
e ricordando il risultato del 63, pag. 199, questa Passando al limite per Ti ^^^''q 0. Ritroviamo cos precisamente le (5). Se equazione diventa aa? 'o 4- b^/'o addottassimo la propriet qui enunciata per definire il piano osculatore, notiamo che non avremmo dovuto supporre continue le x", y", z", ma che sarebbe bastato supporre determinate e finite le derivate seconde nel punto t := t^,.
Si dice
piano normale
in
il
piano
Xq {x
?/o)
-h
^'o (^
=
^o)
0,
luogo delle normali alla retta tangente in A innalzate dal punto A, La sua intersezione col piano osculatore dicesi normale prindimle. La normale in A al piano osculatore giace sul piano normale, e dicesi hinormale.
La ragione di questo nome sta in ci che, considerato il infinitapiano osculatore come il piano di tre punti A, B, rette infinialle due normale binormale vicini, la mente
le quali congiungendo punti consetamente vicine AB, cutivi, si debbono considerare entrambe tangenti alla curva C.
;
BD
124.
a) Sia
a?
Cerchio osculatore.
x=^x{t)
(0, e continue in
;
yz=y(t)
(1)
y (t) posseggano derivate prime e un certo intorno y di t =^ a. Sia seconde finite A il punto t =^ a; siano B e C due punti t ^=^ a-hh, t a-h k deirintorno y. Supposto che i tre punti ^, jB, C di f non siano allineati, per essi passer un cerchio di equazione
una curva piana f
le
(x-^r +
se
(?, y])
iy
yir-R' =
0,
(2)
il raggio. I punti comuni alla curva ne il centro, e al cerchio soddisferanno all'equazione dedotta sostituendo nella equazione (2) del cerchio i valori delle x, y dati dalle equa-
zioni (1) di r
[x (0
Il
- lY +
[y (0
y\Y
-Br = o.
che
t
esser
nulla
primo membro una funzione F{t) della t, almeno nei punti t =^ a, f =^ a -\- h,
dovr
=^ a -^ k
411
appartengono alla curva e al cerchio). k determinano due intervalli, ai cui entro ciascuno di essi esister almeno estremi (t) si annulla un punto ove F' (t) nullo (per il teorema di Eolie) e dentro l'intervallo, di cui questi due punti sono gli estremi, esister almeno un punto, ove sar nulla la derivata F" (t) di F' (t). Sia t h uno dei punti citati ove si annulla (t) e sia ^ e uno dei punti ove si annulla F'' (t) (*). [Questi punti, appartenendo agli intervalli, di cui a, a -h h, a -h k sono gli estremi, hanno (si ricordi) per limite il punto a, quando h, k tendono
punti A, B,
a,
valori
-\- h,
-\'
a zero].
Sar
= 1r =
Fia)
(b)
[x (a)
- Y -H
i]
[y (a)
rif
[x
(b).
$] x^ (b)
4- [y
()
- R' = =
ri]
(3)
y' (b)
(4)
i-
F"
(e)
= [x
(e)
x"
(e)
[y (e)
7]]
y"
(e)
x'' (e)
-h
(5)
-+-2/''W
=
^
0.
Supponiamo ora
X y"
x'
?/'
=#
per
=a
|
(nel
punto A).
(6)
Sar anche xl (b) y" (e) y (b) x!' abbastanza vicini ad a, ossia quando piccoli (come noi ora supporremo).
di
(e) =4= 0,
/^
|,
j
Supposte note le , e, le (4), (5) costituiscono un sistema due equazioni lineari nelle due incognite ^, f\ che si possono y' () x' (e) dei risolvere perch il determinante x! (b) y" (e) coefficienti delle incognite diverso da zero. Determinate cos le g, IT], la (3) ci permette di dedurne tosto il valore di i?. facile dedurne che da questa ultima ipotesi (6) segue l'ipotesi iniziale che A^ B, C non sono in linea retta, che possiamo perci non enunciare esplicitamente [perch inclusa nella (6)]. k sono evidentemente le I limiti di g, Y], Rperh quantit ^, y\, R determinate dalle equazioni che si ottengono da (3), (4), (5) passando al limite per ]i-=:^k^=^ 0, cio, per quanto abbiamo gi osservato, ponendo in (3), (4), (5) 6 c a;
= =
= =
(*)
Di
tali
di
412
tali
CAPITOLO XIX
equazioni
{xo
(xo {x,
(*)
124
sono
le
U' + xo x\
5)
S)
(y.
-+-
(2/0
-nf
-4- {y,
y])
K' = o y\ =
i
(7)
(8) (9)
'/])
y\ H- xo' + ^o' =
Xo, y^
le
coordinate
x{a),y{a)
t
di
A,
con
{t),
il
x\,x\
centro
a) di
Il
{t),x"
cerchio che ha
si
(g, f\)
il
il
raggio
definiti
da
queste equazioni
considerer come
ABC e
di
si
dir
il
oro,
A
si
coordinate
Dalle
trae
il
(8),
(9)
deducono
valori
^, f]
l^x
X y
T-r,
___
-f-
-iT-,y X y
ix- -h
-^
=^+X
-7-7^
-jr-,x X y
(10)
.
\x y
ove
s
y-f
y
1
\
ix'^
+ y4
X y
secondo
x
che
....
.^
oppure
y"
x" y
positivo
negativo.
si
Le (10)
possono scrivere
Ora
vale 1
;
la
somma
dei quadrati di
u ==^== ed
Vx"' -^
esiste perci
y'-^
Vx^
y'
4-
y'^
un angolo
X
tale che
cos 6
donde
Questo angolo
dell'asse
delle
= tge = ^ = ^,
sen
dunque l'angolo che la direzione positiva x forma con la retta tangente angolo che la
:
a sar una (*) Le seguenti equazioni si esprimono per cos dire, che t -^]'^ B^ ci che si suol l]^ -{- [y {f) radice almeno tripla dell'equazione [x {t) enunciare dicendo che il cerchio osculatore ad una curva G in un suo punto quel cerchio, che ha con la C almeno un contatto tripurUo nel punto A.
413
meno di multipli di n (com' natudata a priori la direzione positiva della retta tangente) e che invece con le prime due delle (12) noi abbiamo definito ora completamente (cio a meno di multipli di 2 71, perch ne abbiamo dato seno e coseno). cos
perch
non
g=a;
Notiamo che
irsene
ds
f]
==^
]/
-^
R cos
^.
(13)
la
\/x' -h y'dt
definisce
in
Farco s della curva (a meno di una costante additiva) grandezza e verso (dipendente dal segno di s) le (12) di;
ventano cosi
posto
s'
cose=^;
s
=^ ds
sen6=< = j-^(*)
s
ds
(U)
Posto
0'
= dd dt
si
= arctg ^ X y X y X
X
L'aver fissato
-^ y
di multipli di 2 -) corrisponde ad aver fissato da considerarsi come positivo. Le (14) provano che il verso fissato come positivo per s concorda al verso t fissato come positivo sulla retta tangente. Si riconosce dalla (13) che il verso i assunto come positivo sulla
(*)
(a
meno
t
il
verso
di
un angolo
(ic, ?/)
osculatore; cio
n (normale) che dal punto guardando dal punto {x,\i) della tangente, si ha a sinistra il centro (?, >i)
semiretta
va
del cerchio
la
direzione
scelta
come
i
positiva
rimane
evidentemente dalla parte, a cui la curva volge la concavit). Infatti tori di n sono
coseni diret-
^^ =cos^ cos
\yt-\- -^i
perch l'angolo ^^
e l'angolo
yt^^yx-^ xi=^
si
-|-9.
Si
le
convenzioni usuah,
abbia:
a??/
= -^ ed
?/^
= y)'
415
data) od anche a
i
X
'(])
coeificiente angolare
della
:
conffiunffente
punti {x^ y) e
(^,
).
Le
luta,
0,
rette
tangenti della
evo-
la evoluta.
Infine
noti che,
se o
l'arco
-f-
della
evoluta,
per (17)
d<r
= df =
dyf
il
= dR\
verso
,
di
o,
sar dunque
= dR,
donde a
^jR
i^ 4- cost.
Cio Varco dell'evoluta , a meno d'una costante additiva (*), uguale al corrispondente raggio R in altre parole Varco di evoluta compreso tra due punti di questa uguale alla differenza dei corrispondenti raggi dei cerchi osculatori della curva data.
:
Una curva C
Il le
si
propria
evoluta Ci.
precedente teorema d un metodo assai comodo per costruire evolventi C di una data curva Ci. Se un filo di lunghezza
avvolto
attorno
Ci
si
costante
svolta
svolge,
in
modo che
la parte
rimanga tesa (lungo la tangente in quel punto di Ci ove il filo si stacca da Ci), l'estremit libera del filo descriver l'evolvente C; anzi ci rende intuitivo il teorema che una curva Ci ha infinite evolventi, le quali si ottengono tutte, variando la lunghezza del filo, o il verso in cui avvolto su Ci. Ci basti ancora osservare che, se un pendolo retto da un filo flessibile OM^ il quale, mentre oscilla, deve avvolgersi su una curva C, allora descrive durante tale oscillazione una evolvente di C. Su tale principio fondato il pendolo cicloidale
M
e
il
quale
perfettamente
isocrono,
retta uscente da
(?,
fi)
cotg 6
(*)
Che
varia,
quando
si
cambia
il
degli archi a.
416
CAPITOLO XIX
-^
,
124-125
normale
a C, nel punto (!,>;). Ed pure facile riconoscere che questa tangente a (74 alla curva C descritta dal punto x, y. Infatti il coefficiente angolare della
tangente a
si
riconosce uguale a tgt. Cosicch si verifica appunto che ed in (?,>?) a Cj sono tra loro normali.
tangenti in {x,y)
Osservazioni.
Supposto
che
la
curva
1,
sia
z=z f{x),
ricordando che x =^
x"
y=
:
definita
f(t),
x=
da. una
t,
la.
equazione
(11) diventa,
R=
Se invece
^fj
I
ij
Questa forinola
^
s,
di
uso frequente.
(11) diventa {x\ X
ecc.
=
del
'di
la
-^ ^=^\x y"
Come
in fine
y
si
x"
I
derivate rispetto ad
il
s).
come
la
posizione
curva r, quando
cerchio
osculatore
in
-B, e
tangente in
alla
125.
Inviluppi
di
una schiera
di
curve.
finite
linee
molte volte comodo individuare una curva f, dando inC, tali che per ogni punto ^1 di f passi una C
tangente in
rette
alla f.
Cos, p. es.,
assai
spesso
si
tangenti
(si ricordi,
una conica F). Cos assai spesso nelle scienze applicate a una curva F si sostituisce una curva policentrica \' si osserva cio che F tangente a ciascuno dei suoi cerchi osculatori C, e si sostituisce alla F una curva F' formata con un numero ognuno dei quali un arco di un finito di archetti circolari cerchio osculatore 0(*). Infine la evoluta F di una curva E definire come la linea a cui sono tangenti le rette C si pu
ziale di
;
:
normali alla E,
Se,
p.
es.,
= f{x)
l'equazione
di
E,
la retta
nor:
male
alla
a
{x
definita dall'equazione
{y
(*)
fW)\f
{a)
-\-
a)^^.
417
le
ci
si
coordinate
Per
pu proporre il problema di dedurne direttamente (^, yj) del punto ove tale retta tocca l'evoluta. dare un altro esempio pi semplice, i cerchi C
{x
di
equazione
a)' H- ^'
=
1
(che
hanno
e
il
scissa a,
centro in quel punto dell'asse delle x, che ha l'ache hanno 1 per raggio) sono tutti (qualunque sia a)
tangenti
a
il
ciascuna
delle
di
pu porre
Noi
infinite
problema
esamineremo
equazione
generalmente un
sistema
di
curve
di
f{x,y,a)
=^
(1)
ma
dove a un parametro costante lungo una curva del sistema, che varia da una all'altra curva. Nel campo che consideriamo la /* e le sue derivate parziali del primo ordine sieno finite e continue. Ricordo che il coeficiente angolare della retta tangente
alla (1) nel
punto
{x, y)
vale
fx -~
/
se,
come supporremo, fy =#
0.
Supponiamo che
esista
una curva
y
= ^(x)
(2)
punto A di tale curva passi una e una sola curva (1) sia tangente in A alla curva (2). curva Cio per ogni punto A della curva (2) esiste un valore di a tale che la curva (1) corrispondente a tale valore di a passa per J. ed ivi tangente a (2). Questo valore di a varia col punto A: cio una funzione {x), che supporremo derivabile, sua ascissa della x. Dunque ogni punto A di ascissa a; e di ordinata <^ {x) W(a;); cosicch: soddisfa alla (1) ove si ponga a
tale che per ogni
una
identit.
x
[se
2/
y
(a;)].
da
=^9
(a;);
=W
Ma
il
coeficiente
uguale
coefficiente
418
angolare
CAPITOLO XIX
125
77-
punto
(e
ci
perch per ipotesi queste due rette tangenti precedente uguaglianza diventa quindi:
coincidono).
La
^W'Ct)
Se in un punto
per ipotesi
di (2)
0.
(a)
la
V^ oa
ivi
diiferente
da zero,
la
^ da
a
(che
dovr
essere
W(rr)
0, cio
co-
Cio un pezzo almeno della curva (2) sar addirittura un pezzo di una curva (1): caso che considereremo come banale.
stante.
Se cos non
avremo:
^^ da
Cio ogni punto
alle:
0.
contemporaneamente
f=0
per
f^=0
(3)
=W
A
un qualche valore
{x)\.
di
Viceversa, se
di
a [che pu variare con A^ perch per ogni punto di una curva (2)
soddisfatte le (3), allora
(1) che tangente
esiste
un valore
per ogni
in
una curva
si
a tale curva
(2)
(1).
Una curva
delle
in
tali
condizioni
chiama
inviluppo
L'inviluppo
delle (1)
se
esiste,
una
contemporaneamente soddisfatte le (3). Cosicch, eliminando a tra le f f'a 0, si pu dedurre spesso V equatale che siano
= =
-{-
un inviluppo
{x
dei cerchi
af
e
y'
l=
0,
(4)
soddisfa
(4)
si
riduce
anche alla 2 (x ad if
= 1=0;
a)
cio alla
tali
cerchi
?/
inviluppi; la retta
y=l
la retta
419
Esempi.
a) Cos,
p.
es.,
la
retta
tangente
alla
y =z f
(x)
nel
punto
[a,
y
Questa retta
del suo inviluppo
fio) a)f'ia) =
{x
0.
(5)
C
si
dipende
da un
otterr eliminando
(a)
ossia
f(a) + f f a)f =
ix
0,
ix
(a)
0,
ne deduce, derivando (5) rispetto ad a. Supposto che nessun tratto della y:=^f(x) sia un segmento rettilineo (caso affatto elementare), per un valore generico di a sar f'^ (a) ^- 0. E dall'ultima equazione si deduce x a ir. 0, ossia a
che se
=
il
Sostituendo in (5)
si
trova
che
si
poteva
preve-
delle
sue tangenti.
L'inviluppo
delle
di
rette normali ad una curva yz=:f(x) L'equazione della normale nel punto
f(a)]f'{a)-hx a =
(6)
che dipende dal parametro a. Il punto corrispondente dell'evoluta sar il punto (x, y) che soddisfa insieme alla (6) ed alla
:
che
si
Se nelle
poniamo
Xq ed yo al posto di
f{a), e
poniamo
a^"o
al posto delle x, y, queste equazioni si alle (8), (9) del 124 [ove si supponga x =^ t e quindi
^, t]
riducono
:r'o
=
E
0,
yQ^=:f'(a)
la
ed
y'(i
= f"
1.
(a)].
Resta cos
di
nuovo
provato che:
punto dove
normale in
il
si pu definire sia come inviluppo delle normali, che come luogo dei centri dei cerchi osculatori.
centro del
420
CAPITOLO XIX
126
126.
si
Curvatura e torsione
di
La
una
linea piana
pu estendere
la
remo soltanto
definizione di
curve sghembe.
Partiamo dalla formola che d la curvatura in A come il limite del rapporto dell'angolo di due tangenti all'arco compreso tra i punti di contatto. Noi potremo generalizzare ponendo le
seguenti definizioni (Cfr. questo
a) Sia
,
y)
C una
una
retta
r.
|x,
Le
tori X,
l'angolo
delle
due rette
il
JL,
B
^^.
C;
mA
l'arco s abbia
valore
si
in
B
n
il
valore
So
/^
lim
B
la
-H
0,
(che
cio
s).
direzione
retta r varii
con
continuit al variare di
Pu
=o h
abbia un valore
,,.
,.
h
sen
per
sen
poich
,. 6
lim--=
Il
sen0
=
il
l.
lim
^
h
questa
espressione.
M-,
Cerchiamo
che esce da
il
per
/i
di
La
ha
v
;
quella
X-hAX,
Una
pag. 79)
[ji-f-AjjL,
v-4-Av.
(cfr. es. 1
formula
di
sen
^ X-hAX
[i-f-A[i
.A v-hAv
421
avremo
=
1
jx
AX
A|i
V V
sen^
XAX+jiAji
AX--4A[ji^
XAX-4-|JLAp,-f-vAv
Api^-f- Av^
5
Av^
ossia
sen'0=::AX2-^
e
(XAX-4(X
[i
jx
-f-vAv)
:
quindi (poich
/^
= A = incremento
[Ji^
delFarco)
/ sene
A X^ H- A AX-
-1-
v^^
AX
|Ji
s'
e
\
A |i A.9^
vAv)^
lim
im(^)
|ji,
=X'^^-pi'-^-4-v'^
(XX'+|jtji'+vvT =
finite
v^
X
X'
[ji
\i' V'
se X,
posseggono derivate
X^ -h
-I|i^
(rispetto a s).
1,
Ricordando che
-h
\i\i
derivando avremo:
2 XX'
ossia:
2 vv z=zO,
XX'
[i[X
vv
0.
Quindi sar:
X
X'
[1
li'
sen
lim
_^
422
Misurare
CAPITOLO XIX
la rapidit
126
con cui una curva si torce come misurare la rapidit con cui le binormali, anzich restar parallele tra loro, deviano una dall'altra; rapidit che, secondo le precedenti convenzioni
misurata da l/X'^
-f- ji'^
-h
v''^,
in
cui
per
pongano i valori dei coseni di direzione della binormale. Questo numero si assume per definizione come valore della
[A,
si
la torsione nulla;
si
quanto pi piccola
piana.
tanto pi la curva
di
avvicina ad essere
Y)
che,
si si
La
pu
curvatura
dire,
una curva
in
un punto
un numero
Anche
di
nel linguaggio
comune
si
dice che
un arco
d cerchio
Per
la
trovare
curva
si
Prendiamo
una curva
i
se questa retta,
due tangenti formano fra loro. pu misurare la curvatura di una curva come la rapidit di cambiamento di direzione delle tangenti alla curva stessa. Curvatura di una curva sar perci per definizione il v sieno i coseni direttori ^ 4- v' ^, dove X, valore di l/X'" H'angolo che
le
Dunque
si
|ji'
jji,
della tangente.
evidente che questa proprio la stessa definizione data per le curve piane, come del resto verificheremo
pi avanti col calcolo eifetttivo.
Se X,
e
y, z
i
della curva,
sono le coordinate in funzione dell'arco dei punti coseni di direzione delle tangenti saranno x\ y\ z\
quindi
curvatura
= Vx'" ^ y"'
(*).
-\-
z"
= l/f ^1 ^1
'[
||
somma
noti
e quindi
La
linea perci
partiti.
una
che concorda
da cui siamo
423
dimostra che
sono
pale
hx*'^
ossia sono
:
uguali
ad
hy", hz'\
dove h
si
h \X
cosicch
:
zrr 1
h
radicale
:
=
VX
^
===
-h y
^
-h z
-"
Ma
tura
:
il
Vx'^ -hy'' 4-
^"'
non
quindi
>>
X
curvatura
y
curvatura
curvatura
= curvatura =
"~
[/
alle
l/a^''^
-h v"^
=
y
^/\x
y'
op_-i/|^'/
\xy"
Il
il
\
se,
\x"y"o\
{x
yx),
si
ricordiamolo,
deriva,
lo
stesso
arco
della curva.
noti
d^x = P 5^
i
= f d^y 5^
^
d^z
(f-
=--
raggio curvatura)
y,
coseni direttori della tangente e della normale principale. z come funzioni di un altro parametro t pure individuante
r,
cui coseni di direzione sono proporzionali a x", y", z", parallela a tale piano.
x'^ -\- y'^
E, poich dalla
z'^
=1
si
deduce derivando
si
assume
come
variabile
424
i
CAPITOLO XIX
Anche
126
t.
avremo, posto
^tdi'^t
di/'''
d^x
dt^
d Idx \ dt\ds 7
dx
ds
,
i
d^x
ds^
.,
1
^
, ^
t^
t.
Le
di
per la cinematica,
ci
permettono facilmente
>:,
,
\=z
Quest'ultima formola
si
s'x"
x'^s';
analoghe.
9^~ ds''"
Note
le a, ^, y,
?,
/j,
ds\ds)
? si
dA^')
s^dX^y
:
? ?
^'=K=T+[f]'+[ME
retta
i
A
si
hanno
tosto, osservando
che questa
normale
tangente
e alla
normale principale.
Esempi.
l''
la
curva cio
-^z=z}is
(h
dx
.
.
cost.
= arco
.
curva) (h =# 0).
Derivando rispetto x
si
ha, poich
.ds
= 1/^ 1/
"^
/dy\^
\^/
si
pu
seguire
il
metodo
z
e'
-\-e-' dz
2
=^
dx
h\/
|/
2
(k
ossia
cost.)
425
dunque
-f-
=
y
=
2l
degli
assi
e infine, integrando
+
si
''
dove
come
k,
una costante
arbitraria.
pu fare ^
= =
?
0,
^
ih
Con una
all'origine) la
curva
si
trasforma nella y
= - =^
cos
x.
Defin. Si dicono sottotangente e sottonormale in un punto A i segmenti compresi tra la proiezione di A sull'asse delle x, e il punto d'intersezione di questo asse con la tangente o la normale in A alla curva considerata.
di
la
x.
sottonormale
per
una
con X,
[f(x)
le
Posto
{x)
= x-\- yy\
donde
sottotangente
3^
=V
-^
sottonormale
= yy. =
Trovare
le
stante h.
Si
ha
y
,^=^h\
\
ossia
= -^k /
kx
-\-
o vv'
^^
Se ne deduce integrando
y =z Ce
che
rabola.
y^ ^=^ 2
CiC=^
costante)
ed
una
pa-
426
CAPITOLO XX
127
CAPITOLO XX.
127.
Integrali
curvilinei
e potenziale
Prime
definizioni.
le
Ricordiamo la definizione gi posta al 91, pag. osservazioni dell'es. 4^ a pag. 332, 100. Siano
:
302,
per a zi
le
^h
(a,
cost).
parametri che di un arco C di curva; e siano (0 continue nell'intervallo considerato. I seguenti risultati si estendono facilmente anche al caso di una curva C con un numero finito di punti angolari (in cui le derivate a destra delle a;, ?/, z non coincidano con le derivate a sinistra). funzione continua delle x^ y^ z in un Sia (x^ 2/, z) una contenente all'interno campo la curva C. La -X [x (0, y (t), z (t)] per a^t ^h ci d i valori assunti da nei punti di C. Secondo le definizioni poste nei citati
equazioni
X D
paragrafi, con
Xdx
indichiamo
lo
(1)
{\\_x{i),y{t\z{t)\^(t)Ai.
'J
ri
il
di
curva considerata
la
e pre-
quella
funzione
additiva^
cui
derivata
X,
si assuma come misura di un jyezzo di tale curva la lunghezza della sua proiezione sull'asse delle x (supposto che questa proiezione sia in corrispondenza biunivoca coi punti del pezzo di curva considerato). Pertanto, se sono dati gli assi coordinati, tale integrale C; ed e dall'arco perfettamente determinato dalla funzione esso cambia evidentemente di segno, invertendo gli estremi A,
quando
di tale arco.
Del resto, se x ^{'\ y~'y{')^ z 1; {-) sono {cL^-^f) altre equazioni parametriche dell'arco stesso, esste corrispondenza biunivoca tra i valori di te-, in guisa che valori corrispondenti delle t, - individuino lo stesso punto della curva.
427
te
t si
varia da a a
(5,
la
<
varia da a a
b.
in tali intervalli
possono
considerare funzioni l'una dell'altra tali che x (t) x (-), x' (t) dt x' {-) dr, e analoghe per y, z-. La regola di integrazione per sostituzione dimostra che l'integrale (1)
uguale appunto
al
fi5
_
f\x
(t),
_
y
(t),
_
s
_
{-)] x' (r) d-,
cio
che l'integrale
(1)
non
cambia, se cambiamo
la
si
somma
di
ha
Xdx=
un
Xdx-^
X dx
di
noti
si
che,
dato
arco,
invece
e
estremi
si
quale
secondo,
lo si
verso in cui
intende percorso
42).
Mutare il verso della freccia far cambiare il segno del nostro integrale. Questa osservazione specialmente importante per il caso che l'arco sia un arco chiuso, ossia che gli estremi A ^ coincidano (fg. 43).
AB
cui
(a,
al
con una freccia il verso in deve intendere percorso, e, detto h) l'intervallo in cui deve variare t dal valore a valore h, perch il punto {x, y, z) descriva (da
In
il
tal
caso
fissato
si
nostro arco
Fig. 42.
in
A)
l'arco
j
nel
verso
prestabilito,
si
intende con
Xdx
proprio l'integrale
(x[x{tly{tlz(^t)]x'{t)dt
E naturalmente questo integrale non dipende dal punto A=^ B considerato come
iniziale e finale,
ma
Mutando questo
verso,
varia
il
segno dell'integrale.
p)
Ye Z
gli
nel
campo
possono definire
;
integrali
Y dy
lo
:
Z dz
estesi
a un arco di curva
si
pu poi definire
-h
J {Xdx
-h
Ydy
Z dz)
428
esteso
j
CAPITOLO XX
a un
j
127
la
arco
j
di
curva
come
somma
degli
integrali
Xdx,
Ydy,
Z dz
G
estesi allo
stesso arco.
Se noi anche qui volessimo usare locuzioni abbreviate, tremmo definire il precedente integrale nel seguente modo Divisa la curva
tiplichino
i
po:
B,
si
mol-
valori di X, F,
le
in
uno
di
questi pezzetti
rispet-
tivamente per
nati e
si
sommino
Otteniamo
cos
un
trinomio
Xdx
-h
Ydy -h
ognuno
-4-
somma:
2 (Xdx
al
il
4-
Ydy
Zdz^
solito
esercizio ridurle
come locuzioni abbreviate e non rigorose. Sar ad una forma logica e soddisfacente.
valore del nostro integrale
(i\
,
utile
Y)
'l
Il
si
ricordi,
quello di
X[x
j.
y (t\ z (0] X (0
-^Y\x
{\
y {t\
z {t)] y'
(t)
Z[x(t),y{tlz{t)]z^{t)\dt,
qualunque
p.
es.,
si
sia
il
parametro
individuante
punti di
C.
Se,
pone
t=^s=^
contato da un'ori-
gine scelta a piacere, e se con F=^'\/X' 4- Y' -f- Z^ si indica la grandezza del vettore che ha X, 7, Z per componenti, con
_X
se
il
=
nostro integrale
ne
indicano
coseni direttori,
diventa
r*'
/
\
dx
ds
5
ndy
^
dz\
J
se 5o,
5
so
ds
^
ds/
Si
sono
valori di
i
per
=a
e per
b.
Poich
dx du dz sono ds ds ds
?
con
l'angolo di
con
in
un punto qualsiasi
Il
di 0,
il
nostro
Fcosoids.
conveniamo
di
un pezzo
di
429
Se esiste una funzione V{x,y^z) tale che dV ^=^ Xdx -\-f- Ydy -h Zdz, si dimostra, come a pag. 303, che il nostro integrale uguale alla differenza dei valori che la V assume nei punti A, B estremi della curva, a cui esteso il nostro integrale, e che esso perci dipende soltanto dalla posizione dei punti A, B e non dalla forma della curva C che li congiunge. Tale funzione V esiste, p. es., in un parallelopipedo ( 92, pag. 306) in cui valgano le
5)
X
La
secondo
1^3.=
if
=^
y;
X2
0.
Esempio.
teoria degli integrali curvilinei riceve un'importante ap-
una
forza,
le
cui componenti
il
assi
applicazione
M descrive x = x
coordinati sono X, Y, Z,
la
quando
punto
di
curva
(0,
y
il
(t),
z (0.
il
Ci chiediamo, usando
M descrive un archetto
curva,
le
lunghezza di un tale archetto, tale lavoro Fds cos {F, s) dove con cos (F, s) indico il coseno dell'angolo che forma con la tangente all'elemento di curva considerato. Il lavoro eseguito, quando descrive un certo pezzo della nostra curva, sar cos:
la
i^cos (Fs)
ds=^
(Xdx
-+-
Xdy
4- Zdz)
Quando mai un tale lavoro dipende soltanto dalle posizioni estreme assunte dal punto e non dalla particolar curva che le congiunge? Per il risultato precedente si ha che (almeno se
ci
muoviamo
in parallelopipedo,
ecc.),
ci
avviene se
3X__3F
^_3Z
'
3^_3X
'
3?/
'x
3^
"y
'x
"z
per cui
(*) Si noti
che
ds
che i^cos {Fs) la proiezione di sulla tangente alla curva oppure cos (Fs) la proiezione dell'arco infinitesimo ds sulla direzione della forza.
430
e
il
CAPITOLO XX
127
ha
da M.
Una
additiva)
tale funzione
si
(che definita a
meno
di
una costante
detta anche
Esempii
i
di
campi
di forze.
potenziale
sono
seguenti:
1
Il
campo
Assunto come asse delle z la verticale diretta verso il basso quindi come assi x. y due rette orizzontali, la forza di graha per componenti vit agente su un punto di massa
X==0,
Si trova
F=0,
cost., p. es.,
Z^mg,
V^=^mgz. Ed
piuto da
(a, 6,
M nel
k
F= m^-^ +
di altezza
h). ad un punto passare da un punto (a, p, un punto di altezza /i a un punto mg {h ^) ed indipendente dalla via seguita.
il
lavoro com-
2 I
di
massa
cio,
fisso
in cui
con
=
o
ed r
la
OM distanza OM
o
universale, attrazione
di
masse
elettriche
magnetiche).
La
ha
costante h
si
la direzione
OM
la
direzione
MO.
Scelti infatti
come
gonali uscenti da
con r
= Vx" -+-/-+OM
2
assi x, y, z tre rette a due a due orto0, indicate con x, y^ z le coordinate di Jf,
z- la
distanza
le
OM,
con
l'angolo di
componenti
di
sono
cos(ra;)
= ^, I -^, Z
3-^-==
r
Poich
= ^( dx\r/
)
t^
ecc.
SI
trova
facil-
=
B
lavoro eseguito da un punto di massa 1 nel passare da dato dalla diiferenza dei ad una posizione una posizione corrispondenti valori di F, ed affatto indipendente dalla via
scelta per
andare da
in
^.
431
128.
pili
Trasformazione
di
piano C)-
uno
pezzi,
j
si
dir
Xdx
esteso al contorno di
la
somma
degli integrali
Xdx
il
un osservatore, camminando
detto
Fig. 44.
notiamo che un tale osservatore, che volgesse la faccia verso la direzione positiva dell'asse delle x, avrebbe pure alla sinistra la direzione positiva dell'asse delle y. Se noi tiriamo una tangente ^ a un pezzo del contorno di y volta in verso concorde a quello in cui si percorre detto pezzo del contorno, e tiriamo quindi la normale n volta verso l'interno di y, il solito osservatore avr la direzione n a sinistra, se volge la faccia verso
la direzione
t {^g. 44) C*""). Conserveremo sempre le convenzioni qui
fatte.
Teorema
tegrale
1
1**
Se
^(
la
somma
di due aree
y', y'',
Vin-
X dx
esteso
al
contorno di
uguale alla
y''.
somma
degli integrali
X dx
Infatti siano
(*) I teoremi del 128 e seg. sono importanti al tecnico specialmente per le applicazioni alla elettrodinamica, ed anche alla idrodinamica teorica.
(**j
Al
lettore
si
suppongono, sod-
della precedente figura, il contorno esterno di y , si verso discorde al verso in cui procedono le lancette di un orologio, i contorni interni sono invece percorsi in verso concorde. Qui, si noti, ci riferiamo a campi v limitati. Al lettore l'esame di campi illimitati.
/
noti, percorso in
432
e,
CAPITOLO XX
128
C C"
contorno
C
,
contorni di y, y', y". Siano C\ e C'-i quei pezzi del (fg. 45), i cui punti rispettivamente appartengono
e
non appartengono
al contorno
C"
i
<^^
,
,/
\
\
C2
\
C"
cui
punti
rispettivamente
al
appartengono, e
contorno
C^
/ ^/
t
II
^0'
'^C,
'0'2
X^x=
:
-^0"
f
-^C",
XcZx+
X6^:r.
/C"',
Evidentemente
ma
C\
f
e perci
Xdx-f-
Xdx
0,
sommando
f
Xdx-^
C''2
Xdx
Xdx-\-
X6?x.
Ma
Y z=
di y.
C'2 e
formano complessivamente
il
contorno
di
sono percorsi nello stesso verso, sia come appary'^, sia come appartenenti al contorno
:
Xdx^=^
Xdx^
si
Xdx=^
Xdx-^
Xdx.
e. d. d.
Questo teorema
pu enunciare dicendo
esteso
^.
Lo integrale
X dx
al
contorno di un campo y
si
Ci rende intuitivo che in molti casi tale integrale curvilineo potr trasformare in un integrale superficiale esteso a y.
Ci
appunto approvato dal seguente teorema, da cui risulta precisamente che la derivata di tale funzione additiva
vale
comunemente ^ ox
433
e
il
Teorema
2.
Se ^
(x,
y)
se
VX
di y, allora
:
contorno
retta
cost.
incontri
al
ha:
1 1
s~~
d^ dy =^
dy
^z dx,
dove m, sono il minimo e il massimo di y in y, ed A^ cost. (compresa tra le ?/ punti ove una retta y sono i
=m
A^
y =^
M)
incontra
(fg.
46).
'f
Jf.
434
Se invece
CAPITOLO XX
128
parallela
all'asse
C
di
X numero
(ielle
due punti, supponiamo y scomponibile in un finito di parti yi, Y2, C Tn, i cui contorni Ci, C2, siano incontrati da tali parallele al pi in due punti. Per il teorema V e per quanto abbiamo ora dimostrato si avr:
in pi
,
-^r- ^^^
^V =^
\\
^^-
^=^^ 2u dx dy ^=^
\ j
\ ^
Xdy, A
e. d. d.
Teorema
e
3.
Se in y
le
^^^ sono
funzioni
finite
y
continue^
^- dx dy
^=^
Ydx.
che Questo teorema si dimostra come sopra: il segno qui compare al secondo membro, dipende da ci che, mentre l'asse positivo delle ?/ a sinistra dell'asse positivo delle x,
,
l'asse positivo
delle
a;
L'uguaglianza che si ottiene sommando mole dei teoremi 2** e 3 si suole scrivere
(1)
dove i segni superiori (0 inferiori) sono da adottarsi contemporaneamente nei due membri.
-z
'
-~ sono
ds
in
valore assoluto e
t
in
segno
sopra
ds
definito)
tangente
(volta
nel
verso
un
si
di indichi l'arco del contorno di y, suo pezzo, crescente nel verso in cui tal pezzo di contorno
quando con
si
A
deve percorrere. Poich
gli
angoli tn e
^
A xy
(nelle
nostre con-
sar
dx dv
-f-
= cos (xy + yn -h
xn -h nt)
nt)
= cos (yn)
ti)
cos iyt)
cos (yx-h
= cos (xn =
cos (xn).
ds
INTEGRALI CURVILINEI E SUPERFICIALI
Ossia
i
435
n sono rispettivamente
ds T"? ds
dv
le
nostre formole
si
JJ
-^ dxdy =^
X-^
ds =^
Xcosnx
"^y
ds
Si sf ^^ '^^ =/,
1
^f ^' = - J ^^
(Z cos nx
I
^^
l-^-^^)dxdy:=^
Il
(1)^.
membro
positivo,
cio s
di
si
intende
inferiore
al
superiore
detto
integrale.
129.
Integrali superficiali.
Se a una superficie sghemba proiettata biunivocamente sul piano xy (*), definita cio da un'equazione z ^=- z (x^ y\ e se una funzione di x^ z/, z si dice integrale di Xdx dy esteso a a
rintegrale
Jj
di
X[x,y,z{x,y)\ dxdy,
Se poi a
somma
ciascuna delle quali rappresentata da una equazione z-=- z(x^ y)^ si dir integrale di Xdx dy
pi superficie
Oj, 02,
,
a,,,
esteso a
ficie
0.
la
somma
degli integrali di
X dx dy
per ogni
la
valore di
pezzi di
di
o,-
cui derivata
X,
sua
come misura
di
un pezzo
si
assume l'area
della
Xdo
l'integrale
ridxdy]
I
cos {nz)
ivi
A nz
indica
l'
angolo
1
che
la
normale
di
forma
.
con
/,
cos {nz)
VI
4-/-+-^^
dove p
(*)
Si
suppongono
finite e
continue tutte
le
funzioni, che
compaiono nei
calcoli
436
CAPITOLO XX
129
Zy]. Questo integrale si pu dunque definire come quella q funzione additiva dei pezzi di o, di cui la derivata, quando
come misura di un pezzo di a si assume proprio la sua area. Se T un campo a tre dimensioni limitato da una superficie a formata da uno o pi pezzi, sceglieremo come direzione positiva della normale n a a in un punto di a quella volta verso
l'interno di
t.
Se X, Y,
insieme allear ^^
Z sono in t 3X c)F 3Z
?
funzioni finite
.
continue
di
x, y, z
ox
^^'
02
si
avr:
dy
Y"
eZ
Y' dx dy
dz =:
X cosnxdo
-^r-(ZT=
>K dy
ozj r 3Z
(^
=:
\Ycosnydo
.'
=:
^
'z /
Z cos
\
nz
do
Jt
'Z
I( Dx
^y
j
"
-i-
del
(X
cos
nx H- Fcos ny
Z cos
nz) d
a.
Queste formole si dimostrano in modo simile alle precedenti 128. Se X, F, Z sono le componenti di un vettore J, allora Xcos nx 4- Fcos ny -h Zcos nz uguale alla sua componente /
presa secondo la normale
n a
la
3X
"x
si
3F
y
DZ
'z
di
si
I.
divlc^x =:
j I,,do,
che la celebre formola cos detta dellla divergenza. di questa formola fondamentale Il secondo membro
applicazioni (per
flusso
di
es.,
nelle
all'idro-
437
130. Sia
Il
teorema
;
di
Stokes.
una
superficie
sghemba
che
e ne sia
il
contorno (a uno
posto
nel
un osservatore
semi-
>
0,
coi
xy
e la faccia
rivolta
verso
semiasse positivo delle x, abbia alla propria sinistra il semiasse il senso positivo per una a, normale n a e con la legge di continuit per tutte le altre.
positivo delle y. Fissiamo ad arbitrio
Supponiamo che cosi il verso positivo di ogni normale sia determinato in modo univoco. Percorriamo poi ogni pezzo di C in guisa che il triedro formato dalla tangente t a C (*) in un suo punto qualunque A volta nel verso in cui si percorre C, la normale va C in ^ posta nel piano tangente a o in A e volta verso l'interno dell'area a, e la normale n a o in A formino un triedro tale che un osservatore, coi piedi sul piano ^ v e con la testa dalla stessa parte di n volto verso t, abbia alla sua sinistra la direzione v. Il triedro t^n e xy^ siano cio congrui (sovrapponibili). Siano X, F, Z funzioni finite e continue di x, y, z insieme alle loro derivate in un campo rinchiudente o all'interno. E supponiamo che o sia definita da una equazione ^ ^ (a;, 2/). Sia Y la proiezione di o sul piano xy^ e ne sia f il contorno. Se la normale n a a fa con l'asse delle z sempre un angolo nz acuto, mentre un punto A percorre C nel verso sopra definito, la sua proiezione J.' sul piano xy descrive f in guisa che un osservatore posto nel semispazio <^ > 0, che cammini in- avanti con A.^ lascia y alla sua sinistra. Evidentemente
dx
=
=
(**)
= -.0:
3X [x,y,
^Xix
^y
z (x, y)]
dx dy
Hy
y,z)
_^7>X(^
3^
1
M
q
^
^/X
(*)
v,
U che
le
loro
direzioni
variino con
continuit.
(**)
contri
a;
cost.,
= cost.,
5;
= cost.
in-
438
T
CAPITOLO XX
130
a o sono
iz
l/l
-h/-l-
439
131.
Siano X, Y,
Differenziali
esatti
e potenziale.
un campo a se f i, chiusa tracciata entro esista almeno una una qualsiasi linea (e quindi infinite) superficie appartenente a i, avente f per unico contorno, e passante per un punto qualsiasi D di t. Ci avviene, p. es., se t un campo sferico, conico, ecc. Resta escluso invece, p. es., che x sia un toro di rivoluzione. Siano A, B due punti qualunque di t, che congiungiamo con una linea C tracciata entro x.
tre funzioni finite e continue in
una
superfcie a e
tale che,
(Xdx
-h
Ydy
-h Zdz)
non dipenda dalla particolare linea C scelta, ma soltanto dalle X, Y, Z e dalla posizione dei punti A, B? Sia C' un'altra linea uscente da J. e terminata a B. Dovr essere, se con Ci indichiamo la C' percorsa nel verso opposto (da B ad A)
f
(Xdx
Ydy
440
CAPITOLO XX
131-132
V = ^ (Xdx-^ Ydy
non dipender Teniamo fisso
dal
-h
Z dz)
seguito per andare da ^ e j5. facciamo variare in t. Per ogni posizione di avremo uno e un solo valore V {B) di F. Perci F sar una funzione delle coordinate x^ y, z i nel campo t. Come al 91 a pag. 304 possiamo dimostrare che il diiferenziale di tale funzione vale proprio Xdx -h dy -^ Z dz, cio che:
cammino C
il
punto
Se
le
il
campo
e in esso
le
X, Yj Z soddisfano
una funzione V,
Z,
cui
ossia che
ha
per differenziale
X dx
il
+ Y dy-h Z dz.
del
meno
del segno,
potenziale
nenti X, Y, Z.
Questo teorema ci era gi noto ( 92) in casi particolari. Nel caso che il campo t non soddisfacesse alle condizioni enunciate si potrebbe ancora dimostrare desistenza di una tale funzione F. Ma una tale funzione uscirebbe dal campo delle funzioni fin qui studiate, perch in uno stesso punto avrebbe infiniti valori. Un esempio ben noto quello del potenziale dovuto a una corrente elettrica. Le precedenti considerazioni si applicano senz'altro anche al caso pi semplice dei differenziali Xdx -\- Ydy^ dove X,
soddisfino alla ^^^
un
y
solo pezzo
;
ex
i
abbiamo discorso
132.
Trasformazione degli
(Cfr.
integrali
doppii.
108-108
6^5).
a) Sia
sia f{x, y)
un campo del piano xy, ne sia s il contorno (*); e una funzione continua in o. Siano X, Fdue funzioni
derivabili delle
x,y
X=X{x,y)
in
Y=Y{x,y)
^
di o siano
(1)
completamente deterquesti
valori,
sia
minati
valori delle
suppone che
F,
Viceversa,
dati
(*) Si
?,
441
si
altre
parole
pos-
= x{X,Y)
y=y{X,Y)
(2)
Le
X
Assumiamo X,
un
altro piano.
in
Ogni punto
di
a determina
il
corrispondenti
del
punto Ai
piano
di
XY,
in
o,
al variare
punto Ai, riempiendo un'area S. Ogni punto Ai S determiner a sua volta, per le (2), uno e un solo punto di corrispondente di o. In questa corrispondenza biunivoca tra i punti di a e di S ai punti del contorno 5 di o corrisponderanno i punti del contorno /S' di S.
P)
il
in
tale
corrispondenza
angoli ?
Sia
?/
si
cp
conservi
(x)
una
curva Y in
tangente
dell'angolo w,
che
la retta
dx
:
tangente a y in un punto A forma con l'asse delle x. Sia f la curva luogo dei punti di S, che corrispondono ai punti di y
e
sia
Al
il
punto corrispondente
di
A.
dY La ^ sar
dX
fa
la
tangente
l'asse
dell'angolo ^,
delle
con
X.
Il
allora
soltanto che tg
cresce al crescere di tg w.
442
CAPITOLO XX
'x
132
Ma
ora:
dY__ x
3^
y
"^
"y
dx _'x
ex
"y
dX'^X^
x
3X, ~3X
ox
DX'y'WTv
dy x
y
,
Affinch tg
^
?^^
ove
>?i
= 2)F ^^ x
= 3F y
^;
;?
= 3X x
"v"
3X
5
^^= ^r~ SI
stanti, sia
della
i^
invece
^ sia
ossia che
mq-h
a:-,
np>
0.
Se fosse
mq -{-np<0,
'
conservato.
^
y
rispetto alle
-\-
X,
il
Y, e
de-
a (a,
1)
mq
np,
ossia
erminante
A
)x
il
'y
Y Y
x
y
che noi supporremo avere costantemente uno stesso segno. Secondo che questo Jacobiano positivo o negativo, il verso
senso degli angoli
,
non
percorre s in verso positivo {lasciando a a sinistra), il punto corrispondente percorre S in verso positivo o negativo.
Y) Sia
ora
F
tale
che
yox
/.
Sar:
fdo\^-^do=^Fdy
'
per
il
Se indichiamo con
ottiene sostituendo in
anche
la
F{x,
y) alle x,
valori (2),
sar
dove con Si indico il contorno /S^ di S percorso nel verso in cui si muove un punto Ai, il cui punto corrispondente ^ di a per1 secondo corre s nel verso positivo. Se dunque poniamo s =:
443
precedente Jacobiano positivo, o negativo, sar, ricorteoremi del 128, e supponendo S percorso in modo dando da lasciare S a sinistra
il
i
:
=-/t(^^-)--(4l)l"-=
'F
=x
delle
3F
X, y.
F
X
'x
'X
Dy 'X ]
tx
y y\
dXdY.
considerato
funzione
F z=:
f^
se ne
deduce
infine:
(4)
J>*=X-f^^"-=i>ll^l^ d{X,Y) d Y)
1
dXdY.
(X,
Le
(3),
(4)
danno:
f{x, y) dx
d
y (X, Y)]
|
(x, y)
f^-^^
per
il
dXdY.
di
(5)
cambiamento
doppi.
La
si
fix)dx^( f[x{X)]^dX
per sostituzione per
x, e
gli
dell'integrazione
variabile,
integrali di
una
sola
dove con
dell'altra,
si
una
sulle
funzione
con
segmenti
corrispondenti
;
dx
L'analogia risulta evidente
alla -p^ di
dX
lo
d (x
Jacobiano
.perche
le
_
'
?j
'
il
quale
viene
preso
valore
assoluto.
d (X, 1)
aree S, a
si
considerano
il
segmento
simo
biano
si
pu essere anche
a:;
mentre
il
X=p, F=0,
r=
p cos 0,
Se pones-
p sen
0,
il
nostro Jaco-
riduce a p; e si ritorna cosi alla formola del (Cfr. ross. a pag. 353).
108.
444
CAPITOLO XXI
133
CAPITOLO XXL
COMPLEMENTI YARII
133.
Le serie
di
Fourier.
Sia una funzione f{x) che ammette il periodo 2tc, che cio assume valori uguali in punti che differiscono per un multiplo di 2 71. Supponiamo che f{x) sia sviluppabile in una serie (di
Fourier)
00
/"(a;)
=2 =
n
(1)
e le ^n, hn sono costanti dove n assume i valori 0, 1, 2, 3 da determinarsi. Osserviamo che il termine corrispondente ad >^ z=z si riduce ad ao; cosicch la (1) si pu scrivere:
,
f{x) =
ri
ao -h
2 ^^n cos nx
1
-4-
K sen nx),
cos a
(l)bi8
Ricordando
a
,2:t
che,
se
a intero,
tt:
xdx
nullo,
:
se
=f=
0,
ed uguale a 2
1
se a
0,
osservando che
1 + 2
:
cos
I
nx
cos mxcZa;
*o
f^" = cos {n 2
|
-4-
m) xdx
f^""
|
cos (n
w)
a::(?a:r,
^o
/o
troviamo, se w,
71
se
li
-^=
cos
I
nx
cos
mx c?a;
7ise?i
se
= m=i=0
4= m.
In modo simile
si
prova:
cos
nx sen mx dx
l
=
w w
l^
se
se
71
=m=
#=
j
*^
sen
wa::
sen
mx ^a;
se
=m ^
COMPLEMENTI VARII
445,
Integrando la (Ijws da a 2 ti:, dopo averla moltiplicata per 1 per cos nix o per sen hx, supposto che le serie cos ottenute sieno integrabili termine a termine, si avr, ricordando
le
precedenti identit:
2jt
f{x) dx =^
Uodx
sen wa;
-{-
2
1
(
an
cos
I
nx dx -\-hn\
''o
(^a: [
J
=2
Ti
(*)
*^o
e
,2:t
I
per
00
i
m>
^2n
(
f(x) cos
mx
dx ^=
^\an
cos
nx
cos
mx dx
(**)
-+-
bn
mxdx-{-\=^'K
oc
i
a,,,
^271
I
2TZ
^\
an
cos
nx sen
mx dx
(***)
-f-
' bn
sen
n:z;
sen
mxdx i^^nb^
:
'*"
(m
>
0)
a,
= 2^ I r = f{x) n
.2-
^^"^^
'^'^
Jq
cos
mx
^Za;
>
(2)
&m
=
1
f^"^
I
c^a;
Noi
diano
Si
ci
chiediamo:
sia
vera la
(l)bLs,
ove
alle
a, f
si
in
pu dimostrare (Dirichlet, Dini, Lebesgue) che ci avviene Noi lo dimostreremo nel caso particola/'"(a;)
sono
nulli,
il
tutti
del
(**)
di hn nullo,
In virt delle identit scritte pi sopra, nel secondo membro il coefficiente qualunque sia m; il coeificiente di a differente da zero (ed uguale
ti)
446
CAPITOLO XXI
133
(e necessariamente ammettano anch'esse il periodo 2 tc). Dimostriamo intanto che in tali ipotesi la(l)bi8 totalmente convergente. una costante maggiore dei valori assoluti delle f'{x), Sia
si
ha per
1
m^
sen
a,
r^"" /
mx
f \x) dx
^/
-,
=
donde
:
mnj()
sen
mx
f' {x)
dx
^=^
nm
cos
mx
Jo
ossia:
dm
^22-
M
;
(m>
1).
Similmente
6,,
M ^
2
6^ sen
3-
e quindi per
a cos
nx -h
4if^ nx\i^-^<
,
4Jf
^^
^^ __
_
^^
n
.
La
serie a termini
positivi e costanti
^
2^
2
/
I
1
i'
~
1 1
"" \ J
1
ri
converge, perch la
somma
^
00
;
k termini vale
'
che tende ad
per
A:
quindi sia la
che la (l)bi8 sono totalmente convergenti. Sia (p{x) uguale al secondo membro di {l)u^. Gli integrali moldi T (x), cp (x) cos mx, cp (a;) sen m:r si ottengono dalla (Ijbis integrando e tiplicandola rispettivamente per 1, senmx, co^mx,
poi termine a termine,
perch
la (l)bis
convergente totalmente.
mx.
:
Cosicch, posto
(x)
= f{x) ^
[x),
sar
f Jo
^(x)dx
= 0',\
Jo
^{x)(io^mxdx=^^',
^0
{x)
^Qnmxdx=^
^.
(3)
COMPLEMENTI VARII
Il
447
che la ^ (x)
stanti
hi,
Ci,
0.
Dalle (3)
si
le
co-
f^
1
(x)
bo
-^
hr cos
TX -^ ^
1
Cr
sen rx\ dx
58, :
^0
r=l
il
(4)
quindi, per
risultato dell'es.
.2:1
15,
pag.
^(x)F{x)dx
se
0,
(5)
un qualsiasi polinomio nelle sena:;, coso; a coefficienti Supponiamo ora che la funzione (continua) ^ (x) sia differente da zero in un punto A; essa sar pure differente da zero in tutto un intorno di A, p. es. nell'intervallo (a, p), dove sar, p. es., positiva, ossia avr un minimo m positivo. Vogliamo dimostrare che ci assurdo. Poniamo
F(x)
costanti.
F(x)
dove w
= ]l-^
cos
\x
^y^
C0S--^
'
(6)
un qualsiasi intero positivo. La 'espressione tra B\ /a superer sempre cos ( I > le sar maggiore
di
soltanto
il Indicheremo con massimo finito della ^ (x). L'interTc) vallo (0, 2 si pu decomporre nei seguenti intervalli parziali
:
1" L'intervallo
2*"
(a, P).
Un
intorno
di
di
lunghezza
non
superiore
ad
3""
Un
intorno
di
dj
lunghezza
non
superiore
ad
4"^
La
Y^27t;
tegrale di
IP a| 2.
^ix)^m>
>
;
quindi
l'in|.
(*)
^).
448
CAPITOLO XXI
133
Nei due intorni ricordati di a e P i^(a;) ^ 1, 4^ (a:) < ^. Quindi l'integrale di ^{x) F{x) esteso a questi due intorni non
| |
|
supera 2V==:
||3
a|.
In y sempre
e
Consideriamo ora
Invece
in
1
la parte residua y.
r H- cos hr
:
-h Bl a
a
cos
\^{x)\^N.
di 1
sempre minore
cio il suo massimo valore assoluto un Quindi la F(x) definita dalla (6) minore di o'\ E l'integrale di ^ (ic) i^ (a;) esteso a y non superer y A^o", e quindi, poich o<l, diventa piccolo a piacere, p. es. minore
valore assoluto
numero o
<
1.
di
IP a
4
quando n
abbastanza grande.
L'integrale di
uguale alla
^(x)F(x) esteso a tutto l'intervallo (0, 27i) somma degli integrali di ^ (x) F(x) estesi ai citati
ed uguale perci alla somma:
positivo
in
intervalli parziali;
1 di
un numero
maggiore
valore
di
a
|
di
un numero che
assoluto
non
supera
3**
di
un numero che
in
valore
assoluto
non
supera
Esso
dunque
maggiore
CI
di
moltiplicato noi
^^
per
~~
;
che
assurdo,
perche
sappiamo
(x)
non
sia
identicamente nullo.
Pi generalmente
cienti
dimostra che:
La
(l)bi8,
siano
determinati
da
(2) in
un punto x
=a
cui
coeffi-
ove f (x)
f(x)],
se
sia discontinua,
ha per somma-
questi due limiti esistono e sono finiti [purch esistano e siano (x)]. Anche questo risultato lim (x) e lim finiti anche i
COMPLEMENTI VARII
449
134.
a)
La
propone
di trovare
il
valori
delle Variabili)
che
rendono
o minima una data funzione. Ma talvolta si presentano problemi di massimo o di minimo di un altro tipo il problema di cercare la funzione cp (x) o la curva y ^ (x) che rendono cp (x) che passa per minimo qualche integrale, p. es. la curva ?/
massima
= =
due punti A,
di ascissa a, h e
i/l H-
cp'^
oppure
la
curva passante
nimo
la
il
B posti ad altezze differenti, tale che sia mitempo impiegato da un grave che cade da ^ a 5 lungo
ecc.*
curva, ecc.,
della x,
l'integrale
f{x, y, y) dx,
che
assume
valori
a, X =^b. Si ammetta che tale funzione possegga derivate prime e seconde finite e continue, che per la /'e derivate valgano nel campo che esamineremo, tutte le propriet (conti-
per
X =^
nuit,
ecc.) necessarie
cp (a;) Se ^ la funzione cercata (supposto che esista e possegga derivate prime e seconde finite e continue), e se ^ (x) una funzione con derivate prima e seconda finite e continue,
nulla per
e per
=a
t,
i
per x
,
cp
allora,
della costante
a;
cp
la funzione
(x) -h tz {x)
;
&
valori prefissati
il
nostro
ove
si
ponga
{x)
-f- tz
{x) al posto di y^
ossia
f[x,^
-+- tz
{x)]
dx
t
t^
=
per
0.
Sar dunque
r^
/"
r-
3; J
b, 9
(^)
-+- tz {x),
-h
tz ix)]
dx
296)
cp'
J^fi^i^
29
(^)
-+- tz {x),
{x) H- tz {x)]
dx
per
450
che,
CAPITOLO XXI
per
134
il
si
pu scrivere
^1
(^y
y
la
cp
[y^-f+tz
-H
^^ si
riduce alla
cp,
questa
equazione
ci
^y
Integrando per parti
diventa
:
^\
il
'y'
dx
0.
Il
per ^
primo termine
6.
nullo,
perch
si
(:r)
==
per
:
x=^
La
nostra equazione
v^^^
7>y.
dx[
ir''
!
^''
che deve valere, qualunque sia la funzione derivabile ^ (x) nulla dovr h. Io dico che la quantit tra per a; a e per a;
y)
d_ \ 'f{x,y,y) '\
__ ^
^2^
dx\_
Se infatti cos non fosse, ed essa fosse differente da zero, essa sarebbe positiva in e, positiva in un punto (a, in tal caso Porremo di intorno e. tutto un P)
p.
es.
a:;
z {x)
=
{x
i
oif {x
P)'
di (a, h)
esterni all'intervallo
(a, P).
nullo
fuori
(a, p),
la
(1)
si
'^oL
dx\
|
che assurdo, perch nelle attuali ipotesi, tanto z (x) quanto sono positive in ogni punto interno la quantit tra graffe (a, cosicch l'integrale positivo integrazione, di all'intervallo P) e differente da zero. La nostra ipotesi quindi assurda; vale
ci
j
COMPLEMENTI VARII
cio identicamente
(
la
(2).
451
che
si
pu scrivere esplicitamente
83) cos:
l^fix^y^y)
'y
yf^
'x'y
yf
^y'y
^'fy"=o
3?/'
(2),,
ed quindi un'equazione differenziale del secondo ordine per la funzione cercata y della x. L'integrale della (2) o (2)biB conterr
due costanti
arbitrarie,
che
si
possono
h.
di
imponendo a
prefissati per
tale integrale le
a,
per x
condizioni di
Non
il
ci
occuperemo
deve soddi-
minimo
rende
nostro integrale.
^)
Talvolta
o
ci
si
propone
massimo
minimo
l'integrale
^ (x,
y,
y) dx, tra
a,
le
funzioni y
,
x=^
per x
k,
che
(x, y,
ci
y) dx
dove k
una
accontenteremo di enunciare che per tali problemi continua a valere il metodo del moltiplicatore indicato al 85, 5, pag. 289. Che cio si trova una condizione necessaria, a cui deve soddisfare la funzione y cercata nel modo seguente. Si indichi con X una costante per ora indeterminata
costante prefissata a priori. Noi
;
e,
posto
f{xyy)^=^
-4-
X9,
si
scriva la (2),
/
come
se si volesse
L'in-
valori prefissati,
e che
deve essere
/ I a
cp
{x, y,
y) dx
k.
Esempi.
V
meno
La
teoria
delle
serie di
Fourier
il
si
pu interpretare
che ammette
il
periodo 27t,
x indica
una corda, vibrazione luminosa, ecc.). Una equazione ?/ a cos nx -f- In sen nx (n intero positivo, , hn costanti) si ritiene, come noto dalla
periodico (vibrazione di un punto, di
452
fisica,
CAPITOLO XXI
134
test
se
come misurante un fenomeno periodico elementare. La y definita si riproduce, se l'angolo nx aumenta di 2 Ti, ossia
di
X aumenta
tz,
In altre parole, in
un
intervallo di
am-
piezza 2
tale
si
oscillatorio,
che
Il
in
un intervallo
si
oscillazioni.
nostro risultato
Ogni fenomeno periodico, che si riproduce cio dopo 2 ti unit di tempo si pu decomporre nella somma (serie) di infiniti fenomeni periodici elementari, che nello stesso intervallo di tempo compiono rispettivamente 1, 2, 3, 4, oscillazioni.
Per questa ragione si decompongono, p. es., i suoni emessi da uno strumento musicale nella cosidetta nota fondamentale e
nei suoni armonici.
Oss.
1'^.
Ponendo
di
T = -
.2 TI
x,
indicando con z
il
tempo,
si
fenomeni periodici, che ammettono un qualda 2 t:). Lo stesso scopo si potrebbe ottenere variando l'unit di misura per il tempo.
periodo
2^
(anche distinto
Trovare
{&, P).
la
minima distanza
AB
dal punto
(a, a)
punto
il
minimo
di
\/l -h
y'^.
.
y^
dx,
ossia
134
'
.
f=
y
Vi
-h
La
d
,
dx^/i^yr^
dove
=
n
r.
0,
ossia
Vl^y''
arbitraria.
cost.,
anche ^ y
= m,
retta.
una costante
si
Quindi y =:
mx
-^ n, dove n
un'altra costante
arbitraria; la curva
cercata
una
Le
costanti m,
per B.
3^ Dati in
la
un piano
n due
punti A, B, trovare
curva passante per A e per B, tale che un grave, cadendo da ^ a jB lungo questa curva, impieghi il minimo tempo possibile. Assumiamo in n il punto A come origine, un asse delle x orizzontale, un asse delle y verticale volto verso il basso.
Supponiamo che
Noi sappiamo che
con
s
la
la forza viva
- (tt)
dal
del
grave
uguale
di
massai
indico
l'arco
percorso
grave)
al lavoro
COMPLEMENTI VARII
compiuto dal grave nel cadere dal punto A, cio
proiezione
453
uguale alla
moltiplicata
sulla verticale
dello
spazio
percorso
il
2gJo \
Posto dunque nella (2) f:=i\/
^,
y
la
(2) diventa:
r
1
l/l
y""
-^^
"
yy^y
dx\]f
d T~
\\/
1/
:;
\ -\- y""
y
;
^2
y\ ~
y
=^
0?
che
si
pu
scrivere
assumendo, com'
1 1
lecito,
la
y a variabile indipendente
l/y(l+y'^)
^
d
\
)_^
^
2y''
Posto
=M=^
Vy{\
r=z z^
se
ne
trae
JL
z
_}_
_ :^ q
dy
')
.V
ossia 2-^
r^
dy
-h -y
^-e
0.
y
Integrando
si
avr
/
.
=
y
m
1
(m =^
cost.),
donde
y{\+y
/._^
'2^
)
/i
-^
l-my
x=lri/ l/ - '^^dy.
Jori
0,
my
{B
la
y volto
e
il
curva cercata dunque essere m < 0, perch altrimenti 1 cale sarebbe immaginario.
y lungo
my >
positiva.
Non pu
radi-
Dunque
m>
0,
si
pu porre
m =^ -r^ {h =
cost.).
454
CAPITOLO XXI
134
Di pi
1 1
my>0
1
ossia
>m
y
=^
v^ ri
e
si
pu
porre
= -^ "^ V
bile
di
r 1
?
o~
T
'
IT ^^
^^^^
^9 ^7c
integrazione. Si ha:
y ^i^^h"
cos"
^=
/r (1 4- cos
cp).
'
(a)
1/ 1
si
= cotg ^ ^ 2 my
9
cp
my
tt:
per
?/
=
una
0,
cp).
=
cp.
/i^ TI
/^- (cp
-h sen
(P)
Le
(a), (^)
definiscono
in
fun-
Tale curva
curve y ^= y (x) passanti per i punti di ascissa e dell'asse a b delle x, e di lunghezza prefissata L, trovare quella che con l'asse delle x racchiude l'area massima.
Tra
le
Ris.
In
La curva
134, P, si deve porre (f i= \/l -h ?/'-, cercata deve dunque soddisfare a (2) ove
-{- y^"
^ =^ y.
si
ponga
fz=iy-^\ Vi
(X
=
(
cost.),
cio alla
I^XJl/l
Il
donde:
-+-
y'
= ^^ X +
il
[X (fi
=:
cost.).
di 1.
Posto perci
- X -h
.
li-
=^ seh 9
,
(t
= nuova
variabile),
se
ne dedurr t" ^^ V
dy
dx
=X
trovate,
Quindi
si
6??/
cp
= tg
cp
6?x
cos
cp c^ cp
cZ cp
?/
cost).
|Ji)^
cp
dalle
{y
"^f
cost.
dunque un
COMPLEMENTI VARII
455
135.
a)
(iella
0,
Alcune funzioni
e^,
di
variabile complessa.
dejfnite
Le
z
funzioni
cos
z^
sen z sono
si
per tutti
valori
da una
serie di
funzioni della
P)
Dimostriamo che anche una frazione razionale, cio un quoziente di polinomi di una variabile z pure una funzione
della variabile
z,
si
P(z)
frazione ttt-t
somma
,
di
un
polinomio,
di
frazioni
semplici
del tipo
V
(*)
(2)
Applicando a quest'ultima
si
somma
un polinomio,
di
'
.A
-^
e di derivate di tali
frazioni
a
di
0,
ci
ch'
lo
stesso,
che
z
a a
1
sviluppabile
si
in
serie
potenze.
la nota
Se
^o
="^^
un
numero
qualsiasi,
ha appunto (per
gressioni geometriche)
{z
Z(^)
111
{a
^0)
-^(t
<^
a
cio
-S'o
Zo
-e,,
al
+
:
\
S
1
(a
^A z-zoY
Zo)
|
^0
<
^o\
entro
a.
il
il
punto
(*)
La dimostrazione
Mx -f
ima frazione
del tipo
(il
C
X ~~ e
^ H
(con B,
costanti),
456
CAPITOLO XXI
135-136
ad arbitrio
ogni cerchio
annulla).
frazione razionale data sviluppabile in serie di potenze della z Zo in di centro Zo, il quale non contenga punti ove
il
teorema
di
Cauchy
citato
in
si
di
pag.
209).
136.
Integrazione meccanica.
E noto che il calcolo dell'integrale di una funzione si pu eseguire per via grafica (nota a pag. 325); con metodo grafico si possono risolvere le equazioni algebriche. Le scienze applicate danno numerosi e svariati metodi di calcolo grafico.
Accanto ad
molteplici:
le ci
essi esistono
basti ricordare le
Pi semplici assai di esse sono gli strumenti che, pure ricorrendo al disegno, servono ad eseguire le integrazioni, e che si dividono in due categorie: gli integrafi, che servono a dare
gli
integrali indefiniti,
ed
planimetri,
le
;
che calcolano
noi
gli
inte-
grali definiti,
pi ^neralmente
tipi
planimetri esistono
titolo di
svariatissimi
ne studieremo,
i
tipi
teoricamente pi semplici;
ma non
parliamo del
semplicissimo
planimetro
di
A) Integrafo
di
Abdank-Abakanowicz.
applicazioni
di
Al 73, pag. 238, abbiamo gi citato alcune questo integrafo al calcolo numerico delle radici
una equadelle
il
problema seguente:
f (x),
tracciare
una qualsiasi
f (x) dx.
Esso
senza strisciare su un foglio di carta ed sempre contenuta in un piano perpendicolare al foglio stesso, allora il punto di contatto della rotella e del foglio descrive una curva le cui tangenti sono date dall'intersezione del piano del foglio col piano della rotella. Ecco una descrizione soltanto
roteila ruota
una
schematica
Sia
di
detto integrafo.
y=zf{x) una curva C; e sia C' la curva y=zF(x) dove F{x)=^f{x), cosicch f(x)=^ F{x)dx. Sia x^=a\m
l
siano Ai,
J.2
punti corrispondenti
COMPLEMENTI VARII
delle curve
457
y =^ F{x) =^
f (x)
il
dell'asse delle
Il
tale che
B
(*).
quel punto
per
a;
= f{x)
Il
coefficiente
BAi
vale
A'A_Fia)_
Queste due rette hanno dunque ugual coefficiente angolare,
e sono
perci parallele.
di
aver disegnata la curva y =^ Fix) e i voler f{x), mentre una punta scrivente Ai de^= F{x), L'integrafo porta un parallelogrammo artiscrive la ^ del quale coincide sempre con la retta BAi, colato, un lato ipotenusa del triangolo rettangolo BA'Ai, che ha un cateto BA' posto sull'asse della x ed eguale a 1. Il lato Xo opposto del paral-
Supponiamo
tracciare la curva y
lelogramma sar costantemente una retta parallela a BAi; esso porta una rotella A2 tenuta sul prolungamento di A' Ai, e in un piano- passante per Xo e normale al piano del foglio. Il punto A2 di contatto di tale rotella descrive dunque una curva yz=.f{x) che ha in A2 per tangente la retta ^ parallela a \. Il coefficiente angolare f' {x) di tale tangente cos uguale al coefficiente angolare {x) di \, perci, come si voleva, f{x)^=^F{x). La indeterminazione di una costante additiva
corrisponde
nell'integrafo
all'arbitrariet
L'integrafo di
Abdank
costruito in
Il
modo
curarne
il
buon funzionamento.
B)i
Un primo
tipo planimetro.
poco
di
il
planimetro
Corradi a sfera e cilindro, senza filo. Ma, poich la teoria di quest'ultimo affatto analoga a quella che qui esporremo, e
che presenta caratteri di speciale semplicit, cos resta cata la scelta del planimetro, che qui descriviamo.
giustifi-
Tale planimetro consiste essenzialmente in un disco circodotato di due lare piano di centro 0, il quale pu essere movimenti; uno di traslazione 'parallelamente all'asse della y,
(*) Il lettore
disegni la figura.
458
e
CAPITOLO XXI
di
136
uno
Per poter
un
filo
l;
disco acquista
Questo da una speciale disposizione strumentale (un'asta) tenuto sempre parallelo all'asse delle x. Quando l'estremit mobile C del filo ha un movimento parallelo all'asse delle y, tutto l'apparecchio ad esso solidale riceve non ruota. pure un tale movimento; e il disco di asse
filo
rotazione proporzionale
:/
Fg. 47.
Quando invece
all'asse delle x^
lunga e
disco di
un movimento parallelo rimane fisso, il filo si alsi svolge imprimendo un movimento di rotazione al un angolo proporzionale allo spostamento ricevuto da C.
il
punto
riceve
l'asse
del disco
Al piede della perpendicolare calata dal centro del disco x \\ h una rotellina R tangente a D, posta in quel piano perpendicolare al piano del disco, che passa per Tasse delle x, e tenuta in contatto col disco stesso. Tale rotellina munita di un contagiri. Col suo moto di rotazione il disco imprimer ad R pure un movimento di rotazione un contagiri misura il numero dei giri e frazioni di giro compiuti da R. Vediamo che cosa avviene quando l'estremit mobile C del nostro filo (che porta una punta) percorre una curva y f{x). Supponiamo, p. es., la f{x) crescente come nel caso della figura. Man mano che la punta C cammina sulla curva, il filo
all'asse delle
si
innalza e
si
il
disco
si
innalza
insieme ruota.
COMPLEMENTI VARII
Dico che Vintegrale
di
giri,
459
f (x)
dx
proporzionale al numero
contato
dal
contagiri^
il
coefficiente
di
proporzionalit
varier
poi
secondo
le
dimensioni
dell* apparecchio
e le unit di
misura
scelte.
Dimosi
usando senz'altro locuzioni abbreviate. il teorema, Osserviamo anzitutto che, mentre il disco si innalza o abbassa parallelamente all'asse delle y, la rotella non gira.
streremo
Affinch la rotella
giri
bisogna che:
dall'asse
e
V
disco
II
filo
OC
si
svolga
faccia
rotare
il
D.
2
La
rotella
non
si
del
disco,
ma
sia
eccentrica.
Ed
OC;
P)
la
distanza
OR
da
R al
centro
del disco
D,
Dividiamo ora Tintervallo {a, h) in infiniti segmentini infie sia 5 uno di questi intervallini. In esso la y si pu considerare come costante (cfr. 99); e mentre C percorre il OR sar aptratto CD di curva corrispondente, la distanza punto uguale alla y di un punto di questo pezzo di curva. L'allungamento del filo sar uguale alla lunghezza dx della proiezione t del nostro pezzo di curva sull'asse della x; ^ quindi, per quanto dicemmo, l'angolo di cui gira la rotella R (mentre C percorre il tratto CD di curva che si proietta in 5) proporzionale tanto alla y che a dx, e perci, a meno di un
nitesimi
;
uguale al prodotto ydx (*). Il numero dei giri compiuto da R, mentre l'estremit C del filo descrive tutto il pezzo di curva y :=z f(x) che si proietta nell'intervallo (a, h), proporzionale ruota nei singoli intervallini alla somma degli angoli di cui parziali B. Tale numero di giri dunque proporzionale a
f{x) dXf
I
e.
d.
d.
(*)
minimo
di
In modo preciso esso compreso tra i prodotti di hdx per il massimo o il in ^. L'allievo completi questa dimostrazione senza sussidio di locu.?/
zioni abbreviate.
460
CAPITOLO XXI
136
dell'area
Questo planimetro pu in modo aifatto simile servire al calcolo non solo di rettangoloidi, ma di figure piane qualsiasi, come il lettore pu facilmente dimostrare.
B)2 Planimetri di Amsler.
Un'asta rettilinea
centro A.
AB
porti
a un estremo
una
rotella
al
AB
retta
girevole
sia
intorno
suo
Un
punto
della
AB
costretto
muo-
versi su una linea prefissata L, mentre il punto B descrive un cammino chiuso f posto nel piano di L, e l'asta ritorna alla posizione iniziale. In tale movimento la rotella R sia apdel disegno, e compia un certo numero poggiata al foglio di giri. Si vuole, conoscendo N, dedurne l'area racchiusa da f. A seconda della forma di L, cambia il nome dato al planimetro rettilineo, se L una retta polare, se X un cerchio
N
;
supponendo che:
la linea (guida)
L;
sia interno al
il
segmento
AB.
sia
cammino f
e
di
composto
di
di
paralleli alla
retta
archi
cerchi
col
CB. Quando
non muta di direzione e il segmento GB descrive un parallelogrammo A; quando B descrive un Y, la nostra asta gira di un angolo cp, e il segmento CB
la nostra asta
CB<^.
"^
Ma, poich
alla
fine
del
movimento
angoli
cp
l'asta tornata
cp
alla
posizione
iniziale,
degli angoli
percorsi in
nel
un senso
uguale alla
e
i
percorsi
verso
opposto,
giri
eseguiti
corri-
spondentemente dalla
verso opposto.
l'asta
in
un verso elidono
mota
in
settori descritti da (75, mentre i un verso, hanno complessivamente un'area uguale settori descritti da CB^ mentre l'asta ruota nel
cos pure
Ricordando questo, facile riconoscere che l'area racchiusa da r vale la differenza tra le aree dei parallelogrammi descritti da CB, quando B descrive un segmento B, muovendosi, p. es., da sinistra a destra, e quelli descritti da GB, quando B descrive un segmento 5, muovendosi, p. es., da destra a sinistra. Quando B descrive un S, Tasta AGB si muove parallelamente
COMPLEMENTI VARII
461
a s stessa, e l'esperienza insegna che il numero dei giri comvale la distanza d tra la posizione iniziale e finale piuti da
^r
di
i? (se r
il
raggio
seg-
del
parallelogrammo descritto
dal
mento
CB
2nr. GB.
L'area racchiusa da
totale dei giri
giri)
f sar dunque data dal numero eseguiti da R (che possiamo leggere col contasi
diviso
per la costante
opportuna graduazione
2nr
'=N.
.
CB
Se poi fi un cammino chiuso di forma arbitraria, lo si pu pensare come limite di cammini f del tipo precedente. E, poich l'esperienza insegna che, se dei cammini f si avvicinano
indefinitamente a un
cammino
-?^i
Pi,
allora
il
dente
casi
tende al numero
di
giri
corrispondente a
comuni l'area racchiusa da fi ha per limite l'area racil precedente risultato vale per cammini chiusi F in generale.
chisa da r, se ne deduce che
FINE.
INDICE
dei riassunti e degli esempi pi notevoli.
[I
numeri
il
si
numero che
nel testo
indici
danno
TABELLA
Pagina
delle regole di derivazione e delle derivate delle funzioni elementari
204
e seg.
244
e seg.
metodi
di
integrazione
259
ESEMPI NOTEVOLI.
Pagina
57,2
4
Formole
Radici
di
56,3
w"^'"''
^ ^'^lo
per
2, 3, 4,
572^ e 6I33
Equazioni
di
quarto grado
terz'ordine
.
41
79,
Angolo
di
Determinanti ortogonali
Determinanti reciproci
8O2
.
8O3
54 48
e 89, e
90
-^
(14- r
.
151,
lim
127,
Interesse continuo
127^
.
. .
Area di un rettangoloide definito da un'iperbole equilatera Teorema di de l'Hpital Interpolazione (errore commesso nella Criterio di convergenza di Cauchy Resto di Cauchy e teoremi di Bernstein e di Pringsheim per
128^
200
201
201
la serie
di
Taylor
214
e seg.
464
Sviluppi in
serie di
C,
(1
+ xy%
.
arct x^
.
tt,
arcsen x
Principio, di
216
e seg.
Fermat per
x'^
2292
La curva y a
Istanti in cui
-^h x^-\-c x
e l'equazione di terzo
grado
.
233
minima
Volume
Durata
dell'ellissoide
dell'oscillazione di
Integrazione grafica
di
delle leggi di
.
gravit
Spinta idrostatica
Volume
Centro
....
.
346,
un ponte
363
367
.
Equazione Xj^-+Equazioni
di
r^ =
le
368
369
Eulero per
funzioni
omogenee
.
373 e seg.
375.,
e
3
curvatura costante
391,
.
392^
.
e a
392^
.......
.
.
Fenomeni
Brachistocrona
INDICE
CAPITOLO
I.
NUMERI REALI.
1.
2.
razionali positivi
irrazionali
e
3.
4.
Lmite superiore
reali
Pag.
numeri
positivi
8
12
CAPITOLO
II.
APPLICAZIONI GEOMETRICHE.
5.
^\
Pag.
Misura (algebrica)
e
degli angoli
.10 .19
.
7.
! Aree
volumi
'
21
CAPITOLO
I
III.
NUMERI COMPLESSI.
8. 9.
10.
Equazioni di
.............37
numero complesso
5*^
.......
Pag.
27
e delle
29
2",
e 4o
grado
CAPITOLO
IV.
IL
Pag.
12. 13.
Calcolo combinatorio. Prodotti di binomii e formola del binomio Divisione di due polinomii
14..
15. 16.
......... ..........
...
.
.
42
44 46
48
51
52
53
17.
30
466
INDICE
CAPITOLO
V.
Pag.
Matrici
Definizione di determinante
20.
21. 22. 23.
Propriet di un determinante
Prodotto di due determinanti
Il determinante di
Vandermonde
.62
64 69
74
76
e il
discriminante di un'equazione
una
tale equazione
. .
83
88
CAPITOLO
VI.
FUNZIONI, LIMITI
Pag.
28.
29.
Irdervalli, intorni
94
95
97
Limiti
.....
a;
'
102
105
111
e loro limiti
112
35.
36. 37. 38. 39. 40.
Primi teoremi
sui limiti
113
117
121
Funzioni continue
Un Un
limite fondamentale
Alcune applicazioni
delle funzioni conti
.
- Propriet fondamentali
Funzioni di
pi,
41.
variabili
CAPITOLO
VII.
SERIE.
42.
43. 44.
45.
........
una
serie
Pag.
140
Cambiamento
148
149
46.
152
INDICE
467
CAPirOLO
vili.
Pag.
Velocit
ad un
istante,
velocit
di reazione,
intensit
48.
49.
.....
.
.
di corrente,
155
159
161
Derivata
Estensione alle funzioni complesse
168
169
Derivate fondamentali
Infinitesimi e infiniti
. ,
.171
175
.
54.
Differenziali
177
55.
56.
somma
57. 58.
piii funzioni
59,
60.
.178
179
181
182
186
191
61.
.188
.
CAPITOLO
IX.
63.
64. 65
Propriet fondamentali derivate Prime applicazioni del teorema della Radici multiple di una equazione
delle
Pag.
.
media
.....
. .
193
197
203
26
CAPITOLO
X.
SERIE DI POTENZE.
66. 67.
68. 69.
Pag.
Cerchio di convergenza
.......
.
.
207
209
jotenze
....
.
210
212
CAPITOLO
XI.
Pag.
Massimi
minimi
(relativi)
flessi
Concavit, convessit,
.........
. . .
,
223
230
234
alla
risoluzione
approssimata
delle
equazioni algebriche
237
468
INDICE
CAPITOLO
XII.
INTEGRALI.
74. 75.
Pag.
Primi teoremi
76.
77.
Integrazione Integrazione
78.
79.
Integrali singolari
239
246 250
255 260
264
CAPITOLO xm.
CALCOLO DIFFERENZIALE PER LE FUNZlOxM DI PI VARIABILI
80.
81.
........
o piti variabili
. .
Pag.
268
272
274
82.
83.
84. 85.
Differenziali
Funzioni implicite
Generalizzazioni
86. 87.
...........
.
.
.275 .279
285
Formala Massimi
290
291
minimi
delle funzioni di
due o
pi, variabili
CAPITOLO XIV.
Considerazioni preliminari Derivazione segno dHntegrale Differenziali in due variabili Integrali curvilinei
.
295
sotto il
esatti
CAPITOLO XV.
GLI INTEGRALI DEFINITI E LE FUNZIONI ADDITIVE D'INTERVALLO.
94.
95.
96.
e loro derivate
.
. .
....
. .
.
Pag.
308
.311 .313
313 319
320 326
96 bis.
Il
Il
il
definiti
.97.
98.
^ 99.
il
Metodi
e locuzioni abbreviate
........
INDICE
469
CAPITOLO
XVI.
100.
Funzioni additive
e loro
derivate
un
iitegrale superficiale
Interpretazione geometrica.
....... ........
.
340
345
.341
.
Volume di un
Guidino
CAPITOLO
XVII.
CAMBIAMENTO
107.
108.
Esempi di cambiamento di variabili in formole di calcolo differenziale Cambiamento della variabile d'' integrazione negli integrali degniti
o multipli. Integrali superficiali in coordinate polari
.
347
350
108 bis.
.355
CAPITOLO
XVIII.
EQUAZIONI differi:nziali.
109. 110.
Equazioni
differenziali,
la cui
integrazione ridotta a
111.
112.
113.
un
differenziale esatto
2'ipi particolari di
equazioni differenziali
..... .....
. .
. .
ag.
357
quella di
359 369
Teorema di Cauchy e integrazione per serie Primi tipi di equazioni lineari alle derivate ordinarie a
cienti costanti
.376
379
114.
..........
coeffi-
Primi teoremi
ordinarie)
sulle equazioni
.
differenziali
lineari
(alle
derivate
381
115. 116.
Un lemma
Nuovi teoremi
sulle equazioni lineari alle derivate ordinarie
coefficienti costanti
382
117.
....
.
384
386
CAPITOLO XIX.
118.
119, 120. 121.
122.
Piano tangente ad una superficie Lunghezza di un arco di curva sghemba Area di una superficie sghemba ed integrali ficie sghemba Area di una superficie di rotazione
. .
...........
estesi
......
ad una super.
.
405
470
INDICE
Pag.
123.
124.
125.
126.
.......
.
.
.410
Curvatura
e torsione di
CAPITOLO XX.
INTEGRALI CURVILINEI E SUPERFICIALI.
127.
128.
Pag.
Prime
definizioni
.
426
431
129.
130.
131.
teorema di Stokes
.
132.
......
.
. . .
CAPITOLO XXI.
COMPLEMENTI VARII.
133.
134.
135. 136.
Le serie di Fourier Elementi del calcolo delle variazioni Alcune funzioni di variabile complessa
..........
.
Pag.
444
449 455
Integrazione meccanica
456
.
.
463
weeccceopt
TOi-^
1
RETURN
Astronomy/Mathematics/Statistics Library
642-3381
MONTH
e.
V.;
BERKELEY LIBRARIES
UBRABV