L’intervista
Abbiamo appena completato vari nuovi progetti, tra cui
L’Establishment
conquista il Modernismo.
A colloquio con
Sir Michael Hopkins
Tecnologia integrata, funzionalismo, sperimentazione
e continuità: gli ingredienti della nuova architettura di
Sir Michael Hopkins che rilancia e dà forza al Moder-
nismo in Inghilterra legandolo all’ultima evoluzione
della migliore tradizione costruttiva e purezza formale
degli antichi edifici industriali del XIX secolo, mira-
bilmente riprodotti nelle immagini del fotografo in-
glese Eric De Marè.
Da sempre accompagnata dallo scetticismo conservatore,
oggi l’architettura contemporanea sembra aver trovato
nuove sicurezze e nuove identità celebrate anche nei pro-
getti e nei molteplici cantieri per il Giubileo.L’Inghilterra
supera i limiti imposti al Modernismo dalla critica teleo-
logica di Hitchkoch – Jonshon e ricostruisce l’atteso per-
corso culturale verso l’assenso alla modernità: emblema-
tico è il nuovo palazzo del Parlamento di Sir Michael
Hopkins davanti al vecchio Westminster a Londra. Que-
sto è il rinnovamento epocale dell’Establishment inglese.
Ospitati nella villa di campagna in Toscana, una antica
torre che fu residenza di Castruccio Castracane, rivol-
giamo all’architetto alcune domande.
Oltre ad essere una riuscita sperimentazione spaziale, che
coniuga esigenze abitative con tecniche costruttive del
mondo dell’industria, la vostra famosa casa di vetro in
Downshire Hill è il simbolo realizzato del suo interesse verso
le teorie sperimentali di Buckminster Fuller e Charles Eames.
Può spiegarci meglio cosa lei apprezza in questi due architet-
ti e cosa voleva personalmente dimostrare?
Buckminster Fuller e Charles Eames hanno avvicinato
l’architettura ai processi industriali ed hanno stimolato
tematiche che mi hanno poi molto coinvolto in prima
persona. Ricordo che mi ponevo quesiti come “perché
gli edifici non possono essere prodotti come motoci-
clette o frigoriferi?”. “Perché non si possono produrre
in fabbrica invece che lasciarli all’inesattezza dei processi
del cantiere?”
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Cristina Donati
Lo scorso ottobre sono riuscito, finalmente, a visitare la
casa di Charles e Ray Eames a Santa Monica e l’ho tro-
vata assolutamente fantastica. Nel 1949 Eames voleva di-
mostrare che si poteva costruire un’abitazione selezio-
nando dei componenti edili da un catalogo. Nel 1976,
quando io e mia moglie abbiamo costruito la nostra ‘casa
di vetro’,davamo già per scontate le teorie di Eames;non
che molti avessero seguito il suo esempio in Inghilterra,
ma volevamo spingerle oltre; volevamo cioè ridurre al
minimo assoluto il numero di componenti e di giunti
necessari per realizzare un’abitazione autonoma. La no-
stra casa è un volume vetrato di due piani con pianta ret-
tangolare di 10 x 12 m con una griglia di 4 x 2 m, i ser-
ramenti sono volutamente essenziali ed i pannelli di ve-
tro sempre della stessa dimensione; non sono previste
partizioni interne ma un unico spazio flessibile con
‘pods’ per i servizi e le camere. Quindi volevamo creare
una tecnologia minimalista che ci desse una sorta di cel-
lula base su cui poter, in seguito, elaborare soluzioni più
complesse. Volevamo anche creare una continuità con lo
spazio esterno del giardino per abbattere tutte quelle bar-
riere che in Inghilterra dividono la ‘privacy’ degli interni
dallo spazio ‘pubblico’ dell’esterno.
Quando Buckminster Fuller venne a stare da noi, mi
chiese:‘quanto pesa la tua casa?’ Ricordo di aver fatto tutti
i calcoli ed era 5 tonnellate: leggerissima e trasparente!
I progetti della ‘seconda generazione’ (Lord’s cricket ground,
Bracken House, ecc.), rappresentano, come Lei ha spesso
affermato, “una riconciliazione con la storia”. Quali conside-
razioni l’hanno portata ad allontanarsi dalle teorie dell’high –
tech radicale dei primi anni ‘70?
Non credo di essermi mai allontanato da quello che
chiami ‘high-tech radicale’. Per noi ‘high-tech’ significa
questo: sfruttare la tecnologia di un edificio per trarne la
sua immagine architettonica,cioè legare tecnologia e ar-
chitettura in un processo paritario.
CIL 71
il centro telematico Saga che è un classico edificio in
ferro e vetro a cui si sono applicate le ultime ricerche in
materia di risparmio energetico che in questo momento
assorbono gran parte dell’interesse dello studio.
Così, in un certo senso, niente è cambiato. Nel caso dei
due edifici a cui ti riferisci erano le condizioni (il con-
testo, il preesistente) che hanno fatto sì che si dovessero
applicare le nostre risorse ad estetiche,a materiali per noi
nuovi come la pietra e il laterizio.
Quando ti trovi ad operare nel centro storico di Londra
in zone protette dalla Sovrintendenza, come nel caso
degli uffici della Braken House che sono vicinissimi alla
Cattedrale di St.Paul,sorge inevitabile la necessità di co-
minciare a pensare alla complessità dinamica che genera
l’intervento in termini di scala urbana, di isolato, di rap-
porti tra edifici circostanti. Il ‘contesto’ divenne improv-
visamente una condizione ed un condizionamento da
cui non poter prescindere.‘Riconciliarsi con la storia’si-
gnifica per me riuscire a creare armonie tra architetture
di diversi periodi, a ‘far vivere’ un edificio moderno al-
l’interno della City senza scadere nei ‘pastiche’. In que-
st’ottica abbiamo iniziato ad affrontare il tema dell’ag-
giornamento dei materiali della tradizione, basandoci
sulle conoscenze acquisite per i materiali come il ferro
ed il vetro. Nel caso della Bracken House abbiamo de-
ciso di costruire l’edificio su una struttura a facciata por-
tante su cui si scaricano i pesi dei solai. Questo crea vin-
coli e limitazioni espressive maggiori rispetto alla tipica
struttura in cemento e curtain-wall; ma è proprio da
Deposito Greene King, 1977-80.
questa sfida tra tecnologia e architettura che nasce e cre-
sce la possibilità di realizzare estetiche nuove, contem-
poranee.Vogliamo sempre spingere la tecnologia, re-in- clettismo che ha contraddistinto molta architettura in-
ventarla,‘farla lavorare al massimo’ ed allo stesso tempo glese dagli inizi del secolo in poi.
sfruttarla per creare tensione spaziali che diano forza Un interesse forte in questo momento è la sperimenta-
nuova all’architettura. zione nel settore della bioarchitettura che ha fornito agli
architetti nuove prospettive e finalità da raggiungere,an-
Nella metà degli anni ’80, l’Inghilterra ha attraversato una che nel senso pratico di voler ridurre i costi di manu-
grossa crisi del comparto edile scatenata dalla recessione tenzione degli edifici. Questo è una componente for-
economica, seguita poi anche da una crisi ‘ideologica’ dei tissima che certamente impegna molti dei nostri sforzi
valori del Movimento Moderno a cui hanno contribuito fattori di ricerca. Capire cioè, non solo come legare la tecno-
vari: dall’allarmismo ecologico alle predilezioni del Principe logia all’architettura, ma anche come coinvolgere en-
Carlo. trambi i settori nelle tematiche ambientali.
Oggi l’Inghilterra ha rilanciato il valore dell’architettura ed è Prendiamo, ad esempio, un materiale come il vetro: lo si
una delle nazioni più all’avanguardia. Quali sono stati i mec- può usare in modo tradizionale limitandosi a relegarlo
canismi che hanno permesso il superamento di questa crisi all’impiego nelle aperture finestrate; ma lo si può ren-
economica e ideologica? dere contemporaneo ed innovativo se lo si aggiorna at-
La storia ha un suo percorso, una sua evoluzione, a volte traverso la moderna tecnologia in grado di controllare
quasi inevitabile. Così oggi abbiamo conquistato una si- fattori come la variazione di trasmissione del calore,
curezza nuova; gli architetti inglesi si sentono in grado della luce, della privacy: così si apre un mondo nuovo di
di contribuire in modo più positivo, più libero, alla crea- potenzialità ed anche di immagini estetiche che per-
zione dello spazio urbano senza dover produrre quell’e- mettono di rinnovare il linguaggio dell’architettura.
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Come giudica e quali opportunità avete avuto dall’operazio-
ne Millennio?
Il Millennio non sembra coinvolgere molto l’interesse
della gente comune ma ha dato grosse opportunità al-
l’architettura tramite i finanziamenti della Lotteria Na-
zionale, che si dividono in fondi per l’architettura, per le
arti e lo spettacolo, per lo sport, ecc. Noi avevamo una
grande esperienza in complessi commerciali e il Mil-
lennio ha dato al nostro studio l’opportunità di proget-
tare edifici civici per i cittadini e per la città con formule
di finanziamenti che solo i meccanismi della Lotteria
potevano creare. Così abbiamo appena terminato un
edificio a Edinburgo che si chiama ‘dynamic earth’, un
polo universitario a Bristol ed una biblioteca e centro
servizi a Norwich,in East Anglia,che la Regina ha inau-
gurato due settimane fa.
Nello scenario attuale dell’architettura internazionale sem-
brano potersi leggere tre tendenze all’uso del laterizio: la
prima riguarda l’impiego massivo, la seconda sfrutta il
dispositivo tecnico del rivestimento a spessore in simulazio-
ne del muro tradizionale; la terza punta a reinventare l’uso
del materiale attraverso involucri sottili.
Le sembra una classificazione condivisibile? Che valutazione
si sente di esprimere per la ricerca di Piano indirizzata verso
rivestimenti sottili in laterizio? Le sembra una vocazionalità
formale e tecnologica plausibile del materiale laterizio?
Sì, condivido questa ‘classificazione’.
Per quanto riguarda Renzo Piano,approvo la sua ricerca
che riguarda più in geneale il settore della terracotta.
Penso che esistano i presupposti per una flessibilità este-
tica che può anche raggiungere risultati di un certo ri-
lievo. La ricerca personale di ogni architetto si dirige,
come fai notare, in direzioni diverse; le murature com-
poste in laterizio e cemento armato possono rappresen-
tare un settore di approfondimento e sperimentazione,
ma dubito che i risultati siano di grande interesse.
Nella scia della riproposizione del laterizio in soluzioni por-
tanti a grosso spessore, potrebbe parlarci delle conseguenze
nella logica compositiva di un impiego artigianale e massivo
come quello adottato per il Teatro dell’Opera di
Glyndebourne, rispetto ai meccanismi generati dal sistema
della prefabbricazione abbinata al sistema puntiforme, come
nel caso del Palazzo del Fisco a Nottingham?
Il sistema ideato a Glyndebourne,con il tamburo interno
dell’auditorium che rappresenta la struttura portante,
permette di lavorare,di giocare con lo svuotamento mu-
rario della facciata in modo molto più libero. L’imma-
gine complessiva di facciata punta all’esasperazione dei
rapporti tra le grosse aperture, che rappresentano la mo-
dernità,incorniciate dalla texture artigianale dei mattoni.
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Nottingham è totalmente industriale; è completamente
prefabbricato e risponde ad un sistema estremamente ri-
gido in cui tutte le parti sono controllate; non esiste al-
cuno spazio per la flessibilità. Sono due esempi diversi di
progettazione e di gestione nell’esecuzione in cantiere.
Quali sono, secondo le sue riflessioni, i caratteri atemporali,
gli elementi di inamovibilità tecnica e formale dell’architettu-
ra in mattoni faccia a vista? Quali quelli passibili di aggiorna-
mento e di attualizzazione?
Le caratteristiche atemporali sono legate alla forma, alle
dimensioni, al colore, agli elementi che costituiscono il
mattone:il fatto che sia una piccola unità con una sua lo-
gica produttiva. Se avesse dimensioni diverse si spacche-
rebbe. Ma si sta già cercando di produrre mattoni ad alta
resistenza e con specifiche tecniche di maggiore accura-
tezza.Anche il rinnovamento dell’estetica è legato alla ri-
cerca tecnologica e scientifica che,come accennavo,si di-
rige verso lo svuotamento murario, la massima traspa-
renza legata al linguaggio delle tecniche di produzione
energetica passiva.
Il nuovo palazzo del Parlamento a Londra, così come il
Palazzo del Fisco a Nottingham, riassumono emblematica-
mente le direzioni della sua ultima ricerca in merito agli ulti-
mi sviluppi della così detta architettura verde. Come funzio-
nano e qual è l’effettivo risparmio energetico di un edificio in
cui sono applicati meccanismi di biotecnologia?
Entrambi gli edifici sfruttano la massa muraria come
massa termica; entrambi si avvalgono di un sistema di ri-
cambio dell’aria di notte: l’aria entra attraverso dotti in
facciata, viene poi veicolata da ventilatori nel pavimento
flottante attraverso tutto l’edificio, per essere poi espulsa
dai comignoli. Nel Palazzo del Parlamento è presente an-
che l’impianto di aria condizionata meccanico,oltre ad un
raffreddamento idrico che pompa acqua dal Tamigi in un
ciclo continuo. Sono impiegati poi accorgimenti come
gli schermi solari che divengono poi parte integrante del-
l’espressione linguistica ed estetica delle facciate.
Dalla tecnologia vittoriana subordinata alla progettazione,
oggi si è passati alla ‘tecnologia integrata’.
Come nasce la progettazione nel suo studio e come è organiz-
zato il rapporto con gli studi di ingegneria?
Lavoriamo con gli studi di Arup e Buro Happold fin dal-
l’inizio di un incarico.La collaborazione è costante.I mi-
gliori ingegneri non accettano mai la prima soluzione e
pensano in termini architettonici e tecnologici simulta-
neamente, considerando gli effetti tecnici dal punto di
vista strutturale, ambientale, estetico: è una sfida costante Tribuna Mound, Stadio da cricket Lord’s,
e reciproca da cui cerchiamo di far scaturire un linguag- Londra 1984-91.
gio architettonico nuovo, contemporaneo, innovativo. ¶
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