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a cura di Giovanni Fiorentino e Mario Pireddu

Dipartimento di Scienze Umanistiche, della Comunicazione e del Turismo Universit della Tuscia Nutrimenti

Facebook viene fondato il 4 febbraio 2004 da Mark Zuckerberg, e in meno di dieci anni si impone come il social network pi diffuso sul pianeta. Un fenomeno non comune e allo stesso tempo normale per molti, che ha ridefinito in poco tempo la vita quotidiana di milioni di persone nel mondo, fino ad essere consacrato di recente nellimmaginario collettivo da Hollywood (The Social Network, David Fincher 2010). Galassia Facebook un libro agile, provocatorio e di confronto serrato dedicato al fenomeno Facebook secondo approcci diversi per taglio scientifico ed orientamento culturale. Lidentit, la politica, letica, leducazione, la pubblicit, le relazioni sociali, il reale e il virtuale, il testo e le immagini. Facebook come lente dingrandimento che spiega la vita quotidiana al tempo della convergenza digitale. Giovanni Fiorentino Professore associato presso lUniversit della Tuscia dove insegna Sociologia della comunicazione e Sociologia dei consumi e della pubblicit e presiede il Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione. Si occupa di storia e cultura dei media con particolare attenzione alle relazioni tra immagini e societ nel passaggio dallanalogico al digitale. Collabora con Il Mattino e ha scritto tra laltro, LOttocento fatto immagine. Dalla fotografia al cinema, origini della comunicazione di massa (Sellerio, 2007) e curato O vero! Napoli nel mirino (Madre, 2010, con E. Cicelyn e M. Codognato). Mario Pireddu Ricercatore presso la Facolt di Scienze della Formazione dellUniversit Roma Tre, dove membro del Laboratorio di Tecnologie Audiovisive. docente di Comunicazione di rete presso la Facolt di Lettere e Filosofia della stessa Universit, e di Mass media, new media e societ delle reti presso lUniversit IULM di Milano. Si occupa di comunicazione, media theory e forme dellapprendimento. Tra le sue pubblicazioni il volume Ps-Humanismo: as relaes entre o humano e a tcnica na poca das redes, (Difuso Editora, 2010, a cura, con Massimo di Felice).

Galassia Facebook Comunicazione e vita quotidiana


a cura di GiOVaNNi fiOreNtiNO e MariO Pireddu
NellO Barile DaVide BeNNatO GiOVaNNi B O ccia Artieri Luca CONti GiacOmO Di FO ggia SimONa FallO ccO FabiO GigliettO Chiara MOrONi LUCA ROSSI DiaNa SalzaNO Federica Villa

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Galassia Facebook. Comunicazione e vita quotidiana

ISBN 978-88-6594-134-8

9 788865 941348

15,00 euro

Galassia Facebook Comunicazione e vita quotidiana


A CURA DI GIOVANNI FIORENTINO E MARIO PIREDDU

Dipartimento di Scienze Umanistiche, della Comunicazione e del Turismo Universit della Tuscia

Dipartimento di Scienze Umanistiche, della Comunicazione e del Turismo Universit della Tuscia Il volume stato pubblicato grazie al contributo del Dipartimento di Scienze Umanistiche, della Comunicazione e del Turismo, Universit della Tuscia Comitato scientifico: Alberto Abruzzese, Massimo Ferrari Zumbini, Giovanni Fiorentino, Guido Melis, Maurizio Ridolfi, Giovanna Tosatti Metodi e criteri di referaggio La collana adotta un sistema di valutazione dei testi basato sulla revisione paritaria e anonima. I criteri di valutazione adottati riguardano: loriginalit e la significativit del tema proposto; la coerenza teorica e la pertinenza dei riferimenti rispetto agli ambiti di ricerca propri della collana; lassetto metodologico e il rigore scientifico degli strumenti analizzati; la chiarezza dellesposizione e la compiutezza danalisi. 2012 Nutrimenti Prima edizione gennaio 2012 www.nutrimenti.net via Marco Aurelio, 44 00184 Roma Art director: Ada Carpi In copertina: foto Lin Noueihed Isbn 978-88-6594-134-8

INDICE

Introduzione Giovanni Fiorentino, Mario Pireddu I PARTE Facebook: comunicazione e reti sociali. Uno sguardo laico Mario Pireddu Etica dei social network. Valori e comportamenti sociali in Facebook Davide Bennato The social network. Le precondizioni di un nuovo regime emozionale Nello Barile Facebook, lordine spontaneo e il processo esplorativo dellignoto Simona Fallocco Facebook, Twitter & co. Una mutazione possibile per la ricerca sociale Giovanni Boccia Artieri, Fabio Giglietto, Luca Rossi II PARTE La politica al tempo del social network Chiara Moroni

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Facebook per il business, tra marketing 2.0 e pubblicit social Luca Conti Flnerie cinefila su Facebook. Appunti di viaggio incorniciati Federica Villa, Giacomo Di Foggia Facebook: nel regno degli ossimori Diana Salzano Face/Faces, identit e rappresentazione. Dal singolare al plurale Giovanni Fiorentino Riferimenti bibliografici

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da ogni parte del mondo e in quanto tale espressione di una cultura globalizzata, va detto che in realt le cose non stanno cos. Sembrerebbe infatti che il sito sia espressione di valori espressione di diversi contesti culturali, valori che vengono veicolati dagli stessi suoi utenti. Losservazione non particolarmente originale, in quanto se si considera Facebook come oggetto culturale (Griswold 1994), i significati che gli vengono attribuiti sono frutto delluso sociale di diverse culture, diversi valori, diverse etiche. Senza dubbio per la potenza tecnologica della piattaforma, il suo successo planetario e la modalit con cui declina concetti come privacy, vicinanza sociale, amicizia e condivisione, fanno s che piccoli gesti eticamente controversi, o semplicemente ingenui, possano trasformarsi in fenomeni dalla portata incontrollabile. Parafrasando la celebre frase con cui viene esemplificata la teoria del caos, potremmo dire che un gesto inconsulto in Facebook pu scatenare conseguenze impreviste nella vita quotidiana delle persone. Esiste un modo per far s che queste tecnologie siano opportunit e non pericoli? La risposta affermativa necessaria, e prevedibilmente va di pari passo con le regole di convivenza a cui ci ha abituato la cultura democratica liberale: rispetto dellaltro, consapevolezza e responsabilit delle proprie idee e coscienza di vivere in un contesto culturale frammentato in cui il dialogo il principale strumento di relazione sociale.

The social network. Le precondizioni di un nuovo regime emozionale

N ello B A R I le

Il film The social network (2010) di David Fincher un documento illuminante sulle precondizioni e sulle conseguenze dello sviluppo di un fenomeno planetario. La diffusione su scala globale di Facebook prende piede a partire da quel contesto importantissimo nella definizione di parti consistenti della cultura desportazione americana che va sotto il nome di college culture. Da essa proviene ad esempio uno stile dabbigliamento molto in voga tra anni cinquanta e sessanta detto Ivy League, che allepoca influenz varie sottoculture come quella inglese dei mods. Tralasciando linfluenza su una certa cinematografia adolescenziale che ha dato vita a parecchi b-movies ma anche a film importanti come Animal House, potremmo invece slittare verso linizio degli anni novanta. Epoca in cui la scena college ridefin i gusti e i consumi musicali della popolazione giovanile mondiale grazie allesplosione del grunge a Seattle, come anche del cross over pi a sud e di altri pezzi decisivi di indie rock della caratura dei Pixies di Boston che non a caso furono tra le pi famose college band di quellepoca. Allo stesso modo anche la cybercultura deve riconoscere un tributo rilevante alla college culture, dato che molte aziende della Dot Economy nacquero proprio da spin off universitari. Il film di Fincher ricostruisce in parte questa derivazione del fenomeno Facebook dallhumus elitario della cultura degli universitari americani. In quel mix esplosivo di elitismo e nerdismo, di nepotismo e meritocrazia, tra
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una mentalit business oriented e una creativit spontanea e disinteressata, possibile rintracciare lorigine di un grande successo. Zuckerberg descritto da Fincher la quintessenza del nerd: una personalit disagiata, quasi artistica, che incontra enormi problemi relazionali, specialmente con il sesso femminile. Proprio questa sorta di auto-alienazione e la spiacevole idea di postare alcune dichiarazioni sulla sua ex fidanzata, alla base di uno stigma sociale che appone letichetta di disadattato sul nome di questo grande inventore. Ma il pi famoso social network del mondo non nasce solo dalle vicissitudini e dallo sfondo esistenziale del suo ideatore. Esso si d sin dallinizio come un mix esplosivo tra il rigore algoritmico dei modelli danalisi implementati nei corsi universitari e la frivolezza degli interessi dei giovani universitari di Harvard. Da questa miscela, dalla capacit di elaborare tramite diagrammi di flusso le pi banali e umane esigenze dei giovani, pu nascere Facebook. Da discorsi banali come chi si scriverebbe fidanzato sopra una maglietta, nascono le fondamenta di un modello relazionale e di un dispositivo che al contempo reificazione e strumento di realizzazione della cosiddetta gossip society. Illuminante il momento in cui il nerd che veste in jeans e flip flop, confrontandosi con il collega e cofondatore parla del futuro di Facebook che destinata a cambiare come la moda. Caustica la risposta del suo amico, che agghindato come un pubblicitario di Madison Avenue, replica: ma cosa sai tu della moda?. Per questo e altri motivi il film coglie bene gli aspetti biografici come anche le implicazioni culturali del fenomeno, ma forse tralascia la ricaduta sul pubblico di uno strumento cos imprevedibilmente penetrante. Per analizzare tali effetti non pi adeguata una certa visione francofortese che ha insistito sulla desublimazione repressiva, ovvero sulla deviazione del desiderio verso i canali del consumo come se ci fosse un assalto allinteriorit da parte di un sistema che sfrutta espedienti tecnici, sensoriali,

narrativi per violare lo spazio incontaminato dellinteriorit umana e deviarne lo sviluppo naturale. A tal fine certamente pi utile il Michel Foucault della Storia della sessualit (1976) che tenuto a scardinare limpianto delle teorie della repressione, secondo lautore nullaltro che uninconsapevole sottomissione alla stessa logica di dominio che provano a combattere. La dimostrazione di tale ribaltamento fa perno sul cosiddetto dispositivo della confessione che da mero strumento di estrazione della colpa nel regime teocratico si trasformerebbe, nellera democratica, in un meccanismo di produzione della verit del piacere. Secondo Foucault luomo moderno sarebbe diventato una bestia da confessione. La confessione un rituale discorsivo in cui il soggetto che parla coincide con il soggetto dellenunciato; anche un rituale che si dispiega in un rapporto di potere, poich non si confessa senza la presenza almeno virtuale di un partner che non semplicemente linterlocutore, ma listanza che richiede la confessione, limpone, lapprezza, e interviene per giudicare, punire, perdonare, riconciliare; un rituale in cui la verit mostra la sua autenticit grazie allostacolo e alle resistenze che deve eliminare per formularsi; un rituale, infine, in cui la sola enunciazione, indipendentemente dalle sue conseguenze esterne, produce in colui che larticola delle modificazioni intrinseche: lo rende innocente, lo riscatta. Articola delle modificazioni intrinseche: lo rende innocente, lo riscatta, lo purifica, lo sgrava dalle sue colpe, lo libera, gli promette la salvezza (57). Listanza di dominazione non dalla parte di colui che parla (poich obbligato) ma da quella di colui che ascolta e tace; non dalla parte di chi sa e risponde, ma da quella di chi interroga e si suppone che non sappia. E questo discorso di verit produce infine il suo effetto non in chi lo riceve, ma in colui al quale lo si strappa (58). In questo passo illuminante sono individuati e descritti con attenzione i tratti fondamentali di un modello comunicativo49

terapeutico che ha attraversato il crepuscolo della Tv e dei media generalisti per poi spostarsi in maniera preponderante nella dimensione del web; specialmente in quella del cosiddetto 2.0 in cui giunge a manifestarsi in modo compiuto e sistematico. 4 A tal proposito lindagine di Eva Illouz (2006) opera sul confine che separa gli ultimi bagliori dellimpero televisivo, il mito dellOprah Winfrey Show e le nuove pratiche di autopromozione dei social media: da YouTube a Twitter, dai protagonisti della blogsfera alle personal web-Tv. In quella che lautrice definisce come ontologia emozionale, sono rinvenibili processi di lungo termine che hanno avuto luogo principalmente nello sviluppo delle pratiche organizzative delle aziende americane, passando per i grandi movimenti collettivi come il femminismo e il self-help, sino alla spettacolarizzazione della politica anni ottanta. Ma il mezzo di totale attuazione dellontologia emozionale ovvero della capacit di dare consistenza pubblica alle emozioni per coinvolgere vaste schiere di persone nella realt del proprio s (sofferente) sono i media digitali e nella fattispecie i social media. Il tema della sofferenza utilizzato da Illouz come grimaldello per scardinare, senza troppa efficacia, la concezione che Foucault espone nel testo sopra citato. Secondo lautrice, il rapporto potere/piacere sarebbe concepito dal Filosofo come un tratto dominante dellattivit umana laddove tale concetto che a ben vedere Foucalt adotta come sinonimo di sessualit o libido e con dovuto distacco da una banale lettura edonistica non si contrappone al dolore, bens pu sussumerlo. Del resto le pratiche non ortodosse o devianti a cui il filosofo allude (come il masochismo, il sadismo o la sodomia) si pongono proprio al confine tra lesperienza del piacere quella del dolore. Mentre il dolore per Illouz piuttosto un sinonimo di esperienza autentica che si contrappone al
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In Italia Alberto Abruzzese tra i principali sostenitori dellidea che il Reality show sia un anello di congiunzione tra i vecchi media generalisti e le nuove forme espressive che si sviluppano con il digitale.

paesaggio desertificato dalla spettacolarizzazione anni ottanta, basata sulla Santa Alleanza tra artificialit ed edonismo. Nellepoca inaugurata dagli anni novanta che in altri luoghi ho definito come Diluizione (Barile 2009) si moltiplicano le strategie di esplicitazione della verit e della realt del s. Dallabbattimento politico dei confini tra scena e retroscena a una nuova stagione dimpegno civile dei giovani, dalla riscoperta delle radici e dellappartenenza in perfetto stile Glocal alla valorizzazione dellintelligenza emotiva sul lavoro e nelle relazioni sociali. Pertanto sono spuntate le armi della vecchia critica, in particolare di quella che polemizza contro i dispositivi della confessione che secondo Agamben (2006) muovono dalla soggettivizzazione alla desoggettivizzazione di coloro che ne fanno uso. La nuova tecnologia, va ripetuto, non lo strumento di attuazione di tali strategie ma ne la precondizione; essa palesa e amplifica un discorso che potrebbe svolgersi anche in sua assenza. Nellepoca che pi di ogni altra ha esaltato il potere del cambiamento tecnologico, viviamo Il tempo delle vittime (Eliacheff, Lariviere 2008), in cui la sofferenza subita o autoinflitta dei protagonisti della vita pubblica, ma anche da coloro che si collocano ai suoi margini, diventa il fulcro di unefficace strategia di auto-promozione. Quella della vittima la figura vincente in un mondo a forte intensit emozionale che pu utilizzare una nuova forma di capitale per acquisire vantaggi sociali di vario genere. Si pu parlare addirittura di una strategia che tenta di fissare un preciso posizionamento esistenziale in un mondo sempre pi fluido e sfuggente. Fin quando il vittimismo rimane limitato a fasce marginali di popolazione, esso custodisce un certo valore escatologico. Quando la vittima invece un personaggio pubblico o il potente di turno, tale concezione acquisisce il senso di unidentit supplementare che si aggiunge a quella di partenza senza sopprimerne il vantaggio iniziale. Il vittimismo come scudo e come fonte di legittimazione appartiene alla storia delluomo,
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ma il vittimismo neotot (Barile 2008) mira ad abbattere qualsiasi barriera di separazione tra i protagonisti e gli spettatori, nello spettacolo del potere. In tal senso occorre sottolineare ancora una volta la netta discontinuit rispetto alle concezioni passate. Anche il recente lavoro di V. Mayer-Schnberger (2010) raffigura la tecnologia come unesternalit rispetto al valore sentimentale della memoria, per riferire di un processo che giunge oggi al suo apogeo: la perdita vitale delloblio. Al contrario dellorizzonte della scomparsa 5 di eco baudrillardiana, siamo oggi nella condizione opposta di una sfacciata impossibilit delloblio. Se tale processo iniziato con la stessa storia dei mezzi di comunicazione, con il web e con i sistemi di geolocalizzazione esso raggiunge un livello inaudito nella capacit di registrare e di tracciare ogni nostra minima attivit quotidiana. Cosicch una sorta di impronta elettronica degli utenti permane per lunghi periodi nella memoria perfetta delle macchine. Tali considerazioni, che rievocano uno spettro ben conosciuto almeno dalle riflessioni sulla societ del controllo (Lyon 1991), oggi devono spostare la nostra attenzione verso la sfera culturale. Ancora una volta il problema non tanto il modo in cui i nuovi mezzi si sovrappongono quasi completamente alla nostra vita quotidiana, protocollando sentimenti, stati danimo e reti di relazione. ancor pi preoccupante il modo paranoico con cui le persone reagiscono alla totale soppressione dei confini dellintimit, nel tentativo di ripristinare un ordine sentimentale oramai impossibile. In questa intercapedine trova spazio dazione e di legittimazione la cosiddetta gossip society che diverge dalle precedenti dimensioni inautentiche della chiacchiera e del pettegolezzo a causa di una duplice impossibilit: quella di rinunciare alluso di queste tecnologie culturali; quella
Commentando la massima di Kamper Quando lorizzonte scompare, allora spunta lorizzonte della scomparsa, Baudrillard (1976) prova a rivendicare uno spazio di resistenza della memoria contro linsolazione del senso perpetrata dal simulacro digitale e del Tempo reale (nellidea che tutto possa significare allo stesso tempo).
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delladeguamento cognitivo (Mayer-Schnberger 2010) che vorrebbe normalizzare la reazione morale nei confronti della scomparsa dellintimit o della privacy. Non a caso una delle ossessioni pi diffuse nei social network alla moda la fatidica applicazione che ci consentirebbe di monitorare le persone che visitano il nostro profilo. Come dire che alla diffusione incondizionata del dispositivo della confessione che obbliga vaste schiere di utenti ad allestire il proprio s digitale con contenuti ad alta intensit esperienziale (foto di viaggi, pezzi dintimit, relazioni sentimentali, gusti e inclinazioni personali ecc.) corrisponde la volont implicita di monitorare ed eventualmente sanzionare coloro che vanno a fruire liberamente e legittimante di quei contenuti offerti alla collettivit. La confessione innesca il voyeurismo e conseguentemente lo sanziona, come effetto di nuove ondate di panico morale. Dunque il problema risiede nelluso sociale di una tecnologia culturale (Abruzzese, Borrelli 2001) che impone una radicale promiscuit tra il mezzo e il suo utente. Non un caso che il saggista Lee Siegel (2009) commenti una variante del famoso medium is the message di McLuhan ovvero The user is the content (lutente il contenuto) nel tentativo di demolire i miti combinati dellauto-espressione e del confezionamento del s (packaged selves). Soprattutto la prima parte del testo interviene sulla stretta relazione tra luso del web 2.0, le nuove strategie di posizionamento esistenziale e letica o lo stile di vita della nuova borghesia creativa travestita da bohme (i famosi bobo in paradiso di David Brooks). Ma anche Siegel rientra nel vecchio schema critico quando riflette sulle parole-chiave di scelta e accesso che estendono le capacit di azione dei soggetti, abbattono le barriere dello spazio-tempo e al contempo determinano una nuova forma di omogeneizzazione (66-67). Il dispositivo della confessione, le nuove forme di vittimismo e i packaged selves sono tre modelli di ricostruzione dellidentit in chiave neotot che non nascono nella rete e non
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si esauriscono nelluso dei social media ma in questi trovano un valido strumento di attuazione e di potenziamento. La rete consente di dare forma e visibilit globale a un dato profilo identitario e al contempo di far penetrare negli interstizi pi reconditi dei mondi di vita la logica valorizzante delle marche globali. Tuttavia sarebbe assolutamente errato considerare i nuovi media come la variabile indipendente nella diffusione di questa tendenza culturale. Essi sono in alcuni casi lambiente, in altri il mezzo, in altri ancora il contenuto di uno stile di vita pi complesso, con cui la tecnologia dialoga in maniera estremamente dinamica. Il fenomeno del neotot indica la tendenza culturale trasversale alle odierne pratiche di comunicazione e consumo che oggi condiziona gran parte dei nostri pensieri e delle nostre azioni. Il termine rievoca uno dei concetti pi cupi delle scienze politiche ma la sua versione 2.0 ci rimanda allimmaginario opposto, in cui allabnegazione della politica si sostituiscono la leggerezza e lebbrezza del consumo. A differenza dei regimi autoritari, che escludevano in forma coatta il loro contraddittorio, oggi prevale lidea di valorizzare e incorporare il punto di vista del diverso. Non pi dunque il Grande fratello paventato dai critici dei media a partire dalla seconda met del Novecento e neanche ha pi senso parlare dinquinamento informativo che tra anni ottanta e novanta sembrava essere larma finale per garantire il controllo tramite la confusione. Ma in agguato una doppia esclusione materiale e simbolica: un furto di identit che sesplicita tanto nei rapporti di potere quanto nella creazione di nuovi lifestyle. Numerosi casi incarnano questa nuova tendenza culturale: dal turismo-verit al giovanilismo delle vecchie classi dirigenti, dal netporn (discusso recentemente da Alberto Abruzzese in una pregnante analisi del caso YouPorn) alle derive del nuovo lusso. Un recente film dei fratelli Coen Burn After Reading (2008) ha formidabilmente raccolto e collegato i punti di

una personalit neotot, tracciandone un profilo molto convincente. La vicenda innescata dalle vicissitudini di Osborn Cox (John Malkovich) che viene espulso dalla CIA a causa del suo alcoolismo e decide di trovare una rivincita tramite la stesura di unautobiografia di denuncia. Ma quando i suoi dati, sottratti dalla moglie che sta per lasciarlo, capitano nelle mani di Chad Feldheimer (Brad Pitt), la vicenda precipita verso la sua fase di delirio. Il vero motore della narrazione difatti la voglia di ritocco di Linda Litzke (Frances McDormand), che impiegata in un fitness center ed disposta a tutto pur di ricostruire il proprio corpo che la fa sentire inadeguata. Allegemonia etica della ricostruzione estetica del corpo si associa una centralit assoluta del web dating come strumento privilegiato di caccia per Harry Pfeffer (interpretato da George Clooney) che animato da un appetito sessuale compulsivo. Pfeffer opera furtivamente nello scantinato di casa, allestito come stanza degli orrori, per costruire una macchina sessuale impossibile che dovrebbe soddisfare gli appetiti sessuali insoliti della moglie. Lo stesso personaggio crolla in un eccesso di sentimentalismo, quando capisce che la moglie lo ha lasciato. Sullo sfondo della vicenda una trama di connessioni remote mette in relazione lassoluta leggerezza dei protagonisti tra cui trionfa linconcludente Chad Feldheimer interpretato da Brad Pitt con gli scafati burocrati dellapparato spionistico americano e russo. La reificazione e il decontrollo delle emozioni, le dinamiche di social networking, limperativo della chirurgia estetica e una pornografia normalizzata sono solo i tratti caricaturali di uno stile di vita pi diffuso che nasce dal basso e che si impone come unico orizzonte di senso a disposizione degli attori finzionali e sociali. Oggi dobbiamo confrontarci con una nuova egemonia che parte dal basso e che passa per un set di valori definibili a partire dalle tre categorie di esperienza, emozione e relazione. La potenza che si sprigiona dalluso combinato di queste
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categorie mina alle fondamenta lo schema universale dei diritti delluomo e impone una nuova forma di discriminazione fondata su un nuovo tipo di capitale. Se quello culturale alla Bourdieu era ancora governato dalla struttura ordinatrice dell habitus 6 che ne regolava la coerenza interna, gli stili di vita che dominano il presente sono invece ponderati per amministrare e valorizzare la contraddizione. Possiamo dunque ragionare nei termini di un posizionamento esistenziale che sfrutta gli asset del capitalismo emozionale, esperienziale e relazionale per costruire nuovi profili identitari. Sullo sfondo delle forme di consumo contemporaneo non ritroviamo pi la tanto avversata razionalit strumentale semmai una nuova forma di emozionalit strumentale. Per questo motivo, forse, le pi recenti teorie del marketing post-kotleriano sono giunte a recuperare i concetti portanti di alcuni orientamenti filosofici del novecento. Nella fondazione teorica di Bernd Schmitt (1999), padre del marketing esperienziale, si fa difatti esplicito riferimento allErlebnis e alla sua traduzione nella filosofia di Merleau-Ponty e di Husserl. Dal primo, Schmitt ricava la concezione che il mondo non un oggetto esterno al soggetto ma il campo allinterno del quale si producono pensieri e percezioni (60), mentre con il riferimento a Husserl sullintenzionalit dellesperire, egli vorrebbe sostenere che lesperienza sempre indotta e mai autoprodotta (self-generated). Lo stesso Schmitt evidenzia la stretta relazione tra sfera emozionale e sfera esperienziale, tanto che ogni esperienza collegata a unemozione e nella maggior parte dei casi il nome di quellemozione (come odio, amore, attrazione ecc.) usato per descrivere lesperienza che la produce. La categoria di esperienza simpone pertanto come dimensione totalizzante, onnipresente, imprescindibile, capace di tagliare trasversalmente
Lhabitus infatti contemporaneamente principio generatore di pratiche oggettivamente classificabili e sistema di classificazione (principium divisionis) di queste pratiche. proprio nel rapporto tra queste due capacit che definiscono lhabitus [] che si costituisce limmagine dello mondo sociale, cio lo spazio degli stili di vita (Bourdieu 1983: 173).
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lo spazio virtuale e quello della realt effettuale. Per questo la sua traduzione nei termini del nuovo marketing gli assegna un valore indiscutibilmente positivo. Che siano esse materiali, cognitive, affettive, sessuali, ludiche, sensoriali ecc. ogni gruppo sociale persegue lobiettivo di cumulare un numero significativo di esperienze. Si passa pertanto dalla marca come definitore di identit (Brand identity) attraverso naming, logo, slogan, awareness e image, alla marca intesa come experience provider attraverso la sensorialit, laffettivit, la relazione creativa e i vari lifestyle. Non a caso il concetto eminentemente comunicativo di format ha subito una molteplice estensione a tutto ci che fornisce senso attraverso una certa esperienza, dalle fiction televisive agli espositori nei supermarket. Ma come si relazionano le categorie di esperienza ed emozione alle relazioni gestita via social network? Se doveste decidere di abbandonare Facebook scoprireste che, per impedire un gesto tanto sconclusionato, il network allestisce una galleria dellorrore fatta da tutti i profili degli amici che sfilano sullo schermo e si strappano i capelli pregandovi di non andare via: resta con noi, era cos bello stare insieme, potremmo divertirci ancora ecc. sono solo alcune formule riferite a persone del tutto inconsapevoli dellutilizzo coatto delle loro identit virtuali per dire cose che probabilmente non pensano. Certo, si tratta solo di un gioco ma anche della dimostrazione pratica di come il network entit imponderabile e intangibile utilizzi spregiudicatamente il nostro sistema di relazioni per rinforzare la nostra fidelizzazione alla sua causa. Tale premessa ci ricondurrebbe sulla via di una visione apocalittica ed eterodiretta se non fosse per il fatto che quelle relazioni che il network gestisce sono esse stesse il vincolo dappartenenza al network stesso. Ovvero noi apparteniamo al network perch esso la rappresentazione formale del sistema delle nostre relazioni e se dovessimo rinunciare alla piattaforma tecnologica che ci permette di gestirle
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non potremmo mai rinunciare alle relazioni stesse, anche se queste sono alimentate dal network. Nella fase pi avanzata despansione delle tecnologie digitali, il social network dimostra come il vero contenuto delle sue attivit il suo utente e la rete di contatti che esso coltiva nel corso del tempo ovvero la relazione stessa. Oltre lo spettro anaffettivo di uno schema universale dei diritti che pu rispettare laltro solo se lo considera come unit omogenea e intercambiabile, il nuovo regime emozionale predica ovunque la preminenza dellesperienza singolare, irripetibile, profonda a cui si accede anche tramite la tecnologia. Ho gi parlato altrove dello slittamento dallidea di soggetto come fonte astratta del diritto a quella di soggetto come contenitore di esperienze (Barile 2008). Nella nuova economia delle esperienze non importa se lautenticit culturale sia un traguardo come nel caso dei nuovi marketing che tentano di dare unanima a prodotti, campagne di comunicazione, punti vendita ecc. oppure un punto di partenza come accade nelle attivit di autopromozione o di selfmarketing sviluppate dalle persone nei social network, nel sistema post-spettacolare o nellindustria turistica. In un modo o nellaltro disporre di una nuova esperienza pu garantirci una posizione di vantaggio, per competere nellimmenso mercato delle identit.

Facebook, lordine spontaneo e il processo esplorativo dellignoto

S I mon A F A llocco

I social network e le loro potenzialit Nel giro di pochi anni, e grazie allutilizzo di nuove applicazioni tecnologiche e di nuovi linguaggi informatici, la rete intesa come insieme di computer connessi gli uni agli altri in modo da comunicare e scambiare informazioni diventata, oltre che un luogo in cui incontrarsi, condividere amicizie, trovare lavoro, ecc., lo strumento che consente di acquisire conoscenza, e replicarla potenzialmente allinfinito. La sua caratteristica costitutiva la natura ipertestuale consente infatti una rappresentazione della conoscenza per mappe cognitive, con punti di raccordo ed elementi di rapporto tendenzialmente infinite e estensibili con lapporto di tutti, offrendo la possibilit e i mezzi per la costruzione di percorsi di apprendimento originali e per la formulazione di soluzioni di scambio culturale del tutto nuove. Nellera che il sociologo catalano Manuel Castells ha definito della societ in rete (network society),7 questa capacit di apprendere, condividere e diffondere conoscenza legata in particolare al successo dei cosiddetti Social Network Online, ovvero siti Internet che cercano di sfruttare al meglio le capacit comunicative del Web, il servizio pi utilizzato
In The information age: economy, society and culture, parafrasando laffermazione macluhaniana secondo cui il medium il messaggio, egli ha affermato che, nellera dellinformazione, il network che diventa messaggio, sottolineando cos che per comprendere la societ attuale non si pu prescindere dalla sua dimensione di realt veicolata attraverso la Rete. Cfr. (Castells 2006).
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