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MARCEL E PAWEL LOZINSKI CECILIA MANGINI ANGELA BARBANENTE MONZA SILICON VALLEY LE ALTRE LINGUE DEL POP PROGETTO

TINALS RITA PAVONE


NEOLIBERISMO

Le continuit e discontinuit con il modello classico


di BENEDETTO VECCHI

Il neoliberismo non stata una pavloviana reazione padronale alla crisi del capitalismo che nella seconda met degli anni Settanta raggiunse il suo acme. Le formule messe in atto da Margaret Thatcher e da l a poco da Ronald Reagan volevano chiudere, ripristinando il potere perduto del capitale, la parentesi dei tanto declamati trenta anni di sviluppo economico garantito da un interventismo dello Stato, che non solo regolava il conflitto tra capitale e lavoro, ma era un soggetto economico a tutto tondo. Formule, quelle thatcheriana e reaganiana, che conquistarono per un robusto consenso sociale. Il pensiero neoliberista, che occup allora il centro della scena pubblica senza abbandonarla nei decenni successivi, era tuttavia stato elaborato proprio in quei gloriosi trentanni dentro alcune universit americane e numerosi think thank lautamente finanziati da capitalisti sempre pi insofferenti verso quella rivoluzione mondiale (il Sessantotto) aveva sottoposto a critica le geografie mondiale e le feroci gerarchie sociali del capitalismo. Il neoliberismo prende cos forma e si sviluppa in quel centro di gravit permanente del sistema-mondo capitalista lasse atlantico tra Europa e Stati Uniti - scosso da una radicale politicizzazione dellinsieme dei rapporti sociali che mette in discussione le fondamenta del cosiddetto compromesso fordista. E fornisce il lessico per un modello di societ che ha le caratteristiche di una controrivoluzione tesa a chiudere le porte a qualsiasi rinnovato progetto di superamento del capitalismo. di questo modello di societ che il volume La nuova ragione del mondo di Pierre Dardot e Christian Laval tratta. Un saggio impegnato e impegnativo, perch definisce una realistica e convincente genealogia del neoliberismo, definendone le continuit e le discontinuit con il pensiero liberale classico.

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IL FURTO LIBERALE

SAGGI DI BENEDETTO VECCHI, MARCO BASCETTA, ANDREA FUMAGALLI, GISO AMENDOLA, ADELINO ZANINI SU LA NUOVA RAGIONE DEL MONDO DI PIERRE DARDOT E CHRISTIAN LAVAL, LA PRIGIONE ECONOMICA CONTEMPORANEA

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ALIAS 30 NOVEMBRE 2013

NUOVA RAGIONE DEL MONDO

LA MESSA AL LAVORO DEL PENSIERO CRITICO

La nuova ragione del mondo di Pierre Dardot e Christian Laval definisce la genesi ma non le possibili vie di fuga da un progetto di societ
di MARCO BASCETTA

I movimenti che si svilupparono intorno al 1968 erano soliti indicare nel sistema (riferendosi anche al socialismo reale) il nemico da abbattere. Intendendo con questo una totalit articolata del dominio in grado di controllare, manipolare o inibire ogni aspetto della vita individuale e collettiva. Il concetto di sistema si accompagnava solitamente a quello di integrazione, ovverosia linsieme di strumenti, pratiche e istituzioni in grado di assicurare agli sfruttatori la complicit degli sfruttati e in primo luogo di quella classe operaia che Herbert Marcuse aveva dato per definitivamente integrata, invitando a volger lo sguardo verso il terzo mondo e gli emarginati. Lespressione sistema stava ad indicare come il tardocapitalismo fosse diventato molto di pi di un modo di produzione e degli apparati ideologici e giuridici necessari a farlo funzionare. Si trattava di una intera costellazione di elementi antropologici, psicologici, culturali, capace di corrompere gli animi, cos come di penetrare e condizionare ogni singolo ingranaggio della macchina sociale e ogni oscillazione dellopinione pubblica. I movimenti di protesta davano cos la loro versione aspramente critica di quello che era stato il compromesso fordista, puntando essenzialmente su ci che ne era rimasto fuori. Un modello di societ Allepoca, tuttavia, la perfezione disciplinare e onnicomprensiva del sistema era stata decisamente esagerata (come dimostra, del resto, lalto grado di conflittualit che lo attraversava), poich solo con il neoliberismo pienamente dispiegato, alla fine del XX secolo e dopo il crollo dellUnione sovietica, che essa sembra essersi affermata e imposta come una vera e propria Nuova ragione del mondo, al termine di una lunga, contraddittoria, storia delle dottrine e delle politiche liberiste, che Pierre Dardot e Christian Laval ricostruiscono in uno straordinario lavoro che reca appunto questo titolo

(DeriveApprodi, pp. 497, euro 27). Ma cosa una ragione del mondo? Appunto, non semplicemente un modo di produzione ( se pure di questultimo Marx non avesse affatto fornito una idea povera ed economicistica come alcuni gli imputano). N un pensiero egemonico, o un organizzazione tanto efficiente da apparire indiscutibile. Nemmeno una inedita forma di governo sugli uomini o una nuova fede capace di catalizzare aspirazioni e speranze. O forse tutte queste cose messe insieme. Ma soprattutto, per dirla un po ruvidamente, laffermarsi della ragione dei vincitori in quanto ragione dei vincitori, il rapporto di forze scaturito dallesito di un lungo e aspro scontro di classe, esito, per di pi, accettato e interiorizzato dagli sconfitti. In nome della concorrenza Differentemente dalla fine degli anni 60, sistema non si accompagna per pi a integrazione, (concetto che, nel volerlo rimuovere, ammetteva comunque implicitamente lesistenza di un conflitto di classe) , ma a una nuova e del tutto antitetica parola chiave: concorrenza (che il conflitto di classe pretende invece di avere sostituito). Nel sistema della concorrenza confluiscono felicemente le due necessit che, fin dalle origini, scontando divergenze e controversie politiche e interpretative, avevano attraversato la storia teorica e pratica del liberalismo: la necessit di stabilire le regole per governare la societ e quella di garantire lazione libera e spontanea degli agenti economici, la necessit dello stato e quella del mercato. La concorrenza, la legge suprema del neoliberismo, del resto, non si limita a una pura e semplice regola di mercato, pretende di incarnare principi etici (la meritocrazia) e criteri di buon governo (la democrazia liberale). un modello di relazione tra soggetti che nel suo riferirsi allagone tende costantemente alla personalizzazione, a enfatizzare la forza e la determinazione dellio imprenditoriale ( che si tratti di un singolo o di una holding) rispetto ai fattori sistemici e statuali che ne condizionano lazione, che quellio hanno letteralmente fabbricato. Ma la concorrenza, va da s, non a somma zero. A ogni vincente corrisponde sempre uno o pi perdenti. Al merito corrisponde la colpa, al successo il fallimento. Alle vittime di se stessi, della propria incapacit di calcolo o della propria inerzia, il regime concorrenziale non pu offrire, salvo contraddire la sua ratio, alcun principio di integrazione, ma solo la possibilit (astratta) di provarci unaltra volta. una economia e una politica delloccasione che si sostituisce a ogni principio di integrazione o di

In grande, George Segal Depression Bread Line, 1991. Installazione presso il FDR Memorial, Washington nel 1997. A destra Walk, Don't Walk, 1976, Whitney Museum of American Art

Esercizi di esodo dal grande sistema

solidariet. Questa sostituzione non pu che porre dei limiti allesercizio della democrazia, poich lapplicazione estensiva di procedure decisionali democratiche darebbe voce anche alla vasta schiera dei perdenti, i quali non mancherebbero di mettere in questione le regole della competizione che li ha visti sconfitti. Del resto i teorici neoliberisti pi coerenti non hanno mai nascosto che la

NEOLIBERI
libert di competere sul mercato prevedeva una limitazione delle libert democratiche. Prevedeva, detto altrimenti, la presenza di uno stato e di una politica che per essere minimi su un versante, quello della concorrenza e della libera impresa, avrebbero dovuto essere massimi sullaltro: quello dellazione di contrasto nei confronti dei fattori politici, sociali, culturali che rifiutano linclusione di ogni sfera dellesistenza e della vita associata nellarena della competizione mercantile. Al termine della loro ricostruzione storica, Dardot e Laval concludono che, con il neoliberismo della concorrenza universale, la forma di capitalismo pi totalitaria pervasiva e impermeabile che celebra il suo trionfo. Questo trionfo consiste essenzialmente nellaver conseguito due risultati: nellavere impresso tanto allindividuo quanto allo stato la logica, la forma e la finalit dellimpresa. Lindividuo, costretto a farsi imprenditore di se stesso e investitore del proprio capitale umano in seguito allo smantellamento, squisitamente politico, di ogni protezione sociale, genera autonomamente la propria disciplina, sorveglia che nulla si discosti dal calcolo costi/benefici e dalla coazione al successo. Gli stati, dismesse le vesti di garanti del quadro generale della concorrenza, si precipitano a loro volta nellagone. Ingaggiando una aspra competizione per garantire, a scapito dei diritti dei cittadini, delle condizioni di lavoro e della redistribuzione dei redditi, le migliori condizioni di agibilit e di profitto agli investimenti e la massima sicurezza alla rendita finanziaria tramite linasprimento dellimposizione fiscale (che, in questo caso, il neoliberismo si guarda bene dal demonizzare). La competizione tra gli stati europei, resa ancora pi brutale dallo stretto ring della moneta unica, finisce col far giustizia di ogni finzione cooperativa e di ogni illusione di equilibrio. Illudersi e illudere che le sovranit nazionali possano proteggere i propri cittadini dalla rapacit del capitalismo globale, come pretendono le diverse varianti del populismo, vuol dire consegnarsi ancor pi indifesi al comando senza scrupoli di lites nazionali in competizione fra loro per assicurarsi il

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Una straordinaria cassetta degli attrezzi per smontare i dispositivi istituzionali del neoliberismo. Dove la retorica dello stato minimo si accompagna alla costruzione di meccanismi antidemocrativi di decisione politica
DARDOT-LAVAL Leconomia della natura umana
di svolgere scelte discrezionali (quindi di governance politica sociale) tanto pi subordinata alle dinamiche delle gerarchie di mercato. Tale governance neoliberista, che si attua a livello globale, ha come strumento di ricatto e di consenso il processo di finanziarizzazione. Uno strumento che per essere efficace richiede che gli ambiti decisionali liberi e democratici siano il pi possibile controllati e contenuti. Occorre quindi uno Stato minimo a livello economico in copresenza con uno Stato massimo a livello politico-decisionale (soprattutto in tempi di crisi).La razionalit del neoliberalismo tutta qui: una governance delle soggettivit imprenditoriali che sono dentro di noinon dettata da dispositivi esterni o giuridici ma alimentata dagli stessi soggetti. Lillusione di poter scegliere si tramuta cos nella supina accettazione della propria miserevole condizione. Strutturalmente instabile La crisi finanziaria mostra lirrazionalit della presunta razionalit neoliberista. Non solo perch la governance finanziaria risulta strutturalmente instabile o perch ladozione pervicace e stupida delle politiche neoliberiste (privatizzazioni, austerity) peggiora ulteriormente la gi critica situazione. Ma soprattutto perch il soggetto imprenditoriale si scopre nudo e impotente, rubato della sua individualit. Vi sarebbero oggi tutte le condizioni per sviluppare una resistenza alla governamentalit neoliberista, a patto per che non si cada nellillusione che il soggetto alternativo possa essere, in un modo o nellaltro, gi qui. Tale soggetto, ieri classe oggi divenuto disperso nella precariet del lavoro vivo, a torto o a ragione considerato dal pensiero marxista e alternativo la leva per trasformare il mondo, deve fare i conti con la soggettivit neoliberista. Ed in questa dimensione che occorre continuare quel processo di soggettivazione che pone il conflitto al suo giusto livello.

GERENZA
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Il punto di rottura di una visione del mondo dove il soggetto nudo


di ANDREA FUMAGALLI

gi di per se stesso indicativo che il ponderoso volume di Pierre Dardot e Christian Laval si intitoli La nuova ragione del mondo. Critica della razionalit neoliberista. Il porre laccento sulla ragione e sulla razionalit ci mette subito sullavviso che non stiamo parlando di ideologia, ma di qualcosa che va molto pi in l: stiamo parlando di antropologia e psicologia sociale. Nella scienza economica, lantropologia gioca un ruolo assai importante sino a definire una vera e propria antropologia economica, quella dellhomo oeconomicus. Tale concezione si basa sul postulato secondo cui la societ umana atomistica, cio composta da un insieme di individui singoli che operano sulla base di due ipotesi che ne determinano il comportamento (la psicologia, o meglio, la soggettivit): una razionalit strumentale che consente, pur in un contesto di informazione imperfetta e incompleta, di potersempre massimizzare una funzione dutilit individuale e la validit del principio di mutua indifferenza, secondo cui non si considerano gli effetti che le proprie decisioni economiche possono avere sugli altri.

ISMO
sostegno delle oligarchie sovranazionali. Oltre la contingenza Tuttavia, largomentazione di Dardot e Laval nel suo apprezzabile antiriduzionismo, nel tentativo di restituire la razionalit totalizzante del sistema in tutte le sue articolazioni, la quale non si potrebbe ricondurre alla semplice necessit di accumulazione del capitale, lascia che il regime perfettamente oppressivo della concorrenza universale si libri per cos dire nel vuoto. Certamente, come sostengono i due autori, lesito di una storia, di una strategia di dominio forgiata non gi da un disegno diabolico, ma nel corpo a corpo con la contingenza. Nondimeno, senza la natura necessariamente espansiva del capitale, senza la potenza di un valore che esiste solo per valorizzarsi, senza lineluttabilit di un processo di accumulazione che reagisce con

violenza ad ogni blocco e ostacolo, n la legge della concorrenza, n la logica dimpresa, n la sua interiorizzazione potrebbero spiegarsi. E neanche la violenza nuda e cruda che regolarmente deborda dal quadro della razionalit governamentale. Il che non significa affatto sostenere il carattere puramente economico del liberismo a cui magari potrebbe contrapporsi un pi umano liberalismo politico, come qualche anima bella continua a sostenere. Man mano che La nuova ragione del mondo si avvia alla sua conclusione cresce la sensazione di trovarsi di fronte a un ordine senza residui e del tutto padrone delle contraddizioni che lo attraversano, laddove governo di s e governo degli altri si fondano e si fondono luno nellaltro in un sistema perfetto di oppressione e di controllo senza scampo.

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Una falsa libert di scelta Il perseguimento del massimo utile definisce cos i confini della libert umana. Un comportamento che, partendo dal presupposto (non dimostrato) che tutti gli esseri umani godono di pari opportunit (se ci non avviene, ne sono responsabili le istituzioni collettive) , non persegue la libert effettiva (quella gi assodata) ma si realizza nella libert di scelta tra fini alternativi. in questo passaggio - dalla libert di agire (laissez faire) alla libert di scelta che si attua la mutazione dal liberalismo classico al neoliberalismo contemporaneo. Non un caso che Dardot e Laval, riguardo alla prima fase, parlino di uomo imprenditoriale per poi soffermarsi, con riferimento ai nostri giorni, al governo imprenditoriale. Finch la teoria liberista metteva al centro il tema della libert economica dellindividuo, oggetto dellanalisi teorica era il rapporto tra individuo e legge, tra individuo e Stato. La libert del primo si scontrava cos con i vincoli sovra-individuali posti dal secondo. Al riguardo il dibattito negli anni 30 tra von Hayeke, von Mises, da un lato, e Langee Lerner, dallaltro, sulla miglior efficienza allocativa del mercato o della pianificazione, paradigmatico. in questo passaggio che il pensiero neoliberista si ridefinisce e diventa egemone a partire dalla crisi del keynesismo negli anni 70 grazie ai contributi dei principali think-thank (che hanno la loro radice nel Convegno Lippmann

del 1938: London School of Economics e Scuola di Chicago per lanalisi teorica, Trilateral e Forum di Davos per gli aspetti di governance e policy). Tale successo si fonda sulla fabbrica del soggetto neoliberista. Non pi semplice individuo con una sua antropologia naturale (homo oeconomicus) ma soggetto imprenditoriale esito di una evoluzione antropologica che porta al divenir impresa delluomo. Il rapporto tra individuo e legge e tra individuo e Stato viene superato nel nome del mercato come organizzazione sovra-individuale al cui interno i desiderata individuali possono realizzarsi a patto di accettare una nuova razionalit soggettiva auto-imprenditoriale. per questo che sia lo Stato, con tutte le sue varie articolazioni, che la Legge non definiscono pi i confini del laissez faire, ma ne diventano funzionali e subalterni oltre che amplificatori culturali. Il diritto del lavoro tende a scomparire nellalveo di un diritto privato che riconosce sempre pi il primato dellindividualismo sullindividualit. La politica economica, sia monetaria che fiscale, viene ridotta ai minimi termini e diventa ancillare ai diktat di mercato. La Banca Centrale, ad esempio, tanto pi diventa autonoma dalla possibilit

In copertina, George Segal, Chance Meeting, 1989, bronzo. Collezione privata

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NUOVA RAGIONE DEL MONDO

LA MESSA AL LAVORO DEL PENSIERO CRITICO

Unanalisi del capitalismo che usa la critica marxiana delleconomia politica e la produzione di soggettivit in Foucault. Aprendo nuovi percorsi al pensiero critico
di GISO AMENDOLA

Leconomia il metodo. Lobiettivo cambiare le anime: cos Margareth Thatcher, in unintervista del 1986, sintetizzava la trasformazione delleconomia in una disciplina personale, in una serie di tecniche per addestrare e produrre soggetti conformi alla regola fondamentale imposta dal neoliberalismo, la concorrenza. Considerare il neoliberalismo come una specifica razionalit, seguire le particolari modalit attraverso il quale ha dato forma ai comportamenti, alle condotte di vita, lobiettivo dichiarato di La nuova ragione del mondo. Critica della razionalit neoliberista di Pierre Dardot e Christian Laval. Il neoliberalismo non va considerato esclusivamente come una ideologia, e neppure come una politica economica, ma come una forma specifica di governamentalit: un modello di governo delle condotte, ispirato appunto alla norma della concorrenza, e, insieme, una modalit di soggettivazione, per la quale il soggetto chiamato ad interiorizzare la forma stessa dellimpresa. Approfondendo in modo notevole il campo di indagine che Michel Foucault aveva aperto soprattutto con il corso sulla Nascita della biopolitica, una buona parte del libro dedicata appunto a una genealogia della governamentalit neoliberale. Dallimpostazione foucaultiana, emerge qui un primo chiaro obiettivo polemico: la ricorrente riduzione del neoliberalismo, e della sua specifica e complessa razionalit di governo, a unidea troppo semplificata di liberismo. Il neoliberalismo non una ritrazione dello Stato: anche produzione di dispositivi di governo, di specifiche forme di vita, di soggettivit. Non solo laissez-faire Lo Stato non tolto da mezzo, e neppure semplicemente trasformato in strumento degli interessi privati: uno dei principali problemi delle sinistre, di fronte al neoliberalismo, insistono Dardot e Laval, laver scambiato il neoliberalismo per un ritorno in forza dellideologia della laissez-faire, restando cos completamente sguarnite di fronte al dispiegarsi molteplice e produttivo dei dispositivi di cui si nutre la razionalit neoliberale. Non solo per il Foucault governamentale ad animare lanalisi di Laval e Dardot: quando la genealogia si fa esplicita critica del presente, i due autori coniugano molto opportunamente lanalisi della governamentalit con le analisi delle tecniche del s, cui Foucault dedicher le sue ultime ricerche. Il libro, da genealogia della

Il lento divenire di una efficace controcondotta


governamentalit neoliberale, si trasforma cos in una precisa cartografia delle modalit di costruzione del neo-soggetto, del tipo di soggettivit richiesta dalla razionalit neoliberale. un viaggio tra le pi sofisticate modalit del biopotere foucualtiano: il neosoggetto si forgia attraverso linteriorizzazione di unetica della prestazione che lo spinge a esigere sempre pi da se stesso, ben oltre ogni antico ideale della padronanza di s. Laval e Dardot definiscono questa identificazione del soggetto con una mai conclusa impresa di s, come una ultra-soggettivazione: autorappresentarsi come capitale umano significa spostare sempre in avanti la barra della prestazione che ci si autoimpone e del godimento che si ricerca, in un superamento indefinito di se stessi (vera e propria incarnazione neoliberale degli esercizi spirituali: Paolo Napoli chiude la sua bella prefazione a questedizione italiana richiamando questa sorprendente attualit di Ignazio di Loyola). Questa ultrasoggettivazione richiama evidentemente una logica non esclusiva della razionalit neoliberale, ma sottesa allintera storia dellaccumulazione del capitale: e qui, incontrandosi soggettivazione per eccesso di s e plusvalore, il taglio foucaultiano non pu che incrociare il discorso marxista. Il difficile incontro Non un incontro dei pi facili: il libro anche un esplicito tentativo di far funzionare la governamentalit foucaultiana e lanalisi dei processi di soggettivazione come correttivo dellanalisi marxista, della quale Dardot e Laval sottolineano a pi riprese quelli che considerano i limiti pi evidenti. La pretesa di analizzare tutto levolversi del capitalismo alla luce della logica dellaccumulazione rischia di ridurre forzosamente ad unit fasi differenti e dispositivi che emergono invece da incontri e scontri strategici, ai quali non pu essere prestata dallesterno una razionalit compatta, unitaria e lineare. La tentazione marxista di ricondurre lintera analisi alla retrostante logica del capitale si muove su un piano sintetico, verso una logica unitaria del funzionamento del sistema piuttosto che verso una foucaultiana logica strategica dellemersione dei singoli dispositivi. Eppure, i due approcci si toccano proprio quando si tratta di leggere il tema della soggettivazione: lapproccio foucaultiano, che mostra come il soggetto si fa impresa, in fondo non fa che descrivere come il comando del capitale oggi costretto a farsi produzione della stessa soggettivit, a calarsi nei ritmi di vita, a distendersi nellinteriorizzazione delle norme della concorrenza e della prestazione. Al di l della critica opportuna alle rigidit dei marxismi tradizionali nel comprendere la razionalit neoliberale, alla loro difficolt a fare pienamente i conti con la governamentalizzazione dello Stato, un incontro tra Marx e

Foucault reso ora possibile e proficuo proprio dal trasformarsi della produzione in produzione di soggettivit, dallallargarsi contestuale della produzione dalla fabbrica a tutto il sociale: in ultima analisi, dallimpossibilit di distinguere estrazione di valore e dispositivi di biopotere quando la marxiana sussunzione reale si oramai estesa direttamente alle forme di vita e allintera cooperazione sociale, ben oltre i ritmi misurati dello sfruttamento tradizionale. Se questo vero, allora anche il problema della rottura della governamentalit, o meglio, dellelaborazione di una governamentalit altra da quella neoliberale, verso cui muovono infine Dardot e Laval, potrebbe essere nuovamente impostato a partire da questa nuova densit della cooperazione sociale, del marxiano lavoro vivo, su cui si estendono i dispositivi della foucaultiana razionalit neoliberale. Una qualit intensiva Non possibile immaginare, insistono Laval e Dardot, un fuori assoluto rispetto alla governamentalit neoliberale: le resistenze, se nascono, si muovono allinterno di quei dispositivi. Ma, per quanto certo non si dia alcun esterno assoluto rispetto alla razionalit neoliberale, va per aggiunto che queste resistenze sono oggi forze che lottano dentro la nuova qualit intensiva che assume la cooperazione sociale. Laval e Dardot, mentre assumono molto opportunamente come elemento portante della loro analisi gli elementi di regolazione giuridico-istituzionali che il capitalismo finanziario mette in campo, riaffermano anche in questo testo il loro scetticismo sulle analisi che valorizzano la trasformazione cognitiva di tale capitalismo. Eppure, quasi

oltrepassando le loro stesse perplessit, questo incontro tra Marx e Foucault fa cenno proprio alla trasformazione dei rapporti tra lavoro vivo e lavoro morto, e, quindi, alla nuova densit cognitiva della forza-lavoro. in fondo questa densit, la sua eccedenza rispetto alla normativit governamentale, che costringe continuamente il neoliberalismo a mettere in campo tutte le sue risorse di adattamento, ma anche quella che potrebbe trasformare eventuali strategie di resistenza interne alla governamentalit neoliberale nella sua interruzione e nellelaborazione effettiva di quella ragione del comune, della quale anche Dardot e Laval intravvedono le tracce nelle nuove pratiche generate dalla cooperazione sociale.

Le pratiche di mutua assistenza, di lavoro cooperativo possono disegnare le linee di unaltra ragione del mondo. La ragione del comune

PIERRE DARDOT CHRISTIAN LAVAL

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VECCHI DA PAGINA 1

La maledizione terrena dellindividuo proprietario


Come sempre accade in questi casi, spesso la continuit offusca i termini della discontinuit e viceversa. Ne esce comunque un affresco degli ultimi quarantanni di storia del capitale tra i pi significativi. cio un saggio che costringe a ripensare con radicalit proprio la politica della trasformazione, prendendo congedo da ogni ipotesi di riforma dallinterno del capitalismo globale. La costellazione teorica dei due autori subito dichiarata. Da una parte c Marx e la sua analisi del capitalismo in quanto rapporto sociale di produzione; dallaltra c il Michel Foucault dei seminari sulla nascita della biopolitica e dellermeneutica del soggetto. Il neoliberismo dunque interpretato come il tentativo di sviluppare da parte del capitale di una vera e propria teoria generale della societ. Dardot e Laval sostengono che dallEuropa e dagli Stati Uniti una ideologia che si diffusa in tutto il mondo, attraverso un processo di continuo adattamento, fino al paradosso che non sono pochi gli analisti che definiscono la Cina come un paese neoliberista. La nuova ragione del mondo non prefigura cio un pensiero unico, bens una weltanschauung che si nutre per accumulo di differenze: spaziali, di sistema politico, di ruolo dello Stato. Gi questo elemento rendono il volume di Dardot e Laval un buon viatico per una storia critica del neoliberismo, allorquando questo modello di societ entrato in una crisi su scala planetaria. La radicalit della sua crisi non coincide, tuttavia, con leclissi di quel modello di societ. Paradossalmente, il neoliberismo prospera con la crisi, al punto che la finanziarizzazione delleconomia (e la conseguente finanziarizzazione dei diritti sociali) ha subito, dal 2008, unaccelerazione. Inoltre, come dimostra un prezioso saggio di In grande, George Sandro mezzadra sulle nuove Segal Circus geografie del capitale Acrobats, 1988, (www.euronomade.info) le gesso, filo metallico e differenze tra realt nazionali corda. Lincoln Sun svolgono un ruolo di Center, Orlando stabilizzazione del sistema. A destra, The Luso disincantato che in questo Commuters, 1980, libro di Dardot e Laval fanno di installazione al Port Marx e Foucault propedeutico a Authority Bus una lettura che non sempre riesce Terminal di New York a intravedere i punti di frizione, di contraddizione, di conflitto dentro e contro il neoliberismo. Possiamo per questo inscrivere il saggio di Dardot e Laval in un filone importante di analisi del capitalismo contemporaneo. Significativo, ad esempio, lanalisi della figura dellindividuo proprietario che propone. Da questo punto di vista, unastrazione reale, avrebbe detto Marx, che spiega tanto le politiche economiche di dismissione del welfare state, quanto la riduzione della natura umana a un capitale umano che tende a valorizzarsi nelle relazioni sociali in cui immerso. Uomini e donne diventano cos capitale culturale quando entrano nella fabbrica della formazione, stipulando debiti con le universit per accedere a un sapere, fattore indispensabile per entrare nel mercato del lavoro, dove lindividuo proprietario indossa le vesti dellimprenditore di se stesso. Anche gli affetti devono vedere allopera un singolo dotato di un certo capitale relazionale, che deve essere regolato da un lex mercatoria dove i singoli devono trarre il massimo vantaggio. Sono tutti elementi che le scienze sociali hanno abbondantemente analizzato nel corso degli anni. Merito di studiosi come Dardot e Laval di averne svelato la funziona regolatrice, dove lo Stato non scompare, ma assume funzioni e un ruolo pastorale, alimentando una crescita del sistema giuridico (ogni aspetto della vita sociale deve essere regolata) e una riduzione della politica a pratica amministrativa. Se un limite il volume di Dardot e Laval manifesta la sottovalutazione di come la figura dellindividuo proprietario ha svolto un ruolo performativo nel rapporto tra capitale e lavoro vivo. Da questo punti di vista, la precariet esistenziale e nel rapporto di lavoro diviene la condizione indispensabile affinch il neoliberismo posso divenire la ragione del mondo. In altri termini, lindividuo proprietario per natura precario. Garantendo cos l'esercizio del potere da parte del capitale sulla societ.

BASCETTA DA PAGINA 3

Il default del capitale umano e dellimprenditore di se stesso


GENEALOGIE Oltre il pensiero economico liberale
indispensabili di governamentalit: si tratti di istruzione elementare o di pubblica salubrit. La scienza del legislatore Il paradigma smithiano scozzese, meglio non esaurisce certo larticolazione del discorso aurorale delleconomia politica. Dardot e Laval richiamano perci con molta chiarezza quali siano le diversit che distinguono il primo dalla scuola fisiocratica, per concludere affermando che entrambi sono comunque animati da unintenzione politica. La scienza nuova di Quesnay e la scienza del legislatore di Smith evocherebbero per non solo la differenza che esiste tra sovrano e legislatore, ma anche il ruolo demandato alla conoscenza (dellordine naturale o del corso naturale delle cose) nello stabilirsi di tale differenza. Va qui sottolineato, certamente, come la conoscenza sia relativa ai modi di esercizio del governo, nonch allorganizzarsi del discorso. Quanto a Smith, ad esempio, gli autori osservano come la scienza del legislatore trov[I] il proprio fondamento nella scienza delleconomia politica, cui deve la comprensione del "corso naturale delle cose". Dardot e Laval, si sopra detto, non cercano di individuare, coi pi, una semplice continuit tra liberalismo, liberismo e neoliberalismo, bens di sottolineare la novit peculiare di questultimo, in particolare per quanto concerne i limiti del governo e i caratteri del mercato ove la non continuit consiste nellattribuire al neoliberalismo una specifica razionalit fondata sul dispiegarsi della logica del mercato come logica normativa. Ci sarebbe per da chiedersi quali siano i confini a ritroso del liberalismo; perch, accademia a parte, si potrebbe obiettare che c un vizio dorigine storiograficamente importante, seppur nobilissimo, nellinterpretazione di uno Smith liberale.

Prove tecniche di una scienza del legislatore


di ADELINO ZANINI

Nessuna continuit tra liberalismo classico e neoliberalismo: Dardot e Laval lavevano affermato a pi riprese nelledizione francese de La nuova ragione del mondo. Ritengono necessario ribadirlo ora, nellintrodurre ledizione italiana, aggiungendo un corollario dindubbia rilevanza. Non solo il neoliberalismo non morto, ma anche uscito rafforzato dalla crisi, che nel frattempo si decisamente incancrenita. E si tratta di un incancrenirsi in cui gli stati hanno operato attivamente, tramite le ben note politiche di austerit. Questo perch il neoliberalismo non affatto riducibile a un fanatico atto di fede nella naturalit del mercato; non semplice distruzione regolativa, istituzionale, giuridica, almeno altrettanto produzione di un certo tipo di relazioni sociali, di forme di vita, di soggettivit. Rispetto a ci, il libro intende porsi come unopera di chiarificazione politica della logica normativa e globale del neoliberalismo. Chiarificazione per la quale risulta pi che pertinente riflettere come gli autori fanno nei primi due capitoli sulle tradizioni di pensiero economico di norma considerate essere una sorta di estetica trascendentale del pensiero liberale. Lapproccio di Dardot e Laval dichiaratamente foucaultiano, a partire dalla distinzione tra linguaggio dei diritti e linguaggio dellutilit: tra diritti naturali e interessi. Il liberalismo classico risulterebbe essere perci caratterizzato dal coesistere di un approccio giuridico e di un radicalismo utilitaristico ante litteram. Una tale bidimensionalit non esclude in effetti la connessione incessante tra i due: il riproporsi della differenza tra un linguaggio dei diritti e un linguaggio dellutilit di cui parla lo stesso Foucault. Ed da rinvenirsi qui la ragione per la quale leconomia politica non esaurisce il campo discorsivo del liberalismo classico; e tuttavia, il suo porsi come principio positivo dellarte di governare rimodella interamente, sulla base di unidea di progresso, il rapporto tra individuo, societ civile, storia. Il gioco degli interessi A ragione gli autori osservano che ci che si definisce liberalismo classico attraversato sin dalle origini da tensioni molteplici: ad esempio, in Adam Smith, tra principio morale (in cui la simpatia non una virt, ma un criterio di approvazione) e movente economico dellinteresse. Ma essi non mancano di notare anche come una tale tensione non sia affatto una contraddizione. La Theory of Moral Sentiments (1759) e la Wealth of Nations (1776) sono due corni di un vasto sistema morale: hanno senzaltro contenuti diversi ma impiegano un metodo affine. Sia che si tratti dellimmedesimazione simpatetica o della circolazione delle ricchezze, il loro fondamento rimane il legame sociale inscritto nel cuore della natura umana. Ed per questo stesso legame che la tensione tra socialit e interesse in Smith interamente positiva e propositiva, quantunque costantemente vigilata dalla giustizia: virt negativa il cui compito quello di sanzionare (e dunque di negare) gli esiti estremi delle passioni asociali, che non coincidono affatto con quelle egoistiche, per le quali una virt, seppur inferiore, ha luogo.

In breve, il limite del potere sovrano risiede nellintreccio degli interessi e quindi nella capacit di ognuno di sostenere, con mezzi adeguati, i propri. Si potrebbe ricordare al riguardo quale fosse la critica sferzante mossa da Smith (sulla scia di Hume) alla teoria del contratto, a cui egli contrapponeva, non a caso, una teoria dellobbedienza forgiata interamente su di una concezione stadiale dello sviluppo delle societ umane. Il concetto di societ civile interamente ripensato da Foucault svolge qui un ruolo chiave nellintendere il progresso come un ordine al cui interno il gioco degli interessi posto come principio di perfezionamento delle societ. Il punto di nuovo Foucault che non pi pensabile una soggezione necessaria della societ civile a quella politica. Non perch si dia separatezza, bens in quanto cambiato il posto del sovrano, che in Smith (ma anche in Steuart) non affatto inattivo. Se leconomia politica scienza del legislatore, questultimo deve provvedere non solo alla difesa e alla giustizia, ma anche agli ordinamenti di polizia e, dunque, ai requisiti

Al quale gli autori contrappongono un generico processo di soggettivazione diverso e antitetico a quello neoliberista che comporti il rifiuto della logica dimpresa e della concorrenza quale modalit di condotta verso di s e verso gli altri, rifacendosi al concetto foucaultiano di contro-condotta, intesa come resistenza costruttiva alle prescrizioni del potere. Se pur vero, come sostengono Dardot e Laval, che la crisi finanziaria non ha affatto cantato il requiem del capitalismo neoliberista e che non esiste un soggetto bello e pronto in grado di seppellirlo, anche vero che contro-condotte e invenzioni collettive di nuove forme di esistenza continuerebbero a poggiare a lungo sul vuoto delle buone intenzioni se la crisi non avesse portato al fallimento folte schiere di imprenditori di s stessi e se i listini del capitale umano non avessero subito un vertiginoso crollo. A questo dato di fatto, che non pu aver lasciato indenne linteriorizzazione della ratio neoliberista, si aggiunge quella caratteristica della forza lavoro contemporanea che si vista restituire (in quanto impresa) gli strumenti del proprio lavoro allo scopo di esercitare spontaneamente lo sfruttamento di s, vedendosi precludere, al tempo stesso, la possibilit di affidare a una qualche rappresentanza politica la propria liberazione. Ed in questi due fenomeni, nella loro ruvida materialit, che la forza di una nuova autonomia comincia concretamente a rivelarsi.

Il volume dei due studiosi francesi pu essere letto anche come uno straordinario affresco delle teorie neoliberiste. Con il limite per di offrire una interpretazione acritica del pensiero di Adam Smith

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