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Itili

mmmk

ARLECCHINO

OPERE
IGNOTO TOSCANO.
IL

DI

ARDENGO
Firenze,

SOFFICI

1909.

CASO ROSSO E L'IMPRESSIONISMO.


Firenze. Firenze.

Firenze.

1909.

ARTHUR RIMBAUD. LEMMONIO BOREO.


CUBISMO E OLTFE.

1911.
1911.

Firenze. 1913.

CUBISMO E FUTURISMO. ARLECCHINO. Firenze.

Firenze,

1914.

1914; 1918; 1921.


Firenze,

GIORNALE
1920.

DI

BORDO.

1915; 1918; 1921.

BF$ZFf8. SIMULTANEIT, CHIMISMI LIRICI.

Firenze,

1915

KOBILEK. GIORNALE DI GUERRA.


1919.

Firenze,

1918;

1918;

LA GIOSTRA

DEI SENSI.

Firenze, Firenze,

1919; 1920.
1919.

SCOPERTE E MASSACRI.

LA RITIRATA DFL

FRIULI.

Firenze,

1919;

1920.

STATUE E FANTOCCI. ESTETICA FUTURISTA.

Firenze.

1919.

Fi enze.

1920.
Firenze,

RETE MEDITERRANEA.

4 volumi.

1920.

SOFFICI

ARLECCHINO

it

^
VALLECCHI EDITORE FIRENZE

PROPRIET LETTERARIA

Firenze,

1921

Stabil. Tipogr.

A.

Vallecchi,

Via

Ricasoli, 8.

PKIMAVEKA

Io,

Menalio,

il

disgraziato

dalle

tre

tragedie

nanziaria

filosofica, sentimentale ho visto stamani


H
sole

fi-

il

viso

della felicit.

che finalmente ha
di
di
stigli

sbaragliato
la

respinto

da'

monti
giorno,

sporca

nuvolaglia
in pieno

l'altro

mi batteva

occhi

quando
Cape

mi son
pello

destato, e io
ventitr,
i

sono
sigaro

uscito.

sulle

in

bocca,

via su per

poggi.

Le strade
;

e le viottole

sono ancora fangose


rotaie
de'
ri.
:

l'acqua lustra nelle


di l,
ci

ma

di

qua e
solato,

sulle

prode
i

campi a

son gi

fio-

Ho

visto la margherita bianca sullo


il

stelo

tremante,
secco, e
i

giallo pisciatane fra

il

paleo

per

tutto,

fra

le

zolle,

fra' sassi e fra

pruni, questo odoroso fiore

paonazzo dal nome sconosciuto.

Ho

vi-

sto

anche qualche violammammola met-

ter faori zitta zitta la testolina terrosa,

e la foglia del narciso selvatico tutta


filante di vischio
gli ulivi, i loppi,
il i il

se

tu la strappi. Sotto
i

susini e
sole e
le

ciliegi

verzica
si

grano tenero
sui

l'ombra

muospotra

von

solchi

salciaie
;

rosseggiano
le

torno torno agli acquitrini


glie
il

rame
di

brillano

le

colline

sorgon

groviglio delle piante, brulle,

sassose,
i

ferrigne,
i

con

le

case su su per
il

fianchi
gial-

cipressi che

ombreggiano

tetto

lastro o vermiglio e le vigne secche coi

pali in riga

come

lancie d'eserciti.
a.

Lon-

tano, lass sopra

Pistoia, le
:

montagne

nevose sfavillan nel sole

il

cielo terso,

tutto sprofondato nella trionfante luce


del sole.

La primavera
fischio s'alza e
sibilo

dice la cinciallegra
;

che canta sopra alla mia testa

il

suo

s'abbassa accompagnato dal

delle
!

canne strapazzate dal vento.


tutta la mia

Lo

so, lo so

anima

pervasa

9
di luce e di germinazione. Sento dentro
di-

me come un

gorgoglo di sentimenti nuovi

che mi dilania soavemente. Ieri ero con


la testa bassa sui libri al

lume
il

della lu-

cernina.

L'

io,

mi
-

diceva

filosofo

ag-

non esistendo senza


dire che

il

non-io,

non

si

pu

produca

il

non-io a
:

meno 'di

giungere la reciproca

il

non-io produce

io.

STon

e'

oggetto senza soggetto

Berkeley P ha di gi dimostrato

non

e in

questo senso Fichte dice con ragione che

il

soggetto che fa l'oggetto

ma

e'

nemmeno
sistenza

soggetto
del

senza

oggetto.

L'e-

dunque

mondo

oggettivo
dell'esi-

tanto la condizione sine qua non


stenza dell' io

come reciprocamente. Con


io assoluto,
il

qual diritto Fichte parla d'un


se costante che

io,

vale a dire

soggetto

non

mai

assoluto, limitato coni' neces?

sariamente da un oggetto

Bisogna dunl'assoluto.

que rinunziare a far

dell '.io

non-io l'assoluto.
esiste

Nemmeno, perch
;

non

senza condizioni

non

nulla


senza
il

10

soggetto pensante
il

Ed

io seguivo

con ansia

ragionamento.
co'
1

Dunque
V

io,

mi domandavo
qual' la verit
il

pugni negli occhi,


:

qual' l'assoluto

non

io %

cos' questa eterna

contradi?

zione

dell'essere

del
si

non

essere

idea

La

ctmtr adizione che

trova
allora

nell'

d'essere
filosofo


si

mi spiegava
8'

un

altro

risolta nel divenire. L'essi

sere diviene. Vale a dire

fssa,

si

de-

termina,

definisce.

Ma

l'essere

deter:

minato o
il

finito si
l'

continua
:

all' infinito
il

finito

infinito

nulla obbliga
limiti
:

pen-

siero

ad assegnargli dei
si

nuova

contraddizione che
l'

risolve nell' idea del-

individualit. L' individuo l'unit del


nell' infinito
.

finito

Ma, obbiettavo
essere
si

io,

se

l'essere

il

non

risolvono

nel divenire, che cos' questa individualit

di cui

mi

si

parla

Un' individualit che

diviene e che quindi

non
!

o non di gi

pi quando

si

afferma

11

me
stesso
al-

Ero arrivato a negare


lorch andai a letto.

Ora mi
nell'acqua

ritrovo.

Passando vicino

al vi-

vaio della fattoria ho tuffato una


:

mano

era ghiaccia

una

gallina che

beccava

accanto ha avuto paura del


fuggita, con
l'ali

mio gesto ed

aperte,

schiamazzando. L'acqua ghiaccia, ho


detto, e Ja gallina stride perch
rita.
1'

ho spau-

Sento, vedo, odo e penso. Sono.

La

terra gialla che


;

mi

si

appiccica alle
il

scarpe, terra

questo che tocco

mio

viso riscaldato dal

mio sangue,

e quelli

lass per aria sono due fringuelli in amore.

Ma P io
Fin
fate
la
!

non esistendo senza


!

il

non-io....

fin

Fringuelli in amore, voi


di

mi

ricordare

Arianna

Arianna

mia pena

Arianna quella che amo


io.

che nessuno conosce, neanche


qui con

Se

fosse

me

le

carezzerei

capelli
;

in silenzio ed ella sentirebbe che l'amo

ma

Arianna non pu venir

qui,

perch


il

12

la

destino che

ci

mena per

mano come

bambini non vuole.


n maledico
vivo.
il

Per non piango,


:

destino

aspetto.

intanto

Son qui sdraiato

al sole, vicino

a un

capanno

di paglia e di scope, e

mi rimondo

un bastone
partir.
i

di frassino per

il

viaggio

se

Nei pleniluni di settembre,

giovani contadini vengono in questo ca-

panno, per badar l'uva, con un fiasco di


vino,

un mazzo

di carte e

un

fucile.

Giuocano e bevono e ogni tanto sparano

una schioppettata per impaurire


dagli
altri

ladri

capanni
i

altre

schioppettate

rispondono, e

cani abbaiono alla lontana.


;

Ora
le

il

capanno vuoto

ma ci
i

sono ancora
si

quattro pietre dove

giovinetti

se-

dettero per l'ultima

partita, e su l'una
?

d'esse qualcuno (un ladro

un

fanciullo ?)

ha

fatto

qualcosa che non sa d'ambra.


?

Ma
i

cosa importa

Io

mi sento
:

tutto in-

zuppato di giocondit

io

amo, stamani,
il

giovanotti contadini, l'uva,


i

vino,

il

giuoco,

cani, e

anche

ladri,

poveracci


neri

13

col

nel

lume
il

di

luna,

roncolo

sul

grappolo,

corbello dietro a rene e l'of udiate.

recchio teso alle


i

Amo

soprattutto

bambini

loro occhi impippiati d'azzur-

ro, la loro bocca, tutta la loro

carne pura
!

quanto a quella cosa


lo schizzinoso %

Dio mio

per-

ch far
ni

uno
:

di questi gior-

puzzeremo anche noi


e che

anche tu, Ariantanto aspettare

na che amo
e
soffrire....

mi

fai

tano,

la

primavera

urla
quasi
di

il

tramondosso
il

strappandomi

vestito troppo leggero. Capisco, capisco

Grazie,

vento vagabondo

come

la

mia

anima. Tu vuoi dirmi che la povert


nulla e che Dio

modera

venti in favore

dell'agnello tosato.
e

dimmi

soltanto

Non mi parlar di Dio che il mondo bello


Sono
ricco, e ca-

e che anch' io son ricco.

pisco ogni cosa. Oggi capisco anche che


l'essere e
il

non

essere

si

rivolvono nel di-

venire.

S,

tutte

queste

forme,

questi

colori, questi suoni, questi odori,

non son

14
cose diverse in s stesse,
in

ma

vivono tutte
!

una divina fluenza

infinita

L'universo

l'immagine fiammeggiante di

un pensiero
una
si

eterno ed io non sono


di

che

favilla
lasci

questo fuoco.

Ma

che

mi

a
se

ogni

modo
i
il

accarezzar

l'erba

come

fossero

capelli di Arianna. Io

non voglio
e'

formulare

mio pensiero. Laggi

un vecchio e
monticelli nel

un bambino che lavorano.


campo.

Carican di concio una barella e ne fan tanti

H
il

bambino
in

vacilla

per

il

troppo carico, e

vecchio va cauto
l,

e lo dirige

con

le

stanghe. Pi

un pez-

zo di stoppia bigia, bruciata, da' ghiacci,


altri

cinque uomini scamiciati vangano


il

odo

colpo secco dello zoccolo sul vangile,


il

vedo

luccichio della

vanga che sparisce

nella terra, e so che se

mi

avvicinassi sen-

tirei l'odore delle piote nere

dove s'arron-

cigliola

il

lombrico decapitato. Di dietro

l'orto m'arriva la voce del pecoraio che

chiama

le

capre smarrite

Te'

te'

Presso


il

15

vestita
di

pagliaio, la massaia,
i

rosso

governa

pulcini.

Perch volete che mi

decida a dire se l'esistenza di tutti questi


esseri

queste cose sia


li

subordinata al
;

mio pensiero che


sono in
soggetto

concepisce

se

essi
il

me
s'

o fuori di

me

se per
?

me

identifica

con l'oggetto

Dillo

tu, professore ebreo che disprezzai tanto


ierisera

che non puoi comprendermi


il

Io guardo

nonno,

il

nipote e

cinque

uomini
e sento

affaticarsi in
il

un lavoro magnifico
di tenerezza

mio cuore struggersi


Ascolto
!

fraterna.
e
il

la

voce

del

pecoraio

pilli

pilli

della massaia, e

mi

ri-

cordo di averli uditi altre volte, al bel

tempo
ta

della

mia
e

infanzia.

Che m' imporIo

me
vivere

della

verit

non voglio

che
dire

amare.
?

Amare non vuol


su
i

comprendere
salire
il

Io vorrei, questo ot-

tobre,

ancora

questa

collina,

verso
la

tramonto, con

miei tre amici e

mia unica amica,

e che tutti

con un

IO

bicchiere

di

aleatico

in

mano, fossimo

per-

d'accordo

a dire che

l'universo

legge. fetto e che l'amore la sua


sentirlo.

E
forse,
si

Non
il

altro.
il

Che
il

se poi.

dolore,

il

dubbio,

il

come,

quando

il

rio

perch mi

dovesse accaniscano addosso, se l'amicizia e l'al'aria per spegnersi come un razzo

more cambiarsi

in

odio,

o,

peggio,
!

in

freddissima indifferenza, ebbene

io sop-

porter tutto volentieri per


quell'ora.

il

ricordo di

Impara ad

esser

dnro

mi

disse

un
gli

fratello

che ora morto

duro

per

stesso

per te altri e pi duro ancora ed io non ho dimenticato le sue


Gli
altri

paiole.

nomini hanno sempre

grandi, avuto bisogno, per vivere ed esser fosse che cosa di appoggiarsi a qualche

ferma e

stabile. Gli

uni

si

sono appoggiati

a Dio, gli altri alla

Ragione che nn'altra

dovere sociale. sorta di dio, altri infine al basi, butto via Io d un calcio a tutte le


tutti
filo
i

17

un
la

puntelli e resto solo, in bilico sur

di ragno, sopra
?

un

abisso buio.

nuo^a grandezza

la pazzia che viene ?

Ma

la

novissima tragedia.

no, io sono tutto


le

immerso
mie

nell'az-

zurro e nel sole. Sotto


sussulta

spalle la terra

come un

ventre,

come un
mia

seno,

travagliata da' semi che scoppiano e dalle


radici che
il

poppano

sulla

testa

e'

volo del tramontano


il

e degli uccelli;

vicino,

ronzio inesperto de' mosceriui

appena
delle

nati,

lontano, la forza solitaria


:

montagne

per tutto,

la

vita

ir-

refrenabile, vittoriosa.

Ed

io

sono
si

felice.

Come

l'essere

il

non

essere

risol-

vono nel divenire, tutte queste cose


tane, dissimili e opposte
si

lon-

risolvono in
in

me

in

un'ebbra
di
gioia,
si

melodia,

un
e

flusso

rapace

che
;

monta
tocca
;

scende,

s'allarga e

restringe

il

cielo

ed
nel

tutto e io

non son pi
e'

mi ripiomba

cuore e non

nulla

all'

infuori di me.

Ieri

18

la

cercavo sui

libri

verit senza

trovarla, oggi la sento, concreta, in questa

musica,
e

in

questa
felice.

serenit

di
il

pridi-

mavera,
sgraziato

sono
dalle

Io, Menalio,
:

tre

tragedie

filosofica,

sentimentale e finanziaria.

UNA SERATA

IN FAMIGLIA

Avemmaria

grazia piena dominu-

steco benedetta tui moglieribus, e benedett'il frutto ventri stuiesu


.

Se

seguita

quest'acqua,
il

bisogner
tetto. Ilo

dire a Cencino di riguardare

visto che in

camera nostra

la

macchia

dello

stoiato s'allarga

sempre pi.
;

anche

le

docce

bisogner far ritingere

quelle....

La

mamma

e la zia sospirano

una dopo

l'altra,

curve sulla treccia, nell'ombra della

ventola che concentra tutta la luce sulle


lor

mani

in

moto

e sui

fili

di paglia bril-

lanti al pari dell'oro.

Nel

silenzio del salotto


il

il

tic-tac del pen-

dolo pare
il

passo di un

uomo

che premediti

suicidio. Tic-tac, tic-tac...

La

mamma

volta la pagina della

Via

22
del

paradiso che tiene aperta sui ginocchi,


il

e legge

secondo mistero.

Nel

secondo

mistero

doloroso

si

contempla, come Ges Cristo fu flagellato


in casa di Pilato, crudelissimamente....
.

Anch'

io,

chino sul libro, coi gomiti ap-

poggiati alla tavola e la testa stretta fra


le

mani, seguito a leggere.

Finora

il

cri-

stiano era

l'essere
e,

morale

una curiosit
,

senza pari,

come

essere morale

pi
fri-

assurdo, pi infnto, pi superbo, pi


volo,

pi dannoso a

s stesso di quello

che

potrebbe neppur lontanamente immaginare


il

maggior dispregiatore dell'amanita.


cristiana la

La morale
gna

forma pi malila

della volont della

menzogna,

vera
rovi-

Circe dell'amanita, quella che

V ha

nata

....

....

Grolia patri e

figlio

e spiritos-

santo, sicatera in principio e nonch sem-

pre et in secola secoloru mammen....

mino

Ma
!

senti,

Adele,

il

vento nel car^

Fa

per sin paura....


A
perto
il

23

domani
!

te fuliggine,

L' hai co-

paiolo

?
:

L' ho messo sotto l'acquaio


gi cascata

ce n'era

un bon

poca....

Pausa.

E lume

scoppietta e lappola.

La
al-

cicogna impagliata di sul caminetto

lunga
stra

il

suo collo intignato verso la finese ascoltasse la pioggia che fuori

come

scroscia sulla

mota

e gorgoglia nella doccia.

L'oriolo cammina....

E
Si

Bulicotto non
!

s'

visto e

giusto
!...

Ora che piove


solamente

non pu
male

lavorare

Eh

fosse
!

il

di

quando piove

Gli che gli

verso. L' inverno

non

si

tutto un pu lavorare per


e'

via del tempo, l'estate

non

da
!

fare.

Ma

per ubriacarsi
tito stanotte ?

li

trovan sempre
e'

L' hai sen-

Non

che la pigione che


lire

resta indietro....
poco....

Dugencinquanta

tra

Mah E
!

ora per maggior ristoro, dice


il

che hanno anche

cavallo zoppo.

vo-


glion
lera
!

24il

riappellarsi

per

figliuolo

in ga-

Un

bel

ciaccherino,

anche quello

Santa Maria materdei orapronobi

peccatoribus inchetinora ammen....


Zia ha dimenticato
:

mortis nostrae.

Lo dimentica ogni volta.... La zia che non si aspettava


servazione
pire.

la

mia

os-

mi guarda sorpresa senza

ca-


strae.

Cosa

Quando risponde

all'

ave Maria
:

di-

mentica sempre due parole

mortis no-

Si,

eh

M'avanza
si

il

crederlo, Va' a
!...

sappi tu che cosa

strambottola

sorride bonariamente.

vero

Non

fa nulla per.

Basta

la fede,

e'

Speriamo

Eppoi

io

dico cos

Se

qualcosa, ce

n' tanti che dovranno

render pi conti di noi, nel

mondo

di l

Certo.

Bulicotto,

per

esempio. Si

ubriaca,
gione....

25

_
non paga
Vedrai
la
pi-

bestemmia,

Scherza, scherza

!...


il

Dunque, Adele

questo rosario
si

?...

Nel primo mistero gaudioso


il

con-

templa, come
terzo giorno

nostro Signor Ges Cristo,


la sua passione e

dopo

morte

resuscit trionfante e glorioso per

non mai

pi morire. Paternostro quiesinceli santi


viceturre....

Sulla pagina del

mio

libro, la luce rossi-

gna
di

del petrolio cresce e

scema

col

ritmo

un

respiro di dormente.

....

Sbagliarsi a tal segno,

non come

singolo individuo,

non come popolo,

ma
;

come umanit
sprezzare
s' i

!...

s'

insegnato

a di-

principali istinti della vita

il

inventata bugiardamente un'

anima
corpo

uno

spirito

per distruggere

s'

insegnato a trovare qualche cosa d' imvita, nella ses-

puro nella pienezza della


sualit
;

si

cerca nella pi profonda ne-

cessit della orosperit, nel severo

amore

26
di s stessi (la parola stessa gi calun-

niosa

!) il

cattivo principio

e al contrario

nel segno tipico della degenerazione e della

contraddizione degli

istinti, nella

perdita

dell'equilibrio e della personalit, nell'a-

more
si

del prossimo

(mana del prossimo)


alto,

scorge

un valore pi
!

che dico

il

valore per eccellenza

...

Una requiemeterna
:

per l'anima del

povero babbo

lo

Eequiemeterna donaei, domine,


Nulla neanche
!

al

sperpetra lucetei requiescantimpace....

la Silvia ?

lei ?

Quella V bona

Stamani
!

1'

ho aspet-

Insomma gli ho det Gu gioca A che gioco to. fa l'abbia pazienza. Ci ha quella
tata al pozzo.
si ?
!

s'

figliola

da maritare. Come vuol che


voialtri ce n'avete

si

faccia

cuna
garle

Gi

sempre qual-

delle
;

nuove.

Ma

io le tasse

devo pa-

il

Becherucci non conosce ma*

schere.

27

L'abbia pazienza
Poi, figurati,

ho visto che non

fa-

ceva altro che sputacchiare. Dev'essere


gravida un'altra volta
Gli
ci
1'
!

undicesimo
!

Altro che pa-

zienza

vuole

Ah, signore

!...

Una
povero

requie meterna per l'anima del

Alberto....

Eequie meterna....

Improvvisamente una voce roca scoppia nella strada, vicinissima alla finestra,
e

mi

fa sussultare

Lupinaio

!...

Mandorlati
!...

!...

Belle le

ballotte.

Le bollano
il

Fello,

rivendugliolo che finisce


le

il

suo giro. Batte

scarpe imbulettate sul

marciapiede, e l'acqua tamburella sul suo

ombrello d' incerato.

resto

Lui
Chi

poi,
?

non
?

se

ne parla, vero

Fello

Dice che dar un acil

conto dopo la fiera di Santa Crestina, e

dopo

la

Befana.
!...

Piacciaddio

Eequiemeterna....


che muglia fra
e nel camino.

28

il

Alzo la testa dal libro e ascolto


gli alberi della

vento

campagna

lo

Qoant'anni
Alberto
?

mamma,

che morto

zio

La

mamma
;

e la zia

interrompono la
l'altra sa ri-

preghiera

ma

n l'nna n

spondermi subito.

Quant'anni

*?

Aspetta....

La povera
;

mamma

mor Panno che mi maritai

il

povero Alberto era morto da due


Io ho trentadne amai..,.

anni....

Trentadne e uno trenta tre e due tren:

tacinque

son trentacinque anni. Perch

Nulla.... Cos....

Ma
si

era gi malato
uccise....
gli

da un pezzo quando


Sofa.

S,

s'ammal appena

mor

la

fi-

danzata.

Era maestra
Bellissima

qui, la fidanzata....

Era

bella?
!

tanto

buona, vero

Uh

!...

Certi capelli neri, cert 'occhi.


.alta, slanciata.

29

Eppoi, fine

era pisana e
le
si

di

buona

famiglia.

Noi ragazze
sorella....

voleva

bene come a una

Io

zio Alberto,
lui,

com'era
e

Bello anche

buono.

Ma

non

aveva voluto studiare. Non aveva passione che per


i

cavalli....
?
!

le

voleva bene

Maria santissima
le

Quand'era a regi

gimento

scriveva tutti
?...

giorni.

E
Eh

come and
!

male, bambino mio

Quando
si

riceve la lettera che era morta

mise a
nes-

piangere, e poi

non apr bocca con


il

suno. Stava in camera tutto

giorno. Fu-

mava

e passeggiava.

volte passava del-

l'ore intere in giardino

a guardare un

filo

d'erba....

Ma

il

primo segno

?...

Fu una mattina

che era andato a

Prato in carrozza col povero babbo.


tratto salt dal legno, entr in

un

una botbanco e

tega di macellaio, and dietro

il

si

mise a tagliar

carne....

L per

l si

cre;

dette che fosse un'esaltazione passeggera

ma
i

qualche

sera

dopo
il

si

fu

daccapo.

Mont a

cavallo per

paese, riun tutti


le

ragazzi che trov, e cominci a fargli

istruzioni militari.

La gente

rideva.... Fi-

gurati noi

!...


il

Ma
S

poi guar.

ma

si

vedeva che non era pi


;

quello.

Era

tetro

s'era

messo in testa che


gli

povero babbo, perch

faceva far

le

docce fredde, volesse ammazzarlo.... Di-

ceva che

lo

avrebbe fatto

arrestare....

La
spiro

mamma

sospira e la zia continua a

far la treccia,

a testa bassa. Anch'

io so-

ripensando a quello che avvenne

poi, al
fo

dramma

che mi attira, e che mi

raccontare a forza, per la centesima

volta.

negli ultimi giorni !


si

Pareva

fosse calmato.

Stava sem;

pre con noi, era

buono con

tutti

a volte

persino scherzava.

31
Ma
aria
la sera avanti.... del fatto, che
?
la-

aveva

Tranquillo anche allora. S'era a


il

vorare in salotto, ricordo,


su nello studio, e
lui,

babbo

era

vicino al lume,

si di-

vertiva a scrivucchiar sur un

;iendario

che

ci

s'aveva.

Mi pardi vederlo ora. EiemQuan-

piva la pagina, poi la piegava, la ripiegava,


la strappava, e scriveva sull'altra....

do fu

l'ora d'andare

letto, s'alz, accese

la lucernina, ci salut

come

l'altre sere, e

mont

in

camera

sua....

Senza dir nulla che

potesse....

Nulla....
A
un

La mattina dopo

era

il

giorno dei Santi e tutti erano alla messa.


10 riguardavo la biancheria nell'armadio.
tratto sento

un colpo
silenzio.

di fucile al

piano di sopra che fece rintronare ogni


cosa e poi

un gran
lui.

Immediata-

mente pensai a

Corsi su, aprii l'uscio....

La camera

era piena di

fumo

e lui sul letto

col fucile legato


11

a un piede e senza testa.


il

guanciata era tutto rosso,

muro

spruz-

32
zato....

Disgraziato

dissi

Cosa
per

hai fatto

Cominciai a urlare,
nessuno....

ma

un pezzo non veone

non

E
?

nei

fogli

strappati,

cosa

c'era

scritto

Erano
si

stati

sminuzzati in

modo

che

poteron leggere. Soltanto alla data


:

dell'ultimo ottobre ci diceva


io

Domani

dovr miseramente

morire....

Pausa. La pioggia che finora aveva continuato

schioccar

sulla

strada,

dove

l'acqua deve gi scorrere, batte adesso di


traverso, forse per
faccia del vento, sul
vetri della finestra.

un improvviso

volta-

muro

della casa e sui


di barroccio

Un rotolio

che arriva accompagnato da qualche be-

stemmia

del carrettiere e dal suono lento


;

dei bubboli

un passo rapido

di

qualcuno

che passa borbottando.... Io


sul libro,

mi riabbasso
nella
il

ma

non posso pi tuffarmi


e la zia ripigliano

lettura.

La

mamma

ro-

sario interrotto.

33
Una requiemeterna per l'anima della povera mamma, Eeqniemeterna.... Una reqniemeterna, per l'anima del
povero
Carlo....

Ce n' hai ancora molti, dei pedali.

Sofia?

Uhm

eccoli qui.

Per

due braccia

di treccia....

scono

Bisogner
:

finirli,

se

no

si

risecchi-

eppoi domani domenica.


!

ci si

Giusto

Chi se ne ricordava

Al-

lora spicciamoci per

non
la

far tanto tardi, se

deve levar per

prima messa. KeCarlo

quiemeterna....

lato

Mamma,
anche
S....

e lo

zio

Era ma?

lui

quando mor, vero

di petto.

Tisico.
S.

Ma

lui

mor per disgrazia.

Per

la gente diceva....

Lo dicevano,

ma

non

vero.

Mor

per nn' imprudenza.

O come

and, anche

lm" 9

34

fiori

Ma

se te

V ho raccontato tante

volte!

S'era incaponito di ritoccare

un vaso

di

che aveva dipinto sopra alla finestra


;

di
"Q

camera sua

mont

sur un'asse e cadde.

povero babbo

gliel 'aveva
!

detto che era era


azzar-

pericoloso,

ma
te,

Anche

lui

doso come

e non ebbe bene finch non


suo....

ebbe fatto a modo

mor

sul colpo....
lui.

Dopo
La
Si,

poco. L'asse precipit con

Eimase

infilata in terra....

un

sera

avanti per aveva

fatto

certo discorso....

aveva

ma

fu per caso.
i

povero nonno

invitato tutti

parenti per la do-

menica dopo, e
di quanti
si

la sera
stati

facendo
a tavola
posata.

il

conto
ac-

sarebbe

ci si

corse che

mancava una
povera
l

Biso-

gner mandar qualcuno a Prato, domattina

disse la

mamma. Ma

il

po-

vero Carlo ch'era

con noi disse che non


;

importava.

Inutile, inutile

qualcuno

manca

sempre....

-35

la

mattina dopo....

scio

Gi....

tutto quello che volevo sapere

e la-

che la preghiera continui.

Ma

Una requiemeterna
oramai
il

per l'anima della

povera Olimpia....
sonno comincia ad appe-

santire le teste bianche delle

due povere

donne.
lito

La

frase latina, cominciata col so-

tono, s'abbassa, s'allunga a poco a poco

e finisce in
le

un

soffio

confuso, mentre anche


la treccia e

mani

si

fermano, lascian
sul

cadon morte

grembio. Kequiemeterna

dona-ei-dom....

Un

pisolino di

un mi:

nuto, poi
allo

un

piccolo balzo smarrito, e

a
il

sperpetua lucetei.

Cos

a lungo

lungo, con qualche sbadiglio, mentre

sonno cresce.

Ogni tanto un ritorno d'energia, subito spenta


;

un sonnellino pi lungo
supremo
:

fino allo sforzo

Una

preghiera per tutte l'anime san-

to del purgatorio.

36
E
in coro
;

in fretta

Dio vi

salvi,

anime sante,
;

Dio vi salvi tutte quante


Siete state

come

noi,

Pregate Ges per noi,

Noi

lo

pregherem per

voi.

E
Ed

che Dio vi dia pace e riposo nella

gloria del santo paradiso. la fine.

Ammenne
le

La

mamma

e la zia defini-

tivamente vinte appoggiano


intrecciate alla tavola, vi

due braccia
la

posan sopra

testa e s'addormentano.

Fuori la pioggia seguita a cader monotona,

come

se

non

volesse cessar pi mai,


il

a gorgogliar nella doccia, e

vento un po'

abbattuto a tormentar

le

vette dei loppi.

Nel salotto,

il

silenzio

sempre pi pesante

appena rotto dal pendolo che va e viene


che par pi stanco.

con un ticchettio

lume sembra che dorma anche

lui e si di-

37

rebbe perfino che russi con un


spiro percettibile appena.

filo

di re-

Non

e'

che la

cicogna che di sul caminetto veglia ancora.


Io guardo e considero tutto, n ironico

triste.

la vita

La

fatale vita che

fluisce cos

come
;

in

un

altro

modo. Certo

non

piacevole

e lo zio Alberto, sebbene

pazzo, e lo zio Carlo lo capirono e vi presero

Punico,

il

pi sicuro rimedio.

anch'io
si le-

potrei fare

come

loro.

Ma

il

sole che

ver domani, e

la

primavera che seguir

questo inverno m' interessano ancora troppo.

Eppoi,

dare un

altro

dispiacere

queste vecchie e obbligarle a


di pi
!

un requiem
la lu-

Meglio vivere.

M'alzo con precauzione, accendo


cerna,
in

mi metto

il

libro sotto braccio, esco

punta

di piedi, e salgo in

camera mia.

ELETTRA

Quando
la finestra,

la sera a lavoro finito spalanco

ed essa viene da casa sua

giti

per la strada in cerca della solita amica,

ammiro

il

suo corpo trionfante.

Un

gembriulone di tibettina a fiorami

giallastri

pompadour, aderente come una


parer nuda.

pelle, la fa

Cammina impete sode

tita, e le piccole

poppe tonde

sem-

brano quelle delle vittorie d'oro scolpite


sulla

prua

delle navi.

La sua
il

vita, libera

dalla fascetta, flessibile,

suo ventre
finisce in

vergine

s'

incurva con dolcezza, e

un

delta fatale fra le due co scie lisce e


cilindri di porfido.

ferme come

Ma
de'

il

vero

diavolo

nella

mollezza

fianchi

baldanzosi che guizzano nel

moto
sero

e molleggiano
il

come

se gi conosces-

piacere.

42

Per un'occulta simpatia, anche

il

mio

corpo freme, sebbene in riposo. Mi volgo


al

gran

letto

solitario,

biancheggiante
sospiro.
:

nell'ombra dietro di me, e

Gran
pre

tristezza la vita senz'amore


il
il

sem-

all'erta,

sangue caldo, la testa piena


cuore vuoto
!

di sogni, e

Ma
nestra

ecco
e

essa giunta sotto la

mia

fi-

parla

con l'amica.

Dice

cose

insalse e volgari

la

sua voce roca di

maschio

orribile.

Non

so chi sia,

n di dove venuta.
le

Si
;

chiama Elettra. Non

ho mai parlato
ci

ma

se

l'

incontro per la strada


e

turbiamo
arros-

tutt'e

due

chiniamo
sola.

gli

occhi
in

sendo.

Quando

Quando
Anch'
io

com-

pagnia arrossisce meno, ride

forte, e ap-

pena passata
e e

si

volta.

mi volto
fa

mi
non

rivolto finch la via


la

non

gomito

vedo pi,

(Di dietro ancora pi bella, col collo

nudo e

la

pesante architettura de' ca-

43
pelli

castagni arricciolati sopra la nuca

bianca).

Ho

chiesto di lei a

una che

la conosce.


to.

Chi ?

Mah

sno padre

un mercante

fallifa..,

Sono arrivati qui da Torino mesi Ma lei parla toscano, ho sentito.

Dicerto

nata da queste

parti....

Calenzano, credo, o a Settimello....


fa
il

E....
Si,

fidanzata

con uno che era sergente, e ora

conduttore del tranvai. Per un po' di


fece all'amore con

tempo
sale:

un

altro di Ca-

ma i
Ho

genitori di lai
lasciarsi....

non erano contenti


dire che

e doveron

sentito anche

poi lo

schiaffeggi.

vero

vero

pare che la portasse per


lo

bocca nelle botteghe. Lei

seppe

lo

chiam in casa e

gli

dette due ceffoni.

(Questa circostanza col suo pimento di


volgarit, chi sa perch,

mi

fa piacere).

-44

Ha

vent'anni....

Diciotto. Hem
!

Non m'

riuscito di saper altro

L'autunno scorso veniva a far


nel

la trina

campo
e

difaccia a casa mia, insieme


alle

all'amica

ragazze

del

contadino

che abbadavano all'uva.


Io la guardavo, di dentro alla persiana,

seduta nell'erba, e per farle saper che

c'ero,

soffiavo piano piano, di tra le gretole, una

boccata di fumo.

Non

so se

mi vedesse

ma

spesso e volentieri, con la scusa di


i

ravviarsi

capelli,

levava

gli

occhi verso

la finestra.

Eideva
vosa.
in

furte,

al

solito,

pareva ner-

Ogni tanto s'alzava, s'avvicinava


di

punta
il

piedi

ad una

vite,

e,

con

tutto

corpo proteso, coglieva qualche

chicco di canaiolo.

Certo sentiva che la sua fine caviglia


calzata di violetto nel rialzamento della

45
la sua schiena inarcata, la sua

nuca,

il

suo braccio nudo,

le

sue anche

doviziose,

dovevano
le

esser

tremendamente

provocanti per chi

vedeva
i

tra

pamma-

pani

celesti, verdi, dorati, e

grappoli

turi, nella

calda luce galeotta di quei lan-

guidi pomeriggi.

E come

era vero

ahim

!...

A
si

volte la vedo col suo fidanzato

Gli
se-

essere

poco simpatico, naturale.

lo

stringe addosso
il

amorosamente,
signore
;

gue come

suo

ma quando
e

pu, gira un momentino la testa,

mi

d un'occhiata
spalla.

in tralice di sopra alla sua

Egli marcia vittorioso, e


di nulla.

non s'accorge

giovane

Quando sapr come


!...

me, che cos' la donna, in generale

Una
egli la

sera

mi trovai

dietro a loro mentre

riconduceva a casa. (Dir che per

questi dolci novilunii fo del

mio meglio
in

per

aiutare

il

caso).

Camminavano

46
fretta,

e io piano.

Sentivo che essa mi


al

aveva riconosciuto
voluto voltarsi

passo e che avrebbe

ma

non

si

volt.

Che davvero non sappia trovare un


per voltarsi
?

pretesto

dicevo

tra

md

trepidante.

Non

si

voltava.

era gi in faccia al
il

cancello.

Speravo che mentre

fidanzato

entrava....

Ma

egli la fece

passare avanti.
dinanzi al

Frattanto anch'

io ero arrivato

cancello. Irritato nel cuore, buttai un'oc-

chiata sprezzante fra

le

sbarre di ferro,

senza pi speranza

ma
il

La

vidi che

attraversava di corsa
fra
il

piccolo giardino

cancello e la casa.
si

Arrivata sulla porta

gir sorridente
;

per aspettare
sti

il

fidanzato

mentre quele

la

raggiungeva, voltandomi perci

spalle, sorrise

un pochino anche a me.


!

Mia buon'ora
Gi!
Si

chiama Elettra

(bel

nome), fatta

47

come un angiolo
piace.

la

sua voce non mi

Spesso

mi domando che cosa


ella

voglio

da

lei,

ed

da me

che cosa signi-

fichino questi sfioramenti, queste

comme-

die senza avvenire

non

so

darmi una

risposta ragionevole.

Quando sono

di

buono umore, penso


s

Ohf

la

vita
le

corta,

folle....

Quando vedo
mente una
frase

cose pi in serio

mi
in

fo deJle scene in segreto, o

mi

ripeto agrafa

che

lessi

tempo

un

bel

romanzo che amo.

C'est tout de
!

mme
:

vrai que je suis

un peu putain

Per aggiungo subito

Ma

anche

lei

!...

LA VITA DEGLI UOMINI

Idillio.

L'idylle velhtier patois-e

V.

Hugo.

Giulio pescatore
suoi amori.

mi racconta uno

dei

Una

sera

avevo un po' bevuto


il

e;

passeggiavo in su e in gi per

Poggio

e ogni volta che incontravo codesta ra-

gazza, la stuzzicavo,

come

dire, gli

davo
Gi-

una gomitata,
la rota alla

gli

dicevo

qualcosa.

gino di Susi che era con me, perch faceva


Teresina,
si

mi

disse


retta

allora
!

fa questo pateracchio

Hie

Ma
!

dico io la d retta a me come dice lui se la d


!...

ti

Lascia fare a me.


si

cost

vien via. Io,

il

giorno
nelle

dopo,

piglio la bilancia.

vo a pescar

Cave

52
(V

una pozza d'acqua laggi


;

vicino

al-

l'Ombrone)

ma
!

lei

non
gi

ci

pensavo
bilancia

nemmeno.
cosa.

Eh

butto

la

per vedere se mi riesce di pigliar qual-

Dopo
che
si

poco, eccola attraverso a' campi

molleggia
la

l'era vestita di

nero

perch

portava

bruno

al su'

babbo.
ri-

La mi passa
dere. Io,

accanto, e comincia a
ridere anch' io,

mi messi a

ma

non

gli dissi

nulla. Lei, la passa oltre e


si

poi vedo che la


ch' io a ridere.

rivolta

ridi

e an-

E ridi,
!

e ridi....

O bada un
me.

po' che lavoro

pensavo

io tra

Dopo un
la sta l

po' di tempo, rieccotela con

un'altra ragazza

lei

non

la conosce

a quella casa. Le piglian gi per

U viottolo, e
ie

quando

le

son sull'argine,

mi fanno

se
i

Bravo

Giulio, pesca, pesca, e

guarda
e'

tu pigli dimolti pesci, eppoi tu mangiargli


!

inviti

ridi.

Io, rido

anch' io e

gli fo

53
'un Potess' io pigliarne dimolti davvero
vero,
d' invitarvi
;
i

mi parrebbe

ma

non ho ancora cominciato.


mala, o che lo so

Ci dev'essei

qualcuno che mi deve aver dato qualche


!


dico

Sie

ma

che mala

dice

lei.

Tu non

sei

un uomo da
da

dargli delle male,

ma piuttosto
io.

fargli del bene.


?

Chi vo' tu che mi faccia del bene

Ce n' tanti la fa Foss'egli vero o io


!

lei.

ma non
il

ne conosco punti

!...

ma
la
ci

Va' vai

dice
;

lei

tu fai
!...

nesci,

tu capisci tante cose

L'andaron via
trovavo
gli

eppoi ogni volta che


lei

dicevo qualcosa, e
si

la

stava, e ogni tanto

rivoltava

e ridi
il

Ma
gio.

che vuole
si

io

non ebbi mai


che

corag-

Poi la

marit....

L' quella

sa

si

vede tante volte

con un occhio un po' sbagliato, con que'


capelloni rossi, grande

sa

?...

-64

Novembre.

Lo zoppo Girolamo,
di
la

ortolano, vestito

mezzalana color mattone, in zucca,

gamba

intirizzita e gli zoccoli a' piedi,


il

accomoda

cavolo nero,

sedani e

l'

in-

salata sul banco

fuori della porta

canta. Vicino al banco


ballotte.

fuma

il

paiolo delle

Dietro l'uscio che fa da para-

mento, la Sarina, la moglie di Girolamo,


siede e fa la treccia,

con una bambina


e

addormentata

sai

ginocchi

un' altra
fnge di

un po' pi grande accanto che


far la treccia

anche

lei

coi

fili

di paglia

che la

mamma

butta via.

Piove, e la strada un fiume di fanghiglia

giallobigia,

dove digaazza qualche

ragazzo e qualche cane randagio. Girolamo

canta con una voce che pare un raglio

Tu Tu

credi d'esser, bella, bella,

credi d'esser figlia d'un signore....

55
Un
al

contadino

che passa

conducendo
si

macello

un bue bianco, enorme,


:

ferma un momento e


Il

Senti
!...

come canta Girolamo

di

prima

levata

Che vo' tu fare


Si

!...

vede che
farsi

t'

ha' bone nve


!...

'Gna

coraggio

contadino

d una bacchettata
la

al

bove, e via.

Girolamo mette

gamba

malata in una pozzanghera, schiaccia due


o tre moccoli fra' denti e ricomincia a

cantare

Tu

credi d'esser bella, bella, bella....

Un

tipo.

La Geppa parla del suo figliastro. Quando sposa' su' padre, e' si
geva appena
ritto
:

reg-

gli

era,

con rispetto

parlando, pien di pidocchi, e io lo nettai

50
e
lo
tirai

su

come potevo

da poveri,
;

ma

senza fargli mancar nulla


il

e'

mi

sarei

levato

pan

di bocca per contentarlo.


dir nulla altro che del bene,

Di me non pu
e

nulladimeno

non

m' ha

mai potuto

vedere.

Ultimamente quando ritorn a

far Ceppo,

non

fece altro che trattarmi

male e metter su suo padre perch mi

mandasse
o

via.

Gli stette con noi cinque

sei giorni,

ma

non

si

vedeva
:

altro che
gli

a mangiare e a dormire

quando

and via

ci disse

Addio fra vent'anni


se gli
si

Neanche
Suo
fratello

fosse fatto del male.


al

and per accompagnarlo


;

treno a Signa

ma
:

lui

non

volle

nem-

meno,

e gli disse
!

Va' a casa

Se non torni indietro


!

te,

torno indietro io

Ora
e se

gli

quasi

un anno che non

scrive,

un
gli

tale

non avesse detto


al giorno, si

al mi'

omo

che

a Genova e che guadagna quattro

lire e

mezzo

potrebbe anche

57

vide creder che fosse morto. Quell'uomo


Fello, e gli disse

O
Si

maestro, che avete un


?

figliolo cos

e cos

fece

mio marito.

Gli a
;

scarico

Genova. Gli un gran capoguadagna bene, ma quanti ne

nasce, e quanti ne

muore
il

Difatti,

disse

mi'

omo

casa

non ha mai mandato un duino . e' disse che non fece lui g
!

si

chinerebbe neanche a raccattargli per la


strada, per

mandarvi qualcosa

Ved' ella
giorno d'oggi
!

come son Ma io non


gli

fatti
gli

figlioli

al
:

voglio male

prego iddio che


le

dia del bene e tutte

fortune.

Vorrei che

diventasse ricco
!...

e che fosse sempre contento

Almeno non chiederebbe


la zia Cleofe.

nulla

commenta

58
Le vedove.
vento d' inverno
soffia e fischia tra

Il

le

canne della siepe

intirizzita.
s'

Due om-

bre zoppicanti nel crepuscolo


e
si

incontrano

fermano in mezzo

alla strada livida.

la

vecchia Assunta, vedova e mezza

sorda, tutta vestita di nero, e la Massima,

vecchia anche
nero, e

lei,

quasi cieca, vestita di

vedova da qualche giorno. Tutt'e


lo scaldino sotto
il

due hanno
tremano.

grembio,

ma

Assunta.
Massima.

Assunta.
in mezz'a

Come va ella Come vo' tu che la vada Siamo come un d'erba


t
!...

filo

un campo

ora va da una parte

ora va dall'altra....

Massima.

....

ora va da quell'altra.

Eh
Il

gli

vero

!...

Assunta.

Il

peggio
;

gli
il

la notte.

giorno, lasciamo andare

tempo passa.
non poter

Ma la notte, quando

ci si sveglia,

59
barattar du' parole
!

mi' omo, bona-

nima, faceva
bestie,

Que 'ragazzi non hanno pi


quella cosa e quell'al,

bisognerebbe raccomodare quel bar

roccio....
tra....

cos

Ma

ora sentir batter tutte

quel-

l'ore

!...

IMPEESSIONI

Poggiali, 23 dicembre.

Queste mattinate di dicembre,

il

cielo

puro e

il

sole

che brucia come in pri-

mavera

H
il

tramonto
;

di

stanotte

ha seccato

la strada

le

carreggiate son dure

come
alberi

vetro e lustrano per

un po'
olivi.

di brinata

nell'ombra

scura

degli
il

Gli

nudi frastagliano
le loro

cielo coi loro

rami

vette che paiono d'oro.


di

Son vicino ad un orto


pieno di piante di
e'

contadino

carciofi.
e,

Oltre l'orto
la

una loggetta
il

sotto,

massaia

che leva

pane

di forno, aiutata dalla

nuora. Arriva fino a

me

l'odore del

pane

misto a quello della

terra....

Un

legnaiolo canta,

accompagnato dal

64
rumore
strisciante della pialla, in

una casa

rossa, qui a destra....

23 dicembre.

Dopo
sentirsi

tant'acqua,
riscaldati
Il

campi esultano a
prosciugati
si

da un
ancora

po' di sole.
delle

grano

rialza dal fango

porche

nei

solchi e' per


il

dell'acqua che riflette

cielo azzurro.

quasi

mezzogiorno, e per tutto

un gran

silenzio.

Non odo

che un fra-

casso di treno lontano, laggi dalla parte


di Firenze,
il

qualche canto di gallo

taglio secco delle forbici, e questo squillo

del

pennato dei potatori, che mi rammenta


dolcemente
g'

cos

inverni della

mia

col-

lina valdarnese, della

mia

infanzia....

Ma

col sole ecco la


;

dimoia e
le

la

mota.
i

I rigagnoli corrono

primavere,

rala

nuncoli e anche

gli

anemoni metton

testa fuori delle zolle credendo forse che sia

65
aprile. Infatti fa quasi caldo e

non vede
alle loni

che un po' di neve rosea in cima


tane montagne Pistoiesi, mentre
rossi

pettisiepi

cantano,
e

qui
le

accanto,
cincie

nelle
le

di

sanguine,

fra

chiome

rossissime dei salci.

Un
colte.

contadino che saluto mi dice che


le rac-

questa stagione non vai nulla per

Ma

io

sono

felice.

Tutta

la terra,

sotto ai miei piedi, pare

una pedana

di

seta ricamata di colori pallidi, e luminosi, e io vi lata con

ma

caldi

cammino a

testa sve-

un mazzolino

di fiori in bocca....

Natte di dicembre, alla finestra.

....La

campagna tutta nera


azzurro gremito di

di qui al-

l'orizzonte ondulato di colline, e, sopra,


il

cielo

stelle

verdi, del

tremolanti.

sinistra,

all'estremit

Poggio a Caiano,
raggiante
;

brilla

un gran lume

a destra, a cento metri da me,

66
il

Fabbricone pare un bastimento fermo

ma tre porte illuminate gli bucan


La
strada non
si

la pancia.

vede, e non

e'

un'anima
il

fuori.

Non odo
il

che la voce di Beppe,

mereiaio che abita sotto alla mia camera,

che legge

giornale alla moglie. I bubboli

del procaccia che arriva, e

un

fischio di

macchina lontana.
L'aria fresca
di

come

la ruta

una vela
arruf-

tramontano passa in
i

silenzio

fandomi

capelli.

Laggi in fondo

alla pianura,
si

proprio

in faccia a me, un alone di luce

spande

per

il

cielo.

ci

Firenze.

A
pieni

Firenze
di

sono

miei amici,
scintilli,

caff

rumore, di

di

squisil.

tezze.

L'amore

forse....

Vorrei esser

Ma

questa solitudine pi dolce.

Montececeri, 12 gennaio.

Questa vallata della Mensola, dalle parti


di

Maiano, m' sempre parsa un luogo


bello e solenne.

67

da Montececeri,
pomeriggio,

Di

qui,

dove sono sdraiato


tra
il

al sole del

paleo e

cardi secchi,

me

la

vedo
soli-

tutta spiegata dinanzi,


taria

selvaggia e

cme mi paese lontano da


i

tutto.

In fondo, dove
serpeggia
il

poggi

si

ammansano,

fiumiciattolo prosciugato, fra

stoppie o campicelli aridi, appena verdeggianti,

come una gran ruga piena d'ombra. Un po' pi qua, una strada azzurrastra
si

slancia diritta verso

una casa che pare


bosco a

sdraiata,

come me,
felice.

sul limite del

godersi

il

tepore della giornata straordi-

nariamente
il

Ha

muri bianchi
celesti

tetto bruno. Grandi

ombre

cupe

sai lati e tutte le finestre spalancate.

Pi
cia ti

gi, alcuni

pennacchi di

salici

ran-

svariano

la

monotonia

del

grigio

delle piagge

piantate di olivi e sostenute

ogni tanto da muriccioli a secco. Di l


dalla casa,

una toppa
fino

di

bosco segna

il

cominciar del monte.

monte,

a Castel di Poggio

la

68
cui torre
di

sembra verdastra fra

la foresta

cipressi,

contro la montagna violetta

pi lontana,

il

monte

tutto coperto

di boscaglie del color della ruggine.

Sono

querce e quercioli vestiti ancora di foglie


secche che paion non volersi decidere a
farsi ringollar dalla terra.

Qua

e l torna

ad apparire Polivo, poi


cipressi.

ancora boschi di
pressaia
il

tutta una

ci-

colle di Vincigliata.

Larghe
castello

ombre

si

sdraiano
il

accanto

al

e scendono gi per

coltivato che avvalla.

La
lenzio.

solitudine

immensa.

il

si-

l'immobilit.

In un campo per met lavorato distin-

guo appena una

massa

bianca.

Forse

un paio

di buoi che arano,


si

ma

cos lenti

che quasi par non


indizio di vita
il

muovano. L'unico

martellio degli scarpel-

lini invisibili delle

cave, qui sotto a me.

E un
e
il

rotolio di carri lungo la Mensola.


i

Oltre

poggi,

P Incontro, Vallo mbrosa


il

Secchieta coperto di neve. Poi

cielo

_ 69
azzurro,

quasi bianco, dove

si

distngue

appena
tignano
strada.

la faccia attocita della luna, imSefc-

mobile anch'essa. Laggi a destra


;

pi oltre, l'Arno, che pare una

Ai miei piedi, monti di pietre azzurre,


precipizi ombrosi, frasche spoglie e rosse

di nocioni, cespi di ginestre senza


alberi

fiori,

sconosciuti,

scheletrici,

come

ful-

minati, biancheggianti nel

sole....

In
si

questa gran pace, un ricordo

mi

affaccia continuo.

Molti anni fa sono


ci-

stato

come ora
non

sdraiato sotto questi

pressi, e

solo....
i

Ma non
se

so che dire. L'amore,

baci,

la felicit d'allora

non mi appaiono pi

non

simili a

questo gran silenzio, a que-

sta tranquillit.

ricordo

va

e viene, senza attecchire,

senza rivivere.
Quella capannuccia, laggi, col suo tetto
rosso, circondata di tronchi bianchicci e
allato

un giovane

cipresso

verde come

70

l'erba,

mi d pi

gioia

malinconia

a vederla, che non tutto questo passato

che torna.

quelle

file

lontane di pioppi

emergenti dall'ombra azzurra, e quei poveri


solchi

in

riva

alla

Mensola

sen-

z'acqua....

Firenze, Trattoria Masaccio, 21 gennaio.

Per queste cupe e fredde giornate di


gennaio che mi gelano
il

cuore e

il

cervello,

non certo

lo spettacolo del giardinetto

che vedo per la finestra, da questa tavola di trattoria, che pu darmi la speranza
di

una qualunque

possibile gioia, sia pure

futura. Consistendo in

uno spazio
questo

di ven-

ticinque metri quadrati fra quattro vecchi

muri

di

altissime

case,

giardino

non

ubertoso,
;

mi

ricordo,

neanche in

pieno maggio

ora....

Ora
sce

la vite

americana che ne

costitui-

insomma

la

massima

attrattiva, lascia

penzolare dai

fili

di ferro tesi e incrociati


da una parete

71

a sostegno di una

all'altra,

pergola avvenire, proteggente, nell' intenzione del locandiere, le salse e le zuppe

da eventuali eterogenei ingredienti


pelli,

ca

sputi od altro

provenienti dalle

finestre dei terzi e degli ultimi piani


la vite
tralci

americana lascia ciondolare

suoi

bruni e scarmigliati, alcuni dei quali

arroncigliati intorno

a una corda, scen-

dono

fin sulla

ventola di latta di una lamrotta,

pada
di

elettrica

sospesa al disopra

una tavola

di ferro, scorticata nella vere

nice,

rugginosa,

malferma

sulle

tre

gambe

sbilenche cui la tovaglia

non ma-

schera pi.

Un'altra di queste tavole, assolutamente


simile,

in

un cantuccio accanto a un
da rigattiere
:

ammasso

di oggetti

Un fondo

di zangola

da baccal, un

telaio di finestra

sconquassato, un' impannata dai vetri tinti


di

calcina e

spezzati,
scala.

un

corbello

sfon-

dato,

una

Sulla

tavola

quattro

vasi di terra cotta, ripieni di fogli unti,


di fra
i

72

si

quali s'alzano e

spampanano
dalla

alcune grandi foglie verdi,


marcita,
che.
(

punta
tisi-

sbocconcellate,
di lusso

polverose,

Piante
di

dice l'ostessa).

Pi

l,

proprio nell'angolo dei due muri,

una pianta

bamb
e,

spolpo, giallo, stento

che allunga un unico stelo verso la luce


senza trovarla,
scoraggiato,
si

reclina,

appassendo, verso terra. Al suo pie un altro

vaso

umidiccio,

rognoso
sotto

di

borraccina,

mezzo nascosto

un

cencio

da lumi da

inzuppato di cenerone e di pioggia.

Lungo
una
fila

il

muro

un'aiol sostenuta

crestata di mattoni per ritto, e in

quella altri vasi pieni delle stesse foglie


verdi, ritti su vasi vuoti rovesciati.
Qui.,

vicino

alla

finestra,

una tavola

col

marmo

rotto, accavallata sur

una

di

legno frollo.

sfondato
la
gli

Uno sgabello di ferro, rosso, un altro, di legno, riverso fra


le

ghiaia,
ossi

bucce di lupini,
ricoprono
tutto
il

cocci e
terreno.

che

In fondo,

appunto in

faccia

me,


conficcato nel

73

un
attacca-

muro

scrostato,

panni a due becchi, un cartello canarino a


lettere

enormi

LIEBIG

e subito sotto,

a mo' di commento, una targhetta bianca

con sa in rosso

CONCENTRATO MAGGI. Un gatto nero come miei pensieri


:

passeggia per

il

giardinetto... -

Viale dei

Colli,

aprile.

Ho
il

rivisto

stamani
;

cipressi silenziosi

della Torre del Gallo

son penetrato per

valico della siepe di ginestre fiorite nel


solitario

campo
e pochi

dove non batte mai

sole

ulivi bistorti

muoiono lentamente

d'uggia e di siccit nel terreno sassoso.

un

qui che venivo a vent'anni con la


si

mia prima amica. Ci


cipresso, nell'erba

sdraiava a pie di
ci

magra,

abbrac-

ciavamo, a occhi chiasi, e un bacio profondo bastava all'amore

74

Tran-vai di Prato, giugno.

Bicordi di reggimento.
che parla,

Son
il

troppo

pigro per voltarmi a vedere

contadino

ma

l'ascolto per

ingannar la

noia e l'afa di questo viaggio.

A
ci

mezzogiorno

ci

dicevano
.

Ci

sar ancora due ore di marcia

Alle due
.

dicevano
si

Ci

s'ara

quattr'ore

La

notte
ci

camminava ancora. E nessuno che


:

desse nulla

senza mangiare ne bere.

Gli

uomini piangevano....

Ci fu
si

una tappa

di cinque o sei minuti

trov un pozzo. Se vi dicessi che nessuno


!

pot bagnarsi la bocca

Chi teneva la fune

da una parte,

chi dall'altra in su,

e la
gi.

secchia

non andava ne
la

ne in

Tanta era

bramosia di bere

Poggio a Caiano, settembre.

Un campo

arato rosso-violetto, inzupquesti

pato dagli acquazzoni di

ultimi

75

giorni,

rigato

diagonalmente
gialla,

da

solchi

pieni
luce.
altri

d'acqua

luccicante
la

contro
costa,

Pi

su,

dove comincia

campi.

Toppe

di color perso, tra

filari di

pioppi aggrondati e di viti scapi-

gliate

con desolazione dai venti e dalla


(I tralci

pioggia.
la

grondano ancora). Poi,

collina

smorta, ricorperta d'erbe ^er-

dicce, di stoppie gialle, di grigie praterie

abbruciacchiate

dal

sole

che la nebbia
in
su,
i

ha ormai spento. Ancora pi


monti
celesti e in fine
il

cielo grigiognolo,

volubile, or lacrimoso or sorridente fra le stille di pioggia e

mesto
sole

uno sprazzo di

malaticcio.
Sullo

sfondo del

cielo

un gran noce

verdecupo, presso una casa scarlatta accoccolata sul dorso della collina.

Sotto casa,
e fra
i

un

filare di

pioppi aranciati,
rigogliosa,

pioppi,

un tappeto d'erba
vicino,

verdissima.

Ancora pi

un

forte

olmo spoglio

che sostiene una vite tortuosa, nera, ma-

76

pampani

gra spolpata dai grossi grappoli violetti

che pendono pesantemente fra


rossi e biondi, malati di

mal d'autunno....

Stazione di Bigione notte

di marzo.

Il

marciapiede fra

due treni

inter-

minabili

svanisce nella

tenebra di car-

bone, punteggiata di fanali rossi, verdi


e gialli.

Un

lampione pi alto pare una

gran luna

ranciata nel cielo nero e piosi

vigginoso dove

squaglia qualche pensubito


as-

nacchio di fumo bianchiccio


sorbito dall'aria fredda.
Sull'asfalto bagnato,
i

riflessi delle luci

serpeggiano fra
si

bagagli. Delle lanterne


fra grandi

muovono rapide
G' impiegati,

ombre

o-

pache.
i

facchini,

viaggiatori

si

profilano incerti tra le luci e le ombre,

poi svaniscono

come

tutto

il

resto in un'o-

scurit inquieta e sinistra.


Fischi, stridori, urti, voci rauche....

ARLECCHINO

Kinunza.
il

Nel

tranvai che corre tra

mio paese

e Firenze, ogni volta

andavo
e

in citt, trovavo

una signorina bionda

timida della quale divenni a poco a poco


amico. Seduto in faccia a
vicino ai ginocchi,
i

lei,

ginocchi
stesso

tacchi

sullo

scaldapiede, le raccontavo delle storielle

per farla ridere

(la

sua bocca era bella),

F intrattenevo

di viaggi lontani, di avven-

ture. Talvolta le prestavo qualche libro.

In primavera, se arrivavo alla stazione

troppo presto, facevo una passeggiata sull'argine

dell'Ombrone e coglievo qualche

margherita primiticcia o pochi anemoni


che poi
le

le offrivo.

Mentre

il

treno correva

parlavo a bassa voce, dolcemente, guaril

dando

suo viso fresco e pallido. Alcuna

volta, volgendo a

una

tratto la faccia dal

- 80
cristallo dietro
il

il

quale fuggiva

paese, sor-

prendevo

suoi occhi posati su di

me

ed

ella arrossiva

un poco. Allora

le

sorridevo,

e subito rituffavo gli occhi nella


fiorita, soleggiata e

campagna
di
l

beata, nel celeste delle


all'orizzonte

colline

onduleggianti

dalle praterie rigate di canali diritti e lucidi.

A
peva

volte tacevamo, contenti,


di che.

non

si

sa-

Una

sera essa

si

alz e usc sulla piattala

forma del vagone per veder

luna che

sorgeva rosseggiando sopra a Vallombrosa.


Io la seguii.

Appena
il

fuori,

una ventata
:

quasi

le

rap

boa di pelo scoro

lo ri-

presi a volo e glielo ravvolsi

due o

tre

volte intorno al collo, con tenerezza

come

a una
sereno.

sorella.

Faceva freddo e
la

il

cielo era
scintilla-

Sopra

nostra

testa

vano

le stelle

non ancora vinte dal lume


il

di luna

ed io le accennai e le dissi

nome
:

di quelle che conosco, che tutti conoscono

l'Orsa maggiore, l'Orsa minore, la stella

81
polare....

La luna

le

imbiancava

il

viso

giovane ed

ella sorrideva in silenzio,

come

se aspettasse ancora qualcosa.

Io sentii allora che potevo amarla, che


forse

l'amavo

che sarebbe bastato pren-

der la sua piccola


ghiera e metter su

mano posata sulla rinquella mano un bacio


dissi

muto
mossi.

ma

non
?

nulla e
gli

non mi

A che pr

Tatti

amori finiscono

cos male, che Patto pi

profondamente
agli esseri

amoroso forse di nascondere


amati
Poi,
i

palpiti del nostro cuore.


la rividi pi.

non

Madrigale.

Come

il

cappello del ra-

gazzo campagnolo piomba subitaneo sulla


farfalla di

maggio

e l'avvolge di tenebra,

cos

il

dolore sceso d' improvviso sul mio


1'

cuore e

ha abbattuto.
se

Ma
il

come

un raggio

trapela, la far-

falla batte l'ali iridate

e vuol ripigliare
d'oblo, per-

suo volo, basta un

momento

che
sue

il

cuore

si

slanci

balzando verso

le

follie

e le sue speranze.
eh' io lo richiami e lo rimt' illudi,
?

non giova
:

brotti

che

mio cuore, mio


ben

sciagurato cuore

La

nostra bella, quella

che

amammo

tanto, ci

ha tradito
!

tradito. Datti pace e finiscila

Egli

non sa rassegnarsi
riparte

alla morte, e

un

momento dopo
verso
il

come un razzo

suo

cielo.

Una
fedele

volta scoppier, forse

e allora
1'

ogni gocciola del suo sangue sar per

in-

un

proiettile avvelanato

un

bacio di perdono.

Misteri spicr ioli.


nestra,
e
si

Eravamo
il

alla

fi-

guardava

cielo

d'agosto,

placido, sereno

all' infinito

e tutto fiamdisse
:

meggiante di

stelle.

Ella

mi

oito

Se ne vedi cadere una, forma su-

un voto, e sarai esaudito.


dopo, una piccola stella
si

Un minuto

83

stacc dall'azzurro e
rizzonte

fil

rapida verso
di fosforo.

l'o-

come una goccia


desiderio

Immediatamente, dentro di me,

for!...

mai questo
Perch

Ch'ella
!

muoia

?...

Ora

malata

l'amo.

l'amo.

terribile

!...

Firenze, 1 gennaio.

Solennit.

Tutte
il

le trattorie chiuse.

Dopo aver
non

fatto

giro di

mezza

la citt,

approdo in un ristorante

d' intenzioni, se

di tipo moderno. Traversate

due

sale

zeppe di corpi e di facce anonime, trovo

un cantuccio
stile floreale,

nell'ultima sala riquadrata in

illuminatissima

come

le altre.

Eccettuata la

mia

e quella vicino a

me,

occupata da una coppia di sposi imbronciati,


il

resto delle tavole sono state raccoi

state e disposte a ferro di cavallo lungo


tre muri.

Faccia a faccia, vi son seduti


di

venti

membri

una o pi

famiglie,

non

so se d' impiegati, di bottegai arricchiti o

84

di quali altri

filistei.

Donne

e uomini, tri-

viali all'eccesso.
stite

Spose pingui, calve, ve-

di

bianco o di scuro, incappellate


le

anacronisticamente,
crociate sul ventre
ocelli

braccia, grasse inil

dopo

pasto, e negli

vuoti

il

languore ebete della saziet


;

e di

un

principio d'ubriachezza

signoil

rine goffe, dalle mani, le braccia,

collo

il

viso rossi, sgraziate e legnose, l'aria


si
;

abbrutita, che ridon di nulla,

guardan

fra loro in silenzio, o sonnecchiano

setto

o otto ragazzi di tutte l'et, turbolenti,


sfacciati, odiosi.

Ululano, cantano, pette-

golano

saltano addosso ai padri panciuti,

baffuti, fumanti....

Nel baccano che riempie


si

la

stanza non

pu

seguile le conversazioni che s'insi

crociano,

propagano, rotolano da un
del ferro di cavallo.
ci
si

capo

all'altro

Pare

tuttavia che

stia

preparando per

una sorpresa.
Infatti
tuccio,
!

Improvvisamente, in un can-

davanti a me, dall'altra parte della

85
sala,

sorge,

ritta

sur

una

seggiola,

una

bambina
in viso
in

di cinque o sei anni

infiammata

come

tutti gli altri, rinfagottata


il

un

vestitino alla marinara, blu,

ba-

vero celeste a righe bianche e una cigna


scarlatta intorno alla vita.

Fra

capelli

castagni, ricadenti a zazzera sulla naca,

penzola un flocco color rosa che


scende
fn sugli

le

di-

occhi azzurri.
Si
il

tente.

la

sorpresa.

capisce

dalle

venti

facce, rivolte verso

suo cantuccio, in-

Essa
si

si

guarda un momento intorno, poi

mette in posizione, e comincia. Con una


flebile,

voce

agra, cadenzata,
agli esami,

una vocetta

da educanda
zone.

comincia una cansola parola (la


le

Non ne

afferro

una

piccola smorfiosa

non spicca
tratta di

sillabe)

ma
la

capisco che

si

un componila

mento d'occasione. Per alcuni minuti dura


cantilena
;

poi,

quando

bimba ha

finito,

parte da tutta la sala uno scro-

scio di applausi. Si

vogliono altre canzoni.

86
La giovane
saluta
pettegola, coi

modi

di

una

attrice di cattivo gusto e senza talento,

come fanno
perch

le

sue pari nel cinemarecitare

tografo, e dice che

non vuol pi
vergogna.

poesie

si

Le sue parole sollevano una


pi grande
grasso,
:

ilarit

ancor

tutti urlano

uno

dei signori,
la
il

calvo

come un
e la

pitale,

faccia

congestionata
piglia la

probabilmente
delle

padre

bambina
una

bacia sul flocco;

lo stesso fa

donne
si

la mamma
acqueta. I ra-

senza dubbio. Poi tutto

gazzi balzano allora dalle loro seggiole e

cominciano a sgambettare per la stanza.


S'avvicinano alla tavola dei due sposi, alla

mia

guardano con occhi avidi

ancora

dopo l'enorme scorpacciata


i

le

frutta e
il

dolci che

mangiamo. Un

d'essi scopre

macinino del pepe, qui accanto a me, e


comincia a girarlo
tutti calcan le
e se la
;

gli altri l'imitano,

poi

mani

sulla tovaglia

peposa
sid viso
:

sfregano scambievolmente

Qualcuno

sternutisce. I genitori sgridano

87

si

oamerieri guardano in cagnesco aggrot-

tati.

Ma

ragazzi

non

curan di nessuno

e di nulla e seguitano, spingendosi, per di

pi rincorrendosi, strillando.

Finalmente

la

mandra

s'alza e

mostra

di volere andarsene.

Una voce

Tout

le

rgiment

!...

Qualcuno
Ieri

ride. Un'altra

voce

a Fiesole, oggi a Firenze, do-

mani a Settignano.
Alla buon'ora
!

Tutti se ne vanno dopo

aver messo sottosopra ogni cosa per cercare


pello,

ognuno
il

il

suo pastrano,

il

suo cap-

suo bastone.

Eesto solo con un commesso di negozio


suto,
i

si

riconosce da

un

miglio

na-

impomatato, in frac

e che si stuzzica

denti, in faccia alla moglie torva, nella

sala

impregnata d'odor di pepe.


!

Ah, casa mia, casa mia

Un'altra famiglia, simile in tutto alla

prima, arriva....

88

e'

Cosa le dissi qui dentro e le toccai la fronte e qui e le toccai lato del cuore.
Sfinge domestica.
?
il

Non

mediti mai, non


:

ti

commovi che per


ti

delle schio cchezze

non

capisco.

Ella abbass ironicamente gli occhi, sorrise

misteriosamente, e non rispose nulla

Allegoria.

Un uomo
dell'altro

prese

una volta

una
fare

gallina e un papero, e dell'una volle

un'aquila,

un cigno

ma

dopo infinite cure e insegnamenti, la gallina

non seppe

se

non perdere

la bella abiil

tudine di fare

un uovo

al giorno, e

pa-

pero ritornare sempre

ai suoi trogoli.

N
ele-

l'uno vol mai, n l'altro acquist

ganza e candore

ma

tutt'e

due divenpresuntuosi

nero dei mostri ibridi,


e pieni di

ridicoli,

mala

grazia.
sal-

Morale

tu che prendi a cuore la

vezza della tua amica, del tuo camerata,


ritirati sulle alture e lascia la gallina al

suo

pollaio, e

il

papero nel pantano.

89
Febbraio.
state,

II

sole caldo

come

d'e-

ma

la

salvia selvatica

non odora

cos forte.
Il

ragazzo mio compagno, arrampicato


pino, coglie
le
le

sur
gli

un

pine rosse e dure che

pungon

mani. L'ombra degli aghi


il

gioca sulla sua faccia infiammata entro


cielo azzurro e dorato.

Di
tia.

tra, le

rame apparisce

la collina sola-

Alcuni

contadini scamiciati potano

in

un campo verdeggiante.

La conca
giallo, e la

felice

del terreno

lavorato,

vigna grigia punteggiata d'olivi

qua

e l

L'odore di ragia

alle

mani,
;

Le campagne di mezzogiorno
del pennato portato dal vento.

il

suono

La

ciarpa scarlatta intorno al collo del


al sole.
si

ragazzo che rde

il

mio cuore che

desta.
il

Un
fischio

uccello fischia tra le scope, e

suo

ha

il

suono di

un

bacio.

La primavera

vicina, cuore mio.

FIRENZE PARIGI

Firenze, Albergo

R*, 10

marzo, ore 5 %

l'ora

il

treno parte alle sei e mezzo.


!

I galli, (anche qui

Ma
una

questi
stia
i

me
in

gli

im-

magino

pigiati

in

qualche
gi

bottega di
svegli

pollaiolo),

galli

sono

da un pezzo

cantano

alla

lontana
Nella

con voci roche senza ripigliar


strada ho gi sentito
il

fiato.

lattaio

bussare

a una porta tremendamente, e uno spazzino strusciar la granata sulle lastre


:

la

campana

del

Duomo ha
qualche
al

sonato, e passa

ogni tanto

nacchere,

portando

probabilmente gente
lo

mio treno. Per


vedo
la

spiraglio

della

finestra

luce

azzurrastra dell'alba. Bisogna levarsi. Giro


sul
il

bottone elettrico,

e,

piedi

nudi
dj

tappeto

spelacchiato

sabbioso

94
questa cameruccia, dove non
e'

posto

neanche per bestemmiare, mi metto a


diguazzare in una catinella che pare una
ciotola,

cercando invano
il

di rinfrescarmi

un po'

corpo.
la cravatta, leggo

Mentre mi accomodo
sul

muro

roseo a fiorellini bianchi e verdi,

accanto allo specchio, questo verso scritto


col lapis
:

In questa picciol camera sognai.

La

calligrafa spedita,

corretta,

ben
di

formata, commerciale, e rivela la

mano
!

un commesso viaggiatore. Sempre poeti, questi accidenti


scio Firenze.

La-

III.

42-175

e.

Vagone

pulito, elastico e

ben popolato.
uomini

Alcuni contadini

donne e

sonnecchiano in faccia a me, con la testa

appoggiata ai sacchi e

alle valigie

altri

95
viaggiatori guardali fuori

dal finestrino;

un

bersagliere
in

si

mira assai compiacente-

mente
soldi.

uno specchietto tondo da due

giorno
fronte
al

chiaro, e anch' io appoggio la


cristallo

per

vedere
all'

il

paese
Gli

che comincia a fuggire


alberi della Fortezza
tetti di Firenze, le

indietro.
gli

da basso,
i

ultimi

cupole, e

campanili
a pecorelle

cupi entro

il

cielo color di rosa

paonazze.
Strane,
accese, fra
le
il

lampade

elettriche,

ancora

cafarnaum nero

delle loco-

motive in riposo e dei vagoni pieni di carbone. Paiono verdi. E quella pu-

pilla

rossa,
!...

laggi,

in

mezzo

al

disco

bianco

Calenzano.

Impossibile di raccogliersi e meditare


impossibile anche di leggere.

Ho

con

me

un

libro che

amo,

le

Memorie del Casa-

96
nova,

ma

ho dovuto rimetterle in tasca


gli occhi.

per non vivere che con

Queste case di contadini, con la loggia,


il

terrazzo, la colombaia, e

il

tetto rosso

o nerastro, rappresentano, in fondo, la

vera ed

originale

architettura

toscana.

So un giorno avessi la fortuna


sgrazia

la di-

d'esser ricco tanto

da farmi

una

villa,

cos che la vorrei. Soltanto,


delle persiane

dovrebbe avere

verdi,

un

giardino con piante di gelsomini e di alloro,


al

posto della concimaia,

e,

invece dello

stabbiolo de' maiali


la doccia fredda.

una stanza per

Dei mandorli
scuri.

fioriti

fra ciuffi di ulivi

Non sapevo

che fosse gi prima-

vera.

Questa luce che va tuttavia crescendo

mi
qui

ricorda

una

triste

impressione che ebbi

proprio,
fa.

una

mattina

di

maggio,

molti anni

Venivo da Prato, e p

97
campagna meglio godere la vista della di piattaforma sulla fiorita, ero uscito
dietro del
cielo

vagone di coda.

sole alto nel

nettissimo

avviluppava
;

ogni

cosa
e

nel

suo

splendore

un vento

fresco

odoroso fuggiva dietro al treno, curvando margherite e l'erbe alte i ranuncoli, le


dei ciglioni lungo
ritto
il

binario lucente e di-

che andava via via restringendosi

all'orizzonte....

Improvvisamente un
acuto strisci per l'aria
serrati
;

fischio

lungo e

un

cigolio di freni

in

fretta,
i

il

treno rallent la
si

corsa. Tutti

viaggiatori

precipitarono
alla ringhiera.

agli sportelli: io

mi spenzolai
?

Che cosa era accaduto

Nulla. Semplice-

mente, sulla scarpata, piantonato da due carabinieri, vidi il corpo di un poveraccio, arrovesciato tra i fiori e la ghiaia, senza

una gamba,
precedente

e la testa sfragellata dal treno

sotto

il

quale

era

venuto

mi

dissero

a buttarsi qualche ora

prima.

9b
Passammo
lo

oltre
l.

sempre pi presto, e
com'era tragico quel
colori,

lasciammo

Ma

cadavere fra tutta quella luce, quei


quella vita trionfante
!...

Stetti

male tutto

quel giorno.

Prato.

La magnifica montagna
stra, tutta bigia,

petrosa, a de-

con qualche boschetto

di

cipressi

neri

qua

L' ho

vista

d'estate al tramonto, tutta dorata, piena

d'ombre azzurre e calde, e mi ha fatto


spesso pensare,
Certo,
tratto,

non

so perch, alla Grecia.

non mi

sarei stupito se tutt'a

un

di dietro a

uno

di

questi massi
tutti sgreto-

bianchicci
lati,

come ossa immani,

lebbrosi e

macchiati di borraccina

verdecupa, fosse
fosse

sbucato un satiro e
saltellare

si

messo

fra

cespugli
colla

di

ginepro,

circospetto,

cogliendo

bocca qualche corbezzola matura che avrebbe succiata con un sorriso fra

umano

e caprigno

o,

seduto sulle coscie pelose

a pie d'un cipresso, avesse intonato sur uno zufolo di canna, una di quelle melodie lascive a

un tempo
nei

e malinconiche

che turbano
e
le

il

cuore delle timide ninfe


crepuscoli
di

attirano

Teo-

crito....

Quella villetta bianca, dormente acquattata lass dietro una cipressaia, in altri

tempi avrei sognato di venirci a stare con la donna amata, a nascondervi la

mia

gioia.

Oh

le

mattinate con

le finestre

aperte, io seduto con

un

bel libro in

che non leggerei,


allo

ella quasi

mano, nuda davanti


primaverile
i

specchio nel caldo


le

sole

che

illuminerebbe
la

il

petto e

capelli vio!

letti,

bocca ridente e un po' ironica

I lunghi pasti sotto la pergola, con qualche


fiore e

molte frutta sulla tavola coperta

di
le

una rozza tovaglia odorante di giaggiololunghe camminate allegre per il bosco

100
gemmante
calda
; ;

lunghi riposi sulla borraccina

le

lunghe notti senza sonno o di


!...

duro sonno

Oggi, per, so cosa voglian dire questi

amorosi rifugi
pentimenti,

noia, nervi, rimproveri, valeriana e quale assurda


felicit.

parola sia mai la

Fra Prato

e Pistoia.

Questa luce mattinale, serena, un po'


fredda, senza ombre, proprio quella dei
nostri

vecchi

affreschi.

Ma

perch

gli

antichi pittori

non hanno mai rappresendi grano


le

tato questi
tenero,

campi verdeggianti

queste terre lavorate,

barche

di concio fumanti, le strade bianche coi

barrocci e
dei

carri vermigli, le

toppe

gialle

campi

di rape fiorite, e questi alberi

magri, senza foglie


fichi

loppi, susini, noci,

e le case color di rsa, celestine,


*

bianche, col tetto gialloverde di lichene

101

nn
Anche

fatto che generalizzavan troppo e


il

vedevan poco. Anche


il

divino

Giotto.

mio Paolo Uccello.

I fossetti diritti, pieni d'acqua che


flettono
il

ri-

cielo

le

tregge brune,
le

le

opre

che vangano e arano per


i

stoppie, tra

filari delle viti.... Il


....

lavoro fiorito della

campagna

Pistoia.

Di Pistoia ho due immagini. Una


sole,

col

giuliva,
all'aria

un mattino
aperta dove

d'estate

un
e
si-

caff
scrissi

mi

riposai

parole d'amore, delle stradette


fra
palazzi,

lenziose,

chiese

antiche

giardini pensili, fioriti di rse, di glicine,


e

di

oleandri.

Un'altra,

orrida,

per un

giorno di pioggia, rifugiato per pi ore


sotto la tettoia di
in

un mercato puzzolente,
D. stan-

compagnia

del poeta triestino

102
chi, sudici, intirizziti dal freddo, e

senza

quattrini....

Sopra a Pistoia.

Prima che
il

si

entrasse nel primo tunnel,

paese era gi cambiato.

Terreni pi

magri, scorticati, svariati da qualche cespuglio


di

scope

da un boschetto

di

giovani pini.

Fa

gi pi fresco,

ma l'ultima
di ramerino
e,

cosa che ho visto stato


gialli, sul ciglio,

un

cesto di narcisi

una pianta
ansimando.

fiorito d'azzurro. Il

treno monta,

pare,

con gran

fatica,

Nel vagone non avviene nulla.


che cicala da Firenze in poi, non

Non
si

si

ode che la voce di una donnina, qua dietro,

pu
e a

capire di che. Intanto le facce dei miei

compagni cominciano ad abbrutirsi


ingiallire nel

fumo

pestifero.

bersagliere

dallo

specchietto,

qui a destra, col suo

ciuffo biondastro e la

papalina rossa che


stargli

non

si

sa

come

possa

in

quel

103
modo
dietro
la

testa,
;

fa
i

grandi

sforzi

per non dormire

ma

suoi occhi sono

gi spenti e le sue labbra gonfie e secche.

Fuori

del

tunnel.

Curioso quel paesucolo in fondo a quella


fratta, del quale
rosi e sul
i

non

si

vedon che

tetti

muri

di

due o tre

case, giallastre

davanti e nere di catrame sul fianco


!

verso tramontana

Fra un tunnel

V altro.
ser-

Una

gola con

una strada bianca

peggiante lungo un torrentello e in fondo


alla quale

spuntano, piccolissimi, un
dietro a

uomo

una donna,

un

ciuco carico di

qualcosa che paion due corbelli.

Un valloncello
sastre.

fulvo, intricato di vitalbe

secche e di cespugli di casce ispide, ros-

casotto di

un

cantoniere.

Una

104donna con un tubino


sventola
bigio in capo, che

una bandiera, un
un uomo che
cavoli,
si

cencio verde
orti-

sporco

avvia a un

cello di tre sulle spalle,

portando,
alle cui

bilanciato

un palo

estremit pen-

dono due bombole

nere,

piene d'acqua

e che traboccano ad ogni passo.

Un lampo
vetro e

bigio
si

il

fumo apparma

il

non

vede nulla.

Ancora

nel

tunnel.

Ancora un tunnel. Francamente, sebbene abbia fatto tante


altre volte questo

viaggio, e fossi anticipatamente preparato

a tutto, questo continuo fracasso ottuso


che assorda e imbecillisce
che mozza
il
;

questo

fumo

respiro, penetra dappertutto,

negli occhi, nel naso, in bocca, e perfino


si

potrebbe credere nel cervello

questo

fe-

tore di moccolaia e di flautolenze,

comin-

3ano a infastidire fuor di misura.

Ah


clie

105

all'al-

non son

io

il

coraggioso pellegrino

che va per la sua strada da una citt


tra,

a piedi, con la bisaccia a tracolla per

tutto bagaglio,

un pezzo
viatico,

di

pane

una

mela per tutto


stelle sul

ma
fatto

col sole o le
fine ai

capo e un abisso d'aria


!

suoi

polmoni

L' ho
;

mille
al

volte

questo sogno poetico

ma
treno

momento

buono, piglio anch'


gli altri,

io

il

come tutti
gli altri
!

ahim

un

destino, credo,

che

si

faccia sempre, tutto

come

Intorno a me, nel vagone tutto prostrazione e torpore


il
:

contadini dormono,

bersagliere russa, qualcuno che

non vedo

sbadiglia, e sola la

donnina sconosciuta,
a chiacchierare non

qua
si

dietro,

seguita

sa con chi ne di che.

H treno rotola, rotola, rotola.... A un tratto una di queste donne che


di faccia,

ho

bruna

e bella

una napoleta-

na senza dubbio
che
le

sveglia

un bambino
ore,
si

dormiva
il

in

grembo da pi

sbottona

giacchetto a righe bigie e tur-

106

chine, e cerca di attaccarselo

alla

poppa.

Ma

il

marmocchio, che ha, pare,


si

dell'altro

sonno, non vuol saperne e

mette invece

a berciare. Pazientemente allora, la contadina


gli

fa

un po'
poi,

di ninna

nanna

e lo

riaddormenta,
chia del

posatolo sulle ginocs'

marito che nel frattempo


lui,
si

destato anche
del sedile,

ritira nel

cantuccio
luce che

volta

le

spalle

alla

piove dal soffitto, e cava di tasca una peretta di

gomma rossa

con in cima una spe-

cie d'onibuto di vetro, e due fazzoletti.

Incuriosito, la guardo senza averne l'aria.

Essa sbottona ancora pi


nascostasi
alla

il

giacchetto, e

meglio

con

uno

scialle

che ha addosso, mette fuori tutta una

mammella ambrata, tonda


Introduce
il

turgida.

capezzolo nel piccolo ombuto,


le dita la

preme dolcemente con


della
succi.

gomma
che

peretta,

poi

lascia

attende

Vedo
il

il

latte bianchiccio

che cola

lungo

bocciolo di vetro, appannandolo.


la

Quando

peretta

piena,

la

donna

107

prende uno dei fazzoletti e ve

la

gronda

dentro. Poi ricomincia. Senonch, dopo due

o tre volte
di latte

il

fazzoletto tutto inzuppato

ora

e resta ancora l'altra


si

poppa
in-

da mungere. La poveretta
torno smarrita.

guarda

E
E
mi

dice
non

alfine quasi tra so


?

cosa faccio di tutto questo latte


fssa

con aria umile e cordiale.


lo

- Perch

buttate

in

terra

le

chiedo.

peccato
io

interrogativamente,

risponde, e scrutandomi TCo aggiunge


:

Sento anch'
e le

che in fondo peccato


in tasca.

d un giornale che avevo


l'altra

Essa tira fuori

poppa

e la

munge

come

la prima....
!

Allons

Laudato

sia

il

treno e la ter-

za classe. Ora mi pare di capir meglio


la

povera umanit e anche

le

sue super-

stizioni.

108
Pracchia.

Pracchia. Cinque minuti di fermata.

Bue
buffet

ragazzotte col viso rosso dal freddo,

assai vivo quass, escono

da un

caff-

portando a gran fatica un tavolino

coperto

da

una tovaglia

bianchissima,

e sul quale sono disposti in bell'ordine,

un

canestrello

d'arance, dei panini gravidi,


di
biscotti

un

castelletto

spolverizzati

di zucchero, alcuni faschetti di vino.

Lo
sor-

posano

sulla

banchina,

vicino

al

treno

e aspettano, colle

mani

sui fianchi,

ridendo.
G' impiegati,
i

facchini,
furia.

frenatori van-

no e vengono in

Nessun viaggia-

tore discende, nessun viaggiatore


nulla.

compra
il

Una

trombetta, un

fischio, e

tre-

no

si

muove.
ripigliano sorridendo la tasi
.

Le ragazze
porta del

vola carica di delizie e


la

avviano verso

caff-buffet

_ 09
Due
o tre monti tondeggianti, senza
il

un

albero, e

terreno coltivato, a scaglioni


gialli,

verdastri e

onduleggiati
il

come

la re-

na
sti

del

mare dopo

riflesso.

A pie

di querosso,

poggi,

un

torrente,

un mulino

degli orti pieni di polli....

Fra un tunnel

e Valtro.

Una
dove

roccia grigia,

una barca

di fastelli

di stipa,

una gran toppa nera


il

sul ciglione

stato bruciato

paleo....

Un
fra
i

torrentaccio

spumoso che

si

torce

ciottoli e le vetrici scarlatte, verso

una casa
di
alti

di

pietra

sudicia,

circondata

pioppi

scheletriti....

Ancora una
tra,

galleria

Un'altra. Un'al-

Ah

110

La La dobbiamo,
dice.

Porretta,

se

ben ricordo, a una


e'

pisciata di Gargantua. Eabelais

stato,

Di dove veniva

come

per queste
;

rapi.

cavallo o sur

un mulo

forse a

dorso d'asino. Avrei voluto vederlo, con


la

tonaca rimboccata,

polpacci enormi,

m' immagino,
con le

nelle calze nere, le scarpe

fbbie d'argento, la faccia che

doveva

rassomigliare a quella del vecchio

Eemdi vin

brandt

degli

Ufizi,

un ombrello verde
una borraccia

dietro alla sella, e

romagnolo a armacollo.
que
je

Attendez un peu

nume queique traict de ceste bouteille. C'est mon vray et seul Helicon, c'est ma fontaine caballine, c'est mon unique enthusiasme.
Icy

beuvant,

je

de.

libare, je discours, je resoulz et

concluds

Bel posto del resto, la Porretta, con


quelle case gialle, vermiglie, verdi, ranciate a ridosso a

uno scaglione

di pietra

inazzurra.
}

persino

un

cipresso, vicino a

una

villetta solitaria, in

cima a un poggio

a destra.

So che Pestate

bagnanti vengono in
al-

comitiva puntualmente ad appoggiarsi


lo

stecconato
i

della

stazione
si

per

veder

passare

treni,

e pare

divertano

un

mondo....

Pi
Magnifico paese V Italia
!

avanti.

Cinquanta o

sessanta chilometri, e tutto gi cambiato.

Queste rocce brulle, questi picchi

quali,

come direbbe

jCalderon, bussano al cielo

con la loro fronte aggrottata, queste piaggie povere, senza verdura, circondate

da

querceti abbrustoliti
bigia, e

queste case di pietra

anche

il

gli

abitanti pi legnosi e

severi

norde.

E
tore.

la finezza dei colori, qui, la struttura

originale del suolo. Preziose, per


dire

un

pit-

che nessuno ha mai pen-

112
sato a venir qui per lavorare

neanch' io
non
!

che, sebbene ci pensi ora,


!

ci

verr
vita

probabilmente mai

Ma

se lo so

La

un fallimento continuato.

Da un

nugolo di fumo bianco, vomitato

dalla nostra locomotiva sur


solingo, e che
il

un casolare

vento disperde in fretta,

emergono due

tettoie sotto le quali scorgo

una trentina

di arnie simili a piccole case

e dipinte dei colori pi vivi.

Mi domando
le

dove posson trovare


tutte queste pietre
!

fiori,

api,

fra

Una
si

brigata di bambini cenciosi che

scaldano e ridono intorno a un rosso

fuoco di stecchi, vicino a un ponticello.

Che luogo

ci

siamo lasciato dietro

Dan-

tesco addirittura.

Bocce

colossali,

a strati

ocracei, grigi, ferrigni, a

piombo sur un
:

mucchio di case acquattate


nerissimi,

due

cipressi

come

esiliati,

qui,

una strada


tagliata nel sasso,

113

di mattoni

un ponte

sopra una fratta buia sovrastata da


cigni rotondi di color fosco.

ma?

ancora

treno corre troppo e

non ho

scorto, in
cielo
;

confuso, che

un orrore cupo, senza


correva....

un uomo che

Noto che nessuno ammira

nemmeno
rari,
i

vede tutte queste belle cose. Sono

aveva ragione Gautier, coloro per


il

quali

mondo

visibile esiste.

non

solo qui,

che naturale, insomma, e non solo nel


treno....

Ora

la pianura.

Alcune donne che zappano neramente,


e,

pi lontano, un bifolco che ara con tre


gli

paia di bovi aggiogati


altri
!

uni dietro

gli

Una
bovi e

casa color sangue, dalle persiane


il

verdi fa spiccare con forza


il

bianco dei

bruno della terra smossa.

gi la

Eo magna,

credo, e forse questo

114
gran fiume mezzo secco che

il

si

traversa

Beno.
altro bifolco che assolca

Un
volo
!

un terreno
una

arenoso con cinque paia di bovi. Che dia-

hanno anche Paria

di durare

fatica indiavolata a tirar l'aratro.

La mia ignoranza
labile
!

geografica incalcoaltro fiume larghis-

Si scavalca

un

simo e anche questo quasi secco.


cora
il

an-

Keno

Borgo

Panicale.

Un
carri

cancello, oltre

il

quale una via di-

ritta tra

due

file

di pioppi grigi, piena di

carichi di
il

sacca, fermi per lasciar

passare
in pace,

nostro treno. I manzi ruminano


la sfi-

guardando indolentemente
vagoni in corsa.

lata dei

115

Bologna, ore 10.

La
si
i

stazione buia e fumosa

gente che

accalca sai marciapiede, che traversa


binari di corsa, facchini e impiegati che
e indietro, in furia
;

vanno avanti

sibili

di macchine, suoni di

trombe

e di

campa-

nelle, urli di giornalai e di caffettieri....

Un bamboccio
dialetto

di forse tre anni,

monin

tato in questo istante e che

mugola

non

si

sa che (non capisco che la

parola pap ripetuta senza ripigliar fiato,


in tono di supplica
:

credo per che do-

mandi un
scialbi

cioccolatino)

mi

irrita strana-

mente. Anche suo padre e sua madre, due


borghesucoli,

mi seccano con

la

loro

flemma

e la loro pazienza.

Perch non

schiaffeggiano

questo pitocco precoce, o


?

non

lo

fanno chetare con una caramella


il

Del resto tutto


peggiorato

pubblico del vagone


nel

parecchio,

rimuginio dei

116

cambiamenti
scesi, e al

di linea.

contadini sono
ci

posto del bersagliere

son tre

dei soliti emigranti, coi soliti sacchi pesi e

duri

come

fossero pieni di mattoni, le solite

facce, e la stessa miseria

eterna, nonoVedo che imo


lo

stante tutte le Americhe.


di loro piglia
nella
il

biglietto e

nasconde

fodera del cappello.


?

Chi vuol ru-

barglielo

Altra gente poco simpatica ha preso

il

posto della donna chiaccherina. Essa

un uomo giovane che l'accompagnava, e quando m' passata davanti


scesa con

ho

visto che era bionda, quasi elegante e

non brutta. Forse ci che mi irrita contro i nuovi compagni ? Comunque, anche
questi

suoni strascicati del dialetto,


est le pire

ce

ramage boulognois qui


d' Italie, per dirla

idiome

con Montaigne, mi ur-

tano assai.

Il

fatto che sono stanco,

mi sento

su-

dicio, e

ho fame. D'altra parte, Bologna

117
mi
ricorda

un monte

di cose spiacevoli.

Cambiamenti
glietto per

di treni, nottetempo, nella

pioggia e nel freddo, la perdita di

un

bi-

Ala

quattro o cinque ore, di

notte, passate sur

una panchina ad aspetFirenze,

tare

un treno che mi portasse a

dopo aver viaggiato un'altra oretta verso


Faenza, per errore.

Venivo da Venezia,
chi sa poi perch
!

e,

come sempre

bisognava mutare

treno. Nel

va

e vieni frettoloso,
sia

domando
risposta

a vari impiegati dove


renze
;

quello per Fi-

ma nessuno mi

sa dare

una

precisa.

Primo marciapiede a destra.


sinistra.

Secondo marciapiede a

treno non

ancora formato....

M' imbatto
aveva per

finalmente nel capostazione


lo meno un domando a

berretto rosso in testa


lui.

e lo
car-

Egli

mi

ascolta appena,

e con mal
tello

piglio

mi

indica

un gran

bianco appeso a un vagone fermo


noi.

a due passi da
c'era dubbio.

Milano-Firenze. Non
(ora,

Monto,

sapevo che

si


non ho
il

118

sarebbe partiti tra quaranta minuti)


il

ma
che

tempo

di trovare

un
?

posto,

treno

si

muove. Come va

m' informo
!

da un viaggiatore.
Arriva per
alla
il

treno va a Faenza

conduttore e mi dice che


pi-

prima stazione posso scendere,

gliare

un

altro treno e tornare a


il

Bologna
!

prima che

mio

sia partito.

Meno male

Ma

no

Oggi mercoled

dice lo

stesso

conduttore che nel frattempo ha

consultato

un

libretto che
si

aveva in tasca

e
ma

il

treno non

ferma a quella stazione,

a Castel San Pietro.


disse
il

Cacasangue

Machiavelli.

A
stel

Castel

San Pietro scendo


:

eran

le

nove di sera

la coincidenza
esiste
:

mancata. Ca

San Pietro non

una
al

stazion-

cella solitaria,

persa in

mezzo

piano,
af-

un chilometro dal paese. Era notte


fatto,
stelle.

ma

il

cielo tutto

fiammeggiante di

Una massa

d'alberi fronzuti chiudi quel

deva l'orizzonte dalla parte


Pietro, e non vedevo che

San

aualr.lie

fiammella

119
lontana brillar fra
i

tronchi e

le

rame.

Basta, che dovetti aspettar due ore nella

stanza del capostazione, parlando di politica e d'altre tali imbecillit

con questo

impiegato. Alla fine


cacciato in
qui.

il

treno arriv. Fui


e ricondotto

una lurida terza

Seppi poi che potevo andar benissimo

a Firenze col treno di Faenza

Ho
logna.

anche un bel ricordo, per, di Bopomeriggio d'autunno, biondo come


la citt

Un
l'oro,

inzuppata di luci ardenti,

magnifiche donne dappertutto, allegre e


languide a un tempo....

Un

idilio

schizzato in

una

chiesa,

un

lungo riposo al caff in faccia al torvo


soleggiato

ma

San Petronio

un

pellegri-

naggio sentimentale, quasi religioso alla


casa del Carducci. Bivedo ancora la tudine
quasi
soli-

campestre della

stradetta

che vi conduce

chi ci

vada a caso


dal primo autunno.

120

tortuosa fra due siepi un po' illanguidite

La
e
della

casa ha per qualcosa di scolastico,


so perch, l'accademia

mi rammento, non
Crusca
!

Oggi, anche

il

Carducci, sebbene sappia

che fu spesso un vero e grandissimo poeta,

mi rammenta un
Crusca
!

po' l'ccamemia della

Modena.

Non V ho mai vista, e non me n' importa. Me la immagino brutta (quantunque certe
fronti di edifci e certi campanili che

vedo
in-

di qui

mi faccian pensare che

forse

m'

ganno) e popolata d'imbecilli. L' unica idea


gradevole che associo al suo
qui nato
il

nome

che

Tassoni, l'autore della Secchia

rapita, libro che del resto

non ho

letto

da

dieci anni e di cui

non mi ricordo che que:

sto verso del canto di Scarpinello

Dormiva Endimion

tra l'erbe e

fiorii


Pu

121

un ottimo
libro
-,

darsi per che sia

meglio certo della Gerusalemme, e forse


faU' Orlando.
verificare di

Bisogner rileggerlo. Giova

tempo

in

tempo, per proprio


giudizi

conto,

il

valore

dei

tradizionali

della maggioranza.

Dopo Modena.
Praterie sconfinate, sparse di cascinali
e di case senza nessun carattere. Presso

V una

d' esse

un bucato bianco
cielo grigio e

teso

ad

asciugare su corde tirate da un olmo all'altro.

Ma

il

non

e'

un

raggio di sole.

Metto
strino, e

la testa al

vento fuor del


parti

fine-

da tutte

le

non vedo che


monotona,
questo spetta-

pianura verde-bigia, uguale,


infinita.

Noia mortale

di

colo fino a Milano, ti conosco e ti pre-

sento

122

sul cui greto lavo-

Un

bel fiume
si

enorme

rano e

muovono

renaioli in
sciolti.

camicia,

barrocci rossi e cavalli


il

Ne domando

nome a una
l'Arno.

vecchia signora seduta in

faccia a

me, ed essa mi risponde che

Ah no
grande,

La mia ignoranza

geografica

ma

questa non la bevo.


il

sta-

volta son sicuro che

Eeno.

Filari di alti pioppi lungo


ritto

un canale

di-

e lucente....
cestellino

Apro questo decorativo

com-

prato a Bologna, dove trovo un mezzo


scheletro di pollo,

un

faschetto di vino

che par di Lecore,

un

po' di pane, una


e

mela rsa abbastanza avvenente,


metto a mangiare.

mi

L'emigrante, qui a destra, quello dal


biglietto nella fodera del cappello,

un

tipo
l'

stupendo, ora che

lo

vedo bene e
faccia gial-

irritazione passata.

La sua


lastra, forte e

123

pensosa ha del napoleonico.

La
gli

sua bocca tagliata come usavano


antichi egiziani,
i

buoni greci
;

e
il

il

no-

stro Donatello nelle loro statue

mento

spiritoso

e gli occhi febbrili, intelligenti

e profondi.

Pochi hanno notato la grandissima


ferenza che
e
e'

dif-

fra

il

viso
di

d'un italiano
altro
la

quello di

un uomo
finezza

qualunque

popolo.

La

delle delle

attaccature,

nettezza del taglio


palpebre, la
contorni.

labbra e delle
linee

fermezza
francese,

delle

dei

Un

nn

inglese,

uno

spagnolo,

un russo (non parliamo

dei te-

deschi veri pezzi di carne senza garbo n


grazia)

ha sempre qualcosa

di sfatto, nei

tratti della faccia, di

vago e di obliterato.
esser

La bocca
bella,

di

una donna francese pu

ma

sfumata nel contorno, incerta


:

come
un

friabile

quella d'una italiana

come
di

cesellata in

una

pietra dura.

H
lo

viso

italiano
;

pu

esser brutto, ignobile,

sinistro

ma

studiatelo

bene e

tro-


/erete
rattere.

124

di

sempre stampato

un

forte

ca-

E
ni di

le

mani

Quelle dell' italiano son

maLe
orri-

una razza

spirituale e aristocratica.

mani
bili.

degli ebrei

sono generalmente
i

dorso lungo e

diti

corti e

dinoc-

colati,

rammentano
oncini.

quelle delle scimmie,

gli

Il

padre dell'odioso frignitore di Bolo

gna

commovente anche
;

lui,
il

ma

sempre

poco simpatico

si

tiene

marmocchio

addormentato

in collo

come farebbe una

mamma,

e gli sorride.

Ma

suoi occhi sono


di lana bianca

gialli di bile,

ha una ciarpa
Sua moglie,

ma

sudicia intorno al collo, e la


poi,

barba di

otto giorni.

seduta ac-

canto a

lui,

francamente ripugnante.

Ha

un

ceffo

da mulatta sorniona

e l'aria pia-

gnucolosa di una
lori.

madonna

dei sette do-

Soltanto, invece di Ges morto,

ha

in collo

un

altro

bambino
non
si

vivo, pi piccino
il

dell'altro, di cui

vede

viso,

le

125

mani, n

piedi, tutto rinvoltato coni' in

un lurido

scialle giallognolo, e ch'essa tiene

appena con una mano perch non

ruzzoli,

come un fagotto

purchessia.

Fuori un'altro bucato teso, e una

la-

vandaia

fiera, vestita di rosso,

sbracciata

e belloccia, che spinge con foga militare

una

cariola carrica di altri panni lavati

e strizzati.

qui

e'

un

po' di sole.

Parma.
Fermata. Dall'altra parte della stazione
in

un

binario morto, fra gli altri

un vadi-

gone color vinaccia. Ne escono


sperati di
si

stridi

molti

maiali, e tre o quattro

uomini

pigiano davanti allo sportello

aperto. Dentro, pare


neficina,
silenzio.

una guerra, una

car-

un

macello.

Dopo un
non

po' gran

Si direbbe che,
i

contemporaneasi

mente, tutti

maiali, di cui

vedono

126

che

le

zampe
siano

rosee di fra le
stati
gli

gambe
si

degli

uomini,

sgozzati o fulminati.

un tratto

spettatori

scostano,
di sensale

e dal

vagone esce una specie

rosso e gigantesco, vestito di


di tela turchina, e

una bluse
bigio,

un gran cappello
attaccato

un gran randello

con

un

cignol di cuoio al polso peloso.

le

straor-

dinariamente calmo, tuttavia, e


ni son nette di sangue.

sue

ma-

Cosa stato dunque?

Parma.

Intrighi, passioni stendhaliane

e odore di violammamole....

Parma. Non
re

qui che

il

mio primo amo%

tiene

una rivendita

di vini toscani

Fonie sul Po, mezzogiorno.

Un

branco di pecore pascola lungo

il

fiume grandioso dove precipit Fetonte....

Ma

oh

questa pianura

cui solchi e

127
i

filari

girano,

da

sinistra a destra,
!...

come

un'

immensa

roulette

Borgo San Donnino.

Bizzarro questo camposanto circondato


d'arcate variopinte
gialle
!

bianche,

rosse

Se non fossero pochi cespugli neri

e qualche epigrafe di

marmo,

si

piglierebbe attristarmi

per

una

cascina.

Tento

di

su quelli che

dormon
morte

l dentro,
si

ma invano.
invinciflori-

L' idea

della

associa

bilmente a quella di comfort e di


dezza....
fari

Anche

sotto

terra,

qui

gli

af-

sembrano dover prosperare. La carne


ben pasciuta deve
alle

fresca e

fiorire

ancora

intorno

ossa,

e gli stessi

vermi de-

vono essere un accidente propizio come


nello
stracchino....

La

signora in faccia
della

me

legge nel

Corriere

sera

L'estremo omaggio

128

della folla al poeta

Fogazzaro

curioso

come

certe

mediocrit,

che pure hanno

preso tanto posto nella vita, non lascino

alcun vuoto quando spariscono. Che cos'era

precisamente Fogazzaro? Troppo lundirsi,

go a

in

fondo

inutile.

Io,

per
il

me, non ho mai potuto pronunziare


suo

nome senza pensare

al

vino anna-

cquato, ai profumi svaporati, alle pietanze


tiepide e scipite. Qualche cosa fra
store protestante,
il

il

pa-

sagrestano,

il

poeta

da ventagli,

il

vecchio galante ritinto.


viperino, stitico

Doveva

essere

un uomo

e dolciastramente sadico. Cosa sar di lui la folla %

pu pen-

il

tocco.

Ancora un cimitero, pi bizzarro del


primo
Il
;

e la pianura che gira, che gira....

milanese

Stendhal

amava questa
sia

pianura lombarda, e pu darsi che


bella.

Bisognerebbe forse, per gustarne

129
'mcanto, percorrerla in posta o in
diola e
se-

con

l'

immagine

di

una Pietra-

grua nel caore. Vista cos dal treno, e


col caore
effetto
zaro....

vuoto e incostante, fa

lo stesso

della

prosa appunto del Fogaz-

Stanco dal lungo guardare, dalla


ribile

ter-

monotonia del paese


scribacchiar

da questo
cerco

rapido

sul ginocchio,

di rientrare in

me

stesso, di riafferrarmi,

riconoscimi;
Tito Li^'o,

ma una

sola frase

la

di

'-edo

rwonpa tutta

mia

mente.

La

-u
;

arima
n

^on aderiva a
seppero

nessuno *tto
di vita,

errante per ogni genere


gli altri
.

lui stesso

mai bene che uomo

fosse

Lodi.

Da

Piacenza a qui, nulla di notevole


arpica, va,,

^n cavallo che

ontani scapez-


zati,

130

di
stile

canali,

cascinali

ammini-

strativo,
te

un terzo cimitero pi sorprendenaltri

ancora degli

due, e la pianura....

Dir che mi sono anche un pochino


appisolato.

Ormai non
cielo

voglio guardar pi che


;

il

assolato
bello

questo
e

cielo

lombardo,

cos

quando

bello

come

oggi,

cos splendido, cos in pace.

Milano, Caff Gampari.

Un
mani

tiepido sole
e
si

mi bagna

il

viso e lo

stende su mezza la mia tavola


strato di miele, scendendo fra

come uno
le

colonne

del

porticato

della

galleria.

Ma

che singolare pubblico intorno a

me

Delle facce rase, bistorte o badiali, dei


cappellucci di traverso in cima alla testa
;

gente coperta di pastrani incredibili. Al-


fra loro

131

cuni cantanti, a gruppetti, gorgheggiano

La,

la, la,

do

Tre individui infreddati, seduti al tavolino accanto tossono e sternutiscono in


coro, e ne ridono.

Donne ancora pi

strane

vanno

e vengofar lu-

no, poppute, chiappute, o

magre da

me, vestite anch'esse secondo una moda

mai

vista.

Un
ciamo

signore panciuto, impastranato,

la

faccia affogata in
cos,

un

colletto arcaico didi baffi bianchi,

un paio

inveleniti passeggia su e gi davanti al


caff

con passo militare, folgorando oc-

chiate severe di sotto la testa di

un tale

bulo che
in tasca e
spalla

gli
il

scende sui

cigli.

Ha

mani un
con

bastone ritto appoggiato alla


sciabola. Dev'essere

come una

vecchio colonnello in ritiro.


chi

Bene

ma

l'ha?

lo spiritoso
!

E
to,

questo maiale color rsa, qui accan-

che per far

chiama sindaco

un suo amico che passa

132
Qualche tedesco va avanti e indietro,
degnissimo, col cappello peloso, verde e

guarnito di penne sul di dietro.


Miscuglio abominevole di pretesa ele-

ganza e di cialtroneria.

Non

e'

che que-

sto ricoverato dell'Opera pia Trivulzi che

non

stoni. Col suo gabbanello, la

sua tuba

color cioccolata, pare


in tutte le

un Manzoni decaduto

maniere

ma

almeno

ci

fa

ri-

cordare che siamo a Milano e non sur un


palcoscenico di provincia.

Impressione assolutamente inattesa.

si

Che vita

Era

cos tre anni fa,

quando
i

veniva qui con C. ad assaporare


messi sposi e
le

Pro%

novelle del Sacchetti

i sera.

Assolutamente questa

galleria, tutto
i

un museo. Le mode

di Milano,

tipi

Tre

giovanotti che vanno di punta, a braccetto

suonando una marcia a schiocchi

di lingua,

133
molto
il

seri .Poter
!

rendere l'aria delle facce,

suono

Un

bellimbusto con un pa-

strano bianco, spaccato di dietro un quasi


alle

spalle,

un vetro quadre

iiuTocchio
e

fsso ebete, le

ghette color patrlia

un ba-

stoncino candirlo.

Ma

ancor meglio questa


il

cocotte zoppa e gobba che fa


questi cantanti a spasso
(i

giro, e tutti

teatri

son gi

aperti a quest'ora) che seguitano a gor-

gheggiare.

Sono stanco e nervoso. Troppo fumato,


troppo bevuto, e troppo parlato con 0.

Quante questioni importanti mespe


vola
!

in ta-

Adesso mi sento vuoto come una


:

canna e non ho nulla da dire

osservo,

appoggiato a una ooloima, aspettando C.


per salutarlo e poi andarmene a
letto.

Albergo

L*
io

notte.

Non

so se siete

come me

quando

entro in uno di Questi piccoli alberghi, la

134

Sento

prima impressione che provo una grande


tristezza,

quasi

una

disperazione.

tutto l'orrore della miseria, l'abbandono,


la malincor.ia della solitudine,
l'

inquietu-

dine lo spleen infinito della vita. Cos'

precisamente
losca

che

d
?

loro

un'aria

cos

miserabile

Questo chiaroscuro

ambiguo
ci e le
i

dei corridoi freddi e umidi, le vo-

rumori confasi che vengon di dietro


fila, gli

porte chiuse in
rigovernatura,

odori combinati
di
latrina,

di

di

sudore,

di biancheria sporca e di rinserrato

che
!

escono un po' dappertutto e da ogni cosa

Del resto forse ingiusto parlare


tanto di albergucci come questo.
Kccesior ? e
gli

solgli

Splendids ?

Il

fatto che

ognuno ha
grandi,

il

suo genere di tragico. Nei

l'atmosfera sa di pederastia, di

spie diplomatiche, di tisici nella

camera

accanto, d'alfonsismo indiamantato e di


truffa all'americana.

Qui

si

pensa

al

puzzo dei

piedi, al furto


e agli

135

dell'orologio, ai ruffianesimo del cameriere

amori dei commessi viaggiatori.


e'

Pi in basso ancora
co,
il

il

militare briala

padrone manutengolo e

donna

tagliata a pezzi....

11 marzo, ore
Stazione di Milano.
binari morti, poi

8.

Un'algebra di

una prateria immensa

piena di treni in riposo, di vagoni dimenticati, di

locomotive invalide. Fumo, car-

bone

bandiere e lanterne abbandonate

per terra. In fondo, lungo la linea, una

squadra di operai che lavorano a un nuovo


binario col viso arrossato dal sole sorto

da poco.

magro sperso
in

Un

cavallo

mezzo a un

terreno

solitario

rode una manciata di

fieno coperto di brina.

136

scegliendo

Il

treno

si

muove lentamente
la

con precauzione

sua strada.

Ultimo

sguardo

Milano.

Ciminiere
nel va-

fumiganti, e la guglia del

Duomo

sto cielo azzurro intriso d'oro.

Busto Arsizio.

Eccolo

l'

ho visto finalmente questo


,

Busto Arsizio

dove secondo

la

cronaca
assas-

succede sempre qualcosa


sini,

risse,

disastri, scontri....

Questa pianura forse pi fastidiosa di


quella d'
ieri,

tutta di un color ruggine

smorto,

ma

con qualche macchia orizzon-

tale di verde smeraldo

di

bianco e di rosso

campi di grano facciate e tetti

di case nuove.

137

....

lombardo.
leggere

Non ho avuto il tempo di nome di questa stazione che il


scura.
tratto.

il

treno tra-

Si

paese cambiato tutt'a un


traversa

una

conca
i

ridente

sparsa di cespugli rossi fra

quali sor-

gono qua e

l verdi pinete, lungo

una
il

su-

perba strada che traversa tutto


imbrillantato di acquitrini fra
i

piano

tronchi
case e
il

bianchi delle betulle. In fondo,

le

campanile di un paesello, poi, subito dopo,


le colline.

n
si

treno sale non

si

capisce perch, e

entra in un tunnel quanto mai inatte-

so, qui.

Ticino, fiume tutto verde e fresco.

un verso.

Barche

abbandonate

lungo

gli argini.

~- 138

Arona

Invasione di contadini dai dodici ai

cinquantanni, carichi di sacchi, di valigie


che paion piene di piombo. Gente odiosa,
in

fondo, che rammenta, secondo l'et

Menico,

Eenzo,

Gervaso

le

donne,
orrido

Agnese e Perpetua

e parla

un

gergo, che sa d'ostrogoto.

Un

prete

molto pi fastidioso,

lui,

del povero

Abbondio

prende l'ultimo
!

posto del vagone. Son servito

Ma
!

a Do-

modossola
vendere
Il
il

piglio la seconda,

ah

dovessi
!

pastrano alla Gare de Lyon

popolo magnifico, l'ho sempre detto,


visto

ma

da lontano

e di rado.
i

Penso per che in seconda avr


messi viaggiatori....

com-

Altro tunnel, ed eccoci sul Lago


giore.
Il cielo s'

Mag-

fatto bigio e nebbioso, per,

._ 139

alla riva tortuo-

il

Iago

non

che

una gran macchia chiara


o bianchi.

un po' pi lucida vicino


sa,

seminata di

villini rossastri

Bizzarra, Lesa, che di quass


solo

si

vede
si

come una

distesa di tetti cupi che


sul

profilano

duramente

fondo del lago

sparso di minuscole barchette.

Belgirate

un gran bosco

di cipressi,

di pini, di lauri,
te vivaci.

bamb,

lecci

ed altre pianciocca di

Da un muro pende una


susini di
fiori.
si

rse,

un

orto accanto son

bianchi di

Ora

il

lago

spiega fino alle

montagne

dentate che lo chiudono al nord, livide.


Oltre
quelle

montagne scorgo

gi delle

vette nevose, e nel cielo, dei sonnolenti

nuvoli color di rsa.

Stresa, e e' di

nuovo

il

sole,

ma un

po'

annacquato e velato.


il

140

On' isoletta che pare una balena carica


dorso di
case....

Un

tunnel.

Baveno.

Anni

fa

ho indirizzato qui un gran nuzeppe d'amore, e

mero

di lettere piene

questo nome, Baveno, mi faceva tremare.

Pi tardi

1'

ho odiato perch c'eran suc-

cesse delle cose.

Dei

dolori....

Adesso guardo l'acqua glauca che lecca


i

ciottoli

bianchi della riva, quel poggio

roccioso, dirupinato sopra a Pallanza


e

non sento n freddo n


C'est la vie
1

caldo.

Accendo una ventesima


!

sigaretta.

E cancaro all'amore come


Tasso.

diceva

il

Dopo Pallanza vedo ancora


q
i

dell'acqua
Pre-

a destra,

ma non m' interessa pi.


di

ferisco

guardare da

quest'altra parte le

vette

nevose impennacchiate

nuvole.


Come
che
si

141

chiama questo bel fumicello


il

riflette

cielo
?

pi azzurro e profondo

di quel che

Nel vagone, uno di questi Benzi canta

una nenia mortuaria,


di divertirci....

e crede senza

dubbio
la-

To'

ma

l'

Inno dei

voratori

....

Sulla libera bandiera


il

Splende

sol dell'avvenir.

S,

certo

ma

per dir la verit, fra

queste montagne formidabili, eschilee, una


tale poesia turatiana di
effetto.

un ben povero

^remosllo.

Altra canzone di un altro di questi personaggi manzoniani

142

Oh

mezzanotte in punto

Si chiude l'osteria,
la passione mia,

che malinconia

!...

Ma

preferisco

quella

che intona uno

dietro a

me

che non vedo, con V idiozia

quasi artistica dell' immagine sproporzio-

nata evocante qualcuno che va a spasso


in

una nazione come

in

un

orto.

passeggiando

Per l'Argentina....

Beura.

Come

tristi e belli

dolorosamente tutti

questi villaggi solitari rincantucciati a pie


delle rocce, bigi col loro tetto nero
rallegrati

non

da nessun

colore.

Non

fossero

alcune pertiche cariche di spighe di granturco, giallissime, a

una

terrazza.

143

Quattro donne un po' gozzute e vestite


di colori cupi

vanno per una strada

tor-

tuosa, curve sotto grandi gerle piene di

scappie fino all'orlo, e dall'orlo in su

ri-

colme

di pezzi di catasta

le

mani

alle

cinghie e la faccia terrea, abbrutita com-

pletamente.

Domodossola.

Cambiamento
solo
!

di

vagone. In seconda,

Si \iaggia in un'orrida gola, fra

due

al-

tissime pareti rocciose seminate al piede


di massi minati.

In un
;

pratello spelac-

chiato, alcune toppe bianche

mi son parse
erano piccoli

un bucato
strati di

sciorinato

neve gelata.

144

Iselle.

A
alla

Iselle,

il

treno

si

ferma per attaccarsi

motrice elettrica, e nel mio scompartisviz-

mento entra nn individuo d'aspetto


zero,

meschino in tutta

la figura,

un che

tra

il

viaggiatore di commercio e l'orolo-

giaio.

Appena dentro,

si

d un gran

daf-

fare per crearsi delle comodit. Si siede

da una parte, poi dall'altra


la richiude,
il

apre Ja porta,

guarda

il

finestrino, verifica

funzionamento del

calorifero.

Poi esce,

e uscendo lascia l'ombrello


di posto preso
;

come segno
fruga,

ma

rientra subito, tira


:

gi la valigia dalla rete e l'apre


fruga, ne cava fuori

un magazine senza
il

copertina

ma

che pare

Je

sais toui o qual-

cosa di simile. Richiude meticolosamente


la valigia, la rimette al posto,

ed esce di
allo
riec-

nuovo, lasciando sempre l'ombrello


stesso

posto.
si

Ma
il

immediatamente

colo

le\a

pastrano, lo mette (co-

145

me

segno

?) sul

divano di faccia, e

alfine

riprende

il

suo magazine

la porta an-

cora

un

volta, in fretta....
!

Che diavolo
Il

Ma,- ah, capisco

treno entrato in
io

un tunnel da an

pezzo e

me

lo figuro l, nelle tenebre....

treno scatta improvvisamente fuori dal foro, e il prospetto delle alpi coperte di neve e assolate davvero superbo.

che cola serenit asciatta e silenziosa Quando si pensa che certi imbecilli
nosco.
di qui e ai tatto
il

mondo hanno
e sollazzevoli

1'

idea di

andare a popolare questi deserti divini in


comitive

mondane
soli.

Lass non dovrebbero


poeti

andare

che

Si striscia per

una

valle tiepida e chiara,


si ri-

lungo an piccolo fiume ^erde dove


specchiano
le

nevi delle vette e

il

cielo

blu, e che l'ombra del

famo

della loco-

motiva oscura a

tratti,

per un attimo.


Uno stormo
piello
e

146

si

di corvi

leva da un cam-

s'avventa

gracchiando

a una

rape

grigia....

"Nello

scompartimento accanto ferve una


alle

bella

conversazione intorno

diverse
dichiara,

lingue.

Uno

degli interlocutori

in francese, che la lingua inglese diffcile

soprattutto

per la

pronunzia

il

tedesco

invece

il

facilissimo
difficile

come program-

nunzia e tatto

sta nella

matica. L' italiano la pi bella e armoniosa lingua del mondo,

ma

assai difficile

per la grammatica e per la pronunzia,

ma

specialmente per

suoi molti sinonimi.


si

Gli altri

ne convengono, e

passa allo

spagnuolo, al russo.

alti e volte

Ma
se

son cose che ho inteso


erro.

non
Tre

operai

svizzeri

dormono

arrovefer-

sciati al sole sul ciglio della strada

rata accanto ai resti del desinare sparsi

147
sur

un pezzo
di

di tela

da

balle

qualche

spicchio

mela, delle bucce d'arancia

che

il

sole fa brillare

come

fiori.

Una vacca
un
carro, in

rossa,

sdraiata

accanto a

un

valloncello deserto.

Un
gratta

po' pi avanti,
il

un

cavallo nero
di

si
;

muso

al

gambo

un ontano
di

un convigna
galestro

tadino pota una

sua

arrabbiata

piantata
tra

in
e

un intermezzo
roccia,

roccia

mentre

il

postino

sale verso di lai

arrampicandosi come un
gli sterpi neri.

gatto fra

massi e

tetto vermiglio di

una casipola spicca

straoidinariamente nel grigio infinito della


vallata tutta pietra e paleo secco.

Sion

A
ma

Sion,
al

un

castello

dirupinato in

ci
i

monte verso
di
forse

cui sale
tre

una vigna

scaglioni

metri di ripiano

no
i

14

incredibile l'industria di questi alpi-

giani che
sassi

non lasciano infruttuosi nemme:

che uva deve uscire da quelli


si

stecchi che non

alzano un palmo da

una

terra che

sembra cenere.

che vino

Eppure tu vedi questi


quadra, dura come
le

villani dalla testa

pine,

accanirsi

zappare, a potare, a solcare, a sgrami-

gnare

il

loro campicello invelenito e cos


costretti a

piccolo e in pendio che son


lasciare
il

mulo o
e'

il

cavallo gi nella strada


ci

perch non
ritto.

entrerebbe n

starebbe
s'aggra-

Essi

stessi

bisogna

che

vignino
gi per

come pidocchi per non


il

rotolar

fianco della

montagna.

Vedo
minati,

alla

mia destra

dei picchi acudi


stranis-

frastagliati,

scoscesi

sime forme e sulla cui bianchezza accecante passa

lentamente l'ombra delle nuvole.

Una bella ragazza, colorita, soda, con una mano sul fianco e una bandiera gialla

149

nell'altra,

ci

fa segno

allegramente che
il

possiamo andar
stino.

sicuri verso

nostro de!

Eh

s,

cara,

ma

soli

Questa vallata

infinita e tutta uguale.

Sarebbe forse un duplicato qui della simpatica pianura lombarda d'


ieri ?

Hm

Villeneuve.

Mi

sveglio

di

soprassalto

vedo

il

lago dall'altra parte del treno.

plumbeo,

e solo lucente dalla parte di mezzogiorno.

Una barca

a vela nel mezzo, immobile


il

qualche uccellacelo frega

petto sull'acintra-

qua aggrinzita volando. Sulla riva


vedo dei
e

cavalli, dei barcaioli, dei ragazzi,

due fidanzati che pescano all'amo. Lui


lei,

tien la canna, in

come conviene, razzola


i

una scatola

di latta e sceglie

lombrichi.

Ed

eccoci in piena Svizzera,

il

paese

che odio. Odio questo popolo ottuso, egoi-

150
sta e felice.

Odio

le

sue istituzioni,

il

suo

governo, la sua morale, tutto quello che


fa
il

suo orgoglio. Se non

ci fosse

nulla

nel

mondo da opporre

al vaniloquio dei

demagoghi

e degli idealisti, sognatori di

pots-au-feu nazionali, di mediocri benesseri civici e spirituali,

basterebbe l'esem-

pio di questo paese benestante e soddisfatto


d'esser

senza pensiero, senza poesia, senza


politica

senz'arte,

che

non siano
com-

battibecchi locali

senza
Va

storia. Il

mercio,

1'

industria....

bene. Orologiai

e lattivendoli immortali, gloriosi.


so

Lo

stes-

Guglielmo

Teli,

l'

idolo

delle

mandre

di qui, quest'eroe

da teatro di campagna,

non

forse odioso e ridicolo, inseparabile


al

com' nella fantasia dalla sua penna


cappello, la sua faccia
e la sua

da guardia del papa

mela

Losanna.
Detesto l'architettura svizzera, se pure
si

pu parlar d'architettura davanti a


questi
chalets che

151

rammentano le latrine

pubbliche, a queste casipole arzigogolate

lungo tutta la riva del lago. Mi fanno pensare agli alveari, e


alle
i

mi farebbero pensare
se

gabbie

da merli addomesticati
industriosi
di

merli

fossero

diffidenti.

Pare

che

ognuno

questi

cioccolatai
lo faccia

voglia isolarsi dall'altro

ma non

decisamente perch teme di poter aver

un giorno o

l'altro

bisogno del vicino.

Cos ogni casa separata dall'altra,

ma

non tanto che


incendi, disgrazie

all'occorrenza,

ladri,

non

ci si

possa far

sentire e soccorrere.

Intorno agli
spettacolo

chalets,

poi,

il

solito

d'avarizia

di e

pidocchieria.

Le
con

solite

vigne

magre

minuscole,

le

cui viti paiono


l'artiglio

zampe

di gallina piantate

in su, e che
;

scendono

fin

quasi nell'acqua del lago

il

solito spirito

di disciplina imbecille, visibile persino in

queste straducole rigide incastrate fra due

muri lungo

i filari

come fogne

scoperte.

M' immagino
il

152

piacere di tutte quelle

bambinaie, laggi, che vi fanno la loro passeggiata dietro ai pur


dini di questo alveare.

mo' divezzati

cittail

Del resto

lago

stesso infastidisce, questo lago che

Bous-

seau

amava

e che

amava

quella sua ripu-

gnante madama di Varens, sorta di puttana


protestante entrata nel cattolicismo
in

come

un

bordello pi di lusso.

grigia la gran
le

pozzanghera, lattiginosa, e
su,

vele sparsevi

qua e

l, nere,

paiono stendardi da fu-

nerale.

Ma

due commessi viaggiatori


nel

svizzeri

entrano

mio

vagone

intavolano

una conversazione

sugli affari.
le

Je vais vous raconter

cas d'un

fait....

Ah no
Il

meglio

il

lago.

Ed

esco.

viaggio

da Losanna a Vallorbe

impressionante.
attra-TOT-so

Dopo una gran

tirata

nnVmri illazione implacabile di

153

praterie nude, valloncelli e poggioli svariati

solo

da qualche casa, da qualche

borgh accio di aspetto industriale, o da


qualche massa d'alberi ben nutriti e produttivi,
si

entra in una gola fra due monirte

tagne

buie,

di

abeti,

accidentate

di seni e di

promontori

ai cui piedi, in

fondo

a un precipizio che incassano, scroscia un


torrentaccio, saltando di roccia in roccia,

apparendo e sparendo fra

le

cime e

rami di una boscaglia secca che


e
si

lo segue

allarga a destra e a sinistra

rimontando

fino a noi, e dall'altra parte fin

dove

la

montagna divien macigno nudo.


Il

cielo

non
dal

si

vede,

ma

si

sente che

coperto

lividore

spanto

dapper-

tutto.

si

treno scende, la gola


;

ristringe

sem-

pre pi

sembra di rotolare in un tunnel

senza vlta.

C
rore.

per della bellezza in questo or-

Vallorbe,
il

treno ha -preso una se-

154
conda locomotiva e ora retrocede
minciando a
nea.
salire,

ricoli-

ma

per un'altra

Adesso

(4

*/>)

siamo assai

alti in
il

una
sole

foresta di abeti e fra la neve che

indora

non

lontano da Pontarlier.

Pontarlier ore 4,10.

Francia, cara Francia


arricchito la

Paese che hai


;

mia giovent
adoriamo

patria ideale

di noi tutti che

la bellezza e la

libert, terra su cui poser

sempre

il

piede

con devozione ed amore


bel sole caldo che

Ti rivedo con un
il

empie d'oro

cielo, le

montagne

del paese imbecille che ci lala

sciamo dietro,

bella vallata

che tra-

versiamo e un angolo del mio vagone.

Molto

ci

sarebbe ancora da dire

sulla

ottusit e la laidezza svizzera, e anche

da

ricordare

un dannato giorno

trascorso a
;

Basilea, citt prude e cristiana

dimenti-

165

Jl

chiamo, dimentichiamo.

treno

fila

ver-

tiginosamente verso Parigi.

Vedo

dei colori sulle case ifiuminate, dei

tetti ardenti, delle

donne

allegre alle

fi-

nestre, sulle porte

e una bella fabbrica

d'absinthe, digi....

A rotta

di collo per un'abetina piena di

ombra verde cupa.


del tramonto
si

Un raggio
al

solitario

fa strada tutta via fra le

cime e s'accoccola
infiammandolo.

tronco di un abete

sole si

spenge sur una pianura che

contro luce par nera, in un subbuglio di

vapori rossi che a poco a poco

si

raffred-

dano come un ceneraio intorno a un


di fuoco.

tizzo

Dopo

Digione.

Da

Digione a Parigi la notte. Notte

serena con

un

po' di

lume

di luna che la-

scia scorgere qualche

pioppo spoglio lungo


la via ferrata

156

un

le

case biancastre di

paese di cui una sola finestra illuminata


rosseggia nell'ombra

la strada che vi

mena
fili

un

segnale,

un muricciolo

del telegrafo che s'alzano e s'abbassano

un

fosso d'acqua che luccica....

Nel mio vagone,

si

dorme,

si

russa

io

guardo
bagagli
nieri....

le

grandi ombre

che scendono dai


corpi
stra-

avvolgono questi

Parigi, Hotel de Nice, mezzanotte.

Ponterlier ho pagato

un cameriere

del buffet perch facesse per

me un
non ho
il

tele-

gramma
arrivo.

S.

annunziandogli l'ora del mio


tro-

Parigi, alla stazione

vato nessuno. Vaol dire che

cameriere

ha rubato

il

prezzo del dispaccio.

Preso quindi una vettura, e per vie buie,


sinistre,

popolate di apaches intravisti dallo


sportello,

157

mi son

fatto condurre in rue de

l'Ambre dove conosco un piccolo albergo.


Cost ho trovato
il

bureau vuoto

chia-

ma chiama,

nessuno risponde. Finalmente


faccia
e'

scende un cameriere dalla

ebete

piena di sonno e mi dice che non


sola camera libera. Incredulo
egli

una

insisto ed

prova a interrogare

il

portiere.

portiere era a dormire in

uno sgabuzzino

accanto alla porta d' ingresso e parlava


fra
il

sonno, balbettava due parole e


;

si

riaddormentava

era

un

altro idiota col


le

naso a punta, pallido, la faccia scarna,

braccia magre e pareva uno in agonia. Impossibile cavarne


tito,

una

risposta. Impazien-

son rimontato in vettura e P ho fatta

risalire

per
gli

il

boulevard Montparnasse.
chiusi
:

Tutti

alberghi eran

non ho

trovato che questo aperto.

E ora, eccomi qui in una camera ridicola,


dalle pareti color

crema a

fiorellini rosei,

un caminetto
sotto

con

un

orologio

impero

una campana

di vetro,

due spaven-

158
tosi vasi verdi
rossi,
i

cou dentro due

fiori fnti,

cui petali

sembran bracioline

di

cavallo, e le foglie a cuore, simili a quelle

dei nennfari, di

un

colore smeraldo vele-

noso,

punteggiate di bianco agro, rami

mentano
amaranto

rospi.

Una

tavola,

una

pol-

trona e due

seggiole
l'

coperte di velluto
si

impiantito su cui non

pu fare un passo senza che


e sgriglioli in
cini.

scliianti
i

modo da
ridicola e

insospettire

vi-

Camera

anche inquietante

alla fine.

letto
letto,

Tanto che non entrer a


aver prima frucato
sotto
il

senza
nel-

l'armadio, sotto la tendina della toilette


e

magari anche nel comodino.


Stanchezza e tristezza.

159

Parigi, ? aprile, Caff Nil, notte.


....

Ci siamo conosciuti un'ora fa nello

studio di S. che siede qui accanto a noi,

eppure come

se

fossimo vissuti accanto

da

anni.

Tu mi
il

guardi alla sfuggita dalle botti-

l'altra

parte del tavolino di fra

glie gelate e

fumo

della tua sigaretta.


il

Io fsso da

un pezzo

bavero del tuo

mantello di seta e mi

domando
?

se

sia

verde o azzurro.

fine.

azzurro o verde

ti

chiedo alla

Bleu

mi rispondi
un

sorpresa,

sorrdi.

Anch'

io sorrido e tutt'a

tratto sento
cosa....

che fra noi succede qualche

Usciti e messa in
piglia a braccetto e

un taxi X*, S., mi mi accompagna gi

per l'Avenue

Mei

fresca odorosa nell'om-

bra elettrica dei marrondindia in boccio.

- 160

est,

.Te

crois

que ca y

hcin

quello che pensavo anch'

io.

Parigi, 9 aprile, Bois de Boulogne.

Siamo

seduti,

X* ed

io, sul

mio pastrano
in

disteso in terra a pie di


ticello in riva al

un pino
lac.

un prail

Grand

verso

tra-

monto ma
noso, rosso

il

sole s'ostina nel cielo caligi-

come una grande rosa

insan-

guinata.

C qualcosa di troppo vasto e di


i

misterioso nella sera, e che


so perch
il

deserti polari.

rammenta non Anche X*, ha


come due
dalle

senso di questa immensit circostante


ci

che

isola nel

mondo

e fa di noi

punti di vita tragica in un arcano di morte


cosmica.
estrenit

Siamo piombati qui


dell'Europa
e

due
al-

palpitiamo

161
l'unisono in una simpatia malinconica.

Un

gruppetto d'anatre diguazzanti e pigo-

lanti nell'acqua stagnante ai nostri piedi,

aumenta

il

vuoto della terra e del

cielo. I

nostri cuori son tutto.

Il

sole

morto

alla fine e le

tenebre

scendono a poco a poco col freddo notturno.

X*

fa per alzarsi, ed io le porgo la

mano.

Basta

questo

contatto,

dopo

il

lungo silenzio, perch un'onda di tenerezza

mi

faccia tremare in tutto l'essere.

Bacio la sua piccola

mano

e le accarezzo

con dolcezza fraterna

capelli profumati....

Incipit vita nova.


si

E quando

si

vive non

scrive.

TRE BACI PERDUTI


spiro.

Che bella notte, amici


Leopardi
:

Dialoghi

filosofici.

Non ho mai
La
solita
lire.

visto

la

luna

cos

grande e limpida.
vecchia
peripatetica
in

Cinque


stie.

Sempre
Per
la

bella, per.

reclame d'una fabbrica d'o-

No

di palle

da lumi.

O una

illustrazione

da calendario.

Smettete di far gl'imbecilli. Guardate


le fac!

Settignano, lass. Che meraviglia

ciate bianche e l'argento degli ulivi

Un mazzo
-ci

di colossali carte

da giuoco

ritte in fila. I cipressi

son

le

picche.

^a.

fi 0r i

lecci.

106

Palazzeschi dev'essere alla finestra

dicerto.

Par d'essere in Arabia. Sentite che


di rose e di gelsomini,

profumo

Le palme....

Evviva

Tripoli

Tripoli

Bel suol d'amore

Lo prenderemo

al

rombo

del cannon.

A proposito, te, col tuo hrizismo, hai


sentito

che Ameglio

s'

imbarcato

per

Eodi?

Non

ancora.

Del resto

il

governo

smentisce.

Smentitore, mentitore.

-!

S.

Eppoi farebbe meglio a

pigliar

Mitilene

di
;

Saffo, direbbe
il

d'Annunzio

O Moka

per

caff.

167

Dio, che spirito

Ma

finiscila

Sul serio

pare che mandino

dell'al-

tre truppe.

Dietro di noi

si

sent qualcuno che scenla scorciatoia.

deva di corsa gi per

Un

soldato di fanteria ci raggiunse subito.

Sono stato

scelto anch' io. Si parte

stanotte.

Vedi

Per

Tripoli, o per la Cirenaica ?


1'

M> se te

ho detto

per Eodi.

Davvero, per Eodi

Non

si

sa mica.

IL

capitano

ci

ha

detto di tenerci pronti a partire per


ta destinazione
.

igno-

Certo vi
!

mandano a Eodi.
bell'

Mah pu darsi. La baionetta


Guardino come luccica.
?

affilata.

Parti volentieri Per la madonna Allora niente paura ? Uhm Se torna,


!

si

si

torna.

Che


ore sono
alle dieci
?

168

il

Bisogna che prenda

tram

devo essere in caserma.


e rosso

Era un soldatino giovane, bianco

come una bambola,


ciati, e
il

basettini neri arric-

sorriso
i

luminoso d'una ragazza.

Guardavo

suoi occhi lucenti

come

bottoni della sua giacca, profondamente


aperti sulla vita, senz'ombre e senza in-

certezze

quando mi

tese la
si

mano,

al

pensiero che quegli occhi


se chiusi fra

sarebbero for-

pochi giorni per sempre, che


imputridita

quella carne fresca sarebbe


chi sa

dove per l'oscura volont di qualegli

cuno cui

obbediva senza neanche

sa-

per perch, avrei voluto stringerlo al petto


per la prima e per l'ultima volta, per-

ch portasse almeno con s quel ricordo


di simpatia che poteva fargli del bene,
chi sa ?

Ma

gli

amici eran

l,

il

tram partiva,

mi contentai
buon viaggio

di augurargli,
e

come

gli altri,

buona fortuna.

16j

Come

hai fatto a vedermi


col

Sono uscito di casa


;

presentimento

d' incontrarti

passando davanti a* See-

ber m' venuto voglia di dare un'occhiata


ai libri

nuovi della vetrina


alzati gli occhi
:

di titolo in
i

ti-

tolo,

ho

di tra

giornali

appesi ho guardato in bottega, e la prima

persona che ho

^visto sei

stata tu.


sto

Non vado mai da Seeber.


Lo
so.

Stasera ero andata per comprar que-

libro

che volevo regalarti da tanto

tempo.

Telepatia Telepatia. Ti fa ridere Dove vai In nessun posto. Giro. Vuoi accompagnarmi A piedi
!

170

A piedi, se non ti secca. Che coraggio Adesso Eppoi adoro queste


!

s.

luci,

questo viavai.

la nostra ora.

Era.

Hlas

Silenzio

(Gas, elettricit, splendore, barbaglio di

botteghe, carrozze, fiamme di


terne
rosse,

riflessi,

lan-

blu,

verdi.

Eumori, odori,
primavera, dalla

tepori. Deliziosa febbre di

corrente dorata della strada cittadina al

fiume violetto del cielo che rotola


sue stelle eterne fra
tettoie nere).
le

lass, le

dighe tortuose delle

Silenzio

E cos, la Uhm Ci
!

vita, ca
s'

marche

ingegna.

171

E....

Ci

s'

ingegna.
finito la


Il

Non ho

domanda.

Capisco lo stesso.

Ma

guarda l'Arno.

nostro vecchio Arno. Appoggiamoci al


venire a fargli

parapetto. Mi piace tanto

una

visita di

tempo
!

in tempo.
ti ci

visto.

Felice lui

Da me non

ho pi

Guarda come son

belle quelle striscie

di fuoco nell'acqua.

Che frescura
Che profumo


tarti.

Se vuoi pigliar delle note.... Oppure

cerchi qualche bella

immagine

Posso aiu-

Metti che

riflessi

dei lampioni in

curva sembrano

le

canne di un qualche
i

misterioso organo subacqueo, o

capelli

ardenti delle stelle affogate, o

il

pettine

d'oro nella capigliatura della notte.

172
Silenzio

(Tremolo
frescura,

di

riflessi

nell'acqua

capa,

profumo

infatti)

A
La

MarecMaro

ce sta

na fenesta
tuzzolea....

passione mia ce

Sei

un poco nervosa

stasera.

Silenzio

(Sciabordo dell'acqua che


i

passa sotto

ponti

scroscio della pescaia verso le

Cascine,
le stelle
si

amori

stranieri

a spasso

sotto

dei lungarni.

due petti che

gonfiano di commozione).

Silenzio

173
Ma
che cos' hai
!

Silenzio


tardi.

Perch mi guardi cos

1
!

Ah

non mi ami pi
!

affatto
!

Cara, cara

Che

gaffe

Perch

ri-

tornare ora su queste cose

?
f

Non vedi come faccio io


Lascia, lascia, cara
!

Troppo Scherza.
!


Ti

Eispondimi. Hai dimenticato tutto

Eispondi.

Ami
!

un'altra donna.

Ma

no, no

Soltanto un'altra cosa.


in

amo

sempre,

ma

un

altro

modo.

In un altro modo.
;

Ci

sono state

troppe tristezze fra noi


tati troppo.

ci

siamo tormen:

Eppoi tutto cambiato

non

potrei pi credere, esser felice.

Silenzio

174

Ma perch seguiti a guardarmi cos


Non mi
male
!

far soffrire.

Non
si

facciamoci pi

Vieni

parliamo d'altro come


ritrovano....

due poveri amici che


plicemente.

Sem-

Hai

ragione....

(Silenzio,
di,

rimugino di pensieri, di ricor-

di tristezze sul ritmo dell'acqua che

cola, della notte che cala).

Come

Te ne vai

Bisogna.

Mi aspettano a

casa.

Ep-

poi meglio.

Era diventata
crime

pallida e le sue labbra


la-

tremavano tristemente. Due grosse


le

brillavano

tra

ciglio

ciglio

pronte a sdrucciolare lungo

le gote.
:

A me

il

cuore batteva a precipizio


la gola.

un

nodo doloroso mi stringeva


potuto prendere

Non
miei,

era vero che credessi tutto perduto. Avrei


i

suoi labbri fra

175

baciarle

capelli, gli occhi

umidi e dimen-

ticare ogni cosa del passato. Avrei voluto


farlo.

la

Le carezzai una

mano

ghiaccia, lasciai che

montasse sola in vettura, e la salutai con


insulsaggine.

Contentiamoci dei casi di telepatia.

Bonanotte, Bonanotte.
Avevamo
ed
io,

caro.

passato insieme,

il

mio amico
Ore

due o

tre ore indimenticabili.

di perfetta

comunione

spirituale e senti-

mentale, dopo tante interruzioni di corrente

quali la vita ne prepara a tutti

dopo un dramma, magari, che


aveva preparato subdolamente
poco non
ci

la vita ci

e che per

aveva staccati per sempre, e

forse messi l'uno contro l'altro.

Per

le

vie silenziose dei quartieri pi

vecchi e pi sconosciuti della nostra citt,

176
nelle ardenti illuminazioni di

un tramonto
i

patetico, in
ciapiedi
;

un bagno d'oro lungo


gli

mar-

con

occhi

attenti

a ogni

aspetto del

mondo

cos bizzarro,

nuovo,

trasfigurato in quei luoghi e in quell'ora

la

povera gente seduta

al fresco fuori
alle

degli usci,

ferma accanto

botteghe,

riunita intorno ai carretti dei rivenduglioli

a spasso su e gi nel brusio delle voci e


dei passi che la stanchezza serale attutisce
le
;

finestre

spalancate e nere,

portoni

aperti sur

uno sfondo

di giardini dove, al
i

canto abbrutito d'un merlo,

fiori si

spen-

gono a poco a poco e l'ombra s'addensa


in pacchetti neri tra
il

frascame estenuato
i

fra le
nit,

cose di tutti

giorni e dell'eter-

eravamo andati avanti


le

e indietro, a
i

zonzo mescolando
stri cuori, e

nostre anime e

no-

una parola, un'occhiata ba-

stava per farci gustare la felicit di comprenderci nuovamente cos bene, e di sentire
l

che sarebbe stato ormai cos per tutta

* vita-


Finch
la

177

aveva sorpresi in

notte

ci

quella beatitudine di maraviglio sa sin>

patia riconfermata.

Ora,

ritti

l'uno in faccia all'altro, in

una

piazzetta oscura, ci ringraziavamo con gli


occhi,

scambievolmente, senza trovar la

via di separarci. Si sentiva l'uno e l'altro

che qualcosa mancava al suggellamento


del patto

nuovo
il

e sublime

per n
il

lui

io

avemmo

coraggio di fare

primo

movimento.

Un
nostre

bacio fraterno avrebbe scaricato le

anime

tese,

ma non sapemmo

tro-

vare che quel povero saluto.

Bonanotte, caro.
Bonanotte.

CHIACCHIERE

Nous ne enies ces ehoseE qu'aprs sa mort.


Jacquelink Pascal

....

Gi
!...

Gi

Era seduta
garetta

sui miei ginocchi

come
una

ai
si-

bei tempi, e chiacchieravamo, tra


e l'altra, del

nostro antico amore

ridotto ormai all'amicizia.


j

Gi

!...

Una

sincerit totale sarebbe in-

fatti pericolosissima,

in

amore. Forse

si

impossibile. Dire o scrivere quello che


^

sente e

non

pi, confessare

nostri torti

per intero,

ecco

ci

che

sterilizzerebbe

inevitabilmente la passione.


dirti

Dev'essere cos,

ma

triste

triste....
soltanto

Cos

io,

per esempio, posso


ti

ora delle cose che non


avrei potato
dire
di perderti. Spesso

182

rischiare
nelle

prima senza
ho esagerato

mie

espressioni amorose.

Una boccata di fumo). Non eh' io mentissi. Ti amavo. Ma c'era un me pi profondo che mi teneva d'occhio e sorrideva di me nel momento
(

stesso

del pi gran delirio,


!

Bada che
!

esageri

ghignava

Esageri

{Uri* altra boccata di fumo).

Ti dir anzi che questa coscienza

che avevo di dire pi di quello che avrei

dovuto, e senza volerlo, stato sempre

ano dei miei pi


spesso
di

forti tormenti.

Mi sono
questo
.

non poter

domandato che esser mai


!

gastigo

giusto di tono

Essere giusti di tono

Vivere in un'esatta
:

armonia con

s stessi

che gioia

Ma

ne-

anche con te ho potuto essere giusto di


tono.

Lo

sentivi

A volte. E tu sei stata sempre giasta di tono

183

m'

Quasi sempre

almeno per quel che


profondo

parso. Del resto credo che noialtre


quell' io piti

donne non abbiamo

che dici e che poi una mezza mancanza d'amore. Noi, quando amiamo, amia-

mo. Ci diamo tutte e non guardiamo


cose tanto per
il

le

sottile.

Pu

darsi....
te....

Ma

tu mentivi, un po-

chino anche

Appena.

Appunto

delle

mezze menzogne

sono queste mezze menzogne che rovicosa.

nano ogni

S.

Quando per esempio, venni a N.


e mie, tutto turbato dal pensiero

per obbedirti, dopo tante lettere infam

mate tue
rebbe

dalla speranza e dalla paura di ci che sa

certamente accaduto

malgrado

nostri propositi di castit, e tu


ricordi
?

mi

dicesti

sul molo, che nel

frattempo Z

avendo capito male certe tue confidenze

184

al chiaro di

luna aveva cercato di baciarti


;

tu non dicevi che mezza la verit


capito pi tardi.

1'

ho

Ebbene

mio amore cominci a


d'esser

morire

allora.

Prima

completa-

mente nato.

Non me lo dicesti Non te lo dissi. Perch


!

Chi lo sa

Forse entr in ballo l'orgoglio, la vanit.

Sarebbe stato meglio fuggire e troncar


tutto allora. Preferii rimanere, tirare a-

vanti

vendicarmi pochi giorni dopo.


!

C'est la vie

Vendetta completa
Quasi.

E non me
Te
lo

lo dicesti.

dissi

a met, sulla terrazza

dell'albergo.
....La figliuola del tabaccaio.

Precisamente.
(Boccate di fumo).

{Boccate di fumo).

185

il

eroico

E
?

piti

tardi

Durante

tempo
al-

Pi tardi dimenticai. Mi rimisi


Fui anche
felice.

l'altezza.

Ma

spesso sen-

tivo che ero fuori di tono....

Io

sono stata
so
;

felice.

Lo

ma

tu seguitavi a mentire.

Senza neariche saperlo, forse.

Non credo. A mentire.

Prima,

perch

conti -

naavi a sostenere la mezza favola di N.


Poi perch amavi anche Z.

Senza saperlo, forse. L' ho detto. Ma ero felice lo stesso Felice Anch' io ho
!

con

te.

detto

or

ora

d'essere stato felice.


in

Mi domando se anche questo momento siamo in buona fede. Ma sei terribile, caro mio Mi piace vederci chiaro. Almeno
!

dopo.

Ebbene

Comincer

col darti

il

buon esempio

186
della franchezza, a costo
e di farmi del male.

anche di

farti

H mio me pi profondo
e che la

mi dice che esagero ancora


licit

mia

fe-

con te stata assai

relativa..,.


una

Un
No,

pis-aller

ma

sotterraneamente desideravo

qualcos' altro.
felicit

Non

un' altra donna,

ma

che sognavo pi piena.

E tu?

Parla
?

senza piet.

Perch

quegli occhi tristi

Avanti

SL Forse anch'

io

desideravo qual-

cos' altro.

Infatti io

ti

tradii e tu

mi
io

tradisti.

Con Z!

Tu

fosti

il

primo, e

ti

scrissi

storne fu....

Verissimo,
Pure....
ISTo,

ma

ci

non cambia

nulla.

non cambia

nulla. Pensaci bene

187

(Fumo).
(Fumo). (Fumo).
....Gi
!

Sicch,
i

secondo

te,

tutti
:

nostri

piaceri, tutti

nostri dolori

cose senza

fondamento

Con poco fondamento. Non ci siamo amati veramente Non abbiamo amato neanche quelli
!

per

quali
!

ci

siamo
!

traditi.
sai ?

Oh

oh

Cosa ne

dopo
vo.

Io

non ho amato quella che

presi

di te.

Ho

detto, ho giurato che l'ama-

Sono stato a un pelo dalle pi grandi

pazzie, eppure so che

non era vero amore.


giacch

C di peggio, mia cara, e


siamo, voglio dirti tutto
:

ci

Io
:

non ho mai

amato.

mai amare.
tibile in

C di peggio ancora Io non potr C qualche cosa di irredutme, qualcosa che non
si

che

188

resta

sempre mio, una specie di ncciolo

duro che nessuno potr mai succhiare....

L'io pi profondo

(Fumo, fumo). Povero amico


!

E
S,

tu mi somigli.

tu mi somigli. Neanche te hai


coraggio.

mai amato. Guardati dentro con

Non

vero

Di'

!...

Forse....

Ma
te.

perch codesti

occhi

tristi !

anche

Perch

sei la sola

donna che speravo

di potere

amare.
?

Sei certo
l'

l'

io

profondo cosa dice

Interroga

io

profondo.

(Fumo).

Cosa dice

Dice che esagero.

terribile

Vedi che non


sinceri

si

pu

esser compieta!

mente

neanche dopo

189
Povera amica
.... terribile.
!

Perdonami.

(Fumo).

(Fumo, fumo, fumo).


Gi
!...

se

si

cambiasse discorso
?
%

'

Un'

altra sigaretta

Un

dito di vinsanto

TNDICB
Primavera
.

'ag.

Una

serata in famiglia
.
.

19

Elettra

39

La

vita degli uomini


;

49
61

Impressioni
Arlecchino
Firenze-Parigi
.

77
91

Tre baci perduti


Chiacchiere

163
i

179

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LOWE-MARTIN CO.

LlMITED

Il

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