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Università degli Studi di Trieste

Piazzale Europa 1, 34100 Trieste

Facoltà di INGEGNERIA
Corso di Laurea in

INGEGNERIA INFORMATICA

Anno Accademico 2002/2003

Teoremi di

ANALISI MATEMATICA 2

Studente:
Giorgio Davanzo
giorgio.davanzo@gmail.com
Parte 1 - Serie numeriche, successioni e serie di funzioni
1. Condizione necessaria per la convergenza di una serie TEOREMI
2. Relazioni tra serie numeriche e integrali generalizzati
3. Carattere della serie geometrica
4. Carattere della serie armonica generalizzata
5. Aut-aut per le serie a termini positivi
6. Criterio del confronto
7. Criterio dell'ordine d'infinitesimo
8. Criterio del rapporto per la convergenza di una serie numerica a termini positivi
9. Criterio del rapporto con il limite
10. Criterio di Leibniz per la convergenza di una serie numerica con termini di segno alternato
11. Lemma di Abel
12. Proprietà caratteristiche del raggio di convergenza
13. Teorema di convergenza di una serie di Taylor (o di sviluppabilità in s.d.T.)
14. Formule di Eulero
Parte 2 - Lo spazio Rn, integrale di Riemann in Rn
15. Disuguaglianza di Cauchy-Schwartz
16. Proprietà della norma
17. Teorema di Riesz in Rn
18. Il grafico di una funzione integrabile su un rettangolo è trascurabile
19. Una condizione sufficiente per l'integrabilità su un insieme limitato
20. Ogni insieme normale è chiuso e misurabile
21. Formule di riduzione su domini normali in R2
Parte 3 – Calcolo differenziale in Rn
22. La differenziabilità implica la continuità
23. La differenziabilità implica l’esistenza di tutte le derivate direzionali
24. Teorema del differenziale totale
25. Teorema del valore medio
26. Test delle derivate prime per i punti di estremo
27. Test delle derivate seconde per i punti di estremo
Parte 4 – Equazioni differenziali
28. (EDO 1°) Di esistenza e unicità locali
29. (EDO 1°) Di esistenza e unicità globali
30. (EDL 1°) Omogenea
31. (EDL 1°) Completa
32. (EDL 1°) Variazione delle costanti
33. (EDL 1°) Problema di Cauchy
34. (EDO 2°) Soluzione
35. (EDL 2° a coeff. cost.) Soluzioni
36. (EDL 2° a coeff. cost.) Sottospazio delle soluzioni
37. (EDL 2° a coeff. cost.) Determinazione delle soluzioni
38. (EDL 2° a coeff. cost.) Nucleo risolvente
39. (EDL n a coeff. cost.) Soluzioni
40. (EDL n a coeff. cost.) Sottospazio delle soluzioni
41. (EDL n a coeff. cost.) Determinazione delle soluzioni
42. (EDL n a coeff. cost.) Nucleo risolvente
43. Equazioni con variabili separate: metodo risolutivo
44. Confronto tra le soluzioni di equazioni nonlineari e equazioni linearizzate
Parte 5 – Curve in forma parametrica
45. Rettificabilità di una curva di classe C1
46. Integrale curvilineo di un campo vett. conserv. – Generalizzaz. del teorema di Torricelli
Teoremi – Serie numeriche, successioni e serie di funzioni
1. Condizione necessaria per la convergenza di una serie

+∞
Se ∑a
n =1
n è convergente allora lim an = 0 .
n→+∞

Dim Si ha: an = sn − sn−1 → s − s = 0 dove lim sn = s ∈ R .


n→+∞

2. Relazioni tra serie numeriche e integrali generalizzati


+∞
Data una serie ∑a n , definiamo la “funzione a gradini” a : [0,+∞[ → R ponendo a( x ) := an se
n =1

n −1 ≤ x < n ; la funzione è localmente integrabile su [0,+∞[ e risulta (∀n ) ∫ a(x )dx = s


n
n .
0
+∞
è convergente ⇔ a (x ) è integr. in s.g. su [0,+∞[ ; inoltre si ha
+∞
Teo La serie ∑a
n =1
n ∫ a(x )dx = s .
0

+∞
Dim 1) Se a ( x ) è integr. in s.g. su [0,+∞[ , allora
+∞
∑a
n =1
n è convergente e ∫ a(x )dx = s .
0

Se a ( x ) è integr. in s.g. su [0,+∞[ , allora esiste finito lim ⎛⎜ ∫ a (t )dt ⎞⎟ = ∫ a( x )dx . Per il teorema
x +∞

n→ +∞ ⎝ 0 ⎠ 0
+∞
lim ∫ a( x )dx = ∫ a(x )dx e quindi esiste finito
n
sul limite della restrizione, esiste finito
n→+∞ 0 0
+∞
lim sn = ∫ a( x )dx .
n→+∞ 0
+∞
2) Se ∑a n è convergente, allora a ( x ) è integr. in s.g. su [0,+∞[ .
n =1
+∞

∫ a(t )dt = ∫
n −1
a(t )dt + ∫ a(t )dt
x x
Se ∑a
n =1
n è conv., allora lim an = 0 . Quindi risulta se n −1 ≤ x < n ,
n→+∞ 0 0 n −1

= sn−1 + an ( x − (n − 1)) → s + 0 = s . Dunque a ( x ) è integr. in s.g. su [0,+∞[ e


+∞
∫ a(x )dx = s .
0

3. Carattere della serie geometrica

Serie geometrica: a + ak + ak 2 + ... + ak n−1 + ... con a, k ∈ R e a ≠ 0 (k si dice ragione della serie)
(il rapporto di ogni elemento con il precedente è costantemente pari a k);
⎧ 1− k n
se k ≠ 1
si ha: s n = a + ak + ak 2 + ... + ak n−1 = a (1 + k + ... + k n−1 ) = ⎨ 1 − k
⎪a
;
⎪an se k = 1

a a
risulta: • se k < 1 , allora ∃ lim sn = , quindi la serie geom. converge con somma ;
n→+∞ 1− k 1− k
• se k ≥ 1 o k < −1 , allora lim sn = ∞ , quindi la serie geom. è divergente;
n→+∞

• se k = −1 , allora ∃/ lim s n , quindi la serie geom. è indeterminata;


n→+∞

1− k n
Dim Le ridotte per k ≠ 1 sono a e allora se k > 1 la serie non converge perché
1− k
1− k n 1 1 1 n 1
= −kn ≥ +k che tende a + ∞ .
1− k 1− k 1− k 1− k 1− k
4. Carattere della serie armonica generalizzata
+∞
1 1 1 1
Serie armonica generalizzata: 1 +
2 α
+

+ " +
n α
+ " = ∑
n =1 n
α

+∞
1 1
• Se α > 1 , la serie ∑ α è convergente ( ord +∞ α = a > 1 + ε per qualche ε );
n =1 n n
+∞
1
• Se α ≤ 1 , la serie ∑ α è divergente;
n =1 n

1
Dim Si osserva che ord +∞ α = α ;
n
α −1
1. ∃ε > 0 tale che ord +∞ an = a > 1 + ε (per esempio ε = );
2
2. ord +∞ an = α ≤ 1 ;

5. Aut-aut per le serie a termini positivi

+∞
Se an ≥ 0 (∀n ) , allora ∑a n è convergente o divergente (a + ∞ ).
n =1

Dim Se an ≥ 0 (∀n ) , allora (sn )n è non-decrescente. Quindi per il teorema sul limite delle
⎧∈ R
funzioni monotone esiste lim sn = sup sn = s ⎨ .
n→+∞ n∈N + ⎩= +∞

6. Criterio del confronto

Se 0 ≤ an ≤ bn (∀n ) ; si ha:
+∞ +∞
1) Se ∑ bn è convergente, allora
n =1
∑a
n =1
n è convergente;
+∞ +∞
2) Se ∑a
n =1
n è divergente, allora ∑b
n =1
n è divergente;
+∞ +∞
Dim (1) Siano a(x) e b(x) le funzioni a gradini associate a ∑ an
n =1
e ∑b
n =1
n . Poiché
+∞
0 ≤ a ( x ) ≤ b( x ) ∀x ∈ [0,+∞[ e b(x) è integrabile in s.g. su [0,+∞[ (essendo ∑b n convergente) il
n =1

criterio del confronto per l’integrale generalizzato implica che a(x) è integrabile in s.g. su [0,+∞[
+∞
e quindi ∑a
n =1
n converge. La (2) segue da (1).

7. Criterio dell’ordine d’infinitesimo

Sia an ≥ 0 (∀n ) ; si ha:


+∞
1) se ∃ε > 0 t.c. ord +∞ an > 1 + ε , allora ∑a
n =1
n è convergente;
+∞
2) se ord +∞ an ≤ 1 , allora ∑a
n =1
n è divergente (a + ∞ );
Dim Si applica l’analogo criterio dell’ordine di infinitesimo per l’integrale in senso generalizzato
+∞
alla funzione a gradini a(x) associata a ∑a n . Si ha ord +∞ a( x ) = ord +∞ an :
n =1

(1) Sia ord +∞ an > 1 + ε , allora risulta ord +∞ a ( x ) > 1 + ε . Infatti, se n −1 ≤ x ≤ n , si ha che
a(x ) an a(x )
1+ε
= a( x )x1+ε ≤ a n n1+ε = 1+ε
→ 0 e quindi 1+ε
→ 0 . Dunque a(x) è integrabile in s.g. su
⎛1⎞ ⎛1⎞ ⎛1⎞
⎜ ⎟ ⎜ ⎟ ⎜ ⎟
⎝ x⎠ ⎝n⎠ ⎝ x⎠
+∞
[0,+∞[ , e quindi ∑ an è convergente.
n =1

(2) Se ord +∞ an ≤ 1 , allora ord + ∞ a ( x ) ≤ 1 . Infatti risulta se n −1 ≤ x ≤ n che


a(x ) a ⎛ n −1 ⎞
⎟ , e quindi ord +∞ a(x ) ≤ ord +∞ an ≤ 1 . Dunque
+∞

1
= a (x )x ≥ an (n − 1) = n ⎜
1⎝ n ⎠ ∫ a(x )dx = +∞
0
e

x n
+∞
quindi ∑a
n =1
n = +∞ .

8. Criterio del rapporto per la convergenza di una serie numerica a termini positivi
+∞
a n +1
Se an > 0 (∀n ) ed ∃k > 0 0 < k < 1 tale che ≤ k ∀n , allora ∑ a n è convergente.
an n =1
+∞
Dim Si ha: a 2 ≤ ka1 , a3 ≤ ka 2 ≤ k 2 a1 , …, a n+1 ≤ ka n ≤ k n a1 ; quindi, ∀n , 0 < a n+1 ≤ k n a1 . Ossia ∑a
n =1
n è
+∞
maggiorata dalla serie geometrica ∑a kn =1
1
n −1
, avente ragione 0 < k < 1 . Il criterio del confronto
+∞
implica che ∑a
n =1
n è convergente.

9. Criterio del rapporto con il limite

Sia an > 0 (∀n ) :


+∞ +∞
a n +1 a n +1
1) Se ∃ lim
n → +∞ a
= L < 1 , allora ∑ an converge;
n =1
2) Se ∃ lim
n → +∞ a
= L > 1 , allora ∑a
n =1
n diverge;
n n

an+1 ⎛ ⎞
Dim (1) Si ha: (∀ε > 0)(∃n )(∀n )⎜⎜ n > n ⇒
− L < ε ⎟⎟ . Fissiamo ε > 0 t.c. 1 > L + ε =: k (per
⎝ an ⎠
1− L a
esempio ε = ). Dunque esiste n t.c. (∀n )(n > n ) (L-ε < ) n+1 < L + ε = k con 0 < k < 1 .
2 an
+∞ +∞
Quindi, per il criterio del rapporto ∑ an converge e pertanto
n = n +1
∑a
n =1
n converge.

(2) Il termine generale non è infinitesimo.

10. Criterio di Leibniz per la convergenza di una serie numerica con termini di segno alternato
+∞
Supponiamo che (∀n ) : (1) an ≥ 0 e (2) an+1 ≤ an ; si ha che la serie ∑ (− 1) a
n
n è convergente
n =0

⇔ lim an = 0 . Inoltre, detta s la somma della serie, risulta (∀n ) s − sn ≤ an+1 .


n → +∞

Dim Si ha ∀k : • s2 k +1 = s2 k − a2 k +1 ≤ s2 k - dalla (1)


• s2 k +1 = s2 k − a2 k +1 = s2 k −1 + (a2 k − a2 k +1 ) ≥ s2 k −1 - dalla (2)
• s2 k + 2 = s2 k − a2 k +1 + a2 k + 2 ≤ s2 k - dalla (2)

Quindi (s2k +1 )k è non decrescente e (s2 k )k è non crescente. Inoltre (s2k +1 )k è superiormente
limitata da s 2 e (s2 k )k
è inferiormente limitata da s1 . Il teorema sul limite delle funzioni
monotone assicura che esistono finiti lim s 2 k +1 =: s ′ e lim s 2 k =: s ′′ . Poiché s2 k +1 = s2 k − a2 k +1 e
k →+∞ k →+∞

lim an = 0 , risulta s′ = s′′ =: s . Dunque esiste finito lim s n = s .


n→ +∞ n →+∞

Infine si ha: • n = 2k s − sn = s − s2 k ≤ a2 k +1 (essendo s2 k +1 ≤ s ≤ s2 k );


• n = 2k + 1 s − sn = s − s2 k +1 ≤ a2 k + 2 ;
e quindi s − sn ≤ an+1 .

11. Lemma di Abel

+∞
Se ∑ a (x − x )
n =0
n 0
n
converge in x ∈ R , allora converge ∀x ∈ R tale che x − x0 < x − x0 .
+∞

∑ a (x − x ) è convergente, si ha che lim an (x − x0 ) = 0 e quindi ∃M > 0 tale che


n n
Dim Poiché n 0
n →+∞
n =0
n n n
a n x − x0 ⎛ x − x0 ⎞ ⎛ x − x0 ⎞
a n ( x − x0 ) ≤ M ∀n ; a n ( x − x0 ) = x − x0 = a n ( x − x0 ) ⎜ ⎟ ≤ M⎜ ⎟ .
n n n n

x − x0
n ⎜ x−x ⎟ ⎜ x−x ⎟
⎝ 0 ⎠ ⎝ 0 ⎠
x − x0
Sia x∈R tale che x − x0 < x − x0 . Posto q := , risulta 0 ≤ q <1 e quindi
x − x0
+∞
an ( x − x0 ) ≤ M ⋅ q n . Dunque ∑ a (x − x )
n n
∀n n 0 è maggiorata da una serie geometrica
n =0
+∞

∑ a (x − x )
n
convergente. Il criterio del confronto assicura che n 0 è convergente, e quindi
n =0
+∞

∑ a (x − x )
n =0
n 0
n
è convergente.

12. Proprietà caratteristiche del raggio di convergenza


+∞

∑ a (x − x )
n
• Il raggio di convergenza R di n 0 verifica:
n =0
+∞
1) se x ∈ R è t.c. x − x0 < R , allora ∑ a (x − x )
n =0
n 0
n
converge.
+∞

∑ a (x − x )
n
2) se x ∈ R è t.c. x − x0 > R , allora n 0 non converge.
n =0

• Ogni R ′ ∈ [0,+∞[ che soddisfa le due condizioni è uguale al raggio di convergenza R.


Dim • Sia R il raggio di conv. definito come sup{ x − x0 : x ∈ I }:
(1) Se x ∈ R è t.c. x − x0 < R , allora per la IIa proprietà dell’estremo superiore, ∃x ∈ I (insieme di
convergenza) t.c. x − x0 < x − x0 < R . Per il lemma di Abel si ha che la serie converge in x.
(2) Se x ∈ R è t.c. x − x0 > R : se per assurdo la serie convergesse nel p.to x, allora x ∈ I e
quindi sup{ x − x0 : x ∈ I } > R : impossibile. Dunque la serie converge nel p.to x.
• Sia R ′ ∈ [0,+∞[ verificante (1) e (2) (riferite a R’); da (1) segue R′ ≤ R ; da (2) segue R′ ≥ R ; in
conclusione R′ = R .

13. Teorema di convergenza di una serie di Taylor (o di sviluppabilità in s.d.T.)

Se f : ]x0 − h, x0 + h[ → R (con h > 0 ) è di classe C ∞ ed esiste M > 0 t.c. ∀n ∈ N :


n!
f (n ) ( x ) ≤ M n su ]x0 − h, x0 + h[ allora f è sviluppabile in serie di Taylor con p.to iniziale x0, su
h
]x0 − h, x0 + h[ .
n
f ( k ) ( x0 )
Dim Sia x ∈ ]x0 − h, x0 + h[ fissato. Si ha ( ∀n ): f (x ) − sn+1 ( x ) = f ( x ) − ∑ (x − x0 )k =
k =0 k!

= f ( x ) − pn, x0 ( x ) =
f (ξ ) (x − x )n+1 con ξ ∈ ]x − h, x + h[ . Quindi risulta:
( n+1)

(n + 1)! 0 0 0

f (n+1) (ξ )
n +1
M (n + 1)! ⎛ x − x0 ⎞
f ( x ) − sn+1 ( x ) =
n +1 1 n +1
x − x0 ≤ ⋅ x − x0 = M ⎜⎜ ⎟ →0
⎟ se n → ∞ ,
(n + 1)! h n+1 (n + 1)! ⎝ h ⎠
essendo ]x − x0 [ < h . Dunque si ha lim s n+1 ( x ) = f ( x ) ∀x ∈ ]x0 − h, x0 + h[ .
n →+∞

14. Formule di Eulero

1) e iy = cos y + i sin y e − iy = cos y − i sin y


e iy + e −iy e iy − e −iy sinh (iy )
2) cos y = = cosh (iy ) sin y = =
2 2i i

Dim 1) Si ha: cos y = 1 −


y 2
+
y 4

y 6

+ ... e i sin y = i⎜⎜ y − +
y 3
y 5

− ...⎟⎟ = iy +
(iy )3 + (iy )5 + ...
2! 4! 6! ⎝ 3! 5! ⎠ 3! 5!
Si ottiene quindi:
y 2 (iy ) y 4 (iy ) (iy )2 + (iy )3 + (iy )4 + ... = e iy
3 5
y6
cos y + i sin y = 1 + iy − + + + − + ... = 1 + iy +
2! 3! 4! 5! 6! 2! 3! 4!
La seconda delle (1) si prova in modo analogo;
Le (2) si ottengono per somma e sottrazione dalle precedenti;
Teoremi – Lo spazio Rn, integrale di Riemann in Rn
15. Disuguaglianza di Cauchy-Schwartz

∀ x, y ∈ R n < x, y > ≤ < x, x > < y , y >


Dim Se y = 0 , allora la (dis)uguaglianza è verificata.
Sia y ≠ 0 ; sia t ∈ R . Si ha: 0 ≤< x − ty, x − ty >=< x, x > −2t < x, y > +t 2 < y, y > , cioè
< y, y > t 2 − 2 < x, y > t + < x, x >≥ 0 ; (se a > 0 , at 2 + bt + c ≥ 0 ⇔ Δ < 0 = b 2 − 4ac < 0 ) questo si ha
Δ
se e solo se 0 ≥ =< x, y > 2 − < x, x >< y, y > , cioè < x, y > 2 ≤< x, x >< y, y > . Prendendo la radice
4
quadrata si ha < x, y > ≤ < x, x > < y, y > . // Si ha l’uguaglianza solo se x,y linearm. dipend.

16. Proprietà della norma

La norma è un’applicazione ⋅ : R n → R che gode delle seguenti proprietà:


1) x ≥ 0, ∀ x ∈ R n (non negatività); 2) x = 0 ⇔ x = 0 (non degeneratezza);
3) λ x = λ ⋅ x , ∀ x ∈ R n , ∀λ ∈ R (omogeneità); 4) x + y ≤ x + y , ∀ x, y ∈ R n (sub-additività);
Le prime tre affermazioni sono di immediata verifica;
Dim Le prime tre affermazioni sono di immediata verifica;
2 2 2 2
(4) x + y =< x + y , x + y >= x + 2 < x, y > + y ≤ x + 2 x ⋅ y + y = x + y
2
( )
2

17. Teorema di Riesz in Rn

Per ogni forma lineare L : R n → R esiste uno e uno solo a ∈ R n t.c. L( x ) =< a,x > ∀ x ∈ R n .
Dim L’esistenza di a è verificata dal fatto che L è una forma lineare.
Unicità: Supponiamo che esistano 2 vettori a, b ∈ R n t.c. L( x ) =< a,x >=< b,x > ∀ x ∈ R n . Si
ha che < a − b,x >= 0 ∀ x ∈ R n . Testiamo per x=a-b: < a − b,a − b >= 0 ⇒ a − b , ossia a=b.
2

18. Il grafico di una funzione integrabile su un rettangolo è trascurabile

Se ϕ : [ a, b] → R è integrabile, allora l’insieme G (ϕ ) grafico di f è un sottoinsieme trascurabile


di R 2
.
n n
Dim Essendo ϕ integrabile, ∀ε > 0 ∃δ ∈ Δ (R ) S (δ ) − s (δ ) < ε = ∑ Li ( xi − xi −1 ) − ∑ li ( xi − xi −1 ) =
i =1 i =1
n
= ∑ (Li − li )( xi − xi −1 ) . Si ha che G (ϕ ) ⊂ R1 ⊂ ... ⊂ Rn e m(R1 ) + ... + m(Rn ) < ε .
i =1

( )
Se ϕ : R ⊂ R 2 → R è integrabile su R con R un 2-rettangolo, allora l’insieme G (ϕ ) grafico di f è
un sottoinsieme trascurabile di R 3
.

19. Una condizione sufficiente per l’integrabilità su un insieme limitato

( )
Se f : E ⊂ R n → R è limitata e continua, con E insieme limitato e fr(E) è trascurabile in Rn,
allora f è integrabile su E.
⎧ f (x ) x ∈ E
Dim Sia R un N-rettangolo con E ⊂ R n e sia f 0 : R → R definita come f 0 (x ) = ⎨ .
⎩0 x∉E
Poiché f0 è discontinua (al più) su fr(E) e fr(E) è trascurabile, si ha che f0 è integrabile su R.
Quindi f è integrabile su E.

20. Ogni insieme normale è chiuso e misurabile

Dim Si ha che E è chiuso e limitato. Inoltre frE = G (ϕ ) ∪ G (ψ ) ∪ σ a ∪ σ b , con


{ T
} { T
}
σ a = (a, y ) : ϕ (a ) ≤ y ≤ ψ (a ) e σ b = (b, y ) : ϕ (b ) ≤ y ≤ ψ (b ) , è trascurabile, quindi E è misurabile.

21. Formule di riduzione su domini normali in R2

( )
Sia f : E ⊂ R 2 → R una funzione continua sul dominio E = {( x, y ) : a ≤ x ≤ b, ϕ ( x ) ≤ y ≤ ψ ( x )}
b ⎛ψ (x ) ⎞
normale rispetto all'asse x. Allora f è integrabile su E e si ha ∫ fdm = ∫ ⎜ ∫ f ( x, y )dy ⎟dx .
E ⎜ ⎟
a ⎝ ϕ (x) ⎠
Dim Siano c = min ϕ (I ) e d = maxψ (I ) , con I = [a, b] . Risulta E ⊂ R = [a , b ]× [c , d ]. La
⎧ f ( x, y ) se (x, y ) ∈ E
f.ne f ( x, y ) : R = [a, b]× [c, d ] → ℜ definita da f ( x, y ) = ⎨ è continua su R
⎩0 se (x, y ) ∉ E
tranne, eventualmente, nei punti del tipo ( x,ϕ ( x )) e del tipo ( x,ψ ( x )) che costituiscono un
b
⎛d ⎞
insieme trascurabile ed è quindi integrabile su R. Si ha: ∫ fdm = ∫ fdm = ∫ ⎜⎜ ∫ f ( x, y )dy ⎟⎟dx =
a⎝c ⎠
E R

b ⎛ ϕ (x ) ψ (x ) d ⎞ b ⎛ψ (x ) ⎞
= ∫ ∫ f ( x, y )dy + ∫ f ( x, y )dy + ∫ f ( x, y )dy dx =0 + ∫ ⎜ ∫ f ( x, y )dy ⎟dx + 0 .
⎜ ⎟
⎜ ⎟ ⎜ ⎟
a⎝ c ϕ (x ) ψ (x ) ⎠ a ⎝ ϕ (x ) ⎠
Si ottiene un analogo teorema scambiando i ruoli delle variabili x e y.
Teoremi – Calcolo differenziale in Rn
22. La differenziabilità implica la continuità

( )
Siano f : A ⊂ R n → R , con A aperto, e x0 ∈ A . Se f è differenz. in x0 , allora f è continua in x0 .
Dim Si ha f (x ) = f ( x 0 ) + L(x − x0 ) + ε ( x ) x − x0 → f ( x 0 ) se x → x 0 .

23. La differenziabilità implica l’esistenza di tutte le derivate direzionali

( )
Siano f : A ⊂ R n → R , con A aperto, e x0 ∈ A . Se f è differenziabile in x0 , allora per ogni
∂f
versore v ∈ R n esiste (x0 ) = L(v ) .
∂v
f ( x 0 + t v ) − f ( x0 )
Dim Fissiamo un versore v ∈ R n . Calcoliamo =
t
= ( f (x0 ) + L(t v ) + ε ( x0 + t v ) x − x0 − f ( x0 )) = (L(t v ) + ε (x0 + t v ) t v ) = (tL(v ) + ε ( x0 + t v ) t ⋅ v ) =
1 1 1
t t t
t f ( x0 + t v ) − f ( x0 ) ∂f
= L(v ) + ε ( x0 + t v ) → 0 . Dunque esiste finito lim = L(v ) , cioè ∃ ( x0 ) = L(v ) .
t t →0 t ∂v
∂f
Corollario Se f è differenziabile in x0 , allora esistono (x0 ) = ∂f (x0 ) = L(e i ) per ∀i = 1,...n .
∂xi ∂ei
⎛ ∂f ⎞
Quindi L = (df )( x 0 ) è rappresentato dalla matrice Jacobiana Jf ( x 0 ) = ⎜⎜ (x0 ),..., ∂f (x0 )⎟⎟ .
⎝ ∂xi ∂xn ⎠
∂f
Dim Si ha (x0 ) = L(e i ) = ai ∀i = 1,...n .
∂xi

24. Teorema del differenziale totale

( )
Se f : A ⊂ R n → R , con A aperto, è dotata di derivate parziali in A continue in x 0 ∈ A , allora f è
differenziabile in x 0 .
Dim (N=2) Siano (h, k ) ∈ R 2 tali che i segmenti che congiungono (x0 , y0 ) con ( x0 + h, y0 + k ) e
T T T

(x0 , y0 )T con (x0 , y0 + k )T sono contenuti in A. Calcoliamo, usando il teorema di Lagrange,


f (x0 + h, y 0 + k ) − f (x0 , y0 ) = f (x0 + h, y0 + k ) − f (x0 , y0 + k ) + f ( x0 , y0 + k ) − f ( x0 , y0 ) =
= f x ( x0 + ϑh, y 0 + k ) ⋅ h + f y ( x0 , y 0 + τk ) ⋅ k con ϑ ,τ ∈ ]0,1[ . Poiché fx e fy sono continue in (x0 , y0 ) , si
T

ha: f x ( x0 + ϑh, y 0 + k ) = f y ( x0 ,y 0 ) + ε1 (h,k ) con lim ε1 (h,k ) = 0


( h ,k )→(0 , 0 ) T

e f y ( x0 , y 0 + τk ) = f y ( x0 ,y 0 ) + ε 2 (k ) con lim ε 2 (k ) = 0 ;
k →0

quindi risulta: f (x0 + h, y 0 + k ) − f (x0 , y 0 ) = f x (x0 , y 0 ) ⋅ h − f y ( x0 , y 0 ) ⋅ k + ε 1 (h, k ) ⋅ h + ε 2 (k ) ⋅ k con


ε 1 (h, k ) ⋅ h + ε 2 (k ) ⋅ k h k
≤ ε 1 (h, k ) + ε 2 (k ) ≤ ε 1 (h, k ) + ε 2 (k ) → 0 se ⎛⎜⎝ h,k ⎞⎟⎠ → ⎛⎜⎝ 0 ,0 ⎞⎟⎠T .
h +k
2 2
h +k
2 2
h +k
2 2
25. Teorema del valore medio

( )
Se f : A ⊂ R n → R con A aperto è differenziabile in A, allora ∀ x, y ∈ A tale che il segmento
congiungente x e y è contenuto in A, esiste ϑ ∈ ]0,1[ tale che
f (x ) − f ( y ) =< ∇f (x + ϑ ( y − x )), x − y > .
Dim Si applica il teorema di differenziazione della f.ne composta h = f D g dove
g (t ) = x + t ( y − x ) con t ∈ [0,1] . Per calcolare h’ si usa il teorema di differenziazione della f.ne
composta.

26. Test delle derivate prime per i p.ti di estremo

( )
Se f : A ⊂ R n → R , con A aperto, è differenziabile in x 0 ∈ A ed ha un estremo relativo in x 0 ,
∂f
allora ∇f ( x 0 ) = 0, (x 0 ) = ... = ∂f (x 0 ) = 0 .
∂x1 ∂xn
Dim Sia per esempio x 0 p.to di minimo. Poiché x 0 è interno ad A, ∃δ > 0 t.c. B ( x 0 , δ ) ∈ A .
Fissiamo un versore u . La funzione g (t ) = f ( x 0 + t u ) è definita su ]− δ , δ [ . Si ha che g è
∂f
derivabile in 0 e g ′(0) = (x 0 ) . Inoltre g ha un minimo relativo in 0, e 0 ∈ ]− δ ,δ [ . Per il teorema
∂u
∂f
di Fermat, si ha che g ′(0) = 0 = (x 0 ) .
∂u

27. Test delle derivate seconde per i punti di estremo

Sia f ( )
: A ⊂ R n → R , con A aperto, due volte differenziabile in x 0 ∈ A , e sia ∇f ( x 0 ) = 0 . Si ha:
1. se Hf (x 0 ) è definita positiva in x 0 , allora x 0 è un minimo relativo;
2. se Hf (x 0 ) è definita negativa in x 0 , allora x 0 è un massimo relativo;
3. se Hf (x 0 ) è indefinita, allora x 0 è un punto di sella;

Dim (1) Si ha: f (x ) = f ( x 0 )+ < ∇f ( x 0 ), x − x 0 > + < Hf ( x 0 )( x − x 0 ), x − x 0 > +ε ( x ) x − x 0


1 2
con
2
lim ε ( x ) = 0 . Poiché x 0 è p.to critico f ( x ) − f ( x 0 ) = < Hf ( x 0 )( x − x 0 ), x − x 0 > +ε ( x ) x − x 0 ;
1 2

x→ x0 2
poiché Hf (x 0 ) è definita positiva, esiste m > 0 tale che < Hf ( x 0 )h, h >≥ m h ∀h ∈ R n . Quindi si
2

m
ha f ( x ) − f (x 0 ) = < Hf ( x 0 )( x − x 0 ), x − x 0 > +ε ( x ) x − x 0 ≥ x − x 0 + ε (x ) x − x 0 =
1 2 2 2

2 2
⎛ m ⎞ ⎛ m ⎞ m
= ⎜ + ε ( x )⎟ x − x 0 . Poiché lim ⎜ + ε ( x )⎟ = > 0 , il teorema di permanenza del segno
2

⎝2 ⎠ x → x 0 ⎝2 ⎠ 2
m
garantisce l’esistenza di U ∈ I x 0 t.c. + ε ( x ) > 0 ∀ x ∈U \ {x 0 } e quindi
2
f ( x ) − f ( x 0 ) > 0 ∀ x ∈ U \ {x 0 } , cioè x 0 è p.to di minimo relativo. (2) Analoga a (1)

(3) Si ha f ( x ) = f ( x 0 ) + < Hf ( x 0 )( x − x 0 ), x − x 0 > +ε (x ) x − x 0 ; poiché Hf (x 0 ) è indefinita,


1 2

2
esistono due versori u e v (u ≠ v ) tali che < Hf ( x 0 )u , u >= 0 e < Hf ( x 0 )v, v >= 0 . Quindi risulta
⎛1 ⎞
g u (t ) = f ( x 0 + t u ) = f ( x 0 ) +
< Hf ( x 0 )t u , t u > +ε ( x 0 + t u ) t u = f ( x 0 ) + ⎜ < Hf ( x 0 )u , u > +ε ( x 0 + t u )⎟t 2
1 2

2 ⎝2 ⎠
Dunque g u (t ) ha un minimo relativo per t=0; analogamente si ha che g v (t ) = f ( x 0 + t v ) ha un
massimo relativo per t=0; in conclusione, x 0 è p.to di sella.
Teoremi – Equazioni differenziali
28. (EDO 1°) Di esistenza e unicità locali

Se f : A(⊂ R 2 ) → R è continua, allora esistono un h > 0 ed una funzione


y : I = ]x0 − h, x0 + h[ → R soluzione del Problema di Cauchy. Se, inoltre, esiste ed è continua la
derivata della f rispetto a y f y : A(⊂ R 2 ) → R , allora la soluzione è unica.

29. (EDO 1°) Di esistenza e unicità globali

∂f
Se f : A = ]a, b[ × R → R è continua e se : A = ]a, b[ × R → R è continua e limitata, allora
∂y
esiste una e una sola soluzione globale y : ]a, b[ → R del problema.

30. (EDL 1°) Omogenea

Le soluzioni di un’eq. diff. lineare omogenea del 1° ordine costituiscono un sottospazio S di


dimensione 1 dello spazio vettoriale C 1 ( I , R ) . Si ha inoltre S = {ce A( x ) : c ∈ R} , dove A(x ) è una
primitiva di a(x ) su I .
Dim: S è un spazio vettoriale. Sia A(x) una primitiva di a(x ) su I . Dall’uguaglianza
y ' ( x) − a ( x) y ( x) = 0 , moltiplicando ambo i membri per e − A( x ) , si ottiene
d
y ' ( x )e − A ( x ) − a ( x ) y ( x )e − A ( x ) = ( y ( x )e − A( x ) ) = 0 . Si ha dunque y ( x )e − A( x ) = c , da cui y ( x ) = ce A( x ) .
dx

31. (EDL 1°) Completa

Le soluzioni di un’eq. diff. lin. Completa del 1° ordine sono date dalle funzioni del tipo
y ( x) = z ( x) + y ( x) , essendo z (x) una generica soluzione dell’eq. omogenea associata e y (x)
una soluzione particolare dell’eq. completa.
Dim: z ( x ) + y ( x ) è sol. dell’eq. completa. Se y (x) e y (x) sono due soluzioni della completa, si
constata immediatamente che y ( x ) − y ( x ) è una soluzione dell’omogenea associata.

32. (EDL 1°) Variazione delle costanti

x
Una soluzione particolare dell’eq. diff. lin. Completa è data da y ( x) = ∫ e A( x )− A( t ) b(t ) dt , con x0
x0

prefissato punto di I e A(u) primitiva di a(u) .


Dim: (Metodo di variazione delle costanti). Cerchiamo soluzioni del tipo y ( x ) = c( x )e A( x ) , con
c(x) funzione incognita di classe C 1 . Una funzione di questo tipo è soluzione sse
c' ( x )e A( x ) + c( x )a ( x )e A( x ) = a ( x )c( x )e A( x ) + b( x ) , ossia sse c' ( x )e A( x ) = b( x ) , e quindi
x
c' ( x ) = b( x)e − A( x ) , da cui si ottiene c( x) = ∫ e − A( t ) b(t ) dt . Ne viene che è
x0
x
y ( x) = c( x)e A( x ) = ∫ e A( x )− A( t ) b(t ) dt .
x0

33. (EDL 1°) Problema di Cauchy


⎧ y ' ( x ) = a ( x ) y ( x ) + b( x )
Per ogni x0 ∈ I , e per ogni y0 ∈ R , il problema di Cauchy ⎨ ha una e una
⎩ y ( x0 ) = y 0
sola soluzione y (x) definita su tutto I .
x
Dim: La generica soluzione dell’eq. completa è y ( x) = ce A( x ) + ∫ e A( x )− A( t ) b(t ) dt che è definita su
x0

I . La soluzione del problema è univocamente determinata dalla condizione iniziale y ( x0 ) = y0 ,


dalla quale si ricava c = y0 e − A( x0 ) .

34. (EDO 2°) Soluzione

Se f : A(⊂ R 3 ) → R è continua, allora esistono un h > 0 ed una funzione


y : I = ]x0 − h, x0 + h[ → R soluzione del problema. Se, inoltre, la funzione f ( x, y, z ) è dotata di
∂f ∂f
derivate parziali e : A → R continue, allora la soluzione è unica.
∂y ∂z

35. (EDL 2° a coeff. cost.) Soluzioni

Le soluzioni di un’eq. diff. lin. completa del 2° ordine sono date dalle funzioni del tipo
y ( x) = z ( x) + y ( x) , essendo z (x) una generica soluzione dell’eq. omogenea associata e y (x)
una soluzione particolare dell’eq. completa.

36. (EDL 2° a coeff. cost.) Sottospazio delle soluzioni

Le soluzioni di un’eq. diff. lin. omogenea del 2° ordine costituiscono un sottospazio S di


dimensione 2 di C 2 ( R, R ) .

37. (EDL 2° a coeff. cost.) Determinazione delle soluzioni

Sia data un’eq. diff. lin. omogenea del 2° ordine a coeff. cost. y ' ' ( x) + ay ' ( x) + by ( x ) = 0 ; si
indichi con S lo spazio vettoriale delle sue soluzioni e si ponga Δ = a 2 − 4b . Allora:
−a+ Δ −a− Δ
1) Δ > 0 . Se λ1 = e λ2 = sono le due radici dell’eq. caratteristica
2 2
z 2 + az + b = 0 , una base di S è data dalle funzioni {e λ1x , e λ2 x } .
−a
2) Δ = 0 . Se λ = è l’unica radice (doppia) dell’eq. caratteristica, una base di S è data dalle
2
funzioni {e λx , xe λx } .
−a −Δ
3) Δ < 0 . Siano α = e β= . (Le radici complesse dell’eq. caratteristica sono perciò
2 2
λ1 = α + iβ e λ2 = α − iβ .) Una base di S è allora {eαx cos βx, eαx sin βx} .

38. (EDL 2° a coeff. cost.) Nucleo risolvente

Sia data un’eq. diff. lin. del 2° ordine e sia { y1 , y 2 } una base dello spazio S delle soluzioni
dell’eq. omogenea associata. Allora una soluzione particolare dell’eq. completa è data da
x
y ( x) = ∫ K ( x, t )c(t ) dt , dove il “nucleo risolvente” K ( x, t ) è dato da
x0

y1 (t ) y 2 (t ) y1 (0) y 2 (0)
y ( x) y2 ( x) y ( x − t ) y2 ( x − t )
K ( x, t ) = 1 = 1 .
y1 (t ) y 2 (t ) y1 (0) y 2 (0)
y '1 (t ) y ' 2 (t ) y '1 (0) y '2 (0)
Casi particolari: Se la funzione c( x) è di tipo particolare, la ricerca di una soluzione y ( x) può
risultare facilitata.
1) Sia c( x ) = P ( x )e λx , con λ ∈ R e P ( x ) polinomio.
- Se λ non è radice dell’eq. caratt., y può essere ricercata fra le funzioni del tipo
y ( x ) = Q ( x )e λx , con Q (x) polinomio e grQ( x) = grP( x) .
- Se λ è radice dell’eq. caratt. Con molteplicità γ (≤ 2) , y può essere ricercata fra le funzioni
del tipo y ( x ) = x γ Q ( x )e λx , con Q (x) polinomio e grQ( x) = grP( x) .
2) Sia c( x) = eαx P ( x ) cos βx [o c( x) = eαx P ( x) sin βx ] con α , β ∈ R, P ( x) polinomio.
- Se α + iβ non è radice dell’eq. caratt., y può essere ricercata fra le funzioni del tipo
y ( x ) = eαx (Q1 ( x) cos βx + Q2 ( x ) sin βx ) , con grQ1 ( x ) = grQ2 ( x ) = grP ( x ) .
- Se α + iβ è radice dell’eq. caratt. (necessariamente di molteplicità γ = 1 , dato che deve
essere radice anche α − iβ ), y può essere ricercata fra le funzioni del tipo
y ( x ) = xeαx (Q1 ( x ) cos βx + Q2 ( x ) sin βx ) , con grQ1 ( x ) = grQ2 ( x ) = grP ( x ) .
Principio di sovrapposizione: Posto L( y ) = y ' '+ ay '+ by , da L( y1 ) = c1 e L( y 2 ) = c2 , segue
L( y1 + y 2 ) = c1 + c2 che permette, spezzando il termine noto nella somma dei suoi eventuali
addendi, di ricondurre il problema della ricerca di y a sottoproblemi più semplici.

39. (EDL n a coeff. cost.) Soluzioni

Le soluzioni di un’eq. diff. lin. completa di ordine n sono date dalle funzioni del tipo
y ( x) = z ( x) + y ( x) , con z (x) generica soluzione dell’eq. omogenea associata e y (x) soluzione
particolare dell’eq. completa.

40. (EDL n a coeff. cost.) Sottospazio delle soluzioni

Le soluzioni di un’eq. diff. lin. omogenea a coeff. cost. di ordine n costituiscono un sottospazio
S di dimensione n dello spazio vettoriale C n ( R, R ) .

41. (EDL n a coeff. cost.) Determinazione delle soluzioni

Sia data un’eq. diff. lin. omogenea di ordine n a coeff. cost. y ( n) ( x) + a1 y ( n−1) ( x) + ... + an y ( x) = 0 .
Se α 1 , α 2 ,..., α r sono le radici reali della equazione caratteristica z n + a1 z n−1 + a2 z n−2 + ... + an = 0 ,
e β 1 ± iγ 1 , β 2 ± iγ 2 ,…, β s ± iγ s quelle complesse (a due a due coniugate), di molteplicità
rispettive μ1 , μ 2 ,..., μ r e ν 1 ,ν 2 ,...,ν s , una base dello spazio vettoriale S è data dalle funzioni:
eα1x , xeα1x ,..., x μ1 −1eα1x ,
eα 2 x , xeα 2 x ,..., x μ2 −1eα 2 x ,
...
eα r x , xeα r x ,..., x μr −1eα r x ,
e β1x cos γ 1 x, xe β1x cos γ 1 x,..., xν1 −1e β1x cos γ 1 x,
e β1x sin γ 1 x, xe β1x sin γ 1 x,..., xν1 −1e β1x sin γ 1 x,
e β 2 x cos γ 2 x, xe β 2 x cos γ 2 x,..., xν 2 −1e β 2 x cos γ 2 x,
e β 2 x sin γ 2 x, xe β 2 x sin γ 2 x,..., xν 2 −1e β 2 x sin γ 2 x,
...
e β s x cos γ s x, xe β s x cos γ s x,..., xν s −1e β s x cos γ s x,
e β s x sin γ s x, xe β s x sin γ s x,..., xν s −1e β s x sin γ s x.

42. (EDL n a coeff. cost.) Nucleo risolvente

Sia data un’eq. diff. lin. di ordine n e sia { y1 , y 2 ,..., y n } una base dello spazio S delle soluzioni
dell’eq. omogenea associata. Allora una soluzione particolare dell’eq. completa è data da
y1 (t ) ... y n (t )
y '1 (t ) ... y ' n (t )
...
y1n−2 (t ) ... ynn−2 (t )
x y1 (t ) ... y n (t )
y ( x) = ∫ K ( x, t )c(t ) dt , dove il “nucleo risolvente” K ( x, t ) è dato da K ( x, t ) =
x0 y1 (t ) ... y n (t )
y '1 (t ) ... y ' n (t )
...
y1n−1 (t ) ... y nn−1 (t )
Casi particolari:
1) Sia c( x ) = P ( x )e λx , con λ ∈ R e P (x) polinomio.
- Se λ non è radice dell’eq. caratt., y può essere ricercata fra le funzioni del tipo
y ( x ) = Q ( x )e λx , con Q (x) polinomio e grQ( x) = grP( x) .
- Se λ è radice dell’eq. caratt. Con molteplicità γ , y può essere ricercata fra le funzioni del
tipo y ( x ) = x γ Q ( x )e λx , con Q ( x ) polinomio e grQ ( x ) = grP( x ) .
2) Sia c( x) = eαx P ( x ) cos βx [o c( x) = eαx P ( x) sin βx ] con α , β ∈ R, P ( x) polinomio.
- Se α + iβ non è radice dell’eq. caratt., y può essere ricercata fra le funzioni del tipo
y ( x ) = eαx (Q1 ( x) cos βx + Q2 ( x ) sin βx ) , con grQ1 ( x ) = grQ2 ( x ) = grP ( x ) .
- Se α + iβ è radice dell’eq. caratt. con molteplicità γ , y può essere ricercata fra le funzioni
del tipo y ( x ) = x γ eαx (Q1 ( x) cos βx + Q2 ( x ) sin βx ) , con grQ1 ( x ) = grQ2 ( x ) = grP ( x ) .
Principio di sovrapposizione: Posto L( y ) = y ( n) + a1 y ( n−1) + ... + an y , da L( y1 ) = c1 e L( y 2 ) = c2 ,
segue L( y1 + y 2 ) = c1 + c2 che permette, spezzando il termine noto nella somma dei suoi
eventuali addendi, di ricondurre il problema della ricerca di y a sottoproblemi più semplici.
43. Equazioni con variabili separate: metodo risolutivo

Sono così dette le equazioni del tipo y'(x) = g(x)h(y) [= f(x,y(x))] , con g : ]a, b[ → R continua,
(potendo event. essere a = −∞ , b = +∞ ), e h : ]c, d [ → R di classe C1, (potendo event. essere
c = −∞ , d = +∞ ).
⎧ y ′( x ) = g ( x )h( y )
Per ogni x0 ∈ ]a, b[ e ogni y0 ∈ ]c, d [ il probl. di Cauchy ⎨ ha una e una sola
⎩ y ( x0 ) = y 0
soluzione locale y ( x ) : I → R , con I = ]x0 − h, x0 + h[ ⊂ ]a, b[ .
1) Se è h( y0 ) = 0 , si ha y ( x ) ≡ y 0 (soluzione costante).
2) Sia h( y0 ) ≠ 0 . Se y(x) è la soluzione, allora si ha h( y ( x )) ≠ 0 ∀x ∈ I ,. Infatti, se esistesse un
⎧ z ′( x ) = g ( x )h( z )
x1 ∈ I con h( y ( x1 )) = 0 , il probl. di Cauchy ⎨ ammetterebbe le due soluzioni locali
⎩ z ( x1 ) = y ( x1 )
y(x) e z(x)=y(x1), contro il Teorema di esistenza e di unicità locali. Dall'uguaglianza
y ′(t )
y ′(t ) = g (t )h( y (t )) , dividendo per h ( y (t )) [≠ 0] , si ottiene = g (t ) . Integrando si ricava:
h( y (t ))
y ′(t )
x x

∫x h( y(t )) dt = x∫ g (t )dt , ossia H ( y(x )) − H ( y0 ) = G(x ) − G(x0 ) , essendo H ( y ) una primitiva di h( y )


1
0 0

e G ( x ) una primitiva di g ( x ) . Poiché H ( y ) è dotata di inversa (essendo


1
di segno
h( y )
costante), si ottiene y ( x ) = H −1 (G ( x ) − G ( x0 ) + H ( y0 )) .

44. Confronto tra le soluzioni di equazioni nonlineari e equazioni linearizzate

( )
Sia f : A ⊂ R 2 , con A aperto di classe C1 su A e (x0 , y0 )T ∈ A . Si vuol approssimare la
⎧ y ′ = f ( x, y ) ⎧ z ′ = f ( x, y )
soluzione del probl. VI ⎨ , con la soluzione del problema linearizzato ⎨
⎩ y ( x0 ) = y 0 ⎩ z ( x0 ) = y 0
dove f ( x, y ) = f (x0 , y0 ) + f x (x0 , y0 )( x − x0 ) + f y ( x0 , y0 )( y − y0 ) è l’approssimante lineare di f in
⎧ z ′ = αy + βx + γ
(x0 , y0 )T . Si ha: f (x, y ) = αy + βx + γ
con α , β , γ ∈ R e quindi ⎨ è lineare rispetto a
⎩ z ( x0 ) = y 0
z e dove il II° membro dipende linearmente da z. Se y(x) è soluzione del PVI e z(x) è soluzione
del sistema linearizzato, allora si ha y ( x0 ) = y0 , y ′( x0 ) = f ( x0 , y ( x0 )) = f ( x0 , y0 ) e z ( x0 ) = y0 ,
z ′(x0 ) = f (x0 , z ( x0 )) = f (x0 , y0 ) = f (x0 , y0 ) ; inoltre
y ′′( x0 ) = f x (x, y (x )) + f y ( x, y( x )) ⋅ y ′( x0 ) = f x ( x0 , y0 ) + f y ( x0 , y0 ) ⋅ y ′( x0 )
z ′′( x0 ) = f x ( x0 , y0 ) + f y ( x0 , y0 ) ⋅ z ′( x0 )
e quindi y ( x0 ) = z ( x0 ) , y ′′( x0 ) = z ′′( x0 ) , y ′′( x0 ) = z ′′( x0 ) . Pertanto i polinomi di Taylor di p.to iniziale
y ( x ) = p2 ( x ) + ε (x )(x − x0 ) z ( x ) = p2 ( x ) + η ( x )( x − x0 )
2 2
x0 coincidono, cioè e con
lim ε ( x ) = lim η ( x ) = 0 . Quindi risulta y ( x ) − z ( x ) = ε (x ) − η ( x ) x − x0 ossia ord x0 (ε ( x ) − η ( x )) > 2
2

x → x0 x → x0

(
cioè y ( x ) − z ( x ) = o x − x0
2
).
Teoremi – Curve in forma parametrica
45. Rettificabilità di una curva di classe C1

Se γ : [a, b] → R n è di classe C1, allora γ è rettificabile e l (γ ) = ∫ γ ′(t ) dt .


b

a
m m m
Dim l (π (δ )) = ∑ γ (t i ) − γ (t i −1 ) = ∑ γ ′(t ) ≤ ∑ ∫ γ ′(t ) = ∫ γ ′(t ) dt .
ti ti b

i =1 i =1

ti −1
i =1
ti −1 a

Quindi l (γ ) = sup l (π (δ )) ≤ ∫ γ ′(t ) dt e si prova che in realtà vale l’uguaglianza.


b

δ a

46. Integrale curvilineo di un campo vett. conserv. – Generalizzaz. del teorema di Torricelli

Se ∃f : A(⊂ R n ) → R t.c. g ( x ) = ∇f ( x ) ∀ x ∈ A con A aperto, allora


∫γ < g , τ > ds = f (γ (b )) − f (γ (a )) dove γ è una qualunque curva regolare con sost (γ ) ⊂ A .

∫γ < g ,τ > ds = ∫ < g (γ (t )),γ ′(t ) > dt = ∫ < ∇f (γ (t )),γ ′(t ) > dt = ∫ dt f (γ (t ))dt =
b b b d
Dim Si ha:
a a a

= f (γ (b )) − f (γ (a )) ; nelle ipotesi del teorema, si dice che g è conservativo ed f è un potenziale


di g su A.
1
2. Relazioni tra serie numeriche e integrali generalizzati
+∞
Data una serie ∑a
n =1
n , definiamo la “funzione a gradini” a:[0,+∞[ÆR ponendo a(x) :=an se n-1≤x<n;

la funzione è localmente integrabile su [0,+∞[ e risulta (∀n ) ∫ a(x )dx = s


n
n .
0
+∞ +∞
Teo La serie ∑a
n =1
n è convergente ↔a(x) è integr. in s.g. su [0,+∞[; inoltre si ha ∫ a(x )dx = s .
0

+∞ +∞
Dim 1) Se a(x) è integr. in s.g. su [0,+∞[, allora ∑a
n =1
n è convergente e ∫ a(x )dx = s .
0

Se a(x) è integr. in s.g. su [0,+∞[, allora esiste finito lim ⎛⎜ ∫ a (t )dt ⎞⎟ = ∫ a( x )dx . Per il teorema sul
x +∞

n→ +∞ ⎝ 0 ⎠ 0
+∞
lim ∫ a( x )dx = ∫ a( x )dx
n
limite della restrizione, esiste finito e quindi esiste finito
n→+∞ 0 0
+∞
lim sn = ∫ a( x )dx .
n→+∞ 0
+∞
2) Se ∑a
n =1
n è convergente, allora a(x) è integr. in s.g. su [0,+∞[.
+∞ n −1
a (t )dt = ∫ a(t )dt + ∫ a(t )dt
x x
Se ∑a
n =1
n è conv., allora lim an = 0 . Quindi risulta se n-1≤ x <n,
n→ +∞ ∫
0 0 n −1

+∞
= Sn-1+an(x-(n-1))Æs+0=s. Dunque a(x) è integr. in s.g. su [0,+∞[ e ∫ a(x )dx = s .
0
4. Carattere della serie armonica generalizzata
+∞
1 1 1 1
Serie armonica generalizzata: 1 + α + α + " + α + " = ∑ α
2 3 n n =1 n
+∞
1 1
• Se α > 1, la serie ∑ α è convergente ( ord +∞ α = a > 1 + ε per qualche ε);
n =1 n n
+∞
1
• Se α ≤ 1, la serie ∑ α è divergente;
n =1 n

1
Dim Si osserva che ord +∞ α = α ;
n
α −1
1.  ε > 0 tale che ord+∞ an = α > 1+ ε (per esempio ε = );
2
2. ord+∞ an = α ≤ 1;
5. Aut-aut per le serie a termini positivi
+∞
Se an ≥ 0 (∀n) , allora ∑a
n =1
n è convergente o divergente (a +∞).

Dim Se a n ≥ 0 (∀n ) , allora (sn )n è non-decrescente. Quindi per il teorema sul limite delle funzioni
⎧∈ R
monotone esiste lim sn = sup sn = s ⎨ .
n→+∞ n∈N + ⎩= +∞
8. Criterio del rapporto per la convergenza di una serie numerica a termini positivi
+∞
a
Se an ≥ 0 (∀n) ed k > 0 0< k <1 tale che n +1 ≤ k ∀n , allora ∑ a n è convergente. Dim Si ha: a2
an n =1
+∞
≤ ka1, a3 ≤ ka2 ≤ k2a1, …, an+1 ≤ kan ≤ kna1; quindi, ∀n, 0 < an+1 ≤ kna1. Ossia ∑a n =1
n è maggiorata
+∞ +∞
dalla serie geometrica ∑a k
n =1
1
n −1
, avente ragione 0< k <1. Il criterio del confronto implica che ∑a
n =1
n

è convergente.
2
10. Criterio di Leibniz per la convergenza di una serie numerica con termini di segno alternato
+∞
Supponiamo che (∀n) : (1) an ≥ 0 e (2) an+1 ≤ an ; si ha che la serie ∑ (− 1) a
n =0
n
n è convergente

⇔ lim an = 0 . Inoltre, detta S la somma della serie, risulta (∀n) |S-Sn|≤an+1.


n → +∞

Dim Si ha ∀k: • s2 k +1 = s2 k − a2 k +1 ≤ s2 k - dalla (1)


• s2 k +1 = s2 k − a2 k +1 = s2 k −1 + (a2 k − a2 k +1 ) ≥ s2 k −1 - dalla (2)
• s2 k + 2 = s2 k − a2 k +1 + a2 k + 2 ≤ s2 k - dalla (2)

Quindi (s2 k +1 )k è non decrescente e (s2 k )k è non crescente. Inoltre (s2 k +1 )k è superiormente limitata
da s 2 e (s2 k )k è inferiormente limitata da s1 . Il teorema sul limite delle funzioni monotone assicura
che esistono finiti lim s 2 k +1 =: s ′ e lim s2 k =: s′′ . Poiché s2 k +1 = s2 k − a2 k +1 e lim an = 0 , risulta
k → +∞ k → +∞ n→ +∞

s′ = s′′ =: s . Dunque esiste finito lim sn = s .


n→+∞

Infine si ha: • n = 2k s − s n = s − s2 k ≤ a2 k +1 (essendo s2 k +1 ≤ s ≤ s2 k );


• n = 2k + 1 s − s n = s − s2 k +1 ≤ a2 k + 2 ;
e quindi s − sn ≤ an+1 .
11. Lemma di Abel
+∞

∑ a (x − x )
n
Se n 0 converge in x ∈ R , allora converge ∀x ∈ R tale che x − x0 < x − x0 .
n =0
+∞

∑ a (x − x ) è convergente, si ha che lim an (x − x0 ) = 0 e quindi ∃M > 0 tale che


n n
Dim Poiché n 0
n →+∞
n =0
n n n
a n x − x0 ⎛ x − x0 ⎞ ⎛ x − x0 ⎞
a n ( x − x0 ) ≤ M ∀n ; a n ( x − x0 ) = x − x0 = a n ( x − x0 ) ⎜ ⎟ ≤ M⎜ ⎟ .
n n n n

x − x0
n ⎜ x−x ⎟ ⎜ x−x ⎟
⎝ 0 ⎠ ⎝ 0 ⎠
x − x0
Sia x ∈ R tale che x − x0 < x − x0 . Posto q := , risulta 0 ≤ q < 1 e quindi
x − x0
+∞
an ( x − x0 ) ≤ M ⋅ q n . Dunque ∑ a (x − x )
n n
∀n n 0 è maggiorata da una serie geometrica
n =0
+∞
convergente. Il criterio del confronto assicura che ∑ a (x − x )
n =0
n 0
n
è convergente, e quindi
+∞

∑ a (x − x )
n =0
n 0
n
è convergente.

12. Proprietà caratteristiche del raggio di convergenza


+∞

∑ a (x − x )
n
• Il raggio di convergenza R di n 0 verifica:
n =0
+∞
1) se x ∈ R è t.c. x − x0 < R , allora ∑ a (x − x )
n =0
n 0
n
converge.
+∞

∑ a (x − x )
n
2) se x ∈ R è t.c. x − x0 > R , allora n 0 non converge.
n =0

• Ogni R ′ ∈ [0,+∞[ che soddisfa le due condizioni è uguale al raggio di convergenza R.


Dim • Sia R il raggio di conv. definito come sup{ x − x0 : x ∈ I }:
(1) Se x ∈ R è t.c. x − x0 < R , allora per la IIa proprietà dell’estremo superiore, ∃x ∈ I (insieme di
convergenza) t.c. x − x0 < x − x0 < R . Per il lemma di Abel si ha che la serie converge in x.
3
(2) Se x ∈ R è t.c. x − x0 > R : se per assurdo la serie convergesse nel p.to x, allora x ∈ I e quindi
sup{ x − x0 : x ∈ I } > R : impossibile. Dunque la serie converge nel p.to x.
• Sia R ′ ∈ [0,+∞[ verificante (1) e (2) (riferite a R’); da (1) segue R′ ≤ R ; da (2) segue R′ ≥ R ; in
conclusione R′ = R .

13. Teorema di convergenza di una serie di Taylor (o di sviluppabilità in s.d.T.)


Se f : ]x0 − h, x0 + h[ → R (con h > 0 ) è di classe C ∞ ed esiste M > 0 t.c. ∀n ∈ N :
n!
f (n ) ( x ) ≤ M n su ]x0 − h, x0 + h[ allora f è sviluppabile in serie di Taylor con p.to iniziale x0, su
h
]x0 − h, x0 + h[ .
n
f ( k ) ( x0 )
Dim Sia x ∈ ]x0 − h, x0 + h[ fissato. Si ha ( ∀n ): f ( x ) − sn+1 (x ) = f (x ) − ∑ (x − x0 )k =
k =0 k!

= f ( x ) − pn, x0 ( x ) =
f (ξ ) (x − x )n+1 con ξ ∈ ]x − h, x + h[ . Quindi risulta:
( n+1)

(n + 1)! 0 0 0

f (n+1) (ξ )
n +1
M (n + 1)! 1 ⎛ x − x0 ⎞
f ( x ) − sn+1 ( x ) =
n +1 n +1
x − x0 ≤ ⋅ x − x0 = M ⎜⎜ ⎟ → 0 se n →∞,
(n + 1)! h n+1 (n + 1)! ⎝ h ⎠

essendo ]x − x0 [ < h . Dunque si ha lim sn+1 ( x ) = f ( x ) ∀x ∈ ]x0 − h, x0 + h[ .
n→+∞
14. Formule di Eulero
1) e iy = cos y + i sin y e − iy = cos y − i sin y
e iy + e −iy e iy − e −iy sinh (iy )
2) cos y = = cosh (iy ) sin y = =
2 2i i

Dim 1) Si ha: cos y = 1 −


y 2
+
y 4

y 6

+ ... e i sin y = i⎜⎜ y − +
y 3
y 5

− ...⎟⎟ = iy +
(iy )3 + (iy )5 + ...
2! 4! 6! ⎝ 3! 5! ⎠ 3! 5!
Si ottiene quindi:
y 2 (iy ) y 4 (iy ) (iy )2 + (iy )3 + (iy )4 + ... = e iy
3 5
y6
cos y + i sin y = 1 + iy − + + + − + ... = 1 + iy +
2! 3! 4! 5! 6! 2! 3! 4!
La seconda delle (1) si prova in modo analogo;
Le (2) si ottengono per somma e sottrazione dalle precedenti;

15. Disuguaglianza di Cauchy-Schwartz


∀ x, y ∈ R n < x, y > ≤ < x, x > < y , y >
Dim Se y = 0 , allora la (dis)uguaglianza è verificata.
Sia y ≠ 0 ; sia t ∈ R . Si ha: 0 ≤< x − ty, x − ty >=< x, x > −2t < x, y > +t 2 < y, y > , cioè
< y, y > t 2 − 2 < x, y > t + < x, x >≥ 0 ; (se a > 0 , at 2 + bt + c ≥ 0 ⇔ Δ < 0 = b 2 − 4ac < 0 ) questo si ha
Δ
se e solo se 0 ≥ =< x, y > 2 − < x, x >< y, y > , cioè < x, y > 2 ≤< x, x >< y, y > . Prendendo la radice
4
quadrata si ha < x, y > ≤ < x, x > < y, y > . // Si ha l’uguaglianza solo se x,y linearm. dipend.

19. Una condizione sufficiente per l’integrabilità su un insieme limitato


( )
Se f : E ⊂ R n → R è limitata e continua, con E insieme limitato e fr(E) è trascurabile in Rn, allora
f è integrabile su E.
⎧ f (x ) x ∈ E
Dim Sia R un N-rettangolo con E ⊂ R n e sia f 0 : R → R definita come f 0 (x ) = ⎨ .
⎩0 x∉E
4
Poiché f0 è discontinua (al più) su fr(E) e fr(E) è trascurabile, si ha che f0 è integrabile su R. Quindi
f è integrabile su E.

21. Formule di riduzione su domini normali in R2


( )
Sia f : E ⊂ R 2 → R una funzione continua sul dominio E = {( x, y ) : a ≤ x ≤ b, ϕ ( x ) ≤ y ≤ ψ ( x )}
b ⎛ψ (x ) ⎞
normale rispetto all'asse x. Allora f è integrabile su E e si ha ∫E fdm = ∫a ⎜⎜ ϕ∫( x )f (x, y )dy ⎟⎟dx .
⎝ ⎠
Dim Siano c = min ϕ (I ) e d = maxψ (I ) , con I = [a, b] . Risulta E ⊂ R = [a , b ]× [c , d ]. La
⎧ f ( x, y ) se (x, y ) ∈ E
f.ne f ( x, y ) : R = [a, b]× [c, d ] → ℜ definita da f ( x, y ) = ⎨ è continua su R
⎩0 se (x, y ) ∉ E
tranne, eventualmente, nei punti del tipo (x,ϕ ( x )) e del tipo ( x,ψ ( x )) che costituiscono un insieme
⎛d b

trascurabile ed è quindi integrabile su R. Si ha: ∫ fdm = ∫ fdm = ∫ ⎜⎜ ∫ f ( x, y )dy ⎟⎟dx =
E R
a⎝c ⎠
b ⎛ ϕ (x ) ψ (x ) d ⎞ b ⎛ ψ (x )

= ∫ ⎜ ∫ f ( x, y )dy + ∫ f ( x, y )dy + ∫ f ( x, y )dy ⎟dx =0 + ∫ ⎜ ∫ f ( x, y )dy ⎟dx + 0 .
⎜ ⎟ ⎜ ⎟
a⎝ c ϕ (x ) ψ (x ) ⎠ a ⎝ ϕ (x ) ⎠
Si ottiene un analogo teorema scambiando i ruoli delle variabili x e y.

22. La differenziabilità implica la continuità


( )
Siano f : A ⊂ R n → R , con A aperto, e x0 ∈ A . Se f è differenz. in x0 , allora f è continua in x0 .
Dim Si ha f (x ) = f ( x 0 ) + L(x − x0 ) + ε ( x ) x − x0 → f ( x 0 ) se x → x 0 .

23. La differenziabilità implica l’esistenza di tutte le derivate direzionali


( )
Siano f : A ⊂ R n → R , con A aperto, e x0 ∈ A . Se f è differenziabile in x0 , allora per ogni versore
∂f
v ∈ R n esiste (x0 ) = L(v ) .
∂v
f ( x 0 + t v ) − f ( x0 )
Dim Fissiamo un versore v ∈ R n . Calcoliamo =
t
= ( f ( x0 ) + L(t v ) + ε ( x0 + t v ) x − x0 − f ( x0 )) = (L(t v ) + ε ( x0 + t v ) t v ) = (tL(v ) + ε ( x0 + t v ) t ⋅ v ) =
1 1 1
t t t
t f ( x0 + t v ) − f ( x0 ) ∂f
= L(v ) + ε (x0 + t v ) → 0 . Dunque esiste finito lim = L(v ) , cioè ∃ ( x0 ) = L(v ) .
t t →0 t ∂v
∂f
Corollario Se f è differenziabile in x0 , allora esistono (x0 ) = ∂f (x0 ) = L(e i ) per ∀i = 1,...n .
∂xi ∂ei
⎛ ∂f ⎞
Quindi L = (df )( x 0 ) è rappresentato dalla matrice Jacobiana Jf ( x 0 ) = ⎜⎜ (x0 ),..., ∂f (x0 )⎟⎟ .
⎝ ∂xi ∂xn ⎠
∂f
Dim Si ha (x0 ) = L(e i ) = ai ∀i = 1,...n .
∂xi
5
24. Teorema del differenziale totale
( )
Se f : A ⊂ R n → R , con A aperto, è dotata di derivate parziali in A continue in x 0 ∈ A , allora f è
differenziabile in x 0 .
Dim (N=2) Siano (h, k ) ∈ R 2 tali che i segmenti che congiungono (x0 , y0 ) con ( x0 + h, y0 + k ) e
T T T

(x0 , y0 )T con (x0 , y0 + k )T sono contenuti in A. Calcoliamo, usando il teorema di Lagrange,


f (x0 + h, y 0 + k ) − f (x0 , y0 ) = f (x0 + h, y0 + k ) − f (x0 , y0 + k ) + f ( x0 , y0 + k ) − f ( x0 , y0 ) =
= f x ( x0 + ϑh, y 0 + k ) ⋅ h + f y ( x0 , y 0 + τk ) ⋅ k con ϑ ,τ ∈ ]0,1[ . Poiché fx e fy sono continue in (x0 , y0 ) , si
T

ha: f x ( x0 + ϑh, y 0 + k ) = f y ( x0 ,y 0 ) + ε1 (h,k ) con lim ε1 (h,k ) = 0


( h ,k )→(0, 0 )
T

e f y ( x0 , y 0 + τk ) = f y ( x0 ,y 0 ) + ε 2 (k ) con lim ε 2 (k ) = 0 ;
k →0

quindi risulta: f (x0 + h, y 0 + k ) − f (x0 , y 0 ) = f x (x0 , y 0 ) ⋅ h − f y ( x0 , y 0 ) ⋅ k + ε 1 (h, k ) ⋅ h + ε 2 (k ) ⋅ k con


ε 1 (h, k ) ⋅ h + ε 2 (k ) ⋅ k h k
≤ ε 1 (h, k ) + ε 2 (k ) ≤ ε 1 (h, k ) + ε 2 (k ) → 0 se
h +k
2 2
h +k 2 2
h +k 2 2

T
⎛⎜

h,k ⎞⎟⎠ → ⎛⎜⎝ 0 ,0 ⎞⎟⎠ .

26. Test delle derivate prime per i p.ti di estremo


( )
Se f : A ⊂ R n → R , con A aperto, è differenziabile in x 0 ∈ A ed ha un estremo relativo in x 0 ,
∂f
allora ∇f ( x 0 ) = 0, (x 0 ) = ... = ∂f (x 0 ) = 0 .
∂x1 ∂xn
Dim Sia per esempio x 0 p.to di minimo. Poiché x 0 è interno ad A, ∃δ > 0 t.c. B ( x 0 , δ ) ∈ A .
Fissiamo un versore u . La funzione g (t ) = f ( x 0 + t u ) è definita su ]− δ , δ [ . Si ha che g è derivabile
∂f
in 0 e g ′(0) = (x 0 ) . Inoltre g ha un minimo relativo in 0, e 0 ∈ ]− δ ,δ [ . Per il teorema di Fermat,
∂u
∂f
si ha che g ′(0) = 0 = (x 0 ) .
∂u
27. Test delle derivate seconde per i punti di estremo
( )
Sia f : A ⊂ R n → R , con A aperto, due volte differenziabile in x 0 ∈ A , e sia ∇f ( x 0 ) = 0 . Si ha:
1. se Hf (x 0 ) è definita positiva in x 0 , allora x 0 è un minimo relativo;
2. se Hf (x 0 ) è definita negativa in x 0 , allora x 0 è un massimo relativo;
3. se Hf (x 0 ) è indefinita, allora x 0 è un punto di sella;
1
Dim (1) Si ha: f (x ) = f ( x 0 )+ < ∇f ( x 0 ), x − x 0 > + < Hf (x 0 )( x − x 0 ), x − x 0 > +ε ( x ) x − x 0 con
2

2
1
lim ε ( x ) = 0 . Poiché x 0 è p.to critico f ( x ) − f ( x 0 ) = < Hf ( x 0 )( x − x 0 ), x − x 0 > +ε ( x ) x − x 0 ;
2

x→ x0 2
poiché Hf (x 0 ) è definita positiva, esiste m > 0 tale che < Hf ( x 0 )h, h >≥ m h ∀h ∈ R n . Quindi si
2

1 m
ha f ( x ) − f (x 0 ) = < Hf ( x 0 )( x − x 0 ), x − x 0 > +ε ( x ) x − x 0 ≥ x − x 0 + ε (x ) x − x 0 =
2 2 2

2 2
⎛m ⎞ ⎛m ⎞ m
= ⎜ + ε ( x )⎟ x − x 0 . Poiché lim ⎜ + ε ( x )⎟ = > 0 , il teorema di permanenza del segno
2

⎝2 ⎠ x→ x0 2
⎝ ⎠ 2
m
garantisce l’esistenza di U ∈ I x 0 t.c. + ε ( x ) > 0 ∀ x ∈U \ {x 0 } e quindi
2
f ( x ) − f ( x 0 ) > 0 ∀ x ∈ U \ {x 0 } , cioè x 0 è p.to di minimo relativo. (2) Analoga a (1)
6
1
(3) Si ha f ( x ) = f (x 0 ) + < Hf (x 0 )(x − x 0 ), x − x 0 > +ε ( x ) x − x 0 ; poiché Hf (x 0 ) è indefinita,
2

2
esistono due versori u e v (u ≠ v ) tali che < Hf ( x 0 )u , u >= 0 e < Hf ( x 0 )v, v >= 0 . Quindi risulta
1 ⎛1 ⎞
g u (t ) = f (x 0 + t u ) = f (x 0 ) + < Hf (x 0 )t u , t u > +ε ( x 0 + t u ) t u = f ( x 0 ) + ⎜ < Hf ( x 0 )u , u > +ε ( x 0 + t u )⎟t 2
2

2 ⎝2 ⎠
Dunque g u (t ) ha un minimo relativo per t=0; analogamente si ha che g v (t ) = f ( x 0 + t v ) ha un
massimo relativo per t=0; in conclusione, x 0 è p.to di sella.
32. (EDL 1°) Variazione delle costanti
x
Una soluzione particolare dell’eq. diff. lin. Completa è data da y ( x ) = ∫ e A( x )− A( t ) b(t ) dt , con x0
x0

prefissato punto di I e A(u) primitiva di a(u) .


Dim: (Metodo di variazione delle costanti). Cerchiamo soluzioni del tipo y ( x) = c( x)e A( x ) , con
c(x) funzione incognita di classe C 1 . Una funzione di questo tipo è soluzione sse
c' ( x)e A( x ) + c( x)a( x)e A( x ) = a( x)c( x)e A( x ) + b( x) , ossia sse c' ( x)e A( x ) = b( x) , e quindi
x
c' ( x) = b( x)e − A( x ) , da cui si ottiene c( x ) = ∫ e − A( t ) b(t ) dt . Ne viene che è
x0
x
y ( x) = c( x )e A( x ) = ∫ e A( x )− A( t ) b(t ) dt .
x0

XX1. Struttura dell’insieme delle soluzioni di un’EDO lineare


sia (c) y’=a(x)y+b(x). L’insieme delle sol. di (c) è costituito da tutte e sole le funzioni y(x) del tipo
y(x)= ỹ (x)+z(x) dove ỹ(x) è una soluzione particolare di (c) e z(x) una generica soluzione
dell’omogenea, cioè Sb = ỹ + So
Dim: (1) sia ỹ una particolare soluzione di (c) e z una generica sol. di (O). si ha, posto y= ỹ +z che
L(y) = L(ỹ+z)=L(ỹ)+L(z)=b+0=b cioè y è una sol. di (c). (2) Siano y e ỹ due soluzioni di (c). Si ha,
posto z=y- ỹ che L(z)=L(y- ỹ)=L(y)-L(ỹ)=b-b=0

XX2. Principio di sovrapposizione per un’EDO lineare


se ỹ1 è una sol. di y’=a(x)y+b1(x) e ỹ2 è una sol. di y’ = a(x)y+b2(x) allora ỹ = ỹ1+ ỹ2 è una
soluzione di y’=a(x)y + b(x) dove b(x)=b1(x)+b2(x).
Dim: si ha L(ỹ1+ ỹ2) = L(ỹ1) + L(ỹ2) = b1+b2 cioè L(ỹ)=b

45. Rettificabilità di una curva di classe C1


Se γ : [a, b] → R n è di classe C1, allora γ è rettificabile e l (γ ) = ∫ γ ′(t ) dt .
b

a
m m m
Dim l (π (δ )) = ∑ γ (t i ) − γ (t i −1 ) = ∑ γ ′(t ) ≤ ∑ ∫ γ ′(t ) = ∫ γ ′(t ) dt .
ti ti b

i =1 i =1

ti −1
i =1
ti −1 a

Quindi l (γ ) = sup l (π (δ )) ≤ ∫ γ ′(t ) dt e si prova che in realtà vale l’uguaglianza.


b

δ a

46. Integrale curvilineo di un campo vett. conserv. – Generalizzaz. del teorema di Torricelli
Se (
∃f : A ⊂ R n → R )
t.c. g ( x ) = ∇f ( x ) ∀ x ∈ A con A aperto, allora
∫γ < g , τ > ds = f (γ (b )) − f (γ (a )) dove γ è una qualunque curva regolare con sost (γ ) ⊂ A .
d
< g ,τ > ds = ∫ < g (γ (t )), γ ′(t ) > dt = ∫ < ∇f (γ (t )), γ ′(t ) > dt = ∫
f (γ (t ))dt =
b b b
Dim Si ha: ∫γ a adt a

= f (γ (b )) − f (γ (a )) ; nelle ipotesi del teorema, si dice che g è conservativo ed f è un potenziale di g


su A.

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