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Facoltà di INGEGNERIA
Corso di Laurea in
INGEGNERIA INFORMATICA
Teoremi di
ANALISI MATEMATICA 2
Studente:
Giorgio Davanzo
giorgio.davanzo@gmail.com
Parte 1 - Serie numeriche, successioni e serie di funzioni
1. Condizione necessaria per la convergenza di una serie TEOREMI
2. Relazioni tra serie numeriche e integrali generalizzati
3. Carattere della serie geometrica
4. Carattere della serie armonica generalizzata
5. Aut-aut per le serie a termini positivi
6. Criterio del confronto
7. Criterio dell'ordine d'infinitesimo
8. Criterio del rapporto per la convergenza di una serie numerica a termini positivi
9. Criterio del rapporto con il limite
10. Criterio di Leibniz per la convergenza di una serie numerica con termini di segno alternato
11. Lemma di Abel
12. Proprietà caratteristiche del raggio di convergenza
13. Teorema di convergenza di una serie di Taylor (o di sviluppabilità in s.d.T.)
14. Formule di Eulero
Parte 2 - Lo spazio Rn, integrale di Riemann in Rn
15. Disuguaglianza di Cauchy-Schwartz
16. Proprietà della norma
17. Teorema di Riesz in Rn
18. Il grafico di una funzione integrabile su un rettangolo è trascurabile
19. Una condizione sufficiente per l'integrabilità su un insieme limitato
20. Ogni insieme normale è chiuso e misurabile
21. Formule di riduzione su domini normali in R2
Parte 3 – Calcolo differenziale in Rn
22. La differenziabilità implica la continuità
23. La differenziabilità implica l’esistenza di tutte le derivate direzionali
24. Teorema del differenziale totale
25. Teorema del valore medio
26. Test delle derivate prime per i punti di estremo
27. Test delle derivate seconde per i punti di estremo
Parte 4 – Equazioni differenziali
28. (EDO 1°) Di esistenza e unicità locali
29. (EDO 1°) Di esistenza e unicità globali
30. (EDL 1°) Omogenea
31. (EDL 1°) Completa
32. (EDL 1°) Variazione delle costanti
33. (EDL 1°) Problema di Cauchy
34. (EDO 2°) Soluzione
35. (EDL 2° a coeff. cost.) Soluzioni
36. (EDL 2° a coeff. cost.) Sottospazio delle soluzioni
37. (EDL 2° a coeff. cost.) Determinazione delle soluzioni
38. (EDL 2° a coeff. cost.) Nucleo risolvente
39. (EDL n a coeff. cost.) Soluzioni
40. (EDL n a coeff. cost.) Sottospazio delle soluzioni
41. (EDL n a coeff. cost.) Determinazione delle soluzioni
42. (EDL n a coeff. cost.) Nucleo risolvente
43. Equazioni con variabili separate: metodo risolutivo
44. Confronto tra le soluzioni di equazioni nonlineari e equazioni linearizzate
Parte 5 – Curve in forma parametrica
45. Rettificabilità di una curva di classe C1
46. Integrale curvilineo di un campo vett. conserv. – Generalizzaz. del teorema di Torricelli
Teoremi – Serie numeriche, successioni e serie di funzioni
1. Condizione necessaria per la convergenza di una serie
+∞
Se ∑a
n =1
n è convergente allora lim an = 0 .
n→+∞
+∞
Dim 1) Se a ( x ) è integr. in s.g. su [0,+∞[ , allora
+∞
∑a
n =1
n è convergente e ∫ a(x )dx = s .
0
Se a ( x ) è integr. in s.g. su [0,+∞[ , allora esiste finito lim ⎛⎜ ∫ a (t )dt ⎞⎟ = ∫ a( x )dx . Per il teorema
x +∞
n→ +∞ ⎝ 0 ⎠ 0
+∞
lim ∫ a( x )dx = ∫ a(x )dx e quindi esiste finito
n
sul limite della restrizione, esiste finito
n→+∞ 0 0
+∞
lim sn = ∫ a( x )dx .
n→+∞ 0
+∞
2) Se ∑a n è convergente, allora a ( x ) è integr. in s.g. su [0,+∞[ .
n =1
+∞
∫ a(t )dt = ∫
n −1
a(t )dt + ∫ a(t )dt
x x
Se ∑a
n =1
n è conv., allora lim an = 0 . Quindi risulta se n −1 ≤ x < n ,
n→+∞ 0 0 n −1
Serie geometrica: a + ak + ak 2 + ... + ak n−1 + ... con a, k ∈ R e a ≠ 0 (k si dice ragione della serie)
(il rapporto di ogni elemento con il precedente è costantemente pari a k);
⎧ 1− k n
se k ≠ 1
si ha: s n = a + ak + ak 2 + ... + ak n−1 = a (1 + k + ... + k n−1 ) = ⎨ 1 − k
⎪a
;
⎪an se k = 1
⎩
a a
risulta: • se k < 1 , allora ∃ lim sn = , quindi la serie geom. converge con somma ;
n→+∞ 1− k 1− k
• se k ≥ 1 o k < −1 , allora lim sn = ∞ , quindi la serie geom. è divergente;
n→+∞
1− k n
Dim Le ridotte per k ≠ 1 sono a e allora se k > 1 la serie non converge perché
1− k
1− k n 1 1 1 n 1
= −kn ≥ +k che tende a + ∞ .
1− k 1− k 1− k 1− k 1− k
4. Carattere della serie armonica generalizzata
+∞
1 1 1 1
Serie armonica generalizzata: 1 +
2 α
+
3α
+ " +
n α
+ " = ∑
n =1 n
α
+∞
1 1
• Se α > 1 , la serie ∑ α è convergente ( ord +∞ α = a > 1 + ε per qualche ε );
n =1 n n
+∞
1
• Se α ≤ 1 , la serie ∑ α è divergente;
n =1 n
1
Dim Si osserva che ord +∞ α = α ;
n
α −1
1. ∃ε > 0 tale che ord +∞ an = a > 1 + ε (per esempio ε = );
2
2. ord +∞ an = α ≤ 1 ;
+∞
Se an ≥ 0 (∀n ) , allora ∑a n è convergente o divergente (a + ∞ ).
n =1
Dim Se an ≥ 0 (∀n ) , allora (sn )n è non-decrescente. Quindi per il teorema sul limite delle
⎧∈ R
funzioni monotone esiste lim sn = sup sn = s ⎨ .
n→+∞ n∈N + ⎩= +∞
Se 0 ≤ an ≤ bn (∀n ) ; si ha:
+∞ +∞
1) Se ∑ bn è convergente, allora
n =1
∑a
n =1
n è convergente;
+∞ +∞
2) Se ∑a
n =1
n è divergente, allora ∑b
n =1
n è divergente;
+∞ +∞
Dim (1) Siano a(x) e b(x) le funzioni a gradini associate a ∑ an
n =1
e ∑b
n =1
n . Poiché
+∞
0 ≤ a ( x ) ≤ b( x ) ∀x ∈ [0,+∞[ e b(x) è integrabile in s.g. su [0,+∞[ (essendo ∑b n convergente) il
n =1
criterio del confronto per l’integrale generalizzato implica che a(x) è integrabile in s.g. su [0,+∞[
+∞
e quindi ∑a
n =1
n converge. La (2) segue da (1).
(1) Sia ord +∞ an > 1 + ε , allora risulta ord +∞ a ( x ) > 1 + ε . Infatti, se n −1 ≤ x ≤ n , si ha che
a(x ) an a(x )
1+ε
= a( x )x1+ε ≤ a n n1+ε = 1+ε
→ 0 e quindi 1+ε
→ 0 . Dunque a(x) è integrabile in s.g. su
⎛1⎞ ⎛1⎞ ⎛1⎞
⎜ ⎟ ⎜ ⎟ ⎜ ⎟
⎝ x⎠ ⎝n⎠ ⎝ x⎠
+∞
[0,+∞[ , e quindi ∑ an è convergente.
n =1
1
= a (x )x ≥ an (n − 1) = n ⎜
1⎝ n ⎠ ∫ a(x )dx = +∞
0
e
x n
+∞
quindi ∑a
n =1
n = +∞ .
8. Criterio del rapporto per la convergenza di una serie numerica a termini positivi
+∞
a n +1
Se an > 0 (∀n ) ed ∃k > 0 0 < k < 1 tale che ≤ k ∀n , allora ∑ a n è convergente.
an n =1
+∞
Dim Si ha: a 2 ≤ ka1 , a3 ≤ ka 2 ≤ k 2 a1 , …, a n+1 ≤ ka n ≤ k n a1 ; quindi, ∀n , 0 < a n+1 ≤ k n a1 . Ossia ∑a
n =1
n è
+∞
maggiorata dalla serie geometrica ∑a kn =1
1
n −1
, avente ragione 0 < k < 1 . Il criterio del confronto
+∞
implica che ∑a
n =1
n è convergente.
an+1 ⎛ ⎞
Dim (1) Si ha: (∀ε > 0)(∃n )(∀n )⎜⎜ n > n ⇒
− L < ε ⎟⎟ . Fissiamo ε > 0 t.c. 1 > L + ε =: k (per
⎝ an ⎠
1− L a
esempio ε = ). Dunque esiste n t.c. (∀n )(n > n ) (L-ε < ) n+1 < L + ε = k con 0 < k < 1 .
2 an
+∞ +∞
Quindi, per il criterio del rapporto ∑ an converge e pertanto
n = n +1
∑a
n =1
n converge.
10. Criterio di Leibniz per la convergenza di una serie numerica con termini di segno alternato
+∞
Supponiamo che (∀n ) : (1) an ≥ 0 e (2) an+1 ≤ an ; si ha che la serie ∑ (− 1) a
n
n è convergente
n =0
Quindi (s2k +1 )k è non decrescente e (s2 k )k è non crescente. Inoltre (s2k +1 )k è superiormente
limitata da s 2 e (s2 k )k
è inferiormente limitata da s1 . Il teorema sul limite delle funzioni
monotone assicura che esistono finiti lim s 2 k +1 =: s ′ e lim s 2 k =: s ′′ . Poiché s2 k +1 = s2 k − a2 k +1 e
k →+∞ k →+∞
+∞
Se ∑ a (x − x )
n =0
n 0
n
converge in x ∈ R , allora converge ∀x ∈ R tale che x − x0 < x − x0 .
+∞
x − x0
n ⎜ x−x ⎟ ⎜ x−x ⎟
⎝ 0 ⎠ ⎝ 0 ⎠
x − x0
Sia x∈R tale che x − x0 < x − x0 . Posto q := , risulta 0 ≤ q <1 e quindi
x − x0
+∞
an ( x − x0 ) ≤ M ⋅ q n . Dunque ∑ a (x − x )
n n
∀n n 0 è maggiorata da una serie geometrica
n =0
+∞
∑ a (x − x )
n
convergente. Il criterio del confronto assicura che n 0 è convergente, e quindi
n =0
+∞
∑ a (x − x )
n =0
n 0
n
è convergente.
∑ a (x − x )
n
• Il raggio di convergenza R di n 0 verifica:
n =0
+∞
1) se x ∈ R è t.c. x − x0 < R , allora ∑ a (x − x )
n =0
n 0
n
converge.
+∞
∑ a (x − x )
n
2) se x ∈ R è t.c. x − x0 > R , allora n 0 non converge.
n =0
= f ( x ) − pn, x0 ( x ) =
f (ξ ) (x − x )n+1 con ξ ∈ ]x − h, x + h[ . Quindi risulta:
( n+1)
(n + 1)! 0 0 0
f (n+1) (ξ )
n +1
M (n + 1)! ⎛ x − x0 ⎞
f ( x ) − sn+1 ( x ) =
n +1 1 n +1
x − x0 ≤ ⋅ x − x0 = M ⎜⎜ ⎟ →0
⎟ se n → ∞ ,
(n + 1)! h n+1 (n + 1)! ⎝ h ⎠
essendo ]x − x0 [ < h . Dunque si ha lim s n+1 ( x ) = f ( x ) ∀x ∈ ]x0 − h, x0 + h[ .
n →+∞
Per ogni forma lineare L : R n → R esiste uno e uno solo a ∈ R n t.c. L( x ) =< a,x > ∀ x ∈ R n .
Dim L’esistenza di a è verificata dal fatto che L è una forma lineare.
Unicità: Supponiamo che esistano 2 vettori a, b ∈ R n t.c. L( x ) =< a,x >=< b,x > ∀ x ∈ R n . Si
ha che < a − b,x >= 0 ∀ x ∈ R n . Testiamo per x=a-b: < a − b,a − b >= 0 ⇒ a − b , ossia a=b.
2
( )
Se ϕ : R ⊂ R 2 → R è integrabile su R con R un 2-rettangolo, allora l’insieme G (ϕ ) grafico di f è
un sottoinsieme trascurabile di R 3
.
( )
Se f : E ⊂ R n → R è limitata e continua, con E insieme limitato e fr(E) è trascurabile in Rn,
allora f è integrabile su E.
⎧ f (x ) x ∈ E
Dim Sia R un N-rettangolo con E ⊂ R n e sia f 0 : R → R definita come f 0 (x ) = ⎨ .
⎩0 x∉E
Poiché f0 è discontinua (al più) su fr(E) e fr(E) è trascurabile, si ha che f0 è integrabile su R.
Quindi f è integrabile su E.
( )
Sia f : E ⊂ R 2 → R una funzione continua sul dominio E = {( x, y ) : a ≤ x ≤ b, ϕ ( x ) ≤ y ≤ ψ ( x )}
b ⎛ψ (x ) ⎞
normale rispetto all'asse x. Allora f è integrabile su E e si ha ∫ fdm = ∫ ⎜ ∫ f ( x, y )dy ⎟dx .
E ⎜ ⎟
a ⎝ ϕ (x) ⎠
Dim Siano c = min ϕ (I ) e d = maxψ (I ) , con I = [a, b] . Risulta E ⊂ R = [a , b ]× [c , d ]. La
⎧ f ( x, y ) se (x, y ) ∈ E
f.ne f ( x, y ) : R = [a, b]× [c, d ] → ℜ definita da f ( x, y ) = ⎨ è continua su R
⎩0 se (x, y ) ∉ E
tranne, eventualmente, nei punti del tipo ( x,ϕ ( x )) e del tipo ( x,ψ ( x )) che costituiscono un
b
⎛d ⎞
insieme trascurabile ed è quindi integrabile su R. Si ha: ∫ fdm = ∫ fdm = ∫ ⎜⎜ ∫ f ( x, y )dy ⎟⎟dx =
a⎝c ⎠
E R
b ⎛ ϕ (x ) ψ (x ) d ⎞ b ⎛ψ (x ) ⎞
= ∫ ∫ f ( x, y )dy + ∫ f ( x, y )dy + ∫ f ( x, y )dy dx =0 + ∫ ⎜ ∫ f ( x, y )dy ⎟dx + 0 .
⎜ ⎟
⎜ ⎟ ⎜ ⎟
a⎝ c ϕ (x ) ψ (x ) ⎠ a ⎝ ϕ (x ) ⎠
Si ottiene un analogo teorema scambiando i ruoli delle variabili x e y.
Teoremi – Calcolo differenziale in Rn
22. La differenziabilità implica la continuità
( )
Siano f : A ⊂ R n → R , con A aperto, e x0 ∈ A . Se f è differenz. in x0 , allora f è continua in x0 .
Dim Si ha f (x ) = f ( x 0 ) + L(x − x0 ) + ε ( x ) x − x0 → f ( x 0 ) se x → x 0 .
( )
Siano f : A ⊂ R n → R , con A aperto, e x0 ∈ A . Se f è differenziabile in x0 , allora per ogni
∂f
versore v ∈ R n esiste (x0 ) = L(v ) .
∂v
f ( x 0 + t v ) − f ( x0 )
Dim Fissiamo un versore v ∈ R n . Calcoliamo =
t
= ( f (x0 ) + L(t v ) + ε ( x0 + t v ) x − x0 − f ( x0 )) = (L(t v ) + ε (x0 + t v ) t v ) = (tL(v ) + ε ( x0 + t v ) t ⋅ v ) =
1 1 1
t t t
t f ( x0 + t v ) − f ( x0 ) ∂f
= L(v ) + ε ( x0 + t v ) → 0 . Dunque esiste finito lim = L(v ) , cioè ∃ ( x0 ) = L(v ) .
t t →0 t ∂v
∂f
Corollario Se f è differenziabile in x0 , allora esistono (x0 ) = ∂f (x0 ) = L(e i ) per ∀i = 1,...n .
∂xi ∂ei
⎛ ∂f ⎞
Quindi L = (df )( x 0 ) è rappresentato dalla matrice Jacobiana Jf ( x 0 ) = ⎜⎜ (x0 ),..., ∂f (x0 )⎟⎟ .
⎝ ∂xi ∂xn ⎠
∂f
Dim Si ha (x0 ) = L(e i ) = ai ∀i = 1,...n .
∂xi
( )
Se f : A ⊂ R n → R , con A aperto, è dotata di derivate parziali in A continue in x 0 ∈ A , allora f è
differenziabile in x 0 .
Dim (N=2) Siano (h, k ) ∈ R 2 tali che i segmenti che congiungono (x0 , y0 ) con ( x0 + h, y0 + k ) e
T T T
e f y ( x0 , y 0 + τk ) = f y ( x0 ,y 0 ) + ε 2 (k ) con lim ε 2 (k ) = 0 ;
k →0
( )
Se f : A ⊂ R n → R con A aperto è differenziabile in A, allora ∀ x, y ∈ A tale che il segmento
congiungente x e y è contenuto in A, esiste ϑ ∈ ]0,1[ tale che
f (x ) − f ( y ) =< ∇f (x + ϑ ( y − x )), x − y > .
Dim Si applica il teorema di differenziazione della f.ne composta h = f D g dove
g (t ) = x + t ( y − x ) con t ∈ [0,1] . Per calcolare h’ si usa il teorema di differenziazione della f.ne
composta.
( )
Se f : A ⊂ R n → R , con A aperto, è differenziabile in x 0 ∈ A ed ha un estremo relativo in x 0 ,
∂f
allora ∇f ( x 0 ) = 0, (x 0 ) = ... = ∂f (x 0 ) = 0 .
∂x1 ∂xn
Dim Sia per esempio x 0 p.to di minimo. Poiché x 0 è interno ad A, ∃δ > 0 t.c. B ( x 0 , δ ) ∈ A .
Fissiamo un versore u . La funzione g (t ) = f ( x 0 + t u ) è definita su ]− δ , δ [ . Si ha che g è
∂f
derivabile in 0 e g ′(0) = (x 0 ) . Inoltre g ha un minimo relativo in 0, e 0 ∈ ]− δ ,δ [ . Per il teorema
∂u
∂f
di Fermat, si ha che g ′(0) = 0 = (x 0 ) .
∂u
Sia f ( )
: A ⊂ R n → R , con A aperto, due volte differenziabile in x 0 ∈ A , e sia ∇f ( x 0 ) = 0 . Si ha:
1. se Hf (x 0 ) è definita positiva in x 0 , allora x 0 è un minimo relativo;
2. se Hf (x 0 ) è definita negativa in x 0 , allora x 0 è un massimo relativo;
3. se Hf (x 0 ) è indefinita, allora x 0 è un punto di sella;
x→ x0 2
poiché Hf (x 0 ) è definita positiva, esiste m > 0 tale che < Hf ( x 0 )h, h >≥ m h ∀h ∈ R n . Quindi si
2
m
ha f ( x ) − f (x 0 ) = < Hf ( x 0 )( x − x 0 ), x − x 0 > +ε ( x ) x − x 0 ≥ x − x 0 + ε (x ) x − x 0 =
1 2 2 2
2 2
⎛ m ⎞ ⎛ m ⎞ m
= ⎜ + ε ( x )⎟ x − x 0 . Poiché lim ⎜ + ε ( x )⎟ = > 0 , il teorema di permanenza del segno
2
⎝2 ⎠ x → x 0 ⎝2 ⎠ 2
m
garantisce l’esistenza di U ∈ I x 0 t.c. + ε ( x ) > 0 ∀ x ∈U \ {x 0 } e quindi
2
f ( x ) − f ( x 0 ) > 0 ∀ x ∈ U \ {x 0 } , cioè x 0 è p.to di minimo relativo. (2) Analoga a (1)
2
esistono due versori u e v (u ≠ v ) tali che < Hf ( x 0 )u , u >= 0 e < Hf ( x 0 )v, v >= 0 . Quindi risulta
⎛1 ⎞
g u (t ) = f ( x 0 + t u ) = f ( x 0 ) +
< Hf ( x 0 )t u , t u > +ε ( x 0 + t u ) t u = f ( x 0 ) + ⎜ < Hf ( x 0 )u , u > +ε ( x 0 + t u )⎟t 2
1 2
2 ⎝2 ⎠
Dunque g u (t ) ha un minimo relativo per t=0; analogamente si ha che g v (t ) = f ( x 0 + t v ) ha un
massimo relativo per t=0; in conclusione, x 0 è p.to di sella.
Teoremi – Equazioni differenziali
28. (EDO 1°) Di esistenza e unicità locali
∂f
Se f : A = ]a, b[ × R → R è continua e se : A = ]a, b[ × R → R è continua e limitata, allora
∂y
esiste una e una sola soluzione globale y : ]a, b[ → R del problema.
Le soluzioni di un’eq. diff. lin. Completa del 1° ordine sono date dalle funzioni del tipo
y ( x) = z ( x) + y ( x) , essendo z (x) una generica soluzione dell’eq. omogenea associata e y (x)
una soluzione particolare dell’eq. completa.
Dim: z ( x ) + y ( x ) è sol. dell’eq. completa. Se y (x) e y (x) sono due soluzioni della completa, si
constata immediatamente che y ( x ) − y ( x ) è una soluzione dell’omogenea associata.
x
Una soluzione particolare dell’eq. diff. lin. Completa è data da y ( x) = ∫ e A( x )− A( t ) b(t ) dt , con x0
x0
Le soluzioni di un’eq. diff. lin. completa del 2° ordine sono date dalle funzioni del tipo
y ( x) = z ( x) + y ( x) , essendo z (x) una generica soluzione dell’eq. omogenea associata e y (x)
una soluzione particolare dell’eq. completa.
Sia data un’eq. diff. lin. omogenea del 2° ordine a coeff. cost. y ' ' ( x) + ay ' ( x) + by ( x ) = 0 ; si
indichi con S lo spazio vettoriale delle sue soluzioni e si ponga Δ = a 2 − 4b . Allora:
−a+ Δ −a− Δ
1) Δ > 0 . Se λ1 = e λ2 = sono le due radici dell’eq. caratteristica
2 2
z 2 + az + b = 0 , una base di S è data dalle funzioni {e λ1x , e λ2 x } .
−a
2) Δ = 0 . Se λ = è l’unica radice (doppia) dell’eq. caratteristica, una base di S è data dalle
2
funzioni {e λx , xe λx } .
−a −Δ
3) Δ < 0 . Siano α = e β= . (Le radici complesse dell’eq. caratteristica sono perciò
2 2
λ1 = α + iβ e λ2 = α − iβ .) Una base di S è allora {eαx cos βx, eαx sin βx} .
Sia data un’eq. diff. lin. del 2° ordine e sia { y1 , y 2 } una base dello spazio S delle soluzioni
dell’eq. omogenea associata. Allora una soluzione particolare dell’eq. completa è data da
x
y ( x) = ∫ K ( x, t )c(t ) dt , dove il “nucleo risolvente” K ( x, t ) è dato da
x0
y1 (t ) y 2 (t ) y1 (0) y 2 (0)
y ( x) y2 ( x) y ( x − t ) y2 ( x − t )
K ( x, t ) = 1 = 1 .
y1 (t ) y 2 (t ) y1 (0) y 2 (0)
y '1 (t ) y ' 2 (t ) y '1 (0) y '2 (0)
Casi particolari: Se la funzione c( x) è di tipo particolare, la ricerca di una soluzione y ( x) può
risultare facilitata.
1) Sia c( x ) = P ( x )e λx , con λ ∈ R e P ( x ) polinomio.
- Se λ non è radice dell’eq. caratt., y può essere ricercata fra le funzioni del tipo
y ( x ) = Q ( x )e λx , con Q (x) polinomio e grQ( x) = grP( x) .
- Se λ è radice dell’eq. caratt. Con molteplicità γ (≤ 2) , y può essere ricercata fra le funzioni
del tipo y ( x ) = x γ Q ( x )e λx , con Q (x) polinomio e grQ( x) = grP( x) .
2) Sia c( x) = eαx P ( x ) cos βx [o c( x) = eαx P ( x) sin βx ] con α , β ∈ R, P ( x) polinomio.
- Se α + iβ non è radice dell’eq. caratt., y può essere ricercata fra le funzioni del tipo
y ( x ) = eαx (Q1 ( x) cos βx + Q2 ( x ) sin βx ) , con grQ1 ( x ) = grQ2 ( x ) = grP ( x ) .
- Se α + iβ è radice dell’eq. caratt. (necessariamente di molteplicità γ = 1 , dato che deve
essere radice anche α − iβ ), y può essere ricercata fra le funzioni del tipo
y ( x ) = xeαx (Q1 ( x ) cos βx + Q2 ( x ) sin βx ) , con grQ1 ( x ) = grQ2 ( x ) = grP ( x ) .
Principio di sovrapposizione: Posto L( y ) = y ' '+ ay '+ by , da L( y1 ) = c1 e L( y 2 ) = c2 , segue
L( y1 + y 2 ) = c1 + c2 che permette, spezzando il termine noto nella somma dei suoi eventuali
addendi, di ricondurre il problema della ricerca di y a sottoproblemi più semplici.
Le soluzioni di un’eq. diff. lin. completa di ordine n sono date dalle funzioni del tipo
y ( x) = z ( x) + y ( x) , con z (x) generica soluzione dell’eq. omogenea associata e y (x) soluzione
particolare dell’eq. completa.
Le soluzioni di un’eq. diff. lin. omogenea a coeff. cost. di ordine n costituiscono un sottospazio
S di dimensione n dello spazio vettoriale C n ( R, R ) .
Sia data un’eq. diff. lin. omogenea di ordine n a coeff. cost. y ( n) ( x) + a1 y ( n−1) ( x) + ... + an y ( x) = 0 .
Se α 1 , α 2 ,..., α r sono le radici reali della equazione caratteristica z n + a1 z n−1 + a2 z n−2 + ... + an = 0 ,
e β 1 ± iγ 1 , β 2 ± iγ 2 ,…, β s ± iγ s quelle complesse (a due a due coniugate), di molteplicità
rispettive μ1 , μ 2 ,..., μ r e ν 1 ,ν 2 ,...,ν s , una base dello spazio vettoriale S è data dalle funzioni:
eα1x , xeα1x ,..., x μ1 −1eα1x ,
eα 2 x , xeα 2 x ,..., x μ2 −1eα 2 x ,
...
eα r x , xeα r x ,..., x μr −1eα r x ,
e β1x cos γ 1 x, xe β1x cos γ 1 x,..., xν1 −1e β1x cos γ 1 x,
e β1x sin γ 1 x, xe β1x sin γ 1 x,..., xν1 −1e β1x sin γ 1 x,
e β 2 x cos γ 2 x, xe β 2 x cos γ 2 x,..., xν 2 −1e β 2 x cos γ 2 x,
e β 2 x sin γ 2 x, xe β 2 x sin γ 2 x,..., xν 2 −1e β 2 x sin γ 2 x,
...
e β s x cos γ s x, xe β s x cos γ s x,..., xν s −1e β s x cos γ s x,
e β s x sin γ s x, xe β s x sin γ s x,..., xν s −1e β s x sin γ s x.
Sia data un’eq. diff. lin. di ordine n e sia { y1 , y 2 ,..., y n } una base dello spazio S delle soluzioni
dell’eq. omogenea associata. Allora una soluzione particolare dell’eq. completa è data da
y1 (t ) ... y n (t )
y '1 (t ) ... y ' n (t )
...
y1n−2 (t ) ... ynn−2 (t )
x y1 (t ) ... y n (t )
y ( x) = ∫ K ( x, t )c(t ) dt , dove il “nucleo risolvente” K ( x, t ) è dato da K ( x, t ) =
x0 y1 (t ) ... y n (t )
y '1 (t ) ... y ' n (t )
...
y1n−1 (t ) ... y nn−1 (t )
Casi particolari:
1) Sia c( x ) = P ( x )e λx , con λ ∈ R e P (x) polinomio.
- Se λ non è radice dell’eq. caratt., y può essere ricercata fra le funzioni del tipo
y ( x ) = Q ( x )e λx , con Q (x) polinomio e grQ( x) = grP( x) .
- Se λ è radice dell’eq. caratt. Con molteplicità γ , y può essere ricercata fra le funzioni del
tipo y ( x ) = x γ Q ( x )e λx , con Q ( x ) polinomio e grQ ( x ) = grP( x ) .
2) Sia c( x) = eαx P ( x ) cos βx [o c( x) = eαx P ( x) sin βx ] con α , β ∈ R, P ( x) polinomio.
- Se α + iβ non è radice dell’eq. caratt., y può essere ricercata fra le funzioni del tipo
y ( x ) = eαx (Q1 ( x) cos βx + Q2 ( x ) sin βx ) , con grQ1 ( x ) = grQ2 ( x ) = grP ( x ) .
- Se α + iβ è radice dell’eq. caratt. con molteplicità γ , y può essere ricercata fra le funzioni
del tipo y ( x ) = x γ eαx (Q1 ( x) cos βx + Q2 ( x ) sin βx ) , con grQ1 ( x ) = grQ2 ( x ) = grP ( x ) .
Principio di sovrapposizione: Posto L( y ) = y ( n) + a1 y ( n−1) + ... + an y , da L( y1 ) = c1 e L( y 2 ) = c2 ,
segue L( y1 + y 2 ) = c1 + c2 che permette, spezzando il termine noto nella somma dei suoi
eventuali addendi, di ricondurre il problema della ricerca di y a sottoproblemi più semplici.
43. Equazioni con variabili separate: metodo risolutivo
Sono così dette le equazioni del tipo y'(x) = g(x)h(y) [= f(x,y(x))] , con g : ]a, b[ → R continua,
(potendo event. essere a = −∞ , b = +∞ ), e h : ]c, d [ → R di classe C1, (potendo event. essere
c = −∞ , d = +∞ ).
⎧ y ′( x ) = g ( x )h( y )
Per ogni x0 ∈ ]a, b[ e ogni y0 ∈ ]c, d [ il probl. di Cauchy ⎨ ha una e una sola
⎩ y ( x0 ) = y 0
soluzione locale y ( x ) : I → R , con I = ]x0 − h, x0 + h[ ⊂ ]a, b[ .
1) Se è h( y0 ) = 0 , si ha y ( x ) ≡ y 0 (soluzione costante).
2) Sia h( y0 ) ≠ 0 . Se y(x) è la soluzione, allora si ha h( y ( x )) ≠ 0 ∀x ∈ I ,. Infatti, se esistesse un
⎧ z ′( x ) = g ( x )h( z )
x1 ∈ I con h( y ( x1 )) = 0 , il probl. di Cauchy ⎨ ammetterebbe le due soluzioni locali
⎩ z ( x1 ) = y ( x1 )
y(x) e z(x)=y(x1), contro il Teorema di esistenza e di unicità locali. Dall'uguaglianza
y ′(t )
y ′(t ) = g (t )h( y (t )) , dividendo per h ( y (t )) [≠ 0] , si ottiene = g (t ) . Integrando si ricava:
h( y (t ))
y ′(t )
x x
( )
Sia f : A ⊂ R 2 , con A aperto di classe C1 su A e (x0 , y0 )T ∈ A . Si vuol approssimare la
⎧ y ′ = f ( x, y ) ⎧ z ′ = f ( x, y )
soluzione del probl. VI ⎨ , con la soluzione del problema linearizzato ⎨
⎩ y ( x0 ) = y 0 ⎩ z ( x0 ) = y 0
dove f ( x, y ) = f (x0 , y0 ) + f x (x0 , y0 )( x − x0 ) + f y ( x0 , y0 )( y − y0 ) è l’approssimante lineare di f in
⎧ z ′ = αy + βx + γ
(x0 , y0 )T . Si ha: f (x, y ) = αy + βx + γ
con α , β , γ ∈ R e quindi ⎨ è lineare rispetto a
⎩ z ( x0 ) = y 0
z e dove il II° membro dipende linearmente da z. Se y(x) è soluzione del PVI e z(x) è soluzione
del sistema linearizzato, allora si ha y ( x0 ) = y0 , y ′( x0 ) = f ( x0 , y ( x0 )) = f ( x0 , y0 ) e z ( x0 ) = y0 ,
z ′(x0 ) = f (x0 , z ( x0 )) = f (x0 , y0 ) = f (x0 , y0 ) ; inoltre
y ′′( x0 ) = f x (x, y (x )) + f y ( x, y( x )) ⋅ y ′( x0 ) = f x ( x0 , y0 ) + f y ( x0 , y0 ) ⋅ y ′( x0 )
z ′′( x0 ) = f x ( x0 , y0 ) + f y ( x0 , y0 ) ⋅ z ′( x0 )
e quindi y ( x0 ) = z ( x0 ) , y ′′( x0 ) = z ′′( x0 ) , y ′′( x0 ) = z ′′( x0 ) . Pertanto i polinomi di Taylor di p.to iniziale
y ( x ) = p2 ( x ) + ε (x )(x − x0 ) z ( x ) = p2 ( x ) + η ( x )( x − x0 )
2 2
x0 coincidono, cioè e con
lim ε ( x ) = lim η ( x ) = 0 . Quindi risulta y ( x ) − z ( x ) = ε (x ) − η ( x ) x − x0 ossia ord x0 (ε ( x ) − η ( x )) > 2
2
x → x0 x → x0
(
cioè y ( x ) − z ( x ) = o x − x0
2
).
Teoremi – Curve in forma parametrica
45. Rettificabilità di una curva di classe C1
a
m m m
Dim l (π (δ )) = ∑ γ (t i ) − γ (t i −1 ) = ∑ γ ′(t ) ≤ ∑ ∫ γ ′(t ) = ∫ γ ′(t ) dt .
ti ti b
i =1 i =1
∫
ti −1
i =1
ti −1 a
δ a
46. Integrale curvilineo di un campo vett. conserv. – Generalizzaz. del teorema di Torricelli
∫γ < g ,τ > ds = ∫ < g (γ (t )),γ ′(t ) > dt = ∫ < ∇f (γ (t )),γ ′(t ) > dt = ∫ dt f (γ (t ))dt =
b b b d
Dim Si ha:
a a a
+∞ +∞
Dim 1) Se a(x) è integr. in s.g. su [0,+∞[, allora ∑a
n =1
n è convergente e ∫ a(x )dx = s .
0
Se a(x) è integr. in s.g. su [0,+∞[, allora esiste finito lim ⎛⎜ ∫ a (t )dt ⎞⎟ = ∫ a( x )dx . Per il teorema sul
x +∞
n→ +∞ ⎝ 0 ⎠ 0
+∞
lim ∫ a( x )dx = ∫ a( x )dx
n
limite della restrizione, esiste finito e quindi esiste finito
n→+∞ 0 0
+∞
lim sn = ∫ a( x )dx .
n→+∞ 0
+∞
2) Se ∑a
n =1
n è convergente, allora a(x) è integr. in s.g. su [0,+∞[.
+∞ n −1
a (t )dt = ∫ a(t )dt + ∫ a(t )dt
x x
Se ∑a
n =1
n è conv., allora lim an = 0 . Quindi risulta se n-1≤ x <n,
n→ +∞ ∫
0 0 n −1
+∞
= Sn-1+an(x-(n-1))Æs+0=s. Dunque a(x) è integr. in s.g. su [0,+∞[ e ∫ a(x )dx = s .
0
4. Carattere della serie armonica generalizzata
+∞
1 1 1 1
Serie armonica generalizzata: 1 + α + α + " + α + " = ∑ α
2 3 n n =1 n
+∞
1 1
• Se α > 1, la serie ∑ α è convergente ( ord +∞ α = a > 1 + ε per qualche ε);
n =1 n n
+∞
1
• Se α ≤ 1, la serie ∑ α è divergente;
n =1 n
1
Dim Si osserva che ord +∞ α = α ;
n
α −1
1. ε > 0 tale che ord+∞ an = α > 1+ ε (per esempio ε = );
2
2. ord+∞ an = α ≤ 1;
5. Aut-aut per le serie a termini positivi
+∞
Se an ≥ 0 (∀n) , allora ∑a
n =1
n è convergente o divergente (a +∞).
Dim Se a n ≥ 0 (∀n ) , allora (sn )n è non-decrescente. Quindi per il teorema sul limite delle funzioni
⎧∈ R
monotone esiste lim sn = sup sn = s ⎨ .
n→+∞ n∈N + ⎩= +∞
8. Criterio del rapporto per la convergenza di una serie numerica a termini positivi
+∞
a
Se an ≥ 0 (∀n) ed k > 0 0< k <1 tale che n +1 ≤ k ∀n , allora ∑ a n è convergente. Dim Si ha: a2
an n =1
+∞
≤ ka1, a3 ≤ ka2 ≤ k2a1, …, an+1 ≤ kan ≤ kna1; quindi, ∀n, 0 < an+1 ≤ kna1. Ossia ∑a n =1
n è maggiorata
+∞ +∞
dalla serie geometrica ∑a k
n =1
1
n −1
, avente ragione 0< k <1. Il criterio del confronto implica che ∑a
n =1
n
è convergente.
2
10. Criterio di Leibniz per la convergenza di una serie numerica con termini di segno alternato
+∞
Supponiamo che (∀n) : (1) an ≥ 0 e (2) an+1 ≤ an ; si ha che la serie ∑ (− 1) a
n =0
n
n è convergente
Quindi (s2 k +1 )k è non decrescente e (s2 k )k è non crescente. Inoltre (s2 k +1 )k è superiormente limitata
da s 2 e (s2 k )k è inferiormente limitata da s1 . Il teorema sul limite delle funzioni monotone assicura
che esistono finiti lim s 2 k +1 =: s ′ e lim s2 k =: s′′ . Poiché s2 k +1 = s2 k − a2 k +1 e lim an = 0 , risulta
k → +∞ k → +∞ n→ +∞
∑ a (x − x )
n
Se n 0 converge in x ∈ R , allora converge ∀x ∈ R tale che x − x0 < x − x0 .
n =0
+∞
x − x0
n ⎜ x−x ⎟ ⎜ x−x ⎟
⎝ 0 ⎠ ⎝ 0 ⎠
x − x0
Sia x ∈ R tale che x − x0 < x − x0 . Posto q := , risulta 0 ≤ q < 1 e quindi
x − x0
+∞
an ( x − x0 ) ≤ M ⋅ q n . Dunque ∑ a (x − x )
n n
∀n n 0 è maggiorata da una serie geometrica
n =0
+∞
convergente. Il criterio del confronto assicura che ∑ a (x − x )
n =0
n 0
n
è convergente, e quindi
+∞
∑ a (x − x )
n =0
n 0
n
è convergente.
∑ a (x − x )
n
• Il raggio di convergenza R di n 0 verifica:
n =0
+∞
1) se x ∈ R è t.c. x − x0 < R , allora ∑ a (x − x )
n =0
n 0
n
converge.
+∞
∑ a (x − x )
n
2) se x ∈ R è t.c. x − x0 > R , allora n 0 non converge.
n =0
= f ( x ) − pn, x0 ( x ) =
f (ξ ) (x − x )n+1 con ξ ∈ ]x − h, x + h[ . Quindi risulta:
( n+1)
(n + 1)! 0 0 0
f (n+1) (ξ )
n +1
M (n + 1)! 1 ⎛ x − x0 ⎞
f ( x ) − sn+1 ( x ) =
n +1 n +1
x − x0 ≤ ⋅ x − x0 = M ⎜⎜ ⎟ → 0 se n →∞,
(n + 1)! h n+1 (n + 1)! ⎝ h ⎠
⎟
essendo ]x − x0 [ < h . Dunque si ha lim sn+1 ( x ) = f ( x ) ∀x ∈ ]x0 − h, x0 + h[ .
n→+∞
14. Formule di Eulero
1) e iy = cos y + i sin y e − iy = cos y − i sin y
e iy + e −iy e iy − e −iy sinh (iy )
2) cos y = = cosh (iy ) sin y = =
2 2i i
e f y ( x0 , y 0 + τk ) = f y ( x0 ,y 0 ) + ε 2 (k ) con lim ε 2 (k ) = 0 ;
k →0
T
⎛⎜
⎝
h,k ⎞⎟⎠ → ⎛⎜⎝ 0 ,0 ⎞⎟⎠ .
2
1
lim ε ( x ) = 0 . Poiché x 0 è p.to critico f ( x ) − f ( x 0 ) = < Hf ( x 0 )( x − x 0 ), x − x 0 > +ε ( x ) x − x 0 ;
2
x→ x0 2
poiché Hf (x 0 ) è definita positiva, esiste m > 0 tale che < Hf ( x 0 )h, h >≥ m h ∀h ∈ R n . Quindi si
2
1 m
ha f ( x ) − f (x 0 ) = < Hf ( x 0 )( x − x 0 ), x − x 0 > +ε ( x ) x − x 0 ≥ x − x 0 + ε (x ) x − x 0 =
2 2 2
2 2
⎛m ⎞ ⎛m ⎞ m
= ⎜ + ε ( x )⎟ x − x 0 . Poiché lim ⎜ + ε ( x )⎟ = > 0 , il teorema di permanenza del segno
2
⎝2 ⎠ x→ x0 2
⎝ ⎠ 2
m
garantisce l’esistenza di U ∈ I x 0 t.c. + ε ( x ) > 0 ∀ x ∈U \ {x 0 } e quindi
2
f ( x ) − f ( x 0 ) > 0 ∀ x ∈ U \ {x 0 } , cioè x 0 è p.to di minimo relativo. (2) Analoga a (1)
6
1
(3) Si ha f ( x ) = f (x 0 ) + < Hf (x 0 )(x − x 0 ), x − x 0 > +ε ( x ) x − x 0 ; poiché Hf (x 0 ) è indefinita,
2
2
esistono due versori u e v (u ≠ v ) tali che < Hf ( x 0 )u , u >= 0 e < Hf ( x 0 )v, v >= 0 . Quindi risulta
1 ⎛1 ⎞
g u (t ) = f (x 0 + t u ) = f (x 0 ) + < Hf (x 0 )t u , t u > +ε ( x 0 + t u ) t u = f ( x 0 ) + ⎜ < Hf ( x 0 )u , u > +ε ( x 0 + t u )⎟t 2
2
2 ⎝2 ⎠
Dunque g u (t ) ha un minimo relativo per t=0; analogamente si ha che g v (t ) = f ( x 0 + t v ) ha un
massimo relativo per t=0; in conclusione, x 0 è p.to di sella.
32. (EDL 1°) Variazione delle costanti
x
Una soluzione particolare dell’eq. diff. lin. Completa è data da y ( x ) = ∫ e A( x )− A( t ) b(t ) dt , con x0
x0
a
m m m
Dim l (π (δ )) = ∑ γ (t i ) − γ (t i −1 ) = ∑ γ ′(t ) ≤ ∑ ∫ γ ′(t ) = ∫ γ ′(t ) dt .
ti ti b
i =1 i =1
∫
ti −1
i =1
ti −1 a
δ a
46. Integrale curvilineo di un campo vett. conserv. – Generalizzaz. del teorema di Torricelli
Se (
∃f : A ⊂ R n → R )
t.c. g ( x ) = ∇f ( x ) ∀ x ∈ A con A aperto, allora
∫γ < g , τ > ds = f (γ (b )) − f (γ (a )) dove γ è una qualunque curva regolare con sost (γ ) ⊂ A .
d
< g ,τ > ds = ∫ < g (γ (t )), γ ′(t ) > dt = ∫ < ∇f (γ (t )), γ ′(t ) > dt = ∫
f (γ (t ))dt =
b b b
Dim Si ha: ∫γ a adt a