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GIGANTI E ANGELI CADUTI

Di A. Demontis

Quasi tutti i miti e le culture del pianeta venerano o tramandano un popolo primevo che avrebbe
coabitato con l’ uomo ‘primitivo’, un popolo di origine divina con una particolarità: era un popolo di Giganti.
Se a tutt’ oggi il ‘gigantismo’ è un fenomeno scientifico riconosciuto come patologia dovuta alla
disfunzione di alcune ghiandole, non bisogna confondere questo fenomeno né usarlo come ‘giustificazione’
delle leggende rigardanti i giganti. Nelle leggende si parla di ‘popolo di giganti’ non di casi isolati, sarebbe
quindi come asserire che nell’ antichità intere popolazioni o una moltitudine di persone soffrivano
contemporaneamente della stessa patologia, cosa che evidentemente rimane inaccettabile anche alla luce
del fatto che questi popoli erano descritti come ‘sovrumani’ e non come esseri malati. Molte di queste
leggende dichiarano che questi esseri erano immortali o estremamente longevi, i ‘giganti malati’ invece
raramente superavano i 40 anni di età. Tutti i casi famosi di gigantismo attuale, Robert Waldow (2,73 metri),
Jane Bunford (2,39 metri), Zeng Jinlian (2,48 metri), Suleiman Ali Nashnush (2,49 metri) e Don Koehler (2,39
metri) sono morti per complicazioni dovute alla loro altezza, chi a causa della eccessiva bassa pressione del
sangue (il sangue non veniva pompato abbastanza sufficientemente nel corpo per garantire una corretta
ossigenazione del cervello), chi per multiple deformazioni agli arti e alla spina dorsale. Il più longevo è stato
Koehler che ha vissuto ben 55 anni. La Jinlian fu la meno longeva, morta a soli 18 anni nel 1982.
Esaminiamo le tracce di giganti nelle varie culture, per cercare di farci una idea di chi fossero questi
esseri.

1. I giganti nella bibbia


Basta prendere una qualsiasi copia della bibbia, magari una copia di una ventina di anni fa, per
rimanere sbigottiti davanti alla dichiarazione secondo la quale:
“[…] C'erano sulla terra i giganti a quei tempi - e anche dopo –
quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli.”

E ancora:

“[…] Il paese che abbiamo attraversato per esplorarlo è un paese


che divora i suoi abitanti; tutta la gente che vi abbiamo notata è
gente di alta statura; vi abbiamo visto i giganti, figli di Anak,
della razza dei giganti, di fronte ai quali ci sembrava di essere come locust
e così dovevamo sembrare a loro.”

Chi erano quindi questi personaggi?


Il primo brano, tratto dalla Genesi, parla dei Nephilim, un termine che significa letteralmente ‘coloro
che sono scesi’. Il secondo brano, tratto da Numeri, parla degli abitanti della terra di Anak, gli Anakim,
termine che significa ‘quelli dal lungo collo’.
Un’ altro brano parla di Og, re di Basam, sconfitto dagli Israeliti il quale, una volta morto, riposava in
un letto lungo più di 4,30 metri e largo quasi 2 metri, costruito completamente di ferro.
Sono state fatte tante interpretazioni del termine Nephilim e, anche se controversa, la traduzione
come ‘giganti’ è la più usata nelle coppie moderne della Bibbia. Il racconto dei giganti viene ritenuto
allegorico, una esagerazione, o addirittura una metafora in cui la ‘grande statura’ di queste persone era un
meccanismo linguistico per parlare della loro fama o della loro cattiveria.
I nephilim stessi, chiamati i figli di Dio, erano considerati malvagi perché ‘corrotti’ dall’ unione con le
donne mortali. Nessun esegeta ufficiale discute o parla del significato letterale della parola: coloro che sono
scesi. Gli esegeti non usano il termine ‘scendere’ ma ‘cadere’ che meglio si confà a un concetto di ‘perdita di
morale’ dovuta appunto all’ unione della carne con le donne mortali.
Ma tra ‘scendere’ e ‘cadere’ c’ è un abisso di significato. La parola ‘scendere’ implica una azione
volontaria di passaggio da un luogo fisico dal quale si effettua la discesa (un luogo che sta in alto) a un
luogo fisico al quale si arriva dopo la discesa (un luogo che sta più in basso).
C’ è da chiedersi inoltre, visto che questi Nephilim erano figli di Dio, come potessero unirsi alle ‘figlie
degli uomini’. Una cosa simile implica che i figli di Dio fossero fatti di carne anch’ essi, a questo punto perché
non prendere sul serio la loro descrizione di uomini in carne e ossa e di altissima statura?.
Se normalmente gli esegeti ritengono che questi ‘figli di dio’ sono ‘caduti’ a causa della loro unione
con le figlie degli uomini, e se si ritiene che, essendo figli di un dio, essi abitino nel cielo (o nel paradiso),
viene spontaneo domandarsi come potessero dal cielo unirsi con le figlie dell’ uomo che abitavano la terra.
La soluzione è semplice: come dice il loro nome, essi erano scesi dal cielo sulla terra.
Il termine con cui i sumeri indicavano l’ equivalente dei Nephilim è ‘Anunnaki’, un termine che deriva
da Anu= cielo, Na= verso, Ki= terra. Dal cielo verso la terra.
Riassumendo abbiamo degli esseri corporei (se non lo fossero stati non avrebbero potuto generare
con le figlie dell’ uomo), che vivevano nel cielo e che scesero sulla terra.

2. I giganti americani
Il manoscritto messicano chiamato di Pedro de los Rios, gintoci grazie ai conquistadores spagnoli,
parla di una razza chiamata Tzocuillixeco composta di esseri giganteschi che abitavano le foreste
messicane. Secondo questo manoscritto questa razza abitava la regione di Anahuac nel periodo successivo
al diluvio, che avvenne 4008 anni dopo la creazione, esattamente alla fine del primo sole e all’ inizio del
secondo.
Ciò ci riporta alla mente la frase del libro della sapienza:

“Anche in principio, mentre perivano giganti superbi,


la speranza del mondo, rifugiatasi in una barca,
lasciò al mondo la semenza di nuove generazioni,
grazie alla tua mano che la guidava.”

La speranza rifugiatasi in una barca è un riferimento a Noè, e la barca è l’ Arca. In questo passaggio
abbiamo il concetto di giganti che morivano durante il diluvio.

Herman Cortes in uno dei suoi diari racconta di quando gli furono mostrate ossa di esseri altissimi…
egli stesso racconta di aver spedito al re di Spagna un femore umano alto quasi quanto una persona di
normale statura.
Magellano riferisce di una leggenda degli abitanti della zona del lago Titicaca, secondo i quali una
razza di esseri altissimi abbandonò le città costruite per rifugiarsi all’ interno della zona della Patagonia.
Magellano stesso dichiarò di aver incontrato discendenti di questi esseri. Le parole che Magellano usò per
descrivere questi uomini furono: ‘incontrammo uomini tanto alti che le nostre teste arrivavano alla loro
cintura… la loro voce era come il verso di un toro…’.
Pedro Lopez riferisce di aver visto le assi delle barche con le quali giunsero questi esseri giganteschi
che costruirono complessi megalitici. Erano assi enormi di legno di cedro (tipico amlbero associato al
medioriente e in particolare al Libano).
Padre Velasco afferma in una relazione che anche Pizarro poté ammirare le statue scolpite dai giganti
"sterminati da un uomo giovane e splendente come il sole che lanciò contro di loro fiamme di fuoco".
Nello stesso periodo in cui avveniva la prima occupazione spagnola in centroamerica, nel letto del
fiume Columbia sono stati rinvenuti resti di origine caucasica, ritrovamento che conferma la presenza di
uomini dalla pelle bianca in America a quel tempo.
I pellerossa che abitavano la California nel XVIII secolo raccontavano una leggenda che vive ancora
oggi. Essi ricordano tempi dei loro avi in cui un gruppo di esseri giganti si spostava ‘verso sud’.
Descrivevano questi esseri come ‘altissimi e dai capelli rossi’.
Val la pena ricordare che la leggenda di Viracocha e di Quetzalcoatl descrive questi due personaggi
come esseri di altissima statura, dalla pelle bianca e dalla folta capigliatura.
Di Viracocha in particolare sappiamo anche che indossava una lunga tunica e aveva capelli biondo-
rossici. Inoltre, se l’ interpretazione di Sitchin secondo cui Viracocha non sarebbe altro che Ish.Kur, il dio
delle tempeste sumero, si spiega anche il particolare delle fiamme lanciate contro gli indigeni. Ish.kur infatti
in molti sigilli viene rappresentato con in mano un tridente che porta il fulmine.

3. Giganti africani ed asiatici


Le popolazioni della attuale Nubia, raccontano di un tempo in cui i loro avi coabitavano con esseri
giganti, dalla carnagione chiara, che parlavano una lingua incomprensibile. Questi esseri regalarono la
‘sapienza’ ai capi tribù insegnando loro i segreti del cielo.
In Tanzania alcune tribù raccontano dell’ epoca in cui i giganti lavoravano la terra e scavavano nelle
miniere. Questa leggenda in particolare fa eco ai racconti sumeri ripresi da Zecharia Sitchin in cui gli
Anunnaki, prima di creare l’ uomo, lavoravano nelle miniere per estrarre l’ oro.
Non è marginale l’ informazione che le miniere dell’ Abzu fossero poste sotto il controllo di Nergal e
Gibil, figli di Enki, considerati dai sumeri uno il dio dei metalli e l’ altro della forgia.
Lo scrittore francese Michel Cargese ha descritto in uno dei suoi libri un set di attrezzi preistorici
scoperti ad Agadir, in Marocco: questi attrezzi, vecchi di 300.000 anni, erano talmente grandi che, secondo
lo scrittore, le persone che li impugnavano dovevano essere alte almeno quattro metri e mezzo.
Reperti simili son stati rinvenuti anche nella zona della Tanzania, più a nord nella zona delle miniere di
diamanti, e nello Swaziland.
Agli inizi del XX secolo in Cina furono trovati dei reperti funerari mischiati con ossa umane di notevoli
dimensioni. In particolare falangi e denti di dimensione più che doppia rispetto alla normalità.
In una provincia sudorientale della Cina inoltre furono trovate delle asce bipenni dal peso di 8kg.
Nel Pakistan si tramanda una leggenda di un popolo di viaggiatori che incontrò esseri giganti, e in
tempi relativamente recenti. Una spedizione nella regione dell’ Assam ritrovò uno scheletro di 3,35 metri.
Anche le Filippine son famose per i ritrovamenti di giganti, infatti a Gargayan fu rinvenuto uno
scheletro alto 5,18 metri.
In uno scavo della società di progettazione Saudi Aramco in India, fu rinvenuto uno scheletro lungo
circa 7 metri. La foto fece il giro del mondo in tanti blog e fu pubblicata sia dal National Geographic che dai
giornali locali. Successivamente su internet si sparse la notizia che quella foto era una frode, un
fotomontaggio presentato a un concorso di fotoritocco. Ma anche questa notizia si è rivelata fasulla, inquanto
l’ analisi dell’ immagine provò che non vi era stato ritocco. Inoltre si riuscì a risalire alle stampe originali di un
giornale indiano che pubblicò la foto 2 anni prima della ‘presunta’ frode.

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