Ho segnalato ieri il punto significativo che nell'evoluzione della civilizzazione occidentale, si situa nel IV sec. d.C., e ho mostrato come in questo momento scompare, da una parte, nella civilizzazione europea la saggezza greca, questa saggezza attraverso la quale si tentava di esprimere con saggezza, giustamente, la sostanza profonda del Cristianesimo. Il momento esteriore di questa scomparsa si situa un po' pi tardi, quando l'imperatore Giustiniano dichiara eretiche le opere di Origene; sopprime la dignit del console romano e chiude la Scuola di filosofia di Atene, e bench i portatori della saggezza greca fossero contrari a fuggi re in Oriente, in qualche modo, essi si ritirarono dalla civilizzazione occidentale. Ci che venendo dall'Oriente, era pervenuto fino in Grecia e vi aveva adottato una forma particolare, costituiva uno degli aspetti della situazione. L'altro aspetto era dato dal culto di Mitra, che grazie ad una forma esteriore significativa doveva indicare come l'uomo attraverso la sua anima e il suo spirito, doveva elevarsi al di sopra di tutto ci che poteva essere compreso in virt della congiunzione degli esseri della sfera dei pianeti con le potenze terrestri, e come questo essere umano avrebbe potuto cos sentirsi pienamente umano. E' questo che doveva esprimere il culto di Mitra, che tendeva a mostrare all'uomo ci che era esso stesso, ma che disparve ugualmente, dopo essersi espanso attraverso i paesi del Danubio, fin nell'Europa Centrale e nell'Europa Occidentale. E quello che prende in Europa il posto di queste due correnti, una corrente di saggezza e un culto, questo fu fin dall'inizio una narrazione degli avvenimenti di Palestina conforme ai fatti esteriori. Lo si pu dire: in Europa non pot penetrare n un culto che avrebbe visto nel Cristo il vincitore di tutto ci su cui l'uomo doveva trionfare nel corso dellevoluzione del mondo, n ci che voleva sperimentare in tutta saggezza i veri segreti del Cristianesimo; ma fu, invece, la narrazione degli avvenimenti di Palestina che si diffuse. Ma ci che negli avvenimenti di Palestina poteva essere fissato concettualmente fu impregnato da un pensare giuridico, nella cornice del quale l'investigazione dei segreti dell'universo fu rimpiazzata dalla formulazione dei dogmi che fissavano le decisioni maggioritarie dei Concili. Questo fatto mostra che una svolta considerevole fu presa nell'evoluzione della civilizzazione occidentale e attraverso questo all'umanit tutta intera nel sec. IV d. C. Tutto quello che venendo dall'Oriente aveva raggiunto la civilizzazione europea, fu per cos dire risospinto in Oriente. La sola cosa che ha potuto mantenersi in Occidente, a lato dello studio dei fatti sensibili esteriori fu, apparendo nel mondo romano, lo slancio verso il pensiero astratto. Quanto viventi erano state le rappresentazioni che i Greci si facevano delle loro divinit e quanto astrattamente concettuali quelle che i Romani si sono fatte delle proprie! In fondo, pi tardi, le idee che i Greci avevano del mondo sovrasensibile erano gi prive di vita, bench esse fossero ancora viventi in s, ma relativamente prive di vita di fronte alle immagini di un vissuto nel mondo spirituale che rivelava la forma della civilizzazione della Persia antica o dell'India antica. Si viveva allora nei mondi sovrasensibili, anche se in virt di una facolt umana di conoscenza istintiva, ma si viveva tuttavia con questi mondi sovrasensibili come ai nostri tempi l'umanit vive con il mondo sensibile. Per l'antico orientale, il mondo spirituale era davvero accessibile. Per l'antico Oriente, il mondo spirituale era qualche cosa di presente nelle sue entit come lo sono per l'uomo, gli esseri umani attorno a lui e il greco aveva spinto il suo sistema di concetti a questo mondo sovrasensibile vivente. Fino ad Aristotele, fin dal IV sec. a.c., le idee dei Greci non erano astratte come lo sono quelle acquisite attraverso l'osservazione sensoriale esteriore. Si sono in seguito elevate al livello dellastrazione. Queste idee greche erano ancora attinte ad un mondo sovrasensibile vivente, ad una visione data da un lontanissimo passato. Queste idee greche viventi impregna vano di anima e di calore l'essere umano, gli ispiravano ancora l'entusiasmo necessario al suo modo di vivere in societ, nella misura in cui egli poteva partecipare a queste idee. Certo, non si deve mai dimenticare che una grande parte del popolo greco, non aveva il diritto di parteciparvi: dappertutto il mondo presentava degli schiavi, ma quelli che erano i portatori della cultura greca vivevano in un mondo di idee che, in fondo, era l'irraggiamento emanante nel mondo terrestre delle potenze sovrasensibili. Confrontato a questo, certamente il mondo romano che era separato dal mondo greco solo dal mare, appare del tutto astratto. I Romani designavano i loro dei, mi piacerebbe dire, con dei termini cos secchi, cos prosaici come quelli attraverso i quali i nostri scienziati definiscono le leggi naturali. Attraverso questo si esprime la svolta significativa sulla quale ho gi attirato l'attenzione; essa ci appare ancora con una nettezza particolare quando noi portiamo uno sguardo particolarmente attento su di una realt psichica che non si manifestata che a met nell'evoluzione universale, che non si completamente sviluppata. Considerate ora la sorte dellantico popolo greco. Una sorte marchiata da un certo tenore tragico: dopo aver offerto la sua grande fioritura, questo popolo greco si estinse e in fondo disparve dalla scena della storia, perch ci che in seguito ha occupato il suo territorio unombra, non una vera discendenza. Raggiunto da una grave malattia di cui la storia lo segna, il popolo greco deperisce e produce a partire dalle sue idee di un tempo qualcosa che amerei chiamare l'aurora di tutta la cultura avvenire; esso produce lo stoicismo, l'epicureismo, nei quali si annuncia gi attraverso certe concezioni definite della vita ci che la civilizzazione occidentale raggiunger grazie ad un cammino molto pi astratto. Ma si vede bene, considerando lo stoicismo e lepicureismo e ugualmente la mistica greca apparsa in seguito che esse sono un deperimento dell'antico ellenismo. Perch dunque fu necessario che questa malattia colpisse l'ellenismo nel corso della storia, tanto da farlo morire? Si dir volentieri che in questa malattia, in questo declino del popolo greco, risiede un mistero della storia universale. S, con l'eredit che aveva ricevuto, con uneco dell'antica concezione del mondo orientale, questo popolo greco vedeva ancora l'essere umano dotato di anima e di spirito, in piena luce. Nel lontano passato della civilt greca ogni uomo si concepiva come un essere d'anima e spirito disceso dai mondi spirituali attraverso la nascita o il concepimento, la cui patria era la sfera sovrasensibile e verso la quale era destinato a ritornare. Ma nello stesso tempo, questo greco, anche nell'epoca della fioritura della propria civilt - l'ho spesso ricordato - sentiva che essa andava declinando. Sentiva che l'essere umano non poteva divenire veramente un uomo sulla terra elevando il suo sguardo verso le altezze, contentandosi di alzare i suoi occhi verso i mondi sovrasensibili. Esso si sentiva per cos dire accerchiato e penetrato dalle potenze terrestri: da qui l'antichissima sentenza greca: "Meglio essere un mendicante nel mondo dei sensi che un re nel regno delle ombre". Nel passato il greco aveva contemplato in tutta la sua chiarezza il mondo sovrasensibile, ma nello stesso tempo, poich in questa stessa Grecia, egli diveniva del tutto umano, sentiva che questo splendore dei mondi spirituali, non avrebbe potuto preservarlo, che stava perdendolo, che la sua anima veniva catturata dalle cose della terra ed egli temeva in qualche modo, la morte, perch a causa della vita tra la nascita e la morte, l'anima pu perdere il legame con la sua patria sovrasensibile. E' in funzione di questo sentimento che risulta necessario dipingere l'ellenismo. Gli uomini come Nietzsche hanno avuto in fondo un sentimento giusto: Nietzsche avvertiva con giustezza le cose allorquando chiamava unepoca tragica il periodo dellevoluzione greca che precedette Socrate e Platone, perch gi in pensatori come Talete, e specificatamente presso Anassagora ed Eraclito vediamo oscurarsi una grandiosa costruzione del mondo sulla quale la storia attuale non ha pi niente da dire. Noi vediamo il timore di diventare estranei al mondo sovrasensibile ed esse re attaccati a ci che sussiste solo durante la traversata dell'esistenza tra la nascita e la morte, d'essere attaccati al mondo dell'Ade, al mondo delle ombre, che in fondo diviene la sparizione dell'uomo. Tuttavia il greco aveva salvato qualche cosa, qualcosa che appariva nel suo pi bel fiore nell'idea platonica. Direi volentieri che questo mondo delle idee platoniche, quest ultimo resto brillante dell'antico Oriente, apparve nel momento dell'appassimento, allorch l'Oriente stesso destinato a morire nell' Aristotelismo e tuttavia queste idee greche cos, emergono. E costantemente, il greco, sentiva che l'Io dell'uomo in realt nella vita umana qualcosa che sta perdendosi: tale era in fondo il sentimento dei Greci. Prendete la descrizione dell'evoluzione dell'Io nei miei Enigmi della Filosofia, vedete come l'Io era legato all'attivit pensante, alla percezione esteriore. Ma come l'esperienza dell'Io legata al pensare, l'uomo la sente ancor meno presente nella sua propria natura corporea piuttosto che legata a tutto ci che vive all'esterno nel mondo, ai fiori sboccianti, ai lampi, ai tuoni, nello spazio cosmico, alle nuvole percorrenti i cieli, agli alberi e alla pioggia che cade. Il greco sentiva il suo io legato a tutto questo: sentiva in qualche modo con le forze dell'Io, senza il guscio di questo io; sentiva piuttosto questo: allorch io porto lo sguardo sul mondo dei fiori, il mio io vi si fissa, egli fiorisce con i fiori. Ecco ci che sentiva. E si pu ben dire in effetti che questa cultura greca non ha potuto perdurare; cosa sarebbe diventata se avesse potuto continuare? Non avrebbe avuto nessuna possibilit di continuare in linea diritta. Cosa sarebbe diventata? L'uomo si sarebbe poco a poco sentito come una creatura terrestre inferiore all'umano, e ci che in realt lo spirito e l'anima dell'uomo si sarebbe sentito come una cosa dimorante le nuvole e i fiori, le montagne, la pioggia e il sole e che viene a rendervi visita. Avrebbe avvertito a poco a poco, se la cultura greca avesse continuato ad evolversi in linea diritta, che quando ci si addormenta la sera, si sarebbe potuto sentire la vicinanza del proprio io nel suo chiarore che ci rende particolarmente visita, ma si sarebbe ugualmente sentito che risvegliandosi al mattino e consacrandosi al mondo dei sensi inferiori, non si era in realt un uomo terrestre, quanto piuttosto un involucro esteriore. Un certo allontanamento di fronte all'io si sarebbe prodotto se si fosse seguito in linea diritta lo sviluppo di ci che si pu, attraverso la sensibilit, percepire della colorazione fondamentale propria, del temperamento cupo della natura greca. Era necessario che l'Io che si sottraeva all'uomo, l'Io che fuggiva verso la natura e il cosmo, si trovasse in qual che modo legato fermamente all'entit dell'uomo, a questa entit organica percorrente la terra. Era necessario perci un vigoroso impulso. Era in effetti un carattere proprio all'orientalismo d'aver certamente sottolineato l'acuto punto dell'esistenza dell'Io, d'averlo fatto precisamente insegnando la realt delle vite terrestri successive nel quadro della concezione della vita, ma nel medesimo tempo d'aver avuto la tendenza di rendere questo lo estraneo alluomo, tanto da spogliarglielo. Per questo, l'Occidente che non ha potuto elevarsi fino alle altezze greche, non aveva pi la forza di accogliere il culto di Mitra e lo lasci cos rifluire verso Oriente. Aveva soltanto la forza, attingendo alla natura robusta dell'uomo e della sua natura terrestre, di farsi raccontare gli eventi di Palestina cos com'erano accaduti e di farseli confermare dai Concili. L'europeo fu in qualche modo trascinato fin dallinizio verso il materialismo della personalit. E' questo che appariva con grande intensit nella svolta verso il IV sec. d. C. Progressivamente rifluiva verso l'Asia tutto ci che avrebbe potuto portare ad una comprensione pi profonda del cristianesimo. Ci che avrebbe potuto portare un culto dove il Cristo sarebbe apparso trionfante e non soltanto come colui che si affatica sotto il pesante fardello della croce, e dunque, non potendone presentire il trionfo che dopo la crocifissione. Per l'Occidente, questo rifluire della saggezza e dell'antico cerimoniale del culto doveva servire ad affermare l'Io. E' dalla robustezza dei popoli nordici barbari che nacque la forza di quest affermazione del l'Io nell'organismo terrestre dell'uomo. E cos come questo si compiva nelle contrade prossime al Danubio, in quelle che si trovavano verso sud; nel sud e nell'ovest dell'Europa, l'arabismo venuto dall'Oriente s'impiantava con delle forme differenti da quelle della saggezza orientale del passato. S'impiantava in Spagna e si vide il sud-ovest dell'Europa inondato da una cultura intellettuale fantastica, che nel dominio dell'arte produceva l'arabesco, che non perveniva fino all'interpretazione dell'animico - spirituale e dell'organico. Cos l'Europa era colma da una parte delle narrazioni di semplici fatti rimpiazzanti la pratica di un culto, e dall'altra parte di una verit e di una saggezza fantastica e astratta; di ci che epurato dava una cultura puramente intellettuale e conquistava l'Europa attraverso la Spagna. Nel seno di questo mondo nel quale non vivevano che i racconti ridotti a dati esteriori, degli avvenimenti di Palestina, e la saggezza intellettuale e fantastica apportata dall'arabismo, in questo mondo apparvero certi uomini - vi sono sempre delle personalit isolate che si distinguono dalla massa dell'umanit - a cui si svelava un poco la verit delle cose. Nelle loro anime appariva il fatto che esisteva un segreto grande davanti al quale la pi alta saggezza non bastava per penetrarne tutti i significati e il sentimento pi intenso non era abbastanza forte per creare il cerimoniale adatto, e che dalla croce del Golgota era emanato qualcosa che doveva essere conosciuto dalla saggezza pi alta e dai sentimenti pi audaci. Ecco ci che appariva a qualcuno. In essi si elevava come una immaginazione significativa: nel pane della Cena si presentava come una sintesi delle forze del cosmo esteriore che penetrava la Terra di tutte le correnti di forze discendenti dal cosmo verso di essa, che faceva nascere come per magia la vegetazione; ci che cos confidato alla terra dal cosmo, che in seguito scaturiva dalla terra, concentrato nel pane e costituisce il corpo umano. Qualcos'altro percepivano, - vorrei dire, - attraverso tutte la brume che si estendevano sulle antiche tradizioni, qualcosa d'altro si trasmetteva a questi saggi europei, qualcosa che certo aveva la sua origine in Oriente, ma che attraverso le brume, fu compreso da qualcuno. Era l'altro mistero che prendeva il posto del pane: il mistero della coppa sacra nella quale Giuseppe d'Arimatea aveva raccolto il sangue del Cristo; questo era l'altro lato del segreto dell'universo. Come nel pane resta concentrata tutto ci che la quintessenza del cosmo, nel sangue riunito tutto ci che la quintessenza della natura umana, dellentit umana; nel pane e nel sangue, di cui il vino doveva essere il simbolo esteriore, questo si esprimeva nel pane e nel sangue per questi saggi europei che si erano sviluppati discendendo dai misteriosi luoghi dei misteri, superando di molto la maggior parte della popolazione europea che non poteva intendere che la narrazione degli avvenimenti di Palestina e che essendosi fermata allerudizione, non poteva che adattarsi alla sostanza fantastica dell'arabismo. Fra questi uomini che si distinguevano come frutti maturi, maturi all'eccesso della saggezza orientale, e nello stesso tempo per un frutto molto maturo della sensibilit del sentimento europeo, fra essi che si sviluppa ci che si chiamer il segreto del Graal. Ma, dicevano, questo segreto del Graal non si trova sulla terra. Gli uomini si sono abituati a coltivare una intelligenza che aveva dato la sua fioritura suprema con larabismo. Gli uomini non sono abituati a considerare il sen so dei fatti esteriori ma unicamente ci che loro rivelato dalla loro contingenza sensibile. E' necessario penetrare fino a ci che contiene il segreto del pane che si dice fu spezzato da Cristo Ges nella coppa ove Giuseppe dArimatea raccolse il di Lui sangue. Questa coppa fu in seguito portata in Europa ma, come dice la leggenda, essa fu custodita dagli angeli nelle altezze, lontano dalla superficie terrestre, fino a quando pervenne a Titurel, che cre su Montsalvat un tempio per questo Graal, per questa coppa sacra, questa coppa che rinchiude il mistero del pane e del sangue. E' in un luogo sacro, in un tempio, che coloro che erano divenuti dei saggi nei misteri europei volevano contemplare attraverso le brume dell'astrazione e dei limiti dei fatti esteriori, il segreto del Graal, il segreto del cosmo, che si era perduto con l'astronomia eterica, il segreto del sangue che si era disperso con l'antica medicina contemplativa. In un momento determinato essi avevano dato la loro suprema fioritura in Spagna, grazie agli arabi, in questa Spagna dove non si poteva trovare tra gli uomini, nella realt esteriore, il segreto del Graal. Non vi si trovava che una saggezza individuale e astratta. I cristiani non conoscevano che la narrazione dei fatti esteriori, e gli Arabi e i Mori solo una evoluzione fantastica dell'intelligenza. Era dalle altezze, al di sopra del suolo terrestre, che planava il Santo Graal e solo coloro che avevano ricevuto dalle potenze spirituali le facolt necessarie potevano penetrare in questo tempio spirituale, avvicinarsi al Santo Graal, in questo tempio racchiudente i segreti del pane e del sangue. Ci non a caso doveva essere trovato in Spagna, l dove realmente era necessario percorrere dei luoghi scostantesi da ci che offriva la realt dei fatti terrestri, dove era necessario superare delle alte siepi spinose per avvicinare il tempio spirituale che celava il Graal. E' sul terreno che preparavano tali sentimenti che si svilupp la concezione del Santo Graal. La chiesa invisibile, la chiesa sovrasensibile che si trova ora sulla terra, ecco ci che nascondeva il mistero del Graal. Era una presenza diretta, ma che non incontra colui che resta indifferente al mondo. Nel passato i sacerdoti dei Misteri se ne andavano per il mondo cercando fra gli uomini e si dicevano alla vista dell'aura umana: necessario accogliere costui nei misteri; eccone un altro, bisogner accoglierlo e farlo entrare nei Misteri. Non c'era bisogno di porre domande, si era scelti. Non c'era bisogno che l'attivit nascesse nell'essere interiore dell'uomo stesso, si era scelti, si veniva condotti nei luoghi sacri dei misteri. Intorno al IX, X, XI e XII sec., questi tempi erano gi passati. Era necessario che nell'uomo, grazie alla forza del Cristo si affermasse ci che giungeva a domandare: Quali sono i segreti dell'esistenza? E nessuno poteva avvicinarsi al Graal percorrendo il mondo esteriore con indifferenza, dormendo interiormente. Soltanto costui si diceva, poteva accedere ai prodigi, vale a dire ai segreti del Santo Graal, colui la cui anima si sentiva spinta ad interrogare i segreti dell'esistenza, dell'esistenza cosmica e di ci che vive nell'essere interiore dell'uomo. E da allora sempre stato cos. Solamente dopo, all'incirca verso la met del Medioevo, gli uomini, con gravit sono stati incitati a porre queste questioni, a doversele porre, perch si produsse, dopo l'inizio del XIV secolo, vale a dire al suo primo terzo, la grande regressione. Coloro che investigavano le meraviglie del santo Graal divennero sempre meno numerosi, le anime furono sempre pi inattive. I loro sguardi cercavano ormai le forme esteriori dell'entit umana sulla terra, cercavano ci che si pu vedere, contare, misurare e valutare nel cosmo. Tuttavia questo appello sacro che dall'inizio del Medioevo si era fatto intendere nel seno della civilizzazione europea sussisteva ancora: interrogare i segreti del cosmo come i segreti interiori dell'uomo, vale a dire i misteri del sangue. Gli uomini sono passati per le fasi pi differenti di ci che il materialismo con tutte le sue forze doveva necessariamente portare alla civilizzazione europea. Per v' erano parole pressanti bench esse non fossero pi quasi intese. E' necessario solamente valutare quanto grande era la possibilit di far risuonare delle parole significative nel seno della civilt europea. Ci che era destinato ad un epoca determinata, il racconto degli eventi di Palestina, la penetrazione attraverso l'arabismo di questi dati esteriori, ci che in seguito fu compiuto dalla Scolastica creando la filosofia cristiana del Medioevo, ci fu per una certa epoca una grande opera, ma tale che si era sviluppata a partire da un epoca di grande saggezza e di grande cerimoniale che semplicemente rifluivano verso Oriente. Vi una cosa per che non veniva pi compresa: prestare ascolto ai misteri sovrasensibili del cristianesimo, ai misteri del Santo Graal. E tutte le voci veramente pressanti che si sono fatte intendere in questa primavera - e non erano poche - sono state ridotte al silenzio dal cattolicesimo romano che scivolava nel dogmatismo, tanto che la gnosi - come ho nuovamente segnalato ieri - fu radicalmente eliminata. Non si deve portare un giudizio negativo sul periodo che va dal IV sec. d. C. fino al XII, XIII sec. perch delle voci numerose che risuonavano allora, direi volentieri con una santa soavit e una maturit eccessiva attraverso la civilt europea, che del resto era barbara, una sola, un poco incapace, rimasta, quella di un uomo che non sapeva scrivere, quella di Wolfram von Eschenbach. Quella ancora sufficientemente grande; il dogmatismo che si era instaurato in Europa e che in fondo ha eliminato le voci possenti che lottando con amarezza facevano risentire l'appello del Santo Graal, l'ha lasciata vivere. E quelli che facevano intendere questo appello volevano dargli il senso di una libert di cui l'alba si levava dall'anima atona. Essi non volevano spogliare l'uomo della sua libert, non volevano privare l'uomo della sua libert, non volevano imporgli niente: l'uomo doveva essere colui che interroga. Egli doveva dal fondo della propria anima domandare quali sono le meraviglie del Graal. La vita spirituale che cosi si oscurava era veramente pi grande del suo avversario, ma anche quest'ultimo non era esente da una certa grandezza. E allorquando quello che i servitori del Santo Graal avevano chiamato un percorso spirituale fu rimpiazzato da un cammino fisico conducente fino alla Gerusalemme fisica in Oriente, quando il cammino della croce che conduceva al Graal fu rimpiazzato dalle crociate conducenti alla Gerusalemme fisica, allorquando Goffredo di Buglione, opponendosi a Roma volendo fondare un regno esteriore a Gerusalemme fece intendere questo appello attraverso la sua sensibilit: - Lasciamo Roma, questa azione fu meno suggestiva di quella di Pierre D'Amiens che esercitava una potente suggestione conducente a tradurre nel linguaggio del materialismo ci che, per i servitori del Santo Graal, aveva un senso spirituale. Questo fu cos uno dei cammini che segu il materialismo, il cammino che conduce alla Gerusalemme fisica e non alla Gerusalemme spirituale che doveva conservare nel tempio di Titurel ci che nel Santo Graal sussisteva del Mistero del Golgota. Titurel, cos dicevano, l'aveva fatto scendere dalle nubi dove gli angeli lo portavano. Fin tanto che regnavano l'arabismo e le narrazioni esteriori dei fatti, Titurel l'aveva condotto nella sfera terrestre. Ma l'epoca materialista non si cur di porre la questione su questo soggetto. Degli uomini, degli isolati, degli uomini conquistati dall'entusiasmo, dal fanatismo, e non dalla saggezza, come Perceval, quelli presero il cammino che conduceva al Santo Graal ma in fondo essi non comprendevano pi bene come porre la buona domanda. Precedentemente al cammino del materialismo intrapreso nel primo quarto del sec. XIV, vi era gi l'altro cammino del materialismo che in fondo s'era gi orientato verso est, verso la Gerusalemme fisica. Questa situazione tragica, l'umanit la visse, ha dovuto e deve subirla per provare interiormente questo tenore tragico e generare degli esseri che interro gano. L'umanit ha dovuto e deve vivere questa tragedia: la luce che gli era venuta altrove da Oriente non fu riconosciuta come spirituale, la luce spirituale fu riposta ed per questo che ci si mise in cerca della terra fisica, della materialit fisica dell'Oriente. Si cominci nel Medioevo a cercare l'Oriente fisico dopo aver alla fine dell'Antichit riposto l'Oriente spirituale. Tale era la situazione, e tale ancora oggi la nostra in Europa. Perch noi siamo ancora, se comprendiamo il vero appello dell'umanit, dei cercatori del Graal e dovremmo esserlo. Le aspirazioni dell'umanit cos come esse si manifestarono fin dall'inizio nelle crociate dovevano conoscere una trasformazione: la metamorfosi verso lo spirituale. E' necessario di nuovo pervenire a concepire il mondo cosmico in modo tale che noi vi cerchiamo l'origine del Cristo. Come a lungo l'abbiamo compreso con il solo aiuto dell'astronomia fisica esteriore, esso non pu essere conosciuto ancora come la patria del Cristo, perch di ci che l'astronomia insegna oggi, essendo questo il segreto del cielo, ci che descrive solamente con l'aiuto della geometria, delle matematiche, della meccanica, ci che non si pu vedere che per mezzo di un telescopio, quello non il Cielo dal quale il Cristo pu essere disceso sulla terra per incarnarsi nell'uomo Ges di Nazareth. Perch questa incarnazione non pu pi essere compresa se non si impara a conoscere l'uomo soltanto in una clinica come un corpo senza vita, l dove si fa l'autopsia di un cadavere per rappresentare dopo con questo cadavere ci che dovrebbe essere l'uomo vivente. Gli Antichi avevano una astronomia vivente, essi avevano una medicina vivente. Una astronomia vivente ci mostrer un cielo, un cosmo, veramente impregnato di spiritualit da cui il Cristo pu essere disceso e ugualmente, la medicina nuovamente vivente ci mostrer l'essere umano sotto una forma che non potremmo apprendere attraverso il sapere, ma attraverso la conoscenza che giunger fino a sapere il segreto del sangue, fino alla sfera organica interna dove le forze del corpo eterico, del corpo astrale e dell'Io si trasformano in sangue fisico. Nell'istante in cui avremo saputo il segreto del sangue attraverso una medicina reale e in cui avremo compreso la sfera dell'universo, la sfera cosmica grazie ad una astronomia spiritualizzata, noi comprenderemo come il Cristo possa discendere da queste sfere cosmiche sulla Terra e come possa trovare sulla Terra il corpo umano che ha potuto accoglierlo con il suo sangue. E' il segreto del Graal che deve essere ricercato con seriet su questa strada: dobbiamo metterei in cammino con tutto il nostro essere, con la nostra testa e il nostro cuore, verso la Gerusalemme spirituale: quello lo scopo del- l'umanit moderna. E' singolare vedere come ci che deve arrivare vibri obbiettivamente nella sfera dell'esistenza. E se non lo si sente come necessario, se lo si sente esteriormente, lo si materializza. Come i cristiani si sono fin dall'inizio recati a Gerusalemme, dei gruppi, dei membri del popolo giudaico si sono recati ora a Gerusalemme e questo rivela una nuova fase del materialismo e mostra come ci che doveva essere compreso spiritualmente in tutte le sue componenti dall'umanit moderna venga compreso materialmente. E' necessario pertanto che venga il tempo dove il segreto del Graal sia risentito in modo giusto. Voi lo sapete, io I 'ho gi menzionato in Scienza Occulta, io I 'ho inscritto nella trama del testo che esprime ci che deve essere cercato attraverso la via della scienza dello spirito; e grazie a quello, ho tratteggiato ci che dobbiamo conquistare: una immagine, una Immaginazione per ci che deve essere ricercato attraverso degli sforzi spirituali seri e con sentimenti profondamente umani; questo il cammino del Graal.