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GRUPPO STUDI ROSACROCIANI di PADOVA

Centro di Diffusione degli Insegnamenti Rosacrociani

PRESENTAZIONE DEGLI
INSEGNAMENTI
ROSACROCIANI
Tratta da 4 Conferenze del
CENTRO ROSACROCIANO DI PADOVA

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PRIMO INCONTRO

Quello che ci interessa qui direttamente è l’insegnamento della Associazione Rosacrociana per chi non riesce
più a farsi bastare quello che insegna la Chiesa. Come conseguenza ci sono persone che non vivono una vita
completa, perché espellono dalla loro concezione – ingiustificatamente – la parte spirituale, anche se non
hanno di fondo una natura materialistica.

Ma anche chi frequenti la Chiesa può essere alla ricerca. A questi diciamo che nulla di ciò che qui diremo è
in contraddizione reale con gli insegnamenti fondamentali della Chiesa. Dal nostro punto di vista non c’è
alcuna competizione, ma esclusivamente desiderio di maggiore approfondimento e comprensione. Anche
perché a noi non interessa in alcun modo fare del proselitismo; il nostro scopo è condividere questi
insegnamenti.

Altro capitolo riguarda gli insegnamenti orientali. Qualcuno arriverà a pensare che quanto diremo riguarda
più l’Oriente e le sue caratteristiche, piuttosto che l’Occidente. Ma non è così, e spero che diverrà chiaro man
mano che approfondiremo gli argomenti; in primo luogo perché il nostro è la forma più profonda di
Cristianesimo.

Detto questo, come si dice: “patti chiari e amicizia lunga”: dobbiamo chiarire subito alcune cose, alcune
considerazioni di fondo, che mi auguro servano per capirci reciprocamente meglio.

La prima considerazione riguarda la sfera dei credo. Comunemente si usa dividersi fra chi afferma di
“credere” e chi invece di “non credere”.

Dovremo cercare di mettere l’accento sul fatto che chi dice “credo” non vuol dire “so”! Credo, proprio
perché non so; se una cosa la so, non mi esprimo dicendo “credo”. Ma lo stesso vale per chi dicesse “non
credo”. Neppure questi dice: “so”, o: “so che non è così”. In definitiva, dunque, ci dividiamo fra di noi
dicendo la stessa cosa: “non so”. Chi dice “credo” e chi dice “non credo”, dice la stessa cosa.
Quale può essere allora la conseguenza più logica di questo ragionamento? Di chi descrive se stesso dicendo
“non so”? Può essere una sola: “non so, perciò ricerco per arrivare a sapere”. O almeno a saperne un po’ di
più di adesso. A meno che non si ritenga che non sia possibile saperne un po’ di più. Effettivamente, è
proprio su questa idea che si basano i “credo” e i “non credo” che noi vogliamo invece superare. Resta il
fatto che lo spirito dell’uomo lo spinge ad indagare, ad allargare la sua sfera di conoscenza, e trincerarsi
dietro ai “credo” o ai “non credo” non aiuta, in entrambi i casi.

Dunque smettiamola, almeno qui, di dividerci in una cosa che invece ci unisce: la non conoscenza che ci fa
aspirare ad una maggiore conoscenza: la ricerca.

Sospendiamo le idee preconcette, e buttiamoci nella ricerca. In questo modo dovremo trovare la sintonia che
ci unisce. Certamente non arriveremo a risolvere ed annullare tutti i dubbi, ma altrettanto certamente ci
incammineremo per una strada che darà soddisfazione alla nostra sete di risposte, alla nostra ricerca. Quella
strada che ci ha portati qui oggi.

A questo punto si apre la seconda, altrettanto importante, considerazione, quella relativa alla fonte di questi
insegnamenti. È evidente che dobbiamo riferirci ad una fonte esterna a noi stessi per ampliare la nostra
conoscenza e il nostro orizzonte. L’operazione però che usualmente facciamo in questi casi, è quella di
abbinare alla fonte “l’autorità”. Ci troviamo allora davanti alla domanda: “Quale fonte è autorevole?”. In
questo modo finiamo col dare più importanza, a porre più l’accento, sulla autorità di chi ci propone degli
insegnamenti, piuttosto che sugli insegnamenti stessi. Finiamo così col cadere nuovamente nella sfera dei

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“credo”, della quale credevamo di esserci liberati. Ci mettiamo alla ricerca di una autorità “affidabile”
piuttosto di insegnamenti convincenti.

La via d’uscita è distinguere fra la fonte e l’autorità: la fonte, è vero, è esterna a noi, ma l’autorità, cioè la
decisione di dare valore ai suoi insegnamenti, di accoglierli e accettarli, di stabilirne la validità e la capacità
che hanno di rispondere alle nostre domande, non dobbiamo delegarla a nessun altro che a noi stessi!
Siamo noi ad esserci messi alla ricerca, perché abbiamo sete di nuove e diverse risposte? Ebbene, solo
l’assetato può sapere, ed essere in grado di stabilire quando la sua sete sia stata soddisfatta o meno.
Lasciamolo perciò stabilire a lui!

Certamente, ci vuole un po’ di fede all’inizio, perché se siamo guidati solo dai nostri giudizi precedenti, che
si trasformano così in pregiudizi, non potremo ampliare la sfera delle nostre conoscenze e convinzioni. Ma la
fede, si sa, “si presta”, non si regala. Accogliamo questi insegnamenti con l’apertura mentale necessaria,
riservandoci di stabilire, più tardi, una volta ben compresi, se avranno saputo o meno dissetarci. Riservando a
noi stessi l’autorità di stabilire la validità di questa fonte.

A questo proposito, vi prego di non chiederci giudizi su questa o quella Chiesa o Associazione: proprio per
rispetto alla libertà, autonomia (che è la nota-chiave del nostro insegnamento) e autorità dello studente, la
nostra politica è quella di non giudicare nessuno, ma solo di presentare e proporre le nostre idee. Ciascuno si
indirizzerà a quello che noi definiamo il Tribunale Interiore dell’individuo. Noi rispettiamo tutti coloro che
sinceramente sono alla ricerca, e non pretendiamo di rappresentare la sola via verso la verità.

Credo sia così giunto il momento di cominciare ad affrontare più direttamente l’argomento che ci ha riuniti,
di passare, per così dire, dal metodo al merito.

Vi sono due categorie di pensiero che comunemente si usano per affrontare questi temi, e l’una prevale
sull’altra a seconda se scegliamo di dare la preferenza alla mente, al ragionamento, oppure di utilizzare
l’aspetto fideistico, il “credo”, il cuore. Il primo caso possiamo farlo ricadere nella sfera della scienza, il
secondo in quella della religione. Vediamo come esse affrontano le problematiche che ci interessano.
La religione, la Chiesa, si affida ai dogmi. Cioè a sentenze decise da altri, per le quali non vi è alcuna altra
spiegazione che una fede imposta. Per definizione, i dogmi non fanno appello alla capacità critica del fedele,
ma pretendono di essere accettati a scatola chiusa. Giustamente, molte persone non li accettano,
considerando che la ragione è una delle funzioni di cui il Creatore ci ha dotati.

Allora l’uomo raziocinante, l’uomo pensante che chiede di conoscere i perché di quanto gli viene proposto,
si affida alla scienza. La scienza ha per obiettivo la ricerca delle risposte ai perché, che si realizza nella
scoperta delle “leggi della natura”. Il problema nasce dal fatto che ci indirizziamo ad essa a causa del rifiuto
di dogmi insostenibili o inesplicati, come reazione alla dottrina della Chiesa. Nasce così una scienza che ha
le sue basi nel rifiuto della religione, che diventa rifiuto della religiosità. Anche la scienza, tuttavia, ad un
certo punto deve fare i conti con la realtà, e ad un certo punto la sua visione puramente materialistica deve
arrendersi, e non può che assegnare al caso (cioè l’esatto opposto delle leggi che ne costituiscono, per così
dire, la ragione sociale), la sua soluzione a determinati problemi. Soluzione che però il buon senso da solo
basta a stabilire che non può definirsi propriamente tale.

I dogmi da una parte, e il caso dall’altra, sono la riprova che entrambe le vie descritte non sono capaci di
essere esaustive nella loro indagine. Non si può affrontare i problemi attraverso i dogmi, cioè con la
negazione del problema, né attraverso il caso, cioè con la negazione della soluzione: bisogna mettere in
relazione il problema con la sua soluzione, attraverso la logica. Ed è questa la strada che percorreremo.
La mancata soluzione non dipende dal fatto che queste problematiche non possano trovare risposte, ma dal
fatto che si usano i metodi sbagliati per affrontarle. Noi diciamo che il fatto stesso di scoprire delle leggi di

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natura rivela l’esistenza di un disegno intelligente, di una Intelligenza, del “Legislatore”, del “Logos”. E le
leggi fondamentali alle quali facciamo risalire tutte le spiegazioni “logiche” sono due:

- la Legge di Conseguenza, per la quale qualsiasi azione, a tutti i livelli, diventa una causa dalla quale
derivano degli effetti;

- la Legge di Analogia, per la quale quello che è nel grande è anche nel piccolo, tutto trovando l’unica causa
prima nel Logos.

Ultima breve considerazione, riguarda il termine “esoterismo”, presente nel tema di queste Conversazioni. Se
guardiamo ai riti, alle cerimonie della Chiesa, vi possiamo trovare delle gestualità o delle tradizioni che la
stessa ripete ormai da millenni, pur avendone perso traccia delle motivazioni di fondo. Ciò avviene perché
queste cose nascondono un significato, non solo simbolico, ma spesso anche effettivo, risalente ad un
insegnamento più profondo riservato nel tempo ad una cerchia più ristretta, il quale fino ad oggi è stato
nascosto alle masse, sia fuori che dentro gli ambienti ecclesiastici. Questo insegnamento esoterico è stato
celato per motivi evolutivi (che spero chiariremo più avanti), mentre ne è stata divulgata solo la parte
superficiale, esteriore o “essoterica”.

Per comprendere bene l’insegnamento esoterico, che oggi si presenta sempre più apertamente grazie alla
crescente maturità degli individui, dobbiamo tenere presenti almeno due presupposti come concetti di base:
1- Il concetto di “Io Superiore”, chiamato anche Sé, o Ego, a seconda delle scuole. Uno dei motivi, a mio
modo di vedere, che affliggono, soprattutto interiormente, l’uomo moderno, è la scarsa, per non dire misera,
considerazione che egli ha di sé. Egli si identifica col suo io personale, quello che è consapevole e cosciente,
il quale è la causa dell’egoismo e dell’egocentrismo. Analizziamo un po’ questa identificazione, che coincide
con la parte visibile di sé, cioè con il corpo: l’uomo di oggi ritiene di solito che se gli venisse a mancare o a
mutare il corpo, egli perderebbe l’idea di sé, la propria identità. Quando però andiamo ad esaminare cosa
avviene a livello fisico nell’uomo, ci rendiamo conto che il corpo nel suo insieme è soggetto a continue
modificazioni, nella sua dimensione cellulare e in quella atomica, per cui se basassimo la continuità di
coscienza di noi stessi in esso, la perderemmo ben presto, cosa che non succede. Si potrebbe obiettare che
detta continuità di coscienza non dipende tanto dall’aspetto fisico, quanto da quello psichico. A parte che
questo già significherebbe che la psiche è altro dal corpo, cosa comunemente non accettata, ma anche il
livello psichico è soggetto a continue modificazioni, tanto che spesso guardando una persona anziana e il suo
comportamento, ci sembra impossibile che sia stata, un tempo, un bambino.

Ci deve essere perciò qualcosa che “sta dietro” a quanto appare fisicamente e anche psichicamente, qualcosa
che ha in sé quella continuità che ci consente di sentirci sempre noi stessi, a dispetto di tutte le modificazioni
esteriori o superficiali. Questo qualcosa non è né nel fisico né nella psiche: è una parte imperitura che noi
chiamiamo spirito, ed è l’Io Superiore che non conosce i limiti di potenzialità e di coscienza propri dell’io
personale, anche se non ci è ancora consapevole. Arrivare ad identificarci con l’Io Superiore vuol dire
superare l’idea misera che abbiamo di noi, e nel contempo a sentirci in armonia con tutto e con tutti, parte del
Tutto, superando così anche l’egoismo, prodotto esclusivo dell’io personale, cieco della realtà di cui fa parte.

2- Il secondo concetto riguarda l’evoluzione. Figlia della scienza che abbiamo descritto come reazione ai
dogmi, è l’idea evolutiva che generalmente abbiamo, ritenendo che le Scritture religiose e la Bibbia siano ad
essa contraria. Fin dalla prossima volta vedremo che non è così, anzi, che solo considerandola nella lettura
essa assume una veste coerente, ragionevole e logica.

Ma guardiamo ora all’evoluzione come la scienza l’ha sviluppata. La prima ipotesi scientifica evoluzionista
di un certo credito fu quella presentata da Lamàrck, scienziato francese, il quale affermava che lo sforzo di
adattamento ambientale causa una modificazione fisica nei soggetti inseriti in un dato ambiente, la quale si
trasmette agli eredi con un progressivo miglioramento del loro adattamento. Questa teoria subì un duro colpo
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quando Weismann teorizzò la distinzione fra cellule corporee (fenotipi) e cellule germinali (genotipi),
affermando che solo queste ultime – non coinvolte nelle modificazioni dovute all’ambiente – si trasmettano
agli eredi. A questo punto prese il sopravvento la teoria di Darwin, che sosteneva modifiche “casuali” delle
cellule germinali, capaci di produrre esemplari diversi, fra i quali sopravvivrebbero solo quelli più adatti
all’ambiente circostante. Lamàrck sempre difese la validità della sua teoria, supportandola anche con
esperimenti, ma il ricorso al caso sembrò una opzione migliore alla scienza, che rifiutò sempre di mettere in
discussione la teoria di Darwin.

Recentemente, in un’isola della Croazia, gli scienziati hanno notato come nel giro di pochi anni una specie di
lucertola lì importata da un ambiente diverso si sia modificata, adattandosi al nuovo ambiente, in modo tale
da trasformarsi da erbivora a carnivora; il tutto in un lasso di tempo inconcepibile se confrontato con quello
necessario previsto dalla teoria darwiniana.

In realtà, l’evoluzione fa parte integrante del piano della creazione, e non è perciò casuale, ma per esaminarla
correttamente bisogna considerarla come una dinamica prevista, e non come un prodotto del caso, cioè a
posteriori. La vita cela in sé un disegno spirituale, ma per poterlo cogliere (e quindi conoscerla veramente)
bisogna considerare anche la sua finalità, cosa non immaginabile se restiamo attaccati ad una visione
esclusivamente materiale dettata dal caso.

Che cosa vogliamo intendere con la parola “Cristianesimo esoterico”? Ricorriamo ad un’analogia per
spiegarlo meglio: quando entriamo in un museo, in una pinacoteca, ci troviamo davanti ad una serie di tele
affascinanti che richiamano la nostra attenzione, e sembra ci invitino alla scoperta di un messaggio, di un
mistero che le riguarda. Ci rivolgiamo allora all’esperto, o alla guida, che inizia a spiegarci a quale epoca
esse risalgono, con quale tecnica furono eseguite, ecc. ecc. Ma questo tipo di spiegazioni ci aiuta a
comprenderle meglio? Non necessariamente: l’artista che le produsse usò la tecnica che la sua epoca
consentiva e il linguaggio che era in grado di esprimere, e tanto più egli era grande nella sua arte, tanto più
raffinata essa si può mostrare, però certamente per lui tutto ciò rappresentava solo uno strumento, lo
strumento che l’epoca e la tecnica gli consentivano, ma la sua finalità era un’altra, era quella di comunicarci
qualcosa tramite quella tecnica. Ed è questo “qualcosa”, questo “fine” che dovremmo sforzarci sempre di
scoprire, altrimenti sarebbe verso di lui una specie di tradimento da parte nostra attardarci e soffermarci solo
sullo strumento e non sulla finalità.

Qualcosa del genere facciamo quando, pensando al Cristianesimo e alla figura del Cristo, iniziamo a fare
dotte disquisizioni teologiche sulla Sua storia, sulla Sua epoca, sui “fatti” che caratterizzarono la Sua vita
sulla Terra. È storicamente dimostrabile la vita di Gesù? Fondò Egli ad un certo punto una Chiesa? La croce
era fatta come l’iconografia classica e tradizionale ce la descrive? Rimase sempre celibe o si sposò ed ebbe
dei figli? ecc. ecc. Anche se potessimo dare delle risposte certe a tutte queste domande, e ad altre simili, ci
permetterebbe ciò di comprendere meglio il Suo messaggio, e farebbe ciò di noi dei veri, o migliori
Cristiani? Non necessariamente: perderemmo anzi solo del tempo prezioso che potremmo utilizzare meglio
per comprendere il Suo vero messaggio e per sforzarci di metterlo in pratica; cosa che era senz’altro lo scopo
che Egli si prefiggeva. La Sua storia avrebbe potuto essere anche parzialmente o totalmente diversa,
dipendendo dai fattori esterni nei quali si presentò, ma questo messaggio sarebbe comunque sempre stato
certamente lo stesso, ed è esattamente questo il soggetto che ci interessa, e che qui cercheremo di scoprire ed
approfondire. È stato ricordato come, nonostante fiumi di inchiostro si sono usati – e continuano ad usarsi –
per scrivere su di Lui, Egli non abbia mai scritto neppure una parola: non entrò nella storia per restarvi,
assieme a noi, prigioniero, ma per aiutare noi stessi a liberarci ed uscire a nostra volta da essa: “Vado a
prepararvi un posto. Dove vado ora voi non potete seguirmi, ma lo farete in seguito”. Ricordiamo: “Il mio
Regno non è di questo mondo”.

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Dal punto di vista del Cristianesimo Interiore non è del tutto condivisibile l’atteggiamento di alcuni interpreti
più o meno inseriti nella Chiesa, i quali per avvicinarsi ad una visione moderna, sia essa scientifica o
sociologica, parlano malvolentieri della dimensione spirituale, e preferiscono porre l’accento sulla carnalità,
la materia, la fisicità. Il loro scopo è quello di sfuggire ad una teologia tutta astratta, lontana dall’esperienza
reale della gente, e in ciò sono nel vero, ma se ne consegue la rimozione di tutto quanto non è materiale
cadono nell’eccesso opposto. L’uomo ha bisogno di rendere cosciente lo spirito, non di escluderlo. È
assolutamente vero ed essenziale che per noi umani sono le azioni che compiamo “di qua” a farci evolvere
verso l’“aldilà”; ma dobbiamo avere la prospettiva dell’aldilà, altrimenti il di qua da solo non giustifica nulla.
Il di qua non è che un mezzo, essenziale finché vogliamo, ma non è il fine. Per scoprire questo fine
dobbiamo elevarci sopra la dimensione terrena, non per abolirla o denigrarla, ma per poterle dare il grande
valore che merita e riconoscerle la funzione che riveste.

Il termine Cristianesimo ha per noi il valore di un'idea, di un archetipo, al quale nel corso dell'evoluzione
umana hanno fatto riferimento (magari chiamandolo con nomi diversi) quegli Spiriti che vedevano una ben
definita necessità nell'uomo: quella di superare tutte le divisioni interne ed esterne attraverso l'Amore, grazie
all'azione del Salvatore Cristo Gesù in collaborazione con l'azione cosciente dello Spirito dell'uomo, tese al
raggiungimento della pace interiore e della fratellanza universale. Non sapremmo esprimere meglio questo
concetto che riportando le parole della mistica cristiana Simone Weil: "Ogniqualvolta un uomo ha invocato
con cuore puro Osiride, Dioniso, Krshna, Buddha, il Tao, ecc., il figlio di Dio ha risposto inviandogli lo
Spirito Santo. E lo Spirito ha agito sulla sua anima, non inducendolo ad abbandonare la sua tradizione
religiosa, ma dandogli luce - e nel migliore dei casi la pienezza della luce - all'interno di tale tradizione".

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SECONDO INCONTRO

Una delle speculazioni teoriche più affascinanti della fisica moderna, riguarda la complessa teoria delle
stringhe, e in particolar modo delle stringhe o corde eterotiche. Ciò che a noi interessa particolarmente è il
fatto che questa teoria prevede l’esistenza di un numero di dimensioni superiori alle 3 o 4 delle quali siamo
consapevoli, perché può rappresentare un aggancio con i nostri insegnamenti. Forse tutti abbiamo presenti
quei film o racconti di fantascienza nei quali sono presenti i cosiddetti universi paralleli, ossia realtà a noi
non percepibili che esistono a fianco della nostra. Questi racconti trovano supporto scientifico nella teoria
delle stringhe.

Facendo appello alla Legge di Analogia, possiamo dire che come il numero di dimensioni è maggiore di
quello che ordinariamente percepiamo a livello cosmologico, così lo sono anche a livello antropologico:
l’uomo stesso – e con esso tutte le forme viventi, anche se in misura diversa, come vedremo – porta in sé
queste altre dimensioni. Per comprenderle con un linguaggio attuale possiamo forse fare riferimento alla
teoria della “energia di campo”. La scienza tenta di spiegare e capire ad esempio la forza di gravità,
supponendo una deformazione dello spazio-tempo (concetto assai astratto ed astruso se vogliamo pensare ad
uno spazio a densità zero) estesa per un certo raggio attorno ad un corpo celeste. Lo stesso avviene attorno
all’uomo, formando quella che viene comunemente chiamata “aura”; solo che per la scienza esoterica lo
spazio vuoto è una aberrazione: ci sono, appunto, diverse dimensioni che agiscono con densità e vibrazioni
diverse in differenti zone dello spazio (attorno ad un corpo celeste o attorno ad una forma vivente). È questo
che ci accingiamo ad esaminare. Che ci siano mondi di dimensioni diverse rispetto a quelli che ricadono
sotto la nostra capacità percettiva non è, in effetti, per nulla una novità. Quando nelle sacre scritture troviamo
la parola “Cieli”, spesso si vuole intendere, ad un livello esoterico di interpretazione, proprio questo.

Possiamo allora cominciare a prendere in esame quella funzione che chiamiamo “vita”. Che cos’è la vita? È
una domanda la cui risposta è un mistero, com’è noto. Si può provare ad affrontare l’argomento chiedendoci
se essa sia una qualità presente in tutti i corpi, oppure no. Non è presente in tutti i corpi: esistono le forme
inerti e le forme viventi. Distinguerle però con uno sguardo solo esteriore diventa molto difficile e facilmente
fuorviante, perché qualsiasi caratteristica comportamentale le attribuissimo: reattività, crescita, movimento,
ecc., la stessa può appartenere, sotto certe situazioni, anche a corpi inerti, o inanimati. Il solo sistema utile in
questo caso è considerare la sua mancanza, o meglio cessazione: cioè la morte. Quando un corpo muore,
possiamo affermare con certezza che prima era vivo. E che cosa succede alla morte? Avviene un fenomeno
inevitabile e inesorabile: il disfacimento, la decomposizione di quel corpo. Prevale cioè un po’ per volta la
legge fisica di entropia, che regna sovrana nel mondo inanimato. L’aumento, col passare del tempo, del
disordine. Fino al momento in cui non sarà più distinguibile la materia che formava quel corpo da tutta l’altra
materia della Terra. Chiediamoci allora: che cos’era che durante la vita terrena teneva, per così dire, in
iscacco la forza entropica, mantenendo l’ordine che formava quel corpo? Era la vita, ovviamente, ma allora
dobbiamo dedurne che la vita non appartiene alla sfera fisico-chimica, poiché ha il potere di contrastare le
leggi che in quest’ultima regnano. Questa forza superfisica che abbiamo chiamato col nome generico di vita,
in esoterismo si definisce eterica. È una dimensione superiore rispetto a quella fisico-chimica.
A questa conclusione siamo arrivati utilizzando, come ci eravamo ripromessi, la logica; tuttavia, esiste un
altro sistema. Come per chi è cieco fin dalla nascita il mondo fisico non è visibile né immaginabile, ma non
per questo egli sostiene che esso non esista, così noi siamo ciechi alla dimensione eterica, ma questo non è
una prova contro la sua esistenza. C’è anzi qualcuno che ha la capacità percettiva più ampia dell’uomo
medio, per cui riesce a vedere il piano eterico; questa capacità è chiamata chiaroveggenza. È una facoltà che
tutti, potenzialmente, possediamo e che può essere sviluppata; in futuro sarà appannaggio dell’uomo
comune.
Come nel piano fisico vi è un corpo fisico individuale, specializzato dalla materia chimica per ciascuno di
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noi, così nel piano eterico esiste un corpo specializzato di quella sostanza per ogni forma che noi definiamo
“vivente”. Questo libro, questo tavolo, non possiede un corpo eterico (o “vitale”): esso è solo attraversato
dalla sostanza eterica, ma non possiede un corpo eterico, perché è inerte, inanimato, morto. Quando noi
vediamo un corpo vivente, significa che oltre al corpo fisico a noi percepibile, possiede anche un corpo
vitale, che noi non percepiamo, ma che contiene in sé quelle forze che gli consentono di crescere,
moltiplicarsi… vivere.

La scienza esoterica è quella tradizione millenaria (molto più antica della nostra scienza materiale) dapprima
tramandata e poi scritta dai chiaroveggenti più avanzati. Essa insegna che tutta l’evoluzione è divisibile in
sette grandi Periodi, ai quali sono stati attribuiti gli stessi nomi dei pianeti (ma solo per analogia: essi non
sono i nostri pianeti attuali). Il corpo fisico e il corpo vitale dell’uomo sono i due corpi, o veicoli, più evoluti
e completi, avendo visto la loro nascita fin dai primi due Periodi di evoluzione:

- Periodo di Saturno: formazione del corpo fisico;

- Periodo del Sole: formazione del corpo vitale.

La forma più elevata di chiaroveggenza permette di spingere lo sguardo indietro nel tempo, fino ai primi
momenti di esistenza dell’universo, coincidente con il Periodo di Saturno. Il primitivo globo in evoluzione,
che comprendeva tutto quello che si è poi suddiviso nei vari pianeti, sole, lune, ecc. del sistema solare, era
allora formato di una sostanza talmente tenue da potersi descrivere solo come “calore”. La scienza fisica
stessa afferma che i primi istanti dopo il big-bang erano contraddistinti solo da calore, e solo in un secondo
momento nacque la luce. Se qualcuno lo avesse potuto osservare dall’esterno, non avrebbe visto nulla: solo
attraversandolo avrebbe notato una forma di calore. Eppure quella sostanza per noi così inconsistente
costituiva l’antenato di ciò che è poi diventata la nostra materia fisica. In esoterismo diciamo che nel Periodo
di Saturno nacque il principio del Fuoco. In questa sostanza nacque il primo germe del nostro corpo fisico.
Quel corpo era formato solo di detta sostanza, e non possedeva il corpo vitale: noi stessi stavamo allora
attraversando la fase di coscienza (anzi di incoscienza) minerale: completa incoscienza di trance profonda. È
lo stesso tipo di incoscienza che hanno i minerali della nostra Terra, che sono appunto nella loro fase
“saturnina”.
Quella primitiva forma era naturalmente priva di vita; divenne viva nel Periodo successivo: il Periodo del
Sole. Il globo diventò un po’ più denso, e accanto al principio del Fuoco nacque il principio dell’Aria e con
esso il globo diventò luminoso. Adesso era visibile dall’esterno come un globo luminoso. Quella forma
minerale di Saturno che sarebbe diventata molto tempo dopo umana, si arricchì di un nuovo involucro: il
corpo vitale, che infuse in esso una forma di vita, cioè la capacità di crescere e moltiplicarsi. La forma di
coscienza di allora era pertanto paragonabile a quella degli attuali vegetali, essendo dotata degli stessi veicoli
dei vegetali di oggi: il corpo fisico e il corpo vitale.

Affrontiamo a questo punto un argomento che è stato soprattutto negli ultimi tempi di grande attualità, sia fra
i cosiddetti credenti, che fra coloro che li contestano: l’idea del dibattito fra Creazionisti ed Evoluzionisti, e
approfondiremo così il concetto di evoluzione già abbozzato nelle linee generali.

Se volessimo interpretare la Bibbia solo letteralmente – cioè con una lettura opposta a quella esoterica – ci
troveremmo davvero in grande difficoltà, perché si paleserebbe in contraddizione con la nostra esperienza,
non solo, ma anche in contraddizione con se stessa! Facciamo un paio di esempi:

- versetto 1:3 (nel primo giorno): Dio disse: “Sia fatta la luce!”.

- versetto 1:14 (cioè nel quarto giorno): Dio disse: “Ci siano le luce del firmamento nel cielo, per distinguere
il giorno dalla notte…. 1:17: “Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra”.

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Ma allora, la luce può forse precedere il sole, la luna e le stelle?

- Genesi: versetto 1:27: “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li
creò”.
- Genesi: versetto 2:18: “Poi il Signore Dio disse: “Non è bene che l’uomo sia solo… plasmò con la costola,
che aveva tolta all’uomo, una donna”.

Ma allora, la femmina quando nacque?

È talmente evidente che queste contraddizioni non sono sanabili con la logica, che nella presentazione della
Bibbia della C.E.I. troviamo le seguenti parole di presentazione per la Genesi:

”Questo racconto della creazione… astratto e teologico… vuole dare una classificazione logica degli esseri
creati …nel quadro di una settimana…. Il testo utilizza una scienza ancora in fasce. Non bisogna ingegnarsi
a stabilire concordanze tra questo quadro e la nostra scienza moderna… .”

In una edizione precedente le parole erano ancora più chiare:

”La prima parte riferisce in un linguaggio semplice e figurato, adatto all’intelligenza di un’umanità meno
sviluppata, le verità fondamentali che sono i presupposti della storia della salvezza, con criteri storici che
non corrispondono a quelli moderni”.

In altre parole, il messaggio è molto chiaro: la Bibbia e la Scienza moderna non vanno d’accordo. E se
invece noi scoprissimo non solo che vanno d’accordo, ma che dicono esattamente le stesse cose, e che i
limiti non sono tanto nella Bibbia, ma piuttosto nella scienza moderna che, come essa stessa ammette, è
ancora alla ricerca delle verità? Non si appoggerebbero allora a vicenda? Non ne ricaveremmo una prova del
valore di quanto dice la Bibbia, con tutte le conseguenze del caso? E se ancora pensassimo che questa cosa
portentosa che permise ad esseri di migliaia e migliaia di anni fa (i chiaroveggenti avanzati di cui sopra) di
esprimere un testo che solo oggi può essere comprovato dalle scoperte scientifiche, non troveremmo in ciò
che la scienza esoterica e la Bibbia si sostengono a vicenda, dando così a tutti noi un viatico non solo
convincente, ma anche entusiastico per il suo studio?

Vediamo allora come la Bibbia racconta i primi due Periodi evolutivi: quelli di Saturno e del Sole, e
troveremo subito alcune cose sorprendenti:

Genesi 1-1,2

“In principio crearono gli Dei i cieli e la terra.


Ora la terra era informe e vuota e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito degli Dei aleggiava
sull’abisso.”

Soffermiamoci sulla prima frase relativamente a soli due elementi:

- “Gli Dei” abbiamo tradotto. Infatti, per quanto questa possa essere una sorpresa, la parola originale è:
“Elohim”, ed è una parola con un suffisso plurale. Anzi, ha due suffissi, uno femminile: (-oh) seguito dal
plurale maschile: (-im). Che cosa dedurne? Che nella creazione sono coinvolte molte Entità che collaborano
con Dio, le quali sono “maschili-femminili” cioè androgine: le Gerarchie androgine.

- Abbiamo poi un altro plurale: “i Cieli”: “Hashamaìm”, e rappresentano tutte le dimensioni invisibili
all’uomo (come abbiamo già visto), contrapposte a quella visibile, cioè “la Terra”: “Haaretz”.
La seconda frase descrive esattamente il Periodo di Saturno, perché la Terra, cioè il globo in formazione che
comprendeva tutto ciò che sarebbe diventato successivamente il Sistema Solare nella sua parte visibile, era

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nella fase precedente la formazione della luce, cioè “tenebre”, e tutto ciò che avrebbe poi infuso la vita era
ancora all’esterno perché in essa c’era solo la parte da cui si doveva sviluppare il corpo fisico (fatto di per sé
di materia inerte): “lo spirito aleggiava sull’abisso”.

Genesi 1-3

E gli Dei dissero: “Sia la luce! e la luce fu”.

Ecco la descrizione del Periodo del Sole, quando la luce iniziò ad emanarsi dal globo in formazione.
È questo il motivo per cui la luce venne creata prima del Sole: il Sole è una fonte esterna per il pianeta Terra,
ed ha un senso per gli abitanti della Terra solo da quando quest’ultima fu formata, essendo espulsa dal globo
che da allora prese il nome di Sole. Ma la luce esisteva prima; anzi, nel Periodo del Sole il globo era TUTTA
LUCE. Ed è in questo Periodo del Sole che l’uomo ricevette il germe di quello che sarebbe poi diventato il
suo corpo vitale.

Qualcuno dubita ancora che la Bibbia non abbia una impostazione evoluzionistica?

Ma possiamo continuare ad approfondire ancora oltre le dimensioni invisibili, e la loro relazione con l’uomo.
Abbiamo fin qui trovato che l’uomo è un essere vivente, al pari dei vegetali e degli animali, in quanto
possiede, oltre al corpo fisico denso, anche un corpo vitale che distingue questi regni dal regno minerale che,
possedendo solo il corpo fisico, non è vivente, ma inerte o inanimato. Chiediamoci a questo punto: c’è una
differenza analoga che ci consente di comprendere le differenze fra i vegetali e gli animali e gli uomini?
Certamente una differenza esiste, ed è la capacità di questi ultimi di spostarsi spinti da una forza interiore che
i vegetali non mostrano di avere.

Per indagare sulla causa di ciò, usiamo lo stesso metodo già dimostratosi utile per il ragionamento fatto sulla
vita: facciamo come se questa forza, questa spinta interiore non ci fosse. Fingiamo allora di trovare noi stessi
in una situazione di questo tipo, che potrebbe essere la seguente: siamo immersi completamente in una vasca
piena d’acqua (non consideriamo al momento i problemi di respirazione), della stessa identica temperatura
del nostro corpo, nella quale siamo addormentati. Quale reazione (è questa la parola-chiave) avremmo in
questa situazione? Certamente non ci sveglieremmo, e continueremmo nel nostro sonno; cioè nel nostro stato
di incoscienza. Se ora innalzassimo o abbassassimo la temperatura dell’acqua fino ad un punto in cui la
differenza con la nostra temperatura interna divenisse notevole, ad un certo punto certamente ci
sveglieremmo, sentendo una sensazione (altra parola-chiave), spiacevole tanto da spingerci verso il luogo di
maggior piacere. Ci saremmo così risvegliati alla coscienza; ed è proprio questa coscienza che fa la
differenza fra uomini ed animali da una parte (dotati cioè della capacità di spostarsi), e vegetali dall’altra:
l’interesse, cioè il dolore o il piacere, risveglia la coscienza spingendoci nella direzione di quest’ultimo.
Abbiamo così scoperto una ulteriore dimensione, che chiamiamo emozionale, o “del desiderio”. È grazie ad
un veicolo, ad un corpo formato di sostanza di questa dimensione, che noi proviamo le sensazioni, le
emozioni e i sentimenti. Questo corpo, chiamato corpo emozionale, o del desiderio, è quello che ci accomuna
con gli animali, essendo sia loro che noi dotati di vita sensitiva. Ciò che appare talvolta come tale nelle
piante (sono noti esperimenti effettuati con piante che sembrano reagire, come possedessero un sistema
nervoso, a situazioni di pericolo o di piacere) è dovuto ad un’azione dall’esterno del mondo emozionale sulle
stesse, ma esse non possiedono un veicolo interiore specializzato con questa sostanza.

In esoterismo si insegna che il corpo emozionale nacque per evoluzione nel Periodo della Luna, quello
successivo al Periodo del Sole che già abbiamo visto, e che è il veicolo della coscienza e della sensazione. Il
chiaroveggente che sappia spingere il suo sguardo fino a questo Periodo osserva che in esso avviene per la
prima volta una separazione all’interno del globo in evoluzione: appare il principio dell’Umidità per la
condensazione dovuta alla differenza di temperatura fra il globo caldo e lo spazio esterno freddo. Questa
condensazione causa una corrente più pesante che inizia a scendere dall’esterno verso il centro del globo
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stesso, e quando essa giunge al centro torna nuovamente a riscaldarsi e a risalire, per scendere quindi ancora.
Dentro il globo perciò avviene la prima divisione, e la divisione, la separazione sarà una delle caratteristiche
più rimarchevoli di tutto quanto riguarda ciò che nacque in quell’epoca, coscienza in primo luogo. In altre
parole, il bene e il male.

Questo è quello che insegna l’esoterismo; la Bibbia è in accordo con questo insegnamento? Andiamo avanti
nella lettura della Genesi:

Genesi 1:6,7

Gli Dei dissero: Sia l’espansione in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque.
Gli Dei fecero l’espansione, e separarono le acque inferiori dalle superiori. E così avvenne.

Direi che una descrizione più fedele non potrebbe esserci! È l’esatta descrizione del Periodo della Luna come
è insegnata in esoterismo. Ancora una volta esoterismo e Bibbia si sostengono vicendevolmente.

A questo punto dovrebbe sorgere spontanea la seguente domanda: abbiamo dapprima visto quale differenza
esiste fra i corpi inerti e inanimati e i corpi viventi, e la abbiamo individuata nel corpo vitale, del quale sono
privi i corpi inerti; abbiamo quindi visto che anche fra i corpi viventi vi è una differenza, individuata nella
coscienza posseduta da animali e uomo, ma non dai vegetali. Questa differenza è dovuta al corpo
emozionale, del quale i vegetali sono privi. La domanda ora è: vi è differenza fra gli animali e l’uomo,
considerato che per la scienza – ristretta ad una visione esteriore – anche l’uomo appartiene al regno
animale? La differenza c’è, eccome! Cerchiamo di spiegarla con un esempio: se decidiamo di studiare il
comportamento di una data specie animale, di solito, che cosa facciamo? Prendiamo un esemplare di quella
specie, lo inseriamo in una situazione predeterminata, e ne osserviamo la reazione. Nel nostro taccuino di
appunti possiamo, a questo punto, scrivere: “in una situazione di questo tipo, gli animali di questa specie si
comportano nella situazione seguente:” e descriviamo il risultato delle nostre osservazioni. Chiediamoci ora:
è possibile fare un esperimento dello stesso tipo per la specie umana? Sappiamo bene che non è possibile,
perché dovremmo scrivere: “Piero si è comportato così”, ma non sappiamo nulla di come si comporterebbe
Paolo! L’uomo infatti possiede un ulteriore veicolo di coscienza, che gli animali ancora non hanno
specializzato, e che riguarda la guida interiore al comportamento: è quello che l’esoterismo chiama con il
nome di mente, la quale non è affatto dovuta a quell’organo fisico che chiamiamo il cervello, ma è composta
da sostanza ancora più sottile della sostanza emozionale, appartenente alla dimensione mentale, o Mondo del
Pensiero: ogni pensiero che l’uomo emette costruisce, in questa dimensione, una sua forma corrispondente,
che viene chiamata “forma-pensiero”. È questa forma-pensiero che colpisce il cervello e lo attiva,
quest’ultimo essendo un suo strumento per potersi esprimere fino al livello fisico-chimico. Senza uno
strumento fisico, infatti, nessuna forza sottile potrebbe esprimersi a questo livello, e il cervello è l’organo
fisico che serve all’uomo, quest’essere composito e complesso che stiamo cercando di conoscere, per agire
fino al livello fisico.

La mente allora dota l’uomo di una facoltà che l’animale ancora non ha sviluppato: la consapevolezza, o il
sapere di sapere e di essere.

In esoterismo la nascita della mente per l’uomo è assegnata ad un ulteriore Periodo evolutivo, il quarto, o
Periodo della Terra, che è quello che stiamo tutti ancora attraversando. La mente è perciò il veicolo più
giovane, l’ultimo acquisto della nostra evoluzione, e per questo è ancora molto incompleto e suscettibile di
modificazioni e alterazioni. Tuttavia è quello che tutti noi, qui presenti, stiamo cercando di utilizzare al
meglio per approfondire questi interessanti argomenti, ed è quello che fa dire a ciascuno di noi: “Io sono!”.
Quando parliamo della casa che abitiamo, o dell’automobile che guidiamo, di solito lo facciamo dicendo: “la
mia casa”, o “la mia automobile”, in questo modo avendo ben presente nella nostra consapevolezza che la
casa, o l’automobile, sono qualcosa di estraneo a noi stessi, sono qualcosa che usiamo, ma non sono certo da
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confondere con noi stessi. Lo stesso linguaggio, però, usiamo riferendoci al corpo, perché diciamo: “il mio
corpo, la mia gamba, la mia testa”, o anche: “il mio corpo vitale, il mio corpo emozionale”. Non ne parliamo,
dicendo: “io”, come sarebbe se davvero ci identificassimo con essi. Sappiamo allora, dentro noi stessi, che
noi non siamo il nostro corpo, ma spesso ciò non ci appare in modo pienamente consapevole. È, in realtà,
solo la mente che concepisce l’io, è solo la mente che sa dire: “io sono”. E quando noi diciamo “io sono” ci
riferiamo in realtà, non al corpo, ma alla mente.

Una volta appurato questo, rivolgiamoci adesso ancora una volta alla Bibbia, per vedere se anche questo
insegnamento è coerente con essa. Ovviamente dobbiamo riferirci alla creazione dell’uomo, e ai versetti che
la descrivono. Lasciamo per il momento da parte i noti riferimenti alla tentazione, ad Eva e a Lucifero: lo
approfondiremo nel prossimo incontro. Adesso leggiamo i versetti che ci interessano osservando un altro
particolare. Nella descrizione degli altri regni della natura, la Genesi li descrive terminando con la frase:
“secondo la loro specie”. In particolare:

Genesi 1: 11: E gli Dei dissero: “La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto,
che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie”. E questa è la creazione del
regno vegetale.
Genesi 1: 20,21: Gli Dei dissero: “Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra,
davanti al firmamento del cielo”. Gli Dei crearono i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che
guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati secondo la loro specie.
Genesi 1:24: Gli Dei dissero: “La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e
bestie selvatiche, secondo la loro specie”.

Come possiamo interpretare questa continua e assillante ripetizione? Deve esserci dietro un motivo valido e
importante. In effetti, essa nasconde un insegnamento fondamentale: gli esseri viventi non dotati di mente,
cioè di guida interiore, sono diretti dall’esterno; da entità ad essi più evolute che ne dirigono il
comportamento. Un esempio basterà ad illustrare questo aspetto. Gli animali in genere, ma soprattutto quelli
selvatici, mostrano una saggezza tale nel loro comportamento, quasi una infallibilità, che è molto lontana dal
continuo tentennare dell’uomo, che sotto questo aspetto risulta essere molto più in difficoltà di essi. Ne
dobbiamo dedurre che gli animali sono più avanzati, od evoluti, rispetto all’uomo? No, la risposta è l’esatto
contrario, e solo l’esoterismo può spiegarne il motivo: l’uomo sbaglia proprio perché è più evoluto rispetto
agli animali. Perché gli animali non si auto-dirigono esemplare per esemplare, ma sono guidati dall’esterno,
da una coscienza ad essi superiore, che li dirige per specie. Queste entità, che sono più avanzate anche
rispetto all’uomo, noi le chiamiamo: gli Spiriti-gruppo, e sono esse ad essere responsabili dell’istinto che
guida in modo praticamente infallibile il comportamento delle specie animali.

L’uomo invece, proprio perché dotato della mente, anche se in una forma ancora abbozzata, sta imparando a
comportarsi individualmente e liberamente, cosa impossibile ancora per gli animali. Per questo spesso
sbaglia, ma per questo può imparare dai propri errori. Infatti, se andiamo adesso a cercare se questa fatidica
frase: “Secondo la loro specie” nella parte del racconto della Genesi che riguarda la creazione dell’uomo,
non la troviamo. La troviamo però sostituita da un’altra:

Genesi 1:27: Gli Dei crearono l’uomo a loro immagine; a immagine di Dio lo crearono.

L’io sono, sostituisce la specie; la guida interiore sostituisce la guida esteriore: l’uomo ha la mente, e può
quindi guidarsi da solo. L’opera è compiuta; lo spirito, attraverso la mente, è giunto fino ad abitare
dall’interno il proprio corpo. L’uomo è adesso un essere divino, con facoltà creatrici uniche nell’economia
della natura. Solo dove passa l’uomo l’ambiente si modifica: egli impara così, pur sbagliando spesso, ad
esercitare la sua prerogativa divina: la creatività. Infatti, dopo la creazione dell’uomo, Gli Dei si riposarono.

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La mente è pertanto quella facoltà superiore che consente all’uomo di sentirsi un individuo, cosa che lo
distingue dagli animali.

Cosa questa che lo dota di una facoltà che l’animale non conosce: la possibilità di scelta, e perciò la
responsabilità delle proprie azioni. Noi non giudichiamo “cattivo” un animale che uccide un proprio simile: è
una categoria morale che non può essergli attribuita. Egli agisce spinto dall’esterno, in base alla legge che
regna sovrana nella natura: la Legge di Sopravvivenza o di Selezione Naturale. L’uomo inizia a smarcarsi
dall’azione di tale legge, tanto che sempre più viene considerato un valore la difesa del più debole (opposta
alla selezione naturale). Per l’uomo vale la legge morale, il Dovere (categoria del pensiero), mentre
nell’animale regna ancora la spinta inconsapevole all’Interesse (categoria del piano emozionale).

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TERZO INCONTRO

Affrontiamo questo terzo incontro muniti di quanto abbiamo incorporato nei precedenti, relativamente alla
costituzione dell’uomo, e cioè che egli è tale in quanto portatore di:

un corpo fisico, che corrisponde alla forma che percepiamo;


un corpo vitale, che circonda e interpenetra il fisico, dotandolo della facoltà di vivere, crescere,
moltiplicarsi;
un corpo emozionale, che dà lo stimolo all’azione, in quanto sede dei desideri e delle emozioni;
un corpo mentale, che funge da anello di congiunzione fra lo spirito, che è il vero uomo, e i suddetti veicoli,
per imparare a dirigerli con volontà e aspirazioni proprie.

Diverse conseguenze derivano da una siffatta concezione dell’uomo. Una delle più importanti riguarda la
dimensione dell’al-di-là, particolarmente connessa con l’esperienza del dopo-morte. Una soluzione di questo
problema indicherà anche la via verso la soluzione di altri, man mano che si affacciano alla coscienza.
Mettiamo in rilievo anche il fatto che scoprire così come affrontare il problema del dopo-morte non compete
ad una mera speculazione metafisica, ma illumina anche i valori e la concezione della nostra vita di tutti i
giorni.
È abbastanza nota la posizione dottrinale della Chiesa Cattolica, che coincide con l’insegnamento essoterico.
Essa dice che alla morte si viene giudicati, e secondo il comportamento tenuto in vita, saremo premiati col
Paradiso eterno o castigati con l’eterno Inferno. Almeno secondo l’insegnamento classico, anche se Gesù
mai disse una cosa simile, derivata per lo più da errate traduzioni dei Vangeli, nei quali l’inferno non c’è.
Vediamo come esso può essere visto citando un teologo odierno abbastanza critico, Vito Mancuso, che nel
suo libro: “L’Anima e il suo Destino”, scrive fra l’altro:

“Il mondo col suo carico di dolore, malattie e sciagure a livello naturale, colmo di radicali soprusi a livello
storico, dove per millenni pochi tiranni hanno oppresso masse inermi, tutto ciò e molto altro porta a vedere
ovunque il prevalere di una profonda ingiustizia. A ciò si aggiunge la prima di tutte le ingiustizie, la morte.
La bellezza di un tempo sfiorisce, e con essa la velocità, la forza, l’entusiasmo, la voglia di vivere. Che cosa
rimane? Che senso ha questa vita che è solo un percorso verso la morte? Senza neppure considerare
l’estrema casualità con cui la morte raggiunge gli esseri umani, strappando qualcuno nel fiore degli anni, e
altri lasciandoli vivere molto di più di ciò che meriterebbero.

Ebbene, la teoria della reincarnazione delle anime ha l’enorme vantaggio di conciliare tutto ciò. Essa,
infatti, rintraccia la causa del dolore e del male che colpiscono alcuni, nel mondo presente, e non viene
negata o attenuata a vantaggio della razionalità del tutto, in specifiche colpe che quegli stessi soggetti
hanno commesso in vite precedenti.

La colpa è solo loro, l’ordine del mondo non può sbagliare, tutto il sistema si regge su una razionale
legislazione che premia i buoni e punisce i cattivi con infallibile precisione. La dottrina della reincarnazione
ha il vantaggio di non negare il male di questo mondo, e insieme, ponendo altri mondi, di salvare la
razionalità del tutto perché, come scrive Plotino, invita a guardare per ogni essere non solo al presente, ma,
di volta in volta, anche ai periodi di tempo passati e futuri.”

Fin qui la descrizione abbastanza corretta delle motivazioni logiche che sostengono la dottrina di rinascita, o
di reincarnazione. È una descrizione talmente convincente, che a chi la legge sorge spontanea la domanda:
“Perché allora il teologo non la abbraccia nella sua concezione?”. Il buon Mancuso risponde subito alla
domanda, nel modo seguente:

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“Io non aderisco a questa teoria, a causa della distruzione della storia della singola libertà che essa
comporta. Ammesso pure che io come anima sopravvivrò, magari in un uomo migliore, magari in una donna
peggiore, magari chissà, tutta la mia esperienza acquisita in questa vita andrà comunque persa, tutto
l’ordine e l’informazione che ho prodotto dentro la mia anima andranno cancellati. Non ho dubbi, infatti,
che tutti i tentativi di provare che è possibile ricordare qualcosa delle vite precedenti, che basta concentrarsi
per vedere affiorare la reminescenza di quando eravamo qualcun altro, sono solo illusioni. La realtà è che
la storia della coscienza, con tutte le esperienze fatte e le persone amate, se si rinasce nel tempo, viene
azzerata. Questa prospettiva pensa il tempo come una ruota, come una giostra che eternamente ritorna,
senza costruire nulla di nuovo. La legge dell’universo, però, indica un’altra logica, manifesta di essere
indirizzata a una crescita continua dell’informazione.”

Proprio a partire da queste ultime parole, cominciamo ad esaminare la posizione del teologo, perché rinviano
ad una concezione: “la crescita continua” che contiene in sé l’idea dell’evoluzione ritenuta come logica. Che
venga indicata la dottrina della rinascita come contraria a questa logica, indica solo una non conoscenza della
stessa. O meglio, una conoscenza legata agli stereotipi delle dottrine orientali e di come, meglio, sono
concepite a livello popolare nelle società orientali. Noi diciamo che la dottrina della rinascita prevede sì, dei
cicli, ma l’avanzamento da un ciclo al successivo non è a circuito chiuso, ma a spirale, per cui ogni
passaggio successivo avviene ad un piano più avanzato rispetto al precedente. E considera questo il metodo
attraverso cui l’umanità, in generale, e il singolo uomo, in particolare, crescono e maturano per mezzo
dell’esperienza.
Le altre obiezioni sono da noi facilmente risolte, se solo ci ricordiamo quanto ci siamo detti nel corso del
nostro primo incontro. L’esperienza di una singola vita non va mai persa: i nostri insegnamenti affermano
che neppure un centesimo delle nostre esperienze va perduto, e la soluzione è non concepirci nel nostro
piccolo io personale, ma nell’Io sono, la nostra parte spirituale eterna, che si serve di un numero di esistenze
nel piano materiale proprio per fare tesoro delle esperienze che vi si svolgono. Come altrimenti accettare la
frase di San Paolo: “Non sapete che siete simili agli Dei?”; e quella di Gesù: “Voi stessi farete le cose che io
faccio, e anche di più grandi”? Pensiamo davvero che saremo in grado di fare cose più grandi di quelle di
Gesù, vivendo una sola vita? oppure prendiamo le sue parole come una storiella detta tanto per consolarci?
Quanto al fatto che, a detta del teologo, la reminescenza delle vite passate non può affiorare, tutto dipende da
che cosa si intende. Come possiamo spiegare il genio innato di un Mozart bambino, se non con l’affiorare di
un’esperienza già fatta prima della vita in cui portava quel nome? Il ricordo non è consapevole, ma
l’insegnamento, l’esperienza è senz’altro acquisita. E questo metodo risponde anche alla nostra esperienza,
se solo la sappiamo osservare con occhi diversi: quando infatti, da piccoli, ci insegnavano a scrivere, quanta
fatica, quanti errori, quanti sforzi abbiamo fatto? Ad un certo punto, però, quell’insegnamento l’abbiamo
interiorizzato, e oggi quando ci accingiamo a scrivere, non abbiamo bisogno di tenere presente tutto quel
processo; grazie ad esso lo sappiamo fare, e questo è il metodo naturale di apprendimento. Sappiamo
scrivere, anche se non ricordiamo tutta la fatica che ci è costato. E se questo è valido all’interno di una sola
vita, a maggior ragione vale per le esperienze fatte nelle vite precedenti. Esiste una memoria inconsapevole,
che è legata alle esperienze apprese in tutte le vite precedenti, delle quali in qualche modo conserva il ricordo
(la scienza esoterica conosce questo modo, ma non è il caso qui di complicarci di più questa esposizione per
descriverlo). Osserviamo solo che la parola “ri-cordo” fa etimologicamente più riferimento al cuore che al
cervello. Che si nasca con “la coscienza azzerata”, come afferma il teologo, rimanda alla teoria della tabula
rasa, e questo tradisce la concezione materialistica che ci sta dietro.

Ci sarebbe invece da chiedersi: Come può realizzarsi l’indubbio progresso del pensiero nella storia umana, se
lo affidiamo all’unica esistenza sulla Terra? L’ambiente e la cultura lo spiegano solo parzialmente;
l’ereditarietà genetica d’altra parte non è una soluzione, perché altrimenti dai figli di geni dovrebbero
discendere altrettanti geni, ma sappiamo che non è così. Di solito so nota l’azione dell’ambiente e della
cultura, ma nulla di più.

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E neppure l’alternarsi di periodi storici fecondi di geni in tutti i campi con altri di decadenza, è giustificato
dall’idea dell’unica esistenza, perché allora il progresso dovrebbe essere lineare e graduale, senza gli alti e i
bassi che invece notiamo. No, SOLO L’IDEA DELLA RINASCITA DESCRIVE QUANTO
OSSERVIAMO NELL’AVANZAMENTO DEL PENSIERO UMANO.

Per quanto riguarda il richiamo alla libertà, il Cristianesimo esoterico è un inno alla libertà, tanto che tutto è
messo nelle mani dell’uomo. Il destino è conseguenza delle libere scelte fatte nel passato; il futuro dipende
dalle libere scelte di oggi. Non solo, ma essendo noi stessi gli autori del nostro destino, abbiamo, per così
dire, il diritto d’autore, il copyright, quindi il diritto di modificarlo, se siamo in grado di farlo.

Nel paragrafo successivo, Mancuso scrive che “il Cristianesimo ha sempre escluso la preesistenza delle
anime, perché noi non siamo mai stati altri Io, e non saremo mai altri Io”. Ma come si fa a fare una
affermazione così decisa, in questo campo? Comunque, se per “io”, intendo la mia parte spirituale eterna,
quella che inconsapevolmente intendo quando pronuncio la parola “io”, allora concordo: non sono mai stato
un altro Io, solo che questo Io abita in tutte le vite che il medesimo utilizza per il proprio avanzamento.
Ci sarebbe anche molto da obiettare riguardo il fatto che “sempre il Cristianesimo abbia escluso la
preesistenza delle anime”. È un errore storico! Il primo Cristianesimo risentiva del clima culturale
dell’epoca, che prevedeva l’insegnamento della rinascita ad un livello più profondo di quello popolare.
Ricordiamo i richiami fatti da Gesù sull’insegnamento in parabole per il popolo, e più profondo per i
discepoli a Lui più prossimi. Spesso questo insegnamento era talmente implicito, che era esposto senza dare
altre spiegazioni, come nell’episodio narrato della Trasfigurazione:

Matteo 17:

Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un
alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide
come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Pietro prese allora la parola
e disse a Gesù: “Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e
una per Elia”. Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed
ecco una voce che diceva: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo”.
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò
e, toccatili, disse: “Alzatevi e non temete”. Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo. E
mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: “Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio
dell'uomo non sia risorto dai morti”. Allora i discepoli gli domandarono: “Perché allora gli scribi dicono
che deve prima venire Elia?”. Ed egli rispose: “Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elia è
già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, l’hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio
dell’uomo dovrà soffrire per opera loro”. Allora i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni il
Battista.

Marco 9:

Dopo sei giorni, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo
appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun
lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con
Gesù. Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: “Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre
tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!”. Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi
dallo spavento. Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: “Questi è il
Figlio mio prediletto; ascoltatelo!”. E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo
con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se
non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti. Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi

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però che cosa volesse dire risuscitare dai morti. E lo interrogarono: “Perché gli scribi dicono che prima
deve venire Elia?”. Egli rispose loro: “Sì, prima viene Elia e ristabilisce ogni cosa; ma come sta scritto del
Figlio dell’uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato. Orbene, io vi dico che Elia è già venuto, ma
hanno fatto di lui quello che hanno voluto, come sta scritto di lui”.

Gli insegnamenti esoterici che i grandi veggenti ci indicano, dicono che Giovanni Battista fu la
reincarnazione di Elia, ed Elia l’incarnazione di Mosè. Sapendo questo, non appare evidente e chiarito il
testo dei due passaggi biblici appena letti?

E diventa più chiara anche la frase che Giovanni il Battista pronunciò all’atto del battesimo di Gesù, quando
questi ricevette lo spirito del Cristo: “Io devo diminuire, lui deve crescere”. Mosè è la Legge, rappresenta la
Legge, il sistema di timori e paure del Vecchio Testamento, incarnato in quel momento in Giovanni il
Battista: ma con il Cristo la Legge ha adempiuto al suo compito di guida per l’umanità, e deve cominciare ad
essere sostituita dall’Amore. Cioè, la Legge deve diminuire, e l’Amore deve crescere.

Ecco come tutto l’insegnamento biblico prende nuova forma e più stringente significato se applichiamo ad
esso il concetto della reincarnazione, perché, in realtà, esso già lo comprende!

Altro breve esempio, tra i molti possibili, lo troviamo in Matteo 16: 13-16:

Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarea di Filippo, chiese ai suoi discepoli: “La gente chi dice che sia
il Figlio dell’uomo?”. Risposero: “Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei
profeti”. Disse loro: “Voi chi dite che io sia?”.”Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”.

Anche qui risulta evidente, al di là delle fantasiose interpretazioni teologiche, la diffusa concezione della
teoria della rinascita. Vi troviamo anche una differenziazione fra “il Figlio dell’uomo” e “il Figlio di Dio”,
che però esamineremo più avanti.

Per concludere il discorso storico, diciamo che solo nell’anno 553 la Chiesa condannò la dottrina della
rinascita, con il Concilio indetto dall’imperatore Giustiniano.

Che nelle “Confessioni” Sant’Agostino scriveva: “La mia infanzia ha forse seguito un’altra mia età?… E
ancora prima di questa vita, io esistevo già in qualche altro luogo o altro corpo?”

Che San Girolamo (347-420) diceva: “Non conviene si parli troppo delle rinascite, perché le masse non sono
in grado di comprendere”.

Origene, uno dei Padri della Chiesa, affermava: “Le anime che richiedono i corpi si rivestono di essi e,
quando queste anime cadute si sono elevate a cose migliori, i loro corpi si annientano ancora una volta. Così
le anime svaniscono e riappaiono continuamente”.

Che cosa succede, allora, alla morte? Leggiamo questo passo tratto dalla Bibbia, Qoelet 12, per cominciare
ad esaminare l’aspetto esoterico:

“Prima che si rompa il cordone d’argento e la lucerna d’oro si infranga e si rompa l’anfora alla fonte, e la
carrucola cada nel pozzo e ritorni la polvere alla terra, com’era prima, e lo Spirito torni a Dio che lo ha
dato...”

Questo passaggio riferito alla vecchiaia e alla morte, è un altro che correttamente compreso e interpretato ci
dimostra come la conoscenza derivata dalla chiaroveggenza sia quella posseduta dai profeti, e sia la stessa
che sta dietro agli insegnamenti esoterici. Esso ci dice che quando si rompe il cordone argenteo, la luce della
vita si spegne, e una parte (il corpo) che prima era unita alla vita “cade nel pozzo”, cioè “ritorna alla terra”,
mentre l’altra parte “torna” nei piani spirituali: a Dio, da dove provenne. Che cos’è allora questo cordone
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argenteo, che sembra avere la proprietà di mantenere la vita nel corpo? Ricorriamo ancora una volta alla
legge di analogia per scoprirlo.

Per noi “nascita” e “morte” sono termini intercambiabili, perché entrambi indicano il passaggio (nelle due
direzioni possibili) da una dimensione ad un’altra di esistenza. Se guardiamo allora alla nascita fisica,
vediamo che il feto, quando si trova all’interno dell’utero materno, è unito e mantenuto in vita all’interno
dello stesso da un cordone fisico, chiamato cordone ombelicale; ebbene, se guardiamo poi all’altra nascita,
alla nascita nei piani spirituali, cioè a quella che noi chiamiamo morte, il chiaroveggente ci dice che l’anima
(usiamo ancora questo vocabolo per il momento), cioè i corpi sottili, sono legati al corpo fisico da un altro
“cordone” formato di sostanza eterica, durante la vita, e che quando si “rompe”, abbandona il corpo fisico
alla decomposizione portando con sé gli altri veicoli viventi, proprio come il cordone ombelicale viene
strappato alla nascita fisica, avendo perduto la sua funzione di mantenimento.

Morte

Seguiamo il passaggio della morte, visto dal punto di vista spirituale. Durante la vita, tutto quello che ci
accade viene registrato in un atomo che ci è appartenuto attraverso tutte le varie esistenze. Questa memoria è
chiamata in esoterismo “memoria superconscia”; e non ci è consapevole, se non a livello subliminale. Essa
registra tutto, anche quello che non notiamo consapevolmente. I servizi segreti delle potenze militari lo sanno
bene, perché si sono accorti che ricorrendo ad ipnosi le persone che hanno assistito, od erano presenti nello
scenario di un fatto che vogliono indagare, sono in grado di riferirne nei più minuti particolari se sottoposti
ad ipnosi profonda. Questo atomo lo chiamiamo atomo-seme, ed ha sede nell’apice del ventricolo sinistro del
cuore. Durante la vita esso registra, come una bobina, tutto quanto le immagini ambientali trasportano
attraverso l’aria inspirata, e quindi passata per mezzo della piccola circolazione sanguigna, attraverso il
cuore. Ecco perché questa memoria non è consapevole: essa infatti non passa nel cervello, ma ha sede
direttamente nel cuore, sede della memoria inconscia.

Una estremità del cordone argenteo è attaccata a questo atomo-seme, mentre l’altra estremità collega il corpo
fisico con i corpi sottili. Durante il sonno – che altro non è che l’allontanamento dei corpi sottili dal corpo
fisico, con conseguente perdita di coscienza su quanto accaduto – il cordone argenteo continua a collegare le
sue due estremità. L’unica differenza fra il sonno e la morte è il fatto che quest’ultima avviene quando esso
si spezza, interrompendo il suddetto collegamento: allora il cuore si ferma e i corpi sottili sono liberati dal
fisico. Essi si ritraggono quindi, e l’atomo-seme li segue “sbobinando” le immagini che contiene e uscendo
dalla parte superiore della testa attraverso una sutura presente nel cranio.

La rottura del cordone argenteo, tuttavia, non avviene immediatamente, ma può verificarsi in un lasso di
tempo variabile dopo l’arresto cardiaco, che al massimo dura per tre giorni e mezzo circa. In questo lasso di
tempo la persona vede le immagini dello “sbobinamento” scorrere davanti alla sua coscienza “in ordine
inverso”. È ormai nota la tendenza a rivedere la propria vita in un attimo, come si dice, quale presagio della
morte imminente; è un fenomeno legato a quanto abbiamo ora spiegato. Altra riprova abbastanza nota, e
sulla quale è anche stato girato un film, concerne il “peso”: 21 grammi. È stato riscontrato che nel momento
della morte la persona perde improvvisamente una quantità di peso fissa (21 grammi, appunto), variabile da
specie animale a specie. Si è detto che quello è il peso dell’anima, ma una affermazione del genere non ha un
significato preciso; in realtà, ciò che avviene è il distacco dei veicoli superiori da quello fisico, e il corpo
vitale appartenendo ancora al mondo fisico e alle sue leggi, è dotato di un proprio peso misurabile.

Appena termina la revisione della vita trascorsa, anche il corpo vitale eterico viene abbandonato, e
l’individuo si ritrova circondato dal proprio corpo emozionale. Ricorderete che parlando del globo del
Periodo della Luna, formato di sostanza del desiderio o emozionale, abbiamo detto che in esso si sviluppò la
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prima divisione interna del globo, contraddistinta dalle due correnti, verso il centro e verso la superficie.
Bene, in un certo senso il nostro corpo emozionale è una parte di quel Periodo nel quale prese il via la sua
evoluzione, e porta in sé le stesse due correnti: la corrente centripeta, che ha sede nelle regioni più basse,
cioè più prossime alla dimensione fisica, e la corrente centrifuga, verso l’esterno, che ha sede nelle regioni
più elevate.

Appena l’individuo si è separato dal corpo eterico, si trova con il proprio corpo emozionale in questo piano
dei sentimenti e delle emozioni. Si attiva la corrente centripeta più prossima al mondo fisico, e rivede il
panorama in senso inverso della vita terrena appena conclusa. Qui però il panorama non può lasciarlo
indifferente, perché siamo nel piano della sensibilità e del sentimento: ad ogni immagine che scorre davanti
alla sua coscienza egli risente delle emozioni in gioco. Ogniqualvolta rivede un episodio nel quale egli
provocò del dolore ad altri, egli stesso lo rivive, si ripercuote in lui come ne fosse lui ora la vittima. È
essenziale vivere bene ed approfonditamente questi episodi, perché ne derivano gli insegnamenti estratti
dalle esperienze vissute. È in ciò che consiste la base del progresso e dell’avanzamento spirituale: quando, in
una vita futura, egli si troverà davanti a fatti analoghi e alla possibilità di fare ancora del male ad altri,
inconsciamente il dolore risentito nella descritta fase post-mortem lo metterà in guardia, e gli impedirà di
commettere lo stesso errore. Anzi, se assisterà a fatti, episodi o possibilità che altri facciano lo stesso errore,
sentirà dentro di sé l’impulso a fare di tutto per impedirlo. Quindi anche il livello sociale ne risentirà per il
bene. Vediamo così come il “giudizio” tanto temuto dai fedeli delle religioni popolari, che concepisce un dio
vendicativo e temibile, non ha alcun fondamento. Il vero giudizio è quello che, in ultima analisi, daremo noi
su noi stessi, e il suo solo scopo è quello di farci imparare il retto comportamento.

L’acutezza dell’insegnamento è direttamente proporzionale all’esattezza delle immagini inserite nella


coscienza del trapassato, e all’attenzione con cui egli le poté osservare per la prima volta nei tre giorni e
mezzo successivi al decesso; ecco perché è un crimine contro l’individuo e contro la società disturbare il
defunto in detto periodo, con schiamazzi, urla o interventi sul suo corpo.

La fase che abbiamo descritta è definita nel Cristianesimo esoterico fase di Purgatorio. E comprendiamo
come sarebbe bene pregare perché le sofferenze (che sarebbero meglio descritte come insegnamenti) che in
esso hanno luogo fossero il più acute possibile, anziché per il contrario, come una religione ignorante
usualmente propone di fare.

Oltre al fenomeno appena descritto, ne avviene contestualmente un altro. Nel nostro corpo emozionale si
sono sviluppati tutti gli impulsi che ci tengono legati alla forza centripeta, quali le passioni basse, l’egoismo,
l’ira, tutte le emozioni egoistiche e i cosiddetti “vizi”, perché tutte queste attività concentrano la nostra
attenzione sul corpo, impedendoci di abbandonare il piano fisico. Se prima queste attività non sono superate,
la corrente centrifuga non si attiva. La velocità di revisione della vita scorre ad una velocità tripla rispetto al
tempo che conosciamo nella dimensione terrena, ma solo quando avremo sradicato i suddetti “vizi” potremo
passare alla fase successiva.

Appena questo accade, allora entriamo nella parte superiore del piano del desiderio e ancora una volta il
panorama della vita trascorsa si svolge davanti alla coscienza, ma questa volta sono le azioni che hanno
lasciato un segno benefico a ripercuotersi nella nostra coscienza. Anch’esse sono essenziali alla
comprensione delle vere leggi di natura e all’insegnamento che siamo chiamati ad assimilare nel mondo.
Questa fase nel Cristianesimo esoterico è chiamata del Primo Cielo, avviene, come detto, nelle regioni
superiori del piano emozionale del desiderio.

Dopo le fasi descritte, anche il corpo emozionale viene abbandonato, e l’individuo si trova così solo con la
mente nel piano del pensiero. Anche la mente è un veicolo dello spirito, dell’“Io Sono”, e qui tutti gli
insegnamenti ricevuti fino a questo momento vi vengono assimilati per fare da base per l’esistenza futura

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sulla Terra. Questa è la “voce della coscienza” che ci suggerisce il retto comportamento in tutte le occasioni
nelle quali ci imbattiamo, e che intuitivamente siamo portati ad ascoltare; è il lavoro che trova il suo
svolgimento nel piano mentale, nel Secondo Cielo. Solo questa conoscenza di ciò che avviene dopo la morte,
ci consente di capire perché nel corso della storia osserviamo, a livello sia collettivo che individuale, una
progressione, un avanzamento costante che chiamiamo “civiltà”. La morte perciò non è affatto una
ingiustizia, ma una necessità benefica per il nostro avanzamento individuale.

Segue un periodo nel quale lo spirito, privo ora di tutti i suoi veicoli della vita passata, ha la certezza
interiore di essere tornato a casa: ha come esaurito il compito che si era dato, e finalmente può riposarsi, fino
a quando l’esigenza evolutiva fa sorgere in lui la spinta a compiere un passo ulteriore: una nuova rinascita
sulla Terra.

Rinascita

Arriva finalmente il momento di preparare la futura esperienza terrena. Questa preparazione avviene nel
piano degli Archetipi (che hanno sede in quello che abbiamo chiamato il Mondo del Pensiero), dove anche le
condizioni ambientali vengono adattate alle nuove esigenze. Ricorderete quanto abbiamo detto parlando
dell’evoluzione naturale e delle due teorie di Lamàrck e di Darwin. In realtà, nessuna delle due esaurisce la
questione, se osservata dal punto di vista spirituale, cioè prendendo in considerazione tutte le forze che sono
in gioco. Anche l’ambiente fisico, che fa da sfondo alla modificazione e adattamento delle specie, le
condizioni esteriori nelle quali la vita evolve, fa parte del “gioco”. Nulla è lasciato al caso.

Lo scienziato che vede solo l’aspetto materiale della vita, è portato a mettere in contrapposizione l’idea di
Natura con quella di Dio, arrivando ad affermare che se trova le leggi che spiegano la prima, diventa
superfluo il secondo. In realtà, la Natura non è altro che l’effetto di quell’Attività, Intelligenza e Volontà che
usiamo chiamare Dio. Qualcuno ha detto: “Dio è il timbro, e la Natura la sua impronta”.
Per comprendere più approfonditamente la legge di evoluzione, occorre considerare che anche l’ambiente
viene preparato per le esigenze evolutive-spirituali degli esseri che vivono in esso.

Da un punto di vista più completo, che tiene cioè conto dello scopo dell’esistenza secondo le esigenze
spirituali, che sono la causa di tutto il movimento che stiamo esaminando, possiamo dire che qualsiasi teoria
evolutiva che non tenga in conto le esigenze spirituali non è in grado, neanche razionalmente, di fornire una
spiegazione esauriente. Se, infatti, il miglioramento della specie è lo scopo dell’evoluzione, come mai
persone e società più evolute sembrano incamminarsi nella direzione opposta: cioè nella difesa del meno
adatto a detto miglioramento, cioè del più debole? Per spiegare questa apparente contraddizione, dobbiamo
inserire il concetto di Anima.

Tutti gli insegnamenti che l’evoluzione produce, non si depositano, per così dire, nei vari corpi che ne sono
stati lo strumento: i corpi sono solo dei mezzi, che da una vita all’altra spariscono e “muoiono”. Essi
costruiscono quell’“alimento” che arricchisce lo spirito della quintessenza di tutte le esperienze, e che al
termine di tutto il processo evolutivo si incorporerà in ciò che chiamiamo “Anima”. L’anima perciò è questo
elemento perenne che si tramanda e che migliora di vita in vita, e che costituisce il vero scopo
dell’evoluzione. Il quale perciò non è tanto l’adattamento all’ambiente, ma che utilizza l’esperienza che si
svolge nell’ambiente per alimentare ed edificare l’anima.

L’anima perciò preesiste ad ogni nascita, anzi ad ogni “rinascita” in veicoli differenti dei precedenti, ma via
via sempre migliori perché costruiti con gli atomi-seme di ciascuno, nei quali è incorporato il livello
vibratorio raggiunto in precedenza, nel corso del processo di discesa che porterà ad una nuova “nascita” nel
piano fisico-chimico.
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Tutte le esperienze possono essere accessibili alla coscienza, a condizione di saperla innalzare oltre la soglia
della pura materialità: è quello che hanno già fatto i veggenti, e che ciascuno di noi qui presenti può fare. Ma
per fare questo non è sufficiente una curiosità intellettuale, e neppure uno studio universitario; bisogna
modificare il nostro stile di vita, in modo da aprirsi anche a quel ri-cordo depositato nel cuore. Questo non è
in contraddizione con il nostro proposito di usare la logica: la logica è lo strumento, la porta da aprire che
cela dietro di sé il tesoro che stiamo cercando. Ma se anche dopo avere aperto la porta, anziché guardare
nella stanza del tesoro, continuiamo a soffermarci sulla porta e sui suoi intarsi, perdiamo di vista il nostro
vero obiettivo, confondendo il fine con il mezzo.

Quello che abbiamo detto fin qui è estremamente importante, ma per coglierne tutto il valore dobbiamo
metterlo in connessione con quell’elemento che fin qui non è ancora apparso nel suo aspetto più profondo,
come abbiamo promesso fin dall’inizio: il Cristianesimo Esoterico. Lo esamineremo nel prossimo, quarto e
ultimo incontro. Per prepararci ad esso, però dobbiamo porci la seguente domanda:

abbiamo visto come vi sia una catena evolutiva nel pianeta, rappresentata dai quattro regni di natura, il regno
minerale (costituito dal solo corpo fisico o denso), il regno vegetale (costituito dal corpo fisico ed eterico o
vitale), il regno animale (costituito dal corpo fisico, eterico ed emozionale) e il regno umano (che aggiunge ai
precedenti anche la mente quale veicolo interiorizzato). Questa catena evolutiva si arresta qui, o prosegue
ulteriormente?
È logico che prosegue: il progresso e l’evoluzione sono in realtà infiniti. Esistono dei regni superiori
all’umano, cioè che giunsero prima dell’uomo alla fase evolutiva umana, e sono quelli che il Cristianesimo
Esoterico chiama con i nomi seguenti:

Gerarchie attive nel periodo della Terra


Genere Umano l’umanità del periodo della Terra
Angeli l’umanità del periodo della Luna (più avanti dell’uomo di un gradino)
Arcangeli l’umanità del periodo del Sole (più avanti dell’uomo di due gradini)
Principati o Sigg. della Mente l’umanità del periodo di Saturno (più avanti dell’uomo di tre gradini)
Virtù o sigg. della Forma lavorano con il corpo fisico dell’uomo nel periodo della Terra
Potestà o Sigg. dell’Individualità lavorano con il corpo emozionale dell’uomo dal periodo della Luna
Dominazioni o Sigg. della Sapienza lavorano con il corpo vitale dell’uomo dal periodo del Sole
Gerarchie che non sono più attive
Signori della Fiamma o Troni lavorarono con lo spirito dell’uomo nel periodo di Saturno
Cherubini lavorarono con lo spirito dell’uomo nel periodo del Sole
Serafini lavorarono con l’uomo nel periodo della Luna

È la famosa “Scala di Giacobbe”:

"(Giacobbe) fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco
gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa.". (Genesi 28, 12)

Arrivederci a sabato prossimo!

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QUARTO INCONTRO

È arrivato il momento di tornare alla Genesi biblica. Mi piacerebbe fare una veloce indagine fra di noi qui
presenti, per chiedere che cosa pensiamo siano, e a che cosa servano, i testi sacri delle religioni, e la nostra
Bibbia in particolare. Di certo la maggioranza pensa che si potrebbe vivere benissimo anche ignorandola, e
che la sua funzione sia solo quella di dettare delle regole a chi volesse diventare religioso. Bene, non è così!
La Bibbia è un libro che ci riguarda tutti, perché parla di quella facoltà che ci contraddistingue in quanto
esseri umani: la Creatività, che è quella stessa energia con la quale fu creato ed è mantenuto l’Universo:
l’Energia Creatrice. La Bibbia è un testo di istruzione, che ci indica la strada per il nostro avanzamento e la
nostra evoluzione. Purtroppo una interpretazione parziale e ignorante del vero significato del racconto della
Genesi ha indotto uomini di Chiesa e cosiddetti moralisti in generale a ritenere l’energia implicata nella
sessualità come qualcosa di brutto e di sporco, da allontanare e con cui non avere nulla a che fare. Niente di
più sbagliato: proprio perché essa è una fase della forza più sacra dell’universo, deve essere rispettata,
approfondendone la conoscenza e tenendo conto del suo aspetto superiore, che va coltivato e fortificato
rispetto al suo aspetto inferiore, che ne rappresenta la fase complementare. Ma abbiamo comunque a che fare
con essa: la questione è riconoscerla per ciò che realmente è e quindi non abusarne né denigrarla.

Analizziamo questo racconto, così come descritto nella Genesi, vedendo chi ne sono i protagonisti e
riprendendo da dove lo avevamo lasciato:

Eden. Che l’ambiente e i suoi abitanti siano in relazione reciproca, ormai lo abbiamo già detto, e l’Eden non
fa eccezione: era l’ambiente adatto all’uomo di allora, e l’uomo di allora era l’abitante adatto a
quell’ambiente. L’Eden, cioè il pianeta Terra dell’Epoca Lemuriana, come è chiamata in esoterismo, non era
uguale alla Terra d’oggi: tutto era molto più etereo, compreso l’uomo.

Adamo ed Eva.

Genesi 1:27

”Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio li creò; maschio e femmina li creò”.

Come già accennammo, “l’uomo” qui è “Adamo”, perciò “Adamo è maschio e femmina”. Non si sfugge, ed
è questo che si deve comprendere. Adamo, la prima umanità (“li” creò), era maschio-femmina, cioè era
androgino. La cosiddetta formazione della donna, di Eva, avviene più avanti, e descrive la separazione
dell’unica Forza Creatrice in individui sessuati portanti ciascuno solo una delle due polarità che la
costituiscono: la nascita del sesso, cioè dell’energia “scissa”.

L’uomo creato “che era cosa molto buona” e che doveva “soggiogare la terra” nutrendosi dell’erba e di
frutta, era un essere androgino. Questo significa che la propagazione avveniva all’interno di un singolo
individuo, che aveva la facoltà di moltiplicarsi senza richiedere l’ausilio di un essere complementare. La
maggior parte delle piante di oggi usa lo stesso metodo.

Quello che doveva però compiere l’uomo era di sviluppare la mente, e per fare questo doveva costruirsi un
cervello, cioè uno strumento che gli consentisse di usare l’energia creatrice non più solo per concepire figli,
ma anche per concepire pensieri. Una polarità dell’energia fu allora innalzata lungo la colonna vertebrale per
costruire il cervello, mentre l’altra polarità rimase a livello strettamente fisico. Si creò così il primo essere
sessuato, capace di esprimersi nei due mondi, sia pure limitatamente a causa della unica polarità che gli
permetteva di farlo in ciascuno di essi. Fu Eva il primo essere sessuato, e il famoso racconto della “costola” –
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che però andrebbe tradotta meglio come “lato, polarità” – riguarda la sua nascita in quanto essere sessuato,
cioè scisso, diviso.

Angeli. Una volta formata l’umanità sessuata, occorreva fare incontrare gli individui maschili con quelli
femminili, in modo che unendo le rispettive polarità tornassero a formare un’unità creatrice feconda
compiendo l’atto generativo. Questo compito veniva svolto dagli Angeli, esseri di un passo più avanti
dell’umanità, che nei periodi stagionali propizi la conducevano in grandi templi costruiti per questo scopo.
Allora l’uomo stava ancora scoprendo la dimensione fisica, e la religione di allora cercava di svelargliela,
così come quella di oggi cerca di svelare in noi l’esistenza dei piani oggi invisibili, quelli superfisici. Allora
avevamo la coscienza ancora nei piani sottili, e obbedivamo agli Angeli senza ostacolarli, mentre
diventavamo consapevoli del piano materiale solo nel momento dell’accoppiamento, risvegliandoci
all’esistenza di un “altro”, quasi una novità di allora per la coscienza tutta interiore che possedevamo. Da
questo deriva il significato di “conoscere” in senso biblico.

Il capo degli Angeli, Colui che aveva la responsabilità di guidare l’umanità, era Jehovah, uno degli Elohim.
È lui il Dio dell’Antico Testamento, “che è il Signore e che dà la vita”, che ci viene presentato dal versetto
4b del secondo capitolo:

Genesi 2:4b

”Quando il Signore Dio fece la terra e il cielo…”.

La traduzione comune cerca di minimizzare questa differenza aggiungendo il termine “Signore” alla parola
“Dio” già usata fino a quel punto, ma la differenza è sostanziale: passiamo da “Elohim” di Genesi 1:1, a
“Jehovah” di Genesi 2:4b. È Jehovah che conduce l’umanità con la Legge tramite il Timore di Dio, l’azione
necessaria per una umanità bambina che ancora non sa guidarsi da sola. L’uomo dell’Eden era un essere
docile e obbediente, senza alcuna potenzialità di opporsi alla sua Guida celeste.

Lucifero.

Questa potenzialità però era presente negli Angeli, più avanzati, fra i quali ad un certo punto si verificò la
disobbedienza: il secondo in ordine di evoluzione si ribellò a Jehovah, tentando di usurparne l’autorità.
Perché l’ha fatto? Forse non lo sapremo mai completamente; una teoria dice che alcuni esseri angelici non
riuscirono ad adattarsi alle nuove condizioni del periodo della Luna – nel quale essi raggiunsero il livello
evolutivo corrispondente all’umano – contraddistinte dall’elemento liquido, e perciò lo rifiutarono. L’esito di
questa lotta si ripercosse in tutto il sistema solare e nei regni inferiori agli Angeli, così come le conseguenze
delle nostre azioni attuali in quanto uomini si ripercuotono nei regni animale, vegetale e minerale della Terra.
I pianeti cambiarono addirittura le loro orbite, e questi spiriti caduti, i seguaci di Lucifero, che persero la
battaglia, trovarono sede nel ferroso pianeta Marte. La loro posizione di “irregolari” li fece degenerare, e ad
un certo momento ebbero bisogno anch’essi di uno strumento per esprimersi ad un livello più denso di quello
puramente eterico che abitavano prima. Questo strumento lo individuarono in quell’organo di conoscenza
che l’uomo (la classe ad essi immediatamente inferiore) andava sviluppando: il cervello. L’uomo doveva
diventare il loro strumento per impedirne l’arresto evolutivo.

Entrarono quindi nella colonna che collegava gli organi sessuali dell’uomo al cervello in costruzione, e se
avessero impedito l’innalzamento anche della seconda corrente dell’Energia Creatrice (come sarebbe dovuto
accadere col tempo), avrebbero trattenuto l’uomo nel piano materiale per continuare ad utilizzarlo per il loro
fine. Il serpente biblico rappresenta proprio la colonna vertebrale, dalla quale gli spiriti Luciferici
suggerirono all’uomo di disobbedire agli Angeli, praticando l’accoppiamento sessuale in tutti i periodi

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dell’anno. L’uomo così acuì la propria concentrazione e conoscenza del piano fisico, e per questo Lucifero
(“portatore di luce”) ha questo nome, fino però a perdere del tutto quella dei piani più sottili. Il tipo di
conoscenza che l’uomo sviluppò è quella superficiale e riflessa caratteristica del sistema nervoso volontario e
dell’emisfero cerebrale sinistro, perché la “luce” che abbiamo ottenuto non è quella diretta e solare, ma
quella percepita all’interno del cervello grazie alle connessioni controllate dalle forze luciferiche. La luce
diretta del Sole ci abbaglia, mentre possiamo sostenere con i sensi fisici solo la luce solare riflessa dalla
Luna.

Vediamo come la Bibbia ci presenta questo racconto. Il frutto dell’“albero della conoscenza del bene e del
male” non è altro che l’uso dell’Energia Creatrice senza il rispetto del potere che essa cela, e l’istigazione
luciferica consiste nella passionalità che ci spinge ad un suo “consumo” ignorante. È tipico dell’uomo uscito
dalla caduta l’uso di energie potentissime in modo distruttivo, perché egli se le trovò a disposizione prima di
avere maturato la conoscenza necessaria al loro saggio uso.

Genesi 3:3

Del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete
toccare, altrimenti morirete.

È la realtà, perché fino ad allora l’uomo non si accorgeva neppure di passare, quando un corpo era diventato
inutilizzabile, ad un altro nuovo, perché la sua coscienza era concentrata nei piani della vita e non in quello
fisico.

Genesi 3:4

Ma il serpente disse alla donna: Non morirete affatto!

Ma anche questo è vero, perché la morte è solo un’illusione e con la propagazione si rinasce sempre in un
nuovo corpo.

Genesi 3:5

Dio sa che, quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il
bene e il male.

Questa tentazione non era un inganno: l’uso della sessualità fuori dalle leggi naturali ebbe proprio l’effetto di
farci conoscere il mondo, e di farci sperimentare ciò che altrimenti non avrebbe avuto per noi alcun senso: il
bene e il male, cioè la libertà di scelta e le sue inscindibili conseguenze. Con questa facoltà infatti
“diventeremo come gli Dei”, cioè capaci di creare qualcosa di nuovo, di non già previsto prima.

Genesi 3:22

Jehovah disse allora: “Ecco, l’uomo è diventato come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male”.

Dio stesso riconobbe questo fatto! Ma quali furono le conseguenze di tutto ciò? L’uomo “si accorse di essere
nudo”: ecco apparire la coscienza incentrata sul piano fisico; e fu cacciato dall’Eden: la Terra eterica
scomparve, e si ritrovò solo (“nel deserto del mondo”) privato della guida degli esseri superiori che fino ad
allora provvedevano al suo bisogno.

Il timore che il tipo di conoscenza che avrebbe sviluppato lo conducesse un giorno ad utilizzare in forma
egoistica e distruttiva le potenti energie creatrici, consigliò agli Angeli di nascondergli “l’Albero della Vita”,
che rappresenta appunto queste forze. E tuttora esse ci sono, fortunatamente, celate; solo quando avremo
superato i problemi della caduta e dato prova di saggezza, queste forze torneranno ad esserci disponibili.
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Libertà di scelta unita all’ignoranza sono il binomio peggiore possibile, e da esso deriva tutto il male del
mondo. Da allora l’egoismo prese sempre più il sopravvento, e man mano che perdevamo contatto con le
guide divine, e si sviluppava l’egoismo, la situazione fisica ed energetica del pianeta e dell’uomo andò
sempre più deteriorandosi. Jehovah cercò di porvi rimedio usando le modalità che Egli è chiamato a
svolgere: un Dio che incute timore e si fa sentire, dall’esterno, con le Sue Leggi che reclamano obbedienza.
Dirigere l’umanità era il Suo compito fin dal principio. Ne possiamo descrivere le conseguenze in questo
modo:

IGNORANZA DELL’UOMO
LEGGE ESTERNA A CUI OBBEDIRE CIECAMENTE
PECCATO CAUSATO DALL’IGNORANZA E DISOBBEDIENZA
CASTIGO
KARMA NEGATIVO.

l’azione Jehovitica perciò non era adatta alla nuova situazione inattesa che l’intervento luciferico aveva
causato, e le sue modalità non erano sufficienti, così come non sono sufficienti le misure adatte a controllare
la beata ignoranza di un bambino quando questi comincia a crescere e ad avere nuove esigenze ed
esperienze.

Per comprendere appieno le contromisure che le Gerarchie presero, dobbiamo riferirci a quanto la scienza
esoterica afferma (per certi aspetti confortata dalle ipotesi scientifiche) sulla modalità di formazione dei
pianeti. Essi sono originati dalla loro stella madre quando una parte degli abitanti della stella – nel nostro
caso il Sole – diventano ritardatari rispetto all’ondata vitale principale che vi evolve, provocando un
rallentamento vibratorio nei propri corpi. Quando lo scienziato moderno cerca la vita nel cosmo, non si rende
conto che sta cercando, in realtà, la forma vivente terrestre in altri luoghi dello spazio. Ci saranno certamente
altri pianeti con caratteristiche simili alla Terra, ma ciò non significa che solo in essi sia possibile la vita: vi è
possibile un forma vivente come quella terrestre, ma la vita è presente ovunque nell’universo, adattandosi a
condizioni molto diverse dalle nostre, anche in “forme” non percepibili ai nostri sensi fisici, Sole compreso.
Per consentire a se stessi di sopravvivere, e non intralciare gli altri abitanti più evoluti che continuano ad aver
bisogno di vibrazioni più rapide, i suddetti abitanti del Sole vengono allora confinati in uno dei poli, dove
formano una specie di incrostazione sulla superficie solare, perché in detta posizione la velocità di rotazione
e vibrazione è inferiore. Questa incrostazione comincia quindi ad interagire col resto del globo, e per inerzia
prende a muoversi con un movimento circolare verso l’equatore. Quando lo raggiunge, la sua velocità di
rotazione relativa è massima, e ne viene espulsa ad una velocità tale da stabilizzarsi in un’orbita direttamente
proporzionale alla differenza di vibrazioni con la stella stessa. Assume così l’orbita più adatta alle esigenze
degli spiriti che la abitano, ed è a questo punto che la luce, dapprima costituente del corpo di quegli abitanti,
diventa una sorgente esterna, e nella Genesi avviene il famoso: “Fiat lux”, la cosiddetta creazione della luce.
Quanto detto vale naturalmente anche per la nostra Terra. Va detto che tale distanza dalla stella madre
dovrebbe rappresentare una situazione provvisoria, fino a quando non ci sviluppassimo in modo tale da poter
ritornare alla fonte solare. La irregolarità della nostra situazione, come conseguenza dell’intervento luciferico
sull’umanità, ad un certo punto rischiò invece di alterare l’orbita terrestre a causa dell’indurimento e
cristallizzazione eccessivi e delle vibrazioni sempre più basse che vi si registravano, facendoci allontanare
ancora più dal Sole e perdendo definitivamente di vista la possibilità di recuperare la “luce” iniziale. Ciò a
lungo andare avrebbe provocato la distruzione del pianeta e dei suoi abitanti. Ricordiamo che
etimologicamente la parole “luce” indica “luce riflessa”, mentre la parola che indica “luce diretta” è “Dio”.

La sola azione jehovitica non era sufficiente a risolvere il problema, perché era adatta ad esseri docili e
obbedienti, cosa che però non corrispondeva più alla realtà. I valori della religione jehovitica sono
l’OBBEDIENZA e l’INNOCENZA, e sono i valori predicati da tutte le religioni non Cristiane, perché
connessi con la fase jehovitica. Che il Cristianesimo popolare rivendichi ancora questi valori è una
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dimostrazione che esso non è, in realtà, il Vero Cristianesimo che l’umanità attende, quella religione solare
che la ricondurrà verso il recupero della “luce” perduta. Nella situazione d’oggi, non solo dette virtù non
sono più praticabili, ma non sono più nemmeno auspicabili, perché oggi rappresenterebbero Immaturità e
Ignoranza, e sono destinate a quegli esseri docili e inconsapevoli che dobbiamo ormai considerare più
arretrati rispetto all’uomo uscito dall’Eden. Il passaggio dalle religioni jehovitiche al Vero Cristianesimo è
stato progressivo nella storia, e il Cristo si è incarnato nel momento in cui l’umanità avrebbe cominciato a
saper cogliere ed esprimere nuovi valori.

Si creò allora la necessità di questi nuovi valori, e di un ambiente più puro che potesse consentire di iniziare
la via verso il ritorno al Padre. In ciò consiste il Piano di Salvezza che lo Spirito del Cristo compì per noi.
Questi nuovi valori, rispettosi della dignità che con dolore l’umanità poteva ora raggiungere, sono la
LIBERTÀ e la sua complementare RESPONSABILITÀ. Il Cristo appartiene all’ondata vitale superiore agli
Angeli, cioè agli Arcangeli, dei quali Egli è lo Spirito più evoluto. Ricordiamo che gli Arcangeli furono
umani nel periodo del Sole, e perciò sono molto abili ad usare la sostanza del piano del desiderio, così come
noi stiamo diventando i più abili ad usare la materia fisico-chimica; non impararono però mai ad usare le
sostanze eterica e fisica, perché non possedettero mai un veicolo formato di dette sostanze. D’altra parte,
l’azione del Cristo doveva essere del tutto differente rispetto a quella di Jehovah: come Questi appariva
potente e terribile allo scopo di guidare una umanità ignorante e recalcitrante, il Cristo invece doveva
consentire all’uomo di maturare dentro di sé, interiormente, quelle forze – che l’esoterismo chiama il Cristo
Interiore e il Cristianesimo popolare Gesù Bambino – che sole possono risvegliarlo allo spirito e permettergli
di vincere le pulsioni luciferiche che lo legano alla terra. La Nuova Dispensazione doveva rispettare tanto
l’uomo da presentargli Dio come un suo simile.

Il Cristo ebbe perciò bisogno di una cooperazione per adempiere alla sua Missione, che Gli venne fornita
dall’essere umano più evoluto: Gesù di Nazareth, ultimo anello di una catena di discendenza che era stato
educato ed allevato dagli Esseni proprio con questo scopo. Nessun altro uomo ha mai sviluppato corpi fisico
e vitale così puri come quelli di Gesù, che poterono perciò essere “abitati” dai veicoli superiori del Cristo
durante i tre anni della Sua Missione fra noi. È una bella consolazione sapere che per risolvere i “nostri” (in
quanto umanità) problemi, anche l’umanità stessa, tramite Gesù, ha partecipato!

Nei vangeli sembra che i due termini con i quali viene chiamato (o chiama se stesso) il Cristo-Gesù, siano
intercambiabili. Possiamo ora dire che “Figlio di Dio” si riferisce al Cristo, il Grande Spirito Solare capo
degli Arcangeli, mentre “Figlio dell’Uomo” vuole riferirsi a Gesù, che ha conquistato e costruito dentro di sé
il Cristo bambino: primizia di una possibilità che ognuno di noi coltiva dentro se stesso.

Lo Spirito del Cristo entrò nei veicoli inferiori di Gesù all’atto del battesimo nel Giordano:

Giovanni 1:29,32

Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: “Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che
toglie il peccato dal mondo!

Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato davanti, perché era prima di me”.

Giovanni rese testimonianza dicendo: “Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su
di lui”.

In queste tre affermazioni attribuite a Giovanni il Battista è racchiuso tutto il mistero della Salvezza.
(1) Lo Spirito è sceso dal cielo come una colomba su Gesù: è il momento in cui lo Spirito del Cristo penetra
nei veicoli di Gesù uomo, il momento cruciale di tutta l’evoluzione del genere umano, e anche dei regni
inferiori. Questa frase ci racconta della incarnazione del Cristo in Gesù uomo.

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(2) Un uomo è passato avanti a Giovanni: il Cristo appartiene ad un’onda di vita precedente la nostra, cioè
agli Arcangeli, perciò “era prima di Giovanni” da questo punto di vista, ma nella storia dell’uomo è apparso
“dopo” di Giovanni. Questa frase ci racconta del superamento della Legge (ricordate? Mosè-Elia-Giovanni
Battista, quali rappresentante della Legge, che viene “superato” dall’Amore portato dal Cristo):

(3) L’Agnello che toglie il peccato dal mondo: questa frase la mettiamo in relazione con la situazione
planetaria della Terra, e qui ci soffermiamo un momento.

Da quel momento fatidico che abbiamo esaminato, nel quale lo Spirito del Cristo abitò nei corpi di Gesù,
Egli preparò le condizioni per entrare nel nostro pianeta e prendere su di Sé la sua orbita. Ciò si verificò
all’atto dell’episodio che i Vangeli ci raccontano come la crocifissione: il grande Spirito Solare “inchiodò”
Se stesso nella materia planetaria. In quel momento la Sua Luce abbagliò l’intero pianeta, cosa che viene
descritta come un’oscurità, tanto fu accecante quella luce, e in un attimo innalzò le vibrazioni planetarie. Ma
sarebbe contrario alla Sua Missione compiere il lavoro al posto nostro: Egli tolse il peccato “dal mondo”, ma
non cancellò il karma individuale di ognuno di noi. Ci dà però la materia prima affinché noi possiamo fare la
nostra parte del lavoro. Da quel momento la storia cambiò veramente, non solo tramite una convenzione
come è quella del calcolo della data, ma iniziò a maturare nella coscienza degli uomini una nuova visione,
che ci sta portando a dare più importanza all’aspetto amorevole, della difesa del più debole, anziché
continuare a concepire la forza come unico diritto.

Prende ora il sopravvento la religione interiore, che deve soppiantare quella esterna, utile per individui
ancora non maturi internamente, e che hanno pertanto necessità di qualcuno che ancora gli accompagni e
guidi. Questo aspetto è molto chiaro nei Vangeli, e tanto importante che è descritto nello stesso modo sia in
Matteo, che in Marco e in Luca. Leggiamo insieme:

Matteo 27:50,51

E Gesù, emesso un alto grido, spirò. Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo…

Marco 15:37,38

Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. Il velo del tempio si squarciò in due, dall’alto in basso.

Luca 23:44,45

Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il
velo del tempio si squarciò nel mezzo.

Che cos’è il velo del tempio? È quella separazione che nel tempio ebraico (ma in tutti i templi antichi c’è
qualcosa che gli corrisponde), che permetteva solo al Gran Sacerdote di entrare nel Santo dei Santi, perché
solo a lui era consentito avere un contatto con la Divinità, e poi riferire al resto del popolo. In pratica, il velo
era il simbolo di una religione esteriore, nella quale il sacerdote fa da tramite con la Divinità, perché nessun
altro individuo è in grado di entrare direttamente in contatto con Dio. All’atto della crocifissione “il velo del
tempio si squarciò”: ecco allora che questa separazione viene, dal Cristo, eliminata: da quel momento
ciascuno di noi è autorizzato (cioè ha la possibilità di farlo), di formare un contatto interiore con Dio. È la
fine delle religioni come vengono di solito concepite.

In Giovanni 1:17 leggiamo:

“La Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo”.

Col sacrificio Cristico alla legge del karma si affiancò quella del perdono, che non è contraddittoria rispetto
ad essa, ma complementare, perché lo scopo del karma non è castigare, ma insegnare, e se noi
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comprendiamo e riconosciamo gli errori commessi, dando prova di averne imparato la lezione, non ci sarà
bisogno del cosiddetto “castigo divino”, perché lo scopo della Divinità non è la vendetta, ma il nostro
avanzamento.

Da allora, Egli concentra la Sua attenzione ogni anno, a Natale, sul nostro pianeta, donandogli tutta la Sua
energia affinché possa continuare a rimanere sulla sua orbita. Questo è un immenso sacrificio per quel
grande Spirito Solare quale è, tuttavia Egli continuerà a svolgere questo compito fino a quando l’uomo –
grazie a Lui – sarà in grado di liberarsi dalla stretta del materialismo. È proprio questo influsso annuale che i
più sensibili percepiscono nella Stagione Santa, e che si traduce nel desiderio di fare doni ed opere buone.
L’umanità svilupperà così sempre più la coscienza del retaggio divino che l’attende, non dovrà più
sottomettersi a leggi e dettami incompresi, ma sentirà la legge interiore come un dovere da seguire. Chi
pretende di fare a meno della legge esterna, infatti, deve prima avere risvegliato quella interiore, la quale è
molto più esigente della prima. Non ci basterà più essere “giustificati”, cioè obbedienti pedissequamente alla
legge, ma vorremo mettere tutti noi stessi al servizio del bene e degli altri, per il solo motivo che è bene agire
bene, e senza attenderci pertanto nessun’altra ricompensa che non sia la gioia di aver compiuto ciò che
sentiremo come il nostro dovere. Ecco il Vero Cristianesimo.

Possiamo adesso comprendere appieno l’episodio evangelico del giovane ricco:

Matteo 19:16…

Ed ecco un tale gli si avvicinò e gli disse: “Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita
eterna?”. Egli rispose: “…Se vuoi entrare nella vita osserva i comandamenti”… Il giovane gli disse: “Ho
sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?”. Gli disse Gesù: “Se vuoi essere perfetto, va’,
vendi quello che possiedi,dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni, e seguimi”. Udito questo, il
giovane se ne andò triste, poiché aveva molte ricchezze.

Svilupperemo allora altre conseguenze, riparatrici rispetto a quelle delle religioni jehovitiche.
Vediamo di elencarle affiancandole a queste ultime che già abbiamo esaminato:

Religioni jehovitiche Cristianesimo esoterico


IGNORANZA diventa CONSAPEVOLEZZA
LEGGE ESTERNA diventa LEGGE INTERIORE
PECCATO diventa ESPERIENZA
CASTIGO diventa INSEGNAMENTO
KARMA diventa LIBERTÀ.

Il Secondo Avvento

Fra tutte le grandi tradizioni religiose, la religione Cristiana, anche nella sua forma popolare, è la sola che
non è rivolta al passato, ma che guarda al futuro, perché non parla di un Dio che deve venire, ma di un Dio
che è già venuto, e che deve ritornare: il Secondo Avvento.

Vediamo di comprendere questo concetto fondamentale, che racchiude in sé la soluzione alle domande che
rimarrebbero altrimenti sospese, e che chiudono, inoltre, anche la Bibbia, che termina con la Nuova
Gerusalemme descritta nell’Apocalisse, ultimo suo Libro. Priva del Nuovo Testamento la Bibbia non dà
conto della conclusione di quanto è descritto nel Vecchio Testamento: solo con le scritture Cristiane essa
trova il suo logico esaurirsi.

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L’azione del Cristo non può tuttavia trovare la sua conclusione e il suo buon esito, senza la cooperazione del
genere umano. Richiede ed esige un suo miglioramento e un suo avanzamento di coscienza, per il solo
motivo che in ciò si realizza il suo scopo: “Non sapete voi che siete Dei?”.

Fino a quando l’uomo non sarà pronto, il sacrificio del Cristo cosmico, che non consiste nella sola messa in
croce, cosa non certo unica nella storia, continuerà a sostenere il nostro pianeta e a fornirci dell’elemento
spirituale – l’Amore – necessario alla sua conquista. Il Cristo ha, in un certo senso, fatto una scommessa per
l’umanità; possiamo essere certi che questa scommessa sarà vinta, ma quanto durerà e la facoltà di
anticiparla dipendono solo da noi stessi.

Marco 13:32

Quanto poi a quel giorno o a quell'ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio,
ma solo il Padre.

Non sarà una Chiesa ad ottenere il risultato e a realizzare il Secondo Avvento, cioè il grande Giorno di
Liberazione descritto nell’Apocalisse da Giovanni, perché una organizzazione e una struttura, qualsiasi essa
sia, appartiene alla logica e al mondo delle religioni jehovitiche. Il passo decisivo potrà effettuarsi solo
quando singoli individui avranno maturato in se stessi la coscienza e la consapevolezza richieste; quando
avranno saputo innalzare, col solo sistema possibile: lo stile di vita adatto, anche la seconda corrente della
sacra Energia Creatrice, concludendo il ciclo che era iniziato come ermafroditi fisici, in ermafroditi spirituali,
capaci cioè di “creare” singolarmente con la mente, accedendo così all’“Albero della Vita”.
Allora avrà un senso e un significato la profezia di Geremia:

Geremia 31:31…

Ecco verranno giorni – dice il Signore – nei quali con la casa d’Israele e con la casa di Giuda io concluderò
un’alleanza nuova. Non sarà come l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per
farli uscire dal paese d’Egitto, un’alleanza che essi hanno violato, benché io fossi il loro Signore. Questa
sarà l’alleanza che io concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni, dice il Signore: Porrò la mia legge
nel loro animo, la scriverò nel loro cuore. Allora sarò il loro Dio ed essi il mio popolo. Non dovranno più
istruirsi gli uni gli altri, dicendo: Riconoscete il Signore, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più
grande, dice il Signore; poiché io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato.

Ciascuno di noi, quindi, è chiamato a questo compito: non vi è “piccolo” o “grande” in esso, ma ognuno è
indispensabile.
Conoscere questi insegnamenti fa ora di noi delle persone responsabili. Noi diciamo che i nostri corsi li
divulghiamo gratuitamente, ed è vero; ma solo dal punto di vista pecuniario. Essi non sono affatto gratuiti,
perché il fatto stesso di conoscerli ci mette nella posizione di correggere il nostro stile di vita e la coscienza
con cui facciamo le cose, anche le più piccole di tutti i giorni.

Si possa noi avvicinare la formazione del Cristo interiore, la “Luce che illumina ogni uomo”, come Giovanni
lo ha chiamato. Se vogliamo metterci nelle condizioni migliori per questo compito, propongo una semplice
ricetta composta di soli tre ingredienti:

(1) Mettersi in sintonia con l’influsso Cristico, in modo da far risuonare dentro di noi, come un diapason,
l’energia che Egli infonde sul nostro pianeta. Il momento migliore per iniziare è quello di questo periodo,
l’apice del quale sarà raggiunto a Natale. La Preghiera è lo strumento da utilizzare [Padre Nostro].

(2) Praticare nella nostra vita quotidiana l’Amore e il Perdono. Il perdono non vale solo verso gli altri, ma
prima di tutto verso se stessi: ricordiamo che lo scopo della vita sulla Terra è l’insegnamento, non il castigo.
L’esame di coscienza scientifico [Retrospezione] è lo strumento da utilizzare.
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(3) Cercare in tutte le situazioni di far prevalere l’aspetto che unifica, anziché quello che distingue e divide,
coltivando il pensiero intuitivo (sim-belle) al posto di quello analitico (dia-belle). Il controllo del pensiero
[Concentrazione/Meditazione] è lo strumento da utilizzare.

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Amico lettore,

nelle pagine precedenti abbiamo provato a dare un’idea della filosofia di fondo degli Insegnamenti
Rosacrociani. Si tratta necessariamente di un’idea molto parziale, poiché quanto essi sanno dare e
arricchire chi vi si avvicina, non è certamente esauribile in poche pagine. Speriamo tuttavia che queste
ultime siano servite come stimolo ad impegnarti in uno studio e in una esperienza dalla quale certamente
trarrai soddisfazioni e pienezza di vita.

Per informazioni, puoi rivolgerti ai seguenti indirizzi:

GRUPPO STUDI ROSACROCIANI di PADOVA


C.P. 582 - 35122 Padova

e-mail: studi.rc@libero.it

internet: www.studirosacrociani.com
blog: http://studirosacrociani.blogspot.com

Buona continuazione!

Il Gruppo Studi Rosacrociani di Padova

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