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NOTE INTRODUTTIVE AL CALCOLO VETTORIALE CON ESEMPI APPLICATIVI

In quanto oggetto di revisione critica e correzione il presente documento ha carattere provvisorio , non si
esclude quindi la presenza di refusi . Esso riguarda la parte di calcolo vettoriale e geometria svolta nel corso di
Analisi Matematica 1 e Geometria. Alcuni problemi proposti hanno carattere complementare e non rientrano nel
programma ufficiale .

DEFINIZIONI E PRIME PROPRIET

Un vettore applicato (o geometrico) un qualunque segmento orientato. caratterizzato da: una direzione
(data dalla retta che lo contiene), una lunghezza (misurata rispetto a una prefissata unit di misura), un verso
(evidenziato dal grafema ) e un punto di applicazione .

Viene solitamente denotato con un complesso simbolico del tipo AB ove

A detto punto di applicazione. I vettori si prestano a rappresentare in

modo sintetico ed estremamente espressivo lidea di forza ma anche,


come vedremo, le posizioni di punti

nello spazio eventualmente

considerati come unit elementari di materia, nonch le loro velocit,


accelerazioni, quantit di moto, momenti vari, etc. Il loro ruolo in

H
D

geometria e fisica pertanto imprescindibile. Un altro concetto a cui si


legano quello di sposamento rettilineo finito (per esempio: da A a

B ). Due successivi spostamenti, per esempio da O ad A e poi da A a


B , si sostanziano in un unico spostamento da O a B . Da qui lidea di

somma vettoriale che, sulle orme di Galileo, possiamo definire tramite la


regola del parallelogramma illustrata nella figura 2: OB := OA + AB .

Il vettore applicato CD si dice equipollente ad AB (vedi les. di fig. 1)


se possibile sovrapporlo a questultimo mediante un movimento rigido
di traslazione parallela in modo tale che C coincida con A e D con B .

NB: esclusa la rotazione! KH non pertanto equipollente ad AB .

b
A


a+b

(a + b) + c

Si verifica banalmente che la equipollenza una relazione di equivalenza nellinsieme V3 di tutti i vettori applicati.

Essa partisce V3 in classi di equivalenza del tipo a := AB = CD = , dette semplicemente vettori.

Ogni vettore a compendia l'idea di spostamento rettilineo in in s e di per s, prescindendo dal punto di partenza .1

Sebbene privo di direzione e verso, chiameremo vettore nullo in simboli 0 la classe di equivalenza di un
qualunque segmento di lunghezza 0 (in pratica un punto). Fisicamente esso pu essere interpretato come una
forza di intensit zero e dunque priva di effetti, ovvero (in senso cinematico) come spostamento nullo.


Se a = OA e b = OB definiamo somma a + b il vettore OA +OB . Tale legge di composizione
interna ben definita , non dipende cio dai particolari vettori applicati che denotano le due classi di equivalenza
(la dimostrazione lasciata al lettore).
1

Si rammenti che dato un insieme , una qualunque relazione binaria tra suoi elementi detta di equivalenza se sono

soddisfatte le seguenti tre propriet: 1) x x x (riflessiva) ; 2) x y y x (simmetrica) ; 3) x y e y z x z


(transitiva). Posto [x ] = {y : x y} (detta classe di equivalenza di x )

x [x ] = inoltre: [x ] = [z ] ovvero [x ] [z ] = .

L'addizione vettoriale una legge di composizione interna nell'insieme dei vettori; essa configura la struttura algebrica
di gruppo abeliano come facilmente si verifica sulla base di noti teoremi di geometria euclidea.
Pi specificatamente:

(i)
a + (b + c) = (a + b) + c a, b, c (propriet associativa)


(ii)
a + 0 = a = 0 + a a ( 0 detto elemento neutro)

(iii) per ogni a esiste un vettore che convenzionalmente denoteremo a per

il quale a + (a) = (a) + a = 0 ; a detto inverso di a

(iv)
a + b = b + a a, b (propriet commutativa).
OSSERVAZIONE 1

Sommando due o pi vettori torna utile la cosiddetta regola della poligonale illustrata

nella sottostante figura, nella quale viene tracciato un solo lato dei due dogni parallelogramma s da ottenere

R = a1 + a 2 + a 2 + a 4 + a 5 + a 6 . Per la propriet (i) e (iv) R indipendente dallordine e dalle parentesi.

a1

a6

a3

a5

a4

a2

Con || a || indicheremo la lunghezza o norma di a . Si dice versore un vettore di norma unitaria.

Una seconda operazione che concorre a caratterizzare i vettori quella di prodotto di un vettore per
un numero reale o, come si dice in fisica, per uno scalare. Se R porremo

vettore di direzione identica a quella di a, verso concorde e lunghezza pari a || a || se 0



a =

vettore di direzione identica a quella di a, verso discorde e lunghezza pari a || a || se < 0

evidente che tale prodotto non una legge di composizione interna .


La dimostrazione delle seguenti ulteriori quattro propriet costituisce un facile ed utile esercizio.


(v)
(a + b) = a + b a, b e R

(vi) (+ )a = a + a a e , R ( sottintesa la precedenza della moltiplicazione rispetto alla

(vii)

addizione)

()a = ( a) a e , R

(viii) 1 a = a a
Le propriet (i) (viii) caratterizzano quelli che in seguito definiremo spazi vettoriali astratti in questo caso
reali indipendentemente dal sostrato geometrico degli enti qui considerati.


Dati i vettori a e b esiste un unico vettore x detto sottrazione di a da b tale che a + x = b . La sua
costruzione geometrica quella indicata in figura.


Scriveremo x = b a . Applicando le propriet algebriche fondamentali sopra elencate avremo che a + x = b

a + (a + x) = a + b = b + (a) quindi (a + a) + x = b + (a) . Come dire: x = b + (a) . In altri termini


b a = b + (a) .
ESEMPIO APPLICATIVO 1

Supponiamo che p a


p b = m n con m,n N (vedi figura). Avremo p =

1 (
n a + m b)
m+n

Dimostrazione

n p a = m b p n (p a) = m (b p) (n + m ) p = n a + m b
Da qui la tesi. Se n = m P il punto medio del segmento AB e


A
p = 1 (a + b )

ESEMPIO APPLICATIVO 2

Le mediane di un triangolo si intersecano in un unico punto detto baricentro,

B
L

il quale divide le mediane stesse nel rapporto 2 a 1.


N

Dimostrazione

= 1 (b + c )


Per il teorema che precedede n = 12 (b + a)

1(

m = 2 a+c

6
O


Se X che divide AL nel rapporto 2 1 allora x = 1 a + 2 1 (b + c ) = 1 a + b + c .

3
2
3

Con passaggi analoghi otteniamo che i punti X e X che dividono MB e NC nel rapporto 2 1 sono dati da
1
a + b + c . Da qui la tesi.

VETTORI E RIFERIMENTI CARTESIANI

Fissata ununit di misura delle lunghezze consideriamo una terna XYZ di assi orientati tra loro perpendicolari e

indichiamo con e1 , e2 , e3 il sistema di versori ortogonali associato (vedi figura).
Z

A
In virt delle definizioni di somma, di prodotto per uno scalare e delle
a 3 e3

a

sopraddette propriet (i) (viii) avremo, dato un qualsiasi vettore a ,

3
unuguaglianza del tipo a = i =1 ai ei , dove (a1,a 2,a 3 ) R 3 la terna

ordinata delle ordinarie coordinate cartesiane del punto A individuato da a

3
medesimo. Cos pure per un secondo vettore b otterremo b = k =1 bi ek .

Tutto ci ci consente dasserire che fissato un sistema di riferimento

ortogonale avremo le corrispondenze biunivoche A a (a1,a 2,a 3 ) tra i

e3

a e
e2 2 2

e1

a1e1
X

4
punti dello spazio, i vettori e le terne ordinate di R , le quali possono essere pensate ed eventualmente scritte in
3

colonna anzich in riga.




In molti testi (specialmente di meccanica razionale classica) si usano i simboli i, j, k anzich e1 , e2 , e3 ,

PRODOTTI INTERNO (O SCALARE), VETTORIALE E MISTO


Oltre alle suddette operazioni ve ne sono altre di particolare interesse anchesse originate da problemi di

modellizzazione matematica di fenomeni fisici, in primo luogo meccanici. Val la pena di spendere due parole al
riguardo.
NOTA EURISTICA Supponiamo di dover spostare di s metri un corpo di massa M vincolato a scorrere
lungo una rotaia R , compiendo in tal modo un certo lavoro.

FT


|| s ||

FN

FN
R

Possiamo rappresentare la forza all'uopo necessaria con un vettore F non necessariamente parallelo ad R .

Ammettiamo che F abbia intensit verso e direzione costanti (ossia che il vettore forza permanga equipollente
nel corso della traslazione).

Scomponendo F lungo le direzioni parallela e perpendicolare a R otteniamo: FT + FN = F .

Esaminiamo separatamente gli effetti di FT ed FN .

FN comporta una spinta perpendicolare alla rotaia la quale, per il principio di azione e reazione, reagir con

una forza FN uguale e contraria, salvo che FN non sia tanto intensa da svellere la rotaia dal terreno, cosa che

escluderemo. L'unica forza efficace agli effetti della traslazione del corpo lungo il vincolo FT .
La domanda a questo punto : come valutare numericamente (quantitativamente) il lavoro compiuto?
Intuitivamente e stando all'accezione comune del termine, esso sar tanto pi grande quanto maggiore la

lunghezza del vettore spostamento s ma, al tempo stesso, dipender anche dall'intensit della componente FT
necessaria a vincere le eventuali forze resistenti come l'attrito o eventuali altre: un grande lavoro comporter
un grande spostamento ovvero uno spostamento magari modesto ma che richieda al lavoratore un grande
sforzo.
Questa duplice proporzionalit o bilinearit il termine sar meglio precisato in seguito ci induce a definire

il lavoro come il prodotto della lunghezza di s (vettore spostamento) per l'intensit di FT ; simbolicamente:

L = || s || || FT || . Possiamo notare, a questo punto, che || FT || = || F || cos ove l'angolo formato dai vettori F

ed s . Abbiamo cos, in definitiva, L = || s || || F || cos . Indicheremo || s || || F || cos , detto prodotto interno o

scalare dei vettori F ed s , con i complessi simbolici F s o F, s oppure ancora F s .

Estendendo tale definizione a due vettori qualsiasi a e b dello spazio tridimensionale euclideo
(indipendentemente dal significato fisico che possiamo attribuire ad essi) abbiamo:


a b := || a|| || b|| cos


Si osservi che a b viene a coincidere col prodotto della norma di un vettore per la lunghezza della proiezione
dell'altro su di esso (NB: col segno + se / 2 / 2 , in caso contrario col segno ).



Supponendo a 0 b avremo a b = 0 se e solo se a b (il simbolo indica la relazione di ortogonalit).

b
9

Vale la propriet distributiva del prodotto interno rispetto alla somma :



a (x + y) = a x + a y

(1)


( a, x, y )

x+y

y
10

a
Y
X
Z

Se infatti consideriamo le proiezioni di x + y , x e y su a (vedi figura) otteniamo:


a (x + y) = || a||OZ =|| a||(OX + XZ ) = || a||(OX + OY ) = a x + a y (NB: i triangoli evidenziati sono congruenti)
Valgono altres le propriet associativa e commutativa (banalmente dimostrabili)
(2)


a (b) = a b


( a, b, )

(3)



a b = ba


( a, b )

Tenuto conto di (2) e (3) ed applicando la (1) otteniamo


(1-bis)
(2-bis)


(x + y) a = x a + y a


( a) b = a b


( a, x, y )

( a, b, )

Viceversa, le propriet (1) e (2) seguono da (3) una volta che siano state provate le (1-bis) e (2-bis) come
facilmente si evince dallanalisi delle figure.

6
Torniamo alla rappresentazione vettoriale dei punti dello spazio in un prefissato sistema di riferimento

3
cartesiano. Sappiamo che A a = i =1 ai ei , dove (a1,a 2,a 3 ) R 3 la terna ordinata delle ordinarie coordinate

3
del punto individuato da a medesimo. Analogamente avremo b = k =1 bi ek per un secondo punto B b .
Applicando reiteratamente le propriet del prodotto interno sopra citate e tenuto conto

del fatto che ei ek = ik (in quanto ei ek per i k ), otteniamo:



3
a b = i =1 ai bi
(4)
La (4) consente di calcolare il prodotto interno unicamente tramite le coordinate dei vettori cio in modo
puramente analitico.

PROBLEMA 1

Dimostrare che se a =

j =1 a j k j



con k1 , k 2 , k 3 versori ortogonali tra loro allora ai = a ki per i = 1, 2, 3 .

Soluzione


sufficiente applicare la propriet distributiva (1) e (2) osservando che ki k j = ij .
PROBLEMA 2
Dimostrare le disuguaglinze seguenti:

(i)
| a b | || a || || b ||

(ii) || a + b || || a ||+|| b ||


(iii) | || a |||| b || | || a b ||
Soluzione

| a b | = || a || || b ||| cos | || a || || b || , segue la (i) .

|| a+ b ||2 = (a + b) (a + b) = || a ||2 +|| b ||2 + 2 a b || a ||2 +|| b ||2 + 2 | a b | || a ||2 +|| b ||2 + 2 || a || || b || = (|| a || + || b ||)2
da qui la (ii) .


Per la (ii) , || a || = || (a b) + b || || a b ||+|| b || || a || || b || || a b || .


Analogamente || b || || a || || b a || = || a b || . Da qui la (iii) .
PROBLEMA 3
Provare che in un qualsiasi parallelogramma la somma dei quadrati delle diagonali pari al doppio della somma
dei quadrati dei lati.
Soluzione

|| a+ b ||2 + || a b ||2 = (a + b) (a + b) + (a b) (a b) = 2 || a ||2 + 2 || b ||2 per le propriet del prodotto interno.

LEMMA

Se a x = b x x allora a = b

Dimostrazione

Dalla (4) precedente si trae che

3
i =1

ai x i = i =1 bi x i (x1 ,x 2 ,x 3 ) R 3 .
3

Per (x1 ,x 2 ,x 3 ) = (1, 0, 0) ; (x1 ,x 2 ,x 3 ) = (0,1, 0) ; (x1 ,x 2 ,x 3 ) = (0, 0,1) otteniamo nellordine: a1 = b1 ; a 2 = b2 ;

a 3 = b3 . Da qui la tesi.


ab

Con specifico riferimento alla figura a lato, definiamo


prodotto vettoriale a b il vettore perpendicolare ad a e a

b , orientato secondo la regola della mano destra (o della vite



destrorsa), nonch di norma pari a || a|| || b|| sen che il

valore corrisponde all'area del parallelogramma avente a e b


come lati.2 Dall'esame della figura risulta altres
(5)

11




a b = b a e a (b) = (a b) = (a) b


a, b,

Si osservi che il prodotto vettoriale a tutti gli effetti una legge di composizione interna. Il suo significato fisico
concerne il cosiddetto momento di una forza rispetto a un polo.

FT

FT

FN

12

Consideriamo una trave rigida incernierata in un punto C e supponiamo dapplicare a un suo capo una forza F .

Essa pu essere scomposta in base alla regola del parallelogramma nelle componenti FN ed FT . Questultima
tender a far traslare la tavola stessa in senso orizzontale il che susciter la reazione del vincolo a cui

incernierata. Leffetto rotatorio prodotto da F dipender dunque solo a FN . Diremo intensit del momento

|| FN |||| s || = || F |||| s || sin = || s F || , ove pari allangolo formato da s e F (vedi figura).


Il verso di s F (in questo caso entrante nel piano del foglio) indica che la rotazione oraria. Se F fosse stata
applicata allaltro capo della tavola sarebbe stato il contrario.
Unaltra importante operazione tra vettori, in questo caso non pi binaria ma ternaria, il prodotto


misto di tre vettori a , b e c cos definito: (a b) c

La soprastante figura 11 mostra chiaramente che il prodotto misto (a b) c altro non se non il volume

orientato del parallelepipedo individuato dai vettori a , b e c (positivo o negativo a seconda dei valori di e

) di guisa che (a b) c il volume comunemente inteso.
Da questa propriet geometrica seguono a cascata importanti proposizioni, alle quali conviene premettere alcune
semplici considerazioni miranti a gettare un ponte tra calcolo vettoriale e algebra lineare.
4

PROPRIET DEL PRODOTTO MISTO: LA FUNZIONE DETERMINANTE

Le corrispondenze biunivoche A a (a1,a 2,a 3 ) di cui sopra tra punti dello spazio, vettori e terne

ordinate di R 3 induce quella tra una terna ordinata (a, b, c) di vettori geometrici e la matrice delle coordinate

Si rammenti che l'orientamento positivo degli angoli quello antiorario.

a
b

1
1

a = a 2 , b = b2 , c =

a
b

3
3

a b
1 1

messe in colonna anzich in riga. Avremo pertanto (a, b, c) a 2 b2

a b
3 3

c1

c2

c3
c3

c3

c3

Per economia di spazio, rappresenteremo spesso questultima con la notazione pi sintetica (a b c) , nella quale le
barre enfatizzano la disposizione test precisata. Da qui la possibilit di ottenere una funzione

det : R 3 R 3 R 3 R , detta determinante, merc luguaglianza



det (a b c) = (a b) c


La proposizione che segue riguarda linfluenza dellordine dei vettori a, b, c nel prodotto misto.

Uno qualsiasi dei due scambi possibili tra gli elementi contigui della terna (a, b, c) determina

un cambiamento di segno del valore di det (a b c) = (a b) c . Pi specificatamente:




det (b a c) = det (a b c) e det (a c b) = det (a b c) ossia (b a) c = (a b) c e (a c) b = (a b) c . Se


ne trae che (c b) a = (a b) c ossia det (c b a) = det (a b c) .

ab
Dimostrazione
L'enunciato si ricava facilmente dalla
TEOREMA 1

disamina della figura a lato, tenuto conto della (5) e del




significato geometrico di (a b) c . Cos, ad esempio (a c) b =



(c a) b = (a b) c in quanto (c a) b , al pari di

(a c) b , il volume (positivo) del parallelepipedo.


Analogamente (b a) c = (a b) c in virt di (5).

13



Lutima uguaglianza consegue dalle precedenti essendo lallineamento c, b, a ottenibile da a, b, c mediante 3

scambi contigui.
TEOREMA 2

Vale la propriet distributiva del prodotto vettoriale rispetto alla somma, ossia:


a (x + y) = a x + a y

Dimostrazione

Applicando reiteratamente il teorema 1 e la propriet (1) (poi ancora, nell'ordine,





l'uno e l'altra) abbiamo le seguenti quattro uguaglianze: n, [a (x + y)] n = [ n a](x + y) = [ n a] x +




[ n a] y = [a x] n + [a y] n = [a x + a y] n . L'enunciato segue dal precedente lemma.

ESEMPIO APPLICATIVO 1

Consideriamo un qualsiasi triangolo associato ad a e b . Il terzo lato corrisponde



al vettore c = b a . Abbiamo (per le propriet algebriche del prodotto
2
2

2

2
2
interno) b a = b + a 2 b a = b + a 2 b a cos
2
2

2
quindi b a = b + a 2 b a cos .
questo il teorema di Carnot.

14

9
ESEMPIO APPLICATIVO 2



Con specifico riferimento al precedente triangolo possiamo anche scrivere b c = b (b a) = b a = a b



quindi c b sin = a b sin vale a dire c sin = a sin .

Analogamente a c = a (b a) = a b ergo c a sin = b a sin , ossia c sin = b sin .

Con banali passaggi otteniamo c sin = b sin = a sin .

questo il teorema dei seni.

Per ulteriori sviluppi opportuno anticipare un paio di definizioni che formano loggetto principale della
algebra lineare, nella quale verranno ampiamente generalizzate.
Una funzione f : R 3 R si dice funzione lineare se ha le seguenti 2 propriet per a, b R 3 e

R :
(i)

f (a + b) = f (a) + f (b)

(ii)

f ( a) = f (a)

Diremo che i vettori a1, a 2,, an generano lordinario spazio euclideo E 3 se x esiste una n-upla di

scalari 1, 2,, n per cui x = 1a1 + 2a 2 + + n an ossia se ogni x (come si usa dire) combinazione

lineare di a1, a 2,, an . Cos, ad esempio, i versori e1, e2, e3 sopra considerati generano E 3 .

Il problema che subito si pone se meno di tre vettori diciamo a1 e a 2 possano generare E 3 .
La risposta negativa. Possono infatti darsi due casi:

a1 e a 2 giaciono sulla stessa retta r cos che uno qualsiasi dei due (per esempio a 2 ) sia esprimibile come
1
moltiplicazione dellaltro per unopportuno scalare R ;

a1 e a 2 non giaciono sulla stessa retta.


2

Nella prima eventualit avremo 1a1 + 2a 2 = 1a1 + (2a1 ) = (1 + 2 ) a1 cos che 1a1 + 2a 2 x se x non
giace in r . Nella seconda invece potremo ottenere, per un opportuna scelta di 1 e 2 (applicando la regola del

parallelogramma) 1a1 + 2a 2 = x , ma solo a condizione che questultimo giaccia nel piano che contiene a1 e

a 2 , dunque non per ogni possibile x . Altrettanto pu dirsi se tre vettori a1, a 2, a 3 (o pi) appartengono tutti a un
unico piano ch, se cos fosse, avremmo con facili passaggi giustificati dalle propriet (i) (viii) unuguaglianza

del tipo 1 a1 + 2 a 2 + 3 a 3 = (1 + 13 ) a1 + (2 + 23 )a 2 ; vettore questultimo giacente in .


Concludendo, lunica possibilit perch qualsiasi x possa esprimersi come combinazione lineare di a1, a 2, a 3 con
una congrua scelta di 1, 2, 3 che tali vettori non siano allineati e non giacciano tutti sullo stesso piano.


Se cos diciamo che a1, a 2, a 3 formano una base dello spazio tridimensionale euclideo.

Ma v di pi: se a1 , a 2 , a 3 generano tutti i vettori potr aversi unuguaglianza del tipo 1 a1 + 2 a 2 + 3 a 3 =

1 a1 + 2 a 2 + 3 a 3 per (1, 2, 3 ) (1, 2, 3 ) ?

10
Di nuovo la risposta no! Se cos fosse otterremmo

infatti (1 1) a1 + (2 2 ) a 2 + (3 3 ) a 3 = 0 e la

iterazione della regola del parallelogramma (ovvero, pi


semplicemente, il metodo della poligonale) ci mostra che

a3

ci possibile solo se

(1 1) a1 = (2 2 ) a 2 = (3 3 ) a 3 = 0
il che comporta 1 1 = 2 2 = 3 3 = 0 dunque

1 = 1 , 2 = 2 e 3 = 3 , contrariamente allipotesi.

a2

a1

Torniamo al determinante.
TEOREMA 3

La funzione det : R 3 R 3 R 3 R gode delle propriet seguenti :

det ( . y z) ; det (x . z) ; det (x y .) intese come applicazioni da R 3 a R del tipo x det (x y z) ;

(i)

y det (x y z) ; z det (x y z) sono lineari.


un qualunque scambio di elementi contigui della terna (x, y, z) R 3 R 3 R 3 determina un

(ii)

cambiamento di segno di det (x y z) ;

(iii)
(iv)

det (e1 e2 e3 ) = 1 , posto che e1, e2, e3 indichino i versori canonici del sistema di riferimento ortogonale.

det (x y z) = 0 se e solo se uno dei vettori x , y o z combinazione lineare degli altri due.

Dimostrazione

La (ii) contenuta nel teorema 1.

La (i) segue facilmente dalle propriet de prodotti scalare e vettoriale (vedi sopra):







(x + a)
y) z = (x y + a y) z = (x y) z + (a y) z e ( x) y z = (x y) z = (x y) z .

Potendo utilizzare la seconda propriet (NB: gi provata!) possiamo scrivere:



x (y + a)

z = (y + a) x z = y x z a x z = x y z + x a z ;



x ( y)

z = ( y) x) z = (y x) z = (x y) z .
Analogamente si procede con la terza variabile. La terza propriet si sostanzia nel fatto che un cubo di lato 1




ha volume unitario. Infine: se z = x + y allora (x y) z = (x y) x + (x y) y = 0 (vedi figura 13).

Cos pure per la (ii) se x = z + y o y = z + x . Viceversa se det (x y z) = 0 il volume del


parallelepipedo nullo dunque si riduce a una figura piana. In virt di quanto precede almeno uno dei vettori
x, y, z combinazione lineare degli altri due.

OSSERVAZIONE
La figura a fianco rende perspicuo in termini di volume il


z+a

significato geometrico della linearit rispetto alla terza


variabile: il volume del solido costituito da due parallelepipedi

sovrapposti individuati rispettivamente dai vettori x, y, z e

x, y, a eguaglia il volume di un unico parallelepipedo


individuato da x, y e z + a .

11
5

COMPLEMENTI
Proponiamo alcuni problemi di interesse non solo geometrico puro e in prospettiva algebrico-lineare ma

anche applicativo. Questi ultimi sono specialmente legati allindagine fisicomatematica in ambiti quali la
meccanica razionale, la fluidodinamica, la teoria matematica dellelasticit, la stessa scienza delle
costruzioni e, non ultimo, la teoria dellelettromagnetismo, ove la modellizzaione vettoriale svolge un ruolo
chiarificatore imprescindibile. La raccomandazione di non seguire le tracce risolutive proposte se non dopo
reiterati tentativi fallimentari.
PROBLEMA 4

Provare che se f : R 3 R 3 R 3 R ha le propriet (i) , (ii) e (iii) del teorema 3 allora

f = det con det (a b c) = i, j,k ijk aibjck e


0 se duo o pi dei pedici i, j,k sono uguali

ijk := 1 se l'allineamento i, j,k conseguibile con un n pari di scambi contigui

1 se l'allineamento i, j,k conseguibile con un n dispari di scambi contigui

Traccia

Dati a = i =1 ai ei , b = j =1 bj e j e c = k =1 ck ek per le propriet (i) , (ii) e (iii)


3

f (a b c ) =

i, j,k

aibjck f (ei e j ek ) =

i, j,k

ijk aibjck f (e1 e2 e3 ) =

i, j,k

ijk aibjck .

Alla

stessa

identica

abbiamo
formula

perveniamo sempre applicando le propriet (i) , (ii) e (iii) del prodotto misto con det anzich f .
NB: possiamo limitare gli addendi della sommatoria a quelli (in tutto 6) per i quali i valori i, j,k sono tutti
diversi tra loro ossia costituiscono disposizioni senza ripetizione dei numeri 1, 2, 3 .
PROBLEMA 5

Dimostrare che la formula analitica del prodotto vettoriale

a b = (a 2b3 a 3b2 ) e1 + (a 3b1 a1b3 ) e2 + (a1b2 a 2b3 ) e3


Traccia
sufficiente applicare le propriet (5) e distributiva del prodotto vettoriale, osservando che

ei ei = 0 per i =1, 2, 3 e che e1 e2 = e3 , e1 e3 = e2 , e2 e3 = e1 onde e2 e1 = e3 , e3 e1 = e2 ,

e3 e2 = e1 . Un metodo alternativo consiste nel far vedere che per x sia ha (utilizzando la formula del


problema 4) (a b) x = i, j,k ijk aibj x k = (a 2b3 a 3b2 ) e1 + (a 3b1 a1b3 ) e2 + (a1b2 a 2b3 ) e3 x . La tesi segue a
questo punto dal precedente lemma.
PROBLEMA 6
Traccia


Dimostrare che (a b) c = (a 2b3 a 3b2 )c1 + (a 3b1 a1b3 )c2 + (a1b2 a 2b3 )c3

Vedi formula del problema 5.

PROBLEMA 7

Dimostrare che vale la seguente regola di Sarrus, consistente nelladdizionare i prodotti

lungo le diagonali inclinate a sinistra e nel sottrarre i prodotti lungo le diagonali inclinate a destra

a1 b1 c1 a1 b1

(a b) c = a 2 b2 c2 a 2 b2
a 3 b3 c3 a 3 b3

Traccia

+ + +

Non c che da fare il computo e confrontare con la formula del problema 6.

PROBLEMA 8


Dimostrare la seguente identit di Lagrange || a b ||2 = || a ||2|| b ||2 (a b) 2

Traccia

|| a b ||2 = || a ||2|| b ||2 sin 2 = || a ||2|| b ||2 (1 cos2 ) = || a ||2|| b ||2 || a ||2|| b ||2 cos2

PROBLEMA 9

12




Dimostrare lidentit a (b c) = (a c) b (a b) c


Indichiamo con e1 , e2 , e3 dei versori ortogonali dellordinario spazio euclideo. Per le propriet (5)

3
3

3
e distributiva del prodotto vettoriale (vedi teorema 2), posto a = i =1 ai ei , b = j =1 bj e j , c = k =1 ck ek

abbiamo a (b c) = aibjck [ ei (e j ek )] .
Traccia

i, j,k



Essendo (a c) b (a b) c =

i, j,k



aibjck [(ei ek ) e j (ei e j ) ek ] , come subito si evince dalle note propriet del pro-

dotto interno e della moltiplicazione per scalari, lonere della prova si riduce alla dimostrazione delle uguaglianze



ei (e j ek ) = (ei ek ) e j (ei e j ) ek per i, j,k {1, 2, 3}
Procediamo in tal senso analizzando i seguenti casi alternativi

(i)

i, j,k sono tutti diversi tra loro.



Abbiamo ei (e j ek ) = 0 = (ei ek ) e j (ei e j ) ek .

(ii)

j =k.

(iii)

ek



Abbiamo ei (e j e j ) = 0 = (ei e j ) e j (ei e j ) e j .

ej

j k
Sono possibili due sottocasi (escludendo il primo gi trattato).



e j (e j ek ) = ek = (e j ek ) e j (e j e j ) ek
(iii -i)



(iii -ii) ek (e j ek ) = e j = (ek ek ) e j (ek e j ) ek

ei

Non altre possibilit esistono se non riconducibili a quelle sopra elencate; possiamo pertanto concludere che le



uguaglianze ei (e j ek ) = (ei ek ) e j (ei e j ) ek valgono i, j,k {1, 2, 3} .
PROBLEMA 10
Traccia

Provare che il prodotto vettoriale non gode della propriet associativa.

Per la propriet anticommutativa del prodotto vettoriale e lidentit del problema 9:








a (b c) = (a c) b (a b) c e (a b) c = c (a b) = (c b) a + (c a) b .



In generale (a b) c (c b) a gi per il fatto che a e b possono avere direzioni diverse.

Segue la tesi.
PROBLEMA 11
Traccia

Risolvere il problema precedente enucleando un controesempio

Si consideri la terna e1 , e2 e e3

PROBLEMA 12





Dimostrare lidentit (a b) (c d) = [ a (c d)] b[ b (c d)] a

Supponendo a e b linearmente dipendenti avremo unuguaglianza del tipo b = a con R . In





tal caso (a b) (c d) = 0 = [ a (c d)] b[ b (c d)] a , come subito si verifica con conti banali.

Supponiamo a e b linearmente indipendenti (NB: a e b sono necessariamente diversi da 0 ch, diversamente,


esisterebbero due scalari e non entrambi nulli per cui a + b = 0 ).



In tal caso a b 0 .
Traccia

13


I vettori a , b e a b sono linearmente indipendenti, essendo il terzo ortogonale ai primi due; formano pertanto
una base di R 3 .
Ci implica lesistenza di tre scalari , , R per cui


(*)
(a b) (c d) = a + b + (a b)


Orbene: a a b , b a b e (a b) (c d) a b quindi, moltiplicando scalarmente per a b ambo i
membri dellequazione (*) otteniamo = 0 . Come dire:

(a b) (c d) = a + b
A questo punto, utilizzando convenientemente la formula del problema 9 otteniamo






(a b) (c d) = (c d) (a b) = [(c d) b] a +[(c d) a] b
Considerata la propriet commutativa del prodotto scalare questo quanto dovevasi dimostrare.
PROBLEMA 13




Dimostrare che [ d (a b)](a c) = [ a (b c)](a d)


ab a e ac a.

Supponiamo a , b e c linearmente indipendenti.



a b , a c , a sono linearmente indipendenti (tutti ovviamente non nulli) quindi formano una base.

d = a b + a c + a con , , R incogniti e univocamente determinabili.



d a = || a ||2 = d a || a ||2 .
Traccia

Per le propriet dei prodotti vettoriale e misto (vedi teorema 3 -(iv) )








da
[ d (a b)](a c) = [a (a b)](a c) = [(a b) a ||a||2 b ](a c) = 2 ||a||2 b (a c)
|| a||




Conclusione: [ d (a b)](a c) = (d a)[a (b c)]


Supponiamo a , b e c linearmente dipendenti (per esempio c combinazione lineare di a , b ).



Si vede subito che abbiamo [ d (a b)](a c) = 0 = a (b c)(a d) .

PROBLEMA 14
Traccia



Provare che a (b c) + b (c a) + c (a b) = 0

Per lidentit del problema 2:





a (b c) = (a c) b (a b) c



b (c a) = (b a) c (c b) a



c (a b) = (c b) a (a c) b

Sommamdo membro a membro otteniamo lidentit cercata.


PROBLEMA 15
Traccia







Provare (a b) (c d) = a [ b (c d)] = a [(b d) c (b c) d] = (b d)(a c) (b c)(a d)

La prima uguaglianza consegue dalle propriet del prodotto misto, la seconda dallidentit del

problema 2, la terza dalla propriet distributiva del prodotto interno.


PROBLEMA 16

Consideriamo un triangolo sferico ABC con sfera di raggio unitario ed archi di raggio

massimo. Dimostrare che sin sin cos = cos cos cos . Tale relazione utile in Astronomia.

14
Langolo tra i piani contenenti OAC e OAB (vedi figura seguente) identico a quello tra i

vettori ad essi perpendicolari b a e a c .



Per lidentit del problema 15 (b a) (a c) = (a c)(b a) (a a)(b c) .
Traccia

Semplificando le norme: sin sin cos = cos cos cos .


A

PROBLEMA 17
Traccia

Determinare la formula del volume di un tetraedro note le coordinate dei suoi vertici.

Sappiamo dalla geometria sintetica che vedi figura tale volume un terzo di quello del

parallelepipedo a base triangolare HAB , a sua volta pari allarea di HADB divisa per due. Il volume del

tetraedro sar dunque V = 1 (a b) c .
6

Tenuto conto del significato geometrico di prodotto misto e della definizione di determinante otteniamo

15

a h b h c h
1
1
1
1
1
1

1
V = det a 2 h2 b2 h2 c2 h2
6

a h b h c h
3
3
3
3
3
3

3
3
3
3
dove h = k =1 hk ek ; a = k =1 ak ek ; b = k =1 bk ek ; c = k =1 ck ek .
PROBLEMA 18

Dimostrare che larea di un parallelogramma nel piano XY

S = (a1 h1 )(b2 h2 ) (a 2 h2 )(b1 h1 )

2
2
2
ove h = k =1 hk ek , a = k =1 ak ek , b = k =1 bk ek

Traccia


Si consideri il parallelogramma individuato da a , b ed e3 . Esso ortogonale al piano XY e di

altezza 1, pertanto il suo volume, pari a

a h b h 0
1
1
1
1

V = det a h b h 0 = (a1 h1 )(b2 h2 ) (b1 h1 )(a 2 h2 )


2
2
2

0
0
1
eguaglia larea di base.

e3

e3

e2

e1

Non resta che applicare la formula del problema 12 o, indifferentemente, quella di Sarrus.
PROBLEMA 19 (UNAPPLICAZIONE ALLA FISICA SPERIMENTALE )

noto che le correnti elettriche

producono campi magnetici in tutto e per tutto simili a quelli delle calamite e che detti campi interagiscono con le
cariche in moto. Via le ricerche di Ampere su tali fenomeni 3 Lorentz giunse a dedurre che la forza agente su una



carica q dotata di velocit v data da F = q v B ove r = r(t) indica il vettore posizione della particella

nellistante t e B = B( r) il campo vettoriale magnetico.4 Orbene, potendo essere q e v variate a piacere dallo

sperimentatore ed F di volta in volta misurata mediante un congruo banco di prova, il problema che si pone

quello di ricavare B . Matematicamente esso si sostanzia nella determinazione delle soluzioni x di unequazione


vettoriale del tipo a x = b noti a e b .


Chiaramente x b e a b cos che a e b sono linearmente indipendenti; consideriamo a b .


Abbiamo (vedi figura appresso) x quindi x = a + a b con e incognite.

Esisteranno infinite soluzioni x , date dai vettori associati a tutti i punti di una retta r .

Ma b = a ( a + a b) = a (a b) = (a b) a (a a) b = || a ||2 b = 1 || a ||2
Traccia

Thorie de phnomenes lectrodynamiques 1826.


Vedi ad esempio Mencuccini Silvestrini, Fisica 2, Ed. Liguori ovvero Cattani, Fondamenti di fisica generale
elettromagnetismo e ottica, Ed Tamburini.
4

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