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QUALCHE OSSERVAZIONE SULLEPIGRAFE

DI DOLABELLA DA NARONA
GIANFRANCO PACI
Universit di Macerata
I - Macerata, Istituto di Storia Antica

UDK: 930.271 (497.5 Vid) 00


Izvorni znanstveni lanak
Primljeno: 9. IV. 2010.

La dedica di Dolabella al Divo Augusto, proveniente dallAugusteo di


Narona da una parte offre limpressione del gusto raffinato, che scaturisce
dallaccurata incisione dei singole lettere, ma soprattutto dalla loro forma raffinata, dietro cui v indubbiamente linflusso della migliore produzione epigrafica del momento, dallaltra vi sono, ad un attento esame dellepigrafe, i ripetuti
difetti, pi o meno vistosi, che mettono allo scoperto le reali capacit del lapicida ed evidenziano nel contempo il carattere provinciale del prodotto stesso.
Lepigrafe naronitana deve collocarsi proprio agli inizi del regno di Tiberio, forse non molto lontano, cronologicamente, dalla data del 17 settembre e
comunque sicuramente entro lo stesso 14 d.C. La dedica di Narona ci restituisce, attraverso un particolare redazionale del testo, quel momento sospeso tra
la morte di Augusto e il pieno consolidamento della figura di Tiberio come imperatore, ci fa inoltre cogliere una ricaduta in ambito provinciale delle iniziali
incertezze del regno di questi e costituisce infine il miglior contrappunto alle
parole con cui lo storico Velleio tratteggia loperato di Dolabella nellIllirico.

Limportanza del governo di Dolabella nella provincia dellIllirico


sottolineata da due dati1: una significativa notizia di Velleio che ne ricorda
loperato, soffermandosi in particolare sullefficacia e la fedelt (curam et
fidem)2, e le testimonianze epigrafiche della sua attivit restituite dal terri1. In generale sul suo governatorato WILKES 1969, p. 82. La migliore sintesi delle
conoscenze su di lui, con raccolta delle fonti - epigrafiche comprese - note fino a quel momento quella di THOMASSON 1984, col. 89, n. 14 (ivi bibl. prec.).
2. VELL. II, 125: cuius (sc. Q. Iumi Blesi, qui morientis Augusti imperatoris legatus
in Pannonia fuit) curam ac fidem Dolabella quoque in maritima parte Illyrici per
omnia imitatus est.
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torio provinciale stesso. Lo storico Velleio Patercolo collega la sua osservazione alla presenza di Dolabella nellIllirico nel momento in cui avviene
la morte di Augusto, quasi a significare che essa costituiva, in quel delicato
momento per lo stato - di transizione ad un governo nuovo, che oltretutto
succedeva alla lunga epoca del principato augusteo -, un elemento di fiducia e di garanzia (fidem) da possibili o eventuali rischi ed incertezze. Si
pu immaginare che le preoccupazioni fossero per la stabilit di quellarea,
forse non ancora del tutto pacificata dopo gli sconvolgimenti del bellum
Batonianum, che si era concluso appena pochi anni prima (nel 9 d.C.) lasciando probabilmente dietro di s strascichi di inquietudini: cos che il
momento delicato del passaggio dei poteri poteva offrire pretesto a facinorosi per tentare azioni di rivolta. Ma non si possono escludere preoccupazioni di altro genere o pi generali, come potrebbe far pensare la subitanea
ribellione delle legioni nella contigua provincia della Pannonia3. In realt,
che la situazione in provincia non fosse allora del tutto tranquilla si evince
proprio dal lungo governatorato di Dolabella, il cui mandato inizi, appunto, vivente ancora Augusto e si prolung poi per diversi anni sotto Tiberio:
al riguardo si ignorano le date precise della durata del suo mandato, che si
tende comunque a far iniziare nello stesso 14 d.C., mentre il termine di esso
dovrebbe cadere o nel 19 o forse pi probabilmente nel 20 d.C.4.
Dellazione di governo svolta da Dolabella nellIllirico, volta a consolidare il controllo della provincia, ci ragguagliano poi - come si diceva
- le molteplici iscrizioni restituite dal suolo provinciale. Questi documenti
mostrano lattenzione del governatore nel mantenere stretti contatti con i
centri cittadini locali5, la cura messa nel garantire la stabilit delle varie
comunit fissandone stabilmente - ad es. - i confini territoriali6, nonch,
soprattutto, il grande impegno posto nella sistemazione della rete stradale,
specie quella di penetrazione verso linterno del paese7.
3. Descritte in modo particolareggiato da TAC., Ann., I, 16-30.
4. Per la cronologia della presenza in provincia di Dolabella e in particolare per la data
pi avanzata vd. RENDI MIOEVI 1964.
5. Da ricordare in proposito la dedica postagli, dopo il 14 d.C., ad Epidauro dalle
civitaes superioris provinciae Hillyrici (CIL III, 1741 = ILS 938) e lattribuzione della
carica di quinquennale a Salona (CIL III 14712), mentre le iscrizioni di Issa e di Zara che
lo riguardano - rispettivamente RENDI MIOEVI 1964, p. 344, tav. XV, 3 = ILIug
1940-1960, n. 257 e CIL III 2908, del 18-19 d.C. - ne menzionano semplicemente il nome
in formula datante. Accanto a queste, soprattutto alla prima, si colloca ora quella di Narona
di cui si tratta in queste pagine.
6. Su queste operazioni che hanno interessato soprattutto larea liburnica tra Tiberio e
Nerone cfr. WILKES 1969, p. 211 s.
7. Su questo aspetto della sua attivit cfr. BOJANOVSKI 1974.
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Alle gi numerose testimonianze epigrafiche relative allazione di governo in Illirico di questo personaggio venuta ultimamente ad aggiungersi una dedica al Divo Augusto, proveniente dallAugusteo di Narona, la
cui scoperta - avvenuta sul finire del secolo scorso - e resa pubblica tra i
grandi meriti del Prof. Emilio Marin8.
Questa iscrizione, che lo stesso Marin ha reso pubblica, presentandola
in pi di unoccasione al mondo degli studiosi9, facendone conoscere il
testo ed utilizzandola in rapporto alla storia delledificio da cui proviene,
si presta - come a me sembra - a qualche osservazione sotto laspetto pi
squisitamente epigrafico, in ordine, precisamente, al modo in cui il testo
formulato, composto ed inciso. Queste brevi pagine vogliono essere, pi
ed oltre che un omaggio allo studioso ed amico, una attestazione, insieme
alle tante altre espresse in questo volume, di vicinanza e riconoscenza nel
ricordo della lunga e congiunta frequentazione del patrimonio epigrafico
delle citt romane della costa dalmata: sentimenti che non potevano che
esprimersi attraverso un ritorno a Narona, la citt che ci ha coinvolto ed
unito per tanti anni in tanti discorsi e in progetti scientifici importanti.
La dedica naronitana affidata ad una bella base in marmo, pervenuta spezzata in cinque frammenti, di cui quattro riattaccano perfettamente,
mentre un quinto frammento, non
interessato - per quello che si pu
vedere10 - dalla presenza di scrittura,
perduto (Fig. 1). Il testo, inciso sul
lato frontale senza delimitazione del
campo iscritto, di questo tenore:
DIVO AVGVSTO
SACRVM
P. DOLABELLA COS.
CAESARIS AVGVST
LEG. PRO PR.
Liscrizione - che possiamo trascrivere: Divo Augusto / sacrum. /
P(ublius) Dolabella co(n)s(ul), /
Caesaris August(i) / leg(atus) pro
pr(aetore) - ci restituisce la dedica,

Fig. 1 Vid (Croazia): la dedica di


Dolabella al divo Augusto da Narona
nel Museo di Narona (in situ).

8. Cfr. MARIN 1966, pp. 1029-1040; MARIN 2001, pp. 80-112; MARIN - ROD
2004, con altra bibl.
9. MARIN 1999, pp. 265-266; MARIN - ROD 2004, pp. 67-69.
10. Resta il dubbio se il nome Augusto, alla l. 4, fosse scritto per intero o abbreviato.
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posta mediante un verbo di dedica che sottinteso, ad Augusto divinizzato,


dedica che accompagnava un qualcosa, forse una statua, che stava al di
sopra del blocco, come rivela la presenza di un incasso (Fig. 1)11; non si
tratta - invece - della dedica delledificio, dal momento che i dati di scavo
ci apprendono che la costruzione di esso risale ad una data pi antica12.
Lavvio del testo (ll. 1-2) procede secondo un formulario che ritroviamo
in altri documenti13. Il dedicante ricordato con il solo prenome e cognome, una formula onomastica brachilogica che si ritrova in altri documenti
dellepoca. Seguono la menzione di due cariche: il consolato, ad indicare il
raggiungimento - avvenuto nel 10 d.C. - della carica pi prestigiosa dello
stato, e la carica di governatore di provincia, in virt della quale al momento egli si trova ad operare nellIllirico. La menzione del consolato, di per
s superflua, ricorda un po la prassi epigrafica repubblicana di ricordare
talvolta, per personaggi illustri, le cariche pi significative del cursus.
Fermiamoci ora sugli aspetti pi squisitamente epigrafici, di tipo redazionale, di questo testo. La forma delle lettere, prese singolarmente, rivela
un gusto ed una perseguita intenzione di calligrafismo che ritroviamo nei
migliori documenti dellet augustea e tiberiana: si noti anche la cura della
loro resa, la loro uniformit, la loro identica altezza nellambito della stessa linea, ottenuta evidentemente mediante luso di linee guida, le accurate
apicature allestremit dei tratti diritti, luso del chiaroscuro, la presenza di
lettere sopraelevate alla l. 1, ecc.
Dal documento epigrafico traspare, insomma, lintenzione di mettere in campo un prodotto di qualit, in linea con i migliori documenti
di questepoca. Anche la scelta di riprodurre delle lettere ispirate alla
capitale rustica, piuttosto che alla capitale quadrata classica, tradisce a mio avviso - il desiderio di ripetere uno stile scrittorio diventato di
moda. Peraltro la presenza a Narona di maestranze acculturate e capaci
di eseguire documenti di alto livello non sorprende: sia perch lofficina epigrafica naronitana ha a monte iscrizioni impegnative e di ottimo
livello come quelle delle mura, risalenti allet cesariana, sia perch conosciamo proprio per let augustea altri documenti parimenti di ottima
fattura14. In realt la citt diventa proprio in questo periodo - come si
11. Cfr. MARIN 1999, p. 267, con lipotesi di una possibile statua in metallo pregiato,
di grandezza minore del normale.
12. MARIN 2004, p. 67.
13. CICOTTI 1895, pp. 918-919.
14. Si veda la bella dedica ad Augusto vivente, su breccia, pubblicata da MAROVI
1952, pp. 164-166, una cui foto riprodotta da WILKES 1969, fig. 26. Per le iscrizioni
delle mura vd. ora PACI 2007.
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ritiene colonia romana, accogliendo veterani delle guerre civili, una


cui preziosa testimonianza, relativa allo stanziamento di un nucleo di
essi nellagro settentrionale, costituita dalle due dediche dei veterani
del pagus Scunasticus: due testi identici, apposti ad una lastra opistografa, che si fanno apprezzare, anchessi, per lalto livello officinale e che
richiamano da vicino questo di Dolabella, sia per la formulazione della
parte iniziale del testo15, sia per la vicinanza cronologica, che con ogni
evidenza molto stretta.
Ma, tornando alla nostra epigrafe, se la resa delle singole lettere risponde alle migliori aspettative, lincisione del testo nel suo insieme presenta con tutta evidenza varie sfasature, soprattutto nella seconda parte
(ll. 3-5): cosa che mal si concilia con limportanza della dedica in s ed
in contrasto con la pretesa di buon livello formale della stessa. Restando
agli aspetti dellincisione delle lettere, colpisce a prima vista la posizione
della P, allinizio della l. 3, visibilmente pi alta, rispetto alle restanti lettere della stessa linea. In realt si tratta, piuttosto, di un effetto ottico, perch il piede di questa lettera esattamente sulla stessa linea di base della
O, della L e delle altre lettere che seguono del nome di Dolabella. Ad
essere sbagliata invece la D, che scende visibilmente al di sotto della
linea di base. A parziale spiegazione dellorigine dellinconveniente che
si registra in questo punto del testo, si pu ipotizzare che nel cominciare
la l. 3 il lapicida volesse rendere la lettera iniziale pi alta, come talvolta
si trova nei testi epigrafici: e che questo fosse il suo intento sembrerebbe
di poterlo dedurre dalla l. 5, dove la L iniziale , seppure di poco, pi alta
delle altre che seguono. Ma nel procedere poi ad incidere il nome Dolabella, lo stesso ha usato, per la D, una lettera dello stesso modulo della
P del prenome (queste due lettere, infatti, hanno la stessa altezza, di cm
6,4, di contro ai 6,1 di quelle che seguono) e non volendo farla sporgere
in alto, si visto costretto a farla debordare in basso.
Linconveniente potrebbe essere spiegato con luso di lettere modello, di formato diverso a seconda delle esigenze, che in questo caso sarebbero state scelte senza la dovuta attenzione; ma si tratta di una ipotesi
puramente teorica, che presuppone oltretutto una modalit di operare
non documentata. Conviene invece pensare ad un impegnativo lavoro
di ordinatio perseguito dal lapicida: di predisposizione, cio, del testo,
con lausilio di linee guida e preventivo disegno delle singole lettere
15. Esso infatti cos concepito: Divo Augusto et Ti(berio) Caesari, Aug(usti) f.,
Aug(usto) sacrum. Veterani pagi Scunastici quibus colonia Naronit(ana) agros dedit. Per
questi documenti vd. ABRAMI 1950, p. 235 ss., fig. 2; AEp 1950, 44.
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nella superficie scrittoria16, nella cui resa - in fase di incisione - il lapicida incorso in un errore non facile da spiegare. Quello che si capisce,
comunque, a guardare nel suo insieme il testo epigrafico, che esso ha
avuto una unitariet di composizione, ad opera della stessa mano: la
forma delle lettere - si guardi ad esempio la G, che molto caratteristica
- ad indirizzare a questa conclusione. Escluderei insomma lesistenza di
pi fasi e che, in particolare, le ll. 4-5 siano seriori o di altra mano.
Restando alla l. 3, il maggior spazio esistente tra DOLABELLA e
COS, rispetto a quello posto tra P e DOLABELLA, tradisce la difficolt di
conciliare le esigenze di una corretta impaginazione - pur evidentemente
perseguita -, la quale esigeva che linizio e la fine di questa linea fossero
allineati con quelli della l. 1, con un equilibrato posizionamento delle parole nellambito dello spazio a disposizione. Al requisito di unordinata
impaginazione sembrano invece sottrarsi decisamente le due ultime linee:
ma anche qui si tratta di una percezione almeno in parte sbagliata, perch come si dir subito appresso - allinizio della l. 4 c un vacuum destinato
allincisione di una parola che poi non stata messa, mentre il testo della
l. 5 effettivamente spostato un po troppo verso sinistra, ma secondo
una tendenza scrittoria che trova infiniti esempi, specie nei documenti di
natura privata. Pi grave, in questa l. 5, invece lomissione sia del segno
di interpunzione, sia dello spazio divisorio tra LEG e PRO, appartenenti
a parole diverse. indubbio, comunque, che nel caso della l. 5 siamo davanti ad una impaginazione maldestra, dovuta probabilmente proprio alla
omissione dello spazio e dellinterpunzione tra le due prime parole. Infine,
sempre per quanto riguarda limpaginazione, non si pu far a meno di osservare che, mentre la l. 1 ha un andamento sostanzialmente orizzontale,
le restanti line di scrittura salgono - procedendo da sinistra a destra - dal
basso verso lalto, con accentuazione del fenomeno a partire dalla l. 3.
A tirare le somme da queste osservazioni, si indotti a trarre un
duplice giudizio su questo prodotto epigrafico. Da una parte vi limpressione del gusto raffinato, di cui si diceva pi sopra, che scaturisce
dallaccurata incisione dei singole lettere, ma soprattutto dalla loro forma raffinata, dietro cui v indubbiamente linflusso della migliore produzione epigrafica del momento. Dallaltra vi sono, ad un attento esame
dellepigrafe, i ripetuti difetti appena descritti, pi o meno vistosi, che
mettono allo scoperto le reali capacit del lapicida ed evidenziano nel
contempo il carattere provinciale del prodotto stesso.
16. Per un bellesempio, proprio di questo periodo, di preparazione officinale di testo
da incidere cfr. PACI 2003.
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Non incide invece su questo giudizio il vacuum che si trova allinizio


della l. 4: esso infatti non imputabile direttamente al lapicida, ma costituisce un problema a s ed questo forse laspetto pi interessante, sotto
laspetto redazionale, dellepigrafe naronitana. Questa parte del testo (ll.
4-5) contiene, come si vede, la menzione della carica di governatore,
il cui titolo quello di legatus Augusti pro pretore provinciae Illyrici
(o, pi tardi, provinciae Dalmatiae)17, spesso abbreviato in leg. pro pr.,
come lo stesso Dolabella indicato in diverse iscrizioni18.
La nostra dedica presenta a questo proposito - come si vede - una specie di variante, aggiungendovi anche il nome dellimperatore regnante:
un fatto, questo, che si spiega anche alla luce del momento in cui esso
viene redatto. Siamo allindomani della morte di Augusto (avvenuta il 19
agosto) e dopo che ne avvenuta, ad opera del senato, la divinizzazione
(il 17 settembre): in questo delicato momento del passaggio dal principato di Augusto a quello di Tiberio, Dolabella, che doveva trovarsi nellIllirico meridionale, compie in quello che era il centro pi importante della
regione un gesto dallevidente significato politico, ma anche illustrativo
delle procedure introdotte ormai dalla nuova realt del principato: quello
di elevare subito una dedica ad Augusto proclamato divo. Dolabella si
muove ed opera cosciente del proprio ruolo e del valore dei gesti che
compie. Il vecchio principe, dal quale egli ha ricevuto la nomina a governatore, morto; ma egli come governatore resta al suo posto e prosegue
nel suo mandato, che non subisce contraccolpi, sotto il suo successore.
Ed il messaggio consegnato allepigrafe di Narona proprio questo: in
questo momento, in cui il fondatore dellimpero venuto meno e lo si
venera ormai come divus, a Roma c Tiberio - il nuovo Augusto - e
Dolabella mantiene il suo ruolo di governatore per conto del nuovo imperatore, il cui nome, a sottolineare la cosa, significativamente anteposto (l. 4) alla stessa denominazione della sua carica (l. 5). In questo, il
testo naronitano ci restituisce, dunque, preziosamente una testimonianza
delloperare attento delluomo di governo, elogiato da Velleio.
Siamo pertanto proprio agli inizi del principato di Tiberio: il vacumm
allinizio della l. 4 tradisce unesitazione del momento ed , nel contempo,
indizio della vicinanza di questa dedica allevento. Sono infatti, quelli che
seguono allinsediamento di Tiberio, giorni di incertezze, ben tratteggiate
da Tacito19. Si attendono i primi atti del nuovo imperatore. In particolare
17. WILKES 1969, p. 80; elenco dei governatori, con i rispettivi titoli, in THOMASSON 1984, pp. 87-98.
18. Cfr. ad es. CIL III 2908, 3198, 9973 = ILS 2280, 5829, 5953, rispettivamente.
19. Su queste incertezze cfr. anche GARZETTI 1960, pp. 13-15.
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non si sa come egli vorr chiamarsi: se Ti. Caesar Augustus, come ha fin
qui fatto, oppure se vorr assumere il prenome di Imperator per identificarsi il pi possibile con il padre adottivo, al cui esempio - come amer ripetere - intende uniformarsi. Poi si apprender che vorr chiamarsi soltanto
Ti. Caesar Augustus, in segno di modestia. La dedica naronitana di Dolabella tradisce e documenta liniziale incertezza su questo punto: il vacuum
lasciato sulla pietra adatto, infatti, allinserimento sia di Ti., sia di Imp.,
inserimento che poi - passato il tempo - stato tralasciato di fare.
La divinizzazione di Augusto avviene quando Tiberio ormai al potere
da circa un mese, ma sul problema del nome dellimperatore evidentemente sussistono ancora alla met di settembre, almeno in ambito provinciale,
dubbi o incertezze, di cui lepigrafe di Narona rivelatrice20: per questo
bisogna concludere che lepigrafe naronitana deve collocarsi proprio agli
inizi del regno di Tiberio, forse non molto lontano, cronologicamente, dalla data del 17 settembre e comunque sicuramente entro lo stesso 14 d.C.
Poco pi tardi, quando le cose si sono ormai chiarite, Dalabella si presenta
come leg. pro pr. divi Augusti et Ti. Caesaris Augusti:21 ancora una volta
con una scelta terminologica atta a trasmettere un preciso e forte messaggio
politico.
In conclusione la dedica di Narona ci restituisce, attraverso un particolare redazionale del testo, quel momento sospeso tra la morte di Augusto
e il pieno consolidamento della figura di Tiberio come imperatore, ci fa
inoltre cogliere una ricaduta in ambito provinciale delle iniziali incertezze
del regno di questi e costituisce infine il miglior contrappunto alle parole
con cui lo storico Velleio tratteggia loperato di Dolabella nellIllirico in
quel delicato frangente.

20. Anche liscrizione leptitana IRT 329, che chiama Tiberio Imperator e pater patriae, conferma, ma in modo opposto, le incertezze di inizio regno in ambito provinciale,
quando ancora non si conosceva il rifiuto opposto a pi riprese dal nuovo principe ad
assumere tale prenome e tale titolo.
21. Cos nella citata dedica di Epidauro (supra nota 5).
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G. Paci, Opaanja o Dolabelinu natpisu iz Narone

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lateinischen Epigraphik (Wien 1962), Wien - Graz - Kln 1964, pp. 338-347.
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SAETAK - SUMMARIUM
OPAANJA O DOLABELINU NATPISU IZ NARONE
Dolabelin natpis u ast boanskog Augusta, iz Augusteuma u Naroni, s jedne
strane, daje dojam o istananom ukusu, koji se oituje u pomnjivu uklesavanju
pojedinih slova, i osobito u njihovu rafiniranom obliku, po emu se nedvojbeno oituje utjecaj najbolje epigrafike produkcije tog vremena, s druge strane,
paljivo prouavanje natpisa pokazuje, da natpis ima opetovanih nedostataka,
vie ili manje vidljivih, koji otkrivaju stvarne sposobnosti klesara i zapravo ipak
provincijski rad.
Naronitanski natpis se smjeta upravo u sam poetak Tiberijeve vladavine,
moda ne puno kasnije od 17. rujna u svakom sluaju 14. god. poslije Kr. Posvetni
natpis iz Narone nam, posredstvom osobitog ureenja svog teksta, zorno doarava
onaj posebni trenutak izmeu smrti Augusta i punog osamostaljenja Tiberijeve
osobe kao cara, te prua odjek poetnih nedoumica nove vladavine u ambijentu
provincije, pa predstavlja ponajbolji kontrapunkt onim rijeima, kojima je povjesnik Velej opisao Dolabelino djelovanje u Iliriku.

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