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Tekmeria 16
In copertina:
Un calco del particolare della Tabula Iliaca Capitolina,
Roma - Musei Capitolini (inv. MC 0316), recante Enea, in
compagnia di Miseno, Anchise ed Ascanio, in procinto di
partire per lHespera.
In quarta di copertina:
Un particolare della Tabula Iliaca Capitolina, Roma - Musei
Capitolini (inv. MC 0316), raffigurante Enea insieme a Miseno,
Anchise ed Ascanio, in procinto di partire per lHespera
(si ringraziono i Musei Capitolini per aver concesso
la riproduzione)
Luisa Breglia, Alda Moleti (a cura di), Hespera. Tradizioni, rotte, paesaggi
ISBN 978-88-87744-55-2
Copyright 2014
Pandemos S.r.l.
Propriet letteraria riservata
Fondazione Paestum
Centro di Studi Comparati sui Movimenti Coloniali
nel Mediterraneo - Onlus
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Tel./Fax 0828.721.169
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Fondazione
Paestum
Tekmeria 16
Universit degli Studi
di Napoli Federico II
Dipartimento di
Studi Umanistici
HESPERA
TRADIZIONI, ROTTE, PAESAGGI
Luisa Breglia
Alda Moleti
Paestum 2014
1.
2.
3.
4.
R. De Gennaro, A. Santoriello
Dinamiche insediative nel territorio di Volcei
Paestum 2003
5.
R. De Gennaro
I circuiti murari della Lucania antica
(IV-III sec. a.C.)
Paestum 2004
6.
7.
8.1.
8.2.
8.3.
8.4.
9.
10.
N. Laneri
Biografia di un vaso
Paestum 2009
11.
12.
A. Polosa
Museo Archeologico Nazionale
della Sibaritide. Il Medagliere
Paestum 2009
13.
F. Longo
Le mura di Paestum.
Antologia di testi, dipinti, stampe grafiche
e fotografiche dal Cinquecento agli anni
Trenta del Novecento
Paestum 2012
14.
S. Marino
Copia / Thurii. Aspetti topografici
e urbanistici di una citt romana
della Magna Grecia
Paestum - Atene 2010
15.
G. Aversa
I tetti achei. Terrecotte architettoniche
di et arcaica in Magna Grecia
Paestum 2012
16.
Contents
Federica Cordano
Un periplo del Mediterraneo con le vacche di Gerione ..................................................... 137
Domingo Plcido Surez
Los confines del mundo en Occidente .............................................................................. 147
Giovanni Cerri
LAde ad Oriente, viaggio quotidiano del carro del sole
e direzione della corrente delloceano ............................................................................... 165
Francesco Prontera
La geografia dellOdissea ................................................................................................. 181
Adolfo J. Domnguez Monedero
Eubeos y locrios entre el Jnico y el Adritico.................................................................. 189
Daniel Ogden
How Western Were the Ancient Oracles of the Dead? ................................................. 211
Paola Angeli Bernardini
Il viaggio espiatorio di Alcmeone verso una nuova terra .................................................. 227
Juliette de La Genire
Nostoi .............................................................................................................................. 237
Serena Bianchetti
Lestremo Occidente dei geografi scienziati .................................................................. 261
Index Locorum................................................................................................................. 279
General Index................................................................................................................... 295
Author Index.................................................................................................................... 311
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LAde ad Oriente,
viaggio quotidiano del carro del Sole
e direzione della corrente dellOceano
Giovanni Cerri
Abstract In Hesiods Theogony the localisation of the Gate of Hades in the far West, on the coast of the
Ocean, was described as a certainty and this site prevailed in the geographic imagination of
later ages. However, there are conspicuous clues of a different myth that is just as old, if not
older, according to which the Gate of Hades was, instead, in the far East, still on the coast of
Ocean, coinciding or identified with the House of the Sun, from where the gods winged chariot rises every morning to start its daily parabola across the sky. The Odyssey generally seems
to adopt this Eastern locality. And it was also followed by the archaic myth of the cup-shipalcove of the Sun, which navigates by night from West to East, via the North, along the current
of the Ocean. The fragments pertaining to Mimnermus (fr. 10 Diehl = 5 Gentili-Prato) and
Stesichoros (fr. 185 PMG) give a high degree of probability to the same hypothesis. The more
archaic Argonaut saga seems to be influenced by the same cosmological-geographical concept,
as seen in some remnants of it in the narration of Apollonius of Rhodes. Besides, Leuk, the
White Island where it is imagined that the heroes of the past spend an eternal and blissful afterlife (Paus. III, 19,11-3), is located there, on the Eastern Ocean, not only at a mythical level but
also at a level of historical and ritual reality. The White Island features, therefore, as a HadesElysium, complementary to the Underground and Tartarean Hades.
166
Giovanni Cerri
3) In Omero", quando usato a proposito dei punti cardinali, indica costantemente lOvest: Il. XII, 239
s.; Od. IX, 26; X, 190-2; XIII, 240 s. Lo stesso significato ha in Pind. Nem. IV, 69. usato invece nel senso di
Nord da Strabo X, 2,12.
4) Cerri 2007, 13-51.
5) Vd. Fig. 1. Sullimportanza euristica del "di Anassimandro, vd. ora Rossetti 2013.
LAde ad Oriente
167
Una serie di indizi molto eloquenti, tratti sia dallOdissea sia da documenti poetici, letterari e figurativi pertinenti ad altri miti, per esempio a quelli degli Argonauti, di Tritone,
di Eracle, di Gerione, delle Esperidi, mi ha convinto che in epoca precedente, precisamente
nellVIII secolo, la rappresentazione mentale che avevano della terra i Greci di allora, nella sua architettura generale, era pressoch identica a quella che Anassimandro rese graficamente, ma che se ne scostava in misura notevole nella perimetrazione del continente, in
quanto erano tagliati fuori pezzi di territorio e di mare interno a loro ancora sconosciuti.
La corona circolare dellOceano era perci
pi stretta. Ad Occidente tagliava fuori la porzione di Africa ed Europa
ad O del Canale di Sicilia, e al
loro posto scorreva appunto
lOceano, includendo in s
quello che sarebbe stato
chiamato poi Mar Tirreno. Su questo lato,
comunicava con il
mare interno attraverso il Canale di Sicilia
che, nella loro mente,
svolgeva la stessa funzione di limite estremo
alla navigazione che in
seguito sarebbe stata
svolta dallo Stretto di
Gibilterra. Analogamente
ad Oriente tagliava fuori
porzioni di Europa e Asia ad
E del Mar Nero, che si configurava come grande golfo oceanico, nella stessa maniera del Mar
Caspio di Anassimandro6.
Fig. 2 - Mappamondo Omerico
I Greci, affacciatisi per la prima volta
sulle coste occidentali del Mar Nero,
lavevano chiamato Ponto (che in greco significa distesa dacqua a perdita docchio),
proprio per esprimere la sua alterit rispetto allEgeo, mare in senso stretto (in greco
thlassa). Allestremit orientale della sua costa meridionale, ancora ignota, avevano
immaginato la mitica terra di Aia (identificata poi con la Colchide), dove in un passato
lontano si era spinto secondo il mito uno dei pi grandi eroi, Giasone, alla conquista del
Vello dOro. Ed Aia, la regione pi orientale del mondo, la pi vicina al Sole nascente, se
a N era bagnata dal Ponto Eusino, ad E era bagnata direttamente dallOceano, dato che il
Ponto era solo un golfo dellOceano.
6) Vd. Fig. 2.
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Giovanni Cerri
La flotta di Ulisse, mentre sta circumnavigando la Grecia per tornare da Troia in patria,
viene colta a Capo Malea da una tempesta violentissima, che la trascina prima verso S, poi
verso O. Viene cos risucchiata dai vortici del Canale di Sicilia e sbattuta sullOceano, che a
sua volta la trascina irresistibilmente sullarco della sua corrente. Sullanello della riva interna di questOceano arcaicissimo si dispongono senza difficolt le tappe del ritorno di Ulisse:
sulla met del semicerchio occidentale, dal Canale di Sicilia in direzione N, Lotofagi, Ciclopi, Eolo; sulla costa N, i Lestrigoni, con le loro lunghe giornate boreali; finalmente Circe
allestremo Oriente, anzi, allestremo NE, perch i Greci percepivano bene che il Ponto sia
a N sia ad E della Grecia e dellAsia Minore. Senza dubbio lOdissea colloca lIsola di Circe
sul braccio orientale dellOceano. Molteplici e inequivocabili sono gli indizi in tal senso. La
da-maga figlia del Sole e di Perse, figlia a sua volta di Oceano; perci sorella di Aietes,
il re di Aia, nato dagli stessi genitori (X, 136-9). La sua dimora si trova dove sono la casa
e le danze dellAurora e dov il sorgere del Sole (XII, 3 s.). Il nome stesso dellisola, se
interpretato correttamente sul piano linguistico, viene a dire la stessa cosa: Aiaie nome
proprio derivante (anche a livello sincronico) dallaggettivo locativo , che significa
pertinente ad Aia; dunque " = isola prospiciente Aia, cio emergente davanti
alla sua costa7. Dopo Circe, la navigazione riprende il giro, e rientra nel Mare Nostro dalla parte opposta, dallestremo Occidente, tra Scilla e Cariddi, cio attraverso quello stesso
Canale di Sicilia uscendo dal quale aveva iniziato la sua deriva anulare.
La cartina elaborata da me, con laiuto grafico di mia figlia Fanny, vuole essere un mappamondo omerico in un senso molto mediato, direi quasi traslato. Non intendo affatto che
i rapsodi omerici avessero in mente qualcosa di simile. L. Rossetti, nellarticolo citato sopra8,
ha messo in evidenza come lidea cartografica sia stata una grande scoperta scientifica di
Anassimandro, prima di lui del tutto impensabile e impensata. Ho allora inteso rappresentare
approssimativamente, con il sistema cartografico proprio della nostra civilt, lidea generica,
vaga, che quei rapsodi non possono non aver avuto, di un unico blocco continentale perimetrato dallOceano, come appariva sullo Scudo di Achille, nonch i due punti di contatto da
loro immaginati fra lOceano e i mari interni al blocco continentale: ad Oriente sul Bosforo (le
Simplegadi), ad Occidente sul Canale di Sicilia (Scilla e Cariddi, ovvero le Colonne dErcole)9.
Veniamo allAde odissiaco: di fronte allIsola di Circe, oltre, , le acque dellOceano
(X, 508), al limite estremo, ai "dellOceano (XI, 13), dunque, sembrerebbe, molto pi
a Oriente di Circe, proprio sul bordo che fa da confine tra disco terrestre e abisso cosmico.
Ma anche pi a N di Circe, dato che si trova nel paese dei Cimmeri, immersi in una notte
perenne (XI, 14-9), mitema che riflette una vaga nozione delle lunghissime notti boreali.
chiaro che Omero ha sullubicazione dei Cimmeri unidea imprecisa, ma non troppo: sa che
sono pi a N, e al di l del mare, rispetto ad Aia e allIsola Aiaia; non sa che si trovavano
169
LAde ad Oriente
sulla costa settentrionale del Ponto, non al di l dellOceano rispetto al Ponto; li immagina su una striscia di terra transoceanica, allestremo NE, dove si troverebbe anche il bosco
sacro di Persefone e la casa di Ade.
""5
10
Ricostruiamo limmagine, reintegrando in essa gli elementi che tace, ma implica chiaramente.
Il Sole viaggia sul suo carro volante tutti i giorni per tutto il tempo in cui al di sopra dellorizzonte. Descrive sulla volta celeste un semicerchio completo, il cui piano per lo pi, tranne
che nei brevi periodi strettamente equinoziali, non ortogonale a quello del disco terrestre,
ma istituisce con esso un angolo acuto: il verso di questo viaggio semicircolare E-S-O, cio,
appunto come si dice oggi, in senso orario. Al momento del tramonto, il Sole scende sul
tratto oceanico occidentale ma, secondo limmaginario descritto da Mimnermo, non si tuffa nellOceano, come spesso Omero usa dire, bens plana in unimbarcazione che lo porter
allestremo Oriente, in tempo per aspettare il momento del sorgere dellAurora e rimettersi a
sua volta in cammino sul suo carro, spiccando dallimbarcazione il volo verso lalto del cielo.
Limbarcazione contenente il carro su cui il Sole venuto a Occidente, e ha planato su di
essa, compie a sua volta, seguendo la corrente perenne dellOceano, un altro semicerchio completo, dal punto occidentale, nel quale il Sole salito su di essa con tutto il suo carro, allestremo Oriente. Questo semicerchio, a differenza di quello diurno, non inclinato rispetto al piano terrestre, ma giace su di esso, dato che limbarcazione naviga sullOceano, che fa da bordo
al piano circolare della Terra. Chiude, in altri termini, il cerchio, circumnavigando sullOceano
le terre emerse. Qual il verso di questo secondo spostamento? Sembra di evidenza palmare
che continui nello stesso verso della traiettoria diurna, che cio abbia anchesso senso orario:
dunque O-N-E. Se ne deduce che, nei termini di questa rappresentazione, e forse in assoluto
nel mito pi arcaico, la corrente circolare dellOceano scorra appunto in senso orario. E ci
importante per capire la geografia pi arcaica del mito argonautico e quella dellOdissea10.
10) Per la geografia del mito argonautico pi antico, vd. Cerri 2007, 35-42.
170
Giovanni Cerri
Veniamo alla seconda parte del frammento (v. 5 ss.). La nave non chiamata nave, ma
concavo talamo eroticissimo (" " ), per di pi detto che opera di
Efesto realizzata in oro prezioso. Ne consegue che:
1) Ha forma concava (), cio svasata allinterno, alla maniera di una sorta di coppa
semisferica o di una carena ellissoidale allungata come quella di tutte le navi;
2) il letto nuziale, donato agli sposi da Efesto o da tutti gli di, che lhanno commissionato al loro grande artefice;
3) Lamplesso quotidiano tra il Sole e sua moglie si svolger sulla stessa nave-alcova, o
sopra o sotto coperta11.
Quando avviene lamplesso? detto che per tutto il tempo dello spostamento della nave da
O ad E, dalle Esperidi alla terra degli Etiopi orientali, il Sole immerso in un sonno profondo
e ristoratore (v. 8 s.). Dunque non si dedica allamore. Quando giunta alla terra degli Etiopi,
la nave, e insieme ad essa carro e cavalli da lei trasportati, si ferma (), in attesa che sorga
di nuovo lAurora (v. 9 s.). Ne consegue che lamplesso non pu che avvenire in questora
antelucana. Poi, il Sole risale sul carro, dal quale era evidentemente sceso sulla nave-letto per
dormire e fare lamore, e spicca di nuovo il volo verso lalto del cielo (v. 11).
La nave deve percorrere la met della circumnavigazione della terra intera nelle poche ore
notturne che intercorrono fra il tramonto del Sole e il suo risorgere sullorizzonte: deve perci tenere una velocit inaudita per qualsiasi nave umana. Allo scopo Efesto, i cui manufatti
sono tutti pi o meno fatati, lha munita di ali (), perch la carena non peschi
nellacqua, ma la sfiori soltanto, trasvolandola a pelo donda (""), alla maniera
di un moderno aliscafo (v. 8).
Dove sta la sposa durante il viaggio del Sole, prima diurno e poi notturno? Sembra davvero
improbabile che lo segua sul suo carro e sia sottoposta alla stessa fatica di lui, snervante e
senza requie. Il tono di quotidianit realistica e familistica del brano implica invece che, come
qualsiasi brava moglie, attenda in casa che il marito torni dal lavoro: solo quando la nave si
fermata nel porticciolo antistante, vi sale sopra per raggiungerlo, concedersi a lui, e poi riscendere a terra. Dunque la casa del Sole immaginata da Mimnermo allestremo Oriente.
Dopo il lieto evento dellamore tra i due sposi, mentre il carro del Sole compie il suo viaggio diurno attraverso il cielo, la nave-letto pu fare una ed una sola cosa: volare sul pelo
dellacqua dellOceano da E ad O attraverso S, per poi essere pronta ad accogliere di nuovo
il Sole, al momento del suo tramonto. Di giorno la nave compie dunque, vuota, laltra met
del suo periplo. Ci che in Mimnermo implicito, troveremo esplicitato da Stesicoro.
E lAde? Nel brano di Mimnermo non se ne parla proprio. Tuttavia mi sembra che una
suggestione ci sia. Nellimmaginario mitico greco un unico portale, la Porta della Notte e del
Giorno, immette contemporaneamente alla casa di Ade, alla casa della Notte e alla casa del
Giorno, cio del Sole, tre ambienti limitrofi, che tendono ad identificarsi fra loro12. E non
c da meravigliarsi, dato che tutte e tre sono sotto la superficie della terra. Come non c da
meravigliarsi che coesistano due varianti mitiche sulla localit del grande portale, immaginabile sia allestremo Occidente, dove il sole tramonta, sia allestremo Oriente, dove sorge
11) Lo stesso Mimnermo, narrando in altro luogo limpresa argonautica, chiama la nave-alcova del Sole
direttamente talamo (fr. 10, 5-7 Gentili-Prato): "+"""""."""""
"."""+"""".
12) Vd. Cerri 1995, 437-67.
171
LAde ad Oriente
sullorizzonte. La scelta della variante dipende ovviamente dai singoli contesti poetici. Se nel
brano in esame Mimnermo colloca la casa del Sole allestremo Oriente, sembra verosimile
che qui collochi anche la porta che immette al grande complesso ipogeico, in contrasto con
Esiodo, ma in accordo con Omero.
""5
Il Sole, giunto al tramonto, scende nella sua coppa doro (proprio in quellistante lasciata
libera da Eracle), per farsi trasportare addormentato lungo la corrente dellOceano dallestremo Occidente al punto in cui, svegliatosi, riaffronter lascesa mattutina al cielo sul suo
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Giovanni Cerri
carro alato, cio evidentemente allestremo Oriente. L la casa in cui abita con la famiglia
(madre, moglie e figli). L sono anche gli abissi della notte, cio, dobbiamo intendere, il
complesso residenziale sotterraneo della Notte, del Giorno e dellAde. L dunque si apre al
livello della superficie terrestre, secondo la stessa versione del mito che abbiamo visto accolta nellOdissea e nellelegia di Mimnermo, la famosa Porta del Giorno e della Notte, che
anche Porta del Sole e Porta dellAde. Per parte sua Eracle, sbarcato dalla coppa, si avvia a
piedi ad un laureto, evidentemente vicino alla dimora di Gerione (ll. 5-6).
LAde ad Oriente
173
174
Giovanni Cerri
I passi paralleli di Conone e di Hermias cominciano senzaltro con il racconto della guerra
fra Crotone e Locri, hanno inizio cio in corrispondenza, dal punto di vista del contenuto, con
il secondo paragrafo di Pausania (Cera stata una guerra...). Non manca qualche notevole
divergenza sui dati: in Conone il comandante crotoniate si chiama Autolon, in Hermias leroe
schierato con i Locresi Achille, invece che Aiace. Incoerenze che dimostrano come i tre testi
siano indipendenti luno dallaltro e discendano da fonti di informazione diverse29.
Si deve anzitutto sottolineare che Pausania, con la frase di apertura, afferma esplicitamente
che la storia di Leonimo una tradizione orale, una leggenda, corrente in due citt, a Crotone
e ad Imera: soprattutto a Crotone, sembra di capire dalle sue parole, ma anche ad Imera. Vari
studiosi hanno giustamente riconosciuto la piena plausibilit della notizia e la sua rilevanza
per lindividuazione dellambiente culturale cui la leggenda doveva essere funzionale30. Del
resto crotoniate il protagonista, che racconta ai suoi concittadini di Crotone ci che ha visto
e sentito nellIsola Bianca e si reca poi ad Imera, per portare a Stesicoro lavvertimento di Elena. In questa sequenza di momenti narrativi sembra di cogliere leco precisa di un fatto storico
reale: linvio di unambasceria da Crotone ad Imera, per affidare a Stesicoro lincarico di comporre su Elena un canto nuovo, che suonasse come completa riabilitazione delleroina. Evidentemente il fatto rivest una tale importanza politica che ne rest poi memoria perenne fra le
tradizioni leggendarie delluna e dellaltra citt, sia di quella che aveva richiesto lintervento del
poeta sia di quella nella quale egli risiedeva ed era considerato il cittadino pi illustre.
Alcuni dati sulla vita religiosa di Crotone confermano in pieno il carattere locale della
leggenda. Un passo di Licofrone31, che deriva probabilmente il suo contenuto informativo
dalle Storie di Timeo32, attesta che nel santuario pi importante della citt, in quello extra
moenia di Era sul promontorio Lacinio, aveva luogo un rito periodico in onore di Achille. Questo rito aveva carattere eminentemente funerario, in quanto era eseguito da donne
vestite a lutto, che intonavano il compianto () sulla morte delleroe. Il mito infine
lo ricollegava alla fondazione stessa dellintero santuario di Era: era stata Teti, madre di
Achille, a fare dono alla da del bosco sacro33; proprio per questo in esso si celebrava
la memoria di suo figlio. Questultimo aspetto dellinformazione fornitaci da Licofrone
dimostra la centralit che il culto eroico di Achille doveva avere nel sistema rituale di Era
Lacinia, un santuario la cui importanza travalicava di molto i confini di Crotone, per
assumere dimensioni panelleniche o, quanto meno, magnogreche34.
Diviene allora perfettamente comprensibile il risalto che nella leggenda di Leonimo ha lIsola Bianca, cio lIsola dei Beati, nella quale gli eroi del passato, sotto il regno o il primato di
Achille, trascorrono lesistenza felice riservata loro dagli di dopo la morte35; naturale che
LAde ad Oriente
175
tale mito dovesse essere molto popolare a Crotone, appunto in rapporto al culto di Achille,
incentrato come si visto sul momento della morte, e quindi, dobbiamo presumere, anche
sulla sopravvivenza ultraterrena delleroe36.
Ma lIsola di Leuk non era soltanto il luogo mitico dellAldil; era anche un luogo reale, prospiciente la costa occidentale del Mar Nero, sede a sua volta di un altro culto funerario di Achille. Lo sottolinea con forza proprio il brano di Pausania preso in esame, che
fornisce una precisa descrizione geografica dellisola, attesta la presenza in essa di un nas
e di un agalma di Achille e in questo ambiente concreto localizza lavventura del condottiero crotoniate, con lapparizione degli eroi. Sulla storicit del santuario eroico di Leuk, o anche di pi santuari omonimi nella stessa area geografica, non si possono nutrire
dubbi: le numerose testimonianze degli autori antichi hanno trovato conferma negli scavi
archeologici e nel materiale epigrafico37.
Si potrebbe a questo punto avanzare lipotesi che, a partire da unepoca certo non precisabile, siano cominciati a intercorrere rapporti effettivi di comunicazione rituale tra il
culto di Achille al Capo Lacinio e quello sullisola di Leuk, agli estremi limiti dellOriente greco. Il racconto del viaggio di Leonimo potrebbe dunque essere stato sentito dai
Crotoniati, che continuavano a ripetere la storia di generazione in generazione, come
mito istituzionale di tale interscambio cultuale. Proprio a qualcosa del genere fa pensare
ad esempio la frase di Pausania: Si dice vi sia sbarcato per primo () il crotoniate Leonimo. La leggenda acquisterebbe poi ulteriori elementi di concretezza storica, se
allapparizione degli eroi si riconoscesse una duplice dimensione semantica: da una parte,
s, certamente, incontro di un vivente con le anime dei morti in una localizzazione concreta dellAldil; ma, daltra parte, anche reale esperienza onirica nellambito di un rituale
incubatorio. In effetti, mentre Pausania parla genericamente di apparizione (),
e Conone di propiziazione (" " " " +" " " " "
" " ), Hermias afferma che Leonimo vide nel sonno (" ).
La stessa cosa dice Tertulliano in una notizia brevissima, che merita di essere riportata:
Leonymus pyctes ab Achille curatur in somniis38.
La pagina di Pausania presenta un altro elemento di estremo interesse: Elena sposa di
Achille nellisola di Leuk. Dobbiamo ritenere che cos fosse strutturato il mito collegato al
culto crotoniate di Achille e che dunque, nel culto stesso, un qualche spazio fosse riservato
anche ad Elena? Una serie di dati ci orienta proprio in questa direzione:
1) Il matrimonio nellAldil tra le anime di Achille e di Elena uno spunto leggendario tuttaltro che comune nel panorama della mitologia greca. Oltre che in Pausania,
36) Il nesso tra mitema dellIsola di Leuk nella leggenda di Leonimo e culto di Achille a Crotone stato messo
bene in evidenza da Giangiulio 1983, 508-10.
37) I. Tolstoi dedic allargomento un importante studio in lingua russa, edito a Pietrogrado nel 1918: cf. la
recensione di E. Diehl, Gnomon 3, 1927, 633-43. Il Diehl tornato molti anni dopo sulla questione in Diehl
1953. Trattazioni pi recenti, ovviamente aggiornate sui nuovi ritrovamenti archeologici, sono quelle di Bravo
1974, part. 135-49; Hommel 1980.
38) De An. 46, 9. Tertulliano deriva dallo stesso filone informativo cui in seguito attinse anche Hermias,
caratterizzato dallo scambio Achille-Aiace nel ruolo di guaritore e dalla procedura incubatoria, ma conserva una
notizia assente in tutte le altre fonti: Leonimo si sarebbe distinto nella specialit atletica del pugilato. Sul valore
primario dellatletismo nella cultura crotoniate arcaica, cf. Mele 1984, part. 44-9; Giangiulio 1989, 101-21.
Lipotesi di un rituale incubatorio nel santuario di Leuk e di un suo legame con il culto di Achille a Crotone fu
avanzata prima di me gi da Gruppe 1906, 933, n. 2.
176
Giovanni Cerri
ricorre soltanto in altri due luoghi della letteratura antica: in Tolomeo Chenno39 e in
Filostrato40. Per giunta, in questultimo appare associato al mitema di Elena in Egitto:
Achille ed Elena si sposano a Leuk dopo la fine della loro esistenza terrena, ma gi
durante la vita si erano innamorati senza conoscersi, sulla base di quello che luno aveva sentito dire dellaltro; ci era avvenuto mentre luno si trovava a Troia, impegnato
nella guerra, laltra invece in Egitto; e sarebbe stato il primo caso nella storia umana di
innamoramento per fama. Non si pu fare a meno di notare la coincidenza: Elena in
Egitto, mentre il suo eidolon a Troia, costituisce il tema principale della Palinodia di
Stesicoro, che nella leggenda crotoniate riferita da Pausania ispirata al poeta appunto
da Elena sposa di Achille a Leuk.
2) Il grande pittore Zeusi di Eraclea (fine V-inizio IV secolo a.C., ma non si sa di quale
Eraclea) dipinse per il santuario di Era Lacinia a Crotone un ritratto di Elena, che vi
rimase custodito per secoli e fu uno dei pi celebri quadri di tutta la pittura greca41.
3) Neocle di Crotone (IV secolo a.C.?) sostenne che luovo da cui era nata Elena fosse
caduto sulla terra dalla luna42. M. Detienne ha dimostrato in maniera convincente come
questa tesi rientri in una pi generale teorizzazione astrale pitagorica, tendente a identificare la luna con lIsola dei Beati e, in questo quadro, ad affermare la natura lunare
di Elena; ha dimostrato anche come a tale teorizzazione abbiano dato un contributo
determinante proprio i pitagorici di Crotone43. G.F. Maddoli per parte sua, facendo la
rassegna di tutti i culti documentati a Crotone, ha messo in evidenza come la scuola
pitagorica attiva nella citt tra VI e IV secolo a.C. procedesse a unassunzione sistematica nel proprio insegnamento teosofico delle principali figure divine ed eroiche del pantheon locale; recuperasse cio la religiosit tradizionale e popolare, reinterpretandola
allegoricamente nel senso delle sue dottrine etiche e politiche44.
Possiamo ormai affermare con sufficiente sicurezza che il racconto di Conone-Pausania-Hermias davvero una leggenda crotoniate diffusasi anche ad Imera; e che questa leggenda riflette e rielabora un avvenimento reale: la richiesta rivolta dai Crotoniati a Stesicoro di comporre per loro la Palinodia45. Gli studiosi moderni, soprattutto gli storici, hanno discusso a lungo sullepoca nella quale verosimilmente la leggenda possa essere nata46.
Per gli scopi della presente ricerca baster osservare che, se davvero allorigine ci fu un
evento storico, il suo nucleo essenziale non pu che essersi formato negli anni immediatamente successivi ai fatti47; quando essa abbia assunto questo o quello spunto narrativo nel
corso dei secoli, problema che in questa sede non ci interessa. Ma uno di questi spunti
deve necessariamente essere stato precedente alla leggenda crotoniate stessa: appunto il
39) Nova hist. IV, 3 Chatzis = Phot. Bibl. cod. 190, 149a (III, p. 59 Henry).
40) Heroic. p. 745 ss. Olearius = II, p. 211 ss. Kayser.
41) Le testimonianze si trovano raccolte in Overbeck 1868, 316 s., nn. 1667-74, e in Reinach 1921, 194-99,
nn. 214-23. Per il nostro tema, cf. soprattutto Cic. De inv. II, 1,1-3; D.H. De priscis scriptoribus censura 1 (V, p.
417 Reiske); Plin. NH XXXV, 64.
42) Ath. II, 57f.
43) Detienne 1957, 129-52.
44) Maddoli 1984, 335-40.
45) Ho illustrato molto pi ampiamente questa mia tesi sulla committenza crotoniate della Palinodia di
Stesicoro in un precedente saggio: Cerri 1993, 329-45.
46) Cf. per es. van Compernolle 1969, 747-55; Sordi 1972, 47-70; Giangiulio 1983, 511-4.
47) Per una datazione molto vicina a quella della battaglia della Sagra si espresso Musti 1977, 55 s., 705 s.
LAde ad Oriente
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mito secondo cui lIsola Bianca del Mar Nero era n pi n meno che lIsola dei Beati.
Nato verosimilmente come leggenda locale tra le colonie greche pi antiche della costa
occidentale del Mar Nero, doveva aver presto raggiunto una diffusione panellenica, se era
noto a Crotone e Imera, nellestremo Occidente greco, gi nella prima met del VI secolo
a.C., al tempo in cui si svolse la battaglia della Sagra.
Ma perch fu chiamata ", Isola Bianca? Per chi abbia qualche dimestichezza
con la lingua e con il mito greco, non ci pu essere dubbio che la denominazione comporti due etimi/significati complementari, interagenti semanticamente fra loro: Bianca per
il candore di scogliere a picco sul mare, che abbacinavano lo sguardo dei naviganti; ma
nellimmaginario greco scogliere di questo tipo evocavano irresistibilmente lidea di un
confine oltre il quale la morte. La prima cosa che viene in mente la Rupe di Leucade, dalla quale si precipitavano in mare i suicidi per amore. Ma gi in Omero la "
, la Rupe bianca, nella zona liminare dellAde, bagnata dallOceano, alla Porta
del Sole, nel paese dei Sogni, al prato asfodelo, dove abitano le anime (), parvenze
() dei morti48.
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Giovanni Cerri
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