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Joaqun Llobell

La genesi della sentenza canonica

Premessa.................................................................................................................................
Introduzione............................................................................................................................
A.

La formazione della decisione giudiziaria......................................................................

1.

La genesi della decisione giudiziaria. La motivazione coram proprio iudice.............

2.

La quaestio facti........................................................................................................

3.

a)

Il favor veritatis e la certezza morale...............................................................

b)

La libera valutazione delle prove........................................................................

La quaestio iuris......................................................................................................
a)

Le norme costitutive del matrimonio, laequitas canonica e lepikeia


...........................................................................................................................

b)

Il valore normativo della giurisprudenza rotale .................................................

4.

La collegialit della decisione......................................................................................

5.

La formazione della decisione in seconda od ulteriore istanza....................................

B.

La motivazione coram partibus della decisione giudiziaria......................................

6.

Cenni storici sullobbligatoriet della motivazione nellordinamento canonico...........

7.

La concezione endoprocessuale ed extraprocessuale della motivazione.....................

8.

La funzione endoprocessuale della motivazione..........................................................

9.

La funzione extraprocessuale della motivazione.........................................................

SOMMARIO: Premessa. Introduzione. A. La formazione della decisione giudiziaria. 1. La genesi della


decisione giudiziaria. La motivazione coram proprio iudice. 2. La quaestio facti. a) Il favor
veritatis e la certezza morale; b) La libera valutazione delle prove. 3. La quaestio iuris. a) Le norme
costitutive del matrimonio, laequitas canonica e lepikeia; b) Il valore normativo della
giurisprudenza rotale. 4. La collegialit della decisione. 5. La formazione della decisione in
seconda od ulteriore istanza. B. La motivazione coram partibus della decisione giudiziaria. 6.
Cenni storici sullobbligatoriet della motivazione nellordinamento canonico. 7. La concezione
endoprocessuale ed extraprocessuale della motivazione. 8. La funzione endoprocessuale della
motivazione. 9. La funzione extraprocessuale della motivazione.

Premessa
Il presente studio ha una struttura formale, rispecchiata dai diversi titoletti, simile a
quella del saggio pubblicato nella prima edizione del volume che lo ospita (Sentenza:
motivazione e decisione). Tuttavia, nel correggerlo per la seconda edizione, mi sembrato
*In

P.A. BONNET - C. GULLO (a cura di), Il processo matrimoniale canonico, ed. 2, Citt del Vaticano, 1994,
pp. 695-734.

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

doveroso introdurre molte modifiche sia di stile che sul merito del discorso. La stesura
originale riproduceva una relazione tenuta nel novembre 1987 in un corso organizzato
dallArcisodalizio della Curia Romana alla Sala dei cento giorni del Palazzo della
Cancelleria Apostolica; perci tra le modifiche, quelle meno importanti, riguardano la
soppressione delle espressioni caratteristiche di una conferenza, presenti nella precedente
versione. Da allora, inoltre, ho avuto occasione di approfondire e di precisare alcune delle
impostazioni tecniche e concettuali adoperate nella prima edizione, che mi sembrato
onesto esporre per iscritto. Perci ho ritenuto giusto dare un titolo diverso al presente
articolo, sebbene sia consapevole che ci sarebbero altri cambiamenti e aggiornamenti da
introdurre. Bench non sia in grado di avvertire il lettore delle modifiche, continue e
consistenti lungo tutto il lavoro, posso indicare tuttavia che ha maggiore portata quella
riguardante il valore normativo della giurisprudenza rotale.
Introduzione
Lo studio degli aspetti pi sostanziali della sentenza la genesi della decisione e la
funzione e la struttura della motivazione nel ristretto spazio del capitolo di un libro su
tutte le tematiche organiche, soggettive, procedurali, ecc. riguardanti il processo di
nullit del matrimonio, obbliga a realizzare unenergica scelta circa lobiettivo che si
pretende raggiungere . La scelta stata quella di analizzare da una prospettiva piuttosto
1

accademica che tiene per conto dei problemi pratici presso i tribunali ecclesiastici alcune
questioni significative per larmonico combaciamento della dimensione tecnica del processo
di nullit del matrimonio con laltra dimensione che quella pastorale. Saranno quindi
tralasciate le problematiche meramente formali che, se pur sono essenziali per il retto
svolgimento della potest giudiziaria, raggiungono il loro scopo soltanto se poggiano su
quei concetti ermeneutici basilari.
Lesposizione incentrata sui processi dichiarativi di nullit matrimoniale. Come
risaputo, il codice regola il nucleo di questi processi nella sezione relativa al giudizio
contenzioso ordinario, al quale rimandano le norme generali del capitolo sulle cause per la
dichiarazione di nullit del matrimonio, tanto in senso positivo (cfr. can. 1691), quanto
mediante un precetto negativo (cfr. cann. 1656 2 e 1690) che esclude il processo
contenzioso orale quale alveo nel quale possa scorrere una causa di nullit matrimoniale .
2

1Per

una recente sintetica trattazione delloggetto di questo studio, cfr. M.F. POMPEDDA, Decision-sentence
in marriage trials: considerations of the concept and principles for rendering an ecclesiastical sentence , in
Studio Rotale. Quaderni, 5 (1990), pp. 73-99.
2Processus

contentiosus oralis non dat satisdationes (garanzie [sic]), quae processui matrimoniali
propter vinculum sacramentale necessariae sunt. (...) Immo, consultores unanimiter, ad praecavendos

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

Tuttavia, anche se il legislatore abbia rifiutato i tentativi di configurare il processo


matrimoniale come analogatum princeps del processo canonico, evidente che le
problematiche concernenti le cause matrimoniali hanno avuto un notevole influsso lungo
tutta la genesi normativa del processo contenzioso ordinario .
3

Nellesposizione sono state adottate categorie classiche nella scienza giuridica civile
per lanalisi di alcune questioni. In quanto tali concetti corrispondono ad un livello di
ragione naturale che dobbiamo considerare come uno dei supporti irrinunciabili della
scienza canonica formano anche parte del patrimonio giuridico del popolo di Dio .
4

A.

La formazione della decisione giudiziaria

1.

La genesi della decisione giudiziaria. La motivazione coram proprio iudice


Il can. 1611, 3 recita: sententia debet exponere rationes seu motiva, tam in iure

quam in facto, quibus dispositiva sententiae pars innititur. Con il laconico stile normativo,
proposta unaffermazione fondamentale: la parte strettamente dispositiva della sentenza,
alla quale fanno riferimento gli altri tre paragrafi dello stesso canone, deve incontrare diretta
giustificazione in ragioni concrete ed oggettive, capaci di essere trasmesse ai destinatari
della decisione nella sua motivazione. Tali destinatari non sono soltanto le parti processuali
e il tribunale di appello; ogni sentenza giudiziaria sullesistenza di un vincolo matrimoniale
possiede infatti un evidente interesse sociale per la Chiesa e per la comunit civile. I motiva,
indica il codice, devono permettere di comprendere la coerenza della decisione giudiziaria,
la razionalit intrinseca ed estrinseca della stessa.
La motivazione stricto sensu, che possiamo denominare coram partibus, deve
riflettere adeguatamente la motivazione coram proprio iudice che logicamente e
cronologicamente la precede . Quindi, lo schema della motivazione coram partibus
5

proposto dal legislatore in iure ed in facto utile per analizzare il complesso itinerario
intellettuale e volitivo dal giudice intrapreso per giungere alla sentenza. Questa logica
dinamica, riflessa universalmente nella prassi giurisprudenziale nellemissione della sentenza,
ricorda la tendenza dei teorici classici del diritto a paragonare litinerario decisionale del
abusus hac in re, ad can. 1608, addere proponunt 2 (...) [lattuale can. 1656 2] ( Communicationes, 16
[1984], pp. 76-77). Cfr. L. MADERO, El proceso contencioso oral en el Codex Iuris Canonici de 1983 , in
Ius Canonicum, 24 (1984), pp. 197-291, in particolare pp. 265-273.
3Cfr.

Communicationes, 16 (1984), p. 53.

4Cfr.

infra nota 68 e le considerazioni che laffiancano.

5Cfr.

J. LLOBELL, Historia de la motivacin de la sentencia cannica, Zaragoza, 1985, pp. 55-60.

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

giudice con gli schemi della logica aristotelica, la cui espressione emblematica costituita da
un sillogismo, di cui sia propositio maior la norma astratta, propositio minor
lindividuazione del fatto giuridicamente qualificato, e conclusione lapplicazione della legge
alla fattispecie . Questa nota affermazione, particolarmente grata ai filosofi politici pi che
6

ai giuristi dellilluminismo, per essere operativa, per poter camminare, ha bisogno di due
punti di appoggio. Uno sarebbe lesistenza di norme chiare ed onnicomprensive, capaci di
dare una risposta a qualsiasi questione. Laltro, senza il quale lo schema sillogistico non
potrebbe progredire, la configurazione a livello costituzionale della figura del giudice
come chi deve applicare la legge al singolo caso. Spesso, nellilluminismo si cade in
unimpostazione meccanicistica del ruolo del giudice, bocca della legge, la macchina
sillogizzante, come diceva ironizzando il Calamandrei in uno scritto dal quale traspare
levoluzione del pensiero del gran giurista .
7

Effettivamente, molto comune nella scienza giuridica civile cadere in un progressivo


e ciclico disincanto e scetticismo, come accade per esempio dopo lentusiasmo e
lottimismo del periodo illuminista, basati su un diritto naturale agnostico lo ius naturale
esse etiam si daremus non esse Deus di Ugo Grozio , incapace di resistere agli impatti
delletica coerentemente fondata sul principio di immanenza. Leuforia torna in questi
ambienti giuridici quando pensano daver scoperto la pietra angolare che offre sicurezza al
sistema . Successivamente, allorquando si riscontra linstabilit di tale scoperta, dalleuforia
8

si passa nuovamente alla critica pi acre di qualsiasi capacit umana di conoscere la verit e
di trasmetterla ad altri in modo conforme a questa realt oggettiva, e si disprezza in
conseguenza qualsiasi applicazione del sillogismo al compito decisionale del giudice. Ad
ogni modo, una parte importante della dottrina, introducendo sfumature e correttivi,
continua a ritenere imprescindibile la classica costruzione aristotelica .
9

6Cfr.

P. CALAMANDREI, La genesi logica della sentenza civile, in Studi sul Processo Civile, Padova, 1930,
vol. 1, pp. 1-51; ID., La crisi della motivazione, in Processo e democrazia, Padova, 1954, pp. 95-118; F.
CARNELUTTI, Appunti sulla motivazione, in Rivista di Diritto Processuale, (1951), pp. 88-90; A. PALERMO,
Il processo di formazione della sentenza civile, Milano, 1956, pp. 35-56; B. PELLINGRA, La motivazione
della sentenza penale. Profili strutturali, Milano, 1974, pp. 5-86; M. TARUFFO, La motivazione della
sentenza civile, Padova, 1975, pp. 149-205; J. WRBLEWSKI, Motivation de la dcision judiciaire, in CH.
PERELMAN - P. FORIERS (a cura di), La motivation des dcisions de justice, Bruxelles, 1978, pp. 111-135.
7Cfr.

P. CALAMANDREI, Giustizia e politica: sentenza e sentimento, in Opere giuridiche, vol. 1, Napoli,


1965, p. 644; J. LLOBELL, Historia de la motivacin, cit., pp. 48-51.
8Si

pensi, ad esempio, alla Grndnorm kelseniana. Cfr. C.J. ERRZURIZ M., La teora pura del Derecho en
Hans Kelsen, Pamplona, 1986, pp. 329-423, 464-491 e 548-571; ID., El Derecho Cannico en clave
positivista, in Ius Canonicum, 25 (1985), pp. 29-56.
9Cfr.

G. KANIAK, Der juristische Syllogismus, in sterreichische Zeitschrift fr ffentliches Recht und


Vlkerrecht, 35 (1984), pp. 143-154; C.I. MASSINI, La prudencia jurdica. Introduccin a la gnoseologa

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

Limpostazione sillogistica trova i due punti di appoggio per poter camminare con
garbo nel sistema giuridico canonico. La Chiesa riscopre alla luce della fede, nel deposito
rivelato e nellassistenza dello Spirito Santo, non solo una conoscenza soprannaturale, ma la
guarigione parziale per sufficiente delle potenze naturali. Senza esimere il giurista
dallimpegno coraggioso per far fruttificare i talenti naturali che Dio gli ha concesso,
possono essere individuate nellordinamento della Chiesa norme pienamente oggettive,
anche se sono suscettibili di essere comprese meglio in tutta la loro potenzialit. Ci accade,
in particolare, in quelle materie che hanno come riferimento la legge divina naturale e
positiva, come avviene con molti contenuti giuridici essenziali dellistituzione matrimoniale.
Daltro lato, il compito del giudice canonico, senza esercitare alcun tipo di applicazione
meccanicistica della norma, deve consistere nella responsabile e coerente applicazione di
queste norme oggettive, il cui contenuto dorigine divina non sottoposto allarbitraria
disposizione degli uomini.
Per tutto ci, e con le sfumature necessarie catena di sillogismi; valore delle norme
di esperienza, il cui midollo logico non facilmente schematizzabile in un sistema; ecc. , si
pu parlare di una struttura sillogistica della genesi della decisione giudiziaria, le cui
premesse vengono determinate dalla quaestio iuris e dalla quaestio facti, e la cui
conclusione sar la parte dispositiva della sentenza (cfr. can. 1611) . Il codice sostiene tale
10

impostazione logica, quando propone lo studio della filosofia tomista per la formazione dei
giudici canonici . Questa dottrina afferma la capacit umana di conoscere la realt
11

del Derecho, Buenos Aires, 1983, pp. 73-86.


Sulla trascendenza del rifiuto del sillogismo utile riportare ora un brano della critica di Maritain a
Cartesio: Dietro i banali attacchi delle Regualae [di Cartesio] contro il sillogismo, bisogna vedere uno zelo
tenace di rigettare il lavoro di paziente produzione della certezza, che costituisce la vita della ragione in
quanto tale (...). Rifiuto logico di singolare portata! Toccare il sillogismo, toccare la natura umana.
Impaziente delle servit del travaglio discorsivo, Cartesio si accanisce in realt contro la potenzialit della
nostra intelligenza, cio contro ci che propriamente fa che sia una ragione. Cos, per curiosa avventura, il
primo movimento del razionalismo di misconoscere la ragione, di fare violenza alla sua natura, di ricusare
le condizioni normali della sua attivit (J. MARITAIN, Tre riformatori (Lutero, Cartesio, Rousseau), 6 ed.,
Brescia, 1983, p. 98).
10Cfr.

C. DE DIEGO-LORA, Consideraciones de mtodo en relacin con la elaboracin de las sentencias, in


Ius Canonicum, 16/32 (1976), pp. 173-188; R. NAVARRO-VALLS, Los fundamentos de la sentencia cannica,
in Ius Canonicum, 15/30 (1975), pp. 303-329.
11Cfr.

can. 251 sulla formazione dei candidati al sacerdozio. Il fatto che i laici possano partecipare alla
funzione giudiziaria della Chiesa (cfr. can. 1421 2) non un limite a questa impostazione logica, giacch
i suddetti laici dovranno avere il titolo di licenziati in diritto canonico, il che implica lo studio della
filosofia perenne nella quale sinclude la dottrina tomista come si afferm nella stesura del codice (cfr.
Communicationes, 14 [1982], p. 52).

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

oggettiva con sforzo e possibilit di errare , e il potere di esprimere in modo coerente e


trasmissibile ad altri litinerario seguito fino allidentificazione della verit.
Premesso questo, si possono delineare le due attitudini fondamentali del giudice per
giungere ad una giusta decisione: ricerca della verit rispetto alla quaestio facti, e fedelt
nellinterpretazione ed applicazione della norma nella quaestio iuris, come riassumeva il
Pontefice nellAllocuzione alla Rota del 1980:
Loggettivit tipica della giustizia e del processo (...) nella quaestio facti si
concretizza nella aderenza alla verit, nella quaestio iuris si traduce nella fedelt .
12

2.

La quaestio facti

a)

Il favor veritatis e la certezza morale


Lesigenza legale secondo cui la sentenza deve essere fondata ex actis et probatis (cfr.

can. 1608 2) implica unindubitabile manifestazione dei principi processuali


dellindipendenza giudiziaria e delluguaglianza e dello ius defensionis delle parti. Nel caso
che ci interessa, questi principi tra altre conseguenze proibiscono di fornire informazioni
al giudice che rimangano fuori dagli atti della causa; tali informazioni devono poter essere
conosciute sotto pena di nullit dalle parti prima della conclusio in causa .
13

Lattenzione agli acta et probata del processo canonico e ancor pi nelle cause
matrimoniali implica primariamente la necessit di adeguare la realt giuridico-formale con
la realt oggettiva, con la verit storica e ontologica. Perci il codice esige espressamente la
fondazione ex actis et probatis quando prevede qualche mitigazione solo apparente del
carattere contraddittorio del processo, per esempio quando qualcuna delle parti rimanda
iudicis scientiae et conscientiae (cfr. can. 1606). Codesta impostazione della sentenza
manifesta la rilevanza sociale latente della decisione giudiziaria, e non solo n primariamente
le sue conseguenze nel foro della coscienza . Infatti, la funzione giudiziaria associata
14

necessariamente al concetto di ingiustizia presunta, desumibile dallesistenza di un


12GIOVANNI

PAOLO II, Discorso alla Rota Romana del 4 febbraio 1980, in F. BERSINI, I discorsi del Papa
alla Rota, Citt del Vaticano, 1986, n. 412. Cfr. nn. 391-417.
13Cfr.
14Cfr.

cann. 1604, 1598-1600 e 1678.

SINODO DEI VESCOVI 1967, Principia quae Codicis Iuris Canonici recognitionem dirigant, n. 2, in
Communicationes, 1 (1969), p. 79; Codex Iuris Canonici. Praefatio. La Commissione manifest
ripetutamente la valenza sociale delle cause di nullit del matrimonio sia nei lavori propri, sia in diversi
rapporti (cfr. P. FELICI, Synodus Episcoporum 1980. Relatio circa laborem a Commissione Codicis Iuris
Canonici recognoscendo peractum et peragendum, et de iure familiae in Schemate Codicis Iuris Canonici ,
21 ottobre 1980, in Communicationes, 12 (1980), p. 232; ID., Synodus Episcoporum 1980. Disceptatio
circa relationem habitam de opera Signaturae Apostolicae, in Communicationes, 12 (1980), pp. 449-450).

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

contraddittorio.

evidente,

inoltre,

che lattribuzione del contenuto

giuridico

dellistituzione matrimoniale ad una situazione che di coniugale solo possiede lapparenza,


suppone una grave ingiustizia per i coniugi e per il corpo sociale che il processo
matrimoniale cerca di individuare per rimediarla . Comunque, sarebbe ugualmente ingiusto
15

quel sistema che portasse ad identificare di fatto il fallimento del matrimonio con la sua
nullit; o che esigesse tali capacit (psicologiche, morali, ecc.) per contrarre il matrimonio
sacramento da far diventare incapace, almeno relativamente, una percentuale importante dei
nubendi.
Il problema centrale che il giudice si pone quando cerca di individuare la quaestio
facti, quello di come acquisire la certezza che il materiale apportato sia sufficiente per
ricostruire il contenuto del consenso espresso e la capacit dei contraenti di donare il
minimum del loro io coniugale, necessari perch tale donazione possa dare luogo ad una
realt ontologicamente matrimoniale. La risposta del legislatore si articola intorno ai
concetti di favor matrimonii (cfr. can. 1060) e di certezza morale (cfr. can. 1608),
soprattutto nella prescrizione del suo 4: Iudex qui certitudinem adipisci non potuit,
pronuntiet non constare de iure actoris et conventum absolutum dimittat. San Gregorio
Magno prescriveva la certezza morale con toni forti: Graue satis est et indecens, ut in re
dubia certa detur sententia . Questa connaturale esigenza dellordinamento canonico per
16

il giudice, nel momento di dare vita alla sua decisione vincolante per le parti, stata
sintetizzata con luminose parole: Alla ragione politica del diritto romano, il diritto
canonico sostituisce una ragione di moralit: lius constitutionis messo da parte, per dar
luogo, mi si permetta lespressione, allius veritatis . Questo ius veritatis canonico genera
17

15Cfr.

Communicationes, 10 (1978), p. 211; Synodus Episcoporum 1980. Disceptatio circa relationem


habitam de opera Signaturae Apostolicae, cit., p. 448; Communicationes, 16 (1984), pp. 56 e 57.
16C.
17P.

XI, q. III, c. 74.

CALAMANDREI, La teoria dellerror in iudicando nel diritto italiano intermedio, in Studi sul
Processo civile, vol. 1, Padova, 1930, p. 156. utile trascrivere lintero paragrafo del Calamandrei, per
limportante valore testimoniale che possiede: Il diritto canonico, al di sopra di questa rigorosa autorit
della cosa giudicata, poneva lefficacia della verit e considerava come immorale il conservare forza
obbligatoria a un giudizio che portava in s stesso i chiari segni della propria erroneit e della propria
ingiustizia: se notoriamente la prima sentenza ingiusta e contraria alla verit, bisogna di nuovo giudicare
sulloggetto gi deciso, scrive Innocenzo IV, quia veritas valet et invalescit (Ad c. 6 de frig. et malef., IV,
15, n. 6). Cos alla ragione politica del diritto romano, il diritto canonico sostituisce una ragione di
moralit: lius constitutionis messo da parte, per dar luogo, mi si permetta lespressione, allius veritatis.
Abbia o non abbia il giudice, nel commettere lerrore di giudizio, varcato i limiti del potere giurisdizionale,
la suprema giustizia non permette che il litigante sia leso da una pronuncia nella quale palese lerrore: e la
legge che, per il rispetto della cosa giudicata, si inducesse a far osservare irritrattabilmente una pronuncia
contenente un vizio indubitabile, verrebbe essa stessa a macchiarsi della falsit che inquina la pronuncia, e
diverrebbe strumento dellerrore ai danni della giustizia e della verit (ibid.).

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

un sistema di autoprotezione che pu essere qualificato come favor veritatis . Codesto


18

principio costitutivo del processo canonico d luogo alla cosiddetta concezione


istituzionale, tipizzata da Pio XII nel 1944 e ripresa da Giovanni Paolo II, secondo la quale
tutti i soggetti intervenienti nel processo sono tenuti (giuridicamente e non solo
moralmente) ad agire pro rei veritate .
19

Il concetto di certezza morale del can. 1608 fu delimitato da Pio XII nel celebre
discorso alla Rota del 1942 . Giovanni Paolo II ha ricordato nel 1980 che, anche nella
20

legislazione del postconcilio, linterpretazione piana della certezza morale quella autentica
, superando i dubbi e le perplessit di talune impostazioni che, forse favorite da alcune

21

norme particolari gi derogate , tentarono di far prevalere il diritto a celebrare un nuovo


22

matrimonio qualora il precedente fosse fallito e vi fosse qualche motivo per ipotizzare la sua
nullit. Detti atteggiamenti contrapponevano, facendolo prevalere, il favor libertatis (cio il
diritto alle nuove nozze data la possibilit della nullit) al favor matrimonii. Le parole di Pio
XII sulla certezza morale richiesta per dichiarare la nullit del matrimonio sono ben
conosciute; basta riportare qui il brano posto in rilievo da Giovanni Paolo II nel citato
discorso del 1980:
Tra la certezza assoluta e la quasi-certezza o probabilit sta, come tra due
estremi, quella certezza morale (...). Essa, nel lato positivo, caratterizzata da ci,
che esclude ogni fondato o ragionevole dubbio e, cos considerata, si distingue
essenzialmente dalla menzionata quasi-certezza; dal lato poi negativo, lascia sussistere
la possibilit assoluta del contrario, e con ci si differenzia dallassoluta certezza. La
18Cfr.

J. LLOBELL, Historia de la motivacin, cit., pp. 55-83 e 169-170.

19Cfr.

PIO XII, Discorso alla Rota Romana del 2 ottobre 1944, in F. BERSINI, op. cit., nn. 19-32; GIOVANNI
PAOLO II, Discorso alla Rota Romana del 4 febbraio 1980, cit., n. 393; ID., Discorso alla Rota Romana del
18 gennaio 1990, n. 5, in AAS, 82 (1990), pp. 872-877; J. LLOBELL, Gli avvocati nellordinamento
canonico, in questo stesso volume, 3.
20PIO

XII, Discorso alla Rota Romana dell1 ottobre 1942, in F. BERSINI, op. cit., nn. 20-31.

21Cfr.

GIOVANNI PAOLO II, Discorso alla Rota Romana del 4 febbraio 1980, in F. BERSINI, op. cit., n. 407.

22Cfr.

CONSILIUM PRO PUBLICIS ECCLESIAE NEGOTIIS, Novus modus procedendi in causis nullitatis
matrimonii approbatur pro Statibus Foederatis Americae Septemtrionalis, 28 aprilis 1970, art. 21 (X.
OCHOA, Leges Ecclesiae post Codicem Iuris Canonici editae, vol. 4, Romae, 1974, n. 3848; I. GORDON - Z.
GROCHOLEWSKI, Documenta recentiora circa rem matrimonialem et processualem, vol. 1, Romae, 1977, nn.
1405-1428). Vedi una completa relazione bibliografica su queste norme in Z. GROCHOLEWSKI, Declaration
of the Apostolic Signatura on the competence of Ecclesiastical Tribunals in the United States of America , in
Monitor Ecclesiasticus, 104 (1979), pp. 142-143, nota 1. Cfr. CONSILIUM PRO PUBLICIS ECCLESIAE
NEGOTIIS, Novus modus procedendi in causis nullitatis matrimonii approbatur pro Conferentiae Episcopalis
Australiae territorio, 31 augusti 1970 (X. OCHOA, Leges Ecclesiae cit., vol. 4, Romae, 1974, n. 3895), art.
21; F. HARMAN, Certitudo moralis praesupposita in normis processualibus tribunalibus Statuum
Foederatorum Americae necnon Australiae concesis, in Periodica, 61 (1972), pp. 379-393; P.A. BONNET,
De iudicis sententia ac certitudine morali, in Periodica, 75 (1986), pp. 61-100, in particolare pp. 90-92.

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

certezza, di cui ora parliamo, necessaria e sufficiente per pronunziare una sentenza
.
23

Da queste parole si evince che il giudice soltanto potr emettere la sua sentenza pro
nullitate quando possa onestamente dire che, ex actis et probatis, non sia deducibile alcun
motivo ragionevole a favore della validit del matrimonio (cfr. can. 1608 4). E ci senza
lasciarsi dominare da scrupoli di certezza, di fronte ai quali anche Pio XII prevenne
seguendo la regula iuris delle Decretales di Bonifacio VIII: eum, qui certus est, certiorari
ulterius non oportet . Dichiarare la nullit con la sola probabilit, anche se con abbondanti
24

motivi a favore di essa, costituirebbe una condotta gravemente illecita; bisogna quindi che il
giudice escluda ogni fondato e ragionevole dubbio circa la possibilit della validit del
vincolo matrimoniale per i precisi capi di nullit allegati dalle parti e oggettivati dal giudice
nella formula del dubbio (iniziale o successiva) . Dichiarare invece la nullit soltanto perch
25

vi sono motivi a favore di una tale posizione, senza escluderne per i dubbi ragionevoli a
favore della validit del vincolo, comporta accettare una prassi che secondo Giovanni Paolo
II, significherebbe introdurre il divorzio nella Chiesa:
Di conseguenza a nessun giudice lecito pronunziare una sentenza a favore
della nullit di un matrimonio, se non ha acquisito prima la certezza morale
sullesistenza della medesima nullit. Non basta la sola probabilit per decidere una
causa. Varrebbe per ogni cedimento a questo riguardo quanto stato detto
saggiamente delle altre leggi relative al matrimonio: ogni rilassamento ha in s una
dinamica impellente: cui, si mos geratur, divortio, alio nomine tecto, in Ecclesia
tolerando via sternitur (Lettera del Cardinale Prefetto del Consiglio per gli affari
pubblici della Chiesa al Presidente della conferenza episcopale degli Stati Uniti, 20
giugno 1973) .
26

23In

F. BERSINI, op. cit., n. 407; PIO XII, Discorso alla Rota Romana dell1 ottobre 1942, in F. BERSINI,
op. cit., n. 25.
24VI

regula iuris 31. Cfr. PIO XII, Discorso alla Rota Romana dell1 ottobre 1942, cit., n. 30.

25Cfr.

cann. 1513, 1514, 1620, 8, 1641, 1, 1677 2-4, 1682-1684.

26GIOVANNI

PAOLO II, Discorso alla Rota Romana del 4 febbraio 1980, in F. BERSINI, op. cit., n. 408. Cfr.
CONSILIUM PRO PUBLICIS ECCLESIAE NEGOTIIS, Epistula ad Conferentiam Episcopalem Statuum
Foederatorum Americae Septemtrionalium, 20 giugno 1973 (X. OCHOA, Leges Ecclesiae, cit., vol. 5,
Romae, 1980, n. 4209). In hunc locum inserere debemus grave et spinosum problema de causis nullitatis
matrimonii: non quod eae comparandae sint causis divortii, sed quia haud raro tali levitate proponuntur et
iudicantur ut processibus divortii assimilari queant (P. FELICI, Synodus Episcoporum 1980. Relationem
coram Summo Pontifice de opere Signatura Apostolicae in causis matrimonialibus pro tuenda familia, 6
ottobre 1980, n. 4, in Communicationes, 12 [1980], p. 215). Cfr. PONTIFICIO CONSIGLIO
DELLINTERPRETAZIONE DEI TESTI LEGISLATIVI [PCITL], Acta et documenta PCCICR. Congregatio Plenaria
diebus 20-29 octobris 1981 habita, Typis Polyglottis Vaticanis, 1991, pp. 98-127 e 230-278.

10

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

b)

La libera valutazione delle prove


Il giudice deve valutare liberamente le prove acta et probata che costituiscono la

struttura della certezza morale , tenendo conto per anche del sistema delle presunzione,
27

per primo quella del favor matrimonii (cfr. can. 1060): Probationes autem aestimare iudex
debet ex sua conscientia, firmis praescriptis legis de quarundam probationum efficacia
(can. 1608 3). Essendo state soppresse dal nuovo codice le presunzioni iuris et de iure, le
prescrizioni legali circa gli strumenti di prova non sono se non aiuti, derivati dallesperienza,
per la libera acquisizione della certezza morale . Tale ragionamento serve anche per il
28

processo documentale; anche in esso necessaria la certezza morale che raggiungibile


facilmente nella misura in cui si verificano le fattispecie descritte dal can. 1686.
La certezza morale una situazione psicologica del giudice che comunque trascende
la sua soggettivit. La certezza morale possiede unoggettivit capace di essere trasmessa
alle parti ed ai tribunali superiori per mezzo della motivazione, ben inteso che tale
oggettivit risiede non in ciascuno di questi mezzi, ma nella capacit oggettiva che tutti gli
indizi e prove presi insieme hanno di produrre la certezza morale in qualsiasi persona
competente nella materia e di sano giudizio . Quindi non si ha (la certezza morale richiesta
29

dallordinamento canonico), se vi sono per la realt del contrario, motivi che un sano, serio
e competente giudizio dichiara come, almeno in qualche modo, degni di attenzione, e i quali
per conseguenza fanno s che il contrario (cio la validit del matrimonio) debba qualificarsi
come non soltanto assolutamente possibile, ma altres, in qualche maniera, probabile .
30

Il sistema di libera valutazione della prova (cfr. can. 1608 3), del quale il diritto della
Chiesa si sente orgoglioso a ragione, non ha nulla a che vedere con la costruzione arbitraria
della fattispecie . Perci il legislatore ha rifiutato le proposte tendenti a limitare il materiale
31

27Cfr.

T. GIUSSANI, Discrezionalit del giudice nella valutazione delle prove, Citt del Vaticano, 1977, pp.
127-161.
28Cfr.,

ad esempio, le indicazioni del can. 1679. Cfr. anche Communicationes, 11 (1979), pp. 103-104 e

263.
29Cfr.

Communicationes, 11 (1979), p. 263.

30PIO

XII, Discorso alla Rota Romana dell1 ottobre 1942, in F. BERSINI, op. cit., n. 27. Cfr. ibidem, n. 26;
Z. GROCHOLEWSKI, Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica e sentenza canonica, in Apollinaris, 59
(1986), pp. 199-200; I. GRAMUNT - L.A. WAUCK, Moral Certitude and the Collaboration of the Court
Expert in Cases of Consensual Incapacity, in Studia Canonica, 20 (1986), pp. 69-84. Sulla certezza morale
nella procedura delle cause dei santi, cfr. J.L. GUTIRREZ, La certezza morale nelle cause di
canonizzazione, specialmente nella dichiarazione del martirio, in Ius Ecclesiae, 3 (1991), pp. 645-670.
31Cfr.

T. GIUSSANI, op. cit., pp. 201-204; M.F. POMPEDDA, Il processo canonico di nullit di matrimonio:
legalismo o legge di carit?, in Ius Ecclesiae, 1 (1989), pp. 440-447; ID., La questione dellammissione ai
sacramenti dei divorziati civilmente risposati, in Notitiae, 28 (1992), pp. 472-483.

11

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

istruttorio che il tribunale inferiore deve rimettere al superiore, tanto nellappello ordinario
(cfr. can. 1634 3) come nel compimento dellobbligazione imposta al tribunale che emana
una prima sentenza pro nullitate (cfr. can. 1682 1) . Il tribunale superiore deve poter
32

controllare e farlo responsabilmente litinerario decisionale che era terminato nella


nullit. Tale itinerario deve essere esaminato non solo in base ai dati offerti nella
motivazione, ma da tutti gli acta et probata apportati nel processo. Il precetto tende a
proteggere il contenuto strettamente giudiziario della necessaria doppia sentenza conforme
pro nullitate (cfr. can. 1684), giacch il decreto di ratifica ha il valore sostanziale di
sentenza. Lanzidetta conformit della sentenza non pu che riguardare lunico elemento
individualizzante delle diverse azioni e delle correlative sentenze di nullit di un concreto
matrimonio, cio la causa petendi (cfr. can. 1641, 1). Gli altri elementi dellazione (e della
rispettiva sentenza congruente) non possono infatti che coincidere, essendo necessariamente
identici gli altri due elementi che identificano lazione (e la sentenza), vale a dire, le parti
private (cio i coniugi, tranne nelle eccezionali fattispecie di cui ai cann. 1674, 2 e 1675) e
il petitum (il loro unico possibile vincolo matrimoniale) . Tutte queste cautele legali
33

derivano dalla condizione di causa favorabilis attribuita dal diritto canonico al presunto
vincolo matrimoniale .
34

3.

La quaestio iuris

a)

Le norme costitutive del matrimonio, laequitas canonica e lepikeia


Come abbiamo ricordato, Giovanni Paolo II, seguendo il magistero e la legislazione

precedenti, riferisce il favor veritatis e il concetto di certezza morale prevalentemente alla


quaestio facti. Per la quaestio iuris esige invece dal giudice un atteggiamento che riassume
in una sola parola: fedelt. Questa sfumatura, che potrebbe essere ritenuta meramente
linguistica data la affinit concettuale fra verit e fedelt, invece particolarmente
significativa. Poich qualcosa vera, si deve essere fedeli nel custodirla. Daltra parte, la
32Cfr.

Communicationes, 16 (1984), p. 75.

33Cfr.

i canoni citati nella nota 25; C. GULLO, La nova causae propositio, in Il processo matrimoniale
canonico, Citt del Vaticano, 1988, pp. 376-378; J. LLOBELL, Note sulla congruenza e la conformit delle
sentenze di nullit del matrimonio, in Ius Ecclesiae, 2 (1990), pp. 543-564; ID., Recensione a S. Gherro (a
cura di), Studi sul processo matrimoniale canonico, in Ius Ecclesiae, 4 (1992), pp. 698-699; P. MONETA,
La nuova trattazione della causa matrimoniale, in Ius Ecclesiae, 3 (1991), pp. 479-497 e in S. GHERRO (a
cura di), Studi sul processo matrimoniale canonico, Padova, 1991, pp. 19-42.
34Cfr.

cann. 1060 e 1608 4; PIO XII, Discorso alla Rota Romana dell1 ottobre 1942 e GIOVANNI PAOLO
II, Discorso alla Rota Romana del 24 gennaio 1981, in F. BERSINI, op. cit., nn. 12-14 e 431,
rispettivamente.

12

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

fedelt degenerebbe in ostinazione qualora una proposizione fosse scoperta falsa e, tuttavia,
si continuasse a mantenere la posizione iniziale. Il fatto che il Papa non applica il concetto
di certezza morale alla quaestio iuris, rendendo opportuna la riflessione su talune
conseguenze deducibili.
Descrivere latteggiamento primordiale del giudice rispetto alla quaestio iuris tramite
il

concetto

di

certezza

morale,

implicherebbe

laprioristica

accettazione

dellindeterminatezza della norma, cio che essa possa essere considerata suscettibile di
interpretazioni tanto diverse quanto le posizioni di ipotetiche parti che tentano nella loro
specifica missione processuale di ricostruzione della quaestio facti di affermare la validit
e la nullit dello stesso matrimonio. Dinanzi ad una norma tanto ampia se un precetto di
questa indole fosse suscettibile di rientrare nel concetto di norma , il giudice disporrebbe di
un tale margine di autonomia per identificare la quaestio iuris, che pi che identificare la
norma ed applicarla al caso singolo mediante la necessaria interpretazione (cfr. can. 16 3),
la dovrebbe ricreare. In questo compito veramente legislativo, il giudice potrebbe servirsi
delle circostanze culturali dellambiente nel quale vivono i coniugi non per conoscere la
realt quaestio facti circa la quale applicare la norma, il che sarebbe giusto, ma per
integrarle nella stessa configurazione della legge, come di solito fa il positivismo giuridico
relativizzando ogni concetto etico. Questa ultima posizione, nelle materie di diritto divino
naturale e positivo, illegittima per qualsiasi autorit umana, ecclesiastica o civile, inclusi i
massimi rappresentanti di ciascuna delle tre funzioni in cui si suole distinguere il governo
sociale , in quanto ci comporterebbe lintrinseca mutabilit del diritto divino.
35

Da questa impostazione gnoseologica metafisica, che muove dalla valutazione della


giuridicit della norma con riferimento alle esigenze ontologiche delluomo , che funzione
36

corrisponderebbe

allaequitas

canonica?

Laequitas

canonica

pietra

miliare

dellordinamento giuridico della Chiesa e criterio fondamentale che deve impregnare


completamente lordinamento canonico (cfr. cann. 19 e 1752), in modo peculiare la
funzione giudiziaria (cfr. can. 221 2) . Per tanto, questo elemento umano correttivo e
37

35Cfr.

cann. 1056, 1057 e 1141; Communicationes, 11 (1979), pp. 266-277. In questo senso non possono
essere invocate le peculiarit che la funzione giudiziaria possiede nel sistema del common law.
36G.

LO CASTRO, Luomo e la norma, in Ius Ecclesiae, 5 (1993), pp. 159-194, in particolare 6.

37Cfr.

P. FEDELE, Equit canonica, in Enciclopedia del Diritto, vol. 15, Milano, 1966, pp. 158-159; M.F.
POMPEDDA, Lequit nellordinamento canonico, in S. GHERRO (a cura di), Studi sul primo libro del
Codex iuris canonici, Padova, 1993, pp. 1-33. Dopo il Concilio Vaticano II riscontrabile una particolare
sensibilit verso laequitas canonica (cfr. PAOLO VI, Discorso alla Rota Romana dell8 febbraio 1973, in F.
BERSINI, op. cit., n. 307; Communicationes, 1 [1969], p. 79; GIOVANNI PAOLO II, Discorso alla Rota
Romana del 18 gennaio 1990, cit., n. 3). Per una recente e ampia trattazione, cfr. O. BUCCI, Per una storia
dellequit, in Apollinaris, 63 (1990), pp. 257-317; nelle pp. 287-317 lA. offre una esauriente bibliografia.

13

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

fattore di equilibrio nel processo mentale che deve condurre il giudice a pronunciare la
sentenza , implicher innanzi tutto nellanalisi della quaestio iuris un squisito rispetto
38

della legge divina. Solo a partire da questo responsabile atteggiamento, il giudice potr
contribuire efficacemente alla salus animarum dei coniugi, come ricorda Giovanni Paolo II,
nelles. ap. Familiaris consortio (cfr. nn. 79-84). Detta impostazione riscontrabile nella
costante giurisprudenza rotale; una sentenza del 1935 condivisa dallattuale Decano della
Rota Romana diceva infatti, senza nulla togliere alla carit e allumanit consustanziali alla
disciplina ecclesiale: non possibile trovare spazio allequit l dove la prescrizione della
legge espressa e chiara, nam lex canonica per se aequa est. Anzi, ogni arbitraria
invocazione dellequit, in contrapposizione allespresso e chiaro dettato della legge, una
equit insana (bizzarra) che pu essere qualificata come iniquit .
39

Laequitas canonica, quindi, dovr essere manifestata nel tentare responsabilmente


ogni mezzo per convalidare il matrimonio, quando ci sia possibile e conveniente ; nella
40

fiducia, costantemente fatta presente ai coniugi, circa la possibilit di vivere secondo la


legge di Dio con laiuto della grazia, il che garanzia di felicit terrena ed eterna; ecc.
Talvolta sar necessario riscoprire la profonda dimensione pastorale che ha in s la fortezza,
per ricordare alle parti lassoluta indissolubilit del matrimonio rato e consumato (cfr. can.
1141) e lobbligo di adeguare la condotta personale a tale norma. Queste disposizioni
devono essere presenti nel giudice durante tutto il processo e, in modo speciale, nella fase
decisionale. Cos, gli sar pi facile non incorrere nel comprensibile dato il carattere
drammatico che presentano frequentemente le cause di nullit per grave errore di
confondere laequitas canonica con lepikeia. Non lecito infatti sospendere lapplicazione

38

PAOLO VI, Discorso alla Rota Romana dell8 febbraio 1973, in F. BERSINI, op. cit., n. 310.

39Coram

Morano, 6 aprile 1935, n. 8, in SRRD, 27 (1935), pp. 197-206 (la traduzione nostra). Licet
aequitas admittenda sit, atque semper admissa sit a S. R. Rota tamquam admirabile temperamentum quod
ex perfecta ratione omnia moderatur . (...) Iudices tamen debent pronunciare secundum eam aequitatem
quae ex lege scripta deducitur (coram Heiner, 19 giugno 1911, n. 16, in SRRD, 3 (1911), pp. 274-292).
Cfr. E. FIORE, Conversazione a Palermo del Decano della Rota Romana, in Atti del Tribunale ecclesiastico
regionale Siculo in occasione dellinaugurazione dellanno giudiziario 1991-92, Palermo, 1992, pp. 15-17.
40Cfr.

can. 1676. Nonnulli (paucissimi tamen) dixerunt hunc canonem inutilem esse vel quia coniugum
communio, proh dolor!, iam rescissa est quando devenitur ad declarationem nullitatis petendam, vel quia
non videtur opportunum tale onus iudici imponere. Consultores autem volunt canonem retinere, sive quia
permultis organis consultationis norma placuit, sive quia in luce ponitur interesse Ecclesiae pro stabilitate
vinculi matrimonialis, omnibus modis fovenda ac tuenda. (...) Aliquis Consultor proponit ut in canone
dicatur: ... ad matrimonium forte convalidandum (omnibus placet) (Communicationes, 11 [1979], pp.
260-261).

14

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

della legge matrimoniale di natura divina mediante il ricorso allinterpretazione benigna della
la mens legislatoris, cio allepikeia .
41

b)

Il valore normativo della giurisprudenza rotale

42

Giovanni Paolo II, ripetutamente, si riferito alla difficile delimitazione di alcune


norme sostantive matrimoniali, come i concetti di perturbazioni psichiche che invalidano il
consenso matrimoniale (cfr. can. 1095), o quello di dolo (cfr. can. 1098), o quellaltro di
errore che condiziona la libert (cfr. can. 1099)

. In tutti questi casi, il Pontefice

43

considerava che si correva il rischio di interpretazioni innovative imprecise o incoerenti .


44

Il Papa sembrava ammettere dunque interpretazioni innovative che potevano essere


legittime nella misura in cui non fossero imprecise o incoerenti. Daltra parte, tali
interpretazioni riguardo materie direttamente dipendenti dal diritto divino non potevano
essere realizzate attraverso limpiego del concetto di epikeia, giacch ci comporterebbe la
natura evolutiva del diritto naturale, evoluzione ontologica diversa da quella gnoseologica
che metafisicamente impossibile . Le interpretazioni innovative sarebbero possibili
45

invece tramite la capacit di approfondire i contenuti della norma immutabile e


fondamentale che regge listituzione matrimoniale: consensus facit matrimonium

46

Comunque sarebbe forse ingenuo o addirittura presuntuoso tentare di configurare un


concetto di consenso matrimoniale e delle capacit che lo consentono essenzialmente
diverso da quello utilizzato dal magistero, dalla dottrina e dalla giurisprudenza durante
secoli . Detto concetto tradizionale non sembra possa essere radicalmente dissimile da
47

41Sullepikeia,

cfr. CH. LEFEBVRE, pikie, in Dictionnaire de Droit Canonique, vol. 5, Paris, 1953, col. 364-

375.
42Cfr.

J. LLOBELL, Perfettibilit e sicurezza della norma canonica. Cenni sul valore normativo della
giurisprudenza della Rota Romana nelle cause matrimoniali, in PONTIFICIO CONSIGLIO PER
LINTERPRETAZIONE DEI TESTI LEGISLATIVI , Symposium Internationale Iuris Canonici Ius in vita et in
missione Ecclesiae. In Civitate Vaticana, 19-24 aprilis 1993, sub prelo.
43Cfr.

GIOVANNI PAOLO II, Discorso alla Rota Romana del 26 gennaio 1984, in F. BERSINI, op. cit., n. 503 e
Discorso alla Rota Romana del 30 gennaio 1986, in AAS, 78 (1986), pp. 921-925.
44Cfr.

GIOVANNI PAOLO II, Discorso alla Rota Romana del 30 gennaio 1986, cit., n. 5.

45Senza

cedere ad una superficiale mentalit permissiva [sarebbe lepikeia] che non tiene nel dovuto conto
le inderogabili esigenze del matrimonio-sacramento (GIOVANNI PAOLO II, Discorso alla Rota Romana del
30 gennaio 1986, cit. n. 5).
46GIOVANNI

PAOLO II si referisce in termini molto lodativi al compito svolto a tale scopo da PAOLO VI:
splendido magistero sul consenso essenza del matrimonio (Discorso alla Rota Romana del 4 febbraio 1980,
in F. BERSINI, op. cit., n. 413).
47In

conseguenza di questa psicologia angelista, la filosofia esiger un criterio di certezza tale che, a
qualsiasi istante, ci basti ispezionare il campo delle nostre rappresentazioni con vera volont di non volerci

15

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

quello attuale, con gli arricchimenti provenienti dalla psicologia e dalla psichiatria nonch
dalla riflessione canonistica impostata secondo la cosiddetta antropologia cristiana . A
48

questo proposito, Giovanni Paolo II ricorda un criterio ermeneutico di capitale importanza


(non comunque il primo) per il retto sviluppo dellintero sistema canonico: il compito
interpretativo-creativo dei tribunali della Chiesa solo corrisponde ai tribunali apostolici, la
cui giurisprudenza sempre stata e deve continuare ad essere (...) un sicuro punto di
riferimento . Codesta riserva pontificia manifesta una lapalissiana centralizzazione
49

50

La giurisprudenza rotale possiede quindi unimportanza notevole per analizzare


latteggiamento dei tribunali canonici nel momento decisionale riguardante la quaestio iuris.
Da un lato, il giudice deve essere radicalmente fedele alle norme che regolano gli elementi
in fieri che permetteranno la nascita del matrimonio in facto esse. Dallaltro, la
determinazione istituzionale di questa norma metafisica esige ulteriori precisazioni del
51

testo codiciale nei casi ai quali Giovanni Paolo II si riferisce esplicitamente cann. 1095,
1098 e 1099

52

e in qualche altro caso, sempre con carattere restrittivo dato il

centramento legislativo vigente . Da questo puntuale decentramento voluto dal


53

Pontefice in favore della Rota, il compito giudiziario di questo tribunale raggiunge un certo
carattere normativo, in quanto diventa modello per le fattispecie toccanti lacune di legge
che possono essere sussunte in quellinsieme di sentenze rotali capace di essere qualificato
come giurisprudenza rotale, secondo i criteri di seguito analizzati.

ingannare, per evitare lerrore. (...) Sempre, nel caso limite, una scienza istantanea; o, per lo meno, una
scienza facile e spedita, che sar tanto migliore quanto carpita pi presto e con meno operai. (...) Non c
tempo da perdere; egli [Cartesio] un uomo frettoloso (come tutti i moderni). (...) Se il cartesianismo s
mostrato nellordine intellegibile un cos selvaggio devastatore del passato, perch ha cominciato col
disconoscere, nellindividuo stesso, lessenziale dipendenza intrinseca del nostro sapere attuale rispetto al
nostro passato, che fa s che il nostro possesso della verit, per via umana, sia necessariamente e di per s,
una cosa stranamente lunga e laboriosa (J. MARITAIN, Tre riformatori, cit., pp. 101-102).
48Cfr.

GIOVANNI PAOLO II, Discorso alla Rota Romana del 5 febbraio 1987, passim, in AAS, 79 (1987), pp.
1453-1459; ID., Discorso alla Rota Romana del 25 gennaio 1988, nn. 4-5, in AAS, 80 (1988), pp. 11781185; ID., Discorso alla Rota Romana del 23 gennaio 1992, n. 3, in AAS, 85 (1993), pp. 140-143.
49GIOVANNI

PAOLO II, Discorso alla Rota Romana del 30 gennaio 1986, cit., n. 7.

50Cfr.

J. LLOBELL, Centralizzazione normativa processuale e modifica dei titoli di competenza nelle cause
di nullit matrimoniale, in Ius Ecclesiae, 3 (1991), pp. 432-435.
51Cfr.

G. LO CASTRO, Luomo e la norma, cit., 4 e 5.

52Cfr.

i discorsi alla Rota del 1984 e del 1986 citati.

53Cfr.

cann. 360, 1075-1077; cost. ap. Pastor bonus, art. 18; Regolamento Generale della Curia Romana, 4
febbraio 1992, art. 110; J. LLOBELL, Centralizzazione normativa, cit., pp. 432-435.

16

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

Accogliendo il magistero di anteriori pontefici , Giovanni Paolo II ha portato a


54

termine un salto qualitativo nella considerazione del valore nomopoietico della


giurisprudenza della Rota Romana . Fino allautunno 1987, momento in cui fu redatta la
55

prima versione di questo saggio, i riferimenti pontifici su tale mansione della giurisprudenza
rotale erano riscontrabili prevalentemente in documenti di natura non legislativa (in
particolare nei discorsi alla Rota); da allora il magistero di Giovanni Paolo II in materia ha
raggiunto sviluppi normativi stricto sensu, comunque ancora insufficiente operativamente,
sviluppi che erano stati auspicati nella nostra precedente trattazione dellargomento alla
stregua delle proposte fatte da illustri canonisti . Pi recentemente il Pontefice tornato
56

sulla questione nel Discorso alla Rota Romana del 1992, con accenti che difficilmente
possono essere ritenuti non vincolanti per i tribunali (non esclusi i normali turni rotali),
malgrado la natura non legislativa del documento. La succinta analisi dei detti sviluppi
posteriori al Discorso alla Rota Romana del 1987 risulta abbastanza eloquente.
Il m.p. Sollicita cura, 26 dicembre 1987, istitu il Tribunale di appello del Vicariato di
Roma. Tra le cause segnalate dalla pars motiva della stessa norma per lerezione del nuovo
tribunale, interessa sottolineare la volont del legislatore di risparmiare alla Rota Romana il
lavoro proveniente dal fatto di essere lunico tribunale di appello del Tribunale regionale del
Lazio, in modo da potenziare il compito della Rota riguardo alla Chiesa universale, compito
che implicitamente alla luce del magistero pontificio precedente intereserebbe pure la

54Cfr.

PIO XII, Discorso alla Rota Romana del 3 ottobre 1941, in F. BERSINI, op. cit., n. 6; GIOVANNI
XXIII, Discorso alla Rota Romana del 19 ottobre 1959, in F. BERSINI, op. cit., n. 129; PAOLO VI, Discorso
alla Rota Romana del 12 febbraio 1968, in F. BERSINI, op. cit., nn. 221, 225 e 226; Discorso alla Rota
Romana del 29 gennaio 1970, in F. BERSINI, op. cit., nn. 247 e 248; Discorso alla Rota Romana del 28
gennaio 1971, in F. BERSINI, op. cit., nn. 272, 273 e 278; Discorso alla Rota Romana del 31 gennaio 1974,
in F. BERSINI, op. cit., nn. 331 e 338; Discorso alla Rota Romana del 9 febbraio 1976, in F. BERSINI, op.
cit., n. 372; Discorso alla Rota Romana del 28 gennaio 1978, in F. BERSINI, op. cit., nn. 383 e 388.
55Nomopoietico,

cio normativo (da nomos, norma, e poieo, produrre). Cfr. GIOVANNI PAOLO II,
Discorso alla Rota Romana del 24 gennaio 1981, in F. BERSINI, op. cit., n. 433; Discorso alla Rota
Romana del 26 febbraio 1983, in F. BERSINI, op. cit., nn. 469, 470, 480 e 483; Discorso alla Rota Romana
del 26 gennaio 1984, in F. BERSINI, op. cit., nn. 500-504; Discorso alla Rota Romana del 30 gennaio 1986,
cit., nn. 5-7; Discorso alla Rota Romana del 5 febbraio 1987, cit., n. 10.
56In

particolare da segnalare lo studio monografico sulla questione realizzato da M.F. POMPEDDA, La


giurisprudenza come fonte di diritto nellordinamento canonico matrimoniale , in Studio Rotale. Quaderni,
1 (1987), pp. 47-72. Cfr. Z. GROCHOLEWSKI, I tribunali apostolici, in Le nouveau Code de Droit
Canonique. Actes du V e Congrs International de Droit Canonique. Ottawa 19-25 aot 1984, Ottawa,
1986, vol. 1, pp. 467-468. Largomento, classico tra la dottrina, era stato ampiamente preso in
considerazione da diversi autori in La norma en el Derecho Cannico. Actas del III Congreso internacional
de Derecho Cannico. Pamplona, 10-15 de octubre de 1976, vol. 1, Pamplona, 1979, pp. 197-212 e 9871133.

17

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

accennata funzione nomopoietica . Il legislatore ha accolto cos una puntuale proposta del
57

Segretario della Segnatura Apostolica .


58

Lart. 126 della cost. ap. Pastor bonus, 28 giugno 1988, indica che la Rota Romana
unitati iurisprudentiae consulit et, per proprias sententias, tribunalibus inferioribus
auxilio est. Linnovazione stata apprezzata dalla dottrina

59

che, tuttavia, ha sottolineato

che il disposto della cost. ap. Pastor bonus ha bisogno, per essere operativo, di ulteriori
sviluppi di natura legislativa. In particolare, stata accennata la necessit di precisare il
concetto di giurisprudenza rotale e di stabilire tramite quali mezzi la sentenza di un
tribunale inferiore (o di un turno della Rota) che violasse tale giurisprudenza potrebbe
essere impugnata .
60

Giovanni Paolo II tornato sulla questione, in fine, nel menzionato Discorso alla
Rota Romana del 1992:
a tutti noto che linterpretazione giudiziale in forza del can. 16 3 non
ha valore di legge e obbliga esclusivamente le persone o concerne le cose per cui la
sentenza stata pronunciata (...). Ancora e proprio nellambito della interpretazione
della legge canonica, particolarmente ove si presentano o sembrano esservi lacunae
legis, il nuovo codice (...) can. 19 (...) pone con chiarezza il principio per cui, fra
le altre fonti suppletorie, sta la giurisprudenza e prassi della Curia Romana. Se poi
restringiamo il significato di tale espressione alle cause di nullit del matrimonio,
57Ut

Tribunal Apostolicum Rotae Romanae magis magisque in luce ponatur in exercitio sui muneris erga
universam Ecclesiam idemque munus efficacius explere valeat, ac proinde eximatur di munere agendi in
gradu appellationis omnes causas in quibus appellatur a sententia in prima instantia a tribunali Regionali
Latii... (GIOVANNI PAOLO II, m.p. Sollicita cura, 26 dicembre 1987, pars motiva, in AAS, 80 (1988), pp.
121-124). Per un commento al m.p., nel quale sono considerate le diverse vicissitudini dei tribunali con
sede presso il Vicariato di Roma, cfr. J. LLOBELL, Il tribunale di appello del Vicariato di Roma, in Ius
Ecclesiae, 1 (1989), pp. 257-277.
58Altro

ostacolo allo svolgimento del ruolo della Rota Romana costituito dal fatto che i processi, presso
detto tribunale apostolico, durano assai a lungo (...). Lostacolo di cui stiamo accennando appare inoltre
aggravato per il gi menzionato affidamento alla Rota romana del giudizio di seconda istanza di tutte le
cause veramente numerose del Tribunale regionale del Lazio e del Tribunale diocesano di Roma. Detto
affidamento, oltre ad aver raddoppiato il lavoro della Rota Romana, lha parzialmente degradata a tribunale
locale di secondo grado, a scapito della sua missione universale. (...) In ordine allo sbrigamento del lavoro,
la Rota Romana in primo luogo dovrebbe essere esonerata dellessere tribunale necessario di seconda
istanza per tutte le cause di nullit matrimoniale della regione del Lazio in Italia (e per le altre definite in
prima istanza dal foro diocesano di Roma) (Z. GROCHOLEWSKI, I tribunali apostolici, cit., pp. 467-468).
59Cfr.,

ad es., S. BERLING, Dalla perizia alla consulenza nel processo matrimoniale canonico, in S.
GHERRO (a cura di), Studi sul processo matrimoniale canonico, Padova, 1991, p. 4; Z. GROCHOLEWSKI, I
tribunali, in P.A. BONNET e C. GULLO (a cura di), La Curia Romana nella cost. ap. Pastor bonus, Citt del
Vaticano, 1990, p. 414; R. RODRGUEZ-OCAA, El Tribunal de la Rota y la unidad de la jurisprudencia, in
Ius Canonicum, 30 (1990), pp. 423-448. Sul valore della giurisprudenza, vedi infra il paragrafo La funzione
endoprocessuale della motivazione.
60Cfr.

R. RODRGUEZ-OCAA, op. cit., pp. 445-448.

18

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

appare evidente che, sul piano del diritto sostantivo e cio di merito, per
giurisprudenza deve intendersi, nel caso, esclusivamente quella emanata dal Tribunale
della Rota Romana. In questo quadro quindi da intendere anche quanto afferma la
Costituzione Pastor Bonus, ove attribuisce alla stessa Rota compiti tali per cui essa
unitati iurisprudentiae consulit et, per proprias sententias, tribunalibus inferioribus
auxilio est (art. 126) (n. 4).
Le parole del Papa, pur nella loro chiarezza, non chiudono comunque lo spazio a
diverse considerazioni problematiche.
Riguardo al concetto di giurisprudenza rotale stata suggerita lopportunit di
utilizzare pi frequentemente le decisioni videntibus omnibus quando sia riscontrabile una
61

diversa impostazione tra le sentenze dei normali turni rotali. In modo simile ha agito la Rota
Romana nella sentenza coram Serrano, videntibus novem iudicibus, del 27 gennaio 1986,
per decidere sulla retroattivit del decreto della Congregazione per la dottrina della fede del
13 maggio 1977, riguardante il quesito Utrum ad copulam coniugalem requiratur
necessario eiaculatio seminis in testiculibus elaborati, al quale fu risposto in senso
negativo . Un tale sistema assimilerebbe loperato della Rota a quello delle corti civili di
62

cassazione . Per esempio, in Italia vi sono casi in cui la Corte di cassazione pronuncia a
63

sezioni unite (nove giudici) quando, tra altri motivi, si tratti di giudicare su una questione
di diritto gi decisa in senso difforme dalle sezioni semplici della stessa Corte

64

Nellordinamento canonico sembra comunque necessario armonizzare una siffatta


impostazione del ruolo della Rota Romana con quellaltro affidato alla Segnatura Apostolica
sia riguardo le stesse sentenze rotali che riguardo quelle altre dei tribunali inferiori (cfr. can.
1445 1, 1 e 3, 1; cost. ap. Pastor bonus, artt. 122, 1 e 124, 1), come pure stato
rilevato dalla dottrina . Daltra parte, bench la giurisprudenza della Rota sia indicata dal
65

61Cfr.

R. RODRGUEZ-OCAA, op. cit., pp. 446; SACRA ROMANA ROTA, Normae S. Romanae Rotae
Tribunalis, 29 giugno 1934, art. 135 1, in AAS, 26 (1934), pp. 449-491; PONTIFICIA COMMISSIO CODICI
IURIS CANONICI RECOGNOSCENDO, Schema canonum de modo procedendi pro tutela iurium seu de
processibus, Typis Polyglottis Vaticanis, 1976, can. 286.
62Cfr.

S. CONGREGAZIONE DELLA DOTTRINA DELLA FEDE, Decretum circa impotentiam quae matrimonium
dirimit, 13 maggio 1977, 2 quesito, in AAS, 69 (1977), p. 426; sentenza coram Serrano, 27 gennaio 1986,
in Il Diritto Ecclesiastico, 1-2 (1988), pp. 50-113; P.A. BONNET, Il decreto della S. Congregazione per la
dottrina della fede del 13 maggio 1977 ed il suo valore dichiarativo , in Il Diritto Ecclesiastico, 1-2 (1988),
pp. 50-86; C. GULLO, Irretroattivit del decreto circa impotentiam, in Il Diritto Ecclesiastico, 1-2 (1988),
pp. 86-112.
63Secondo

questa premessa, i compiti della cassazione civile spetterebbero, nellordinamento canonico, alla
Segnatura Apostolica (in particolare alla sua prima sezione) e alla Rota Romana. Sullequiparazione della
prima sezione della Segnatura alla cassazione, cfr., ad es., Z. GROCHOLEWSKI, I tribunali, cit., p. 403.
64Cfr.
65Cfr.

C. MANDRIOLI, Corso di diritto processuale civile, 5 ed., vol. 2, Torino, 1985, 75, pp. 348-351.

C. DE DIEGO-LORA, in Estudios de derecho procesal cannico, vol. 4, Pamplona, 1990, pp. 225-246;
R. RODRGUEZ-OCAA, op. cit., pp. 442-445.

19

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

Discorso del 1992 come prevalente sullattivit degli altri dicasteri romani per riempire le
lacune di legge, non sembra che detta prevalenza voglia significare qualche riduzione delle
mansioni della Segnatura, precisamente per il motivo segnalato dallo stesso Pontefice: la
Rota lunico dicastero con competenza ordinaria per giudicare sul merito nelle cause di
nullit del matrimonio . Infatti, quando la Segnatura riscontra nelle sentenze rotali o dei
66

tribunali inferiori qualche motivo atto a giustificare un nuovo giudizio sul merito in una
causa di nullit del matrimonio, tale causa rinviata alla Rota per il giudizio sul merito . Le
67

espressioni del Pontefice nel Discorso del 1992 escludono sicuramente dalla funzione
nomopoietica la giurisprudenza dei tribunali non appartenenti alla Curia Romana.
Comunque, se la funzione di promuovere luniforme interpretazione della legge
canonica affidata alla Rota Romana dalla cost. ap. Pastor bonus non espletata soltanto nel
caso singolo, tramite lappello o la nova causae propositio, la quale presuppone almeno due
sentenze precedenti conformi (cfr. can. 1444 1, 1 e 2), ma la funzione unificatrice
portata a termine anche tramite il particolare valore nomopoietico della sua giurisprudenza
che il magistero pontificio le affida nelle fattispecie di lacuna di legge , allora diventa
essenziale stabilire con precisione il concetto di giurisprudenza rotale. A tale scopo che
muove da un piano tecnico-dogmatico pu essere utile ricavare qualche istituto della
cassazione civile, bench la funzione unificatrice della giurisprudenza ad opera della Rota
non sia identificabile con quella svolta dalla cassazione civile, giacch questultima ha come
finalit il controllo della puntuale applicazione della legge mentre, invece, la Rota creerebbe
la legge per riempire la tale lacuna . Pare infatti giusto lutilizzo in sede canonica degli
68

istituti civili che hanno lo stesso scopo (cio, nella fattispecie che ci occupa, i mezzi atti a
66La

Segnatura Apostolica non giudica mai sulla nullit del matrimonio con potest ordinaria; s pu
dichiarare la nullit del matrimonio in via amministrativa (cfr. R. BURKE, La procedura amministrativa per
la dichiarazione di nullit del matrimonio, in I procedimenti speciali nel diritto canonico, Citt del
Vaticano, 1992, pp. 93-105; Z. GROCHOLEWSKI, La facolt del Congresso della Segnatura Apostolica di
emettere dichiarazioni di nullit di matrimonio in via amministrativa, in P.U. GREGORIANA, Investigationes
theologico-canonicae, Roma, 1978, pp. 211-232; ID., Dichiarazioni di nullit di matrimonio in via
amministrativa da parte del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, in Ephemerides Iuris Canonici,
37 (1981), pp. 177-204). In qualche eccezionale occasione la Segnatura ha agito in via giudiziaria tramite
lopportuna commissione pontificia (cfr., ad es., la sentenza coram Staffa, 29 novembre 1975, in
Apollinaris, 49 (1976), pp. 31-48).
67Cfr.

SEGNATURA APOSTOLICA, Normae speciales in Supremo Tribunali Signaturae Apostolicae ad


experimentum servandae, 25 marzo 1968, artt. 58 3 e 67, in Enchiridion Vaticanum, Bologna, 1984, vol.
8, pp. 522-587; M.F. POMPEDDA, La giurisprudenza come fonte di diritto, cit., p. 54.
68Recentemente

stata analizzata la legittimit della tecnica dellequiparazione: Per interpretare e


completare la norma umana occorre rivolgere costantemente lattenzione alla realt stessa delle situazioni
da risolvere, per cercare in esse ci che giusto (C.J. ERRZURIZ M., Circa lequiparazione quale uso
dellanalogia in diritto canonico, in Ius Ecclesiae, 4 (1992), p. 215; cfr. passim).

20

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

precisare e a promulgare una norma che deve essere applicata ad altri casi simili),
quando nellordinamento ecclesiale sia riscontrabile una reduplicativa lacuna di legge, vale a
dire qualora venisse a mancare la determinazione dellistituto atto a rendere efficace la
norma suppletoria delloriginaria lacuna.
La Corte di cassazione (italiana) formalmente un giudice unico e supremo, cos da
assicurare lesatta osservanza e luniforme interpretazione della legge (R.D. n. 12 del
1941 [legge sullordinamento giudiziario], art. 65). A questo scopo la Corte di cassazione
oltre il giudizio in sezioni unite accennato condensa in massime le sue decisioni,
tramite il cosiddetto ufficio del massimario. Queste massime non sono vincolanti per
futuri giudizi, ma hanno un enorme influsso, anche in considerazione del fatto che proprio
alla cassazione la questione potrebbe in definitiva essere sottoposta . La Rota pubblica una
69

raccolta delle proprie sentenza, cinque anni dopo la data delle rispettive decisioni; alcune
riviste canonistiche offrono in tempi pi brevi, con gli opportuni permessi e cautele, qualche
sentenza per sottolineare taluni aspetti ritenuti dinteresse dal ponente della sentenza, dalla
redazione del periodico o dallautore della nota sentenza; poi, esiste un attualizzato
massimario della giurisprudenza rotale, di carattere privato ; inoltre alcuni uditori hanno
70

pubblicato raccolte delle sentenze in cui sono stati ponenti (ad esempio coram Serrano e
coram Pinto). Tuttavia, la mansione normativa affidata alla Rota sembra rendere necessario
qualche mezzo autorevole, atto ad indicare con precisione la lacuna di legge riscontrata e il
modo concreto di riempirla. Per risolvere detta necessit potrebbero servire le sentenze
videntibus omnibus, simili a quelle delle sezioni unite della cassazione italiana, o la
creazione presso il tribunale apostolico dellufficio del massimario .
71

Per quanto concerne i mezzi dimpugnazione della sentenza per violazione della
giurisprudenza rotale necessario qualche chiarimento preliminare. Il valore
nomopoietico affidato dal Pontefice alla Rota sembrerebbe essere limitato al piano del
diritto sostanziale e cio di merito (Discorso alla Rota Romana del 1992, n. 4). Tuttavia,
la coerenza del sistema ermeneutico, nonch i riferimenti pontifici nei Discorsi citati,
consentono di allargare il valore nomopoietico della giurisprudenza rotale anche alla legge
processuale, l dove fosse identificabile una lacuna di legge.
69Cfr.

C. MANDRIOLI, op. cit., 74, pp. 339-342.

70Cfr.

i quattro volumi di F. DELLA ROCCA, Diritto matrimoniale canonico. Tavole sinottiche, Padova,
1963, 1982, 1987 e 1992.
71Forse

sarebbe da valutare se, data la natura normativa di tali interventi della Rota, non sia opportuno un
qualche intervento del Pontificio Consiglio dellinterpretazione dei testi legislativi, simile a quello previsto
dallart. 156 della cost. ap. Pastor bonus.

21

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

Da codesta doppia natura della legge lacunosa (di merito e di rito) possono essere
dedotti i rispettivi istituti impugnativi delle sentenze di nullit del matrimonio. In sede di
appello e di nova causae propositio nelle cause sullo stato delle persone non possibile
72

la restitutio in integrum, mancandone il presupposto del giudicato (cfr. cann. 1643 e 1645
1) potrebbe essere invocata la violazione della giurisprudenza rotale di merito,
violazione che potrebbe essere stata commessa sia dai tribunali inferiori che da un turno
della stessa Rota . La natura nomopoietica della giurisprudenza rotale sul processo
73

consentir invece la querela di nullit contro la sentenza che la violasse (cfr. cann. 1620 e
1622). Codesta seconda giurisprudenza sar particolarmente utile per la precisazione della
violazione del diritto di difesa capace di rendere nulla la sentenza, fattispecie non
sufficientemente delimitata dal codice .
74

La giurisprudenza rotale avr quindi valore vincolante per i casi simili, regolati dalla
legge in modo lacunoso sia dallordinamento latino che orientale , quando riunir i seguenti
75

requisiti:
a) Autenticit derivante dallinequivocabile autorevole dichiarazione (forse della
stessa Rota) di essere pronunciata in un preciso senso per riempire una puntuale
lacuna di legge. In assenza di tale formale garanzia, bisogner ricercare se vi sia
uniformit morale da parte delle decisioni rotali

. Una tale uniformit sar

76

riscontrabile in senso positivo quando provenga dallattivit di distinti ponenti e


turni; e in senso negativo quando non ci sia un atteggiamento discordante da parte
delle decisioni rotali.
b) Attualit di questa giurisprudenza, poich noto che, nello straordinario
sforzo della Rota per sviscerare le esigenze di validit e capacit consensuale, si sono
adottati alcuni criteri successivamente modificati dallo stesso Tribunale apostolico.

72Sulla
73In

nova causae propositio, cfr. C. GULLO, La nova causae propositio, cit., pp. 365-388.

senso diverso, cfr. R. RODRGUEZ-OCAA, op. cit., p. 447.

74Cfr.

G. ERLEBACH, La nullit della sentenza giudiziale ob ius defensionis denegatum nella


giurisprudenza rotale, Citt del Vaticano, 1991, passim.
75Cfr.

cost. ap. Pastor bonus, proemium nn. 11-13, artt. 58 2 e 128, 1; GIOVANNI PAOLO II, Discorso al
Sinodo dei Vescovi nella presentazione del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali , 25 ottobre 1990,
nn. 3-5 e 8, in Ius Ecclesiae, 3 (1991), pp. 344-355; cost. ap. Sacri canones, in AAS, 82 (1990), pp. 10381039; P. GEFAELL, La presentazione del codice orientale, in Ius Ecclesiae, 3 (1991), pp. 354-355. Bench il
CCEO non ha un canone parallelo al 1444 1, 1 del CIC, il can. 1062 4 del CCEO col rinviare al can.
1059 riconosce che la Rota Romana tribunale ordinario di appello anche per le chiese orientali.
76M.F.

POMPEDDA, la denominava orizzontale (La giurisprudenza come fonte di diritto, cit., p. 49).

22

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

c) Provvisoriet del carattere normativo della giurisprudenza rotale. La natura


nomopoietica cesserebbe nel momento in cui sia dato un intervento specificamente
legislativo circa loggetto concreto . Con tale intervento del legislatore non si
77

darebbe pi la condizione indispensabile per la forza nomopoietica autonoma della


giurisprudenza rotale, cio lesistenza di una lacuna di legge . Un caso significativo al
78

riguardo stato offerto dal decreto della Congregazione della dottrina della fede
sullimpotenza matrimoniale test accennato; Paolo VI manifest esplicitamente la
natura provvisoria della giurisprudenza rotale in riferimento a questo intervento
normativo .
79

A conclusione di queste considerazioni sul valore della giurisprudenza rotale, che non
intendono trattare esaurientemente la questione n precludono di ritornare sullargomento
con pi attenzione, potrebbe essere segnalato che quando il giudice (anche gli uditori rotali)
trover una lacuna di legge (di merito o di rito) dovr chiedersi, nella quaestio iuris, se
sullargomento vi sia giurisprudenza rotale, come manifestazione della fedelt alla norma
che caratterizza tale momento decisionale.
4.

La collegialit della decisione


Il legislatore ponder attentamente lopportunit che le cause di nullit matrimoniale

potessero essere decise da un giudice unico. Come conseguenza di questa riflessione,


considerando la difficolt intrinseca di dette cause e la necessit di tutelare limportante
bene pubblico che le stesse implicano, fu stabilito che dovessero essere giudicate da un

77Sulla

natura dellattivit del Pontificio Consiglio dellinterpretazione dei testi legislativi, cfr. GIOVANNI
PAOLO II, m.p. Recognitio iuris, 2 gennaio 1984, in AAS, 76 (1984), pp. 433-434; cost. ap. Pastor bonus,
art. 155; J. HERRANZ, Il Pontificio Consiglio della Interpretazione dei Testi Legislativi, in La Curia
Romana nella cost. ap. Pastor bonus, cit., pp. 472-474; Javier OTADUY, Naturaleza y funcin de la
Comisin Pontificia para la interpretacin autntica del CIC, in Ius Canonicum, 24 (1984), pp. 749-767.
78Sul

valore della costante giurisprudenza rotale, cfr. S. GHERRO, Principi di diritto costituzionale
canonico, Torino, 1992, pp. 73-77. Sembra chiaro che questa giurisprudenza non pu non essere
considerata in sede di elaborazione di altre pronuncie del magistero ordinario; che non pu non costituire,
altres, un punto di riferimento per quelle del magistero straordinario (ibidem, p. 74). Tuttavia, il punto di
riferimento non condizioner il magistero del Pontefice. Dello stesso autore vedi anche Normazione
canonica e Popolo di Dio, in S. GHERRO (a cura di), Studi sul primo libro del Codex iuris canonici,
Padova, 1993, pp. 91-110.
79Lelemento

pi rilevante (della giurisprudenza rotale) resta la vostra confermata disponibilit a seguire le


indicazioni del Magistero: a questo proposito, il Decreto emanato, nel maggio scorso, dalla Sacra
Congregazione per dottrina della fede e da Noi esplicitamente approvato, appare un test particolarmente
significativo (PAOLO VI, Discorso alla Rota Romana, 28 gennaio 1978, in AAS, 70 (1978), pp. 183-184).

23

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

tribunale collegiale . Sono state ammesse due uniche eccezioni previste nei cann. 1425
80

1, 1 b) e 1425 4 che non consentono, data la loro natura, linversione del principio
generale, come di fatto era accaduto nellapplicare alcune norme di diritto particolare .
81

In primo luogo stata esclusa la necessit del tribunale collegiale nel processo
documentale, sia nella prima che nella seconda istanza (cfr. cann. 1686 e 1688). In questa
ipotesi le norme non tolgono n la necessit della certezza morale n il principio della libera
valutazione delle prove. Soltanto prevedono alcune circostanze nelle quali il giudice potr
riuscire ad avere la certezza sulla quaestio facti e ad individuare la norma applicabile
quaestio iuris con pi facilit. Perci, se il giudice di seconda istanza ritiene che non sono
riscontrabili i requisiti legali per poter adoperare il processo documentale

82

non avr altra

opzione che rinviare la causa al tribunale di prima istanza, che giudicher secondo il tramite
ordinario. Allora riprender lobbligo della collegialit dellorgano giudiziario.
La seconda eccezione allesigenza della collegialit ha una portata pi ristretta, oltre
che essenzialmente provvisoria. Nel caso in cui sia impossibile con impossibilit fisica o
morale costituire un tribunale di prima istanza, mai di seconda, la rispettiva conferenza
episcopale potr liberamente permettere che sia un unico giudice a conoscere della causa .
83

80Cfr.

Communicationes, 10 (1978), p. 244; Communicationes, 16 (1984), p. 58.

81Cfr.

CONSILIUM PRO PUBLICIS ECCLESIAE NEGOTIIS, Novus modus procedendi in causis nullitatis
matrimonii approbatur pro Statibus Foederatis Americae Septemtrionalis, 28 aprile 1970, cit. art. 3;
CONSILIUM PRO PUBLICIS ECCLESIAE NEGOTIIS, Epistula Conferentiae Episcopali Statuum Foederatorum
Americae Septemtrionalis, 22 maggio 1974 (X. OCHOA, Leges Ecclesiae cit., vol. 5, Romae 1980, n. 4289);
P. FELICI, Synodus Episcoporum 1980. Relatio circa laborem a Commissione Codicis Iuris Canonici
recognoscendo peractum et peragendum, cit., in Communicationes, 12 (1980), p. 232. Nella Relatio del
1981 un Padre propose la possibilit del giudice unico nella seconda istanza, allorquando nella prima cos
fosse stato fatto. La Commissione motiv la non ammissione della proposizione nel seguente modo:
Abusus in concessione de qua in can. 1377 4 [lattuale can. 1425 4] et levitas cum qua, quibusdam in
locis, iudices unici nullitatem matrimonii declarant, necessarium reddunt exigentiam tribunalis collegialis
in gradu appellationis, ita ut saltem maior possibilitas detur per collegiale examen errores iudicis unici
corrigendi (Communicationes, 16 [1984], p. 58).
82Linesistenza

di tali requisiti comprometterebbe la validit della sentenza (cfr. SEGNATURA APOSTOLICA,


decreto del 7 luglio 1989, in Decreti sulla commissione, la proroga e altre questioni riguardanti la
competenza dei tribunali nelle cause di nullit matrimoniale , n. 10, in Ius Ecclesiae, 2 (1990), pp. 732734).
83Cfr.

cann. 1425 4 e 1441. Oltre a questo controllo, corrisponde primariamente alla Segnatura Apostolica
rectae administrationis iustitiae invigilare (...); promovere et approbare erectionem tribunalium (can. 1445
3, 1 e 2). Cfr. cost. ap. Pastor bonus, art. 124. (...) in bonum animarum servitium praestet per rectam
iustitiae administrationem. (...) ut iustitiae in universa Ecclesia administratio, praesertim quoad rem
matrimonialem, celerior atque accuratior evadat, pro salute animarum, quae in gravissimo interdum
versantur periculo, nisi status personalis quam citissime ac recte definiatur (SEGNATURA APOSTOLICA,
Litterae Circulares ad Praesides Conferentiarum Episcopalium de Tribunalium Ecclesiasticorum statu et
activitate, 28 decembris 1970, n. 5, in X. OCHOA, Leges Ecclesiae cit., vol. 4, Romae, 1974, n. 3937). Cfr.

24

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

Tal giudice dovr essere chierico e nella misura in cui sia possibile essere affiancato da
un assessore col quale consultarsi per la decisione e da un uditore che, oltre la mansione
istruttoria, potr anche svolgere unaltra di consulenza (cfr. can. 1428).
Per la collegialit della decisione esige molto di pi che la mera assegnazione della
causa a un turno pluripersonale. Esige anche una collaborazione mutua e responsabile, sia
per analizzare la quaestio facti che per trovare la corrispondente norma sostantiva nella
quale poterla sussumere. Tale esigenza indicata nei cann. 1426 1 e 1609 2: ogni
giudice deve presentare alla sessione decisionale un progetto scritto di sentenza, nel quale
la parte dispositiva sia adeguatamente motivata tam in iure quam in facto.
Il codice, inoltre ha introdotto una norma che espressamente pretende tutelare il vero
senso della collegialit, che non altro che evidenziare una volta di pi il favor veritatis
dellordinamento canonico e la necessit della fedelt alla legge matrimoniale sostantiva. Il
can. 1609 4 permette infatti al giudice che non condivide la decisione del tribunale di
esigere che, quando saranno inviati al tribunale superiore tutti gli atti del processo, sia
allegato anche il suo progetto motivato di sentenza; beninteso che tale invio sar realizzato
solo se il giudice lo richieder, non per il mero fatto di essere data una votazione finale non
unanime . Logicamente, il non essere daccordo con la decisione maggioritaria si dia o
84

non la petizione di invio del voto non conforme non esime il giudice dalla responsabilit
solidale che rende la sentenza frutto di tutto il collegio (cfr. can. 1610 2). Tale voto
particolare non rientra negli atti che devono essere pubblicati dal tribunale di appello prima
di dare la propria sentenza (cfr. cann. 1598 1 e 1455 2) .
85

5.

La formazione della decisione in seconda od ulteriore istanza


Lordinamento canonico fa un costante sforzo per conciliare diverse esigenze

processuali che, se fossero assolutizzate, potrebbero vanificare lintera funzione giudiziaria.


Perci esclude da un canto listituto della res iudicata per le cause sullo stato delle persone,
anche se una o le due parti si siano sposate canonicamente dopo la doppia sentenza
conforme pro nullitate . Allo stesso tempo e logicamente, le norme canoniche offrono la
86

SEGNATURA APOSTOLICA, Normae pro tribunalibus interdioecesanis vel regionalibus aut interregionalibus
erigendis et ordinandis, 28 decembris 1970, in X. OCHOA, Leges Ecclesiae cit., vol. 4, Romae, 1974, n.
3936.
84Cfr.

Communicationes, 11 (1979), p. 140; R. BACCARI, Una specie di dissent introdotta dal nuovo
C.I.C., in Z. GROCHOLEWSKI - V. CRCEL ORT (curantibus), Dilexit iustitiam. Studia in honorem Aurelii
Card. Sabattani, Citt del Vaticano, 1984, pp. 285-292.
85Cfr.

infra i cenni in occasione della nota 146.

25

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

possibilit alla doppia decisione giudiziaria

87

di produrre gli effetti cercati dalle parti nel

chiedere la dichiarazione di nullit, cio di essere eseguibile (cfr. can. 1684) . Qui ci
88

interessa sottolineare soltanto che la necessaria seconda decisione giudiziaria non un mero
tramite formale se si vuol essere coerenti con la voluntas legislatoris. Non pu infatti essere
chiamata decisione giudiziaria qualsiasi provvedimento di un organo di giustizia; la
decisione giudiziaria deve possedere il contenuto minimo che costituisce la sua essenza, cio
la dichiarazione atta ad adeguare la verit formale (oggetto della parte dispositiva della
sentenza) alla realt oggettiva, muovendo da una posizione giuridica di autentica
indipendenza rispetto alle parti processuali e agli altri organi giudiziari. Ebbene,
lordinamento canonico esige due vere decisioni giudiziarie conformi affinch la
dichiarazione pro nullitate in una causa di nullit del matrimonio sia eseguibile. Tale realt
affermata espressamente nel testo del codice quando, per esempio, regola la nova causae
propositio per impugnare la duplex sententia conformis (cfr. can. 1644); o quando equipara
il decretum ratihabitionis alla seconda sentenza (cfr. can. 1684 2).
La necessit delle due decisioni giudiziarie conformi fu esplicitamente affermata
inoltre da molteplici interventi dellautorit nel corso del periodo di stesura del codice. Da
codesti interventi si evinceva con assoluta chiarezza la natura strettamente giudiziaria del
decretum ratihabitionis introdotto dal m.p. Causas matrimoniales che, perci, deve essere
motivato . Inoltre, quando la Commissione studi la redazione del futuro can. 1682, un
89

86Nella

Relatio del 1981 un Padre propose: Nova paragraphus adiungatur [allattuale can. 1684]: Non
admittitur nova causae propositio si pars novum matrimonium canonicum iniverit. Incongruum esset
partes ad novum matrimonium admittere, simul vero viam apertam relinquere novae causae propositionis
de prioris matrimonii nullitate. E ricevette la seguente risposta: Admitti nequit. Agitur de iure naturali
et esset contra praescriptum can. 1595 [lattuale can. 1643] (Communicationes, 16 [1984], p. 76). Cfr.
cann. 1492 e 1643; SEGNATURA APOSTOLICA, sentenza coram Staffa, 29 novembre 1975, la quale fu altisone
publicata (P. FELICI, Synodus Episcoporum 1980. Relationem coram Summo Pontifice de opere Signatura
Apostolicae, cit., p. 216), vgr. sullApollinaris, 49 (1976), pp. 31-48, o in X. OCHOA, Leges Ecclesiae cit.,
vol. 5, Romae, 1980, n. 4419.
87Una

sola quando le parti rinunciano allappello nel processo documentale (cfr. can. 1687).

88Sui

problemi posti nel vigente ordinamento canonico dalla natura essenzialmente provvisoria di qualsiasi
decisione sullo stato delle persone, cfr. J. LLOBELL, Centralizzazione normativa processuale, cit., pp. 454459; ID., Il giudicato nelle cause sullo stato delle persone. Note sulla dottrina di Carmelo de Diego-Lora,
in Ius Ecclesiae, 5 (1993), pp. 283-313.
89Cfr.

nota 123; SEGNATURA APOSTOLICA, Litterae Circulares ad Praesides Conferentiarum Episcopalium.


Animadversiones fiunt Ordinariis locorum circa rectam iustitiae administrationem a propriis Tribunalibus
et circa patentes auferendos abusus, 24 luglio 1972, in X. OCHOA, Leges Ecclesiae, cit., vol. 5, Romae,
1980, n. 4152, art. 5 a) e b); PONTIFICIA COMMISSIO DECRETIS CONCILII VATICANI II INTERPRETANDIS,
Responsum ad propositum dubium, 14 febbraio 1974, in Communicationes, 6 (1974), p. 148;
Communicationes, 11 (1979), pp. 265-267; Communicationes, 16 (1984), pp. 73-75; C. GNAZI,
Giurisprudenza rotale sul m.p. Causas matrimoniales, in Il Motu proprio Causas matrimoniales nella

26

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

consultore propose la distinzione di due questioni: se la sentenza che dichiarasse per la


prima volta la nullit matrimoniale dovesse essere sottomessa a un nuovo esame; e, nel caso
in cui la risposta fosse affermativa, quale sarebbe stato il modo di garantire il compimento di
tale necessit . Dopo unanimata controversia, tanto nella sessione del 1979 come nella
90

Relatio del 1981 , la Commissione concluse che dalla prospettiva giuridica, pastorale e
91

pratica era conveniente il secondo esame giudiziario della prima sentenza pro nullitate. Per
facilitare leconomia processuale, la seconda decisione potr adottare la forma di decreto
quando, alla luce degli appelli delle parti e del responsabile studio degli atti, il tribunale di
appello abbia certezza morale sullopportunit di ratificare la sentenza pro nullitate di prima
istanza, senza dover istruire nuove prove (cfr. cann. 1639 2 e 1682 2) .
92

Le formalit per favorire la desiderata rapidit processuale sono state quindi snellite in
sede legislativa, senza snaturare il carattere strettamente giudiziario della seconda decisione
che dovr essere dettata sempre da un tribunale collegiale (cfr. can. 1425 4) . Tuttavia, il
93

tribunale di seconda istanza dovr ripercorrere litinerario conoscitivo che port alla prima
decisione pro nullitate. Bisogna sottolineare che ripercorrere implica tornare a fare una
strada, che diventer pi semplice allorquando siano stati rimossi alcuni degli ostacoli che
avrebbero rallentato il procedere. Lo snellimento normativo introdotto non esime per dallo
sforzo di valutare tutti gli atti e le prove dalle quali potr essere desunta sia lidentificazione
della norma applicabile che la necessaria certezza morale, anche se pi rapidamente essendo
stata espletata la fase istruttoria nella prima istanza. Perci la forma della decisione pu
essere quella del decreto .
94

Il can. 1683 evince ancora una volta il carattere pastorale del processo matrimoniale,
cio la sua netta determinazione di offrire ogni strumento giuridico senza travisarli per
fare pi saldo il favor veritatis; perci consente la possibilit di addurre un nuovo caput
dottrina e nellattuale giurisprudenza, Roma, 1979, pp. 107-172. Una completa relazione bibliografica sulla
dottrina fino il 1977 pu trovarsi in I. GORDON - Z. GROCHOLEWSKI, Documenta recentiora circa rem
matrimonialem et processualem, cit., n. 1260. Per i decreti amministrativi, cfr. G. LOBINA, La motivazione
dei decreti amministrativi, in Monitor Ecclesiasticus, 108 (1983), pp. 279-294.
90Cfr.

Communicationes, 11 (1979), p. 265.

91Cfr.

Communicationes, 16 (1984), pp. 73-75; PCITL, Acta et documenta PCCICR. Congregatio Plenaria
diebus 20-29 octobris 1981 habita, cit.
92Cfr.

Communicationes, 11 (1979), pp. 265-267.

93Cfr.

Communicationes, 10 (1978), p. 244.

94Cfr.

L. MADERO, Tiempo y Proceso. En torno a los derechos fundamentales dentro del proceso
matrimonial, in I diritti fondamentali del cristiano nella Chiesa e nella Societ. Atti del IV Congresso
Internazionale di Diritto Canonico. Fribourg (Suisse) 6-11.X.1980, Fribourg, 1981, pp. 581-593.

27

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

nullitatis in fase dappello, contro la disposizione generale del can. 1639 1. In questo
modo si cercato di risparmiare tanta attivit dellorgano giudiziario e delle parti, costante
preoccupazione dellordinamento canonico dal tempo delle Decretali , accentuata negli
95

ultimi anni . Codesta nuova decisione in grado di appello ha la natura e le esigenze di una
96

sentenza mai decreto di prima istanza, come conseguenza di costituire ogni capo di
nullit una diversa azione giudiziaria . Inoltre, trattandosi di un tribunale di seconda
97

istanza, non potr essere attuata la dispensa consentita dal can. 1425 4 (giudice unico),
bench il tribunale potr servirsi di tutta la capacit diniziativa offerta dal can. 1452,
rispettando allo stesso tempo le diverse manifestazioni dello ius defensionis . Nella
98

formazione e nella motivazione del provvedimento sul nuovo capo di nullit, che dovr
avere la forma di sentenza, laequitas canonica consente di poter seguire una via media tra
la sentenza di prima istanza e il decreto di ratifica .
99

Lautonomia decisionale del tribunale di seconda istanza deve essere affermata


ugualmente nel considerare lobbligo di trasmettere al tribunale di appello omnia acta, senza
che sia sufficiente inviare solo gli acta utilia, omettendo gli acta superflua secundum
iudicium discretionale iudicis et defensoris vinculi; questo obbligo fu imposto non senza
discrepanze nel seno della Commissione per la stesura del codice . Riguardo alla quaestio
100

95Cfr.

Saepe, Clem 5, 11, 2; Dispendiosam, Clem 2, 1, 2.

96Per

unesauriente informazione sullattivit amministrativa e legislativa in tale senso, cfr. F. DOSTILIO, I


processi canonici. Loro giusta durata, Roma, 1989.
97Cfr.

nota 33.

98Cfr.

G. ERLEBACH, La nullit della sentenza giudiziale ob ius defensionis denegatum nella


giurisprudenza rotale, cit., passim; S. GHERRO, Il diritto alla difesa nei processi matrimoniali canonici, in
Il diritto alla difesa nellordinamento canonico. Atti del XIX Congresso canonistico. Gallipoli - settembre
1987, Citt del Vaticano, 1988, pp. 1-16; ID., Ancora sul diritto alla difesa nel processo matrimoniale
canonico, in S. GHERRO (a cura di), Studi sul processo matrimoniale canonico, Padova, 1991, pp. 71-89; C.
GULLO, Il diritto di difesa nelle varie fasi del processo matrimoniale, in Il diritto alla difesa
nellordinamento canonico, cit., pp. 29-50; A. JACOBS, Le droit de la dfense dans le procs en dclaration
de nullit de mariage, in Revue thologique de Louvain, 22 (1991), pp. 30-40; J. LLOBELL, Aspetti del
diritto alla difesa, il risarcimento dei danni e altre questioni giurisdizionali in alcune recenti decisioni
rotali, in Ius Ecclesiae, 1 (1989), pp. 587-611; ID., La conferma del decreto di dimissione del religioso a
norma del can. 700. Note sullermeneutica degli istituti rivolti allattuazione del diritto di difesa , in Ius
Ecclesiae, 4 (1992), pp. 235-252; M.F. P OMPEDDA, Lassenza della parte nel giudizio di nullit di
matrimonio. Garanzie del contraddittorio e del diritto di difesa, in ASSOCIAZIONE CANONISTICA ITALIANA,
Studi di diritto canonico matrimoniale e processuale, vol. 4, Roma, 1986; P. SILVESTRI, Evoluzione del
concetto di diritto di difesa, Roma, 1991; S. VILLEGGIANTE, Il diritto di difesa delle parti nel processo
matrimoniale canonico, in ASSOCIAZIONE CANONISTICA ITALIANA, Studi di diritto canonico matrimoniale e
processuale, vol. 2, Roma, 1984.
99Cfr.

Communicationes, 11 (1979), p. 268.

100Cfr.

Communicationes, 16 (1984), p. 75.

28

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

iuris e alla quaesti facti il dovere di fedelt e il favor veritatis si imposero in sede legislativa;
adesso dobbiamo sforzarci di proteggerli in sede giurisprudenziale e dottrinale.
B.

La motivazione coram partibus della decisione giudiziaria

6.

Cenni storici sullobbligatoriet della motivazione nellordinamento canonico


La dottrina processuale considera la motivazione della sentenza come la

manifestazione delliter logico attraverso il quale il giudice perviene alla decisione , il


101

rendiconto, scritto nella sentenza, dei motivi di fatto e di diritto che hanno portato il giudice
a quella conclusione. (La motivazione) il tramite indispensabile per introdurre il lettore
dentro il pensiero del giudice .
102

La sottomissione alla giurisdizione ecclesiastica, data lincidenza su materie spirituali


delle sue sentenze e la peculiare forza coercitiva della potest ecclesiale di natura
prevalentemente morale , ha un carattere di libert molto superiore a quello riscontrabile
negli ordinamenti civili. Se vogliono essere efficaci, cio essere strumenti per la salvezza
delle anime alle quali sono rivolte, le sentenze canoniche devono convincere. Perci la
Chiesa si preoccupa di ottenere laccettazione delle parti; perci pone uno speciale impegno
nellassicurare la conformit del contenuto delle risoluzioni giudiziarie con la giustizia
materiale. Al contempo, ricorre a procedimenti tecnici affinch questa giustizia materiale
raggiunga un rivestimento formale, giacch non ci muoviamo ad un livello di coscienza ma
di relazioni giuridiche che, daltra parte, possiedono indubitabili ripercussioni morali. Queste
formalit hanno come scopo fondamentale quello di assicurare alle parti che, come frutto
delladempimento di una serie di requisiti, il giudice giunto a conoscere con certezza il
merito della questione e la sua decisione conforme alla verit, cio giusta. Ebbene, questo
elemento logico offre al giudice la sua certezza morale e alle parti fiducia nella giustizia
della decisione, nella misura in cui hanno potuto conoscere liter che ha portato il tribunale
ad emettere una determinata sentenza. Da questa fiducia, in una proporzione non
trascurabile basata sulla motivazione, dipender la corrispondente accettazione della
decisione che, non dimentichiamolo, potrebbe condizionare la salvezza dellanima del
dissenziente.
Coerentemente con queste affermazioni come abbiamo cercato di dimostrare

103

lobbligo di motivare la sentenza appare nellordinamento canonico sin dalle sue prime
101F. DELLA

ROCCA, Appunti sul processo canonico, Milano, 1960, p. 128.

102P. CALAMANDREI,
103Cfr.

La crisi della motivazione, cit. p. 97.

J. LLOBELL, Historia de la motivacin, cit., pp. 103-177.

29

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

manifestazioni formali. Infatti la necessit della motivazione presente oltre che nelle
indicazioni sanzionatrici riscontrabili nel Nuovo Testamento (cfr. Mt 18, 15-17) e dai primi
concili ecumenici gi in una norma consuetudinaria precedente alle Decretales di Gregorio
IX. Questa consuetudine, modificata da una seconda consuetudine sancita da Innocenzo III
nel capitolo Sicut nobis (a. 1172)

, esigeva la motivazione della sentenza in modo

104

esauriente: exprimere in sententia omnia quae iudicem movent. Il problema risolto da


Innocenzo III, nelladerire alla seconda consuetudine, faceva riferimento alla quantit della
motivazione piuttosto che alla sua possibilit: non era necessario exprimere omnia. Il
capitolo sanciva pure che la difettosa motivazione non costituiva un capo autonomo di
nullit della sentenza. La ragione che offriva la decretale si basava sul principio ermeneutico
del favor iudicis: propter auctoritatem iudiciariam praesumi debet omnia legitime
processisse. Infatti, nellordinamento canonico classico e anche sul vigente si poteva
descrivere una tensione tra due esigenze giuridiche fondamentali: la ratio e limperium. La
ratio generava il favor veritatis; dallimperium scaturiva invece il favor iudicis .
105

Pochi anni dopo la promulgazione del capitolo Sicut nobis dalla bolla Rex pacificus di
Gregorio IX (a. 1234), il Concilio I di Lione (a. 1245) stabil la necessit della motivazione
delle sentenze penali di natura eminentemente medicinale quelle cio che infliggevano una
censura di scomunica, di sospensione o dinterdetto , sotto pena di nullit della decisione e
sotto minaccia di forti sanzioni per il giudice che non giustificasse adeguatamente la sua
risoluzione . Il testo conciliare consente di evincere conclusioni applicabili non soltanto
106

104(...)

Quum autem in plerisque locis, in quibus copia prudentum habetur, id moris exsistat, quod omnia,
quae iudicem movent, non exprimantur in sententiis proferendis, vobis taliter respondemus, quod, quum ex
depositionibus testium praedictorum constiterit vobis, sententiam a iudice suo fuisse prolatam, propter
auctoritatem iudiciariam praesumi debet, omnia legitime processisse (X 2, 27, 16).
105Cfr.

J. LLOBELL, Historia de la motivacin, cit., pp. 55-102 e 169-170.

106Quum

medicinalis sit excommunicatio, non mortalis, disciplinans, non eradicans, dum tamen is, in
quem lata fuerit, non contemnat: caute provideat iudex ecclesiasticus, ut in ea ferenda ostendat se prosequi
quod corrigentis fuerit et medentis. Quisquis igitur excommunicat, excommunicationem in scriptis proferat,
et causam excommunicationis expresse conscribat, propter quam excommunicatio proferatur. Exemplum
vero huiusmodi scripturae teneatur excommunicato tradere infra mensem, si fuerit requisitus; super qua
requisitione fieri volumus publicum instrumentum vel literas testimoniales confici sigillo authentico
consignatas. Si quis autem iudicum huiusmodi constitutionis temerarius extiterit violator: per mensem
unum ab ingressu ecclesiae et divinis officiis noverit se suspensum. Superior vero, ad quem recurritur,
sententiam ipsam sine difficultate relaxans, latorem excommunicato ad expensas et omne interesse
condemnet, et alias puniat animadversione condigna, ut poena docente discant iudices, quam grave sit
excommunicationum sententias sine maturitate debita fulminare. Et haec eadem in suspensionis et interdicti
sententiis volumus observari. Caveant autem ecclesiarum praelati et iudices universi, ne praedictam poenam
suspensionis incurrant; quoniam, si contingeret eos sic suspensos divina officia exequi sicut prius,
irregularitatem non effugient iuxta canonicas sanctiones, super qua non nisi per summum Pontificem poterit
dispensari (Quum medicinalis, VI 5, 11, 1).

30

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

alle sentenze penali, permettendo cos di cogliere una soddisfacente riflessione canonica sul
ruolo razionalizzante della motivazione della sentenza da parte dei giuristi che intervennero
nella stesura dei testi conciliari. Purtroppo, dal profilo della ricostruzione testuale, le
Decretali di Bonifacio VIII frazionarono il brano del Concilio, rendendo difficile capire
correttamente la voluntas concilii . Inoltre, il Concilio I di Lione colleg la motivazione
107

coram proprio iudice (momento di formazione della decisione) con la motivazione coram
partibus (motivazione stricto sensu). Suggeriva infatti che la mancanza di motivazione
coram partibus era dovuta allinsufficiente certezza morale sulla quaestio facti o alla
frettolosa considerazione della norma giuridica applicabile (quaestio iuris): quam grave sit
excommunicationum sententias sine maturitate debita fulminare. In questo modo, nel XIII
secolo, troviamo gi unimpostazione della motivazione come lespressione esplicativa per
le parti delliter logico che porta il giudice alla sentenza, tale come definita dalla dottrina
contemporanea.
Le Decretali, quindi, non vietarono la motivazione n raccomandarono di non
motivare tout court la sentenza, come per molti secoli stato affermato dalla stragrande
maggioranza della dottrina canonica. Questa communis opinio doctorum, magari sbagliata,
aveva come fondamento uninsufficiente analisi sia dei capitoli Sicut nobis e Quum
medicinalis, sia del pensiero in materia di Enrico di Segusio, cardinale Ostiense (scomparso
nel 1271). Su questa materia pu essere ricostruita infatti una catena ininterrotta tra quasi
tutta la dottrina canonica posteriore allOstiense, a partire dal suo Commentarium in
Decretales . In questopera lOstiense segnalava che la motivazione non era necessaria ad
108

validitatem: Iudex (...) potest causam exprimere si vult, sed non cogitur, quia et si non
exprimat nihilominus tenet sententia. Questo principio aveva, secondo lOstiense, sei
eccezioni riguardanti altrettanti tanti tipi di sentenza. Comunque, tenendo conto della
possibilit di motivare male la decisione e delle conseguenze che tale errore potrebbe avere
per lefficacia della sentenza, lOstiense raccomandava al giudice di omettere la motivazione
con una espressione colorita che, senza particolare analisi critica, diventata tipizzante
dellatteggiamento dellordinamento canonico classico in materia: immo et fatuum est
exprimere atque periculosum, quia de facili mala posset exprimi, et bona subticeri, et sic
non valeret sententia. Tuttavia, lOstiense studi la motivazione della sentenza, in modo
pi approfondito e sistematico che nel Commentarium, nella Summa aurea

. In

109

questopera modific il principio della non obbligatoriet della motivazione consentita dal
107Allo

stesso brano conciliare appartengono i capitoli Pia consideratione (VI 2, 12, 2), Quum aeterni (VI
2, 14, 1), Cordi nobis (VI 2, 15, 1) e Sollet a nonnullis (VI 5, 11, 2).
108Cfr.

In secundum decretalium librum commentaria, Venetiis, 1581, De sententia et re iudicata, cap. 16,
p. 162 vo. Per lanalisi di questa dottrina, cfr. J. LLOBELL, Historia de la motivacin, cit., pp. 142-160.

31

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

capitolo Sicut nobis , nel tipizzare ben diciotto occasioni e lasciava espressamente spazio
ad altre in cui era necessario motivare, sotto pena di nullit della sentenza. Inoltre non
qualificava fatuum il fatto di motivare, anche se indicava che non est tutum assignare
causam in sententia

. Purtroppo, su questo argomento, la Summa aurea stata

110

misconosciuta per molti secoli dai processualisti canonici e secolari. In questo modo, i
canonisti offrirono una comoda giustificazione alla dottrina civile per spiegare la normativa
contraria alla motivazione della sentenza da parte delle legislazioni statuali .
111

Comunque, di fatto la motivazione si trova presente bench in modo assai


eterogeneo in ogni momento della storia della sentenza canonica, in modo particolare a
livello dei tribunali apostolici

. Ricordiamo che tante Decretali non erano altro che

112

sentenze che poterono acquistare valore normativo generale soltanto nella misura in qui
esprimevano nella loro motivazione la quaestio facti e la quaestio iuris, cio erano motivate
tam in iure quam in facto (cfr. can. 1611, 3). Quindi, quando Gregorio XVI, Leone XIII,
san Pio X e il codice pio-benedettino

113

esigerono la motivazione sotto pena di nullit della

sentenza, facevano riferimento a precedenti canonici piuttosto che alle codificazioni


secolari, bench non ci fosse una adeguata consapevolezza di questa realt.
La normativa sulla motivazione raggiunse una quota

di formalizzazione

particolarmente significativa nel Principio VII che il Sinodo dei Vescovi del 1967 propose
come direttiva della nuova codificazione: Requiritur autem ut, in processu sive iudiciali
sive amministrativo, recurrenti vel reo manifestentur omnes rationes quae contra ipsum
invocantur . Comunque, il ciclo genetico della storia del diritto canonico che consente
114

qualche sentenza non motivata, formalmente aperto con la consuetudine predecretalista


109Summa

Domini Henrici Cardinalis Hostiensis, Lugduni, 1537, (ed. Scientia, Aalen, 1962), pp. 122 in

re.-122 vo.
110Summa,

cit., p. 122 in re.

111Cfr.

T. SAUVEL, Histoire du jugement motiv, in Revue de Droit Public, 71 (1955), pp. 6-53, in speciale
pp. 16-22; M. TARUFFO, Lobbligo di motivazione della sentenza civile tra diritto comune e illuminismo, in
Rivista di Diritto Processuale, 29 (1974), pp. 265-295; ID., La motivazione della sentenza civile, cit., pp.
319-324. Questa opinione influisce pure sulla dottrina canonica recente (cfr. PH. GODDING, Jurisprudence
et motivation des sentences, du moyen ge la fin du 18 e sicle, in CH. PERELMAN - P. FORIERS (a cura di),
La motivation des dcisions de justice, cit., pp. 37-67).
112Cfr.

M. LEGA, S. Romanae Rotae Decisiones seu Sententiae. Praefatio, in SRRD, 1 (1909), pp. VI-LII; J.
LLOBELL, Historia de la motivacin, cit., pp. 163-166.
113Cfr.

J. LLOBELL, Historia de la motivacin, cit., pp. 136-141.

114Communicationes,

1 (1969), p. 83. Codesta indicazione non appare nella prefazione del codice.
Sullimportanza dei Principi nella loro stesura del 1967, cfr. GIOVANNI PAOLO II, Discorso alla Rota
Romana 18 gennaio 1990, cit., n. 3.

32

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

sancita da Inocenzo III, ancora non giunto al suo termine. risaputo che, secondo la
vigente normativa, la Segnatura Apostolica non deve motivare le sue sentenze sotto pena di
nullit . Tuttavia, la ratio legis, la deroga da parte del can. 1622, 2 del vigente codice dei
115

cann. 1605 e 1894, 2 del codice precedente e la consuetudine imposta dallo stesso
Supremo Tribunale sembrano indicare una obbligatoriet non sancita da nessun precetto
irritante. Questa situazione sembra che sar definitivamente risolta dalla futura lex propria
della Segnatura Apostolica .
116

7.

La concezione endoprocessuale ed extraprocessuale della motivazione


A questo punto del nostro studio, pu essere utile lutilizzazione di due concetti

coniati dalla dottrina civile nellanalizzare la concezione della motivazione da parte del
dispotismo illuminato tedesco concezione endoprocessuale e dellilluminismo italiano e
francese concezione extraprocessuale . Dal primo livello, tecnico-giuridico, con la
117

motivazione si pretendeva semplificare, razionalizzare ed unificare la funzione giudiziaria da


una prospettiva interna rispetto ai propri organi giudiziari. Dal secondo, prevalentemente
politico, si cercava invece di sottomettere lattivit giurisprudenziale al controllo popolare
per mezzo della pubblicazione delle rationes decidendi. Bench sia ovvia lincoerenza tra lo
scopo assegnato alla motivazione dal legislatore rivoluzionario e limpostazione del giudice
come bouche de la loi adoperata dai filosofi illuministi, i primi costituenti giustificarono la
necessit del controllo popolare delle sentenze, tramite la motivazione, argomentando che
nel nuovo ordine sociale erano ancora poche le leggi chiare che avrebbero consentito ai
giudici di applicarle automaticamente, lasciando troppo spazio ai tribunali nella scelta della
norma applicabile .
118

Nelle cause canoniche matrimoniali possono essere pure individuate queste due
dimensioni della motivazione, con un significato profondamente distinto da quello che
possiedono nel diritto civile, grazie al carattere unificante che il favor veritatis conferisce a
quanti intervengono nel processo canonico

. Il livello endoprocessuale canonico da

119

rapportare alla funzione della motivazione come elemento tendente allaccettazione della
115Cfr.

Normae speciales in Supremo Tribunali Signaturae Apostolicae ad experimentum servandae , 25


marzo 1968, artt. 55 1 e 122 2; can. 1402; cost. ap. Pastor bonus, art. 125.
116Cfr.

Z. GROCHOLEWSKI, I tribunali apostolici, cit., pp. 472-477; ID., Supremo Tribunale della Segnatura
Apostolica e sentenza canonica, cit., pp. 205 e 208-209.
117Cfr.

M. TARUFFO, La motivazione della sentenza civile, cit., pp. 328-392 e 455-470.

118Cfr.

J. LLOBELL, Historia de la motivacin, cit., pp. 50-51.

119Cfr.

PIO XII, Discorso alla Rota Romana del 2 ottobre 1944, cit.

33

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

decisione giudiziaria dalle parti e dal tribunale superiore che ex officio o ad istanza di
parte deve esaminare una decisione precedente. A questo stesso ordine apparterrebbe il
ruolo della motivazione delle sentenze dei tribunali apostolici e il loro valore esemplare per i
tribunali inferiori o, addirittura, normativo .
120

Il livello extraprocessuale canonico, differenziato da quello endoprocessuale


formalmente soltanto, da collegare invece con la funzione della motivazione come motivo
autonomo per la interposizione della querela nullitatis (cfr. can. 1622, 2) per mancanza dei
minimi requisiti di coerenza logica tra le prove addotte nel giudizio dalle parti o ex officio
(oggetto della la motivazione stricto sensu) e la pars dispositiva della sentenza.
8.

La funzione endoprocessuale della motivazione


Poich la motivazione possiede unevidente contenuto teleologico razionalizzante ,
121

la sua stesura viene prescritta in modo particolareggiato dal codice. Il giudice unico (cfr.
can. 1610 1) si potr servire dellausilio dellassessore e delluditore (cfr. can. 1425 4)
non soltanto nella fase decisionale, ma anche nel cercare di addurre le ragioni giustificanti
della sentenza in modo intelligibile per le parti e i loro avvocati . Nel tribunale collegiale,
122

il ponente, nello stendere la sentenza, disporr di un materiale prezioso per incatenare


logicamente le premesse dalle quali trarre la conclusione, se gli altri membri del collegio
avranno adempiuto il loro obbligo di motivare per iscritto i loro progetti di sentenza (cfr.
can. 1609 2). Il compito del ponente avr una natura ancora pi collegiale se nella
discussione orale (cfr. can. 1609 3-5) i rispettivi abbozzi di decisione sono stati arricchiti
da ulteriori ragionamenti che fanno pi salda la certezza morale circa la quaestio facti e
identificano con precisione maggiore la norma da applicare. In ogni caso, prima di

120Cfr.

coram Brennan, 9 luglio 1959, in SRRD n. 125/1959; coram Canals, 3 luglio 1962, in SRRD n.
69/1962; L.M. DOMNGUEZ, Significado normativo de la jurisprudencia: ciencia del derecho o decisin
judicial?, 2 vol., Madrid, 1984; C. GULLO, Giurisprudenza e politica giudiziaria ecclesiastica, in Il Diritto
Ecclesiastico, 94/2 (1983), pp. 436-451; J. LLOBELL, Historia de la motivacin, cit., pp. 119-121; M.
SOMERHAUSEN, La motivation et la mission normative du juge, in CH. PERELMAN - P. FORIERS (a cura di),
La motivation des dcisions de justice, cit., pp. 23-36.
121Evidentemente,

tutto ci comporta una riformulazione della c.d. essenza della giurisdizione, di cui la
motivazione appare un connotato necessario, in senso radicalmente diverso dalle definizioni che fanno
perno sulla decisione come manifestazione di volont del giudice e vedono in questa, e non anche nella
giustificazione del dictum giudiziale, il principium individuationis della giurisdizione (M. TARUFFO, La
motivazione della sentenza civile, cit., p. 458). Cfr. C. DE DIEGO-LORA, Prlogo, in J. LLOBELL, Historia de
la motivacin, cit., pp. 11-12.
122Quello

p. 66).

che non sar lecito che sia lavvocato a motivare la sentenza (cfr. Communicationes, 16 [1984],

34

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

approvare la stesura definitiva, la legge offre una nuova opportunit ad ogni giudice per
rifinire il lavoro del relatore (cfr. can. 1610 2).
Notevole interesse possiede la funzione endoprocessuale della motivazione del
decretum ratihabitionis della sentenza che dichiara la nullit in prima istanza (cfr. can. 1682)
. Il testo del can. 1617 non offre possibili interpretazioni riduttive, allorquando prescrive la

123

necessit di motivare decreta quae mere ordinatoria non sint . Considerazione a parte
124

merita la clausola irritante annessa al mancato compimento di tale precetto: vim non habent.
Seguendo le regole di una sana ermeneutica che cerca di integrare in un sistema coerente le
diverse istituzioni affini, non sembra possibile attribuire a tale espressione nel caso che ci
interessa un valore diverso da quello della nullit sanabile con la quale il can. 1622, 2
sanziona la carenza di motivazione della sentenza.
La motivazione pu essere fatta in modo autonomo e in modo riflesso, rinviando alla
motivazione della decisione pro nullitate emessa in prima istanza . Se un tale rinvio
125

realizzato, lo si dovr indicare in modo esplicito nel decretum ratihabitionis (cfr. can.
1617). La Commissione di riforma del codice, rispondendo a chi intendeva eliminare dal
testo legale questa motivazione mediata perch insufficiente, segnal che la ratio del
permettere il rinvio era leconomia processuale senza vanificare perci il precetto della
motivazione, che indubbiamente si connette alle esigenze inderogabili dellesercizio della
funzione giudiziaria pi fondata sulla ratio che sullimperium: nempe decretum semper
rationes contineat . Pertanto, potr essere dichiarata la nullit prevista nel can. 1622, 2
126

(livello extraprocessuale della motivazione) quando un decreto sia privo di qualsiasi


riferimento alla motivazione precedente; anche quando rimandi ad una motivazione

123Oltre

le indicazioni della nota 89, cfr. O. DI JORIO, Adnotationes in m.p. Causas matrimoniales, in
Periodica, 65 (1976), pp. 372-383; L. DEL AMO, Decretos nulos por falta de motivacin en el m.p. Causas
matrimoniales, in Revista Espaola de Derecho Cannico, 32 (1976), pp. 321-347; B. FILIPIAK, La
motivazione del decreto di cui al m.p. Causas matrimoniales, VIII, 3 e IX, 1, in Ephemerides Iuris
Canonici, 32 (1976), pp. 194-200; C. GULLO, Contributo allinterpretazione dellart. VIII del m.p. Causas
matrimoniales, in Studi di Diritto Canonico in onore di Marcello Magliocchetti, vol. 2, Roma, 1975, pp.
753-769, in speciale pp. 766-769; J.M. PINTO, De nullitate decreti ratihabitionis ob non expressa motiva
vel ob appellationis concursum ad normam m.p. Causas matrimoniales, in Periodica, 62 (1973), pp.
551-562; ID., De exprimendis rationibus in ratihabitionis decreto, in Periodica, 64 (1975), pp. 195-204.
124Sulla

motivazione dei decreti giudiziari, cfr. M. TARUFFO, La motivazione della sentenza civile, cit., pp.

393-398.
125Sulla

motivazione per relationem e implicita, cfr. Decreto del Tribunale dappello del Vicariato
dellUrbe, coram Magliocchetti, 17 marzo 1960, in Il Diritto Ecclesiastico, 71/2 (1960), pp. 329-341; M.
TARUFFO, La motivazione della sentenza civile, cit., pp. 422-437.
126Communicationes,

11 (1979), p. 143.

35

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

inesistente nella sentenza di prima istanza, la cui nullit non fu invocata dalle parti n
corretta dal giudice che la eman (cfr. can. 1626 2) .
127

Quando in sede dappello sia introdotto un nuovo caput nullitatis (cfr. can. 1683), la
concezione endoprocessuale esige che, giacch la legge considera tale fattispecie come una
prima istanza (che potr essere confermata attraverso un decreto mediatamente motivato),
le rationes decidendi della prima decisione del nuovo caput debbano possedere tutte le
esigenze sostanziali e formali. Diversamente si incorrerebbe in una catena di rinvii vuoti di
contenuto, il che costituirebbe unautentica frode al precetto che obbliga di giustificare la
decisione giudiziaria. Lordinamento si difende da questa possibilit fraudolenta per mezzo
della nullit, rientrando quindi nellambito extraprocessuale della motivazione.
Daltra parte, la motivazione lelemento della sentenza sullo stato delle persone che
offrir una via per la richiesta della restitutio in integrum contro decisioni giudiziarie
pregiudiziali o incidentali rispetto alle quali lordinamento non concede lappello e che,
sebbene muovono nellambito di una causa incapace di diventare giudicato, possono
tuttavia diventare res iudicata in quanto riferite a questioni direttamente processuali, come
pu essere la decisione di rifiutare uneccezione di incompetenza relativa richiesta secondo
giustizia dal demandato

. Il collegamento fra le due prime fattispecie almeno che

128

giustificano la restitutio in integrum (cfr. can. 1645) e la motivazione tanto evidente come
quello esistente tra le rationes decidendi e i nova et gravia probationes vel argumenta che
consentono la nova causae propositio (cfr. can. 1644) .
129

127Cfr.

V. GAROFOLI, Mancanza di motivazione e mancanza di dispositivo nella sentenza cumulativa, in


Rivista italiana di diritto e procedura penale, 16 (1973), pp. 946-952.
128Cfr.

cann. 1460 2, 1641, 4, 1645 2, 3; coram Stankiewicz, 10 ottobre 1985, in Monitor


Ecclesiasticus, 111 (1986), pp. 297-303. Nei nn. 3-7 cita giurisprudenza della Rota sulla materia. Una
posizione diversa pu trovarsi nella sentenza del Tribunale dappello del Vicariato dellUrbe, coram Ochoa,
4 dicembre 1970 (cfr. Il Diritto Ecclesiastico, 81/2 (1970), pp. 4-29, in speciale pp. 21-22). Cfr. E.
BERNARDINI, Considerazioni in tema di competenza e restitutio in integrum, in Il Diritto Ecclesiastico,
81/2 (1970), pp. 4-28; C. DE DIEGO-LORA, Estudios de Derecho Procesal Cannico, vol. 2, Pamplona,
1973, pp. 261-264 e 282-344; ibidem, vol. 3, Pamplona, 1990, pp. 423-433; ibidem, vol. 4, Pamplona,
1990, pp. 27-28, 193-196, 220-222. Quando fu proposta la soppressione di questi rimedi dal futuro 1460
2, ed il ritorno alla stesura del can. 1610 2 del codice del 1917, la commissione codificatrice rispose:
Suppressio nihil facit, quia remedia iuris non prohibentur etiam suppressa clausula, sicuti non
prohibebantur in iure Codicis, non obstante silentio can. 1610 2 CIC (Communicationes, 16 [1984], p.
60).
129La

giurisprudenza rotale ha sviluppato il concetto delle prove atte a giustificare la nova causae
propositio: Nova autem et gravia argumenta (...) iurisprudentia Nostri Fori late interpretari solet. Itaque
nomine argomentorum veniunt non solum probationes (...) quae sententiae vel decreti sunt extrinsecae (...),
sed etiam facta intrinseca sententiae vel decreti. In factorum autem numero haec generatim referuntur: (...)
gravis negligentia vel error sive in iure sive in facto impugnatae sententiae vel decreti (...), praesertim vero

36

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

9.

La funzione extraprocessuale della motivazione


La questione fondamentale sulla funzione extraprocessuale della motivazione,

riguardante la querela di nullit di cui al can. 1622, 2, la delimitazione del concetto di


motivazione sufficiente. In effetti, solo delimitando il minimum di motivazione richiesta
dalla norma per considerare soddisfatta la sua funzione razionalizzante livello
endoprocessuale , potr essere stabilito quando entrer in funzione il meccanismo
protettore dellistituzione livello extraprocessuale .
Il Graziani, contribu significativamente allo studio della motivazione della sentenza
nel descrivere in un penetrante lavoro il concetto di motivazione insufficiente. A tale scopo,
utilizzava la categoria di punto decisivo, presa dalla scienza processuale italiana . Tuttavia,
130

il diritto canonico classico offriva una risposta, precedente di molti secoli questo concetto
coniato dai giuristi contemporanei, tramite gli istituti dellerror causalis e dellerror
expressus .
131

Tali categorie giuridiche classiche, da un lato, evidenziavano la prassi canonica della


motivazione della sentenza, unica sede materiale possibile di tali errores. Dallaltro,
offrivano una risposta valida per i nostri giorni in ordine alla configurazione della
motivazione sufficiente. Secondo unimpostazione tautologica, sarebbe sufficiente quella
motivazione che impedisce la dichiarazione di nullit della sentenza o decreto perch
adempie i minimi requisiti richiesti dal can. 1622, 2. Inoltre, bisogna ammettere lesistenza
perversio factorum quae Judicum mentem in edenda sententia a veritate agnoscenda prorsus abduxerit
(S.T. Sign. Apost., decis. d. 31 maii a. 1919; AAS, 11, 1919, p. 297). Quae facta necessario postulant
admissionem recursus tamquam remedium erroribus, qui forte, esto sine dolo, in praeteritum irrepserunt
(decis. coram Doheny, d. 20 maii a. 1957; vol. 49, p. 436, n. 2; decr. coram Agustoni, d. 9 februarii a. 1977,
n. 5; decr. coram Palazzini, d. 21 iunii a. 1977, p. 4) (coram Stankiewicz, decreto 16 maggio 1980, in Il
Diritto Ecclesiastico, 91/2 (1980), pp. 196-202, n. 7). Attamen pari ratione constat actum igitur esse de
censuris demonstrantibus vel facta fuisse a suo sensu detorta vel acta non fuisse sufficienter perpensa. (...)
Illae proinde sistant oportet (...) in probando iudicum argumentationes nullomodo adhaerere actis causae
immo ab istis infici everti (coram Ewers, Decano, decreto 23 maggio 1981, in Il Diritto Ecclesiastico, 92/2
(1981), pp. 91-95, n. 6). Cfr. C. GULLO, La nova causae propositio, cit., pp. 376-378.
Sulla funzione della motivazione per poter dichiarare la conformit aequipollenter di due sentenze
pro nullitate per capi diversi, cfr. J. LLOBELL, Note sulla congruenza e la conformit delle sentenze di
nullit del matrimonio, cit. e P. MONETA, La nuova trattazione della causa matrimoniale, cit. e la
giurisprudenza ivi segnalata.
130Cfr.

E. GRAZIANI, Difetto e insufficienza di motivazione, in Il Diritto Ecclesiastico, 71/2 (1960), pp. 329-

341.
131Cfr.

J. LLOBELL, Historia de la motivacin, cit., pp. 96-102. Il Concilio I di Lione, nello stesso brano al
quale appartiene il capitolo Quum medicinalis, e che nelle Decretali di Bonifacio VIII era trascritto dopo
questa decretale, era adoperato tale concetto collegato alla nullit della sentenza: intolerabilem errorem in
sententia fuisse patenter expressum (Sollet a nonnullis, VI 5, 11,2).

37

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

di una tradizione assai uniforme ed antica che imposta la motivazione come un obbligo
piuttosto formale e retorico, di contenuto ristretto, impostazione che stata accettata da
parte della dottrina

, secondo la quale la motivazione non avrebbe alcun ruolo per la

132

configurazione della res iudicata

; n per la conformit tra due sentenze, perch solo

133

sarebbe da prendere in considerazione la parte dispositiva ; ritenuta pure sufficiente la


134

motivazione le cui ragioni siano state dimostrate false o incoerenti . Comunque ci sono
135

altre decisioni rotali che consentono di allargare il concetto di motivazione sufficiente a


quello da noi proposto .
136

Infatti, il contenuto di questa motivazione sufficiente disegnata dalla giurisprudenza


maggioritaria non coincide con quella configurata dal can. 1611, 3. Limpostazione
meramente formale della motivazione non offre invero una risposta soddisfacente alla
questione dellautonomia della querela di nullit di cui al can. 1622, 2. Senza volerlo,
potrebbero essere messi i presupposti che consentirebbero di vanificare il precetto e il ruolo
intimo della motivazione . Sembra necessario perci trovare unimpostazione che consenta
137

di distinguere la querela nullitatis che la norma prevede sia richiesta allo stesso giudice
che ha emesso la sentenza (cfr. can. 1624) dalla revisione del merito in sede di appello
momento nel quale consentito di proporre anche la querela nullitatis (cfr. can. 1625) .
Perci, nel ricercare un criterio oggettivo che possa vincolare il giudice che deve decidere la
querela nullitatis per il motivo di cui al can. 1622, 2, senza svuotare di fatto questo caput
nullitatis sententiae, il Graziani proponeva che la motivazione si evincesse insufficiente
sempre che avesse obliterato un punto decisivo; cio quando non giustificasse
implicitamente almeno tutti gli aspetti oggetto della controversia. Vale a dire, quando quel
punto, considerato in astratto e senza esaminare linterna giustizia del provvedimento
(funzione che riguarda lappello), fosse rilevante per la decisione .
138

132Cfr.

R. LEGUERRIER, Dfaut de motivation et nullit de la sentence, in Studia Canonica, 4 (1970), pp.


209-224; J.J. GARCA FAILDE, Nuevo Derecho Procesal Cannico, Salamanca, 1984, pp. 214-215.
133Cfr.

coram Prior, 17 giugno 1920, in SRRD, n. 17/1920; coram Jullien, 30 maggio 1941, in SRRD, n.
41/1941; coram Staffa, 17 giugno 1949, in SRRD, n. 51/1949; coram Raad, 9 febbraio 1978, in Bollettino
bis, n. 25/1978.
134Ut

duae sententiae sint conformes sufficit ut eadem sit pars dispositiva. Non requiritur ut eadem sint
argumenta quibus pars dispositiva innititur (coram Pasquazi, 17 marzo 1957, in SRRD, n. 51/1957, p.
202). Cfr. coram Parrillo, 11 agosto 1930, in SRRD, n. 52/1930.
135Cfr.

coram Pasquazi, 17 marzo 1957, cit.; coram Masala, 31 maggio 1969, in SRRD, n. 124/1969.

136Cfr.

coram Felici, 15 dicembre 1949, in SRRD, n. 87/1949; coram Felici, 5 agosto 1950, in SRRD, n.
85/1950.
137Cfr.

E. GRAZIANI, op. cit., pp. 339-340.

38

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

La tradizione formalistica della giurisprudenza rotale pu essere riscontrata ancora


recentemente . La sentenza, infatti, ritenuta nulla per difetto di motivazione soltanto
139

allorquando non offre alcuna giustificazione o quando ci troviamo di fronte alla cosiddetta
motivazione suicida

. La Segnatura Apostolica adopera invece un concetto di

140

motivazione sufficiente notevolmente diverso dallimpostazione formale criticata

141

Giovanni Paolo II ha accennato alla prassi di alcuni tribunali locali che omettono ogni
motivazione, rendendo la sentenza una mera dichiarazione di volont . Siffatta prassi non
142

soltanto costituisce una palese violazione del diritto di difesa ma fa smarrire lintera
rationabilitas del sistema giudiziario canonico.
A partire da questo livello endoprocessuale, sar motivazione sufficiente perch la
sentenza sia valida livello extraprocessuale solo quella motivazione coram partibus che
prende in considerazione, almeno implicitamente, ciascuno dei mezzi probatori apportati,
sempre che gli stessi possiedano un minimo di fumus boni iuris, cio la capacit dincidere
nella sentenza . Un tale obbligo prescritto dalla legge per la prova periziale (cfr. can.
143

1579 2), perch lordinamento presume lesistenza di quel fumus boni iuris, come
manifestazione di rispetto per gli esperti tecnici su una determinata materia oggetto della
dichiarazione periziale . Comunque il can. 1579 2 non introdurrebbe eccezione alcuna
144

alla legge (allora sarebbe sottoposto ad uninterpretazione ristretta a norma del can. 18), ma
piuttosto farebbe una esplicazione del contenuto generale delle rationes decidendi in facto
prescritte dal can. 1611, 3: il giudice obbligato a spiegare motivare perch e come
138Cfr.

E. GRAZIANI, op. cit., pp. 335 e 339-340; M. TARUFFO, La motivazione della sentenza civile, cit.,
pp. 450-453.
139Cfr.

coram Huot, 30 aprile 1987, in SRRD, n. 68/1987. In certo senso la sentenza distingue tra
motivazione coram partibus e coram proprio giudice, tuttavia senza farle coincidere.
140Cfr.

M. TARUFFO, La motivazione della sentenza civile, cit., p. 467.

141Cfr.,

ad es., Decretum, 4 maggio 1974, in Periodica, 64 (1975), pp. 249-251; Decisio, 23 febbraio 1974,
in Periodica, 64 (1975), pp. 222-233, in particolare, pp. 225-227 e 229-230.
142Cfr.

Discorso alla Rota Romana, 26 gennaio 1989, n. 7, in AAS, 81 (1989), pp. 922-927; F. DANEELS,
De iure defensionis. Brevis commentarius ad allocutionem Summi Pontificis diei 26 ianuarii 1989 ad
Rotam Romanam, in Periodica, 79 (1990), pp. 258-260.
143Una

difficolt pratica per luso della querela di nullit per motivazione insufficiente proviene dalla
natura sanabile della relativa nullit. Inoltre, spesso la parte ricorrente preferir rivolgersi al tribunale di
appello affinch giudichi in seconda istanza o tramite la nova causae propositio, per non dover affidare la
causa al tribunale inferiore (competente se la sentenza fosse dichiarata nulla), situazione che il ricorrente
vuole normalmente evitare.
144In

ogni modo, GIOVANNI PAOLO II ha ricordato di recente che il rispetto verso il lavoro dei periti, non
implica che le loro relazioni vengano acriticamente accettate dai giudici ecclesiastici (Discorso alla Rota
Romana del 5 febbraio 1987, cit., n. 5).

39

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

valuta le dichiarazioni dei periti. Lindicazione iudex non peritorum tantum conclusiones,
etsi concordes, sed cetera quoque causae adiuncta attente perpendat (can. 1579 1) da
inserire in un contesto nel quale il perpendat motivazione coram proprio iudice
collegato direttamente con le rationes decidendi che costituiscono la motivazione coram
partibus, applicabile quindi ad ogni elemento del contraddittorio, non soltanto alla prova
periziale. Questa interpretazione larga della motivazione, che consentirebbe di dichiarare
insufficiente la motivazione che omettesse lanalisi, pur succinta, di una prova qualificabile
di decisiva senza dover giudicare il merito della sentenza funzione che non spetta alla
querela di nullit, bens allappello o alla nova causae propositio ci sembra sia
riscontrabile in qualche decisione rotale . Tale impostazione della motivazione non implica
145

tuttavia che il suo contenuto debba riferire tutto quanto stato detto dai giudici in sede di
decisione, col rischio di violare lobbligo del segreto .
146

Le precedenti riflessioni corrispondono alla quaestio facti. Le ragioni della quaestio


iuris dovranno senzaltro seguire lo stesso criterio di congruenza della motivazione, senza
pretendere di realizzare studi esaurienti su argomenti collaterali e senza cercare di offrire
unattualizzata informazione sullo status quaestionis nella giurisprudenza e nella dottrina.
Baster indicare con precisione le norme applicate, le quali spesso nelle cause
matrimoniali avranno bisogno di essere integrate con la giurisprudenza rotale, nelle
circostanze e con le condizioni sopra accennate. Il principio di completezza della
motivazione non contrasta con le ovvie esigenze di brevit e di chiarezza del discorso del
giudice. Ne discende lopportunit di abbandonare luso di motivazioni cariche di obiter
dicta e di divagazioni dottrinali, per adottare un modello di motivazione pi semplice e
lineare. Il problema non , per, di una riduzione quantitativa delle motivazioni, bens di una
trasformazione qualitativa della struttura di essa, che pu essere al contempo chiara e
sintetica, oltre che completa .
147

Per concludere queste riflessioni sulla funzione extraprocessuale della motivazione


in particolare nelle cause di nullit del matrimonio opportuno accennare al precetto del
can. 1614 che introduce lobbligo di indicare i mezzi per impugnare la sentenza. Il primo
progetto al riguardo prevedeva tale obbligo come 5 dellattuale can. 1612. La
Commissione codificatrice prefer invece stabilire questo nuovo requisito nel can. 1614 nel
quale stata dichiarata la carenza di valore della parte dispositiva della decisione giudiziaria

145Cfr.

coram Egan, 23 marzo 1974, in SRRD, n. 41/1974.

146Cfr.

sopra i cenni in occasione della nota 85; coram Pinto, 9 novembre 1984, in SRRD, n. 148/1984.

147Cfr.

M. TARUFFO, La motivazione della sentenza civile, cit., p. 452.

40

LA GENESI DELLA SENTENZA CANONICA

fino a quando sia pubblicata insieme alla motivazione . Poi, nellanalisi dellattuale can.
148

1617, fu proposto da un consultore di includere detta prescrizione anche per i decreti. La


Commissione non lo accett poich consider che le materie risolte tramite i decreti non
pertinent ad partes substantiales processus . La ratio di tale esclusione porta, secondo
149

una logica coerente, ad ammettere che il decretum ratihabitionis dovr indicare le possibili
vie per impugnarlo; tale decreto non pu essere assimilato infatti a quelli altri riguardanti
aspetti incidentali della vicenda giudiziaria. Il decretum ratihabitionis , natura sua, una
seconda decisione conforme con la sentenza precedente; perci i mezzi atti ad impugnarlo
sono soltanto la querela di nullit e la nova causae propositio. In questo modo, il legislatore
riconosce espressamente che la motivazione della sentenza canonica possiede una funzione
extraprocessuale che ridonda al servizio della sua dimensione endoprocessuale, che peraltro
quella prioritaria, in quanto rivolta direttamente a cercare ladesione interna delle parti al
provvedimento ecclesiale e a consentire lulteriore giudizio del tribunale superiore sul
merito, in sede di appello o di nova causae propositio. Possiamo affermare, dunque, che la
motivazione in senso stretto, coram partibus, come quellaltra coram proprio iudice che
si identifica con il momento decisionale nel seno dellintimit del tribunale o della coscienza
del giudice unico costituiscono due fondamentali momenti processuali nei quali il favor
veritatis canonico nella sua dimensione pi tecnica sviluppa la sua funzione di diakonia
in favore della salus animarum.

148Cfr.

Communicationes, 11 (1979), p. 142.

149Cfr.

Communicationes, 11 (1979), pp. 143-144.

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