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INDICE
-CATASTI
CATASTO TERESIANO............................................................................................................pag.5
CATASTO LOMBARDO-VENETO............................................................................................pag.7
CESSATO CATASTO...............................................................................................................pag.10
MAPPA WEGIS........................................................................................................................pag.13

-STORIA
BIBLIOGRAFIA........................................................................................................................pag.14
LE ORIGINI DI MEDA TRA MITO E STORIA..........................................................................pag.15
Legenda venerabilium virorum Aymonis et Vermondi
Breve Istoria Di Meda - Emanuele Lodi IL PRIMATO BENEDETTINO (XI-XII secoli)............................................................................pag.24
La Sentenza dellarcivescovo Robaldo del 1138
Alexandri Papae III Litterae Gratiose 1178
LE LIBERTA COMUNALI (XII sec.).........................................................................................pag.29
Il PERIODO VISCONTEO E SFORZESCO (XIV-XV sec).......................................................pag.30
LA COSTRUZIONE DELLA CHIESA DI SAN VITTORE..........................................................pag.32
LANTICO VOLTO DI MEDA IN UN DIPINTO DI LUINI...........................................................pag.33
LA DOMINAZIONE SPAGNOLA (XVI-XVII).............................................................................pag.34
LA DOMINAZIONE AUSTRIACA (XVIII secolo).......................................................................pag.36
DA MONASTERO A VILLA: LINTERVENTO DI POLLACH.....................................................pag.37
Caduta del Campanile - Leopoldo Pollach
Disegno di Balaustra - Leopoldo Pollach
DALL OTTOCENTO AL DOPOGUERRA................................................................................pag.41
La recinzione di Enrico Griffini del 1933
IL PIANO SAMONA - Storia e attualit...................................................................................pag.44

-REPERTORIO DEI BENI STORICO-ARCHITETTONICI DELLA PIAZZAVILLA ANTONA TRAVERSI.....................................................................................................pag.52


CHIESA DI SAN VITTORE......................................................................................................pag.66
CHIESA DEL S. CROCIFISSO (EX SANTA MARIA)...............................................................pag.77
PALAZZO DE CAPITANI, BRIVIO, CARPEGNA.....................................................................pag.80
CA RUSTICA.......................................................................................................................... pag.81

-PROGETTO DI RIUSO E CONSERVAZIONEIl recupero del centro storico Medese: un dibattito attuale.......................................................pag.84
PROGETTO DI RIUSO - LA CA RUSTICA-............................................................................pag.86
PARCO DELLA BRUGHIERA..................................................................................................pag.89
PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO...............................................................................pag.94
ANALISI CRITICA DELLE NORME TECNICHE......................................................................pag.99
RELAZIONE DEL RILIEVO GEOMETRICO..........................................................................pag.100
SCHEDE RILIEVO.................................................................................................................pag.101

CATASTO TERESIANO 1721

Identificazione
Id: 173368
Segnatura: 3063 Numero Mappa: 1
Numero Foglio: 8
Titolo attribuito: MAPPA ORIGINALE DEL COMUNE CENSUARIO DI MEDA
Istituto Conservatore: Archivio di Stato di Milano
Anno iniziale Mappa: 1721
Anno finale Mappa: 1721
Scala Numerica: 2000
Orientamento: nord
Mediazione Grafica: inchiostro nero, inchiostro colori, acquerello, matita

CATASTO LOMBARDO-VENETO 1855

Identificazione
Id: 154239
Segnatura: 2496 Numero Mappa: 1
Numero Foglio: 7

Titolo attribuito: MAPPA ORIGINALE DEL COMUNE CENSUARIO DI MEDA


Istituto Conservatore: Archivio di Stato di Milano
Anno iniziale Mappa: 1855
Anno finale Mappa: 1873

Scala Numerica: 2000


Orientamento: nord
Mediazione Grafica: inchiostro
nero, inchiostro colori, acquerello, matita

CESSATO CATASTO 1897

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Identificazione
Id: 140847
Segnatura: 273 Numero Mappa: 1
Numero Foglio: 13

Titolo attribuito: MAPPA ORIGINALE DEL COMUNE CENSUARIO DI MEDA


Istituto Conservatore: Archivio di Stato di Milano
Anno iniziale Mappa: 1897
Anno finale Mappa: 1902
Scala Numerica Allegati: 1000

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Orientamento: nord
Mediazione Grafica: inchiostro
nero, inchiostro colori, matita

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BIBLIOGRAFIA
LIBRI
- Leandro Zopp, Per una storia di Meda dalle origini alla fine del secolo XVII, 1971
- Felice Asnaghi, Meda terra di Fede e Lavoro, 1986
- Letizia Maderna, San Vittore in Meda, Milano, Chimera Editore, 2001
- Felice Asnaghi, Adriana Minotti, Fausto Valtorti, il Santuario di Meda nei secoli, 1988
- Franco Cajani, Le vicende del monastero di San Vittore a Meda, 1988
- Emanuele Lodi, Breve Historia di Meda e Traslazione de santi Aimo e Vermondo, 1629
- Gianni Mezzanotte, Architettura Neoclassica in Lombardia, 1966
- Luca Beltrami, Bernardino Luini 1512-1532, 1911
- Alberto Ceppi, Gli affreschi di Bernardino Luini a Villa Pelucca, 2013
- Adolfo Venturi, larchitettura italiana del 400, 1924
TESI DI LAUREA
- Il *coro del monastero di S. Vittore a Meda (XVI sec.) modificato dal Pollach (XIX sec.): ricostruzione virtuale architettonica e acustica (auralizzazione) dello stato originale / Luca Ceppi ; rel.
Giorgio Campolongo ; correl. Gennaro Granito. - Milano : Politecnico, 2000/01. - 273 p. : ill. ; 30
cm. ((Tesi datt. - Politecnico di Milano, I Facolta di Architettura Milano Leonardo, Laurea in Architettura, A.a. 2000/01, Sessione luglio
- *Villa Antona Traversi in Meda / Patrizia Maino, Anna Maria Meda ; rel. Paolo Carpeggiani. - Milano : Politecnico, 1996/97. - 544 p. : ill. ; 30 cm. ((Tesi datt. - Politecnico di Milano, Architettura, Laurea in Architettura, Indirizzo Tutela e recupero del patrimonio storico-architettonico, A.a. 1996/97,
Sessione dicembre
- Leopoldo e Giuseppe Pollach nellanalisi dei documenti autografi dal 1775 al 1847. Civica raccolta delle stampe A. Bertarelli del Castello Sforzesco Milano. Autore: MAIOCCHI, CARLO Relatore: RICCI, GIULIANA Settore Scientifico Disciplinare: ICAR/18 STORIA DELLARCHITETTURA
Data: 21-dic-2011, Anno Accademico: 2010/2011
ARCHIVI DI RIFERIMENTO
- Archivio di Stato di Milano
- Archivio privato Antona Traversi, Meda
- Civiche Raccolte Achille Bertarelli, Castello Sforzesco, Milano
SITOGRAFIA
- http://www.lombardiabeniculturali.it/
- http://www.comune.meda.mi.it/ (per piano di governo del territorio)
- http://www.meda-italia.com/
- http://www.webalice.it/pietroficarra/confidenziale/meda.html
- http://www.villaantonatraversi.it/
- http://www.medinforma.info/
- http://www.parrocchiemeda.it/
ALTRO
- Conferenza Quale centro per Meda 2020? relatori Antonio Citterio, Vermondo Busnelli, Luigi
Antona Traversi, 19 settembre 2013.

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LE ORIGINI DI MEDA TRA MITO E STORIA


Le origini di Meda si perdono nellAlto Medioevo, incerte come quelle di altre comunit e legate
alle origini leggendarie, ancorch verosimili, del Monastero di San Vittore. Incerte anche le origini
del nome per molti secoli Medda - per le quali continuano ad essere date diverse e a volte suggestive interpretazioni.
Nella sua Breve istoria di Meda e Traslatione de Santi Aimo e Vermondo del 1629 Emanuele
Lodi riporta la tesi di due suoi predecessori che scrissero dellorigine di Meda, Gasparo Bugatto
e Paolo Moriggia. Questi ultimi legano il nome originario dellantica selva sulle colline brianzole in
legame allantica Troia. Il primo antico insediamento sarebbe ad opera di esuli troiani che giunti in
italia fondarono diversi insediamenti, tra cui quello dedicato alla figura mitologica di Medea, da cui
risalirebbe il nome dellattuale citt.
Lo stesso Lodi prende le distanze da questa suggestiva quanto discutibile origine, proponendo
la pi probabile origine Orobica dellantico insediamento nella selva. Gli Orobi infatti insediarono
numerosi centri dalle montagne fino a Come, spingendosi a sud anche in Brianza. Secondo il Lodi
il nome quindi potrebbe essere legato ad un ipotetico capitano Orobico o pi semplicemente si riferirebbe alla geografia del luogo che si trova a met della strada tra Milano e Como, da cui quindi
Media, derivato in Meda.
La vicenda della fondazione del cenobio ad opera dei Santi Aimo e Vermondo fu narrata diversi
secoli dopo la fondazione del cenobio, intorno ai primi del Quattrocento, in due preziosi codici
oggi in possesso della Biblioteca Trivulziana di Milano e del Getty Museum di Malib in California,
attribuiti a Giovannino e Salomone De Grassi e riccamente miniati dallabile mano di Anovelo da
Imbonate.
Con il trascorrere dei secoli la storia raccontata nei codici - dallevidente intento agiografico, essendo stata commissionata dallo stesso Monastero che venerava i suoi santi fondatori, custodendone anche i corpi fu trasfusa senza sostanziali modifiche in ogni pubblicazione destinata a trattare delle origini di Meda.
Vuole la tradizione alto medievale, poi riversata nei codici, che due fratelli della nobile famiglia
milanese dei Corio, Aimo e Vermondo, assaliti da cinghiali mentre erano a caccia nelle selve che
ricoprivano un tempo le prime colline brianzole, si erano dovuti rifugiare sugli alberi e, disperando
di salvarsi, avevano fatto voto di edificare in quel posto un monastero e di passare in orazione il
resto dei loro giorni in caso di salvezza. Fatto il voto i cinghiali si allontanarono subito, e allora i
giovani tornarono nei boschi di Meda ed edificarono sul colle del miracolo il Monastero, cui diedero la regola di S. Benedetto e il nome di S.Vittore.

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Tornando al testo del 1629 di Emanuele Lodi si possono integrare alcune osservazioni in merito a
questa narrazione.
Pare infatti che allatto della fondazione del monastero esistesse gi in quel luogo una chiesa di
modeste dimensioni dedicata a San Vittore, santo originario della Mauritania che venne martirizzato a Milano nel 290, in et Massimianea. La storia narra che limperatore ordin che venisse
sepolto in una selva non lontano dalla citt perch divenisse pasto per le bestie. La leggenda poi
interviene narrando che furono due fiere a custodire il corpo intatto finch non venne ritrovato dal
vescovo Materno e seppellito. Il culto del santo era molto vivo nella regione lombarda nei secoli a
seguire, specialmente nella campagne, dove un gran numero di chiese e santuari vennero dedicati
al santo, che rimpiazzava il culto di Silvano e Mercurio nelle campagne secondo quanto riporta lo
Zopp. In Meda probabilmente era presente una modesta cappella simile a quella di San Nazzaro
nei pressi di Farga ancora oggi esistente. Aimo e Vermondo avrebbero fondato il cenobio in prossimit del primo santuario, mantenendo la stessa dedica a San Vittore, mentre il borgo che nacque
a ridosso del cenobio assunse il nome della selva stessa.
Lodi riprende la vicenda e la colloca, non si sa su quale base, nellanno 776. Tale data diventa col
passare del tempo un punto di riferimento per diversi autori, anche se taluni ragionamenti spingono alcuni studiosi a spostare quel momento di un cinquantennio e a ritenere Aimo e Vermondo
appartenenti alla stirpe dei Manfredingi piuttosto che a unimprobabile nobilt milanese allepoca
certo ancora da venire. Al di l delle oscillazioni di chi ha tentato pi o meno attendibili ricostruzioni
storiche, a dare maggiori certezze vengono per in soccorso i documenti.
E nel periodo successivo alla cosiddetta rinascita Carolingia, nemma met del secolo IX che
risale il pi antico documento intorno a Meda, anzi, il nome stesso appare per la prima volta in
suddetta occasione
La prima citazione del Monastero di San Vittore si trova infatti in un documento dellarchivio di S.
Ambrogio di Milano dell851, nel quale il cenobio appare confinante di un fondo che il Monastero di
SantAmbrogio di Milano possedeva in Noiano.
Dallo stesso archivio si ricava che pochi anni dopo, nell856 durante il secondo anno dellimpero
di Ludovico II, labate del Monastero di SantAmbrogio Pietro scambia con Tagiperga, badessa del
Monastero di Meda, alcuni fondi. Dopo queste testimonianze significative di una fondazione certo
anteriore a quelle date, la storia del Monastero di San Vittore pu contare sul suo stesso preziosissimo archivio (ci che almeno resta), scrupolosamente conservato oggi dalla nobile famiglia
Antona Traversi Grismondi che vive i luoghi che gi furono del convento benedettino. I documenti
dellarchivio precedenti al mille, riguardano prevalentemente trattative e scambi di fondi tra il monastero e altri importante entit del territorio lombardo.

Oratorio dei santi Nazaro e Celso in Farga.

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Legenda venerabilium virorum Aymonis et Vermondi


Primary Title: Decorated Initial C
Maker Name: Attributed to Anovelo da Imbonate
(illuminator) [Italian (Lombard), active about 1400]
Type: Manuscripts
Medium: Tempera colors, gold leaf, and ink on
parchment
Place Created: Milan, Lombardia, Italy, Europe
Date: about 1400
Source: J. Paul Getty Museum

Primary Title: Aimo and Vermondo, Chased up


Two Trees by Four Wild Boars, Appealing to the
Virgin and Child and Saint Victor to Save Them
Maker Name: Attributed to Anovelo da Imbonate
(illuminator) [Italian (Lombard), active about 1400]
Type: Manuscripts
Medium: Tempera colors, gold leaf, and ink on
parchment
Place Created: Milan, Lombardia, Italy, Europe
Date: about 1400
Source: J. Paul Getty Museum

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Legenda venerabilium virorum Aymonis et Vermondi

Primary Title: Aimo and Vermondo Killing Two Wild Boars

Place Created: Milan, Lombardia, Italy, Europe

Maker Name: Attributed to Anovelo da Imbonate (illuminator) [Italian (Lombard), active about 1400]

Date: about 1400

Type: Manuscripts

Source: J. Paul Getty Museum

Medium: Tempera colors, gold leaf, and ink on parchment

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Legenda venerabilium virorum Aymonis et Vermondi

Primary Title: Aimo and Vermondo Holding Up the Church of Saint Victor

Place Created: Milan, Lombardia, Italy, Europe

Name: Attributed to Anovelo da Imbonate (illuminator) [Italian (Lombard), active about 1400]

Date: about 1400

Type: Manuscripts

Source: J. Paul Getty Museum

Medium: Tempera colors, gold leaf, and ink on parchment

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Breve Istoria Di Meda - Emanuele Lodi -1629

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Breve Istoria Di Meda - Emanuele Lodi -1629

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Breve Istoria Di Meda - Emanuele Lodi -1629

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Breve Istoria Di Meda - Emanuele Lodi -1629

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IL PRIMATO BENEDETTINO (XI-XII secoli)


Non possiamo essere certi che la storia dellinsediamento umano su questo territorio sia cominciata giusto con la fondazione del Monastero, ma certo che la storia dei medesi, lungo tutti i secoli
che si sono succeduti, stata sempre strettamente collegata alle istituzioni ecclesiastiche e uomini di Chiesa sono stati molti dei suoi principali protagonisti. Il Monastero, assai potente fin dalle
origini per i molti diritti feudali di cui era titolare, visse pi o meno fiorente fino a quando nel 1798
non fu soppresso a causa delle necessit finanziarie della politica di guerra di Napoleone, e le sue
vicende si intrecciarono di frequente con quelle della pi o meno coeva Chiesa di Santa Maria, poi
parrocchiale, che i medesi ritennero per molto tempo la loro vera Chiesa, in qualche modo simbolo dellidentit stessa dei borghigiani. Anche dopo la soppressione del cenobio, nellOttocento
che volgeva alla secolarizzazione e poi ancora nellultimo secolo, la vita quotidiana dei medesi
rimasta comunque sempre intimamente legata alle istituzioni religiose.
Posto che le origini del Monastero si possono ragionevolmente ritenere di epoca carolingia o tardo
longobarda - Vermondo lo scudiero di Desiderio nellAdelchi manzoniano e Aimo (o Aimone)
nome di origine germanica che si ritrova in alcune chartae dellepoca del re longobardo - presto lo
troviamo nei documenti investito di diritti e poteri di derivazione feudale, il pi importante fra i quali
senzaltro il districtus, per il suo carattere pubblico e quindi per le sue dirette conseguenze sulle
cose e le persone che appartenevano al territorio interessato. In termini attuali e con la prudenza
che tale trasposizione richiede, implicava ogni potest per amministrare un territorio, compresa
quella giudiziaria, fatti salvi ovviamente quei poteri che appartenevano alle autorit da cui proveniva la stessa investitura feudale. I territori e le comunit soggette al Monastero di Meda erano
diverse, ma ad accrescere la potenza delle benedettine si aggiungevano le molte terre possedute
come diretta propriet privata, sparse qui e l su un ampio territorio, e molti di quei diritti medievali
correlati al fatto di essere istituzione religiosa, proprietarie e titolari di districtus al tempo stesso.
Gi nel 1036 troviamo a fianco del monastero, come destinataria di donazioni ad opera di Anziverto, figlio del Fu Giusto da Meda, la Chiesa di Santa Maria, per la salvezza della propria anima.
In quella data doveva quindi gi esistere una chiesa del borgo a fianco al cenobio.
Non dovette passare per troppo tempo da quella data che ogni diritto su di essa non sappiamo
perch pass al potente cenobio, a cominciare da quello di sceglierne il Vicario, scelta che avveniva nella forma fortemente simbolica dellepoca dellinginocchiarsi davanti alla Badessa per limposizione del berretto sacerdotale.
Questa forma di sudditanza dar origine a secolari contrasti fra la Chiesa dei medesi e il
Monastero, sempre risolti a favore delle Monache e cessati solamente con la soppressione del
convento.
Il primo attrito risale alla scelta della nomina del cappellano che interess la badessa di San Vittore e il prevosto di Seveso. I diritti particolari di cui godeva la badessa non si limitavano al campo
civile e giudiziario bens anche quello ecclesiastico era di sua pertinenza. Tali diritti consitevano
nella scelta del cappellano, detto poi vicario, della chiesa di Santa Maria, nella sovrintendenza della stessa e nellintervento della badessa riguardo talune funzioni.
Venuto a mancare il cappellano il prevosto di Seveso pretese di sceglierlo, considerando questa
una sua competenza. La badessa fece opposizione e ricorse allArcivescovo Robaldo, che prima
di emettere la sentenza, volle interrogare testimoni e consultare le parti in causa.
Robaldo dopo le testiomonianze a favore della Badessa Martina, decret che la cappella di Santa
Maria era e sarebbe sempre appertenuta al Monastero e che i sacerdoti, che avrebbero celebrato
i divini uffizi e retto il popolo di Meda avrebbero ottenuto lautorit e linvestitura dalla badessa.La
badessa poteva dunque considerarsi la vera padrona di Meda, in ogin campo civile e religioso.
In un periodo nella quale la Lombardia scopriva la forza dei comuni, vittoriosi nella battaglia di
Legnano nel 1176 contro Federico Barbarossa, le lotte per la libert dei rustici imperversano pi o
meno violentemente nel territorio lombardo.

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A Meda poco prima della suddetta battaglia era venuto a mancare il cappellano: i borghigiani fecero sapere alla Badessa Letizia che spettava loro scegliere il nuovo parroco.
La Badessa mostr loro la sentenza di Robaldo, cosicch i rustici decisero di evitare una sentenza
probabilmente sfavorevole da parte dellArcivescovo di Milano, per rivolgersi direttamente al papa
Alessandro III. Altrettanto fece la Badessa, inviando Alberto, un suo sacertode.
Il papa invi una lettera a Letizia, nel quale deleg il vescovo di Verona Ogibene nella risoluzione
della questione. Dopo una fase di indagine e di esame dei documenti prodotti dai contendenti,
Ognibene (Omnebono) emise una sentenza a favore della Badessa. Prima ancora che questa
fosse emessa, i Medesi, forse gi consapevoli dellesito negativo, si stavano adoperando alledificazione di una pi grande chiesa nel centro del paese. La Badessa intervenne ancora a bloccare
tutto, dimostrando anche con documenti come fosse in suo potere la decisione riguardante le nuove costruzioni ecclesiastiche nel territorio. Di nuovo le delegazioni si sentenziarono ad Alessandro
III ad Anagni. E di nuovo il pontefice ribadir le ragioni della badessa in una lettera tuttora conservata nellAbbazia di San Benedetto a Seregno e che abbiamo riportato nelle pagine successive.
La Bolla papale non fu abbastanza per fermare gli ardori dei Medesi, galvanizzati dalla vittoria di
Legnano, i quali occuparono la chiesa e rivendicarono le loro posizioni affidandosi allarcivescovo
Algisio di Milano, e al nuovo papa Lucio III nel 1181. La riconferma della sentenza di Omnebene
port alla fine del secolo ad una divisione del popolo di Meda. Una grande parte della cittadinanza, che non era dipendente economicamente dal cenobio, o apertamente in contrasto nelle varie
controversie, decise spontaneamente di abbandonare il borgo dopo aver demolito le proprie abitazioni e portando via i materiali delle stesse dimore. Non sono conosciute le successive vicende
di questi borghigiani, n se essi ricostruirono unitariamente un proprio borgo o se si sparsero per i
territori limitrofi non controllati dal monastero, bens lo Zopp propone la chiesa si San Giorgio tra
Meda e Cabiate come la possibile chiesa costruita in seguito allabbandono del borgo dai Medesi.
Infatti la posizione isolata in mezzo ai campi, la datazione che la fa comparire negli scritti pi
antichi attorno al 1200 e soprattutto il fatto che Cabiate non fosse sotto la giurisdizione delle monache, sono indizi interessanti a supporto di questa ipotesi storica.
Nellultimo quarto di secolo un ulteriore lite ebbe dei risvolti
importanti in quanto mise in contrasto il Comune di Milano
con lImperatore Enrico IV. Intorno allanno 1190 il comune
di Barlassina non voleva riconoscere il diritto di signoria
della Badessa, mentre questa sosteneva le spettasse in
quanto Barlassina si trovava nel territorio di Farga, acquistato nel 1138 dal convento di San Simpliciano. I rustici di
Barlassina si rivolsero al comune di Milano, che diede loro
ragione. La Badessa fece ricorso ai giudici imperiali dappello tramite la nuova magistratura istituita dalla Pace di Costanza del 1188. Le sentenze del Comune e dei giudici
imperiali si annullarono a vicenda e la conflittualit si risolse
con lintervento dellimperatore stesso da Pavia con un
diploma che annullava le sentenze dei giudici milanesi a
favore della sentenza dei giudici imperiali. La badessa
Letizia otteneva un altro successo a favore del suo Monastero. Grata per lenergica difesa dimostrata a favore del
Cenobio, ospit limperatore Enrico IV e sua moglie Costanza nel 1194, mentre questi erano in viaggio verso le Puglie.
Limperatrice era in cinta di Federico II, che nacque il 26
dicembre di quello stesso anno.

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La Sentenza dellarcivescovo Robaldo del 1138

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Alexandri Papae III Litterae Gratiose 1178

ALEXANDER, episcopus servus servorum Dei.Dilectis in Christo filialibus L(etizia)/abbatisse et sororibus Metensibus salutem et apostolicam benedictionem. Suscepti regiminis/ amministriatione compellimur iustas petitiones
religiosarum perso/ narum admittere , et efficaciter exaudire,nut non videantur in his/ repulsam apud nos sustinere,
que previa ratione requirunt. Eapropter dilecte/ in Christo filie, vestris iustis postulationibus gratum impertientes
assensum, / auctoritate apostolica prohibemus, ne cui liceat infra parrochiam monaste/rii vestri sine auctoritate
Mediolanensis archiepiscopi et assensu vestro ecclesiam / vel oratorium de novo construere, salvis tamen privilegiis
et auten/ticis scriptis apostolice sedis . Nulli ergo omnino hominum liceat hanc paginam / nostre constitutionis infringere, vel ei aliquanteus contraire. Si quis / autem hoc attemptare presumpserit, indigniationem omnipotentis /
Dei et beatorum Petri et Pauli apostolorum eius, se noverit incursurum.
Dat(a) Anagnie, XI kal(endas) Junii (B P).

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LE LIBERTA COMUNALI (XII sec.)


Sulla questione della Chiesa di Santa Maria il Monastero non indietreggi mai, neanche quando
vendette alla comunit che viveva intorno al cenobio gran parte dei suoi diritti. Come in altri piccoli
borghi facendo seguito a quanto era avvenuto prima a Milano e nelle altre citt e poi nei pi modesti centri urbani a partire dal XIII secolo,anche i medesi avevano preso col tempo coscienza di
essere capaci di amministrarsi autonomamente. Seppure legandosi al pi potente e vicino capoluogo, con il passare del tempo riuscirono a ottenere una propria autorit.
E del 1211 un atto di nomina di consoli e podest, ma Meda citato come comune gi in un documento del 1178. Il 29 maggio del 1211 il podest di Milano, Guglielmo de Andito, affid a delegati del Comune di Milano il compito di scegliere e nominare un podest per gli uomini di meda. Il
primo podet fu Emanuele de Ermenulfis, detto Manoello, che giur di reggere e guidare il popolo
di Meda eccetto i diritti di honore et districtus che appartenevano alla benedettine. Manoello
redasse nuovi statuti da porre allapprovazione del Comune di Milano, giudicando i suoi insuffienti
a guidare Meda, con il problema ulteriore della mancanza di entrate, in quanto lattivit economica era ambito del Monastero. Gli statuti videro lopposizione della Badessa Allegranza, in quanto
questi cozzavano con la sua autorit ed in quanto aveva lei il diritto di giurisdizione nel borgo. La
disputa si risolse ancora a favore del Monastero, in quanto i diritti che gli spettavano non consentivano il nuovo statuto.
Le vicende di San Vittore godettero della salute dellimpero sotto Federico, con il popolo Medese
che non riusc ancora a contrastare la supremazia del cenobio. Con la morte nel 1239 dellimperatore, con lotte intestine dal 1244 per la successione tra badesse nel monastero, si arriv al 1252,
quando la nuova monaca eletta, Maria da Besozzo, venne a patti con il comune di Meda, rinunciando a una parte dei suoi diritti pubblici. Dopo lesito fallimentare del primo podest questo il
primo momento di svolta nel borgo sotto il profilo delle libert concesse alla cittadinanza.
Il monastero cedette al Comune il mercato e la curaria dello stesso, i diritti di dare leggi, impartire giustizia, stabilire oneri sociali, norme di comportamento, esigere banni o taglie per reati
commessi. La cessione venne fatta a titolo di transazione tra Monastero per il prezzo di mille lire
di terzioli. I diritti vennero ceduti a fronte di gravi difficolt economiche, tanto che larcivescovo di
Milano acconsent alla cessione.
Al monastero restavano oltre a qualche questione di tornaconto economico per le proprie casse, i
diritti sulla chiesa di Santa Maria, e la scelta del suo vicario.
Non fu per la Lombardia un periodo tranquillo la seconda met del secolo. La guerra tra i Visconti e i Torriani impervers sul territorio lombardo, e molte volte il campo di battaglia fu la Brianza.
Anche Meda dovette in pi occasioni sopportarne le conseguenze o con il versamento di tributi
in denaro o con il mantenimento di truppe delluno o dellaltro esercito o con contributi in derrate
e animali. I Torriani occuparono anche per un certo periodo Meda e i centri vicini della Martesana
(Cant, Vimercate, Mariano, Seregno). Gli stessi Torriani presero diversi territori in posseso del
Monastero nelle zone di Nobile e Seregno.
La prima tregua del 1294, con la nomina di Matteo Visconti a Vicario Imperiale dellImperatore
Adolfo di Nassau, che suggellava la supremazia viscontea a Milano. Nel 1311, una cospirazione
finita male ai danni dellimperatore Enrico VII sceso a Milano, decret la fine dei Torriani e la loro
cacciata.
Il monastero con la nuova situazione politica, si prodig per riappropiarsi dei terreni presigli, non
senza fatica e non senza ricorrere pi volte al sistema di giustizia. Nei primi decenni del XIV secolo, Il Monastero il pi delle volte riusc a riottenere i propri fondi.

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Il PERIODO VISCONTEO E SFORZESCO (XIV-XV sec)


Dopo molte lotte si arriva infine nel Basso Medioevo e lautonomia
comunale, anche se giunta tardi e quanto mai limitata nei piccoli
borghi, comincia a cedere il passo ai signori locali, diventati potenti
da queste parti prima con la forza e poi in virt del riconoscimento
del loro ruolo per investitura. Meda si leg cos indissolubilmente - e
non poteva essere diversamente vista la vicinanza con la citt - alle
vicende dello stato di Milano, giurando fedelt prima ai Visconti e poi
agli Sforza.
Nel 1395 Gian Galeazzo poneva giuridicamente fine al Comune di
Milano, avviando una nuova fase per la storia lombarda. Le citt
giurarono singolarmente fedelt al duca, ma venne sostanzialmente riconfermato lapparato politico, dove ogni citt mantiene i propri
statuti, eventualmente rettificati dal Vicario del Duca.
Non pervenuto ai nostri giorni il primo atto di fedelt di Meda a Gian Galeazzo, bens nei Registri
Ducali conservato quello prestato al Duca Filippo Maria nel 1412.
Occorre fare una piccola digressione riguardante la popolazione del
borgo di Meda. Tra XI e XII secolo
il borgo godeva di un economia
fiorente gestita dal monastero, e il
borgo ad esso continuo ospitava si
pensa pi di mille abitanti, un insediamento tra i pi importante della
zona. Ma labbandono della citt da
parte dei cittadini dissidenti le questioni della chiesa, ed un trecento
caratterizzato da guerre e dallarrivo
della peste, avevano notevolmente
diminuito la popolazione di Meda,
con conseguenze non facili sul piano economico e finanziario.
Tale situazione di disagio e povert
costrinse la Badessa Margherita De
Fedeli a chiedere una supplica al
Documento della fedelt Medese a Filippo Maria Visconti
duca per ridurre lestimo. Unispezione da parte della Camera Ducale
constat delle entrate diminuite notevolmente, case in rovina, fondi incolti e abbandonati per mancanza di agricoltori. Lestimo di 130 lire era addirittura insopportabile per le casse monastiche.
Una crisi spirituale di Filippo Maria, angosciato dalla salvezza divina, port ad un gesto di carit nei conforonti dellantico monastero, sicch lestimo fu ridotto a 80 lire. E da rilevare come la
situazione economica e sociale dipendesse anche da meccanismi interni al nuovo sistema della
signoria. I fondi del monastero erano affitati adesso anche da persone esterne al borgo di Meda,
che affidavano a loro volta a delegati che gestivano la manovalanza. Per la composita situazione
di propriet i contadini guadagnavano sempre meno, cosicch molti abbandonavano Meda per
andare in citt (tra cui Milano) per unesistenza meno miserevole. Anche allinterno il Monastero
non viveva lantico splendore, solo nove monache erano presenti in quel periodo nel cenobio.

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Oltre allattivit agricola pare che in questo periodo a Meda vi fossero altre attivit economiche,
legate ad una aristocrazia borghigiana Medese, ovvero quelle famiglie pi ricche e di pi antica
cittadinanza. In particolar modo in documento dellarchivio sforzesco conservato a Parigi, parla di
una concessione ducale a favore di Iacominus, Ambrosius et Jhoannes fratres de Medda magistri morsiorum et speronorum, ovvero fabbricanti di armi. Altri testi confermano questa industria
presente a Meda almeno fino allarrivo degli Spagnoli.
Non si sa molto del periodo della Repubblica Ambrosiana a Meda,
ma con il ritorno della signoria in mano agli Sforza, il monastero
riprese delle misure per calmare la crisi che lo attanagliava. La Badessa Violante ottenne da parte di Bianca Maria, consorte di Francesco Sforza nel 1456, un decreto che solleva il Monastero da oneri
e tasse. La Badessa continu lopera di bonifica affidando al fratello
Emanuele de Lamairola, detto il Rosso, la carica di procuratore e
sindaco del Monastero. Il Rosso era addetto alla riscossione dei
pagamenti, e nel farlo si affianc a personaggi armati che misero in
ginocchio la popolazione, che reag denunciando al ducato la situazione e ottenendo, dopo molte dispute, il bando dalla citt del fratello
della Badessa. Un grande scandalo per la comunit accade a questo punto: un gruppo di uomini armati del Rosso e alcune monache
guidate dalla monaca Antonia, rinchiudono la badessa e i personaggi
a lei fedeli in una stanza del Monastero.
Bianca Maria Visconti
Lintervento provvidenziale dellArcivescovo di Seveso e di alcuni
militari del ducato mise in fuga i criminali liberando la Badessa Violante. Gli strascichi della vicenda andarono avanti per anni, coinvolgendo pi volte il Duca, la moglie, lArcivescovo e il vescovo
di Como. La conclusione resta incerta in alcune parti per mancanza di fonti, ma sostanzialmente i
personaggi coinvolti furono nel tempo allontanati, e il monastero sub un riassetto atto a risollevarne leconomia e lo spirito benedettino.
Sotto Ludovico il Moro, Meda e tutto il ducato vive lultimo periodo di serenit prima delle invasioni degli eserciti stranieri. Il borgo Medese vanta tradizionalmente un evento storico importante
del periodo sforzesco. Nel 1496 infatti avviene qui, lincontro tra Ludovico il Moro e Massimilano I
dAsburgo, sceso in Italia, in presenza dei rappresentanti degli Stati italiani e del Legato delPapa.
Oggi una targa sulla Ca Rustica commemora questo incontro.
Anche i medesi vissero quel terribile periodo di lotte e devastazioni che segu al primo discendere
di stranieri in Italia alla fine del Medioevo: lanzichenecchi, spagnoli, francesi, svizzeri, eserciti pi
o meno feroci che guerreggiando a pi riprese sul
territorio milanese portavano ovunque saccheggi
e desolazione. Al governo del Ducato si succedettero momentanei conquistatori che si alternarono
agli ultimi Sforza. Questo fatto (e altri fattori di
debolezza che ne discendevano), nel quasi cinquantennio che pass dalle pretese di Luigi XII
di Francia allincameramento del Ducato da parte
di Carlo V, significarono per i medesi non solo
depauperamento del territorio e riduzione della
popolazione ma soprattutto paure e incertezze
quotidiane per almeno un paio di generazioni.

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LA COSTRUZIONE DELLA CHIESA DI SAN VITTORE


Fu tuttavia proprio in quel periodo che il Monastero intraprese e port a conclusione ledificazione
di ci che di pi prezioso dal punto di vista artistico e architettonico il millenario cenobio ha lasciato in eredit alla citt di oggi: la Chiesa di San Vittore. Riassestate le finanze dopo un lungo periodo di turbolenze e di difficolt interne che avevano caratterizzato gran parte del secolo XV non
senza lapporto benevolo delle riduzioni fiscali concesse dagli Sforza per il Monastero evidentemente venuto il momento di edificare al posto della modesta chiesa conventuale esistente unaltra
assai pi sfarzosa.
Nellincertezza delle attribuzioni dovute alla mancanza di documenti che attestino con certezza la
paternit del progetto architettonico e pittorico e che certo dovevano un tempo esistere nellarchivio monastico, si sono fatti molti nomi, ma certo le monache non devono aver lesinato sulle spese
perch architetti e pittori sono stati scelti fra i migliori che operavano allepoca nel Ducato.
Per quanto riguarda lattribuzione dellarchitettura, la struttura vicina allarchitettura della Chiesa
di San Maurizio al Monastero Maggiore di Milano e quindi il Venturi nella sua Architettura Italiana del 400 ha proposto il Dolcebuono e gli altri che operarono a Milano, ma con maggiori infissi
dellarchitettura Bramantesca che aveva illuminato il rinascimento lombardo. Pi di recente stata
avanzata da parte del proprietario Antona Traversi lipotesi,altrettanto attendibile, di Cesare Cesariano.
La Chiesa, completata nel 1520 sotto la badessa Maria Cleofe Carcano e consacrata nel 1536, fu
progettata secondo lo schema a doppia chiesa, detto di Santa Giustina o Cassinense, tipica delle
chiese monastiche della prima met del 500. Tale schema planimetrico prevede una chiesa a navata unica ma separata in due ambienti da un divisorio: la parte interna riservata alle monache,
quella esterna al popolo.
La storiografia e la tradizione letteraria legata a San Vittore ha
sempre identificato in Bernardino Luini (1481-1523) lautore
di riferimento dellapparato decorativo della chiesa monastica.
Tuttavia molto discutibile che sia il suo un lavoro organico
e completo di questo apparato decorativo. Gli anni di completamento degli affreschi vedono gi il pittore originario di
Dumenza un artista affermato in Lombardia con la sua pittura
Leonardesca e con le sue abilit nella decorazione pittorica,
tuttavia se lapparato decorativo di cornice, appare raffinato e
impeccabilmente congruente alla architettura, da presumere
che le scene raffigurate allinterno di queste architetture dipinte
debbano considerarsi successive e se non della stessa scuola
del Luini, ad opera di emuli del maestro ma che non riescono a
raggiunger le sue vette.
Dai documenti, oltre al gi citato Lodi che nel 1620 si sofferma
brevemente a descrivere la nuova chiesa, sappiamo che la
chiesa aveva un tempo sei altari.
La facciata attuale barocca ha coperto loriginale prospetto
della chiesa.
La badessa Cleofe Carcano

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LANTICO VOLTO DI MEDA IN UN DIPINTO DI LUINI


Recenti ricerche storiche epubblicazioni avvalorano la tesi della presenza dI Bernardino Luini a
Meda nei primi del 500. Infatti il Lodi che nel suo Breve Historia de Meda parla di un Bernardino
Lucino attivo nel dipingere la chiesa, non tutti gli storici sono convinti che questa storpiatura del
nome indichi davvero il Luini (lo Zopp lascia aperte le possibilit in merito).
Studiosi del Luini come Beltrami, e storici di Meda come Felice Asnaghi e Luigi Antona Traversi
Grismondi (erede della villa Traversi, ex Monastero di San Vittore) si sono confrontati a seguito
della pubblicazione di un libro del professor Alberto Ceppi dal titolo Villa Pelucca e gli affreschi
del Luini. In particolare, di questo ciclo di affreschi del 1520-1532, lopera oggetto di interesse per
la storia di Meda la Raccolta della Manna conservata alla Pinacoteca di Brera. Riportiamo le
parole del Ceppi:
Personalmente ritengo che Luini si sia ispirato, per ambientare la scena, alla piazza antistante la foresteria dellantico monastero benedettino di Meda proprio dove lartista ha realizzato una serie di bellissimi affreschi per lannessa
chiesa cinquecentesca di San Vittore. Salendo lantica caratteristica viuzza ora chiamata Salita delle Benedettine, si
arriva nella piazza e lo scorcio prospettico che si presenta piacevole e inaspettato, ricorda questa scena con la salita,
le case a destra, i monti lontani (ora celati da alberi e costruzioni ma una volta sicuramente visibili) si ha la sensazione
di rivivere ed essere calati emotivamente nello stesso ambiente. Se questa mia ipotesi fosse confermata, avvalorerebbe le tesi secondo le quali gli affreschi della Pelucca sarebbero da datare intorno al 1520, anno in cui Luini lavorava
anche a Meda.

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LA DOMINAZIONE SPAGNOLA (XVI-XVII)


Passato definitivamente agli Spagnoli il dominio dello Stato di Milano, vengono a poco a poco
assorbite le ferite causate dalle armi. Pur con i problemi dovuti a una pesante tassazione e a un
rinnovato infeudamento di larga parte dello Stato, si apre un periodo di maggiore tranquillit, la
cosiddetta Estate di San Martino del secondo 500.
E del 1545 un censimento di Meda, nellambito di riscossione di tributi in tutto lo Stato. A meda
rispetto ai 217 nuclei familiari del 1178, risiedevano 496 persone in un centinaio di nuclei familiari.
Nel monastero invece vivevano 70 persone tra monache e addetti alle svariate funzioni.
La popolazione risulta essere caratterizzata in prevalenza da braccianti (circa la met dei capifamiglia). Le famiglie pi importante e ricche risultavano i Porro e gli Avogadro, inoltre risiedevano
in Meda anche 8 gentiluomini milanesi, famiglie di Milano con possedimenti a Meda. Nessuna
famiglia competeva in propriet con il Monastero.
Con una nuova stabilit ritornarono gli storici contrasti tra Monastero e chiesa parrochiale, questa
volta anche in ambito economico. Infatti gli storici diritti ottenuti dal Monastero ai tempi di Bianca
Visconti, erano stati riconfermati da Sforza e Spagnoli. Nella riscossione di tributi in tutto il territorio lombardo dellepoca, il monastero e i personaggi affiliati ad esso erano ben privilegiati rispetto
al resto della cittadinanza. Da questo squilibrio riaffiora il sentimento di ostilit verso il cenobio
benedettino e verso il parroco da esso nominato. Il popolo occup la chiesa e imped lesercizio
delle funzioni liturgiche. La Badessa si rivolse allArcivescovo di Milano Gainnangelo Arcimboldi,
che invi un precetto al popolo di Meda, una copia del quale su affissa alla porta della chiesa e le
altre date alle famiglie pi illustri del borgo. Di questo precetto e di tutta la disputa ci ha lasciato
testimonianza il Custodi nella sua Risposta al Papele.
Loccupazione termin con larrivo dei militi del Capitano di giustizia di Milano: si verific una ingloriosa fuga da parte degli occupanti e non si arriv pi in l di un ammonimento.
Le questioni rimanevano insolute, e la Badessa mand un suo rappresentante al pontefice affinch venisse ribadito il diritto badiale. Giulio III pubblic la Bolla dUnione della Chiesa parrocchiale
col Monastero a Roma il 22 settembre 1553. Le monache per evitare ogni discussione futura fecero inserire nella chiesa di Santa Maria una lapide con scritto:
MEMORIAE
PAROCHIALEM HANC ECCLESIAM
AB HIPPOLITO CARDINALI ESTENSI
SACRIS VIRGINIBUS SANCTI VICTORIS
AD PRECES NICOLAI SICCI IUSTITIAE
CONCESSAM
JULIUS III P. M.
TEMPLO CENOBII PERPETUO UNIVIT
ANNO MDLIIII

E del 7 febbraio 1542 un documento che testimonia la vita del comune: relativo allelezione del
console e dei due sindaci nella piazza pubblica. la Deputazione, lapparato amministrativo che
reggeva il Comune era costituito essenzialmente da un console, a tutela dellordine pubblico, e da
un sindaco, responsabile della comunit, eletti a pubblico incanto dallassemblea di tutti i capifamiglia, cui si aggiungevano un cancelliere ed un esattore scelto con asta pubblica, che avevano il
compito della compilazione, della ripartizione e della riscossione delle imposte annuali. Il console
eletto era Giovanni Maria Parughetti, i sindaci erano Pietro Asnago e Aloisio Busnelli.
Meda viveva oramai quotidianit ed eventi non diversamente dalle altre comunit di questa parte
del Ducato, tra cui la presenza costante di eserciti spagnoli sul territorio e linsediamento di nobiluomini di una nobilt sempre pi larga, come i De Capitani e i Clerici, che nel tempo avevano
acquistato qui e l in territorio medese significative propriet.

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Come altrove, considerato che occorreva anche amministrare le propriet trascorrendo del tempo
sul posto, sorsero anche a Meda, a fianco del potente Monastero, per le esigenze di queste due
famiglie, due bei palazzi (Palazzo de Capitani seicentesco e Ca Rustica cinquecentesco) che
ancora oggi ornano il centro storico monumentale della citt.
La fine del secolo vide un leggero miglioramento delle condizioni economiche grazie allintroduzione del baco da seta (Meda non aveva un suolo tra i pi fertili) e di conseguenza un leggero
aumento della popolazione.
Il nuovo secolo vide nel primo decennio a Meda, le conseguenze delloperato di San Carlo Borromeo e nella sua controriforma, che mirava a riassettare il clero lombardo soprattutto nelle campagne. Con la riorganizzazione degli enti religiosi furono soppressi alcuni monasteri tra i pi poveri, e
aggregati a Monasteri di maggior forza. Cos avvenne per le Benedettine di Seregno, che dopo lo
scioglimento del loro Monastero, furono mandate a San Vittore.
Con la pace ci fu il tempo di rinnovare i contrasti tra medesi e Monastero delle Monache riguardo
alla Chiesa di Santa Maria. Fu a seguito di una delle famose visite pastorali del primo Borromeo
che nel 1581 S. Carlo, giudicando la chiesa esistente troppo piccola per i fedeli, prescrisse che se
ne costruisse una nuova con annesso campanile. Non solo, ma S. Carlo, salvo i diritti del Monastero per la nomina del Rettore della Cura, sui rispettivi compiti. La costruzione della nuova chiesa part nel 1612, in posizione pi avanzata rispetto alla vecchia chiesa sulla piazza. La costruzione and molto a rilento a causa degli eventi sconvolgenti la comunit e a causa dei finanziamenti
non sempre costanti e possibili in anni difficili.
Nel 1626 la traslazione dei corpi di Aimo e Vermondo invece fu accolta con grandi feste e con un gran
numetro di stranieri, avventurieri e militari (circa ottocento) presenti in citt.
Dopodich Meda sub le sorti che toccarono a tutta la
Lombardia, maginficamente espresse nellopera universale dei Promessi Sposi, nonostante a Meda alcune vicende si siano sviluppate in amniera singolare.
Per esempio se la grande peste fu quella del 1629,
ed li che la popolazione sub le maggiori perdite, a
Meda abbiamo nel 1616 un evento, probabilemente
una carestia o una epidemia, che port al decesso di
84 persone. Dopo questo anno nero, nellanno della peste, le perdite di Medesi, furono sensibilmente
minori in una popolazione che era gi stremata da
qualche anno prima. Si riscontra inoltre una tendenza
dei Medesi, inversa a quella della Lombardia, a non
emigrare verso Milano per cercare di che sfamarsi, in
questi anni difficili.
San Carlo Borromeo
Le cronache riportano una carestia nel 1635, ed un
assalto di soldati spagnoli alla case nel 1638. Una crisi molto forte per il borgo, che si risollever
solo a 700 inoltrato, e che vide anche aumentare lo squilibrio economico tra le classi pi povere
e la piccola nobilt. I borghesi pi piccoli arrivavano a situazioni di disperazione tale da vendere
i loro possedimenti alle famiglie pi ricche, come i De Capitani, che accrescevano sempre pi le
loro ricchezze.

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LA DOMINAZIONE AUSTRIACA (XVIII secolo)


La dominazione spagnola in Lombardia cessa nel 1706 quando Eugenio di Savoia entra a Milano
a capo dellesercito di Piemonte e Austria e poneva fine alla dominazione spagnola, che cesser
giuridicamente solo con la pace di utrecht nel 1713. Il nuovo sovrano prendeva il nome di Carlo
VI. Si apre un secolo di riscatto per ol territorio lombardo: il seppur severo governo austriaco port
ad una rinascita delle attivit economiche, e soprattutto dopo il 1738 durante il periodo Teresiano,
il risanamento lombardo sar completato.
Per quanto riguarda Meda abbiamo in questi anni i primi rilievi catastali, che ci danno idea di come
il borgo si distribuisse attorno al monastero e in base alla geografia del terreno.
Altri documenti ci rilevano un incremento della popolazione che ritorna sopra i mille abitanti, e con
una diversa conformazione sociale rispetto al passato. Le attivit terziarie infatti richiedono addetti
come mai nel passato. Figurano commercianti, osti, barbieri, ferrai e falegnami.
Una carica nuova che compare in citt quella di deputato alla sanit, nella figura di Signor
Giuseppe Antonio Guidi. Nonostante non si sappiano le specificit di questa carica, era ritenuta
importante, perch la nomina avveniva nel concorso per la nomina doveva essere effettuata nel
concorso del sindaco e dei deputati.

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DA MONASTERO A VILLA: LINTERVENTO DI POLLACH


I grandi cambiamenti per la comunit medese arrivarono con Napoleone. Il 27 maggio 1798 il Monastero di S.Vittore, come altre secolari istituzioni religiose del Milanese, fu soppresso per ordine
della nuova Repubblica Cisalpina tramite:
Determinazione 8 pratile anno VI: il direttorio esecutivo autorizzato dalla legge 19 fiorile anno VI in
vista dei bisogni dello Stato determina di richiamare alla Nazione i beni ed effetti appartenenti alle
corporazioni religiose elencate.
Dopo alcuni mesi il complesso monastico e tutti i beni che esso conservava furono acquistati
prima da una societ e poi da un fornitore dellesercito francese, Giovanni Giuseppe Maunier,
mercante marsigliese . Questi chiam ben presto uno degli architetti neoclassici che andava per
la maggiore, il viennese Leopoldo Pollach, allievo del Piermarini, e fece trasformare il complesso
claustrale in lussuosa dimora nello stile dellepoca.
Leopoldo Pollach (Vienna, 1751 Milano, 13 marzo 1806), come scrive Mezzanotte, rimase in
qualche modo estraneo alla nuova politica intellettuale ed artistica prodotta dallondata rivoluzionaria, rivendicando una propria autonomia ed indipendenza. Se questo suo atteggiamento fa di
lui, per un verso, un estraneo rispetto allarte e allarchitettura moderna, per un altro verso gli consente di seguire un proprio percorso di ricerca e di sviluppo che su alcuni aspetti particolari, quali
la decorazione e la progettazione degli arredi,nei cui ambiti toccher punte di vera e genuina creativit. Lautonomia compositiva di Leopoldo Pollach non si rivela soltanto negli aspetti decorativi
e dellarredo di interni, ma anche nel tema della villa, assai caro allarchitetto di origine viennese e
grazie al quale egli riscosse un grande successo in Lombardia negli anni 90 del Settecento, come
gi sottolineato da Mezzanotte. In questo contesto, pi che in altri, sembra concretarsi la libert
creativa di Leopoldo Pollach rispetto al suo grande maestro, Giuseppe Piermarini.
Nellintervenire sulla secolare struttura del cenobio, il Pollach lavorer in maniera coerente sui
topos della propria architettura: se storicamente solo tre documenti attestano la presenza e lintervento del viennese a San Vittore (di cui uno rinvenuto solo nei primi anni 80 del 900), la storiografia sempre stata concorde nellattribuzione allarchitetto viennese anche in base al confronto con
le altre ville del Pollach e ai loro caratteri specifici.

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Il primo documento, in data 1802 accerta la presenza del Pollach a Meda. Si tratta della descrizione del crollo del campanile del monastero. Non firmato, attribuibile a lui dal confronto con
altri scritti. La descrizione del crollo affiancata da un disegno ad acquerello che riporta le fasi del
crollo.
Il secondo documento, rinvenuto negli anni 80 del 900 dai proprietari della villa e conservato ancora in essa un conto spese intestato a monsieur Maunier del 28 agosto 1802 e firmato dallincaricato architetto viennese.
Un ulteriore documento lo schizzo di un parapetto per una scala contenuto nella raccolta dei disegni di Giuseppe e Leopoldo Pollach presso La Civica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli.
Il motivo a cerchi intersecati della ringhiera del balcone che guarda la Rotonda della villa uguale
a quello rappresentati nello schizzo, che per rimane non corredato di alcuna data scritta o appunto dellarchitetto che ne lasci trapelare lesatta data.
Per quanto riguarda lintervento dellarchitetto viennese al corpo quadrato del monastero sviluppato intorno ad un chiostro viene aggiunto un nuovo corpo di fabbrica con funzione dingresso, comprendente una corte, ed un giardino. La facciata retrostante si affaccia su un giardino ad emiciclo
chiamato la Rotonda da cui si gode di ampia vista panoramica su Meda e sulla pianura. La Rotonda, creazione di Pollack, completa con grande senso scenografico la sobria facciata neoclassica
ed insiste su un tema caro allarchitetto che quello del giardino di matrice inglese, riflesso di una
ricerca di un gusto internazionale che interessava larchitetto e che forse influenz la scelta di
Maunier nellaffidarsi a lui.
Dellantico cenobio demol alcuni edifici, tra cui due piccole chiese, la casa delle educande e un
chiostro, mentre conserv il chiostro centrale trasformandolo in corte gentilizia e dotandolo di un
imponente scalone donore. I materiali di risulta furono utilizzati nel livellamento del terreno che va
a costituire il belvedere. Del chiostro demolito oggi rimane il pozzo, proprio in quella porzione del
parco di nuova creazione. Il Pollack dovette anche ordinare lo spurgo di un antico cimitero delle
benedettine. Le salme sono state portate in uno spazio sepolcrale sepolto sotto il sagrato della
chiesa di San Vittore

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Caduta del Campanile - Leopoldo Pollach


Documenti presenti nella Civica Raccolta di stampe Achille Bertarelli
Riferimento A.5,15-4

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Disegno di Balaustra - Leopold Pollach

AUTORE: [Leopoldo Pollach]


TITOLO: [Cancelli]
DATA: /
CAZIONE: Milano, Civica Raccolta delle Stampe A. Bertarelli
SEGNATURA: Vol BB 46, 35
TECNICA E SUPPORTO: Disegni a mano libera, inchiostro su carte vergata incollata su carta
nuvolata e ritagliata
DIMENSIONI: 1 : mm 136 x 232
MARGINATURA: /
CONTENUTO: cancellata con misure.

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DALL OTTOCENTO AL DOPOGUERRA


Dopo il non breve periodo di guerre napoleoniche in cui Meda cambi pi volte appartenenza alle
(assai mutevoli) nuove circoscrizioni amministrative, la popolazione si adatt con fatica al ritorno
degli Austriaci e partecip alle vicende politiche del Risorgimento come gli altri paesi intorno, fino
alla nascita del nuovo Regno dItalia.
La fine del regime feudale e delle istituzioni corporative aveva intanto offerto nuove possibilit di
iniziativa a chi voleva correre il rischio di intraprendere e gi nella prima met del secolo la popolazione era cresciuta (dai 1555 del 1805 ai 2888 del 1859) e si era formato un dinamico artigianato
del mobile. Con il miglioramento delle vie di comunicazione e poi con la ferrovia nacquero le prime
vere imprese, presto ampliate alla dimensione di industrie vere e proprie. Non mancarono per
fenomeni di emigrazione verso il Sudamerica o la Francia.
Nel 1836 avviene un altra delle vicende importanti dellex Monastero, ormai completamente trasformaro in Villa. Il 15 settembre di quellanno gli eredi di Margherita e Giovanni Giuseppe Maunier, morto nel 1830, operano
la transazione di parti di villa ereditate allavvocato Giovanni
Traversi di Milano. La piena acquisizione della villa richiedera
alcuni anni, fino alla completa propriet della famiglia di Conti.
Gli interventi da quel periodo ad oggi sono pressoch limitati a
qualche interno, su progetto di Pelagio Palagi.
Per quanto riguarda le vicende del Risorgimento, a Meda si
ricorda il passaggio di Giuseppe Garibaldi. La vicenda strettamente legata a quella della famiglia Antona Traversi, che nonostante facessero parte dellaristocrazia, erano forti sostenitori di
Garibaldi e carbonari. Nel museo privato della villa dedicato al
Risorgimento vi sono tracce fisiche del passaggio di Garibaldi:
una ciocca di capelli e la carozza con la quale, in compagnia del
conte Traversi, visit Meda.
Nellottocento si nota il riassetto delle vicende religiose della citt. La Chiesa di San Vittore, non
svolgendo pi la sua funzione di chiesa conventuale, sub danni irreversibili nella parte posteriore,
nel tempo fu adibita perfino in granaio, mentre intatta rimase la parte anteriore.
In virt della soppressione del Monastero la Chiesa di Santa Maria pot finalmente svolgere liberamente il suo ruolo di Chiesa Parrocchiale e quando nel corso dellOttocento se ne present la
necessit e la possibilit la chiesa fu ampliata e fu dotata di un vero campanile.
dunque nel 1800 che Santa Maria Nascente
inizia una normale vita di parrocchia e, specie
attraverso gli scritti dei suoi parroci, possibile
ripercorrere ancora per un po la storia religiosa,
sociale e civile da cui si apprende che nella seconda met del 1800 cominci a profilarsi il problema
di una chiesa pi ampia. Impossibilitati da ragioni
burocratiche a costruirne una nuova, ampliarono la
vecchia con laggiunta di due navate, unarcata in
fondo alla navata maggiore, altare e nuovo campanile. Il definitivo ampliamento fu completato nel
1881, mentre la facciata risale al 1893, facciata che
si pu considerare parallela a quella di San Vittore
nella dispozione delle statue, e con delle volute
laterali che armonizzano laggiunta delle navate
laterali. Architetto dellintervento Morgari.

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E nellultimo quarto del secolo che si vedono i primi segni di sviluppo edilizio fuori dalla cerchia
del nucleo storico, corrispondenti a sostanziali trasformazioni nella struttura economica e produttiva di Meda. Nella seconda met del 1800 infatti la crisi dellagricoltura, causata dal depauperamento del terreno (di natura argillosa) e dalla concorrenza di America e Asia nella produzione di
cereali e bachi da seta, non riesce pi a garantire la sopravvivenza della popolazione.
Inizia cos a prendere piede l attivit artigianale legata alla lavorazione del legno, che gi dallinizio del secolo integrava le rendite dei contadini.
Lo sviluppo economico e il passaggio da uneconomia agricola a quella industriale, grazie alla
trasformazione di alcune aziende artigiane, favorito dalla realizzazione della rete ferroviaria
Milano-Seveso-Erba, inaugurata nel 1879: la ferrovia apre nuovi collegamenti commerciali tra il
grande centro produttivo che Milano e la Brianza.
Allinizio del Novecento oltre alle industrie inserite in un mercato internazionale - la Baserga, la
SALDA, la Lanzani - erano ormai attive anche numerose botteghe che costituivano un rilevante
tessuto economico, un gruppo consistente di contadini che si erano fatti artigiani per avviarsi con il
passare degli anni a diventare imprenditori.
A fronte della crescita economica e sociale fu come altrove necessario dotare il paese di nuove
istituzioni e strutture. A parte le istituzioni municipali, adattate ai tempi nuovi, nacquero nel 1868 la
Societ di Mutuo Soccorso e pi tardi da questa una Scuola di Disegno, e poi scuole pubbliche,
asilo, bande musicali, un nuovo cimitero, un nuovo municipio, ecc.
Nel primo dopoguerra si manifest la necessit di una scuola allaltezza delle nuove esigenze
nel campo della produzione del mobile e nel 1932 venne inaugurato il Palazzo delle Scuole Professionali. E del il Monumento ai Caduti, eretto su progetto degli architetti Scala e Donini e a cui
collabor anche il medese Carlo Agrati. Il monumento, ideato nello stile prospettico dellepoca, si
trova in cima a una scalinata ed sormontato da tre croci e da una vittoria alata, opera bronzea
di Cesare Busnelli, anchegli medese. Il monumento segnava un tempo il profilo della collinetta
mentre oggi immerso in uno scenario fatto di alberi. significativo soprattutto perch anche
un ossario, ospitando i resti di soldati medesi caduti nella Grande Guerra, in quella dAfrica e nel
corso della Seconda Guerra Mondiale.
Nella piazza, da segnalare, la recinzione realizzata da Enrico Agostini Griffini (1887-1952) che
riprende le decorazioni in ferro battuto settecentesche della foresteria. La cancellata apre due
ingressi al complesso, una in asse con la chiesa, laltra in asse con la Porta del Ghiaccio, che da
accesso ai giardini delle villa. Del progetto di Griffini, alleghiamo il disegno originale.
Nel secondo dopoguerra scomparve in fretta ci che restava del mondo contadino e lindustria del
mobile pi avanzata ebbe loccasione di incontrare
un mondo nuovo di designers con i quali sperimentare nuove soluzioni in quellambito di eccellenza
che oramai caratterizzava la citt. La comunit medese, cresciuta a dismisura in pochi decenni - 3.876
gli abitanti nel 1881, 6.986 nel 1911, 9.237 nel 1936,
14.883 nel 1961, 18.245 nel 1971 ha visto nellultimo cinquantennio il vecchio borgo trasformarsi e
confondersi con le botteghe e le industrie.La crescita
della popolazione ha reso necessaria la costruzione
di una grande e nuova chiesa parrocchiale, dedicata
a Santa Maria Nascente e ad opera dellarchitetto
sono anzi nate due nuove parrocchie, quella della
Madonna di Fatima, costituita nel 1964, e quella di
San Giacomo, costituita nel 1973.

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La recinzione di Enrico Griffini del 1933

Palazzo Antona Traversi, Meda : cinta della chiesa . - 1:50. - Settembre 1922.
Disegno : inchiostro di china e matita su carta da lucido ; 30 x 77 cm.
Timbro: n. 25.
Stato di conservazione: buono
Collocazione: C-09/1
Segnatura: Griffini 1/11 dis
Soggetto luoghi: Italia - Lombardia - Milano - [Meda]
Nomi, Enti, Esposizioni: Griffini, Enrico Agostino [1887-1952]

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IL PIANO SAMONA - Storia e attualit.


Il giorno 4 Maggio dellanno 1968 alle ore 21 nella sala delle adunanze a Meda il Sindaco,
il Sig. Fabrizio Malgrati, il Segretario Comunale, Sig. Dr. Arturo Amorese, e i Consiglieri Comunali, si riuniscono in consiglio per approvare, secondo le normative vigenti, il progetto di P.R.G. e
la bozza delle relative norme di attuazione elaborate dagli Arch. Prof. Giuseppe Samon, Oscar
Cagna e Alberto Samon e dare mandato al sindaco affinch svolga tutte le formalit per lapprovazione del Piano.
Dalla relazione possiamo trarre gli elementi principali di questo progetto;
Samon descrive Meda come un comune dalla piccola area (834 ha.) al limite settentrionale
della Provincia di Milano, dalla morfologia territoriale diversificata fra collinare (raggiunge unaltitudine non superiore ai 270 m) e pianura con un dislivello di circa 100-150 metri fra di esse, il cui
accostamento crea un interessante passaggio naturale caratterizzato dalla discontinuit del terreno dalle lievi ondulazioni e dal tenue contrasto fra suolo nudo e masse scure della vegetazione.
Queste particolarit morfologiche influenzano non poco la forma urbana della citt attuale e di
quello che potrebbe essere il suo futuro.

Caratteristica della citt la sua economia fiorente dovuta alla prosperit industriale e commerciale di un artigianato lanciatissimo in tutto il mondo. Di fronte a questa rinnovata vitalit si mostra
evidente una serie di decisioni urbanistiche fondate su una nuova essenza insediativa basata sulle
esigenze degli abitanti di questo Comune.

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Studiando la storia insediativa di questa citt si pu risalire al nucleo originale fondato sul lavoro
agricolo, che si insediato sulla parte collinare del paese o appena ai piedi di esse, con la presenza di qualche villa che, con il monastero, davano vita alla parte importante della citt, estesa tutto
ad est del torrente Tar, che ad oggi scorre nella parte centrale della pi ampia struttura urbana
della citt, quella nata a partire dalla fine dellOttocento, dopo lapertura dellasse ferroviario Milano-Seveso-Meda-Asso, avvenuta nel 1879. La nascita della ferrovia ha portato a estendere il
nucleo originario abitativo, scendendo dalle colline fino a raggiungere la linea e, in breve tempo,
a superarla, allargandosi anche nella pianura. Tutto ci avveniva senza un piano ne un disegno,
crescendo su aggiunte successive di singole parti, andando cos a mancare una forma organica
allabitato.

Ad oggi, in seguito allo sviluppo urbano della citt da corso Matteotti verso le citt di Camnago,
Seveso e, in secondo luogo, Lentate Sul Seveso, la via Manzoni come principale asse di viabilit
stata sostituita in gran parte dalla via Seveso (in direzione nord-ovest) e dalla via Cadorna (in
direzione sud-est) che collegano la Superstrada Milano-Meda(posta a sud-est) , costruita successivamente al Piano Samon, alla parte ad ovest della citt, per poi proseguire verso i paesi limitrofi. Attraverso una rotatoria in largo Terragni, alla fine di via Seveso, si pu quindi immettersi nelle
direttive periferiche di Meda che conducono fuori paese. Corso Matteotti e via Manzoni sono collegate a questa nuova direttiva attraverso due nuove vie a senso unico; corso Italia, che da corso
Matteotti scende in via Seveso, e via Cristoforo Colombo, che sale dalla rotatoria in largo Terragni
fino a piazza Volta, creando un quadrilatero.
Attorno ad esse venuta a crescere la citt, senza un ordine prestabilito che quello sommario
dettato dalle strade suddette e quello delle propriet frammentate che imponevano la formazione
di una struttura edilizia senza ordine interno, regolata dal bisogno di soddisfare alcune necessit
prevalenti, senza una vera e propria intrinseca funzionalit in relazione al loro futuro.

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Edifici di varia natura e con vari indirizzi funzionali si sono addossati fra loro senza una logica
interna salvo casi isolati di costruzioni prevalentemente industriali che oggi presentano caratteri veramente moderni rispetto al nuovo modo di avviare il lavoro e di prevederne gli sviluppi. Si
tratta di poche eccezioni che appartengono alledilizia costruita negli anni dopo la Seconda Guerra
Mondiale e attribuiti solo da alcuni artigiani pi sensibili ed a qualche industriale che, in possesso
di mezzi maggiori, riuscito a creare complessi che sono vere e proprie isole dentro la citt.
Il risultato di interventi cos discontinui stato frammentarizzare il tessuto edilizio che ora si presenta generalmente caotico, compromettendo anche la viabilit, che si ritrova ad avere troppe
strade e poche piazze per la natura vivace della citt, e una scarsezza di zone a verde pubblico.
Anche ledilizia in cui non vi siano destinazioni artigianali sorta senza un proprio carattere; sono
perci scarse le corrispondenze formali e duso con lessenza della citt nuova. Si tratta in genere
di edifici di quella linguistica corrente e dozzinale che forma la massa delledilizia di tutte le provincie italiane, con un vocabolario figurativo di secondo ordine, dai volumi sgraziati, quasi sempre
fuori scala per eccesso.
Il piano, proponendosi a razionalizzare in senso positivo le assenze della nuova citt, dovrebbe
creare i suoi fondamenti in quello che non si fatto e si potrebbe ancora fare, in quello che di queste essenze rappresenta lespressione pi immediata, nel fatto che labitato si estende ai piedi di
una zona di collina ancora ricca di verde e giardini. Questo piano punta quindi a tenere conto del
nucleo antico vero e proprio della citt, ormai costituito da quei pochi brani di edilizia appariscente
che si abbarbicano alla collina e che strutturano le parti pi in vista di essa come parco di essenze
pregiate. Qui spicca anzitutto lex convento di S. vittore, ora Villa Traversi, che costituisce il cuneo
di verde proprio al centro del territorio comunale ai piedi della collina laddove si inizia la struttura
urbana che la circonda seguendo due direzioni, una verso nord-ovest e laltra verso nord-est.

Questo cuneo lespressione pi genuina e stabile della citt, il simbolo del suo passato e quindi
dovrebbe essere posto in evidenza pi di quanto non lo sia oggi, chiuso come da un sordo muro
di cinta che lo esclude dalla vista della citt.

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A questo dovrebbe seguire tutta una destinazione collinare nuova in cui la collina stessa assuma
la forma di un parco attrezzato che dovrebbe essere elemento unitario, unica architettura di verde
e di attrezzature future, controparte allo sviluppo in pianura della citt, elemento di attrazione singolare e studiato a fondo per esprimere tutto quanto possibile del sentimento che oggi ci anima
in rapporto alle relazioni sempre pi stabili tra luomo di oggi e lambiente naturale.
Sottolinea Samon come nella natura luomo di oggi sente di poter godere per una certa parte del
suo tempo. Proprio perch il contatto con la natura gli piacevole pi che nel passato, ne dovrebbe sentire la figurabilit intrinseca ed essenziale che lo guida a intervenire in essa senza eccessi,
ma solo per sottolinearne le qualit, creandovi tutte quelle attrezzature che rendono pi stabile e
piacevole le sue relazioni di soggiorno.
Si tratta quindi di progettare e prevedere un intervento nella natura che proprio del nostro
tempo, in cui la natura si fa diventare unarchitettura di parco, perch solo in questo modo
possiamo annullare la profonda cesura che ci divide da essa, trovando in ogni punto particolari tagli, particolari estensioni, speciali punti di vista, interventi di manufatti che creano pause
od emergenze capaci di umanizzare gli aspetti naturali in una forma di parco che, a differenza di quella pensata dalle magnifiche tradizioni cinque-seicentesche, crea una promozione di
massa entro lambito delle forme naturali e quindi deve lasciare in queste una naturalit pi
pregnante e pi schiva di quei fatti artificiali che costituiscono la gloria delle ville e dei parchi
del passato.
Quelli erano i parchi di re e principi, questi sono i parchi dove il tempo libero trova sempre
pi esteso il senso della proporzione tra il proprio corpo e lambiente naturale in cui luomo
viene fisicamente incluso, con un godimento che nasce dalle profonde differenze tra la vita di
ogni giorno in citt e i grandi e i piccoli spazi dellambiente naturale con la sua varia configurazione.
E questo il secondo punto per costituire unessenza della citt che sia nello spirito della
profonda trasformazione a cui da un ventennio sottoposto linsediamento comunale in tutti i
suoi aspetti.
Con queste parole Samon delinea unidea di verde per la cittadinanza, un verde pubblico aperto
al paese, ben differente da quello attuale, chiuso da alte mura senza che possa esser vissuto se
non in alcune eventi, sempre troppo pochi per potere davvero valorizzare questo patrimonio. Pi a
nord la parte verde del parco della brughiera, si sempre pi inselvatichita a causa della mancanza di cure, ed ora presenta una vegetazione varia, in alcuni punti dallottimo pregio paesaggistico,
ma in altri forma un muro totalmente invalicabile. Linteresse di alcune associazioni e dellente del
Parco della Brughiera hanno provveduto a pulire alcuni percorsi gi esistenti e ad aprire sentieri
nuovi che si snodano allinterno della vegetazione, fornendo valide alternative alle strade carrozzabili per chi usa biciclette o vuole passeggiare nella natura.
Il terzo punto, forse il pi difficile, intuire quali possano essere i modi per riproporre una forma
urbana che oggi purtroppo non esiste, malgrado i chiarissimi termini di rinnovamento interno alla
vita della citt. E evidente il contrasto fra il grande sviluppo dellattivit artigianale-industriale di
questi bravissimi mobilieri che hanno relazioni di affari in tutte le parti del mondo e la frammentaria
espansione edilizia cui tale sviluppo ha dato luogo.
Il contrasto di qualit fra una struttura industriale e commerciale che amplifica tutto un sistema di
educazione di relazione e il prodotto edilizio che dovrebbe nascere manifestando con un disegno i
caratteri di questa struttura, rende necessaria una ricerca profonda dellunit dellinsediamento urbano nelle sue prospettazioni future. Questo dovrebbe avere un disegno, una forma le cui espressioni morfologiche si configurino secondo caratteristiche che mettano in evidenza la struttura e
non secondo le discontinuit occasionali delluna casa accanto allaltro, del magazzino accanto
alla casa, della scuola accanto al magazzino e cos via. Questo terzo punto rappresenta quindi la
ricerca della forma urbana, una ricerca che nel caso di meda pu cos configurarsi.
Anzitutto: la ricerca di un elemento tipologico che organizzi la particolare estensione funzionale della destinazione casa, magazzino, laboratorio e spazio libero dellartigiano, secondo
proporzioni corrispondenti alle reali necessit future della piccola industria del mobile.
In secondo luogo: organizzazione di questo nucleo in una speciale struttura di quartiere che
tenga conto di tale forma.

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In terzo luogo: lannullamento della espressione anonima che hanno alcune strade fondamentali proprio perch create per pure e semplici necessit di traffico e non per immedesimarsi nella vita urbana, e quindi, progettare linserimento di tali strade nella forma della citt
facendo in modo che ai margini di esse i manufatti siano architettonici ed abbiano una continuit tale da determinare di per se stesso gli spazi direttori dei tratti urbani fondamentali.
In quarto luogo: definire architettonicamente le emergenze motivazionali che caratterizzano
le espressioni pi vive della citt nei cosiddetti centri direzionali di essa, ubicandoli in modo
che costituiscano, per la posizione in cui si trovano e per la convergenza delle linee di traffico, dei veri e propri nodi di interesse architettonico in cui si concentrino gli aspetti pi vivi
degli interessi economici e sociali della citt.
In quinto luogo: definizione precisa dei confini dellespansione urbana per far si che la forma
di questa espansione presenti, proprio ai confini una sua linea di carattere figurativo inalterabile perle relazioni spaziali secondo cui concepita: in una citt in cui le espressioni artistiche costituiscono lelemento di fondo di tutta lattivit civile, la presentazione dellabitato
secondo una configurazione cos fatta ci con un disegno di confine che abbia una forma
preordinata quasi un obbligo e un saluto, un invito, una presentazione di cui ora la citt
manca.
In sesto luogo infine: organizzazione dei servizi scolastici con sale di ritrovo, di conferenze
ed attrezzature per lo sport studiate secondo unorganizzazione di parti che impegni la destinazione di questi servizi verso finalit da approfondire in maniera molto precisa, in relazione
al fabbisogno, non solo del Comune di Meda, ma di altri Comuni che, intorno a Meda, usufruiscono dei servizi sociali di questa citt. La scuola dovrebbe avere un suo nucleo culturale
di particolare importanza, un centro di cui per ora Meda difetta, in quanto non esiste la convergenza di interessi culturali intorno a una scuola, e la scuola di grado superiore potrebbe
creare questa convergenza. Il complesso di palestre e di altre attrezzature sportive dovrebbe
completare il nucleo di questa scuola, mentre le scuola materne, elementari e medie, dotate
di ampi spazi verdi, dovrebbero essere localizzate e distribuite in maniera armonica, in modi
precisi con determinato raggio di influenza in rapporto ai quartieri della citt. Altres esse
dovranno costituire ulteriori elementi ordinatori del tessuto urbano, quindi determinanti per la
formazione di un contesto in cui le diverse espressioni morfologiche trovino una precisa unit
strutturale.
Ad oggi queste direttive sembrano esser state in gran parte ignorate. Manca un filo conduttore
architettonico a regolare la forma delle varie tipologie, e nello stesso complesso manca un riconoscimento funzionale e spaziale. I quartieri appaiono privi di una programmazione che vada oltre il
singolo lotto, spesso le costruzioni, un tempo nuclei monofamiliari, sebbene formati da un alto numero di persone, lasciavano un minimo di spazio verde privato o comunque una corte, oggi sono
state soppiantate da anonimi condomini alti intorno ai 25 metri, andando cos a saturare quel poco
di spazio verde che restava nei lotti o andandolo ad asfaltare per crearvi parcheggi. Le strade
fondamentali nonch quelle secondarie restano tuttora anonime, con la differenza che ora buona
parte delle vie del centro storico siano quasi totalmente disabitate e la mancanza di manutenzione ha lasciato gli edifici al degrado. le architetture restano prive di una qualsiasi forma piacevole,
salvo in rari casi di abitazioni o attivit industriali, volute da persone con un forte interesse verso
il senso della bellezza, cos girando per la citt compaiono talvolta delle architetture che spiccano
del contesto monotono. La mancanza di norme di buongusto architettonico ha portato e tuttora
porta Meda su una strada di anonimato architettonico. Il quinto punto, quello di confini prestabiliti e
fissi, che mancavano a e mancano tuttora tanto che ormai la citt si fusa con quelle vicine, facendo si che nella trama ininterrotta di abitazioni tutti uguali non si legga il suo confine; ci ha anche portato a saturare quella fascia verde che dal centro storico creava un ventaglio che andava a
fare un cerchio intorno alla citt fuori dalla periferia. Manca anche tutta la parte artistica richiamata
nel piano di Samon; Meda, sebbene citt di numerosi artisti, che producono arte principalmente
nel tempo libero per piacere personale e spesso le loro opere sono sconosciute quasi totalmente
alla comunit, manca totalmente di una linea comune di interesse artistico nello sviluppo e nellabbellimento della citt.

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Il sesto punto invece stato in buona parte rispettato. Dagli anni del piano Meda ha visto fiorire
diverse scuole di ogni grado,senza per che venisse a crearsi un polo scolastico o culturale definito, restando ogni edificio un sistema a s e staccato dagli altri, spesso anche molto distanti fra
loro. Palestre comunali e private sono state costruite nelle zone ancora non saturate del polo e del
san giacomo lungo le maggiori vie di quelle aree, anche qui senza per definire un area ma vivendo su edifici singoli scollegati.
Allinterno del suo piano Samon ha delineato unarea verde a nord-ovest del centro storico da
valorizzare con interventi per la comunit e, sebbene siano mancati questi interventi, almeno si
conservata quasi totalmente intatta questarea, a differenza di buona parte del ventaglio che da
essa dipartiva, in gran parte saturato dalle costruzioni successive.

Molto allavanguardia e di forte sensibilit unaltra idea avuta da Samon nel suo piano per la
riqualificazione di Meda; sul territorio del comunale infatti si contano diversi corsi dacqua di natura
torrentizia provenienti dallarea delle Groane o della Brughiera, la maggior parte dei quali vanno
a imettersi nel pi grande di essi presente a Meda, il torrente Tar (o Ter) che scorre da Cabiate
e continua verso Seveso il suo corso. Allepoca di Samon era utilizzato soprattutto come scarico
delle acque nere e reflue di diverse ditte e abitazioni che stavano sorgendo sulle sue sponde,
in un contesto che andava sempre pi a perdere la sua forma naturale verso un qualcosa di
inquinato e irrecuperabile.

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Samon propose cos sul corso del fiume di creare una strada pedonale a livello di quella gi
esistente sulla quale affacciassero botteghe artigiane e commerciali, creando una camminata
dove il pedone potesse svagarsi guardando il lavoro e allo stesso tempo comprare i prodotti delle
lavorazioni. Qui il concetto presente in tutta Meda di casa-bottega assumeva anche un significato
educativo e museale, dove la maestria artigiana veniva messa in mostra nel suo ambiente
naturale. In tal modo si sarebbe valorizzato un luogo che pian piano diventava intollerante per il
paese con un attrazione alternativa e interessante.
Inutile dire che questa fra tutte gli spunti dati da Samon questo fu quello totalmente ignorato,
cos che Meda non solo perse questa opportunit commerciale per mostrare la maestria dei
propri artigiani, ma il torrente, totalmente ignorato fino a met degli anni 90 si riemp degli scarichi
delle lavorazioni spesso anche chimiche, che facevano defluire nelle sue acque prodotti nocivi
al punto che il torrente emanava un odore nauseabondo per chi vi vivesse intorno, tanto che
ben presto assunse il nomignolo dialettale di Tumbun, ossia grande tomba. Ultimamente,
complici leggi ambientali che talvolta vengono anche fatte rispettare e i fallimenti di molte delle
industrie affacciate su di esso, il Tar sta vivendo un periodo di forte ripresa, fino a venire inserito
in molti progetti ambientali come percorso protetto di alcune specie animali nei loro spostamenti
fra i diversi parchi della zona; non raro infatti vedere nel suo interno diverse specie di volatili,
qualche mammifero e, nei periodi in cui le acque sono estremamente pulite, pure qualche pesce.

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Repertorio dei Beni Storico-Architettonici

Piazza Vittorio Veneto rappresenta il nucleo storico principale di Meda. Chiamata piazza di S. Maria dallanno 1000 solo nel 1922, in occasione delledificazione del Monumento dei Caduti, che la
piazza prende il nome di Vittorio Veneto.
La piazza situata sullestremit del colle che sovrasta la citt di Meda e si caratterizza per forma irregolare con tipica pavimentazione in rizada. Il valore del sito strettamente correlato agli
edifici monumentali che creano la chiusura dello spazio aperto, quali, la chiesa di San Vittore, Villa
Antona Traversi e Palazzo dei Capitani. Il comparto di Piazza Vittorio Veneto stato dichiarato con
Deliberazione Regionale VIII/09211 di notevole interesse pubblico quale bene paesaggistico.
Il comparto descritto tra le vie Antona Traversi, San Martino, Vicolo Santa Maria, vicolo Manin e
Salita delle Benedettine e fanno parte i seguenti edifici storici e monumentali:
- Villa Antona Traversi
- Chiesa di San Vittore
- Palazzo dei Capitani
- Santuario Santo Crocifisso
- C Rustica

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VILLA ANTONA TRAVERSI


Soppresso il Monastero delle Monache di Meda con il provvedimento della Repubblica Cisalpina, tutto il complesso fu venduto
al Maunier e ben presto trasformato in villa per volont del nuovo proprietario. Il Pollack, architetto molto apprezzato in Lombardia e che, oltre alla Villa Reale di Milano, ha lasciato molte
testimonianze del suo lavoro in Brianza in particolare, oper le
necessarie trasformazioni per adattare il monastero alle nuove
esigenze residenziali.
Egli vi oper ampie demolizioni e innalz nuove costruzioni: il chiostro divent cortile donore e buona parte del monastero lasci il posto allimponente e severa facciata, edificata a dominio di un emiciclo, la
Rotonda, che sovrasta la citt dallalto della collina.
Al corpo quadrato dellantico monastero, sviluppato intorno ad un chiostro, larchitetto viennese
Pollack, aggiunse, allinizio del XIX sec. un nuovo corpo di fabbrica con funzione dingresso, comprendente una corte, ed un giardino, trasformando il complesso in una villa per un facoltoso mercante. Ledificio in muratura presenta volte al piano terra e solai ai piani superiori; la corte interna
(ex chiostro), ed un ulteriore corte rustica verso piazza Vittorio Veneto.

Il Pollack, che lavorando a Meda pot anche assistere allimprovviso crollo del campanile di San
Vittore mai pi riedificato lasciandocene una descrizione con disegno di sua mano, oper con
neoclassico rigore e, pur senza arricchire gli interni come aveva fatto altrove, realizz nondimeno
ambienti di buon gusto corrispondenti allo stile dellepoca e alcune sale splendidamente decorate,
tra le quali si possono citare la Sala delle Maschere, lOttagono e la Sala degli Specchi.

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La facciata esterna neoclassica della foresteria del palazzo, in piazza Vittorio Veneto, si distingue
per sobriet; lascia trapelare leleganza essenziale degli interni, quasi in continuit con lausterit
dellantica vita monastica. In parte precedente allintervento del Pollach, presenta un portone dingresso barocco. Immediatamente a destra del volume della villa si alza la ricca facciata barocca
della chiesa di S. Vittore, lunica parte dellantico monastero a non aver subito una trasformazione
totale.

Dal portone barocco si accede a quella che la corte rustica, dove sono presenti balaustre dai
motivi barocchi (sono del 1730 circa). Da qui si accede per mezzo dello scalone donore alla Corte
principale dellex convento.

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La Sala del coro testimonianza delle modifiche del Pollack apportate allantico monastero. La
sala infatti di 215 mq per unaltezza di 9,50 metri, stata ricavata nello spazio riservato al coro
del monastero e vanta una ricchissima decorazione cinquecentesca, opera di Bernardino Luini.
Lantica chiesa interna (quella riservata alle monache) stata divisa orizzontalmente da un solaio ligneo opera del Pollack, creando due locali: in alto lattuale Sala del Coro, e inferiormente la
LImonera.
Per quanto riguarda la sala del coro, spicca il tondo con Cristo benedicente al centro della parete
di fondo, che mostra la chiara derivazione leonardesca del Bernardino Luini. Dopo esser stata
utilizzata come granaio nellOttocento, la sala stata recentemente sottoposta a restauri: attualmente utilizzata per convegni e manifestazioni di carattere artistico e culturale.

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Il piano inferiore dellex chiesa interna un vasto ambiente, 200 mq per 5 m di altezza, articolato
da sei poderosi pilastri che sorreggono grandi archi in muratura. Il locale, che reca tracce degli
antichi affreschi, viene denominato Limonera in quanto per tutto lOttocento fu utilizzato come ricovero invernale degli agrumi coltivati in vaso.

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Dalla Limonera si raggiunge lampia corte interna quadrata, oltre 600 mq scoperti circondati da un
quadriportico coperto, di circa 400 mq, intorno al quale si sviluppa il corpo principale della villa. Si
tratta di uno spazio di profonda suggestione, lantico chiostro, cuore del monastero, trasformato da
Pollack in cortile donore. Larchitetto ne rifece i lati principali e chiuse gli archi di quelli laterali con
finestroni senza serramento. Oggi lo spazio lasciato a prato ed attraversato da un camminamento di lastre in granito dalle dimensioni irregolari.

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Affacciati sul chiostro si aprono la Sala della Maschere e lOttagono, due eleganti saloni neoclassici, di 140 mq complessivi, di cui il primo prende il nome dal motivo che ne decora pareti e volta:
maschere della commedia e della tragedia tra fregi e greche.

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La Rotonda sul retro della villa, creazione di Pollack, completa con grande senso scenografico la
sobria facciata neoclassica.
Nonostante la semplicit dellimpianto, circa 3000 mq disegnati a parterre, la maestria dellarchitetto viennese consiste nellaver saputo sfruttare le peculiarit orografiche del sito. La villa infatti
situata sulla sommit di una piccola collina di Meda circondata da un parco che digrada fino allabitato e che fa da schermo alledificio, appena visibile attraverso gli alberi. La collina non ha subito
cambiamenti dallepoca della costruzione di Villa Antona Traversi, il vigneto esistente fin dai tempi
del Monastero di S. Vittore scomparso solo negli anni Cinquanta del Novecento.

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Ci che restava del Monastero e lormai villa neoclassica furono acquistati nel 1836 da Giovanni
Traversi, e da lui il complesso pass al nipote e quindi ai suoi discendenti, fino agli attuali proprietari, gli Antona Traversi. Della lunga vita del cenobio la villa conserv comunque tracce importanti,
sia sotto il profilo artistico che documentale.
Sono conservati allinterno anche affreschi a suo tempo strappati dalla parete daltare della Chiesa, ma il vero tesoro costituito senzaltro da ci che resta del millenario archivio del Monastero.
Pur ridotto di molto a causa della dispersione della maggior parte delle carte, larchivio conserva
oltre 4000 pergamene ed fonte preziosissima di documentazione per la storia medese e di molte
altre localit possedute dalle monache di San Vittore: molte sono le pergamene altomedievali a
cominciare dal IX secolo e le importanti carte papali e imperiali, oltre al fondamentale libro cronaca dei secoli moderni.
Ledificio, tuttora abitato dalla nobile famiglia proprietaria,
conserva anche interessanti raccolte private.
Significativi i cimeli di guerra e i ricordi della vita letteraria
di Giannino Antona Traversi, frutto in particolare della sua
attivit di combattente, patriota e Commissario per i Cimiteri
di Guerra, e del suo fervore di commediografo, partecipe
attivo della vita culturale della sua epoca, a cavallo del 900,
ampiamente documentata attraverso limportante corrispondenza con i maggiori letterati del tempo.
In una sala sono riuniti anche i ricordi di Giovanni Antona
traversi, deputato e patriota attivo nel Risorgimento italiano,
legato al mondo politico del suo tempo, a Cavour, a Garibaldi, a Mazzini.

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Alcune cartoline storiche che ci mostrano limportanza paesaggistica e identificativa della citt
della Villa Traversi.

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CHIESA DI SAN VITTORE


La Chiesa quella del secolare Monastero di Meda, sorta vicino al luogo dove cera laltra, che si
faceva risalire allepoca della leggendaria costruzione del monastero. La Chiesa di S.
Vittore, eretta sotto la Badessa Maria Cleofe Carcano, fu finita di costruire nel 1520 e consacrata
nel 1536 ed tuttora luogo religioso. Allinterno un vero scrigno darte, una delle migliori espressioni del tardo Rinascimento lombardo, impreziosita oltremodo dal barocchetto della facciata,
aggiunta nella forma attuale solamente nel 1730.

Nel pur ricco archivio del Monastero non esistono informazioni che possano far risalire con certezza agli artefici della chiesa e quindi sono stati fatti molti nomi, ma la struttura vicina comunque
allarchitettura della Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore di Milano e quindi si pensato
al Dolcebuono e agli altri che vi operarono. Pi di recente stata avanzata da parte del proprietario lipotesi, di Cesare Cesariano. La Chiesa divisa nettamente in due parti, quella interna,claustrale, riservata alle monache, e quella esterna, destinata ai fedeli, ed interamente affrescata.

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La barocca facciata, tripartita in


senso verticale mediante lesene e
orizzontalmente per mezzo di un
cornicione, sormontata da un timpano ornato di angeli e fiamme.
La abbelliscono statue di santi che
richiamano la storia della Chiesa e
la regola del monastero,
tutte in pietra di Brembate: le due
superiori raffigurano i Santi Aimo
e Vermondo, quelle inferiori San
Benedetto e San Mauro, fondatore
e abate dellordine benedettino, la
cui regola osservavano le monache di Meda; in basso, sul portale
dingresso, con i segni del tempo,
la plastica statua equestre di San
Vittore, titolare della Chiesa.

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Come per ledificio, anche per le pitture larchivio del Monastero non offre, con qualche eccezione,
informazioni sufficienti per le necessarie attribuzioni. Si avverte subito tuttavia la presenza dominante della scuola di Bernardino Luini, scuola che deve aver operato sotto la diretta guida del
maestro, che in talune figure deve averci messo direttamente la propria mano.
Linterno ripartito in cappelle nelle pareti laterali - alcune poi rinnovate rispetto al disegno
originario - e arricchito da altari, lesene, cornicioni, fregi, vele e velette, il tutto decorato con molteplici motivi e soggetti. Anche la volta riccamente affrescata: su fondali dai vivaci colori sono stati
dipinti motivi rinascimentali, arabeschi e simboli della Passione di Ges. Il pavimento, inpietra di
Saltrio, custodisce diversi sepolcri.

La facciata interna presenta nella parte superiore un affresco pi recente, forse contemporaneo
alla facciata esterna ed in qualche modo estraneo al ciclo pittorico, mentre pienamente integrato
il resto: in alto i santi Nabore e Felice e in basso le sante Tecla e Agnese.
PARETE SINISTRA

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Nella parete sinistra la prima cappella ospita il cosiddetto Mortorio, prezioso gruppo ligneo con
statue a grandezza naturale, raffiguranti la Deposizione di Cristo. Le statue, non tutte della stessa
bottega e dello stesso periodo, formano una scena di compianto, caratteristica in ambito lombardo in quel periodo. Completano la cappella gli affreschi della Maddalena e della Veronica ai lati e
unanimata Resurrezione nella lunetta.

Alla prima segue la cappella della Madonna del Rosario, i cui affreschi mostrano indubbiamente
limpronta luinesca. In primo piano, a sinistra, S. Caterina dAlessandria presenta alla Madonna la
Badessa Carcano, mentre a destra, in preghiera, raffigurata una santa di difficile individuazione,
che una certa tradizione vorrebbe identificare con Santa Giustina. Al centro dellaffresco una statua della Madonna del Rosario al posto della raffigurazione strappata. Le figure sono sormontate
da un rosaio dal quale sbocciano sette tondi raffiguranti i sette misteri del Rosario relativi alle c. d.
allegrezze della Madonna, mentre in alto domina la figura del Creatore. Pregevoli infine gli angeli musicanti che Lo affiancano (altri sono presenti con varie fattezze in diverse parti della chiesa
interna ed esterna).

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Al terzo altare illustrata la leggenda di Aimo e Vermondo, raffigurati sugli alberi mentre pregano
per la loro salvezza, circondati dai cinghiali. Una curiosit: fino al recente restauro i cinghiali erano solo due e la scoperta degli altri sotto la pittura pi superficiale ha destato molta sorpresa. La
cappella completata con la raffigurazione nel catino di una Madonna con Bambino,
S. Vittore e S. Benedetto.

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Dallultima cappella di sinistra, gi nel presbiterio, si accede alla sagrestia e alla chiesa interna, e
la superficie affrescata lascia spazio alla porta e a diverse luci. Notevoli comunque le raffigurazioni
dei due testimoni del monachesimo, SantAntonio Abate e san Bernardo.

PARETE DESTRA

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Lungo la parete destra si sviluppano altre quattro pregevoli cappelle. La prima, i cui affreschi appaiono posteriori rispetto al resto, dedicata ai santi Pietro e Paolo, qui raffigurati con i loro tradizionali simboli. Nellimpianto decorativo della cappella si osservanoepisodi della vita dei santi e
raffigurazioni delle Virt teologali e cardinali.
Segue laltare c. d. di San Carlo, in ragione del simulacro del Santo, ospitato intorno alla met
del 600 in una nicchia al centro della cappella, ricavata posteriormente al disegno originario . I
restauri che lhanno interessata fino al 2005 hanno restituito loriginaria bellezza ai santi Giorgio e
Rocco che qui sono raffigurati da abile mano, ma lintera cappella riccamente decorata con angeli, putti, grottesche, stemmi araldici di nobili casate e notevole lutilizzo delloro in molte parti.

Prezioso anche il restauro della terza cappella, che versava fino a


qualche anno fa in pessimecondizioni. NellAdorazione dei Magi
numerose appaiono le
somiglianze con lomonimo affresco Luinesco
dipinto nello stesso
periodo a Saronno .

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Lultima cappella, nel presbiterio, mostra nellaffresco del Battesimo di Ges, soprattutto nei volti
degli angeli, quanto presente fosse linflusso leonardesco sui pittori lombardi.
Non meno pregevole delle pareti laterali quella di fondo con laltare maggiore, sia per il significato artistico che religioso. Sotto la mensa dellaltare infatti collocata lartistica urna che conserva
i resti dei Santi Aimo e Vermondo, mentre sopra il tabernacolo domina la grande pala daltare di
Giovan Battista Crespi, il Cerano: Cristo risorge in Gloria con i Santi Paolo, Ambrogio, Carlo,
Vittore e Scolastica. Ai lati della pala, a sinistra, La Vergine con le pie donne, e a destra Ges
deposto con Nicodemo e Giuseppe dArimatea, affreschi attribuiti a Giulio Campi.

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Di grande pregio il cornicione che lungo tutto il perimetro della navata separa le cappelle dalla
volta, tutto adornato di tondi con immagini di Santi e Martiri, Profeti e Sibille.
In particolare nel cornicione trionfale sopra laltare maggiore, che ospita leffigie di San Vittore e
quelle dei Santi titolari delle chiese dipendenti dal Monastero di Meda, vanno apprezzati i santi
Aimo e Vermondo delle losanghe. Lalta luce ad emiciclo che sovrasta laltare maggiore per lintera parete di fondo, adornata di un bel Crocifisso ligneo, il diretto collegamento con la chiesa
interna che permetteva un tempo di apprezzare il canto delle monache.

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CHIESA DEL S. CROCIFISSO (EX SANTA MARIA)


Fino alla soppressione del vicino Monastero di San Vittore, nel 1798, la Chiesa visse con esso
una continua alternanza di sottomissione e di conflitti, sempre risolti a favore delle monache con
decisioni dellArcivescovo di Milano, del Papa o di loro delegati, a cominciare da quella citata
dellArcivescovo Robaldo del 1138. Prima di quella data altri documenti dellXI secolo testimoniano che la Chiesa di Santa Maria era destinataria di donazioni e quindi tutto farebbe supporre che
le sue origini siano anteriori allanno Mille, senza che tuttavia, come del resto accade per molte
altre chiese, se ne possa con certezza stabilire lanno o il periodo di fondazione n, soprattutto,
ci permetta di comprendere le ragioni della dipendenza dal Monastero, con il conseguente diritto
dinomina del parroco e quantaltro fu poi oggetto di contesa con gli abitanti del borgo, con il Prevosto di Seveso, ecc. Le origini della Chiesa affondano le radici in pieno Medioevo, ma solamente
nel 1924 la Chiesa assunse laspetto che oggi offre ai fedeli e ai visitatori, quando linterno fu impreziosito dalle pitture di Luigi Morgari e dalle decorazioni di Primo Busnelli.
Forse non sapremo mai se ogni diritto del onvento sulla Chiesa fosse originario o acquisito, e a
quale titolo, ma certamente fino allepoca di San Carlo, essa aveva laspetto pi che modesto di
tanti edifici religiosi rurali, e in tali condizioni era lasciata proprio a causa dellimpossibilit per i
borghigiani di mettere mano alla loro chiesa per ingrandirla e abbellirla, e ci anche dopo il 1252,
quando il Monastero, bisognoso di denaro, scambi questo con la cessione di una serie di diritti a
favore degli abitanti di Meda.
Sul finire del XVI secolo, a seguito delle visite pastorali che caratterizzarono lopera di San Carlo, giunsero finalmente disposizioni dalla curia milanese per rendere la Chiesa di Santa Maria
pi decorosa e conforme alle nuove norme conciliari e meno precaria la vita dei parroci. Quelle
sulledificio rimasero per sostanzialmente inattuate, tanto che anni dopo il Cardinale Federigo
dovette tornare a interessarsi della questione per dotare il borgo di Meda di una dignitosa chiesa
parrocchiale. I compiti spettanti agli abitanti e al Monastero erano stati ben definiti, ma ledificazione della nuova chiesa procedette comunque tra molte inadempienze e contrasti, anche se, come
risulta dalla documentazione dellArchivio di San Vittore, era stato incaricato della progettazione
un architetto del rango di Francesco Maria Ricchino.
Le questioni relative alla nuova costruzione si trascinarono per anni. Seppure a fatica, la Chiesa assunse tuttavia col tempo aspetto e dimensioni pi consoni alla sua funzione (anche se non
sappiamo se nel pieno rispetto delle intenzioni del Ricchino) fino a quando si pot procedere, nel
corso dellOttocento, ad un nuovo e definitivo ampliamento, con il completamento dellattuale struttura nel 1881, cui segu, nel 1893, quello della facciata.

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Lattuale prospetto ornato di un semplice protiro e di quattro statue ospitate entro nicchie, raffiguranti santi per i quali i medesi nutrono particolare venerazione: SantAntonio Abate, i Santi Aimo
e Vermondo, fondatori e protettori del cenobio benedettino di Meda, e San Giovanni Oldrati, che
una tradizione postuma vuole riformatore dellordine degli Umiliati, nato a Meda intorno al 1100 e
poi santificato da Alessandro III.

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Linterno si presenta diviso in tre navate, impreziosito dal 1924 di affreschi e decorazioni pressoch su tutta la superficie e ornato di statue. Le pitture di maggior pregio sono di Luigi Morgari,
(1857-1935), esponente importante di una famiglia di pittori torinesi, che fu soprattutto affrescatore
e fu attivo in area piemontese e lombarda.

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PALAZZO DE CAPITANI, BRIVIO, CARPEGNA


Di fronte alla Ca Rustica e alla Chiesa di Santa Maria, in basso, separato dal muro del complesso
monastico solo dalla stretta Salita delle Benedettine, sorge il Palazzo Carpegna, cos detto dalla
famiglia attuale proprietaria del palazzo. Ledificio, passato pi volte di mano, fu edificato su progetti di (Domenico?) Castelli e Bizzozero intorno alla met del seicento dai nobili De Capitani di
Scalve, patrizi milanesi, che nel territorio di Meda possedevano molte terre.
Verso il 1800 il palazzo venne acquistato dai Medici di Seregno, che lo cedettero nel 1826 ai
Brivio, e per via ereditaria successivamente giunto agli attuali proprietari. Il severo prospetto
che d sulla piazza presenta tre ordini di finestre e un grande portale a bugne sormontato da un
balcone. Pi interessante sono il retro, con una bella balconata che da sul giardino, e alcune sale
interne, in particolare la c. d. galleria, affrescata con medaglioni con i membri pi importante
della famiglia De Capitani. Il palazzo non attualmente visitabile.

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CA RUSTICA
Nel punto pi alto della Piazza San Vittore si trova ledificio della Ca Rustica.
Si tratta di un grande fabbricato, di origine cinquecentesca, che ingloba a settentrione i resti di
quella che doveva essere una torre e che la tradizione vorrebbe identificare con una torre comunale di epoca medievale. Fu utilizzata nel 600 come abitazione dei Clerici, famiglia nobiliare con
importanti possedimenti nel medese in un momento di dominazione spagnola nel quale si vede
una nuova classe nobiliare, non solo di Medesi che assume importanza nel ducato come feudatari.
Il passaggio di diverse famiglie nobiliari si vede nelle tracce di decorazioni araldiche, oggi in pessimo stato, che un tempo decoravano lintera superficie del palazzo.
Sopra il portone di ingresso della facciata principale incastonato un antico stemma della famiglia
Porro, stemma trovato nel dopoguerra nelle campagne e incastonato in seguito ad un impreciso
restauro, ma che resta una testimonianza di una famiglia, quella dei Porro, legata alle vicende
Medesi.
Sulla facciata che d sul vicolo Santa Maria restano tracce oltre che di decorazioni araldiche ottocentesche anche decorazioni di volatili e finti mattoni.
Antichi documenti ricordano lincontro avvenuto presso il Monastero nel 1496 - scenario l'incipiente balletto delle alleanze che stava per caratterizzare il tragico periodo delle cosiddette guerre
d'Italia - fra l'imperatore Massimiliano d' Asburgo e Ludovico il Moro, presenti anche il legato del
Papa e quelli dei pi importanti stati italiani.
La difficile lettura del dato storico di questo manufatto data dalluso non sempre univoco che ne
stato fatto durante la sua storia.
Da palazzo nobiliare, stato, in fasi alterne o contemporaneamente, scuderia del palazzo De
Capitani, cascina agricola, opificio, filanda, e nuovamente abitativo fino agli ultimi anni, prima di
subire espropri che rendono incerto il suo futuro.
La sua importanza nella storia di Meda da attribuirsi alla sua posizione e alla sue funzioni storiche. Da un lato rappresenta quei contrasti da Chiesa, cittadinanza e nobili che hanno caratterizzato la storia di meda per quasi mille anni, dallaltro incarna dei valori del mondo contadino e artigianale che nel dopoguerra sono andati persi.

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Il recupero del centro storico Medese: un dibattito attuale.


Per quanto riguarda il nostro progetto di Conservazione e Riuso della Ca Rustica ci siamo ben
presto accorti che il destino di questo edificio non pu viaggiare separatamente a quello di tutto il
centro storico; per avere un lavoro che abbia successo nella comunit in questo luogo necessario che tutta la piazza Vittorio Veneto ritorni a vivere, in unidea di rivalutazione generale.
Domandandoci quale fosse il bisogno della citt nel suo centro storico siamo entrati in contatto
con diverse persone dai pareri differenti, tutte per fortemente interessate al destino del centro di
Meda e convinte che, qualsiasi sar la riprogettazione finale, fondamentale che si faccia qualcosa al pi presto e che la comunit cittadina partecipi tutta al dibattito e allideazione.
Il tema della riqualifica del centro si protrae dal 1958 senza che nessuno ci abbia davvero mai
messo mano fino al 2010 quando la Parrocchia di Santa Maria Nascente ha avviato il restauro per
il Santuario di S. Maria Nascente in piazza Vittorio Veneto, sollecitando un grande interesse della
comunit, a dimostrazione di come i medesi siano legati al loro centro storico, e portando a compimento un restauro conservativo, che stato in gran parte di pulizia dei dipinti della chiesa dallo
sporco accumulatosi negli anni, al quale han partecipato economicamente molti donatori di tutta la
citt, interessati dal mantenimento del loro patrimonio artistico-culturale.
A partire da questo momento sempre pi pressante stata la domanda degli abitanti di una riqualifica della piazza e del centro, tanto che negli ultimi anni si sono intensificati i dibattiti e le riunioni
di diversi gruppi, enti e associazioni del paese per proporre idee e studiare progetti. A questo proposito, nellambito del nostro progetto, ci siamo ritrovati a partecipare ad una conferenza-dibattito
Quale Centro per Meda 2020? tenutasi il 19 Ottobre 2013 nella sala del coro delle benedettine,
in Villa Antona Traversi, organizzata dallassociazione Meda per Tutti alla quale hanno esposto
il Dott. Vermondo Busnelli, portavoce e presidente dellassociazione, lAvv. Luigi Antona Traversi,
proprietario della Villa Antona Traversi nonch ricercatore, studioso e storico, e lArch. Antonio
Citterio, medese di nascita e famoso nel mondo per le sue opere darchitettura e design, con coordinatore Gianni Mitrano, altro membro della associazione. Nei loro interventi hanno ribadito come
sia fondamentale per Meda il legame che la citt ha con la sua piazza storica e gli edifici che vi
si affacciano, sottolineato come sia necessaria una riqualifica del centro che rivaluti lintera Meda
con la sua storia e i suoi beni presenti e di come questo sia possibile solo se lopinione comune
sia tutta coalizzata in un progetto a lungo termine condiviso e benvoluto da tutte le parti. Importante per un paese che eccelleva, eccelle e vuole eccellere nel mondo per larte e il design avere a
cuore la parte pi artistica del suo territorio e la vita che vi giri intorno, ora quasi totalmente assente ma necessaria per avere un cuore vivo.
Lintervento dal carattere pi prettamente economico dellArch. Antonio Citterio sottolinea come
Meda, che in passato era famosa nel mondo per il suo artigianato del mobile, ora abbia perso
competitivit e mercato, entrando in una fase di crisi che perdura ormai da alcuni anni. I fattori di
questo sono diversi; le famiglie imprenditrici che due generazioni fa avevano avviato il paese a
questo boom economico si trovano ora con gli eredi privi di interesse verso le attivit artigianali, e
spesso rivolti ad altri lavori, cos da finire molto spesso a vendere o chiudere unattivit al momento del passaggio generazionale. Questo porta anche a considerare le abilit tecniche degli artigiani, di incredibile e ineguagliabile manualit fino a pochi anni fa, ora diventa difficile trovare artigiani
abili nelle nuove generazioni, anche perch le scuole secondarie che puntano alla formazione
dei giovani sono sempre meno prese in considerazione dai giovani; ricorda con rammarico come
un tempo i giovani lavorassero in bottega fin da bambini coi genitori, arrivando allet da lavoro a
possedere una profonda abilit tecnica e unintelligenza artigiana senza uguali nel mondo. Interessante come un tempo sul territorio vi fossero scuole serali di disegno tecnico strapiene di studenti
che le frequentavano dopo il lavoro, in un epoca dove chiunque fosse artigiano sapesse disegnare
abilmente e capire i disegni. Ora manca questa manualit per riprendersi dalla crisi.

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Altro problema evidenziato dallArch. Citterio come il piano Samon e i piani successivi, che
per comodit non hanno alterato la caratteristica di promiscuit delle destinazioni allinterno dello
stesso edificio, ossia le caratteristiche abitazioni-botteghe-magazzino presenti a Meda, col tempo
abbiano sfavorito la nascita di un polo tecnologico industriale formato da fabbriche che riuniscano numerosi artigiani nello stesso edificio, per una lavorazione che da ditte famigliari di media
dimensione viene commissionata alle singole botteghe del singolo artigiano. Sono poche le ditte che hanno avuto interesse a espandersi e industrializzarsi uscendo dalla realt di bottega, e
queste ditte sono ora la spina dorsale principale delleconomia medese, rivestendo il ruolo di lite
dellartigianato del mobile. Tutte quelle realt che guardavano invece alla fascia media del mercato hanno perso sempre pi terreno anche perch le singole botteghe o piccole realt lavorative
non avevano i mezzi e linteresse di tecnologizzarsi col passare del tempo per stare dietro ad una
lavorazione che si evolveva e aumentava le sue richieste. Contando limmensit del mercato del
mobile medio a livello mondiale se Meda si muovesse per tecnologizzare e industrializzare le proprie lavorazioni per diventare nuovamente competitiva rispetto alle altre industrie (principalmente
tedesche, austriache e svizzere)che ad oggi sono leader nel mercato mondiale, tenendo conto
delleccellente manualit e trazione nel design che possiede questa citt andrebbe a riprendere
il suo posto al vertice dellartigianato. Studiando la nuova fase lavorativa medese si nota come
sempre pi Meda si avvicini ad essere, se non lo gi, citt dormitorio per abitanti pendolari che
si muovono per andare a lavorare a Milano, Como e Monza. In nostro parere, a prescindere dalleconomia o dalla natura che assume la citt, la piazza Vittorio Veneto merita e richiede unattenzione per il suo patrimonio e il suo rilievo nel contesto cittadino ma anche storico nella Brianza e
Lombardia stesse, per come la storia si incontri in questo luogo nei diversi secoli.

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PROGETTO DI RIUSO - LA CA RUSTICAQuando ci siamo trovati ad affrontare il tema del riuso delledificio, abbiamo notato come fosse
impossibile lavorare su questa realt separatamente al contesto che la circonda; non ci sembrava
possibile n logico pensare di ridare vita a una parte di storia lasciando tutto il resto della piazza
morto come oggi. Cos il nostro progetto di riuso iniziato col domandarci cosa riportasse alla
vita la piazza intera, consci che non si potesse progettare senza tenere conto del valore e delle
attenzioni che questo luogo richiede nellambito di un intervento. Abbiamo deciso di non prendere
a modello le caratteristiche dei centri storici dei paesi limitrofi, dove gli edifici, una volta recuperati,
vengono principalmente riconvertiti in edifici commerciali, creando cos aree pedonali dove linteresse principale dei visitatori lacquisto di prodotti. Data lopportunit storico-artistica che offrono
gli edifici della Piazza Vittorio Veneto ci sembrato naturale utilizzare questo luogo come nuovo
polo culturale di Meda, finora totalmente assente. Siamo cos passati a dare una definizione duso
per ogni edificio presente, cos da rivalutare tutto il contesto in un progetto di riqualificazione unico, cercando anche di sfruttare questa occasione per risolvere alcune richieste che il paese ha da
diversi decenni, senza che fossero mai realizzate dalle varie giunte comunali.
Attualmente la piazza pedonale salvo per i residenti e negli orari delle funzioni religiose nella
chiesa di Santa Maria Nascente; necessario per la nostra proposta che la piazza rimanga ancora pedonale, sebbene la mancanza di parcheggi nelle vicinanze potrebbe creare problemi a chi
volesse raggiungerla; pensavamo cos che alcuni lotti lungo corso Matteotti, ora con edifici parzialmente crollati e totalmente in disuso, potessero venire destinati a parcheggio.
Partendo dal Palazzo De Capitani, valutando la sua forma e, a nostro parere, la sua predisposizione ad avere un impianto museale, abbiamo pensato di utilizzarlo come sede del Museo del
Design e del Legno, idea che da diversi decenni viene proposta a Meda senza che poi effettivamente sia messa in cantiere. Questo permetterebbe, visti i tre piani delledificio, di suddividere gli
spazi fra Showroom delle principali aziende medesi al primo piano, Museo del Design al secondo
e Museo del Legno al terzo.
La Villa Antona Traversi e la chiesa di San Vittore sono gi utilizzate ora per eventi come matrimoni e feste, nonch, data la presenza di numerosi affreschi e decorazioni artistiche al loro interno, per visite guidate e ricerche di varia natura da parte di studiosi. Necessario un intervento
conservativo soprattutto negli ambienti della Villa, successivamente continuerebbero ad avere le
loro destinazioni attuali. Ricordiamo la presenza al suo interno di alcuni Musei ed Esposizioni, ora
principalmente private e chiuse al pubblico, come il Museo del Risorgimento e lEsposizione di
Carrozze dEpoca. Lapertura al pubblico di questi luoghi oltre a quella parziale dellArchivio della
famiglia Antona Traversi sarebbero un valore culturale aggiunto a tutta lidea di rivalutazione.
La Foresteria della Villa si suddivide in due aree; una parte alta, dove ai piani terreni sono oggi
presenti studi di varia natura (darchitettura, dassicurazioni e legale), che potrebbero continuare
la loro attivit, e, ai piani superiori, vi risiede parte dellarchivio e le abitazioni della servit della
Villa. La parte inferiore invece, ad oggi totalmente in disuso, potrebbe ospitare nei suoi numerosi
locali di piccole e medie dimensioni diverse attivit commerciali e di ristorazione, al fine di offrire ai
visitatori un servizio per rendere pi confortevole lo svago nella piazza.
Importante ricordare come oggi, sebbene da anni sia presente una convenzione fra i proprietari
della Villa Antona Traversi e della villa di fianco ad essa, i parchi non siano pubblici bens restino
chiusi ai visitatori salvo in eventi particolari. Ci sembra interessante pensare che, per valorizzare
tutta la piazza, si permetta unapertura al pubblico di questi giardini, considerando anche il fatto
che potrebbe servire aprire un nuovo accesso anche da corso Matteotti per renderlo pi fruibile ai
pedoni.
La chiesa di Santa Maria Nascente verrebbe utilizzata per visite al suo patrimonio artistico e per le
funzioni religiose.

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In questo scenario siginificativo e composito che si affaccia in maniera monumentale sulla piazza,
la Ca Rustica stato loggetto del nostro interesse pi specifico, vedendo nelledificio, delle potenzialit maggiori che negli altri edifici della piazza.
Se infatti le chiese svolgono tuttoggi la loro secolare funzione e la villa un museo di s stesso,
sul quale un intervento di riconversione degli spazi sarebbe indelicato e inopportuno, la Ca Rustica giunge ad oggi in condizioni di forte degrado, con un utilizzo delledificio inopportuno alla salute
dello stesso e per chi vi abita, con abitazioni ai limiti dei regolamenti e carenti su diversi piani, da
quello distributivo a quello dei servizi.
La sua storia complicata lha portato da palazzo nobiliare a diventare cascina agricola, opificio,
filanda e scuderia, e di conseguenza ad essere stato per secoli un edificio di scarso interesse per
la citt.
In questo ambito ci siamo trovati a considerare come a Meda, citt con abili artisti e artigiani,
capaci di produrre opere darte dalla pregevolissima fattura, manchi totalmente di un luogo che
valorizzi larte e la produzione artistica. Limpianto delledificio, che in passato aveva la funzione di
stalla, presenta numerose stanze aperte sulla corte interna, spesso non collegate fra loro. Ai piani
superiori, invece, storicamente si avevano le abitazioni dalle dimensioni modeste e anche oggi la
divisione dei vani predilige un impianto residenziale.
Prendendo spunto dallesperienza di un paese in Val Camonica, Bienno (BS), abbiamo pensato di
progettare al suo interno una Casa degli Artisti e dellArte; questo paese, attraverso un progetto
in concomitanza con la Regione, da diversi anni si iniziato un progetto internazionale dove artisti
vengono ospitati nella residenza e finanziati cos che possano a tempo pieno dedicarsi totalmente
a produrre arte. Allinterno del paese poi ad ogni artista viene affidata una bottega dove lartista
lavora e espone le proprie opere, andando cos a creare un percorso artistico nel pese che collega le varie esposizioni.
Vorremmo cos riprendere questa idea anche nella Ca Rustica, utilizzando le stanze delle ex-stalle come botteghe artigianali dove gli artisti lavorano alle loro opere e i visitatori possono osservarli
mentre lavorano e le stanze pi ampie, sempre al piano terra, come esposizioni artistiche. Nella
zona dellingresso, dove fino a qualche tempo fa era presente il Circolo San Francesco, ci sembra
adatto posizionare unarea di ristoro dove il cliente possa sedere assieme allartista e allintellettuale. In fronte al ristoro poniamo una portineria e un negozio, dove vengono vendute le opere
degli artisti ospitati nella casa.
La corte, nella Ca Rustica, come nelle cascine sparse per il territorio di Meda e dellintera Lombardia, sempre stato il luogo della vita rustica e popolare.
Nella nostra riconversione, linteresse renderlo il luogo del confronto soprattutto con la citt e
con il visitatore. Per questo, nel voler evitare di intervenire in maniera distruttiva, sulla rizada della
piazza, intenderemmo realizzare una continuazione dello spazio pubblico della piazza, all interno
della nostra corte.
Lidea di coprirla con una copertura vetrata, con sistema di raccolta delle acque, nellintento di
rendere questa piazza interna, oggi utilizzata a parcheggio e deposito, luogo per tenere in tutte le
stagioni mercatini o tavolini allaperto, e renderlo luoggo della collettivit che difficilmente si potrebbe collocare in altri luoghi della piazza.
Importante ricordare che attraverso il centro storico si andrebbe cos a creare un percorso che
collega la parte naturalistica presente nel Parco della Brughiera al centro economico che si snoda
dalla via Solferino alla Fontana in centro, una via per pedoni che andrebbe a cambiare radicalmente il valore e lassetto dellintero comune e ridarebbe finalmente un nuovo centro da cui iniziare la riqualificazione dellintero paese.

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PARCO DELLA BRUGHIERA BRIANTEA


IL TERRITORIO
Il Parco si sviluppa nellambito della Brianza occidentale, in un territorio che, pur con la presenza
del Parco delle Groane, rappresenta la parte pi urbanizzata dellintera Brianza, il cui sviluppo,
appoggiato sulla rete viaria principale, lantica strada Comasina e la pi recente Milano-Meda da
un lato e la vecchia e la nuova Valassina dallaltro, ha dato luogo inizialmente a formazioni lineari
con andamento nord-sud e ramificandosi poi in un tessuto di residenze e piccole-medie industrie
che ha, poco a poco, raggiunto e saturato i residui spazi agricoli. Al tempo stesso, questarea
connotata da un territorio pedecollinare a urbanizzazione meno densa, che evidenzia ancora forti
interessi paesaggistici e naturalistici. Il processo di sviluppo dellarea, acceleratosi fortemente a
partire dagli anni 60, avvenuto sulla base di modalit insediative che non hanno compromesso
in modo significativo n il territorio n la preesistente struttura urbana e demografica. Levidente
e pronunciato ampliamento degli insediamenti residenziali, con una netta espansione dei centri
urbani, una volta poco estesi e con nuclei densi a delimitazione abbastanza netta e ben separati
tra di loro, ha condotto alla fusione di nuclei limitrofi e alla eliminazione delle case sparse e delle
piccole unit quali ortaglie, frutteti, ecc., caratteristiche degli insediamenti rurali.
Ne derivato un utilizzo intenso del territorio, un carattere disomogeneo delle tipologie edilizie,
una nuova forma di paesaggio che induce da un lato unattenuazione della memoria dei luoghi,
dallaltro mette in mostra contenuti formali non sempre di adeguata qualit, dallaltro ancora attesta unevidente dinamismo socio-economico che rischia per di compromettere sia lo sviluppo
urbano, anche in relazione ai fenomeni di conurbazione sia, il completamento della dorsale verde.
Allo stesso tempo il significativo sviluppo economico ha determinato la comparsa di ampie aree
destinate alle attivit produttive e commerciali che, assieme allespansione delle aree residenziali,
ha concorso in modo significativo allerosione di ampie superfici di suoli agricoli.
Le aree ove tale processo appare pi evidente sono quelle lungo la SP32, a sud-est dellabitato di
Novedrate, lungo la linea FNM Milano- Asso (Cabiate) e nel territorio compreso tra Lazzate e Lentate. La maturazione di iniziative
volte a tutelare le parti pi pregevoli e interessanti dellambiente
(in particolare, ma non solo, i
Consorzi del Parco delle Groane
e della Brughiera Briantea) ha
contribuito ad elevare ulteriormente i valori territoriali e urbani
dellarea.
Le principali indicazioni fornite
dagli strumenti urbanistici comunali sono costituite dalla presenza
di aree produttive di espansione
lungo il tracciato della Milano-Meda, dove, fra Barlassina e la
stessa Meda ormai avvenuta la
saldatura tra i centri abitati contermini. Le espansioni residenziali
non appaiono invece significative,
interessando principalmente la
ridefinizione dei margini urbani
dei diversi centri abitati. Infine,
occorre segnalare che i Comuni
di Barlassina e Lentate sul Seveso promuovono un intervento
di riqualificazione urbanistica a
carattere polifunzionale del Parco
Militare, unarea di 180.000 mq a
cavallo dei due territori comunali.

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PAESSAGGIO E AMBIENTE
Il PLIS della Brughiera Briantea situato nel contesto del terrazzo delle Groane e di Meda, in un
ambito territoriale raccordato con lievi ondulazioni con lalta pianura asciutta a nord del Villoresi e
dove la scarsa permeabilit dei suoli ha determinato un fitto reticolo idrografico costituito da corsi
dacqua a regime temporaneo, alimentati dagli afflussi meteorici.
Si tratta di un ambito oggetto di una fortissima pressione antropica, con una cortina edificata
pressoch continua che segna il margine di unurbanizzazione particolarmente diffusa. I caratteri
geomorfologici hanno favorito il permanere di un ambiente prevalentemente naturalistico, estraneo sia al paesaggio rurale, sia alla prima grande ondata di industrializzazione, rappresentando
un forte limite allurbanizzazione.
Mentre il ruolo marginale svolto attualmente dallattivit agricola nella porzione pi meridionale
di questo ambito territoriale ha determinato labbandono o la trasformazione della maggior parte
delle cascine, oltre a una superfice agricola, prevalentemente coltivata a seminativo e a prato,
decisamente frammentata, la scarsa vocazione agricola del territorio pi direttamente interessato
dal PLIS ha consentito la conservazione di alcuni ambiti di naturalit lungo il corso del Seveso e
nel pianalto del Parco della Brughiera.
In questo territorio di brughiera fra i pi meridionali dEuropa e di peculiare interesse geologico, il
Parco delle Groane, in connessione a nord con il Bosco delle Querce di Seveso e il Parco della
Brughiera, garantisce, pur con le restrizioni determinate dagli attraversamenti urbani, una continuit del sistema ecologico nordsud, ponendo in relazione il sistema prealpino della Brianza con i
parchi urbani del sistema metropolitano.
Sotto il profilo paesistico-ambientale, sono aree di estrema potenzialit (e per contro di estrema
fragilit) proprio in ordine al loro ruolo di assorbimento degli impatti da parte del sistema insediativo e in relazione alla loro funzione di riequilibrio ecologico, riqualificazione del paesaggio e promozione di un presidio ecologico del territorio.
ASPETTI TERRITORIALI
I vasti spazi boscati del Parco, che formano un polmone verde di circa 2.100 ettari in un territorio fortemente urbanizzato a cavallo delle province di Milano e Como, e i valori ambientali che
essi racchiudono sono ancora poco conosciuti, forse perch non attraversati, ma solo lambiti, dai
principali percorsi stradali che percorrono la pianura alluvionale meridionale, sulla quale si sono
costruiti anche i centri urbani dei comuni del Parco.
Il territorio della brughiera, cos come oggi ci appare, stato fortemente trasformato dallazione
delluomo nel corso dei secoli, con lagricoltura, ma soprattutto con lescavazione dellargilla, lattivit forestale, lurbanizzazione e il conseguente abbandono colturale delle campagne.
Il territorio della porzione occidentale del Parco presenta maggiori discontinuit territoriali, sia per
la mancanza di un perimetro unitario, sia per la presenza di importanti infrastrutture lineari, come
la linea ferroviaria Milano-Como-Chiasso che produce una netta divisione dellarea.
A nord dellabitato di Meda, nella parte sud-orientale del Parco sono invece presenti alcuni nuclei
residenziali di realizzazione relativamente recente localizzati lungo la SP221.
Dalla lettura degli strumenti urbanistici comunali emergono, allinterno del perimetro del Parco,
accanto a una preponderante presenza di aree destinate a uso agricolo e boschivo, alcuni ambiti
di cava dismessi, alcune aree a destinazione residenziale e polifunzionale lungo il tracciato della
SP221, mentre a Lentate sono presenti alcune aree a destinazione produttiva.

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ASPETTI PAESISTICO-AMBIENTALE
Il Parco della Brughiera Briantea rappresenta una delle prime aree coperte quasi esclusivamente
da boschi e prati che si incontrano allontanandosi da Milano verso nord, stretta fra aree intensamente urbanizzate.
Il Parco prende il nome da una formazione vegetazionale tipica dei suoli poveri, la brughiera, un
tempo ampiamente diffusa in questo ambito e che oggi sopravvive solo in condizioni estremamente particolari e precarie. Morfologicamente il territorio del Parco caratterizzato da terrazzi fluvioglaciali che raggiungono i 300 m di quota, che determinano un paesaggio mosso e vario, caratterizzato da rilievi morenici, incisi dai corsi del Seveso e del Tar e dalle acque di ruscellamento e
dai torrenti che hanno dato origine a solchi, scarpate e vallette.
Larea, rappresentativa delle diverse situazioni geomorfologiche dellalta pianura e del pianalto
lombardo, ha avuto origine dai materiali ghiaiosi trasportati dai torrenti che, scendendo dai ghiacciai, hanno modellato larea a sud del lago di Como, dando origine a suoli argillosi dal caratteristico colore rosso, chiamati ferretti.
Il terreno compatto e pesante non ha favorito lagricoltura ed quindi prevalsa la vocazione forestale della brughiera, mentre la presenza di argilla ha determinato lo sviluppo di unintensa attivit
di escavazione che ha portato ad una trasformazione violenta del territorio, rimodellando il paesaggio ed originan do le depressioni che oggi spesso ospitano, anche se a volte temporaneamente, piccoli laghi che segnano il territori di Lentate sul Seveso, Mariano Comense e Meda e che costituiscono oggi zone umide dun certo interesse, votate a un utilizzo a scopo didattico-ricreativo.
Gran parte della superficie oggi occupata da vaste superfici di foresta planiziale di querce, di
eccezionale pregio naturalistico, risultato anche di unestesa attivit di rimboschimento che ha interessato, nel dopoguerra, larea di Cimnago, mentre rimangono lembi di brughiera solo nelle aree
in cui pi recentemente cessata lattivit di cavazione dellargilla, ove i suoli sono meno fertili.
Questi ecosistemi rappresentano quindi un caratteristico habitat per specie animali e vegetali
legate allambiente forestale, che qui trovano lestremo rifugio, in aree risparmiate dalla fortissima
espansione urbanistica degli ultimi decenni.
RETE ECOLOGICA
La costituzione di una rete ecologica su un territorio fortemente compromesso dal punto di vista
ecologico, quale quello del Parco della Brughiera Briantea, trova il suo principale ostacolo in un
territorio diffusamente antropizzato, a cui si affiancano vaste superfici naturaliformi e una rete viaria molto ramificata, che crea fratture difficilmente superabili, e che solo lungo lasse del corso del
Seveso pu trovare un elemento di continuit ecologica.
Il PLIS della Brughiera Briantea si configura, allinterno del PTCP, come un tassello di non particolare rilievo della rete ecologica provinciale, essendo interessato da un ganglio secondario, connesso attraverso un corridoio ecologico secondario al Parco delle Groane.
Al fine di concorrere alla realizzazione della rete ecologica della provincia di Milano, il Parco deve
operare sugli ampi ambiti della brughiera adibiti ad uso forestale, interessanti ai fini di un potenziamento dei collegamenti tra le aree di maggiore interesse forestale e faunistico, anche nellottica di
salvaguardare/creare direttrici di permeabilit verso il territorio della provincia di Como.
Mentre nella porzione meridionale, al sistema antropico si contrappone uno scarso sistema di aree
naturaliformi, costituite da alcuni lembi boscati relitti e dalla vegetazione arboreo-arbustiva spontanea rilevata lungo la valle del Seveso, la porzione settentrionale oggi occupata da vaste superfici di foresta planiziale e da residui lembi di brughiera.
Lattuale spesso assoluta mancanza di connessione fra queste peraltro ampie isole di vegetazione
arborea ne produce per un significativo isolamento ecologico.
I piccoli laghi che segnano il territori di Lentate sul Seveso, Mariano Comense e Meda costituiscono oggi zone umide dun certo interesse, idonee a divenire un punto di importanza ecologica e
fruitiva.

91

In questo ambito il recente progetto di Dorsale verde del nord Milano elaborato dallAmministrazione provinciale si propone di mettere in relazione e ricondurre a sistema le diverse opportunit
di carattere paesistico-ambientale presenti sul territorio, con lintento di creare una connessione
orizzontale fra le diverse
Brianze e istituire un legame fra i suoi parchi. Pi in generale gli obiettivi perseguiti dal progetto
sono:
collegare e ampliare i parchi esistenti e includere i territori agricoli non compresi in essi;
istituire una contiguit spaziale che favorisca lo scambio e linterconnessione fra le diverse ecologie;
rafforzare i corridoi orizzontali al fine di controbilaciare landamento nord-sud dei parchi, in un
ambito dovele conurbazioni lineari sono ormai segnate da evidenti fenomeni di saldatura;
garantire unadeguata compensazione ambientale lungo il tracciato della Pedemontana, evitando al tempo stesso nuovi insediamenti che sfruttano la straordinaria accessibilit generata dalla
nuova infrastruttura.
ASPETTI AGRONOMI
La scarsa fertilit dei terreni e la penuria di risorse idriche hanno storicamente limitato lattivit
agricola circoscritta quasi esclusivamente alla valle del Seveso e alla piana di Cimnago, dove erano presenti seminativi vitati e gelsi.
Nel resto del territorio del Parco, questa situazione ha favorito la vocazione forestale della brughiera, limitando i coltivi alle aree prossime alle cascine e alle superfici terrazzate (ronchi) dove
si esercitavano pratiche agricole a carattere intensivo che prevedevano la coltivazione di cereali,
ortaggi e vite.
A partire dallOttocento la crisi della bachicoltura modific questa situazione, determinando lestensione dei vigneti, mentre nel dopoguerra gli agroecosistemi hanno subito unulteriore riduzione di
superficie a favore, prevalentemente, degli insediamenti urbani, ma anche delle superfici boschive. Oggi su una superficie agricola totale di 945 ettari operano 98 aziende agricole che praticano
unagricoltura classica di pianura, nella quale sono prevalenti i seminativi a mais e, nellambito del
pianalto, i prati permanenti per la produzione di foraggio, che interessano anche i pochi terrazzi
ancora presenti, quando non sono occupati da rovi o boschi. Infine, fra le attivit extra agricola, vi
la presenza di alcuni piccoli maneggi e pensioni per cavalli.
PERCORSI
Il territorio del Parco si presta ad essere fruito in tutte le stagioni, ed ogni momento dellanno riserva elementi di sicuro interesse al visitatore.
Numerosi percorsi attraversano il Parco percorrendo in minima parte strade locali di attraversamento dei centri abitati interni alla Brughiera e in maggior parte sentieri con fondo sterrato.
La percorribilit peraltro buona, grazie anche alla recente sistemazione e ampliamento del sistema dei percorsi, che offre anche tracciati a elevata accessibilit per disabili.
I principali itinerari attraversano il territorio del Parco in senso estovest e nord-sud, ora di breve,
ora di lunga percorrenza, collegando fra loro i diversi comuni del Parco e distinti in itinerari estivi,
primaverili, invernali e micologici.
I numerosi percorsi permettono di apprezzare i diversi ambienti paesistici-naturalistici che caratterizzano il territorio del Parco. In particolare:
larticolazione geomorfologica, attraversando il terrazzo rissiano, il terrazzo mindelliano soprastante, incontrando i segni della cessata attivit estrattiva, percorrendo le valli dei numerosi torrenti presenti nelle aree boscate del Parco, incontrando stagni e lembi di brughiera;

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il diverso uso del suolo, attraversando prati, terreni coltivati, in genere a mais, boschi di quercia
rossa, pino silvestre, betulle, robinia, tiglio, farnia e ontano nero. Gli itinerari consentono, inoltre, di
conoscere tutti gli elementi puntuali di interesse naturalistico e storico-monumentale dispersi nel
territorio del Parco: laghetti, rogge, fontanili, zone umide, ville, castelli, cascine e antiche chiese.
Laccessibilit ciclistica al Parco dai comuni limitrofi e dallarea centrale metropolitana risulta ancora frammentata, in quanto il fitto disegno di rete ciclabile, individuato dal Piano Strategico della
Mobilit ciclistica MiBici ancora incompleto nella sua realizzazione.
EDUCAZIONE AMBIENTALE
Nella convinzione che gli obiettivi di una corretta gestione del territorio e del rispetto per i valori
ambientali richiedano lattenzione e la consapevolezza dei cittadini, il Consorzio propone da alcuni
anni alle scuole dei suoi comuni una serie di iniziative di educazione ambientale, rivolte agli studenti, ma anche agli insegnanti,
in collaborazione con le associazioni di volontariato ambientale.
Per lanno scolastico 2006-07 il Parco propone, per gli alunni delle scuole primarie e delle scuole
secondarie di 1 grado, gratuitamente per quelle dei Comuni consorziati, una serie di programmi
aventi come tema la scoperta della flora e della fauna. Nel corso degli anni sono state affrontate
varie tematiche e oggi lofferta si presenta alquanto articolata: dallo studio degli ecosistemi acquatici del Parco e di come gli esseri viventi si sono adattati ad ambienti di vita diversi, alla fauna selvatica del Parco, ai boschi, per comprendere gli equilibri di questo ecosistema e gli stadi
dellevoluzione delle aree a brughiera verso il bosco, con una speciale attenzione rivolta alle le
trasformazioni del territorio del Parco, a come lambiente naturale si riappropriato degli spazi che
gli sono stati sottratti (zone umide, aree a brughiera e boschi), agli elementi dinteresse storico-testimoniale come cascine, fontanili, muretti a secco. Infine nellottica di insegnare agli studenti a
rispettare e a proteggere lambiente, stato attivato un progetto di risanamento e riqualificazione
ambientale di piccole aree degradate.
I principali progetti promossi dal Consorzio sono finalizzati alla conoscenza del territorio e dei suoi
valori. In questottica la riqualificazione del sistema dei sentieri, attraverso boschi ed aree coltivate, lungo i torrenti, alla scoperta di ambienti inaspettati in un territorio cos fortemente antropizzato,
diviene un elemento cardine della politica del Parco.
INTERVENTI PROGETTI E STUDI
Il progetto di Recupero e valorizzazione naturalistica e didattica di ambiti naturali degradati da usi
impropri e microdiscariche cofinanziato al 50% dalla Fondazione Cariplo e prevede il coinvolgimento dei cittadini, delle Associazioni di Volontariato e delle scuole. Il progetto si propone di intervenire sulle aree presenti in particolare lungo la viabilit minore, utilizzate come piccole discariche
di materiali diversi, o oggetto di usi impropri, in particolare per quanto riguarda il fenomeno della
prostituzione. Gli interventi di ripristino prevedono di trasformare questi ambiti di degrado in aree
di pregio e a spiccata valenza naturalistica.
Tra gli obiettivi del progetto, oltre al recupero delle situazioni di degrado, vi anche quello di sensibilizzare i cittadini sui temi del corretto uso del territorio, della gestione dei rifiuti, del rispetto per
lambiente, della frubilit degli spazi verdi periurbani.

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PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO


Tramite il sito internet del comune di Meda (http://www.comune.meda.mi.it/) abbiamo accesso alle tavole
del PGT. Il Piano di governo del territorio vigente vigente.
In data 27/12/2012 sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia n.52 stato pubblicato lAvviso di
approvazione definitiva del Piano di Governo del Territorio approvato dal Consiglio Comunale con
Deliberazioni n. 8 del 18/06/2012 n.9 del 19/06/2012 n.10 del 21/06/2012 e n.11 del 23/06/2012, pertanto a
far data dal 27/12/2012 gli atti di PGT acquistano efficacia ai sensi dellart. 13 comma 11 della Legge
Regionale n. 12/2005.
Le seguenti tavole interessano il nostro progetto:
Tav C5 del PGT del giugno 2012: stila una lista dei beni storico-architettonici e ambientali.
Sono documentati tutti gli edifici della nostra area di lavoro (comparto piazza Vittorio Veneto).
Tav C3a del Pgt del giugno 2012: identifica la modalit di intervento nel centro storico di Meda. La Ca
Rustica presenta in legenda la procedura di Restauro Conservativo, gli altri edifici sulla piazza di semplice
restauro.
Tav A22 del Pgt del giugno 2012: Carta dei vincoli. I nostri edifici sono posti sotto larticolo 10 comma 1
della
legislazione sui beni culturali. Il quartiere invece sotto lambito di notevole interesse pubblico quale bene
paesaggistico ai sensi comma 1 dellart 136 di n. 42 del 22 gennaio 2004. Per lart 40 la strada davanti alla
Ca rustica percorso di interesse paesistico.
Tav A8 del Pgt del giugno 2012: Carta Storica. Questa tavola identifica la piazza Vittorio Veneto e gli edifici
attigui come nucleo storico. Strade di accesso allo stesso fanno parte dei tracciati storici principali di
interesse storico.
Tav C8: Norme. Da questo documento riportiamo articoli che interessano il nostro intervento.
ART. 15.
A1 NUCLEO ORIGINARIO DI ANTICA FORMAZIONE
1. Descrizione
Lambito A1 comprende larea a vincolo paesistico e gli interventi sul comparto sono regolati dalla DG
Regione Lombardia n. 8/9211 del 30/03/2009 e relativi allegati
2. Destinazioni duso
Le destinazioni duso ammesse per gli edifici nel Centro Storico sono:
a Residenza e attivit compatibili
b Attivit Commerciali e Terziarie
c Attivit Artigianali/Artistiche
Per quanto concerne le destinazioni duso valgono le seguenti indicazioni:
La destinazione a residenza prevede lutilizzo prevalente delledificio al fine della realizzazione o del
mantenimento di abitazioni, allinterno di tale destinazione sono anche prevedibili spazi per studi e uffici di
tipo professionale nonch attivit di artigianato di servizio o di artigianato di piccola entit con caratteristiche di tipo familiare. La destinazione residenziale non consentita al Piano Terra degli edifici prospicienti
aree pubbliche o assi viari.
Per artigianato di servizio compatibile con la destinazione residenziale si intendono esclusivamente le attivit
artigianali non produttive che si pongono a servizio delle funzioni residenziali e degli abitanti;
Per artigiano di piccola entit con caratteristiche di tipo familiare si intendono quelle attivit artigianali anche produttive che presentano i seguenti requisiti:
- Totale assenza di lavorazioni nocive o moleste (fumi, odori, rumori ecc.)
- Superficie aziendale necessaria non superiore al taglio medio degli alloggi;
- Numero di addetti non superiore a 4 6 unit;

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Le attivit non dovranno comunque comportare alterazioni non ammesse dal grado di intervento sulledificio di cui all ART. 18 e seguenti delle presenti Norme.
b la destinazione per attivit direzionali commerciali, risulta ricognitiva di alcune attivit gi presenti
nellambito del Centro Storico delle quali si consente il mantenimento delle attivit stesse.
c gli edifici con parziale o totale destinazione Artigianale o Produttiva potranno essere recuperati ai fini di
attivit artigianali di servizio compatibili con la residenza e che assicurino una totale assenza di lavorazioni
nocive o moleste (fumi, odori, rumori ecc.), e che comunque rimangano attivit artigianali di piccola entit
con caratteristiche di tipo familiare.
Le attivit non dovranno comunque comportare alterazioni non ammesse dal grado di intervento sulledificio all ART. 18 e seguenti delle presenti norme.
- Residenza
La destinazione a residenza consente la realizzazione di abitazioni al piano terreno, previa verifica delle
condizioni igienico-sanitarie, esclusivamente negli edifici o porzioni che non affacciano su strade e spazi
pubblici.
- Commercio artigianato di servizio artigianato di piccola entit
Le destinazioni di cui al presente punto prevedono linserimento nei piani terra delle attivit sopra specificate;
Nei piani di Recupero lAmministrazione Comunale potr richiedere lindividuazione di destinazioni di
interesse pubblico.
- Magazzini depositi autorimesse La destinazione di cui al presente punto consente la realizzazione
delledestinazioni sopraindicate.
- Attivit di interesse pubblico e collettivo La destinazione di cui al presente punto prevede linserimento di
tutte quelle attivit che fanno riferimento ad un interesse e uso pubblico e collettivo, anche in regime di
gestione e propriet privata.
- e Artigianato produttivo
Le attivit di artigianato produttivo confermano attivit gi esistenti e ritenute compatibili con il tessuto del
Centro Storico. In sostituzione di tale destinazione duso possono essere inserite le destinazioni di cui al
punti c del presente comma.
Non ammesso ricavare nuovi ricoveri privati per auto, negli edifici classificati ai gradi di intervento n. 1-2-3
nel caso essi comportino nuove aperture di passi carrai o lallargamento degli esistenti.
In ogni caso il mutamento di destinazione duso deve sempre essere oggetto di preventivo permesso di
costruire. Sono escluse tutte le altre destinazioni duso.
3. Parametri urbanistici ed edilizi
I parametri edilizi per la zona A1 sono quelli previsti allinterno dellART. 14.
4. Modalit di intervento
I tipi di intervento previsti sono quelli indicati allART. 18 delle presenti Norme
ART. 18. MODALITA DI INTERVENTO NEI CENTRI STORICI
1. Nellambito del Centro Storico si individuano i seguenti tipi di immobili:
- Edifici soggetti a vincolo conservativo assoluto (restauro).
- Edifici soggetti alla conservazione dellinvolucro esterno e dellorganismo architettonico.
- Edifici soggetti alla conservazione delle facciate esterne e delle coperture.
- Edifici soggetti alla conservazione delle strutture murarie esterne anche con modifica delle aperture.
- Edifici soggetti alla semplice limitazione volumetrica entro i limiti massimi di quella esistente che nel rispetto della limitazione stessa possono essere oggetto di sostituzione.
- Edifici per i quali prevista la demolizione perch in contrasto con i caratteri ambientali.
- Edifici esclusi dal recupero perch nuovi, ristrutturati, risanati per i quali sono confermate le destinazioni
duso.
2. Interventi, riferiti a ciascun edificio, sono individuati specificatamente nella tavola n. C3a e C3b.

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ART. 21. RISANAMENTO CONSERVATIVO


Interventi volti a conservare e recuperare lorganismo edilizio e ad assicurarne la funzionalit con un insieme di opere che, nel rispetto degli elementi tipologici, strutturali e formali dellorganismo stesso, ne consentano destinazioni duso con esso compatibili.
Tali interventi riguardano edifici che hanno conservato i caratteri architettonici e costruttivi originari contribuendo a definire limmagine della citt storica.
Sono ammesse le seguenti opere:
a) Conservazione dei prospetti e dellintero apparato decorativo, compresi tutti gli elementi architettonici
isolati (fontane, edicole, lapidi). Le finiture esterne, se in condizioni di degrado, potranno essere integrate o
sostituite con materiali e tecniche coerenti ai caratteri originari delledificio.
Sono consentite limitate modifiche ai prospetti sugli spazi privati, volte a migliorare la composizione della
facciata e le condizioni di aeroilluminazione interna, quali: trasformazione di finestra in porta finestra e
viceversa, realizzazione-eliminazione di aperture nel rispetto delle partiture esistenti, eliminazione di
superfetazioni chiaramente leggibili come elementi aggiunti alledificio storico.
b) Consolidamento statico degli elementi strutturali, con sostituzione delle parti irrimediabilmente
ammalorate, utilizzando materiali e tecnologie coerenti con i caratteri delledificio. Qualora gli elementi
strutturali risultino visibili (scale, ballatoi, sporti di gronda), nel caso di sostituzione dovranno essere
riproposti i materiali originari. Non sono ammesse modifiche planimetriche, alterazioni delle quote di imposta e di colmo delle coperture ne alterazioni della sagoma delledificio, ad eccezione di quelle necessarie
per linstallazione di impianti tecnologici.
c) Conservazione o ripristino degli ambienti interni, in particolare di tutti gli elementi architettonici e decorativi di pregio (volte, soffitti, fregi, ecc.) e delle parti comuni (androni, scale, portici ecc.) E ammessa la
realizzazione o demolizione di pareti divisorie interne e di aperture/chiusure nelle murature portanti allinterno delledificio, anche per laggregazione o suddivisione di unit immobiliari, laddove ci non ne comprometta il valore architettonico. Nel caso di sostituzione delle finiture interne, devono essere utilizzati tecniche
e materiali coerenti con i caratteri delledificio.
d) Realizzazione e integrazione degli impianti tecnologici, nel rispetto dei caratteri architettonici e distributivi
degli edifici. Non ammessa la realizzazione di volumi tecnici esterni; consentita la sola realizzazione di
ascensori verso lo spazio privato degli edifici, ove non sia possibile la collocazione allinterno degli stessi.

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ART. 26. PRESCRIZIONI SUI MATERIALI DA UTILIZZARE NEL NUCLEO STORICO


Nel nucleo storico previsto limpiego dei seguenti materiali:
1) Rivestimenti esterni: i fronti degli edifici saranno intonacati con finitura a calce o a civile; vietato lutilizzo di intonaci plastici o graffiati. Il basamento dovr essere protetto con idonea zoccolatura da realizzare in
intonaco o in pietra naturale quale beola o serizzo, con finitura a piano sega o levigata non lucidata.
Laltezza del basamento dovr riprendere quella esistente o comunque quelle degli edifici storici adiacenti
ed essere omogenea su tutto il fronte verso lo spazio pubblico.
2) Cornici, davanzali, soglie: i materiali originari e tipici degli insediamenti storici quali pietra naturale in
lastre (beola, serizzo o granito grigio) o cemento decorativo, dovranno essere conservati o sostituiti con
uguale materiale in tutti gli interventi su finestre, portoni e vetrine.
Nel caso di sostituzioni la pietra dovr avere finitura a piano sega o levigata non lucidata.
3) Serramenti e sistemi di oscuramento: i serramenti saranno prevalentemente in legno, con colore e
tipologia omogenei in tutta la facciata. I portoncini di accesso alle singole abitazioni sia sullo spazio pubblico che privato saranno in legno naturale o verniciato.
I portoni di accesso ai cortili saranno in legno o ferro con disegno semplice.
Le griglie anti-intrusione delle finestre dovranno essere realizzate in ferro o acciaio verniciati, con esclusione delle tipologie a pacchetto.
I sistemi di oscuramento originari devono essere conservati e ripristinati; laddove ci non fosse possibile, la
sostituzione sar fatta con imposte ad antoni o a persiana in legno verniciato con apertura a rotazione che
dovr essere estesa a tutto il fronte.
Al piano terra ammesso lutilizzo di aperture scorrevoli o a libro per non interferire con lo spazio esterno.
E vietato lutilizzo di tapparelle avvolgibili.
Il colore di serramenti, sistemi di oscuramento e griglie dovr essere scelto tra quelli tipici del centro storico
ed indicato nei progetti edilizi. Le vetrine in genere devono essere realizzate con materiali trattati con i colori tradizionali: oltre al legno, consentito lutilizzo del ferro, dellalluminio e dellacciaio verniciati con finitura
opaca.
4) Coperture: nel caso di rifacimento della copertura, dovr essere mantenuta la geometria delle falde
esistenti, o laddove gi modificata nel corso del tempo, riproposta una geometria semplice con inclinazione
idonea a consentire il deflusso delle piogge, evitando salti di quota e pendenze diverse nella stessa falda.
Per il rifacimento o la ricorsa del manto di copertura dovranno essere utilizzati i coppi, o dove esistenti le
tegole marsigliesi, riutilizzando dove possibile elementi di recupero.
I canali di gronda e i pluviali dovranno essere in rame o lamiera verniciata; non ammesso lutilizzo di
materiali plastici.
5) Sottotetti: il recupero ad uso abitativo dei sottotetti esistenti, secondo quanto stabilito dalle normative
vigenti, dovr rispondere ai seguenti criteri architettonici: dimensioni e posizioni di lucernari, abbaini e
cappuccine dovranno tenere conto delle partiture esistenti sulla facciata dovranno essere prioritariamente
salvaguardate le falde verso lo spazio pubblico, realizzando le aperture in copertura verso gli spazi privati
la quota di colmo degli abbaini dovr essere inferiore a quella del tetto per le quote di gronda e colmo della
copertura, vale quanto previsto nelle singole modalit di intervento per gli edifici
6) Colori: la scelta dei colori per la tinteggiatura delle facciate sar concordata con lUfficio Tecnico Comunale e dovr essere preferibilmente compresa nella gamma delle terre chiare.
Si potr ricorrere ad altro colore per il basamento e le cornici se intonacate, per i davanzali in cemento o
altri elementi decorativi.
Nel caso di facciate prospicienti lo spazio pubblico, il colore delle facciate dovr essere scelto in relazione
agli edifici circostanti; negli edifici appartenenti a pi proprietari la tinteggiatura delle facciate dovr essere
eseguita in modo omogeneo e su tutta la facciata nello stesso momento.

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7) Insegne: le insegne verso lo spazio pubblico dovranno preferibilmente essere inserite nel vano delle
vetrine, non pregiudicando limmagine degli insediamenti storici per dimensioni, forma e colori.
Non consentito lutilizzo di insegne a bandiera, del tipo retroilluminato o poste sulla sommit degli edifici.
8) Pavimentazioni esterne: prescritto il mantenimento delle pavimentazioni esistenti se realizzate in ciottoli di fiume, beola o altri materiali litoidi, fatta salva lintroduzione di spazi a verde. Nel caso di aree pertinenziali prive di pavimentazione o asfaltate, prevista la sostituzione con le pavimentazioni sopra indicate
o con lutilizzo di mattoni o ghiaietta.
Per gli interventi di cui agli ART. 22 ART. 23 ART. 24 consentito il ricorso a pavimentazioni autobloccanti.
Quando non sussiste allo stato di fatto una pavimentazione pregevole in materiali litoidi, altres ammessa
la sistemazione a verde delle aree libere.
Allinterno delle corti vietata la realizzazione di qualsiasi manufatto edilizio anche se prefabbricato e temporaneo.
Il progetto di sistemazione dellarea esterna deve essere presentato contestualmente al progetto di intervento sulledificio di cui tale area pertinente; pu non essere richiesto qualora lintervento edilizio riguardi
singole unit immobiliari.
9) Spazi privati a verde: le aree libere a verde di pertinenza degli edifici devono essere preservate.
Le alberature di alto fusto dovranno essere conservate; lautorizzazione allabbattimento dovr essere acquisita per qualsiasi categoria di intervento edilizio.
Nei nuovi impianti e nelle sostituzioni autorizzate, la scelta delle essenze dovr essere fatta tra quelle
appartenenti alle specie locali. Tutti gli interventi nel centro storico dovranno essere accompagnati dalla
documentazione relativa agli spazi a verde esistenti e di progetto, con il rilievo dello stato dei luoghi e delle
alberature esistenti allegandone documentazione fotografica. Tale documentazione pu non essere richiesta qualora lintervento edilizio riguardi singole unit immobiliari.

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ANALISI CRITICA DELLE NORME TECNICHE


Dalla lettura delle norme tecniche inserite nel PGT del Comune di Meda, stato esaminato un
trattamento riguardo il tema del restauro che sembra non allinearsi e/o rapportarsi allintero dibattito nato con le prime carte del restauro.
Da questo PGT emergono alcuni interventi che si discostano di poco da un filone stilistico ormai
ampiamente rifiutato da restauratori, architetti, storici e tecnici del settore.
Larticolo 15 si occupa di una definizione delle destinazioni duso che non si preoccupa della possibilit di mantenere la stessa composizione sociale del luogo, nonch riduce le preesistenze a
edifici involucro nel quale poter inserire qualsiasi nuova attivit, non menzionando la salvaguardia
delle partizioni interne se non in casi eccezionali (pochi edifici di notevole interesse storico.
Ledilizia diffusa (anche qualora si trattasse di edifici in buone condizioni) non salvaguardata in
maniera adeguata, non predisponendo di misure di manutenzione ordinaria o straordinaria che
stanno a monte della conservazione vera e propria.
Il quadro che nasce anche dallosservazione della tavola C3a porta ad una situazione in cui pochi
selezionati edifici godono di una tutela adeguata, per molti altri anche di edilizia storica ma diffusa prevista una possibilit di rincoversione che non tutela i caratteri originari sia tipologici che
costruttivi e formali degli edifici.
Voci come Edifici per i quali prevista la demolizione perch in contrasto con i caratteri ambientali. evidenziano lo scarso aggiornamento sul tema di chi tende ad unificare il linguaggio di un
borgo negando quei contrasti, anche storici, in quanto visti come errori della storia, ma che cancellati rappresentano una falsificazione del dato storico.
Larticolo 21, il cui oggetto il risanamento conservativo, mostra numerosi punti da cui prendere le
distanze alla luce dello studio delle carte del restauro.
possibilit di sostituzione di materiali degradati (no salvaguardia del presistente, no riconoscibilit del nuovo)
modifiche ai prospetti in base a criteri estetici di composizione delle facciate
trasformazione di porte e finestre in modo arbitrario
eliminazione delle superfetazioni
riproposizione di materiali simili a quelli originari da un punto di vista formale
possibilit di demolire/aggiungere pareti divisorie
Larticolo 26 riguardante i materiali si preoccupa pi di trovare una regola comune per unificare
i nuovi interventi piuttosto che di preservare lunicit dei singoli dati storici (che spaziano in oltre
500 anni di storia architettonica della citt).
Vengono proprosti materiali volti a simulare lantico e per edifici molto diversi tra loro.
In conclusione, nellapprocciarci a questo restauro di tipo conservativo, nostra intenzione adottare criteri consoni alle carte del restauro e di altri piani pi aggiornati e precisi piuttosto che affidarci
a quelli di un PGT che non si dimostra attento alla vera conservazione di un edificio in quanto
monumento-documento di determinati valori storici.

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RELAZIONE DEL RILIEVO GEOMETRICO


In data 5/01/2013 visitiamo larea di progetto e prendiamo in considerazione i futuri capisaldi.
FASE 1 TRILATERAZIONE DI BASE GENERALE POLIGONALE DI PRIMO ORDINE
In data 16/01/2013 operiamo la prima fase del rilievo.
Si tratta di una rilevazione diretta tramite trilaterazione dettata da capisaldi della piazza San Vittore operata soprattutto per identificare come i vari edifici oggetto di rilievo si dispongano nella
piazza e in relazione tra di loro. Ci siamo quindi soffermati in particolar sulla Ca Rustica.
In condizioni meteo fredde, con visibilit buona e luce adatta nellarco del pomeriggio, abbiamo
rilevato la corte appoggiandoci a caposaldi tramite una trilaterazione effettuauta con laiuto del
laserometro e di bindelle.
-SCHEDATURA DEGLI EDIFICIIn data 01-03-2013 stata effettuata la schedatura degli edifici. In particolar modo della Ca Rustica, Palazzo de Capitani, Chiesa di San Vittore.
Le forme di degrado visibili dalla piazza sono state rilevate per essere inserite nelle schede fornite
in classe. Rimane lincertezza riguardo il riferimento catastali.
Il degrado di tetti e interni non sempre stato possibile rilevarlo, in questo caso non sono stati
forniti dati inattendibili.
-COLLAUDO DI RILEVO ESISTENTEDAl rilievo con trilaterazione nel passare a quello specifico degli edifici possiamo avvalerci di tavola
precedentemente eseguite da ex studenti di questa facolt.
Gli studenti Caronni Fabio, Citterio Emanuela, Citterio Filippo, Minotti Cristina, iscritti alla facolt di
Architettura, nel corso di Restauro Architettonico tenuto dal professor. P. A. Pozzi e da R. Pozzi
hanno steso una tavola della pianta della Ca Rustica in scala 1:100 e una sezione dello stesso
edificio in scala 1:50, risalenti ai primi anni 1990.
Loperazione a cui siamo chiamati il collaudo di questo restauro, che appare preciso e dettagliato nelle sue misure e nei difficili particolari della complicata conformazione interna ma che ha
una trilaterazione apparente non considerabile tale, ma solamente utile a raccogliere misurazioni
aggiuntive.
In data 11 e 12 aprile 2013, operiamo il collaudo del restauro: tramite laserometro verifichiamo se
le misure risultano conformi tra tavola e ledificio materico. Se lincertezza non risultasse troppo
discostante, potremmo utilizzare le tavole al fine del nostro rilievo.
Le misure prese sul campo si dimostrano concordi a quelle delle tavole. Utilizziamo le misure della lunghezza delledificio, dellaltezza di gronda, alcune trilaterazione della corte. Nei locali interni
non possiamo effettuare questa operazione per impossibilit di entrare.
Delle misurazioni effettuate le misure si discostavano di massimo 8-10 cm, una soglia accettabile
anche per la imprecisione nel posizionamento esatto del rilevatore laser, sia per la distanza temporale tra il rilievo gi operato e quello attuale che avrebbe potuto creare ulteriori lesioni nel manufatto.
Ci viene richiesta una pi sistematica misurazione di collaudo che viene effettuata in data
18/03/2013.Viene collaudato il rilievo della parte interna della corte e dei prospetti.
-FASE 2: RESTITUZIONE DI ELABORATI GRAFICI DELLA CA RUSTICATra il 7 e il 14 Aprile 2013 restituiamo le tavole a mano sul cad.
Verifichiamo le scale corrette anche in base agli elaborati grafici del pgt, riscontrando conformit
con la restante piazza e con gli altri edifici.
Utilizzando, dopo aver consultato i professori, come programma RDF, operiamo un fotoraddrizzamento del fronte principale della Ca Rustica.
La fotografia raddrizzata composta da 7 fotografie diverse composte a rappresentare lintera
facciata.
Questo fotomontaggio raddrizzato stato comparato dimensionalmente a pianta e alzati, per poi
operare ad un ridisegno a cad della giusta vista frontale.
Il prospetto viene poi relazionato a pianta e sezione tramite un sistema di quote che garantisce di
comprendere la struttura interna della Ca Rustica.

100

SCHEDE RILIEVO

Scheda Rilievo

Comparto:

Data:

Isolato:

DATI ANAGRAFICI
Nome Edificio: Ca' Rustica
N Civico:

10, 11, 12, 13

Propriet:

Comune di Meda

Anno costruzione:
Via/Paizza:

Secolo XVI

Piazza Vittorio Veneto

Destinazione:

PT: S/R

3^P:

1^P: R

4^P:

2^P: R

5^P:

RIF. CATASTO

R= residenziale

C= commerciale

A=artigianale

D= direzionale

S=servizi

I=industriale

Foglio:

101

Mappale:

TIPO DI ALLOGGIO:

casa unifamiliare:
casa bifamiliare:
casa condominiale (sino a 6 alloggi):
casa condominiale (pi di 6 alloggi):

DOTAZIONE DI POSTEGGI:

in box:
in autorimessa:
all'aperto:
in spazi impropri (strade/piazze):

ACCESSIBILITA':

POSIZIONE PREVALENTE:
verso strada:

dalla strada:

verso cortile:

dal cortile:

verso cavedio:

dal cavedio:

sul giardino:

da scala esterna:

su orto:

da scala interna:

su altro:

dal corridoio:
dal ballatoio:

SITUAZIONE:

dal portico interno:


dal portico esterno:

occupata:
non occupata:

DOTAZIONE D'USO SPAZI INEDIFICATI:


di servizio:

incolto:

parcheggio:

edificabile:

orto o giardino

verde pubblico:

cortile:

non preordinata:

DATI QUANTITATIVI:
N piani:

Tre Piani pi Sottotetto

SUL PT:

SUL accesso:

N vani:

SUL 1P:

SUL box-rimessa:

N scale:

SUL 2P:

SUP fondiaria:

N alloggi:

SUL 3P:

SUP coperta:

SUL 4P:

SUP scoperta:
Volume:

102

DATI QUALITATIVI:
Impianto planimetrico:
Ampliamenti / variazioni:

Volume di accesso ai locali a sinistra (del portale) al pian terreno dalla corte e volume dei servizi esterno
al primo piano sopra la scala
Mattone coperto da intonaco

Tecnologia costruttiva:
Adeguamenti antisismici:
sistema di coperture:

Assenti

Tetto con struttura in travi di legno

STRUTTURA MURARIA:
PORTANTE (P):

PORTANTE (P):

muratura in blocchi di tufo:

distacchi

muratura in pietra:

sconnessioni

muratura mista:

fessurazioni superficiali

c.a. travi e pilastri:

fessurazioni passanti
azioni meccaniche

TAMPONAMENTO (T):

cedimenti

laterizio leggero:

crolli

pietra:

fuori piombo

altro (______):

rotture

STRUTTURA ORIZZONTALE (So):

macrescenza

solaio in legno:

ossidazione

solaio in latero-cemento:

distacco del copriferro

solaio in cemento armato:

altro (_______)

solaio in prof. metallico e laterizio:


volte a crociera / botte in pietra:

NOTE:

volta a crociera / botte in pietra pi scagliola:


ELEMENTI COLLABORANTI (Ec):
solaio in legno:
solaio in latero-cemento:
solaio in cemento armato:
solaio in prof. metallico e laterizio:
volte a crociera / botte in pietra:

NOTE SULLE STRUTTURE:

Numerosi i punti dove all'esterno l'intonaco mancante lasciando totalmente scoperte aree di

laterizio; i mattoni tendono a sfaldarsi e a polverizzarsi, molto porosi e danneggiati dalle interperie

103

DATI QUALITATIVI:
Impianto planimetrico:
Ampliamenti / variazioni:

Volume di accesso ai locali a sinistra (del portale) al pian terreno dalla corte e volume dei servizi esterno
al primo piano sopra la scala
Mattone coperto da intonaco

Tecnologia costruttiva:
Adeguamenti antisismici:
sistema di coperture:

Assenti

Tetto con struttura in travi di legno

STRUTTURA MURARIA:
PORTANTE (P):

PORTANTE (P):

muratura in blocchi di tufo:

distacchi

muratura in pietra:

sconnessioni

muratura mista:

fessurazioni superficiali

c.a. travi e pilastri:

fessurazioni passanti
azioni meccaniche

TAMPONAMENTO (T):

cedimenti

laterizio leggero:

crolli

pietra:

fuori piombo

altro (______):

rotture

STRUTTURA ORIZZONTALE (So):

macrescenza

solaio in legno:

ossidazione

solaio in latero-cemento:

distacco del copriferro

solaio in cemento armato:

altro (_______)

solaio in prof. metallico e laterizio:


volte a crociera / botte in pietra:

NOTE:

volta a crociera / botte in pietra pi scagliola:


ELEMENTI COLLABORANTI (Ec):
solaio in legno:
solaio in latero-cemento:
solaio in cemento armato:
solaio in prof. metallico e laterizio:
volte a crociera / botte in pietra:

NOTE SULLE STRUTTURE:

Numerosi i punti dove all'esterno l'intonaco mancante lasciando totalmente scoperte aree di

laterizio; i mattoni tendono a sfaldarsi e a polverizzarsi, molto porosi e danneggiati dalle interperie

104

SERRAMENTI:
PORTE (Po):

PATOLOGIE DI DEGRADO:

pvc

rotture

legno

mancanza

ferro

mancanza parziale

alluminio

macrescenza

altro (_____)

dilavamento
depositi

FINESTRE (Fi):

sconnessioni

pvc

esfoliazioni vernici

legno

ossidazione ferramenta

ferro

ossidazione generale

alluminio

ossidazione grata esterna

altro (_____)

rottura / distacchi grata est

GRATE e RINGHIERE (G-R)

muschi - licheni

ferro battuto

altro (_____)

acciaio

NOTE:

alluminio
altro

(____)

SOGLIE E DAVANZALI (S-D):


pietra
pietra lavica
pietra pece
marmo
granito
legno
STIPITI e ARCHITRAVI:
pietra
marmo
granito
legno

NOTE:

IMPIANTI ESTERNI A VISTA:


cavi telefonici
sip - enel
gas
armature / illuminazione
altro (______)

PREVISIONI DI INTERVENTO:
nessun intervento

intervento di conservazione

manutenzione ordinaria

consolidamento strutturale

nuova costruzione

vincolo

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