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` degli Studi del Molise

Universita

Corso di laurea in Informatica


Corso di laurea in Scienze Biologiche
Appunti di Matematica scritti frijenno magnanno
1.1
Studiare signica prendersi cura di un particolare della realt`
a. Non si studia, non ci
si prende cura di qualcosa se non si `
e agitati da domande. Non sarebbe studiare veramente.
Uno studente che non fa domande `
e uno spettatore. Un numero. Uno che paga tasse, va
` uno a
a lezioni, agli esami, si laurea (forse) sperando che sporchi il meno possibile. E
cui puoi consegnare senza troppo incomodo un bagaglio di nozioni. Un bagaglio da portare.
Acriticamente. Inutilmente. Uno a cui dare istruzioni. Uno docilmente nelle mani di chi
sa. O di chi nge di sapere. Uno studente che non fa domande `
e comodo, per chi si sente il
manovratore al comando. Ma un uomo che non fa domande `
e un uomo estinto. Si muove,
mangia, consuma: ma `
e estinto dentro.
D. Rondoni, 2007

Insiemi numerici

Premessa: Questi sintetici appunti hanno il solo scopo di ricordare allo studente
quelle conoscenze sui numeri che egli ha gi`a appreso durante gli studi nella scuola
secondaria. Qui vengono sintetizzate brevemente le principali caratteristiche e
propriet`a dei pi`
u importanti insiemi numerici. Per un approccio pi`
u esteso,
completo e rigoroso, non esclusa la teoria assiomatica, si rimanda ai libri di
testo.

1.1

I numeri naturali

Linsieme dei numeri naturali N `e costituito da tutti i numeri interi positivi:


N = {1, 2, 3, 4, . . .} .
` un insieme innito perche, come vedremo successivamente, pu`o essere
E
` limitato
messo in corrispondenza biunivoca con un suo sottoinsieme proprio. E
inferiormente, perche esiste un numero, 1, che `e pi`
u piccolo o uguale ad ogni
numero naturale, ma `e illimitato superiormente perche non esiste un numero
naturale maggiore o uguale di tutti i numeri naturali (n N @m N : m n)

Le operazioni interne ad N, cio`e quelle per le quali il risultato `e sempre un


numero naturale, sono laddizione e la moltiplicazione:
n, m N, n + m N,
n, m N, n m N.
Se consideriamo anche lo zero estendiamo linsieme N nellinsieme
N0 = {0, 1, 2, 3, 4, . . .} .
In N0 sono ben denite (operazioni interne) laddizione e la moltiplicazione ed
`e possibile denire nel seguente modo loperazione di elevamento a potenza:
{
1
se m = 0
m
Siano n N, m N0 ,
n =
.
n nm1 se m > 0
Nellinsieme dei numeri naturali N e in N0 non `e sempre possibile eseguire
loperazione di sottrazione, ovvero non ammette soluzioni lequazione
x + n = 0.

1.2

I numeri interi relativi

Linsieme dei numeri interi Z `e costituito da tutti i numeri interi, positivi e


negativi:
N = {. . . , 3, 2, 1, 0, 1, 2, 3, 4, . . .} .
In Z, oltre alle operazioni ben denite in N, `e possibile sempre eettuare
loperazione di sottrazione
n, m Z, n m Z,
ed `e possibile denire loperazione di elevamento a potenza con base intera
ed esponente naturale:
{
1
se m = 0
m
Siano n Z, m N0 ,
n =
.
n nm1 se m > 0
La potenza 00 non `e denita e, in contesti di analisi matematica, `e considerata
una forma indeterminata.
Nellinsieme dei numeri interi relativi Z non `e sempre possibile eseguire loperazione di divisione, ovvero se m non `e multiplo di n, non ammette soluzioni
lequazione
n x + m = 0.

1.3

I numeri razionali

Linsieme dei numeri razionali relativi Q `e costituito da tutti i numeri che possono essere ottenuti come rapporto tra un numero intero relativo ed un numero
naturale:
}
{m
, m Z, n N e n,m coprimi tra loro .
Q=
n

In Q, oltre alle operazioni ben denite in Z, `e possibile sempre eettuare


loperazione di divisione con denominatore diverso da 0:
p Q e q Q-{0},

p
Q.
q

Se n = 0 allora n0 `e impossibile mentre 00 `e indeterminato.


In Q `e possibile denire loperazione di elevamento a potenza con base
razionale ed esponente intero relativo:
Sia n Q
{
1
se m = 0
m
,
se m N0 ,
n =
n nm1 se m > 0
se n = 0 e m < 0, cio`e m ZN0 allora
nm :=

( )m
1
.
n

La potenza 00 non `e denita e, in contesti di analisi matematica, `e considerata una forma indeterminata.
Ogni numero razionale pu`o essere posto in forma decimale periodica, cio`e
come numero decimale con una o pi`
u cifre, dette periodo, che si ripetono innite
volte dopo la virgola. Se il periodo `e zero allora il numero decimale `e detto limitato. Numeri decimali illimitati non periodici (con innite cifre dopo la virgola
che non si ripetono con un periodo) non possono essere posti in forma razionale,
cio`e, mentre ogni numero razionale pu`o essere posto in forma decimale, non
`e vero il contrario, non sempre numeri decimali possono essere posti in forma
razionale.
Nellinsieme dei numeri razionali relativi Q, inoltre, non `e possibile, in generale, eseguire loperazione di elevamento a potenza con esponente razionale. Se
n > 1 ed m non `e una potenza nesima allora non ammette soluzioni lequazione
xn + m = 0.

1.4

I numeri reali

Si denisce irrazionale un numero che non pu`o essere posto in forma razionale,
cio`e come rapporto tra due numeri interi. I numeri irrazionali, quindi, sono quei
numeri decimali illimitati ma non periodici.
Esempio:
= 3.141592653589793238462643383279502884197169399375105820974944 . . .

2 = 1.4142135623730950488016887242096980785696718753769480731766 . . .
sono numeri irrazionali.

Si dimostra facilmente anche che p, dove p `e un numero primo, `e un numero


irrazionale.
Linsieme dei numeri irrazionali `e formato da due sottinsiemi con intersezione
vuota: gli irrazionali algebrici e gli irrazionali trascendenti.
Gli irrazionali algebrici sono quei numeri irrazionali che possono essere soluzione di equazioni algebriche a coecienti interi. Le equazioni algebriche sono
3

equazioni in cui si cercano gli zeri di un polinomio:


an xn + an1 xn1 + an2 xn2 + . . . + a1 x + a0 = 0,

ai Z

Esempio:

2 `e un irrazionale algebrico perche `e soluzione dellequazione x2 2 = 0.

2 3 3 `e un irrazionale algebrico perche `e una soluzione dellequazione x3 24 = 0.


Linsieme formato dallunione di tutti numeri irrazionali e di tutti i numeri
razionali costituisce linsieme dei numeri reali.
Nellinsieme dei numeri reali `e possibile eseguire le stesse operazioni che `e
possibile eseguire in Q, inoltre, `e sempre possibile eseguire lelevamento a potenza con esponente razionale quando il denominatore dellesponente `e dispari:

m
m
Q con n dispari,
p n = n pm
n
Se il denominatore dellesponente `e pari `e possibile eseguire lelevamento a
potenza solo se la base `e non negativa:
Siano p R,

Siano p R+
0,

m
Q con n pari,
n

pn =

n
pm

Gli insiemi numerici descritti formano la seguente catena di inclusioni


N N0 Z Q R
che pu`o essere rappresentata gracamente nel seguente modo:

1.5

I numeri complessi

Nellinsieme dei numeri reali non `e sempre possibile trovare soluzioni di una
equazione algebrica: lequazione x2 + 1 = 0, ad esempio, in R, non ammette
soluzione. Col ne di poter risolvere equazioni di questo tipo vengono introdotti
i numeri immaginari.
1.5.1

I numeri immaginari

Si denisce unit`
a immaginaria il numero i tale che
i2 = 1.
Volendo conservare le propriet`a formali di R, diremo, poi, anche che
(i)2 = 1.
Da ci`o `e possibile dedurre che

1 = i.
Se b `e un numero reale, il prodotto bi `e detto numero immaginario. Per questi
prodotti si conserva la propriet`a commutativa, quindi bi = ib e, in particolare,
1i=i1=i

0 i = i 0 = 0.

Volendo conservare le usuali regole di calcolo, inoltre, avremo:


ib + ic = i(b + c)

ib ic = i(b c)

ib c = i(bc)

b
ib : c = i .
c

Da quanto appena visto risulta che laddizione e la sottrazione di numeri immaginari d`a come risultato un numero immaginario. Dalla denizione di unit`a
immaginaria, invece, segue che il prodotto di due numeri immaginari ha come
risultato un numero reale: siano a e b due numeri reali
ai bi = ab i2 = ab (1) = ab.
Analogamente per la divisione: sia b = 0
ai : bi =

a
(i : i) = ab.
b

Per quanto concerne le potenze di un numero immaginario, denendo innanzitutto le potenze ad esponente naturale dellunit`a immaginaria come gi`a fatto
per gli altri insiemi numerici
{
1
se n = 0
n
Sia n N,
i =
.
i in1 se n > 0
In questo modo:
i0 = 1

i1 = i i2 = i i = 1 i3 = i2 i = i i4 = i3 i = 1

da cui, in generale, se n = 4 k + r
( )k
in = i4k+r = i4k ir = i4 ir = 1k ir = ir ,
5

cio`e in `e uguale ad ir dove r `e il resto della divisione di n per 4.


` possibile, a questo punto calcolare la potenza di qualsiasi numero immaE
ginario, infatti, dalle usuali regole dellalgebra,
(ai)2 = a2 i2 = a2

(ai)2 = a2 i2 = a2 .

` possibile in questo modo estrarre la radice quadrata di qualsiasi numero reale,


E
infatti

a2 = i2 a2 = ai.
1.5.2

Forma algebrica di un numero complesso

Siano a e b due numeri reali, deniamo numero complesso il numero z = a+ib.


Il numero a `e detto parte reale del numero complesso z e b `e detto coeciente
dellimmaginario.
Se b = 0 il numero complesso z coincide con il numero reale a, se a = 0
il numero complesso z coincide con il numero immaginario ib. Possiamo dire,
allora, che linsieme dei numeri complessi C ha due sottinsiemi, linsieme dei
numeri reali e linsieme dei numeri immaginari. Questi due insiemi hanno un
unico elemento in comune, 0, che rappresenta sia il numero reale 0 che il numero
immaginario 0 i = 0.
Due numeri complessi che hanno la stessa parte reale e coecienti dellimmaginario opposti si dicono complessi coniugati.
Esempio:
2 + 3i e 2 3i sono complessi coniugati.
5 +

7i e 5 7i sono complessi coniugati.

Si denisce somma di due numeri complessi z1 = a+ib e z2 = c+id il numero


complesso z che ha per parte reale la somma delle parti reali degli addendi e per
coeciente dellimmaginario la somma dei coecienti degli immaginari degli
addendi, z = (a + c) + i(b + d).
Esempio:
(2 + 3i) + (3 + 7i) = 5 + 10i.
5 + 4i + (3 + i) = 2 + 5i.
La somma di due numeri complessi coniugati `e un numero reale, (a + ib) +
(a ib) = 2a. Il numero complesso 0 `e neutro rispetto alla somma.
Due numeri complessi si dicono opposti se la loro somma restituisce lele` facile dimostrare che due numeri
mento neutro, 0, rispetto a tale operazione. E
complessi sono opposti se hanno parti reali opposti e coecienti dellimmaginario opposti. Lopposto di z = a + ib `e z = a ib. Esempio: 2 5i e 2 + 5i
sono opposti.
Si denisce dierenza di due numeri complessi z1 = a + ib e z2 = c + id
il numero complesso z che `e la somma del primo addendo per lopposto del
secondo: z1 z2 = z1 + (z2 ).
La dierenza di due numeri complessi coniugati `e un numero immaginario,
(a + ib) (a ib) = 2ib.
6

Si denisce prodotto di due numeri complessi z1 = a + ib e z2 = c + id


il numero complesso z che ha per parte reale la dierenze dei prodotti delle
parti reali e dei coecienti dellimmaginario (ac bd) e per coeciente dellimmaginario la somma dei prodotti incrociati delle parti reali con i coecienti
dellimmaginario (ad + bc.
Con questa denizione sono salvguardate le ordinarie regole di calcolo per
la moltiplicazione di due binomi:
(a + bi)(c + di) = ac + ibc + ida + i2 bd = (ac bd) + i(bc + ad).
Il prodotto di un numero complesso per il suo coniugato `e un numero reale positivo dato dalla somma del quadrati delle parti reali e del quadrato dei
coecienti dellimmaginario:
(a + ib)(a ib) = a2 + b2 .
Il numero complesso 1 `e neutro rispetto al prodotto.
Esempio:
(2 + 3i)(2
4 + 9 = 13.
3i) =
(5 + 7i)(5 7i) = 25 + 7 = 32.
Si denisce reciproco del numero complesso z = a + ib quel numero complesso w che moltiplicato per z d`a lelemento neutro rispetto al prodotto, cio`e
1
1. Il reciproco di a + ib si indica con a+ib
. Da qui, moltiplicando e dividendo il
numero per il suo coniugato:
1
1
a ib
a ib
=

= 2
.
a + ib
a + ib a ib
a + b2
In questo modo `e possibile dire che il reciproco del numero complesso z = a+ib `e
il numero complesso che ha per numeratore il coniugato di z e per denominatore
la somma dei quadrati delle parti reali e dei coecienti dellimmaginario:
1
a ib
= 2
.
z
a + b2

Esempio:
Il reciproco di 2 + 3i `e 23i
.
13 57i
.
Il reciproco di 5 + 7i `e
32
Si denisce quoziente di due numeri complessi il prodotto del primo per il
reciproco del secondo:
Esempio:
(a + ib) : (c + id) = (a + ib)
1+i
2+3i

= (1 + i)

1
2+3i

1
c+id

= (a + ib) ccid
2 +d2 =

= (1 + i)

1
2+3i

23i
23i

ac+bd
c2 +d2

bcad
c2 +d2 i.

= (1 + i) 23i
13 =

1
13

5
13 i

Naturalmente per calcolare la potenza nesima di un numero complesso


occorre applicare le regole sulle potenze di un binomio e poi semplicare laddove
ci sono le potenze dellunit`a immaginaria i.
Esempio:
(a + ib)3 = a3 + 3a2 ib + 3a(ib)2 + (ib)3 = a3 + 3a2 bi 3ab2 ib3 = a3 3ab2 +
i(3a2 b b3 )
Lespressione z = a + ib, di solito, viene chiamata forma algebrica del
numerico complesso z per distinguerla da altre modalit`a di rappresentazione di
tale numero.
1.5.3

Forma geometrica di un numero complesso

Poich`e un numero complesso z = a + ib `e univocamente individuato dalla sua


parte reale a e dal coeciente dellimmaginario b, possiamo ritenere che la coppia ordinata di numeri reali (a, b) individui univocamente il numero z. Quindi
possiamo aggiungere che linsieme dei numeri complessi C coincide con linsieme di tutte le coppie ordinate (a, b) ovvero che C=RR dove con indica il
prodotto cartesiano tra due insiemi.
Com`e noto esiste una corrispondenza biunivoca tra le coppie ordinate di
numeri reali e i punti di un piano: alla coppia ordinata (a, b si associa il punto
P di ascissa a ed ordinata b.
In questo modo, allora, `e possibile rappresentare il numero complesso z = a+
ib con il punto del piano cartesiano di coordinate (a, b). In questo modo ciascuno
numero reale si trova sullasse delle ascisse (che `e detto asse reale), ciascun
numero immaginario sullasse delle ordinate (che `e detto asse immaginario).
Il piano caratterizzato dallasse reale e dallasse immaginario `e chiamato
piano di Gauss. In esso ogni punto rappresenta un numero complesso.

Figura 1: Rappresentazione di un numero nel piano di Gauss

1.5.4

Rappresentazione trigonometrica di un numero complesso

Un punto nel piano, oltre che con le coordinate cartesiane, pu`o essere rappresentato attraverso le coordinate polari.
Il vettore applicato nellorigine ed avente secondo estremo nel punto (a, b)
pu`o essere individuato attraverso il suo modulo (lunghezza) e la sua direzione,
cio`e langolo che esso forma con lasse delle ascisse.

Figura 2: Rappresentazione di un punto in coordinate polari


In questo modo ogni coppia ordinata [, ] rappresenta un punto del piano.
La corrispondenza, per`o, non `e biunivoca in quanto coppie con lo stesso modulo ma con angoli che dieriscono per multipli interi di 2 rappresentano,
evidentemente, lo stesso punto.
Poich`e ogni punto del piano rappresenta un numero complesso, `e possibile
rappresentare un numero complesso attraverso le coordinate polari del punto.
Allora, `e detto modulo del numero complesso z e anomalia o argomento
di z ed il numero complesso `e rappresentato dalla coppia [, ].

Figura 3: Coordinate cartesiane vs coordinate polari


Osservando il triangolo rettangolo nella gura sopra `e possibile trovare le
formule per il passaggio dalla rappresentazione algebrica z = a + ib alla trigonometrica e viceversa: infatti, dalla trigonometria,
a = cos
b = sin
e quindi il numero complesso z pu`o essere scritto come z = (cos + i sin ).
Per quanto concerne le formul per il passaggio inverso

= a2 + b2
a
b
t.c. cos =
e sin = .

Le condizioni su possono anche essere riassunte

se a > 0
= arctan ab

= arctan ab +

Esempio:

se a < 0.

Scrivere in forma trigonometrica


il numero z = 2 + 2i.

In questo caso a = 2 e b = 2, pertanto, = a2 + b2 = 2 + 2 = 2. Poi,


per avere occorre considerare che

a
2
2
cos = =
=

2
2

2
b
.
sin = =

2
(
)
Allora z = [2, 43 ] ovvero z = 2 cos 34 + i sin 34 .
10

1.5.5

Prodotto e quoziente di due numeri complessi in forma trigonometrica

Siano z1 = [1 , 1 ] e z2 = [2 , 2 ] due numeri complessi. Essendo


z1 = 1 (cos 1 + i sin 1 )
e
z1 = 2 (cos 2 + i sin 2 ),
si ha
z1 z2 = 1 (cos 1 + i sin 1 ) (cos 2 + i sin 2 ) =
= 1 2 [(cos 1 cos 2 sin 1 sin 2 ) + i(sin 1 cos 2 + cos 1 sin 2 ).
e, dalle formule di addizione e sottrazione del seno e del coseno, si ottiene
z1 z2 = 1 2 [cos(1 + 2 ) + sin(1 + 2 )].
Si pu`
o dire, quindi, che il prodotto di due numeri complessi in forma trigonometrica `e un numero complesso che ha per modulo il prodotto dei moduli e per
argomento la somma degli argomenti.
Esempio:

Calcolare il prodotto dei numeri complessi z1 = 1 + i 3 e z2 = 3 + i dopo


averli
espressi in forma trigonometrica.

2
1 = 12 + 3 = 2 e 2 = ( 3)2 + 12 = 2. Poi, cos 1 = 12 e sin 1 = 2 3

5
cos` 1 = 3 , e cos 2 = 2 3 con sin 2 = 12 in modo che 2 =
[ 67. ]
Il( prodotto z = ) z1 z2 `e dato, allora, da z = 4, 6 , cio`e z =
4 cos 67 + i sin 76 .

Per quanto concerne il quoziente:


z1
1 (cos 1 + i sin 1 )
=
=
z2
2 (cos 2 + i sin 2 )
1 (cos 1 + i sin 1 ) cos 2 i sin 2

=
2 (cos 2 + i sin 2 ) cos 2 i sin 2
Eseguendo i prodotti si ottiene, al numeratore, il coseno ed il seno della dierenza tra i due argomenti ed al denominatore cos2 2 + sin2 2 = 1, ovvero
z1
1
=
[cos(1 2 ) + i sin(1 2 )].
z2
2
=

Esempio:
Calcolare il quoziente dei numeri complessi z1 = 10 10i e z2 = 2 + 2i dopo
averli espressi in forma trigonometrica.

1 = (10)2 + (10)2 = 10 2 e 2 = (2)2 + 22 = 2 2. Poi, cos 1 =


10
2
e sin 1 = 10
cos`
con sin 2 =
1 = 45 , e cos 2 = 22
in modo che
10 2
10 2
2
2 2
3
2 = 4 .
[
]
(
)
Il quoziente z = zz21 `e dato, allora, da z = 5, 2 , cio`e z = 5 cos 2 + i sin 2 =
5i.
11

1.5.6

Potenza e radice n-esima di un numero complesso in forma


trigonometrica

Applicando ripetutamente la regola della moltiplicazione tra due numeri complessi in forma trigonometrica si ottiene la formula, detta formula di Moivre,
per il calcolo della potenza nesima:
[, ]n = [, ] [, ] . . . [, ] = [n , n],
quindi
[(cos + i sin )]n = n (cos n + i sin n).

Esempio:

(
)3
Calcolare
3 + 3i .
Trasformiano il numero complesso in forma trigonometrica

= ( 3)2 + 32 = 12 = 2 3

1
3
3
3
t.c. cos = = e sin = =
.
2
2
2 3
2 3
(
)
( )3 (
)
Quindi z = 2 3 cos 3 + i sin 3 e z 3 = 2 3
cos 3 3 + i sin 3 3

= 24 3 (cos + i sin ) = 24 3
Per calcolare la radice nesima si pu`o seguire il seguente ragionamento:

n
z = w z = wn
e quindi, se z = [, ] e w = [, ], allora
wn = [ n , n]
pertanto z = wn , cio`e [, ] = [ n , n] se
n

== n

Quindi

n = + 2k =

+2k
n

con k Z.

[
]

+ 2k
n
[, ] = n ,
.
n
kZ

La necessit`a di inserire 2k dove k `e un qualsiasi numero intero, nasce,


evidentemente, dal fatto che due numeri complessi sono uguali se hanno lo stesso
` da notare,
modulo e gli argomenti dieriscono per un multiplo intero di 2. E
per`o che, se ad esempio prendiamo k = n, la radice che si ottiene ha argomento

n + 2 che coincide con la radice ottenuta per k = 0. Analogamente accade


se si prende k = n + 1 che individua la stessa radice che si ottiene prendendo
k = 1. Per avere n radici distinte `e suciente prendere k = 0, 1, . . . , n 1.
Nel piano di Gauss le n radici distinte di un numero complesso z sono i
vertici di un poligono regolare di n lati inscritto nella circonferenza con centro
nellorigine degli assi e raggio uguale al modulo di z.
12

Esempio:

Calcolare 6 1 + i.
Occorre trasformare z = 1 + i in forma trigonometrica:

= 12 + 12 = 2

1
1
2
2
t.c. cos = =
e sin = =
.
2
2
2
2

quindi 1 + i = 2(cos /4 + i sin /4). Allora


[
] [ /4 + 2k ]

12
6
2, /4 =
2,
.
6
k=0,1,2,3
Sei radici distinte sono allora
]
[
]
[
]
[
/4
/4 + 2
/4 + 4
12
12
12
w1 =
2,
w2 =
2,
w3 =
2,
6
6
6
[
]
[
]
[
]
/4 + 6
/4 + 8
/4 + 10
12
12
12
w4 =
2,
2,
2,
w5 =
w6 =
6
6
6
cio`e

[ ]
12
w1 =
2,
24
[
]

25
12
2,
w4 =
24

[
w2 =
[
w5 =

3
2,
8

12

11
2,
8

12

[
w3 =

[
w6 =

17
2,
24

12

12

]
41
2, .
24

Nel piano di Gauss queste 6 radici sono rappresentate, nellimmagine seguente,

dai punti in rosso, vertici dellesagono inscritto nella circonfernza di raggio 12 2.

Figura 4: Le radici seste di z = 1 + i nel piano di Gauss

13

Funzione reale di variabile reale

Siano A e B due sottoinsiemi di R, quindi A R e B R.


Si denisce funzione f da A in B, f : A B, una legge che associa ad ogni
elemento di A uno ed un solo elemento di B. Ovvero
f `e una funzione x A !y B : y = f (x)

Esempio:
y = x2 `e la funzione f che ad ogni x R associa il numero reale y corrispondente
al quadrato
{ x di x.
2 se x `e un numero naturale pari
y=
`e una funzione f : N0 Z.
x+1
se x `e un numero naturale dispari
2
Linsieme A `e detto Dominio della funzione, linsieme B `e detto Codominio.
In luogo di Dominio vengono utilizzati anche Campo di esistenza o Insieme
di denizione e in luogo di codominio Insieme dei valori.
Inoltre, la variabile x `e detta variabile indipendente, mentre la variabile y `e
detta variabile dipendente. La y `e detta anche immagine di x.

2.1

Funzione iniettiva

Si denisce funzione iniettiva una funzione che ad elementi diversi del dominio
associa elementi diversi nel codominio:
y = f (x) `e una funzione iniettiva x1 , x2 A con x1 = x2 si ha y1 = y2

Esempio:
y = x2 non `e una funzione iniettiva perche, ad esempio, ad x1 = 4 e x2 = 4,
associa lo stesso numero reale 16, cio`e 4 = 4 mentre f (4) = f (4).
y = 2x + 1 `e una funzione iniettiva perche se x1 = x2 allora 2x1 = 2x2 e
2x1 + 1 = 2x2 + 1 cio`e y1 = y2 .
{ x
2 se x `e un numero naturale pari
y =
`e una funzione iniettiva
x+1
se x `e un numero naturale dispari
2
perche, se x1 = x2 sono entrambi pari, allora y1 = x21 = x22 = y2 ; se sono
entrambi dispari allora x12+1 = x22+1 ; se, invece, uno `e pari ed uno `e dispari,
allora le loro immagini y1 e y2 sono una negativa ed una positiva e quindi sono
diverse. Pertanto, qualunque siano x1 e x2 con x1 = x2 allora y1 = y2 .

2.2

Funzione suriettiva

Si denisce funzione suriettiva una funzione per la quale ogni elemento del
codominio `e raggiunto da almeno un elemento del dominio:

14

f : A B `e una funzione suriettiva y1 B x1 A tale che y1 = f (x1 )

Esempio:
f :RR che ad x y = x2 non `e una funzione suriettiva perche ogni numero
negativo del codominio non `e raggiunto da alcun elemento del dominio in quanto
x2 0.
2
f :R R+
e una funzione suriettiva perche ogni elemento del
0 che ad x y = x `
codominio (numero reale non negativo) `e il quadrato di qualche numero reale.

f :RR che ad x y = 2x + 1 `e una funzione suriettiva perche, preso un


qualsiasi y1 R, allora lelemento x1 = y121 `e tale che f (x1 ) = y1 .
{ x
2 se x `e un numero naturale pari
f :N0 Z che ad x y =
`e una
x+1
se x `e un numero naturale dispari
2
funzione suriettiva. Infatti preso un numero intero y1 0 allora troviamo il
numero 2x1 0 tale che f (x1 ) = y1 ; se invece si prende un numero intero
y1 0 allora troviamo il numero x1 = 2y1 1 tale che f (x1 ) = y1 ;

2.3

Funzione biettiva

Si denisce funzione biettiva una funzione che sia contemporaneamente sia


iniettiva che suriettiva:
f `e una funzione biettiva f `e iniettiva e f `e suriettiva

Esempio:
2
f :R R+
e una funzione biettiva perche `e suriettiva
0 che ad x y = x non `
ma non iniettiva.

f :RR che ad x y = 2x + 1 `e una funzione biettiva perche `e sia iniettiva


che suriettiva.
{ x
2 se x `e un numero naturale pari
`e una
f :N0 Z che ad x y =
x+1
se x `e un numero naturale dispari
2
funzione biettiva perche `e sia iniettiva che suriettiva.
Una funzione biettiva `e anche detta corrispondenza biunivoca perche, in
questo caso, `e possibile stabilire una corrispondenza uno ad uno tra gli elementi
del dominio A e quelli del codominio B.
Grazie alla denizione di funzione biettiva `e possibile denire la cardinalit`
a
di un insieme (il numero di elementi che compongono un insieme).
Se n N, si dice che un insieme A ha cardinalit`a n (cio`e `e composto da n
elementi e si scrive |A| = n) se esiste una corrispondenza biunivoca tra A e
linsieme {1, 2, 3, . . . , n} dei primi n numeri naturali.
Poich`e `e immediato vericare che, se m = n, non esiste alcuna corrispodenza
biunivoca tra linsieme {1, 2, 3, . . . , n} e linsieme {1, 2, 3, . . . , m}, allora possiamo dire che ogni insieme A di cardinalit`a n, quindi composto da un numero
15

nito di elementi, non pu`o essere messo in corrispondenza biunivoca con un suo
sottoinsieme proprio B:
B A |B| < |A| .
Viceversa, pu`o capitare che, se A `e composto da un numero innito di elementi, cio`e non `e possibile trovare una corrispondenza biunivoca tra A e linsieme dei primi n numeri naturali, qualunque sia n N, allora `e possibile trovare
una corrispondenza biunivoca tra A e un suo sottoinsieme proprio B. Anzi,
questa propriet`a caratterizza gli insiemi inniti:
A `e un insieme innito esiste una corrispondenza biunivoca tra A ed un
suo sottoinsieme proprio.
Esempio:
N `e innito. Infatti la funzione f : x N 2x N2, dove N2 `e linsieme dei
numeri postivi pari `e una corrispondenza biunivoca perche `e sia iniettiva che
suriettiva. Poich`e linsieme dei numeri positivi pari `e un sottoinsieme proprio
di N allora N `e innito.
N0 `e innito. Infatti la funzione f : x N0 x + 1 N `e una corrispondenza
biunivoca perche sia iniettiva che suriettiva.
Z `e innito. Infatti la funzione
{ x
2 se x `e un numero naturale pari
f :N0 Z che ad x y =
x+1
se x `e un numero naturale dispari
2
`e una funzione biettiva, quindi tra Ne Z esiste una corrispondenza biunivoca.
Ogni insieme innito che pu`o essere messo in corrispondenza biunivoca con
N `e detto numerabile o che ha la potenza del numerabile. N, N0 e Z sono
insiemi numerabili.
Anche Q `e numerabile. Infatti posizionando i numeri razionali nel seguendo
modo ed allineandoli seguendo le frecce
1
1

2
1
3
1

4
1
5
1

6
1

1
2
2
2
3
2
4
2
5
2
6
2

1
3
2
3
3
3
4
3
5
3
6
3

1
4
2
4
3
4
4
4
5
4
6
4

1
5

2
5
3
5

4
5

5
5

6
5

si ottiene la sequenza
{

1 2 1 1 2 3 4 3 2 1
, , , , , , , , , ,...
1 1 2 3 2 1 1 2 3 4

che pu`o essere messa in corrispondenza uno a uno con la sequenza dei numeri
naturali
{1, 2, 3, 4, . . .} .
16

Questo signica che anche Q+ `e numerabile. Analogamente si pu`o dimostrare


per i numeri razionali negativi ed inne si dimostra che Q `e numerabile.
Invece si pu`o dimostrare che R non `e numerabile ma ha una cardinalit`a
superiore al numerabile. Quella di R `e detta cardinalit`
a del continuo.

2.4

Funzioni invertibili

Se una funzione `e biettiva `e anche invertibile nel senso che ammette una funzione
inversa.
Per poter denire linversa di una funzione occorre specicare inversa rispetto a quale operazione e occorre denire lelemento neutro rispetto a questa
operazione.
2.4.1

Operazione di composizione di funzioni

Sia
f (x) : x A R y = f (x) B R
e
g(x) : x C R z = g(x) D R;
se B C `e possibile comporre () le due funzioni nel seguente modo:
g f (x) : x A R z = g (f (x)) D R.

Esempio:
Se f (x) = x2 e g(x) = x + 1 allora
f

g f (x) : x x2 x2 + 1.
Se f (x) = x + 1 e g(x) = x2 allora
f

g f (x) : x x + 1 (x + 1)2 .

Rispetto alloperazione di composizione, la funzione identit`a


id(x) : x y = x
risulta elemento neutro. Infatti, qualunque sia f (x)
f id(x) = f (x) e idf (x) = f (x).
Infatti
id

f id(x) : x x f (x)
e
f

id

idf (x) : x f (x) f (x).


17

` possibile, a questo punto, denire linversa di una funzione: sia f (x) una
E
funzione invertibile, g(x) `e linversa di f (x) se:
f g(x) = id(x)

g f (x) = id(x).

Linversa di una funzione f (x) si denota con f 1 (x).


Esempio:
Linversa della funzione f (x) = x3 `e la funzione g(x) =
f

g f (x) : x x3
e
g

f g(x) : x

3
x. Infatti

x3 = x

f
3
x ( 3 x)3 = x.

Linversa della funzione f (x) = 2x 1 `e la funzione g(x) =


f

g f (x) : x 2x 1 2
e
g

f g(x) : x

x+1
2 .

Infatti

x+1
1=x
2

x+1 f
x+1
2
1 = x.
2
2

Se g(x) `e linversa di f (x) allora il graco di g(x) `e simmetrico, rispetto alla


retta bisettrice passante per il primo e terzo quadrante, del graco di f (x).

2.5

Funzioni crescenti e decrescenti

Una funzione f si dice crescente se a valori pi`


u piccoli del dominio sono associati
valori pi`
u piccoli del codominio:
y = f (x) `e una funzione crescente x1 , x2 A con x1 < x2 si ha y1 y2 .
y = f (x) `e una funzione strettamente crescente x1 , x2 A con x1 < x2 si ha
y1 < y2 .
Una funzione f si dice decrescente se a valori pi`
u piccoli del dominio sono
associati valori pi`
u grandi del codominio:
y = f (x) `e una funzione decrescente x1 , x2 A con x1 < x2 si ha y1 y2 .
y = f (x) `e una funzione strettamente decrescente x1 , x2 A con x1 <
x2 si ha
y1 > y2 .
Una funzione crescente o decrescente `e detta monot`
ona. Una funzione
strettamente crescente o strettamente decrescente `e detta strettamente monot`
ona.
Esempio:
f : x R y = 2, cio`e la funzione costante f (x) = 2, `e una funzione sia
crescente che decrescente ma non strettamente monotona.
f : x R y = 2x + 1 R, `e una funzione strettamente crescente.
f : x R y = x2 R+
e una funzione strettamente decrescente nellintervallo
0, `
(, 0] ed `e strettamente crescente nellintervallo [0, +) .

18

2.6

Funzioni pari e dispari

Una funzione f si dice pari se assume lo stesso valore nei punti opposti del
dominio:
y = f (x) `e una funzione pari x A si ha f (x) = f (x).
Una funzione f si dice dispari se assume valore opposto nei punti opposti del
dominio:
y = f (x) `e una funzione dispari x A si ha f (x) = f (x).
Naturalmente, una funzione pu`o essere ne pari ne dispari.
Esempio:
f : x R y = 2, cio`e la funzione costante f (x) = 2, `e una funzione pari.
f : x R y = 2x R, `e una funzione dispari.
f : x R y = 2x + 1 R, `e una funzione ne pari ne dispari. Infatti, preso ad
esempio x = 3 allora f (3) = 2 3 + 1 = 7 mentre f (3) = 2 (3) + 1 = 5 che
`e diverso sia da 7 che da 7.
f : x R y = x2 R+
e una funzione pari.
0, `

2.7

Funzione periodica

Una funzione f si dice periodica se esiste un valore reale T > 0 tale che, per
ogni punto x, il valore che la funzione assume nel punto x + T `e lo stesso valore
che assume in x:
y = f (x) `e una funzione periodica x A T > 0 tale che f (x+T ) = f (x).
1
T `e detto periodo della funzione f (x) e il reciproco di T , = T
, `e detta
frequenza della funzione.
Se una funzione f (x) `e periodica di periodo T la funzione composta f (g(x))
in alcuni casi `e ancora periodica con un periodo P . Per calcolare il nuovo periodo
occorre seguire il seguente ragionamento: se f (g(x)) `e periodica di periodo P
allora dovr`
a essere
f (g(x + P )) = f (g(x)).

Ma poiche f (x) `e periodica di periodo T vale luguaglianza


f (g(x) + T ) = f (g(x)).
Eguagliando i primi membri si ottiene
f (g(x + P )) = f (g(x) + T ).
Ricavando la P dalluguaglianza g(x + P ) = g(x) + T si ottiene il periodo della
funzione composta f (g(x)).
19

Esempio:
Sia g(x) = 2x allora se P `e il periodo di f (2x) allora f (2(x + P )) = f (2x). Da
f (2x + T ) = f (2x) segue f (2(x + P )) = f (2x + T ) e quindi 2(x + P ) = 2x + T
da cui 2x + 2P = 2x + T e
T
P = .
2
In generale se g(x) = k x con k R+ allora da f (k(x + P )) = f (kx). Da
f (kx + T ) = f (kx) segue f (k(x + P )) = f (kx + T ) e quindi k(x + P ) = kx + T .
Pertanto il periodo P della funzione f (g(x)) `e
P =
Se k < 0 allora

T
.
k

T
P = .
k

In generale non si possono stabilire regole per determinare il periodo di funzioni composte o di funzioni ottenute mediante somme, prodotti o composizioni
con altre funzioni periodiche.
Oltre la composizione con la funzione lineare g(x) = kx esistono altre due
regole generali:
date due funzioni periodiche con diverso periodo T1 e T2 , se esistono multipli
interi comuni dei due periodi, allora la funzione somma, prodotto, quoziente,
hanno periodo uguale al minimo comune multiplo dei periodi. Se, invece due funzioni periodiche hanno lo stesso periodo T , allora la funzione somma, prodotto
e quoziente, hanno periodo minore o uguale a T .

20

Le funzioni elementari

Classicazione delle funzioni reali di variabile reale


algebriche

trascendenti

C
S
S
C
S
C
C
irrazionali esponenziali
goniometriche
logaritmiche

 A
 A

A
razionali





 A
 A

A
intere
fratte

3.1

Le funzioni razionali intere

Le funzioni razionali intere sono i polinomi. Un polinomio di grado n in una


variabile reale `e una funzione che ad x associa una combinazione delle prime n
potenze di x:
Pn (x) = c0 + c1 x + c2 x2 + . . . + cn xn
dove c0 , c1 , . . . , cn sono n ssati coecienti reali.
Tutte le funzioni polinomiali hanno dominio in tutto R.
3.1.1

La funzione costante

La funzione costante `e la funzione polinomio di grado 0. In questo caso, ad ogni


x `e associata un valore costante:
f (x) : x R y = c0
Il dominio della funzione `e R, il codominio `e costituito dal solo numero c0 .
La funzione non `e iniettiva, `e sia crescente che decrescente.

21

Figura 5: Graco di f (x) = c0

3.1.2

La funzione identit`
a

La funzione identit`
a `e un particolare polinomio di primo grado, quello per il
quale il coeciente di x `e 1 ed il termine noto (coeciente del termine di grado
0) `e 0.
f (x) : x R y = x R.

Figura 6: Graco di f (x) = x

Il dominio della funzione `e R, il codominio `e R. La funzione `e iniettiva e


suriettiva, quindi `e biettiva ed invertibile. La funzione, inoltre, `e strettamente
crescente. A volte la funzione identit`a `e identicata con id(x). Il graco `e
costituito dalla retta bisettrice passante per il primo ed il terzo quadrante.
22

3.1.3

La funzione polinomio di primo grado

Funzione polinomio di primo grado:


f (x) : x R y = a x + b R.
Il dominio della funzione `e R, il codominio `e R. La funzione `e iniettiva
e suriettiva, quindi `e biettiva ed invertibile. La funzione, inoltre, se a > 0 `e
strettamente crescente se a < 0 `e strettamente decrescente. Il graco `e costituito
da una retta
lasse delle ordinate nel punto (0, b) e lasse delle ascisse
( che intersa
)
nel punto ab , 0 .

Figura 7: Graco di f (x) = ax + b con a > 0, b > 0

Figura 8: Graco di f (x) = ax + b con a > 0, b < 0

23

Figura 9: Graco di f (x) = ax + b con a < 0, b > 0

Figura 10: Graco di f (x) = ax + b con a < 0, b < 0

24

Figura 11: Graco di f (x) = 2x 1 e della sua inversa g(x) =

3.1.4

x+1
2

La funzione potenza di secondo grado

La funzione potenza di secondo grado `e una particolare polinomio di secondo


grado:
f (x) : x R y = x2 R+
0.
Il dominio della funzione `e R, il codominio `e R+
e iniettiva,
0 . La funzione non `
`e strettamente crescente nellintervallo [0, +), `e strettamente decrescente in
(, 0]. Il graco `e costituito da una parabola convessa con vertice in (0, 0).

Figura 12: Graco di f (x) = x2

Se il coeciente di x2 `e -1,
f (x) : x R y = x2 R
0.
25

il codominio `e R
e strettamente decrescente nellintervallo
0 , la funzione `
[0, +), `e strettamente crescente in (, 0]. Il graco `e costituito da una
parabola concava con vertice in (0, 0).

Figura 13: Graco di f (x) = x2


Se il coeciente di x2 `e maggiore di 1 il raggio di curvatura della parabola
diminuisce, se `compreso tra 0 e 1 il raggio aumenta.

Figura 14: Graci di f (x) = ax2 con a = 2 (pi`


u interno), a = 1 (al centro) e
a = 1/4 (pi`
u esterno).

3.1.5

La funzione polinomio di secondo grado

Funzione polinomio di secondo grado :


f (x) : x R y = ax2 + bx + c B R.
26

Il dominio della funzione `e R, il codominio `e un intervallo illimitato propriab


mente contenuto in R. Il vertice della parabola ha ascissa xv = 2a
ed ordinata
2
b 4ac
f (xv ) = 4a .

Figura 15: Graco di f (x) = ax2 + c

La funzione non `e iniettiva, se a > 0 `e strettamente decrescente nellintervallo


[, xv ) e strettamente crescente in [xv , +]. Se a < 0 accade il viceversa. Il
graco `e costituito da una parabola convessa se a > 0, concava se a < 0. Se
b = 0 la parabola risulta solamente traslata lungo lasse delle ordinate rispetto
alla parabola che rappresenta la funzione potenza x2

Figura 16: Graco di f (x) = ax2 + bx + c con > 0

27

Figura 17: Graco di f (x) = ax2 + bx + c con < 0

Figura 18: Graco di f (x) = ax2 + bx + c con a < 0 e > 0

3.1.6

La funzione potenza di terzo grado

La funzione potenza di terzo grado `e un particolare polinomio di terzo grado:


f (x) : x R y = x3 R.
Il dominio della funzione `e R, il codominio `e R. La funzione `e iniettiva e
suriettiva, `e strettamente crescente in tutto il dominio. Il graco `e concavo no
al punto (0, 0) poi `e convesso. Il punto in cui cambia la concavit`a `e detto punto
di esso.

28

Figura 19: Graco di f (x) = x3


Se il coeciente di x3 `e -1,
f (x) : x R y = x3 R,
La funzione `e iniettiva e suriettiva, `e strettamente decrescente in tutto il dominio. Il graco `e convesso no al punto (0, 0) poi `e concavo.

Figura 20: Graco di f (x) = x3


Se y = ax3 la funzione `e strettamente crescente nel dominio se a > 0,
strettamente decrescente se a < 0, il graco della funzione ha sempre il esso in
(0, 0) e si presenta pi`
u chiuso o pi`
u aperto se a `e pi`
u grande o pi`
u piccola.
29

Figura 21: Graci di f (x) = ax3 con a = 2 (pi`


u interno), a = 1 (al centro) e
a = 1/4 (pi`
u esterno).

Figura 22: Confronto tra le funzioni potenze di grado 1,2 e 3..

3.1.7

La funzione polinomio di terzo grado

Funzione polinomio di terzo grado :


f (x) : x R y = ax3 + bx2 + cx + d R.

30

Il dominio della funzione `e R, il codominio `e R. La funzione `e suriettiva ma


`niettiva solo in casi particolari.

Figura 23: Graco di f (x) = ax3 + bx2 + cx + d con a > 0; il polinomio ha, in
questo caso, tre radici reali

Figura 24: Graco di f (x) = ax3 + bx2 + cx + d con a > 0; il polinomio ha,
rispettivamente, una e due radici reali

La funzione, in generale, non `e strettamente monotona nel dominio.

31

Figura 25: Graco di f (x) = ax3 + bx2 + cx + d con a < 0

3.1.8

La funzione polinomio di grado n

Il comportamento dei polinomi di grado n segue, se pari, andamenti analoghi al


polinomio di secondo grado, se dispari, al polinomio di terzo grado. Se n `e pari
ed il coeciente a della potenza di grado n `e positivo, allora f (x) per x
proviene da + e per x + torna verso +, se a < 0, f (x) per x
proviene da e per x + torna verso . Se, invece, n `e dispari, allora
landamento di f (x) per x e per x + `e opposto: se il coeciente a
della potenza di grado n `e positivo allora f (x) proviene da e muove verso
+, se a < 0 accade lopposto.

3.2

Le funzioni razionali fratte

Una funzione razionale fratta


f (x) : x A R y =

Pn (x)
R
Qm (x)

`e una funzione nella quale la variabile indipendente y `e data come rapporto


tra un polinomio Pn (x) = an xn + an1 xn1 + . . . + a0 di grado n ed uno,
Qm (x) = bm xm + bm1 xm1 + . . . + b0 , di grado m.
Il dominio A della funzione `e costituito da tutti i numeri reali che non azzerano il denominatore:
A = {x R : Qm (x) = 0}
Per quanto concerne il comportamento di f (x) per x e x +
occorre prendere in considerazione i gradi dei polinomi e i coecienti an e bm :
se il grado del polinomio a numeratore, n, `e maggiore del grado del polinomio
a denominatore m, la funzione ai due estremi del campo di denizione tende
a . Per x , se n `e dispari accade che, se bamn > 0, si ha f (x)
se bamn < 0, invece, f (x) +; sempre per x , se n `e pari allora se
32

> 0 la funzione + se bamn < 0 la funzione . Invece, per x ,


se n `e dispari accade lopposto del caso precedente invece se `e pari la funzione
si comporta allo stesso modo del caso precedente.
an
bm

se il grado del polinomio a numeratore, n, `e minore del grado del polinomio


a denominatore m, la funzione ai due estremi del campo di denizione tende a
zero.
se i due polinomi hanno lo stesso grado allora la funzione ai due estremi del
campo di denizione tende a bamn .
3.2.1

Alcune semplici funzioni razionali fratte

1
R {0}.
x
Il grado del polinomio al denomimatore (1) `e maggiore del grado del polinomio al numeratore (0), quindi la funzione agli estremi dellasse delle ascisse
(x ) tende a zero. Dal dominio occorre, naturalmente, escludere il punto 0. Il numero 0 non `e neppure immagine di alcun valore perche non esiste
x : x1 = 0. La funzione `e iniettiva, perche se x1 = x2 allora x11 = x12 ed `e anche
suriettiva perche qualunque sia il numero y1 R{0} x1 = y11 : y1 = x11 . La
funzione `e, quindi, invertibile.
f (x) : x R {0} y =

Figura 26: Graco di f (x) = 1/x

1
R+ .
x2
Il grado del polinomio al denomimatore (2) `e maggiore del grado del polinomio al numeratore (0), quindi la funzione agli estremi dellasse delle ascisse
(x ) tende a zero. Dal dominio occorre, naturalmente, escludere il punto
0. Il numero 0 e tutti i numeri negativi non sono immagine di alcun valore
perche non esiste x : x12 0. La funzione non `e iniettiva, perche se x1 = x2
allora x12 = x12 .. La funzione, quindi, non `e invertibile.
f (x) : x R {0} y =

33

Figura 27: Graco di f (x) = 1/x2

f (x) : x R {0} y =

1
R {0}.
x3

Figura 28: Confronto tra i graco di f (x) = 1/x e f (x) = 1/x3

3x + 1
B R.
x1
Il grado del polinomio al denomimatore `e uguale al grado del polinomio al
numeratore, quindi la funzione agli estremi dellasse delle ascisse (x )
tende a ab11 = 31 = 3. Dal dominio occorre, naturalmente, escludere il punto 1.
f (x) : x R {1} y =

34

Figura 29: Graco di f (x) =

3x+1
x1

x2 3
B R.
x+2
Il grado del polinomio al denomimatore `e minore del grado del polinomio al
numeratore, quindi la funzione agli estremi dellasse delle ascisse (x )
tende all, per x , f (x) e per x +, f (x) +. Dal
dominio occorre, naturalmente, escludere il punto x = 2.
f (x) : x R {2} y =

Figura 30: Graco di f (x) =

x2 3
x+2

x3 + 3x2 3
B R.
x2 + 2x 2
Il grado del polinomio al denomimatore `e minore del grado del polinomio al
numeratore, quindi la funzione agli estremi dellasse delle ascisse (x )
tende all, per x , f (x) + e per x +, f (x) . Poiche il
polinomio a denominatore non si annulla mai il dominio della funzione `e tutto
R.
f (x) : x R y =

35

Figura 31: Graco di f (x) =

3.3

x3 +3x2 3
x2 +2x2

Le funzioni irrazionali

Una funzione irrazionale `e una funzione in cui la variabile dipendente x compare


sotto il segno di radice. Nel caso in cui lindice di radice `e un numero dispari n
allora la radice non introduce limitazioni al dominio della funzione. Se n `e pari
il dominio si restringe ai valori x che rendono il radicando non negativo.
3.3.1

La funzione radice quadrata

Funzione radice quadrata:


f (x) : x R+
0 y =

x R+
0.

Il dominio in questo caso si riduce ai numeri reali x 0, anche


il codo
minio coincide con R+
.
La
funzione
`
e
sia
iniettiva
(x
=

x1 = x2 )
1
2
0
che suriettiva, quindi `e invertibile. La funzione `e strettamente crescente ed `e
concava.

Figura 32: Graco di f (x) =

36

La funzione f (x) = x2 nel suo dominio R non `e invertibile perch`e non `e


+
2
iniettiva, ma la restrizione di
f (x) = x al dominio R0 `e invertibile e la sua
inversa `e la funzione g(x) = x. Infatti
f

2
g f (x) : x R+
0 x

x2 = x.

e
g

f g(x) : x R+
0

f 2
x ( x) = x.

Figura 33: Graco della restrizione di f (x) = x2 e di g(x) =


3.3.2

La funzione radice cubica

Funzione radice cubica:


f (x) : x R y =

x R.

Il dominio ed il codominio coincidono con linsieme dei numeri reali. La


funzione `e sia iniettiva che suriettiva, quindi `e invertibile. La funzione `e strettamente crescente ed `e convessa in [, 0] e concava in [0, +].

37

Figura 34: Graco di f (x) =

Figura 35: Confronto tra f (x) =

3
x

x e f (x) = 3 x

`
Come abbiamo
gi`a visto in precedenza la funzione f (x) = x3 e linversa della

funzione g(x) = 3 x.

38

Figura 36: Graco di f (x) = x3 e g(x) =


3.3.3

3
x

Due semplici funzioni irrazionali


f (x) : x A R y =

x2 5x + 6 R+
0.

Il dominio della funzione, A, `e costituito dallinsieme dei numeri reali per


i quali il polinomio x2 5x + 6 0, cio`e lunione dei due intervalli (, 2] e
[3, +). Il codominio `e R+
e iniettiva (2 = 3 ma f (2) = f (3))
0 . La funzione non `
`e strettamente decrescente no a 2, strettamente crescente per x 3. La
funzione `e ovunque concava.

Figura 37: Graco della funzione f (x) =

f (x) : x A R y =

x2 5x + 6

3
x2 6x + 5 B R.

Poiche lindice di radice `e dispari ed il radicando `e un polinomio, il dominio


della funzione `e costituito da tutto linsieme dei numeri reali. La funzione

39

non `e iniettiva (1 = 5 ma f (1) = f (5)) `e strettamente decrescente no a 3,


strettamente crescente per x 3. La funzione `e concava no a x = 1 `e convessa
per 1 x 5 e di nuovo concava per x 5.

Figura 38: Graco della funzione f (x) =

3.4

x2 6x + 5

La funzione esponenziale

Sia a un numero reale positivo e diverso da 1: a R, a > 0, a = 1;


si denisce funzione esponenziale di base a:
f (x) : x R y = ax R+ .
Il dominio di una funzione esponenziale `e tutto R, il codominio `e R+ in
quanto ax > 0, x >. La funzione `e iniettiva e suriettiva, quindi biettiva ed invertibile. Quando a > 1, inoltre, se x1 < x2 allora ax1 < ax2 , quindi la funzione
`e strettamente crescente. Invece, quando 0 < a < 1, se x1 < x2 allora ax1 > ax2 ,
quindi la funzione `e strettamente decrescente. Particolarmente importante nelle
applicazioni `e la funzione esponenziale di base e con e= 2.1718281 . . . numero
di Nepero.

Figura 39: Graco della funzione f (x) =ex


40

Figura 40: Graco della funzione f (x) = 2x

Figura 41: Graci delle funzioni f (x) =ex e g(x) = 2x .

41

Figura 42: Graco della funzione f (x) =

3.5

1x
2

La funzione logaritmo

Sia a un numero reale positivo e diverso da 1: a R, a > 0, a = 1;


si denisce funzione logaritmo di base a:
f (x) : x R+ y = loga x R.
Il dominio di una funzione logaritmo `e R+ , il codominio `e tutto R. La
funzione `e iniettiva e suriettiva, quindi biettiva ed invertibile. Quando a > 1,
inoltre, se x1 < x2 allora loga x1 < loga x2 , quindi la funzione `e strettamente
crescente. Invece, quando 0 < a < 1, se x1 < x2 allora loga x1 > loga x2 ,
quindi la funzione `e strettamente decrescente. Particolarmente importante nelle
applicazioni `e la funzione logaritmo di base e con e= 2.1718281 . . . numero di
Nepero. Spesso tale funzione viene individuata con ln x oppure con log x senza
indicare la base.
Ricordiamo che la denizione di logaritmo di un numero `e la seguente:
il logaritmo in base a di x `e uguale a y se y `e lesponente a cui bisogna elevare
a per avere x:
y = loga x ay = x.

Figura 43: Graco della funzione f (x) = ln x


42

Figura 44: Graco della funzione f (x) = log10 x

Figura 45: Graci delle funzioni f (x) = loge x e log10 x.

Figura 46: Graco della funzione f (x) = log 12 x


La funzione f (x) = loga x `e linversa della funzione g(x) = ax . Infatti
f

g f (x) : x loga x loga ax = x.


e
43

f g(x) : x ax aloga x = x.

Figura 47: Graco di f (x) = ln x e g(x) = ex

3.6

Le funzioni goniometriche

Per denire le funzioni goniometriche occorre ricordare, innanzitutto, i concetti


di angolo e arco di circonfernza. Si densce angolo ciascuna delle due parti
nelle quali un piano viene diviso da due semirette aventi la stessa origine.
Le due semirette sono dette lati dei due angoli e lorigine comune il loro
vertice.
Data una circonferenza avente il centro nel vertice di un angolo, si chiama
arco quella parte di circonferenza, interna allangolo, avente per estremi i punti
di intersezione con i lati dellangolo stesso.

Figura 48: In verde chiaro langolo di lati a e b e vertice O


44

` possibile orientare un angolo ordinando i suoi due lati in uno dei due
E
modi possibili. Convenzionalmente si pone come verso positivo di percorrenza
quello antiorario. Analogamente `e possibile denire larco orientato pensando al
movimento di un punto sullarco partendo da un estremo ed arrivando allaltro.
Anche in questo caso il verso positivo `e individuato dal movimento in senso
antiorario.
3.6.1

Misura di un angolo in radianti

Per ogni angolo vale la seguente propriet`a: `e costante il rapporto tra la lunghezza
di un arco di circonferenza che individua langolo ed il raggio della circonfernza su cui giace larco. Nella gura seguente questa propriet`a viene esplicata
nelluguaglianza
B
d
[
A
AB
= .
AO
AO

Figura 49:

Grazie a questa propriet`a `e possibile denire una unit`a di misura per gli
angoli, il radiante. Si dice che un angolo misura 1 radiante, 1 rad, quando il
rapporto tra la misura dellarco che individua langolo coincide con la lunghezza
del raggio della circonferenza su cui giace larco.

45

d = AO
Figura 50: Langolo misura 1rad poich`e AB

A partire da ci`o, `e possibile aermare che un angolo misura q radianti se q


`e il rapporto tra larco che individua langolo ed il raggio della circonfernza su
cui giace larco.
Dal fatto che la lunghezza dellintera circonferenza di raggio r misura 2r
segue che la misura in radianti dellangolo giro (360) risulta 2 rad. Da qui
nasce il fattore di conversione tra la misura in gradi sessagesimali di un angolo
e la sua misura in radianti; infatti dalla proporzione:
360 : 2 = xgradi : xrad
scaturisce che
xrad = xgradi

.
180

Esempio:
Langolo di 30o in radianti misura 6 ;
Langolo di 135o in radianti misura 34 ;
Langolo di 270o in radianti misura 32 .
3.6.2

La funzione Seno

A partire da un angolo , da una circonferenza con centro nel vertice dellangolo e da un sistema di assi cartesiani con origine nel vertice dellangolo ed asse
delle ascisse sovrapposto al primo lato dellangolo, `e possibile costruire funzioni
numeriche che abbiano come variabile indipendente larco che misura langolo
(e quindi langolo) utilizzando lestremo dellarco che misura langolo (si parla
di un solo estremo poiche il primo estremo, per la scelta eettuata, giace sempre sullasse delle ascisse e quindo `e solo il secondo che determina lampiezza
dellangolo).
46

Si denisce seno dellangolo il rapporto tra lordinata dellestremo dellarco che misura langolo e il raggio della circonferenza a cui larco appartiene.
sin() =

BH
BO

Il segmento BH `e orientato perche rappresenta la misura dellordinata del


punto B che quindi ha segno positivo o negativo a seconda del quadrante in cui
si trova il punto B.

Dalla similitudine dei due triangoli, OHB e OH B ,

che, avendo i 3 angoli congruenti, sono simili e quindi hanno i 3 lati in proporzione, segue che la denizione di seno di un angolo prescinde dalla circonferenza
scelta. Si denisce circonferenza goniometrica la circonferenza con centro
47

nellorigine del sistema di assi cartesiani e raggio uguale a 1. In questo caso


il seno di un angolo coincide con lordinata dellestremo dellarco che misura
langolo.
Il dominio della funzione seno `e linsieme R il codominio `e lintervallo [1, 1]:
f (x) : x R y = sin x [1, 1].
Valori della funzione seno per angoli particolari.
Nella seguente tabella `e espresso il valore della funzione seno per angoli particolari misurati sia in gradi che in radianti:
o

rad

18
30

10

45

sin
0

51
4
1
2

2
2

Figura 51: Calcolo del seno di /6, /4 e /10 rad

Calcolo del seno di 30o : nella circonferenza goniometrica tale valore coincide con

la lunghezza del lato BH del triangolo OHB (in giallo nellimmagine a sinistra
nella gura precedente). Se si ribalta tale triangolo lungo il lato OH si costruisce

il triangolo OB B. Esso `e equiangolo perche ha tre angoli di 60o quindi `e


equilatero. Essendo OB = 1, perche coincide con il raggio della circonferenza,
allora BB = 1 e quindi BH = 12 .
Calcolo del seno di 45o : nella circonferenza goniometrica tale valore coincide

con la lunghezza del lato BH del triangolo OHB (in giallo nellimmagine al
centro nella gura precedente). Se si ribalta tale triangolo lungo il lato OH

si costruisce il triangolo OB B. Esso `e rettangolo in O. Essendo OB = 1 e

48

OB = 1 perche sono raggi della


circonferenza, allora per il teorema di Pitagore

BB = 2 e quindi BH = 2 .
Calcolo del seno di 18o : nella circonferenza goniometrica tale valore coincide

con la lunghezza del lato BH del triangolo OHB (in giallo nellimmagine a
destra nella gura precedente). Se si ribalta tale triangolo lungo il lato OH,

langolo in O del triangolo OB B misura 36o , decima parte di 360o , e quindi il


lato BB coincide con il lato del decagono regolare inscritto nella circonferenza.
La misura di tale lato coincide con la parte aurea del raggio, quindi

51
OH =
.
2

51
.
sin 18 =
4

Pertanto

Figura 52: Calcolo del seno di /3 rad

Calcolo del seno di 60o : il triangolo OHB con angolo in O di 60o (immagine

a sinistra nella gura qui sopra) `e simile al triangolo OH B con angolo in O


di 30o (immagine a destra) poiche hanno angoli congruenti. Inoltre, poiche
sono congruenti le due ipotenuse (raggi delle circonferenze) i due triangoli sono
congruenti, quindi BH = OH e OH = OB . Cio`e lordinata del punto B
coincide con lascissa del punto B e lascissa del punto B con lordinata del
punto B . Quanto vale per gli angoli di 60o e 30o vale per ogni angolo ed
il suo complementare = 90o . A tal proposito si introduce la funzione
complementare del seno.
3.6.3

La funzione Coseno

Si denisce coseno dellangolo il rapporto tra lascissa dellestremo dellarco


che misura langolo e il raggio della circonferenza a cui larco appartiene.
49

cos() =

OH
BO

Tutto quanto detto per la funzione seno vale anche per la funzione coseno.
Anche dominio e codominio delle due funzioni coincidono:
f (x) : x R y = cos x [1, 1].
1a identit`
a fondamentale della trigonometria.
In una circonferenza goniometrica (raggio=1) il seno ed il coseno di un angolo
coincidono con la misura dei cateti (nella gura precedente BH e OH) di un
triangolo rettangolo la cui ipotenusa (OB) `e proprio il raggio della circonferenza.
Da ci`o segue la prima idenit`a fondamentale della trigonometria: qualunque sia
langolo
sin2 + cos2 = 1.
Naturalmente ci`o vale anche per una circonferenza di raggio r: infatti, in
questo caso le misure dei cateti saranno rispettivamente r sin e r cos e dellipotenusa `e r. Applicando il teorema di Pitagora e dividento tutto per r2 si
riottiene lidentit`
a precedente.
Valori della funzione coseno per angoli particolari.
Nella seguente tabella `e espresso il valore della funzione coseno per angoli
particolari:

50

rad

18

10

30

45

cos

10+2 5
4

3
2

2
2

Per trovare tali valori `e suciente, una volta noto il valore del seno di un

angolo, applicare il teorema di Pitagora al triangolo rettangolo OHB (o la prima


identit`
a fondamentale).
Per conoscere i valori delle funzioni seno e coseno di angoli compresi tra
45o e 90o , `e suciente utilizzare quanto detto in precedenza per gli angoli
complementati:
sin = cos (90 ) .

Pertanto
o

rad

60

cos 30 =

72

2
5

cos 18 =

90

sin

cos

3
2

10+2 5
4

cos 0 = 1

sin 30 =
sin 18 =

1
2

51
2

sin 0 = 0

Per calcolare il valore delle funzioni seno e coseno per angoli il cui estremo
si trova nel II quadrante `e possibile seguire il seguente ragionamento: nella
circonferenza goniometrica riportata nella gura sottostante, il valore di sin
coincide con lordinata del punto B. Tale valore, a sua volta, coincide con
lordinata del punto B che `e lestremo dellarco che misura langolo = 180

supplementare di . Ci`o `e vero perche i due triangoli OHB e OB H sono


congruenti perche sono simili, avendo i 3 angoli congruenti, ed hanno le ipotenuse
congruenti, essendo raggi della circonferenza. Da qui segue che

sin = sin (180 )

Analogamente, il valore di cos coincide con lascissa del punto B. Tale valore,
a sua volta, coincide con lopposto dellascissa del punto B che `e lestremo
dellarco che misura langolo = 180 supplementare di . Da qui segue che

cos = cos (180 ) .

51

In denitiva, possiamo dire che angoli supplementari hanno il seno coincidente ed il coseno opposto.
Per calcolare il valore delle funzioni seno e coseno per angoli il cui estremo
si trova nel III quadrante `e possibile seguire il seguente ragionamento: nella cir

conferenza goniometrica riportata nella gura sottostante, i due triangoli OHB

e OB H sono congruenti perche sono simili, avendo i 3 angoli congruenti, ed


hanno le ipotenuse congruenti, essendo raggi della circonferenza. In questo modo il valore di sin (180 + ), lordinata del punto B, per quanto appena detto,
coincide, a meno del segno, con lordinata del punto B che `e lestremo dellarco
che misura langolo . Da qui segue che

sin (180 + ) = sin .

Analogo ragionamento si pu`o fare per il coseno e quindi

cos (180 + ) = cos

In denitiva, possiamo dire che angoli che dieriscono di un angolo piatto


(180o o rad) hanno seni opposti e coseni opposti.
52

Per calcolare il valore delle funzioni seno e coseno per angoli il cui estremo
si trova nel IV quadrante `e possibile seguire il seguente ragionamento: nella
circonferenza goniometrica riportata nella gura sottostante, il valore di sin
coincide con lordinata del punto B. Tale valore, a sua volta, coincide, a meno del
segno, con lordinata del punto B che `e lestremo dellarco che misura langolo

= 360 esplementare di . Ci`o `e vero perche i due triangoli OHB e OB H


sono congruenti perche sono simili, avendo i 3 angoli congruenti, ed hanno le
ipotenuse congruenti, essendo raggi della circonferenza. Da qui segue che

sin = sin (360 )

Analogamente, il valore di cos coincide con lascissa del punto B. Tale valore,
a sua volta, coincide con lascissa del punto B che `e lestremo dellarco che
misura langolo = 360 supplementare di . Da qui segue che

cos = cos (360 ) .

In denitiva, possiamo dire che angoli esplementari hanno il seno opposto


ed il coseno coincidente.
` possibile calcolare il valore del seno e del coseno per angoli il cui estremo si
E
trova nel IV quadrante ipotizzando di aprire langolo nel verso orario. Pertanto
si perviene allo stesso risultato degli angoli supplementari quando si considerano
` possibile, cio`e ripetere il ragionamento appena fatto,
gli angoli opposti e . E
considerando in luogo di 360 langolo . Ritroveremo allora

cos () = cos
sin () = sin .

In denitiva, possiamo dire che angoli opposti hanno il seno opposto ed il coseno
coincidente.
Da qui possiamo anche aermare che il seno `e una funzione dispari e il coseno
pari.
53

sin

cos

sin

sin ( )

sin

cos ( )

cos

sin ( + )

sin

cos ( + )

cos

sin (2 )

sin

cos (2 )

cos

sin ()

sin

cos ()

cos

2
(
cos 2

Nella tabella che segue ricapitoliamo le propriet`a appena viste per gli angoli
associati:
Naturalmente `e immediato vericare che dopo aver eettuato un intero giro
sia in verso orario che antiorario le funzioni seno e coseno tornano ad assumere
gli stessi valori:
sin( + 2) = sin = sin( 2)

cos( + 2) = cos = cos( 2).

La stessa uguaglianza `e vericata se langolo dierisce da per un multiplo


intero di 2:

sin( + 2k)kZ = sin .


In base alla denizione data in precedenza, possiamo allora aermare che il
seno ed il coseno sono funzioni periodiche di periodo T = 2.

Figura 53: Graco della funzione f (x) = sin x

Figura 54: Graco della funzione f (x) = cos x


Per modicare il codominio delle funzioni seno e coseno `e suciente, ad esempio, moltiplicare la funzione per una costante per modicare lampiezza dello54

scillazione o aggiugere una costante per traslare lungo lasse y il graco della
funzione:
Sia A R una costante; allora
f (x) : x R y = A sin x [A, A];

Figura 55: Graco della funzione f (x) = A sin x


e
f (x) : x R y = sin(x) + A [1 + A, 1 + A].

Figura 56: Graco della funzione f (x) = sin(x) + A


Per modicare invece il periodo delle funzioni seno e coseno `e suciente, ad
esempio, moltiplicare la variabile indipendente x per una costante. Per traslare
lungo lasse x il graco della funzione `e suciente, ad esempio, aggiungere alla
variabile indipendente x una costante. Tale costante `e anche chiamata fase.
Sia A R una costante; allora
f (x) : x R y = sin Ax [1, 1]
ha periodo T =

2
A.

Figura 57: Graco della funzione f (x) = sin Ax


e il graco di
f (x) : x R y = sin(x + A) [1, 1]
55

`e traslato verso sinistra di uno spostamento A: infatti la funzione assume valore


0 in x = A.

Figura 58: Graco della funzione f (x) = sin(x + A)

Esempio:
Calcolare periodo, frequenza e codominio della funzione f (x) =

1
2

sin(2x) + 12 .

Per calcolare il periodo T `e suciente dividere 2 per la costante che moltiplica


2
la x. Quindi T = 2
= 1. Essendo la frequenza = T1 , in questo caso si ha
1
= 1. La funzione 2 sin(2x) oscilla tra 12 e 21 , aggiungendo lulteriore 12
presente in f (x), il codiminio diventa [0, 1].

Figura 59: Graco delle funzioni f (x) =


rosso)

1
2

sin x +

1
2

(in blu) e f (x) = sin x (in

In 2.7 abbiamo visto un paio di regole per il calcolo del periodo di una funzione che `e somma, dierenza, prodotto o quoziente di due funzioni periodiche.
Consideriamo qualche esempio:

56

Esempio: Calcolare il periodo della funzione f (x) = sin 2x + sin 3x.


Il periodo della funzione sin 2x `e T1 = 2
2 = . Il periodo della funzione sin 3x
.
Esiste
un
multiplo
intero
dei
due periodi, cos` il periodo di f (x) `e
`e T2 = 2
3
T = mcm{, 23 } = mcm{ 33 , 23 } = 36 = 2.
( )
( )
Esempio: Calcolare il periodo della funzione f (x) = sin x5 + sin x7 .
( )
2
= 10. Il periodo della funzione
Il periodo della funzione sin x5 `e T1 = 1/5
(x)
2
sin 7 `e T2 = 1/7 = 14. Esiste un multiplo intero dei due periodi, cos` il
periodo di f (x) `e T = mcm{10, 14} = 70.
Esempio: Calcolare il periodo della funzione f (x) = sin x + sin (x).
Il periodo della funzione sin x `e T1 = 2. Il periodo della funzione sin (x) `e
T2 = 2
e un multiplo intero dei 2 periodi, la funzione f (x) non `e
= 2. Non c`
periodica.

Figura 60: Graco delle funzioni f (x) = sin 2x + sin 3x (in blu) e f (x) = sin x
(in rosso)

57

Figura 61: Graco della funzione f (x) = sin x5 + sin x7

Figura 62: Graco della funzione f (x) = sin x + sin (x). La funzione non `e
periodica
Esempio: Siano f (x) = sin x e g(x) = 1 sin x. Il periodo della funzione f (x)
`e 2. Il periodo della funzione 1 sin x `e 2 ma la funzione h(x) = f (x) + g(x)
non `e periodica essendo h(x) = 1 x.

Figura 63: Graco della funzione f (x) = sin x (in blu), g(x) = 1 sin x (in
verde) e h(x) = f (x) + g(x) (in rosso). La funzione h(x) = 1 non `e periodica

58

Esempio: Siano f (x) = sin x e g(x) = cos x. Sono entrambe periodiche di


periodo T = 2. Il periodo della funzione h(x) = f (x) g(x) `e anchesso 2.
Esempio: Siano f (x) = sin x e g(x) = cos x. Sono entrambe periodiche di
periodo T = 2. Il periodo della funzione h(x) = f (x)/g(x) `e invece .

Figura 64: Graco della funzione h(x) = sin x cos x (in rosso) e f (x) = sin x
` periodo T = 2.
(in blu). Anche h(x) ha

Figura 65: Graco della funzione h(x) = sin x/ cos x (in rosso) e f (x) = sin x
` periodo T = .
(in blu). La funzione h(x) ha
Formule di addizione e sottrazione per le funzioni seno e coseno.
Siano e la misura di due angoli, `e possibile dimostrare, in modo sucientemente semplice, che sono vericate le seguenti identit`a:
cos( )
cos( + )

= cos cos + sin sin


= cos cos sin sin

sin( )
sin( + )

= sin cos sin cos


= sin cos + sin cos

59

Formule di duplicazione per le funzioni seno e coseno.


Nelle formule di addizione se = si ottengono le seguenti formule
cos(2)
sin(2)

= cos2 sin2
= 2 sin cos

Formule di bisezione per le funzioni seno e coseno.


Dalla formula di duplicazione del coseno e dalla prima identit`a fondamentale
segue che
cos(2)

= cos2 sin2 =
= 2 cos2 1

1 e quindi

1 + cos
.
cos =
2
2
Analogamente, `e possibile ricavare

1 cos
sin =
.
2
2
Posto = 2 si ottiene cos = 2 cos2

3.6.4

La funzione Tangente

Oltre alla funzione seno e coseno `e utile denire una terza funzione goniometrica.
Si denisce tangente goniometrica di un angolo il rapporto tra lordinata del
punto di intersezione tra il lato che individua langolo e la retta tangente alla
circonferenza nel punto (r, 0) e il raggio r della circonferenza:

BH
tan =
.
OH

60

Dalla denizione emerge subito che quando OH = 0 la funzione non `e denita. Ci`o accade, ad esempio per = 90o e per tutti i multipli
interi
di 90.
{
}
Pertanto il dominio della funzione tangente `e linsieme R 2 + k con k Z.
Inoltre, `e facile rendersi conto che per valori dellangolo 0 < 2 la tangente
assume tutti i valori nellintervallo [0, +).
Se langolo 2 < la denizione di tangente comporta che il punto B si
trovi nel IV quadrante. In questo modo, per tali valori di si ha che tan < 0,
cio`e la tangente assume tutti i valori contenuti nellintervallo (, 0].

Possiamo, pertanto, dire che per la funzione tangente


{
}
f (x) : x R
+ k
y = tan x (, ).
2
kZ
Se un angolo < 32 la denizione di tangente di comporta che il
` evidente, quindi, che se = + vale
punto B si trovi nel I quadrante. E
tan( + ) = tan .

61

Se langolo 32 < 2 la denizione di tangente di comporta che il


punto B si trovi nel IV quadrante, cio`e `e riconducibile a ci`o che accade, nel caso
`
esaminato in precedenza, quando il lato dellangolo si trova nel II quadrante. E
evidente, quindi, che, anche in questo caso, se = + vale tan( +) = tan .
Possiamo, allora, generalizzare e ribadire che

tan( + ) = tan .

Ci`o `e suciente per dire che la funzione tangente `


e periodica di periodo
T = .
2a identit`
a fondamentale della trigonometria.

Dalla similitudine dei due triangoli, OHB e OH B ,

62

che, avendo i 3 angoli congruenti, sono simili e quindi hanno i 3 lati in


proporzione
BH : OH = B H : OH
cio`e
r tan : r = r sin : r cos ,
segue lidentit`
a

sin
+ k, dove k Z, tan =
.
2
cos
Questa identit`
a `e nota come 2a identit`a fondamentale della trigonometria.
=

Valori della funzione tangente per angoli particolari.


Nella seguente tabella `e espresso il valore della funzione tangente per angoli
particolari misurati sia in gradi che in radianti:
o

rad

18

10

30

45

sin
cos
0
1

51
4
10+2 5
4
1
2

3
2

2
2

2
2

tan
0

2 5
5

3
3

Per quanto concerne gli angoli maggiori di 45o e minori 90o `e possibile
applicare quanto gi`a visto per il seno e coseno di angoli complementari:
tan(90o ) =

cos
1
sin(90o )
=
=
,
o
cos(90 )
sin
tan
63

quindi
o

rad

tan

60

3
3

72

2
5

5+2 5

Per quanto concerne la valutazione della tangente per angoli il cui lato libero
`e nel secondo quadrante `e facile vericare, utilizzando gli angoli supplementari,
che
sin( )
sin
tan ( ) =
=
= tan .
cos( )
cos
Cio`e angoli supplementari hanno la tangente opposta.
Essendo, poi, la funzione tangente periodica di periodo , ci`o che succede
nel III e IV quadrante ripete ci`o che accade nel I e II quadrante.
Esempio:

tan 120 = tan 60 = 3.


tan 54 = tan 4 = 1.

tan 330 = tan 30 = 33 .

( )
tan 6 = tan 6 = 3.

Figura 66: Graco della tangente (in blu). In nero sono rappresentati gli asintoti
verticali.

Formule di addizione e sottrazione per la funzione tangente.


Siano e la misura di due angoli, `e possibile dimostrare seguenti identit`a:
tan tan
1 + tan tan
tan + tan
1 tan tan

tan( ) =
tan( + ) =

64

Formule di duplicazione per la funzione tangente.


Nelle formule di addizione se = si ottengono le seguenti formule
tan(2) =

2 tan
1 tan2

Formule di bisezione per la funzione tangente.


Dalle formule di bisezione di seno e coseno segue che

1 cos
tan =
.
2
1 + cos
3.6.5

Le funzioni goniometriche inverse

Essendo periodiche le funzioni goniometriche, nel loro dominio, non possono


`
essere iniettive e quindi non sono biettive e pertanto non sono invertibili. E
possibile per`o considerare le restrizioni di tali funzioni in un dominio in cui esse
sono biettive per poter considerare le loro inverse.
Consideriamo, ad esempio,
la
] funzione f (x) data dalla restrizione della fun[
zione seno allintervallo 2 , 2 . In questo caso la funzione
[ ]
f (x) : x ,
y = sin x [1, 1]
2 2
`e una funzione biettiva e quindi invertibile.
Si denisce funzione Arcoseno di x la funzione che associa ad un numero
x dellintervallo [1, 1] la misura dellarco (angolo) il cui seno vale x.
[ ]
f (x) : x [1, 1] y = arcsin x ,
.
2 2

Figura 67: Graco della funzione f (x) = arcsin x.

65

Figura 68: Graco della funzione f (x) = sin x (in rosso) e della funzione inversa
arcsin x (in blu). In verde la retta bisettrice del 1o e 3o quadrante
Consideriamo, adesso, la funzione f (x) data dalla restrizione della funzione
coseno allintervallo [0, ]. In questo caso la funzione
f (x) : x [0, ] y = cos x [1, 1]
`e una funzione biettiva e quindi invertibile.
Si denisce funzione Arcocoseno di x la funzione che associa ad un numero
x dellintervallo [1, 1] la misura dellarco (angolo) il cui coseno vale x.
[ ]
f (x) : x [1, 1] y = arcsin x ,
.
2 2

Figura 69: Graco della funzione f (x) = arccos x.

66

Figura 70: Graco della funzione f (x) = cos x (in rosso) e della funzione inversa
arccos x (in blu). In verde la retta bisettrice del 1o e 3o quadrante
Inne, consideriamo
f (x) data dalla restrizione della funzione
( la funzione
)
tangente allintervallo 2 , 2 . In questo caso la funzione
( )
f (x) : x ,
y = tan x (, +)
2 2
`e una funzione biettiva e quindi invertibile.
Si denisce funzione Arcotangente di x la funzione che associa ad un
qualsiasi numero reale x la misura dellarco (angolo) la cui tangente vale x.
( )
f (x) : x R y = arctan x ,
.
2 2

Figura 71: Graco della funzione f (x) = arctan x.

67

Figura 72: Graco della funzione f (x) = tan x (in rosso) e della funzione inversa
arctan x (in blu). In verde la retta bisettrice del 1o e 3o quadrante

3.7

Costruzione del grafico di una funzione a partire dal


grafico di unaltra

In alcuni casi `e semplice costruire il graco di una funzione g(x) quando `e noto
il graco di f (x).
Se g1 (x), g2 (x), g3 (x) e g4 (x) sono le seguenti funzioni
g1 (x) = f (x)
g2 (x) = f (x)
g3 (x) = f (x + a)
g4 (x) = f (x) + b
i loro graci sono, a partire dal graco di f (x), rispettivamente,
simmetrico rispetto allasse delle y;
simmetrico rispetto allasse delle x;
traslato di a lungo lasse delle x;
traslato di b lungo lasse delle y;

68

Figura 73: Graci delle funzioni f (x) (in blu), f (x) (verde), f (x) (rosso),
f (x + a) (marrone) e f (x) + b (arancio).

69

Intendo riferirmi al fatto che la pi`


u parte degli studenti e, sopratutto delle loro famiglie, concepiscono lUniversit`
a cone un ucio in cui si rilasciano certi documenti: i diplomi
che, al pari della fede di nascita e simili, sono purtroppo necessari per laccesso alle varie
carriere; e non come un luogo ove si studia e ci si prepara alla vita professionale. Da questa
errata concezione che non potr`
a smantellarsi se non quando i datori di lavoro prenderanno
labitudine di mettere alla prova pratica gli aspiranti ai vari impieghi, invece d esaminarne
solo i loro diplomi, con eventuali acrobazie aritmetiche sui punti riportati discende un corollario non meno erroneo e nocivo, che le buone Universit`
a, i buoni professori non sono
gi`
a quelli che fanno studiare di pi`
u e meglio, bens` quelli pi`
u indulgenti e pi`
u proclivi a dare
a tutti punti elevati. Per convincersi come queste concezioni siano eettivamente erronee
e nocive, pu`
o ben servire, mi sembra, una considerazione assai poco ortodossa: confrontare
unUniversit`
a con una scuola di ballo! Chi vuol prendere delle lezioni di ballo, sceglie forse
la scuola pi`
u facilona e i maestri pi`
u indulgenti? Si preoccupa forse del diploma che ricever`
a
alla ne, ammesso che un diploma nale ci sia? Evidentemente no; si preoccupa solo che gli
insegnino a ballare bene, e non abbia poi a fare delle meschine gure. Ebbene, il mio augurio
`
e che, un giorno, gli studenti e le loro famiglie considerino lUniversit`
a alla stregua di una
scuola di ballo! Finiranno allora le solite malinconie sugli esami, i relativi appelli ecc. e se
qualche agitazione studentesca dovr`
a esserci, si avr`
a perch
e il professore Tizio insegna poco
e svogliatamente o perch
e il tale istituto non ha unattrezzatura adeguata, ma non perch
e il
Ministro o il Rettore non ha concesso un certo prolungamento di appello! E sar`
a tanto di
guadagnato per tutti!
F. Tricomi, 1958

70

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