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Introduzione: LApocrifo di Giovanni

di
Claudio Gianotto
LApocrifo di Giovanni il primo compendio sistematico di teologia, presentato in forma narrativa,
che sia circolato negli ambienti cristiani e affronta temi come Dio e lorganizzazione del mondo
divino (teogonia); lorigine del mondo e il suo funzionamento (cosmogonia); lorigine delluomo
(antropogonia) e il suo posto nel mondo; la via per il conseguimento della salvezza (soteriologia).
Lopera venne alla luce nel 1896, quando un manoscritto copto del sec. V che la conteneva insieme
ad altri tre testi (Vangelo di Maria, Sophia di Ges Cristo e Atti di Pietro) fece la sua comparsa sul
mercato antiquario del Cairo e fu acquistato dallo studioso tedesco Carl Reinhardt, il quale lo port
a Berlino dove conservato allinterno della Papyrus-Sammlung degli Staatliche Museen e porta la
segnatura: BG 8502.
Ledizione conobbe alterne vicende. Affidata inizialmente allegittologo C. Schmidt, fu poi ripresa
da W. Till; proprio quando Till stava per darla alle stampe, giunse la notizia della scoperta dei codici
di Nag Hammadi (1945), allinterno dei quali erano stati identificati ben tre nuovi testimoni dello
scritto (NHC II,1; III,1; IV,1)1. La stampa fu ritardata, in attesa di poter collazionare i nuovi testi;
ma loperazione si rivel pi complicata del previsto e infine Till si risolse a pubblicare la sua
edizione del solo BG 8502 nel 1955, dieci anni dopo le scoperte di Nag Hammadi 2. Una prima
edizione delle tre versioni di Nag Hammadi fu pubblicata a cura di M. Krause e P. Labib nel 19623;
unedizione sinottica di tutte e quattro versioni stata pubblicata a cura di M.M. Waldstein e
F. Wisse nel 1995 4.
Lesistenza di quattro diversi testimoni testuali dellApocrifo di Giovanni ha aperto il dibattito sul
problema dei loro rapporti reciproci. Una prima conclusione cui sono giunti gli specialisti prevede
che le quattro versioni superstiti documentino due recensioni distinte del testo, una breve,
rappresentata dal manoscritto di Berlino (BG 8502,2) e dal codice III di Nag Hammadi (NHC
III,1), e una lunga, rappresentata dagli altri due manoscritti di Nag Hammadi (NHC II,1 e IV,1).
Per quanto riguarda il problema dei rapporti tra le due recensioni, alcuni studiosi hanno sostenuto
lipotesi dellanteriorit cronologica della recensione lunga, che sarebbe stata soltanto in seguito
abbreviata5; altri, invece, ritengono che la recensione breve corrisponda alla forma pi antica del
testo6; questultima ipotesi quella che, allo stato attuale delle ricerche, ha ottenuto il maggiore
1

La prima edizione delle tre versioni dellApocrifo di Giovanni attestate dal rinvenimento di Nag
Hammadi sar pubblicata soltanto vari anni dopo la scoperta, da M. KRAUSE P. LABIB, Die drei
Versionen des Apokryphon des Johannes im Koptischen Museum zu Alt-Kairo, Wiesbaden 1962.
2
W.C. TILL, Die gnostischen Schriften des koptischen Papyrus Berolinensis 8502, Berlin 1955; 2a edizione
ampliata e corretta a cura di H.-M. SCHENKE, 1972.
3
KRAUSE LABIB (Hrsg.), Die drei Versionen. cit. (n. 1)
4
M.M. WALDSTEIN F. WISSE (edd.), The Apocryphon of John: Synopsis of Nag Hammadi Codices II,1; III,1;
and IV,1, with BG 8502, Leiden 1995.
5
Cf. ad es. S. GIVERSEN, Apocryphon Iohannis: The Coptic Text of the Apocryphon Iohannis in the Nag
Hammadi Codex II with Translation, Introduction and Commentary, Copenhagen 1963; M. TARDIEU, crits
gnostiques. Codex de Berlin, Paris 1984.
6
Cf. ad es. WALDSTEIN WISSE, The Apocryphon of John, cit.; B. BARC, Livre des secrets de Jean, in Ecrits
gnostiques. La bibliothque de Nag Hammadi, dition publie sous la direction de J.-P. MAH et de P.H. POIRIER, Paris 2007, 205-295.

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CLAUDIO GIANOTTO L Apocrifo di Giovanni


consenso tra gli specialisti. Ma, al di l di questo problema specifico, il lavoro da fare resta molto. Si
tratta di andare al di l della semplice sinossi, che si limita a riprodurre, uno accanto allaltro, i testi
dei quattro testimoni manoscritti 7. La ricerca attuale sembra privilegiare lo studio separato delle due
recensioni e, allinterno di ciascuna di esse, lanalisi dettagliata dei reciproci rapporti tra i testimoni
testuali e delle numerose varianti8.
A proposito dellambiente di origine, uno dei problemi ancora dibattuti quello di sapere se
lApocrifo di Giovanni debba essere considerato uno scritto cristiano oppure no. Tratti
esplicitamente cristiani possono essere attribuiti soltanto alla cornice narrativa, che presenta il
contenuto dello scritto come una rivelazione segreta del Cristo celeste a Giovanni9. Ora, la domanda
che si pone di sapere se gli elementi propriamente cristiani siano originari oppure se non debbano
essere considerati semplicemente come il frutto della ripresa di materiale eterogeneo di diversa
provenienza, e soltanto in un secondo momento assemblato in questo scritto con questa specifica
cornice. In ogni caso, se difficile stabilire con esattezza se e in che modo lambiente storicoreligioso in cui stato prodotto il testo fosse legato al cristianesimo, una cosa certa: la circolazione
dello scritto, cos come noi la conosciamo dalle fonti antiche, esclusivamente cristiana. Se il
contesto storico-religioso di origine resta avvolto da un alone di incertezza, gli ambienti di fruizione
del testo possono essere studiati pi agevolmente: la Wirkungsgeschichte dellApocrifo di Giovanni
resta ancora da scrivere.
Strettamente collegato al problema degli ambienti di origine quello delle tradizioni culturali e
religiose alle quali lo scritto attinge o con le quali si confronta. Un primo ambiente che si percepisce
sullo sfondo quello della cultura egizia. Elementi tipicamente egizi sono, ad esempio, luso del
decanus astrologico; la corrispondenza delle parti del corpo con esseri demoniaci; i nomi di molti
dei demoni; i paralleli con la tradizione ermetica. Anche le tradizioni religiose giudaiche sono
chiaramente riconoscibili, in particolare quelle documentate dalla letteratura sapienziale e
midrashica. Ma linterlocutore principale con il quale il nostro testo si confronta sembra essere la
tradizione filosofica greca, in particolare il dibattito epistemologico e teologico che si stava
sviluppando nei primi secoli della nostra era allinterno delle scuole del platonismo medio10. La
convergenza di tutti questi elementi ha fatto pensare ad una possibile origine del testo allinterno di
ambienti scolastici ad Alessandria dEgitto. Un ulteriore questione aperta quella dei possibili
rapporti del nostro testo con la tradizione giovannea e gli ambienti giovannisti. Oltre al fatto, ovvio,
che Giovanni il destinatario e il tradente della particolare rivelazione veicolata dallo scritto, le
allusioni e i richiami alla letteratura giovannea sono numerosi e suggeriscono di ipotizzare un
collegamento speciale del nostro testo con il Quarto Vangelo11. Per quanto riguarda la datazione,
infine, essenziale stabilire in modo preciso i rapporti del nostro testo con un passo dellAduersus
haereses di Ireneo che sembra conoscerlo. La teogonia che leresiologo descrive in I,29, attribuendola
al gruppo degli gnostici, presenta in effetti singolari parallelismi con la teogonia dellApocrifo di
Giovanni (BG 22,16-44,18). Anche se le differenze tra le due presentazioni del mito teogonico sono
7

Cf. F. WISSE, After the Synopsis: Prospects and Problems in Establishing a Critical text of the Apocryphon of
John and in Defining its Historical Location, in: J.D. TURNER A. MCGUIRE (edd.), The Nag Hammadi
Library after Fifty Years. Proceedings of the 1995 Society of Biblical Literature Commemoration, Leiden 1997,
138-153.
8
quello che fanno i curatori delledizione pi recente dello scritto: B. BARC W-P. FUNK (ds.), Le livre
des secrets de Jean. Recension brve (NH III,1 et BG,2), Qubec-Leuven 2012.
9
Si tratta del Prologo (BG 19,6-22,15) e dellEpilogo (BG 75,14-77,7).
10
Cf. Z. PLEE, Poetics of the Gnostic Universe. Narrative and Cosmology in the Apocryphon of John, Leiden 2006.
11
Cf. K.L. KING, The Secret Revelation of John, Cambridge (Mass.) 2006, spec. 235-238.

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ADAMANTIUS 18 (2012)
significative, le somiglianze sembrano comunque sufficienti a suffragare lipotesi che Ireneo potesse
essere venuto a conoscenza di una qualche versione dellApocrifo di Giovanni, o almeno di una parte
di esso. Se lipotesi si rivelasse corretta, allora lo scritto dovrebbe essere datato qualche tempo prima
del 180.
Dal punto di vista pi strettamente letterario, lo scritto si presenta come una dialogo di rivelazione,
un genere che richiama quello delle quaestiones et responsiones e fu molto usato dagli gnostici per
esporre le loro dottrine pi caratteristiche attribuendole a rivelazioni del Risorto, destinate non a
tutti i fedeli, bens riservate soltanto a gruppi o personaggi particolari, secondo una catena di
tradizione strettamente esoterica. In questo caso, il dialogo incluso allinterno di una cornice
narrativa, che specifica le circostanze in cui la rivelazione avvenuta. Lopera si struttura in due parti
principali, come conferma anche il riassunto parziale di Ireneo: la prima parte, dedicata alla
teogonia e alla cosmogonia (BG 22,16-44,18) presenta tratti filosofici pi spiccati, mentre la seconda
parte, dedicata allantropogonia e alla soteriologia (BG 44,19-75,13), che include un dialogo, forse
interpolato, con sette domande sulla redenzione delle anime (BG 64,13-71,2), assume piuttosto le
caratteristiche di un midrash a Gn 1-7, che contesta il racconto genesiaco e propone una versione
alternativa degli eventi. La struttura rimane la stessa in entrambe le recensioni, corta e lunga;
questultima, secondo le tendenze pi recenti della ricerca, si presenterebbe come una rielaborazione
della precedente, nellintento di precisarne con maggiori dettagli alcuni aspetti.
Questi sono, in sintesi, alcuni dei problemi aperti nella ricerca sullApocrifo di Giovanni e che
verosimilmente occuperanno gli studiosi nei prossimi anni. Gli interventi qui raccolti vogliono
essere un piccolo contributo agli studi su questo scritto che, come si detto, rappresenta una tappa
significativa e importante nello sviluppo del pensiero cristiano dei primi secoli.
Claudio Gianotto
Dipartimento di Storia, Universit di Torino
Via S. Ottavio, 20
I-10124 Torino
claudio.gianotto@unito.it

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