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1. Ricerche archeologiche nei cortili dellUniversit Cattolica. La necropoli tardoantica,


a cura di M. SANNAZARO.

5
archeologia medievale
a trezzo sulladda

La collana, diretta da Maria Pia Rossignani,


Silvia Lusuardi Siena e Marco Sannazaro, si
riallaccia idealmente ai Contributi dellIstituto di Archeologia avviati da Michelangelo Cagiano de Azevedo e pubblicati tra il
1967 e il 1975. A distanza di anni, ma nello
stesso spirito di quella esperienza, con questa serie di pubblicazioni si vogliono presentare i risultati delle ricerche svolte nellambito dellIstituto di Archeologia e della
Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dellUniversit Cattolica. Il progetto
editoriale prevede volumi monografici, Atti
di incontri e seminari e ricerche miscellanee:
riflessi della variet di indirizzi metodologici
e di ambiti di ricerca che caratterizzano gli
studi archeologici dellAteneo che tradizionalmente prediligono analisi diacroniche
dei periodi compresi tra let romana e il
basso medioevo.

CONTRIBUTI DI ARCHEOLOGIA

archeologia medievale
a trezzo sulladda
il sepolcreto longobardo e loratorio di san martino
le chiese di santo stefano e san michele in sallianense
a cura di
silvia lusuardi siena e caterina giostra

2. Ricerche archeologiche nei cortili dellUniversit Cattolica. Dallantichit al medioevo, aspetti insediativi e manufatti, a cura
di S. LUSUARDI SIENA e M. P. ROSSIGNANI.
3. Fonti archeologiche e iconografiche per la
storia e la cultura degli insediamenti nellaltomedioevo, a cura di S. LUSUARDI SIENA.
4. Ricerche archeologiche nei cortili dellUniversit Cattolica. La Signora del sarcofago,
una sepoltura di rango nella necropoli
dellUniversit Cattolica, a cura di M. P.
ROSSIGNANI, M. SANNAZARO, G. LEGROTTAGLIE.

Dopo leccezionale scoperta delle tombe di


nobili armati longobardi, possessori di
anelli-sigillo aurei, avvenuta negli anni 70 in
via delle Rocche a Trezzo sullAdda, tra il
1989 e il 1991 in localit Cascina San Martino
stato riportato alla luce un nucleo funerario forse riconducibile al gruppo famigliare
dei Signori degli anelli. Le tombe pi prestigiose furono presto monumentalizzate in
senso cristiano con la costruzione di un
oratorio, che ebbe una lunga vita, con interventi di restauro medievali e moderni. Altri
saggi stratigrafici effettuati nel borgo allinterno della chiesa di Santo Stefano hanno
permesso di accertare lantichit del luogo
di culto.
Le scoperte hanno stimolato una ventennale
attivit di ricerca, anche in relazione alla migliore conoscenza del territorio e delle dinamiche insediative tra tarda antichit e medioevo. stato cos localizzato, al di fuori
dellodierno abitato, il vicus Salianensis e indagata la relativa chiesa di San Michele, con
ogni probabilit edificata in et longobarda
e utilizzata fino alla fine del medioevo,
quando il villaggio fu abbandonato e la popolazione si concentr nel borgo in prossimit del castello.
Questo volume presenta i risultati degli scavi
e lo studio dei reperti rinvenuti, inquadrandoli in uno scenario territoriale ricostruito
sulla base delle fonti scritte e cartografiche.
Un significativo contributo alla conoscenza
dei Longobardi in Italia attraverso la lettura
critica di importanti ritrovamenti in un
comparto territoriale gi ben noto alla critica
specialistica europea.

5. Archeologia medievale a Trezzo sullAdda.


Il sepolcreto longobardo e loratorio di
San Martino. Le chiese di Santo Stefano e
San Michele in Sallianense, a cura di S.
LUSUARDI SIENA e C. GIOSTRA.
In preparazione:
- FURIO SACCHI, Mediolanum e i suoi monumenti dalla fine del II sec. a.C. allet
severiana.

VITA E PENSIERO

In copertina:
Disegno a inchiostri policromi, acquarello, carboncino
di Giovanni Battista Clarici (1592). Reperti dalle
tombe longobarde: collana in vetro e ambra dalla t. 2
e croce in lamina doro dalla t. 21.
Progetto grafico:
Andrea Musso

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75

INDICE

PRESENTAZIONI

IX

INTRODUZIONE

Archeologia medievale a Trezzo sullAdda: primi risultati del progetto, Silvia Lusuardi Siena

XIII

Trezzo e il suo territorio


Inquadramento geomorfologico del territorio di Trezzo, Claudio Corno
Da *Treitio a Trecio. La gestione del territorio tra romanit e medioevo, Mariavittoria Antico Gallina
Insediamento e propriet della terra nellalto medioevo a Trezzo sullAdda, Marilena Casirani
Lassetto insediativo di Trezzo sullAdda: labitato e il castello, Simona Sironi

3
8
27
40

La Cascina San Martino


LE INDAGINI ARCHEOLOGICHE

Lo scavo, Silvia Lusuardi Siena


Analisi delle strutture murarie, Serena Strafella

73
119

LE PREESISTENZE ROMANE E TARDOANTICHE

Le fasi di frequentazione di et romana, Furio Sacchi


Le attivit artigianali, Elisa Grassi
I resti botanici dalla cisterna romana e da altre strutture, Elisabetta Castiglioni, Mauro Rottoli

131
142
144

LE SEPOLTURE LONGOBARDE

Catalogo delle tombe e dei corredi, Caterina Giostra


Gli individui inumati: studio antropologico, Annalisa Conzato, Luisa Gambaro, Andrea G. Drusini
Lanalisi del DNA antico, David Caramelli
Analisi dei corredi e delle offerte, Caterina Giostra
La tomba inviolata del giovane armato (t. 13)
La tomba della fanciulla e le altre sepolture
Le croci in lamina doro
I vaghi di collana
I pettini
La Blechkanne, Margherita Bolla
Il bacile di bronzo con piede traforato, Marina Castoldi
I resti organici dalle sepolture (legni, tessuti e cuoi), Mauro Rottoli, Elisabetta Castiglioni
Le analisi archeozoologiche: consumi alimentari e offerte funerarie, Silvia Di Martino
I fili doro dalla tomba 12, Mauro Rottoli
I fili aurei longobardi: la tessitura con le tavolette e la lavorazione del broccato, Caterina Giostra, Paola Anelli
Perle vitree dalle necropoli longobarde in Italia. Natura dei materiali e tecniche di lavorazione, Marco Verit
Le perle vitree: studio tipologico e analisi archeometrica a confronto, Caterina Giostra
Il confronto con un sito bizantino: Crpani (CZ), loc. Basilicata, Margherita Corrado
I vaghi di collana in ambra e almandino, Diego Bernini, Franca Caucia, Alessandra Spingardi
Lintervento di restauro dei materiali con osservazioni sulle tecniche metallurgiche, Vittoria Castoldi Formica

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385
392

LORATORIO FUNERARIO DI SAN MARTINO

Il capitello altomedievale reimpiegato nelle murature della sagrestia, Paola Piva


La chiesa di S. Martino nella testimonianza degli Atti delle visite pastorali, Simona Sironi
Chiese funerarie di fondazione privata in ambito rurale tra tarda antichit e alto medioevo:
qualche spunto di riflessione, Elena Spalla

405
410
416

I MANUFATTI

Le monete, Claudia Perassi


Le pareti sottili, Filippo Airoldi
Le lucerne, Elisa Grassi
Le terre sigillate norditaliche e galliche, Filippo Airoldi
Il vasellame fine tardoantico. Importazioni mediterranee e produzioni norditaliche, Serena Massa
Le anfore, Silvia Bocchio, Luca Villa
La ceramica duso comune
Cronotipologia e corpi ceramici, Mariagrazia Vitali, Elena Monti
La ceramica duso comune, Mariagrazia Vitali
La ceramica longobarda, Mariagrazia Vitali
I vetri, Marina Uboldi
La ceramica invetriata, Marco Sannazaro
La pietra ollare, Marco Sannazaro
Oggetti in metallo e in osso, Marco Vignola, Filippo Airoldi
I prodotti laterizi, Marina Uboldi
Gli intonaci dipinti, Angela Borzacconi
Indagini scientifiche su campioni di malta, Roberto Bugini, Luisa Folli
Le ceramiche rivestite tardo e post-medievali, Sergio Nepoti

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450
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472
472
475
497
499
507
510
516
520
523
536
541

La chiesa di S. Stefano in Valverde


La chiesa di S. Stefano in Valverde: lo scavo e le visite pastorali, Simona Sironi
I materiali scultorei della chiesa medievale, Paola Piva
Gli individui inumati: studio antropologico, Annalisa Conzato, Luisa Gambaro, Andrea G. Drusini

553
568
573

Il vicus Salianensis e le indagini presso la chiesa di S. Michele


La localizzazione di Sallianense: dalle ricerche di archivio alle ricognizioni di superficie, Marilena Casirani
Il toponimo vicus Salianensis, Riccardo Chellini, Giovanni Uggeri
In vico Salianense: lo scavo presso la chiesa di S. Michele, Caterina Giostra
Lottavo di siliqua di Pertarito, Claudia Perassi
La ceramica, Elena Monti
I metalli, Marco Vignola
Tegola con bollo SENOALD, Marina Uboldi
Gli individui inumati: studio antropologico, Lanfredo Castelletti, Anny Mattucci, Valentina Monaldi, Adele Romeo
Pratiche di seppellimento, Elena Dell

581
588
590
607
610
616
618
623
629

LARISTOCRAZIA LONGOBARDA NEL TERRITORIO DI TREZZO SULLADDA: ALCUNE CONSIDERAZIONI FINALI,

Silvia Lusuardi Siena, Caterina Giostra

635

Appendice documentaria
Il testamento di Liutefredo (998 gennaio 15, Pavia), trascrizione e traduzione di Marilena Casirani
Trezzo nelle fonti documentarie (VIII-XV secolo), Simona Sironi
Le visite pastorali delle chiese di San Martino, Santo Stefano e San Michele, trascrizione di Simona Sironi

647
650
662

Bibliografia, a cura di Filippo Airoldi e Simona Sironi

673

I fili aurei longobardi: la tessitura con le tavolette


e la lavorazione del broccato*
Caterina Giostra, Paola Anelli

analizzare le pi significative testimonianze scritte, archeologiche e iconografiche in merito, al fine di risalire al processo di realizzazione delle bande in fili
doro trovate nelle tombe longobarde italiane e di ripercorrerlo riproducendo alcune attestazioni3.

NellEdda poetica, nel secondo carme di Gudrn, si


trova un verso per il quale stata proposta anche la
seguente traduzione: Fanciulle unne che tessono fasce doro con le tavolette [...]1. La descrizione menzionerebbe la tecnica utilizzata nellalto medioevo per
realizzare bande variamente ornate da motivi policromi e che consentiva anche, grazie a una particolare lavorazione, linserimento in trama di fili doro o dargento per la produzione di bordure di broccato: la
tessitura con le tavolette2. Il presente lavoro si propone di recuperare le principali nozioni tecniche sul metodo di base e sulla sua applicazione nel broccato e di

Lo strumento di lavoro presenta una struttura molto


semplice (figg. 1 e 2)4. Due elementi sufficientemente
distanziati fra di loro e in genere fissati a un supporto
orizzontale servono a tendere i fili dellordito alle due

* La parte sperimentale, condotta dalle due autrici, stata possibile grazie alle competenze tecniche e alla consolidata esperienza di tessitura a
mano di Paola Anelli; la ricerca storica e la stesura del testo si devono a
Caterina Giostra. Le foto della sperimentazione sono di Marcello Giostra: a pap, che ci guardava lavorare curioso, spipacchiando in silenzio, dedicato questo lavoro, che non ha potuto vedere finito.
1 Hunskar meyjar / paers hlada spjoldum / ok gra gullfargt: nella
maggior parte delle edizioni critiche il termine spjoldum viene pi
genericamente messo in relazione con il telaio o con la tessitura; ci,
anche a causa del fatto che si ignora quale parola venisse usata in
norreno per indicare le tavolette. Tuttavia, termini vicini per etimologia quali spjald, usato ancora di recente in Islanda per indicare la
tessitura con le tavolette (spjaldvefnadur), e spelte, che ricorre in poemi alto-tedeschi di XIII e XIV secolo associato alla lavorazione dei
filati, sono stati interpretati come tavolette per la tessitura (fin dallo
studio di K. Weinhold del 1899 Die Spelte und die Drihe, Zeitschrift
des Vereins fr Volkskunde, 9). Questa la lettura accolta per il passo
dellEdda da esperti di storia e tecnica della tessitura con le tavolette
quale, fra gli ultimi e pi autorevoli, Peter Collingwood (COLLINGWOOD 1982, ultima edizione 2002 alla quale ci si rifatti, p. 19,
con disquisizione critica sul termine alla quale si rimanda). LEdda
poetica ci pervenuta tramite un manoscritto del XIII secolo, il Codex Regius attualmente conservato a Reykjavk (n. 2365, 4), ma il
frutto di una secolare rielaborazione da parte della tradizione orale e
si ritiene che lultima stesura del secondo carme di Gudrn risalga
alla met del X secolo (Il canzoniere eddico 2004, p. XIII).
2 In lingua tedesca essa viene chiamata Brettchenweberei, traduzione letterale dellislandese spjaldvefnadur, e in ambito anglosassone tablet weaving; dal momento che le testimonianze moderne e contemporanee vedono spesso limpiego del cartone per la realizzazione delle tavolette, in

francese si imposta lespressione tissage aux cartons, in America si parla


di card weaving, in Italia e in Spagna rispettivamente di tessitura a cartoni o armatura a cartoni e armura de cartones; tuttavia, in questa sede,
trattando di fasi anteriori alla diffusione del cartone e di strumenti realizzati in altri materiali, si preferita la definizione tessitura con le tavolette (anche nella traduzione italiana del testo inglese di RDER
KNUDSEN 2002 lespressione stata resa con tessitura a tavolette).
3 In Italia, le analisi tecniche finora condotte sui resti di broccato aureo di et longobarda hanno prodotto un inquadramento prevalentemente descrittivo dei reperti e hanno puntato a decifrare il motivo
decorativo originario sulla base delle impronte lasciate dallordito
sulla trama doro, oltre a ipotizzarne limpiego nellabbigliamento
(FORMIGLI 1972 per Arezzo, colle di Pionta; MASPERO 1987 per Treviolo (BG); MASPERO 1990 per Cividale, S. Stefano; ROTTOLI 2004
per Mantova, Battistero; ROTTOLI supra, per Trezzo, S. Martino e altri siti). Risulta invece ancora irrisolta la questione del metodo di tessitura, pur affrontata in CASTELLETTI - MASPERO - PONTIGGIA 1986
(sul nucleo nobiliare di Trezzo sullAdda, via delle Rocche), lavoro
sul quale si torner oltre. Inoltre, esistono analisi chimiche della lega
delloro e osservazioni sul metodo di realizzazione delle laminette,
aspetti non strettamente pertinenti al presente contributo sui
quali si dar qualche cenno pi avanti.
4 Assai estesa la letteratura, soprattutto di ambito anglosassone,
scandinavo e tedesco e risalente alla fine del XIX secolo, su questa tecnica di tessitura, anche con analisi delle testimonianze antiche e affondi etnografici. Tra i pi poderosi e dettagliati contributi si segnala
COLLINGWOOD 2002 (prima edizione 1982), con ampia bibliografia
commentata, oltre al chiarissimo manuale di SNOW - SNOW 1975
(versione originale 1973). Inoltre: BIRD 1974; JOLIET - JOLIET 1975;
SUTTON - HOLTOM 1975; LENZ 1976; KATZ 1977; GEIJER 1979;

La tecnica di base

335

Fig. 1. Telaio a tavolette utilizzato per la riproduzione di fasce con broccato.

estremit; fra questi, una serie di placchette forate


lespediente, peculiare della tecnica in analisi, che permette di dividere lordito in due livelli differenti
creando il passo al filo di trama che vi passa in mezzo
e anche di cambiare, mediante la rotazione, la sequenza dellordito in svariate combinazioni (funzioni
che nei telai pi complessi vengono svolte dai licci).
Altri attrezzi necessari sono: la spoletta, intorno alla
quale avvolto il filo di trama e che serve a far passare
questo nellapertura dellordito; un battitore, per serrare la trama; a volte, un distanziatore a pettine o a
barra con sequenza di fori passanti posto dietro alla
fila di tavolette per separare i fili delle singole piastrine e agevolare la rotazione delle stesse negli spazi giusti (si vedano pi avanti le rappresentazioni antiche
su arazzo della tecnica di tessitura, figg. 7-9).
Le tavolette, di materiale rigido, hanno forma geometrica regolare: prevalentemente quadrate con quattro
fori agli angoli, esse possono essere anche rettangolari
o quadrate con due fori lungo due lati opposti, oppure triangolari o esagonali con un foro a ogni angolo;
gli spigoli arrotondati ne facilitano la rotazione. In
ciascun foro viene infilato un filo dordito, nella stessa
placchetta tutti nella stessa direzione: la sequenza
continua delle tavolette nella posizione di un mazzo
di carte determina la separazione dei fili passanti nei
fori superiori da quelli nei fori inferiori.

Le tavolette possono ruotare: passando al lato successivo (nel caso di tavolette quadrate ruotando di
un quarto di giro) cambia la combinazione dei fili
superiori e di quelli inferiori e si crea una diversa
apertura dellordito5. Loperazione ritorce i fili della
tavoletta su se stessi e forma una corda (che con le
tavolette quadrate sar di quattro capi); ne deriva
una struttura del tessuto data dallaccostamento delle corde tenute insieme dal filo di trama, che conferisce al manufatto maggiore robustezza e resistenza,
oltre che spessore (figg. 2-3). Un effetto rilevante di
tale lavorazione che essa rende visibili su entrambe
le facce della banda solo i fili dellordito, mentre la
trama resta allinterno delle corde, coperta dalla torsione dei fili stessi, e fuoriesce solo ai due margini
del lavoro dove cambia direzione: si ha il cosiddetto
effetto ordito.
La torsione dei fili dordito pu avvenire nelle due direzioni, dando luogo a corde a S o a Z: ci dipende da
due fattori, ovvero la direzione con cui vengono infilati
i fili nelle tavolette (nella fig. 2 alternando la direzione
a ogni tavoletta) e il senso di rotazione delle tavolette
stesse (in avanti o indietro). Se lordito viene infilato in
ununica direzione e le tavolette vengono ruotate insieme, tutte le corde avranno lo stesso senso di torsione
(fig. 3b)6; se per met dellordito viene invertita una
delle due componenti (inserimento dei fili o rotazione

SCHLABOW 1981; HANSEN 1990; STOLTE 1990a; CROCKETT 1991 e


1994. A questi si rimanda per ulteriori approfondimenti tecnici, per
i modelli dei decori pi significativi e per le modalit di rifinitura.
5 Durante la lavorazione ogni tavoletta quadrata conserte quattro diverse combinazioni di fili con relative aperture dellordito.
6 Qualora la rotazione delle tavolette avvenga sempre nello stesso

senso, nel tratto di ordito retrostante le tavolette si produrr una torsione inversa, ma continua (fig. 2) (mentre il cambiamento del senso
di rotazione scioglie i fili del tratto posteriore dalla torsione gi prodotta): lordito si restringer progressivamente e quindi almeno un
perno di fissaggio dovr essere mobile e avvicinabile, per mantenere
costante la tensione dei fili.

336

Fig. 2. Rappresentazione schematica della tecnica di tessitura in analisi (rielaborata da COLLINGWOOD 2002).

Fig. 3. a: la lavorazione; b: banda prodotta con la rotazione di tutte le tavolette nella stessa direzione; c: con rotazione differente nelle due met;
d: con direzioni alternate ogni due tavolette.

337

delle tavolette) si dar luogo a un andamento a spina


di pesce unica (fig. 3c); inversioni pi frequenti moltiplicano il motivo (fig. 3d), fino allalternanza continua
di singole tavolette con fili montati nei due sensi che
produrr la sequenza di una corda a S e una a Z (si veda pi avanti la fig. 15, le porzioni scure).
Ma le potenzialit del metodo di lavorazione vengono
sfruttate al meglio utilizzando differenti colori nellordito: inserendo nelle tavolette pi tonalit secondo sequenze prestabilite, ognuna di esse comparir
nellordine superiore del passo secondo ritmi studiati, in modo da comporre i motivi decorativi. Se con
il procedere della tessitura un colore compare sempre
nella corda accanto si former una linea diagonale, se
resta nella stessa posizione una verticale; una sequenza
di fili dordito dello stesso colore ripetuta per vari giri
di trama (detti andamenti) forma figure piene.
La lavorazione pi ardita prevede limpiego di un
numero elevato di tavolette e la realizzazione di motivi diversificati e complessi, magari per tessuti in parte
double face come la stola di S. Ulrico (si veda pi
avanti la fig. 13) fatta con 134 tavolette: in questo caso esse vengono divise in gruppi, che sono separati e
disposti lungo lordito a diverse altezze, cos da facilitare le differenti rotazioni e varianti di lavorazione7.
Un abile impiego di sequenza cromatica dellordito, direzione di inserimento dei fili e senso di rotazione delle
tavolette che pu cambiare durante la lavorazione interessando le singole tavolette secondo le combinazioni
pi svariate permette di comporre motivi anche molto sofisticati: una tecnica di tessitura geniale, dal momento che si basa su uno strumento assai semplice, ma
dalle enormi potenzialit data lestrema versatilit. Essa
risulta particolarmente interessante soprattutto in
mancanza di telai pi complessi; la circostanza propria dellEuropa altomedioevale, dal momento che non
sembrano diffusi i telai orizzontali con subbi (per arrotolare ordito da un lato e tela dallaltro), licci e pedali
per complesse lavorazioni, ma solo tecniche e strumenti pi semplici come quelli verticali, che pure potevano
prevedere sistemi per complesse combinazioni dellordito, ma prestabilite e meno numerose.
Unico limite la larghezza del manufatto: questa dipende non solo dallo spessore del filato, ma soprattutto dal numero delle tavolette impiegate (e quindi

dei fili dordito), che, anche divise in gruppi, devono


comunque essere manipolate manualmente. questa
la ragione per cui il metodo impiegato per la realizzazione di bande strette e lunghe (per cinture, stole liturgiche, fasce di varia funzione e soprattutto bordure) o al massimo per teli di limitata larghezza. La distanza tra i due elementi portanti costituisce invece la
lunghezza raggiungibile con la tessitura dellintero ordito. In realt essa non ne limita lo sviluppo: possibile infatti annodare intorno al perno finale un ordito
pi lungo, che viene sciolto progressivamente durante
la lavorazione, mentre la banda tessuta viene fatta
scorrere e trattenuta a pressione tra le due bacchette
poste allestremit opposta (fig. 1)8.
Numerose sono le varianti di lavorazione note9. Nel caso di piastrine quadrate, la loro disposizione a rombo
(fig. 4a) divide lordito non pi in due ma in tre livelli
(il filo nel foro del vertice superiore, i due lungo la diagonale mediana e quello del vertice inferiore) e crea
non una ma due aperture sovrapposte per la trama: ci
permette di realizzare un tessuto di spessore doppio, o
anche due tessuti separati fra di loro e con differente
decoro sulle due facce mediante la rotazione alternata
in avanti e indietro o due tessuti sovrapposti uniti solo lungo i due margini (tessitura tubolare).
Le tavolette possono avere anche un diverso numero
di fori: larghezza e spessore del tessuto aumentano
con i fori, ovvero con i capi di ciascuna corda. Nellarazzo di Reims Les perfections de la Vierge (1530)
(Centre des monuments nationaux, Palais du Tau,
Reims) (si veda pi avanti la fig. 9) la Madonna tesse con tavolette esagonali a sei fori. Anche placchette di tal fatta possono essere posizionate in due modi
(fig. 4d): con un vertice in alto, creando una sola
apertura per la trama con tre fili sopra e tre sotto, oppure appoggiate su un lato piano, dando luogo a due
aperture sovrapposte fra tre coppie di fili; il cambiamento della posizione in questo caso avverr con una
rotazione di un sesto di giro.
Con tavolette triangolari a tre fori si riducono le possibilit di comporre differenti motivi; azionate con un
terzo di giro, esse creano una sola apertura sempre
con due fili sopra e uno sotto (o viceversa); in questo
caso il tessuto presenter strutture differenti sulle due
facce. Alternando invece le tavolette luna con vertice

Immagini chiare sono state riprese durante la riproduzione sperimentale proprio della stola di S. Ulrico (STOLTE 1990b, figg. 11 e
14). Un altro espediente per controllare la corretta fase di rotazione
delle tavolette quello di numerarne i fori seguendo un ordine costante; anche contrassegnare le tavolette stesse pu aiutare a mantenerle nella giusta sequenza e soprattutto a individuare pi velocemente quelle da utilizzare in maniera differente.

338

Il meccanismo sembra documentato anche nel telaio di Oseberg


(Norvegia) (fig. 6).
9 Non inserire uno o due fili dordito in ciascuna tavoletta determina
nel tessuto punti privi del filo longitudinale e che lasciano scoperta la
trama; inoltre possibile aggiungere o eliminare progressivamente alcuni fili dellordito per variare la larghezza della banda; la prosecuzione
laterale del filo di trama crea delle frange lungo i bordi; e altro ancora.

La tessitura con le tavolette: le testimonianze antiche

d
Fig. 4. Diverse forme delle tavolette e alcuni loro possibili utilizzi.

in alto e laltra in basso (fig. 4b) oppure ruotando di


un sesto di giro, il foro singolo si trover una volta nel
livello superiore dellapertura e una volta in quello inferiore, contemporaneamente o a giri alterni. Utensili
con due soli fori possono essere manipolati con rotazioni di mezzo giro, oppure con un quarto di giro alternando una tavoletta con fori in posizione verticale
a unaltra con fori orizzontali (fig. 4c). altres possibile combinare tavolette a due fori con altre a quattro
fori. Infine, due fili opportunamente combinati in
piastre con 4 fori permettono di riprodurre le armature classiche: tela, saia, satin.

10

La datazione non stata precisata (COLLINGWOOD 2002, p. 23).


HUNDT 1968.
12 COLLINGWOOD 2002, p. 24, tavv. 1-2.
13 In WILD 1970, pp. 73, 141-142, la lista dei ritrovamenti annovera
28 siti quasi esclusivamente inglesi e tedeschi; da uno di questi, Caerleon, in Gran Bretagna, proviene un esemplare in bronzo.
14 A titolo esemplificativo si vedano anche le tavolette da Planig, Trier
e Mainz (BEHRENS 1925, p. 46, nn. 3-8). Una delle tavolette triangolari
di Trier (BEHRENS 1925, n. 8) presenta i tre fori allungati verso il centro: la circostanza dovuta alluso, ovvero alla pressione esercitata du11

Questo metodo di tessitura ha una lunga tradizione


in estese aree geografiche e numerose culture, dal
Giappone, Cina e resto dellAsia fino allAfrica nordsahariana e allEuropa fino allIslanda.
In passato le tavolette erano fatte di legno, oppure di
corno, osso o avorio, di cuoio o, raramente, di metallo. Esse non superavano in genere i cm 5 di altezza,
diversamente da quelle recenti che misurano tra i cm
7 e i cm 10: le ridotte dimensioni producevano
unapertura dellordito pi ridotta, ma agevolavano la
rotazione incontrando una minore resistenza dei fili.
Probabilmente le pi antiche attestazioni attualmente
note sono costituite da due tavolette in avorio quadrate con un foro a ciascun angolo trovate nel cavo di
fondazione del tempio persiano di Chouchinak e due
in ceramica, una triangolare e una quadrata con fori,
da Susa (Persia), del secondo millennio a.C.10 In Europa, in una tomba di El Cigarralejo, in Spagna (400375 a.C.) vi erano alcune tavolette quadrate in legno
di faggio di cm 3 di lato con larghi fori agli angoli11;
due tavolette rettangolari in legno forate agli angoli
(cm 4,8 x 5,6) vengono da un carro funebre di Dejbjerg Bog, nella Danimarca dellet del Ferro (fig.
5,1)12. Gli esemplari citati hanno le superfici lisce.
Per let romana i ritrovamenti risultano prevalenti
nelle provincie settentrionali, di sostrato celtico e germanico: le tavolette sono sia triangolari che quadrate
(fig. 5,2-3), per lo pi in osso, con fori angolari e dimensioni comprese fra i cm 3,2 e i cm 5,613; su una
delle due facce compare spesso un decoro geometrico
dato da incisioni lineari o circolari14. A proposito della diffusione dei rinvenimenti a questepoca nelle regioni centrosettentrionali dellEuropa, appare interessate la testimonianza di Plinio (Naturalis Historia,
VIII, 196), che scrive: Plurimis vero liciis texere, quae
polymita appellant, Alexandria instituit, scutulis dividere Gallia (Alessandria invero introdusse la tessitura con moltissimi licci, che chiamano polymita, la
Gallia la divisione [dellordito, lapertura del passo]
mediante scudetti)15. La fonte sembra richiamare per
let classica due tradizioni artigianali differenti, anche

rante la rotazione dai fili dordito in tensione infilati nei fori. Un caso
singolare dato da due reperti in osso da Alchester, Oxfordshire: essi
infatti recano sei fori disposti su due file lungo due lati del quadrato,
ma i due centrali, dai margini meno consunti e di diametro lievemente
maggiore, sono gli unici a non rispettare i motivi ornamentali incisi e
sembrano un adattamento per poter tessere non solo con quattro, ma
anche con due fili per tavoletta (COLLINGWOOD 2002, p. 26, tav. 1).
15 Sul passo e in particolare sulla connessione fra il termine scutulum
(diminutivo di scutum, lo scudo rettangolare romano) e le tavolette
per la tessitura di bande si veda WILD 1964, p. 263.

339

4
6

Fig. 5. Tavolette provenienti da siti archeologici. 1: Dejbjerg Bog, Danimarca (et del Ferro); 2: Wroxeter, Gran Bretagna (II d.C. secolo); 3:
Alchester, Gran Bretagna (et romana); 4: Mannheim, Germania (VI-VII secolo); 5-6: Bruchsal; Bischofsburg; Slchen; Wehringen, Germania
(VI-VII secolo); 7: Starom Meste, Rep. Ceca (IX secolo) (da COLLINGWOOD 2002; Die Franken 1996; BANCK-BURGESS 1997); 8: Noli (VIIIIX secolo) (DE VINGO 2007).

340

se non necessariamente esclusive: luna, pi diffusa


nel Mediterraneo, che padroneggiava i pi complessi
telai con i licci; laltra, di origine preromana e persistente soprattutto nel sostrato autoctono delle provincie settentrionali, legata alle ampie potenzialit del
pur semplice telaio con le tavolette. In Egitto solo pi
tardi, nel periodo copto, il metodo con scutula testimoniato dal ritrovamento ad Antinoe di 25 tavolette quadrate (cm 4 x 4) in legno di sicomoro con
quattro fori angolari e superficie liscia16.
Presso le popolazioni barbariche la persistenza del
metodo di tessitura delle bande provata dal reiterato
ritrovamento di tavolette in siti soprattutto franchi
(come Mannheim, Baden-Wrttemberg, fig. 5,4)17 e
alamanni (come Bruchsal, Bischofsburg, Slchen
presso Rottenburg, fig. 5,6, Wehringen, fig. 5,5, in
Germania meridionale)18, ma anche anglosassoni:
una tavoletta in bronzo quadrata (cm 2,5 x 2,5) da
una tomba femminile di Berinsfield (Oxfordshire)
(IV secolo), una in osso decorato da incisioni da una
tomba femminile di Kingston (Kent), unaltra dal sito
di West Stow 19. Nellesteso villaggio alamanno di
Wehringen (Baviera) in particolare, varie Grubenhusern erano adibite alla tessitura con telai verticali testimoniati dai tagli nel piano duso e dai pesi ancora
in posto e con strumenti a tavolette, oltre che alla
filatura: verosimilmente si trattava di un insediamento a vocazione artigianale (vi si lavorava anche il ferro), in unarea dal clima favorevole alla coltivazione
del lino20. La diffusione del metodo di tessitura in
esame nellItalia altomedievale provata da qualche
tavoletta in osso rinvenuta in contesti quali il villaggio altomedievale di Noli, in Liguria (fase di VIII-IX
secolo) (fig. 5,8)21, oltre che come si vedr da resti
di tessuto trovati in tombe longobarde.
Una testimonianza di eccezionale rilievo, data la conservazione dellintero telaio, tornata alla luce con il
corredo della tomba attribuita alla regina Asa nella
nave funeraria di Oseberg, in Norvegia (met IX secolo ca.). Per la vita nellAldil, infatti, la nobile defunta fu dotata anche di un telaio con ordito montato e in fase di tessitura (fig. 6a): una banda di lino
con complessi motivi in trama a rilievo (broccato)
era ancora trattenuta da un lato dalle due bacchette

16

COLLINGWOOD 2002, tav. 4.


Die Franken 1996, p. 1036, Kat. X.1.17.
18 BANCK-BURGESS 1997, fig. 421; Grubenhaus und Brettchenweber
2005, pp. 47-49.
19 COLLINGWOOD 2002, p. 24; WEST 1985, fig. 227.
20 Grubenhaus und Brettchenweber 2005, pp. 47-49.
21 DE VINGO 2007, fig. C, lastrina presentata in termini generici,
ma identificabile come tavoletta da tessitura.
17

b
Fig. 6. a: telaio montato dalla nave funeraria vichinga di Oseberg,
Norvegia (met IX secolo ca.); b: alcune delle tavolette lignee dello
stesso (foto: Museum of Cultural History, University of Oslo).

che consentono di far scorrere il lavoro eseguito e


tessuta dallaltro con limpiego di 52 tavolette di legno quadrate a spigoli arrotondati trovate ancora allineate (fig. 6b); il lungo ordito era arrotolato allaltra
estremit del telaio22. In una tomba femminile di
Lund, in Svezia, invece, si trovava una tavoletta con
quattro fori in osso recante uniscrizione runica piuttosto enigmatica: se il contesto stato ricondotto al
1200 ca., i caratteri delle rune hanno suggerito una
datazione pi vicina al 1000; la possibile traduzione
Sigrardh, [figlio] di Ingmar lo possiede. [Esso] pu
vincere il mio dolore ha fatto supporre che durante
luso prolungato delloggetto vi sia stata anche una
funzione apotropaica23. Infine, due tavolette quadrate di cm 3,5 di lato trovate nel laboratorio di un artigiano dellosso di IX secolo a Starom Meste (Rep.
Ceca) presentano la particolarit di un foro centrale
di diametro maggiore rispetto ai buchi agli angoli

22

GRIEG 1928; VAN SCHELTEMA 1929; INGSTAD 1982 e 1988. Il ritrovamento comprendeva anche alcune bande e bordure finite, tessute con il metodo delle tavolette.
23 BQT 1948. Da sepolture altomedievali di Anduln, presso Klaipeda, in Lituania, provengono numerosi frammenti di bordure di tessuti realizzate con le tavolette e molte tavolette in bronzo rettangolari
in miniatura (cm 1,1 x 2,7 ca.), insieme a un ago e una spada da telaio (GTZE 1908).

341

(fig. 5,7)24: questo poteva servire a inserire allinterno


delle corde formate dalla torsione dei quattro fili
dordito con la rotazione delle tavolette unanima
di maggiore spessore che irrobustiva il tessuto; oppure, vi passava un filo per legare le tavolette quando
non erano in uso25.
Oltre ai reperti relativi ad antichi telai26, utili testimonianze storiche sul procedimento e sugli strumenti della tessitura con le tavolette sono offerte da alcune scene
di lavoro raffigurate in manoscritti del XV secolo e
arazzi del XVI. I Libri delle Ore conservati presso la Bodleian Library di Oxford (ms Douce 144, fol. 19) e
lOsterreichische Nationalbibliothek di Vienna (ms
1855, fol. 25) (figg. 7-8), rispettivamente del 1407 e
del 1420-30, vedono la Vergine Maria ritratta nellatto
di tessere proprio con telai del nostro tipo27. In entrambi i casi, i supporti verticali, ai quali annodato lordito
alle due estremit, sono fissati a una base a terra (e non
da tavolo) e raggiungono laltezza della tessitrice seduta; in un caso la superano e sono raccordati in alto da
un ulteriore elemento trasversale. La lunghezza dellordito, fissato senza possibilit di slittare, considerevole,
cos la tessitrice seduta a lato di esso. Una spessa bacchetta con fori passanti allarga e separa i fili dellordito,
presumibilmente delle singole tavolette, facilitando la
rotazione di queste28; loperazione chiaramente riprodotta nel manoscritto austriaco, dove le due mani della
Madonna sono disposte ai lati della banda e girano il

mazzo di tavolette. In entrambi i casi, lattrezzo per


battere la trama sembra a forma di piccola spada.
Nellarazzo Les perfections de la Vierge, del 1530, conservato al Centre des monuments nationaux, Palais
du Tau di Reims (fig. 9), lattivit scelta per nobilitare
il lavoro domestico di Maria ancora la tessitura con
le tavolette29. La lavorazione si svolge fra due alte colonne: lordito avvolto attorno a una di esse e sembra pi lungo, quindi destinato a scorrere, mentre
linizio del lavoro annodato a un meccanismo nascosto dallaltra colonna e apparentemente autonomo
rispetto a essa. La fascia tessuta mostra un raffinato
quanto sofisticato decoro vegetale, che ha richiesto un
ordito di pi colori gestito mediante limpiego di tavolette esagonali a sei fori, per altrettanti fili ciascuna;
questi, poi, restano separati passando nel distanziatore a bacchetta, con un numero di fori uguale a quello
delle tavolette30. Il battitore sembra essere di legno e
presenta le estremit molto arrotondate.
Ma, naturalmente, gli indicatori privilegiati della diffusione della tecnica di lavorazione, nonch delle modalit dimpiego e della destinazione duso, rimangono i resti di tessuto che si sono conservati. Le attestazioni pi antiche mostrano un uso di questo tipo di
tessitura non solo per eseguire bande separate, ma anche per le bordure allinizio, alla fine e ai due lati
della stoffa realizzata con telai verticali con ordito
mantenuto teso dai pesi. La bordura di inizio poteva

24

per compattare le fibre tessili pi robuste, soprattutto di natura vegetale. Piuttosto, proprio linteressante analisi metallografica allorigine del contributo del La Salvia ha rivelato una struttura particolarmente complessa del manufatto, con ferro dolce nel nucleo centrale e taglienti laterali damaschinati (il contrario delle normali spade
damaschinate): ci rende improbabile linterpretazione proposta in
alternativa, ovvero che si tratti di materiale grezzo tesaurizzato (una
sorta di lingotto) e deposto per ostentare ricchezza, non facilmente
reimpiegabile in forme differenti. La particolare lavorazione, che
conferisce non al nucleo, bens alle lame maggior durezza ed elasticit, potrebbe rispondere proprio allattivit della continua battuta
del tagliente contro la trama e alla necessit di mantenere integro il
filo, che altrimenti, entrando e uscendo dal passo dellordito, avrebbe potuto stuccare qualche filo rimasto impigliato in eventuali irregolarit del profilo consunto. Tuttavia, solo una migliore conoscenza, non solo metallografica, ma dei tipi di telaio utilizzati allepoca e
della resistenza offerta dalle fibre tessili pi robuste potr offrire nuovi e pi certi elementi di valutazione in merito.
27 WYSS 1973.
28 Possibili distanziatori a forma di barrette con sequenza di fori sono
stati visti in alcuni reperti in osso da Verucchio, t. 102/1972 Lippi
(et del Ferro) (RDER KNUDSEN 2002, p. 229, fig. 103, al centro
della fila superiore).
29 Sul legame fra le virt femminili e lavori quali la filatura e la tessitura fra et romana e altomedioevo si vedano i cenni in GIOSTRA
2007a, p. 74 e nota 79.
30 Complessivamente le tavolette sembrano essere dieci, un numero
forse limitato rispetto alla larghezza della banda e soprattutto alla
complessit del disegno.

STANKOVA 1967; COLLINGWOOD 2002, p. 25, tav. 6.


Un foro centrale quadrato pu servire a infilare unasticella che
blocca nella corretta posizione le tavolette durante la pausa, oppure
pu aiutare a girare il mazzo (COLLINGWOOD 2002, pp. 27 e 59).
26 Oltre a quelli menzionati, alcuni oggetti metallici da scavi tedeschi
sono stati interpretati come battitori per telai a tavolette (HUNDT
1974). I battitori in genere dovevano essere a forma di coltello o di
piccola spada e potevano essere in legno o in metallo; quelli analizzati nel contributo tedesco presentano un incavo rettangolare al centro della lama, della larghezza approssimativa di una banda tessuta
con le tavolette e quindi stato ritenuto che si trattasse del punto di
battitura. Tuttavia, lipotetica attribuzione funzionale dei reperti resta al momento indimostrabile. Pi in generale, sono state espresse
perplessit sullidentificazione funzionale delle spade da telaio in
ferro presenti in tombe femminili longobarde, alamanne, anglosassoni e turingie; da ultimo, lo stimolante lavoro di Vasco La Salvia
(LA SALVIA 2008) ne ha evidenziato alcune incongruenze, per le quali peraltro non si escludono possibili spiegazioni. In particolare, lesistenza di reperti di dimensioni variabili (anche inferiori a quelle canoniche) potrebbe dipendere da pi tipi di telaio (non solo quelli
verticali con i pesi in fondo, come dimostra lo stesso telaio con le tavolette), per la lavorazione di teli o bande di diversa larghezza; inoltre, la deposizione degli strumenti anche in qualche sepoltura maschile comunque sporadica potrebbe costituire un lascito affettivo di una donna, come a volte sembra succedere per le fusaiole. Anche lo sforzo richiesto dai battitori in ferro usati con telai verticali
muovendo il braccio verso lalto potrebbe essere ridotto considerando altri possibili tipi di strumentazione, con ordito orizzontale; soprattutto, il ferro poteva assicurare una battuta pi efficace del legno
25

342

Figg. 7-8. I Libri delle Ore conservati presso la Bodleian Library di Oxford (del 1407) (ms Douce 144, fol. 19) (foto: Bodleian Library, Oxford)
e lsterreichische Nationalbibliothek di Vienna (del 1420-30) (ms 1855, fol. 25) (foto: sterreichische Nationalbibliothek, Wien) (particolari).

Fig. 9. Arazzo Les perfections de la Vierge, del 1530, conservato al Centre des monuments nationaux, Palais du Tau, Reims (Muse des Beaux
Arts, Reims) (particolare).

343

Fig. 11. Bordura iniziale a tavolette con trame lunghe per lordito del
resto della stoffa (da RDER KNUDSEN 2002).

Fig. 10. Ricostruzione della tessitura a tavolette del bordo della stoffa
montata su telaio verticale (da RDER KNUDSEN 2002).

Fig. 12. Disegni di bordure finale (a) e laterale (b) tessute contestualmente, da siti anglosassoni del Kent (VII secolo) (da CROWFOOT
1958 e 1967).

344

essere tessuta per prima, lasciando che la trama formasse su un lato lunghe frange, che avrebbero costituito lordito della stoffa (fig. 11)31; questo, alla fine
del lavoro avrebbe fornito la trama per la bordura sul
margine opposto (fig. 12a). I due bordi laterali potevano essere tessuti contestualmente alla stoffa (fig.
12b), inserendo negli ultimi fili dordito del telaio
verticale le tavolette (fig. 10); il filo di trama veniva
usato in maniera continua anche per la fascia a tavolette, oppure alla fine del lavoro, utilizzando le frange
che, giunte al margine esterno della bordura, rientravano nel passo successivo e venivano tagliate32.
Fra le testimonianze pi antiche di questa ricercata
rifinitura vi sono due mantelli della t. 89, detta
principesca, di Verucchio, in Emilia Romagna, di
fine VIII-inizio VII secolo a.C., che videro limpiego di tavolette quadrate33; bordure con motivi di
eccellente qualit erano anche nella coeva sepoltura
31

COLLINGWOOD 2002, pp. 274-277; RDER KNUDSEN 2002,


fig. 101.
32 In questo caso stato proposto luso di vari piccoli pesi per tendere i fili di ciascuna tavoletta (RDER KNUDSEN 2002, pp. 228-229,
fig. 104); utile il distanziatore per tenerli separati.
33 RDER KNUDSEN 2002, con ricostruzione sperimentale del metodo.

di Caolino di Asso di Furbara, nel Lazio, fatte con


tavolette triangolari e quindi con struttura diversa
sui due lati34. Per let hallstattiana i ritrovamenti
sono piuttosto frequenti soprattutto in Francia e
Germania occidentale, meno in Austria, Cecoslovacchia, Ungheria, Svizzera ed ex Iugoslavia35. Purtroppo manca un repertorio completo per lEuropa
meridionale36.
Per i primi cinque secoli della nostra era i resti di tessuto noti provengono da Norvegia, Danimarca, Finlandia, Germania settentrionale e Polonia, spesso favoriti
nella conservazione da contesti di ambiente paludoso.
Bordure di stoffe, ma anche strisce separate, in genere
in lana con motivi anche double face in giallo, rosso e
marrone, vedono limpiego di tavolette per lo pi quadrate in numero assai variabile (da 6 a 178) con fili
dordito in genere ritorti alternativamente a S e a Z37.
Il dato interessante ai fini del nostro discorso che sia
le bande che le bordure solidali con la stoffa in nordEuropa sono attestate anche nel VI e VII secolo (fig.
12)38. Anche dallItalia longobarda sono noti resti di
tessuto a tavolette, come quello in fibra assai fine
rinvenuto nella t. 77 di Romans dIsonzo, sul retro di
una fibula a staffa39.
Ma a questepoca risalgono anche i minuti fili doro
lamellari di trama che dovevano impreziosire le vesti
nelle pi ricche tombe barbariche continentali e insulari. Purtroppo, in genere le fibre dellordito non si sono conservate: di esse restano solo le impronte lasciate
sulla trama metallica e questo impedisce di controllare
se i fili fossero ritorti su se stessi, prova indiscutibile
dellesecuzione con luso delle tavolette. Tuttavia, nei
rari casi in cui si parzialmente conservato anche il
supporto organico, esso conferma luso del telaio a ta-

volette: nella ricchissima sepoltura anglosassone di Taplow, in Buckinghamshire, le 49 corde dordito in finissima lana erano attorcigliate; il lavoro, eseguito con
placchette a quattro fori, vede il decoro in trama di fili
doro a rilievo sulla superficie anteriore40.
Dallimportante centro commerciale vichingo di Birka, in Svezia (IX-X secolo), provengono 60 bande tessute con le tavolette, prevalentemente in seta (spesso
rossa e/o blu) e broccato in oro e argento41. Altri celeberrimi e raffinatissimi manufatti sono della stessa
epoca: il cingulum del vescovo di Augsburg Witgarius
(ascrivibile agli anni 860-876), in seta rossa e fili
doro double face, con loro di sfondo sul fronte e nei
motivi sul retro, due aquile e uniscrizione con il nome della donatrice, la regina Hemma (fig. 14)42; le
bande della veste di s. Cuthbert, trovate nella sua
tomba nella cattedrale di Durham e databili fra il 905
e il 916, in seta rossa e broccato doro43; la stola di s.
Ulrico, sepolto ad Augsburg (+ 973), con complessi e
fitti motivi geometrici e la mano di Dio circondata
dalle lettere DEXTERA DEI, in seta bianca e rossa e
fili doro (fig. 13)44. In Italia una banda tessuta con le
tavolette e con motivi a rilievo di IX secolo nota anche da Ravenna45.
Naturalmente, il ritrovamento di tavolette, abbastanza frequente almeno Oltralpe, prova una diffusione
della tecnica di tessitura anche in centri rurali minori
(e forse in ambito domestico), ma non necessariamente della lavorazione del broccato aureo negli stessi: esso non prevedeva particolari difficolt tecniche,
ma richiedeva materiali pi preziosi e meno reperibili, ovvero le sottili laminette in metallo prezioso e i
filati assai fini, fra i quali poteva essere impiegata anche la seta46.

34

39

RDER KNUDSEN 2002, pp. 232-233.


BENDER JRGENSEN 1991, p. 123.
36 Nella t. 264 del sepolcreto del Kerameikos di Atene (447-438
a.C.) un tessuto di lino aveva un bordo di inizio a tavolette (HUNDT
1969, p. 132); un analogo ritrovamento in una tomba spagnola di
El Cigarralejo (inizi IV secolo a.C.), che conteneva anche alcune tavolette (HUNDT 1968).
37 COLLINGWOOD 2002, pp. 13-16. Tra le testimonianze pi straordinarie, vi un bordo dinizio di tre corde (tre tavolette) con lunghi
fili da un lato (lordito per il telaio verticale a pesi) ancora interamente conservato e trovato nelle paludi di Tegle, in Norvegia (III-V
secolo), oltre a tessuti finiti con bordura dello stesso tipo (COLLINGWOOD 2002, pp. 14 e 274, tav. 215).
38 CROWFOOT 1958 (Finglesham, Kent); CROWFOOT 1968 (Coombe, Kent); D ANNHEIMER 1987, p. 90, fig. 62 (Weilenbach,
Germania); DANNHEIMER 1988, pp. 35-36 (Aschheim e Mnchen-Giesing, Germania); BENDER JRGENSEN 1991 (Europa settentrionale); COLLINGWOOD 2002 (Europa settentrionale), pp.
16-17. Per il periodo copto anche dallEgitto (Qua el-Kebir) proviene una fascia tessuta con le tavolette con motivi centrali rossi
su fondo verde e margini di corse blu, rosse e gialle (COLLINGWOOD 2002, p. 17).
35

S. Piercy Evans in Longobardi a Romans dIsonzo 1989, p. 134.


CROWFOOT - CHADWICK HAWKES 1967.
41 GEIJER 1938, 1980 e 1983. Sui tessuti di epoca vichinga gli studi
sono piuttosto numerosi; si ricordano: HAND 1950 (analisi dettagliata di tessuti danesi, con ampia sintesi in inglese); INGSTAD 1988
(per i reperti norvegesi); PRITCHARD 1988 (bande e tessuti in seta da
Dublino); HANSEN 1990, con riproduzione sperimentale di alcune
bande double face e con broccato.
42 SCHRAMM - MTHERICH 1962. Nel manufatto si contano 90 corde in 3,5 cm di larghezza, ritorte alternativamente a S e a Z; misura
cm 138 di lunghezza; i tratti trapezoidali terminali sono stati realizzati separatamente. Dalla cattedrale della citt viene anche una seconda cintura tessuta a tavolette con iscrizione, in seta rossa al centro, gialla e ancora rossa ai lati (fine IX secolo) (COLLINGWOOD
2002, p. 18, tavv. 77-78).
43 CROWFOOT 1956.
44 STOLTE H. 1990b, con riproduzione sperimentale; il tessuto, largo
cm 6,5, ha richiesto 134 tavolette. Per le bande anche in broccato
doro da Winchester (IX-XIV secc.): CROWFOOT 1990.
45 WEBSTER - BACKHOUSE 1991, p. 136.
46 Sulla lavorazione specializzata delle laminette auree si veda infra,
nota 52.
40

345

Fig. 13. Stola di S. Ulrico, Augsburg (860-876) (da COLLINGWOOD 2002).

Dopo il 1000 le testimonianze si infittiscono e la tecnica del broccato si affina; nella Sicilia del XII secolo
in particolare, la tessitura con le tavolette raggiunger
livelli virtuosistici47.

Lornato a rilievo in trama: il broccato


La caratteristica pi evidente della tessitura con le tavolette, come si detto, che le corde ritorte che essa
produce e che nascondono al loro interno i fili di
trama a esse trasversali creano un effetto ordito

47

COLLINGWOOD 2002, p. 256, tav. 205.


Per limitate porzioni, la lavorazione pu prevedere che la trama non
attraversi il passo, ma scavalchi lordito, affiorando in superficie e dando luogo a motivi in trama (COLLINGWOOD 2002, pp. 236-239). Tut-

48

346

(fig. 3)48. Viceversa, il broccato (che sia in lamine


doro o dargento o in filati colorati) costituito da
motivi a rilievo dati dai fili di trama (fig. 14b): al di
sopra di un tessuto che ha gi la sua trama e che la
parte essenziale della struttura, il broccato aggiunge
contestualmente alla tessitura un secondo filo di
trama, con funzione puramente decorativa. Esso
compie lunghi passaggi scavalcando lordito, conclusi
dai punti di ancoraggio: sono i fili dordito che emergono isolati, trattenendo la preziosa trama e disegnando i profili del decoro (fig. 15).

tavia, il mancato passaggio tra i fili di ordito lascia questo slegato, rendendo il tessuto meno solido; senzaltro il procedimento non si presta
a eseguire bande interamente decorate da lunghi e costanti passaggi affioranti a larghezza piena, come nel caso del broccato barbarico.

Fig. 14. Cintura di Witgarius (+973), Augsburg. a: fronte; b: dettaglio del retro (da COLLINGWOOD 2002).

Il broccato realizzabile anche con il telaio a tavolette49. Loperazione peculiare la seguente: dopo il passaggio del filo di trama strutturale nel passo normale, si crea un secondo passo al di sopra del primo, selezionando accuratamente i fili da sollevare (fig. 16):
la trama di broccato, quindi, verr infilata al di sopra
di entrambi i livelli della normale apertura e al di sotto dei soli fili di ancoraggio (gli unici che rimarranno
visibili sul broccato). La rotazione di tutte le tavolette
permetter di battere le trame e di proseguire la tessitura nel passo successivo.
I punti di ancoraggio possono essere dati da uno o da
due fili dordito (della stessa tavoletta) (fig. 15a-b). La

loro selezione pu avvenire mediante luso di un bastoncino, oppure, pi comodamente, sollevando le


relative tavolette. Per estrapolare dal livello superiore
dellordito i fili di legatura singoli baster ruotare le
tavolette quadrate prescelte di un ottavo di giro, disponendole in posizione romboidale con il vertice
con il filo designato in alto (fig. 16a); se si scelto
lancoraggio a due fili, un pi marcato sollevamento
delle tavolette selezionate porter in evidenza la coppia di fili dei fori superiori (fig. 16b).
Nel caso che la laminetta metallica del broccato passi
sotto a un ancoraggio di due fili, il contrasto cromatico con loro pi evidente e il motivo decorativo

49 La tecnica del broccato, spiegata di seguito, non esclusiva della


tessitura con le tavolette: essa si trova anche su tessuti a fili dordito
intrecciati e non ritorti. Tuttavia, come vedremo, questo il metodo

di maggior interesse in relazione alle bande con broccato in lamina


doro delle popolazioni germaniche.

347

Fig. 15. Riproduzione del broccato a uno (a) e due fili (b) nei punti
di ancoraggio.

b
Fig. 16. Modalit di sollevamento dellordito per i punti di ancoraggio a uno (a) o due fili (b), al di sopra del passo per la trama effettiva.

348

pi nettamente disegnato dai punti dordito (fig.


15b); questi lasciano unimpronta pi marcata, unica
testimonianza del motivo decorativo qualora le fibre
si siano decomposte. Viceversa, se la legatura di un
solo filo (fig. 15a), il punto meno voluminoso, nel
decoro risaltano maggiormente i passaggi della trama
e le piegature sulla lamina sono pi leggere; inoltre,
dal momento che, in genere, i fili nelle tavolette venivano inseriti alternativamente a S e a Z, nei tratti
diagonali i fili di ancoraggio risulteranno inclinati nei
due sensi alternati.
Nei resti di bande con lamine doro anglosassoni o
dei popoli germanici continentali, come nelle pi
tarde fasce con broccato vichinghe di Birka, solitamente i punti di ancoraggio sono di due fili, cos
come nella cintura di s. Cuthbert (X secolo), dove
le fasce doro sono avvolte a unanima di seta50. Nel
manufatto di Witgarius (IX secolo), invece, la lamina doro trattenuta da un singolo filo di seta
in ogni punto, che alterna la sua direzione essendo
le corde ritorte a S e a Z, come mostra il tessuto
sottostante visibile negli spazi a risparmio (fig.
14b); un solo filo di seta previsto anche nella stola di s. Ulrico, nonch nelle bande di Mammen, in
Danimarca (X secolo), tessute con due soli fili per
tavoletta.
Il motivo decorativo pu essere composto da tratti
diagonali, ovvero da punti di legatura che scalano
progressivamente, agevolmente selezionati muovendo di volta in volta la tavoletta accanto (fig. 17a); soprattutto nel caso che vengano composti rombi o
elementi a spina di pesce, di solito il numero delle tavolette dispari per avere un centro e due campi speculari. questa la modalit compositiva dominante
nel materiale barbarico. Sequenze verticali sono invece prodotte utilizzando le stesse tavolette per pi
andamenti (fig. 17c). Scegliendo punti a distanza regolare disposti su due linee alternate si ha il motivo
a mattoni, particolarmente diffuso nei secoli XIIIXIV (fig. 17b). Infine, pi punti di ancoraggio consecutivi producono linee pi marcate o figure piene,
a risparmio tra i fili doro. Se un motivo modulare
poteva essere eseguito mnemonicamente, per disegni
pi variati il costante controllo di schemi doveva agevolare il lavoro.
Varie sono anche le modalit con cui la trama del broccato cambia direzione fra un andamento e laltro. Essa
pu infatti girare come la trama di base (fig. 18a), inserita tra i fili dellultima corda che si ritorcono di un
quarto di giro fra un passaggio e laltro risultando due

50

COLLINGWOOD 2002, p. 240.

Fig. 17. Elementi decorativi base. a: diagonali; b: motivo a mattoni;


c: segmenti verticali paralleli (da COLLINGWOOD 2002).

a
b
c
Fig. 18. Possibili modalit con cui la trama del broccato pu cambiare
andamento (dis. da COLLINGWOOD 2002).

sopra e due sotto il filo di broccato, che sporge lateralmente; oppure la trama di broccato pu intrecciarsi
con quella di base e da essa essere trattenuta, lasciando
lultima corda a cornice del decoro (fig. 18b); infine,
pu girare intorno allultima corda (o alle ultime due,
fig. 18c) avvolgendola e riemergendo per riprendere il
decoro in superficie. Lultimo procedimento generer
ununica piegatura nella curvatura della striscia metallica, i precedenti una piegatura doppia.
Nelle pi consuete lavorazioni del broccato, il retro
della banda mostra solo il tessuto di base e non la trama di broccato, se non ai margini (fig. 21,1d). Tuttavia, un pi sofisticato procedimento permette di realizzare decori e iscrizioni in positivo sul fronte e in negativo sul retro, dove la superficie coperta dalla laminetta metallica funge da sfondo (si veda, per esempio,
la cintura di Witgarius, fig. 14)51.

Il broccato aureo longobardo: osservazioni e riproduzione


Nelle pi ricche tombe con corredo di et longobarda compaiono con una certa frequenza resti del broccato doro che ornava le vesti (fig. 19a). Le caratteristiche tecniche sono piuttosto omogenee: si tratta di
fili di trama del tipo piatto a sezione rettangolare,

Fig. 19. Resti di broccato da Mombello Monferrato, t. 10. a: foto di


due lacerti (da Longobardi in Monferrato 2007); b: disegno ricostruttivo del motivo; c-d: riproduzione con uno e con due fili dordito nei
punti di ancoraggio.

51 Dalla superficie superiore, il filo di broccato passa a quella inferiore


e viceversa, mentre le tavolette quadrate dei punti di ancoraggio ruotate di 1/8 di giro e posizionate a rombo (fig. 4a) portano in evidenza
due fili dordito ai due opposti vertici, luno al di sopra e laltro al di
sotto della banda, utili a seconda del lato sul quale si trova il broccato
da trattenere. I motivi possono mostrare pi colori oltre alloro. Altri
pi complessi metodi per lavorare in double face permettono di realizzare, soprattutto nel basso medioevo, degli autentici capolavori.

349

di larghezza costante e spessore dellordine di pochi


centesimi di millimetro, che spesso conservano ancora gli andamenti con le relative piegature di ritorno
e le impressioni lasciate dalle fibre tessili dellordito.
Lo sfondo aureo continuo della bordura era dato dallaccurato accostamento delle sottili strisce, sempre
poste di piatto e mai ritorte. Le analisi chimiche effettuate su fili di Trezzo sullAdda, via delle Rocche,
Arezzo, t. 57, e Nocera Umbra hanno rivelato costantemente un altissimo titolo di fino delloro intorno al 99% e fino a un massimo del 99,98% (Trezzo sullAdda, t. 2) che rendeva il metallo particolarmente duttile a comportamento plastico52. Si tratta di testimonianze in tutto simili ai numerosi analoghi ritrovamenti di ambito germanico transalpino,
sia continentale che insulare.
Secondo alcuni autori i tessuti impreziositi da filati
metallici avrebbero origine orientale e sarebbero stati
importati in Europa dai Romani soprattutto nel corso
del V secolo53; anche in relazione alle attestazioni longobarde stato rimarcato come il broccato doro fosse
un prodotto di lusso fabbricato a Costantinopoli e
forse a Roma (per esempio nellergasterion della Crypta Balbi), per poi essere commercializzato anche presso i gruppi alloctoni54. Tuttavia, prima dellarrivo dei
Longobardi nella penisola i riscontri sono di tipo differente: i fili, infatti, sono avvolti a spirale intorno a
unanima tessile, oggi scomparsa55, e mai del tipo
piatto (e si prestavano anche a essere impiegati nel ricamo o in un pi fitto inserimento nel tessuto come
trama principale56). Pi convincente appare allora
lipotesi che dalla fine del V secolo le popolazioni bar-

52

ALESSANDRINI - BUGINI 1986; FORMIGLI 1972; DEVOTO 1997, p.


276. I nastrini erano ottenuti ritagliando con lausilio di una guida
per lutensile di taglio fissata alla distanza voluta una foglia doro
preparata mediante un lungo processo di martellatura, brunitura e
ricottura (o mediante laminatoi: MASPERO 1990, p. 175). Circa lesistenza di orafi specializzati nella realizzazione di fili doro si ricorda
che in un documento pavese del 915 viene citato un aurifilarius
(SCHIAPPARELLI 1903, I, n. 99, p. 261).
53 Per esempio CROWFOOT - CHADWICK HAWKES 1967, pp. 53-57,
dove non si distinguono i fili piatti da quelli avvolti a spirale.
54 Il futuro dei Longobardi 2000, pp. 46-47 (scheda L. Paroli).
55 Esempi di et tardoantica sono noti da Roma e Milano e anche
da siti minori come Garlate (MASPERO 2002, pp. 219-220, con bibliografia precedente); per i secoli I-IV d.C. lanalisi tecnica di 12
manufatti provenienti da Albenga, Roma e territori limitrofi e
Oplontis ha appurato che le lamine doro, battute e tagliate a strisce,
nella totalit dei casi sono state ritorte con movimento elicoidale mediante loperazione della filatura, probabilmente intorno a unanima
di lino o seta, come documentato per manufatti di epoche successive
(BEDINI - RAPINESI - FERRO 2004, p. 81). In et longobarda il tipo
attestato a Rivoli (TO), corso Primo Levi, t. 41, e a Rutigliano (BA),
t. 4 (COMBA 2004, p. 167, fig. 141). Inoltre, per questepoca noto
un altro filo aureo: nella celeberrima tomba di Gisulfo a Cividale del
Friuli si trovavano sottilissimi tubicini doro, forse analoghi a quelli

350

Fig. 20. Riproduzione con tessuto di base di tipo tela e non con telaio
a tavolette (a fili dordito serrati).

bariche producessero broccati parallelamente al Medio Oriente, adottando modelli decorativi e metodi
propri, quali limpiego di nastri non ritorti57.
Circa la tecnica di lavorazione del broccato aureo longobardo, dato per acquisito che il filo metallico non
veniva inserito a tessitura ultimata, ma contestualmente e che la trama aurea era supportata da una trama di base in filato58, la mancanza a tuttoggi di resti

analizzati dalla t. 52 di Arezzo, colle del Pionta, per i quali stato


ipotizzato un procedimento di doratura di un filo tessile in un amalgama di oro e mercurio (FORMIGLI 1972); forse anche la polvere
doro che si trovava nelle arche di S. Giovanni a Cividale insieme a
fili aurei derivava da resti analoghi.
56 Fili avvolti intorno a unanima impiegati nel ricamo su tessuti
gi finiti (MACCARI 1975) eccezionalmente sono presenti anche
nelle bordure con motivi a rosette della t. 49 di Saint-Dnis (la
tomba di Arnegundi, inizio VII secolo) (FLEURY - FRANCE-L ANORD 1979, p. 64). Luso estensivo di fili doro ritorti in tessitura
attestato, per esempio, dal nastro per capelli della t. 20 di Alba,
via Rossini (I secolo d.C.), interamente in fili aurei in trama e in
ordito (RATTO 2009).
57 Lopinione gi di BARKER 1980, accolta e integrata da MASPERO
2002, p. 220. In questo senso appaiono suggestivi i passi gi menzionati e tratti da Plinio e dallEdda, che non collegano la tessitura a
tavolette ai Romani, bens ad altri popoli di sostrato o nomadi (cfr.
supra): anche questa differenziazione tecnologica (che, soprattutto
nellalto medioevo, pu aver avuto contorni ben pi sfumati) potrebbe andare nella direzione di una diversa tradizione nella lavorazione del broccato, propria dei popoli barbarici e significativamente
diffusa con caratteri omogenei nellalto medioevo nellEuropa centrale e settentrionale.
58 CASTELLETTI - MASPERO - PONTIGGIA 1986, p. 271.

dellordito nei reperti italiani ci impedisce di appurare


direttamente quale fosse il tipo di supporto tessile,
ovvero se la banda avesse ordito intrecciato oppure ritorto (e quindi eseguito con le tavolette).
Tecnicamente, possibile realizzare una striscia con
broccato che, come si detto, non una lavorazione
esclusiva della tessitura con le tavolette su semplice
tela (fig. 20); lipotesi stata avanzata nel lavoro sui resti di Trezzo sullAdda, via delle Rocche59. Tuttavia, la
sperimentazione ha confermato una minore solidit,
compattezza e robustezza della struttura, che meno
spessa e viene ad avere un solo filo in corrispondenza
di ciascuna impressione lasciata sulla lamina che pure poteva essere pi spesso al posto dei quattro capi
della corda ritorta dalle tavolette (due sopra e due sotto
il nastro aureo di trama). Inoltre, stata rimarcata la
profondit e la larghezza dellimpronta prodotta dallordito nel punto di legatura e si cercato di spiegare
la circostanza proponendo luso di fibre vegetali meno
morbide di quelle di origine animale che non avrebbero lasciato una traccia cos evidente60; tuttavia, la soluzione potrebbe essere data proprio dai due fili ritorti
nellincavo consentiti dal metodo con le tavolette. Infine, anche il fatto che nei resti meglio conservati come
quelli dal Battistero di Mantova (fig. 21,3a) la superficie del broccato sia convessa lascia pensare a una banda
di base pi rigida e spessa. Ma soprattutto, il fatto che
nei broccati ancora con tracce di ordito del nord-Europa (assai simili a quelli longobardi) si sia potuto appurare con certezza luso del telaio con le tavolette, che
nella nave di Oseberg aveva ancora montata una banda
in corso di lavorazione, e che il metodo sia attestato
anche presso i Longobardi (per esempio a Romans
dIsonzo) appaiono argomenti assai forti per ritenere la
tecnica in oggetto come quella adottata anche per il
broccato italiano.
Quanto poi alleventualit che non si trattasse di bande cucite, ma di una lavorazione limitata a una ristretta fascia di un telo pi esteso61, si visto come tecnicamente ci sia fattibile: ampiamente documentata
anche nel VII secolo la consuetudine di realizzare a tavolette bordure sia iniziali e finali che laterali conte-

stualmente al tessuto lavorato su telaio verticale (fig.


12). Tuttavia, la finezza e la delicatezza della banda e
soprattutto la sua preziosit che non poteva prevedere
sprechi, ma solo un uso su misura, suggeriscono come
pi probabile una lavorazione a parte62.
Non essendosi mai conservato lordito, inoltre, pure
ignoriamo la natura del filato impiegato. Sulla base
dei confronti esso poteva essere di lana, lino o anche
seta, dal IX secolo utilizzata in maniera pressoch generalizzata nel broccato impreziosito da nastrini aurei. Unannotazione importante, comunque, la seguente: se si ammette ladozione del telaio con le tavolette, ne deriva che a ogni impronta lasciata sulla
trama doro non doveva corrispondere un unico filo
dordito, bens (al di sotto) una corda di quattro capi,
considerando che le tavolette quadrate a questepoca
dovevano essere le pi diffuse, sicuramente usate in
vari manufatti nordeuropei. Quindi il numero dei fili
al centimetro diventa il quadruplo, con la conseguenza che il filato, di qualunque natura fosse, doveva essere particolarmente sottile, pi di quanto normalmente si constati per i resti tessili di et longobarda63.
Gli obiettivi della sperimentazione che si espone di seguito sono stati di provare il metodo di realizzazione e
di rendere nel contempo i decori completi di ordito,
ormai scomparso; non ci si invece ripromessi di riprodurre leffetto complessivo dei manufatti, che
avrebbe richiesto limpiego di materiale affine alloriginale e che, nelle dimensioni assai minute, avrebbe
reso meno chiara la dimostrazione dei dettagli tecnici.
Il telaio utilizzato (fig. 1) del tipo da tavolo; il filato
scuro stato prima di lana pi spessa, poi di cotone pi
sottile, mentre un materiale sintetico piuttosto piatto
ha sostituito la lamina doro. La proporzione tendenzialmente fedele del motivo rispetto alle impronte
sulloriginale ci hanno assicurato che il rapporto fra i
materiali di trama e di ordito era corretto. Riteniamo
inoltre che la spoletta possa essere stata usata per il filato di base, ma non per la trama metallica, perch si sarebbero prodotte delle piegature; nella fascia ben conservata di Mantova stato constatato che la laminetta
doro misurava forse cm 50 ca.64 e questa lunghezza era

59 CASTELLETTI - MASPERO - PONTIGGIA 1986, pp. 270-271 e figg.


55-58; nel testo si parla dellutilizzo del sistema a tavolette, ma
solo per cambiare il passo nelle due posizioni base, senza considerare il normale uso delle tavolette, che implica la torsione dei fili
dordito.
60 CASTELLETTI - MASPERO - PONTIGGIA 1986, p. 270; MASPERO
1990, p. 175, dove si afferma che larea della sezione di un incavo
sarebbe sufficiente per il passaggio di tre fili delle dimensioni della
profondit dellincavo stesso.
61 CASTELLETTI - MASPERO - PONTIGGIA 1986, fig. 58, ma con base
di tela anche per la fascia.

62

Le bande vichinghe con ordito conservato sono state lavorate a parte.


Nei casi di broccato considerati si arriva a 60 fili al centimetro di
media. Nei tessuti di et longobarda dellItalia settentrionale finora
analizzati il numero dei fili al centimetro raramente supera i 25; un
numero comparabile stato invece riscontrato in uno dei due tessuti
riconosciuti sul retro della fibbia decorata in cloisonn da Tortona, di
et teodoriciana, per il quale stato ipotizzato limpiego della seta
(ROTTOLI - RETTORE 2007).
64 ROTTOLI 2004, p. 131 (in realt la giunzione con un altro filo
stata vista solo su un lato e quindi non chiaro se la lunghezza
originaria).
63

351

Fig. 21. Broccato del tipo ad altezza costante. 1: Trezzo sullAdda, via delle Rocche, t. 2 (a: disegno del reperto e b: ricostruzione del motivo
da CASTELLETTI - MASPERO - PONTIGGIA 1986; c-d: riproduzione del nastro, fronte e retro); 2: Trezzo sullAdda, loc. San Martino, t. 12 (a: disegno del reperto; b: riproduzione); 3: Mantova, Battistero, t. us 1266 (a: foto del retro da ROTTOLI 2004; b: riproduzione del reperto).

352

gestibile anche senza spoletta. Dove stata documentata, la giunzione delle porzioni di trama aurea avveniva tramite una ripiegatura schiacciata65.
Sono stati considerati i motivi provenienti dalle seguenti sepolture: Trezzo, via delle Rocche, tt. 2, 4 e 5
(due motivi); Trezzo, C.na S. Martino, t. 12 (il decoro
alto meglio conservato); Mantova, Battistero, t. us
1266; Mombello Monferrato, t. 10 (figg. 19, 21-22)66.
Tutti i decori, come di consueto in ambito barbarico,
sono stati composti con punti disposti in sequenze
diagonali. I disegni pi praticati combinano linee a
zig-zag o disposte a rombo; solo nella fascia piemontese si alternano greche e file di riccioli. Le sequenze
pi elementari sono state eseguite mnemonicamente;
per riprodurre il pi complesso ornato di Mombello
stato necessario seguire costantemente lo schema
per selezionare di volta in volta le tavolette da sollevare. Inoltre, stato utile contrassegnare quelle in posizione significativa rispetto al motivo da realizzare (il
centro nel caso dei rombi; i punti di inizio per pi linee parallele a zig-zag, e cos via), per riconoscere pi
agevolmente quelle accanto nei giri successivi.
Si sperimentato sia il metodo con un solo filo di ancoraggio che con due su quasi tutti i motivi considerati, ma per lo pi il secondo risultato il pi efficace
(fig. 19c-d). Daltra parte, i resti del broccato di Mantova (fig. 21,3a), fra i meglio conservati, mostrano impronte dellordito mai minimamente inclinate ad assecondare la torsione alternata dei fili singoli, bens dritte, oltre che ampie e profonde, a conferma che in genere i punti di ancoraggio dovevano essere a due fili.
Una peculiarit di rilievo del campione di testimonianze considerato che esso presenta non solo la canonica
lavorazione ad altezza costante (figg. 19 e 21), ma anche quella ad altezza variabile (fig. 22). Nel primo caso gli andamenti del filo doro hanno tutti la stessa lunghezza e coprono lintera superficie della banda; i disegni vengono composti in negativo dai punti di ancoraggio per lintera larghezza del tessuto. Nel secondo,
invece, la trama di broccato occupa solo una porzione
della fascia e la sua lunghezza segue il profilo del motivo, rientrando per landamento successivo alla fine di
esso, senza raggiungere il margine del lavoro; i punti di
ancoraggio sono allinterno del disegno.
Consideriamo innanzitutto i decori pi tipici e diffusi, quelli ad altezza costante. La riproduzione con il

telaio a tavolette ha provato la fattibilit e la praticit


del metodo; nelleffetto finale, la compattezza dello
sfondo doro, parzialmente ostacolata dal passaggio
dei fili trasversali dellordito nei punti di ancoraggio,
soprattutto se dato da fili doppi, comunque sostanzialmente garantita da una battitura mirata delle trame. Il retro appare liscio, a eccezione delle piegature
laterali dei rientri del filo dorato (fig. 21,1d).
Circa i margini del lavoro, ovvero circa i metodi di
cambiamento di direzione della trama fra un andamento e laltro, per i broccati ad altezza costante
stato escluso che la laminetta ruotasse intorno allultima corda di ordito (fig. 18c), dal momento che i
resti disponibili mostrano la doppia piegatura in
corrispondenza del cambio di direzione (figg. 19a e
21), prodotta invece dagli altri due metodi esposti
(figg. 18a-b). Inoltre, il primo metodo (fig. 18a),
che prevede che la trama doro passi sotto lultima
corda ed inevitabilmente meno preciso, ipotizzabile solo nei casi in cui i fili pervenuti mostrino una
impronta in posizione terminale (quella dellultima
corda appunto) su tutti gli andamenti, circostanza
non riscontrabile nei casi qui considerati. Il secondo
(fig. 18b), invece, dove il broccato trattenuto dalla
trama in filato senza passare sotto la corda terminale, il pi rispondente alle evidenze in analisi; esso
doveva prevedere due corde in pi una per lato
rispetto a quelle computabili sulla base del numero
delle impronte; queste, forse, erano funzionali alla
cucitura67.
I lavori ad altezza variabile, invece, sono ben pi rari
nel panorama dei ritrovamenti europei. I segmenti
conservati presentano la doppia piegatura marginale,
come nel caso di uno dei decori della t. 5 di Trezzo
sullAdda (fig. 22,2); piegatura singola, se alternano
tratti della trama a rilievo a tratti passanti (lasciando
zone a risparmio), come nei disegni della t. 4 di Trezzo (fig. 22,1); o addirittura possono essere eseguiti
tramite un passaggio continuo sopra-sotto, avvolgendo il nastro aureo attorno a gruppi di fili delle corde
(fig. 22,3)68.
La superficie pi limitata e discontinua di questi motivi ad altezza variabile non richiede necessariamente
una struttura del supporto tessile robusta e compatta;
tuttavia anche in questi casi, pur non potendosi escludere una realizzazione su tela, la sperimentazione ha

65

68

ROTTOLI 2004, p. 129.


Bibliografia alla nota 3; per Mombello Monferrato, Longobardi in
Monferrato 2007, fig. 20; e GIOSTRA 2007b, pp. 103-104, fig. 60.
67 Anche nel caso del broccato della t. 2 di Trezzo sullAdda, dove
due bande analoghe erano state accostate a formare un motivo speculare, la distanza fra le due pu forse essere spiegata ipotizzando i
margini di entrambe le fasce.
66

In questo caso difficile dire, in mancanza dellordito, se il filo


doro passava solo sotto il livello superiore dellapertura e quindi
non si vedeva sul retro, oppure, pi probabilmente, sotto a tutto
lordito risultando evidente anche dietro (fig. 22,3d). Tale caratteristica richiama fortemente unaltra tecnica di tessitura, molto
antica e diffusa sia in Oriente che in Europa settentrionale: il
soumak.

353

provato la maggiore praticit di esecuzione mediante


le tavolette, soprattutto per selezionare i fili dordito da
sollevare, che dovevano essere comunque assai sottili.

Conclusioni
Le bordure in broccato doro delle quali si rinvengono i resti nelle tombe longobarde dovevano essere
prodotte mediante telai a tavolette, quindi con strumenti piuttosto elementari seppure assai versatili
e poco ingombranti, e tramite una lavorazione non
troppo complessa, almeno per motivi poco articolati
come quelli documentati mediamente nelle tombe
italiane. Semmai, limpiego di materiali sofisticati
(la sottilissima striscia aurea e i filati molto fini) che
induce a ipotizzare centri specializzati anche nella realizzazione dei preziosi fili o comunque in laboratori

che potevano disporne. Questi potevano trovarsi allinterno del Regnum, senza implicare necessariamente importazioni dai territori ancora sotto il controllo
bizantino, dai quali pure provenivano raffinati beni
di pregio: larea di maggiore diffusione della tessitura
a tavolette tra antichit e alto medioevo, infatti, e soprattutto limpiego del nastro piatto e non ritorto lasciano intravedere la possibilit di una consuetudine
artigianale tipica delle popolazioni germaniche, pur
nellambito della pi estesa pratica di decorare gli abiti con fili o laminette in metallo prezioso, comune a
numerose culture ed espressa mediante svariate soluzioni tecniche e stilistiche.
Nel corso dellalto medioevo la tecnica sembra trovare
discreta diffusione (o riemergere) anche nel bacino
del Mediterraneo e raggiunger il floruit in ambiti come la Sicilia del XII secolo.

Fig. 22. Broccato del tipo ad altezza variabile. 1: Trezzo sullAdda, via delle Rocche, t. 4; 2: Trezzo sullAdda, via delle Rocche, t. 5 (I); 3: Trezzo
sullAdda, via delle Rocche, t. 5 (II) (per ciascuno: a: disegno del reperto; b: ricostruzione del motivo; c-d: riproduzione del nastro, fronte e
retro) (dis. dei reperti e ricostruttivi da CASTELLETTI - MASPERO - PONTIGGIA 1986).

354

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