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archeologia medievale
a trezzo sulladda
CONTRIBUTI DI ARCHEOLOGIA
archeologia medievale
a trezzo sulladda
il sepolcreto longobardo e loratorio di san martino
le chiese di santo stefano e san michele in sallianense
a cura di
silvia lusuardi siena e caterina giostra
2. Ricerche archeologiche nei cortili dellUniversit Cattolica. Dallantichit al medioevo, aspetti insediativi e manufatti, a cura
di S. LUSUARDI SIENA e M. P. ROSSIGNANI.
3. Fonti archeologiche e iconografiche per la
storia e la cultura degli insediamenti nellaltomedioevo, a cura di S. LUSUARDI SIENA.
4. Ricerche archeologiche nei cortili dellUniversit Cattolica. La Signora del sarcofago,
una sepoltura di rango nella necropoli
dellUniversit Cattolica, a cura di M. P.
ROSSIGNANI, M. SANNAZARO, G. LEGROTTAGLIE.
VITA E PENSIERO
In copertina:
Disegno a inchiostri policromi, acquarello, carboncino
di Giovanni Battista Clarici (1592). Reperti dalle
tombe longobarde: collana in vetro e ambra dalla t. 2
e croce in lamina doro dalla t. 21.
Progetto grafico:
Andrea Musso
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INDICE
PRESENTAZIONI
IX
INTRODUZIONE
Archeologia medievale a Trezzo sullAdda: primi risultati del progetto, Silvia Lusuardi Siena
XIII
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LE SEPOLTURE LONGOBARDE
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I MANUFATTI
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Appendice documentaria
Il testamento di Liutefredo (998 gennaio 15, Pavia), trascrizione e traduzione di Marilena Casirani
Trezzo nelle fonti documentarie (VIII-XV secolo), Simona Sironi
Le visite pastorali delle chiese di San Martino, Santo Stefano e San Michele, trascrizione di Simona Sironi
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analizzare le pi significative testimonianze scritte, archeologiche e iconografiche in merito, al fine di risalire al processo di realizzazione delle bande in fili
doro trovate nelle tombe longobarde italiane e di ripercorrerlo riproducendo alcune attestazioni3.
* La parte sperimentale, condotta dalle due autrici, stata possibile grazie alle competenze tecniche e alla consolidata esperienza di tessitura a
mano di Paola Anelli; la ricerca storica e la stesura del testo si devono a
Caterina Giostra. Le foto della sperimentazione sono di Marcello Giostra: a pap, che ci guardava lavorare curioso, spipacchiando in silenzio, dedicato questo lavoro, che non ha potuto vedere finito.
1 Hunskar meyjar / paers hlada spjoldum / ok gra gullfargt: nella
maggior parte delle edizioni critiche il termine spjoldum viene pi
genericamente messo in relazione con il telaio o con la tessitura; ci,
anche a causa del fatto che si ignora quale parola venisse usata in
norreno per indicare le tavolette. Tuttavia, termini vicini per etimologia quali spjald, usato ancora di recente in Islanda per indicare la
tessitura con le tavolette (spjaldvefnadur), e spelte, che ricorre in poemi alto-tedeschi di XIII e XIV secolo associato alla lavorazione dei
filati, sono stati interpretati come tavolette per la tessitura (fin dallo
studio di K. Weinhold del 1899 Die Spelte und die Drihe, Zeitschrift
des Vereins fr Volkskunde, 9). Questa la lettura accolta per il passo
dellEdda da esperti di storia e tecnica della tessitura con le tavolette
quale, fra gli ultimi e pi autorevoli, Peter Collingwood (COLLINGWOOD 1982, ultima edizione 2002 alla quale ci si rifatti, p. 19,
con disquisizione critica sul termine alla quale si rimanda). LEdda
poetica ci pervenuta tramite un manoscritto del XIII secolo, il Codex Regius attualmente conservato a Reykjavk (n. 2365, 4), ma il
frutto di una secolare rielaborazione da parte della tradizione orale e
si ritiene che lultima stesura del secondo carme di Gudrn risalga
alla met del X secolo (Il canzoniere eddico 2004, p. XIII).
2 In lingua tedesca essa viene chiamata Brettchenweberei, traduzione letterale dellislandese spjaldvefnadur, e in ambito anglosassone tablet weaving; dal momento che le testimonianze moderne e contemporanee vedono spesso limpiego del cartone per la realizzazione delle tavolette, in
La tecnica di base
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Le tavolette possono ruotare: passando al lato successivo (nel caso di tavolette quadrate ruotando di
un quarto di giro) cambia la combinazione dei fili
superiori e di quelli inferiori e si crea una diversa
apertura dellordito5. Loperazione ritorce i fili della
tavoletta su se stessi e forma una corda (che con le
tavolette quadrate sar di quattro capi); ne deriva
una struttura del tessuto data dallaccostamento delle corde tenute insieme dal filo di trama, che conferisce al manufatto maggiore robustezza e resistenza,
oltre che spessore (figg. 2-3). Un effetto rilevante di
tale lavorazione che essa rende visibili su entrambe
le facce della banda solo i fili dellordito, mentre la
trama resta allinterno delle corde, coperta dalla torsione dei fili stessi, e fuoriesce solo ai due margini
del lavoro dove cambia direzione: si ha il cosiddetto
effetto ordito.
La torsione dei fili dordito pu avvenire nelle due direzioni, dando luogo a corde a S o a Z: ci dipende da
due fattori, ovvero la direzione con cui vengono infilati
i fili nelle tavolette (nella fig. 2 alternando la direzione
a ogni tavoletta) e il senso di rotazione delle tavolette
stesse (in avanti o indietro). Se lordito viene infilato in
ununica direzione e le tavolette vengono ruotate insieme, tutte le corde avranno lo stesso senso di torsione
(fig. 3b)6; se per met dellordito viene invertita una
delle due componenti (inserimento dei fili o rotazione
senso, nel tratto di ordito retrostante le tavolette si produrr una torsione inversa, ma continua (fig. 2) (mentre il cambiamento del senso
di rotazione scioglie i fili del tratto posteriore dalla torsione gi prodotta): lordito si restringer progressivamente e quindi almeno un
perno di fissaggio dovr essere mobile e avvicinabile, per mantenere
costante la tensione dei fili.
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Fig. 2. Rappresentazione schematica della tecnica di tessitura in analisi (rielaborata da COLLINGWOOD 2002).
Fig. 3. a: la lavorazione; b: banda prodotta con la rotazione di tutte le tavolette nella stessa direzione; c: con rotazione differente nelle due met;
d: con direzioni alternate ogni due tavolette.
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Immagini chiare sono state riprese durante la riproduzione sperimentale proprio della stola di S. Ulrico (STOLTE 1990b, figg. 11 e
14). Un altro espediente per controllare la corretta fase di rotazione
delle tavolette quello di numerarne i fori seguendo un ordine costante; anche contrassegnare le tavolette stesse pu aiutare a mantenerle nella giusta sequenza e soprattutto a individuare pi velocemente quelle da utilizzare in maniera differente.
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d
Fig. 4. Diverse forme delle tavolette e alcuni loro possibili utilizzi.
10
rante la rotazione dai fili dordito in tensione infilati nei fori. Un caso
singolare dato da due reperti in osso da Alchester, Oxfordshire: essi
infatti recano sei fori disposti su due file lungo due lati del quadrato,
ma i due centrali, dai margini meno consunti e di diametro lievemente
maggiore, sono gli unici a non rispettare i motivi ornamentali incisi e
sembrano un adattamento per poter tessere non solo con quattro, ma
anche con due fili per tavoletta (COLLINGWOOD 2002, p. 26, tav. 1).
15 Sul passo e in particolare sulla connessione fra il termine scutulum
(diminutivo di scutum, lo scudo rettangolare romano) e le tavolette
per la tessitura di bande si veda WILD 1964, p. 263.
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4
6
Fig. 5. Tavolette provenienti da siti archeologici. 1: Dejbjerg Bog, Danimarca (et del Ferro); 2: Wroxeter, Gran Bretagna (II d.C. secolo); 3:
Alchester, Gran Bretagna (et romana); 4: Mannheim, Germania (VI-VII secolo); 5-6: Bruchsal; Bischofsburg; Slchen; Wehringen, Germania
(VI-VII secolo); 7: Starom Meste, Rep. Ceca (IX secolo) (da COLLINGWOOD 2002; Die Franken 1996; BANCK-BURGESS 1997); 8: Noli (VIIIIX secolo) (DE VINGO 2007).
340
16
b
Fig. 6. a: telaio montato dalla nave funeraria vichinga di Oseberg,
Norvegia (met IX secolo ca.); b: alcune delle tavolette lignee dello
stesso (foto: Museum of Cultural History, University of Oslo).
22
GRIEG 1928; VAN SCHELTEMA 1929; INGSTAD 1982 e 1988. Il ritrovamento comprendeva anche alcune bande e bordure finite, tessute con il metodo delle tavolette.
23 BQT 1948. Da sepolture altomedievali di Anduln, presso Klaipeda, in Lituania, provengono numerosi frammenti di bordure di tessuti realizzate con le tavolette e molte tavolette in bronzo rettangolari
in miniatura (cm 1,1 x 2,7 ca.), insieme a un ago e una spada da telaio (GTZE 1908).
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24
per compattare le fibre tessili pi robuste, soprattutto di natura vegetale. Piuttosto, proprio linteressante analisi metallografica allorigine del contributo del La Salvia ha rivelato una struttura particolarmente complessa del manufatto, con ferro dolce nel nucleo centrale e taglienti laterali damaschinati (il contrario delle normali spade
damaschinate): ci rende improbabile linterpretazione proposta in
alternativa, ovvero che si tratti di materiale grezzo tesaurizzato (una
sorta di lingotto) e deposto per ostentare ricchezza, non facilmente
reimpiegabile in forme differenti. La particolare lavorazione, che
conferisce non al nucleo, bens alle lame maggior durezza ed elasticit, potrebbe rispondere proprio allattivit della continua battuta
del tagliente contro la trama e alla necessit di mantenere integro il
filo, che altrimenti, entrando e uscendo dal passo dellordito, avrebbe potuto stuccare qualche filo rimasto impigliato in eventuali irregolarit del profilo consunto. Tuttavia, solo una migliore conoscenza, non solo metallografica, ma dei tipi di telaio utilizzati allepoca e
della resistenza offerta dalle fibre tessili pi robuste potr offrire nuovi e pi certi elementi di valutazione in merito.
27 WYSS 1973.
28 Possibili distanziatori a forma di barrette con sequenza di fori sono
stati visti in alcuni reperti in osso da Verucchio, t. 102/1972 Lippi
(et del Ferro) (RDER KNUDSEN 2002, p. 229, fig. 103, al centro
della fila superiore).
29 Sul legame fra le virt femminili e lavori quali la filatura e la tessitura fra et romana e altomedioevo si vedano i cenni in GIOSTRA
2007a, p. 74 e nota 79.
30 Complessivamente le tavolette sembrano essere dieci, un numero
forse limitato rispetto alla larghezza della banda e soprattutto alla
complessit del disegno.
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Figg. 7-8. I Libri delle Ore conservati presso la Bodleian Library di Oxford (del 1407) (ms Douce 144, fol. 19) (foto: Bodleian Library, Oxford)
e lsterreichische Nationalbibliothek di Vienna (del 1420-30) (ms 1855, fol. 25) (foto: sterreichische Nationalbibliothek, Wien) (particolari).
Fig. 9. Arazzo Les perfections de la Vierge, del 1530, conservato al Centre des monuments nationaux, Palais du Tau, Reims (Muse des Beaux
Arts, Reims) (particolare).
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Fig. 11. Bordura iniziale a tavolette con trame lunghe per lordito del
resto della stoffa (da RDER KNUDSEN 2002).
Fig. 10. Ricostruzione della tessitura a tavolette del bordo della stoffa
montata su telaio verticale (da RDER KNUDSEN 2002).
Fig. 12. Disegni di bordure finale (a) e laterale (b) tessute contestualmente, da siti anglosassoni del Kent (VII secolo) (da CROWFOOT
1958 e 1967).
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essere tessuta per prima, lasciando che la trama formasse su un lato lunghe frange, che avrebbero costituito lordito della stoffa (fig. 11)31; questo, alla fine
del lavoro avrebbe fornito la trama per la bordura sul
margine opposto (fig. 12a). I due bordi laterali potevano essere tessuti contestualmente alla stoffa (fig.
12b), inserendo negli ultimi fili dordito del telaio
verticale le tavolette (fig. 10); il filo di trama veniva
usato in maniera continua anche per la fascia a tavolette, oppure alla fine del lavoro, utilizzando le frange
che, giunte al margine esterno della bordura, rientravano nel passo successivo e venivano tagliate32.
Fra le testimonianze pi antiche di questa ricercata
rifinitura vi sono due mantelli della t. 89, detta
principesca, di Verucchio, in Emilia Romagna, di
fine VIII-inizio VII secolo a.C., che videro limpiego di tavolette quadrate33; bordure con motivi di
eccellente qualit erano anche nella coeva sepoltura
31
volette: nella ricchissima sepoltura anglosassone di Taplow, in Buckinghamshire, le 49 corde dordito in finissima lana erano attorcigliate; il lavoro, eseguito con
placchette a quattro fori, vede il decoro in trama di fili
doro a rilievo sulla superficie anteriore40.
Dallimportante centro commerciale vichingo di Birka, in Svezia (IX-X secolo), provengono 60 bande tessute con le tavolette, prevalentemente in seta (spesso
rossa e/o blu) e broccato in oro e argento41. Altri celeberrimi e raffinatissimi manufatti sono della stessa
epoca: il cingulum del vescovo di Augsburg Witgarius
(ascrivibile agli anni 860-876), in seta rossa e fili
doro double face, con loro di sfondo sul fronte e nei
motivi sul retro, due aquile e uniscrizione con il nome della donatrice, la regina Hemma (fig. 14)42; le
bande della veste di s. Cuthbert, trovate nella sua
tomba nella cattedrale di Durham e databili fra il 905
e il 916, in seta rossa e broccato doro43; la stola di s.
Ulrico, sepolto ad Augsburg (+ 973), con complessi e
fitti motivi geometrici e la mano di Dio circondata
dalle lettere DEXTERA DEI, in seta bianca e rossa e
fili doro (fig. 13)44. In Italia una banda tessuta con le
tavolette e con motivi a rilievo di IX secolo nota anche da Ravenna45.
Naturalmente, il ritrovamento di tavolette, abbastanza frequente almeno Oltralpe, prova una diffusione
della tecnica di tessitura anche in centri rurali minori
(e forse in ambito domestico), ma non necessariamente della lavorazione del broccato aureo negli stessi: esso non prevedeva particolari difficolt tecniche,
ma richiedeva materiali pi preziosi e meno reperibili, ovvero le sottili laminette in metallo prezioso e i
filati assai fini, fra i quali poteva essere impiegata anche la seta46.
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Dopo il 1000 le testimonianze si infittiscono e la tecnica del broccato si affina; nella Sicilia del XII secolo
in particolare, la tessitura con le tavolette raggiunger
livelli virtuosistici47.
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tavia, il mancato passaggio tra i fili di ordito lascia questo slegato, rendendo il tessuto meno solido; senzaltro il procedimento non si presta
a eseguire bande interamente decorate da lunghi e costanti passaggi affioranti a larghezza piena, come nel caso del broccato barbarico.
Fig. 14. Cintura di Witgarius (+973), Augsburg. a: fronte; b: dettaglio del retro (da COLLINGWOOD 2002).
Il broccato realizzabile anche con il telaio a tavolette49. Loperazione peculiare la seguente: dopo il passaggio del filo di trama strutturale nel passo normale, si crea un secondo passo al di sopra del primo, selezionando accuratamente i fili da sollevare (fig. 16):
la trama di broccato, quindi, verr infilata al di sopra
di entrambi i livelli della normale apertura e al di sotto dei soli fili di ancoraggio (gli unici che rimarranno
visibili sul broccato). La rotazione di tutte le tavolette
permetter di battere le trame e di proseguire la tessitura nel passo successivo.
I punti di ancoraggio possono essere dati da uno o da
due fili dordito (della stessa tavoletta) (fig. 15a-b). La
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Fig. 15. Riproduzione del broccato a uno (a) e due fili (b) nei punti
di ancoraggio.
b
Fig. 16. Modalit di sollevamento dellordito per i punti di ancoraggio a uno (a) o due fili (b), al di sopra del passo per la trama effettiva.
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a
b
c
Fig. 18. Possibili modalit con cui la trama del broccato pu cambiare
andamento (dis. da COLLINGWOOD 2002).
sopra e due sotto il filo di broccato, che sporge lateralmente; oppure la trama di broccato pu intrecciarsi
con quella di base e da essa essere trattenuta, lasciando
lultima corda a cornice del decoro (fig. 18b); infine,
pu girare intorno allultima corda (o alle ultime due,
fig. 18c) avvolgendola e riemergendo per riprendere il
decoro in superficie. Lultimo procedimento generer
ununica piegatura nella curvatura della striscia metallica, i precedenti una piegatura doppia.
Nelle pi consuete lavorazioni del broccato, il retro
della banda mostra solo il tessuto di base e non la trama di broccato, se non ai margini (fig. 21,1d). Tuttavia, un pi sofisticato procedimento permette di realizzare decori e iscrizioni in positivo sul fronte e in negativo sul retro, dove la superficie coperta dalla laminetta metallica funge da sfondo (si veda, per esempio,
la cintura di Witgarius, fig. 14)51.
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Fig. 20. Riproduzione con tessuto di base di tipo tela e non con telaio
a tavolette (a fili dordito serrati).
bariche producessero broccati parallelamente al Medio Oriente, adottando modelli decorativi e metodi
propri, quali limpiego di nastri non ritorti57.
Circa la tecnica di lavorazione del broccato aureo longobardo, dato per acquisito che il filo metallico non
veniva inserito a tessitura ultimata, ma contestualmente e che la trama aurea era supportata da una trama di base in filato58, la mancanza a tuttoggi di resti
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Fig. 21. Broccato del tipo ad altezza costante. 1: Trezzo sullAdda, via delle Rocche, t. 2 (a: disegno del reperto e b: ricostruzione del motivo
da CASTELLETTI - MASPERO - PONTIGGIA 1986; c-d: riproduzione del nastro, fronte e retro); 2: Trezzo sullAdda, loc. San Martino, t. 12 (a: disegno del reperto; b: riproduzione); 3: Mantova, Battistero, t. us 1266 (a: foto del retro da ROTTOLI 2004; b: riproduzione del reperto).
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gestibile anche senza spoletta. Dove stata documentata, la giunzione delle porzioni di trama aurea avveniva tramite una ripiegatura schiacciata65.
Sono stati considerati i motivi provenienti dalle seguenti sepolture: Trezzo, via delle Rocche, tt. 2, 4 e 5
(due motivi); Trezzo, C.na S. Martino, t. 12 (il decoro
alto meglio conservato); Mantova, Battistero, t. us
1266; Mombello Monferrato, t. 10 (figg. 19, 21-22)66.
Tutti i decori, come di consueto in ambito barbarico,
sono stati composti con punti disposti in sequenze
diagonali. I disegni pi praticati combinano linee a
zig-zag o disposte a rombo; solo nella fascia piemontese si alternano greche e file di riccioli. Le sequenze
pi elementari sono state eseguite mnemonicamente;
per riprodurre il pi complesso ornato di Mombello
stato necessario seguire costantemente lo schema
per selezionare di volta in volta le tavolette da sollevare. Inoltre, stato utile contrassegnare quelle in posizione significativa rispetto al motivo da realizzare (il
centro nel caso dei rombi; i punti di inizio per pi linee parallele a zig-zag, e cos via), per riconoscere pi
agevolmente quelle accanto nei giri successivi.
Si sperimentato sia il metodo con un solo filo di ancoraggio che con due su quasi tutti i motivi considerati, ma per lo pi il secondo risultato il pi efficace
(fig. 19c-d). Daltra parte, i resti del broccato di Mantova (fig. 21,3a), fra i meglio conservati, mostrano impronte dellordito mai minimamente inclinate ad assecondare la torsione alternata dei fili singoli, bens dritte, oltre che ampie e profonde, a conferma che in genere i punti di ancoraggio dovevano essere a due fili.
Una peculiarit di rilievo del campione di testimonianze considerato che esso presenta non solo la canonica
lavorazione ad altezza costante (figg. 19 e 21), ma anche quella ad altezza variabile (fig. 22). Nel primo caso gli andamenti del filo doro hanno tutti la stessa lunghezza e coprono lintera superficie della banda; i disegni vengono composti in negativo dai punti di ancoraggio per lintera larghezza del tessuto. Nel secondo,
invece, la trama di broccato occupa solo una porzione
della fascia e la sua lunghezza segue il profilo del motivo, rientrando per landamento successivo alla fine di
esso, senza raggiungere il margine del lavoro; i punti di
ancoraggio sono allinterno del disegno.
Consideriamo innanzitutto i decori pi tipici e diffusi, quelli ad altezza costante. La riproduzione con il
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353
Conclusioni
Le bordure in broccato doro delle quali si rinvengono i resti nelle tombe longobarde dovevano essere
prodotte mediante telai a tavolette, quindi con strumenti piuttosto elementari seppure assai versatili
e poco ingombranti, e tramite una lavorazione non
troppo complessa, almeno per motivi poco articolati
come quelli documentati mediamente nelle tombe
italiane. Semmai, limpiego di materiali sofisticati
(la sottilissima striscia aurea e i filati molto fini) che
induce a ipotizzare centri specializzati anche nella realizzazione dei preziosi fili o comunque in laboratori
che potevano disporne. Questi potevano trovarsi allinterno del Regnum, senza implicare necessariamente importazioni dai territori ancora sotto il controllo
bizantino, dai quali pure provenivano raffinati beni
di pregio: larea di maggiore diffusione della tessitura
a tavolette tra antichit e alto medioevo, infatti, e soprattutto limpiego del nastro piatto e non ritorto lasciano intravedere la possibilit di una consuetudine
artigianale tipica delle popolazioni germaniche, pur
nellambito della pi estesa pratica di decorare gli abiti con fili o laminette in metallo prezioso, comune a
numerose culture ed espressa mediante svariate soluzioni tecniche e stilistiche.
Nel corso dellalto medioevo la tecnica sembra trovare
discreta diffusione (o riemergere) anche nel bacino
del Mediterraneo e raggiunger il floruit in ambiti come la Sicilia del XII secolo.
Fig. 22. Broccato del tipo ad altezza variabile. 1: Trezzo sullAdda, via delle Rocche, t. 4; 2: Trezzo sullAdda, via delle Rocche, t. 5 (I); 3: Trezzo
sullAdda, via delle Rocche, t. 5 (II) (per ciascuno: a: disegno del reperto; b: ricostruzione del motivo; c-d: riproduzione del nastro, fronte e
retro) (dis. dei reperti e ricostruttivi da CASTELLETTI - MASPERO - PONTIGGIA 1986).
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