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Missione Congiunta delle Universit

di Bologna e di Lecce in Egitto

Paola Davoli

L'ARCHEOLOGIA URBANA
NEL FAYYUM
DI ET ELLENISTICA
E ROMANA

Generoso Procaccini

Il volume dedicato ad una regione del


l'Egitto, il Fayyum, della quale sono stati
presi in esame i siti archeologici di epoca
ellenistica e romana, nel loro contesto terri
toriale e da un punto di vista esclusivamen
te archeologico. E la prima volta che si tenta
uno studio complessivo dell'archeologia di
questa regione: per ogni sito si forniscono i
dati geografici ed altimetrici, se ne descrive
la realt conservativa attuale, si ricostruisce
la storia degli scavi archeologici e si enu
cleano i risultati a cui essi hanno portato.
Per completare l'indagine della topografa e
dell'urbanistica l'A. si avvalsa di 500 foto
grafe aeree scattate dalla Royal Air Porce
britannica fra il 1947 e il 1955 e di imma
gini scattate da diversi satelliti. Numerose
prospczioni della regione effettuate fra il
1993 e il 1996 hanno fornito dati inediti che
arricchiscono ulteriormente il volume e hanno
consentito ali'A. di pervenire a conclusioni
nuove ed originali.

In copertina: Case di Bakchias

a Bruno

Thls One

Missione Congiunta delle Universit


di Bologna e di Lecce in Egitto
Monografie
1

Paola Davoli

L'ARCHEOLOGIA URBANA
NEL FAYYUM
DI ET ELLENISTICA
E ROMANA

Generoso Procaccini

// volume stato pubblicato con un contributo erogato


dall'Universit di Bologna e dal Ministero dell'Universit
e della Ricerca Scientifica.

INDICE

Prefazione (di S. Pernigotti e M. Capasso)

p.

Premessa

11

Abbreviazioni bibliografche

13

Bibliografia

15

Introduzione

27

Parte Prima: Meris di Herakleides

37

I. Dimai (Soknopaiou Nesos)


1. Il sito
2. Gli scavi
2.1. Le prime ricerche
2.2. Gli scavi da Grenfell e Hunt (1900-1901)
a Caton-Thompson e Gardner (1925-1926)
2.3. Gli scavi della Michigan University (1931-1932)
3. Le necropoli e il territorio circostante
4. Conclusioni

39
39
40
40

41
45
50
51

II. Kom Aushim (Karanis)


1. Il sito
2. Gli scavi
2.1. Gli scavi di Grenfell, Hunt e Hogarth (1895-1896)
2.2. Gli scavi della Michigan University (1924-1934)
2.3. Gli scavi dell'Universit del Cairo (1967-1975)
3. La necropoli
4. Conclusioni

73
73
74
74
76
87
89
90

III. Kom Umm el-Atl (Bakchias)


1. Il sito
2. Gli scavi
2.1. Gli scavi di Grenfell, Hunt e Hogarth (1896)
2.2. I nuovi scavi delle Universit di Bologna e di Lecce dal 1993 a oggi
3. Le necropoli
4. Conclusioni

117
117
118
118
121
126
127

IV. Kom el-Kharaba el-Kebir/Darb Gerza (Philadelphia)


1. Il sito
2. Gli scavi
2.1. Gli scavi di Viereck e Zucker (1908-1909)
3. La necropoli
4. Conclusioni

139
139
139
139
142
143

Indice

V. Kiman Fares (Shedet, Krokodilopolis)


1. Il sito
2. Gli scavi
2.1. Le ricerche di Schweinfurth (1887)
2.2. Gli scavi di Petrie (1888)
2.3. Gli scavi del Service des Antiquits
2.4. Gli scavi dell'Istituto di Papirologia dell'Universit di Firenze (1964-1965)
La necropoli
Conclusioni

p.

149
149
149
150
151
152
152
153
154

VI. Altre testimonianze archeologiche nella meris di Herakleides

161

177

VII. Kom Umm el-Boreigat (Tebtynis)


1. Il sito
2. Gli scavi
2.1. Gli scavi di Grenfell e Hunt (1899-1900) e di Rubensohn (1902)
2.2. La "Societ Italiana per la ricerca dei papiri in Egitto":
gli scavi Breccia e Ami (1929-1935)
2.3. I nuovi scavi dell'Universit di Milano e dell'IFAO dal 1988 a oggi
3. Le necropoli
4. Conclusioni

179
179
179
179

180
187
196
197

VIII. Kom Medinet el-Nihas (Magdola)


1. Il sito
2. Gli scavi
2.1. Gli scavi di Jouguet e Lefebvre (1902)
2.2. Le prospezioni di D. Arnold (1966) e di E. Bresciani (1983)
2.3. Il Fayum Survey Project (1997)
3. Le necropoli
4. Conclusioni

213
213
213
213
214
215
215
215

IX. Kom Medinet Ghoran


1. Il sito
2. Gli scavi
2.1. Gli scavi di Jouguet (1901)
2.2. La prospezione del Fayum Survey Project (1997)
3. La necropoli
4. Conclusioni

217
217
217
217
218
219
220

X. Kom Medinet Madi (Gia, Narmouthis)


1. Il sito
2. Gli scavi
2.1. Le prime ricerche di Jouguet (1900) e di Zucker (1910)
2.2. Gli scavi di Vogliano"(1934-1939)
2.3. Gli scavi di E. Bresciani dal 1966 a oggi
3. Le necropoli
4. Conclusioni

223
223
223
223
224
232
237
237

XI. Kom Madi


1. Il sito
2. Gli scavi
2.1. Gli scavi di E. Bresciani (1977-1978)
3. La necropoli
4. Conclusioni

253
253
253
253
256
256

Parte Seconda: Meris di Polemon

Indice

XII. Altre testimonianze archeologiche nella meris di Polemon

Parte Terza: Meris di Themistos


XIII. Kharabet Ihrit (Theadelphia)
1. Il sito
2. Gli scavi
2.1. Da Grenfell e Hunt (1899) a Lefebvre (1908)
2.2. Evaristo Breccia e il tempio di Pnepheros (1912-1913)
3. Le necropoli
4. Conclusioni
XIV. Qasr el-Banat (Euhemeria)

p.

265

277

279
279
280
280
284
286
287

295

1. Il sito

295

2. Gli scavi di Grenfell e Hunt (1898-1899)


3. La necropoli
4. Conclusioni

295
296
297

XV. Qasr Qarun (Dionysias)


1. Il sito
2. Gli scavi
2.1. Testimonianze di viaggiatori e di scienziati
2.2. Gli scavi di Grenfell-Hunt (1898-1899) e di Schwartz (1948, 1950)
2.3. Nuovi studi
3. Le necropoli
4. Conclusioni

301
301
301
301
302
309
311
311

XVI.
1.
2.
3.
4.

325
325
325
327
327

329

335

XVIII. I siti e il territorio

339

XIX. Urbanistica e architettura

349

XX. L'orientamento dei templi principali

359

Indice delle figure

371

Indice dei luoghi

377

Indice dei nomi antichi

381

Medinet Quta
Il sito
Gli scavi
La necropoli
Conclusioni

XVII. Altre testimonianze archeologiche nella meris di Themistos

Parte Quarta: Conclusioni

PREFAZIONE

Il presente lavoro una versione riveduta, ampliata e aggiornata della Tesi di Dottorato in Anti
chit Africane (curriculum egittologie) che la dr Paola Davoli ha discusso il 26 novembre 1996 pres
so l'Universit degli Studi di Bologna. Esso nato e si sviluppato parallelamente alle attivit della
Missione Archeologica Congiunta delle Universit di Bologna e di Lecce in Egitto. Come noto, tale
Missione ha iniziato nell'ottobre del 1993 lo scavo del sito di Kom Umm el-Atl nel Fayyum, sul quale
sorgeva l'antica Bakchias, citt di et ellenistica e romana testimoniata nei papiri dal III secolo a. C.
fino al IV della nostra era.
Ci parve opportuno allora che lo studio di un insediamento urbano come quello di Bakchias si col
locasse all'interno di una riconsiderazione generale dell'urbanizzazione della regione, quale essa testi
moniata sul piano archeologico in et greco-romana da siti come Karanis, Philadelpnia, Soknopaiou
Nesos, Tebtynis, Narmouthis ecc., che comprendesse comunque anche altri centri meno noti e le infrastrutture. La dr Davoli, che ora Direttrice dello Scavo di Bakchias, si assunta il difficile compito
di svolgere questa ricerca in parallelo all'attivit sul campo, effettuando numerose prospezioni sull'in
tera regione e compiendo in Italia vastissime ricerche ben documentate nella bibliografia del presente
volume.
per tali ragioni, dunque, che quest'opera si pu a giusto diritto considerare uno dei risultati pi
importanti che la nostra Missione ha finora conseguito nel suo lavoro in Egitto. Essa non sarebbe stata
possibile senza la pronta e generosa collaborazione delle Autorit del Supreme Council of Antiquities
del Fayyum: in primo luogo Mustafa el-Zohery, Ali el-Bazidi e Ahmed Abd el-Aal Mohammed che
hanno facilitato in ogni modo il lavoro della dr Davoli e che per questo desideriamo cordialmente rin
graziare.
Medinet el-Fayyum, 14 ottobre 1997
Sergio Pernigotti - Mario Capasso

PREMESSA

Nel licenziare per la stampa il presente volume desidero ringraziare le numerose persone che mi
hanno variamente aiutata nel corso del mio lavoro. Ricordo in primo luogo Mustafa el-Zohery e Ali elBazidi del Supreme Council of Antiquities del Fayyum ai quali devo l'avermi facilitato in ogni modo
l'accesso anche alle pi impervie aree archeologiche. Ringrazio in modo particolare Ahmed Abd el-Aal
Mohammed, da alcuni anni ispettore della nostra Missione a Bakchias, che ha voluto spesso accompa
gnarmi nelle mie prospezioni del Fayyum mettendo a mia disposizione la sua ampia conoscenza del
l'archeologia della regione. Sono molto grata inoltre al Direttore del Museo del Cairo Mohamed Saleh,
all'allora Direttore della Biblioteca del Museo Adel Farid e alla mia amica May, Trad, che mi hanno aiu
tata nelle ricerche bibliografiche e mi hanno permesso di consultare liberamente il Journal d'Entre.
Ringrazio anche il prof. Dominic Rathbone, Direttore del Fayum Survey Project, che mi ha con
cesso di menzionare i risultati preliminari delle sue ricerche nel Fayyum, il prof. Sergio Daris del
l'Universit di Trieste col quale ho discusso singoli punti della topografia dell'Arsinoite, il dr Vincent Rondot dell'Institut Francais d'Archologie Orientale col quale ho avuto modo di confrontare
alcuni dati relativi ai templi di Bakchias e di Tebtynis. Sono inoltre molto grata alla dr Caroline Barron, nipote di David G. Hogarth, la quale ha voluto mettere a mia disposizione il diario di scavo
relativo a Bakchias.
Per aver facilitato l'accesso a bibliografia difficile da raggiungere ringrazio anche il prof. Guido
Bastianini, il prof. Didier Devochelle, la dr Anna Maria Donadoni Roveri, il dr Todd M. Hickey, il
prof. Leonard Lesko, il dr Jaromir Mlek, il dr Stephen Quirke, il prof. Joakim Sliwa, il dr France
sco Tiradritti, il prof. Karl-Theodor Zauzich.
Per il capitolo sull'orientamento dei templi del Fayyum mi sono avvalsa dell'indispensabile colla
borazione del dr Salvo De Meis.
Per concludere vorrei esprimere la mia pi profonda gratitudine ai professori Sergio Pernigotti e
Mario Capasso, Direttori della Missione Archeologica di Bakchias, per avermi offerto l'opportunit di
collaborare con essi in questo sito archeologico e per aver costantemente seguito e agevolato in ogni
modo il mio lavoro. Dai suggerimenti scaturiti dalla loro rilettura del dattiloscritto del volume ho trat
to sempre grande giovamento e conforto.
Medinet el-Fayyum, 14 ottobre 1997

ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE

AAD
ABSA
AfO
AfP
AH
AHB
AI
AJA
AJP
AP
APol
ASAE

=
=
=
=
=
=
=
=
=
=
=
=

AW
BACE

=
=

BASOR

BASP

BCE

BCH
Bd'A
BiEg
BIE

=
=
=
=

BIFAO

BJRL

BSAA

BSAC
BSFE
BSGE

=
=
=

BSKG

BSRGE

BUL

CCE
CdA
CdE
ClassOut
CPh
CRAI

=
=
=
=
=
=

CRIPEL

Architettura e Arti Decorative


Annual of the British School of Athens
Archiv fr Orientforschung
Archiv fr Papyrusforschung
Agricultural History
Ancient History Bulletin
Annales Islamologiques
American Journal of Archaeology
American Journal of Philology
Analecta Papyrologica
Archaeologia Polona
Annales du Service des Antiquits de
l'Egypte
Antike Welt
Bulletin of the Australian Centre for Egyptology
Bulletin of the American School of Oriental
Research
Bulletin of the American Society of Papyrologists
Bulletin de liaison du Groupe international
d'tude de la cramique gyptienne
Bulletin de correspondance hellnique
Bollettino d'Arte
Bibliothque gyptologique
Bulletin de l'Institut gyptien/ Bulletin de
l'Institut d'Egypte
Bulletin de l'Institut francais d'archologie
orientale
Bulletin of John Rylands University Library
of Manchester
Bulletin de la Socit archologique d'Alexandrie
Bulletin de la Socit d'archologie copte
Bulletin de la Socit francaise d'gyptologie
Bulletin de la Socit de gographie de
l'Egypte
Bulletin de la Socit Khdiviale de gographie
Bulletin de la Socit royale de gographie
de l'Egypte
Bulletin de l'Universit de Lille et de l'Acadmie de Lille
Cahiers de la Cramique gyptienne
Critica d'Arte
Chronique d'Egypte
The Classical Outlook
Cahiers de philologie
Comptes rendus de l'Acadmie des inscriptions et belles-lettres
Cahiers de recherches de l'Institut de papyrologie et gyptologie de Lille

EA
EdP
EVO
FAP
Geojourn
GeoRev
GeoZeits
GM
IDS
ILN
JARCE
JAS
JDAI
JEA
JESHO
JFA
JJP
JRA
JRAI
JRIBA
JRS
L

=
=
=
=
=
=
=
=
=
=

Egyptian Archaeology
Etudes de Papyrologie
Egitto e Vicino Oriente
Fontes Archeologici Posnanienses
Geographical Journal
Geographical Review
Geographische Zeitschrift
Gttinger Miszellen
Irrigation and Drainage System
The Illustrated London News
Journal of American Research Center in
Egypt
= Journal of Archaeological Science
= Jahrbuch des deutschen archiiologischen
Instituts
= Journal of Egyptian Archaeology
= Journal of the Economic anel Social History
of the Orient
= Journal of Field Archaeology
= Journal of Juristic Papyrology
= Journal of Roman Archaeology
= Journal of the Royal Anthropological Institute
= Journal of the Royal Institute of British
Architects
= Journal of Roman Studies
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LD

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MAN
= Man. Monthly Record of Anthropol. Sc.
Royal Anthropol. Inst.
MDAIK
= Mitteilungen des deutschen archiiologischen
Instituts, Abt. Kairo
MEFRA
= Mlanges d'archologie et d'histoire de l'Ecole francaise de Rome. Antiquit
= Mmoires de l'Institut d'Egypte
MIE
= Metropolitan Museum Bulletin
MMB
= Newsletter of the American Research Centre
NARCE
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PRGSMRG = Proceedings of the Royal Geog. Soc. and
Monthly Record of Geography
RdE
= Revue d'Egyptologie
RdPh
= Revue de Philologie
Rec.de Trav.= Recueil de travaux relatifs la philologie et
l'archologie gyptiennes et assyriennes

14

Abbreviazioni bibliografiche

RHR
SAAC
SAK
SEAP
StudAeg
StudHell
StudMisc
StudPap
SymbOsl
TAPA

=
=
=
=
=
=
=
=
=
=

Revue de l'histoire des religions


Studies in Ancient Art and Civilization
Studien zur altgyptischen Kultur
Studi di egittologia e di antichit puniche
Studia Aegyptiaca
Studia Hellenistica
Studi Miscellanei
Studia Papyrologica
Symbolae Osloenses
Transactions of the American Philological
Association

UCSCPh
WA
YCS
ZS
ZGE
ZNW
ZPE

= University of Chicago Studies in Classical


Philology
= World Archaeology
= Vale Classical Studies
= Zeitschrift fr gyptische Sprache und Altertumskunde
= Zeitschrift des Gesell. fr Allgemeine
Erdkunde
= Zeitschrift fr neutestamentliche Wissenschaft
= Zeitschrift fr Papyrologie und Epigraphik

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INTRODUZIONE

La regione del Fayyum conserva tuttora


importanti vestigia di epoca ellenistica e romana,
e grazie soprattutto alla vasta documentazione
papiracea ivi rinvenuta una delle zone dell'E
gitto che conosciamo meglio. I papiri ci infor
mano di molti aspetti della sua vita culturale, eco
nomica e sociale oltre che, in parte, della storia
dei suoi numerosi centri abitati. Poco o nulla tut
tavia sappiamo dal punto di vista materiale della
vita che in essi si svolgeva, essendo ancora scar
se le ricerche sulle tecnologie e sulle tipologie
degli oggetti in uso dal III sec. a. C. al IV sec.
d.C. Ancora poco si conosce ad esempio della
ceramica di questo periodo, della sua evoluzione
tipologica e della sua funzionalit, dei centri loca
li di produzione.
Colpisce inoltre nel panorama degli studi sul
l'Egitto ellenistico e romano la mancanza di ricer
che particolari o d'insieme sull'archeologia e l'ur
banistica del Fayyum, se si escludono i non molti
rapporti di scavo risalenti alla prima met di que
sto secolo, spesso non del tutto esaurienti, e i
pochi moderni, a fronte invece di un'ampia
bibliografia papirologica. L'opera di riferimento
generale per ogni egittologo, The Topographical
Eibliography (Porter-Moss, IV, 1934, pp. 96-104),
non dedica al Fayyum che poche pagine. Il fatto
particolarmente significativo anche se non va
dimenticato che l'opera risale agli anni Trenta.
Da un primo approccio bibliografico si ricava
la convinzione che questa regione sia stata gi
tutta esplorata, ogni suo centro studiato e scava
to, e tutto di essa si conosca attraverso le fonti
scritte. In realt molti sono ancora gli aspetti igno
ti o poco noti di quest'area, soprattutto quelli di
carattere archeologico, topografico e urbanistico.
Molto rimane ancora da fare in ci che resta degli
antichi centri abitati del Fayyum, per recuperare
dati e documentare situazioni in continuo degra
do anche al fine di integrare e meglio compren
dere la documentazione papirologica. In questi
ultimi anni sempre pi spesso emersa la neces
sit di effettuare studi multidisciplinari per rico
struire la storia, l'economia e l'ambiente di singo
le regioni o di aree pi ristrette, che coinvolgano

archeologi, palinologi, botanici, idrologi, geologi,


papirologi ecc. ormai comunemente accettato
che vi debba essere una stretta collaborazione tra
queste discipline e altre ancora i cui risultati pos
sano integrarsi a vicenda per una pi complessa e
completa ricostruzione storica.
Per l'abbondanza e per la ricchezza delle
fonti, sia scritte sia archeologiche, il Fayyum di
epoca ellenistica e romana costituisce una regio
ne ideale per tentare questo tipo di studi inte
grati, cos come stato efficacemente illustrato
da D. Rathbone (Rathbone 1994, pp. 136-145).
Tuttavia attualmente una ricerca cos complessa
non possibile perch mancano dati fondamen
tali, quali sono quelli di carattere archeologico1.
L'archeologia urbana in Egitto fortemente in
ritardo rispetto, ad esempio, agli studi papirolo
gia ed questa una realt di cui si deve tener
conto, per evitare il rischio di generalizzare i
pochi dati a nostra disposizione. Tutti i siti del
Fayyum sono stati in anni passati oggetto di
scavi, regolari2 e non, ma pochi sono stati inda
gati in modo scientifico, pochissimi quelli scava
ti estesamente e ancora meno quelli di cui sono
disponibili pubblicazioni complete. Molto spesso
i lavori venivano intrapresi col solo e dichiarato
1 Spesso la volont di applicare allo studio dell'Egitto antico
metodologie gi sperimentate su altre civilt (si pensi all'Antropo
logia culturale ad esempio), per dar vita a ricerche che aprano
nuove prospettive sull'antica civilt egiziana, sulla sua cultura, sulla
sua economia o sulla sua demografia ecc., ha portato a generalizza
re i pochi dati disponibili, sovente ricavati dai pi diversi studi e
non verificati di prima mano. Questo tipo di ricerche se da un lato
apre sicuramente nuove prospettive storiche nell'mbito dell'Egit
tologia, la cui forte tradizione di studi tende a chiuderla in se stes
sa, dall'altro non sembra fondato su dati sufficienti n sufficiente
mente attendibili, risultando perci metodologicamente debole.
Studi come quello di K.W. Butzer, Early HyJraulic Civilization in
Egypt. A Study in Cultural Ecology, Chicago 1976 o di B.G. Trigger su Le origini della civilt egiziana (trad. it. in AA.VV., Storia
sociale dell'Antico Egitto, Bari 1989), per quanto non privi di meri
ti, avrebbero richiesto specifici studi preliminari per la raccolta di
dati certi su cui fondare le successive interpretazioni.
2 I primi scavi effettuati da studiosi furono quelli di K.R.
Lepsius, che sost nel Fayyum nel 1843 nel corso della Spedizione
Prussiana in Egitto e Nubia; seguirono poi quelli di M.W.F. Petrie
negli anni fra il 1888 e il 1911, ma l'esplorazione pi ampia dei cen
tri greco-romani inizi con B.P. Grenfell, A.S. Hunt e D.G.
Hogarth che intrapresero scavi finalizzati al recupero dei papiri a
partire dal 1895, per conto del Egypt Exploration Fund.

28

Introduzione

scopo di trovare papiri e/o oggetti d'arte, e le


pubblicazioni, quando ci sono state, sono estre
mamente scarne e insufficienti dal punto di vista
archeologico3. Assai frequentemente gli scavi,
spesso condotti senza un vero interesse archeo
logico, non hanno nemmeno prodotto una pla
nimetria delle aree scavate e dei centri abitati, col
risultato che possediamo solo descrizioni som
marie di luoghi e di edifici, senza che essi possa
no collocarsi nella topografia locale4. Ci risulta
oggi tanto pi grave per il forte degrado in cui si
trova la maggior parte di questi siti, che rende
impossibile recuperare e ricostruire il loro aspet
to, la stratigrafia archeologica e la storia del loro
sviluppo urbano.
Come ho avuto modo di constatare nel corso
di ripetute ricognizioni della regione effettuate fra
il 1993 e il 1996, diversi insediamenti antichi, non
solo di epoca ellenistica e romana, sono oggi
scomparsi, rasi al suolo dalle intemperie e dall'antropizzazione dell'area; molti altri invece sono
conservati in modo tale da consentire ancora di
ricavarne importanti informazioni grazie allo
scavo archeologico che inoltre, probabilmente,
permetterebbe anche il recupero di materiali
scritti. La ripresa dell'indagine archeologica, con
metodologie moderne, di questi centri "supersti
ti" consentirebbe una loro migliore "lettura"
anche alla luce delle fonti scritte e un recupero
di dati e materiali altrimenti destinati alla distru
zione5.
La forte antropizzazione della regione e il
continuo estendersi della bonifica moderna
richiedono costantemente nuove terre da sfrutta
re. Cos i Kiman Fares si sono andati sempre pi
restringendo a causa dell'espansione di Medinet
el-Fayyum e siti come Kom Ishaq, Kom Talit e
Kom Danjal sono stati nel 1995 inglobati nella
bonifica; in altre zone, come ad esempio presso
Kom Umm el-Atl, il paesaggio intorno all'area
delle antichit sta rapidamente mutando con l'a
vanzare dei campi coltivati e del nuovo sistema
idrico. Anche se a Kom Umm el-Atl, come anche
presso altri siti maggiori, ci avvenuto nel pieno
rispetto dell'area archeologica, tuttavia innega
bile che tali attivit sconvolgano il territorio che
circonda il kom e cancellino pertanto le tracce
delle antiche canalizzazioni, delle piccole necro
poli e degli insediamenti minori.
Nonostante la ancora grande ricchezza
archeologica di questa regione pochi sono i siti
ellenistici e romani attualmente oggetto di scavi
scientifici: Kom Medinet Madi (Narmouthis)
nella meris di Polemon, scavata dall'Universit
Statale di Milano prima e di Pisa poi; Kom Umm

el-Boreigat (Tebtynis), anch'essa in Polemon, sca


vata da una Missione congiunta dell'Universit
Statale di Milano e dell'Institut Francais d'Ar
chologie Orientale del Cairo; e Kom Umm el-Atl
(Bakchias) in Herakleides scavata anch'essa da
una Missione congiunta delle Universit di Bolo
gna e Lecce. Agli scavi archeologici si deve ora
aggiungere un survey dell'area di El-Gharaq, nel
Sud-Ovest del Fayyum, iniziato nel giugno 1995
da parte di una quipe di archeologi e papirologi
guidata da D. Rathbone, che si propone, tra l'al
tro, di rilevare sul campo la situazione topografi
ca di superficie dei singoli siti, primo ed essenziale
passo per una loro valutazione complessiva.
Il presente lavoro si ripropone di prendere in
esame i siti archeologici di epoca ellenistica e
romana del Fayyum considerandoli nel loro con
testo territoriale e dal punto di vista esclusiva
mente archeologico. Fino ad ora mancato uno
studio complessivo sull'archeologia di questa
regione e le uniche opere di riferimento sono
ancora Faym Towns and Their Papyri di Grenfell, Hunt e Hogarth (London 1900) e i tre volu
mi Recueil des inscriptions grecques du Fayoum di
Bernand (Leiden 1975, Le Caire 1981). In que
st'ultima pubblicazione si traccia per ciascun sito
un breve quadro storico e si riassumono la storia
delle scoperte e quella degli scavi, che risultano
tuttavia non sempre esaustive. Si nota soprattut
to la mancanza di una valutazione critica nel con
siderare i risultati delle ricerche archeologiche e
inoltre, per il taglio specifico dell'opera, lo stu
dioso non si sofferma ad analizzare in modo
approfondito i singoli rapporti di scavo e privi
legia, come ovvio, le notizie relative ai ritrova
menti epigrafici.
La mancanza di uno studio complessivo sul
l'urbanistica e in generale sull'archeologia della
regione riguarda non solo il periodo ellenistico e
romano ma anche quello dinastico e quello bizan
tino; tuttavia se inizialmente il progetto di questo
studio comprendeva anche questi periodi, con lo
svolgersi della ricerca esso stato necessaria
mente limitato in senso cronologico a causa della

5 Grenfell-Hunt-Hogarth 1900; Zucker 1909, coll. 183-184; Id.


1910, coll. 244-247, per citarne solo alcuni.
4 Si veda ad esempio il caso del tempio di Theadelphia dedi
cato al dio Pnepheros, oggi conservato in parte al Museo di Alessandria, e di cui non si conosce l'esatta ubicazione nel contesto
urbano: Breccia 1926; cf. infra capitoli XIII e XX.
5 Sulla necessit di riprendere rapidamente gli scavi archeolo
gici nel Fayyum per salvare dalla distruzione i materiali papiracei
cf. Gallazzi 1994, pp. 131-135. D'altra parte l'indagine sul terreno
potrebbe portare con verosimiglianza alla individuazione di alcuni
siti, la cui esistenza nota dalle fonti papirologiche.

Introduzione

vastit dell'argomento e soprattutto per la diver


sa natura delle vestigia archeologiche che richie
dono approcci diversi ed aprono prospettive e
pongono problemi differenti.
La ricerca stata concepita come un'indagi
ne topografico-urbanistica e non come una rac
colta ed un catalogo di monumenti; non si
infatti voluto seguire l'impostazione o dare un
aggiornamento al The Topographical Bibliography
(Porter-Moss, IV, 1934, pp. 96-104), ma svolgere
uno studio territoriale di pi ampio respiro, che
tenesse conto della particolare natura della regio
ne e degli interventi effettuati su di essa in anti
co ancora riconoscibili6, oltre ad analizzare i sin
goli insediamenti.
Il presente lavoro si basa essenzialmente sui
rapporti di scavo e sugli studi che fino ad ora
sono stati editi sull'argomento, integrati con
ricerche svolte sul campo durante prolungati sog
giorni nel Fayyum7 e con l'uso della documenta
zione cartografica locale e di quella fotografica
inedita8. In particolare mi stato possibile acqui
sire ed utilizzare un gruppo di oltre 500 fotogra
fie aeree scattate su alcune parti della regione
dalla Royal Air Force britannica nel 1947 e nel
19559 e di 8 immagini scattate da diversi satelliti
nel 1966, nel 198710 e nel 199011. Questo studio
intende dunque raccogliere i dati di natura
archeologica oggi disponibili, per fare il punto
della situazione sulle conoscenze attuali e le
potenzialit di ricerca nella regione e vorrebbe
costituire una delle tappe verso quello studio
complessivo e multidisciplinare che stato defi
nito come settlement history (Rathbone 1994,
p. 136). I risultati ottenuti non devono essere
considerati come frutto di una sistematica rico
gnizione archeologica regionale eseguita secondo
le attuali metodologie scientifiche che sono alla
base delle moderne carte archeologiche territo
riali (Cambi-Terrenato 1994, pp. 161-202), dal
momento che una tale ricerca avrebbe compor
tato un diverso tipo di approccio e richiesto il
coinvolgimento di un'intera quipe di specialisti.
Tuttavia sulla base dei dati raccolti stata elabo
rata con l'ausilio di un computer Apple Machintosh e della cartografia del Survey of Egypt una
carta geografica rigorosamente in scala, in cui
sono stati collocati i siti archeologici e sono stati
tracciati i limiti attuali delle coltivazioni e la
quota O m s.l.m. (Fig. 1).
Ho inoltre tentato una prima analisi dell'ur
banizzazione del territorio ed una comparazione
di tipo urbanistico fra i vari centri noti; tuttavia
a causa della vastit dell'argomento non ho potu
to procedere, come era mia intenzione, ad uno

29

studio sistematico della realt urbana fayyumita


di epoca ellenistica e romana in relazione con
altre coeve, interne ed esterne all'Egitto: sar,
quest'ultima, una ricerca che dovr essere svi
luppata a completamento della presente.
Non stato possibile inoltre effettuare l'ana
lisi della gerarchla degli insediamenti del Fayyum
e della strutturazione del territorio su base
archeologica, a causa della mancanza di dati
soprattutto per l'area centrale della regione, che
sempre stata la pi intensamente coltivata. In
quest'area infatti pochi sono i rinvenimenti e i siti
archeologici noti, dei quali non si mai tentata
una ricerca sistematica12.
La mia indagine non ha tenuto conto delibe
ratamente della vasta documentazione scritta rin
venuta nella regione (epigrafi, papiri ed ostraka)
che ho comunque tenuto presente nella sua natu
ra primaria di rinvenimento archeologico. Ho
naturalmente utilizzato i dati relativi alla crono
logia dei siti ricavabili dalle fonti scritte, come
avr modo di esporre pi avanti. La metodologia
da me applicata non ha insomma previsto l'ana
lisi dei dati ricavabili dall'antica documentazione
scritta in egiziano e in greco, dati che dovranno
successivamente integrare quelli di natura archeo
logica nella eventuale realizzazione di una storia
regionale. Sono ormai numerose le pubblicazioni
di carattere storico e storico-topografico che si
basano esclusivamente sulla documentazione
scritta e in particolare sui papiri13. Una sintesi
fondata sulla comparazione e sull'integrazione dei
dati risultanti dai due filoni di ricerca costituisce
una tappa successiva dello studio di questa regio
ne, che si differenzia per molti aspetti della sua
geografia e della sua storia dal resto dell'Egitto.
Prima di passare alla descrizione della struttu
ra del volume, ritengo di dovermi brevemente sof
6 Come ad esempio antiche canalizzazioni e dighe.
7 Mi riferisco alle prospezioni territoriali di cui ho gi accen
nato e alla mia partecipazione, che data dal 1993, alla Missione
Archeologica Congiunta delle Universit di Bologna e di Lecce che
lavora nel sito di Kom Umm el-Atl (Bakchias).
8 Purtroppo non mi ancora stato possibile consultare l'ar
chivio fotografico della Michigan University che mi rimasto inac
cessibile.
9 Queste immagini, tutte in bianco e nero e con negativi del
formato di 22 x 18 cm, sono state scattate in sequenza ravvicinata
da una quota di 29333 piedi con obiettivi di 14 pollici.
10 Sono quattro negativi Landsat MSS in bianco e nero del
formato 20 x 20 cm con risoluzione al suolo di 80 metri.
11 Si tratta di tre negativi sovietici KFA 1000 in bianco e nero
del formato 30 x 30 cm con risoluzione al suolo di 2 metri.
12 Un tentativo di studio strutturale degli insediamenti di epoca
dinastica del Fayyum stato proposto da Butzer, ma esso risulta
poco attendibile a causa della mancanza di informazioni, come del
resto lo stesso studioso rileva: Butzer 1976, pp. 71 ss.
13 Ad esempio, per citarne solo alcuni, Wessely 1902; Id. 1903;
Id. 1904; Calderini-Daris 1935-1996; Crawford 1971.

30

Introduzione

fermare su di una scelta di carattere metodologi


co quale l'uso di termini "citt" e "villaggio", con
i quali i vari centri abitati sono via via designati. Il
loro significato e la loro applicazione nell'mbito
del mondo antico, classico e preclassico, costitui
scono ancora oggi motivo di discussione e di opi
nioni divergenti14; in particolare il termine citt
usato in modo estremamente limitativo dai papirologi e pi in generale dagli studiosi del mondo
classico, che vi attribuiscono un significato esclu
sivamente istituzionale, legato al concetto di polis.
, questo, certamente un problema di carat
tere concettuale e terminologico, che si potrebbe
risolvere fissando a priori una serie di caratteri
stiche che inequivocabilmente connotino un inse
diamento come citt o come villaggio; tuttavia
proprio su queste caratteristiche gli studiosi non
hanno finora raggiunto un'unit di vedute. Le
difficolt derivano non solo dalla diversit dei
punti di vista con cui si affronta il problema ma
anche dalla consapevolezza che non si possono
estendere gli stessi criteri e concetti ad ogni luogo
e tempo.
Secondo B. Trigger, la citt preindustriale
definibile, in termini generali e transculturali,
come un insediamento unitario con funzioni spe
cializzate in relazione con un territorio pi
ampio. Queste funzioni devono essere moltepli
ci15 e non di natura agricola, sebbene una parte
degli abitanti della citt possa essere addetta alla
produzione alimentare. Sarebbe tuttavia errato e
frutto di un'analisi superficiale ritenere che la
citt antica, per poter essere definita come tale,
sia abitata da persone addette in maggioranza a
lavori non agricoli, soprattutto in considerazione
del fatto che le economie preindustriali si fonda
vano principalmente sull'agricoltura. Proprio per
questo si pu affermare che fra citt e villaggi esi
steva in antico un continuum piuttosto che una
netta demarcazione, come gi ha notato R. Tringham, e ci che distingue l'insediamento urbano
da quello non urbano in ultima analisi il diver
so grado di complessit sociale e politica16 (in
Ucko-Tringham-Dimbleby 1972, p. XXVI).
In sintesi comunque possibile, a mio pare
re, enucleare una serie di caratteristiche che
meglio di altre distinguono la citt dal villaggio:
1. la forma compatta dell'insediamento (con
o senza mura perimetrali)
2. la sua dimensione e la densit della sua
popolazione in rapporto al territorio circostante
(con attenzione al contesto storico-culturale)17
3. la presenza di un centro di potere, politi
co o religioso, che amministra il territorio e ne
gestisce il surplus alimentare

4. la suddivisione e la specializzazione del


lavoro; la concentrazione di attivit di natura
principalmente non agricola (artigianato, com
mercio ecc.)
5. la stratificazione sociale, riscontrabile anche
nella suddivisione degli spazi e nella differenzia
zione di aree e quartieri (aree templari, palatine,
artigianali, residenziali ecc.).
Il fenomeno urbano in Egitto, ad esempio,
complessivamente ancora poco noto18, presenta
caratteri peculiari derivanti principalmente dalla
struttura politica ed amministrativa, dal tipo di
economia agricola e dalla natura geomorfologi
ca del Paese. Accanto alla capitale, residenza
del sovrano e dell'amministrazione centrale, vi
erano in Egitto altre citt minori, sedi del pote
re politico locale, in una sequenza gerarchica di
insediamenti che rifletteva l'andamento pirami
dale della complessa e stratificata societ egi
ziana.
A mio parere, la citt egiziana mantiene, in
misura diversa a seconda dei casi e della gerar
chla degli insediamenti, un carattere agricolo che
la rende a volte molto prossima al villaggio. Ci
che in ultima analisi distingue i due tipi di inse
diamento, al di l degli aspetti quantitativi (esten
sione, numero di case e di abitanti), la capacit
di gestione e di controllo del territorio e delle sue
risorse. In altre parole un centro abitato pu defi
nirsi citt quando sede di un funzionario di
qualunque grado, che abbia il compito di ammi
nistrare per conto del sovrano una data zona e i
suoi abitanti.
I centri del Fayyum che sono stati da me defi
niti citt19, come ad esempio Dionysias, Karanis,
Bakchias, Tebtynis e altri, non sono paragonabi
li in alcun modo alle poleis greche, vere e proprie
14 Per una pi ampia trattazione dell'argomento rimando a
Cavoli 1994.
n I monasteri e gli insediamenti militari, ad esempio, non sono
considerati da Trigger come citt poich le loro funzioni sono trop
po limitate: cf. in Ucko-Tringham-Dimbleby 1972, p. 577.
16 In Egitto la continuit fra la realt agricola e quella urbana
rende spesso difficile la classificazione degli insediamenti, anche per
una nostra carenza di terminologia adatta a definire quelli di tipo
intermedio.
17 Secondo M. Bietak, le citt dell'Egitto antico erano simili
nelle dimensioni a quelle dell'Europa medievale ed avevano un'e
stensione fra i 15.000 e i 3.000.000 di m2: in Weeks 1979, p. 103.
18 Attualmente la nostra conoscenza dell'urbanesimo e del
l'urbanistica egiziana estremamente frammentaria, soprattutto per
ch la ricerca in proposito appena agli inizi. I centri abitati sca
vati sono ancora relativamente pochi, specialmente in relazione
all'estensione del territorio e al lungo arco di tempo su cui si
dispongono, e i dati che se ne ricavano non autorizzano ancora una
valutazione storica complessiva dei fenomeni.
19 II termine inglese town sarebbe in questo caso forse il pi
corretto.

Introduzione

comunit politiche, sia dal punto di vista giuridico-istituzionale sia da quello urbanistico, che
strettamente legato alla funzionalit principale
dell'insediamento e alla sua posizione gerarchica.
Gli studiosi dell'Egitto ellenistico e romano, in
particolare i papirologi, ricorrono alla definizio
ne di citt, oltre che per le quattro poleis20, solo
per le metropoli dei nomoi, per le quali sarebbe
sicuramente inaccettabile la classificazione di vil
laggio, per la loro estensione e per la complessit
socio-economica. Secondo uno studio di S. Daris
(Daris 1985, p. 213), la terminologia greca utiliz
zata per definire i centri abitati, polis, kome,
epoikion e chorion, tradotti il primo come citt e
gli altri come villaggio, non pu essere intesa,
almeno nella documentazione egiziana, in senso
strettamente tecnico, poich spesso essa si
sovrappone o designa centri che non hanno nulla
in comune ad esempio con le poleis greche.
I maggiori centri abitati del Fayyum sono
indicati in greco col termine kome, tradotto gene
ralmente come villaggio (van't Dack 1951); tale
denominazione tuttavia risulta estremamente
riduttiva di fronte ad insediamenti come ad esem
pio quelli di Karanis e di Tebtynis, sia per la loro
realt "quantitativa" (numero di case, di abitanti
ed estensione del terreno edificato) sia per la loro
complessit culturale, sociale ed economica
(Cadell 1983, pp. 388-389). A questi centri che
uniscono alla grande estensione e alla stratifica
zione sociale la presenza di un centro ammini
strativo autosufficiente e responsabile della
gestione di una certa parte del territorio all'in
terno del nomo o della meris, ho attribuito la
definizione di citt.
II lavoro stato suddiviso in quattro parti: tre
sono dedicate alle merdes in cui era suddiviso il
Fayyum in epoca tolemaica e la quarta contiene
le conclusioni. Ogni parte suddivisa in capitoli
dedicati ai centri maggiori, che sono trattati sin
golarmente, e a quelli minori, o meno noti a
causa della mancanza di lavori scientifici che ne
parlino. Questi ultimi sono stati descritti insieme
con le altre strutture antiche ancora riconoscibi
li sul territorio, in modo da completare il quadro
d'insieme dei singoli distretti. La parte dedicata
alle conclusioni, infine, si articola in capitoli nei
quali si esaminano la topografia della regione,
l'urbanistica dei vari centri e l'orientamento dei
loro templi maggiori21.
I capitoli dedicati ai siti archeologici sono
stati strutturati secondo uno schema che si ripe
te, come se si trattasse di grandi schede, in modo
da facilitarne la consultazione e consentire il rapi

31

do reperimento di dati. Nel titolo sono indicati il


nome arabo moderno, trascritto in modo sempli
ficato, e, fra parentesi, quello o quelli antichi.
Nella prima parte si trovano alcune voci fisse ine
renti alla posizione del sito secondo le coordina
te geografiche, la quota sul livello del mare a cui
esso situato, l'estensione approssimativa dell'a
rea archeologica, l'orientamento del tempio e del
centro abitato, la cronologia. Non sempre stato
possibile compilare le varie voci a causa della
mancanza di dati editi o di ricerche effettuate sul
terreno: le coordinate geografiche e l'altimetria
dei siti sono state desunte dalla cartografia egi
ziana in scala 1:100.000 e 1:25.000 e verificate sul
posto con un rilevatore satellitare Sony. L'esten
sione di ciascun sito stata in prevalenza ricava
ta dai dati editi, quali ad esempio le planimetrie;
in qualche caso stata calcolata sulle fotografie
aeree della RAF.
L'orientamento del tempio o dei templi mag
giori, per il quale si intende la direzione verso cui
guardava la statua della divinit, stato misura
to sul posto con l'ausilio di una bussola, e per
maggiori dettagli metodologici si rimanda al capi
tolo dedicato a questo argomento. Per orienta
mento del centro abitato si intende invece quel
lo del suo asse stradale principale, non sempre
coincidente con il dromos del tempio maggiore.
Quest'ultimo dato spesso manca o incerto a
causa della limitata estensione degli scavi archeo
logici; inoltre esso dovrebbe essere calcolato di
volta in volta per ogni fase abitativa dei vari cen
tri, ma ci non quasi mai possibile a causa della
esiguit dei resti archeologici o per la mancanza
di dati stratigrafici.
Per quanto riguarda invece la cronologia, si
deciso di indicare quella testimoniata dal pi
antico e dal pi recente dei papiri, per lo pi
secondo i dati raccolti nel Dizionario dei nomi
geografici e topografici dell'Egitto Greco-Romano
di A. Calderini e S. Daris, poich quasi sempre
la datazione dei rinvenimenti archeologici del
Fayyum stata stabilita sulla base dei documen
ti scritti.
Al punto 1. di ciascuna scheda si trover una
descrizione del sito quale esso si presenta attual
mente, rilevata durante ripetute visite da me effet
tuate dal 1993 al 1996. Al punto 2. si riassumono
in ordine cronologico le ricerche archeologiche
20 Alessanclria, Naucratis, Ptolemais, cui si aggiunse in epoca
adrianea Antinoupolis.
21 II capitolo dedicato all'orientamento dei templi costituisce
un aggiornamento di un mio studio apparso nel 1994: Davoli 1994a.
Il capitolo XVIII ripete in parte un mio articolo pubblicato nel
1996: Davoli 1996.

32

Introduzione

che furono effettuate sul centro abitato e si pro


pone una sintesi critica delle pubblicazioni che
ne seguirono22. Il punto 3. presenta una struttu
ra analoga al precedente, ma vi si prendono in
esame solo le ricerche nelle necropoli e nell'area
vicina al centro abitato. Nel paragrafo 4. si
espongono le conclusioni cui sono pervenuta in
sguito all'analisi di tutta la documentazione
presa in esame.
Nei capitoli dedicati alle altre testimonian
ze archeologiche situate nelle singole merides i
siti "minori" sono stati raggruppati a seconda
del grado di conoscenza che abbiamo di essi:
per primi sono stati descritti quelli per i quali

disponiamo di maggiori informazioni; seguono


poi i centri e le strutture poco note ma che
compaiono in letteratura e infine quelli di cui
si presume un'origine antica per la presenza di
ruderi non meglio identificati ma riportati sulla
cartografia locale o visibili dalle fotografie
aeree.
La bibliografia, che per semplicit stata cita
ta nel testo in modo abbreviato, non esaustiva
di tutti gli studi relativi al Fayyum, soprattutto
per quanto riguarda la papirologia e per i perio
di che precedono l'epoca tolemaica o che sono
posteriori a quella romana; essa inoltre aggior
nata fino al 1996, con sporadiche eccezioni.

22 Le testimonianze dei viaggiatori non sono state prese in


considerazione, eccetto che in pochi casi specifici in cui si descri
vono scavi e ricerche effettuati sui siti. Rilevo inoltre che i dati da
me forniti in relazione a scavi clandestini nella regione non sono

il frutto di una indagine sistematica: il quadro da me delineato delle


acquisizioni di materiali verificatesi nel corso di attivit non uffi
ciali quindi suscettibile di arricchimenti.

Introduzione

33

oc
E

34

Introduzione

Fig. 2. Schizzo di parte del Fayyum disegnato dal Petrie nel 1890.

Introduzione

35

PARTE PRIMA

Meris di Herakleides

CAPITOLO I

Dimai (Soknopaiou Nesos)

Posizione geografica: 29 30' Nord; 30 41' Est


Quota s.l.m.: 20 m
Estensione del kom: 660 X 350 m ca.
Orientamento dei templi:

Tempio Sud: Sud-Sud-Est 170 Nm (1993);


174 Ng (1935).
Tempio Nord: Nord-Nord-Ovest 355,3 Nm
(1935); 354 Ng (1935).
Orientamento del centro abitato: 172,5 Ng (1935)25
Cronologia: 241/240 a.C. (PLille I 3, 20) -

II-IV d.C. (PLips. 81 e 82)24

1. Il sito
L'antico centro abitato di Dimai25, identifica
to grazie ai ritrovamenti epigrafici e papiracei con
Soknopaiou Nesos, si trova nel deserto a Nord
del Birket Qarun, in una posizione elevata rispet
to alla piana circostante. Il sito attualmente
ancora in buono stato di conservazione e si pre
senta come un kom di forma allungata, che rag
giunge 660 metri in lunghezza (Nord-Sud), 350
metri in larghezza (Est-Ovest) e un'altezza com
plessiva di 13 metri. Sui lati Est, Nord e Ovest
coronato da alte dune di sabbia che formano una
sorta di ciambella di contorno, presente anche in
altri siti antichi del Fayyum. Il centro abitato
quasi interamente coperto dalla sabbia e solo
pochi edifici sono visibili; parte dell'area centra
le del kom stata asportata dai sebbakhin alla
fine del secolo scorso (Boak 1935, p. 3), cos
come accaduto anche a Kom Aushim.
Le mura in mattoni crudi del temenos del
tempio di Soknopaios si conservano ancora per
diversi metri in altezza su quasi l'intero perime
tro, raggiungendo in alcuni punti anche i 10 m
(Fig. 4). Solo pochi dei segmenti di muro che
compongono la cinta sono completamente crol
lati. Le strutture che si trovano al suo interno
sono molto degradate e pochi sono gli edifici di
cui si possa ancora intrawedere una planimetria.
In particolare il tempio vero e proprio, situato
nella met Sud-Ovest del recinto, sembra essere
stato composto da due edifici26 contigui di cui

quello pi a Nord riconoscibile solo per pochi


e sparsi elementi architettonici in calcare bianco
(basi di colonne e di muri), mentre quello a Sud
si conserva per alcuni metri in alzato e consente
di constatare diverse fasi di costruzione. Il suo
interno parzialmente ingombro di materiali deri
vanti dal crollo delle pareti divisorie e perimetra
li, cos che non possibile rilevarne la pianta com
pleta. Esso fu costruito in parte in mattoni crudi
e in parte con pietre locali di colore marrone e di
pezzatura irregolare: le pareti costruite con que
st'ultima tecnica furono poi intonacate con uno
spesso strato di calce bianca sulla cui superficie
liscia furono tracciati dei solchi in modo da imi
tare le assise di blocchi regolari e squadrati.
L'ingresso di questo santuario, costruito con
blocchi squadrati di calcare bianco (Fig. 5), si
colloca sul lato Sud, di fronte al dromos; tuttavia
un altro ingresso, anch'esso in calcare bianco, si
apre sul lato opposto a questo, sul fondo di quel
la che ci si attenderebbe essere la cella del dio.
A causa del cattivo stato di conservazione del
l'intero complesso non in realt chiaro il rap
porto esistente fra le due strutture del tempio, se
cio si tratti di due edifici distinti e comunicanti
o di uno unico costruito in periodi, con tecniche
e materiali differenti. Nell'angolo nord-occiden
tale del temenos si conservano ancora alte le pare
ti perimetrali di un edificio in mattoni crudi la
cui destinazione d'uso imprecisabile.
Ancora completamente in luce e in buono
stato di conservazione la grande strada (dro
mos} basolata con lastre irregolari di arenaria
locale, che attraversa tutto il centro abitato da
Sud a Nord in direzione del tempio (Fig. 6). Del

23 Azimut del centro del dromos ricavato da Boak 1935, Plan I.


u I papiri POsl. III 162 e StPal. III 93, attribuiti dal Diziona
rio dei nomi geografici di Calderini-Daris a questa localit e risalenti
rispettivamente al IV e al VI d.C., non sono in realt ascrivibili con
certezza a Soknopaiou Nesos. Cf. inoltre van Minnen 1995, p. 42.
215 Sull'origine del nome moderno cf. S. Pernigotti, 1997, pp.
243-244.
2(1 Gi Grenfell e Hunt descrissero il tempio come composto
da due distinti edifici, di cui quello settentrionale costruito con bloc
chi squadrati di pietra, mentre quello a Sud era in parte di matto
ni crudi e in parte di pietre grezze (Grenfell-Hunt 1901, p. 5).

40

Capitolo I

portale situato all'estremit meridionale del dromos sono ben visibili i due muri che affiancava
no la gradinata di accesso, di cui nessun gradi
no riconoscibile.
Parzialmente in luce sul versante nord-orien
tale del kom sono alcuni tratti di un probabile
muro di cinta della citt, costruito con pietre
locali irregolari di colore scuro.
Tra gli edifici del centro abitato uno spicca
per dimensioni e per tecnica costruttiva: situa
to ad Est del dromos ed costruito con pietre
locali di colore marrone e di pezzatura irregola
re, secondo la stessa tecnica riscontrata anche
nel tempio Sud e nel tratto di muro di cinta a
Nord-Est della citt. Esso fu riconosciuto da
K.R. Lepsius che lo disegn sulla sua pianta del
sito. Ben visibile inoltre l'edificio maggiore (II
201) portato alla luce dagli archeologi della
Michigan University nel settore orientale del
loro scavo (Fig. 7); le sue cantine sono solo par
zialmente reinsabbiate mentre il primo piano
in parte andato distrutto; in particolare sono
stati asportati tutti gli elementi lignei che costi
tuivano il rivestimento di una delle stanze. Par
zialmente visibili sono anche le abitazioni sca
vate dalla stessa Missione a Sud-Ovest del
tempio, cos come sono ancora ben riconoscibi
li le discariche dei due settori di scavo: quella
relativa all'area Sud-Est si trova ad Ovest di
essa, in pieno centro abitato, mentre quella rela
tiva all'area situata nei pressi del temenos si
trova a Ovest di essa, verso il deserto.
A qualche centinaio di metri a Sud-Est del
kom vi sono ancora i cospicui resti della casa
della Missione Archeologica americana, in mat
toni crudi di colore bianco.

2. Gli scavi
2.1. Le prime ricerche

Fra le pi antiche descrizioni delle rovine


della citt di Soknopaiou Nesos vi quella di
Giovanni Battista Belzoni che visit questa loca
lit il 3 maggio 1819, allorch si trovava in visita
al Fayyum prima di partire per le oasi del deser
to libico. Non appena la vide non esit ad iden
tificarla con la citt greco-romana di Bacco,
avendo pertanto ben presenti le indicazioni del
geografo Tolemeo il quale situa a Nord del lago
una localit denominata Bakchis. Belzoni riferi
sce che le rovine comprendevano numerose case,
che egli stima essere state nell'antichit circa 500,

costruite in modo da risultare distanti le une dalle


altre, disposte disordinatamente e separate fra
loro da strette vie. L'unica strada di grandi
dimensioni era selciata con grosse pietre. Al cen
tro della citt vi erano alcune case che conserva
vano ancora due piani, di cui quello inferiore era
interrato e per questo fu interpretato dal Belzo
ni come ospitante ambienti destinati all'uso di
cantina o di abitazione sotterranea. Nel pavi
mento di una di queste case il viaggiatore pado
vano oper uno scasso, per poter penetrare nelle
stanze sotterranee, e descrive il modo in cui tali
soffitti/pavimenti erano costruiti: uno strato di
mattoni, uno di argilla, uno di canne e poi travi
in legno. Egli rileva inoltre che tra le abitazioni a
due piani ve ne erano alcune cos strette da sem
brare torri (Belzoni 1988, p. 329).
La descrizione del tempio, contrariamente a
quanto ci si aspetterebbe per l'aspetto monu
mentale del luogo, molto breve e rapida:
Il tempio, caduto in rovina, doveva essere vastissimo, giu
dicando dai ceppi di pietra ond'era fabbricato e li quali sono
della pi grande dimensione: fra questi havvene alcuni lun
ghi otto o nove piedi, ma le sue rovine sono cos sottosopra
ch'egli impossibile il riconoscerne la pianta. Non fu cer
tamente la mano del tempo quella che ha prodotto un simi
le rovesciamento, bisogna che questo tempio sia stato rove
sciato dalla violenza degli uomini (Belzoni 1988, p. 330).

Fra i ruderi del tempio egli riconobbe fram


menti di statue in breccia e in altre pietre ado
perate dagli scultori greci, ma nessuna in gra
nito.
Oltre alla descrizione di Dimai Belzoni ci ha
lasciato un acquerello con una visione suggestiva
delle rovine viste da Sud, in cui sono ben rico
noscibili il dromos e il tempio (Belzoni 1988, Tav.
15).
Pochi anni dopo, il 6-7 luglio 1843, anche
Karl Richard Lepsius visit Dimai lasciandone
una descrizione, una pianta complessiva e alcuni
disegni (vedute e monumenti) molto precisi e di
grande interesse (Fig. 8). Egli riferisce che una
strada dritta e piatta iniziava a Sud delle rovine
con una scala e con un portale a pilastri che fun
geva da ingresso alla citt. Su entrambi i lati di
questa strada erano visibili numerosi muri che si
incrociavano costruiti in mattoni crudi di diversi
colori tendenti al bianco, al giallo e al grigio, oltre
che in pietra. Al di l di queste costruzioni, a Est
e a Ovest, vi erano due lunghe e alte dune di sab
bia ricoperte di cocci di ceramica, che egli riten
ne, a causa della loro abbondanza, essere stati
usati come materiale da costruzione.
Il tempio descritto nei particolari, gi a par
tire dall'imponente muro di cinta, costruito
affiancando 11 segmenti, eretti separatamente e

Dimai (Soknopaiou Nesos)

con corsi di mattoni posati in modo alternato: ad


un modulo con mattoni disposti in corsi aventi
andamento convesso se ne affianca uno a corsi
concavi ecc. I mattoni impiegati nella costruzio
ne di tale muro erano di 30 x 15 cm, mentre
quelli usati in ambienti interni di 36 x 18 oppu
re di 26 x 13 cm (LD II, p. 36). All'interno, le
pareti della cella del tempio erano in pietre grezze e malta, rivestite di stucco bianco su cui erano
incise linee in modo da simulare l'uso di pietre
di forma rettangolare. Tali muri sembrano essere
parte dell'edificio pi antico, caduto in rovina e
successivamente restaurato, o meglio ricoperto,
con nuove pareti in mattoni crudi27.
A Nord di questo tempio, ma probabilmen
te sempre all'interno del temenos, Lepsius not
la presenza di sei statue frammentarie, forse le
stesse ricordate da Belzoni, situate intorno ad un
edificio costruito con pietre irregolari di calcare,
avente un andamento Nord-Sud e ritenuto di
carattere funerario28. Le sculture, tutte delle stes
se dimensioni, raffiguravano due personaggi
maschili, tre femminili e un Osiride, tutti ace
fali e seduti in trono (LD II, p. 37). Il Lepsius
elenca fra i rinvenimenti anche altri elementi
appartenuti a statue raffiguranti persone e ani
mali sacri, oltre a tre frammenti di usciabti (LD
II, p. 39).
Pochi e di breve durata sono stati gli scavi
archeologici ufficiali condotti in questa localit
per cause legate principalmente a difficolt logi
stiche: Dimai difficilmente raggiungibile per
via di terra e anche attraverso il lago, e la man
canza di fonti di acqua dolce a breve distanza
da essa ha ampiamente ostacolato le ricerche
archeologiche di vasta portata. Queste difficolt
non hanno comunque impedito a scavatori
clandestini e ad antiquari di saccheggiare ripetutamente il sito.
Le prime notizie certe relative a scavi effet
tuati nel centro abitato risalgono al 1890, allor
ch un antiquario di Giza di nome Farag otten
ne un permesso ufficiale per scavare per due
inverni a Soknopaiou Nesos (Grenfell-HuntHogarth 1900, p. 18). Non noto quanto este
se siano state queste ricerche, n che cosa abbia
no fruttato all'antiquario: tuttavia verosimile
che sia l'area del tempio sia alcune abitazioni di
epoca romana29 siano state oggetto dei suoi
scavi.
Un altro permesso di scavo fu concesso intor
no al 1894 ad un Copto, che rinvenne un gruppo
di papiri (Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, p. 19).
Un nucleo di papiri in demotico e in greco pro
venienti senza dubbio dal tempio di Soknopaiou

41

Nesos fu acquistato nel 1898 da Grenfell e Hunt


sul mercato antiquario egiziano, mentre altri papi
ri che facevano parte dell'archivio del tempio
furono acquistati in quegli stessi anni da diverse
collezioni europee30. Oltre ai papiri numerosi altri
monumenti e oggetti d'arte raggiunsero a quell'e
poca diversi musei: in particolare va segnalato un
gruppo di dieci statue in stile misto greco-egizio
le cui modalit di rinvenimento restano tuttora
oscure31.

2.2. Gli scavi da Grenfell e Hunt (1900-1901)


a Caton-Thompson e Gardner (1925-1926)
Tra la fine di dicembre e gli inizi di febbraio
1900-1901 una Campagna di scavi fu condotta da
Grenfell e Hunt per conto dell'Egypt Exploration Fund, al dichiarato scopo di trovare mate
riale papiraceo e cartonnage di mummia. Pur
essendo, questi, scavi regolari aventi finalit scien
tifiche, la documentazione pubblicata in merito
largamente insufficiente: una breve notizia (Grenfell-Hunt 1901, pp. 4-5) riferisce che le ricerche
furono inizialmente rivolte all'individuazione
delle necropoli intorno a Dimai, poich si rite
neva che la citt fosse ormai completamente spo
gliata. Numerose le necropoli di epoca tolemaica
che furono trovate a Sud-Ovest e a Nord-Ovest
del kom'.2. Le ricerche furono in sguito estese ad
alcune case del centro abitato, di cui solo una
restitu papiri datati al I sec. a. C.
Nel 1909 una Missione archeologica diretta

27 Ancora oggi si pu vedere questa sovrapposizione di muri


diversi e la spiegazione proposta da Lepsius mi trova pienamente
d'accordo.
28 Si tratta probabilmente del secondo tempio del temenos, i
cui pochi resti sono ancora visibili a Nord e sullo stesso asse del
tempio la cui cella stata descritta da Lepsius.
29 Grenfell e Hunt riferiscono che egli trov una enorme quan
tit di rotoli di papiro di epoca romana: Grenfell-Hunt-Hogarth
1900, p. 19.
30 Parte dei papiri demotici dell'archivio del tempio edita in
Bresciani 1975; per l'edizione di altri papiri in greco e demotico da
Dimai si veda bid., pp. XIII-XV. Per i papiri giunti sul mercato
antiquario prima del 1902 cf. Wessely 1902.
31 II ritrovamento stato attribuito a E. Grbaut che fu a capo
del Service des Antiquits fra il 1882 e il 1892; pertanto, se la noti
zia fondata, il rinvenimento deve essere collocato in quel breve
lasso di tempo. Le statue furono poi divise fra i Musei del Cairo e
di Alessandria, ma i dubbi sul luogo del ritrovamento permangono:
cf. Bianchi 1992, pp. 15-26. Si vedano inoltre per altri monumenti
Mogensen 1930, p. 107 (A 766); Roeder 1914, p. 112 nr. 9287. Una
stele con epigrafe in greco fu trovata da H. Brugsch nel corso di
un suo viaggio nel Fayyum nel 1892, poi entrata nei Musei di Ber
lino (Bode Museum nr. 11634) (Krebs 1893); un'altra stele rinve
nuta nella medesima circostanza entr nel Museo del Cairo (CGC
9202). Nel 1893 due stele con epigrafi in greco entrarono nel Museo
del Cairo (JE 30702) (Bernand 1975, pp. 135, 148, nr. 71, 75).
32 Per la loro descrizione si veda pi avanti.

42

Capitolo I

da F. Zucker33 per conto dei Kniglichen Museen


di Berlino e finalizzata alla ricerca di papiri fece
scavi a Dimai, ma anche in questo caso manca
una pubblicazione esaustiva che ne illustri i lavo
ri. Una prima Campagna esplorativa della dura
ta di 14 giorni (24-2-1909 - 10-3-1909) fu intra
presa per verificare se il sito potesse ancora
restituire papiri" (Zucker 1909, coll. 183-184).
Negli anni precedenti infatti un gran numero di
papiri erano giunti a Berlino e a Vienna, ritrova
ti nel corso di scavi clandestini effettuati sia all'in
terno dell'area templare sia nelle case che si tro
vavano su entrambi i lati del dromos. Per il
sondaggio fu scelto inizialmente un punto (non
si specificano mai n l'estensione n l'esatta ubi
cazione degli scavi) sull'alta collina di sabbia che
limita a Sud-Est il centro abitato, ritenuta un'an
tica discarica ancora intatta. Non noto che cosa
sia stato rinvenuto nel corso di queste ricerche:
si accenna soltanto in modo generico ai ritrova
menti papiracei, in genere piccoli frammenti
datati al I e II secolo d.C.
Un altro sondaggio fu compiuto presso l'an
golo esterno sud-orientale del temenos del tem
pio, che rivel l'assenza di edifici e la presenza di
piccole discariche da cui si trassero piccoli e con
sunti frammenti di papiro, alcuni dei quali in
demotico. Si scav inoltre in diverse zone sia
sulla collina orientale sia in vari edifici affioranti,
che tuttavia non diedero i risultati sperati: sulla
collina si rinvennero papiri e numerosi ostraka
demotici, oltre ad un tratto di muro che Zucker
ipotizz essere il muro di cinta dell'abitato, men
tre in una piccola discarica situata all'interno di
una casa furono trovati anche alcuni frammenti
di papiri letterari. Tale edificio, ad Est del dro
mos, era di un tipo particolare, avendo al suo
interno una stanza di eccezionali dimensioni (13
x 4 m). Anche se nel complesso i papiri rinvenuti
avevano deluso le aspettative, Zucker decise di
riprendere i lavori l'anno successivo, avendo
comunque constatato che il sito presentava anco
ra numerosi motivi di interesse.
Anche per la seconda Campagna (12-12-1909
- 12-1-1910) manca un vero rapporto di scavo e
una breve nota pubblicata nel 1910 l'unica noti
zia ufficiale dell'epoca (Zucker 1910, coll. 244247). Grazie alla pubblicazione nel 1971 del dia
rio di scavo relativo a questa Campagna (Mller
1971, pp. 18-39) possibile farsi un'idea meno
sommaria dell'entit di tali scavi. In entrambi i
lavori si avverte la grande delusione di Zucker,
per la verit non sempre giustificata35, che conti
nuamente dovette constatare la manomissione dei
luoghi da parte dei cercatori di antichit che ave

vano ormai da tempo asportato papiri e suppel


lettili. Dalla relazione e dal diario di scavo si evin
ce che le ricerche, condotte insieme con W.
Schubart, non procedettero secondo una strate
gia e una metodologia scientifiche, ma piuttosto
per tentativi in aree che apparentemente non
erano mai state scavate: si pu certamente affer
mare che ancora una volta si tratt di una ricer
ca di papiri operata per "sondaggi" pi o meno
estesi.
Lo scavo, che si avvalse di 120 operai, fu con
dotto contemporaneamente in pi punti del cen
tro abitato e anche all'interno del recinto del
tempio, ma non si precisano mai l'estensione
delle aree indagate e la profondit raggiunta; inol
tre le strutture rinvenute sono descritte in modo
a dir poco sommario. I rilievi planimetrici non
furono mai pubblicati da Zucker e Schubart, che
si limitarono a divulgare poco pi che schizzi, i
quali sono talora privi di scala metrica e si riferi
scono a parti di singoli edifici. Il rilievo dell'area
interna al temenos, che in pi punti del diario
viene citato come in corso di elaborazione, non
mai stato edito (Fig. 9).
Varie trincee furono scavate sulle lunghe e
alte dune che fanno da corona all'abitato ad Est
e ad Ovest, nella speranza di trovare, nei pressi
del muro di cinta individuato nella Campagna
precedente, edifici ricchi e intatti; altre trincee
furono scavate ad Ovest del recinto del tempio e
all'interno di esso nell'angolo Nord-Est. Nella
collina orientale fu portato alla luce un tratto del
muro di cinta che si sviluppava da Nord a Sud,
che si rivel essere costruito in mattoni crudi con
fondazioni in scaglie di pietra. Le trincee scava
te perpendicolarmente al suo lato interno non
raggiunsero nessun edificio ma solo sabbia steri
le fino alla profondit di circa 4 m; portarono
comunque al rinvenimento di frammenti di papi
ro datati al II a. C. All'estremit meridionale di
tale collina vennero alla luce numerosi ostraka
tardo tolemaici e diversi papiri letterari e documentari di grande interesse.
Le case rinvenute nei pressi del dromos,
33 Bernand definisce questi scavi come les premires fouilles
scientifiques condotti a Soknopaiou Nesos (Bernand 1975, p. 123).
In realt nulla noto riguardo alla metodologia adottata, n i risul
tati di tale ricerca sono mai stati oggetto di una pubblicazione scien
tifica esauriente.
M Nel diario di scavo si legge che Zucker fu affiancato per
pochi giorni da Viereck e successivamente da Roeder (Mller 1971,
pp. 9, 16).
35 Numerosi furono in realt i papiri e i frammenti di papiri
rinvenuti, oltre agli ostraka, di contenuto documentario, letterario,
tra i quali si citano frammenti sconosciuti di atti dei martiri data
bili al II d.C., un saggio filosofico e una poesia con commentario,
e religioso, come domande oracolari e preghiere al dio Soknopaios.

Dimai (Soknopaiou Nesos)

anch'esse descritte in modo sommario, conserva


vano talora parte dei soffitti crollati sui pavimenti
delle stanze sottostanti. Negli schizzi relativi a
due parti forse di una stessa casa si nota la pre
senza di gradini in pietra che davano accesso a
diverse stanze e di un pozzetto attraverso il quale
si scendeva in una cantina (Mller 1971, pp. 22,
24) (Fig. 10). Un'altra abitazione era composta
da tre ambienti e da una scala a pilastro centra
le che conduceva a cantine sotterranee; numero
se erano le nicchie ricavate nelle pareti delle stan
ze, mentre non vi alcuna traccia di finestre. In
un altro edificio si rinvennero molte e piccole
cantine coperte a volta, tutte vuote, il cui acces
so era possibile solo grazie a stretti pozzetti aper
ti nei pavimenti delle stanze del piano terreno e
nei pianerottoli della scala. In tutte queste case
non furono ritrovati materiali degni di nota.
Nel settore di scavo aperto ad occidente del
temenos si portarono alla luce una stretta via, che
correva a fianco del muro di cinta del tempio, e
alcuni edifici privati di cui si sono quasi sempre
conservate solo le cantine (Fig. 11). Da quanto si
evince dal diario di scavo, in quest'area erano
presenti diversi livelli abitativi corrispondenti a
fasi edilizie differenti: si descrivono infatti canti
ne situate le une sopra le altre, fino a tre sovrap
posizioni. In una cantina parzialmente crollata si
rinvennero un grande rotolo di papiro perfetta
mente conservato e con un breve testo in demo
tico, e un rotolo in greco. Una trincea scavata
sulla collina occidentale che si trovava nei pressi
di questi edifici raggiunse una discarica che resti
tu frammenti di papiri e un elevato numero (non
meglio specificato) di ostraka greci e soprattutto
demotici, databili al II a.C. Lo scavo fu poi allar
gato verso Sud, nell'area che alcuni anni dopo
sarebbe stata scavata dalla Missione della Michigan University. Qui fu individuato un muro con
tinuo, interpretato come un probabile muro di
cinta della citt, a cui erano appoggiate, ad Est,
alcune case che si ritennero essere gi state sac
cheggiate in precedenza; per questa ragione si
prefer proseguire i sondaggi sul versante esterno
al muro dove si rinvennero aree di discarica che
restituirono alcuni papiri.
All'interno del temenos del tempio Zucker e
Schubart decisero di effettuare solo qualche son
daggio e un rilievo planimetrico, dato che un lavo
ro sistematico sull'intera area avrebbe richiesto un
lungo periodo di tempo a causa della sua vastit
e dell'accozzaglia di edifici crollati. Questi erano
gi stati ampiamente saccheggiati molto tempo
prima ed avevano restituito un numero consi
derevole di papiri, giunti attraverso il mercato

43

antiquario nelle collezioni dei musei di Londra,


Berlino, Vienna e Parigi. Un sondaggio fu esegui
to nell'angolo interno nord-orientale del recinto
dove si not che il crollo di un settore del muro
di cinta aveva coperto, e dunque salvato dai sac
cheggi, alcuni ambienti, che tuttavia si rivelarono
vuoti. Lo scavo port alla luce anche la fondazio
ne del temenos, costituita da uno zoccolo largo
3 m e alto ca. 1,70 m.
Dal punto di vista della tecnica costruttiva
degli edifici privati si rilev che i mattoni crudi
impiegati erano tutti di colore grigio pallido,
costituiti da un impasto ricco di paglia36, ed erano
disposti a croce, ovvero a corsi alterni di testa
e di lungo; il legno utilizzato nelle murature, nelle
travature dei soffitti e per gli stipiti di porte e
finestre era piuttosto grossolano, essendo costi
tuito per la maggior parte da tronchi e rami non
lavorati. Anche le canne erano impiegate nei sof
fitti, legate tra di loro a costituire specie di stuoie
da collocare fra le travi e lo strato di mattoni
soprastante.
In un periodo di tempo imprecisato fra il
1915 e il 1916 Ahmed Bey Kamal diresse scavi
per conto del mercante di Asyut Sayed Bey Khashaba57. Anche in questo caso la pubblicazione
dei risultati quanto mai ridotta e scientifica
mente insufficiente, ma riporta notizie e descri
zioni inedite del temenos e del tempio per noi di
grande interesse, poich testimoniano condizio
ni di conservazione migliori rispetto allo stato
attuale:
En pntrant dans le tmnos on volt d'abord une
construction qui peut avoir t un magasin ou un grenier,
dont l'extrieur est en briques crues et l'intrieur en calcaire, puis un temple qui a son entre vers le nord, et est
distant de la muraille d'une quinzaine de mtres; il tait bti
en moellons et par de pierres de taille, mais il ne subsiste
gure plus d'un mtre et demi de la hauteur de ses murs.
Le temple principal, dont les murs sont en pierres de tail
le, est situ au milieu du tmnos, en face de l'avenue. Ses
dimensions sont de 39 m. 25 cent., suivant son axe nordsud, sur 1 1 mtres de largeur. L'entre est au sud et donne
accs dans une grande salle rectangulaire, au fond de laquelle s'ouvre un corridor desservant de part et d'autre trois
magasins d'une longueur telle que le mur extrieur dpasse de 2 m. 80 cent. l'alignement du mur de la grande salle.
Toutes ces salles taient bties en calcaire et leur plafond
form de grandes dalles. Aprs un mur pais, un autre couloir, toujours dans l'axe de l'difice, donne accs une autre
srie de dpts situs de part et d'autre: de chaque ct
trois portes ouvrant sur ce couloir donnent chacune accs

56 Questo dato contrasta con quanto da me osservato nei mat


toni con cui sono costruiti gli edifici oggi visibili in superficie, in
cui manca completamente la paglia.
37 Kamal 1916, pp. 183-186. La durata di tali ricerche e l'an
no in cui ebbero luogo non sono specificati, tuttavia dal titolo del
l'articolo si evince che furono limitate a pochi giorni.

44

Capitolo I

une enfilade de trois pices places les unes la suite des


autres, si bien qu'on a dans le fond de l'difice dix-huit
petites chambres dont il ne subsiste gure que des bas de
murs. Derrire le temple, 6 m. 90 cent. de distance au
nord, commence une rampe de 3 mtres de largeur conduisant un autre difice dont la premire salle mesure 5
m. 45 cent. sur 5 mtres; elle est flanque de chaque ct
d'une pice plus troite. A la suite, un corridor dont la largueur n'est pas partout la mme desservait un certain nombre de chambres de dimensions diverses, parmi lesquelles
on remarque deux cages d'escalier. Ces constructions sont
si mal conserves qu'il ne m'a pas t permis d'en relever
le plan.

Questa descrizione degli edifici del temenos


e dei templi , insieme con quella di Lepsius, la
pi estesa fino ad ora pubblicata: essa appare
molto precisa, per la citazione di misure e distan
ze, e allo stesso tempo estremamente sommaria
e confusa, soprattutto quando si cerchi di iden
tificare gli edifici descritti con quelli attualmente
superstiti, o quando si voglia tentare di collocar
li nello spazio all'interno del recinto templare e
porli in relazione fra di loro. Tutta la pubblica
zione di Kamal caratterizzata dalla contrappo
sizione di descrizioni puntuali, corredate da
misure precise al centimetro, ad altre estrema
mente generiche e inutilizzabili, come ad esem
pio la descrizione della posizione della necropo
li situata vingt minutes de la ville, prs d'un
monticule. Particolarmente curioso il fatto che
lo studioso sembra conoscere solo gli scavi effet
tuati a Dimai da Lepsius e lamenta il fatto che
nessuno dopo di lui vi abbia svolto ricerche serie,
cos che mancano piante e disegni aggiornati del
sito che informino sulla planimetria del centro
abitato, ma nonostante questa consapevolezza
egli non comp nessuno sforzo per colmare tale
mancanza. Kamal sottolinea inoltre il fatto che
l'isolamento di questa localit non consentiva alle
autorit egiziane di proteggerla dai saccheggiato
ri, che per anni hanno danneggiato le rovine38. In
una nota dello stesso articolo, G. Daressy testi
monia che nel 1889 le case di Soknopaiou Nesos
conservavano ancora porte e finestre in legno,
ormai invece completamente scomparse (Kamal
1916, p. 184 n. 1).
Il catalogo dei materiali ritrovati in questi
scavi non esauriente, essendo privo di disegni e
fotografie: si enumerano 21 pezzi, le cui caratte
ristiche tradiscono ancora una volta le finalit
antiquarie di tali ricerche. Si tratta infatti di sta
tue e di elementi architettonici pi o meno frammentari, fra i quali alcuni con iscrizioni in greco
e in caratteri geroglifici. Si ricordano ad esempio
frammenti di statue in calcare e in granito raffi
guranti privati cittadini, un coccodrillo, una sfin
ge, un leone, un capitello hathorico quadrifronte,

due blocchi in granito con due divinit femmini


li scolpite a rilievo, due cornici in calcare con urei
a rilievo, la parte superiore di un naos in calcare
trovato all'interno della cella del tempio e deco
rato con urei, dischi solari e quattro bucrani
(Kamal 1916, pp. 185-186).
Per cinque settimane, fra dicembre e gennaio
1925-26, la zona di Dimai fu oggetto delle ricer
che geo-archeologiche di G. Caton-Thompson e
E.W. Gardner, che erano principalmente interes
sate ad individuare i livelli del lago antico e gli
eventuali insediamenti preistorici della zona
(Caton-Thompson-Gardner 1934, pp. 153-158).
Esse tuttavia sentirono il dovere di documentare
e indagare anche resti archeologici di altri perio
di, come accadde regolarmente anche in altre
aree da loro esplorate. Nel caso di Dimai affer
mano esplicitamente di non voler descrivere il
centro abitato greco-romano poich ci si sareb
be rivelato superfluo, dato che nel frattempo una
Missione archeologica dell'Universit di Michigan
vi aveva intrapreso scavi dei quali si attendeva
entro breve la pubblicazione. La loro attenzione
si concentr dunque principalmente su quelle
strutture che erano o potevano essere state in
connessione con il lago, e dunque potevano for
nire informazioni sul suo livello antico, e con la
bonifica tolemaica. In primo luogo fu liberato
dalla sabbia il cos detto "molo", ovvero quella
struttura in pietra che dava accesso alla strada
basolata (dromos] nella sua estremit meridiona
le. Questa, composta da 8 gradini frammentari,
larghi 3,5 m, costruiti con lastre di calcare bian
co tra due strette rampe in pietra e fiancheggiati
da due ali costruite in pietra locale, era stata
interpretata da alcuni studiosi, fra i quali
Schweinfurth, Brown e Petrie, come un molo,
poich il suo gradino pi basso non poggiava
direttamente sul piano di calpestio, dal quale era
separato da un dislivello di circa 2 metri. Secon
do tale interpretazione dunque, il molo testimo
niava in modo inequivocabile l'altezza delle acque
del lago Moeris nel periodo tolemaico, ipotesi
che contrastava nettamente con quella delle due
ricercatrici, che invece ritenevano che il livello del
lago in epoca tolemaica fosse notevolmente pi
basso.
Lo scavo di questa struttura pose in luce due
piattaforme pi basse costruite a fianco delle due
ali della scala e probabilmente aggiunte in un
38 Questo problema pi che mai di attualit poich sempre
pi numerosi sono i visitatori che recano danni al sito, sia effet
tuandovi scassi sia percorrendo le rovine con mezzi meccanici (auto,
motociclette, trattori), mentre le difficolt connesse con la presen
za di una sorveglianza stabile sono ancora irrisolte.

Dimai (Soknopaiou Nesos)

secondo momento, forse durante un restauro


della stessa che pu essere stato fatto fra il I seco
lo a.C. e il II d.C.39. Le due piattaforme e l'ope
ra muraria in cui si inseriva la scala erano, al con
trario di quest'ultima, di un tipo piuttosto grezzo,
essendo costruite con pietre di diverso formato
tenute insieme con malta mista a piccole pietre
di riempimento, ci che ne rivelava la funzione
di muri di fondazione e non a vista. Sul lato Sud
dei muri ad Ovest della scala si rinvennero sei
frammenti di una cornice a cavetto in calcare e
circa due metri pi a Sud furono rinvenuti tre
gradini isolati che vennero interpretati come i
resti di una seconda rampa di scale che avrebbe
dovuto collegare il piano di calpestio, qui in forte
discesa, con la scala ancora in situ.
Tutti questi elementi hanno fatto supporre
alle due studiose che la struttura d'accesso al dromos non fosse altro che un portale con scalinata
che immetteva nella citt da Sud; le due ali a
fianco della scala potrebbero essere state le fon
damenta di un pilone o di una porta monumen
tale. Tale ipotesi fu discussa anche con i compo
nenti della Missione archeologica americana al
termine dei loro scavi (1931) e trov piena ade
sione, dato che i nuovi papiri rinvenuti facevano
esplicito riferimento ad una porta presso la quale
si pagavano tasse sulle merci in entrata a Sokno
paiou Nesos (Caton-Thompson-Gardner 1934,
p. 155 e n. 3).
Le ricerche di Caton-Thompson e Gardner
proseguirono sia a Sud di Dimai, verso la riva del
lago, sia a Nord e ad Ovest, ove furono indivi
duate strutture agricole interpretate come facen
ti parte della bonifica tolemaica, sepolture di
epoca greco-romana e manufatti sparsi che furo
no datati all'Antico Regno40.

2.3. Gli scavi della Michigan University


(1931-1932)
Una Missione archeologica dell'Universit di
Michigan, diretta da E. E. Peterson, scav a
Dimai una sola stagione, dal 24 novembre 1931
al 27 febbraio 193241; questo l'unico scavo
archeologico condotto a Soknopaiou Nesos di cui
si possieda una pubblicazione scientifica detta
gliata (Boak 1935)42. Essa riguarda tuttavia sol
tanto l'edizione delle strutture architettoniche
poste in luce, con attenzione alle loro sequenze
cronologiche e stratigrafiche, dei papiri e delle
monete ritrovati. Manca qualsiasi accenno agli
altri oggetti rinvenuti, di natura sicuramente pi
"povera"4' ma importanti rivelatori dell'economia

45

e degli usi domestici, oltre che delle attivit arti


gianali e di altro tipo del centro abitato.
Rilevata la situazione orografica del kom e di
parte dell'area circostante furono riportati in pian
ta sia le curve di livello sia gli edifici principali
visibili in superficie (Fig. 12). Su questa base e in
sguito ad una serie di altre osservazioni furono
scelte per lo scavo due aree di limitata estensione,
considerate particolarmente promettenti, ad Est e
ad Ovest del dromos (Boak 1935, Plans I-II).
Il metodo seguito nello scavo archeologico
quello stratigrafico ma nel rapporto sono stati
menzionati e distinti soltanto gli strati o i livelli
corrispondenti ai periodi di abitazione44. Gli
archeologi hanno scavato le aree prescelte fino a
raggiungere il terreno vergine, ove ci era tecni
camente possibile, in modo da individuare le
diverse fasi abitative e le modalit di espansione
o di rifacimento delle abitazioni. L'interesse dei
ricercatori era concentrato sulle strutture archi
tettoniche, di cui si forniscono planimetrie distin
te per i vari livelli e le sezioni che mettono in evi
denza le connessioni fra gli edifici e la
successione verticale delle costruzioni, oltre a det
tagliati disegni di particolari architettonici.
Ad Est l'area indagata si estendeva per m 40
x 30 e fu scelta per la presenza di un grande edi
ficio che affiorava in superficie, caratterizzato da
mura perimetrali molto spesse. In quest'area
furono individuati tre livelli, corrispondenti a
diversi periodi di occupazione che si sono susse
guiti senza interruzione e di cui non stato pos
sibile tracciare i limiti cronologici. Secondo la
ricostruzione proposta da Boak (1935, pp. 13-14)
l'abitazione di quest'area stata continua dal
59 Questa ipotesi si fonda sul ritrovamento di un frammento
dell'orlo di un recipiente in ceramica databile al I a. C. -II d.C. che
era al di sotto di un gradino (Caton-Thompson-Gardner 1934,
p. 155), mentre la costruzione della scala considerata coeva a quel
la della strada e alla fondazione della citt (III a.C.).
40 Per questi rinvenimenti si veda pi avanti.
41 La stessa Missione archeologica scavava nel sito di Kom
Aushim (Karanis) gi dal 1926. Durante la stagione 1931-32 la Mis
sione si trasfer da Kom Aushim a Dimai, allo scopo di indagare un
sito contemporaneo a Karanis che potesse fornire dati analoghi e
poter confrontare le relative successioni stratigrafiche. Inoltre la Mis
sione intendeva verificare la possibilit di intraprendere nuovi scavi
in questa localit una volta terminati quelli di Karanis. Nonostante
il fatto che la Missione americana avesse costruito a Dimai una gran
de casa completa di due cisterne per l'acqua e avesse segnato la
pista nel deserto fino a Kom Aushim, fu presa la decisione di non
proseguire oltre gli scavi in questo sito a causa delle difficolt mate
riali e degli alti costi che essi comportavano (Boak 1935, pp. V-VI).
42 Una breve ma tempestiva notizia dei risultati di scavo fu pub
blicata in Chronique d'Egypte nel 1933 (CdE 1933, pp. 100-101).
43 Boak riferisce del rinvenimento di una grande quantit di
ceramica e di parti di arredamento (Boak 1932, p. 522), tuttavia
nulla di tutto ci stato mai pubblicato.
44 I livelli sono stati numerati dall'alto al basso, a partire cio
dalla superficie.

46

Capitolo I

momento in cui sono state costruite le prime case


(fine I a. C.) fino al loro abbandono definitivo
avvenuto tra il 215 e il 250 d.C.45.
Nel livello pi antico, il Secondo, lo scavo ha
posto in luce un gruppo di quattro abitazioni con
relativi cortili; il gruppo sembra costituire un'in
sula o forse una parte di essa46, poich si presen
ta in modo compatto, con case addossate le une
alle altre, e circondato su tre lati (Nord, Est e
Ovest) da strade fra di loro ortogonali (Fig. 13).
Questi edifici sono gli stessi che si ritrovano con
modifiche pi o meno degne di nota nei due stra
ti superiori, il Primo e il Primo Tardo: tutti pre
sentano mura di fondazione poggianti diretta
mente sulla roccia. La struttura maggiore,
denominata II 201, era isolata dalle altre ed era
costruita con mattoni crudi di buona qualit, di
colore grigio e di grandi dimensioni (cm 29 x 14
x11e30x15x11);il muro perimetrale rag
giungeva lo spessore di m 2,10 alla base. Le altre
tre case indagate si trovavano ad occidente di II
201, al di l di una serie di cortili chiusi afferen
ti ad ognuna di esse, che furono denominate, da
Nord a Sud, II 207, II 203 e II 206. Si tratta di
tre edifici contigui, costruiti in modo da non
lasciare spazi tra uno e l'altro, ma con mura peri
metrali proprie47.
La ricostruzione proposta da Boak di questo
livello non risulta sempre chiara poich le con
clusioni cui perviene non vengono motivate: egli
associa alla stessa fase abitativa i piani interrati
delle case II 201 e II 203, insieme con i resti di
due abitazioni (II 207 e II 206) che sono state
distrutte e poi ricostruite nel Primo Livello (II
202 e II 204). Sembra evidente che lo studioso
accomuni ad una stessa fase tutte le strutture
poggianti sulla roccia sottostante il kom, ma non
chiaro il motivo per cui gli ambienti interrati
della casa II 201, cos come di II 203, siano stati
attribuiti ad una fase costruttiva anteriore a quel
la del piano terreno delle stesse costruzioni.
Nella pianta relativa al Primo Livello (Fig. 14)
sono stati riprodotti i piani terreni delle abitazio
ni: i loro ingressi sono sempre collocati sul lato
Ovest che d sulla strada II 220 e, per quanto
riguarda l'edificio maggiore, su un cortile interno.
Essi risultano pertanto rivolti in direzione del dromos, asse viario primario della citt. La porta d'in
gresso delle case II 201, II 202 e II 203 era situa
ta in posizione rialzata rispetto al piano di
calpestio stradale e si raggiungeva tramite una
breve rampa di scale in pietra. In ogni abitazione
vi era anche una scala interna del tipo a pilastro
centrale, che conduceva ai piani superiori, ormai
distrutti, e talora alle cantine. Per la presenza di

evidenti modifiche apportate alle case e ai loro cor


tili, come il rifacimento dei pavimenti e l'innalza
mento generale del piano stradale, Boak ritenne di
dover distinguere nell'mbito del livello pi super
ficiale due momenti di uso, succedutisi senza solu
zione di continuit, denominati Primo e Primo
Tardo, l'ultima fase abitativa dell'insula.
In questa fase del Livello Primo Tardo (Fig.
15) si verificarono notevoli modifiche alle strade
con l'innalzamento del piano di calpestio e con il
restringimento di quella situata a Nord delle
strutture (II 210), causato dall'ampliamento della
casa II 202; inoltre una parte dei cortili ad Ovest
di II 201 fu smantellata per lasciare spazio ad un
vicolo chiuso (II 205), sul quale si apriva l'in
gresso di tale edificio, ormai privo della rampa di
scale. interessante notare che durante questa
fase sul lato orientale dell'insula, in corrispon
denza dell'imbocco di vicoli e strade, furono eret
te barriere curvilinee in pietre di piccolo taglio,
messe in opera per fermare l'avanzata della sab
bia spinta dal vento, secondo un uso riscontrabi
le in centri abitati situati in aree desertiche o
nelle loro immediate vicinanze. Durante questo
periodo le camere sotterranee delle abitazioni
furono bloccate e non pi utilizzate; diverse porte
e finestre, che si vennero a trovare in posizioni
troppo basse in sguito all'innalzamento genera
le del piano circostante, vennero chiuse e con
temporaneamente furono rifatti i pavimenti delle
stanze, in certi casi utilizzando lastre di pietra,
come nei vani d'ingresso di II 202 e II 203.
All'interno di due delle case "minori", in II
202 e II 204, sono stati rinvenuti frammenti di
decorazione parietale, di grande interesse ma di
modesta esecuzione. Si tratta di dipinti su stucco
bianco, rivestimento che originariamente ricopri
va interamente le pareti, uno raffigurante un
uomo a cavallo, forse il dio Heron (Boak 1935,
p. 9, Fig. 4), e l'altro, situato in una nicchia e
sulle pareti intorno ad essa, due personaggi insie
me con foglie di palma, altari, animali e rappre
sentazioni del dio Sobek. Il significato comples
sivo di quest'ultima raffigurazione non del tutto
45 Le datazioni proposte da Boak sono desunte sempre e sol
tanto dalle monete o dai papiri rinvenuti.
46 Data la limitata estensione dell'area indagata non possibi
le stabilire se si tratti di un'insula vera e propria o solo di una parte.
Sebbene Boak la definisca sempre insula, ritengo che ci non sia
affatto certo, dato che nelle planimetrie edite si notano muri di edi
fici contigui sul lato Sud e non la presenza di una strada.
47 Con l'espressione "mura perimetrali proprie" si intende che
ciascun edificio a s stante e non condivide pareti con quello o
quelli a fianco. Ci costituisce una differenza sostanziale rispetto
alle abitazioni urbane contigue di epoca dinastica, la cui caratteri
stica proprio quella di condividere le pareti divisorie: cf. da ulti
mo, con bibliografia relativa, Davoli 1994.

Dimai (Soknopaiou Nesos)

chiaro, soprattutto a causa della sua frammenta


riet e per la presenza di numerosi soggetti appa
rentemente privi di una diretta connessione.
possibile che i due personaggi dipinti all'interno
della nicchia siano i coniugi proprietari dell'abi
tazione, tuttavia non vi sono elementi che possa
no confermare tale ipotesi (Boak 1935, pp. 9-10,
Figg. 6-7).
Ogni casa era dotata di uno o due cortili in
cui trovano posto attrezzature da cucina come
forni, mortai, macine; in tal modo le cucine veni
vano a trovarsi all'esterno delle abitazioni48, fatto
che si riscontra normalmente nell'architettura egi
ziana non solo di epoca greco-romana.
L'edificio principale dell'area scavata senza
dubbio il II 201 (18,80 x 17,20 m ca.), probabil
mente una ricca abitazione, che per dimensioni e
tipo di costruzione si discosta notevolmente dagli
altri noti a Soknopaiou Nesos e a Karanis49. Di
esso si conservano solo gli ambienti del piano ter
reno e di quello interrato; l'ingresso, come si
detto, era collocato a met del lato occidentale e
dava su un cortile trasformato poi in un vicolo
chiuso (denominato Street II 205). Il piano terre
no suddiviso in sette stanze pi una scala, che
si trova nell'angolo Sud-Ovest e sale girando
intorno ad un pilastro centrale, tipologia che si
ritrova frequentemente nelle abitazioni del
Fayyum; essa dava accesso sia al piano interrato
sia a quello o quelli superiori e vi si accedeva dalla
stanza d'ingresso (A). Questa stanza era stata rive
stita con una preziosa ed insolita pannellatura in
legno che doveva originariamente ricoprire le
pareti a partire dal pavimento fino almeno all'al
tezza dell'architrave della porta; al momento dello
scavo essa era ancora ben conservata per una
altezza di 1 metro dal suolo. I travetti di legno che
costituivano il rivestimento erano messi in opera
secondo un sistema di incastri che prevedeva la
presenza ad intervalli regolari di legni disposti
perpendicolarmente agli altri e conficcati salda
mente nel muro. Lo stesso rivestimento si trova
va nei passaggi fra la stanza A e la scala, fra A e
D e fra A ed E, quasi a rinforzare e proteggere le
pareti. In questa casa si nota l'impiego abbon
dante di legno anche come elemento strutturale
all'interno delle pareti perimetrali e soprattutto
sugli spigoli esterni. Travi erano posti ortogonal
mente all'andamento dei corsi dei mattoni in
modo da rinforzare il muro e da assorbire l'umi
dit dei mattoni crudi; la loro presenza ad inter
valli regolari, inoltre, ha fatto supporre un inten
to anche di tipo decorativo (Boak 1935, p. 11).
I pavimenti della maggior parte delle stanze di
questo piano furono rifatti nella fase del Livello

47

Primo Tardo, cos che la nuova pavimentazione


ricopr completamente quella precedente (Primo
Livello) ostruendo le prese d'aria delle stanze sot
terranee, che caddero in disuso e furono colmate
con materiali di scarto. Queste ultime presentano
l'insolita altezza di 4 metri e ci ha determinato,
secondo Boak, un generale innalzamento della
casa, il cui piano terreno si trovava circa 2 metri
pi in alto di quelli delle case vicine. Queste stan
ze seminterrate, alte 4,10 m, hanno coperture a
volta realizzate, come solitamente accade, con
mattoni di dimensioni diverse (32 x 35 x 6 cm)
da quelli impiegati nelle pareti; le finestre da cui
prendevano luce e aria erano strette aperture a
ridosso del soffitto, sbarrate con un elemento ver
ticale in legno. Verso l'interno la finestra risulta
fortemente strombata ed inclinata, in modo da
convogliare la luce verso il basso; altre prese d'a
ria erano state realizzate nel soffitto e si aprivano
nei pavimenti delle stanze soprastanti. Esse si
componevano di un tubo50 terminante in un poz
zetto che veniva chiuso per mezzo di una coper
tura in pietra (35 x 35 cm) scolpita in modo da
presentare un lato piatto, che si inseriva nella
pavimentazione, e uno cilindrico per la chiusura
vera e propria. Per rimuovere tale coperchio era
stata prevista una sorta di maniglia costituita da
una corda fatta passare attraverso un foro prati
cato al centro della pietra. Queste prese d'aria, 8
in totale, sono state riportate solo nella pianta
relativa al Primo Livello (Boak 1935, Plan IV),
quando esse erano ancora in pieno uso. Sorpren
de la mancanza nel volume di fotografie e di una
descrizione pi dettagliata delle stanze sotterranee,
di cui non si tenta una spiegazione funzionale
-*K Durante la fase di abitazione corrispondente al Livello
Primo Tardo della casa II 201 si nota l'impianto di una cucina
all'interno della stanza H del piano terreno. Questo particolare, pro
babilmente insieme ad altri elementi, sembra aver indotto Boak a
ritenere che in quel periodo l'edificio abbia vissuto un momento di
minore floridezza: Boak 1935, p. 6.
49 Boak ritiene che non si tratti di un'abitazione privata per le
caratteristiche che rendono unica la struttura, ma piuttosto di un
edificio pubblico, militare o di culto. La mancanza tuttavia di ele
menti mobili e di prove scritte non consente di attribuire ad esso
una funzione specifica: Boak 1935, p. 13. Allo stato attuale mi pare
che non vi sia ragione di ritenere che questo edificio fosse altro che
una abitazione privata molto ricca: la planimetria, seppure molto arti
colata per le grandi dimensioni dell'edificio, non si discosta da quel
la delle abitazioni pi modeste e la presenza degli ambienti sotter
ranei, forse cantine, incoraggia ulteriormente questa interpretazione.
50 Boak rileva l'eccezionale buona fattura di queste prese d'a
ria, particolarmente curate nei dettagli, contrariamente a quanto si
riscontra solitamente, tuttavia non ne fornisce una descrizione e
rimanda al disegno per i dettagli tecnici, cos che restano ignoti
alcuni particolari, come il materiale di cui era costituito il tubo d'areazione: Boak 1935, p. 12, Plan XVI. Secondo quanto ho potuto
osservare direttamente si tratta di tubi cilindrici in terracotta di
impasto rosso, probabilmente preparati per quest'uso specifico, e
non di reimpiego: cf. la nota seguente.

48

Capitolo I

tanto pi attesa data l'eccezionale tipologia dell'e


dificio51.
L'area di scavo ad Ovest del dromos si trova
in prossimit del muro meridionale del temenos
e si estendeva per 29 x 31,50 m. Quattro sono i
livelli abitativi indagati e comprendono strutture
dell'impianto pi antico dell'insediamento fino a
quello pi recente, dal III a.C. al III d.C.
Il Quarto Livello, il pi antico, che si trova a
m 10 ca. dalla superficie, stato esplorato solo
parzialmente a causa del pericolo di crollo degli
edifici dei livelli soprastanti e per mancanza di
tempo (Boak 1935, pp. 17-18, Pian X). Gli edi
fici scavati sono due abitazioni private costruite
sulla sabbia del deserto, denominate IV 401 e IV
402. I loro muri sono costruiti con pietre locali
irregolari fino al primo piano, poi in mattone
crudo; le stanze del piano terreno avevano un
soffitto piano sorretto da travi in legno e non vi
traccia di piani interrati. ancora parzialmen
te visibile una scala interna, del tipo a pilastro
centrale, che dava accesso al piano superiore. Le
due case, di cui una posta in luce solo parzial
mente, erano separate da uno stretto vicolo
(Street IV 400) che collegava ortogonalmente le
strade IV 410 e IV 405 rispettivamente ad Est e
ad Ovest. Un'altra strada stata individuata a
Sud della casa IV 401: sembra pertanto potersi
dire che le abitazioni pi antiche di Soknopaiou
Nesos (seconda met III a.C.) sono state costrui
te distanziate le une dalle altre e disposte secon
do uno schema ortogonale. Tale conclusione
tuttavia da considerare con cautela e non sicu
ro che possa estendersi all'intero sito poich si
basa sull'osservazione di una limitatissima area di
scavo.
Questo livello era separato da quello supe
riore, il Terzo, da un accumulo di sabbia eolica
che testimonia un'interruzione nell'abitazione di
quest'area, se non addirittura, come suppone
Boak (1935, p. 20), dell'intera citt. Tale accu
mulo ha preservato i muri pi antichi per un'al
tezza di quattro metri. In sguito l'area fu rioc
cupata (Terzo Livello), ma probabilmente solo in
modo sporadico, come sembra testimoniare il
fatto che in questo settore sia stata individuata
una sola abitazione (III 301) (Boak 1935, p. 17,
Plan IX). La casa, piuttosto modesta, in mat
toni crudi e presenta una pianta che si discosta
decisamente da quelle delle abitazioni pi comu
ni dei centri del Fayyum; essa si sviluppava su un
solo piano e nel senso della lunghezza, secondo
uno schema semplice di stanze comunicanti,
molto usato in epoca dinastica52. L'ingresso era
sul lato corto orientale, rialzato rispetto al piano

stradale e raggiungibile con una breve scala in


pietra, in modo che l'edificio era rivolto in dire
zione del dromos. Non noto se in quest'epoca
(met II a.C.) il dromos fosse gi stato costruito,
tuttavia lo ritengo molto probabile, sia perch il
tempio doveva gi esistere sia perch l'asse lon
gitudinale della casa III 301 risulta essere per
pendicolare ad esso, ovvero all'asse viario prima
rio del centro abitato.
La casa si conservata per un alzato di circa
2 metri grazie alla sabbia che ricopr l'intera area
e che evidentemente testimonia un nuovo perio
do di abbandono prima della costruzione delle
abitazioni del Secondo Livello databili al I a.C.
Boak non si diffonde molto ad illustrare i nume
rosi edifici di questo livello (Boak 1935, pp. 1516, Plan VIII), alcuni dei quali furono demoliti
per lasciar posto alle case del Primo Livello, men
tre altri solo modificati. Non sono chiare le ragio
ni di una ristrutturazione cos importante di tale
gruppo di edifici, dal momento che sembra esser
vi stata continuit di abitazione53 fra le due fasi
di Secondo e Primo Livello. Due sono i motivi
considerati da Boak come pi probabili (1935,
pp. 15-16): le abitazioni furono ricostruite in
sguito ad un breve periodo di decadenza che
port all'abbandono di alcune di esse oppure si
resero necessari l'ampliamento e il miglioramen
to delle stesse per l'aumentata prosperit del cen
tro e del livello di vita54.
Gli edifici del Secondo Livello (Fig. 17), nove
in tutto, sono costruiti secondo planimetrie diver
se, in mattone crudo, l'uno a ridosso dell'altro in
modo da creare una sorta di insula compatta cir
condata sui lati Nord, Est e Sud da strade fra
loro ortogonali. Nella parte centrale dell'insula
51 Attualmente l'edificio II 201 risulta ancora in discreto stato
di conservazione ed solo parzialmente coperto dalla sabbia. Sono
dunque visitabili le stanze del piano terreno e anche quelle del
piano seminterrato, la cui complessa struttura e soprattutto la
variet e l'eccezionalit delle soluzioni adottate nelle coperture (volta
a botte e a cupola con corsi di mattoni concentrici), ancora perfet
tamente conservate, rendono sicuramente unico l'edificio. Per que
sta ragione sorprende che nel rapporto di scavo manchino rilievi
dettagliati di tali ambienti e dei loro soffitti, la cui struttura non
adeguatamente descritta e posta nel giusto risalto.
52 Questo tipo di planimetria stato soprattutto impiegato per
abitazioni di tipo "urbano", disposte in schiere, le une contigue alle
altre, come nel caso di Deir el-Medina (XVIII-XIX dinastia): cf. da
ultimo Davoli 1994, p. 68.
53 Questa affermazione non stata esplicitamente motivata
dallo studioso.
54 Un motivo ulteriore da prendere in considerazione la pos
sibilit che le case siano cadute in rovina a causa di un terremoto;
non va dimenticato infatti che il vicino Gebel Qatrani considera
to area sismica. Tale ristrutturazione risulta inoltre contemporanea,
se si accettano le datazioni proposte dagli archeologi americani, alla
costruzione dei primi edifici del settore di scavo Est, datati da Boak
alla fine del I a.C., e sembra pertanto corrispondere ad una fase di
ampliamento del centro.

Dimai (Soknopaiou Nesos)

sono stati posti in luce, oltre ai cortili delle abita


zioni, degli spazi lasciati vuoti, di non chiara desti
nazione. L'orientamento complessivo dell'intero
gruppo di case continua ad essere quello delle
precedenti ed evidentemente condizionato dal
l'andamento sia del muro di cinta del tempio,
situato a pochi metri verso Nord, sia del dromos.
Nell'mbito delle strutture del livello pi
superficiale, lo studioso distingue, come per l'a
rea Est, un Livello Primo e un Livello Primo
Tardo, nel quale gli edifici in uso sono sostan
zialmente gli stessi, ma con importanti modifiche
che si resero necessarie nel corso del tempo prin
cipalmente a causa del generale innalzamento del
livello stradale. Il continuum abitativo dell'insula
in questi due livelli sembra estendersi dalla fine
del I a. C. all'inizio del III d.C., secondo le data
zioni ricavate dai papiri ivi ritrovati. Minsula del
Primo Livello (Fig. 18), vero e proprio nucleo
compatto di abitazioni, si compone di 1 1 case, di
cui quattro e parte di una quinta (I 101, I 103, I
107, I 113, I 111) sono ristrutturazioni di edifici
pi antichi. Jmsula era separata da altri edifici o
nuclei abitativi, che si intravvedono ai margini del
settore scavato, da strade fra loro ortogonali che
percorrono gli stessi tracciati delle strade del
livello precedente. Le abitazioni, in mattone
crudo, sono addossate le une alle altre e presen
tano planimetrie pi o meno complesse: alcune
sono di pianta pressoch quadrata, del tipo clas
sico con scala a pilastro centrale situata in uno
degli angoli, mentre altre si sviluppano molto nel
senso della lunghezza ed hanno la scala situata al
loro centro. Ognuna provvista di un cortile,
situato generalmente sul retro della casa ed
attrezzato per la cucina con un forno e un mor
taio. L'ingresso alle abitazioni sempre rialzato
rispetto al piano stradale ed situato sulle stra
de principali che circondano l'insula sui lati
Nord, Est e Sud. Il lato occidentale dell'insula
risulta particolarmente interessante poich si pre
senta come un muro continuo e senza aperture,
costituito dalle pareti delle case e da muri che
racchiudono i cortili; anche le strade che separa
no le insulae sono chiuse alla loro estremit occi
dentale con dei muretti. Secondo gli archeologi
al di l di questo muro non vi erano altri edifici,
cos che il centro abitato di Soknopaiou Nesos
risultava chiuso, forse anche sul lato orientale, e
accessibile solo da uno o pochi ingressi che pote
vano essere facilmente controllati per ragioni pro
babilmente di tipo commerciale e fiscale55.
Il livello pi tardo dell'insula vede ancora
attive 10 abitazioni del livello precedente con
modifiche, aggiunte o ricostruzioni parziali56;

49

l'undicesima lasci il posto ad un ampio cortile


(Fig. 19). L'innalzamento del piano stradale
dovette essere piuttosto rilevante dato che deter
min la chiusura di una porta (casa I 104 L) e il
pressoch completo interramento della scala
esterna in pietra che dava accesso alla casa I 109.
Purtroppo Boak non specifica nel rapporto di
scavo l'entit di tale innalzamento, n esso ricavabile dalle sezioni dell'insula riprodotte nelle
Plans XIII-XIV (Fig. 20), in cui non sono indi
cati i pi recenti livelli di calpestio. In tali sezio
ni, molto utili per capire la successione verticale
delle strutture, sono visibili stanze che conserva
no ancora la loro copertura a volta e di cui tut
tavia non si fa menzione esplicita nel rapporto,
cos che resta oscura la loro destinazione d'uso.
Seguono il rapporto di scavo tre capitoli rela
tivi ai papiri, alle epigrafi e alle monete rinvenu
ti. I 15 papiri (Boak 1935, pp. 23-33) qui editi
provengono dall'area di scavo Est, da una canti
na della casa II 203 e dal cortile II 200. Essi,
scritti in greco e in buono stato di conservazio
ne, sono ricevute del pagamento di tasse sul tra
sporto di merci, databili dalla fine del II agli inizi
del III d.C.; sul verso di alcuni sono ancora con
servati i sigilli in argilla, dei quali viene data solo
una sommaria descrizione.
Due sono le epigrafi in greco ritrovate in
superficie nei pressi del recinto del tempio,
entrambe di epoca tolemaica (Boak 1935, pp. 3436). Di esse si danno solo le trascrizioni e un
breve commento: una era incisa su un cippo in
calcare (h cm 60) e ricorda la dedica al dio Soknopaios di una strada; l'altra, in cattivo stato di
conservazione, era su un parallelepipedo di cal
care (h cm 46).
L'ultimo capitolo dedicato al catalogo delle
monete ritrovate, 95 in totale, di cui solo 53 dalle
aree di scavo. Di esse 11 sono in billon, 1 in ar
gento e 83 in bronzo; molte sono state trovate in
cattivo stato di conservazione a causa di una forte
ossidazione del metallo e solo alcune di queste so
no state rese leggibili in sguito ad un trattamento
chimico a base di soda caustica e sali Rochelle
(Boak 1935, p. 37). Le schede del catalogo ripor
tano anche i dati relativi al luogo del rinvenimen
to, il livello stratigrafico, la stanza e il numero del
la casa, dati assai raramente riportati nelle edizioni
dei materiali rinvenuti negli scavi del tempo.
55 Boak ritiene che questo tipo di chiusura, riscontrato anche
a Karanis, fosse probabilmente presente anche negli altri centri
urbani del Fayyum: Boak 1935, p. 14.
56 Da notare la ripavimentazione in pietra delle stanze d'in
gresso delle case I 104 e I 112, analoga a quelle riscontrate in due
abitazioni del settore di scavo Est.

50

Capitolo I

In totale, su 87 monete leggibili, 42 sono di


epoca tolemaica, 45 di et romana e non rappre
sentano in modo continuo i sovrani succedutisi
al trono. La pi antica a nome di Tolemeo IV
(222-204 a.C.), mentre la pi recente di Costanzo I (305-306 d.C.). Quest'ultima, secondo R.A.
Haatvedt, che ha redatto il catalogo (Boak 1935
pp. 37-47), non attribuibile ad una fase abita
tiva di Soknopaiou Nesos, ma si tratterebbe piut
tosto di un ritrovamento sporadico essendo stata
rinvenuta in superficie ed essendo l'unica databi
le ad un periodo cos tardo. Se si esclude questo
rinvenimento, il gruppo di monete pi tarde
appartiene al regno di Antonino Pio (138-161
d.C.).
In molti casi la datazione delle monete non
corrisponde a quella attribuita al livello in cui
sono state trovate e ci testimonia che spesso la
stratigrafia del sito stata ampiamente sconvolta'?.
Dopo questo scavo Dimai non pi stata
oggetto di indagini scientifiche, in parte sicura
mente a causa del suo isolamento e per l'inospi
talit del luogo in cui si trova, che rendono oltre
che arduo anche particolarmente costosi l'im
pianto e l'organizzazione di una missione archeo
logica moderna, e in parte perch ormai da
tempo si ritiene che il sito sia "esaurito" e com
pletamente manomesso. Questa opinione, diffusasi soprattutto fra i papirologi sulla scorta delle
testimonianze di Grenfell e Hunt prima (Grenfell-Hunt 1901), di Zucker poi (Zucker 1910),
sembra essere invece smentita dall'importanza e
dalla ricchezza dei rinvenimenti, soprattutto rela
tivi alle strutture architettoniche, effettuati dalla
Missione americana.

3. Le necropoli e il territorio circostante


A Grenfell e Hunt si devono i primi scavi
documentati nell'area intorno al centro abitato
che, come si detto, consideravano gi esaurito.
Il rapporto da essi pubblicato a dir poco som
mario e si limita ad una breve e generica descri
zione dei luoghi e delle tombe scavate, delle
quali non si forniscono planimetrie: come sem
pre i due studiosi erano interessati ai papiri che
potevano essere conservati, anche nei cartonna
ges, all'interno delle necropoli. Numerose furo
no le sepolture di epoca tolemaica da essi rinve
nute a Sud-Ovest e a Nord-Ovest del kom58
(Grenfell-Hunt 1901, pp. 4-5). Nella prima
necropoli, molto vicina alla citt, la sepoltura
maggiore era gi stata violata e le mummie erano

in cattivo stato di conservazione, mentre a SudOvest di essa, ai piedi di una collina isolata, fu
ritrovato un esiguo numero di tombe di cocco
drilli, alcuni dei quali sepolti con accanto papiri
demotici. Nessun coccodrillo risult essere avvol
to in cartonnage di papiro. Pi ad Ovest venne
ro individuate sepolture degli inizi del periodo
tolemaico: un pozzo profondo dai 2 ai 4 metri
dava accesso ad una o pi stanze sotterranee che
ospitavano anche fino a dieci mummie, alcune
delle quali avvolte in cartonnages di papiro59.
Vicino alla citt, verso Nord-Ovest, vi era
un'altra necropoli tolemaica del II o I secolo a. C.,
in cui molte delle mummie erano avvolte in car
tonnages di papiro ormai ridotti in frantumi.
Secondo la testimonianza di Grenfell e Hunt,
a 1,2 km di distanza da Dimai verso Nord-Ovest
vi erano ancora nel 1901, su un'area rialzata
rispetto al terreno circostante, dei resti di case
molto mal conservate in cui furono trovati cera
mica e amuleti databili al tardo Nuovo Regno
(Grenfell-Hunt 1901, p. 5).
L'esplorazione della zona intorno a Dimai
consent a Caton-Thompson e Gardner l'indivi
duazione di alcune case datate all'epoca romana,
situate nella zona di costa a Sud dell'abitato, alla
quota di -9,7 m s.l.m. Ad una quota ancora infe
riore inoltre (-11,8 m) trovarono grossi blocchi di
pietra con evidenti segni di lavorazione, che furo
no interpretati come facenti parte probabilmen
te di un molo (Caton-Thompson-Gardner 1934,
p. 156).
A circa 50 metri a Sud del portale sul dromos
le due studiose trovarono una tomba scavata nel
l'arenaria: un pozzo profondo 2,4 m immetteva
in una stanza di 4,5 x 2,5 m, la cui porta fu tro
vata ancora sigillata. All'interno vi erano 13 corpi
mummificati divisi in due gruppi: 6 uomini,
1 donna, 3 bambini e 3 neonati. Il loro bendag
gio formava una decorazione romboidale, mentre
le maschere in cartonnage erano di un tipo piut
tosto povero. Gli unici elementi di corredo che
si rinvennero erano tre lucerne del tipo "delfiniforme" grazie alle quali la sepoltura fu datata
al I-II d.C.

57 Le monete di epoca tolemaica, ad esempio, provengono


spesso dalla superficie o dal Primo Livello, che invece di epoca
romana.
58 Non si precisano mai la posizione e le distanze delle strut
ture scavate, cos che risulta impossibile ricostruire la topografia del
sito solo sulla base di queste descrizioni.
59 Molti papiri e cartonnages rinvenuti in queste tombe erano
in cattivo stato di conservazione a causa dell'umidit, tanto da ridursi in polvere al momento del recupero; solo quelli trovati in sepol
ture poco profonde poterono essere asportati senza danni: Gren
fell-Hunt 1901, pp. 4-5.

Dimai (Soknopaiou Nesos)

Ad una distanza di 80 metri a Sud-Ovest del


portale fu individuata inoltre una necropoli roma
na di I-II d.C. composta da 13 tombe orientate
in modo irregolare e situate fra i 13,7 e i 16,7 m
s.l.m. Lo scavo rivel che si trattava di sepolture
senza corredo funerario, ricavate in semplici fosse
oblunghe, eccetto una che presentava invece un
rivestimento in mattoni crudi con copertura a
volta (Caton-Thompson-Gardner 1934, Pl. C, 4).
Quest'ultima era l'unica a conservare un corpo
mummificato, avvolto in bende formanti un moti
vo romboidale; nelle altre i corpi erano sempli
cemente avvolti in un sudario. Di un certo inte
resse il fatto che il corpo mummificato era
orientato con la testa ad Ovest, mentre gli altri
sembrano avere avuto orientamenti casuali
(Caton-Thompson-Gardner 1934, p. 158).
Nel corso della loro indagine in questa zona
a Nord del lago, le due studiose individuarono a
Ovest di Dimai un'ampia depressione (Fig. 21)
situata alla quota di 13 m s.l.m. ca., in cui erano
ancora evidenti tracce di antiche coltivazioni, con
lunghi argini che tagliavano l'area agricola sud
dividendola in bacini di forma e dimensioni irre
golari (Caton-Thompson-Gardner 1934, Pl. CV).
Tali argini erano costituiti da terrapieni tracciati
secondo linee rette, rivestiti e consolidati sui fian
chi con pietre locali e sulla sommit con argilla
compattata. A Nord, dove convergevano due
dighe, furono trovate le fondazioni in pietra di
una casa a due stanze (12 m s.l.m.) di ca. m 8 x
5, datata dai rinvenimenti ceramici al I d.C.60
(Caton-Thompson-Gardner 1934, p. 157). Nei
pressi dello stesso bacino agricolo vi erano anche
quattro monticelli su cui si trovavano costruzio
ni interpretate come punti di osservazione del
sistema idrico locale61, simili a quelli riscontrati
nella zona di bonifica a Nord di Karanis62. Sopra
ed intorno ad essi numerosi frammenti di cera
mica greco-romana e lame di coltelli litici del
l'Antico Regno63.
Anche in questo rapporto di scavo manca
una pianta topografica della zona in cui siano col
locate le strutture riconosciute e poste in luce;
solo gli argini dell'area agricola sono stati rileva
ti, mentre l'esatta posizione delle case e delle
tombe descritte resta sconosciuta.

4. Conclusioni
Come si visto il centro abitato e il territo
rio intorno a Soknopaiou Nesos non sono mai
stati esplorati in modo sistematico, cos che anco
ra oggi non possibile avere un'idea concreta e

51

precisa dal punto di vista archeologico dell'evo


luzione urbanistica e antropica verificatasi nel
corso del tempo.
Gli scavi archeologici non hanno portato alla
luce strutture databili ad un'epoca pretolemaica,
tuttavia vi sono indizi che la zona fosse in una
certa misura abitata o frequentata gi dall'Antico
Regno, per non parlare delle epoche che lo pre
cedettero. Data la scarsit delle notizie pubblica
te non possibile valutare l'attendibilit della
testimonianza di Grenfell e Hunt riguardo al
ritrovamento nella pianura a Nord-Ovest di
Dimai di resti di case molto degradate databili al
Nuovo Regno. Tale circostanza potrebbe non
essere del tutto inverosimile, dato che uno o forse
pi monumenti databili a quel periodo sono stati
trovati a Dimai o nelle sue vicinanze, anche se
non sono note le modalit del loro rinvenimento
e non sappiamo quanto affidabili siano tali attri
buzioni64. Certamente il Medio Regno ben testi
moniato nella zona grazie ai recenti scavi effet
tuati nei pressi del tempio di Qasr el-Sagha,
situato circa 20 km a Nord-Est di Dimai65.
Per quanto riguarda il centro abitato vero e
proprio, il livello abitativo pi antico fino ad ora
documentato stato trovato nel corso degli scavi
dell'Universit di Michigan e risale alla seconda
met del III secolo a. C. Purtroppo tale livello
non stato indagato in modo estensivo (Fig. 20),
e dunque i dati che se ne ricavano sono estre
mamente limitati e soprattutto poco significativi
dal punto di vista dell'urbanistica. Le strutture
scavate sono due abitazioni private situate vicino
al tempio, presso il lato sud-occidentale del temenos, presumibilmente non lontane dal luogo in
60 Quest'area era gi stata descritta pi o meno negli stessi ter
mini da Lepsius circa un secolo prima e l'edificio qui citato sicu-"
ramente lo stesso che egli descrive e di cui pubblica un disegno
schematico: LD II, p. 38. Egli cita anche le vicine strutture, descrit
te come un lungo muro e stretti terrapieni, che gi interpreta come
parte di un'area agricola.
61 Diversa l'opinione di Lepsius che li interpret come col
line funerarie: 4 grssere gemauerte Grabhgel (LD II, p. 38).
62 Cf. il capitolo VI dedicato alla merh di Herakleides.
63 Per quanto riguarda i siti neolitici e i rinvenimenti datati
all'Antico Regno cf. Caton-Thompson-Gardner 1934, pp. 85-86,
153.
M Cf. PM IV, pp. 96-97; Roeder 1924, nr. 14050; Charles
1960. II rinvenimento sporadico di materiali datati all'epoca dina
stica non sufficiente per affermare l'esistenza di Soknopaiou Nesos
in un periodo precedente l'epoca ellenistica, come invece ritiene,
ma senza darne motivazione, J. Schwartz (1988, p. 1-41).
65 Fra il 1979 e il 1988 l'Istituto Archeologico Germanico del
Cairo, l'Universit di Cracovia e il Centro Polacco per l'Archeolo
gia del Mediterraneo al Cairo hanno condotto scavi nell'area del
tempio. Grazie a tali ricerche stato possibile stabilire definitiva
mente che il tempio risale alla XII dinastia e che nell'area a Sud di
esso vi erano due insediamenti con relative necropoli, anch'essi
datati al Medio Regno: cf. Arnold-Arnold 1979; Sliwa 1992,
pp. 565-571, con la bibliografia precedente.

52

Capitolo I

cui Zucker rinvenne un considerevole numero di


ostraka tolemaici in demotico.
Nell'altra area interessata dagli scavi america
ni, ad Est del dromos, le case del livello pi anti
co risalgono alla fine del I secolo a. C.: si pu
dunque pensare, in via largamente ipotetica66, che
nella prima fase abitativa (III a. C.) le case si tro
vassero concentrate presso il tempio67 e forse, ma
ci non ha fino ad ora alcun riscontro, nelle
immediate vicinanze del dromos. Poich il dromos
non mai stato oggetto di uno scavo archeologi
co, non nota l'epoca in cui stato costruito;
tuttavia ritengo abbastanza probabile che gi
nella prima fase abitativa vi fosse una strada
diretta che poneva in comunicazione il tempio
con l'estremit Sud del pianoro su cui sorge l'a
bitato. Anche la cronologia del tempio e del suo
temenos sconosciuta, tuttavia verosimile che
il tempio pi antico di Soknopaiou Nesos sor
gesse in questo stesso luogo.
A sostegno dell'ipotesi che nel III a. C. potes
se gi esistere una strada sullo stesso percorso del
dromos il fatto che le due abitazioni del Quar
to Livello poste in luce dalla Missione americana
sono quasi esattamente parallele all'attuale dro
mos; lo stesso orientamento, con solo 1 o 2 di
differenza in pi o in meno, mantengono in que
sto settore le costruzioni e le strade dei livelli
soprastanti, databili alle epoche successive.
In generale sembra di poter dire, da quanto
emerso nel settore Ovest, che il centro abitato,
fin dal momento della sua fondazione, fu pianifi
cato secondo uno schema di vie fra di loro pres
soch ortogonali, il cui asse viario principale era
probabilmente il dromos^. Durante le due fasi
pi antiche (Quarto e Terzo Livello, corrispon
denti alla seconda met III - met II a. C.) le case
sembrano essere state costruite ben distanziate le
une dalle altre, mentre nei secoli successivi (I a.C.
- III d.C.) esse si infittirono progressivamente for
mando nuclei abitativi alquanto compatti e di
forma rettangolare, che a partire dall'epoca roma
na (Livelli Primo e Primo Tardo) assunsero
un'organizzazione spaziale tale da potersi defini
re come vere e proprie msulae69.
Un po' diversa appare la situazione dell'area
Est, in cui gli edifici e le strade posti in luce pre
sentano un orientamento Nord-Sud quasi perfet
to. Gli edifici indagati sono stati fondati in epoca
romana e utilizzati continuativamente dalla fine
del I a. C. al 250 ca. d.C. Umsula70 e le strade che
la circondano presentano un aspetto pi regola
re e ordinato rispetto all'area Ovest, probabil
mente perch si tratta di edifici abitati da perso
ne di diverso stato sociale e forse anche perch il

loro impianto non ha subito condizionamenti


dovuti alla presenza di strutture pi antiche.
Si pu dunque ipotizzare che all'inizio dell'e
poca romana Soknopaiou Nesos abbia avuto un
deciso incremento della popolazione e una gene
rale ristrutturazione urbanistica che, pur rispet
tando almeno in parte lo schema viario gi esi
stente, ha portato ad una diversa suddivisione
degli spazi, con un maggiore accorpamento delle
abitazioni in msulae. A questa stessa fase costrut
tiva71 risalgono probabilmente la pavimentazione
attualmente visibile del dromos e il restauro o la
fondazione del portale d'ingresso alla citt; si pu
pensare che anche il restauro del tempio Sud
all'interno del grande temenos sia stato effettua
to in concomitanza con la grande ristrutturazio
ne dell'abitato, ma per il momento la cronologia
del tempio rimane ignota.
Secondo Boak il centro abitato di epoca
romana era chiuso da mura perimetrali in modo
che l'ingresso alla citt avvenisse solo attraverso
porte facilmente controllabili per la riscossione di
tasse applicate ai movimenti delle merci. La chiu
sura perimetrale era costituita, cos come sembra
testimoniare l' insula dei Livelli Primo e Primo
Tardo del settore Ovest, dalle pareti di fondo del
l'ultima fila di abitazioni, che risultano essere
senza alcuna apertura verso l'esterno, e da brevi
muretti che chiudevano le strade. Tratti di un
muro di cinta sono inoltre ancora oggi visibili alle
spalle del tempio, all'estremit nord-orientale di
Dimai: lo stesso che riconoscibile sulla pianta
di Lepsius e che all'epoca si estendeva anche sul
versante nord-occidentale. Zucker scavando nella
collina orientale ne trov un tratto e lo segu per
alcuni metri nel suo percorso Nord-Sud; pur
troppo non nota l'esatta collocazione del tratto
esplorato e pertanto non attualmente possibile

Ml L'esiguit delle aree scavate in maniera scientifica, e soprat


tutto documentata, non consente di trarre alcuna conclusione sul
l'urbanistica del centro, ma suggerisce alcune ipotesi che dovreb
bero essere verificate con nuove ricerche archeologiche.
67 Anche Zucker testimonia, seppure in forma estremamente
generica, che nelle colline di sabbia sud-orientali trov papiri data
bili prevalentemente al I sec. d.C.
6S La strada con andamento Nord-Sud (= I 105 e seg.) e paral
lela al dromos rimase nella stessa posizione nei successivi livelli, pur
variando in larghezza (Boak 1935, Plan XIII). Data la limitatezza
delle aree scavate ritengo che non sia possibile stabilire i rapporti
gerarchici delle strade poste in luce rispetto alla generale rete viaria.
64 L'insula posta in luce nei Livelli Primo Tardo e Primo del
settore Ovest misura 30 x 23,5 m ca. Per l'esiguit degli scavi non
possibile affermare con certezza se insulae di questo tipo si dispo
nessero in modo regolare su tutta l'area della citt.
70 L'insula Est misura 21 x 26 m ca.
71 Questa fase corrisponde, secondo il rapporto di scavo dei
settori indagati dalla Missione Michigan, al Primo Livello Ovest e
al Secondo Livello Est.

Dimai (Soknopaiou Nesos)

sapere se il lato orientale di Dimai, come anche


quello occidentale, fosse tutto percorso da un
muro. Certamente non si trattava di un muro di
cinta eretto per ragioni difensive, dato che il suo
spessore molto ridotto, inferiore a quello del
temenos, ma assai verosimilmente un muro peri
metrale. Allo stato attuale non possibile stabili
re se tale muro fosse effettivamente limitato alla
zona Nord di Dimai e quindi fosse sostituito nella
sua funzione lungo i versanti Est ed Ovest dalla
linea continua delle abitazioni, cos come suppo
ne Boak, oppure se invece esso si prolungasse
anche sui lati orientale e occidentale, come sem
bra di potersi ricavare dalla testimonianza di
Zucker, almeno per il lato Est. In tal caso esso
sarebbe attualmente nascosto alla vista dalle lun
ghe e alte colline di sabbia che fanno da corona
all'abitato.
Le ragioni di una tale chiusura possono esse
re varie: dal controllo fiscale, come suppose
Boak, alla delimitazione dell'area urbana, fino alla
protezione dai venti e dalla sabbia. Non si deve
dimenticare infatti che Soknopaiou Nesos si tro
vava in una zona desertica e che soltanto una
limitata estensione di terreni sulla riva del lago e
ad Ovest della citt era coltivata. La citt era
dunque esposta ai venti, e quindi alla sabbia,
come molti dei centri che circondavano il
Fayyum. Evidenti tentativi di bloccare l'avanzata
della sabbia furono posti in atto presso le abita
zioni del settore orientale durante l'ultima fase
abitativa (muretti di pietre): probabilmente l'a
vanzare delle sabbie del deserto (e dunque pi in
generale il processo di desertificazione) si era
fatto pi minaccioso (Fig. 15).
Per quanto riguarda l'architettura privata, i
modelli delle abitazioni, con varianti nelle
dimensioni, rimangono sostanzialmente gli stessi
dal III a. C. al III d.C.: a pianta rettangolare piut
tosto allungata o pressoch quadrata, esse si svi
luppano almeno su due piani che si raccordano
mediante una scala situata al centro o in un
angolo della casa. Le stanze interrate o seminterrate hanno spesso una copertura a volta, cos
come il vano scala. Quasi mai attestata la pre
senza della cucina all'interno dell'abitazione, che
proprio per questo sempre affiancata da uno o
pi cortili in cui vi erano forni e focolari, oltre
ad altre attrezzature.
Soprattutto nelle fasi pi antiche attestato
l'uso di pietre di estrazione locale nell'erezione
della parte pi bassa dei muri o semplicemente
delle fondazioni; l'uso del mattone crudo, conso
lidato in certi casi con l'inserimento di elementi
lignei, tuttavia maggioritario.

53

Mancano testimonianze precise riguardo all'e


sistenza di discariche pubbliche, tuttavia il fatto
che non ne siano state identificate non significa,
soprattutto nel caso di Dimai, che non ve ne fos
sero. infatti molto probabile che esse siano
state sconvolte, come avvenuto per gran parte
del sito, nel corso dei numerosi saccheggi cui esso
fu sottoposto; soltanto Zucker menziona la pre
senza di strati piuttosto consistenti di afsh che
iniziavano poco sotto la superficie della sabbia
sulla collina pi meridionale di quelle orientali e
su quella occidentale, presso il tempio. Anche se
la presenza di afsh non sempre indice dell'esi
stenza di una discarica, in questo caso potrebbe
esserlo stato, dato che si trovava sopra accumuli
di materiali e di sabbia in aree che Zucker asse
risce essere prive di abitazioni. E pertanto possi
bile che le alte colline che circondano il centro si
siano formate attorno al muro di cinta sia con
l'ammasso di sabbia portata dai venti sia con l'ac
cumulo dei rifiuti del centro urbano, almeno nel
l'ultimo periodo in cui Soknopaiou Nesos fu abi
tata. estremamente probabile infatti che,
mancando il sistema fognario e un servizio pub
blico di smaltimento dei rifiuti, come sempre nel
l'Egitto antico, una parte dei rifiuti prodotti dalle
famiglie venisse gettata ai limiti o fuori dell'area
abitata in punti il pi possibile vicini alle abita
zioni, in questo caso lungo i versanti Est ed
Ovest del kom.
Come si visto, ancora oggi ci che sappia
mo di Soknopaiou Nesos deriva prevalentemente
dallo studio delle fonti scritte72, ostraka e papiri
soprattutto, mentre restano quasi completamente
ignoti il suo impianto urbano e i modi e i tempi
del suo ampliamento nel corso dei secoli. Nulla
noto inoltre, dal punto di vista archeologico,
architettonico e funzionale, delle strutture interne
al temenos, della tipologia e dello sviluppo cro
nologico e spaziale dei due templi centrali.
Completamente ignote restano la finalit di
tale insediamento urbano75, cos periferico rispet
to all'area fertile del Fayyum, e le modalit di
approvvigionamento di acqua dolce per i suoi

l2 Per una ricostruzione storica della vita di Soknopaiou


Nesos cf.: Wessely 1902; Boak 1935, pp. 19-21; Bernand 1975,
pp. 125-126. Si vedano inoltre fra gli altri Samuel 1981, pp. 389403; Hobson 1984, pp. 89-109; Schwartz 1988, pp. 141-148; Mes
seri Savorelli 1989, pp. 7-14.
75 Significativo per tale valutazione, oltre a numerose altre cir
costanze, il ratto che a Soknopaiou Nesos siano state rinvenute
numerose statue aventi per lo pi una funzione templare mentre
non si ha nessuna notizia in merito a ritrovamenti di attrezzature
relative all'agricoltura o alla trasformazione degli alimenti, come
macine, frantoi ecc. Ancora oggi fra le rovine si nota l'assenza di
questi manufatti, numerosi invece in altri siti del Fayyum.

54

Capitolo I

abitanti e per le colture agricole locali. A questo


proposito tre sembrano le ipotesi plausibili, tutte
non prive di obbiezioni: 1. che esistessero pozzi
da cui attingere acqua dal sottosuolo; 2. che il
lago non fosse ancora salato; 3. che fosse stato
scavato un canale artificiale che, passando da
Karanis, portava acqua direttamente dal Bahr
Yussuf74. Tutte queste ipotesi non hanno ancora

trovato il minimo conforto archeologico e docu


mentario. E certo tuttavia che l'acqua dolce dove
va essere disponibile in quantit sufficiente a con
sentire, oltre alla sopravvivenza di una comunit
numerosa, la coltivazione dei terreni circostanti75,
per quanto poco estesi essi potessero essere, e ad
abbeverare gli animali, la cui cospicua presenza
testimoniata dai papiri76.

'4 Questa possibilit vista con favore da Grenfell, Hunt e


dalla Caton-Thompson, la quale tuttavia ammette che le ricerche di
tale canale non hanno dato esito positivo e che vi sono ostacoli
obbiettivi dal punto di vista geologico e orografico che rendono
improbabile la sua realizzazione. Proprio per queste difficolt orografiche la geologa E.W. Gardner ritenne tale ipotesi improponibi
le: Caton-Thompson-Gardner 1934, pp. 156-157.
715 E ormai accertato su base documentaria che i terreni agri
coli di Soknopaiou Nesos erano molto limitati, tanto che i suoi

abitanti affittavano terreni da coltivare in diverse localit del


Fayyum: Hobson 1984, pp. 89-109. Secondo D.H. Samuel in epoca
romana a Soknopaiou Nesos vivevano quasi esclusivamente Egizia
ni poich la scarsit di terra coltivabile rendeva la localit priva di
interesse per Greci e Romani (Samuel 1981, p. 402).
76 Sui documenti inerenti alla compravendita di asini e cam
melli cf. Schwartz 1988, pp. 141-148; cf. inoltre Hobson 1984,
pp. 89-109.

Dimai (Soknopaiou Nesos)

Fig. 4. // dromos e il tempio da Sud

Fig. 5. Ingresso meridionale del tempio Sud interno al temenos.

56

Capitolo I

Fig. 6. Visione d'insieme da Nord-Ovest delle rovine con al centro il dromos.

Fig. 7. L'edificio li 20 i scavato dalla Michigan University, settore di scavo Est.

Fig. 8. Soknopaiou Nesos: planimetria generale delle rovine disegnata dal Lepsius nel 1843

58

Capitolo 1

Fig. 9. Schizzi dell'area del tempio tratti dal diario di scavo di Zucker.

Dimai (Soknopaiou Nesos)

Fig. 10. Dal diario di scavo di Zucker: abitazioni scavate ad Est del dromos.

59

Dimai (Soknopaiou Nesos)

Fig. 12. Carta topografica disegnata dalla quipe della Michigan University.

61

62

Capitolo 1

Fig. 13. Settore di scavo Michigan situato ad Est del dromos. Edifici del Secondo Livello

Dimai (Soknopaiou Nesos)

Fig. 14. Settore ad Est del dromos. Edifici del Primo Livello

63

Capitolo I

Fig. 15. Settore ad Est del dromos. Edifici del Livello Primo Tardo

66

Capitolo I

Fig. 17. Settore di scavo Michigan situato ad Ovest del dromos. Edifici del Secondo Livello

Dimai (Soknopaiou Nesos)

Fig. 18. Settore ad Ovest del dromos. Edifici del Primo Livello

61

68

Capitolo 1

Fig. 19. Settore ad Ovest del dromos. Edifici del Livello Primo Tardo

Dimai (Soknopaiou Nesos)

69

70

Capitolo I

IRRie ATION EMBANKMENT SYSTEM


WEST DIMAI BASIN.

Fig. 2 1 . Dighe facenti parte dell'area agricola ad Ovest di Dimai

Dimai (Soknopaiou Nesos)

Fig. 22. Fotografia aerea RAF del 1955 In alto a sinistra il kom di Dimai dalla caratteristica forma ovale.

71

CAPITOLO II

Kom Aushim (Karanis)

Posizione geografica: 29 31' Nord; 30 53' Est


Quota s.l.m.: da - 11 a + 0,3 1 m77
Estensione del kom: 1050 X 750 m ca.
Orientamento dei templi:

Tempio Nord: 160 Nm (1993)78


Tempio Sud: 80 Nm (1993); 81 Ng (1933)
Orientamento del centro abitato: 168 N79

Cronologia: 242 a. C. (PCairo Zen 59361, 38) ep. arab. (BGU II 608, 1)

1. Il sito
Kom Aushim si trova oggi presso la grande
strada asfaltata che collega il Fayyum al Cairo
attraverso il deserto. Essa occupa un naturale
avvallamento nel terreno (una sorta di wad) che
lambiva a Nord-Ovest Karanis e la separava dalle
sue necropoli, situate su un pianoro al di l della
depressione. Anche il centro abitato si trova su
un gradino roccioso ai piedi del quale, verso Sud
e verso Ovest, si trovano le coltivazioni che ini
ziano al di l del canale Abdalla Wahbi.
Il kom presenta attualmente una forma non
facilmente definibile, ma grosso modo circolare:
il versante nord-orientale costituito da colline
di sabbia relativamente alte che formano un
semicerchio interrotto ad Est da un avvallamen
to, in cui certamente passava la strada che pro
veniva da Bakchias. Sugli altri suoi lati il kom
digrada dolcemente pur essendo costellato di alte
colline non ancora scavate e di edifici semiaffio
ranti. In gran parte le strutture attualmente visi
bili furono poste in luce negli anni Trenta nel
corso degli scavi della Michigan University e da
quel momento, prive di protezione, iniziarono ad
andare in rovina.
Le strutture meglio conservate si trovano
nella parte centrale del kom intorno ai due tem
pli principali: in quest'area si possono ancora
riconoscere gli edifici, a volte appartenenti al
livello pi antico, posti in luce nel corso delle
numerose campagne di scavo dell'Universit
americana. Sono ancora in buono stato di con
servazione gli edifici in mattoni crudi situati

all'interno del temenos del tempio Sud, cos


come il tempio stesso, dedicato alle divinit coc
codrillo Pnepheros e Petesouchos, che si pre
senta come un massiccio edificio costruito con
blocchi squadrati di calcare, poggiante su un'al
ta fondazione costituita da pietre locali irregola
ri, originariamente non in luce (Fig. 23). Molte
strutture di tale area non fanno parte di una stes
sa fase edilizia, si trovano a diverse altezze e sono
spesso isolate: , questa, una situazione del tutto
artificiale dovuta agli scavi Michigan e anche
all'attivit dei sebbakhin. Di fronte ai due templi
infatti chiaramente riconoscibile un'area pia
neggiante e vuota, risultato di un'intensa attivit
dei sebbakhin che operarono anche in altre parti
del kom, soprattutto ad Ovest di esso.
Il tempio Nord, anch'esso restaurato e in
buono stato di conservazione, accessibile grazie
ad una moderna e ripida scala in pietra che
colma il dislivello causato dall'asportazione del
terreno davanti ad esso (Fig. 25). A Nord-Ovest
di questo tempio sono ancora parzialmente visi
bili le strutture in mattoni cotti pertinenti ad una
struttura termale di epoca romana rinvenuto negli
scavi degli anni Settanta. Al di l di questi edifi
ci, in direzione della strada, sono ancora ben
riconoscibili alcune grandi discariche probabil
mente attribuibili, almeno in parte, agli scavi
effettuati in questa zona negli anni Settanta dal
l'Universit di Giza.
All'esterno del kom vero e proprio, poco fuori
del centro abitato e al di l delle colline orientali,
si possono ancora riconoscere i resti di un "quar
tiere basso"80 di Karanis la cui planimetria orto
gonale almeno in parte ancora facilmente tracciabile. Esso sembra diviso a met dalla strada che
collegava Karanis a Bakchias e che incrocia le altre
77 Le quote si riferiscono alla roccia su cui poggia l'abitato:
Boak-Peterson 1931, pp. 2-3.
78 Per questi valori cf. infra capitolo XX.
79 II valore si riferisce all'asse viario maggiore trovato nel corso
degli scavi Michigan, il CS 210 (Husselman 1979, Map 10).
80 Secondo la descrizione di Boak e dei suoi collaboratori, l'a
bitato si estendeva anche ad Est e ad Ovest del kom, ma risultava
molto pi basso, essendo costituito da un unico livello di abitazio
ni: Boak-Peterson 1931, p. 3, Plan I.

74

Capitolo II

vie in modo ortogonale. Dell'analogo "quartiere"


che doveva trovarsi ad Ovest del kom, come testi
monia una fotografia aerea del 1925 (Boak 1926a,
Pl. IX), oggi non pi visibile nulla81. Nella parte
Sud del centro gli edifici sono ancora in un discre
to stato di conservazione e si dispongono sul pen
dio che digrada verso il canale sfruttando il natu
rale terrazzamento formato dalla roccia sottostante.
Poich Karanis attualmente una delle loca
lit turistiche pi visitate del Fayyum, stato pre
disposto una sorta di percorso archeologico fra
le rovine, organizzato in alcuni sentieri segnalati
da frecce e costellati di panchine e di attrezzi liti
ci rinvenuti nell'area, come macine tebane in gra
nito e contrappesi in calcare; nei pressi dell'in
gresso e del magazzino per le antichit sono stati
collocati inoltre una serie di monumenti rinvenuti
in altre localit del Fayyum. Il piccolo museo rin
novato stato aperto nel 1994, ma solo in parte
espone materiali rinvenuti a Karanis.

2. Gli scavi
Le prime notizie di Kom Aushim risalgono al
survey effettuato da Petrie nel 189082, che ne
comprese l'importanza e lo descrisse come una
grande citt, la pi importante di tutto il distret
to. Le sue rovine si estendevano per circa 800
metri e alcune colline si innalzavano fino a 30 m
sulla pianura circostante. Queste ultime, secondo
la descrizione del Petrie, erano in gran parte arti
ficiali, costituite da accumuli di rovine, fra le
quali vi erano alcune basi di colonne in pietra,
larghe 75 centimetri, e un'insolita lastra litica con
un busto maschile scolpito a rilievo in modo
grossolano e in stile non egiziano.
Il considerevole numero di grandi pesi83
sparsi su tutta l'area colp molto Petrie che dopo
averne esaminato una grande quantit giunse alla
conclusione che dovesse trattarsi di pesi veri e
propri, utilizzati in una citt che doveva essere
stata particolarmente importante per i traffici
commerciali via fiume e via lago verso Nitria. La
constatazione indusse inoltre lo studioso a rite
nere che questo fosse stato il porto di Nitria in
epoca preromana.
Tra il 1877 e il 1895 Karanis fu sicuramente
oggetto di scavi da parte degli abitanti del luogo
che, tra l'altro, portarono alla luce parte del tem
pio Sud e rinvennero numerosi papiri, giunti poi
sul mercato antiquario. Secondo quanto riferisce
D.G. Hogarth, i locali testimoniarono che nel 189293 vi furono grandi ritrovamenti di papiri nelle case
dei sobborghi orientali (Grenfell-Hunt-Hogarth

1900, p. 28); inoltre egli stesso vide nel 1895 che


essi lavoravano costantemente sulle alture nei pres
si del tempio Sud, di cui posero in luce la facciata
e tre portali con altrettante epigrafi.

2.1. Gli scavi di Grenfell, Hunt e Hogarth


(1895-1896)
Gli scavi dell'Egypt Exploration Fund diret
ti da B.P. Grenfell e D.G. Hogarth iniziarono il
24 dicembre 1895 e proseguirono per 12 giorni
fino al 4 gennaio 1896; dopo un'interruzione di
7 settimane, in cui i ricercatori si spostarono a
Kom Umm el-Atl, furono ripresi per pochi gior
ni dal 23 al 29 di febbraio e quindi vennero defi
nitivamente chiusi. In cos breve tempo e con
una sessantina circa di operai essi furono in
grado di portare alla luce completamente il tem
pio Sud, di sondare alcune case e parte delle
necropoli situate a Nord del kom. Le pubblica
zioni che riferiscono di queste ricerche sono,
come sempre, poco particolareggiate e prive di
illustrazioni e di piante84: l'unica planimetria alle
gata quella dell'area in cui si trova il tempio
Sud (Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, Plan II) (Fig.
27) e due disegni al tratto, che riproducono il
kom e il santuario a met degli scavi, costitui
scono la sola visione d'insieme delle antichit
(Hogarth-Grenfell 1896, pp. 14, 19K
La pianta del tempio, pur essendo estrema
mente schematica, di grande interesse poich
testimonia la situazione di superficie dell'area
prospiciente il santuario e che, in sguito agli
scavi Michigan (Boak 1933, Plan II), sappiamo
essere situata all'interno del temenos. Si evince
che il cortile colonnato che si trovava davanti
all'ingresso del tempio non fu scavato in questa
occasione: solo brevi tratti di muri in pietra e
mattoni crudi erano visibili, come ad esempio il
cosiddetto propileo di Commodo. Tutt'intorno la
zona era ricoperta e circondata da alte colline di

81 Attualmente quest'area pu dirsi quasi completamente


distrutta; alcune strutture murarie sono state rinvenute nel corso
della costruzione della biglietteria situata all'ingresso dell'area
archeologica (notizia dell'ispettore Ahmed Abd el-Aal Mohammed).
S2 Kom Wezim o Kom nr. 7: Petrie 1891, p. 32, Pl. XXX.
85 Si tratta in realt di contrappesi in calcare fossilifero che
ancora oggi si vedono in gran numero a Karanis e anche in altre
localit del Fayyum.
84 Dal diario di scavo di Hogarth si apprende che le planime
trie disegnate dovevano essere varie, ma di esse sembrano essersi
perse le tracce.
815 Da un articolo in corso di stampa di D. Montserrat si
apprende l'esistenza di una fotografia del tempio Sud scattata da
Hunt: D. Montserrat, 'No Papyrus and no Portraits': Hogarth, Gren
fell and the First Season in the Fayum, 1895-6

Kom Aushim (Karanis)

sebbakh e ci spiega come mai qualche tempo


dopo quest'area sia stata il centro dell'attivit di
spoliazione dei sebbakhm, che asportarono ogni
cosa fino a raggiungere la roccia.
Hogarth riferisce inoltre che al di l del pro
pileo di Commodo (porta Nord del temenos] vi
era un ampio spazio aperto, che fu interpretato
come la piazza del mercato o agor (GrenfellHunt-Hogarth 1900, p. 27); purtroppo a causa
dello sbancamento operato dai cercatori di seb
bakh non pi possibile accertare quanto fosse
reale la presenza di uno spazio pubblico o se
invece si trattasse di una impressione dovuta alla
situazione di superficie.
Nel rapporto di scavo si legge che all'inizio
dei lavori la planimetria generale dell'abitato era
ben chiara, ma nonostante ci la sua descrizione
risulta estremamente generica: si riconoscevano
ancora vie ed insulae e si specifica che vi era un
solo tempio principale (quello Sud)86, ad Est e
Sud-Est del quale si trovavano quartieri partico
larmente affollati, in cui le case erano costruite le
une a ridosso delle altre, separati da vicoli molto
stretti. Al contrario, ad Ovest della piazza del
mercato, le case erano costruite in modo pi
distanziato e sembravano essere di altezza mag
giore delle altre. Queste ultime si prospettavano
dunque come molto promettenti, ma nonostante
ci nessuna di esse fu completamente scavata a
causa dello spesso strato di detriti e di immondi
zia che le ricopriva. In una di queste case furono
trovati numerosi frammenti di papiro e una pic
cola giara contenente 91 tetradracme romane
(Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, pp. 28, 65). Altri
edifici di notevole ricchezza furono rinvenuti nella
parte Sud del kom e proprio per la loro ampiez
za e solidit vennero interpretati come edifici
pubblici (Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, p. 28).
Le case indagate sulle colline ad Ovest e a
Nord si rivelarono nel complesso di piccole
dimensioni e improduttive; pi proficuo fu
invece lo scavo di una grande discarica nel set
tore Sud-Est, in cui oltre ad un papiro si rinven
nero in situ un buon numero di giare iscritte,
sepolte in un periodo piuttosto tardo in una trin
cea che fungeva da cantina (Grenfell-HuntHogarth 1900, p. 29). Si rinvenne anche una
grande stanza, di cui non si precisa altro, intona
cata e dipinta con affreschi di qualit scadente.
Altri affreschi raffiguranti santi copti furono tro
vati in un'abitazione facente parte di un gruppo
di case molto ben costruite e situate ai piedi delle
colline settentrionali.
Il tempio Sud era ricoperto da rifiuti dovuti
allo stanziamento di beduini ed era ingombro di

materiali di crollo; grazie ad un'epigrafe incisa


sull'architrave del portale d'ingresso fu immedia
tamente noto che le divinit cui era dedicato
erano due, Pnepheros e Petesouchos. La lunga
iscrizione era originariamente un omaggio all'im
peratore Nerone, ma in sguito il suo nome
venne cancellato (Grenfell-Hunt-Hogarth 1900,
p. 33). All'interno il tempio fu scavato fino al
pavimento, eccetto l'angolo Nord-Est su cui non
si ritenne valesse la pena di trattenersi, dati gli
scarsi risultati ottenuti nel resto dell'edificio.
Le uniche stanze che conservavano ancora il
soffitto a volta erano due situate sul lato Sud fra
quelle di servizio; tutti gli altri ambienti furono
trovati pieni di sabbia e di blocchi un tempo
parte delle pareti o delle coperture. Sul pavi
mento si rinvenne uno strato di immondizia
domestica, a testimonianza di una tarda frequen
tazione dell'edificio, utilizzato come abitazio
ne probabilmente agli inizi dell'epoca araba. A
questa fase appartengono forse alcuni muri in
mattoni crudi eretti nelle stanze centrali (Gren
fell-Hunt-Hogarth 1900, p. 31, Pl. II) e fu pro
babilmente in questo periodo che scomparvero le
suppellettili originali del santuario. I soli elemen
ti architettonici rimasti di un certo interesse erano
un grande basamento-altare cavo all'interno situa
to sul fondo del naos, un fregio di urei scolpito
al di sopra di una nicchia nella seconda stanza
centrale e le barre ancora in situ nelle finestre del
muro esterno, che davano luce allo stretto pas
saggio laterale, oggi non pi conservate.
Alcuni sondaggi furono effettuati al di sotto
della soglia d'ingresso e all'interno della prima
sala87 allo scopo di ritrovare i depositi di fonda
zione che permettessero di datare con esattezza
l'edificio, ma non diedero alcun risultato. All'e
sterno, davanti al portale, vi erano due statue in
arenaria raffiguranti due leoni accovacciati, di cui
una, quella Sud, presentava un'iscrizione dedica
toria in greco datata al regno di Commodo (Gren
fell-Hunt-Hogarth 1900, p. 34). Altre due picco
le statue di leoni e una criosfinge furono ritrovate
nei pressi del portale che dava accesso ai deipneteria, sul cui architrave vi era un'epigrafe in greco,
allo stesso modo degli altri due portali in pietra
(Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, p. 33).
All'epoca della prima Missione a Karanis di
Grenfell e Hogarth (1895-96) l'architrave del
86 II tempio Nord era nascosto alla vista da un grande accu
mulo di antica immondizia e fu scavato solo pi tardi dalla Michigan University.
87 Tali sondaggi avvennero esattamente ... for some distance
up the line of the axis of the first prosekos ..., presumibilmente
all'interno della sala (Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, p. 31).

76

Capitolo II

propileo Nord conservava ancora, sotto un disco


solare alato, un'epigrafe che ne attestava il restau
ro avvenuto durante il regno di Commodo; la
stessa non era pi visibile nel 1900 (GrenfellHunt-Hogarth 1900, p. 34).
I ritrovamenti furono nel complesso piuttosto
scarsi e deludenti: per questa ragione l'quipe di
Grenfell decise di rimanere poco tempo a Karanis e di dedicare invece pi giorni all'indagine di
Kom Umm el-Atl, che si preannunciava pi pro
mettente a causa del suo isolamento. Fra le case
dell'abitato, che in gran parte erano gi state sac
cheggiate, oltre al tesoretto di monete romane e
alle giare iscritte sopra ricordate88, si rinvennero
un gruppo di bottiglie romane in vetro verde
contenute in una giara, diversi oggetti di uso
domestico in legno e ceramica (Grenfell-HuntHogarth 1900, p. 29) e alcuni papiri89, tutto data
bile fra l'epoca tolemaica e bizantina.
All'interno del tempio furono rinvenuti pochi
oggetti, tra i quali si ricordano un frammento di
statuetta litica con tracce di doratura, di epoca
romana, e un amuleto b in fa'ence blu, entram
bi recuperati dalla cavit ricavata nella piattafor
ma-altare. Le antichit trovate nel corso della
Campagna 1895-96 furono poste in casse e spe
dite a Sennuris (Hogarth-Grenfell 1896, p. 19) da
dove sarebbero state trasferite al Cairo90.
Fino al 1925, anno in cui la Michigan University inizi i suoi lavori, non vi furono altri
scavi regolari a Kom Aushim. Tuttavia si ha noti
zia che almeno fin dall'inizio degli anni Venti vi
stata un'intensa attivit dei sebbakhin, il cui
lavoro era organizzato dalla compagnia agricola
(= da'ira] Agnelli di Tamiya, autorizzata dal
Governo. Lo smantellamento del centro abitato
avvenne in maniera massiccia anche grazie all'u
so di una articolata decauville che consent la
rapida rimozione e il trasporto dei materiali91.
Una serie di articoli comparsi nel 1924 e
1925 su ASAE ad opera di G.A. Wainwright, in
quel momento Capo Ispettore del Medio Egitto,
testimonia tale attivit. Essi riguardano lo studio
di una serie di oggetti datati tra il III e il IV d.C.
e ritrovati, non si specifica quando, a Kom
Aushim dai sebbakhin e quindi pervenuti al
Museo del Cairo: un tavolino copto per la lettu
ra dei libri sacri92, tre canestri in fibre vegetali,
uno dei quali colmo di papiri del IV d.C., un
grande cesto contenente una pentola, tre vasetti
in vetro e quattro corde con due uncini di legno
ciascuna93, tre piatti in terracotta sigillata africa
na, di cui uno con iscrizione in copto ad inchio
stro, una padella in bronzo, uno stampo e due
scatole in legno con coperchio94, una scatola in

legno dipinto contenente tre vasetti in vetro95,


una porta e uno sgabello in legno96 di epoca
bizantina e due elementi lignei torniti97. Questo
gruppo di oggetti, tutti di tarda epoca romana e
bizantina, testimonia la distruzione del livello
archeologico superficiale corrispondente alla
Karanis pi tarda.

2.2. Gli scavi della Michigan University


(1924-1934)
Nel 1924 F.W. Kelsey, dell'Universit di
Michigan, chiese e ottenne il permesso di con
durre scavi sul sito di Kom Aushim; i lavori veri
e propri iniziarono nel gennaio 1925 e furono
diretti da J.L. Starkey fino al 1926 e poi- da E.E.
Peterson fino al 1935. All'inizio la Missione ame
ricana dovette fare i conti con i sebbakhin, sia
agricoltori privati sia braccianti della Da'ira
Agnelli Gianotti, ancora attiva e non disposta a
cessare la sua attivit: in quel momento gi tutta
la parte centrale del kom era stata asportata e lo
snodo principale della decauville si trovava pro
prio al centro delle rovine (Husselman 1979,
p. 1). Le due parti raggiunsero un compromesso:
si permetteva ai sebbakhin di asportare i materiali
di discarica prodotti dallo scavo archeologico,
che per questa ragione fu concentrato non lon
tano dalla decauville e in aree ricche di sebbakh
(Kelsey 1927a, p. 82; Boak-Peterson 1931, p. 3).
Nel corso di dieci anni fu scavata gran parte
dell'area centrale dell'abitato e furono portati alla
luce e studiati i due templi maggiori. Quello a
88 Nel volume non si trovano altre notizie relative a queste
iscrizioni.
89 Come per la grande maggioranza dei papiri pubblicati in
Faym Towns, manca ogni riferimento al luogo e al contesto di rin
venimento: Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, pp. 74-87, 153-154, 201,
295.
90 Secondo D. Montserrat, le antichit rinvenute nelle varie
campagne di scavo patrocinate dall'Egypt Exploration Fund nel
Fayyum furono distribuite nel 1902 fra coloro che le sostennero
finanziariamente: tra i principali beneficiari il British Museum, il
Royal Scottish Museum di Edimburgo, il Liverpool Museum, il
Royal Ontano Museum di Toronto ecc. (Montserrat, 'No Papyrus
and no Portraits' cit., in corso di stampa).
91 Venivano asportati circa 200 metri cubi al giorno di mate
riali: Boak-Peterson 1931, p. 3. L'ingresso al Museo del Cairo nel
1921 di una stele con epigrafe in greco di carattere funerario testi
monia l'attivit dei sebbakhin anche nella necropoli: Lefebvre 1921,
pp. 165-168.
92 JE 47102: Wainwright 1924, pp. 105-107.
95 JE 48879-81, 47245, 47262-65: Wainwright 1924a, pp. 108109, 112-116.
* JE 47117-19, 48882, 47111, 47077, 47125: Wainwright
1924b, pp. 117-121.
95 JE 47116: Wainwright 1925, pp. 97-104.
ME 48883-84: Wainwright 1925a, pp. 105-111.
ME 47607-08: Wainwright 1925b, pp. 112-119.

Kom Aushim (Karanis)

Nord, sconosciuto a Grenfell e Hunt a causa di


uno spesso strato di antica immondizia che lo
ricopriva, era stato individuato pochi anni prima
dai sebbakhin.
Lo scavo si svolse come a Soknopaiou Nesos
secondo una metodologia "stratigrafica"98 che
prevedeva anche la rimozione degli strati e delle
strutture per poter continuare l'indagine nei livel
li sottostanti. Tale metodo consent l'esplorazio
ne completa di alcune aree e di alcuni quartieri
nel loro susseguirsi cronologico, puntualmente
documentati con piante di fase" e sezioni. L'area
scelta per lo scavo si estendeva per circa 450 x
450 metri, inclusa la grande zona livellata dai seb
bakhin: situata al centro del kom, ove maggiori
erano i dislivelli e dunque pi complessa era la
stratificazione degli edifici, essa fu suddivisa in 7
settori, secondo un reticolato orientato composto
da quadrati di 70 metri di lato.
La pubblicazione dei risultati non fu tempe
stiva: la prima notizia dei lavori risale al 1926
(Boak 1926a, pp. 19-21) ed un sintetico reso
conto della prima Campagna, seguito rispettiva
mente nel 1932, nel 1933 e nel 1934 (CdE 1932,
pp. 83-85; CdE 1933, pp. 100-101; CdE 1934,
pp. 270-271) da un breve riassunto delle Mis
sioni successive; nel 1931 e nel 1933 furono editi
i rapporti di scavo che illustrano principalmente
la situazione stratigrafica, topografica e architet
tonica dei quartieri abitativi indagati fra il
1925100 e il 1928 e le due aree templari (BoakPeterson 1931; Boak 1933). Dopo la fine degli
scavi comparvero le monografie dedicate a sin
gole categorie di oggetti, come i papiri, i vetri,
le monete101 ecc., ma fino ad oggi non si anco
ra giunti alla completa pubblicazione dei mate
riali, a volte resi noti attraverso mostre temati
che organizzate presso il Kelsey Museum102. La
mancata edizione degli oggetti rinvenuti conte
stualmente a quella degli edifici ha creato una
separazione netta fra i due "tipi" di ritrovamen
ti tanto che non si sa, tranne in casi eccezionali,
che cosa sia stato trovato nei vari edifici e non
chiaro se l'interpretazione funzionale e cronolo
gica che di essi stata data sia anche dovuta al
tipo di rinvenimenti.
Mancano inoltre l'edizione delle Campagne di
scavo dal 1928 al 1935 e una sintesi generale: a
queste due carenze cerc di far fronte la pubbli
cazione di un riassunto della relazione definitiva
che Peterson redasse nel 1973, ma esso risulta
per molti aspetti insufficiente (Husselman 1979).
Infatti, oltre a non menzionare mai i ritrovamen
ti, e ci risulta attualmente inaccettabile soprat
tutto quando si avanzano ipotesi interpretative

77

sulla funzione di edifici di impianto non sempre


ovvio105, non si giunge a formulare una sintesi,
come ci si attenderebbe nella seconda parte del
volume, sulle tipologie degli edifici, delle tecni
che murarie, dei materiali edilizi e altro, secon
do i vari periodi o livelli. Manca inoltre la visio
ne generale della planimetria della citt quale si
configur nelle varie epoche e risulta estrema
mente difficile e macchinoso districarsi fra le
molte planimetrie senza una carta topografica di
raccordo.
Come si gi accennato, diverse furono le
fasi costruttive del centro di Karanis, individuate
in cinque livelli nell'area abitata e in quattro
all'interno del temenos del tempio Sud. Esse furo
no denominate con lettere maiuscole, in sequen
za stratigrafica dall'alto in basso104:
98 II metodo applicato non mai stato illustrato, ma pu defi
nirsi "stratigrafico" poich furono distinte per livelli le diverse fasi
abitative e costruttive, cosa non del tutto ovvia in quegli anni.
99 Va rilevato che tali piante, accurate e molto utili, mancano
delle indicazioni altimetriche, cos che si persa completamente la
visione dell'orografia del terreno livello per livello e tutto risulta
essere sullo stesso piano. Solo raramente nelle descrizioni si avver
te ad esempio che alcune strade erano in pendenza.
100 La Campagna del 1924 fu di carattere esplorativo e fu solo
a partire dal gennaio del 1925 che inizi lo scavo vero e proprio.
Le campagne avevano una durata variabile fra i tre e i sei mesi, oltre
i quali per un mese una parte della quipe continuava il lavoro sul
posto per completare le planimetrie e la schedatura dei materiali
rinvenuti (Boak-Peterson 1931, pp. 1-2). Gli operai impiegati negli
scavi ammontavano nel complesso a circa 200, fra i quali una qua
rantina, provenienti da El-Lahun e da Quft, avevano gi esperien
za di scavo con Petrie.
101 Tre tesoretti furono editi gi nel 1933, nel volume che Boak
dedic al rapporto di scavo dei due templi (Boak 1933, pp. 60-84).
Nello stesso volume si apprezzano in modo particolare, anche dal
punto di vista metodologico, i risultati di analisi compiute su cam
pioni botanici e zoologici prelevati negli edifici scavati tra il 1925 e
il 1926 (Boak 1933, pp. 87-93).
102 Gli oggetti rinvenuti nel corso di questi scavi sono stati in
parte immagazzinati sul posto, in parte entrarono nel Museo del Cairo
e circa 44.000 raggiunsero il Kelsey Museum di Ann Arbor. I papiri
spettanti alla Michigan University entrarono nella Rare Book Collection della Hatcher Graduate Library dell'Universit di Harlan.
103 Si veda ad esempio il caso dell'edificio C 178 interpretato
come un probabile Mitreo: Husselman 1979, p. 55.
104 Si deve notare che il significato attribuito nelle pubblicazioni
ai cosiddetti livelli non sempre lo stesso poich in certi casi essi
vengono intesi in senso stratigrafico, cos che risultano avere data
zioni diverse a seconda delle aree, in altri in senso cronologico este
so all'intero centro. Lo schema che pone in relazione il livello con il
periodo cronologico, proposto dagli stessi autori, non in realt sem
pre vero, come si rileva facilmente leggendo i tre rapporti di scavo.
Per quanto riguarda le datazioni dei livelli e degli edifici, mi limito
qui a riportare quelle pubblicate nei rapporti di scavo, tuttavia esse
vanno considerate con cautela poich spesso si fondano solo sulla
datazione di poche categorie di materiali (papiri e monete), a loro
volta datati talora in modo incerto (Kelsey 1927a, p. 83; Husselman
1971, p. 3). Gli studi tipologici sugli oggetti rinvenuti (vetri, cera
miche ecc.) pervengono talvolta a datazioni contrastanti con quelle
edite nei rapporti di scavo. Ci dovrebbe indurre ad una riconside
razione complessiva dell'intera documentazione archeologica, edita
e inedita, di Karanis alla luce delle nuove conoscenze, cosa quanto
mai auspicabile dato che fino ad ora l'unico sito del Fayyum ad
essere stato cos estesamente scavato e documentato.

/8

Capitolo II

Area abitata:
A (Livello di superficie) IV-met V d.C.
B (Secondo Livello) seconda met III-prima
met IV d.C.
C (Terzo Livello) met II-met III d.C.
D (Quarto Livello) fine I a. C. -inizi I d.C.
E (Quinto Livello) fine 111-30 a.C.
Temenos del tempio Sud:
D (Livello di superficie) fine III-inizi IV d.C.
E (Secondo Livello) seconda met II-inizi

m d.c.
Tardo E (Terzo Livello) seconda met I-inizi
II d.C.
E (Quarto Livello) I a.C.-I d.C.
I due templi maggiori di Karanis distano fra
di loro circa 180 metri e sono orientati in modo
diverso: quello settentrionale guarda verso Sud
mentre quello meridionale verso Est105. Fra i due
probabile vi fosse una strada di collegamento
diretto106, tuttavia a causa della completa rimozio
ne della parte centrale del kom non possibile
stabilire come essi si raccordassero fra loro e con
i quartieri abitati circostanti. Nel 1925 inizi lo
scavo del tempio Nord, in quel momento gi par
zialmente liberato dai sebbakhin dall'immondizia
che lo ricopriva interamente (Boak 1933, p. 3).
Attualmente esso misura 33,3 x 10,6 m, conser
vato per una altezza di circa 3 m e si trova ad una
quota di poco superiore a 5 m s.l.m.107 e a 5,5 m
dalla roccia (Fig. 29). Le sue fondamenta, costrui
te con pietre irregolari di piccolo taglio, poggiano
su strutture murarie pi antiche, probabilmente
tolemaiche, che non sono state indagate.
Il tempio e i due piloni di accesso sono in
blocchi squadrati di pietra calcarea locale di colo
re giallastro, mentre il temenos, di cui resta solo
una parte ad Ovest, era in mattoni crudi e ad una
distanza di 2,7 metri dal tempio. La pianta di
tipo egiziano, simile a quella del tempio Sud e di
altri templi del Fayyum, come quelli di Bakchias
e di Theadelphia. Manca completamente il tetto,
ma la presenza di scale testimonia che vi era un
secondo piano o pi probabilmente un tetto a
terrazza agibile e con possibili strutture superio
ri; la mancanza nel riempimento del tempio di
materiali di crollo non consente di formulare ipo
tesi sul piano elevato e indica che il santuario fu
usato in antichit come cava di materiali edilizi.
Ogni angolo esterno dell'edificio decorato
con una sottile colonna a rilievo su un'alta base
e cos anche i fianchi dell'ingresso della prima e
della seconda sala. Secondo Boak la prima sala
era un cortile da cui si accedeva a tre piccole
stanze laterali e al pronaos. Nel terzo ambiente, il

naos, vi un largo basamento-altare simile a quel


lo del tempio Sud, cavo all'interno e decorato
con una pesante cornice a gola egizia. Ai lati della
stanza si aprono piccoli ambienti che conservano
ancora la copertura.
Manca qualsiasi iscrizione che identifichi la
divinit che vi era adorata anche se il tipo di alta
re e la presenza di profonde nicchie suggeriscono
che si trattasse di una divinit coccodrillo108. Tra
gli oggetti e i monumenti rinvenuti al suo interno
sono elencati una statuetta femminile in calcare,
una statuetta in calcare raffigurante un coccodril
lo con testa di falco, un piccolo altare da fuoco
anch'esso in calcare, una statuetta di leone acco
vacciato e un elemento architettonico in arenaria
decorato con un fregio di urei (Yeivin 1934a, pp.
16-77, Fig. 3). Particolarmente interessante era un
grande altare da fuoco scolpito in un blocco
monolitico di calcare locale, decorato in altorilie
vo con pesanti festoni e su un solo lato con il volto
di una divinit maschile coronata con disco solare
fra due urei, interpretato come Zeus Ammon Serapis Helios. Un altro altare di forma cilindrica e
frammentario conservava alla base un'epigrafe
dedicatoria in greco datata genericamente al perio
do romano (Boak 1933, p. 12, Figs. 14-15).
Secondo gli studiosi il tempio fu edificato nel
I d.C., durante la prima fase di espansione del
centro abitato, e rimase in uso fino alla met del
III d.C. o all'inizio del IV d.C.
Il tempio Sud dedicato agli di Pnepheros e
Petesouchos, gi scavato da Grenfell e Hogarth
1' Cf. infra capitolo XX.
106 Tracce di una grande strada in asse con il tempio Nord
furono rinvenute secondo Yeivin di fronte a tale tempio, ma ad un
livello inferiore rispetto a quello su cui sorge il santuario. La stra
da, secondo questa testimonianza, era anche allineata con quella
che dava accesso al tempio Sud, ma non si spiega come si conci
liano le diverse quote a cui si trovavano i due santuari e tale via:
Yeivin 1934a, p. 73.
107 Queste misure sono state calcolate sulla base di Boak 1933,
Plan I.
l"X Un certo numero di mummie di coccodrillo fu rinvenuto a
Sud-Ovest del tempio, ma ad un livello inferiore, cos che Boak le
consider di molto anteriori alla costruzione del tempio Nord e
dunque non probanti per l'identificazione della divinit ivi adora
ta: Boak 1933, p. 13. Nel 1975 stata trovata un'epigrafe in greco
su un blocco riutilizzato all'interno del primo pilone di questo tem
pio in cui si nomina il dio Soxis. Secondo Wagner, editore di tale
epigrafe, si tratterebbe di una prova che il tempio era dedicato a
Soxis: Wagner-El-Nassery 1975. A mio parere l'epigrafe non pu
essere considerata determinante per la conoscenza della divinit qui
venerata a causa del suo reimpiego nel pilone, che dimostra la sua
provenienza da un edificio pi antico: essa infatti del 72 a.C. men
tre la costruzione del tempio del I d.C. Si potrebbe avanzare l'i
potesi che tale epigrafe appartenesse ad un pi antico santuario
costruito in questa stessa zona, cui erano anche pertinenti le mum
mie di coccodrillo sopra menzionate; tuttavia Boak avverte che non
furono trovate tracce di un tempio pi antico e suggerisce che le
mummie potessero appartenere al tempio di Pnepheros e Petesou
chos: Boak 1933, p. 13.

Kom Aushim (Karanis)

nel 1895-96, fu nuovamente indagato a partire


dal 1929 (Fig. 30). Fino a quel momento i sebbakhin avevano continuato ad asportare materia
li dalle costruzioni interne al temenos tanto che
gli edifici di superficie, corrispondenti al Livello
A (IV-V d.C.), erano gi stati completamente
distrutti. Lo scavo interess non tanto il tempio
in s, di cui furono comunque indagate le fon
dazioni, ma le strutture circostanti. La situazione
rinvenuta rispecchiava abbastanza puntualmente
la descrizione che ne era stata fatta da Grenfell
anche se mancavano l'architrave iscritto della
porta Nord (propileo di Commodo) e il pilone
situato a Sud (Boak 1933, p. 19).
Quattro sono i livelli di occupazione indivi
duati in quest'area dal I a.C. all'inizio del IV d.C.
Al livello pi antico (F) appartiene una serie di
edifici che erano probabilmente connessi con un
tempio di epoca precedente a questo (Fig. 31).
Tale santuario, costruito forse in mattoni crudi e
di cui non resta nessuna traccia, fu sostituito da
quello attuale con ogni probabilit nel I d.C.,
durante una fase di espansione del centro. Gli
edifici, molti dei quali sembrano essere abitazio
ni private, poggiavano sulla roccia o sulla sabbia
ed erano racchiusi entro un muro di cinta ad
andamento irregolare (Boak 1933, p. 29, Plan V).
Il tratto Nord di tale recinzione109 non stato rin
venuto e non risulta chiaro se in questa fase
seguisse il tracciato di quello di epoca posteriore
o se invece si trovasse in una posizione pi arre
trata. Esso era costruito con segmenti di muri
lunghi per lo pi 6 m, secondo una ben nota tec
nica che doveva garantirne la stabilit; i mattoni
usati erano di argilla grigia con poca paglia di 3 1
x 14,5 x 9,5 cm, disposti a corsi alternati di testa
e di lungo. A Nord, Sud ed Est il temenos era
circondato da strade che lo separavano da insulae abitative; sul suo lato occidentale erano gi
intervenuti i sebbakhin che avevano ormai distrut
to ogni cosa, come testimonia ancora oggi la pre
senza di un ampio spiazzo. Sul lato orientale del
muro di cinta vi era il portale di accesso attra
verso il quale passava una strada con pavimenta
zione litica che conduceva al tempio.
Nel tardo Livello F (fine I-inizio II d.C.) fu
costruito il tempio nella sua forma attuale, con
un pilone d'accesso separato, che fu poi demoli
to nel livello seguente; furono inoltre apportate
modifiche anche al temenos, che fu ampliato
verso Nord e dotato di un nuovo portale monu
mentale in pietra sul lato settentrionale. All'in
terno dell'area furono costruiti un granaio (F 53),
composto di 60 cellette-contenitori, e alcuni edi
fici di forma rettangolare connessi con il culto;

79

poco a Sud dell'ingresso del tempio stato anche


rinvenuto una sorta di pozzo-cisterna di forma
circolare, profondo 10 metri e rivestito di pietra,
forse usato per immagazzinare sostanze solide.
Il Livello E (fine II-inizi III d.C.) caratte
rizzato dalla costruzione di un cortile colonnato
prospiciente l'ingresso del tempio e dal rifaci
mento della pavimentazione del dromos che conduceva al santuario. Il cortile, di pianta quasi
quadrata, fu costruito sul dromos, in modo che
risultasse sopraelevato di circa 1 metro. Il suo
perimetro consiste di una cornice di due corsi di
blocchi in calcare poggianti su fondazioni costi
tuite da pietre irregolari; su tale cornice, decora
ta all'esterno con gola e toro, erano originaria
mente erette 18 colonne, di cui restano solo le
tracce dei basamenti. Al cortile si accedeva per
mezzo di due scalinate, di cui quella orientale era
decorata con due piccoli leoni accovacciati scol
piti sul parapetto. Il pilone che dava originaria
mente accesso al tempio fu smontato per lascia
re posto alla scala occidentale del cortile (Boak
1933, pp. 47-49).
Caratteristici di questa fase del recinto tem
plare sono tre edifici, denominati T 7, T 8 e T 9,
di forma rettangolare molto allungata, la cui fun
zionalit non ancora del tutto chiara. Sui pavi
menti interni furono rinvenute canalette di dre
naggio in terracotta e recipienti per la raccolta di
modeste quantit di liquidi; per questa ragione
furono interpretati come ambienti destinati ai
bagni rituali dei pellegrini. La pi importante di
queste strutture era forse la T 7, costruita nel
livello E, collegata con la corte colonnata a Nord
e il deipneterion ad Est110. Quest'ultimo (T 4), in
cattivo stato di conservazione, fu costruito duran
te il regno di Vespasiano per ospitare i banchet
ti rituali; ad esso si accedeva attraverso un por
tale in pietra che conserva sull'architrave
un'iscrizione in greco che ne indica la funzione e
l'epoca di costruzione (Boak 1933, p. 41).
Il Livello D (III-inizi IV d.C.), corrisponden
te all'ultima fase di vita del tempio come luogo
di culto attivo, era caratterizzato da un generale
e consistente innalzamento del piano di calpestio,
causato essenzialmente dall'accumulo di sabbia e
109 II temenos misurava probabilmente 54 x 63 m ca., in sgui
to fu ampliato fino a 72 x 63 ni ca.
110 Secondo Boak l'edificio pi importante e forse utilizzato
dai sacerdoti di rango superiore e dai notabili era T 8 (Boak 1933,
p. 40). Tale valutazione derivata dalla complessit degli elementi
rinvenuti all'interno e non dalla posizione dell'edificio nell'mbito
del temenos. A me pare tuttavia che proprio per la posizione, per
le maggiori dimensioni e per il collegamento diretto con due delle
strutture chiave del recinto, il T 7 debba considerarsi l'edificio di
questo tipo pi rilevante.

80

Capitolo II

di rifiuti, che colm il dislivello esistente fra l'in


gresso del tempio e la corte colonnata (Fig. 32).
Nella parte settentrionale del temenos gli edifici
gi esistenti furono rialzati, mentre nel versante
Sud sorsero costruzioni completamente nuove. In
generale comunque l'area racchiusa dal recinto
sacro sempre rimasta ad una quota inferiore
rispetto ai quartieri abitativi circostanti.
Nel rapporto di scavo delle cinque campagne
che si sono succedute dal 1924 al 1929 (BoakPeterson 1931) si illustra per grandi linee il lavo
ro svolto in diverse aree del kom: pochi sono gli
edifici descritti in dettaglio mentre maggiori sono
le informazioni generali relative alle differenti
modalit di stratificazione nelle varie zone e sui
particolari architettonici ritenuti degni di nota
(tipologia delle nicchie, dei soffitti, descrizione di
dipinti e intonaci ecc.). Particolarmente sintetiche
sono le notizie relative agli anni 1924-25 e 192526111. Le aree indagate sotto la direzione di J.L.
Starkey sono quelle contrassegnate sulla Fig. 28
(Boak-Peterson 1931, Plan I) con le lettere A, B,
E, F e D, C, E112, prescelte nella fase iniziale per
ragioni legate agli accordi stipulati con i sebbakhin. Durante queste due prime campagne si
inizi a comprendere la complessit della struttu
ra stratificata del kom, ma sembra di cogliere
ancora una certa disorganicit degli interventi e la
mancanza di un metodo di schedatura e classifi
cazione degli edifici applicabile su vasta scala.
Pi estesi e dettagliati sono invece i rapporti
relativi alle tre campagne successive, tutte dirette
da E.E. Peterson, che sbito modific il metodo
di intervento e di inventariazione (Boak-Peterson
1931, pp. 6-7). L'area prescelta per lo scavo 192627, denominata G, si trovava ad occidente del
kom (ad Ovest e a Sud dell'area E) e si caratte
rizzava per l'altezza delle sue dune113, che lascia
va pensare ad un buono stato di conservazione
degli edifici del livello pi superficiale (A), altro
ve quasi completamente distrutti. Nonostante le
aspettative, degli edifici del Livello A si rinven
nero sporadiche tracce, mentre in buono stato
erano quelli del Livello B114 che per un naturale
dislivello scendeva da Nord verso Sud.
La cos detta casa di Taesis115 (B 1) uno
degli edifici pi antichi e meglio conservati di
quest'area: era una casa singola, senza ambienti
sotterranei e con un grande granaio annesso com
posto da 10 stanze, a loro volta suddivise con
muretti in 4 contenitori ciascuna e probabilmen
te coperte con soffitto a volta. Apparentemente
la casa non aveva un piano elevato e al piano ter
reno si accedeva dalla strada BS 3 tramite una
breve rampa di scale di tre o quattro gradini;

all'interno della stanza A si conservava ancora


parte dell'intonaco di malta grigia, dipinto origi
nariamente in giallo poi ricoperto con un ulte
riore strato di argilla dipinto in nero. Su una
parete era stato sagomato a rilievo un pannello in
malta dipinta di bianco, che doveva probabil
mente accogliere una decorazione. I pavimenti
erano in argilla battuta e i mattoni usati nella
costruzione, di buona qualit, avevano le dimen
sioni considerate tipiche per il periodo (cm 12/14
x 8116; spessore della malta legante cm 1). Di
fronte a B 1 vi era un grande edificio (B 2)
anch'esso composto da una parte adibita ad abi
tazione privata e una parte a granaio, che gli stu
diosi suppongono, come per B 1, essere stato
pubblico per le sue grandi dimensioni. Entrambi
erano stati almeno in parte costruiti sui resti di
costruzioni pi antiche.
In quest'area l'accumulo di sabbia e di antica
immondizia che ricopriva gli edifici raggiungeva
in alcuni punti anche i 3 -4 metri di spessore, cos
che per la grande mole di lavoro e per mancan
za di tempo gli archeologi non hanno talvolta rag
giunto le fondamenta degli edifici (Boak-Peterson
1931, p. 7). Non noto il numero di strutture
poste in luce n lo si pu ricavare dalle planime
trie poich i rilievi furono eseguiti solo per gli
edifici pi notevoli. Anche la loro descrizione non
affrontata singolarmente, ma si svolge per temi,
illustrando le varie tipologie di soffittature, di
pavimentazioni, di nicchie ecc. Di particolare
interesse una piccola colombaia situata nel cor
tile di un'abitazione privata (B 9), in forma di
torre e con la porta d'ingresso in legno ancora
in situ (Boak-Peterson 1931, p. 24, Fig. 31).
111 Da un articolo di Yeivin pubblicato nel 1934 si apprende
dell'esistenza di un Report on the Architetture at Km-'Usm, Seasons 1924/25, 1925/26, scritto dallo stesso Yeivin e rimasto inedi
to: Yeivin 1934a, p. 72 n. 1.
112 Solo nell'area F, situata a Sud del tempio Nord, stato rin
venuto un livello databile all'epoca tolemaica; nelle altre gli edifici
erano databili ad un arco di tempo compreso tra la met del I e il
V d.C.: Boak-Peterson 1931, p. 5.
113 probabilmente la stessa area che fu gi notata e descrit
ta da Grenfell come ricca di grandi case ricoperte da uno spesso
strato di detriti, area che in quell'occasione fu solo superficialmen
te e parzialmente scavata. In una di queste case fu rinvenuto un
tesoretto composto da 91 tetradracme romane (Grenfell-HuntHogarth 1900, p. 28).
114 In quest'area il Livello B databile al 117-235 d.C. (con
una frequentazione che in alcuni casi si prolunga anche oltre) e dun
que corrisponde per il suo periodo pi antico al Livello C delle aree
B, C e D, in cui il Livello B datato al tardo III-inizi IV d.C. Le
datazioni sono state desunte dal rinvenimento di papiri, ostraka e
monete: Boak-Peterson 1931, p. 9.
115 II nome deriva dal rinvenimento di due lettere su papiro
spedite da un militare in servizio su una nave romana alla madre
Taesis (PMich 4527, 4528).
116 Nei livelli sottostanti i mattoni erano di dimensioni mag
giori: cm 27 x 13 x 11.

Kom Aushim (Karanis)

Fra le caratteristiche delle abitazioni di que


st'area sono enumerate la scarsit di finestre, il
raro impiego di elementi litici e la relativa abbon
danza di legno usato come rinforzo nelle mura
ture, nelle porte e nelle soffittature. Sebbene nes
sun soffitto sia stato rinvenuto integro, stato
comunque possibile studiare la struttura di quel
li piani: sopra le travi, costituite da legni di palma
le cui estremit erano infisse nelle pareti, vi erano
strati di mattoni e fango, talvolta anche di fram
menti di ceramica, che formavano un piano su
cui erano appoggiate stuoie di palma in cui i sin
goli elementi erano legati insieme ad intreccio
con corde di fibre anch'esse di palma. Talora il
fango che costituiva il pavimento della stanza
soprastante era steso direttamente su tali stuoie
oppure su un ulteriore strato di giunchi. I soffit
ti delle scale erano composti da travi disposte
molto fittamente cos da sorreggere i mattoni che
formavano la rampa di scale soprastante; non
sempre tali travi erano lasciate a vista.
Gli intonaci delle pareti erano sempre costi
tuiti da strati di spessore variabile di malta fram
mista a paglia, molto spesso e compatto nei gra
nai e dipinto in nero nelle stanze sotterranee. Il
colore nero era anche usato talvolta nelle stanze
ed era "decorato" con linee orizzontali bianche
che marcavano i solchi fra i corsi dei mattoni;
raramente vi erano linee verticali. Il colore bian
co era spesso usato all'interno delle nicchie, forse
per costituire una base per decorazioni dipinte.
Le nicchie costituiscono un elemento costante
delle abitazioni di quest'area ed erano per lo pi
utilizzate come stipetti e talora come appoggio
delle lucerne. Varie anche le nicchie per i culti
domestici decorate con cornici a rilievo riproducenti motivi con colonnette, greche, tralci di vite,
rosette e a volte con la parte superiore modella
ta in forma di una grande conchiglia. In rari casi
si conservata all'interno delle nicchie la deco
razione dipinta che raffigura, in stile piuttosto
rude, alcune divinit come Isi che allatta Arpocrate e il dio Heron a cavallo.
Nei cortili delle case si rinvennero numerose
e consistenti tracce della presenza di animali
domestici, come mangiatoie e piccoli recinti
coperti. Agli angoli degli stessi cortili erano col
locati i forni in argilla per la cottura dei cibi e
talora anche presse o altre attrezzature per la tra
sformazione degli alimenti.
Tra i rinvenimenti maggiormente degni di
nota, la cui pubblicazione venne rimandata ai suc
cessivi rapporti, si ricordano un buon numero di
papiri greci, una tavoletta cerata con un certifica
to di nascita in latino del 145 d.C., numerosi

81

ostmka, un tesoretto di 60 monete d'oro di epoca


romana, giocattoli, molti oggetti in fa'ence blu,
bronzi, oggetti in osso, in terracotta, tessuti, cesti,
perline e lucerne (Boak-Peterson 1931, pp. 37-38).
I lavori delle due Campagne di scavo 192728 e 1928-29 furono concentrati nelle aree B e C
(zona Est del kom), il cui livello di superficie era
gi stato parzialmente scavato durante le prime
due missioni (Boak-Peterson 1931, pp. 39-69).
Anche in questo caso le strutture poste in luce,
il cui numero preciso non specificato ma che
deve essere comunque molto elevato, sono
descritte per grandi linee seguendo una scansio
ne per insulae delle quali viene edita la planime
tria. Gli studiosi si soffermano solo sugli edifici
pi degni di nota o su particolari stratigrafici,
architettonici o decorativi di un certo interesse.
Ancora una volta i ritrovamenti sono solo gene
ricamente menzionati.
Nell'area indagata, di m 210 (Nord-Sud) x 80
(Est-Ovest) ca., furono riconosciuti tre livelli di
abitazioni: A = 350-450 d.C.; B = 250-350 d.C.
ca.; C = inizi II-met III d.C. Fra il Livello A e
quello B vi fu un periodo di abbandono dell'a
rea, mentre fra B e C la continuit abitativa ha
reso talvolta difficile la distinzione degli edifici
rispetto alle due fasi; lo scavo non scese al di
sotto del Livello C. Le strutture del livello super
ficiale erano in cattivo stato di conservazione e
consistevano a volte solo di pochi corsi di mat
toni delle fondamenta, ma nonostante ci fu pos
sibile stabilire che l'abitato era organizzato secon
do gruppi di case che formavano insulae di forma
e dimensioni irregolari, separate da strade e vico
li genericamente ortogonali.
Quindici sono le insulae poste in luce e in
tutte stato notato che le fondazioni degli edifici
del Livello A non poggiavano mai su strutture pi
antiche ma spesso su discariche urbane (BoakPeterson 1931, pp. 42-43). In alcuni casi vennero
riutilizzati edifici del Livello B, cui furono appor
tate notevoli modifiche. Tra le caratteristiche
costruttive del Livello A sono stati notati il tipo
dei mattoni, di colore giallo e grigio, di cm 26/27
x 12/13 x 7,5/10, e l'uso frequente di contenito
ri circolari costruiti con mattoni crudi, parzial
mente o interamente incassati nei pavimenti, spes
so contenenti paglia compressa o vari manufatti e
mobili. Lo stesso uso poteva essere svolto anche
da giare in terracotta e in argilla cruda o da con
tenitori rettangolari costruiti con malta mista a
paglia, solitamente situati agli angoli delle stanze.
Spesso gli edifici del Livello B sono gli stessi
del Livello C, cui furono apportate modifiche
soprattutto causate dall'innalzarsi del piano di

82

Capitolo II

calpestio di strade e cortili. Gli edifici descritti e


di maggiore interesse appartengono al Livello C,
come C 37, una grande colombaia contenente
centinaia di nidi, annessa alla casa C 35; e C 65,
un grande granaio pubblico a tre piani, posto
probabilmente sotto il controllo militare, il cui
uso prosegu anche nel Livello B per poi cessare.
Il suo scavo non fu completato in queste campa
gne117. Un altro grande granaio era B 115, in cui
era annessa anche un'abitazione con ingresso
separato; gli ambienti di stoccaggio erano per la
maggior parte sotterranei.
La casa C 88 costitu motivo di particolare
interesse perch conservava ancora un soffitto di
tipo piano, crollato all'interno di una stanza, che
pot confermare la struttura di tali soffittature
sorrette da tronchi di palma. Inoltre, nel cortile
annesso alla stessa abitazione si rinvennero alcu
ni ricoveri per animali in perfetto stato di con
servazione, con le coperture e gli stipiti delle
"porte" ancora in situ (Boak-Peterson 1931,
p. 66, Figs. 81-82). Alcune case, come la C 54 e
la B 118, erano state adattate per due famiglie,
con la costruzione di due scale separate, la chiu
sura di porte e l'erezione di muretti divisori. La
casa A 227, la cui descrizione dettagliata venne
rimandata ad un'altra pubblicazione, era una
delle meglio costruite di Karanis ed era stata
usata in tutti e tre i livelli, dal C, periodo in cui
fu costruita (= C 50/51), fino al Livello A con
ricostruzioni e ristrutturazioni (Husselman 1979,
pp. 70-71, Plan 37).
Fra le decorazioni rinvenute se ne ricordano
alcune su pareti di stanze appartenenti ad abita
zioni private del Livello C: le pareti della stanza
B eli C 4 erano decorate con motivi geometrici
diversi. La parete Sud aveva tre linee orizzontali
con quattro motivi circolari concentrici policro
mi, eseguiti in modo piuttosto rozzo; quella Nord
invece era stata suddivisa in cinque pannelli lar
ghi dai 45 ai 51 cm, dipinti in marrone, rosso e
giallo-marrone. Anche sulla parete Est erano stati
dipinti pannelli di colori diversi e accanto alla
porta d'ingresso vi erano le raffigurazioni di due
pithoi color marrone su supporti blu e di un cam
mello. Lo stesso tipo di decorazione a pannelli
era nella stanza H, mentre tralci di vite con grap
poli d'uva decoravano il passaggio che dava
accesso alla scala (Boak-Peterson 1931, pp. 4748). In C 84 si rinvenne una decorazione piutto
sto insolita costituita da solchi verticali e oriz
zontali effettuati nell'intonaco e successivamente
riempiti di calce bianca. La casa C 27 fu varie
volte reintonacata e su alcuni strati di intonaco
di malta fu steso un colore nero usato pittosto

frequentemente nella case di Karanis; si not


anche la presenza di una decorazione a solchi
orizzontali.
Fra le caratteristiche costruttive riportate via
via in questo rapporto alcune, oltre a quelle gi
menzionate, risultano particolarmente degne di
nota, data la complessiva scarsit di dati pubbli
cati relativi ai metodi di costruzione delle case nei
vari livelli di occupazione. Si not ad esempio
che spesso i lati esterni delle pareti perimetrali
degli edifici del Livello C presentavano corsi con
cavi di mattoni e che in questo stesso periodo
l'impiego di mattoni di argille di colori diversi
(grigio e giallo-marrone) non era casuale118, come
invece si verificava negli edifici del Livello A, in
cui spesso si ipotizza un riutilizzo di materiali
tratti dalle rovine delle strutture precedenti.
Della Campagna 1930-31 possediamo solo
una breve notizia ufficiale pubblicata in Chronique d'Egypte (CdE 1932, pp. 83-85), in cui si illu
strano i principali risultati. Lo scavo fu concen
trato nella zona Sud-Est del kom, in cui era
no presenti per la maggior parte edifici databili
all'inizio del II secolo d.C.119. Furono poste in
luce due grandi strade non pavimentate e fra loro
ortogonali, di cui la maggiore, larga m 5,50, attra
versava l'abitato da Nord a Sud, mentre l'altra,
larga circa m 4, si svolgeva da Est a Ovest. Una
terza strada conservatasi per una lunghezza di soli
7 metri e larga 6, era invece pavimentata con
lastre irregolari di calcare e conduceva ad un edi
ficio probabilmente di tipo templare120. Il rap
portino si diffonde poi sulla descrizione di un
grande granaio a due piani, di m 27,60 x 22,25,
che suppongo essere il C 123, articolato in diver
si nuclei di stanze-magazzino e con abitazione
annessa. Altre case sono state portate alla luce nel
livello sottostante a quello datato al II secolo, tra
le quali ve ne sono alcune costruite secondo una
planimetria fino ad ora non altrimenti attestata.
Esse erano state costruite all'interno di grandi

117 Per lina sua descrizione si veda pi oltre. Gli studiosi


rimandano a dopo la fine degli scavi la pubblicazione dettagliata e
completa di piante e sezioni degli edifici e delle case in migliore
stato di conservazione, edizione mai avvenuta e A cui sopper par
zialmente il volume della Husselman (1979).
118 Al di l di questa osservazione non furono effettuati studi
pi approfonditi su questo aspetto, n fu proposta una spiegazione
sulle modalit d'impiego dei differenti mattoni. Le dimensioni dei
mattoni del Livello C, in particolare di quelli del granaio C 65, grigi
e giallo-marroni, erano di cm 27 x 13,5 x 11 (Boak-Peterson 1931,
p. 57).
114 Si specifica che nella zona Est i livelli di IV e III secolo
d.C. furono completamente scavati cos come la maggior parte del
livello datato al II sec., mentre il completamento di quelli sottostanti
rimandato all'anno successivo (CdE 1932, p. 85).
120 Si tratta del cos detto Mitreo per il quale si veda pi avanti.

Kom Aushim (Karanis)

recinti, in ciascuno dei quali trovavano posto un


cortile e generalmente una sola casa situata ad
una estremit. I rinvenimenti pi importanti di
questa Campagna furono i papiri, alcuni dei quali
provenienti dal granaio.
La Campagna 1931-32 fu quasi completa
mente dedicata allo scavo di Dimai: a Karanis il
lavoro non fu completamente interrotto ma pro
segu nella stessa area dell'anno precedente e con
sistette nello scavo di aree limitate e nel comple
tamento dei rilievi planimetrici (CdE 1933,
p. 101).
Lo scavo dell'area Est del kom fu terminato
nel corso della Campagna 1933-34, di cui ci rife
risce un rapido resoconto pubblicato ancora una
volta in Chronique d'Egypte (CdE 1934, pp. 270271). Questa zona qui definita come il quartie
re militare della citt di Karanis, sulla base di
testimonianze papiracee. Lo scavo quindi si spo
st ad Ovest del kom, ove furono portate alla
luce numerose abitazioni risalenti verosimilmen
te ad un arco di tempo compreso tra il II d.C. e
l'inizio del IV d.C. Le pi antiche, quasi com
pletamente distrutte, poggiavano sulla roccia. Tra
gli edifici di maggiore interesse erano quattro
case tra loro comunicanti, al cui interno furono
trovate 25.000 monete in bronzo della seconda
met del III d.C. e una statuetta in fa'ence raffi
gurante la dea Afrodite in perfetto stato di con
servazione. Viene inoltre menzionata una serie di
granai la cui tipologia era fino ad allora ignota.
Nel 1973 Peterson termin il rapporto di
scavo definitivo, completo di tutte le planimetrie
e le sezioni dei singoli edifici posti in luce, che
per rimase medito. Un suo riassunto fu pubbli
cato da E. M. Husselman nel 1979: non si tratta
di un vero e proprio rapporto di scavo, ma di
una sintesi dei risultati delle Campagne che si
svolsero dal 1928 al 1935, illustrati prima per
linee generali secondo i diversi livelli stratigrafici, poi per temi specifici come i dettagli costrut
tivi, i cortili, gli edifici pubblici e privati. Parti
colarmente abbondante e di grande importanza
l'apparato iconografico costituito da piante,
sezioni di numerosi edifici e fotografie, docu
mentazione fino a quel momento quasi tutta ine
dita121. Manca qualsiasi riferimento ai materiali
rinvenuti.
Pochi sono gli edifici rinvenuti databili al
periodo ellenistico (II-I a.C. = Livello E), alcuni
dei quali si trovano ad Est del tempio Nord e ad
Est di quello Sud. Questo livello si caratterizza
per la presenza di ampi spazi apparentemente
vuoti recintati da muri alti fino a 5 metri e spes
si alla base 1 metro. Le abitazioni che si sono

83

conservate mostrano una caratteristica nella pla


nimetria che non si riscontra negli edifici dei
livelli successivi: uno stretto e lungo corridoio
d'ingresso esterno al corpo abitativo vero e pro
prio (Husselman 1979, p. 10). Alcune delle strut
ture di questo livello furono riadattate nel livello
soprastante (fine I a.C. - inizio I d.C. = Livello
D), in cui stato anche mantenuto il generale
orientamento delle strade preesistenti.
Nella zona Ovest del kom gli edifici del Livel
lo D furono costruiti direttamente sulla roccia e
costituiscono perci quartieri di espansione
rispetto all'abitato precedente. Quanto resta delle
strutture dei Livelli E e D non basta per poter
ipotizzare una planimetria coerente dell'inte
ra citt, ma sufficiente per constatare che vi
fu una sostanziale epansione del centro all'inizio
dell'epoca romana, verso Est e Ovest, poi, dalla
fine del II d.C., anche verso Nord. I Livelli C e
B corrispondono a questo lungo periodo di gene
rale floridezza ed espansione di Karanis, in cui si
riscontrano tuttavia anche temporanei abbando
ni di alcune aree della citt, causati probabil
mente da momenti di difficolt economica o da
cause naturali (Husselman 1979, p. 11).
Tra gli edifici rinvenuti mancano quelli di
carattere pubblico, per i quali si ipotizza che fos
sero situati al centro della citt, luogo completa
mente sventrato dai sebbakhin; gli unici ad essere
stati identificati come tali sono una caserma, alcu
ni granai e probabilmente un santuario dedicato
al culto di Mitra. Quest'ultimo l'unico luogo di
culto di Karanis oltre i due templi maggiori ad
essere stato identificato. Si tratta di un grande edi
ficio (C 178) situato al limite orientale dell'area
scavata dall'Universit americana, originariamen
te forse una casa privata con cortili annessi, atti
vo solo nel Livello C (met I - met III d.C.) e
con una struttura del tutto particolare, che stata
paragonata al Mitreo di Ostia (Fig. 39). I vari edi
fici che lo compongono sono racchiusi da un
muro di cinta, il cui ingresso si trovava sul lato
occidentale e dava su una delle vie principali
(CS 210), intersecata proprio di fronte all'ingres
so dalla strada CS 190, parzialmente pavimentata
in pietra, che aveva un'evidente funzione di dromos. All'interno del temenos si trovava una sala
allungata dello stesso tipo di quelle presenti pres
so il tempio Sud e interpretate come luoghi di
purificazione (Husselman 1979, p. 55, Plan 16).
La caserma (C 63) si trovava sulla strada
CS 210 poco a Nord del Mitreo, anch'essa attiva
121 Alcuni edifici erano gi stati parzialmente editi in BoakPeterson 1931.

84

Capitolo II

solo nel periodo del Livello C. Linterpretazione


di questo grande edificio come di una caserma
(Fig. 40) rimane dubbia, tuttavia per i grandi
spazi racchiusi dai suoi muri perimetrali e per la
sua posizione proprio di fronte a uno dei mag
giori granai della citt sembra dovesse svolgere
una funzione di carattere pubblico. La struttura
misurava 16 x 32,5 m, cui va aggiunto un corti
le di 16 x 19,5; si estendeva su due piani ed
aveva 34 finestre di tipo strombato. La scala che
conduceva ai piani superiori si trovava quasi al
centro dell'edificio e si sviluppava intorno ad un
pilastro centrale rettangolare (Husselman 1979,
p. 55, Plan 17).
Dall'altra parte della strada si trovava il pi
grande granaio rinvenuto a Karanis (C 65), quasi
certamente il granaio statale122 in cui i sitologoi
immagazzinavano i cereali riscossi come tasse
(Fig. 41). Esso fu costruito nella seconda met del
II d.C. e rimase attivo, almeno in parte, fino alla
fine del III secolo. Largo 18,5 x 16 m, alto 10-11
m, si sviluppava su tre piani, cui va aggiunto uno
interrato, ed aveva una planimetria rimasta fino
ad ora unica, senza altri confronti. Al centro vi
era un grande cortile circondato da una doppia
serie di magazzini e da un porticato ad arcate che
supportava una balconata attraverso la quale si
aveva accesso ai magazzini del secondo piano.
Sotto il cortile vi erano 22 ambienti sotterranei
con copertura a volta, a cui si accedeva solo attra
verso piccole botole che si aprivano nella pavi
mentazione del cortile stesso. La scala che con
duceva ai piani superiori era del tipo a pilastro
centrale e si trovava sul lato Est. Quasi tutto il
terzo piano stato trovato distrutto, ma si ritiene
che la scala desse direttamente accesso solo a due
delle sue stanze, mentre le altre erano raggiungi
bili attraverso botole situate sul tetto a terrazza.
Le stanze-magazzino erano tutte di uguali
dimensioni, di forma rettangolare e suddivise in
tre o quattro scomparti da muretti sottili e bassi;
tutte erano rigorosamente intonacate, con coper
ture a volta e con una piccola apertura per far
circolare l'aria. Le porte si aprivano a circa met
altezza della parete e in corrispondenza dei
muretti divisori, in modo da consentire l'accesso
ad essi come ad un camminamento. Il granaio
comprendeva anche, come in altri casi simili,
alcuni cortili in cui vi erano una doppia colom
baia, alcuni recinti e mangiatoie per animali e
stanze adibite ad abitazione o ufficio. Al primo
piano inoltre stata trovata una nicchia per il
culto e un dipinto su intonaco raffigurante Arpocrate, la sfinge Tutu e due torelli Api (Husselman
1979, pp. 60-62, Plans 19-21).

Contemporaneamente a questo, nel Livello C


erano attivi molti altri granai, dieci dei quali rite
nuti semipubblici per le loro medie dimensioni e
altri invece solo familiari. Uno dei maggiori,
C 123 (Fig. 42), fu edificato alla met del I d.C.,
anch'esso sulla via CS 210, a Sud della caserma
e del granaio C 65123; per le sue dimensioni (27,5
x 23,5 m; cortile 19 x 4 m), troppo grandi per
un uso familiare, stato ipotizzato che servisse
ad una associazione di agricoltori. Anch'esso
aveva un cortile centrale attorniato dalle cellemagazzino: da un lato erano cinque file di granai
forse a cielo aperto, ai quali si accedeva tramite
tre stretti corridoi, dall'altra due serie di stanze
con suddivisioni interne e copertura a volta.
Spesso l'intonaco dei granai coperti conservava
ancora la sua colorazione nera originale, utilizza
ta evidentemente per una migliore conservazione
dei cereali in ambienti bui. Nel corpo di fabbri
ca destinato ad abitazione vi era una scala a pila
stro centrale che conduceva al secondo piano, l'u
nico rimasto in funzione anche nel Livello B;
questo si estendeva solo sulla parte Sud dell'edi
ficio. Anche in tale granaio vi erano celle sotter
ranee con accesso a botola e cortili in cui sono
state rinvenute attrezzature per la macina del
grano (Husselman 1979, pp. 56-58, Plan 18).
L'architettura degli altri granai ripete per
grandi linee quella dei due gi brevemente
descritti e prevede l'utilizzo contemporaneo di
magazzini aperti e chiusi con copertura a volta;
in questi ultimi si notano costantemente alcuni
artifici per creare condizioni ambientali adatte
probabilmente ad una lunga conservazione dei
cereali, consistenti in una scarsa circolazione del
l'aria e nella quasi completa oscurit agevolata
anche dal colore nero delle pareti interne. La pre
senza in uno stesso edificio dei due tipi di magaz
zini, aperti e chiusi, stata spiegata con la neces
sit di far fronte a due diverse esigenze di
stoccaggio, per la breve e la lunga durata (Hus
selman 1952, pp. 71-72). In nessuno di essi sono

122 Secondo l'interpretazione di J.-C. Carri (Carri 1993,


pp. 589-591), l'edificio non da interpretarsi come un granaio ma
piuttosto come un'insula abitativa, una grande struttura suddivisa
in appartamenti simile a quelle di Roma e di Ostia. Se da un lato
questa ipotesi presenta indubbi motivi di interesse e stimoli per l'ap
profondimento dello studio di tale complesso, dall'altro ritengo par
ticolarmente rischiosa una reinterpretazione fondata sui pochi dati
pubblicati. Va infatti tenuto presente che non stato pubblicato un
rapporto complessivo e organico, comprendente anche gli oggetti e
i materiali che in esso furono rinvenuti. A mio parere inoltre gli
ambienti divisi in quattro settori da bassi muretti presenti in tutti i
piani dell'edificio sono difficilmente spiegabili in modo diverso da
bins secondo l'opinione di Boak-Peterson 1931, pp. 54-57.
125 Per la dislocazione dei granai e per un loro studio com
plessivo cf. Husselman 1952, pp. 56-73.
n4 Cf. Husselman 1952, pp. 65, 70. Nei due rapporti di scavo

Kom Aushim (Karanis)

stati rinvenuti documenti che li potessero identi


ficare con il thesauros di Karanis.
da notare che la maggior parte dei granai
che conosciamo appartengono ai Livelli C e B
(fine I - met III d.C.), e ci pu avere una dupli
ce spiegazione, una legata a fattori storico-eco
nomici, l'altra al buono stato di conservazione
degli edifici di questi livelli. I granai di epoca
tolemaica, precedenti la grande espansione di
Karanis del tardo I d.C., sono situati nelle vici
nanze dei due templi maggiori124 e sembrano
essere del tipo aperto. Caratteristici del livello di
occupazione pi tardo sono invece i contenitori
per cereali di forma circolare e per uso familiare,
costruiti in mattoni crudi e situati del tutto o in
parte sotto il pavimento. La stessa funzione veni
va svolta da grandi giare in terracotta o argilla
cruda (Boak-Peterson 1931, p. 43).
Altre strutture con caratteristiche singolari sono
le colombaie, presenti in tutti i livelli di Karanis e
spesso connesse con i granai o le case private. Pro
babilmente erano pi diffuse di quanto appaia
dagli scavi archeologici125, poich possibile che
quelle di uso familiare fossero state costruite sui
tetti delle abitazioni, come avviene ancora oggi nel
Fayyum, e siano perci andate distrutte. Quelle
maggiori avevano una forma del tutto peculiare,
simile ad una torre cava al centro e con gli spigo
li arrotondati. Erano costruite in mattoni crudi,
mentre i nidi erano murati nello spessore delle
pareti e costituiti da vasi in terracotta di forma
allungata con una larga apertura e un foro al cen
tro del fondo. Quasi sempre alla base delle colom
baie vi erano degli ambienti siti al piano terreno o
a quello interrato che servivano per immagazzina
re il grano per i volatili. La colombaia pi antica
tra quelle rinvenute appartiene al Livello D ed
databile alla fine del I secolo a.C.: una struttura a
s stante ma connessa con un'abitazione privata e
fornita di muri spessi 1,50 m. stato stimato che
potesse ospitare circa 1250 nidi e 200 nicchie,
quantit che vanno al di l del fabbisogno familia
re e che sembrano perci suggerire un'attivit di
tipo "industriale", una vera e propria azienda di
allevamento (Husselman 1979, pp. 63-65).
Le case private erano costruite in mattoni
crudi, talora con l'impiego di legno e pietra loca
le, quest'ultima soprattutto nelle fondamenta.
Non sembra esistere una casa tipo anche se cer
tamente vi sono alcune caratteristiche costruttive,
architettoniche e planimetriche che si ripetono
costanti nel tempo e che caratterizzano l'archi
tettura privata di epoca greco-romana. Tutte le
case, dalle pi piccole alle pi grandi, si compo
nevano di una parte aperta, il cortile, e di una

85

chiusa, l'abitazione vera e propria. L'area adibita


a cortile, sempre almeno parzialmente recintata,
poteva variare nelle dimensioni ed essere suddi
visa in diversi spazi, a volte anche in comune con
abitazioni vicine. Qui si svolgevano le mansioni
di cucina, dalla macina del grano alla cottura dei
cibi che avveniva su focolari aperti o in forni
chiusi; nello stesso cortile o in uno separato si
tenevano anche mangiatoie e ricoveri per gli ani
mali. interessante notare che la posizione delle
aree destinate alla cottura dei cibi resta spesso
invariata nonostante l'alzarsi del piano di calpe
stio; cos i vecchi forni vennero interrati e su di
essi ne furono eretti di nuovi.
La tipologia dei forni sembra essere mutata
nel tempo e a Karanis se ne trovano di due tipi,
il secondo dei quali fu introdotto a partire dalla
seconda met del IV d.C. (Yeivin 1934, pp. 114121). Tutti sono di forma conica, con un foro alla
base per l'inserimento del combustibile e un'a
pertura sulla sommit per l'appoggio del piano di
cottura, e sono costruiti in argilla cruda o matto
ni per la parte esterna e in terracotta per quella
interna; i due tipi si differenziano fondamental
mente per la loro altezza.
Le case potevano essere a due piani, cui si
accedeva tramite scale interne generalmente del
tipo a pilastro, ed avere due o pi stanze. Nes
sun tetto stato trovato intatto, ma si suppone
che essi fossero di tipo piano, a terrazza e rag
giungibili per mezzo della scala: su di essi pote
va svolgersi la vita domestica.
Purtroppo non esiste uno studio monografico
sulle case di Karanis e allo stato attuale delle pub
blicazioni non possibile avere un'idea chiara
sulle tipologie presenti e sull'eventuale loro evo
luzione nell'arco di sette secoli. Infatti solo gli edi
fici maggiori e in migliore stato di conservazione,
per lo pi del Livello C, sono stati editi e descrit
ti, disegnati in pianta e in sezione (Husselman
1979, pp. 67-73, Plans 25-45) (Figg. 43-45).
Dall'esame delle piante generali delle aree
scavate si ricava l'impressione che non vi siano
stati radicali mutamenti nell'architettura privata
fra l'epoca ellenistica e quella romana. La casa,
di pianta quadrata o rettangolare, poteva avere
un numero estremamente vario di stanze; anche
le loro dimensioni variavano e per lo pi la
disposizione degli ambienti non obbediva ad
124 Cf. Husselman 1952, pp. 65, 70. Nei due rapporti di scavo
originali si fa solo riferimento ad un granaio composto da 60 magaz
zini situato presso il lato Nord del tempio di Pnepheros e Petesouchos (Boak 1933, p. 26).
125 A Karanis ne sono state trovate sei: Husselman 1953,
pp. 81-91.

86

Capitolo II

alcun criterio preordinato. Essa inoltre non ha


sempre una forma regolare e ci sembra accade
re soprattutto laddove sono state apportate modi
fiche o aggiunte all'edificio originale. Spesso uno
degli ambienti era riservato alla scala che condu
ceva ai piani superiori e in certi casi anche al
piano interrato. La scala si sviluppava attorno ad
un pilastro centrale a base quadrata (solitamente
di 1 m2), rettangolare o pi raramente in forma
di L, con brevi rampe interrotte da pianerottoli
nei quali talvolta si aprivano piccole botole che
davano accesso a vani-cantina ricavati al di sotto
delle rampe (Husselman 1979, pp. 38-39).
Spesso il piano terreno della casa era costi
tuito da una sola stanza e da una scala a pilastro
centrale: in questi casi molto probabile che l'a
bitazione si sviluppasse in altezza su pi piani. In
altri casi vi erano due stanze al piano terreno e
fra di esse la scala; in tal modo la casa risultava
di forma rettangolare, stretta e allungata. Fre
quenti erano anche le abitazioni a pianta qua
drata, in cui la scala era sempre collocata in uno
degli angoli126. Questi "schemi" planimetrici sono
documentati in tutti i livelli posti in luce dalla
Missione americana.
L'ingresso alle abitazioni private era solita
mente unico ed era leggermente rialzato rispetto
al piano stradale originale, ovvero contempora
neo alla costruzione della casa, e lo si raggiunge
va per mezzo di una breve scala costruita per
pendicolarmente o parallela al muro, costituita di
pochi gradini in mattoni crudi o in pietra. Allor
ch il piano stradale subiva un innalzamento
dovuto all'accumulo di sabbia e di immondizia,
tali scale perdevano la loro ragion d'essere e veni
vano presto sepolte o demolite.
Oltre al piano terreno e a quello o quelli
superiori la casa era talvolta dotata di un piano
interrato o seminterrato raggiungibile attraverso
la scala interna. Le stanze di questo piano aveva
no quasi sempre il soffitto a volta o a cupola e in
certi casi erano illuminate da piccole finestre
poste a ridosso del soffitto127. Potevano anche
esserci ambienti sotterranei di tipo diverso, pi
piccoli, con copertura a volta, fra loro non comu
nicanti e accessibili solo tramite piccoli pozzetti
verticali che si aprivano direttamente nei pavi
menti del piano terreno. Tutti questi ambienti
erano ricavati nelle fondamenta della casa, a volte
costruite con pietre locali, o in vani appartenuti
ad abitazioni di epoche precedenti, sepolte sotto
quelle nuove128.
L'interno delle case era scarsamente illumi
nato poich le finestre, poche e di piccole
dimensioni, erano poste generalmente a ridosso

del soffitto, ed erano fornite di barre verticali in


legno che ne bloccavano l'apertura; spesso il
davanzale interno era strombato verso il basso
per convogliare al centro della stanza l'aria e la
luce129 (Husselman 1979, pp. 44-46). Inoltre le
pareti interne, sempre intonacate, erano a volte
colorate in nero, talora con decorazioni geome
triche di colore bianco riproducenti un motivo a
dente di lupo o pi spesso linee orizzontali mar
canti i corsi dei mattoni. Sono attestati anche
intonaci di colore chiaro e pi raramente dipin
ti policromi, situati quasi sempre all'interno di
nicchie riservate al culto domestico. Queste ulti
me sono sempre presenti sia nella forma pi
semplice sia in tipologie elaborate con soffitto a
conchiglia e cornici decorate a rilievo con colon
nette e motivi fitomorfi e geometrici. Talvolta al
loro interno sono stati rinvenuti dipinti di mode
sta qualit raffiguranti divinit e personaggi non
identificabili (Husselman 1979, pp. 47-48).
Altri tipi di nicchie erano presenti in vario
numero in tutte le stanze delle abitazioni, a volte
situate sotto le finestre e collocate alla stessa
altezza. Queste avevano la funzione di armadietti e come tali erano fornite di mensole in legno
talora aventi un bordo rialzato.
I pavimenti pi comuni erano in terra battu
ta, ma sono noti anche in mattoni crudi; pi rari
quelli in lastre di pietra.
Particolarmente notevoli sono stati i ritrova
menti di oggetti nel corso di questi scavi, tutta
via come si gi detto essi restano ancora in gran
parte inediti. Nell'impossibilit di darne un elen
co completo accenner solo ad alcune categorie
di materiali, rimandando alla bibliografia. Oltre
ad una notevole quantit di papiri greci (YoutieSchuman-Pearl 1936; Youtie-Pearl 1939; Iid.
1944; Youtie-Winter 1951; Boak-Youtie 1960;
Husselman 1971; Riad-Shelton 1975; Shelton
1977) sono state trovate tavolette cerate, ostraka,
37 tesoretti di monete130 (Haatvedt-Peterson
126 Solitamente si nota che nelle case a pianta rettangolare piut
tosto allungata la scala si colloca in posizione centrale, mentre in
quelle a pianta quadrata in un angolo.
127 prese d'aria come quelle rinvenute a Soknopaiou Nesos,
costituite da aperture circolari nel soffitto/pavimento, non sembra
no essere testimoniate a Karanis.
128 stato constatato che nel Livello A piuttosto raro che le
case fossero provviste di stanze sotterranee (Boak-Peterson, 1931,
p. 66).
129 Tale uso doveva evidentemente rispondere ad esigenze pra
tiche come mantenere il pi possibile una temperatura interna
costante ed evitare che entrassero il vento e la sabbia.
130 Si tratta complessivamente di circa 30.000 monete, molte
delle quali sono illeggibili a causa del forte ossidamento. Di questi
tesoretti solo due sono di epoca tolemaica e ci trova una sua spie
gazione nel fatto che la parte pi antica della citt, quella centrale,
stata distrutta dai sebbakhin.

Kom Ausbim (Karanis)

1964), 3500 stoffe in lino e lana (Wilson 1933),


vasellame in terracotta (Shier 1978; Johnson
1981) e vetro (Harden 1936; Root-McCoy 1982),
statue (Gazala 1978), altari per il culto, oggetti in
bronzo, statuette in terracotta, mobili, giocattoli
e attrezzi da lavoro (Gazda 1983).

2.3. Gli scavi dell'Universit del Cairo


(1967-1975)
A partire dal 1967 (o dal 1968) fino al 1975
altri scavi sono stati condotti dall'Universit del
Cairo: di essi si hanno poche notizie, la maggior
parte delle quali si ricavano dai rapporti annuali
di J. Leclant sugli scavi effettuati in Egitto e
Sudan. Durante la Campagna di scavo del 196768, diretta da A. A. Ali, fu portata alla luce una
serie di case nella parte occidentale dell'abitato e
furono rinvenuti numerosi oggetti di uso quoti
diano (Leclant 1969, p. 257). Nel 1972 sotto la
direzione di S.A.A. El-Nassery fu indagata una
serie di abitazioni situate ai lati di due strade a
Nord-Ovest del tempio Nord: di tipo piuttosto
modesto, forse ad uno o due piani, si rivelarono
in alcuni casi riutilizzate, in un periodo non
meglio specificato, per la sepoltura di bambini
(Leclant 1973, p. 404).
Le case del livello pi superficiale, che resti
tuirono pochi frammenti di papiro e pochissimi
oggetti, furono completamente smontate per
poter proseguire nello scavo del livello sottostan
te, in cui si rinvennero edifici pi antichi (El-Nas
sery-Wagner 1975, p. 185). Nella casa nr. 2, in
una stanza sotterranea con copertura a volta, si
rinvenne un tesoretto di monete consistente in
1500 tetradracme alessandrine in billon e bron
zo, contenute in due piccoli vasi. Di queste
monete 65 erano completamente ossidate e illeg
gibili, 294 solo parzialmente identificabili e 1141
in buono stato di conservazione. La pi antica
moneta risale al secondo anno di regno di Clau
dio II (269-270 d.C.) mentre le ultime sono data
te all'undicesimo anno di Diocleziano e Massimiano (295 d.C.).
L'abitazione in cui tu trovato il tesoretto era
di un tipo molto comune, senza nulla che possa
suggerire la presenza di una famiglia ricca; in base
agli altri rinvenimenti El-Nassery ritenne di poter
la datare al I-II d.C., come tutte le altre strutture
dello stesso livello, ma con un probabile riutiliz
zo nella seconda met III secolo (El-NasseryWagner 1975, p. 187). Nello stesso livello altre
abitazioni conservavano ancora attrezzature per la
macina del grano, silos, forni, vasellame, lucerne,

87

terrecotte raffiguranti divinit greche e monete in


bronzo (Leclant 1973, p. 404).
Nel corso della Missione del 1973 furono
portate alla luce case di epoca romana, all'inter
no delle quali si rinvennero diversi oggetti fra cui
monete, vetri, statuette femminili e un frammen
to di una statua in basalto raffigurante Serapide
(Leclant 1974, pp. 185-186). Dei risultati della
Campagna 1974 noto soltanto che fu trovata
una rara moneta battuta sotto il figlio di Zenobia, regina di Palmira (Leclant 1975, p. 209). Dal
1975 la Missione ospit alcuni membri dell'IFAO
(Sauneron 1975, pp. 461-462) per documentare
e studiare le terme romane trovate a Nord-Ovest
del tempio Nord (Leclant 1976, p. 286), sulle
quali stato pubblicato un ampio e dettagliato
rapporto (El-Nassery-Wagner-Castel 1976) in cui
si menzionano anche altre terme di minore
importanza ritrovate nel 1973 dalla stessa Mis
sione egiziana a Sud-Ovest della citt.
I due stabilimenti furono interpretati come
servizi per differenti fasce sociali della popolazio
ne, essendo quelli a Nord-Ovest di dimensioni
molto maggiori, pi lussuosi e situati in una ricca
area residenziale. Queste terme si trovano a set
tentrione del tempio Nord, da cui distano circa
40 metri, a circa 350 m dalle mura Nord di Karanis, e non lontane da un edificio di forma allun
gata con pavimenti e scale in pietra, interpretato
come una palestra, al quale erano collegate con
una strada (El-Nassery-Wagner-Castel 1976,
pp. 234-235). Le case rinvenute nei pressi erano
in cattivo stato di conservazione, tuttavia in una
di esse stato ritrovato un dipinto su stucco, oggi
nei magazzini di Giza, raffigurante un combatti
mento di uomini a cavallo e interpretato come
una scena connessa con il martirio dei Cristiani.
In una casa situata ad Ovest delle terme stato
inoltre rinvenuto vasellame in vetro di raffinata
fattura, tanto numeroso da suggerire che potesse
trattarsi di un negozio di vetri. Purtroppo manca
una planimetria generale dell'area di scavo che
illustri pi precisamente la posizione topografica
di tali edifici in relazione con il resto del tessuto
urbano posto in luce dagli scavi Michigan.
Le terme Nord presentano una struttura
architettonica molto complessa del tutto nuova
per l'Egitto (Fig. 46): si supposto che esse siano
state edificate all'inizio dell'epoca romana e siano
poi rimaste in funzione fino al IV d.C., come testi
moniano i numerosi rifacimenti e restauri. Da esse
tuttavia non proviene nessun documento che
possa confermare tale datazione, se si eccettua
una moneta del III d.C.; la presenza di bagni pub
blici a Karanis attestata dai papiri gi a partire

88

Capitolo II

dal I a. C. (El-Nassery-Wagner-Castel 1976,


p. 236).
L'edificio era costruito parte in mattoni crudi
del formato di cm 25 x 12 x 9, e parte in mat
toni cotti di diverse dimensioni a seconda del
loro impiego (24/26 x 12/13 x 9,5/10; 21 x 9,5
x 5; 24 x 12 x 5,5; 52 x 26,5 x 8; 24 x 24 x 6
cm). Fra i materiali da costruzione utilizzati vi
sono inoltre il legno, impiegato a rinforzo di
pareti, nelle porte e nelle nicchie o come ele
mento decorativo; la pietra calcarea per le pavi
mentazioni e gli architravi; la terracotta per le
canalizzazioni e le condutture a sezione circola
re; l'argilla e la calce per i rivestimenti. I muri in
crudo non erano mai a contatto con l'acqua e se
si trovavano in prossimit di essa erano sempre
protetti da muretti in cotto; tutti i pavimenti
eccetto uno erano rivestiti con lastre di calcare
ricoperte di cemento ed erano fatti in modo da
creare una piccola pendenza per favorire lo scolo
delle acque. Le stanze erano quasi tutte coperte
con cupole costruite su triangoli sferici, o con
volta a botte di chiara tradizione egiziana (ElNassery-Wagner-Castel 1976, p. 243); le prime
non erano visibili dall'esterno essendo molto
appiattite e coperte con terra in modo da forma
re delle specie di terrazze circondate da muretti.
Nel complesso l'edificio misurava 15,6 x 9,3
metri circa ed era composto di otto ambienti, dei
quali tre erano di servizio, e da un cortile in cui
era situato un pozzo morto che raccoglieva le
acque di scolo ivi condotte da due canalette.
L'ingresso era situato sul lato occidentale della
prima sala, una stanza d'accoglienza costruita in
mattoni crudi di differenti dimensioni e colori,
forse di riutilizzo, e attrezzata con una panca in
muratura che correva sui tre lati perimetrali.
Sulla parete Sud vi erano tre nicchie di cui quel
la centrale absidata e con un doppio bordo a
rilievo sull'arco. Da qui si passava direttamente
al frigidarium, in cui era una vasca in mattoni
cotti (139 x 70 x 56 cm) il cui fondo era costi
tuito da un'unica lastra in calcare. Una semicu
pola, ancora ben conservata, la copriva ed era
decorata con un dipinto su intonaco riproducente tralci di vite. Alcuni mattoni cotti delle
pareti presentano la particolarit di essere par
zialmente vetrificati e ci forse da imputare ad
un errore di cottura oppure al riutilizzo di mat
toni provenienti dalle pareti di un forno (El-Nas
sery-Wagner-Castel 1976, p. 252).
Da questa stanza si passava al tepidarium che
a sua volta dava accesso al laconicum, luogo di
sosta in cui sedersi131 e respirare aria molto calda
e secca proveniente da aperture nel pavimento132

e nei muri. La stanza successiva era il calidarium:


sul lato Nord ancora in situ una vasca mono
litica in calcare, decorata con finte maniglie a
rilievo, posta su un basamento in mattoni e col
legata alla cisterna di acqua calda per mezzo di
un tubo nel muro settentrionale. Ben riconosci
bili nelle pareti e nel pavimento sono ancora le
condutture per l'erogazione del vapore e dell'a
ria calda. Proprio a ridosso di questo ambiente
sono i tre vani di servizio, consistenti in una
cisterna per l'acqua a Nord, la caldaia ad Est e
un annesso per i combustibili. La caldaia era
costruita su due piani: in quello inferiore si tro
vava la camera di combustione, mentre la caldaia
vera e propria era in quello superiore. La came
ra di combustione, a forma di tronco di cono,
era provvista di diverse aperture verso l'esterno
per l'alimentazione e verso l'interno per la cir
colazione dell'aria calda e lo scarico dei fumi. La
caldaia, in gran parte distrutta, doveva essere for
mata da due recipienti circolari per l'acqua calda
(El-Nassery-Wagner-Castel 1976, pp. 265-266).
Purtroppo il cattivo stato di conservazione della
parte superiore degli ambienti di servizio non
consente di capire con precisione come funzio
nasse l'intero meccanismo di riscaldamento e di
distribuzione dell'acqua.
All'interno delle terme, le acque di scolo veni
vano convogliate, per mezzo di leggere penden
ze dei pavimenti, in due punti situati nel frgidarium e nel tepidarium, in cui si dipartivano due
canalette, una sotterranea e una coperta, che rag
giungevano il pozzo esterno, profondo 82 cm
(El-Nassery-Wagner-Castel 1976, pp. 268-269).
Il rapporto si conclude, oltre che con una
serie completa di planimetrie e fotografie dell'e
dificio in tutte le sue parti, con una serie di ana
lisi chimiche effettuate su alcuni campioni di
legno e di intonaco. Particolarmente interessanti
sono i risultati ottenuti sugli intonaci dai quali
risulta che a seconda del loro impiego (posizione
ed esposizione a calore e acqua) si differenziava
no per le percentuali di carbone e di calcio pre
senti nell'impasto133.
Gli ultimi lavori che si sono svolti nell'abita
to di Karanis sono, a mia conoscenza, le prospe
zioni geomagnetiche effettuate all'inizio degli anni
151 Vi sono ancora conservati 5 sedili in muratura addossati
alle pareti.
132 Le uniche stanze in cui era previsto l'ipocausto erano il
laconicum e il calidarium: l'aria calda proveniente dalla caldaia entra
va direttamente sotto il pavimento del calidarium e di qui passava
al laconicum (El-Nassery-Wagner-Castel 1976, p. 244, Plan 3).
135 Su pareti verticali esposte ad umidit la concentrazione di
carbone e calcio era molto maggiore che altrove (El-NasseryWagner-Castel 1976, pp. 271-272).

Kom Aushim (Karanis)

Ottanta134 in tre aree piuttosto limitate (45 x 40


m ciascuna) situate, come sembra, a Nord, Ovest
e Sud dell'area archeologica. L'articolo che d
conto di questi lavori molto sommario e impre
ciso, non solo nella parte che riguarda le note storico-archeologiche: i settori indagati non sono stati
collocati topograficamente, mancando sugli schiz
zi planimetrici punti di riferimento interni a Kara
nis (l'unico riferimento topografico la strada
Cairo-Fayyum) che consentano di comprendere
dove siano state condotte precisamente le rileva
zioni. Anche i risultati sono esposti in maniera
alquanto frettolosa e poco comprensibile, soprat
tutto nell'apparato grafico e didascalico. Gli auto
ri delle prospezioni hanno lavorato con un proto
magnetometro utilizzando come stazione base
l'Osservatorio Geomagnetico di Misallat, distante
circa 2 km da Karanis. La strumentazione ha
segnalato in queste aree la presenza di numerose
strutture ancora sepolte; di muri in mattoni crudi,
in mattoni cotti, in pietra calcarea; di case; di pic
coli forni e di una lunga depressione rettilinea che
stata interpretata come un tunnel (Hussain
1983, pp. 37, 39-42), ma che pi verosimilmente
potrebbe essere un canale o una strada.

3. La necropoli
La necropoli di Karanis fu esplorata in un
primo momento da Grenfell e Hogarth nel 1895,
durante la loro prima spedizione nel Fayyum
(Hogarth-Grenfell 1896, pp. 14-17), poi fu sca
vata per una decina di giorni da Grenfell e Hunt
nel dicembre 1900, nel corso di una missione nel
Nord della regione rivolta all'individuazione delle
necropoli del primo periodo tolemaico e al recu
pero di cartonnages di papiro (Grenfell-Hunt
1901, p. 4)1".
Le tombe della necropoli, individuata a Nord
del kom, erano gi state, secondo la descrizione
dei ricercatori inglesi, saccheggiate, ma nonostan
te ci restituirono fra gli altri anche materiali scrit
ti, papiri ed etichette in legno, grazie ai quali fu
possibile identificare Kom Aushim con l'antica
Karanis (Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, pp. 40-42).
Le tombe appartenevano alla tarda epoca tole
maica ed erano costituite da un breve pozzo d'ac
cesso o da un dromos inclinato, cos come le
sepolture dello stesso periodo rinvenute a Kom
Umm el-Atl. I defunti erano deposti in loculi
radiali o su un piano tagliato nella roccia all'in
terno dello stesso corridoio; in un solo caso stata
rinvenuta la rappresentazione di una coppia di
defunti incisa in modo piuttosto rozzo nel gesso.

89

Altre tombe erano costruite in mattoni crudi


e sembrano essere state delle abitazioni riutiliz
zate come sepolcri: il defunto era collocato su un
letto ed era circondato dagli oggetti necessari alla
vita, come ad esempio il focolare. Tale tipologia
di sepolture nota solo a Karanis136 e si trovava
molto vicino al centro abitato, ma non se ne spe
cifica il luogo preciso n la datazione. Tra i rin
venimenti di queste sepolture vanno segnalati un
certo numero di frammenti di papiro, tra i quali
si ricordano un frammento di romanzo di Chariton, un poema lirico e un conto in latino relati
vo ad una somma di denaro appartenente ad un
gruppo di soldati (Grenfell-Hunt-Hogarth 1900,
pp. 74-87, 252-56), figurine in terracotta, oggetti
in legno e una tavoletta lignea con iscrizione
greca137. Altre tombe in mattoni crudi, probabil
mente di tarda epoca romana, avevano l'aspetto
di piccole mastabe, sul cui muro esterno occi
dentale era sempre presente una piccola nicchia
per le offerte.
La necropoli Nord fu oggetto di una nuova
esplorazione da parte della Michigan University
che nel 1925 dedic un giorno allo scavo delle
tombe che si trovavano alla sua estremit meri
dionale. Le sepolture portate alla luce erano di
un tipo piuttosto modesto e conservavano sche
letri ancora in buono stato di conservazione. Pur
troppo non sono state rese note notizie pi det
tagliate, n fu disegnata una planimetria della
necropoli nel suo complesso (Boak-Peterson
1931, p. 4)13X.
Una necropoli probabilmente copta stata
scoperta e scavata dall'Universit del Cairo nel
1972 (direttore S.A.A. El-Nassery), ma di essa
non mai stato pubblicato un rapporto. noto
soltanto che sono stati trovati corpi non mum
mificati con accanto conchiglie, perle, vasellame
e una croce (Leclant 1973, p. 404).

134 La pubblicazione dei risultati risale al 1983, ma non spe


cificato quando i lavori si sono svolti e da parte di quale Istituto
(Hussain 1983, pp. 36-51). La stessa Missione ha condotto ricer
che analoghe ai Kiman Fares: cf. nel presente volume il capitolo
V.
135 Nel breve rapporto sui risultati degli scavi effettuati nella
missione del 1900-1901 si legge che nella necropoli di Karanis furo
no trovati alcuni cartonnages di papiro, ma questa resta l'unica noti
zia in merito.
13(1 Un ipotetico e vago confronto, data la scarsit delle noti
zie in merito a tali tombe di Karanis, potrebbe essere fatto con il
cos detto cenotafio di Alessandro Magno a Kom Madi (Bresciani
1979), anch'esso costruito in mattoni crudi e con il letto in mura
tura per il defunto.
157 Nel diario inedito di Hogarth si legge che il 31 dicembre
1895 furono rinvenuti, tra gli altri oggetti, alcuni sarcofagi in pie
tra senza coperchio o con coperchio rotto e usciabti
I3S Della necropoli di Karanis non esiste alcuna planimetria
edita.

90

Capitolo II

Recentemente sono stati nuovamente effet


tuati scavi da parte dell'Ispettorato del Fayyum
nella necropoli Nord e fra le sepolture rinvenute
una era sicuramente copta e conservava un'epi
grafe con il nome del defunto139.

4. Conclusioni
Karanis certamente fino ad ora il centro
abitato meglio noto e pi indagato di tutta la
regione. Le maggiori informazioni archeologiche
in nostro possesso derivano dagli scavi e dalle
pubblicazioni della Michigan University, tuttavia
gli studi di sintesi sono per lo pi opera di papirologi che basano la ricostruzione storica della
vita di questo centro sull'abbondante documen
tazione scritta. spesso evidente che anche
molte delle conclusioni che riguardano la realt
archeologica del sito derivano dall'analisi delle
fonti scritte, mentre il materiale archeologico e
la documentazione di scavo non sono stati, a
mio parere, pienamente utilizzati come merite
rebbero.
Allo stato attuale delle ricerche manca per
Karanis una carta topografica e altimetrica del
sito, completa e aggiornata con i ritrovamen
ti pi recenti, che sono ancora in gran parte
inediti.
Come si visto, lo scavo dell'area abitata
stato concentrato nella parte centrale dell'inse
diamento, dove maggiore era la stratificazione140
e le colline si elevavano anche per 14 metri. La
stratificazione non la stessa ovunque, ma si
formata in modo diverso a seconda che vi sia
stata o meno una occupazione continua; nel caso
in cui un quartiere venisse abbandonato per un
periodo di tempo abbastanza lungo, gli edifici
crollavano e venivano ricoperti di sabbia e di
rifiuti anche per alcuni metri e costituivano la
base per eventuali nuove strutture. Laddove inve
ce l'abitazione di un'area non presentava inter
ruzioni si verificava una ristrutturazione continua
e un innalzamento degli edifici esistenti. L'innal
zamento generale del piano di calpestio anche
dovuto al continuo accumulo nelle strade, nei
cortili e in genere nelle aree aperte di sabbia
mista a rifiuti di cucina e di animali. Nelle pub
blicazioni di questi scavi non si accenna mai a
vere e proprie discariche esterne all'abitato, ma a
cumuli di immondizia che si trovano sparsi ovun
que e in ogni periodo di occupazione. In parti
colare si nota che gli edifici e i quartieri abban
donati venivano usati oltre che come cave di
materiali di reimpiego anche come immondezzai.

Per ovviare all'innalzamento del livello stradale,


alle abitazioni venivano apportate delle modifi
che, come l'edificazione di muretti nei pressi delle
porte che contenessero l'avanzata della sporcizia,
la chiusura delle porte e delle finestre pi basse
e l'innalzamento dell'edificio. Spesso accadeva
che all'aggiunta di un piano superiore corrispon
deva l'abbandono e la chiusura di quello ormai
interrato.
I dislivelli presenti nel centro della citt sono
in parte dovuti anche all'orografia naturale, tut
tavia i dati pubblicati su questo argomento sono
pochi e contrastanti, cos che, allo stato attuale
delle nostre conoscenze, non chiaro se e in che
misura il livello dei quartieri pi alti sia stato
determinato dalla variazione dell'altezza del pia
noro141. E comunque chiaro che l'insediamento,
in ogni periodo storico, presentava al suo inter
no dei dislivelli, vere e proprie terrazze sul ver
sante meridionale142.
In sintesi grazie a questo scavo si sono potu
ti delineare una parte della planimetria di Kara
nis e il suo sviluppo urbano dal II a.C.143 fino alla
met del V d.C.: l'insediamento pi antico, di cui
restano pochi edifici, doveva essere situato a Sud,
presso il canale e intorno al tempio di Pnepheros
e Petesouchos. Dall'inizio dell'epoca romana l'e
spansione avvenne verso Est, Ovest e Nord; fu
edificato il tempio Nord e venne rifatto in pietra
quello Sud144. Pi ampio e denso appare l'abita
to tra la met del I e la met del II d.C. (Livello
C), la cui espansione venne temporaneamente
arrestata verso la met del II sec. a causa di una
breve crisi che determin anche l'abbandono di
alcuni quartieri e che stata interpretata come
corrispondente alla peste del 165. La ripresa fu

139 Comunicazione personale (1995) di Ahmed Abd el-Aal


Mohammed, ispettore del SCA a Medinet el-Fayyum.
140 I quartieri che si estendono ad Est e ad Ovest del kom non
furono indagati, ma di essi vien detto che comprendevano un solo
livello di abitazioni e per questo risultavano pi bassi del resto del
l'abitato; purtroppo non si specifica mai la cronologia di questi
quartieri (Boak-Peterson 1931, p. 3). Attualmente solo quello Est
ancora parzialmente visibile.
141 Nelle due sezioni del kom disegnate nel 1929 (Boak-Peter
son 1931, Topographical Map) si vede molto bene che il piano roc
cioso su cui sorge Karanis sostanzialmente piatto e sembra non
avere dunque influito sull'altezza della parte centrale della citt. Solo
i quartieri pi periferici a Nord e a Sud si dispongono sul pendio
naturale che digrada verso lo wadi e verso il canale. Forse in sgui
to a scavi pi approfonditi ci risult solo parzialmente vero e si
not che sul lato Est del kom vi era un innalzamento della roccia,
che raggiunge i 3,5 m s.l.m.: Husselman 1979, p. 9.
142 Tale terrazzamento naturale ancora oggi facilmente rico
noscibile.
143 Le strutture pi antiche trovate (Livello E) risalgono alla
fine del III - inizi II a. C.
144 II livello abitativo contemporaneo all'edificazione dei tem
pli quello denominato D.

Kom Aushim (Karanis)

piuttosto rapida e la floridezza del centro


aument fino alla met del III d.C. (Livello B),
per poi lasciar spazio ad una duratura recessione
cui dovuto l'abbandono di molte abitazioni, che
caddero cos rapidamente in rovina, sorte che
colp anche il tempio Nord. Nuova attivit edili
zia attestata alla fine del III sec., ma i quartie
ri abitati sembrano diminuire via via fino al defi
nitivo abbandono di Karanis. Gli edifici abitati
fino alla met del V d.C. sembrano essere stati
concentrati nel centro della citt (El-NasseryWagner 1975, p. 187).
Per quanto riguarda la planimetria della citt,
possibile seguirne per grandi linee lo sviluppo
a partire dal II a.C. (Livello E), anche se va tenu
to presente che per il periodo pi antico le strut
ture scavate sono esigue, situate in un'area rela
tivamente ristretta e perci scarsamente
rappresentative. Sono tuttavia evidenti fin dagli
inizi un certo allineamento degli edifici secondo
assi pressoch ortogonali e un loro raggruppa
mento in insulae o blocchi abitativi (Husselman
1979, p. 10, Maps 4-5) il cui orientamento di
massima145 risulta quasi ortogonale agli assi dei
due templi, che tuttavia in questo periodo non
erano ancora stati costruiti, almeno nella loro
forma definitiva. Come noto146, gli assi princi
pali dei due templi non sono fra loro ortogonali
per uno scarto di 10 e l'orientamento di questi
edifici si discosta da quello delle strade con oscil
lazioni comprese entro gli 8.
In quest'area le costruzioni del livello superio
re (D) utilizzano in parte i muri pi antichi come
fondazioni e per questo l'orientamento generale si
mantiene lo stesso senza sostanziali cambiamenti
(Husselman 1979, pp. 10-11, Maps 6-8).
Meglio definibile la planimetria della Kara
nis di epoca romana, di cui restano estese testi
monianze. Il Livello C (fine I-met II d.C.), le cui
strutture si sono particolarmente ben conservate,
denota un grande accrescimento nel numero di
abitazioni e un'espansione dei quartieri abitativi
verso Est, Ovest e Nord (Figg. 37-40). I due assi
viari maggiori147 sono quasi paralleli e attraversa
no il centro abitato da Nord a Sud (CS 210 =
168 N; CS 400 = 171 N); non sono invece note
strade di lunga percorrenza Est-Ovest, essendo
esse sempre interrotte da insulae o da muri.
Alcune di esse comunque hanno dimensioni
alquanto grandi e sono fra di loro parallele (CS
190H8 = 76 N; CS 405 = 76 N; CS 160 - 75
N) e pressoch perpendicolari alle due principa
li. Gli edifici si dispongono in blocchi compatti
o insulae, di forma e dimensioni irregolari, in cui
si concentrano abitazioni private, cortili e anche

91

edifici semipubblici, come i granai e le colom


baie. Solo in un'area (quadrato H 10: Husselman
1979, Map 10) l'accorpamento in insulae non
sembra essere stato rispettato, ma ci non ha
influito negativamente sulla disposizione ortogo
nale degli edifici.
Questa organizzazione spaziale resta la stessa,
nelle grandi linee, anche nel Livello B (Hussel
man 1979, pp. 21-25, Maps 14-18), situato circa
2-3 metri al di sopra di C. In questo livello nume
rose abitazioni e quartieri dovettero essere inte
ramente ricostruiti poich abbandonati alla fine
del II secolo come conseguenza di un periodo di
crisi, ma nonostante ci le strade principali con
tinuarono spesso a seguire il tracciato di quelle
pi antiche (Figg. 34-36). Talvolta ci fu la ristrut
turazione di case precedenti, il cui piano interra
to venne abbandonato perch ormai situato ad
un livello troppo basso. Profondi mutamenti sem
brano aver interessato i quartieri dei quadrati
E 9-11 e F 9-11 (Husselman 1979, Map 17), in
cui l'orientamento degli edifici solo in parte
rimasto invariato. A giudicare dalle planimetrie
edite, si ricava l'impressione che in questa fase
Karanis fosse meno popolata rispetto al periodo
del Livello C e ancor meno sembra esserlo stata
nel Livello A149, ma tale lettura potrebbe deriva
re dal generale stato di conservazione di questi
livelli pi superficiali.
La situazione del Livello A di difficile valutazione poich, come avvertono gli stessi archeo
logi, gli edifici erano molto mal conservati e di
essi spesso restavano solo pochi corsi di mattoni
(Fig. 33). Vi pertanto il sospetto che le vaste
aree vuote, particolarmente numerose in questa
fase, fossero invece occupate da edifici ormai
completamente scomparsi. Verso la seconda met
del III secolo vi fu un netto calo degli abitanti,
testimoniato dall'abbandono e dal forte insab
biamento di interi quartieri, tanto che i nuovi edi
fici del Livello A (fine III-IV d.C.) si trovano
145 Come si pu notare facilmente dalle planimetrie, quando
si parla di assi ortogonali e allineamenti ci si deve sempre riferire a
una tendenza di massima. Anche gli angoli di singoli edifici spesso
non sono di 90.
146 Cf. anche pi avanti il capitolo XX.
147 Le strade CS 210 e CS 400 sono larghe rispettivamente
5 m e 4 m.
148 Si tratta di una via piuttosto breve ma certo di grande
importanza, essendo larga 10,5 m e in parte pavimentata in pietra;
probabilmente svolgeva le funzioni di dromos per l'edificio C 178,
interpretato come un Mitreo (Husselman 1979, pp. 12, 55).
149 Fino al 1928 Boak e Peterson affermano che l'abitato dei
periodi A e B era pi esteso di quello del Livello C (Boak-Peterson
1931, p. 40), tuttavia tale valutazione non stata confermata n
smentita alle fine dei lavori. Una progressiva diminuzione della
popolazione attestata dai papiri a partire dalla fine del II d.C.
(Boak 1955, p. 162).

92

Capitolo II

circa 3 m al di sopra di quelli del Livello B. Nelle


aree in cui le case pi antiche sono state restau
rate e riutilizzate, lo schema viario rimasto in
certa misura inalterato, contrariamente a quanto
accaduto nei quartieri di nuova costruzione ove
tuttavia continu ad essere mantenuto nelle sue
linee generali l'orientamento antico (Husselman
1979, pp. 26-28, Maps 19-23).
Attualmente non possibile stabilire la pre
cisa estensione di Karanis durante i vari secoli di
occupazione, n la sua forma, poich lo scavo ha
interessato solo i quartieri centrali; vi sono accen
ni a mura cittadine situate a Nord, alla base del
declivio presso l'attuale strada proveniente dal
Cairo, ma non si hanno dati pi precisi al riguar
do, se si eccettuano il loro andamento irregolare
curvilineo, desumibile da una foto aerea (Boak
1926, Fig. 1, Pl. IX), e il materiale con cui edi
ficata la loro parte inferiore, e cio blocchi squa
drati di pietra localeno (Fig. 26).
In generale Karanis non presenta una plani
metria regolare e sembra non averla mai avuta,
nemmeno al momento della sua fondazione. Il
disporsi degli edifici non tuttavia casuale e cao
tico, ma avviene sempre secondo certe "regole"
riscontrabili nell'accorpamento in blocchi abita
tivi o insulae e nell'ortogonalit delle strade; l'o
rientamento generale dell'abitato Nord-Sud e
non muta mai in modo deciso. Tale orientamen
to sembra essere stato fissato fin dalla fondazio
ne del centro e pare essere in relazione con il
tempio Sudn1, cosa che troverebbe riscontro
anche nel fatto che la parte pi antica dell'inse
diamento doveva essere situata in quest'area, ma
va detto che una tale relazione non pu essere
provata. Al contrario si potrebbe anche suppor
re che gli assi viari principali, che scorrono da
Nord a Sud, siano stati tracciati in modo da risul
tare paralleli al dromos del tempio Nord152. Tut
tavia a causa del totale smantellamento della
parte centrale del kom, il dromos, se mai esisti
to, andato distrutto e con esso la possibilit di
una verifica. Anche in questo caso bisognerebbe
ammettere l'esistenza di un tempio pi antico di
questo nella stessa posizione. Naturalmente l'o
rientamento del centro abitato e dei templi pu
essere casuale e comunque l'uno non in relazio
ne con l'altro.
Nei rapporti di scavo della Michigan University non si menziona mai il ritrovamento di siste
mi fognari o di scolo, e di condutture per l'acqua,
il cui approvvigionamento doveva dunque avveni
re direttamente dal canale irriguo che si trovava a
Sud dell'abitato. forse per questo motivo, oltre
che per il fatto che molti dei terreni agricoli di

Karanis dovevano trovarsi a Sud, che le strade


principali scorrevano da Sud a Nord, per consen
tire un pi agevole e rapido accesso all'acqua e ai
campi. Non si trova menzione nemmeno di laboratori artigiani, se si escludono qualche rapido
accenno e qualche fotografia eli cortili con macine
e presse per la produzione della farina e dell'olio,
che sembrano comunque limitati a contesti fami
liari (Boak-Peterson 1931, pp. 37, 66, Pls. XXVIIIXXIX). noto che venne trovata una struttura in
mattoni cotti, di forma circolare, interpretata come
un forno per la cottura delle ceramiche (Gazda
1983, p. 16, Fig. 25), tuttavia di essa non sono stati
pubblicati altri dati.
Il sistema viario non pu dirsi regolare se non
per il fatto che le vie sono fra loro ortogonali.
Esse sono delle pi diverse dimensioni e. non
rispondono ad una pianificazione di tipo gerar
chico, ma piuttosto il loro sviluppo sembra
dipendere dalla struttura dei singoli blocchi abi
tativi. Come si gi rilevato le sole strade che
percorrono l'abitato senza interruzioni sono quel
le con andamento Nord-Sud (due quelle princi
pali ritrovate); gli incroci fra le vie sono sempre
a T e sembra mancare una strada di collegamen
to Est-Ovest. Tutte sono in terra battuta eccetto
il dromos del tempio Sud e quello del cos detto
Mitreo che sono pavimentati con lastre di pietra.
Spesso si nota sulla sede stradale la presenza
di strutture di varia natura, dai gradini di acces
so alle case, alle panche o mastabe in muratura
fino ai muretti di sbarramento e di protezione dal
vento. Alcune strade e vicoli erano infatti chiusi
per mezzo di muretti, come il caso ad esempio
di CS 23 e CS 46 (Husselman 1979, Map 12),
oppure di forni, di silos o per mezzo di vere e
proprie porte, come accade nella grande via di
comunicazione CS 210 la cui porta stata in un
secondo momento rimossa (Husselman 1979,
pp. 12, 29) m. Di frequente si trovano muretti

Come ho potuto accertare nel corso di una mia visita, il


muro ancora parzialmente visibile, ma da una semplice valutazione di superfcie non possibile stabilire la sua reale natura e la sua
funzione; evidenti tracce di sondaggi effettuati per quadrati, in
apparenza poco profondi, sul suo lato interno (Sud), non sembra
no aver fornito dati nuovi, anche se di tali ricerche nulla stato
reso noto. Questi lavori potrebbero essere stati effettuati dall'Uni
versit di Giza nel corso degli scavi degli anni '70.
n1 Questa osservazione nasce dalla constatazione che l'asse del
tempio Sud e quelli delle strade maggiori sono quasi ortogonali. Se
tale correlazione corretta, essa potrebbe costituire un'ulteriore
prova dell'esistenza di un tempio pi antico di quello attuale in que
sto stesso luogo.
152 L'asse del tempio Nord non parallelo a queste strade, ma
poteva esserlo il suo dromos, come accade a Soknopaiou Nesos: cf.
il capitolo I dedicato a Dimai, 4.
153 Anche altre strade minori erano chiuse da porte: CS 52, 23,
20 (Husselman 1979, pp. 30-31).

Kom Aushim (Karanis)

posti a protezione degli ingressi delle case, la cui


funzione era probabilmente duplice, di riparo dal
vento e di argine all'accumulo di sabbia e spazza
tura che si formava progressivamente sulla strada154.
Risulta molto difficile, e per certi aspetti
impossibile, ricavare dai rapporti di scavo pub
blicati una storia dell'architettura e delle tecniche
edilizie presenti a Karanis nell'arco di circa sette
secoli. Centinaia sono infatti gli edifici posti in
luce nel corso di dieci anni di indagine archeo
logica e di questi solo pochi, generalmente i
meglio conservati e i pi grandi, sono stati
descritti e disegnati. Solo raramente e in modo
piuttosto sommario si descrivono i mattoni e le
tecniche costruttive155: la descrizione dei mattoni
non precisa e completa, cos le tecniche edili
zie sono descritte in modo assai sbrigativo e
soprattutto non sono storicizzate156. Gli unici
schemi costruttivi pubblicati riguardano casi par
ticolari di soffitti, di coperture a volta e a cupo
la, di porte e la messa in opera di elementi lignei
(Husselman 1979, Plans 1-15).
Si rileva che di regola i muri perimetrali ave
vano uno spessore maggiore di quelli interni e si
rastremavano verso l'alto con restringimenti anche
di 1 metro: nel Livello C solitamente tali muri
misuravano da 1 a 0,80 m alla base e da 0,30 a
0,25 m alla sommit (Husselman 1979, p. 33).
inoltre attestato per tutta l'epoca romana (Livelli
C e B), ma in particolare nel periodo compreso
fra la met del I e la met del III d.C., da quan
to si deduce soprattutto dalle fotografie edite,
l'uso di costruire i paramenti esterni dei muri
perimetrali disponendo i mattoni in corsi conca
vi, forse per conferire maggiore stabilit alle pare
ti ed evitare crepe verticali. Solo nel caso in cui
le finestre erano formate da travetti di legno spes
si quanto il muro, anche la superficie interna della
parete presentava corsi ad andamento concavo
(Husselman 1979, p. 33). Ancora nei Livelli C e
B testimoniata una tecnica muraria particolare
che prevedeva nello spessore delle pareti perime
trali il risparmio di canalette, alternate a destra e
a sinistra a seconda dei corsi, che aumentavano lo
spessore del muro (Husselman 1979, Pl. 11).
I mattoni in argilla cruda sono diversi per
dimensioni, colore e impasto: quelli delle costru
zioni pi recenti sono piuttosto friabili, di colore
grigio e con molta paglia, pietrisco e rifiuti di cor
tile (Boak-Peterson 1931, p. 8), mentre quelli
usati nei Livelli B e C sono compatti, con poca
paglia, di colore giallo-marrone o grigio e di
dimensioni maggiori (cm 27 x 13 x 11) (BoakPeterson 1931, p. 8). Il grande mattone grigio (31
x 14,5 x 10,5 cm) presente nei Livelli tolemaici

93

E e D, non fu pi usato in et romana (Hussel


man 1979, pp. 9, 33)157. Il diverso colore denota
l'impiego di argille differenti, di natura alluvio
nale e calcarea: quella grigio-scura proveniva dai
canali, quella giallo -marrone e grigio-chiara pro
veniva dal deserto.
Il legno non molto usato nell'edilizia di
Karanis e lo si trova impiegato nella costruzione
delle finestre, delle porte, degli stipiti e come
elemento di rinforzo nel tessuto murario, in posi
zione orizzontale (come in C 57, del III d.C.) e
verticale, o sugli spigoli esterni degli edifici. Rara
mente veniva usato con intento decorativo, come
ad esempio in una stanza della casa C 402/B 502
B, in cui delle assi erano infisse nel muro a for
mare una sorta di reticolato (Husselman 1979,
p. 34, Pl. 23). Pali di legno grezzo erano usati
come travi per il sostegno dei soffitti piani e forse
dei tetti: su di essi venivano messi in opera diret
tamente i mattoni oppure "stuoie" di foglie di
palma tenute insieme con corde su cui si stende
vano uno strato di malta e quindi i mattoni, che
fungevano da pavimento delle stanze soprastanti.
I soffitti delle stanze sotterranee erano di solito a
volta o a cupola: la volta poteva essere costituita
da due strati di mattoni sovrapposti, mentre la
cupola poteva essere costruita secondo tre diver
si schemi, a corsi concentrici, a corsi paralleli ai
lati della stanza o radiali a partire dagli angoli
(Husselman 1979, pp. 37-38, Plans 1-7).
La pietra, grezza o squadrata, non molto
presente nell'architettura di Karanis. Si ricorda
no in particolare i due templi maggiori in bloc
chi di pietra locale utilizzati nelle due colorazio
ni giallo e bruno con evidente intento cromatico
e alcune strutture connesse, come la corte colon
nata e le porte del temenos Sud. Pietre di picco
la pezzatura si trovano impiegate con una certa
frequenza nelle fondamenta dei muri anche di
case private, soprattutto nei livelli pi antichi,
154 Di grande interesse sarebbe un'analisi statistica della pre
senza di tali protezioni nei vari livelli, che potrebbe indicare la pre
senza pi o meno ravvicinata del deserto nei vari periodi e dun
que, insieme ad altri fattori, la minore o maggiore desertificazione
dell'area. Tuttavia sulla base di quanto stato pubblicato fino ad
ora ritengo che un tale studio non possa portare a risultati atten
dibili.
m Anche se si specifica che la datazione degli edifici stata
determinata sulla base dei papiri, delle monete e delle tecniche
costruttive (Husselman 1979, pp. 8-9), queste ultime non ricevo
no una adeguata trattazione, cos che non possibile capire se ci
fosse, e quale fosse, la tecnica maggiormente utilizzata nei singo
li livelli.
156 E possibile che alcune tecniche edilizie perdurino nel corso
di molti secoli, ma anche questa circostanza non chiaramente
espressa (Husselman 1979, pp. 33-36).
157 Sono questi gli unici dati relativi ai mattoni ricavabili dai
rapporti di scavo.

94

Capitolo li

mentre lastre non regolari sono impiegate nella


pavimentazione del dromos del tempio di
Pnepheros e Petesouchos e nella strada CS 190
che conduce al cos detto Mitreo. Come il legno,
la pietra venne impiegata come rinforzo negli spi
goli degli edifici, nelle soglie, nelle scale esterne
e, pi raramente, negli stipiti e negli architravi
delle porte.
Del tutto ignota resta ancora la situazione
della necropoli, la sua precisa collocazione topo

grafica rispetto alla situazione territoriale antica158,


la sua estensione e le tipologie delle sepolture.
Studi particolari sulla necropoli non sono mai
stati effettuati e sarebbe di grande interesse una
ripresa dell'indagine archeologica per documen
tare adeguatamente le diverse tipologie tombali
descritte nei brevi rapporti che le concernono, e
tentarne una datazione, anche al fine di indivi
duare eventuali connessioni culturali con le etnie
presenti a Karanis.

158 Attualmente l'area in cui si trova Kom Aushim ha subito


pesanti modificazioni rispetto all'antichit soprattutto a causa della
costruzione della strada Cairo-Fayyum, ma anche per le fabbriche
che vi sono sorte, per la creazione del lago artificiale dello Shoo-

ting Club e per la presenza di cave a cielo aperto. L'unica plani


metria delle tombe scavate di cui si ha notizia, ma che sembra esse
re perduta, quella disegnata da D.G. Hogarth alla fine della Cam
pagna 1895-96, come si legge nel suo diario di scavo (29 febbraio).

Kom Aushim (Karanis)

Fig. 23. // tempio di Pnepheros e Petesouchos da Sud-Est. A destra, portale di Vespasiano che dava accesso al
deipneterion T 4.

Fig. 24. Corte originariamente colonnata sita di fronte al tempio di Pnepheros e Petesouchos.

95

96

Capitolo II

Fig. 25. Visione dell'area centrale del kom: sullo sfondo il tempio Nord

Fig. 26. Parte di una struttura litica situata sulle pendici settentrionali del kom e interpretata come un segmento di
muro di cinta del centro abitato.

Kom Aushim (Karanis)

TEMPLE OF PNEPHEROS ANO PETESUCHOS


AT KOM USHIM

SCALE i 1.400

STREET
HOUSES

Fig. 27. Pianta del tempio Sud e dell'area circostante disegnata da Hogarth nel 1896

97

Capitolo II

99

o
.o**i
A,

100

Capitolo II

KARANIS
(KOM-AUSHIM)

TEMPLE
or PNEPHEROS 1 PETESOUCHOS

EXPLANAT10.V

Fig. 30. Pianta, facciata e sezione L-M del tempio Sud dedicato a Pnepheros e a Petesouchos.

Kom Ambini (Karanis)

PRECINCT or TEMPLE or
PNEPHEROS ANO PETESUCHOS
~"

sa-x

Fig. 31. L'area del temenos del tempio Sud Livello F.

101

102

Capitolo II

Fig. 32. L'arca del temenos del tempio Sud Livello D

Fig. 33. Planimetria parziale del Livello A (Primo Livello)

Kom Aushim (Karanis)

105

106

Capitolo II

Fig. 36. Planimetria parziale del Livello B (Secondo Uvello)

Fig. 37. Planimetria parziale del Livello C (Terzo Livello)

108

Capitolo II

Kom Aushim (Karanis)

110

CapitololI

Fig. 40. Planimetria parziale del Livello C (Terzo Livello): la caserma C 63

Kom Aushim (Karants)

GROUND FLOOH

-"

UCONO

FLOOH

Fig. 41. Pianta del piano terreno e del secondo piano del granaio C 65

111

112

Capitolo li

Fig. 42. Pianta del piano terreno del granaio C 123.

Kum Aushm (Karanis)

Fig. 43. Piante e sezioni della casa C 45

113

114

Capitololi

secano FLOOD

dOUNO FLOOD

UNOCKCItOUMD FLOOD

Fig. 44. Piante e sezioni della casa C 43

Kom Aushim (Karanis)

Fig. 45. Piante e sezioni della casa C 42

115

116

Capitolo II

br. crue
Fig. 46. Pianta delle terme Nord

CAPITOLO III

Kom Umm el-Atl (Bakchias)

Posizione geografica: 29 32' Nord; 31 00' Est


Quota s.l.m.: 20 m
Estensione del kom: ca. 340.000 m2
Orientamento del tempio maggiore: 114 Nm (1993);

118,3 Ng (1900)159
Orientamento del centro abitato: -

Cronologia: 250 a.C. (PCol. Zen. I 55, 5) 313 d.C. (PCairoIsid. 12, 2]

1. Il sito
Kom Umm el-Atl161 si trova nel Fayyum
nord-orientale, a circa 12 km ad Est di Kom
Aushim (Karanis). Il riconoscimento di questo
sito come l'antica Bakchias dovuto a B.P. Grenfell e A.S. Hunt, che insieme con D.G. Hogarth
effettuarono qui nel 1896 i primi scavi regolari.
Grazie ai papiri rinvenuti in quell'occasione, gli
studiosi furono in grado di attribuire con certez
za al sito il toponimo antico.
Attualmente il kom si presenta come diviso
in due parti, una appiattita e con poche struttu
re in mattoni cotti affioranti, a Sud, e una molto
articolata con colline e avvallamenti costellati da
numerosi edifici in mattoni crudi a Nord. Insie
me le due aree conferiscono al kom una forma
allungata, a goccia. Nella prima area oltre a
pochi resti di strutture non chiaramente defini
bili, costruite in mattoni cotti e calce, vi sono
numerose macine circolari e presse in calcare e
granito rosso sparse in superficie, tanto da far
pensare ad una zona destinata a laboratori per
trasformazione alimentare o ad una concentrazione di materiale litico da riutilizzare, derivan
te dalla spoliazione della citt avvenuta in un
periodo ancora non definibile162. Il Kom Nord e
il Kom Sud sono divisi da un leggero avvalla
mento che sembra essere stato il letto dell'anti
co canale che proveniva da Philadelphia e si diri
geva verso Karanis; sulla sua riva settentrionale,
a Sud-Ovest dell'area archeologica, sono visibili
i resti in mattoni cotti di un probabile laborato
rio artigiano con annessa la relativa discarica di
scorie vetrose di colore verde scuro e nero. Nei

pressi vi era inoltre un altro edificio in mattoni


cotti che sembra essere interpretabile come un
bagno per la presenza di una vasca litica oblun
ga e di una pavimentazione a mosaico con moti
vi geometrici. Una struttura analoga con pavi
mentazione musiva stata riconosciuta poche
centinaia di metri ad Est di questa.
Quasi al centro dell'area archeologica si erge
il tempio maggiore, un massiccio ed imponente
edificio in mattoni crudi di 41 x 26 metri di
lato, alto circa 10, solo parzialmente scavato. I
suoi lati Nord, Sud ed Ovest sono quasi com
pletamente in luce, mentre il lato Est, su cui
doveva essere l'ingresso, celato alla vista da
un'alta duna di sabbia che si appoggia al tem
pio coprendo anche strutture che si trovano
davanti ad esso. Risalendo questa duna, alta
quanto il tempio, possibile accedere ad una
serie di stanze, oggi a cielo aperto, ancora ben
riconoscibili nonostante il degrado in cui versa
l'intero monumento165.
La zona del tempio la pi bassa e pianeg
giante dell'intero kom (Bitelli-Folloni-Vittuari
1995, p. 134 Fig. 6), che in altri punti presenta
dislivelli che superano anche i 10 metri: i limiti
Nord-Est e Nord-Ovest di esso sono costituiti da
alte colline di sabbia disposte a semicerchio, che
digradano rapidamente verso il centro della citt
e pi dolcemente verso l'esterno. Gli edifici, che
talora emergono dalla sabbia anche per alcuni
metri in altezza, si dispongono su tutta l'area e
dovevano costituire quartieri abitativi disposti a
diverse altezze. Ad Ovest del tempio vi un'a
rea pianeggiante costellata di grandi abitazioni
159 Per questi valori cf. infra capitolo XX.
160 II papiro PStrass. 154, 11 del IV/V d.C. secondo ogni evi
denza non proviene da Bakchias: Pernigotti 1998.
161 II nome moderno, che significa "la collina delle tamerici",
stato in passato pi volte mal compreso e trascritto nei modi pi
diversi: cf. Pernigotti 1994, p. 7 e n. 1.
162 Tale ipotesi sembra essere suggerita anche dalla presenza
di un frammento di statua in granito rosso raffigurante le zampe
anteriori di un Ieone o di una sfinge: Davoli 1994b, p. 73. Anche
secondo Hogarth in questa zona era attestata la presenza di una tale
attivit (Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, p. 35).
163 Per un'analisi e le ipotesi di lettura di questa complessa
struttura cf. Davoli 1996b.

118

Capitolo III

(Fig. 49) singole quasi completamente in luce,


disposte secondo uno schema viario ortogonale;
una grande strada, che sembra delimitare a Nord
questo "quartiere" e che costeggia il lato setten
trionale del tempio, esce dall'abitato in direzio
ne di Karanis. Il generale appiattimento della
zona centrale di Bakchias induce a ritenere che
vi sia stato un massiccio intervento dei sebbakhin,
che per un certo periodo di tempo devono aver
asportato sabbia e altri materiali cos come
accaduto in numerosi altri siti del Fayyum.
Le necropoli attualmente visibili sono due:
una, probabilmente la pi antica, a circa 2 km
verso Est; l'altra invece si trova a Nord, a poche
centinaia di metri fuori dell'abitato. La moderna
bonifica ha ormai raggiunto la necropoli orienta
le e sta completando (1996) l'accerchiamento del
l'area archeologica.

2. Gli scavi
Non vi sono testimonianze di viaggiatori euro
pei su Bakchias: l'unico a citare questo toponimo
Belzoni, il quale visitando Dimai nel 1819 cre
dette, erroneamente, di poterla identificare con la
Bakchias menzionata dal geografo Tolemeo164.
Il primo a scrivere di questo sito, seppure
fuggevolmente, fu M.W.F. Petrie (Petrie 1891,
pp. 31-32, Pl. XXX): nel 1889-90, durante il suo
soggiorno ad El-Lahun e a Kom Medinet Ghurab dove stava conducendo scavi, egli comp una
esplorazione del Fayyum percorrendo i canali che
si diramavano dalle chiuse di El-Lahun. Nel suo
percorso verso Nord individu diversi siti anti
chi, di epoca romana e non, molti dei quali erano
privi di una denominazione moderna e non pote
rono essere da lui identificati. Bakchias, il cui
nome arabo fu trascritto come Kom el Akl, fu da
lui denominata Kom nr. 6. Questa la breve
descrizione dello studioso:
Kom el Akl, No. 6, is a large town, about half a mile
across with high mounds. The surface pottery is of the IIIrd
and IVth cent. A.D. and it must have been founded some
centuries before that to allow of such accumulation. As it is
by the road into the Fayum this might well be an older town
of the time before the lake was dried up. I noticed a mass
of deep foundation of stone. The tombs east of it are visible
for some distance; they are cut in a low cliff facing south;
about six or eight chambers; no ornaments or inscriptions.

Le uniche notizie in merito a scavi effettuati


a Kom el-Atl dopo la visita di Petrie ci sono date
da Grenfell, Hunt e Hogarth, che le appresero
dagli abitanti locali durante la loro Missione del
1896. Esse si riferiscono unicamente a scavi effet
tuati da un greco di Sennuris, il quale scav nel

1892 o 1893 per una settimana alla ricerca di


oggetti: lo scavo interess alcune stanze del tem
pio, in cui furono trovate numerose statuette
frammentarie in terracotta ma nessun papiro, e
alcune belle costruzioni a Nord-Est del santuario
(Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, pp. 37, 39).

2.1. Gli scavi di Grenfell, Hunt e Hogarth


(1896)
Sulla base delle indicazioni fornite dal Petrie
nel suo rapporto lllahun, Kahun, and Gurob
(1891) relative all'esistenza nel Fayyum di nume
rosi siti greco-romani fino ad allora sconosciuti e
in considerazione dell'arrivo sul mercato anti
quario di una grande quantit di papiri prove
nienti da questa regione, B.P. Grenfell decise nel
1894 di seguire le orme dell'egittologo. I primi
centri ad essere scavati per conto delPEgypt
Exploration Fund furono Kom Aushim e Kom
Umm el-Atl, in cui lavor insieme con l'archeo
logo D.G. Hogarth e con A.S. Hunt. Le pubbli
cazioni che ne seguirono (Hogarth-Grenfell 1896;
Grenfell-Hunt-Hogarth 1900) testimoniano di
scavi eseguiti con l'unico dichiarato interesse di
ritrovare papiri e forniscono assai scarne infor
mazioni sull'urbanistica, l'architettura e in gene
rale sui ritrovamenti archeologici165.
Nel primo rapporto essi descrivono la loca
lit come molto lontana dalle coltivazioni (circa
10 km), difficile da scavare soprattutto a causa
delle difficolt di approvvigionamento idrico. La
sua posizione aveva fatto s che non fosse stata
ancora sconvolta dagli abitanti della zona e dun
que si presentava come molto promettente per i
ricercatori.
I lavori cominciarono il 5 gennaio 1896166 e
proseguirono per sette settimane con condizioni
di tempo insolitamente cattive (Hogarth-Grenfell
1896, p. 17). Come si apprende dal diario di
scavo di Hogarth, dal 24 gennaio al 12 febbraio
fu Hunt a dirigere i lavori a causa di un viaggio
intrapreso da Grenfell e Hogarth verso Assuan.
L'esplorazione riguard sia il centro abitato sia le
necropoli, ma non sono note con precisione le
164 A questo proposito si veda il capitolo I su Dimai; cf. inol
tre Pernigotti-Capasso 1994, pp. 31-32.
165 ... we excavated Umm el 'Ad with no view to obtain the
plan of the houses either singly or together. We were in search simply of papyrus ...: Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, p. 38. Cf. in pro
posito Capasso 1997.
166 Da una lettera inviata da Hogarth a Miss E. Paterson dell'Egypt Exploration Fund (11-1-1896) si apprende che gli operai
impiegati in questi scavi erano circa 55 e provenivano da Tamiya
(Montserrat,'No Papyrus and no Portraits' cit., in stampa).

Kom Umm el-Atl (Bakchias)

aree della citt in cui si effettuarono scavi, poi


ch il rapporto si diffonde in una sorta di rac
conto frammentario e generico dei ritrovamen
ti167. Secondo la loro descrizione l'area
archeologica comprendeva due alture, di cui
quella settentrionale era la pi vasta e la pi anti
ca, mentre quella meridionale, in sguito ad una
breve indagine, si rivel essere stata abitata spo
radicamente fino all'epoca araba. Qui erano anco
ra visibili abitazioni sparse, di tipo piuttosto
modesto, con un grande cumulo di rifiuti al cen
tro e tracce di una frequentazione finalizzata alla
trasformazione in calce dei materiali litici aspor
tati dagli antichi edifici168. I papiri qui rinvenuti
testimoniarono una fase di abitazione tardo
bizantina e araba non attestata altrove nel kom.
Nel complesso i ritrovamenti del Kom Sud por
tarono alla conclusione che durante questi perio
di, e soprattutto in et araba, il centro abitato
doveva essere molto ridotto e poco abitato rispet
to a quello pi antico.
Gli scavi nella parte Nord del kom dovette
ro interessare quasi tutta l'area, ma non furono
sistematici, poich, come affermano gli stessi stu
diosi, essi venivano immediatamente interrotti
laddove non vi era l'afsh, quel particolare terric
cio in cui spesso si trovano i papiri. Appena sfio
rati dagli scavi sono stati i quartieri "alti" della
citt, ovvero le abitazioni che si trovano sulle
colline169 che circondano a Nord-Ovest e NordEst il kom, uniche zone peraltro in cui i ricerca
tori riscontrarono la presenza di una stratifica
zione urbana. In sguito allo scavo infruttuoso
di alcune di queste abitazioni, le ricerche si spo
starono in zone pi centrali e apparentemente
pi promettenti. A causa del mancato ritrova
mento di papiri in tali edifici periferici, gli stu
diosi ritennero che si trattasse di abitazioni
modeste e di fattorie appartenute a semplici agri
coltori; al contrario le case del quartiere ad
Ovest e a Nord-Est del tempio erano molto
meglio costruite, pi grandi e complesse, ma
nonostante l'aspetto promettente quelle a NordEst del tempio non furono indagate poich da
poco scavate dall'antiquario greco e quindi con
siderate ormai sterili.
Di grande interesse, dal punto di vista
archeologico, la constatazione che la maggior
parte delle case poste in luce si era conservata
solo al livello delle cantine, alcune delle quali
erano state ricavate nel hard gebel (GrenfellHunt-Hogarth 1900, p. 39). Molti di questi
ambienti conservavano ancora la copertura a
volta e al loro interno non sono stati quasi mai
trovati papiri.

119

Nonostante il fatto che l'antiquario greco


avesse scavato anche all'interno del tempio, i
ricercatori inglesi decisero di indagarlo nuova
mente. Si tratta del tempio dedicato al dio coc
codrillo Soknobkonneus e costruito interamente
in mattoni crudi (Fig. 51); per la sua pianta e per
l'orientamento essi lo paragonarono a quello Sud
di Karanis, da loro posto in luce durante la
medesima missione (Grenfell-Hunt-Hogarth
1900, p. 36). Le stanze avevano muri alti pi di
3 metri e in alcune di quelle laterali non vi era
traccia di ingresso, ci che fece supporre un loro
accesso dall'alto tramite scale, una delle quali era
ancora parzialmente conservata (stanza P). Il sof
fitto del tempio era completamente distrutto cos
che rimase incerta l'esistenza di un piano supe
riore, anche se venne rilevata l'assenza di scale
d'accesso. Il portale d'ingresso, in pietra, era
completamente distrutto e fra i suoi resti non fu
rinvenuta alcuna iscrizione dedicatoria. L'indagi
ne rivel che solo le due sale centrali pi interne
(B e C) erano state rovistate in precedenza, men
tre la A e quelle laterali erano ancora piene di
elementi di crollo delle pareti e dei soffitti. Nella
prima sala centrale, denominata A, furono rinve
nuti al di sotto degli elementi crollati del soffit
to, i resti di una sporadica occupazione di epoca
araba accumulatisi sul pavimento in pietra. Fu
questa l'unica pavimentazione rinvenuta; le stan
ze pi interne conservavano solo il rivestimento
delle pareti in stucco fine.
Tutti gli ambienti eccetto uno (stanza O)
furono scavati. Alcuni di essi restituirono nume
rosi papiri greci databili fra il II a. C. e l'epoca
romana, tra i quali un rotolo scritto in demoti
co170 e frammenti di cartonnages di papiro. Fra i
numerosi oggetti rinvenuti si ricordano alcuni
vasi in terracotta nera, frammenti di anfore con
bollo latino, una campanella in bronzo, un naos
frammentario in legno e bronzo, frammenti di
l6' In una lettera a Miss E. Paterson (14-2-1997) Hogarth rife
risce che stava lavorando ad una planimetria del sito che includeva
tutte le case scavate, ma di essa non si hanno altre notizie (Montserrat,Wo Papyrus and no Portraits' cit., in stampa).
168 Nella descrizione di quest'area non si specifica in realt che
cosa indusse a ritenere che qui avvenisse la combustione degli anti
chi elementi litici per trasformarli in calce: Grenfell-Hunt-Hogarth
1900, p. 35.
169 Gli studiosi inglesi spiegano la formazione di queste alte
colline e di quelle di Karanis come un accumulo naturale di sabbia
trasportata dai venti prevalenti spiranti da Sud e Sud-Ovest (Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, p. 36). Uno studio sui venti locali e la loro
azione nella formazione dei kiman del Fayyum non ancora stato
fatto ma sarebbe di grande interesse come dimostra Miller Rosen
1986.
ivo Per una dettagliata ricostruzione dei rinvenimenti papira
cei del tempio e in generale degli scavi Grenfell cf. Capasso 1994,
pp. 27-38.

120

Capitolo III

statuine in terracotta, legno (urei) e bronzo


(Osiri). L'abbondanza degli oggetti e dei papiri
ancora conservati all'interno delle stanze del san
tuario, nemmeno paragonabili agli scarsi rinveni
menti del tempio Sud di Karanis, indusse Grenfell e i suoi collaboratori a ritenere che il tempio
di Bakchias non fosse mai stato utilizzato come
dimora dopo il suo definitivo abbandono, se non
forse in modo episodico.
La pianta del tempio di Bakchias una delle
poche ad essere pubblicata in Faym Towns
(Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, Pl. III) e sorpren
de che quasi tutto il perimetro dell'edificio sia
tracciato con una linea tratteggiata e non conti
nua, come se in quel momento i muri esterni del
tempio non fossero visibili come lo sono ora
(Figg. 50-51). possibile infatti che l'edificio
fosse coperto, o parzialmente coperto, dalla sab
bia, e ci spiegherebbe come mai nella descri
zione di Hogarth non si menzioni l'altezza com
plessiva del monumento. Se questa ipotesi vera,
allora si deve ammettere che l'aspetto del kom,
almeno in questa zona, oggi profondamente
mutato essendo i muri perimetrali del tempio
completamente in luce e alti circa 10 metri
(Davoli 1996b). Inoltre l'affermazione degli stu
diosi che davanti al lato Est del tempio, cio di
fronte all'ingresso, vi era un'ampia area priva di
edifici e interpretata come una sorta di agor,
sembrerebbe confermare che la zona fosse rico
perta da un'alta cortina di sabbia, che celava alla
vista muri ed edifici oggi invece ben riconoscibi
li e probabilmente connessi con il tempio.
La strada che essi descrivono come l'asse via
rio principale di Bakchias (Grenfell-HuntHogarth 1900, p. 40) passava vicino al tempio:
lungo di essa si allineavano in modo approssima
tivo gli edifici. E probabilmente la stessa il cui
tracciato ancora oggi ben riconoscibile: entrava
in citt da Nord in un punto tra le colline in cui
ancora oggi vi un profondo avvallamento171,
passava lungo il lato Ovest del tempio ed usciva
dalla citt in direzione Sud. Probabilmente si
tratta della prosecuzione della strada che attra
verso il deserto proveniva da Menfi.
Anche per quanto riguarda i ritrovamenti il
rapporto piuttosto generico e solo alcuni dei
papiri pi importanti sono stati pubblicati nel
catalogo che segue il rapporto di scavo. I papiri
furono rinvenuti nel tempio, all'interno di alcu
ne case, in vicoli e cortili, dove nell'antichit
erano stati spinti dal vento, e in alcuni edifici
definiti come communal buildings. Nelle case
si trovavano solitamente concentrati in una sola
stanza, che si suppose aver avuto le funzioni di

ripostiglio, oppure nel riempimento di scale e


cantine, soprattutto nel caso in cui queste erano
state usate come discariche in sguito all'abban
dono dell'abitazione. Quanto agli edifici defini
ti come communal buildings, purtroppo non
vengono fornite indicazioni riguardo alla loro
precisa ubicazione n una loro descrizione. Si
tratta di edifici situati sulla collina Nord-Est, di
pianta pi complessa degli altri e con stanze di
maggiori dimensioni, in una delle quali si rin
vennero numerosi frammenti di papiri greci di
epoca tolemaica, il cui contenuto non peral
tro specificato (Grenfell-Hunt-Hogarth 1900,
p. 40).
Tra i papiri rinvenuti ve ne sono diversi di
particolare interesse, come i frammenti dell'Ilia
de, della Terza Filippica di Demostene, di una let
tera dell'imperatore Adriano e di un editto impe
riale; purtroppo anche per questi non sono noti
i dati relativi al loro ritrovamento pur essendo
alcuni di essi pubblicati, con commento, nel cata
logo (Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, pp. 89, 9596, 112-123).
Solo alcuni degli oggetti rinvenuti sono stati
fotografati e pubblicati insieme ad altri prove
nienti da siti diversi nelle tavole XV-XVII del
volume, mentre di tutti gli altri data una
descrizione assai generica. Tra di essi sono enu
merati due letti in legno, tavolette per scrivere,
di cui solo una conservava inciso l'alfabeto
greco, tre sigilli in legno, bassi bacini rettango
lari in pietra di cui alcuni con una testa di leone
in altorilievo, oggetti in osso per la toilette, perle
in vetro e pasta vitrea, anelli in bronzo, oggetti
di uso domestico e attrezzi per il lavoro agrico
lo172. Particolarmente numerose le monete
(Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, pp. 65-68), delle
quali 4421 provengono da un tesoretto nascosto
all'interno di tre grandi anfore trovate sotto il
pavimento della cantina di una casa: tutte, eccet
to due, erano tetradracme in billon di epoca
romana, le pi recenti delle quali si datano al
quinto anno di Marco Aurelio. Le notizie relative
171 Si tratta del punto in cui sono iniziati gli scavi della Mis
sione italiana nel 1993 per i quali si veda pi oltre.
172 Alcuni altri oggetti, come naoi in legno e uno in marmo
dipinto a vivaci colori sono citati in una lettera di Hogarth a
H. Grueber (24-1-1896) (Montserrat/No Papyrus and no Portraits'
cit., in stampa). Alla fine della Campagna i materiali vennero imbal
lati insieme con quelli rinvenuti a Karanis e spediti a Sennuris. Alcu
ni di essi furono trattenuti dal Museo di Giza mentre gli altri furo
no probabilmente spediti in Inghilterra dove possibile che siano
stati donati, insieme con gli oggetti provenienti dalle successive spe
dizioni nel Fayyum, a diverse istituzioni (Montserrat, 'No Papyrus
and No Portraits' cit., in stampa). Per quanto riguarda l'attuale
luogo di conservazione dei papiri e la bibliografia relativa cf. Capas
so 1995, pp. 145-177; Id. 1996a.

Kom Umm el-Atl (Bakchias)

al rinvenimento, come sempre molto vaghe, indi


cano che si trattava di una casa situata su una
delle colline a Nord del centro (Grenfell-HuntHogarth 1900, p. 40). Un altro piccolo nucleo di
monete consisteva in 62 tetradracme datate a
partire dal regno dell'imperatore Claudio fino ad
Adriano.
Per concludere si pu affermare che durante
gli scavi di Grenfell e dei suoi collaboratori nes
suna zona, quartiere o casa fu completamente
indagata. Al termine dell'indagine essi riferisco
no che la citt o il villaggio di Bakchias dove
va aver contato durante la sua massima espan
sione forse 3000 abitanti e circa 700 case, che
erano state costruite pi fittamente sulle colline
di Nord-Ovest e Nord-Est (Grenfell-HuntHogarth 1900, p. 38). Le case erano tutte in mat
toni crudi, cos come anche il tempio, e prive di
ornamenti architettonici esterni.
I risultati di tali scavi non furono molto sod
disfacenti, come riferiscono gli stessi ricercatori,
che esprimono una certa delusione soprattutto
per i rinvenimenti papiracei, definiti come i pi
scarsi di tutti i loro scavi.
In sguito Kom Umm el-Atl non stata pi
oggetto di scavi e ricerche regolari e non si hanno
notizie dirette o precise di interventi clandestini.
E tuttavia certo che attivit di scavo e spoliazio
ne sono continuate fino agli anni Settanta come
testimoniano gli abitanti di Gorein, il villaggio
moderno situato nei pressi del sito antico (Capas
so 1995, p. 145). Scavi sembrano essere inoltre
testimoniati dal ritrovamento di uno specchio
bivalve in bronzo che entr nel Museo del Cairo
nel 1921, e di cui si ignorano le circostanze del
rinvenimento (Davoli 1994b, pp. 71-74), e dalla
comparsa negli anni '30 sul mercato antiquario di
un nucleo di papiri sicuramente provenienti da
Bakchias, facenti parte dell'archivio del tempio
del dio Soknobraisis173.
Nel 1930 S. Yeivin testimonia la presenza di
una piccola struttura costruita in arenaria, molto
mal conservata, e situata al centro di una stra
da, che egli interpret come una fontana pub
blica: essa era cava all'interno e profonda circa
2 m dal livello della soglia (Yeivin 1930, pp. 28-

121

2.2. I nuovi scavi delle Universit


di Bologna e di Lecce dal 1993 a oggi
Dopo circa un secolo, nel 1993 sono ricomin
ciati gli scavi regolari del centro abitato, i primi
sul sito di Bakchias che possano essere definiti a
pieno titolo come scavi archeologici scientifici. La
Missione italiana che vi opera, diretta da S. Pernigotti per l'Universit di Bologna e da M. Capasso per l'Universit di Lecce, ha gi condotto quat
tro Campagne di scavo, i cui risultati sono stati
pubblicati in rapporti con cadenza annuale.
Oltre allo scavo vero e proprio la Missione ha
iniziato il rilievo topografico dell'intera area
archeologica comprendente sia le curve di livello
sia i principali edifici attualmente visibili (BitelliFolloni-Vittuari 1995) (Figg. 52, 55); di questi
ultimi anche iniziata una schedatura al fine di
documentare nel minor tempo possibile lo stato
attuale di strutture che vanno sempre pi degra
dandosi (Ippolito-Manganaro 1995).
Lo scavo moderno, condotto secondo il meto
do stratigrafico175, si fino ad ora limitato all'in
dagine dei livelli abitativi pi superficiali (tre fino
ad ora quelli riconosciuti), databili tra la fine del
I a.C. e la met del III d.C. (Davoli 1996a, p. 68).
L'area scelta per lo scavo si trova a Nord-Ovest del
kom ed ha preso come punto d'inizio un avvalla
mento fra le alte dune che chiudono a Nord il
centro abitato (Piacentini 1994, pp. 39-70)176.
Le strutture rinvenute si sono rivelate in cat
tivo stato di conservazione e dunque di difficile
interpretazione: nell'avvallamento preso come
punto d'inizio dello scavo stato posto in luce
un edificio di forma stretta e allungata, denomi
nato II, disposto in modo da chiudere tale avval
lamento, avendo un andamento Est-Ovest
(Fig. 53). Esso conservato per pochi corsi di
mattoni e sia all'esterno sia al suo interno sono
state trovate tracce di battuti pavimentali in argil
la. La struttura stata interpretata come una
porta della citt attraverso la quale passava la
strada che proveniva da Menfi e si dirigeva verso
il centro cittadino e il tempio. Si tratterebbe non
di una porta con carattere difensivo, bens di una

29)174.

Nel 1975 G. Castel, in quell'anno impegnato


nel rilievo architettonico delle terme Nord di
Karanis, durante una visita del sito trov sulla
superficie a Nord-Est del tempio un grande baci
no in calcare sul cui orlo incisa una dedica in
greco al dio Soknobkonneus, l'unica epigrafe fino
ad ora trovata a Bakchias (Wagner 1976, pp. 225227).

173 Su questi papiri e per una ricostruzione degli avvenimenti


cf. Capasso 1995, p. 145 e n. 4; Id. 1996, pp. 119-147.
174 La mancanza di una pi dettagliata descrizione della strut
tura e di disegni o fotografie non consente di verificare tale inter
pretazione che tuttavia ritengo abbastanza improbabile. Attualmente
una costruzione simile non stata individuata.
175 La documentazione di scavo memorizzata su computer
Apple Machintosh e si avvale di un'applicazione appositamente
creata di nome Kemet: Davoli 1995, p. 40 n. 1.
176 La prima Missione, svoltasi dal 2 al 21 ottobre 1993, stata
diretta per gli aspetti archeologici da P. Piacentini.

122

Capitolo III

sorta di posto di controllo avente principalmen


te scopi fiscali. Una tale funzione testimoniata
dai papiri di Bakchias e di altre localit del
Fayyum. Il muro meridionale di questa struttura
si prolungava verso Ovest a chiudere completa
mente il passaggio costituito dall'avvallamento,
fino a congiungersi probabilmente con strutture
attualmente coperte dalla sabbia della collina di
Nord-Ovest, mentre il passaggio verso Est era
impedito da una serie di edifici il cui stato di
conservazione non ne ha consentito una precisa
lettura (I A e I B).
Immediatamente a Sud del complesso di strut
ture connesse con la porta vi un ampio spazio
di m 12 x 24 ca. definito come una piazza in cui
si apriva direttamente la porta; a Sud-Ovest di
essa stato portato alla luce un edificio anch'es
so in cattivo stato di conservazione e di comples
sa interpretazione (struttura III). Esso, di m 12,4
x 10,6, stato interpretato come una casa torre e
forse sede di un corpo di guardia per il controllo
della porta, anche se nulla stato trovato al suo
interno che ne possa confermare la destinazione
d'uso (Piacentini 1994, pp. 59-61). L'idea che
possa trattarsi di una casa torre si basa essenzial
mente sulla presenza di alcuni elementi e di trac
ce sui muri superstiti interpretati come parti di
rampe e scale che davano accesso a piani supe
riori177. Come si evince dalla pianta dell'edificio,
probabile che la struttura abbia avuto amplia
menti e pi fasi costruttive, suggerite dalla pre
senza di muri accostati soprattutto sul versante
occidentale. Su questo lato stato individuato un
piccolo ambiente o un cortile chiuso, ritenuto per
tinente alla struttura III, al cui centro stata tro
vata infissa nel terreno una grande giara.
La struttura IV (m 7,5 x 6,5) si trova imme
diatamente ad Ovest del cortile sopra menziona
to ed stata costruita a ridosso di una collina di
sabbia. L'edificio risulta essere rialzato rispetto
alla casa III e sembra articolarsi su tre terrazze
(Piacentini 1994, pp. 61-66); la sua interpreta
zione alquanto dubbia a causa del cattivo stato
di conservazione in cui versa e perch lo scavo
non ancora stato completato (Piacentini 1994,
p. 61). Due sembrano essere stati gli ingressi:
quello principale si trovava sul lato orientale e vi
si accedeva dalla strada per mezzo di tre gradini
in pietra, mentre quello secondario si apriva sul
lato meridionale e dava su uno stretto vicolo (Pia
centini 1994, p. 65).
Nella seconda Campagna di scavo (1-23 otto
bre 1994)178, i lavori sono proseguiti a Sud dell'e
dificio IV (Piacentini 1995, pp. 11-35) (Fig. 54).
E stato posto completamente in luce lo stretto

vicolo che lo separava dalla casa denominata VIII,


chiuso alla sua estremit occidentale con un
muretto al quale era stato appoggiato un forno di
forma semicircolare, rinvenuto quasi completa
mente distrutto (Bitelli-Folloni-Vittuari 1995,
Figg. 8-9).
In buono stato di conservazione invece la
casa VIII: di m 10 x 10 ca., suddivisa in sei
ambienti, uno dei quali occupato da una scala
a pilastro centrale. Lo scavo ha raggiunto e si
interrotto al livello delle pavimentazioni eccetto
che per l'ambiente B, in cui si spinto al di sotto
di esso. Le pareti perimetrali e quelle divisorie
interne superano in altezza i 4 metri a partire dai
pavimenti, tutti perfettamente conservati. Nessun
elemento dei soffitti delle stanze stato rinvenu
to in situ, ma molto probabile che essi fossero
di tipo piano e sostenuti da travi lignee, parti
delle quali sono state rinvenute frammiste a mat
toni di crollo all'interno degli ambienti (Piacen
tini 1995, Fig. 8). La presenza di una scala inter
na alla casa induce a ritenere probabile l'esistenza
di almeno un piano elevato, anche se di esso
manca qualsiasi altra traccia.
Gli ambienti sono tutti comunicanti tra loro
e nessuno ha conservato l'intonaco alle pareti n
gli elementi lignei, come gli architravi delle porte
o l'arredo e il rivestimento delle nicchie. Le soglie
sono rialzate rispetto al livello pavimentale, poi
ch la porta risulta chiusa nella sua parte infe
riore da un muretto in mattoni crudi rinforzato
talora da elementi litici. Le pavimentazioni sono
quasi tutte in terra battuta, eccetto quelle delle
stanze D, in mattoni crudi, e B costituita da un
impasto di gesso e cristalli di quarzo. Al di sotto
di questa pavimentazione sono state rinvenute
parti di alcune strutture in mattoni crudi perti
nenti ad una fase abitativa precedente (Piacenti
ni 1995, pp. 14-15, Fig. 7).
L'ingresso all'abitazione si trovava a met del
suo lato meridionale e immetteva nella stanza E,
su cui dava anche la scala, ma fu completamente
chiuso nell'antichit a causa del grande accumu
lo di sabbia che si era formato all'esterno.
A Sud della casa VIII stata rinvenuta una
sorta di pavimentazione (struttura IX) in matto
ni crudi che sembra essere stata posta in opera
per arginare e regolarizzare la superficie della
duna di sabbia che si era formata a ridosso del
l'edificio (Piacentini 1995, p. 24, Fig. 16). Pi a

17 ' Tali tracce potrebbero tuttavia essere interpretate anche in


modo diverso ed essere dovute al fenomeno dell'erosione del mat
tone crudo, che maggiore nelle parti non coperte dalla sabbia.
178 Lo scavo stato ancora diretto da P. Piacentini.

Kom Umm el-Atl (Bakchias)

Sud sono state poste in luce alcune piccole strut


ture (X-XIV) di superficie, in cattivo stato di con
servazione (Piacentini 1995, pp. 24-26).
Nel corso della ricognizione e schedatura
degli edifici visibili in superficie e situati ad Ovest
del tempio di Soknobkonneus stata individuata
presso il suo angolo settentrionale una struttura
di dimensioni notevoli in discreto stato di con
servazione e quasi completamente in luce, la cui
planimetria lascia supporre che si trattasse di un
tempio. Essa stata denominata provvisoriamen
te "tempio B" e si avanzata l'ipotesi che possa
trattarsi del tempio dedicato al dio Soknobraisis,
da cui proviene l'archivio di papiri giunto sul
mercato antiquario negli anni Trenta (Pernigotti
1995, pp. 6-7, Figg. 1-2). Il suo ingresso si trova
al centro del lato Sud, sulla strada che dal centro
di Bakchias esce in direzione di Karanis costeg
giando il lato settentrionale del grande tempio.
Particolarmente interessanti e numerosi sono
gli oggetti rinvenuti in questa Campagna, in par
ticolare nella casa VIII, pubblicati nel catalogo
che accompagna il rapporto di scavo (Davoli
1995, pp. 37-82) e anche in studi specifici, come
nel caso di due ostraka demotici (Pernigotti
1995 a, pp. 89-91), un gruppo di amuleti (De Sal
via 1995, pp. 101-114) e una ampolla in cerami
ca nera con due figurazioni erotiche a rilievo, fino
ad ora unica nel suo genere (D'Andria 1995,
pp. 83-87). Oltre a questi vanno segnalati un
manico di sistro in bronzo decorato con il dop
pio volto di Hathor, databile probabilmente all'e
poca romana, uno scarabeo in steatite con leg
genda "Menkheperra", databile aU'VIII-VII a.C,
numerosi esemplari di un oggetto in osso di
incerta funzionalit (Davoli 1995b, pp. 93-99) e
pesi da telaio. Interessante anche la ceramica
comune, con molti vasi integri, che attesta la pre
senza di vasellame fabbricato con argilla alluvio
nale e calcarea: riscontrate, sia pure in misura
minore, alcune forme in ceramica nera.
Durante la terza Campagna di scavo (1-28
ottobre 1995)179 (Davoli 1996a, pp. 9-78) stata
portata a termine l'indagine dell'interno della
casa VIII (Fig. 56), in cui sono state poste in luce
altre pavimentazioni situate al di sotto di quelle
rinvenute nella Campagna precedente e sono stati
completamente indagati sei piccoli vani sotterra
nei con copertura a volta o a doppio spiovente
collocati sotto gli ambienti A, B, D e sotto una
delle rampe della scala F; tutti erano accessibili
attraverso stretti pozzetti verticali con apertura a
botola nelle pavimentazioni soprastanti e conser
vavano quasi completamente il rivestimento ad
intonaco di malta. Nella stanza C stata inoltre

123

raggiunta la base dei muri perimetrali Nord e


Ovest, che poggiano su sabbia: essi si sono con
servati per un'altezza complessiva di 6,8 metri
(circa 3 m dalla base alla prima risega).
Al termine dell'indagine di questo edificio
risultato evidente che esso ha avuto pi fasi di abi
tazione e di ristrutturazione, probabilmente tre, e
che stato fondato in un momento in cui la duna
di sabbia in cui si trova aveva un'altezza alquanto
inferiore a quella attuale. Le ristrutturazioni sono
testimoniate dai diversi livelli pavimentali, dalla
ricostruzione delle pareti (Davoli 1996a, Figg. 4954), dalla chiusura di alcune cantine180 , cos come
dell'ingresso della casa, che fu certamente sposta
to ad un livello pi alto quando il piano terreno
risult completamente sommerso dalla sabbia cir
costante, e dell'unica finestra conservatasi nella
stanza D. Sebbene uno studio definitivo e com
plessivo di tale edificio non sia ancora stato effet
tuato, possibile affermare in via preliminare che
esso sia stato fondato probabilmente nella secon
da met del II a.C. e sia stato abitato fino alla fine
del II d.C. o agli inizi del III sec.181. Esso si
potuto conservare in modo cos straordinario gra
zie al fatto che stato completamente riempito e
circondato di sabbia fin dall'antichit.
Lo scavo ha inoltre interessato il lato Est della
piazza, in cui stata iniziata l'indagine di un'alta
duna in forma di L, situata sul prolungamento
delle strutture I e II, e di fronte agli edifici IV e
VIII. Numerose sono le strutture portate alla luce
(XV-XXV), di cui 5 edifici, 5 cortili e muri in
mediocre stato di conservazione appartenenti pro
babilmente ad altri 3 edifici (Fig. 57). Le struttu
re si dispongono sulla sommit della collina
seguendone l'andamento e secondo uno schema
ortogonale. L'unica strada individuata in realt
uno stretto vicolo situato tra le strutture XVI e
XVII: resta pertanto incerto quale fosse il sistema
viario di questa zona, dove fossero e come si svi
luppassero le vie che davano accesso ai singoli
edifici e a questo "quartiere" situato 5-6 metri al
di sopra del piano di calpestio della piazza.
E probabile che vi fossero delle strade in sali
ta e che siano scomparse a causa dell'erosione
delle pendici della collina; anche gli edifici si sono
conservati in modo assai differenziato a seconda
179 Lo scavo stato diretto da P. Davoli.
180 Sicuramente le due cantine della stanza A furono chiuse,
dato che la nuova pavimentazione ricopr le botole di accesso; pi
incerta invece la situazione della stanza B, poich al di sotto della
pavimentazione sono state rinvenute una cantina, il cui pozzetto
rimase accessibile, e altre strutture di difficile interpretazione che
furono invece abbandonate (Piacentini 1995, pp. 14-15, Fig. 7).
181 Queste datazioni, ancora del tutto ipotetiche, sono dedot
te dallo studio degli oggetti rinvenuti in sequenza stratigrafica.

124

Capitolo III

della loro posizione all'interno della duna e hanno


risentito in modo diverso dell'erosione. Le case
erano costruite in modo da essere distanziate le
une dalle altre, separate da cortili racchiusi da
muri (XXIV, XXIII, XIX), in cui si sono talora
conservati i forni per la cottura di alimenti, come
in XIX A e B e in XXIII: i primi due sono di pic
cole dimensioni, di forma conica, costruiti con
giare di terracotta rivestite di uno spesso strato di
fango compatto; il terzo pi grande, di forma
rettangolare e con la parte interna tonda costrui
ta in terracotta. Tutti presentano la parte superio
re danneggiata, ma certo che dovevano essere
provvisti di un'apertura su cui veniva appoggiato
il piano di cottura; perfettamente conservato
invece il foro di alimentazione situato alla base dei
forni sempre sul lato orientale, forse a conferma
che anche nell'antichit come oggi i venti soffia
vano principalmente da Nord e da Ovest.
Gli edifici e i cortili appartengono a tre livel
li o fasi abitative (Davoli 1996a, pp. 67-69, Fig.
58): quelli dei primi due furono probabilmente
abitati contemporaneamente per un certo perio
do di tempo, ma furono costruiti in due diversi
momenti. Del terzo livello stato rinvenuto prin
cipalmente un muro lungo una decina di metri e
costruito in mattoni crudi molto compatti, di
colore grigio chiaro (cm 39 x 20 x 12,5), messi
in opera in modo da risparmiare nello spessore
della muratura due canalette alternate, tecnica
riscontrata anche in altri edifici di Bakchias e del
Fayyum (Davoli 1996a, p. 73 n. 12). Il muro si
trova al di sotto delle strutture XV, XIX e XX ed
diversamente orientato rispetto agli edifici
soprastanti.
Al secondo livello appartengono le strutture
meglio conservate di questo settore, la XV, la
XVIII, la XVII A e la XXV, case private conser
vatesi solo nella loro parte inferiore, corrispon
dente alle cantine e alle altre strutture di sotto
suolo. Di nessuna stato possibile accertare la
pianta degli ambienti del piano terreno, n dove
fosse collocato il loro ingresso. Non tutti gli
ambienti sotterranei erano usati come cantine e
quelli che non lo erano sono facilmente ricono
scibili per la mancanza di alcuni elementi, come
la pavimentazione, le spallette per il sostegno della
volta che costituiva solitamente la copertura delle
cantine e il pozzetto di accesso con tacche per la
discesa. Le uniche a conservare ancora la coper
tura integra erano le due cantine dell'edificio
XVIII e quella denominata Q del XXV
L'edificio XV di 8,50 x 6,60 metri circa ed
caratterizzato da una pianta non perfettamente ret
tangolare: si compone di 8 stanze di sottosuolo di

cui 6 erano adibite a cantina e conservano com


pletamente o in parte la pavimentazione in mat
toni crudi, parte del pozzetto di accesso e tracce
di intonaco di malta. La casa si conservata per
un'altezza di ca. 80 cm a partire dal pavimento
delle cantine, ma le fondamenta scendono di un
altro metro e mezzo al di sotto di esse. I muri
perimetrali, spessi da 70 a 80 cm, non formano
angoli retti, ma risultano comunque tra loro
paralleli. Sul versante settentrionale dell'edificio
stata rinvenuta un'area pavimentata con argilla
battuta, che si ritiene probabilmente pertinente a
questa casa e forse adibita a cortile per animali,
preesistente all'edificio XVI. Un'analoga pavi
mentazione si trovava anche a Sud della stessa
casa XV.
La struttura XVIII (m 3,40 x 3,14; h m
1,90182), che in origine faceva probabilmente
parte di uno stesso edificio insieme con la XVII
A, con cui condivideva il muro perimetrale Nord,
conserva ancora la pavimentazione in mattoni
crudi di una stanza del piano terreno, sotto la
quale vi sono due cantine. Su tale pavimentazio
ne erano ancora appoggiati il fondo di un conte
nitore circolare in argilla cruda e alcuni pesi da
telaio. Le cantine erano integre, avevano una
rozza copertura a volta, una pavimentazione in
mattoni e tracce di intonaco di malta sulle pare
ti e sui pavimenti. Questi piccoli ambienti (m 2,2
x 0,65 m; h m 1,35) erano accessibili per mezzo
di due stretti pozzetti (cm 35 x 35) collocati ad
una estremit e dotati di tacche per la discesa
sulle spallette laterali. Sul lato Sud dell'edificio si
appoggia una piccola aia in argilla grigia com
patta, delimitata da un fragile muretto in matto
ni, che non sembra essere connessa con alcun
ingresso (Davoli 1996a, pp. 31-37, Figg. 22-27).
Del grande edificio XXV (m 10,65 x 11,80; h
m 2,30183) rimangono i vani di fondazione e le
cantine, che solo in un caso hanno conservato la
copertura a volta integra. In totale vi sono 16 vani
di cui 12 sicuramente interpretabili come cantine
sotterranee non comunicanti fra loro e accessibi
li con pozzetti verticali muniti di tacche per l'ap
poggio dei piedi: tutti risultano pavimentati e in
origine dovevano essere internamente intonacati.
L'edificio era quasi certamente una casa privata di
pianta quadrata, che originariamente misurava
m 8,50 x 8,85, cui sono stati aggiunti un corpo di
fabbrica sul lato orientale e uno, probabilmente

182 Si tratta dell'altezza complessiva dell'edificio misurata a par


tire dalla base delle fondazioni.
183 Altezza massima dello spiccato dei muri misurata a partire
dalle pavimentazioni delle cantine.

Kom Umm el-Atl (Bakchias)

un cortile recintato, su quello meridionale. A


causa del suo stato di conservazione non stato
possibile ricostruire la planimetria del suo piano
terreno e capire se fosse dotato di una scala inter
na e dove fosse situata la porta d'ingresso.
Al primo livello appartengono gli edifici XVI,
XVII, XX, XXI e XXII, di cui rimangono solo
pochi corsi di mattoni di parte delle fondazioni,
che non consentono di capire la tipologia delle
strutture n la loro funzionalit. Della struttura XX
(m 4,10 x 3,40; h m 0,50 ca.184) restano due piccoli
ambienti interpretabili con ogni probabilit come
due cantine o come ambienti per lo stoccaggio di
alimenti. Uno di essi conserva l'originario rivesti
mento in argilla molto compatta e liscia che rico
priva senza soluzione di continuit il pavimento e
le pareti (Davoli 1996a, pp. 14-16, Figg. 5-6).
La struttura XVII si compone di parti erette
in periodi differenti: nell'ultima fase costruttiva
che interess tale area i corpi di fabbrica pi anti
chi situati sul lato settentrionale (XVIII+XVII A)
furono modificati e in parte inclusi nel perimetro
di un nuovo edificio, di cui rimangono solo pochi
corsi di mattoni di due lati perimetrali e il fondo
di una piccola cantina pavimentata (XVII B,
cf. Davoli 1996a, pp. 26-31, Figg. 18-21).
La datazione proposta per i tre livelli abitati
vi, ancora del tutto preliminare e suscettibile di
modifiche data la ancora limitata estensione dei
settori indagati, va dalla seconda met del II sec.
d.C. alla met del III d.C. per il primo livello; dalla
met del I sec. d.C. alla met del II d.C. per il
secondo livello e dalla fine del I sec. a.C. agli inizi
del I d.C. per il terzo livello (Davoli 1996a, p. 68).
Nel terzo rapporto di scavo sono stati inoltre
pubblicati i risultati di una prima serie di analisi
effettuate su campioni di sabbia, di terriccio, di
semi e di ceramica prelevati nel corso dello scavo
del 1995 1S5, mentre uno studio sulle conchiglie
rinvenute nello scavo del 1994 era gi stato edito
nel secondo rapporto preliminare (De SalviaCretella 1995, pp. 115-126)1^.
I risultati della quarta Campagna di scavo
(1-28 ottobre 1996) 187 sono ancora in corso di
studio: ritengo tuttavia di doverne ugualmente
dare una notizia preliminare soprattutto per la
grande rilevanza storico-archeologica dei rinveni
menti che sono certamente destinati a cambiare
nel complesso la nostra valutazione di questo sito.
II cantiere di scavo stato temporaneamente
spostato nell'area templare di Bakchias per la
necessit di intervenire per la salvaguardia del
tempio maggiore dedicato a Soknobkonneus188, le
cui strutture murarie, in gran parte esposte, si
stanno rapidamente deteriorando. Lo scavo ha

125

per ora riguardato solo una parte di questo tem


pio e un settore della duna di sabbia che gli si
appoggia sul lato anteriore e che parzialmente lo
ricopre. Rispetto all'asse longitudinale sono stati
scavati tutti gli ambienti situati nella met Nord
dell'edificio, quindi la cella C e 4 stanze del lato
Sud; il settore della duna indagato poco pi
ampio della met della facciata del santuario,
sempre sul versante Nord. In 9 degli ambienti
sono state rinvenute le pavimentazioni, tutte in
mattoni crudi, alcune delle quali integre e con
ancora il rivestimento di malta grigia, mentre in
altri (21 sono in totale le stanze poste in luce) la
pavimentazione completamente scomparsa.
Il riempimento di questi ambienti era costitui
to da sabbia mista ad elementi sporadici di crollo
e, come nel caso della cella C, da un grande quan
titativo di frammenti di malta di calce bianca uti
lizzata come legante, indizio della presenza di ele
menti litici che costituivano probabilmente la
pavimentazione o erano parte di qualche elemento
architettonico, come ad esempio un naos o un mas
siccio altare del tipo caratteristico dei templi grecoromani del Fayyum. Alcuni blocchi in calcare bian
co e di ragguardevoli dimensioni sono stati
rinvenuti proprio all'interno di C, uno dei quali
con tracce di pittura in azzurro, nero e rosso. La
stanza non conserva pi la pavimentazione mentre
rimane sulle pareti gran parte dell'intonaco di
malta che le rivestiva, ancora parzialmente dipinto
in color avorio sul lato di fondo della cella189.
Gli strati di riempimento degli ambienti erano
ampiamente manomessi, eccetto che per la stan
za O e parte della D, ma ci nonostante sono
risultati ricchi di materiali di grande interesse sto
rico ed artistico. risultato evidente che gli scavi
Grenfell non sono stati sistematici e non hanno
raggiunto i livelli pavimentali degli ambienti, come
ad esempio nelle stanze L e M, in cui la situazio
ne rinvenuta completamente diversa da quella
184 Altezza complessiva della struttura misurata a partire dalla
base dei muri di fondazione; gli ambienti in cui si divide conserva
no uno spiccato dei muri di m 0,30.
185 Vari articoli in Pernigotti-Capasso (edd.) 1996, pp. 83-118.
1X6 Tali ricerche hanno consentito di identificare alcuni tipi di
pollini (di Acacia, di Chenopodiaceae), di semi (Phoenix dactilifera, Vicia ervilia, Triticum sp.) e di fibre vegetali utilizzate nella fab
bricazione di corde (kapok di Asclepiadacea, cocco). Con le anali
si petrografiche effettuate sui campioni di ceramica si iniziata
l'identificazione dei materiali usati nella loro fabricazione. Lo stu
dio delle conchiglie ha portato all'identificazione di numerose spe
cie di molluschi e di gasteropodi d'acqua dolce, marini e terrestri.
187 Lo scavo stato diretto ancora da P. Davoli.
188 Si tratta del tempio gi scavato da Grenfell, Hunt e
Hogarth nel 1896.
1X9 Le pareti perimetrali della cella C si conservavano per circa
3 metri di altezza all'epoca degli scavi Grenfell, mentre ora non
superano il metro e mezzo.

126

Capitolo III

riportata sulla pianta di Hogarth, rivelatasi larga


mente aprossimativa (Fig. 51).
Una delle stanze che ci ha riservato il mag
gior numero di sorprese stata la O, in cui fram
misti a numerosi piccoli crolli sono stati rinvenuti
vari frammenti di papiri greci e uno demotico,
ostraka e numerosi tappi d'anfora, alcuni dei
quali con bolli impressi. L'ambiente O, in realt
suddiviso in tre piccoli vani analogamente all'am
biente attiguo denominato W-X, fu sicuramente
oggetto di modifiche in una fase posteriore alla
costruzione dell'edificio e fu adibito a magazzino
di stoccaggio per le anfore. Un'analoga destina
zione dovevano anche avere i piccoli ambienti W
e X, di cui non si conservato alcun oggetto che
possa suggerirci il tipo di materiale immagazzi
nato, ma di cui si sono invece meglio conservati
i pavimenti e le sottili pareti divisorie.
Lo scavo del settore della duna che fronteg
gia il tempio (Fig. 48) ha consentito innanzi tutto
di porre in luce un tratto del muro perimetrale
e lo spigolo nord-orientale del santuario nonch
una serie di blocchi in pietra, alcuni dei quali
non in situ, nell'area che fronteggia l'ingresso del
tempio e che potrebbero aver fatto parte della
pavimentazione in pietra della stanza A, gi atte
stata da Grenfell. Nell'area antistante all'ingres
so stata rinvenuta una serie di grandi blocchi
in calcare legati fra loro da malta di calce e
facenti parte con ogni probabilit di un pronaos
o di una struttura monumentale connessa con il
portale190. A Nord di essa stata rinvenuta una
complessa stratigrafia costituita da 5 pavimenta
zioni in terra battuta, intercalate da spessi strati
di materiali organici misti a numerosi oggetti
frammentari facenti parte originariamente degli
arredi del tempio. Tutta l'area era ricoperta da
uno spesso strato compatto formato da grandi
quantitativi di scaglie di calcare e frammenti di
gesso e di malta di calce usata come legante:
materiali di risulta dovuti certamente allo smon
taggio delle parti litiche del tempio ai fini del
loro riutilizzo. In mezzo a questi materiali stato
trovato un blocco in calcare con parte di una raf
figurazione in stile egiziano scolpita ad altorilie
vo e due righe di un'iscrizione geroglifica, pro
babilmente la parte iniziale di un editto regale.
Questa scoperta, insieme con i numerosissimi
frammenti di calce legante sicuramente utilizzata
in origine per blocchi di pietra e i vari blocchi
rinvenuti sia all'interno sia all'esterno dell'edifi
cio, testimonia che il tempio era almeno in parte
rivestito o costruito con blocchi di calcare, parte
dei quali erano decorati con raffigurazioni in sti
le egiziano e con iscrizioni191. Al frammento di

iscrizione geroglifica sul blocco calcareo ne vanno


aggiunte diverse altre rinvenute in questa Cam
pagna di scavo, incise su frammenti di elementi
appartenuti a mobili in legno e incrostate di paste
vitree policrome, su un pilastrino in quarzite e su
sigilli di cui sono state trovate le impronte su
argilla. Oltre a questi importanti rinvenimenti
vanno segnalati numerosi elementi in pasta vitrea
che costituivano originariamente la decorazione
policroma di uno o pi mobili o di un naos in
legno, tra i quali va menzionata una testina di
altissima qualit artistica raffigurante un sovrano
tolemaico, certamente prodotta nei laboratori
regali cos come alcuni degli oggetti con iscrizio
ni sopra menzionati. Sono stati inoltre rinvenuti
circa 50 frammenti di papiri greci, una decina di
ostraka per lo pi in greco, una trentina di cretulae raffigurate e iscritte, amuleti, frammenti di
pannelli in legno con raffigurazioni di divinit,
monete tolemaiche e romane.
Nel complesso sia i rinvenimenti strutturali sia
quelli mobili inducono ad una rivalutazione del
tempio di Bakchias, da sempre considerato un
santuario periferico e modesto a causa della man
canza di elementi monumentali e di oggetti "pre
ziosi" al suo interno. Lo scavo, seppure ancora
parziale, ha dimostrato che le ricerche preceden
ti non sono state accurate e che vi stata una
massiccia opera di smantellamento in un momen
to non precisabile ma probabilmente attribuibile
all'epoca bizantina o a quella araba. Di grande
importanza per lo studio architettonico dell'edifi
cio e pi in generale della stratigrafia di Bakchias
stata la constatazione che la grande duna ad
esso antistante ha origini antiche poich su di essa
poggiano pavimentazioni e strutture che datano
probabilmente fino al III-IV d.C.

3. Le necropoli
Le necropoli di Bakchias furono esplorate da
Grenfell, Hunt e Hogarth nel 1896: una si trova
a circa 2,5 km di distanza ad Est del kom ed
costituita da un gruppo di tombe situate su un
altipiano ai piedi del quale scorreva, come si legge
nel loro rapporto, uno stretto corso d'acqua
(Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, pp. 40-42). Queste

190 Sulla natura di questa struttura non si pu ancora dire


molto poich deve ancora essere scavata la parte a Sud del porta
le. Inoltre quanto stato fino ad ora rinvenuto corrisponde al suo
livello pavimentale.
191 L'unica altra epigrafe sicuramente proveniente da Bakchias
quella in greco incisa sull'orlo di un bacino litico, anch'essa rin
venuta nei pressi del tempio: Wagner 1976, p. 225-227'.

Kom Umm el-Atl (Bakchias)

tombe, scavate nella roccia, erano del tipo a pozzo


con una camera sotterranea che poteva trovarsi
fino a 4,5 metri di profondit. I pozzi erano a
sezione rettangolare o circolare e muniti di tacche
per l'appoggio dei piedi; sul fondo si apriva un
vano oppure singoli loculi disposti a raggiera.
Gli ambienti, tagliati nella roccia in modo
piuttosto grossolano, erano di diverse dimensio
ni, con copertura a volta e talora con loculi rica
vati all'interno. Una sola tomba stata rinvenuta
intatta e conteneva, all'interno di una camera di
forma quadrata, un solo sarcofago con una mum
mia di donna, il cui unico ornamento era costi
tuito da tre elementi di cartonnages di lino che le
ricoprivano la testa, il petto e i piedi. Nella
tomba era solo il sarcofago, di tipo e materiale
non specificati, situato presso la parete Sud e con
la testa ad Ovest. Tutte le altre tombe indagate,
circa 25, risultarono gi depredate e contenenti
solo frammenti di sarcofagi e di cartonnages, alcu
ni dei quali costituiti da papiri. Secondo la valutazione dei ricercatori questa necropoli databi
le all'inizio dell'epoca tolemaica, mentre un altro
gruppo di sepolture situate fra il kom e l'altipia
no appartenevano alla tarda epoca tolemaica.
Queste ultime erano scavate nella roccia, ma
erano meno ricche delle precedenti, con un
accesso a pozzo (poco profondo) oppure a rampa
inclinata, definita come inclined dromos. 1
defunti erano collocati in loculi oppure su letti
ricavati nella roccia.
Tombe di tipologia pi modesta furono attri
buite ad un'epoca ancora pi tarda: si trattava di
fosse scavate nella roccia e ricoperte con matto
ni disposti a doppio spiovente e di cui purtrop
po non nota la posizione.
Nel 1994 una nuova necropoli stata indivi
duata nel corso di sondaggi effettuati dall'Ispet
torato locale a settentrione del kom, al fine di
accertare la presenza di antichit nel territorio di
espansione della nuova bonifica. Le poche deci
ne di sepolture rinvenute sono di un tipo molto
modesto, a fossa, scavate nella sabbia e solo in
alcuni casi rivestite con mattoni crudi e coperte
con una struttura a doppio spiovente. Soltanto in
una stato trovato un sarcofago in terracotta,
forse di epoca romana192.

127

Missione italiana di Bologna e Lecce che vi scava


dal 1993, ma essi riguardano solo un'area limita
ta e non sono ancora definitivi. L'area indagata
con metodologia scientifica si trova ai margini
settentrionali dell'abitato e il suo scavo non
stato ancora terminato. dunque prematuro trar
re da questi pochi elementi conclusioni generali
da estendere anche al resto dell'abitato, sia dal
punto di vista cronologico sia planimetrico. Si
pu comunque affermare che Bakchias doveva
trovarsi ai margini dell'area coltivata e che molto
probabilmente tutta l'area a Nord e a Est di essa
era desertica. La vicinanza del deserto testimo
niata dalla presenza di forti accumuli di sabbia
nei livelli abitativi antichi e dalla presenza di vere
e proprie dune su cui sono state costruite le abi
tazioni e le strutture frontali del tempio; i disli
velli oggi visibili fra le diverse zone del centro
abitato sono almeno in parte antichi.
Lo sviluppo urbano pu dunque essere stato
pesantemente condizionato dalla presenza di forti
dislivelli, ma da quanto stato posto in luce fino
ad ora e da quanto attualmente visibile in
superficie si pu dire che la planimetria del cen
tro abitato aveva una struttura ortogonale. Non
ancora tuttavia possibile dire se vi fossero bloc
chi abitativi di forma e dimensioni regolari (insulae], ma proprio a causa dell'orografia locale ci
sembra piuttosto improbabile. Si pu comunque
ipotizzare che in alcune aree le abitazioni fosse
ro concentrate in nuclei chiusi, come sembra
testimoniare il muro continuo con andamento
Est-Ovest che delimita il settore di scavo del
1995 (Fig. 57) situato sulla collina ad Est della
porta, mentre in altre, come ad Ovest del tem
pio, le case sono distanziate le une dalle altre e
disposte secondo una griglia ortogonale.
Non ancora noto quale fosse la via princi
pale della citt e quindi l'orientamento dell'abi
tato; non sono state trovate, per ora, tracce del
dromos davanti al tempio di Soknobkonneus, per
quanto l'area debba ancora essere completamen
te indagata e restino ancora incerte le modalit
di accesso al santuario il cui ingresso si trova
diversi metri pi in alto del piano di calpestio cir
costante193.
Anche se non ancora nota la stratigrafia
delle diverse aree di Kom Umm el-Atl, ritengo
tuttavia che si possa ipotizzare, sulla base delle

4. Conclusioni
Bakchias resta ancora un sito largamente
ignoto dal punto di vista archeologico e urbani
stico. Gli unici dati scientifici di cui si pu
disporre sono quelli derivanti dai lavori della

192 Comunicazione personale dell'ispettore Ahmed Abd el-Aal


Mohammed. Il sarcofago si trova attualmente nel magazzino di
Karanis.
195 Questo testimoniato da due frammenti di pavimentazio
ni di probabile epoca romana, di cui una musiva, situati a Nord e
a Sud del tempio.

128

Capitolo IH

osservazioni di Grenfell, Hunt e Hogarth e dei


dati raccolti in questi ultimi anni, che la citt
abbia avuto un'espansione nel tempo per certi
aspetti analoga a quella di Karanis. Si pu infatti
ipotizzare che gli edifici di epoca ellenistica si tro
vassero intorno al tempio maggiore, la cui fonda
zione sembra risalire al III a. C., e dunque si
situassero nei pressi del canale irriguo che, pro
venendo da Philadelphia, raggiungeva Karanis.
Nelle diverse fasi di sviluppo l'abitato sembra
essersi esteso verso Nord e verso Est, in cui, come
a Karanis, si trovano le aree maggiormente strati
ficate a causa delle diverse fasi edilizie e di abban
dono che si sono succedute. Al contrario le zone
centrali e pi vicine al canale risultano pi basse
e dunque meno stratificate per la loro continua
abitazione. Le uniche testimonianze che attestano
la presenza di un insediamento di epoca bizatina
e araba fino ad ora sono state trovate nel cos
detto Kom Sud, ovvero nell'area archeologica
situata a Sud-Ovest di quello che viene comune
mente considerato il letto dell'antico canale.
Nel complesso gli edifici che si sono meglio
conservati presentano caratteristiche costruttive e
tipologiche analoghe alle case private di altri cen
tri del Fayyum, e in particolare trovano precisi
riscontri nell'edilizia di Karanis e di Soknopaiou
Nesos194: le planimetrie sono fino ad ora solo del
tipo genericamente definibile come quadrato e
ancora una volta confermata la caratteristica
sopraelevatura della porta d'ingresso rispetto al
piano di calpestio della strada. La tipologia delle
cantine fino ad ora rinvenute si rivelata essere
sostanzialmente sempre la stessa: piccoli ambien
ti di forma rettangolare molto allungata, senza
prese d'aria e accessibili singolarmente solo attra
verso un pozzetto quadrato situato su uno dei lati
corti, attrezzato sui fianchi con due spallette in
cui erano risparmiati, in modo da risultare sfasa
ti, degli incavi per l'appoggio dei piedi. La loro
copertura quasi sempre del tipo a volta, che si
origina da due muretti sottili costruiti lungo le
pareti perimetrali lunghe.
L'analisi delle tecniche edilizie ha rilevato un
impiego assai ridotto di elementi lignei, limitato
alle travature delle coperture piane, alle porte e
ai sostegni dei gradini delle scale, e quasi nullo
di elementi litici. I mattoni crudi sono di tre tipi
di impasti che si distinguono principalmente per
le diverse argille impiegate, di colore grigio, gri
gio-chiaro e giallo-marrone19^. Spesso stato
notato l'uso di mattoni di colore diverso nel
l'mbito di uno stesso edificio e di un medesimo
muro. Per quanto riguarda le dimensioni dei mat
toni, si distinguono fino ad ora due tipologie:

quella maggiore di cm 38/40 x 18/20 x 12/13


stata documentata nelle murature attribuite al
terzo livello, mentre il tipo di cm 30/32 x 15/17
x 10,5/12 comune nelle strutture di primo e
secondo livello (Davoli 1996a, p. 69).
Nella maggioranza dei casi i muri sono
costruiti con corsi alternati di mattoni posti di
testa e per lungo, in filari regolari e orizzontali.
Nel primo livello la posa in opera appare piutto
sto irregolare, con mattoni disposti anche di
taglio; nel terzo e nel secondo livello attestata
la tecnica del risparmio nello spessore del muro
di canalette alternate a destra e a sinistra, cave o
piene di argilla (Davoli 1996a, p. 69).
Fino ad ora sono stati pubblicati il catalogo
dei rinvenimenti relativi alla seconda Campagna
di scavo (Davoli 1995, pp. 37-82), comprenden
te anche la ceramica, e alcuni studi specifici su
categorie di materiali o su singoli oggetti di par
ticolare rilevanza, come l'ampolla in ceramica
nera con doppia raffigurazione a stampo di con
tenuto erotico (D'Andria 1995, pp. 83-87), gli
amuleti (De Salvia 1995, pp. 101-114), alcuni
oggetti in osso (Davoli 1995a, pp. 93-99) e gli
ostraka (Pernigotti 1995 a, pp. 89-91; PernigottiCapasso 1996a, pp. 79-81).
Il ritrovamento negli scavi recenti di una
quantit ridotta di mobili e oggetti di "pregio"
anche in settori non sconvolti interpretabile
come una conseguenza del lento abbandono del
centro abitato da parte dei suoi abitanti, come
accaduto negli altri centri del Fayyum.
I recenti rinvenimenti e studi stanno dimo
strando che Bakchias non era un piccolo villag
gio, ma una piccola citt dotata di un grande
tempio in mattoni crudi e pietra, al quale furono
donati verosimilmente in epoca ellenistica arredi
provenienti dalle botteghe regali. Essa deve esse
re stata inoltre particolarmente florida in epoca
romana, si ricordino ad esempio i ritrovamenti di
un tesoretto di 4421 monete, vari papiri letterari
e, probabilmente, due bagni o strutture termali
con pavimentazioni musive riconosciute in super
ficie. La sua importanza locale le derivava forse
dal fatto di essere situata sulla strada che prove
niva da Menfi e sul canale artificiale perimetrale
alla regione.

194 possibile che le strette analogie riscontrate nell'edilizia di


questi tre siti siano dovute semplicemente allo stato attuale delle
nostre conoscenze e delle pubblicazioni; ritengo tuttavia che ci non
costituisca l'unica spiegazione.
195 L'analisi chimica dei diversi tipi di argille impiegati nella
fabbricazione dei mattoni attualmente in corso.

Kom Umm el-Atl (Bakchias)

. ti

Fig. 47. Veduta delle rovine di Bakchias,

Fig. 48. Veduta delle rovine di Bakchias: sul fondo, al centro, il tempio maggiore.

,*-'

129

130

Capitolo III

** *

Fig. 49. Una via del "quartiere Ovest".

Fig. 50. Lato meridionale del tempio maggiore dedicato a Soknobkonneus.

Fig. 54. Planimetria del settore di scavo del 1994.

CAPITOLO IV

Kom el-Kharaba el-Kebir/Darb Gerza (Philadelphia)

Posizione geografica: 29 26' Nord; 30 05' Est


Quota s.l.m.: da 17 a 25 m (e oltre196)
Estensione del kom: 1000 X 500 m ca.197
Orientamento del tempio: 101 Nm (1924)198
Orientamento del centro abitato: 11 Nm (1924)

Cronologia: 259/257 a.C. (PCol Zen 62, 6, 9) V/VI d.C. (SB XVI 12397, 2)

1. Il sito
Le rovine di Philadelphia si trovano nel deser
to ad Est del canale Abdalla Wahbi, in posizione
rialzata rispetto alla zona coltivata che si estende
in questo punto solo ad occidente di esso. L'area
archeologica tagliata in due dalla strada asfalta
ta che porta verso Gerza, nella valle del Nilo, ed
quasi completamente appiattita: non vi sono
strutture o edifici emergenti, n colline di sabbia
che li ricoprano. Solo spingendosi verso Sud, lon
tano dalla strada, dove il terreno stato meno
spianato ma non meno sconvolto, si riconoscono
ancora le tracce di brevi tratti di muri e i resti di
una fornace con accanto scorie di lavorazione di
tipo vetroso di colore nero199. Le rovine dell'an
tica citt sono ormai completamente distrutte e
pochi sono gli elementi ancora giacenti in super
ficie, come macine circolari in calcare, per lo pi
frammentarie, mortai, frammenti di ceramica, di
vetro e di fa'ence (Figg. 58-59).

2. Gli scavi
I primi ad avanzare ipotesi sull'ubicazione del
l'antica Philadelphia in base alla loro esperienza e
ai ritrovamenti di papiri da parte degli abitanti
locali furono Grenfell e Hunt, che tuttavia non vi
effettuarono scavi. Il sito, denominato Rubayyat200
come la pi vicina cittadina, situata all'interno del
l'area coltivata circa 8 km verso Ovest, era gi
famoso per il rinvenimento di numerosi "ritratti
di mummia" comparsi sul mercato antiquario del
Cairo intorno al 1887. Il kom fu visitato da Petrie
nel 1890 e fu da lui denominato Kom 3: la sua

necropoli era larga ca. 400 m e includeva tombe


scavate nella roccia, alcune delle quali con loculi
(Petrie 1891, p. 31, PI. XXX; Doxiadis 1995,
pp. 129-133).
Grenfell e Hunt sostarono solo per alcuni
giorni nei pressi del kom nel febbraio 1901, ma
dedicarono la loro attivit alla ricerca di cartonnages nella necropoli tolemaica ed effettuarono,
da quanto si deduce dalle scarne notizie pubbli
cate, solo pochi e poco approfonditi sondaggi nel
centro abitato, che fu in quel momento identifi
cato con Philadelphia, ma di essi non si cono
scono gli esiti201.

2.1. Gli scavi di Viereck e Zucker (1908-1909)


Gli unici scavi documentati nel centro abita
to sono quelli effettuati per i Kniglichen
Museen di Berlino da P. Viereck e E. Zucker nel
l'inverno 1908-1909. Queste ricerche erano fina
lizzate al recupero di papiri e non furono con
dotte con metodi archeologici: dalle relazioni
pubblicate202, che sono molto descrittive e generiche, si ricava che essi scavarono in almeno tre
aree del centro abitato e in numerose case203,
196 La carta del Survey of Egypt 1:25.000 del 1948 (Foglio
74/616) non riporta in area desertica le quote al di sopra dei 25 m.
1^7 Viereck-Zucker 1926, p. 1.
198 Cf. infra capitolo XX.
199 Si tratta probabilmente di una delle fornaci citate da
Borchardt: ct. Viereck-Zucker 1926, p. 2.
200 II nome di Rubayyat fu attribuito alle rovine di Philadelphia
in un'epoca in cui non vi erano villaggi abitati nelle sue vicinanze
da cui trarre il nome da attribuire ad un sito altrimenti ignoto e il
villaggio pi vicino era appunto quello di El-Rubayyat. Spesso gli
studiosi moderni continuano a confondere queste due localit, rite
nendo ad esempio che a El-Rubayyat fosse stata scoperta una necro
poli, famosa per i ritratti di mummia, diversa da quella di Darb
Gerza/Philadelphia: Doxiadis 1995, pp. 129-133. Una cartina del
Fayyum disegnata nel 1889 chiarisce perfettamente l'equivoco: in
Doxiadis 1995, Fig. 61. Cf. inoltre la cartina a Fig. 3.
201 Cf. Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, p. 11; Grenfell-Hunt
1901, p. 7; Grenfell-Hunt-Goodspeed 1907, p. 345.
202 Zucker 1909, coll. 178-184; Viereck-Zucker 1926; Viereck
1928.
203 I sedimenti antichi nelle strade erano gi stati in gran parte
asportati dai sebhakhin; inoltre i ricercatori dopo aver constatato che
i rinvenimenti di papiri erano estremamente rari all'esterno delle case
concentrarono i loro sforzi all'interno di esse: Zucker 1909, col. 180.

140

Capitolo IV

delle quali non forniscono sempre descrizioni det


tagliate e planimetrie. Soltanto del tempio stata
pubblicata una documentazione fotografica e gra
fica appena sufficiente a dare un'idea del tipo di
edificio e del suo stato di conservazione.
Le planimetrie edite nelle monografie dedica
te a Philadelphia (Viereck-Zucker 1926; Viereck
1928) sono quattro: il rilievo generale intera
mente opera di Borchardt (Fig. 60) mentre le
altre sono state in certo modo da lui integrate e
riviste (Figg. 62-65). A Borchardt fu infatti richie
sto di compiere un sopralluogo nel 1924 per rac
cogliere dati che potessero integrare quelli acqui
siti durante gli scavi (Viereck-Zucker 1926, p. 1
n. 1). Ci sembra testimoniare che la documen
tazione raccolta nel corso degli scavi 1908-09 era
insufficiente e la si volle integrare204 con notizie
ricavate dall'osservazione delle rovine il cui stato
di conservazione e il cui aspetto complessivo
erano ormai notevolmente cambiati a causa del
l'intensa attivit dei sebbakhin che, con l'ausilio
anche di una decauville a binario doppio, aveva
no gi demolito completamente alcune zone del
l'abitato. La planimetria generale del centro non
stata riconosciuta e rilevata nel corso degli scavi,
ma solo nel 1924, e si deve a Borchardt l'identi
ficazione del suo impianto regolare con insulae
rettangolari di m 100 x 50 (Viereck 1928, p. 8).
Nel 1908 erano riconoscibili in superficie i
percorsi di undici strade, tre delle quali attraver
savano l'abitato da Nord a Sud e otto da Est a
Ovest, fra di loro ortogonali205 e larghe fra i 5 e
i 10 m. L'area posta in luce misurava 500-600 m
da Nord a Sud e 300-400 m da Est a Ovest e
corrispondeva a nove isolati: soltanto una parte
del centro abitato, la cui reale estensione non fu
possibile valutare. Le case erano raggruppate in
blocchi abitativi ed erano costruite una di fianco
all'altra in modo continuo e con rare intercape
dini o vicoli fra di esse; talora sporgevano o rien
travano rispetto alle altre rompendo la regolarit
delle insulae. Venti case circa della stessa gran
dezza (12 x 12 m) costituivano un isolato e i vico
li che a volte le separavano erano larghi 1,50 m
e conducevano a cortili o a piazze interni all 'in
sula (Viereck 1928, pp. 8-9).
Le abitazioni, in mattoni crudi, si erano con
servate per un'altezza massima di 6 m; raramen
te sono stati riconosciuti pi di due periodi di
costruzione, o stratigrafie con edifici sovrappo
sti, e a 4/4,50 m di profondit si raggiungeva la
roccia su cui poggiava l'intero insediamento. Le
fondamenta delle abitazioni non solo vi si appog
giavano direttamente ma si inserivano in essa per
10 cm, per mezzo di canalette appositamente

scavate per conferire maggiore stabilit agli edi


fici (Viereck 1928, p. 8). Questi erano costruiti
con mattoni crudi di colore grigio chiaro206, spes
so disposti in corsi ad andamento concavo, con
l'inserimento talora di pali lignei e di elementi
vegetali per il consolidamento delle pareti; il mat
tone cotto era usato raramente in pavimentazio
ni o in vasche. Le case avevano in origine pi
piani, dei quali quelli superiori erano in cattivo
stato di conservazione mentre le stanze del piano
pi basso erano generalmente ben conservate.
Queste, che furono interpretate come cantine o
magazzini, mancavano quasi sempre di porte e di
finestre che davano direttamente all'esterno ed
erano raggiungibili dall'interno della casa per
mezzo di scale; i loro soffitti erano costruiti in
forma di volta a botte o con travi di legno di
palma con o senza l'ausilio di incannicciati
(Zucker 1909, coll. 179). Le cantine avevano
muri divisori di grande spessore e spesso le stan
ze erano piccolissime, simili a corridoi207. in
questi ambienti che sono stati trovati la maggior
parte degli oggetti di valore e i papiri, tuttavia
anche qui come nelle altre localit del Fayyum le
case erano state completamente svuotate durante
o immediatamente dopo il loro abbandono.
Le porte d'ingresso, solitamente con stipiti in
calcare, si aprivano sulla strada o sui cortili all'in
terno dell'isolato. All'interno delle case i muri
erano di solito intonacati, i pavimenti erano in
argilla battuta o in lastre di pietra e le porte ave
vano stipiti e soglia in legno; la disposizione delle
stanze non era sempre la stessa e ogni piano era
suddiviso in 4 o 5 ambienti ai quali da aggiun
gere la scala che conduceva alle cantine e al piano
o al terrazzo superiori. Le scale a pi rampe erano
costruite in mattoni crudi e in legno attorno ad
2(M Si vedano a questo proposito i continui riferimenti al lavo
ro svolto da Borchardt in Viereck-Zucker 1926.
205 Secondo Zucker, i sebbakhin avevano gi asportato mate
riali soprattutto nelle vie, mentre l'interno delle case era stato assai
meno manomesso (Zucker 1909, coll. 178, 180). Per questa ragio
ne il piano originariamente interrato degli edifici era invece in luce
e il piano di calpestio delle strade non corrispondeva pi a quello
antico (Viereck-Zucker 1926, pp. 2-3).
206 I mattoni di una casa dell'insula D 6 (Fig. 62) misuravano
cm 26 x 13 x 9 ed stato notato che 5 corsi di mattoni con le 5
fughe di malta legante misuravano in altezza cm 52, l'equivalente
di 1 cubito (Viereck-Zucker 1926, p. 4, Tf. II B).
207 evidente dalla descrizione degli studiosi che le case si
erano conservate all'altezza delle cantine che, come si verifica nor
malmente nell'architettura di questo periodo nel Fayyum, sono rica
vate nelle fondamenta dell'edificio; per questa ragione i muri divi
sori risultano di grande spessore. Nel complesso dalla descrizione
delle abitazioni si avverte la netta sensazione che Viereck e Zucker
non compresero appieno la loro struttura; in particolare essi sono
incerti nel definire se in origine il piano delle cantine fosse semin
terrato nella sabbia e nei detriti (Viereck-Zucker 1926, p. 3) oppu
re se fosse completamente in luce (Viereck 1928, p. 9).

Kom el-Kharaba el-Kebir (Philadelphia)

un pilastro centrale ed avevano talora copertura


a volta208, mentre quelle ad un'unica rampa erano
costruite su un'intelaiatura in legno (Fig. 63). In
due casi sono state osservate piccole prese di luce
situate molto in alto nelle pareti in modo da illu
minare la scala dall'alto. Alle cantine si accedeva
talvolta anche attraverso piccole botole nei pavi
menti, attrezzate per la discesa con incavi per
l'appoggio dei piedi ricavati nella muratura. Nelle
cantine pi grandi erano a volte costruiti dei con
tenitori per l'immagazzinamento di diverse der
rate alimentari o di altri oggetti, come ad esem
pio cordami e stuoie (Viereck 1928, p. 11), o
erano interrate grandi giare per la conservazione
del vino o altro.
Le pareti delle stanze superiori erano a volte
intonacate e dipinte con motivi ornamentali: in
un caso erano state suddivise in riquadri dipinti
con colori diversi, interrotti da linee e rosette.
Nella casa dell'insula D 6, di cui stata pubbli
cata la planimetria (Viereck-Zucker 1926, Tf. II
B) (Fig. 62), sono state trovate pareti dipinte in
modo da riprodurre marmi colorati e all'interno
di una delle nicchie si era conservata la parte
inferiore di una raffigurazione con viticci e parte
di una figura umana. In una casa anche stato
trovato un ritratto dipinto su tavola di legno dello
stesso tipo di quelli che ornavano le mummie di
epoca romana, ancora con la sua cornice, che
stava probabilmente appeso ad una delle pareti.
Accanto alle case comuni sono stati portati alla
luce alcuni edifici pi ricchi, interpretati come
destinati probabilmente a funzioni pubbliche; in
uno di essi, situato a Nord del tempio, si rinven
nero una stanza di 14,50 x 5 m, la cui funzione
ignota, i resti di alcune colonne stuccate, di
pilastri e di semicolonne decorati con motivi fitomorfi, e inoltre papiri di contenuto amministrati
vo. Purtroppo di questo edificio non sono stati
pubblicati la planimetria n ulteriori particolari.
L'edificio pi importante scavato da Viereck
e Zucker era un tempio situato nella parte Sud
della citt, sul lato occidentale della strada prin
cipale che percorreva il centro da Nord a Sud
(Viereck 1928, pp. 12-14, Abb. III). Lo scavo fu
parziale e riguard soltanto il santuario vero e
proprio, e non l'intera area racchiusa dal suo
muro di cinta, che fu rilevata nel 1924 da Borchardt (Vicrcck-Zuckcr 1926, p. 7, Tf. II A).
Fra il portale che si apriva nel muro di cinta
e il tempio vi era una strada pavimentata con
lastre di pietra204 lunga 16 m e in leggera salita, a
met della quale circa, sul lato Nord, vi era un
basamento a pianta quadrata in calcare che
fu interpretato come una base per una statua

141

(Fig. 65). Il tempio, di pianta rettangolare (16 x


11 m), era in mattoni crudi con pali in legno inse
riti perpendicolarmente nei muri per rinforzarne
la struttura e si conservava per un'altezza di circa
4 metri; la porta d'ingresso era situata sul lato
orientale ed aveva stipiti e architrave in calcare,
stuccati e dipinti: sull'architrave, che fu trovato a
terra, era stata incisa un'iscrizione in demotico
con dedica a Tolemeo Evergete II e al dio Horo
di Meten (130 a. C.), successivamente ricoperta
con stucco. Secondo gli studiosi si tratta di un ele
mento architettonico di reimpiego, appartenuto
ad un altro tempio e riutilizzato durante una fase
di ristrutturazione dell'edificio, la cui costruzione
originale risale verosimilmente al III a. C. All'in
terno le stanze si disponevano in modo asimme
trico e furono indagate fin al di sotto dei pavi
menti, ci che consent di individuare diversi
ambienti sotterranei non comunicanti fra loro,
alcuni dei quali erano coperti a volta.
Nella cella del tempio vi era una nicchia situa
ta proprio di fronte all'ingresso, davanti alla quale
era stato eretto una sorta di pilastro in mattoni
crudi, intonacato, alto 70 cm e interpretato come
base per una scultura. Fra i detriti si rinvennero
vari urei coronati con dischi solari in legno stuc
cato e dorato e la testa di una statuetta lignea raf
figurante un sovrano con il nemes. Nelle stanze
sotterranee furono trovate tre casse in buono stato
di conservazione, con maniglia e cerniere bronzee
per il coperchio, destinate forse in origine a con
servare il tesoro del tempio, ma ormai vuote: con
tenevano solo un papiro e una tavoletta cerata non
iscritta. Nello spazio fra il tempio e il muro di
cinta vi erano ancora i resti di varie costruzioni,
probabili abitazioni per i sacerdoti addetti al culto
(Fig. 64).
Oltre a questo tempio, a Philadelphia dove
vano esserci altri edifici di culto, alcuni dei quali
stato ipotizzato che si trovassero nell'isolato
denominato B 2, a causa della presenza di fon
damenta di edifici in pietra (Viereck 1928, p. 14).
A Sud-Ovest della citt invece, su una piccola
altura, Borchardt riconobbe alcune strutture che
interpret come forni per ceramiche (ViereckZucker 1926, p. 2).
Data l'estrema regolarit degli edifici e dell'im
pianto urbano, Viereck e Zucker hanno ipotizzato
208 Nell'unica pianta edita di una casa, la scala si trova in un
angolo come spesso accade nelle abitazioni a pianta quadrata di
altre localit del Fayyum: Viereck-Zucker 1926, Tf. II B (Fig. 62).
209 Al di sotto di questa pavimentazione ne venne notata un'al
tra in mattoni crudi che pu essere interpretata come appartenen
te ad una fase edilizia pi antica o come un fondo preparatorio per
la pavimentazione in pietra.

142

Capitolo IV

che la citt fosse stata costruita in un unico


momento nel III a. C. secondo un progetto pre
ciso e pianificato che non sarebbe stato alterato
col passare del tempo. Spesso stata notata la
ricostruzione di alcune case o il loro restauro
oppure la presenza di pesanti modifiche, ma nel
complesso si ritenne che la citt avesse mante
nuto la struttura originale della sua fondazione
(Viereck-Zucker 1926, pp. 9-10). Secondo gli
studiosi vi era un dislivello naturale all'interno
della citt che determinava l'andamento delle
strade in discesa verso Sud. Questa ipotesi, appa
rentemente verosimile210, derivava dalla consta
tazione che la pavimentazione del tempio si tro
vava molto al di sotto degli ingressi delle
abitazioni situate pi a Nord (Viereck-Zucker
1926, p. 3).
Gli oggetti rinvenuti durante lo scavo non
sono stati pubblicati in modo scientifico; se ne
fornisce un elenco che ha come unico scopo
quello di dare un'idea del tipo di arredamento e
di oggetti in uso a Philadelphia (Viereck 1928,
pp. 16-25): vasellame in vetro, in terracotta, in
fa'ence, in bronzo e in legno, cucchiai in bron
zo, oggetti da toletta come pettini in legno di
palma, piccoli mortai o tavolette in pietra per
macinare il bistro, scatolette in legno, aghi, cane
stri e borse di elementi vegetali intrecciati.
Numerose anche le statuette in terracotta raffi
guranti animali e divinit; giocattoli in legno
come una spada e un arco, biglie in pasta vitrea
e terracotta, dadi. Solo alcune parti di mobili si
sono conservate, oltre ad uno sgabello e a serra
ture in legno per porte e cassette. Molto nume
rosi i ritrovamenti di attrezzi da lavoro, di vasel
lame comune da mensa e da trasporto (anfore)
e di lucerne, tra cui una in alabastro e due in ter
racotta di importazione, con ricca decorazione
impressa sull'impugnatura triangolare; general
mente questi materiali sono di fabbricazione
locale e privi di decorazione (Viereck-Zucker
1926, pp. 10-12).
I papiri211 furono trovati in poche case: non
erano isolati, bens veri e propri archivi, il pi
importante dei quali era quello del veterano
Diogene Turbon (II-III d.C.), del quale ci sono
pervenuti 29 papiri, 8 dei quali furono rinvenu
ti ancora piegati all'interno di una scatola in
legno insieme con 3 doppie tavolette cerate con
testo in latino e 3 grandi ciotole in vetro. Al
periodo tolemaico ascrivibile un archivio di
ostraka.
In sguito a questi scavi l'attivit dei sebbakhin prosegu ininterrotta per molti anni212,
come attestano i numerosi papiri portati alla luce

e venduti agli antiquari. Il rinvenimento pi


importante avvenne intorno al 1915 ed noto
come l'archivio di Zenone, del III a. C. (Viereck
1928, p. 5) che, suddiviso in lotti raggiunse attra
verso il mercato antiquario numerose collezioni
(Clarysse-Vandorpe 1995). Nel 1913 inoltre
Lefebvre riusc a recuperare e acquistare a Medinet el-Fayyum quattro stele ed epigrafi da Phila
delphia, una delle quali dedicata al dio Anubi
(Lefebvre 1914, pp. 93-100).
In un articolo del 1930 S. Yeivin (1930,
pp. 27-38, Pl. 1) testimoniava la presenza, nella
seconda strada parallela a Nord di quella moder
na per Gerza, di una lunga trincea, con una con
duttura per l'acqua costruita in mattoni cotti;
nella strada parallela a Sud fu inoltre notato un
pozzetto quadrangolare in blocchi di arenaria,
interpretato come un attingitoio per una proba
bile canaletta sotterranea. Secondo lo studioso,
queste canalette situate sotto le strade facevano
parte del piano urbano originale ellenistico e ser
vivano a distribuire a tutto l'abitato acqua pota
bile di origine freatica213.

3. La necropoli
Grenfell e Hunt durante la Campagna 19001901 dedicarono alcuni giorni alla ricerca di cartonnages nella necropoli tolemaica, situata ad Est
di quella romana. La necropoli di Philadelphia,
che si verific essere di grande estensione, com
prendeva sepolture databili dal III a.C. al IV d.C.
ed era gi stata ampiamente saccheggiata alla fine
del XIX secolo dagli abitanti del luogo, che vi
rinvennero numerosi ritratti di mummia che, ven
duti sul mercato antiquario del Cairo, raggiunse
ro numerose collezioni europee214. I lavori di
Grenfell e Hunt iniziarono nella seconda met di
febbraio 1901, ma purtroppo le brevi notizie rela
tive a questo scavo sono del tutto insufficienti per
210 Allo stato attuale non possibile formulare ipotesi sulla
sistemazione urbana e stratigrafica di Philadelphia a causa della
mancanza di dati e della sua completa distruzione. La mancanza di
quote, di planimetrie estese e dettagliate oltre che di fotografie del
l'epoca rende difficile anche la semplice valutazione delle ipotesi
formulate.
211 La documentazione scritta proveniente da questo scavo
stata edita in Viereck-Zucker 1926.
212 Per una breve storia degli scavi in questo sito cf. Rostovtzeff 1922, pp. 8-9.
213 La presenza di tali canalizzazioni non altrimenti attesta
ta. Esse potrebbero essere identificate con i canali che percorreva
no il centro abitato e menzionati in PLugd. Bat. XX, 27, 5 del 245
a. C. e in PCairo Zen. II, 59296, 20 del 250 a. C. Un sistema analo
go a questo descritto da Yeivin stato riconosciuto a Kom Talit
(Rathbone 1996, pp. 29-31).
214 Cf. da ultimo Doxiadis 1995, pp. 129-133.

Kom el-Kharaba el-Kebir (Philadelphia)

comprendere la situazione archeologica (GrenfellHunt 1901, pp. 6-7). Le sepolture di maggiori


dimensioni erano gi state violate in precedenza,
mentre in altre furono trovati oggetti comuni e
alcuni cartonnages, che solo raramente erano in
buone condizioni. Nella necropoli romana furo
no trovati alcuni ritratti.

4. Conclusioni
L'unica descrizione del sito che possediamo
quella pubblicata da Viereck e Zucker, i soli che
condussero scavi regolari in questa citt, forse una
delle meglio conservate del Fayyum fino all'inizio
del 1900. Se si considerano l'importanza dei rin
venimenti effettuati dagli abitanti del luogo nella
necropoli e nel centro abitato, la vastit e il
buono stato di conservazione generale del sito
(nel 1908 le case raggiungevano i 6 metri di altez
za e ancora nel 1925 il tessuto urbano era ben
riconoscibile), sorprendente che non siano stati
organizzati scavi sistematici che tenessero conto
anche degli aspetti archeologici e urbanistici.
Nonostante infatti la grande "ricchezza" delle
rovine, il sito fu uno dei meno regolarmente sca
vati del Fayyum.
Come gi a Medinet Madi e a Dimai, Zucker
condusse lo scavo con l'unico scopo di trovare il
maggior numero di papiri nel minor tempo pos
sibile e come gi in precedenza, non pubblic mai
un vero rapporto di scavo, ma solo l'edizione dei
testi rinvenuti, tra l'altro completamente deconte
stualizzati215. Tuttavia in questo caso, a differenza
dei due sopra ricordati, egli dava una sorta di
descrizione sommaria dei lavori svolti e della
situazione generale del sito, e proponeva un'interpretazione e un'analisi complessiva della strut
tura urbana, rese possibili grazie alla consulenza
di Borchardt.
Completamente ignote sono la stratigrafia e
l'altimetria del sito, mentre l'unica planimetria
edita in realt solo uno schizzo estremamente
semplificato della struttura urbana generale cos
come appariva in superficie nel 1924, dopo anni
di devastazioni dei sebbakhin, A causa di tale atti
vit distruttrice protrattasi per decenni dall'inizio
del secolo ogni possibilit di recuperare dati nuovi
attualmente perduta. Le fotografie aeree della
RAF del luglio 1950 mostrano gi chiaramente la
completa scomparsa dell'insediamento216, mentre
ancora in una fotografia aerea scattata nel 1925
(Edgar 1931, Pl. I) si potevano riconoscere chia
ramente strade e insulae (Fig. 61). Quest'ultima
testimonianza particolarmente utile, oltre che

143

unica, per una ricostruzione, pur sempre parzia


le e per sommi capi, della planimetria della citt:
i dati che da essa si ricavano integrano l'unico
schizzo planimetrico del Borchardt risalente ad
un anno prima. Rispetto a quest'ultimo (Fig. 60)
si notano alcune differenze, come la diversa
ampiezza delle strade con percorrenza Est-Ovest,
che si alternano fra le insulae in modo da costi
tuire raggruppamenti o quartieri di forma qua
drata composti da due insulae ciascuno. Sulla
fotografia si nota inoltre un maggior numero di
insulae, soprattutto a Nord della moderna strada
per Gerza.
Philadelphia sembra essere stato dunque un
insediamento di un tipo unico fra quelli noti di
epoca ellenistico-romana nel Fayyum, poich fu
progettato e costruito secondo una pianta a reti
colato, orientata all'incirca secondo i punti cardi
nali, composta da insulae di uguali dimensioni,
formate da case molto simili tra loro nella pianta
e nella dimensione. Inoltre da quanto si ricava
dalle poche descrizioni pubblicate tale struttura
rimase eccezionalmente inalterata anche a secoli
di distanza dalla fondazione della citt; manca tut
tavia qualsiasi dato relativo all'estensione dell'abi
tato nei vari momenti storici. Resta altres scono
sciuta la disposizione dei singoli edifici nell'mbito
delle insulae, cos come le loro planimetrie217.
Non conosciamo inoltre la precisa posizione
della necropoli218 rispetto alla citt e le tipologie
delle sepolture; tuttavia certo che essa si tro
vasse ad Est, evidentemente nel deserto, e che le
tombe pi recenti erano situate pi vicine all'a
bitato di quelle tolemaiche.
Data la situazione geo-morfologica dei dintor
ni di Philadelphia, ritengo che il territorio coltiva
to che ad essa faceva capo doveva essere come oggi
ad occidente del canale, il cui antico percorso
chiaramente riconoscibile dalle fotografie aeree e si
situa pochi metri ad Est di quello attuale.
Completamente inediti sono infine gli ogget
ti rinvenuti negli scavi Viereck-Zucker, parte dei
quali sono entrati a far parte delle collezioni ber
linesi.

215 Particolarmente significativa a questo proposito la recen


sione di Rostovtzeff al volume Viereck-Zucker 1926, in cui la criti
ca a questo modo di procedere non espressa in modo diretto ma
non per questo meno evidente e dura: Rostovtzeff 1929, pp. 435440.
216 Foto 13T/134 12 Luglio 1950, Nr. 5047.
217 Purtroppo la Missione tedesca ha pubblicato solo tre pla
nimetrie di edifici e pochissime fotografie del sito.
218 Nella fotografia aerea del 1925 (Fig. 61) si nota nell'ango
lo Est-Sud-Est dell'abitato e a poca distanza da esso un'area fitta
mente bucherellata che dovrebbe corrispondere alla necropoli di
Philadelphia (Edgar 1931, Pl. I).

144

Capitolo IV

Fig. 58. Veduta generale verso Sud delle rovine di Pbiladelpbia.

Fig. 59. Veduta generale verso Sud-Est delle rovine di Philadelphia.

Kom el-Kharaba el-Kebir (Philadelphia)

Fig. 60. Schizzo planimetrico eseguito da Borchardt nel 1924.

145

146

Capitolo IV

Fig. 61. Fotografia erea delle rovine scattata dalla RAF nel 1925 (il Nord in alto)

Fig. 63. Pianta e sezioni delle stanze sotterranee di un'abitazione.

148

Capitolo IV

Fig. 64. Planimetria del temenos del tempio.

Fig. 65. Pianta del tempio.

CAPITOLO V

Kiman Fares (Shedet, Krokodilopolis)

Posizione geografica: 29 19' Nord; 30 50' Est


Quota s.l.m.: 23 m
Estensione del kom: 2,4 X 1,2 km (1887)
Orientamento del tempio: 183 Ng (1887)219
Orientamento del centro abitato: -

Cronologia: 260 a.C. (PLille I 5, 7; 24; 37; 61; 63)


- ep. araba (SB I 4659, 4, 7 e

1. Il sito
L'area in cui sorgeva l'antico capoluogo della
regione221 si trovava almeno fino agli anni Ses
santa poco a Nord del moderno capoluogo (Fig.
71), Medinet el-Fayyum, a Nord del Bahr Yussuf, ed era costituita da numerosi kiman, il pi
famoso dei quali diede il nome all'intera zona.
Attualmente i Kiman Fares si trovano inglobati
nella periferia urbana di Medinet el-Fayyum, in
mezzo a nuovi quartieri abitativi e ad edifci uni
versitari. A causa della recente espansione edili
zia l'area archeologica stata drasticamente ridot
ta da 2,8 km2 del 1887 a poche decine di metri:
due sono le zone recintate situate a poca distan
za l'una dall'altra, che racchiudono una i resti di
un muro in blocchi squadrati di arenaria su cui
incisa un'iscrizione greca che nomina un teatro,
l'altra i frammenti di colonne in granito rosso del
tempio della XII dinastia222 (Fig. 66).
Accanto a questi resti monumentali ve ne
sono altri, come muretti in mattoni crudi, resti
di bagni pubblici e privati (Fig. 67), di cui si
conservano in parte anche le condutture in ter
racotta per l'acqua, e alcune statue frammenta
rie di Ramesse II rinvenute in diversi punti del
l'area archeologica e qui raccolte in sguito alla
sua urbanizzazione. Entrambe le aree recintate
si presentano molto livellate, pi basse dell'at
tuale piano di calpestio e ricoperte di una fine
polvere nerastra, dovuta alla decomposizione
degli antichi mattoni crudi e di materiale orga
nico, mista a frammenti di vasellame in terra
cotta. I resti degli edifici giacciono semisepolti
in questo terriccio e non riconoscibile alcuna
planimetria coerente.

2. Gli scavi
Numerosi sono i viaggiatori che hanno visi
tato le rovine dell'antico capoluogo della regio
ne, come R.D. Vansleb (1672), P. Lucas (1714),
E. Jomard (1800), G.B. Belzoni (1819), ma nes
suno di essi ci ha lasciato una precisa descrizio
ne del sito che aggiunga dati nuovi alle nostre
conoscenze.
I primi scavi di cui si ha notizia sono quelli
effettuati da JJ. Rifaud nel 1823-24 alla ricerca di
opere d'arte225. Alcuni disegni e planimetrie delle
aree da lui scavate mostrano la complessa stratifi
cazione del sito, sommariamente compresa e docu
mentata dal marsigliese (Vercoutter 1992, p. 26).
K. R. Lepsius, che sost a Medinet el-Fayyum
tra il 28 maggio e il 22 giugno 1843, descrisse
brevemente il sito in cui, come sembra di capire
dalle scarne notizie che ci ha lasciato, non effet
tu scavi (LD II, p. 30; Tf. II e, f, g). L'area delle
rovine era a quel tempo molto estesa e costellata
da alte colline dalle quali emergevano muri in
mattoni crudi, mentre una grande quantit di
scorie vetrose di colore verde scuro era sparsa
ovunque. Nel centro abitato moderno furono
invece rinvenuti un blocco in granito, forse lo sti
pite di una porta, con iscrizioni in caratteri gero
glifici menzionanti Shedet, e la parte inferiore di
una statua con iscrizioni geroglifiche, anch'essa in
granito, raffigurante Amenemhat I e forse sua
moglie.
Scavi furono poi intrapresi da Luigi Vassalli
nel 1862 per conto di Manette, ma purtroppo di
219 Cf. infra capitolo XX.
2211 Casarico 1987a, p. 170.
221 La citt, nota in tutta l'epoca dinastica col nome di Shedet,
fu fondata nell'Antico Regno e continu ad essere capoluogo della
regione anche in epoca tolemaica col nome di Krokodilopolis prima
e di Ptolemais Euergetis poi. A partire dall'epoca bizantina anche
nota come Arsinoe. Secondo Diodoro (I 89) essa fu fondata dal re
Menes, l'unificatore dell'Egitto. Sui nomi antichi e moderni del
capoluogo della regione cf. Casarico 1987, pp. 127-159; Ead. 1987a,
pp. 161-170.
222 Esse corrispondono rispettivamente al Kom el-Taiara e al
Kom el-Arabi di Schweinfurth (Schweinfurth 1887, Tf. 2).
223 Per ii momento non mi stato possibile consultare la docu
mentazione relativa a tali ricerche: Rifaud 1829; Id. 1830.

150

Capitolo V

essi non sono state pubblicate molte notizie. Lo


scopo della missione era di esplorare le rovine
dell'antica Krokodilopolis e di rintracciare i resti
del celebre Labirinto descritto dagli autori clas
sici, che tutti ormai ritenevano fosse situato pres
so la piramide di Hawara. Vassalli lavor per
pochi mesi, forse due, in entrambe le localit,
contemporaneamente, con 500 uomini (Vassalli
1867, pp. 60, 68-69). Lo studioso si concentr
particolarmente sulle rovine di Hawara, deside
roso com'era di trovare qualche indizio sull'esi
stenza del Labirinto e dedic poco tempo alle
rovine dell'antica capitale.
Queste ultime sono descritte come costituite
da numerosi avanzi situati nei pressi di Medinet el-Fayyum; lo scavo fu particolarmente arduo
poich per raggiungere il livello delle antichit
egli dovette scavare per molti metri in profondit.
Non sono note l'estensione e la localizzazione di
questi scavi; solo in un caso si specifica che furo
no trovati resti di grandiose costruzioni in grani
to e in calcare, alcune con inciso il nome di
Ramesse II, presso un colossale recinto, che si
suppone potesse essere il temenos del grande
tempio di Sobek (Vassalli 1867, p. 69). Gli esiti
dello scavo non furono giudicati soddisfacenti
poich pochi furono i materiali ritenuti interes
santi: un grande busto in granito nero raffigu
rante Amenemhat III vestito della pelle di leo
pardo e con una pesante parrucca224, una testa in
marmo bianco di epoca greca raffigurante il dio
Nilo, lucerne, vasi in terracotta, monete grecoromane e iscrizioni.
A causa della vicinanza della citt moderna e
soprattutto della sua collocazione in piena area
fertile la zona archeologica stata continuamente
spogliata sia per il riutilizzo dei materiali edilizi225
sia per la raccolta di sebbakh che, secondo
Schweinfurth, divenne particolarmente ricercato
solo in sguito all'introduzione delle colture inten
sive del cotone e della canna da zucchero, a par
tire dal 1860 circa (Schweinfurth 1887, pp. 6061). Nell'inverno 1877-78 ifellahin trovarono tra
le rovine circa un migliaio di papiri, che poi furo
no venduti poco a poco dagli antiquari ed entra
rono a far parte dei musei di Vienna, Londra,
Oxford, Berlino e Parigi. Fu questo ritrovamento
a rendere celebri le rovine dei Kiman Fares.

2.1. Le ricerche di Schweinfurth (1887)


Seguirono i lavori di Schweinfurth, che nel
1887 pubblic un rapporto sullo stato delle cono
scenze e della topografia dell'area archeologica,

completo di una planimetria, che resta ancora


oggi l'unica testimonianza cartografica delle rovi
ne (Schweinfurth 1887; Id. 1886, p. 148) (Fig.
68). Esse si estendevano per circa 2,4 x 1,2 km
ed erano comprese fra due corsi d'acqua, il Bahr
Tirsa ad Est ed il Bahr el-Sauieh ad Ovest; tutt'intorno si estendevano le coltivazioni che ricopriva
no in parte il temenos del grande tempio situato
al limite Nord dell'area archeologica, mentre a
Sud Medinet el-Fayyum si sovrapponeva in parte
agli antichi kiman. L'area era inoltre tagliata circa
a met dalla ferrovia che proveniva dal Cairo.
In questo articolo Schweinfurth non afferma
di aver fatto degli scavi veri e propri, ma qualche
"sondaggio" fu probabilmente effettuato qua e l;
la sua fu piuttosto una visita ragionata e attenta
del vasto campo di rovine ancora costellato di
numerose collinette, che portavano nomi diversi
ed erano state gi ampiamente saccheggiate dai
sebbakhin. Al centro dell'area a Sud della ferro
via si trovava il cimitero musulmano di Medinet
el-Fayyum, nei pressi del quale vi erano due gran
di bacini quadrangolari in cui veniva lavorato il
sebbakh raccolto fra le rovine; verso Nord-Ovest
vi erano Kom el-Shariana e Kom el-Saga. Era
questa, con il Kom Fares che si trovava al di l
della ferrovia, la collina pi grande e compren
deva resti di antichi quartieri abitativi e un gran
de edificio, forse di tipo pubblico. Qui probabil
mente furono ritrovati nel 1877-78 i numerosi
papiri sopra menzionati che raggiunsero le colle
zioni europee. Numerosi papiri tra cui greci e
arabi226, si trovavano sparsi un po' ovunque fra le
rovine e ancora nel 1883 se ne rinvenne un inte
ro cesto (Schweinfurth 1887, pp. 65-66).
La collina pi sorprendente era certamente il
Kom Fares, da cui ha preso il nome l'intera area
archeologica, alta una ventina di metri, in cui il
massiccio lavoro dei sebbakhin aveva posto in
luce sul suo lato settentrionale alcune strutture
murarie e diversi papiri. Secondo l'interpretazione di Schweinfurth, durante l'ultima fase abitati
va dell'antica citt, i Kiman Fares, el-Sabba ed elTaiara erano luoghi adibiti a discarica disposti
intorno ad un'area aperta, forse la piazza del mer
cato; anche a Kom el-Shariana, sul luogo in cui
era la residenza di un funzionario con i suoi uffi
ci e gli archivi, venne collocata in epoca pi tarda

Museo del Cairo CG 395.


22^ Soprattutto i monumenti litici, fra i quali le colonne e le
macine, sono stati reimpiegati nei palazzi e nelle moschee di Medi
net el-Fayyum, come testimoniano Vansleb e Jomard (Vansleb 1677,
pp. 252-254; Jomard 1821, p. 446).
226 attestato il rinvenimento anche di pergamene e di carta
dell'VIII secolo fabbricata con cotone (Schweinfurth 1887, p. 67).

Kiman Fares (Krokodilopolis)

una discarica pubblica. Fra Kom Fares e Kom elSabba si ritiene che fosse situato un tempio, quel
lo dedicato ad Adriano o a Giove Capitolino,
dato che sono stati trovati frammenti di granito
rosso allineati e una curiosa base di colonna di
forma ottagonale (Schweinfurth 1887, p. 69,
Tf. 2 nr. 20).
Presso Kom el-Addama vi era invece la necro
poli del V-VI secolo, in cui sono stati trovati
numerosi giocattoli deposti nelle sepolture infan
tili: la sua superficie era ricoperta di ossa e di
grandi anfore, a testimoniare il suo generale scon
volgimento. Le sepolture erano di un tipo piutto
sto modesto e i defunti non erano mai mummifi
cati, ma spesso avvolti in tessuti riccamente
ricamati. Questi furono raccolti a centinaia nel
1882 da un commerciante austriaco di nome
Theodor Graf e una parte di essi entr nei Musei
di Vienna e di Berlino; una collezione simile fu
raccolta dallo stesso Schweinfurth e fu in sguito
donata al Museo di Berlino (Schweinfurth 1887,
p. 71). L'abitato di epoca bizantina doveva, secon
do Schweinfurth, estendersi nella parte nord
orientale dell'area (Schweinfurth. .1887, p. 68).
Nella parte Nord delle rovine vi erano anco
ra i resti piuttosto appiattiti di quartieri costitui
ti da abitazioni in mattoni crudi, fra i quali si rin
vennero, presso Kom el-Rustn (Schweinfurth
1887, p. 73, Tf. 2 nr. 7), un pozzo molto profon
do227 e frammenti di una colonna in granito rosso
(Schweinfurth 1887, p. 73, Tf. 2 nr. 8). All'estre
mit settentrionale delle rovine, in un'area gi
parzialmente coltivata, vi erano i resti di un gran
de recinto templare i cui lati dovevano misurare
360 x 260 m circa e di cui si intravedevano solo
parti del temenos. Al suo interno si rinvennero
frammenti di blocchi di granito rosso facenti
parte probabilmente di un architrave, un blocco
pi piccolo con un'iscrizione geroglifica di Amenemhat III e, nell'angolo sud-occidentale, una
grande cavit (Schweinfurth 1887, p. 74, Tf. 2 nr.
11, 9, 6). Lo studioso ritiene che sia questo il
luogo in cui sorgeva il grande tempio dedicato a
Sobek-Suchos, fondato all'inizio della XII dina
stia, come starebbe anche a dimostrare un monu
mento raffigurante Amenemhat I trovato nei
pressi (Schweinfurth 1887, p. 76, Tf. 2 nr. 10). In
mezzo alle coltivazioni che occupavano il recinto
templare vi erano inoltre blocchi in calcare con
il nome di Ramesse II.
A Sud-Est del tempio, a Kom el-Bultieh, emer
gevano muri pertinenti ad una vasta struttura che
fu interpretata come una piazza d'armi, vista anche
la sua posizione strategica su un'altura presso il
canale Tirsa (Schweinfurth 1887, p. 78). Nei

151

dintorni vi erano frammenti di colonne in granito,


di cui una sicuramente di epoca romana. L'ultimo
kom di un certo interesse archeologico era Kom
el-Taiara, costituito da una stratigrafia ricca di sco
rie e ceneri in cui sono stati ripetutamente trova
ti papiri (Schweinfurth 1887, p. 78). La citt anti
ca doveva estendersi ulteriormente verso Nord,
dove si trovava il villaggio di Minshat Abdallah,
edificato probabilmente su rovine.

2.2. Gli scavi di Petrie (1888)


Nel 1888 anche W.M.F. Petrie effettu alcu
ni scavi, ma solo all'interno dell'area del tempio,
a quel tempo completamente occupata dai campi
coltivati (Petrie 1889, pp. 3, 56-59, Pl. XXIX).
L'indagine era diretta a chiarire la pianta del tem
pio, nella cui area erano state rinvenute statue e
frammenti di iscrizioni monumentali; inoltre
numerosi blocchi di pietra erano stati rimossi per
favorire le coltivazioni (Fig. 69). Il temenos,
costruito probabilmente durante la XXVI dina
stia o forse prima, misurava pi di 300 x 230 m,
aveva uno spessore di 9 m ed era conservato in
un tratto per un'altezza massima di 12 m; i mat
toni crudi con cui era costruito erano di circa cm
42 x 21 x 11. Furono individuati alcuni tratti
delle fondazioni del probabile muro che circon
dava il santuario e alcune basi di colonne, che
fecero ipotizzare la presenza di un peristilio intor
no all'edificio, la cui lunghezza stimata era di 150
m. La fondazione del tempio fu fatta risalire alla
XXVI dinastia o all'epoca ellenistica, dato che
nelle fondazioni Petrie rinvenne un rilievo di
epoca ramesside e altri blocchi riutilizzati e pro
babilmente provenienti da antiche tombe di
Hawara. Presso il pilone di accesso vi erano enor
mi blocchi in granito rosso rimasti in situ fino al
1860, anno in cui li si fece saltare con la dinami
te per raggiungere i blocchi di calcare sottostan
ti, utili per la fabbricazione della calce.
Al di fuori del temenos vi erano i resti di un
edificio in mattoni cotti di epoca romana e una
grande discarica di V-VI d.C. Grazie ad alcuni
sondaggi effettuati nell'area priva di edifici di
fronte all'ingresso del tempio, Petrie trov ad
una certa profondit una strada pavimentata con
uno strato di frammenti di ceramica, che fu data
ta alla XII dinastia. In sguito a queste ricerche
Petrie fu in grado di ricostruire per grandi linee
227 Secondo Schweinfurth, la citt era approvvigionata di acqua
dolce dal Bahr Tirsa e contemporaneamente da una serie di pozzi
situati nell'area urbana (Schweinfurth 1887, p. 69).

152

Capitolo V

la storia del tempio, seguendo le differenti stratigrafie rinvenute all'interno e all'esterno del temenos: esso ebbe diverse fasi costruttive a partire
dalla XII dinastia, attraverso l'epoca ramesside, la
XXVI dinastia, l'epoca tolemaica fino a raggiun
gere il III-IV sec. d.C., quando l'ingresso all'area
templare fu ostruito da edifici privati su cui nel
V-VI d.C. furono situate alcune discariche.
Epigrafi, monumenti e oggetti sono stati rin
venuti sparsi sull'area in diversi momenti228, a
testimonianza della sua continua spoliazione: nel
1908-9 alcune epigrafi greche furono raccolte dal
Lefebvre, all'epoca ispettore capo del Service des
Antiquits, portate al Museo del Cairo e poi a
quello di Alessandria. Fra di esse si ricordano
una stele ex-voto dedicata a Sokonnokonneus, di
epoca tolemaica, un architrave con iscrizione
menzionante Tolemeo III e Berenice II e prove
niente dall'area Nord-Est delle rovine, e un'epi
grafe del Boubasteion (Lefebvre 1910, pp. 155160; Id. 1914, pp. 102-103). Alcuni anni prima
erano inoltre venuti alla luce altri quattro monu
menti tra i quali una stele in greco menzionante
una cappella di culto della dea Thoeris (III a.C.),
la base di una statua con iscrizione dedicatoria
(II a.C.), una stele con la titolatura completa di
Tolemeo Sotere II e una piccola stele con scene
di offerta (Lefebvre 1908).
Nel 1953 l'attivit dei sebbakhin ancora
testimoniata dal rinvenimento di un frammento
di un insolito gruppo statuario datato all'inizio
dell'epoca tolemaica e raffigurante un coccodril
lo, un babbuino, un ippopotamo e un uomo,
forse Amenemhat III divinizzato229 (Habachi
1955). Si tratta di una scultura in calcare fine rin
venuta nei pressi dei 14 frammenti di colonne
fascicolate in granito rosso di Amenemhat III,
situate circa 1 km a Sud del grande recinto tem
plare scavato dal Petrie e facenti parte di una sala
ipostila fatta erigere da questo sovrano nel tem
pio di Sobek Shedita che, secondo L. Habachi,
doveva trovarsi in questo luogo (Habachi 1937).
L'area fu fatta ripulire dal sebbakh dallo stesso
Habachi e durante i lavori furono rinvenuti una
grande statua in granito rosso raffigurante un
coccodrillo, due frammenti di una stele in grani
to grigio di Ramesse II e parte di una colonna
palmiforme con iscrizione geroglifica (Habachi
1955, p. 107 n. 5).

2.3. Gli scavi del Service des Antiquits


Nel 1963 M. Mohsen el-Khashab scav i
Kiman Fares per conto del Service des Antiquits,

ma poco stato reso noto dei risultati di tali lavo


ri (Leclant 1967, p. 191, Figg. 21-23): furono tro
vate due statue frammentarie di Ramesse II e parti
di alcuni bagni ben conservati di epoca grecoromana. Soltanto il vasto complesso dei bagni
pubblici, il maggiore fino ad ora rinvenuto in
Egitto, stato studiato e pubblicato, anche se non
in maniera esaustiva230 (El-Khashab 1978, pp. 6567, Plan III e Pls. 55-59). L'edificio, di 400 x 300
m ca., comprendeva due sale circolari ciascuna
con 26 vasche a sedile individuali disposte a rag
giera, tre sale con vasche rettangolari, due pisci
ne, due latrine, stanze di disimpegno, una cal
daia e i relativi impianti di distribuzione e di scolo
delle acque (Fig. 70).
Altri bagni, uno dei quali era connesso con
una casa privata di epoca romana, furono trova
ti nel 1964 (Yacoub 1968). Uno di essi, conser
vatosi per una altezza di circa 70 cm, consisteva
di due sale le cui pareti interne, in mattoni cotti,
e i pavimenti erano intonacati. La sala A, da cui
si aveva accesso alla struttura, misurava 2,85 x
1,20 m ed aveva funzione di tepidarium; da qui
si passava poi alla stanza B, di 3,20 x 2,18 m, in
cui erano collocati sul lato settentrionale due
bacini a sedile (1 x 0,54 m) costruiti in mattoni
cotti intonacati con calce e aventi una lastra di
calcare all'interno che fungeva da sedile. Nella
stessa stanza vi era un bacino rettangolare per
l'acqua ed erano ancora ben visibili le canalette
di drenaggio; sotto il pavimento vi era un
ambiente coperto a volta utilizzato come fornace
per scaldare l'aria e l'acqua per il bagno.

2.4. Gli scavi dell'Istituto di Papirologia


dell'Universit di Firenze (1964-1965)
Dal 5 dicembre al 24 febbraio 1964-65 l'Isti
tuto di Papirologia dell'Universit di Firenze con
dusse una Campagna di scavo, diretta da
S. Bosticco, nell'area centro-meridionale del sito

228 Per la bibliografia fino al 1934 relativa ai numerosi quanto


sporadici rinvenimenti soprattutto di epoca dinastica ct. PM, IV,
pp. 98-99.
224 Probabilmente si tratta della raffigurazione (cm 45 x 60 x
45) degli di Thot, Sobek, Thoeris e Pramarres, divinit connesse
con le acque del Nilo.
2511 Lo studio degli oggetti rinvenuti non stato possibile poi
ch essi vennero mischiati a materiali provenienti da altri scavi:
El-Khashab 1978, p. 65. Inoltre non stato eseguito uno studio
architettonico approfondito, cos che non sono noti i materiali
impiegati nella costruzione dell'edificio nelle sue varie parti, n si
precisa se il complesso abbia subito ampliamenti o rifacimenti. Del
tutto sconosciuto il sistema di approvvigionamento, distribuzione
e smaltimento dell'acqua che, come si pu intuire dalla complessit
dell'edificio, doveva essere particolarmente sofisticato e articolato.

Kiman Fares (Krokodilopolis)

archeologico231. I risultati di tali ricerche sono


ancora oggi inediti232 e le uniche notizie in meri
to si devono ad un breve resoconto di M. Man
fredi (Manfredi 1965), direttore dell'Istituto fio
rentino, e ai rapporti annuali di J. Leclant (Leclant
1966, pp. 139-140). La concessione di scavo si
estendeva inizialmente su 10.000 m2, a cui se ne
aggiunsero successivamente altri 2.500; come
prima cosa furono rimossi dalla superficie grandi
quantitativi di frammenti di ceramica, che in alcu
ne zone raggiungevano i 2 m di spessore, poi si
procedette allo scavo in quattro distinti settori.
Uno di essi era incentrato nel sito ove si tro
vavano i frammenti delle colonne fascicolate di
Amenemhat III, allo scopo di individuare le fon
dazioni del tempio della XII -dinastia la cui col
locazione in questo punto era stata ipotizzata da
Habachi. I sondaggi accertarono che non vi era
nessuna traccia di un edificio templare e che il
livello al quale si trovavano le colonne era data
bile all'Epoca Tarda, periodo in cui diversi monu
menti, fra i quali i frammenti di colonne pal
miformi e un'iscrizione di Ramesse IV, furono qui
trasportati e riuniti per essere probabilmente riu
tilizzati. Essi sembrano infatti essere stati impie
gati come base per un acquedotto romano che
attraversava la citt da Nord a Sud e di cui sono
state rinvenute alcune condutture (Manfredi
1965, p. 94). Nello stesso luogo stato trovato
anche un basamento233 di 2,20 m di lato costrui
to con blocchi di calcare, la cui funzione non
stata chiarita. Fu inoltre posto in luce un tratto
di muro in blocchi di arenaria, che si conserva
ancora oggi, con un'epigrafe in greco in cui
menzionato un teatro.
In un secondo settore, situato pi a Sud234,
stata rinvenuta, ad una profondit di circa 2 m,
una pavimentazione in calcestruzzo di epoca
romana connessa con le terme, le cui condutture
in cotto erano ancora ben riconoscibili. Ricerche
sono state condotte per chiarire il sistema di
approvvigionamento e di distribuzione dell'acqua:
da una grande cisterna ellittica (m 3,20 x 1,90, h
2,70) si dipartiva a diversi livelli una doppia serie
di canalette e due pozzi235 circolari con camicia
in pietra e mattoni cotti, profondi 2 e 1,20 m,
sono stati trovati presso le colonne di granito.
In un settore situato pi ad Est stato indi
viduato un complesso architettonico in mattoni
crudi, i cui muri poggiavano per certi tratti su
anfore allineate che ne costituivano probabilmen
te le fondamenta. Nessuna interpretazione fun
zionale stata proposta, ma in base alle monete
e alla ceramica l'edificio fu datato all'epoca tole
maica, come alcune abitazioni poste in luce nel

153

settore Nord. Tra gli oggetti rinvenuti si ricorda


no statuine in terracotta, oggetti di uso comune e
anse di anfore con bolli greci e latini236.
All'inizio degli anni Ottanta ebbe luogo in tre
settori degli ormai ridottissimi Kiman Fares una
ricerca sperimentale geo-magnetica condotta da
A.G. Hussain con un proto magnetometro, nello
stesso periodo, si suppone, in cui analoghe ricer
che vennero effettuate a Karanis237 (Hussain
1983, pp. 42-49). Per le rilevazioni furono scelti
tre settori, situati nelle due aree archeologiche
risparmiate dall'urbanizzazione moderna, in cor
rispondenza di strutture circolari affioranti,
costruite in mattoni cotti e pertinenti ad altret
tanti bagni di tipo greco-romano. Le anomalie
magnetiche registrate indicano la presenza di
opere murarie al di sotto di tali strutture, forse
direttamente in relazione con esse, aventi in alcu
ni casi un perimetro rettangolare.
Nuovi scavi, effettuati dall'Egyptian Antiquities Organization nel 1983 in occasione di una
ulteriore espansione edilizia sull'area archeologi
ca, portarono alla luce una colonna in calcare col
nome di Ramesse II (Leclant 1984, p. 369).
Recentemente inoltre l'Ispettorato del Supreme
Council of Antiquities di Medinet el-Fayyum ha
svolto lavori di scavo e di restauro, ancora in
corso nel febbraio 1996238.

3. La necropoli
La necropoli del capoluogo della regione si
trovava fin dal Medio Regno ad Hawara239, ad
una distanza di circa 8 km; nel V e VI secolo fu
invece attiva una nuova necropoli situata fra le
rovine di un settore della citt ormai parzialmente
231 In una breve notizia su questi lavori M. Manfredi riferisce
che contemporaneamente ebbe luogo anche un intervento del Ser
vice des Antiquits (Manfredi 1965, p. 93).
232 Un volume con i risultati di questa Campagna di scavi risulta
va in stampa gi nel 1978: Manfredi 1978, p. 292 n. 4. Una comunica
zione su tali risultati stata tenuta da S. Bosticco al Convegno Inter
nazionale "Archeologia e Papiri nel Fayyum" (Siracusa maggio 1996).
233 Con questo termine non chiaro se ci si riferisca ad una
pavimentazione o ad una struttura diversa; la sua .altezza non nota.
234 Queste indicazioni sono necessariamente generiche poich
non possibile stabilire con esattezza la posizione topografica di
tali settori e degli edifici ritrovati dato che manca una planimetria
degli scavi.
255 Non chiaro se si tratti di pozzi freatici.
236 Tutti gli oggetti rinvenuti sono entrati a far parte delle col
lezioni del Museo Archeologico di Firenze (Manfredi 1965, p. 94).
237 Per una generale valutazione di tali ricerche e sulla loro
pubblicazione si veda il capitolo dedicato a Karanis.
238 Comunicazione personale dell'ispettore Ahmed Abd el-Aal
Mohammed.
239 Le due localit, per quanto distanti, erano e sono ancora
collegate in modo diretto dal Bahr Yussuf.

154

Capitolo V

disabitata e noto come Kom el-Addama


(Schweinfurth 1887, p. 71). Questo luogo fu sca
vato solo da clandestini che misero in luce nume
rose sepolture di tipologia molto semplice e piut
tosto povera, sparsero tutt'intorno le ossa dei
defunti e abbandonarono in superficie numerose
e grandi anfore, probabilmente utilizzate, secon
do un uso piuttosto comune, come "sarcofagi"
per i bambini. Caratteristici di questa necropoli
sono i numerosi ritrovamenti di giocattoli, bam
bole e animali in terracotta, cos come i tessuti
ricamati che avvolgevano i defunti (Schweinfurth
1887, pp. 71-72).
La necropoli greco-romana di Hawara fu tro
vata e in parte scavata dal Petrie a partire dal
1888. Essa particolarmente nota per i numero
si "ritratti di mummia" di epoca romana che vi
sono stati rinvenuti. La storia delle scoperte e
delle tipologie di sepoltura rinvenute, costitui
scono un vasto capitolo della storia dell'archeo
logia del Fayyum, che esula, in ultima analisi,
dalla presente ricerca240.
Scavi nella necropoli sono stati effettuati
anche in questi ultimi anni dall'Ispettorato del
Fayyum e dall'Egyptian Antiquities Organization
(Leclant 1975, p. 208; Id. 1984, p. 370).

4. Conclusioni
Poco o nulla noto dell'impianto urbano di
quella che nell'antichit fu la citt pi grande e
pi importante del Fayyum: ci dovuto soprat
tutto alla sua posizione all'interno dell'area agri
cola, soggetta a periodiche alluvioni e facilmente
accessibile agli abitanti della zona che l'hanno
costantemente depredata dei materiali utili per
l'edilizia e del sebbakh La sua estensione, la sua
monumentalit e, probabilmente, anche la sua
stratificazione dovevano essere notevoli, se si con
sidera quanto estese erano le sue rovine nel 1887
e quanto poco invece rimasto di tutti gli altri
centri, citt e villaggi, che si trovavano sparsi
nella campagna del Fayyum.
Poco sappiamo inoltre di questa citt anche
a causa del fatto che non mai stata oggetto di
campagne di scavo sistematiche ed estese; i risul
tati degli scavi delle poche missioni moderne che
vi hanno lavorato prima della completa urbaniz
zazione della zona sono ancora oggi inediti. Ne
risulta che non possibile formulare alcuna ipo
tesi concreta sull'estensione della citt, sulla sua
planimetria e sulla sua stratigrafia. Non sappiamo
infatti se vi fosse un rapporto topografico fra la
citt dinastica e quella di epoca ellenistica e

romana, se in altre parole vi fosse una continuit


spaziale oppure no. Incerta ancora l'esatta col
locazione del grande tempio di Sobek della XII
dinastia, anche se probabilmente esso era situato
nell'area racchiusa dal pi tardo grande temenos
scavato dal Petrie a Nord delle rovine. L'ipotesi
di Habachi secondo la quale esso si sarebbe tro
vato pi a Sud, presso il luogo ove giacciono i
frammenti delle colonne di Amenemhat III
stata smentita dagli scavi della Missione dell'Isti
tuto Papirologico Vitelli del 1964-65.
L'orientamento del centro abitato non nem
meno ipotizzabile anche se lo si pu immaginare
simile a quello del temenos del tempio maggiore;
di tutte le vie ed edifici noti attraverso i papiri241
non resta alcuna traccia e l'unica strada ad esse
re stata parzialmente posta in luce dal Petrie
quella che dava accesso al tempio da Sud.
Sulla base della carta topografica delle rovine
pubblicata da Schweinfurth si possono avanzare
una serie di caute ipotesi fondate su deboli indi
zi non pi verificabili. La forma dell'area archeo
logica e la collocazione del tempio maggiore
ricordano la forma stretta e allungata di Dimai,
cos come la disposizione a corona delle maggio
ri colline ricorda i quartieri "alti" o, se si prefe
risce, pi stratificati, che spesso circondano i
kiman del Fayyum, anche se in questo caso non
vi continuit fra di esse.

240 Per un breve riassunto delle scoperte cf. da ultimo Doxiadis 1995, pp. 135-146.
241 Si veda ad esempio Wilcken 1887 e, per quanto riguarda
la genesi e la suddivisione in quartieri della citt, Daris 1981.

Kiman Fares (Krokodilopolis)

Fig. 66. Colonne in granito di Amenemhat III

Fig. 67. Resti della pavimentazione di un bagno

156

Capitolo V

Fig. 68. Pianta delle rovine disegnata nel 1887 da Schweinfurth

Kiman Fares (Krokodilopolis)

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Fig. 69. /I rea Je/ tempio disegnata dal Petrie nel 1888.

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158

Capitolo V

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Kiman Fares (Krokodilopolis)

159

Fig. 71. Fotografia aerea di Medinet el-Fayyum scattata dalla RAF nel 1950: a Nord della citt si nota l'area di forma circolare
delle rovine dei Kiman Fares, ancora di notevoli dimensioni

CAPITOLO VI

Altre testimonianze archeologiche nella meris di Herakleides

La meris di Herakleides era la divisione


amministrativa pi grande del Fayyum ed anche
la pi ricca di testimonianze archeologiche, molte
delle quali risalgono all'epoca dinastica, dall'An
tico Regno all'Epoca Tarda, per non parlare degli
insediamenti preistorici e dei monasteri copti. Di
grande interesse sono gli insediamenti a Nord del
lago, con le loro necropoli e i "moli", come ad
esempio Qasr el-Sagha, localit in cui sussiste
uno dei rari templi del Medio Regno242. Rovine
di grande importanza storica si trovano anche
all'interno dell'area coltivata, come i "colossi" di
Biahmu (Habachi 1940), e nel corridoio d'acces
so all'oasi, come le grandi necropoli di Hawara e
di El-Lahun con le due piramidi di Amenemhat
III e Sesostris II, le citt di Kahun243 e di Kom
Medinet Ghurab (Thomas 1981). Vi sono inoltre
molti siti sconosciuti in letteratura la cui topono
mastica moderna sembra indicare la presenza di
rovine antiche, la cui entit e la cui natura
dovranno essere accertate.
La presenza di un insediamento e di una
necropoli di epoca greco-romana sull'isola di
Geziret el-Qarn, la maggiore del Birket Qarun,
attestata unicamente da G. Caton-Thompson
e E.W. Gardner (1934, pp. 5, 156), che pur
troppo non ne danno una descrizione. Di gran
de interesse sarebbe l'indagine archeologica di
tale insediamento, poich se ne venisse accerta
ta la presenza esso fornirebbe dati nuovi per la
definizione dell'altezza del lago in un dato
periodo244.
A circa 4,5 km di distanza da Qasr el-Sagha
verso Nord-Ovest si trova una localit chiamata
Abu Ballas (29 43' N; 30 31' E; 270 m s.l.m.),
caratterizzata dalla presenza di grandi quantitati
vi di ceramica. Nel corso di una visita effettuata
nel gennaio 1928 Caton-Thompson e Gardner
accertarono che si trattava di un cumulo di fram
menti di anfore romane e che il sito era stato pro
babilmente una stazione di sosta lungo la pista
che dalla valle del Nilo si dirigeva verso lo Wadi
el-Rayyan e le oasi (Caton-Thompson-Gardner
1934, p. 158).

Qaret el-Rusas, o Tell el-Rusas, (29 32' N;


30 49' E) una localit situata all'estremit
orientale del lago, su una piccola penisola che
raggiunge la quota massima di -39 m s.l.m. (Fig.
72). Il sito fu visitato da Caton-Thompson e
Gardner che testimoniarono la presenza di rovi
ne di epoca greco-romana senza tuttavia descri
verne la natura e lo stato di conservazione
(Caton-Thompson-Gardner 1934, pp. 8, 15). Nel
corso di una visita effettuata nel 1996 ho potu
to constatare che il sito una spianata in cui nes
suna struttura o edificio riconoscibile; alcuni
manufatti litici estremamente corrosi e ricoperti
da una spessa concrezione calcarea giacciono
sulla superficie. Tre di questi elementi sono identificabili come contrappesi in calcare per presse,
in tutto simili a quelli presenti in quasi tutti i
centri greco-romani del Fayyum e in particolare
a Karanis; vi inoltre una grande base di pres
sa in calcare nummolitico di forma rettangolare
(215 x 87 x 42 cm) con due fori quadrati alle
estremit. In superficie vi sono anche piccoli
frammenti di granito rosso, di mattoni cotti inve
triati, probabilmente appartenuti ad una forna
ce, di vasellame in ceramica, fra i quali anfore
romane, e un frammento di orlo di una ciotola
in faience bianca con invetriatura di colore
azzurro, forse di epoca tolemaica.
La presenza di pochi oggetti sulla superficie,
dilavati e ricoperti da uno spesso strato calcareo,
e di estesi sedimenti alluvionali testimonia che il
sito stato per un certo periodo di tempo som
merso dall'acqua del lago che ha livellato la
superficie stessa con depositi lacustri e ha eroso

242 Su Qasr el-Sagha e gli insediamenti dell'area cf. ArnoldArnold 1979; i numerosi contributi di Sliwa dal 1983 al 1992; Ginter-Heflik-Kozfowski-Sliwa 1980; Ginter-Kozfowski-PawlikxnvskiSliwa 1 982; Dagnan-Ginter-Ginter-Kozlbwski-Pawlikowski-Sliwa
1984; Ginter-Koztowski 1986.
243 Dal 1990 una Missione archeologica del Royal Ontano
Museum diretta da N. Millet ha ripreso i lavori a El-Lahun e in
particolare nel centro abitato noto come Kahun, scavato dal Petrie
alla fine del secolo scorso (Leclant 1991, p. 194).
2^ L'isola raggiunge una quota massima di -5 m s.l.m. Lepsius
non vide nessun edificio sull'isola, ma solo qualche coccio sparso
sulla superficie: LD II, p. 35.

162

VI

gli edifici245'. Un'interessante stratigrafia posta in


luce da uno scasso clandestino attesta la presenza
nel sottosuolo di muri in mattoni crudi ormai
completamente sciolti ma riconoscibili con cer
tezza: si distinguono nettamente i corsi dei mat
toni, strati orizzontali e regolari di argilla nerastra
intercalati da strati pi sottili di argilla grigia. Data
l'esiguit e la modesta profondit dello scasso non
stato possibile stabilire se si trattasse di un muro
o delle fondamenta di un muro. tuttavia certo
che esso si conservato e non si disfatto com
pletamente grazie al fatto che si trovava gi sepol
to dalla sabbia quando l'area fu inondata. Anche
in questo caso dall'indagine archeologica del sito
si potrebbero probabilmente ricavare dati utili non
solo per la definizione della natura e della crono
logia dell'insediamento, ma anche dell'altezza del
lago. Mi pare comunque certo che doveva trattarsi
di un piccolo insediamento di epoca ellenisticoromana o romana che si estendeva probabilmen
te su due terrazze digradanti verso il lago.
Nel 1924-23 Caton-Thompson e Gardner
effettuarono la loro prima Campagna esplorativa
dell'area nord-orientale del Fayyum, durante la
quale individuarono ad Est del lago una serie di
antiche canalizzazioni, abitazioni sparse e un pic
colo villaggio di epoca tolemaica (Caton-Thompson-Gardner 1934, pp. 140-153, Pls. LXXXVII
ss). L'indagine approfondita di tali vestigia fu
rimandata a successive campagne a causa degli
obbiettivi che la Missione si era proposta per quel
l'anno. Solo nell'inverno del 1927 ripresero le
ricerche quando, in sguito ad abbondanti piogge,
il percorso degli antichi canali divenne estrema
mente chiaro grazie alla crescita di una bassa vege
tazione. L'area presa in esame (Figg. 76-77), situa
ta a Nord di Kom Aushim e corrispondente alla
zona che circonda il moderno lago artificiale dello
Shooting Club, misurava circa 15 x 9 km; in quel
periodo era ancora completamente desertica ed
aveva al suo interno numerosi dislivelli e tre
depressioni denominate X, L e K Basins, quest'ul
timo corrispondente al moderno lago artificiale.
Gli scavi furono effettuati fra l'i1 dicembre
1927 e il 20 marzo 1928, contemporaneamente a
quelli dell'insediamento dell'Antico Regno deno
minato Umm el-Sawan, e con il sostegno dell'Irrigation Department egiziano. L'indagine dei
canali fu realizzata per mezzo di diverse centinaia
di trincee ad essi ortogonali (Caton-ThompsonGardner 1934, p. 141), che consentirono di
seguire il loro percorso e di determinarne la
profondit. Fu inoltre accertato che sul fondo di
tali canalizzazioni, tutte di natura, artificiale, non

sempre vi erano depositi argillosi, in nessun caso


di fango nilotico, e che il riempimento era costi
tuito esclusivamente da sabbia, in mezzo alla
quale si rinvennero resti di palme da datteri e di
vite. I canali si trovavano a quote comprese fra i
6 e gli 8 m s.l.m., avevano diverse dimensioni ed
erano tutti isolati, o almeno non connessi fra di
loro; essi terminavano il loro percorso nei tre
bacini sopra menzionati. In totale sono stati rico
nosciuti 25 km di canalizzazioni che, secondo le
ricercatrici, avevano fatto parte di un unico piano
di bonifica artificiale che riceveva le acque pro
babilmente dall'antico canale perimetrale della
regione, il cui percorso fino a Karanis pu esse
re considerato come sicuro246. La nuova area agri
cola, irrigata con canali artificiali e secondo il
sistema d'irrigazione per bacini, faceva probabil
mente parte del grande progetto di bonifica
attuato da Tolemeo II.
Uno di questi canali, denominato F, era diver
so dagli altri e il suo aspetto era quello di un
canale non finito. Scavato nella roccia per una
profondit di 1,80 m, largo 3,20 m, era sotterra
neo per un tratto del suo percorso, in cui la roc
cia non era stata completamente asportata cos da
costituirne la copertura. Tale tunnel era lungo 34
m, profondo e largo circa 1,80 m e terminava ad
Ovest in un canale aperto, incompiuto lungo
circa 7 m. Due rampe di gradini erano state scol
pite nella roccia per raggiungere il fondo del
canale (Caton-Thompson-Gardner 1934, p. 143,
Pls. XC, XCII). Un altro breve tunnel (lungo ca.
5 m) venne trovato sul percorso del canale E,
mentre I, rimasto incompiuto, doveva essere pro
babilmente un canale con tratti sotterranei
(Caton-Thompson-Gardner 1934, p. 143).
Probabilmente connesso con il canale-tunnel
F era una sorta di pozzo, o cisterna, scavato poco
a Sud di esso nei depositi argillosi lacustri; esso
era rivestito con pietre da taglio, aveva un diame
tro di 7 m, una profondit di 10 m e l'apertura si

245 Se ci si attiene ai dati pubblicati da Ball relativi alle varia


zioni del lago intercorse fra il 1885 e il 1935, Qaret el-Rusas sareb
be stata sommersa in un periodo precedente, poich il livello mas
simo raggiunto nel periodo considerato era di - 40,38 m s.l.m. nel
1885 (Ball 1939, p. 234). Un dato diverso riferito al 1885 ripor
tato da Audebeau (1917, p. 190), secondo il quale il livello rag
giunto dal lago in quell'anno era di - 39,80 m s.l.m. Secondo Shafei (1960, p. 191), nel 1245, all'epoca di Al-Nabulsi, la superficie
del lago si trovava a - 30 m s.l.m. e questo potrebbe essere uno dei
momenti in cui il kom fu sommerso.
2Ah II percorso dell'antico canale, predecessore del Bahr Wardan e dell'attuale Abdalla Wahbi, fu riconosciuto dalle stesse CatonThompson e Gardner a Sud-Est di Karanis, pochi chilometri oltre
Bakchias (Caton-Thompson-Gardner 1934, p. 144). Non ancora
stato accertato dove esso terminasse e se fosse effettivamente colle
gato all'area di bonifica sopra menzionata.

Altre testimonianze archeologiche nella meris di Herakleides

trovava ad una quota di 5 m s.l.m. Una scala di


13 gradini era stata predisposta sul suo lato orien
tale per consentirne l'accesso e la manutenzione
(Caton-Thompson-Gardner 1934, pp. 149-150,
Pls. XCII, XCVIII). Tale cavit fu interpretata
come una cisterna probabilmente utilizzata per
immagazzinare acqua da usare nei periodi in cui
i canali venivano lasciati a secco per gli annuali
lavori di manutenzione. Nella sabbia di riempi
mento furono trovati resti di tralci di vite e fram
menti di ceramica pertinenti a 15 giare del tipo
utilizzato per il sollevamento dell'acqua con la
ruota, metodo che si riteneva fino a quel momen
to essere stato introdotto in Egitto a partire dalla
tarda epoca tolemaica o agli inizi di quella roma
na. La presenza dei vasi, che presuppone l'uso di
una tale ruota, in una bonifica risalente all'inizio
dell'epoca tolemaica sugger alle ricercatrici che
un tale sistema di sollevamento dell'acqua doveva
essere entrato in uso gi in quel periodo. Poich
nessuna conduttura o canaletta per l'immissione
dell'acqua stata trovata si ipotizz che la cister
na si riempisse al momento dell'allagamento della
depressione247. Una cisterna analoga ma pi pic
cola stata trovata a Sud del cos detto K Basin.
Alla quota di 9 m s.l.m., nei pressi del ca
nale G, si rinvennero sei case in sei collinette
distinte ma vicine, situate in modo da godere di
un'ottima vista sui bacini X ed L (Caton-Thom
pson-Gardner 1934, pp. 145-149, Pls. LXXXVII,
XCIII-XCIV). Esse furono portate alla luce prin
cipalmente per verificare se vi fosse una connes
sione fra esse e il sistema idrico artificiale della
zona; la loro datazione inoltre avrebbe in ogni caso
fornito dati utili per la storia dell'antropizzazione
dell'area. La casa nr. 1, di pianta irregolare (ca. 20
x 14 m), era costruita con mattoni crudi e pietre
e sembra aver avuto due o forse tre fasi di occu
pazione: si componeva di 18 ambienti e di un cor
tile centrale su cui si aprivano almeno quattro
stanze (Fig. 78). I mattoni erano di 35 x 17,5 x
12,5 cm, disposti in corsi alternati di testa e per
lungo, mentre la pietra era di origine locale, in
forma di lastre grezze messe in opera con malta.
Le parti pi antiche dell'edificio coincidono con
le stanze numerate sulla pianta da 1 a 5, distrutte
da un incendio e quindi ricostruite durante la
seconda fase, alla quale appartengono tutte le altre
stanze eccetto la 10, 17, 18, 6-8. All'interno della
casa gli stipiti delle porte erano in legno, mentre
gli architravi erano in pietra; i pavimenti erano di
terra battuta o di intonaco di malta e le pareti con
servavano talora tratti di intonaco dipinto di bian
co. In alcune stanze fu trovato un focolare situa
to nell'angolo orientale, delimitato da piccole

163

pietre poste a semicerchio. Secondo le studiose si


trattava di un'abitazione piuttosto ricca e che
forse aveva ospitato l'ufficiale addetto ai lavori
della bonifica. Le monete rinvenute risalgono al
regno di Tolemeo II; tra gli oggetti trovati si
ricordano vasellame comune in terracotta, pesi da
telaio e fusaiole, una punta di freccia in bronzo,
una lucerna a conchiglia monolicne248.
Un'interpretazione diversa di questa com
plessa struttura abitativa suggerita dall'analisi
attenta della planimetria pubblicata, anche se essa
risulta alquanto schematica: si nota che gli
ambienti in cui si divide non comunicano fra di
essi e l'edificio sembra piuttosto essere composto
da almeno 7 piccole unit, tutte della stessa
ampiezza, talora suddivise in due stanze, e raggruppate intorno ad un edificio composto da 5
stanze. Due sono le ipotesi che si possono avan
zare sulla destinazione d'uso delle sette piccole
unit: esse potrebbero aver costituito i magazzi
ni della casa oppure essere state usate come abi
tazioni, come sembra pi probabile anche alla
luce degli oggetti rinvenuti e per la presenza di
focolari, forse destinate a personale di servizio
della casa stessa o della bonifica.
La casa nr. 2 (Fig. 78), la pi vicina al canale,
aveva una pianta rettangolare bipartita (ca. 17 x
12 m): nella sua met orientale vi era un grande
cortile su cui si aprivano le stanze, che erano
costruite una di fianco all'altra ed occupavano la
met occidentale (Caton-Thompson-Gardner
1934, pp. 147-148, PI. XCIII). Anch'essa era
costruita con mattoni crudi e pietre secondo la
stessa tecnica della casa nr. 1, ma complessiva
mente di qualit inferiore. Le stanze non erano
tutte comunicanti fra di loro, ma solo due a due,
come nel caso precedente, e sembrano costituire
piccole unit abitative accomunate da uno stesso
cortile, all'interno del quale vi erano quattro forni.
Secondo la Caton-Thompson, questa era l'abita
zione del personale addetto alla bonifica, alla quale
era annessa la cucina che serviva per l'intera comu
nit. Gli oggetti e le monete rinvenuti nell'edificio
confermarono la datazione al regno di Tolemeo II.
La casa nr. 3 era la meglio costruita del grup
po e forse l'unica ad aver ospitato fra i suoi abi
tanti anche donne, la cui presenza sembra essere
testimoniata dal rinvenimento di alcuni oggetti
ornamentali (Fig. 79). Di pianta irregolare (ca.
247 Diversa l'opinione di Ball, secondo la quale nelle cister
ne e nel canale-tunnel F l'acqua sorgeva direttamente dal fondo ed
era poi sollevata con la sakia e la "ruota persiana": Ball 1939,
pp. 210-211.
2-4K Per l'elenco completo dei materiali rinvenuti e suddivisi per
stanze cf. Caton-Thompson-Gardner 1934, pp. 146-147.

164

Capitolo VI

20 x 14 m), fu costruita in un unico momento e


si componeva di 25 ambienti molti dei quali erano
pavimentati con lastre di pietra accuratamente
disposte, ed avevano le pareti intonacate; la cuci
na si trovava all'esterno della casa, a Sud, ed era
dotata di due grandi forni e di magazzini. Fra gli
oggetti rinvenuti vengono menzionate macine a
mano con prese laterali, vasellame comune, attrez
zi per la filatura, due orecchini di bronzo, una
perla in corniola, due monete tolemaiche.
Un altro edificio (Fig. 79), di piccole dimen
sioni e di pianta rettangolare, fu interpretato
come un magazzino, all'interno del quale vi erano
tre contenitori rettangolari in mattoni crudi, com
pletamente intonacati. L'ingresso all'unica stanza
che lo costituiva era situato al centro del lato set
tentrionale, rialzato di un gradino. A Sud di que
sto gruppo di edifici, presso il canale H, se ne
rinvennero altri, il cui cattivo stato di conserva
zione non consent nemmeno la rilevazione della
loro planimetria; la ceramica rinvenuta e la tec
nica costruttiva impiegata suggerirono tuttavia
una datazione coeva alle abitazioni gi indagate.
Altri edifici di epoca ellenistica furono rico
nosciuti in tutta l'area interessata dall'antica boni
fica. Le monete rinvenute nel corso di tali pro
spezioni sono 12, le pi recenti delle quali
risalgono al 265 a.C. Secondo le studiose, la man
canza di monete di periodi successivi testimonie
rebbe che la bonifica di quest'area fu intrapresa
nel regno di Tolemeo II e fall dopo pochi anni,
probabilmente per difficolt connesse con l'ap
provvigionamento idrico (Caton-ThompsonGardner 1934, pp. 150-152).
Nel corso delle prospezioni effettuate nella
regione dalla Caton-Thompson e dalla Gardner
fu anche individuata un'altura (28 m s.l.m.) a
Nord del cos detto bacino L, da loro denomina
ta Roman Gebel. Essa era caratterizzata da una
grande concentrazione di ceramica greco-romana;
alla base della collina, inoltre, si rinvennero
numerose sepolture di epoca romana scavate nella
roccia (Caton-Thompson-Gardner 1934, p. 158,
Pl. CVI). Una di esse era composta da otto locu
li absidati che si aprivano in una stanza centrale,
alla quale si aveva accesso dall'esterno per mezzo
di un dromos in discesa, pavimentato con lastre
di pietra. I loculi, di diverse dimensioni, erano in
origine chiusi con muri di mattoni crudi, che
furono trovati gi distrutti dai clandestini; 12
corpi furono rinvenuti sparsi nella sala centrale.
L'intera area esplorata dalle due studiose britanniche stata ormai da tempo ampiamente
manomessa non solo dalla moderna bonifica, ma
anche dalla creazione del lago artificiale dello

Shooting Club e dallo sfruttamento di alcuni gia


cimenti di argille.
Pi a Sud, nella meris di Herakleides, vi sono
numerosi altri siti di grande interesse per l'ar
cheologia greco-romana. Secondo la testimonian
za di O.K. Little (1936, p. 219), ad esempio, sulla
grande gezira rocciosa di Tamiya, tra le numero
se sepolture moderne, ve ne erano anche alcune
di epoca greco-romana oltre ai resti di costruzio
ni in mattoni crudi dello stesso periodo249.
Prospezioni effettuate nel febbraio-marzo del
1937 nell'area denominata Ezbet George, situata
tra Kom Umm el-Atl (Bakchias) e Kom el-Kharaba el-Kebir (Philadelphia), consentirono a CatonThompson e Gardner di individuare una serie di
kiman con antiche rovine e canali in disuso
(Caton-Thompson-Gardner-Huzayyin 1937,
pp. 254, 269-272). Tali colline si trovavano sul
bordo settentrionale di una vasta depressione (3
x 1,50 km), che nell'antichit doveva essere stata
coltivata, situata nel deserto a Sud-Est di Bak
chias, ad una quota compresa tra i 13 e i 16 m
s.l.m. Le rovine erano invece alla quota di 18 m
s.l.m. e furono attribuite all'epoca greco-romana
eccetto uno dei kiman che fu datato all'Antico
Regno; sulla superficie dell'area compresa tra le
quote 16 e 19 m s.l.m. erano sparsi numerosi
attrezzi litici dell'Antico Regno e di altre epoche.
Purtroppo di tali insediamenti non ci sono giun
te altre notizie: la Missione che li riconobbe non
era interessata a scavi e a ricerche di questo tipo,
ma aveva come unico scopo la raccolta di dati di
natura principalmente geologica che potessero
essere posti in relazione con quelli raccolti nel
corso delle campagne precedenti a Nord e a
Nord-Est della regione, per continuare lo studio
della sedimentazione geologica e determinare i
diversi livelli raggiunti dal lago negli ultimi mil
lenni. Di questo gruppo di insediamenti faceva
forse parte il Kom nr. 5 di Petrie, non altrimenti
noto (Petrie 1891, p. 31) (Fig. 73).
Poco a Sud di Philadelphia, presso Kom elKharaba el-Saghir250 (Fig. 74), A. Rowe scopr
nel 1932, grazie ad una ricognizione aerea della

249 Che a Tamiya potesse esserci un centro di epoca grecoromana molto verosimile anche perch situata su un corso d'ac
qua naturale, il Bahr Tamiya, e su un rialzo roccioso. Secondo
Grenfell e Hunt, Tamiya potrebbe essere identificata con Tamais o
Tamanis, una localit dell'Herakleides testimoniata dai papiri (Grenfell-Hunt-Goodspeed 1907, p. 354).
250 Kom el-Kharaba el-Saghir, talora identificato con Bubastis
delle fonti papiracee (Arnold 1977), situato 1,5 km a Sud-Ovest
di Kom el-Kharaba el-Kebir (Philadelphia), nell'attuale localit di
Ogmin, alla quota di 5 m s.l.m. ca. A mia conoscenza, non sono
mai stati effettuati scavi o ricerche in questa localit, di cui oggi
rimane ben poco.

Altre testimonianze archeologiche nella meris di Herakleides

zona, una lunga muraglia fortificata (7,5 km ca.)


che si dipartiva da questo sito, proseguiva verso
Est, attraversava il deserto e terminava di fron
te a El-Riqqa (Kerke), nella valle del Nilo (Fig.
80). Tale muro fu scavato purtroppo solo per un
breve tratto alla sua estremit orientale (Rowe
1955, pp. 162-165) e non mi sono note altre
indagini posteriori che lo riguardino. Esso era
largo circa 1,80 metri, era costruito con matto
ni crudi e il suo lato settentrionale era costella
to da contrafforti (3,90 x 3 m) con un perime
tro semicircolare; ad essi corrispondevano sul
lato opposto piattaforme rettangolari, forse
basamenti per scale d'accesso. Sembra infatti
che il muro fosse dotato di un camminamento
sulla sua sommit251. La datazione della cerami
ca rinvenuta in questo breve scavo fece attri
buire il muro all'epoca ellenistica.
Una grande necropoli tolemaica fu scavata nel
1900-1901 da Grenfell e Hunt nei pressi di Manashinshana, localit oggi sconosciuta nelle cui vici
nanze vi erano anche le rovine di un antico vil
laggio che i due studiosi proposero di identificare
con la Tanis delle fonti papiracee (Grenfell-Hunt
1901, p. 6). probabile che questa localit sia da
identificare con Teli Shinshana252, situato poche
centinaia di metri all'interno del territorio colti
vato, la cui necropoli meglio nota come Fag elGamus; inoltre possibile che il sito coincida con
il Kom nr. 2 di Petrie, da lui descritto come un
villaggio di una certa estensione, di epoca tardoromana (Petrie 1891, p. 31, Pl. XXX).
Grenfell e Hunt riferiscono di aver trovato in
questa necropoli numerosi cartonnages in buono
stato di conservazione, fabbricati con papiri greci
e demotici in gran parte del III a.C. Gli scavi con
tinuarono anche nella Campagna successiva
(1901-1902), in occasione della quale furono rin
venuti diversi papiri funerari; in alcune sepolture
di epoca romana e bizantina furono inoltre trova
ti ritratti su legno in buono stato di conservazio
ne, numerosi vasi in vetro, anelli, bracciali e vaghi
di collana conservati in scatole di legno. Un'iscri
zione su una tavoletta di mummia menzionante il
toponimo Tanis sembr confermare la loro iden
tificazione del sito (Grenfell-Hunt 1902, p. 3).
Una Missione americana della Brigham Young
University diretta W. Griggs riprese gli scavi nella
necropoli di Fag el-Gamus nel febbraio 1981-".
Tale Missione era parte di un progetto archeologi
co esteso a tutta l'area situata intorno alla pirami
de di Seila, al quale partecipava anche una quipe
della University of California diretta da L.H. Lesko
(Lesko 1988). Fag el-Gamus era la necropoli mag
giore di questa zona, quella pi vicina al canale

165

irriguo e ancora parzialmente integra: si articola in


diversi settori disposti intorno ad una collina del
Gebel el-Rus e si estende per circa 125 ettari
(Griggs 1990, p. 145). Le sepolture che vi si tro
vano si dispongono su un arco di tempo che va dal
Medio Regno all' VIII d.C.; alcune di queste ulti
me restituirono stoffe copte di un certo interesse
(Lesko 1988, pp. 216-223). Le tombe erano in
alcune aree particolarmente concentrate254 e i loro
orientamenti, diversi a seconda della cronologia,
hanno fatto supporre che la diffusione del cristia
nesimo abbia influito sul rituale funerario gi dalla
seconda met del I d.C. (Griggs 1992, p. 196).
Nel corso della Campagna del febbraio 1989
fu trovata una tomba romana intatta e in buono
stato di conservazione: essa conteneva una mum
mia femminile con maschera dorata, collocata
entro due sarcofagi di cui uno iscritto e dipinto
(Leclant 1990, p. 369).
Un'altra necropoli, conosciuta col nome di
Huwaien, si trova a circa 4 km a Sud di questa,
lungo il canale Abdalla Wahbi; essa non fu sca
vata dalla Missione americana poich risultava nel
1981 fortemente danneggiata dalle colture e
ampiamente saccheggiata (Lesko 1988, p. 216).
I lavori della Missione americana diretta da
Lesko alla piramide di Scila iniziarono con una
generale pulizia del monumento e dell'area intor
no ad esso. La piramide, formata da quattro gra
doni di blocchi di pietra calcarea locale di m 1 x
0,5 x 0,5, era stata costruita sulla roccia, che era
stata tagliata a gradini in modo da consentire un
solido appoggio per i blocchi di fondazione.
Secondo Lesko, il monumento fu eretto durante
la III dinastia, forse nel regno di Snefru, come
cenotafio o Benben e non come sepoltura regale
(Lesko 1988, pp. 223-235).
Durante la Missione 1901-1902, Grenfell e
Hunt scavarono anche in altre due necropoli di
questa zona, ma purtroppo non pubblicarono mai
i risultati delle loro ricerche. La breve notizia
251 Lo studioso ritiene che tale muro sia stato costruito a dife
sa della via carovaniera che poneva in comunicazione il Fayyum con
il porto di Kerke e che esso fosse costantemente controllato da
guardie (Rowe 1955, pp. 164-165).
252 Q)uesto Tell riportato sulla carta del Survey of Egypt in
scala 1:100.000 del 1926 (Foglio 72/60), mentre su quella 1:25.000
del 1948 (Foglio 74/615) non indicato. Non mi noto nessun vil
laggio moderno chiamato Manashinshana.
J'1 Di queste campagne di scavo non sono stati pubblicati rap
porti annuali, ma sintesi dei lavori effettuati: Lesko 1988; Griggs
1990; Itl. 1992. Studi interdisciplinari sulla geologia, la paleodontologia, la paleopatologia, i corredi funerari, i tessuti ecc. sono in
corso. I risultati di queste ricerche a Fag el-Gamus e a Seila non
sono qui esposti dettagliatamente poich riguardano sepolture e
monumenti di periodi non contemplati nel presente volume.
2'4 140 tombe ca. su un'area di 10 x 10 m (Griggs 1992,
p. 196).

166

Capitolo VI

(Grenfell-Hunt 1902, pp. 2-3) che le riguarda


estremamente lacunosa tanto da rendere difficile
persino la loro localizzazione: una necropoli si
trovava a met strada fra Manashinshana e la sta
zione ferroviaria di Seila, nel deserto a Sud della
piramide detta di Seila e da ambo i lati della stra
da che conduceva alla valle del Nilo255. Le tombe
erano scavate nella roccia e tutte erano gi state
violate, ma da pochi rinvenimenti fu possibile
attribuirle alla III dinastia; altre sepolture, pi
vicine all'area coltivata, furono invece ricono
sciute come tardo-romane e bizantine. La secon
da necropoli si trovava nei pressi della stazione
ferroviaria di Seila256, anch'essa ampiamente
depredata.
Tra i siti individuati da Petrie nel corso della
sua esplorazione del Fayyum nel 1890 ve ne sono
alcuni attualmente non identificabili con certez
za, come il Kom nr. 1 e il Kom nr. 4, situati sul
corso del canale Abdalla Wahbi (Petrie 1891, p.
31, Pl. XXX). Il Kom 1 era situato a Nord della
ferrovia e fu interpretato come un villaggio di
epoca romana grazie alla presenza in superficie
di cocci di vasellame in terracotta; circa 400 m
a Nord-Est di esso fu notata una massiccia
costruzione in pietra e cemento alta 2,4 m, non
altrimenti identificata. Il Kom 4, situato a Nord
del Kom 3 (= Philadelphia) e ad Ovest del cana
le, fu descritto come una cittadina di epoca
romana, larga ca. 800 m, sulla cui superficie era
sparsa molta ceramica di IV-V d.C., frammenti
di vetro verde, colonne di marmo grigio e di gra
nito rosso.
A Teli 'Azab, localit situata 3 km da Medinet el-Fayyum257, fu trovata nel 1909 dagli abi
tanti del posto un'epigrafe greca di epoca tole
maica (Lefebvre 1910, p. 161), un ex-voto
dedicato al dio Sokonnobknubis. Essa fu raccol
ta dal Lefebvre e quindi portata al Museo del
Cairo (J. E. 42013).
Nella vasta necropoli di Hawara, a NordOvest della piramide di Amenemhat III, Petrie
port alla luce nel 1899 le rovine di una piccola
basilica cristiana absidata, in cattivo stato di con
servazione. Essa era costruita con piccoli blocchi
di pietra probabilmente tolti dal cos detto Labi
rinto della piramide ed era poi stata riutilizzata
come stalla forse in epoca araba (Petrie 1890,
p. 21, Pl. VI). Tra i rinvenimenti si ricordano due
capitelli e tre grandi papiri in greco del VI d.C.
trovati accuratamente arrotolati, avvolti in tela e
chiusi in una giara infissa nel terreno (Petrie
1891, pp. 42-44).
possibile che in questa necropoli vi fossero
anche uno o pi villaggi di epoca greco-romana,

forse abitati da coloro che erano addetti alla


manutenzione dell'area e alla mummificazione, ma
le testimonianze che li menzionano risalgono al
secolo scorso e risultano piuttosto incerte. Uno di
questi possibili insediamenti dovrebbe essere
situato ad Ovest della piramide, al di l del cana
le artificiale scavato nel XIV secolo (Obsomer
1992, p. 252). Alcune indagini vi furono effettua
te prima dal Lepsius (1843) poi dal Vassalli (1862)
e quindi dal Petrie (1888), ma in tutti i casi le
descrizioni delle strutture rinvenute lasciano tra
sparire la difficolt di un'interpretazione univoca.
Gli studiosi, le cui ricerche tendevano all'indivi
duazione del famoso Labirinto, trovarono edifici
e stanze costruiti in mattoni crudi, disposti secon
do una planimetria ortogonale. A volte gli edifici
erano a due piani e conservavano ancora ambien
ti dipinti in stile greco-romano258 e dotati di nic
chie alle pareti. All'interno eli tali stanze tuttavia
furono rinvenute delle sepolture con corredi funerari (Vassalli 1867, pp. 64-65) oppure, come rife
risce Petrie, resti di cibi e numerosi involucri pieni
di segatura (bags of sawdust) da lui interpreta
ti come probabili pacchetti di profumi da collo
care nelle tombe (Petrie 1889, p. 10). Secondo
quanto testimonia ancora il Vassalli, intorno alla
piramide di Amenemhat III vi erano vestigia di
qualche misero villaggio antico (Vassalli 1867,
p. 65).
Una struttura che potrebbe forse risalire all'e
poca della bonifica tolemaica la diga di ElLahun, un lungo terrapieno in terra che chiudeva
il "corridoio" di El-Lahun alla sua estremit orien
tale (Garbrecht-Jaritz 1990; Iid. 1992). Esso attra
versava l'intera vallata congiungendo le pendici
degli opposti altipiani su cui si trovano, a Nord,
la piramide di Sesostris II e, a Sud, Kom Medinet
Ghurab. La sua funzione era probabilmente di
separare i bacini idrici del Nilo e del Bahr Yussuf
(Willcocks-Craig 19133, p. 442). Il suo tratto pi
meridionale, noto come Gisr el-Bahlawan, ha

2" Le indicazioni riferite dai due studiosi sembrano abbastanza


precise, ma se si considera che sulle carte geografche non segna
ta una vera e propria strada verso la valle del Nilo, ma diverse piste,
e che l'ubicazione del villaggio di Manashinshana non cos ovvia,
ne deriva che l'esatta posizione della necropoli resta sconosciuta.
256 Si pu ipotizzare che si trovasse sull'Idwa Bank, un pro
montorio desertico che si incunea per vari chilometri nell'area agri
cola A Sud di Seila, sul quale ancora oggi vi sono diverse aree cimi
teriali.
297 Questa localit non attestata dalla cartografia del Survey
of Egypt da me consultata; i dati qui riportati sono tratti da Lefeb
vre 1910, p. 161 e dal Journal d'Entre del Museo del Cairo.
25S Secondo la descrizione di Vassalli: Alcune del piano supe
riore sono intonacate e decorate con marmi dipinti, a fiori e frutta
nello stile dell'epoca greco-romana ... e quasi tutte contengono delle
nicchie incavate nel muro (Vassalli 1867, p. 64).

Altre testimonianze archeologiche nella meris di Herakleidc

mantenuto la sua struttura originaria in terra


ammassata artificialmente259, mentre il suo tratto
pi settentrionale, chiamato Gisr el-Sheikh Gadallah e su cui passa oggi la strada che dal centro
abitato di El-Lahun conduce all'omonima pira
mide, fu affiancato sul suo lato settentrionale da
un muro260, a sua volta rafforzato nella sua parte
esterna (Nord) da contrafforti semicircolari. Che
la funzione di questa diga fosse quella di evitare
una dispersione d'acqua all'esterno del Fayyum
anche dimostrato dalla presenza sulle rive del
Bahr Yussuf presso Hawaret el-Maqta, all'imboc
catura del profondo Bahr Bila Ma, di altre opere
murarie in opus caementicium con contrafforti a
pilastro scalettato larghi 3 m. Tutte queste opere
murarie presentano vari rifacimenti databili dal
l'epoca imperiale al secolo scorso; restauri analo
ghi furono effettuati anche al muro-diga di Etsa261.
La precisa ubicazione del porto e dell'antico
insediamento di Ptolemais Hormou non ancora
certa, anche se pu essere genericamente indicata
l'odierna localit di El-Lahun (Bonneau 1979c).
Delle antiche chiuse sul Bahr Yussuf, la cui pre
senza pu essere fatta risalire fino al Medio Regno,
la pi antica ancora oggi visibile risale soltanto al
1260. Essa fu restaurata nel 1825 e si trova ad una
distanza di circa 80 m da quella attualmente in
uso, che fu costruita nel 1843 (Shafei 1960,
pp. 206-207; Garbrecht-Jaritz 1992, p. 247).
Nel deserto a Nord del sito in cui sorgeva la
citt del Nuovo Regno oggi nota col nome di
Medinet Ghurab, Petrie trov durante la sua
Missione nel Fayyum del 1889-90, una necropo
li di epoca ellenistica e romana (Petrie 1891,
pp. 28-29, Pl. XXXIII). Le sepolture erano del
tipo a fossa e con sarcofagi in legno di manifat
tura piuttosto rozza; al loro interno le mummie
erano state decorate con elementi in cartonnages,
alcuni dei quali erano stati fabbricati con tessuti,
altri con papiri greci e demotici. La maggior
parte delle mummie era stata avvolta in bende
disposte in modo da ricoprire i cartonnages e da
formare talora un motivo decorativo a losanghe.
I papiri recuperati dai cartonnages risalivano per
la maggior parte alla fine del regno di Tolemeo
II: essi furono sbito sommariamente illustrati da
Sayce che vi riconobbe lettere private, documen
ti di varia natura e opere letterarie di autori clas
sici (Petrie 1891, pp. 34-47).
Altri siti indicati sulla cartografia egiziana262 e
di probabile interesse archeologico, sono Teli Shaggas, un promontorio di forma circolare a Nord del
lago, 6 km ad Est di Dimai, e 'Iluet el-Kanais elKebira, una penisola su cui attestata la presenza
di antichi edifici263. Secondo la testimonianza di

167

Caton-Thompson e Gardner tali rovine, situate


all'estremit Sud della penisola alla quota di -27 m
s.l.m., sarebbero identificabili come un accampa
mento di epoca tardo-romana o araba (CatonThompson-Gardner 1934, p. 81).
Nell'area orientale della meris di Herakleides
vi sono un certo numero di siti di cui varrebbe
la pena indagare la natura: Kom el-Hamam264,
situato circa 10 km a Est di Tamiya alla quota di
3 m s.l.m.; Teli el-Tuba, situato 2 km a Sud di
Tamiya a quota 3 m s.l.m. ca.; Kom el-Mansura,
un'area sabbiosa di forma circolare 2 km a NordEst di El-Rubayyat fra le quote -5 e -2 m s.l.m.;
Furqus, 2 km ad Ovest di El-Rubayyat a -4 m
s.l.m. ca., in cui nota la presenza di tombe di
epoca romana nel moderno cimitero islamico
(Fig. 75). Teli Shana, anch'esso di forma circola
re 3 km a Nord di Tell Shinshana, di fronte al
Gebel el-Rus, a 7-9 m s.l.m. Pi a Sud, poche
centinaia di metri a Nord di Hawaret el-Maqta,
non lontano dalla necropoli di Hawara, si trova
Kom Dashusha, una collina di forma irregolare
a quota 25 m s.l.m. Spostandosi pi verso il cen
tro del Fayyum si trovano El-Kom el-Ahmar, 5
km a Nord di Medinet el-Fayyum (21-22 m
s.l.m.) e Kom el-Manqul265, ca. 3 km ad Ovest di
Naqalifa (ca. 5 m s.l.m.), oltre alle localit ben
note di Biahmu e di Abgig in cui vi sono o vi
erano monumenti del Medio Regno266.
254 Alla base misura in larghezza circa 25 m e alla sommit 8 m
(Garbrecht-Jaritz 1992, p. 247). Per le notizie relative alla Missione di
studio alle dighe di El-Lahun e di El-Mala'a (in Polemon) effettuata da
Garbrecht e Jaritz ch il capitolo XII dedicato alla meris di Polemon.
260 Alla base misura 25 m e ha un'altezza massima di 4 m
(Garbrecht-Taritz 1992, p. 247).

2M Cf. capitolo XII.


2h2 Survey or" Egypt 1:100.000 del 1926 (Foglio 72/60). Secon
do quanto mi stato riferito dall'ispettore del Fayyum Ahmed Abd
el-Aal Mohammed non ci sono altre rovine al di l del lago oltre
quelle gi note.
26 ' Alcune ricerche furono condotte in questo sito alcuni anni fa
dall'ispettore capo Ali el-Bazidi, che vi ha riconosciuto le rovine di un
monastero (comunicazione personale di Ahmed Abd el-Aal Moham
med). Un altro monastero situato a Nord del lago, sul Gebel Qatrani, noto con il nome di Deir Abu Life: cf. Sliwa 1992d; Gallo 1993.
2(vt II sito anche noto come Kharabet el-Hammam. Negli anni
Venti vi si rinvenne una brocca in vetro di epoca bizantina o araba:
Wainwright 1925c, pp. 147-148.
265 Questo kom potrebbe forse essere identificato con una delle
due localit con rovine antiche viste dal Lepsius nel 1843 e non
meglio specificate (LD II, p. 35). Esse dovevano trovarsi non lon
tano da El-Agamyyn, sulla via che egli segu da Biahmu verso il
Birket Qarun.
-'''- Presso l'attuale villaggio di Biahmu si trovano i resti di due
basamenti colossali su cui erano collocate due statue di Amenemhat
III (15 m s.l.m.): cf. da ultimo Davoli 1994a, pp. 44-45. Nella cam
pagna intorno ad Abgig (ca. 18 m s.l.m.), che rientra pi precisa
mente nel territorio della meris di Polemon, invece si rinvenne la
grande stele o pseudo-obelisco di Sesostris I, eretto dal 1972 a
Medinet el-Fayyum: Chaaban 1926; Leclant 1973, p. 405. Nei pres
si di tale monumento Lepsius vide nel 1843 i resti di un antico vil
laggio e di una diga: LD II, p. 31.

168

Capitolo VI

Per quanto riguarda infine l'analisi delle fotografie aeree scattate dalla RAF, purtroppo solo
una parte del territorio di Herakleides stata
fotografata: manca completamente il settore
nord-orientale. Si pu tuttavia dire, sulla base
dell'esistente, che anche in questa zona del
Fayyum le tracce dell'antico canale perimetrale

267 Cf. il capitolo I, 3.

sono riconoscibili nel deserto, pochi metri ad


oriente del canale Abdalla Wahbi, che corre ad
esso parallelo. Le tracce delle canalizzazioni o dei
terrapieni osservate da G. Caton-Thompson e
E.W. Gardner a Nord-Ovest di Dimai267 sono
ben documentate da immagini scattate nel
1947268.

26X 13 PRS 76 Nr. 3084, maggio 1947.

Altre testimonianze archeologiche nella meris di Herakleides

Fig. 72. Vista dell'area di Qaret el-Rusas. Sullo sfondo il Birket Qarun.

Fig. 73. Area del cos detto Kom nr. 5.

169

170

Capitolo VI

Fig. 74. Area di Kom el-Kharaba el-Saghir.

Fig. 75. Area cimiteriale di Furqus: intorno alle due tombe degli sheikh locali sono ancora visibili sepolture di epoca
probabilmente romana.

Altre testimonianze archeologiche nella raeris di Herakleides

171

172

Capitolo VI

Altre testimonianze archeologiche nella meris di Herakleides

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Fig. 78. Planimetrie delle case 1 e 2 rinvenute nell'area della bonifica tolemaica ad Est del lago

173

174

Capitolo VI

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Fig. 79. Planimetrie di edifici rinvenuti nell'area della bonifica tolemaica ad Est del lago.

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Altre testimonianze archeoloeiche nella mers di Herakleides

175

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Fig. 80. Tracciato del muro che univa Bubastis (= Kom el-Kharaba el-Saghir) a Kerke.

PARTE SECONDA

Meris di Polemon

CAPITOLO VII

Kom Umm el-Boreigat (Tebtynis)

Posizione geografica: 29 06' Nord; 30 45' Est


Quota s.l.m.: da 20 a 25 m ca.
Estensione del kom: 950 X 600 m269
Orientamento del tempio: 2 Nm (1993)270
Orientamento del centro abitato: -

Cronologia: 250 a.C. (PCairo Zen II 59295, 7) XI sec.271

In complesso il sito uno dei meglio conser


vati e dei pi promettenti del Fayyum e non sem
bra aver subito grandi sventramenti da parte dei
sebbakhin, almeno nella zona corrispondente
all'abitato di epoca greco-romana. Apparente
mente molte sono ancora le aree che non sono
mai state scavate in precedenza, come del resto
testimoniano i recenti scavi dell'Universit di
Milano e dell'Institut Francais d'Archologie
Orientale del Cairo.

1. Il sito
Attualmente le rovine di Tebtynis272 si trova
no al margine dell'area coltivata, a Sud del Bahr
el-Gharaq che delimita in questa parte della
regione le coltivazioni. Esse si trovano ancora in
area desertica, ad una certa distanza dal villaggio
moderno situato sulla riva del canale. Il kom non
presenta una forma ben definita e si compone di
aree aventi diverse altezze a causa della loro
minore o maggiore stratificazione e degli scavi
che vi si svolsero nel corso del tempo. Numero
se colline presentano ancora un'altezza notevole
e molti sono gli edifici in mattoni crudi ben rico
noscibili; sulla superficie vi sono numerose gran
di macine circolari in granito e in calcare e anche
resti di colonne in calcare nell'area Nord-Est, in
corrispondenza dell'abitato di epoca bizantina e
araba.
Nella zona delle rovine greco-romane invece si
possono apprezzare i risultati dei lavori della Mis
sione archeologica che vi opera dal 1988. L'area
monumentale del dromos e del tempio stata nuo
vamente liberata dalla sabbia e sono stati riporta
ti alla luce i resti dei due chioschi in pietra che
interrompono la via processionale (Fig. 82). L'area
interna al temenos del tempio attualmente molto
degradata e poche sono le parti ancora riconosci
bili; anche il suo imponente muro di cinta in mat
toni crudi stato raso al suolo. Il tempio e l'area
ad oriente di esso sono attualmente oggetto di
scavi e studi eseguiti secondo le tecniche pi avan
zate, la cui pubblicazione stata ormai da tempo
annunciata. Le aree scavate negli anni Trenta dalla
Missione italiana sono completamente reinsabbia
te e i singoli edifici irriconoscibili.

2. Gli scavi
2.1. Gli scavi di Grenfell e Hunt (1899-1900)
e di Rubensohn (1902)
Il centro abitato fu per la prima volta ogget
to di scavi per opera di B.P. Grenfell e A.S.
Hunt273, che vi lavorarono per tre mesi e mezzo
fra il 1899 e il 1900 per conto dell'University of
California. Essi non pubblicarono mai un vero e
proprio rapporto di scavo: le uniche notizie in
merito furono edite in due brevi articoli che illu
strano quasi esclusivamente i grandi ritrovamenti
di papiri (Grenfell-Hunt 1900; Iid. 1901a)274. L'ec
cellente stato di conservazione del sito, che si pre
sentava allora poco manomesso dai sebbakhin, fu
notato e spiegato dagli studiosi con la relativa lon

2 Gallazzi 1995, p. 7.
270 Cf. infra capitolo XX.

271 Cf. Grimal 1993, p. 481.


272 Sul toponimo antico e moderno cf. Yoyotte 1962, pp. 114115; Cheshire 1986; Bjrnesj 1993.
273 Lo stato delle conoscenze e il riassunto dei risultati degli
scavi archeologici effettuati a Tebtynis fino al 1988 gi stato trac
ciato in modo esauriente da C. Gallazzi (Gallazzi 1989; Id. 1992)
al momento della ripresa degli scavi in questa localit, tuttavia per
ragioni di uniformit interna al presente volume ho ritenuto di
doverne ugualmente dare un breve resoconto. Particolarmente utile
per comprendere la topografia di Tebtynis e per una visione com
plessiva delle aree indagate nel corso degli scavi pi antichi la
fotografia aerea (Fig. 83) con didascalie in Gallazzi 1989, p. 181.
Per un quadro complessivo dei risultati raggiunti dalla Missione
italo-francese dal 1988 al 1994 cf. inoltre Gallazzi 1995.
274 Proprio come enunciano i titoli, si tratta del riassunto dei
rinvenimenti papiracei e poco spazio riservato alle notizie di tipo
archeologico.

180

Capitolo VII

tananza delle rovine greco-romane dal villaggio


moderno, i cui abitanti sarebbero stati scoraggia
ti dal cercare antichit avendo sondato con scar
so successo l'area islamica.
Dal punto di vista topografico essi notarono
che dalla disposizione sul terreno dei frammenti
ceramici risultava evidente che nell'area archeo
logica, che si estendeva in lunghezza per pi di
800 m, vi erano aree abitate in epoche differen
ti: a Nord si trovava la parte islamica, pi a Sud
quella romana e poi quella ellenistica.
Lo scavo inizi a Sud del kom, in alcune abi
tazioni situate nei pressi del grande recinto tem
plare e sbito si rinvennero papiri di epoca roma
na con testi in geroglifico, demotico e greco.
Anche nell'area interna al temenos, che misurava
110 x 60 m ed aveva mura spesse 3 m, furono
trovati papiri, ma non nel tempio vero e proprio,
che si trovava, come essi sostengono, nell'angolo
nord-orientale ed era gi completamente raso al
suolo275, ma in altri edifici, in cui fu anche rinve
nuto un tesoretto di 140 tetradracme tolemaiche
in argento (Milne 1935). Tali documenti si riferi
vano all'organizzazione del collegio sacerdotale
del santuario.
Molti papiri, tra cui interi rotoli, furono tro
vati nello scavo di numerose case di epoca roma
na: fra essi un gruppo risaliva al regno di Augu
sto. In totale i papiri greci in buono stato di
conservazione ammontavano a 200, la maggior
parte collocabile tra il I e il III d.C.; fra questi
pochissimi erano di contenuto letterario. Una set
timana di scavo fu anche dedicata ad un edificio
interpretato come una chiesa dell'inizio dell'epo
ca copta, di cui non sono note la collocazione
topografica e la planimetria. La sua identificazio
ne come chiesa risulta dubbia dalla lettura del
giornale di scavo originale, che contiene una som
maria descrizione delle sue varie stanze, la tra
scrizione delle iscrizioni in copto e alcune foto
grafie. Secondo un recente studio del monumento
(Walters 1989), fondato esclusivamente sui docu
menti d'archivio e sulla bibliografia, si trattereb
be di un complesso monastico della met del X
secolo, indagato anche successivamente, ma in
modo non completo, nel corso degli scavi italiani
del 1933. Per due mesi e mezzo lo scavo prosegu
esclusivamente nella necropoli a Sud dell'abitato.
Fra il 23 marzo e il 3 aprile 1902 gli scavi
ripresero per conto dei Kniglichen Museen di
Berlino, sotto la direzione di O. Rubensohn.
Anche per questi lavori non esiste un vero rap
porto di scavo che ne illustri dettagliatamente i
risultati, ma alcuni dati possono essere desunti da
uno studio dello stesso autore sulle abitazioni

private del Fayyum (Rubensohn 1905, pp. 16-25).


Non conosciamo il punto preciso in cui si svol
sero tali scavi n la loro estensione; sappiamo sol
tanto che si trattava di una piccola collina intat
ta in cui si rinvennero varie abitazioni costruite
in mattoni crudi e pietra, simili nella pianta a
quelle di Theadelphia. In una di esse furono tro
vati due dipinti su tavole di legno, uno dei quali
ancora con la sua cornice, raffiguranti alcune
divinit276: paragonabili ad altri dipinti rinvenuti
nel Fayyum e ai famosi "ritratti di mummia", essi
erano in origine appesi probabilmente alle pare
ti di una stessa stanza. In un altro ambiente si
rinvennero papiri in greco e in ieratico databili
al II d.C.

2.2. La "Societ Italiana per la ricerca dei papiri


in Egitto": gli scavi Breccia e Anti (1929-1935)
Fino al 1929 non furono pi effettuati scavi
regolari a Tebtynis, ma ben noto quanto inten
sa sia stata fino agli anni Trenta l'attivit dei sebbakhin e dei cercatori di antichit, sia nel centro
abitato sia nelle necropoli. Moltissimi furono i
papiri acquistati in quegli anni da collezioni euro
pee e americane277, tra i quali interi archivi fami
liari rinvenuti in abitazioni di epoca romana e
l'archivio greco-demotico del grapheion (Gallazzi
1989, pp. 180-182). Fra il 1920 e il 1930 si verifico un vero e proprio sventramento: si demol
sistematicamente una considerevole parte del
kom per ricavarne materiali da costruzione e ter
riccio fertilizzante da usare nelle vicine coltiva
zioni. In particolare questo intervento distruttivo
ebbe inizio da Nord e prosegu per circa 300
metri verso il centro dell'area archeologica, sman
tell quasi interamente l'antico insediamento di
epoca islamica, di cui rimasta soltanto una mas
siccia torre, e intacc forse anche quello bizanti
no situato poco pi a Sud. I quartieri grecoromani furono ampiamente sconvolti, ma non in
modo sistematico n in profondit.
Nell'mbito delle attivit promosse dalla
"Societ Italiana per la ricerca dei papiri in Egitto"

275 Non chiaro a quale edificio si riferisca questa descrizio


ne, dato che il tempio si trovava al centro del temenos, come dimo
strarono successivamente le ricerche della Missione archeologica ita
liana di Anti e Bagnani.
276 Per lo studio di alcuni di questi dipinti rinvenuti a Tebty
nis e nel Fayyum ct. Nachtergael 1996, con bibliografia prece
dente.
277 Per \A bibliografia papirologica si veda in particolare Gallazzi 1989. Il ritrovamento da parte dei sebbakhin di un'epigrafe
tolemaica, che entr nel Museo del Cairo nel 1913, testimoniato
in Lefebvre 1914, p. 101.

Kom Umm el-Boreigat (Tebtynis)

vi erano anche gli scavi in diverse localit2'* di


epoca ellenistica e romana, tra cui Tebtynis. I
lavori furono iniziati e diretti da E. Breccia nel
l'inverno 1929, anche se la concessione di scavo
era stata concessa fin dal 1914 (Breccia 1931,
pp. 21-23). Lo scopo principale era ovviamente
quello di trovare papiri e verificare se e quanto
questa localit meritasse ancora di essere indaga
ta. Come spesso accadeva in quegli anni, non fu
redatto un rapporto di scavo ma solo una breve
nota in forma di lettera indirizzata al direttore del
Service des Antiquits, in cui si poneva in evi
denza il fatto che vi erano ancora numerose aree
intatte ricoperte dalla sabbia e dal sebbakh e che
le necropoli non erano ancora esaurite. Il sito era
dunque ancora di grande interesse e particolar
mente promettente, non solo per il recupero dei
papiri, e Breccia si rese conto di non essere in
grado di poter sostenere un'indagine cos impe
gnativa soprattutto per i mezzi e per il tempo che
essa richiedeva. Per queste ragioni egli chiese e
ottenne per l'anno successivo il trasferimento della
concessione di scavo a Carlo Anti, direttore della
"Missione Archeologica Italiana in Egitto".
Nel corso dello scavo del 1929 furono indaga
te diverse costruzioni situate nel settore ad Ovest
del dromos, che a quel tempo non era ancora stato
individuato: fra di esse si ricorda un forno per la
cottura di vasellame ceramico di uso quotidiano, un
edificio particolarmente ben costruito di probabile
epoca tolemaica e alcune case, in cui furono rinve
nuti numerosi stampi in terracotta per la fusione di
monete di Costanzo II (met IV d.C). Uno o pi
edifici indagati doveva probabilmente trovarsi all'in
terno o nelle immediate vicinanze del tempio, come
si evince da alcuni papiri con domande oracolari ivi
rinvenuti (Botti 1955, pp. 9-26; Gallazzi 1989,
p. 184).
Secondo Breccia, i rinvenimenti di papiri e di
altri oggetti furono piuttosto deludenti: di questi
ultimi si ricordano solo alcune statuine in terra
cotta, lucerne, monete di bronzo e utensili di uso
quotidiano. Presso la porta di una casa del vici
no villaggio fu individuato inoltre un capitello in
stile corinzio decorato con quattro corpi di uno
stesso leone mostruoso le cui teste sostenevano i
quattro spigoli dell'abaco.
C. Anti continu gli scavi di Tebtynis a parti
re dal 193 O279 ma con uno spirito del tutto nuovo
rispetto ai suoi predecessori, poich condusse le
ricerche nel centro abitato cercando di indagare
e ricostruire il suo impianto urbano, senza ante
porre alla ricerca archeologica quella dei papiri280.
Egli pertanto inizi dall'area centro-meridionale
del kom, che era gi stata in parte oggetto degli

181

scavi Grenfell e Rubensohn oltre che di vari scas


si dei sebbakhin, asportando la sabbia e i mate
riali sciolti per cercare di chiarire lo schema via
rio urbano281. Nonostante la brevit di questa
Campagna, Anti riusc, con l'aiuto dell'architetto
F. Franco, a tracciare la prima, e fino ad oggi
unica, planimetria282 di alcuni quartieri grecoromani situati ad Est del dromos (Anti 1929-30).
difficile valutare il lavoro svolto da Anti
poich non pubblic mai un rapporto di scavo
complessivo ed organico; inoltre i risultati conse
guiti sono noti solo attraverso brevi articoli non
sempre ben documentati dal punto di vista
archeologico. La tecnica impiegata nello scavo
non mai stata resa nota, n conosciamo le
profondit raggiunte, ma sembra sicuro che ci si
limit ad indagare gli strati, o lo strato, pi super
ficiali285.
Uno degli articoli riguarda la pubblicazione
dello studio planimetrico di un'area di Tebtynis,
corredato da alcune fotografie e da ricostruzioni
grafiche (Anti 1929-30), in cui si descrive la situa
zione dei quartieri indagati, senza motivare tutta
via scientificamente le conclusioni cui si pervenne.
Spesso risulta difficile, se non impossibile, seguire
la descrizione di strade ed edifici, poich le deno
minazioni284 loro attribuite non trovano riscontro
nelle planimetrie (Anti 1929-30, Figg. 1-2, 12-13).
L'area indagata fino a quel momento misurava
600 x 500 m, ma quella rilevata in pianta, situata
278 La Societ Italiana fu istituita nel 1908: per la storia della
ricerca papirologia fino al 1928 cf. Capasso (ed.) 1993, pp. 49-79,
in particolare pp. 72-79.
279 La Campagna ebbe una durata di 40 giorni.
2X11 ... la concessione di Tebtunis venne assunta dalla Missio
ne archeologica allo scopo di esplorare la citt metodicamente con
scopi nettamente archeologico-topografici: Anti 1930-31, p. 1060.
Cf. inoltre Calderini 1929.
2X1 Un mese di intensa opera di sgombro, iniziato l dove
pareva di riconoscere un allineamento stradale e resosi via via pi
facile con il progresso del lavoro per il continuo scoprirsi di nuove
strade, traverse, crocicchi, piazze, vicoli e vicoletti ...: Anti 192930, p. 98.
2X2 L'impegno di dare una restituzione grafica della pianta di
Tebtynis era certamente in quegli anni un fatto non consueto, se si
pensa che l'unica altra planimetria disponibile in quel momento per
il Fayyum era quella di Philadelphia del Borchardt. Una nuova carta
topografica del sito in elaborazione da parte dell'IFAO.
2X5 Calderini precisa che non furono trovati gli strati pretole
maici, ma sorge il dubbio che in realt lo scavo non sia mai sceso
al di sotto del livello abitativo pi superficiale, poich non si men
ziona mai l'individuazione di sovrapposizioni di edifici o di livelli
abitativi, peraltro esistenti a Tebtynis come stato dimostrato dagli
scavi tuttora in corso.
2X4 da notare quanto sia diverso l'approccio di indagine ita
liano rispetto a quello americano. I contemporanei rapporti di scavo
della Michigan University su Karanis dimostrano una ben diversa
padronanza del metodo archeologico e una pi rigorosa organizza
zione e pianificazione dello scavo. In quel caso ogni casa, strada o
piazza ricevette un numero di inventario, mentre a Tebtynis si attri
buirono ad essi nomi di fantasia, sulla scia della classica tradizione
archeologica italiana.

182

Capitolo VII

ad Est del dromos, allora non ancora individua


to, di 320 x 320 m circa28' (Fig. 84).
Si distinguono alcune lunghe strade con anda
mento Nord-Sud e una sola di collegamento EstOvest, che tagliava ortogonalmente e poneva in
comunicazione le precedenti. Non tutte le strade
erano fra loro parallele: Anti spieg la cosa ipo
tizzando l'esistenza di un nucleo abitato di epoca
pretolemaica, la cui planimetria irregolare fu
mantenuta, con tagli ed aggiustamenti, al momen
to della rifondazione ellenistica. Questa ricostru
zione sembra basarsi sull'idea preconcetta, ma
spesso errata (Davoli 1994), che il disordine fosse
una caratteristica degli insediamenti egiziani e che
la pianta regolare con strade ortogonali fosse
invece stata introdotta in Egitto dai Greci286.
Come infatti si specifica altrove (Calderini 1929,
p. 296), durante lo scavo non furono raggiunti
strati pretolemaici, n si accenna mai a sovrap
posizioni di livelli abitativi: la planimetria pub
blicata riguarda dunque il livello abitativo di
superficie, presumibilmente di epoca romana o
tardo-romana, ma di questo periodo tuttavia non
si fa cenno, come se l'impianto planimetrico della
citt fosse stato stabilito solo durante due fasi
costruttive, risalenti una probabilmente alla XII
dinastia287 e l'altra al III secolo a. C. questo un
concetto che Anti esprime esplicitamente e che
lo indusse ad una valutazione troppo semplicisti
ca dei dati (Anti 1929-30, pp. 104-105).
Nel cos detto vecchio quartiere egiziano le
strade erano parallele a due vie che si dipartiva
no a raggiera da una piccola piazza triangolare;
tra di esse le case erano raggruppate in insulae di
forma e dimensioni diverse, contrariamente a
quanto sembra verificarsi nel quartiere greco
pi orientale, in cui vi erano due strade paralle
le distanti 25 m ed esattamente orientate NordSud, tra le quali vi erano insulae rettangolari. Par
ticolare interesse destarono un grande spazio di
120 x 40 m, interpretato come un mercato288, cui
si giungeva da Nord grazie a un grande viale
largo 15 m e da Est attraverso la via decuma
na, una casa con peristilio289 e due templi,
entrambi nel quartiere egiziano, di cui uno
dedicato ad Isi (Anti 1929-30, pp. 103, 106,
Figg. 8 e 11)290. Un gruppo di 12 case situate nel
quartiere greco occidentale fu completamente
scavato; fra queste vi era la maggiore fino a quel
momento rinvenuta a Tebtynis.
Furono inoltre raccolti dati per lo studio delle
diverse tipologie delle abitazioni private291 e
venne formulata una nuova ipotesi sulle modalit
della loro costruzione, che tentava di spiegare il
fatto che non si era trovato nessun ingresso al

piano inferiore: secondo Anti al termine della


costruzione della casa si procedeva all'insabbia
mento del piano terreno per mantenere alcuni
ambienti costantemente freschi; per questo moti
vo dunque la porta che dava accesso all'edificio
si trovava al piano elevato. Questo sistema cau
sava necessariamente dei dislivelli tra le case e gli
spazi pubblici, come le strade e le piazze, che
rimanevano a livelli pi bassi (Calderini 1929,
p. 296). Per la prima volta inoltre fu intrapreso
lo studio delle tecniche murarie e si cominci a
raccogliere sistematicamente dati metrici relativi
ai diversi tipi di mattoni crudi impiegati292.
Fra i rinvenimenti si ricordano un piccolo
archivio familiare di papiri greci293, oggetti di uso
quotidiano, un cappello simile a quelli indossati
dalle Tanagrine, giocattoli e un architrave in pie
tra con decorazione geometrica a rilievo in stile
greco, trovato all'interno di un'abitazione (Anti
1929-30, Fig. 10).
Ancora nel 1930, come testimoniano il
Rostovtzeff (Parssoglou 1973, p. 7 n. 1) e la
285 In una comunicazione consuntiva del lavoro svolto dagli
Italiani a Tebtynis fino al 1935, Anti fa riferimento al rilievo del
l'intera pianta della citt, di cui per non si hanno notizie ulteriori
(Anti 1936, p. 474).
286 L'area rilevata a mio parere troppo ristretta per con
sentire valutazioni generali di tipo planimetrico e soprattutto non
permette di stabilire se fosse pi estesa la planimetria regolare
rispetto a quella irregolare, se davvero sussistesse una tale dicoto
mia e quali fossero i criteri base dell'eventuale pianificazione geo
metrica.
287 In una sintesi di qualche anno dopo Bagnani parla di XXII
dinastia e specifica che non si mai trovata traccia di un insedia
mento di epoca anteriore, anche se Grenfell dichiar di aver sca
vato alcune sepolture della XII dinastia (Bagnani 1934, p. 4).
288 Gli scavi degli anni successivi rivelarono che tale spazio
in realt il dromos del tempio di Soknebtynis (Bagnani 1934, p. 5
n. 2): tuttavia questa prima interpretazione continua ad essere cita
ta nella letteratura scientifica (Pensabene 1993, p. 47).
289 Anti 1929-30, Fig. 7: si noti che le didascalie delle figure 7
e 8 sono state invertite. Non si tratta dello stesso edificio a peristi
lio scavato dalla Missione italo-francese nel 1994, per il quale
ct. pi oltre.
290 Non sono chiare le ragioni che suggerirono un'interpretazione cultuale dei due edifici; nella planimetria dell'area essi sono
stati resi graficamente come due piccoli quadrati neri, di cui quel
lo meridionale il tempio di Isi (Fig. 84).
291 Anche questo studio non venne mai pubblicato e un breve
accenno alle tipologie delle case di Tebtynis (Anti 1936, p. 476) ne
elenca sostanzialmente due tipi, una casa a torre di tradizione egi
ziana e una casa a cortile di origine romana.
292 Sulla base dell'esperienza di tre anni di scavo, Anti pub
blic uno studio sulle dimensioni dei mattoni usati dalla XXII dina
stia all'epoca bizantina (Anti 1933; Id. 1936, p. 477), in cui si rile
va la progressiva e costante diminuzione delle loro dimensioni, ma
non si descrive il tipo di impasto e le argille impiegate per la loro
fabbricazione, n si specifica in base a quali elementi essi siano stati
datati. Va comunque posto in evidenza che questo studio unico
nell'mbito delle pubblicazioni archeologiche del tempo relative ai
siti del Fayyum e rivela un approccio nuovo nello studio dell'ar
chitettura in crudo.
293 Secondo un accordo stipulato con Breccia, tutti i papiri rin
venuti furono ceduti alla "Societ Italiana per la ricerca dei papiri
in Egitto" (Gallazzi 1989, p. 184).

Kom Umm el-Boreigat (Tebtynis)

contemporanea comparsa sul mercato antiquario


di papiri, l'attivit dei sebbakhin era tutt'altro
che esaurita: in particolare essi giunsero a sac
cheggiare l'interno dell'area templare da cui rica
varono numerosi papiri in geroglifico, ieratico,
demotico e greco con testi inerenti alla vita del
santuario. Tali ricerche clandestine furono inter
rotte solo dalla ripresa degli scavi italiani di Anti,
che nel 1931 si concentrarono proprio sull'area
templare (Anti 1930-3 1a).
Lo scavo inizi nella zona prospiciente il tem
pio, in cui si mise in luce, per una lunghezza di
circa 100 metri, una grande strada (il dromos}
lastricata larga 10 metri, fiancheggiata da cinque
coppie di sfingi e di leoni oltre che da numerosi
edifici. Sulla strada stessa fu portato alla luce un
chiosco con otto colonne perimetrali, costruito
con blocchi di calcare, datato all'epoca tolemai
ca; all'epoca romana furono invece attribuiti
quattro edifici in mattoni crudi situati sul lato
occidentale del dromos e interpretati per la loro
forma e per gli oggetti ivi rinvenuti come deipneteria, ovvero sale per banchetti rituali. Davan
ti ad ognuno di essi, sulla strada, vi era un alta
re in pietra.
Il dromos conduceva all'ingresso dell'area
templare dedicata al culto del dio coccodrillo
Soknebtynis, delimitata da mura (112 x 60 m)
conservate ancora per un'altezza di circa 5 m e
spesse mediamente 3,50 m, costruite forse all'i
nizio dell'epoca tolemaica in mattoni crudi
secondo una ben nota tecnica egiziana che pre
vedeva l'accostamento di segmenti di muri a
corsi di mattoni concavi e convessi, alternati.
Davanti al portale di accesso vi era una cortevestibolo costruita con blocchi di calcare, le cui
pareti erano decorate con rilievi raffiguranti varie
divinit e i numerosi aspetti di Soknebtynis, e
databile al regno di Tolemeo Neo Dioniso, di cui
si conservava un'epigrafe294. Del primo pilone,
principale ingresso del tempio295, originariamen
te in calcare, restavano pochi elementi essendo
stato demolito insieme con altre parti per rica
varne materiali da costruzione per i villaggi vici
ni. Dall'esame dei fori presenti sulla soglia del
portale ancora in situ, fu possibile stabilire che
essa veniva chiusa originariamente con un solo
battente, che poteva essere mantenuto in tre
diverse posizioni per mezzo di spranghe (Bagnani 1934, p. 5).
Il santuario vero e proprio, che non fu sca
vato in questa occasione, fu individuato al cen
tro dell'area sacra; furono portati alla luce inve
ce numerosi edifici in pietra e in mattoni crudi
che occupavano lo spazio esistente intorno ad

183

esso e che si spingevano fino a ridosso delle


mura di cinta. Fra di essi si ricordano un sacel
lo con tre nicchie e una tavola per offerte, un
deipneterion, numerosi alloggi per i sacerdoti,
costituiti da due sole stanze ciascuno, e un cor
tile dotato di forni.
Il ritrovamento di un'area sacra completa
delle sue varie parti e ancora fornita di un appa
rato documentario estremamente ricco, era anche
per quei tempi un evento eccezionale e consenti
va di ricostruirne la storia, la vita e il rituale reli
gioso, come not lo stesso Anti. Egli scav que
sto complesso monumentale con scopo e metodi
topografici (Anti 1930-3 1a, pp. 390-391), rile
vando anche i pi piccoli particolari in vista di
uno studio particolareggiato che per non venne
mai pubblicato. Ancora oggi non si conosce nulla
del tempio dal punto di vista archeologico e
architettonico296.
Tra i rinvenimenti di maggiore interesse vi
erano una stele votiva di tarda epoca romana,
alcune sculture faraoniche e greco-romane, iscri
zioni dipinte e graffite in greco e in ieratico,
papiri greci di contenuto medico e papiri per lo
pi ieratici e demotici in cattivo stato di con
servazione, appartenuti alla biblioteca del tem
pio e rinvenuti in due piccoli ambienti sotterra
nei. Dal breve rapporto di scavo non risulta
chiaro se un piccolo laboratorio per la fabbri
cazione di paste vitree colorate sia stato posto
in luce all'interno del temenos o altrove: al suo
interno si rinvennero utensili da lavoro e nume
rosi intarsi in pasta vitrea tra i quali una tavo
letta lignea, forse parte di un cofanetto, con
scene policrome raffiguranti un re e una regina
in adorazione di Isi e Arpocrate, oggi conserva
ta nel Museo Egizio di Torino e datata all'epo
ca ellenistica.
Poco tempo fu dedicato allo scavo di due
chiese copte particolarmente esposte all'attivit
distruttrice dei sebbakhin e di grande interesse
architettonico oltre che epigrafico297.

29-4 Tali raffigurazioni sono ormai da tempo scomparse e


l'unica documentazione fotografica esistente quella effettuata dalla
Missione di Anti, attualmente conservata presso l'Universit di
Padova.
295 In sguito gli scavi posero in luce due porte secondarie nei
muri occidentale e orientale del temenos.
24h Attualmente sono in corso studi e scavi della Missione italofrancese nell'area sacra ed stata annunciata una sua pubblicazio
ne da parte di V. Rondot. Ricordo anche la relazione tenuta dallo
stesso Rondot al Convegno Internazionale "Archeologia e papiri nel
Fayyum" (Siracusa, maggio 1996).
247 A causa della mancanza di dati non attualmente possibi
le stabilire dove fossero situate queste due chiese, n l'esame della
situazione attuale delle rovine ha portato alla loro identificazione
(Gallazzi 1989, p. 186).

184

Capitolo VII

Anche nel 1932 lo scavo, diretto ancora da


Anti298, si concentr principalmente all'interno
del temenos di Soknebtynis, in cui si rinvenne
una struttura intesa come il piccolo lago circola
re in cui viveva il coccodrillo sacro e non lonta
no da esso il luogo in cui si trovava l'albero
sacro (CdE 1933a). Nel primo cortile del tem
pio, sulla sinistra entrando, vi era un edificio a
torre che fu interpretato come un fortilizio
(Bagnani 1934, p. 6). Una porta, chiusa in origi
ne da un doppio battente, immetteva in un
secondo cortile al cui centro si trovava il tempio,
a sinistra un gruppo di alberi299 e a destra un
grande altare; ai lati, lungo il muro di cinta, si
disponevano le piccole case dei sacerdoti. I lavo
ri si spostarono poi all'interno del santuario, in
cui venne portato alla luce il basamento del naos
centrale costruito all'inizio dell'epoca tolemaica:
grazie alla profondit raggiunta dallo scavo, che
si spinse fino alla sabbia vergine, fu possibile
effettuare uno studio dettagliato delle fondazio
ni del tempio, oltre che individuare i resti di un
sottostante tempio pretolemaico costruito in mat
toni crudi309. In base ai ritrovamenti, Anti pot
stabilire che il tempio era un btiment gran
diose en calcaire, de forme rectangulaire, entour
par des colonnes dont les parois taient dcores
de peintures et de reliefs qui ont t presque
entirement dtruits ds les temps anciens
(CdE 1933a, p. 99).
A partire dal 1933 fino al 1935 lo scavo fu
diretto sul campo da G. Bagnani, ma la direzio
ne generale rimase sempre ad Anti. Pur mancan
do anche per questo triennio i rapporti di scavo
completi301, negli articoli del Bagnani che danno
conto del risultato dei lavori si constata una mag
giore cura nella descrizione degli edifici posti in
luce; per la prima volta inoltre fu pubblicata una
notizia sulla ceramica rinvenuta nel corso degli
scavi italiani302.
Durante questa Campagna, che si svolse dal
1 febbraio al 25 aprile 1933, fu terminata l'inda
gine all'interno del temenos: lo scavo si concen
tr nell'angolo Sud-Est, tra il tempio e il muro
di cinta, ove si rinvennero alcune installazioni di
tagliapietre di epoca bizantina, insediatisi all'in
terno del recinto e in parte anche nelle antiche
case dei sacerdoti, per lavorare direttamente sul
posto i blocchi di calcare che traevano dal tem
pio e che venivano poi trasportati a Nord del
kom e utilizzati per la costruzione delle chiese
copte. Notevole era l'accumulo di scaglie di cal
care che dall'interno dell'area templare si espan
deva verso l'esterno. Nel muro di cinta orienta
le si rinvenne inoltre una porta larga 2 m,

originariamente rivestita in pietra, modificata e


poi successivamente chiusa, che doveva porre in
comunicazione il tempio con i quartieri orienta
li, ancora da scavare303.
Concluso lo scavo dell'area templare, i lavo
ri si concentrarono nuovamente sul dromos e
proseguirono verso Nord a partire dal punto in
cui si era fermato Anti: sul lato occidentale fu
portato alla luce un grande podio rettangolare
che era stato costruito su un antico deipneterion,
al cui interno furono rinvenuti numerosi fram
menti di statue in stucco dipinto raffiguranti per
sonaggi togati di epoca romana. Per poter stabi
lire i limiti del dromos e gli eventuali
collegamenti con la strada definita come decu
mano della citt, furono effettuati alcuni saggi
di scavo verso Nord. Con grande sorpresa di
Bagnani, nel punto in cui ci si sarebbe aspettati
l'incrocio di queste due grandi vie non si trov
nulla, mentre pi a Nord, sul dromos, si rinven
ne un altro grande chiosco (11,70 x 9,25 m)
costruito con blocchi di calcare, all'interno di un
ampio spiazzo (13,50 x 11 m). Secondo lo stu
dioso, si trattava di un edificio rimasto incom
piuto e databile all'epoca romana, costruito sulla
pavimentazione tolemaica del dromos, che in
quello stesso momento fu rifatta. Due erano
infatti le pavimentazioni che in questo punto si
sovrapponevano, di cui quella inferiore, la pi
antica, era di qualit migliore. Il chiosco e la
pavimentazione superiore del dromos erano stati
parzialmente demoliti in epoca bizantina o araba,
periodo in cui erano stati costruiti nei pressi vari
laboratori artigiani.
Un nuovo settore di scavo fu aperto nell'area
copta per fermare i continui lavori dei sebbakhin
298 Nel breve resoconto dei risultati della Missione edito in
Chronique d'Egypte, si menzionano anche alcuni studi preliminari
effettuati dalla stessa Missione in varie localit dell'Egitto, tra le
quali un sito chiamato El-Isch, situato nel deserto ad Ovest di ElGharaq. Purtroppo non si conoscono i risultati di tale studio pre
liminare, ma il sito potrebbe essere quello noto dalla cartografia
egiziana come Gebel el-'Ish o Gebel el-'Ishash: CdE 1933a, p. 99.
E. Bresciani intraprese una nuova esplorazione del sito ma con esito
negativo: Bresciani-El-Naggar 1983, p. 156.
299 Non noto su quali elementi si basi tale ricostruzione.
300 In sguito agli scavi della Missione italo-francese stato
accertato che nell'area sacra non vi sono elementi architettonici
databili all'epoca pretolemaica (comunicazione personale di V. Rondot, maggio 1996).
301 Ad una pubblicazione definitiva a cura di Anti, in cui
sarebbero stati studiati gli edifici e i diversi periodi costruttivi ricono
sciuti a Tebtynis, accenna nel 1934 il Bagnani (Bagnani 1934, p. 4).
302 Si tratta di una notizia relativa alla ceramica vascolare araba
rinvenuta negli scavi e sul mercato antiquario (Bagnani 1933a). Nel
l'articolo Bagnani ipotizza, sulla base dei rinvenimenti, che Tebty
nis fosse un centro di produzione di tale ceramica, che veniva espor
tata anche al di fuori del Fayyum.
503 Si tratta del settore scavato dal 1988 ad oggi dalla Missio
ne italo-francese.

Kom Umm el-Boreigat (Tebtynis)

che avevano in quei giorni raggiunto un grande


edificio al cui interno erano stati rinvenuti alcu
ni capitelli. Lo scavo port alla luce una grande
chiesa copta con annesso un convento304, entram
bi costruiti con materiali asportati dalle rovine
greco-romane, dai mattoni crudi agli elementi liti
ci305; le due strutture mostravano tracce di anti
chi incendi e di numerosi rifacimenti. La chiesa
(21 x 11 m) era una basilica con pronaos e con
navate a colonne, al cui centro si trovava il fonte
battesimale306; le sue pareti erano state affrescate
nel X sec. con grandi scene tratte dal Vecchio e
dal Nuovo Testamento, figure di santi e di
madonne nella loro parte superiore e con motivi
geometrici imitanti tessuti e tappeti in quella infe
riore. Durante il ripristino dell'edificio seguito ad
un periodo di abbandono, gli affreschi, ormai
sbiaditi, furono completamente ricoperti da uno
spesso strato di calce.
Le case del monastero si rivelarono piuttosto
modeste, ma in discreto stato di conservazione:
in alcune infatti vi era ancora parte del piano
superiore, costruito secondo le stesse tecniche in
uso in epoca greco-romana. Tra i vari edifici vi
era anche una piccionaia con nidi costituiti da
vasi inseriti orizzontalmente nei muri e cortili in
cui si allevavano piccoli animali. Purtroppo nella
pubblicazione di Bagnani mancano le planimetrie
degli edifici, sostituite solo in parte da una
abbondante documentazione fotografica. Questo
settore di Tebtynis si dimostr particolarmente
ricco di chiese, anche di grandi dimensioni e
decorate con affreschi e capitelli, che a partire dal
V secolo continuarono ad essere restaurate e rico
struite probabilmente fino al XIV sec., testimo
niando l'importanza del centro anche in questo
periodo307 (Bagnani 1934, p. 8; Grossmann 1991).
Nel 1934 oltre alla Missione diretta da Bagna
ni lavor a Tebtynis anche A. Vogliano per l'Uni
versit Statale di Milano (Vogliano 1966, pp. XVXVII; La Guardia 1996), al quale Anti aveva
accordato il permesso di effettuare ricerche di
papiri sia nell'abitato sia nella necropoli (Anti
1936, p. 473). A Nord del chiosco romano si rin
vennero quell'anno due grandi statue di leoni in
calcare, ben conservate e ancora sul loro alto pie
distallo; in mezzo alle zampe vi erano ancora
pesanti tracce di bruciato, lasciate da lucerne ivi
collocate probabilmente durante le processioni o i
giorni di festa. Alcuni fori sui piedistalli delle sta
tue fecero anche supporre che nelle stesse occa
sioni esse fossero addobbate con stoffe e venisse
ro coperte con un baldacchino leggero (Bagnani
1935, p. 377). Poco a Nord di tale chiosco la pavi
mentazione lastricata del dromos si interrompeva

185

in prossimit di alcuni elementi architettonici


interpretati come pertinenti ad una porta monu
mentale308, presso la quale il dromos deviava ad
angolo retto verso occidente (Bagnani 1935,
p. 379). Anche in questo tratto Est-Ovest la via era
lastricata e i suoi lati erano fiancheggiati da edifici
interpretati come deipneteria, alcuni dei quali erano
stati ricostruiti nel II d.C. in sguito ad un incen
dio e utilizzati forse da sacerdoti e da pellegrini.
Alcuni sondaggi rivelarono che la strada pro
seguiva per circa 200 m verso Ovest, in direzio
ne del deserto, e ci fece supporre che essa
ponesse in comunicazione il tempio con il
Soukheion, ovvero la necropoli dei coccodrilli
sacri, che non stata ancora oggi rinvenuta ma
che certamente esisteva309. Alcune strutture rin
venute presso la porta monumentale, tra le
quali una canaletta in calcare per l'acqua, fecero
ritenere che in origine vi dovesse essere una sorta
di bacino lustrale ad uso dei pellegrini, successi
vamente smantellato per far posto a nuovi edifi
ci310 (Bagnani 1935, p. 379, Fig. 7). In questa
stessa area erano stati impiantati in epoca copta
e araba una grande piccionaia e due forni per la
fabbricazione del vetro e della fa'ence.
Il quartiere situato ad Ovest della via pro
cessionale si rivel in sguito agli scavi come la
zona pi importante della citt di epoca romana,
poich ospitava numerosi edifici pubblici e gran
di case private. L'area, gi sconvolta dagli scava
tori clandestini, era percorsa da una strada non
pavimentata, di larghezza variabile e parallela al
304 Si tratta probabilmente dello stesso complesso monastico
parzialmente scavato da Grenfell e Hunt nel 1899 (Walters 1989,
pp. 207-208).
305 Oltre alle pietre e ai blocchi di calcare furono qui riutilizza
ti capitelli ionici e parti del tempio, tra cui blocchi del soffitto anco
ra decorato come un cielo stellato. Tra i materiali utilizzati vanno
ricordati anche i mattoni cotti, impiegati nelle volte, e il marmo bian
co venato, probabilmente di importazione, che costituiva una parti
colare vasca collocata nel pavimento di fronte ad una cappella.
306 Non mi soffermo sulla descrizione dettagliata di questo edi
ficio, per la quale rimando al rapporto di Bagnani, poich il perio
do storico cui esso pertinente oltrepassa i limiti della presente
ricerca (Bagnani 1933, pp. 122-134). Questa chiesa probabilmen
te identificabile con quella ritrovata recentemente da Gayraud (Gayraud 1992, Fig. 5, pp. 39-40).
507 Secondo Bagnani, Tebtynis sarebbe da identificare con
Qalamoun, una localit descritta da fonti medievali come il pi
importante centro cristiano-copto del Sud del Fayyum (Bagnani
1933, pp. 132-133); su questo problema cf. Walters 1989, pp. 207208; Bjrnesj 1993.
308 Tale interpretazione stata smentita dai recenti scavi della
Missione italo-francese per i quali cf. pi oltre.
309 II Soukheion di Tebtynis testimoniato dai papiri. Esso non
da confondere con la necropoli dei coccodrilli. Secondo un'ipo
tesi di E. Bresciani il Soukheion come cappella di culto poteva tro
varsi nella stessa necropoli dei coccodrilli (Bresciani 1994, p. 52).
310 Come sempre accade nel caso di rapporti di scavo brevi e
poco documentati, oggi impossibile poter stabilire la verosimi
glianza di questa interpretazione.

186

Capitolo VII

dromos, presso la quale venne portata alla luce


uriinsula i cui edifici erano stati eretti in parte
sopra i resti di un portico tolemaico. Una di que
ste costruzioni fu interpretata come un edificio
pubblico importante, ritenuto con buona proba
bilit il gmpheionn, cui si aveva accesso grazie
ad una scala in pietra. L'identificazione di questo
edificio con tale ufficio pubblico dovuta essen
zialmente alle sue caratteristiche strutturali e ad
alcuni particolari architettonici che lo diversifi
cavano dagli altri. Il tipo dei mattoni impiegati e
la loro posa in opera in corsi concavi fecero rite
nere che esso risalisse alla fine dell'epoca tole
maica; era inoltre provvisto di pilastri in pietra
squadrata e di travi di palma inseriti nella mura
tura e a protezione degli angoli (Bagnani 1935,
p. 384). Gli abitanti del luogo raccontarono inol
tre che pochi anni prima un antiquario fece ese
guire degli scavi in quello stesso punto, in cui
furono rinvenuti una grandissima quantit di
papiri, di cui una met circa and distrutta a
causa di una rivolta degli operai, mentre il nucleo
rimasto fu venduto sul mercato antiquario: gli
studi successivi rivelarono la sua pertinenza a
questo ufficio512 (Bagnani 1935, p. 385).
Fra gli edifici situati a Sud di questo gruppo
di abitazioni vi erano due case-torre, una delle
quali presentava fondazioni in pietra con reim
piego di materiali edilizi, come ad esempio parti
di colonne pertinenti ad un portico dell'inizio
dell'et tolemaica (Bagnani 1935, pp. 386-387).
Fra le due abitazioni erano stati costruiti dei
magazzini con copertura a volta, e altri granai, fra
cui uno pubblico, erano situati nell'angolo SudOvest dell'insula. Si rinvennero anche stalle ed
impianti di tipo rurale, come macine, forni per il
pane e mortai in pietra.
In tutto questo settore furono trovati nume
rosi papiri sparsi fra le rovine, ma il rinvenimen
to pi importante avvenne all'interno di una can
tina di una abitazione privata situata ad Est del
cosiddetto grapheion. Qui erano stati immagazzi
nati fra cesti e cordame un gran numero di papi
ri, circa 750, datati al II d.C., alcuni dei quali
ancora perfettamente conservati, contenenti
documenti privati e testi letterari313. Proprio per
la ricchezza del materiale papiraceo rinvenuto314,
questo quartiere fu denominato ed tuttora noto
come insula dei papiri (Vogliano 1966, pp. XVXVII). Poco pi a Nord di quest'insula ve ne era
un'altra, molto danneggiata, in cui la fronte che
dava sulla strada era ancora integra: quattro
ambienti avevano una struttura particolare, simi
le alle botteghe di Pompei, e furono perci inter
pretati come tabernae. All'interno si trovavano un

forno, delle cantine e resti di cibi cucinati come


pane, pesci di lago, conchiglie, datteri, noci,
grano e orzo (Bagnani 1935, p. 383).
Nel 1934, verosimilmente alla fine degli scavi,
l'Egyptian Air Force scatt una fotografia aerea
dell'area archeologica di Tebtynis, probabilmen
te su richiesta degli stessi ricercatori. Essa fu pub
blicata, purtroppo in dimensioni molto ridotte,
da Bagnani nel 1935 (Bagnani 1935, p. 379 Fig.
6) e riprodotta in sguito da Gallazzi315 (1989,
p. 181). questo un documento di grande
importanza per la valutazione complessiva dello
stato degli scavi e delle rovine della citt, poich
essendo stata ripresa da una quota relativamente
bassa consente di apprezzare un buon numero di
particolari topografici316.
Nel 1935'17 lo scavo prosegu nella stessa
zona dell'anno precedente, cos ricca di edifici e
di materiali, e pose in luce un grande mercato
coperto databile al II d.C.: edificato sui resti di
edifici tolemaici e romani forse fu utilizzato per
il commercio dei prodotti agricoli. Qui era anche
un piccolo bagno pubblico ben conservato (CdE
1935). Verso Sud, a fianco delle mura del tem
pio, vennero individuate alcune strutture pubbli
che, di cui quella principale era dotata di un
ampio peristilio318 con colonne originariamente di
5 1 i Secondo un recente studio non vi sono elementi per rite
nere che questo edificio fosse realmente il grapheion (Gallazzi 1990).
512 Per una diversa interpretazione cf. Gallazzi 1990.
5" Secondo Gallazzi (1990, p. 284), si tratta di materiali
ammassati in una cantina in attesa di essere utilizzati come combu
stibile. Attualmente molto difficile poter verificare la verosimi
glianza di tale ipotesi poich non sono noti i dettagli del rinveni
mento; inoltre pu sembrare poco economico accatastare materiale
destinato al fuoco in ambienti freschi e probabilmente umidi, anche
alla luce del fatto che solitamente i focolari e i forni erano situati
nei cortili delle case e non al loro interno. Tuttavia difficile imma
ginare un'altra ragione per cui questo ammasso eterogeneo di mate
riali e papiri si trovasse sul pavimento di una cantina. Un inventa
rio manoscritto di Vogliano degli oggetti trovati nel 1934
custodito presso l'Universit Statale di Milano.
314 Quasi tutti i papiri ritrovati a Tebtynis dal Vogliano entra
rono a far parte della raccolta dell'Istituto di Papirologia dell'Uni
versit Statale di Milano, mentre pochi si trovano al Museo Egizio del
Cairo. Per un loro elenco e la bibliografia relativa cf. Gallazzi 1990.
Gli oggetti si trovano invece in parte nel Museo Egizio di Torino e
in parte nelle Civiche Raccolte del Museo Archeologico di Milano.
315 La fotografia pubblicata in entrambi i casi la medesima:
essa mostra solo la parte meridionale dell'area archeologica, e non
noto se si tratti di una parte o dell'intera fotografia originale.
316 Molto rare sono le fotografie aeree di questo periodo scat
tate appositamente per lo studio delle rovine: si ricordi anche il caso
di quella di Medinet Madi purtroppo mai edita in modo corretto
(rcoli 1995, p. 186).
517 Di questa VI Campagna di scavo esiste solo un brevissimo
resoconto in CdE 1935, pp. 281-282, mentre un rapporto pi det
tagliato ma inedito custodito presso l'Istituto di Archeologia del
l'Universit di Padova, in cui anche raccolta un'ampia documen
tazione inedita degli scavi Anti-Bagnani: Gallazzi 1989, p. 187
n. 21; Id. 1995, p. 7.
318 Si tratta dell'edificio a peristilio riportato alla luce dalla Mis
sione italo-francese nelle Campagne 1994 e 1995 per il quale cf. oltre.

Kom Umm el-Boreigat (Tebtynis)

stile ionico e scanalate, che furono in vari


momenti stuccate e dipinte ad imitazione del
marmo. Una cappella al centro del colonnato
meridionale era forse destinata a contenere la sta
tua dell'imperatore, mentre ad Est fu trovato un
colonnato dorico, originariamente pertinente ad
un edificio pi antico. Sul lato Nord si rinvenne
ro alcuni magazzini con copertura a volta, di cui
uno conteneva frammenti di cartonnages di mum
mia e numerosi papiri. Fu terminato inoltre lo
scavo di tutti i deipneteria del dromos e fu cos
completata l'indagine degli edifici che si trovava
no sul lato occidentale della via sacra (Gallazzi
1989, p. 188). Un nuovo settore fu aperto ad
oriente del dromos, presso la strada decumana,
dove si rinvenne una tintoria di epoca romana.

2.3. I nuovi scavi dell'Universit di Milano e


dell'IFAO dal 1988 a oggi
Al termine di questa Campagna la Missione ita
liana si trasfer, sotto la direzione del Vogliano, a
Kom Medinet Madi, in cui da quel momento pro
seguirono gli scavi. Da allora Kom Umm el-Borei
gat non fu pi oggetto di ricerche archeologiche
fino al 1988, anno in cui gli scavi sono ripresi da
parte di una Missione congiunta dell'Universit
Statale di Milano e dell'IFAO del Cairo, sotto la
direzione di C. Gallazzi. In questo lasso di tempo
non sembra che sul sito vi siano stati scavi o ricer
che di altro tipo, poich non si ha notizia di mate
riali giunti sul mercato antiquario o nei musei dopo
gli anni Trenta: furono comunque asportati i rilie
vi del vestibolo del tempio, alcune sfingi e leoni
(Gallazzi 1989, p. 188; Id. 1995, p. 5).
Durante una visita effettuata nel 1981 dall'
quipe di E. Bresciani nel corso di una prospe
zione dei siti archeologici dell'area di El-Gharaq,
furono notati nel vicino villaggio agricolo alcuni
elementi litici antichi riutilizzati: un sostegno per
giare di epoca tardo romana, un frammento di
rilievo, un rocco di colonna fascicolata in grani
to, un capitello bizantino e rocchi di colonne in
calcare. Secondo E. Bresciani alcuni di questi
elementi architettonici potrebbero appartenere ad
un tempio di et dinastica la cui pavimentazione
in blocchi di pietra pu essere riconosciuta in
alcuni imponenti resti situati al centro dclVcsba
(Bresciani-El-Naggar 1983, p. 156, Tav. VI).
Gli scavi sono ripresi l'1 ottobre 1988 e da
allora vi si svolgono annualmente. Nel corso
della prima Campagna (1-28 ottobre 1988) si
effettu una prospezione preliminare del sito519
allo scopo di individuare le aree gi indagate

187

negli anni precedenti, tuttavia non fu possibile


stabilire l'esatta estensione della necropoli e loca
lizzare le sepolture del Medio Regno scoperte da
Grenfell (Posener-Kriger 1989, p. 311).
Il settore di scavo prescelto, mai scavato rego
larmente in passato, si colloca all'esterno dell'an
golo nord-orientale del temenos; qui furono por
tati alla luce tre edifici situati l'uno accanto
all'altro (Fig. 85). Il rapporto di scavo prelimina
re riguarda quasi esclusivamente la descrizione e
lo studio delle strutture architettoniche e ben
poco spazio riservato ai rinvenimenti (Hadji
Minaglou 1989). L'edificio scavato per intero si
rivel essere una cappella di culto (nr. 4000),
mentre gli altri due sono stati interpretati come
una casa privata (nr. 3000) e probabilmente un
edificio pubblico (nr. 5000). Quest'ultimo pre
senta la particolarit di avere un ingresso monu
mentale sul lato orientale, adorno di due colon
ne. Esso (8 x 10,6 m) si componeva di due stanze
principali, un vestibolo, comunicante con una
delle sale attraverso uno stretto ambiente, e una
scala che conduceva forse ad un piano superiore.
Due erano gli ambienti sotterranei con accesso a
botola, uno sotto la scala e l'altro sotto il corri
doio. Vi erano anche due vere e proprie stanze
sotterranee, alte da 1,80 a 2,20 m, al di sotto degli
ambienti maggiori e raggiungibili per mezzo di
una scala. Nelle stanze del piano terreno, conser
vatesi per una altezza di 2,20 m, sono presenti
varie nicchie ma nessuna finestra attualmente
riconoscibile. I rinvenimenti indicherebbero una
datazione non anteriore al I d.C.320.
La casa nr. 3000 (6,60 x 6,80 m) si compo
neva di due ambienti, in uno dei quali erano stati
costruiti una scala e un vano con nicchie la cui
interpretazione funzionale resta dubbia (Fig. 87).
Due piccole cantine si trovano al di sotto di que
sta stanza, mentre tre altri ambienti erano sotto
la stanza maggiore occidentale. L'ingresso alla
casa si trovava sul lato Sud ed era rivestito con
blocchi di pietra calcarea, come si evince da una
fotografia (Hadji Minaglou 1989, Pl. XXVa). La
casa ebbe due periodi di frequentazione, il primo,
di epoca tolemaica (I a. C.), in cui le cantine
erano in uso, e il secondo, di epoca romana (I-II
d.C.), in cui furono apportate delle modifiche. Le
cantine situate sul lato Ovest erano ambienti per
tinenti ad un edificio pi antico, databile al perio
do pretolemaico (Hadji Minaglou 1989, p. 201).

319 Per lo stato di conservazione delle varie aree ch Gallazzi


1995, pp. 5-6.
320 In questo rapporto preliminare le datazioni proposte non sono
mai discusse n viene spiegato su quali elementi esse si basino.

188

Capitolo VII

La struttura nr. 4000 (Fig. 86) stata inter


pretata come una cappella di culto dedicata pro
babilmente alla dea Isi Thermuthis (Gallazzi
1995, p. 9), che nell'ultima fase del suo utilizzo
fu adibita ad abitazione. Essa fu fondata nel III
a. C. e sub continui cambiamenti e aggiunte che
la ingrandirono progressivamente e ne mutarono
l'orientamento. Inizialmente infatti l'ingresso era
posto sul lato Sud mentre dal I a. C. fu spostato
su quello Ovest, in modo da consentirne l'acces
so direttamente dal dromos del tempio di Soknebtynis. Nel I d.C. la sua funzionalit mut e a
quest'epoca data anche la costruzione del grande
edificio nr. 5000 che le si affianca ad Est. Dal
punto di vista planimetrico la cappella ha avuto
un'interessante evoluzione procedendo da una
semplice pianta rettangolare bipartita (8 x 4,30
m) ad una quadrata (8 x 8,20 m), in cui la porta
d'ingresso immetteva in un grande cortile su cui
davano tre ambienti.
Quello centrale era la cappella di culto vera
e propria, rivestita interamente di lastre di calca
re bianco e con quattro nicchie sulla parete di
fondo (Hadji Minaglou 1989, pp. 193-200). Al di
sotto della pavimentazione in lastre di pietra
stata rinvenuta una serie di oggetti e di piccoli
monumenti, di cui solo alcuni sono stati pubbli
cati. Essi appartenevano al sacello originario, ad
una fase che precede il suo rivestimento in pie
tra, e sono dunque databili fra il III e il I a. C. Si
tratta di una piccola statua di Ieone in calcare, un
naos in miniatura modellato in argilla cruda e
dipinto con ocra rossa, una tavola per offerte in
calcare con due cavit, un bacino in calcare e un
frammento di stele anch'esso in calcare dipinto
con ocra rossa (Hadji Minaglou 1989, p. 200,
Pl. XXVI).
Dall'abitazione provengono due ostraka greci,
tre vasi e un piccolo frammento di statua in cal
care, mentre nell'edificio pubblico si rinvennero
anfore all'interno dei vani sotterranei, un timbro
in legno, lucerne, una piccola sfinge alata in cal
care, un piccolo altare con acroteri, un architra
ve con disco solare e tre papiri greci (PosenerKriger 1989, p. 312).
Contemporaneamente alle indagini sul campo
sono state avviate ricerche d'archivio in Italia per
l'esame della documentazione autografa e foto
grafica relativa agli scavi Anti 1929-35 conserva
ta all'Universit di Padova. Inoltre iniziato lo
studio degli oggetti in deposito provvisorio pres
so il Museo Egizio di Torino (Posener-Kriger
1989, p. 312).
Due sono stati i settori di indagine nel corso
del 1989 (1 ottobre- 15 novembre), entrambi ad

Est del muro di cinta del tempio (Hadji Mina


glou 1990). Il settore situato pi a Nord corri
sponde all'area indagata nel 1988 con un amplia
mento verso Est. E stata innanzitutto terminata
l'indagine dell'edificio 5000 (Fig. 88), di cui non
si conferma l'interpretazione funzionale ipotizza
ta precedentemente. Lo scavo si concentrato in
particolare sul vestibolo e sull'area esterna all'e
dificio verso oriente e si rilevato che le due
colonne dell'ingresso erano poste a fianco di esso
e svincolate dalla struttura; inoltre sul vestibolo,
che era pavimentato con lastre di calcare, si apri
vano tre porte che davano accesso agli ambienti
interni e al cortile chiuso situato sul lato Est fra
5000 e la casa 1100 (Hadji Minaglou 1990, Fig.
3). La struttura fu in uso in questo suo assetto
complessivo dal I a. C. al II d.C. circa, mentre in
un periodo anteriore al I a.C. il cortiletto Est non
era ancora stato allestito e al suo posto c'era un
vicolo; nel III a. C. l'edificio era separato dalla
cappella di culto 4000 da una strada larga 4
metri.
L'edificio che si trova ad Est di questo, il
1100 (Fig. 88), non era stato oggetto di prece
denti scavi o saccheggi poich era ricoperto da
uno spesso strato di macerie. Si tratta di una casa
privata a pianta rettangolare di 9,80 x 8,40 m
(Hadji Minaglou 1990, pp. 230-231, Fig. 3), 'com
posta di quattro ambienti separati da un lungo
corridoio che conduceva ad un cortile sul lato
settentrionale. L'ingresso principale si trovava sul
lato meridionale ed era rivestito di calcare, cos
come anche la parte inferiore di due dei muri
della stanza, interpretata come un cortile interno,
a cui esso dava direttamente accesso; gli altri due
muri perimetrali di tale stanza erano costruiti in
calcare. Uno degli ambienti era occupato da una
scala del tipo a pilastro centrale, conservata solo
nella sua rampa inferiore e costruita in mattoni
crudi ma con i gradini rivestiti in calcare; al di
sotto di essa si trovava un altro ambiente.
Le pareti in mattoni crudi erano tutte into
nacate e conservano ancora frammenti di affre
schi a soggetto mitologico all'interno delle nic
chie, mentre quelle in pietra erano rivestite di
stucco, con modanature decorative ancora par
zialmente conservate. La casa stata abitata fino
al II o agli inizi del III d.C., ma le parti in pie
tra sono databili al I a.C. e alcuni muri apparte
nevano ad una struttura precedente (Hadji Mina
glou 1990, pp. 229-230; Gallazzi 1995, p. 10).
Nel livello inferiore delle case 1100 e 5000 sono
state trovate costruzioni contemporanee alla I
fase della cappella di culto (III a.C.), mentre al
di sotto della strada che le separava sono stati

Kom Umm el-Boreigat (Tebtynis)

rinvenuti alcuni muri forse di epoca pretolemai


ca. Tutti questi edifici facevano parte di un'uni
ca insula, separata da quella situata a Sud da una
strada insolitamente ampia (larga 14 m), identifi
cata da Gallazzi con il dromos del tempio di
Osiri citato nei papiri (Gallazzi 1995, p. 10).
Nel settore di scavo (circa 400 m2) aperto a
Sud di tale strada e situato sul fianco orientale
del muro di cinta del tempio, sono state rinve
nute abitazioni appartenenti a due diversi livelli
abitativi e pertanto esse sono state denominate
2100 e 3100 superiore e inferiore^ (Figg. 89-92).
La lettura e l'interpretazione di questo settore
non sono sempre facili, soprattutto a causa delle
continue modifiche apportate alle strutture e
della loro stratificazione; perci particolarmen
te apprezzabile l'ipotesi ricostruttiva delle varie
fasi che stata proposta dagli archeologi (Hadji
Minaglou 1990, p. 233, Fig. 9). Tuttavia per la
mancanza di didascalie sulle piante pubblicate
(lettere o numeri di richiamo) risulta alquanto
difficile seguire la descrizione degli edifici e la
loro interpretazione.
Le strutture pi antiche, di cui restano solo le
fondazioni e il piano interrato, risalgono almeno
al II a.C. e sono interpretabili come due abitazioni
di pianta pressoch quadrata, circondate da vie.
La strada Nord-Sud che le separava fu ad un
certo momento chiusa e divenne un cortile. I muri
della 3100 inferiore erano spessi da 90 cm a 1 m
e in un punto stata rinvenuta una muratura mas
siccia che forse costituiva la base per una scala. I
vani conservati sono quelli di fondazione dell'e
dificio. La casa 2100 inferiore si componeva di
due parti incorporate ma costruite in momenti
diversi: l'ingresso era sul lato Est e dava su un
cortile322 interno da cui si accedeva alle altre stan
ze, una delle quali era forse una cucina, mentre
nell'angolo Sud-Est si trovava il vano scala.
In sguito ad un incendio le due case furono
completamente risistemate: quella pi ad Ovest
(nr. 3100) fu riedificata con alcuni cambiamenti
nella pianta, mentre l'altra fu completamente
sepolta con materiali di scarto e ricostruita. Nel
I a.C. entrambi gli edifici furono abbandonati per
circa un secolo e l'area fu utilizzata per il ricove
ro di animali. In sguito furono edificate le due
nuove abitazioni e la strada che si trovava a Nord
di esse fu suddivisa per formare due cortili, in cui
furono impiantati dei forni domestici. La pianta
della struttura 2100 superiore non sicura poi
ch alcuni muri sono scomparsi, mentre pi chia
ra la 3100 superiore (8,10 x 6,70 m), costituita
da tre stanze e una scala. L'ingresso era posto sul
lato Sud e vi si accedeva grazie a pochi gradini;

189

due stanze avevano il pavimento in mattoni crudi


e una presentava un rivestimento in calcare di
una delle pareti. Analogo rivestimento in pietra,
sempre di riutilizzo, si trova nell'angolo SudOvest della casa (Hadji Minaglou 1990, pp. 231232).
In una breve nota si riassumono i lineamenti
dello sviluppo urbano cos come sembra si pos
sano ricavare dall'area fino a quel momento inda
gata (Hadji Minaglou 1990, p. 234) e che a mio
parere ancora troppo ristretta per consentire
un'analisi di questo tipo. Secondo Hadji Mina
glou in epoca ellenistica gli isolati erano costitui
ti da un solo edificio e le vie erano fra loro orto
gonali, di dimensioni diverse, e orientate secondo
i punti cardinali. In generale, a parere della stu
diosa, sembra che la citt, o parte di essa, seguis
se in quest'area uno schema di tipo milesio323.
In epoca romana le strade maggiori furono man
tenute mentre quelle minori furono occupate da
vari tipi di costruzioni che contribuirono a com
pattare gli edifici in insulae (Figg. 91-92).
Anche in questo rapporto come in quello
precedente si d notizia solo delle strutture por
tate alla luce e non si accenna neppure generica
mente ai materiali rinvenuti, che restano ancora
del tutto ignoti, se si eccettua il breve elenco
pubblicato dal bollettino delle attivit annuali
dell'IFAO (Grimal 1990, p. 398). Nella casa 1100
vennero rinvenuti elementi architettonici in cal
care, lucerne, figurine in terracotta e vari papiri
in greco e in demotico databili al I-II d.C. Dal
settore Sud provengono invece diversi ostraka in
greco e in demotico, papiri e numerose statuette
in terracotta tra cui due di buona fattura raffigu
ranti Arpocrate.
Dalla terza Campagna (27 settembre-29 otto
bre 1990) in poi non sono pi stati pubblicati
rapporti di scavo preliminari, e notizie sui lavori
in corso sono date nell'mbito delle relazioni
annuali sulle attivit dell'IFAO, in cui purtroppo
321 Un terzo livello, probabilmente del III a.C., stato indivi
duato ma non scavato (Hadji Minaglou 1990, p. 233).
322 questa la seconda volta che Hadji Minaglou interpreta la
stanza d'ingresso di due abitazioni come una cour, un cortile, rite
nendo evidentemente che fosse a cielo aperto (Hadji Minaglou
1990, p. 230, casa nr. 1100). Non noto su quali elementi si fondi
una tale interpretazione. Sarebbe molto interessante un'analisi pi
approfondita di questa parte della casa, poich si tratta di un ele
mento raramente riscontrato nelle case della regione; pochi esempi
sono noti anche a Theadelphia e a Kom Medinet Ghoran, ma anche
in questo caso la loro interpretazione resta a mio parere dubbia.
323 Se per schema di tipo milesio qui si intende semplice
mente una pianta con vie ortogonali, allora tale definizione pu
essere accettata, anche se poco corretta dal punto di vista formale.
Se invece ci si riferisce ad un piano ippodameo vero e proprio,
credo che non siano ancora stati individuati a Tebtynis i requisiti
fondamentali per una tale definizione.

190

Capitolo VII

non sono pubblicate le planimetrie delle aree


scavate.
Nel 1990 stata indagata un'area di circa 400
m2 situata immediatamente a Nord-Est del tem
pio e si posto in luce uno spazio che d diret
tamente sul dromos e che doveva servire per i
visitatori del santuario e i fedeli. Nel corso di
questi lavori sono stati portati alla luce l'angolo
nord-orientale del muro di cinta del tempio e una
strada che corre lungo il suo lato orientale e che
lo separava da un edificio (Grimal 1991, p. 291).
A Sud di questo spazio sono state scavate due
case vicine datate all'epoca romana ma con livel
li sottostanti risalenti a quella tolemaica. Da esse
provengono monete, lucerne, ostraka e papiri. In
sguito si ripreso lo scavo dell'isolato indagato
l'anno precedente ed stato individuato il suo
limite orientale. Tre sono i livelli abitativi riscon
trati: il pi antico risale alla fine del IV-inizi III
a. C., cui successe una seconda fase ellenistica di
II-I a. C., seguita da una romana che va dal II al
III d.C., epoca in cui il tempio fu abbandonato
(Grimal 1992, pp. 244-245).
Si poi proceduto ad opere di restauro e di
consolidamento della cappella di culto 4000 e si
iniziato un lavoro di verifica dello stato attuale
del tempio e un confronto con la documentazio
ne planimetrica (pianta di F. Franco 1:200) e
fotografica degli anni Trenta. Tale studio, a cura
di V. Rondot, ha portato al riconoscimento di
alcune parti del tempio che erano state erronea
mente interpretate da Anti e Bagnani come strut
ture sotterranee pertinenti ad un santuario di
epoca anteriore e che si sono invece rivelate di
epoca piuttosto tarda, come risulta dall'esame del
tipo di muratura (Grimal 1991, p. 292): si tratta
di un muro e di una pavimentazione in pietra che
si trovano 2,80 m pi in basso del livello del dro
mos e che facevano parte di una cripta. L'esame
della documentazione Anti ha inoltre rivelato che
l'area del tempio era stata completamente scava
ta dalla Missione italiana e che alcune sue parti
in pietra e in mattoni crudi allora esistenti sono
oggi scomparse. Si inoltre potuto stabilire che
tutte le strutture attualmente visibili nel tempio
vero e proprio sono le fondazioni e parte di pavi
mentazioni delle cripte, databili al III a. C. Per
confronto con il tempio di Qasr Qarun si pu
pensare che anche quello di Tebtynis fosse una
costruzione in forma di parallelepipedo con due
sale centrali, cui corrispondevano cripte nel sot
tosuolo, e con il naos sul fondo.
La Missione del 1991 (16 settembre-30 otto
bre) concentr il lavoro sul dromos indagando l'a
rea prospiciente la cappella di culto nr. 4000 e

liberando dalla sabbia il chiosco romano (Grimal


1992). Quest'ultimo all'interno di una vasta area
circondata da un muro di cinta, situata immedia
tamente a Sud del braccio occidentale del dromos.
Particolare interesse ha suscitato il suo sistema di
pavimentazione, costituito da due pavimenti in
pietra, di cui quello inferiore costituiva un fondo
preparatorio, posti in opera con grande cura. Si
anche potuto stabilire che le due strutture massicce che segnano la fine del dromos e che erano
state interpretate da Bagnani come i resti di una
porta monumentale erano invece le basi per due
sfingi (Grimal 1992, p. 243).
Si continuato anche lo scavo della piazza a
Nord-Est del tempio, rivelatasi di grande esten
sione; il limite orientale non stato comunque
ancora raggiunto. Nella sua parte occidentale si
potuto constatare un notevole insabbiamento
risalente all'epoca romana, segno evidente che in
questo periodo il deserto non era lontano dalla
citt. Qui sono stati trovati pi di 60 animali
domestici sacrificati e sepolti nella sabbia forse
come offerta rituale324. E stato inoltre posto in
luce il muro Est del temenos ed proseguita l'in
dagine dell'isolato limitrofo iniziata l'anno prece
dente, in cui sono state indagate tre nuove case
ed stato rinvenuto un muro di cinta lungo 28
metri (Fig. 94). La casa nr. 3200, situata nell'an
golo Nord-Est dell'isolato325, testimonia tre fasi
edilizie: la prima (3200-1) dell'inizio dell'epoca
ellenistica (fine del IV o inizi del III a. C.), una
seconda ancora ellenistica (3200-11) e una terza
di epoca romana (3200-III). La 3200-1 si fonda
parte sulla sabbia e parte sulla roccia, di pian
ta quadrata e al suo interno vi erano anche due
silos quadrati, con copertura a cupola, aperti
nella parte superiore. Al momento della costru
zione della 3200-11 (inizi del II a. C.) i vani di
questa abitazione vennero riempiti, ma una parte
dei muri fu utilizzata come fondazione per la
nuova struttura, che ripete nella pianta il peri
metro della precedente. La casa III, abitata dalla
seconda met del I d.C. fino alla fine del II-inizi
III d.C., costituisce un innalzamento della II; ad
essa si accedeva sul lato Nord per mezzo di una
scala in pietra, ma vi era anche un ingresso
secondario (Grimal 1992, p. 246).
Anche la casa nr. 5300 presenta tre fasi abi
tative, di cui la meglio conservata quella corri
spondente all'ultima fase di epoca romana, che

524 Lo studio zoologico non ancora stato effettuato, ma sono


stati riconosciuti cani, gatti, caprini e ovini (Grimal 1992, p. 244).
325 Di questi ultimi ritrovamenti non stata pubblicata alcuna
planimetria.

Kom Umm el-Boreigat (Tebtynis)

presenta anche alcune particolarit di grande


interesse326. Vi si trova una cantina con copertu
ra a volta a botte molto ben conservata, cui si
accedeva grazie a una scala con gradini in pietra
calcarea. Gli ingressi alla casa erano due, uno
principale sulla strada ad Est, che dava in un pic
colo cortile i cui muri erano rivestiti nella parte
bassa con lastre di pietra, e uno secondario sulla
via fiancheggiante il temenos, che immetteva su
un pianerottolo della scala (Grimal 1992, p. 247).
Un forno domestico era situato in un cortile late
rale. L'abitazione come tutto il quartiere di cui
faceva parte venne abbandonata alla fine del
II secolo o all'inizio del III d.C.
A Sud della 5300 stata portata alla luce
un'altra abitazione privata, la nr. 6300, che pre
senta un stratificazione analoga alle precedenti.
La casa di epoca romana certamente la meglio
leggibile e ha conservato tre cantine con volta a
botte, raggiungibili tramite botole, in una delle
quali stato rinvenuto fra i materiali di un'anti
ca discarica un piccolo archivio familiare di papi
ri datato al regno di Marco Aurelio (Grimal
1992, p. 248).
Durante questa Missione si svolta anche una
prospezione di superficie dell'area abitata duran
te l'epoca bizantina e araba, al fine di stabilire,
sulla base di campioni di ceramica, la cronologia
di tale insediamento. Lo studio della ceramica di
superficie ha permesso di stabilire che con ogni
probabilit non vi stato uno iato fra l'epoca
bizantina e quella araba e che il sito stato abi
tato fino all'epoca fatimida (XII secolo). Succes
sivamente, dall'epoca mamelucca in poi, l'area fu
abbandonata anche se non si pu escludere che
sia avvenuto uno spostamento dell'abitato327 (Gri
mal 1992, pp. 249-250; Gayraud 1992).
Nel 1992 la Campagna di scavo ebbe una
durata di circa 2 mesi (13 settembre-2 novem
bre), durante i quali sono stati effettuati diversi
interventi (Grimal 1993). Innanzi tutto si con
tinuato lo studio del dromos e dei suoi chioschi:
stata completata la rilevazione in pianta del
vestibolo in pietra, in scala 1:50, e si iniziata la
stessa operazione per il chiosco tolemaico328, in
scala 1:20, e anche di alcune parti del dromos
(scala 1:50). Lo studio del vestibolo ha portato
alla conclusione che esso fu ricavato ampliando
la pavimentazione del dromos in un periodo suc
cessivo alla costruzione del tempio, datata al
regno di Tolemeo I. Tre sondaggi effettuati sul
dromos in punti in cui mancava la pavimentazio
ne hanno consentito una prima ricostruzione
della sua storia: quella attuale il frutto di un
restauro che risale all'epoca romana (fine del I o

191

inizi II d.C.) di un dromos probabilmente con


temporaneo alla fondazione del tempio (Grimal
1993, pp. 466-467).
stato anche ripreso lo scavo del quartiere
che si estende ad Est del tempio (Fig. 93), lungo
il lato meridionale della grande strada che si diri
ge verso Est329, dove gi durante le precedenti
campagne di scavo erano stati trovati alcuni inte
ressanti edifici. Le nuove case rinvenute confer
mano le tre fasi costruttive cui fu soggetta que
sta parte dell'abitato, ma hanno anche apportato
nuovi elementi utili per la comprensione dell'e
voluzione urbana di un periodo fino ad allora
poco noto e circoscritto tra la fine del I a. C. e il
I d.C.
La casa pi importante fino ad ora posta in
luce a Tebtynis la 2400, a pianta quasi quadra
ta; essa misura 15,70 x 13,60 m ed situata sulla
grande via sopra citata. I suoi muri perimetrali
sono spessi 1,60 m mentre quelli di tramezzo
sono di 1 m, misure che fanno ipotizzare la pre
senza di piani superiori, forse due, oltre il piano
terreno. La casa conservata per tutto il piano
interrato e parte del piano terreno, quest'ultimo
suddiviso in 8 ambienti fra i quali un corridoio e
una scala; nel sottosuolo vi sono invece 3 stanze
e un corridoio (Grimal 1993, pp. 468-471; Gallazzi 1995, p. 15). Le fondamenta dell'edificio si
inseriscono profondamente nei livelli ellenistici,
parte dei quali sono stati sconvolti per la costru
zione delle cantine, profonde circa 2,50 m e rag
giungibili per mezzo di botole. In una di esse,
completamente intatta e conservante ancora la
soffittatura, stato ritrovato del legname accata
stato tra cui travi squadrate, assi lunghe fino a
3 m e due serramenti per finestre di fattura piut
tosto raffinata e fino ad oggi unici, con sbarre
sagomate in forma di piccole colonne e battenti
per la chiusura (Grimal 1993, p. 469 Fig. 8; Gallazzi 1995, p. 16). Tra gli oggetti rinvenuti nelle
326 Essa conserva le cantine e parte del piano terreno per un'al
tezza di ca. 1,80 m: Gallazzi 1995, p. 11.
327 Se tale spostamento vi fu deve essere avvenuto in direzio
ne delle coltivazioni attuali, poich nell'area desertica circostante
non risulta che ci siano altre rovine.
328 C. Gallazzi riuscito a ritrovare le planimetrie disegnate
negli anni Trenta da F. Franco, tuttavia a causa della loro scarsa
precisione non sono state utilizzate per questo lavoro. Esse sono
state comunque copiate per una loro migliore conservazione
(Grimal 1993, p. 465, n. 27).
329 Essa stata identificata da Gallazzi con la strada che con
duceva ad un santuario del dio Osiri citata nei papiri. Le sue dimen
sioni cos come quelle della grande piazza cui si fa spesso riferi
mento non sono note. Purtroppo anche nella relazione del direttore
dell'IFAO relativa ai lavori effettuati nel 1992 mancano piante di
riferimento, anche se ad essa dedicato un pi ampio spazio che
in passato. La mancanza di fotografie e di planimetrie degli edifici
ampiamente descritti rende assai poco utilizzabili questi resoconti.

192

Capitolo VII

cantine sono da elencare alcuni papiri e ostraka,


gioielli e manufatti di uso domestico.
L'ingresso principale della casa si trovava sul
lato Nord ed era collocato ad un'altezza di circa
1 m sul livello della strada, ma le scale d'accesso
sono scomparse330; circa a questa altezza doveva
trovarsi il pavimento del piano terreno, testimo
niato soltanto da alcuni frammenti di travetti e
dai loro fori di sostegno, che formavano contem
poraneamente il soffitto piano delle stanze sot
terranee. Due o tre stanze erano probabilmente
aperte, prive di soffitto e dunque definibili come
cortili331; i piani superiori dovevano pertanto svi
lupparsi solo al di sopra delle altre quattro stan
ze. Questa struttura, che somiglia alle case-torre
descritte nei papiri, fu fondata nel I d.C. e
abbandonata probabilmente alla fine del II d.C.
(Gallazzi 1995, p. 16); molti dei suoi materiali
edilizi furono successivamente asportati e i suoi
ambienti in rovina furono comunque frequentati
a lungo.
Altri due edifici, la casa nr. 5400 e una strut
tura dalla funzione incerta (nr. 4400), sono stati
indagati in questa zona. Anche per tale abitazio
ne sono state riconosciute tre fasi abitative prin
cipali corrispondenti nella datazione a quelle
delle case sopra descritte. Nelle due fasi pi
recenti le case furono costruite utilizzando e
inglobando i resti di quella pi antica.
L'edificio 4400, contemporaneo alla casa-torre
2400, presenta caratteristiche del tutto nuove che
rendono assai difficile una sua interpretazione
funzionale, come ad esempio la notevole profon
dit dei muri di fondazione e la presenza all'in
terno di una stanza di sedili per due persone cia
scuno collocati lungo tre dei suoi lati. La
presenza di tali sedili, costituiti da alveoli lunghi
circa 1 m, profondi 40 cm e separati da colon
nette, ha fatto supporre che si trattasse di una
sala per riunioni (Grimal 1993, p. 473).
Assai poco chiara a causa della mancanza di
planimetrie dettagliate la descrizione di un
insieme di strutture e di edifici molto complessi
definito come il recinto (ca. 28 x 33,50 m).
Costruito all'inizio del II a. C., esso fu abbando
nato alla met del I a.C. Per il momento non
stata avanzata alcuna ipotesi sulla funzionalit sia
del complesso, che stato scavato solo in parte,
sia delle singole aree e degli edifici di cui si com
pone. In sguito al suo abbandono sembra esse
re stato oggetto di scavi antichi per il recupero
di terriccio o di altro materiale. Esso si presenta
come uno spazio aperto circondato su tre lati da
muri di recinzione, di cui uno era gi stato por
tato alla luce nel 1991 (Fig. 93). Al suo interno,

lungo i muri perimetrali Ovest e Sud, sono inol


tre stati rinvenuti numerosi focolari, sia prece
denti sia successivi al suo abbandono, che pre
sentano la particolarit di essere stati spenti
prima che il combustibile fosse terminato; nello
stesso luogo si rilevata la presenza di ripari leg
geri e di pavimentazioni (Grimal 1993, p. 475).
Lo scavo della strada che corre lungo il muro
Est del temenos ha permesso di individuare l'in
gresso orientale del tempio, gi rinvenuto negli
anni Trenta durante gli scavi italiani, ma di cui
non si avevano notizie precise. Una rampa pavi
mentata consentiva l'accesso a questa porta
durante la prima fase ellenistica, mentre in sgui
to la soglia fu rialzata, come spesso accadeva a
causa dell'innalzamento del livello stradale. L'oc
clusione della parte inferiore della porta fu inter
pretata dal Bagnani come una sua completa chiu
sura, mentre sembra pi probabile che si sia
trattato soltanto di una modifica, anche se una
valutazione sicura non possibile a causa della
mancanza della parte alta del muro di cinta; si
pu tuttavia affermare che la porta era ancora in
uso in epoca romana (Grimal 1993, p. 478).
Un primo sondaggio stato effettuato da
R.-P. Gayraud nella zona bizantino-araba, sul cos
detto kom 1, una grande collina situata a Nord
dell'insediamento greco-romano e del dromos. La
stratigrafia conferma i dati ottenuti dallo studio
dei campioni di ceramica raccolti in superficie
l'anno precedente: il livello pi recente risale al
X-XI secolo, mentre il pi antico fino ad ora rag
giunto (il XV) del VII-VIII sec. (Grimal 1993,
p. 481).
Per la prima volta stata edita nel 1993 una
sintesi relativa alla ceramica ritrovata nel corso
dei nuovi scavi di Tebtynis, di estremo interesse
data la carenza di dati di questo tipo provenien
ti da scavi di siti del Fayyum condotti con rigo
re stratigrafico. Nei livelli pi bassi sono stati tro
vati un askos attico a vernice nera datato alla
met del IV a. C., un fondo di anfora egea dello
stesso periodo e ceramica di tradizione egiziana
e di imitazione greca. Durante il II e I a. C. le
morfologie e le tecniche greche sono entrate pie
namente in uso anche se si nota ancora il man
tenimento di alcune tradizioni locali. Con l'in
gresso in Egitto delle sigillate orientali alla fine
del II a. C. si assiste nel I a. C. -I d.C. ad una pro
duzione fortemente influenzata da esse. Con il
350 Solitamente a Tebtynis queste scale esterne erano sempli
cemente appoggiate al muro, pertanto la loro asportazione pu esse
re avvenuta senza lasciare traccia.
331 Non mi pare che vengano apportati elementi decisivi per
una tale interpretazione.

Kom Umm el-Boreigat (Tebtynis)

periodo romano si introducono forme e tecnolo


gie diverse da quelle ellenistiche, come l'uso di
argille calcaree grossolane e di tipi anforici che si
discostano dalle forme rodie. Alla seconda met
II-inizi III d.C. risalgono i vasi per acqua con
decorazione sommariamente dipinta.
Si riscontrano anche ceramiche di importa
zione, come la sigillata orientale A, anfore rodie,
campane e tripolitane. L'importanza e il grande
numero delle statuine in terracotta rinvenute in
questi anni di scavo riaprono la problematica
relativa ai luoghi di produzione della coroplastica del Fayyum e ai suoi rapporti con la produ
zione alessandrina (Grimal 1993, pp. 479-481).
La Campagna del 1993 (11 settembre-1
novembre) stata decisiva per la comprensione
di diversi settori la cui indagine era iniziata l'an
no precedente (Grimal 1994). In particolare si
potuto chiarire la situazione stratigrafica e fun
zionale delle strutture interne al recinto e si
stabilito che esso fu costruito nella prima met
del II a. C., ma si fonda su due strutture prece
denti, presso le quali vi era un recinto di minori
dimensioni (ca. 10,40 x 16,80 m).
Questi due edifici, di cui uno era probabil
mente una casa-torre quadrata di 12 m di lato e
con pareti spesse 1,65 m332, sono databili proba
bilmente alla fine del IV a. C. ed erano separati
da vie. La casa-torre si conserva solo per il livel
lo interrato, fra i cui ambienti due erano certa
mente delle cantine, una con copertura a volta e
l'altra con soffitto piano (Grimal 1994, pp. 412413). Nella sua pianta333 si riconoscono gli ele
menti caratteristici delle case della prima fase
ellenistica, con una massiccia muratura in uno
degli angoli che doveva forse sostenere una scala.
Tutto il recinto fu ad un certo punto raso al suolo
e in quest'area aperta, continuamente frequenta
ta, fu installato il nuovo recinto.
Lo scavo ha inoltre posto in luce strutture
ancora precedenti, appartenenti al periodo pre
tolemaico. Si tratta di due edifici sovrapposti, di
cui restano solo le fondamenta e i cui mattoni si
sono mal conservati a causa dell'umidit334; non
stato possibile per il momento stabilire data
zioni precise, ma il pi recente, che si fondava
sulle rovine dell'edificio precedente, fu demolito
al momento della costruzione del temenos del
tempio, per creare un'area di rispetto costituita
dalla via che fiancheggia il suo lato orientale e
che ha una larghezza di 3,50 m. La costruzione
del tempio e quella del primo recinto sono con
temporanee (fine IV-inizi III a. C., Grimal 1994,
p. 415). Uno di questi edifici di epoca preelleni
stica il pi grande fino ad oggi rinvenuto a

193

Tebtynis: misurava 170 m2, aveva i muri perime


trali spessi quasi 2 m e si articolava in una deci
na di stanze (Gallazzi 1995, p. 18).
Nel II a. C. la costruzione sull'area di un
nuovo e pi ampio muro perimetrale del cosid
detto recinto e contemporaneamente di edifici al
suo interno rispondeva certamente ad un piano
preciso: di forma trapezoidale, il recinto misura
va 31,25 x 33,55 x 28,10 x 28,05 m ed era cir
condato su tre lati da vie; l'ingresso si trovava
probabilmente sul lato Sud (Grimal 1994,
p. 411). Al suo interno si trovano spazi liberi ed
edifici, uno dei quali presenta una struttura del
tutto singolare che stata interpretata come una
torre a pianta quadrata di 5,20 m di lato.
I papiri ritrovati all'interno dell'area testimo
niano che si trattava di un acquartieramento della
polizia del deserto e della torre degli Eremophylakes e che quindi era un posto di dogana per
uomini e mercanti in arrivo o in partenza da
Tebtynis per la via del deserto. In quest'ottica
ben si spiegano i numerosi focolari rinvenuti,
appartenenti a campi di sosta provvisori (Grimal
1994, p. 411). Presso il lato Nord del recinto vi
era anche un altro edificio, la cui pianta suggeri
sce una sua interpretazione come abitazione, in
cui probabilmente alloggiava il responsabile della
dogana; la torre infatti aveva semplicemente una
funzione di posto di guardia (Grimal 1994,
p. 412). Il recinto cadde in disuso probabilmen
te all'inizio dell'epoca romana, ma la torre di
guardia rimase forse in funzione fino al II d.C.
(Gallazzi 1995, p. 17).
Le fosse che ne sconvolsero la stratigrafia e di
cui si diede gi notizia nel 1992 erano probabil
mente opera dei sebbakhin arabi di epoca medie
vale, come attesta una lettera in arabo ritrovata
fra i materiali di sterro e databile al XII-XIII
secolo (Grimal 1994, p. 415). Purtroppo non si
fa alcun cenno agli oggetti rinvenuti.
Un sondaggio effettuato nell'area ad oriente
del temenos e a Sud del recinto ha rivelato la pre
senza di notevoli quantit di scarti derivati dalla
lavorazione della pietra calcarea, che sembrano
testimoniare la preparazione in situ dei blocchi
destinati alla costruzione del tempio. Parte di
queste scaglie erano state disposte in strati in

552 I muri esterni erano costruiti con una tecnica particolare:


ogni due corsi di mattoni vi era uno strato di elementi vegetali tenu
ti insieme da malta (Grimal 1994, p. 413).
335 Le planimetrie di questi edifici sono ancora inedite e per
la loro descrizione ci si basati esclusivamente su Grimal 1994 e
Gallazzi 1995.
534 I mattoni di questi edifici erano costituiti di un impasto
privo di elementi vegetali (Grimal 1994, p. 415).

194

Capitolo VII

modo da costituire una sorta di pavimentazione


presso l'ingresso orientale del temenos (Grimal
1994, p. 416). La presenza di sabbia eolica stra
tificata in tutta quest'area e l'assenza di edifici
testimoniano che il recinto si trovava al limite
meridionale dell'abitato, lambito dal deserto.
Durante questa Campagna sono stati inoltre
portati a termine lo studio e il rilievo del tempio
(Grimal 1994, pp. 417-419) ed stato possibile
stabilire che la via processionale attuale, che
frutto di un restauro di epoca romana di un dromos contemporaneo alla fondazione del tempio,
risale al pi tardi al regno di Augusto. Nuovi son
daggi effettuati nella sua parte Nord hanno rive
lato che il dromos pi antico giungeva almeno
fino al lato meridionale del cortile del chiosco
romano ed probabile, anche se non dimostra
bile, che i due leoni risalgano anch'essi a questo
periodo e si trovassero originariamente all'in
gresso della via processionale.
Gli scavi effettuati a Nord della fine della
pavimentazione del dromos hanno posto in luce
un forno per la cottura della ceramica databile
al V-VI d.C. e negli strati inferiori sono state rag
giunte le fondazioni su cui poggia la pavimenta
zione del viale. Si tratta di vere e proprie strut
ture in muratura a cassoni che dimostrano come
in questa zona il dromos sia stato costruito su un
terreno in pendenza verso Nord; per colmare il
dislivello e mantenere la pavimentazione in piano
furono necessarie opere di costruzione che ven
nero successivamente interrate. Analoghe strut
ture sono state rinvenute al di sotto del braccio
occidentale del dromos, in cui si notato molto
chiaramente che i loro muri di fondazione scen
dono molto pi in profondit sul versante Nord
rispetto a quelli del lato opposto, confermando
l'esistenza di un dislivello al limite settentriona
le della citt romana. Tale dislivello fu probabil
mente utilizzato quale discarica da una parte del
l'abitato, come sembrano testimoniare la
presenza di strati di cenere (Grimal 1994,
p. 419).
Il sondaggio nell'area arabo-bizantina con
tinuato anche quest'anno con l'indagine di strut
ture del IX e X secolo (Grimal 1994, pp. 419420).
Durante la settima Campagna di scavo, svol
tasi fra il 10 settembre e il 31 ottobre 1994 (Gri
mal 1995), si continuato lo scavo nel settore ad
Est del temenos del tempio, sia nella via che lo
separa dal recinto sia nell'angolo Nord-Ovest del
recinto stesso, in cui sono stati esplorati i livelli
profondi (Fig. 95). Qui sono state rinvenute le
fondamenta di un edificio a pianta quadrata

(10,40 x 10,10 m) anteriore alla fondazione del


tempio e datato alla fine del IV a. C., al di sotto
del quale sono stati riconosciuti i resti delle fon
dazioni di un edificio preesistente e dunque data
bile alla fine dell'epoca dinastica. L'orientamento
dei vari edifici stratificati testimonia che almeno
in questa zona le abitazioni dell'inizio dell'epoca
ellenistica furono costruite seguendo gli assi del
l'abitato "faraonico", che cambiarono solo in
sguito alla fondazione del tempio, la quale
impresse un nuovo orientamento alla citt335 (Gri
mal 1995, pp. 589-590).
Particolarmente importante per la serie di rin
venimenti cui ha dato luogo stata la prosecu
zione degli scavi nella strada che fiancheggia il
lato orientale del temenos. Analogamente >a!P an
no precedente sono state rinvenute stratificazio
ni di scarti di lavorazione del calcare che testi
moniano successive sistemazioni dell'area
templare dal IV a. C. al regno di Augusto e una
discarica ricca soprattutto di un grande numero
di documenti scritti, documentari e letterari, rela
tivi alla vita del tempio: centinaia di frammenti
di papiro e 600 ostraka in ieratico, demotico,
greco e aramaico.
Un nuovo settore di scavo stato aperto di
fronte alla cappella di culto nr. 4000, ad Ovest
del dromos, per riportare alla luce e documenta
re l'edificio con peristilio rinvenuto dalla Missio
ne italiana nel 1935. Si tratta di un edificio in
mattoni crudi di m 35 x 22 al cui centro si tro
vava un cortile a peristilio in pietra (18,30 x
14,20 m) con colonne in stile ionico, di cui si
conservano gli stilobati, alcuni rocchi e un capi
tello. Una ristrutturazione dell'edificio testimo
niata dall'abbattimento dei muri di intercolumnio, dalla stuccatura delle colonne e dalla
costruzione di una nicchia al centro del lato meri
dionale. La sua destinazione d'uso ancora incer
ta mentre la sua cronologia sembra attestarsi tra
il I a.C. e il I d.C. (Grimal 1995, pp. 590-591,
Fig. 14).
Si inoltre concluso lo scavo del settore
arabo della citt aperto nel 1992. L'edificio por
tato alla luce fu costruito nel IX secolo su parti
di muri distrutti pertinenti a strutture abbando
nate nel III d.C. e fu repentinamente abbando
nato a causa di pesanti crepe e distorsioni dei
muri (Grimal 1995, p. 603).
Nel corso della Campagna 1995 (9 settembre31 ottobre) lo scavo proseguito ad Est del
cosiddetto recinto ed ha posto in luce tre edifici
335 Una planimetria di questo settore in Marchand 1996,
p. 172 (Fig. 95).

Kom Umm el-Boreigat (Tebtynis)

abbastanza ben conservati (Grimal 1996)536. La


casa nr. 2700, cui si accedeva dal lato Nord, di
pianta rettangolare (9,50 x 8,80 m) ed suddivi
sa in sette ambienti; una scala conduceva al piano
superiore e un cortile esterno (9,65 x 4,70 m)
recintato era raggiungibile solo dall'interno del
l'edificio. In esso sono stati trovati cinque forni
per il pane e una mangiatoia doppia per anima
li. Una cantina sotterranea con copertura a volta
era accessibile per mezzo di un pozzetto vertica
le la cui botola, situata in uno degli ambienti del
settore Ovest dell'abitazione, era protetta da un
muretto. Al di sotto del corpo dell'abitazione non
sono stati rinvenuti edifici di epoca precedente,
di cui invece alcuni resti sono stati trovati al di
sotto del cortile. Le fondazioni dell'edificio scen
devano al di sotto dei pavimenti per 60-80 cm.
Esso fu fondato all'inizio del II a. C. e rimase in
uso fino al regno di Augusto.
A Sud di questa casa ne sono state scavate
altre due, in cattivo stato di conservazione: la pi
antica (nr. 4700) fu abbandonata nella seconda
met del II a.C. e su parte dei suoi resti si appog
gi la nr. 5700, fondata sbito dopo il suo abban
dono. L'ingresso della 4700 (8,60 x 8,50 x 6,80
x 7,10 m), situato nell'angolo Nord-Est, era rial
zato rispetto al piano stradale e lo si raggiunge
va per mezzo di tre gradini; all'interno dell'abi
tazione i resti di una scala a pilastro centrale
indicano la presenza di un piano superiore. La
5700, il cui ingresso originale si trovava sul lato
Sud, era una casa molto modesta e di essa si con
serva solo la parte sud-orientale, in cui sono stati
rinvenuti due forni da cucina sovrapposti.
Al di sotto di alcuni muri delle case 2700 e
4700 sono stati trovati diversi vasi, tra i quali
anche grandi giare, deposte intenzionalmente nei
livelli di fondazione; allo stesso modo sono state
scoperte fosse con depositi di mattoni al di sotto
di 4700 (Grimal 1996, p. 525).
E inoltre proseguita l'indagine a fianco del
muro di cinta orientale del tempio di Soknebtynis, nell'area a Sud della porta di ingresso latera
le gi posta in luce in precedenza. Nessun edifi
cio stato rinvenuto, ma solo strati di detriti di
diversa natura inframezzati da lenti di sabbia eoli
ca, accumulatesi fra il II a.C. e il II d.C. Di par
ticolare interesse stato il rinvenimento in una
trincea di fondazione del temenos di un sarcofa
go in argilla cruda grossolanamente modellato,
contenente la mummia di un uccello.
stato poi ampliato il settore di scavo ad
Ovest del dromos, in un'area gi scavata dalla Mis
sione di Anti, nella quale nel 1994 era stato nuo
vamente posto in luce un edificio a peristilio. Lo

195

scopo di questo scavo era di ripulire l'area dalla


sabbia depositatasi recentemente per poter studia
re e documentare con piante di dettaglio in scala
1:20 e 1:50 il complesso di edifici connessi con il
peristilio (Grimal 1996, pp. 526-534). Ad Ovest
del cortile a peristilio stata rinvenuta un'ampia
corte certamente connessa con esso, in cui vi sono
le fondazioni di un edificio di pianta quadrata
(18,50 x 17 m), forse una torre.
L'intero complesso, che copre un'area di pi di
1000 m2 (ca. 42 x 25 m), fino ad ora di una tipo
logia non riscontrata altrove nel Fayyum. Contro il
suo muro settentrionale fu costruita una serie di
magazzini con copertura a volta, solo parzialmen
te posti in luce, e collegati da un vicolo Est-Ovest
che conserva ancora tracce di un incendio. All'in
terno del peristilio la pavimentazione era in terra
battuta e solo la parte orientale aveva un rivesti
mento bianco; numerosi fori nella pavimentazione
sembrano indicare la presenza di recipienti e di
attivit cultuale (Grimal 1996, p. 529). Nonostan
te la mancanza di una stratigrafia intatta stato
possibile stabilire grazie allo studio della ceramica
che l'edificio a peristilio era in uso durante il I a.C.
Sotto il pavimento vi era uno strato di sabbia
gialla, sotto il quale vi era uno strato costituito da
frammenti di mattoni dovuti alla demolizione di
una struttura precedente costruita con mattoni di
colore grigio di grandi dimensioni537. Di esso
rimangono le strutture di fondazione (profonde
2,40 m) e alcune cantine, due con copertura a
cupola e interpretate come silos, altre con coper
tura piana. Le tecniche costruttive e la tipologia
dei mattoni suggeriscono una datazione al III a.C.,
mentre strutture ancora pi antiche sono state
individuate al di sotto di questo edificio.
Le fondazioni del peristilio sono risultate di
diversa costruzione, decisamente pi solida la
parte nord-orientale, tanto da potersi ritenere il
frutto di due diverse fasi edilizie.
La ripulitura dell'area frontale del tempio,
compresa fra il vestibolo e l'isolato occidentale,
anch'essa gi scavata negli anni Trenta, ha con
sentito di capire meglio la successione cronologi
ca dei vari edifici che vi si affacciavano. stata
infatti trovata al di sotto del deipneterion che si
frappone fra il dromos e l'edificio a peristilio una
scala di 9 gradini in calcare che collegava la via
processionale a quest'ultimo edificio. Tale scala,
336 Anche in questo resoconto dei risultati ottenuti dalla Mis
sione non sono state pubblicate le planimetrie, nemmeno somma
rie, delle aree e degli edifici posti in luce, n si rendono noti gli
oggetti trovati.
337 Solo la lunghezza di questi mattoni nota: da 36 a 38 cm
(Grimal 1996, p. 530).

196

Capitolo VII

che in origine doveva avere 10 o 11 gradini, sali


va verso Ovest di 1,60 metri, tanto era il dislivel
lo tra il dromos e l'edificio a peristilio. Durante il
regno di Augusto, nel momento in cui fu edifica
to il vestibolo del tempio, l'area fra questo e l'e
dificio a peristilio era ancora vuota e perfetta
mente in piano; in sguito si accumul uno strato
di sabbia eolica spesso da 1 a 1,5 m con una pen
denza che saliva da Est verso Ovest su cui, pro
babilmente nel II d.C., fu costruita una piccola
struttura quadrata dipinta di bianco. Contempo
raneamente si insabbi anche la gradinata situata
pi a Nord sul dromos e fu costruito (II d.C.)
davanti all'ingresso dell'edificio a peristilio un deipneterion; a quell'epoca probabilmente il peristi
lio era gi caduto in rovina e vari suoi elementi
litici furono reimpiegati nelle costruzioni vicine.
E dunque chiaro che l'edificio in stile greco
era direttamente connesso con il dromos ed
anteriore al deipneterion\ resta da accertare se la
scala terminava sul dromos di epoca romana o su
quello di epoca tolemaica situato al di sotto. La
sua posizione sul dromos di fronte alla cappella
di Isi Thermuthis (nr. 4000), la sua vicinanza col
tempio di Soknebtynis e le sue particolarit archi
tettoniche concordano nel suggerire una funzio
ne religiosa connessa con culti greci, forse rivol
ti alla dinastia dei Tolemei. In sintesi si pu
ritenere che esso sia stato fondato nel II a. C. e
modificato nel I a. C. durante il regno degli ulti
mi Tolemei o di Augusto.
Tra i rinvenimenti maggiormente degni di
menzione di questa Campagna sono numerosi
ostraka e papiri in greco e in demotico prove
nienti dalla discarica situata ad Est del tempio, tra
i quali documenti e testi letterari databili tra il III
a.C. e il I d.C.; numerosi anche gli ostraka figu
rati (Grimal 1996, p. 534). Prosegue con risultati
particolarmente significativi lo studio della cera
mica, soprattutto di quella proveniente dai livelli
pi antichi (Marchand 1996); di grande rilievo
anche il vasellame in legno di cui sono ormai
numerose le tipologie rinvenute. Dallo studio
della ceramica proveniente dal settore di scavo di
epoca islamica (IX-X sec.) si potuto stabilire che
il Fayyum importava vasellame dai grandi centri
di produzione del Medio Egitto, del Delta e
anche della Nubia, ma era a sua volta produttore
ed esportatore di ceramica (Grimal 1996, p. 574).

3. Le necropoli
Nella Campagna del 1899-1900, Grenfell e
Hunt non si limitarono a scavare nel centro

abitato, ma si spinsero nel deserto, verso Sud,


dove individuarono due necropoli, di cui una di
coccodrilli. Lo scavo della necropoli ebbe una
durata di due mesi e mezzo, durante i quali i due
ricercatori inglesi asseriscono di aver trovato
quattro gruppi di tombe di epoca dinastica con
datazioni che vanno dalla XII dinastia in poi
(Grenfell-Hunt 1900; Iid. 1901a, p. 377). Le
sepolture di epoca romana restituirono numero
si portrait heads di mummia, mentre quelle
tolemaiche, senza dubbio considerate le pi inte
ressanti, sarcofagi dipinti e cartonnages di papiro
e non338. In alcuni casi le tombe erano gi state
saccheggiate nell'antichit, mentre in altri i papi
ri erano irrimediabilmente rovinati dal sale e dal
l'umidit.
Nella necropoli dei coccodrilli si rinvennero
centinaia di mummie, di tutte le dimensioni, alcu
ne anche finte, costituite cio da involucri in cui
non era stato deposto un vero animale. Secondo
il racconto di Grenfell e Hunt, la scoperta che
alcune delle mummie di coccodrillo erano avvol
te in cartonnages fabbricati con vecchi papiri
iscritti stata del tutto casuale e dovuta al disgu
sto di uno degli operai che, deluso di non trova
re sarcofagi, si accan su una delle tante rom
pendola (Grenfell-Hunt 1902, p. vi). La scoperta
accese naturalmente l'interesse per queste sepol
ture e in poche settimane furono portate alla luce
diverse migliaia di mummie, di cui per solo il
2% conteneva papiri. Le fosse erano general
mente poco profonde: superavano raramente il
metro di profondit e ospitavano coccodrilli sin
goli o a gruppi, spesso deposti con la testa a
Nord (Grenfell-Hunt 1902, p. vi).
I papiri, lunghi anche diversi metri, erano
arrotolati intorno alla mummia e a diretto con
tatto con essa; su di essi era poi avvolta e incol
lata la tela di lino. Rotoli interi erano a volte uti
lizzati anche come riempitivo nell'involucro della
mummia stessa. Quasi tutti erano in greco e con
datazioni comprese fra il II e il I a. C., ma si rin
vennero anche rotoli in demotico spesso colloca
ti accanto alle mummie (Grenfell-Hunt 1902,
p. vii). Per la fabbricazione di questi involucri fu
anche utilizzato un intero archivio appartenuto a
Menches, komogrammateus di Kerkeosiris nel II
a. C. Questa circostanza, unita alla constatazione
della notevole vastit delle necropoli di Tebtynis,
ha fatto supporre che venissero qui sepolti anche

338 Lo scavo di questa necropoli fu di grande importanza per


l'alto numero di cartonnages di mummia rinvenuti, grazie ai quali
stato tra l'altro possibile precisare l'mbito cronologico in cui si verific l'uso di fabbricare cartonnages con vecchi papiri scritti.

Kom Umm el-Boreigat (Tebtynis)

abitanti di altri villaggi. Gli scavi di queste due


necropoli hanno consentito di raddoppiare il
numero dei papiri greci fino ad allora noti.
Scavi clandestini furono sicuramente effettuati
fino agli anni Trenta non solo nel centro abitato
ma anche nella necropoli dei coccodrilli, che tut
tavia non venne esaurita, come testimoniano gli
scavi Breccia del 1929 (Breccia 1931, pp. 21-22):
furono trovati venti coccodrilli di grandi dimen
sioni e qualche centinaio di medi e piccoli, ma
nessun papiro.
Anche la Missione di Anti continu dal 1930
i0 scavo di questa necropoli: fu esumato un centi
naio di coccodrilli ma ancora una volta non furo
no trovati papiri (Calderini 1929, p. 296). Nel 1934
anche Vogliano, durante il suo primo soggiorno a
Tebtynis, scav in tale necropoli per una settima
na, trovando sei mummie di coccodrilli avvolte in
papiri greci e demotici (CdE 1934, p. 270). Secon
do una stima del Bagnani, in questa necropoli
erano stati sepolti pi di 2000 coccodrilli, proba
bili ex-voto di pellegrini acquistati direttamente
presso il tempio di Soknebtynis (Bagnani 1952).
Nuove ricerche nella necropoli furono effet
tuate dalla Missione italiana nel 1935, ma l'unica
notizia certa che fu rinvenuta una sepoltura
contenente un buon numero di ostraka (CdE
1935, p. 282). Nello stesso anno Vogliano, prima
di trasferirsi a Medinet Madi, continu lo scavo
per una settimana nella necropoli dei coccodril
li, ma senza risultati papirologici (Vogliano 1936,
p. 86). Contemporaneamente Bagnani, sondando
1i terreno ad Ovest del kom probabilmente in
cerca del Soukheion, si imbatt in un dromos che
conduceva ad una tomba di vaste dimensioni, le
cui pareti e la volta erano coperte di affreschi di
epoca romana con scene tratte dalla mitologia
greca. A causa del cattivo stato di conservazione
di tali dipinti, la struttura fu nuovamente inter
rata e si decise di rimandarne l'indagine all'anno
successivo. Di essa da allora si sono perse le trac
ce (Gallazzi 1989, pp. 188-189).
Nuovi scavi nella necropoli sono stati effet
tuati nel corso della Campagna 1991 dalla Mis
sione congiunta italo-francese. Alcuni sondaggi
sono stati eseguiti al limite Nord della necropoli,
per verificare la presenza di tombe e quindi la
possibilit di collocare nell'area la discarica dei
materiali derivanti dallo scavo dell'abitato. In tota
le furono rinvenute 11 tombe, scavate nella sab
bia e nella roccia, databili tra la fine del II e l'i
nizio del III d.C. Si tratta di sepolture molto
modeste di adulti e di bambini in cui i corpi, non
mummificati, erano inumati avvolti in teli forse di
lino; in alcuni casi le loro teste erano orientate ad

197

Ovest, in altri ad Est e quasi sempre le loro mani


erano incrociate sul bacino e talvolta stringevano
un frammento di ceramica (Grimal 1992, p. 243).
Queste tombe fanno parte di una necropoli che,
come stato accertato, si estende a Sud del kom
e non sono dunque isolate.
Ancora allo scopo di preparare il terreno per
collocarvi la discarica dei materiali provenienti
dallo scavo del 1993, si effettuarono una serie di
ricerche in questa necropoli Sud (Grimal 1994,
pp. 407-408). Sono state portate alla luce 51
tombe di epoca romana, la maggior parte delle
quali erano scavate nella roccia ed avevano un
orientamento Est-Ovest; nonostante il fatto che
molte di esse fossero gi state violate in passato,
si sono potuti registrare nuovi elementi interes
santi per lo studio degli usi funerari. stato nota
to ad esempio che i corpi venivano deposti sem
pre su uno strato di argilla che ricopriva la roccia
e che in certi casi la fossa era sagomata all'altez
za della testa e delle spalle; inoltre, in pochi casi,
vi era stato deposto un mattone su cui dovevano
essere appoggiati i piedi. Particolarmente inte
ressante il modo di segnalare le tombe in super
ficie utilizzando tamburi di colonne, lastre di cal
care, mattoni disposti in forme geometriche o
intrecci di palma conficcati al centro della tomba
in un nucleo di calce (Grimal 1994, p. 408).
Oltre a queste stata rinvenuta una tomba
ellenistica di 10 x 9,50 m di cui restano solo le
fondazioni in mattoni crudi suddivise in quattro
ambienti.
Lo scavo proseguito anche nella Campagna
del 1994 (Grimal 1995, p. 589), durante la quale
sono stati portati alla luce due edifici in mattoni
crudi, rasi al suolo anticamente in sguito al loro
abbandono e poi utilizzati per ospitare alcune
sepolture. Come si evince dalla documenazione
scritta rinvenuta, si tratta di edifici abitati dagli
exopylitai incaricati della mummificazione e della
manutenzione delle sepolture della necropoli, fra
la met del I d.C. e l'inizio del III d.C. Di parti
colare interesse per le nuove modalit di sepol
tura riscontrate il rinvenimento, sotto un ango
lo di una delle abitazioni, di una tomba in
mattoni contenente il corpo di un coccodrillo
non mummificato, databile all'epoca ellenistica.

4. Conclusioni
La storia e lo sviluppo urbano di Tebtynis
si stanno delineando grazie ai nuovi scavi che
vi si conducono dal 1988 secondo un rigoroso
metodo stratigrafico. Purtroppo ancora poco si

198

Capitolo VII

conosce dei risultati di tali ricerche poich i reso


conti di scavo, pubblicati tempestivamente ogni
anno, si limitano a darne notizia sommaria: la
planimetria delle aree scavate stata edita solo in
parte e manca ancora uno studio dettagliato degli
edifici e dei materiali rinvenuti339. Anche l'area
templare, di cui stato completato lo studio,
inedita.
Gli scavi moderni hanno posto in luce nume
rose abitazioni, di cui sono stati minuziosamente
indagati anche i livelli e gli edifici pi antichi sot
tostanti. Fino ad ora sono state riconosciute con
certezza quattro fasi abitative sovrapposte, una
pretolemaica, due di epoca ellenistica (IV-III a.C.;
II-I a. C.) e una romana (I-III d.C.). Sulle tipolo
gie delle case e sulle tecniche costruttive presen
ti a Tebtynis nei vari periodi ben poco stato
reso noto. Di particolare interesse un tipo di
abitazione di epoca romana in cui sono stati
recentemente riconosciuti uno o pi ambienti a
cielo aperto, intepretati come cortili interni: la
documentazione edita non consente tuttavia per
il momento di valutare le motivazioni che hanno
suggerito questa interpretazione.
Nonostante il fatto che Tebtynis sia uno dei
centri pi scavati del Fayyum, allo stato attuale
delle pubblicazioni non ancora possibile avere
un'idea chiara dello sviluppo complessivo dell'a
bitato e della sua planimetria nei vari periodi,
oltre che della sua forma e della sua estensione.
Grandi passi avanti nella comprensione della sua
evoluzione planimetrica sono stati compiuti in
questi ultimi anni grazie alla profondit raggiun
ta dallo scavo stratigrafico nel settore situato ad
oriente del tempio di Soknebtynis. Per i periodi
ellenistico e romano certo che il sistema viario
era, almeno nell'area indagata, di tipo ortogona
le con una evidente gerarchla delle strade. Il suo
orientamento sembra essere condizionato da
quello del tempio340, dato che esso muta proprio
in sguito alla costruzione del grande edificio
sacro che risale alla fine del IV o all'inizio del III
a. C. A giudicare dunque dagli edifici fino ad ora
rinvenuti nei livelli pretolemaici, appare evidente
che l'orientamento del tempio non stato con
dizionato dalle strutture preesistenti nell'area, ma
stato determinato da altri fattori.
Resta ancora da stabilire, che io sappia,
quale fosse l'asse viario principale, se esso sia
identificabile col dromos del tempio di Sok
nebtynis oppure no541, e quindi come fosse
orientato l'abitato. Secondo le ricerche italiane
degli anni Trenta, le vie di lunga percorrenza
attraversano l'abitato da Nord a Sud, e ci
risponderebbe ad una logica riscontrata anche

altrove (Karanis), per il collegamento diretto e


"rapido" del centro abitato con l'area coltivata
situata a Nord342. A Tebtynis per, contraria
mente a Karanis, vi erano anche strade piuttosto
importanti con percorrenza Est-Ovest, come la
cosiddetta strada decumana e quella indagata in
questi ultimi anni ad Est del tempio (dromos di
Osiri).
A giudicare dai pochi elementi disponibili e
soprattutto in base alla fotografia aerea del 1934,
mi sembra di poter dire che le vie del centro abi
tato situate ad oriente del dromos non sono paral
lele o ortogonali ad esso, se non in parte, mentre
quelle ad occidente lo sono. Ci potrebbe indi
care che l'insediamento preellenistico ha in certo
modo influito sull'orientamento generale dei
quartieri abitati che furono costruiti in epoche
posteriori e situati ad una certa distanza dal temenos del tempio343. Al contrario i quartieri situati
nelle sue immediate vicinanze sono stati costrui
ti secondo il nuovo orientamento, che si man
tenuto anche in epoca romana. E inoltre possibi
le che ad Ovest del dromos non vi fossero edifici
preellenistici, ma tutto ci resta comunque da
verificare cos come la ricordata teoria dell'evo
luzione dell'impianto urbano proposta da Anti
nel 1930 e fondata sulla convinzione che al cen
tro circa di Tebtynis vi fosse un villaggio preto
lemaico.
Le ricerche recenti hanno per il momento
portato al rinvenimento di strutture pretolemaiche
solo ad oriente del temenos, edifici che furono in
559 Di questi ultimi in particolare non si hanno che brevissimi
accenni da cui si evince la loro ricchezza. Studi su singole catego
rie di materiali e di edifici sono stati annunciati come imminenti da
Gallazzi (1995, pp. 20-24, e nn. 30, 32, 39).
340 Tale condizionamento evidente nel settore di scavo ad
Est del temenos, tuttavia nella foto aerea del sito le vie riconoscibi
li non sembrano tutte parallele o perpendicolari n al dromos n al
temenos (Gallazzi 1989, p. 181).
341 Ritengo piuttosto improbabile che il dromos fosse l'asse via
rio principale di Tebtynis poich esso era una vera e propria via
sacra monumentale, interrotta da chioschi e con pochi accessi diret
ti dal lato orientale. Ci non toglie che essa possa essere la strada
di maggiori dimensioni ed aver in certo modo influito sull'orienta
mento generale dell'abitato.
342 Si veda in proposito il capitolo dedicato a Kom Aushim
(Karanis) ed in particolare il 4.
345 Secondo alcuni calcoli da me effettuati sulla planimetria
degli edifici rinvenuti ad Est del temenos (Marchand 1996, p. 172)
e sulla fotografia aerea del 1934 (Gallazzi 1989, p. 181), nei quali
per altro non si chiarisce se gli orientamenti siano al Nord geogra
fico o magnetico, risulta che la cosiddetta via decumana, che va da
Est a Ovest e non ortogonale al dromos di Soknebtynis, ha un
orientamento di ca. 68 N, mentre i lati Est-Ovest degli edifici tro
vati dalla Missione italo-francese di cui sopra si detto risultano di
79 N, quello datato all'epoca preellenistica, e di 86 N quello di I
fase ellenistica. Pur trattandosi di calcoli effettuati su elementi anco
ra incerti, interessante notare che la differenza di orientamento
fra la strada decumana e i muri degli edifici minore nel caso
della struttura di epoca dinastica.

Kom Umm el-Boreigat (Tebtynis)

parte demoliti durante la costrizione del tempio


stesso per lasciare un certo spazio fra esso e le
costruzioni private. Gli edifici di et ellenistica
sorsero dunque in aree gi edificate e inizialmen
te ne seguirono l'orientamento, che fu modificato
solo in epoca ellenistica avanzata adeguandosi
all'andamento del temenos del tempio (Gallazzi
1995, pp. 19-20; Marchand 1996, p. 172).
Le abitazioni del III a. C. sembrano essere
state costruite in modo da risultare separate le une
dalle altre da vie o da ampi spazi, cos come si
verifica anche a Soknopaiou Nesos e a Karanis nel
III e II a.C.544. Il raggruppamento degli edifici in
insulae si riscontra a partire dall'inizio dell'epoca
romana, periodo in cui si verific una notevole
attivit edilizia che interess anche l'area templa
re. In quest'epoca gli assi viari maggiori furono
mantenuti, mentre cambi sensibilmente la situa
zione delle vie e dei vicoli minori che separavano
le singole abitazioni e che spesso scomparvero per
lasciar posto a nuovi edifici o a cortili. La forma
zione delle insulae non ha compromesso la gene
rale ortogonalit del sistema viario, anche se esse
erano di dimensioni e di forma diseguali.
In modo analogo a quanto si verifica a Sok
nopaiou Nesos, il grande recinto del tempio di
Soknebtynis venne costruito al limite dell'area
abitata e non nel suo centro. In et augustea
furono apportate numerose modifiche all'edificio,
tra le quali si ricordano la costruzione del vesti
bolo, l'erezione del secondo chiosco, il rifaci
mento della pavimentazione del dromos, il suo
prolungamento verso Nord345 e la costruzione
della sua diramazione che si dirige verso Ovest.
Tra gli interventi edilizi di quest'epoca va inoltre
ricordata la ricostruzione della cappella di Isi
Thermuthis.
Particolarmente interessante l'individuazio
ne di un dislivello originale nel terreno nei pressi
del chiosco romano e del braccio occidentale del
dromos che stato colmato in et augustea per
mantenere in piano i nuovi tratti della via pro
cessionale. La tecnica delle sottostrutture a casso
ne sembra essere romana, ma resta ancora da
chiarire come tale dislivello sia stato superato nei
quartieri abitativi limitrofi e perch vi sia stata l'e
sigenza di ampliare il dromos.
La chiusura del tempio e l'abbandono dei
quartieri ad esso limitrofi risale alla fine del III
d.C., tuttavia Tebtynis continu ad essere abitata
fino all'XI secolo. Prospezioni e sondaggi effet
tuati in questi ultimi anni a settentrione del kom
hanno cercato di stabilire l'estensione dell'abita
to di epoca romana e se vi sia stata o meno una
continuit abitativa in epoca bizantina e poi

199

araba; a causa dei gravi danni inflitti all'area dal


l'attivit dei sebbakhin tale ricostruzione risulta
particolarmente difficile. In via ipotetica si pu
ritenere che il centro abitato di Tebtynis si sia
progressivamente spostato verso Nord, forse a
causa dell'arretramento del limite dell'area colti
vata: i suoi quartieri pi antichi sembrano essere
situati nelle vicinanze del tempio ed hanno avuto
una continuit abitativa fino al III d.C. Alcuni
edifici cristiani, come la chiesa posta in luce dal
Bagnani, si situano invece a Nord-Est del tempio,
ad una notevole distanza da esso; anche le abita
zioni di epoca islamica riconosciute si trovano a
settentrione del kom.
A Sud del tempio sembra esserci sempre
stato il deserto, in cui sono state organizzate le
necropoli probabilmente fin dalla XII dinastia,
come attestano Grenfell e Hunt. La vicina pre
senza del deserto anche testimoniata dal rinve
nimento di strati antichi di sabbia eolica nelle vie
recentemente indagate nella zona sud-orientale
(Grimal 1994, p. 416). Il Soukheion non stato
ancora individuato cos come le tombe e altri edi
fici databili al Medio Regno.
Di grande interesse per la ricostruzione stori
ca di Tebtynis e pi in generale del Fayyum si
preannunciano gli studi, anche di tipo interdisciplinare, previsti dalla Missione italo-francese346
(Gallazzi 1995).

544 Ci. il capitolo I dedicato a Dimai (Soknopaiou Nesos), in


particolare 2.3. e il capitolo II, Kom Aushim (Karanis), 2.2.
345 L'attuale lunghezza del dromos di 210 m (comunicazione
personale di V. Rondot, 1996).
546 Sono stati eseguiti, ad esempio, studi sulle tecniche appli
cate nella manifattura degli oggetti lignei e sui tipi di legni impie
gati, alcuni dei quali sono risultati di origine non egiziana.

200

Capitolo VII

Fig. 81. Veduta generale delle rovine di Tebtynis.

Fig. 82. // dromos con il chiosco romano e i due leoni, da Est.

Kom I]mm el-Boreigat (Tebtynis)

(1)
(2)
(3)
(4)
(5)
(6)

Temple de Soknebtynis.
Dromos.
Branche du dromos se dirigeant vers l'ouest.
Premier kiosque.
Deuxime kiosque.
Secteur du quarlier grco-romain partiellement
fouill par B.P. Grenfell et A.S. Hunt (1899-

(7)
(8)
(9)
(10)

1900) et par O. Rubensohn (1902), puis saccag par les


fouilleurs clandestins.
glise et monastre fouills par G. Bagnani en 1933.
Btiment partiellement fouill par E. Breccia en 1929.
Maisons fouilles par E. Breccia en 1929.
Maisons fouilles par C. Anti en 1930, puis recouvertes
en panie par un monticule de remblais.

Fig. 83 . Fotografia aerea della parte meridionale del kom scattata nel 1 934.

201

(11) Insula dei papiri fouille par A. Vogliano en 1934.


(12) Insula contenant des boutiques, fouille par A. Vogliano
en 1934 et par G. Bagnani en 1935.
(13) Emplacement de \& fu/Ionica dcouverte par G. Bagnani
en 1935.
(14) Secteur partiellement fouill par G. Bagnani en 1935.
(15) Secteur des fouilles de 1988.

202

Capitolo VII

NORD

.- i.
r 7*

D E S E RT O

Fig. 84. Planimetria del settore scavato da Anti durante la prima Campagna.

Kom Umm el-Eoreigat (Tebtynis)

203

O
O

Fig. 85. Pianta del settore di scavo del 1988: gli edifici 3000, 4000 e 5000.

204

Capitolo VII

Kom Umm el-Boreigat (Tebtynis)

Fig. 88. Pianta degli edifici del settore Nord scavati nel 1989.

205

206

Capitolo VII

Fig. 89. Pianta degli edifici del settore Sud scavati nel 1989: le strutture del livello superiore.

1
Fig. 90. Pianta degli edifici del settore Sud scavati nel 1989: le strutture del livello inferiore.

Kom Umm el-Boreigat (Tebtynis)

207

208

Capitolo VII

DROMOS

HSEB

VESTIBOLO

DROMOS DEL TEMPIO DI OSIRIS

BgEr
TEMPIO DI SOKNEBTYNIS

Fig. 93. Settore di scavo ad Est del tempio di Soknebtynis.

10

20 m

Kom Umm el-Boreigat (Tebtynis)

01

Fig. 94. Evoluzione di un quartiere d'abitazione dal III a. C. (a) al II dC. Co)

10 m

209

210

Capitolo VII

Fig. 95. Settore di scavo del 1994 situalo ad list del tempio di Soknebtynis: in evidenza tre fasi edilizie susseguitesi dall'epoca
pretolemaica al I a.C.

Kom Umm el-Boreigat (Tebtynis)

211

Fig. 96. Fotografia aerea RAF del 1955 Nel deserto, a deatra, riconoscibile il kom con il tempio di Soknebtynis e il dromos.

CAPITOLO Vili

Kom Medinet el-Nihas (Magdola)

Posizione geografica: 29 08' Nord; 30 35' Est


Quota s.l.m.: da 20 a 25 m
Estensione del kom: 2x1 km547
Orientamento del tempio: Orientamento del centro abitato: -

Cronologia: III a.C. (PPetrie II 28 II 16; PPetrie III

66b IV 12) - VII/VIII d.C. (SB VIII 975, 1, 3)

1. Il sito
Il kom, il cui nome, attribuitogli dai beduini,
significa la "Citt del rame", si trova a Sud-Ovest
di El-Gharaq, a circa 800 m di distanza dalle
attuali coltivazioni. L'area stata invasa negli ulti
mi anni da una serie di dune, tre delle quali
hanno quasi interamente ricoperto l'antico centro
abitato. Le rovine pi cospicue si trovano sulla
sommit di una piccola altura di una decina di
metri. Si tratta dei resti di una struttura in mat
toni cotti nelle cui vicinanze giacciono i frammenti
di due o tre colonne in calcare e un capitello,
forse corinzio, in cattivo stato di conservazione.
Intorno al sito vi sono numerose aree caratte
rizzate da un'alta concentrazione di frammenti
ceramici; sono inoltre ancora riconoscibili i resti
di almeno due edifici in mattoni cotti caratteriz
zati da vasconi intonacati con calce bianca. Ad Est
delle rovine vi sono aree in cui emerge dalla sab
bia uno strato di colore marrone, molto compat
to, costituito probabilmente da depositi lacustri.

2. Gli scavi
2.1. Gli scavi di Jouguet e Lefebvre (1902)
Il luogo era gi noto a Grenfell e Hunt che
probabilmente lo visitarono nel 1898-99, nel
corso delle loro esplorazioni volte all'individua
zione di siti nuovi da scavare, ma lo ritennero
privo di interesse e insignificante (GrenfellHunt-Hogarth 1900, p. 64).

Fu solo nel 1902 che P. Jouguet e G. Lefebvre,


nell'mbito delle iniziative promosse dal Ministero
dell'Istruzione Pubblica francese e dall'Ecole
d'Athnes348, iniziarono a scavare sul sito allo scopo
di trovare papiri. Per illustrare i risultati di queste
ricerche fu anche allestita una mostra a Lille in
occasione dell'Esposizione Internazionale del 1902
(Jouguet 1902 a), in cui furono esposte planimetrie
e fotografie degli edifici e degli oggetti rinvenuti.
Una relazione piuttosto sommaria sugli esiti
delle Campagne di scavo a Medinet Ghoran e a
Medinet el-Nihas fu pubblicata anch'essa nel
1902 (Jouguet 1902), ma a questa non segu pur
troppo un vero e proprio rapporto di scavo. Nes
suna pianta, disegno o fotografia di edifici e
oggetti stata mai pubblicata, anche se furono
certamente eseguite; ancora una volta dunque la
documentazione edita non consente valutazioni
dei lavori effettuati e considerazioni sul tipo di
insediamento e sulla sua architettura.
Jouguet defin questa localit come un villag
gio di una certa importanza, ma, a causa del pre
minente interesse papirologico della Missione, il
centro abitato fu poco o nulla scavato349, mentre
si prefer concentrare gli sforzi sulla necropoli e
nel tempio. Quest'ultimo restitu una notevole
serie di dipinti su intonaco e di statuette raffigu
ranti diverse divinit, ma, quantunque obiettiva
mente importante, anche in relazione alla sua com
plessit architettonica, il santuario non stato
adeguatamente pubblicato e di esso ci resta solo
una sommaria descrizione. Non nota la sua col
locazione rispetto al centro abitato, ma certo che
esso non si trovava nella zona della necropoli: si
tratta di un santuario di tradizione egiziana
costruito in mattoni crudi, ma con il portale di
547 II dato stato rilevato nel 1997 dall 'quipe di Rathbone,
alla cui cortesia devo questa informazione.
54X II finanziamento diede luogo a tre campagne di scavo dal
1901 al 1903, la prima delle quali fu condotta a Kom Medinet Gho
ran, dopo che erano stati fatti sondaggi esplorativi a Medinet Madi
e a Kom Madi.
349 I lavori furono effettuati fra gennaio e aprile del 1902; nei
brevi rapporti editi non si parla mai esplicitamente di scavi esegui
ti nelle abitazioni del centro abitato, anche se probabile che ve ne
siano stati.

214

Capitolo Vlii

accesso e la prima stanza in pietra350. Il portale


monumentale, che conservava un battente di legno
ancora imperniato, dava accesso ad un cortile351, in
fondo al quale vi era il tempio vero e proprio, la cui
pianta era molto simile a quella del tempio di Bakchias: al centro una serie di stanze tutte in fila che
conducevano alla cella, e intorno piccoli ambienti,
un corridoio e una scala che conduceva sul terraz
zo superiore. La copertura del tempio e il terrazzo
erano solo parzialmente conservati e il secondo pronaos aveva ancora un soffitto composto con ele
menti vegetali simile a quello delle case private (Jouguet 1902, p. 352). Nella descrizione si menziona
anche una piccola cappella a destra che era
costruita in pietra, ma di cui non si sa nient'altro.
Su entrambi i lati del portale vi erano due
iscrizioni dedicatorie frammentarie e sullo stipite
sinistro una stele con 50 linee di iscrizione greca
concernente la richiesta e la concessione al tem
pio del diritto d'asilo; in essa si leggono anche il
nome della divinit a cui era dedicato il tempio,
il dio Heron, e quello del villaggio: Magdola
(Jouguet 1902, pp. 353-354). Sulla stessa porta e
all'interno del santuario vi erano dipinti e iscri
zioni di epoca tolemaica che furono ricoperti in
epoca romana (I-II d.C.) da nuovi dipinti, pro
babilmente anche a -causa del fatto che, secondo
l'interpretazione di Lefebvre, cambiarono le divi
nit ivi adorate. Alcuni graffiti attestano che gi
dal I a. C. Heron non era pi la divinit del tem
pio, sostituito da Serapide e da suoi di paredri.
Gli affreschi mostrano scene di offerta e raffigu
razioni di diverse divinit, tra le quali i DioscuriCabiri (Bissing 1953, p. 356) e due dee su un'a
quila, forse Demetra e Core o Leda ed Elena.
Davanti al portale del tempio vi erano picco
le statue raffiguranti leoni352 e una bella scultura
di grifone o sfinge alata (Jouguet 1902a, pp. 241242), mentre fra le sculture e gli oggetti rinvenu
ti nel tempio si ricordano una statuetta lignea di
Isi con Arpocrate, statuette e stampi in terracot
ta, una testina di ariete in fa'ence blu, una cor
nice di un naos in legno decorata con urei, lucer
ne in bronzo (Jouguet 1902a, pp. 244-248).

2.2. Le prospczioni di D. Arnold (1966)


e di E. Bresciani (1983)
Non si hanno notizie del kom fino al 1966,
anno in cui fu pubblicato il resoconto di un survey
del bacino di El-Gharaq promosso dal Deutsche
Arc'ologische Institut del Cairo ed effettuato da
D. Arnold all'inizio dell'estate 1964 e nell'autunno
1965 (Arnold 1966). La descrizione che riguarda il

sito nel suo complesso piuttosto breve, ma resta


ancora oggi l'unica pubblicata: sulla sommit del
kom si notavano ancora i resti di un imponente
edificio con spessi muri in mattoni crudi, elemen
ti in pietra e frammenti di colonne di calcare, che
fu interpretato come un tempio353.
Alla base del kom, sul versante settentrionale,
emergeva una struttura in mattoni cotti, intonaca
ta, che Arnold ritiene una fontana o una cisterna
di epoca romana (Arnold 1966, p. 109,
Taf. XXXII a). Ad una certa distanza dal kom
verso Nord, sulla piana desertica, fu notata la pre
senza di numerosi blocchi di calcare forse perti
nenti ad un'agor; a Nord e ad Est di questi vi
erano sparse sulla superficie grandi quantit di
frammenti ceramici, senza che fosse riconoscibile
alcuna struttura architettonica nelle loro vicinanze.
Arnold inoltre avanza l'ipotesi che Jouguet e
Lefebvre non abbiano in realt scavato in questa
localit, ma in un sito non lontano attualmente
noto come Tell el-Ma'raka, cui essi attribuirono
il nome di Medinet el-Nihas, sviati da una erra
ta cartina di Grenfell e Hunt pubblicata in Tebtynis Papyri Questa ipotesi tuttavia priva di fon
damento poich la descrizione di Jouguet
riguardo alla posizione di Medinet el-Nihas, sep
pure sommaria, non ammette dubbi354.
Nel 1983 il sito fu visitato da E. Bresciani nel
corso di una breve prospezione355 che includeva
alcune localit situate a Sud del Gharaq e che
aveva come scopo la verifica del loro stato di con
servazione e la raccolta di informazioni (Bresciani-El-Naggar 1983, pp. 155-156, Tav. V). Le
poche righe che riguardano Medinet el-Nihas
nella relazione che espone gli esiti di questa
esplorazione confermano il suo relativo buono
stato di conservazione e registrano la presenza dei
frammenti di colonne e del capitello attribuito
all'epoca bizantina. Secondo E. Bresciani, sareb
be auspicabile una nuova indagine archeologica
del sito.
550 Secondo Jouguet le parti costruite in mattoni crudi erano
pi antiche di quelle in pietra, che risalgono al 131 a. C. (regno di
Tolemeo Evergete II), come testimonia l'iscrizione dedicatoria in
greco sull'architrave del portale (Jouguet 1902a, p. 242).
551 Ci forse implica la presenza di un temenos intorno all'a
rea sacra, ma di esso lo studioso non parla esplicitamente.
352 Non si specifica quante.
555 Potrebbe essere lo stesso tempio scavato da Jouguet, ma la
presenza delle colonne, mai menzionate nella sua descrizione, pu
far pensare che si tratti di un altro santuario, forse quello dedicato
al dio coccodrillo e noto dai papiri.
5154 A deux heures de marche de Ghran, en inclinant un peu
vers l'Ouest, on atteint Mdinet-en-Nahas: Jouguet 1902, p. 348;
cf. inoltre Id. 1901, p. 382 n. 1.
355 Non sono noti n la durata n il periodo in cui questa prospezione fu effettuata, ed la stessa Bresciani a definirla breve:
Bresciani-El-Naggar 1983, p. 155.

215
2.3. Il Fayum Survey Project (1997)
Il sito stato oggetto di una nuova prospe
zione nell'aprile-maggio 1997 da parte di una
Missione diretta da D. Rathbone, che aveva come
scopo la documentazione dell'area archeologica
attraverso la sua rilevazione planimetrica genera
le e lo studio dei materiali significativi visibili in
superficie356. Il tempio di Heron scavato dal Jouguet non stato riconosciuto, anche perch la
zona ha subito notevoli mutamenti di superficie
essendo attualmente occupata da cinque grandi
dune di sabbia che si spostano lentamente verso
Sud. Il ho m presenta ancora una stratigrafia
archeologica di grande interesse e che raggiunge
anche i 20 m di altezza. Numerose sono le aree
identificate come sede di laboratori per la lavo
razione dell'uva, dei pesci, in particolare del
pescegatto, e di altre manifatture. Pochi sono gli
edifici riconoscibili in superficie, come ad esem
pio una possibile chiesa tardo romana a cui dove
vano appartenere le colonne e il capitello in cat
tivo stato di conservazione situati sulla sommit
dell'altura.
Gli oggetti e la ceramica raccolta attestano
che il sito fu abitato dal III a. C. fino all'inizio del
VII d.C.

3. Le necropoli
Due sono le necropoli scavate da Jouguet e
Lefebvre nel 1902, quella degli abitanti di Magdola e quella dei coccodrilli. Nelle sepolture di
epoca romana, le pi vicine all'abitato e le pi
facilmente riconoscibili, non fu trovato nulla,
mentre pi ricche risultarono quelle tolemaiche,
situate su un pendio 700-800 m verso Sud (Jou
guet 1902, pp. 348-352). L'individuazione di que
ste tombe fu possibile grazie ai numerosi fram
menti di ceramica sparsi sulla superficie e ai tipici
picchetti che indicavano la presenza di una sepol
tura. Le tombe erano a fossa, quelle pi mode
ste, profonde 2 m, talvolta con un sarcofago in
legno o in terracotta, oppure erano a pozzo, sul
cui fondo si aprivano uno o pi alloggiamenti per
i sarcofagi che spesso erano fabbricati con assi di
palma, in terracotta e pi raramente in legno con
decorazioni dipinte (Jouguet 1902, p. 348). La
maggior parte delle mummie aveva un rivesti
mento di cartonnage quasi sempre di papiro: in
totale si rinvennero 60 mummie con cartonnages
in buono stato di conservazione costituiti da
papiri documentari in greco e demotico databili
al III-II a.C. (Jouguet (ed.) 1907; Id. 1912).

Ad una distanza di pochi metri verso Est vi


era quella che fu definita la necropoli degli di,
ove erano sepolti coccodrilli e gatti. I coccodrilli
erano inumati in fosse poco profonde, orientate
Sud-Nord e contenenti anche pi di 20 fra adul
ti, piccoli animali, false mummie e uova, mentre
i gatti erano concentrati in un'unica fossa. Solo
un rotolo di papiro fu trovato in questa necro
poli, che fu scavata sistematicamente: esso era
situato all'interno del riempimento di una tomba
di coccodrillo, a pochi centimetri dalla superficie,
e conteneva un elenco in lingua greca di nomi di
persone facenti parte di una associazione religio
sa (Jouguet 1902, pp. 350-352).
Le necropoli scavate dal Jouguet sono state
ritrovate e studiate dai membri del Fayum Sur
vey Project nel 1997.
In questa stessa occasione sono stati rilevati
per la prima volta a Nord del kom antichi depo
siti lacustri, che indicano la presenza di un lago,
per altro gi ricordata nella documentazione
papirologica.

4. Conclusioni
A tutt'oggi Kom Medinet el-Nihas resta uno
dei siti meno noti del Fayyum, dal punto di vista
archeologico, nonostante vi siano stati effettuati
scavi regolari. Da quanto si pu osservare anco
ra oggi, il kom uno dei meglio conservati e cer
tamente varrebbe la pena di riprenderne gli scavi,
anche per poter capire e studiare il suo impian
to urbano. Particolarmente interessante la
recente acquisizione che il sito si trovava sulle
rive di un lago, probabilmente di acqua dolce,
come sembrerebbero testimoniare le installazioni
di pescatori di pescegatto rinvenute sulla sua riva.
Si pu ipotizzare, ma ci andr verificato con
ulteriori ricerche nella zona, che questo fosse il
lago che occupava il bacino di El-Gharaq.

356 Devo queste notizie, ancora preliminari e inedite, alla cor


tesia di D. Rathbone.

216

Capitolo Vlii

Fig. 97.

rovine di Magdola: le colonne di calcare bianco.

Fig. 98. Edifcio in mattoni cotti con vasca quadrangolare intonacata, situato alla base del kom.

CAPITOLO IX

Kom Medinet Ghoran

Posizione geografica: 29 12' Nord; 30 35' Est


Quota s.l.m.: ca. 23 m
Estensione del kom: ca. 200 X 200357 m
Orientamento del tempio: Orientamento del centro abitato: Cronologia: III a.C. - VII-VIII d.C.

1. Il sito
Kom Medinet Ghoran358 si trova nel deserto
a Nord-Ovest di Kom Medinet Madi; il centro
abitato, di piccole dimensioni e di cui rimango
no pochi resti, situato su una altura rocciosa di
forma allungata e appiattita che si affaccia a
Nord-Ovest su una depressione. Ad Est anco
ra riconoscibile la necropoli mentre ad Ovest, a
poca distanza dal kom, vi un grande affiora
mento di argille bianche con fossili di cernia.
Il centro abitato in cattivo stato di conser
vazione e gli edifici sembrano crollati ormai da
tempo e non sono, come invece accade di solito,
sepolti dalla sabbia; si riconoscono ancora pochi
tratti di muri, per lo pi costruiti con scaglie di
pietra calcarea locale posta in opera a secco. Le
stesse scaglie si trovano in abbondanza sparse
sulla superficie dell'area archeologica e costitui
vano probabilmente il materiale da costruzione
pi usato a Ghoran. Apparentemente poco uti
lizzato erano il mattone crudo, di cui rimangono
pochi tratti di muri costruiti con mattoni di argil
la verdastra (36 x 18 cm)359, e quello cotto. Sulla
collina pi alta vi sono i resti di un edificio
costruito con blocchi squadrati di calcare.
Sulla superficie oltre ai frammenti di cerami
ca di uso comune si notano alcuni piccoli pezzi
di granito rosso, probabilmente parti di macine.

2. Gli scavi
2.1. Gli scavi di Jouguet (1901)
Nel 1901, nel corso degli scavi a Medinet
Madi, P. Jouguet360 acquist alcuni frammenti di

cartonnages e di sarcofago che gli abitanti del


luogo dicevano provenire dalle rovine della vici
na Medinet Ghoran, presso la quale poco tempo
prima era stata scoperta da scavatori clandestini
la necropoli tolemaica. Senza esitare Jouguet
decise di abbandonare Medinet Madi, il cui scavo
avrebbe richiesto molto tempo e molte risorse, e
si trasfer a Medinet Ghoran dove rimase dall'1
gennaio al 20 marzo 1901 con una trentina di
operai (Jouguet 1901).
L'antico insediamento era situato su una piana
costituita da un affioramento di roccia calcarea
non pi grande di 1.000 m2 ed aveva un aspetto
poco interessante poich le case erano crollate e
di esse non rimanevano resti significativi. Oltre ai
cocci di ceramica sparsi sulla superficie rimaneva
no tre colline di sabbia che nascondevano tre
gruppi di abitazioni: quella maggiore, denomina
ta Kom C, aveva un'estensione di circa 500 m2 e
un'altezza di 8 m, mentre le due minori erano di
100 m2 per circa 3 m di altezza. Le tre aree furo
no completamente scavate, in parte durante la
prima Missione del 1901 e in parte nel 1902, nel
corso di tre settimane dedicate interamente allo
scavo e allo studio di queste abitazioni. Il rappor
to di scavo redatto da Jouguet (Jouguet 1901), che
descrive la situazione trovata, corredato da alcu
ne fotografie e da piante, talora purtroppo prive
di scala metrica, che illustrano i gruppi di edifici
e le planimetrie delle case meglio conservate.
Nel Kom A furono trovate diverse strutture
attorno ad uno spazio interpretato come una piaz
za da cui si dipartiva una strada larga 9 m; gli edi
fici erano disposti fra di loro in modo ortogonale

357 Le misure sono state effettuate nel corso della prospezione


del Fayum Survey Project nel 1997; devo la notizia alla cortesia di
D. Rathbone.
"S II nome antico non ancora noto. Sulla sua identificazio
ne con Medinet Rati si veda il capitolo XII, al paragrafo dedicato
a Kharabet Deir el-Halin.
359 A causa del cattivo stato di conservazione dei muri non mi
stato possibile misurare la terza dimensione del mattone.
3611 Si tratta della prima di tre missioni di scavo condotte dal
Jouguet nel Fayyum per conto del Ministero dell'Istruzione Pub
blica francese e dell'Ecole Francaise di Atene allo scopo di trovare
papiri.

218

Capitolo IX

e fra essi una abitazione era ancora in buono stato


di conservazione. Gli edifici erano costruiti con
pietre locali di piccolo taglio o in mattoni crudi,
mentre l'uso della pietra da taglio era limitato alle
soglie e agli stipiti di porte e finestre. I resti di
alcuni soffitti crollati all'interno di stanze permi
sero di constatare che erano costituiti da rami
d'albero usati come travi su cui poggiavano dei
cannicci legati con corde di fibra di palma.
La casa A del Kom A era di pianta quadrata
ed era costituita da 9 ambienti, di cui due, secon
do l'interpretazione di Jouguet, erano a cielo aper
to; una rampa di scale portava ad una terrazza o
forse ad un secondo piano (Fig. 100). Una delle
stanze (G) stata riconosciuta come una cucina
per la presenza di un forno domestico in uno
degli angoli e per la spessa coltre di cenere sul
pavimento, mentre un'altra (B) era forse un bagno
in cui era una vasca scolpita in pietra. Due porte
interne e alcune finestre, in stile egiziano, erano
in pietra da taglio e decorate con cavetto, gola e
toro. Una delle finestre era sbarrata con una grata
a quattro elementi, anch'essa in pietra. Nono
stante la presenza di afsh non si rinvenne alcun
papiro, ma solo vasellame in terracotta e oggetti
di uso quotidiano, alcuni dei quali in legno.
Due sono le abitazioni messe in luce nel
Kom B, situato circa 60 m a Nord di C, entram
be con un ambiente definito come cortile e una
scala che dava accesso ad un probabile piano
superiore. Le due case erano separate da una via
chiusa (Fig. 99).
Sul Kom C, ad Est dei due precedentemente
descritti, vi erano dei frammenti di colonne e un
capitello databili all'epoca bizantina; alcuni son
daggi confermarono la presenza di edifici in mat
toni crudi facenti parte probabilmente di un
monastero copto, costruito sulle rovine di una o
pi strutture in pietra databili ad un'epoca pre
cedente, di cui si conservava ancora un ingresso
monumentale litico con blocchi a bugnato, simi
le a quelli dei templi greco-romani (Jouguet 1901,
pp. 398-400). Un muro in mattoni crudi spesso
1,30 m circondava questo gruppo di edifici. Lo
scavo fu limitato alla parte centrale della collina
e agli edifici dello strato superiore, di cui i rin
venimenti confermarono la datazione all'epoca
bizantina: frammenti di papiri copti con testi dell'Apocalisse di S. Giovanni in dialetto fayyumico
e un graffito in copto.
Di fronte al portale monumentale, a circa
60 m nel deserto, Jouguet riconobbe, ma con
estrema incertezza, la presenza di tracce di edifi
ci allineati con esso. Purtroppo la mancanza di
fotografie e di planimetrie, oltre che di dati pi

puntuali, non consente una precisa valutazione di


questo complesso di edifici che sembra costitui
re la parte monumentale dell'insediamento.
Nonostante l'esiguit dei dati disponibili si pu
tuttavia ipotizzare che nell'area vi fosse il tempio
di epoca ellenistica o ellenistico-romana (la pre
senza di blocchi decorati a bugnato farebbe infat
ti supporre una datazione romana almeno per
una parte dell'edificio) circondato da un temenos
e da altri edifici; la presenza inoltre di traces de
constructions in asse con il portale monumen
tale361 fa supporre la presenza di un dromos. In
epoca bizantina l'intero complesso fu riutilizzato
e in parte ricostruito per ospitare un monastero,
come spesso accadeva.
La ceramica rinvenuta nelle case e nelle
tombe sommariamente elencata e descritta alla
fine del rapporto di scavo, con riferimenti a con
fronti di vasellame analogo proveniente da altri
siti del Fayyum. Sulla base di questi confronti,
effettuati soprattutto sulle fotografie pubblicate
da Grenfell in Faym Totvns, Jouguet ritenne che
il villaggio e la necropoli dovessero essere datati
forse all'inizio o alla seconda met dell'epoca
tolemaica (Jouguet 1901, p. 411). Fra gli oggetti
rinvenuti si ricordano anche lucerne in terracot
ta, amuleti in fa'ence raffiguranti il dio Bes, sca
tole in legno, una bambola in legno, un piatto in
fa'ence blu e un paniere (Jouguet 1902a, pp. 247248).

2.2. La prospczione del Fayum Survey


Project (1997)
La Missione diretta da D. Rathbone ha prov
veduto alla rilevazione topografica del sito e delle
strutture visibili. Sono stati riconosciuti gli edifi
ci scavati dal Jouguet e una serie di muri di fon
dazione di abitazioni che non sembrano aver
seguito uno schema regolare. E stata disegnata la
planimetria del tempio-chiesa scavato da Jouguet,
di cui stata accertata la fondazione di epoca
tolemaica e il riutilizzo fino al VII-VIZI d.C. Nel
l'angolo Sud-Ovest del sito stato riconosciuto
un dromos pavimentato in pietra e su cui erano
uno o forse due chioschi, allineati con il portale
del tempio.
La ceramica raccolta risale per la maggior
parte all'epoca ellenistica (III-I a. C.), ma anche
attestato vasellame di epoca romana e di epoca
dinastica (seconda dominazione persiana).
Di questo complesso non sono noti la posizione e l'orien-

Kom Medinet Ghoran

3. La necropoli
La necropoli, situata su uno stretto e lungo
dosso 20 m ad Est dell'abitato, fu scavata da Jouguet nel 1901 (Jouguet 1901, pp. 401-411). Essa
si estendeva per circa 500 m e le tombe, il cui
numero stato stimato fra le 5.000 e le 6.000,
erano sistemate in modo irregolare, molto distan
ziate le une dalle altre all'estremit occidentale,
molto ravvicinate invece nella zona centrale ed
orientale. Le pi modeste erano le pi vicine
all'abitato e fra di esse si sono trovate anche
sepolture di animali (cani, montoni); le fosse
erano poco profonde a causa della presenza di
roccia calcarea sottostante. I defunti erano depo
sti nella maggior parte dei casi con la testa rivol
ta ad occidente e a fianco dei piedi o della testa
venivano conficcati nel terreno due rami paralle
li, legati ad un terzo orizzontale per mezzo di
corde di palma, o fasci di piccoli rami legati fra
loro. Di questi rami362, quelli di maggiori dimen
sioni erano scolpiti grossolanamente in forma
umana. In altri casi recavano incisi il nome del
defunto e furono interpretati come i probabili
resti della portantina funeraria (Jouguet 1901,
p. 402).
Jouguet suddivise le sepolture in 10 categorie
in base alla loro tipologia:
1. tombe a fossa di tipo molto modesto, con
defunti non mummificati, corredo costituito da
vasellame comune e a volte da una stuoia in fibre
di palma;
2. tombe a fossa contenenti defunti mummi
ficati avvolti in una stuoia di palma e con ele
menti in cartonnages di tela. Il vasellame di cor
redo dello stesso tipo del primo gruppo di
sepolture;
3. tombe a fossa contenenti uno o pi sarcofagi in legno grossolanamente scolpiti in forma
antropoide e deposti a contatto con la roccia;
sulle mummie vi erano spesso elementi in car
tonnages di papiro;
4. tombe a fossa con sarcofago in calcare di
forma vagamente antropoide contenente mummie
di un tipo molto curato e con cartonnages di
papiro363;
5. tombe a fossa scavate nella roccia in cui era
deposto il defunto mummificato e rivestito di cartonnagc; spesso vi era anche un sarcofago in
legno, talvolta riccamente decorato, o in terracot
ta. La fossa era quindi chiusa con lastre di pietra;
6. tombe a fossa in cui vi erano fino a tre
alveoli costruiti in mattoni crudi, con copertura
a volta o a doppio spiovente, ciascuno contenen
te un defunto;

219

7. grandi tombe costruite in mattoni crudi e


articolate in grandi camere rettangolari, quadra
te o di forma allungata, con copertura a volta e
con pareti intonacate. Quasi tutte erano gi state
aperte nell'antichit, ma in alcune sono stati rin
venuti molti sarcofagi in legno con mummie rive
stite di cartonnages formati di tela o di tessuti in
fibre di palma (Jouguet 1901, p. 405);
8. a questa tipologia appartiene solo una
tomba, costituita da una stanza in parte scavata
nella roccia e in parte costruita in mattoni crudi
(per una profondit complessiva di 1,60 m) ed
avente una copertura piatta simile a quelle delle
abitazioni, ossia costituita da travi e cannicci.
All'interno si rinvennero nei loro sarcofagi in
legno sette mummie con cartonnages di papiro;
9. pozzi funerari situati nella parte Nord della
necropoli e tutti gi depredati: erano scavati nella
roccia in modo accurato, profondi fino a 5 m e
provvisti di tacche per la discesa;
10. una costruzione unica in pietra e mattoni
crudi formata da quattro stanze di piccole dimen
sioni, il cui aspetto era quello di una abitazione;
le dimensioni delle stanze suggerirono che potes
se trattarsi delle fondamenta di quattro piccole
cappelle funerarie. La presenza al loro interno di
un gran numero di ossa, di frammenti di oggetti
di tipo funerario e di cartonnages di papiro fu
spiegata come un accumulo prodotto dall'attivit
di scavatori clandestini.
I sarcofagi rinvenuti nella necropoli furono
divisi in cinque classi a seconda del materiale e
della forma: essi erano in pietra, di forma oblun
ga o antropoide; in terracotta; in legno di forma
antropoide, a volte riccamente dipinti con moti
vi legati alla mitologia e al rituale funerario egi
ziano, o in legno di forma rettangolare (Jouguet
1901, pp. 407-408).
I cartonnages di papiro sono stati rinvenuti
per la maggior parte nelle tombe di tipo 5 e 6 e
hanno restituito circa 300 papiri greci364.
La necropoli stata riconosciuta e documen
tata nel corso della Missione 1997 di Rathbone,
362 Secondo il rapporto di Jouguet i rami erano completamen
te sepolti dalla sabbia ed egli ritenne che lo fossero anche nell'anti
chit (Jouguet 1901, p. 402); possibile tuttavia che essi avessero la
funzione di indicare sul terreno la presenza di una sepoltura e doves
sero dunque essere in vista, anche se solo di pochi centimetri.
36> Jouguet paragona questi sarcofagi ad alcuni trovati a Kharabet Ihrit da Grenfell e Hunt nelle sepolture di tarda epoca tole
maica (Jouguet 1901, p. 404 n. 1).
564 Essi iniziarono ad essere pubblicati da Jouguet e da Lefebvre a partire dal volume 25 (1901) di BCH; Jouguet (ed.) 1907. Cf.
inoltre Jouguet 1902, pp. 347-348. Il procedimento di recupero dei
papiri dai cartonnages fu eseguito a Lille, cos come il loro studio
per la successiva edizione; solo una parte dei papiri rimase in Fran
cia, mentre gli altri tornarono al Cairo.

220

Capitolo IX

che ha inoltre riconosciuto un certo numero di


sepolture sparse nel territorio circostante.

4. Conclusioni
Nonostante il cattivo stato di conservazione del
sito, ritengo che un suo nuovo scavo potrebbe
ancora fornire nuove informazioni per integrare
quanto stato pubblicato dal Jouguet. Le piante
di cui disponiamo sono molto schematiche e par
ziali, ma ci in parte dovuto alle condizioni del
sito che gi nel 1901 non erano buone.
E interessante notare la tecnica edilizia impie
gata negli edifici superstiti, in cui si fatto ampio
uso delle scaglie di calcare locale, mentre poco
attestato sembra essere il mattone crudo. L'uso
delle scaglie di pietra noto anche in altri siti,
come ad esempio a Karanis, dove quasi sempre
limitato alle fondazioni degli edifici, mentre qui il
loro impiego sembra pi generalizzato. Edifici
interamente costruiti in pietre grezze di piccolo
taglio sono noti anche a Soknopaiou Nesos365, tra
i quali si ricordano alcune parti del tempio Sud
del grande temenos. Si pu dunque avanzare l'i
potesi che l'impiego pi o meno diffuso di questa
tecnica muraria sia essenzialmente dovuto alle
caratteristiche dell'ambiente in cui sorsero i centri
abitati e alla presenza diversificata delle materie
prime. Medinet Ghoran sorge in un luogo in cui
abbonda la pietra e scarseggia l'acqua, indispen
sabile per la malta e per la fabbricazione dei mat
toni.
Le case pubblicate sono di pianta quadrata e
presentano alcuni elementi originali rispetto alle
abitazioni di altri siti del Fayyum, nella disposi
zione degli ambienti e nell'impiego di elementi
architettonici decorativi in stile egiziano nelle
porte e nelle finestre.
Sulla base dell'unica pianta parziale di cui
disponiamo sembra si possa dire che il villaggio
era stato concepito secondo uno schema ordina
to, ortogonale, che non sembra tuttavia essere di
tipo regolare366, e con isolati compatti. La via
maggiore posta in luce dagli scavi Jouguet pre
senta sulla planimetria edita un orientamento di
145 N (Jouguet 1901, Fig. 4 p. 390).
Il territorio in cui si situa Medinet Ghoran
non sembra essere particolarmente adatto alle
coltivazioni estese, a causa della presenza della
roccia affiorante e per la sua distanza dagli altri
centri antichi e dall'area coltivata. Nelle fotogra
fie aeree della RAF non riconoscibile alcuna
traccia di canalizzazioni artificiali nei pressi di
questo centro.

Il villaggio sembra essere stato attivo princi


palmente in epoca tolemaica, secondo quanto
proposto da Jouguet sulla base della ceramica
rinvenuta e delle sepolture trovate intatte. Solo
dopo molto tempo vi si insedi una comunit
monastica. L'epoca romana sembra essere poco
attestata, ma la parzialit dell'indagine condotta
da Jouguet e il cattivo stato di conservazione del
sito, unitamente alla presenza di blocchi decora
ti a bugnato in un portale monumentale, lascia
no aperta la possibilit che tale fase abitativa non
sia stata riconosciuta.
Certamente, pur essendo stato un villaggio di
modeste dimensioni, Medinet Ghoran godette di
una certa floridezza a giudicare dal tipo di abita
zioni e dalle sepolture dell'unica necropoli rinve
nuta.
Dopo gli scavi di Jouguet il sito sembra esse
re stato dimenticato e non si ha alcuna notizia n
di ricerche archeologiche vere e proprie, n di
scavi clandestini o di survey; l'unica nuova pro
spezione scientifica del 1997.

365 Cf. i capitoli dedicati a Kom Aushim (Karanis) e a Dimai


(Soknopaiou Nesos), 2.
366 , questa, anche l'opinione di Rathbone, che ha rilevato la
presenza di abitazioni disposte senza un preciso schema. Per una
migliore valutazione del sito si dovr attendere la pubblicazione
della nuova planimetria.

Kom Medinet Ghoran

22 1

/I

I
Fig. 99. Piante di case scavate dal Jouguet nel settore B.

1
B

U
-c^.

Fig. 100. Pianta di una casa scavata dal Jouguet nel settore A con porta e finestra litiche rinvenute nello stesso edificio.

222

Capitolo IX

Fig. 102. Schizzo topografico della necropoli

CAPITOLO X

Kom Medinet Madi (Gi, Narmouthis)

Posizione geografica: 29 11' Nord; 30 38' Est


Quota s.l.m.: da 23 a 35 m ca.
Estensione del kom: 1000 X 600 Ca. m567
Orientamento dei templi:

Tempio Sud: 168 Nm (1993)36


Tempio Nord: 348 Nm (1933)
Orientamento del centro abitato: probabilmente 168 Nm

Cronologia: 114 a.C. (PTebt I 26, 19 = Chr.W. 330)


- 845-846 d.O9.

1. Il sito
Attualmente il toponimo Kom Medinet
Madi570 nella cartografia egiziana riferito a due
aree archeologiche distanti circa 1 km l'una dal
l'altra. La maggiore, situata pi a Nord, viene
comunemente chiamata Medinet Madi, mentre
l'altra Kom Madi. I due siti saranno qui trattati
separatamente poich non ancora ben chiaro
quale sia stato il rapporto tra essi, se cio effetti
vamente Kom Madi sia stata la necropoli tole
maica di Medinet Madi/Narmouthis o, come
alcuni studiosi sostengono, un centro autonomo.
Medinet Madi si trova nel deserto a Nord-Ovest
della depressione nota col nome di El-Gharaq, al di
l di due canali artificiali che corrono vicini e paral
leli, scavati in epoche diverse, che la separano dalle
coltivazioni. Il kom ha un aspetto imponente per
vastit e altezza, elevandosi sul deserto circostante
piatto e roccioso per circa una decina di metri; la
sua forma arrotondata e si allunga in forma di
goccia verso i canali: pi larga e alta a Nord, scen
de con una leggera pendenza, restringendosi verso
Sud. Pochi sono gli edifici riconoscibili in superfi
cie poich il vento che batte costantemente la zona
ha ricoperto rapidamente di sabbia ci che stato
portato alla luce dagli scavi archeologici, dando alla
superficie un aspetto uniforme, caratterizzato dalla
presenza di avvallamenti e di monticelli sparsi ovunque, in cui molto difficile riconoscere strade o edi
fici. Le uniche strutture ancora visibili sono il tem
pio di Renenutet all'estremit nord-occidentale del
kom, un tratto del suo dromos (Fig. 103) e parti di
alcuni edifici e chiese scavati in questi ultimi anni.

Il tempio dedicato alla dea Renenutet/Ermouthis si trova in una sorta di profondo


avvallamento percorso da Sud a Nord dalla via
processionale, attualmente ricoperta dalla sabbia
e riconoscibile solo in un breve tratto antistante
al temenos. La sabbia ha gi ricoperto completa
mente il chiosco, tutto il lato occidentale del dro
mos e del tempio, nascondendo quasi completa
mente le sfingi, le gradinate e gli edifici annessi;
anche la pavimentazione del dromos si trova a
diversi centimetri di profondit. Le mura del
temenos sono visibili solo per un breve tratto sul
lato orientale. Nel 1996371 l'ingresso del tempio
del Medio Regno e i vestiboli ad esso antistanti
sono stati liberati dalla sabbia che si era accumu
lata negli ultimi sessanta anni. Lo stesso lavoro
stato portato a termine sul versante settentriona
le del complesso templare: sono stati cos nuova
mente portati alla luce il tempio Nord dedicato a
Sobek e la sto, entrambi scoperti dal Voglia
no. In questa stessa zona ancora ben riconosci
bile la discarica degli scavi degli anni Trenta.

2. Gli scavi
2.1. Le prime ricerche di Jouguet (1900)
e di Zucker (1910)
La localit era nota fin dai tempi della Spedizione

56' Stima del Vogliano, in La Guardia 1996, p. 32. Secondo


E. Bresciani, l'area occupata dalle antichit di circa 175.000 m2
(Bresciani 1968, p. 23) ma essa risulta sottostimata, come si evince
anche dalla cartografia parziale e provvisoria edita nel 1989 a cura
di W. Ferri (Ferri 1989).
368 Cf. infra capitolo XX.
3W Vogliano 1938, pp. 547-549.
ivo per la storia del toponimo cf. Vogliano 1939; Id. 1938,
p. 548 n. 1. Secondo lo studioso, possibile che Ibion, il toponi
mo di et ellenistica che era stato erroneamente attribuito in pas
sato a Medinet Madi, sia da identificare invece con Kom Madi, in
cui lo stesso Vogliano individu un tempio e comp alcuni rilievi:
Vogliano 1939, p. 274 n. 1.
371 I lavori di ripulitura del complesso templare sono iniziati
nel 1996 a cura della Missione italiana diretta da E. Bresciani che
vi opera dal 1966.

224

Capitolo X

Napoleonica3'2, tuttavia i primi sondaggi vi ven


nero effettuati nel 1900 da P. Jouguet per conto
del Ministero dell'Istruzione Pubblica francese e
dell'Ecole Fran^aise di Atene al fine di recupera
re papiri, sull'esempio di Grenfell e Hunt (Jou
guet 1901). Pi che di un vero scavo si tratt di
una sorta di esplorazione dell'area situata a Nord
della depressione di El-Gharaq, che comprende
va anche Kom Madi e Kom Medinet Ghoran.
Non noto quanti giorni egli abbia sostato nelle
varie localit, ma dai brevi rapporti pubblicati si
evince che riserv maggiore tempo e attenzione
allo scavo di Medinet Ghoran, nella cui necro
poli furono rinvenuti cartonnages di papiro.
Durante la breve sosta a Medinet Madi Jou
guet fece piccoli sondaggi anche a Kom Madi e
in una necropoli situata nell'area desertica fra le
due aree archeologiche; egli era convinto che i
due siti corrispondessero a due diversi centri abi
tati, di cui quello pi orientale (Kom Madi) era
il minore e il pi antico. I pochi sondaggi effet
tuati a Kom Medinet Madi furono concentrati
intorno ad una chiesa copta, ma lo scavo non fu
nemmeno sufficiente a consentire una descrizio
ne dell'edificio. Per la vastit delle rovine373 del
centro urbano e per le poche risorse disponibili
Jouguet decise di proseguire la ricerca dei papi
ri al di fuori di esso e cerc invano la necropoli
tolemaica. Dato l'insuccesso delle ricerche, il can
tiere fu presto trasferito a Kom Medinet Ghoran.
Altri scavi per la ricerca di papiri furono
effettuati nel 1910 da una Missione dei Kniglichen Museen di Berlino diretta da F. Zucker che,
sia per gli scarsi risultati sia per una epidemia di
tifo scoppiata tra gli operai, ebbe una breve dura
ta374 (Fig. 107). Un rapporo di scavo sui risultati
di tali ricerche non fu mai pubblicato; gli unici
resoconti di cui si dispone sono una breve noti
zia apparsa lo stesso anno (Zucker 1910) e il dia
rio di scavo che, edito postumo, colma almeno in
parte tale mancanza (Mller 1971, pp. 40-55). I
lavori iniziarono all'estremit nord-occidentale
del kom, dove si rinvenne un consistente strato
di afsh che restitu papiri anche del VI-VII d.C.;
il luogo fu tuttavia presto abbandonato a causa
della sua esposizione ai forti venti invernali e se
ne scelse un altro situato a Sud della citt. Alcu
ni sondaggi rivelarono che gran parte dell'area
era priva di costruzioni e le uniche abitazioni rin
venute erano di un tipo piuttosto modesto e data
bili all'epoca bizantina, alcune delle quali con
cantine ancora integre. In questa zona il terreno
vergine si trovava a circa 3,50 m di profondit e
fu individuato un solo livello abitativo; numero
si sembrano essere stati i sondaggi effettuati che

fruttarono tuttavia scarsi ritrovamenti di docu


mentazione scritta, risalenti per lo pi all'epoca
tardo-romana, bizantina e araba. Un gruppo di
operai fu poi spostato sul punto pi alto del kom,
a Nord-Ovest, dove si rinvennero alcuni muri e
frammenti mal conservati di papiri del II-IV d.C.
Ma il rinvenimento pi straordinario avvenne
nella lunga depressione ad occidente di questa
alta collina: nel corso di una passeggiata Zucker
individu alcuni blocchi di calcare affioranti
(60 x 30 cm), che suggerivano la presenza di un
edificio pubblico. Un gruppo di uomini fu messo
al lavoro in questo punto e rapidamente furono
messi in luce due tratti di muri paralleli facenti
parte di un portale monumentale di un tempio
su cui era scolpita a basso rilievo la dea Isi allat
tante Horo, di cui tuttavia rimaneva solo la parte
inferiore con particolari ancora dipinti in rosso e
nero375. In sguito a tale scoperta376 il lavoro fu
concentrato in questa parte del kom, sia nel tem
pio sia sulla collina a fianco, dove continuarono
i rinvenimenti di edifici, non meglio descritti, e
di papiri. A fianco del portale in pietra fu anche
portata alla luce una struttura in mattoni crudi al
cui interno vi erano ancora i materiali risultanti
dal crollo del soffitto.
Un altro settore di scavo fu aperto a Sud del
portale, in un punto in cui si riconosceva in
superficie la parte superiore di un chiosco a semi
colonne costruito con blocchi di calcare giallo
(80 x 30 cm), ma pochi giorni dopo questo rin
venimento la Missione dovette lasciare Kom
Medinet Madi a causa dei troppi casi di malattia
verificatisi fra gli operai.

2.2. Gli scavi di A. Vogliano (1934-1939)


Il luogo divent in sguito famoso per il ritro
vamento, dovuto ai sebbakhin e ai cercatori di
antichit, di un consistente numero di papiri con

372 II sito fu visitato anche da Schweinfurth nel 1886 che ne


fornisce una descrizione alquanto confusa (Schweinfurth 1886,
pp. 105-106). Lo studioso riferisce di averne visitato la necropoli,
costituita da sepolture a tumulo.
573 A quell'epoca non era nemmeno sicuro che Medinet Madi
fosse stato un centro di epoca greco-romana; inoltre per la vastit
dell'area archeologica la ricerca di papiri avrebbe comportato scavi
particolarmente lunghi.
374 La Missione, cui collabor anche W. Schubart, si svolse dal
17 gennaio all' 8 febbraio 1910: Mller 1971, pp. 40-55; Vogliano
1936, p. 1.
375 Si tratta probabilmente dei segni tracciati dal disegnatore
come guida per lo scalpellino: infatti il bassorilievo incompiuto.
376 Si tratta del santuario dedicato alla dea Renenutet/Ermouthis che sarebbe stato successivamente portato alla luce
dal Vogliano.

Kom Medinet Madi (Narmouthis)

testi manichei che giunsero sul mercato antiqua


rio nel 1930 e di cui si asseriva che provenissero
da Medinet Madi. II sito suscit quindi l'interes
se di A. Vogliano che dal 1934 era ospite della
Missione archeologica di C. Anti a Tebtynis: una
fotografia aerea del kom scattata nel 1934 dall'Egyptian Air Force377 e la comparsa di oggetti e
di papiri da Medinet Madi presso antiquari del
Cairo e di Medinet el-Fayyum spinsero il grande
papirologo ad intraprendere una sua Missione di
scavo in questo sito. La ricerca e la raccolta del
sebbakh continuarono per anni, autorizzate anche
dal Governo che solo nel 1936 e grazie alle pres
sioni del Service des Antiquits revoc tali per
messi (Vogliano 1941, p. 371 n. 1).
Nel marzo del 1935 Vogliano comp ricerche
per una settimana nella necropoli dei coccodrilli
a Tebtynis e contemporaneamente organizz l'a
pertura del cantiere di Medinet Madi, che avven
ne il 10 aprile. A partire da quella data iniziaro
no ufficialmente gli scavi della Missione
archeologica dell'Universit Statale di Milano,
diretta dal Vogliano e con la collaborazione di
G. Bagnani378. La prima Missione, che si conclu
se il 17 giugno, fu particolarmente fortunata poi
ch fu trovato sbito il dromos del grande tem
pio e furono messe in luce alcune sue strutture.
Proprio per l'eccezionaiit dei ritrovamenti
archeologici oltre che epigrafici fu sbito pubbli
cato un primo rapporto di scavo, che ebbe il
merito di divulgare in maniera tempestiva sia il
contenuto delle epigrafi sia una prima descrizio
ne, corredata solo di immagini fotografiche379,
delle strutture poste in luce (Vogliano 1936).
Manca qualsiasi accenno agli altri materiali rin
venuti nello scavo n si delinea un quadro della
situazione archeologica del sito.
L'area di scavo non fu scelta a caso poich gi
dall'analisi della fotografia aerea era stato notato
un lungo e stretto avvallamento con direzione
Nord-Sud che ricordava molto il dromos di
Tebtynis: su di esso emergevano dalla sabbia ele
menti architettonici in calcare, alcuni dei quali
con bassorilievi380, gli stessi rinvenuti dalla Mis
sione di Zucker. Proprio da questi inizi lo scavo
che, come afferma lo stesso Vogliano, non vole
va essere un'esclusiva ricerca di papiri condotta
secondo i vecchi sistemi che tradizionalmente
procedevano per scassi nel terreno distruggendo
i contesti archeologici, ma un'indagine paziente e
metodica del sito (Vogliano 1936, p. 2).
Dopo pochi giorni il portale (Q) di accesso
al temenos (Fig. 109) era completamente in luce
e il frammento di bassorilievo conservato sul lato
interno di una delle sue due ali e raffigurante la

225

parte inferiore di una dea seduta con un bambi


no in braccio fece ipotizzare che si trattasse di un
tempio dedicato ad Isi e Arpocrate. Il portale era
conservato per un'altezza di 4 m ed era costrui
to con blocchi regolari di cm 90 x 45 x 25, posti
in opera con un sottile strato di malta biancastra
e trattati in superficie come un bugnato simile a
quello del chiosco romano di Tebtynis. Il porta
le era in stile egiziano: costituito da due muri
massicci, che disegnavano un rettangolo di 7,80
x 7,50 m, racchiudeva un vano centrale quadra
to (m 3,75 di lato), che costituiva un allargamen
to del passaggio centrale. Sul lato occidentale di
questo vano vi la raffigurazione della dea sedu
ta in trono con bambino, come sopra si detto,
mentre il lato opposto era stato lasciato grezzo
poich sarebbe stato coperto dal battente della
porta quando questa fosse stata aperta. I segni
lasciati dalla porta testimoniano che essa era
costituita da un solo battente, era spessa circa
20 cm e poteva essere mantenuta anche in posi
zione semiaperta. La pavimentazione originale del
portale era in lastre di calcare, rivestite forse in
epoca romana con un mosaico, di cui si conser
vavano alcuni frammenti negli angoli (Vogliano
1936, p. 13).
Il settore fu poi ampliato verso Sud ove si rin
venne, come a Tebtynis, un vestibolo (R) costrui
to in blocchi di calcare i cui muri di cinta termi
navano con gola egizia ed avevano un'altezza di 2
metri. Esso, un rettangolo di forma piuttosto irre
golare (10,60 x 10,80 x 8,85 x 8,85 m), fu fatto
costruire, come testimoniano due epigrafi incise
sui pilastri di accesso, da un privato cittadino nel
XXII anno di regno di Tolemeo Sotere II. Sugli
stessi pilastri furono anche incisi in poca poste
riore quattro inni alla dea Isi Renenutet compo
sti da un certo Isidoro (Vanderlip 1972). Il muro

377 Le fotografie aeree di Tebtynis e di Medinet Madi furono


scattate nello stesso anno e probabilmente durante lo stesso volo,
forse su commissione di Vogliano (Vogliano 1936, p. 2). Lo stu
dioso aveva imparato l'utilit della fotografia aerea nella rilevazione
topografica durante la Prima Guerra Mondiale e la sua applicazio
ne all'archeologia era certamente all'avanguardia (La Guardia 1996,
p. 35). Esse furono esposte nella mostra milanese del 1938: Voglia
no 1938a, p. 99.
378 Per una ricostruzione degli avvenimenti e dei prepara
tivi cf. Vogliano 1941; Id. 1942, pp. 7-12; La Guardia 1996,
pp. 17-19.
579 L'intera planimetria del tempio fu pubblicata nel secondo
rapporto di scavo del 1937, ma purtroppo senza le piante degli altri
edifici situati all'interno del temenos (Fig. 109).
380 Gi gli scavi tedeschi del 1910 avevano identificato questi
elementi monumentali (Vogliano 1936, p. 3). Il Vogliano era anche
in possesso di appunti e schizzi eseguiti dalla Missione tedesca e
messi a sua disposizione da W. Schubart (Fig. 107). Questi furono
senza dubbio determinanti per la scelta dell'area da scavare (Voglia
no 1941, pp. 371-372).

226

Capitolo X

era costituito da blocchi di calcare tenuti insieme


con malta scura distribuita in modo poco accura
to; anche in questo caso i blocchi, eccetto quelli
dei pilastri dell'ingresso, presentavano le caratte
ristiche del bugnato che fu interpretato da Bagnani come indice di incompiutezza del monumento
(Vogliano 1936, p. 16).
Lo stato frammentario della pavimentazione
del vestibolo trad la presenza di due strati
sovrapposti, quello pi antico era costituito da
grandi lastre rettangolari di calcare mentre il pi
recente, contemporaneo alla costruzione del vesti
bolo, era formato da pezzi di reimpiego e da pie
tre grezze di piccola pezzatura per uno spessore
di 10-30 cm (Vogliano 1936, p. 15). Su quest'ul
tima pavimentazione poggiava un altare situato
nella met orientale del vestibolo: di forma cubi
ca, aveva una scaletta laterale di accesso ed era
costruito con blocchi di calcare. Probabilmente
contemporanei alla sua costruzione sono due
coppie di leoni collocate una sulla cornice del
muro del vestibolo e una ai lati del portale monu
mentale; questi ultimi sono di fattura piuttosto
rozza e rappresentano due animali sdraiati su un
fianco e con le zampe anteriori incrociate.
A Sud del vestibolo iniziava la via processio
nale (S) di cui fu esplorata soltanto una parte: lo
scavo risult particolarmente faticoso poich
dovette essere asportata una grande quantit di
sabbia che ricopriva l'area per un'altezza di circa
6 m (Vogliano 1936, p. 4), circostanza che favor
la conservazione di quanto era rimasto per seco
li completamente sepolto e lo risparmi dall'a
zione di spoglio dei materiali edilizi. Al contra
rio, invece, il portale monumentale era stato
smontato per circa i due terzi della sua altezza. Il
dromos, largo 11,20 metri, conservava ancora le
due pavimentazioni sovrapposte in lastre di cal
care ed era fiancheggiato da sfingi e leoni: davan
ti a due sfingi erano stati collocati due bacini cir
colari in pietra forse per l'acqua lustrale381. Su
entrambi i lati della via erano state costruite con
elementi litici di riutilizzo alcune gradinate che
Bagnani interpret come spalti per il pubblico,
che accedeva durante le cerimonie; la gradinata
orientale era interrotta da un altare con iscrizio
ne greca dedicatoria alla dea da parte dello stratego Zobalos (XII anno di Augusto).
Lo scavo prosegu poi a Nord del portale
monumentale382, in direzione del tempio, ove fu
portato alla luce un grande cortile (P) largo
11,30 m e lungo 15, che terminava con un altro
portale in stile egiziano (O), anch'esso mancan
te della parte superiore (Vogliano 1936, p. 5).
Sulle pareti frontali vi erano originariamente

scolpite a bassorilievo due figure di sovrani ince


denti verso la porta e di cui resta solo la parte
inferiore; di fianco vi erano altre due sfingi. Sul
lato orientale della corte vi era una serie di edi
fici in mattoni crudi, datati all'epoca tolemaica
ma continuamente rimaneggiati; alcuni di essi
erano magazzini con copertura a volta, mentre
di altri si ignora la funzione. Sull'altro lato inve
ce vi erano ambienti connessi con il culto e un
grande edificio monumentale al quale si accede
va tramite una rampa: le soglie e gli stipiti delle
porte erano in calcare e una di esse conservava
ancora un battente originale in legno. L'edificio
era probabilmente un luogo di culto, ma i papi
ri greci che vi furono rinvenuti erano tutti di tipo
filosofico. Di fianco ad esso alcuni piccoli
ambienti costituivano le dimore dei sacerdoti.
Al di l del portale fu identificato un nuovo
cortile (N) il cui scavo non fu portato a termine
nel corso di questa Campagna. Nel suo angolo
sud-occidentale fu per rinvenuto un sacello
sopraelevato, nella cui parete di fondo vi erano
due nicchie con dipinti su stucco che si sgretola
rono al contatto con l'aria. Uno di essi raffigura
va Isi, Arpocrate e Sokonopis (Vogliano 1936,
p. 6, Tav. XI).
Sul dromos, a circa 120 metri di distanza a
Sud dell'area scavata, si riconobbero in superfi
cie alcuni blocchi di calcare che lasciavano imma
ginare la presenza di un chiosco analogo a quel
li di Tebtynis383. L'edificio fu posto in luce in due
giorni di lavoro e si rivel essere di pianta qua
drata (m 7,70 di lato)384, con 8 colonne e com
pletamente aperto sul lato Sud; nel complesso era
in buono stato di conservazione, ma mancava di
tutta la parte superiore a partire dai capitelli.
Sulle pareti d'intercolumnio si conservavano
ancora alcuni rilievi di cui tuttavia non si forni
sce una descrizione dettagliata (Vogliano 1936,
p. 7; Id. 1939a, Pl. CXXIX).
Vogliano pubblic in questo primo rapporto
di scavo alcune iscrizioni greche incise, graffite e
dipinte trovate nel temenos, nel dromos e sulla
superficie del kom, inclusi i quattro Inni di Isi
381 Attualmente i due bacini coi loro sostegni sono stati aspor
tati, cos come anche la testa della sfinge occidentale.
382 A partire dal 31 aprile lo scavo prosegu senza il Bagnani,
che rientr in Italia.
383 Esso era gi stato rinvenuto dalla Missione tedesca e una
sua fotografia e riproduzione grafica erano note in letteratura. Con
frontando la fotografia del 1910 con le rovine del chiosco come
furono poste in luce nel 1935, Vogliano si rese conto che numero
si blocchi e un'intera colonna erano stati nel frattempo asportati
(Vogliano 1936, p. 88).
384 L'edificio fu scavato nuovamente e in modo pi accurato
nel corso della quarta Campagna di scavo (Vogliano 1938, pp. 538543).

Kom Medinet Madi (Narmouthis)

doro (Vogliano 1936, pp. 23-70). Solo uno dei


papiri rinvenuti fu edito in questa sede.
La seconda Campagna di scavo si svolse dal
6 maggio al 16 giugno 1936 (Vogliano 1937) e la
Missione pot gi usufruire della casa-magazzino
che lo stesso Vogliano aveva fatto costruire alle
pendici Nord del kom\ II lavoro si concentr
nella parte Nord del complesso monumentale
portato alla luce l'anno precedente in cui, come
preannunciavano gli inni di Isidoro, doveva tro
varsi un tempio fatto costruire dal faraone Amenemhat III. Vogliano, convinto della presenza di
un tempio faraonico, era particolarmente ansioso
di portarlo in luce e, nonostante i buoni propo
siti di condurre i lavori in modo accurato, scav
in fretta trascurando di annotare numerosi parti
colari386 e di indagare gli edifici secondari interni
al temenos1 . Purtroppo durante lo scavo egli
non fu coadiuvato da alcun archeologo e ci
risulta particolarmente evidente anche nella
descrizione delle varie parti del santuario pub
blicata in questo secondo rapporto, molto diver
sa, meno tecnica e particolareggiata di quella pre
cedente del Bagnani388.
Per una prima edizione dei testi e dei monu
menti di et dinastica Vogliano si avvalse della
collaborazione di diversi egittologi come
R. Engelbach, J. Vandier, S. Schott, H. Gauthier,
mentre sul campo fu coadiuvato da U. Rizzitano
e R. Naumann, al quale fu affidato il rilievo pla
nimetrico dell'intero complesso (Naumann 1939).
Grazie ai rapporti particolarmente cordiali che
Engelbach aveva con la Egyptian Air Porce,
Vogliano riusc ad ottenere una nuova fotografia
aerea dell'area scavata. Il volo avvenne il 6 giu
gno quando era gi stato portato alla luce il tem
pio della XII dinastia e le strutture ad esso anti
stanti, ma non ancora quello tolemaico situato sul
suo lato Nord; fu in quell'occasione che Engel
bach raggiunse in aereo gli scavi per poter esa
minare le iscrizioni geroglifiche (Vogliano 1937,
p. 73).
Lo scavo riprese da met della seconda corte
(N), l dove la presenza di due sfingi lasciava
supporre vi fosse un nuovo portale; esse erano
invece collocate a met circa di un lungo cortile
che terminava a Nord di fronte ad un nuovo
vestibolo (M), preceduto a sinistra da un basa
mento rettangolare interpretato come una pro
babile base per una statua (Vogliano 1937, pp. 12). Ai lati di questo cortile vi erano costruzioni
in mattoni che in certi casi conservavano ancora
stanze con pareti affrescate, ma, poich lo scopo
principale era quello di arrivare rapidamente al
tempio, Vogliano le fece ricoprire di sabbia senza

227

procedere ad una loro documentazione. Il vesti


bolo, analogo a quello che precede il portale
monumentale, immetteva in un pronaos costruito
con blocchi di calcare a bugnato, decorato sulla
fronte con quattro semicolonne e la cui porta in
legno si trovava ancora in situ.
Questa costruzione, una sorta di avancorpo
di m 16 x 11, conservata per un'altezza di circa
5 m, era a sua volta suddivisa nel senso della lun
ghezza in due ambienti denominati L e K, e
interpretati come una sala coperta il primo e un
cortile il secondo. A fianco della porta d'accesso
vi erano due sculture piuttosto rozze, anepigrafi,
raffiguranti un personaggio maschile incedente,
di epoca romana. Questi due ambienti, malgrado
il rinvenimento di numerose sculture, furono
indagati in modo alquanto sommario (Vogliano
1937, p. 13): nel secondo vano (K 2) fu trovato
su una piattaforma rettangolare, sita nella sua
met orientale, un carro frammentario in legno,
di cui non si fornisce alcun particolare, ma che
venne sbito collegato con l'immagine di un
carro con ruote e vela menzionata in uno degli
Inni di Isidoro (Vogliano 1937, p. 2).
Continuando verso Nord, fu posto in luce un
ulteriore ambiente (I), datato ancora all'epoca
tolemaica, al cui centro si ergevano due grosse
colonne, e che dava accesso al nucleo "faraonico"
del santuario. Originariamente l'ingresso del tem
pio dinastico era fiancheggiato da due colonne in
calcare di tipo fascicolato (Fig. 108), che costitui
vano una sorta di pronaos parzialmente coperto
(F-G); in sguito agli interventi di epoca tolemai
ca questo spazio fu chiuso a Sud e completamente
coperto cos da divenire una vera e propria sala
ipostila. In un momento imprecisato fu poi
aggiunto un pilastro di sostegno alla colonna

385 Sulle vicende relative alla casa-magazzino e al progetto della


costruzione di un museo locale cf. Vogliano in La Guardia 1996,
pp. 36-37.
386 Come egli stesso afferma, sui muri del tempio vi erano
numerosi graffiti e iscrizioni ad inchiostro in greco, geroglifico,
demotico e ieratico, di cui solo alcune furono sbito trascritte, men
tre altre per l'azione della sabbia e del vento andarono presto
distrutte; solo alcune di queste vennero pubblicate nel secondo rap
porto di scavo (Vogliano 1937, pp. 37-51).
387 Questi furono scavati sommariamente, fotografati e rein
sabbiati. Di essi non furono effettuati rilievi topografici ma solo
schizzi fatti ad occhio: Vogliano 1937, p. 10.
388 fsjel rapporto di scavo si afferma esplicitamente che la
descrizione del tempio sommaria ed aveva come unico scopo quel
lo di informare tempestivamente la comunit scientifica sui nuovi
rinvenimenti. Per un esame approfondito del monumento Voglia
no rimanda ad uno studio pi esauriente che avrebbe pubblicato
solo a scavi ultimati quando sarebbe stata disponibile una docu
mentazione completa. Tale studio tuttavia non vide mai la luce. Dal
rapporto si evince inoltre che egli non conosceva le recenti pubbli
cazioni della Michigan University sugli scavi di Karanis (Vogliano
1937, p. 9).

228

Capitolo X

occidentale e nell'angolo Sud-Ovest della stanza


fu edificata una scala che dava accesso al tetto.
L'ultimo ambiente389, il sacello, presenta sul
fondo tre celle affiancate destinate a contenere le
statue della dea Renenutet e di Amenemhat III,
di cui non restano che alcuni frammenti dei
basamenti in calcare bianco. I blocchi di calcare
che ne formavano il tetto erano in gran parte
caduti al suolo cos da formare un ammasso di
detriti la cui rimozione costitu un serio proble
ma, principalmente a causa delle loro dimensioni.
Sulle pareti del tempio faraonico vi sono testi
e bassorilievi che raffigurano la dea a cui era
dedicato il tempio, Renenutet, in forma di cobra
e di donna, il dio Sobek di Shedet, Anubi, la cui
relazione con le prime due divinit non chiara,
e i due sovrani costruttori, Amenemhat III e IV.
I testi chiariscono alcuni aspetti del culto e della
storia dell'edificio: la sua costruzione fu iniziata
da Amenemhat III, ma fu terminata dal figlio
Amenemhat IV, che dichiara di aver portato a
compimento la costruzione per esaudire la
volont paterna. Il tempio era dedicato alla dea
delle messi Renenutet e si specifica che il culto le
era attribuito in qualit di "vivente in Gia", e
dunque si deve presumere che all'interno del
tempio vi fosse un cobra sacro vivo e che Gia
fosse il nome antico della localit. Il dio Sobek di
Shedet qui anche assimilato ad Horo e sembra
essere venerato in quanto divinit principale del
Fayyum e non perch connesso con la dea cobra.
II nome di Renenutet mut in epoca ellenistica in
Ermouthis e la dea fu poi assimilata ad Isi.
Lo scavo prosegu ancora verso Nord per
liberare completamente il tempio dalla sabbia, ma
inaspettatamente fu trovato un secondo tempio
addossato alla parete di fondo di quello dinasti
co ed esattamente in asse con esso. Tale santua
rio, denominato dal Vogliano tempio B, aveva
l'ingresso sul lato settentrionale ed era costruito
in blocchi di calcare levigati. Nessuna iscrizione
testimonia la data della sua costruzione, mentre
un'epigrafe era stata dedicata a Ermouthis e ad
Anubi; su una parete interna vi era anche una
raffigurazione di Sobek. Davanti al tempio vi era
un piccolo cortile con un portale di accesso in
cattivo stato di conservazione e una colonnata
con capitelli corinzi; a poche decine di metri
verso Nord il kom termina bruscamente con una
ripida scarpata (Vogliano 1937, p. 4). L'indagine
di questo tempio non fu completata a causa della
presenza di grandi blocchi che ostruivano il pas
saggio e la sua pianta non fu rilevata e riportata
sulla planimetria generale se non in modo som
mario e puramente indicativo. La descrizione del

Vogliano non molto chiara e lascia aperti nume


rosi interrogativi, che solo ora potranno essere
risolti grazie alla ripresa degli scavi in questa zona
da parte della Bresciani390.
In sintesi la storia del complesso templare fu
cos riassunta dal Vogliano: il culto alla dea Renenutet/Ermouthis fu pressoch continuo dal
momento della sua fondazione, avvenuta alla fine
della XII dinastia, ed testimoniato fino alla
XXIII d. dalla deposizione di statue e di stele391,
poi dagli ampliamenti di epoca ellenistica. Pro
babilmente le prime strutture ad essere aggiunte
alla fine del III o agli inizi del II a. C. furono
quelle che costituiscono il tempio Nord (cos
detto tempio B), cui seguirono sul lato Sud quel
le pi vicine al nucleo antico del tempio, edifica
te probabilmente in un lungo lasso di tempo fino
al regno di Tolemeo Sotere II, cui si deve la
costruzione del primo vestibolo che si incontra
sul dromos, che dovrebbe datarsi al 96 a. C.392 ed
forse da considerarsi contemporaneo alla pi
antica pavimentazione del dromosyn (Vogliano
1936, pp. 19-20; Id. 1937, p. 14). Tale vestibolo
fu, secondo lo studioso, ricostruito in un'epoca
incerta ma posteriore al regno di Augusto, alla
quale risale con certezza l'erezione dell'altare di
Zobalos situato sul dromos. Anche la datazione
della pavimentazione pi recente della via pro
cessionale e delle gradinate che la fiancheggiano
dubbia. Alcune brevi iscrizioni di epoca roma
na che nominano il posto di NN, testimonie
rebbero secondo Vogliano la presenza di un mer
cato all'interno del primo vestibolo, in cui tali

w L'edificio del Medio Regno, che misura 10,50 x 9,70 m, si


compone solo di due ambienti, un pronaos e una sala con le tre
celle per le statue di culto sul fondo.
390 L'intero tempio B e la colonnata antistante sono rimasti
completamente ostruiti e ricoperti dalla sabbia fino al 1996. Il rap
porto relativo ai lavori effettuati da E. Bresciani nel 1996 sar pub
blicato in EVO 19 (Gallo 1997, p. XXXI n. 50).
391 Per le iscrizioni in caratteri geroglifici incise su alcuni dei
monumenti cf., oltre ai due rapporti di scavo Vogliano, Donadoni
1952.
392 Per le problematiche legate alla datazione di questa epi
grafe a Tolemeo I o al Sotere II cf. Bernand 1981a, p. 78. Per la
datazione degli Inni di Isidoro cf. Vanderlip 1972, pp. 9-16; Bollk
1974.
595 Le datazioni proposte dal Vogliano sono state riviste in
sguito, ma a mio avviso esse dovrebbero essere nuovamente ricon
siderate alla luce di un nuovo esame archeologico e architettonico
delle varie parti del tempio. Secondo la Vandoni e Bollk, ad esem
pio, gli Inni di Isidoro e il primo vestibolo, sui cui pilastri erano
incisi, sarebbero da datare al III a. C. anzich al I a.C: Vandoni s.d.,
p. 13; Bollk 1974. Lo stesso Vogliano affermava nel quarto rap
porto preliminare di scavo che tutto il complesso tolemaico aggiun
to intorno al nucleo dinastico era stato progettato in uno stesso
momento, probabilmente nel regno di Tolemeo Evergete II alla fine
del II a.C. (Vogliano 1938, p. 540). Due sfingi del dromos sono state
datate su base epigrafica (iscrizioni dedicatorie in demotico) dalla
Bresciani al II-I a.C.: Bresciani 1968, pp. 33-34.

Kom Medinet Madi (Narmouth)

iscrizioni costituivano una sorta di segnaposto dei


venditori394 (Vogliano 1937, p. 38). Una serie di
atti vandalici che portarono alla deliberata distru
zione delle statue e alla copertura dei bassorilievi e delle sfingi con colate di fanghiglia scura, che
in certi punti fu fatta asportare dal Vogliano con
l'uso dello scalpello, fu compiuta probabilmente
in epoca copta, a sfregio dell'antico culto paga
no (Vogliano 1937, p. 54).
Numerose sono le statue e le stele, intere o
frammentarie, rinvenute negli ambienti antistanti
al tempio, databili all'epoca dinastica e oltre.
Molte anche le epigrafi e i graffiti lasciati dai pel
legrini in visita. Due statue in calcare raffiguran
ti probabilmente Amenemhat III sono state par
zialmente ricomposte con i frammenti ritrovati
sparsi fra i detriti; una statua in granito rosso,
pressoch integra e di dimensioni pari al vero,
raffigurante come portastendardo il sovrano
Merenptah della XIX dinastia, stata rinvenuta
riversa presso la scala aggiunta nella sala ipostila
(Vogliano 1937, pp. 39-42; 54-57). Di epoca elle
nistica sono invece una testa di sfinge che ripro
duce nel volto i tratti somatici di un sovrano tole
maico, una stele anapigrafe raffigurante in
altorilievo la dea Renenutet in forma di cobra e
una stele votiva in onore di Cleopatra III e Tolemeo Sotere II (Vogliano 1937, pp. 57-59; 65-66).
Un piccolo scavo fu casualmente effettuato
in una stanza di una casa situata nei pressi del tem
pio, a sinistra del primo vestibolo del dromos: nel
l'unico e brevissimo accenno a questi lavori si cita
soltanto il rinvenimento di un centinaio di papiri,
in maggior parte greci (Vogliano 1937, p. 5).
La terza Campagna non diede luogo ad un
rapporto di scavo ufficiale e di essa fu edito solo
un breve resoconto in Chronique d'Egypte (CdE
1938). I lavori si svolsero dall'aprile al 15 giugno
del 1937 in due settori, a Nord presso l'area
monumentale del tempio e a Sud, sul pendio
meridionale della citt. Nel tempio si procedette
a liberare dalla sabbia i cortili e le strutture che
si trovavano sui lati orientale e occidentale, il cui
scavo era stato tralasciato allo scopo di giungere
pi rapidamente al tempio del Medio Regno. Fu
posto in luce un muro che racchiudeva il tempio
sul suo lato Est, costruito in mattoni crudi e con
tracce di rifacimenti posteriori. Ad Ovest del
tempio dinastico furono invece rinvenuti degli
edifici di epoca pi tarda, di cui non si specifica
la funzionalit, e un po' pi a Sud una rampa che
conduceva ad un importante edificio.
All'interno del tempio del Medio Regno l'a
sportazione dei materiali pesanti dovuti al crollo
della copertura port al rinvenimento di tre sta

229

tue frammentarie raffiguranti personaggi seduti,


due basi di gruppi statuari e due basi di statue
raffiguranti Amenemhat III di cui altre parti
erano gi state trovate in precedenza (CdE 1938,
p. 70). I due gruppi statuari dovevano probabil
mente essere situati in origine all'interno delle
celle di fondo del tempio. All'interno del pronaos
tolemaico (K-L) sono state inoltre rinvenute una
base in granito con un'iscrizione in geroglifico
sulle quattro facce, la cui funzionalit resta sco
nosciuta (Donadoni 1952, pp. 7-9), una base di
statua e la radice di un albero, forse un sicomo
ro, collocata all'interno di un piccolo recinto qua
drangolare (Vogliano 1942, Tav. XXVIII).
Lo scavo prosegu anche all'interno del tempio
Nord (B), in cui furono portate alla luce tre cap
pelle quasi integre, corrispondenti alle tre nicchie
del tempio dinastico: in quella centrale raffigu
rata la dea Ermouthis all'interno di un naos, con
il corpo met donna e met serpente, al cui fian
co sono Arpocrate e una figura maschile (Voglia
no 1942, Tav. XVII). Fu inoltre iniziato lo scavo
dell'area antistante al tempio Nord, in cui furono
identificati un cortile, un portale monumentale ed
elementi architettonici in stile ionico e corinzio.
Fra i rinvenimenti di questa Campagna si ricorda
no anche diverse stele ed epigrafi rinvenute all'in
terno del tempio, risalenti ad un arco di tempo
compreso tra il Nuovo Regno e l'epoca romana.
Lo scavo nel settore Sud fu intrapreso con lo
scopo di trovare papiri all'interno delle abitazio
ni del quartiere copto, ma nulla stato pub
blicato sui risultati e le strutture rinvenute.
noto tuttavia che all'interno di una casa fu tro
vato un piccolo rotolo di papiro ancora sigillato,
scritto in arabo e datato al IX secolo (Vogliano
1938, pp. 547-549; Id.1939, pp. 278-279). Duran
te questa Campagna fu scattata inoltre una nuova
fotografia aerea dell'area scavata395.
I risultati della quarta Campagna di scavo,
svoltasi dall'inizio di aprile al 30 giugno 1938,
furono resi noti attraverso una relazione prelimi
nare molto succinta (Vogliano 1938; CdE 1939),
priva di documentazione grafica e fotografica396.
594 Analoghe epigrafi sono state rinvenute sul muro di cinta del
tempio Nord di Karanis (Boak 1933, p. 14) e furono interpretate
come semplici dediche, ma il Vogliano non sembra conoscerle.
595 II Vogliano riferisce che i rapporti con l'Egyptian Air Porce
e il Service des Antiquits si interruppero in quel periodo e per que
sta ragione non fu possibile avere una nuova fotografia al termine
della quarta Campagna (Vogliano 1938, p. 534).
596 Vogliano annunci la pubblicazione pi dettagliata di questi
scavi, completa delle planimetrie, che per non fu mai edita (Voglia
no 1938, p. 544 n. 1; La Guardia 1996, p. 37). I rapporti di scavo
della III, IV e V Campagna andarono infatti distrutti presso la casa
editrice Hoepli in un bombardamento aereo di Milano durante la
Seconda Guerra Mondiale (Vogliano 1942, p. 28; Vandoni s.d., p. 7).

230

Capitolo X

In questa occasione Vogliano scav contempora


neamente in almeno quattro punti diversi del
kom impiegando in media 250 operai, e ci non
gli permise certamente di seguire in modo accu
rato lo svolgersi dei lavori.
Uno dei settori era situato a Nord del temenos, dove era stata individuata una colonnata: l'a
rea si rivel di grande impianto monumentale,
con un portico di colonne corinzie lungo m 40 e
largo 25, datato all'epoca romana597. La mancan
za di piante e le poche fotografie che documen
tano tale complesso edificio non consentono di
comprendere appieno la descrizione fattane dal
Vogliano, anche perch fino al 1996 tutta l'area
era completamente ricoperta dalla sabbia e non
era visibile alcuna traccia degli elementi monu
mentali che qui furono trovati (Vogliano 1942,
Tavv. XV-XVI, XVIII, XXVI-XXVII). Il portico
sembra avere avuto tre bracci, di cui uno paral
lelo al lato settentrionale del temenos e gli altri
due, fra di loro paralleli, avevano un andamento
Nord-Sud.
Nel 1938 l'area scavata era di circa 1310 m2
e il lato occidentale del portico restava ancora da
scavare; non era chiaro inoltre in che modo l'a
rea fosse chiusa a Nord, a causa della pesante
opera di distruzione cui fui soggetta questa parte
del monumento. Il complesso fu interpretato
come una sto che fronteggiava il tempio tole
maico e si adattava in certo modo all'andamento
del suo muro di cinta, risultando cos asimmetri
ca rispetto al portale di accesso al tempio, ma
complessivamente in asse con esso. Le colonne
distavano fra loro 2,05 m eccetto le due fronteg
giami il portale del temenos che erano fiancheg
giate da due pilastri e distavano 2,81 m; un'a
pertura analoga si trovava all'estremit
settentrionale del colonnato Ovest e dava proba
bilmente accesso ad una strada che scendeva
lungo il pendio398 del kom. All'interno del ret
tangolo delimitato dal porticato stato trovato,
in asse con il portale, un basamento per una sta
tua o per un altare (2,50 x 2,70 m) (Vogliano
1938, pp. 535-536).
Lo scavo prosegu anche all'interno del
recinto templare, ai lati del santuario: numerosi
blocchi di calcare, originariamente pertinenti
alla copertura del tempio Nord, furono rinve
nuti sul lato occidentale, mentre sul lato orien
tale fu posta in luce una cappella dedicata al
culto di Isi Ermouthis per la salute di Augu
sto, di cui si conservavano ancora i battenti
della porta. La sua datazione non fu precisata
poich non si era ancora effettuato lo studio del
l'iscrizione e del rilievo raffigurante la dea sul

fondo della cappella (Vogliano 1938, pp. 536537); nei pressi si rinvennero alcune sculture
raffiguranti due Bes e due leoni.
Nello stesso settore, all'altezza del secondo
vestibolo, furono indagati alcuni edifici situati a
ridosso del muro di cinta; in uno di essi, in ori
gine abitato probabilmente da un alto sacerdote,
furono trovati all'interno di una stanza decorata
con riquadri dipinti 1555 ostraka databili al
II d.C., demotici, demotico-greci, greci e grecodemotici399. Una parte di essi era stata riposta in
modo ordinato all'interno di due grandi reci
pienti in argilla400 situati al di sotto del piano
di calpestio di epoca copta. In una piccola casa
situata sul lato occidentale del temenos si rinven
nero piccoli oggetti e alcuni ostraka di non gran
de interesse. Tutti questi edifici risultarono esse
re stati rimaneggiati e utilizzati fino all'epoca
bizantina.
Un altro settore di scavo si trovava sulla via
processionale, di cui si liber un altro tratto verso
Sud: furono poste in luce coppie di sfingi dispo
ste a distanza regolare di 10 metri l'una dall'al
tra. Lo scavo del dromos non fu completato fino
al chiosco, che invece fu interamente messo in
luce in questa Campagna401; al di l di esso alcu
ni sondaggi accertarono che il dromos prosegui
va ancora verso Sud. Il chiosco, di cui fu pub
blicata una pianta (Vogliano 1938, pp. 538-540,
Fig. 73), era in buono stato di conservazione e
sembra essere stato racchiuso in un cortile pi
ampio, come accade anche a Tebtynis. Esso misu
rava 8,20 x 11,40 m (Fig. 110) ed aveva il muro
perimetrale alto 3 m su cui si conservavano solo
due rilievi raffiguranti una sfinge (Vogliano
1939a, Pl. CXXIX) e una scena di adorazione da
39' Per porre in luce quest'area monumentale fu impiegato
molto tempo perch si dovette prima rimuovere la discarica degli
scavi degli anni precedenti, che era stata collocata in questo punto,
in cui si riteneva non vi fossero antichit di qualche interesse. Essa
fu spostata pi a Nord e parte del materiale di scarto venne fatto
scivolare lungo il pendio settentrionale del kom.
39S Non specificato se questa strada sia stata effettivamente
trovata e quale direzione seguisse.
399 Questi ostraka furono tutti fotografati, quindi furono man
dati in casse al Museo del Cairo e per molti anni se ne persero le
tracce. Recentemente sono stati ritrovati nei magazzini del Museo
e un gruppo di 66 in demotico e ieratico sono stati pubblicati in
Gallo 1997. Un gruppo di 33 in demotico furono editi da Brescia
ni, Pernigotti e Betr (1983), mentre quelli greci, 131 in tutto, da
Pintaudi e Sijpesteijn (1993). Non ancora del tutto chiara la natu
ra dell'archivio di cui facevano parte. Cf. inoltre Vogliano-CinottiColombo 1953, pp. 508-515.
400 Non chiaro da questa descrizione di che tipo di recipienti
si tratti e se siano di argilla o di terracotta.
401 p\iel rapporto di scavo relativo alla prima Campagna,
Vogliano afferma di aver posto in luce in due giorni di lavoro il
chiosco, ma ne d una descrizione estremamente sommaria e anche
inesatta che lascia immaginare la superficialit del lavoro svolto in
quell'occasione (Vogliano 1936, p. 7).

Kom Medinet Madi (Narmoutb)

parte di un sovrano alla dea. Altre decorazioni


dovevano essere secondo Vogliano su lamina di
metallo originariamente fissate alle pareti, che
conservano ancora i buchi per i perni. Otto semi
colonne del diametro di 1,50 m, la cui altezza ori
ginale non attualmente ipotizzabile, erano situa
te agli angoli e sui lati lunghi. Il lato Sud del
chiosco era in origine chiuso da una porta a dop
pio battente. Secondo Vogliano il monumento fu
eretto alla fine del II a. C., nel regno di Tolemeo
Evergete II402, contemporaneamente all'amplia
mento verso Sud del tempio (Vogliano 1938,
p. 540).
Altri due settori di scavo furono aperti uno
ad Ovest del dromos e l'altro ad Ovest del temenos, all'altezza del terzo cortile; qui si rinvenne
ro due gruppi di case e una via che correva
parallela al dromos. Furono poste in luce quat
tro abitazioni private, tre delle quali (A-C) furo
no definite come importanti, e un edificio
forse pubblico (D), tutti in mattoni crudi e abi
tati per un lungo arco di tempo compreso tra l'e
poca ellenistica e quella copta. Tutti gli edifici
avevano locali adibiti a cantine che si trovavano,
secondo Vogliano, al di sopra del livello strada
le403, circostanza che implica l'uso di scale ester
ne per raggiungere l'ingresso dell'abitazione
situato al primo piano. Numerosi furono gli
oggetti e i papiri greci recuperati, fra i quali
anche un piccolo gruppo statuario in stile elle
nistico404.
Al termine della Campagna furono eseguiti
alcuni restauri a cura del Service des Antiquits
al tempio del Medio Regno e a quello Nord,
non sempre ben riusciti (La Guardia 1996,
p. 36).
Anche il breve resoconto di scavo del 1939
una semplice narrazione del lavoro svolto e dei
principali risultati ottenuti, corredato da alcune
fotografie (Vogliano 1939a). Gran parte del
tempo stato speso per porre completamente in
luce il dromos fino al chiosco: per la grande
quantit di sabbia da rimuovere si rese necessa
rio l'impianto di due linee di decauville sul dro
mos stesso e per ragioni logistiche si dovette rein
sabbiare il chiosco.
La pavimentazione della via processionale
risult essere stata rifatta, e quindi rialzata, anche
in questo nuovo tratto, e un po' ovunque si pote
vano notare manomissioni di epoca copta. Lo
scavo dell'ultimo tratto della via processionale
port all'individuazione di due basamenti con .
gradini di accesso, interpretati come podii per
banditore405 (Vogliano 1939a, p. 689, Pl. CXXVII); l'apertura di una trincea in corrispondenza

23 1

di questi ultimi rivel inoltre la presenza di una


piazza larga 25 m sul lato orientale del dromos.
Ai lati del dromos, ora completamente in luce,
furono inoltre costruiti muretti di contenimento
in pietre per ostacolare il continuo franare della
sabbia il cui livello era notevolmente pi alto
rispetto alla pavimentazione della via. Si continu
inoltre la ricerca dei papiri all'interno delle abi
tazioni406, che venivano completamente scavate
solo se si rivelavano fin dall'inizio promettenti e
in buono stato di conservazione. Sondaggi a tal
scopo furono effettuati ad Est del temenos, all'al
tezza del tempio di et dinastica, ma non si trov
molto; ci si rese tuttavia conto che gli edifici pi
importanti si trovavano al di sotto di quelli pi
superficiali, che non poterono essere rimossi poi
ch per questo era necessaria l'autorizzazione del
Service des Antiquits. Altri sondaggi furono ese
guiti presso il tratto meridionale del dromos, dove
le abitazioni rinvenute restituirono numerosi
frammenti di papiro del II-III d.C., oltre ai soli
ti oggetti di uso quotidiano e a statuette in ter
racotta407. Un nucleo di papiri con frammenti dell' Iliade e di vari componimenti lirici fu trovato
all'interno di una cantina (Vogliano 1939a,
p. 690). La Campagna si concluse con un rapido
sondaggio alle pendici sud-orientali del koffl,
presso un cumulo di detriti e di frammenti di
colonne che suggerivano la presenza di un edifi
cio monumentale, interpretato come una delle
porte di accesso alla citt408.
A causa dello scoppio della Seconda Guerra
402 assai probabile che si tratti invece di una costruzione di
epoca romana, analogamente al chiosco di Tebtynis e alla corte
colonnata di Karanis.
403 questa un'indicazione molto generica poich il livello
stradale cambi certamente nel corso del tempo, come si verifica
negli altri centri del Fayyum; inoltre Vogliano non accenna mai al
rinvenimento di un piano di calpestio vero e proprio di strade, ad
esclusione del dromos. La brevissima e sommaria descrizione di que
sti edifici sommata alla completa mancanza di qualsiasi annotazio
ne di carattere stratigrafico rende tale informazione estremamente
incerta.
404 Oltre allo scavo prosegu anche il lavoro di revisione dei
testi geroglifici del tempio da parte di S. Donadoni e G. Mostny
(Donadoni 1947, pp. 333-352, 506-524; Id. 1952, pp. 3-14).
405 Data la posizione di tali podii possibile avanzare l'ipo
tesi che si trattasse in realt di basi per sfingi o leoni, come nel caso
di Tebtynis.
406 Tali edifici non sono purtroppo mai descritti n noto se
furono rilevate le loro planimetrie.
407 Parte dei materiali rinvenuti dal Vogliano nelle varie Cam
pagne di scavo a Tebtynis e a Narmouthis furono portati in Italia
e donati al Comune di Milano; attualmente sono custoditi nel
Museo Civico Archeologico del Castello Sforzesco (La Guardia
1996), che nel 1938 li espose in una mostra (Vogliano 1938a). Negli
archivi delle Civiche Raccolte milanesi sono inoltre conservati docu
menti del Vogliano e fotografie relativi alle sue campagne archeologiche (La Guardia 1996).
408 Di tale edificio non si pi fatta menzione: potrebbe forseessere identificato con una delle chiese situate in quest'area.

232

Capitolo X

Mondiale lo scavo di Medinet Madi dovette esse


re interrotto nel 1940409 e fu ripreso solo nel 1966
per volont di I. Cazzaniga, ancora a cura del
l'Universit di Milano ma diretto da E. Bresciani
dell'Universit di Pisa. Nel 1940 tuttavia alcuni
lavori furono eseguiti prima della chiusura del
cantiere: fu completata la documentazione per la
pubblicazione di tutte le iscrizioni geroglifiche
(Donadoni 1947), ieratiche, demotiche e greche
rinvenute nell'area templare; tutti i materiali rite
nuti importanti e ancora collocati all'interno della
casa-magazzino di Medinet Madi, incluse le 10
casse contenenti i 1555 ostraka rinvenuti
nel 1938410, furono portati al Cairo e affidati al
Service des Antiquits.

2.3. Gli scavi di E. Bresciani dal 1966 a oggi


Alla ripresa dei lavori nel febbraio del 1966
il dromos era gi nuovamente invaso dalla sabbia,
soprattutto il suo lato Ovest, ma non si ritenne
opportuno effettuare una pulizia dell'area monu
mentale data la ristrettezza dei tempi e per l'in
teresse principalmente papirologico che aveva
spinto l'Universit milanese a riprendere gli scavi.
L'indagine inizi dove era stata interrotta dal
Vogliano, sul lato orientale della via processiona
le, in corrispondenza di uno slargo che lasciava
prevedere la presenza di una piazza. Il rapporto
di scavo di questa prima Campagna (Bresciani
1968, pp. 25-34) fu pubblicato in un volume
insieme con quello della seconda, dalla stessa
Bresciani, che per la prima volta pubblic uno
schizzo topografico del kom (Fig. 105) e una pla
nimetria del dromos e delle aree circostanti, nel
tratto compreso fra il chiosco e il vestibolo del
tempio (Fig. 11i), che mostra lo stato di rein
sabbiamento dell'area (Bresciani 1968, Figg. 1-2).
Purtroppo la relazione di scavo piuttosto breve
e descrive per grandi linee il lavoro svolto, senza
specificare il metodo di scavo seguito. L'area
posta in luce era di 255 m2 ed solo una parte
di un'ampia piazza che probabilmente si esten
deva lungo tutto il lato orientale del dromos; il
suo piano di calpestio si trova allo stesso livello
di quello della via processionale, 3 m al di sotto
dell'attuale superficie del kom. Solo la parte pi
superficiale del cumulo di materiale che insisteva
sulla piazza era costituita da sabbia, come si evin
ce dalle fotografie, mentre quella inferiore era
formata da strati di sebbakh4n (Bresciani 1968,
p. 27) che hanno restituito un migliaio di fram
menti di papiri, monete, matrici di monete, sta
tuette in terracotta, un sigillo in legno, lucerne e

altri oggetti di uso quotidiano, databili fra i I e il


IV sec. d.C. Una parte degli oggetti rinvenuti,
eccetto i papiri, sono stati pubblicati con scheda
tecnica e fotografia. Un capitolo anche dedica
to allo studio delle epigrafi demotiche incise sulle
sfingi del dromos e rimaste fino a quel momento
inedite (Bresciani 1968, pp. 33-34).
Nella seconda Campagna, che si svolse dal
2 al 29 marzo 1967, non si proseguirono i lavori
di sterro della piazza identificata l'anno prece
dente, ma si concentr il lavoro in un settore abi
tativo situato pi ad Est, presso alcune abitazio
ni gi scavate dal Vogliano nel 1939. Un grande
edificio stato completamente posto in luce,
mentre un secondo, situato a poca distanza dal
precedente ma non ad esso adiacente, stato sca
vato solo in parte (Bresciani 1968, pp. 38-68).
L'edificio I misura 13 x 22,50 m e le sue pare
ti si sono conservate per un'altezza di 3 m; sud
diviso in sedici ambienti e conta tre scale e sei
cantine (Fig. 112). Esso aveva una planimetria
piuttosto complessa e molto rimaneggiata nel
corso del tempo412: sul lato Est il suo perimetro
risulta piuttosto articolato per la presenza di alcu
ne stanze aggettanti, che costituiscono un blocco
a s stante, separato dagli altri ambienti e non rag
giungibile dal piano terreno. Sui lati Sud e Nord
l'edificio era delimitato da due piccoli vicoli su cui
si aprivano tre porte, due delle quali vennero
chiuse forse durante la seconda fase di utilizzo (IV
d.C.); il vicolo Nord, che sembra piuttosto un
lungo corridoio ed parte integrante della strut
tura, conduce all'unico ingresso rimasto sempre
aperto e che sembra anche essere stato quello
principale. Esso dava accesso ad una sorta di cor
ridoio delimitato a sinistra da due colonne e a
destra da due pilastri, tutti in calcare; questi ulti
mi, coronati da due capitelli scolpiti con un moti
vo a pigna centrale e composti di due parti tenu
te insieme da una grappa, formavano tre aperture,
originariamente chiuse da porte lignee, di cui
409 Cf. Relazione di Vogliano al Podest di Milano in La Guar
dia 1996, pp. 38-40.
410 Nella relazione al Podest di Milano, Vogliano afferma con
sicurezza che buona parte di tali ostraka sarebbe giunta a Milano,
cosa che non si verific (La Guardia 1996, p. 41).
-411 Riporto le parole di E. Bresciani, che nota la presenza di
strati ma non ne descrive altrimenti le caratteristiche. Non sembra,
almeno a giudicare dal rapporto, che lo scavo sia stato condotto
secondo il metodo stratigrafico. Mancando una descrizione della
stratigrafia, difficile giudicare la natura della sedimentazione accu
mulatasi sulla piazza, che pu forse interpretarsi come una discari
ca (Bresciani 1968, p. 46), la cui presenza tuttavia in questo luogo
sacro e monumentale non di facile spiegazione.
412 L'edificio documentato con una serie di fotografie, con
due planimetrie e tre sezioni. Purtroppo le planimetrie sono cos
schematiche da non consentire la lettura stratigrafica dei muri
(Bresciani 1968, Figg. 4-5).

Kom Medinet Madi (Narmouthis)

quella centrale a doppio battente, che davano


accesso alla stanza principale della casa (B) (5,20
x 5,75 m). In ciascuno degli altri tre lati perime
trali della stanza B erano ricavate tre nicchie di
cui quelle centrali, pi importanti e di maggiori
dimensioni, erano affiancate da semipilastri con
base e capitello in calcare. Le cantine del corpo
centrale dell'edificio si trovavano al di sotto dei
pavimenti di alcune stanze ed erano accessibili
tramite botole ed avevano coperture a volta.
Il gruppo di stanze situate sul lato orientale
della casa era raggiungibile solo dall'alto, per
mezzo di una scala di cui si conservata una
rampa; due di esse (R e Q), ancora perfettamen
te intonacate e suddivise in tre vani da sottili e
bassi muretti, erano adibite a magazzino. I pavi
menti che si sono conservati nei vari ambienti
erano in argilla battuta o in mattoni e solo in tre
stanze (A, B, D) alla base delle pareti vi era uno
zoccolo formato da lastre di arenaria413 lunghe
m 1 e alte 0,50 (Bresciani 1968, p. 43).
Nessuna finestra si conservata a causa del
deterioramento della parte superiore delle pare
ti, che non consente inoltre di ipotizzare il tipo
di copertura utilizzato, anche se si suppone che
sia stato di tipo piano e costituito da stuoie
intrecciate poggianti su travi, poi ricoperte con
argilla (Bresciani 1968, p. 44). Secondo la Bre
sciani, inoltre, le tre scale presenti nella casa testi
monierebbero solo l'usanza di accedere al tettoterrazza e non la presenza di un piano elevato. I
materiali con cui costruito l'edificio sono di un
certo pregio: accanto ai mattoni crudi (cm 25 x
10 x 1O)414 sono stati impiegati grandi quantitati
vi di blocchi di calcare e di travi in legno, que
ste ultime utilizzate nelle nicchie, sulle soglie e
come elementi di rinforzo dei muri sia orizzontalmente sia perpendicolarmente ai corsi dei mat
toni. In particolare si deve notare l'uso di travet
ti lignei disposti in modo decorativo alternati con
i corsi dei mattoni e disposti di testa e di lungo.
Si trattava certamente di un edificio di una
certa importanza come dimostrano i materiali
impiegati e gli elementi architettonici di caratte
re decorativo in stile ellenistico, oltre che le sue
grandi dimensioni; per tutti questi motivi la Bre
sciani lo ha interpretato come un edificio di
carattere ufficiale e pubblico, forse la sede del
komogrammatcus o di un sinodo locale-415. Esso
venne costruito nel I d.C. e rimase in uso per
molto tempo, tanto che in una seconda fase di
uso intervennero numerose modifiche tra cui
l'impianto di due forni all'interno del corpo cen
trale. Questa seconda fase di utilizzo stata data
ta in via ipotetica al IV secolo e sembra essere

233

stata seguita da un momento di abbandono, cui


sono attribuibili diversi crolli e l'uso dell'edificio
come discarica, e poi da un ulteriore utilizzo limi
tato alle stanze C, D, E.
Fra gli oggetti rinvenuti nel materiale di
riempimento, che sembra analogo al sebbakh che
ostruiva la piazza scavata l'anno precedente, vi
erano 200 frammenti di papiro e due ostraka
greci databili fra il I e il IV d.C., coevi agli altri
oggetti trovati. L'incoerenza della loro datazione,
del tutto analoga a quella dei materiali rinvenuti
nella prima Campagna, ha fatto ritenere che
anche quest'area fosse stata usata come discarica
di materiali.
Come sempre gli oggetti rinvenuti sono pub
blicati con una scheda tecnica e una fotografia,
tranne i papiri la cui edizione destinata ad altra
sede; numerosa anche la ceramica vascolare di
cui si pubblicano, senza il disegno tecnico, solo
gli esemplari integri.
Dell'edificio II (Bresciani 1968, pp. 67-68)
poche stanze furono parzialmente poste in luce
durante questa Campagna, cos che si forniscono
solo pochi dati sul tipo di muratura, in mattoni
crudi di cm 25 x 10 x 10 disposti in corsi alter
nati, che vede nuovamente l'impiego di travetti
lignei posti orizzontalmente nel muro e anche
sotto le nicchie.
I rapporti preliminari delle Campagne di
scavo 1968 e 1969 vennero pubblicati dalla Bre
sciani nel 1976 in un volume unico. Lo scavo del
febbraio-marzo 1968 prosegu nello stesso setto
re dell'anno precedente, ad Est del dromos, dove
furono posti in luce altri sette edifici situati intor
no a quello indagato nella seconda Campagna,
denominato I o Est I (nel complesso l'area misu
rava 42 x 54 m). Le nuove strutture sono descrit
te brevemente e in modo assai sommario, con il
supporto di alcune fotografie oltre che di una
planimetria generale che raggruppa tutti gli edi
fici indagati negli anni 1967-69 (Fig. 113). Que
st'ultima (Bresciani 1976, Fig. 44) non risulta di
facile lettura sia a causa della complessit degli
edifici posti in luce sia per il tipo di disegno,
molto schematico e privo di simbologie, oltre che
di indicazioni di quote. Anche la mancanza di
413 Non specificato se si tratta di un rivestimento, come sem
brerebbe probabile dato l'uso di lastre e non di blocchi, o di uno
zoccolo massiccio.
414 I muri dell'edificio variano in larghezza da cm 0,50 a 0,80
e sono costruiti con corsi alternati di mattoni disposti per lungo e
di testa (Bresciani 1968, p. 43).
415 In base ai materiali rinvenuti, ma soprattutto per la pre
senza di numerose stanze e cantine adibite a magazzino non esclu
derei l'ipotesi che possa trattarsi semplicemente di una ricca casa
privata.

234

Capitolo X

riferimenti che individuino le varie parti degli


edifici416 ne rende disagevole la lettura.
Le case sono costruite in mattoni crudi con
abbondante impiego di pietra e di legno e for
mano un blocco abitativo compatto intersecato
da stretti vicoli paralleli con andamento EstOvest; la fronte occidentale degli edifici costi
tuiva un lato della piazza che fiancheggia ad Est
il dromos. Durante la lunga frequentazione degli
edifici, che furono costruiti probabilmente all'i
nizio dell'epoca romana e rimasero in uso fino
al V-VI d.C., numerose sono state le modifiche
e i riadattamenti che rendono ancora pi diffi
cile la comprensione della loro struttura origi
nale.
L'edificio II, il cui scavo inizi nel 1967, fu
portato completamente alla luce: ad esso si acce
deva da un ingresso che dava sulla piazza ed era
preceduto da un piccolo cortile lastricato e cir
condato da bassi muretti. La struttura si compo
neva di un'altra corte con un sedile tutt'intorno
e di quattro stanze, due delle quali probabilmente
erano raggiungibili solo dall'alto e dunque usate
come magazzini. La sua fondazione stata fatta
risalire al periodo tolemaico, tuttavia non stata
specificata la ragione di tale conclusione: l'edifi
cio, comunque, rimase in uso fino all'epoca
bizantina, subendo numerosi cambiamenti.
Nell'edificio III sono state indagate due can
tine con copertura a volta che probabilmente
facevano parte di una casa pi antica; i numero
si rinvenimenti di attrezzi per la filatura e la tes
situra concentrati in una grande stanza hanno
fatto ipotizzare la presenza di un laboratorio tes
sile (Bresciani 1976, p. 5). Accanto, in un cortile
situato ad un livello pi alto, sono state rinvenu
te attrezzature per la fabbricazione dell'olio:
macine, forni e panieri per la torchiatura ancora
in situ, utilizzati probabilmente nella fase pi
tarda di abitazione dell'area e andati poi parzial
mente distrutti a causa di un incendio (Bresciani
1976, pp. 7-8). L'incendio deve aver distrutto
anche la stanza principale dell'edificio, in cui il
soffitto, costituito da travi lignee e stuoie, cadde
sul pavimento preservando le attrezzature tessili
sopra menzionate e databili al V-VI d.C.
L'edificio IV, la cui indagine terminata nella
Campagna del 1969, risultato particolarmente
complesso essendo costituito dalla somma di
ambienti e cortili costruiti in varie epoche a par
tire da quella tolemaica. Al suo interno una scala
conduceva ad un livello inferiore417, situato alla
stessa altezza degli edifici I e II, dove erano due
magazzini coperti a volta. Due delle stanze cen
trali erano caratterizzate da uno zoccolo rivestito

con lastre di pietra alte cm 50, secondo un uso


gi attestato nell'edificio I.
Per mezzo di trincee e saggi di scavo si con
tinuato ad indagare la piazza situata sul lato
orientale del dromos, al fine di chiarire il rappor
to fra essa e gli edifici portati alla luce. E. Bre
sciani ha ritenuto che la piazza, che si trova alla
stessa quota della via processionale, possa risali
re all'epoca tolemaica, alla quale forse da data
re l'edificio VIII, gi scavato dal Vogliano nel
1939. Le due strade interne al blocco abitativo si
trovano ad una quota pi alta rispetto al dromos
di m 1,90 e sembrano dunque risalire, insieme
con gli edifici cui danno accesso, all'epoca roma
na (Bresciani 1976, pp. 9-10).
Oltre a 200 frammenti di papiri greci sono
stati rinvenuti 30 ostraka greci, monete in bron
zo, perline, statuette fittili, oggetti in osso, in
legno e in fibre vegetali, lucerne e vasellame in
terracotta tra cui alcuni in terra sigillata tardoromana. Nelle schede dei pezzi non si specifica
mai il luogo di rinvenimento n la datazione, cos
che il lettore ha qualche difficolt a ricostruire i
loro contesti.
Nella Campagna del febbraio-marzo 1969
sono stati indagati tre edifici ad Est del dromos e
tre ad Ovest di esso. L'edificio IX, situato a SudEst dell'area sopra ricordata, era in origine di
imponenti dimensioni ma in cattivo stato di con
servazione, in parte a causa di scavi clandestini418.
Di grande interesse il fatto che sia stato edifi
cato sul crinale di una collina e vi si accedesse
per mezzo di una scala a due rampe costruita sul
versante della collina stessa (Bresciani 1976,
p. 23). Al suo interno alcune pareti conservava
no tracce di intonaco colorato e in una nicchia vi
era ancora un elemento decorativo in pietra.
L'edificio X, distante dagli altri circa 50 metri,
stato solo in parte scavato: i suoi muri sono
conservati fino all'altezza delle finestre del tipo a
"feritoia orizzontale". La porta d'ingresso con
servava ancora l'architrave in legno e vari ele
menti lignei erano ancora in situ all'interno delle
nicchie delle stanze. La sua fondazione risale pro
babilmente all'epoca romana, ma fu abitato forse
fino ad un'epoca molto tarda.
416 Nel testo spesso si fa riferimento alle stanze con lettere del
l'alfabeto, che tuttavia non compaiono sulla planimetria. Data la
complessit degli edifici molto difficile capire l'esatta estensione
di ciascuno di essi e la connessione con quello immediatamente atti
guo.
417 Come si gi notato, la sommariet della pianta pubblica
ta e la mancanza di ogni riferimento altimetrico (quote) non con
sentono di comprendere pienamente la struttura dell'intero blocco
abitativo.
418 L'altezza massima dei muri conservati di cm 60.

Kom Medinet Madi (Narmouthis)

Gli edifici indagati sul lato occidentale si tro


vano nelle immediate vicinanze della via proces
sionale e si dispongono su livelli sempre pi alti
mano a mano che ci si allontana da essa, come si
pu vedere dalla sezione che accompagna la pla
nimetria419 delle strutture (Fig. 114) (Bresciani
1976, Fig. 42). Una via parallela al dromos, ma
situata ad una quota pi alta di circa 4,50 m,
separava l'edificio Ovest II dall'Ovest I; su que
sta via si apriva l'ingresso della casa I, mentre alla
II e la III si accedeva da una stradina perpendi
colare al dromos.
L'edificio I, di pianta rettangolare (21,6 x 9
m), si conservava per un'altezza di circa 1 m, ma
in origine doveva avere anche un piano rialzato o
una terrazza sul tetto, raggiungibile per mezzo di
una scala in parte conservata. L'ingresso, sul lato
orientale, aveva ancora la soglia e parte degli sti
piti in pietra. La stanza pi importante era into
nacata e dipinta con motivi a riquadri imitanti le
pannellature in marmo e ancora parzialmente con
servati nonostante la fragilit dell'intonaco di
fango. Alcune installazioni tarde fanno ritenere
che in epoca copta una delle stanze sia stata adi
bita a luogo di culto (Bresciani 1976, pp. 25-26).
Anche nella casa II, risalente all'inizio dell'e
poca romana come la precedente, sono stati rin
venuti intonaci dipinti con decorazione a pannelli
rettangolari e losanghe nei colori verde, giallo e
rosa; nella stanza d'ingresso vi erano ancora le
parti inferiori di due colonne in pietra situate di
fronte ad una grande nicchia che era probabil
mente incorniciata da semipilastri con base e
capitello litici (Bresciani 1976, pp. 26-27). Tra le
due case vi era un dislivello di 2,50 metri. L'edi
ficio andato in parte distrutto sul suo lato orien
tale, che era stato probabilmente posto in luce
nel corso degli scavi Vogliano.
L'edificio III doveva essere in origine piutto
sto imponente, con spesse mura perimetrali
costruite con mattoni e pietre, ma di esso si con
serva solo il livello delle cantine, parzialmente gi
scavate in precedenza (Bresciani 1976, p. 28).
Nel corso di questa Campagna furono rinve
nuti un centinaio di frammenti di papiri greci
databili tra il II e il III d.C., alcuni ostraka greci,
trovati nell'edificio Ovest III, di grande impor
tanza poich in essi citato il toponimo greco
della citt, Narmouthis. Furono inoltre portati
alla luce una stele in calcare raffigurante a rilie
vo la dea Isi Renenutet che allatta Horo Sobek,
del I a. C. (Bresciani 1975a), un piccolo busto in
calcare raffigurante un sovrano, forse Amenemhat
III divinizzato, una piccola statua di leone, ogget
ti in bronzo, fa'ence, vetro, legno e osso.

235

Il rapporto apparso nel 1976 comprendeva,


per la prima volta, una tavola con disegni di alcu
ne forme di vasellame ceramico rinvenuto inte
gro e datato ad un arco di tempo compreso tra
il III e il V d.C. (Bresciani 1976, Fig. 43). La
pubblicazione conteneva inoltre lo studio di alcu
ni papiri e di ostraka greci rinvenuti nel corso
delle quattro campagne di scavo, a cura di
D. Foraboschi. In questo studio sorprende la
totale mancanza di ogni riferimento archeologi
co, come il luogo di rinvenimento (casa, stanza
ecc.) e il contesto in cui tali documenti furono
rinvenuti (Bresciani 1976, pp. 70-102).
Fra il 1970 e il 1975 gli scavi dovettero esse
re interrotti a causa della guerra arabo-israeliana
e furono ripresi solo nel 1976, ancora a cura del
l'Universit Statale di Milano e sotto la direzione
di E. Bresciani, ma dei lavori che si svolsero quel
l'anno noto soltanto che furono trovati alcuni
papiri greci (Leclant 1977, p. 246).
Le Campagne del 1977 e del 1978420 furono
dedicate principalmente allo scavo di alcuni edi
fici situati a Kom Madi421 e contemporaneamen
te fu completata la documentazione fotografica di
superficie delle chiese situate sulle pendici Sud di
Medinet Madi (Leclant 1978, pp. 283-284;
Id., 1979, p. 365).
Nel marzo 1984 fu avviata l'indagine degli
edifici situati nel settore copto: due chiese furo
no completamente portate alla luce, CH 84 A e
CH 84 B (Bresciani 1984), rivelandosi di gran
de interesse architettonico. Esse, entrambe
orientate Est-Ovest, conservavano ancora nume
rosi elementi architettonici in calcare e in
legno422, come archivolti, capitelli, basi di colon
ne, decorati a rilievo con motivi vegetali che
attestano la floridezza della comunit copta di
Medinet Madi e l'importanza di tali chiese423,
che risalgono probabilmente al V-VI d.C. Ambe
due erano costruite in mattoni crudi, ma non
manca l'uso del mattone cotto, limitato ad alcu
ne pareti interne.
L'interno della chiesa CH 84 A era in origi
ne intonacato e dipinto con immagini di santi o

419 E da notare che l'orientamento della planimetria degli edifi


ci ad Ovest del dromos, Bresciani 1976, Fig. 42, rovesciato (Fig. 114).
420 Dal 1978 la concessione di scavo pass dall'Universit Sta
tale di Milano a quella di Pisa con la stessa Direzione.
421 Q. il capitolo XI dedicato a questo sito.
-422 Per la descrizione particolareggiata rimando a Bresciani
1984, poich l'epoca copta esula dai limiti cronologici di questa
ricerca.
423 Come giustamente osserva la Bresciani, l'indagine di que
ste chiese di grande interesse per la storia e l'archeologia del
Fayyum di epoca cristiana, ancora poco note e studiate (Bresciani
1984, p. 6).

236

Capitolo X

di apostoli, di cui restano alcuni frammenti. Par


ticolarmente interessante il tipo di fondazioni
impiegate nella chiesa A424, costituite da sostru
zioni di diversa profondit messe in opera per
livellare il piano su cui doveva essere posato il
pavimento dell'edificio; ci conferma l'idea che
il terreno di Medinet Madi presentava dislivelli
(la pendenza in questo settore va da Nord a
Sud) anche accentuati, che erano gi stati nota
ti nell'area scavata durante le campagne prece
denti (Bresciani 1984, pp. 2-3)42\
Anche nell'ottobre 1985 la Missione stata
dedicata all'indagine di una chiesa situata nella
stessa area delle due precedenti (Bresciani 1986).
Questa, CH 85 C, di minori proporzioni, di
pianta quadrata e con l'abside rivolto ad oriente;
fu edificata su un edificio tardo romano di cui si
utilizzarono diversi materiali edilizi, come le
colonne, i capitelli di tipo composito-ionico e
corinzio e i mattoni cotti. L'azione dei sebbakhin
stata particolarmente intensa in quest'area e la
chiesa si conservata solo nelle sue assise pi
basse. Ai cercatori di antichit sfugg un blocco
in calcare scolpito con una croce greca inserita in
una ghirlanda, che ha consentito di datare l'edi
ficio al V o VI secolo (Bresciani 1986, p. 8).
Altre tre chiese (MM CH E 87, MM CH D
87, MM CH F 87) sono state individuate e in
parte scavate nel marzo-aprile 1987, in collabo
razione con P. Grossmann (Bresciani 1987; Grossmann 1987). Nella prima sono stati rinvenuti un
frammento di codice papiraceo copto e dieci
grandi ostraka anch'essi in copto. CH D la
chiesa pi grande che sia stata fino ad ora messa
in luce e forse la principale del sito; risale pro
babilmente al IV secolo, ha cinque navate, un
santuario con diverse sale, ed edifici annessi. Le
colonne delle navate e i loro capitelli sono di riu
tilizzo e, secondo Grossmann, provengono dalle
rovine di Krokodilopolis426. Nel corso di questa
Missione inizi anche il rilievo topografico del
kom da parte di W. Ferri, cui si deve la plani
metria dell'area sud-orientale in cui si trovano le
chiese scavate (Bresciani 1987, p. 3 Fig. 1).
Il lavoro topografico continuato anche nella
Campagna seguente del marzo-aprile 1988,
durante la quale stato terminato lo scavo della
chiesa CH D, iniziata l'indagine di CH G, la
pi settentrionale delle chiese, e ne stata indi
viduata un'altra, CH H (Bresciani 1988; Gros
smann 1988). Le due ultime chiese presentano
una forma fino ad ora sconosciuta in Egitto, pi
larga che lunga, e tutte sono state erette prima
dell'invasione araba, probabilmente nel IV-V
secolo. Numerosi i ritrovamenti di elementi

architettonici litici, lignei, parti di mobilio e


vasellame in vetro.
Nel febbraio-marzo 1989 la Missione stata
dedicata ai restauri della cappella cos detta di
Alessandro Magno di Kom Madi e alla conti
nuazione del rilievo topografico di Medinet Madi
(Bresciani 1989; Ferri 1989; Id. 1995) che stato
pubblicato nello stesso anno. Nella carta, in scala
1:1.000 e orientata al Nord geografico, sono stati
riportati tutti gli edifici rinvenuti nelle Campagne
di scavo Vogliano e Bresciani; sono state utiliz
zate, con opportuni adattamenti, le planimetrie
gi esistenti. Nello stesso tempo stato eseguito
uno studio interpretativo della fotografia aerea
fatta scattare dal Vogliano nel 1934 prima degli
scavi, da cui stata ricavata una mappa in scala
1:2.000 con indicazione di edifici e strade dispo
sti secondo uno schema ortogonale (Ferri 1989,
p. 19 Fig. 7). Questa restituzione, eseguita da
A. rcoli427, stata possibile anche senza che fos
sero noti i dati tecnici della fotografia, come il
suo preciso orientamento, l'altezza da cui fu scat
tata e il tipo di obiettivo fotografico utilizzato, e
senza inoltre avere una visione stereoscopica del
l'area; l'interpretazione fu possibile grazie alla
presenza sull'immagine di ombre e di punti di
riferimento inequivocabili che gi erano colloca
ti sulla carta topografica del Ferri.
Tale interpretazione planimetrica venne verificata sul terreno durante la Campagna del marzo
1990 (Bresciani 1990). Alcuni sondaggi di super
ficie furono eseguiti per evidenziare il perimetro
di alcune strutture situate ad Ovest della casa della
Missione e intorno alla chiesa CH G (Fig. 115).
Nella prima area che misura 112 x 125 m
circa, sono state individuate numerose case, con
cortili e magazzini, costruite in blocchi abitativi
disposti in modo abbastanza regolare e separati

424 Di questa chiesa stato realizzato uno studio grafico per la


ricostruzione virtuale al computer: Bresciani 1990, pp. 61-64.
425 Secondo Bresciani questi dislivelli sono dovuti all'orografia
naturale del terreno, cui si adattato il centro abitato (Bresciani
1984, p. 2). Tuttavia non risulta dalle pubblicazioni che siano stati
effettuati scavi in profondit per verificare se tali dislivelli siano
dovuti alla presenza di edifici pi antichi stratificati in maniera
diversa a seconda delle aree o se invece dipendano effettivamente
dall'orografia naturale.
426 Non escluderei tuttavia a priori che tali materiali facessero
parte di edifici della stessa Narmouthis. Non si deve infatti dimen
ticare che Vogliano trov a Nord del tempio una sto con tre por
tici a colonne di epoca adrianea e che elementi architettonici litici
sono stati spesso rinvenuti negli scavi Bresciani e in quelli prece
denti.
427 In questo studio (rcoli 1995) stata pubblicata per la
prima volta la fotografia aerea di Medinet Madi, ma purtroppo essa
stata stampata specularmente e a bassa qualit, cos che risulta
piuttosto difficile riconoscere una corrispondenza con la carta che
ne stata ricavata (rcoli 1995, pp. 186-187 Figg. 1-2).

Kom Medinet Madi (Narmouthis)

da vie fra di loro ortogonali (Bresciani 1990,


Fig. 1) e perfettamente coincidenti con le linee
rintracciate sulla fotografia aerea. Queste abita
zioni, che non sono state completamente scava
te, sono state attribuite sulla base della tecnica
muraria adottata al II-III d.C. stato registrato
l'uso abbondante di legno e di elementi litici per
gli stipiti e gli architravi delle porte e si rile
vato che i mattoni crudi misurano 27 x 10 x 5
cm. Di questi edifici non stata proposta alcu
na interpretazione, ma essi sono stati rilevati in
una pianta generale e di alcuni si pubblica anche
una planimetria pi dettagliata, per quanto sche
matica, e alcuni prospetti. Di particolare inte
resse un sistema di chiusura a chiavistello in
legno rinvenuto in situ e ancora funzionante
(Bresciani 1990, Figg. 4-5).
Gli altri sondaggi effettuati presso la chiesa
G hanno confermato la presenza di vie parallele
e ortogonali (Bresciani 1990, Fig. 8).
La Missione pisana, che ha aperto nel 1992
un nuovo cantiere di scavo nel Fayyum a Kom
Khelua428, ha ripreso i lavori a Medinet Madi solo
dal 1995, con lo scavo di un settore ad Est del
portale monumentale del tempio e con la ripuli
tura dalla sabbia del tempio.

3. Le necropoli
La prima necropoli di cui si ha notizia fu
individuata da P. Jouguet nella striscia di terra
desertica situata fra Medinet Madi e Kom Madi;
la superficie era cosparsa di ossa e numerose
depressioni circolari lasciavano intendere che le
sepolture erano gi state violate da tempo. Alcu
ni sondaggi stabilirono che si trattava di tombe
di epoca tolemaica, a volte riutilizzate in epoche
successive e talvolta simili a quelle rinvenute a
Kom Medinet Ghoran (Jouguet 1901, pp. 383384). Esse furono suddivise in tre categorie:
1) tombe a fossa semplice; 2) tombe a fossa con
sarcofago in pietra; 3) cellette in mattoni crudi
con o senza sarcofago in terracotta (Jouguet
1901, p. 407 n. 1). Secondo Jouguet questa dove
va essere la necropoli pi modesta di Medinet
Madi e probabilmente nel deserto circostante
doveva esservene un'altra pi ricca, che tuttavia
non mai stata trovata.
Una necropoli tarda composta di poche
tombe saccheggiate fu individuata a Nord-Est del
kom nel corso di un sopralluogo effettuato da
F. Zucker e W. Schubart nel gennaio 1910 (Mller 1971, p. 44).
Nel corso della terza Campagna di Vogliano

237

(1937) fu indagata una serie di sepolture di epoca


romana, gi violate in precedenza, sulle pendici
sud-occidentali del kom e una serie di sondaggi
accert che vi erano tombe tutt'intorno al kom,
eccetto che sul suo versante orientale. La ricerca
della necropoli faraonica e greca prosegu nel
1938 e lo scavo fu affidato a due studenti uni
versitari egiziani che effettuarono alcuni sondag
gi sul lato nord-occidentale del sito, i cui esiti
non furono mai pubblicati (Vogliano 1938,
pp. 534, 544).
Gli scavi condotti dalla Bresciani nel vicino
sito di Kom Madi portarono alla luce una serie
di edifici cultuali che indussero la studiosa a ipo
tizzare, seppure con qualche cautela, che si trat
tasse della necropoli tolemaica di Narmouthis,
ma per un'analisi di questo kom rimando al Capi
tolo XI.

4. Conclusioni
Nonostante la pluriennale attivit di scavo nel
sito di Kom Medinet Madi poco si sa ancora del
suo impianto urbano, della trasformazione che ha
avuto nel corso dei secoli e della sua stratifica
zione. I numerosi rapporti di scavo sono ancora
tutti preliminari e come tali non forniscono
dettagliate descrizioni e piante degli edifici rin
venuti. Mancano ancora studi sulle tecniche edi
lizie, sulle tipologie dei mattoni e gli schemi di
posa in opera, sulle tipologie delle case e sulla
ceramica rinvenuta.
Gli edifici posti in luce dagli scavi Bresciani
sono tutti piuttosto grandi, almeno quelli sui lati
del dromos, e denotano una certa ricchezza, non
solo per la loro vastit ma anche per i materiali
edilizi impiegati, come il legno e il calcare. Le pla
nimetrie di questi edifici, per la maggior parte abi
tazioni private, sono particolarmente complesse e
si discostano nettamente da quelle fino ad ora
note nel Fayyum429. Esse sono caratterizzate dalla
presenza di un grande ambiente con numerose
nicchie alle pareti, alcune delle quali di grandi
dimensioni e decorate con semipilastri; non rara
inoltre la presenza di colonne, per lo pi in cop
pia e situate nella stanza di accesso. Il legno uti
lizzato sia in forma di rami e pali inseriti nei muri
per renderli pi solidi e stabili sia come travi

428 Cf. il capitolo XII.


429 Va detto che non sono ancora state pubblicate tutte le pla
nimetrie degli edifici scavati in questi ultimi anni a Tebtynis, per
tanto non stato possibile porli a confronto con quelli di Nar
mouthis.

238

Capitolo X

squadrate; la pietra calcarea viene usata nelle fon


damenta, come rivestimento di pareti, per soglie,
architravi, stipiti e anche come elemento architet
tonico decorativo, nelle colonne, nelle basi e nei
capitelli. Un simile impiego di tali materiali si
riscontra nelle abitazioni scavate in questi ultimi
anni a Tebtynis e datate all'epoca romana.
Lo scavo del 1966 ha accertato la presenza di
una discarica in pieno centro abitato, al di sopra
di una piazza che fiancheggiava ad Est il dromos,
ma non sono state chiarite la relazione con le abi
tazioni vicine e l'epoca della sua formazione.
Dopo gli scavi di Vogliano il complesso tem
plare non pi stato oggetto di scavo e manca
di una edizione in extenso, cos che numerosi
sono ancora gli interrogativi inerenti alla sua
struttura architettonica e alla cronologia delle
varie parti di cui si compone430. Il dromos inoltre
non stato scavato in tutta la sua lunghezza che,
a giudicare dalle fotografie aeree, si estende anco
ra molti metri oltre il chiosco verso Sud. Nume
rose, in apparenza, sono le analogie con il dromos
di Tebtynis: entrambi presentano una doppia
pavimentazione della strada, un chiosco simile431
dal punto di vista architettonico e inserito in una
corte pi ampia della strada, e un vestibolo che
precede il portale di accesso al temenos.
I blocchi di calcare impiegati nelle strutture
aggiunte al tempio faraonico presentano spesso la
superficie trattata a "bugnato", allo stesso modo
dei blocchi impiegati nel chiosco di Tebtynis: i
blocchi di Medinet Madi risultano per pi bassi
e lunghi e con il bugnato pi accentuato.
Il dromos e il tempio si trovano circa 6 metri
al di sotto della superficie attuale del kom, livel
lo che ritengo essere stato quello su cui si inse
diato il centro abitato della XII dinastia, ma di
cui non si sa nulla, dato che non sono mai stati
effettuati, almeno da quanto risulta dalle pubbli
cazioni, scavi in profondit. Per questa stessa
ragione non vi sono dati disponibili relativi alle
abitazioni di et ellenistica e gli edifici posti in
luce appartengono al livello pi superficiale e
sono stati datati per lo pi all'epoca romana e
bizantina.
Dal 1987 in corso di elaborazione una pla
nimetria generale del kom in cui fino ad ora sono
state collocate le strutture poste in luce dagli
scavi Bresciani, il tempio432, la casa della Missio
ne e le discariche, ma mancano ancora le curve
di livello e le quote che consentano una visione
realistica dell'andamento della superficie attuale
(Fig. 106). Purtroppo, a causa forse del suo rein
sabbiamento, non stato riportato il dromos, che
costituiva forse l'asse viario principale del centro

abitato433. Pochi sono i vicoli messi in luce nei


settori scavati, ma nonostante ci risulta eviden
te che essi sono paralleli e ortogonali al dromos,
e ci concorda anche con la ricostruzione grafi
ca del sistema viario ricavata dalla fotografia aerea
(Fig. 116).
Nell'interpretazione della fotografia aerea si
notano vie della stessa grandezza, che sembrano
fra di loro equidistanti e ortogonali, formanti un
reticolo apparentemente regolare. Esso dovrebbe
corrispondere alla planimetria della citt di epoca
romana, ma spesso, come si visto in altre loca
lit del Fayyum, le strade principali tendono a
mantenere la stessa posizione e lo stesso anda
mento nel corso del tempo, anche quando il livel
lo abitativo si alza e gli edifici vengono ricostrui
ti. dunque ipotizzabile che anche il centro
urbano di et tolemaica avesse un impianto orto
gonale. Le vie medio-grandi si incrociano for
mando quattro angoli retti e sembrano essere di
lunga percorrenza e orientate verso i punti car
dinali.
Nelle fotografie aeree della RAF scattate nel
1947 e 1955, e quindi dopo gli scavi Vogliano, si
vedono molto chiaramente alcune strade che si
dipartono ortogonalmente da entrambi i lati del
dromos; una di esse lo incrocia davanti al chiosco
proseguendo per un lungo tratto verso Est. Se ci
risponde al vero, si pu ipotizzare che il dromos e
questa via "decumana" costituivano gli assi viari
principali Nord-Sud e Est-Ovest, a meno che non
si tratti di un'unica via processionale che prosegue
all'interno del centro abitato, in modo per certi
aspetti simile a quanto si verifica a Tebtynis434.
Il reticolo di strade sembra estendersi anche
430 Sono auspicabili un nuovo studio architettonico e un rie
same complessivo del tempio secondo le moderne tecniche stratigrafiche che possano stabilire le diverse epoche in cui furono
aggiunti i vari corpi. Nuove indagini di questo tipo effettuate nel
tempio di Tebtynis hanno portato a risultati di grande interesse. Per
un esame delle tecniche costruttive della parte pi antica del tem
pio cf. Donadoni 1988, pp. 61-67.
451 Mi riferisco al chiosco pi settentrionale del dromos di
Tebtynis, risalente all'et augustea. Un confronto preciso fra i due
monumenti non possibile allo stato attuale delle pubblicazioni poi
ch del chiosco di Medinet Madi possediamo la pianta e poche
fotografie, mentre per quello di Tebtynis non ancora disponibile
la nuova planimetria. Dei due, inoltre, il secondo attualmente ben
visibile, mentre il primo ricoperto dalla sabbia. Il chiosco di Medi
net Madi stato datato all'epoca tolemaica dal Vogliano, ma la
somiglianza con quello di Tebtynis potrebbe indurre a riconsidera
re la sua datazione. Cf. il capitolo dedicato a Kom Umm el-Boreigat (Tebtynis), 4.
432 La pianta del tempio non stata rifatta ed stata utilizza
ta quella del Vogliano.
435 , questa, solo un'ipotesi, dato che il dromos non stato
completamente scavato e non si sa se e in che modo fosse collega
to al sistema viario cittadino.
434 Cf. il capitolo VII dedicato a Kom Umm el-Boreigat
(Tebtynis).

Kom Medinet Madi (Narmouthis)

nell'area Sud-Est, nel cos detto quartiere copto,


dove si trovano le chiese scavate da E. Brescia
ni; ci pu forse suggerire che la citt di epoca
romana, o greco-romana, si estendeva fino alle
pendici meridionali del kom, dove molto verosi
milmente era il centro dell'abitato in epoca
bizantina.
Come hanno dimostrato gli scavi pi recenti,
le case di epoca romana situate nei pressi del
dromos rimasero in uso anche in epoca bizanti
na, cos che non sembra esserci stato un com
pleto abbandono dell'area settentrionale del kom
in questo periodo435. Va tuttavia notato che le
chiese si trovano concentrate a Sud-Est del kom
e dunque qui deve essere ricercato il centro del
l'abitato di et bizantina, in un'area che si trova
dalla parte opposta del tempio dinastico e molto
pi vicina al limite delle attuali coltivazioni, ana
logamente a quanto si assiste anche a Tebtynis.
Questo spostamento pu essere anche qui spie
gato con l'arretramento dei terreni agricoli, verificatosi a partire dalla fine del III-inizi IV d.C.
Probabilmente la popolazione, ridottasi notevol
mente di numero, si concentr quanto pi possi
bile vicino ai campi e quindi all'acqua, pur non
abbandonando completamente i quartieri pi set
tentrionali.
Pur mancando di dati archeologici stratigrafici forse possibile tracciare, in via largamente
ipotetica, un quadro sommario dell'evoluzione
urbanistica del centro. Durante il regno di Amenemhat III fu fondato il tempio dedicato alla dea
Renenutet e al dio Sobek di Shedet, terminato
poi dal figlio Amenemhat IV, in una localit in
cui non sappiamo se esistesse gi un centro abi
tato o se esso sia stato impiantato contempora
neamente al santuario. Di questo centro sappia
mo solo che si chiamava Gia e nulla di esso fino
ad ora stato rinvenuto436, ma verosimile che
si trovasse intorno al tempio o nelle sue imme
diate vicinanze. Per il lungo periodo che segue
fino al III a. C. vi sono sporadiche testimonianze
che attestano almeno la continua frequentazione
e attivit del tempio.
Un nuovo impulso - un ampliamento o una
rifondazione dell'insediamento, che venne deno
minato Narmouthis - si ebbe all'epoca della
seconda bonifica, quella posta in opera da
Tolemeo II, momento cui forse risalgono una
prima risistemazione dell'area templare e la
costruzione del dromos. Non si pu attualmente
stimare quanto fossero estesi il centro abitato
ellenistico e quello di et romana, ma nel
momento di maggiore floridezza e di massima
estensione esso si era ampliato verso Est e verso

239

Sud cos che il tempio venne a trovarsi al margi


ne nord-occidentale della citt, analogamente a
quanto sembra sia accaduto in altri insediamenti
del Fayyum.
possibile inoltre che dal IV secolo il cen
tro, ridimensionato ma pur sempre di grande
importanza come testimoniano le numerose chie
se rinvenute, fosse dislocato a Sud-Est del kom:
forse da identificare con un'area di forma ovale
di colore pi scuro visibile nelle fotografie aeree.
Merita infine di essere menzionato un rilievo
di forma allungata e curva, lungo qualche centi
naio di metri che lambisce e sembra chiudere a
Nord-Ovest il kom proprio all'altezza del tempio.
Esso ben visibile in tutte le fotografie aeree ed
stato anche riportato sullo schizzo di Zucker e
Schubart con la dicitura Stadtmauer ? (Figg.
107, 117). , questa, una interpretazione molto
suggestiva anche perch il rilievo sembra proprio
chiudere la citt su questo lato e ricorda per simi
litudine il muro di cinta Nord di Soknopaiou
Nesos. Una recente prospezione effettuata da W.
Ferri e Salah el-Naggar ha potuto constatare che
si tratta invece di una concrezione calcarea affio
rante (Bresciani 1990, p. 17).
Le necropoli non sono state esplorate siste
maticamente e nemmeno precisamente indivi
duate; le uniche notizie sulla loro generica collo
cazione intorno al kom sono dovute al Vogliano,
mentre una possibile, ma non del tutto certa,
identificazione della necropoli tolemaica stata
proposta dalla Bresciani a Kom Madi. Una necro
poli anche segnalata sullo schizzo di ZuckerSchubart, situata nel deserto ad una certa distan
za verso Nord-Ovest, ma una prospezione ad hoc
non risulta vi sia mai stata condotta.

-4" Anche Vogliano not negli ambienti annessi al tempio un


utilizzo tardo che egli attibu ai copti.
436 A circa 12 km di distanza da Medinet Madi verso Sud-Est,
a Kom Khelua (= Kom el-Ruqaia) stata rinvenuta da D. Arnold
nel 1965, e poi scavata dalla Bresciani dal 1992, una necropoli del
Medio Regno di cui resta sconosciuta la citt di appartenenza. Una
delle possibilit che si tratti della necropoli di Gia, per quanto la
grande distanza che separa i due siti renda piuttosto improbabile
questa ipotesi (Arnold 1966; Bresciani-El-Naggar 1983; Bresciani
1993; Ead. 1995a).

240

Capitolo X

Fig. 103. // dromos e il tempio di Renenutet.

Fig. 104. Annessi del tempio costruiti all'interno del temenos, lungo il lato orientale.

242

Capitolo X

Fig. 107. Schizzo tratto dagli appunti di scavo del 1910 di Zucker e Schubart

244

Capitolo X

Fi. 108. Ricostruzione e pianta del tempio di Renenutet risalente alla XII dinastia.

Fig. 109. Planimetria generale dell'area templare scavata dal Vogliano

246

Capitolo X

Fig. 110. Pianta del chiosco sul dromos scavato dal Vogliano.

Fig. 111. Carta topografica dell'area del dromos: in evidenza la piazza scavata da E. Bresciani nel 1966

Kom Medinet Madi (Narmouthis)

247

Fig. 112. Edificio di possibile destinazione pubblica rinvenuto nel 1967: pianta del suo assetto originale e delle modifiche
apportate successivamente.

248

Capitolo X

Fig. 113. Planimetria parziale degli edifici scavati nel 1967-1969.

Kom Medinet Madi (Narmouthis)

OVEST III

U
OVEST I

Fig. 114. G// edifici del settore di scavo ad Ovest del dromos, pianta e sezione.

249

250

Capitolo X

Fig. 115. Quartiere abitativo scavato nel 1990.

Kom Medinet MaJi (Narmouthis)

25 1

252

Capitolo X

Fig. 117. Fotografia aerea RAF del 1955 Nel deserto, a destra, presso il canale artificiale, riconoscibile il kom con il tempio
di Renenutet e il dromos.

CAPITOLO XI

Kom Madi

Posizione geografica: 29 10' Nord; 30 39' Est


Quota s.l.m.: 21 m
Estensione del kom: 350 X 350 m ca.437
Orientamento del tempio: 156 Nm (1993)438
Orientamento del centro abitato: Cronologia: -

1. Il sito
Kom Madi un sito di dimensioni medio
piccole, di forma circolare, situato circa 1 km a
Sud-Est di Medinet Madi, in una lingua di terra
desertica che si incunea nell'area coltivata del
bacino di El-Gharaq. Le coltivazioni si trovano a
poca distanza dall'area archeologica e la circon
dano da Est a Ovest sul versante meridionale.
Attualmente la sua superficie, rialzata di alcuni
metri sulla pianura circostante, piuttosto piatta
e presenta, come di consueto, avvallamenti e pic
cole colline; ovunque si notano sparsi sulla super
ficie mortai litici, contrappesi in calcare per pres
se e una grande quantit di frammenti di
ceramica439. Inoltre si intravedono poco sotto la
sabbia numerose strutture in mattoni crudi.
Pochi sono gli edifici affioranti e riconoscibi
li, il maggiore dei quali un tempio in mattoni
crudi di cui spicca il portale di accesso in bloc
chi di calcare squadrati e levigati, che conserva
ancora m situ l'architrave. Il tempio, che stato
scavato nel 1977 dalla Missione diretta da E. Bre
sciani, ora quasi completamente sepolto dalla
sabbia e la sua planimetria non pi pienamen
te riconoscibile (Fig. 118). A poca distanza verso
Sud-Est sono appena visibili i resti della cappel
la dedicata al culto di Imhotep, attualmente
molto degradata, e, pi oltre, la cappella di
"Alessandro Magno"440 entrambe scavate nel
1977-78. Ben riconoscibile una piattaforma a
pianta pressoch quadrata (m 3,1 x 3,5 ca.)
costruita con blocchi di calcare e situata circa 200
m a Sud del tempio, anch'essa posta in luce dalla
Missione italiana ma di cui non si conosce la fun
zionalit. Essa presenta lo stesso orientamento del
tempio, ma non si trova sul suo asse.

2. Gli scavi
All'inizio della prima Campagna di scavo nel
Fayyum (1900-1901) P. Jouguet sost per breve
tempo a Kom Medinet Madi, esplorando e fecendo piccoli sondaggi nei due kiman della zona
(Kom Medinet Madi e Kom Madi) e in una necro
poli situata nell'area desertica che li separava. Egli
era convinto che le due aree archeologiche corri
spondessero a due distinti centri abitati, di cui
quello pi orientale (Kom Madi) doveva essere il
minore e il pi antico. Il kom era percorso da muri
affioranti dalla sabbia, che furono datati all'epoca
tolemaica in base alla dimensione dei mattoni
impiegati nella loro costruzione (Jouguet 1901,
p. 383). I sondaggi effettuati sul sito non diedero
esiti degni di essere pubblicati: di essi si dice sol
tanto che furono spinti in profondit e che dimo
strarono la presenza di un enorme ammasso di
sebbakh ma non del tipo adatto alla conservazio
ne dei papiri. Secondo gli abitanti del luogo, i sebbakhin rinvennero in questo kom una grande sta
tua in terracotta raffigurante la dea Isi.
Particolarmente interessante la breve descri
zione di un immense champ de ruines situato a
Nord e ad Est di questo kom, ricoperto di pietre e
di collinette a volte assai elevate, con tratti di muri
e di torri costruiti con pietre a secco, di cui Jouguet
non fu in grado di stabilire una datazione, a causa
dell'assenza di ceramica in superficie, ma che inter
pret come torri di guardia (Jouguet 1901, p. 384).

2.1. Gli scavi di E. Bresciani (1977-1978)


Kom Madi non fu pi oggetto di indagini, se
si esclude un sopralluogo del Vogliano del 1938,
47 Questa misura e stata ricavata da una fotografia aerea della
RAF (13 RAF 2344 F21 Nr. 0055, Aprile 1955). Secondo una stima
di Jouguet il sito era ampio 40.000 m2: Jouguet 1901, p. 383.
438 Tempio dedicato forse ad Anubi (= edificio nr. 5: Brescia
ni 1980).
439 Si tratta per lo pi di ceramica da cucina di epoca elleni
stica e romana.
440 Per motivi di sicurezza conservativa essa non aperta al
pubblico.

254

Capitolo XI

di cui per altro non si sa molto441, fino al 1977


quando la Missione archeologica dell'Universit
Statale di Milano prima e di Pisa poi, la stessa
che possiede la concessione sul kom di Medinet
Madi, vi intraprese due Campagne di scavo (1977
e 1978) dirette da E. Bresciani. Poich il sito era
quasi del tutto sconosciuto, la stessa Bresciani vi
aveva effettuato un saggio esplorativo nel 1969.
Gli esiti di tali ricerche sono stati poi pubblicati
in un volume nel 1980 (Bresciani 1980).
Gli edifici messi in luce sono tutti templi e
cappelle di culto situate ad una certa distanza fra
di loro. Il loro studio non ha definitivamente
chiarito la natura del kom, che la Bresciani ipo
tizza essere il sito della necropoli ellenistica di
Narmouthis o forse un suo villaggio satellite,
Ibion Eikosipentarouron (Bresciani 1995, p. 274).
La planimetria del sito (Fig. 120), pubblicata a
cura di Salali el-Naggar, non fornisce indicazioni
sull'estensione del kom^2 e sulla sua orografia.
Nove sono gli edifici o parti di strutture che sono
stati fatti oggetto di indagine, ma di questi solo
tre sono stati completamente scavati e pubblica
ti; degli altri non si fornisce alcuna informazione
e interpretazione, ma sono solo disegnati e inse
riti nella planimetria generale.
L'edificio nr. 5 (Figg. 118, 121), il pi gran
de fino ad ora indagato, un tempio in mattoni
crudi con portale d'accesso in blocchi di calcare
bianco, ancora completo dell'architrave443, ma
senza iscrizioni che possano indicare la divinit
a cui era dedicato. Si tratta di un edificio di
circa444 20 x 13 m, con mura perimetrali di note
vole spessore costruite con corsi concavi di mat
toni; probabilmente vi era un secondo piano o
una terrazza a cui si aveva accesso per mezzo di
una scala posta nell'angolo Est. L'edificio stato
datato, in base alla tipologia delle strutture
murarie, all'epoca ellenistica ma certamente con
tinu ad essere frequentato per molto tempo,
come dimostra l'aggiunta di alcuni forni in epoca
romana, quando venne probabilmente utilizzato
come abitazione privata, e di modeste sepolture
di epoca ancora pi tarda445 (Bresciani 1980,
p. 10). Grazie ad alcuni graffiti che rappresenta
no il dio Anubi stata avanzata l'ipotesi che il
tempio fosse dedicato a questa divinit, ampia
mente attestata nelle iscrizioni di epoca dinasti
ca e tolemaica di Medinet Madi (Bresciani 1980,
pp. 10, 13).
Di fronte al tempio, verso Sud-Est, vi era
probabilmente una strada sulla quale si trovava
no due edifici ad essa perpendicolari e che sono
stati scavati dalla stessa Missione. Il primo che si
incontra verso Sud una cappella (edificio nr. 4),

in mattoni crudi di colore nero, di 17,5 x 4,70 m


(Fig. 122), costituita da un cortile con un altare
centrale e un sacello chiuso con pronaos e naos,
al cui centro campeggia un grande altare in mat
toni, cavo all'interno, intonacato e dipinto in ori
gine con colori rosa e giallo ocra. Anche le pare
ti del sacello erano intonacate e parzialmente
dipinte di bianco ma senza decorazioni; solo uno
schizzo dipinto con inchiostro nero sulla parete
a destra dell'ingresso del naos mostra il profilo di
un personaggio maschile, probabilmente identificabile con Imhotep, l'architetto della III dinastia
divinizzato in Epoca Tarda. L'identificazione si
basa, oltre che su motivi iconografici, sulla pre
senza di due iscrizioni in demotico anch'esse
dipinte con inchiostro su una parete, con dedica
ad Imhotep, e datate paleograficamente al II a.C.
(Bresciani 1980, pp. 13-17).
Poco pi a Sud stato posto in luce un terzo
edificio (nr. 2), di difficile interpretazione e di
grande interesse per le pitture murali che par
zialmente conserva al suo interno (Fig. 123).
Esso fu scavato, restaurato, consolidato, oltre che
protetto, e documentato con fotografie e disegni
effettuati sulle pitture originali ricostruite, tra il
1977 e il 1978. Si tratta di una struttura di 7,20
x 6 m circa di lato, costruita in mattoni crudi di
cm 30 x 15 x 10 e conservata per un'altezza
massima di 1,60 m; l'interno era suddiviso in
quattro ambienti, di cui il primo era un cortile
che occupava l'intera larghezza dell'edificio e che
dava accesso a due delle stanze situate sul fondo.
L'ingresso principale e quello della stanza cen
trale avevano stipiti decorati con lesene e in
parte conservavano ancora l'intonaco dipinto di
bianco; il pavimento era in origine probabil
mente in mattoni mentre la copertura era sicu
ramente di tipo piano (Bresciani 1980, p. 21). In
epoca tardo-romana l'edificio fu riutilizzato: nel
cortile e nella stanza Est furono edificati dei
441 Secondo Vogliano, Kom Madi potrebbe essere identificato
con Ibion, il toponimo di et greca che era stato in passato erro
neamente attribuito a Medinet Madi/Narmouthis. Qui lo stesso
Vogliano individu un tempio e comp alcuni rilievi: Vogliano 1939,
pp. 274 n. 1 e 280.
442 In realt non chiaro se la quadrettatura della planime
tria corrisponda all'intera area archeologica o solo ad una parte di
essa, poich ci non specificato, cos come l'estensione metrica
del kom. A giudicare dalle fotografie aeree scattate dalla RAF, l'a
rea archeologica sembra essere di maggiori dimensioni rispetto alla
planimetria.
443 Forse si tratta dello stesso tempio individuato dal Voglia
no nel 1938 (Vogliano 1939, p. 274 n. 1).
444 Le misure esatte non sono date nel testo e la scala metrica
riprodotta a fianco della pianta del tempio illeggibile (Bresciani
1980, Tav. I).
445 Purtroppo la stratigrafia del tempio e del sito non sono
state rese note.

Kom Madi

contenitori in argilla cruda per la conservazione


dei cereali, la porta della cella centrale venne
chiusa e all'esterno, in ambienti aggiunti, furono
costruiti dei forni.
In origine nel cortile e nella stanza centrale le
pareti erano intonacate, dipinte di bianco e poi
decorate con scene raffiguranti divinit egiziane
e soldati; sulla parete di fondo della cella vi era
un alto gradino lungo quanto la parete stessa
(m 1,90), alto cm 65 e profondo 70, in mattoni
crudi, intonacato e cavo all'interno, che stato
interpretato come un Totenbett (Fig. 125).
Davanti e appoggiato ad esso si trova un alta
re di analoga costruzione, con una cornice agget
tante, sul quale era ancora infisso un piattino con
carboncini e cenere all'interno. Fra l'altare e la
parete di sinistra, in uno stretto spazio erano
accumulati al suolo numerosi piatti da pane.
Sono stati rinvenuti inoltre una corona in legno
dorato, con corna e disco solare, appartenuta ad
una statuetta di divinit, alcuni pendenti per col
lana in fa'ence in forma di calice, un amuleto a
disco decorato a stampo su entrambe le facce con
occhio di Horo e vlto di Bes, una statuina di
Nefertum anch'essa in fa'ence, tutti datati al
II a. C. (Bresciani 1980, p. 23). La stessa datazio
ne stata attribuita ad una tavoletta lignea con
iscrizione demotica ad inchiostro.
Le scene dipinte sulle pareti (Fig. 125) si
sono conservate solo parzialmente a causa del
crollo della parte superiore delle pareti *e per il
deterioramento dell'intonaco di malta su cui sono
dipinte: sulla parete di fondo della cella centrale,
al di sopra del cos detto Totenbett vi la parte
inferiore di una scena raffigurante una divinit
seduta in trono verso destra, probabilmente
Osiri, protetta da due divinit femminili alate
(Bresciani 1980, pp. 24-26). Sulla parete laterale
di destra sono rappresentate cinque divinit tra
cui sono forse da riconoscere Ptah, Anubi e Isi;
nel registro inferiore vi sono alcuni piccoli ibis e
due sacerdoti, di cui uno con lungo incensiere in
mano. Sulla parete di fronte si sono conservate
solo le gambe, fino al ginocchio, di quattro per
sonaggi, di cui due affrontati.
Sulla parete di fondo della corte (Fig. 124),
sugli stipiti della porta della cella centrale vi sono
due piccoli personaggi maschili incedenti verso la
porta; sulla parete di destra invece si vede un per
sonaggio maschile di grandi proporzioni con
gonna a righe e mantello, che incede anch'egli
verso la porta; davanti a lui un cane e una scena
di sacrificio che si svolge presso un altare di tipo
macedone, mentre dietro di lui una divinit fem
minile su un basamento. Sulla parete di sinistra

255

campeggiano due figure di proporzioni gigante


sche, l'una raffigurata accoccolata a terra e nuda,
l'altra con alti gambali fino al ginocchio, decora
ti con squame e protomi leonine. Dietro questa
figura vi sono i piedi di un personaggio maschi
le di minori proporzioni. Sulla parete laterale Est
della corte (Fig. 125) dipinto un cocchio trai
nato da una coppia di felini alati al galoppo verso
destra, davanti al quale fuggono una gazzella e
un'antilope; sul cocchio sono ancora visibili i
piedi calzati di una grande figura maschile, un
sovrano o una divinit raffigurata a caccia nel
deserto (Bresciani 1980, p. 37).
Sulla parete di fronte l'intonaco era comple
tamente crollato, tuttavia stato possibile rico
struire e restaurare parte della scena che vi si
svolgeva su due registri sovrapposti. In essa vi si
rappresentava una sfilata di soldati non egiziani,
muniti di spada e scudo; tra di essi un personag
gio maschile di maggiori proporzioni si rivolge
dalla parte opposta alla loro marcia.
Le scene dipinte all'interno della cella hanno
carattere funerario egiziano, mentre quelle cele
brative che si trovano nel cortile, sono di tipo non
egiziano (Bresciani 1980, p. 39). La mancanza di
iscrizioni non consente di sapere chi fosse il tito
lare di questo edificio che presenta spiccate carat
teristiche funerarie. Secondo la Bresciani, le scene
della corte non lasciano dubbi sul fatto che si trat
tasse di un macedone: in particolare la studiosa
avanza l'ipotesi che si tratti di una cappella dedi
cata al culto di Alessandro Magno, raffigurato
nella scena dei soldati come un uomo riccamente
abbigliato con vesti orientali che volge loro le
spalle (Bresciani 1980, p. 40)446. Le scene del cor
tile presentano inoltre, secondo la stessa Brescia
ni, forti richiami al mito dionisiaco447; certamente
si tratta di un ciclo pittorico unico in Egitto,
dipinto probabilmente da un pittore locale nel III a.C. in uno stile misto ellenistico-egiziano.
Ulteriori lavori di restauro alla cappella e alle
pitture murali furono eseguiti dalla Missione pisa
na nel 1989 e 1990 (Bresciani 1989; Nicola-Arosio
446 L'identificazione di questo personaggio con Alessandro
Magno dubbia per la mancanza di elementi iconografici peculia
ri. Alessandro sarebbe inoltre raffigurato secondo Bresciani a fian
co dell'ingresso della cella, con un abito a righe e mantello. Nume
rose sono le perplessit che sono state sollevate nel corso degli anni
sull'interprctazione complessiva storico-mitologica delle scene e sulla
loro datazione, per le quali rimando a Bresciani 1980, pp. 39-52;
Ead. 1980a, pp. 73-84; Ead. 1982; Ead. 1995, pp. 274-278.
447 Secondo L. Del Francia (1986, pp. 268-269), le pitture di
questo edificio debbono essere considerate come un ciclo coerente
che si rif alla tradizione dionisiaca cos come essa stata introdotta
e reinterpretata in Egitto dai Tolemei: vi si riconoscono episodi del
viaggio di Dioniso in Oriente e il parallelismo del mito di Dioniso
con quello egiziano di Osiri.

256

Capitolo XI

1989; Bresciani-Betr-Ferri-Nicola-Arosio 1990,


pp. 18-22). Un particolare e difficile intervento
stato effettuato sul pannello su cui era stato rico
struito nel 1979 il dipinto raffigurante i soldati, che
si era andato via via deteriorando e che si trovava
conservato nel magazzino della Missione. Grazie a
questo intervento, per cui stato necessario
approntare un nuovo e pi idoneo pannello di
sostegno su cui ricomporre i frammenti, stata
consolidata la pellicola cromatica e sono stati ricol
locati alcuni elementi fuori posto.

3. La necropoli
Come si gi detto per Medinet Madi, il ter
ritorio desertico situato tra le due aree archeologiche fu esplorato nel 1900 da Jouguet, che vi
individu una necropoli gi saccheggiata e con
tombe piuttosto modeste; tutt'intorno la superfi
cie era cosparsa di ossa e di numerose depres
sioni circolari. Alcuni sondaggi effettuati stabili
rono che si trattava di tombe di epoca tolemaica,
a volte riutilizzate in epoche successive (Jouguet
1901, pp. 383-384). Ancora oggi non chiaro a
quale insediamento fosse pertinente questa necro
poli, se a Narmouthis o ad un altro centro.
Numerosi sono infatti i villaggi attestati dai papi
ri che dovevano trovarsi in questa zona.

nelle cappelle. Lo scarso numero degli edifici


riportati alla luce e del materiale edito non con
sente tuttavia una valutazione critica del sito; solo
con nuovi scavi archeologici condotti con meto
do stratigrafico si potr stabilire se si tratti di una
necropoli o di un villaggio e definirne la storia.
Anche l'analisi delle fotografie aeree della
RAF scattate nel 1947 e nel 1955 non forniscono
informazioni al riguardo, ma attestano che si trat
tava di un sito quasi intatto450 al cui centro si
scorge una macchia scura rettangolare con una
via che si diparte da essa in direzione Sud-Est
(Fig. 126). Tale macchia corrisponde certamente
al tempio di Anubi portato alla luce dalla Bre
sciani e la strada, la cui esistenza era gi stata a
suo tempo supposta (Bresciani 1980, p. 60 n. 73),
potrebbe esserne il dromos, su cui si affaccia l'e
dificio di culto dedicato a Imhotep.

4. Conclusioni
Come si visto, il kom rimane ancora da sca
vare e le poche ricerche che vi sono state con
dotte non hanno portato alla sua identificazione.
Se infatti la cappella di culto cos detta di Ales
sandro Magno sembra attestare la presenza di
strutture funerarie, gli altri edifici portati alla luce
e tutto ci che si trova in superficie farebbero
invece ritenere che si tratti delle rovine di un inse
diamento. La mancanza di ossa in superficie e la
presenza al contrario di attrezzi di uso comune,
come i mortai e i contrappesi litici cos frequen
ti negli antichi centri del Fayyum (Fig. 119), e di
grandi quantitativi di ceramica deporrebbero a
favore di questa ipotesi448. Anche il ritrovamento
di forni, di silos e di strutture abitative presso il
tempio e la "cappella di Alessandro" testimonia
attivit non necessariamente connesse con una
necropoli. La presenza di tali strutture, datate
all'epoca tardo-romana449, al centro di una pre
sunta necropoli tolemaica piuttosto insolita, a
meno che non le si debba interpretare come ser
vizi per il personale addetto al culto nel tempio e

448 La stessa Bresciani, a qualche anno di distanza dagli scavi


da lei condotti nell'area, dichiara la sua incertezza: l'area , io
credo, la necropoli ellenistica di Narmouthis; ma non possibile
escludere neppure che siamo in presenza invece della zona cultua
le di un villaggio satellite legato al culto degli ibis sacri a Thot, forse
addirittura del villaggio di Ibion Eikosipentarouron: Bresciani
1995, p. 274.
449 ]\jel rapporto di scavo non si parla mai di stratigrafia n
sono stati pubblicati i materiali rinvenuti e le strutture definite come
tarde. Esse compaiono solo nella pianta generale e non si conosco
no le motivazioni che hanno suggerito la loro datazione (Bresciani
1980).
450 La superficie fotografata era molto uniforme e non si nota
no tracce di edifici emergenti.

Kom Madi

Fig. 118. // tempio di Anubi a Kom Madi

Fig. 119. Uno dei mortai in calcare sparsi sull'area.

257

258

Capitolo XI

Kom Madi

JI

JT!

-il1
LJt

Fig. 121. Pianta del tempio dedicato ad Anubi

Coup A_A

Coupt B_B

Fig. 122. Pianta e sezioni della cappella di Imhotep.

Ceupe C _C

259

260

Capitolo XI

Fig. 123. Pianta della cos detta cappella di Alessandro Magno

Kom Madi

Fig. 124. Sezioni della "cappella di Alessandro Magno".

261

262

Capitolo XI

Fig. 125. Sezioni della "cappella eli Alessandro Magno".

Kom Macli

263

Fig. 126. Fotografia aerea RAF del 1955 In basso a destra si vede Kom Madi in parte circondato dalle coltivazioni A sinistra,
oltre il grande canale artificiale parzialmente visibile Kom Medinet Madi

CAPITOLO XII

Altre testimonianze archeologiche nella meris di Polemon

Numerosi sono i siti "minori" che si trovano


nel territorio di Polemon e in particolare intorno
al bacino di El-Gharaq, una depressione piutto
sto vasta che nell'antichit e fino al secolo scor
so ospitava un lago451. La zona raggiunge la quota
minima di -3 m s.l.m., ma la maggior parte di
essa si mantiene a quote superiori allo 0.
Kom Khelua, o Kom el-Ruqaia, (29 06' N;
30 43' E) una necropoli a Sud-Est di El-Gha
raq, ben nota grazie alla recente scoperta di una
grande tomba ipogea del Medio Regno, apparte
nuta al Governatore del Fayyum Uaget452. Intor
no ad essa vi sono altre sepolture rupestri con
ingresso a pozzo, che devono ancora essere esplo
rate. La necropoli e la tomba di Uaget sono state
scoperte da D. Arnold nel corso del suo survey
del bacino di El-Gharaq effettuato nel 1964-65
(Arnold 1966, pp. 103-108). In sguito ad una
prospezione effettuata nel 1981 da E. Bresciani
l'area archeologica stata richiesta in concessio
ne dall'Universit di Pisa, che vi ha iniziato gli
scavi nel 1991 (Bresciani 1993, pp. 6-14).
Il sito risulta di un certo interesse anche per
l'archeologia di epoca greco-romana e bizantina:
in superficie vi sono infatti due basi in calcare
pertinenti a piccole colonne risalenti alla tarda
epoca romana o bizantina453, che inducono a rite
nere possibile la presenza di altre vestigia di que
sti periodi storici. Secondo Arnold, inoltre, Kom
Khelua sarebbe da identificare con una localit
visitata da Petrie durante la sua prospezione
della regione nel 1889-90 e da lui denominata il
forte. La posizione geografica dei due siti cor
risponde in modo singolare, tuttavia la descri
zione di Petrie non trova riscontro immediato in
quanto oggi visibile a Kom Khelua (Petrie
1891, p. 30, Pl. XXX). Secondo lo studioso, sul
sito erano stati da poco eseguiti degli scavi per
asportare mattoni da utilizzare nella costruzione
di nuove chiuse sul vicino canale; nel corso di
tali lavori fu trovato un frammento di un'epigra
fe in greco che fu inviata all'ispettore del distret
to (Petrie 1891, p. 30). Il forte era stato costrui
to nel deserto non lontano da Kom Talit,

probabilmente per una funzione di controllo. Di


esso era ancora visibile alla fine del XIX secolo
un nucleo quadrangolare di edifici in rovina e
monticelli di spazzatura, per un'estensione di
38 x 45 m ca.; ad oriente di esso un muro rac
chiudeva uno spazio di 20 m, presso il quale vi
erano altre due discariche.
Tutti questi edifici non sono attualmente rico
noscibili a Kom Khelua, ma ritengo comunque
possibile che il forte descritto da Petrie potesse
trovarsi nei pressi di questa localit e sia stato
forse completamente distrutto dagli abitanti dei
villaggi vicini.
Kom el-Khamsin454 (29 06' N; 30 39' E; 15
m s.l.m.) un sito greco-romano di cui sono state
indagate solo le necropoli. Gli scavi furono ese
guiti da Grenfell e Hunt durante le Campagne del
1900 e del 1901-02, ma i risultati conseguiti, per
quanto notevoli, furono illustrati soltanto in una
breve nota preliminare (Grenfell-Hunt 1902,
pp. 3-4). Nel 1900, terminati i lavori a Tebtynis,
gli studiosi decisero di scavare per una settimana
nella necropoli tolemaica di Kom el-Khamsin, un
sito che essi descrivono come particolarmente
degradato. In quell'occasione alcune tombe resti
tuirono mummie con cartonnages (Grenfell-Hunt
190 1a, p. 378)455. Un certo numero di cartonnages

451 Studi circostanziati su questo lago non sono mai stati eseguiti;
restano pertanto incerte la sua storia e la sua formazione. La sua pre
senza documentata in diversi periodi storici: Bonneau 1982, p. 181
n. 4. Il termine gharaq indica una depressione che trattiene per tutto
l'anno le acque dell'inondazione del Nilo: Alleaume 1992, p. 311 n. 24.
452 Nonostante l'indubbia importanza storica e archeologica di
questa tomba non mi soffermer a descriverla poich essa risale ad
un periodo storico non contemplato in questa ricerca.
455 Cf. Bresciani-El-Naggar 1983, pp. 153-154, Tav. IV. Le due
basi erano ancora in situ nel febbraio 1993.
454 II sito ben visibile nelle fotografie aeree della RAF: 13
RAF 2344 F12 Nrr. 0059-61, aprile 1955. Secondo Arnold, il kom
si estende per 600 x 300 m (Arnold 1966, p. 108); secondo Rathbone, invece, il centro abitato misura 500 x 350 111 e l'intera area
archeologica si estende per ca. 1 km.
455 Grenfell e Hunt riferiscono che tali cartonnages furono rinve
nuti in una localit, il cui nome non specificato, distante six miles
to the east da Tebtynis (Grenfell-Hunt 1901a, p. 378). L'indicazione
del punto cardinale Est quasi certamente errata. Infatti ad Est di
Tebtynis non vi sono siti antichi noti; deve perci trattarsi di Kom elKhamsin, che si trova, come essi ricordano in un'altra occasione, about
six miles off da Tebtynis verso Ovest (Grenfell-Hunt 1902, p. 3).

266

Capitolo XII

fu trovato anche nel 1902, in alcune grandi sepol


ture della necropoli tolemaica. In quella di epoca
romana invece, situata circa 400 m verso Est dalla
precendente, i rinvenimenti furono alquanto delu
denti. A poca distanza verso Ovest fu individua
ta inoltre la necropoli dei coccodrilli, in cui furo
no recuperati numerosi papiri in greco e
demotico, la maggior parte dei quali databili alla
met del I a.C. La frequente menzione in essi del
toponimo Kerkethoeris fece supporre che Kom elKhamsin potesse essere identificato con questa
antica localit, tuttavia tale ipotesi non ancora
stata pienamente confermata.
Il kom fu visitato nel 1964-65 da Arnold
(Arnold 1966, p. 108), che brevemente lo descri
ve come un sito in buono stato di conservazione.
Sulla sua superficie vi erano, oltre ai consueti
frammenti di ceramica, una base circolare di una
piccola colonna appartenuta ad un edificio di
epoca romana e la parte anteriore di una statua
raffigurante un leone sdraiato con la testa girata
su un lato. Erano inoltre riconoscibili varie strut
ture murarie e, secondo lo studioso, il kom pote
va ritenersi formato principalmente dagli edifici
in rovina dell'antico insediamento.
Un'analoga prospezione fu eseguita dalla Bre
sciani nel 1981 (Bresciani-El-Naggar 1983,
pp. 154-155, Fig. 3). In quell'occasione furono
poste in evidenza la particolare importanza del
sito e la necessit di una sua indagine approfon
dita. La studiosa, al contrario di Arnold, avanza
l'ipotesi che il kom potesse essere una necropoli
e che le strutture murarie visibili costituissero le
soprastrutture delle tombe. In superficie furono
raccolte tre ciotole integre in terracotta e una sta
tuetta fittile raffigurante Arpocrate.
Nel luglio 1996 una nuova prospezione del
sito stata condotta da una Missione diretta da
D. Rathbone, che ha rilevato la topografia di
superficie dell'intera area archeologica456. Il kom
risultato essere costituito da una serie di colli
ne che circondano una depressione piuttosto
piatta al centro; le colline che si trovano sul lato
Sud e fronteggiano il deserto sono le pi alte.
Nessun edificio era visibile sulla superficie: nella
depressione centrale sono stati tuttavia ricono
sciuti alcuni muri in mattoni cotti e due basi di
colonne probabilmente di epoca tardo-romana.
La ceramica raccolta testimonia l'attivit del cen
tro a partire dal II a. C. fino agli inizi del VI d.C.
Ad Est e ad Ovest del kom sono state inoltre
individuate alcune fornaci: una di esse era desti
nata alla produzione di anfore del tipo "Egyptian
Type A" (dal I al IV d.C.).
La sua vasta necropoli situata 750 m a Sud

del kom, e si estende per 500 m da Est a Ovest e


100 m da Nord a Sud. Le tombe sono costituite
da semplici fosse scavate nella roccia, alcune delle
quali sembrano essere state violate in tempi recen
ti; sulla superficie si trovano sparsi frammenti di
sarcofagi lignei e di vasellame in terracotta. Una
piccola necropoli di V d.C. stata inoltre indivi
duata all'estremit sud-orientale del kom.
Teli el-Ma'raka (12-14 m s.l.m.) un sito
greco-romano di 600 x 50 m ca. di cui nulla si
conosce. Esso si trova al margine delle coltiva
zioni circa 2,2 km verso Est da Kom Medinet
el-Nihas ed riconoscibile solo grazie alla pre
senza di cocci di ceramica sulla superficie. Nes
suna struttura visibile e Arnold avanza l'ipote
si che esse siano completamente ricoperte da una
spessa coltre di sabbia (Arnold 1966, p. 108).
Nell'aprile-maggio 1997 il sito stato docu
mentato dal Fayum Survey Project diretto da
Rathbone, che ne ha rilevato la planimetria di
superficie. Una piccola chiesa absidata costruita
in mattoni crudi stata riconosciuta all'interno di
una grande struttura quadrangolare; la ceramica
rinvenuta in quest'area risale al IV-VI d.C. e
include frammenti di sigillata africana importata
dalla Tunisia. Presso un moderno cimitero stata
riconosciuta una discarica di materiale ceramico,
che lascia intuire la vicina presenza di un labora
torio. Sono state inoltre riconosciute diverse strut
ture in mattoni cotti e presse per la vinificazione.
Due sono le necropoli identificate in questa
stessa occasione, situate a Sud-Est del kom e
apparentemente risalenti all'epoca romana. E
stata inoltre rinvenuta la necropoli dei coccodril
li, presso la quale vanno forse ricercate le sepol
ture di epoca tolemaica.
Di estremo interesse il rinvenimento di
depositi lacustri che lasciano intuire che l'inse
diamento si trovava sulle rive di un lago, in modo
analogo a Kom Medinet el-Nihas457.
Un altro piccolo kom segnato sulla carta in
scala 1:25.000 del Survey of Egypt del 1946 (Foglio
71/570) Kharabet Zakia (6 m s.l.m.), a Nord-Est
di Tell el-Ma'raka, sul canale El-Gargaba Drain.
Esso attualmente risulta livellato e coperto da
nuove coltivazioni, ma nel 1955 era ancora situato
su una lingua di terra desertica che si incuneava
nell'area agricola, facilmente riconoscibile sulle
fotografie aeree458. Una prospezione del sito stata
456 Devo queste notizie ancora inedite alla cortesia di
D. Rathbone.
4^7 Cf. il capitolo VIII dedicato a Kom Medinet el-Nihas (Magdola), 3. In entrambe le localit stata accertata la presenza del
pescegatto.
4 13 RAF 2344 F12 Nr. 0089, aprile 1955.

Altre testimonianze archeologiche nella mers di Polemon

effettuata s^quipe di Rathbone nel 1997, che ha


potuto constatarne il grave degrado e stimarne
l'originaria ampiezza (0 ca. 200 m); la ceramica rac
colta in superficie risale al V-VII d.C.
Kharabet Deir el-Halin, o Deir el-Tin, si
trova all'estremit occidentale della meris, nel
deserto ad Ovest del Gharaq, ad una distanza di
circa 7 km dalle coltivazioni459. La posizione di
questo kom suggerisce l'identificazione con la
Medinet Rati menzionata da Linant de Bellefonds e invano cercata da Grenfell e Hunt
(Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, p. 64) e da Jouguet. Quest'ultimo individu nel 1901 un picco
lo kom chiamato Medinet el-Hadid, situato ad
Ovest di Medinet Ghoran e di Medinet Madi, a
circa 1 ora e 1/4 di marcia da Medinet el-Nihas.
Per la sua posizione geografica e per la somi
glianza del nome, Medinet el-Hadid fu dallo stu
dioso identificata con Medinet Hati (Jouguet
1901, p. 382 n. 1). Diversa invece l'opinione di
Arnold, secondo il quale Medinet Hati dovrebbe
essere identificata con Medinet Ghoran (Arnold
1966, p. 109). Grazie ad una recente prospezio
ne del sito (1997), Rathbone ha potuto stabilire
che si trattava di un villaggio di epoca grecoromana460. L'area archeologica, di cui stato
effettuato il rilievo topografico, costituita da
un'alta collina centrale del diametro di m 100 e
da due altre aree. Sulla collina centrale sono rico
noscibili alcuni edifici in mattoni crudi e una
struttura in calcare, forse un tempio; uno scasso
dovuto a cercatori clandestini ha posto in luce
alcuni ambienti di un'abitazione. La ceramica di
superficie si dispone su un arco di tempo che va
dall'epoca tolemaica fino al III d.C. e include
frammenti di vasellame usato sulle ruote per il
sollevamento dell'acqua (saqia],
Nelle vicinanze del sito sono state rinvenute
le tracce di un antico lago, probabilmente lo stes
so che lambiva Tell el-Ma'raka e Kom Medinet
el-Nihas, e numerosi resti di pescegatto. La
necropoli non stata ancora trovata.
Kom Ishaq461 (29 10' N; 30 40' E; 13-14 m
s.l.m.) un piccolo kom di forma ovoidale situa
to circa 1,7 km ad Est di Kom Madi. Non mi
noto che vi siano mai stati condotti scavi. Si trat
ta in apparenza di un centro abitato in epoca
romana, in cui gli edifici sono quasi completa
mente sepolti dalla sabbia. Nel 1993 vi si rico
nosceva ancora una parte di un edificio costrui
to con scaglie di pietra calcarea locale presso il
quale vi erano elementi litici squadrati, forse gli
stipiti e la soglia di una porta. In superficie vi
erano frammenti di mattoni cotti, una macina cir
colare e resti di colonne in calcare nummolitico,

267

fra i quali una base e un capitello databili pro


babilmente all'epoca tardo-romana.
Nel luglio 1996 quest'area stata oggetto di
studio da parte della Missione diretta da Rath
bone, che aveva come scopo il riconoscimento e
il rilievo topografico dei siti archeologici462. Kom
Ishaq rientra in una vasta area archeologica di cui
fa parte anche Kom Nicola e diverse rovine di
piccoli insediamenti e fornaci. I due kiman sono
separati da un piccolo canale: il primo misura
650 x 300 m ca., il secondo 950 x 300 m ca. Sul
lato Nord di Kom Ishaq stata individuata una
chiesa absidata attorno alla quale si era concen
trato un piccolo insediamento, ma il cattivo stato
di conservazione degli edifici ha consentito solo
il riconoscimento delle fondazioni di alcuni muri.
Diversi elementi architettonici erano sparsi sulla
superficie: basi e capitelli di colonne e un pan
nello frammentario raffigurante ad altorilievo un
leone (Fig. 127). Altre tre chiese sono state indi
viduate a Sud dell'area archeologica, dove vi
erano anche i resti di una costruzione in matto
ni cotti probabilmente tardo-romana e macine.
La ceramica rinvenuta in superficie attesta che
tali insediamenti furono particolarmente fiorenti
nel periodo compreso fra il IV e il VI d.C.
Kom Danjal (ca. 18 m s.l.m.) fu visitato da
Arnold nel 1964 (Arnold 1966, pp. 102-103)
durante il suo survey del bacino di El-Gharaq. In
quel momento il sito era gi stato completamen
te devastato dai sebbakhin e vi si potevano rac
cogliere pochi dati utili per la ricerca465. Si rico
noscevano ancora chiaramente alcune cisterne e
canalizzazioni scavate nella roccia e pochi resti
dell'insediamento si sviluppavano da Nord a Sud
per circa 400 m.
Nel 1981 il generale degrado dell'area fu con
fermato da E. Bresciani (Bresciani-El-Naggar 1983,
p. 156), alla quale si deve il riconoscimento di nume
rosi pozzi e camere sotterranee nella zona Sud-Ovest.
Il kom pu essere identificato con ogni pro
babilit con Medinet Beda, visitata nel 1886 dallo

-^9 La sua precisa quota altimetrica non mi nota, ma pu


essere genericamente considerata attorno ai 50 m s.l.m.: carta
1:50.000 dell'Egyptian General Survey (1995), Foglio NH36-E2a.
460 Lo studio del sito stato effettuato nel corso della Missio
ne dell'aprile-maggio 1997.
4ftl 13 RAF 2344 F 21 Nr. 0115, aprile 1955.
-"'2 In questa occasione sono stati eseguiti i rilievi topografici
delle strutture meglio riconoscibili e un'accurata documentazione
fotografica degli elementi architettonici visibili in superficie. inol
tre stata campionata la ceramica di superficie. I dati raccolti sono
ancora inediti e in corso di studio.
465 II sito probabilmente da identificare con Medinet el-Nebi
Damian menzionato da Lepsius (LD II, p. 43), che lo visit nel
1843, come un grosse Ruinenhiigel, distante 3/4 d'ora di cam
mino da Talit in direzione Nord, verso Abu Nur.

268

Capitolo XII

Schweinfurth, il quale la colloca 4 km a Nord di


Talit, pressappoco dove sorgono le rovine ora
note con il nome di Kom Danjal (Schweinfurth
1886, pp. 104-105). Lo studioso riferisce che le
rovine erano pi estese di quelle di Talit464 e che
numerosi elementi litici decorati erano stati riu
tilizzati nella costruzione di nuovi edifici.
Kom Danjal fu oggetto di un nuovo survey nel
1995 e 1996 da parte della Missione di Rathbone,
che aveva tra i suoi primi obbiettivi la raccolta di
dati e la rilevazione delle planimetrie di questo sito
e del vicino Kom Talit. Entrambi risultavano infat
ti particolarmente danneggiati ed erano gi stati
inclusi nel nuovo piano di bonifica dell'area, che
in breve tempo li avrebbe fatti scomparire sotto
nuovi insediamenti e coltivazioni465. Il centro abi
tato era situato su due gradini costituenti un'uni
ca piattaforma rocciosa pi alta rispetto alla pia
nura circostante e su cui recentemente stato
costruito un nuovo villaggio. Le rovine si estende
vano per ca. 550 x 200 m, ma in origine doveva
no coprire un'area pressoch doppia. Nessun edi
ficio era pi riconoscibile: rimanevano solo alcuni
elementi in granito rosso, numerosi pozzi e cister
ne per l'approvvigionamento di acqua dal sotto
suolo e i resti di quattro stanze per bagni pubbli
ci del tipo a tholos, scavate nella roccia. La
ceramica raccolta in superficie si dispone su un
arco di tempo che va dal I a. C. al VII d.C.
Kom Talit (29 07 N; 30 43 E; 17 m s.l.m.),
l'antica Talei466, era una citt di medie dimensio
ni situata su una piattaforma rocciosa leggermente rialzata rispetto al terreno circostante. Il
luogo in cui sorgeva era di particolare importan
za "strategica" essendo un punto nodale per l'i
drografia del bacino di El-Gharaq. Qui arrivano
e si dipartono diversi canali come l'attuale Bahr
el-Gharaq, proveniente da El-Lahun, il Bahr elGargaba e il Bahr el-'Iueinat dai quali hanno ori
gine gli altri canali del bacino.
Nel febbraio 1993 la piattaforma rocciosa, su
cui si fondava in origine l'insediamento, era quasi
completamente in vista ed erano ben riconosci
bili cisterne, pozzi467 e canalette scavate in essa
(Fig. 128). Solo in un'area limitata la roccia era
coperta da un sottile strato di polvere mista a pie
trisco, a scorie vetrose e a pochi frammenti di
ceramica, unici resti dell'antico insediamento.
Nessun edificio o muro stato riconosciuto, men
tre a poca distanza verso Sud si potevano ancora
vedere alcune tombe a pozzo scavate nella roccia.
La localit fu visitata dal Belzoni nel 1819
(Belzoni 1988, p. 338) e da G. Schweinfurth nel
1886 (Schweinfurth 1886, p. 104). Quest'ultimo
la descrive come una estesa area di rovine con

edifici in mattoni crudi disposti per file, tra i


quali vi era una sorprendente quantit di macine
di calcare. Nel vicino villaggio erano inoltre stati
impiegati numerosi elementi litici sottratti all'an
tica citt, molti dei quali erano decorati in stile
bizantino. Lo studioso vide inoltre la necropoli,
distante circa 700 m dal centro abitato, al di l
del Bahr el-Gharaq.
Kom Talit fu oggetto di un breve studio da
parte di Petrie, che la visit nel corso della sua
esplorazione del Fayyum nel 1889-90 (Petrie
1891, pp. 29-30, Pl. XXXI). Per la sua posizione
geografica sul canale principale che porta l'acqua
dal Bahr Yussuf al Fayyum meridionale (oggi
Bahr el-Gharaq), Petrie credette di riconoscervi
l'antica citt-porto di Ptolemais descritta dal geo
grafo Tolemeo. L'insediamento gi a quell'epoca
era stato raso al suolo dai sebbakhm, e gli ormai
esigui resti coprivano un'area di circa 300 x 400
m. A causa di tale massiccio saccheggio il sito
non era caratterizzato dalla presenza di colline e
di rovine come di consueto nel Fayyum, ma
nonostante ci Petrie fu in grado di disegnare
una planimetria sommaria di quanto era ancora
riconoscibile (Fig. 129): il sistema viario indivi
duato di impianto apparentemente regolare,
con strade fra loro pressappoco ortogonali.
Le strutture riconosciute dallo studioso erano
un basamento di un imponente edificio di forma
quadrata sito ad Est dell'area archeologica, i resti
di una massiccia costruzione in mattoni cotti a
Sud-Est e alcune colonne, basi e capitelli ad
Ovest, pertinenti probabilmente ad una chiesa di
IV secolo. Secondo Petrie le strutture e gli ogget
ti visibili in superficie risalivano a periodi non
anteriori a quello romano.
L'identificazione di Kom Talit con Ptolemais
Hormou fu smentita pochi anni dopo da Grenfell e Hunt, i quali dimostrarono in modo con
vincente che Ptolemais e il suo porto dovevano
essere cercate presso El-Lahun. I brevi scavi che
essi condussero nel febbraio del 1902 nella necro
poli tardo-tolemaica di Kom Talit non fornirono
4M Schweinfurth stim che Talit fosse estesa 1/4 di km2 e
Medinet Beda 3/4 di km2 (Schweinfurth 1886, p. 105).
465 I due siti furono svincolati dal Supreme Council of Antiquities nella primavera del 1995 e i lavori di spianamento delle aree
con mezzi pesanti iniziarono sbito dopo. I dati qui riportati mi
sono stati comunicati personalmente da Rathbone e vanno consi
derati come risultati preliminari.
466 Per una ricostruzione storica basata unicamente sulle fonti
scritte cf. Nestola 1970. Talei menzionata nei papiri dal IV-III
a.C. fino all'VIII d.C. Nestola ritiene che il toponimo greco derivi
dall'egiziano T3 'rt, "la porta" o "la sede amministrativa", attesta
to in demotico come T3 'lt, per il noto fenomeno del lambdacismo.
467 Queste cavit sono di forma quadrangolare e circolare; una
di esse, collegata con una canaletta, ha un diametro di oltre 3 m.

Altre testimonianze archeologiche nella mers di Polemon

indicazioni sulla toponomastica antica del luogo.


Dal brevissimo rapporto da essi pubblicato
(Grenfell-Hunt 1902, p. 3) apprendiamo che la
necropoli tardo-tolemaica era situata circa 1,6 km
a Sud della citt e si estendeva su un gradino roc
cioso con andamento Est - Ovest468; vi si rinven
nero solo piccoli oggetti, vasi in alabastro e in ter
racotta. Una necropoli pi antica era
probabilmente situata a ridosso della citt.
Nel 1964 Arnold (1966, p. 102) testimonia
nuovamente la completa distruzione del sito, in
cui tuttavia era ancora riconoscibile il tracciato di
alcune strade grazie all'allineamento di elementi
litici in situ. Secondo lo studioso, la necropoli
scavata da Grenfell e Hunt non era ormai pi
identificabile. Nel 1981 E. Bresciani document
la presenza sulla superficie dell'area archeologica
di un capitello corroso e di una base di colonna
(Bresciani-El-Naggar 1983, p. 153, Tav. I).
\lquipe diretta da Rathbone intraprese una
nuova e pi approfondita analisi di superficie di
Kom Talit nel luglio 1995 e 1996. In quell'occa
sione stata disegnata una planimetria dell'area
(Fig. 130) e sono stati raccolti dati su quanto
ancora rimaneva (Rathbone 1996). L'accurata rile
vazione delle canalette e di una serie di numero
si blocchi in calcare, allineati e ancora in situ,
probabilmente parte delle fondamenta di alcuni
edifici, ha consentito di definire una ipotetica pla
nimetria dell'antico insediamento, che si esten
deva per circa 12 ettari. La maggior parte delle
strade sembra essere stata larga 4 m e formava
un reticolo piuttosto regolare e ortogonale che
suddivideva l'abitato in isolati di circa 30 x 19 m.
In generale l'orientamento delle strade sembra
essere stato determinato da quello del vicino
canale Bahr el-Gharaq, il cui percorso dunque
probabilmente coincide con quello dell'antico
canale di Polemon.
Secondo lo studioso, le canalette tagliate nella
roccia che costituiva la base dell'abitato avevano
probabilmente una doppia funzionalit: alcune
dovevano portare l'acqua dal vicino canale alle
cisterne del centro, mentre altre fungevano da
fognatura e scaricavano le acque in un altro cana
le. E inoltre probabile che l'acqua potabile fosse
in parte attinta dal sottosuolo per mezzo di pozzi.
Sul lato nord-occidentale dell'area vi sono
ancora frammenti di basi di colonne, di pilastri e
un capitello corinzio forse appartenuti ad un edi
ficio pubblico del II d.C. e forse riutilizzati in una
chiesa; altre colonne e un capitello, anch'essi per
tinenti forse ad una chiesa, si trovano all'estremit
sud-orientale, nei pressi dei resti di un edificio in
mattoni cotti gi notato dal Petrie. Sparsi sulla

269

superficie inoltre vi sono vari elementi litici appar


tenuti a presse e macine, di cui solo due in gra
nito. La datazione della ceramica raccolta va dal
III-II a.C. fino all'XI d.C. \lquipe ha inoltre indi
viduato le due necropoli gi note in precedenza.
La stessa Missione di Rathbone ha compiuto
nel 1996 un sopralluogo a Kom Shalaui, un pic
colo kom fino a quel momento sconosciuto, situa
to circa 3 km a Nord di Tutun469. Le coltivazio
ni lo avevano raggiunto ormai da tempo e di esso
sopravvivono solo pochi resti, che tuttavia con
sentirono di stimarne l'estensione e la cronologia.
Si trattava di un piccolo insediamento di 200 x
150 m, di cui la ceramica raccolta in superficie
testimonia l'attivit dal IV d.C. al X-XII secolo470.
Alcuni elementi architettonici rinvenuti nella
campagna circostante e nel vicino villaggio sono
gli unici testimoni della presenza di importanti
edifici in stile egiziano e di una chiesa tardoromana: un rocco di colonna in granito rosso del
tipo fascicolato papiriforme o lotiforme, una cor
nice litica scolpita, un capitello di pilastro con
decorazione a foglie di acanto e piccole lastre
pavimentali di marmo.
Un particolare interesse riveste il muro o diga
a tratti ancora esistente fra Etsa e Shidmu, una
grande opera idraulica che stata oggetto di uno
studio dettagliato da parte di G. Garbrecht e H.
Jaritz (Garbrecht-Jaritz 1990; Iid. 1992). Essi,
insieme ad una quipe dell'Universit di Braunschweig e dell'Instimi Suisse de Recherches Architecturales de l'Ancienne Egypte, hanno effettuato
fra il 25 gennaio e il 20 febbraio 1988 una Mis
sione per la rilevazione e lo studio di questa
importante costruzione, al fine di accertarne la
natura. Il muro, conservatosi per una lunghezza
massima di 4 km, doveva essere lungo in origine
8 km ed risultato essere stato costruito in cin
que fasi, con settori in blocchi di pietra squadra
ti (Figg. 131-133), in mattoni cotti, in opus cacmentitium e in mattoni cotti misti a pietre471. Le

468 Sulla carta 1:25.000 del Survey of Egypt del 1946 (Foglio
71/585) a 1,7 km Sud-Sud-Est di Kom Talit segnata una necro
poli di forma allungata e stretta che probabilmente corrisponde a
quella scavata da Grenfell e Hunt.
469 Fino al 1996 la sua presenza era nota soltanto grazie alla
cartografa in scala 1:25.000 del Survey of Egypt del 1946. Le rovi
ne si trovavano alla quota di 15-16 m s.l.m., in mezzo alle coltiva
zioni e nell'angolo formato da due canali artificiali che suddivido
no questa zona in aree di terreno rettangolari.
470 Queste notizie, ancora inedite e preliminari, mi sono state
comunicate da D. Rathbone. Lo studioso non esclude la possibilit
che il sito fosse occupato anche in periodi precedenti a quelli testi
moniati dalla ceramica raccolta.
471 Secondo l'interpretazione dei due studiosi, i vari rifacimenti
si resero necessari per i crolli verificatisi forse a causa di forti piene.

270

Capitolo XII

parti pi antiche, quelle costruite in pietra da


taglio, sono state datate sulla base dei confronti
all'inizio dell'epoca imperiale romana472, mentre
gli ultimi rifacimenti risalgono all'epoca di
Mohammed Ali (Garbrecht-Jaritz 1990, p. 133).
Secondo i ricercatori, prima che tale muro venis
se costruito, e cio in epoca dinastica e poi tole
maica, la medesima funzione era assolta da un
semplice terrapieno. Queste opere massicce, col
locate trasversalmente rispetto ai due corsi d'ac
qua El-Wadi Drain e El-Tagin Drain, in questo
punto particolarmente profondi e scoscesi, ave
vano la funzione di bloccare il flusso dell'acqua.
L'acqua veniva cos trattenuta nella pianura situa
ta ad oriente del muro, un tempo denominata
Hod el-Tuyur e oggi El-Mala'a.
Il muro, la cui altezza originaria doveva esse
re di m 7,50, era rafforzato con contrafforti semi
circolari sul versante occidentale (Fig. 132); il lato
orientale, invece, era rivestito di intonaco imper
meabile. Due chiuse a tre fornici ciascuna con
sentivano il deflusso dell'acqua al momento
opportuno. Secondo Garbrecht e Jaritz dunque,
il muro avrebbe funzionato come una diga per
creare un lago artificiale nella pianura di ElMala'a, un bacino di riserva non permanente e
destinato a contenere l'acqua da ottobre fino a
febbraio-marzo (Fig. 131). Tale bacino, ampio 114
km2 e della capienza di 275 milioni di m3, sareb
be stato utilizzato almeno dall'inizio dell'epoca
tolemaica fino al secolo scorso, e sarebbe da iden
tificare con il lago Moeris citato dalle fonti classi
che473. Un canale, inoltre, lo avrebbe collegato con
il lago di El-Gharaq, che in tal modo ne costitui
va un eventuale sfogo in caso di acqua in eccesso.
L'acqua trattenuta sarebbe dovuta servire,
secondo i due ricercatori, per un maggiore sfrut
tamento agricolo della regione o di parte di essa,
consentendo due raccolti all'anno: il bacino si
sarebbe dovuto riempire nei mesi fra agosto e
dicembre e avrebbe poi rilasciato le sue acque fra
marzo e maggio, permettendo cos un nuovo rac
colto primaverile. Una volta svuotato il bacino,
inoltre, sui suoi terreni sarebbero state impianta
te nuove colture474.
Le conclusioni a cui sono giunti i due ricer
catori sono a mio parere molto discutibili, sia
perch a proposito del lago Moeris tengono
conto solo di alcuni passi delle fonti classiche sia
perch non mi sembra sufficientemente provata
l'utilit di un tale lago artificiale nell'economia
agricola e idrica del Fayyum. La presenza di un
tale bacino avrebbe infatti impedito la messa a
coltura di una vasta pianura, i cui terreni dove
vano invece verosimilmente appartenere, almeno

in parte, agli abitanti della vicina Tebtynis475.


A mio parere forse pi logico ritenere,
come gi affermava Brown, ispettore generale
dell'irrigazione dell'Alto Egitto (Brown 1892,
p. 96), che il bacino creato grazie a questo muro
non servisse a contenere un lago artificiale, ma
fosse un bacino d'irrigazione, ossia un'area agri
cola coltivabile la cui irrigazione avveniva per
mezzo della completa inondazione dei terreni nel
periodo della piena del Nilo. Tale sistema irriguo,
che prevedeva la suddivisione del territorio in
bacini idrici, era lo stesso utilizzato nella valle del
Nilo dall'epoca dinastica fino al 1886. La costru
zione di una diga cos possente nella pianura di
El-Mala'a era necessaria per impedire all'acqua di
riversarsi rapidamente negli scoscesi El-Wadi
Drain e El-Tagin Drain prima di avere adeguata
mente irrigato i campi476.
Altri siti antichi sono noti solo dalla cartogra
fia e dalle fotografie aeree e meriterebbero sopral
luoghi circostanziati477 almeno per cercare di sta
bilirne l'entit e la datazione approssimativa, oltre
al loro stato attuale di conservazione. Forse alcu
ni di essi, quelli pi prossimi alle coltivazioni, sono
gi stati raggiunti dalla bonifica, come accaduto
per Kom Talit, Kom Danjal e Kom Shalaui.
Il pi settentrionale di questi siti sconosciuti
Kom Tifeh, situato all'estremit orientale del
la meris, nel deserto ad Est del Bahr el-Gharaq,
472 Nel 27-25 a. C. in Egitto si intrapresero una serie di lavori
per migliorare la rete idrica e le dighe che forse interessarono anche
questa zona.
473 Un'analoga teoria era stata formulata da Linant de Bellefonds nel 1873, ma non ebbe molto sguito (Brown 1892, pp. 2840). Da tempo ormai comunemente accettato che Moeris era il
nome del moderno Birket Qarun.
4'4 Quest'ultima ipotesi del tutto inverosimile poich, come
noto, un terreno su cui sosta una grande quantit di acqua e per
un lungo periodo di tempo non idoneo alle colture, essendo trop
po profondamente impregnato d'acqua.
475 A sostegno della loro ipotesi, gli studiosi fanno notare che
in quest'area non ci sono insediamenti antichi. Al-Nabulsi tuttavia
testimonia che nel 1245 vi erano nella zona diversi villaggi, fra i
quali Tutun (Bjrnesj 1993, p. 241), e ci risulta incompatibile con
la presenza sullo stesso territorio di un lago artificiale che sarebbe
stato utilizzato fino al periodo di Mohammed Ali (Shafei 1940).
476 Sui sistemi di irrigazione usati nel Fayyum cf. inoltre Fourtau 1896, pp. 51-52; Hug 1927 e da ultimo Hewison 19862, pp. 57, 76. Un'altra ipotesi, non priva di un certo interesse e di ragio
nevolezza inerente alla funzione di tale muraglia, quella di
Willcocks-Craig (19133, p. 442), secondo la quale due dei tre
profondi burroni che percorrono il Fayyum erano sbarrati con gran
di terrapieni in modo da mantenere alto il livello dell'acqua per l'ir
rigazione della regione. La presenza di dighe testimoniata anche
in altre aree del Fayyum: cf. LD II, pp. 31, 35.
477 Essi rientrano nel progetto di survey del Fayyum di Rathbone. Per il ben noto e vasto complesso monastico di Deir el-Naqlun rimando a Godlewski 1992. Nel monastero e negli eremitaggi
circostanti, attivi dal V secolo fino ad oggi, scava dal 1986 una Mis
sione del Polish Centre of Mediterranean Archaeology del Cairo
diretta da W. Godlewski.

Altre testimonianze archeologiche nella mers di Polemon

2 km a Nord di Qalamsha e alla quota di 22 m


s.l.m.

Sulla carta geografica del Fayyum disegnata


dal Petrie al termine del suo viaggio nella regio
ne (Petrie 1891, p. 30, Pl. XXX) vi sono tre luo
ghi nell'area di El-Gharaq definiti semplicemen
te come Ruins, situati a Sud-Est di Medinet
Madi. Essi furono interpretati dallo studioso
come piccoli villaggi di epoca romana: uno di essi
sicuramente identificabile con Kom Madi, uno
probabilmente con Kom Danjal (Arnold 1966,
p. 102), mentre il terzo attualmente ignoto.
In alcune fotografie dell'aviazione britanni
ca478 si notano le tracce di alcuni canali, forse
antichi, nel deserto ad Ovest e a Sud-Ovest di
Kom Medinet Madi. Il maggiore di essi sembra
terminare nei pressi di alcune costruzioni o di un
piccolo kom, che tuttavia non indicato da nes
suna delle carte geografiche da me consultate.
Sulle fotografie aeree in mio possesso non si rico
noscono altre tracce di canali antichi in Polemon,
ma riconoscibile a tratti il muro/diga che corre
tra Etsa e Shidmu479.
Per concludere, ritengo che si possa afferma
re con una certa sicurezza che a Sud della meris
di Polemon la bonifica tolemaica non doveva
estendersi al di l dell'attuale Bahr el-Gharaq480
e dunque i suoi limiti corrispondevano pressap
poco a quelli attuali. Nel deserto infatti non sem
brano esserci altri insediamenti situati pi a meri
dione di quelli gi noti; le fotografie aeree,
inoltre, non suggeriscono la presenza di canaliz
zazioni artificiali.
Molto diversa invece doveva essere a mio
parere la situazione dei terreni agricoli e dell'i
drografia del bacino del Gharaq: la presenza di
insediamenti attualmente distanti dalle coltiva
zioni, come Kom Medinet Madi, Kom Medinet
Ghoran, Kharabet Deir el-Halin e Kom Medinet
el-Nihas, e la presenza di un "gradino" piuttosto
ripido nel deserto situato intorno alla quota di
10 m s.l.m., unitamente alla apparente mancan
za di tracce di canalizzazioni che dall'area irri
gua avessero potuto portare acqua in queste zone
periferiche, induce a riflettere sulla estensione del
lago che occupava parte del bacino. Poich le
quote altimetriche dei centri abitati finora noti e
risalenti all'epoca ellenistica e romana sono tutte
superiori ai 10 m s.l.m.481, ritengo possibile che
11 lago in quel periodo abbia potuto raggiungere
tale quota. Sarebbe dunque grazie alla presenza
delle acque del lago che molti degli insediamen
ti periferici e i loro terreni agricoli hanno po
tuto prosperare. Il recente rinvenimento482 di

27 1

sedimenti lasciati da un lago, che testimoniano


la presenza delle sue rive a Nord di Kom Medi
net el-Nihas, a Est e a Sud di Tell el-Ma'raka e
presso Kharabet Deir el-Halin sembrano confer
mare questa ipotesi.
Medinet Ghoran, la cui posizione geografica
appare estremamente isolata rispetto agli altri
insediamenti antichi, avrebbe potuto in questo
modo essere pi facilmente raggiunta da canaliz
zazioni artificiali o forse avrebbe potuto sfrutta
re fonti locali di acqua dolce, la cui presenza pu
considerarsi maggiormente probabile nelle vici
nanze di un ampio lago.
In quest'ottica interessante notare che il
muro di sbarramento o diga di Etsa fu costruito
in epoca romana, proprio quando la documenta
zione papiracea attesta un progressivo restringi
mento del lago di El-Gharaq (Bonneau 1982,
p. 181 n. 4).

-i'* 13 RAF 2344 F12 Nrr. 0084-0086, aprile 1955.


479 13 RAF 2344 F21 Nrr. 0022-0023, aprile 1955.
4x0 Per una migliore valutazione delle modifiche paesaggistiche
dovute all'attivit dell'uomo e della portata delle opere idriche arti
ficiali di epoca greco-romana in questa zona del Fayyum sarebbe di
grande interesse conoscere l'origine, artificiale o naturale, e la sto
ria di tale canale, vitale per questa parte della regione.
4X1 Kharabet Zakia, che si trova a 6 m s.l.m., sembra risalire al
V-VII d.C.
482 La scoperta, dovuta d&quipe del Fayum Survey Project,
risale all'aprile 1997 e non ancora stata pubblicata: cf. inoltre il
capitolo VIII dedicato a Kom Medinet el-Nihas (Magdola), 3.

272

Capitolo XII

Fig. 127. Capitello in calcare nell'area di Kom Ishaq-Kom Nicola.

Fig. 128. Kom Talit: l'area su cui sorgeva l'abitato In primo piano un pozzo circolare e una canaletto.

Altre testimonianze archeologiche nella meris di Polemon

273

*-,

\\

oc

274

Capitolo XII

Reed Fissure
Vegetation Line
Stone Wall Remains
Quarry
Rock- Cut Channel
Reconstruction

Fig. 130. Ricostruzione della planimetria di Talit proposta da Rathbone. Essa si basa sui dati raccolti nel survey del 1995 e sulla
pianta di Petrie.

Altre testimonianze archeologiche nella meris di Polcmon

Fig. 131. // muro-diga di Etsa e l'ipotetico bacino artificiale di El-Mala'a.

275

276

Capitolo XII

MAUERZUG

TEILSTUCK SOLICH
VON GA'AFRA

Fig. 132. Rilievo planimetrico di un tratto del muro-diga situato nei pressi di Etsa.

SEESEITE

soo

LUFTSEITE
!

Fig. 133. Sezione di un tratto del muro-diga di Etsa costrutto in epoca romana con blocchi di calcare.

PARTE TERZA

Meris di Themistos

CAPITOLO XIII

Kharabet Ihrit (Theadelphia)

Posizione geografica: 29 20' Nord; 30 33' Est


Quota s.l.m.: 8 m
Estensione del kom: 500 X 500 m ca.485
Orientamento del tempio: Orientamento del centro abitato: -

Cronologia: 237 a.C. (PTebt III 866, 9) - 343 d.C.


(SB VI 9622, 2)484

1. Il sito
II luogo in cui sorgeva l'antica Theadelphia485
si trova attualmente circondato dalle coltivazioni
ed lambito a Nord e ad Ovest da tre canali; il
kom inoltre oggi completamente appiattito e
non elevato rispetto alla pianura circostante cos
come lo era alla fine del secolo scorso. Pochi
sono gli edifici ancora riconoscibili: a Nord vi
sono i resti di un alto muro costruito con matto
ni crudi molto compatti (32 x 15 x 11 cm), di un
impasto color giallognolo con molti inclusi di cal
care e privo di elementi vegetali; all'estremo limi
te orientale dell'area archeologica si trova una
piccola collina molto compatta e alta circa
8 metri, formata interamente da scarti di lavora
zione di tipo vetroso e di colore verde scuro e
nero: forse una discarica di un laboratorio arti
giano. Non lontano da essa vi una struttura iso
lata in mattoni cotti di cui restano tre arcate che
facevano sicuramente parte di un edificio pi
complesso ormai scomparso; non chiaro allo
stato attuale di che tipo di edificio possa trattar
si e dove potessero essere situate tali arcate, tut
tavia il fatto che i muri attualmente visibili siano
interamente intonacati con calce suggerisce che
essi fossero a vista anche in origine486.
Sul lato meridionale del kom si conservano
quattro elementi quadrangolari in mattoni cotti,
disposti fra loro in modo ortogonale, al cui inter
no vi sono cavit circolari intonacate con calce,
destinate probabilmente a contenere dei liquidi che
venivano immessi da fori praticati sulle loro pare
ti di fondo, pi alte delle altre (Fig. 135). Le quat
tro vasche, dall'aspetto simile a fontane, avevano
fatto parte probabilmente di un unico edificio e

ricordano una struttura analoga, ma singola, rin


venuta all'interno di una villa di Theadelphia dal
Lefebvre (Lefebvre 1910) e interpretata come un
contenitore connesso con la spremitura dell'uva.
Due pavimentazioni circolari in calcestruzzo
su muratura in mattone cotto sono riconoscibili
nell'area nord-occidentale e sembrano essere state
poste in luce in anni recenti487. Si tratta dei pavi
menti di due sale circolari facenti parte di un
bagno pubblico del tipo a tholos (Fig. 134), di
cui altre parti sono appena riconoscibili sotto la
sabbia e i detriti. Tutta l'area archeologica
cosparsa di frammenti di ceramica, per lo pi
anfore e vasellame di uso quotidiano; qua e l vi
sono anche macine circolari.
Al di l del kom, a poche decine di metri in
direzione Ovest-Nord-Ovest, vi la necropoli, o
parte di essa, in cui sono ancora parzialmente
visibili alcune tombe scavate nella sabbia, il cui
interno era costruito in mattoni crudi: la loro
tipologia, comunque, allo stato attuale di diffi
cile valutazione.
483 Misura calcolata sulla fotografia aerea 13 RAF 2344 F22
Nr. 0074, aprile 1955.
-1w Incerta la datazione al 395 d.C. di PCol VIlI 237:
cf. Rathbone 1994, p. 137 n. 7.
4f" II nome moderno del sito noto come Batn Ihrit, Khara
bet Ihrit e anche Harit, ma ritengo che la forma pi corretta sia
Kharabet Ihrit, come indica la cartografia del Survey of Egypt. Va
tuttavia segnalato che proprio sulla carta 1:25.000 (Foglio 73/570
del 1946) stato commesso un errore dovuto al continuo uso indif
ferenziato nella letteratura scientifica dei toponimi Kharabet e Batn
Ihrit riferiti a Theadelphia. Esiste infatti a pochi chilometri dall'a
rea archeologica verso Nord-Est una localit moderna denominata
Batn Ihrit alla quale il cartografo ha aggiunto fra parentesi il nome
di Theadelphia. proprio a causa di questo scambio toponomasti
co fra le due localit che alcuni studiosi hanno collocato erronea
mente l'antica Theadelphia sulle rive del Bahr el-Nazla, dove si
trova invece la moderna Batn Ihrit: ct. Bonneau 1982, Fig. 38.
Come anche in altri casi, si veda ad esempio il caso di El-Rubayyat
e Philadelphia, la toponomastica araba dei siti antichi ricalca quel
la del centro abitato moderno che si trovava pi vicino alle rovine
alla fine del secolo scorso. probabile che in questo caso l'attri
buzione di un toponimo gi esistente al sito antico sia da ascrivere
a Grenlell e Hunt (Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, Pl. XVIII). Pro
prio per l'esistenza di una localit moderna denominata Batn Ihrit
ritengo che sia pi appropriato e meno fuorviante utilizzare il topo
nimo Kharabet Ihrit per identificare le rovine della citt antica.
486 Secondo Yeivin si tratterebbe di un bagno: Yeivin 1930.
487 Non mi nota alcuna pubblicazione o notizia ufficiale di
scavi condotti recentemente in questa localit.

280

Capitolo XIII

2. Gli scavi
2.1. Da Grenfell e Hunt (1899) a Lefebvre (1908)
L'esplorazione delle rovine di Kharabet Ihrit
iniziata nel 1899 sul finire della Missione 189899 di Grenfell e Hunt. In meno di tre settimane
essi scavarono nel centro abitato e nella necro
poli, ma il mancato ritrovamento di papiri di una
certa importanza li indusse ad abbandonare le
ricerche. Lo scavo inizi nella necropoli per poi
passare alle case del centro, che in breve tempo
restituirono alcuni documenti scritti dai quali fu
possibile identificare la localit con l'antica Theadelphia (Grenfell-Hunt 1899, p. 12).
I ricercatori britannici pubblicarono due brevi
rapporti su questo scavo (Grenfell-Hunt 1899;
Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, pp. 51-61), entram
bi privi di planimetrie e di particolareggiate
descrizioni delle case poste in luce; da essi si rica
va solo un'idea sommaria del tipo di edifici tro
vati e dello stato di conservazione del sito. Parti
colarmente interessanti e "preziose" sono le
fotografie allegate al volume Faym Towns, che
documentano alcuni gruppi di oggetti rinvenuti e
offrono una testimonianza unica488 dell'aspetto
che avevano in quel momento il kom e il paesag
gio circostante. Secondo la descrizione di Gren
fell e Hunt, l'area archeologica, situata a quel
tempo in pieno deserto, aveva la stessa lunghez
za di quella di Qasr el-Banat, ma era pi stretta
e la superficie risultava meno ondulata, cos che
il kom aveva la forma di un rilievo di forma cir
colare, di cui la parte pi alta si trovava al cen
tro. In apparenza le colline che lo componevano
erano meno alte di quelle di Qasr el-Banat poi
ch la loro formazione era completamente artifi
ciale, essendo stata la citt fondata su un piano
ro privo di dislivelli. In sguito allo scavo di
entrambe le localit poste a confronto si stabil
che in realt le colline di Kharabet Ihrit erano di
gran lunga pi alte di quelle di Qasr el-Banat rag
giungendo l'altezza di 4,50 m anzich di 2,40 m
(Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, p. 51). L'area a
Sud era occupata da antiche discariche che for
mavano monticelli che in parte ricoprivano gran
di spazi recintati da muri; uno di essi era com
posto di cenere mentre gli altri erano gi stati
manomessi dai sebbakhin e non sembravano con
tenere afsh Anche altre aree del kom erano state
scavate dai sebbakhin ma solo poche case e un
tempio erano stati completamente messi in luce.
Le indicazioni che forniscono Grenfell e
Hunt nel rapporto di scavo circa le aree da essi

indagate sono molto vaghe; mancano inoltre par


ticolari sulla planimetria delle case poste in luce,
delle quali si dice che erano pi grandi e meglio
conservate di quelle di Qasr el-Banat489: in alcu
ne era ancora in situ il soffitto del piano terreno,
costruito con travi di legno di palma su cui pog
giava uno strato di canne e ramoscelli, al di sopra
del quale era costruito il soffitto in mattoni crudi.
Le case furono trovate piene di sabbia, di ele
menti di crollo e di cenere, ma prive di strati di
afsh e, nonostante la loro eccellente condizione,
erano povere di oggetti e di papiri. Alcune abi
tazioni particolarmente ben conservate si trova
vano nella parte centrale e occidentale del kom,
ma esse risultarono deludenti dal punto di vista
dei ritrovamenti, soprattutto papiracei. Anche le
case del lato meridionale, di un tipo diverso dalle
precedenti, non restituirono papiri per quanto
fossero ricoperte da monticelli di afsh (GrenfellHunt-Hogarth 1900, p. 52). Le fondamenta di
due grandi edifici del II d.C. furono individuate
al di sotto di una collina formata di sabbia e di
afsh situata all'estremit nord-orientale della citt:
il gran numero di papiri rinvenuti nel riempi
mento ha fatto supporre che nei pressi vi fosse
un archivio pubblico.
Le case dell'area sud-occidentale del sito
erano state usate in sguito al loro abbandono
come discariche ma purtroppo risultarono gi
ampiamente sconvolte dai sebbakhin; di maggio
re interesse si dimostrarono invece le abitazioni
situate nei pressi di un tempio che si trovava una
trentina di metri fuori dal centro abitato verso
Ovest. Purtroppo Grenfell e Hunt non si soffer
mano a descrivere questo tempio, che essi consi
derarono come il santuario principale di Theadelphia, e di cui non si hanno altre notizie.
L'edificio era gi stato completamente posto in
luce dai sebbakhin, il cui intervento aveva causa
to il crollo di alcuni muri; al suo interno si rin
vennero solo piccoli frammenti di papiri, ma dai
racconti degli abitanti del luogo si ebbe notizia
del ritrovamento in passato di statuette in terra
cotta. Analogamente al tempio di Qasr el-Banat
era situato all'esterno del centro abitato, ma le
sue dimensioni erano inferiori. Nelle abitazioni
intorno al tempio, che erano gi state parzial
mente scavate, si rinvennero papiri di grande
-188 A mia conoscenza, questa l'unica fotografia edita che testi
monia, anche se da lontano, l'aspetto che aveva il kom prima degli
scavi e dei grandi sventramenti dovuti ai sebbakhin: Grenfell-HuntHogarth 1900, Pl. VII b.
489 Essi le paragonano per solidit di costruzione e stato di
conservazione alle case di Dimai: Grenfell-Hunt-Hogarth 1900,
p. 51.

Kharabet Ihrit (Theadelphia)

importanza, databili fra la tarda epoca tolemaica


e il regno di Augusto.
Gli oggetti trovati nelle abitazioni sono come
sempre soltanto elencati; fra essi alcuni sono par
ticolarmente insoliti e di grande interesse, come
un intero aratro in legno, ancora completo di
tutte le corde che univano le singole parti, e un'e
pigrafe greca del regno di Traiano trovata infissa
in un muro all'interno di una stanza, definita
nella stessa iscrizione come la sala da pranzo dei
tessitori (Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, p. 54).
Degli altri oggetti e del vasellame si fornisce un
elenco sommario suddiviso per periodi, in cui
viene anche indicata la collocazione al Museo di
Giza e il loro numero di inventario490. Anche
delle monete dato un semplice elenco (Gren
fell-Hunt-Hogarth 1900, p. 70). Sono inoltre
pubblicati alcuni papiri letterari e documentari di
epoca tolemaica e romana, sia pure senza alcuna
notazione di carattere archeologico.
Fra il 1901 e il 1902 l'attivit di scavo clan
destino testimoniata dal ritrovamento dell'ar
chivio privato di Eronino (III d.C.), composto da
centinaia di papiri greci che, entrati nel mercato
antiquario del Cairo, furono venduti a varie col
lezioni (Rathbone 1991).
Gli scavi scientifici ripresero nel 1902 e furo
no diretti da O. Rubensohn per conto dei Kniglichen Museen di Berlino (Rubensohn 1905).
Come lo stesso studioso riconosce, le ricerche
miravano al rinvenimento di papiri e per questo
motivo fu dedicato poco tempo alla documenta
zione archeologica: per rendere pi veloce il lavo
ro di sterro, particolarmente arduo a causa della
presenza di una coltre di sabbia spessa fino a 5
metri, fu adottato il metodo di scaricare la sab
bia all'interno dell'edificio precedentemente sca
vato, cos che non fu possibile ottenere alcuna
planimetria che fosse pi ampia di una singola
casa. Rubensohn non pubblic un vero rapporto
di scavo, ma uno studio sulle case di epoca
greco-romana fondato sulla sua esperienza nei siti
di Kharabet Ihrit e di Kom Umm el-Boreigat.
Questa pubblicazione rimane ancora oggi la pi
precisa testimonianza dell'architettura di Thea
delphia, anche se in realt illustra soltanto due
edifici491 (Fig. 136); lo studioso inoltre avverte che
a causa delle finalit dello scavo e della velocit
con cui esso procedeva ogni sua considerazione
sulle abitazioni e i disegni delle loro planimetrie
devono essere considerati come semplici appun
ti e come schizzi (Rubensohn 1905, p. 1 n. 1).
Le case erano conservate per un'altezza di
circa 5 m ed erano state sepolte da sabbia del
deserto accumulatasi per azione del vento; anche

281

questo scavo conferm quanto era gi stato con


statato da Grenfell e Hunt, e cio che le abita
zioni erano sostanzialmente vuote e che tutte le
suppellettili domestiche erano state asportate. I
muri, dello spessore di 50-80 cm, erano costruiti
con mattoni crudi (40 x 10 cm) di colore marro
ne chiaro nel cui impasto vi era una forte per
centuale di paglia, ed avevano travi lignee infisse
orizzontalmente che conferivano ad essi una mag
giore stabilit; solo in un caso si osserv l'uso di
travi lignee disposte verticalmente negli angoli. Si
trattava di travi in legno di palma dello spessore
di 10-15 cm e levigate solo sul lato a vista
(Rubensohn 1905, p. 1). Pochi gli elementi litici
impiegati nelle murature: solo una casa, che
stata trovata gi scavata e distrutta, aveva la porta
in calcare con architrave scolpito e a fianco di
essa due colonne con capitelli di tipo ionico
anch'esse in calcare e in uno stile accurato, data
bile all'epoca romana (Rubensohn 1905, p. 2,
Fig. I). In altri casi si riscontrato che la pietra
era impiegata nelle basi e nei capitelli di colonne
e pilastri in mattoni che ornavano le nicchie
all'interno delle case, e raramente come soglia
delle porte.
Dei due edifici presi in esame, entrambi non
completi, Rubensohn riporta le planimetrie in
scala e alcune fotografie di particolari, soffer
mando la sua attenzione soprattutto sugli ele
menti decorativi, i dipinti, le nicchie e le scale. La
prima casa, conservatasi per un'altezza di 4 m,
aveva una pianta a L ed era divisa in quattro
ambienti, di cui quello centrale definito come
cortile ed era per met occupato da una scala che
conduceva al piano superiore. La scala si com
poneva di tre rampe diseguali costruite intorno
ad un pilastro centrale a pianta rettangolare ed
aveva gradini in mattoni crudi rinforzati con
legno; sotto la scala vi era un piccolo vano che
seguiva l'andamento della scala stessa. Non pos
sibile congetturare come la scala proseguisse verso
l'alto o desse accesso alle stanze, dato che nella
planimetria manca il muro occidentale del vano
scala: Rubensohn ritenne che in origine vi fosse
stato una sorta di ballatoio o balcone attraverso
490 Per quanto l'elenco degli oggetti sia estremamente somma
rio e solo indicativo (non si forniscono descrizioni, misure e luoghi
di provenienza), tuttavia va notata una nuova attenzione dei due
studiosi per i rinvenimenti. Infatti a differenza dei primi siti da essi
scavati, come Karanis e Bakchias, nel caso di Theadelphia i rinve
nimenti ritenuti di un certo interesse, provenienti dall'abitato e dalla
necropoli, furono elencati e fotografati a gruppi: Grenfell-HuntHogarth 1900, pp. 53-54, 59-61, Pls. VII-XI, XIV.
491 Lo studioso non specifica quante case sono state scavate
nel corso della sua Missione, ma riferisce che fra quelle messe in
luce poche erano complete (Rubensohn 1905, p. 2).

282

Capitolo XIII

il quale si aveva accesso alle stanze superiori


(Rubensohn 1905, p. 5, Fig. 5).
La stanza principale era quella situata nel
l'angolo Nord-Est, di forma quasi quadrata e con
tre porte nella parete occidentale che sembrano
non essere state chiuse con battenti; sulle altre
pareti erano state ricavate tre nicchie, la maggio
re delle quali era semicircolare e si trovava di
fronte all'ingresso. Essa era alta 1,95 m ed era
affiancata da due pilastri in mattoni con base e
capitello in calcare (Rubensohn 1905, p. 4,
Fig. 3) e il suo interno era rivestito di una gran
de lastra di pietra. Nella stanza pi piccola della
casa si not la presenza di paletti di legno infissi
in una parete che probabilmente dovevano servi
re per appendervi oggetti, cos come nelle case
moderne. Nessuna finestra si conservata, ma si
not in altre abitazioni che esse solitamente erano
collocate molto in alto sulle pareti, avevano
davanzali obliqui verso l'interno ed erano chiuse
all'esterno con imposte in legno.
Il secondo edificio, pi grande ed articolato
del primo, stato interpretato per i suoi partico
lari decorativi come la residenza di un personag
gio importante, forse un ufficiale, se non come un
vero e proprio ufficio pubblico. Il suo ingresso era
stato distrutto da scavi clandestini, ma gli altri
ambienti, sette in totale, non erano stati toccati;
anche qui vicino all'ingresso vi era una scala di
struttura simile alla precedente ma in peggiore
stato di conservazione. Al centro dell'edificio vi era
un grande ambiente rettangolare, interpretato
come un cortile492, attraverso il quale si aveva
accesso alle altre stanze e da cui la casa prendeva
luce. La stanza pi interessante, una grande sala
di 6 x 5 m, si trovava nell'angolo Sud-Est e si apri
va sul cortile con tre porte che in origine doveva
no essere chiuse con battenti in legno. Alle pareti
erano ricavate tre serie di tre nicchie rettangolari,
delle quali quelle centrali erano di maggiori
dimensioni (altezza 1,40 m), decorate con semipi
lastri in mattoni con basi e capitelli in calcare.
Questi ultimi erano decorati con motivi fitomorfi
scolpiti e dipinti: tralci di vite, grappoli e foglie di
acanto (Rubensohn 1905, p. 6, Abb. 8-9).
La casa, che stata abitata dal II al IV d.C.,
ha subito evidenti modifiche nel corso del tempo,
come rivelano la presenza in pi punti della sala
di un doppio intonaco dipinto e l'apertura di due
delle porte che dal cortile davano accesso alla stan
za. L'intonaco originale era stato dipinto in modo
da ripetere la tessitura del muro con file di mat
toni poste di testa e di piatto e con marcate fughe
di colore bianco; la seconda decorazione invece
aveva un fondo uniforme di colore blu-verde con

riquadri rettangolari in cui erano dipinte delle pic


cole figure sospese come nel "IV stile" pompeia
no. Allo stesso periodo appartengono i dipinti
situati all'interno delle nicchie che, laddove si sono
conservati, raffiguravano divinit identificabili forse
con Tyche o Isi Fortuna, Demetra e Core, e due
figure maschili non riconoscibili493. La parete in
cui si aprivano le porte era decorata alla base con
una fascia alta 1,56 m dipinta a riquadri alterni
gialli e neri separati da strisce rosse a meandri.
Nella prima abitazione non sono stati rinve
nuti oggetti degni di nota, mentre nella seconda
sono stati trovati un rilievo in calcare raffiguran
te Asklepio e Hygieia, e diversi vasi di cui uno
conteneva fusi in legno e altri tre erano pieni di
monete. Questi ultimi, in bronzo, legno e cera
mica, contenevano un tesoretto di monete494 in
bronzo datate dalla fine dell'epoca tolemaica al
regno di Costantino. Un altro rinvenimento di un
certo interesse per la datazione dell'ultima fase
abitativa della casa costituito da alcuni fram
menti di papiro e da due timbri in legno (Ruben
sohn 1905, p. 12).
Al termine degli scavi Rubensohn ritenne che
n lui n Grenfell e Hunt avessero esaurito il sito
ed in effetti fra il 1903 e il 1921 i sebbakhin^ por
tarono alla luce numerosi oggetti496, papiri, stele ed
epigrafi in greco, queste ultime edite in una serie
di interessanti articoli dal Lefebvre497, a quel
tempo ispettore capo del Service des Antiquits al

492 Secondo Rubensohn, tale interpretazione funzionale del


l'ambiente sarebbe abbastanza sicura poich al suo interno non fu
ritrovato il crollo del soffitto (Rubensohn 1905, p. 5).
49S I dipinti rinvenuti in questa Campagna sono stati illustrati
in Rubensohn 1902.
494 All'interno del vaso in bronzo vi erano 200 monete, ma il
numero complessivo di quelle rinvenute non noto (Rubensohn
1905, p. 12).
495 La loro attivit a Theadelphia sembra essere stata partico
larmente intensa a partire dai primi anni del Novecento ed era rivol
ta non tanto, o non solo, al rinvenimento di antichit, molte delle
quali vennero consegnate agli ispettori, ma piuttosto alla bonifica
del terreno circostante. Infatti nel 1908 le pendici del kom erano
gi state spianate e coltivate, mentre la necropoli scavata da Gren
fell e Hunt, situata a Sud-Ovest del kom, era percorsa da un cana
le e ricoperta dalla vegetazione (Lefebvre 1910, p. 168 n. 2). Oltre
al livellamento di una parte dell'area archeologica vi fu anche la
spoliazione del centro della citt antica per il recupero di materia
li fertilizzanti utili per arricchire di elementi organici i nuovi campi
strappati al deserto.
4% Va ricordato il rinvenimento nel 1910 della met sinistra di
una porta in legno appartenente ad un naos probabilmente di epoca
tolemaica, su cui ancora visibile una scena a leggero rilievo in stuc
co, raffigurante un sovrano offerente di fronte ad una divinit in
trono: Roeder 1914, nr. 70024.
497 Cf. Lefebvre 1910, pp. 162-166; Id., 1914, pp. 88-93; Id.,
1920, pp. 40-46, 54-65; Id., 1921, pp. 163-165. Per un elenco dei
rinvenimenti e la storia degli scavi cf. Breccia 1926, pp. 87-92.
Ricordo inoltre un architrave con epigrafe greca entrato nel Museo
del Cairo nel 1918 (Bernand 1981, p. 29 nr. 111) e una stele in cal
care ora a Braunsberg (Bernand 1981, p. 62 nr. 119).

Kharabet Ihrit (Theadelphi

Fayyum. I papiri furono trovati in diverse ripre


se. Nel 1903 ne fu recuperato un gruppo di 59,
in greco, attualmente conservato nel Museo del
Cairo, che avevano fatto parte dell'archivio pri
vato di Sakaon figlio di Satabus, un ricco pro
prietario terriero vissuto tra la fine del III e l'ini
zio del IV d.C. (Jouguet 1911); nel 1911 ne fu
rinvenuta una cassetta piena che il Service des
Antiquits riusc a recuperare prima che entras
se nel mercato antiquario (Breccia 1918, p. 95),
mentre 8 rotoli in buono stato di conservazione
e di grande importanza storica furono acquistati
dal Museo di Berlino intorno al 1913 (Breccia
1918, p. 95).
In sguito al ritrovamento nel 1908 di due
grandi stele centinate, in calcare, su cui era inci
so un testo in greco che accordava il diritto di
asilo al tempio del dio Pnepheros (58-57 a. C.),
Lefebvre chiese ed ottenne il permesso di effet
tuare scavi nei pressi del luogo in cui esse erano
state trovate. Il testo infatti riportava notizie di
grande interesse topografico che lo studioso si
riproponeva di seguire e di verificare attraverso
lo scavo: le stele dovevano essere state collocate
all'ingresso o nei pressi del tempio dedicato al
dio Pnepheros, che il testo diceva confinare a
Sud con il Bubasteion e a Nord con la necropo
li dei coccodrilli sacri.
L'unico resoconto relativo a queste ricerche
fu pubblicato dal Lefebvre nel 1910 e non pu
essere definito come un rapporto di scavo; esso
contiene comunque la pianta in scala di un gran
de edificio e due sue fotografie parziali. Questo
edificio fu trovato al centro della citt, probabil
mente a poca distanza dal luogo di rinvenimen
to delle due stele, poich da l Lefebvre dice di
avere iniziato il suo lavoro498 (Lefebvre 1910,
pp. 167-168) e probabilmente sia per la sua posi
zione (si trovava l dove ci si aspettava un edifi
cio di culto) sia per la sua imponenza fu inter
pretato senza alcuna esitazione come l'antico
tempio di Pnepheros, riutilizzato come villa rusti
ca in epoca romana (Fig. 137).
Si trattava di una complessa e grande strut
tura di forma trapezoidale (20,30 x 17,15 x 18,70
x 20,30 m) conservatasi per un'altezza che varia
va dai 3 ai 3,50 m, costruita in mattoni crudi
della lunghezza di 24-25 cm e con muri che rag
giungevano in media lo spessore di 90 cm, talora rinforzati con travi lignee orizzontali. Sul lato
Nord lo scavo si spinse in profondit e pot
accertare che le fondazioni erano profonde
2,20 m. L'ingresso era collocato alla met del lato
meridionale ed aveva stipiti in calcare decorati
sulla fronte con due semicolonne; a 2,50 m dalla

283

facciata correva ad essa parallela una fila di sei


colonne e due pilastri anch'essi in calcare. L'inter
no dell'edificio era suddiviso in numerosi ambienti
pi volte rimaneggiati e di cui purtroppo non ven
gono date una descrizione e una documentazione
grafica e fotografica. Il pi grande di questi aveva
al centro quattro colonne499 e nella parete Nord era
stata ricavata una grande nicchia semicircolare con
pilastri in calcare e con un bacino in cemento.
L'unica stanza su cui si sofferma lo studioso
quella contrassegnata con la lettera M, in cui
erano stati ricavati un grande bacino quadrango
lare sopraelevato - avente una superficie di 20 m2,
una profondit di 50 cm e raggiungibile con due
brevi scale - e un bacino circolare di 1,15 m di
raggio, profondo 1,85 m. La struttura era in mat
toni crudi intonacati con un solido cemento
impermeabile: la parte quadrangolare doveva ser
vire per spremere i grappoli d'uva e quella circo
lare per contenerne il succo, che qui doveva sosta
re probabilmente fino alla fine del processo di
fermentazione. Una protome leonina in calcare,
probabilmente tolta da una fontana pi antica,
decorava la fontanella dalla quale scendeva il
succo d'uva all'interno del bacino di stoccaggio.
Ma lo scavo di Lefebvre non si limit a que
sto edificio: furono esplorate parzialmente le aree
limitrofe per verificare la presenza del Bubasteion
e della necropoli dei coccodrilli, che non furono
trovate, secondo lo studioso, a causa del totale
sconvolgimento subito dalla citt tolemaica
durante l'epoca romana. Verso Sud, al di l della
colonnata, fu individuata una grande area recin
tata (18,50 x 61 m) il cui ingresso, costruito con
mattoni cotti, si trovava proprio di fronte a quel
lo della grande villa/tempio; il muro di cinta era
in mattoni crudi e si era conservato per un'altez
za di 2,50 m. L'area, che non fu completamente
scavata, sembrava non contenere edifici; si riten
ne perci che fosse una specie di giardino annes
so alla villa e che in origine avesse fatto parte dei
possedimenti del tempio. Al di l del giardino e
anche a Nord del grande edificio vi erano abita
zioni di epoca romana, mentre ad Ovest di esso
passava una grande strada, forse una delle prin
cipali della citt, su cui erano abitazioni che furo
no esplorate solo in parte, poich su di esse era

498 Lefebvre non specifica per quanto tempo abbia lavorato a


Theadelphia n quanto esteso sia stato lo scavo. Secondo quanto
riferisce Breccia, questi scavi iniziarono nel dicembre 1908: Breccia
1918, p. 93.
499 Lefebvre descrivendo questa sala (A) afferma che le quat
tro colonne al centro erano in calcare, tuttavia la simbologia utiliz
zata nella planimetria dell'edificio (Fig. 137) indica la presenza di
quattro pilastri in mattoni: Lefebvre 1910, p. 168, PI. III.

284

Capitolo XIII

stata collocata la discarica dello scavo. In una


delle strade ad Est dell'edificio fu trovato un alta
re in calcare ancora in situ, che non fu rimosso,
con un'epigrafe che lo identificava come un ex
voto privato dedicato nel 172-171 a. C. (Lefebvre
1910, pp. 171-172). Nel corso dello scavo furo
no trovati numerosi frammenti di anfore, di anse
con bollo e papiri500.

2.2. Evaristo Breccia e il tempio di Pnepheros


(1912-1913)
Nel 1912-13 E. Breccia riprese gli scavi al
centro del kom in sguito ad una scoperta casua
le501: egli riteneva infatti che il tempio di Pnephe
ros, citato sulle stele di cui si detto, non pote
va identificarsi con l'edificio trovato dal Lefebvre,
che invece era probabilmente solo un suo annes
so. Ancora una volta non sono note n la durata
n l'estensione degli scavi, che interessarono prin
cipalmente il vero tempio di Pnepheros, situato
al centro dell'abitato nel momento del suo mas
simo sviluppo ma non al centro delle rovine502. Il
rapporto di scavo fu pubblicato in una versione
preliminare nel 1918 e in una definitiva nel 1926,
completa di fotografie, disegni di alcuni oggetti
rinvenuti e della planimetria in scala del tempio503
(Breccia 1918; Id. 1926, Tav. LI).
Al tempio si aveva accesso attraverso una stra
da larga 7 m che fronteggiava il suo ingresso (Fig.
138). Su di essa era una serie di abitazioni gi sac
cheggiate dai sebbakhin\ un'altra strada, larga 4 m,
incrociava la prima e fiancheggiava la facciata del
l'edificio, prolungandosi poi verso Est ed Ovest e
passando davanti alla villa scavata dal Lefebvre. Il
complesso templare era lungo 50 m e si compo
neva di un muro di cinta504, all'interno del quale
vi erano il santuario, un grande cortile ed edifici
annessi, di cui per solo pochi furono posti in
luce. L'ingresso all'area era costituito da un porta
le in calcare che si apriva in un muro di mattoni
crudi conservatosi per un'altezza di 4,70 m; di
fronte alla porta vi erano i resti di due colonne e
di due statue in calcare, perfettamente conservate,
raffiguranti due leoni affrontati, su cui erano inci
se tre iscrizioni in demotico che menzionavano
colui che le aveva dedicate al dio Pnepheros505.
Il portale conservava ancora l'architrave su cui
era stata scolpita un'epigrafe in greco che ricor
dava la costruzione del pilone e del vestibolo in
pietra da parte di Agatodoro nel 137 a. C., duran
te il regno di Tolemeo Evergete II. Allo stesso
personaggio dovuta anche la porta in legno ad
un solo battente che chiudeva l'ingresso; sulla sua

faccia esterna era stata incisa un'iscrizione greca


simile alla precedente e in perfetto stato di con
servazione (Breccia 1926, pp. 101-103).
Il portale si prolungava verso l'interno e for
mava una sorta di piccolo vestibolo costruito in
blocchi di calcare e lungo 1,50 m, la cui coper
tura era ancora in situ; da qui si aveva accesso ad
un secondo vestibolo in mattoni crudi lungo 4 m
e largo 2,90 m. I due pilastri che costituivano la
sua estremit settentrionale presentavano una
particolare struttura muraria composta da un'in
telaiatura di travi di legno e mattoni crudi, di cui
purtroppo non stato riportato lo schema di
posa in opera. La copertura sostenuta da tali pila
stri doveva essere stata in origine, secondo Brec
cia, a volta, poich nei pressi della struttura fu
trovato a terra un arco in legno largo 3 m che
probabilmente le apparteneva.
Si entrava quindi in un ampio cortile (19 x 18
m) che precedeva il santuario vero e proprio e su
cui si aprivano vari ambienti di servizio; quelli
situati ai lati dell'ingresso furono esplorati, ma di
essi si fornisce una descrizione sommaria: erano
articolati su due piani ed avevano alle pareti
numerose nicchie rettangolari di diverse dimen
sioni in cui erano ancora visibili tracce di intona
co bianco e di affreschi. Proprio in una di que
ste nicchie fu trovato il famoso dipinto raffigurante
una parte di una processione, in cui alcuni sacer
doti in abiti bianchi trasportano a spalle una por
tantina su cui si trova il coccodrillo sacro mum
mificato (Breccia 1926, p. 105, Tav. LXIV, 3).
500 Un solo papiro rinvenuto in una delle case fu pubblicato
in questo articolo: Lefebvre 1910, p. 170.
5111 Breccia non specifica in cosa consisteva questa scoperta
casuale: Breccia 1918, p. 94.
502 E, questa, l'unica indicazione "topografica" riguardo alla
posizione di questo edificio: Breccia 1926, p. 97.
"I5 In questa pianta manca purtroppo l'indicazione dell'orien
tamento dell'edificio. Stando alla descrizione di Breccia, esso si svi
luppava da Nord a Sud, ma non si specifica su quale lato fosse l'in
gresso. In un primo momento (cf. Davoli 1994a, p. 47, n. 34) ho
ritenuto di interpretare la descrizione del Breccia orientando l'edi
ficio a Nord-Nord-Est, ma ora ritengo forse pi probabile che l'in
gresso si trovasse sul lato Sud-Sud-Ovest. Se si presta fede infatti
alla descrizione, anch'essa per altro molto generica (Breccia 1926,
p. 97), secondo cui la strada che fiancheggiava la facciata del tem
pio era la stessa che passava dinanzi all'edificio trovato dal Lefeb
vre, e considerato che quest'ultimo era orientato a Sud-Sud-Ovest
(Lefebvre 1910, Pl. IiI), si deve dedurre che anche il tempio dove
va avere il medesimo orientamento di massima.
504 Questo muro non viene mai descritto, tuttavia si pu
dedurne la presenza dalla planimetria: esso sicuro solo su di un
lato, quello frontale, in cui si apriva il portale di accesso all'area
sacra. Nella planimetria non tuttavia chiaro se lo scavo abbia com
pletamente liberato i cortili e lo spazio che circondava il santuario
vero e proprio raggiungendo il muro di cinta o se invece la linea
perimetrale disegnata sulla pianta evidenzi semplicemente il limite
raggiunto dai lavori, come sembra probabile, e non il muro di cinta.
505 Per ragioni di carattere paleografico esse vennero attribui
te da Griffith all'inizio dell'epoca tolemaica: Breccia 1926, p. 99.

Kharabet Ihrit (Theadelpbia)

Nella met di sinistra del cortile vi era un


pozzo circolare rivestito in pietra, il cui fondo era
raggiungibile per mezzo di una scala a due
rampe506. Dall'altra parte, nei pressi del portale,
vi era una piccola colonna votiva in calcare alta
circa 1 m, su cui un'epigrafe in greco ricordava
che era stata eretta dalla corporazione degli alle
vatori di oche nel 102 a. C. L'ingresso del santua
rio, che era fiancheggiato da due sfingi in calca
re, si apriva in un muro di mattoni crudi, in cui
erano stati inglobati i fusti di due alberi che cre
scevano proprio in quel punto, cos da costituire
un rinforzo naturale alla muratura. Gli stipiti
della porta erano in legno.
Il primo ambiente del tempio era un cortile,
la cui met orientale era stata chiusa in modo da
servire come stanza, forse di servizio, di cui si
conservava ancora il soffitto e comunicante diret
tamente con l'esterno attraverso un ingresso
secondario. Da questo primo cortile si passava ad
un secondo attraverso una porta in calcare alta
4,65 m e fiancheggiata da due muri dello spesso
re di 1,45 m costruiti con corsi concavi di mat
toni crudi. Anche qui vi era ancora in situ la
porta in legno ad un solo battente. In tale corti
le stata rinvenuta una portantina lignea che
doveva servire per sostenere la mummia del coc
codrillo sacro sia nel corso delle processioni sia
all'interno della nicchia del tempio. Da qui tre
porte davano accesso a stanze di servizio laterali
e al pronaos. Quella che immetteva nel pronaos
aveva stipiti in calcare ed era fiancheggiata da
due dipinti di modesta qualit raffiguranti uno
stesso personaggio con capo radiato e ricco abbi
gliamento militare. In un caso egli era ritratto in
piedi vicino ad un cavallo, nell'altro in sella allo
stesso con a fianco una vittoria alata, un cocco
drillo sacro e un serpente. L'iconografia quella
tipica del dio Heron, il cui culto era forse ospi
tato all'interno del tempio di Pnepheros507.
Il pronaos (3,70 x 3 m), che si era conserva
to solo in parte e per un'altezza di 5,25 m, era
costruito con mattoni alternati a travature in
legno; sulla parete di destra erano ancora rico
noscibili tre strati di intonaco ognuno dipinto
con raffigurazioni di divinit diverse. Due mobi
li in legno, supporti per le portantine dei cocco
drilli, furono trovati ancora in buono stato di
conservazione. La cappella era quasi interamente
occupata da un sacello tripartito costruito con
blocchi di calcare, che si appoggiava alla parete
di fondo (largo 2 m, profondo 4 m e alto 3 m);
le tre nicchie erano sormontate da una cornice a
gola e da un fregio di urei. All'interno di esse
dovevano essere collocate tre portantine con tre

285

mummie di coccodrilli, dato che sulle loro pare


ti di fondo erano stati praticati degl'incavi per
contenere le loro estremit e sulla base vi erano
dei tasselli in legno, che in origine contenevano
dei cilindretti destinati ad agevolare lo scorri
mento delle portantine stesse.
Dentro le nicchie, a circa 1/3 di profondit,
scendeva dal soffitto una lastra la cui estremit
inferiore era sagomata ad arco; esse costituivano
un riempitivo fra il corpo del coccodrillo e il sof
fitto, che impediva la vista verso il fondo buio
delle nicchie. Le lastre erano decorate con sog
getti dipinti: su quella centrale ancora oggi508
conservato un motivo araldico caro all'iconogra
fia egiziana, con i due personaggi rappresentanti
il dio Nilo, colorati in azzurro e annodanti il loto
e il papiro. Al di sopra di essi il disco solare, al
cui centro raffigurato il dio in forma umana con
testa di coccodrillo. La lastra di destra non con
servava alcuna raffigurazione, mentre su quella di
sinistra vi era un coccodrillo di profilo con corna
di ariete (Breccia 1926, p. 117). Ogni nicchia era
chiusa in origine con piccole porte a due batten
ti e anche la porta d'ingresso alla cella doveva
avere avuto due ante.
Il tempio fu trovato intatto dal Breccia, cos
come fu abbandonato dai sacerdoti forse alla
met del IV d.C.509, con alcune delle porte in
legno ancora in situ e parte dell'arredo. Non
sono stati trovati papiri, come Breccia sperava,
ma numerosi oggetti in legno, un grande busto
in conglomerato di gesso e calce raffigurante
Serapide (Breccia 1926, p. 118), stuccato e dipin
to, una statua in calcare di Serapide in trono, sta
tuette di leoni, frammenti di mobili e di utensili,
piccole mummie di coccodrilli.
Purtroppo lo scavo non pot per ragioni di
tempo e di denaro essere esteso agli edifici cir
costanti ma alcuni sondaggi furono effettuati a
Nord e a Sud del tempio, per verificare la pre
senza del Bubasteion e della necropoli dei coc
codrilli sacri. Nessuna delle due strutture fu tro
vata, ma fu posto in luce a Nord del santuario un
edificio che il Breccia interpret come un bagno
506 In base a quanto finora stato pubblicato si pu dire che
esso sia l'unico pozzo di questo tipo rinvenuto nel Fayyum; ricor
da, anche per la posizione in cui si trova, i cos detti nilometri dei
grandi templi tolemaici dell'Alto Egitto.
507 Sul culto del dio Heron cf. Lcfcbvre 1920a.

508 Le parti litiche del tempio furono smontate e rimontate


dallo stesso Breccia nel giardino del Museo di Alessandria, dove
sono tuttora visibili.
509 Secondo Breccia, il tempio sarebbe stato in funzione da
prima del 137 a.C., epoca in cui fu eretto il grande pilone di Agatodoro, fino al III d.C. (Breccia 1926, p. 119). tuttavia probabi
le che la chiusura del tempio possa coincidere con l'abbandono defi
nitivo dell'insediamento avvenuto nel IV secolo.

286

Capitolo XIII

e di cui pubblic una pianta in scala e un pro


spetto ricostruttivo (Breccia 1926, pp. 123-124,
Tav. LXIX).
Si tratta di una costruzione a pianta articola
ta e con muri in mattoni crudi dello spessore di
75 cm; l'ingresso era sulla parete Nord e immet
teva direttamente in una grande sala di 14,30 x
4,20 m. Il soffitto di essa era sostenuto da quat
tro colonne in calcare, le cui basi e parte dei fusti
erano ancora in situ, mentre i capitelli corinzi
furono trovati nel riempimento della stanza. Nella
parete di fronte all'ingresso, conservatasi per
un'altezza di 3,50 m, si aprivano tre porte ad
arco: quella centrale, situata esattamente di fron
te all'ingresso dell'edificio, immetteva in uno
stretto corridoio che conduceva a tre ambienti; le
due laterali invece si aprivano in due stanze di
2,40 x 2,30 m, di cui quella di destra era absidata. Entrambe avevano l'aspetto di vasche, poich
il loro pavimento si trovava 1,50 m al di sotto
degli altri e lo si raggiungeva per mezzo di tre
gradini in pietra. Condutture in piombo mette
vano in comunicazione le vasche con un pozzet
to. Sulle pareti erano ancora ben riconoscibili le
decorazioni dipinte riproducenti graticci di legno,
riquadri di finte pietre policrome e, nell'abside
della vasca di destra, una finta edicola fiancheg
giata da due pilastrini con capitelli corinzi e sor
montata da una conchiglia. Un grosso volatile
acquatico era dipinto di profilo all'interno di un
medaglione ovale. Il cattivo stato di conservazio
ne degli ambienti retrostanti non ha consentito
una loro interpretazione. Pochi gli oggetti rinve
nuti, fra i quali frammenti di papiro, monete del
II d.C. e statuine in terracotta.
Breccia termina la sua relazione con la pub
blicazione di una serie di elementi architettonici
litici, che, portati alla luce dall'attivit dei
sebbakhin, si trovavano disseminati sulla superfi
cie del kom (Breccia 1926, pp. 124-129). Essi
furono tutti fotografati e trasferiti al Museo di
Alessandria; si tratta di stele, architravi, fregi e
capitelli scolpiti con decorazioni in stile egiziano
e alessandrino appartenuti ad abitazioni. A qual
che centinaio di metri dal tempio di Pnepheros
fu trovata una grande stele in calcare con un
decreto di asilo accordato ai templi di Isi e di
Eracle. In una casa nella parte Est del kom fu
notata una nicchia portata alla luce dai sebbakhin,
in cui era ancora ben riconoscibile un dipinto raf
figurante i Dioscuri e la loro sorella Elena, insie
me con altre piccole figure di un ariete, di Arpocrate e di una divinit non identificata.
Segue inoltre un elenco di oggetti e vasi
descritti sommariamente e di cui non si riporta il

luogo di rinvenimento, ma che sono riprodotti al


tratto o in fotografia nelle tavole che completano
il volume; fra di essi numerosi utensili in legno,
scatole, cestini, sandali, scarpe in cuoio, pettini,
vasi in fa'ence, statuine in terracotta e un flauto
di Pan in perfetto stato di conservazione. Pochi
sono gli ostraka e i papiri rinvenuti, mentre le
monete ammontano a 160 alle quali vanno
aggiunte le 2300 facenti parte di un tesoretto del
IV d.C. trovato nella nicchia di una casa (Brec
cia 1926, pp. 129-131).
Non si hanno notizie di scavi successivi a
quelli del Breccia; tuttavia sappiamo che alcuni
monumenti di grande interesse furono rinvenuti
negli anni seguenti, probabilmente dai sebbakhin,
la cui attivit deve essersi interrotta solo di recen
te. Nel 1917 entrarono nel Museo del Cairo tre
stele con testo greco relativo al diritto di asilo
concesso ad alcuni templi di Theadelphia (I a. C.)
e due architravi con epigrafe greca appartenuti a
due portali del ginnasio e risalenti a Tolemeo VI
(Lefebvre 1920).
Nel corso di una visita effettuata nel 1930
S. Yeivin not la presenza di una piccola strut
tura costruita con blocchi di calcare e situata al
centro di una strada, la cui pavimentazione inter
na era in pietra. Essa fu interpretata come una
fontana pubblica cui giungeva acqua attraverso
canalette sotterranee (Yeivin 1930, p. 29)510.

3. Le necropoli
Non noto se vi fosse pi di una necropoli
a Theadelphia; una stata individuata e scavata
da Grenfell e Hunt nel 1899. La loro esplorazio
ne di Kharabet Ihrit inizi proprio dalla necro
poli511 che si trovava ad Ovest del centro abitato
e ad una certa distanza da esso, distanza che per
non stata quantificata (Grenfell-Hunt-Hogarth
1900, pp. 54-61). Essa risult pi estesa di quel
la di Qasr el-Banat e anche pi fruttuosa dal
punto di vista dei rinvenimenti, e per questa
ragione fu indagata in maniera pi estesa. Le
tombe si trovavano in una sorta di leggero avval
lamento e perci erano state danneggiate dall'u
midit, ma furono trovate intatte. Dal punto di
510 Nella stessa occasione Yeivin rinvenne un'analoga struttu
ra a Bakchias, ma l'interpretazione di entrambe resta dubbia.
511 Non chiaro quanto tempo sia stato dedicato allo scavo
del centro abitato e della necropoli, poich gli stessi ricercatori si
contraddicono su questo punto: da un lato dichiarano di aver sca
vato complessivamente per tre settimane, ma poi affermano anche
che l'esplorazione della necropoli ebbe luogo nelle prime tre setti
mane del loro soggiorno a Kharabet Ihrit: Grenfell-Hunt-Hogarth
1900, pp. 51, 55.

Kharabet Ihrit (Theadelphia)

vista archeologico i loro corredi fornirono dati di


grande importanza per la datazione delle diverse
tipologie del vasellame fittile (Grenfell-Hunt
1899, p. 11). Le sepolture furono suddivise dai
ricercatori in tre gruppi distinti a seconda del
periodo di appartenenza, coincidenti anche con
tre diverse tipologie e tre aree di occupazione512.
Le tombe pi antiche (250-150 a. C.) si tro
vavano all'estremit nord-occidentale della necro
poli: si trattava di semplici fosse in cui i defunti,
deposti singolarmente o in gruppo, erano quasi
sempre mummificati e collocati in sarcofagi lignei
rozzamente sagomati in forma antropoide, tal
volta dipinti, o in sarcofagi di terracotta con il
volto sommariamente modellato sul coperchio.
Nelle sepolture pi modeste nessun sarcofago
stato trovato. Talvolta le mummie, che potevano
anche essere deposte in bare di legno, erano rico
perte con elementi in cartonnages di papiro o di
tessuto stuccato. Purtroppo a causa dell'umidit
molti di essi andarono distrutti e solo un'esigua
parte dei papiri (III e II a. C.) pot essere recu
perata (Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, p. 55).
In alcuni casi le fosse erano rivestite di mat
toni crudi ed avevano una copertura a volta, in
altri casi il sarcofago era deposto senza alcuna
protezione o era soltanto coperto dalla volta.
Caratteristiche di queste tombe, oltre alla pre
senza di cartonnages, sono la modestia e l'esiguit
dei corredi funerari: rari gli amuleti e gli oggetti
in genere mentre pi frequente il vasellame fit
tile. Di particolare interesse il ritrovamento in
una di queste sepolture di un'urna cineraria in
ceramica dipinta, testimone di un rituale funera
rio certamente non egiziano (Grenfell-HuntHogarth 1900, p. 55, Pl. XI a, 17).
Le tombe del secondo gruppo, del I a.C.I d.C., si trovavano a Sud-Est delle precedenti ed
avevano con esse molti elementi in comune, come
la presenza del sarcofago e il tipo di corredo, ma
si differenziavano per la tipologia della tomba e
per la mancanza di corpi mummificati e dei car
tonnages (Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, p. 56). I
sarcofagi erano in legno, raramente in calcare, di
forma rettangolare e con coperchio a volta, in
certi casi dipinti con festoni e fiori. Le tombe
erano costruite in mattoni crudi e potevano avere
copertura piana o a volta; quelle pi grandi (4 x
2,50 m) assumevano l'aspetto di un mausoleo e
al loro interno potevano essere divise in due stan
ze comunicanti. In questa fase cominciarono ad
essere utilizzati alcuni elementi che segnalavano
la presenza della tomba sulla superficie, come
pali o fascine che venivano sepolti poco al di
sotto della sabbia, cos come accadeva anche per

287

le tombe di epoca romana. I corredi funerari si


rivelarono pi interessanti dei precedenti per la
presenza di vasellame in ceramica fine, in alaba
stro e in faience, di frammenti di anfore, tra cui
tre anse di anfore rodie, di perline e amuleti, per
lo pi raffiguranti Bes e rosette.
Il terzo gruppo di tombe, di epoca romana,
era situato a Sud-Est del gruppo precedente e
circa a Nord del tempio; quelle pi vicine ad esso
erano forse le pi antiche del gruppo (fine I d.C.)
ed erano di piccole dimensioni (2 x 1 x 2 m
circa) (Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, p. 58). Qui
i defunti erano stati deposti senza sarcofago e
senza essere stati mummificati, ma con una
copertura in mattoni o pietre; spesso una linea di
mattoni circondava la tomba in superficie. Le
altre sepolture pi tarde erano semplici fosse
senza parti in muratura, talvolta scavate all'inter
no di case abbandonate. In alcune zone della
necropoli infatti vi erano degli edifici513, ormai in
cattivo stato di conservazione, la cui connessione
con le sepolture non era chiara; lo scavo pose in
evidenza la presenza al loro interno di alcune
tombe di epoca tardo-tolemaica e romana. In uno
di essi fu trovato uno scudo in legno e pelle,
mentre in un altro un certo numero di frammenti
di papiri del II a. C. La datazione di questi edifi
ci alla tarda epoca tolemaica sembra confermata
dalla ceramica (Grenfell-Hunt-Hogarth 1900,
p. 58).
Gli oggetti trovati furono elencati per gruppi
di tombe, secondo lo stesso criterio seguito per i
materiali rinvenuti nell'abitato (Grenfell-HuntHogarth 1900, pp. 59-61).

4. Conclusioni
II centro abitato di Theadelphia stato com
pletamente saccheggiato in ogni sua parte fino ad
essere ridotto ad una spianata in cui solo pochi
elementi sussistono. Significativamente ci che
rimasto consiste di poche strutture architettoni
che in mattoni cotti, una parte di un alto muro
costruito con mattoni crudi di colore giallogno
lo, privi di elementi organici, e di una collinetta
costituita da materiali sterili di tipo vetroso, scar
ti di lavorazione di un qualche laboratorio arti
giano. Tutti questi elementi sono sterili e dunque
512 Purtroppo gli studiosi non specificano mai il numero delle
sepolture dei vari gruppi, le loro dimensioni e l'orientamento dei
corpi.
5 1 5 Potrebbe trattarsi di edifici analoghi per funzione a quello rin
venuto nella necropoli di Tebtynis: Grimal 1995, p. 589. In proposito
si veda anche, all'interno del presente volume, il capitolo VII, 3.

288

Capitolo XIII

di nessun interesse per i cercatori di sebbakh


Ritengo pertanto che sia molto probabile che la
livellazione del kom sia stata causata proprio dai
sebbakhin, che agirono in modo particolarmente
massiccio nei primi trent'anni del nostro secolo,
in sguito all'introduzione del nuovo piano di
bonifica di questa parte della regione (Schweinfurth 1886, p. 147). I nuovi campi che si esten
devano fino alle pi basse pendici del kom sin dai
primi anni del '900, come attesta Lefebvre
(Lefebvre 1910, p. 168 n. 2), e che circondavano
gi completamente il sito negli anni Cinquanta,
richiedevano una grande quantit di terriccio fer
tile e di sostanze fertilizzanti per le nuove coltu
re, sostanze che furono ottenute anche dallo
smantellamento delle antiche discariche della citt
e dalla frantumazione dei mattoni dei suoi edifi
ci che, secondo quanto testimonia Rubensohn,
erano ricchi di paglia (Rubensohn 1905, p. 1).
L'esplorazione scientifica del centro sembra
essere stata abbastanza estesa, ma degli scavi sap
piamo complessivamente poco, poich le pubbli
cazioni che ne seguirono sono molto sintetiche e
non complete, mancando di planimetrie e di altra
documentazione grafica e fotografica. Una pian
ta generale del sito o delle aree scavate non mai
stata pubblicata514, cos che possediamo solo le
piante, spesso molto semplificate, di singoli edi
fici (il tempio di Pnepheros, un possibile bagno,
due case e una villa), il cui orientamento e la cui
posizione all'interno del piano urbano non sono
noti. Data la mancanza di planimetrie risulta
attualmente impossibile capire, sulla base dello
stato attuale dell'area archeologica, dove fossero
situati gli edifici descritti nei rapporti di scavo, e
se gli elementi architettonici superstiti abbiano
fatto parte di qualcuno di essi.
Del tutto sconosciuta l'antica disposizione
delle strade, alcune delle quali sono appena men
zionate da Lefebvre e da Breccia e sembrano aver
avuto, almeno nella parte che essi definiscono
come centrale della citt, un impianto ortogona
le. Non noto se le case fossero raggruppate in
insulae e se queste ultime fossero regolari o no:
le abitazioni che sono state pubblicate e descrit
te, tutte di epoca romana, denotano una certa ric
chezza e l'impiego di alcuni elementi decorativi e
planimetrici di origine non egiziana.
Nessuno dei tre rapporti di scavo parla della
presenza di livelli abitativi stratificati, ma solo di
numerose modifiche apportate agli edifici, che
furono abitati anche per due secoli consecutivi. La
mancanza di stratificazione di livelli abitativi, se
vera, accomuna Theadelphia alla vicina Dionysias515 e probabilmente anche ad Euhemeria.

Per quanto riguarda la o le necropoli, l'unica


ad essere stata scavata si trovava ad Ovest del
centro516, mentre attualmente si possono vedere
alcune sepolture a Nord-Ovest di esso, nelle sue
immediate vicinanze.
Le fotografie aeree scattate dalla RAF nell'a
prile del 1955 sembrano testimoniare la presen
za di numerosi canali antichi di diverse dimen
sioni e orientamenti in tutto il deserto ad Ovest
e a Sud-Ovest del centro in un'area che si inol
tra nel deserto occidentale per diverse centinaia
di metri. In tutta questa zona la bonifica si
ampliata negli anni, come testimoniano le recen
ti immagini da satellite, ma l'estensione dell'area
archeologica corrispondente all'antico kom
rimasta immutata rispetto al '55.
Purtroppo la fotografia della RAF (Fig. 139)
stata scattata da un'altezza (29333 ft.) che non
consente di analizzare dettagliatamente la super
ficie del kom e lo stato delle rovine, ma credo di
poter affermare che non fossero molto dissimili
dalla condizione attuale. Il kom appare infatti
sostanzialmente piatto e con deboli tracce di edi
fici e di muri; vi sono tuttavia una serie di linee
molto tenui, fra loro ortogonali e orientate secon
do i punti cardinali che potrebbero essere le trac
ce di alcune antiche strade, anche se non si pu
escludere che si tratti solo di sentieri superficiali.
In conclusione credo si possa affermare con
una certa sicurezza che Theadelphia fosse nel
l'antichit circondata dalle coltivazioni e non si
trovasse sul limitare del deserto, che doveva esse
re qualche centinaio di metri ad occidente di
essa.

51-l Una comunicazione di L. Caramatti tenuta al Congresso


Internazionale "L'Egitto in Italia dall'antichit al medioevo" (Roma
13-15 novembre 1995) ha reso nota l'esistenza di documentazione
inedita relativa agli scavi di Theadelphia nell'archivio di E. Breccia,
attualmente conservato presso il Dipartimento di Scienze Storiche
del Mondo Antico dell'Universit di Pisa.
515 Sulle possibili cause che determinarono la mancanza di stra
tificazione urbana si veda il capitolo XV dedicato a Qasr Qarun
(Dionysias).
516 Secondo la descrizione di Grenfell e Hunt, la necropoli era:
... stretched from the West side of the town for some distance
(Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, p. 55). Sulla carta del Survey of
Egypt 1:25.000 Foglio 73/570 del 1946, la necropoli indicata ca.
250 m a Nord-Ovest del kom.

Kharabet Ihnt (Theadelphia)

Fig. 134. Theadelphia: le rovine di un bagno a doppia tholos.

Fig. 135. Strutture in mattoni cotti con vasche intonacate.

289

Fig. 136. Piante e sezioni di case portate alla luce nel 1902

Kharabet hrit (Theadelphia)

Fig. 137. Pianta dell'edificio portato alla luce dal Lefebvre e interpretato come un tempio

291

292

Capitolo XIII

Fig. 138. // tempio di Pnepheros scavato dal Breccia.

Kharabet Ihrit (Theadelpbia)

293

Fig. 139. Fotografia aerea RAF del 1955 In alto a destra il kom di Qasr el-Banat, di forma circolare, completamente circon
dato dai campi coltivati; al centro il kom di Kharabet Ihrit, di forma irregolare e circondato da canali artificiali

CAPITOLO XIV

Qasr el-Banat (Euhemeria)

Posizione geografica: 29 22' Nord; 30 32' Est


Quota s.l.m.: 4 m
Estensione del kom: 640.000 m2517
Orientamento del tempio: Sud-EsP18
Orientamento del centro abitato: -

Cronologia: 260/259 a.C. (PPetrie II 21, 2) IV d.C. (PFay 243 e altri)

1. Il sito
Il kom noto come Qasr el-Banat, contraria
mente agli altri siti antichi noti di questa zona,
oggi completamente circondato dalla vegetazione
e all'interno dell'area coltivata, ad Est del Bahr
Qarun. Proprio per questo forse in cattivo stato
di conservazione e la sua superficie completa
mente appiattita: pochissime sono le strutture
riconoscibili, in mattoni cotti e calcestruzzo, il cui
stato non consente spesso un'interpretazione.
Fra le costruzioni che spiccano sulla distesa di
cocci fittili vi un muro in mattoni crudi (Fig. 140),
molto basso ed eroso, che si sviluppa da NordOvest a Sud-Est per circa un centinaio di metri.
Non lontano da esso, a Sud-Est, vi una costru
zione cilindrica in mattoni cotti, conservata per
circa 1,50 m in altezza, probabilmente pertinente
ad una struttura termale; nei pressi infatti si nota
no ancora parti di pavimentazioni in calce, in cui si
conservano a tratti delle canalette, forse per le acque
di scolo. I resti di un altro bagno sono visibili pi
a Nord: si tratta di due pavimentazioni circolari con
dieci vasche-sedile ciascuna, disposte fianco a fian
co sulla circonferenza e caratteristiche dei bagni del
tipo a tholos (Fig. 141). Dell'edificio restano inoltre
frammenti di pavimentazioni in calcestruzzo.
Su tutta la superficie dell'area archeologica vi
uno strato continuo di frammenti di ceramica
ellenistica e romana di tipo comune.

2. Gli scavi di Grenfell e Hunt (1898-1899)


Gli unici scavi regolari di Qasr el-Banat si
devono a Grenfell e Hunt, che nell'inverno del

1898-99 vi lavorarono per sei settimane circa a


partire dal 9 dicembre: poco pi di quattro set
timane nel centro abitato e due nella necropoli519.
Come essi stessi testimoniano, la situazione del
sito nel 1898 era alquanto peggiorata rispetto al
1896, anno in cui lo visitarono per la prima volta:
le coltivazioni si erano nel frattempo espanse520
fino a raggiungere il kom e i sebbakhin ne aveva
no gi devastato circa la met (Grenfell-HuntHogarth 1900, pp. 21, 43).
I risultati dello scavo furono resi noti in due
brevi resoconti (Grenfell-Hunt 1899, pp. 8-10;
Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, pp. 43-50, 61-62) in
cui poco spazio venne riservato alla descrizione
delle abitazioni e dell'impianto urbano. Nessuna
planimetria mai stata pubblicata e l'unica testi
monianza visiva che rimane del sito , a mia cono
scenza, una fotografia panoramica che ritrae il
profilo occidentale del kom, a quell'epoca ancora
circondato dal deserto (Grenfell-Hunt-Hogarth
1900, Pl. VII a). L'altezza raggiunta dal kom non
nota, ma dalla fotografia e dalla testimonianza
dei ricercatori britannici si deduce che si elevava
di pochi metri rispetto alla pianura circostante521.
Essi ci informano inoltre che i pavimenti delle
abitazioni da loro portate alla luce si trovavano
raramente oltre i 2 m al di sotto della superficie.
Le case purtroppo non sono state documen
tate e di esse si dice soltanto che erano meno soli
de di quelle di Theadelphia ed erano costruite in
mattoni crudi con il raro impiego di elementi liti

517 La misura stata stimata da Grenfell e Hunt nel 1898


(Grenrell-Hunt-Hogarth 1900, p. 43), ma oggi la sua estensione
assai pi ridotta: da un calcolo effettuato sulle fotografie aeree della
RAF, il sito misurava nel 1955 circa 425 x 450 metri.
51S Cf. infra capitolo XX.
514 Ad essi si deve l'identificazione del sito con l'antica
Euhemeria.
Xl" I campi si trovavano nel 1896, secondo la testimonianza eli
Grenfell e Hunt, a pi di 1,6 km dal kom: Grenfell-Hunt-Hogarth
1900, p. 21.
521 ... the site was as a whole unusually shallow: GrenfellHunt-Hogarth 1900, p. 43. Secondo Grenfell e Hunt, i dislivelli
presenti nel koin erano in parte naturali, dovuti all'orografia del
gebel sottostante su cui si era insediato il centro abitato (GrenfellHunt-Hogarth 1900, p. 43); attualmente tuttavia il sito appare com
pletamente piatto.

296

Capitolo XIV

ci sia di tipo strutturale sia decorativo: poche sono


le colonne e gli stipiti delle porte in pietra. Rari
erano anche gli ambienti usati come cantine, cos
frequenti invece in altri siti scavati dagli stessi
ricercatori. Una delle case portate alla luce con
servava ancora parte dell'intonaco su cui era stata
dipinta una serie di figure, di cui era ancora rico
noscibile solo la parte inferiore.
In quattro settimane fu terminata l'esplora
zione dell'area Sud-Est che si rivel essere la pi
ricca in fatto di ritrovamenti papiracei: il maggior
numero di papiri fu rinvenuto nll'afsh che si tro
vava al di sopra dei pavimenti delle case, protet
to dagli elementi di crollo dei soffitti e dei muri.
In una delle abitazioni di questa zona fu trovato
l'archivio privato di Lucius Bellenus Gemellus
consistente in un centinaio di papiri greci sparsi
in due stanze comunicanti; una delle soglie della
stessa casa era inoltre costituita da un frammen
to di epigrafe che risale al II-I a. C. e riferisce
della richiesta del diritto di asilo per un nuovo
tempio (Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, pp. 47-50).
In altre abitazioni di quest'area si rinvennero
papiri datati dal I al III d.C. mentre all'interno
di un forno domestico vi erano pi di settanta
ostraka. Quattro rotoli legati insieme e altri papi
ri del I d.C. furono rinvenuti all'interno di una
serie di piccole stanze che probabilmente faceva
no parte di un magazzino o di un granaio.
Il centro del kom non sembra essere stato
scavato dai ricercatori inglesi poich non fu rite
nuto interessante essendo occupato da una vasta
area racchiusa da mura522 e coperta di sabbia
(Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, p. 44); poich
inoltre le altre zone del sito erano gi state depre
date dai sebbakhin, lo scavo prosegu non pi in
modo sistemtico ma per singole case o per stan
ze nei punti in cui il terreno non sembrava esse
re stato manomesso.
Al di fuori del centro urbano, verso NordOvest, fu individuato un tempio in mattoni crudi,
il cui ingresso si trovava al centro del lato sudorientale e i cui spigoli erano quasi esattamente
orientati secondo i punti cardinali. La pianta era
molto simile a quella del tempio di Bakchias, ma
le dimensioni erano maggiori. Di esso si sa pur
troppo pochissimo poich non ne sono state pub
blicate una descrizione dettagliata, planimetrie e
fotografie. Le uniche notizie che lo concernono
sono quelle tramandate da Grenfell e Hunt;
attualmente esso non esiste pi. L'edificio gi a
quel tempo era stato scavato quasi per intero, ma
alcune stanze lungo i lati Nord-Ovest e Sud-Ovest
e altre sotterranee conservavano ancora papiri
greci, demotici, ostraka e un vaso contenente

diversi oggetti e statuine in bronzo, tutti proba


bilmente databili alla fine I a.C. -inizi I d.C. (Gren
fell-Hunt-Hogarth 1900, p. 45). Sebbene non vi
sia certezza su quali fossero le divinit cui il tem
pio era dedicato, alcuni indizi ricavabili dai papi
ri rinvenuti al suo interno hanno fatto supporre
che si trattasse degli di Suchos e Isi.
Per quanto riguarda gli oggetti rinvenuti,
Grenfell pubblic, come gi per gli altri siti, un
semplice elenco di scarsa utilit comprendente
400 papiri in greco e demotico523, pi di 100
ostraka greci, tre tavolette lignee per scrittura, sta
tuine di terracotta, fra le quali alcune erano gio
cattoli, attrezzi per la tessitura, pettini, piccole
scatole, quattro timbri di legno, un grande vaso
in fa'ence, perle, un amuleto raffigurante Bes,
ceramica e lucerne romane, pochi oggetti in
vetro, due spade e due coltelli con lame in ferro
ecc. (Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, pp. 45-47).
Per quanto riguarda le monete, esse furono rin
venute sparse e non raccolte in tesoretti ed erano
per lo pi di epoca romana (Grenfell-HuntHogarth 1900, pp. 69-70).
L'opera di smantellamento del kom dovuta
all'attivit dei sebbakhin prosegu indisturbata
negli anni seguenti, di pari passo probabilmente
con quella che si svolgeva nella vicina Kharabet
Ihrit. Questi lavori sono testimoniati dal rinveni
mento nel 1912 di una stele in calcare apparte
nuta al tempio degli di Psosnaus, Pnepheros e
Soxis, datata al regno di Tolemeo XIII (80-51
a.C.) (Lefebvre 1920, pp. 46-50); nel 1913 di altre
due epigrafi in greco, una su di un architrave,
menzionante Tolemeo V e Cleopatra I, l'altra
sulla met superiore di una stele pertinente ad un
tempio dedicato ad Amon (Lefebvre 1914,
p. 100; Id. 1920, pp. 50-53). Quest'ultima costi
tuisce la parte mancante della stele rinvenuta da
Grenfell e Hunt nella casa di Lucius Bellenus
Gemellus (Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, pp. 4750) e testimonia l'esistenza ad Euhemeria nel
69 a.C. di un tempio di Amon ormai in rovina.

3. La necropoli
La necropoli di Euhemeria stata scavata per
due settimane da Grenfell e Hunt al termine del
loro soggiorno a Qasr el-Banat (Grenfell-HuntHogarth 1900, pp. 61-62). Essa si trovava a Sud

1522 Si pu forse pensare che di questo recinto facesse parte il


lungo muro ancora oggi riconoscibile sul sito.
523 Alcuni di essi sono pubblicati in: Grenfell-Hunt-Hogarth
1900.

Qasr el-Banat (Euhemeria)

e a Sud-Ovest della citt, ad una distanza non


precisata, e separata da essa da una depressione
nel terreno sabbioso. Le tombe scavate in questa
occasione erano 400 o 500, tutte in cattivo stato
di conservazione a causa delle infiltrazioni di umi
dit che avevano distrutto gli elementi organici.
A causa di ci non vi era alcuna speranza di tro
vare ritratti di mummia o papiri cos che gli scavi
furono interrotti e l'quipe si trasfer nella vicina
Kharabet Ihrit (Theadelphia).
Furono comunque riconosciute cinque tipo
logie di sepolture, tutte profonde meno di 2 m e
in cui i defunti, raramente mummificati, erano
stati deposti con la testa a Nord-Ovest. Alla
prima classe di tombe individuata da Grenfell e
Hunt appartengono semplici e povere fosse ret
tangolari di profondit variabile fra i 60 e i 150
cm, forse databili all'epoca romana. Nella secon
da classe rientrano le grandi sepolture con coper
tura in mattoni di tarda epoca tolemaica, nella
terza tombe di epoca tolemaica caratterizzate
dalla presenza di sarcofagi in terracotta e talvol
ta aventi copertura in mattoni. Ancora all'epoca
tolemaica sono datate le classi quarta e quinta,
caratterizzate rispettivamente da camere con sof
fitto a volta e da sarcofagi in calcare. Un sarco
fago ligneo, dipinto, a cassa con coperchio a volta
fu trovato in una tomba a camera del tipo IV,
cos come una mummia con cartonnage.
Di grande interesse la notizia secondo cui
nella necropoli vi erano le rovine di una casa524,
colme di detriti fra i quali brandelli di mummie,
due dei quali contenevano frammenti di papiro
del I-II d.C. (Grenfell-Hunt-Hogarth 1900,
p. 62).

4. Conclusioni
Euhemeria un piccolo insediamento abba
stanza ben conosciuto grazie alla documentazio
ne scritta che vi stata rinvenuta (Hohlwein
1949), ma completamente ignoto dal punto di
vista archeologico e urbanistico. Solo in una
occasione stato oggetto di scavi regolari525 a
causa del suo aspetto relativamente modesto e
dello sfruttamento operato dai sebbakhin che pre
sto lo fecero ritenere un sito poco promettente o
esaurito in relazione alla possibilit di rinvenire
papiri. Nessun rilievo topografico del centro o di
singoli edifici mai stato pubblicato cos che, in
considerazione dello stato attuale delle rovine e
della mancanza di descrizioni adeguate, non pi
possibile ricostruire nemmeno ipoteticamente la
sua planimetria e la sua stratigrafia526.

297

Nulla stato reso noto sulla tipologia delle


abitazioni e sui loro particolari costruttivi, come
anche del tipo di impianto stradale e della pre
senza o meno di un dromos che conducesse al
tempio. Diversi dovevano essere gli edifici tem
plari di Euhemeria, ma solo uno di essi stato
identificato come tale e scavato da Grenfell e
Hunt, quello situato al di fuori del centro abita
to. Purtroppo anche di questo edificio non
rimasto nulla e nulla di esso sappiamo dal punto
di vista architettonico a causa dei metodi e delle
finalit di scavo proprie dei papirologi della fine
del secolo scorso. Particolarmente interessante
per gli studi urbanistici sarebbe stata l'indagine
del collegamento viario fra il tempio extra-urba
no e il centro, ma qui come anche nel caso di
Theadelphia nessun dato a questo proposito
stato rilevato.
Probabilmente scavi furono effettuati dal
l'Ispettorato del Fayyum, cui si deve forse la
messa in luce del bagno pubblico di cui sono
ancora oggi riconoscibili le due pavimentazioni
circolari (Fig. 141), ma di essi non si ha nessuna
notizia (El-Khashab 1978, Pls. 66-67).
Il sito risultava nel 1898 pi esteso di Khara
bet Ihrit, mentre ora l'area che stata risparmia
ta dalle coltivazioni minore, come si pu valu
tare anche dalle fotografie aeree. In quelle
scattate nell'aprile del 1955 dalla RAF si nota che
l'area archeologica (Fig. 139), di forma circolare,
completamente circondata dalle coltivazioni ed
appare sostanzialmente piatta. Le uniche struttu
re visibili sono due sottili rilievi, probabilmente
due muri, con andamento Nord-Ovest Sud-Est,
non paralleli, situati ai margini opposti (Est e
Ovest) dell'area. Quello pi vicino alla strada e
al canale, ad Ovest, risulta essere lungo diverse
decine di metri, ma non lo stesso attualmente
riconoscibile sul sito, che ritengo invece essere
identificabile probabilmente con la traccia pi
orientale. A causa del cattivo stato di conserva
zione delle rovine attualmente impossibile
accertare la funzionalit di due muri cos lunghi
524 L'edificio potrebbe essere stato un tipo particolare di sepol
tura costruita sopra terra, oppure una cappella di culto o l'abitazione-laboratorio del personale addetto alla manutenzione della
necropoli e alla mummificazione. Un edificio di quest'ultimo tipo
stato rinvenuto nella necropoli di Tebtynis nel 1994 (Grimal 1995,
p. 589). Si veda inoltre il capitolo dedicato a Kom Umm el-Boreigat (Tebtynis), 4.
525 E probabile che oltre agli scavi di Grenfell e Hunt, gli unici
editi, vi siano stati altri scavi regolari effettuati dall'Ispettorato locale.
526 probabile che il sito non presentasse una stratificazione
di livelli abitativi come accade in altri centri del margine orientale
e meridionale del Fayyum, poich il kom era piuttosto basso, come
testimoniano Grenfell e Hunt; inoltre gli stessi ricercatori non men
zionano la presenza di edifici sovrapposti e dunque stratificati.

298

Capitolo XIV

e se essi siano identificabili con il grande recinto situato al centro del kom ricordato da Grenfell e Hunt (Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, p. 44).
La necropoli ormai da tempo scomparsa

sotto le coltivazioni cos come le numerose tracce di antichi canali che solcavano il deserto e che
circondavano l'area alla fine del secolo scorso
(Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, p. 43 e Pl. VII a).

Qasr el-Banat (Euhemeria)

Fig. 140. Tratti di muri a Qasr el-Banat.

Fig. 141. Bagno pubblico a doppia tholos: pavimento e sedili di una di esse.

299

CAPITOLO XV

Qasr Qarun (Dionysias)

Posizione geografica: 29 24' Nord; 30 25' Est

Quota s.l.m.: da O a 3 m ca.527


Estensione del kom: m 800 Est-Ovest X 500 ca.528
Orientamento del tempio: 112 Nm (1993)529
Orientamento del centro abitato: 112 Nm
Cronologia: 229-228 a.C. (PDmLille 110)530 VI d.C. (PLaur III 93, 3)

1. Il sito
Qasr Qarun uno dei siti archeologici che si
incontrano per ultimi all'estremit occidentale del
Fayyum e si trova a 4 km circa dall'attuale costa
del lago, ad una quota sul livello del mare che
risulta fra le pi basse degli insediamenti a noi
noti. Attualmente nel deserto ad Ovest del
canale irriguo (Bahr Qarun) che fu scavato nel
1900 per rendere nuovamente coltivabile questa
zona (Audebeau 1917, p. 186). L'area archeolo
gica si differenzia dalle altre della regione poich
non ha l'aspetto di un vero e proprio kom, ma si
presenta come un campo di rovine di poco rial
zate sul piatto deserto circostante. Pochi sono gli
edifici conservati per una altezza superiore al
metro e mezzo: il tempio, costruito con blocchi
di calcare, un chiosco situato a Sud-Est del tem
pio, un piccolo edificio in mattoni cotti (Fig. 154)
non lontano dal chiosco e poche case.
Solo un tratto della strada che attraversa il
centro abitato passando a Sud del tempio
ancora oggi ben visibile. Tutte le altre vie, com
preso il dromos come anche le abitazioni scava
te negli anni Cinquanta, non sono quasi pi
riconoscibili: la sabbia ha ricoperto tutto rapi
damente anche perch i muri delle strutture si
sono conservati per una 'altezza molto ridotta.
L'area in cui gli edifici sono pi visibili quella
situata a Nord-Est del tempio, dove si nota nelle
murature e nelle fondamenta un uso abbondan
te della pietra sia in scaglie grezze sia in piccoli
blocchi squadrati; i mattoni crudi sono di un
colore grigio scuro, di un impasto ricco di ele
menti organici.
Il tempio stato restaurato con interventi di

anastilosi, talora piuttosto estesi, effettuati anche


con blocchi di nuova estrazione, alcuni dei quali
giacciono ancora davanti all'ingresso dell'edificio
(Fig. 142). Oltre al piano terreno e alla terrazza.
sono accessibili alcune stanze sotterranee e quel
le situate in un piano intermedio lungo i lati Sud
e Nord dell'edificio.
La fortezza romana scavata da Schwartz e
Wild nel 1948 e 1950 non pi visibile sul ter
reno se non per un breve tratto del muro di cinta
orientale.

2. Gli scavi
2.1. Testimonianze di viaggiatori e di scienziati
Il sito rimase isolato e lontano dall'area colti
vata almeno fino al 1900, epoca in cui si diede
impulso all'agricoltura della regione e iniziarono
i lavori di bonifica che portarono nuovamente
l'acqua in quest'area ormai deserta da tempo. Per
tale motivo risult disagevole raggiungere Qasr
Qarun fino agli inizi del secolo, circostanza che
ha certamente risparmiato il sito archeologico
dagli scavi clandestini ma che ha anche condi
zionato fortemente le ricerche scientifiche, le
quali sono state assai limitate e di breve durata.
Fra le ragioni della scarsa frequentazione del sito
va sicuramente annoverato il fatto che fin dall'i
nizio pochi sono stati i papiri rinvenuti nelle sue
rovine e ci ha contribuito a scoraggiare le ricer
che dei papirologi, che erano e sono gli studiosi
maggiormente interessati agli scavi in questi cen
tri del Fayyum.
Fra il XVIII e il XIX secolo alcuni viaggiatori
e studiosi si spinsero in questo luogo per visitarne
527 Secondo misurazioni fatte eseguire da C. Audebeau, il pavi
mento del tempio si trova a 6,25 m s.l.m. mentre le rovine della
citt circostante si disponevano a quell'epoca fra i 3 m e i -3 m
s.l.m.: Audebeau 1917, p. 182.
528 Schwartz 1949, p. 58.
529 Cf. infra capitolo XX.
53" De Cenival 1980.

302

Capitolo XV

il tempio551, che si riteneva potesse essere identi


ficato con il Labirinto descritto da Erodoto e
dalle fonti classiche. Una prima approfondita
esplorazione si deve agli scienziati della spedizio
ne napoleonica che disegnarono alcune vedute
del tempio, rilevarono la sua pianta e quella del
chiosco e pubblicarono una ricostruzione grafica
del santuario532 (Figg. 144-145). Secondo la
descrizione di E. Jomard, il chiosco si conserva
va per un'altezza di circa 4 metri, era circondato
da colonne ed era a cielo aperto, come il chiosco
di Traiano a Philae. Il tempio invece, costruito
con blocchi di calcare bianco533, era alto m 9,47,
largo m 18,8 e lungo m 28,6; sulla sua facciata, a
destra della porta, vi era ancora la parte inferio
re di una semicolonna decorativa, costruita a
ridosso della parete, mentre l'architrave della
porta era decorato con un bassorilievo raffigu
rante il sole alato. Una costruzione definita come
portico precedeva l'ingresso del santuario
(Jomard 1821, pp. 460-461).
L'interno era quasi completamente ostruito
dai detriti che furono in parte rimossi: la prima
stanza centrale, lunga m 7,5 e larga m 5,3, era
seguita da due altri ambienti della stessa lun
ghezza e da un terzo, il naos, di m 5,6 x 3,4.
Quest'ultimo era decorato e terminava con quat
tro nicchie finemente ornate con un fregio di
urei, il disco solare alato e una figura riconosciu
ta come il toro Api. Numerose furono le stanze
esplorate, incluse alcune sotterranee e nascoste
che dovevano ospitare, come si ritenne, il sacer
dote che dava voce all'oracolo del dio. Due scale
conducevano alle stanze del piano superiore, che
ripetevano nella disposizione la pianta del piano
terreno; la loro copertura era tuttavia completa
mente crollata e l'unico motivo decorativo rima
sto erano due piccole e basse colonne sui muri
laterali e un bassorilievo frammentario in stile egi
ziano scolpito sulla parete di fondo del santuario,
raffigurante due personaggi affrontati: il dio
Sobek con testa di coccodrillo534 a sinistra e un
sovrano a destra.
Jomard not inoltre che il tempio era stato in
pi punti danneggiato dai cercatori di favolosi
tesori e che le "finestrelle" situate sul muro meri
dionale dell'edificio erano in realt semplici tac
che o ammanchi del muro che non davano luce
all'interno. Fra i detriti di fronte al santuario fu
rinvenuta un'epigrafe frammentaria in greco, di
cui si sono perse le tracce (Jomard 1921, p. 475),
mentre a Nord-Ovest di esso fu raccolto un
monumento interpretato come un altare, decora
to ad altorilievo con una ghirlanda di foglie e un
volto umano con corna di ariete.

Piuttosto breve la descrizione delle rovine


fatta K.R. Lepsius, che vi soggiorn i' 8 e il 9
luglio del 1843 (LD II, pp. 41-42; Abth. I, 51,
53). Egli rimase molto colpito dall'imponenza
delle rovine, la cui vastit e monumentalit erano
ancora testimoni di una citt antica. Fra gli edi
fici enumerati vi erano una porta di accesso alla
citt, di epoca romana, un piccolo tempio simi
le ad un mausoleo romano e un piccolo tempio
egiziano. Del tempio in pietra, che Lepsius defi
nisce anche palazzo, furono disegnate le piante
del piano terreno e di quello superiore, oltre che
una sezione longitudinale, anche se il numero
delle stanze e dei piani rimaneva ancora incerto
(Fig. 146).

2.2. Gli scavi di Grenfell-Hunt (1898-1899)


e di Schwartz (1948, 1950)
B.P. Grenfell e A.S. Hunt dedicarono poco
tempo a Qasr Qarun durante l'inverno 1898-99
poich il sito non sembrava essere molto promet
tente per il ritrovamento di papiri, essendosi con
servato per un'altezza molto ridotta. Non noto
dove furono effettuati gli scavi: l'unico luogo che
essi menzionano esplicitamente si trovava lungo il
lato meridionale del tempio, dove rinvennero un
accumulo di rifiuti con afsh, ma nessun papiro
(Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, p. 63). Per primi
Grenfell e Hunt ritennero che Qasr Qarun doves
se essere identificato con Dionysias535, poich un
papiro rinvenuto nella vicina Qasr el-Banat men
zionava questa localit come situata nelle imme
diate vicinanze; purtroppo essi non furono tanto
fortunati da trovare la conferma a questa ipotesi,
che risult fondata solo in sguito agli scavi della
Missione franco-svizzera del 1948 e 1950.
531 Fra essi vanno ricordati N. Granger, P. Lucas, R. Pococke,
i membri della spedizione scientifica napoleonica (a Jomard si devo
no la descrizione e i disegni del tempio), G.B. Belzoni e
G. Schweinfurth. A Lucas si deve un'assai fantasiosa descrizione del
tempio. Sull'interpretazione del tempio come il Labirinto degli auto
ri classici: Obsomer 1992, pp. 243-244.
532 Tali disegni, pubblicati nelle tavole 69-70 del IV voI. della
Description de l'Egypte, sono molto suggestivi ma assai poco preci
si. Per la descrizione del luogo cf. Jomard 1821, pp. 457-477.
535 Secondo Jomard, il calcare bianco era stato cavato da un
bancone roccioso presso Nazla, nel Fayyum (Jomard 1821, p. 469).
"4 L'interpretazione che Jomard diede di questa figura divina
come il dio Osiri o Amon con testa di ariete del tutto errata, come
si pu ancora oggi facilmente constatare sul monumento.
535 II toponimo di Dionysias attestato per la prima volta su
un papiro demotico datato al 229-228 a. C. e trovato a Kom Medinet Ghoran: Dionysias qui citata come un nuovo insediamento
e ci fa ritenere che la sua fondazione sia databile al regno di Tolemeo II: De Cenival 1980, pp. 193, 199. Sull'interpretazione del
toponimo moderno cui legata la leggenda del personaggio Qarun
cf. Jomard 1821, pp. 475-477.

Qasr Qarun (Dionysias)

Questa5"56, diretta da J. Schwartz, lavor per


un mese nel febbraio-marzo 1948 effettuando
sondaggi e scavi in diversi punti dell'area archeo
logica. I risultati della Campagna sono stati resi
noti in un articolo del 1949 (Schwartz 1949), poi
in un volume completo di planimetrie, disegni e
fotografie (Schwartz-Wild 1950).
In quest'ultima pubblicazione Schwartz e
Wild ebbero il merito di esporre non solo i risul
tati degli scavi da loro condotti, ma anche di
descrivere e collocare in pianta edifici e monu
menti riconosciuti in superficie nel corso di
un'accurata perlustrazione dell'area (Fig. 147).
Grazie a queste indagini si pot accertare che la
citt era stata fondata su un pianoro roccioso
situato anticamente in mezzo alle coltivazioni,
che si estendevano anche a Sud, a Ovest e ad
Est di esso, come testimoniano le numerose
tracce di canali ancora ben visibili"7 nell'attuale
deserto.
Davanti al tempio fu riconosciuto il dromos
alla cui estremit orientale si trovava un chiosco
in pietra (B); a poca distanza da questo, verso
Sud-Est, vi un altro edificio in mattoni cotti, gi
sventrato dai clandestini, che, secondo i due stu
diosi, non pu essere altro che un mausoleo di
epoca romana (A) (Schwartz-Wild 1950, p. 6).
Sulla via processionale non lontano dall'ingresso
del tempio fu rinvenuto un frammento di statua
raffigurante un Ieone, il cui paredro, integro, si
trovava gi nel Museo di Alessandria. Gli edifici
in pietra calcarea situati sul versante settentriona
le della via sono i meglio costruiti fra quelli anco
ra riconoscibili. Fra di essi furono trovati nume
rosi architravi in pietra con decorazione scolpita,
capitelli ionici compositi e fusti di colonne.
Poco ad Ovest del chiosco, sul lato meridio
nale del dromos, si trovava un portale in pietra
(C) in cattivo stato di conservazione la cui fun
zione non chiara; lo scavo ha posto in luce nei
pressi una costruzione rettangolare a forma di
ferro di cavallo, che non aveva alcun legame con
la porta e sembra essere stata utilizzata nel
III d.C. come magazzino, dato che vi sono stati
rinvenuti sei grandi recipienti per olio (SchwartzWild 1950, p. 8). Purtroppo di questa struttura
non stata pubblicata nemmeno una pianta som
maria, cos che risulta difficile poterne dare un'interpretazione sulla base di questa breve descri
zione; tuttavia si pu avanzare l'ipotesi che la
porta desse accesso a questo edificio che, per la
sua forma particolare e per la presenza dei vasi,
potrebbe essere interpretato come un deipneterion simile a quelli presenti nel recinto del tem
pio Sud di Karanis55*. Una porta analoga, ma di

303

minori dimensioni (I), stata rinvenuta a NordOvest del tempio, anch'essa apparentemente
priva di connessioni con edifici vicini.
In superficie erano anche riconoscibili, oltre
al dromos, due altre strade, parallele fra di loro e
al dromos stesso, che attraversavano la citt da
Est a Ovest; quella meridionale terminava presso
tre grandi edifici interpretati come templi di
epoca tolemaica (S)"9 (Schwartz-Wild 1950,
p. 90).
In superficie Schwartz e Wild riconobbero
due altre strutture, una situata all'estremit orien
tale dell'abitato e interpretata, grazie alla presen
za di scorie di lavorazione ancora in situ, come
un laboratorio per la fabbricazione di vetri (D);
l'altra, all'estremit occidentale, come un edificio
termale (K), purtroppo quasi completamente
distrutto dai sebbakbin. A Nord-Ovest essi rico
nobbero anche il perimetro turrito della fortezza
romana (N) che i papiri fanno risalire al IV d.C.
Per mancanza di tempo Wild effettu solo uno
scavo preliminare di questa grande struttura per
determinarne il perimetro, mentre lo scavo vero
e proprio fu rimandato alla seconda Campagna.
Dell'imponente edificio emergevano dalla sabbia
solo il muro Sud, una torretta mediana e un tor
rione d'angolo: seguendo il muro di cinta fu sca
vata una trincea lungo tutto il perimetro esterno
che consent di scoprire un vero e proprio castellum con quattro torri angolari, torrette mediane
e un unico ingresso fortificato sul lato Nord
(Schwartz-Wild 1950, pp. 63-68). Questo era
costituito da un portale in calcare fiancheggiato
all'esterno da due torrette ad U, che immetteva
in un vestibolo costruito con mattoni cotti. La
porta conservava in situ la parte inferiore dei due
battenti in legno ancora chiusi, come furono
lasciati al momento dell'abbandono della fortez
za, ma in cattivo stato di conservazione, tanto che
a contatto con l'aria si polverizzarono. La porta
5(l Si tratta di una Missione congiunta dell'Universit di Gine
vra e dell'IFAO. La decisione di intraprendere scavi in questo
centro fu presa in sguito ad una visita effettuata nel 1946 da
J. Schwartz e M.D. van Berchem: il sito si presentava interessante
nonostante i continui saccheggi dei sebbakhin poich non era mai
stato indagato scientificamente. Inoltre si doveva ancora provare con
certezza che esso fosse identificabile con Dionysias, la citt sede di
una guarnigione romana nota grazie alla corrispondenza di Flavius
Abinneus, in parte conservata nell'Universit di Ginevra (Schwartz
1949, p. 57).
557 Alcuni degli antichi canali furono riconosciuti da Schwartz
e Wild (Schwartz-Wild 1950, p. 4); molti sono visibili nelle foto
grafie aeree scattate nel 1955 dalla RAF e in quelle da satellite del
1990.
538 Cf. il capitolo II dedicato a Kom Aushim (Karanis), 2.2.
559 Durante la Campagna del 1950 sono stati trovati in questa
zona due frammenti di un'epigrafe greca che nomina Tolemeo IV
e Arsinoe (Schwartz 1969, p. 107).

304

Capitolo XV

di legno era spessa 10 cm ed aveva cardini in


ferro anch'essi in situ (Schwartz-Wild 1950, p. 67
Fig. 13).
Ad una distanza intermedia fra la fortezza e
il tempio, al limite settentrionale dell'abitato, si
rinvennero in superficie centinaia di stampi in
terracotta per la fusione di monete (SchwartzWild 1950, pp. 39-48). In sguito ad un rapido
scavo si scopr che si trattava di una sorta di
discarica in cui erano state accumulate scorie
della lavorazione del bronzo, matrici e monete
con difetti di fabbricazione. In totale furono
recuperate 15.000 matrici il cui studio ha contri
buito a chiarire il metodo di fabbricazione delle
monete, ma non sembra che questi materiali di
scarto siano stati trovati all'interno del laborato
rio in cui avveniva la lavorazione. Le monete
erano a nome di Massimino, Licinio e Costantin e dunque il laboratorio doveva essere stato
attivo fra il 312 e il 317.
Nello spazio situato fra la fortezza e le terme
vi erano i resti di alcune belle case in cui si rin
vennero numerosi frammenti di decorazioni
architettoniche in gesso modellato e una "tavola
porta giare" costruita in mattoni cotti. Il tempio
non fu oggetto di uno studio particolare, n
venne descritto nel rapporto di scavo poich lo
si riteneva ormai noto da tempo540. Inoltre, nono
stante le ricerche effettuate, i due studiosi non
trovarono l'epigrafe greca che Jomard aveva
riprodotto nelle sue tavole541.
I settori scavati nel 1948 erano tre: un'area a
Sud della citt, un gruppo di edifici ad Ovest del
tempio e una piccola area a Sud di esso, ma nel
rapporto di scavo si riferisce solo dei primi due.
II metodo di scavo applicato non sembra essere
stato quello stratigrafico poich nel rapporto non
vi sono mai riferimenti a stratigrafie e i materiali
editi sono presentati come avulsi dal contesto di
rinvenimento.
II settore Sud era un'area di circa 22.500 m2
di forma irregolare, in cui sono state poste in
luce alcune strutture il cui stato di conservazio
ne non sempre ha consentito una loro interpretazione. Non chiaro se l'area indicata nella
pianta generale (Schwartz-Wild 1950, Pl. II) sia
stata completamente scavata e quindi se la pre
senza di ampi spazi vuoti fra le strutture sia ori
ginale o se sia invece dovuta alla parzialit dello
scavo o al degrado di edifici non pi riconosci
bili. inoltre incerto come avvenisse il raccordo
fra questo "quartiere" e il resto del centro abita
to, e quale fosse la funzione di tre lunghi muri
(T) paralleli con andamento Sud-Est Nord-Ovest
situati alla sua estremit nord-orientale. Si

potrebbe ipotizzare che la loro funzione fosse


quella di tenere lontano dagli edifici le acque irri
gue, ma la mancanza di quote altimetriche sulla
pianta generale del sito non consente una valutazione dell'orografia del terreno. Fra gli edifici sca
vati due sono stati interpretati, con riserva, come
magazzini, ma di essi era rimasto cos poco che fu
possibile solo individuarne il perimetro; il minore
dei due, di cui restavano solo le fondamenta in
pietra, era costeggiato a Sud da una grande stra
da, sul cui lato opposto si trovava un gruppo di
abitazioni, il cos detto isolato Sud (Schwartz-Wild
1950, pp. 10-14, Fig. 3). Queste, forse sei in tutto,
erano anch'esse mal conservate e non fu sempre
possibile disegnarne con certezza la pianta (Fig.
148): le fondamenta erano costruite in pietra e
poggiavano direttamente sulla roccia, mentre i
muri erano in mattoni crudi e si sono conservati
solo per pochi tratti e mai per altezze superiori a
un metro e mezzo542. In origine erano separate da
vicoli disposti ortogonalmente, due dei quali furo
no poi chiusi. Le case erano di pianta quasi qua
drata e nel corso del tempo subirono diverse
modifiche e adattamenti; tutte avevano gli ingres
si sui loro lati settentrionali e all'interno di due di
esse furono rinvenuti i resti di due scale per l'ac
cesso ai piani superiori o alla terrazza. A Sud del
muro perimetrale dell'edificio IV vi era una strut
tura con un ambiente in mattoni cotti a cielo aper
to, interpretato come un magazzino o una riserva
per l'acqua (Schwartz-Wild 1950, p. 13).
All'estremit occidentale di questo settore vi
erano due edifici (R) disposti sullo stesso asse della
strada Est-Ovest, uno dietro l'altro, e di difficile
interpretazione a causa del loro degrado: il primo
dei due ha una pianta rettangolare e presenta un
unico ambiente con due porte affrontate, poste in
asse con l'ingresso della seconda costruzione (Fig.
149). Quest'ultima, di cui si conservavano solo
poche assise in pietra, era preceduta da una scali
nata in pietra, larga quanto la facciata; a giudica
re dai suoi resti l'edificio era suddiviso in due soli
ambienti (Schwartz-Wild 1950, pp. 13-15, Fig. 4).
I due studiosi non diedero nessuna interpretazio
ne funzionale di queste strutture, n pubblicaro
no fotografie e sezioni; nonostante l'esiguit delle
notizie tuttavia possibile avanzare l'ipotesi che si
trattasse di un piccolo tempio in pietra precedu
to da una sorta di vestibolo.
540 L'unica precisazione che viene fatta che la divinit raffi
gurata in rilievo sulla terrazza del tempio sicuramente Sobek
(Schwartz-Wild 1950, p. 9).

541 Description de l'Egypte, IV Pl. 70.


542 Schwartz ritiene che i muri in mattoni crudi facciano parte
di una fase tarda di utilizzo delle abitazioni.

Qasr Qarun (Dionysias)

All'estremit opposta della strada, ad Est del


l'isolato posto in luce, vi era una casa543 (P) con
annesso un piccolo bagno pubblico (O)
(Schwartz-Wild 1950, pp. 51-62, Pls. XIII-XIV).
L'abitazione era costruita in mattoni crudi di colo
re nerastro ed aveva i muri perimetrali spessi da
1,25 a 1,15 m; l'ingresso principale, con soglia e
stipiti in calcare, si trovava sul lato Ovest, mentre
una seconda porta sul lato Est la metteva in
comunicazione con il bagno (Fig. 150). Questo
era di pianta rettangolare (14,25 x 10 m), aveva
l'ingresso a Nord ed era costruito in mattoni crudi
e cotti, aveva le fondamenta in pietra e la pavi
mentazione in cemento. Esso era diviso in due
parti da un corridoio: a sinistra vi erano due stan
ze in mattoni crudi, intonacate e dipinte di bian
co, mentre a destra vi era il calidarium, una strut
tura in mattoni cotti di pianta quadrata al cui
interno era una stanza circolare con copertura a
tholos, del diametro di 3,70 m. Sul suo perimetro
erano disposti a raggiera dieci bacini individuali
di forma pressoch quadrata e profondi 35 cm.
Secondo la ricostruzione di questa stanza pro
posta da Wild, in origine vi erano dei muretti
divisori fra i sedili, che formavano dieci grandi
nicchie absidate. L'acqua calda doveva essere ver
sata manualmente nei bacini e poi defluiva attra
verso una canaletta sotterranea, che si dipartiva
dal centro dell'ambiente, verso una vasca in cui
era immagazzinata per essere forse riutilizzata.
Tutta questa parte dell'edificio sub pesanti modi
fiche, ma a causa del suo cattivo stato di conser
vazione non fu possibile stabilire esattamente la
nuova disposizione degli elementi che la costitui
vano. La caldaia era collocata probabilmente in
un ambiente a lato della vasca di recupero, ma
uno studio di tutto il sistema di riscaldamento e
di gestione dell'acqua non venne fatto, certa
mente a causa del degrado della struttura. L'in
tera area ha restituito pochi elementi utili per la
datazione, tuttavia stato stimato che potesse
trattarsi di un quartiere pressoch autonomo dal
resto della citt, abitato in epoca romana da mili
tari fino al III-IV secolo d.C.
L'altro settore scavato si trovava ad Ovest del
tempio e comprendeva solo due abitazioni (Fig.
151), di cui una di grandi dimensioni, separate
da un vicolo non parallelo alle vie principali
(Schwartz-Wild 1950, pp. 15-34, Fig. 5). La casa
di minori dimensioni (m 12 x 10 ca.) fu scavata
solo in parte a causa della presenza di pesanti
crolli, la cui rimozione avrebbe comportato un
eccessivo rallentamento dei lavori. Alcune delle
sue pareti erano costruite con tre assise di pietre
sommariamente squadrate, su cui poggiava il

305

muro in mattoni crudi; in alcuni ambienti vi


erano delle nicchie alte 64 cm e profonde circa
30 cm, al di sopra delle quali erano infisse orizzontalmente nelle pareti delle travi. Pi in alto si
erano conservate le basi di alcune finestre del
tipo strombato. Su due pareti di una delle stan
ze vi erano tre nicchie, di cui quelle centrali
erano di maggiori dimensioni ed erano decorate
con falsi-pilastri sormontati da capitelli in calca
re, due dei quali erano ancora in situ mentre gli
altri sei furono trovati fra i materiali di crollo.
Varie modifiche vennero apportate alla casa che
aveva due pavimentazioni sovrapposte, in matto
ni crudi la pi antica e in terra battuta la pi
recente, e in alcuni punti conservava ancora sulle
pareti un doppio intonaco con colorazioni e
motivi decorativi geometrici diversi. In una stan
za sono stati trovati un focolare in mattoni544,
presso il quale sono stati rinvenuti numerosi vasi
integri, una sorta di vasca-contenitore e una
"tavola porta giare" in pietra pertinenti al primo
periodo di abitazione. Secondo Schwartz, questa
stanza era in origine un santuario con larari pri
vati, data la presenza di nicchie "monumentali"
e di un bronzetto raffigurante Arpocrate545.
La casa maggiore (m 18,8 x 13,2 ca.),
anch'essa con fondamenta in pietra, si compone
va di 10 stanze suddivise in due gruppi da un
corridoio centrale su cui dava l'ingresso princi
pale, situato sul lato Sud. Il corridoio terminava,
di fronte alla porta d'ingresso, davanti ad una
scala che conduceva alla parte superiore della
casa, i cui primi tre gradini erano in calcare e gli
altri in mattoni crudi con rinforzi in legno. L'e
dificio sub pesanti modifiche nell'ultima fase del
suo utilizzo, quando l'insediamento di famiglie
diverse determin la chiusura di porte interne e
l'apertura di nuove verso l'esterno; quasi in ogni
ambiente stato trovato un focolare in mattoni
dello stesso tipo descritto sopra e attrezzature di
uso domestico come forni circolari, mortai e
vasche-contenitori. Sull'intonaco di alcune stanze
erano stati dipinti disegni in uno stile piuttosto
infantile riproducenti simbologie legate al culto
solare di mbito romano (Sol Invictus: SchwartzWild 1950, pp. 21-34, Figg. 6-8). Nella stanza
denominata 8 questi disegni si trovavano su un

543 Secondo l'interpretazione degli studiosi si tratta dell'abita


zione del custode del bagno limitrofo.
544 Si tratta di aree di cottura attrezzate con una base costrui
ta in mattoni nella quale era il focolare.
545 Questo tipo di grande nicchia decorata con elementi litici
e stucchi presente in abitazioni private di epoca romana anche in
altri centri del Fayyum, come Kom Medinet Madi e Kharabet Ihrit
per i quali cf. i rispettivi capitoli, 2.

306

Capitolo XV

intonaco che ne copriva uno pi antico su cui era


un affresco parzialmente conservato. Esso raffi
gurava tre personaggi maschili in visione frontale,
di cui uno a grandezza naturale abbigliato in
modo molto ricco con corazza e tunica rosso-vio
lacea. Al momento del ritrovamento non fu pos
sibile effettuare uno stacco o un consolidamento
del dipinto, che perci fu soltanto ricopiato e poi
protetto con una copertura di sabbia pulita in
attesa di un intervento mirato. Successivamente si
constat che a causa della fragilit dell'intonaco
non lo si poteva salvare in nessun modo e lo si
lasci in situ dopo averlo nuovamente protetto.
Nell'mbito del rapporto di scavo (SchwartzWild 1950, pp. 72-80, Pl. I), a questo affresco
venne dedicato un lungo studio iconografico teso
soprattutto all'identificazione del personaggio di
maggiori dimensioni, il cui abbigliamento poteva
far pensare anche alla raffigurazione di un impe
ratore; si ritenne invece pi probabile che si trat
tasse di una raffigurazione di carattere religioso,
la cui figura centrale era da identificare col dio
Heron o col Sol Invictus. Le monete rinvenute in
queste case erano di epoca romana e del regno
di Costantino.
Un breve capitolo dedicato agli utensili
domestici che sono stati trovati nel corso degli
scavi: in questo mbito viene presentato un inte
ressante studio su alcune capacit di misura e
sulla terminologia greca che ricorre pi frequen
temente nei papiri e che pu trovare una spiega
zione in alcuni dei vasi rinvenuti intorno al foco
lare nella casa minore del settore scavato ad
occidente del tempio (Schwartz-Wild 1950,
pp. 35-38). Purtroppo non sono stati pubblicati
i disegni scientifici dei vasi ritrovati ma solo alcu
ne fotografie complessive. Particolarmente inte
ressante anche un altro gruppo di vasi, circa 30,
rinvenuti integri sul fondo di un pozzo e presu
mibilmente caduti all'interno durante le opera
zioni di attingimento dell'acqua. Il loro studio
tipologico e morfologico sarebbe oggi di grande
interesse, poich di essi nota con una certa sicu
rezza la funzionalit, stabilita dal contesto di rin
venimento (vasellame da acqua). Purtroppo
anche per essi manca una edizione completa con
scheda tecnica e disegno.
Wild dedic inoltre qualche pagina allo stu
dio, per la verit poco approfondito, dell'evolu
zione tipologica delle "tavole porta-giare", quei
mobili litici con due o tre incavi nella parte supe
riore che frequentemente si trovano nelle case di
epoca greco-romana e bizantina, e la cui destina
zione d'uso non stata ancora del tutto chiarita
(Schwartz-Wild 1950, pp. 52-54).

Al termine di questa prima Campagna di


scavo Schwartz e Wild conclusero che Dionysias
era stata costruita secondo un progetto analogo
a quello di Philadelphia, con strade ortogonali
equidistanti e isolati di forma rettangolare. Tut
tavia di questo ipotetico schema urbano essi rico
nobbero solo tre vie parallele con direzione
Nord-Ovest Sud-Est e altre due ortogonali che
incrociavano due di esse. Come essi notarono,
non fu trovato l'insediamento di epoca tolemaica
e tutti gli edifici indagati erano attribuibili all'e
poca romana; la fortezza testimonia inoltre che il
centro divenne sede di una guarnigione romana
dal IV fino alla met del V secolo, rientrando nel
piano generale di Diocleziano di fortificazione dei
confini asiatici e africani dell'Impero546. Al di
fuori della fortezza la citt continu ad essere abi
tata, soprattutto nell'area situata fra il tempio e il
castellum; i dipinti su stucco rinvenuti all'interno
di alcune case sono gli ultimi testimoni di cre
denze pagane ancora fortemente radicate proba
bilmente fra i militari.
La seconda Campagna di scavo, che si svolse
dal 7 ottobre al 16 novembre 1950, fu dedicata
principalmente allo scavo della fortezza roma
na547, che aveva ospitato nel IV secolo, secondo
la Notitia Dignitatum, l'ala quinta praelectorum.
Come per la prima Campagna anche i risultati
della seconda furono resi noti pochi mesi dopo
in un articolo che li riassumeva (Schwartz 1951),
ma solo dopo vari anni furono pubblicati in
extenso in un volume (Schwartz 1969).
Il rapporto era in larga parte dedicato alla
descrizione della fortezza (Fig. 153). Essa si era
conservata per un'altezza di circa 2 m in media e
al suo interno fu trovata solo una minima parte
dei materiali crollati che avevano costituito il suo
alzato, segno evidente che erano stati asportati
sistematicamente per il loro riutilizzo. Le parti
che si erano conservate sono quelle che vennero
sepolte dalla sabbia in tempi piuttosto rapidi
come la parte bassa dei muri, alcune delle colon
ne e diversi capitelli e cornicioni che crollarono
per primi.
Le mura di cinta formavano un rettangolo
non perfetto, di 83 x 70 m, ed erano spesse 3,80
m; i bastioni d'angolo e le torrette mediane erano
massicci, almeno fino all'altezza a cui si erano
conservati. E molto probabile che la sommit
546 Per un'interpretazione diversa della funzione della fortez
za e dellWa quinta praelectorum come strumento dell'amministra
zione romana per il controllo fiscale del territorio cf. Cavenaile
1969, pp. 30-33.
5-17 Lo scavo fu diretto ancora da Schwartz; Wild, assente per
ragioni di salute, era stato sostituito da A. Badawy e da V. Martin.

Qasr Qarun (Dionysias)

delle mura e dei bastioni fossero raggiungibili dai


militari, ma non si trovata traccia all'interno
delle torri di scale che vi dessero accesso; le uniche scale che avrebbero potuto raggiungerli erano
costruite fra gli edifici situati lungo i lati Nord,
Est e Ovest.
Gli ingressi alla fortezza erano due, quello
principale, gi scavato l'anno precedente, si tro
vava sul lato settentrionale e uno secondario
situato su quello occidentale vicino al torrione
angolare di Nord-Ovest. Il secondo ingresso era
forse protetto sul lato esterno da un fortino, un
edificio di 11,5 x 15 m costruito a ridosso del
lato Ovest del bastione e considerato da Schwartz
come una sorta di avancorpo difensivo (Schwartz
1969, p. 5, Fig. 5). Lo scavo completo dell'in
gresso principale consent di capire meglio la sua
struttura nei particolari: il portale, in blocchi di
calcare, dava accesso ad un vestibolo costruito
con mattoni semicotti e crudi, rivestiti di intona
co bianco, sul quale era stato tracciato un dise
gno simile a quelli rinvenuti nel 1948 in una casa
ad Ovest del tempio ed interpretati come simbo
logie connesse col culto solare. Solo la parte ter
minale del vestibolo era rivestita con blocchi di
calcare, anch'essi intonacati; secondo una rico
struzione di Schwartz, basata su considerazioni di
ordine geometrico, il portale e le mura perime
trali dovevano essere alti circa 7 m. Sul lato ester
no la porta era fiancheggiata da due bastioni cir
colari a cui le truppe avevano probabilmente
accesso per mezzo di due scale situate a fianco
del vestibolo.
L'area interna del forte era divisa in due parti
da un doppio colonnato formato da 13 colonne
per lato, che costituiva l'accesso monumentale
alla cappella delle insegne situata alla sua estre
mit meridionale. Ad Est e ad Ovest del colon
nato vi erano due lunghi e stretti edifici suddivi
si rispettivamente in 7 e 6 stanze tutte uguali
(3,57 x 4,47 m ca.), disposte una a fianco all'al
tra e con ingressi autonomi. Lo stesso tipo di
stanze si trovava lungo tutto il perimetro interno
delle mura, tranne che nella met Ovest del lato
meridionale, in cui vi era invece un grande edifi
cio che venne denominato complesso ammini
strativo. Di fronte a tutte le stanze vi era un por
tico a pilastri, probabilmente coperto con
materiali leggeri e dotato di una balaustra. I pila
stri, a sezione rettangolare, erano costruiti, par
tendo dalla base, con 12 corsi di mattoni semi
cotti, su cui erano alcuni travicelli in legno e
quindi la comune muratura in mattoni crudi
(Schwartz 1969, pp. 11-12). In certi casi il porti
co era stato chiuso con dei muretti irregolari che

307

dovevano servire probabilmente come barriera


contro la sabbia portata dal vento.
E dubbio se questi edifici avessero un piano
rialzato, come farebbe ritenere la presenza di
scale, ma secondo Schwartz queste consentivano
solo l'accesso al tetto-terrazza e alle mura peri
metrali. Non chiaro inoltre se le stanze, 52 in
totale, fossero gli alloggi dei militari o servissero
anche per il ricovero dei cavalli e delle scorte ali
mentari: probabilmente, grazie alla loro pianta
semplice, potevano essere destinate a qualsiasi
uso. Alcune sembrano essere state utilizzate come
dormitorio per i soldati, dato che erano provvi
ste di una nicchia-armadio ricavata in una pare
te. Ognuna poteva ospitare 6 uomini, perci se
tutte le stanze fossero state utilizzate come dormitori si arriverebbe ad un numero di circa 300
soldati presenti all'interno della fortezza. Questi
erano sicuramente solo una parte dell'ala quinta
(Schwartz 1969, pp. 9-10), che quindi doveva
essere stata alloggiata anche al di fuori delle mura
fortificate.
All'interno del cos detto edificio ammini
strativo furono trovati degli oggetti connessi con
attivit di cucina e di mensa, come tre "tavole
porta giare", numerosi frammenti di anfore e di
vasellame in vetro soffiato548 (Schwartz 1969,
pp. 12-13). L'edificio misurava 18 x 20 m, era
suddiviso in undici stanze ed aveva probabil
mente un piano rialzato raggiungibile con una
scala ancora in parte conservata. Al momento
dello scavo gli studiosi vi riconobbero alcuni rifa
cimenti, ma non furono in grado di stabilire
quale fosse la sua pianta originale549.
Il colonnato centrale e la cappella delle inse
gne, absidata, costituivano secondo l'interpretazione di Schwartz un vero e proprio complesso di
tipo basilicale quadriportico e a tre navate, il pi
antico fino a quel momento rinvenuto in una for
tezza e forse modello delle chiese paleocristiane.
La navata centrale era probabilmente a cielo aper
to, mentre quelle laterali, costituite dal muro di
fondo delle due file di stanze-dormitorio, erano
coperte probabilmente in legno, di cui tuttavia
non rimasta traccia. Le colonne, non scanalate,
erano distanti fra di loro 7,65 m ed erano collo
cate su basi squadrate e su un'assise di blocchi

54X A questo proposito va ricordato che Schwartz e Wild ave


vano riconosciuto in superficie durante la prima Campagna di scavo
un laboratorio di vetri (D): Schwartz-Wild 1950, pp. 8-9, Pl. II.
549 Secondo Carri, che ha ristudiato l'intero forte confutando
molte interpretazioni di Schwartz, questo edificio non era stato pre
visto nella pianta originale e fu aggiunto successivamente modifi
cando le stanze-dormitorio che si trovavano a ridosso delle mura in
questo punto, come avveniva sugli altri lati (Carri 1974, p. 830).

308

Capitolo XV

che ne costituiva la fondazione; avevano altezze


diverse ed erano coronate da capitelli scolpiti
secondo differenti stili, segni evidenti di un loro
impiego secondario. Il colonnato era lungo 37,65
m, largo 15,40 m ed aveva un'altezza che stata
stimata superiore ai 4 m. I capitelli conservati erano
sette, tutti in calcare: tre erano di tipo ionico, uno
ionico con testina su ovoli, uno corinzio composi
to con volto di Dioniso e due doppi con la parte
inferiore in stile corinzio, sormontata da un capi
tello a forma di grande cesto ricolmo di grappoli
d'uva550. Sicuramente essi avevano gi fatto parte
di diversi edifci dell'antica Dionysias e sono stati
attribuiti al periodo che va dal I al III d.C.
Sul fondo della navata una scala di otto gra
dini in pietra dava accesso all'anticamera della
cappella, il cui pavimento, in mattoni cotti, era
rialzato di 1,29 m. Sulla fronte vi erano due
colonne e due pilastri d'angolo, probabilmente
collegati fra loro da una balaustra. La cella, sepa
rata dall'anticamera da un muro in pietra, era di
forma quadrata ed aveva una grande abside sul
lato meridionale, al centro della quale stava un
piedistallo, ancora in situ, che sosteneva una sta
tua in marmo raffigurante Nemesi, di cui si sono
conservati solo la parte inferiore e alcuni fram
menti delle ali e delle dita (Schwartz 1969,
pp. 17-23). La statua, a cui dedicato uno stu
dio tipologico e stilistico, era in marmo e a gran
dezza naturale; raffigurava la dea che calpesta col
piede destro la piccola figura di un uomo riccio
luto. Per le sue caratteristiche stilistiche Schwartz
ritenne di poterla attribuire al regno di Adriano,
sia che fosse un originale di quel periodo sia che
ne fosse una copia; essa, probabilmente di botte
ga alessandrina, giunse a Dionysias con l'esercito
romano e fu poi lasciata all'interno della fortez
za al momento della sua chiusura, forse perch si
prevedeva un ritorno dell'armata o perch aveva
ormai perso ogni significato.
All'interno della cappella sono stati anche rin
venuti alcuni tratti di un cornicione decorativo in
calcare, in parte costituito da blocchi di reimpie
go, due dei quali recavano ancora un'epigrafe con
dedica forse di Tolemeo Evergete II (Schwartz
1969, pp. 109-111). L'anticamera e la cella erano
collegate a tre stanze sul lato Ovest, non comu
nicanti fra loro e sicuramente connesse con il
carattere sacro dell'edificio. Sull'altro lato invece
vi era una lunga stanza a cui si accedeva solo dal
l'esterno per mezzo di una scala in pietra posta
nella navata orientale. Questa era la sala di rice
vimento del comandante del campo ed era prov
vista di due panche in mattoni crudi che corre
vano lungo i muri perimetrali.

Molto opportunamente un capitolo del rap


porto venne dedicato allo studio degli elementi
da costruzione e alle tecniche edilizie, a cura di
A. Badawy (Schwartz 1969, pp. 27-46). La mag
gior parte dei muri era costruita con mattoni
semicotti di colore giallastro, nel cui impasto
erano presenti piccoli sassi e frammenti di cera
mica; le loro dimensioni erano di cm 25 x 12 x
8, simili a quelle dei mattoni crudi (25 x 12/13 x
8/9 cm) e maggiori di quelle dei mattoni cotti (22
x 11/11,5 x 6 cm). Questi ultimi avevano un
colore che andava dal beige chiaro al verde, dal
rosso al viola, mentre quelli crudi erano di colo
re nero. Anche la pietra, spesso di reimpiego, fu
usata ampiamente soprattutto alla base dei muri
o negli spigoli. Il legno era usato per rinforzare
la muratura, negli angoli interni ed esterni, ed era
costantemente impiegato come elemento legante
fra settori murari costruiti con materiali di tipo
diverso. Il tessuto murario era del tipo comune
in epoca greco-romana, con corsi di mattoni
alternati di testa e di lungo; i muri in mattoni
crudi erano inoltre sempre intonacati con malta
che talvolta era dipinta in bianco a calce. I pavi
menti che si sono conservati erano in mattoni
posti di piatto, ricoperti di malta per evitarne l'u
sura; in certi punti sembra che la pavimentazio
ne fosse costituita semplicemente dalla roccia su
cui la fortezza era stata costruita.
Oltre alla fortezza romana fu nuovamente, e
in modo pi accurato, scavata l'area in cui nel
1948 furono rinvenute le 15.000 matrici di
monete e fu cos posto in luce l' atelier in cui le
monete e forse anche le matrici erano state fab
bricate (Schwartz 1969, pp. 99-106, Fig. 54). Si
trattava di un edificio in mattoni crudi, di cui
sono state scavate solo cinque stanze, due delle
quali erano sede del laboratorio vero e proprio
(Fig. 152). I numerosi rifacimenti dei muri e dei
pavimenti fecero supporre che l'edificio fosse
stato utilizzato dal I al IV d.C.; purtroppo la
pianta pubblicata estremamente schematica e
non consente di comprendere pienamente la
disposizione delle varie attrezzature artigianali,
dei forni e delle canalette. Molto incerta la
ricostruzione dell'attivit di fusione, che sembra
avvenisse nella stanza pi settentrionale, in cui
sono stati trovati due forni circolari, costruiti con
frammenti di anfore, e grandi quantit di cene
re. In questa stessa stanza fu rinvenuto sotto un
muretto lo scheletro di una persona adulta, la cui
5511 Allo studio di questi capitelli Schwartz dedic due capito
li del rapporto: Schwartz 1969, pp. 47-61, 129-134. Cf. inoltre Pensabene 1993.

Qasr Qarun (Dionysias)

inumazione, probabilmente clandestina, risale ad


un epoca posteriore all'abbandono (\e\l'atelier,
che deve essersi verificato, secondo quanto testi
moniano le monete trovate, intorno al 315 d.C.
Non ben chiaro se il laboratorio fosse illegale
o se invece la fusione delle monete fosse stata
delegata a Dionysias dalla zecca di Alessandria,
come sostiene M. Joungfleisch (Schwartz 1969, p.
103). La vicinanza del laboratorio alla fortezza
rende in realt abbastanza improbabile la prima
ipotesi. Va ricordato inoltre che al suo interno
furono rinvenute due barrette di bronzo grezzo
che farebbero pensare all'invio della materia
prima da parte di Alessandria, piuttosto che allo
sfruttamento delle vicine miniere di rame551.
Per quanto riguarda gli oggetti quasi nulla
stato trovato all'interno della fortezza, se si eccet
tua la statua frammentaria di Nemesi, probabil
mente perch gran parte delle suppellettili fu
asportata dai militari stessi al momento della
chiusura del forte, anche se non si pu esclude
re un saccheggio da parte della popolazione loca
le. Il catalogo dunque breve e consiste di un
elenco di lucerne, statuine in terracotta, oggetti
in metallo, in pietra e monete di cui si si forni
sce una breve descrizione, mentre raramente
viene dato il disegno e la fotografia; purtroppo
non si specifica mai il luogo preciso di rinveni
mento (Schwartz 1969, pp. 116-123). Diverse
centinaia sono i frammenti di vasellame in vetro
trovati per lo pi nell'edificio amministrativo
della fortezza, ma di questi si fornisce solo uno
studio preliminare che ne illustra per sommi capi
l'importanza e la natura552.
Fra gli oggetti editi ve ne sono alcuni di gran
de interesse, tra i quali anche diversi ostraka del
III d.C. rinvenuti durante i lavori di sgombero e
di restauro del tempio effettuati dal Service des
Antiquits555. Purtroppo tali lavori non furono
documentati e molti degli oggetti rinvenuti nel
materiale di riempimento delle sale del tempio
sono andati persi. Di grande interesse sono una
tavoletta ritenuta di tufo con decorazione ad inca
vo in stile egiziano (cm 21 x 22 x 3,3) e un fram
mento di stele a centina in calcare: la prima face
va probabilmente parte di un sarcofago per la
mummia del coccodrillo sacro venerato all'inter
no del tempio. La raffigurazione, che doveva esse
re incastonata con elementi policromi, raffigura la
mummia del coccodrillo sotto un fascio di raggi
discendenti da un grande disco solare che cam
peggia al centro della tavoletta. Sulla stele, che
stata attribuita all'epoca romana, erano raffigura
te, in alto, il disco solare alato e, sotto, una scena
di offerta da parte di una coppia regale ad una

309

divinit la cui immagine non si conservata


(Schwartz 1969, pp. 93-95). Di eccezionale impor
tanza per lo studio del tempio sarebbero anche
altre sculture di cui viene dato solo un elenco, fra
le quali si citano una testa frammentaria in stile
egiziano appartenente forse ad una sfinge, un
frammento di statua di sacerdote di epoca roma
na e una testa della dea cobra Renenutet554.
Dopo il 1950 non sono noti altri scavi a Qasr
Qarun; gli unici lavori di cui si abbiano notizie sono
quelli di restauro del tempio eseguiti da Ibrahim
Abd el-Aziz e Taha el-Shiltaui per conto del Servi
ce des Antiquits nel 1957 (Leclant 1961, p. 176).

2.3. Nuovi studi


Nel 1974 e nel 1995 sono stati pubblicati due
studi di grande interesse relativi a due edifici di
Dionysias e sebbene non siano il frutto di nuovi
scavi ritengo ugualmente di doverli riassumere
per la nuova luce che portano sulla fortezza e sul
mausoleo romano (Carri 1974; Grossman 1995).
Secondo J.-M. Carri, la ricostruzione della
fortezza romana cos come stata proposta da
Schwartz non pi attualmente accettabile alla
luce dei nuovi rinvenimenti e studi sulle fortifi
cazioni romane. In breve, lo studioso individua
le caratteristiche planimetriche e architettoniche
peculiari del forte di Dionysias e le pone a con
fronto con numerose fortezze di epoca tardo
romana delle Province africane e orientali: le tec
niche edilizie impiegate, la disposizione delle
stanze-dormitorio perpendicolari al muro di
cinta, la posizione decentrata dei principia o
complesso amministrativo, la presenza al cen
tro dell'area di edifici per le truppe, di un porti
co a pilastri davanti a tutte le stanze e soprattut
to della cos detta sala basilicale centrale.
Carri respinge l'idea di Schwartz che il com
plesso centrale fosse frutto di un piano coerente,
da cui invece sarebbe escluso l'edificio ammini
strativo, e costituisse un insieme basilicale di
551 Queste miniere sono note solo attraverso le fonti scritte.
552 Si tratta per lo pi di vasellame da mensa in vetro soffiato
generalmente non colorato o con una decorazione semplice; pre
valgono decisamente i frammenti di forme aperte ma non mancano
quelli di bottiglie e di fiasche. In generale si nota che essi sono tipo
logicamente confrontabili con quelli rinvenuti a Karanis e la loro
datazione va dal I al IV d.C. (Schwartz 1969, pp. 125-127).
555 Si pubblicano anche due piccole fotografie, ma non uno
studio, di una statua frammentaria in marmo raffigurante Dioniso,
messa a disposizione degli archeologi da un agricoltore della zona.
4 Cf. Schwartz 1969, p. 97, PI. II. Vale la pena di ricordare
che l'iscrizione frammentaria in greco rinvenuta dal Jomard di fron
te al tempio fu interpretata come contenente il nome della dea
Thermuthis o Renenutet: Jomard 1821, p. 475.

310

Capitolo XV

carattere cerimoniale e rappresentativo, modello


che sarebbe stato ripreso in sguito nelle chiese
paleocristiane. Lo studioso dimostra infine che la
datazione proposta da Schwartz completamen
te da rivedere. Attraverso lo studio attento del
rapporto di scavo e della planimetria della for
tezza Carri giunge a conclusioni molto diverse
da quelle degli archeologi, apparentemente molto
convincenti ma la cui attendibilit andrebbe verificata sul terreno. Secondo Carri, il doppio
colonnato, per il modo in cui stato costruito
con materiale di reimpiego, sembra essere una
aggiunta tarda alla fortezza, contemporanea a
quella dei due edifici che lo fiancheggiano; il
blocco amministrativo inoltre frutto di un ria
dattamento di edifici preesistenti, ma non una
aggiunta estranea al progetto iniziale. Dal punto
di vista cronologico lo studioso ritiene che la for
tezza non sia stata costruita all'inizio del IV seco
lo, come fino ad ora si era pensato sulla base
Ml'ostrakon OFay 21 (Carri 1974, p. 838 n. 1),
ma piuttosto sia stata ricostruita in quel momen
to, forse in sguito al terremoto del 306. A quel
la data risalgono probabilmente le modifiche
apportate alla sistemazione originale della fortez
za: si tratterebbe cos di un forte eretto prima del
regno di Diocleziano per necessit di difesa loca
li, contro le invasioni di popolazioni provenienti
dal deserto occidentale, come fu quella dei Libi
ci che sconvolse il Fayyum nel 258. E noto che
in quel periodo il regno di Palmira si sostitu al
potere romano nella difesa dell'Egitto ed dun
que possibile che la fortezza di Qasr Qarun sia
stata costruita sotto l'influenza palmirena, ipote
si che lo studioso cerca di dimostrare - in modo
forse non del tutto convincente - anche attraver
so la reinterpretazione in chiave siriana degli
affreschi rinvenuti nel 1948 e raffiguranti secon
do Wild il dio Heron.
L'articolo di P. Grossmann tratta invece di un
piccolo edificio in mattoni cotti situato all'estre
mit orientale dell'area archeologica e considera
to gi da Schwartz e Wild un mausoleo tardo
romano, ma che non mai stato oggetto di uno
studio (Figg. 154-155). Grossmann5" conferma
questa ipotesi attraverso numerosi confronti con
mausolei situati anche al di fuori dell'Egitto e per
esso propone una datazione alla seconda metfine III d.C.556. L'edificio, che imita nella forma
un tempio, tetrastilo pseudoperiptero ed
costruito in mattoni cotti557 di colore rosso scuro
su un basamento in blocchi di calcare; ha pianta
rettangolare, misura 7,55 x 5,20 m"8 ed diviso
in due parti, un pronaos e la cella. Nel comples
so in buono- stato e si conserva per circa 2/3

della sua altezza. Sulla facciata vi erano in origi


ne due colonne centrali e due pilastri, attual
mente non pi conservati, ma di cui stato tro
vato nel 1948 un frammento di capitello in stile
ionico composito (Schwartz-Wild 1950, p. 7 Fig.
1); a questo ambiente aperto, il pronaos, si acce
deva per mezzo di una scala situata sul lato set
tentrionale. La cella invece aveva due ingressi,
quello principale sul lato Ovest, che dava diret
tamente nel pronaos, e uno laterale situato ad una
estremit del lato meridionale dell'edificio.
Le pareti esterne erano decorate con due
semicolonne per lato, di cui solo le basi e forse
i capitelli erano in calcare, e semicolonne ango
lari a forma di cuore negli spigoli sul retro del
l'edificio. Gli spigoli frontali invece erano per
met semipilastri e semicolonne (Grossmann
1995, Abb. 1). All'interno, sulla parete di fondo
della cella vi era una nicchia absidata fiancheg
giata da due semicolonne, mentre nelle pareti
laterali vi erano due grandi nicchie rettangolari.
Sui lati lunghi erano state inserite nei muri due
panche che dovevano servire probabilmente per
i banchetti in onore dei defunti; quella situata
nell'abside era invece destinata a sostenere una
statua. Tutte le parti in mattoni erano ricoperte
da uno spesso intonaco di colore bianco-rosato,
di cui si conservano ancora larghi tratti; l'abside
era probabilmente decorata con una grande con
chiglia in stucco. La copertura dell'edificio era
forse a volta o a pseudovolta, come altri edifici
simili di Alessandria e della eh ora. Al di sotto
della pavimentazione del mausoleo, costituita da

555 Stranamente egli afferma che il tempio di Dionysias era


dedicato al dio Amon-Chnum.
556 La datazione dell'edificio stata formulata non sulla base
dei confronti con altri mausolei analoghi, ma stata dedotta par
tendo da quella della fondazione della fortezza romana proposta da
Schwartz: uno dei capitelli di riutilizzo facenti parte della colonna
ta centrale della fortezza molto simile ad uno attribuito al mau
soleo, al punto che li si pu ritenere prodotti in una stessa botte
ga. Tuttavia se l'epoca del suo riutilizzo nella fortezza nota, inizi
del IV d.C., non sappiamo a quale edificio appartenesse in origine
n quando esso fu eretto (Grossmann 1995, p. 149). Va notato inol
tre che in questo studio non mai citato l'articolo di Carri sulla
fortezza, che pure introduce elementi nuovi a proposito della sua
datazione, sia pure non in contrasto con le conclusioni di Gros
smann. Secondo P. Pensabene, questo piccolo edificio sarebbe un
tempietto di et imperiale forse dedicato a Serapide (Pensabene
1993, p. 549); secondo S. Yeivin invece, si tratterebbe di un ninfeo
romano (Yeivin 1930, p. 30, Pl. 3).
557 I mattoni utilizzati sono di due diverse dimensioni, quelli
impiegati all'esterno dell'edificio sono di cm 21/22 x 10/11,5 x
7,5/8, mentre quelli all'interno di cm 25/26 x 12/13 x 7,5:
Grossmann 1995, p. 145.
"X E singolare che in uno studio architettonico non siano spe
cificate le dimensioni precise dell'edificio e che esse debbano inve
ce essere ricavate dalla planimetria. Non nota la misura dell'al
tezza e nemmeno sono indicati lo spessore dei muri e l'altezza del
basamento.

Qasr Qarun (Dtonysias)

grandi elementi litici, sono state individuate tre


stanze, di cui due dovrebbero essere sepolture,
ma che non sono state scavate. Lo studio com
plessivo dell'edificio ha fatto ritenere a Grossmann che il progetto originario sub una modi
fica in corso d'opera, forse su richiesta del
committente. Questo tipo di edificio funerario ha
avuto ampia diffusione nell'Egitto tardo antico.

3. Le necropoli
La necropoli di Dionysias non mai stata
ufficialmente scavata; la sua posizione cono
sciuta grazie alla cartografia egiziana559. La pre
senza di un mausoleo560 a poca distanza dalla citt
verso Sud-Est pu far pensare che la necropoli di
epoca romana fosse sita in quest'area. L'unica
testimonianza a me nota riguardo alla presenza di
possibili sepolture intorno al mausoleo risale al
Belzoni che nel 1819 visit Qasr Qarun, ma resta
pur sempre un'affermazione generica e non altri
menti documentata: ... verso levante sorge una
specie di porta d'una forma ottagona e a qualche
distanza un piccolo tempio greco occupa un pic
colo promontorio, al di sotto del quale sonovi
alcune tombe (Belzoni 1988, p. 327).

4. Conclusioni
Come si visto, la citt stata solo parzial
mente scavata e per questo di essa sappiamo
poco dal punto di vista archeologico e architet
tonico. La sua estensione e la sua planimetria
sono completamente ignote anche se Schwartz e
Wild nella pianta da loro edita nel 1950
(Schwartz-Wild 1950, Pl. II), ancora oggi l'unica,
hanno cercato di disegnare i limiti "apparenti"
dell'abitato e gli assi viari da loro riconosciuti.
Pochi sono gli edifici disegnati in questa plani
metria, in cui peraltro manca qualsiasi riferimen
to all'orografia del terreno, e ogni edificio o stra
da sembra essere isolato dal resto.
Le strade principali erano probabilmente
quelle che andavano da Nord-Ovest a Sud-Est, di
cui solo una attraversava completamente il centro
abitato mentre le altre due terminavano presso gli
edifici religiosi (Fig. 147). Le altre strade erano
pi strette e ortogonali a queste; in totale le vie
disegnate sulla carta sono solo cinque, poche per
poter concludere, come invece fanno Schwartz e
Wild, che la pianta della citt era simile a quella
di Philadelphia, regolare e con vie equidistanti.
Le case e gli edifici posti in luce ad Ovest del

311

tempio e nell'isolato Sud, come del resto anche


la fortezza, non si inseriscono in questo schema,
essendo orientati diversamente. La discordanza di
orientamento fra alcune parti della citt pu forse
essere spiegata col fatto che siano state costruite
in epoche diverse; tale ipotesi comunque pu
essere confermata o smentita solo attraverso uno
scavo sistematico del sito561.
Dall'esame delle fotografie aeree scattate dalla
RAF nell'aprile del 1955562 si deduce che l'area
archeologica, e quindi forse l'antica citt, ha una
forma circolare, al centro della quale si trova il
tempio (Fig. 156). Solo una strada riconoscibi
le, seppure a fatica, ed quella che attraversa il
sito in tutta la sua lunghezza e sembra terminare
davanti al mausoleo di epoca romana. Le aree
scavate dalla Missione franco-svizzera appaiono
nuovamente sepolte dalla sabbia e pochi muri
sono visibili, come nel settore ad Ovest del tem
pio e il muro di cinta Sud della fortezza. La pla
nimetria urbana non riconoscibile, ma si nota
che in una vasta area a Nord del tempio non
sembrano esserci edifici, poich il terreno risulta
completamente piatto e senza corrugamenti. Ci
potrebbe significare che la zona sia stata com
pletamente spogliata o, al contrario, che gli anti
chi edifici siano stati sepolti dalla sabbia e siano
stati meno manomessi che altrove565.
L'area archeologica di Qasr Qarun molto
diversa dalle altre esaminate nel Fayyum poich
sembra aver avuto un solo livello abitativo, come
anche forse Kharabet Ihrit e Qasr el-Banat: gli
studiosi che l'hanno scavata non parlano mai di
strutture sovrapposte o di livelli stratificati, ma
solo di edifici che subirono numerose modifiche
e che poggiavano direttamente sulla roccia. Anche
il suo aspetto attuale sembra confermare questo
dato: le rovine sono di poco sopraelevate rispet
to al deserto circostante, a differenza di molti altri
kiman della regione. Il loro appiattimento gene
rale non stato causato soltanto dalla distruzio
ne operata dagli abitanti del luogo, ma dovuto
principalmente alla mancanza di sedimentazione
antica, come dimostrano gli edifici scavati che pur

w Schwartz-Wild 1950, Pl. IIla. Anche secondo l'ispettore del


Fayyum Ahmed Abd el-Aal Mohammed, la necropoli situata a
circa 2 km di distanza sulle prime alture del deserto ad Ovest del
tempio.
56(1 Per [\ definitivo accertamento della funzionalit di questo
edificio sarebbe opportuno uno scavo delle stanze individuate da
Grossmann al di sotto della sua pavimentazione.
561 Pochi sono gli edifici e le suppellettili risalenti all'epoca elle
nistica rinvenute nel corso degli scavi; la maggior parte di essi
stata attribuita all'epoca romana o tardo-romana.
13 RAF 2344 F 22 Nrr. 0112-13, aprile 1955.
565 Quest'area si trova di fronte alla biglietteria turistica.

312

Capitolo XV

essendo fondati sulla roccia risalgono all'ultimo


periodo di frequentazione della citt.
Mancano insomma quelle condizioni cos
caratteristiche degli antichi centri abitati della
regione: innalzamento continuo dei livelli strada
li e abitativi causato dall'accumulo di immondi
zia ma soprattutto della sabbia. La mancanza di
massiccia sedimentazione pu essere dovuta a
numerosi fattori, dall'accumulo dei rifiuti al di
fuori dell'area urbana, all'assenza di vento, prin
cipale veicolo per la sabbia, alla lontananza del
deserto o alla continua distruzione fino al banco
roccioso delle abitazioni pi vecchie.
Nell'area situata a Nord-Est del tempio564 ho
potuto notare la presenza di uno spesso accu
mulo di immondizia antica composto prevalente
mente di cenere e di frammenti ceramici, che
riempie e ricopre i resti di alcune abitazioni cadu
te in rovina e abbandonate nell'antichit. Si trat
ta apparentemente di una discarica antica che
sembra essere stata parzialmente scavata per
porre in luce i muri sottostanti; non noto chi vi
abbia scavato565 n a quale periodo risalgano que
ste costruzioni e il loro abbandono.
Che il deserto non si trovasse nelle immedia
te vicinanze, almeno per un certo periodo, testi
moniato dalla presenza intorno al sito di canali
ancora oggi chiaramente riconoscibili nel deserto
e ripresi dalle fotografie aeree e satellitari. In
certe zone essi formano un reticolato ortogonale
tipico delle aree bonificate, cos come anche
testimoniato dai papiri566.
Anche il tempio, uno dei meglio conservati in
tutto il Fayyum e anche uno dei pi monumen
tali, non stato mai oggetto di studi approfon
diti567. Purtroppo il suo scavo e il suo restauro
non sono stati documentati, con la conseguenza
che molti dati sono andati perduti insieme con
gli oggetti ritrovati: l'analisi complessiva dei mate
riali trovati intorno e dentro l'edificio avrebbe
potuto fornire utili indicazioni sulla sua datazio
ne, sul culto e sulla divinit cui era dedicato. Se
infatti sembra chiaro che nel tempio fosse adora
to il dio coccodrillo della regione, non noto
quale fosse il suo nome. Le uniche planimetrie
che possediamo di questo complesso edificio
risalgono alla fine del 170056S e al 1843569, entram
be solo apparentemente precise; manca del tutto
il rilievo delle numerose stanze ricavate nel sot
tosuolo e nei piani intermedi, e del vestibolo che
precede il tempio. Anche per la pianta del chio
sco sul dromos dobbiamo ancora riferirci alle
tavole di Jomard.
Il vestibolo una costruzione alquanto sin
golare, come ho avuto modo di constatare, ma

purtroppo non documentata n studiata: costrui


to con blocchi di calcare squadrati, pi ampio
della facciata del tempio e si compone di diversi
ambienti, alcuni dei quali sotterranei, e di una
scala situata presso il lato meridionale che dove
va probabilmente condurre a stanze superiori. Il
tempio nel complesso simile ad altri rinvenuti
nella regione, ma presenta la particolarit di con
servare ancora la copertura originale e le stanze
del secondo piano.
Va infine notato il diffuso impiego nell'mbito
dell'edilizia cittadina di conci squadrati di calcare
nella costruzione degli edifici o della loro parte
inferiore, posti in opera a secco o con malta di
fango. Tale uso potrebbe essere posto in relazione
non solo con l'agiatezza dei loro proprietari ma
probabilmente anche con la diffusa umidit del
suolo; non va infatti dimenticato che Dionysias era
interamente circondata da vaste estensioni di
campi coltivati e da canali, come ormai numerose
e diversificate fonti attestano con sicurezza.

56-4 Dietro alla biglietteria turistica.


%5 Nelle fotografie aere della RAF sopra citate l'area appare
fittamente bucherellata.
566 Cf. ad esempio PLille 1, recto. Sui canali menzionati dai
papiri e sulle coltivazioni di Dionysias cf. Cavenaile 1969.
567 L'unico studio di carattere scientifico che riguarda questo
tempio risale al 1917 ma limitato all'analisi dei blocchi che costi
tuiscono la sua copertura, esaminati dal punto di vista tecnico e sta
tico: Audebeau 1917.
568 Si tratta delle piante del piano terreno, del tetto e di alcu
ne sezioni dell'edificio eseguite da Jomard, Description de l'Egypte,
IV Pls. 69-70.
%9 Piante e sezioni disegnate da Lepsius durante il suo breve
soggiorno: LD I, 51, 53.

Qasr Qarun (Dionysias)

Fig. 142. // tempio di Dionysias.

Fig. 143. // naos a tripla cella situato al piano terreno del tempio.

313

314

Capitolo XV

Fig. 144. Tavola del Jomard iralla dalla Description de l'Egypte: lesterno del tempio

Qasr Qarun (Dionysias)

315

1.1 l'I.A.NS. KI.KVATIO.V. COCI'KS KT DKTAII.K l TKMIM.K KGYPTIKX.SITI'K VKKS I.KX ) Kli.MITK (HTIDKXTAI.K DI I.AC
AI'PKI.K HIKKKT KI. QKROIW. u i I'I.AXS KT DKTAII.S DI'. l'M SIKt RS A.vnyiTTKS Dli.S KNVIKOXS.

Fig. 145. Tavola del ]omard tratta dalla Description de l'Egypte: sezioni e ricostruzioni del tempio

316

Capitolo XV

Tempel VOH Kasr Kerun .

'

....

Grundriss clcsuutcrn Stock'.

Grundriss de obern Stoi'k's.

Duri h.si liiull nacli a 1>

Fig. 146. Planimetrie e sezione del piano terreno e del "terrazzo" del tempio disegnate dal Lepsius nel 1843

Qasr Qarun (Dionysias)

31/

318

Capitolo XV

ECHELLE
012545

Fig. 148. L'isolato Sud

H.W.

Fig. 149. // settore di scavo Sud posto in luce nel 1948: gli edifici dell'estremit occidentale.

Qasr Qarun (Dtonysias)

319

ir-

320

Capitolo XV

Qasr Qarun (Dionysias)

Fig. 153. Planimetria generale della fortezza disegnata dal Badawy nel 1950.

321

322

Capitolo XV

Fig. 154. // mausoleo romano visto da Ovest.

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Fig. 155. Pianta e sezione del mausoleo.

Qasr Qarun (Dionysias)

323

Fig. 156. Fotografia aerea RAF del 1955 Al centro dell'immagine, nel deserto, si distingue l'area archeologica di Qasr Qarun
al cui centro il tempio. Nel deserto sono anche riconoscibili numerosi antichi canali artificiali

CAPITOLO XVI

Medinet Quta

Posizione geografica: 29 20' Nord; 30 33' Est


Quota s.l.m.: 28 m
Estensione del kom: 300 X 150 m570
Orientamento del tempio: Orientamento del centro abitato: Cronologia: -

1. Il sito
Medinet Quta anche nota come Yauta o
Medinet Yaquta ed era un piccolo centro abitato
di epoca greco-romana, il cui nome antico e la cui
precisa cronologia restano ancora sconosciuti. Si
tratta del pi occidentale dei centri fino ad ora
noti nel Fayyum, e forse anche il pi impervio,
essendo situato sulle pendici dell'altopiano del
Gebel Qatrani, a circa 8 km di distanza dall'attuale
estremit occidentale del lago (Figg. 157-158).
Il sito attualmente riconoscibile solo grazie
alla presenza di ceramica in superficie e di pochi
mattoni crudi in cattivo stato di conservazione;
gli edifici, se ancora ve ne sono, sono completa
mente coperti dalla sabbia e dal pietrisco crolla
to dal gebel soprastante. L'azione del vento e del
l'acqua piovana oltre a trascinare verso valle e
sull'insediamento un notevole quantitativo di sab
bia e di pietre ha probabilmente agito anche sugli
antichi edifici creando smottamenti e scivolamenti
a valle.
Apparentemente l'insediamento doveva esse
re di dimensioni ridotte e sembra essere stato
costruito su una o pi terrazze naturali la cui for
mazione dovuta all'erosione del calcare di cui
sono costituite queste alture. Nulla attualmen
te riconoscibile, nemmeno la forma approssima
tiva del villaggio.

rende tuttavia giustizia all'importanza della sco


perta (Daressy 1898). Lo studioso fu inviato in
ispezione dal direttore generale del Service des
Antiquits in sguito ad una segnalazione del
Governatore del Fayyum, secondo la quale alcu
ni beduini avevano scoperto una nuova citt
antica.
La Missione di Daressy fu estremamente rapi
da, dal 31 marzo al 2 aprile 1898, e rivolta essen
zialmente ad accertare l'attendibilit delle notizie
e a riportare una sommaria descrizione della loca
lit. Le poche pagine pubblicate non sono altro
che il rapporto in forma di lettera indirizzato al
direttore del Service, in cui si riferisce che il cen
tro abitato doveva essere stato di piccole dimen
sioni e che non vi era traccia di nessun grande
edificio. Le case visibili erano costruite con bloc
chi di pietra marnosa, ma la planimetria dell'abi
tato non era riconoscibile a causa della sabbia
che ricopriva l'area. Secondo lo studioso, l'inse
diamento, definito come una ville, sarebbe
stato abitato da operai impegnati nelle cave di
argilla, di ocra rossa e di calcare situate sulle col
line vicine.
In superficie Daressy raccolse una serie di
oggetti, fra i quali i frammenti di una statua greca
in marmo, parte di una statuetta in legno raffi
gurante un leone, un altare domestico in legno,
piccoli cesti di giunco, una moneta tolemaica e
una dell'imperatore Traiano (Daressy 1898,
p. 45). Ma i rinvenimenti pi importanti furono
una stele centinata in granito nero con iscrizione
geroglifica su tre colonne (h 2,10 m, larg. 0,88 m
alla base e 0,80 alla centina, sp. da 0,40 a
0,48 m) e alcuni frammenti di un altare (sic] con
epigrafe greca. Entrambe le iscrizioni furono rico
piate e pubblicate da Daressy senza commento e
traduzione (Daressy 1898, p. 46); esse furono
lasciate in situ. Sulla base di un'integrazione al

2. Glii scavi
Pochi e soprattutto mal documentati sono
gli scavi condotti a Medinet Quta571. La prima
notizia relativa all'individuazione di questa loca
lit una breve nota di G. Daressy, che non

570 Le misure sono tratte da Lane 1985, p. 100; secondo


Fakhry l'area dell'insediamento era di 80.000 m2 (Fakhry 1941,
p. 898).
571 Per un quadro riassuntivo dei lavori svolti sul sito cf. inol
tre Fakhry 1941, pp. 898-902.

326

Capitolo XVI

testo dell'epigrafe greca rinvenuta, lo studioso


credette di poter identificare il sito con l'antica
Dionysias, identificazione che fu poco dopo
smentita dai rinvenimenti di Grenfell e Hunt a
Qasr Qarun572.
La stele con scrittura geroglifica, datata dallo
stesso Daressy all'epoca tolemaica, fu presto rite
nuta di grande importanza dagli studiosi poich
sembrava stabilire il confine amministrativo fra il
"lago del Nord" e il "lago del Sud". Il contenu
to dell'iscrizione non tuttavia di facile com
prensione poich presenta qualche difficolt di
traduzione nella sua parte finale. Un controllo
autoptico della stele non pi possibile, dato che
essa sembra essere perduta573.
Durante la Campagna del 1900-1901, dedi
cata principalmente alla ricerca di cartonnages di
papiro nelle necropoli tolemaiche, Grenfell e
Hunt esplorarono numerosi siti fra i quali anche
Medinet Quta, a quel tempo nota come Yakuta
e da poco scoperta (Grenfell-Hunt 1901, p. 6).
Lo scavo inizi nei primi giorni del febbraio
1901574 ma i suoi risultati non furono resi noti
ufficialmente575. L'unico rapporto relativo a tali
indagini consiste di poche righe, in cui princi
palmente si ripubblica l'epigrafe in greco trova
ta dal Daressy, con integrazioni e correzioni che
dimostrano l'errata lettura del toponimo Diony
sias: l'iscrizione si rivel essere infatti una dedi
ca ai Dioscuri incisa su un architrave. Oltre all'e
pigrafe Grenfell e Hunt riferiscono di aver
trovato pochi papiri, che tuttavia non furono
utili per definire l'antico toponimo della localit,
e una testa di statua in marmo forse raffiguran
te Alessandro.
In sguito il sito fu visitato da vari studiosi,
fra i quali Caton-Thompson, Gardner e Pochan;
quest'ultimo cerc in vano la stele in granito
nero di Daressy, ma non noto in che cosa
siano consistite le sue ricerche (Pochan 1936, p.
136) e quando furono effettuate. La visita di
Caton-Thompson e Gardner fu compiuta pro
babilmente nel 1925 e di essa restano, quale
testimonianza, solo poche righe pubblicate in
The Desert Fayum (Caton-Thompson-Gardner
1934, p. 158). Le studiose affermano che il sito
era stato pesantemente sconvolto dall'azione
degli abitanti della zona, ma nonostante ci esso
lasciava ancora ben sperare in fruttuosi rinveni
menti, grazie al fatto che gli edifici erano stati
ricoperti, e dunque protetti, da uno spesso
accumulo di detriti. In superficie erano ricono
scibili un muro in arenaria situato al limite
nord-orientale e anche alcuni muri in mattoni
crudi pertinenti ad abitazioni private. Due

diverse dimensioni di mattoni crudi furono


documentate: un tipo era di 35,5 x 17,7 x 10
cm, l'altro di 22,8 x 12,7 x 6,3 cm. Fra gli
oggetti degni di nota si ricordano due monete
di Tolemeo VI e un frammento in calcare bian
co di una cornice con cavetto che decorava pro
babilmente un portale.
Nuovi scavi furono intrapresi nel marzo 1937
da Ahmed Fakhry dopo che alcune ricerche
effettuate nella zona dall'Irrigation Department576
del Fayyum riaccesero l'interesse archeologico
per questo sito. Gli scavi, che ebbero una dura
ta di due settimane e impiegarono 40 operai, non
poterono essere sistematici e approfonditi a causa
degli scarsi fondi a disposizione. I risultati di tale
Campagna furono pubblicati in un articolo che
non fornisce nessuna informazione riguardo alla
planimetria del centro e alla tipologia degli edi
fici portati alla luce (Fakhry 1941). I lavori furo
no limitati alla pulizia di 3 o 4 strutture577 gi
visibili in superficie e allo scavo di un numero
imprecisato di trincee che sezionarono il sito in
tutte le direzioni. Sembra alquanto evidente, dal
tipo di relazione di scavo e dalla stessa strategia
d'indagine adottata, che questi scavi erano fina
lizzati al rinvenimento di oggetti, papiri e monu
menti piuttosto che alla comprensione e alla
documentazione della situazione archeologica nel
suo complesso. In particolare Fakhry era inte
ressato al ritrovamento della stele con iscrizione

572 Cf. il capitolo XV dedicato a Qasr Qarun (Dionysias), 2.2.


573 Almeno in tre occasioni si cercato di ritrovare la stele in
granito, ma invano: Pochan 1936, p. 136; Sharei 1940, pp. 313-319;
Fakhry 1941. Anche il Vogliano riferisce di averla cercata inutilmente
(Vogliano 1942, p. 15). Grenfell e Hunt nel loro brevissimo rapporto
su questa localit non la menzionano (Grenfell-Hunt 1901, p. 6).
^ Come si evince dal rapporto, lo scavo dovette avere una
durata inferiore ai 10-13 giorni, dato che il 14 febbraio essi lascia
rono questa zona per trasferirsi a El-Rubayyat (Grenfell-Hunt 1901,
p. 6). Non sembra pertanto attendibile la notizia secondo cui lo
scavo ebbe una durata di tre settimane: Fakhry 1941, p. 899.
575 Una versione non ufficiale dei fatti fu riferita a Fakhry nel
1936 da un operaio che aveva lavorato con Grenfell e Hunt nella
Campagna del 1900-1901: cf. Fakhry 1941, p. 899 n. 2. Tale testi
monianza aggiunge poche notizie rispetto al rapporto ufficiale, ed
inoltre a mio parere poco attendibile, poich narra che gli scavi
a Medinet Quta furono intrapresi sbito dopo quelli di Qasr Qarun,
mentre noto che questi ultimi risalgono all'inverno 1898-99.
Secondo questa testimonianza sarebbe stato un beduino ad indica
re il luogo in cui era sepolta un'iscrizione che fu poi sbito copia
ta da Hunt; inoltre, sarebbero anche stati rinvenuti frammenti di
statue di marmo, un certo numero di pietre con iscrizioni, monete,
perle, scarabei e una buona quantit di papiri. Secondo Pinterpretazione di Fakhry, l'iscrizione copiata da Hunt sarebbe stata la stele
di granito nero gi pubblicata da Daressy.
^7(l Cf. Shafei 1940, p. 318. Tali ricerche furono effettuate nel
l'mbito dello Wadi el-Rayyan Project e Ali Shafei Bey, ispettore
dell'Irrigation Department, si adoper in quell'occasione affinch
venissero stanziati fondi per riprendere gli scavi a Medinet Quta.
577 Le fondazioni degli edifici si trovavano fra le quote 12 e
26 m s.l.m.: Fakhry 1941, p. 906.

Medinet Quta

327

geroglifica, alla cui interpretazione dedic alcu


ne pagine della stessa relazione.
Una parte degli oggetti rinvenuti furono foto
grafati ed elencati dallo studioso, ma non furono
studiati in extenso^*. Un gruppo di materiali per
tinenti a culti domestici fu invece edito da Drioton (Drioton 1941): si trattava di un frammento
di tavoletta lignea con immagine dipinta del dio
Heron a fianco del suo cavallo, di sei piccoli sedi
li in legno forse per statuette in terracotta o bron
zo e di nove piccoli altari lignei, che probabil
mente avevano decorato i larari. Tali oggetti
risultano di particolare interesse per lo studio
della religiosit popolare, ma purtroppo non
furono resi noti i loro contesti archeologici.
Nel 1981 erano ancora riconoscibili in situ
alcune strutture architettoniche, come testimonia
la Lane: a Nord del kom vi era un accumulo di
mattoni e di pietre interpretate come facenti parte
di una pavimentazione di una larga strada che
conduceva in riva al lago579. 50 m a Sud di essa
vi erano due muri in mattoni crudi, paralleli

e pertinenti ad un grande edificio, forse un tem


pio (Lane 1985, p. 100).

Come si visto, pochissimo possiamo dire


sulla natura, la storia e la tipologia di questo inse
diamento. La sua posizione geografica, cos estre
ma, suggerisce che possa trattarsi non tanto di un
villaggio agricolo, ma piuttosto di una localit di
passaggio e di sosta sulla via che conduceva alle
oasi del deserto libico580 o, come suggerisce
Daressy, un villaggio di operai addetti all'estra
zione di materiali dalle colline retrostanti.

5'8 Si tratta di frammenti di statuette in alabastro e terracotta,


di attrezzi lignei, di parti di mobilio tornite, di amuleti e perline in
fa'ence, di piccoli oggetti in bronzo, di lucerne e vasellame fittile,
fra cui frammenti di recipienti con inscrizioni ad inchiostro nero in
greco e demotico: Fakhry 19-41, pp. 906-909, Pls. CXXX-CXXXIV.
Poche sono le monete e i papiri.

579 Si tratta forse della stessa strada o rampa menzionata da


Shafei 1940, p. 320.
S11 Secondo Caton-Thompson e Gardner, Medinet Quta era
una stazione intermedia fra Abu Ballas e le fonti dello Wadi elRayyan sulla via carovaniera che conduceva alle oasi: Caton-Thompson-Gardner 1934, p. 158.

3. La necropoli
La necropoli di Medinet Quta resta ancora
oggi sconosciuta nonostante le ricerche effettua
te nel 1937 da Fakhry (Fakhry 1941, p. 909).

4. Conclusioni

328

Capitolo XVI

Fig. 158. Le colline che sovrastano Medinet Quta.

--

CAPITOLO XVII

Altre testimonianze archeologiche nella meris di Themistos

Oltre ai grandi siti archeologici che sono stati


pi volte oggetto di ricerche e di scavi, nella
meris di Themistos vi sono altre testimonianze
archeologiche degne di interesse, ma meno note
a causa della loro esiguit e della mancanza di
ricerche specifiche che le riguardino. Alcuni di
questi siti sono ancora oggi riconoscibili e potreb
bero ancora fornire notizie utili per la ricerca,
anche se spesso sono in cattivo stato di conser
vazione; di altri restano soltanto testimonianze
fotografiche o cartografiche.
Medinet Watfa58!, l'antica Philoteris (29 23'
Nord; 30 28' Est; 10 m s.l.m.), si trova nel deser
to pressappoco a met strada fra Qasr Qarun e
Qasr el-Banat, ad una distanza di 1,5 km circa
dal Bahr Qarun. Si tratta di un piccolo kom (200
x 100 m)582 poco elevato, uno dei pochi in que
st'area ad essere ancora circondato dal deserto.
Attualmente la superficie dell'area archeologi
ca molto appiattita, con rare strutture affioran
ti e molti frammenti di ceramica e scaglie di cal
care sparsi in superficie (Fig. 159). Fra gli edifici
riconoscibili uno era probabilmente una fornace
o un laboratorio in mattoni cotti, circondato dalle
caratteristiche scorie di lavorazione di tipo vetro
so e di colore nero. Gli altri muri, in cattivo stato
di conservazione, sono costruiti con mattoni crudi
di colore nero e giallognolo, ricchi di paglia.
Particolarmente interessanti sono alcuni ter
rapieni chiaramente visibili nel deserto fra la stra
da moderna e il kom, il cui andamento sembra
essere estremamente regolare. Si tratta di creste
ricoperte di scaglie di calcare (Fig. 160), lunghe
anche diverse centinaia di metri e disposte tra
loro in modo ortogonale, cos da delimitare aree
rettangolari di una certa ampiezza. Probabilmen
te si tratta dei resti degli antichi campi strappati
al deserto dalla bonifica tolemaica: questi terra
pieni dovevano costituire gli argini o le dighe
lungo le quali scorrevano i canali, oggi non pi
riconoscibili.
Nelle fotografie aeree della RAF (1955) il sito
di Philoteris chiaramente visibile: una piccola
area ovale di colore pi scuro rispetto al deserto,

circondata a Nord, Est e Ovest da una serie di


linee rettilinee di colore chiaro, interpretabili con
pochi dubbi come tracce di antiche opere agri
cole artificiali. Di particolare interesse una
lunga traccia con andamento Est-Ovest situata
pochi metri a Nord dell'antico villaggio, che
potrebbe essere identificata con il canale mag
giore perimetrale che in epoca greco-romana pas
sava presso i centri abitati pi occidentali della
meris, e collegava Philoteris con Dionysias. Che
si tratti di un canale di epoca tolemaica in que
sto caso pressoch certo poich oltre ad essere ad
una notevole distanza dalle coltivazioni attuali,
forma un'ansa proprio in corrispondenza di Phi
loteris, di cui era evidentemente la principale
fonte di acqua dolce. Sul suo corso, circa 500 m
ad Est di Philoteris, visibile una piccola collina
di un colore pi scuro del deserto, che potrebbe
nascondere i resti di alcune abitazioni. Diverse
diramazioni si dipartono da tale canale, che circa
1 km a Nord-Est di Philoteris corre parallelo al
corso dell'attuale Bahr Qarun.
Gli unici scavi effettuati in questo sito e di
cui si abbia notizia sono quelli di Grenfell e
Hunt, eseguiti sul finire della Campagna del
1898-99 (Grenfell-Hunt 1899, p. 12; GrenfellHunt-Hogarth 1900, pp. 62-63). L'identificazione
del sito con l'antica Philoteris dovuta al ritro
vamento, avvenuto dopo pochi giorni di scavo583,
di alcuni papiri tardo-tolemaici e romani. L'esi
guit dei resti architettonici di questo sito, defi
nito dai due ricercatori come povero, non
lasciava sperare in grandi ritrovamenti e dopo
che ne fu accertata l'antica toponomastica essi
rinunciarono ad un suo scavo sistematico. Fra gli
oggetti trovati si menzionano alcune monete
(Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, p. 71), perline,
5X1 Cronologia: 111 a.C. (PGurob 27, 11, 22 e altri) - 300 d.C.
(PSakaon 3,5 = PRyl. IV 656).
582 Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, p. 62. Le misure, per quanto
approssimative, coincidono con quelle calcolate sulla base di una
fotografia aerea della RAF (13 RAF 2344 F21 Nr. 0115, aprile 1955).
583 Non noto per quanto tempo i due studiosi abbiano sca
vato a Medinet Watfa, ma si pu ritenere che si sia trattato di pochi
giorni, poich, tra l'altro, non vi impiantarono l'accampamento:
Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, p. 63.

330

Capitolo XVII

anelli di bronzo, strumenti da chirurgo, un vaso


dipinto di epoca romana e 10 ostraka.
La necropoli non sembra essere stata cercata
in quell'occasione e di essa ancora oggi non si
hanno notizie.
Nel territorio di Themistos vi sono anche altri
siti archeologici di cui spesso non si conosce la
natura, ma che vale la pena di menzionare584.
Kharabet Shalal, un kom da tempo distrut
to e noto soltanto per aver restituito un'epigrafe
greca (Bernand 1981, p. 74) risalente al 156 d.C.
Essa fu scoperta dal Lefebvre nel 1909 nl'ezba
di Abd el-Aal, costruita proprio sopra l'antico
kom. Tale sito si trovava a circa 4,5 km di distan
za verso Sud-Est da Kharabet Ihrit, nei pressi del
Bahr el-Nazla585, e 5,3 km ad Ovest di Nazla. La
posizione geografica di questo kom sembra coin
cidere con quella di Kharabet el-Yahud, un sito
cercato invano da Grenfell e Hunt586 (GrenfellHunt-Hogarth 1900, pp. 63-64) e che doveva tro
varsi genericamente ad Ovest di Nazla.
Kom Hamuli587, o Kharabet Hamuli, fu sco
perto da Grenfell e Hunt mentre cercavano nel
deserto nuove citt da scavare (Grenfell-HuntHogarth 1900, p. 64); si trova circa 9 km588 a Sud
di Kharabet Ihrit (Theadelphia) e, secondo la
loro testimonianza, si tratterebbe di un villaggio
greco-romano che i sebbakhin avevano a quell'e
poca gi quasi interamente distrutto. Per questa
ragione non fu scavato dai due studiosi.
Secondo la testimonianza di Meinardus
(19772, pp. 462-463), negli anni '60 le rovine si
estendevano su un area di 150 x 50 m ed aveva
no un'altezza di circa 3 m; sulla superficie vi
erano sparsi frammenti di ceramica, di mattoni
crudi, di piccoli pilastri e basamenti, di elementi
in stucco, di cui alcuni policromi. Nel sito vi
erano i resti di un monastero copto dedicato
all'Arcangelo Michele, presso il quale nel 1910
furono rinvenuti dai sebbakhin numerosi mano
scritti copti appartenenti alla sua biblioteca e
databili al IX-X secolo. Secondo quanto testimo
nia F. Zucker, solo una parte dei manoscritti fu
recuperata dal Service des Antiquits; in sguito
a tale ritrovamento Lefebvre vi intraprese uno
scavo di due giorni, durante il quale port alla
luce parte di un grande edificio, forse un mona
stero (Mller 1971, p. 39). Nel 1910 Kom Hamu
li rientrava per met nella concessione di scavo
dei Knigliche Museen di Berlino, per i quali
dirigeva i lavori Zucker, che in quell'anno era
impegnato negli scavi a Soknopaiou Nesos e a
Kom Medinet Madi. Nel suo diario di scavo si
legge che dopo molte incertezze egli decise di

rinunciare a Kom Hamuli in favore di Chassinat


(IFAO), cui apparteneva l'altra met della con
cessione. Tra i motivi che lo indussero ad una tale
decisione vi era il suo non trascurabile impegno
a Medinet Madi, in cui aveva da poco individua
to il portale del tempio (Mller 1971, p. 48).
Pi a Sud di Kom Hamuli, a 13,5 km da
Kharabet Ihrit (Theadelphia), e ad Ovest del Gisr
el-Hadid, vi un altro sito con rovine chiamato
Kom Aliun589; nell'area coltivata, 3 km a Nord di
Abu Candir, si trova Kom el-'Arka590, situato ad
una quota di 9 m s.l.m. Un altro kom, Kom elKharaba o Teli el-Kinisa, si trova nell'area colti
vata 2 km a Sud-Est di Qasr el-Gibali. Il suo
nome e la presenza di un vicino monastero sug
geriscono che possa trattarsi di un antico inse
diamento cristiano591.
Un sito denominato semplicemente Ruins e
non altrimenti noto indicato sulla carta 1:100.000
del Survey of Egypt (Foglio 72/54 del 1926), 8 km
a Sud-Est di Qasr Qarun e 2,5 km a Nord-Est di
Medinet Watfa, alla quota di O m s.l.m.
Sulla riva Nord del Birket Qarun diverse sono
le localit che meriterebbero di essere esplorate
per verificare la presenza di antichi insediamenti
storici, localit i cui toponimi sono composti con
Qaret e Tell, come ad esempio Tell el-Buni. Secon
do l'Ispettorato alle Antichit di Medinet elFayyum, tuttavia, a Nord del lago non vi sono altri
insediamenti greco-romani oltre quelli gi noti.
Particolarmente interessanti per una valutazione dell'estensione raggiunta dalla bonifica tole
maica nella meris di Themistos sono le numerose
584 II deserto ad Ovest e a Sud del Fayyum stato anche
oggetto di un survey nel 1981, diretto da RJ. Wenke e M. E. Lane,
finalizzato all'individuazione di siti paleolitici e neolitici: WenkeLane et alii 1983, pp. 25-40.
>S5 Sulla carta 1:25.000 del Survey of Egypt del 1947 (Foglio
73/570) indicata soltanto la presenza de\['ezba Abd el-Aal el-Komi
e non del kom, il cui nome esatto doveva probabilmente ricalcare
quello di un moderno villaggio vicino, chiamato Sha'lan.
586 Nella stessa occasione i due studiosi cercarono in questa
zona anche un sito a loro noto come El-Hammam, ma invano
(Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, p. 63).
5X7 II kom probabilmente identificabile sulle fotografie della
RAF con un'area situata nel deserto, di forma ovale e di colore
scuro, delle dimensioni approssimative di 50 x 30 m ca. (13 RAF
2344 F21 Nrr. 0078-0080, aprile 1955).
588 Le distanze sono state calcolate in linea d'aria sulle carte
del Survey of Egypt.
589 Sulla carta del Survey of Egypt 1:100.000 il sito sempli
cemente chiamato Kom Kufar, ossia collina di antichit pagane, ma
mi stato riferito dall'Ispettore Ahmed Abd el-Aal Mohammed che
il suo nome Kom Aliun.
" Carta del Survey of Egypt 1:25.000 (Foglio 72/570 del
1946); sulle foto RAF (13 RAF 2344 F21 Nrr. 0048-0050, aprile
1955) l'area non coperta dalla vegetazione in cui dovrebbe trovar
si questo sito ampia circa 500 x 250 m.
591 Survey of Egypt 1:25.000 (Foglio 73/570 del 1947).

Altre testimonianze archeologiche nella meris di Themistos

tracce di dighe e canali ancora ben riconoscibili


nel deserto ad occidente dell'attuale limite delle
coltivazioni. Queste tracce sono ancora oggi visi
bili sia da terra, come nella zona di Medinet Watfa
(Philoteris), sia sulle fotografie aeree e da satellite.
Che tali tracce possano essere interpretate come
canalizzazioni ed opere di bonifica databili all'e
poca greco-romana solo un'ipotesi, suggerita dal
fatto che esse sembrano collegare gli insediamen
ti greco-romani e si trovano in aree desertiche
abbandonate almeno dal IV-V secolo d.C.
Gi Grenfell, Hunt e Jouguet avevano nota
to la presenza di tracce di canali nel deserto fra
Kharabet Ihrit, Medinet Watfa e Qasr Qarun
(Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, p. 15; Jouguet
1911, p. 10). In sguito, nel 1948/Wild e
Schwartz, direttori della Missione franco-svizzera
che scavava a Qasr Qarun, osservarono che nei
dintorni di tale sito vi erano tracce molto evidenti
di canalizzazioni. Questi due studiosi erano con
vinti che il lungo terrapieno noto come Gisr elHadid fosse stato in origine un grande canale che
iniziava a Nord di Narmouthis e portava acqua a
tutta la zona periferica della meris, passando circa
4 km a Sud di Dionysias.
A mio parere, qualche dubbio sulla vera natu
ra del Gisr el-Hadid ancora rimane: esso, situato
tra i 22 e i 25 m s.l.m., corre nel deserto da Nord
a Sud parallelo al Bahr Qasr el-Banat e al Bahr
Qarun, a partire dal Kom Medinet Madi fino alle
alture situate ad Ovest di Medinet Quta. Il suo
aspetto, cos come lo si pu vedere dalle fotogra
fie aeree, e la cartografia egiziana592 suggeriscono
la possibilit che possa effettivamente trattarsi di
un grande canale artificiale. Tuttavia alcune ricer
che e gli scavi, eseguiti negli anni Trenta da Little, Caton-Thompson e Gardner, dimostrarono
che si tratta di un terrapieno di formazione natu
rale, una delle rive dell'antico lago (Little 1936;
Caton-Thompson-Gardner-Huzayyin 1937).
Secondo la descrizione di Wild e Schwartz,
altre tracce di canalizzazioni erano visibili vicino
al grande canale moderno (Bahr Qarun). Due
canali vicini, pi larghi di quello attuale, si diri
gevano verso Ovest e si biforcavano circa 1,5 km
a Sud-Est del mausoleo romano di Dionysias. A
Est e Sud-Est di Qasr Qarun vi erano tracce di
canali fiancheggiati qua e l da banchine in pietra
costruite in modo piuttosto rozzo. Secondo i due
studiosi i canali pi lontani dal centro abitato e
che si dirigevano verso Ovest furono i primi ad
essere insabbiati e abbandonati: il quartiere pi
meridionale della citt fu il primo ad essere disa
bitato a causa probabilmente dell'insabbiamento
del vicino canale (Shwartz-Wild 1950, pp. 4-5).

331

Secondo Shafei, fra Qasr Qarun e Medinet


Quta vi erano numerose tracce di canali irrigui
risalenti all'epoca romana; di fronte a quest'ul
tima localit, inoltre, vi era una rampa costrui
ta in tarda epoca romana con lastre di pietra, fra
le quote di -15 e -17 m s.l.m., che fu interpre
tata come un molo sul lago (Shafei 1940,
p. 320). A Sud di Medinet Quta, nei pressi di
una strada, vi era anche un pozzo o una cister
na in mattoni cotti che probabilmente in origi
ne doveva contenere acqua dolce proveniente
dai canali che passavano da Qasr Qarun (Shafei
1940, p. 320).
Le foto aeree scattate nel 1955 dalla RAF593
testimoniano la presenza di numerosissime trac
ce di canali e terrapieni che in alcune aree dise
gnano un reticolo, come ad esempio a Sud-Est di
Qasr Qarun: quasi tutto il deserto compreso fra
Dionysias e Philoteris conservava ancora nel 1955
le tracce dell'antica parcellizzazione, che si esten
deva almeno 1 km oltre il Bahr Qarun. Tali trac
ce sono oggi in parte scomparse sotto la nuova
bonifica, come attestano le immagini da satellite
scattate nel 1990.
Su alcune carte, come quella di Rowlinson
del 1881-> e quelle in scala 1:100.000 e 1:25.000
del Survey of Egypt degli anni '20 e '30, segna
lata la presenza di un canale non utilizzato, chia
mato Bahr Hafiz (traces of Bahr Hafiz o Bahr
Hafiz disused), che passava nel deserto nei pres
si di Kharabet Ihrit e si dirigeva da Sud a Nord.
Non mi noto se si tratti di un canale antico o
se sia invece di realizzazione relativamente recen
te, come il nome pu far pensare. Sulle fotogra
fie RAF 1955595 il Bahr Hafiz appare riattivato nel
tratto situato a Sud-Ovest di Theadelphia, men
tre sulle immagini scattate dal satellite nel 1990
tutta l'area compresa fra esso e il Bahr Qarun
risulta interamente coltivata.
Anche nell'area desertica prossima alle colti
vazioni situata a Sud di Theadelphia, le fotogra
fie aeree della RAF testimoniano la presenza di
numerose tracce di probabili antiche canalizza
zioni. Una di queste pu essere considerata come
l'antico canale perimetrale che doveva svolgere
una funzione analoga ai moderni Bahr Qasr
el-Banat e Bahr Qarun596.

592 Sulla carta 1:50.000 dell'Egyptian General Survey Authority del 1995 (Foglio NH36 - E1d) esso indicato come un'opera
artificiale non utilizzata.
13 RAF 2344 F22, Nrr. 0101, O111, aprile 1955.
Cf. Brown 1892, p. 29 Pl. VII.
595 13 RAF 2344 F22 Nr. 0074, aprile 1955.
596 La distanza che intercorre fra questa traccia di canale e il
Bahr Qarun, nei pressi di Theadelphia, di ca. 1,3 km.

332

Capitolo XVII

Pi a Sud, ancora le fotografie aeree della


RAF (aprile 1955) ci mostrano chiaramente le
tracce di un altro canale, in alcuni tratti rese visi
bili da una sottile linea di vegetazione: esso ini
zia circa all'altezza del villaggio di Minia e corre
poche centinaia di metri ad occidente del Bahr
Qasr el-Banat, di cui segue quasi parallelamente
il percorso. La striscia di terra compresa fra i due
canali era desertica nel 1955, ma gi completa
mente coltivata nel 1990.
In generale, mi pare di poter concludere che in
epoca tolemaica e forse anche in quella romana

la bonifica copriva in questa zona del Fayyum un


territorio assai pi ampio di quello attuale. In
alcuni punti le numerose tracce di opere artifi
ciali si estendono nel deserto per oltre 1 km dalle
moderne coltivazioni. Non sempre stato possi
bile capire a quale periodo possano risalire le
canalizzazioni individuate, ma ritengo che molto
verosimilmente gran parte di esse sia attribuibile
alla bonifica tolemaica. Risulta inoltre evidente
dalla comparazione delle fotografie aeree e da
satellite scattate in diversi momenti che la moder
na bonifica sta lentamente riguadagnando quegli
antichi terreni.

Altre testimonianze arcbeologiche nella mers di Themistos

Fig. 159. Le rovine di Philoteris.

Fig. 160. Tracce di argini e canali nel deserto intorno a Philoteris (Medinet
Watfa)

333

PARTE QUARTA

Conclusioni

Conclusioni

337

Come si visto i siti archeologici del Fayyum


di epoca ellenistica e romana, nella maggior
parte dei casi, sono stati scavati parzialmente e
in modo sommario, spesso da studiosi il cui inte
resse principale era di trovare papiri o altri mate
riali scritti per mezzo dei quali ricostruire la sto
ria e la vita economica e sociale dei centri abitati.
Solo da pochi anni gli egittologi si stanno inte
ressando alla documentazione di questo periodo
sia dal punto di vista storico e filologico sia da
quello archeologico e stanno lentamente risco
prendo la ricchezza archeologica di questa regio
ne che riserva ancora numerosi motivi d'interes
se nonostante le distruzioni subite da molti dei
suoi siti.
La nostra conoscenza dei kiman del Fayyum
molto imperfetta perch essi non sono stati
scavati sistematicamente e anche perch spesso
le pubblicazioni mancano o sono insufficienti;
dunque legittimo chiedersi se allo stato attua
le sia possibile scrivere una storia dell'urbani
stica di questi centri. La risposta in parte
negativa poich se si eccettua il caso di Karanis, che fino ad ora l'unica localit ad essere
stata scavata estesamente e su tutti i livelli abi
tativi, troppo poco conosciamo dell'evoluzione
dell'edilizia pubblica e privata e in generale
delle planimetrie dei singoli centri nel loro suc
cedersi nel tempo. La maggior parte delle infor
mazioni disponibili su questi siti relativa alla
fase romana o tardo-romana, che corrisponde
generalmente all'ultima fase abitativa e al livel
lo archeologico di superficie. I livelli di epoca
ellenistica sono quasi completamente scono
sciuti sia per ragioni conservative sia perch
sono stati raramente raggiunti dagli scavi597. Per
queste stesse ragioni del tutto ignoti sono i
livelli di epoca dinastica, sicuramente presenti
in alcuni siti.

Numerose sono le linee di ricerca che


andrebbero sviluppate per una pi completa rico
struzione della storia di questa regione, ma che
mancano allo stato attuale di basi archeologiche
sicure su cui potersi fondare. Particolarmente
interessante sarebbe, ad esempio, lo studio dei
caratteri che distinguono le fondazioni o le rifon
dazioni degli insediamenti ellenistici rispetto a
quelli preesistenti, per verificare, tra le altre cose,
quanto le tradizioni locali abbiano influito sui
nuovi insediamenti. Come si gi avuto modo di
constatare, infatti, gli insediamenti di nuova fon
dazione non sembrano essere stati tutti del tipo
pianificato e regolare, come comunemente si ritie
ne; inoltre non pi in alcun modo sostenibile
che il modello planimetrico regolare sia stato
introdotto in Egitto dai Greci.
Per lo studio dei mutamenti paesaggistici,
determinati essenzialmente dalla gestione delle
acque che entravano nel Fayyum e dunque dal
l'estensione e dalla contrazione delle terre colti
vate e del lago, oltre che dall'introduzione di
nuove colture, di grande interesse sarebbe l'ana
lisi della distribuzione nel territorio degli insedia
menti nei vari periodi, poich la loro presenza
costituisce una testimonianza sicura dell'esisten
za di terreni agricoli circostanti.
Anche l'analisi comparativa dell'impianto urba
no dei centri di epoca ellenistica e romana pos
sibile solo in parte poich possediamo limitate
informazioni che non si distribuiscono allo stesso
modo su tutto l'arco di tempo. Uno studio sincro
nico fondato su una base di dati attendibile e suf
ficientemente ampia, che non sia cio relativa sol
tanto a pochi edifici, non attuabile se non
esponendosi al rischio di giungere a conclusioni
poco fondate. Si pu tuttavia cercare di formulare
alcune ipotesi di lavoro da verificare con successi
ve e mirate ricerche non solo di tipo archeologico.

597 Gli unici casi in cui possediamo planimetrie e informazio


ni su questi livelli sono Soknopaiou Nesos e Karanis, entrambe sca
vate dalla Michigan University. Gli scavi pi recenti di Tebtynis,

che pure sono scesi fino ad un livello pretolemaico, non sono stati
ancora pubblicati in extenso.

CAPITOLO XVIII

I siti e il territorio

La struttura geografica e soprattutto quella idri


ca della regione hanno fortemente condizionato
l'antropizzazione dell'area nei vari periodi storici598.
Il regime idrico quasi completamente chiuso in
s e si compone di canali naturali, di canali artifi
ciali e di un grande lago, il Birket Qarun, oggi sala
to perch senza emissario, verso il quale scorre la
maggior parte dei corsi d'acqua (Brown 1892;
Beadnell 1905). Il Fayyum una grande depres
sione naturale che deve al collegamento con il Nilo
la sua fertilit599: al suo interno il dislivello da 26 m
s.l.m. (El-Lahun) a -55 m circa si articola in tre
"gradini", il pi alto dei quali giunge fino a Medinet el-Fayyum, seguito dal secondo che si trova fra
i 20 e i -20 m s.l.m. e poi a Nord dal terzo, il baci
no occupato dal Birket Qarun e dai terreni rivie
raschi. Una vasta zona a Sud-Ovest della regione si
compone invece di ampie pianure alluvionali e di
un secondo bacino pi piccolo, El-Gharaq, che
ospitava fino al secolo scorso un altro lago.
Nei diversi periodi storici sono intervenuti dei
mutamenti nella regione dovuti a fattori naturali e
artificiali che hanno inciso sull'ampiezza, o, per
meglio dire, sul livello del lago, determinati dall'au
mento o dalla diminuzione dell'apporto d'acqua600 e
dalla sua gestione pi o meno accurata. Da pi di
un secolo si discute601 sull'ampiezza raggiunta dal
lago nei vari periodi, basandosi per quello storico
principalmente sulle fonti classiche e per quelli prei
storico e geologico sull'analisi delle rocce e dei sedi
menti lacustri. Ancora oggi non chiara quale fosse
la situazione del lago, e di conseguenza l'estensione
dell'area coltivata e la dislocazione dei centri abitati,
nel periodo dinastico e in quelli ellenistico e roma
no602. L'analisi delle quote a cui si trovano gli antichi
centri abitati a noi noti sicuramente di grande
importanza per la comprensione del fenomeno, per
la ricostruzione storica del paesaggio, ma soprattut
to per la comprensione della strategia di gestione
delle acque e per la storia economica della regione603.
Come si pu vedere dalla cartina (Fig. 161) e
dalla tabella che riassume i dati metrici e cronolo
gici dei vari siti presi in esame (Tabella 1), il pi
basso di essi, Qaret el-Rusas, si trova a -39 metri
s.l.m., prova evidente che il lago doveva trovarsi ad

una quota ancora inferiore, almeno al momento


della sua fondazione604; possiamo dunque ritenere
che a quell'epoca il lago avesse un'estensione simi
le a quella attuale (cf. Audebeau 1930, p. 126) (oggi
la superficie del lago si trova a circa -45 m s.l.m.).
Non dunque pi sostenibile l'ipotesi che il lago
lambisse il lato settentrionale della fortezza di
Dionysias, come riteneva lo Schwartz605, o che il
59X Questo capitolo costituisce un aggiornamento dell'articolo
da me pubblicato negli Atti del II Convegno Nazionale di Egittolo
gia e Papirologia (= Davoli 1996).
199 La sua estensione attuale di circa 2.000 km2, mentre il
lago di 214 km2 e la sua profondit massima non supera i 10 m.
600 Questo fattore dipendeva dai cambiamenti climatici dell'a
rea sub-sahariana e quindi dalla piovosit nelle regioni da cui ha ori
gine il Nilo. Un tentativo di studio sulla variazione dei livelli del lago
Rodolfo per comprendere la portata d'acqua del Nilo, e dunque le
variazioni del Birket Qarun, stato fatto da F. A. Hassan (Hassan
1986), tuttavia ritengo che i dati di cui disponiamo non siano anco
ra sufficienti per giungere a risultati attendibili. Secondo Hassan la
riduzione del lago nel corso della bonifica tolemaica sarebbe stata
favorita da un periodo poco piovoso, corrispondente ad un abbas
samento del livello del lago Rodolfo (Hassan 1986, p. 495).
601 Per una sintesi delle principali teorie avanzate nel corso del
tempo cf. Hassan 1986, pp. 484-485.
602 ormai accertato che il lago non si ridotto progressiva
mente nel tempo, ma ha alternato fasi di crescita e di riduzione
anche in epoca storica: cf. Kozfowski-Ginter 1993, con la biblio
grafia precedente. Alcuni studiosi ritengono che il lago sia destina
to a scomparire, tuttavia non credo che ci possa verificarsi fin
quando vi sar un collegamento con il Nilo.
603 La ricostruzione della topografia del Fayyum e della sto
ria del suo lago proposte da Grenfell e Hunt (Grenfell-Hunt-"
Hogarth 1900, pp. 1-17) non sono sempre accettabili poich basa
te su calcoli di quote non puntuali e su una conoscenza ancora
imperfetta dell'orografia della regione e delle sue antichit. Per l'i
drologia della regione essi si fondavano sullo studio di Brown
(1892), in quel momento il pi recente e circostanziato.
6114 Purtroppo allo stato attuale delle nostre conoscenze possibile
solo affermare genericamente che si tratta di un villaggio greco-romano,
come testimonia la ceramica di superficie, del quale non nota l'iden
tit. Come ipotesi di lavoro si potrebbe pensare ad una sua identifica
zione con Philopator Theogenus, noto dalla documentazione papiracea
a partire dal II a.C. fino al III d.C.: Battaglia 1982. Secondo D. Bonneau,
il sito sarebbe invece da identificare con Niloupolis (Bonneau 1979a).
H Cf. Schwartz-Wild 1950, p. 5; secondo Hug (1927, p. 44)
la superficie del lago di epoca tolemaica si trovava alla quota 0. Anche
se si ammettesse che Qarei el-Rusas, di cui non sappiamo i limiti cro
nologici precisi, fosse al di sotto del livello del lago nel III-IV d.C.
(periodo a cui risale la fortezza di Dionysias), non sarebbe in nessun
caso accettabile l'idea che il lago si trovasse ad una quota di circa
-4 metri s.l.m. poich ci avrebbe significato l'allagamento di una
grande parte della regione. Ci non pu essere certamente avvenuto
poich Karanis sarebbe stata in larga misura allagata e di questo feno
meno gli archeologi non hanno trovato traccia (i quartieri abitati
situati alle quote pi basse sono ancora oggi molto ben conservati).

340

Capitolo XVIII

dromos di Soknopaiou Nesos terminasse in un


molo606. Anche l'ipotesi pi volte avanzata che que
st'ultima localit fosse raggiunta da un canale di
acqua dolce che si dipartiva da quello che serviva
Karanis (Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, p. 15) a
mio parere insostenibile a causa dell'orografia del
terreno: se infatti il canale di Karanis si trovava,
come molto probabile per ragioni dovute all'an
damento del terreno, all'inarca nella stessa posizio
ne dell'attuale canale Abdalla Wahbi, sarebbe stato,
presso Kom Aushim, ad una quota di -18,37 m
(Boak-Peterson 1931, p. 3) e avrebbe potuto rag
giungere facilmente Qaret el-Rusas e anche la
Moeris Bay (Fig. 76), ma non avrebbe potuto
certo superare il gradino roccioso a quota O m che
separa la baia da Dimai.
Ancora molto incerti, a causa della mancan
za di documenti al riguardo, sono l'entit e il tipo
di lavori che vennero intrapresi durante le due
bonifiche di cui fu oggetto il Fayyum nella XII
dinastia e durante il regno di Tolemeo II607. Tra
dizionalmente si ripete che in entrambe le occa
sioni furono eliminate, scavando nuovi canali di
drenaggio, le acque stagnanti che impedivano la
coltivazione nella parte centrale della regione,
riducendo in tal modo l'area accupata dal lago608.
Ci probabilmente accaduto, ma l'opera di
bonifica dovette essere molto pi complessa,
soprattutto in epoca tolemaica (Cadell 1983,
p. 369), che dei due periodi certamente quello
meglio conosciuto, allo scopo di guadagnare la
maggiore estensione possibile di terreno coltiva
bile. Questa bonifica stata un'opera di grande
ingegneria idraulica, analoga per certi aspetti a
quella moderna, che vide la realizzazione di un
gran numero di canali artificiali che dovevano
distribuire capillarmente l'acqua nella parte cen
trale della regione e anche verso il deserto limi
trofo per ampliare il pi possibile la zona fertile.
Dal punto di vista idrico il Fayyum ha un
equilibrio molto delicato le cui variabili princi
pali sono la quantit d'acqua dolce che entra
nella regione attraverso il Bahr Yussuf e la quan
tit d'acqua che defluisce nel lago; entrambe
devono essere strettamente controllate se si vuole
mantenere un rapporto favorevole fra il territo
rio coltivato e l'estensione del lago. Tale equili
brio stato raggiunto all'epoca della bonifica
tolemaica609 con la riduzione del lago e l'espan
sione massima dell'area agricola, espansione che
stata nuovamente raggiunta e in parte superata
solo in questi ultimi anni610. All'inizio dell'epoca
tolemaica la riduzione del livello del lago fino ad
una quota che ritengo potesse essere di circa
-45 m s.l.m.611 fu certamente dovuta al concorso

di pi fattori, primo fra tutti l'attivazione di un


sistema di chiuse sul Bahr Yussuf all'ingresso del
Fayyum, per la regolamentazione delle acque in
ingresso. Ci dovette comportare anche l'istitu
zione di funzionari e di personale addetto al con
trollo e al conteggio della cubatura di acqua
necessaria al mantenimento dell'equilibrio idrico
regionale, e la creazione di un canale scolmatore
attraverso il quale potessero defluire le acque in
eccesso del Bahr Yussuf612. Attualmente tale fun
zione svolta dal canale artificiale Bahr el-Giza,
che va ad irrigare il distretto di El-Giza e prose
gue ad occidente del Delta, ma non mi noto se
un tale canale fosse gi stato scavato nell'anti
chit613, anche se ci appare piuttosto verosimile
sia per le esigenze di funzionamento delle chiuse
sia per evitare, almeno nei periodi di massima
antropizzazione, rapide variazioni del livello del
lago che avrebbe potuto sommergere terreni e
centri abitati.
La riduzione dell'estensione del lago in epoca
tolemaica sembra sia stata anche agevolata dalla
diminuzione della portata d'acqua del Nilo dovu
ta alle piogge africane in quel periodo poco
abbondanti, fattore tuttavia che da solo non basta

606 L'ipotesi pi volte avanzata in passato che, come suggeri


sce il nome, Soknopaiou Nesos fosse un'isola stata superata ormai
da molto tempo. Per quanto riguarda le strutture interpretate come
un molo posto all'inizio del dromos, gi le ricerche di G. CatonThompson e di E.W. Gardner dimostrarono la loro pertinenza ad
un portale monumentale: Caton-Thompson-Gardner 1934, pp. 153158.
607 La documentazione che offre maggiori informazioni a que
sto proposito sicuramente quella nota come l'archivio di
Zenone.
18 Westermann 1917, pp. 428-429; Bevan 1968, pp. 115; Bernand 1975, p. XIV; Hassan 1986, p. 483.
ww Per i periodi precedenti non siamo sufficientemente infor
mati per poter avanzare delle ipotesi.
610 particolarmente significativo che oggi per poter aumen
tare il territorio agricolo oltre i limiti gi raggiunti dalla bonifica
tolemaica sia stata necessaria l'immissione nel Fayyum di un quan
titativo di acqua annuo tale da modificare sensibilmente l'estensio
ne del lago. Per mantenere tuttavia il lago entro gli attuali limiti e
aumentare il territorio agricolo si dovuto convogliare una parte
delle acque di scolo in un'altra depressione, lo Wadi el-Rayyan, con
la conseguente creazione di tre laghi artificiali.
611 Non noto quale fosse il livello raggiunto in precedenza.
Va tenuto presente che, come accade ancora oggi, il livello del lago
varia a seconda delle stagioni. Secondo Garbrecht e Jaritz il livello
odierno stato raggiunto in epoca romana (1992, p. 240).
612 possibile che tale sistema di chiuse e canali fosse gi stato
attivato nella XII dinastia. Anche oggi il livello del lago mante
nuto artificialmente alla quota di -45 metri s.l.m.
615 Secondo Grenfell e Hunt esso era gi presente nell'anti
chit, tuttavia essi non portano prove al riguardo: Grenfell-HuntHogarth 1900, pp. 4-5. L'ipotesi della presenza di un canale navi
gabile che dall'ingresso del Fayyum conduceva verso il Delta
occidentale e Alessandria particolarmente suggestiva e potrebbe
tra l'altro spiegare i trasporti di grano effettuati per via d'acqua
testimoniati dai papiri. Questo argomento, e in generale le moda
lit di collegamento per via di terra e di fiume tra la valle del Nilo
e il Fayyum, saranno oggetto di ulteriori ricerche.

I siti e il territorio

per spiegare i risultati cui pervenne la bonifica di


Tolemeo II.
Anche l'aumento dell'estensione del territorio
coltivabile, ottenuto grazie alla creazione di una
rete di canali artificiali, dovette contribuire sen
sibilmente alla diminuzione del livello del lago a
causa della maggiore dispersione e del pi ampio
impiego di acqua nelle nuove colture. Le cana
lizzazioni dovevano servire per portare l'acqua
dolce dove essa non arrivava per vie naturali ma
anche per agevolarne lo scolo e il deflusso verso
il lago; tra i canali artificiali pi importanti vanno
annoverati quelli perimetrali alla regione, che
erano a mio parere anche navigabili614, che si
dipartivano dal Bahr Yussuf nel "corridoio di ElLahun", e forse quelli, o parte di quelli, in cui lo
stesso Bahr Yussuf si ramifica a ventaglio nei
pressi della metropoli del nomo.
I canali non furono le uniche opere artificia
li realizzate dalla bonifica: infatti come tutta la
valle del Nilo anche il Fayyum era soggetto all'an
nuale inondazione del Nilo che determinava il
ciclo produttivo e i metodi di coltivazione basati
sull'irrigazione per bacini (Willcocks-Craig 1913 5,
pp. 300-306). Questo tipo di irrigazione, assai
diverso da quello perenne reso possibile oggi dal
grande invaso artificiale che si formato con la
costruzione della Diga "Alta"di Assuan, stato
in uso nella regione fino alla met del secolo
scorso (Willcocks-Craig 19133, p. 302), e si fon
dava su un sistema di canali e di dighe (o per
meglio dire di terrapieni) che dovevano consen
tire durante la piena del fiume la permanenza
dell'acqua sui campi per un certo periodo di
tempo615.
Le dighe potevano essere di varia natura a
seconda del terreno e soprattutto della sua pen
denza, che in certe parti del Fayyum pu essere
cos ripida da costituire un problema per le col
tivazioni a causa del troppo rapido scorrere del
l'acqua. Un certo numero di canali e di terra
pieni antichi ancora oggi riconoscibile
soprattutto nelle aree desertiche, sia grazie all'in
dagine a terra sia con l'ausilio della fotografia
aerea, come a Nord-Ovest eli Soknopaiou Nesos
e nell'area situata tra Philoteris e Dionysias. Solo
due sono le dighe in muratura che si sono con
servate anche grazie al loro continuo ripristino e
al loro utilizzo fino a non molti decenni fa. Mi
riferisco ai "muri" di Etsa e di El-Lahun la cui
funzione pi verosimile sembra essere stata quel
la di rallentare o bloccare il deflusso delle acque
verso i profondi canali naturali, rispettivamente
El-Wadi Drain e il Bahr Yussuf, e di separare i
bacini idrici616 (Figg. 162-163).

341

L'area in cui si trova El-Lahun era ed un


punto chiave per tutto il regime idrico della
regione poich da qui il Bahr Yussuf entra nel
Fayyum e solo attraverso il controllo delle sue
acque possibile ottenere una buona irrigazione
di tutta la depressione. Tale controllo avviene
ancora oggi per mezzo di un complesso sistema
di chiuse e di dighe che incanalano le acque
verso Medinet el-Fayyum, impedendone la
dispersione attraverso il profondo burrone del
Bahr Bila Ma che rapidamente le convoghereb
be nel lago. Un altro punto chiave Medinet elFayyum, che a partire dall'Antico Regno rimase
sempre la citt pi importante del nomo, forse
proprio in virt della sua posizione, essendo
nelle vicinanze del luogo in cui si ramifica il Bahr
Yussuf e dunque nel punto nodale della distri
buzione dell'acqua dolce verso il centro del
Fayyum.
A giudicare dalle tracce di canalizzazioni e
dai resti di dighe ancora visibili in diverse aree
desertiche al limite della regione, in particolare
nella meris di Themistos, ritengo di poter affer
mare che i terreni agricoli in epoca tolemaica
erano in diverse zone pi estesi di quanto lo
siano stati negli anni '80 di questo secolo. Natu
ralmente queste tracce di opere artificiali sono
state da me identificate per la maggior parte solo
su fotografie aeree e satellitari e andranno perci
verificate sul terreno617. Per quanto riguarda la
loro datazione ritengo che sia molto verosimile
che esse risalgano all'epoca tolemaica poich in
sguito alle grandi opere di bonifica di quel
periodo non ve ne furono altre, fino a Mohammed Ali.
Gli antichi centri abitati di cui rimasta trac
cia sul terreno e attualmente noti sono solo una
hl4 La navigabilit di un canale che passava presso Dionysias
sembra essere testimoniata dal suo proprio nome: Cavenaile 1969,
p. 19.
6n Non tutti gli studiosi sono concordi nel ritenere che il
Fayyum fosse irrigato secondo lo stesso sistema della valle del Nilo,
cio per bacini idrici; alcuni ritengono, soprattutto sulla base della
testimonianza di Al-Nabulsi, che la maggior parte della regione
avesse un'irrigazione di tipo perenne garantita dal suo collegamen
to col Nilo e dai suoi dislivelli interni (Shafei 1940, pp. 311-313).
61(1 Diversa l'opinione di Garbrecht e Jaritz, secondo i quali
le dighe di El-Lahun e di Etsa servirono per la creazione di due
grandi invasi o riserve temporanee d'acqua che dovevano consenti
re alla regione di produrre due raccolti l'anno e non uno solo come
nel resto d'Egitto (Garbrecht-Jaritz 1990; Iid. 1992): si vedano in
questo volume i capitoli VI e XII dedicati ai territori di Herakleides e di Polemon.
617 Analoghe rilevazioni di canalizzazioni sono state effettuate
nel deserto nubiano (sud-egiziano e nord-sudanese) grazie ad imma
gini scattate dal satellite SIR-A dello Shuttle. Una Missione multidisciplinare internazionale ha poi verificato sul terreno la loro natu
ra stabilendo che si trattava di canali e ruscelli ancora attivi nel
Basso Paleolitico: Wendorf-Close-Schild 1987; McHugh 1988.

342

Capitolo XVIII

minima parte di quelli testimoniati dai papiri e si


trovano per lo pi alla periferia della regione,
conservatisi grazie al lungo abbandono di tali
zone: la sabbia del deserto inizi a ricoprirli sbi
to dopo il loro abbandono avvenuto nel IV, VI e
VIII secolo consentendone in tal modo la con
servazione fino alla fine del XIX secolo, quando
la nuova bonifica intrapresa dal Governo egizia
no riport lentamente l'acqua e gli abitanti fin
dove era giunta la bonifica tolemaica.
Con la nuova politica economico-sociale pro
mossa dal Governo nella regione le terre coltiva
bili aumentarono; aument anche il numero degli
abitanti sedentari, tra cui va riconosciuta una note
vole percentuale di beduini libici, e si favor la
creazione dei latifondi. in questo contesto che
inizi lo smantellamento delle rovine degli antichi
centri abitati fino ad allora confinati nel deserto,
per trame materiali da costruzione e sebbakh, un
fertilizzante poco costoso per le nuove colture.
solo grazie a questi lavori che avvennero le prime
scoperte di papiri e di monumenti che, dopo aver
raggiunto il mercato antiquario del Cairo, attiraro
no sulla regione l'attenzione degli studiosi e in par
ticolare dei papirologi. Ma se i primi studiosi che
visitarono ed effettuarono scavi nel Fayyum furo
no K.R.Lepsius (1843) e M.W.F. Petrie (1888),
ai papirologi B.P. Grenfell e A.S. Hunt cui dob
biamo la pi sistematica esplorazione della zona.
La nostra conoscenza degli antichi centri abi
tati del Fayyum non solo limitata dal loro diver
so grado di conservazione dovuto all'antropizzazione differenziata del territorio (i siti al centro
della regione sono scomparsi quasi completa
mente nel corso dei secoli), ma anche dal tipo di
indagini che sono state condotte sul terreno. Poi
ch infatti l'interesse maggiore per questi siti non
mai stato puramente archeologico, ma princi
palmente, se non addirittura esclusivamente,
papirologico, ovvio che le ricerche e gli scavi
furono condotti laddove erano gi stati rinvenu
ti papiri o dove le condizioni climatiche poteva
no averli conservati pi facilmente e in numero
maggiore. Grenfell e Hunt compirono un'esplo
razione pluriennale e su vasta scala del Fayyum
(1895-1902): ad essi dobbiamo la maggior parte
delle conoscenze attuali di numerosi siti non pi
scavati dopo di loro e talvolta scomparsi. Tali
conoscenze tuttavia risentono moltissimo del fatto
che essi non lavorarono secondo metodi archeo
logici e non documentarono sistematicamente
con disegni e fotografie le strutture e i materiali
rinvenuti di volta in volta, poich la loro finalit
era quella di trovare il maggior numero di papi
ri nel minor tempo possibile e scavare o saggia

re il maggior numero di siti in una stessa stagio


ne.
Per questo motivo non pubblicarono in modo
esteso i risultati archeologici delle loro quattro
campagne618, e solo delle prime due fornirono rap
porti, ancorch generici, in Faym Towns and
Their Papyri Anche le missioni che seguirono nel
tempo concentrarono le loro ricerche in alcuni dei
siti periferici della regione quasi sempre con inte
ressi papirologici. Fino ad ora sono mancate le
indagini territoriali sistematiche619, se si escludono
quelle geologiche e per i periodi preistorici: in par
ticolare l'area centrale della regione completa
mente sconosciuta dal punto di vista archeologico.
Numerosi indizi tuttavia fanno pensare che anco
ra oggi, come stato posto in evidenza nei capi
toli dedicati alle tre merides, vi sia la possibilit di
individuare i resti di antichi centri abitati o le loro
necropoli e ritengo che risultati estremamente inte
ressanti e forse rivoluzionari potrebbero derivare
da un censimento regionale delle antichit620.
I siti che si trovano tutt'intorno al Fayyum, al
limite fra la zona coltivata e quella desertica,
come Karanis, Bakchias, Philadelphia, Tebtynis,
Theadelphia, Euhemeria e Dionysias, erano in
origine situati sul corso dei grandi canali peri
metrali alla regione che, come si avuto modo di
constatare esaminando le fotografie aeree degli
anni '50, scorrevano paralleli a quelli moderni ma
pi spostati verso il deserto. Il bacino di El-Gharaq invece ospitava probabilmente un lago di
acqua dolce621, sulle cui rive erano i centri di
Kom Medinet el-Nihas, di Tell el-Ma'raka, di
Kharabet Deir el-Halin, attualmente ancora lon
tani dalle coltivazioni.
Le fotografie aeree della RAF mostrano nel
deserto della meris di Themistos una insospettata
rete di canali che si spinge anche pi di 1 km ad
occidente del canale moderno: non del tutto
chiaro in realt quale fosse il tracciato del canale
principale perimetrale, poich spesso vi sono delle
biforcazioni su quello che sembra essere stato il
canale maggiore, con uno dei due bracci che si
spinge ad Occidente e passa ad Ovest dei centri
618 Hogarth-Grenfell 1896; Grenfell-Hunt 1899; lid. 1900;
licI. 1901; licI. 1902.
MI> Unico esempio di un tal tipo di ricerca che tenne conto
anche dei ritrovamenti di epoca ellenistico-romana quello di
G. Caton-Thompson e di E.W. Gardner della fine degli anni '20 e
'30: Caton-Thompson-Gardner 1934; Caton-Thompson-GardnerHuzayyin 1937.
h20 Durante i miei soggiorni nel Fayyum ho potuto constatare
che l'attivit archeologica dell'Ispettorato locale molto attiva ma
purtroppo sconosciuta dato che i risultati dei lavori sono inediti.
(l21 Depositi alluvionali che attesterebbero la presenza di un
grande lago nel Gharaq sono stati recentemente individuati da
D. Rathbone: ci", il capitolo XII dedicato alla meris di Polemon.

I siti e il territorio

di Philoteris e eli Dionysias, i quali dunque dove


vano trovarsi non al limite delle coltivazioni, ma
al loro interno. Anche Theadelphia doveva essere
circondata dai campi, come Euhemeria.
Diversa doveva invece essere la situazione in
Polemon e in Herakleides, in cui i siti maggiori
a noi noti sembrano essere stati al limite del
deserto: dalle fotografie aeree non si rilevano trac
ce di canali a Sud di Tebtynis, n ad Est di Philadelphia622. Inoltre gli scavi archeologici hanno
dimostrato la presenza a Tebtynis, Bakchias e
Karanis di antiche stratificazioni di sabbia del
deserto fra le abitazioni e di strutture poste in
opera per arginare o contenere l'avanzata e l'ac
cumulo di sabbia nell'abitato623. Per quanto
imperfetta possa essere la nostra conoscenza
archeologica dei siti urbani del Fayyum, mi pare
che si possa rilevare una sostanziale differenza fra
alcuni di essi come Soknopaiou Nesos, Karanis,
Bakchias, Tebtynis da un lato e Theadelphia,
Euhemeria, Philoteris, Dionysias dall'altro'124: nei
primi stata rilevata, almeno in alcune zone del
l'abitato, una forte stratificazione dovuta al
sovrapporsi di varie fasi abitative intercalate spes
so da accumuli di sabbia, ci che ne ha determi
nato la forma esterna che li fa assomigliare ad
imponenti colline.
Al contrario i siti del secondo gruppo si carat
terizzavano per una modesta altezza e restituirono,
per quanto ci noto, un solo livello abitativo. Ci
pu essere interpretato non come prova di una pi
breve frequentazione di tali centri, la cui continuit
invece ben testimoniata dai papiri, ma come una
diversa modalit di stratificazione dovuta anche a
fattori naturali. Se vero che gli insediamenti del
secondo gruppo erano situati all'interno dell'area
coltivata e dunque ad una certa distanza dal deser
to, facilmente spiegabile il minore accumulo di
sabbia nelle strade, se non addirittura la sua assen
za, accumulo che costituiva nei siti del primo
gruppo la principale causa dei continui rialzamenti
del piano stradale e di conseguenza anche dei
piani abitativi delle case. Rimanendo invariato il
livello stradale anche i piani abitativi delle abita
zioni e i loro ingressi non dovevano essere rialza
ti. Le case perci rimanevano sempre le stesse, con
rifacimenti e ristrutturazioni625* che non costituiro
no tuttavia stratificazioni verticali.
La mancanza di stratificazione verticale dei
livelli abitativi non imputabile solo a fattori
naturali, ma pu essere anche dovuta alla diversa
continuit abitativa dei centri o di parte di essi: si
notato infatti che la sovrapposizione di livelli
abitativi non la stessa in ogni parte dei singoli
insediamenti e che laddove essa maggiore626

343

spesso si constatano periodi di abbandono con


conseguente distruzione di edifici e di interi quar
tieri ricoperti poi dalla sabbia e la successiva rie
dificazione a quote pi alte di nuove strutture in
un periodo successivo. Si pu dunque ritenere
che la presenza di un unico livello abitativo in un
centro o in una parte di esso sia dovuto alla sua
continua abitazione e alla mancanza di un note
vole accumulo di materiali, connessi con l'antropizzazione e soprattutto con fattori naturali (sab
bia), che avrebbe reso necessario il rialzamento
del piano stradale.
Per quanto riguarda i centri abitati che si tro
vavano all'interno della zona coltivata verosimi
le che essi fossero sparsi ovunque per consentire
una distribuzione capillare della popolazione e
ottenere il massimo sfruttamento dell'area agrico
la. Forse ve ne erano anche sulle rive del lago
attuale, che dovevano pi o meno corrispondere
a quelle del lago di epoca tolemaica o romana,
come il caso di Qaret el-Rusas, il solo sito anti
co noto sulla riva del Birket Qarun ma assai dif
ficilmente unico. La mancanza pressoch totale di
rovine note al centro del Fayyum non imputa
bile alla presenza del lago nell'antichit627 ma alla

h22 La situazione dell'area fra Philaddphia e Soknopaiou Nesos


non mi nota per la mancanza di fotografie aeree.
625 Come ad esempio i muretti di chiusura di vie esposte al
vento, o posti a protezione delle porte delle case; le porte di chiu
sura di alcune strade di Karanis; la struttura IX di Bakchias, inter
pretata come una massicciata di contenimento.
624 Per quanto riguarda Medinet Madi non ancora chiara
quale sia la sua stratificazione urbana e a quali fattori sia dovuta
l'imponente altezza del kom; gli scavi infatti raramente sono stati
condotti in profondit e dove ci avvenuto, sul fianco orientale
del dromos, si trovato che le strutture erano state ricoperte da un
accumulo di materiali di discarica alto fino a 3 m: cr. Bresciani 1968,
p. 27.
h25 Ristrutturazioni anche notevoli di edifici sono state notate in
tutti questi siti, per cui si rimanda ai singoli capitoli dedicati ad essi.
626 La maggiore stratificazione, per quanto ci noto dagli scavi
archeologici, sembra verificarsi per lo pi nelle aree marginali degli
insediamenti, come a Karanis, Bakchias e Soknopaiou Nesos. In
questo tipo di valutazioni vanno comunque sempre tenuti presenti
alcuni fattori che possono influire pesantemente sul nostro punto
di vista distorcendo i dati a disposizione e le conclusioni che se ne
traggono, e cio la limitata conoscenza archeologica dei siti e la loro
manomissione certa o presumibile da parte dei sebbakhin. Nono
stante ci le caratteristiche generali dei siti cos come si desumono
dai rapporti di scavo possono essere considerate in linea di massi
ma attendibili.
h2' L'innalzamento del livello del lago in epoche successive ha
certamente contribuito alla distruzione dei centri che si trovavano
alle quote pi basse, come accaduto per Qaret el-Rusas, di cui
tuttavia qualche rudere rimasto, grazie al suo isolamento, a testi
moniarne la presenza. L'intenso sfruttamento dei terreni della riva
Sud del lago ha certamente contribuito anch'esso alla scomparsa di
eventuali insediamenti antichi. Di grande interesse a questo propo
sito la menzione di Belzoni di numerosi resti di antichi insedia
menti situati a Sud del lago (come a Tyrsa e a Fidimin o i ruderi
di El-Hamam, sulla riva del lago) e che egli vide nel corso della sua
breve sosta nella regione nel 1819: Belzoni 1988, pp. 323-334. Cf.
da ultimo Cavoli - Abd el-Aal 1998.

344

Capitolo XVIII

continua antropizzazione della regione e alla sua


intensa coltivazione che ne hanno determinato la
distruzione, come accaduto nel Delta del Nilo.
Si pu avanzare l'ipotesi che anche qui come nel
resto del territorio egiziano i centri abitati siano
stati costruiti su lievi alture di roccia o di sabbia
non utilizzabili per le coltivazioni e rialzate rispet
to al terreno umido dei campi, come accade anco
ra oggi per molti dei centri moderni. La presen
za di queste "isole" desertiche in tutto il territorio
tutt'altro che sporadica e dall'analisi delle foto
grafie aeree si ricava che la maggior parte dei vil
laggi moderni si trova sopra o nei pressi di esse,
su cui sono solitamente collocati anche i cimiteri.
Per quanto riguarda invece la situazione a
Nord del lago, per l'epoca tolemaica e romana
sono note poche vestigia poich probabilmente
le condizioni ambientali non consentivano allora
come oggi di abitare e coltivare tali zone. signi
ficativo che il tentativo di bonificare il territorio
ad oriente del lago (intorno all'attuale Shooting
Club) sia stato sospeso prima che terminasse la
realizzazione della rete idrica628. L'insediamento
maggiore nel Nord del Fayyum Soknopaiou
Nesos, situato ad una certa distanza dalla riva del
lago629, che sembra essere stato un centro isolato
dal resto della regione e non collegato ad altri
attraverso canali. Non vi traccia infatti di alcun
canale che giungesse a questo sito dalla zona agri
cola meridionale, come stato varie volte ipotiz
zato630, e resta ancora aperto il problema relativo
alle modalit dell'approvvigionamento di acqua631
dolce per gli abitanti e per le colture che, sep
pure di modesta estensione, sappiamo essere esi
stite dalla documentazione scritta oltre che dalla
presenza di canali o terrapieni a Nord-Ovest del
kom.
certo che la ragion d'essere di questo centro
non era quella dello sfruttamento agricolo del ter
ritorio circostante, ma essa deve essere ricercata
piuttosto nella sua posizione geografica particola
re. Forse non un caso che non lontano da Sok
nopaiou Nesos vi fosse un insediamento del Medio
Regno (Qasr el-Sagha) e uno o due monasteri
copti (Deir Abu Life e 'Iluet el-Kanais). Si pu
ipotizzare che nella zona vi fosse la possibilit di
approvvigionarsi d'acqua per via freatica e che tali
insediamenti abbiano avuto in varia misura una
funzione legata alla via carovaniera verso le oasi
del deserto libico, oltre che alle cave di basalto del
Gebel Qatrani652. Sulla stessa via carovaniera si
trovava l'ultimo centro abitato del Fayyum prima
del deserto libico, Medinet Quta, la cui colloca
zione in un luogo impervio solleva gli stessi inter
rogativi di Dimai, anche se qui l'acqua dolce era

probabilmente condotta dai medesimi canali che


giungevano a Dionysias.
Anche se l'area Nord del lago merita a mio
avviso un'attenta esplorazione come tutto il resto
del Fayyum per verificare la possibilit della pre
senza di altri insediamenti (come ad esempio a
Tell el-Buni, Tell Shaggas e sulla Geziret elQarn), ritengo che in epoca ellenistico-romana
non vi fossero ragioni per fondare altri insedia
menti in questa zona e che i villaggi testimoniati
dai papiri e situati fra Soknopaiou Nesos e Karanis si trovassero piuttosto nelle vicinanze di que
st'ultimo centro, forse non molto oltre Qaret elRusas.
Come si avuto modo di constatare nei capi
toli dedicati ai singoli centri, le testimonianze
archeologiche, oltre che documentarie, attestano
per alcuni di essi una continua frequentazione
che si estende ben oltre la fine del III-inizi del IV
secolo, periodo in cui si verific una crisi dell'e
conomia e dell'antropizzazione del Fayyum, fino
al VI e anche VIII d.C. Le cause del massiccio
abbandono dei territori pi esterni della regione
e di numerosi insediamenti non sono ancora del
tutto chiare, anche se sembrano imputabili sia a
fattori locali, come il progressivo avanzare del
deserto, sia a fattori socio-economici pi genera
li che coinvolsero tutto il Paese (Daris 1985,
pp. 230-231; Rathbone 1994, p. 137). I centri che
sopravvissero a tale spopolamento, come ad
esempio Karanis, Bakchias, Tebtynis, Talei, Magdola, Narmouthis, Dionysias e altri, si ridussero
tuttavia drasticamente, stando almeno ai resti
archeologici databili a questa fase.
Gli insediamenti urbani, che sembrano esser
si notevolmente ridotti in epoca bizantina, in
genere sono situati, rispetto all'abitato pi anti
co, in luoghi che erano probabilmente pi vicini

62X Cf. il capitolo VI dedicato alla meris di Herakleides. Secon


do Caton-Thompson e Gardner, il tentativo di bonificare l'area
attraverso l'impianto di una rete idrica artificiale fu intrapreso e
abbandonato nel regno di Tolemeo II: Caton-Thompson-Gardner
1934, pp. 140-153, Pls. LXXXVII ss.
629 Fra Dimai e l'attuale riva sono state trovate diverse sepol
ture: cf. 3 del capitolo I dedicato a Dimai.
630 Nel suo studio su Karanis H. Geremek, cercando di rico
struire la situazione idrografica di parte dell'Herakleides, dava per
scontata la dimostrazione dell'esistenza di un tale canale: Geremek
1969, pp. 41-52.
MI Per la tradizione araba, l'acqua del lago era potabile nel
l'antichit e secondo Al-Nabulsi essa era sollevata sulla riva Nord
del lago per mezzo di numerose ruote-sakia, di cui ai suoi tempi
(XIII sec.) ne rimaneva una sola (Shafei 1960, p. 193). L'attendibi
lit di questa fonte resta a mio parere dubbia, almeno per quanto
riguarda questo specifico argomento.
M2 Si deve ricordare che numerose statue rinvenute nel recin
to templare di Dimai sono in basalto, come altre da Karanis e pi
in generale dal Fayyum (Bianchi 1992).

/ siti e il territorio

all'area ancora coltivata e ai canali ancora attivi: a


Tebtynis ad esempio le case e le chiese copte si tro
vano a Nord-Est dell'abitato ellenistico-romano,
pi vicine all'attuale area agricola e al canale peri
metrale. A Medinet Madi le numerose chiese poste
in luce in questi ultimi anni si collocano a Sud-Est
e a Est del tempio di Renenutet. A Dionysias la
fortezza tardo-romana si trova a Nord-Ovest, in
una posizione pi vicina al villaggio moderno e al
canale, ma non certo al lago come sosteneva
Schwartz. A Bakchias, infine, l'insediamento pi
tardo (abitato nel VII d.C.) e oggi definito dalla
Missione che vi lavora Kom Sud, si trovava sulla
riva occidentale dell'antico canale, le cui tracce
sono ben riconoscibili sul terreno.
Il fatto che piccole o medio-piccole comunit
di tipo agricolo abbiano continuato a vivere in siti
marginali della regione come Dionysias, Narmouthis, Tebtynis, Karanis e Bakchias, sta a signi
ficare la non completa desertificazione di queste
aree, in certi casi almeno fino all'VIII secolo e
testimoniano quindi il funzionamento di una parte
della rete idrica e, in ultima analisi, credo, l'an
cora sostanziale popolamento dei territori interni
del Fayyum633. La coltivazione certamente diffici
le dei campi e la manutenzione dei canali in aree
confinanti col deserto pu avere avuto una ragio
ne solo se non vi era disponibilit di altre terre in
zone pi favorevoli e ci pu essere imputato al
forte aumento della superficie del lago o ad una
elevata concentrazione di popolazione634.
Non vi sono testimonianze archeologiche
relative alle vie di comunicazione se si esclude la
strada pavimentata che conduce alle cave di
basalto del Gebel Qatrani e che solitamente vien
fatta risalire all'Antico o al Medio Regno. tut
tavia molto probabile che, come altrove in Egit
to e come accade ancora oggi, la maggior parte
delle strade fosse costituita dagli argini dei cana
li maggiori e fosse in terra battuta. Esse dunque
seguivano percorsi non sempre diretti e non
costituivano un reticolo razionale e pianificato.
Per i lunghi percorsi e per il trasporto di cari
chi pesanti e ingombranti dovevano essere utiliz
zati alcuni canali navigabili635: dal punto di vista
archeologico questa ipotesi suggerita dalla pre
senza in tutti i siti di elementi in granito di note
voli dimensioni, come blocchi, colonne, statue e
soprattutto grandi macine circolari, provenienti
come materiale grezzo o gi lavorato da Assuan
o dall'Alto Egitto. Certamente il Bahr Yussuf
costituiva la principale via di comunicazione con
il Nilo, soprattutto per i carichi pesanti in entra
ta e in uscita dal Fayyum, mentre altre direttrici

345

di collegamento via deserto dovevano partire dai


centri periferici orientali e sud-orientali come ad
esempio Bakchias, Philadelphia636 e Tebtynis.
Due antiche piste, forse di epoca dinastica, segna
late con pietre e cippi posti a intervalli regolari si
dipartivano da Saqqara Sud, l'una verso il
Fayyum, in cui entrava probabilmente a Bakchias,
e l'altra verso le oasi e che doveva passare a Nord
del lago attraverso Abu Ballas, Soknopaiou Nesos
e Medinet Quta637 per poi passare presso le sor
genti di acqua dolce dello Wadi el-Rayyan638.

633 L'esistenza di comunit monastiche o di eremitaggi nel


deserto un fenomeno non strettamente legato all'antropizzazione
agricola del territorio e risponde ad esigenze di natura completa
mente diversa.
634 L'analisi della documentazione scritta potr certamente for
nire preziosi suggerimenti al riguardo. La concentrazione in epoca
bizantina di insediamenti al centro della regione cos come fu gi
delineata dal Wessely (1904, Tff. 1-2) non molto dissimile da quel
la del periodo ellenistico-romano.
635 II grano proveniente dal Fayyum per Alessandria passava
sicuramente via fiume per il porto di Ptolemais (= El-Lahun):
Rmondon 1954, pp. 202-204; Bonneau 1979c, p. 320.
656 Poco a Sud di Philadelphia, presso Kom el-Kharaba elSaghir, si dipartiva verso la valle del Nilo una muraglia fortificata
che costituiva forse una difesa per una via di comunicazione (Rowe
1955): cf. il capitolo VI dedicato alla meris di Herakleides.
637 Le due strade furono individuate da Petrie nel 1887 ma in
sguito ad ulteriori ricerche effettuate negli anni Sessanta si stabil
che la strada che si dirigeva verso le oasi si interrompeva nel deser
to presso un cumulo di cocci e resta pertanto incerto quale fosse il
suo percorso da quel punto in poi: Petrie 1888, pp. 33-36,
Pl. XXVI; Basta 1968.
638 Su tali sorgenti e sugli edifici che si trovavano presso di
esse cf. Fakhry 1947 e bibliografia precedente. Alcuni edifici sono
stati interpretati come abitazioni e uno come una probabile cap
pella di culto; nei pressi vi sono anche alcune tombe. Tra i fram
menti di ceramica rinvenuti alcuni risalgono all'epoca romana.

346

Capitolo XVIII

I
UJ

/ siti e il territorio

Altimetria
(m s.l.m.)

Localit
Dimai
'Iluet el-Kanais
Qaret el-Rusas
Kom Aushim
Kom Umm el-Atl
Tamiya
Kom el-Hamam
Tell el-Tuba
Kom el-Mansura
Furqus
Kom el-Kharaba el-Kebir
Kom el-Kharaba el-Saghir
Tell Shana
Tell Shinshana
Kom el-Manqul
El-Kom el-Ahmar
Medinet el-Fayyum
Kom Dashusha
Kom Tifeh
Kom Umm el-Boreigat
Kom Talit
Kom el-Khamsin
Tell el-Ma'raka
Kharabet Zakia
Kom Medinet el-Nihas
Kharabet Deir el-Halin
Kom Danjal
Kom Shalaui
Kom Ishaq
Kom Madi
Kom Medinet Madi
Kom Medinet Ghoran
Kom Aliun
Kom Hamuli
Kom el-'Arka
Tell el-Kinisa
Kharabet Shalal
Kharabet Ihrit
Qasr el-Banat
Medinet Watfa
Qasr Qarun
Medinet Quta
Tabella 1.

Cronologia
241/240 a.C. - III d.C.
ep. bizantina (?)
ep. ellenistico (?) - romana
242 a.C. - ep. araba
250 a.C. - 313 d.C.

20
-27
-39

da -11
20

da

-2

25

da
da

-5
-5
17
5
7

347

5
21
23
25

259 a.C. - V/VI d.C.


ep. ellenistico-romana (?)

260 a.C. - ep. araba (ma gi dall'Antico Regno)

22

da

20
17
15
da 12
6
da 20
/; 50

25

14

25

35

18
15
13
da

21
23
23

250 a.C. - VIII d.C. (ma gi dall'Epoca Tarda)


IV/III a.C. - XI d.C.
II a.C. - VI d.C.
ep. ellenistica - VI d.C.
V - VII d.C.
III a.C. - VII/VIII d.C.
ep. ellenistica - VII d.C.
I a.C. - VII d.C.
IV - XII d.C. (?)
IV - VI d.C. (?)
ep. ellenistico - romana
114 a.C. - 846 d.C. (ma gi dal Medio Regno)
ep. ellenistica; ep. bizantina
ep. ellenistica - romana - bizantina

9
O
4
8
4

da

10
O
28

ep. bizantina (?)

237 a.C. - 343 d.C.


260 a.C. - IV d.C.
III a.C. - 300 d.C.
III a.C. - VI d.C.
ep. ellenistico - romana

348

Capitolo XVIII

ERHALTENE MAUERSTRECKEN I19&8)


... WAHRSCHE1NL1CHER MAUERVERLAUF
Fig. 162. Schizzo del percorso del muro-diga di Etsa.

Fig. 163. // "corridoio" di El-Labun con in evidenza le dighe El-Bahlawan e El-Scheikh Gadallah

CAPITOLO XIX

Urbanistica e architettura

Solo pochi tra gli insediamenti greco-romani


che si sono conservati nel Fayyum consentono un
esame planimetrico, urbanistico e architettonico
per le ragioni che sono state esposte nei capitoli
precedenti. Di questi siti inoltre non disponiamo
sempre di una documentazione dettagliata e
uniforme: per questo motivo le nostre conoscenze
in proposito sono molto lacunose ed estremamen
te parziali. Allo stato attuale solo per pochissimi
casi, e in via largamente ipotetica, possibile segui
re l'evoluzione degli insediamenti: il periodo
meglio conosciuto quello romano sia per ragio
ni conservative sia perch gli edifici di questo
periodo si trovano nei livelli pi superficiali, che
sono quelli pi estesamente scavati, mentre poco
nota ancora l'epoca ellenistica, soprattutto nella
sua fase iniziale.
Non perci ancora possibile scrivere una
storia dell'urbanistica del Fayyum, tuttavia si pu
tentare di enucleare almeno alcune delle caratte
ristiche che accomunano i siti di questa regione
o quelle peculiari a ciascuno di essi.
La forma originale degli insediamenti non
attualmente nota e anche se le loro rovine, i
ktman, hanno assunto nel tempo un andamento
vagamente circolare (Qasr Qarun, Kom Madi),
lenticolare (Kom Medinet Madi, Kom Umm elAtl, Kom Umm el-Boreigat) e in alcuni casi deci
samente ovale (Dimai, Medinet Watfa, Kom
Medinet Ghoran) ci non costituisce un dato
significativo su cui fondare ipotesi, dato che que
ste forme sono dovute in larga misura a fenome
ni di erosione (Miller Rosen 1986).
Non sempre stato riconosciuto un muro
perimetrale che delimitava lo spazio urbano e l
dove se ne riscontrata la presenza non sicuro
che si trattasse di mura continue. il caso ad
esempio di Soknopaiou Nesos, dove un muro,
apparentemente un muro di cinta, chiudeva a
Nord l'abitato; le missioni archeologiche che si
sono susseguite non hanno tuttavia chiarito se
esso proseguisse anche sui lati Est e Ovest del
l'insediamento fino a congiungersi, come sem
brerebbe ovvio, con il portale monumentale che
si trovava all'inizio del dromos. Un tratto di muro

di delimitazione del centro urbano stato anche


individuato nei livelli Primo e Primo Tardo (cor
rispondenti alla fine I a. C. -inizi III d.C.) nel set
tore di scavo occidentale della Michigan University639: esso racchiudeva l'insula sul lato esterno
Ovest e presumibilmente proseguiva verso Sud.
A causa della parzialit dello scavo non possi
bile stabilire se negli strati tolemaici, presenti in
questo settore ma raggiunti solo in minima parte,
un muro analogo avesse svolto la stessa funzione.
Anche in altri siti (si veda ad esempio il caso di
Karanis e di Bakchias) stato riscontrato che gi a
partire dal II a.C. le insulae erano di forma com
patta e chiuse dai muri contigui delle abitazioni e
dei cortili, ma non ancora chiaro se tali muri, quel
li situati al limite del centro abitato, avessero la fun
zione di un vero e proprio muro perimetrale citta
dino, anche se ci sembra verosimile. Sul versante
Nord di Karanis, ad una certa distanza dall'area sca
vata e non lontano dalla moderna strada asfaltata,
ancora visibile un tratto di muro isolato, costruito
con elementi litici e avente un andamento irregola
re, che potrebbe aver fatto parte delle mura di cinta.
Tali muri potrebbero aver avuto una funzione
diversa da quelle che comunemente si attribuisco
no loro, e cio di delimitazione dello spazio urba
no e di barriera per il controllo fiscale: si deve infat
ti notare che essi non sembrano essere stati presenti
in tutti i centri e dunque potrebbero essere stati
costruiti solo in determinati casi per far fronte ad
un'esigenza specifica, che potrebbe essere quella di
costituire una barriera protettiva contro l'avanzare
della sabbia. I siti in cui stata riscontrata la pre
senza di tratti murari lungo il perimetro dell'abita
to sono, almeno per l'epoca romana, Soknopaiou
Nesos, Karanis e Bakchias, tutti situati fin dalla loro
fondazione al margine del deserto e dunque, come
si pu facilmente immaginare anche sulla base dei
rinvenimenti stratigrafici, continuamente battuti dai
venti che trasportavano sabbia.
Che tali insediamenti fossero in certo modo
chiusi e con poche e controllate aperture verso

639 Cf. il capitolo I dedicato a Dimai, 2.3.

350

Capitolo XIX

l'esterno suggerito anche dalla documentazione


scritta che testimonia l'esistenza di porte daziarie.
Una di tali porte stata riconosciuta a Bakchias
(II-III d.C.) in una struttura in mattoni crudi
molto mal conservata e che si pone trasversal
mente alla via che usciva dal centro in direzione
di Menfi; un'altra, di carattere ben pi monu
mentale, data la sua preminente posizione sulla via
processionale, si trovava all'estremit meridionale
di Soknopaiou Nesos e doveva essere, almeno in
parte, costruita in pietra (I a. C. -II d.C.).
Le planimetrie dei siti del Fayyum sono
molto diverse le une dalle altre e ci sembra verificarsi fin dal momento della loro fondazione all'i
nizio dell'epoca tolemaica, anche se questa fase
ancora archeologicamente poco nota. Questo
fatto rivela, contrariamente a quanto ci si poteva
aspettare, che non era stato previsto un progetto
unitario, standardizzato e che consentisse una
rapida costruzione dei nuovi centri che furono
impiantati all'inizio e durante la realizzazione
della bonifica tolemaica. Ogni centro presenta
caratteristiche diverse nella suddivisione degli
spazi e nella strutturazione della rete viaria, che
risulta tuttavia ovunque di tipo ortogonale. Se da
un lato quindi evidente una certa libert nella
scelta delle soluzioni urbanistiche adottate, com
patibilmente anche con le esigenze pi stretta
mente locali, dall'altro altrettanto evidente il
rispetto di alcune norme urbanistiche, se non
addirittura di una pianificazione locale di massi
ma. L'ortogonalit delle strade, anche se non
sempre rispettata in modo rigoroso (si pensi ad
alcune zone di Tebtynis e di Karanis), una delle
caratteristiche salienti e costanti dei centri del
Fayyum, a partire dall'epoca tolemaica fino alla
tardo-romana e forse anche bizantina. Ci tutta
via non sta a significare necessariamente che que
sti insediamenti abbiano risentito di un'imposta
zione "ippodamea"; pi semplicemente si pu
ritenere che essi si siano sviluppati secondo un
impianto razionale, per certi aspetti pianificato e
talora regolare, gi presente nella tradizione urba
nistica egiziana di epoca dinastica. Non sempre
infatti, e non per tutte le fasi, si assiste alla sud
divisione dell'abitato in insulae, e quando ci si
verifica quasi mai si tratta di blocchi abitativi di
forma regolare e di uguali dimensioni640. A
Soknopaiou Nesos e a Tebtynis sembra che nella
prima fase dell'epoca ellenistica non esistessero
insulae ma solo case costruite singolarmente.
La planimetria di Philadelphia, spesso assun
ta dagli studiosi come modello di impianto "ippodameo" a cui si sarebbero attenuti anche gli altri
centri del Fayyum, in realt unica, almeno allo

stato attuale delle nostre conoscenze. Essa infat


ti del tipo a scacchiera, con il reticolo stradale
orientato verso i punti cardinali, in cui le diret
trici di scorrimento maggiori attraversavano il
centro da Nord a Sud641. La sua struttura molto
rigida e assai rigorosa, con insulae tutte uguali di
forma rettangolare (100 x 50 m: Viereck-Zucker
1928, p. 8), separate da strade la cui gerarchia
molto chiara: tutte le vie, con l'esclusione di quel
le pi strette, attraversano da un capo all'altro il
centro abitato, ma fra di esse quelle di primaria
importanza, e quindi le pi ampie (10 m), si diri
gono da Nord a Sud; quelle secondarie (5 m)
invece, da Est-Ovest, si alternano a quelle terzia
rie in modo che due insulae affiancate erano
comprese fra vie primarie e secondane a costi
tuire un quartiere, se cos si pu chiamare, di
forma quadrata642 (ca. 100 x 100 m). questa
sicuramente la citt in cui sembra essere pi evi
dente l'impronta greca, e che ha risentito mag
giormente di una pianificazione rigida e standar
dizzata643 imposta dall'autorit regia, anche se
non va dimenticato che la Philadelphia a noi nota
quella di epoca romana e che mancano ricer
che stratigrafiche che possano consentire di ipo
tizzare quale fosse il suo impianto originario.
Gli insediamenti che presentano una plani
metria geometrica pi vicina a questo tipo posso
no essere forse quelli di Qasr Qarun, di Kom Talit
e probabilmente quello di Medinet Madi, dei
quali peraltro sappiamo pochissimo e la cui sud
divisione spaziale suggerita dall'allineamento di
parti di edifici e da quanto rimane delle strade644.
wo soprattutto nel periodo romano che si realizza una mag
giore compattezza dell'insediamento, con insulae pi dense di abi
tazioni e situate pi vicine le une alle altre, come si pu notare ad
esempio a Soknopaiou Nesos e a Karanis.
W1 L'impianto urbano non pi visibile sul terreno per la
quasi totale scomparsa delle rovine della citt; esso quindi solo
apprezzabile nella fotografia aerea scattata dalla RAF nel 1925
(Edgar 1931, PI. I) e nella planimetria sommaria disegnata da Borchardt nel 1924 (Viereck-Zucker 1926, Tf. I). Le due immagini
(Figg. 60 - 61) tuttavia non combaciano perfettamente poich nello
schizzo le strade trasversali Est-Ovest risultano tutte della stessa lar
ghezza, mentre a mio giudizio si possono distinguere nella fotogra
fia strade di due diverse dimensioni, che si alternano fra le insulae.
Non inoltre possibile stabilire se vi fosse un asse viario primario
con direzione Est-Ovest nel luogo in cui stata tracciata la moder
na strada verso Gerza, come suggeriva la Missione tedesca.
w2 Si veda a questo proposito la fotografia aerea del 1925 eli
Philadelphia (Fig. 61).
M3 Secondo la descrizione di Viereck e Zucker le case erano
quasi tutte costruite secondo un modulo costante, cos che venti
case circa della stessa grandezza (12 x 12 m) costituivano un isola
to (Viereck 1928, pp. 8-9).
644 Per quanto riguarda la planimetria di Kom Talit (Fig. 130),
importanti risultati sono emersi dal survey effettuato da D. Rathbone (Rathbone 1996). I quartieri abitativi di Medinet Madi resta
no ancora tutti da scavare ed soltanto dalla fotografia aerea che
si avverte la presenza, almeno nella zona ad oriente del tempio, di
un reticolato apparentemente regolare (Fig. 116) (rcoli 1995).

Urbanistica e architettura

Pi spesso invece accade che le insulae o, meglio,


i blocchi abitativi sono di forma e dimensioni
irregolari anche se separati da vie tra loro orto
gonali che frequentemente non attraversano il
centro abitato da un estremo all'altro. A Karanis
e a Tebtynis per esempio le strade di scorrimen
to e di importanza primaria percorrono l'abitato
da Nord a Sud incrociando numerose vie secon
darie, molte delle quali terminano in incroci a T
o in vicoli chiusi e talora hanno un andamento
"a baionetta". In questi due centri nessuna delle
strade Est-Ovest risultata essere una via prima
ria di collegamento diretto fra gli estremi della
citt; inoltre qui non stata riscontrata una
cadenza regolare nella disposizione delle vie. Ci
sembra verificarsi anche a Bakchias, in cui tutta
via il reticolo stradale ancora tutto da studiare,
e a Soknopaiou Nesos in cui peraltro le strade e
le insulae scavate e note attraverso le pubblica
zioni scientifiche, sono pochissime. Per ragioni
legate all'orografia del terreno o per la differen
ziata stratificazione urbana, le strade spesso non
erano pianeggianti e dovevano superare dislivelli
anche notevoli, come si pu ancora oggi notare
a Karanis, dove i versanti settentrionale e meri
dionale digradano naturalmente verso uno wadi
e verso il canale, e a Bakchias dove si nota un
forte dislivello fra la zona centrale, pi bassa, e
quella periferica.
Per il momento l'unico centro di cui possi
bile studiare in modo dettagliato, anche se pur
sempre parziale, l'evoluzione dal II a. C. al V d.C.
Karanis, l'unico ad essere stato scavato in modo
piuttosto esteso e su tutti i livelli abitativi (cinque
quelli individuati) e di cui si dispone di esaurienti
rapporti di scavo. E questo un centro a planime
tria irregolare, forse la meno geometrica di quel
le del Fayyum645, ma con una rete viaria sostan
zialmente ortogonale il cui orientamento generale
non mutato nel tempo. Gi nel livello pi anti
co si nota la presenza di insulae abitative irrego
lari646 separate da vie ortogonali e da ampi spazi
apparentemente vuoti: questo impianto si evo
luto nel tempo ampliandosi e aumentando il
numero delle case, che si sono via via aggiunte
alle insulae limitando sempre di pi gli spazi
vuoti fra di esse e l'ampiezza delle strade, ma l'o
rientamento originario della rete viaria (ca. 168
N) sempre stato costante, anche se talora il per
corso delle vie non stato rispettato. Infatti nelle
aree in cui fra un livello abitativo e l'altro vi
stato un periodo di abbandono, con conseguen
te distruzione e copertura delle strutture pi anti
che, si nota che le insulaeM1 e le strade di nuova
costruzione si dispongono in modo diverso dalle

351

precedenti e non sono dunque da esse condizio


nate, ma continuano ad essere coerenti con l'o
rientamento del resto del centro abitato. Laddo
ve invece vi stato un continuum abitativo o
dove i resti delle strutture abbandonate erano
visibili in superficie e segnavano ancora una certa
scansione spaziale, le strade hanno continuato a
mantenere il loro tracciato nel corso dei secoli.
I due templi principali di Karanis si inseri
scono abbastanza bene nel tessuto urbano pur
non risultando ortogonali fra di loro n rispetto
alla rete viaria: essi si trovano nella parte centra
le della citt, a diverse quote altimetriche, e a
causa della distruzione di tutta l'area centrale del
sito non noto se e come fossero collegati fra di
loro e con le altre strade. Sembra tuttavia certo
che essi non si trovassero sulle vie principali. Il
tempio Sud costituiva una vera e propria insula,
essendo racchiuso con numerosi altri edifici con
nessi con il culto e con l'economia del tempio,
entro un temenos di forma irregolare.
I templi principali dei centri del Fayyum non
si inseriscono nel tessuto urbano in maniera
uniforme e le soluzioni urbanistiche che si riscon
trano sono di diversi tipi: il tempio, che sem
pre di tradizione egiziana, si colloca al termine di
un dromos (cos a Soknopaiou Nesos, Tebtynis,
Narmouthis, Dionysias), oppure si trova all'in
terno di un insula (Philadelphia) o costituisce
esso stesso con il suo temenos uninsula (Karanis
Sud, Theadelphia). Vi erano inoltre templi extra
urbani, come a Theadelphia ed Euhemeria, il cui
collegamento viario e la cui funzione tuttavia non
sono chiari.
Raramente il tempio si trovava nel centro
geografico del sito, come sembra verificarsi pres
sappoco a Bakchias e a Dionysias. Metodologi
camente, tuttavia, in questo tipo di valutazioni
riguardanti l'urbanistica dei siti non si dovrebbe
prescindere dall'analisi delle trasformazioni inter
venute nel corso dei secoli. In altre parole la valutazione della posizione di un santuario nell'm
bito urbano dovrebbe partire innanzitutto
dall'analisi, e dunque dalla conoscenza, dell'inse
diamento coevo alla fondazione del santuario
stesso e non limitarsi a quella del suo stadio fina
le, come sovente accade.
w"' Si deve tenere presente, anche se non sempre risulta evi
dente dai rapporti di scavo, che l'insediamento si sviluppato su
un terreno accidentato e non pianeggiante e che quindi le strade
erano spesso in salita.
M6 Pochi sono tuttavia gli edifici noti di questo livello (V Livel
lo = E: Husselman 1979, Map 4).
647 Solo in un'area, H 10, a partire dal Livello C le case non
sono raggruppate in insulae: cf. il capitolo II dedicato a Kom
Aushim, 2 e 4.

352

Capitolo XIX

Di grande interesse sarebbe un'indagine com


plessiva sulla collocazione e sull'orientamento ori
ginario dei templi, particolarmente di quelli mag
giori, nell'ambito della topografia degli insediamenti
e un loro successivo confronto con la topografia
degli stessi siti come essa mutata nel corso dei
secoli. Tutto ci si rivela impossibile allo stato attua
le delle nostre conoscenze anche a causa del catti
vo stato di conservazione della maggior parte dei
centri. Un'ipotesi di lettura, da verificare attraverso
i0 scavo archeologico, scaturisce dall'analisi del
l'impianto urbano di Narmouthis e di Tebtynis: qui
i due templi di Renenutet e di Soknebtynis, veri
grandi complessi monumentali, si trovano in posi
zioni fortemente decentrate rispetto al centro abi
tato che si espanso nel corso dei secoli solo o pre
valentemente ad Est dei loro dromoi Si potrebbe
pensare che l'insediamento pi antico, preellenisti
co o degli inizi dell'epoca tolemaica648, si svilup
passe intorno al tempio o al suo dromos, come
accade a Soknopaiou Nesos, e che dunque in ori
gine il tempio e la via processionale svolgessero un
ruolo pi centrale nell'mbito della comunit.
Nella maggior parte dei casi i templi pi
importanti erano "isolati" dal contesto urbano
dalle alte mura del temenos, eccetto forse quelli
di Dionysias e di Bakchias649, mura in cui vi erano
solo due o tre aperture verso l'esterno, una sul
lato corto di fronte al santuario, che costituiva il
portale monumentale principale, e una su uno o
su entrambi i lati lunghi. Il dromos di accesso al
tempio era una via di grande importanza, la pi
larga della citt, l'unica ad essere lastricata650 e
lunga diverse centinaia di metri651. Quasi del tutto
ignote sono la loro cronologia e la loro storia: si
ignora se essi fossero stati previsti gi al momen
to della fondazione ellenistica dei centri o se inve
ce siano stati aggiunti pi tardi. E comunque
verosimile che essi siano contemporanei alla fon
dazione dei templi652; in alcuni casi ormai certo
che essi furono restaurati in epoca romana653.
dubbio inoltre se il dromos costituisse un
vero e proprio asse viario per il centro urbano, se
fosse cio una via di uso civile oltre che religio
so654. Purtroppo spesso tali dromoi non sono stati
posti in luce in tutta la loro estensione e poco o
nulla si conosce degli edifici costruiti lungo i loro
lati, per non parlare del raccordo con le altre stra
de. Il caso di Soknopaiou Nesos unico nel
Fayyum poich si tratta di un insediamento assia
le organizzato intorno ad un grande asse viario
Nord-Sud che il dromos del tempio maggiore,
11 quale divide in due parti, non proprio uguali,
l'abitato e su di esso sono orientati i pochi edifi
ci conosciuti. In questo caso probabile che il

dromos costituisse una vera e propria via di acces


so e di collegamento cittadino anche perch su
di essa non sono note strutture di carattere reli
gioso che ne interrompano il percorso, come
invece accade negli altri casi, in cui vi sono uno
o due chioschi e alcuni altari, oltre che gli ingres
si a vari deipneteria.
Secondo P. Pensabene (1993, p. 45) il dromos
un elemento caratteristico dell'urbanistica egi
ziana gi in epoca dinastica, la cui presenza e fun
zione caratterizzano particolarmente i centri
urbani egiziani di epoca ellenistica e romana; le
planimetrie dei centri risultano cos pesantemen
te condizionate dalla presenza del dromos, vero e
proprio centro dell'attivit religiosa e sociale della
citt. A questo proposito interessante notare
che in due citt di nuova fondazione, Philadelphia e Dionysias, in cui stata adottata una
planimetria a reticolato655, i templi cittadini si
dispongono secondo schemi diversi, senza dromos
nel primo caso e con dromos che assume una
posizione fra le vie primarie nel secondo. La
ragione di tale differenza ci sfugge, ma certo non
la si dovr ricercare nella diversa importanza
amministrativa dei due centri o nella preesisten
za di santuari pi antichi656.
648 ]sjel caso di Tebtynis stato accertato che il tempio di
Soknebtynis risale all'inizio dell'epoca tolemaica.
649 Non si hanno notizie in merito alla presenza di un temenos
per i templi trovati da Grenfell e Hunt a Theadelphia e a Euhemeria.
650 Le strade urbane ed extra-urbane erano generalmente in
terra battuta.
651 Quello di Soknopaiou Nesos misurava pi di 400 m in lun
ghezza ed era largo ca. 6 m; quello di Tebtynis era lungo ca.
210 m e largo 9 m; quello di Narmouthis era largo 11,20 m e quel
lo di Dionysias era lungo ca. 350 m e largo ca. 5 m.
652 Mancano indagini archeologiche su tali vie processionali.
Vari elementi sembrano tuttavia suggerire la possibilit che i dromoi
fossero contemporanei alla fondazione dei rispettivi templi, come nel
caso di Soknopaiou Nesos ad esempio, in cui le abitazioni di epoca
tolemaica situate a Sud-Ovest del temenos risultano ortogonali al dro
mos, che dunque probabilmente gi esisteva in quel periodo; a Nar
mouthis la pavimentazione del piano stradale risultata essere dop
pia e quindi rifatta probabilmente nel corso dei lavori effettuati in
epoca romana. L'unico caso in cui il dromos stato oggetto di
approfondita indagine Tebtynis, in cui lo scavo ha potuto accer
tare la fondazione contemporanea al santuario e una ripavimenta
zione e un ampliamento verso Nord effettuati nel regno di Augusto.
653 Si veda il caso di Tebtynis e probabilmente anche di
Narmouthis.
654 Dai papiri si evince che varie attivit non religiose potevano
aver luogo sul dromos o nel komasterion del dromos, ma si dovrebbe
chiarire se queste erano attivit sporadiche, marginali o no rispetto
alla vita che si svolgeva sulle altre grandi strade dei centri urbani.
655 II caso di Dionysias piuttosto dubbio, ma evidente che
si tratta pur sempre di una pianta scandita in modo relativamente
regolare.
656 Pensabene tende a considerare la presenza del dromos come
una caratteristica delle metropoli dei nomoi, in cui costituiva sicu
ramente un elemento monumentale di primo piano, e come un ele
mento urbanistico preesistente al periodo tolemaico (Pensabene:
conferenza tenuta presso il Dipartimento di Storia Antica dell'Uni
versit di Bologna nel 1993).

Urbanistica e architettura

probabile che alcuni degli edifici pubblici


dei centri urbani, oltre che gli edifici privati pi
ricchi ed importanti, fossero situati ai lati del
dromos e contribuissero in tal modo alla monumentalit della via processionale. Pochi sono
comunque gli edifici di sicura funzione pubblica
che sono stati ritrovati nei centri del Fayyum e
ci pu essere dovuto sia al caso archeologico
sia, soprattutto, al fatto che l'architettura pub
blica si differenziava poco da quella privata, nelle
forme, nelle tecniche costruttive e nella decora
zione. Solo le dimensioni o particolari rinveni
menti, soprattutto di papiri e di elementi archi
tettonici decorativi in stile alessandrino, hanno
suggerito talora un'interpretazione genericamen
te pubblica degli edifici: restano perci del tutto
ignote le caratteristiche architettoniche dei gin
nasi, dell'agor, o di uffici come il grapheion o le
banche, che pure sappiamo essere esistiti grazie
alle molte testimonianze scritte. La tipologia dei
granai pubblici, oltre che privati, invece ben
nota grazie agli scavi di Karanis, in cui risultano
inseriti all'interno del centro urbano e sono
significativamente situati sulle vie primarie, sulle
strade cio maggiori e di lunga percorrenza
(Nord-Sud).
Alcuni bagni pubblici del tipo a tholos^1 sono
stati rinvenuti a Medinet el-Fayyum, a Kharabet
Ihrit, a Qasr el-Banat e a Qasr Qarun, mentre due
edifici termali di epoca romana sono stati trovati
a Kom Aushim. Le testimonianze scritte relative
alla presenza di bagni pubblici nei centri del
Fayyum sono molto pi abbondanti dei rinveni
menti658. difficile valutare la posizione di tali
edifici nei vari contesti urbani poich quasi sem
pre essi sono stati portati alla luce singolarmente
e dunque risultano "fuori contesto". Apparente
mente tali stabilimenti erano situati fra le case e
non in posizioni isolate o nelle vicinanze di luo
ghi di approvvigionamento idrico, come poteva
no essere i canali.
Sui canali e fuori dell'abitato erano invece
situati alcuni laboratori659, per i quali erano
necessari disponibilit d'acqua e spazi aperti per
lo smaltimento dei fumi causati dalla combustio
ne nei forni e degli scarti di lavorazione. Pur
troppo i laboratori artigiani, che erano presenti
in tutti i siti del Fayyum come sembrano attesta
re le scorie vetrose ancora oggi riconoscibili sulla
loro superficie, non sono mai stati oggetto di inte
resse e di scavo. Va inoltre rilevato che non sono
mai stati portati alla luce nel Fayyum grandi labo
ratori per la trasformazione degli alimenti (per la
lavorazione delle olive, del grano, dell'uva, oppu
re grandi panifici e macelli); al contrario, molto

333

diffusi erano quelli domestici, rinvenuti in gran


numero nei cortili delle abitazioni private di
Karanis e anche a Narmouthis.
Poco noti e studiati sono inoltre i modi con
cui stato risolto nei vari centri e nei diversi
periodi il problema dell'approvvigionamento del
l'acqua all'interno dell'area urbana. Tutti i centri
erano situati nelle immediate vicinanze di alme
no un canale, da cui l'acqua poteva essere attin
ta direttamente con recipienti e poi trasportata
nelle case, tuttavia spesso l'estensione del sito era
notevole e le distanze da percorrere per attinge
re l'acqua dovevano rendere particolarmente one
rosa tale attivit domestica. Nel corso degli scavi
pochi sono stati i pozzi acquiferi rinvenuti: se ne
elencano alcuni fra le rovine dei Kiman Fares
(Schweinfurth 1887), uno nel cortile del tempio
di Pnepheros a Theadelphia (Breccia 1926,
p. 106) e uno in quello del tempio di Pnepheros
e Petesouchos a Karanis, la cui funzione tutta
via dubbia (Boak 1933, p. 29). In mbito urbano
non sono inoltre state rinvenute cisterne private
o pubbliche mentre almeno in un caso, a Kom
Talit, sicura la presenza di una rete di canaliz
zazioni e cisterne sotterranee scavate nella roccia
calcarea su cui sorgeva l'abitato, probabilmente
realizzate sotto il piano stradale, la cui funzione
sembra essere stata quella di distribuire a retico
lo l'acqua fra le abitazioni. Una serie di pozzetti
doveva consentirne l'attingimento.
Un sistema analogo ma costituito da condut
ture in mattoni cotti stato ipotizzato da Yeivin660 per Philadelphia sulla base del rinveni
mento di questo tipo di canaletta. Canalette in
terracotta protette da camicie in calce sono state
rinvenute presso strutture termali e balneari nel
l'area dei Kiman Fares e a Qasr el-Banat, tutta
via in entrambi i casi non stato studiato nel
complesso il sistema di approvvigionamento del
l'acqua di cui esse facevano parte; non inoltre
stato accertato se esse fossero anche estese a tutta

M' Si tratta di una caratteristica forma introdotta in Egitto dai


Tolemei, il cui uso attestato con alcune varianti anche in epoca
romana.
MS Per un quadro generale dei bagni e delle terme di epoca
ellenistica e romana rinvenuti in varie localit egiziane ct. El-Khashab 1978; Pensabene 1993, pp. 19-25.
hw Un grande laboratorio si trovava a Sud-Ovest di Phila
delphia, presso il grande canale irriguo, ed ancora riconoscibile
per la presenza di una grande discarica di scorie di lavorazione e
di una parte di una struttura in mattoni cotti; un altro chiaramente
riconoscibile a Sud di Bakchias proprio lungo il percorso dell'anti
co canale. Un grande laboratorio di cui resta solo l'imponente disca
rica si trovava a Theadelphia ed presumibile che fosse situato
anch'esso al margine del centro abitato.
660 Un sistema analogo di distribuzione sotterranea dell'acqua
stato osservato anche a Hermoupolis Magna.

354

Capitolo XIX

l'area urbana. Secondo Rathbone661 la rete di


canali sotterranei fu predisposta, almeno nel caso
di Kom Talit, in epoca tolemaica prima della
costruzione dell'insediamento, tuttavia non vi
sono prove certe che confermino questa datazio
ne e mancano studi sulle modalit di distribuzio
ne e di smaltimento dell'acqua nei siti ellenistici
e romani d'Egitto per poter avanzare ipotesi
basate sui confronti662.
Lo smaltimento delle acque non sembra esse
re stato affrontato in maniera sistematica e pia
nificata nei vari centri, anche perch probabil
mente l'uso dell'acqua era comunque molto
limitato all'interno delle case private, in cui tra
l'altro non erano previste sale da bagno663. Gli
unici edifci che dovevano possedere un sistema
di raccolta e di smaltimento dell'acqua erano i
bagni pubblici ed eventualmente certi laboratori
artigiani, che, come si visto per i pochi casi
noti, erano situati presso i canali. Per quanto
riguarda i bagni pubblici, nel caso di Dionysias
stata avanzata l'ipotesi che le acque in uscita dalla
sala da bagno confluissero in una cisterna e venis
sero poi riciclate, mentre nel caso delle terme
maggiori di Karanis esse venivano convogliate in
un pozzetto di scarico collocato all'esterno del
l'edificio.
Anche lo smaltimento dei rifiuti solidi non fu
organizzato sul piano comunitario e sebbene
numerose siano le discariche menzionate nei
primi rapporti di scavo, difficile, per non dire
impossibile, uno studio della loro collocazione
a causa della mancanza di documentazione al
riguardo. In generale si pu dire che la spazza
tura era in parte ammassata nei cortili delle case,
in cui spesso vivevano anche gli animali, e nelle
strade: grandi discariche si formavano soprattut
to al di fuori dei quartieri abitati, al di l del
muro di cinta, come sembra sia accaduto a Soknopaiou Nesos, e in genere all'interno degli edi
fici e dei quartieri abbandonati che confinavano
con quelli ancora in uso664. Diverso il caso delle
discariche di resti di lavorazione inerti, come la
ceramica, il vetro ecc., che si trovavano nelle
immediate vicinanze dei laboratori.
L'architettura privata del Fayyum di epoca
ellenistica e romana stata in pi occasioni ogget
to di studio grazie all'abbondante documentazio
ne scritta, archeologica e figurativa che ha con
sentito di formulare un quadro abbastanza
dettagliato delle varie tipologie di abitazioni e
delle loro decorazioni interne665. Va tuttavia segna
lato che la documentazione archeologica pubbli
cata ridotta e talora del tutto insufficiente se la
si confronta con l'elevato numero di complessi

architettonici rinvenuti dalla fine del secolo scor


so e in buono stato di conservazione. Il maggior
numero di dati disponibili relativi all'architettu
ra, alla planimetria e alla tecnica costruttiva delle
abitazioni private riguarda pochi centri, quelli
indagati con moderne tecniche archeologiche,
come Soknopaiou Nesos, Karanis, Bakchias,
Tebtynis e Narmouthis: gli ultimi tre sono in
corso di scavo e mancano ancora i rapporti defi
nitivi. In tutti gli altri casi si dispone di poche e
schematiche piante di singoli edifici, in cui non
sono indicate le modifiche e i restauri effettuati
nel corso del tempo; tali planimetrie testimonia
no pertanto la forma finale di edifici che sono
stati spesso oggetto di ripetuti rifacimenti. Se si
considera inoltre che raramente sono stati effet
tuati scavi attraverso tutti i livelli abitativi e che
non in tutti i siti presente una stratigrafia urba
na666, si pu facilmente comprendere che uno
studio tipologico dell'architettura privata con
dotto su vasta scala che sia sincronico e diacro
nico insieme non possibile. Solo dalla pubbli
cazione estesa e definitiva degli scavi archeologici
attualmente in corso ci si pu attendere dati
nuovi e sufficientemente particolareggiati che
possano integrare le pubblicazioni della Michigan
University (Soknopaiou Nesos e Karanis) ancora
oggi insuperate da tale punto di vista. Per tutti
questi motivi ho deciso di non addentrarmi spe
cificamente nell'analisi dell'architettura privata e
delle tecniche costruttive impiegate, anche se
alcune considerazioni preliminari possono essere
qui esposte alla luce della vasta documentazione
raccolta.
Allo stato attuale della documentazione
archeologica si pu constatare una generale
uniformit nella tipologia delle abitazioni private
in tutti i centri e in tutti i periodi. Si nota tutta
via che in siti vicini o situati nella stessa area geo
grafica prevalgono alcune tipologie rispetto alle
661 Comunicazione personale di D. Rathbone. I risultati del
survey diretto da Rathbone a Kom Talit (1995 e 1996) sono anco
ra inediti.
6h2 Molto diversa la situazione degli insediamenti della costa
Nord Africana, in cui ampiamente attestato il sistema della cap
tazione dell'acqua piovana casa per casa, metodo fortemente radi
cato nella cultura punica.
665 Solo in una stanza della casa A di Kom Medinet Ghoran
stata trovata una vasca in pietra che pu essere interpretata come
una vasca per il bagno, ma non fu rinvenuta nessuna canaletta o
scolo.
6W Questo tipo di comportamento, oltre ad essere seguito
ancora oggi nei villaggi e in alcune aree urbane, attestato gi in
epoca dinastica (Davoli 1994).
665 Si vedano ad esempio: Rubensohn 1905; Luckhard 1914;
Nowicka 1969; Maehler 1983; Musson 1983; Hobson 1985a;
Pensabene 1993, pp. 35-37.
666 Cf. il capitolo XVIII.

Urbanistica e architettura

altre. Le case dei centri del Fayyum, che posso


no essere raggruppate in insulae o trovarsi isola
te le une dalle altre, sono del tipo "urbano",
ovvero di pianta piuttosto stretta ma che si svi
luppa su pi piani; esse nascono come unit a s
stanti, nel senso che non hanno muri in comune
con altri edifici, e sono per un solo nucleo fami
gliare667. Quasi sempre hanno un'unica porta
d'ingresso rialzata rispetto al piano stradale e rag
giungibile per mezzo di alcuni gradini, solita
mente in pietra. Nella maggioranza dei casi sono
provviste di uno o pi cortili esterni recintati, a
volte in comunione con altri edifici, in cui si svol
gono le attivit di cucina, di trasformazione degli
alimenti e in cui sono tenuti i piccoli animali d'al
levamento. in questi spazi, ricavati tra una casa
e l'altra o al centro dell'insula, che si trovano i
forni e i focolari domestici668, le macine, i mortai,
le presse e le giare per lo stoccaggio degli ali
menti.
Le planimetrie delle abitazioni sono sostan
zialmente di tre tipi (Fig. 164), mentre le dimen
sioni possono variare moltissimo: 1. rettangolare,
con il lato corto che circa 1/3 o 1/4 di quello
lungo; 2. quadrata o quasi quadrata; 3. articolata,
cio con i muri perimetrali che seguono un dise
gno irregolare. All'interno le stanze si dispongo
no in modi molto liberi669, ma nei primi due tipi
la scala che conduce ai piani superiori, e che
quasi sempre del tipo a pilastro centrale, si trova
nella stessa posizione: al centro nel primo caso e
in uno degli angoli nel secondo. Le abitazioni di
tipo 1 e 2, con numerose varianti, sono le pi dif
fuse nei centri del Fayyum e tendono ad essere
molto sobrie e con pochi elementi decorativi, che
invece paiono pi abbondanti nelle case articola
te.
A Dionysias, Theadelphia e Narmouthis si
nota la presenza di abitazioni articolate di grandi
dimensioni, tanto che in alcuni casi stato ipo
tizzato che si trattasse di edifici pubblici, al cui
interno sono stati rinvenuti elementi architettoni
ci decorativi in stile non egiziano, come colonne,
capitelli per colonne, per pilastri e semipilastri. In
particolare, in questi centri attestato un tipo di
abitazione di epoca romana caratterizzato dalla
presenza di una grande stanza, sulle cui pareti vi
erano varie nicchie decorate con elementi litici e
stucco. Ma la caratteristica saliente di tali stanze
era il fatto che esse fossero separate da quelle
situate a fianco semplicemente per mezzo di due
pilastri670 generalmente decorati con capitelli in
calcare di stile alessandrino. Questo tipo di stan
ze a pilastri non per ora attestato in altri siti.
Ancora dubbia a mio parere la presenza di

355

uno o due cortili interni alle abitazioni: in pochi


casi alcune stanze interne al corpo di fabbrica
delle abitazioni sono state interpretate come a
cielo aperto e dunque aventi la funzione di cor
tili. Secondo queste interpretazioni, tali cortili
sarebbero presenti a Kom Medinet Ghoran e a
Theadelphia in case di et tolemaica, e a Tebtynis in alcune di epoca romana: si discusso se il
cortile interno sia derivato dall'architettura pri
vata greca o egiziana, ma non mi pare che vi
siano elementi sufficienti per ritenere che questi
ambienti fossero privi di soffitto. Una tale circo
stanza sarebbe in deciso contrasto con le carat
teristiche generali dell'architettura domestica
fayyumita ed egiziana in genere671, che prevede
va poche e piccole aperture verso l'esterno, a
protezione dal sole e dal vento.
Una caratteristica comune alle case del
Fayyum di ogni epoca sono le cantine o i vani
sotterranei, presenti in quasi tutti gli edifici in
numero e dimensioni variabili. Spesso si tratta di
piccoli vani ricavati nelle fondamenta delle abi
tazioni e raggiungibili solo tramite botole situate
nel pavimento del piano terreno della casa: in
questo caso le loro coperture sono a volta. In altri
casi invece le cantine erano delle vere e proprie
stanze sotterranee fra loro comunicanti, talora
con copertura piana, ed erano raggiungibili per
mezzo di una scala a una o pi rampe.
Negli studi sull'architettura domestica del
Fayyum si spesso cercato di riconoscere in essa
retaggi greci o egiziani, molte volte basandosi solo
sull'analisi della loro planimetria o del tipo di
decorazione interna, mentre sono stati tralasciati
quasi del tutto lo studio delle tecniche costruttive
impiegate e l'esame della funzionalit degli
ambienti. Non c' dubbio che nei centri del
Fayyum, come altrove in Egitto, esistevano case e
ville costruite secondo i canoni dell'architettura
greca, come testimoniano i papiri672, ma ritengo
che la tipologia delle case comuni sia stata solo in
667 La suddivisione interna di case realizzata per ospitare pi
famiglie attestata dai papiri ma non pu essere considerata come
l'originaria destinazione dell'edificio.
668 Non mancano comunque casi di abitazioni con focolari
interni, anche se la presenza di questi ultimi non pare essere la consuetudine. In questi casi si potrebbe ipotizzare che tali abitazioni
non avessero piani rialzati e che nel soffitto delle stanze con foco
lare fosse previsto un foro per l'uscita del fumo e dei vapori.
(S|S9 Difficilmente si riesce a stabilire la destinazione d'uso dei
singoli ambienti soprattutto a causa della generale mancanza di
mobilio.
670 Manca cio una parete divisoria fra la sala e la stanza con
tigua, sostituita da due pilastri.
671 Nella casa egiziana il cortile si trovava non all'interno del
corpo dell'abitazione ma sul retro o davanti ad essa.
672 Famoso il caso della casa di Diotimo a Philadelphia:
Vanderborght 1942.

356

Capitolo XIX

minima parte influenzata dall'architettura dome


stica greca e romana, e ci sembra essersi verificato per lo pi negli elementi di carattere decora
tivo675.
Gli elementi decorativi in pietra, come i capi
telli, le colonne e i cornicioni in stile alessandri
no674, sono attestati soprattutto a Tebtynis, Narmouthis, Theadelphia e Dionysias, mentre porte
e finestre litiche in stile egiziano sono state tro
vate solo a Kom Medinet Ghoran, in case risa
lenti all'epoca ellenistica.
Dal punto di vista delle tecniche costruttive
pi comunemente impiegate si pu dire che si
tratta certamente di tecniche locali*75, fortemente
radicate nella cultura del Paese, in parte ancora
oggi in uso, e condizionate dalla natura dei luo
ghi e dalla disponibilit di certe materie prime. Il
mattone crudo l'elemento costruttivo di base676,
fabbricato sia con argilla alluvionale, di colore gri
gio scuro, sia con sabbia e argilla di origine deser
tica, di colore grigio chiaro e giallognolo. In alcu
ni siti, che si trovano presso speroni rocciosi o in
localit in cui l'acqua non abbondava, si nota
anche l'impiego di schegge di pietra calcarea loca
le nella costruzione di interi edifici (Soknopaiou
Nesos, Kom Medinet Ghoran), delle loro fonda
menta o delle fondamenta e della parte bassa dei
muri (Dionysias, Karanis). Blocchi litici di medie
dimensioni sono stati talora utilizzati per raffor
zare gli spigoli esterni degli edifici e sembrano
essere stati pi frequentemente impiegati nelle
localit situate nei pressi di banchi di roccia affio
rante677. Anche l'impiego del legno varia a secon
da delle localit, sia per il tipo di essenza impie
gata sia per la quantit: l'uso di travicelli squadrati
inseriti a vista nei muri e alternati ai corsi dei mat
toni in modo da creare un vero e proprio motivo
decorativo stato riscontrato solo a Soknopaiou
Nesos (edificio II 201: fine I a. C. -III d.C.) e a
Narmouthis (edificio I: I-IV d.C.) in edifici di
grandi dimensioni, di epoca romana. Tronchi di
palma e rami di alberi sono pi comunemente uti
lizzati per le coperture piane di stanze e di interi
edifici o come rinforzo all'interno della muratura,
nelle porte e nelle finestre e sono attestati in tutti
i siti in modo pi o meno abbondante678.
Piuttosto sporadico l'impiego del mattone
cotto, generalmente limitato a quegli edifici in
cui vi era presenza di acqua o di altri liquidi e
ai forni di laboratori artigiani: tali edifici sono
tradizionalmente datati all'epoca romana proprio
perch costruiti con mattoni cotti, dato di per
s non sufficiente per datare un edificio, anche
perch questo materiale era impiegato in Egitto
gi dall'epoca dinastica. Per questo motivo la

datazione di tali strutture dovrebbe essere ricon


siderata anche alla luce di altri elementi e con
fronti. All'impiego dei mattoni cotti stretta
mente abbinato quello dell'intonaco a calce,
spesso di tipo idraulico o impermeabile ai liqui
di: solo in un caso, nelle terme maggiori di
Karanis, stata compiuta una serie di esami chi
mici sugli intonaci delle pareti e dei pavimenti
delle sale, dai quali sono scaturiti interessanti
risultati sulle diverse amalgame impiegate a
seconda delle condizioni ambientali a cui erano
esposte le superfici679.
Anche l'architettura in mattoni crudi non
mai stata oggetto di studi dettagliati che tenesse
ro conto non solo delle dimensioni dei mattoni e
degli schemi di posa in opera, questi ultimi tut
tavia ancora poco conosciuti per l'epoca elleni
stica e romana, ma anche delle relazioni esisten
ti fra l'impiego di mattoni fabbricati con un certo
tipo di impasto di fango, la loro posizione nell'e
dificio (nella sua parte bassa, alta ecc.) e la cro
nologia dell'edificio stesso. Nei centri del Fayyum
infatti si nota l'impiego di mattoni costituiti da
differenti impasti680 anche all'interno di un mede
simo edificio: la presenza pi o meno abbondan
te di un tipo o di un altro nell'mbito di un sito
sembra anche dipendere, per quanto ho potuto
osservare direttamente e allo stato attuale di con
servazione degli insediamenti, dalla disponibilit
delle materie prime nelle diverse aree. A Sokno
paiou Nesos ad esempio sono usati quasi esclusi
vamente mattoni di colore grigio chiaro costitui
ti da argilla calcarea di estrazione locale presente
675 Per una generale panoramica delle abitazioni egiziane di
epoca dinastica cf. Desroches 1938; AA. VV. 1982, pp. 25-36;
Roik 1988; Davoli 1994. I modellini e le raffigurazioni di case di
epoca dinastica, oltre alle testimonianze archeologiche, attestano
l'esistenza di case di tipo urbano simili a quelle di epoca elleni
stica e romana. Case urbane di pianta quadrata, con ampio corti
le e muro di cinta sono note ad Amarna, capitale nel regno di
Akhenaton.
674 Per uno studio particolareggiato di tali elementi dal Fayyum
e dall'Egitto in genere cf. Pensabene 1991; Id. 1993.
675 Dal punto eli vista metrico, l'unit di misura impiegata era
il cubito egiziano.
6'6 pel- un quadro generale della fabbricazione dei mattoni,
delle loro dimensioni nei vari periodi e della tecnica edilizia in
crudo cf. Nowicka 1969; Spencer 1979.
(l77 Quasi completamente assenti sono ad esempio a Bakchias,
dove la falesia rocciosa pi vicina si trova ad oltre 1 km di distanza.
(l7S Scarso sembra essere stato l'impiego del legno a Kom
Medinet Ghoran, a Qasr Qarun e a Kom Umm el-Atl, anche se va
tenuto conto che il ritrovamento di questo materiale dipende molto
da fattori conservativi.
679 El-Nassery-Wagner-Castel 1976, pp. 271-272. Per mezzo di
analisi analoghe, assai raramente applicate, si potrebbe accertare la
destinazione d'uso di stanze o parti di edifici in mattoni cotti into
nacati a calce la cui funzione non mai stata chiarita.
6Xd Per una classificazione e studio delle diverse composizioni
dei mattoni crudi sarebbero auspicabili analisi chimiche dei mate
riali.

Urbanistica e architettura

in abbondanza intorno a Dimai, mista a sassolini


di calcare e priva di elementi di origine vegeta
le681. A Bakchias invece sono attestati mattoni di
tre o quattro tipi di argille diverse, talora con
temporaneamente presenti nella muratura di uno
stesso edificio, mischiati o suddivisi per zone. Nel
tempio maggiore ad esempio la parte bassa dei
muri perimetrali costruita con mattoni di colo
re grigio chiaro e giallognolo, privi di componen
ti vegetali, mentre la parte alta con mattoni di
colore grigio scuro particolarmente ricchi di
pagliuzze. In questo caso specifico l'impiego di
mattoni diversi non sembra essere imputabile a
fasi costruttive successive, ma piuttosto sembra
legato a considerazioni di tipo strutturale.
Sconosciute sono anche le possibili relazioni
fra il tipo di mattone impiegato e la scelta della
struttura muraria, se a corsi concavi o orizzonta
li, con canalette risparmiate o a muratura piena.
Tali ricerche saranno tuttavia possibili solo quan
do si avranno a disposizione dati sufficienti per
poter formulare delle ipotesi, dati che dovrebbe
ro derivare dagli scavi in corso, dal momento che
in quelli passati non furono registrati sistematica
mente.
Per quanto riguarda le necropoli di questi
centri, esse si collocano sempre ad una certa
distanza dall'abitato, in direzione del deserto e in
aree che dovevano essere gi nell'antichit lonta
ne dalle coltivazioni. Esse furono tutte scavate in
anni non recenti da ricercatori clandestini e
durante le prime ricerche archeologiche effettua
te nella regione, cos che manca completamente
la documentazione che possa consentire uno stu
dio dettagliato delle diverse tipologie tombali e
della topografia delle necropoli. Che vi fossero
numerosi tipi di tombe noto dalle descrizioni
di Jouguet e di Grenfell e Hunt, i quali tentaro
no anche un loro studio tipologico e cronologico
ma non pubblicarono mai i dati di scavo, i cor
redi funerari rinvenuti e le planimetrie.
In generale si pu dire che dal punto di vista
topografico si coglie uno spostamento progressi
vo delle necropoli nel corso dei secoli, da luoghi
situati ad una notevole distanza dall'abitato
(epoca tolemaica), lontani anche alcuni chilome
tri, per raggiungere la falesia rocciosa in cui sca
vare le sepolture, ad aree situate nelle immedia
te vicinanze dei centri urbani (epoca romana e
bizantina).
Nuove e moderne ricerche sulle necropoli del
Fayyum che documentino anche le tipologie
tombali e la topografia dei luoghi sarebbero estre
mamente opportune oltre che urgenti, dato il

357

rapido estendersi dei nuovi terreni agricoli anche


sulle aree di interesse archeologico.
Per concludere vorrei accennare ad alcuni
temi fino ad ora non affrontati e che potrebbero
invece aprire nuove prospettive di ricerche interdisciplinari. Dallo studio dei rapporti di scavo
sono emerse numerose e differenti soluzioni adot
tate nei vari centri, nell'mbito dell'architettura
civile, delle decorazioni, dell'architettura funera
ria e delle varie modalit di sepoltura. L'unifor
mit dell'aspetto, e forse anche della cultura, dei
centri di questa regione almeno in parte solo
apparente. Va infatti ricordata la variet delle
etnie presenti nell'esercito tolemaico e romano di
cui molti soldati risiedevano nelle tre merides del
Fayyum. Secondo recenti studi di O. Montevecchi effettuati sulla vasta documentazione papirologica, la presenza di popolazione ellenizzata nel
Fayyum era estremamente variegata e con diver
si gradi di ellenizzazione: differenti erano le per
centuali dei Macedoni, dei Traci, dei Cirenei, dei
Tessali ecc., a seconda dei periodi e delle aree
(Montevecchi 1996). possibile che queste diver
se culture abbiano lasciato tracce tangibili non
solo in mbito religioso, si pensi al culto del dio
Heron, ma anche nell'architettura domestica e
nel rituale funerario682.

6K1 Ci potrebbe significare che la paglia o la pula, comune


mente usata in Egitto come legante nei mattoni, era qui disponibi
le in quantit ridotte e probabilmente si preferiva destinarla ad altri
usi. Ci concorda perfettamente con l'ipotesi che intorno a Soknopaiou Nesos vi fossero pochi campi coltivati, cosi come testimonia
no anche i papiri.
6X2 Ricordo ad esempio il rinvenimento di un'urna cineraria a
Theadelphia (Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, p. 55, Pl. XI a, 17) e di
una a Hawara (Petrie 1889, p. 11).

358

Capitolo XIX

Fig. 164. Le tre tipologie base delle abitazioni del Fayyum.

CAPITOLO XX

L'orientamento dei templi principali

Lo studio683 dell'orientamento dei templi


principali di alcuni centri del Fayyum nato in
margine allo studio dell'orientamento dei centri
urbani di epoca ellenistica e romana. Durante un
sopralluogo nella regione da me compiuto nel
1993 ho avuto modo di verificare lo stato di con
servazione dei templi e soprattutto di accertare il
loro orientamento. Per questa operazione mi
sono avvalsa di una comune bussola, scegliendo
per semplicit di rilevazione di servirmi dell'o
rientamento relativo al Nord magnetico. Pur
essendo consapevole dei limiti di una rilevazione
magnetica6*4, ho deciso di attenermi a questa per
la semplicit e la rapidit della rilevazione oltre
che per l'impossibilit di avvalermi in quel
momento di un teodolite. I dati ottenuti in que
sto modo sono omogenei, poich rilevati con lo
stesso strumento e nello stesso periodo685.
La disorganicit e spesso l'insufficienza dei
dati pubblicati relativi ai siti archeologici del
Fayyum sono le principali difficolt che si pre
sentano a chi si accinga allo studio complessivo
dell'archeologia di questa regione. In particolare
i dati relativi all'orientamento dei templi non
sono sempre stati editi in modo esauriente: in
alcuni casi mancano completamente o sono di
tipo descrittivo686, e dunque generico, in altri il
Nord indicato sulle planimetrie ma senza spe
cificare se si tratti di Nord magnetico o geografi
co; raramente, come accade ad esempio per
Dimai, entrambi i riferimenti sono indicati, ma
questo naturalmente il caso pi fortunato (Boak
1935, Plan I).
Poich gli azimut da me misurati non posso
no essere considerati come dati definitivi, a causa
della strumentazione non del tutto adeguata uti
lizzata per il rilevamento, ritengo opportuno in
questa sede elencare anche tutti i dati disponibi
li""17 relativi all'orientamento dei templi presi in
esame, sempre riferendomi all'azimut misurato da
Nord verso Est positivo.
Come orientamento del tempio si conside
rata la direzione verso cui guardava la statua della
divinit. Tale direzione coincide con l'asse che
congiunge il naos con l'ingresso principale, e

risulta essere sempre, tranne in un caso, l'asse


maggiore. Solo nel tempio di Qasr el-Sagha, cos
come si conservato, l'asse che congiunge il naos
con l'ingresso quello minore.
L'orientamento dei templi pu considerarsi, a
rigore, duplice: da un lato il punto verso cui guar
dava la statua di culto, dall'altro il punto verso
cui guardava l'officiante o colui che faceva le
offerte. Quest'ultimo orientamento di particola
re importanza nei templi a cielo aperto o solari, e
non dunque il caso di quelli del Fayyum presi
in esame in questa ricerca. In studi recenti relati
vi all'orientamento di alcuni grandi templi egizia
ni si constatato che anche l'asse minore pu
avere in alcuni casi grande importanza nell'orien
tamento astrale dell'edificio (Leitz 1991, pp. 5879), pertanto nelle schede dei singoli templi che
seguiranno sar riportato anche l'azimut dell'asse
minore, calcolato rispetto a quello maggiore.
Nel complesso i templi presi in esame posso
no essere divisi in due gruppi: quelli pi antichi,
risalenti al Medio Regno e pi precisamente alla
XII dinastia688 (regni di Sesostris II e III,
Amenemhat III: 1897-1798 a.C. circa) e quelli di
683 Il capitolo costituisce un aggiornamento di un articolo da
me pubblicato nel 1994: Davoli 1994a. Come nella prima versione,
ho deciso di pubblicare anche i dati relativi ai templi del Medio
Regno per ragioni di completezza; va rilevato, d'altra parte, che, in
alcuni casi i templi di et dinastica continuarono ad essere usati
anche in epoca ellenistica e romana.
-M I) Nord magnetico si discosta da quello geografico in modo
non costante nel tempo e nel luogo, pertanto la rilevazione da me
effettuata non pu essere intesa in termini assoluti. Si noti per esem
pio che negli anni '30 di questo secolo la declinazione magnetica
nel Fayyum era di ca. -1,3, mentre nel 1988-90 era di ca. +2: Boak
1935, Plan I; Bresciani 1988, p. 2 e Fig. 7; Ferri 1989, pp. 3-11 e
carta fuori testo in scala 1:1.000.
hHi Nelle schede dei siti si noter che sono stati presi in con
siderazione anche alcuni templi ora non pi conservati e di cui non
si potuta effettuare la misurazione dell'azimut. Nonostante ci ho
voluto considerare anche questi dati, spesso generici, per consenti
re una valutazione complessiva dell'orientamento dui templi princi
pali del Fayyum.
6S(, y caso Ji Kharabet Ihrit (Theadelphia) e di Qasr el-Banat
(Euhemeria) per le quali si rimanda a 11 e 10.
6X7 Questi sono stati misurati sulle piante degli edifici pubblicati.
6KS In questo studio non saranno tenuti in considerazione i
templi funerari delle piramidi di Hawara e El-Lahun, poich essi
costituiscono un caso a parte, rispondendo ad esigenze di tipo reli
gioso-funerario.

360

Capitolo XX

epoca ellenstica e romana (III sec. a. C. -III d.C.).


Solo raramente nota l'epoca precisa della loro
fondazione.

Templi del Medio Regno (XII dinastia)


1. Qasr el-Sagha
Tempio (m 8,5 x 21,3) in arenaria locale fon
dato fra il 1897 e il 1798 a. C. (regni di Sesostris
II - Amenemhat III); dedicato a Sobek e ad altre
sei divinit non note. L'asse minore costituisce in
questo caso l'asse principale.
Asse minore: direzione Sud-Sud-Est 160 Nm
(ottobre 1993); 163 N (1979)6*9.
Asse maggiore: Sud-Ovest 250 Nm.
2. Biahmu
Basi di due statue colossali (h. ca. m 18). I
due alti piedistalli, in blocchi di calcare, doveva
no sostenere due statue di quarzite raffiguranti
Amenemhat III; ognuno era circondato da un
muro di cinta e distano l'uno dall'altro circa
70 m in direzione Est-Ovest. Le statue non si tro
vavano all'ingresso di un tempio, ma probabil
mente costituivano con i loro recinti un tempio
a cielo aperto dedicato al culto del sovrano. La
loro costruzione dovuta ad Amenemhat III
(1842-1798 a.C).
Direzione verso cui guardano le statue: NordNord-Est 6 Nm (ottobre 1993)1.
3. Medinet el-Fayyum
Tempio in arenaria e granito rosso dedicato a
Sobek di Shedet. Attualmente resta ben poco
delle rovine del tempio, del quale non stato
possibile individuare nemmeno sommariamente
la pianta. Allo stato attuale delle ricerche non
possibile stabilire Tanno della sua fondazione, che
pu essere comunque ascritta alla XII dinastia, se
non addirittura all'Antico Regno. Il dato che qui
si riporta stato misurato sulla pianta pubblica
ta da G. Schweinfurth691.
Asse maggiore: direzione Nord-Sud 183 Ng
(1887).
Asse minore: Ovest 273 Ng.
4. Kom Medinet Madi
Tempio in calcare dedicato a Renenutet/Ermouthis e a Sobek di Shedet. Fondato da
Amenemhat III (1842-1798 a.C.) e terminato da
Amenemhat IV (1798-1789 a.C.).
Asse maggiore: Sud-Sud-Est 168 Nm (otto
bre 1993); 169 N (1939)^; 170 Ng (1989)69*.
Asse minore: Ovest-Sud-Ovest 258 Nm.

Templi di epoca ellenistica e romana


5. Dimai
Due templi all'interno dello stesso temenos
costruiti sullo stesso asse e aventi ingressi oppo
sti. Il tempio pi a Sud (A) (ca. m 38 x 20)
costruito con mattoni crudi e pietra, mentre quel
lo pi a Nord (B) (ca. m 42 x 20), attualmente il
pi distrutto, con blocchi di calcare. L'intero
complesso era dedicato al dio Soknopaios e la
data di fondazione potrebbe essere il 241 a.C.694.
Asse maggiore: direzione tempio A, Sud-SudEst 170 Nm (ottobre 1993); 175,3 Nm (1935);
174 Ng (1935)695.
Direzione tempio B, Nord-Nord-Ovest696
355,3 Nm (1935); 354 Ng (1935).
Asse minore: (A) Ovest-Sud-Ovest 260 Nm;
(B) Est-Nord-Est 85,3 Nm.
6. Kom Aushim
Due templi entrambi in blocchi di pietra cal
carea: il tempio Sud (A) (m 16 x 23), dedicato a
Pnepheros e Petesouchos, fu fondato probabil
mente nel I sec. a.C.
Asse maggiore: direzione Est-Nord-Est 80
Nm (ottobre 1993); 82,5 Nm (1933); 81 Ng
(1933)^; 85 Nm (1900)^.
Asse minore: Sud-Sud-Est 170 Nm.
Il tempio Nord (B) (m 18 x 10,6), dedicato
forse a Sobek e Isi, fu fondato probabilmente nel
I sec. d.C.

1^1 Non specificato se si tratta di Nord magnetico o geogra


fico: Arnold - Arnold 1979, Tff. 22-23; per la data di fondazione
cf", ihici. pp. 20-21.
w( i [\iella zona non vi sono tracce di altre strutture architetto
niche connesse con le due statue: cf. Habachi 1940, p. 721 n. 3. A
mia conoscenza non esistono dati pubblicati relativi all'orientamento
dei colossi.
'''" Da alcuni schizzi della fine del secolo scorso si pu dedur
re, seppure con grande incertezza, che il temenos del tempio si
sviluppava in lunghezza sull'asse Nord-Sud ed aveva un ingressopilone a met del lato Sud. L'azimut qui riportato (183 Ng)
relativo al temenos, e non al tempio vero e proprio, ed stato
misurato sullo schizzo topografico in Schweinfurth 1887, pp. 5488, Tf". 2.
"'2 Naumann 1939, p. 187 Abb. I; non specificato se il Nord
indicato sulla pianta del tempio sia quello geografico o magnetico.
M Bresciani 1989, pp. 3-9 e carta fuori testo in scala 1:1.000.
hy-1 L'intera area templare ha subito numerosi rifacimenti nel
corso dei sei secoli in cui fu abitata Soknopaiou Nesos (dal III a.C.
al III d.C. circa); poich nessuno scavo archeologico mai stato
condotto nell'area del tempio non possibile stabilire con preci
sione la data della fondazione dei due santuari. Lo scavo effettua
to dalla Michigan University in due zone dell'abitato ha fissato come
possibile anno di fondazione dell'intero insediamento il 241 a.C.
(regno di Tolemeo II): Boak 1935, pp. 4, 19.
" Boak 1935, Plan I.
Wh La mia rilevazione in questo caso non stata possibile poi
ch ci che resta del santuario coperto da sabbia e detriti.
h* Boak 1933, Plans II e X.
M* Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, Plan II.

L'orientamento dei templi principali

Asse maggiore: direzione Sud-Sud-Est 160


Nm (ottobre 1993)699.
Asse minore: Ovest-Sud-Ovest 250 Nm.
7. Kom Umm el-Atl
Tempio (m 41 x 26) in mattoni crudi con ele
menti in pietra calcarea, dedicato a Soknobkonneus. La fondazione dell'edificio risale probabil
mente al III sec. a. C.
Asse maggiore: direzione Est-Sud-Est 114
Nm (ottobre 1993); 118,3 Nm (1900).
Asse minore: Sud-Sud-Ovest 204.
8. Kom el-Kharaba el-Kebir
Tempio (m 16 x 11) in mattoni crudi con
elementi in pietra calcarea. Attualmente la pla
nimetria della citt e il tempio stesso non sono
pi riconoscibili a causa della distruzione del
l'intero sito; pertanto non stato possibile effet
tuare alcun rilevamento attendibile del Nord
magnetico. Il dato che qui si riporta stato
misurato sulla pianta pubblicata da P. Viereck
(Viereck 1928, p. 12 Abb. 3). Non noto a
quale divinit fosse dedicato il tempio, anche se
probabilmente si tratta di una forma del dio
Sobek701; l'epoca della sua fondazione forse
il III sec. a. C.
Asse maggiore: direzione Est-Sud-Est 101
Nm (1924).
Asse minore: Sud-Sud-Ovest 191 Nm.
9. Qasr Qarun
Tempio in blocchi di calcare (ca. m 30 x 20),
dedicato a Sobek e fondato probabilmente nel
III sec. a. C.
Asse maggiore: direzione Est-Sud-Est 112
Nm (ottobre 1993); 117 N (1969)72.
Asse minore: Sud-Sud-Ovest 202 Nm.
10. Qasr el-Banat
Tempio in mattoni crudi, dedicato a Sobek,
fondato nel III sec. a. C. Il tempio ora scom
parso, pertanto per l'orientamento mi sono
basata unicamente sulla bibliografia disponibi
le705.
Asse maggiore: direzione Sud-Est.
11. Kharabet Ihrit
Tempio in mattoni crudi con elementi in pie
tra calcarea, dedicato a Pnepheros. La sua fon
dazione ascrivibile al III sec. a. C. Il tempio
ora scomparso come la maggior parte degli altri
edifici; per l'orientamento mi sono avvalsa della
bibliografia disponibile704.
Asse maggiore: Sud-Sud-Ovest.

361

12. Kom Meditici Madi


Un tempio di et tolemaica (III-II sec. a. C.)
dedicato forse a Sobek stato costruito a ridos
so della parete Nord del tempio del Medio
Regno (cf. 4). I due sacelli non comunicano tra
loro e vi si accede da due diversi ingressi che si
situano agli estremi dello stesso asse.
Asse maggiore: Nord-Nord-Ovest 348 Nm
(ottobre 1993); 349 N (1939); 350 Ng (1989).
Asse minore: Est-Nord-Est 78 Nm.
13. Kom Umm el-Boreigat
Tempio in mattoni crudi e pietra calcarea,
dedicato al dio Soknebtynis. L'edificio fu fonda
to nel III sec. a. C.
Asse maggiore: direzione Nord 2 Nm (otto
bre 1993)
Asse minore: Est 92 Nm.
Gi da una prima analisi degli azimut di que
sti templi ci si pu rendere conto che non esiste
un orientamento che si ripeta costantemente, ma
che vi sono almeno quattro direzioni principali
verso cui essi si dispongono.
Un primo gruppo rivolto verso Sud-Sud-Est
con un azimut che va dai 160 ai 170: Qasr elSagha (160 Nm), Medinet Madi (A) (168 Nm),
Dimai (A) (170 Nm), Kom Aushim (B) (160 Nm).
Un secondo gruppo rivolto verso Est-SudEst con un azimut che va dai 101 ai 114: Kom
Umm el-Atl (114 Nm), Kom el-Kharaba
el-Kebir (101 N), Qasr Qarun (112 Nm).
Un terzo guarda verso Nord-Nord-Ovest con
un azimut che va dai 348 ai 355: Medinet Madi
(B) (348 Nm), Dimai (B) (355,3 Nm).
Un quarto costituito da quei templi rivolti,
anche se non precisamente, verso i punti cardinali:
699 Stranamente nelle piante pubblicate in Boak 1933, Plans III non indicato il Nord, pertanto non mi possibile riportare altre
misure oltre la mia. Per quanto riguarda gli scavi Grenfell, a quel
l'epoca il tempio era completamente ricoperto dalla sabbia e non
stato quindi riportato sulla pianta insieme con il tempio Sud: cf.
Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, PI. II.
Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, Pl. III.
701 II culto di Sobek pi fwj TJ-mr.sn a Philadelphia testi
moniato da pBM 10750 AI/4: cf. Brovarski 1984, col. 1017 e rela
tiva nota.
'( Schwartz-Wild 1950, Pl. II.
703 Its corners point almost exactly to the tour quarters of the
compass, the entrance being in the middle of the south-east side:
Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, p. 45.
704 Breccia 1918, p. 102; Id., 1926, p. 97 e n. 1, Tav. LI. Lo
studioso afferma che il tempio era orientato verso settentrione; e
ancora esso era orientato da settentrione a mezzogiorno, ma non
perfettamente; il nord formava coll'asse mediano dell'edificio, un
piccolo angolo a sinistra. In un primo momento ho ritenuto che
l'ingresso del tempio si trovasse sul lato Nord-Nord-Est (Davoli
1994a, p. 47); su tale argomento cf. inoltre il capitolo dedicato a
Kharabet Ihrit (Theadelphia), 2.2.

362

Capitolo XX

Biahmu verso Nord (6 Nm), Medinet elFayyum verso Sud (183 Ng), Kom Aushim (A)
verso Est (80 Nm), Kom Umm el-Boreigat verso
Nord (2 Nm).
Dei templi il cui orientamento resta incerto si
pu dire genericamente che erano rivolti verso
Sud-Est (Qasr el-Banat) e verso Sud-Sud-Ovest
(Kharabet Ihrit).
Poich non si pu ammettere che gli orienta
menti di edifici di culto siano casuali705, ci si deve
chiedere che cosa ha determinato la loro scelta.
Per tradizione si ritiene che i templi egiziani
fossero orientati secondo il corso del Nilo, perpen
dicolari (Vitruvio, De architectura, IV 5) o paralle
li (Murray 1931, p. 11) ad esso. Anche ad un rapi
do esame degli orientamenti dei templi sparsi in
tutto il territorio egiziano ci si rende tuttavia conto
che solo pochi di essi rispettano questa "regola".
Il Nilo non attraversa la regione del Fayyum
e non nemmeno visibile da essa; solo un suo
canale, il Bahr Yussuf, attraversa una parte del
Fayyum, entrandovi da Sud-Est. Ritenere che i
templi del primo gruppo siano orientati a SudSud-Est verso il Bahr Yussuf706 e che tutti gli altri
avessero come punti di riferimento altri canali o
il Birket Qarun sarebbe a mio parere una forza
tura, anche perch nessun testo egiziano relativo
alla fondazione707 dei templi sembra tener conto
della posizione del Nilo o di quella di canali loca
li: tutti attestano che durante le cerimonie di fon
dazione si osservavano le posizioni celesti di
determinati astri come il sole, per quanto riguar
da i templi solari, e l'Orsa Maggiore (eg.
mshtyw], che indicava la regione del Nord.
Prendendo spunto dunque da questi testi, ma
senza generalizzare le indicazioni che se ne pos
sono trarre, ho ritenuto di dover prendere in
esame la possibilit che i templi del Fayyum, o
alcuni di essi, siano stati orientati secondo certi
astri o avvenimenti astronomici.
stato ormai ampiamente dimostrato708 che
molto spesso edifici di culto, sepolture e intere
citt erano orientati esattamente verso i punti car
dinali oppure verso punti dell'orizzonte corri
spondenti al sorgere o al tramontare del sole in
particolari giorni dell'anno o di altri astri, spesso
coincidenti con la festa di un santuario o con
festivit legate all'anno agricolo, come i solstizi e
gli equinozi, oppure le fasi lunari (Romano 1992).
In mbito egittologico l'archeoastronomia
non ha ancora ricevuto ampia e generalizzata
applicazione: studi sull'orientamento astronomi
co di alcuni templi sono stati svolti recentemen
te da R.A. Wells e da C. Leitz709, quest'ultimo
coadiuvato da una quipe dell'Istituto di Geofisi

ca di Gttingen. Entrambi sono pervenuti a risul


tati di grande interesse che stimolano e sollecita
no un ampliamento delle ricerche egittologiche
verso l'archeoastronomia.
Pur rimanendo nell'mbito delle ipotesi, a
causa della non precisa misurazione degli azimut
di cui si detto sopra, i calcoli astronomici hanno
evidenziato che anche alcuni orientamenti dei
templi del Fayyum presentano particolarit inte
ressanti. Nella Tabella 2, in cui sono riassunti i
risultati ottenuti con calcoli di astronomia posi
zionale, si pu notare che alcune stelle sono
ricorrenti: Sirio, Canopo, Alpha Pavonis, Antares, Epsilon Carinae, il Sole nel solstizio d'inver
no710 e all'equinozio.
L'orientamento di questi templi verso punti
dell'orizzonte coincidenti col sorgere di questi
astri, di considerevole magnitudine711, pu far
705 Si noti ad esempio che nessun tempio fra quelli esaminati
presenta un azimut dell'asse principale fra i 190 e i 340, corri
spondente al quadrante Ovest della bussola, eccetto forse quello di
Kharabet Ihrit il cui orientamento non tuttavia meglio precisabile.
706 Dallo studio del cos detto papiro geografico del Fayyum
H. Beinlich ipotizza l'esistenza di un orientamento religioso in
uso presso i sacerdoti del Fayyum. Questo orientamento, di natura
ed uso esclusivamente religiosi, si discosterebbe da quello geografi
co di circa 50, per cui il Nord religioso si troverebbe al Nord-Est
geografico, l'Est religioso a Sud-Est ecc. Secondo Beinlich, inoltre,
l'asse Est-Ovest (religioso) del Fayyum avrebbe diviso in due parti
quasi uguali la regione passando presso El-Lahun, ossia nel punto
in cui il Bahr Yussuf entra nel Fayyum. Le argomentazioni addot
te dallo studioso non mi paiono tuttavia sufficientemente probanti
perch si possa accettare l'esistenza di un tale orientamento fittizio.
Cf. Beinlich 1991, pp. 302-306, Abb. 64.
707 Durante le cerimonie di fondazione si stabilivano l'anda
mento generale del tempio, i suoi assi e gli angoli. A questo proposi
to cf. la voce Griindungszeremonien di B. Letellier in L II, coll. 912914. Uno studio particolareggiato su queste cerimonie in Zaba 1953,
pp. 60-62; Montet 1964, pp. 76-100 e in particolare p. 84.
7IIX Come altre scienze esatte anche l'astronomia si recente
mente affiancata all'archeologia per una migliore e complessiva com
prensione delle civilt antiche. Su alcune applicazioni e sviluppi dell'archeoastronomia si veda Fano Santi (ed.) 1991; Romano 1992.
Sugli studi di astronomia antica cf. Hodson (ed.) 1974. Ricerche di
astronomia applicate all'architettura antica erano gi state effettua
te in passato, ma con risultati scarsamente attendibili; per la storia
degli studi e la bibliografia cf. la voce Tempelorientierung in RE VII
supp., 1940, colI. 1283-1293; cf. inoltre Nissen 1906; Frothingham
1917, pp. 55-76; 187-201.
7(W Wells 1989, pp. 290-327; Id. 1985, pp. 255-302; Id. 1991,
pp. 95-104; Id. 1991a, pp. 105-115; Leitz 1991, pp. 58-79. Cf. inol
tre G.S. Hawkins, in Hodson (ed.) 1974, pp. 164-165.
710 L'orientamento verso il solstizio invernale dei templi di
Kom Umm el-Atl e Qasr Qarun viene indicato come incerto poi
ch l'azimut coincidente con il solstizio di 117, mentre secondo
le mie misure l'asse maggiore del tempio di Kom Umm el-Atl ha
un azimut di 114 e quello di Qasr Qarun di 112. Tuttavia se si
considerano i dati pubblicati in precedenza (cf. 7 e 9), che erano
rispettivamente di 118,3 e 117, si pu considerare l'orientamento
verso il solstizio una ipotesi verosimile.
711 Un dato che deve sempre essere considerato in studi di que
sto tipo la linea dell'orizzonte che si vede davanti al tempio. Nel
caso di quelli presi in esame non vi sono ostacoli o rilievi importanti
sull'orizzonte, poich il Fayyum una pianura che digrada lentamen
te verso il lago; in alcuni casi l'orizzonte di fronte ai templi era occu
pato dalle abitazioni della citt o del villaggio di cui facevano parte.

L'orientamento dei templi principali

pensare che vi fosse un legame fra il tempio, o


meglio la divinit ivi adorata, e quel determinato
evento. possibile che tali eventi astrali fossero
connessi con feste locali712, in relazione con il
culto del dio: per quanto numerose siano le feste
documentate per molte localit del Fayyum713,
soprattutto per l'epoca ellenistica e romana, risul
ta particolarmente difficile riuscire a stabilire se e
quando vi siano state delle corrispondenze fra
queste e i movimenti di alcuni astri714. Anche l'e
ventuale connessione fra essi e le divinit dei tem
pli non sempre di immediata comprensione. In
generale si pu affermare che i templi maggiori
del Fayyum erano dedicati a divinit coccodrillo
aventi nomi diversi (Soknopaios, Pnepheros, Petesouchos, Soknobkonneus, Soknobraisis, Soknebtynis ecc.), ossia a divinit che assumevano l'a
spetto del coccodrillo, animale che nell'antichit
popolava questa regione ricca di acqua e di palu
di. Questi di sono da considerarsi come entit
distinte con particolarit loro proprie, ma tutte
riconducibili all'antico dio-coccodrillo Sobek.
Come ci appare dall'ampia documentazione
relativa a questa divinit che si conservata fino
ai nostri giorni e che copre un arco di tempo di
tre millenni, Sobek un dio il cui culto, gi atte
stato a partire dall'Antico Regno, si diffuse soprat
tutto a partire dal Medio Regno e ricevette un
ulteriore incremento durante l'epoca tolemaica.
Egli era considerato un dio creatore, primordiale,
connesso con l'acqua e la fertilit ed era il signo
re della "Terra del Lago", il Fayyum. A partire dal
Medio Regno Sobek assimilato a Ra, divenendo
Sobek-Ra, e spesso descritto come un difenso
re dello stesso dio sole contro i suoi nemici. Egli
riveste anche un ruolo nel mito di Isi e Osiri, cos
che a Shedet (= Medinet el-Fayyum) identifica
to con Horo "vendicatore di suo padre".
Questi gli aspetti principali della divinit, le cui
implicazioni mitologiche sono numerose e com
plesse, oltre che diversificate nel tempo"n. Le
caratteristiche che contraddistinguono Sobek pos
sono aver influito sulla scelta degli orientamenti
dei templi esaminati. Il sorgere eliaco di Sirio716,
ad esempio, era considerato in tutto l'Egitto un
"araldo" astronomico che annunciava l'arrivo della
piena del Nilo, momento cruciale della vita agri
cola ed economica del Paese, in cui il fiume elar
giva le sue acque sinonimo di fertilit e di rinno
vamento, le stesse acque in cui viveva il
coccodrillo717 e dalle quali Sobek sorse, quale
demiurgo, per la creazione dell'Egitto. L'inizio del
l'inondazione costituiva per gli egiziani un momen
to di festa sia in epoca dinastica sia in quella el
lenistica e romana. Numerosi sono i papiri

363

provenienti dal Fayyum che attestano la celebra


zione di questa festa (Bonneau 1964, pp. 361-381).
Allo stesso modo il solstizio d'inverno718 il
giorno in cui il periodo di buio alla sua massi
ma estensione e, mitologicamente, coincide con
il momento pi rischioso per il dio sole che deve
combattere ogni notte contro i suoi nemici per
poter rinascere ogni mattina719. Sobek oltre ad
essere stato identificato con Ra fin dal Medio
Regno era anche considerato suo figlio e difen
sore contro il serpente Apopis; per questo pren
deva posto a prua della sua barca.
Per quanto riguarda invece Canopo720 (a Carinae), la stella pi luminosa nel cielo del Sud dopo
Sirio, non siamo direttamente informati dalle fonti
egiziane, o meglio ci sfugge il suo nome antico e
non siamo pertanto in grado di valutare se ad essa
e ai suoi moti celesti fosse stato attribuito un
significato particolare o una festa; si pu ritenere
comunque che essa fosse nota agli astronomi egi
ziani proprio per la sua magnitudine. A causa
della sua declinazione negativa a latitudini borea
li, Canopo una stella molto bassa all'orizzonte,
e tendenzialmente poco visibile sia per la sua
altezza sia per la brevit del suo arcus diurnus, tut
tavia si deve notare che essa culmina ad altezza
sempre maggiore pi si retrocede nel tempo. A
712 II PParis 1, 73-78 ci informa che alcune feste erano fisse
nel calendario, mentre altre erano determinate da osservazioni di
fenomeni astronomici: ct. Bonneau 1971, p. 57 e n. 6. Cf. inoltre
Bleeker 1967; la voce Feste di H. Altenmller in L II, col. 172.
7 1 3 Per le notizie relative ai culti del Favyum e alle feste conosciute
cf. Wessely 1902, pp. 76-77; Schott 1950, pp. 883-1010; Rubsam 1974.
714 La difficolt risiede principalmente nel fatto che molto rara
mente i testi egiziani forniscono notizie precise a questo riguardo,
inoltre il calendario egiziano non corrispondeva precisamente all'an
no astronomico, pertanto lungo il corso dei secoli si sono verificati
degli slittamenti anche considerevoli fra il mese astronomico e quel
lo del calendario. Si deve considerare inoltre la possibilit che feste
originariamente fissate in base ad avvenimenti astronomici siano in
sguito rimaste legate al calendario e non al ripetersi dell'evento (cf.
Bonneau 1964, pp. 364-375). In tal caso prima di procedere a cal
coli di astronomia posizionale si dovrebbe sapere l'anno e il luogo
in cui la festa fu istituita per la prima volta. Su questo argomento
sarebbe auspicabile una ricerca di tipo multidisciplinare.
715 Su Sobek si veda la voce Sobek di E. Brovarski in LA V,
coll. 995-1031; cf. inoltre Botti 1959; Dolzani 1961; Beinlich 1991,
pp. 312-327.
716 II tempio di Qasr el-Sagha e quello di Kom Aushim (B)
hanno l'asse minore rivolto verso il punto in cui sorgeva Sirio.
717 Un legame fra il ciclo vitale del coccodrillo e la piena del
Nilo testimoniato da alcuni autori classici per i quali si rimanda
allo studio di Bonneau 1964, pp. 299-303.
718 Sono probabilmente orientati verso il punto in cui sorgeva
il sole nel solstizio d'inverno gli assi principali dei templi di Kom
Umm el-Atl e di Qasr Qarun.
719 Non qui necessario narrare il ben noto mito egiziano del
viaggio sotterraneo del dio Ra e di tutti i pericoli da lui incontrati
nel corso delle 12 ore notturne. Feste propiziatorie tese ad aiutare
il sole nella sua lotta contro le tenebre sono note anche presso altre
civilt: cf. Romano 1992, pp. 4-6, 36-40.
720 Sono orientati verso il sorgere di Canopo l'asse principale
di Qasr el-Sagha e quello minore di Kom Umm el-Atl.

364

Capitolo XX

questo proposito significativo che uno dei tem


pli che paiono essere orientati verso il sorgere di
Canopo, Qasr el-Sagha, fra quelli pi antichi e
risale alla XII dinastia. L'unico accenno a Cano
po legato alla mitologia egiziana si trova nel De
Iside et Osiride, in cui Plutarco721 accenna a que
sta stella seguendo per la tradizione greca: ad
essa fu abbinato il nome di Canopo, timoniere di
Menelao, e costituisce la carena di Argo Navis,
che per gli egiziani raffigurava la barca di Osiri.
Non sempre per possibile trovare delle
spiegazioni di tipo mitologico-astrale nella scelta
degli orientamenti dei luoghi di culto in genere,
anche perch raramente ci sono note le corri
spondenze fra i nomi egiziani delle stelle o delle
costellazioni e quelli attualmente in uso722. Fra le
costellazioni che si situavano a Nord dell'eclitti
ca, ad esempio, ve ne sono alcune raffigurate in
forma di coccodrillo, ma di esse noto solo il
nome egiziano: sJk, h(J)kw e htp-rdwy 723.
Come giustamente sottolinea C. Leitz (Leitz
1991, p. VIII) i templi egiziani possono avere
avuto un orientamento di tipo astrale, ma non
detto che ogni tempio fosse orientato secondo
questi criteri724. Poich noto che il tempio egi
ziano costituiva anche dal punto di vista archi
tettonico una summa theologica che riguardava la
natura del dio, e pi in generale del cosmo, e che
la religione egiziana raggiunse fin dagli inizi del
l'epoca storica un alto livello teologico-speculativo, ritengo che anche la scelta dell'orientamento
del tempio non possa essere stata casuale. La
situazione geomorfologica locale e la planimetria
dei centri abitati in cui i templi si inserivano,
spesso considerate come la causa di orientamen
ti72^ "anomali", possono certamente aver influito
in qualche misura su alcune scelte pratiche, ma a
mio parere non possono aver costituito la moti
vazione principale di tale scelta, poich nulla
nella religione egiziana era lasciato al caso.
Per questo motivo ritengo che lo studio del
l'orientamento dei templi egiziani sia di grande
importanza per la comprensione del pieno signi
ficato teologico dell'edificio di culto in s e pi
in generale del pensiero speculativo egiziano.

I dati che seguono (Fig. 165) e le Tabelle 25, frutto di calcoli di astronomia posizionale,
sono di Salvo De Meis726.
Possibili orientamenti:
L'azimut al sorgere, misurato da Nord, dato
da An=acs (sin S / cos 0).

Si sono calcolate le declinazioni di quegli astri


che al sorgere o al tramonto hanno un azimut
prossimo a quello rilevato per un determinato
tempio. Si sono considerati anche angoli a 90
dall'azimut rilevato per verificare la possibilit di
orientamenti diversi rispetto a quello dell'asse
longitudinale del tempio.
Le coordinate delle stelle sono quelle appa
renti727, l'obliquit dell'eclittica calcolata secon
do J. Laskr728, le coordinate solari sono secondo
la teoria VSOP87729, cio secondo i metodi
attualmente pi avanzati730.
Tranne casi particolari, si sono considerate solo
stelle di considerevole luminosit e quindi facil
mente visibili senza utilizzo di strumentazione.
In questa prima analisi non si sono conside
rate culminazioni di stelle.
La Tabella 2 riassume i risultati dei calcoli e
le proposte di orientamento. Anche se in genera
le le differenze SpSj* e S2-82* tra le declinazioni

721 De Iside et Osiride, 22. Sulla mitologia greca di Canopo


cf. la voce Kanopos in RE, XX 1919, coll. 1881-1883.
722 Poche sono le stelle e le costellazioni egiziane identificate:
cf. la voce Stern di H. Loprieno-Behlmer in L VI, coll. 11-14; la
voce Astronomie und Astrologie di J. von Beckerath in LA I, colI.
511-514; Neugebauer-Parker 1960-69, 3 volI.
723 Htp-rdwy un epiteto di Sobek noto a partire dal Medio
Regno: Yoyotte 1962, pp. 134-135. Per queste costellazioni e le loro
raffigurazioni di epoca dinastica cf. Neugebauer-Parker 1960-69,
III, pp. 183-189, 193-194.
724 La scelta dell'orientamento del tempio era probabilmente
suggerita da ragioni strettamente religiose connesse con la divinit
ivi dimorante e con il tipo di culto ad essa rivolto. Si deve pertan
to ritenere che i criteri prescelti non siano necessariamente gli stes
si in ogni caso. In quest'ottica si spiegano orientamenti di sicura
origine astrale (Edfu, Amarna, Abu Simbel 1, ecc.) e altri di tipo
"locale", ossia facenti riferimento ad altre strutture di culto pi
importanti che si trovavano nella stessa area (come il caso per
esempio dei templi tebani di entrambe le rive). In questo tipo di
logica non certamente da escludere la possibilit che alcuni luo
ghi di culto abbiano ricevuto un orientamento relativo al corso del
Nilo, ma, a mio parere, in quanto elemento chiave della teologia del
sito.
725 Badawy ritiene che il grande tempio di Amarna sia stato
orientato in modo da risultare perpendicolare alla strada principa
le. Mi pare tuttavia pi probabile, poich la citt frutto di un pro
getto organico e unitario, che la strada e tutto il quartiere abbiano
ricevuto un tale orientamento per risultare perpendicolari al tem
pio, e non viceversa: cf. Badawy 1968, p. 185.
726 Desidero ringraziare sentitamente il dott. ing. Salvo De
Meis, senza la cui competenza e grande disponibilit questo studio
non sarebbe stato possibile. Un ringraziamento particolare inol
tre rivolto al prof. Antonio Panaino, docente di Iranistica all'Uni
versit di Bologna ed esperto in astronomia antica, per i suoi costan
ti consigli e per essermi stato guida in materia di astronomia antica.
727 Le coordinate di riferimento sono quelle all'equinozio
J2000.0, secondo il catalogo FK5; quelle apparenti sono state cal
colate secondo le formule di C. Ron - J. Vondrk, Expansion of
Annual Aberration into Trigonometric Series, "Bull. Astron. Inst.
Czechosl." 37 (1986), pp. 96-103.
728 J. Laskr, "Astronomy and Astrophysics" 157 (1986), p. 68.
724 P. Bretagnon - G. Francou, Planetary Theories in Rectangular and Spherical Variables. VSOP87 Solutions, "Astronomy and
Astrophysics" 202 (1988), pp. 309-315.
750 J. Meeus, Astronomical Algorithms, Richmond 1991.

L'orientamento dei templi principali

365

calcolate in base all'azimut dei templi e quelle


calcolate, a ritroso nel tempo, per le stelle pro
poste, sono abbastanza piccole, addirittura per
certi casi al di sotto di 1, occorre ritenere i risul
tati del tutto preliminari e da confermare in suc
cessivi studi. Gli orientamenti ottenuti oltre che
essere altamente probabili, proprio per le picco
le differenze sopra citate, sono anche confortati
da ricerche condotte da altri studiosi su diversi
templi egiziani, in cui si perviene ad orientamen
ti analoghi.
Va notato che i rilevamenti azimutali essendo
stati eseguiti con metodi magnetici sono passibi
li di correzioni che potranno essere apportate con

facilit, senza influire sulla metodologia; date le


premesse e le cautele nelle conclusioni ci si aspet
tano anche poche variazioni dei possibili orien
tamenti.

In base alle latitudini dei singoli siti


(cf. Tabella 6) si stabilita una latitudine media
(0 = 29.390)732 per la quale si calcolata e dise
gnata la Fig. 165, riferita all'anno 1800 a. C. Essa
mostra gli angoli delle direzioni cui spesso si
faceva riferimento nell'antichit per gli orienta
menti di edifici.

731 Poich non disponiamo di dati precisi sulla fondazione di


ogni tempio, nei calcoli si sono considerate date indicative per i duo
gruppi di templi. Per quelli del Medio Regno i calcoli si sono rife
riti al 1800 a. C., per quelli di epoca tolemaica e romana al 200 a. C.,
eccetto per Kom Aushim A (50 a. C.) e Kom Aushim B (50 d.C.).
Per esigenze di calcolo tutti i dati relativi alle latitudini sono stati
tradotti in decimali.
732 Si pu calcolare che per 1 di variazione di latitudine, l'a
zimut al sorgere (o al tramonto), nel periodo dal 1800 a. C. al 50

d. C., per una latitudine intorno a 30 varia di circa 0,3. Supposto


di dover misurare la latitudine con una precisione di 1', la varia
zione corrispondente dell'azimut sar di 0.005, ossia 18", inap
prezzabile nei rilievi di monumenti che non siano in condizioni
ideali. Si pu assumere pertanto come latitudine media dei siti con
siderati la media dei valori rilevati, (j) = 29.39 senza che ne risulti
no sensibili variazioni dell'azimut al sorgere/tramonto e quindi della
declinazione dell'astro cercato per la determinazione di un even
tuale orientamento.

Orientamenti fondamentali:

366

Capitolo XX

12
11
10

Lat. Media = 29,39

Equinozio

Fig. 165

1. Sorgere della Luna alla massima declinazione in estate


2. Sorgere del Sole al solstizio d'estate

3. Sorgere della Luna alla minima declinazione in estate


4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
11.
12.

Sorgere della Luna alla minima declinazione in inverno


Sorgere del Sole al solstizio d'inverno
Sorgere della Luna alla massima declinazione in inverno
Tramonto della Luna alla massima declinazione in inverno
Tramonto del Sole al solstizio d'inverno
Tramonto della Luna alla minima declinazione in inverno
Tramonto della Luna alla minima declinazione in estate
Tramonto del Sole al solstizio d'estate
Tramonto della luna alla massima declinazione in estate

Si notano le simmetrie estate-inverno, minimo-massimo.


Il valore assunto per l'obliquit media dell'eclittica e = 23.90 (cf. Tabella 4).

L'orientamento dei templi principali

367

I
J

E-g

E
PH

BEquinozio
e?
l atr-ix
Orientamento

Virginis
Gamma

Epsilon
Carinae
Alpha
Pavonis
secondo
An
9
+

Equinozio
Antares

Canopo
Sirio

Sirio
-

deci.
Luna
Sorgere
min.a

Orientamento secondo
An

SInv.?
(oAlns=t1iz7io)

ISno?
vlesrtniazlieo
Epsilon
Carinae
Alpha
Pavonis

CMaioris
Beta
Scorpii
Tau

Gruis
Beta
Procione

Antares

Canopo

Nord

Nord
?
Sud
?
5252

88,

0,3

0,1

0,1

,1

1,4

0,1

7,3

8,7

08,

0,1

8,9,4

0,

10,7

52*
5151*

0,2

0,5

0,3
0

8,3

8,88,

8,9

0,5

-8,7

8,1

8,0

0,8

9,0

7,3

8,7

8,9

0,7

,3

81*
7,3
52

51

8,,1

38,

8,08,

10,5

-,1

58,7

117

348

-8,,5

8,8,7

8,9,0

8,,0

Azimut
183

101

80

170
18

18,

18,

3
Lat. (dee.)

29,58

Epoca

800

29,37

29,18

29,50

29,50

29,52

29,52

29,53

29,43

29,40

29,18

29,10

800

00

50

00

00

00

00

00

29 2
800

800

eKom
el-Kebir
l-Kharaba
eKom
Umm
lBoreigat
Medinet
elFayyum

el-Atl
Umm
Kom
Madi
Medinet
A

Sito

Aushim
A
Kom

Madi
Medinet
B

Aushim
B
Kom

elSagha
Qasr
Qasr
Qarun
Biahmu

A
Dimai

B
Dimai

aPTtempli
dei
po2.
sribtesneritcalbimelpnatili.

L'orientamento dei templi principali

Asc. Retta
m
s

Declinazione
Mag.

Equinozio

Gamma Ori
Alpha CMa
Alpha Car
Alpha Sco
Beta Gruis

1,7
-1,4
-0,9
1,2
2,1

- 1800

2,9
0,5
-0,9
1,2
2,9
2,1
2,9

-200
- 200
- 200
- 200
- 200
- 200
- 200

-0,9
0,5
-1,4
-0,9
0,5
1,7

-50
-50
+ 50
+ 50
+ 50
+ 50

Nome
0

II

04
52
19
36
54

57
10
59
48
32

Bellatrix
Sirio
Canopo
Antares

2
3

09
58

40,3
22,0

5
12
17

03
56
55

07,1
30,4
13,9

-5
-18
-54
-10
-58

5
5
5
14
14
17
10

27
42
35
21
25
16
50

10,8
45,0
53,8
07,4
45,5
20,4
24,0

9
8
-52
-18
-20
-59
10

44
03
43
46
47
24
42

57
43
35
31
22
18
04

Gomeisa
Procione
Canopo
Antares

Porrima

Beta CMi
Alpha CMi
Alpha Car
Alpha Sco
Tau Sco
Alpha Pav
Gamma Vir

5
5
5
5
5
7

39
50
19
41
56
40

05,4
44,0
11,9
13,7
03,5
16,9

-52
8
-15
-52
8
-54

38
03
56
35
02
00

33
47
19
36
51
07

Canopo
Procione
Sirio
Canopo
Procione
Avior

Alpha Car
Alpha CMi
Alpha CMa
Alpha Car
Alpha CMi
Epsilon Car

Tabella 3 . Posizione media di alcune stelle.

Obliquit media dell'eclittica

Epoca

23,903071
23,719411
23,701036
23,688701
23,439291

- 1800
- 200
-50
+ 50
+ 2000
Tabella 4. Obliquit media dell'eclittica.

Epoca
-

2000
1950
1900
1850
1800
1750
1700
- 250
-200
- 150
- 100
-50
0
+ 50

Equinozio

Solstizio

7-apr
8-apr
6-apr
7-apr
6-apr
6-apr
5-apr
25 -mar
24-mar
24-mar
23 -mar
23 -mar
22 -mar
22-mar

6-gen
6-gen
6-gen
5-gen
5-gen
4-gen
4-gen
25-dic
24-dic
24-dic
23 -die
23-dic
22-dic
23-dic

Tabella 5. Date dell'equinozio di primavera e del solstizio d'inverno.

369

1800
1800
1800
1800

80,0

18,,0

110

348,0

2,0

G
Azimut rilevato
18,,0

170,0

,0

1 ,0

1 8,0

Anno

1887

39

35

35

35

33

33

00

00
9

180

170,0

39

38

1 9,0

1 ,0

175,3

3,0

355,3

82,5

85,0

118,3

101,0

117,0

350,0

349,0

0
31

G
Azimut pubblicato
1 0

,0

LE
ongitudine
CGoeorgdrianftieche
40,

51,

50,

38,

41,

41,

53,

53,

00,
31

38'

LN
atitudine
31,
2

22,
2

n>
2

3
2
,
2

,
2

3i'
2

32,
29

2,
2

,
2

n'
2

0,
2

,
2
Tdei
rP.
dati
templi
iaperai
bploieasnltcpoigleapvtilvoi.

XIXsec.
a.C.

XIXsec.
a.C.

a.C.
XIXsec.
XIXsec.
(?)
a.C.

Epoca

a.C.
III
sec.

a.C.
Isec.

d.C.
Isec.

III
a.C.
sec.

a.C.
Ili
sec.

Ilisec.
a.C.

a.C.
Ili
sec.

Ilisec.
a.C.

eKom
elKebir
lKharaba
eKom
Umm
lBoreigat
el-Fayyum
Medinet

elAtl
Umm
Kom
Madi
Medinet
A

Sito

Aushim
A
Kom

Madi
Medinet
B

Aushim
Kom
B

elSagha
Qasr
Qarun
Qasr
Biahmu

A
Dimai

B
Dimai

INDICE DELLE FIGURE

Fig. 1. Carta in scala del Fayyum con suddivisione


in merides,

p. 33

Fig. 16. Soknopaiou Nesos. Settore ad Est del dro


mos. Sezioni A-B e C-D (Boak 1935, Plans XI-XII).

p. 65

Fig. 2. Schizzo di parte del Fayyum disegnato dal


Petrie nel 1890 (Petrie 1891, Pi. XXX).

p. 34

Fig. 17. Soknopaiou Nesos. Settore di scavo


Michigan situato ad Ovest del dromos. Edifici del
Secondo Livello (Boak 1935, Plan VIII).

p. 66

Fig. 18. Soknopaiou Nesos. Settore ad Ovest del


dromos. Edifici del Primo Livello (Boak 1935, Pi.
VII).

p. 67

Fig. 19. Soknopaiou Nesos. Settore ad Ovest del


dromos. Edifici del Livello Primo Tardo (Boak
1935, Plan VI).

p. 68

Fig. 20. Soknopaiou Nesos. Settore ad Ovest del


dromos. Sezioni E-F e G-H (Boak 1935, Plans
XIII-XIV).

p. 69

Fig. 21. Dighe facenti parte dell'area agricola ad


Ovest di Dimai (Caton-Thompson-Gardner 1934,
Pi. CV).

p. 70

Fig. 22. Fotografia aerea RAF del 1955. In alto a


sinistra il kom di Dimai dalla caratteristica forma
ovale (Foto 13 RAF 2344 F 21 Nr. 32, aprile 1955.
British Crown Copyright/MOD).

p. 71

Fig. 23. Karanis. II tempio di Pnepheros e Petesouchos da Sud-Est. A destra, portale di Vespasia
no che dava accesso al deipneterion T 4.

p. 95

Fig. 24. Karanis. Corte originariamente colonnata


sita di fronte al tempio di Pnepheros e Petesouchos.

p. 95

Fig. 25. Karanis. Visione dell'area centrale del kom:


sullo sfondo il tempio Nord.

p. 96

p. 61

Fig. 26. Karanis. Parte di una struttura litica situa


ta sulle pendici settentrionali del kom e interpreta
ta come un segmento di muro di cinta del centro
abitato.

p. 96

p. 62

Fig. 27. Karanis. Pianta del tempio Sud e dell'area


circostante disegnata da Hogarth nel 1896 (GrenfellHunt-Hogarth 1900, Pi. II).

p. 97

Fig. 28. Schizzo dell'area archeologica di Kom


Aushim con indicazione dei settori di scavo del
la Michigan University (Boak-Peterson 1931,
Plan I).

p. 98

Fig. 29. Karanis. Pianta e alzato del tempio Nord


(Boak 1933, Plans MI).

p. 99

Fig. 3. Carta del Fayyum disegnata da Grenfell,


Hunt e Hogarth nel 1900 (Grenfell-Hunt-Hogarth
1900, Pi. XVIII).

p. 35

Fig. 4. Soknopaiou Nesos. Il dromos e il tempio da Sud.

p. 55

Fig. 5. Soknopaiou Nesos. Ingresso meridionale del


tempio Sud interno al temenos.

p. 55

Fig. 6. Soknopaiou Nesos. Visione d'insieme da


Nord-Ovest delle rovine con al centro il dromos.

p. 56

Fig. 7. Soknopaiou Nesos. L'edificio II 201 scava


to dalla Michigan University, settore di scavo Est.
Fig. 8. Soknopaiou Nesos: planimetria generale
delle rovine disegnata dal Lepsius nel 1843 (LD I,
Bl. 52) (Foto concessione della Soprintendenza del
Museo Egizio di Torino, Ministero per i Beni Cul
turali e Ambientali).
Fig. 9. Soknopaiou Nesos. Schizzi dell'area del
tempio tratti dal diario di scavo di Zucker (Mller
1971, pp. 13, 31).
Fig. 10. Soknopaiou Nesos. Dal diario di scavo di
Zucker: abitazioni scavate ad Est del dromos (Ml
ler 1971, pp. 22, 24, 29).
Fig. 1 1 . Soknopaiou Nesos. Dal diario di scavo di
Zucker: abitazioni situate presso il muro occiden
tale del tempio (Mller 1971, pp. 32).
Fig. 12. Soknopaiou Nesos. Carta topografica dise
gnata dalla quipe della Michigan University (Boak
1935, PIan I).
Fig. 13. Soknopaiou Nesos. Settore di scavo Michi
gan situato ad Est del dromos. Edifici del Secondo
Livello (Boak 1935, Plan V).
Fig. 14. Soknopaiou Nesos. Settore ad Est del dro
mos. Edifici del Primo Livello (Boak 1935, Plan
IV).
Fig. 15. Soknopaiou Nesos. Settore ad Est del dro
mos. Edifici del Livello Primo Tardo (Boak 1935,
Plan III).

p. 56

p. 57

p. 58

p. 59

p. 60

p. 63

p. 64

372

Indice delle figure

Fig. 30. Karanis. Pianta, facciata e sezione L-M del


tempio Sud dedicato a Pnepheros e a Petesouchos
(Boak 1933, Plans X, XIV).

p. 100

Fig. 51. Bakchias. Pianta del tempio di Sok


nobkonneus disegnata da Hogarth nel 1896
(Grenfell-Hunt-Hogarth 1900, Pi. III).

p. 131

Fig. 31. Karanis. L'area del temenos del tempio


Sud. Livello F (Boak 1933, Plan V).

p. 101

Fig. 52. Bakchias. Carta a curve di livello del Kom


Nord (Bitelli-Folloni-Vittuari 1995, Fig. 6).

p. 132

Fig. 32. Karanis. L'area del temenos del tempio


Sud. Livello D (Boak 1933, Plan II).

p. 102

Fig. 53. Bakchias. Planimetria del settore di scavo


del 1993 (Piacentini 1994, Fig. 2).

p. 133

Fig. 54. Bakchias. Planimetria del settore di scavo


del 1994 (Piacentini 1995, Fig. 12).

p. 134

p. 135

Fig. 33. Karanis. Planimetria parziale del Livello A


(Primo Livello) (Boak-Peterson 1931, Plan IV, Section FU).

p. 103

Fig. 34. Karanis. Planimetria del Livello B (Secon


do Livello) (Husselman 1979, Map 14).

p. 104

Fig. 55. Bakchias. Planimetria generale con curve


di livello dei settori di scavo del 1993 e 1994 (Bitel
li-Folloni-Vittuari 1995, Fig. 7).

Fig. 35. Karanis. Planimetria del Livello B (Secon


do Livello) (Husselman 1979, Map 14).

p. 105

Fig. 56. Bakchias. Pianta e sezione c-d della casa


VIII (1995)(Davoli 1996a, Figg. 49, 52).

p. 136

Fig. 57. Bakchias. Planimetria schematica del set


tore di scavo Est del 1995, con distinzione delle
strutture secondo le tre fasi edilizie riconosciute
(Davoli 1996a, Fig. 58).

p. 137

Fig. 58. Veduta generale verso Sud delle rovine di


Philadelphia.

p. 144

p. 108

Fig. 59. Veduta generale verso Sud-Est delle rovi


ne di Philadelphia.

p. 144

Fig. 39. Karanis. Planimetria parziale del Livello C


(Terzo Livello): l'edificio C 178 interpretato come
un Mitreo (Husselman 1979, Plan 16).

p. 109

Fig. 60. Philadelphia. Schizzo planimetrico esegui


to da Borchardt nel 1924 (Viereck-Zucker 1926,
Tf. I).

p. 145

Fig. 40. Karanis. Planimetria parziale del Livello C (Terzo


Livello): la caserma C 63 (Husselman 1979, Plan 17).

p. 110

Fig. 61. Philadelphia. Fotografia aerea delle ro


vine scattata dalla RAF nel 1925 (Edgar 1931,
Pl. D.

p. 146

Fig. 36. Karanis. Planimetria parziale del Livello B


(Secondo Livello) (Boak-Peterson 1931, Plan V,
Section F 10).
Fig. 37. Karanis. Planimetria parziale del Livello C (Terzo
Livello) (Boak-Peterson 1931, Plan VI, Section F 10).
Fig. 38. Karanis. Planimetria parziale del Livello C
(Terzo Livello) (Boak-Peterson 1931, Plan VI, Sec
tion F 11).

p. 106

p. 107

Fig. 41. Karanis. Pianta del piano terreno e del


secondo piano del granaio C 65 (Husselman 1979,
Plans 19-20).

p. 111

Fig. 62. Philadelphia. Pianta di una casa dell'zVm/la D 6 (Viereck- Zucker 1926, Tf. II B).

p. 147

Fig. 42. Karanis. Pianta del piano terreno del gra


naio C 123 (Husselman 1979, Plan 18).

p. 112

Fig. 63. Philadelphia. Pianta e sezioni delle stanze


sotterranee di un'abitazione (Zucker 1909, Abb. 2).

p. 147

Fig. 43. Karanis. Piante e sezioni della casa C 45


(Husselman 1979, Plans 29-30).

p. 113

Fig. 64. Philadelphia. Planimetria del temenos del


tempio (Viereck-Zucker 1926, Tf. II A).

p. 148

Fig. 44. Karanis. Piante e sezioni della casa C 43


(Husselman 1979, Plans 27-28).

p. 114

Fig. 65. Philadelphia. Pianta del tempio (Zucker


1909, Abb. 3).

p. 148

Fig. 45. Karanis. Piante e sezioni della casa C 42


(Husselman 1979, Plans 25-26).

p. 115

Fig. 66. Kiman Fares. Colonne in granito di Amenemhat III.

p. 155

Fig. 46. Karanis. Pianta delle terme Nord (El-Nassery-Wagner-Castel 1976, Plan 2).

p. 116

Fig. 67. Kiman Fares. Resti della pavimentazione


di un bagno.

p. 155

Fig. 47. Veduta delle rovine di Bakchias.

p. 129

Fig. 48. Veduta delle rovine di Bakchias: sul fondo,


al centro, il tempio maggiore.

Fig. 68. Kiman Fares. Pianta delle rovine disegna


ta nel 1887 da Schweinfurth (Schweinfurth 1887,
Tf. 2).

p. 156

p. 129

Fig. 49. Bakchias. Una via del "quartiere Ovest",

p. 130

Fig. 69. Kiman Fares. Area del tempio disegnata


dal Petrie nel 1888 (Petrie 1889, Pl. XXIX).

p. 157

Fig. 50. Bakchias. Lato meridionale del tempio


maggiore dedicato a Soknobkonneus.

p. 130

Fig. 70. Kiman Fares. Pianta di un bagno a tholos


(El-Khashab 1978, pianta fuori testo).

p. 158

Indice delle figure

373

p. 206

Fig. /I. Fotografia aerea di Medinet el-Fayyum


scattata dalla RAF nel 1950 (Foto 5019 13T/134,
luglio 1950. British Crown Copyright/MOD).

p. 159

Fig. 90. Tebtynis. Pianta degli edifici del settore


Sud scavati nel 1989: le strutture del livello infe
riore (Hadji Minaglou 1990, Fig. 5).

Fig. 72. Vista dell'area di Qaret el-Rusas. Sullo


sfondo il Birket Qarun.

p. 169

Fig. 91. Tebtynis. Planimetria schematica dei setto


ri Nord e Sud 1989 (Hadji Minaglou 1990, Fig. 1).

p. 207

Fig. 73. Area del cos detto Kom nr. 5.

p. 169

Fig. 74. Area di Kom el-Kharaba el-Saghir.

p. 170

Fig. 92. Tebtynis. Piante schematiche degli edifici


che si sono susseguiti nel settore Sud (Hadji Mina
glou 1990, Fig. 9).

p. 207

Fig. 93. Tebtynis. Settore di scavo ad Est del tem


pio di Soknebtynis (Gallazzi 1995, Fig. 1).

p. 208

Fig. 94. Tebtynis. Evoluzione di un quartiere d'a


bitazione dal III a. C. (a) al II d.C. (b) (Gallazzi
1995, Fig. 2).

p. 209

Fig. 95. Tebtynis. Settore di scavo del 1994 situa


to ad Est del tempio di Soknebtynis: in evidenza
tre fasi edilizie susseguitesi dall'epoca pretolemai
ca al I a.C. (Marchand 1996, p. 172).

p. 210

Fig. 96. Tebtynis. Fotografia aerea RAF del 1955.


Nel deserto, a destra, riconoscibile il kom con il
tempio di Soknebtynis e il dromos (Foto 13 RAF
2344 F 21 Nr. 30, aprile 1955. British Crown
Copyright/MOD).

p. 211

Fig. 97. Area delle rovine di Magdola: le colonne


di calcare bianco.

p. 216

Fig. 98. Magdola. Edificio in mattoni cotti con


vasca quadrangolare intonacata, situato alla base
del kom.

p. 216

Fig. 99. Ghoran. Piante di case scavate dal Jouguet


nel settore B (Jouguet 1901, Fig. 10).

p. 221

Fig. 100. Ghoran. Pianta di una casa scavata dal Jou


guet nel settore A con porta e finestra litiche rinve
nute nello stesso edificio (Jouguet 1901, Figg. 5-7).

p. 221

Fig. 101. Ghoran. Planimetria generale del settore


di scavo A (Jouguet 1901, Fig. 4).

p. 222

Fig. 102. Ghoran. Schizzo topografico della necro


poli (Jouguet 1901, Fig. 17).

p. 222

Fig. 103. Narmouthis. II dromos e il tempio di


Renenutet.

p. 240

Fig. 104. Narmouthis. Annessi del tempio costrui


ti all'interno del temenos, lungo il lato orientale,

p. 240

Fig. 105. Narmouthis. Schizzo topografico del kom


(Bresciani 1968, Fig. 1).

p. 241

p. 205

Fig. 106. Narmouthis. Estratto della carta topo


grafica del sito: la casa della Missione, il tempio, gli
edifici scavati da A. Vogliano e da E. Bresciani
(Bresciani 1989, carta fuori testo).

p. 242

p. 206

Fig. 107. Narmouthis. Schizzo tratto dagli appun


ti di scavo del 1910 di Zucker e Schubart (Vandoni s.d., p. 4).

p. 243

Fig. 75. Area cimiteriale di Furqus: intorno alle due


tombe degli sheikh locali sono ancora visibili sepol
ture di epoca probabilmente romana.
Fig. 76. Carta del Fayyum: ad Est del lago, nel
riquadro, l'area della bonifica tolemaica indagata
da Caton-Thompson e Gardner (Caton-ThompsonGardner 1934, Pl. CVIII).

p. 170

p. 171

Fig. 77. Particolare dell'area ad Est del lago, boni


ficata in epoca tolemaica: in evidenza i percorsi dei
canali artificiali (Caton-Thompson-Gardner 1934,
Pi. LXXXVII).

p. 172

Fig. 78. Planimetrie delle case 1 e 2 rinvenute nel


l'area della bonifica tolemaica ad Est del lago
(Caton-Thompson-Gardner 1934, Pl. XCIII).

p. 173

Fig. 79. Planimetrie di edifici rinvenuti nell'area


della bonifica tolemaica ad Est del lago (CatonThompson-Gardner 1934, Pi. XCIV).

p. 174

Fig. 80. Tracciato del muro che univa Bubastis a


Kerke (Rowe 1955, Fig. 3).

p. 175

Fig. 81. Veduta generale delle rovine di Tebtynis.

p. 200

Fig. 82. Tebtynis. Il dromos con il chiosco romano


e i due leoni, da Est.
Fig. 83. Tebtynis. Fotografia aerea della parte rrreridionale del kom scattata nel 1934 (Gallazzi 1989,
p. 181).
Fig. 84. Tebtynis. Planimetria del settore scavato
da Anti durante la prima Campagna (Anti 1929-30,
Fig. 13).
Fig. 85. Tebtynis. Pianta del settore di scavo del
1988: gli edifici 3000, 4000 e 5000 (Hadji Minaglou
1989, Fig. 1).
Fig. 86. Tebtynis. Pianta della cappella di culto
4000 (Hadji Minaglou 1989, Fig. 3).
Fig. 87. Tebtynis. Pianta della casa 3000 (Hadji
Minaglou 1989, Fig. 6).
Fig. 88. Tebtynis. Pianta degli edifici del setto
re Nord scavati nel 1989: (Hadji Minaglou 1990,
Fig. 3).
Fig. 89. Tebtynis. Pianta degli edifici del settore
Sud scavati nel 1989: le strutture del livello supe
riore (Hadji Minaglou 1990, Fig. 4).

p. 200

p. 201

p. 202

p. 203

p. 204

p. 204

374

Indice delle figure

Fig. 108. Narmouthis. Ricostruzione e pianta del


tempio di Renenutet risalente alla XII dinastia
(Naumann 1939, Ti". 30, Abb. I).
Fig. 109. Narmouthis. Planimetria generale dell'a
rea templare scavata dal Vogliano (Vogliano 1937,
carta fuori testo).
Fig. 110. Narmouthis. Pianta del chiosco sul
dromos scavato dal Vogliano (Vogliano 1938,
Fig. 73).
Fig. 111. Narmouthis. Carta topografica dell'area
del dromos: in evidenza la piazza scavata da E. Bre
sciani nel 1966 (Bresciani 1968, Fig. 2).
Fig. 112. Narmouthis. Edificio di possibile desti
nazione pubblica rinvenuto nel 1967: pianta del
suo assetto originale e delle modifiche apportate
successivamente (Bresciani 1968, Figg. 4-5).
Fig. 113. Narmouthis. Planimetria parziale de
gli edifici scavati nel 1967-1969 (Bresciani 1976,
Fig. 21).
Fig. 114. Narmouthis. Gli edifici del settore di
scavo ad Ovest del dromos, pianta e sezione (Bre
sciani 1976, Figg. 41-42).
Fig. 115. Narmouthis. Quartiere abitativo scavato
nel 1990 (Bresciani 1990, Fig. 1).
Fig. 116. Planimetria parziale di Narmouthis rica
vata per mezzo della fotointerpretazione. Su di essa
sono state sovrapposte le piante degli edifici gi
scavati, di colore pi scuro (Ferri 1995, p. 465).

p. 244

Fig. 127. Capitello in calcare nell'area di Kom


Ishaq-Kom Nicola.

p. 272

Fig. 128. Kom Talit: l'area su cui sorgeva l'abi


tato. In primo piano un pozzo circolare e una
canaletta.

p. 272

Fig. 129. Schizzo topografico di Kom Talit di


segnato dal Petrie nel 1890 (Petrie 1891,
Pl. XXXI).

p. 273

Fig. 130. Ricostruzione della planimetria di Talit


proposta da Rathbone. Essa si basa sui dati raccolti
nel survey del 1995 e sulla pianta di Petrie (Rath
bone 1996, p. 31).

p. 274

Fig. 131. Il muro-diga di Etsa e l'ipotetico bacino


artificiale di El-Mala'a (Garbrecht-Jaritz 1992, Abb.
13; Iid. 1990, An. 95).

p. 275

Fig. 132. Rilievo planimetrico di un tratto del


muro-diga situato nei pressi di Etsa (GarbrechtJaritz 1990, An. 17).

p. 276

Fig. 133. Sezione di un tratto del muro-diga di Etsa


costruito in epoca romana con blocchi di calcare
(Garbrecht-Jaritz 1992, Abb. 8).

p. 276

Fig. 134. Theadelphia: le rovine di un bagno a


doppia tholos.

p. 289

Fig. 135. Thedelphia. Strutture in mattoni cotti con


vasche intonacate.

p. 289

Fig. 136. Thedelphia. Piante e sezioni di case por


tate alla luce nel 1902 (Rubenshon 1905, Figg. 2,
5, 6).

p. 290

Fig. 137. Thedelphia. Pianta dell'edificio portato


alla luce dal Lefebvre e interpretato come un tem
pio (Lefebvre 1910, Pi. III).

p. 291

Fig. 138. Thedelphia. II tempio di Pnepheros sca


vato dal Breccia (Breccia 1926, Tav. LI).

p. 292

Fig. 139. Fotografia aerea RAF del 1955. In alto a


destra il kom di Qasr el-Banat, di forma circola
re, completamente circondato dai campi coltivati;
al centro il kom di Kharabet Ihrit, di forma irre
golare e circondato da canali artificiali (Foto 13
RAF 2344 F 22 Nr. 74, aprile 1955. British
Crown Copyright/MOD).

p. 293

Fig. 140. Tratti di muri a Qasr el-Banat.

p. 299

Fig. 141. Euhemeria. Bagno pubblico a doppia tho


los: pavimento e sedili di una di esse.

p. 299

p. 246

p. 246

p. 247

p. 248

p. 249

p. 250

p. 251

p. 252

Fig. 118. Il tempio di Anubi a Kom Madi.

p. 257

p. 257

Fig. 120. Kom Madi. Carta topografica del sito con


gli edifici scavati nel 1977 e 1978 (Bresciani 1980,
Fig. 1).

p. 258

Fig. 121. Kom Madi. Pianta del tempio dedicato


ad Anubi (Bresciani 1980, Tav. I)

p. 259

Fig. 122. Kom Madi. Pianta e sezioni della cappella


di Imhotep (Bresciani 1980, Figg. 4-5).

p. 259

Fig. 123. Kom Madi. Pianta della cos detta cap


pella di Alessandro Magno (Bresciani 1980, Fig. 7).

p. 263

p. 245

Fig. 117. Fotografia aerea RAF del 1955. Nel


deserto, a 'destra, prsso il canale artificiale, rico
noscibile il kom con il tempio di Renenutet e il
dromos (Foto 13 RAF 2344 F 22 Nr. 54, aprile
1955. British Crown Copyright/MOD).

Fig. 119. Kom Madi. Uno dei mortai in calcare


sparsi sull'area.

Fig. 126. Fotografia aerea RAF del 1955. (Foto 13


RAF 2344 RP Nr. 3128, aprile 1955. British
Crown Copyright/MOD).

p. 260

Fig. 124. Kom Madi. Sezioni della "cappella di


Alessandro Magno" (Bresciani 1980, pp. 25-28).

p. 261

Fig. 142. Il tempio di Dionysias.

p. 313

Fig. 125. Kom Madi. Sezioni della "cappella di


Alessandro Magno" (Bresciani 1980, pp. 29-32).

p. 262

Fig. 143. Dionysias. Il naos a tripla cella situato al


piano terreno del tempio.

p. 313

Indice delle figure

Fig. 144. Dionysias. Tavola del Jomard tratta dalla


Description de l'Egypte: l'esterno del tempio (vol.
IV, Pi. 69) (Foto concessione della Soprintenden
za del Museo Egizio di Torino, Ministero per i
Beni Culturali e Ambientali).
Fig. 145. Dionysias. Tavola del Jomard tratta dalla
Description de l'Egypte: sezioni e ricostruzioni del
tempio (vol. IV, Pl. 70) (Foto concessione della
Soprintendenza del Museo Egizio di Torino, Mini
stero per i Beni Culturali e Ambientali).
Fig. 146. Dionysias. Planimetrie e sezione del piano
terreno e del "terrazzo" del tempio disegnate dal
Lepsius nel 1843 (LD I, 51) (Foto concessione
della Soprintendenza del Museo Egizio di Torino,
Ministero per i Beni Culturali e Ambientali).

p. 314

p. 315

p. 316

Fig. 147. Carta topografica delle rovine di Diony


sias (Schwartz 1969, Pl. 1).

p. 317

Fig. 148. Dionysias. L'isolato Sud (Schwartz-Wild


1950, Fig. 3).

p. 318

Fig. 149. Dionysias. Il settore di scavo Sud posto


in luce nel 1948: gli edifici dell'estremit occiden
tale (Schwartz-Wild 1950, Fig. 4).

p. 318

Fig. 150. Dionysias. Il settore di scavo Sud: i bagni


pubblici (Schwartz-Wild 1950, Pi. XIII).

p. 319

Fig. 151. Dionysias. Le case del settore di scavo


Ovest (1948) (Schwartz-Wild 1950, Fig. 5).

p. 320

Fig. 152. Dionysias. L'atelier delle monete posto in


luce nel 1950 (Schwartz 1969, Fig. 54).

p. 320

Fig. 153. Dionysias. Planimetria generale della for


tezza disegnata dal Badawy nel 1950 (Schwartz
1969, Pi. 2).
Fig. 154. Dionysias. II mausoleo romano visto da
Ovest.
Fig. 155. Dionysias. Pianta e sezione del mausoleo
(Grossmann 1955, Abb. 1-2).
Fig. 156. Fotografia aerea RAF del 1955. Al centro
dell'immagine, nel deserto, si distingue l'area
archeologica di Qasr Qarun al cui centro il tem
pio. Nel deserto sono anche riconoscibili numero
si antichi canali artificiali (Foto 13 RAF 2344 F 22
Nr. 115, aprile 1955. British Crown Copyright/MOD).

375

Fig. 157. Il sito di Medinet Quta.

p. 328

Fig. 158. Le colline che sovrastano Medinet Quta.

p. 328

Fig. 159. Le rovine di Philoteris.

p. 333

Fig. 160. Tracce di argini e canali nel deserto intor


no a Philoteris (Medinet Watfa).

p. 333

Fig. 161. Carta del Fayyum con i siti menzionati


nel testo.

p. 346

Fig. 162. Schizzo del percorso del muro-diga di


Etsa (Garbrecht-Jaritz 1992, Abb. 5).

p. 348

Fig. 163. II "corridoio" di El-Lahun con in evi


denza le dighe El-Bahlawan e El-Scheikh Gadallah
(Garbrecht-Jaritz 1992, Abb. 14).

p. 348

Fig. 164. Le tre tipologie base delle abitazioni del


Fayyum (1. Casa C 45 di Karanis: Husselman 1979,
Plan 29; 2. Casa II 201 di Soknopaiou Nesos: Boak
1935, Plan IV; 3. Casa di Theadelphia: Rubensohn
1905, Fig. 6).

p. 358

Fig. 165. Azimut dei principali eventi astrali calco


lati sulla latitudine media del Fayyum (= 29,39)
(elaborazione di S. De Meis).

p. 366

Fig. 166. Carta in scala del Fayyum con indica


zione grafica dell'orientamento dei templi princi
pali,

p. 367

Tabella 1. Elenco dei siti con relativi dati altimetrici e cronologici.

p. 347

Tabella 2. Possibili orientamenti astrali dei templi


principali (elaborazione di S. De Meis).

p. 368

Tabella 3. Posizione media di alcune stelle (elabo


razione di S. De Meis).

p. 369

Tabella 4. Obliquit media dell'eclittica (elabora


zione di S. De Meis).

p. 369

Tabella 5. Date dell'equinozio di primavera e del


solstizio d'inverno (elaborazione di S. De Meis).

p. 369

Tabella 6. Prospetto riepilogativo dei dati relativi


ai templi principali.

p. 370

p. 321

p. 322

p. 322

p. 323

INDICE DEI LUOGHI

Abdalla Wahbi
Abgig
Abu Ballas
Abu Gandir
Abu Nur
Abu Simbel
Alessandria
Amarna
Antinoupolis
Arsinoe
(cf. anche Kiman Fares)
Assuan

73, 139, 162, 165, 166, 168, 340


167
161, 327, 345
330
267
364
31, 309, 310, 340, 345
356, 364
31
149
118, 341,345

B
Bahr
Bahr
Bahr
Bahr
Bahr
Bahr
Bahr
Bahr
Bahr
Bahr
Bahr
Bahr
Bahr
Bahr

Bila Ma
el-Gargaba
el-Gharaq
el-Giza
el-'Iueinat
el-Nazla
el-Sauieh
Hafiz
Qarun
Qasr el-Banat
Tamiya
Tirsa
Wardan
Yussuf

Bakchias (cf. anche


Kom Umm el-Atl)

Bakchis
Barn Ihrit
(cf. Kharabet Ihrit)
Biahmu
Birket Qarun

167, 341
268
179, 268, 269, 270, 271
340
268
279, 330
150
331
295, 301, 329, 331
331, 332
164
150, 151
162
54, 149, 153, 166, 167, 268, 340,
341, 345, 362
9, 11,28,29,30,73,78, 117-137
162, 164, 214, 281, 286, 296, 342
343,344,345,349,350,351,352
i, 357
353, 354
40

161, 167, 360, 362


39, 161, 167, 169, 270, 330, 339,
343, 362
164

Dimai (cf. anche


Soknopaiou Nesos)

Dionysias
(cf. anche Qasr Qarun)

E
Edfu
El-Mala'a
El-Agamyyn
El-Gargaba Drain
El-Gharaq

El-Hamam
El-Hammam
El-Isch
El-Kom el-Ahmar
El-Lahun
El-Riqqa
El-Rubayyat
(cf. anche Rubayyat
El-Tagin Drain
El-Wadi Drain
Etsa
Euhemeria
(cf. anche Qasr el-Banat)

39-71, 83, 92, 118, 143, 154, 167,


168, 199, 220, 280, 340, 341, 344,
349, 357, 359, 360, 361
29, 30, 288, 301-323, 326, 329,
331, 339, 341, 342, 343, 344, 345,
351, 352, 354, 355, 356

364
167, 270, 275
167
266
28, 184, 187,213,214,215,223,
224, 253, 265, 267, 268, 270, 271,
339, 342
343
330
184
167
77, 118, 161, 166, 167, 268, 339,
341, 345, 348, 359, 362
165
139, 167, 279, 326
270
270, 341
167, 269, 271, 275-276, 341, 348

Ezbet George

288, 295-299, 342, 343, 351, 352,


359
164

F
Fag el-Gamus
Fidimin
Furqus

343
167, 170

165

G
Gebel el-'Ish
Gebel el-'Ishash
Gebel el-Rus

184
184
165, 167

Gebel Qatrani

Darb Gerza
(cf. anche Philadelphia)
Deir Abu Life
Deir el-Medina
Deir el-Naqlun
Deir el-Tin (cf. Kharabet
Deir el-Halin)

Gerza
Geziret el-Qarn
Gia (cf. anche
Kom Medinet Madi)
Gisr el-Bahla\van
Gisr el-Hadid
Gisr el-Sheikh Gadallah

48, 167, 325, 344, 345


139, 142, 143, 350
161, 344

Bubastis

139-148
167, 344
48
270

223-252
166, 348
330,331
167, 348

378

Indice dei luoghi

41, 87
Giza
H
Harit (cf. Kharabet Ihrit)
150, 151, 153, 154, 161, 166, 167,
Hawara
357, 359
Hawaret el-Maqta
167
28, 51, 161-175, 341, 343, 344,
Herakleides
345
Hermoupolis Magna
353
Hod el-Tuyur
270
165
Huwaien

Ibion Eikosipentarouron 223, 254, 256


Idwa Bank
166
'Iluet el-Kanais el-Kebira 167, 344

K
161
Kahun
Karanis
(cf. anche Kom Aushim) 9, 29, 30, 31, 45, 47, 49, 51, 54,
73-116, 117, 118, 119, 120, 121,
123, 127, 128, 153, 161, 162, 181,
198, 199, 220, 227, 229, 231, 281,
303, 309, 337, 339, 340, 342, 343,
344, 345,
349, 350, 351, 353, 354, 356
165
Kerke
Kerkeosiris
196
266
Kerkethoeris
Kharabet Deir el-Halin 217,267,271, 342
Kharabet el-Hammam
167
330
Kharabet el-Yahud
Kharabet Hamuli
(cf. Kom Hamuli)
Kharabet Ihrit
(cf. anche Theadelphia) 219, 279-293, 296, 297, 305, 311,
330, 331,353,359,361,362
Kharabet Shalal
330
266, 271
Kharabet Zakia
Kiman Fares (cf. anche
28, 89, 149-159, 353
Krokodilopolis)
Kom Aliun
330
Kom Aushim
(cf. anche Karanis)
39, 45, 73-116, 117, 118, 162,
198 , 199,220,303,340,351,353,
360 , 361, 362, 363, 365
Kom Danjal
28, 267-268, 270, 271
Kom Dashusha
167
Kom el-'Arka
330
Kom el-Addama
151 , 154
Kom el-Akl
118
Kom el-Arabi
149
Kom el-Bultieh
151
Kom el-Hamam
167
Kom el-Khamsin
265 -266
Kom el-Kharaba
(cf. Tell el-Kinisa)
Kom el-Kharaba el-Kebir
(cf. anche Philadelphia) 139-148, 164, 361
Kom el-Kharaba el-Saghir 164, 170, 175, 345
Kom el-Manqul
167

Kom el-Mansura
Kom el-Ruqaia
(cf. anche Kom Khelua)
Kom el-Rustn
Kom el-Sabba
Kom el-Saga
Kom el-Shariana
Kom el-Taiara
Kom Fares
(cf. anche Kiman Fares)
Kom Hamuli
Kom Ishaq
Kom Khelua (cf.
anche Kom el-Ruqaia)
Kom Kufar
Kom Madi
Kom Medinet el-Nihas
(cf. anche Magdola)
Kom Medinet Ghoran
Kom Medinet Ghurab
Kom Medinet Madi
(cf. anche Narmouthis)

Kom Nicola
Kom nr. 1
Kom nr. 2
Kom nr. 3
Kom nr. 4
Kom nr. 5
Kom nr. 6
Kom nr. 7
Kom Shalaui
Kom Talit
(cf. anche Talei)
Kom Tifeh
Kom Umm el-Atl
(cf. anche Bakchias)
Kom Umm el-Boreigat
(cf. anche Tebtynis)
Kom Wezim
Krokodilopolis
(cf. anche Kiman Fares)
M
Magdola (cf. anche
Kom Medinet el-Nihas)
Manashinshana
Medinet Beda
Medinet el-Fayyum

167
238, 239, 265
151
150, 151
150
150
149, 150, 151
150, 151
330
28, 267, 272
237, 238, 239, 265
330
89, 213, 223, 224, 235, 236, 237,
239, 253-263, 267, 270, 349
213-216, 266, 267, 271, 342
189,213,214,217-222,224,237,
267, 271, 302, 349, 354, 355, 356
118, 161, 166, 167
28, 143, 186, 187, 197,213,217,
223-252,
252, 253, 254, 255, 267, 271,
305, 330,331,343,345,349,350,
330,
360, 361
267, 272
166
165
139, 166
166
164, 169
118
74
269, 270
28, 142,
272-274, 350, 353, 354
270
9, 28, 29, 74, 76, 89, 117-137,
164, 349, 356, 361, 362, 363
28, 179-211, 238, 281, 297, 349,
361, 362
74
149-159, 236

213-216, 266, 271, 344


165, 166
267, 268
28, 90, 142, 149, 150, 153, 159,
166, 167,225,330,339,341,353,
360, 362, 363

267
Medinet el-Hadid
Medinet el-Nebi Damian 267
Medinet Ghoran (cf.
Kom Medinet Ghoran)

Indice dei luoghi

Medinet Ghurab (cf.


Kom Medinet Ghurab)
Medinet Hati
Medinet Madi
(cf. Kom Medinet Madi)
Medinet Quta
Medinet Watfa
(cf. anche Philoteris)
Medinet Yaquta
Menfi
Minia
Moeris (lago)
Moeris Bay

217, 267

325-328, 331,333, 344,345


329-330, 331, 333, 349
325
120, 121, 128, 350
332
44, 270

340

N
Naqalifa
Narmouthis (cf. anche
Kom Medinet Madi)
Naucratis
Nazla
Niloupolis
Nitria
O
Ogmin
Ostia

R
Roman Gebel
Rubayyat
(cf. anche El-Rubayyat)
S
Saqqara
Scila
Sennuris
Sha'lan
Shedet
(cf. anche Kiman Fares)
Shidmu
Soknopaiou Nesos
(cf. anche Dimai)

167
9, 28, 223-252, 254, 256, 331,
344,345,351,352,353,355,356
31
302, 330
339
74

164
83, 84

P
Palmira
87,310
Philadelphia (cf. anche
Kom el-Kharaba el-Kebir) 9, 117, 128, 139-148, 164, 166,
181,279,306,311,342,343,345,
350, 351, 352, 353, 355, 361
Philae
302
Philopator Theogenus
339
Philoteris (cf. anche
Medinet Watfa)
329-330,331,333,341,343
Polemon
28, 167, 265^276, 341, 342, 343
Pompei
186
Ptolemais
31,268, 345
Ptolemais Euergetis
(cf. anche Kiman Fares) 149
Ptolemais Hormou
167, 268

Qasr el-Gibali
Qasr el-Sagha
Qasr Qarun
(cf. anche Dionysias)

Quft

185
271
161-162, 169, 339, 340, 343, 344
280, 286, 293, 295-299, 302, 311,
329, 353, 359, 361, 362
330
51, 161, 344, 359, 360, 361, 363,
364
190, 288, 301-323, 326, 329, 330,
331,349,350,353,356,361,362,
363
77

164
139

345
165, 166
76, 118, 120
330
149-159, 228, 239, 360, 363
269, 271
9, 39-71, 77, 86, 92, 128, 199,
220,239,330,337,340,341,343,
344,345,349,350,351,352,354,
356, 357, 360

Talei
(cf. anche Kom Talit)
Talit (cf. Kom Talit)
Tamais
Tamanis
Tamiya
Tanis
Tebtynis (cf. anche
Kom Umm el-Boreigat)

Tell 'Azab
Tell el-Buni
Tell el-Kinisa
Tell el-Ma'raka
Tell el-Rusas
(cf. Qaret el-Rusas)
Tell el-Tuba
Tell Shaggas
Tell Shana
Tell Shinshana
Theadelphia (cf. anche
Kharabet Ihrit)

268, 344

164
164
76, 118, 164, 167
165
9, 11, 28, 30, 31, 179-211, 225,
226, 230, 231, 237, 238, 239, 265,
270, 287, 297, 337, 342, 343, 344,
345,
350, 351, 352, 354, 355, 356
166
330, 344
330
214, 266, 267, 271, 342

167
167, 344
167
165, 167

Themistos
Tutun
Tyrsa

28, 78, 180, 189, 279-293, 295,


297, 330, 331, 342, 343, 351,
352,353,355,356,357,359,361
277, 329-333, 341, 342
269, 270
343

U
Umm el-Sawan

162

W
Wadi el-Rayyan

161, 326, 327, 340, 345

Q
Qalamoun
Qalamsha
Qaret el-Rusas
Qasr el-Banat
(cf. anche Euhemeria)

379

Yakuta
Yauta

326
325

INDICE DEI NOMI ANTICHI

A
Adriano
Afrodite
Agatodoro
Al-Nabulsi
Alessandro Magno
Amenemhat I
Amenemhat III

Amenemhat IV
Amon
Amon-Chnum
Antonino Pio
Anubi
Api
Apopis
Arpocrate
Arsinoe
Asklepio
Augusto

B
Bacco
Berenice II
Bes

120 , 121, 151,308


83
284 ,285
162 , 270, 341, 344
89, 236, 253; -255, 256, 260-262,
326
149 , 151
150 , 151, 152, 153, 154, 155, 161,
166 , 167, 227, 228, 229, 235, 239,
359 , 360
228 , 239, 360
296 ,302
310
50
142 ,228,253,254,255,256,257,
259
84, 302
363
81, 84, 183, 189, 214, 225, 226,
229 , 266, 286, 305
303
282
180 , 194, 195, 196, 226, 228, 230,
281 , 352

40
152
218, 230, 255, 287, 296

C
Canopo
Chariton
Claudio
Claudio II
Cleopatra I
Cleopatra III
Commodo
Gore
Costantino
Costanzo I
Costanzo II
D
Demetra
Demostene
Diocleziano
Diodoro
Diogene Turbon
Dioniso

364
89
121
87
296
229
74, 75, 76, 79
214, 282
282, 304, 306
50
181

214, 282
120
87/306,310
149
142
255, 308, 309

Dioscuri
Dioscuri Cabiri
Diotimo

286, 326
214
355

Elena
Eracle
Ermouthis
Erodoto
Eronino

214, 286
286
223, 224, 228, 229, 360
302
281

Flavius Abinneus

303

Giove Capitolino
Giovanni (San)

151
218

H
Hathor
Heron

Boro
Horo Sobek
Hygieia

Imhotep
Isi
Isi Ermouthis
Isi Fortuna
Isi Renenutet
Isi Thermuthis
Isidoro
L
Leda
Licinio
Lucius Bellenus
Gemellus
M
Marco Aurelio
Massimiano
Massimino
Menches
Menelao
Menes
Menkheperra
Merenptah

123
46, 81, 214, 215, 285, 306, 310,
327, 357
141, 224, 228, 255, 363
235
282

253, 254, 256, 259


81, 182, 183, 214, 224, 225, 226,
228, 253, 255, 296, 360, 363
230
282
225, 235
188, 196, 199
225, 227, 228

214
304
296

120, 191
87
304
196
364

149
123
229

382

Indice dei nomi antichi

Michele (Arcangelo)
Mitra

330
83

Soknebtynis
Soknobkonneus

N
Nefertum
Nemesi
Nerone
Nilo (dio)
O
Osiri
Osiride
P
Petesouchos
Plutarco
Pnepheros

Pramarres
Psosnaus
Ptah

255
308. 309
75
150, 285

120, 189, 191, 198,255,302,363,


364
41

73, 75, 78, 85, 90, 94, 95,


100, 353, 360, 363
364
28, 73, 75, 78, 85, 90, 94, 95,
100, 283, 284, 285, 286, 288, 292,
296, 353, 360, 361, 363
152
296
255

Q
Qarun

302

Ra
Ramesse II
Ramesse IV
Renenutet

5
Sakaon
Satabus
Serapide
Sesostris I
Sesostris II
Sesostris III
Snefru
Sobek
Sobek-Ra

363
149, 150, 151, 152, 153
153
223, 224, 228, 229, 239, 240, 244,
252, 309, 345, 352, 360

283
283
87, 214, 285, 310
167
161 , 166, 359, 360
359
165
46, 150, 151, 152, 154,223, 228,
239 , 302, 304, 360, 361, 363, 364
363

Soknobraisis
Soknopaios
Sokonnobknubis
Sokonnokonneus
Sokonopis
Sol Invictus
Soxis
Suchos
T
Taesis
Thermuthis
Thoeris
Thot
Tolemeo (geografo)
Tolemeo I
Tolemeo II
Tolemeo
Tolemeo
Tolemeo
Tolemeo
Tolemeo
Tolemeo
Tolemeo
Tolemeo
Traiano
Tut
Tyche

III
IV
V
VI
XIII
Evergete II
Neo Dioniso
Sotere II

182, 183, 184, 188, 195, 196, 197,


198, 199, 208, 210, 211, 352, 361, 363
119, 121, 123, 125, 127, 130, 131,
361, 363
121, 123, 363
39, 42, 49, 360, 363
166
152
226
305, 306
78, 296
151,296

80
309
152
152 ,256
40, 118, 268
191 , 228
162 , 163, 164, 167,239,302,340,
341 , 344, 360
152
50, 303
296
286 ,326
296
141 , 214, 228, 231, 284, 308
183
152 , 225, 228, 229
281 , 302, 325
84
282

U
Uaget

265

V
Vespasiano

79, 95

Z
Zenobia
Zenone
Zeus Ammon Serapis
Helios
Zobalos

87
142, 340
78
226, 228

QUESTO VOLUME
STATO COMPOSTO E STAMPATO PRESSO
LA MODERNA STAMPA S.A.S. - TRECASE (NAPOLI)
PER CONTO DI
GENEROSO PROCACCINI
MAGGIO 1998

Paola Davoli si laureata in Egittologia


presso l'Universit di Bologna dove ha con
seguito anche il titolo di Dottore di Ricer
ca in Antichit Africane (curriculum egittologico). Attualmente dirige lo scavo della
Missione Archeologica congiunta delle Uni
versit di Bologna e di Lecce a Kom Umm
el-Atl (Bakchias) nel Fayyum. autrice di
numerosi studi pubblicati su riviste specialistiche e del volume Citt e villaggi del
l'Antico Egitto (Imola 1994).

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