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Marco FERRANDO
Pagina I-1
aree, momenti statici, posizioni dei baricentri, momenti dinerzia, ellissi (principali e centrali)
dinerzia di figure piane;
A
A1
Si richiama dalla teoria dei vettori quanto riguarda la definizione e la determinazione del Centro A
di un sistema piano di vettori Vi applicati in Ai, paralleli ed equiversi.
Am
A1
Vm
A
1
O
Ai
An
V1
Vi
Vn
V = i Vi
Il centro il punto A del piano dove si pu pensare applicato un sistema equivalente costituito da un
unico vettore V , parallelo ed equiverso ai vettori Vi del sistema, la cui intensit data da iVi ed
il cui momento rispetto ad un qualsiasi punto O del piano uguale alla somma dei momenti dei
singoli vettori Vi ( Ai ) rispetto allo stesso punto O.
Si ha quindi:
V = i Vi
(A.1)
OA V = i OA i Vi
(A.2)
Passando alle grandezze scalari la (A.1) pu essere riscritta nella forma seguente:
V =
V =
i
Vi = i Vi
OA V = OA V sin
Pagina I-2
OA
i
Vi = i OAi Vi = i OA i Vi sin i
I prodotti OA i sin i e OA j sin j rappresentano le distanze di e dj delle rette dazione dei vettori
Vi e Vj dal punto O.
j
Aj
Ai
i
O
dj
di
Vi
Vj
Il segno delle distanze di e dj resta determinato dal segno degli angoli i ed j come illustrato nella
figura seguente:
OAi Vi
Aj
j
O
di
dj
Vj
Ai
Vi
OAj Vj
A questo punto possibile calcolare la distanza d da O della retta dazione del risultante V :
d = OA sin =
OAi Vi sin i
V
i
Naturalmente la summenzionata retta dazione sar parallela alla direzione dei vettori Vi .
Se si immagina di mutare la direzione dellintero sistema di vettori applicati si pu determinare la
nuova retta dazione del risultante. Essa sar parallela alla nuova direzione dei vettori componenti il
sistema ed incontrer la prima nel punto A centro del sistema. Questa situazione illustrata nella fiPagina I-3
V'
V1
An
Vn'
V
Vn
A2
Solitamente si usa assumere come riferimento una coppia di assi cartesiani X ed Y; possibile allora determinare le coordinate del centro A del sistema di vettori rispetto a questa coppia (XY). Si ha
una ulteriore semplificazione se come punto O (polo) si sceglie lorigine degli assi stessi come illustrato nella figura seguente. In detta figura, per semplicit, si rappresentato solo uno degli n vettori
che costituiscono il sistema.
Xi
O
YA
XA
Yi
A
Ai
Vi
V=
V
i
xA i Vi = i xiVi
y A i Vi = i yiVi
(A.3)
(A.4)
xV
V
yV
=
V
xA =
i i
yA
(A.5)
i i
che forniscono le coordinate del centro A del sistema di vettori applicati rispetto al riferimento assunto.
Ricordando che quantit come i prodotti xiVi (o yiVi ) prendono il nome di momenti statici (o momenti del 1 ordine) delle grandezze Vi rispetto ad un asse y (od x), le (A.4) possono essere rappresentante dal seguente enunciato che va sotto il nome di Teorema dei momenti statici:
Il momento statico rispetto ad un asse della grandezza V = i Vi , applicata nel centro A del sistema, uguale alla somma dei momenti statici delle grandezze componenti calcolati sempre rispetto
allo stesso asse.
opportuno notare che il momento statico calcolato rispetto ad un asse baricentrico nullo.
A3
An+1
Vn
Vn+1
1
A1
V
Vi
An
V1
Ai
V = i Vi
VxA = i Vi xi
Vy A = i Vi yi
Vz A = i Vi zi
dalle quali possibile ricavare le coordinate xA , y A e z A del centro del sistema complessivo.
Vale la pena di osservare che i vettori Vi possono rappresentare masse concentrate, masse elementari, elementi di linee, di superficie, di volume ecc..
I risultati sin qui ottenuti verranno utilizzati per determinare aree, centri delle aree di figure piane,
Pagina I-5
A4
al simbolo
Xi
m 1 (A1 )
M = i mi
applicata nel punto A:
Yi
m i (A i )
O
YA
XA
A ( xA , y A )
M (A)
m 2 (A 2 )
MxA = i mi xi
m n (A n )
My A = i mi yi
mx
m
my
=
m
xA =
i i
yA
MxA = i mi xi
My A = i mi yi
Mz A = i mi zi
mentre le coordinate del centro del sistema saranno date dalle espressioni:
mx
m
my
=
m
mz
=
m
xA =
i i
yA
zA
i i
Pagina I-6
A5
X Fi
X
mi
dA
Aw
Y Fi
Fi
Aw
Aw = dA = dxdy
Aw
Aw
Aw
Y
Aw xFi = xdA = S y
Aw
Aw yFi = ydA = S x
Aw
xdA = S
dA A
ydA = S
=
dA A
xFi =
Aw
Aw
yF i
Aw
Aw
A6
dw
d B
zi
y
B z B
y
dz
da
dw
Awi
B
mi
xB
Y
Pagina I-7
dw =
dxdydz
Aw
zo
zo
= d = dz dA = Aw ( z ) dz
Aw
zo
Per determinare le coordinate del centro B del volume consideriamo i momenti statici dM yz ,
dM xz , e dM xy del volume infinitesimo dw rispetto ai piani coordinati yOz, xOz ed xOy; essi valgono rispettivamente:
dM yz = xdw
dM xz = ydw
dM xy = zdw
Applicando il teorema dei momenti statici per ciascuna delle precedenti relazioni si ottiene:
xB = dM yz = xdw
yB = dM xz = ydw
z B = dM xy = zdw
xB
z B =
A7
yB =
xdw
ydw
zdw
Compendio delle formule per aree, volumi e coordinate dei loro centri
Aw
(A.6)
momenti statici:
S y ( zi ) = xdA = xdxdy
Aw
Aw
S x ( zi ) = ydA = ydxdy
Aw
Aw
(A.7)
x F ( zi ) =
S y ( zi )
Aw ( zi )
yF ( zi ) =
(A.8)
S x ( zi )
Aw ( zi )
Per il volume ( z ) ottenuto intersecando un solido con un piano posto a quota z si ha:
volume:
z
z0
zo
( z ) = dw = dxdydz = d = dz dxdy = Aw ( z ) dz
Aw
zo
(A.9)
momenti statici:
z
z0
Aw
z0
M xy ( z ) = zdw =
z0
Aw
z0
(A.10)
Aw
z0
xB
=
( z ) =
( z )
( z )
M yz ( z )
z0
z
zo
yB ( z ) =
M xz ( z )
z0
z
zo
zB
=
( z ) =
( z )
M xy ( z )
z0
z
zo
S y ( z ) dz
Aw ( z ) dz
S x ( z ) dz
Aw ( z ) dz
(A.11)
zAw ( z ) dz
Aw ( z ) dz
Si noti che nessuna delle formule sopra elencate ancora risolvibile in quanto sono presenti ancora
integrali di superficie sia nelle formule concernenti le grandezze relative ad aree sia in quelle concernenti grandezze relative a volumi. In queste ultime gli integrali di volume sono stati trasformati
in integrali semplici definiti di funzioni integrande che rappresentano ancora integrali di superficie.
A8
Per il solido dato si immagini di poter calcolare, come verr illustrato successivamente, i valori delle singole funzioni integrande (integrali di superficie) che compaiono negli integrali semplici definiti delle formule del paragrafo precedente.
Si immagini inoltre di poterne tracciare i grafici in funzione dellaltezza z del piano che interseca il
solido.
Si ricorda che il valore degli integrali semplici definiti si ottiene calcolando larea sottesa dalla funzione integranda.
Pagina I-9
Z
AW
Sx
B
z
za
zAW
z0
Sy
AW
B
AW(z)
Sy
Sx
zAW
A titolo di esempio vale la pena osservare che il volume del solido compreso al di sotto del piano
, che indicheremo con ( z ) , e rappresentato sul grafico di dal segmento evidenziato, si
calcola con la formula:
z
( z ) = AW ( z ) dz
z0
ed equivale allarea ombreggiata sottesa dal diagramma della funzione integranda AW ( z ) tra gli
estremi di integrazione. Il diagramma di AW in funzione di z sempre contenuto nel primo
quadrante in quanto, al pi, larea pu essere nulla come illustrato in figura nei due casi in cui il
piano risulta tangente al solido in un punto. Nel caso in cui il solido presentasse una o due
superfici parallele al piano (ad esempio le superfici inferiore e/o superiore) il diagramma di AW
inizierebbe e/o finirebbe con un valore diverso da zero.
I diagrammi di S x e di S y possono assumere valori sia positivi sia negativi in quanto il segno delle
distanze x ed y dipende dalla posizione relativa tra il solido e lorigine del sistema di riferimento
rispetto al quale si sono calcolati i momenti statici.
Per quanto riguarda landamento del diagramma di , poich:
z
( z ) = Aw ( z ) dz
zo
si pu scrivere:
d ( z )
dz
= AW ( Z )
Per quei valori di z ove si verificasse AW ( z ) = 0 la curva ( z ) avrebbe tangente parallela allasse
z . Inoltre, dal momento che in base allequazione precedente si ha:
Pagina I-10
la tangente alla curva AW ( z ) rappresenta la derivata seconda della curva ( z ) . Per cui ove la tangente alla curva AW ( z ) risultasse parallela allasse z si avrebbe un valore nullo per la derivata seconda della funzione ( z ) ed essa presenterebbe un flesso come illustrato nella figura.
Sulla base delle osservazioni illustrate in questo paragrafo si pu operare un controllo
sullandamento delle grandezze ricavate per accertarsi di non avere commesso grossolani errori di
calcolo
B1
xi
O
yi
mi(Ai)
I X = i mi yi2
IY = i mi xi2
I XY = i mi xi yi
[ > 0]
[ > 0]
[ < = > 0]
Si ritiene opportuno sottolineare che i momenti dinerzia assumono sempre valore positivo, mentre
il prodotto dinerzia pu assumere valori positivi, negativi o nulli in conseguenza della posizione
relativa del sistema e della coppia di assi cartesiani di riferimento.
B2
Pagina I-11
x
xF
O
y
yF
xi
F
yi
Xi
dA
Yi
Aw
Con riferimento allelemento infinitesimo di area da e sulla base delle definizioni del paragrafo precedente si pu scrivere:
dI x = y 2 dA
dI y = x 2 dA
(B.1)
dI xy = xydA
Per quanto riguarda lintera figura Aw si ha:
I x = y 2 dA
AW
I y = x 2 dA
AW
(B.2)
I xy = xydA
AW
dI xi = yi2 dA
dI yi = xi2 dA
dI xi yi = xi yi dA
mentre le (B.2) si trasformano nelle:
Pagina I-12
(B.3)
I xi = yi2 dA
AW
I yi = xi2 dA
(B.4)
AW
I xi yi = xi yi dA
AW
B3
Evidentemente poich tra i due sistemi di coordinate appena utilizzati esiste un legame espresso dalle:
xi = x xF
yi = y yF
le (B.4) potranno essere riscritte sostituendo ad xi ed yi le quantit ottenute dalle relazioni precedenti. Ad esempio la prima delle (B.4) diverr:
I xi = yi2 dA = ( y yF )2 dA
AW
AW
Sviluppando il quadrato del binomio che costituisce la funzione integranda ed applicando le propriet degli integrali si ottiene:
I xi = y 2 dA 2 yF ydA + yF2 dA
AW
AW
AW
Questultima relazione, tenendo conto delle(A.6), delle (A.7) e delle (B.2) pu essere riscritta nella
forma:
I xi = I x 2 yF S x + AW yF2
Facendo uso delle (A.8) lespressione precedente diviene:
I xi = I x 2 yF AW yF + AW yF2
che assume la seguente forma finale:
I xi = I x AW yF2
Il procedimento pu essere ripetuto per le altre relazioni (B.4), dando luogo alle relazioni:
I xi = I x AW yF2
I yi = I y AW xF2
(B.5)
I xi yi = I xy AW xF yF
In maniera del tutto analoga si possono riscrivere le (B.2) tenendo conto che:
x = xF + xi
y = yF + yi
ottenendo ad esempio:
I x = y 2 da = ( yF + yi ) 2 dA
AW
AW
Sviluppando il quadrato del binomio che costituisce la funzione integranda ed applicando le propriet degli integrali si ottiene:
Pagina I-13
I x = yi2 dA + 2 yF yi dA + yF2 dA
AW
AW
AW
I x = I xi + 2 yF S x + AW yF2
Ricordando che i momenti statici di un sistema calcolati rispetto ad assi centrali dinerzia sono nulli
si ha S x = 0 e pertanto si ottiene:
I x = I xi + AW yF2
Il procedimento pu essere ripetuto per le altre relazioni (B.2) ottenendo:
I x = I xi + AW yF2
I y = I yi + AW xF2
(B.6)
I xy = I xi yi + AW xF yF
Quanto emerso nel corso del presente paragrafo pu essere riassunto dal seguente Teorema di
Huyghens:
Il momento dinerzia di una figura piana rispetto ad un qualunque asse x giacente nel suo piano,
eguale al momento dinerzia rispetto allasse centrale dinerzia parallelo a quello dato, aumentato
del prodotto dellarea della figura per il quadrato della distanza tra i due assi.
Un importante corollario del teorema di Huyghens il seguente:
Tra tutti i momenti dinerzia di una figura, calcolati rispetto ad un fascio di assi paralleli, il minimo
risulta quello calcolato rispetto allasse centrale dinerzia.
B4
xi
X
An
yi
A1
Ai
Ry
Rx
An-1
A2
S xi xi i mi yi xi I xy
x = i
=
=
Rx
S xi
mi yi
Sx
i
i
Rx
i S xi yi i mi yi yi i mi yi2 I x
yR =
=
=
=
S xi
mi yi
mi yi
Sx
x
i
i
i
Operando in maniera analoga possibile ottenere le coordinate di R y centro relativo allasse Y:
S yi xi mi xi xi mi xi2
Iy
x = i
= i
= i
=
Ry
i S yi i mi xi i mi xi S y
Ry
S yi yi i mi xi yi I xy
yR = i
=
=
S yi
mi xi
Sy
y
i
i
B5
AW
Aw
B6
I xy
=
x
R
x
Sx
Rx
y = Ix
Rx S x
Iy
x Ry = S
y
Ry
y = I xy
Ry S y
Considerando ad esempio il sistema piano di masse rappresentato nella figura seguente si definisce
raggio dinerzia del sistema rispetto allasse X la grandezza:
x =
Ix
M
La relazione sopra riportata pu essere riscritta elevando entrambi i membri al quadrato in modo da
evidenziare una importante propriet del raggio dinerzia; si pu scrivere dunque:
I x = x2 M
Pagina I-15
O
yA
yRx =
An
e le relazioni
yRx
A1
Ai
Ix
Sx
I x = x2 M
Sx = yAM
si pu scrivere:
An-1
Rx
A2
yR x =
x2
yA
ed anche
yR x : x = x : y A
ottenendo una seconda importante propriet del raggio dinerzia ovvero: il raggio dinerzia rispetto
ad una retta medio proporzionale tra le distanze dalla retta del centro del sistema e del centro relativo alla retta.
Per la figura piana sussistono ovviamente relazioni analoghe
B7
x'
dA
Aw
y'
I x ' = y '2 dA
Aw
I x' =
Aw
( y cos x sin )
dA
Aw
Aw
I x'
I y'
I x' y' =
(B.7)
1
I x I y sin 2 + I xy cos 2
2
Ottenute le leggi di variazione dei momenti del 2 ordine in funzione dellangolo interessante
cercare langolo per il quale le grandezze Ix ed Iy sono minime o massime. Consideriamo a questo scopo la funzione Ix=Ix() e calcoliamone la derivata rispetto a .
dI x '
= 2 I x sin cos 2 I xy cos 2 + 2 I y sin cos
d
= ( I y I x ) sin 2 2 I xy cos 2
Per trovare per quale si ha un estremo relativo della funzione (massimo o minimo) necessario
imporre lannullarsi della derivata prima della funzione stessa, si ottiene quindi:
(I
(I
y
y
I x ) sin 2 2 I xy cos 2 = 0
I x ) sin 2 = 2 I xy cos 2
2 I xy
Iy Ix
(B.8)
Per stabilire se lestremo relativo sia un massimo od un minimo come noto sarebbe necessario ricorrere alla derivata seconda della funzione.
In corrispondenza dellangolo * il prodotto dinerzia risulta nullo.
Una coppia di assi cartesiani per cui i due momenti dinerzia risultano rispettivamente massimo e
minimo ed il prodotto dinerzia nullo viene definita coppia di assi principali dinerzia.
Langolo * individua quindi la giacitura degli assi principali dinerzia della figura a partire dagli
assi dati.
B8
Non essendo stata fatta alcuna ipotesi per la coppia di assi di partenza, la trattazione del paragrafo
precedente ha valore del tutto generale.
Essa pu quindi essere applicata anche nel caso in cui la coppia di assi cartesiani di partenza sia una
coppia di assi centrali dinerzia, avente quindi origine nel centro F della figura Aw.
Con riferimento alla figura seguente sar quindi possibile ricavare langolo * che gli assi principali
dinerzia formano con gli assi centrali di partenza.
Pagina I-17
x'
dA
y'
Aw
Questa coppia di assi principali dinerzia ha la particolarit di passare anche per il centro F della figura. Questi assi vengono quindi denominati assi principali centrali dinerzia, e saranno indicati
con x1 ed y1 .
Ovviamente anche gli assi principali centrali dinerzia godono della propriet degli assi principali,
quindi si avr I x1 y1 = 0 .
Ovviamente anche nel caso di assi centrali dinerzia valgono le relazioni (B.7) e (B.8), pertanto i
valori di I x1 e di I y1 possono essere ricavati in base a I x , I y ed I xy ponendo = *. Per quanto riguarda I x1 y1 il suo valore nullo.
La prima delle (B.7), applicata al caso in esame, fornisce:
1 cos 2
2
cos 2 =
1 + cos 2
2
I x1 = I x
1 + cos 2 *
1 cos 2 *
I xy sin 2 * + I y
2
2
1
1
I x + I y ) + ( I x I y ) cos 2 * I xy sin 2 *
(
2
2
sin =
tan
1 + tan
2
Pagina I-18
cos =
1
1 + tan 2
I x1 =
1
1
1
tan 2 *
I
+
I
+
I
I
( x y) 2( x y)
xy
2
1 + tan 2 2 *
1 + tan 2 2 *
Sostituendo ora al numeratore del terzo termine del secondo membro della relazione precedente il
valore fornito dalla (B.8) ed invertendo il segno del secondo termine si ricava:
I x1
I y Ix
I xy
2 I xy
1
1
Ix + I y )
(
2
2 1 + tan 2 2 *
1 + tan 2 2 * I y I x
I y Ix
4 I xy2
1
1
I
I
+
+
( x y) 2
2
*
2
( I y I x ) 1 + tan 2 2 *
1 + tan 2
2
2
1
1 ( I y I x ) + 4 I xy
= ( Ix + I y )
2
2 ( I y I x ) 1 + tan 2 2 *
( I I ) 2 + 4 I 2
xy
y x
1
1
= ( Ix + I y )
2
2 ( I y I x ) 2 (1 + tan 2 2 * )
a questo punto si utilizza ancora la relazione (B.8) ottenendo:
2
I x1
( I I ) 2 + 4 I 2
xy
1
1
y x
= ( Ix + I y )
2
2
4 I xy2
2
I
1
+
( y x)
2
I
( y x)
2
2
1
1 ( I y I x ) + 4 I xy
= ( Ix + I y )
2
2
2
( I y I x ) + 4 I xy2
1
1
Ix + Iy )
(
2
2
(I
I x ) + 4 I xy2
2
(I
I x1 1
1
= ( Ix + Iy )
I y1 2
2
(I
I y1 =
I x ) + 4 I xy2
2
I x ) + 4 I xy2
2
Una volta in possesso dei momenti di inerzia calcolati rispetto agli assi principali centrali dinerzia
possibile ottenere i momenti dinerzia rispetto ad una qualunque coppia di assi centrali in funzione
dellangolo .
Pagina I-19
x1
dA
y1
Aw
Con riferimento alla figura si pu scrivere:
x = x1 cos + y1 sin
y = y1 cos x1 sin
Dalla definizione di momento dinerzia si ha:
I x = y 2 dA
Aw
Aw
( y1 cos x1 sin )
dA
Aw
Aw
Ricordando per che la coppia di assi x1y1 una coppia di assi principali centrali dinerzia per la
quale si ha I x1 y1 = 0 potremo scrivere:
I x = I x1 cos 2 + I y1 sin 2
Ripetendo il procedimento per gli altri due momenti si ottiene infine:
Ix
= I x1 cos 2 + I y1 sin 2
Iy
= I x1 sin 2 + I y1 cos 2
I xy
(B.9)
1
I x I y1 sin 2
2 1
Con riferimento alla figura precedente ed utilizzando le relazioni (B.9) possibile determinare
landamento dei momenti del secondo ordine, calcolati rispetto ad una coppia di assi xy ruotata
dellangolo rispetto agli assi principali centrali dinerzia x1y1, al variare dellangolo . Tale andamento schematizzato nella figura seguente.
Pagina I-20
0.5
1.5
2.5
/
IX
IY
IXY
Si ricordi che x1 ed y1 sono assi principali centrali dinerzia e che pertanto si ha Ix1 minimo, Iy1 massimo ed Ix1y1 nullo.
B9
Ricordando la definizione di raggio dinerzia, la prima delle (B.9) pu essere riscritta nella forma:
x2 Aw = x2 Aw cos 2 + y2 Aw sin 2
1
2
x
= cos + sin 2
2
x1
2
y1
Ricordando che, per convenzione, I x1 il minimo dei momenti principali centrali dinerzia si avr x1 < y1 .
possibile costruire unellisse che
abbia come semiassi i due raggi
dinerzia
x =
1
x1
y1
I x1
y =
Aw
I y1
Aw
x12
x1
y2
y12
x2
=1
y1
Aw
Pagina I-21
La ricerca del diametro coniugato pu essere fatta in base alla seguente definizione:
il diametro d coniugato di d rispetto allellisse se esso biseca tutte le corde parallele a d.
D
M
E
A
t2
d'
F
t1
Lellisse centrale dinerzia pu quindi essere definita come il diagramma polare della variazione del
raggio dinerzia della figura piana:
I 'x
Aw
'x =
x1
x
P'
y'
y
I 'x = '2x Aw
'x
I 'x = y '2 da
Aw
y1
Iy
tan
Ix
= arctan
Pagina I-22
Volendo ottenere:
I x = y 2 dA
Aw
y = y 'cos ( )
che consente di scrivere:
= y '2 cos 2 ( ) dA
Ix
Aw
= cos 2 ( ) y '2 dA
Aw
I x = I 'x cos 2 ( )
Esprimendo la relazione precedente in funzione dei raggi dinerzia si otterr:
x2 Aw = '2x cos 2 ( ) Aw
che fornisce:
x = 'x cos ( )
Sulla base di questultima relazione si pu ottenere il momento dinerzia desiderato:
I x = '2x cos 2 ( ) Aw
Si illustra ora il procedimento per determinare il momento dinerzia della figura Aw rispetto alla retta x essendo nota lellisse centrale dinerzia.
y'i
C
'xi
F
xi
'xi
di
x1
n
Aw
B
E
y1
x
I 'xi = '2xi Aw
Il momento Ix pu essere ottenuto applicando, sempre in direzione yi, il teorema di Huyghens:
ED = EF + FD
che, per come stato costruito il triangolo, pu essere riscritta nella forma:
2
ED = '2xi + d 'i2
si pu quindi concludere che:
'2x = ED
Volendo ottenere il momento dinerzia rispetto ad x per distanze valutate normalmente allasse x
occorre proiettare sia xi sia di sulla normale ad x. Si ottiene:
I x = I 'x cos 2 ( )
e, tenendo conto che = 90 ( ) , lespressione precedente pu essere riscritta nella forma:
I x = I ' x sin 2
B10
Considerato il cerchio sul piano xy delle proiezioni ortogonali avente centro nellorigine O, si vuol
vedere come si corrispondono coppie di diametri tra loro perpendicolari, quando il cerchio, mediante operazioni di proiezione e/o sezione diviene unellisse. Un esempio di queste operazioni pu essere la rappresentazione assonometrica del cerchio, ad esempio unassonometria cavaliera.
Pagina I-24
z
B2
P
r'
A'2
r'
Q'
N'
r
x
y'
B'2
A1
O'
A2
B'1
r'
P'
M'
r'
A'1
B1
x'
Alla coppia di diametri del cerchio A1 A2 e B1 B2 nella proiezione ortogonale corrisponde la coppia
A '1 A '2 e B '1 B '2 nellassonometria. Si ricorda che nellassonometria cavaliera gli assi x ed y sono scelti arbitrariamente, ma le scale sui due assi sono eguali.
Le altre coppie, ad esempio MN e PQ nella proiezione ortogonale, si costruiscono secondo le
regole dellassonometria: si ottengono M ' N ' e P ' Q ' non pi e di misura diversa. M ' N ' e
P ' Q ' come A '1 A '2 e B '1 B '2 sono diametri coniugati.
Vogliamo ora cercare quella coppia di diametri del cerchio tra loro perpendicolari che si mantengono ancora perpendicolari nellassonometria.
Con riferimento alla figura seguente supponiamo di aver costruito una coppia di diametri coniugati
(ad esempio A '1 A '2 e B '1 B '2 ) come visto in precedenza.
1) Con centro in O si traccia una circonferenza di raggio O ' A '1
2) Si conduce per A '2 la ad y
3) Su detta normale, a partire da A '2 , si riportano i segmenti A '2 E e A '2 F uguali a O ' A '1 (si ricorda che O ' A '1 = O ' A '2 = O ' B '1 = O ' B '2 )
4) Si tracciano le rette r, passante per O ed F, ed s, passante per O ed E
5) Si costruiscono le bisettrici degli angoli r ' s '
Pagina I-25
s'
E
/2
A'2
/2
r'
a
b
B'2
B'1
O'
y'
F
b
r'
D
A
A'1
x'
s'
Su queste bisettrici, che risultano tra loro, si trovano i diametri coniugati del cerchio che si mantengono ortogonali nellassonometria e che sono gli assi dellellisse corrispondente al cerchio. I valori dei semidiametri dellellisse sono dati da:
a=
O'E +O'F
2
b=
O'E O'F
2
In questo modo possono essere identificati i punti A, B, C e D per i quali passa lellisse che pu cos
essere tracciata.
Pi in generale, assegnate le direzioni di x ed y e le eventuali scale di riduzione, si riportano
A '1 A '2 e B '1 B '2 : essi rappresentano una coppia di diametri dellellisse che si dicono coniugati.
Evidentemente la loro misura e la loro direzione relativa dipendono dalla scelta di x ed y (ovverosia
dalle proiezioni parallele e dalle sezioni mediante le quali si ottenuta la rappresentazione assonometrica). Tutte le altre coppie di diametri (perpendicolari nel cerchio) avranno direzione relativa determinata dalla scelta della prima coppia. Si visto infatti come la coppia MN e PQ ( MN PQ
nel cerchio) si trasformi nella coppia coniugata M ' N ' e P ' Q ' .
La legge che definisce la posizione relativa delle coppie nel cerchio quando (attraverso operazioni
di proiezione e sezione) questo si trasforma in una ellisse si chiama involuzione dei diametri coniugati.
Lequazione dellellisse con centro nellorigine degli assi x ed y :
a11 x 2 + 2a12 xy + a22 y 2 + a33 = 0
(B.10)
La legge che esprime linvoluzione dei diametri coniugati (cfr. O. Chisini Geometria analitica e
proiettiva pag. 424) e espressa dalla relazione:
Pagina I-26
(B.11)
dove m ed m sono i coefficienti angolari dei diametri coniugati ( essendo y1 = mx1 e y1 = m ' x1 le
equazioni delle rette x ed y che contengono i diametri).
Lequazione canonica dellellisse rispetto ad x1 ed y1 :
x12
y2
y12
x2
=1
(B.12)
cio:
x2 x12 + y2 y12 x2 y2 = 0
1
Il confronto di questultima equazione con la (B.10) comporta che, affinch le equazioni (B.10) e
(B.12) rappresentino la stessa curva, sia pure rispetto ad assi diversi, debba essere:
a11 = x21
a22 = y21
a12 = 0
y2 mm '+ x2 = 0
1
x2
mm ' = 2
y
x2 1
y2 m '
(B.13)
y1
y'
m ' = tan +
2
od altrimenti:
m ' = cot
x1
m = tan
m = tan
y1
x2 1
cot = 2
y tan
x1
ed anche:
y2
tan = 2 tan
x
1
tan =
I y1
I x1
Pagina I-27
tan
Metodi di quadratura
Si tratta, a questo punto, di procurarsi gli strumenti per calcolare le espressioni sino a qui ricavate,
ed in particolare occorre calcolare i valori degli integrali di superficie.
Riassumiamo le relazioni che esprimono le grandezze che dobbiamo determinare:
[ > 0]
(C.1)
S x ( z ) = ydA
[ <=> 0]
(C.2)
S y ( z ) = xdA
[<=> 0]
(C.3)
I x ( z ) = y 2 dA
[ > 0]
(C.4)
I y ( z ) = x 2 dA
[ > 0]
(C.5)
I xy ( z ) = xydA
[ <=> 0]
(C.6)
= AW ( z ) dz
[ > 0]
(C.7)
M = z S ( z ) dz
yz z0 y
z
M xz = z S x ( z ) dz
0
z
M =
zA z dz
xy z0 W ( )
[ <=> 0]
(C.8)
AW ( z ) =
Aw
dA
Aw
Aw
Aw
Aw
Aw
z0
y1(x)
dA
C1
dy
C2
dx
y2(x)
Aw
Y
Pagina I-28
y2 ( x )
y1 ( x )
AW = dA = dxdy = dx
Aw
Aw
y2 ( x )
y1 ( x )
S x = ydA = ydxdy = dx
Aw
Aw
Aw
y2 ( x )
y1 ( x )
y2 ( x )
y1 ( x )
I x = y 2 dA = y 2 dxdy = dx
Aw
Aw
Aw
Aw
Aw
1 b 3
y2 ( x ) y13 ( x ) dx
a
3
y 2 dy =
y2 ( x )
y1 ( x )
y2 ( x )
y1 ( x )
1 b 2
y2 ( x ) y12 ( x ) dx
2 a
dy = x y2 ( x ) y1 ( x ) dx
a
I y = x 2 dA = x 2 dxdy = x 2 dx
Aw
ydy =
dy = y2 ( x ) y1 ( x ) dx
a
dy = x 2 y2 ( x ) y1 ( x ) dx
a
ydy =
1 b
x y22 ( x ) y12 ( x ) dx
a
2
Se le funzioni y1 ( x) ed y2 ( x) fossero note in forma analitica le grandezze sopra riportate potrebbero essere calcolate senza difficolt.
Molto spesso, in campo navale, ci si trova di fronte a funzioni che sono note esclusivamente attraverso il loro grafico; in questo caso si possono cercare dei polinomi che approssimino le curve reali.
Le espressioni sopra ricavate, ricordando il significato di integrale definito, possono essere sostituite
da espressioni approssimate; osservando la figura seguente si pu scrivere infatti:
x i
xi
y2(xi)
y1(xi)
y1(x)
C2
C1
AW
y2(x)
Y
b
AW = y2 ( x ) y1 ( x ) dx
a
y ( x ) y ( x ) x
2
xi = a
Pagina I-29
a 2
2 a
b
y ( x ) + y1 ( xi )
2 i
y2 ( xi ) y1 ( xi ) xi
2
Sx =
xi = a
S y = x y2 ( x ) y1 ( x ) dx
a
Ix =
x y ( x ) y ( x ) x
i
1 b 3
1 b
3
y23 ( xi ) y13 ( xi ) xi
y
x
y
x
dx
(
)
(
)
2
1
a
3
3 xi = a
I y = x 2 y2 ( x ) y1 ( x ) dx
a
I xy =
xi = a
2
i
xi = a
y2 ( xi ) y1 ( xi ) xi
1 b
1 b
x y22 ( x ) y12 ( x ) dx = x y2 ( x ) + y1 ( x ) y2 ( x ) y1 ( x ) dx
2 a
2 a
1 b
xi y2 ( xi ) + y1 ( xi ) y2 ( xi ) y1 ( xi ) xi
2 xi = a
opportuna una osservazione sul significato degli addendi delle sommatorie: essi rappresentano il
valore delle grandezze in corso di calcolo relativamente ad una striscia di figura avente ampiezza
xi ed altezza y2 ( xi ) y1 ( xi ) , rappresentata ad esempio dalla zona tratteggiata della figura precedente.
Si pu seguire unaltra via, meno significativa dal punto di vista fisico, ma che permette di organizzare i calcoli in modo migliore.
Consideriamo i sei integrali definiti a primo membro delle sei relazioni precedenti e poniamo le
funzioni integrande eguali rispettivamente a: a( x), sx ( x), s y ( x), ix ( x), i y ( x) ed ixy ( x) . Le sei relazioni di cui sopra si possono riscrivere come segue:
b
AW = y2 ( x ) y1 ( x ) dx = a( x)dx
a
a
Sx =
b
1 2
y2 ( x ) y12 ( x ) dx = sx ( x)dx
a
2
a
b
S y = x y2 ( x ) y1 ( x ) dx = s y ( x)dx
a
a
Ix =
b
1 3
y2 ( x ) y13 ( x ) dx = ix ( x)dx
a
3
I y = x 2 y2 ( x ) y1 ( x ) dx = i y ( x)dx
a
a
I xy =
b
1
x y22 ( x ) y12 ( x ) dx = ixy ( x)dx
a
2
Gli integrali definiti a secondo membro delle precedenti relazioni possono essere calcolati se sono
note le funzioni integrande. Si tratta quindi di costruire i grafici delle stesse.
Suddiviso lintervallo a-b in un certo conveniente numero di parti si pu compilare la seguente tabella:
Pagina I-30
x0=a
x1
x2
xi
xn=b
f(x)
y2(x)
y2 ( xi )
y1(x)
y1 ( xi )
a(x)
y2 ( xi ) y1 ( xi )
sx(x)
1 2
y2 ( xi ) y12 ( xi )
2
sy(x)
xi y2 ( xi ) y1 ( xi )
ix(x)
1 3
y2 ( xi ) y13 ( xi )
3
iy(x)
xi2 y2 ( xi ) y1 ( xi )
ixy(x)
xi 2
y2 ( xi ) y12 ( xi )
2
Riportando in un diagramma cartesiano i punti cos calcolati delle funzioni e congiungendoli opportunamente si ottengono i diagrammi delle funzioni cos come illustrato, a titolo di esempio, per la
funzione a ( x) nella figura seguente.
a(x)
a(xi)
a(x1)
a(x0)
a(xn)
x0=a
x1
xi
xn=b
Calcolare gli integrali definiti vuol dire valutare le aree sottese dai diagrammi delle funzioni integrande. Ci pu essere fatto o per mezzo di planimetri o utilizzando formule di quadratura approssimata.
C1
Sia f ( x) una delle funzioni integrande considerate e di cui si sia tracciato il diagramma. Suddiviso
lintervallo a-b in un certo numero n di parti uguali di ampiezza tale che:
Pagina I-31
ba
n
si sostituisce alla curva f ( x ) una spezzata che abbia come vertici i punti A, B, C, individuati
D
C
B
A
f0
f1
f2
f3
fn-2
fn-1
fn
Ai =
( fi + fi +1 )
(C.9)
A = i Ai = A1 + A2 +
+ An =
( f 0 + f1 ) + ( f1 + f 2 ) +
( f n 1 + f n )
f
A = 0 + f1 + f 2 +
2
C2
+ f n 1 +
fn
2
(C.10)
Pagina I-32
f(x)
y(x)
y(x)
f(x)
B
A
f0
f1
f2
a+
fn-2
fn-1
fn
a+2
Si vengono ad individuare m = n/2 coppie di intervalli uguali di ampiezza 2. Per ciascuno di essi
dobbiamo determinare la parabola y ( x ) = Mx 2 + Nx + D .
Per lintervallo generico compreso tra le ascisse xk = a + 2k e xk + 2 = a + ( 2k + 2 ) (con k = 0, 1,
2, ., m-1) le ordinate corrispondenti saranno f k , f k +1 ed f k + 2 .
I coefficienti M, N e D si determinano imponendo che lequazione della y = y ( x ) sia soddisfatta
y ( xk ) = Mxk2 + Nxk + D
2
y ( xk +1 ) = Mxk +1 + Nxk +1 + D
2
y ( xk + 2 ) = Mxk + 2 + Nxk + 2 + D
sostituendo i valori delle ascisse e delle ordinate dei punti per i quali la parabola deve passare si ottiene il sistema
f k = M ( a + 2 k ) 2 + N ( a + 2k ) + D
f k +1 = M a + ( 2k + 1) + N a + ( 2k + 1) + D
2
f k + 2 = M a + ( 2k + 2 ) + N a + ( 2k + 2 ) + D
che deve essere risolto rispetto alle incognite M, N e D.
Per esaminare il tipo di risultato che si ottiene calcoliamo M, N e D nel caso in cui sia a=0 (il diagramma inizia per x=0) e per k=0 (si considera la prima striscia di ampiezza 2). Si ottiene:
f0 = D
2
f1 = M + N + D
2
f 2 = 4M + 2 N + D
moltiplicando per 4 entrambi i membri della seconda equazione del sistema si ha:
Pagina I-33
2
4 f1 = 4 M + 4 N + 4 D
2
f 2 = 4M + 2 N + D
e sottraendo membro a membro la terza equazione dalla seconda il sistema diviene:
D = f0
4 f1 f 2 = 2 N + 3D
2
f 2 = 4M + 2 N + D
Sostituendo nella seconda equazione il valore di D fornito dalla prima si ottiene la relazione:
4 f1 f 2 = 2 N + 3 f 0
che consente di calcolare N =
4 f1 f 2 3 f 0
2
D = f0
4 f1 f 2 3 f 0
N =
2
f 2 = 4 M 2 + 2 N + D
In fine, sostituendo nella terza equazione del sistema i valori di D ed N possibile calcolare M:
M=
f 2 + f 0 2 f1
D = f0
4 f1 f 2 3 f 0
N =
2
f 2 + f 0 2 f1
M =
2
Generalizzando si ha:
D = fk
4 f k +1 f k + 2 3 f k
N =
2
+
f
f k 2 f k +1
k +2
M =
2
Larea sottesa dalla parabola, relativamente alla striscia k, vale
Ak =
a + ( 2 k + 2)
a +2k
( Mx
+ Nx + D ) dx
a +( 2 k + 2)
a +( 2 k + 2)
1
1
a +( 2 k + 2)
= M x3
+ N x2
+ D x a +2k
2
2
a
+
k
a
+
k
3
2
( f k + 4 f k +1 + f k + 2 )
(C.11)
xk + 2
xk
f ( x ) dx
xk + 2
xk
y ( x ) dx
Larea sottesa dalle m parabole che sostituiscono, striscia per striscia, lintero diagramma vale:
m 1
A = Ak =
k =0
( f 0 + 4 f1 + f 2 ) + ( f 2 + 4 f3 + f 4 ) +
3
( f 0 + 4 f1 + 2 f 2 +
( f n 2 + 4 f n1 + f n )
+ 4 f n 1 + f n )
y0(x)
f(x)
y(x)
f(x)
y1(x)
f0
f1
f2
a+
ym-1(x)
fn-2
fn-1
fn
a+2
Osservazioni:
1) Si ricorda ancora che lintervallo a-b deve essere suddiviso in un numero pari di parti uguali.
2) Se la linea (od il diagramma) termina in modo da avere una tangente parallela (o quasi) allasse
delle f ( x ) , la formula di Simpson da luogo ad errori notevoli, in quanto la parabola approssimante
ha asse parallelo a quello delle f ( x ) e non pu quindi assumere tangente parallela al suo asse.
Y
f(x)
f(x)
y(x)
y(x)
X
Pagina I-35
Y
f(x)
g(x)
3) La formula di Simpson fornisce valori esatti per funzioni f ( x) di grado non superiore al 3.
4) I diagrammi delle funzioni integrande (a(x), sx(x), sy(x), ecc ) possono essere frequentemente rappresentati da funzioni di grado superiore al 3, infatti ponendo per esempio y2 ( x) = x 2 e y1 ( x) = 0
si ottiene:
a ( x ) = x2
[ 2 ]
1 2 2 1 4
(x ) = 2 x
2
s y ( x ) = x 2 x = x3
[ 4 ]
1 2 3 1 6
(x ) = 3 x
3
iy ( x ) = x 2 x 2 = x 4
[ 6 ]
sx ( x ) =
ix ( x ) =
ixy ( x ) =
1 2 2
1
x ) x = x5
(
2
2
[ 3 ]
[ 4 ]
[ 5 ]
La formula base per calcolare larea con il metodo di Simpson pu anche essere ricavata per altra
via, sempre nellipotesi di utilizzare una parabola passante per tre punti noti.
Facendo riferimento alla figura seguente, innanzitutto si pu osservare che larea A ABECD pu essere ottenuta come somma delle aree A ABFCD e A BECF .
Pagina I-36
f
C
E
F
B
fk
fk+1
fk+2
G
A ABFCD = ( f k + f k + 2 )
mentre per conoscere larea A BECF occorre conoscere il segmento EF . Esso pu essere ricavato
sottraendo dal segmento noto EG il segmento FG che si ottiene come valore medio tra AB e
CD :
FG =
fk + fk +2
2
Risulta quindi:
EF = f k +1
fk + fk +2
2
Larea A BECF , nellipotesi che larco BEC appartenga ad una parabola, data dalla formula:
2
2 EF
3
f + fk +2
f k +1 k
A BECF =
=
4 2 f k +1 f k f k + 2
3
2
che fornisce:
A BECF =
2
( 2 f k +1 f k f k + 2 )
3
C3
( f k + 4 f k +1 + f k + 2 )
Regola 5+8-1
Ipotizzando sempre di utilizzare una parabola passante per tre punti, questa formula consente di calcolare larea di una striscia di ampiezza . Sia data la situazione rappresentata nella figura seguente:
AI
fk
AII
fk+1
fk+2
12
[5 fi + 8 fi+1 fi+ 2 ]
(C.12)
12
[5 fi+ 2 + 8 fi +1 fi ]
Occorre quindi ricordare che il coefficiente 5 va applicato allordinata estrema della coppia di intervalli posta dalla parte corrispondente alla striscia di cui si vuole calcolare larea, il coefficiente 8 va
applicato allordinata media ed infine il coefficiente 1 deve essere applicato allaltra ordinata di estremit.
Volendo calcolare larea A complessiva delle due sommando le aree AI ed AII si ottiene:
A=
12
12
[ 4 fi + 16 fi +1 + 4 fi + 2 ]
Semplificando si ha:
A=
[ fi + 4 fi +1 + fi + 2 ]
Pagina I-38
C4
2a formula di Simpson
Questa formula pu essere utile nel caso si debba calcolare larea di tre strisce di eguale ampiezza.
Considerando la figura seguente:
fk
fk+1
fk+2
fk+3
(C.13)
Naturalmente anche in questo caso per approssimare la funzione incognita vengono utilizzate parabole passanti per i punti noti
C5
Regole di Cotes
y0
y1
y2
3
Li
L
Pagina I-39
y3
L = Li
i =1
m
A = Ai
i =1
Consideriamo ora il generico intervallo Li. Esso, come si detto, suddiviso in un certo numero di
parti eguali e indichiamo con k questo numero. Indicheremo con k lampiezza
k =
Li
k
Le k+1 ordinate dei punti del diagramma verranno indicate con il simbolo fj, con j=0,1,2,,k.
A titolo di esempio nella figura precedente, lintervallo Li stato suddiviso in 3 parti eguali, pertanto k=3.
Nella tabella successiva sono riportate le formule, dovute a Cotes, che consentono di calcolare
larea Ai al variare del numero k di intervalli eguali in cui essa risulta suddivisa. Sono fornite 6 formule, per k che va da 1 a 6.
Il lettore riconoscer le prime tre delle formule date che corrispondono rispettivamente alla formula
di Bezout (C.9), alla formula di Simpson (C.11) ed alla 2a formula di Simpson (C.13).
C6
k =1
1 =
Li
1
Ai =
1
1 ( y0 + y1 )
2
k =2
2 =
Li
2
1
Ai = 2 ( y0 + 4 y1 + y2 )
3
k =3
3 =
Li
3
3
Ai = 3 ( y0 + 3 y1 + 3 y2 + y3 )
8
k =4
4 =
Li
4
Ai =
2
4 ( 7 y0 + 32 y1 + 12 y2 + 32 y3 + 7 y4 )
45
k =5
5 =
Li
5
Ai =
5
5 (19 y0 + 75 y1 + 50 y2 + 50 y3 + 75 y4 + 19 y5 )
288
k =6
6 =
Li
6
Ai =
1
6 ( 41y0 + 216 y1 + 27 y2 + 272 y3 + 27 y4 + 216 y5 + 41 y6 )
140
Note
Se le funzioni y1 ( x) e y2 ( x) sono analiticamente note, le funzioni a( x), sx ( x), s y ( x), ix ( x), ecc.
sono anchesse note ed il calcolo degli integrali definiti comporta la ricerca delle rispettive funzioni primitive; il risultato si ricava facendo la differenza tra i valori che le funzioni primitive
assumono agli estremi dellintervallo di integrazione,
Esistono altre formule di quadratura, dovute a Cavalieri, Cotes, Gauss, Lagrange, e Tchebycheff, che permettono di calcolare larea sottesa ad un diagramma, suddividendo lintervallo
anche secondo ascisse non legate da equidistanza,
Pagina I-41
Considerazioni generali
Lo scafo della nave una superficie complessa ed in generale non rappresentabile mediante
unequazione. Per questo motivo esso viene rappresentato per mezzo di sezioni ottenute con tre fasci di piani paralleli ortogonali tra loro. Prima di illustrare questa forma di rappresentazione della
carena necessario passare in rassegna la terminologia utilizzata per descrivere lo scafo della nave.
D2
Definizioni
giardinetto
opera morta
mascone
opera viva
Figura II-1
Carena o Opera viva [Hull, Quick-works]: La porzione di scafo che si trova al di sotto dellacqua.
Opera morta [Topside, Dead-works]: La porzione di scafo che si trova al di fuori dellacqua.
Mascone [Bow, Loof]: parte prodiera dellopera morta
Giardinetto [Quarter]: parte poppiera dellopera morta
La nave si distingue da un galleggiante generico poich possiede quasi sempre un piano di simmetria, cio un piano longitudinale e verticale rispetto al quale la carena simmetrica. La gondola veneziana uno dei rarissimi esempi di opera viva asimmetrica; questa asimmetria dovuta al partiPagina II-1
Figura II-2
Piano di galleggiamento di progetto [Design water plane]: il piano che definisce la posizione del
pelo libero del mare rispetto allo scafo quando la nave si trova nella condizione di carico di progetto.
Figura II-3
Linea di galleggiamento o linea dacqua [Water line]: lintersezione del piano di galleggiamento
con la superficie dello scafo.
Linea di galleggiamento di progetto [Design water line, DWL]: lintersezione del piano di gallegPagina II-2
Figura II-4
La convenzione di rappresentare lo scafo con la superficie sopra citata deriva anche dalla impossibilit pratica di rappresentare lo spessore del fasciame, che al massimo risulta di qualche decina di
millimetri, in disegni che rappresentino lintero scafo o parti considerevoli di esso aventi dimensioni
Pagina II-3
Figura II-5
Retta del baglio: linea orizzontale, contenuta in un piano verticale ortogonale al piano di simmetria
della carena, congiungente i punti di intersezione tra ponte di coperta e murate
Linea di insellatura: Proiezione sul piano di simmetria della linea di intersezione del ponte di coperta con le murate.
Insellatura [Sheer]: Distanza tra la linea d'insellatura e la traccia del piano di galleggiamento tangente all'intersezione tra ponte e murate. L'insellatura assume grandezza diversa a seconda della posizione longitudinale considerata; in particolare essa pi grande nelle sezioni prossime alle estremit prodiera e poppiera e diminuisce verso la mezzeria della nave.
Bolzone [Camber]: Distanza, misurata nel piano di simmetria, tra il ponte di coperta e la retta del
baglio. Il bolzone assume grandezza diversa a seconda della posizione longitudinale considerata;
esso maggiore nelle sezioni a centro nave e diminuisce verso le estremit prodiera e poppiera.
Fianco o Murata [Ship side]: la parte dello scafo che ne rappresenta la chiusura laterale. Nella parte
centrale della nave essa pu essere piana.
Fondo [Bottom]: la parte dello scafo che ne rappresenta la chiusura inferiore. Nella parte centrale
della nave esso pu essere piano, orizzontale od inclinato.
Ginocchio [Bilge]: parte dello scafo che raccorda fianco e fondo.
Pagina II-4
ponte di coperta
fianco
DWL
traccia del piano di
galleggiamento
ginocchio
fondo
Figura II-6
Perpendicolare Avanti [Fore Perpendicular]: retta verticale, appartenente al piano di simmetria,
passante per lintersezione tra il piano di galleggiamento di progetto e la superficie interna del fasciame della prora. Viene identificata dai simboli PPAV o FP.
Perpendicolare Addietro [Aft Perpendicular]: retta verticale, appartenente al piano di simmetria,
passante per lasse di rotazione del timone. Viene identificata dai simboli PPAD o AP.
PP AD
PP AV
DWL
DWL
Figura II-7
Perpendicolare al Mezzo [Midship Perpendicular]: retta verticale, appartenente al piano di simmetria, equidistante dalle perpendicolari avanti e addietro. Viene identificata dai simboli PPAM o MP.
Chiglia
Figura II-8
Pagina II-5
BL
KL
PPAD
DWL
KL
BL
PPAM
PPAV
Figura II-9
Per quanto riguarda le definizioni delle dimensioni della nave si deve osservare che queste si riferiscono sempre alla superficie fuori ossatura, nella letteratura anglosassone per evidenziare questa caratteristica si aggiunge, a volte, laggettivo molded al nome della grandezza.
Lunghezza tra le perpendicolari [Length between perpendiculars]: lunghezza equivalente alla distanza tra la perpendicolare avanti e la perpendicolare addietro. Viene indicata con il simbolo LPP.
Lunghezza al galleggiamento [Length of the water line]: lunghezza, misurata nel piano di simmetria, della linea di galleggiamento. Viene indicata con il simbolo LWL.
Lunghezza totale di carena [Length overall submerged]: Lunghezza della carena. Viene indicata
con il simbolo LOS. Per le carene prive di bulbo a proravia della PP AV essa coincide con la LWL.
Lunghezza fuori tutto [Length overall]: lunghezza massima dello scafo, indicata con il simbolo LOA.
LOA
PP AD
PP AM
PP AV
DWL
LPP
LWL
LOS
Figura II-10
Pagina II-6
LF
DWL
PPAD
PPAM
LR
LP
PPAV
LE
LOS
Figura II-11
Lunghezza del corpo cilindrico [Length of the parallel middle body]: Lunghezza della porzione di
carena avente sezione trasversale costante. Viene indicata con il simbolo LP.
Lunghezza del corpo di entrata [Length of the entrance]: Lunghezza della porzione di carena a proravia del corpo cilindrico. Viene indicata con il simbolo LE. Nel caso in cui il corpo cilindrico sia
assente rappresenta la lunghezza della parte di carena a proravia della sezione maestra.
BM
BX
BWL
Lunghezza del corpo di uscita [Length of the run]: Lunghezza della porzione di carena a poppavia
del corpo cilindrico. Viene indicata con il simbolo LR. Nel caso in cui il corpo cilindrico sia assente
rappresenta la lunghezza della parte di carena a poppavia della sezione maestra.
Figura II-12
Con riferimento alla linea dacqua di progetto rappresentata nella figura precedente si definiscono le
larghezze seguenti.
Larghezza al galleggiamento [Breadth of the water line]: massima larghezza in corrispondenza della linea dacqua di progetto. Viene indicata con il simbolo BWL.
Pagina II-7
Larghezza massima [Breadth overall]: la massima larghezza dello scafo. indicata dal simbolo
BOA.
Larghezza massima di carena [Breadth overall submerged]: massima larghezza della parte immersa
della carena. Si indica con il simbolo BOS.
DWL
BWL
BOS
BOA
Figura II-13
Immersione avanti [Fore draught]: distanza, misurata sulla perpendicolare avanti, tra il piano di
galleggiamento di progetto e la linea di chiglia. indicata dal simbolo TF.
Immersione al mezzo [Midship draught]: distanza, misurata sulla perpendicolare al mezzo, tra il
piano di galleggiamento di progetto e la linea di chiglia. indicata dal simbolo TM.
Immersione addietro [Aft draught]: distanza, misurata sulla perpendicolare addietro, tra il piano di
galleggiamento di progetto e la linea di chiglia. indicata dal simbolo TA.
DWL
TA
PP AD
TX
TM
PP AM
Figura II-14
Pagina II-8
TF
PP AV
Pagina II-9
D3
Il piano di costruzione
Lo scafo di una nave viene rappresentato in proiezione ortogonale. Il sistema di riferimento costituito da un piano longitudinale parallelo al piano di simmetria, da un piano orizzontale parallelo al
piano di galleggiamento di progetto e contenente la linea di base e da un piano trasversale normale
ai primi due.
La proiezione su questi piani di un certo numero di sezioni dello scafo, scelte opportunamente, costituisce il cosiddetto piano di costruzione.
La superficie dello scafo rappresentata nel piano di costruzione , come si gi detto, la superficie
fuori ossatura.
La superficie dello scafo viene descritta utilizzando le sezioni che si ottengono intersecando lo scafo
con tre famiglie di piani paralleli tra loro. Queste famiglie di piani sono:
Piani longitudinali, paralleli al piano di simmetria della nave; le linee di intersezione tra
questi piani e la superficie della carena vengono chiamate longitudinali. Una tra queste,
quella ottenuta tramite il piano di simmetria, assume particolare importanza per i disegno del
piano di costruzione e per questo motivo ha una sua propria denominazione che profilo
longitudinale (dello scafo) [Profile].
Figura II-15
Figura II-16
Piani trasversali, ortogonali ai piani appartenenti alle due famiglie precedenti; le linee ottenute dallintersezione tra la carena e questa famiglia di piani vengono chiamate ordinate. In
conseguenza della simmetria dello scafo anche le ordinate risultano simmetriche e ne viene
rappresentata soltanto met.
Figura II-17
Pagina II-11
Figura II-18
Si noti che la posizione di ogni punto della carena deve risultare coerente in tutte e tre le proiezioni
in quanto:
1. la posizione longitudinale di ogni punto pu essere misurata sul piano delle longitudinali e
su quello delle linee dacqua,
2. la posizione trasversale di ogni punto pu essere misurata sul piano delle ordinate e su quello delle linee dacqua,
3. la posizione verticale di ciascun punto pu essere misurata sul piano delle longitudinali e su
quello delle ordinate,
4. ciascuno dei piani orizzontali utilizzati rappresentato dalla sua traccia sul piano delle longitudinali e su quello delle ordinate,
5. ciascuno dei piani trasversali utilizzati rappresentato dalla sua traccia sul piano delle longitudinali e su quello delle linee dacqua,
6. ciascuno dei piani longitudinali utilizzati rappresentato dalla sua traccia sul piano delle linee dacqua e su quello delle ordinate,
Dalla figura precedente si pu anche osservare che le sezioni simmetriche vengono rappresentate
soltanto a met ed in particolare le ordinate poppiere e prodiere sono disegnate da parti opposte rispetto al piano di simmetria.
Nella figura seguente viene riportato un esempio di piano di costruzione di uno scafo di modeste
dimensioni.
Pagina II-12
L.C.
VI
1 0
IV III II I
10
7
8
21
19
18
17
14
15
16
13
II IIIIV V
20
11
12
VI
L.C.
VI
Pagina II-13
Figura II-19
L.C.
II
III
IV
VI
L.C.
Ppad
Ppad
5
4
2.5
1.5
0.5
10
10
11
11
12
12
0.5
13
13
1.5
14
14
2.5
15
15
16
16
17
17
18
18
19
19
1.5
1
0.5
Ppav
Ppav
21
21
L.C.
II
III
IV
VI
L.C.
b)
le tracce dei piani orizzontali o linee d'acqua ( tra cui il piano di galleggiamento di progetto)
numerandole dal basso in alto ( 0 coincide con la linea di base);
c)
le tracce dei piani trasversali o ordinate, normali al piano di simmetria ed alla linea di base,
numerandole a partire dallestremit di poppa con la zero coincidente con la perpendicolare
addietro (PPAD ). Nei paesi anglosassoni si suole invece numerare le ordinate a partire da
prora, assegnando il numero 0 alla sezione in corrispondenza della PPAV;
d)
L'insieme delle linee sopra menzionate viene denominato longitudinale (del piano di costruzione).
Nel piano orizzontale si rappresentano:
a)
b)
le linee d'acqua ( sezioni prodotte dai piani delle linee d'acqua) tra cui il piano di galleggiamento di progetto;
c)
la proiezione dellorlo;
d)
e)
L'insieme delle linee sopra menzionate viene denominato linee d'acqua (del piano di costruzione).
L'insieme dei piani longitudinali ed orizzontali sufficiente ad individuare la superficie considerata,
ma si usa disegnare sempre anche il piano trasversale.
Nel piano trasversale si rappresenta a destra del piano di simmetria il corpo prodiero e a sinistra il
corpo poppiero, in questo piano saranno segnati:
a)
la proiezione dell'orlo;
b)
c)
d)
L'insieme delle linee sopra menzionate viene denominato verticale (del piano di costruzione).
Tutte le sezioni e curve rappresentate devono risultare avviate e, tra i tre piani, devono intercorrere
le relazioni di corrispondenza imposte dalla Geometria Descrittiva.
Complemento utile di un piano di costruzione il piano delle forme nel quale si rappresentano, in
un piano orizzontale, i ribaltamenti delle sezioni di una nave prodotte da piani inclinati (detti piani
delle forme) normali ai piani delle ordinate ed inclinati in modo che le loro tracce nel piano trasversale risultino, per quanto possibile, normali al maggior numero possibile di ordinate. Ci viene fatto
allo scopo di ovviare alla eventuale imprecisione nella lettura delle semilarghezze che pu occorrere
quando le ordinate sono intersecate dalle linee dacqua ad angoli molto diversi da 90.
Nel piano delle forme si rappresentano:
a) i ribaltamenti in un piano orizzontale, forme [diagonals], delle sezioni prodotte dai piani delle
forme;
b) le tracce dei piani delle ordinate.
Pagina II-14
Figura II-20
Pagina II-15
Pagina II-16
D4
Si consideri la situazione di una nave che galleggi con una inclinazione puramente trasversale, rappresentata dal piano , e illustrata nelle figure seguenti.
Figura II-21
Figura II-22
Figura II-23
Occorre ricavare la linea dacqua, corrispondente al galleggiamento inclinato, utilizzando il piano di
costruzione della carena in esame. Per comprendere meglio questo procedimento utile considerare
la Figura II-24 ove stata riprodotta la Figura II-23 utilizzando la distribuzione spaziale delle ordinate del piano di costruzione per rappresentare la carena. Osservando la Figura II-24 si nota che ogni ordinata viene sempre intersecata due volte dal piano di galleggiamento inclinato, una volta a
Pagina II-17
Figura II-24
Questa doppia intersezione non visibile osservando il verticale del piano di costruzione ove sia
stata sovrapposta la traccia del piano di galleggiamento inclinato come appare dalla Figura II-25.
Figura II-25
Pagina II-18
Figura II-26
Per ottenere la doppia intersezione del piano con le ordinate utilizzando un verticale tradizionale
sufficiente riportare la traccia del piano simmetrico a quello di galleggiamento inclinato rispetto alla
traccia del piano di simmetria come illustrato nella Figura II-27.
Figura II-27
Si pu notare, infatti, che il segmento OB di Figura II-26 pu essere ritrovato in Figura II-27 lungo
la traccia del piano simmetrico. Con questo accorgimento quindi possibile determinare le intersezioni del piano di galleggiamento inclinato con le ordinate del piano di costruzione.
Restano ancora da determinare le intersezioni del piano di galleggiamento inclinato con il profilo
longitudinale della carena. Per prima cosa necessario riportare sul profilo longitudinale la traccia
del piano ; questo pu essere fatto una volta nota laltezza della retta intersezione tra il profilo longitudinale della carena ed il piano di galleggiamento inclinato. Ricordando che il profilo longitudiPagina II-19
Figura II-28
Una volta riportata sul profilo longitudinale la traccia del piano di galleggiamento inclinato si determina la posizione longitudinale delle intersezioni della linea dacqua inclinata con il profilo longitudinale, rappresentate in Figura II-28 dalle intersezioni del profilo con la traccia del piano .
Siamo ora in possesso delle informazioni necessarie per disegnare la linea dacqua inclinata rappresentata in assonometria in Figura II-29.
Figura II-29
La linea dacqua inclinata viene disegnata per mezzo di un ribaltamento su un piano orizzontale. In
corrispondenza di ciascuna ordinata si riportano i segmenti OA ed OB corrispondenti, si riportano
inoltre i punti di intersezione del piano di galleggiamento inclinato con il profilo longitudinale della
carena. Si procede quindi ad unire i punti cos trovati e si ottiene il disegno della linea dacqua inclinata riportato in Figura II-30.
Si noti che la linea dacqua presenta due spigoli in corrispondenza delle sue intersezioni con lo
specchio di poppa. Ci dovuto al fatto che la superficie dello specchio di poppa non avviata con
il resto della superficie di carena. Lintersezione del piano con lo specchio di poppa ovviamente
un segmento dal momento che rappresenta lintersezione tra due piani.
Pagina II-20
Pu accadere che, come illustrato in Figura II-31, il piano di galleggiamento inclinato abbia due o
pi intersezioni consecutive con unordinata. In questo caso la linea dacqua ha uno o pi estremi
relativi.
O
D
Figura II-31
Consideriamo lordinata 1.5 rappresentata in Figura II-31. Essa viene intersecata quattro volte dal
piano di galleggiamento inclinato, nei punti A, B, C e D e le intersezioni in A ed in B e quelle in B e
in C sono consecutive, pertanto a ciascuna di queste coppie di intersezioni compete un estremo relativo della linea dacqua. Le intersezioni C e D non sono consecutive poich il piano di galleggiamento incontra, tra i punti C e D, la parte bassa dellordinata 1. In ogni caso, anche se cos non fosse stato, punti come C e D non si considerano consecutivi poich giacciono da parti opposte rispetto
al piano di simmetria e tra essi compresa lintersezione del piano con il profilo longitudinale della
carena.
Tra le intersezioni A e B la traccia del piano di galleggiamento si trova compresa tra le ordinate 1.5
ed 1 e si trova quindi a poppavia dellordinata 1.5; di conseguenza la linea dacqua dovr avere un
estremo relativo anchesso compreso tra le ordinate 1.5 ed 1.
Per localizzare la posizione di questo estremo relativo si considerano due piani di galleggiamento
paralleli a quello dato e tangenti alle due ordinate che comprendono lestremo. Se la carena galleggiasse in corrispondenza di questi due piani paralleli le figure di galleggiamento corrispondenti avrebbero lestremo relativo nei rispettivi punti di tangenza con le ordinate. Ipotizzando che, nel passare dalluno allaltro di questi piani il punto estremo si sposti dalluno allaltro dei punti di tangenza seguendo un percorso rettilineo, possibile individuare la posizione del punto estremo della linea
dacqua corrispondente al piano dato.
La procedura pratica per la determinazione dellestremo relativo consiste nel tracciare due parallele
alla traccia del piano di galleggiamento dato tangenti alle ordinate che comprendono lestremo relaPagina II-21
A
C
E
Figura II-32
Con analoga procedura pu essere individuato lestremo relativo F, compreso tra le ordinate 1.5 e 2.
La posizione longitudinale dei punti E ed F si ottiene facendo il rapporto tra la distanza dei punti da
unordinata e la lunghezza del segmento di retta che unisce i punti di tangenza; tale rapporto va poi
moltiplicato per la distanza tra le due ordinate interessate.
Lintersezione con il profilo longitudinale si ottiene come illustrato in precedenza e nella Figura
II-33.
-0.5
0.5
1.5
Figura II-33
A
E
B
F
C
G
0
O
2
Figura II-34
Allo stesso modo si procede per la localizzazione di eventuali estremi relativi nella zona prodiera
della nave.
Consideriamo ora la situazione rappresentata in Figura II-35.
B
C
20
D
0
19
1
2
3
18
E
G
Figura II-35
In questo caso il piano di galleggiamento interseca il ponte di coperta nei punti A e J. In corriPagina II-23
O
0
18
19
20
Figura II-36
La linea dacqua corrispondente al piano illustrata nella Figura II-37 ove si pu notare che i
punti H ed I sono uniti da un segmento di retta verticale poich essi giacciono su una superficie
normale al piano di simmetria.
D
C
H
E
O
G
M
I
0
18
19
20
Figura II-37
Si possono notare, inoltre, gli spigoli che la linea dacqua presenta in corrispondenza dei punti A e J
di incontro tra la superficie di carena ed il ponte di coperta.
Pagina II-24
D5
Si consideri la situazione di una nave che galleggi con una inclinazione puramente longitudinale,
rappresentata dal piano , e illustrata nella Figura II-38.
10
20
Figura II-38
Anche in questo caso occorre ricavare la linea dacqua corrispondente al galleggiamento inclinato
utilizzando il piano di costruzione della carena in esame. In questo caso la linea dacqua corrispondente al piano di galleggiamento simmetrica, come illustrato dalla Figura II-39 che mostra
lintersezione del piano con la distribuzione spaziale delle ordinate.
Figura II-39
Le semilarghezze della linea dacqua inclinata si determinano per mezzo del verticale del piano di
costruzione utilizzando le tracce delle intersezioni del piano con i piani trasversali contenenti le
ordinate.
Tali tracce sono costituite, ovviamente, da segmenti di retta paralleli tra loro ed alle tracce delle linee dacqua dritte.
Per il disegno delle tracce del piano necessario determinare, per ogni ordinata, laltezza dalla
Linea di Base alla quale avviene lintersezione. La determinazione di queste altezze pu essere fatta
per via grafica utilizzando il profilo longitudinale della carena su cui sia stata disegnata la traccia
del piano di galleggiamento inclinato come in Figura II-38.
In alternativa le altezze delle intersezioni possono essere calcolate conoscendo laltezza dalla linea
Pagina II-25
Figura II-40
Una volta disegnate le tracce delle intersezioni del piano con le ordinate, come illustrato in Figura
II-40, possono essere individuate le semilarghezze della linea dacqua inclinata in corrispondenza di
ciascuna ordinata, come illustrato nella Figura II-40.
Tali semilarghezze vengono quindi utilizzate per disegnare il ribaltamento della linea dacqua inclinata su un piano orizzontale come illustrato in Figura II-41.
Figura II-41
Dal momento che la figura di galleggiamento risulta simmetrica sufficiente disegnarne solo met,
come usa farsi per le linee dacqua dritte.
Pagina II-26
Generalit
AW
XF
XB
ZB
BM
rF
RF
Dislocamento unitario
M1
A volte, oltre alle grandezze sopraelencate possono essere riportati ulteriori elementi quali la superficie di carena ecc.
E2
I calcoli relativi alle carne dritte vengono svolti per linee dacqua, questo significa che le grandezze
vengono calcolate partendo dalle caratteristiche geometriche di ciascuna delle linee dacqua che
vengono determinate per prime.
Si gi detto che lesecuzione pratica dei calcoli utilizza metodi di quadratura approssimata, occorrer quindi predisporre i dati in maniera tale da assicurare una sufficiente accuratezza dei risultati.
Il sistema di riferimento globale gi stato identificato al paragrafo precedente, vale solo la pena di
ricordare che nel corso dellesecuzione dei calcoli pu essere comodo riferirsi a sistemi di riferimento locali ricordandosi, al termine, di trasformare i risultati parziali per esprimerli nel sistema di
riferimento globale.
I dati di partenza sono rappresentati dai valori delle semilarghezze di ciascuna linea dacqua, indicate con il simbolo:
y ( xz )
per indicare che esse sono variabili in funzione dellascissa x delle ordinate, in corrispondenza delle
quali esse vengono lette, ed in funzione della quota z del piano di galleggiamento che identifica la
linea dacqua in esame.
Area della figura di galleggiamento:
lF ( z )
AW ( z ) = 2
y ( xz )dx
lA ( z )
Gli estremi di integrazione l A ( z ) ed lF ( z ) corrispondono rispettivamente ai valori delle ascisse delle estremit poppiera e prodiera della linea dacqua in esame.
Ascissa del centro di galleggiamento:
Per ricavare questa grandezza occorre innanzitutto calcolare il momento statico Sy della figura di
galleggiamento. Questo dato dalla relazione:
lF ( z )
SY ( z ) = 2
y ( xz ) xdx
lA ( z )
Ottenuta questa grandezza, lascissa del centro della figura di galleggiamento data dalla:
xF ( z ) =
SY ( z )
AW ( z )
( z ) = AW ( z ) dz
z0
Lestremo di integrazione z0 coincide con la coordinata verticale del punto pi basso dello scafo.
Dislocamento fuori fasciame:
Per il principio di Archimede un corpo liberamente galleggiante in un fluido riceve una spinta verso
lalto pari al peso del volume di fluido dislocato. Per la nave tale peso, chiamato dislocamento deve
ovviamente equilibrare il peso totale della nave stessa, indicato con W.
Il dislocamento legato al volume di carena dalla relazione:
=
ove rappresenta il peso specifico del fluido nel quale il corpo galleggia, espresso in t/m3 e vale 1
per lacqua dolce e mediamente 1.026 per lacqua di mare.
In realt il volume di carena rappresenta il volume fuori ossatura e pertanto, per calcolare il dislocamento, occorrerebbe sommare a il volume del fasciame e delle eventuali appendici di carena.
In pratica in molti casi si utilizza un peso specifico fittizio, maggiore di quello dellacqua di mare,
che consenta di passare direttamente al dislocamento a partire dal volume di carena fuori ossatura. I
valori di tale peso specifico oscillano, per lacqua di mare, da 1,028 a 1,035 ed il valore pi comunemente assunto 1,030.
Ascissa del centro di carena:
Per calcolare lascissa del centro del volume di carena occorre prima ricavare il momento statico del
volume di carena rispetto al piano coordinato YZ, che si ottiene dalla relazione:
z
M YZ ( z ) = AW ( z ) xF ( z ) dz
z0
M YZ ( z )
xB ( z ) =
(z )
M XY ( z ) = AW ( z ) zdz
z0
zB ( z ) =
M XY ( z )
(z )
2F
IT ( z ) = y 3 ( xz )dx
3 lA ( z )
ed il raggio metacentrico vale quindi:
IT ( z )
BM ( z ) =
( z )
A volte, in luogo della grandezza BM si suole rappresentare KM, definita dalla relazione:
KM ( z ) = BM ( z ) + KB ( z )
Raggio metacentrico longitudinale di carena:
Il raggio metacentrico longitudinale di carena definito in maniera analoga a quello trasversale, con
la differenza che il momento di inerzia utilizzato quello calcolato rispetto allasse minore
dellellisse centrale dinerzia della figura di galleggiamento. Questo, per quanto sopra esposto, disposto trasversalmente, cio parallelo allasse y, e passa per il centro F della figura di galleggiamento. Pertanto esso sar ricavato partendo dal momento dinerzia calcolato rispetto allasse y:
lF ( z )
IY ( z ) = 2
y ( xz ) x 2 dx
lA ( z )
I L ( z ) = I y ( z ) AW ( z ) xF2 ( z )
che permette di calcolare il raggio metacentrico:
BM L ( z ) =
IL ( z )
(z )
A volte, in luogo della grandezza BML si suole rappresentare KML, definita dalla relazione:
KM L ( z ) = BM L ( z ) + KB ( z )
Raggio metacentrico trasversale di galleggiamento:
definito come il rapporto tra la variazione del momento di inerzia IT e la variazione del volume di
carena cui essa corrisponde, ed calcolato mediante la relazione:
rF ( z ) =
dIT ( z )
d ( z )
z=z
RF ( z ) =
dI L ( z )
d ( z )
z= z
Dislocamento unitario:
Si definisce dislocamento unitario la variazione di dislocamento corrispondente ad una variazione
unitaria dellimmersione della carena; tale variazione pu essere indifferentemente in aumento od in
diminuzione rispetto allimmersione di partenza. Solitamente la variazione di dislocamento viene
espressa in tonnellate, mentre la variazione di immersione viene assunta pari ad 1 centimetro. La
variazione del volume di carena, espressa in metri cubi, corrispondente ad una variazione di 1 centimetro dellimmersione vale:
( z ) = AW ( z ) 0.01
per cui il dislocamento unitario vale:
1 ( z ) =
AW ( z )
100
Per quanto riguarda il peso specifico valgono le stesse considerazioni svolte parlando del dislocamento fuori ossatura.
t
Il dislocamento unitario risulta quindi espresso in .
cm
Momento unitario d'assetto:
il momento che occorre applicare, nel piano longitudinale, per variare di una quantit unitaria la
differenza tra le immersioni di prora e di poppa della nave che galleggi dritta. Il momento viene espresso in tonnellate, mentre la variazione di immersione in centimetri; il momento unitario d'assett m
ed dato dalla relazione:
to risulta quindi espresso in
cm
M1 ( z ) =
( z ) BM L ( z )
100 LPP
Questa formula discende dal fatto che, per inclinare la nave in direzione longitudinale di un angolo
molto piccolo, il momento da applicare risulta espresso dalla relazione:
M = BM L
L'angolo di assetto corrispondente alla differenza di immersione pari a 1 cm molto piccolo e pu
essere approssimato dal valore della sua tangente; si ottiene quindi:
1 =
0.01
1
=
LPP 100 LPP
Superficie di carena:
La superficie di carena una grandezza geometrica che a volte viene inserita nella tavola delle carene dritte. una grandezza approssimata in quanto, in generale, la superficie del fasciame non
Pagina III-5
S ( z ) = s ( xz ) dx
lA
E3
I risultati dei calcoli relativi alle carene dritte vengono generalmente presentati in forma tabulare; le
grandezze calcolate vengono tabulate in funzione dell'immersione che viene solitamente fatta variare ad intervalli pari ad 1 cm. Inoltre i risultati vengono presentati in forma grafica in quella che viene detta Tavola delle Carene Dritte. In questo grafico i risultati dei calcoli vengono rappresentati in
funzione dell'immersione, che viene per posizionata sull'asse verticale in modo da rappresentare in
modo intuitivo l'immersione della nave.
Dal momento che le grandezze calcolate assumono valori molto diversi sull'asse delle ascisse possono essere riportate scale diverse per facilitare la lettura.
Le grandezze XB ed XF vengono usualmente rappresentate rispetto ad un riferimento posizionato
sulla perpendicolare al mezzo e sono quindi disegnate a parte.
La Figura III-1 riporta un esempio di Tavola delle Carene Dritte.
Pagina III-6
Pagina III-7
T (m)
Figura III-1
10
12
14
16
18
10
15
20
25
M1
30
35
40
45
KML
ZB
50
55
60
65
AW
70
75
80
KMT
D1
85
90
95
100
105
110
115
120
125
130
-5
XB
+5
XF
+10
Generalit
La condizione di inclinazione che pi spesso si verifica durante lesercizio della nave quella di inclinazione puramente longitudinale. Molto spesso infatti la nave alla partenza si trova appoppata e
linclinazione longitudinale si riduce via via che i consumabili vengono utilizzati. quindi necessario disporre di uno strumento che consenta di studiare le caratteristiche della carena in queste condizioni.
Le grandezze che vengono calcolate, per ciascuna delle ordinate del piano di costruzione, sono:
A
Sy
F2
I calcoli prendono lavvio considerando il verticale del piano di costruzione. Per ciascuna delle ordinate si considera un sistema di riferimento avente origine sulla linea di chiglia, asse y diretto verso sinistra ed asse z verso lalto. I dati di partenza sono rappresentati dai valori delle semilarghezze
di ciascuna ordinata, indicate con il simbolo:
y ( xz )
per indicare che esse sono variabili in funzione dellascissa x delle ordinate, in corrispondenza delle quali esse vengono lette, ed in funzione della quota z del piano di galleggiamento.
Anche in questo caso lesecuzione pratica dei calcoli implica luso di metodi di quadratura approssimata, occorrer quindi predisporre i dati in maniera tale da assicurare una sufficiente accuratezza
dei risultati.
Area immersa delle sezioni trasversali:
Per ciascuna delle ordinate del piano di costruzione larea immersa si ottiene mediante la relazione:
z (x )
A( x z ) = 2
y ( xz )dz
z0 ( x )
Lestremo di integrazione z0 coincide con la coordinata verticale del punto pi basso della sezione.
Momento dell area immersa delle sezioni trasversali rispetto allasse y:
Il momento viene calcolato, per ciascuna delle ordinate, utilizzando la formula:
z (x)
SY ( x z ) = 2
y ( xz ) zdz
z0 ( x )
F3
I risultati dei calcoli relativi alle carene inclinate longitudinalmente vengono generalmente presentati in forma tabulare; per ciascuna delle ordinate le grandezze calcolate vengono tabulate in funzione
dell'immersione che viene solitamente fatta variare ad intervalli pari ad 1 cm. Inoltre i risultati vengono presentati in forma grafica sotto forma dei Diagrammi di Bonjean o sotto forma di Verticale
Integrale.
Pagina III-8
PpAD
1/2
1 1/2
18
18 1/2
19
19 1/2
PpAV
Figura III-2
Pagina III-9
2 1/2
1 1/2
1/2
20
19 1/2
19
1817 1/2
18 1/2
7:15
17 16
20
15:7
18
16
16
14
14
12
12
10
10
0
600
500
400
300
200
100
100
200
Figura III-3
Pagina III-10
300
400
500
600
T (m)
T (m)
18
2 1/2 2
1 1/2
1/2
19 1/2
20
17 1/2 1716
18 1/2
19
20
18
15:7
7:15
18
18
16
14
14
12
12
10
10
T (m)
T (m)
16
0
6000
5000
4000
3000
2000
1000
1000
2000
MOMENTI
3000
4000
5000
6000
[m3]
Figura III-4
F4
XB
ZB
Queste vengono determinate a partire dalla giacitura del piano di galleggiamento inclinato che permette la determinazione, per ciascuna delle ordinate, dellarea immersa e del momento statico di essa rispetto allasse y mediante lutilizzo di una delle tre rappresentazioni illustrate al paragrafo precedente. Una volta in possesso di questi dati si procede come segue:
Volume di carena:
lF
= A ( x ) dx
lA
Gli estremi di integrazione lA ed lF sono le ascisse dei punti in cui il piano di galleggiamento inclinato incontra in profilo longitudinale della carena a poppa ed a prora rispettivamente.
Ascissa del centro di carena:
Per calcolare lascissa del centro del volume di carena occorre prima ricavare il momento statico del
volume di carena rispetto al piano coordinato YZ, che si ottiene dalla relazione:
lF
M YZ = A ( x ) x dx
lA
M YZ
M XY = SY ( x ) dx
lA
M XY
Pagina III-12
Considerazioni generali
Dal momento che la forma della nave molto complessa sono stati introdotti alcuni coefficienti
numerici nel tentativo di fornire una descrizione numerica, ancorch incompleta, di questa caratteristica della carena.
Il valore numerico di questi coefficienti riesce a fornire, a chi sia in possesso di una sufficiente esperienza, unidea approssimativa sulla forma della carena.
In mancanza di indicazioni contrarie il valore dei coefficienti numerici si riferisce alla carena individuata dal galleggiamento di progetto.
H2
Coefficienti di finezza
I coefficienti di finezza sono coefficienti adimensionali ottenuti dal rapporto tra elementi caratteristici della carena quali aree e volumi, e le corrispondenti grandezze di semplici figure geometriche
piane o di solidi di forma semplice.
Coefficiente di finezza della sezione maestra:
ottenuto dal rapporto tra larea della sezione maestra e larea del rettangolo ad essa circoscritto.
CX =
AX
BX TX
DWL
TX
AX
BX
Figura III-5
Coefficiente di finezza della sezione a met lunghezza:
calcolato in maniera analoga al precedente ma con le quantit relative alla sezione a met lunghezza.
Pagina III-13
AM
BM TM
Le definizioni dei due coefficienti precedenti possono risultare imprecise riguardo al temine circoscritto. Questo termine viene utilizzato in quanto, nella maggioranza dei casi, le larghezze utilizzate
nelle due definizioni precedenti, che sono misurate in corrispondenza del galleggiamento, sono le
larghezze massime della sezione trasversale. Nel caso in cui la sezione presenti larghezza massima
maggiore di quelle utilizzate nelle formule precedenti il rettangolo non risulterebbe pi circoscritto
alla sezione.
Coefficiente di finezza della figura di galleggiamento:
il rapporto tra larea della figura di galleggiamento e quella del rettangolo ad essa circoscritto.
CWP =
AW
LWL BWL
Le aree utilizzate nel calcolo di questo coefficiente sono rappresentate nella Figura III-6.
BWL
AW
LWL
Figura III-6
AL
LTX
La lunghezza L stata indicata senza pedice in quanto molto spesso in luogo della lunghezza corretta LOS, spesso si utilizza la LWL o persino la LPP. Ci si verifica anche per tutti gli altri coefficienti
di finezza in cui compare la lunghezza. Le aree utilizzate nel calcolo di questo coefficiente sono
rappresentate nella Figura III-7
PPAD
TX
PPAM
PPAV
AL
LOS
Figura III-7
LBX TX
Pagina III-14
Figura III-8
Figura III-9
Nella Figura III-8 sono illustrati i volumi utilizzati per il calcolo del coefficiente di finezza totale
Pagina III-15
AX L
Figura III-10
La Figura III-10 illustra i volumi impiegati nel calcolo del CP per una carena dotata di bulbo, mentre in Figura III-11 sono indicati quelli utilizzati nel caso di carena senza bulbo.
Ricordando la definizione del coefficiente di finezza totale si pu esprimere il coefficiente di finezza prismatico nella forma:
CP =
CB
CX
A volte vengono utilizzati anche i coefficienti prismatici relativi alla parte avanti ed alla parte addietro, definiti rispettivamente dalle relazioni:
CPF =
F
AX LF
CPA =
A
AX LA
In modo del tutto analogo possono essere definiti i coefficienti di finezza prismatici relativi al corpo
Pagina III-16
E
AX LE
CPR =
R
AX LR
Il coefficiente prismatico del corpo cilindrico non viene utilizzato poich il suo valore identicamente uguale ad 1.
Figura III-11
Coefficiente di finezza prismatico verticale:
dato dal rapporto tra il volume di carena ed il volume di un prisma avente come base la figura di
galleggiamento e come altezza limmersione della sezione maestra:
CVP =
AW TX
Accade frequentemente che si abbia: BWL=BX e TX=TM, in questo caso, ricordando la definizione del
coefficiente di finezza totale, si ottiene:
CVP =
CB
CWP
La Figura III-12 illustra i volumi impiegati nel calcolo del CP per una carena dotata di bulbo, mentre in Figura III-13 sono indicati quelli utilizzati nel caso di carena senza bulbo.
Pagina III-17
Figura III-12
Figura III-13
Pagina III-18
IV Rappresentazione dellelica
In questo capitolo saranno descritte la geometria dellelica navale e le sue pi importanti caratteristiche, unitamente alla metodologia per disegnare le tavole che sono utilizzate usualmente per la
rappresentazione dellelica.
I Geometria dellelica
I1
Considerazioni generali
Lelica ancora oggi il sistema di propulsione pi usato in campo navale, essendo il mezzo propulsivo pi pratico e solitamente il pi efficiente tra quelli disponibili. [In inglese lelica viene denominata screw propeller, o pi semplicemente propeller].
Figura IV-1
Pagina IV-1
Figura IV-2
Pagina IV-2
Figura IV-3
Il disegno dellelica limitato alle rappresentazioni di una delle pale in quanto la presenza di tutte le
pale sui disegni ne complicherebbe notevolmente la comprensione senza nulla aggiungere al contenuto di informazioni dal momento che tutte le pale sono eguali. Con queste premesse il numero di
pale dellelica deve sempre essere indicato sui disegni dal momento che esso non desumibile dalla
rappresentazione grafica.
Generalmente la proiezione della pala sul piano XY non viene utilizzata ma stata qui riportata
poich permette di mettere in evidenza le due superfici di ciascuna delle pale. La superficie poppiera viene chiamata faccia [face], mentre quella prodiera prende il nome di dorso [back].
Nella proiezione sul piano YZ la pala viene sempre vista da poppa, mentre nella proiezione sul piano XZ lelica sempre vista da destra in modo che la parte prodiera dellelica risulti a destra.
Pagina IV-3
Figura IV-4
Sul contorno della pala possono essere individuati tre punti notevoli, indicati nelle figure con le lettere E, U e T. I punti E ed U rappresentano le intersezioni del contorno della pala con il mozzo,
mentre il punto T [dallinglese tip] rappresenta lestremit della pala ovvero il punto della pala pi
distante dallasse di rotazione.
Il tratto di contorno delle pale compreso tra i punti T ed E viene denominato lembo di entrata, [leading edge, LE] poich esso la prima parte della pala che incontra lacqua nel corso del moto di rotazione dellelica; secondo analoga logica il tratto di contorno compreso tra i punti T ed U prende il
nome di lembo di uscita [trailing edge, TE].
Se lelica destrorsa, nella proiezione sul piano YZ il lembo di entrata quello a destra
dellosservatore, quello a sinistra se lelica sinistrorsa. Nella proiezione sul piano XZ il lembo di
Pagina IV-4
I2
Lelicoide
Per le eliche di concezione pi semplice la faccia della pala appartiene ad un elicoide cilindrico, superficie che pu essere ottenuta dal moto combinato di rotazione e traslazione di un segmento di retta detto generatrice [generating line GL]. La generatrice pu anche non essere normale allasse X,
dando luogo a pale pi o meno abbattute, ed in casi particolari pu non essere rettilinea.
Consideriamo ad esempio la Figura IV-5, in cui la pala stata sezionata con un cilindro di raggio r
coassiale allasse di rotazione dellelica.
Figura IV-5
Larco EMU rappresenta lintersezione della faccia della pala con il cilindro coassiale. Dal momenPagina IV-5
X
P
U0
E
E0
Figura IV-6
Le figure seguenti, da Figura IV-7 a Figura IV-9, rappresentano le proiezioni ortogonali
dellelicoide.
Y
A
U0
M
Z
E0
E
P
Figura IV-7
Pagina IV-6
E
z
Figura IV-8
Si consideri langolo indicato nella proiezione YZ in Figura IV-9 e misurato a partire dallasse Z.
Esso positivo anche se in questa proiezione appare di senso orario poich questa proiezione ,
come detto in precedenza, sempre vista da poppa, cio dal lato negativo dellasse X. Percorrendo la
spira di elica a partire dal punto M, a fronte della rotazione attorno ad X si passa al punto E spostandosi della quantit x in direzione assiale. La quantit x ovviamente legata al passo P della spira di elica dalla relazione:
x=
E
P
2
M
U0 U
(B.1)
E0 E
r
z
Figura IV-9
per comodit si suole definire:
p=
P
2
Pagina IV-7
(B.2)
x = p
y = r sin
z = r cos
(B.3)
Nel caso in cui il senso di avvolgimento della spira di elica fosse contrario a quello illustrato, e cio
in caso di elica sinistrorsa, le relazioni (B.3) si trasformerebbero come segue:
x = p
y = r sin
z = r cos
(B.4)
dal momento che un avanzamento positivo in direzione X avverrebbe a fronte di una rotazione nel
senso negativo di .
Occorre, a questo punto, ricavare una relazione tra la lunghezza di un arco di spira di elica e
langolo corrispondente. A questo scopo ricordiamo la relazione che esprime la lunghezza di un
arco infinitesimo di curva ds in funzione di dx dy dz :
ds = dx 2 + dy 2 + dz 2
(B.5)
Affinch la relazione (B.5) rappresenti la lunghezza di un arco infinitesimo dellelicoide rappresentato nelle figure precedenti occorrer differenziare le relazioni (B.3) e sostituire nella (B.5). Dalla
(B.3) si ottiene:
dx = pd
dy = r cos d
dz = r sin d
(B.6)
p 2 d 2 + r 2 cos 2 d 2 + r 2 sin 2 d 2
p 2 + r 2 cos 2 + r 2 sin 2 d
p 2 + r 2 ( cos 2 + sin 2 ) d
p 2 + r 2 d
(B.7)
q = E
ME
p 2 + r 2 d =
p2 + r 2
E
0
p2 + r 2 E
E =
q
ME
p2 + r 2
(B.8)
Risulta a questo punto evidente che conoscendo le lunghezze degli archi ME ed MU possibile, utiPagina IV-8
I3
Le sezioni di pala
Consideriamo ancora una sezione di pala come quella rappresentata in Figura IV-5, ed immaginiamo di sviluppare il cilindro contenente la sezione. A seconda del tipo di elica il risultato potrebbe
essere il profilo alare [airfoil], detto anche pi semplicemente profilo [profile], rappresentato nella
Figura IV-10.
traccia dell'intersezione
piano XZ con il cilindro
del
LE E
traccia dell'intersezione
piano YZ con il cilindro
del
TE U
Figura IV-10
La parte di profilo che per prima incontra il fluido viene denominata lembo di ingresso in analogia a
quanto avviene per la pala. Il lembo di uscita generalmente di spessore trascurabile. Il lembo di
ingresso geometricamente definito come il punto del profilo pi distante dal lembo di uscita. Il
segmento di retta condotto dal lembo di ingresso al lembo di uscita denominato corda [chord] del
profilo e la lunghezza della corda viene indicata con c. Nel caso in cui il lembo di uscita abbia spessore non trascurabile la corda definita come il segmento di retta condotto tra i due punti pi distanti del profilo.
importante notare che per lelica la cui sezione generica rappresentata in Figura IV-10 sono le
corde dei profili ad appartenere allelicoide cilindrico e non la faccia della pala come invece avviene per le eliche di concezione pi semplice. Questa caratteristica risulta evidente dal fatto che la
corda giace sulla porzione di spira di elica che si ottiene sezionando lelicoide cilindrico con un cilindro ad esso coassiale.
La porzione di spira di elica viene anche chiamata linea del passo in quanto considerando
lintersezione tra lelicoide ed il cilindro, limitatamente alla parte compresa tra punti omologhi sulla
spira di elica, ed immaginando si sviluppare la superficie cilindrica si otterrebbe un triangolo rettangolo avente come base un segmento pari allo sviluppo della circonferenza direttrice del cilindro e
quindi avente lunghezza 2r e come altezza un segmento avente lunghezza pari al passo
dellelicoide e della spira di elica.
Langolo detto angolo di passo ed collegato alla sezione in esame dalla relazione:
Pagina IV-9
= arctan
P
2 r
(B.9)
La distribuzione del passo lungo il raggio dellelica pu essere costante o variabile; in questo caso si
ha unelica a passo variabile.
evidente che la distribuzione del passo lungo il raggio ha un legame diretto con la geometria delle
pale. Consideriamo, ad esempio, unelica a passo costante lungo il raggio. In base alla relazione
(B.9) risulta evidente che variando r mantenendo costante il passo P langolo si modifica a sua
volta.
linee
del passo
2
2r1
2r2
Figura IV-11
La Figura IV-11 riporta lo sviluppo si due spire di elicoide, caratterizzate dal medesimo passo, giacenti su due cilindri coassiali di raggio r1 ed r2 rispettivamente. Questa situazione illustra la variazione dellangolo di passo per due sezioni di pala poste a raggi differenti in unelica a passo costante. In particolare si pu notare che le sezioni pi vicine al mozzo sono caratterizzate da angoli di
passo maggiori.
0.7
0.6 0.8
0.5
0.9
0.4
0.3
r/R = 0.2
Generatrice dei
cilindri
Figura IV-12
In Figura IV-12 sono riportate le sezioni sviluppate di una pala di elica a passo costante. Si pu notare come langolo di passo decresca continuamente via via che la sezione si allontana dal mozzo.
Risulta cos evidente il motivo dello svergolamento delle pale delle eliche navali.
Pagina IV-10
LE
TE
=
=
c
Figura IV-13
In generale lorigine del sistema di riferimento locale di un profilo coincide con il lembo di ingresso
ed ha lasse X giacente sulla corda e diretto verso il lembo di uscita, mentre lasse Y normale ad X
ed orientato verso lalto. Se non diversamente specificato il punto a met corda viene denominato
punto di riferimento della sezione [(blade) section reference point SRP]. Tale punto viene utilizzato
per definire la posizione della sezione rispetto alla linea generatrice. La linea che unisce i punti di
riferimento delle sezioni di pala viene chiamata linea di riferimento (di pala) [(blade) refernece line
RL]
La porzione di profilo che appartiene alla faccia dellelica, ed i cui punti sono caratterizzati da Y
negative, viene denominata faccia del profilo, mentre quella che appartiene al dorso dellelica, costituita da punti aventi Y positive, detta dorso del profilo.
f (x)
spessore
TE
LE
t (x)
freccia
Figura IV-14
Lo spessore [thickness] del profilo viene misurato in direzione ortogonale alla corda. La curva ottenuta congiungendo i punti medi dei segmenti che rappresentano la distribuzione dello spessore viene detta linea media [mean line o camber line]. La distanza tra la corda e la linea media viene denominata freccia [camber]. La geometria di un profilo risulta quindi definita quando siano note le
distribuzioni della freccia e dello spessore lungo la corda ed i raggi di raccordo delle estremit.
In alternativa la geometria di un profilo pu essere definita utilizzando le coordinate y della faccia e
del dorso lungo la corda.
Negli Stati Uniti la NACA ha definito diversamente lo spessore dei profili, in quanto esso viene misurato in direzione ortogonale alla linea media.
Le due definizioni di spessore portano, partendo dalla stessa linea media, a profili di forma differente, come illustrato nella Figura IV-15.
Pagina IV-11
NACA
Camber line
Chord line
Figura IV-15
In ogni caso per profili sottili la differenza fra le due definizioni piccola. Dal momento che le sezioni delle pale delle eliche sono generalmente sottili, normalmente non viene indicato il metodo utilizzato per definire gli spessori.
I4
Come si detto al paragrafo D2 la linea generatrice pu non essere normale allasse X, dando luogo
ad un abbattimento delle pale [rake].
Z
iG
GL
Figura IV-16
In Figura IV-16 illustrato un esempio di generatrice abbattuta verso poppa; in questo caso
labbattimento viene considerato positivo. Labbattimento viene in generale quantificato per mezzo
Pagina IV-12
X
linea del passo
piano del disco Y
iG xR
GL SRP
Figura IV-17
Quando occorra specificare o calcolare la posizione di una singola sezione della pala pu essere utilizzato lo spostamento della sezione in direzione X causato dallabbattimento. Questo spostamento,
che si indica con iG, evidentemente una funzione del raggio r a cui si trova la sezione che si considera e si ricava dalla relazione:
iG ( r ) = r tan
importante notare che labbattimento non viene realizzato per mezzo di una rotazione della generatrice e della pala nel piano XZ ma traslando ciascuna delle sezioni della pala in direzione parallela
ad X della quantit iG corrispondente.
La Figura IV-17 illustra lo sviluppo della sezione di una pala ottenuta con un cilindro di raggio r
coassiale allelica. Si pu notare che la traccia della generatrice GL ed il punto di riferimento della
sezione SRP, in questo caso coincidenti, risultano entrambi traslati in direzione X della quantit iG a
causa dellabbattimento della pala.
T'
T Z
X
Figura IV-18
Pagina IV-13
xR ( r ) = r tan
(B.10)
Labbattimento delle pale viene generalmente utilizzato per allontanare le pale dal fasciame, dai
bracci portaelica o dai ringrossi in modo tale da attenuare le vibrazioni dello scafo indotte dal funzionamento dellelica.
I5
La deviazione delle pale [skew] un accorgimento cui si ricorre per consentire alle pale dellelica di
attraversare gradualmente zone di acqua particolarmente perturbate che possono trovarsi in corrispondenza del disco dellelica. Un attraversamento graduale di tali zone consente di ridurre le vibrazioni che lelica pu indurre sullo scafo.
Z
Verso di rotazione
Linea di riferimento
di pala
o
S(r2)
S(r1)
Figura IV-19
Pagina IV-14
X
linea del passo
xRiG
cS
GL
xSiS
SRP
rS
Figura IV-20
Generalmente le sezioni pi vicine al mozzo vengono ruotate nello stesso senso di rotazione
dellelica, mentre quelle prossime allestremit della pala vengono ruotate in senso opposto; risulta
quindi evidente che occorre assegnare la distribuzione di S in funzione della posizione radiale delle
Pagina IV-15
S ( r ) =
cS ( r ) cos
(B.11)
Osservando ancora la Figura IV-20 si pu notare che lo scorrimento della sezione lungo la linea del
passo provoca una traslazione della sezione in direzione dellasse dellelica, chiamata abbattimento
indotto dallo skew [skew induced rake] ed indicato con il simbolo iS. In termini di coordinata x lo
spostamento iS pu essere indicato con il simbolo xS.
Y
Figura IV-21
Tenendo presente la definizione del verso positivo di S, xS risulta sempre discorde da S sia che
lelica sia destrorsa sia in caso contrario.
Si ha pertanto:
xS ( r ) = cS ( r ) sin
ed anche:
Pagina IV-16
(B.12)
xS ( r ) = rS ( r ) tan
(B.13)
Facendo uso delle relazioni (B.2) e (B.9) la (B.13) pu essere riscritta nella forma seguente:
xS ( r ) = p ( r ) S ( r )
(B.14)
La Figura IV-21 illustra le proiezioni di due eliche del tutto identiche tranne che per lo skew. Infatti
lelica disegnata con tratteggio completamente priva di skew e pertanto le sue proiezioni sono
simmetriche rispetto allasse Z; lelica disegnata con tratto continuo, al contrario, dotata si skew,
che provoca la deformazione di entrambe le proiezioni.
Pagina IV-17
J Il disegno dellelica
J1
Lespansa
Lespansa dellelica [expanded outline] una rappresentazione convenzionale che viene utilizzata
per completare le informazioni che vengono fornite dalle proiezioni ortogonali.
Lespansa costituita da tanti segmenti rettilinei quante sono le sezioni di pala che si considerano.
Detti segmenti rappresentano le corde delle diverse sezioni della pala. e vengono posizionati ortogonalmente ad un asse che ne stabilisce la posizione radiale. Le estremit dei segmenti vengono poi
congiunte con una curva.
La Figura IV-22 rappresenta un esempio di espansa di unelica; come si pu osservare in questo tipo di rappresentazione non compare il mozzo. Questa figura si riferisce ad unelica dotata di skew e
questo risulta evidente dal momento che il contorno non simmetrico rispetto allasse verticale. Le
corde, infatti, vengono posizionate rispetto alla retta verticale considerando gli spostamenti cs, provocati dallo skew, dei punti di riferimento delle sezioni SRP rispetto alla generatrice. Si suole inoltre rappresentare la linea di riferimento che fornisce appunto unidea dello skew.
Lespansa costituisce un documento indispensabile per la costruzione dellelica in quanto permette
di visualizzare la reale dimensione delle corde, che non pu essere desunta delle proiezioni ortogonali.
r/R
1.000
0.975
0.950
0.900
0.850
0.800
0.700
0.600
0.500
Linea di riferimento
0.400
0.300
0.250
0.200
0.150
Figura IV-22
Pagina IV-18
0.700
0.600
0.500
0.400
0.300
0.250
0.200
0.150
Figura IV-23
J2
Le proiezioni dellelica
Diametro dellelica
Innanzi tutto occorre calcolare le coordinate x, y e z dei lembi di entrata ed uscita di ciascuna delle
sezioni radiali della pala.
Consideriamo una sezione di pala posta a raggio r di unelica destrorsa. La corda c(r) appartiene
allelicoide cilindrico di raggio r e avente passo P(r) ed quindi possibile fare uso delle equazioni
dellelicoide illustrate al paragrafo D2.
Per prima cosa necessario calcolare gli angoli E e U corrispondenti alle estremit della corda trascurando leffetto delleventuale skew. Ricordando la definizione di passo ridotto ed utilizzando la
relazione (B.8) per unelica destrorsa si ottiene:
c(r )
2
E (r ) =
2
r + p (r ) 2
c(r )
2
U (r ) =
2
r + p(r ) 2
(C.1)
xE (r ) = p(r ) E
yE (r ) = r sin E
z (r ) = r cos
E
E
(C.2)
Per ottenere le coordinate del lembo di uscita della sezione xU(r) yU(r) e zU(r) sarebbe sufficiente sostituire U nelle relazioni precedenti.
La presenza del rake ha effetto solamente sulla coordinata x, mentre le restanti rimangono invariate.
Tale effetto quantificabile mediante la relazione (B.10) e pu essere sommato alla prima delle
(B.3) ottenendo:
x = p r tan
y = r sin
z = r cos
Lo skew ha invece effetto su tutte le coordinate. Per quanto riguarda la coordinata x si visto che la
relazione (B.14) permette di tener conto di questo effetto. Considerando le coordinate y e z sufficiente notare che leffetto dello skew quello di aumentare o ridurre gli angoli di inizio e fine della sezione; si visto inoltre che langolo S viene considerato positivo se contrario al verso di rotazione dellelica.
Pagina IV-20
x = p pS
y = r sin( S )
z = r cos( )
S
Gli effetti di rake e skew possono essere sommati tra loro e le relazioni che forniscono le coordinate
x, y e z dei lembi di entrata ed uscita di ciascuna delle sezioni radiali della pala per unelica destrorsa sono:
x = p ( S ) r tan
y = r sin( S )
z = r cos( )
S
(C.3)
x = p ( S ) r tan
y = r sin( S )
z = r cos( )
S
(C.4)
In Figura IV-24 sono riportate le proiezioni di unelica senza skew ne rake, della stessa elica con
rake e dellelica con rake e skew.
In conclusione si riportano le relazioni che consentono di ricavare le coordinate dei lembi di entrata
ed uscita di una sezione di elica sinistrorsa e destrorsa.
ELICA DESTRORSA
c(r )
2
E (r ) =
2
r + p (r ) 2
c(r )
2
U (r ) =
2
r + p(r ) 2
xE ( r ) = p ( r ) ( E ( r ) S ( r ) ) r tan
yE ( r ) = r sin( ( r ) S ( r ))
z E ( r ) = r cos( ( r ) S ( r ))
xU ( r ) = p ( r ) ( U ( r ) S ( r ) ) r tan
yU ( r ) = r sin( U ( r ) S ( r ))
zU ( r ) = r cos( U ( r ) S ( r ))
Pagina IV-21
Figura IV-24
ELICA SINISTRORSA
c(r )
2
E (r ) =
2
r + p (r ) 2
c(r )
2
U (r ) =
2
r + p(r ) 2
xE ( r ) = p ( r ) ( E ( r ) S ( r ) ) r tan
yE ( r ) = r sin( ( r ) S ( r ))
z E ( r ) = r cos( ( r ) S ( r ))
xU ( r ) = p ( r ) ( U ( r ) S ( r ) ) r tan
yU ( r ) = r sin( U ( r ) S ( r ))
zU ( r ) = r cos( U ( r ) S ( r ))
Resta ora da determinare la curva di intersezione tra la pala ed il mozzo dellelica. Anche questa
viene determinata per punti. Consideriamo la Figura IV-25 ove rappresentata parte della proiezione di unelica destrorsa sul piano XZ.
Prendiamo in esame una generica posizione sul mozzo, individuata dal valore x* della coordinata x,
tale da essere compresa nella zona di intersezione tra pala e mozzo. In tale sezione si rileva il valore
r* del raggio del mozzo. Dal momento che la linea di intersezione appartiene sia alla pala che al
mozzo il valore del raggio da considerare per ottenere le coordinate y* e z* del punto di intersezione in corrispondenza di x* sar proprio r*.
Pagina IV-22
Z
LE
TE
GL
RL
r*
X
x*
Figura IV-25
La prima delle relazioni (C.3) pu essere riscritta come segue:
x* = p ( r *) ( r *) S ( r *) r * tan
e pu essere utilizzata per ricavare lincognita (r*):
( r *) =
x * + r * tan
+ S ( r *)
p ( r *)
E ora possibile calcolare le coordinate y* e z* del punto utilizzando la seconda e la terza delle relazioni (C.3):
y* = r *sin ( r *) S ( r *)
z* = r *cos ( r *) S ( r *)
A questo punto possibile disegnare il punto della linea di intersezione pala mozzo caratterizzato
dalle coordinate cos ottenute, ottenendo il punto contrassegnato dal simbolo + in Figura IV-26.
Ripetendo questo procedimento per un sufficiente numero di punti possibile tracciare la linea intersezione pala mozzo che andr poi opportunamente raccordata con le proiezioni dei lembi di entrata e di uscita della pala come illustrato nella figura III-26.
J3
La serie di eliche BB
La serie sistematica di eliche denominata BB stata elaborata dal Netherlands Ship Model Basin di
Wageningen in Olanda.
La serie comprende eliche con numero di pale da 2 a 7, aventi rapporto AE/AO da 0.3 a 1.05, passo
costante lungo il raggio, rapporto P/D da 0.5 a 1.4. La geometria di tutte queste eliche stata fornita
in modo parametrico, in modo che essa possa essere calcolata una volta stabiliti i valori di AE/AO,
Z, D e P/D.
Pagina IV-23
Z
TE
GL
TE
LE
RL
LE
RL
Figura IV-26
La lunghezza delle corde c(r) infatti data dalla formula:
c(r ) =
k (r ) D
AE
AO
dove k(r) una funzione del raggio adimensionale r/R i cui valori sono forniti nella Tabella 1 unitamente ai valori dello skew adimensionalizzato sulla lunghezza della corda.
sk/c
xtmax/c
0.150 1.480
-0.0740
0.200 1.600
-0.0810
0.250 1.720
-0.0838
0.300 1.832
-0.0840
0.400 2.023
-0.0800
0.500 2.163
-0.0700
0.600 2.243
-0.0520
0.700 2.247
-0.0240
0.800 2.132
0.0200
0.850 2.005
0.0520
0.900 1.798
0.0980
Pagina IV-24
0.1820
0.975 1.122
0.2730
1.000 0.000
0.3640
I valori xtmax(r)/c(r), forniti anchessi nella tabella 1, forniscono la posizione del massimo spessore
delle sezioni nel sistema di riferimento locale delle sezioni con origine al LE.
Il valore dello spessore massimo di ciascuna sezione tmax(r) viene calcolato, utilizzando i coefficienti A(r) e B(r) ricavabili dalla tabella 1, per mezzo della formula seguente:
tmax ( r )
= A(r ) B (r ) Z
Le coordinate dei punti della faccia delle sezioni possono essere calcolate per mezzo dei coefficienti
V1 forniti nella tabella 2.
In detta tabella lascissa dei punti delle sezioni viene data in percentuale della distanza tra la posizione del massimo spessore della sezione ed il Trailing Edge ed il Leading Edge rispettivamente.
Questa notazione si rivela scomoda se si desidera esprimere la posizione dei punti nel sistema di
coordinate usuale per i profili alari, ma consente di ricavare facilmente le coordinate x dei punti del
profilo che debbono essere usate per disegnare lespansa.
Utilizzando lindice i ed i coefficienti u(i) come forniti nelle tabelle 3 e 4 {ove al lembo di ingresso
corrisponde i=1 ed u(1)=1, alla posizione xtmax corrispondono i=11 ed u(11)=0 ed al lembo di uscita
corrispondono i=20 ed u(20)=-1} e definendo i coefficienti h(r,i) come nella tabella seguente
le ascisse x(r,i) dei punti del profilo, rispetto alla linea generatrice, sono date dalla relazione:
x ( r , i ) = skew ( r ) +
C (r )
xt max ( r ) + u ( i ) h ( r , i )
Tabella 2
i
h(r, i)
tE(r, i)
h(r, i)
tE(r, i)
xtmax(r)
tLE(r)
11
c(r)-xtmax(r)
tTE(r)
xtmax(r)
tLE(r)
12
c(r)-xtmax(r)
tTE(r)
xtmax(r)
tLE(r)
13
c(r)-xtmax(r)
tTE(r)
xtmax(r)
tLE(r)
14
c(r)-xtmax(r)
tTE(r)
xtmax(r)
tLE(r)
15
c(r)-xtmax(r)
tTE(r)
xtmax(r)
tLE(r)
16
c(r)-xtmax(r)
tTE(r)
xtmax(r)
tLE(r)
17
c(r)-xtmax(r)
tTE(r)
xtmax(r)
tLE(r)
18
c(r)-xtmax(r)
tTE(r)
xtmax(r)
tLE(r)
19
c(r)-xtmax(r)
tTE(r)
10
xtmax(r)
tLE(r)
20
c(r)-xtmax(r)
tTE(r)
Pagina IV-25
tenendo presente che gli spessori al lembo di entrata tLE ed al lembo di uscita tTE valgono:
t LE ( r ) = 0.20 tmax ( r )
tTE ( r ) = 0.05 tmax ( r )
Gli spessori della sezione t(r,i) si ottengono in modo analogo utilizzando i valori V2(r,i) forniti nella
tabella 4 utilizzando la relazione:
t ( r , i ) = V2 ( r , i ) tmax ( r ) t E ( r , i ) + t E ( r , i )
Le ordinate del dorso della sezione yB(r,i) si possono ottenere dalla relazione:
yB ( r , i ) = y F ( r , i ) + t ( r , i )
che fornisce:
yB ( r , i ) = V1 ( r , i ) + V2 ( r , i ) tmax ( r ) t E ( r , i ) + t E ( r , i )
Pagina IV-26
20
-1.00
0.3000
0.2826
0.2598
0.2306
0.1467
0.0522
0.0000
0.0000
10
0.2
0.0096
0.0049
0.0031
0.0027
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
19
-0.95
0.2824
0.2630
0.2372
0.2040
0.1200
0.0420
0.0000
0.0000
9
0.4
0.0384
0.0304
0.0224
0.0148
0.0033
0.0000
0.0000
0.0000
18
-0.9
0.2650
0.2400
0.2115
0.1790
0.0972
0.0330
0.0000
0.0000
8
0.5
0.0615
0.0520
0.0417
0.0300
0.0090
0.0008
0.0000
0.0000
17
-0.8
0.2300
0.1967
0.1651
0.1333
0.0630
0.0190
0.0000
0.0000
7
0.6
0.0920
0.0804
0.0669
0.0503
0.0189
0.0034
0.0000
0.0000
16
-0.7
0.1950
0.1570
0.1246
0.0943
0.0395
0.0100
0.0000
0.0000
6
0.7
0.1320
0.1180
0.1008
0.0790
0.0357
0.0085
0.0000
0.0000
15
-0.6
0.1610
0.1207
0.0899
0.0623
0.0214
0.0040
0.0000
0.0000
5
0.8
0.1870
0.1685
0.1465
0.1191
0.0637
0.0211
0.0006
0.0000
14
-0.5
0.1280
0.0880
0.0579
0.0376
0.0116
0.0012
0.0000
0.0000
4
0.85
0.2230
0.2000
0.1747
0.1445
0.0833
0.0328
0.0022
0.0000
13
-0.4
0.0955
0.0592
0.0350
0.0202
0.0044
0.0000
0.0000
0.0000
3
0.9
0.2642
0.2353
0.2068
0.1760
0.1088
0.0500
0.0067
0.0000
12
-0.2
0.0365
0.0172
0.0084
0.0033
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
2
0.95
0.3150
0.2821
0.2513
0.2186
0.1467
0.0778
0.0169
0.0000
11
0
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
1
1.00
0.3860
0.3560
0.3256
0.2923
0.2181
0.1278
0.0382
0.0000
13
-0.4
0.7805
0.7984
0.8139
0.8265
0.8415
0.8456
0.8426
0.8400
0.8400
0.8400
0.8400
0.8400
0.8400
0.8400
3
0.9
0.2600
0.2840
0.3042
0.3197
0.3235
0.3056
0.2720
0.2337
0.2028
0.1950
0.1900
0.1900
0.1900
0.1900
12
-0.2
0.9360
0.9446
0.9519
0.9583
0.9645
0.9639
0.9613
0.9600
0.9600
0.9600
0.9600
0.9600
0.9600
0.9600
2
0.95
0.1300
0.1560
0.1750
0.1890
0.1935
0.1750
0.1485
0.1240
0.1050
0.1000
0.0975
0.0975
0.0975
0.0975
11
0
1.0000
1.0000
1.0000
1.0000
1.0000
1.0000
1.0000
1.0000
1.0000
1.0000
1.0000
1.0000
1.0000
1.0000
1
1.00
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
20
-1.00
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
10
0.2
0.9760
0.9750
0.9751
0.9750
0.9725
0.9710
0.9690
0.9675
0.9635
0.9615
0.9600
0.9600
0.9600
0.9600
19
-0.95
0.0540
0.0640
0.0725
0.0800
0.0905
0.0950
0.0965
0.0975
0.0975
0.0975
0.0975
0.0975
0.0975
0.0975
9
0.4
0.8825
0.8875
0.8899
0.8920
0.8933
0.8880
0.8790
0.8660
0.8520
0.8450
0.8400
0.8400
0.8400
0.8400
18
-0.9
0.1325
0.1455
0.1567
0.1670
0.1810
0.1865
0.1885
0.1900
0.1900
0.1900
0.1900
0.1900
0.1900
0.1900
8
0.5
0.8055
0.8170
0.8259
0.8315
0.8345
0.8275
0.8090
0.7850
0.7635
0.7550
0.7500
0.7500
0.7500
0.7500
17
16
-0.8
-0.7
0.2870 0.4280
0.3060 0.4535
0.3228 0.4740
0.3360 0.4885
0.3500 0.5040
0.3569 0.5140
0.3585 0.5110
0.3600 0.5100
0.3600 0.5100
0.3600 0.5100
0.3600 0.5100
0.3600 0.5100
0.3600 0.5100
0.3600 0.5100
7
6
0.6
0.7
0.7105 0.5995
0.7277 0.6190
0.7415 0.6359
0.7520 0.6505
0.7593 0.6590
0.7478 0.6430
0.7200 0.6060
0.6840 0.5615
0.6545 0.5265
0.6455 0.5160
0.6400 0.5100
0.6400 0.5100
0.6400 0.5100
0.6400 0.5100
Pagina IV-27
15
-0.6
0.5585
0.5842
0.6050
0.6195
0.6353
0.6439
0.6415
0.6400
0.6400
0.6400
0.6400
0.6400
0.6400
0.6400
5
0.8
0.4520
0.4777
0.4982
0.5130
0.5220
0.5039
0.4620
0.4140
0.3765
0.3660
0.3600
0.3600
0.3600
0.3600
14
-0.5
0.6770
0.6995
0.7184
0.7335
0.7525
0.7580
0.7530
0.7500
0.7500
0.7500
0.7500
0.7500
0.7500
0.7500
4
0.85
0.3665
0.3905
0.4108
0.4265
0.4335
0.4135
0.3775
0.3300
0.2925
0.2830
0.2775
0.2775
0.2775
0.2775
Pagina IV-28