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Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

Appunti del corso di Geometria dei Galleggianti 1

Marco FERRANDO

Pagina I-1

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

I Geometria delle masse


In questo capitolo verranno esposti i procedimenti che consentono di calcolare:

aree, momenti statici, posizioni dei baricentri, momenti dinerzia, ellissi (principali e centrali)
dinerzia di figure piane;

volumi, momenti statici, posizioni dei baricentri di solidi di forma qualsiasi.

A
A1

Aree, volumi e loro centri


Richiami di teoria dei vettori

Si richiama dalla teoria dei vettori quanto riguarda la definizione e la determinazione del Centro A
di un sistema piano di vettori Vi applicati in Ai, paralleli ed equiversi.
Am
A1
Vm

A
1
O

Ai

An

V1

Vi

Vn
V = i Vi

Il centro il punto A del piano dove si pu pensare applicato un sistema equivalente costituito da un
unico vettore V , parallelo ed equiverso ai vettori Vi del sistema, la cui intensit data da iVi ed
il cui momento rispetto ad un qualsiasi punto O del piano uguale alla somma dei momenti dei
singoli vettori Vi ( Ai ) rispetto allo stesso punto O.
Si ha quindi:

V = i Vi

(A.1)

OA V = i OA i Vi

(A.2)

Passando alle grandezze scalari la (A.1) pu essere riscritta nella forma seguente:

V =

V =
i

Vi = i Vi

Trasponendo in forma scalare anche la (A.2) il primo membro diviene:

OA V = OA V sin

Pagina I-2

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mentre il secondo membro, essendo i vettori equiversi oltre che paralleli, assume la forma seguente:

OA
i

Vi = i OAi Vi = i OA i Vi sin i

I prodotti OA i sin i e OA j sin j rappresentano le distanze di e dj delle rette dazione dei vettori
Vi e Vj dal punto O.

j
Aj

Ai
i

O
dj

di
Vi

Vj

Il segno delle distanze di e dj resta determinato dal segno degli angoli i ed j come illustrato nella
figura seguente:

OAi Vi

Aj
j

sinj < 0 dj < 0

O
di

dj
Vj

Ai

sin i > 0 di >0

Vi

OAj Vj

A questo punto possibile calcolare la distanza d da O della retta dazione del risultante V :

d = OA sin =

OAi Vi sin i

V
i

Naturalmente la summenzionata retta dazione sar parallela alla direzione dei vettori Vi .
Se si immagina di mutare la direzione dellintero sistema di vettori applicati si pu determinare la
nuova retta dazione del risultante. Essa sar parallela alla nuova direzione dei vettori componenti il
sistema ed incontrer la prima nel punto A centro del sistema. Questa situazione illustrata nella fiPagina I-3

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gura seguente ove la configurazione tratteggiata corrisponde a quella dopo la rotazione,
A1
V 1'
A

V'

V1

An
Vn'
V
Vn

A2

Teorema dei momenti statici

Solitamente si usa assumere come riferimento una coppia di assi cartesiani X ed Y; possibile allora determinare le coordinate del centro A del sistema di vettori rispetto a questa coppia (XY). Si ha
una ulteriore semplificazione se come punto O (polo) si sceglie lorigine degli assi stessi come illustrato nella figura seguente. In detta figura, per semplicit, si rappresentato solo uno degli n vettori
che costituiscono il sistema.
Xi
O
YA

XA

Yi

A
Ai

Vi

Utilizzando la notazione illustrata nella figura si ottiene:

V=

V
i

xA i Vi = i xiVi

y A i Vi = i yiVi

dalle quali si ricavano le equazioni:


Pagina I-4

(A.3)
(A.4)

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xV
V
yV
=
V

xA =

i i

yA

(A.5)

i i

che forniscono le coordinate del centro A del sistema di vettori applicati rispetto al riferimento assunto.
Ricordando che quantit come i prodotti xiVi (o yiVi ) prendono il nome di momenti statici (o momenti del 1 ordine) delle grandezze Vi rispetto ad un asse y (od x), le (A.4) possono essere rappresentante dal seguente enunciato che va sotto il nome di Teorema dei momenti statici:

Il momento statico rispetto ad un asse della grandezza V = i Vi , applicata nel centro A del sistema, uguale alla somma dei momenti statici delle grandezze componenti calcolati sempre rispetto
allo stesso asse.
opportuno notare che il momento statico calcolato rispetto ad un asse baricentrico nullo.

A3

Estensione allo spazio del Teorema dei momenti statici

An+1

Quanto stato finora illustrato si pu


generalizzare per un sistema di vettori paralleli ed
equiversi applicati, ma non tutti appartenenti allo
stesso piano.

Vn

Si tratta di comporre il vettore risultante del


sistema piano con uno dei vettori non
appartenenti al piano e determinare un nuovo
risultante che, composto con un altro dei vettori
non appartenenti al nuovo piano ecc..

Vn+1
1

A1

V
Vi

An

V1

Ai

Il procedimento sopra illustrato viene svolto per


via analitica utilizzando le relazioni seguenti:

V = i Vi
VxA = i Vi xi

Vy A = i Vi yi
Vz A = i Vi zi

dalle quali possibile ricavare le coordinate xA , y A e z A del centro del sistema complessivo.
Vale la pena di osservare che i vettori Vi possono rappresentare masse concentrate, masse elementari, elementi di linee, di superficie, di volume ecc..
I risultati sin qui ottenuti verranno utilizzati per determinare aree, centri delle aree di figure piane,
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volumi e centro di volumi solidi, avendo cura, ove occorra, di sostituire il simbolo

A4

al simbolo

Centro di un sistema di masse concentrate


Sia dato il sistema di n masse mi concentrate nei
punti Ai di un piano e rappresentato in figura. Si
cerca il sistema equivalente costituito da una sola
massa M:

Xi

m 1 (A1 )

M = i mi
applicata nel punto A:
Yi

m i (A i )

O
YA

XA

A ( xA , y A )

M (A)
m 2 (A 2 )

In base al teorema dei momenti statici possiamo


scrivere le relazioni:

MxA = i mi xi

m n (A n )

My A = i mi yi

che permettono di calcolare le coordinate del centro A del sistema:

mx
m
my
=
m

xA =

i i

yA

Nel caso in cui il sistema sia tridimensionale si avr:

MxA = i mi xi

My A = i mi yi
Mz A = i mi zi

mentre le coordinate del centro del sistema saranno date dalle espressioni:

mx
m
my
=
m
mz
=
m

xA =

i i

yA

zA

i i

Pagina I-6

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A5

Area e centro Fi di una figura piana Aw


In questo caso nellapplicare il teorema dei momenti
statici avremo le seguenti corrispondenze rispetto al
caso del paragrafo precedente:

X Fi
X

mi

dA

Aw

Y Fi

Fi

Aw

La misura dellarea sar data dalla relazione:


dA

Aw = dA = dxdy
Aw

Aw

Le coordinate del centro Fi della figura piana


vengono determinate sempre con lausilio del
Teorema dei momenti statici che viene applicato
nella forma integrale:

Aw
Y

Aw xFi = xdA = S y
Aw

Aw yFi = ydA = S x
Aw

Si potr quindi scrivere:

xdA = S
dA A
ydA = S
=
dA A

xFi =

Aw

Aw

yF i

Aw

Aw

A6

Volume e coordinate del centro B di un solido qualsiasi


Z

In questo caso nellapplicare il teorema dei momenti


statici avremo le seguenti corrispondenze rispetto al
caso del paragrafo 1.4:

dw

d B

zi

y
B z B
y

dz

da

dw

Il volume del solido fino al piano uguale alla


somma (integrale) di tutti i volumi elementari d .
Ponendo come di consueto dw = dxdydz si ottiene:

Awi
B

mi

xB
Y

Pagina I-7

dw =

dxdydz

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Il volume infinitesimo d pu essere espresso nella forma:
d = dw = dz dA
Aw

Aw

consentendo di esprimere il volume nella forma seguente:


z

zo

zo

= d = dz dA = Aw ( z ) dz
Aw

zo

Per determinare le coordinate del centro B del volume consideriamo i momenti statici dM yz ,
dM xz , e dM xy del volume infinitesimo dw rispetto ai piani coordinati yOz, xOz ed xOy; essi valgono rispettivamente:

dM yz = xdw
dM xz = ydw
dM xy = zdw
Applicando il teorema dei momenti statici per ciascuna delle precedenti relazioni si ottiene:
xB = dM yz = xdw

yB = dM xz = ydw

z B = dM xy = zdw

dalle quali si ricavano le coordinate xB , yB , z B :

xB

z B =

A7

yB =

xdw
ydw

zdw

Compendio delle formule per aree, volumi e coordinate dei loro centri

A questo punto opportuno riepilogare le espressioni ricavate fino a questo punto.


Per la figura piana AW ( zi ) si ha;
area:
Aw ( zi ) = dA = dxdy
Aw

Aw

(A.6)

momenti statici:
S y ( zi ) = xdA = xdxdy
Aw

Aw

S x ( zi ) = ydA = ydxdy
Aw

coordinate del centro F ( zi ) dellarea AW ( zi ) :


Pagina I-8

Aw

(A.7)

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x F ( zi ) =

S y ( zi )

Aw ( zi )

yF ( zi ) =

(A.8)

S x ( zi )

Aw ( zi )

Per il volume ( z ) ottenuto intersecando un solido con un piano posto a quota z si ha:
volume:
z

z0

zo

( z ) = dw = dxdydz = d = dz dxdy = Aw ( z ) dz

Aw

zo

(A.9)

momenti statici:
z

M yz ( z ) = xdw = xdxdydz = dz xdxdy = S y ( z ) dz

z0

Aw

z0

M xz ( z ) = ydw = ydxdydz = dz ydxdy = S x ( z ) dz

M xy ( z ) = zdw =

z0

Aw

z0

(A.10)

zdxdydz = zdz dxdy = zAw ( z ) dz


z0

Aw

z0

coordinate del centro B ( z ) del volume ( z ) :

xB

=
( z ) =
( z )

( z )

M yz ( z )

z0
z

zo

yB ( z ) =

M xz ( z )

z0
z

zo

zB

=
( z ) =
( z )

M xy ( z )

z0
z
zo

S y ( z ) dz
Aw ( z ) dz
S x ( z ) dz
Aw ( z ) dz

(A.11)

zAw ( z ) dz
Aw ( z ) dz

Si noti che nessuna delle formule sopra elencate ancora risolvibile in quanto sono presenti ancora
integrali di superficie sia nelle formule concernenti le grandezze relative ad aree sia in quelle concernenti grandezze relative a volumi. In queste ultime gli integrali di volume sono stati trasformati
in integrali semplici definiti di funzioni integrande che rappresentano ancora integrali di superficie.

A8

Osservazioni sulle relazioni tra le grandezze.

Per il solido dato si immagini di poter calcolare, come verr illustrato successivamente, i valori delle singole funzioni integrande (integrali di superficie) che compaiono negli integrali semplici definiti delle formule del paragrafo precedente.
Si immagini inoltre di poterne tracciare i grafici in funzione dellaltezza z del piano che interseca il
solido.
Si ricorda che il valore degli integrali semplici definiti si ottiene calcolando larea sottesa dalla funzione integranda.
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Nella figura seguente sono riportati in grafico i valori assunti, al variare della quota z del piano ,
da alcune delle grandezze fin qui calcolate.

Z
AW

Sx

B
z

za

zAW
z0

Sy

AW

B
AW(z)

Sy
Sx

zAW

A titolo di esempio vale la pena osservare che il volume del solido compreso al di sotto del piano
, che indicheremo con ( z ) , e rappresentato sul grafico di dal segmento evidenziato, si
calcola con la formula:
z

( z ) = AW ( z ) dz
z0

ed equivale allarea ombreggiata sottesa dal diagramma della funzione integranda AW ( z ) tra gli
estremi di integrazione. Il diagramma di AW in funzione di z sempre contenuto nel primo
quadrante in quanto, al pi, larea pu essere nulla come illustrato in figura nei due casi in cui il
piano risulta tangente al solido in un punto. Nel caso in cui il solido presentasse una o due
superfici parallele al piano (ad esempio le superfici inferiore e/o superiore) il diagramma di AW
inizierebbe e/o finirebbe con un valore diverso da zero.
I diagrammi di S x e di S y possono assumere valori sia positivi sia negativi in quanto il segno delle
distanze x ed y dipende dalla posizione relativa tra il solido e lorigine del sistema di riferimento
rispetto al quale si sono calcolati i momenti statici.
Per quanto riguarda landamento del diagramma di , poich:
z

( z ) = Aw ( z ) dz
zo

si pu scrivere:
d ( z )
dz

= AW ( Z )

Per quei valori di z ove si verificasse AW ( z ) = 0 la curva ( z ) avrebbe tangente parallela allasse
z . Inoltre, dal momento che in base allequazione precedente si ha:

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dAW ( z ) d 2 ( z )
=
dz
dz 2

la tangente alla curva AW ( z ) rappresenta la derivata seconda della curva ( z ) . Per cui ove la tangente alla curva AW ( z ) risultasse parallela allasse z si avrebbe un valore nullo per la derivata seconda della funzione ( z ) ed essa presenterebbe un flesso come illustrato nella figura.
Sulla base delle osservazioni illustrate in questo paragrafo si pu operare un controllo
sullandamento delle grandezze ricavate per accertarsi di non avere commesso grossolani errori di
calcolo

Momenti del 2 ordine

B1

Momenti del 2 ordine per un sistema di masse concentrate

Si consideri il sistema piano di masse mi applicate nei punti Ai rappresentato in figura.


Si definisce momento dinerzia della massa mi
rispetto ad un asse il prodotto della massa per la
sua distanza dallasse elevata al quadrato.

xi

O
yi

Si definisce prodotto dinerzia (o momento


centrifugo rispetto agli assi xy) della massa mi
rispetto ad una coppia di assi il prodotto della
massa per le sue distanze dagli assi.

I momenti dinerzia vengono solitamente indicati


dalla lettera I portante a pedice la lettera che contraddistingue lasse rispetto al quale il momento
viene calcolato. Questa convenzione si applica
anche al prodotto dinerzia che per ha un doppio
pedice in quanto calcolato rispetto ad una coppia di
assi.

mi(Ai)

Per il sistema in esame si avr:

I X = i mi yi2
IY = i mi xi2

I XY = i mi xi yi

[ > 0]
[ > 0]
[ < = > 0]

Si ritiene opportuno sottolineare che i momenti dinerzia assumono sempre valore positivo, mentre
il prodotto dinerzia pu assumere valori positivi, negativi o nulli in conseguenza della posizione
relativa del sistema e della coppia di assi cartesiani di riferimento.

B2

Momenti del 2 ordine per una figura piana

Sia data la figura piana rappresentata in figura.

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x
xF

O
y

yF

xi

F
yi

Xi

dA

Yi

Aw

Con riferimento allelemento infinitesimo di area da e sulla base delle definizioni del paragrafo precedente si pu scrivere:
dI x = y 2 dA
dI y = x 2 dA

(B.1)

dI xy = xydA
Per quanto riguarda lintera figura Aw si ha:
I x = y 2 dA
AW

I y = x 2 dA
AW

(B.2)

I xy = xydA
AW

La coppia di assi cartesiani di riferimento pu essere scelta arbitrariamente. Consideriamo quindi


una nuova coppia di assi cartesiani xi ed yi, paralleli ai precedenti, avente origine nel centro F della
figura Aw . Qualunque coppia di assi cartesiani aventi origine nel centro di una figura viene definita
una coppia di assi centrali dinerzia
Rispetto alla nuova coppia di assi le (B.1) divengono:

dI xi = yi2 dA
dI yi = xi2 dA
dI xi yi = xi yi dA
mentre le (B.2) si trasformano nelle:

Pagina I-12

(B.3)

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I xi = yi2 dA
AW

I yi = xi2 dA

(B.4)

AW

I xi yi = xi yi dA
AW

B3

Teorema del trasporto o di Huyghens

Evidentemente poich tra i due sistemi di coordinate appena utilizzati esiste un legame espresso dalle:
xi = x xF
yi = y yF
le (B.4) potranno essere riscritte sostituendo ad xi ed yi le quantit ottenute dalle relazioni precedenti. Ad esempio la prima delle (B.4) diverr:
I xi = yi2 dA = ( y yF )2 dA
AW

AW

Sviluppando il quadrato del binomio che costituisce la funzione integranda ed applicando le propriet degli integrali si ottiene:

I xi = y 2 dA 2 yF ydA + yF2 dA
AW

AW

AW

Questultima relazione, tenendo conto delle(A.6), delle (A.7) e delle (B.2) pu essere riscritta nella
forma:

I xi = I x 2 yF S x + AW yF2
Facendo uso delle (A.8) lespressione precedente diviene:

I xi = I x 2 yF AW yF + AW yF2
che assume la seguente forma finale:

I xi = I x AW yF2
Il procedimento pu essere ripetuto per le altre relazioni (B.4), dando luogo alle relazioni:

I xi = I x AW yF2
I yi = I y AW xF2

(B.5)

I xi yi = I xy AW xF yF
In maniera del tutto analoga si possono riscrivere le (B.2) tenendo conto che:

x = xF + xi
y = yF + yi
ottenendo ad esempio:

I x = y 2 da = ( yF + yi ) 2 dA
AW

AW

Sviluppando il quadrato del binomio che costituisce la funzione integranda ed applicando le propriet degli integrali si ottiene:

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I x = yi2 dA + 2 yF yi dA + yF2 dA
AW

AW

AW

che pu essere riscritta nella forma:

I x = I xi + 2 yF S x + AW yF2
Ricordando che i momenti statici di un sistema calcolati rispetto ad assi centrali dinerzia sono nulli
si ha S x = 0 e pertanto si ottiene:

I x = I xi + AW yF2
Il procedimento pu essere ripetuto per le altre relazioni (B.2) ottenendo:

I x = I xi + AW yF2
I y = I yi + AW xF2

(B.6)

I xy = I xi yi + AW xF yF
Quanto emerso nel corso del presente paragrafo pu essere riassunto dal seguente Teorema di
Huyghens:

Il momento dinerzia di una figura piana rispetto ad un qualunque asse x giacente nel suo piano,
eguale al momento dinerzia rispetto allasse centrale dinerzia parallelo a quello dato, aumentato
del prodotto dellarea della figura per il quadrato della distanza tra i due assi.
Un importante corollario del teorema di Huyghens il seguente:

Tra tutti i momenti dinerzia di una figura, calcolati rispetto ad un fascio di assi paralleli, il minimo
risulta quello calcolato rispetto allasse centrale dinerzia.

B4

Centro relativo allasse x (o y) di un sistema di masse concentrate.


Si consideri il sistema di masse concentrate mi
applicate nei punti Ai

xi

X
An

yi

A1

Considerando ad esempio lasse X possibile


associare un vettore S xi al momento statico mi yi
di ciascuna delle masse concentrate calcolato
rispetto allasse X.

Ai
Ry
Rx

An-1

A2

Si definisce centro relativo ad una retta il centro


del sistema di vettori, applicati nei punti Ai, che
rappresentano i momenti statici degli elementi
componenti il sistema calcolati rispetto alla retta
data.

Applicando il teorema dei momenti statici al


nuovo sistema di vettori S xi , applicati nei punti
Ai, possibile ottenere le coordinate del suo
centro R x che appunto il centro relativo

allasse X del sistema di masse mi:


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S xi xi i mi yi xi I xy
x = i
=
=
Rx
S xi
mi yi
Sx

i
i
Rx
i S xi yi i mi yi yi i mi yi2 I x

yR =
=
=
=
S xi
mi yi
mi yi
Sx
x

i
i
i
Operando in maniera analoga possibile ottenere le coordinate di R y centro relativo allasse Y:

S yi xi mi xi xi mi xi2

Iy
x = i
= i
= i
=
Ry

i S yi i mi xi i mi xi S y

Ry
S yi yi i mi xi yi I xy

yR = i
=
=
S yi
mi xi
Sy
y

i
i

B5

Centro relativo allasse x (o y) di una figura piana.

Quanto esposto nel paragrafo precedente pu


essere esteso ad una figura piana sostituendo il
simbolo
al simbolo .

AW

Omettendo, per brevit, i passaggi matematici si


perviene al risultato seguente:

Aw

B6

I xy

=
x
R
x
Sx

Rx
y = Ix
Rx S x

Iy

x Ry = S
y

Ry
y = I xy
Ry S y

Raggio dinerzia di un sistema piano

Considerando ad esempio il sistema piano di masse rappresentato nella figura seguente si definisce
raggio dinerzia del sistema rispetto allasse X la grandezza:

x =

Ix
M

La relazione sopra riportata pu essere riscritta elevando entrambi i membri al quadrato in modo da
evidenziare una importante propriet del raggio dinerzia; si pu scrivere dunque:

I x = x2 M
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che esprime la seguente propriet del raggio dinerzia: il momento dinerzia di un sistema piano di
masse, calcolato rispetto ad una retta x eguale al prodotto del quadrato del corrispondente raggio dinerzia per la massa risultante del sistema.

Ricordando la definizione della distanza dallasse


X del centro relativo del sistema rispetto allasse
X

O
yA

yRx =
An

e le relazioni

yRx

A1
Ai

Ix
Sx

I x = x2 M

Sx = yAM
si pu scrivere:

An-1

Rx
A2

yR x =

x2
yA

ed anche

yR x : x = x : y A

ottenendo una seconda importante propriet del raggio dinerzia ovvero: il raggio dinerzia rispetto
ad una retta medio proporzionale tra le distanze dalla retta del centro del sistema e del centro relativo alla retta.
Per la figura piana sussistono ovviamente relazioni analoghe

B7

Assi principali dinerzia

Vediamo ora come variano i momenti del 2


ordine al variare della giacitura degli assi di
riferimento.

Con riferimento alla figura le coordinate di dA


rispetto agli assi x e y risultano:

x ' = x cos + y sin

y ' = y cos x sin

x'
dA

Aw

y'

Il momento dinerzia rispetto allasse x dato


dalla relazione:

I x ' = y '2 dA

Aw

la quale, sostituendo ad y il valore fornito dalle


relazioni tra le coordinate appena scritte, assume
la forma seguente:

I x' =

Aw

( y cos x sin )

dA

= cos 2 y 2 dA sin 2 xydA + sin 2 x 2 dA


Aw

Aw

dalla quale si ricava:


Pagina I-16

Aw

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I x ' = I x cos 2 I xy sin 2 + I y sin 2


Con procedimento analogo si possono calcolare gli altri due momenti. Si ottiene quindi:

I x'

= I x cos 2 I xy sin 2 + I y sin 2

I y'

= I x sin 2 + I xy sin 2 + I y cos 2

I x' y' =

(B.7)

1
I x I y sin 2 + I xy cos 2
2

Ottenute le leggi di variazione dei momenti del 2 ordine in funzione dellangolo interessante
cercare langolo per il quale le grandezze Ix ed Iy sono minime o massime. Consideriamo a questo scopo la funzione Ix=Ix() e calcoliamone la derivata rispetto a .

dI x '
= 2 I x sin cos 2 I xy cos 2 + 2 I y sin cos
d
= ( I y I x ) sin 2 2 I xy cos 2

Per trovare per quale si ha un estremo relativo della funzione (massimo o minimo) necessario
imporre lannullarsi della derivata prima della funzione stessa, si ottiene quindi:

(I
(I

y
y

I x ) sin 2 2 I xy cos 2 = 0
I x ) sin 2 = 2 I xy cos 2

Il valore cercato * pu quindi essere ricavato dalla relazione:


tg 2 * =

2 I xy

Iy Ix

(B.8)

Per stabilire se lestremo relativo sia un massimo od un minimo come noto sarebbe necessario ricorrere alla derivata seconda della funzione.
In corrispondenza dellangolo * il prodotto dinerzia risulta nullo.

Una coppia di assi cartesiani per cui i due momenti dinerzia risultano rispettivamente massimo e
minimo ed il prodotto dinerzia nullo viene definita coppia di assi principali dinerzia.
Langolo * individua quindi la giacitura degli assi principali dinerzia della figura a partire dagli
assi dati.

B8

Assi principali centrali dinerzia

Non essendo stata fatta alcuna ipotesi per la coppia di assi di partenza, la trattazione del paragrafo
precedente ha valore del tutto generale.
Essa pu quindi essere applicata anche nel caso in cui la coppia di assi cartesiani di partenza sia una
coppia di assi centrali dinerzia, avente quindi origine nel centro F della figura Aw.
Con riferimento alla figura seguente sar quindi possibile ricavare langolo * che gli assi principali
dinerzia formano con gli assi centrali di partenza.

Pagina I-17

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x'

dA

y'

Aw
Questa coppia di assi principali dinerzia ha la particolarit di passare anche per il centro F della figura. Questi assi vengono quindi denominati assi principali centrali dinerzia, e saranno indicati
con x1 ed y1 .
Ovviamente anche gli assi principali centrali dinerzia godono della propriet degli assi principali,
quindi si avr I x1 y1 = 0 .
Ovviamente anche nel caso di assi centrali dinerzia valgono le relazioni (B.7) e (B.8), pertanto i
valori di I x1 e di I y1 possono essere ricavati in base a I x , I y ed I xy ponendo = *. Per quanto riguarda I x1 y1 il suo valore nullo.
La prima delle (B.7), applicata al caso in esame, fornisce:

I x1 = I x cos 2 * I xy sin 2 * + I y sin 2 *


Ricordando che:
sin 2 =

1 cos 2
2

cos 2 =

1 + cos 2
2

la relazione precedente diviene:

I x1 = I x

1 + cos 2 *
1 cos 2 *
I xy sin 2 * + I y
2
2

che, riordinata, si trasforma nella:


I x1 =

1
1
I x + I y ) + ( I x I y ) cos 2 * I xy sin 2 *
(
2
2

Ricordando ancora che:

sin =

tan
1 + tan
2

si ricava lespressione seguente:

Pagina I-18

cos =

1
1 + tan 2

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I x1 =

1
1
1
tan 2 *
I
+
I
+
I

I
( x y) 2( x y)
xy
2
1 + tan 2 2 *
1 + tan 2 2 *

Sostituendo ora al numeratore del terzo termine del secondo membro della relazione precedente il
valore fornito dalla (B.8) ed invertendo il segno del secondo termine si ricava:

I x1

I y Ix
I xy
2 I xy
1
1
Ix + I y )

(
2
2 1 + tan 2 2 *
1 + tan 2 2 * I y I x

I y Ix
4 I xy2
1
1
I
I
+

+
( x y) 2
2
*
2
( I y I x ) 1 + tan 2 2 *
1 + tan 2
2
2

1
1 ( I y I x ) + 4 I xy

= ( Ix + I y )
2
2 ( I y I x ) 1 + tan 2 2 *

( I I ) 2 + 4 I 2
xy
y x
1
1

= ( Ix + I y )
2
2 ( I y I x ) 2 (1 + tan 2 2 * )
a questo punto si utilizza ancora la relazione (B.8) ottenendo:
2

I x1

( I I ) 2 + 4 I 2
xy
1
1
y x

= ( Ix + I y )
2
2

4 I xy2
2

I
1
+
( y x)
2

I
( y x)
2
2

1
1 ( I y I x ) + 4 I xy
= ( Ix + I y )
2
2
2
( I y I x ) + 4 I xy2

che, semplificata, fornisce finalmente la relazione :


I x1 =

1
1
Ix + Iy )
(
2
2

(I

I x ) + 4 I xy2
2

In maniera del tutto analoga si ricava la:


1
1
Ix + Iy ) +
(
2
2

(I

I x1 1
1
= ( Ix + Iy )
I y1 2
2

(I

I y1 =

I x ) + 4 I xy2
2

In conclusione si potr scrivere:

I x ) + 4 I xy2
2

Una volta in possesso dei momenti di inerzia calcolati rispetto agli assi principali centrali dinerzia
possibile ottenere i momenti dinerzia rispetto ad una qualunque coppia di assi centrali in funzione
dellangolo .

Pagina I-19

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

x1

dA

y1

Aw
Con riferimento alla figura si pu scrivere:

x = x1 cos + y1 sin

y = y1 cos x1 sin
Dalla definizione di momento dinerzia si ha:
I x = y 2 dA
Aw

e, utilizzando le formule di rotazione degli assi , si ottiene:


Ix

Aw

( y1 cos x1 sin )

dA

= cos 2 y12 dA sin 2 x1 y1dA + sin 2 x12 dA


Aw

Aw

Aw

= I x1 cos I x1 y1 sin 2 + I y1 sin


2

Ricordando per che la coppia di assi x1y1 una coppia di assi principali centrali dinerzia per la
quale si ha I x1 y1 = 0 potremo scrivere:

I x = I x1 cos 2 + I y1 sin 2
Ripetendo il procedimento per gli altri due momenti si ottiene infine:

Ix

= I x1 cos 2 + I y1 sin 2

Iy

= I x1 sin 2 + I y1 cos 2

I xy

(B.9)

1
I x I y1 sin 2
2 1

Con riferimento alla figura precedente ed utilizzando le relazioni (B.9) possibile determinare
landamento dei momenti del secondo ordine, calcolati rispetto ad una coppia di assi xy ruotata
dellangolo rispetto agli assi principali centrali dinerzia x1y1, al variare dellangolo . Tale andamento schematizzato nella figura seguente.

Pagina I-20

Ix, Iy, Ixy

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

0.5

1.5

2.5

/
IX

IY

IXY

Si ricordi che x1 ed y1 sono assi principali centrali dinerzia e che pertanto si ha Ix1 minimo, Iy1 massimo ed Ix1y1 nullo.

B9

Ellisse centrale dinerzia di una figura piana

Ricordando la definizione di raggio dinerzia, la prima delle (B.9) pu essere riscritta nella forma:

x2 Aw = x2 Aw cos 2 + y2 Aw sin 2
1

2
x

= cos + sin 2
2
x1

2
y1

Ricordando che, per convenzione, I x1 il minimo dei momenti principali centrali dinerzia si avr x1 < y1 .
possibile costruire unellisse che
abbia come semiassi i due raggi
dinerzia

x =
1

x1

y1

I x1

y =

Aw

I y1
Aw

Lequazione dellellisse sar dunque:

x12

x1

y2

y12

x2

=1

Questa ellisse prende il nome di ellisse


centrale dinerzia della figura piana.

y1
Aw
Pagina I-21

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

Una importante propriet dellellisse centrale dinerzia la seguente:


Il raggio dinerzia rispetto ad una retta baricentrica dato dal semidiametro dellellisse ad essa
coniugato.

La ricerca del diametro coniugato pu essere fatta in base alla seguente definizione:
il diametro d coniugato di d rispetto allellisse se esso biseca tutte le corde parallele a d.

D
M

E
A

t2

d'
F

t1

Nella figura sono illustrate le procedure per


lindividuazione del diametro d coniugato di d.
Infatti d pu essere individuato congiungendo il
punto medio M della corda GH, parallela al diametro d AB, con il centro dellellisse F che, per
definizione, biseca la corda AB che anche un
diametro dellellisse.

In conseguenza della definizione precedente di


pu anche dire che: il diametro d coniugato di
d rispetto allellisse se congiunge i punti di
tangenza allellisse con due rette parallele a d.

In alternativa d pu essere individuato


congiungendo i punti C e D di tangenza con
lellisse delle due parallele t1 e t2 al diametro d.

Lellisse centrale dinerzia pu quindi essere definita come il diagramma polare della variazione del
raggio dinerzia della figura piana:

I 'x
Aw

'x =

rispetto ad un asse centrale x che ruoti attorno al centro della figura.


x

x1

x
P'

y'
y

I 'x = '2x Aw

In questo caso, per, le distanze dallasse x sono


valutate secondo la direzione y, coniugata di x, e
non in direzione normale ad x. Risulta quindi:

'x

Nella figura il segmento FP, giacente sulla retta y


coniugata della x rispetto allellisse, rappresenta il
raggio dinerzia x della figura rispetto alla retta x;
si ha cio:

I 'x = y '2 da
Aw

y1

Dalla geometria proiettiva si deduce che langolo


che la retta y, coniugata della x rispetto
allellisse, forma con la retta y alla x espresso
dalla relazione seguente (vedi Appendice I):

Iy

tan
Ix

= arctan

Pagina I-22

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

Volendo ottenere:
I x = y 2 dA
Aw

in cui le y sono valutate in direzione ad x occorre utilizzare la relazione:

y = y 'cos ( )
che consente di scrivere:
= y '2 cos 2 ( ) dA

Ix

Aw

= cos 2 ( ) y '2 dA
Aw

dalla quale si ottiene infine:

I x = I 'x cos 2 ( )
Esprimendo la relazione precedente in funzione dei raggi dinerzia si otterr:

x2 Aw = '2x cos 2 ( ) Aw
che fornisce:

x = 'x cos ( )
Sulla base di questultima relazione si pu ottenere il momento dinerzia desiderato:

I x = '2x cos 2 ( ) Aw
Si illustra ora il procedimento per determinare il momento dinerzia della figura Aw rispetto alla retta x essendo nota lellisse centrale dinerzia.
y'i
C

'xi
F
xi

'xi

di

x1

n
Aw

B
E

y1
x

Si tracciano, parallelamente ad x, la retta xi per F e la retta t tangente allellisse. Individuato il punto


C di tangenza per esso e per F si traccia la retta yi coniugata di xi rispetto allellisse. In questa maniera il raggio dinerzia xi risulta determinato.
Come si mostrato in precedenza il raggio dinerzia xi consente di valutare il momento dinerzia
Pagina I-23

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


Ixi, calcolato misurando le distanze in direzione yi, dalla relazione:

I 'xi = '2xi Aw
Il momento Ix pu essere ottenuto applicando, sempre in direzione yi, il teorema di Huyghens:

I 'x = I ' xi + Aw d 'i2


Dividendo la relazione precedente per Aw si ottiene:

'2x = '2x + d 'i2


i

Se sulla normale n ad yi si riporta un segmento FD eguale a xi e si congiunge D con E, punto di


intersezione di yi con x, si ottiene il triangolo rettangolo FED. Applicando il teorema di Pitagora si
ottiene:
2

ED = EF + FD

che, per come stato costruito il triangolo, pu essere riscritta nella forma:
2

ED = '2xi + d 'i2
si pu quindi concludere che:

'2x = ED

Volendo ottenere il momento dinerzia rispetto ad x per distanze valutate normalmente allasse x
occorre proiettare sia xi sia di sulla normale ad x. Si ottiene:

I x = I 'x cos 2 ( )
e, tenendo conto che = 90 ( ) , lespressione precedente pu essere riscritta nella forma:
I x = I ' x sin 2

B10

Appendice I Direzioni coniugate rispetto ad unellisse

Considerato il cerchio sul piano xy delle proiezioni ortogonali avente centro nellorigine O, si vuol
vedere come si corrispondono coppie di diametri tra loro perpendicolari, quando il cerchio, mediante operazioni di proiezione e/o sezione diviene unellisse. Un esempio di queste operazioni pu essere la rappresentazione assonometrica del cerchio, ad esempio unassonometria cavaliera.

Pagina I-24

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

z
B2
P

r'

A'2
r'
Q'

N'

r
x

y'

B'2
A1

O'

A2

B'1

r'

P'

M'

r'
A'1

B1

x'

Alla coppia di diametri del cerchio A1 A2 e B1 B2 nella proiezione ortogonale corrisponde la coppia
A '1 A '2 e B '1 B '2 nellassonometria. Si ricorda che nellassonometria cavaliera gli assi x ed y sono scelti arbitrariamente, ma le scale sui due assi sono eguali.
Le altre coppie, ad esempio MN e PQ nella proiezione ortogonale, si costruiscono secondo le
regole dellassonometria: si ottengono M ' N ' e P ' Q ' non pi e di misura diversa. M ' N ' e
P ' Q ' come A '1 A '2 e B '1 B '2 sono diametri coniugati.
Vogliamo ora cercare quella coppia di diametri del cerchio tra loro perpendicolari che si mantengono ancora perpendicolari nellassonometria.
Con riferimento alla figura seguente supponiamo di aver costruito una coppia di diametri coniugati
(ad esempio A '1 A '2 e B '1 B '2 ) come visto in precedenza.
1) Con centro in O si traccia una circonferenza di raggio O ' A '1
2) Si conduce per A '2 la ad y
3) Su detta normale, a partire da A '2 , si riportano i segmenti A '2 E e A '2 F uguali a O ' A '1 (si ricorda che O ' A '1 = O ' A '2 = O ' B '1 = O ' B '2 )
4) Si tracciano le rette r, passante per O ed F, ed s, passante per O ed E
5) Si costruiscono le bisettrici degli angoli r ' s '

Pagina I-25

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

s'
E

/2

A'2

/2

r'
a

b
B'2

B'1
O'

y'

F
b

r'
D

A
A'1
x'

s'

Su queste bisettrici, che risultano tra loro, si trovano i diametri coniugati del cerchio che si mantengono ortogonali nellassonometria e che sono gli assi dellellisse corrispondente al cerchio. I valori dei semidiametri dellellisse sono dati da:
a=

O'E +O'F
2

b=

O'E O'F
2

In questo modo possono essere identificati i punti A, B, C e D per i quali passa lellisse che pu cos
essere tracciata.
Pi in generale, assegnate le direzioni di x ed y e le eventuali scale di riduzione, si riportano
A '1 A '2 e B '1 B '2 : essi rappresentano una coppia di diametri dellellisse che si dicono coniugati.
Evidentemente la loro misura e la loro direzione relativa dipendono dalla scelta di x ed y (ovverosia
dalle proiezioni parallele e dalle sezioni mediante le quali si ottenuta la rappresentazione assonometrica). Tutte le altre coppie di diametri (perpendicolari nel cerchio) avranno direzione relativa determinata dalla scelta della prima coppia. Si visto infatti come la coppia MN e PQ ( MN PQ
nel cerchio) si trasformi nella coppia coniugata M ' N ' e P ' Q ' .
La legge che definisce la posizione relativa delle coppie nel cerchio quando (attraverso operazioni
di proiezione e sezione) questo si trasforma in una ellisse si chiama involuzione dei diametri coniugati.
Lequazione dellellisse con centro nellorigine degli assi x ed y :
a11 x 2 + 2a12 xy + a22 y 2 + a33 = 0

(B.10)

La legge che esprime linvoluzione dei diametri coniugati (cfr. O. Chisini Geometria analitica e
proiettiva pag. 424) e espressa dalla relazione:
Pagina I-26

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

a22 mm '+ a12 ( m + m ') + a11 = 0

(B.11)

dove m ed m sono i coefficienti angolari dei diametri coniugati ( essendo y1 = mx1 e y1 = m ' x1 le
equazioni delle rette x ed y che contengono i diametri).
Lequazione canonica dellellisse rispetto ad x1 ed y1 :

x12

y2

y12

x2

=1

(B.12)

cio:

x2 x12 + y2 y12 x2 y2 = 0
1

Il confronto di questultima equazione con la (B.10) comporta che, affinch le equazioni (B.10) e
(B.12) rappresentino la stessa curva, sia pure rispetto ad assi diversi, debba essere:

a11 = x21

a22 = y21

a12 = 0

a33 = x21 y21

Pertanto la (B.11) diviene:

y2 mm '+ x2 = 0
1

che conduce alla:

x2
mm ' = 2
y

che fornisce infine:


m=

x2 1
y2 m '

(B.13)

Ora, con riferimento alla figura, essendo:

y1

y'

m ' = tan +
2

od altrimenti:
m ' = cot

x1

m = tan

m = tan

sostituendo nella (B.13) si ottiene:


O

y1

x2 1
cot = 2
y tan

x1

ed anche:

y2
tan = 2 tan
x
1

che fornisce infine:

tan =

I y1
I x1

Pagina I-27

tan

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

Metodi di quadratura

Si tratta, a questo punto, di procurarsi gli strumenti per calcolare le espressioni sino a qui ricavate,
ed in particolare occorre calcolare i valori degli integrali di superficie.
Riassumiamo le relazioni che esprimono le grandezze che dobbiamo determinare:

[ > 0]

(C.1)

S x ( z ) = ydA

[ <=> 0]

(C.2)

S y ( z ) = xdA

[<=> 0]

(C.3)

I x ( z ) = y 2 dA

[ > 0]

(C.4)

I y ( z ) = x 2 dA

[ > 0]

(C.5)

I xy ( z ) = xydA

[ <=> 0]

(C.6)

= AW ( z ) dz

[ > 0]

(C.7)

M = z S ( z ) dz
yz z0 y

z
M xz = z S x ( z ) dz
0

z
M =
zA z dz
xy z0 W ( )

[ <=> 0]

(C.8)

AW ( z ) =

Aw

dA

Aw

Aw

Aw

Aw

Aw

z0

Consideriamo il sistema piano rappresentato in figura:

y1(x)

dA
C1

dy

C2

dx

y2(x)

Aw

Y
Pagina I-28

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


Il dominio piano normale allasse X ha come frontiera due linee di equazioni y1 ( x ) ed y2 ( x ) continue e definite nellintervallo a < x < b . In queste ipotesi le relazioni da (C.1) a (C.6) possono essere trasformate come segue:
b

y2 ( x )

y1 ( x )

AW = dA = dxdy = dx
Aw

Aw

y2 ( x )

y1 ( x )

S x = ydA = ydxdy = dx
Aw

Aw

Aw

y2 ( x )

y1 ( x )

y2 ( x )

y1 ( x )

I x = y 2 dA = y 2 dxdy = dx
Aw

Aw

Aw

Aw

Aw

1 b 3
y2 ( x ) y13 ( x ) dx

a
3

y 2 dy =

y2 ( x )

y1 ( x )

y2 ( x )

y1 ( x )

I xy = xydA = xydxdy = xdx

1 b 2
y2 ( x ) y12 ( x ) dx
2 a

dy = x y2 ( x ) y1 ( x ) dx
a

I y = x 2 dA = x 2 dxdy = x 2 dx
Aw

ydy =

S y = xdA = xdxdy = xdx


Aw

dy = y2 ( x ) y1 ( x ) dx
a

dy = x 2 y2 ( x ) y1 ( x ) dx
a

ydy =

1 b
x y22 ( x ) y12 ( x ) dx

a
2

Se le funzioni y1 ( x) ed y2 ( x) fossero note in forma analitica le grandezze sopra riportate potrebbero essere calcolate senza difficolt.
Molto spesso, in campo navale, ci si trova di fronte a funzioni che sono note esclusivamente attraverso il loro grafico; in questo caso si possono cercare dei polinomi che approssimino le curve reali.
Le espressioni sopra ricavate, ricordando il significato di integrale definito, possono essere sostituite
da espressioni approssimate; osservando la figura seguente si pu scrivere infatti:
x i

xi

y2(xi)

y1(xi)

y1(x)

C2
C1

AW

y2(x)

Y
b

AW = y2 ( x ) y1 ( x ) dx
a

y ( x ) y ( x ) x
2

xi = a

Pagina I-29

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


b1
1 b 2
y2 ( x ) y12 ( x ) dx = y2 ( x ) + y1 ( x ) y2 ( x ) y1 ( x ) dx

a 2
2 a
b
y ( x ) + y1 ( xi )
2 i
y2 ( xi ) y1 ( xi ) xi
2

Sx =

xi = a

S y = x y2 ( x ) y1 ( x ) dx
a
Ix =

x y ( x ) y ( x ) x
i

1 b 3
1 b
3

y23 ( xi ) y13 ( xi ) xi
y
x

y
x
dx

(
)
(
)

2
1

a
3
3 xi = a

I y = x 2 y2 ( x ) y1 ( x ) dx
a
I xy =

xi = a

2
i

xi = a

y2 ( xi ) y1 ( xi ) xi

1 b
1 b
x y22 ( x ) y12 ( x ) dx = x y2 ( x ) + y1 ( x ) y2 ( x ) y1 ( x ) dx

2 a
2 a

1 b
xi y2 ( xi ) + y1 ( xi ) y2 ( xi ) y1 ( xi ) xi
2 xi = a

opportuna una osservazione sul significato degli addendi delle sommatorie: essi rappresentano il
valore delle grandezze in corso di calcolo relativamente ad una striscia di figura avente ampiezza
xi ed altezza y2 ( xi ) y1 ( xi ) , rappresentata ad esempio dalla zona tratteggiata della figura precedente.
Si pu seguire unaltra via, meno significativa dal punto di vista fisico, ma che permette di organizzare i calcoli in modo migliore.
Consideriamo i sei integrali definiti a primo membro delle sei relazioni precedenti e poniamo le
funzioni integrande eguali rispettivamente a: a( x), sx ( x), s y ( x), ix ( x), i y ( x) ed ixy ( x) . Le sei relazioni di cui sopra si possono riscrivere come segue:
b

AW = y2 ( x ) y1 ( x ) dx = a( x)dx
a
a
Sx =

b
1 2
y2 ( x ) y12 ( x ) dx = sx ( x)dx
a
2

a
b

S y = x y2 ( x ) y1 ( x ) dx = s y ( x)dx
a
a
Ix =

b
1 3
y2 ( x ) y13 ( x ) dx = ix ( x)dx
a
3

I y = x 2 y2 ( x ) y1 ( x ) dx = i y ( x)dx
a
a
I xy =

b
1
x y22 ( x ) y12 ( x ) dx = ixy ( x)dx
a
2

Gli integrali definiti a secondo membro delle precedenti relazioni possono essere calcolati se sono
note le funzioni integrande. Si tratta quindi di costruire i grafici delle stesse.
Suddiviso lintervallo a-b in un certo conveniente numero di parti si pu compilare la seguente tabella:
Pagina I-30

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


x

x0=a

x1

x2

xi

xn=b

f(x)
y2(x)

y2 ( xi )

y1(x)

y1 ( xi )

a(x)

y2 ( xi ) y1 ( xi )

sx(x)

1 2
y2 ( xi ) y12 ( xi )
2

sy(x)

xi y2 ( xi ) y1 ( xi )

ix(x)

1 3
y2 ( xi ) y13 ( xi )
3

iy(x)

xi2 y2 ( xi ) y1 ( xi )

ixy(x)

xi 2
y2 ( xi ) y12 ( xi )
2

Riportando in un diagramma cartesiano i punti cos calcolati delle funzioni e congiungendoli opportunamente si ottengono i diagrammi delle funzioni cos come illustrato, a titolo di esempio, per la
funzione a ( x) nella figura seguente.

a(x)

a(xi)
a(x1)

a(x0)
a(xn)

x0=a

x1

xi

xn=b

Calcolare gli integrali definiti vuol dire valutare le aree sottese dai diagrammi delle funzioni integrande. Ci pu essere fatto o per mezzo di planimetri o utilizzando formule di quadratura approssimata.

C1

Formula di Bezout (o dei trapezi)

Sia f ( x) una delle funzioni integrande considerate e di cui si sia tracciato il diagramma. Suddiviso
lintervallo a-b in un certo numero n di parti uguali di ampiezza tale che:
Pagina I-31

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

ba
n

si sostituisce alla curva f ( x ) una spezzata che abbia come vertici i punti A, B, C, individuati

sulla curva f ( x ) in corrispondenza delle ascisse a , a + , a + 2 , ecc.. La formula di Bezout si


ricava immaginando di poter considerare equivalenti larea sottesa dalla spezzata e quella sottesa
dalla curva.
f(X)

D
C
B

A
f0

f1

f2

f3

fn-2

fn-1

fn

Larea della striscia generica vale:

Ai =

( fi + fi +1 )

(C.9)

che la formula dellarea d un trapezio. Larea totale sar data da:

A = i Ai = A1 + A2 +

+ An =

( f 0 + f1 ) + ( f1 + f 2 ) +

( f n 1 + f n )

e quindi dalla relazione:

f
A = 0 + f1 + f 2 +
2

C2

+ f n 1 +

fn
2

(C.10)

Formula di Simpson (o delle parabole)

Si suddivide lintervallo ab in un numero n = 2m (pari) di parti uguali di ampiezza e allarco di


curva f = f ( x ) corrispondente ad una coppia di intervalli parziali contigui si sostituisce un arco di
parabola (di 2 grado) con asse normale allasse X y ( x ) = Mx 2 + Nx + D passante per i punti del
diagramma della funzione f = f ( x ) individuati dalle ascisse, ad esempio a, a+, a+2, ecc.

Pagina I-32

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

f(x)
y(x)

y(x)

f(x)

B
A
f0

f1

f2

a+

fn-2

fn-1

fn

a+2

Si vengono ad individuare m = n/2 coppie di intervalli uguali di ampiezza 2. Per ciascuno di essi
dobbiamo determinare la parabola y ( x ) = Mx 2 + Nx + D .
Per lintervallo generico compreso tra le ascisse xk = a + 2k e xk + 2 = a + ( 2k + 2 ) (con k = 0, 1,
2, ., m-1) le ordinate corrispondenti saranno f k , f k +1 ed f k + 2 .
I coefficienti M, N e D si determinano imponendo che lequazione della y = y ( x ) sia soddisfatta

dalle tre coppie ( xk , f k ) , ( xk +1 , f k +1 ) ed ( xk + 2 , f k + 2 ) , ottenendo il seguente sistema di tre equazioni


in tre incognite:

y ( xk ) = Mxk2 + Nxk + D

2
y ( xk +1 ) = Mxk +1 + Nxk +1 + D

2
y ( xk + 2 ) = Mxk + 2 + Nxk + 2 + D
sostituendo i valori delle ascisse e delle ordinate dei punti per i quali la parabola deve passare si ottiene il sistema

f k = M ( a + 2 k ) 2 + N ( a + 2k ) + D

f k +1 = M a + ( 2k + 1) + N a + ( 2k + 1) + D

2
f k + 2 = M a + ( 2k + 2 ) + N a + ( 2k + 2 ) + D
che deve essere risolto rispetto alle incognite M, N e D.
Per esaminare il tipo di risultato che si ottiene calcoliamo M, N e D nel caso in cui sia a=0 (il diagramma inizia per x=0) e per k=0 (si considera la prima striscia di ampiezza 2). Si ottiene:

f0 = D

2
f1 = M + N + D

2
f 2 = 4M + 2 N + D
moltiplicando per 4 entrambi i membri della seconda equazione del sistema si ha:
Pagina I-33

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


D = f0

2
4 f1 = 4 M + 4 N + 4 D

2
f 2 = 4M + 2 N + D
e sottraendo membro a membro la terza equazione dalla seconda il sistema diviene:
D = f0

4 f1 f 2 = 2 N + 3D

2
f 2 = 4M + 2 N + D
Sostituendo nella seconda equazione il valore di D fornito dalla prima si ottiene la relazione:
4 f1 f 2 = 2 N + 3 f 0
che consente di calcolare N =

4 f1 f 2 3 f 0
2
D = f0

4 f1 f 2 3 f 0

N =
2

f 2 = 4 M 2 + 2 N + D

In fine, sostituendo nella terza equazione del sistema i valori di D ed N possibile calcolare M:
M=

f 2 + f 0 2 f1

D = f0

4 f1 f 2 3 f 0

N =
2

f 2 + f 0 2 f1

M =
2
Generalizzando si ha:

D = fk

4 f k +1 f k + 2 3 f k

N =
2

+
f
f k 2 f k +1

k +2
M =
2
Larea sottesa dalla parabola, relativamente alla striscia k, vale
Ak =

a + ( 2 k + 2)

a +2k

( Mx

+ Nx + D ) dx

a +( 2 k + 2)
a +( 2 k + 2)
1
1
a +( 2 k + 2)
= M x3
+ N x2
+ D x a +2k
2
2
a
+
k

a
+
k

3
2

Una volta portati a temine i calcoli si ottiene infine:


Pagina I-34

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


Ak =

( f k + 4 f k +1 + f k + 2 )

(C.11)

Per la striscia k si pu quindi scrivere:


Ak =

xk + 2

xk

f ( x ) dx

xk + 2

xk

y ( x ) dx

Larea sottesa dalle m parabole che sostituiscono, striscia per striscia, lintero diagramma vale:

m 1

A = Ak =

k =0

( f 0 + 4 f1 + f 2 ) + ( f 2 + 4 f3 + f 4 ) +
3

( f 0 + 4 f1 + 2 f 2 +

( f n 2 + 4 f n1 + f n )

+ 4 f n 1 + f n )
y0(x)

f(x)
y(x)

f(x)
y1(x)

f0

f1

f2

a+

ym-1(x)

fn-2

fn-1

fn

a+2

Osservazioni:
1) Si ricorda ancora che lintervallo a-b deve essere suddiviso in un numero pari di parti uguali.
2) Se la linea (od il diagramma) termina in modo da avere una tangente parallela (o quasi) allasse
delle f ( x ) , la formula di Simpson da luogo ad errori notevoli, in quanto la parabola approssimante

ha asse parallelo a quello delle f ( x ) e non pu quindi assumere tangente parallela al suo asse.

Y
f(x)

f(x)

y(x)

y(x)

X
Pagina I-35

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


In questo caso lerrore pu essere ridotto semplicemente riducendo lampiezza degli intervalli, come mostrato nelle figure precedenti; nella figura di destra gli intervalli sono stati dimezzati, portando ad un risultato di migliore precisione.
Un altro rimedio pu essere quello di modificare lievemente landamento della f(x) nellintervallo
considerato ottenendo una curva g(x) che presenti un valore iniziale non nullo e che abbia
allincirca la stessa area sottesa, come ad esempio indicato nella figura seguente.

Y
f(x)

g(x)

3) La formula di Simpson fornisce valori esatti per funzioni f ( x) di grado non superiore al 3.
4) I diagrammi delle funzioni integrande (a(x), sx(x), sy(x), ecc ) possono essere frequentemente rappresentati da funzioni di grado superiore al 3, infatti ponendo per esempio y2 ( x) = x 2 e y1 ( x) = 0
si ottiene:

a ( x ) = x2

[ 2 ]

1 2 2 1 4
(x ) = 2 x
2
s y ( x ) = x 2 x = x3

[ 4 ]

1 2 3 1 6
(x ) = 3 x
3
iy ( x ) = x 2 x 2 = x 4

[ 6 ]

sx ( x ) =

ix ( x ) =

ixy ( x ) =

1 2 2
1
x ) x = x5
(
2
2

[ 3 ]
[ 4 ]
[ 5 ]

La formula base per calcolare larea con il metodo di Simpson pu anche essere ricavata per altra
via, sempre nellipotesi di utilizzare una parabola passante per tre punti noti.
Facendo riferimento alla figura seguente, innanzitutto si pu osservare che larea A ABECD pu essere ottenuta come somma delle aree A ABFCD e A BECF .
Pagina I-36

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

f
C
E
F
B
fk

fk+1

fk+2
G

Larea del trapezio ABFCD vale:

A ABFCD = ( f k + f k + 2 )
mentre per conoscere larea A BECF occorre conoscere il segmento EF . Esso pu essere ricavato
sottraendo dal segmento noto EG il segmento FG che si ottiene come valore medio tra AB e
CD :
FG =

fk + fk +2
2

Risulta quindi:
EF = f k +1

fk + fk +2
2

Larea A BECF , nellipotesi che larco BEC appartenga ad una parabola, data dalla formula:

2
2 EF
3
f + fk +2
f k +1 k

A BECF =
=

4 2 f k +1 f k f k + 2

3
2

che fornisce:
A BECF =

2
( 2 f k +1 f k f k + 2 )
3

A questo punto possibile calcolare larea A ABECD dalla relazione:


2
A ABECD = ( f k + f k + 2 ) + ( 2 f k +1 f k f k + 2 )
3
Pagina I-37

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


che, riordinata, fornisce la formula di Simpson (C.11):
A ABECD =

C3

( f k + 4 f k +1 + f k + 2 )

Regola 5+8-1

Ipotizzando sempre di utilizzare una parabola passante per tre punti, questa formula consente di calcolare larea di una striscia di ampiezza . Sia data la situazione rappresentata nella figura seguente:

AI
fk

AII

fk+1

fk+2

Larea AI della prima striscia data da:


AI =

12

[5 fi + 8 fi+1 fi+ 2 ]

(C.12)

mentre larea AII della seconda si ottiene dalla:


AII =

12

[5 fi+ 2 + 8 fi +1 fi ]

Occorre quindi ricordare che il coefficiente 5 va applicato allordinata estrema della coppia di intervalli posta dalla parte corrispondente alla striscia di cui si vuole calcolare larea, il coefficiente 8 va
applicato allordinata media ed infine il coefficiente 1 deve essere applicato allaltra ordinata di estremit.
Volendo calcolare larea A complessiva delle due sommando le aree AI ed AII si ottiene:
A=

12

[5 fi + 8 fi+1 fi+ 2 + 5 fi+ 2 + 8 fi +1 fi ]

che riordinata assume la forma:


A=

12

[ 4 fi + 16 fi +1 + 4 fi + 2 ]

Semplificando si ha:
A=

[ fi + 4 fi +1 + fi + 2 ]

Pagina I-38

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


che altro non se non la formula di Simpson (C.11).

C4

2a formula di Simpson

Questa formula pu essere utile nel caso si debba calcolare larea di tre strisce di eguale ampiezza.
Considerando la figura seguente:

fk

fk+1

fk+2

fk+3

Larea sottesa dalla curva data dalla formula:


3
A = [ f i + 3 f i +1 + 3 f i + 2 + f i + 3 ]
8

(C.13)

Naturalmente anche in questo caso per approssimare la funzione incognita vengono utilizzate parabole passanti per i punti noti

C5

Regole di Cotes

Si consideri la figura seguente.

y0

y1

y2

3
Li
L

Pagina I-39

y3

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


Lintervallo L potrebbe risultare suddiviso in un certo numero m di intervalli diversi Li, ciascuno
suddiviso a sua volta in parti eguali. Risulta evidente che:
m

L = Li
i =1
m

A = Ai
i =1

Consideriamo ora il generico intervallo Li. Esso, come si detto, suddiviso in un certo numero di
parti eguali e indichiamo con k questo numero. Indicheremo con k lampiezza

k =

Li
k

Le k+1 ordinate dei punti del diagramma verranno indicate con il simbolo fj, con j=0,1,2,,k.
A titolo di esempio nella figura precedente, lintervallo Li stato suddiviso in 3 parti eguali, pertanto k=3.
Nella tabella successiva sono riportate le formule, dovute a Cotes, che consentono di calcolare
larea Ai al variare del numero k di intervalli eguali in cui essa risulta suddivisa. Sono fornite 6 formule, per k che va da 1 a 6.
Il lettore riconoscer le prime tre delle formule date che corrispondono rispettivamente alla formula
di Bezout (C.9), alla formula di Simpson (C.11) ed alla 2a formula di Simpson (C.13).

C6

k =1

1 =

Li
1

Ai =

1
1 ( y0 + y1 )
2

k =2

2 =

Li
2

1
Ai = 2 ( y0 + 4 y1 + y2 )
3

k =3

3 =

Li
3

3
Ai = 3 ( y0 + 3 y1 + 3 y2 + y3 )
8

k =4

4 =

Li
4

Ai =

2
4 ( 7 y0 + 32 y1 + 12 y2 + 32 y3 + 7 y4 )
45

k =5

5 =

Li
5

Ai =

5
5 (19 y0 + 75 y1 + 50 y2 + 50 y3 + 75 y4 + 19 y5 )
288

k =6

6 =

Li
6

Ai =

1
6 ( 41y0 + 216 y1 + 27 y2 + 272 y3 + 27 y4 + 216 y5 + 41 y6 )
140

Note

Se le funzioni y1 ( x) e y2 ( x) sono analiticamente note, le funzioni a( x), sx ( x), s y ( x), ix ( x), ecc.
sono anchesse note ed il calcolo degli integrali definiti comporta la ricerca delle rispettive funzioni primitive; il risultato si ricava facendo la differenza tra i valori che le funzioni primitive
assumono agli estremi dellintervallo di integrazione,

Se le funzioni y1 ( x) e y2 ( x) sono note esclusivamente per punti, le integrazioni debbono essere


svolte per via grafica od utilizzando i metodi di quadratura approssimata.
Pagina I-40

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

Esistono altre formule di quadratura, dovute a Cavalieri, Cotes, Gauss, Lagrange, e Tchebycheff, che permettono di calcolare larea sottesa ad un diagramma, suddividendo lintervallo
anche secondo ascisse non legate da equidistanza,

Pagina I-41

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

II Rappresentazione della forma della carena


In questo capitolo verr trattata la rappresentazione della carena. Verr inoltre descritto come ottenere lintersezione della superficie di carena con piani di galleggiamento inclinati. Da ultimo saranno illustrati i principali calcoli inerenti la carena.

D Geometria della carena


D1

Considerazioni generali

Lo scafo della nave una superficie complessa ed in generale non rappresentabile mediante
unequazione. Per questo motivo esso viene rappresentato per mezzo di sezioni ottenute con tre fasci di piani paralleli ortogonali tra loro. Prima di illustrare questa forma di rappresentazione della
carena necessario passare in rassegna la terminologia utilizzata per descrivere lo scafo della nave.

D2

Definizioni

Nave [Ship]: Galleggiante atto a muoversi sulla superficie del mare


Scafo [Hull]: Quella parte della nave che ne costituisce il corpo impermeabile e resistente generalmente diviso in due parti uguali da un piano di simmetria.
Prora (o prua) [Head, Stem]: lestremit anteriore dello scafo, quella che nella marcia avanti fende
per prima l'acqua.
Prodiero [Fore, Forward]: che si trova verso prora
Poppa [Stern]: lestremit posteriore dello scafo.
Poppiero [After, Astern]: che si trova verso poppa
Per un osservatore che sta nel piano di simmetria e rivolto verso prora, si chiamano
Lato sinistro [Port side]: la parte di nave a sinistra del piano di simmetria
Lato dritto [Starboard side]: la parte di nave a destra del piano di simmetria

giardinetto

opera morta

mascone

opera viva

Figura II-1
Carena o Opera viva [Hull, Quick-works]: La porzione di scafo che si trova al di sotto dellacqua.
Opera morta [Topside, Dead-works]: La porzione di scafo che si trova al di fuori dellacqua.
Mascone [Bow, Loof]: parte prodiera dellopera morta
Giardinetto [Quarter]: parte poppiera dellopera morta
La nave si distingue da un galleggiante generico poich possiede quasi sempre un piano di simmetria, cio un piano longitudinale e verticale rispetto al quale la carena simmetrica. La gondola veneziana uno dei rarissimi esempi di opera viva asimmetrica; questa asimmetria dovuta al partiPagina II-1

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


colare tipo di propulsione che impedirebbe ad uno scafo simmetrico di procedere in linea retta. Pi
frequentemente lopera morta pu essere asimmetrica, generalmente in conseguenza di particolari
necessit operative della nave.
Dal momento che la nave pu risultare pi o meno immersa, in conseguenza del carico che essa
porta, si definisce una condizione di carico particolare, detta condizione di progetto, che viene assunta come base per la progettazione. Le definizioni di carena ed opera morta fanno riferimento a
questa condizione.
Piano di galleggiamento [Water plane]: piano che definisce la posizione del pelo libero del mare
rispetto allo scafo. Un esempio rappresentato dal piano nella figura successiva.

Figura II-2
Piano di galleggiamento di progetto [Design water plane]: il piano che definisce la posizione del
pelo libero del mare rispetto allo scafo quando la nave si trova nella condizione di carico di progetto.

Figura II-3
Linea di galleggiamento o linea dacqua [Water line]: lintersezione del piano di galleggiamento
con la superficie dello scafo.
Linea di galleggiamento di progetto [Design water line, DWL]: lintersezione del piano di gallegPagina II-2

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


giamento con la superficie dello scafo quando la nave si trova nella condizione di carico di progetto.
Figura di galleggiamento: la superficie racchiusa dalla linea di galleggiamento.
Nella figura precedente stata rimossa la carena; la porzione di piano che era occupata dalla carena
la figura di galleggiamento, il confine tra la figura di galleggiamento ed il piano rappresenta la
linea di galleggiamento.
Fasciame [Plating, Shell]: linsieme delle lamiere che costituiscono lo scafo.
Orlo del fasciame; estremit superiore del fasciame dello scafo, si trova in prossimit dell'intersezione tra il fianco ed il ponte di coperta.
Corso (di fasciame) [Strake]: ciascuna delle strisce di lamiera che costituiscono il fasciame.
Come illustrato nella figura seguente il fasciame, del quale sono evidenziati anche i corsi, irrobustito da numerosi elementi strutturali, chiamati anche ossatura della nave, che contribuiscono ad irrobustire il fasciane ed a mantenerne la forma desiderata.
In tutti i disegni inerenti la geometria della carena lo scafo viene rappresentato dalla superficie interna del fasciame, che risulta comune tra i rinforzi ed il fasciame stesso.

Figura II-4
La convenzione di rappresentare lo scafo con la superficie sopra citata deriva anche dalla impossibilit pratica di rappresentare lo spessore del fasciame, che al massimo risulta di qualche decina di
millimetri, in disegni che rappresentino lintero scafo o parti considerevoli di esso aventi dimensioni
Pagina II-3

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


di decine o centinaia di metri.
Pertanto nei disegni in cui non viene rappresentato lo spessore del fasciame la superficie dello scafo
rappresentata dalla superficie interna del fasciame.
Superficie fuori ossatura (o superficie entro fasciame) [Molded surface]: superficie interna del fasciame che viene a contatto con le strutture di rinforzo.
Ponte [Deck]: superficie che si estende da murata a murata che suddivide il volume interno allo scafo in zone sovrapposte. I ponti possono essere estesi a tutta la lunghezza della nave od interessarne
solo una parte.
Copertino [Flat]: Ponte di estensione longitudinale molto modesta.
Ponte di coperta o Coperta [Main deck, Upper deck]: ponte che rappresenta la chiusura dello scafo
verso lalto. Esso pu presentare, specialmente nelle navi pi vecchie, una doppia curvatura che favorisce il deflusso fuoribordo dellacqua di mare eventualmente imbarcata.
Intersezione tra ponte e piano di simmetria
Intersezione tra ponte e murata
Linea di insellatura

Retta del baglio

Figura II-5
Retta del baglio: linea orizzontale, contenuta in un piano verticale ortogonale al piano di simmetria
della carena, congiungente i punti di intersezione tra ponte di coperta e murate
Linea di insellatura: Proiezione sul piano di simmetria della linea di intersezione del ponte di coperta con le murate.
Insellatura [Sheer]: Distanza tra la linea d'insellatura e la traccia del piano di galleggiamento tangente all'intersezione tra ponte e murate. L'insellatura assume grandezza diversa a seconda della posizione longitudinale considerata; in particolare essa pi grande nelle sezioni prossime alle estremit prodiera e poppiera e diminuisce verso la mezzeria della nave.
Bolzone [Camber]: Distanza, misurata nel piano di simmetria, tra il ponte di coperta e la retta del
baglio. Il bolzone assume grandezza diversa a seconda della posizione longitudinale considerata;
esso maggiore nelle sezioni a centro nave e diminuisce verso le estremit prodiera e poppiera.
Fianco o Murata [Ship side]: la parte dello scafo che ne rappresenta la chiusura laterale. Nella parte
centrale della nave essa pu essere piana.
Fondo [Bottom]: la parte dello scafo che ne rappresenta la chiusura inferiore. Nella parte centrale
della nave esso pu essere piano, orizzontale od inclinato.
Ginocchio [Bilge]: parte dello scafo che raccorda fianco e fondo.
Pagina II-4

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


0rlo del fasciame

ponte di coperta

retta del baglio

fianco

DWL
traccia del piano di
galleggiamento

traccia del piano


di simmetria

ginocchio
fondo

Figura II-6
Perpendicolare Avanti [Fore Perpendicular]: retta verticale, appartenente al piano di simmetria,
passante per lintersezione tra il piano di galleggiamento di progetto e la superficie interna del fasciame della prora. Viene identificata dai simboli PPAV o FP.
Perpendicolare Addietro [Aft Perpendicular]: retta verticale, appartenente al piano di simmetria,
passante per lasse di rotazione del timone. Viene identificata dai simboli PPAD o AP.
PP AD

PP AV

DWL

DWL

Figura II-7
Perpendicolare al Mezzo [Midship Perpendicular]: retta verticale, appartenente al piano di simmetria, equidistante dalle perpendicolari avanti e addietro. Viene identificata dai simboli PPAM o MP.

Chiglia

Figura II-8
Pagina II-5

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


Chiglia [Keel]: Corso di fasciame del fondo a cavallo del piano di simmetria.
Linea di costruzione o linea di chiglia [Keel line]: Linea di intersezione tra la superficie fuori ossatura del fondo della carena ed il piano di simmetria (appartiene alla superficie interna della chiglia).
Viene indicata con il simbolo LC o KL nei paesi anglosassoni.
Punto di chiglia: Intersezione tra la perpendicolare al mezzo e la linea di chiglia. Viene indicato con
il simbolo K.
Linea di sottochiglia: Linea di intersezione tra la superficie fuori fasciame del fondo della carena ed
il piano di simmetria (appartiene alla superficie esterna della chiglia).
Linea di base [Base line]: Linea appartenente al piano di simmetria, parallela al galleggiamento di
progetto, passante per il punto di chiglia. Viene indicata con i simboli LB o BL

BL
KL
PPAD

DWL
KL
BL

PPAM

PPAV

Figura II-9
Per quanto riguarda le definizioni delle dimensioni della nave si deve osservare che queste si riferiscono sempre alla superficie fuori ossatura, nella letteratura anglosassone per evidenziare questa caratteristica si aggiunge, a volte, laggettivo molded al nome della grandezza.

Lunghezza tra le perpendicolari [Length between perpendiculars]: lunghezza equivalente alla distanza tra la perpendicolare avanti e la perpendicolare addietro. Viene indicata con il simbolo LPP.
Lunghezza al galleggiamento [Length of the water line]: lunghezza, misurata nel piano di simmetria, della linea di galleggiamento. Viene indicata con il simbolo LWL.
Lunghezza totale di carena [Length overall submerged]: Lunghezza della carena. Viene indicata
con il simbolo LOS. Per le carene prive di bulbo a proravia della PP AV essa coincide con la LWL.
Lunghezza fuori tutto [Length overall]: lunghezza massima dello scafo, indicata con il simbolo LOA.
LOA
PP AD

PP AM

PP AV

DWL

LPP
LWL
LOS

Figura II-10
Pagina II-6

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


Lunghezza della parte avanti [Length of the fore body]: lunghezza della parte della carena a proravia della perpendicolare al mezzo. Si indica con il simbolo LF.
Lunghezza della parte addietro [Length of the after body]: lunghezza della parte della carena a poppavia della perpendicolare al mezzo. Si indica con il simbolo LA.
Sezione maestra [Maximum transverse section]: sezione trasversale della carena caratterizzata dal
valore massimo dellarea immersa al di sotto del galleggiamento di progetto.
Corpo cilindrico [Parallel middle body]: porzione di scafo, generalmente situata nella parte centrale, ove la sezione trasversale della carena si mantiene invariata. Costituisce una superficie cilindrica
avente come direttrice la sezione maestra della carena. Il corpo cilindrico non presente in tutte le
carene
LA

LF

DWL

PPAD

PPAM
LR

LP

PPAV
LE

LOS

Figura II-11
Lunghezza del corpo cilindrico [Length of the parallel middle body]: Lunghezza della porzione di
carena avente sezione trasversale costante. Viene indicata con il simbolo LP.
Lunghezza del corpo di entrata [Length of the entrance]: Lunghezza della porzione di carena a proravia del corpo cilindrico. Viene indicata con il simbolo LE. Nel caso in cui il corpo cilindrico sia
assente rappresenta la lunghezza della parte di carena a proravia della sezione maestra.

BM

BX

BWL

Lunghezza del corpo di uscita [Length of the run]: Lunghezza della porzione di carena a poppavia
del corpo cilindrico. Viene indicata con il simbolo LR. Nel caso in cui il corpo cilindrico sia assente
rappresenta la lunghezza della parte di carena a poppavia della sezione maestra.

Figura II-12
Con riferimento alla linea dacqua di progetto rappresentata nella figura precedente si definiscono le
larghezze seguenti.

Larghezza al galleggiamento [Breadth of the water line]: massima larghezza in corrispondenza della linea dacqua di progetto. Viene indicata con il simbolo BWL.
Pagina II-7

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


Larghezza a met nave: larghezza, misurata sulla linea dacqua di progetto, della sezione contenente la perpendicolare al mezzo. Si indica con il simbolo BM. Il simbolo B, usato senza ulteriori specificazioni, indica solitamente questa larghezza.
Larghezza della sezione maestra: larghezza, misurata sulla linea dacqua di progetto, della sezione
maestra. Si indica con il simbolo BX.
Le due definizioni di larghezza che seguono non sono riferite alla figura di galleggiamento di progetto come illustrato nella figura.

Larghezza massima [Breadth overall]: la massima larghezza dello scafo. indicata dal simbolo
BOA.
Larghezza massima di carena [Breadth overall submerged]: massima larghezza della parte immersa
della carena. Si indica con il simbolo BOS.

DWL
BWL
BOS

BOA

Figura II-13
Immersione avanti [Fore draught]: distanza, misurata sulla perpendicolare avanti, tra il piano di
galleggiamento di progetto e la linea di chiglia. indicata dal simbolo TF.
Immersione al mezzo [Midship draught]: distanza, misurata sulla perpendicolare al mezzo, tra il
piano di galleggiamento di progetto e la linea di chiglia. indicata dal simbolo TM.
Immersione addietro [Aft draught]: distanza, misurata sulla perpendicolare addietro, tra il piano di
galleggiamento di progetto e la linea di chiglia. indicata dal simbolo TA.

DWL
TA

PP AD

TX

TM

PP AM

Figura II-14
Pagina II-8

TF

PP AV

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


Immersione della sezione maestra: distanza, misurata in corrispondenza della sezione maestra, tra il
piano di galleggiamento di progetto e la linea di chiglia. indicata dal simbolo TX.

Pagina II-9

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

D3

Il piano di costruzione

Lo scafo di una nave viene rappresentato in proiezione ortogonale. Il sistema di riferimento costituito da un piano longitudinale parallelo al piano di simmetria, da un piano orizzontale parallelo al
piano di galleggiamento di progetto e contenente la linea di base e da un piano trasversale normale
ai primi due.
La proiezione su questi piani di un certo numero di sezioni dello scafo, scelte opportunamente, costituisce il cosiddetto piano di costruzione.
La superficie dello scafo rappresentata nel piano di costruzione , come si gi detto, la superficie
fuori ossatura.
La superficie dello scafo viene descritta utilizzando le sezioni che si ottengono intersecando lo scafo
con tre famiglie di piani paralleli tra loro. Queste famiglie di piani sono:

Piani longitudinali, paralleli al piano di simmetria della nave; le linee di intersezione tra
questi piani e la superficie della carena vengono chiamate longitudinali. Una tra queste,
quella ottenuta tramite il piano di simmetria, assume particolare importanza per i disegno del
piano di costruzione e per questo motivo ha una sua propria denominazione che profilo
longitudinale (dello scafo) [Profile].

Figura II-15

Piani orizzontali, paralleli al piano di galleggiamento di progetto; le linee ottenute


dallintersezione tra la carena e questa famiglia di piani vengono chiamate linee dacqua.
Poich lo scafo simmetrico rispetto al piano di simmetria le linee dacqua risultano
anchesse simmetriche rispetto allo stesso piano. Il contenuto di informazioni del disegno risulta quindi inalterato anche se, come si suole fare, si rappresenta soltanto met delle linee
dacqua.
Pagina II-10

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

Figura II-16

Piani trasversali, ortogonali ai piani appartenenti alle due famiglie precedenti; le linee ottenute dallintersezione tra la carena e questa famiglia di piani vengono chiamate ordinate. In
conseguenza della simmetria dello scafo anche le ordinate risultano simmetriche e ne viene
rappresentata soltanto met.

Figura II-17
Pagina II-11

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


Le famiglie di curve cos ottenute vengono proiettate sui tre piani del sistema di riferimento come
illustrato nella figura seguente.

Figura II-18
Si noti che la posizione di ogni punto della carena deve risultare coerente in tutte e tre le proiezioni
in quanto:
1. la posizione longitudinale di ogni punto pu essere misurata sul piano delle longitudinali e
su quello delle linee dacqua,
2. la posizione trasversale di ogni punto pu essere misurata sul piano delle ordinate e su quello delle linee dacqua,
3. la posizione verticale di ciascun punto pu essere misurata sul piano delle longitudinali e su
quello delle ordinate,
4. ciascuno dei piani orizzontali utilizzati rappresentato dalla sua traccia sul piano delle longitudinali e su quello delle ordinate,
5. ciascuno dei piani trasversali utilizzati rappresentato dalla sua traccia sul piano delle longitudinali e su quello delle linee dacqua,
6. ciascuno dei piani longitudinali utilizzati rappresentato dalla sua traccia sul piano delle linee dacqua e su quello delle ordinate,
Dalla figura precedente si pu anche osservare che le sezioni simmetriche vengono rappresentate
soltanto a met ed in particolare le ordinate poppiere e prodiere sono disegnate da parti opposte rispetto al piano di simmetria.
Nella figura seguente viene riportato un esempio di piano di costruzione di uno scafo di modeste
dimensioni.
Pagina II-12

L.C.
VI

1 0

IV III II I

10

7
8

21

19

18

17

14

15

16

13

II IIIIV V

20

11

12

VI

L.C.
VI

Pagina II-13

Figura II-19

L.C.

II

III

IV

VI

L.C.

Ppad

Ppad

5
4

2.5

1.5

0.5

10

10

11

11

12

12

0.5

13

13

1.5

14

14

2.5

15

15

16

16

17

17

18

18

19

19

1.5

1
0.5

Ppav

Ppav

21

21

L.C.

II

III

IV

VI

L.C.

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

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Nel piano longitudinale si rappresentano:
a)

il profilo longitudinale dello scafo;

b)

le tracce dei piani orizzontali o linee d'acqua ( tra cui il piano di galleggiamento di progetto)
numerandole dal basso in alto ( 0 coincide con la linea di base);

c)

le tracce dei piani trasversali o ordinate, normali al piano di simmetria ed alla linea di base,
numerandole a partire dallestremit di poppa con la zero coincidente con la perpendicolare
addietro (PPAD ). Nei paesi anglosassoni si suole invece numerare le ordinate a partire da
prora, assegnando il numero 0 alla sezione in corrispondenza della PPAV;

d)

le sezioni prodotte da piani longitudinali, numerandole a partire da quella pi prossima al


piano di simmetria.

L'insieme delle linee sopra menzionate viene denominato longitudinale (del piano di costruzione).
Nel piano orizzontale si rappresentano:
a)

la traccia del piano di simmetria;

b)

le linee d'acqua ( sezioni prodotte dai piani delle linee d'acqua) tra cui il piano di galleggiamento di progetto;

c)

la proiezione dellorlo;

d)

le tracce dei piani longitudinali;

e)

le tracce dei piani delle ordinate.

L'insieme delle linee sopra menzionate viene denominato linee d'acqua (del piano di costruzione).
L'insieme dei piani longitudinali ed orizzontali sufficiente ad individuare la superficie considerata,
ma si usa disegnare sempre anche il piano trasversale.
Nel piano trasversale si rappresenta a destra del piano di simmetria il corpo prodiero e a sinistra il
corpo poppiero, in questo piano saranno segnati:
a)

la proiezione dell'orlo;

b)

le sezioni trasversali o ordinate;

c)

le tracce dei piani delle linee d'acqua;

d)

le tracce dei piani longitudinali.

L'insieme delle linee sopra menzionate viene denominato verticale (del piano di costruzione).
Tutte le sezioni e curve rappresentate devono risultare avviate e, tra i tre piani, devono intercorrere
le relazioni di corrispondenza imposte dalla Geometria Descrittiva.
Complemento utile di un piano di costruzione il piano delle forme nel quale si rappresentano, in
un piano orizzontale, i ribaltamenti delle sezioni di una nave prodotte da piani inclinati (detti piani
delle forme) normali ai piani delle ordinate ed inclinati in modo che le loro tracce nel piano trasversale risultino, per quanto possibile, normali al maggior numero possibile di ordinate. Ci viene fatto
allo scopo di ovviare alla eventuale imprecisione nella lettura delle semilarghezze che pu occorrere
quando le ordinate sono intersecate dalle linee dacqua ad angoli molto diversi da 90.
Nel piano delle forme si rappresentano:
a) i ribaltamenti in un piano orizzontale, forme [diagonals], delle sezioni prodotte dai piani delle
forme;
b) le tracce dei piani delle ordinate.
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Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

Figura II-20
Pagina II-15

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


L'insieme delle linee sopra menzionate viene denominato forme (del piano di costruzione).
Per comodit le forme possono essere rappresentate nel piano orizzontale, dalla parte opposta, rispetto al piano di simmetria, a quella utilizzata per le linee dacqua.
Nella figura precedente riportato il piano di costruzione di una carena a spigolo, completo delle
forme.

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Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

D4

Piani di galleggiamento inclinati trasversalmente

Si consideri la situazione di una nave che galleggi con una inclinazione puramente trasversale, rappresentata dal piano , e illustrata nelle figure seguenti.

Figura II-21

Figura II-22

Figura II-23
Occorre ricavare la linea dacqua, corrispondente al galleggiamento inclinato, utilizzando il piano di
costruzione della carena in esame. Per comprendere meglio questo procedimento utile considerare
la Figura II-24 ove stata riprodotta la Figura II-23 utilizzando la distribuzione spaziale delle ordinate del piano di costruzione per rappresentare la carena. Osservando la Figura II-24 si nota che ogni ordinata viene sempre intersecata due volte dal piano di galleggiamento inclinato, una volta a
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Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


dritta ed una a sinistra del piano di simmetria.

Figura II-24
Questa doppia intersezione non visibile osservando il verticale del piano di costruzione ove sia
stata sovrapposta la traccia del piano di galleggiamento inclinato come appare dalla Figura II-25.

Figura II-25
Pagina II-18

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


La doppia intersezione del piano di galleggiamento inclinato con le ordinate sarebbe evidente se si
disponesse di un verticale che riportasse le ordinate complete come illustrato in Figura II-26ove sono rappresentate le sole ordinate poppiere.

Figura II-26
Per ottenere la doppia intersezione del piano con le ordinate utilizzando un verticale tradizionale
sufficiente riportare la traccia del piano simmetrico a quello di galleggiamento inclinato rispetto alla
traccia del piano di simmetria come illustrato nella Figura II-27.

Figura II-27

Si pu notare, infatti, che il segmento OB di Figura II-26 pu essere ritrovato in Figura II-27 lungo
la traccia del piano simmetrico. Con questo accorgimento quindi possibile determinare le intersezioni del piano di galleggiamento inclinato con le ordinate del piano di costruzione.
Restano ancora da determinare le intersezioni del piano di galleggiamento inclinato con il profilo
longitudinale della carena. Per prima cosa necessario riportare sul profilo longitudinale la traccia
del piano ; questo pu essere fatto una volta nota laltezza della retta intersezione tra il profilo longitudinale della carena ed il piano di galleggiamento inclinato. Ricordando che il profilo longitudiPagina II-19

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


nale della carena contenuto nel piano di simmetria, si osserva che la traccia dellintersezione cercata costituita dal punto O sul verticale che rappresenta appunto lintersezione delle tracce del
piano di galleggiamento inclinato e del piano di simmetria della carena. Pertanto laltezza della retta
intersezione tra il profilo longitudinale della carena ed il piano pari allaltezza del punto O.

Figura II-28

Una volta riportata sul profilo longitudinale la traccia del piano di galleggiamento inclinato si determina la posizione longitudinale delle intersezioni della linea dacqua inclinata con il profilo longitudinale, rappresentate in Figura II-28 dalle intersezioni del profilo con la traccia del piano .
Siamo ora in possesso delle informazioni necessarie per disegnare la linea dacqua inclinata rappresentata in assonometria in Figura II-29.

Figura II-29
La linea dacqua inclinata viene disegnata per mezzo di un ribaltamento su un piano orizzontale. In
corrispondenza di ciascuna ordinata si riportano i segmenti OA ed OB corrispondenti, si riportano
inoltre i punti di intersezione del piano di galleggiamento inclinato con il profilo longitudinale della
carena. Si procede quindi ad unire i punti cos trovati e si ottiene il disegno della linea dacqua inclinata riportato in Figura II-30.
Si noti che la linea dacqua presenta due spigoli in corrispondenza delle sue intersezioni con lo
specchio di poppa. Ci dovuto al fatto che la superficie dello specchio di poppa non avviata con
il resto della superficie di carena. Lintersezione del piano con lo specchio di poppa ovviamente
un segmento dal momento che rappresenta lintersezione tra due piani.

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Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


A
O
B
Figura II-30

Pu accadere che, come illustrato in Figura II-31, il piano di galleggiamento inclinato abbia due o
pi intersezioni consecutive con unordinata. In questo caso la linea dacqua ha uno o pi estremi
relativi.

O
D

Figura II-31
Consideriamo lordinata 1.5 rappresentata in Figura II-31. Essa viene intersecata quattro volte dal
piano di galleggiamento inclinato, nei punti A, B, C e D e le intersezioni in A ed in B e quelle in B e
in C sono consecutive, pertanto a ciascuna di queste coppie di intersezioni compete un estremo relativo della linea dacqua. Le intersezioni C e D non sono consecutive poich il piano di galleggiamento incontra, tra i punti C e D, la parte bassa dellordinata 1. In ogni caso, anche se cos non fosse stato, punti come C e D non si considerano consecutivi poich giacciono da parti opposte rispetto
al piano di simmetria e tra essi compresa lintersezione del piano con il profilo longitudinale della
carena.
Tra le intersezioni A e B la traccia del piano di galleggiamento si trova compresa tra le ordinate 1.5
ed 1 e si trova quindi a poppavia dellordinata 1.5; di conseguenza la linea dacqua dovr avere un
estremo relativo anchesso compreso tra le ordinate 1.5 ed 1.
Per localizzare la posizione di questo estremo relativo si considerano due piani di galleggiamento
paralleli a quello dato e tangenti alle due ordinate che comprendono lestremo. Se la carena galleggiasse in corrispondenza di questi due piani paralleli le figure di galleggiamento corrispondenti avrebbero lestremo relativo nei rispettivi punti di tangenza con le ordinate. Ipotizzando che, nel passare dalluno allaltro di questi piani il punto estremo si sposti dalluno allaltro dei punti di tangenza seguendo un percorso rettilineo, possibile individuare la posizione del punto estremo della linea
dacqua corrispondente al piano dato.
La procedura pratica per la determinazione dellestremo relativo consiste nel tracciare due parallele
alla traccia del piano di galleggiamento dato tangenti alle ordinate che comprendono lestremo relaPagina II-21

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


tivo. Si uniscono quindi con un segmento di retta i punti di tangenza. Lestremo relativo E della linea dacqua corrispondente al piano di galleggiamento dato si trova allintersezione della traccia di
questultimo con il segmento congiungente i punti di tangenza, come illustrato in Figura II-32.

A
C
E

Figura II-32
Con analoga procedura pu essere individuato lestremo relativo F, compreso tra le ordinate 1.5 e 2.
La posizione longitudinale dei punti E ed F si ottiene facendo il rapporto tra la distanza dei punti da
unordinata e la lunghezza del segmento di retta che unisce i punti di tangenza; tale rapporto va poi
moltiplicato per la distanza tra le due ordinate interessate.
Lintersezione con il profilo longitudinale si ottiene come illustrato in precedenza e nella Figura
II-33.

-0.5

0.5

1.5
Figura II-33

La linea dacqua risultante illustrata in Figura II-34.


Pagina II-22

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

A
E

B
F
C

G
0

O
2

Figura II-34
Allo stesso modo si procede per la localizzazione di eventuali estremi relativi nella zona prodiera
della nave.
Consideriamo ora la situazione rappresentata in Figura II-35.

B
C

20

D
0

19

1
2
3

18

E
G

Figura II-35

In questo caso il piano di galleggiamento interseca il ponte di coperta nei punti A e J. In corriPagina II-23

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


spondenza dei punti di intersezione con la coperta la linea dacqua inclinata presenta sempre uno
spigolo dal momento che la coperta una superficie che non avviata con la superficie di carena.
Il punto J cade in corrispondenza dellordinata 18, pertanto la localizzazione della sua posizione
longitudinale non presenta difficolt. Al contrario il punto A cade tra le ordinate 0 e 0.5 ed occorre
definire la sua posizione longitudinale. Per fare ci sufficiente tracciare un tratto della linea
dacqua corrispondente al ponte di coperta e su di essa localizzare la posizione longitudinale ove essa ha semilarghezza corrispondente alla distanza di A dal piano di simmetria.
Lo stesso sistema pu essere utilizzato, in alternativa a quello illustrato in precedenza, per localizzare la posizione longitudinale degli estremi relativi. Infatti tracciando un tratto della linea dacqua diritta per essi passante ed individuando su di essa la posizione longitudinale ove la stessa ha semilarghezza pari alla distanza dellestremo relativo dal piano di simmetria si localizza la posizione longitudinale dellestremo relativo.
Nel caso presente si ha inoltre la particolarit che il piano interseca anche la fuoriuscita della linea
dassi, rappresentata dal semicerchio contenuto entro la parte bassa dellordinata 1. Ci non pone
particolari problemi nella localizzazione dellintersezione O del piano con il profilo longitudinale,
poich questa giace sulla proiezione della fuoriuscita dell'asse sul piano longitudinale, come illustrato dalla Figura II-36, ed appartiene quindi alla congiungente i punti H ed I sulla linea d'acqua
inclinata.

O
0

18

19

20

Figura II-36
La linea dacqua corrispondente al piano illustrata nella Figura II-37 ove si pu notare che i
punti H ed I sono uniti da un segmento di retta verticale poich essi giacciono su una superficie
normale al piano di simmetria.

D
C
H

E
O

G
M

I
0

18

19

20

Figura II-37
Si possono notare, inoltre, gli spigoli che la linea dacqua presenta in corrispondenza dei punti A e J
di incontro tra la superficie di carena ed il ponte di coperta.

Pagina II-24

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

D5

Piani di galleggiamento inclinati longitudinalmente

Si consideri la situazione di una nave che galleggi con una inclinazione puramente longitudinale,
rappresentata dal piano , e illustrata nella Figura II-38.

10

20

Figura II-38
Anche in questo caso occorre ricavare la linea dacqua corrispondente al galleggiamento inclinato
utilizzando il piano di costruzione della carena in esame. In questo caso la linea dacqua corrispondente al piano di galleggiamento simmetrica, come illustrato dalla Figura II-39 che mostra
lintersezione del piano con la distribuzione spaziale delle ordinate.

Figura II-39
Le semilarghezze della linea dacqua inclinata si determinano per mezzo del verticale del piano di
costruzione utilizzando le tracce delle intersezioni del piano con i piani trasversali contenenti le
ordinate.
Tali tracce sono costituite, ovviamente, da segmenti di retta paralleli tra loro ed alle tracce delle linee dacqua dritte.
Per il disegno delle tracce del piano necessario determinare, per ogni ordinata, laltezza dalla
Linea di Base alla quale avviene lintersezione. La determinazione di queste altezze pu essere fatta
per via grafica utilizzando il profilo longitudinale della carena su cui sia stata disegnata la traccia
del piano di galleggiamento inclinato come in Figura II-38.
In alternativa le altezze delle intersezioni possono essere calcolate conoscendo laltezza dalla linea
Pagina II-25

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


di base alla quale il piano interseca unordinata e lintervallo tra le ordinate.

Figura II-40
Una volta disegnate le tracce delle intersezioni del piano con le ordinate, come illustrato in Figura
II-40, possono essere individuate le semilarghezze della linea dacqua inclinata in corrispondenza di
ciascuna ordinata, come illustrato nella Figura II-40.
Tali semilarghezze vengono quindi utilizzate per disegnare il ribaltamento della linea dacqua inclinata su un piano orizzontale come illustrato in Figura II-41.

Figura II-41
Dal momento che la figura di galleggiamento risulta simmetrica sufficiente disegnarne solo met,
come usa farsi per le linee dacqua dritte.

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Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

III Calcoli relativi alle propriet geometriche della carena


In questo capitolo verranno illustrati i principali calcoli inerenti le grandezze che esprimono le propriet geometriche della carena. Dette propriet vengono calcolate in relazione a piani di galleggiamento dritti, inclinati longitudinalmente ed inclinati trasversalmente. I risultati di questi calcoli sono
generalmente espressi in forma tabulare ed in forma grafica e vengono utilizzati dal personale di
bordo per lesercizio della nave e dal personale tecnico di terra quando se ne presenti la necessit.

E Calcoli relativi alle carene dritte


E1

Generalit

Abbiamo definito in precedenza che il piano di galleggiamento di progetto identifica la condizione


di riferimento assunta per la progettazione della nave. Abbiamo altres visto che un paino di galleggiamento si definisce dritto quando parallelo al piano di galleggiamento di progetto. I calcoli relativi alle carene dritte vengono condotti per un certo numero di carene identificate appunto da piani
di galleggiamento dritti.
I risultati di questi calcoli vengono presentati sia in forma tabulare che in forma grafica nella cosiddetta Tavola della Carene Dritte. In entrambe le forme i risultati sono riportati in funzione
dellimmersione. Questa viene fatta variare in tutto il campo di interesse pratico, vale a dire dal valore minimo corrispondente alla condizione di nave scarica ed asciutta fino ad un valore massimo
corrispondente generalmente allaltezza del ponte delle paratie stagne.
Il sistema di riferimento generalmente utilizzato quello con origine nel punto di chiglia, asse X
coincidente con la linea di costruzione e diretto verso prora, asse Y normale diretto verso la sinistra
di un osservatore che guardi verso prora ed asse Z diretto verso lalto. Nel caso in cui la nave presenti differenza di immersione di progetto il piano XY pu essere scelto passante per il punto pi
basso della carena. Occorre per notare che quando si presentano i risultati necessario esprimere
le immersioni in maniera tale che esse coincidano con i valori effettivi dellimmersione della nave;
per questo motivo necessario sommare lo spessore della chiglia ai valori dellimmersione letti sul
piano di costruzione.
I calcoli vengono svolti partendo dalle misure ricavate dal piano di costruzione. In questo capitolo
le grandezze verranno definite utilizzando la notazione analitica anche se in realt la superficie dello
scafo solo raramente pu essere descritta da unequazione. Per questo motivo lesecuzione pratica
dei calcoli si basa su metodi numerici di integrazione quali quello dei trapezi o quello delle parabole.
La tavola della carene dritte riporta almeno i seguenti elementi:

AW

Area della figura di galleggiamento

XF

Ascissa del centro della figura di galleggiamento

Volume fuori ossatura della carena

XB

Ascissa del centro del volume di carena

ZB

Ordinata del centro del volume di carena

BM

Raggio metacentrico trasversale di carena, indicato anche con r

BM L Raggio metacentrico longitudinale di carena, indicato anche con R


Pagina III-1

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

rF

Raggio metacentrico trasversale di galleggiamento

RF

Raggio metacentrico longitudinale di galleggiamento

Dislocamento unitario

M1

Momento unitario dassetto

A volte, oltre alle grandezze sopraelencate possono essere riportati ulteriori elementi quali la superficie di carena ecc.

E2

Modalit di esecuzione dei calcoli

I calcoli relativi alle carne dritte vengono svolti per linee dacqua, questo significa che le grandezze
vengono calcolate partendo dalle caratteristiche geometriche di ciascuna delle linee dacqua che
vengono determinate per prime.
Si gi detto che lesecuzione pratica dei calcoli utilizza metodi di quadratura approssimata, occorrer quindi predisporre i dati in maniera tale da assicurare una sufficiente accuratezza dei risultati.
Il sistema di riferimento globale gi stato identificato al paragrafo precedente, vale solo la pena di
ricordare che nel corso dellesecuzione dei calcoli pu essere comodo riferirsi a sistemi di riferimento locali ricordandosi, al termine, di trasformare i risultati parziali per esprimerli nel sistema di
riferimento globale.
I dati di partenza sono rappresentati dai valori delle semilarghezze di ciascuna linea dacqua, indicate con il simbolo:
y ( xz )

per indicare che esse sono variabili in funzione dellascissa x delle ordinate, in corrispondenza delle
quali esse vengono lette, ed in funzione della quota z del piano di galleggiamento che identifica la
linea dacqua in esame.
Area della figura di galleggiamento:
lF ( z )

AW ( z ) = 2

y ( xz )dx

lA ( z )

Gli estremi di integrazione l A ( z ) ed lF ( z ) corrispondono rispettivamente ai valori delle ascisse delle estremit poppiera e prodiera della linea dacqua in esame.
Ascissa del centro di galleggiamento:
Per ricavare questa grandezza occorre innanzitutto calcolare il momento statico Sy della figura di
galleggiamento. Questo dato dalla relazione:
lF ( z )

SY ( z ) = 2

y ( xz ) xdx

lA ( z )

Ottenuta questa grandezza, lascissa del centro della figura di galleggiamento data dalla:

xF ( z ) =

SY ( z )

AW ( z )

Volume di carena fuori ossatura:


Il volume di carena viene calcolato integrando i valori dellarea delle figure di galleggiamento ed
espresso dalla relazione:
Pagina III-2

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


z

( z ) = AW ( z ) dz
z0

Lestremo di integrazione z0 coincide con la coordinata verticale del punto pi basso dello scafo.
Dislocamento fuori fasciame:
Per il principio di Archimede un corpo liberamente galleggiante in un fluido riceve una spinta verso
lalto pari al peso del volume di fluido dislocato. Per la nave tale peso, chiamato dislocamento deve
ovviamente equilibrare il peso totale della nave stessa, indicato con W.
Il dislocamento legato al volume di carena dalla relazione:
=
ove rappresenta il peso specifico del fluido nel quale il corpo galleggia, espresso in t/m3 e vale 1
per lacqua dolce e mediamente 1.026 per lacqua di mare.
In realt il volume di carena rappresenta il volume fuori ossatura e pertanto, per calcolare il dislocamento, occorrerebbe sommare a il volume del fasciame e delle eventuali appendici di carena.
In pratica in molti casi si utilizza un peso specifico fittizio, maggiore di quello dellacqua di mare,
che consenta di passare direttamente al dislocamento a partire dal volume di carena fuori ossatura. I
valori di tale peso specifico oscillano, per lacqua di mare, da 1,028 a 1,035 ed il valore pi comunemente assunto 1,030.
Ascissa del centro di carena:
Per calcolare lascissa del centro del volume di carena occorre prima ricavare il momento statico del
volume di carena rispetto al piano coordinato YZ, che si ottiene dalla relazione:
z

M YZ ( z ) = AW ( z ) xF ( z ) dz
z0

Si pu a questo punto ricavare lascissa del centro di carena mediante la:

M YZ ( z )

xB ( z ) =

(z )

Ordinata del centro di carena:


Anche in questo caso occorre calcolare in precedenza il momento statico del volume di carena, questa volta rispetto al piano XY:
z

M XY ( z ) = AW ( z ) zdz
z0

Lordinata del centro del volume di carena si ottiene dalla relazione:

zB ( z ) =

M XY ( z )
(z )

Questa grandezza pu essere indicata anche con il simbolo KB.


Raggio metacentrico trasversale di carena:
Il raggio metacentrico trasversale di carena definito come il rapporto tra il momento dinerzia della figura di galleggiamento IT, calcolato rispetto allasse maggiore dellellisse centrale dinerzia della figura di galleggiamento stessa, ed il volume di carena. Dato che la figura di galleggiamento presenta simmetria rispetto ad un asse longitudinale e che essa si sviluppa prevalentemente in lunghezPagina III-3

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


za lasse maggiore dellellisse centrale dinerzia coincide con lasse di simmetria e quindi con lasse
x.
Il momento dinerzia viene calcolato per mezzo della relazione:
l (z )

2F
IT ( z ) = y 3 ( xz )dx
3 lA ( z )
ed il raggio metacentrico vale quindi:

IT ( z )

BM ( z ) =

( z )

A volte, in luogo della grandezza BM si suole rappresentare KM, definita dalla relazione:

KM ( z ) = BM ( z ) + KB ( z )
Raggio metacentrico longitudinale di carena:
Il raggio metacentrico longitudinale di carena definito in maniera analoga a quello trasversale, con
la differenza che il momento di inerzia utilizzato quello calcolato rispetto allasse minore
dellellisse centrale dinerzia della figura di galleggiamento. Questo, per quanto sopra esposto, disposto trasversalmente, cio parallelo allasse y, e passa per il centro F della figura di galleggiamento. Pertanto esso sar ricavato partendo dal momento dinerzia calcolato rispetto allasse y:
lF ( z )

IY ( z ) = 2

y ( xz ) x 2 dx

lA ( z )

dal quale si ricava:

I L ( z ) = I y ( z ) AW ( z ) xF2 ( z )
che permette di calcolare il raggio metacentrico:

BM L ( z ) =

IL ( z )
(z )

A volte, in luogo della grandezza BML si suole rappresentare KML, definita dalla relazione:

KM L ( z ) = BM L ( z ) + KB ( z )
Raggio metacentrico trasversale di galleggiamento:
definito come il rapporto tra la variazione del momento di inerzia IT e la variazione del volume di
carena cui essa corrisponde, ed calcolato mediante la relazione:

rF ( z ) =

dIT ( z )
d ( z )

z=z

Raggio metacentrico longitudinale galleggiamento:


definito in maniera analoga utilizzando il momento di inerzia IL:
Pagina III-4

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

RF ( z ) =

dI L ( z )
d ( z )

z= z

Dislocamento unitario:
Si definisce dislocamento unitario la variazione di dislocamento corrispondente ad una variazione
unitaria dellimmersione della carena; tale variazione pu essere indifferentemente in aumento od in
diminuzione rispetto allimmersione di partenza. Solitamente la variazione di dislocamento viene
espressa in tonnellate, mentre la variazione di immersione viene assunta pari ad 1 centimetro. La
variazione del volume di carena, espressa in metri cubi, corrispondente ad una variazione di 1 centimetro dellimmersione vale:

( z ) = AW ( z ) 0.01
per cui il dislocamento unitario vale:

1 ( z ) =

AW ( z )
100

Per quanto riguarda il peso specifico valgono le stesse considerazioni svolte parlando del dislocamento fuori ossatura.

t
Il dislocamento unitario risulta quindi espresso in .
cm
Momento unitario d'assetto:
il momento che occorre applicare, nel piano longitudinale, per variare di una quantit unitaria la
differenza tra le immersioni di prora e di poppa della nave che galleggi dritta. Il momento viene espresso in tonnellate, mentre la variazione di immersione in centimetri; il momento unitario d'assett m
ed dato dalla relazione:
to risulta quindi espresso in
cm

M1 ( z ) =

( z ) BM L ( z )
100 LPP

Questa formula discende dal fatto che, per inclinare la nave in direzione longitudinale di un angolo
molto piccolo, il momento da applicare risulta espresso dalla relazione:

M = BM L
L'angolo di assetto corrispondente alla differenza di immersione pari a 1 cm molto piccolo e pu
essere approssimato dal valore della sua tangente; si ottiene quindi:

1 =

0.01
1
=
LPP 100 LPP

Superficie di carena:
La superficie di carena una grandezza geometrica che a volte viene inserita nella tavola delle carene dritte. una grandezza approssimata in quanto, in generale, la superficie del fasciame non
Pagina III-5

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


sviluppabile poich la superficie della carena generalmente caratterizzata da doppia curvatura.
Si procede quindi ad uno sviluppo convenzionale, che si ottiene rettificando le ordinate e riportando
i segmenti cos ottenuti su un diagramma le cui ascisse sono le posizioni delle ordinate e le cui ordinate rappresentano le lunghezze rettificate delle ordinate della nave. Indicando con s ( xz ) la lunghezza rettificata dell'ordinata generica posta ad x metri dal riferimento ed al di sotto del galleggiamento contraddistinto dall'immersione z , la superficie di carena al di sotto del piano di galleggiamento considerato data dalla relazione:
lF

S ( z ) = s ( xz ) dx
lA

E3

Modalit di presentazione dei risultati

I risultati dei calcoli relativi alle carene dritte vengono generalmente presentati in forma tabulare; le
grandezze calcolate vengono tabulate in funzione dell'immersione che viene solitamente fatta variare ad intervalli pari ad 1 cm. Inoltre i risultati vengono presentati in forma grafica in quella che viene detta Tavola delle Carene Dritte. In questo grafico i risultati dei calcoli vengono rappresentati in
funzione dell'immersione, che viene per posizionata sull'asse verticale in modo da rappresentare in
modo intuitivo l'immersione della nave.
Dal momento che le grandezze calcolate assumono valori molto diversi sull'asse delle ascisse possono essere riportate scale diverse per facilitare la lettura.
Le grandezze XB ed XF vengono usualmente rappresentate rispetto ad un riferimento posizionato
sulla perpendicolare al mezzo e sono quindi disegnate a parte.
La Figura III-1 riporta un esempio di Tavola delle Carene Dritte.

Pagina III-6

Pagina III-7

T (m)

Figura III-1

10

12

14

16

18

10

15

20

25

M1

30

35

40

45

KML

ZB

50

55

60

65

AW

70

75

80

KMT

D1

85

90

95

100

105

110

115

120

125

130

-5

XB

+5

XF

+10

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F Calcoli relativi alle carene inclinate longitudinalmente


F1

Generalit

La condizione di inclinazione che pi spesso si verifica durante lesercizio della nave quella di inclinazione puramente longitudinale. Molto spesso infatti la nave alla partenza si trova appoppata e
linclinazione longitudinale si riduce via via che i consumabili vengono utilizzati. quindi necessario disporre di uno strumento che consenta di studiare le caratteristiche della carena in queste condizioni.
Le grandezze che vengono calcolate, per ciascuna delle ordinate del piano di costruzione, sono:
A

Area immersa delle sezioni trasversali

Sy

Momento dell area immersa delle sezioni trasversali rispetto allasse y.

F2

Modalit di esecuzione dei calcoli

I calcoli prendono lavvio considerando il verticale del piano di costruzione. Per ciascuna delle ordinate si considera un sistema di riferimento avente origine sulla linea di chiglia, asse y diretto verso sinistra ed asse z verso lalto. I dati di partenza sono rappresentati dai valori delle semilarghezze
di ciascuna ordinata, indicate con il simbolo:
y ( xz )

per indicare che esse sono variabili in funzione dellascissa x delle ordinate, in corrispondenza delle quali esse vengono lette, ed in funzione della quota z del piano di galleggiamento.
Anche in questo caso lesecuzione pratica dei calcoli implica luso di metodi di quadratura approssimata, occorrer quindi predisporre i dati in maniera tale da assicurare una sufficiente accuratezza
dei risultati.
Area immersa delle sezioni trasversali:
Per ciascuna delle ordinate del piano di costruzione larea immersa si ottiene mediante la relazione:
z (x )

A( x z ) = 2

y ( xz )dz

z0 ( x )

Lestremo di integrazione z0 coincide con la coordinata verticale del punto pi basso della sezione.
Momento dell area immersa delle sezioni trasversali rispetto allasse y:
Il momento viene calcolato, per ciascuna delle ordinate, utilizzando la formula:
z (x)

SY ( x z ) = 2

y ( xz ) zdz

z0 ( x )

F3

Modalit di presentazione dei risultati

I risultati dei calcoli relativi alle carene inclinate longitudinalmente vengono generalmente presentati in forma tabulare; per ciascuna delle ordinate le grandezze calcolate vengono tabulate in funzione
dell'immersione che viene solitamente fatta variare ad intervalli pari ad 1 cm. Inoltre i risultati vengono presentati in forma grafica sotto forma dei Diagrammi di Bonjean o sotto forma di Verticale
Integrale.

Pagina III-8

PpAD

1/2

1 1/2

18

18 1/2

19

19 1/2

PpAV

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

Figura III-2
Pagina III-9

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


Diagrammi di Bonjean:
Questo tipo di rappresentazione, illustrata in Figura III-2 viene costruita a partire dal disegno del
profilo longitudinale della carena sul quale sono disegnate le tracce dei piani trasversali corrispondenti alle ordinate. In corrispondenza di ciascun piano trasversale vengono riportate le curve
dellarea immersa e del momento statico dellarea rispetto allasse y.
Questo tipo di rappresentazione facilita molto le operazioni di calcolo relative alle carene inclinate
longitudinalmente. Infatti, disegnando su questa tavola la traccia del piano inclinato secondo il quale la nave galleggia, facile determinare limmersione di ciascuna delle sezioni trasversali che risulta determinata dallintersezione tra il piano di galleggiamento inclinato e la traccia del piano trasversale corrispondente. Una volta nota limmersione di una sezione immediato leggere i valori
dellarea immersa e del momento statico dai diagrammi corrispondenti.
Verticale Integrale:
Il verticale integrale consta di due diagrammi, uno relativo alle aree trasversali immerse, illustrato
in Figura III-3, laltro relativo ai momenti statici, illustrato in Figura III-4. I diagrammi sono dotati
di un asse verticale sul quale riportata la scala delle immersioni; a sinistra dellasse vengono tracciate le curve dellarea trasversale immersa (o dei momenti statici rispetto allasse y) delle ordinate
poppiere, mentre a destra le curve relative alle ordinate prodiere. Luso di questo tipo di rappresentazione risulta pi complicato, rispetto al precedente, per quanto riguarda la lettura dei dati necessari
per i calcoli relativi alle carene inclinate longitudinalmente. Limmersione di ciascuna delle ordinate deve infatti essere calcolata e tracciata sul diagramma prima di procedere alla lettura dei dati richiesti.
20

2 1/2

1 1/2

1/2

20

19 1/2

19

1817 1/2

18 1/2

7:15

17 16

20

15:7
18

16

16

14

14

12

12

10

10

0
600

500

400

300

200

100

100

200

AREE TRASVERSALI IMMERSE [m2]

Figura III-3

Pagina III-10

300

400

500

600

T (m)

T (m)

18

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


20

2 1/2 2

1 1/2

1/2

19 1/2

20

17 1/2 1716

18 1/2

19

20

18
15:7

7:15

18

18

16

14

14

12

12

10

10

T (m)

T (m)

16

0
6000

5000

4000

3000

2000

1000

1000

2000

MOMENTI

3000

4000

5000

6000

[m3]

Figura III-4

F4

Determinazione delle caratteristiche della carena inclinata longitudinalmente

Le grandezze necessarie allo studio della carena inclinata longitudinalmente sono:

Volume fuori ossatura della carena

XB

Ascissa del centro del volume di carena

ZB

Ordinata del centro del volume di carena

Queste vengono determinate a partire dalla giacitura del piano di galleggiamento inclinato che permette la determinazione, per ciascuna delle ordinate, dellarea immersa e del momento statico di essa rispetto allasse y mediante lutilizzo di una delle tre rappresentazioni illustrate al paragrafo precedente. Una volta in possesso di questi dati si procede come segue:
Volume di carena:
lF

= A ( x ) dx
lA

Gli estremi di integrazione lA ed lF sono le ascisse dei punti in cui il piano di galleggiamento inclinato incontra in profilo longitudinale della carena a poppa ed a prora rispettivamente.
Ascissa del centro di carena:
Per calcolare lascissa del centro del volume di carena occorre prima ricavare il momento statico del
volume di carena rispetto al piano coordinato YZ, che si ottiene dalla relazione:
lF

M YZ = A ( x ) x dx
lA

Si pu a questo punto ricavare lascissa del centro di carena mediante la:


Pagina III-11

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


xB =

M YZ

Ordinata del centro di carena:


Anche in questo caso occorre calcolare in precedenza il momento statico del volume di carena, questa volta rispetto al piano XY:
lF

M XY = SY ( x ) dx
lA

Lordinata del centro del volume di carena si ottiene dalla relazione:


zB =

M XY

G Calcoli relativi alle carena inclinate trasversalmente

Pagina III-12

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

H Coefficienti che descrivono la forma della carena


H1

Considerazioni generali

Dal momento che la forma della nave molto complessa sono stati introdotti alcuni coefficienti
numerici nel tentativo di fornire una descrizione numerica, ancorch incompleta, di questa caratteristica della carena.
Il valore numerico di questi coefficienti riesce a fornire, a chi sia in possesso di una sufficiente esperienza, unidea approssimativa sulla forma della carena.
In mancanza di indicazioni contrarie il valore dei coefficienti numerici si riferisce alla carena individuata dal galleggiamento di progetto.

H2

Coefficienti di finezza

I coefficienti di finezza sono coefficienti adimensionali ottenuti dal rapporto tra elementi caratteristici della carena quali aree e volumi, e le corrispondenti grandezze di semplici figure geometriche
piane o di solidi di forma semplice.
Coefficiente di finezza della sezione maestra:
ottenuto dal rapporto tra larea della sezione maestra e larea del rettangolo ad essa circoscritto.
CX =

AX
BX TX

Le aree utilizzate in questa definizione sono illustrate nella Figura III-5.

DWL
TX

AX

BX
Figura III-5
Coefficiente di finezza della sezione a met lunghezza:
calcolato in maniera analoga al precedente ma con le quantit relative alla sezione a met lunghezza.

Pagina III-13

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


CM =

AM
BM TM

Le definizioni dei due coefficienti precedenti possono risultare imprecise riguardo al temine circoscritto. Questo termine viene utilizzato in quanto, nella maggioranza dei casi, le larghezze utilizzate
nelle due definizioni precedenti, che sono misurate in corrispondenza del galleggiamento, sono le
larghezze massime della sezione trasversale. Nel caso in cui la sezione presenti larghezza massima
maggiore di quelle utilizzate nelle formule precedenti il rettangolo non risulterebbe pi circoscritto
alla sezione.
Coefficiente di finezza della figura di galleggiamento:
il rapporto tra larea della figura di galleggiamento e quella del rettangolo ad essa circoscritto.
CWP =

AW
LWL BWL

Le aree utilizzate nel calcolo di questo coefficiente sono rappresentate nella Figura III-6.

BWL

AW
LWL
Figura III-6

Coefficiente di finezza dellarea di deriva:


il rapporto tra larea del profilo longitudinale e quella del rettangolo ad essa circoscritto.
CLA =

AL
LTX

La lunghezza L stata indicata senza pedice in quanto molto spesso in luogo della lunghezza corretta LOS, spesso si utilizza la LWL o persino la LPP. Ci si verifica anche per tutti gli altri coefficienti
di finezza in cui compare la lunghezza. Le aree utilizzate nel calcolo di questo coefficiente sono
rappresentate nella Figura III-7

PPAD
TX

PPAM

PPAV

AL
LOS
Figura III-7

Coefficiente di finezza totale:


definito come il rapporto tra il volume di carena ed quello del parallelepipedo ad esso circoscritto.
CB =

LBX TX

Pagina III-14

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

Figura III-8

Figura III-9
Nella Figura III-8 sono illustrati i volumi utilizzati per il calcolo del coefficiente di finezza totale
Pagina III-15

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


per una carena con bulbo, mentre in Figura III-9 quelli utilizzati nel caso di una carena senza bulbo.
Coefficiente di finezza prismatico longitudinale:
il rapporto tra il volume di carena e quello di una prisma avente come base la sezione maestra e
come altezza la lunghezza della carena.
CP =

AX L

Figura III-10
La Figura III-10 illustra i volumi impiegati nel calcolo del CP per una carena dotata di bulbo, mentre in Figura III-11 sono indicati quelli utilizzati nel caso di carena senza bulbo.
Ricordando la definizione del coefficiente di finezza totale si pu esprimere il coefficiente di finezza prismatico nella forma:
CP =

CB
CX

A volte vengono utilizzati anche i coefficienti prismatici relativi alla parte avanti ed alla parte addietro, definiti rispettivamente dalle relazioni:
CPF =

F
AX LF

CPA =

A
AX LA

In modo del tutto analogo possono essere definiti i coefficienti di finezza prismatici relativi al corpo
Pagina III-16

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


di entrata ed al corpo di uscita in base alla relazioni:
CPE =

E
AX LE

CPR =

R
AX LR

Il coefficiente prismatico del corpo cilindrico non viene utilizzato poich il suo valore identicamente uguale ad 1.

Figura III-11
Coefficiente di finezza prismatico verticale:
dato dal rapporto tra il volume di carena ed il volume di un prisma avente come base la figura di
galleggiamento e come altezza limmersione della sezione maestra:
CVP =

AW TX

Accade frequentemente che si abbia: BWL=BX e TX=TM, in questo caso, ricordando la definizione del
coefficiente di finezza totale, si ottiene:
CVP =

CB
CWP

La Figura III-12 illustra i volumi impiegati nel calcolo del CP per una carena dotata di bulbo, mentre in Figura III-13 sono indicati quelli utilizzati nel caso di carena senza bulbo.

Pagina III-17

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

Figura III-12

Figura III-13
Pagina III-18

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

IV Rappresentazione dellelica
In questo capitolo saranno descritte la geometria dellelica navale e le sue pi importanti caratteristiche, unitamente alla metodologia per disegnare le tavole che sono utilizzate usualmente per la
rappresentazione dellelica.

I Geometria dellelica
I1

Considerazioni generali

Lelica ancora oggi il sistema di propulsione pi usato in campo navale, essendo il mezzo propulsivo pi pratico e solitamente il pi efficiente tra quelli disponibili. [In inglese lelica viene denominata screw propeller, o pi semplicemente propeller].

Figura IV-1
Pagina IV-1

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


Lelica costituita da un certo numero di pale [blades] (da 2 a 7) calettate ad un mozzo [hub; boss].
Il numero delle pale di unelica indicato con il simbolo Z. Queste possono essere fisse od orientabili e di conseguenza lelica viene denominata rispettivamente a pale fisse [Fixed Pitch Propeller o
FPP] od a pale orientabili [Controllable Pitch Propeller o CPP]. Nella Figura IV-1 rappresentata
una vista assonometrica di una pala e del mozzo di unelica.
Lelica viene solitamente riferita ad una terna di assi ortogonali XYZ orientati rispettivamente verso
prora, verso sinistra e verso lalto. Nella presente trattazione lasse X coincide con lasse (di rotazione) dellelica [shaft axis], mentre il piano coordinato YZ coincide con il piano del disco
(dellelica) [propeller plane]. Questultimo viene definito come il piano normale allasse di rotazione dellelica contenente lintersezione tra lo stesso asse e la generatrice.
Il verso di rotazione dellelica, visto da poppa, pu essere orario od antiorario. Nel caso in cui per
imprimere allo scafo un moto in avanti lelica, vista da poppa, debba ruotare in senso orario si dice
che lelica destrorsa [right handed] mentre nel caso contrario lelica sinistrorsa [left handed].
Lelica rappresentata in figura destrorsa.
Normalmente lelica non viene rappresentata mediante assonometria, ma utilizzando proiezioni ortogonali. Le figure seguenti sono un esempio delle tre proiezioni ortogonali corrispondenti alla vista
assonometrica della Figura IV-1.

Figura IV-2
Pagina IV-2

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

Figura IV-3
Il disegno dellelica limitato alle rappresentazioni di una delle pale in quanto la presenza di tutte le
pale sui disegni ne complicherebbe notevolmente la comprensione senza nulla aggiungere al contenuto di informazioni dal momento che tutte le pale sono eguali. Con queste premesse il numero di
pale dellelica deve sempre essere indicato sui disegni dal momento che esso non desumibile dalla
rappresentazione grafica.
Generalmente la proiezione della pala sul piano XY non viene utilizzata ma stata qui riportata
poich permette di mettere in evidenza le due superfici di ciascuna delle pale. La superficie poppiera viene chiamata faccia [face], mentre quella prodiera prende il nome di dorso [back].
Nella proiezione sul piano YZ la pala viene sempre vista da poppa, mentre nella proiezione sul piano XZ lelica sempre vista da destra in modo che la parte prodiera dellelica risulti a destra.
Pagina IV-3

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

Figura IV-4
Sul contorno della pala possono essere individuati tre punti notevoli, indicati nelle figure con le lettere E, U e T. I punti E ed U rappresentano le intersezioni del contorno della pala con il mozzo,
mentre il punto T [dallinglese tip] rappresenta lestremit della pala ovvero il punto della pala pi
distante dallasse di rotazione.
Il tratto di contorno delle pale compreso tra i punti T ed E viene denominato lembo di entrata, [leading edge, LE] poich esso la prima parte della pala che incontra lacqua nel corso del moto di rotazione dellelica; secondo analoga logica il tratto di contorno compreso tra i punti T ed U prende il
nome di lembo di uscita [trailing edge, TE].
Se lelica destrorsa, nella proiezione sul piano YZ il lembo di entrata quello a destra
dellosservatore, quello a sinistra se lelica sinistrorsa. Nella proiezione sul piano XZ il lembo di
Pagina IV-4

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


entrata sempre quello pi a proravia.
Il diametro (dellelica) [(propeller) diameter] D coincide con il diametro del cerchio circoscritto alla proiezione dellelica sul piano YZ. Larea del disco dellelica, detta semplicemente area del disco
[disk area] ed indicata con il simbolo AO, vale ovviamente D2/4.
Il diametro del mozzo [hub diameter] dh coincide con il diametro della sezione del mozzo fatta in
corrispondenza della sua intersezione con la linea generatrice (la definizione di questa linea data
al paragrafo successivo). Il rapporto dh/D [hub ratio] ha normalmente valori attorno a 0.18 per eliche a pale fisse, mentre per eliche a pale orientabili i valori salgono fino a 0.30.

I2

Lelicoide

Per le eliche di concezione pi semplice la faccia della pala appartiene ad un elicoide cilindrico, superficie che pu essere ottenuta dal moto combinato di rotazione e traslazione di un segmento di retta detto generatrice [generating line GL]. La generatrice pu anche non essere normale allasse X,
dando luogo a pale pi o meno abbattute, ed in casi particolari pu non essere rettilinea.
Consideriamo ad esempio la Figura IV-5, in cui la pala stata sezionata con un cilindro di raggio r
coassiale allasse di rotazione dellelica.

Figura IV-5
Larco EMU rappresenta lintersezione della faccia della pala con il cilindro coassiale. Dal momenPagina IV-5

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


to che la faccia della pala appartiene ad un elicoide cilindrico larco EMU appartiene alla spira di
elica che si ottiene sezionando lelicoide con un cilindro, ad esso coassiale, avente raggio r. La geometria della pala pu quindi essere descritta facendo uso delle equazioni che caratterizzano una
spira di elica in una terna di assi ortogonali XYZ.
Con riferimento alla Figura IV-6 si definisce passo P della spira di elica la distanza in direzione X
fra due punti omologhi appartenenti alla spira. Dal momento che la spira di elica stata ottenuta sezionando lelicoide, il passo della spira di elica coincide con il passo dellelicoide. Inoltre, avendo
stabilito che la faccia della pala giace sullelicoide, il passo cos definito corrisponde anche al passo
dellelica [propeller pitch o pi semplicemente pitch]. Il passo dellelica pu anche essere definito
come la quantit di cui lelica avanzerebbe in direzione assiale, a fronte di un giro completo, se essa
si avvitasse in un mezzo non cedevole.
Larco EMU della Figura IV-5 fa quindi parte della spira di elica, rappresentata nella Figura IV-6,
passante per i punti AUMEB ed avente passo P.
B

X
P

U0

E
E0

Figura IV-6
Le figure seguenti, da Figura IV-7 a Figura IV-9, rappresentano le proiezioni ortogonali
dellelicoide.
Y
A

U0

M
Z

E0

E
P

Figura IV-7
Pagina IV-6

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

E
z

Figura IV-8
Si consideri langolo indicato nella proiezione YZ in Figura IV-9 e misurato a partire dallasse Z.
Esso positivo anche se in questa proiezione appare di senso orario poich questa proiezione ,
come detto in precedenza, sempre vista da poppa, cio dal lato negativo dellasse X. Percorrendo la
spira di elica a partire dal punto M, a fronte della rotazione attorno ad X si passa al punto E spostandosi della quantit x in direzione assiale. La quantit x ovviamente legata al passo P della spira di elica dalla relazione:
x=

E
P
2

M
U0 U

(B.1)

E0 E

r
z

Figura IV-9
per comodit si suole definire:
p=

P
2

e la grandezza p viene definite passo ridotto.

Pagina IV-7

(B.2)

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


Sulla base di questa definizione le coordinate di un generico punto della spira di elica rappresentata
in Figura IV-6 sono espresse dalle relazioni:

x = p

y = r sin
z = r cos

(B.3)

Nel caso in cui il senso di avvolgimento della spira di elica fosse contrario a quello illustrato, e cio
in caso di elica sinistrorsa, le relazioni (B.3) si trasformerebbero come segue:

x = p

y = r sin
z = r cos

(B.4)

dal momento che un avanzamento positivo in direzione X avverrebbe a fronte di una rotazione nel
senso negativo di .
Occorre, a questo punto, ricavare una relazione tra la lunghezza di un arco di spira di elica e
langolo corrispondente. A questo scopo ricordiamo la relazione che esprime la lunghezza di un
arco infinitesimo di curva ds in funzione di dx dy dz :
ds = dx 2 + dy 2 + dz 2

(B.5)

Affinch la relazione (B.5) rappresenti la lunghezza di un arco infinitesimo dellelicoide rappresentato nelle figure precedenti occorrer differenziare le relazioni (B.3) e sostituire nella (B.5). Dalla
(B.3) si ottiene:

dx = pd

dy = r cos d
dz = r sin d

(B.6)

Sostituendo queste relazioni nella (B.5) si ottiene:


ds =

p 2 d 2 + r 2 cos 2 d 2 + r 2 sin 2 d 2

p 2 + r 2 cos 2 + r 2 sin 2 d

p 2 + r 2 ( cos 2 + sin 2 ) d

da cui si ricava infine:


ds =

p 2 + r 2 d

(B.7)

Utilizzando questultima relazione possibile calcolare la lunghezza dellarco ME:

q = E
ME

p 2 + r 2 d =

p2 + r 2

E
0

p2 + r 2 E

da cui si ottiene la relazione:

E =

q
ME
p2 + r 2

(B.8)

Risulta a questo punto evidente che conoscendo le lunghezze degli archi ME ed MU possibile, utiPagina IV-8

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


lizzando le relazioni (B.8) e le (B.3) o (B.4) a seconda del caso, determinare le coordinate cartesiane
dei punti U ed E.

I3

Le sezioni di pala

Consideriamo ancora una sezione di pala come quella rappresentata in Figura IV-5, ed immaginiamo di sviluppare il cilindro contenente la sezione. A seconda del tipo di elica il risultato potrebbe
essere il profilo alare [airfoil], detto anche pi semplicemente profilo [profile], rappresentato nella
Figura IV-10.
traccia dell'intersezione
piano XZ con il cilindro

del

LE E

traccia dell'intersezione
piano YZ con il cilindro

del

TE U

porzione di spira di elica di raggio r linea del passo

Figura IV-10
La parte di profilo che per prima incontra il fluido viene denominata lembo di ingresso in analogia a
quanto avviene per la pala. Il lembo di uscita generalmente di spessore trascurabile. Il lembo di
ingresso geometricamente definito come il punto del profilo pi distante dal lembo di uscita. Il
segmento di retta condotto dal lembo di ingresso al lembo di uscita denominato corda [chord] del
profilo e la lunghezza della corda viene indicata con c. Nel caso in cui il lembo di uscita abbia spessore non trascurabile la corda definita come il segmento di retta condotto tra i due punti pi distanti del profilo.
importante notare che per lelica la cui sezione generica rappresentata in Figura IV-10 sono le
corde dei profili ad appartenere allelicoide cilindrico e non la faccia della pala come invece avviene per le eliche di concezione pi semplice. Questa caratteristica risulta evidente dal fatto che la
corda giace sulla porzione di spira di elica che si ottiene sezionando lelicoide cilindrico con un cilindro ad esso coassiale.
La porzione di spira di elica viene anche chiamata linea del passo in quanto considerando
lintersezione tra lelicoide ed il cilindro, limitatamente alla parte compresa tra punti omologhi sulla
spira di elica, ed immaginando si sviluppare la superficie cilindrica si otterrebbe un triangolo rettangolo avente come base un segmento pari allo sviluppo della circonferenza direttrice del cilindro e
quindi avente lunghezza 2r e come altezza un segmento avente lunghezza pari al passo
dellelicoide e della spira di elica.
Langolo detto angolo di passo ed collegato alla sezione in esame dalla relazione:
Pagina IV-9

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

= arctan

P
2 r

(B.9)

La distribuzione del passo lungo il raggio dellelica pu essere costante o variabile; in questo caso si
ha unelica a passo variabile.
evidente che la distribuzione del passo lungo il raggio ha un legame diretto con la geometria delle
pale. Consideriamo, ad esempio, unelica a passo costante lungo il raggio. In base alla relazione
(B.9) risulta evidente che variando r mantenendo costante il passo P langolo si modifica a sua
volta.

linee
del passo
2

2r1
2r2

Figura IV-11
La Figura IV-11 riporta lo sviluppo si due spire di elicoide, caratterizzate dal medesimo passo, giacenti su due cilindri coassiali di raggio r1 ed r2 rispettivamente. Questa situazione illustra la variazione dellangolo di passo per due sezioni di pala poste a raggi differenti in unelica a passo costante. In particolare si pu notare che le sezioni pi vicine al mozzo sono caratterizzate da angoli di
passo maggiori.

0.7
0.6 0.8
0.5
0.9
0.4
0.3
r/R = 0.2

Piano del disco

Generatrice dei
cilindri

Figura IV-12
In Figura IV-12 sono riportate le sezioni sviluppate di una pala di elica a passo costante. Si pu notare come langolo di passo decresca continuamente via via che la sezione si allontana dal mozzo.
Risulta cos evidente il motivo dello svergolamento delle pale delle eliche navali.
Pagina IV-10

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


SRP
Y

LE

TE
=

=
c

Figura IV-13
In generale lorigine del sistema di riferimento locale di un profilo coincide con il lembo di ingresso
ed ha lasse X giacente sulla corda e diretto verso il lembo di uscita, mentre lasse Y normale ad X
ed orientato verso lalto. Se non diversamente specificato il punto a met corda viene denominato
punto di riferimento della sezione [(blade) section reference point SRP]. Tale punto viene utilizzato
per definire la posizione della sezione rispetto alla linea generatrice. La linea che unisce i punti di
riferimento delle sezioni di pala viene chiamata linea di riferimento (di pala) [(blade) refernece line
RL]
La porzione di profilo che appartiene alla faccia dellelica, ed i cui punti sono caratterizzati da Y
negative, viene denominata faccia del profilo, mentre quella che appartiene al dorso dellelica, costituita da punti aventi Y positive, detta dorso del profilo.

f (x)

spessore

TE

LE

t (x)

freccia

Figura IV-14
Lo spessore [thickness] del profilo viene misurato in direzione ortogonale alla corda. La curva ottenuta congiungendo i punti medi dei segmenti che rappresentano la distribuzione dello spessore viene detta linea media [mean line o camber line]. La distanza tra la corda e la linea media viene denominata freccia [camber]. La geometria di un profilo risulta quindi definita quando siano note le
distribuzioni della freccia e dello spessore lungo la corda ed i raggi di raccordo delle estremit.
In alternativa la geometria di un profilo pu essere definita utilizzando le coordinate y della faccia e
del dorso lungo la corda.
Negli Stati Uniti la NACA ha definito diversamente lo spessore dei profili, in quanto esso viene misurato in direzione ortogonale alla linea media.
Le due definizioni di spessore portano, partendo dalla stessa linea media, a profili di forma differente, come illustrato nella Figura IV-15.
Pagina IV-11

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

NACA
Camber line

Chord line

Figura IV-15
In ogni caso per profili sottili la differenza fra le due definizioni piccola. Dal momento che le sezioni delle pale delle eliche sono generalmente sottili, normalmente non viene indicato il metodo utilizzato per definire gli spessori.

I4

Labbattimento delle pale

Come si detto al paragrafo D2 la linea generatrice pu non essere normale allasse X, dando luogo
ad un abbattimento delle pale [rake].

Z
iG

GL

Figura IV-16
In Figura IV-16 illustrato un esempio di generatrice abbattuta verso poppa; in questo caso
labbattimento viene considerato positivo. Labbattimento viene in generale quantificato per mezzo
Pagina IV-12

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


dellangolo di abbattimento [rake angle] che una quantit definita univocamente per tutte le sezioni della pala.

X
linea del passo
piano del disco Y

iG xR

GL SRP

Figura IV-17
Quando occorra specificare o calcolare la posizione di una singola sezione della pala pu essere utilizzato lo spostamento della sezione in direzione X causato dallabbattimento. Questo spostamento,
che si indica con iG, evidentemente una funzione del raggio r a cui si trova la sezione che si considera e si ricava dalla relazione:

iG ( r ) = r tan
importante notare che labbattimento non viene realizzato per mezzo di una rotazione della generatrice e della pala nel piano XZ ma traslando ciascuna delle sezioni della pala in direzione parallela
ad X della quantit iG corrispondente.
La Figura IV-17 illustra lo sviluppo della sezione di una pala ottenuta con un cilindro di raggio r
coassiale allelica. Si pu notare che la traccia della generatrice GL ed il punto di riferimento della
sezione SRP, in questo caso coincidenti, risultano entrambi traslati in direzione X della quantit iG a
causa dellabbattimento della pala.

T'

T Z

X
Figura IV-18
Pagina IV-13

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


Nella Figura IV-18 sono illustrate le proiezioni longitudinale di due eliche identiche in tutto fuorch
nellangolo di abbattimento. La proiezione a tratto continuo relativa ad unelica senza rake, mentre quella tratteggiata relativa ad unelica con 15 di abbattimento. Le due eliche hanno lo stesso
diametro, ma le due generatrici OT ed OT hanno lunghezza differente in virt del fatto che, come
gi detto, labbattimento non viene ottenuto mediante una rotazione. La proiezione nel piano YZ
non viene alterata dallabbattimento delle pale.
Si gi accennato al fatto che un abbattimento verso poppa delle pale viene tradizionalmente definito positivo. Questa definizione pu generare confusione in quanto un abbattimento positivo, caratterizzato da >0, produce una traslazione di segno negativo in termini di coordinata X come si pu
vedere osservando i punti T e T della Figura IV-18. Pu quindi essere utile introdurre la grandezza
xR definita dalla relazione:

xR ( r ) = r tan

(B.10)

Labbattimento delle pale viene generalmente utilizzato per allontanare le pale dal fasciame, dai
bracci portaelica o dai ringrossi in modo tale da attenuare le vibrazioni dello scafo indotte dal funzionamento dellelica.

I5

La deviazione delle pale

La deviazione delle pale [skew] un accorgimento cui si ricorre per consentire alle pale dellelica di
attraversare gradualmente zone di acqua particolarmente perturbate che possono trovarsi in corrispondenza del disco dellelica. Un attraversamento graduale di tali zone consente di ridurre le vibrazioni che lelica pu indurre sullo scafo.
Z
Verso di rotazione

Linea di riferimento
di pala

o
S(r2)

S(r1)

Figura IV-19
Pagina IV-14

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


La proiezione nel piano YZ di una pala appartenente ad unelica senza skew risulta infatti simmetrica rispetto alla generatrice ed allasse Z che in questa proiezione con essa coincide. Lintroduzione
dello skew permette di deformare la pala in modo tale che la sua proiezione sul piano YZ non sia
pi simmetrica, come illustrato nella Figura IV-19 che rappresenta eliche destrorse.
La deviazione delle pale viene ottenuta facendo scorrere ciascuna delle sezioni della pala di una opportuna quantit, detta skew, lungo la linea del passo. Questa operazione provoca, nella proiezione
YZ, una rotazione delle sezioni attorno allasse X e langolo di cui risultano ruotate le sezioni viene
chiamato S.
Nella Figura IV-19 sono state evidenziate due sezioni radiali della pala e, per ciascuna di esse, stato indicato langolo S. Esso viene misurato tra la generatrice, che in questa proiezione coincide con
lasse Z, e la linea di riferimento, che per lelica priva di skew rettilinea e coincide con la generatrice mentre per lelica con skew rappresentata da una linea curva. Le sezioni dellelica originale
sono delimitate da piccole ellissi, mentre quelle dellelica con skew sono delimitate da rettangoli.

X
linea del passo

piano del disco

xRiG

cS
GL

xSiS

SRP

rS

Figura IV-20
Generalmente le sezioni pi vicine al mozzo vengono ruotate nello stesso senso di rotazione
dellelica, mentre quelle prossime allestremit della pala vengono ruotate in senso opposto; risulta
quindi evidente che occorre assegnare la distribuzione di S in funzione della posizione radiale delle
Pagina IV-15

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


sezioni. A seguito di questa operazione il SRP delle sezioni pu non appartenere alla generatrice.
Il segno di S viene convenzionalmente assunto positivo se opposto al verso di rotazione dellelica.
Con riferimento alla Figura IV-19 si ha S(r1)<0 e S(r2)>0.
Nella Figura IV-20 rappresentata una sezione cilindrica sviluppata di unelica dotata di skew e rake. Lelica destrorsa e la sezione collocata verso lestremit della pala, risulta quindi caratterizzata da un valore positivo di S .
Come si pu osservare il SRP della sezione non coincide con la traccia GL della generatrice. Lo
spostamento lungo la linea del passo del punto di riferimento della sezione rispetto alla linea generatrice, rappresentato in figura dal segmento GL-SRP, viene individuato con il simbolo cS. Per
quantificare la deviazione delle pale pu essere fornita la distribuzione di cS in funzione del raggio
in alternativa alla distribuzione di S.
Le grandezze cS, S e risultano legate dalla relazione seguente:

S ( r ) =

cS ( r ) cos

(B.11)

Osservando ancora la Figura IV-20 si pu notare che lo scorrimento della sezione lungo la linea del
passo provoca una traslazione della sezione in direzione dellasse dellelica, chiamata abbattimento
indotto dallo skew [skew induced rake] ed indicato con il simbolo iS. In termini di coordinata x lo
spostamento iS pu essere indicato con il simbolo xS.

Y
Figura IV-21

Tenendo presente la definizione del verso positivo di S, xS risulta sempre discorde da S sia che
lelica sia destrorsa sia in caso contrario.
Si ha pertanto:

xS ( r ) = cS ( r ) sin
ed anche:
Pagina IV-16

(B.12)

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

xS ( r ) = rS ( r ) tan

(B.13)

Facendo uso delle relazioni (B.2) e (B.9) la (B.13) pu essere riscritta nella forma seguente:

xS ( r ) = p ( r ) S ( r )

(B.14)

La Figura IV-21 illustra le proiezioni di due eliche del tutto identiche tranne che per lo skew. Infatti
lelica disegnata con tratteggio completamente priva di skew e pertanto le sue proiezioni sono
simmetriche rispetto allasse Z; lelica disegnata con tratto continuo, al contrario, dotata si skew,
che provoca la deformazione di entrambe le proiezioni.

Pagina IV-17

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

J Il disegno dellelica
J1

Lespansa

Lespansa dellelica [expanded outline] una rappresentazione convenzionale che viene utilizzata
per completare le informazioni che vengono fornite dalle proiezioni ortogonali.
Lespansa costituita da tanti segmenti rettilinei quante sono le sezioni di pala che si considerano.
Detti segmenti rappresentano le corde delle diverse sezioni della pala. e vengono posizionati ortogonalmente ad un asse che ne stabilisce la posizione radiale. Le estremit dei segmenti vengono poi
congiunte con una curva.
La Figura IV-22 rappresenta un esempio di espansa di unelica; come si pu osservare in questo tipo di rappresentazione non compare il mozzo. Questa figura si riferisce ad unelica dotata di skew e
questo risulta evidente dal momento che il contorno non simmetrico rispetto allasse verticale. Le
corde, infatti, vengono posizionate rispetto alla retta verticale considerando gli spostamenti cs, provocati dallo skew, dei punti di riferimento delle sezioni SRP rispetto alla generatrice. Si suole inoltre rappresentare la linea di riferimento che fornisce appunto unidea dello skew.
Lespansa costituisce un documento indispensabile per la costruzione dellelica in quanto permette
di visualizzare la reale dimensione delle corde, che non pu essere desunta delle proiezioni ortogonali.

r/R
1.000
0.975
0.950
0.900
0.850
0.800

0.700

0.600

0.500

Linea di riferimento
0.400

0.300
0.250
0.200
0.150

Figura IV-22
Pagina IV-18

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


In corrispondenza delle corde si suole anche rappresentare la forma delle sezioni corrispondenti. La
Figura IV-23 riporta una espansa completa delle sezioni di pala per unelica tipo B di Wageningen
ove la faccia dellelica a giacere sullelicoide. Per questo motivo le sezioni risultano appoggiate
sulle corde.
Larea racchiusa dellespansa, moltiplicata per il numero di pale dellelica, viene definita area espansa ed indicata con il simbolo AE. Questa grandezza viene utilizzata per indicare quanto le pale
occupino il disco dellelica, mediante il rapporto AE/AO, chiamato rapporto area espansa/area disco [expanded area ratio o EAR].
Unaltra rappresentazione dellelica, utilizzata in passato, prima che si diffondesse luso
dellespansa, la sviluppata dellelica [developed outline]. Essa veniva rappresentata assieme alla
proiezione sul piano trasversale dellelica. Ciascuna delle sezioni veniva sviluppata nellipotesi che
la spira di elicoide sulla quale giace la sezione interessata potesse essere approssimata da un arco
del cerchio osculatore della spira di elica. Questa costruzione geometrica risulta piuttosto laboriosa
oltrech approssimata ed per questi motivi che essa caduta in disuso. Larea racchiusa dalla sviluppata dellelica, moltiplicata per il numero delle pale veniva denominata area sviluppata [developed area] ed indicata con il simbolo AD. Anche questa grandezza veniva utilizzata per indicare
quanto le pale occupassero il disco dellelica, mediante il rapporto AD/AO, chiamato rapporto area
sviluppata/area disco [developed area ratio o DAR].
r/R
1.000
0.975
0.950
0.900
0.850
0.800

0.700

0.600

0.500

0.400

0.300
0.250
0.200
0.150

Figura IV-23

J2

Le proiezioni dellelica

Come si gi accennato le proiezioni ortogonali che vengono usate per la rappresentazione di


unelica sono la proiezione sul piano XZ, detta proiezione longitudinale dellelica, e quella sul piaPagina IV-19

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


no YZ detta proiezione trasversale dellelica o pi semplicemente proiettata dellelica. Nelle proiezioni dellelica si rappresentano i lembi di entrata e di uscita di una pala, il mozzo ed infine la linea
di intersezione tra la pala ed il mozzo.
Per poter procedere al disegno delle proiezioni di unelica necessario disporre dei seguenti dati:

Diametro dellelica

Diametri del mozzo

Angolo di abbattimento delle pale

Distribuzione del passo lungo il raggio

Distribuzione delle lunghezze di corda lungo il raggio

Distribuzione dello skew lungo il raggio

Innanzi tutto occorre calcolare le coordinate x, y e z dei lembi di entrata ed uscita di ciascuna delle
sezioni radiali della pala.
Consideriamo una sezione di pala posta a raggio r di unelica destrorsa. La corda c(r) appartiene
allelicoide cilindrico di raggio r e avente passo P(r) ed quindi possibile fare uso delle equazioni
dellelicoide illustrate al paragrafo D2.
Per prima cosa necessario calcolare gli angoli E e U corrispondenti alle estremit della corda trascurando leffetto delleventuale skew. Ricordando la definizione di passo ridotto ed utilizzando la
relazione (B.8) per unelica destrorsa si ottiene:
c(r )
2
E (r ) =
2
r + p (r ) 2

c(r )
2
U (r ) =
2
r + p(r ) 2

(C.1)

Nel caso di elica sinistrorsa i due angoli avrebbero i segni invertiti.


Se lelica fosse priva di rake e skew le coordinate del lembo di entrata E(r) potrebbero essere calcolate utilizzando le relazioni (B.3):

xE (r ) = p(r ) E

yE (r ) = r sin E
z (r ) = r cos
E
E

(C.2)

Per ottenere le coordinate del lembo di uscita della sezione xU(r) yU(r) e zU(r) sarebbe sufficiente sostituire U nelle relazioni precedenti.
La presenza del rake ha effetto solamente sulla coordinata x, mentre le restanti rimangono invariate.
Tale effetto quantificabile mediante la relazione (B.10) e pu essere sommato alla prima delle
(B.3) ottenendo:

x = p r tan

y = r sin
z = r cos

Lo skew ha invece effetto su tutte le coordinate. Per quanto riguarda la coordinata x si visto che la
relazione (B.14) permette di tener conto di questo effetto. Considerando le coordinate y e z sufficiente notare che leffetto dello skew quello di aumentare o ridurre gli angoli di inizio e fine della sezione; si visto inoltre che langolo S viene considerato positivo se contrario al verso di rotazione dellelica.
Pagina IV-20

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


Ricordando che le relazioni (B.3) si riferivano ad una spira di elica destrorsa in presenza di skew esse si modificano nel modo seguente:

x = p pS

y = r sin( S )
z = r cos( )
S

Gli effetti di rake e skew possono essere sommati tra loro e le relazioni che forniscono le coordinate
x, y e z dei lembi di entrata ed uscita di ciascuna delle sezioni radiali della pala per unelica destrorsa sono:

x = p ( S ) r tan

y = r sin( S )
z = r cos( )
S

(C.3)

x = p ( S ) r tan

y = r sin( S )
z = r cos( )
S

(C.4)

Nel caso di elica sinistrorsa si ha:

In Figura IV-24 sono riportate le proiezioni di unelica senza skew ne rake, della stessa elica con
rake e dellelica con rake e skew.
In conclusione si riportano le relazioni che consentono di ricavare le coordinate dei lembi di entrata
ed uscita di una sezione di elica sinistrorsa e destrorsa.
ELICA DESTRORSA

c(r )
2
E (r ) =
2
r + p (r ) 2

c(r )
2
U (r ) =
2
r + p(r ) 2

xE ( r ) = p ( r ) ( E ( r ) S ( r ) ) r tan

yE ( r ) = r sin( ( r ) S ( r ))

z E ( r ) = r cos( ( r ) S ( r ))

xU ( r ) = p ( r ) ( U ( r ) S ( r ) ) r tan

yU ( r ) = r sin( U ( r ) S ( r ))

zU ( r ) = r cos( U ( r ) S ( r ))

Pagina IV-21

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

Figura IV-24

ELICA SINISTRORSA

c(r )
2
E (r ) =
2
r + p (r ) 2

c(r )
2
U (r ) =
2
r + p(r ) 2

xE ( r ) = p ( r ) ( E ( r ) S ( r ) ) r tan

yE ( r ) = r sin( ( r ) S ( r ))

z E ( r ) = r cos( ( r ) S ( r ))

xU ( r ) = p ( r ) ( U ( r ) S ( r ) ) r tan

yU ( r ) = r sin( U ( r ) S ( r ))

zU ( r ) = r cos( U ( r ) S ( r ))

Resta ora da determinare la curva di intersezione tra la pala ed il mozzo dellelica. Anche questa
viene determinata per punti. Consideriamo la Figura IV-25 ove rappresentata parte della proiezione di unelica destrorsa sul piano XZ.
Prendiamo in esame una generica posizione sul mozzo, individuata dal valore x* della coordinata x,
tale da essere compresa nella zona di intersezione tra pala e mozzo. In tale sezione si rileva il valore
r* del raggio del mozzo. Dal momento che la linea di intersezione appartiene sia alla pala che al
mozzo il valore del raggio da considerare per ottenere le coordinate y* e z* del punto di intersezione in corrispondenza di x* sar proprio r*.

Pagina IV-22

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

Z
LE

TE

GL

RL

r*

X
x*

Figura IV-25
La prima delle relazioni (C.3) pu essere riscritta come segue:
x* = p ( r *) ( r *) S ( r *) r * tan
e pu essere utilizzata per ricavare lincognita (r*):

( r *) =

x * + r * tan
+ S ( r *)
p ( r *)

E ora possibile calcolare le coordinate y* e z* del punto utilizzando la seconda e la terza delle relazioni (C.3):

y* = r *sin ( r *) S ( r *)

z* = r *cos ( r *) S ( r *)
A questo punto possibile disegnare il punto della linea di intersezione pala mozzo caratterizzato
dalle coordinate cos ottenute, ottenendo il punto contrassegnato dal simbolo + in Figura IV-26.
Ripetendo questo procedimento per un sufficiente numero di punti possibile tracciare la linea intersezione pala mozzo che andr poi opportunamente raccordata con le proiezioni dei lembi di entrata e di uscita della pala come illustrato nella figura III-26.

J3

La serie di eliche BB

La serie sistematica di eliche denominata BB stata elaborata dal Netherlands Ship Model Basin di
Wageningen in Olanda.
La serie comprende eliche con numero di pale da 2 a 7, aventi rapporto AE/AO da 0.3 a 1.05, passo
costante lungo il raggio, rapporto P/D da 0.5 a 1.4. La geometria di tutte queste eliche stata fornita
in modo parametrico, in modo che essa possa essere calcolata una volta stabiliti i valori di AE/AO,
Z, D e P/D.

Pagina IV-23

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

Z
TE

GL

TE

LE

RL

LE

RL

Figura IV-26
La lunghezza delle corde c(r) infatti data dalla formula:
c(r ) =

k (r ) D

AE
AO

dove k(r) una funzione del raggio adimensionale r/R i cui valori sono forniti nella Tabella 1 unitamente ai valori dello skew adimensionalizzato sulla lunghezza della corda.

Tabella 1: Coefficienti della serie BB


r/R

sk/c

xtmax/c

0.150 1.480

-0.0740

0.3500 0.05570 0.00425

0.200 1.600

-0.0810

0.3500 0.05260 0.00400

0.250 1.720

-0.0838

0.3500 0.04950 0.00375

0.300 1.832

-0.0840

0.3500 0.04640 0.00350

0.400 2.023

-0.0800

0.3510 0.04020 0.00300

0.500 2.163

-0.0700

0.3550 0.03400 0.00250

0.600 2.243

-0.0520

0.3890 0.02780 0.00200

0.700 2.247

-0.0240

0.4430 0.02160 0.00150

0.800 2.132

0.0200

0.4860 0.01540 0.00100

0.850 2.005

0.0520

0.4955 0.01230 0.00075

0.900 1.798

0.0980

0.5000 0.00920 0.00050

Pagina IV-24

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


0.950 1.434

0.1820

0.5000 0.00610 0.00025

0.975 1.122

0.2730

0.5000 0.00455 0.00013

1.000 0.000

0.3640

0.5000 0.00300 0.00000

I valori xtmax(r)/c(r), forniti anchessi nella tabella 1, forniscono la posizione del massimo spessore
delle sezioni nel sistema di riferimento locale delle sezioni con origine al LE.
Il valore dello spessore massimo di ciascuna sezione tmax(r) viene calcolato, utilizzando i coefficienti A(r) e B(r) ricavabili dalla tabella 1, per mezzo della formula seguente:
tmax ( r )

= A(r ) B (r ) Z

Le coordinate dei punti della faccia delle sezioni possono essere calcolate per mezzo dei coefficienti
V1 forniti nella tabella 2.
In detta tabella lascissa dei punti delle sezioni viene data in percentuale della distanza tra la posizione del massimo spessore della sezione ed il Trailing Edge ed il Leading Edge rispettivamente.
Questa notazione si rivela scomoda se si desidera esprimere la posizione dei punti nel sistema di
coordinate usuale per i profili alari, ma consente di ricavare facilmente le coordinate x dei punti del
profilo che debbono essere usate per disegnare lespansa.
Utilizzando lindice i ed i coefficienti u(i) come forniti nelle tabelle 3 e 4 {ove al lembo di ingresso
corrisponde i=1 ed u(1)=1, alla posizione xtmax corrispondono i=11 ed u(11)=0 ed al lembo di uscita
corrispondono i=20 ed u(20)=-1} e definendo i coefficienti h(r,i) come nella tabella seguente
le ascisse x(r,i) dei punti del profilo, rispetto alla linea generatrice, sono date dalla relazione:
x ( r , i ) = skew ( r ) +

C (r )

xt max ( r ) + u ( i ) h ( r , i )

Tabella 2
i

h(r, i)

tE(r, i)

h(r, i)

tE(r, i)

xtmax(r)

tLE(r)

11

c(r)-xtmax(r)

tTE(r)

xtmax(r)

tLE(r)

12

c(r)-xtmax(r)

tTE(r)

xtmax(r)

tLE(r)

13

c(r)-xtmax(r)

tTE(r)

xtmax(r)

tLE(r)

14

c(r)-xtmax(r)

tTE(r)

xtmax(r)

tLE(r)

15

c(r)-xtmax(r)

tTE(r)

xtmax(r)

tLE(r)

16

c(r)-xtmax(r)

tTE(r)

xtmax(r)

tLE(r)

17

c(r)-xtmax(r)

tTE(r)

xtmax(r)

tLE(r)

18

c(r)-xtmax(r)

tTE(r)

xtmax(r)

tLE(r)

19

c(r)-xtmax(r)

tTE(r)

10

xtmax(r)

tLE(r)

20

c(r)-xtmax(r)

tTE(r)

Pagina IV-25

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


Utilizzando la stessa convenzione per lindice i, i coefficienti tE(i) definiti nella tabella 2 ed i coefficienti V1(r,i) forniti nella tabella 3, le ordinate dei punti della faccia del profilo yF(r,i) si ottengono
mediante la formula seguente:
yF ( r , i ) = V1 ( r , i ) tmax ( r ) t E ( r , i )

tenendo presente che gli spessori al lembo di entrata tLE ed al lembo di uscita tTE valgono:
t LE ( r ) = 0.20 tmax ( r )
tTE ( r ) = 0.05 tmax ( r )

Gli spessori della sezione t(r,i) si ottengono in modo analogo utilizzando i valori V2(r,i) forniti nella
tabella 4 utilizzando la relazione:
t ( r , i ) = V2 ( r , i ) tmax ( r ) t E ( r , i ) + t E ( r , i )
Le ordinate del dorso della sezione yB(r,i) si possono ottenere dalla relazione:

yB ( r , i ) = y F ( r , i ) + t ( r , i )
che fornisce:
yB ( r , i ) = V1 ( r , i ) + V2 ( r , i ) tmax ( r ) t E ( r , i ) + t E ( r , i )

Pagina IV-26

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1


Tabella 3: Valori del coefficiente V1
i
r/R|u(i)
0.15
0.20
0.25
0.30
0.40
0.50
0.60
0.70
i
r/R|u(i)
0.15
0.20
0.25
0.30
0.40
0.50
0.60
0.70

20
-1.00
0.3000
0.2826
0.2598
0.2306
0.1467
0.0522
0.0000
0.0000
10
0.2
0.0096
0.0049
0.0031
0.0027
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000

19
-0.95
0.2824
0.2630
0.2372
0.2040
0.1200
0.0420
0.0000
0.0000
9
0.4
0.0384
0.0304
0.0224
0.0148
0.0033
0.0000
0.0000
0.0000

18
-0.9
0.2650
0.2400
0.2115
0.1790
0.0972
0.0330
0.0000
0.0000
8
0.5
0.0615
0.0520
0.0417
0.0300
0.0090
0.0008
0.0000
0.0000

17
-0.8
0.2300
0.1967
0.1651
0.1333
0.0630
0.0190
0.0000
0.0000
7
0.6
0.0920
0.0804
0.0669
0.0503
0.0189
0.0034
0.0000
0.0000

16
-0.7
0.1950
0.1570
0.1246
0.0943
0.0395
0.0100
0.0000
0.0000
6
0.7
0.1320
0.1180
0.1008
0.0790
0.0357
0.0085
0.0000
0.0000

15
-0.6
0.1610
0.1207
0.0899
0.0623
0.0214
0.0040
0.0000
0.0000
5
0.8
0.1870
0.1685
0.1465
0.1191
0.0637
0.0211
0.0006
0.0000

14
-0.5
0.1280
0.0880
0.0579
0.0376
0.0116
0.0012
0.0000
0.0000
4
0.85
0.2230
0.2000
0.1747
0.1445
0.0833
0.0328
0.0022
0.0000

13
-0.4
0.0955
0.0592
0.0350
0.0202
0.0044
0.0000
0.0000
0.0000
3
0.9
0.2642
0.2353
0.2068
0.1760
0.1088
0.0500
0.0067
0.0000

12
-0.2
0.0365
0.0172
0.0084
0.0033
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
2
0.95
0.3150
0.2821
0.2513
0.2186
0.1467
0.0778
0.0169
0.0000

11
0
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
1
1.00
0.3860
0.3560
0.3256
0.2923
0.2181
0.1278
0.0382
0.0000

13
-0.4
0.7805
0.7984
0.8139
0.8265
0.8415
0.8456
0.8426
0.8400
0.8400
0.8400
0.8400
0.8400
0.8400
0.8400
3
0.9
0.2600
0.2840
0.3042
0.3197
0.3235
0.3056
0.2720
0.2337
0.2028
0.1950
0.1900
0.1900
0.1900
0.1900

12
-0.2
0.9360
0.9446
0.9519
0.9583
0.9645
0.9639
0.9613
0.9600
0.9600
0.9600
0.9600
0.9600
0.9600
0.9600
2
0.95
0.1300
0.1560
0.1750
0.1890
0.1935
0.1750
0.1485
0.1240
0.1050
0.1000
0.0975
0.0975
0.0975
0.0975

11
0
1.0000
1.0000
1.0000
1.0000
1.0000
1.0000
1.0000
1.0000
1.0000
1.0000
1.0000
1.0000
1.0000
1.0000
1
1.00
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000

Tabella 4: Valori del coefficiente V2


i
r/R|u(i)
0.15
0.20
0.25
0.30
0.40
0.50
0.60
0.70
0.8
0.85
0.9
0.95
0.975
1
i
r/R|u(i)
0.15
0.20
0.25
0.30
0.40
0.50
0.60
0.70
0.8
0.85
0.9
0.95
0.975
1

20
-1.00
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
0.0000
10
0.2
0.9760
0.9750
0.9751
0.9750
0.9725
0.9710
0.9690
0.9675
0.9635
0.9615
0.9600
0.9600
0.9600
0.9600

19
-0.95
0.0540
0.0640
0.0725
0.0800
0.0905
0.0950
0.0965
0.0975
0.0975
0.0975
0.0975
0.0975
0.0975
0.0975
9
0.4
0.8825
0.8875
0.8899
0.8920
0.8933
0.8880
0.8790
0.8660
0.8520
0.8450
0.8400
0.8400
0.8400
0.8400

18
-0.9
0.1325
0.1455
0.1567
0.1670
0.1810
0.1865
0.1885
0.1900
0.1900
0.1900
0.1900
0.1900
0.1900
0.1900
8
0.5
0.8055
0.8170
0.8259
0.8315
0.8345
0.8275
0.8090
0.7850
0.7635
0.7550
0.7500
0.7500
0.7500
0.7500

17
16
-0.8
-0.7
0.2870 0.4280
0.3060 0.4535
0.3228 0.4740
0.3360 0.4885
0.3500 0.5040
0.3569 0.5140
0.3585 0.5110
0.3600 0.5100
0.3600 0.5100
0.3600 0.5100
0.3600 0.5100
0.3600 0.5100
0.3600 0.5100
0.3600 0.5100
7
6
0.6
0.7
0.7105 0.5995
0.7277 0.6190
0.7415 0.6359
0.7520 0.6505
0.7593 0.6590
0.7478 0.6430
0.7200 0.6060
0.6840 0.5615
0.6545 0.5265
0.6455 0.5160
0.6400 0.5100
0.6400 0.5100
0.6400 0.5100
0.6400 0.5100
Pagina IV-27

15
-0.6
0.5585
0.5842
0.6050
0.6195
0.6353
0.6439
0.6415
0.6400
0.6400
0.6400
0.6400
0.6400
0.6400
0.6400
5
0.8
0.4520
0.4777
0.4982
0.5130
0.5220
0.5039
0.4620
0.4140
0.3765
0.3660
0.3600
0.3600
0.3600
0.3600

14
-0.5
0.6770
0.6995
0.7184
0.7335
0.7525
0.7580
0.7530
0.7500
0.7500
0.7500
0.7500
0.7500
0.7500
0.7500
4
0.85
0.3665
0.3905
0.4108
0.4265
0.4335
0.4135
0.3775
0.3300
0.2925
0.2830
0.2775
0.2775
0.2775
0.2775

Marco FERRANDO: Appunti del Corso Geometria dei Galleggianti 1

Pagina IV-28

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