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Scritto da MarioEs
sabato 18 luglio 2009
Che risposte e quali prospettive, a tuo parere, potrà fornire la fisica a questi quesiti
vecchi quanto l'essere umano in un momento in cui anche il concetto di "particella
fondamentale" è molto "nebuloso" e controverso ed in cui concetti come materia ed
energia oscura sembrano portare alla nostra conoscenza nuove aporie di difficile
soluzione? Siamo ad un punto di stallo? Cosa occorrerà per arrivare ad una conoscenza
"realistica" del mondo e non solo matematico-probabilistica?
MarioEs aka Zygmunt Ballinger: Dal tuo libro "Osservando la Sfinge" emerge che gli
attuali modelli dello spazio-tempo necessitano di nuove elaborazioni concettuali in cui
una rappresentazione quantistica, ossia nel discreto e non nel continuo, potrebbe
essere foriera di sviluppi molto interessanti.
Ci potresti far capire cosa è uno spazio-tempo discreto e come la materia vi si colloca?
Inoltre, quali principali implicazioni avrebbe ciò nella nostra conoscenza dell'
infinitamente piccolo e dell' infinitamente grande?
MarioEs aka Zygmunt Ballinger: Nel modello (o nei modelli) dello spaziotempo da te
studiati ha un ruolo particolare l' universo ipersferico del tipo teorizzato da Willem De
Sitter agli inizi del secolo scorso : di cosa si tratta? E che rapporti ha con concetti come
entropia, espansione dell'universo, materia ed energia oscura?
Ignazio Licata: Il modello di De Sitter costituisce una delle prime soluzioni delle
equazioni di Einstein, ma fu scartato perchè appariva matematicamente piuttosto
strano - anche il tempo è curvo!-, vuoto di materia e con una costante
cosmologica il cui significato non era ben chiaro.
Oggi è stato recuperato perchè tutte queste caratteristiche ben si accordano con la
fisica quantistica: l' ipersfera di De Sitter è, semplicemente, la forma del vuoto!
MarioEs aka Zygmunt Ballinger: Esiste la freccia del tempo, come asserisce con
certezza Ilya Prigogine, o viviamo piuttosto in un "universo ombra" - di tipo
fenomenico - che, come ha teorizzato Giuseppe Arcidiacono, è la proiezione di un
Universo a struttura iperspaziale e con un tempo immaginario?
Ci potresti illustrare questi ultimi concetti, ossia "iperspaziale" e "tempo immaginario"?
E che rapporti ha con concetti come entropia, espansione dell'universo, materia ed
energia oscura?Che implicazioni filosofiche ed epistemologiche avrebbe questa
concezione dello spaziotempo?
Ignazio Licata: Ancora una volta bisogna ricordare che i fisici studiano il mondo
attraverso le loro costruzioni teoriche, dunque distinguere tra modellizzazioni
matematiche e "proprietà reali" del mondo non è appropriato, se non per
ricordare che in genere nel mondo c'è molto di più di quello che riusciamo a
comprendere con le nostre teorie.
La non-località è stata ben studiata in laboratorio, e in una forma naive può essere
descritta come la capacità delle particelle di scambiarsi informazioni istantaneamente,
senza trasferimenti di energia. Si tratta del ben notofenomeno dell'entanglement.
Questa è una descrizione ingenua però, perchè a rigore le due o più particelle in stato
di entanglement, dal punto di vista quantistico, sono lo stesso oggetto, guidato da
un'unica funzione d'ondamodelli. Ancora una volta, è solo quando andiamo a fare le
misure che laceriamo la non-località quantistica e creaiamo un "qui" e "là", un
"prima" e un "dopo".
A livello quantistico, come abbiamo detto, località e spazio-tempo non hanno
cittadinanza fondamentale. La non-linearità è ancora più nota, si tratta dei fenomeni
che vengono studiati dalla fisica del caos e che si presentano anche in situazioni
molto quotidiane, come la turbolenza: estrema sensibilità alle condizioni iniziali e non
validità del principio di sovrapposizione degli effetti (l'effetto è diverso dalla semplice
somma delle cause).
Questi sistemi sono estremamente complicati da descrivere matematicamente e non è
possibile fare previsioni a lungo termine.
Nello studio del vuoto quantistico e della fisica delle particelle entrano in gioco
entrambi i fattori, abbiamo a che fare con processi non-locali e con forti non-linearità.
Siamo ben lontani dalla comprensione del quadro unitario, quasi tutta la nostra
fisica è basata su equazioni lineari, ossia su approssimazioni a grana grossa. Sappiamo
descrivere bene soltanto poche approssimate isole di ordine locale, mente viviamo in
un ricchissimo caos quantistico.
Ignazio Licata: Immaginiamo una contenitore pieno di ogni forma possibile di materia
ed energia, come l'universo, e cominciamo idealmente a togliere tutto: galassie,
particelle, campi elettromagnetici e gravitazionali. Quello che resta non è il "nulla" ma
il vuoto quantistico, una forma di pre-materia che contiene in potenza tutto, la
materia e le sue leggi.
Questo vuoto è caratterizzato da effetti dinamici descritti dal principio di
indeterminazione di Heisenberg, fluttuazioni che è possibile misurare, come
nell'effetto Casimir , e che causano nel magma arcaico i processi di creazione-
annichilazione delle cosidette "particelle vituali", che non durano abbastanza da
poter essere osservate e si rituffano nel vuoto.
Un'analogia interessante è quella con i superfluidi: com'è noto questi sono fluidi
che per temperature critiche particolarmente basse entrano in stato di coerenza
quantistica e mostrano comportamenti interessanti, come l'assenza di viscosità, che
permette loro di scorrere senza atrrito indefinitamente.
Questo avviene perchè gli elettroni si legano in coppie, le coppie di Cooper, e
passano da una statistica fermionica ad una bosonica (ossia, da una del tipo "qui ci sto
solo io" ad un'altra di "cooperazione colletiva") con un processo di rottura di simmetria.
In questi sistemi , o nei superconduttori che sono simili e che globalmente si chiamano
"condensati", possono manifestarsi processi cooperativi chiamati quasi-particelle.
Il fatto che il vuoto quantistico ed un oggetto come l'Elio- 4 si comportano in modo
simile ha fatto ipotizzare che nel vuoto come nei condensati le "particelle" siano
processi di emergenza da forme cooperative di qualcosa di più "fine", come atomi od
elettroni nei condensati o le "celle" della gravità quantistica nel vuoto.
L'oceano quantistico è instabile e queste fluttuazioni possono "legarsi" e dare vita a
forme osservabili di materia con i processi descritti matematicamente dalla teoria
quantistica dei campi.
La vera domanda è: cosa c'è nel vuoto, in termini di matrice informazionale profonda,
che contiene in nuce le leggi e le forme di materia osservabili?
Ignazio Licata: La teoria delle "p-brane"- la versione più recente delle stringhe,
vanno pensate come piccoli "fogli" n-dimensionali-, contiene un'idea bella e potente:
una particella è una frequenza vibrazionale delle brane, e l'intero spazio-tempo è
un'emergenza che nasce da processi di compattificazione- legame-srotolamento di
questi esotici oggetti che abitano lo spazio matematico di Calabi-Yau.
Detto questo, la teoria risulta "overfitting" rispetto ai dati sperimentali: sono
troppe le particelle previste rispetto al pur congruo numero di quelle che possiamo
osservare. In pratica, è possibile predire tutto e il contrario di tutto con
un'impianto teorico di questo tipo.
D'altra parte, su altre questioni delicate la teoria è ricca di dubbi (opportunamente
stipati da Brian Greene nell'ultimo capitolo del suo "Universo Elegante"): alle brane si
applicano le leggi della meccanica quantistica o questa deriva proprio dalla dinamica
delle brane?
Perchè osserviamo uno spazio-tempo a 4 dimensioni, connesso e compatto, dove sono
finite le altre possibilità topologiche?
Sarebbe necessario dunque qualche criterio vincolante sul tipo di oggetti che la teoria
può produrre.
In generale, al di là delle sue origini storiche che risalgono alla fisica dei buchi neri, un
principio olografico è proprio un criterio di questo tipo, un vincolo generale
sulle caratteristiche di una costruzione teorica.
Ad esempio, l'approccio gruppale di Fantappié- Arcidiacono che permette di dedurre
l'Universo di De Sitter dalle simmetrie generali della fisica è un principio di questo tipo.
In definitiva, ed un pò paradossalmente, la teoria delle superstringhe paga il prezzo
della sua fecondità matematica con una notevole incertezza su come costruirci sopra
una buona fisica. Un'analisi critica è quella fatta da Lee Smolin nel suo recente
"L'Universo senza stringhe".
La teoria degli epicicli, nel medioevo e fino al primo rinascimento , cercava di spiegare i
moti celesti utilizzando combinazioni di cerchi, ritenuta la figura geometrica più
"elegante" e "perfetta". Poi sono arrivate le osservazioni di Tycho Brahe, i calcoli di
Keplero e la gravitazione di Newton ed abbiamo visto che nella meccanica celeste tutto
è molto più semplice sostituendo i cerchi con orbite ellitiche. Questo dovrebbe
insegnarci che non sempre ciò che noi riteniamo "elegante" è la via migliore.
Come diceva Einstein da giovane " in fisica meglio lasciare l'eleganza ai sarti ed ai
calzolai", e dunque lasciar perdere i preconcetti a favore o contro di una teoria, e
monitorarne con attenzione lo stato di salute e la fecondità.
MarioEs aka Zygmunt Ballinger: Fred Alan Wolf nel suo "The dreaming Universe",
riferendosi alla "teoria dei molti mondi paralleli" della fisica dei quanti, ipotizza che noi
avremmo un "cervello olografico", che essendo un "ente a 3 dimensioni" ricostruirebbe
le immagini a 4D (che in 3D sarebbero infinite) dello spaziotempo: il tempo sarebbe
ricostruito dunque dall'ologramma del cervello (che sarebbe una sorta di "antenna"),
l'io sorgerebbe in tal modo e la consapevolezza dipenderebbe da una "mappatura
temporale delle esperienze".
Egli poi asserisce che le onde quantiche dell'universo potrebbero derivare dall'attività
onirica di un "cervello superiore" (fa una similitudine con il Grande Spirito aborigeno) :
grande fantasia o l'universo e noi potremmo essere davvero i prodotti di un mega-
cervello quantistico che sogna?
E visto che tu ne parli nel libro "La logica aperta della mente" cosa è il "quantum
brain"?