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Secondo Massimo d’Angelillo (La Germania e la crisi europea, Ombre Corte, 2016), la leadership
politico economica che la Germania ha assunto de facto all’interno dell’Unione Europea è frutto di
una strategia di lungo periodo, che origina negli anni Settanta, quando il collasso del sistema
valutario a cambi fissi di Bretton Woods e la crisi petrolifera mettono fine a trent’anni di crescita
sostenuta da parte dell’Occidente, producendo inflazione e disoccupazione di massa (stagflazione).
La reazione tedesca alla crisi del modello keynesiano fino ad allora dominante va in controtendenza
rispetto ad altri grandi Paesi, come Stati Uniti e Gran Bretagna, che si gettano tra le braccia dei
leader neoliberisti Thatcher e Reagan con i loro furori antistatalisti e antisindacali e la loro
fascinazione per la finanza, mentre si fonda su una nuova visione dell’economia: il keynesismo
dell’export, che spinge i governi a concentrare gli sforzi di politica economica sul rafforzamento
della posizione commerciale del Paese (p. 119) .
Nel modello del keynesismo dell’export, di cui saranno primi sostenitori i Socialdemocratici guidati
da Helmut Schmidt, la crescita del PIL del Paese è trainata dalla domanda estera e non più
dalla spesa pubblica come nel keynesismo tradizionale; di conseguenza, servono politiche
dell’offerta per incrementare la competitività della manifattura ( investimenti massicci in ricerca,
formazione professionale, infrastrutture, energia) e una valuta forte che frusti le imprese a
perseguire continui guadagni di produttività attraverso il miglioramento della qualità dei prodotti
evitando la scorciatoia del contenimento dei costi (o le svalutazioni del cambio). Il modello tedesco
così disegnato dai socialdemocratici sarà in grado di far balzare, in pochi anni, l’incidenza
dell’export tedesco sul PIL di ben cinque punti percentuali (dal 18,5% al 23,7%) e di abbattere
l’inflazione, sperimentando con successo anche lo strumento della concertazione: un patto tra
produttori in cui i sindacati, in cambio di welfare e di maggior potere nella gestione delle imprese,
moderano le richieste salariali, mentre gli imprenditori si impegnano a reinvestire i maggiori profitti
nel potenziamento dell’azienda. Ciò garantisce la combinazione aurea tra crescita economica e
coesione sociale, vanto del Modell Deutschland.
Durante il lungo cancellierato del democristiano Helmut Kohl (1982-1998), la Germania intensifica
la sua forza competitiva grazie all’apertura dei mercati dell’Est (compreso quello dell’ex
Repubblica democratica tedesca, DDR) e alla costruzione del mercato unico europeo e dell’euro.
I grandi gruppi tedeschi dell’auto e della meccanica possono così accedere ad una vasta rete di
subfornitori a bassi costi e alte qualifiche in Paesi come Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria;
mentre con l’istituzione della moneta unica e i vincoli alle finanze pubbliche previste dai Trattati
europei vengono impedite svalutazioni competitive di cui si avvantaggiavano, in precedenza, paesi
come l’Italia, che rosicchiavano per questa via quote di mercato alle imprese tedesche. Tuttavia, i
costi economici e sociali dell’unificazione valutaria e politica della Germania (avvenuta il 3 ottobre
1990) sono rilevanti per l’est tedesco, in termini di elevata disoccupazione, emigrazione,
deindustrializzazione e questo falsa le statistiche medie aggregate, facendo parlare a torto di declino
dell’intero Paese ( “Germany: The sick Man of Europe”, titola l’Economist nel 2005).
Herlinde Koelbl – Gerhard Schroeder, Cancelliere dal 1998 al 2005
La strategia del keynesismo dell’export si fa così più aggressiva, questa volta puntando sul
contenimento dei costi: salari diretti, indiretti (welfare) e differiti (pensioni). Se ne fa carico il
cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder con il pacchetto di riforme “Agenda 2010″,
che crea un mercato del lavoro a bassi salari e basse tutele per un quinto dei tedeschi (soprattutto
giovani e donne del terziario, con più alta incidenza nella Germania orientale) e riforma lo Stato
Sociale, tagliando entità e tempi di fruizione dei sussidi di disoccupazione e inasprendo le
condizioni per mantenerli. A seguito di queste politiche di severa riduzione della domanda interna, il
peso dell’export sul PIL tedesco cresce, durante il periodo 2002-2012, di dieci punti percentuali,
facendo della Germania il primo esportatore mondiale nel 2006 (poi superato dalla Cina nel 2010) e
il terzo paese al Mondo per incidenza dell’export sul PIL, dopo Vietnam e Corea del Sud (paesi con
un peso demografico che è però inferiore a quello tedesco). Il surplus commerciale tedesco
(differenza tra esportazioni e importazioni) esplode dal 2002, anno d’ingresso dell’euro,
passando dal 1,9% al 8% del PIL in soli tredici anni[1]; la liquidità ottenuta dalla vendita delle
proprie merci viene investita in titoli di stato della periferia europea, lucrando sui maggiori
differenziali nei rendimenti rispetto al Bund, o vanno a sostenere, via intermediazione bancaria, le
bolle immobiliari dei paesi del Sud Europa, fino allo scoppio della crisi finanziaria del 2007 e
quella dei debiti sovrani dei PIGS nel 2011.
“La totale mancanza di una minima autonomia e di un pensiero indipendente fa in modo che la
Merkel segua pedissequamente la politica degli USA, cosa che la trasforma in un leader debole agli
occhi dei cittadini tedeschi votanti”, ha sottolineato il politologo russo Dmitri Sedov. In questo
senso, ha menzionato che le potenze anglosassoni adottarono a suo tempo quattro linee di politica
per esercitare un controllo su Berlino che si sono basate su: 1) la finanza, 2) l’americanizzazione
della elite politica tedesca, 3) le risorse per l’informazione e controllo dei media, 4) le basi militari
statunitensi in Germania, che ospitano un grosso arsenale di armi nucleari tattiche. In allusione al
primo fattore, si è riferito alla maggior parte dell’oro tedesco depositato presso una banca
statunitense per effetto di un accordo firmato nel 1958 e l’incapacità tedesca di rivederlo. Non è un
mistero che l’ amicizia con i nuovi partner anglosassoni sia iniziata comunque con il controllo delle
risorse della Germania sconfitta, ed è utile ricordare come sono state trattate le riserve d’oro della
Germania. Durante la seconda guerra mondiale, le riserve d’oro del Terzo Reich erano parte
consumate, un parte fu rubata , ed il resto che rimaneva nella Reichsbank fu catturato dagli
americani come “bottino di guerra”. I termini di questo accordo del 1958 prevedono come effetti
“collaterali” un sistema tale che la Germania non ha il diritto di prelevare le sue riserve d’oro,
mentre nel suo territorio sono presenti basi militari americane. Il volume delle riserve d’oro della
Germania è molto elevato: corrisponde a un totale di 3,38 mila tonnellate ed è stato stimato nel
2014 pari a 141 miliardi di dollari.
http://www.controinformazione.info/come-gli-usa-hanno-trasformato-la-germania-in-uno-stato-
vassallo/
Ritorna la Mitteleuropa
La Germania al contrario, giorno dopo giorno, costruisce in seno all’eurozona un’area economica,
linguistica e culturale plasmata a sua immagine e somiglianza, forte dell’attrazione esercitata dal
suo magnete economico: sulle posizioni di Berlino ed in favore alla Grexit durante i negoziati sono
infatti Slovacchia, Slovenia, Finlandia, Lituania, Olanda, Estonia ed Austria.
di luciano garofoli
Mi è ricapitato in mano dopo tanto tempo un vecchio libro francese L’Europe de Hitler di Francis
Bertin edito dalla Librairie Française nell’aprile del 1976. Uno di quei libri che compravo con
qualche difficoltà in quanto non era così facile trasferire denaro da qui alla Francia ed i vaglia
internazionali erano una rarità e costavano cari: mi pare che ci fosse anche un plafond per
ognuno.
Il libro aveva come sottotitolo Les decombres des Democraties cioè le macerie delle
democrazie: per curiosità gli ho ridato un’occhiata e francamente sono rimasto di sale!
Bertin analizza quale sarebbe stata la nuova Europa dopo la definitiva vittoria della Germania
nella seconda guerra mondiale. A monte esisteva un piano ben preciso che già era abbozzato
nel Mein Kampf che delineava un nuovo ordine europeo al centro del quale ci sarebbe stato il
reich tedesco il quale avrebbe fatto da motore e guida al complesso della nuova Europa.
Ma la cosa più eclatante fu che nel 1942 il Ministro dell’Economia del Reich Walther Funk, uno
che di questa materia era un esperto, insieme al suo collega Albert Speer prepararono il
progetto Europäische Wirtschaftsgesellschaft per creare un’integrazione monetaria ed
industriale degli stati europei alleati od occupati dalle armate tedesche. Indovinate quale
sarebbe stata la moneta “guida” di quest’area? Ma il Reichsmark, era una scelta fatta
naturalmente a caso tra le varie valute circolanti all’epoca, ripeto una scelta del tutto casuale e
senza alcun tipo di pregiudizio! Ma c’era di più: i ministri di Hitler avevano disegnato un’area di
mercato completamente aperta, senza dazi doganali, senza frontiere basata su una sola
moneta valida ed accettata da tutti, con al centro la potenza militare economica ed industriale
tedesca a fare da locomotiva a tutto il sistema: insomma con la Germania quale Stato leader.
Solo gli sfavorevoli eventi bellici impedirono la realizzazione di questo ambizioso piano: i tempi
non erano ancora maturi!
Intorno a questa visione progettuale esistono tutta una serie di corollari che possiamo definire
“preparatori” o di supporto: intanto se ne parlava in lungo ed in largo. Eccone alcuni esempi.
Chi parla è il Ministro della Propaganda del Reich il dottor Joseph Goebbels:
“La tecnologia dei trasporti e delle telecomunicazioni sta accorciando le distanze tra i popoli e
questo condurrà inevitabilmente all’integrazione europea …. Tempo cinquant’anni e la gente
non penserà più in termini di nazione, ma solo in una prospettiva di un grande spazio europeo
sovranazionale”.
Ma al coro si aggiunge una voce addirittura più forte ed autorevole quella del Führer Adolf
Hitler: parla al Berliner Sportpalast:
“L’anno 1941 sarà, ne sono convinto, l’anno storico per un grande Nuovo Ordine Europeo ….
Noi siamo più interessati all’Europa di qualsiasi altro Paese. La nostra nazione, la nostra
cultura, la nostra economia, sono cresciute entro un più ampio contesto europeo. Pertanto
dobbiamo essere i nemici di ogni tentativo di introdurre elementi di discordia e distruzione in
questa famiglia di popoli”
Non vorrei essere petulante, ma non sembrano parole che oggi potremmo sentirci dire, magari
con altre sfumature, dal Presidente della Commissione europea o da uno dei tanti Commissari
che lavorano a Bruxelles e che guarda caso non sono tutti sicuramente super partes e che si
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Il IV Reich e l’Europa
guardano bene dal favorire la Germania, tutti lo sanno o no che lavorano solo per una grande
e forte Europa?
Bertin ci viene incontro e, nel libro, delinea quali sarebbero stati gli scenari futuri di questa
nuova, più grande e forte Europa a guida tedesca. Al centro il Grossgermanisches Reich
Deutscher Nation cioè il Grande Reich della Nazione tedesca che avrebbe avuto confini più
vasti di quelli della sola Germania: Austria, Alsazia, Lorena, Lussemburgo, Boemia, Moravia,
Prussia e Polonia occidentale sarebbero diventate dei Gau della nuova aggregazione statale
sovranazionale tedesca. A questi si sarebbero aggiunti in seguito anche altre porzioni di territori
come Alpenvorland cioè le provincie italiane di Bolzano, Trento e Belluno[1] e i territori dell’
Adriatische Küstenland o Litorale Adriatico con capitale Trieste. In pratica Trieste era stata
separata di fatto dalla Repubblica Sociale ed il nuovo Gau comprendeva tutta la regione Friuli
Venezia Giulia, l’Istria e la costa dalmata. Esso era un’entità amministrativa autonoma che era
dotato di un grosso apparato burocratico formato in prevalenza da austriaci e sottoposto
provvisoriamente ad un commissario supremo la cui carica era ricoperta Friedrich Rainer
Gaulaiter della Carinzia.
Quello che si delineava nei progetti dell’Europa post bellica era un Nuovo Ordine gerarchico
selettivo germano centrico, in attesa di un passo successivo: l’annullamento delle varie identità
nazionali in un crogiuolo che avrebbe fuso la nuova Europa, le parole di Goebbels erano
chiarissime a riguardo.
Sotto questa luce sono più chiari i riferimenti alla creazione di un Reich millenario faro della
nuova civiltà moderna.
Un’altra piccola riflessione si impone sotto il profilo della creazione di un Nuovo Ordine
gerarchico selettivo sotto la guida della Germania. Forse che non si sta parlando della
creazione di un ferreo ordine gerarchico selettivo anche negli scritti di Pike, o nelle previsioni
della creazione di un nuovo governo mondiale preconizzato da tante menti ”illuminate” da
Comenius agli Illuminati di Baviera?
A qualcuno salterà di sicuro la mosca al naso nel leggere tali affermazioni, ma signori miei voi
credete che le grandi centrali finanziarie internazionali che avevano cavato milioni di dollari per
portare Hitler al potere, facessero della beneficienza o improntassero i loro soldi senza un
sicuro piano di rientro non solo sul fronte finanziario, ma soprattutto su quello politico e di
potere? Pensate davvero che gente come Harriman o la famiglia Bush fossero degli
sprovveduti o dei dilettanti da circo? Né è solo pensabile che un eventuale doppio gioco, posto
in essere da Hitler, potesse prendere alla sprovvista, o cogliere di sorpresa certi milieu di
altissimo livello?
Ed allora Schacht cosa mai poteva fare, all’interno del governo di Hitler con una carica così
importante come Ministro della Reichsbank: non era per caso il garante ed il controllore che
tenesse sotto osservazione la politica della Germania Nazionalsocialista ed allo stesso tempo
anche il gestore e garante dei milioni di dollari che arrivavano da oltre Atlantico?
Bene il Neuordnung Europas (Nuovo Ordine Europeo): era una gerarchia tra Stati suddivisa su
vari livelli. Come già affermato prima al vertice della piramide ci sarebbe stato il Grande Reich
tedesco formato oltre che dalla Germania da Austria, Alsazia, Lorena, Lussemburgo, Boemia,
Moravia, Prussia e Polonia occidentale con circa 100 milioni di abitanti; a questo aggregato,
chiamato anche grande comunità germanica al centro d’Europa, si associava con un ruolo
paritario l’Italia fascista e nelle speranza di Hitler anche la Gran Bretagna.
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Il IV Reich e l’Europa
In seconda linea venivano altre nazioni che avevano aderito sia al patto tripartito, sia a quello
anti komintern: Ungheria, Romania, Bulgaria Slovacchia, Croazia e la Finlandia. Questi
avrebbero avuto ancora formalmente una sovranità, ma il loro agire sarebbe stato ridotto al
ruolo di stati suzerain[2] nella struttura definitiva della grande Europa.
La sorte delle nazioni occupate militarmente sarebbe stata stabilita in base ad una graduatoria
di importanza e di compiti che sarebbero stati loro assegnati dalla Germania.
La Francia, per esempio, era una nazione con forte grado di industrializzazione per cui dopo
una adeguata dose di “rieducazione” avrebbe avuto compiti di sempre maggior importanza.
Un livello privilegiato avrebbero avuto Danimarca e Norvegia; più incerta la fine che sarebbe
toccata a Belgio e Paesi Bassi. Qui si prevedeva addirittura la creazione di una grande
Borgogna che oltre al Belgio ed all’Olanda doveva comprendere anche Lussemburgo e
probabilmente quella parte della Francia che appunto si chiama Borgogna. La Slovacchia e la
zona dei Sudeti sarebbero state incorporate direttamente nel Grande Reich tedesco e ridotte al
livello di Gau.
La Svezia e la Svizzera avrebbero mantenuto lo stato di neutralità, ma la loro vita come stati
autonomi, sarebbe stato fortemente condizionato dal colosso statale creato in Europa.
Altri stati occupati militarmente dalle armate tedesche e dei suoi alleati come Polonia, Ucraina,
Boemia e Moravia, Grecia avrebbero avuto in sorte l’essere trattati come delle colonie ed il loro
compito specifico sarebbe stato quello di fornire materie prime, derrate agricole e soprattutto
lavoratori a bassissimo costo per l’economia del Grossgermanisches Reich Deutscher Nation.
Vagamente abbozzato il ruolo della Russia e di tutto lo spazio territoriale ad essa sottoposto:
ma in questa definizione ideologica centrale è il concetto del Lebensraum o spazio vitale che
nella geopolitica nazionalsocialista era inteso come lo spazio necessario ad ogni popolo per
sopravvivere e svilupparsi a seconda del proprio potenziale culturale e demografico.
Dopo la sconfitta militare della Germania e dei suoi alleati di questi progetti non si parla più in
questi termini: la Germania ha concentrato tutte le sue forze apparentemente prima nella
ricostruzione e poi solo nel settore economico.
Il ruolo di super potenza mondiale è passato agli Usa i quali con molta rudezza stanno
imponendo il loro modello politico basato sulla democrazia e sul libero scambio di merci: in
questo coerentemente con quanto scritto nella Carta Atlantica, firmata da Churchill e da
Roosevelt al largo di Terranova il 14 agosto del 1941, carta che sarebbe poi diventata la base
delle Nazioni Unite. L’ONU doveva rappresentare il primo passo molto tranquillo verso il
concetto di Governo Mondiale.
Ormai, come prevedevano i piani della Grande Opera, l’Europa doveva diventare una
federazione di stati passando attraverso varie fasi a cominciare dal campo economico per poi
arrivare a quello anche politico.
Nei cinque grandi aggregati sovranazionali che sono alla base del Governo Mondiale ognuno
ha come riferimento una nazione “guida”: essa per quanto riguarda l’Europa continentale è
sempre stata la Germania paese economicamente trainante ed avanzatissimo e, cosa
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Il IV Reich e l’Europa
Badate bene la Gran Bretagna non fa parte di questa area, ma essa è a capo di quello che è
definito il Commonwelt quindi con l’Europa continentale non ha proprio niente a che fare. Ora
forse è più chiaro per quale motivo De Gaulle negò l’accesso al MEC degli Inglesi ed anche per
quale motivo oggi si è potuta porre in essere la Brexit: l’adesione alla UE non prevedeva e mai
avrebbe previsto da parte inglese, l’adozione dell’Euro come nuova moneta nazionale al posto
della Sterlina.
Chi è padrone della propria moneta è anche titolare della propria sovranità statuale!
Lo schema che è stato adottato per arrivare alla creazione degli Stati Uniti d’Europa è il
medesimo seguito sia per la creazione degli USA, sia per la creazione della Germania entità
statuale inesistente nella realtà europea del XIX secolo. In realtà sul territorio della attuale
Germania esistevano ben 38 stati sovrani i quali formavano il Sacro Romano Impero germanico,
la cui presidenza alla dieta di Francoforte spettava all’Arciduca d’Austria, re di Boemia ed
Ungheria e conseguenzialmente anche Imperatore del Sacro Romano Impero germanico.
Quindi creazione di un’area doganale senza frontiere ed adozione di una moneta comune che
guarda caso dopo il 1866 fu proprio il marco, moneta corrente nello stato del Grande Elettore
del Brandeburgo, cioè il re di Prussia.
Il caos che ne derivò fu tale che si rese necessaria la creazione di un nuovo stato
sovranazionale: la Germania appunto.
Tutto il potere passò a Berlino nelle mani di Bismarck, il quale provvide alla creazione ed
all’armonizzazione della nuova entità sovranazionale ripetendo, guarda caso, quello che poco
prima era successo in Italia con l’annessione degli stati della penisola al Piemonte.
Oggi è avvenuta la stessa identica cosa: l’Euro è potuto nascere solo dopo la Creazione di un
parlamento europeo con dei poteri ancora limitati; la nascita di organi come la Commissione
europea abbozzo di governo sovranazionale; con l’imposizione del recepimento automatico
delle decisioni prese a Bruxelles dagli organi di governo nazionali del tutto staccati dalla logica
dell’elezione democratica dal basso, dei medesimi.
A ciò si aggiunge la creazione di una costituzione comune che vuole la nuova entità statuale
completamente staccata dalle sue radici cristiane e solo basata sui concetti laici e repubblicani
che sono le fondamenta degli immortali principi della rivoluzione francese!
Di seguito è arrivata la formale rinuncia, da parte degli stati membri, alla sovranità monetaria
nazionale in favore della Banca Centrale Europea, la quale, guarda caso, ha la sua sede a
Francoforte. Poi la fissazione dei livelli di cambio tra le vecchie monete e la nuova divisa, la
libera circolazione di merci e cittadini all’interno della Comunità con i trattati di Schengen.
Ma il vero e proprio colpo di stato è stato portato a termine in maniera indolore e molto
asetticamente dalla Germania con l’assenso della Francia: tutte le leve di potere amministrativo
e decisionale della UE sono passate a Commissari i quali parlano un unico linguaggio e
seguono le direttive economiche e politiche della nazione egemone, cioè la Germania. Ciò
indipendentemente che i Commissari siano francesi, lussemburghesi, olandesi, o finnici lo
spartito che devono suonare è solo quello della musica tedesca.
Abbiamo assistito alla crescita esponenziale del debito sovrano di nazioni come la Grecia, il
Portogallo, l’Italia, la Spagna, l’Irlanda sempre finanziato dalle grandi banche tedesche. Come
conseguenza si è avuta la caduta verticale se non il crollo delle economie di questi paesi e
l’impossibilità pratica di azzerare il debito sovrano contratto con le banche tedesche e francesi.
Esse non sono solidissime, ma piene di derivative, ma che passano sempre più che
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Il IV Reich e l’Europa
Vorrei far notare come i metodi non siano poi tanto diversi da quelli che adoperava Hitler per
“convincere” i recalcitranti: è solo cambiata la forma, non certo il contenuto.
Il passaggio alla fase successiva sarà la creazione di un ministero dell’economia comune che
imporrà autonomamente e senza controlli o interferenze, politiche uguali a tutti gli stati membri.
Politicamente parlando abbiamo assistito alla divisione in due della Cecoslovacchia, alla
disintegrazione della Jugoslavia, al formarsi di un nucleo di paesi “virtuosi” economicamente
parlando i quali fanno sempre causa comune con il grande Reich tedesco: Olanda, Francia,
Belgio, Lussemburgo possono permettersi leggi, atteggiamenti, orientamenti di natura
economica e finanziaria del tutto eterodossi rispetto a quelli che vengono imposti ad Italia,
Grecia, Portogallo, Irlanda. Se andate a rivedere il disegno del Nuovo Ordine europeo di Hitler
è la stessa identica cosa di quello che viene imposto attraverso la leva economica nella UE.
L’Italia deve pagare ad usura il suo “giro di valzer” nella prima guerra mondiale ed il tradimento
ignominioso e mai perdonato durante la seconda guerra mondiale: nulla può essere lasciato
impunito.
Da comprimaria nel Nuovo Ordine europeo l’Italia al pari con il Grande Reich tedesco essa è
diventata un paese Untermenschen e senza più alcuna capacità ed autonomia politica! Inutile
sottolineare che la classe, meglio la casta, che governa l’Italia sia completamente asservita e
venduta ai voleri tedeschi: innegabilmente è sotto gli occhi di tutti!
Ogni tanto qualcosa va storto ed allora grandi temi come l’immigrazione, o l’uscita della Gran
Bretagna dalla Comunità, oppure il rifiuto di paesi come la Danimarca e la Norvegia di farne
parte fanno creare delle fratture all’interno del monolite europeo. Come sempre quando
accadono queste cose dissonanti dal coro, la reazione di Berlino è sempre la stessa. Grande
disagio, minacce di sanzioni, diktat e proclami di ire funeste: guardate quali sono gli
atteggiamenti verso l’Ungheria, o verso la Polonia. Prima o poi o tutti si adegueranno seguendo
l’esempio italiano oppure … un piano B è già pronto per creare una grande Comunità
germanica al centro d’Europa, ma solo dopo che le economie di questi paesi saranno azzerate.
Per ora il trattato Transatlantico con l’area del Nafta è saltato, per il diniego di Trump e del
Congresso USA, ma state certi che prima o poi verrà riproposto, magari quando alla
Presidenza degli Stati Uniti tornerà un sincero e verace “democratico” al posto del pagliaccio
Trump che con le buone, o con le cattive verrà cacciato da quella poltrona.
Quindi anche oggi ci sono all’interno della UE nazioni di serie A, di serie B stati suzerain ed
Untermenschen cioè popoli non degni di vita o nazioni fatte da subumanidi.
Comunque il IV Reich è nato ed impone a tutti i suoi progetti e voleri:lo si voglia o no!!
Restano ancora nodi molto importanti da sciogliere come i rapporti con la Russia del “dittatore”
Putin il quale non vuol diventare assolutamente schiavo del libero mercato e sottoporre la
Russia alla “paterna” tutela della multinazionali americane.
Ma qui la politica che si ricalca è quella dell’Osten Lebensraum cioè lo spazio vitale ad est
ridotta una landa desolata di schiavi senza identità e diritti catena di montaggio a costi zero del
Grande IV Reich.
Ultimamente problemi di stabilità si sono manifestati anche all’interno della Germania la quale
ad oggi non ha ancora una maggioranza ed un governo forte e sicuro. Ma tornare alle elezioni
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Il IV Reich e l’Europa
è assolutamente da escludere visto che Putin pesca nel torbido e destabilizza con le sue
influenze mefitiche e dittatoriali tutte le elezioni europee ed addirittura quelle americane.
“La Russia è impegnata in una campagna di sovversione delle istituzioni democratiche” dei
paesi occidentali “dobbiamo contrastare il comportamento destabilizzante della Russia e le
sofisticate campagne di propaganda e disinformazione tese a mettere le nostre società libere
ed aperte le une contro le altre”.
Credetemi è molto più preoccupante e pauroso quando la Merkel tace piuttosto che quando
parla con la sua saccenza e sicumera tipica dell’ Herrenvolk germanico.
In questo panorama già di per sé cupo e angosciante, sempre più forti si fanno i segnali di un
eventuale colpo di mano, sotto forma di azione militare preventiva e di tutela degli interessi
americani, contro la Russia viste le continue provocazioni poste in essere dalla NATO.
Appena prima di Natale il generale americano Robert Neller comandante del Corpo dei Marines
pluridecorato e veterano degli interventi americani in Somalia ed a Panama, ha visitato la base
artica norvegese di Trondheim. Ai soldati americani di stanza su placet del governo norvegese,
ha detto di tenersi pronti in quanto:
“Un enorme conflitto sta per scoppiare … spero di sbagliarmi ma è in arrivo una guerra” (War is
coming).”
Lo scenario di guerra sarà il Pacifico e l’Eurasia ed il nemico sarà, secondo lui, proprio la
Russia.[3]
Qualcuno ricorderà anche le parole della Regina Elisabetta che dichiarò che erano in arrivo
tempi così tragici per cui quello che la Gran Bretagna aveva passato durante la seconda guerra
mondiale era paragonabile ad un’auto che avesse preso in pieno una buca.
Qualche tempo fa la Cancelliera Merkel con la sua solita buona grazia e la sua forte carica di
diplomazia, disse rivolta a Putin, durante un incontro bilaterale, che la Russia doveva smetterla
di provocare e minacciare l’Ucraina ed i paesi Baltici altrimenti ci sarebbe stato di sicuro un
pericolo di guerra.
Putin con un sorriso di “ghiaccio” rispose: “Signora faccia voti, perché questo non accada.
Altrimenti entro tre giorni verrei a prenderla a Berlino”. Come dire non credere di farla franca!
Inoltre sembra che Putin abbia fatto volare sopra l’intero territorio russo un aereo con a bordo
la veneratissima immagine della Valdimir’skaya cioè la Santa Madre di Dio, raffigurata in
un’icona del XIII secolo, detta anche la Vergine di Kazan: la Madonna protettrice della Russia, e
che, finora inascoltato, abbia chiesto formalmente al Papa la consacrazione della Russia al
Cuore Immacolato di Maria.
1)= La nuova entità fu, dopo il settembre 1943, associata al Gau del Tirolo come entità
sottoposta all’amministrativa militare tedesca, anche se teoricamente restava sotto la sovranità
della Repubblica Sociale Italiana.
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Il IV Reich e l’Europa
2) Nella terminologia della politica internazionale, nel diritto pubblico interno e nel diritto delle
nazioni, il termine suzerain viene usato nel contesto di relazioni inter-statali in cui uno «stato
dominante controlla i rapporti internazionali di uno stato vassallo, permettendogli l’esercizio
della sovranità sulle questioni interne» Anche questa forma di egemonia ( o vassallaggio) non
si spinge fino alla sovranità di uno soggetto su un altro, in quanto lo stato tributario (vassallo)
conserva comunque una seppur ridotta sfera di autonomia. Il rapporto è comunque da tenere
totalmente distinto dalla sovranità, uno status necessario a determinare l’indipendenza, ma al
quale non può associarsi alcun potere egemonico su un diverso soggetto statale.
Il concetto di Gau
La concezione hitleriana era invece totalmente opposta. Secondo i nazisti, lo Stato era
un’organizzazione irrimediabilmente corrotta e dominata da quelli che erano visti come i nemici
del partito, ossia ebrei, massoni e socialisti: influenzato da elementi antinazionali, lo Stato era
considerato una minaccia in sé, di cui la nazione doveva disfarsi per poter perseguire i suoi
disegni di dominio mondiale. Espressione autentica della nazione era il Partito
Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori, non lo Stato, e pertanto la suprema autorità doveva
andare in capo al primo, rispetto al quale le cariche statali e locali venivano ridotte a mere
esecutrici degli ordini delle gerarchie del partito.[3]
Il gau era dunque la suddivisione territoriale interna del partito nazista funzionale a
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Il IV Reich e l’Europa
commissariare nei fatti ogni carica pubblica locale presente dell’ambito spaziale di propria
competenza. Se spesso i confini dei gau riprendevano quelli amministrativi, talvolta ne
potevano trascendere, essendo comunque espressione di un’organizzazione diversa da quella
dello Stato. Indipendentemente dall’ente amministrativo di appartenenza, tutti i funzionari
pubblici del Gau dovevano obbiedenza assoluta al capo locale del partito, il gauleiter, in
ossequio al principio del führerprinzip. L’istituzione dei Reichsgau composti da vari Gau rispose
poi alla necessità di fornire al partito un’organizzazione anche a livello regionale, oltre a quello
provinciale.
[1] La nuova entità fu, dopo il settembre 1943, associata al Gau del Tirolo come entità
sottoposta all’amministrativa militare tedesca, anche se teoricamente restava sotto la sovranità
della Repubblica Sociale Italiana.
[2] Nella terminologia della politica internazionale, nel diritto pubblico interno e nel diritto delle
nazioni, il termine suzerain viene usato nel contesto di relazioni inter-statali in cui uno «stato
dominante controlla i rapporti internazionali di uno stato vassallo, permettendogli l’esercizio
della sovranità sulle questioni interne» Anche questa forma di egemonia ( o vassallaggio) non
si spinge fino alla sovranità di uno soggetto su un altro, in quanto lo stato tributario (vassallo)
conserva comunque una seppur ridotta sfera di autonomia. Il rapporto è comunque da tenere
totalmente distinto dalla sovranità, uno status necessario a determinare l’indipendenza, ma al
quale non può associarsi alcun potere egemonico su un diverso soggetto statale.
L'articolo Il IV Reich e l’Europa è tratto da Blondet & Friends, che mette a disposizione
gratuitamente gli articoli di Maurizio Blondet assieme ai suoi consigli di lettura.
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