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Il cuore di tenebra del modello tedesco

Secondo Massimo d’Angelillo (La Germania e la crisi europea, Ombre Corte, 2016), la leadership
politico economica che la Germania ha assunto de facto all’interno dell’Unione Europea è frutto di
una strategia di lungo periodo, che origina negli anni Settanta, quando il collasso del sistema
valutario a cambi fissi di Bretton Woods e la crisi petrolifera mettono fine a trent’anni di crescita
sostenuta da parte dell’Occidente, producendo inflazione e disoccupazione di massa (stagflazione).
La reazione tedesca alla crisi del modello keynesiano fino ad allora dominante va in controtendenza
rispetto ad altri grandi Paesi, come Stati Uniti e Gran Bretagna, che si gettano tra le braccia dei
leader neoliberisti Thatcher e Reagan con i loro furori antistatalisti e antisindacali e la loro
fascinazione per la finanza, mentre si fonda su una nuova visione dell’economia: il keynesismo
dell’export, che spinge i governi a concentrare gli sforzi di politica economica sul rafforzamento
della posizione commerciale del Paese (p. 119) .
Nel modello del keynesismo dell’export, di cui saranno primi sostenitori i Socialdemocratici guidati
da Helmut Schmidt, la crescita del PIL del Paese è trainata dalla domanda estera e non più
dalla spesa pubblica come nel keynesismo tradizionale; di conseguenza, servono politiche
dell’offerta per incrementare la competitività della manifattura ( investimenti massicci in ricerca,
formazione professionale, infrastrutture, energia) e una valuta forte che frusti le imprese a
perseguire continui guadagni di produttività attraverso il miglioramento della qualità dei prodotti
evitando la scorciatoia del contenimento dei costi (o le svalutazioni del cambio). Il modello tedesco
così disegnato dai socialdemocratici sarà in grado di far balzare, in pochi anni, l’incidenza
dell’export tedesco sul PIL di ben cinque punti percentuali (dal 18,5% al 23,7%) e di abbattere
l’inflazione, sperimentando con successo anche lo strumento della concertazione: un patto tra
produttori in cui i sindacati, in cambio di welfare e di maggior potere nella gestione delle imprese,
moderano le richieste salariali, mentre gli imprenditori si impegnano a reinvestire i maggiori profitti
nel potenziamento dell’azienda. Ciò garantisce la combinazione aurea tra crescita economica e
coesione sociale, vanto del Modell Deutschland.
Durante il lungo cancellierato del democristiano Helmut Kohl (1982-1998), la Germania intensifica
la sua forza competitiva grazie all’apertura dei mercati dell’Est (compreso quello dell’ex
Repubblica democratica tedesca, DDR) e alla costruzione del mercato unico europeo e dell’euro.
I grandi gruppi tedeschi dell’auto e della meccanica possono così accedere ad una vasta rete di
subfornitori a bassi costi e alte qualifiche in Paesi come Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria;
mentre con l’istituzione della moneta unica e i vincoli alle finanze pubbliche previste dai Trattati
europei vengono impedite svalutazioni competitive di cui si avvantaggiavano, in precedenza, paesi
come l’Italia, che rosicchiavano per questa via quote di mercato alle imprese tedesche. Tuttavia, i
costi economici e sociali dell’unificazione valutaria e politica della Germania (avvenuta il 3 ottobre
1990) sono rilevanti per l’est tedesco, in termini di elevata disoccupazione, emigrazione,
deindustrializzazione e questo falsa le statistiche medie aggregate, facendo parlare a torto di declino
dell’intero Paese ( “Germany: The sick Man of Europe”, titola l’Economist nel 2005).
Herlinde Koelbl – Gerhard Schroeder, Cancelliere dal 1998 al 2005
La strategia del keynesismo dell’export si fa così più aggressiva, questa volta puntando sul
contenimento dei costi: salari diretti, indiretti (welfare) e differiti (pensioni). Se ne fa carico il
cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder con il pacchetto di riforme “Agenda 2010″,
che crea un mercato del lavoro a bassi salari e basse tutele per un quinto dei tedeschi (soprattutto
giovani e donne del terziario, con più alta incidenza nella Germania orientale) e riforma lo Stato
Sociale, tagliando entità e tempi di fruizione dei sussidi di disoccupazione e inasprendo le
condizioni per mantenerli. A seguito di queste politiche di severa riduzione della domanda interna, il
peso dell’export sul PIL tedesco cresce, durante il periodo 2002-2012, di dieci punti percentuali,
facendo della Germania il primo esportatore mondiale nel 2006 (poi superato dalla Cina nel 2010) e
il terzo paese al Mondo per incidenza dell’export sul PIL, dopo Vietnam e Corea del Sud (paesi con
un peso demografico che è però inferiore a quello tedesco). Il surplus commerciale tedesco
(differenza tra esportazioni e importazioni) esplode dal 2002, anno d’ingresso dell’euro,
passando dal 1,9% al 8% del PIL in soli tredici anni[1]; la liquidità ottenuta dalla vendita delle
proprie merci viene investita in titoli di stato della periferia europea, lucrando sui maggiori
differenziali nei rendimenti rispetto al Bund, o vanno a sostenere, via intermediazione bancaria, le
bolle immobiliari dei paesi del Sud Europa, fino allo scoppio della crisi finanziaria del 2007 e
quella dei debiti sovrani dei PIGS nel 2011.

Herlinde Koelbl – Angela Merkel, Cancelliera dal 2005


Siamo giunti così all’attualità. Il governo conservatore Merkel-Schäuble svela il cuore di
tenebra di un Paese che continua a far leva su surplus commerciali insostenibili – specchio di
un cronico eccesso di risparmio privato rispetto a consumi e investimenti – e a porsi nel ruolo del
creditore intransigente nei confronti dei paesi del sud europeo, costretti a un commissariamento di
fatto dei loro governi (vedi i casi eclatanti di Grecia e Italia) e sottoposti a una terapia shock a base
di tagli di spesa e deflazione salariale. Con conseguenze devastanti: dal 2009 al 2014 l’Eurozona
subisce una decrescita del PIL dell’1% e una crescita della disoccupazione di 3 punti percentuali,
mentre gli Usa crescono del 7,8%, il Giappone del 2%, la Cina del 52,7%. Scandalose
disuguaglianze e povertà dilaniano le società europee, in primis quella tedesca. La cura
dell’austerità, pur aggravando la malattia, viene comunque portata avanti per regolare i conti
all’interno dell’Eurozona. Sta per avverarsi il sogno di Schäuble : l’Europa come “Sacro romano
Impero della Nazione Germanica”, nella tacita connivenza di una sinistra europea (a cominciare
dalla socialdemocrazia tedesca ) che ha rinnegato Keynes e le politiche della domanda pubblica
(W.Münchau) per puntare tutto sulle riforme strutturali (liberalizzazioni, deregolamentazioni,
privatizzazioni) e la retorica della “competitività”. Conclusione: “si ritiene che possa valere per
tutta l’Eurozona quel modello di keynesismo dell’export che aveva funzionato così
brillantemente in Germania. Dimenticando che i successi della piattaforma esportativa tedesca
erano stati costruiti in almeno trent’anni, e comunque erano stati affiancati da lungimiranti e
coerenti politiche industriali e sociali. I successi del Made in Germany erano costruiti
gradatamente facendo leva sulla qualità dei prodotti, mentre ora i paesi in difficoltà vengono
invitati brutalmente a competere abbassando costi e salari, cioè facendo leva soltanto sui prezzi, in
modo repentino e socialmente insostenibile” (p.212).
Federico Stoppa
Editing grafico a cura di Edna Arauz
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Note:
[1] Ocse, Economic Surveys Germany, April 2016, pp-16-17
Riportato integralmente da https://ilconformistaonline.wordpress.com/2016/05/07/il-cuore-di-
tenebra-del-modello-tedesco/

Schroeder aveva lasciato alla Merkel un'eredità impressionante: un paese stabile,


un'economia in crescita, buoni rapporti con i principali paesi del mondo. Come la
"cancelliera di ferro" ( "Die Eiserne Kanzlerin") ha fatto uso di questa eredità? Per quale
percorso 11 anni di democrazia di impronta Merkel hanno portato la Germania e l' Europa?
Nonostante il fatto che la Germania sia leader economico dell'Europa e conservi l'ultima parola
nelle politiche dell'UE, i fallimenti della Merkel in politica interna ed estera stanno diventando
sempre più evidenti. Certo, a prima vista, il cancelliere è riuscito a ridurre il livello di
disoccupazione in Germania de ha portato l'economia ad un percorso di crescita dopo la recessione
del periodo post-crisi, ma la situazione nel paese continua a peggiorare ogni giorno. La politica
estera confusa e la mancanza di volontà politica hanno portato ad un massiccio afflusso di migranti
provenienti dalle regioni di crisi del Medio Oriente e del Nord Africa. I migranti, oltre a causare un
onere finanziario per il bilancio dello Stato, stanno destabilizzando la società tradizionale tedesca
con la creazione di uno squilibrio demografico. E 'ben noto che la popolazione tedesca è in costante
declino di circa 100.000 persone all'anno. L'afflusso di migranti ha arrestato questo processo, ma
non è in grado di eliminare la tendenza del tutto. Il tasso di mortalità della Germania continua a
superare il tasso di natalità. Secondo l'Agenzia federale di statistica, la donna media in Germania
negli ultimi anni ha generato 1,4 figli. Un tasso di natalità più alto - 1,6 figli per donna - avrebbe
rallentato questa tendenza verso il basso, ma non sarebbe in grado di fermare completamente. Il
numero di morti è destinato ad aumentare. Di conseguenza, è evidente che la politica demografica
della Merkel non è riuscita. La situazione della criminalità sta peggiorando con l'afflusso di
migranti. Anche se i migranti costituiscono poco più del 10% della popolazione, che rappresentano
poco più del 25% dei reati che si commettono, anche se alcune fonti sono solite collocare il numero
più alto del 30%. Inoltre, gli stranieri commettono oltre l'80% di tutti i crimini violenti. Tuttavia, le
autorità preferiscono tacere su questi dati, al fine di non provocare ulteriori reazione anti-migranti.
Decine di Mafie dell' est e clan della criminalità organizzata con base in Africa hanno arruolato i
ladri, rapinatori e spacciatori in tutta la Germania sotto la loro ala. A peggiorare le cose, le città
tedesche traboccano con la droga e il tasso di mortalità dal consumo di droga è in rapido aumento.
Nel 2015, questa cifra era salita al 20%. La situazione della criminalità in peggioramento ha
aumentato la demoralizzazione tra le forze dell'ordine. Per esempio, ci sono alcuni poliziotti che
hanno paura di agire in cosiddette "zone di illegalità ', come a Duisburg, visto che sanno che gli
eventuali attacchi contro di loro da parte del popolo del Medio Oriente rimarranno impuniti. La
Germania è passata da essere il fulcro dello stato sociale europeo a diventare l'epicentro della
criminalità organizzata del continente. Tuttavia, i servizi segreti tedeschi meritano ancora credito
per la prevenzione degli attacchi terroristici nel Paese. E 'possibile, tuttavia, che esiste un tacito
accordo che obbliga le organizzazioni criminali a sopprimere le attività terroristiche in cambio

certa libertà di azione. ]


La situazione ambientale è un altro settore che si sta deteriorando a causa del flusso di migranti.
Molti dei migranti non sono semplicemente abituati ad usare bidoni della spazzatura, per non
parlare di un sofisticato sistema di riciclaggio. Mucchi di spazzatura e liquami sono ora visibili
lungo le strade in tutto il paese. Nonostante l'immagine della Germania come di uno dei pilastri
della democrazia nel mondo, la libertà di espressione nel paese continua a soffrire di maggiori
restrizioni. E 'praticamente impossibile pubblicare un articolo sui media locali, che sia contrario alla
politica del governo. Le presentazioni dell'articolo sono bloccate a livello editoriale. Ci sono anche
numerose lacune nella politica estera del paese. Durante il regno di Merkel, la Germania non è stata
in grado di rispondere adeguatamente alle crisi che si sono verificati alle frontiere dell'UE. La
politica estera lenta ed esitante della Merkel ha prodotto centinaia di migliaia di vittime negli Stati
un tempo stabili. L'intervento militare in Libia, e il conseguente rafforzamento dei terroristi in
questo paese e nella regione, sono il risultato di inattività della Germania. []

Merkel contestata in Germania[/caption] Nonostante


le critiche della Russia per quanto riguarda la Siria, la Merkel stessa non è stata in grado di proporre
iniziative costruttive per risolvere la crisi. La politica tedesca incoerente nei confronti dell'Ucraina
ha portato questo paese alla guerra civile. Sarebbe opportuno ricordare che il sig Steinmeier, il
ministro degli Esteri tedesco, è stato uno dei garanti dell'accordo siglato tra l'ex presidente
dell'Ucraina Yanukovych e l'opposizione di Maidan, anche se la parte tedesca non si è vista
evidentemente ad insistere sulla sua attuazione . La successiva guerra civile ha portato a migliaia di
vittime tra la popolazione civile di Ucraina, e le sanzioni hanno danneggiato in modo significativo il
rapporto con uno dei principali partner del commercio estero della Germania - la Russia. In
generale, l'intero sistema di sicurezza europea è stata minato. Indubbiamente, ci sono ragioni per
cui la Germania persegue questo tipo di politica estera: Merkel è sotto tremenda pressione da
parte degli Stati Uniti. Deve cercare l'equilibrio tra gli interessi del suo popolo e le richieste di
Washington. Il fatto che la maggior parte delle riserve auree della Germania si trovano negli Stati
Uniti non deve essere sottovalutato. Inoltre, diverse centinaia di basi militari degli Stati Uniti (287)
sono localizzate in Germania, anche se la linea di confronto con il suo principale rivale geo-politico
dell'Occidente - la Russia - si era spostato molto più a Oriente molto tempo fa. Allo stesso tempo, la
forza personale della Bundeswehr, dopo l'ultima riduzione del numero, ha raggiunto il valore più
basso della sua storia con 177.000 uomini, mentre nel paese, ci sono oltre 40.000 soldati Usa.
Ovviamente, in tali circostanze, la Germania non può perseguire una politica estera indipendente e
resistere alla volontà degli Stati Uniti. Il riavvicinamento tra la Russia e la Germania sarebbe una
minaccia diretta per il dominio degli Stati Uniti nell'area euro-atlantica. Che eredità tipo sarà
Merkel lascerà? Un'economia minato, campi profughi, il tasso più alto crimine che mai, una UE
castrata, una crescente instabilità internazionale. Frau Kanzlerin! E 'giunto il momento di cambiare
finalmente naturalmente! Fonte: Southfront Traduzione: Manuel De Silva
http://www.controinformazione.info/cosa-rimane-della-democrazia-alla-merkel-dopo-11-anni-in-
europa/

Le “colpe” della Germania


La Germania invece di imboccare la via delle federazione del continente, prima rifiuta gli
eurobond nel 2011, poi si asserraglia sull’austerità che scarica tutto il peso dell’aggiustamento del
regime a cambi fissi detto “euro” sulla periferia: taglia ai salari e inasprimento fiscale per
uccidere l’import e riequilibrare le bilance commerciali. Quando Alexis Tsipras, che gode del
palese appoggio di Washington e Londra, minaccia di rifiutare le politiche d’austerità, i falchi di
Berlino non esitano a dire: bene, la porta è quella, esci dall’euro! Solo la clamorosa retromarcia di
Alexis Tsipras (testimoniando quali interessi si celano dietro i vari Syriza e Movimento 5 Stelle)
evitano che la Grecia abbandoni l’eurozona, sancendo la reversibilità della moneta unica.

Il primo a dissociarsi dall’appoggio garantito da Angela Merkel al cambio di regime a Kiev è stato
il potentissimo mondo dell’industria che ha interessi da difendere a Mosca ben di più che a Kiev,
poi è stato lo stesso governo tedesco a criticare i crescenti toni bellicistici contro la Russia del
generale Philip Breedlove, responsabile del Comando delle forze armate americane in Europa (con
sede a Stoccarda). Non va meglio in Medio Oriente dove la Germania, su posizioni sempre meno
atlantiche e sempre più vicine ai BRICS, prima si dichiara contro l’intervento militare in Libia
(con la clamorosa astensione sulla risoluzione ONU 1973 che impone la no-fly zone) poi, è storia di
questi giorni, quando la Russia opta per un intervento militare risolutivo in Siria, Berlino capovolge
la politica finora seguita ed afferma che Bashar Assad (la cui caduta è agognata da Washington e Tel
Aviv sin dal 2011) è un interlocutore imprescindibile.

Come abbiamo sottolineato nei nostri lavori, se la Germania si saldasse a Russia e Cina, gli USA
sarebbero espulsi dall’Eurasia, e perderebbero la “testa di ponte” per proiettarsi nell’Hearthland.
estratto da http://federicodezzani.altervista.org/un-popolo-unauto-rappresaglia/

“La totale mancanza di una minima autonomia e di un pensiero indipendente fa in modo che la
Merkel segua pedissequamente la politica degli USA, cosa che la trasforma in un leader debole agli
occhi dei cittadini tedeschi votanti”, ha sottolineato il politologo russo Dmitri Sedov. In questo
senso, ha menzionato che le potenze anglosassoni adottarono a suo tempo quattro linee di politica
per esercitare un controllo su Berlino che si sono basate su: 1) la finanza, 2) l’americanizzazione
della elite politica tedesca, 3) le risorse per l’informazione e controllo dei media, 4) le basi militari
statunitensi in Germania, che ospitano un grosso arsenale di armi nucleari tattiche. In allusione al
primo fattore, si è riferito alla maggior parte dell’oro tedesco depositato presso una banca
statunitense per effetto di un accordo firmato nel 1958 e l’incapacità tedesca di rivederlo. Non è un
mistero che l’ amicizia con i nuovi partner anglosassoni sia iniziata comunque con il controllo delle
risorse della Germania sconfitta, ed è utile ricordare come sono state trattate le riserve d’oro della
Germania. Durante la seconda guerra mondiale, le riserve d’oro del Terzo Reich erano parte
consumate, un parte fu rubata , ed il resto che rimaneva nella Reichsbank fu catturato dagli
americani come “bottino di guerra”. I termini di questo accordo del 1958 prevedono come effetti
“collaterali” un sistema tale che la Germania non ha il diritto di prelevare le sue riserve d’oro,
mentre nel suo territorio sono presenti basi militari americane. Il volume delle riserve d’oro della
Germania è molto elevato: corrisponde a un totale di 3,38 mila tonnellate ed è stato stimato nel
2014 pari a 141 miliardi di dollari.
http://www.controinformazione.info/come-gli-usa-hanno-trasformato-la-germania-in-uno-stato-
vassallo/
Ritorna la Mitteleuropa
La Germania al contrario, giorno dopo giorno, costruisce in seno all’eurozona un’area economica,
linguistica e culturale plasmata a sua immagine e somiglianza, forte dell’attrazione esercitata dal
suo magnete economico: sulle posizioni di Berlino ed in favore alla Grexit durante i negoziati sono
infatti Slovacchia, Slovenia, Finlandia, Lituania, Olanda, Estonia ed Austria.

L’insieme di questi Paesi deve essere considerato il prodromo di un’unione monetaria


alternativa all’euro che, date le affinità culturali e linguistiche, si presta anche più facilmente ad
un’integrazione politica e fiscale attorno al perno tedesco: sarebbe la riproposizione a distanza di un
secolo della Mitteleuropa, obbiettivo delle élite tedesche allo scoppio della Prima guerra mondiale.
L’alleanza di ferro con i paesi “germanici” (la Finlandia, ancora più intransigente, minaccia di
bocciare in Parlamento gli aiuti alla Grecia) è cementata da un’integrazione finanziaria che pone le
basi per una futura unione politica: la cancellazione del debito negata a Atene, è infatti prontamente
concessa dai tedeschi ai vicini austriaci, cui sono condonati 1,45 €mld frutto della nazionalizzazione
della banca Hypo Alpe Adria da parte del governo federale della Carinzia.
estratto da http://federicodezzani.altervista.org/grexit4-nella-mischia/
di Marco Della Luna È ed era del tutto irrazionale pensare che gli Stati Uniti permettano che
l’Europa si unifichi e diventi così un loro concorrente globale. Gli USA, a seguito della seconda
guerra mondiale, mantengono tuttora una massiccia presenza militare di controllo in Germania
Italia, Belgio, Olanda e la mantengono a titolo di occupazione e controllo, non certo per difesa
contro un Patto di Varsavia che non c’è più, anche se ora gli USA si sforzano di spingere l’Europa al
conflitto con la Russia lavorando sull’Ucraina. È invece razionale e confermato dai fatti che gli
Stati Uniti usano la loro posizione di potenza occupante proprio per assicurarsi che questa
unificazione non avvenga. Per gli USA, l’assetto conveniente dell’Europa non è federale, come
quello sognato a Ventotene, ma un assetto in cui la principale potenza continentale, la Germania,
saldamente controllata da Washington, saldamente antisolidale, domina politicamente ed
economicamente i paesi europei, impone politiche restrittive e recessive che impediscano la loro
crescita economica, difende una moneta con cambio alto sul Dollaro che limiti la concorrenzialità
europea, ed alimenta la disunione e le divergenze e contrapposizioni nel Vecchio Continente, per
impedire che si unisca. E uomini di Goldman Sachs che controllano la BCE. Tutto ciò
semplicemente il loro interesse. Essi hanno realizzato, in effetti, una situazione in cui l’unificazione
è stata resa definitivamente impossibile da due fattori: -L’inclusione dell’Unione Europea di paesi
troppo eterogenei come la Grecia, la Romania e la Bulgaria (e premevano per includere persino la
Turchia!), per consentire un’integrazione economica e politica; -L’euro e i suoi vincoli finanziari
ti hanno trasferito il potere decisionale dei paesi debitori (condannati alla recessione-
deindustrializzazione), e dalle istituzioni comunitarie, pressoché impotenti (perché prive di forza
propria), alla potenza creditrice, cioè alla Germania. [caption id="attachment_19335"

align="alignleft" width="233"] Copertina del Der


Spiegel[/caption] Quest’ultima ora da un lato è il paese più direttamente e tecnicamente controllato
da Washington, anche attraverso il giuramento di fedeltà agli USA che ogni cancelliere tedesco
presta prima di assumere l’incarico (la Kanlzerakte, introdotta con trattato segreto il 21.05.49 valido
fino al 2099); dall’altro lato, si comporta nei confronti dei paesi più deboli, con la sua storicamente
costante, aggressiva prepotenza, saccheggiandone le risorse finanziarie e industriali, soprattutto
attraverso i prestiti predatori, appoggiata spesso dalla Francia, come ha fatto clamorosamente con
Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda e Italia. E arrivando persino a cambiare i governi di alcuni di
questi paesi. „Erneut zerstört eine deutsche Regierung Europa“, ossia “Nuovamente un governo
tedesco distrugge l’Europa”, titola il 13.07.15 in prima pagina Handelsblatt, omologo tedesco de Il
Sole 24 Ore, nella sua edizione online (il primo fu il governo Bethmann-Hollweg nel 1914-18, il
secondo il governo Hitler nel 1938-45, il terzo il governo Merkel, oggi); e mette in bella mostra gli
elmi chiodati del II Reich che distrusse l’Europa (e consentì l’egemonia degli USA) scatenando la I
Guerra Mondiale, e scatenandola nel modo più sporco: l’invasione del Belgio neutrale, le stragi di
civili innocenti, la distruzione gratuita di centri urbani, l’uso massiccio dei gas mortali. Un altro
articolo definisce il ministro delle finanze Schäuble “Il seppellitore (Totengräber) dell’Europa”. A
intendere: nella vicenda greca, la Germania ha dimostrato che l’Unione Europea non ha una politica
propria, è solo una facciata e uno strumento per i suoi interessi egoistici, nazionalistici e
imperialistici rispetto agli altri paesi europei. Adesso che tutti lo vedono, l’illusione idealistica e
sentimentale dell’unificazione europea, la retorica dei “padri fondatori” e tutte le altre corbellerie,
appaiono per quel che sono sempre state: camuffamenti. [caption id="attachment_19336"

align="alignleft" width="300"] Merkel con il


ministro Schaubel[/caption] La Germania di oggi è dunque rimasta, psicologicamente e
politicamente, la Germania di Bismarck e delle due guerre mondiali, la Germania del
supremazismo, della politica di potenza e minaccia, che si sente circondata da vicini minacciosi
quindi costretta ad attaccare, sottomettere e sfruttare i suoi vicini per la propria sicurezza, oggi
anche finanziaria, usando anche le istituzioni comunitarie. E con una tale Germania, che non è
cambiata, in queste sue caratteristiche, dopo tutto ciò che ha passato, e che probabilmente non
cambierà mai, così come con questo dominio statunitense, è a priori impossibile realizzare
un’Europa unita, un’unione che sia qualcosa di diverso da uno strumento di dominio e sfruttamento
di Berlino sugli altri. Quindi meglio restare indipendenti, come ha scelto il Regno Unito, ciascuno a
custodire i propri interessi in modo trasparente, facendo liberi accordi con gli altri paesi,
possibilmente su un piano di parità. Tanto, una guerra in Europa è comunque impossibile dati i
rapporti di forza, le interdipendenze economiche e finanziarie, e la presenza di potenze nucleari.
Non serve l’UE, per assicurare la pace. Alla luce dei precedenti storici e del fatto che i rapporti
politici internazionali sono guidati dagli interessi particolari, concorrenziali e dai rapporti di forza e
non da sentimenti, solidarietà e ideali, il Manifesto di Ventotene, col suo progetto federalista
europeo, era già quando nacque un progetto irrealistico e infantile; la sua ingenuità è comprensibile
e scusabile date le condizioni psicologiche dei suoi autori, che li potevano portare a scambiare il
desiderabile con il realizzabile, a perdere il senso dell’utopia. Non è comprensibile né scusabile, per
contro, anzi è atto di radicale disonestà culturale, l’insistere oggi su quel progetto come un progetto
realistico e realizzabile, soprattutto realizzabile partendo dalla struttura istituzionale dell’unione
europea, che non solo è corrotta, fallita, antidemocratica, burocraticamente demenziale e
fallimentare in tutte le sue iniziative principali, ma per giunta è stata soppiantata, espropriata e
ridotta a foglia di fico dall’imperialismo tedesco. Insistere in questi termini per unificazione europea
anziché denunciare e contrastare questa “Unione”, i suoi “progressi”, il suo “metodo comunitario”,
assieme a questa politica di potenza tedesca, e agli effetti del loro combinato, è un agire per
peggiorare le cose, un agire in mala fede, quindi una precisa colpa politica e morale. Fonte: Marco
Della Luna
http://www.controinformazione.info/ventotene-sogno-federale-imperialismo-reale/
Il IV Reich e l’Europa

Oggetto: Il IV Reich e l’Europa


Mittente: Maurizio Blondet
Data: 14/01/2018 22.40

di luciano garofoli

Mi è ricapitato in mano dopo tanto tempo un vecchio libro francese L’Europe de Hitler di Francis
Bertin edito dalla Librairie Française nell’aprile del 1976. Uno di quei libri che compravo con
qualche difficoltà in quanto non era così facile trasferire denaro da qui alla Francia ed i vaglia
internazionali erano una rarità e costavano cari: mi pare che ci fosse anche un plafond per
ognuno.

Il libro aveva come sottotitolo Les decombres des Democraties cioè le macerie delle
democrazie: per curiosità gli ho ridato un’occhiata e francamente sono rimasto di sale!

Bertin analizza quale sarebbe stata la nuova Europa dopo la definitiva vittoria della Germania
nella seconda guerra mondiale. A monte esisteva un piano ben preciso che già era abbozzato
nel Mein Kampf che delineava un nuovo ordine europeo al centro del quale ci sarebbe stato il
reich tedesco il quale avrebbe fatto da motore e guida al complesso della nuova Europa.

Ma la cosa più eclatante fu che nel 1942 il Ministro dell’Economia del Reich Walther Funk, uno
che di questa materia era un esperto, insieme al suo collega Albert Speer prepararono il
progetto Europäische Wirtschaftsgesellschaft per creare un’integrazione monetaria ed
industriale degli stati europei alleati od occupati dalle armate tedesche. Indovinate quale
sarebbe stata la moneta “guida” di quest’area? Ma il Reichsmark, era una scelta fatta
naturalmente a caso tra le varie valute circolanti all’epoca, ripeto una scelta del tutto casuale e
senza alcun tipo di pregiudizio! Ma c’era di più: i ministri di Hitler avevano disegnato un’area di
mercato completamente aperta, senza dazi doganali, senza frontiere basata su una sola
moneta valida ed accettata da tutti, con al centro la potenza militare economica ed industriale
tedesca a fare da locomotiva a tutto il sistema: insomma con la Germania quale Stato leader.
Solo gli sfavorevoli eventi bellici impedirono la realizzazione di questo ambizioso piano: i tempi
non erano ancora maturi!

Intorno a questa visione progettuale esistono tutta una serie di corollari che possiamo definire
“preparatori” o di supporto: intanto se ne parlava in lungo ed in largo. Eccone alcuni esempi.
Chi parla è il Ministro della Propaganda del Reich il dottor Joseph Goebbels:

“La tecnologia dei trasporti e delle telecomunicazioni sta accorciando le distanze tra i popoli e
questo condurrà inevitabilmente all’integrazione europea …. Tempo cinquant’anni e la gente
non penserà più in termini di nazione, ma solo in una prospettiva di un grande spazio europeo
sovranazionale”.

Ma al coro si aggiunge una voce addirittura più forte ed autorevole quella del Führer Adolf
Hitler: parla al Berliner Sportpalast:

“L’anno 1941 sarà, ne sono convinto, l’anno storico per un grande Nuovo Ordine Europeo ….
Noi siamo più interessati all’Europa di qualsiasi altro Paese. La nostra nazione, la nostra
cultura, la nostra economia, sono cresciute entro un più ampio contesto europeo. Pertanto
dobbiamo essere i nemici di ogni tentativo di introdurre elementi di discordia e distruzione in
questa famiglia di popoli”

Non vorrei essere petulante, ma non sembrano parole che oggi potremmo sentirci dire, magari
con altre sfumature, dal Presidente della Commissione europea o da uno dei tanti Commissari
che lavorano a Bruxelles e che guarda caso non sono tutti sicuramente super partes e che si

1 di 8 16/01/2018 19.01
Il IV Reich e l’Europa

guardano bene dal favorire la Germania, tutti lo sanno o no che lavorano solo per una grande
e forte Europa?

In questo contesto storico i Tedeschi, venivano considerati un “popolo di signori” (Herrenvolk),


avrebbero avuto giustamente e meritevolmente il primo posto davanti a tutti gli altri popoli
europei.

Bertin ci viene incontro e, nel libro, delinea quali sarebbero stati gli scenari futuri di questa
nuova, più grande e forte Europa a guida tedesca. Al centro il Grossgermanisches Reich
Deutscher Nation cioè il Grande Reich della Nazione tedesca che avrebbe avuto confini più
vasti di quelli della sola Germania: Austria, Alsazia, Lorena, Lussemburgo, Boemia, Moravia,
Prussia e Polonia occidentale sarebbero diventate dei Gau della nuova aggregazione statale
sovranazionale tedesca. A questi si sarebbero aggiunti in seguito anche altre porzioni di territori
come Alpenvorland cioè le provincie italiane di Bolzano, Trento e Belluno[1] e i territori dell’
Adriatische Küstenland o Litorale Adriatico con capitale Trieste. In pratica Trieste era stata
separata di fatto dalla Repubblica Sociale ed il nuovo Gau comprendeva tutta la regione Friuli
Venezia Giulia, l’Istria e la costa dalmata. Esso era un’entità amministrativa autonoma che era
dotato di un grosso apparato burocratico formato in prevalenza da austriaci e sottoposto
provvisoriamente ad un commissario supremo la cui carica era ricoperta Friedrich Rainer
Gaulaiter della Carinzia.

Quello che si delineava nei progetti dell’Europa post bellica era un Nuovo Ordine gerarchico
selettivo germano centrico, in attesa di un passo successivo: l’annullamento delle varie identità
nazionali in un crogiuolo che avrebbe fuso la nuova Europa, le parole di Goebbels erano
chiarissime a riguardo.

Sotto questa luce sono più chiari i riferimenti alla creazione di un Reich millenario faro della
nuova civiltà moderna.

Un’altra piccola riflessione si impone sotto il profilo della creazione di un Nuovo Ordine
gerarchico selettivo sotto la guida della Germania. Forse che non si sta parlando della
creazione di un ferreo ordine gerarchico selettivo anche negli scritti di Pike, o nelle previsioni
della creazione di un nuovo governo mondiale preconizzato da tante menti ”illuminate” da
Comenius agli Illuminati di Baviera?

A qualcuno salterà di sicuro la mosca al naso nel leggere tali affermazioni, ma signori miei voi
credete che le grandi centrali finanziarie internazionali che avevano cavato milioni di dollari per
portare Hitler al potere, facessero della beneficienza o improntassero i loro soldi senza un
sicuro piano di rientro non solo sul fronte finanziario, ma soprattutto su quello politico e di
potere? Pensate davvero che gente come Harriman o la famiglia Bush fossero degli
sprovveduti o dei dilettanti da circo? Né è solo pensabile che un eventuale doppio gioco, posto
in essere da Hitler, potesse prendere alla sprovvista, o cogliere di sorpresa certi milieu di
altissimo livello?

Ed allora Schacht cosa mai poteva fare, all’interno del governo di Hitler con una carica così
importante come Ministro della Reichsbank: non era per caso il garante ed il controllore che
tenesse sotto osservazione la politica della Germania Nazionalsocialista ed allo stesso tempo
anche il gestore e garante dei milioni di dollari che arrivavano da oltre Atlantico?

Bene il Neuordnung Europas (Nuovo Ordine Europeo): era una gerarchia tra Stati suddivisa su
vari livelli. Come già affermato prima al vertice della piramide ci sarebbe stato il Grande Reich
tedesco formato oltre che dalla Germania da Austria, Alsazia, Lorena, Lussemburgo, Boemia,
Moravia, Prussia e Polonia occidentale con circa 100 milioni di abitanti; a questo aggregato,
chiamato anche grande comunità germanica al centro d’Europa, si associava con un ruolo
paritario l’Italia fascista e nelle speranza di Hitler anche la Gran Bretagna.

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Il IV Reich e l’Europa

La Frankfurter Zeitung, il 5 gennaio 1941 sciveva:

“Germania ed Italia non intendono restaurare un dominio (Herrschaft) ma rivendicano un ruolo


di guida”.

In seconda linea venivano altre nazioni che avevano aderito sia al patto tripartito, sia a quello
anti komintern: Ungheria, Romania, Bulgaria Slovacchia, Croazia e la Finlandia. Questi
avrebbero avuto ancora formalmente una sovranità, ma il loro agire sarebbe stato ridotto al
ruolo di stati suzerain[2] nella struttura definitiva della grande Europa.

La sorte delle nazioni occupate militarmente sarebbe stata stabilita in base ad una graduatoria
di importanza e di compiti che sarebbero stati loro assegnati dalla Germania.

La Francia, per esempio, era una nazione con forte grado di industrializzazione per cui dopo
una adeguata dose di “rieducazione” avrebbe avuto compiti di sempre maggior importanza.

Un livello privilegiato avrebbero avuto Danimarca e Norvegia; più incerta la fine che sarebbe
toccata a Belgio e Paesi Bassi. Qui si prevedeva addirittura la creazione di una grande
Borgogna che oltre al Belgio ed all’Olanda doveva comprendere anche Lussemburgo e
probabilmente quella parte della Francia che appunto si chiama Borgogna. La Slovacchia e la
zona dei Sudeti sarebbero state incorporate direttamente nel Grande Reich tedesco e ridotte al
livello di Gau.

La Svezia e la Svizzera avrebbero mantenuto lo stato di neutralità, ma la loro vita come stati
autonomi, sarebbe stato fortemente condizionato dal colosso statale creato in Europa.

Altri stati occupati militarmente dalle armate tedesche e dei suoi alleati come Polonia, Ucraina,
Boemia e Moravia, Grecia avrebbero avuto in sorte l’essere trattati come delle colonie ed il loro
compito specifico sarebbe stato quello di fornire materie prime, derrate agricole e soprattutto
lavoratori a bassissimo costo per l’economia del Grossgermanisches Reich Deutscher Nation.

Vagamente abbozzato il ruolo della Russia e di tutto lo spazio territoriale ad essa sottoposto:
ma in questa definizione ideologica centrale è il concetto del Lebensraum o spazio vitale che
nella geopolitica nazionalsocialista era inteso come lo spazio necessario ad ogni popolo per
sopravvivere e svilupparsi a seconda del proprio potenziale culturale e demografico.

Dopo la sconfitta militare della Germania e dei suoi alleati di questi progetti non si parla più in
questi termini: la Germania ha concentrato tutte le sue forze apparentemente prima nella
ricostruzione e poi solo nel settore economico.

Sono cambiati i suonatori, ma la musica è rimasta la stessa e vediamo perché.

Il ruolo di super potenza mondiale è passato agli Usa i quali con molta rudezza stanno
imponendo il loro modello politico basato sulla democrazia e sul libero scambio di merci: in
questo coerentemente con quanto scritto nella Carta Atlantica, firmata da Churchill e da
Roosevelt al largo di Terranova il 14 agosto del 1941, carta che sarebbe poi diventata la base
delle Nazioni Unite. L’ONU doveva rappresentare il primo passo molto tranquillo verso il
concetto di Governo Mondiale.

Ormai, come prevedevano i piani della Grande Opera, l’Europa doveva diventare una
federazione di stati passando attraverso varie fasi a cominciare dal campo economico per poi
arrivare a quello anche politico.

Nei cinque grandi aggregati sovranazionali che sono alla base del Governo Mondiale ognuno
ha come riferimento una nazione “guida”: essa per quanto riguarda l’Europa continentale è
sempre stata la Germania paese economicamente trainante ed avanzatissimo e, cosa

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Il IV Reich e l’Europa

fondamentale, di religione protestante.

Badate bene la Gran Bretagna non fa parte di questa area, ma essa è a capo di quello che è
definito il Commonwelt quindi con l’Europa continentale non ha proprio niente a che fare. Ora
forse è più chiaro per quale motivo De Gaulle negò l’accesso al MEC degli Inglesi ed anche per
quale motivo oggi si è potuta porre in essere la Brexit: l’adesione alla UE non prevedeva e mai
avrebbe previsto da parte inglese, l’adozione dell’Euro come nuova moneta nazionale al posto
della Sterlina.

Chi è padrone della propria moneta è anche titolare della propria sovranità statuale!

Lo schema che è stato adottato per arrivare alla creazione degli Stati Uniti d’Europa è il
medesimo seguito sia per la creazione degli USA, sia per la creazione della Germania entità
statuale inesistente nella realtà europea del XIX secolo. In realtà sul territorio della attuale
Germania esistevano ben 38 stati sovrani i quali formavano il Sacro Romano Impero germanico,
la cui presidenza alla dieta di Francoforte spettava all’Arciduca d’Austria, re di Boemia ed
Ungheria e conseguenzialmente anche Imperatore del Sacro Romano Impero germanico.

Quindi creazione di un’area doganale senza frontiere ed adozione di una moneta comune che
guarda caso dopo il 1866 fu proprio il marco, moneta corrente nello stato del Grande Elettore
del Brandeburgo, cioè il re di Prussia.

Il caos che ne derivò fu tale che si rese necessaria la creazione di un nuovo stato
sovranazionale: la Germania appunto.

Tutto il potere passò a Berlino nelle mani di Bismarck, il quale provvide alla creazione ed
all’armonizzazione della nuova entità sovranazionale ripetendo, guarda caso, quello che poco
prima era successo in Italia con l’annessione degli stati della penisola al Piemonte.

Oggi è avvenuta la stessa identica cosa: l’Euro è potuto nascere solo dopo la Creazione di un
parlamento europeo con dei poteri ancora limitati; la nascita di organi come la Commissione
europea abbozzo di governo sovranazionale; con l’imposizione del recepimento automatico
delle decisioni prese a Bruxelles dagli organi di governo nazionali del tutto staccati dalla logica
dell’elezione democratica dal basso, dei medesimi.

A ciò si aggiunge la creazione di una costituzione comune che vuole la nuova entità statuale
completamente staccata dalle sue radici cristiane e solo basata sui concetti laici e repubblicani
che sono le fondamenta degli immortali principi della rivoluzione francese!

Di seguito è arrivata la formale rinuncia, da parte degli stati membri, alla sovranità monetaria
nazionale in favore della Banca Centrale Europea, la quale, guarda caso, ha la sua sede a
Francoforte. Poi la fissazione dei livelli di cambio tra le vecchie monete e la nuova divisa, la
libera circolazione di merci e cittadini all’interno della Comunità con i trattati di Schengen.

Ma il vero e proprio colpo di stato è stato portato a termine in maniera indolore e molto
asetticamente dalla Germania con l’assenso della Francia: tutte le leve di potere amministrativo
e decisionale della UE sono passate a Commissari i quali parlano un unico linguaggio e
seguono le direttive economiche e politiche della nazione egemone, cioè la Germania. Ciò
indipendentemente che i Commissari siano francesi, lussemburghesi, olandesi, o finnici lo
spartito che devono suonare è solo quello della musica tedesca.

Abbiamo assistito alla crescita esponenziale del debito sovrano di nazioni come la Grecia, il
Portogallo, l’Italia, la Spagna, l’Irlanda sempre finanziato dalle grandi banche tedesche. Come
conseguenza si è avuta la caduta verticale se non il crollo delle economie di questi paesi e
l’impossibilità pratica di azzerare il debito sovrano contratto con le banche tedesche e francesi.
Esse non sono solidissime, ma piene di derivative, ma che passano sempre più che

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Il IV Reich e l’Europa

brillantemente gli stress test della BCE.

Vorrei far notare come i metodi non siano poi tanto diversi da quelli che adoperava Hitler per
“convincere” i recalcitranti: è solo cambiata la forma, non certo il contenuto.

Il passaggio alla fase successiva sarà la creazione di un ministero dell’economia comune che
imporrà autonomamente e senza controlli o interferenze, politiche uguali a tutti gli stati membri.

Per le già agonizzanti economie dei PIGS sarà un bagno di sangue!

Politicamente parlando abbiamo assistito alla divisione in due della Cecoslovacchia, alla
disintegrazione della Jugoslavia, al formarsi di un nucleo di paesi “virtuosi” economicamente
parlando i quali fanno sempre causa comune con il grande Reich tedesco: Olanda, Francia,
Belgio, Lussemburgo possono permettersi leggi, atteggiamenti, orientamenti di natura
economica e finanziaria del tutto eterodossi rispetto a quelli che vengono imposti ad Italia,
Grecia, Portogallo, Irlanda. Se andate a rivedere il disegno del Nuovo Ordine europeo di Hitler
è la stessa identica cosa di quello che viene imposto attraverso la leva economica nella UE.

L’Italia deve pagare ad usura il suo “giro di valzer” nella prima guerra mondiale ed il tradimento
ignominioso e mai perdonato durante la seconda guerra mondiale: nulla può essere lasciato
impunito.

Da comprimaria nel Nuovo Ordine europeo l’Italia al pari con il Grande Reich tedesco essa è
diventata un paese Untermenschen e senza più alcuna capacità ed autonomia politica! Inutile
sottolineare che la classe, meglio la casta, che governa l’Italia sia completamente asservita e
venduta ai voleri tedeschi: innegabilmente è sotto gli occhi di tutti!

Ogni tanto qualcosa va storto ed allora grandi temi come l’immigrazione, o l’uscita della Gran
Bretagna dalla Comunità, oppure il rifiuto di paesi come la Danimarca e la Norvegia di farne
parte fanno creare delle fratture all’interno del monolite europeo. Come sempre quando
accadono queste cose dissonanti dal coro, la reazione di Berlino è sempre la stessa. Grande
disagio, minacce di sanzioni, diktat e proclami di ire funeste: guardate quali sono gli
atteggiamenti verso l’Ungheria, o verso la Polonia. Prima o poi o tutti si adegueranno seguendo
l’esempio italiano oppure … un piano B è già pronto per creare una grande Comunità
germanica al centro d’Europa, ma solo dopo che le economie di questi paesi saranno azzerate.

Per ora il trattato Transatlantico con l’area del Nafta è saltato, per il diniego di Trump e del
Congresso USA, ma state certi che prima o poi verrà riproposto, magari quando alla
Presidenza degli Stati Uniti tornerà un sincero e verace “democratico” al posto del pagliaccio
Trump che con le buone, o con le cattive verrà cacciato da quella poltrona.

Quindi anche oggi ci sono all’interno della UE nazioni di serie A, di serie B stati suzerain ed
Untermenschen cioè popoli non degni di vita o nazioni fatte da subumanidi.

Comunque il IV Reich è nato ed impone a tutti i suoi progetti e voleri:lo si voglia o no!!

Restano ancora nodi molto importanti da sciogliere come i rapporti con la Russia del “dittatore”
Putin il quale non vuol diventare assolutamente schiavo del libero mercato e sottoporre la
Russia alla “paterna” tutela della multinazionali americane.

Ma qui la politica che si ricalca è quella dell’Osten Lebensraum cioè lo spazio vitale ad est
ridotta una landa desolata di schiavi senza identità e diritti catena di montaggio a costi zero del
Grande IV Reich.

Ultimamente problemi di stabilità si sono manifestati anche all’interno della Germania la quale
ad oggi non ha ancora una maggioranza ed un governo forte e sicuro. Ma tornare alle elezioni

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Il IV Reich e l’Europa

è assolutamente da escludere visto che Putin pesca nel torbido e destabilizza con le sue
influenze mefitiche e dittatoriali tutte le elezioni europee ed addirittura quelle americane.

In questo la Germania fa da megafono ed amplificatore dei progetti d’oltre Atlantico: qualche


tempo fa il generale Herbert Mc Master consigliere per la Sicurezza Nazionale di Trump
dichiarava apertamente:

“La Russia è impegnata in una campagna di sovversione delle istituzioni democratiche” dei
paesi occidentali “dobbiamo contrastare il comportamento destabilizzante della Russia e le
sofisticate campagne di propaganda e disinformazione tese a mettere le nostre società libere
ed aperte le une contro le altre”.

Credetemi è molto più preoccupante e pauroso quando la Merkel tace piuttosto che quando
parla con la sua saccenza e sicumera tipica dell’ Herrenvolk germanico.

In questo panorama già di per sé cupo e angosciante, sempre più forti si fanno i segnali di un
eventuale colpo di mano, sotto forma di azione militare preventiva e di tutela degli interessi
americani, contro la Russia viste le continue provocazioni poste in essere dalla NATO.

Appena prima di Natale il generale americano Robert Neller comandante del Corpo dei Marines
pluridecorato e veterano degli interventi americani in Somalia ed a Panama, ha visitato la base
artica norvegese di Trondheim. Ai soldati americani di stanza su placet del governo norvegese,
ha detto di tenersi pronti in quanto:

“Un enorme conflitto sta per scoppiare … spero di sbagliarmi ma è in arrivo una guerra” (War is
coming).”

Lo scenario di guerra sarà il Pacifico e l’Eurasia ed il nemico sarà, secondo lui, proprio la
Russia.[3]

Un colpo di maglio è dato per imminente.

Qualcuno ricorderà anche le parole della Regina Elisabetta che dichiarò che erano in arrivo
tempi così tragici per cui quello che la Gran Bretagna aveva passato durante la seconda guerra
mondiale era paragonabile ad un’auto che avesse preso in pieno una buca.

Qualche tempo fa la Cancelliera Merkel con la sua solita buona grazia e la sua forte carica di
diplomazia, disse rivolta a Putin, durante un incontro bilaterale, che la Russia doveva smetterla
di provocare e minacciare l’Ucraina ed i paesi Baltici altrimenti ci sarebbe stato di sicuro un
pericolo di guerra.

Putin con un sorriso di “ghiaccio” rispose: “Signora faccia voti, perché questo non accada.
Altrimenti entro tre giorni verrei a prenderla a Berlino”. Come dire non credere di farla franca!

Inoltre sembra che Putin abbia fatto volare sopra l’intero territorio russo un aereo con a bordo
la veneratissima immagine della Valdimir’skaya cioè la Santa Madre di Dio, raffigurata in
un’icona del XIII secolo, detta anche la Vergine di Kazan: la Madonna protettrice della Russia, e
che, finora inascoltato, abbia chiesto formalmente al Papa la consacrazione della Russia al
Cuore Immacolato di Maria.

1)= La nuova entità fu, dopo il settembre 1943, associata al Gau del Tirolo come entità
sottoposta all’amministrativa militare tedesca, anche se teoricamente restava sotto la sovranità
della Repubblica Sociale Italiana.

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Il IV Reich e l’Europa

2) Nella terminologia della politica internazionale, nel diritto pubblico interno e nel diritto delle
nazioni, il termine suzerain viene usato nel contesto di relazioni inter-statali in cui uno «stato
dominante controlla i rapporti internazionali di uno stato vassallo, permettendogli l’esercizio
della sovranità sulle questioni interne» Anche questa forma di egemonia ( o vassallaggio) non
si spinge fino alla sovranità di uno soggetto su un altro, in quanto lo stato tributario (vassallo)
conserva comunque una seppur ridotta sfera di autonomia. Il rapporto è comunque da tenere
totalmente distinto dalla sovranità, uno status necessario a determinare l’indipendenza, ma al
quale non può associarsi alcun potere egemonico su un diverso soggetto statale.

Il concetto di Gau

Per comprendere la natura dell’OZAV, è necessario approfondire la diversa analisi ideologica


del concetto di Stato fra il fascismo e il nazismo. Nella visione del partito di Mussolini, lo Stato
era visto come la concretizzazione della nazione.[1] Da ciò derivava l’assoluta centralità dello
Stato in quanto tale e, come corollario, la riduzione dello stesso partito ad un mero mezzo, non
un fine, della detenzione del potere politico: nell’Italia fascista, se la copertura di rilevanti
posizioni all’interno del partito era ovviamente un rilevante aiuto per l’ottenimento di funzioni
pubbliche, l’autorità sui cittadini si esercitava legalmente per il tramite delle cariche statali, non
per mezzo delle gerarchie del partito.[2]

La concezione hitleriana era invece totalmente opposta. Secondo i nazisti, lo Stato era
un’organizzazione irrimediabilmente corrotta e dominata da quelli che erano visti come i nemici
del partito, ossia ebrei, massoni e socialisti: influenzato da elementi antinazionali, lo Stato era
considerato una minaccia in sé, di cui la nazione doveva disfarsi per poter perseguire i suoi
disegni di dominio mondiale. Espressione autentica della nazione era il Partito
Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori, non lo Stato, e pertanto la suprema autorità doveva
andare in capo al primo, rispetto al quale le cariche statali e locali venivano ridotte a mere
esecutrici degli ordini delle gerarchie del partito.[3]

Il gau era dunque la suddivisione territoriale interna del partito nazista funzionale a

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Il IV Reich e l’Europa

commissariare nei fatti ogni carica pubblica locale presente dell’ambito spaziale di propria
competenza. Se spesso i confini dei gau riprendevano quelli amministrativi, talvolta ne
potevano trascendere, essendo comunque espressione di un’organizzazione diversa da quella
dello Stato. Indipendentemente dall’ente amministrativo di appartenenza, tutti i funzionari
pubblici del Gau dovevano obbiedenza assoluta al capo locale del partito, il gauleiter, in
ossequio al principio del führerprinzip. L’istituzione dei Reichsgau composti da vari Gau rispose
poi alla necessità di fornire al partito un’organizzazione anche a livello regionale, oltre a quello
provinciale.

[1] La nuova entità fu, dopo il settembre 1943, associata al Gau del Tirolo come entità
sottoposta all’amministrativa militare tedesca, anche se teoricamente restava sotto la sovranità
della Repubblica Sociale Italiana.

[2] Nella terminologia della politica internazionale, nel diritto pubblico interno e nel diritto delle
nazioni, il termine suzerain viene usato nel contesto di relazioni inter-statali in cui uno «stato
dominante controlla i rapporti internazionali di uno stato vassallo, permettendogli l’esercizio
della sovranità sulle questioni interne» Anche questa forma di egemonia ( o vassallaggio) non
si spinge fino alla sovranità di uno soggetto su un altro, in quanto lo stato tributario (vassallo)
conserva comunque una seppur ridotta sfera di autonomia. Il rapporto è comunque da tenere
totalmente distinto dalla sovranità, uno status necessario a determinare l’indipendenza, ma al
quale non può associarsi alcun potere egemonico su un diverso soggetto statale.

[3] Blog de Il Giornale del 29 dicembre 2017, a cura di Giampaolo Rossi.

L'articolo Il IV Reich e l’Europa è tratto da Blondet & Friends, che mette a disposizione
gratuitamente gli articoli di Maurizio Blondet assieme ai suoi consigli di lettura.

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