Professional Documents
Culture Documents
ARCHITETTURA
La fine dellVII sec. un periodo fecondo perch qui vengono messe a frutto le eredit
dei costruttori a partire dallVIII sec.
Si privilegiano i materiali nobili: il marmo e i calcari. Divine possibile ampliare e
accrescere i piani e i volumi per adattarli meglio alla funzione delledificio. Nel corso
dellVII sec.il principale progresso consiste nellintroduzione della pietra tagliata che si
sostituisce ai materiali poveri (legno, mattone terra, mistura di argilla, sassi e paglia,
pietrisco grossolano).
Le colonne di pietra sostituiscono i pilastri di legno, i pilastri danta sostituiscono i
rivestimenti di tavole alle estremit e agli angoli dei muri, le grandi ortostate
sormontate da assise regolari di blocchi di poros tenero sostituiscono i grandi
basamenti di pietra grezza dei muri di mattoni. Gli elementi lignei e di terracotta del
tetto vengono sostituiti da elementi di pietra.
Prima del VII i santuari erano costituiti da una semplice cella, una sala rettangolare
preceduta da un portico a due colonne la cui immagine esterna era conservata dalle
edicole votive in terracotta di Argo o Perachora e la disposizione esterna illustrata
dai templi di Dreros, Prinias, Delo, Taso.
Prima met del VII sec: la cella acquista ampiezza e volume e viene circondata da un
colonnato esterno che la protegge ingrandendola.
Megaron di Termo.
In questo edificio si trovano associati la pianta rettangolare del sekos (cortile a forma
di tempio) e la forma absidale del portico richiamando la pianta del primo santuario .
derivati dai repertori mitologici dei decoratori di vasi con uno stile vicino alle officine
corinzie contemporanee.
La cella lunga e stretta ed era divisa in due navate da un colonnato assiale che
prendeva lavvio nel vestibolo dingresso dove un sostegno delimitava due passaggi.
Le colonne del peristilio reggevano un architrave costituito da una doppia trave al di
sopra della quale correva un fregio dorico in terracotta di metope dipinte e di triglifi
applicati a unarmatura interna in legno.
Tempio di Prinias
In questo tempio cos come in quello di Dreros, sono evidenti le tracce della cultura
minoica, le piante sono meno stereotipe, di proporzioni pi squadrate es: di forma
Il dorico in occidente
A Siracusa la prima colonia dorica fondata in occidente nel 733 a.C. dai Corinzi.
Negli ultimi tre decenni dei VII sec e nei primi del VI movimento di scultori ed artisti
itineranti: a Creta, nel Peloponneso, a Egina, patria dello scultore Smilide, nella Beozia,
a Ptooe a Tanagra, a Tera, Delo.
volume reale, di un corpo che si presenta con tutta la sua muscolatura pronto per
agire. La luce si trova nei grandi occhi aperti che fissano la meta. Lo scultore presenta
le due statue come due atleti che stanno per iniziare una corsa.
LA PITTURA
larte pittorica dei greci si esprime attraverso la ceramica e il suo campo inizialmente
era molto ristretto. Le figure disegnate sotto forma di profili sui grandi vasi geometrici
attici della seconda met dellVIII sec apparivano in origine come un elemento
accessorio dello stile decorativo dominante. Un passo importante si compie quando le
scene figurate assumono il primo posto nella decorazione, a partire da questo
momento i vasi pi pregiati diventano il supporto di unarte pittorica ai suoi inizi. Solo
allora compaiono probabilmente le pitture su lastre di terracotta, primi veri e propri
quadri.
Levoluzione interna della ceramica dipinta conduce, dopo una fase geometrica, ad un
disegno in gran parte al tratto che si arricchisce di colori mentre i particolari interni
sono spesso indicati con linee graffite.
Oriente e occidente
Dalla seconda met del VII sec agli inizi del VI, si osserva una nuova forte
penetrazione di influenze orientali che danno alla pittura vascolare un orientamento
fantastico e inumano, al contrario con la precedente evoluzione stilistica che vedeva
luomo al centro delle raffigurazioni.
Esempio di questa nuova pittura corinzia, nel cratere di Eurito una parte delle figure
rimane disegnata al tratto e il solo colore usato il rosso che copre grandi superfici. Le
incisioni sono ancora usate con sobriet. C un elemento che avvicina questo vaso
alle pitture murali: sono i nomi che figurano accanto ai personaggi.
Alcuni piccoli vasi conservano nella tradizione miniaturistica dellolpe chigi lo stile
delle grandi composizioni a vari personaggi: scifo del Louvre (raffigurante Eracle che
insegue i centauri) in cui il pittore mostra la sua abilit dipingendo, a colori vivaci sul
fondo del vaso, una testa di guerriero con elmo. La scena principale quasi
interamente a figure nere e in uno stile pi narrativo ed epico. La cesura tra le bande
decorative rappresentata dallantro del buon centauro Folo, da qui esce il suo ospite
Eracle che insegue gli altri centauri. Questi ultimi sono partiti allassalto di Era.
Vaso corinzio di Timonida, raffigurante achille e Troiolo. Questa bottiglia ha in comune
con lo scifo del Louvre la resa miniaturistica e il gusto per lutilizzo dellambiente
naturale: lantro di Folo e il suo arredamento e i cespuglio dietro cui si nasconde
Achille. La seconda fascia raffigura Troiolo che viene spiato da Achille, la scena si legge
ruotando il vaso da sinistra verso destra.
Queste due opere mostrano le vie parallele che saranno seguite da questo momento
in poi dai pittori a figure nere: concepire scene adattate alla forma dei vasi ma fatte
per una visione globale (Corinto e Atene); usare la forma stessa del vaso per dare alle
scene figurative una tonalit nuova.
La pittura a figure nere in Attica
Dopo il 580 inizia lepoca della grande ceramica greca. Londata orientalizzante in
attica arriva tardi, tra la fine del VII e l inizio del VI sec. I pittori attici decorano i vasi
con animali fantastici sotto linfluenza della ceramica corinzia. Atene si caratterizza
per la produzione di grandi vasi che decorano le tombe aristocratiche.
Grande anfora ateniese con raffigurato Eracle che assale con una brutale goffaggine il
centauro Nesso. Non possiede leleganza dei vasi corinzi ma il pittore stato in grado
di comporre un quadro forse pi vivo. Con due figure disposte come a formare una
piramide, figura rafforzata dal gesto di supplica di Nesso con le braccia tese allindietro
verso la testa di Eracle. I volti sembrano sproporzionati ma individualizzati ed
espressivi.
Il dinos presenta un alto sostegno e testimonia i progressi compiuti dal vasaio nello
studio delle proporzioni armoniose e nellequilibrio dei volumi. Nonostante la forma del
vaso si prestasse alla decorazione a zone, quasi tutte le zone sono riempite da sfilate
di animali o fregi ornamentali.
Le scene figurate si trovano solo nella parte superiore e in essa sono raffigurati due
diversi soggetti, distinti luno dallaltra in modo maldestro senza una separazione reale
e tuttavia con uno sviluppo tale che nessuna delle due scene pu essere vista con un
solo sguardo. Il tema dellinseguimento favorisce la disposizione delle figure una dietro
laltra, ma la simmetria dei combattenti e dei carri preannuncia lordine compositivo
che si ritrova nelle scene dopo il 580 aC.
580-525 a.C.
La ceramica a figure nere
Nella pittura vascolare, tra il 580 e il 525 a C regna una certa unit stilistica dovuta
probabilmente alla tecnica delle figure nere e alladozione di una serie di convenzioni.
Levoluzione resta evidente ma riguarda pi i particolari del disegno che la struttura
delle figure, o delle scene rappresentate. Lassenza di documenti contemporanei non
ci consente di seguire levoluzione della pittura parietale prima della fine del VI sec, in
cui si ritrover una pittura policroma a tinte uniformi con una tecnica non troppo
evoluta.
lo stile a figure nere coincide con la ripresa di numerosi elementi tradizionali, come la
rappresentazione di profilo dei personaggi, con locchio disegnato frontalmente. Questi
elementi finiscono per attenuarsi man mano: la corsa in ginocchio diventa una corsa
dai movimenti pi naturali. I particolari interni delle figure si moltiplicano tendendo ad
un maggiore realismo: compaiono le pieghe delle vesti con un senso del volume pi
accentuato. Lentamente la struttura dei corpi si perfeziona e i movimenti acquistano
maggiore naturalezza. Lo stile a figure nere tende quindi alla rappresentazione della
figura umana meno convenzionale e pi conforme alla realt.
Vaso Francois, particolare dellansa con Aiace che porta il corpo di Achille
La ceramica beotica
Durante gli anni della grande produzione di ceramica ateniese, la Beozia un caso
tipico di produzione a uso locale il cui stile si evolve con grande lentezza. Nel VI sec
regna ancora la tradizione subgeometrica, con la coppe a uccelli, la tecnica delle
figure nere non compare prima del secondo quarto del VI sec su piccoli gruppi di vasi,
spesso decorati con una tecnica caricaturale.
La fine della pittura vascolare a Corinto
Met VI sec: le ambizioni dei pittori corinzi sono pi alte, guardano allo stile epico che
costituisce il vanto della pittura attica. I pittori corinzi cominciano a subire linfluenza
dei vasi a figure nere attici. I ceramisti di Corinto coprono la terra chiara con un
secondo strato di argilla, un ingobbio aranciato, che da alla superficie il colore caldo
dei vasi attici. Tuttavia limportazione ne risente e, in Etruria, cesseranno verso la
met del VI sec.
Coppa laconica: pesatura del silfo in presenza del re Arcesilao II, Parigi
La scena di questa coppa si adatta meglio alla forma del vaso. La ceramica laconica
non conosce alcun effetto di policromia, e alcune scene rappresentano la realt
quotidiana o lattualit. In questa coppa il re di Cirene troneggia in un contesto
tipicamente africano. Qui non evidente limitazione di modelli esterni.
il re riparato dal sole da una sorta di baldacchino fatto da una tela, assiste alle
operazioni di pesatura e immagazzinamento di quella pianta medicinale ricercata e
misteriosa che gli antichi chiamavano silfio e che era una ricchezza per Cirene.
Lanimazione dei servi, che portano avanti e indietro le balle di silfio o che gridano i
pesi, la bonomia del sovrano circondato da animali africani familiari delineano un
quadro vivo ma privo di profondit spaziale.
I ceramisti laconici non occupano un posto di rilevanza a differenza di quelli ateniesi.
Bisogna per tener conto che gli artigiani appartenevano alle parti basse della societ.
La produzione sembra essere rimasta abbastanza limitata, concentrata su mezzo
secolo circa e divisa tra pochi pittori. Tuttavia, un gran numero di coppe, che
rappresentano la principale produzione laconica a figure nere, stato esportato in
varie direzioni. Queste coppe erano fini dal piede alto, di forma molto elegante e
hanno in generale, una decorazione floreale allesterno suddivisa in fasce, mentre il
medaglione interno presenta un disegno vivace e sciolto, ma un po frettoloso e meno
curato della pittura corinzia a cui si ispira.
Anfora Exechia, ritorno dei Dioscuri (altra faccia della precedente). Vaticano
La scena presenta una tonalit sentimentale pi sensibile, laccoglienza fatta loro dai
vecchi genitori, la presenza di un piccolo servo, compongono una scena intimistica che
non mira, come avrebbe fatto un pittore ionico, a ottenere effetti pittoreschi. Qui ci si
pu rendere conto dei progressi compiuti nel campo del realismo dei particolari, della
naturalezza e dellautenticit degli atteggiamenti. Il soggetto pi drammatico ma il
tono rimane classico.
Questo scultore erige nel santuario di Atena una statua femminile vestita con un
attillato peplo dorico, nonostante da almeno dieci anni il santuario avesse gi una sua
rappresentazione sullacropoli, che la kore di Lione.
La scelta del peplo non implica un attaccamento alla tradizione dedalica, ma esprime
lintenzione di rivelare i valori plastici di un corpo femminile modellato da una veste.
le pieghe dritte o oblique delle vesti ioniche, velano il corpo, ne dissimulano le linee e
le proporzioni, in una complessit di disegno che fa dimenticare la forma viva. In
questa kore invece al contrario, il corpo domina il panneggio, valorizzandone le forme.
la lotta, il terzo orientato verso gli spettatori, anticipando cosi la funzione del coro
nella tragedia. La composizione si stacca dalla narrazione epica. Lo stile del frontone
plastico con le presenti rotondit, deliberatamente rozzo. I colori, si distendono su
ampie superfici. Rispetto alla mitologia umanizzata del precedente frontone, quello
della lotta contro tritone rivela la sopravvivenza del mondo demoniaco a cui
apparteneva lArtemide-Gorgone di Corcira.
Corpo alato di felino di viva naturalezza, forte struttura ossea del viso e dello sguardo
dai grandi occhi, che danno il senso di una presenza viva.
avverte il virtuosismo dello scultore: padroneggia la densit della mischia degli dei e
dei giganti grazie alla sua tecnica del rilievo staccato dal fondo e sfruttando il gioco
delle luci e delle ombre.
Tesoro di Sifno: Fregio nord: Gigantomachia (Ares ed Ermes lottano contro i giganti)
LARCHITETTURA
Dopo il cinquantennio che va dal 625 al 575, gli architetti cominciano ad essere
animati da un grande vigore creativo. Nella Ionia e nelle citt costiere conoscono
unintensa vita culturale.
Verso il 570-560 si aprono due cantieri: lHeraion di Samo e lArtemisio di Efeso.
Artemisio di Efeso
Trionfa sul suo rivale di Samo per una ricchezza decorativa diffusa con pi
magnificenza in una composizione ancora pi vasta. Il tempio era diptero (doppia fila
di colonne intorno alla cella), il peristilio a doppia fila di colonne, con otto colonne sulla
fronte principale. Le proporzioni erano leggermente superiori e maggiore era il numero
delle colonne. Questo tempio associava esigenze cultuali a una composizione
architettonica unificata.
ORDINE EOLICO
Larissa
Questo capitello formato da due ampie volute che si drizzano verticalmente per
svolgersi vigorosamente verso lesterno. La parte centrale decorata da una palmetta
che si apre a ventaglio, i rami inferiori sembrano scaturire da una corona di foglie per il
capitello di Neandria e svincolarsi da un avvolgimento per quello di Larissa. Vicini allo
spirito dei capitelli egiziani a motivi decorativi floreali, esso sembra sia originario della
Siria e della Fenicia. I primi esemplari si trovano a Megiddo, usati come capitelli di
pilastri. Questo capitello costituisce un tipo indipendente e non una tappa antica della
formazione del capitello ionico a volute orizzontali.
Lordine dorico in Grecia e in occidente
dedicato a due divinit distinte e intitolato alla maggiore delle due. Questa
disposizione verr ripresa da Ictino nel Partenone.
Per la prima volta viene introdotta una leggera curva della crepidine e il conflitto
angolare viene risolto con una riduzione dell'interasse dell'ultimo intercolumnio,
riducendo la larghezza delle due metope estreme.
La fine dellarcaismo
Singolare, tra tutte le architetture doriche, la decorazione del collarino del capitello
dorico, in particolare delle colonne della cella, con foglie baccellate e talvolta
contornate sull'echino da una fascia di fiori di loto e di rosette. Queste decorazioni
sono derivate da modelli micenei.
Il coronamento del tempio era in terracotta policroma, con finte grondaie a testa di
leone, e terminava con antefisse a forma di palmetta.
Tempio F di Selinunte
Kore di Antenore
La sua statura, pi di due metri, la colloca in un ambiente aristocratico. Antenore il
maestro che qualche anno pi tardi verr chiamato a Delfi dagli Alcmeonidi per
attendere alla decorazione del timpano del nuovo tempio di Apollo.
questa kore domina sulle altre che hanno un aspetto pi giovanile. La sua maestosit
esigeva limpiego del costume ionico, la risoluzione che si afferma nellacconciatura,
nella forma del volto e nel modo di trattare il panneggio aiuta lartista a proclamare il
primato del corpo dalle possenti rotondit e lunit della sua architettura sono
sottomesse alla massa viva e vibrante del corpo.
PITTURA E CERAMICA
La ceramica a figure rosse
Anfora di Andocide, Eracle e Atena. Lato a figure nere e lato a figure rosse
La scena dipinta secondo la tecnica a figure nere pi ricca, i corpi e i panneggi sono
meno rigidi, i gesti pi naturali. Nella scena a figure rosse, il pittore si limitato ai
personaggi essenziali. Gli atteggiamenti per sono un po goffi e la veste di Atena un
po rigida. Paradossalmente proprio le figure rosse danno limpressione di uno stile pi
arcaico.
Le figure rosse attiche furono popolari in tutto il mondo greco, imitate e mai
eguagliate; fu solo a ovest tuttavia, nel sud Italia, che diedero luogo a produzioni
indipendenti (quella apula la scuola maggiormente degna di nota) nel terzo quarto
del V secolo a.C. ad opera di artisti inizialmente formati nella tradizione attica. [3]
Le figure rosse erano ottenute, dopo un primo abbozzo inciso, tramite il disegno a
contorno sull'argilla, delle linee esterne e dei dettagli interni. Le parti esterne alle
figure venivano coperte da un ingubbio nero, steso "risparmiando" l'argilla degli spazi
occupati dalle figure. L'aspetto di queste scene figurate risultava al termine del
procedimento pi simile ai rilevi scultorei, dove figure chiare o colorate risaltavano su
fondi scuri, che alla pittura parietale, preferibilmente stesa a partire da un fondo
chiaro.[2] I particolari e i contorni delle figure erano tracciati con il pennello e con una
pittura diluita o a rilievo; la pittura diluita, pi chiara, veniva utilizzata anche per
stendere campiture piane. Rispetto alla tecnica a figure nere, le figure rosse donavano
un nuovo rilievo alla forma del vaso, esaltandone con il nero di fondo, la linea di
contorno. Le libert concesse dalla nuova tecnica permisero ai pittori di approfondire
lo studio e la rappresentazione dell'anatomia umana e del corpo in movimento. Dopo
una prima cottura era possibile applicare ulteriori stesure di pigmento colorato bianco
o porpora, che fu sempre tuttavia scarsamente impiegato almeno fino alla fine del V
secolo a.C. quando una nuova estetica introdusse una decorazione che faceva largo
uso del bianco e del color oro.[1]
Primo periodo arcaico (530-500 a.C.)
Ceramografia
La cronologia assoluta delle prime figure rosse attiche legata al nome di Ernst
Langlotz e ad un suo lavoro del 1920;[4] da allora, malgrado diversi tentativi di
revisione, non ancora mutata. Il metodo seguito dal Langlotz fu la comparazione
stilistica con le sculture del VI e V secolo a.C. che lo port a riconoscere la vicinanza
tra le vesti del fregio delTesoro dei Sifni a Delfi (sicuramente datato da fonti letterarie
al 530-525 a.C.) e quelle delle figure sui vasi del Pittore di Andocide.
I vasi del Pittore di Andocide diedero una prima impronta allo stile, ma
furono Eufronio e Eutimide (le figure pi importanti all'interno del cosiddetto Gruppo
dei pionieri) a trarne le conseguenze fondamentali in termini di disegno e
composizione con l'accentuazione dello studio anatomico per una maggiore unit
strutturale dei corpi e un movimento maggiormente realistico pur mantenendo
l'aderenza alla superficie piana del vaso. Anche la rappresentazione degli abiti divenne
in questo periodo motivo di interesse e di studio e le scene di vita quotidiana, in
particolare le palestre e i festini serali, affiancarono pi frequentemente quelle a tema
mitologico.[3]
Tra i contemporanei del Gruppo dei pionieri gli artigiani dotati di maggiore abilit
sono Oltos, Epitteto e Skythes. Bench all'inizio la differenza tra i pittori di coppe e i
pittori di grandi vasi non sia ancora netta, i primi due sono da considerarsi i migliori
pittori di coppe del periodo, responsabili del passaggio dalla coppa attica bilingue, con
interno a figure nere e esterno a figure rosse, alla vera e propria coppa a figure rosse.
Oltos dotato di grande competenza e ha uno stile nobile ereditato dal Pittore di
Andocide; Epitteto disegnatore di maggiore talento dotato di grazia e capacit
naturali.[5]
Forme
Gi a partire dalla met del VI secolo a.C. l'anfora a profilo continuo aveva acquisito
una maggiore popolarit rispetto alle altre forme pi spigolose e negli anni trenta si
era diffusa la coppa caratterizzata da un'unica linea che seguiva il profilo dell'invaso e
dello stelo (la coppa di tipo B). Questa tendenza alla morbidezza delle forme vascolari
cresce nel primo periodo a figure rosse ed ravvisabile in forme nuove come
la pelike e lo stamnos.[3]
Nel terzo quarto del V secolo a.C. la pittura vascolare fu dominata da un ideale di
dignit umana che rimanda alle contemporanee sculture del Partenone. Le vesti
acquisirono una cadenza pi naturale e l'anatomia dei corpi divenne ancora pi
accurata; si fece maggiore uso delle ombre bench relegate alla rappresentazione di
oggetti e abiti mentre i corpi tendevano a mantenere una definizione lineare. Ultimo
dei grandi ceramografi attici, il Pittore di Achille fu la principale personalit legata al
nuovo stile monumentale e colui che fiss lo stile delle popolari lekythoi funerarie a
fondo bianco, con le quali la ceramica attica giunse ad una vera policromia. Il Pittore
della phiale, fu allievo del Pittore di Achille e ne eredit le figure allusive e pacate. [9]
Tra i ceramografi del periodo ebbe grande influenza Polignoto, da non confondersi con
altri due omonimi ceramografi contemporanei (conosciuti come Pittore di
Lewis e Pittore di Nausicaa) e con il noto pittore di dipinti murali, che port avanti lo
stile monumentale e forse la bottega del Pittore dei Niobidi. Sul versante opposto
il Pittore di Shuvalov e ilPittore di Eretria si pongono tra i primi "manieristi" della fine
del secolo, gi attivi nel terzo quarto; il primo proveniva dalla scuola polignotea pur
prediligendo vasi e raffigurazioni di piccole dimensioni, il secondo matur un proprio
stile miniaturistico, intorno al 430 a.C., che sfruttava le decorazioni a rilievo e l'argilla
dorata.[10]
Verso il 430 a.C. le figure rosse attiche vennero prodotte nel sud Italia e in Sicilia da
artigiani di formazione ateniese dai quali nacque una nuova scuola locale che ebbe
come primi modelli il gruppo di Polignoto e il gruppo del Pittore di Achille. La nascita
delle scuole del sud Italia deriv probabilmente dalla fondazione di Thurii nel 443 a.C.,
una colonia panellenica voluta da Pericle, alla quale parteciparono numerosi ateniesi.
[11]
mito o dalla vita quotidiana, in cui il ruolo principale era assegnato alla donna. Il
cambiamento si spiega probabilmente con il mutamento di mercato: il commercio
verso le colonie greche occidentali e verso l'Etruria si avviava al declino, ma le
ceramiche a figure rosse continuavano a far parte dello scenario domestico. La scarsa
presenza di ceramica a figure rosse ateniese nella citt greca di Alessandria, fondata
verso il 331 a.C., indica che la produzione era gi giunta al termine, e tra le ragioni di
questa fine doveva aver avuto peso la nuova committenza di corte, la maggiore
ricchezza che aveva spostato il mercato verso i prodotti metallici, mentre i vasi in
argilla divenivano pi semplici e meno decorati. [2]
Forme
Il numero delle tipologie formali diminuisce; alcune funzioni vennero assunte dai vasi
metallici la cui decorazione divenne modello per la produzione ceramica. Le principali
forme grandi di questo periodo sono l'hydria, il cratere a campana e la grande pelike.
Le coppe divengono pi piccole e molte appartengono al tipo senza stelo. In generale,
si assegnava una maggiore attenzione al dettaglio, indebolendo l'architettura
dell'insieme.[16]
Altri centri di produzione in Grecia
Al di fuori dell'Attica alcuni piccoli centri di produzione ebbero modo di crescere
durante gli anni della guerra del Peloponneso e immediatamente dopo, a causa di una
difficolt nel commercio con il centro di produzione maggiore; non riuscirono tuttavia a
sviluppare scuole proprie. In Beozia l'indisturbata produzione di ceramica a figure nere
fu affiancata, a partire dal secondo quarto del V secolo a.C., da una produzione a
figure rosse di cui non si compresero le potenzialit stilistiche. A Corinto le figure rosse
(per le quali si imitava il colore dell'argilla attica tramite coperture e ingobbiature
rossastre) e le lekythoi attiche a fondo bianco furono prodotte da una decina di
ceramografi nel periodo compreso tra il 425 e il 350 a.C. [17] Altri centri di produzione
minore si trovavano in Eubea e a Creta.
e Artemide ed Atteone.
Negli anni '80 sono state trovate tracce della fondazione della cella, interrate
all'interno del tempio, insieme a tracce di costruzioni precedenti (il che farebbe
pensare che il tempio fosse stato costruito su un luogo sacro ancora pi
antico). Pertanto l'ipotesi ora prevalente che il tempio non sia mai stato terminato, a
causa probabilmente di avvenimenti bellici che coinvolsero a lungo la citt e che la
cella e la copertura non siano mai state realizzate.
Tale ipotesi avvalorata anche dalla mancanza di scanalature delle colonne e dalla
presenza, soprattutto sui blocchi del crepidoma, di "bugne" cio di protuberanze
destinate e proteggere il blocco durante la messa in opera che sarebbero state
scalpellate via in fase di rifinitura.
Il tempio quindi avrebbe dovuto avere un'ampia cella preceduta da
un pronaos distilo in antis ed un simmetrico opistodomo sul retro. Il colonnato, con
interassi uguali su tutti i lati, presenta la canonica doppia contrazione
degli intercolumni terminali per risolvere il conflitto angolare oltre ad altri tipici
accorgimenti ottici come la curvatura delle linee orizzontali e alla concezione
decorativa del fregio che perde, almeno in parte la sua dipendenza dal colonnato. Tali
caratteristiche mostrano una derivazione dai modelli evolutivi attici della fine del V
secolo a.C. ed in particolare dal tempio degli Ateniesi a Delo, ai quali rimandano anche
gli elementi decorativi.
Gli unici aspetti riferibili ancora allo stile severo sono le proporzioni allungate con 6x14
colonne in luogo delle canoniche 6x13 (doppio quadrato), e le grandi dimensioni in
un'epoca in cui i templi divenivano pi piccoli.
Fu edificato nella seconda met del V secolo a.C., intorno al 450 a.C. e appartiene
come epoca e come stile al periodo del dorico classico. Sono stati rilevati segni
dell'incendio del 406 a.C. dopo il quale stato restaurato in et romana, con la
sostituzione delle originarie tegole fittili con altre marmoree e con l'aggiunta del piano
inclinato alla fronte orientale.
L'edificio un tempio dorico periptero con 6 colonne sui lati corti (esastilo) e 13 sui
fianchi, secondo un canone derivato dai modelli della madrepatria ed utilizzato anche
per il tempio "gemello" della Concordia con il quale accomunato anche dalle
dimensioni generali e dalle misure, quasi standardizzate di alcuni elementi costruttivi.
Le dimensioni complessive sono di circa m 38,15x16,90.
Il fronte presenta interassi leggermente diversi con la contrazione di quelli terminali e
l'enfatizzazione di quello centrale. Il peristilio di 34 colonne alte m. 6,44 e costituite da
4 rocchi sovrapposti, poggia su un crepidoma di quattro gradini. Edificato su di uno
sperone con un rialzo risulta in gran parte costruito artificialmente.
L'interno costituito da un naos senza colonnato interno, del tipo doppio in antis,
dotato di pronao e opistodomo simmetrici, entrambi incorniciati da gruppi di due
colonne (distili). Due scale per l'ispezione alla copertura o per motivi di culto, erano
presenti nella muratura di separazione tra naos e pronaos (diaframma).
Attualmente si conserva il colonnato settentrionale con l'epistilio e parte del fregio,
mentre i colonnati sugli altri tre lati sono conservati solo parzialmente (mancano 4
colonne e 9 sono smozzate), e senza architrave. Pochi sono gli elementi rimasti
della cella di cui rimane la parte bassa della muratura che la delimitata. L'edificio
stato cos ricostruito mediante anastilosi fin dal Settecento ad oggi. Davanti al fronte
principale (orientale) ci sono notevoli resti dell'altare.
dei frontoni.
Il colonnato (6x14 e non 6x13 come nella pianta classica, poggia su un alto basamento
composta da tre gradini rilevati e la cella ancora leggermente sopraelevata rispetto
al peristilio. Le colonne hanno ciascuna il proprio valore plastico. Non si tratta di una
semplice imitazione dellordine ionico.
Nel 447 si inaugurarono i cantieri del Partenone e il programma affidato a Ictino era
particolarmente complesso.
Doveva rispettare le imposizioni di un edificio incompiuto di cui si dove a usare il basamento e i
primi elementi delle colonne gi approntati, costretto a seguire le esigenze di Fidia e obbligato dai
suggerimenti di Pericle. Ictino seppe risolvere i conflitti tra lapplicazione delle regole di uno stile
dorico giunto alla sua piena fioritura e la nascita di uno spazio interno che tendeva a spezzare i
canoni dellordine stesso.
Il Partenone un tempio greco, octastilo, periptero di ordine dorico che sorge
sull'acropoli di Atene, dedicato alla dea Atena.
Questo tempio il pi famoso reperto dell'antica Grecia; stato lodato come la
migliore realizzazione dell'architettura greca classica e le sue decorazioni sono
considerate alcuni dei pi grandi elementi dell'arte greca. Il Partenone un simbolo
duraturo dell'antica Grecia e della democrazia ateniese e rappresenta senz'altro uno
dei pi grandi monumenti culturali del mondo.
L'osservazione di Drpfeld era che i tre gradini del primo Partenone consistevano di
due gradini di marmo pario, proveniente dall'isola di Poros, lo stesso delle fondazioni, e
di un gradino superiore di calcare Karrha che venne coperto dal gradino pi basso del
Partenone diPericle. Questa piattaforma era pi piccola e leggermente a nord del
Partenone finale; ci indica che era stata costruita per un edificio del tutto diverso, ora
completamente ricoperto. Questa rappresentazione fu in qualche modo complicata
con la pubblicazione della relazione finale sugli scavi del 1885-1890, che indicava la
sottostruttura come contemporanea alle mura di Cimone, implicando una datazione
successiva per il primo tempio.[6]
Se il Partenone originale fu effettivamente distrutto nel 480 a.C., rimane la questione
del perch il sito fosse stato lasciato un rudere per 33 anni. Un primo motivo riguarda
il giuramento stipulato dagli alleati greci prima della battaglia di Platea nel 479 a.C.,
[7]
che dichiarava che i santuari distrutti dai Persiani non sarebbe stati ricostruiti, un
giuramento da cui gli Ateniesi furono assolti solo con la pace di Callia nel 450 a.C.
[8]
sacco persiano. Bert Hodge Hill, sulla base dei suoi scavi, propose l'esistenza di un
secondo Partenone, iniziato nel periodo di Cimone dopo il 468 a.C.; [9] Hill sosteneva
che il gradino di calcare Karrha, che Drpfeld riteneva fosse il pi alto del Partenone I,
fosse in realt il pi basso dei tre gradini del Partenone II, le dimensioni del cui
stilobate furono calcolate da Hill in 23.51 x 66.888 m.
Una delle difficolt nel datare il proto-Partenone costituita dal fatto che, all'epoca
dello scavo del 1885, il metodo archeologico di seriazione non era ancora pienamente
sviluppato: lo scavo disattento e il riempimento del sito condussero alla perdita di
molte informazioni preziose. Un tentativo di dare un senso ai frammenti di ceramica
trovati sull'acropoli giunse con lo studio in due volumi di Graef e Langlotz pubblicato
nel 1925-1933.[10] Questo ispir l'archeologo americano William Bell Dinsmoor a
tentare di delimitare la datazione della piattaforma del tempio e dei cinque muri
nascosti sotto il riterrazzamento dell'acropoli. Dinsmoor concluse che l'ultima data
possibile per il Partenone I fosse non prima del 495 a.C., contraddicendo la datazione
precedente fornita da Drpfeld.[11] Dinsmoor neg inoltre che vi fossero due protoPartenoni e che l'unico tempio precedente a Pericle fosse quello denominato da
Drpfeld Partenone II.
A met del V secolo a.C., quando l'acropoli ateniese divenne la sede del lega delioattica e Atene era il pi grande centro culturale del suo tempo, Pericle avvi un
progetto di costruzione ambizioso destinato a durare per tutta la seconda met del
secolo. Nel corso di tale periodo furono eretti tutti gli edifici pi importanti visibili
sull'acropoli oggi: oltre al Partenone, i Propilei, l'Eretteo e il tempio di Atena Nike.
Il Partenone fu costruito sotto la supervisione generale dell'artista Fidia, che era
incaricato anche della decorazione scultorea. Della progettazione venne
incaricato Ictino, uno dei pi importanti architetti nell'Atene dell'epoca, secondo
Plutarco in collaborazione con Callicrate (forse il direttore del cantiere o
l'appaltatore[3]), che lavor dal 447 al 438 a.C.[4] In base ai registri dei lavori, la
decorazione scultorea delle metope doriche sul fregio sopra il colonnato esterno fu
realizzata tra il 446 e il 440 a.C. dalla bottega di Fidia. Le decorazioni delle metope e
del fregio ionico intorno alla parte superiore delle pareti della cella, vivacemente
colorate, furono completate entro il 438 a.C.[5]
L'edificio venne sostanzialmente completato nel 432 a.C., allo scoppio della guerra del
Peloponneso, anche se il lavoro sulle decorazioni prosegu almeno fino all'anno
successivo. Alcuni dei rendiconti finanziari per il Partenone sono sopravvissuti e
mostrano che la maggiore singola voce di spesa fu il trasporto della pietra dal monte
Pentelico, circa 16 km da Atene, sull'acropoli. I fondi furono in parte tratti dal tesoro
della lega di Delo, che era stato spostato dal santuario panellenico di Delo all'acropoli
nel 454 a.C.
Per la cella del Partenone fu scolpita da Fidia la grande statua crisoelefantina di Atena
Parthenos, alta circa 12,75 m,[6] dedicata nel 439 o 438 a.C., impiegando oltre 1000 kg
d'oro[7] e riprendendo nelle decorazioni i motivi del fregio dell'edificio. [8] L'interno del
tempio e la statua - secondo William Bell Dinsmoor - rimasero danneggiati da un
incendio poco prima del 165 a.C., ma furono restaurati.
Il Partenone fu costruito per iniziativa di Pericle, il generale ateniese del V secolo
a.C. Fu costruito dagli architettiCallicrate, Ictino, e Mnesicle a prosecuzione di un
progetto gi avviato con Callicrate sotto Cimone. La costruzione avvenne sotto la
stretta supervisione dello scultore Fidia (nominato episkopos, supervisore), che,
inoltre, costru la statua della dea Atena al suo interno, di circa 12 metri fatta in
bronzo, oro e avorio. L'edificazione del tempio cominci nel 447 a.C., e fu completata
sostanzialmente attorno al 438 a.C., ma il lavoro sulle decorazioni continu almeno
fino al432 a.C. Sappiamo che la spesa maggiore fu il trasporto della pietra (marmo
pentelico) dal Monte Pentelico, circa 16chilometri da Atene, fino all'Acropoli. I fondi
furono in parte ricavati dal tesoro della lega di Delo, che fu spostato dal
santuario panellenico di Delo all'Acropoli nel 454 a.C.
Sebbene il vicino Hephaisteion sia l'esempio esistente pi completo di tempio di ordine
dorico, il Partenone, a suo tempo, fu considerato il migliore. Il tempio, scrisse John
Norwich, "gode della reputazione di essere il pi perfetto tempio dorico mai costruito.
L'intero fregio stato concepito per essere letto a partire dall'angolo sud-ovest: lo
spettatore a partire da questo angolo poteva scegliere se dirigersi verso nord, oppure
dirigersi direttamente verso est. Dall'angolo sud-ovest del fregio prendono il via
dunque due processioni che girano attorno alla cella per confluire poi sul lato est
(quello dell'ingresso al tempio), al cui centro rappresentato il gesto della consegna
del Peplo alla dea Atena. Al gesto della consegna assiste la schiera degli dei e degli
eroi.
Tutte le figure del fregio sono state rappresentate da Fidia in modo idealizzato, come
se tutti i personaggi fossero abitanti di una dimensione trascendente di eterna festa e
allegria. Questo effetto complessivo di aura divina dato dalla scelta di soggetti
giovani, dalle espressioni dei quali non traspare fatica, nonostante molti siano
impegnati in qualche azione (come trasportare anfore o cavalcare), bens solenne
allegria.
Frontoni
Pausania, viaggiatore del II secolo, quando visit l'Acropoli e vide il Partenone, ne
descrisse solo i frontoni. Il frontone orientale racconta della nascita di Atena dalla testa
di suo padre Zeus, mentre il frontone occidentale narra la disputa che Atena (con il
ramo d'ulivo) ebbe con Poseidone (che dona l'acqua) per il possesso di Atene e
dell'Attica, ed costituito da statue a tuttotondo incassate nel timpano. Le statue in
particolare non sono distaccate una dall'altra, non hanno una storia a s propria, ma
interagiscono fra di loro, entrano in contatto concatenandosi e sono costruite in una
sequenza di arsi e tesi, ad ogni movimento concitato ne corrisponde una rilassato e
teso (ci si vede anche nelle vesti delle donne che seguono una ritmo naturale e libero
e soprattutto equilibrato). Il lavoro sui frontoni dur dal 438 al 432 a.C.
Funzione dell'edificio
Strutturalmente, il Partenone chiaramente un tempio, che precedentemente
conteneva la famosa statua di Atena di Fidia ed era il luogo di raccoglimento di offerte
votive. Poich i sacrifici greci si svolgevano sempre su di un altare invariabilmente a
cielo aperto (mai all'interno, dove potevano accedere solo i sacerdoti), il Partenone
non corrisponde ad alcune delle definizioni di "tempio"; non stato infatti scoperto
nessun resto di altare. Cos, alcuni studiosi hanno sostenuto che il Partenone venisse
utilizzato esclusivamente come tesoreria.
I cantieri di questo edificio si aprono nel 421 e furono abbandonati durante la guerra in
Sicilia per essere poi riavviati nel 409 407. Caratteri: variet di culti e di regole
religiose professate al suo interno, la difficolt topografica di un terreno diversamente
livellato e gi occupato spiegano i problemi non risolti con la stessa maestria di
Mnesicle.
Ledificio comprende un corpo principale a pianta rettangolare, con la facciata
orientale presentante un portico prostilo di sei colonne ioniche, a ovest appare un
ordine misto di mezze colonne ioniche associate a mezzi pilastri. Gli intercolumni
erano chiusi da balaustre. A ovest la facciata sormonta uno zoccolo pieno richiesto dal
dislivello di tre metri che separa il piano interno delledificio dalla parte occidentale
dedicata a culti antichi.
La divisione dello spazio interno: quattro sale, un libera a est le altre con accesso
indipendente attraverso la grande porta monumentale del portico nord serve a
conferire il proprio spazio a ciascuna divinit. Presenti anche il portico nord e la loggia
delle Cariatidi a sud. Il portico nord una specie di baldacchino il cui basamento
racchiude un altare dedicato a Posidone e Zeus, dio del fulmine, presenta quattro
colonne nella facciata e una nei lati e passa per uno dei capolavori dello stile ionico
decorativo. Le basi delle colonne hanno un profilo attico i cui tori superiori sono
decorati a intrecci, mentre nella facciata orientale e ai piedi dei muri le basi hanno un
toro semplicemente scanalato. Tutti gli elementi del capitello sono accompagnati da
decorazioni, liste o astragali, che ne sottolineano il movimento.
Baldacchino delle Cariatidi: su un alto zoccolo che nasconde le sale daccesso alla
cripta funeraria di Cecrope, si ergono le korai che sorreggono, una trabeazione ionica
che, con i suoi dentelli, contrasta col fregio dei muri vicini, riaccostandosi alla severit
della tradizione asiatica. Appoggiato contro il muro sud, il baldacchino stato eseguito
individualmente come eco lontano dei tesori ionici di Delfi.
Monumento di Lisicrate
Su un alto podio si innalza una tholos le cui mezze colonne recano un capitello
corinzio, il calato scompare completamente sotto la ricchezza dei motivi. La
trabeazione con architrave a fregio, sopporta un tetto dove i viticci della gronda si
sviluppano fino ai piedi del fiorone centrale. Lordine corinzio in questo monumento
votivo destinato a sorreggere un tripode dionisiaco, rivela le possibilit decorative
proprie dellarchitettura della civilt ellenistica e alessandrina.
calcare che servivano come fondazioni al lastricato della cella. Al di sopra della cripta:
il peristilio esterno era di 26 colonne doriche slanciate, ma erano fatte per rispondere
alle esigenze costruttive degli edifici circolari dove le spinte della copertura producono
effetti di torsione. Architrave e fregio erano in poros come le colonne, lea gronda e le
tegole erano in marmo. Ogni metopa era decorata con una fiala a forma di fiorone. Da
un centro a forma di onfalo, si aprivano due calici a dodici petali ciascuna tra i quali
sbocciavano dodici fiori di loto sorretti da un lungo stelo bulboso. La decorazione
annuncia il repertorio floreale sugli altri elementi delledificio. Il muro della cella si
elevana su un alto basamento di marmo pentelico allesterno e da uno di calcare
azzurro cupo allinterno e infine da una cornice di marmo pentelico decorata da ovoli e
da un ghirlanda di palmette e di fiori di loto. Alla cella i accedeva attraverso una porta
altrettanto accuratamente decorata. I pilastri laterali presentavano una fronte
principale la cui incorniciatura era disegnata da una gola scolpita a foglie lanceolate e
la superficie abbellita da rosette finemente rilevate. I capitelli dei pilastri costituivano
come una sintesi delle modanature e dei motivi scelti per il loro rapporto con le altre
forme architettoniche.
Heraion di Argo
Il rapporto fondamentale resta quello che lega il volume esterno delledificio ad uno
spazio vuoto riservato intorno allaltare o lungo uno o laltro fianco del tempio.
La tradizione antica per creare le condizioni di una vera composizione architettonica
viene modificata dove possibile stabilire dei legami e dei rapporti di volume e masse
tra diversi edifici di un complesso cultuale. Le prima innovazioni puntano a stabilire dei
rapporti di proporzione e di volume tra edifici di uno stesso santuario e di un
complesso pubblico.
Mausoleo di Alicarnasso
Fu fatto costruire dai migliori architetti tra cui Scopa di Piteo. Fu fatto iniziare dallo
stesso Mausolo e poi terminato dopo la sua morte, il mausoleo domina la capitale degli
Ecatomnidi.
basamento coronato da uno o due fregi su uno zoccolo a molti gradini, come nel
monumento delle Nereidi, di ordine ionico, presentava un peristilio che racchiudeva la
cella, la trabeazione fedele alla tradizione asiatica. Ledificio terminava con una
piramide di 14 o16 gradini la cui piattaforma superiore sorreggeva la statua di Mausolo
e la quadriga. La composizione possente, espressione della potenza della dinastia di
Caria. Ledificio caratteristico della fine del classicismo dove gli architetti avevano
saputo fondere le diverse tendenze di un periodo con le condizioni politiche ed
economiche che si orientavano gi verso una nuova architettura.
La partecipazione dei grandi maestri dellepoca alla costruzione del mausoleo rende
possibile in questo monumento una sintesi delle diverse correnti dellarchitettura
classica. Viene abbandonato lordine dorico per i pi fioriti ionico e corinzio. La scultura
strettamente legata allarchitettura e si inserisce anche allinterno dei colonnati.
LA SCULTURA (480-450)
La conoscenza della statuaria greca classica ed ellenistica compromessa da un
evento eccezionale nellambito della storia dellarte antica. Tutte le statue originali
sono andate perdute sostituite da copie eseguite in epoca romana. Ma le copie sono
discontinue come valore e nella maggior parte dei casi il bronzo originale stato
sostituito dal marmo. Le decorazioni scultoree dei grandi edifici per sono quelle
originali anche se molto spesso lautore non era altro che un aiuto del maestro.
La figura nuda maschile: lo studio dei nudi arcaici ci consente di studiare il continuo
progresso durante il VI sec nella resa della struttura organica del corpo maschile, ma
sempre entro i limiti della rigida inquadratura frontale. La statua delluomo nudo
assume un significato rivoluzionario. Gli scavi dellAcropoli di Atene ci hanno fornito
molte testimonianze anteriori il saccheggio dei Persiani.
Efebo di Crizio
La statua di adolescente scolpita dallateniese Crizio poco tempo prima di Salamina e
che stata qualificata come Efebo, si presenta come la migliore testimonianza della
rivoluzione intellettuale e morale che si compie nei primi anni venti del V sec. La vita
ha fatto irruzione in questo giovane corpo con tutta la variet degli atteggiamenti con
la difficile ricerca di un ritmo in accordo con la flessione di un lato del corpo. Lefebo
dellAcropoli ha conservato linarcatura dei reni, le spalle larghe e la vita sottile dei
suoi predecessori del VI sec.
Giovane di Castelvetrano
Questopera siciliana la trascrizione goffa dellEfebo di Crizio. Limpiego del metallo
in questa statua ha permesso al suo autore di distaccare le braccia dal copro come in
un gesto di offerta mentre lefebo conserva la tradizione arcaica delle braccia
attaccate al fusto poich lautore scolpisce lopera in un unico blocco di marmo. La
statuaria viene eseguita principalmente in metallo, il marmo viene impiegato nelle
decorazioni architettoniche. Questo materiale torna a comparire nella statuaria
nellopera di Prassitele nel IV sec.
Dea di Taranto
Il marmo qui si presta meglio per lopera. Sono presenti effetti pi sottili del modellato
e del colorito, la luce offre una pi forte impressione di ampiezza che il bronzo non da.
La Dea seduta solennemente su un trono finemente lavorato, latteggiamento e il
drappeggio arcaico, tunica e mantello alla moda ionica, sono stati mantenuti
volontariamente. Si tratta probabilmente di una statua cultuale, Era o Persefone,
scolpita con una minuzia un po fredda.
Auriga di Delfi
Si avverte qui la presenza di un genio che si afferma allo stesso modo nella concezione
dinsieme e nella multiforme invenzione dei particolari. Liscrizione della base ci da il
nome del dedicante, Polizelo di Gela, ma manca il nome dello scultore. Lopera mostra
il conducente del carro vincitore dei Giochi Pitici, del principe non resta nulla, rimane
solo qualche frammento dei cavalli e del piccolo schiavo accompagnatore. Il gruppo
colto dopo la vittoria, nel momento della gloriosa parata. Tutto nella struttura
dellauriga insieme immobilit e movimento, ritmo e simmetria, vita e segno. La
posizione dei piedi, obliqua rispetto al volto, non corrisponde a una posizione
esattamente frontale, ma mette in evidenza linizio di una lenta salita a spirale che si
traduce nella graduale ascesa dei motivi ritmici delle pieghe della lunga tunica.
Discobolo di Mirone
Introduzione alla definizione della forma classica di movimento. Si considera
limmagine del lancio del disco come unistantanea, dove Mirone avrebbe colto da
vicino la realt per fissarla in termini chiari. Il momento scelto quello in cui il disco
discende prima del raddrizzamento del corpo. Questa scultura presuppone una pratica
del disegno di cui larte attica aveva il segreto come dimostrano le numerose
espressioni di movimento dipinte al tratto sui vasi dei primi ceramisti di Atene.
Fidia
Questo artista domina la scena classica del V sec. Maestro in ogni tecnica, compresa la
pittura, comincia la sua carriera prima del 460 aC. E ha certamente conosciuto la
decorazione scultorea del tempio di Zeus a Olimpia di cui si tentato di attribuirgli
lesecuzione.
Apollo di Kassel
Loriginale attribuito a Fidia. Il Posidone di Istiea appartiene a un altro tipo, quello
delleroe o del dio combattente che apparso nella scultura fino alla fine del VI sec.
Numerosi bronzetti eseguiti durante lo stile severo prsentano Zeus e Eracle o anche
semplici guerrieri. Appartiene allo stile severo, conviene paragonare la sua testa a
quella dellApollo di Chatsworth, il cui autore doveva essere contemporaneo di Fidia.
Sul volto dellApollo di Kessel le inflessioni del modellato parlano un linguaggio di un
autorit religiosa pi profonda.
Decorazione scultorea del Partenone
Le metope
I lavori di decorazione iniziarono con le metope. Delle 92 che ornavano la trabeazione
del tempio, solo 19 sono abbastanza conservate da poter essere analizzate. Esse ci
offrono comunque unidea esatta di come poteva essere stata concepita questa
decorazione e anche una pira panoramica dello stile di cui si seguono le variazioni e
gli sviluppi nel fregio ionico. Il soggetto apparentemente banale, cio la
centauromachia ma si vedr linteresse storico che assume nel partenone. Il busto
umano del centauro il cui volto sembra portare una maschera, si accorda male con il
corpo equino, i due avversari con il torso immobile lottano senza convinzione. Altrove
unaudace convergenza stata trattata da deformare uno schizzo magistrale. Su
molte metope per si afferma una consumata maestria nella ripartizione dei pieni e
dei vuoti, del nudo e del drappeggio e nellequilibro delle masse fino allazione pi
impetuosa. Tecnica: le metope del Partenone sono diverse da quelle di Olimpia del
tempio di Zeus: sono molto pi distaccate dal fondo e poi perch le verticali e le
oblique sono sostituite o dominate dalle curve il che accentua un disaccordo con il
rigore dellarchitettura dorica. Questa parte del tempio si dimostra gi come l
dimostrazione di uno stile, un nuovo linguaggio traduce una nuova etica.
Il fregio
Corteo panatenaico alla sommit del muro della cella: si tratta di una fascia scolpita di
160 mt conservata per la maggior parte. Questo fregio ha una tecnica del bassorilievo
per cui il profilo aderisce al fondo. Le formelle del fregio ovest sono state eseguite in
modo da corrispondere con le metope della facciata posteriore del tempio. Tale
principio era in accordo con il tema di questa parte del fregio. La diversit degli
atteggiamenti ha preparato i modelli per tutto linsieme. Una dimostrazione esemplare
delloccupazione dello spazio ci offerta dai due primi cavalieri: torso di prospetto,
stupefacente interpretazione dellincavo toracico e del fianco sollevato, amplificazione
del gesto mediante il drappeggio, esibizione del volto e della capigliatura, e nellaltro
piatto della bilancia, limpennarsi del cavallo e linclinarsi del corpo di profilo. A nord e
a sud il ritmo pi serrato. Inno alla gloria del cavallo e alla bellezza di una giovent si
arresta alla soglia del fregio est, dove gli ateniesi sono ammessi alla presenza dei loro
dei. Lidealizzazione classica del tipo umano appare qui come un fenomeno religioso
che giustifica la somiglianza tra uomo e dio.
Frontone est
Il rapporto fra la cerimonia del fregio est e il dramma del frontone est : nascita di
Atena in presenza di unassemblea divina. Di 21 personaggi se ne conservano solo 8.
Al centro vi Atena uscita completamente dal cervello di Zeus, prendeva lo slancio a
fianco del padre che troneggiava in tutta la sua maest. Stile, animazione e significato
del dramma: a sinistra emerge Helios e la cima della sua pariglia impennata. A destra
la testa del cavallo cge protesta fuori dalla cornice del timpano e evoca il carro di
Selene che sprofonda nellabisso notturno. La presenza delle divinit stellari da risalto
allora del miracolo, linizio di una nuova era. Gli atteggiamenti e la disposizione
obliqua delle figure animano lo svluppo dei volumi secondo le linee inclinate del
frontone. Il movimento ascendente e discendente, a sinistra la figura nuda e
giovanile di Dioniso riceve i primi raggi del sole mentre Kore e Demetra accolgono in
senso inverso la messaggera che scendendo dallalto porta la buona novalla. Questo
rappresenta il risveglio delle divinit in terra feconda. A destra Afrodite ancora volta
verso la notte e il mare ma le sue due compagne Dione e Latona, si volgono
lentamente verso il centro. I torsi nudi dei giovani del fregio est, Ermete, Dioniso e
Ares, costituiscono sotto tre aspetti lannuncio del corpo fiorente del Dioniso del
frontone.
Frontone ovest
Al centro del frontone le masse divergenti di Atena e Posidone in lotta. I due modi di
espressione, nudo e panneggio, giocano in pieno: il corpo di Cefiso, il drappeggio di
Iride mosso dal vento e sferzato dalla pioggia, prominenze e incavi, gioco patetico di
ombre e di luci che prefigurava miticamente il destino di Atene.
N Pausania n Plutarco hanno menzionato lautore o gli autori delle sculture del
Partenone, fatta eccezione per lAtena Parthenos. Plutarco per insiste sul fatto che
Pericle aveva affidato a Fidia la direzione e la sorveglianza di tutti i lavori.
Leccezionale larghezza della facciata del tempio che determinava anche quella della
cella era unesigenza di Fidia per linstallazione del suo colossale idolo. Su questultima
era raffigurata la nascita di Pandora, figura allegorica.
traducono un linguaggio tragico del frontone ovest del Partenone dove erano
ugualmente raffigurati, in una composizione diversa ma non meno commovente, gli
stessi personaggi. La scultura attica dopo il 440 riflette i modelli delle sculture del
Partenone.
Pittura e ceramica
Tra il 480 e il 470 Atene, per quanto riguardava la produzione vascolare e pittorica,
regnava senza temere concorrenti sui mercati mediterranei. Il conflitto persiano avr
per Atene conseguenze positive, ne esce ingrandita dalla seconda guerra persiana:
grazie allargento delle miniere del Laurio, pu costruire la pi imponente flotta della
Grecia.
Le necessit materiali della ricostruzione cominciano a favorire unevoluzione verso
nuove tendenze estetiche: lo spirito classico concepir forme di ricerca diverse da
quelle dei pittori dellepoca arcaica preoccupati soprattutto di rappresentare con
esattezza lanatomia del corpo umano. Questa evoluzione si orienta in due direzioni,
nel campo dei vasi dipinti si assiste a una trasformazione rapidissima del carattere
stesso della produzione. Le fabbriche si ingrandiscono e impiegano un numero
maggiore di operai. Questa concentrazione di laboratori per fa perdere alla
produzione dei vasi attici dipinti il suo carattere di artigianato dellarte. Cominciano a
manifestarsi numerosi segni di negligenza nel disegno e una ripetizione nella
composizione delle scene. La produzione resta abbondante fino alla met del V sec
continuer ad essere esportata verso ricchi mercati come lEtruria. Tutta via la
ceramica attica comincia a perdere il suo primato proprio quando raggiunge il suo
massimo splendore. La decadenza caratterizzata soprattutto dal graduale esaurirsi
dello spirito inventivo. Ormai i vasi attici non vengono pi esportati per soddisfare una
domanda di una ricca clientela, ma costituiscono una produzione che sostiene un
commercio che satura i bisogni materiali di una popolazione in pieno accrescimento.
Nel IV sec la produzione ateniese conter ben poco di fronte alla massa dei vasi
italioti.
La grande pittura, pittura murale o pittura da cavalletto, conosce durante lepoca
classica una grande fioritura.
Pittore di Liandro
Coppa di una composizione pi recente presenta dei colori, ma le carni e il chitone di
Afrodite e gli amorini che le volano intorno sono interamente al tratto.
Pittore di Pentesilea
Il pi importante pittore di coppe del secondo quarto del V sec. La coppa di Monaco
allesterno decorata con scene banali che si ripetono in numerosi esemplari.
Linterno della coppa invece poteva essere un particolare imitato da un affresco pi
vasto, una grande amazzonomachia di cui il pittore potrebbe aver isolato lelemento
essenziale, lincontro di Achille con Pentesilea e il momento in cui si scambiano uno
sguardo damore nel momento in cui lei, vinta dalleroe, sta per morire.
Pittore di Firenze
Cratere a colonnette con la raffigurazione di una centauromachia. E un dettaglio
copiato da un affresco molto pi largo che stato tagliato alle estremit.
piano e lunico elemento di prospettiva si focalizza nello scorcio del braccio e dello
scudo. Novit: lemozione contenuta che traspare dai gesti e lespressione sobria degli
sguardi che si incrociano a lungo.
pittore di Penelope
ogni tanto questo pittore dipinge scene affascinanti come la menade dellaltalena
spinta dal sileno. La rappresentazione viva ma si nota un progressivo femminilizzarsi
della ispirazione.
La scena spesso raggiunge una grandiosit che oltrepassa la pittura vascolare: scifo di
Chiusi. La sposa e la madre ansiosa e afflitta, Penelope, che costituisce il tema della
suggestiva composizione. Qui appare linfluenza della grande pittura
nellatteggiamento di Penelope e nellespressione dei suoi lineamenti, nella
rappresentazione prospettica dello sgabello e, nella prima annotazione di unombra
proiettata, quella del volto di Telemaco.
Gruppo di Polignoto, stamno di Monaco
Si gi fatta menzione della crescente influenza che esercitano i temi di ispirazione
femminile e riflettono levoluzione di tutta la societ greca. Pi tardi il nudo femminile
sar in auge nella grande pittura greca. Questo stamno che appartiene al laboratorio
di Polignoto, non raggiunge lo stesso ideale di bellezza femminile. Questa scena
manca di ogni valore pittorico e la figura centrale non apporta nessun elemento di
profondit alla composizione anche se si tratta di unimmagine attraente che dimostra
la capacit di realismo dei pittori vascolari nella rappresentazione di un volto di fronte.
i pittori apuli verso il 380 risentono ancora delle tradizioni dello stile fiorito: il gusto per
lornamento continua a mantenersi nello stile cosiddetto ornato. Questo pittore
subisce linfluenza dello stile del gruppo di Midia. E un eccellente disegnatore come i
migliori rappresentanti della scuola apula con la sua abilit nella resa minuziosa dei
particolari delle vesti e la sua maestria nel definire lespressione dei volti, conferisce al
suo manierismo un reale valore estetico.
Facciata del tempio di Zeus Sosipolis di Magnesia al Meandro, ricostruita nei Musei di
Stato di Berlino (Peter Heinz Junge, 1964 - Archivio federale tedesco).
L'architettura ellenistica nasce dal rinnovamento, attraverso le strutture orientali, della
tradizione classica fornendo gli elementi che verranno impiegati dall'architettura
romana e occidentale. Tale rinnovamento coinvolge attivamente le zone pi orientali
della Grecia ellenistica (Macedonia, Asia Minore, Siria, Egitto), lasciando alla Grecia
centrale e continentale un ruolo maggiormente passivo. I regni ellenistici favorirono il
sorgere di una architettura principesca, mentre le classi privilegiate delle corti
ellenistiche e la nuova borghesia mercantile delle citt che mantennero le vecchie
istituzioni diedero vita ad una architettura privata senza precedenti (i siti pi
importanti al riguardo sono Pella e Delo). L'architettura funeraria allo stesso modo e
funzioni rituali sembra all'origine della struttura della tholos di Arsinoe nel Santuario
dei Grandi Dei di Samotracia, edificata da Arsinoe II, moglie di Lisimaco, tra il 289 e il
281 a.C. La rotonda si caratterizza per la soppressione dei colonnati e l'arretramento
verso l'esterno del muro perimetrale.
Il maggiore architetto del periodo Ermogene di Priene (tempio di Artemide
Leucofriene e tempio di Zeus Sosipolis a Magnesia sul Meandro, tempio di Dioniso a
Teos), che grande influenza ebbe sull'architettura templare dalla fine del III secolo a.C.
attraverso una trasformazione fondamentale della pianta e delle forme di derivazione
classica. Le forme tendono ad allungarsi e le superfici si sviluppano maggiormente
rispetto ai volumi; il colonnato interno alla cella viene soppresso a favore di una
ariosit cercata anche attraverso l'ampliamento della galleria. Aumentano le
decorazioni scultoree e dipinte che accrescono la leggerezza ottenuta con il frequente
alternarsi dei pieni e dei vuoti, in una prospettiva pi pittorica che plastica. Questa
nuova estetica, ormai pienamente ellenistica, si impose all'inizio del II secolo a.C. sulla
forte influenza esercitata fino ad allora dalla tradizione classica e dalle grandi
realizzazioni templari di Efeso e Didima; la si riscontra ad esempio nell'Hekateion di
Lagina, in Caria.
Le nuove fondazioni orientali presentano un impianto regolare come a Priene e a DuraEuropos. Pergamo l'esempio pi tipico della nuova urbanistica: una disposizione a
terrazze con gli edifici collegati tra loro da una rete di stradine. Delo, gi dedicata al
culto, divenne in epoca ellenistica una citt commerciale; notevoli vi sono alcune case
private con peristilio, diretti precedenti delle case di Pompei e Ercolano.
A Lindo intorno al semplice tempio di Atena di et arcaica il santuario venne
strutturato scenograficamente attraverso portici, propilei e gradinate di accesso.
I teatri acquisiscono una organizzazione spaziale maggiormente strutturata e pur
continuando ad adattarsi alla conformazione del sito tendono ad una maggiore
integrazione con gli edifici monumentali ai quali si affiancano; il teatro di Pergamo ne
un esempio tipico.
Scultura ellenistica
Il Gruppo del Laocoonte, copia marmorea da originale bronzeo della seconda met del
II secolo a.C.
La scultura ellenistica la produzione nell'ambito dell'arte plastica del mondo
ellenico che convenzionalmente si data dal323 a.C. (morte di Alessandro Magno), al 31
a.C. (battaglia di Azio e caduta dell'ultimo regno ellenistico). Essa si distingue dal
periodo precedente nelle sue manifestazioni pi creative con un deciso rinnovamento
formale, tematico e contenutistico. Dal punto di vista formale tutte le premesse poste
da Lisippo vengono sfruttate e sviluppate, sia per quanto riguarda i rapporti dell'opera
con lo spazio e con il fruitore, sia negli aspetti di superficie con l'accentuarsi del
chiaroscuro e con le ricerche sul modellato dei corpi e dei panneggi e infine con
l'ulteriore elaborazione del "gruppo scultoreo", caro al maestro di Sicione, che
acquisisce in epoca ellenistica struttura particolarmente complessa. Le innovazioni
tematiche riguardano da una parte l'elaborazione del ritratto fisionomico anche nei
suoi aspetti psicologici, sociali ed etnici, dall'altra l'evasione nell'idillio pastorale. [1]
Sviluppo
prima. Plausibile che vi fu un errore dei copisti latini che scambiarono il nome
attribuito alla vecchia, "Maronide", con quello del noto scultore "Myronis", traducendo
il passo quindi come la vecchia "di Mirone".
Soggetto della scultura quindi Maronide, un'anziana donna ubriaca, che tiene tra le
braccia un otre di vino, distesa a terra con il busto alzato e la testa riversa all'indietro.
Il volto rugoso, disperato e quasi grottesco, caratterizzato dalla bocca aperta e dallo
sguardo perso nel vuoto, a causa dei fumi dell'alcol.
La scrupolosit dei particolari e l'aderenza della composizione alla realt fanno
dell'opera scultorea uno degli esempi pi riusciti del realismo che permea la scultura
dell'et ellenistica, attenta per la prima volta nel mondo greco alla resa di sentimenti
personali, quali il dolore e lo sconforto.
"ispirato", che ebbe una duratura influenza nei ritratti ufficiali ben oltre l'et
ellenistica.
A Lisippo o alla sua cerchia sono stati attribuiti con una certa concordanza anche i
ritratti di Aristotele (eseguito quando il filosofo era ancora in vita), quello ricostruito di
Socrate di tipo II, quello di Euripide di tipo "Farnese", nei quali presente una forte
connotazione psicologica coerente con i meriti della vita reale dei personaggi.
Socrate II
Aristotele di Lisippo
Euripide "Farnese"
Sviluppo del ritratto fisiognomico
Ritratto di Berenice II
Dopo Lisippo, tra i secoli II e I a.C., si ebbe uno sviluppo amplissimo del ritratto
fisiognomico greco, e non riguard pi solo i sovrani e gli uomini particolarmente
illustri, ma anche i semplici privati: nell'ellenismo infatti l'arte era ormai a disposizione
del singolo e non pi esclusivamente della comunit. Si diffusero inoltre il ritratto
onorario e il ritratto funerario.
Lysistratos, fratello di Lisippo, secondo le fonti prendeva un calco in gesso dei volti dal
quale creava un modello in cera che usava per la fusione in bronzo, creando,
secondo Plinio, opere veritiere anche a scapito della correttezza formale e della
piacevolezza compositiva: dopotutto faceva parte del gusto ellenistico il godimento
verso gli aspetti caratteristici e anche deformi della realt.
Tra i capolavori di questo periodo ci sono i ritratti di Demostene e di Ermarco, basati
sul reale aspetto dei personaggi (280-270 a.C.), il ritratto di anziano 351 del Museo
Archeologico Nazionale di Atene, (200 a.C.), la testa in bronzo di Anticitera (sempre ad
Atene, 180-170 a.C. circa), il patetico ritratto di Eutidemo di Battriana, ecc. Esempio di
un verismo di maniera il ritratto di ricostruzione dello Pseudo-Seneca di Napoli.
Ritrattistica ufficiale
Nei ritratti ufficiali, al posto della tendenza pi prettamente "verista", si privilegiava
dare una valenza pi nobile e degna, con espressioni pi ieratiche e distaccate, che
riflettesse la loro ascendenza divina. Tra i migliori esempi ci sono i ritratti di Antioco III
di Siria, di Tolomeo III, di Berenice II, di Tolomeo VI, di Mitridate VI ecc.
Ascrivibile questa corrente anche il bronzo detto di Giuba II, con riscontri in alcuni
marmi alessandrini.
Altre immagini[modifica | modifica wikitesto]
Il ritratto di Demostene
Pseudo-Seneca di Napoli
Scuola Alessandrina
L'insediamento in Alessandria d'Egitto della dinastia tolemaica favor lo sviluppo nella
capitale del regno di una cultura di tipo greco. La sua distruzione in et araba
determin la scarsezza dei monumenti superstiti e una particolare difficolt negli
studi, in parte mitigata dalla possibilit di isolare i materiali di sicura provenienza
locale riconducendoli ad identificati motivi iconografici e formali. [10]
Per quanto riguarda la scultura, come negli altri maggiori centri di produzione, la
cultura che confluisce in Alessandria quella che deriva da Skopas, da Prassitele e da
Lisippo, la quale, unendosi alla tradizione artigiana locale giunge ad esiti di particolare
semplificazione nel modellato. La statua di culto di Serapide eseguita da Briasside fu
probabilmente un ulteriore modello al quale ispirarsi per gli scultori di corte, i quali,
all'inizio del III secolo a.C. avevano gi stabilito i propri canoni: il verismo lisippeo e la
fissit tradizionale dello sguardo riuniti nel ritratto di Tolomeo I conservato a
Copenaghen, formano un esempio di compiuta arte tolemaica che giunger ad esiti di
maniera gi con Tolomeo III e Berenice II. [11]
Tra i gusti pi spiccati si ricordano la pittura parietale, la coroplastica, il ritratto, le
caricature, i soggetti di genere, una grande cura nell'architettura funeraria.
L'artigianato, particolarmente florido perch libero dalle redini di una tradizione legata
alla piccola impresa familiare, tipica della Grecia continentale e degli antichi centri di
produzione, produce ed esporta oggetti di lusso, oreficeria, una grande quantit di vasi
d'argento, vetri colorati e decorati.[12] L'arte alessandrina si inoltre particolarmente
distinta nella glittica.[13] Tra le opere giunte fino a noi, si ricordano il Gallo di
Giza (Museo del Cairo), dalla forma pittorica espressionistica, e i ritratti di Omero
cieco e delloPseudo-Seneca.[produzione alessandrina?]
Scuola di Pergamo
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Il Galata suicida
Citata gi dal 400 a.C. circa e dotata di un'acropoli e di un rinomato santuario di
Esculapio, Pergamo acquist notevole importanza in et ellenistica, quando Lisimaco,
uno dei Diadochi di Alessandro Magno, dopo la battaglia di Ipso (301 a.C.) scelse e
fortific l'acropoli come sede del suo tesoro (di oltre 9000 talenti) e ne diede la
custodia a Filetero, figlio di Attalo. Quando Lisimaco fu sconfitto da Seleuco I, Filetero
ne approfitt per consolidare la sua posizione e rendere definitiva la sua supremazia
sulla citt, divenendo il capostipite della dinastia degli Attalidi. Con Attalo I(241-197
a.C.) la citt esercit la sua egemonia su gran parte dell'Asia Minore occidentale. Il
sovrano rifiut di pagare il tributo ai Galati, popolazione celta stanziatasi nell'odierna
Turchia dove aveva fondato il regno di Galazia; i Galati mossero guerra ai pergameni,
ma furono sconfitti nel 240 a.C. presso le fonti del Caico, assieme alle truppe del loro
alleato Antioco III. Pergamo riusc quindi ad annettersi molti territori seleucidi dell'Asia
Minore e nel 232 a.C., con la vittoria sui Tolistoboi (trib celtica della Galazia), la citt
si liber dalle incursioni celtiche. Questi avvenimenti diedero ad Attalo I la possibilit di
paragonare le proprie vittorie a quelle degli ateniesi che avevano guidato i Greci e
sconfitto iPersiani, rivaleggiando con Atene nella magnificenza delle commissioni per
la citt e per le per le opere votive dedicate a Delfi e a Delo[1].
Eumene II (197-159 a.C.) successe ad Attalo I e sotto di lui il regno ebbe un'ulteriore
espansione. Il re protesse le arti e la cultura, fondando labiblioteca di Pergamo ed
erigendo il famoso Altare di Zeus. Seguirono altre guerre con i Seleucidi, con alterne
fortune. Venne stipulata una alleanza con i Romani, di cui rimasero alleati dinastici e la
citt conobbe una notevole fioritura artistica[2].
Con Attalo II (159-138 a.C.), il regno raggiunse la sua massima espansione; [3] egli
consolid l'alleanza con i Romani combattendo contro altri dinasti ellenistici.
Infine Attalo III (138-133) fu l'ultimo dinasta indipendente, poich alla sua morte lasci
il regno in eredit a Roma, e il suo territorio venne a costituire la provincia romana
d'Asia.
I resti della capitale furono scavati a partire dal 1873 dalla scuola archeologica
tedesca: in base agli accordi con l'Impero ottomano molti dei reperti vennero
acquistati e portati a Berlino, dove si trovano, ad esempio, tutte le sculture dell'Altare
di Zeus[1].
Architettura e urbanistica
Il Galata di Delo
Scuola rodia
collezioni del museo del Louvre, dove arriv dopo un impervio viaggio che si svilupp
tra Costantinopoli, il Pireo, Marsiglia e infine Parigi. Giunta nella Ville Lumire, la statua
venne ricomposta e infine collocata sulla sommit della scala Daru, progettata
da Hector Lefuelper raccordare la Galerie d'Apollon e il Salon Carr. Dalla nuova sede
del Louvre la Nike venne spostata solo una volta, nel 1939, quando per proteggerla
dall'imminente seconda guerra mondiale venne trasportata nel castello di Valenay.[2]
Notevole il restauro svoltosi tra il 2013 e il 2014, con un costo globale di circa quattro
milioni di euro, grazie al quale sono state ripristinate tre nuove piume sull'ala sinistra e
la cromia originale del marmo pario.[3]
La statua, rinvenuta acefala e senza braccia, raffigura Nike, la giovane dea alata figlia
del titano Pallante e della ninfa Stige adorata dai Greci come personificazione della
vittoria sportiva e bellica. La dea, vestita con un leggero chitone, qui effigiata
nell'atto di posarsi sulla prua di una nave da battaglia (il basamento, scolpito nel
pregiato marmo di Larthos, proveniente dall'isola di Rodi). Un vento impetuoso investe
la figura protesa in avanti, muovendo il panneggio che aderisce strettamente al corpo
e crea un gioco chiaroscurale di pieghette dall'altissimo valore virtuosistico, in grado di
valorizzare il risalto dello slancio. Dinamismo ed abilit di esecuzione si uniscono
quindi in un'opera che concilia spunti dai migliori artisti dei decenni precedenti: il
vibrante panneggio fidiaco, gli effetti di trasparenza e leggerezza prassitelici e la
tridimensionalitlisippea.
Scolpita nel pregiato marmo di Paro, la dea posa con leggerezza il piede destro sulla
nave, mentre per il fitto battere delle ali, che frenano l'impeto del volo, il petto si
protende in avanti e la gamba sinistra rimane indietro. Le braccia sono perdute, ma
alcuni frammenti delle mani e dell'attaccatura delle spalle mostrano che il braccio
destro era abbassato, a reggere probabilmente il pennone appoggiato alla stessa
spalla, mentre il braccio sinistro era sollevato, con la mano aperta a compiere,
secondo Marianne Hamiaux, un gesto di saluto, oppure a reggere una corona. La
volont dell'autore della Nike ha esasperato tutto ci che pu suggerire il movimento e
la velocit.
l'attuale statua del Pasquino a Roma). Una scultura con Ganimede rapito dall'aquila di
Zeus era invece posta in alto sopra l'apertura della grotta.
Il gruppo scultoreo di dimensioni colossali ed oggi stato ricostruito nel museo con
un calco gesso, completo di integrazioni ricostruite in base ai frammenti esistenti, che
permette di farsi un'idea del complesso. Per ricreare l'aspetto compositivo del gruppo
ed individuare la collocazione spaziale dei singoli personaggi che ne fanno parte ci si
avvalsi come fonte iconografica di un frammento di sarcofago romano del Terzo secolo
d.C., di identico tema, attualmente custodito presso il Museo Civico di Castello
Ursino a Catania.
Il gigante rappresentato ebbro e sdraiato su una roccia, circondato dai suoi
aggressori, che si muovono con circospezione. Ulisse si trova pi in alto ed vicino alla
testa del ciclope per assicurarsi che la punta incandescente del palo, retto da due
compagni pi in basso, colpisca esattamente l'occhio. Un terzo compagno, meglio
conservato, assiste alla scena alzando il braccio in segno di paura, mentre l'altra mano
regge l'otre col vino con il quale stato fatto ubriacare il gigante. Ulisse, a differenza
degli altri marinai, vestito con una tunica corta e mantello, e in testa indossa il tipico
berretto conico (pileus), che lo contraddistingue. La sua testa mostra evidenti affinit
con quella del celebre Laocoonte, realizzato dagli stessi scultori, come testimonia
un'iscrizione frammentaria trovata a Sperlonga, che riporta gli stessi nomi citati
da Plinio a proposito della statua vaticana.