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ISSN: 2036-3028 Ottobre / Dicembre 2009 N°2 - Anno I

di Lorenzo Quilici

RITRATTO DI CALIGOLA, LE ORIGINI DI SAN SPECIALE:


POI DI AUGUSTO GIULIANO DEL SANNIO
di Adriano La Regina di Giovanna Falasca “GL’ CIERV” DI
CASTELNUOVO
INSEDIAMENTI FORTIFICATI
DEL MOLISE OCCIDENTALE
UN ALABASTRO INGLESE
NEL MUSEO DI VENAFRO Al VOLTURNO
di Gabriella Di Rocco di Roberta Venditto di Alessandro Testa
INDICE
IL CASTELLO DI GERIONE
PRESSO CASACALENDA
Da Annibale agli Angioini

di Lorenzo Quilici pag. 6

RITRATTO DI CALIGOLA,
POI DI AUGUSTO, DAL MOLISE

di Adriano La Regina pag. 18

SAN GIULIANO DEL SANNIO


Alla ricerca delle origini storiche

di Giovanna Falasca pag. 24

INSEDIAMENTI FORTIFICATI
DEL MOLISE OCCIDENTALE
Tra alto e basso Medioevo

di Gabriella Di Rocco pag. 36

LA MASCHERA DEL CERVO A


CASTELNUOVO AL VOLTURNO
Breve introduzione alla storia ed alle
interpretazioni di una pantomima tradizionale
di Alessandro Testa pag. 48

Speciale tesi Agenda LIBRI


Un alabastro inglese nel Mostre ed eventi in Le novità editoriali
museo di Venafro calendario

di Roberta Venditto pag. 62 pag. 70 pag. 73

3
MAGAZINE EDITORIALE
Comitato tecnico Hanno collaborato
a questo numero
Sandro Arco
Angela Crolla Gabriella Di Rocco
OTTOBRE/DICEMBRE NUMERO
Giovanna Falasca
2009 2 Angelo Iapaolo
Emilia Petrollini Adriano La Regina
Lorenzo Quilici
Alessandro Testa
Comitato scientifico Roberta Venditto
Marta Arzarello n un Paese che c’insegna che il conflitto d’interessi è solo
Rosalia Gallotti un’invenzione della demagogia d’opposizione, si oserebbe
Rosa Lanteri Registrazione del Tribunale di forse affermarne l’esistenza tra i diversi comparti della
Adriano La Regina Isernia n. 72/2009 A.C.N.C.; n. Cultura? Difficile, tanto più che il denaro, in quest’ambito,
112 Cron.; n. 1/09 Reg. Stampa non è che una spolverata di cacio su un piatto scondito.
Luigi Marino
del 18 febbraio 2009
Antonella Minelli Non stupisca dunque che l’editoriale di questo terzo
Alessandro Naso numero della prima rivista di archeologia molisana venga
Associazione Culturale Marco Pacciarelli affidato ad un insegnante-archeologo. Ci si aspetta forse
Le foto dei siti e dei reperti
ArcheoIdea Carlo Peretto archeologici sono pubblicate una testimonianza – che valga peraltro da introduzione a ben altro tenore
c.da Ramiera Vecchia, 1 grazie all’autorizzazione di contenuti – sul rapporto tra due professioni, quella dell’insegnante e
Lorenzo Quilici
86170 Isernia della Soprintendenza ai Beni
Michele Raddi quella dell’archeologo, delle quali la prima è spesso vista (non sempre a
www.archeoidea.info Archeologici del Molise
Ursula Thun Hohenstein ragione) come ripiego all’altra. E sia; a patto, però, che il lettore abbandoni
l’aspettativa di apprestarsi a leggere un tentativo d’intervento nella
Direttore responsabile ARCHEOMOLISE ON-LINE
diatriba sulle possibilità d’impiego in ambito culturale, che troverebbe
Redazione
Giuseppe Lembo www.cerp-isernia.com miglior sistemazione negli Atti di un Convegno su post-capitalismo e
Petronilla Crocco precarietà (o tra le righe di un oroscopo). Giovi piuttosto far cenno, qui,
Annarosa Di Nucci www.facebook.com
ad aspetti del rapporto tra Scuola e Archeologia che guardino per una
Giovanna Falasca volta non alle cattedre, ma ai banchi; giovi ad esempio riflettere, con un
Sandra Guglielmi sol fiato di polemica, sulle mutue manchevolezze nella trasmissione dei
Brunella Muttillo saperi, dismettendo per un attimo i sofismi, privi d’altra rivoluzione che il
Ettore Rufo lamento da blog, su graduatorie, titoli, finanziamenti e albi professionali
Maria Angela Rufo e lasciando che sia l’alunno a portare il vessillo dei presi in giro, stufo
Chiara Santone di sentirsi dire, con sottovalutante semplificazione, che l’Archeologia è
Daniele Vitullo Schliemann e piramidi. Se per un giorno si chiudessero i libri e s’andasse
a toccar con mano i bifacciali di Monteroduni, il Paleolitico smetterebbe
Segreteria forse di essere, agli occhi di un ragazzo, il tempo degli uomini-scimmia.
archeoidea@hotmail.com Ben venga, dunque, che la Scuola apra le porte ad associazioni di giovani
archeologi e che ai liceali sia concesso di posare la loro trowel tra i tesori
fossili della Pineta; e di capire, prima ancora che siano elettori, che l’Homo
Progetto grafico aeserniensis non è sempre stato un mucchio d’ossa senzatetto.
Giovanni Di Maggio
www.giodimaggio.com Ettore Rufo

Fotografia
Antonio Priston
IN COPERTINA
Particolare della mappa generale
dell’agro di Casacalenda, Stampa
catasto del 1813, in cui è visibile Grafica Isernina
il castello di Gerione 86170 Isernia - Italy
(Archivio di Stato di Campobasso) Via Santo Spirito 14/16

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il castello di

PRESSO CASACALENDA
Da Annibale agli Angioini
di Lorenzo Quilici - Dipartimento di Archeologia, Università degli Studi di Bologna

L’
antica Gereonium era un abitato del popolo dei Frentani,
a 200 stadi da Lucera (circa 42 km), ricordato da Livio e
da Polibio durante le drammatiche vicende della guerra
annibalica: il generale cartaginese riuscì a conquistarla nel 217
a.C., trucidandone gli abitanti e adibendola al magazzinaggio
per il rifornimento delle truppe. Il sito è tuttora oggetto di
discussione e dibattito.

Particolare della mappa generale dell’agro di


Casacalenda, catasto del 1813, in cui è visibile
il castello di Gerione
(Archivio di Stato di Campobasso)
L’identificazione e la denominazione risal- e, in età federiciana, da torri quadrangolari. Nell’altra pagina:
gono agli inizi del Settecento, a seguito del rin- L’ingresso era sul lato corto di sud est, munito Castello di Gerione, pianta: in basso la porta
venimento di un sigillo di rame con la legenda di potenti antemurali e guardato da una torre principale dell’abitato, con il castelletto; in
alto, entro le mura bastionate la chiesa, il
«GERON †», nei pressi del castello. Le rovine avanzata dal castelletto baronale. L’altezza di
cimitero e alcune case.
si pongono del tutto isolate e suggestive sul- queste strutture raggiunge i 6-9 m, mentre la
la cima di una collina a 616 m di quota, a lato torre, di 7 m di lato, si rileva su di un montico- In basso:
Castello di Gerione: l’ingresso principale, con
della valle del Cigno, confluente nel Biferno, lo artificiale consolidato da murature cemen-
il monticolo e la torre di guardia. (foto: L. Quilici)
a metà strada in linea d’aria tra Casacalenda e tizie. La porta era assai stretta, solo un metro,
Montorio. Si tratta di un piccolo insediamen- e guardata all’interno da una corte di guardia. con cardini per la porta e pavimento in breccia
to fortificato di aspetto medievale, menzio- Il palazzetto misurava circa 20x30 m di lato, e polvere calcarea cementata, con il focolare
nato da più documenti storici, compresi tra il coperto da un tetto in scandole lignee. Se ne posto quasi al centro. Il tetto era in paglia ed
1172, quando viene citato per la prima volta, e è esplorata la cucina, fornita di camino con assicelle di legno.
il 1450, quando viene segnalato come deserto. cappa a muro, ove sono stati trovati pentolini Il settore delle fortificazioni, scavato sul lato
Gli abitanti dei paesi limitrofi (Casacalenda, con avanzi di cibo, grani di farro, fave, lino e corto nord occidentale dell’abitato, includeva
Morrone, Bonefro, Provvidenti, Montorio) ri- di sorgo. anche una chiesa. Questa era stata costruita, in
conoscono la loro origine dalla distruzione di All’interno dell’abitato sono state esplorate origine, all’esterno delle fortificazioni, a ridos-
questo castello, dovuta a un terremoto, e dalla alcune abitazioni, che si presentano a grande so di queste e a quota più bassa, tanto che per
diaspora dei suoi abitanti: Gerione si configura vano unico rettangolare, di 5,5 x 3, o 8-11m di entrarvi vi si scendeva con una scala. Per pro-
pertanto come un mito in questa regione. lato. Costruite con zoccolo in pietrame ce- teggere la chiesa, le fortificazioni furono poi
L’interesse per il sito è stato rivitalizzato da mentato, erano completate superiormente con ampliate, addossandosi alle sue mura sui lati
M.T. Occhionero di Montorio, con la pubbli- una struttura di mattoni crudi o in palancato esterni, e per l’occasione la chiesa fu fornita di
cazione di un approfondito volumetto, Parco di legno e argilla; presentano soglia lapidea, un campanile. La chiesa appare a grande stan-
del Paesaggio Storico e Naturale “Castello di
Gerione”, edito dal Comune di Casacalenda
nel 2002. Il Comune acquisì allora l’area, pro-
iettandovi il programma di un futuro parco ar-
cheologico e naturalistico, e in questo contesto
opera il Dipartimento di Archeologia dell’Uni-
versità di Bologna, conducendo campagne di
ricerca che si svolgono regolarmente dal 2003
grazie al sostegno dello stesso Comune e, in
particolare, della Comunità Montana “Cigno
- Valle del Biferno”. L’esplorazione dell’inse-
diamento è partita dalle fasi più recenti, quelle
medievali, per poi man mano approfondirsi
nelle stratificazioni più antiche.

La fase medievale

Nel XII-XIII secolo l’abitato era all’apice della


sua prosperità. Era circondato da una cerchia
di mura in pietrame cementato dal perimetro
ovoidale di circa 135x45m di diagonali massi-
me: mura potenziate da un fossato antistante

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In basso: era posto sul lato corto di nord est, dietro la
Castello di Gerione: l’ingresso principale visto balaustra presbiterale e le pareti erano dipinte
dall’interno, con la corte di guardia. (foto: L. Quilici) con vivaci policromie geometriche e fitomor-
Nell’altra pagina: fe. Essa era dotata in origine di tre porte: una
Castello di Gerione: il fossato e i bastioni che dietro l’altare, che dava al campanile; la secon-
affiancano la porta principale. (foto: L. Quilici) da sul lato lungo, che comunicava con l’abita-
zione ecclesiastica; l’ultima, quella dotata di
zone unico, rettangolare di 5x11,5 m di lato, scala, era preceduta all’esterno da un porti-
privo di abside, compreso tra muri di pietra- chetto. Il tetto era a coppi.
me ben cementato spesso 55 cm che si alzano Contemporaneamente all’uso, i pavimenti
a tutta l’altezza dell’edificio (lo spessore fu poi della chiesa hanno cominciato ad essere aper-
triplicato e quadruplicato con la ricostruzione ti per la deposizione di sepolture, che si sono
delle mura di difesa). Il pavimento era lastri- anche estese sull’area contigua alla chiesa, svi-
cato in piastrelle rettangolari calcaree. L’altare luppando il cimitero. Nella sua semplicità di

grande stanzone quadrangolare, l’edificio tro- scontrato anche in base al materiale vascolare
va confronto nelle chiese “a fienile”, già pre- rinvenuto e che documenta con ingobbiate e
senti nel monachesimo benedettino e, dall’XI smalti un interesse di mercato che riguarda
secolo, riscontrabili in seno a gruppi od ordi- Bojano da una parte e la costa dall’altra. Ma
ni di tendenze riformistiche e pauperistiche. nel momento di maggior floridezza, alla metà
Alla chiesa era annessa la canonica, alzata in del XIV secolo, gli scavi hanno documentato
pietrame a due piani, l’inferiore seminterra- i traumatici effetti del terribile terremoto del
to. Tornando all’abitato in generale, le piccole 1349, che devastò tutta l’Italia centrale. La
dimensioni, di 135x45 m di assi massimi, non torre e palazzetto baronale hanno presentato
deve meravigliare, trovando ampi confronti muri lesionati e porte ridotte d’ampiezza e o
per l’epoca: Casacalenda stessa può darce- del tutto murate. Riconosciamo poi uno stato
ne un’idea, considerando il nucleo originario del tutto disastrato per la chiesa: il tetto cadu-
del paese, la Terravecchia. Il XIII-prima metà to, nuovi muri puntellano le vecchie strutture,
del XIV secolo è il periodo nel quale il paese le pitture esposte alle intemperie sono in di-
raggiunge il maggiore rigoglio, come si è ri- sfacimento, le porte murate, a eccezione della

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principale; il campanile crollato. All’interno ro esterno alla chiesa subisce un uso che si fa A sinistra:
della vecchia chiesa sopravvive al culto solo, man mano più disordinato, con un’obliterazio- Castello di Gerione:
di nuova costruzione entro l’angolo orientale ne delle sepolture più antiche disturbate dalle la torre di difesa della
porta principale, visua-
della struttura, una piccola cappella quadran- successive. Il cimitero si allarga con accumuli
le dell’interno.
golare, con un nuovo pavimento in piastrelle e di ossa umane, un ossario è ricavato tra i rude- (foto: L. Quilici)
la copertura del tetto a coppi, ma con il rileva- ri del campanile.
to murario in un povero palancato di legno ed Si è poi esplorato un grande butto di sche-
argilla. Il resto della vecchia chiesa è ridotto a letri a ridosso delle mura: corpi umani gettati
un cortile entro il quale si affollano le sepol- persino in connessione anatomica, e materiale
ture, con un uso reiterato delle fosse, la terra eterogeneo, ceramico, di abbigliamento, ossa
di queste che invade e copre il precedente pa- animali: si può dire quasi un immondezzaio,
vimento, mescolata a una non attenta ricom- sul quale erano stati buttati man mano cumu-
posizione delle ossa dei morti. Pure il cimite- li di cenere e calce a scopo igienico. Possiamo

Castello di Gerione:
Pianta dell’ingresso principale, coi bastioni sul fossato a destra, la torre sulla sinistra.

riconoscere in questa ancor più drammatica teriore fase distruttiva, dovuta a un violentis-
ultima fase dell’abitato di Gerione la diretta simo incendio: negli scavi si sono rinvenuti,
testimonianza della peste Nera, che raggiunse arsi e abbatti sui pavimenti, il grande portone
il suo culmine in Europa proprio alla metà del di quercia d’ingresso del borgo; la porta della
XIV secolo e si è protratta devastante fino al torre e le superfetazioni lignee delle coperture
N 1450. Dopo il dramma del terremoto, la peste del palazzo (un’ultima distruzione che non de-
Nera non concesse al paese alcuna ripresa. La riva dal terremoto, ma forse dagli effetti sociali
5m
torre e il palazzetto baronale, la stessa porta portati indirettamente dalla peste). Un quadro
principale dell’abitato, presentano poi un’ul- locale drammatico viene infatti dall’esame de-

12 13
gli individui sepolti nella chiesa e nel cimitero
sviluppatosi all’intorno. Dall’esame delle ossa
si è riconosciuto a queste persone un notevole
impegno muscolare, forti stress da lavoro pe-
sante, in genere da carico, con schiacciamento
delle vertebre ed ernie; forme artritiche e ipe-
rostosi porotica. Inoltre risultano pressoché
tutti sofferenti di anemie ereditarie come il
diabete e carenze nutrizionali, per difetto di
ferro e di vitamine A, C e D. Drammatica la
situazione orale per mancanza di igiene, con
tartaro, carie, caduta dei denti, ascessi anche
gravi. Questa comunità conduceva condizio-
ni di vita pessime, con una alimentazione non
adeguata, povera di sostanze proteiche e ricca
di carboidrati, che culminano in casi di scor-
buto.

All’origine dell’insediamento
medievale

Le prime consistenti attestazioni dell’insedia-


mento sul monte appartengono a un periodo
che si inquadra tra il IX e l’XI secolo. La torre, il
contiguo castelletto, il fossato che li isolano an-
che dal versante dell’abitato si propongono to-
pograficamente, infatti, come gli elementi più
antichi dell’insediamento: il piccolo complesso
ricorda decisamente, col monticolo artificiale
sul quale sorge, il donjon normanno, costruito
in sassi, legno e terra, difeso da baluardi di pali
e fossato tutto all’intorno. In definitiva, allo
stato attuale della ricerca, l’origine del Castel-
lo di Gerione si presenta nel quadro dell’orga-
nizzazione territoriale di età normanna, come più antica della collina, lo scavo archeologico consumo di carne; l’asino, oltre l’uso alimen- In alto:
un castelletto fondato da un signore sulla cima si è rivolto all’esplorazione di una fossa usata tare, suggerisce l’idea del mezzo di trasporto, Castello di Gerione: le mura del borgo
(foto: L. Quilici)
di un colle, dall’alto del quale controllava la come luogo di discarica, datata tra il IX e l’XI mentre il cervo, che potrebbe indicare una
proprietà fondiaria, costituita da terreni allora secolo. Il livello più basso di questo butto ha pratica venatoria, documenta un’attività di re-
dissodati e, assieme, di facile accesso al pascolo mostrato terra cotta di focolare, ossa di animali cupero e lavorazione delle ossa del palco. An-
e al bosco, fonte di legname. Si tratta di un non (soprattutto di caprovini e suini, ma anche di che i livelli superiori di questa stessa colmata
grande aggregato di persone che man mano, tra un bovino, un asino, un cane e un cervo). Questi impongono stimolanti suggestioni, ponendosi
il XII e il XIII secolo, come abbiamo visto, si resti offrono un’idea di attività di allevamento, come resti di discarica di un’intensa attività si-
svilupperà a borgo fortificato e con una propria soprattutto in riferimento alle prime due spe- derurgica: masse di terra cotta e refrattaria, le-
chiesa. Nell’ambito di questa frequentazione cie animali, con opera di macelleria e quindi di gni, carboni e ceneri di quercia in abbondanza,

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A destra: di un’officina lapidaria. In definitiva gli scavi
Castello di Gerione: visuale di una casa. hanno documentato, in fase altomedievale, la
(foto: L. Quilici)
presenza di un abitato di vivace operosità, in
un contesto sociale assai diverso da quello feu-
grumi di bronzo fuso, rozzi crogiuoli d’argil- dale successivo.
la, pezzi di mantice e distanziatori. Anche tra
questi riporti si sono osservate ossa di animali, L’età sannitica
quali caprovini e maiali, di bovino e di gallina-
cei, un guscio di tellina. Questi resti documen- La prevaricante presenza delle strutture me-
tano scarichi di macelleria e uso alimentare di dievali aveva quasi fatto disperare che sul luo-
carne in genere giovane, di qualità; e sottendo- go potesse esservi stato l’abitato di età sanniti-
no anche, con la loro presenza nella comunità, ca, Gereonium. La scoperta di questa fase è av-
un allevamento per la fornitura di lana, pelli, venuta nel 2008, al di sotto degli ossari e delle
latte. La rosicchiatura di alcune ossa, da parte mura medievali: una potente fortificazione
presumibilmente di cani, fa intendere la loro che segue pure il bordo della collina, con una
presenza tra le abitazioni e il razzolare nella muraglia in opera poligonale alzata a doppia
discarica, alla ricerca di rifiuti. Il recupero, dai cortina e saldata con abbondante argilla gial-
residui del fuoco della fornace, di altri reperti lastra.
botanici come frumento, fava, fragola, risulta Lo scavo di questa fase è all’inizio e in questo
pure indicativo dell’ambiente boschivo e di al- contesto appare anche plausibile che il topo-
cune delle possibilità alimentari e delle colture nimo di Gerione, con il quale è menzionato il
del tempo. Appartiene a questa stessa fase una castrum nel XII secolo, sia in quest’epoca deri-
pietra ornata di rosetta riusata nella muratura vato dall’anello fortificato di età sannitica che
di una casa, che con altre pietre lavorate (an- lo distingueva già prima della costruzione del-
che palle di artiglieria) sottendono la presenza le mura normanne.

Stele punica, dedicata a Tanit, la grande dea protettrice di Cartagine.


La stele raffigura, montanti l’uno sull’altro, il triangolo sacro, la falce lunare e il sole: si data tra
la fine del III e il II secolo a.C. Il rinvenimento (ultima grande scoperta della campagna di scavi
2009), nella sua eccezionalità, rende oggi molto tangibile l’ipotesi che il sito possa identificarsi
nell’antica Gereonium.
(foto: L. Quilici)

Bibliografia
Occhionero M.T. & Quilici L. (2005): Ricerche intorno Gereonium. La Forma della città e del terri-
torio 2 (Atlante tematico di Topografia antica 14). L’Erma di Bretschneider, Roma, 203-260.

Quilici L. & Alii (2008): Ricerche intorno Gereonium. Spazi, forme e infrastrutture dell’abitare
(Atlante tematico di Topografia antica 18). L’Erma di Bretschneider, Roma, 135-249.

Quilici L.: Il Castello di Gerione presso Casacalenda, dai Normanni agli Angioini. Atti del Convegno
20 cm Il Molise dai Normanni agli Aragonesi: arte e archeologia. Università degli Studi del Molise, Isernia,
2008, in corso di stampa.

16 17
RITRATTO DI CALIGOLA, POI DI

DAL MOLISE
di Adriano La Regina - Università La Sapienza di Roma

N
el 1939 H. P. L’Orange pubblicava un ritratto marmoreo di
Augusto del tipo Prima Porta, che allora si trovava in una
collezione privata norvegese, proveniente da Agnone, e
che ora è nel Getty Museum.

Vista di profilo del ritratto


di Caligola, poi di Augusto (web)
Secondo l’autore la scultura sarebbe stata di gesso, che al massimo potrebbe risalire al provenienza per il ritratto di Caligola, poi di In alto:
scavata alcuni secoli prima, forse già nel Ri- XIX secolo. La scultura non sembra comun- Augusto, fu considerata superata, e fu mante- The Getty Villa Malibù; veduta del museo in cui è
esposto il ritratto.
nascimento, e potrebbe essere stata trovata a que di antica collezione, né rinascimentale e nuta la generica provenienza da una località (web)
Pietrabbondante. Si tratta in realtà di un ri- neanche settecentesca, non recando alcuna sannitico-romana (Vierneisel - Zanker), anche
tratto di Caligola rilavorato dopo la sua morte traccia di rielaborazione moderna. Si sa sola- se presso alcuni autori, senza il sostegno di
per raffigurare Augusto (Vierneisel - Zanker). mente che si trovava ad Agnone da epoca im- documenti o argomentazioni, si continua a in-
Sono noti di Caligola undici ritratti modificati precisata. Che il ritrovamento fosse avvenuto dicare Pietrabbondante come luogo di origine
in questo modo. Infondata l’ipotesi della riela- a Pietrabbondante era stato ipoteticamente (Boschung, Varner).
borazione di un precedente ritratto di Augusto suggerito da L’Orange nella errata presunzio- Non vi è motivo di dubitare che la scultu-
(Boschung). ne di allora che in età imperiale fosse stata ivi ra si trovasse veramente ad Agnone prima di
In origine la testa era stata inserita sul cor- dedotta una colonia, nella quale veniva ricono- migrare nella collezione norvegese, perché a
po di una statua dell’imperatore rappresenta- sciuta la Bovianum Vetus menzionata da Pli- questo riguardo L’Orange dà un’informazione
to forse con la toga. Nell’edizione di L’Orange nio. Quando la ripresa degli scavi archeologi- che ritiene sicura. Del resto è noto che nel cor-
sono pubblicate due fotografie ove il ritratto ci dimostrò che a Pietrabbondante non aveva so dell’Ottocento Agnone fu sede di notevoli
compare ancora su una base apparentemente avuto sede alcuna colonia, l’ipotesi di quella traffici di antichità. Nell’area di quella città

20
In basso: te. La testa di Caligola deve però provenire da
Ritratto di Caligola, poi di Augusto. The J. Paul un municipio romano, ove in luogo pubblico
Getty Museum, Los Angeles, inv.78.AA.261; era stata eretta una statua onoraria dell’impe-
già a Basilea, Antikenmuseum, Coll. Ludwig III,
ratore.
e precedentemente in Norvegia, Coll. privata.
Marmo pentelico. Altezza cm 39; altezza della Dopo il 24 gennaio del 41 d.C., in conse-
testa cm 24.5. Datazione: 37-41 d. C., con guenza della damnatio memoriae di Caligola,
rielaborazione tra gli anni 41-54. (web) la statua era stata modificata per rappresenta-
Nell’altra pagina: re Augusto. La rielaborazione del ritratto sarà
Veduta aerea di Trivento (web) avvenuta in un’officina marmoraria specializ-
zata, a Roma o in Campania. Il luogo di prove-
esistono cospicui resti antichi, e importanti nienza deve essere pertanto riconosciuto con
ritrovamenti archeologici si sono avuti anche ogni probabilità in Terventum (Trivento), il
nelle località non distanti di Schiavi d’Abruzzo municipio che includeva nel suo territorio an-
e di Castelguidone, oltre che a Pietrabbondan- che l’odierna Agnone.

Bibliografia
H.P. L’Orange (1939): in Dragma. Festschrift M.P. Nilsson (Acta Inst Rom. R. Sueciae, series altera, I), Lund:
288-296.
A. La Regina (1965): in Enciclopedia dell’Arte Antica, VI, s.v. Pietrabbondante.
K. Vierneisel - P. Zanker (1979): Die Bildnisse des Augustus. Herrscherbild und Politik im kaiserlichen Rom
(Sonderausstellung der Glyptothek und des Museums für Abgüsse klassischer Bildwerke München), Mün-
chen: 75, n° 6.10.
D. Boschung (1990): in E. Berger (ed.), Antike Kunstwerke aus der Sammlung Ludwig III. Die Skulpturen,
Mainz: 359 ss., n° 251.
D. Boschung (1993): Die Bildnisse des Augustus, Berlin: 145-146, n° 79, tavv. 60, 68.2.
E.R. Varner (2000): From Caligula to Constantine. Tyranny and Transformation in Roman Portraiture, (Catalo-
gue of the Exhibition, Michael C. Carlos Museum, Emory University, Atlanta Georgia), Atlanta: 122-125, n° 19.

23
San Giuliano
del Sannio
Alla ricerca delle origini storiche
di Giovanna Falasca

N
on esistono notizie storiche certe e documentate su quando e
come ebbe origine il paese di San Giuliano del Sannio, né una
spiegazione valida del suo toponimo. Nel territorio comunale
però si sono conservati estesi resti di importanti strutture murarie,
attribuibili all’impianto di una villa rustica di epoca imperiale.

Cubicolo aperto nella cortina muraria


(foto: G. Falasca)
Si trovano precisamente in contrada Crocel- In basso:
la, lungo la strada statale n° 87 tra il Km 116 e I due edifici rurali ottocenteschi
il km 117, ai confini con l’antico territorio del che insistono sullo scavo
(foto: G. Falasca)
municipium di Saepinum che dista da lì poco
meno di 3 km in linea d’aria. Da quest’area A destra:
proviene abbondante materiale ceramico da- Planimetria IGM con indicazione
tabile dal II a.C. al V d.C., reperti lapidei (co- della SS 87 tra i km 116 e 117
lonne, capitelli, sarcofagi, cippi, una tabula
lusoria) e soprattutto alcune iscrizioni latine 1985 da Gaggiotti a seguito di una ricognizio-
(CIL IX 2450, 2451, 2452, 2453, 2485) che at- ne del territorio. Negli anni 2004-2005 l’Uni-
testano che la villa apparteneva ai Neratii, una versità degli studi del Molise vi ha iniziato
gens del municipium di Saepinum che arrivò campagne di scavo archeologico: ci si augura
ad occupare posizioni di vertice nella cultura, che la ricerca possa proseguire senza pause
nell’amministrazione e nella gestione del po- e con esiti proficui. Allo stato attuale non si
tere politico dell’Impero, perdurando ininter- conserva nel territorio comunale nessun’altra
rottamente dall’età augustea al V d.C., con una testimonianza documentata relativa ad altre
vitalità non attestata quasi per nessun’altra epoche storiche, nè precedenti, nè successive
gens nell’intera romanità. a questa. Si cercherà di spiegare come l’impor-
Attualmente l’unico testo per l’inquadra- tanza strategica della villa dal punto di vista
mento della situazione è una nota redatta nel topografico, economico e politico possa giusti-

ficare l’ipotesi di connessione tra la sua crea- sisi sulle sue tracce dopo la sua fuga, giunsero
zione e le origini del popolamento stabile della a San Giuliano dove finalmente individuarono
zona da cui sarebbe poi derivata la fondazione la sua casa e, mentre Giuliano era fuori a cac-
del paese odierno. cia, si presentarono alla moglie che li accolse
benevolmente ed offrì loro il suo letto per la-
La documentazione letteraria sciarli riposare. Tornato a tarda sera dai bo-
schi, Giuliano, notate le luci della casa ancora
Esistono diverse fonti letterarie sull’origine accese, guardò all’interno e vide il proprio let-
del paese, una leggenda e due teorie etimologi- to occupato da una coppia, così pensò che du-
che, che tentano più o meno maldestramente rante la sua lunga assenza la moglie lo avesse
di giustificare dati di fatto, senza peraltro es- tradito e, senza riflettere neanche un minuto,
sere suffragate da prove. Vediamole di seguito. fece fuoco, uccidendo gli amanti. Quando, en-
Una leggenda popolare racconta dei fratelli trato in casa, si rese conto del terribile errore,
Giuliano e Sepino che, giunti da lontano, fon- fuggì e di lui non si ebbe più notizia. Questa
darono i due omonimi rispettivi paesi sui ver- favola non presenta alcun fatto storicamente
santi opposti della stessa vallata. In particolare avvenuto che spieghi quando e come nacque
racconta del giovane Giuliano che si fermò nel San Giuliano ma è palesemente costruita in
paese dove trovò moglie. Costruì una casa nel maniera strumentale per dare giustificazione
bosco, vivendo di caccia. I suoi genitori, mes- al toponimo, senza chiarire poi perché il paese

26 27
scenze in nostro possesso, il dato più antico lum Saepini, primo nucleo del paese di Sepino
Planimetria dei resti murari in opus reticulatum e mixtum (da M. Gaggiotti 1984/1985) documentato è quello di età romana, rappre- in cui confluì la popolazione del municipium
sentato proprio dalla cosiddetta villa dei Nera- di Saepinum.
tii. Non possiamo dire che il paese sia sorto da
un primo agglomerato di case costruite attor- La gens Neratia
no alla villa, perché non ve n’è alcuna evidenza
materiale e perché i siti della villa rustica e del Conviene a questo punto spiegare la storia di
paese odierno non coincidono, sono lontani e questa gens per chiarirne la particolare impor-
topograficamente diversissimi, l’uno vallivo tanza. In latino il termine gens non indica la
in stretta connessione con il territorio e con famiglia come intendiamo oggi, ma un gruppo
la viabilità tratturale, l’altro invece arroccato sociale molto più complesso costituito oltre
in posizione difensiva e chiuso da un circuito che dal nucleo con legame genetico, anche tut-
murario. Si può però ipotizzare che la villa fu te le altre persone cooptate a vario titolo nella
un insediamento molto importante che vero- gens attraverso legami di interesse politico-
similmente diede l’avvio ad una forma di co- economico e che esprimeva la propria identità
lonizzazione agraria e al popolamento stabile nel nomen (corrispondente al nostro cogno-
della zona che solo più tardi confluirà nel sito me). I Neratii, pur di mantenere la continuità
d’altura, secondo un processo evolutivo ma- del loro gruppo di generazione in generazione,
nifestatosi ovunque durante i secoli dell’alto ricorsero ad un’attenta e ponderata politica di
Medioevo, esattamente come è accaduto in- matrimoni combinati con famiglie nobili e ric-
50 m
torno al IX – X secolo d.C. anche per il Castel- che per riceverne elevazione al rango patrizio

Pianta catastale con indicazione degli edifici rurali ottocenteschi che insistono sulle
avrebbe dovuto trarlo da un oscuro personag- sonaggio di età romana e di rango consolare. murature romane (da M. Gaggiotti 1984/1985)
gio, estraneo e addirittura fuggito. Entrambe le teorie etimologiche confidano
Delle due teorie etimologiche, molto simili sull’indubbia assonanza tra il nome del santo o
nella loro impostazione ed entrambe prive di del console con il toponimo del paese. In par-
riscontri documentari, la prima del Masciotta ticolare, in riferimento a quanto affermato dal
fa derivare la nascita del paese da un insedia- Cirelli, bisogna notare che spesso i toponimi di
mento costruito intorno ad ipotetica chiesa o origine latina derivano da prediali, ovvero da
un monastero rurale dedicato ad un martire nomi di possedimenti fondiari denominati dal
dei primi secoli del cristianesimo chiamato proprietario. Nessun’altro indizio però condu-
San Giuliano, la cui presenza non è in alcun ce nella direzione proposta.
modo attestata in loco; la seconda del Cirel-
li vuole il paese sorto intorno ad un’ipotetica La lettura storico-archeologica
residenza di un personaggio consolare di età
imperiale, Accius Iulianus nominato inciden- Ad oggi non esiste uno studio di ricognizione
talmente in due (CIL IX 2451 e 2452) delle topografico-archeologica del territorio di San
iscrizioni provenienti dalla villa, solo come Giuliano, non abbiamo cioè una conoscenza
notazione patronimica, cioè in quanto paren- materiale diretta, completa e documentata di
te dei Neratii Fufidi a cui esse erano dedicate. ciò che ogni singola fase storica ha lasciato sul
La tradizione locale ha accolto calorosamen- terreno, dalle più antiche pre o proto-storiche,
50 m
te quest’ultima teoria, credendo di nobilitare a quella sannitica, o a quella altomedievale.
le proprie origini riconnettendole ad un per- Allo stato attuale delle ricerche e delle cono-

28 29
e ramificazione dei rapporti di potere. Inoltre di Celso, di cui alcuni scritti sono confluiti
praticarono abitualmente la particolarissima nel Digestus Iuris, commentatore delle opere Stemma genealogico dei tre Neratii Annianus, Priscus e Atticus della gens Neratia di
usanza dell’adoptio, l’adozione, con cui inca- di Plauto. Il suo cursus honorum può rendere Saepinum dedicatari delle iscrizioni provenienti dalla villa
meravano nel proprio gruppo familiare nuovi l’idea del livello di prestigio raggiunto: septem-
elementi a cui trasmettere nomen, potere, ric- vir epulonum, quaestor, tribunus plebis, praetor
ACCIVS SURA
chezze. Così facendo i Neratii riuscirono a esi- erarii Saturnii (84-86 d.C.), consul suffectus (87
stere ininterrottamente per 5 secoli. Costrui- d.C.), legatus Augusti pro praetore Pannoniae
rono un sistema gentilizio potente, partito da (90 d.C.), consul ordinarius (97 d.C.), legatus
un semplice amministratore locale di Saepi- Augusti pro praetore Germaniae inferioris (100- ACCIVS IVLIANVS cos
num di età augustea, C(aius) Neratius S(exti) 102 d.C.). Entrò a far parte del Consilium Prin-
filius IIvir i(ure) d(icundo) ed arrivato ai mas- cipis sia di Traiano che di Adriano, fu amico
simi vertici della struttura culturale, sociale, intimo di Traiano che lo aveva indicato come
ACCIA NERATIVS PRISCVS C. FVFIDIVS ATTICVS v.e.
amministrativa, militare e politica dell’impero suo successore.
romano. E’ impossibile qui presentare tutti gli I rapporti della gens con la città di origine,
importanti personaggi della gens: si può cita- Saepinum, non si interruppero mai, manife-
re uno per tutti Lucius Neratius Priscus, nato a standosi in costanti flussi di denaro devoluti NERATIA MARULLINA c.f. C. FVFIDIVS ATTICVS v.c.cos.
Saepinum durante il I d.C. e morto poco dopo per la costruzione o il restauro di edifici pub-
il 133 d.C., senatore, grande giurista coetaneo blici e privati e furono costanti nei secoli. Nel

C. NERATIVS FVFIDIVS PRISCVS

Base di statua con C. NERATIVS FVFIDIVS ATTIANVS


iscrizione CIL IX 2451
(foto e trascrizione
G. Falasca) C. NERATIVS FVFIDIVS ATTICVS
C NERATIO FVFI
DIO PRISCO
FVFIDI ATTICI
C V Q DES FIL IV d.C. per esempio, il grande prestigio rag- tii perché in tale direzione si erano espresse
NERATI PRISCI COS giunto e i legami familiari intrecciati con la fa- sia le interpretazioni delle iscrizioni fatte da
NEPOTI ACCI IVLIA
miglia imperiale costantiniana fecero evolvere studiosi locali, che dal famoso epigrafista te-
NI COS PRONEPOTI
MVNICIPES SAEPINATES
il loro energetismo privato in vera e propria desco Theodor Mommsen che le pubblicò nel
tutela pubblica dell’intero territorio del muni- CIL - Corpus iscriptionum latinarum. Delle sei
cipium di Saepinum nel quale rientrava anche iscrizioni, cinque citano vari personaggi della
la zona di San Giuliano, attraverso il patroci- gens Neratia. Due di queste sono conservate
nium e il governo diretto. L’esistenza di una nel municipio (2451, 2452), due sono murate
villa privata dei Neratii nel territorio di San in edifici del paese (2450, 2453) ed una invece
Giuliano non può evidentemente rimanere un risulta dispersa (2485).
dato indifferente. Erano incise su cippi modanati, interpreta-
bili quali basi di statue onorarie, erano frutto
Le iscrizioni dalla villa di dediche sia private che pubbliche indirizza-
te a personaggi della famiglia dei Neratii Fufu-
Fin da quando le iscrizioni furono scoperte, si di nata dalle nozze del vir clarissimus di Telesia
è sempre detto che i resti murari in vista erano Caius Fufidius Atticus q(uaestor) des(ignatus)
con certezza appartenenti alla villa dei Nera- e consul con Neratia Marullina della grande

30 31
conservazione dei beni prodotti (frantoi, muli- Nell’altra pagina, in alto: muro di terrazzamento a valle e quindi serviva
ni, cantine, silos); di edifici abitativi per il fat- Edificio rurale est con resti da fronte scenografico di ingresso dell’intero
tore e i servi; ma anche di una parte nobile di dello pseudo-portico complesso edilizio, la basis villae in termine
(foto: G. Falasca)
residenza del padrone. tecnico. Si è parzialmente conservata per 2 m
Gli scavi sono ancora in fase iniziale e hanno Nell’altra pagina, in basso: circa in alzato, in particolar modo dove è sta-
potuto indagare una parte estremamente ri- Ricostruzione ideale villa rustica ta inglobata in due edifici rurali ottocenteschi
dotta del sito, ma alcune considerazioni posso- (da J. Adam 1989) che sovrastano la zona archeologica, e per una
no comunque indicare l’importanza dell’inse- estensione di almeno 120 m poiché costituisce
In questa pagina:
diamento, tale da farlo diventare polo di attra- Lungo muro in opus reticulatum la sostruzione della SS sovrastante.
zione per il popolamento in questa area. Im- (foto: G. Falasca) Parallela a questa cortina se ne conserva
maginiamo di trovarci al centro di Saepinum, un’altra, purtroppo in condizioni più fram-
nel punto in cui si incrociano le due strade un’esposizione totale al sole durante l’intero mentarie solo dove inglobata nei due edifici
principali: il decumanus (che ricalcava il per- arco della giornata. La zona ha subito un chia- rurali. Durante la prima campagna di scavo ne
corso di fondovalle del tratturo Pescasseroli- ro riassetto territoriale: è stata completamen- è stata trovata la continuazione ad una ventina
Candela) e il cardo (che continuava la strada te terrazzata per eliminare la pendenza se pur di centimetri di profondità. Questi due muri
montano-collinare che metteva in comuni- lieve e graduale del terreno ed ogni terrazza è costituivano insieme una sorta di lungo corri-
cazione il Matese con la valle del Tammaro). stata rinforzata da un muro di contenimento doio coperto, arricchito nella facciata esterna
Percorrendo idealmente il cardo, in uscita a valle. Le strutture murarie che si conserva- da una particolare decorazione: una serie di
dalla città attraverso porta Tammaro, antica- no ancora oggi, anche se in condizioni sempre semicolonne in laterizio che simulavano un
mente avremmo potuto seguire un tragitto li- più deteriorate, sono proprio ciò che rimane di portico colonnato, vale a dire una struttura ar-
neare che, in poco meno di tre chilometri, ci quel sistema ed in particolare la cortina mura- chitettonica di un certo rilievo ed eleganza per
stirpe locale. In particolare, le dediche pubbli- avrebbe portato esattamente all’ingresso del- ria realizzata in opus reticulatum che è anco- chi la vedesse, venendo da Saepinum.
che erano offerte dai municipes saepinates in la villa dei Neratii. Tale dato topografico non ra ben visibile nell’area di scavo, ne è l’ultimo Una notazione importante va fatta proprio
onore dei tre figli della coppia, ovvero i fratelli è una coincidenza. La villa sorge in una zona
Annianus, Priscus e Atticus di cui vengono ri- di leggerissima pendenza, nella parte termi-
chiamati a titolo onorifico i legami parentali nale del declivio che da San Giuliano cede alla
con importanti personaggi: il padre Caius Fu- pianura. Posta ad una quota media di 550 m
fidius Atticus di cui s’è detto, il nonno materno s.l.m., è perfettamente orientata a sud, cioè in
di Saepinum Neratius Priscus consul, il bisnon- direzione di Saepinum, in modo da godere di
no materno Accius Iulianus consul. Poste nel-
la loro residenza privata, erano palesemente
frutto di un atteggiamento di stima, di gratitu-
dine e di una certa sudditanza da parte dei se-
pinati per i loro potenti concittadini. Proprio
le parentele espresse nelle iscrizioni hanno
permesso al Mommsen di fissare lo stemma
genealogico e la cronologia dei tre fratelli tra
la metà e la fine del II d.C.

La villa rustica

Per villa rustica si intende una grande azienda


agricola, solitamente su una proprietà latifon-
distica, dotata di strutture per la lavorazione e

32 33
A destra: Conclusioni maggiori famiglie del municipium di Saepi-
Semicolonna in num. Ricordiamo che Saepinum era uno dei
laterizio, parte dello La villa dei Neratii è probabilmente una delle pochi municipi romani noti del Sannio e che
pseudo-portico
(foto G. Falasca) più grandi ville rustiche individuate in Moli- la zona ha conservato anche nel nome questo
se. Diversi fattori ne palesano l’importanza ruolo importante: la piana di Sepino. Non a
dal punto di vista economico-produttivo ma caso poi, San Giuliano del Sannio fino al 1863
anche politico e di immagine. La sua colloca- si chiamava San Giuliano di Sepino. Insomma
zione sulle propaggini di un sistema collinare probabilmente senza i Neratii e la loro villa,
che scende in dolce declivio verso la pianura, senza il rapporto con questa importante gens,
permettendo sia la produzione di vite e olivo la storia di questa parte della valle non sarebbe
in zona collinare, che di cereali in zona pia- stata la stessa.
neggiante; la perfetta esposizione solare e la
presenza dell’acqua in vicine sorgenti; l’opera
Bibliografia
sapiente di terrazzamento; la viabilità strate- CIL (Corpus iscriptionum latinarum) vol. IX,
gica in stretta connessione con il municipium iscr. nn° 2450, 2451, 2452, 2453, 2485.
indicano l’attenzione con cui è stato realizzato
questo complesso dal punto di vista logistico e Cirelli F.(1858): Molise. Il Regno delle due
produttivo. Inoltre la qualità “ideologica” del- Sicilie descritto e illustrato, vol. XIV, fasc. 1,
Napoli
le strutture murarie rimaste che costituisco-
no l’unica emergenza archeologica di livello
Masciotta G. (1982): Il Molise dalle origini
monumentale nota nel territorio sepinate al ai nostri giorni. Vol. II - Circondario di Cam-
di fuori delle mura urbiche; la forma monu- pobasso, Napoli 1915, ristampa Ed. Palladi-
mentale di tutto il complesso (terrazzamenti, no, Campobasso, pp.318 e ss.
pseudo-portico…); la perfetta assialità delle
strutture rispetto al cardo maximus di Saepi- Torelli M. (1980): Innovazioni nelle tecniche
edilizie romane tra il I a.C. e il I d.C. Atti del
num quasi a sottolineare il rapporto di inter-
Convegno Tecnologia Economia e Società
dipendenza tra la città e la villa; la presenza di
nel mondo romano, Como, 1979, pp. 139 e
iscrizioni onorarie pubbliche fatte per i Nera- ss.
tii dai concittadini del municipium e collocate
in un loro fundus privato testimoniano anche Torelli M. (1982): Ascesa al senato e rap-
sui due tipi di murature usate nelle strutture onorario a loro dedicato. Il secondo (realiz- il ruolo distintivo e di riferimento ideologico porti con i territori d’origine, Italia: regio IV
della villa: l’opus reticulatum e l’opus mixtum. zato con opus reticulatum e parti in laterizio) che i Neratii occupavano e l’importanza eco- (Samnium). In: Tituli 5, pp. 117 e ss.
Come ha chiaramente dimostrato Torelli, il databile da età flavio-traianea in poi, è invece nomica, politica ed il prestigio di cui godette
Gaggiotti M. (1984/1985):, La villa dei
primo, diffuso a partire da età augustea, in un tipo di muratura che alcuni studiosi hanno questa gens per tutta la durata dell’età impe-
Neratii nel territorio di Saepinum. In: Annali
area sannitica è usato in maniera rara, occasio- messo in stretta connessione con una commit- riale. della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Uni-
nale ed eccezionale solo per edifici importan- tenza di elites senatorie, cioè di elevato rango Tutto ciò dimostra che questo sito rappre- versità degli studi di Perugia, vol. XXII,
ti, spesso di committenza imperiale. sociale e politico. Entrambe pertanto erano senta non solo il dato più antico documenta- nuova serie VIII, 1, STUDI CLASSICI.
A Saepinum in particolare sono realizzati in tecniche usate per l’edilizia di lusso, accettate to nel territorio sangiulianese, ma soprattutto
reticulatum alcuni edifici pubblici e sacri sul occasionalmente anche nelle aree periferiche il più importante: la villa fu un insediamento Enjuto Sànchez B. (2006): I Neratii, i legami
tra Roma e le città del Sannio nel IV d.C.
foro e le mura urbiche di committenza impe- (come il Sannio) solo per committenze locali di con forte potere accentratore, che diede l’av-
In: Les cités de l’Italie tardo-antique: IV-
riale, ma soprattutto l’edificio pubblico più prestigio per realizzazione di teatri, terme, vil- vio ad un popolamento stabile della zona. San
VI siècle: institutions, économie, société,
grande costruito sul lato lungo nord del forum le e perciò palesano nel nostro caso la volontà Giuliano del Sannio deve quindi molto pro- culture et religion, École française de Rome,
che è dedicato non a caso ai Neratii, cui si ac- di connotare la villa come frutto di un progetto babilmente le sue origini alla colonizzazione Roma.
cede da un ingresso a forma di grande arco aristocratico, monumentale, vicino al potere. agricola del suo territorio da parte di una delle

34 35
Insediamenti fortificati del
I
n questa sede si propone una sintesi delle conoscenze sulla comparsa e

MOLISEtraOCCIDENTALE
l’evoluzione degli insediamenti fortificati del Molise occidentale tra X e
XII secolo. Più precisamente, l’arco cronologico di riferimento abbraccia il
periodo dalla metà del X secolo alla fine del XII secolo, mentre l’area geografica
alto e basso Medioevo considerata corrisponde al settore occidentale della Contea di Molise costituita
di Gabriella Di Rocco - Università degli Studi di Cassino alla metà del XII secolo e compresa nel Principatus Capuae.

Il castello di Carpinone
(foto: G. Di Rocco)
Occorre, a tal proposito, precisare come dal
nostro studio siano stati esclusi gli insedia- I castelli del Molise occidentale
menti di Boiano, Isernia e Venafro, oggetto in Attestati dal X secolo:
passato di specifiche trattazioni e per i quali 1) Castel San Vincenzo, 2) Colli a Volturno,
esiste un’ampia bibliografia di riferimento. 3) Fornelli, 4) Scapoli, 5) Cerro al Volturno,
6) Cerasuolo, 7) Colle Castellano,
Si tratta di un territorio geomorfologica-
8) Vacchereccia, 9) Valleporcina,
mente accidentato e poco uniforme: da po- 10) Colle Stefano, 11) Macchiagodena
nente verso levante i rilievi marnoso-argillosi
Attestati dall’ XI secolo:
del Subappennino si articolano in una serie di 1) Montenero Valcocchiara, 2) Rionero Sannitico,
masse collinari, che si susseguono con dislivel- 3) Forlì del Sannio, 4) Acquaviva d’Isernia, 8
li decrescenti sino al mare. Le vette del monte 5) Licinoso, 6) Tenzunuso (non localizzato), 1
7) Santa Maria Oliveto, 8) San Pietro Avellana, 3 5 9 2
Capraro (m 1730) e del monte Fiorito (m 1278)
9) Pietrabbondante, 10) Carovilli, 11) Bagnoli del 4
segnano il confine settentrionale della Contea 2 10 11
Trigno, 12) Roccasicura d’Isernia, 13) Pesche, 1 7
di Molise, mentre ad ovest il massiccio delle 14) Carpinone, 15) Frosolone, 16) Castelpetroso, 3 12 6
17) Roccaravindola, 18) Cantalupo nel Sannio, 4 8 9 10
Mainarde è la barriera naturale tra il Molise 11
19) Baranello, 20) Boscoredole, 21) Roccapipirozzi, 1 5 14 10 12 13
e l’Abruzzo con i picchi del monte Cavallo (m 22) Sesto Campano, 23) San Polo Matese, 5
2039) e del monte Mare (m 2020); a sud il ver- 24) Campochiaro, 25) Sepino, 26) Castelvecchio 4 8 18 3 19 15 17
sante settentrionale della catena montuosa del di Sepino 2 9 13
6 23 21 20 15 22
Matese con il monte Miletto (m 2050) separa Attestati dal XII secolo: 11
7 24 25 14 27
la regione dalla provincia di Caserta. Il confine 1) Vastogirardi, 2) Sprondasino, 3) Montalto, 7 16
4) Castiglione di Rionero, 5) Castiglione di 17 18 19
orientale di questa porzione della Contea è co- 26
Carovilli, 6) Castelluccio di Bagnoli, 7)Pietracupa,
stituito da un fitto sistema altocollinare, le cui 8) Mottillo, 9) Santa Maria dei Vignali, 29 20
cime maggiori sono rappresentate dal monte 10) Pescolanciano, 11) Chiauci, 12) Civitanova del 23
La Rocca (m 1000), nei pressi di Vinchiaturo, Sannio, 13 Duronia, 14) Roccavarallo, 15) Miranda, 24 30
21 28
16) Pericolo (non localizzato), 17) Sessano del 22
dal monte Vairano (m 977) presso il centro di 26
Molise, 18) Sasso, 19) Castelromano, 20) Fara,
Busso, dal monte Crocella (m 800) a Oratino, 25
21) Pettoranello del Molise, 22) Casalciprano, 23)
fino ai dossi più declivi che scendono verso il Montaquila, 24) Sant’Agapito, 25) Riporso, 26)
fiume Trigno. Longano, 27) Spinete, 28) Mignaniello,
29) Vinchiaturo, 30) Guardiaregia, 31) Valle
Attraverso lo spoglio dei cartulari di San Zampoli (non localizzato) localizzazione certa localizzazione incerta
Vincenzo al Volturno, di Montecassino e di
Santa Sofia di Benevento è stato individuato
un esiguo numero di castelli documentati la mico in un territorio caratterizzato, da un lato Cerro al Volturno nel 989; tutti hanno avuto dimostrato, attraverso il rinvenimento di ma-
prima volta tra la metà e la fine del X secolo, dall’abbandono seguito alle incursioni sarace- continuità di vita. Ai monaci di San Vincenzo teriale ceramico anteriore al X secolo (VIII-IX
undici in totale, tutti di pertinenza del cenobio ne, dall’altro da sporadici e disomogenei inse- si deve, inoltre, la fondazione di insediamenti secolo), una frequentazione di questi siti pre-
benedettino di San Vincenzo, eccetto quello diamenti sparsi. fortificati e successivamente abbandonati in cedente alla realizzazione delle fortificazioni.
di Macchiagodena sotto il controllo dei conti Il Chronicon Vulturnense testimonia l’esi- favore di posizioni maggiormente difendibili, Le ricerche condotte nel territorio di Fili-
di Isernia. È noto che la presenza del celebre stenza di un castellum Samnie sin dal 945: si come Cerasuolo e Colle Castellano, fondati nel gnano, in località Le Mura, sul costone op-
monastero ha condizionato e, in un certo sen- tratta del castello attorno al quale si costituì 962, Vacchereccia nel 985, e di castelli, abban- posto all’attuale comune di Filignano e, più a
so, frenato lo sviluppo della feudalità nel Mo- l’attuale comune di Castel San Vincenzo e che donati e non più ricostruiti, quali Valleporci- nord, a Mennella presso Selvone, e il rinveni-
lise sino all’arrivo dei Normanni. La costante fu il più importante della Terra Sancti Vincen- na, fondato nel 972, e Colle Stefano, nel 995. mento di frammenti ceramici inquadrabili tra
opera di ripopolamento e di ristrutturazione tii, posto a soli due chilometri dal celebre mo- Alcuni sondaggi archeologici svolti negli l’VIII e il XII secolo, avvalorano questo dato.
del sistema insediativo condotta dai monaci in nastero e a ridosso delle sorgenti del Volturno. anni Ottanta del secolo scorso a Colle Castel- Un notevole incremento del numero degli
buona parte del Molise occidentale segna un Colli a Volturno e Fornelli vengono fondati lano, presso il comune di Montaquila, e a Vac- insediamenti fortificati nel territorio studiato
punto di svolta favorendo l’accentramento de- per volontà monastica nel 972, Scapoli nel 982, chereccia, presso Rocchetta a Volturno, hanno è testimoniato per l’XI secolo.

38 39
In basso: Per quel che si riferisce al borgo di Forlì del dola, Cantalupo nel Sannio, Baranello, Bosco- controllo dello stesso.
Riporso: lato sud del recinto fortificato Sannio, sebbene la menzione della terra Foruli redole, Roccapipirozzi, Sesto Campano, San Su ottantasei insediamenti esaminati, ses-
(foto: G. Di Rocco)
e di un rivum Foruli ricorra in numerosi do- Polomatese, Campochiaro, Sepino, Castelvec- santa sono riportati nel Catalogus Baronum; di
cumenti volturnensi a partire dalla metà del chio di Sepino. questi, ventinove risultano preesistenti all’ar-
Tra la prima e la seconda metà del secolo IX secolo, l’insediamento è oggetto di un con- Tutti questi centri hanno avuto continuità rivo dei Normanni e trentuno attestati per la
sono attestati altri ventisei insediamenti, dei tratto livellario solo nella prima metà dell’XI di vita, ad eccezione di Boscoredole e Castel- prima volta.
quali sette nella sola Terra Sancti Vincentii: secolo. vecchio di Sepino, che risultano abbandonati. Le nuove attestazioni sono: Vastogirardi,
Montenero Valcocchiara, Rionero Sannitico, Santa Maria Oliveto, oggi piccolo borgo Per la maggior parte di essi, la principale fonte Sprondasino, Montalto, Castiglione di Rione-
Forlì del Sannio, Acquaviva d’Isernia, Licino- presso Pozzilli, rientra nel primo dei contratti documentaria è la Cronaca di Montecassino, ro, Castiglione di Carovilli, Castelluccio di Ba-
so, Tenzunuso, Santa Maria Oliveto. livellari stipulati dai monaci di San Vincenzo, che rappresenta il più valido supporto nella gnoli, Pietracupa, Mottillo, Santa Maria dei Vi-
Per rivendicare la propria autonomia nei datato al 939; esso è relativo al dissodamento ricostruzione del quadro insediativo dell’area gnali, Pescolanciano, Chiauci, Civitanova del
confronti dei principi di Benevento e rinsalda- delle terre pertinenti, non alla fortificazione, studiata per l’XI secolo. Sannio, Duronia, Roccavarallo, Miranda, Peri-
re il proprio potere nel tentativo di ampliare il ma alla chiesa di Santa Maria fondata intorno Dai dati emersi risulta evidente, quindi, che colo, Sessano del Molise, Sasso, Castelromano,
già vasto patrimonio fondiario, tra il 1045 ed il alla metà del secolo precedente. Successiva- nel processo di fortificazione del territorio Fara, Pettoranello del Molise, Casalciprano,
1053, i Borrello danno inizio ad una serie di in- mente la medesima chiesa figura in un altro della futura contea di Molise, avviato a partire Montaquila, Sant’Agapito, Riporso, Longano,
cursioni nei territori di pertinenza dei monaci livello datato al 950. La prima menzione del dalla seconda metà del X secolo, è stato deter- Spinete, Mignaniello, Vinchiaturo, Guardiare-
volturnensi, come attesta il Chronicon, occu- castrum risale, invece, al 1066, al tempo in cui minante, da un lato, il contributo dei monaci gia, Valle Zampoli.
pando Montem Nigrum, Rigu Neru, Cerrum, l’abate Giovanni V per difendere i possedi- di San Vincenzo al Volturno, dall’altro, quello Sono stati inoltre rintracciati alcuni castelli
Aqua Viva, Tenzunusu, Licenosum. menti del monastero nella pianura venafrana dell’aristocrazia locale, essenzialmente co- attestati nel XII secolo, ma non menzionati nel
Molti degli insediamenti sopra citati, come dalle incursioni normanne fa fortificare il sito. mitale. I conti Oderisio, Borrello e Randisio Catalogus Baronum.
Montenero Valcocchiara, Rionero Sanniti- I restanti diciannove insediamenti attestati Borrello sono ben radicati nel territorio alto- Si tratta di sei insediamenti: Molise, atte-
co, Acquaviva d’Isernia, costituiscono ancora a partire dall’XI secolo sono: San Pietro Avel- molisano, la Terra Burrellensis, nelle postazio- stato nel privilegio del 1130 con il quale papa
oggi centri abitati, mentre altri, quali Licinoso lana, Pietrabbondante, Carovilli, Bagnoli del ni strategiche di Pietrabbondante, Carovilli, Anacleto II concede a Ruggero II la corona di
e Tenzunuso, sono stati abbandonati e di essi Trigno, Roccasicura d’Isernia, Pesche, Carpi- Roccasicura d’Isernia al limite settentrionale Sicilia; Monteroduni, la cui prima menzione
non è stata rinvenuta traccia. none, Frosolone, Castelpetroso, Roccaravin- della regione e a ridosso dell’alta valle del fiu- risale al 1105 nella donazione a Montecassi-
me Trigno. I conti di Isernia controllano l’ac- no della chiesa di San Benedetto da parte del
cidentato territorio del Sannio interno con Ba- conte Ugo di Molise; Castelpizzuto, attestato
gnoli del Trigno, Carpinone e Frosolone. Più a nella bolla di Lucio III del 1182; Roccamandol-
sud Baranello, San Polomatese e Campochiaro fi, teatro della lotta tra Federico II e Tommaso
sono centri nodali della contea di Boiano lun- di Molise e attestato dal 1196 nel Chronicon di
go l’alta valle del Biferno. Lungo il confine con Riccardo di San Germano; San Massimo, atte-
il territorio campano Paldo e Morino, conti di stato in un atto di conferma di donazione nel
Venafro, tengono gli avamposti di Roccaravin- 1113 e Rivogualdo, insediamento oggi scom-
dola, Roccapipirozzi e Sesto Campano. parso, menzionato in una donazione di Ugo
La distribuzione di questi insediamenti for- di Boiano del 1113 all’abbazia di Santa Sofia di
tificati non sembra mirata ad un controllo si- Benevento.
stematico del territorio, ma si presenta invece L’analisi della disposizione degli insedia-
a macchia di leopardo, secondo zone di perti- menti fortificati ha evidenziato come essi sia-
nenza del monastero volturnense e di alcune no ubicati prevalentemente sui versanti mon-
famiglie comitali. tani, privilegiando gli speroni rocciosi e i pic-
Per il XII secolo i dati offerti dal Catalogus chi calcarei, che caratterizzano l’accidentata
Baronum mostrano come l’intero territorio orografia regionale. La posizione di sommità,
molisano fosse costellato di impianti fortifica- naturalmente difesa, consentiva infatti il buon
ti e come questi costituissero una fitta rete di controllo del territorio, delle valli, dei valichi,

40 41
delle aree pianeggianti. ito che cingeva il piccolo insediamento fortifi- conserva integralmente poiché è stata adattata circolari occupano, invece, gli angoli occiden-
Sono state individuate diverse tipologie cato e che ricalca parzialmente mura poligo- a colombaia; è probabile che altrettante torri tale ed orientale, tre torri semicircolari si af-
di impianti: il recinto fortificato di piccole e nali preromane. Il castello-recinto di Pesche, fossero presenti anche sul lato meridionale facciano a sud, le cosiddette torri ‘a cavaliere’,
grandi dimensioni, la torre, il borgo murato, il a pianta trapezoidale, conserva nell’angolo e su quello occidentale, distrutte e oblitera- di cui in Molise restano altri due esempi nel
castello-residenza con borgo. nord-occidentale il mastio costituito da un te dalle successive cellule edilizie. Il castello castello di Termoli e in quello di Tufara; una
Tra i recinti si riscontrano diversi esempi. torrione merlato posto al vertice della fortifi- di Roccamandolfi, le cui mura seguono l’an- rampa precede il presunto ingresso al castello
Riporso, un sito abbandonato, costituito da cazione preceduto da due torri semicircolari damento del banco roccioso sottostante, che posto sul lato sud-orientale, varcato il quale ci
un recinto rettangolare di circa 20x40 m con affrontate, una ad est, l’altra ad ovest, imposta- degrada sensibilmente verso sud; la cortina si immette in un ambiente a pianta rettangola-
l’impianto del torrione quadrangolare posto te sul pendio naturale della roccia; quattro tor- è articolata con tratti rettilinei e cinque torri re controllato dalla torre circolare orientale e,
nell’angolo nord-occidentale. La Rocca di Ora- ri di dimensioni minori sono individuabili nel- sporgenti dalla scarpa della cortina stessa; sui da qui, in un grande edificio quadrangolare, il
tino, con la torre quadrangolare, ai piedi della la fitta vegetazione lungo le mura di cinta, due lati settentrionale e occidentale, dove le pareti mastio, che occupa circa metà della superficie
quale, verso sud-est, resta tagliato nella roccia mediane e due angolari sui lati settentrionale e rocciose sono a picco, le murature sono ver- dell’intera rocca. Il castello-recinto di Rocca-
l’alloggiamento di una porta collegata al circu- orientale; la torre nell’angolo sud-orientale si ticali, prive di elementi a sporgere; due torri pipirozzi costituito da un recinto fortificato

Pesche: la fortificazione da nord


(foto: G. Di Rocco)

42 43
A destra:
Roccapipirozzi: il castello visto da sud-ovest
(foto: G. Di Rocco)

a pianta approssimativamente triangolare, le


cui massicce mura perimetrali sono innesta-
te direttamente sul banco di roccia al vertice
del colle; una grande torre cilindrica, il mastio,
del diametro esterno di oltre 6 m e un’altezza
che in origine doveva superare i 15 m, si trova a
cavallo del lato occidentale delle mura del re-
cinto; una torre circolare con base a scarpa di
dimensioni inferiori si trova nell’angolo sud-
orientale, mentre l’impianto di un’altra torre
circolare di dimensioni minori è riconoscibile
all’esterno del recinto, in prossimità del fronte
occidentale.
Va infine segnalato il ritrovamento di torri
isolate, come quella di Santa Maria dei Vigna-
li posta sulla sommità di un dosso collinare a
ridosso del tratturo Castel di Sangro-Lucera o
quella di Boiano posta a valle lungo il tratturo
Pescasseroli-Candela.
Tra gli esempi di borgo murato il caso più
emblematico è costituito da Vastogirardi ca-
ratterizzato da una cinta muraria che racchiu-
de un’ampia corte. Si tratta di un nucleo anco-
ra abitato con il palazzo, ove un tempo risiede-
va il dominus, e la chiesa di San Nicola di Bari,
che si trova nel punto più elevato del borgo, in tale, a pianta poligonale. turale della cima della collina a circuito ovale: scere l’impianto del primitivo nucleo fortifi-
posizione simmetrica rispetto alle due porte di Il borgo di Colli a Volturno, dedicato a San sul versante orientale si apre la Porta Sarace- cato, costituito da un recinto quadrangolare,
accesso; la residenza signorile, invece, nasceva Michele Arcangelo, è difeso da un circuito na affiancata da due torri semicircolari; sul impostato direttamente sulla roccia e difeso
riadattando il corpo di guardia che doveva es- murario direttamente impostato sulla roccia. versante settentrionale della cinta muraria si da due torri quadrate, una più piccola nell’an-
sere presente a difesa della porta di accesso al Si conservano alcune parti delle mura e di una contano sei torri, distanti tra loro dai 20 ai 30 golo orientale e l’altra più grande nell’angolo
borgo, sul lato nord-occidentale; le mura che torre circolare probabilmente riferibili alla metri; nella parte mediana del lato meridio- occidentale con funzione di mastio, entram-
cingono il borgo sono caratterizzate da un’al- fase bassomedievale del circuito, al quale si nale del circuito murario non restano tracce be ancora riconoscibili nel tessuto murario
tezza costante, frutto dell’adattamento alla addossano moderne cellule edilizie. di torri, ma in questo punto saliva, come sale del maniero, profondamente trasformato in
conformazione geomorfologica del sito; l’oriz- Il borgo murato di Santa Maria Oliveto è ancora oggi, il ripido sentiero, che collegava il età rinascimentale. Il castello di Carpinone,
zontalità delle mura stesse è spezzata dalla caratterizzato da una lunga cerchia di mura nucleo urbano alla valle sottostante. nell’attuale versione rinascimentale, presen-
presenza di tre torri: una rompitratta a pian- dello spessore di circa 3 m, rinforzata da torri Esiste, infine, la tipologia del castello-resi- ta i caratteri di una residenza fortificata, che
ta circolare posta sul lato settentrionale e due circolari e semicircolari, che cingeva il nucleo denza con borgo, che costituisce quella mag- ha subito molteplici trasformazioni e rico-
angolari, una circolare nell’angolo orientale abitato e andava a congiungersi con il mastio giormente diffusa. struzioni. L’edificio, a pianta pentagonale, si
del recinto e la torre presso la porta principale posto nel punto più alto del colle. La pianta L’analisi delle strutture murarie del castel- imposta direttamente sullo sperone di roccia,
di accesso al borgo, nell’angolo nord-occiden- dell’insediamento segue la conformazione na- lo di Cerro a Volturno ha permesso di ricono- cinto a valle, sul versante settentrionale, dal

44 45
fiume Carpino. L’ingresso, sul lato meridio- nel Sannio e raggiungeva Isernia; da ciò si evin-
nale, notevolmente più corto degli altri, è di- ce che il diverticolo era ancora un’arteria vita- Bibliografia
Di Rocco G. (2007): Strutture difensive
feso da due torrioni cilindrici di età angioina, le. A ridosso dell’asse di collegamento tra l’alto e insediamenti nella Contea di Molise e
ma in gran parte ricostruiti in anni recenti. La Sannio e il basso Lazio, la via Isernia-Atina, Insediamenti fortificati e viabilità nel Molise
grande torre quadrangolare nell’angolo nord- che, sfruttando la valle del Rio San Pietro e del in età medievale: il tratturo Pescasseroli-
Candela. In: Patitucci Uggeri S., (a cura di),
orientale del castello di Macchia d’Isernia, Rio Acquoso, affluenti del Volturno, s’incunea Archeologia del Paesaggio Medievale. Studi
munita di un possente bastione a scarpa, è nel massiccio delle Mainarde, si trovano quat- in memoria di Riccardo Francovich, Qua-
quanto resta del primitivo impianto norman- tro castelli. Si riscontra, quindi, un sostanziale derni di Archeologia Medievale IX, Firenze,
277-320.
no ampliato in età angioina; essa fu inserita riuso della viabilità di età romana. Tramite il
nella più ampia e articolata residenza feudale confronto tra i dati forniti dalla toponomasti- Di Rocco G. (2008): Castelli abbandonati
nel corso del XV secolo. Il nucleo più antico di ca e quelli offerti dalle fonti documentarie è del Molise: aspetti storici e archeologici.
In: Rivista Storica del Sannio, 30, Napoli,
Monteroduni corrisponderebbe al complesso stato possibile rintracciare altri elementi che 173-194.
di edifici che sovrastano la porta falsa, dove consentono di ampliare la ricostruzione dei
si riconosce l’impianto di una torre quadran- principali percorsi viari utilizzati nel corso del Di Rocco G. (2009): Castelli e borghi mu-
rati della Contea di Molise (secoli X-XIV).
golare; da qui si innestava una cinta muraria, Medioevo nel territorio oggetto di questa in- In: Quaderni di Archeologia Medievale X,
probabilmente corrispondente alle mura del dagine. La via Francisca incrociava il ramo del- Firenze.
giardino dell’attuale castello. Quando in età ri- la via Latina, Venafro-Isernia (attuale SS 85), Federici V. (1925): Chronicon Vulturnense
nascimentale la fortezza viene trasformata in citato come via Silice, nell’area compresa tra il del monaco Giovanni. In: Fonti per la Storia
castello-residenza, protetto da quattro torrio- fiume Volturno e il torrente Triverno. Corren- d’Italia, Istituto Storico Italiano per il Medio-
evo, I-III, Roma.
ni angolari, il piccolo nucleo medievale varca i do nei territori di Roccaravindola, Montaquila
confini originari. e Colli a Volturno la strada metteva in collega- Hodges R. (1992): Villaggi altomedievali
Il lavoro di catalogazione di tali manufat- mento l’area del complesso monastico voltur- nell’Alta Valle del Volturno. In: Almanacco
del Molise, Campobasso, 71-96.
ti è stato, per forza di cose, condizionato dal nense con l’asse Venafro-Isernia a sud e la via
processo di saturazione degli spazi urbani e di Minucia Castel di Sangro-Benevento a nord. Hoffmann H. (1980): Chronica Monasterii
parcellizzazione dell’edificio castellano, che Le fonti documentano che la via Serniese o Casinensis. In: Monumenta Germaniae Hi-
storica, Scriptores rerum Langobardicarum
ha determinato la trasformazione, in taluni Sergnese dal fonte di Sant’Andrea, a sud di Pie- et Italicarum, Vol. XXXIV, Hannover.
casi la completa cancellazione, del castello trabbondante, scendeva attraversando il bosco
originario. Generalmente esso, o ciò che ne di Monte Lupone fino ai confini con il comune Jamison E. (1972): Catalogus Baronum. In:
Fonti per la Storia d’Italia, Istituto Storico
rimane, occupa una posizione preminente di Chiauci e raggiungeva Isernia. Italiano per il Medioevo, Roma.
all’interno dei centri abitati con un forte valo- In conclusione, è possibile affermare che il
Martin J.M. (2000): Liber preceptorum be-
re di impatto visivo sul territorio circostante. processo di fortificazione del Molise occiden- neventani monasterii S. Sophiae, Chronicon
Lo studio della disposizione topografica dei tale, avviato dalla seconda metà del X secolo, Sanctae Sophiae (Cod. Vat. Lat. 4939). In:
castelli oggetto di questa ricerca ha evidenzia- si affermò pienamente solo in età normanna, Fonti per la Storia dell’Italia, Istituto Storico
Italiano per il Medioevo, I-II, Roma.
to come essi siano posti per lo più a ridosso dei quando cioè sorsero i castelli e i borghi che
tratturi, dimostrando che, seppur in stato di hanno generato gli attuali paesi. Sul piano to- Raddi M. (2003): Il territorio dell’Alta Valle
parziale abbandono, i grandi percorsi proto- pografico è evidente come tali insediamenti del Volturno nell’Alto Medioevo. In: I Lon-
gobardi dei Ducati di Spoleto e Benevento.
storici della transumanza abbiano continuato rivestissero un ruolo nevralgico a ridosso della Atti del XVI Congresso Internazionale di
a rappresentare, nel Medioevo, il principale si- viabilità, lungo i valichi e le valli fluviali in fun- Studi sull’Alto Medioevo, Spoleto-Beneven-
stema di comunicazione della regione, da sem- zione di un controllo capillare e ramificato del to, 2002, Centro Italiano di Studi sull’Alto
Medioevo, Spoleto, 1583-1588.
pre condizionato dall’aspra morfologia. territorio.
Un gruppo di fortificazioni fiancheggia il di- Valente F. (1983): Il territorio di San Vin-
verticolo della via Latina, che provenendo da cenzo e il Castello di Cerro al Volturno.
A destra: In: Almanacco del Molise, Campobasso,
Cassino, all’altezza di San Pietro Infine piega- Resti del castello di Sprondasino 171-207.
va attraversando la pianura venafrana, entrava (foto: G. Di Rocco)

46 47
LA MASCHERA DEL

DI CASTELNUOVO AL VOLTURNO
Breve introduzione alla storia ed alle
interpretazioni di una pantomima tradizionale
di Alessandro Testa

L
o spettacolo carnevalesco de “Gl’ Cierv’” è ormai ben noto in
Molise, nella Provincia di Isernia in particolare. Esso risulta da
una rielaborazione di quello che fu, presumibilmente, un antico
rito dalla funzione e dai significati diversi da quelli odierni, un rito che
le vicissitudini di cui Castelnuovo è stato vittima durante la Seconda
Guerra Mondiale e nel dopo-guerra sembravano aver condannato
all’oblio. Solo una parte della sua storia è stata ricostruita, e ciò che
ha caratterizzato finora questo straordinario evento è piuttosto la
troppa libertà con cui è stato interpretato.

Dalle alture del paese, arroccate sul fianco


di Monte Castelnuovo, il Cervo irrompe nella
piazza. (foto: A. Tartaglione)
Castelnuovo al Volturno (IS) è un piccolo
villaggio che sorge sulle pendici del monte
omonimo, nel Parco Nazionale d’Abruzzo, La-
zio e Molise. Da qualche anno vi si mette in
scena uno spettacolo suggestivo, che richiama
un discreto numero di turisti, curiosi, studiosi.
Al calar della sera dell’ultima domenica di
carnevale, in uno spazio ben circoscritto della
piazza centrale del borgo, la folla dei paesani
e dei visitatori intervenuti per assistere atten-
de, infreddolita dal febbraio delle Mainarde.
Irrompe ad un tratto il Maone, sorta di strego-
ne della tradizione locale, seguito dalle temi-
bili Janare, succhiatrici di bambini. Dopo una
breve e rumorosa coreografia, le malefiche
scompaiono ed un gruppo di villane, villani e
zampognari, vestiti in abiti tradizionali, sfila
al suono delle cornamuse molisane. Poi, vie-
ne fatto largo e si fa religioso silenzio. A quel
punto, atteso da tutti ed annunciato da un urlo
(“Glie Cierve!”) e dai conseguenti mormorii
degli spettatori, appare l’uomo-cervo, coperto
di pelli di capra e adorno di un palco di cer-
vo. Il Cervo è accompagnato da una donna
travestita da cerva, con la quale percorre cor-
rendo la stradina che scende dalla parte alta
del paese. Entrambi sono agitati da una furia
incontenibile, e tutto travolgono al loro pas-
saggio, bramendo ed agitando fragorosamente
i campanacci che pendono dai loro velli; solo
“Martino”, una rassicurante maschera vesti-
ta di bianco, riesce a domare la loro frenesia, de della montagna, sancendo così la fine della valorizzazione furono invece iniziative di Er- In alto:
a catturarli, ed a costringerli ad una corda. pantomima. nest Carracillo (attuale presidente dell’Asso- Una suggestiva immagine di Castelnuovo
Le maschere dei popolani li accusano di ogni ciazione culturale “Il Cervo”) e di Mauro Gio- al Volturno (IS). Alle sue spalle, il versante
molisano della catena montuosa delle
male, ma allo stesso tempo, per placarli, vie- Il “Rito” attestato nelle fonti ielli (noto demologo isernino). Al contrario, ad
Mainarde.
ne loro offerta della polenta, che essi rifiutano un mesto destino è andato incontro il carneva- (foto: A.Testa)
rabbiosamente. Gli “animali” riescono allora a Nel 1985 la maschera del Cervo risorse an- le di Scapoli – borgo a pochi chilometri da Ca-
liberarsi, e dopo una ulteriore frenetica corsa, cora a Castelnuovo, per la prima volta dopo stelnuovo – dove un’analoga maschera, chia-
vengono abbattuti dal Cacciatore, il quale, tut- trent’anni di desuetudine. Dobbiamo il re- mata anch’essa “cierve” o “anemale feroce”, è
tavia, immediatamente restituisce loro la vita, cupero di questa tradizione alla curiosità ed scomparsa ormai da un cinquantennio. Questa
soffiandogli nelle orecchie. I “cervi” allora si alla motivazione di alcuni giovani autoctoni, i scomparsa, così come la lunga e fortunata-
levano quieti e ammansiti, e senza tumulto né quali, improvvisandosi etnografi, raccolsero e mente non fatale interruzione del carnevale
danni ulteriori riprendono il loro cammino trascrissero le testimonianze degli anziani. Le castelnovese, è stata causata principalmente
su per la stradina pietrosa che porta alle fal- successive messe in scena dell’evento e la sua dalle vicende della Seconda Guerra Mondiale

50 51
che non è mai stata recuperata e di cui in que- Nell’altra pagina:
ste pagine non è questione. Era questo il mo- Le Janare, figure stregonesche del folklore
mento durante il quale veniva messo in scena locale, non sono mai menzionate nelle fonti
sulla pantomima. Esse sono state trasposte
un “processo a Carnevale”, tradizione molto
in maschera ed integrate nella sceneggiatura
diffusa nell’intera Penisola. successivamente. La loro grottesca e lugubre
Ora, espunte le aggiunte recenti, la strut- coreografia apre ancora oggi lo spettacolo
tura del “rito antico” del Cervo rivela delle carnevalesco de “Gl’ Cierv’”.
componenti che risalgono, con ogni probabi- (foto: F. Milani)

lità, ad un passato remoto, o addirittura mol-


In basso:
to remoto. Questa sua presumibile antichità è
Il Cacciatore si china ad insufflare la vita
tradita principalmente da alcuni fattori, qua- nell’orecchio del Cervo abbattuto.
li la stessa maschera teriomorfa e l’elemento (foto: F. Milani)
venatorio, il quale d’altronde si confonde con
quello, altrettanto arcaico, della messa a morte
del capro espiatorio. Anche il gesto del soffio
vivificante non è, verosimilmente, una trovata

e dai radicali cambiamenti sociali e culturali più remota delle quali risale agli anni ’60) e,
degli anni successivi. Scapoli fu una roccafor- soprattutto, dalle testimonianze orali raccolte
te alleata sulla Linea Gustav e, dunque, tea- negli ultimi vent’anni.
tro di importanti operazioni militari, mentre Le sole maschere che compaiono concorde-
Castelnuovo ebbe sì un ruolo strategico, ma mente in tutte le fonti sono: il “Cervo”, “Mar-
purtroppo non altrettanto memorabile: la sua tino”, “Il Cacciatore”; la altre sono frutto di
popolazione fu deportata, ed il paese subì un invenzione. La presenza del Maone e delle
infame bombardamento americano allo scopo Janare, ad esempio non è mai attestata nelle
di girare un documentario a fini propagandi- fonti: queste maschere rappresentano degli
stici. Seguirono, nel dopoguerra, i fenomeni espedienti scenici proposti recentemente ed
dell’emigrazione e dello spopolamento, ovvie ormai stabili. Più complesso sembra invece
conseguenze del “boom economico” capita- essere il caso della Cerva, seppure la maggior
listico, dello smantellamento delle vecchie parte dei dati porterebbe a concludere che
strutture sociali e della marginalizzazione del- anch’essa sia una interpolazione recente. An-
la cultura rurale e contadina. cora più complesso il caso della paesana che
Lo spettacolo de “Gl’ Cierv” è quindi frutto offre il cibo per placare (o per provocare) la
di un’opera di recupero “colta”. La sua messa furia degli “animali”, ma su quest’ultimo non
in scena modifica – in parte anche radical- potrò soffermarmi in questa sede, anche per-
mente – la struttura della pantomima che si ché esso tradisce una stretta relazione con la
può ricostruire dalle rarissime fonti scritte (la seconda parte del carnevale di Castelnuovo,

52 53
non ha bisogno di esser fondato e ri-fondato
ciclicamente. Per le culture c.d. “tradizionali”
le tradizioni – è quasi un truismo affermarlo
– regolano tutti gli aspetti della vita sociale e
sono strenuamente difese dall’usura del tem-
po, nella nostra cultura del “progresso”, della
“crescita”, dello “sviluppo”, al contrario, è il
cambiamento ad esser considerato cosa neces-
saria; le pratiche tradizionali vi sono ritenute
relitti obsoleti, sintomi di sclerosi culturale, di
superstizione. Di conseguenza la pantomima,
se oggi esiste ancora, lungi dal non avere più
un senso, ne ha, semplicemente, uno diverso
da quello di un tempo. Al riguardo bisogna sot-
tolineare che, anche se negli ultimi dieci anni
una vera e propria sceneggiatura “originale” si
è stabilmente sovrapposta alla struttura della
pantomima più remota, non è tuttavia legitti-
mo appellarsi ad una presunta “autenticità” (e
dunque maggiore “verità”) del “rito” come at-
testato nelle fonti orali, visto che il concetto di
autenticità non è una categoria operativa nello
studio sulle produzioni simboliche di culture
“orali” o, come alcuni preferiscono dire, “tra-
dizionali”; e la cultura di Castelnuovo fino alla
In alto: recente. Del resto in questi elementi, proprio to se rimessa in relazione al successivo ed oggi prima metà del ‘900 è senza dubbio ricondu-
Martino cattura e doma i due “animali” dopo per la loro evidente arcaicità, si sono cercati scomparso rito del “processo a Carnevale” – si cibile a questa macro-categoria etnologica. Il
una breve lotta. La maschera della Cerva è simbolismi ed allegorie di ogni genere, le quali inseriva nel modello degli istituti festivi di ori- fatto che ai nostri giorni la maschera del Cervo
attestata solo talvolta nelle testimonianze
hanno spesso dato adito ad interpretazioni a gini medievali e moderne del “carnevale”, la non abbia più una funzione culturale “forte”
orali ed è molto probabile che anch’essa
costituisca una tarda interpolazione. Anche dir poco ardite. cui storia è stata ampiamente indagata dalla ed abbia un significato completamente diverso
le corna di cervo che ornano attualmente la Ciò che invece è indubbio, è che l’intero isti- letteratura scientifica, e le cui valenze rituali per le persone che vi assistono passivamente
maschera sono un’aggiunta posteriore. Dalle tuto festivo costituisca l’esito di un processo avevano una comune, indubbia funzione pri- (e che non “vivono” più il “rito”), è uno degli
fonti orali risulta che nel lontano passato e di “carnevalizzazione” che ha molto proba- maria: una provvisoria sovversione delle nor- effetti più macroscopici dei cambiamenti so-
fino a qualche anno fa fossero usate corna di bilmente portato, con il tempo (e sicuramente mali relazioni sociali tramite la messa in scena ciali, economici, religiosi che si sono verificati
capra o di bue. Secondo alcuni le corna non
dopo i secoli medievali), ad una differenziazio- teatrale o pseudo-teatrale, tramite lo scherzo, nella seconda metà del ‘900, e che hanno lette-
c’erano affatto, nella maschera “antica”.
(foto: F. Milani) ne del carnevale in due parti diverse, tempo- il gioco, il mascheramento e la temporanea ralmente spazzato via la cultura agraria e pa-
ralmente situate entrambe (le fonti sono con- abolizione dello spazio e del tempo culturale al storale di Castelnuovo.
cordi al riguardo) nel periodo compreso tra la fine di una loro conseguente, successiva rifon-
domenica di carnevale ed il Martedì Grasso, dazione. Se dunque per lunghi anni non fu più Questioni di metodo
oppure in uno stesso giorno, e cioè, verosimil- sentita la necessità di riproporre un “rito” che
mente, durante la sola domenica. Al fine di una evidentemente non era più ritenuto indispen- Prolifico è stato il rilevamento delle testimo-
strumentale tipologizzazione (calendariale, sabile, ciò è dovuto al fatto che nella nostra nianze orali di anziani informatori originari di
rituale, performativa, etc.), si può quindi affer- attuale società queste funzioni sarebbero ana- Castelnuovo, grazie ai quali è stato possibile
mare che la pantomima del Cervo – soprattut- cronistiche, visto che il nostro ordine culturale ricostituire, per quanto possibile, le caratteri-

54 55
stiche più remote dell’evento carnevalesco e, affermare che la comparazione è uno degli
dunque, la sua storia. Non è stato invece altret- strumenti metodologici più importanti per lo
tanto fruttuoso lo spoglio della letteratura sul storico delle religioni e per lo storico della cul-
fenomeni in questione: gli studi sulla masche- tura in genere. Valga qui un solo esempio, rela-
ra del Cervo, infatti, non si sono rivelati esem- tivo per giunta a tradizioni attestate in passato
plari per quantità né, tanto meno, per qualità, anche in Molise: l’istituto del “pianto rituale”
e ciò principalmente a causa di un carente nell’Italia del Sud, studiato in un suo celeber-
aggiornamento metodologico degli studiosi rimo libro da Ernesto de Martino, è risultato
che se ne sono occupati, oppure, nei peggiori essere effettivamente (e documentabilmente)
– ma purtroppo non rari – casi, da una palese una modalità performativa del lutto derivante
incompetenza in discipline storico-antropolo- e sviluppatasi dalla lamentazione funebre an-
giche. tica, attestata pressocché ovunque nel Medi-
Nei numeri della rivista dell’Associazione terraneo. Il caso di “Una festa pagana nel me-
culturale “Il Cervo” sono stati pubblicati mol- ridione cristiano”, tuttavia, è completamente
ti articoli interpretativi, così come molti altri diverso: nonostante i molti isomorfismi, tra
sono apparsi su testate giornalistiche locali la maschera del cervo e faunus lupercus , così
o addirittura nazionali. Una buona parte – se come, più in generale, tra i lupercalia ed il car-
non la maggiore – di questa letteratura è stata nevale di Castelnuovo, nessuna relazione sto-
firmata da persone che con la storia delle tra- rica – e tanto meno una filiazione diretta – è
dizioni popolari hanno manifestamente avuto accertabile. La civiltà di Roma arcaica e poi
poco a che fare. classica dove la festa dei lupercalia si è svilup-
In breve, le sole due pubblicazioni attendibi- pata ed era funzionale non ha nulla in comune
li sul carnevale di Castelnuovo che ho potuto con la civiltà del villaggio di Castelnuovo pre-
consultare sono state: a) la monografia di M. industriale. I due riti (dando in questa sede per
Gioielli, che costituisce un’articolata summa pacifico che di “rito” si possa parlare nel caso
dei numerosi, brevi contributi che egli aveva di Castelnuovo, ciò che non è affatto scontato)
già dedicato alla maschera di Castelnuovo; tale furono funzionali ad esigenze assolutamente
opera risulta utile per l’attenta analisi morfo- diverse. Ogni comparazione solo morfologica
logica e per la ricostruzione di alcune fasi del e non strutturale tra manifestazioni cultuali di
processo di “patrimonializzazione” del “rito”, culture completamente diverse, al fine di in-
oltre che per  la documentazione ivi citata e dividuare una fantomatica “matrice storica”
per le fonti orali (alcune delle quali inedite) in comune o un comune piano simbolico-arche-
essa raccolte; b) l’articolo di una studiosa, M. tipico, non può che risultare a-storica ed inat-
Figurina antropomorfa dipinta su un ciottolo, De Rubertis, che già nel titolo palesa una cara- tendibile.
dalla grotta di Fumane, nei Monti Lessini tura storica: “Una festa pagana nel meridione È necessario, a questo punto, aprire una pa-
(Verona).
cristiano”. L’autrice di questo secondo studio rentesi di carattere prettamente storiografi-
Facies aurignaziana, 34-32000 anni fa. Tranne
rarissimi casi, per epoche così remote anche opera una comparazione storico-culturale tra co: l’esistenza di Castelnuovo non è attestata
il contesto nel quale il reperto viene rinvenuto l’istituto festivo dei lupercalia nella religione in fonti scritte prima del XIV secolo, benché
non è di grande aiuto per evincerne il senso. della Roma repubblicana e la pantomima ca- le sue mura ne tradiscano chiaramente la pri-
L’immagine rappresenta forse un personaggio stelnovese. Ora, nella letteratura scientifica maria struttura di castrum alto-medievale. La
di un preistorico ciclo mitico? Uno sciamano storico-religiosa non mancano casi in cui un cittadella fu probabilmente fondata durante il
o un antenato totemico? Oppure un uomo Scultura di Michele Peri.
certo tipo di comparazione abbia permesso processo di incastellamento dell’intera regio-
mascherato da animale in occasione di un Attuale ideogramma dell’Associazione culturale
particolare rito? di svelare relazioni culturali altrimenti inso- ne, nel X secolo, anche se non è improbabi- “Il Cervo” di Castelnuovo al Volturno
(Immagine tratta da Archeo, n. 292, 2009, p. 8) spettabili o di difficile intelligenza. Si può anzi le, come suggerisce Franco Valente, che essa (web)

56 57
del carnevale di Castelnuovo, hanno quasi Nell’altra pagina:
sempre obliterato la necessità di una corretta Questa stampa porta in didascalia il titolo
contestualizzazione diacronica (storica) e di “Sciamano o sacerdote diabolico tungusi”.
Una comparazione che non tenga sempre
una corretta analisi sincronica socio-etnolo-
conto di precise esigenze storiche può
gica. Per giunta, si è spesso arrivati a leggere indurre in grossolani errori. In questo
addirittura nell’attuale messa in scena – che di caso, tra lo sciamano disegnato o meglio
fatto è, nel senso tecnico del termine, uno spet- “interpretato” dall’artista olandese e la
tacolo – il senso di un “rito millenario”, ed a maschera del Cervo di Castelnuovo non
possono e non potrebbero esserci relazioni
ricercarvi l’alveo cerimoniale dove “la natura”,
di alcun tipo, nonostante gli evidenti
“il fuoco purificatore del maone”, “l’oscurità”, isomorfismi. Interessante per lo storico
“la montagna” ed altri elementi per lo più in- della cultura è piuttosto quanto un cristiano
ventati di sana pianta riceverebbero il sacrale protestante del XVIII secolo fosse portato a
crisma della simbolizzazione universale. considerare “diabolico” un operatore magico
di una cultura esotica. Il Cervo di Castelnuovo
Bisognerebbe però evitare di cadere nell’er-
non ha subito un simile processo di
rore esattamente contrario, e cioè in uno steri- diabolizzazione, la quale si riscontra invece in
le eccesso di scrupolo interpretativo. È infatti un’altra maschera carnevalesca molisana, il
indubbio che nella maschera del Cervo siano Diavolo di Tufara.
(immagine tratta dal libro di Nicolaas Witsen Noord en
riscontrabili dei caratteri di “arcaicità” (che Oost Tartarye, del 1705).
comunque, come ci insegnava già cinquant’an-
ni fa Lévi-Strauss nel suo articolo “La notion In basso:
d’archaïsme en ethnoogie”, è un’altra catego- La maschera del Diavolo, da Tufara (CB).
Essa è analoga – dunque comparabile – a
ria alquanto vaga ed ambigua), ma questi ca-
quella di Castelnuovo, sia da un punto di vista
ratteri non dovrebbero essere i soli a veicolare tipologico e morfologico che strutturale.”
l’esegesi. Come se il folklore in quanto oggetto (foto G. Rinaldi)

sorgesse su un originario nucleo longobardo o to con ben altri attributi, che si rinvengono in
tardo-antico. gran copia nella sua storia degli studi, attributi
Ora, grazie ad una indagine storica anche quali: “magico”, “celtico” (sic!), “dionisiaco”
solo elementare, non soltanto una compara- (!!), “sciamanico” (!!!); anche lo stesso Cervo,
zione della pantomima del Cervo con eventi in quanto maschera del “rito” e in quanto ani-
solo apparentemente simili in società antiche male, non è stato risparmiato da un uso per lo
o classiche risulta altamente problematica, ma meno “libero” di siffatte definizioni, e, in bar-
lo stesso uso di aggettivi come “arcaico”, “prei- ba a qualsiasi coerenza e verosimiglianza, lo si
storico”, “millenario” per descrivere un fatto è voluto “simbolo” di tutto o quasi tutto, esse-
culturale attestato dopotutto “solo” da qual- re benefico e malefico, “animale archetipico”
che decennio, in un borgo “solo” secolare, di- e, persino, “animale totemico”. Quasi sempre,
mostra la sua natura intrinsecamente contrad- ciò va da sé, queste definizioni non sono state
dittoria. Ma il “rito” castelnovese, ahinoi, non motivate dai loro autori.
è stato definito solo con termini imprestati al Per farla breve, gli studiosi che, chi più chi
gergo delle periodizzazioni; esso è stato fregia- meno, hanno seriamente intrapreso lo studio

58 59
di studi risulti importante o interessante solo scompare. È poi importante sottolineare anco- NOTA
nella misura in cui manifesti delle marche “ar- ra una volta che ogni fatto culturale va sem- Questo articolo è una sinossi di un più comple-
chetipali”, o “primordiali”, o “pagane”, etc. pre ricondotto al contesto geografico, sociale, to studio in fase di stesura, che verrà pubblicato
Sia qui detto un’ultima volta: tutte le carat- economico, religioso in cui nasce, si sviluppa prossimamente sulla rivista di etnomusicologia
terizzazioni di questa sorta sono non rigoro- ed eventualmente muore; in una parola, alla Utriculus, oppure in forma di monografia. Tutte
se e costituiscono per giunta dei veri e propri sua storia. Solo da una corretta storicizzazio- le questioni che qui sono sottintese o a cui si
abusi terminologici. Non è un caso dunque se ne e relativizzazione di ogni dato è possibile accenna soltanto, saranno ampiamente trattate
nella stragrande maggioranza degli studi dove ricavare un senso che contribuisca agli scopi in quella sede.
si usano queste espressioni, le analisi siano dell’indagine storica. Ed il senso di una qual-
caratterizzate da un associazionismo sempli- siasi manifestazione della realtà empirica
Bibliografia
cistico e privo di qualsiasi cautela metodolo- – così come le stesse domande che noi ci po- Vincelli G. (1965 [1996]): Isernia e la Valle
gica, e di conseguenza vi abbondino sfrenate niamo su di esso – è soggetto ai cambiamenti del Volturno. In: Lombardi Satriani L. M. (a
comparazioni trans-culturali, azzardatissime insiti in ogni processo storico. Ciò vuol dire, cura di), Santi, streghe e diavoli. Il patrimo-
ipotesi psicologistiche, pseudo-storiche, dif- per tornare allo specifico del nostro caso, che nio delle tradizioni popolari nella società
fusionistiche, etc. di certo il Cervo della società di agricoltori e meridionale e in Sardegna. Ei Editori, Roma,
Anticipo che una rigorosa e, spero, comple- pastori vissuti a Castelnuovo cento anni fa non 141-147.
ta messa a punto critica della letteratura sulla ebbe lo stesso significato e non rispose alle
maschera del Cervo – che qui è stata solo ab- medesime necessità culturali della maschera Gioielli M. (1997): L’Uomo Cervo. Associa-
zione culturale “Il Cervo”, Isernia.
bozzata a grandissime linee – verrà presenta- che i castelnovesi e i visitatori di oggi osserva-
ta nel mio saggio di prossima pubblicazione e no con un misto di divertimento ed ancestrale De Rubertis M. (1997): Una festa pagana
verterà tanto sugli studi di Gioielli e De Ruber- timore durante lo spettacolo de “Gl’ Cierv’”, in nel meridione cristiano. L’Arcolaio, 4: 7-36.
tis quanto su quelli meno attendibili. un mondo completamente diverso.
I periodici dell’Associazione culturale “Il
Come già detto, sono numerose le masche-
Cervo”: Il Richiamo (1993). Il Richiamo del
Conclusioni re simili o addirittura analoghe a quella del
Cervo (1994-1995). Il Cervo e la Montagna
Cervo. Esse “sopravvivono” specialmente in
(1996-1997). Il Richiamo (2002-2007).
Non è tra gli scopi di questo breve contributo quelle regioni in cui la “cultura egemonica” –
trarre delle conclusioni definitive dalla serie o consumistica, o urbana, o come più piaccia Caro Baroja J. (1965): El Carnaval, analisis
di dati discussi o a cui si è solo accennato. Mi generalizzare – non è ancora arrivata a cancel- historico-cultural. Taurus Ediciones, Madrid.
piacerebbe però tornare su delle questioni ge- lare consuetudini evidentemente ben radicate.
Valeri V. (1979): le voci “Festa” e “Rito”. In:
nerali e metodologiche che, a loro modo, co- Regioni come il Meridione d’Italia, appunto.
Enciclopedia Einaudi. Einaudi, Torino.
stituiscono una forma di ricapitolazione e di Inoltre, e ciò per passare dal piano regionale
Particolare di una porta scolpita proveniente integrazione a quanto detto. e “macro-economico” a quello micro-spaziale Cirese A. M. (1973): Cultura egemonica
dal Chitral, Pakistan (Musée du Quai Branly, Il Cervo di Castelnuovo non è l’unica ma- ed etnologico, le zone di montagna sono per e culture subalterne. Rassegna degli studi
Paris, cod. inv. 70.2001.27.508), XIX secolo. schera teriomorfa della penisola italiana, così antonomasia quelle dove l’isolamento geo- sul mondo popolare tradizionale. Palumbo
Oggetto raccolto presso i Kalash, ultimo Editore, Palermo.
come Castelnuovo non è il solo borgo appen- grafico oppone forte resistenza alle influenze
popolo non islamizzato della regione. Le
ninico ad aver conservato tradizioni remote, culturali provenienti dall’esterno, e dove di Brelich A. (1966): Introduzione alla storia
attività economiche di questo gruppo si
basano soprattutto sull’allevamento di bovini, seppur trasformate, spesso stravolte, ma sem- conseguenza si rileva una forte tendenza alla delle religioni. Edizioni dell’Ateneo, Roma.
ovini e caprini. Nei loro villaggi non è raro pre ri-funzionalizzate e rese significative nel conservazione degli usi e delle consuetudini
imbattersi in sculture cornute di ogni sorta, presente. Per tutto ciò che concerne i “beni” tradizionali. Fino a qualche anno fa si poteva Sabbatucci D. (1991): Sommario di storia
che rappresentano spiriti buoni o cattivi (parì). cosiddetti “immateriali” (preferisco: le tradi- forse ancora parlare di una “ideologia del pae- delle religioni. Bagatto Libri, Roma.
La cultura materiale ed i metodi di produzione zioni popolari), la categoria di “fossile cultura- se di montagna” o di una “civiltà degli Appen-
dei beni del gruppo umano dal quale esse Lévi-Strauss C. (1958 e 1973): Anthropolo-
le” è valida solo relativamente, perché ciò che nini”, così come si è parlato di una “civiltà del- gie structurale e Anthropologie structurale
provengono rendono evidente la ragione di
alcune caratteristiche dell’arte e della religione non ha più senso o che viene percepito come la Transumanza”, ma la natura di queste cose è deux. Librairie Plon, Paris.
(web) “inutile”, in una data società, cade in disuso e cambiata velocemente e radicalmente.

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SPECIALE TESI

Un alabastro inglese nel L ’altare in alabastro scolpito, conservato nel Museo

regno di napoli
archeologico di Venafro, è uno dei rari esempi in Italia
di polittico di produzione inglese ancora integri. Seppur
lacunoso in alcuni particolari, come la cornice originaria,
Il caso del polittico presumibilmente in legno, o i baldacchini di alabastro
del museo archeologico di Venafro intagliato che sormontavano le formelle, dei quali solo
di Roberta Venditto - Università degli studi del Molise due si sono conservati, restano tutte le sette formelle
attraverso le quali viene narrata la passione di Cristo.

Venafro, Museo di Santa Chiara, da SS.


Annunziata, Polittico della Passione,
alabastro scolpito e policromato, inizi XVI sec.
(foto: R. Venditto)
SPECIALE TESI

Da sinistra: La formella centrale, quella della Crocifis-


Crocifissione sione, è più alta delle altre in quanto scena
Cattura di Cristo principale. Le altre formelle presentano da
Flagellazione
sinistra verso destra le scene della Cattura di
Salita al calvario
(foto: R. Venditto) Cristo, della Flagellazione, della Salita al Cal-
vario, della Deposizione dalla Croce, della De-
posizione nel sepolcro e della Resurrezione.
I personaggi ed i particolari sono finemente
scolpiti nell’alabastro ed i loro ruoli sono evi-
denziati dall’uso dei diversi colori nei quali
sono realizzati: i buoni conservano il colore
chiaro naturale della pietra, con l’aggiunta di
dorature sulla barba e sui capelli, mentre i cat-
tivi hanno il volto e le mani di colore scuro.
Fino al 1979 le formelle erano posizionate in
una cappella della chiesa dell’Annunziata di
Venafro, ai lati di un grande crocifisso ligneo

policromo, ricomposte arbitrariamente in oggi, non più nella chiesa per motivi di conser-
cornici di gesso, poste in modo da rispondere vazione e sicurezza.
solo a criteri di simmetria. Proprio nel 1979 le La lavorazione dell’alabastro per la fabbrica-
formelle, insieme ad altri manufatti presenti zione di oggetti d’arte e devozionali si sviluppa
nella chiesa, furono rubate. Ritrovate fortu- in Inghilterra nei territori vicini alle cave del
itamente, furono consegnate alla Soprinten- materiale presso le contee di Derby e Stafford.
denza che le affidò prima all’ICR (Istituto per Inizialmente le formelle sono lastre uniche
la Conservazione ed il Restauro) e poi al mu- spesso affiancate da statue o dipinti. L’evolu-
seo. Le sette formelle che formano il polittico, zione della lavorazione porta però ad una cre-
prive della loro cornice originaria, durante la scita dei lavoratori e delle botteghe di alaba-
fase di restauro del 1983 furono ripulite e poi strai fino ad arrivare, nel XV sec., al periodo
riassemblate in una cornice rettangolare, per di massimo sviluppo della produzione con una
conferire loro, almeno nella disposizione ge- realizzazione anche seriale e standardizzata
nerale, l’antico aspetto di oggetto d’arte mobi- delle opere che in origine erano più curate e
le. Nel 1984 l’altare è stato posizionato in una raffinate. Se la diffusione dei polittici aumenta
sala al secondo piano del Museo Archeologico intorno al 1550, quando la riforma protestante
di Santa Chiara a Venafro, dove si trova ancora mette al bando le immagini cristiane che ven-

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SPECIALE TESI

stiche. Della grande produzione medievale di del tardo XV sec., più precisamente fra il 1480 Nell’altra pagina:
alabastri rimangono in tutta Europa solo cin- ed il 1500, proveniente da una delle botteghe Deposizione dalla Croce
quanta altari completi e circa duecento fram- attive a Nottingham, centro di maggior pro- (foto: R. Venditto)

menti. duzione di polittici e del quale si conservano In basso:


Gli altari che si conservano integri nel no- formelle iconograficamente simili a quelle Particolare della Deposizione nel sepolcro,
Maddalena
stro paese sono in numero minore rispetto alle molisane gia a partire dall’inizio del XIV sec. (foto: R. Venditto)
altre nazioni europee, sia per la distanza che Per capire come possa essere arrivato un
per la lontananza culturale dall’arte del nostro polittico inglese nella cittadina di Venafro bi- alla fine del XV sec., sarebbe stato importato il
Rinascimento. Altari e frammenti in alabastro sognerebbe possedere notizie più circostan- polittico, pochi anni dopo quindi la sua realiz-
scolpito si trovano a Torino, Milano, Venezia, ziate, ad esempio la testimonianza dell’arrivo zazione in Inghilterra. A questo livello si po-
Genova, Pisa, Ferrara, Napoli, Catania, Trieste. tramite una donazione o una committenza. Si trebbe anche ipotizzare che l’altare fosse stato
Fra questi i polittici più utili per il confronto possono però stilare una serie di ipotesi sulla importato proprio per essere donato a Venafro
considerati in riferimento all’altare molisano, base di testimonianze storiche riguardanti gli o da un ricco possidente molisano, magari un
sono quelli di Napoli e Ferrara, sia per la con- aspetti sociali della cittadina fra il Quattrocen- membro dalla stessa confraternita napoletana
servazione che per le affinità iconografiche. to e il Cinquecento e a partire dalla storia della legata ai battenti di Venafro o appartenente
Gli altari di Venafro e Ferrara sono più stret- chiesa dell’Annunziata, la quale fu costruita alla famiglia dei Pandone, che nella cittadina si
tamente legati tra di loro dal punto di vista prima del 1387 come sede della confraternita erano insediati come feudatari già dal 1443. Se
iconografico. Forti legami si riscontrano anche dei Flagellanti che in quell’anno avevano sot-
dal punto di vista morfologico soprattutto nel toposto il proprio statuto all’approvazione del
modo di rendere gli sfondi, le aureole, la cro- vescovo di Venafro.
ce o il sepolcro. Sostanziali sono però le diffe- La diffusione di queste associazioni laiche,
renze stilistiche per l’intaglio delle figure, nei che con il tempo si trasformeranno in opere
panneggi e nelle stesse espressioni dei volti, pie, era iniziata nel centro Italia alla metà del
molto più caratterizzati ed arrotondati a Fer- XIII secolo e si era diffusa in maniera rapida e
rara. Alcuni particolari, come la diversità nel capillare per tutto il settentrione. La diffusio-
posizionamento di alcune figure o la maggiore ne al sud era stata più lenta ma era avvenuta
gono così esportate, nello stesso tempo questa capacità di intaglio nell’esempio di Ferrara, fa gia alla metà del ‘300: a Napoli già, alla metà
contribuisce anche a porre fine alla produzio- supporre che pur essendo molto vicini cro- del XIII sec., si era dato vita a tutta una serie
ne, che quindi rimane circoscritta geografi- nologicamente non siano stati realizzati dalla di nuove esperienze religiose e associative
camente e temporalmente lungo l’arco di due stessa mano, probabilmente non dalla stessa che la avvicinavano a tanti altri centri urbani
secoli, dalla metà del XIV alla metà del XVI. bottega. Anche iconograficamente, del resto, dell’Italia centro-settentrionale.
La diffusione degli altari è legata ai rapporti l’esemplare di Venafro può essere considerato Non è difficile ipotizzare uno stretto legame
diplomatici attraverso i quali i manufatti pote- una variante con alcuni temi aggiunti rispetto della confraternita con Napoli, se non addirit-
vano essere donati non solo a chiese o vescovi, a quello di Ferrara, come ad esempio la figura tura identificarvi la provenienza dei suoi fon-
ma anche a signori e regnanti per la devozione di Malco nella prima formella, rappresentato datori.
in cappelle private. Gli altari erano oggetti di inginocchiato sotto Cristo nell’atto di coprirsi Molti hanno voluto vedere proprio in que-
lusso che, grazie alla loro policromia e all’uti- con la mano l’orecchio destro, o la Maddale- sti rapporti fra le confraternite meridionali la
lizzo dell’oro, erano considerati doni adatti na, nella sesta formella, posta in primo piano possibilità dell’arrivo a Venafro del polittico,
in diversi ambiti. Il fatto di essere trasporta- e rappresentata con lunghi capelli raccolti in soprattutto considerando il fatto che già ad un
bili con facilità ne aumentava la possibilità di trecce e con il vasetto di unguento. secolo dalla sua fondazione la confraternita
diffusione e le richieste, non solo da parte dei Sulla base delle diverse caratteristiche mor- dei battenti era divenuta una delle più impor-
regnanti inglesi ma da quelli di tutta Europa, fologiche e stilistiche pare possibile attribuire tanti e ricche della città. Proprio nel momento
compresi il Papa e le potenti cariche ecclesia- l’altare di Venafro ad una produzione inglese di massima fioritura dell’associazione, intorno

66 67
SPECIALE TESI

In basso, da sinistra: mente travagliato, con continue guerre, anche rebbero le ridotte dimensioni della chiesa pri- L’importanza della capitale meridionale come
Deposizione nel Sepolcro a livello locale, fino all’arrivo degli spagnoli. mitiva, ampliata proprio per rispondere alle centro di scambi, sia nazionali che non, è nota:
Resurrezione Pertanto, pare più plausibile che l’altare sia ar- nuove esigenze dell’istituzione. Napoli era il centro di raccolta e di smistamen-
(foto: R. Venditto)
rivato alla fine del XVI sec. quando iniziarono Nel 1771 terminarono i lavori che conferiro- to di tutto ciò che arrivava nel regno. A livello
poi si considera ad esempio il fatto che il Papa i primi lavori di ampliamento della chiesa. Nel no all’interno della chiesa l’aspetto attuale e artistico subiva ed accoglieva vari influssi da
ricordato in una lapide nella chiesa dell’An- 1519 l’architetto Battista della Valle cedette le formelle furono murate vicino al Crocifisso diversi luoghi e dettava le regole su come que-
nunziata per la fondazione della confraternita una propria casa al priore della confraternita ligneo. L’altare era allora già smembrato, il che sti influssi sarebbero arrivati al resto del regno.
è lo stesso (Urbano VI) che avrebbe fatto im- per l’ampliamento della chiesa (conclusosi nel potrebbe far presupporre la sua presenza nella Un altare in alabastro a Napoli poteva essere
portare le due statue di san Pietro e Paolo a 1591): per cui non si può escludere che si trat- chiesa già da diversi secoli e immaginare di- donato, commissionato o acquistato da chiun-
Santa Croce di Gerusalemme, si intuisce come tasse di un dono per la nuova chiesa, proprio verse circostanze per lo smontaggio: fin quan- que: regnanti, ricche famiglie, ambasciatori.
non solo il commercio degli altari in alaba- in un periodo in cui la diffusione delle opere in do la cornice in legno è stata intatta il polittico A Venafro il polittico può essere arrivato
stro fosse già avviato in Italia, ma anche che alabastro era decisamente fiorente, favorita in è rimasto nella sua forma originaria, quando solo perché la cittadina ed i suoi ricchi espo-
l’acquisto sia stato fatto esclusivamente per la Inghilterra dalla riforma protestante. Questa poi la cornice non è stata più ritenuta conso- nenti, dai Pandone ai membri della confrater-
chiesa. Si potrebbe ritenere che tra il 1480-90 tesi sarebbe plausibile soprattutto se si con- na è stata eliminata ed il polittico smembrato; nita, erano inseriti in una rete commerciale e
e i primi anni del 1500 il polittico sia arrivato a sidera il fatto che la chiesa e la confraternita oppure può essere che sia stato smembrato culturale più ampia, quella di un regno che,
Venafro e portato nella chiesa. Questo periodo erano sicuramente più ricche alla fine del ‘500 quando nella stessa cappella è stato portato il soprattutto a partire dalla reggenza del re Al-
della storia di Venafro tuttavia fu particolar- rispetto alle condizioni iniziali: lo conferme- crocifisso ligneo policromo, e, non avendo lo fonso D’Aragona, sarà punto di riferimento
spazio per esporre l’altare integro, le formelle centrale sia per il territorio spagnolo ammi-
sarebbero state murate ai lati della scultura. nistrato dal sovrano, sia per le relazioni e gli
In ogni caso pare scontato che l’arrivo scambi di tutta Europa.
dell’altare in Molise abbia avuto come tappa
intermedia dall’Inghilterra il porto di Napoli,
Bibliografia
capitale del Regno aragonese. Se i rapporti fra Basile G. (1986): Il polittico della passione di
Venafro e Napoli sono testimoniati da tante Venafro, recupero, restauro, fruizione. In: Cono-
fonti e da tanti monumenti della città, non è scenze, 3, pp. 109-128.
altrettanto facile stabilire un legame fra i tre Capini S., Catalano D., Morra G. (1996): Venafro,
polittici presenti sul territorio dell’antico re- Isernia.
gno. Oltre alla diversità stilistica fra i pezzi, Cheetham F. (1984): English medieval Alaba-
che fa presupporre l’acquisto in posti e tempi sters, Oxford.
diversi, non è possibile riscontrare né i legami
Hildburg W.L. (1955): Some english medieval
con committenti nè i semplici motivi della ri- alabaster carvings in Italy. In: The antiquaries
chiesta di questo tipo di oggetti. journal, XX/ XV, pp. 182-186.
In generale, per l’arrivo di questi tre pezzi Morra G. (2000): Storia di Venafro dalle origini
nel regno di Napoli, si possono ipotizzare ol- alla fine del Medioevo, Campobasso.
tre a legami forti con l’Inghilterra, anche l’in-
Pace V. (1980): Profilo di Storia dell’Arte dal
flusso dell’arte durazzesca ed il gusto per le Medioevo ai giorni nostri. In: Gattei S. (a cura di)
forme nordiche, che possono aver stimolato Molise, Electa, pp.138-141.
questo gusto e questa importazione. I legami
Trombetta A. (1984): Arte nel Molise attraverso
commerciali con l’Inghilterra, che ovviamen- il Medioevo, Campobasso, Cassa di Risparmio
te diventano canali anche per la diffusione Molisana Monte Orsini.
del gusto artistico, si sviluppano soprattutto Valente F. (1979): Venafro origine e crescita di
quando Napoli viene inserita in un complesso una città, Edizioni Enne.
di territori più ampi sotto la corona spagnola.

68 69
AGENDA
U na mostra dedicata al lusso
come valore positivo, come
esaltazione della mente umana,
C irca 100 opere di ecceziona-
le eleganza e raffinatezza,
provenienti dai più famosi musei
L a mostra mira a far conoscere
la personalità e il significato
dell’opera di tre insigni studiosi di
come tendenza benefica di avvici- del mondo, per ricostruire la origine roveretana, protagonisti
namento all’eterno e alla perfezio- complessità di una scuola figu- della ricerca storico-archeologica
ne. Un percorso nel lusso inteso rativa da cui deriva lo sviluppo tra la fine dell’800 e gli inizi
come aspirazione alla costante dei generi pittorici moderni. Dal del ‘900, la cui fama travalicò
bellezza; un viaggio nel piace- paesaggio alla natura morta, dalla i confini regionali e nazionali.
re della vita della antica Roma decorazione scenografica alla Ricercatori militanti, veri e propri
imperiale; un omaggio ai piaceri pittura popolare, la mostra svela Giugno Gennaio 2010 pionieri nell’ambito dell’indagine
della vita (dalla cura del corpo
all’abbigliamento, dai gioielli alle
tutti i temi della pittura antica di
Roma attraverso grandi affreschi, 18 15 sul campo, tutti e tre, sia pure
in modo diverso l’uno dall’altro,
spezie). Grazie alla collaborazione raffinati ritratti su legno, deco- furono spinti dal desiderio di co-
Giugno Gennaio 2010 con il Centro Historia Plantarum di razioni, fregi e vedute di grande Principi ed eroi della noscere verso terre lontane dalla
Napoli, sarà possibile seguire un vitalità, recuperati sia dalle Basilicata antica madrepatria, alla ricerca delle
20 6 percorso sensoriale che permette- Dicembre Giugno 2010 domus patrizie sia dalle abitazioni testimonianze delle antiche civiltà

Tutte le anime della


rà al visitatore di sentire i profumi
di incenso, mirra, cocciniglia,
4 27 e botteghe popolari. L’originalità
di tale produzione permette di
Potenza
Museo Archeologico
del bacino mediterraneo, di cui
verrà esposta una scelta significa-
nardo, di toccare silfio, melograno, superare la visione di una pittura tiva di reperti.
mummia. amomo, di apprezzare la bellezza
Omaggio alla Civiltà romana come erede passiva del
Nazionale della Basilicata
La vita oltre la morte del lino e della seta. dell’America Latina patrimonio classico greco. Orari: 9- 12; 15- 18
ai tempi di Sety I Orari: 8.30-19.30 e dei Caraibi Orari: da domenica a giovedì 10-20; L ’esposizione vuole portare
l’attenzione sulle manifesta-
zioni del potere e i rituali che
(da metà giugno a metà ottobre:
venerdì e domenica, 20-22)
Chiusura: lunedì venerdì e sabato 10-22.30
Chianciano Terme (Si) Info: 02.29010404
Brescia Info: 06.39967500 caratterizzano le aristocrazie
Chiusura: lunedì
Museo Civico Archeologico Museo del Monastero Info: 0464.439055
fondazionednart.it scuderiequirinale.it italiche della Basilicata antica
di Santa Giulia museocivico.rovereto.tn.it
tra VII e VI secolo a.C. Il nucleo

U n centinaio di oggetti prove-


nienti dalle maggiori collezio-
ni egizie d’ Italia e la ricostruzione I n occasione del bicentenario
dell’Indipendenza dell’America
principale è dedicato al “Palazzo”
di Torre di Satriano, costruito
intorno alla metà del VI secolo
parziale di una delle sepolture Latina dal dominio coloniale, a.C. da artigiani greci provenienti
faraoniche più grandi della Valle viene allestita una grande mostra dalla costa ionica. La straordinaria
dei Re, sono il cuore pulsante articolata in due sezioni, pre- decorazione architettonica che
della mostra. Lo scopo dell’espo- colombina e post-colombina. ornava la monumentale dimora
sizione è quello di illustrare il La prima, Inca. Origine e misteri è contraddistinta da un fregio
rituale funerario egiziano in età delle Civiltà dell’Oro, propone un figurato che sintetizza in modo
ramesside, mettendo a confronto viaggio lungo la storia di quelle emblematico il mondo ideale
lo straordinario contesto sepol- culture precolombiane meno delle élites insediate nell’Appen-
crale del faraone Sety I, con un note, sviluppatesi nel Perù a parti- nino lucano. Seguendo il percorso
ideale corredo funerario di privato re dall’VIII secolo a. C. La seconda espositivo emerge con assoluta
della stessa epoca. I raffinati og- sezione, Plus Ultra. Oltre il Barocco. chiarezza il ruolo di queste aristo-
getti esposti in mostra raccontano Segni d’identità nell’arte latinoame- crazie guerriere che, nell’ambito Ottobre Giugno 2010
quali “elementi incorporei” costi-
tuiscono la persona, e cioè quante
Settembre Gennaio 2010 ricana, ripercorre invece i tratti di di un articolato sistema di contatti
con le colonie greche della costa
2 30
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un particolare fenomeno artistico Settembre Gennaio 2010
sono le “anime” di un egiziano, da e spirituale, il barocco coloniale, ionica (Metaponto, Taranto) e con
Orsi, Halbherr,
proteggere con cura nella tomba
perché il defunto abbia una vita Luxus.
manifestazione tangibile del non
facile rapporto fra Nuovo e Vec-
24 17 i Greci e gli Etruschi sul Tirreno,
si rifanno ai valori etici degli eroi Gerola.
eterna dopo la morte. Il piacere della vita chio Mondo. Roma. omerici. L’archeologia italiana
Orari: 10-13; 16-19 nella Roma imperiale Orari: 9.30-17.30 La pittura di un impero Orari: lunedì 14-20; nel Mediterraneo
Chiusura: lunedì Chiusura: lunedì martedì-domenica 9-20
Info: 0478.30471 Torino Info: 030.29778340 Roma Info: 0971.21719 Rovereto (Tn)
archeochianciano.blogspot.com Museo di Antichità bresciamusei.com Scuderie del Quirinale archeobasi.it Museo Civico

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AGENDA EVENTI LIBRI
Lezioni di archeologia ridefinito la storia della specie Lungi da una rigida condanna di
Daniele Manacorda umana? Uno schivo e solitario ogni forma di magia, Frazer dimo-
allevatore di colombi o un padre e stra come le forme del rispetto
L’archeologia un nonno affettuoso? Un colle- “superstizioso” per l’integrità
è una discipli- zionista di scarafaggi o un abile altrui siano il cemento che tiene
na ma anche giocatore di biliardo? Darwin unite le istituzioni fondamentali
una forma era tutto questo, e molto di più. della società, primitiva o moderna
nel quadro di una missione che ha mentale, un Sulla teoria dell’evoluzione e sul che sia: il governo, la proprietà
visto l’Italia operare in prima linea modo di guar- suo creatore sono state scritte privata, il matrimonio. E proprio il
per la stabilizzazione e la ricostru- dare la realtà montagne di libri e articoli, dai timore reverenziale del tabù che
zione dell’Iraq. Visitabile sul sito che assegna più divulgativi ai più specialistici. non può essere infranto, il prin-
Museo Civico Archeologico www.virtualmuseumiraq.cnr.it, in forma mate- David Quammen ha invece af- cipale elemento di coesione dei
di Chianciano lingua inglese, araba e italiana, riale frontato il “personaggio” Darwin raggruppamenti umani. Le pulsio-
Chianciano non si sovrappone a quello reale alla nostra da un’altra prospettiva, partendo ni irrazionali dell’umanità portano
di Baghdad, ma si presenta come “durata” nel tempo. L’archeologo dal dato biografico del naturalista in tal modo ad una maggiore
3 ottobre: una selezione delle opere più si- tenta di ricomporre un puzzle inglese per intrecciarlo in una rete integrazione sociale.
XX Rassegna Internazionale del “L’Egitto alla corte dei papi: na- gnificative del territorio iracheno infinito i cui tasselli sono parte sempre più fitta con il percorso Donzelli Editore, 2008,
Cinema Archeologico scita della collezione vaticana”, a e della sua plurimillenaria civiltà, del flusso ininterrotto della storia, intellettuale e scientifico che lo pp. 184, € 15
Rovereto cura di Alessia Amenta, Respon- alcune delle quali provenienti da dalla preistoria alla modernità. Il portò a pubblicare – dopo anni di
5-10 ottobre 2009 sabile del Reparto di Antichità musei di tutto il mondo. volume, che si avvale di un ricco letture, approfondimenti, ricerche
La Rassegna Internazionale del Orientali dei Musei Vaticani a Otto sono le sale da ammirare e apparato illustrativo, segue il filo e tentennamenti – il testo che Sono razzista ma sto
Cinema Archeologico nasce illustrare ciascuna corrisponde ad una fase di un lungo ragionamento che si avrebbe posto le basi della biolo- cercando di smettere
nell’aprile del 1990 a Rovereto storica della Mesopotamia antica: dipana intorno a una “metafora gia contemporanea: L’origine delle Guido Barbujani, Pietro Cheli
con l’intento di raggiungere e 17 ottobre: preistoria, periodo sumerico, biologica”, aiutando il lettore ad specie. Il risultato un ritratto a
sensibilizzare il grande pubblico “Il gigante del Nilo: Giovanni accadico, neosumerico, assiro, accostarsi alle fonti archeologiche tutto tondo di Darwin visto come Recentemen-
sui temi della ricerca archeologi- Battista Belzoni”, a cura di Marco babilonese, achemenide e seleu- attraverso i concetti di nascita, scienziato, marito, di un uomo che te, il premio
ca e della tutela del patrimonio Zatterin, giornalista e scrittore cide. Ogni ambiente si presenta vita, morte e rinascita. Si sof- dalla tranquilla campagna inglese Nobel James
culturale. Ogni anno vengono con un allestimento diverso ed ferma poi sull’approfondimento stava preparando una rivoluzione Watson ha
proiettati in media dai 60 ai 70 Dicembre: ospita manufatti con tre livelli di di tematiche specifiche quali il culturale che ancora oggi non ha dichiarato
filmati e attraverso il voto del Convegno scientifico dal titolo approfondimento: una scheda concetto di “perduto”, il rapporto esaurito il proprio vigore. che è scien-
pubblico viene attribuito il premio “L’egitto in Età Ramesside”, con descrittiva illustra la provenien- tra materialità, testualità e oralità, Codice Editore, 200 tificamente
“Città di Rovereto - Archeologia la partecipazione dei principali za, il materiale, le dimensioni, la tra originale e copia. pagg. 234, € 22 dimostrabile
Viva”; ogni due anni inoltre una studiosi italiani di Egittologia cronologia ed il luogo di conserva- Laterza Editore, 2008 l’inferiorità
giuria internazionale attribuisce zione del reperto; la voce ‘explora’ pp. IX-292, € 30 intellettiva
il Premio Paolo Orsi al film giudi- Concorso a premi dal titolo “Tutte consente di ammirare la ricostru- L’avvocato del diavolo. Il degli africani
cato migliore entro una selezione le anime della Mummia. La vita zione 3D dell’oggetto, realizzata ruolo della superstizione nelle rispetto agli europei. Possibile che
di opere cinematografiche. La oltre la morte ai tempi dei fara- fedelmente grazie a tecnologie L’evoluzionista riluttante società umane un luminare degli studi scientifici
selezione è tematica e attiene oni” che prevede la premiazione scanner laser di acquisizione tridi- David Quammen James George Frazer fomenti un simile pregiudizio? A
le opere di recente produzione. del disegno o del modellino più mensionale; infine, alcuni reperti partire da questa affermazione,
Quest’anno il tema sarà “Archeo- creativo ispirato al rituale fu- sono spiegati da un filmato di tre/ Chi era dav- Protagonista Guido Barbujani, genetista e
logia delle Civiltà Mediterranee”. nerario antico egiziano con un quattro minuti. vero Charles di questo te- studioso dell’evoluzione, e Pietro
La conoscenza in campo archeo- week-end soggiorno a Bologna Passando da una stanza all’altra, Darwin? Uno sto, opera di Cheli, giornalista culturale, ci
logico viene approfondita tramite per la famiglia e visita alla colle- accompagnato dalla musica, il studioso che uno dei padri guidano in una ricognizione del
molteplici incontri e conversazioni zione egiziana del Museo Civico visitatore passa in rassegna opere scriveva libri, fondatori razzismo tra scienza, storia e
con i diretti protagonisti della Archeologico in compagnia della di capitale importanza: in tutto 70 amante della dell’antropo- letteratura, fino a toccare i nuovi
ricerca e i responsabili della con- curatrice della mostra reperti dei quali 40 con ricostru- tranquillità logia, è un og- aspetti assunti dal fenomeno in
servazione e della tutela, arche- zioni 3D. Il sito contiene anche 22 domestica, getto difficile un mondo sempre più caratteriz-
ologi e scienziati provenienti da Presentato a Roma il filmati e 18 elaborazioni cartogra- oppure un da definire zato da imponenti flussi migratori
tutto il mondo. Museo Virtuale dell’Iraq fiche di siti archeologici, visitabili viaggiatore e analizza- e da nuove incertezze sulla nostra
Il Museo Virtuale dell’Iraq nasce in circa 6 ore di navigazione. irrequieto? re, eppure identità.
Info: 0464.439055  da un protocollo d’intesa tra il Mi- Un uomo cauto e timido o l’in- sempre presente in ogni forma Laterza Editore, 2008
museocivico.rovereto.tn.it nistero degli Affari Esteri e il Con- www.virtualmuseumiraq.cnr.it faticabile ricercatore che scoprì di società umana: la dimensione pp. 133, € 10
siglio Nazionale delle Ricerche, in sé l’intuizione che avrebbe magica o meglio, la superstizione.

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LIBRI
Genealogia del Primitivo. parliamo e che immaginiamo in tutto umanizzato, la cui diffi-
Il musée du quai Branly, un certo modo, sarebbero ope- cile gestione presuppone una
Lévi-Strauss e la scrittura razioni analitiche difficilmente coscienza sempre vigile del
etnografica realizzabili posto che occupiamo nella na-
Camilla Pagani senza far tura, del senso e della misura
perno su ele- delle nostre trasformazioni.
L’antropolo- menti sociali (Eugenio Turri)
gia scientifica e culturali. Marsilio Editore, 2008
dei nostri La comu- pp. 291, € 26
giorni “inven- nicazione
ta” l’altro per infatti segue,
il fatto stesso nel suo farsi Elementi di geoarcheologia
di trascriverlo e disfarsi, Francesco Torre
e di registrar- delle configurazioni culturali ed
lo, riducendo è influenzata dalle cornici so- La geoar-
la sua parola ciali di potere che l’avvolgono. Il cheologia è
vivente e in- legame che unisce il modo in cui una scienza
tegrale alla materialità e alla logi- comunichiamo e le configurazioni giovane nata
ca di un testo. Di qui quel “malin- culturali che abbiamo assimilato, dall’applica-
teso” costitutivo e strutturale che è talmente forte e stretto da ren- zione della
caratterizza la pratica scientifica dere non solo possibile ma anche geomorfo-
dell’antropologia. Malinteso che altamente auspicabile il confronto logia all’ar-
rende appunto la scienza dell’uo- teorico fra linguistica e antropolo- cheologia.
mo sempre di là da venire. gia, al fine di definire gli strumenti Nel presen-
Perché studiare le società ‘primi- concettuali più adatti allo studio te volume l’autore, rendendo
tive’? Perché rappresentare l’Altro del loro interagire. divulgativi concetti scientifici
ed esporre i suoi manufatti in UTET Editore, 2009 legati alla paleontologia e
un luogo del sapere occidentale, pp. XXI-249, € 19.50 scienze derivate (paleoecolo-
quale è un museo? ... L’intento gia e paleoclimatologia), vuole
esplicito di queste ricerche è di mettere in evidenza la stretta
mettere a confronto due tipologie Antropologia del paesaggio connessione di queste con le
di sguardo, quello estetico e quel- Eugenio Turri scienze geologiche.
lo antropologico, come esempi Lumières Internationales Editore,
di visioni occidentali sulle altre Operazione 2009, pp. 90, € 21
civiltà per mettere in evidenza i straordina-
pregiudizi e i precondizionamenti ria, bellis-
che, inconsapevolmente o meno, sima, fon-
preorientano il modo di guardare. damentale
(Camilla Pagani) che allarga
Negretto Editore, 2009 la nostra
pp. 124, € 12 coscienza
di viventi
terrestri, che fa del paesaggio
La lingua come cultura il nostro riferimento costante,
Iacchetti G., Matera V. lo specchio di noi, del nostro
agire, del nostro progettare
Far luce su fenomeni che sono forme da aggiungere alle for-
parte integrante della nostra me ereditate. In questo senso
esperienza quotidiana, come la il rapporto con il paesaggio, il
commutazione di codice lingui- guardarlo, il leggerlo, studiarlo
stico o l’interdizione linguistica è un’operazione vitale quanto
oppure esplicitare il fortissimo poche altre e oggi più che
valore identitario della lingua che mai necessaria in un pianeta

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