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S. CROCE DI SEPINO
Un Eigenkloster della valle del Moschiaturo
LE MAITUNAT’ DI GAMBATESA
Una tradizione secolare
ALLA RISCOPERTA
di EL DORADO
La missione archeologica molisana in Colombia
3
MAGAZINE EDITORIALE
Comitato tecnico Hanno collaborato
a questo numero
Sandro Arco
Angela Crolla Marta Arzarello
LUGLIO/SETTEMBRE NUMERO
Luca D’Alessandro hi almeno una volta nella sua vita non ha sognato di fare
2009 1 Angelo Iapaolo
Emilia Petrollini Annarosa Di Nucci l’archeologo? Nell’immaginazione collettiva l’archeologo
Sandra Guglielmi è una sorta di Indiana Jones che percorre stretti cunicoli
Giuseppe Lembo e schiva intrepidamente trappole, inforca aperture
Comitato scientifico Andrea Lonardelli segrete, scova tesori nascosti. Eppure l’archeologo non è -
Marta Arzarello Antonella Minelli fortunatamente - questo.
Rosalia Gallotti Brunella Muttillo Tolta quest’aura di avventura e di mistero che mette
Rosa Lanteri Maurizio Palmisano in luce una visione dell’archeologia nell’immaginario
Adriano La Regina Carlo Peretto comune essenzialmente distorta, una definizione che riconosca dignità
Luigi Marino Michele Raddi scientifica e professionale all’archeologo è quella di studioso delle culture
Antonella Minelli Ettore Rufo umane del passato, la cui fisionomia tenta pazientemente di ricostruire
Alessandro Naso Walter Santoro tramite la raccolta, la documentazione e l’analisi delle tracce materiali.
Associazione Culturale Marco Pacciarelli Perfetto, chiaro ed esaustivo. Eppure provate a chiedere ad un archeologo
ArcheoIdea Carlo Peretto che lavori nel Paese dal patrimonio archeologico più ricco al mondo,
c.da Ramiera Vecchia, 1 Registrazione del Tribunale di
Lorenzo Quilici l’Italia, come definirebbe sé stesso: sostanzialmente un precario (oltre
86170 Isernia Isernia n. 72/2009 A.C.N.C.; n.
Michele Raddi a sconsigliarvi caldamente di far intraprendere ai vostri figli la strada
www.archeoidea.info 112 Cron.; n. 1/09 Reg. Stampa
Ursula Thun Hohenstein dell’archeologia…). La sua figura tuttavia non rappresenta solamente
del 18 febbraio 2009
l’ennesimo tassello nella lista dei precari italiani: il giovane (o più spesso
Direttore responsabile non più giovane) archeologo subisce invece, oltre al danno del precariato,
Redazione
Giuseppe Lembo Le foto dei siti e dei reperti la beffa di forme contrattuali di incerta definizione, di diritti calpestati
Petronilla Crocco o inesistenti, di orari di lavoro massacranti, e - più di ogni altra cosa - il
archeologici sono pubblicate
Annarosa Di Nucci grazie all’autorizzazione disprezzo e la negazione di una piena e valida dignità scientifica al suo
Giovanna Falasca della Soprintendenza ai Beni lavoro. Si trova suo malgrado in un contesto in cui esiste una minima se
Sandra Guglielmi Archeologici del Molise non quasi inesistente sensibilizzazione ed attenzione, non solo verso la
Brunella Muttillo tutela e valorizzazione dei beni archeologici, ma nei confronti di tutto ciò
Ettore Rufo che si può ascrivere alla definizione di patrimonio culturale in senso lato e
Maria Angela Rufo ARCHEOMOLISE ON-LINE
www.cerp-isernia.com di cultura in generale.
Chiara Santone L’Italia è così incline a farsi sfuggire di mano le proprie risorse da cui
Daniele Vitullo potrebbe trarre ampio vantaggio, che non stupisce né suscita scalpore il
fatto che istituti di ricerca stranieri vengano, a proprie spese, a scavare e
Segreteria studiare il nostro sottosuolo.
archeoidea@hotmail.com Le stesse associazioni di categoria, rivendicando a gran voce la
costituzione di un albo professionale quale valido strumento ai fini della
risoluzione del problema del lavoro degli archeologi, si fossilizzano
Progetto grafico
probabilmente su questioni dall’improbabile potenziale risolutivo.
Giovanni Di Maggio Il problema è un altro: ciò di cui più si sente la mancanza nella legislazione
www.giodimaggio.com
attuale al riguardo non è un albo professionale, ma un riconoscimento
unanime e definito della professione dell’archeologo.
Fotografia Eppure quanto ancora dovremmo aspettare perché questo mestiere venga
Antonio Priston riconosciuto con la dignità che giustamente gli spetta, così come accade
in altri paesi d’Europa?
Giuseppe Lembo
Stampa
IN COPERTINA Grafica Isernina
elaborazione grafica di 86170 Isernia - Italy
Giovanni Di Maggio Via Santo Spirito 14/16
4 5
I
l sito di Guado San Nicola 1 costituisce un riferimento
imprescindibile ai fini della ricostruzione delle modalità di
sfruttamento dell’ambiente e delle strategie insediative
Un sito acheuleano di occupazione? adottate dai gruppi umani preistorici nell’area di Monteroduni.
Ricostruzione pittorica
dell’ambiente e dei modi di
vita di gruppi umani preistorici
nell’area di Monteroduni
(disegno: M. Cutrona)
A sinistra: un sottile strato di humus, chiaramente altera-
Il saggio di scavo e le attività di indagine sul to da apporti antropici, e per questo non privo
campo (foto: A. Priston) di testimonianze archeologiche, si colloca uno
strato di ghiaie, dello spessore di 70 cm circa,
In basso:
Momenti di scavo e di registrazione dei dati delimitato alla base da una superficie erosiva,
archeologici (foto: A. Priston) i cui elementi calcarei e silicei di forma subar-
rotondata, si caratterizzano per dimensioni
delle informazioni acquisite sono ancora in piuttosto grandi; i reperti archeologici, per la
fase di studio ed elaborazione. Il sondaggio maggior parte bifacciali e manufatti litici ri-
predisposto è stato effettuato su un’area di toccati e non, provengono proprio da questo
30 mq ed ha permesso di mettere in luce una livello; al di sotto delle ghiaie è stato rileva-
sequenza stratigrafica ben chiara. L’analisi to uno strato di sabbie fini grigio-verdi, dello
sedimentologico-stratigrafica ha consentito di spessore variabile dai 50 agli 80 cm, di natura
individuare 5 livelli, contenenti materiale ar- siltosa e con una forte componente vulcani-
cheologico, di probabile attribuzione acheule- ca, impostosi con meccanismi deposizionali a
ana. Alla sommità della sequenza, al di sotto di stratificazione incrociata; il materiale arche-
L’area indagata è stata oggetto di segnala- 2005, dall’equipe dell’Università degli Studi
zione nel 2005 da parte della sig.ra Concetta di Ferrara in collaborazione con l’Università
Leone, proprietaria del terreno in cui lei stes- degli Studi del Molise. Il giacimento topogra-
sa casualmente raccolse, proprio nello stesso ficamente si estende sulla sinistra idrografica
anno, un bifacciale, insieme a diversi manufat- del fiume Volturno, a circa 250 m s.l.m., più in
ti litici. La segnalazione ben si coniugava con alto dell’attuale fondovalle; la morfologia ter-
il contestuale ritrovamento del sito di Colle razzata del sito presenta una zona sommitale
delle Api, situato a 150 metri di distanza dal leggermente decliviante verso NW.
primo, di proprietà del sig. Angelo Scioli, che L’indagine sistematica dell’area è iniziata
fu indagato in maniera sistematica proprio nel nel maggio del 2008 e per tale motivo molte
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ologico rinvenuto in questo livello si connota cui resti dentari, frammenti diafisari di ossa di natura archeozoologica riguardano lo stato Particolare di un palco di cervo, utilizzato
per caratteristiche simili a quelle del livello lunghe e porzioni di palchi. I primi risulta- di conservazione dei resti ossei: il campione probabilmente come percussore tenero per la
superiore ed è situato spesso al limite proprio ti dello studio paleontologico dei resti ossei, faunistico si caratterizza per i differenti stati lavorazione dei bifacciali e con evidenze di uso
sulle superfici (foto: A. Priston)
con lo stesso; un ultimo livello è stato indivi- attestano la presenza di una fauna costitui- di conservazione, dove ossa dall’aspetto par-
duato solo nella porzione SW del saggio, dove ta da erbivori di grossa taglia, tra cui cervidi, ticolarmente fluitato, con bordi arrotondati e
è stata evidenziata un’erosione che ha tagliato elefanti, bovini e cavalli. La presenza di questi superfici interessate da alti gradi di erosione
parte della sequenza, imponendo uno strato animali permette di formulare delle prelimi- ed esfoliazione, si contrappongono a ossa ben
di sabbie fini gialle, di natura siltoso-argillosa, nari considerazioni paleoecologiche allo sco- conservate, con superfici poco alterate su cui è
alla cui base è emerso un acciottolato calca- po di ricostruire l’antico ambiente naturale di possibile osservare tracce di un’attività umana,
reo, di dimensioni medio-grandi, a suggeri- Guado San Nicola. Il fiume era sicuramente come strie di macellazione, derivanti da azio-
re la presenza di un letto fluviale. I campioni un elemento fondamentale nell’ambiente e la ni di taglio con strumenti litici per il recupero
di sedimento prelevati in ciascun strato e la presenza dei grandi erbivori era favorita da delle masse carnee, e stigmate di percussione
predisposizione di colonne stratigrafiche per una vegetazione aperta, ricca di pascoli, che originatesi a seguito di un’attività di frattura-
l’analisi delle sezioni sottili sono oggi in corso consentiva la vita a mandrie di bisonti, caval- zione intenzionale delle ossa per il recupero
di studio, per la ricostruzione anche di even- li e pachidermi mentre nelle aree più umide del midollo a scopo alimentare.
tuali riferimenti datanti. la vegetazione si infittiva assicurando rifugio
ai cervidi. Tali animali sono rappresentati so- L’insieme litico
L’insieme faunistico prattutto da resti dentari, molari e premolari, e
da frammenti di ossa lunghe; una nota va fatta L’insieme litico raccolto durante lo scavo è co-
Il campione faunistico di Guado San Nicola 1 per i cervidi di cui si rinvengono soprattutto stituito da una componente di façonnage (la-
rinvenuto all’interno del deposito archeologi- dei frammenti di palchi, tra i quali un probabi- vorazione) finalizzata alla produzione di bifac-
co, in particolare nelle US B (ghiaie) e C (sab- le percussore su cui si osservano delle stigma- ciali e da una componente di débitage (scheg-
bie fini), si compone di circa 400 reperti, tra te di percussione. Considerazioni preliminari giatura) rivolta alla produzione di schegge. Le
materie prime utilizzate sono costituite da dif-
ferenti tipi di selce, sotto forma di placchette,
e da ciottoli di calcare, entrambi in posizione
secondaria. Uno studio approfondito dei diffe-
renti litotipi non è stato ancora condotto ma
è possibile che si tratti, nella maggior parte
dei casi, di un approvvigionamento locale, con
l’apporto di alcuni litotipi alloctoni. Lo stato di
conservazione dei manufatti litici è variabile
e va da molto fresco a fluitato, probabilmente
in relazione alla tipologia dell’accumulo che in
parte ha subito un trasporto, anche se proba-
bilmente di dimensione locale.
Débitage
10
Per quel che riguarda l’attitudine alla scheg-
Analisi dimensionale dei bifacciali giatura della materia prima, è stato osservato
che, in linea generale, nell’ambito del débita-
180
ge i migliori litotipi sono stati utilizzati per
160 il débitage discoide mentre le placchette più
fratturate sono state utilizzate per il débitage
140 opportunista.
120 Façonnage
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partire da un supporto-scheggia. Questa scelta
tecnica, particolarmente frequente nei conte- Bibliografia
sti acheuleani, è da relazionarsi sia alla morfo- Arzarello M. & C. Peretto (2006): L’Acheu-
logia della materia prima di partenza (in que- leano di Colle delle Api: l’industria litica. In:
sto caso probabilmente grossi blocchi) che alla Peretto C., Minelli A. (a cura di), Preistoria
maggior facilità di messa in forma di un tale in Molise. Gli insediamenti del territorio di
Isernia. CERP, Collana Ricerche 3, Aracne
supporto grazie alla presenza di una conves-
Editrice, Roma: 139-142.
sità già esistente (quella della faccia ventrale
della scheggia-nucleo).
Boëda, E. (1993): Le débitage discoide et
le débitage Levallois récurrent centripète.
Considerazioni conclusive Bulletin de la Société Préhistorique Françai-
se, 90-6: 392-404.
Sebbene l’analisi dell’insieme litico di Guado
San Nicola 1 abbia ancora una caratterizza- Forestier, H. (1993): Le Clactonien: Mise
zione preliminare, alcune importanti consi- en application d’une nouvelle méthode de
derazioni possono essere fatte. Innanzitutto débitage s’inscrivant dans la variabilité des
si tratta probabilmente di un sito in cui veni- systèmes de production lithique du Paléoli-
vano svolte importanti azioni di lavorazione thique ancien. Paleo, 5: 53-82.
delle carcasse animali e in cui venivano in-
trodotti strumenti sotto forma di preforme o Inizan, M. L., Reduron, M., Roche, H. &
già parzialmente finiti. Gli strumenti utilizzati Tixier, J. (1995): Préhistoire de la pierre taillé
venivano, poi, rimessi in forma nel sito in se- 4: Technologie de la pierre taillée. CREP,
guito alla perdita di funzionalità dei margini Paris.
attivi. Gli acheuleani che hanno occupato il
un tallone lineare, da un bulbo diffuso e da un se in forma subite. Tutti i bifacciali di Guado sito, inoltre, avevano sicuramente delle capa-
labbro decisamente pronunciato. La morfolo- San Nicola 1 sono caratterizzati da un’accurata cità tecniche estremamente affinate ed han-
gia dei bifacciali è variabile e, come già anti- preparazione della punta (quasi sempre con no saputo adattarsi in maniera esemplare alle
cipato, profondamente influenzata dalle ca- una tecnica di percussione con percussore te- caratteristiche delle differenti materie prime
ratteristiche fisiche della materia prima. L’in- nero) e di almeno uno dei bordi. Per quel che utilizzate, anche nel caso in cui queste pre-
sieme dei bifacciali è costituito da strumenti riguarda il secondo bordo, e soprattutto la par- sentassero numerose fratture interne, anche
interi, punte e frammenti prossimali. Per quel te prossimale, questi sono quasi sempre som- solo parzialmente ricementate. I dati ottenuti
che riguarda i frammenti di punta, le fratture mariamente lavorati e spesso nella porzione dallo studio preliminare, inoltre, sono in totale
sembrano essere nella maggior parte dei casi prossimale è conservato un importante resi- accordo con quelli precedentemente ottenuti
dovute all’utilizzo e, solo in un caso, la frattu- duo corticale. per il sito limitrofo di Colle delle Api, che è
ra sembra da porre in relazione con un errore La III fase della lavorazione (ritocco) inte- probabilmente il risultato di un’unica occupa-
contemporaneo alla fase di rimessa in forma. ressa quindi per lo più la parte distale dei bi- zione con quello di Guado San Nicola 1.
Per quel che riguarda i frammenti prossimali, facciali e almeno uno dei margini laterali; la II
invece, sembra che la fratturazione sia quasi fase (messa in forma del piano di simmetria bi-
sempre relazionabile alla fase di messa in for- facciale) è spesso ancora visibile in corrispon-
ma del bifacciale. Anche da un punto di vista denza di almeno uno dei due bordi, mentre la I A destra:
Lo studio in laboratorio dei materiali
tipometrico le dimensioni dei bifacciali sono fase (creazione del piano di percussione peri-
archeologici (foto: A. Priston)
estremamente variabili probabilmente in re- ferico) è visibile nella parte prossimale quan-
lazione alla morfologia di partenza della ma- do questa non è corticale. Alcuni dei bifacciali Nell’altra pagina:
teria prima utilizzata e del numero di rimes- di dimensioni più piccole sono stati ottenuti a Bifacciale in selce (foto: A. Priston)
14 15
L’Alta Valle del
Ad occidente si ergono gli ultimi contrafforti parte dell’Università degli Studi di Roma “La
delle Mainarde i cui punti salienti sono Monte Sapienza”, che a partire dal 1996, ha condot-
S. Croce, alle spalle di Venafro, e le alture su to in tutta la provincia d’Isernia una lunga e
cui sorgono gli attuali Comuni di Santa Maria complessa ricerca topografica ed archeolo-
Oliveto, Roccaravindola Alta, Montaquila e più gica, volta a comprendere le trasformazioni
internamente Filignano. Ad oriente si esten- dell’ambiente e dei rispettivi insediamenti
dono le alture del Matese tra cui, quella su cui nelle varie epoche storiche con particolare ri-
si erge Monteroduni, costituisce un punto di ferimento al periodo tardo antico e medievale.
osservazione privilegiato. Tanto le Mainarde, Partendo dai dati geomorfologici si è cer-
quanto il Matese presentano una struttura ge- cato di capire quanto l’ambiente avesse con-
nica prettamente calcarea e si collegano alla dizionato la genesi dei diversi insediamenti e
pianura alluvionale mediante conoidi di deie- quanto il territorio fosse molto più popolato
zioni o per mezzo di una fascia costituita da rispetto a ciò che si evince dalle fonti scritte, le
detriti di falda. quali, per epoche così antiche, ben pochi ele-
L’Alta Valle del Volturno è caratterizzata da menti possono fornire. L’unico documento a
innumerevoli sorgenti di cui alcune, di note- disposizione è stato il Chronicon Vulturnense,
vole entità, trovano il loro serbatoio naturale redatto nel XII secolo, ma scarno di informa-
nei massicci carbonatici delle Mainarde e del zioni per il periodo che va dal IV al VII sec. d.
Matese, mentre altre confluiscono nel fiu- C. Pertanto le informazioni oggi a disposizio-
me Volturno, il quale, nel territorio di Colli ne sono soprattutto frutto di quanto è emerso
a Volturno, si insinua in un’area di media ed dalle ricognizioni topografiche e dalle nume-
alta collina assumendo una forma prevalente rose campagne di scavo archeologico che han-
Veduta dell’Alta Valle del Volturno a “V”. Quest’area è stata oggetto di studio da no interessato, nel corso di quasi un decennio,
(foto: M. Raddi)
l’intera provincia di Isernia. In basso:
Sin dalle prime fasi la ricerca ha evidenziato Veduta aerea di Monteroduni
uno stretto rapporto tra insediamento e viabi- (foto: M. Raddi)
18 19
A sinistra: mento dai punti focali di traffico di persone e
Resti della torre medievale (foto: M. Raddi) merci fa sì che molti di questi castra non pre-
sentino alcun rapporto con la viabilità roma-
In basso:
na, né hanno restituito tracce della presenza
Veduta aerea scavo archeologico località
Socce (foto: M. Raddi) romana, ma controllino piuttosto una viabilità
esclusivamente d’epoca medievale. Bisogna
pianura a vantaggio di insediamenti più sicuri però sottolineare che non sono rari i casi in cui
in altura. vengono riutilizzati insediamenti di altura di
Particolarmente interessante dal punto di epoca italica, nel nostro caso sannitici.
vista archeologico si rivela inoltre il territorio È il caso del castrum individuato in località
di Macchia d’Isernia. Qui la Via Latina subiva “Le Mura”di Mennella, nel comune di Filigna-
varie diramazioni ed attraversava il territorio no, in cui le indagini archeologiche attestano
con diversi diverticoli lungo i quali sorgevano il recupero, già dal VI-VII secolo d. C., di siti
numerose ville d’epoca romana, molte delle d’altura occupati precedentemente da insedia-
quali vennero riutilizzate per la realizzazione menti preistorici e preromani. A questo punto
di cappelle e di spazi funerari. è possibile ipotizzare che il precoce abban-
Oltre a forme insediative pertinenti ad una dono della pianura fu causato non tanto dalla
continuità di occupazione della pianura fino minaccia longobarda, quanto piuttosto dalla
almeno all’VIII secolo d. C., disponiamo di situazione orografica di quel lembo di territo-
esempi di occupazione di siti d’altura legati a rio alle sorgenti del Volturno. Il rapporto tra
cause naturali o militari: per cui un allontana- castra e viabilità si coglie anche all’ingresso
tribuirono notevolmente la politica espansio- canto, di un abbandono a favore dei siti di altu-
nistica di Roma e le conquiste che nel II secolo ra. In questo senso significativo appare il caso
a.C., aggiunsero ai territori romani anche le di Monteroduni, dove, in località “Le Socce”,
terre d’Oriente, della Grecia, della Macedonia, lo scavo archeologico ha portato alla luce un
della Siria e dell’Asia Minore. Si verificò qua- complesso religioso di carattere rurale che riu-
si all’improvviso un grosso afflusso di capitali tilizza le solide strutture murarie di una gran-
che, accanto alla grande disponibilità di mano- de villa rustica di epoca romana. Ci troviamo
dopera servile, permise ai beneficiari di mette- con molta probabilità di fronte ad una eccle-
re in atto notevoli investimenti. sia baptimalis, uno di quei complessi di culto
Se molte sono le informazioni pertinenti alle fondati tra il IV e il VI sec. d.C. per garantire
ville rustiche in epoca romana, risulta invece assistenza religiosa alle comunità rurali. Ciò
ancora incompleto e frammentario il quadro testimonia la persistenza dell’insediamento in
relativo al loro utilizzo durante il periodo tar- pianura in un periodo in cui le invasioni barba-
do-antico, in particolare riguardo all’esistenza riche e la caduta dell’impero romano avrebbe-
di una continuità di insediamento o, d’altro ro comportato un completo abbandono della
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dell’Alta Valle del Volturno, dominato dal ca- tà antica sono ancora evidenti nel territorio, proprio su Colle Castellano l’insediamento di nali del monastero.
stellum di Roccaravindola Alta. come in località “Francisca” dove sono indivi- Olivella, fondato nel X sec. d.C. da S. Vincen- Il sito di Colle Castellano costituisce il pro-
Sebbene molti siano i dubbi relativi alla sua duabili nel letto del Volturno resti di un ponte zo al Volturno, di cui parlano le fonti. Tuttavia babile luogo di concentrazione della popo-
fondazione, a causa della mancanza di docu- romano, mentre in località “Taverna”, sempre molti sono i dubbi al riguardo in quanto, nei lazione rurale precedentemente sparsa nella
menti scritti che ne attestino in qualche modo nel comune di Montaquila, è ancora visibile vari documenti del Chronicon Vulturnense che campagna limitrofa, nelle diverse ville rusti-
l’origine, è probabile che Roccaravindola sia parte di una strada acciottolata d’epoca me- fanno esplicita citazione di Olivella in relazio- che di cui le ricognizioni topografiche han-
stata fondata per motivi di carattere strate- dievale. ne alle concessioni terriere fatte nel X secolo no accertato la presenza. Probabilmente la
gico in quanto si pone a guardia dell’ingres- Il castrum di Roccaravindola dominava dall’abbazia di San Vincenzo, manca qualsia- popolazione rurale gradualmente si spostò
so dell’Alta Valle del Volturno ed insieme a un’altra via che correva a nord dell’insedia- si riferimento alla costruzione di un castrum. sull’altura, e nel momento di maggior perico-
Montaquila (altra fondazione successiva al X mento fino a giungere in località Colle Castel- Dalla lettura dei documenti sembrerebbe, lo, provvide in modo autonomo a darsi una
secolo) controllava un’importante strada pro- lano, nel Comune di Montaquila, che, abitata quindi, che il piano di organizzazione territo- fortificazione che potesse difenderli in caso di
veniente dall’arteria della Via Latina, la Via a partire dal IX secolo, presenta il periodo di riale non fosse associato all’incastellamento, necessità.
Francisca che, attraversando il territorio di massima vitalità insediativa nei secoli X-XI. ma piuttosto che le concessioni fossero fina- A questo punto resta l’esigenza di verifica-
Roccaravindola, proseguiva verso Montaquila Gli archeologi dell’Università di Sheffield, lizzate al dissodamento dell’area, fenomeno re quando venne fondato l’odierno centro di
per giungere a Filignano. Tracce della viabili- che hanno indagato l’area, hanno identificato frequente in quel periodo nelle terre meridio- Montaquila. Come Roccaravindola Alta si erge
su un’altura a controllo dell’ingresso all’Alta
Valle del Volturno, e di due importanti assi
viari, la Via Francisca e la Via Romana che,
proveniente da Atina, giungeva presso il valico
di Cerasuolo Vecchio, scendeva nella località
“Soda Larga” di Scapoli e, attraverso il valico
della Forca, arrivava nella località Castiglioni
di Colli a Volturno.
Tanto Montaquila quanto Roccaravindola
non sono fondazioni monastiche risalenti al X
secolo. Entrambe appaiono per la prima vol-
ta nel Catalogus Baronum tra il 1150 ed il 1168,
dopo che la parte meridionale della terra era
passata ai Normanni e, in particolare, Mon-
taquila apparteneva, con Cerasolus et Sanctus
Locherius, a Rainaldus de Sexto esponente del-
la famiglia Sorellus.
Troviamo nuovamente il castrum Montis
Aquili nelle bolle di Lucio III e di Alessandro
III rispettivamente del 1172 e 1182, così come
nelle Rationes Decimarum sia nel 1309 che nel
1326. Come si può notare le fonti storiche non
permettono di ricavare informazioni attendi-
bili pertinenti all’origine di Montaquila, ma al-
A sinistra:
Veduta aerea dello scavo archeologico della
villa rustica in Località Piana dell’Olmo-Le
grotte nel Comune di Colli a Volturno
(foto: M. Raddi)
22 23
ito all’interno di un recinto murario, fu in un territorio in esame erano due: il diverticolo
turno, a mezza strada fra Colli e Montaquila.
secondo momento profondamente trasforma- della Via Latina proveniente da Monteroduni,
Il luogo è coperto da una fitta vegetazione, al
to: l’area della navata subisce una divisione nel e la Via Romana, proveniente da Atina.
di sotto della quale sono state trovate tracce di
senso della larghezza, in quanto la metà set- Nel X secolo la fertile Piana di Valle Porcina
strutture medievali, non riconducibili però a
tentrionale viene rialzata forse con funzione costituì una vera attrazione sia per Landolfo il
tipologie precise e resti di una strada acciotto-
di presbiterio accessibile da ambedue le nava- Greco che per la Badia di S. Vincenzo che per
lata. Dalle sezioni di terreno occasionalmente
telle. sottrarla al conte d’Isernia, nel 972 la concesse
esposte sono stati raccolti frammenti ceramici
Molto probabilmente ci troviamo di fronte a livello a sedici famiglie, con lo scopo di popo-
databili fra X-XI e XIV sec.
ad uno di quei tanti edifici di culto d’altura che larla e di costruirvi un castello. Ci troviamo di
Questi sono solo alcuni dei numerosi esempi
proliferano nell’alta valle del Volturno nei pri- fronte ad un vero e proprio atto di fondazione
addotti per dimostrare come, ai fini di una ri-
mi secoli del cristianesimo. contemporaneo a quelli di Vandra (Fornelli) e
costruzione storica il più attendibile possibile,
In località Serra del Lago, sempre nel Co- Colle S. Angeli, ma a differenza di questi due
lo studio delle fonti debba procedere di pari
mune di Colli a Volturno, la ricognizione to- centri, quello di Valle Porcina è un sito che non
passo con la verifica capillare sul territorio,
pografica ha permesso di individuare un in- fu più abitato dopo il XIV secolo. Le ultime no-
tramite le ricognizioni di superficie e, dove si
sediamento di epoca medievale che dominava tizie riguardanti il castrum, risalgono proprio
ritenga opportuno, attraverso vere e proprie
la piccola pianura sottostante, dove nel 1983 al XIV secolo e precisamente al 1358 quando
indagini archeologiche.
furono rinvenuti una sepoltura d’epoca me- in un diploma di Giovanna II ed in seguito in
Nonostante la ricerca vada avanti da quasi
dievale affine a quelle circostanti l’abbazia di una pergamena dell’archivio di Montecassi-
un decennio, al momento non si dispone an-
S. Vincenzo al Volturno, tracce di murature no, si incontra Valle Porcina tra i villaggi della
cora di una carta archeologica della provin-
facenti parte di un probabile edificio di culto diocesi di Venafro. Questi dati sono stati con-
cia di Isernia, in grado di fornire a studiosi e
e i resti di una strada acciottolata sicuramente fermati anche dalle ricognizioni topografiche
appassionati fruitori un quadro generale ed
medievale. che hanno identificato Vadu Porcinum con il
esaustivo degli insediamenti archeologici nel
Le ricognizioni topografiche hanno eviden- sito di un vasto villaggio medievale abbando-
territorio, oltre a garantirne di conseguenza la
ziato insediamenti sparsi che si estendono in nato in Località “S. Antonino”, presso il Vol-
Località Le Mura di Mennella (foto: M. Raddi) loro definitiva salvaguardia.
un arco di tempo vastissimo, ma sarà solo nel
cune ipotesi sono state formulate tra cui quella X secolo, per volontà degli abati volturnensi,
Bibliografia
che vedrebbe una fondazione legata all’abban- che la popolazione si raccoglierà in un unico
Coccia S., Clark G., Hodges R., Patterson H. (1985): Excavations at Colle Castellano (Olivella). In:
dono di Olivella, intorno al XII secolo, a favore centro, sul Colle S. Angelo, con lo scopo pri- Papers of the British School at Rome, London.
di un nuovo sito che potesse fornire maggiore ma di creare un baluardo difensivo (insieme a Di Sandro L. (2002): L’incastellamento nell’Alta Valle del Volturno. In: Universitas Civium. Atti
sicurezza. Questa supposizione potrebbe esse- Fornelli e Vadu Porcinum) da opporre ai conti dell’anno Sociale 2001-2002, Cassino.
re confermata dall’assenza, nel Catalogus Ba- d’Isernia e poi di dissodare quelle terre in vir- Federici V. (1925): Chronicon Vulturnense del monaco Giovanni. In: Fonti per la Storia d’Italia, Istitu-
ronum di qualsiasi riferimento ad Olivella, ma tù di un più razionale piano di sfruttamento to Storico Italiano, n.58-60, III, Roma.
non è da escludere che tanto Olivella quanto economico e politico della zona. Foster-Hodges (1991): Colle S. Angelo e le origini di Colli a Volturno, Almanacco del Molise.
Montaquila potessero convivere nello stesso Tra gli attuali Comuni di Colli a Volturno, Hodges R. (1992): Villaggi altomedievali nell’Alta Valle del Volturno, Almanacco del Molise.
periodo storico sebbene non appaiano nei do- Montaquila e Fornelli si colloca Valle Porci-
Jamison E. (1972): Catalogus Baronum, Roma.
cumenti. na, fertilissima piana racchiusa tra le alture di
Pani Ermini L. (2000): Ricerche archeologiche nella provincia di Isernia: i territori di Pettoranello di
Un’altra area molto interessante dal punto di Monte S. Paolo, l’alto roccioso di Montaquila e
Molise e di Filignano. Atti del Convegno di studio (Campobasso, 2000) in corso di stampa.
vista archeologico è quella di Colli al Volturno. il fiume Vandra. Si tratta di un’area di grande
Raddi M., Di Sandro L. (2003): Fornelli attraverso le fonti storiche e la ricerca topografica e archeo-
Il sito scoperto su Colle Sant’Angelo, un edi- valore archeologico, come attestano i reperti logica di superficie, Isernia.
ficio religioso messo in luce dalla British Scho- di natura litica risalenti al periodo neolitico
Raddi M. (1999): Insediamenti e territorio dalla tarda antichità al Medioevo nella Provincia d’Iser-
ol at Rome, presenta due differenti fasi crono- ed eneolitico raccolti durante le ricognizioni nia, Roma.
logiche: una di V sec. d.C., l’altra della fine dell’ e la presenza di molti insediamenti d’origine
Valente F. (1986): Il territorio di Colli a Voltuno: preesistenze sannitiche romane alla colonizzazione
VIII e inizi del IX sec. d.C. romana legati ad un uso agricolo del territorio. dei monaci di San Vincenzo, Almanacco del Molise, Vol. II.
Un primo edificio a pianta basilicale costru- Le principali vie antiche di percorrenza del
24 25
S. Croce di
S
torie separate o negate, da Terravecchia all’Altilia,
alla fondazione dei conti di Molise: pergamene, carte
topografiche e ricognizione archeologica ricostruiscono
le vicende storiche di un complesso monastico sorto su di
un’antica arteria transmatesina.
28 29
A sinistra: cosa sia venuto a modificarsi in ambito am-
Cartula donationis (anno 1185) Donazione di ministrativo. A seguito di nuovi assestamenti
Roberto de Molisi alla chiesa di S. Croce di politico-territoriali l’intera contea di Molise
una terra in località Campate dove è edificata
viene ridimensionata e i de Molisio abbando-
la chiesa di S. Giovanni (da: Santoro 2006)
nano il feudo sepinate e con esso la proprietà
In basso: di S. Croce, spostando il baricentro economi-
Cartula donationis (anno 1201). Particolare. co-amministrativo nella civitas di Campobas-
Attestazione della trasformazione in
so. Tra le cause che concorsero alla decadenza
monastero di S. Croce (da: Santoro 2006)
del complesso monastico oltre alla perdita dei
lisio sembra vacillare allorquando, nel 1287, il suoi protettori, l’affermazione del nuovo culto
priore chiede il riconoscimento dei beni e dei religioso di S. Cristina o il probabile passaggio
diritti precedentemente acquisiti. Dopo un ad altro ordine conventuale.
vuoto documentario di quasi cinquanta anni, Documenti d’archivio fanno presumere che
nell’ottobre del 1340 S. Croce appare in chiara il cenobio non sia stato unicamente una filiale
difficoltà economica se, come è vero, il priore benedettina, ma forse, in precedenza, una sog-
Nicola de Sebastiano è costretto a vendere una gezione affiliata all’ordine templare. Il ritro-
casa in località Vallis Fetida per riparare parte vamento di una memoria ottocentesca a firma
delle mura del monastero che versano dirute: del regio agrimensore Benedetto Ferrante ese-
“…mancano denari o beni mobili di valore suf- guita nel 1850-51 riferisce: “Era tal ven. Moni-
ficiente alla riparazione e al pagamento delle stero della soggezione de’ Padri Templarj, che
maestranze”. Si comprende allora come qual- in copiosa famiglia lo abitarono fino ai tempi
detentore all’interno del comparto territoriale suoi beni anche extra-tenimentum presso Cu-
sepinate. Molteplici i toponimi di età medie- sano Mutri, Cerreto Sannita, Gioia Sannitica,
vale che si ricavano dalle fonti pergamenacee: Pietraroja, ottenendo peraltro l’esenzione del
Obasi, Vallis Fetida, Mandrevecchie, Gaisi, Bri- plateaticum (detassazione sui beni comprati e
czosa, Iungelupobus, rivus Merdarum, rivus Al- venduti) nelle piazze di Campobasso e Cam-
bum, Rivum Magota, rivimezum, Vicende, Cer- podipietra.
racletum, Molinelle, Forma Sancte Crucis, Aira Nonostante i benefici e i molteplici posse-
della Croce, Mainardi, Cannabina, Salmaroze, dimenti di cui l’ente monastico è detentore e
Pantanus, Campate, etc. dopo alterne vicende politico-economiche,
Nel XIII secolo il monastero accresce ulte- alla fine del XIII secolo, il monastero viene
riormente il suo patrimonio e accanto alle pro- assoggettato all’autorità diocesana, le dona-
prietà fondiarie, boschive ed edilizie, amplia i zioni vengono meno, e il patronato dei de Mo-
30 31
Mosaico a scala ridotta delle Tavolette
IGM F. 162, III S.O., Cusano Mutri 1954
IGM F. 162, III S.E., Morcone 1957
IGM F. 162, III N.E., Vinchiaturo 1957
34 35
In basso:
Passo S. Crocella.
Pianoro antistante l’edicola
(foto: W. Santoro)
A sinistra:
Ortofotocolor.
Particolare del pianoro con evidenza
dell’area occupata dal complesso
monastico e del tracciato viario
(da: Santoro 2006)
S. Crocella; Macera di S.ta Croci), si affianca Percorrendo la tortuosa arteria stradale che versante opposto della strada, risalta un’area
all’altrettanto chiara rappresentazione delle conduce al valico, alle policromie offerte dalla priva di vegetazione che, a differenza dei
forme architettoniche dell’edificio, nel mutare vegetazione si accompagna una presenza an- luoghi circostanti, pare avere un andamento
continuo delle dimensioni, come degli artico- tropica sempre più rarefatta; l’ampia macchia pianeggiante e regolare. Forse ricavato artifi-
lati volumi. a faggeta domina incontrastata, raramente in- cialmente, il pianoro è stato di recente com-
Infine, l’azione sistematica di ricognizione terrotta da radure per il pascolo d’altura. Giun- promesso dalla costruzione del metanodotto
di superficie, corroborata da una significativa ti al passo, la presenza di un’edicola comme- interprovinciale che ha divelto alcune delle
tradizione orale ancora viva sul posto, ha ve- morativa con iscrizione incisa costituisce un strutture murarie visibili supra terram sino ad
rificato la sostanziale attendibilità e coerenza forte indizio topografico circa la posizione del un trentennio fa.
dei dati emersi dalle fonti, acclarando la più complesso. La data posta sull’iscrizione, 1960, Particolarmente meritevole d’attenzione è
che verosimile ubicazione del monastero sul costituirebbe un momento in cui può supporsi poi una strada carrareccia lastricata. Il trac-
terreno e fornendo numerosi nuovi apporti la totale scomparsa di resti architettonici per- ciato doveva probabilmente servire da collega-
di conoscenza sull’insediamento monastico e tinenti l’edificio di S. Croce: Crux parva ubi mento strategico verso centri diversi e anno-
sulla viabilità antica e medievale del territorio. monasterium clarum. Poco oltre l’edicola, sul darsi a percorsi consolidati da tempo. Recenti
36 37
In questa pagina:
S.P. 94. Edicola
all’altezza di Passo S.
Crocella
(foto: W. Santoro)
Nell’altra pagine:
Passo S. Crocella.
Strada carrareccia
che risale il versante
di Monte Lamaturo
(foto: W. Santoro)
Bibliografia
Colonna G. (1962): Sæpinum. Ricerche di topografia sannitica e medievale. Archeologia Classica.
Rivista della Scuola Nazionale di Archeologia, XV, Roma: 80-107.
Cuozzo E., Martin J.M. (1998): Le Pergamene di S. Cristina di Sepino (1143-1436). Fonti per la Storia
d’Italia, Roma.
De Benedittis G. (1981): Sæpinum: città e territorio tra tardo impero e basso medioevo. Archivio
Storico per le Provincie Napoletane, XCIX: 7-30.
De Benedittis G. (1991): L’alta valle del Tammaro tra storia e archeologia. Studi Beneventani, 4-5:
scoperte archeologiche hanno difatti messo in S. Croce un punto di riferimento stabile nel 3-38.
luce le strutture di un ponte di età romana in paesaggio che assicura la sopravvivenza di un Esch A. (1999), Reimpiego dell’antico nel medioevo: la prospettiva dell’archeologo, la prospetti-
località Morgia del Ponte di Tufara. L’esisten- tracciato più antico. Il rinvenimento di alcuni va dello storico, in Ideologie e pratiche del reimpiego nell’alto medioevo. Centro Italiano di Studi
sull’Altomedioevo, XLVI, Spoleto 16-21 aprile 1998, Spoleto: 73-108.
za della costruzione doveva con buona pro- materiali di età classica non esclude né il reim-
babilità ricadere su un preesistente tracciato piego di spolia da un centro noto, né l’esistenza Feine H.E. (1942): Studien zum langobardisch-italischen Eigenkirchenrecht, II. Zeitschrift der
Savigny-Stiftung für Rechtsgeschichte, 62, kan. Abt., 31: 1-105.
viario, il quale, provenendo da Aecæ (Troia) si di una costruzione più antica in luogo di quella
sarebbe diretto alla valle del Tappino attraver- medievale. Ad oggi intuizioni e problematiche Giammarco E. (1990): TAM Toponomastica abruzzese e molisana, in Dizionario abruzzese e moli-
sano, VI, Roma.
sando il passo montano detto Rua di Ielsi per evidenziatesi nel corso della ricerca richiedo-
poi scendere nuovamente verso valle in dire- no verifiche immediate e riscontrabili con la Petrocelli E. (1995): Il Molise nelle immagini cartografiche. Cosmo Iannone Editore, Isernia.
zione della piana di Sepino, attraversare la cit- sola attività programmatica dello scavo arche- Santoro W. (2006): Il monastero di S. Croce in territorio di Sepino. Indagine storico-topografica,
Palladino editore, Campobasso.
tà romana, e valicando il passo di S. Crocella, ologico. Attestarsi sui risultati raggiunti non
raggiungere il municipio romano di Alife. Il avrebbe senso: metodo topografico e archeo- Wataghin G.C. (1999): …Ut hæc ædes Christo Domino in Ecclesiam consecretur. Il riuso cristiano
di edifici antichi tra tarda antichità e alto medioevo, in Ideologie e pratiche del reimpiego nell’alto
binomio chiesa-diramazioni stradali, racco- logico reclamano una conclusione univoca; un medioevo. Centro Italiano Studi sull’Altomedioevo, XLVI, Spoleto 16-21 aprile 1998, Spoleto: 671-
gliendo un testimone già noto nella devozio- inutile stallo produrrebbe, davvero, una storia 749.
ne classica, farebbe dell’edificio monastico di negata.
38 39
Le Maitunat’ di
Una tradizione secolare
di Luca D’Alessandro
contraddistingue dagli altri, rendendolo unico. lendo a turno sul palco ed esibendosi in brani
I temerari chiudono l’intensa nottata a mat- strumentali o cantati e maitunat’. I cantori de-
tino inoltrato, gli altri alle prime luci dell’alba. vono dare il meglio e sfoderare il loro miglior
Per qualche ora del tardo mattino del primo repertorio per ambire alla “Sonagliera d’oro”
gennaio sembra che tutto sia cessato, la quiete (che premierà il migliore), ma soprattutto per
dopo la tempesta, il meritato riposo dopo una soddisfare e divertire l’esigente platea.
nottata fredda e faticosa. È solo calma appa- Terminate le premiazioni e chiusa la mani-
rente perché nel primo pomeriggio si rinco- festazione, in paese ritorna la normale atmo-
mincia: ancora musica, maitunat’ e canzoni sfera di quiete, questa volta però non sarà in-
popolari. terrotta… almeno fino alla vigilia del prossimo
Tutte le squadre protagoniste della notte nuovo anno. Descrivere un fenomeno folclori-
sono pronte a sfidarsi davanti al pubblico, sa- stico come quello delle maitunat’ o analizzarlo
42 43
in modo scientifico cercando di estrapolare da
esso i vari aspetti antropologici, sociali, cultu-
rali, rituali non è affatto cosa facile se si pensa
di quanta spontaneità, animo popolare, prove-
nienza “dal basso” esso sia intriso. Ancor più
arduo risulta spiegare la tradizione a chi non
vi ha mai preso direttamente parte, non l’ab-
bia vissuta al seguito delle squadre o non si sia
calato nella particolare atmosfera della notte
del capodanno gambatesano; in questo senso
il rischio è quello di cadere nella banalità, di
non riuscire a renderne l’idea o ad esprimerne
l’animus, che contrassegna i protagonisti e gli
spettatori. Se a tutto ciò vogliamo aggiungere
l’incertezza storica delle origini e delle fun-
zioni (quindi la ratio), l’aleatorietà che ogni
tradizione orale si porta dietro, la mancanza
di fonti scritte a supporto di una tesi plausibi-
le che sia il frutto di un metodo sperimentale
etnomusicologico, ecco connotate le difficoltà
di inquadrare le maitunat’ in uno schema dog-
matico preciso.
44 45
In questa pagina:
“Giovanissimi”: le
maitunat’ non hanno
età, ecco dei bambini
alla fine degli anni ’50
(autore sconosciuto)
Nell’altra pagina:
“Squadra moderna
2008”: sono poche
le differenze tra una
squadra moderna
degli anni ’60 ed una
del 2008
(foto: A. D’Alessandro)
re le maitunat’, alle differenti finalità che esse adatta per la persona alla quale si rivolgeva e ktell’(due tavole con sonagli percosse tra loro), padri o dai nonni e appresi in modo autonomo.
hanno assunto nel corso del tempo, al modo di per l’argomento al quale intendeva riferirsi, a sunaglier (detta anche triccheballacche, sem- Non esistevano, se non in rare eccezioni, trom-
comporre le varie squadre, modificandone ge- scegliendo tra un ventaglio di soluzioni abba- pre in legno con tre battenti muniti di sonagli), be, tromboni, clarinetti, sax e fiati in generale,
rarchie e ruolo del cantore. stanza limitato. a “strgulator” (tavola scanalata), le varie squa- per via del loro elevato costo non compatibile
Una prima fase, della quale non può definir- Ogni maitunat’ conteneva un sottile doppio dre si recavano nelle abitazioni dei personaggi con il tenore di vita del tempo.
si chiaramente l’inizio, termina all’incirca con senso, naturalmente leggero, ironico e can- più in vista del paese e, godendo di una sorta Una seconda fase, che arriva fino agli anni
l’avvento del primo conflitto mondiale (anni zonatorio, che ne rappresentava la morale, di immunità, tacitamente concessa da tutti, ’50, vede il rinnovo delle maitunat’, soprat-
1915-1920). Questo periodo è caratterizzato quindi il messaggio principale che si voleva potevano permettersi, anche se in modo sot- tutto sotto il profilo dell’esecuzione. Dalle
dalle cosiddette maitunat’ antiche. La pecu- trasmettere. tile e mediato, di cantare vizi e virtù di que- maitunat’ antiche, si passa a quelle chiamate
liarità, rispetto alle attuali maitunat’, riguarda Le maitunat’ cosiddette antiche sono tipi- ste persone autorevoli, inattaccabili nel corso “semimoderne”. Il cambiamento, più che nei
principalmente il fatto che l’antico stornello, che di moltissimi paesi del Molise in cui i canti dell’anno. temi e nelle finalità, è soprattutto nelle parole
alternato ad un ritornello cantato e suonato, di questua erano una prassi molto diffusa, in Le squadre erano formate da un numero di e nella musica. Anche se ancora precostituite,
era precostituito e mancava quindi del requi- qualche caso ancora esistente. Muniti di fi- elementi difficilmente superiore a dieci unità. c’è una mutazione dell’intera struttura ritmica
sito dell’improvvisazione. Al cantore spetta- sarmoniche, organetti, chitarre, bufù (putipù Gli strumenti principali, oltre agli antichi ar- e del contenuto delle strofe. Per tutta la secon-
va, oltre all’esecuzione canora vera e propria, o caccavella) e antichi strumenti a percus- nesi artigianali a percussione tuttora utilizzati, da fase si continuano a praticare anche le mai-
il compito di scegliere il tipo di maitunat’ più sione di costruzione artigianale come a pak- erano la fisarmonica e l’organetto, ereditati dai tunat’ antiche, segno del non incisivo cambia-
46 47
A sinistra: senza l’ausilio di frasi fatte che esprimono solo
“La squadra degli anziani” degli anni ’90
(foto: U. D’Alessandro) la morale, senza allusioni o fraintendimenti.
La composizione delle squadre è molto cam-
biata rispetto ad alcuni decenni addietro, sia
maitunat’ più adatta tra un ventaglio di opzio-
per quanto riguarda il numero dei partecipanti
ni già precostituite, ma deve egli stesso intro-
sia riguardo agli strumenti musicali utilizzati.
durre l’argomento e improvvisare sul medesi-
I gruppi sono molto più numerosi e, grazie ad
mo, ricorrendo a tutta la sua fantasia per riu-
una fiorente tradizione bandistica, sono stati
scire a colpire nel segno. Di conseguenza, con
integrati da strumenti a fiato di tutte le catego-
l’introduzione dell’estemporaneità, le nuove
rie (ottoni e legni), dando alla squadra un tim-
maitunat’ danno luogo ad una severa selezione
bro sonoro completamente nuovo e originale.
tra gli interpreti: non basta più avere una bella
voce ed una discreta presenza scenica per can-
Conclusione
tare una maitunat’, ma bisogna avere il lessico
dialettale adatto a trovare rime, la capacità di
Scavare profondamente nella magia delle mai-
scovare aspetti nascosti del destinatario della
tunat’, alla ricerca delle sue vere origini, ri-
maitunat’, la prontezza di abbinare termini ru-
chiederebbe un approfondito studio e l’esame
stici, proverbi, doppi sensi, modi di dire e, so-
di varie e complicate fonti, impresa nella qua-
prattutto, la conoscenza degli avvenimenti più
le pochi si sono cimentati, data la quasi totale
importanti avvenuti in paese nell’ultimo anno.
assenza di rilevanti pubblicazioni in materia.
È proprio grazie all’estemporaneità dell’inter-
Va tuttavia rilevato l’attaccamento dei gamba-
pretazione che le maitunat’ di Gambatesa si
tesani alla loro tradizione di riferimento, tanto
discostano da tutte le altre elevandosi ad una
che, su una popolazione di 1700 abitanti, anco-
vera e propria forma artistica di teatro vivo e
ra nel 2008-2009 sono stati più di 15 i gruppi
improvvisato che richiede speciali abilità. Il
musicali che hanno preso parte alla manifesta-
forestiero resta stupito dalla capacità degli at-
zione, rappresentando tutte le età: tutti ignari
tori gambatesani nel trovare le rime che, allo
del perché e del come sia arrivato a noi questo
stesso tempo, siano esatte, divertenti, convin-
rito, ignari del significato, ignari di tutta la par-
centi, frizzanti e significative. Ogni maitunat’
te scientifica, antropologica e culturale, ma al-
è preceduta dal cosiddetto ritornell’, un moti-
trettanto sicuri che per loro non è capodanno
vetto di nove misure in tempo ternario suona-
se, la notte dell’ultimo dell’anno, non imbrac-
to da tutti i componenti della squadra, ripetuto
ciano i loro strumenti e scendono in strada a
mento a cui esse sono state sottoposte. Bisogna no fino ai giorni nostri. Le maitunat’ rinnova- due volte, con la funzione di introdurre la mai-
cantare e suonare.
far presente che in questa fase già qualcuno, no tutte le loro caratteristiche: musica, ritmo, tunat’. Successivamente il cantore si esibirà
in modo pionieristico, abbozzava le moderne interpretazione, scopo, significato, metrica e nel tradizionale canto supportato da una base
maitunat’. Questo è un esempio di come tali rime. ritmico-melodica, simile al ritornello, suonata
fasi non siano nette, bensì sovrapposte tra loro. In ordine di importanza, la novità più lam- da fisarmoniche, organetti, chitarre e percus- Bibliografia
La terza fase, diversamente dalla preceden- pante riguarda l’introduzione dell’improvvi- sioni “più delicate”, sulla quale egli improvvi- Antonio Fratangelo (1990): Alla mia terra
lontana. Ripalimosani: Arti grafiche La
te, esprime un cambiamento radicale nel modo sazione e la conseguente difficoltà dell’inter- serà due strofe che, se precisamente compo-
regione.
di comporre, interpretare e accompagnare prete nel cercare la giusta coppia di rime che, ste, formeranno una coppia di endecasillabi
musicalmente le maitunat’. Il nuovo stornello oltre ad avere corrispondenza letterale, deve in rima baciata, più la ripetizione dell’ultima
Antonio Fratangelo (2006): Dalla lingua
nasce nei primi anni ’30, si sviluppa negli anni anche essere divertente e pungente in modo strofa in coro con tutta la squadra, per chiu- d’Europa alle lingue europee. Siena: Annibal
’50 fino a consolidarsi e scalzare l’antico rito da suscitare l’approvazione dello spettatore. dere la maitunat’. Così facendo è possibile far Putequa.
negli anni ’60-‘70, giungendo intatto e genui- Il cantore non deve più limitarsi a scegliere la riferimento agli accadimenti in modo diretto,
48 49
Alla riscoperta di
52 53
una rete sinergica di cooperazione con gli enti In basso:
locali. Va menzionata in particolar modo la Mappa dell’area di insediamento della
collaborazione con l’Instituto Colombiano de cultura precolombiana dei Muisca
Antropologia e Historia, l’Universidad Exter- Il poligono nero individua i limiti dell’area in
nado de Colombia, il Departamento de Antro- cui erano stanziati i Muisca, corrispondente,
pologia del Universidad Nacional ed il Museo con una buona approssimazione, agli attuali
del Oro de Bogotà; il supporto dei collaborato- dipartimenti di Boyacà e Cundinamarca
ri italiani in Colombia, l’Ambasciata d’Italia e
l’Istituto Italiano di Cultura di Bogotà. A que-
80 76 72 Oranjestad 68
Atlantico
Caracas
Magdalena
Cesar
Lago de
Maracaibo
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Panama Panama gd
ale
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Sucre
Norte Venezuela
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8 Golfo Santander
Cordoba Bolivar 8
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Arauca
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Rio Meta
o
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Choco
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Sopra: dell’esigenza di provvedere ad una migliore Caldas
Boyaca
Casanare
A. Minelli, con una famiglia indigena in una Ocean y Providencia Bogota eta Vichada
Rio M
delle origini storiche e culturali delle popo-
riserva nelle vicinanze di Bogotà 4
Quindio
ca
(foto: B. Muttillo) lazioni precolombiane di Colombia e ad una 4
Cau
Distrito
Rio
Capital
interpretazione più specifica e diffusa della Tolima
Ri
Valle Del Cauca
o Or
Meta
in
oc
uscita ad affermarsi come disciplina autono- loro identità culturale e dei prodotti della loro
o
Rio Guaviare
Cauca
e
Huila Guainia
ar
ma che, scevra da giudizi e preconcetti di ogni cultura materiale.
ui
iq
Rio Guainia
Colombia
s
Ce
o
Ri
sorta, analizza ogni aspetto della cultura mate- Il progetto prende avvio dallo studio di una Guaviare
Narino
riale e che riconosce in tal modo la specificità, popolazione precolombiana in particolare,
Rio
importanza e dignità di ogni singola cultura, quella Muisca, attestata in Colombia nella Vau
p es
che ha il dovere di conoscere, comprendere e parte centrale della Cordigliera Orientale del- Ecuador Caqueta Vaupes
Rio
Uau
p es
Putumayo
0
preservare. le Ande, sull’altipiano Cundiboyacense, nelle Quito
0
Rio Negro
vicinanze della capitale Bogotà.
4000 m.
La missione italiana: L’attuazione della ricerca è stata possibile 3000
Ri
oP
Rio
Caq
u eta Brazil
un progetto a tutto campo grazie al contributo del Ministero degli Affari
u tu
m Amazonas
100
200 Kilometers
100
Am
0 200 Miles
ua
l’Università degli Studi del Molise, trae origi- siglio Nazionale delle Ricerche di Napoli, ma 4 4
Jur
0
Rio
ri
Rio Java
ne dalla consapevolezza e dal riconoscimento anche e soprattutto grazie all’instaurazione di 80 76 72 68
54 55
sti si aggiunge un significativo interesse mani- stenza di una società complessa, stratificata, sagrada: lagune, caverne, montagne, fiumi co-
festato a sostegno dell’iniziativa, in termini di organizzata in unità politiche indipendenti stituivano dei veri e propri adoratori naturali,
pubblicizzazione, divulgazione e formazione (cacicazgos), che aveva raggiunto un elevato li- sede di riti, cerimonie ed offerte presenziate
di studenti colombiani, in accordo con l’Amba- vello tecnologico. Una consapevole capacità di dalla figura dello sciamano. Personalità polie-
sciata Colombiana in Italia, da parte dell’Isti- adattamento all’ambiente consentiva inoltre drica e multisfaccettata, oltre al suo tradizio-
tuto Italo-Latino-Americano. la possibilità di uno sfruttamento differenzia- nale ruolo di guaritore, sacerdote e mediatore
to delle risorse, implicando così una notevole tra mondo naturale e soprannaturale, riveste
Nell’orizzonte della cultura Muisca diversificazione della produzione agricola e inoltre una funzione importante nella risolu-
l’accumulo di eccedenze alimentari, necessa- zione dei problemi psicologici individuali; è
Siamo nella zona centro-orientale della Co- rie per il sostentamento dell’èlite governante. un artista, specializzato nel canto, nella danza,
lombia, lungo l’asse della Cordigliera Orienta- Anche da un punto di vista religioso il rap- nella recitazione dei miti; è un accorto uomo
le delle Ande, nell’area comprendente Bogotà, porto con il territorio fu fondamentale: i Mui- politico, che si pone come mediatore in si-
dove tra il 600 e il 1600 d.C. fiorì la cultura sca configurarono la loro vita all’ambiente cir- tuazioni di conflitto. Infine, la sua intima co-
Muisca, popolazione di lingua chibcha, prove- costante. Si nutriva una concezione quasi mi- noscenza della natura, lo porta a qualificarsi
Mappa di densità dei principali siti
niente dall’America centrale. stica nei confronti della natura, in quanto ogni come una sorta di pianificatore ecologico in
archeologici muisca
Le testimonianze materiali rivelano l’esi- elemento di essa faceva parte di una geografia grado di gestire la conservazione delle risorse. (elaborazione grafica: G. Lembo)
Le tracce archeologiche
56 57
stante è la presenza di oggetti ceramici (vasi, con le popolazioni vicine, scambiandolo con
olle, coppe, mucuras, etc.) e, in sporadici casi, sale, prodotti tessili o smeraldi. Larga era in-
di momias, individui che hanno subito un par- vece la disponibilità del rame che, legato ad
ticolare processo di mummificazione. una minima percentuale di oro, dava luogo ad
una lega particolare chiamata tumbaga. L’uso
Lo scintillio dell’oro generalizzato di questa lega è motivato, oltre
che da ragioni funzionali (risparmio di mate-
L’oreficeria costituiva per i Muisca un’attivi- rie prime alloctone, abbassamento del pun-
tà molto intensa ma, poiché il loro territorio to di fusione dell’oro, maggiore facilità nella
era praticamente privo di giacimenti aurife- modellatura del metallo), anche da ragioni
ri, ottenevano l’oro attraverso il commercio simboliche: l’unione dei due metalli richiame-
58 59
Il potere del simbolismo degli indigeni, in quanto possedevano delle ca-
ratteristiche considerate speciali, che rivesti-
Qualsiasi rappresentazione nel mondo mitico vano per loro un significato particolare (come
e nell’immaginario muisca non costituisce una il colore, il comportamento, la vita sessuale,
semplice immagine a se stante, ma un simbolo etc.).
denso di significati complessi, l’incarnazione
visibile di un articolato sistema di pensiero, in La rana
cui ogni elemento del cosmo trascende la pura
sfera sensoriale per riferirsi a qualcosa d’altro. La figura della rana costituisce un simbolo
Esistono molte riserve in un campo tanto spe- vivo, che si incontra tuttora e frequentemente
culativo come quello del simbolismo insito nei in Colombia, soprattutto nell’artigianato loca-
reperti archeologici delle culture che, non co- le, testimoniando con la sua stessa presenza,
noscendo l’uso della scrittura, delegarono alla la persistenza di un legame con il passato che
sola testimonianza materiale l’oneroso com- resiste al trascorrere del tempo.
pito di farsi portatrice di tutto un mondo di L’analisi dei risvolti iconografici e simbolici
credenze, pensieri, sentimenti, strutture men- di tale rappresentazione ha costituito speci-
tali, che costituiscono l’identità stessa di una fico oggetto di ricerca, tramite un dettagliato
civiltà. In realtà la storia delle mentalità, dei studio dei reperti archeologici, un raffronto
sistemi di pensiero e dei valori, è caratteriz- con specifici sistemi di pensiero di popolazio-
zata da tempi estremamente lenti. In tal sen- ni passate pertinenti a differenti ambiti geo-
so la peculiarità del simbolo, come elemento grafici, un confronto etnografico con le attuali
che si conserva e persiste al passare del tem- popolazioni indigene colombiane.
po, si esprime al massimo delle sue potenzia- La figura della rana è molto frequente
Ornamenti in oro (diadema, orecchini,
collana), Museo del Oro di Bogotà lità nei contesti culturali che presentano una nell’oreficeria muisca, prevalentemente sotto
(foto: B. Muttillo) forte continuità di vita col passato, così come forma di pendagli e pendenti in cui notevole è
accade in Colombia in cui esistono tuttora nu- il grado di raffinatezza, come pure non di rado
merose tribù indigene che conservano, seppur è osservabile a rilievo sulle matrici in pietra
adattati alla propria unicità e specificità, alcu- per la produzione di oggetti di metallo in se-
ni tratti delle popolazioni del passato. rie. Si incontra inoltre nella ceramica, dipinta
In una società caratterizzata da una rela- in colore rosso o tendente al bruno, o, più fre-
zione quasi simbiotica con la natura, la fauna quentemente, sotto forma di applicazioni di
Tunjo in tumbaga, Museo del Oro di Bogotà
rivestiva un ruolo fondamentale, al di là del argilla sul corpo del vaso. Presso i Muisca la
(foto: banrep.org)
semplice sfruttamento di tipo alimentare: gli figura della rana non costituisce un simbolo a
animali sono onnipresenti in ogni espressione sé stante ma un complesso insieme di simbo- I tunjos sono figure antropomorfe
prevalentemente piatte, prive di volume e a
della vita dei Muisca, prestandosi ad innume- li. La sua straordinaria importanza è legata a
base triangolare, adatte per essere conficcate
revoli associazioni di tipo simbolico, a partire specifici aspetti culturali, al ciclo stesso della nel suolo o inserite in recipienti a bocca
dal campo mitico-religioso. La fauna, oltre ad vita, al mondo mitico religioso. Generalmente stretta. I soggetti rappresentati hanno tratti
essere legata alla storia mitica in quanto pro- questo piccolo anfibio viene associato al ciclo schematici e semplificati, si che il realismo
tagonista di miti sull’origine del cosmo e del- naturale ed alla fertilità nell’agricoltura in vir- della rappresentazione è sacrificato alla
la specie umana, rappresenta anche la forma tù della sua peculiarità di annunciare con il simbolizzazione dell’esigenza dell’offerta
e alla immediata espressione del ruolo del
assunta dallo sciamano durante il suo stato di gracidio l’arrivo delle piogge.
personaggio, indicato anche dagli ornamenti
trance e addirittura una forza ausiliaria nel- In realtà emergono altri forti nessi. La rana accessori che frequentemente arricchiscono
Pettorale in tumbaga, Museo Nacional di Bogotà la sua lotta contro gli spiriti maligni. Alcuni e l’idea della rinascita, legata al suo costume di le figure (maschere, bastoni di comando,
(foto: concessa dal Museo Nacional di Bogotà) animali più di altri richiamarono l’attenzione apparire e scomparire in relazione alle piogge; strumenti per la coca, etc.)
60 61
la rana in relazione all’acqua: la sua facoltà di Pendaglio in oro a forma di rana, Differenti moduli iconografici della rana nell’ambito dell’oreficeria muisca (disegni: B. Muttillo)
raggiungere la sacralità dell’elemento origina- Museo del Oro di Bogotà
(foto: concessa dal Museo del Oro di Bogotà)
rio, di stabilire un contatto con il divino e di
porsi da mediatore tra due forze opposte, l’ac-
qua simbolo femminile, e la terra, simbolo ma-
schile; la rana e la metamorfosi: la magia della
trasformazione costituisce un attributo fonda-
mentale della personalità sciamanica; la rana e
il mimetismo: la possibilità di camuffarsi, con-
fondersi con l’ambiente, agendo indisturbata
e senza incorrere in pericoli, ne fa l’animale
sciamanico per eccellenza; la rana come fon-
te per la preparazione non solo di veleni ma
anche di allucinogeni, indispensabili per pro-
durre quello stato di distorsione della realtà e
di alterazione psichica che è alla base del volo
sciamanico.
Da ciò si evince la complessità ed importan-
za del simbolo della rana nella mentalità mui-
sca. Probabilmente proprio in virtù delle sue
caratteristiche meno spettacolari ed evidenti
rispetto ad altri animali, la rana riesce ad eser- 3 cm
citare un fascino maggiore, celando, talvolta
sotto un aspetto sgradevole e nella mancanza La ricerca continua:
di armonia delle sue forme, un mondo inaspet- alle origini della popolazione Muisca
tato, di una suggestione e di una valenza sim- Bibliografia
bolica inimmaginabili. Il lavoro di ricerca portato avanti, oltre che Falchetti A. M., Plazas De Nieto C. (1973): El territorio de los muisca a la llegada de los españoles.
di fondamentale importanza ai fini della va- Quadernos de Antropologia, Universidad de los Andes, Bogotà.
lorizzazione e divulgazione di un patrimonio Reichel - Dolmatoff G. (1988): Orfebrería y chamanismo. Estudio iconográfico del Museo del Oro,
culturale relegato alla sola conoscenza degli Colina, Medellín.
specialisti del settore, ha permesso di mettere De Perdomo L. (1974): Introducion al estudio de la ceramica muisca, Universidad de Los Andes,
Facultad de Artes y Ciencias, Departamento de Antropologia, Bogotà.
in luce lacune conoscitive relative ai periodi
più antichi della storia colombiana. E’ emersa Duque Gomez L. (1979): El oro en las prácticas religiosas de los muiscas. In: Boletín Museo del Oro,
n. 2, Bogotá, 1-20.
la necessità di contribuire a chiarire le moda-
lità ed i meccanismi, nonché la cronologia del Langebaek Rueda C. H. (1989): Buscando sacerdotes y encontrando chuques: de la organización
religiosa muisca. In: Revista de Antropología y Arqueología, n. 6, Universidad de los Andes, Bogotá,
primo popolamento della Colombia, non an- 79-103.
cora ben chiara nel quadro dei ferventi dibat-
Legast A. (1995): La fauna muisca, Instituto Colombiano de Cultura, Bogotà.
titi sulla colonizzazione dell’intero continente
Lleras Pèrez R. (1996): Las estructuras de pensamiento dual en el ámbito de las sociedades indíge-
americano, e le dinamiche di adattamento cul- nas de los Andes Orientales. In: Boletín del Museo del Oro, n. 40, Bogotà, 3-15.
turale e comportamentale che hanno caratte-
Petitpierre F. (1975): The symbolic landscape of the Muiscas, Studies of Comparative Religion,
rizzato le popolazioni che si sono succedute Winter, 36-51.
nel corso del tempo, lasciando testimonianze
Cardale De Schrimpff M. (1981): Ocupaciones humanas en el Altiplano Cundiboyacense. In: Boletín
Olla con applicazione di rana, Museo importanti per la comprensione del substrato Museo del Oro, n. 4, Bogotà, 1-19.
Arqueologico San Jorge di Bogotà (foto: B. Muttillo) culturale e sociale della civiltà Muisca.
62 63
SPECIALE TESI
In questa pagina:
“Larthia Regolini”
(da: G. Pinza 1915)
Tra i primi tentativi di ricostruzione di un in Basilicata, della prima Età del Ferro. Attra-
costume funerario femminile antico figura verso l’utilizzo di una sagoma l’autrice ha rico-
quello di G. Pinza nel 1915. La donna che indos- struito il costume di una donna indigena sulla
sava tale costume è stata ritrovata nella tomba base di un attento studio filologico.
Regolini – Galassi di Cerveteri, scoperta nel La stessa sagoma è stata utilizzata in questo
1837 e risalente al 670-660 a.C., che è una del- articolo per ricostruire il costume funerario
le scoperte di maggior rilievo in tutta la storia della donna sannitica, vissuta in epoca prero-
dell’etruscologia. Larthia, questo il nome che mana nel territorio molisano. costruito il costume funerario di ogni singola ornamenti in confronto a quelli indossati dalle
G. Pinza le attribuì per via delle iscrizioni ap- L’esame di venti sepolture, appartenenti ad sepoltura, soprattutto grazie alla documenta- donne pentre. Nei corredi personali delle se-
poste su alcuni oggetti del corredo, fu immor- individui di sesso femminile, ha permesso di zione grafica esistente. polture di Termoli, Guglionesi, Larino e San
talata in una riproduzione dello scorso secolo ipotizzare le caratteristiche dell’abito funera- Le necropoli prese in esame appartengono Giuliano di Puglia gli ornamenti sono realiz-
con i ricchi ornamenti e immaginata seduta su rio di ogni singola donna. tutte alla popolazione sannita, ma sono per- zati in bronzo, ferro, ambra, pasta vitrea, vetro
una sedia ricostruita con elementi di bronzo: A tal fine sono state innanzitutto individua- tinenti a due entità tribali diverse: Termoli, e osso. Nella necropoli di Pozzilli i materiali
in realtà oggi sappiamo che tali elementi sono te nel territorio molisano sei necropoli, presso Guglionesi, Larino e San Giuliano di Puglia non documentati sono l’ambra e il vetro, men-
relativi a un carro e che gli ornamenti sono di Termoli, Guglionesi, Larino, San Giuliano di sono riferibili ai Frentani, Pozzilli e Gildone ai tre nella necropoli di Gildone mancano anche
pertinenza maschile. Puglia e Pozzilli, databili al VI secolo a.C., e in Pentri. la pasta vitrea e l’osso.
L’evoluzione del pionieristico tentativo di G. agro di Gildone la cui datazione rimanda alla Per quanto riguarda il corredo personale Comune a tutte le necropoli indagate è l’as-
Pinza è il contributo pubblicato nel 1985 da M. fine del V secolo a.C. Per ogni necropoli è stato non ci sono dubbi sulla ricchezza esibita dagli senza di altri materiali e metalli preziosi come
Andriani, che ha effettuato una ricostruzione proposto un catalogo, nel quale, oltre ad essere individui delle necropoli frentane rispetto ai l’oro e l’argento.
del costume funerario femminile di alcune descritta la tipologia della tomba e gli oggetti Pentri: i costumi funerari delle donne frenta- Analizzando i diversi costumi si nota che
sepolture della necropoli di Valle Sorigliano del corredo vascolare e personale, è stato ri- ne sono sicuramente più complessi e ricchi di essi sono costantemente caratterizzati dalla
64 65
SPECIALE TESI
66 67
SPECIALE TESI
principale per la tutela della casa. tre come in una sepoltura di Caracupa, risa-
Se fosse valida l’ipotesi secondo cui l’utiliz- lente all’VIII secolo a. C., e nella tomba 153
zo delle collane e la presenza di fibule, sia di di Castel di Decima. Ulteriori studi, rivolti ai
ferro sia di bronzo, fossero destinate a sottoli- costumi funerari, potranno realizzarsi in fu-
neare l’età avanzata di un individuo, come nel- turo laddove vi siano sufficienti documenta-
la tomba catalogo n. 1, si potrebbe attribuire a zioni derivate dagli scavi delle necropoli. Ad
questa donna il ruolo matriarcale nel proprio esempio, sulle stele in pietra calcarea della
nucleo familiare, come suggerisce anche la Daunia, la regione corrispondente all’attuale
presenza del coltellino. Inoltre, come per le Puglia settentrionale, figurano incisioni che
altre sepolture della stessa necropoli, sembra caratterizzano la veste dell’individuo, utili alla
che l’utilizzo dell’anello da sospensione, ap- rielaborazione dall’abito funerario e alla com-
peso probabilmente a una cintura di materiale prensione di questo popolo vissuto anch’esso
deperibile, fosse esclusiva delle donne mature nell’epoca preromana. La stele rappresenta
e anziane. La quantità di anelli indossati po- il corpo del defunto schematizzato in una la-
trebbe testimoniare, oltretutto, l’età avanzata stra rettangolare completata dalla testa a tutto
dell’individuo (nella tomba catalogo n. 1 ne tondo e dalle braccia che venivano incise sulla
sono stati rinvenuti due esemplari). parte frontale.
Nel caso di Termoli è stato possibile dimo- L’eterogeneità delle genti italiche suscita
strare che gli individui femminili giovani in- grande interesse sotto ogni punto di vista; le
dossavano i torques, mentre quelli adulti le riscoperte di questi costumi svolgono un’im-
Frammenti di chatelaine in bronzo collane, il più delle volte realizzate con mate- portante funzione rivelatrice della loro visione Necropoli di Caracupa: grande anello da so-
(foto: A. Naso) riali preziosi. Diverso è il caso di Larino dove della morte. spensione (da: G. Bartoloni 2006)
gli individui femminili indossavano entrambi
L’utilizzo di questa resina fossile è ben docu- gli oggetti, come si riscontra, ad esempio, nei
Bibliografia
mentata dal ritrovamento di tre pendenti, uno cataloghi 13 e 14, senza nessuna distinzione di Di Niro A. (1981): Necropoli arcaiche di Termoli e Larino: campagne di scavo 1977-78, La rapida
dei quali a testa di sileno, rinvenuti nella tom- età. L’anello da sospensione, talora decorato Grafedit, Matrice.
ba catalogo n. 8 di Termoli. con motivi geometrici incisi, costituisce l’og- Andriani M. (1985): La necropoli di Valle Sorigliano. In: Bianco S. e Tagliente M. (a cura di), Il Museo
Le tipologie e le forme variegate degli og- getto più caratteristico delle sepolture, spe- nazionale della Siritide di Policoro: archeologia della Basilicata meridionale, La Terza, Roma, 53-57.
getti in molte sepolture tendono ad eviden- cialmente a Larino, Termoli e a Guglionesi,
Di Niro A. (1986a): Guglionesi, necropoli arcaica. Conoscenze 3: 153-164.
ziare il ruolo della donna nel proprio nucleo dove però le decorazioni sono rare. L’uso di
familiare e lo status sociale nella comunità; a tale oggetto, che sembra essere una prerogati- Di Niro A. (1986b): Gildone, necropoli sannitica. Conoscenze 3: 164-171.
volte rappresentano anche modelli strutturati va delle popolazioni frentane ad eccezione di Di Niro A. (1990a): Gildone (Campobasso): località Morgia della Chiusa. In: Soprintendenza
che sottolineano l’appartenenza a uno specifi- San Giuliano di Puglia, attesta un particolare Archeologica e per i Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici del Molise (a cura di), Scavi e
co periodo di vita, spesso ripartito in quattro valore simbolico attribuito al ruolo della don- scoperte, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato Libreria dello Stato, Roma, 117-119.
fasi: infanzia, adolescenza, maturità e vecchia- na nella comunità che non è condiviso da altre Di Niro A. (1990b): Guglionesi (Campobasso): località Santa Margherita. In: Soprintendenza
ia. Fra gli oggetti del corredo personale del ca- popolazioni di ceppo sannita, come i Pentri. Archeologica e per i Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici del Molise (a cura di), Scavi e
talogo n. 1 della necropoli di Termoli è presen- La presenza dell’anello da sospensione nel- scoperte, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato Libreria dello Stato, Roma, 119-122.
te un frammento di coltellino di ferro; il signi- le diverse sepolture potrebbe evidenziare il Tagliamonte G. (1997): I Sanniti: Caudini, Irpini, Pentri, Carricini, Frentani, Longanesi, Milano.
ficato di questo oggetto è da relazionare con ruolo di madre dell’individuo e la funzione Bartoloni G. (2003): Società dell’Italia primitiva: lo studio delle necropoli e la nascita delle aristo-
il ruolo domestico attribuito a tale donna. G. di riproduzione della donna, soprattutto se crazie, Carocci, Roma.
Bartoloni ha per esempio notato che nell’Età confrontate con alcuni corredi laziali del pe- Di Niro A. (2004): San Giuliano di Puglia. Rituali funerari di una piccola comunità agricola di VI-V
del Ferro il possesso di un coltello attribui- riodo orientalizzante, dove gli anelli, spesso di secolo a. C. Conoscenze 1-2: 89-102.
va alla donna nell’Etruria e nel Lazio il ruolo grandi dimensioni, vennero deposti sul ven-
68 69
AGENDA
O ltre ad Ötzi, la mummia
dell’uomo del Similaun in
esposizione permanente, in
U n emozionante viaggio
lungo il cammino evoluti-
vo dell’uomo, in cui ai reperti
L a mostra riunisce, dopo
complessi restauri, le ecce-
zionali testimonianze materiali
mostra circa sessanta mum- archeologici e antropologici rinvenute nelle necropoli della
mie, dalla provenienza, età si affiancano opere e installa- comunità picena di Matelica
e modalità di conservazione zioni d’arte, in un allestimento (MC), risalenti al VII secolo
più disparate, che gettano ricco di suggestioni sensoriali a.C. La straordinaria mole di
luce sull’affascinante feno- e coinvolgenti supporti grafici reperti venuti alla luce per-
meno della mummificazione, che stimolano nel visitatore mette di ricostruire non solo
diffuso in tutto il mondo e interrogativi su alcuni aspetti la fisionomia di una comunità
lungo l’intero arco della storia Marzo Gennaio 2010 fondamentali della nostra straordinariamente ricca ed
Giugno Settembre dell’uomo. I preziosi esempla-
ri, mostrati nel loro contesto
27 10 identità di primati e sulle
peculiarità che ci contraddi-
articolata, ma, nei suoi molte-
plici legami con mondi lontani,
19 30 culturale, sono accompagnati Divus Vespasianus. stinguono. consente di superare l’ambito
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AGENDA EVENTI LIBRI
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di approfondimento e divulga- delle aree archeologiche, attraver- Ominidi e uomini prima di sostanzialmente legate al l’insieme degli aspetti legati
zione di temi inerenti la tutela, so il ripristino dei giardini e degli Homo Sapiens caso. Armato di questa idea, alla produzione – dall’estrazio-
la fruizione, la valorizzazione antichi sentieri. Saranno proposti Giorgio Manzi Diamond si lancia in un appas- ne del minerale sino alla rea-
dei beni culturali, il dialogo e la spettacoli e letture al tramonto. I sionante giro del mondo, alla lizzazione del manufatto finito
cooperazione culturale. E’ previ- luoghi del viaggio: Pompei, Ercola- Una storia ricerca di casi esemplari con i – e mettendoli in rapporto con
sta la partecipazione di Istituzioni no, Pozzuoli, Cuma, Oplontis, Villa prima della quali illustrare e mettere alla il contesto storico, culturale
The 15th Annual Meeting of e Paesi Esteri, Regioni, Province, Damecuta, Villa Jovis, Pausylipon. storia: ossa, prova le sue teorie ed economico. Questo primo
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72 73
LIBRI
Che cos’è l’etnoarcheologia civiltà con una propria storia,
Massimo Vidale proprie leggi e propri modelli
di vita che hanno lasciato trac-
L’archeolo- ce indelebili tanto nella nostra
gia condi- cultura quanto nel patrimonio
vide con le genetico. Come ha scritto
altre scienze Braudel, malgrado la vittoria di
storiche la Roma ‘’che cosa significano le
necessità parole vittoria e sconfitta rife-
di ricostru- rite a masse piene di vita che
ire eventi si insediano, perdurano e sono
passati e riconoscibili ancora oggi?’’.
non diret- Giunti Editore, 2006, pp. 126
tamente € 6.50
osservabili, quasi procedendo
a ritroso nel tempo. Gli etnoar-
cheologi imparano a ‘tradurre’ Pour une archéologie du rite.
i resti archeologici del mondo Nouvelles perspectives de
antico studiando la cultura l’archéologie funéraire
materiale, le tecniche, la Scheid John
formazione dei depositi arche-
ologici odierni, sia presso le Questo
culture tradizionali del Terzo volume pre-
Mondo sia nella nostra stessa senta una
società. I processi di globaliz- serie di stu-
zazione economica e culturale di condotti
del pianeta, in questo stesso in differenti
momento, minacciando la contesti
diversità economica e cultu- funerari eu-
rale delle società tradizionali ropei, al fine
superstiti, rendono urgente e di illustrare
difficile questo tipo di ricerca. le differenti metodologie
Carocci Editore, 2004, pp. 128 investigative e di sottolineare
€ 10 (Consultabile al CERP) l’importanza di un approccio
pluridisciplinare: la collabora-
zione stretta con gli antropo-
Popoli italici. logi fisici, gli archeozoologi e
L’Italia prima di Roma palinologi rende ormai possi-
Delia Guasco bile la ricostruzione dei costu-
mi funerari.
Prima che Editore Ecole française de Rome,
Roma si im- 2008, pp.358 € 88
ponesse su
tutta l’Italia,
la Peniso-
la era un
groviglio di
popolazioni
diverse, de-
finite spesso
dagli scrittori greci e romani
come barbare, selvagge, bel-
licose. In realtà si trattava di
74