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Anche accettando che non si possa dare contenuto alle idee della ragione, si
potrebbe pensare che esista un altro modo di raggiungere la verit assoluta,
attraverso la logica pura, che altro non che il pensiero spinto all'estremo
della formalizzazione. Kant riteneva che la verit matematica fosse assoluta
in virt delle forme trascendentali; i logicisti di fine Ottocento e primo
Novecento speravano di arrivare al medesimo risultato attraverso un sistema
logico formale. Ma il teorema di indecidibilit di Gdel ha definitivamente
chiarito l'impossibilit di costruire il pensiero sulla sola forma della logica:
nessun sistema di tal fatta potr mai contenere tutta la verit, resteranno
sempre verit indimostrabili formalmente. Quanto alle categorie kantiane, la
fisica teorica le ha superate mostrando che possibile costruire e verificare
teorie scientifiche incompatibili con esse.
L'unica via d'uscita consiste nella chiara distinzione tra verit relativa e verit
assoluta. Quest'ultima irraggiungibile per l'essere umano; non sappiamo se
vi siano altri esseri che l'hanno raggiunta o la possono raggiungere. La
debolezza del pensiero umano fa s che queste stesse argomentazioni
ricadano comunque nella sfera del relativo.
I termini corretti della distinzione tra verit relativa e verit assoluta sono
stati posti per la prima volta in modo esauriente dal filosofo indiano del II
secolo Ngrjuna. La corrente Mdhyamaka del buddhismo Mahyna, da lui
fondata, ha fornito le basi filosofiche del buddhismo tibetano, in particolar
Ne risulta che il pensatore occidentale non trova altre possibilit, oltre alla
ragione ed alla fede. Ma lo scetticismo le travolge entrambe, perch la
religione occidentale intrisa di ragione. Il cristianesimo storico, infatti,
La quotidianit della vita, da cui siamo partiti, viene esaltata da queste scuole
al punto di diventare l'oggetto centrale della meditazione: la tathata, che si
provato a tradurre con "quiddit", l'evento in s che precede ogni
elaborazione. Secondo la scuola dell'illuminazione improvvisa, il pi
insignificante dei fatti quotidiani pu suscitare l'illuminazione di una persona.
Per gli occidentali, invece, la fede certezza assoluta della formula: se dico
"Credo in Dio padre ... creatore del cielo e della terra" vuol dire che pongo
quest'affermazione in modo assoluto al di l di ogni dubbio e di ogni
discussione. Intendo quindi veramente che indiscutibile che ci sia un Dio
che ha creato il mondo. Si tratta in realt di una sintesi di filosofia occidentale
e religiosit semitica: la parola assoluta per il suo significato, come una
dimostrazione geometrica assoluta per la sua struttura logica, ma si prende
come punto di partenza il testo sacro o il dogma. La cultura occidentale
permeata da questo concetto, tanto che gli stessi scienziati, anche quando
sono in urto con l'autorit religiosa, mantengono questo atteggiamento:
Galileo diceva che Dio si esprime in linguaggio matematico. Con somma
ironia, coloro che si appellano ai libri sacri contro la scienza assumono il
medesimo atteggiamento, perch prendono tali libri alla lettera, come se
fossero testi scientifici. Il "credo" quindi trattato come gli assiomi di Euclide:
verit autoevidente per il suo contenuto, da cui derivare ogni ragionamento.
Questa pretesa di verit formale, per essere corretti, non era propria del
monoteismo pi antico, l'ebraico. L'atteggiamento ebraico non quello di
cercare la letteralit del significato, ma il potere della parola: non logos
(parola/ragionamento logico) ma davar (parola/azione). Gli Ebrei non hanno
dogmi, hanno la Torah. Anche fra loro ci sono quelli che la usano in senso
dogmatico di tipo logico, ma in fondo essi tradiscono la propria cultura
riassorbendo atteggiamenti pi ellenici, cristiani o mussulmani che ebraici.
Non procedo oltre nell'approfondimento della religiosit ebraica, che
meriterebbe altro spazio, per tornare alla questione della verit assoluta. Mi
limito a dire che a mio parere, spogliandola degli aspetti dogmatici, che di per
s non sono ebraici, essa pu trasformarsi in una via verso la verit,
attraverso la quale si potrebbe ricostruire anche il cristianesimo.
Ora possiamo spiegarcene il motivo: la scienza opera per alcuni aspetti come
il pensiero orientale, non come il pensiero ellenico! I grandi scienziati del
passato, a partire da Galileo, erano troppo intrisi di pensiero occidentale per
rendersene conto.
Dobbiamo quindi ricostruire una visione del mondo che tenga conto di
entrambe le tradizioni dell'umanit. Ci che hanno in comune le parti migliori
di entrambe il porsi come metodi e non come punti di arrivo preordinati.
Non sincretismo, significa accogliere il punto di vista secondo il quale per
ogni cosa ci sono metodi, tecniche, vie, nessuna delle quali valida in assoluto,
tutte utili nei rispettivi ambiti. La verit assoluta irraggiungibile, se non
attraverso un cammino spirituale individuale. Sta a ciascuno di noi trovare la
propria via, conservando il rispetto per le altre.
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moderni.
Adottiamo dunque la classica definizione della verit come corrispondenza tra
linguaggio e fatti: diciamo che una proposizione vera se essa esprime ( in
corrispondenza con) un fatto vero. Questa sostanzialmente la definizione di
Aristotele, da cui Alfred Tarski ha sviluppato la versione della logica
matematica. Ora non stiamo seguendo un procedimento logico in senso
stretto, per cui la definizione va bene cos.
E' dunque possibile che una proposizione del linguaggio umano sia
corrispondente in modo assoluto con un fatto assoluto? Il fatto stesso che si
tratti del linguaggio "umano" fa s che una corrispondenza incondizionata,
assoluta con un fatto incondizionato, assoluto sia impossibile, dato che
l'uomo, e quindi il suo linguaggio, per sua natura limitato. Nessuna
proposizione del linguaggio umano pu esprimere l'assoluto. Il linguaggio
umano, indissolubilmente legato con la ragione umana, a sua volta legata
alla natura umana in generale, introduce di per s una limitazione in ci che
pu esprimere.
In base alla definizione che abbiamo dato, la verit assoluta, quindi, non
esprimibile.
Dal nostro punto di vista, una verit riferita ad un linguaggio non umano
inaccessibile sul piano dei concetti, quindi a tutti gli effetti per noi non esiste.
"La Via suprema non ha nome; il discorso supremo non ha parole." [Zhuangzi, cap. II].
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Che cosa vuol dire, realmente, "X esiste"? Noi crediamo nell'esistenza di
moltissime cose, in tutte le sfere che la nostra tradizione culturale riconosce.
Quando diciamo che qualcosa esiste, intendiamo di solito che vi
Ma gli universali? E' sufficiente leggere il codice della strada, tanto per
restare nell'argomento dei carri e dei mezzi di trasporto dotati di ruote, per
vederli svanire. Che cos' un'automobile? in che cosa differisce da un
motociclo o da un autocarro? Le definizioni di questi oggetti si rivelano, ad
un'attenta analisi, del tutto arbitrarie: previsto, ad esempio, un veicolo
chiamato quadriciclo, esiste l'autoveicolo, mentre l'automobile non esiste.
Confrontando le definizioni del codice stradale italiano con quelle
comunemente adottate nel linguaggio di tutti i giorni, ci si rende conto che la
classificazione dei veicoli pu essere fatta nei modi pi svariati. Il senso
comune finisce per adottare definizioni che risultino comode per l'uso
quotidiano, senza troppe sottigliezze.
Ma noi stessi siamo fatti di particelle - che non sono realmente particelle!
Tutto il mondo fenomenico, secondo la fisica del XX secolo, si fonda su entit
a cui non si pu applicare la tradizionale categoria di sostanza. Infatti tale
categoria applicabile alle particelle, non alle onde, ma la fisica ci dice che le
particelle sono anche onde.
Non si tratta di due alternative fra le quali si deve scegliere: sono invece
metodi di accesso a sfere diverse, entrambe per presenti nella natura
umana, che simultaneamente razionale ed irrazionale.