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Politecnico di Milano

Scuola di Architettura e Societ


Corso di Laurea Triennale in Scienza
dellarchitettura

Progettare
un gioco da architetti
La letteratura per capire il progetto

studente:
Mirko Sblendorio

Relatore:
Elisabetta Ginelli

Matricola:
761249

Anno Accademico:
2016/2017

indice
Capitolo 1; Quello che non si insegna alluniversit

1.1 il coraggio

1.2 la curiosit

1.3 il corretto uso dellesperienza

Capitolo 2; la consapevolezza

2.1 lo spirito del tempo

2.2 definizioni

2.3 architettura sistemica

2.4 lascolto

2.5 casi studio

Capitolo 3; la scatola dei giochi


3.1 lapprendimento significativo

3.2 il gioco come strumento di interazione con la realt

3.3 il gioco come strumento di interazione con il possibile

3.4 gioco e architettura

Capitolo 4; il gioco del quindici



4.1 il tema progettuale

4.2 le esigenze

4.3 i parametri

4.4 la messa a sistema degli obbiettivi

Capitolo 5; il gioco dellelastico


5.1 progettazione verticale

5.2 tipi di vincoli

5.3 le relazioni tra i vincoli

5.4 progettazione orizzontale

5.5 le parti; del gioco; i campi dazione dei progettisti

5.6 il filo del gioco; le informazioni

Capitolo 6; il bim

6.1 la modellizzazione del progetto

6.2 la verifica del progetto

6 .3 la documentazione progettuale

(1)
quello che non si
insegna alluniversit

1.1 il coraggio
E curioso che il coraggio fisico sia cos comune nel mondo e il
(Mark Twain)
coraggio morale cos raro.
La denuncia dello scrittore americano, vissuto nella seconda
met dell 800 ripresa altres da un altro grande scrittore, Gianni Rodari, che in una delle sue opere denuncia lesistenza di
una diffusa
tendenza a scavarsi ciascuno[] una piccola nicchia di quiete personale1. Arrivando a definirla come un epidemia che rende larte del compromesso alla portata di tutti2.
La scelta di arrivare ad un compromesso, il cui significato attribuile alla definizione di Soluzione incompleta e spesso discutibile, cui
si portati da motivi o interessi contingenti, si ripercuote anche sulle scelte di natura progettuale, con tutte le conseguenze del caso.
Nellambito architettonico queste conseguenze possono essere inscritte nel ramo sociale durante lo svolgimento della pratica professionale e nellambito relativo al pensiero critico durante gli anni di formazione universitaria. Il pensiero critico, generalmente inteso come
una tipologia di pensiero composta da riflessioni col fine di crearsi
una propria opinione personale. Le due questioni, sono solitamente di natura consequenziale. Generalmente nellambito universitario
che noi studenti formiamo la base delle nostre linee di ricerca future basate su un insieme di idee principali. Tuttavia, dobbiamo prestare particolare attenzione alla natura di queste idee. Risulta infatti
necessario sottolineare come, praticare attivit di matrice cultura1
2

Gianni Rodari, Pensieri per genitori, Roma, D.O.GE. 1996.


Ibidem

le oggi, siano esse relative a pittura, letteratura o cinema significhi


anche prendere coscienza dellinvasione praticata da parte della
cultura consumistica e mediatica che ci circonda. Larchitettura, al
pari di queste arti, non viene esentata da questo tipo di contaminazione. Negli ultimi tempi ha infatti dovuto constatare lo sgretolamento dei confini entro cui si tenuta integra fino a pochi decenni
fa, per cedere alle influenti pressioni di altri settori professionali relativi
allambito dei media. E sempre pi comune il caso di grandi aziende che legano il proprio nome a quello di progettisti di fama internazionale. Secondo le sociologhe Gabriella Lo Ricco e Silvia Micheli
La cultura architettonica destinata al grande pubblico diventa importante allinterno di un sistema in cui il fare architettura viene associato sempre pi a operazioni economiche e di marketing: si richiedono
nomi e volti a cui riferirsi. Ed Essi non mancano!3.
Sempre pi spesso tali progettisti tendono a servirsi dei moderni sistemi
di comunicazione per amplificare la loro fama. Per descrivere questo
fenomeno stato coniato il termine archistar. Larchitetto mediatico,
appunto larchistar, nasce da tale intreccio di processi che, allinterno
dei testi critici tradizionali, non sono mai stati esplicitamente denunciati.
Le conseguenze di questi fenomeni a livello culturale hanno portato ad una concezione dove il fare architettura viene associato sempre pi ad operazioni economiche e di marketing.
Larchitettura diventa tessuto, trama, perde la sua concretezza volu-

AA, VV. Lo spettacolo dellarchitettura, profilo dellarchistar, Milano, Mondadori editore,


2003.

metrica, si raref. Jean Nouvel promette superfici leggere, vetrate impalpabili, come per dire che larchitettura bidimensionale, che deve
tutta entrare nelle pagine patinate delle riviste. Frank Gehry entra nel
suo studio, appallottola un foglio di carta e dice ai suoi fedeli realizzatori in Cad: voglio quello. Cos vaporizza larchitettura, la rende cipolla
e suggerisce che il packaging molto pi importante del prodotto.
Questa evoluzione dello stile lultima conseguenza della vittoria delle
riviste. Nessun timore che alle superfici non corrispondano spazi, che la
fruizione in diretta sia una delusione, per non parlare della delusione
degli utenti, [...] la pressione mediatica frutto spesso di unurgenza
aziendale che impedisce la riflessione sulle cose del costruire, perch
riflettere causa ritardi4.
Almeno inizialmente, lurgenza a suggerire analogie superficiali,
apparentemente e momentaneamente efficaci, ma, alla fine, sempre effimere e caratterizzate da una rapidit di consumo incontrollabile, stupefacente e frustrante. Daltra parte il fare accademico,
inquinato dal freno dei vecchi schemi di studio, non riesce mai ad
essere presente nelle dinamiche architettoniche attuali: il suo pensiero non riesce ad affrontare il tempo e la mutazione culturale in atto.
I risultati di queste pratiche culturali si ripercuotono sulle citt, somma
finale del fare architettura. Ma cosa sono per noi aspiranti architetti le
citt? cosa rappresentano nel nostro percorso di studi darchitettura e
nello svolgimento della professione? Non esiste una risposta univoca,
per alcuni la definizione di citt pu avvicinarsi a quella data da Italo
Calvino, scrittore italiano della seconda met del novecento nel suo

4
5
6

AA, VV, Ibidem


Calvino, Italo, Le citt invisibili, Milano, Oscar Mondadori, 2016.
Calvino, Ibidem.

celebre libro Le citt invisibili, dove descrive le citt come un insieme


di tante cose: di memoria, di desideri, di segni dun linguaggio5 pro-

seguendo definendole come luoghi di scambio, come spiegano tutti i


libri delleconomia, ma questi scambi non sono soltanto di merci, sono
scambi di parole, di desideri, di ricordi6. Per altri la definizione pu essere
simile a quella fornita da Aldo Rossi, secondo cui le citt sono insiemi di
fatti urbani, simili alle opere darte in quanto essi sono una costruzione
nella materia, e nonostante la materia, di qualcosa di diverso:
sono condizionati ma condizionanti7.Oppure si pu abbracciare
la definizione data da Renzo Piano, secondo cui la citt molto di
pi di un insieme di edifici, di istituzioni, di strade o di piazze. [...] La
citt un modo dessere, uno stato danimo, una atmosfera dello spirito, una sensazione, la citt emozione.8Qualsiasi sia lidea di
citt che si condivida, bisogna prestare attenzione ad una caratteristica, propria di tutte le citt, quella relativa alla collettivit che esse
rappresentano ed ospitano, divenendo promotrici di eventi sociali.
C di pi quel che si vede in loro quindi, le citt producono molto di pi
dei trends, dei brands and logos, sono il luogo in cui possibile ancora sperimentare il gioco collettivo dellidentit, in cui possibile uscire
per diventare parte di chi guarda e riguarda, tocca ed toccata.9 La
parola citt, se pronunciata evoca, come un sasso lanciato nello stagno, differenti significati che vanno ad estendersi in molteplici direzioni,
mantenendo comunque un richiamo unitario alla loro origine. Parole
quali storia o contesto richiamano ideali condivisi di citt; Citt come
contenitori di storie, le nostre, inserite in un contesto unico ed ogni volta
differente. Queste caratteristiche, uniche per ogni luogo, caratterizzano

7
8
9

Rossi, Aldo, Larchitettura della citt, Milano, Citt studi editore, 2010.
Piano, Renzo, La responsabilit dellarchitetto,Bagno a Ripoli (Firenze), 2010.
La Cecla, Franco, Contro larchitettura, Bollati Boringhieri editore, Torino, 2008.

levento citt, permettendo di distinguerla dalle altre; definiscono quindi


la sua identit. Dellidentit delle citt gli architetti (ed i futuri architetti,
cio noi) ed i progettisti (Urbanisti, Ingegneri e geometri) sono custodi ed artefici. Possediamo una forte responsabilit, il nostro compito
dovrebbe essere quello di salvaguardare lidentit propria dei luoghi;

altrimenti, il rischio quello di diventare meschini senza accorgercene.12

Ma come possiamo noi giovani studenti senza esperienza affrontare il problema? Lesperienza arriva con il tempo, ma la passione, una
grande passione no. Il significato del termine passione in questo ambito viene riassunto dalle parole di Rodari, il quale la intende come;

Invece al giorno doggi larchitetto cala sulla citt il suo mantello


per garantire che sia alla moda, contemporanea davvero, inserita davvero nei trends che fanno lhappening, la cornice dellevento.
Salvo poi rinchiudersi nellalibi di non avere nessuna responsabilit, di
essere un umile artista. I grandi architetti sono diventati stelle internazionali e, quando una citt aspira a comparire nella rete mondiale, cerca di affidare a uno di loro la realizzazione di un edificio valido
come testimonianza, ovvero capace di provare la propria presenza al
mondo, di provare lesistenza di quella citt nella rete, nel sistema.10
Eppure gli architetti non possono essere delle autentiche star []
essere star, come lo sono stati o lo sono gli attori del cinema significa diventare oggetti di cultole star sono protagonisti di un mito[]
Dallarchitetto, dal designer e anche dallartista ci si aspetta invece che svolga un ruolo legato alla realt, rispondente a domande
concrete, a bisogni pratici, a volte addirittura ad atti di protesta.11

la capacit di resistenza e di rivolta; lintransigenza nel rifiuto del fariseismo, comunque mascherato; la volont di azione e di dedizione, il coraggio di sognare in grande; la coscienza del dovere che abbiamo come uomini (e come architetti aggiungo)
di cambiare il mondo in meglio, senza accontertarci dei mediocri cambiamenti di scena che lasciano tutto cos comera prima: il coraggio di
dire no quand necessario, anche se dire di s pi comodo, di non
fare come gli altri, anche se per questo bisogna pagare un prezzo.12

Il nostro dovere come studenti che stanno formando un sistema di idee, che sar la base critica delle nostre riflessioni progettuali future, consiste nel prendere
coscienza dellesistenza di questi fenomeni . Il passo successivo
affrontarli,

Larchitetto o aspirante tale, che abbia la volont di fare della buona


architettura, dovrebbe comprendere come;

10

La Cecla,Franco. Contro larchitettura, Torino, Bollati Beringhieri editore, 2008.


AA, VV. Lo spettacolo dellarchitettura, profilo dellarchistar, Milano, Mondadori editore,
2003.

12

11

13

E viene ulteriormente approfondito con le parole dellarchitetto Piano;


Semplicemente cos, se non hai questa forza, che ti viene anche
da una spinta etica, se non hai questansia del sociale, sei solo uno
sciocco. E tutto un mondo: o ce lhai dentro, o non ce lhai. E se non
ce lhai non hai niente da dire, o quel che dici pura gestualit.13

Fin quando le citt e le pratiche messe in atto per comprenderla

Gianni Rodari, Pensieri per genitori, Roma, D.O.GE. 1996.


Piano, Renzo, La responsabilit dellarchitetto, conversazione con Renzo Cassigoli, Bagno a
Ripoli (Firenze) ,Passigli editore, 2010.

e trasformarla non rinunceranno alla carica del colpo di genio riformatore di cui larchitettura sembra oggi la rappresentante pi
alla moda[...] saranno soltanto esercizi inutili, capricci di sedicenti creativi baciati in backstages asettici dalle parche della moda.14
Secondo queste definizioni il progetto si delinea come unazione dintervento nelle dinamiche dello svolgimento della vita , individuale e collettiva, che non pu prostrarsi alle sole logiche formali, tralasciando tutti
gli aspetti che intervengono durante le fasi del pensiero progettuale
e del successivo inserimento dellarchitettura nel contesto specifico.
Un ruolo chiave in questo complesso gioco di incastri di differenti settori
qual il progetto di architettura lo giocano le universit , a cui affidata
la riforma della professione. Bisogna prestare attenzione alle osservazioni secondo cui a noi studenti non vengono dati strumenti di osservazione, di analisi, di lettura dellimpatto sociale dei propri progetti 15
Queste perplessit sullefficienza del sistema didattico relativo allinsegnamento della professione sono condivise anche da Ludovico Quaroni secondo cui;
Sarebbe fondamentale, per quanto riguarda linsegnamento dellarchitettura, che gli architetti che ancora credono nella progettazione come controllo di tutte le parti che sono in gioco nel proprio lavoro, tentassero di mettere a punto un sistema
didattico basato sulle correlazioni fra le varie discipline che si insegnano nelle nostre facolt. Cosa che oggi, purtroppo, non avviene.
Il che comporta un ripensamento dei diversi statuti disciplinari, una

14
15

La Cecla,Franco. Contro larchitettura, Torino, Bollati Beringhieri editore, 2008.


Ibidem, La Cecla.

rivisitazione dei loro contenuti e una formulazione di nuove metodologie didattiche relazionate al mutato quadro sociale ed istituzionale
dellUniversit.16 Quaroni prosegue definendo limpostazione acca-

demica in larghissima parte obsoleta.17 Possiamo anche decidere di


ignorare lo stato e le dinamiche di una scelta a cui non siamo stati chiamati a definirne lorigine,siamo per obbligati a prendere atto
dellimpossibilit della non interazione, chiamati, a divenire i futuri progettisti della qualit della vita e dellabitare. Questa assunzione di responsabilit da parte di noi studenti necessaria se non vogliamo che
larchitettura finisca in un canto del cigno, che si riduca allopera di un
manipolo di ultimi grandi artigiani scavalcati dalla logica delle ragioni
immobiliari18
Dalla raccolta di queste riflessioni emerge come sia necessaria una
trasformazione del ruolo culturale dellarchitetto e delle relative applicazioni professionali che ne derivano. Il principale canale evolutivo
potrebbe essere lambito universitario, dove, si necessita di nuovi processi educativi atti a ri-formare il ruolo dellarchitetto, sottolineandone la responsabilit nei confronti della comunit ed al contempo
sollecitandone la curiosit critica. Curiosit che nasce e deve essere stimolata attraverso la sollecitazione ad un pensiero critico e non
meccanizzato di apprendimento delle nozioni, stimolando una ricerca
continua, alla ricerca di differenti fonti che vadano a rafforzare, o al
contrario contraddire quelle che sono le nozioni presentate allinterno di un normale corso, innescando riflessioni critiche in merito. Cos
facendo lapprendimento diviene parte di un processo continuo,

Quaroni, Ludovico, Progettare un edificio: otto lezioni di architettura, Roma, Gangemi


editore, 1993.
Ibidem, Quaroni.
18
Tagliagambe, Silvano, Lalbero flessibile. La cultura della progettualit. Milano, Dunod
editore, 1998
16
17

che trova seguito oltre gli studi universitari, con lacquisizione di nuove nozioni e la successiva integrazione allinterno delle gi esistenti
conoscenze, creando un tipo di intelligenza progettuale che non si
basi sul solo utilizzo di frammenti di conoscenze o di dati esperenziali.

informazione. Ci spinge ad addentrarci in nuove avventure del pensiero, esplorando nuovi orizzonti sperimentali e progettuali, dando cos
nuova vita ad uno dei beni intellettuali pi preziosi richiesti in architettura
e nel mondo professionale; linnovazione. Il termine curiosit assume,
secondo lo scrittore seicentesco di origine spagnola Sebastin De Covarubbias, unaccezione positiva e nello stesso tempo negativa. Positivo, perch la persona curiosa si cura in modo diligente delle cose, e
negativo, perch indaga senza riguardo cose abitualmente segrete e
Licei ed universit non sono pi vivai di studiosi che nel sedicesimo secolo Francesco Bacone definiva mercanti di luce. Siamo addestrati a
riservate20. Il lato positivo, assume un valore universale, dove le nostre
chiedere quanto costa e quanto tempo ci vuole, e non perch?
indagini di approfondimento, mosse dalla nostra curiosit valicano o
(Alberto Manguel)
contraddicono le idee che noi progettisti avanziamo. Riguardo al lato
descritto come negativo, va puntualizzato che tale definizione fu coIl coraggio in precedenza descritto contribuisce a creare una deterniata in unepoca di forti censure culturali. Al giorno doggi, tale conminata immagine di architetto. Limmagine che va componendosi
notazione negativa non esiste. Queste azioni possono essere accostate
nella nostra mente, si rif ad un ideale di architetto attento alle sue
allatto di verificare le informazioni e le teorie che ci vengono trasmesse
responsabilit nei confronti degli altri e della societ. Questimmagine,
durante le lezioni o tramite le indicazioni bibliografiche. Tutto ci con
tuttavia, non pu e non deve, essere composta solamente dalla virt
lobiettivo di accogliere o contrastare tali teorie. Lo spazio dove questo
del coraggio. necessario ai fini dellequilibrio, e del progetto, che gli
gioco avviene un universo del tutto immateriale e concettuale, simile
architetti e, noi studenti imparassimo a porci domande. La domanda,
a quelli dove ci si muove durante lo sviluppo del progetto. La differenza
diventa un potente strumento progettuale e di conoscenza. Il punto
consiste nelle modalit di esplorazione. Il primo pu essere associato
interrogativo risulta essere il nostro cavallo di battaglia verso la conad una ricerca nel buio dove ci si muove in maniera approssimativa,
quista del pensiero critico. La fisionomia del punto di domanda, ripresa
consci delle informazioni che si va cercando, ignorando per dove le si
in termini architettonici, richiama vagamente quella di una scala che si
troveranno. Luniverso del progetto, disposto nello stesso spazio reso
eleva, partendo dalla base fornita dal punto. Fare domande ci eledifferente dal rapporto diacronico in essere.Il termine diacronico
19
va , il fare domande diviene segno rivelatore di unaltra virt prestato preso in prestito dalla scienza linguistica perch ritenuto il termine
sente nella mente di noi studenti e progettisti; la curiosit. La curiosit
pi adatto per descrivere questa peculiarit. Con questa parola si indidiventa quindi il nostro principale strumento contro la cattiva o parziale

1.2 LA CURIOSITA

19

Manguel, Alberto,Una storia naturale della curiosit,Milano, Feltrinelli editore, 2015. (12)

20

Ibidem, Manguel. (23)

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