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Rivista di politica economia e cultura fondata da Piero Calamandrei

Anno LXXII n. 8-9

agosto-settembre 2016

Populismo, democrazia, insorgenze.


Forme contemporanee del politico
a cura di Francesco Biagi e Gianfranco Ferraro
5

Francesco Biagi e Gianfranco Ferraro, Questo speciale


Populismo democrazia partecipazione

9
19
43
57
79
95
122
127

Mario Pezzella, Critica della ragione populista


Benjamin Arditi, Il populismo come egemonia e come politica? La teoria del populismo di Ernesto Laclau
Stefano G. Azzar, Ernesto Laclau: populismo come logica
politica per la sinistra postmoderna
Gianfranco Ferraro, La fede sovrana: populismo, democrazia, verit
Giovanni Allegretti, Invertendo una spirale al ribasso:
quale ruolo per i percorsi partecipativi?
Nadia Urbinati, Cosa rende democratica la rappresentanza?
Silvia L. Gil, Per un femminismo non solo egemonico
Danilo Soscia, Chi ha inventato il pubblico? Domande e
brevi postille a Scrittori e massa di Alberto Asor Rosa

Contesti e percorsi del populismo

133
147
159
169
181
191

Carlos De La Torre, Il populismo e la politica dello straordinario in America Latina


Francesco Biagi, I populismi italiani e il deserto della sinistra
politica. Unanalisi del tempo presente
Thomas Casadei, Tempi brevi della politica e populismo dilagante: il caso italiano
Marco Tarchi, LItalia, Terra promessa del populismo?
Luca Onesti, La via portoghese e il vicolo italiano
Rosario Scandurra, Podemos: storia di una breve parabola
politica
Prospettive presenti

205
212
223
232

Jacques Rancire e Ernesto Laclau discutono su Stato e democrazia, un dialogo a cura di Amador Savater
Populismo, utopia e forme politiche del presente, in dialogo con
Boaventura De Sousa Santos
Populismo, utopia e forme politiche del presente, in dialogo con
Pierre Macherey
Gli autori

In coperta #Nuitdebout, Place de la Rpublique, Parigi, marzo 2016,


foto di Arianna Lodeserto
Questo numero stato licenziato per la stampa il 24 agosto 2016
4

IL POPULISMO COME EGEMONIA E COME POLITICA?


LA TEORIA DEL POPULISMO DI ERNESTO LACLAU
Il lavoro di molti di noi non sarebbe stato lo stesso senza linfluenza
intellettuale di Ernesto Laclau, uno dei pensatori politici pi lucidi
della sua generazione1. difficile non lasciarsi attrarre infatti dalla sua
prosa le metafore, leleganza della sua coreografia concettuale, luso
frequente di esempi o la facilit con la quale assembla i suoi argomenti
nutrendosi del lavoro di filosofi, linguisti, psicanalisti e storici. Laclau aveva un talento speciale per attrarre i suoi critici nel suo campo
concettuale e interpretare i loro argomenti attraverso le lenti della sua
appropriata terminologia. Quando questo non sembrava possibile, era
ugualmente abile a indebolire e scacciare le critiche con risposte che
sembravano avere la medesima forza del sillogismo.
In questo, Laclau ha seguito i passi di Louis Althusser, un pensatore
che si muoveva pure lui a suo agio nel terreno intertestuale e che sempre
cerc di presentare i suoi argomenti come se fossero conclusioni di per
se stesse evidenti. Althusser non un estraneo qualunque, proprio per
loggetto delle teorie presenti nel suo primo libro di saggi, Politica e
ideologia nella teoria marxista (1978). Laclau abbandon gradualmente le
tesi althusseriane sullautonomia relativa delle sovrastrutture e in ultima
istanza sulla determinazione delleconomia negli scritti che concimarono
il terreno per Egemonia e strategia socialista (1987). Quello che risuona
persino in Egemonia cos come in Nuove riflessioni sulla rivoluzione del
nostro tempo (1993) e in La ragione populista (2005) il talento di Althusser nel dare al suo discorso il profilo di un ragionamento che non
sembra lasciare nodi irrisolti.
La ragione populista stato scritto in maniera tale che il suo tema
di studio sembri essere la continuazione e la conferma della teoria
post-gramsciana di Laclau sullegemonia. Legemonia il mezzo attraverso il quale il populismo si dispiega e, come vedremo, a breve
1
Il saggio stato pubblicato originariamente nella rivista Constellations, vol. 17,
n. 2, 2010, pp. 488-497. La seguente traduzione, in accordo con lautore, una versione ampliata dello stesso. La traduzione dallo spagnolo a cura di F. Biagi (ndt).

19

difficile trovare differenze tra quella teoria e questa, salvo per il fatto che
il populismo enfatizza la divisione dello spazio politico in due campi
antagonisti. Nei primi tre capitoli del libro, Laclau esamina le teorie di
Margaret Canovan, Kenneth Minogue e vari altri lavori inclusi nella
conosciuta pubblicazione di Ghita Ionescu e Ernest Gellner sul populismo. Discute anche quello che sostengono Gustave Le Bon, Gabriel
Tarde, William McDougall e Sigmund Freud riguardo i gruppi, le
moltitudini e i leader. Questo prepara il lettore per quello che sar la
sua stessa interpretazione del populismo.
Sebbene questa revisione bibliografica e concettuale sia istruttiva, mi
sembra pi interessante esaminare le sezioni successive, dunque quelle in
cui Laclau formula la propria posizione in maniera esplicita. Non voglio
confondere il lettore con molteplici glosse didattiche su quello che lautore
intende per discorso, differenza, articolazione e tanti altri termini del suo
lessico. Preferisco concentrarmi su alcune tensioni che percepisco fra i suoi
argomenti sul populismo (o sulla politica come populismo). Parafrasando
qualcosa di simile detto da Gaston Bachelard, il modo migliore di onorare
un grande pensatore quello di polemizzare con le sue idee.
Domande, equivalenza, antagonismo e popolo
Laclau elabora la sua questione in due movimenti. Nel primo di questi
ci presenta una serie di assunti semplificatori che in seguito abbandoner
per arrivare a quella che descrive come la sua nozione sviluppata di populismo2. Il passaggio da una fase allaltra viene effettuato, tra le altre cose,
mediante lintroduzione di significanti fluttuanti in un discorso che fino
a questo punto quindi si era concentrato su significanti vuoti. I significanti vuoti gli servono per spiegare la costruzione delle identit popolari
quando in un collettivo le frontiere sono stabili, e ci che rimane fuori.
Nella versione pi elaborata della sue riflessioni, i significanti fluttuanti
gli consentono di contemplare la rimozione di queste frontiere quando
le forze populiste sono impegnate nella guerra di posizione. Tuttavia,
limpressione che il lettore ha nel leggere la Ragione populista che si tratta
meno di due versioni, quanto piuttosto di differenti modulazioni di uno
stesso nucleo concettuale. Questo si deve al fatto che le idee e in breve
la struttura delle discussioni e la sintesi teorica che proprio Laclau offre in
varie parti del libro sono simili nelle due fasi della sua argomentazione,
quella semplificata e quella pi elaborata.
Laclau sviluppa la sua teoria del populismo in sei passaggi che valgono per qualunque delle due fasi o modulazioni del suo argomento.
2

20

E. Laclau, La ragione populista, Roma-Bari, Laterza, 2008, p. 219.

La sequenza la seguente: (1) quando le domande sociali non possono


essere assorbite differentemente per i canali istituzionali (2) esse si convertono in domande insoddisfatte che entrano in relazione di solidariet
o equivalenza tra loro e (3) si cristallizzano dietro i simboli comuni che
(4) possono essere capitalizzati dai leader che interpellano le masse frustrate e dunque cominciano a incarnare un processo di identificazione
popolare che (5) costruisce il popolo come un attore collettivo per
confrontare il regime esistente con il proposito di (6) esigere il cambiamento di questultimo. Si tratta di una narrativa governata dalla tesi
della politica-come-populismo, la quale divide lo scenario del conflitto
in due campi e produce una frontiera o una relazione antagonista tra di
essi, e anche dai riferimenti continui ai significanti fluttuanti, dallidea
della carenza, o mancanza costitutiva, che viene presa in prestito dalla
psicanalisi, dalleterogeneit, dalla distinzione tra la nominazione e i
concetti, e dalla primazia della rappresentazione3.
La nozione di domanda o, pi precisamente, di domanda sociale, opera
come lunit minima della sua analisi. Il termine indica una petizione
e un reclamo. Il transito da quella a questo costituisce una delle caratteristiche definitorie del populismo: per questo che le domande sono
un reclamo4. Laclau in seguito distingue tra domande intra-sistemiche
e anti-sistemiche, cio tra domande che possono essere accomodate
dentro lordine esistente e domande che rappresentano una sfida per
questultimo. Le prime egli le chiama domande democratiche, e si soddisfano quando sono assorbite e posizionate come differenze allinterno
dellordine istituzionale. Nella terminologia di Antonio Gramsci che
Laclau utilizzava nel passato, le domande democratiche sono proprie di
una egemonia che assorbe le dissidenze come differenze interne al suo
discorso. Per esempio, quando le lotte operaie in richiesta del suffragio
per i salariati sono finalmente riconosciute dal sistema liberale esistente:
lincorporazione dei lavoratori come cittadini elettori costituisce un assorbimento differenziale della loro domanda, che certamente non lascia
intatto il terreno preesistente, dato che conduce alla democratizzazione
dello Stato liberale al fine di salvaguardare leconomia capitalistica del
mercato. Le domande anti-sistemiche sono invece domande popolari o
domande che rimangono insoddisfatte. Queste ultime sono lembrione
del populismo: a partire da queste che si pu iniziare a costruire il
popolo che si confronter con lo status quo5.
3
A volte Laclau colloca la parola popolo tra virgolette e altre volte non le utilizza.
Non spiega perch. Probabilmente per evitare che ci si confonda con luso sociologico del termine. Qui stato scelto di collocare la parola senza virgolette poich il
contesto serve a chiarire quando si usa in una maniera o in un altra.
4
Cfr. E. Laclau, La ragione populista cit., p. 69.
5
Cfr. ivi, pp. 70, 120-121.

21

Loperazione chiave in questultimo processo la convergenza di domande sociali multiple in una catena di equivalenze e la conseguente
suddivisione della societ in due campi antagonisti. Lidentit che risulta
da questa operazione di equivalenza pi ampia rispetto a quella dei particolarismi che la compongono, ma non annulla la natura differenziale
delle domande e identit che si articolano tra loro nel campo popolare.
O meglio, essa il suo denominatore comune. Questa identit pi ampia
o sovraordinata segue la proposta di Gramsci sullegemonia: a differenza
di unalleanza politica circostanziale, che lascia intatta lidentit dei
conglomerati che vi partecipano, legemonia modifica lidentit delle
forze che intervengono attraverso valori e idee condivise che permettono
loro di configurare un blocco storico.
La costruzione del campo popolare intimamente legata alla maniera
in cui Laclau concepisce il popolo. Egli si riferisce al lavoro di Jacques
Rancire in termini molto elogiativi e compara la sua nozione di popolo
con quella di demos del filosofo francese. Per Rancire, il demos non una
categoria sociale preesistente, ma il nome dei paria, di coloro ai quali
si nega unidentit in un determinato ordine di polizia. Il demos un
intermedio: appare nellintervallo che si apre tra la declassificazione
del luogo che gli stato assegnato nellordine esistente e la sua simultanea identificazione con i soggetti in cui desidera convertirsi6. la parte
di coloro i quali non hanno parte nella comunit e a sua volta la parte
che identifica il suo nome con il nome della comunit7. Laclau usa una
terminologia di origine romana (populus e plebs), ma ugualmente le idee
di Rancire si riverberano nella sua concezione di popolo. Lo vediamo
leggendo che la costituzione del popolo un compito politico e non
un dato della struttura sociale8, la qual cosa coincide con linsistenza di
Rancire nellevitare la confusione tra il demos e un gruppo sociologico
gi identificato: ovvero, allo stesso modo del demos, il popolo scisso
internamente tra populus e plebs, il tutto e la parte e la modalit
populista di costruzione del popolo richiede unoperazione che presenti
la plebs come la totalit del populus9.
Ma Laclau e Rancire differiscono, tra le altre cose, rispetto il ruolo
della legittimit. Per Rancire la politica sorge quando il popolo appare
come eccedenza di tutta la conta empirica delle parti della comunit10.
La legittimit non gioca alcun ruolo nella concettualizzazione dello
6
Cfr. J. Rancire, Poltica, identificacin y subjetivacin, in B. Arditi, El reverso de la
diferencia. Identidad y poltica, Caracas, Nueva Sociedad, 2000, p. 149.
7
Cfr. J. Rancire, Il disaccordo. Politica e filosofia, Roma, Meltemi, 2007, pp. 30-31;
Id., Dieci tesi sulla politica, in Id., Ai bordi del politico, Napoli, Cronopio, 2011, p. 184.
8
Cfr. E. Laclau, La ragione populista cit., p 212.
9
Cfr. ivi, pp. 77, 88 ss.
10
Cfr. J. Rancire, Dieci tesi sulla politica cit., p 189.

22

scalpore introdotto dal demos nella partizione del sensibile, o meglio:


la legittimit di questa perturbazione del dato riguarda il qualcosaltro
che c in gioco in un disaccordo, o semplicemente irrilevante affinch
appaia questa differenza evanescente che Rancire chiama politica.
Laclau, al contrario, sostiene che per ottenere il popolo del populismo
abbiamo bisogno di qualcosa di pi: abbiamo bisogno di una plebs che
reclami di essere lunico populus legittimo11. La citazione abbastanza
eloquente nella misura in cui presenta la legittimit come un tratto
distintivo della plebs populista. Come possiamo intendere la legittimit
e il suo ruolo nella sfida populista? Cosa implica che una domanda o
un insieme di domande insoddisfatte generi un soggetto agglomerato
attorno a domande legittime? difficile saperlo, quindi Laclau introduce
questo qualificativo della plebs senza svilupparlo. un peccato che non
lo abbia fatto, visto che quello della legittimit pu essere un percorso
potenzialmente produttivo per lo studio del populismo. Un indizio di
questo la distinzione classica tra il paese reale e il paese formale: nelle
controversie politiche i populisti invariabilmente si situano dal lato
del paese reale, dando quindi per scontato che la legittimit genuina
si radichi in esso.
Lunificazione della plebs e la sua identificazione con un leader
Prima di dire qualcosa in pi sulla parte che reclama per s il nome
della comunit intera, voglio fare riferimento al ruolo del leader in questa
teoria del populismo. Laclau lo concepisce quasi come una derivazione
logica della sua riflessione intorno al nominare e alla singolarit. Suo
punto di partenza sono le situazioni nelle quali il sistema istituzionale
sperimenta quelle scosse che gli impediscono di mantenere unita la
societ. Quando questo succede, il nome diventa il fondamento della
cosa, e aggiunge che un assemblaggio di elementi eterogenei tenuto
assieme in maniera equivalenziale solo da un nome , per forza di cosa,
una singolarit12.
Questo il preludio di una sequenza argomentativa che ci porta
dallequivalenza al nome del leader. Con le parole di Laclau: la logica
equivalenziale conduce alla singolarit, e la singolarit allidentificazione
dellunit del gruppo con il nome del capo13. Non si sta qui riferendo a
persone realmente esistenti, ma al nome del leader come funzione strutturale, al leader come un significante vuoto o puro dellunit. Quando
E. Laclau, La ragione populista cit., p 77.
Ivi, p 94.
13
Ivi, p 95.
11
12

23

per invoca le due icone del canone occidentale per dare pi sostanza
a questa idea, rapidamente Laclau passa dal nome e dalla singolarit
agli individui in carne e ossa. In primo luogo, ricorda Hobbes, secondo
il quale solo un individuo pu incarnare la natura indivisibile della
sovranit, e successivamente ricorda Freud per cui la formazione di
una individualit e qui siamo daccordo con Freud riguarda anche
la formazione di un popolo14. Il corollario di questa personalizzazione
del principio di unit che senza un leader non ci pu essere popolo e
pertanto non pu esserci nemmeno politica. Forse per questo i lettori di
Laclau che hanno attraversato la politica in Argentina, Spagna, Venezuela
e altrove insistono sul ruolo preponderante del leader.
Chi ha familiarit con il lavoro intellettuale di Gilles Deleuze e di Flix
Guattari, contesterebbe la conclusione di Laclau sul ruolo del leader,
ricordando il provocatorio passaggio di Millepiani nel quale gli autori
segnalano che non sempre sia necessario un generale affinch un insieme
di n di individui sparino contemporaneamente15. Questo significa che ci
pu essere azione concentrata senza che ci sia un direttore dorchestra.
Anche Negri, Hardt, Virno e altri teorici della moltitudine obietteranno al ruolo che Laclau assegna ai leader, dato che la moltitudine un
soggetto collettivo la cui unit cade fuori della logica dellequivalenza.
La moltitudine refrattaria al n+1 di unidentit sovraordinata forzata
mediante catene di equivalenze: ci svaluta pertanto la singolarit delle
singolarit che la compongono. Nel togliere soggettivit alla moltitudine
di unidentit sovraordinata, essi devono rifiutare anche la tesi che la
singolarit debba necessariamente essere concepita sulla base dellidentificazione con un leader. Chiunque abbia partecipato a insorgenze come
quelle degli indignati del 15M in Spagna, Occupy Wall Street negli Stati
Uniti, #YoSoy132 in Messico o il movimento Passe Livre in Brasile non
ha accettato di costituirsi come singolarit nelle modalit proposte da
Laclau. Nonostante questo, non abbiamo dubbi nel qualificare queste
esperienze come politiche.
Il forte attaccamento al leader che in realt lattaccamento a un
leader forte continua a essere discutibile anche nel caso in cui una
persona sia riluttante a ispirarsi a una soggettivit mutitudinaria o a
soccombere alla fascinazione per le assemblee di Occupy Wall Street o
del 15M. Il leader non semplicemente un significante vuoto ma anche
una persona, che apre la possibilit di invertire la rotta sullunificazione
simbolica del gruppo intorno lindividualit. Lanalisi di Laclau si concentra sulla meccanica attraverso la quale la politica-come-populismo
Cfr. Ibidem.
Cfr. G. Deleuze-F. Guattari, Millepiani. Capitalismo e schizofrenia, Roma, Castelvecchi, 2005, p. 52.
14
15

24

genera coesione in funzione dellindividualit, e non sulle obiezioni


di chiunque veda nel personalismo un modo di unificazione del popolo, e una serie di rischi poco edificanti. Tra questi ultimi, la pretesa
infallibilit del leader, il suo ruolo di arbitro supremo nelle dispute tra
differenti fazioni, la percezione di una messa in discussione del leader
nei termini di una infedelt, cos come il fatto che lattaccare il leader
possa diventare quasi un casus belli, con la tendenza conseguente alla
repressione del dissenso nel nome dellunit del popolo, o la possibilit
che lapprezzamento del leader finisca al contrario per trasformarsi in
culto della personalit. Questa inversione di rotta converte il carattere
populista dellautorit della plebs in qualcosa di poco fondato nella
prassi: si tratta quindi di un carattere che ha validit a prescindere dal
popolo, il quale non discute pi i dettami del leader.
Laclau non si ferma neanche a esaminare la fragilit del processo
successivo dentro uno schema personalista come quello che opera
nel populismo. La plebs si identifica con il nome del leader come un
significante dellunit, ma sappiamo anche che questo leader una
persona realmente esistente. Se il populismo crea una sfida al sistema istituzionale con il proposito di re-istituirlo e se il nuovo nasce
sempre con le impronte della forza che a esso hanno dato vita, c da
supporre che il nuovo processo istituzionale avr il sigillo del leader
con il quale si identificata la plebs. Questo genera un problema.
Secondo Claude Lefort, alcune delle caratteristiche della democrazia
stanno nel fatto che lo spazio del potere un luogo vuoto, sebbene
non perch la democrazia implichi un vuoto di potere, ma al contrario
perch il luogo pu essere occupato da chiunque senza che nessuno
in particolare lo incarni16. Per quello che sappiamo intorno al ruolo
dellindividuo nella politica-come-populismo che propone Laclau,
difficile dire che il luogo che occupa il leader, nel nuovo processo
istituzionale, sia vuoto; essendo quello il suo architetto e inquilino
originario, ci riduce effettivamente le possibilit che lo spazio del
potere possa essere occupato da qualcun altro. Ma presto o tardi tutti
i leaders devono essere sostituiti: sia per limitazioni costituzionali sia
perch la morte giunge per tutti. Come evitare il trauma del ricambio
del leader quando il nuovo schema istituzionale porta la sua impronta?
Come impedire che il leader che sale al potere non designi un suo
successore, ignorando subito il parere della societ e del suo stesso
movimento sociale? questo che forse spiega perch in America Latina i leader forti che stanno dietro determinati processi costituenti
abbiano insistito nel continuare a intrattenere una relazione con i
rispettivi movimenti di riferimento, e perch, quando questa non
16

Cfr. C. Lefort, Saggi sul politico, Bologna, Editrice Il Ponte, 2007, p. 27.
25

unopzione praticabile, la loro fuoriuscita dal governo pone a rischio


il raggiungimento degli stessi obiettivi, oltre a rivelare la fragilit dello
schema populista di costituzione dellordine.
Non possiamo rifiutare queste obiezioni dicendo che esse sono relative a incarnazioni conservatrici o autoritarie del populismo. Lombra
proiettata da un modello di unit fondata su individui raggiunge
anche i governi progressisti che intendono provare a migliorare la
distribuzione delle ricchezze. Questi ultimi non sono immuni dal
personalismo, dal problema della successione e dal trattamento dei
critici come virtuali traditori. Questo tipo di considerazioni alimenta
i dubbi sul fatto che la politica-come-populismo possa realmente
generare quelle che Laclau considera come le forme di democrazia
al di fuori della cornice simbolica liberale17. A volte questo accade,
sebbene sarebbe stato comunque meglio capire cosa lautore intendesse
per democrazia post-liberale. In questo caso, dobbiamo chiederci se la
proposta di una democrazia che promuove la politica-come-populismo
preferibile o no a quella liberale, senza escludere lipotesi che essa
possa essere antidemocratica.
Egemonia = populismo = politica
Nella visione di Laclau della politica-come-populismo, le frontiere
fra legemonia, la politica e il populismo sono porose. Questo si deve
al fatto che La ragione populista si approccia al suo oggetto di studio
attraverso blocchi concettuali simili e quasi identici a quelli che Laclau
us per sviluppare la sua teoria post-gramsciana dellegemonia in Egemonia e strategia socialista, il libro scritto in collaborazione con Chantal
Mouffe. In entrambe le opere incontriamo concetti come articolazioni,
differenze, equivalenza, antagonismo e tanti altri termini familiari al
linguaggio di Laclau, sebbene ci sia da riflettere sul fatto che il concetto
di dislocazione, probabilmente il concetto centrale coniato in Nuove
riflessioni sulla rivoluzione del nostro tempo, sia menzionato per solo di
passaggio. Se in Egemonia e strategia socialista lautore tende a identificare il concetto di egemonia attraverso quello di politica, nella Ragione
populista il populismo il concetto che si mescola con la politica (o per
lo meno con la politica radicale) attraverso il linguaggio e la pratica
dellegemonia.
Intendo adesso presentare, lungo questo asse del discorso, alcuni
argomenti a favore della proposta di Laclau di una convergenza tra la
politica-come-egemonia e la politica-come-populismo: proposta che
17

26

E. Laclau, La ragione populista cit., p. 159.

finisce col rivendicare per il populismo il significato di verit stessa della


politica o di percorso privilegiato per comprenderla.
In Egemonia e strategia socialista legemonia semplicemente un tipo
di relazione politica: una forma, se si preferisce, della politica18. Come
dire che la forma egemonica della politica ha uno status ontico e non
ontologico. Ma nelle righe finali del libro gli autori descrivono il campo
del politico come spazio per un gioco che non mai a somma-zero,
perch le regole e i giocatori non sono mai pienamente esplicitati.
Questo gioco, che elude il concetto, ha almeno un nome: egemonia19.
La citazione abbastanza lapidaria: ci dice che i campi semantici della
politica e dellegemonia finiscono col sovrapporsi, o per lo meno che nel
campo politico esiste solo un gioco, quello dellegemonia. Ci permette
anche di comprendere perch Laclau non possa concepire una politica
della moltitudine. Questultima, intesa come un insieme di singolarit
che sussistono come singolarit, senza la necessit di aggregarle al n+1 di
unidentit comune, non ha unistanza di aggregazione ulteriore rispetto
quella delle singolarit che la compongono. La coesione della moltitudine
non richiede e di fatto rifiuta le catene dellequivalenza e lidentit
sovraordinata che esse suppongono. Detto altrimenti, e al margine dei
possibili meriti di una critica della moltitudine, questultima trabocca al
di fuori del terreno teorico dellegemonia e del populismo di Laclau. Ci
dimostra che ci sono forme di azione collettiva al di fuori del concetto
di egemonia, sebbene anche queste, di fronte la moltitudine, finiscano
con lesaurirsi.
Anche riguardo il concetto di egemonia, nella Ragione populista vi
una sequenza progressiva che muove da una forma specifica della politica in direzione della politica in quanto tale: l lasse argomentativo
suggerisce per una convergenza tra politica e populismo, anzich fra
politica ed egemonia. Laclau comincia dicendo che il populismo ,
semplicemente, un modo di costruire il politico20. Aggiunge quindi
che il populismo potrebbe rappresentare alla fine la strada maestra
per comprendere qualcosa circa la costituzione ontologica del politico
in quanto tale21 e che per populismo non intendiamo un tipo di
movimento [] al contrario una logica politica22. Queste tre citazioni
descrivono il populismo come una possibilit della politica tra le altre, e
di conseguenza lasciano la porta aperta per concepire forme non populiste del politico. una visione ontica del populismo come politica. La
18
E. Laclau-C. Mouffe, Egemonia e strategia socialista, Genova, Il Nuovo Melangolo,
2011, p. 219.
19
Ivi, p. 281.
20
E. Laclau, La ragione populista cit., p. XXXIII.
21
Ivi, p. 63.
22
Ivi, p. 111.

27

distanza tra populismo e politica comincia ad accorciarsi quando Laclau


afferma che non c intervento politico che non sia in qualche misura
populista23, qualcosa che Laclau ripete quasi testualmente quando fa
sua laffermazione di Yves Mny e Yves Surel sul fatto che non c alcuna
politica che non possieda una qualche smagliatura populista24. Il populismo una componente di tutta la politica. E per non lasciare spazio a
dubbi, la distanza fra la politica e il populismo svanisce completamente
quando Laclau dichiara che la ragione populista, nella misura in cui
la logica stessa della costruzione del popolo, equivale [] alla ragione
politica tout court25. Il populismo ha smesso cos di essere un modo di
concepire la politica o una maniera di costruire il popolo: passato a
essere analogo delluno e dellaltro26.
A volte pu sembrare ingiusto trarre conclusioni cos forti a partire
da una sola osservazione. Ma Laclau mette a fuoco esattamente lo stesso concetto anche in altri scritti. Per esempio, quando afferma: Se il
populismo consiste nel postulato di unalternativa radicale allinterno
dello spazio comunitario, unelezione dal crocevia della quale dipende
il futuro di una determinata societ, non si converte il populismo in
sinonimo di politica? La risposta pu essere solamente affermativa27.
Data questa sinonimia fra i concetti, dobbiamo domandarci perch
Laclau ha bisogno di due nomi, quello di populismo e quello di politica, per descrivere lo stesso tipo di fenomeno fondamentalmente la
costruzione del popolo o perch Laclau intitola il suo libro La ragione
populista se il tema di studio la ragione politica o, per lo meno, quella
che opera nelle varianti radicali della politica.
Anche nella Ragione populista si pu ricostruire il nesso tra legemonia
e il populismo nei termini di una relazione fra genere e specie. Laclau
lo fa attraverso la figura retorica della catacresi, che descrive come un
dislocamento retorico [che] c ogni qualvolta un termine letterale
sostituito da uno figurato28. Lautore usa la catacresi per nominare la
pienezza mancante nel caso della politica, la pienezza della comunit. Questassenza non una mancanza empirica, ma al contrario una
insufficienza o una carenza costitutiva nel solco lacaniano di un vuoto
Ivi, p. 146.
Cfr. E. Laclau, La deriva populista y la centroizquierda latinoamericana, Nueva
Sociedad, 205, 2006, p. 57.
25
E. Laclau, La ragione populista cit., p. 212.
26
Noto superficialmente che Laclau ben cosciente della distinzione fra la politica
e il politico, ma a volte utilizza i due termini in maniera indistinta. Qui io faccio lo
stesso.
27
E. Laclau, Populismo: qu nos dice un nombre?, in F. Panizza (a cura di), El populismo como espejo de la democracia, Buenos Aires, Fondo de Cultura Econmica, 2009,
pp. 68-69.
28
E. Laclau, La ragione populista cit., p. 67.
23
24

28

dessere o di un essere mancante29 che si sperimenta, per esempio,


quando una domanda permane insoddisfatta30.
La mancanza e la catacresi operano come due aspetti della stessa
questione. Da un lato, se la catacresi descrive un blocco costitutivo del
linguaggio che esige sempre quale condizione del suo proprio funzionamento di nominare qualcosa che essenzialmente innominabile31, legemonia unoperazione essenzialmente di catacresi, in quanto consiste
nelloperazione per la quale una particolare differenza assume il compito
di rappresentare la totalit che eccede32. Lidentit egemonica risultante
da questa operazione sar dellordine di un significante vuoto, perch la
particolarit in questione cerca di incarnare la totalit/universalit che
ha, in ultima istanza, un oggetto impossibile. Da qui la formulazione
paradossale che propone Laclau: la pienezza irraggiungibile e a volte
necessaria33. Dallaltro lato, Laclau descrive la mancanza nel solco della
caratterizzazione del objet petit a proposta da Joan Copjec: si tratta di un
oggetto che eleva loggetto esterno del desiderio alla dignit della Cosa34.
La conclusione alla quale arriva Laclau poderosa. Scrive Laclau: in
termini politici, questo esattamente quello che abbiamo chiamato una
relazione egemonica: una certa particolarit che assume il ruolo di una
universalit impossibile dato che la logica dellobjet petit a e la logica
egemonica non sono soltanto simili: sono identiche35. Lidentit tra
questi tre elementi consente di parlare della formula egemonia = catacresi = logica dellobjet petit a. Queste componenti sono intercambiabili
nella misura in cui tutte loro cercano di combattere con una carenza
costitutiva e produrre loggetto necessario, sebbene in ultima istanza
impossibile: la pienezza della comunit.
Il populismo replica questo schema. La sua costruzione del popolo
si basa sulla catacresi, in quanto cerca di nominare la pienezza assente
della comunit36. La plebs (una parte) del populismo aspira a convertirsi
nellunico populus (il tutto) legittimo e affianca la questione dellessere
mancante allo sforzo di costruire un ordine l dove c anomia, disaggregazione e dislocazione37. Continuando con la narrativa psicanalitica
di Copjec, la costruzione populista del popolo eleva un oggetto parziale
alla dignit di Cosa/Totalit. La differenza specifica che introduce il
Ivi, pp. 106 e 109.
Ivi, p. 81.
31
Ivi, p. 67.
32
Ivi, p. 68.
33
Ivi, pp. 67-68.
34
Ivi, pp. 110, 112-113; Cfr. Id., Por qu construir un pueblo es la tarea principal de
la poltica radical, Cuadernos del Cendes, vol. 23, n. 62, 2006, p. 27.
35
E. Laclau, La ragione populista cit., pp. 109-110 e 214.
36
Ivi, pp. 78-79.
37
Ivi, pp. 116-125.
29
30

29

populismo vis--vis con legemonia la suddivisione della societ in


due campi, con la finalit di produrre una relazione di equivalenza tra
domande e di costruire una frontiera o una loro relazione antagonistica.
Questa la ragione per cui si pu dire che il populismo una specie
del genere egemonia, la specie che mette in discussione lordine esistente con il proposito di costruire un altro ordine38. Laltra specie il
contrario della prima: il discorso istituzionalista la cui essenza quella
di mantenere lo status quo, e funziona quindi come il banco di prova
della politica populista.
Lo studio del populismo che ci offre Laclau pu essere interpretato
quindi come una rielaborazione della teoria della politica-come-egemonia. Oppure, a volte, come un progetto intellettuale nel quale
il populismo funziona come lo sfondo e addirittura come lo stesso
protagonista del suo pensiero politico. I lettori di Laclau noteranno
immediatamente lorizzonte argomentativo implicato. Nei suoi primi
libri, Laclau dubitava dunque della possibilit di generalizzare quello
che in Egemonia e strategia socialista ha definito come posizione popolare del soggetto, per riferirci alle posizioni che si costituiscono sulla
base della divisione dello spazio politico in due campi antagonisti39. L
questa posizione del soggetto era vista come qualcosa di caratteristico
della periferia della modernit capitalista. Il capitalismo avanzato, in
cambio, si caratterizzava per le posizioni democratiche del soggetto tali
da moltiplicare i punti di antagonismo e confinare la posizione popolare
del soggetto a un ruolo eccezionale. La divisione dello spazio politico
in due campi, specifica della posizione popolare del soggetto, appariva
allora come una modalit residuale di fare politica, periferica o per lo
meno eccezionale. Nella Ragione populista tale divisione si evolve in asse
stesso della politica.
Il contrasto fra posizione popolare e democratica serve a Laclau anche
per sviluppare la sua visione post-gramsciana dellegemonia. Cito: La
guerra di posizione gramsciana suppone il tipo di divisione dello spazio
politico che prima caratterizzeremo come proprio delle identit popolari per il fatto che essa opera sempre sulla base di unespansione delle
frontiere allinterno di uno spazio politico diviso in modo dicotomico.
in questo momento che il punto di vista gramsciano diventa inaccettabile40. C da mettere in risalto questultimo concetto: in Egemonia
e strategia socialista per Laclau risulta inaccettabile pensare la politica
contemporanea mediante questo tipo di divisione dello spazio politico.
Cosicch egli contribuisce a configurare la matrice concettuale del post
Ivi, pp. 116-117.
E. Laclau-C. Mouffe, Egemonia e strategia socialista cit., p. 210.
40
Ivi, p. 217.
38
39

30

nellespressione post-gramsciana, espressione con cui abitualmente si


qualifica la teoria dellegemonia di Laclau e Mouffe. La riflessione su
Gramsci viene conclusa da Laclau in questo modo:
la proliferazione di questi spazi politici, la complessit e la difficolt della
loro articolazione, sono caratteristiche centrali delle formazioni sociali capitalistiche avanzate. Conserveremo cos del punto di vista gramsciano la
logica dellarticolazione e la centralit politica degli effetti di frontiera, ma
rifiuteremo lassunto di un singolo spazio politico come struttura necessaria
per lemergere di questi fenomeni. Parleremo quindi di lotte democratiche
quando implicano una pluralit di spazi politici, e di lotte popolari quando
alcuni discorsi costruiscono tendenzialmente la divisione di un singolo spazio
politico in due campi contrapposti. Ma chiaro che il concetto fondamentale
quello di lotta democratica, e che le lotte popolari sono semplicemente
delle congiunture specifiche che risultano dalla moltiplicazione degli effetti di
equivalenza tra le lotte democratiche41.

Questa citazione conferma la visione che Laclau ha delle lotte popolari


e della divisione dello spazio politico in due come qualcosa di eccezionale e non come qualcosa di necessariamente desiderabile. Le cose non
potrebbero essere pi diverse da come appaiono nella Ragione populista.
In parte perch Laclau abbandona lopposizione tra capitalismo avanzato e terzo mondo, ma anche, e principalmente, perch quello che in
Egemonia e strategia socialista era definito come un aspetto inaccettabile
della concezione dellegemonia di Gramsci si trasforma nel cuore della
politica-come-populismo. Un esempio di quellaspetto che gli effetti
di frontiera caratteristici delle posizioni popolari del soggetto (quelle che
dividono lo spazio politico in due campi antagonistici) si generalizzano
per convertirsi in elementi costitutivi del populismo; questo diventa
lasse di una politica emancipatrice che sovverte lordine istituzionale per
fondarne uno nuovo. La teorizzazione della politica-come-populismo di
Laclau sembra cos una riscrittura ad hoc della narrativa dellegemonia
commisurata al tema della Ragione populista, dentro la quale si genera
uno slittamento continuo tra il populismo e legemonia, e tra questi e
la politica.
La crisi, una condizione o un effetto della politica/populismo?
Laclau descrive il discorso istituzionale come quello che si sforza
di far coincidere i limiti della formazione discorsiva con i limiti della
comunit42. Listituzionale il discorso dato, quello che funziona come
41
42

Ibidem.
E. Laclau, La ragione populista cit., p. 76.
31

il luogo e loggetto delle pulsioni che irrompono nelle sfide populiste.


Nel populismo una parte cerca di identificarsi con il tutto: la plebs che
si presenta a se stessa come unico populus legittimo per destabilizzare
cos lesigenza del discorso istituzionale di raggiungere una coincidenza
fra la formazione discorsiva e la comunit, o tra listituzione e listituito.
Questo effetto destabilizzatore sembra confermare il ruolo costitutivo
del politico nel ragionamento di Laclau, ma questo ci che realmente
avviene in questa sua modalit di concepire il populismo?
Un confronto con Rancire utile per esplorare questa questione. Per
Rancire, lazione politica, o pi precisamente la soggettivazione politica,
consiste nel nominare un soggetto per rivelare un danno e creare una
comunit intorno a una disputa particolare. La parte di coloro che non
hanno parte cerca di dimostrare che la comunit non esiste in quanto
non tutti sono contati come parte di questa, o almeno non contano
come uguali. Per questo motivo, la politica inscrive il dissenso nello
spazio di quello che dato: la parte dei senza parte cerca di mostrare la
presenza di due mondi in uno e di modificare la partizione del sensibile
e dellordine esistente43. La politica la pratica del dissenso e lunica cosa
che essa richiede un modo di soggettivazione: questo la produzione,
tramite una serie di atti, di una istanza e di una capacit di enunciazione
che non erano identificabili in un campo dellesperienza dato, la cui
identificazione dunque va di pari passo con la raffigurazione del campo
dellesperienza44. La de-strutturazione e la ri-strutturazione del campo
dellesperienza bisogna compierla attraverso la soggettivazione politica,
indipendentemente dal fatto che questo campo abbia sperimentato
preventivamente una scossa.
Laclau concorda con Rancire su ci che costitutivo per il politico: esso ha un ruolo primariamente strutturante perch le relazioni
sociali sono in ultima istanza contingenti, e qualsiasi articolazione che
prevalga proviene da un confronto antagonistico il cui risultato non
predeterminato45. Lo ripete nella Ragione populista quando afferma
che il populismo interrompe il dato presentandosi a se stesso come
sovversivo dello stato di cose preesistente, sia come un punto di partenza
per la ricostruzione pi o meno radicale di un nuovo ordine quando il
precedente stato scosso46.
Il quesito sta tutto su come dobbiamo leggere la frase quando il
precedente stato scosso. Se questo processo di decadenza un effetto
della pratica sovversiva del populismo, non ci sono dubbi che la politica
Cfr. J. Rancire, Dieci tesi sulla politica cit., pp. 190-194.
J. Rancire, Il disaccordo. Politica e filosofia cit., p. 54.
45
E. Laclau, Por qu construir un pueblo es la tarea principal de la poltica radical,
Cuadernos del Cendes, vol. 23, n. 62, 2006, p. 20.
46
E. Laclau, La ragione populista cit., p. 169.
43
44

32

populista sia una pratica destituente e costituente. Ma levidenza testuale


suggerisce che non cos: per Laclau la situazione di disorganizzazione
quindi pi un prerequisito che un effetto della politica populista. Lo
possiamo vedere nella distinzione tra la funzione ontologica di produzione dellordine e la realizzazione ontica di questo ordine. Laclau ci dice:
quando il popolo si confronta con una radicale anomia, il bisogno di
un qualche tipo dordine si fa pi impellente di ogni ordine ontico in
vigore47. Laclau non spiega su che cosa si basi questa necessit. Lascia
che la forza evocativa della frase con le sue immagini di iperinflazione,
file al supermercato, criminalit incontrollata, magistratura senza mezzi,
corruzione, ingovernabilit e, al limite, linferno di essere ghermiti nel
caos dello Stato fallito sia sufficiente per convincere il lettore.
Ma la spiegazione invece necessaria, perch dietro il tono descrittivo della sua osservazione c un sottinteso che pu essere letto in due
modi. Il primo che si tratti di un presupposto normativo, o meglio,
che la gente abbia una preferenza per lordine, mentre il contenuto di
esso risulta secondario. Laltra ipotesi che Laclau veda il desiderio
dellordine come qualcosa di inerente alla nostra natura umana. Come
principio normativo o tratto ontologico, il desiderio per lordine sovverte
la contingenza del senso stesso dellessere umano. In questo, Laclau si
avvicina anche a Carl Schmitt, nella misura in cui d per scontata la
bont dellordine e la necessit di restaurarlo e/o di trasformarlo quando
questo stato perturbato. La differenza che Carl Schmitt concepisce
le minacce allordine come segnali di pericolo, mentre per Laclau lanomia radicale apre unopportunit: le crisi operano come condizioni di
possibilit per il buon esito degli interventi populisti. Le situazioni nelle
quali la comunit stata smantellata creano cio una breccia attraverso
la quale pu cominciare a prendere forma la promessa populista di una
pienezza futura.
Questo ragionamento sul valore produttivo dellanomia ricompare in
maniera esplicita quando Laclau afferma che un certo livello di crisi
della vecchia struttura un requisito imprescindibile del populismo48 e,
contrario sensu, quando dice che quando siamo al cospetto di una societ
fortemente istituzionalizzata, le logiche equivalenziali dispongono di
minor terreno per operare. E la conseguenza che la retorica populista
diventa un tipo di merce sprovvisto di qualsiasi profondit egemonica49.
La crisi una precondizione del populismo e, quando lordine esistente
funziona, la politica populista di fondo irrilevante. Laclau lo assume
praticamente come un assioma. In assenza di de-istituzionalizzazione che
Ivi, p. 83.
Ivi, p. 169.
49
Ivi, p. 182.
47
48

33

perturbi lordine esistente, la logica dellequivalenza non pu prosperare;


senza di essa, il populismo rimane chiuso in una gretta demagogia50.
La conclusione che le congiunture critiche brindano allopportunit
di dare impulso alla relazione di equivalenza tra domande insoddisfatte
e pertanto alla possibilit che fiorisca il populismo.
Ma come possiamo sostenere che la politica, e pi precisamente la
politica-come-populismo, ha una forza destituente e strutturante che
ha la capacit di sovvertire e ricostruire il dato quando simultaneamente si afferma che gli interventi populisti dipendono da una crisi
previa dellordine precedente? Ci subordina il politico alle congiunture
critiche e imprime a esso il sigillo di unesperienza derivata anzich costitutiva. Si potr obiettare che questo non un problema reale giacch
in questioni pratiche alcune condizioni sono pi propizie di altre per
lesito di uniniziativa. Questo certo e sarebbe assurdo negarlo, ma
Laclau non sta descrivendo la pratica populista. Sta costruendo una
teoria della politica-come-populismo. Se il politico ha effettivamente un
ruolo strutturale, deve quindi essere anche capace di liberare la de-istituzionalizzazione dellordine esistente, invece di confidare sul fatto che
ci sia una crisi previa che generi i suoi effetti sovversivi e ricostruttivi.
Nel caso di Rancire, c una scommessa esplicita sul carattere destituente-costituente della politica. La sua nozione di soggettivazione
politica genera identit in transito, in quanto esse si disidentificano
dal luogo assegnato e assumono il nome delluguaglianza, inammissibile nellordine esistente. La soggettivazione richiede una pratica di
ripartizione del sistema istituzionale, con o senza una crisi precedente.
quello che precisamente la gente ha sempre fatto per generare un
cambiamento di regime, sia che si parli dei cileni nella loro lotta per
liberarsi da Pinochet o dei sudafricani del Congresso nazionale africano
che si scontrarono con il governo razzista per smantellare lapartheid. Gli
attivisti hanno sempre cercato congiunture favorevoli per la loro azione,
ma non per questo sperano che appaiano fessure nel sistema per dare
inizio alle loro sfide. Tutto ci indica che il politico non pu avere quel
ruolo di configuratore primario che Laclau gli assegna, se si mantiene
subordinato alle opportunit aperte dalla deistituzionalizzazione un
indirizzo che, per lo pi, non spiegato, ma semplicemente presentato
come qualcosa che occorre.
Il paradosso che il prerequisito di una crisi sistemica precedente al
successo di una sfida populista espone Laclau a un tipo di critica che sia lui
che Mouffe fecero a suo tempo ai pensatori della Seconda Internazionale.
In Egemonia e strategia socialista essi sostengono che quando il marxismo
si convertito in una teoria dogmatica, lInternazionale aveva gi fatto
50

34

Ibidem.

sua la tesi relativa alle leggi necessarie della storia, tesi che privilegiava la
logica della necessit della teoria a spese della logica della contingenza
politica. Come risultato, la politica socialista si indebolita, subordinando il cambiamento radicale alle condizioni oggettive (quindi inesistenti)
dettate nello specifico dalla dottrina. Lo sforzo di Laclau per vincolare
la politica-come-populismo alle congiunture critiche tenderebbe a un
effetto simile. Ci sarebbe da sperare che si diano le condizioni di anomia
prima di imbarcarsi in un processo politico di cambiamento. O talvolta,
semplicemente, si dovrebbe caratterizzare il populismo come una politica
parassita, e anche opportunista, nella misura in cui esso richiede una crisi
come propria condizione di possibilit. Vive di crisi. Questo, chiaramente,
si scontrerebbe con lo sforzo di Laclau volto a dare dignit alla politica
populista in quanto esperienza creativa anzich reattiva.
Alcuni ulteriori temi
Voglio prendere adesso in considerazione altri aspetti della teoria del
populismo di Laclau, cominciando col pormi alcune domande sul suo
uso autocompiacente degli esempi. Jon Beasley-Murray ricorda che gli
esempi funzionano l per l meno come strumenti di spiegazione o di
chiarimento di argomenti complessi, che come maniera di corroborare
la verit delle affermazioni di Laclau. I casi citati da Laclau, afferma
Beasley-Murray, sono utilizzati come aneddoti o parabole per confermare un sistema i cui principi sono sviluppati in maniera endogena51.
Slavoj iek suggerisce qualcosa di simile, ma in relazione allapparato
concettuale. La sua teoria, afferma iek, un esempio di autoreferenzialit dovuto alla logica dellarticolazione egemonica e vale anche
per lopposizione concettuale tra populismo e politica: il populismo
loggetto a della politica, la figura particolare che occupa il luogo della
dimensione universale della politica, e ci spiega perch il percorso
privilegiato per comprendere il politico52. Legemonia il ponte che
permette a Laclau di salvare la breccia tra il populismo e la politica e
fare in modo che quello coincida con questa.
Non mi sembra troppo preoccupante che Laclau usi esempi scelti con
modi discrezionali, cosa abituale nella pratica accademica e politica, ma
difficile ignorare completamente lobiezione sul tema dellautoreferenzialit. Prendo come esempio quello che Laclau afferma a proposito
del lavoro di Surel e Andreas Schedler sul populismo. Pur concordando
51
J. Beasley-Murray, On Populist Reason and Populism as the Mirror of Democracy,
Contemporary Political Theory, vol. 5, n. 3, 2006, p. 365.
52
S. iek, Against the Populist Temptation, Critical Inquiry 32, 2006, p. 553.

35

con loro, Laclau afferma per anche che il sistema di alternative da essi
proposto ristretto: la teoria di questi autori pone enfasi sugli aspetti
sovversivi del populismo pi che sui suoi compiti di ricostruzione
dellordine esistente. Questo fa s che la visione di Surel e Schedler sia
valida per lEuropa occidentale, ma non per altre esperienze populiste.
Per Laclau la prospettiva pi ampia, e questo dunque gli permette di
includere la periferia del capitalismo. Una prospettiva illustrata durante
una breve discussione sul fallimento del processo populista del generale
Boulanger in Francia nel XIX secolo. Laclau descrive le quattro caratteristiche politiche e ideologiche del boulangerismo: laggregazione di forze
e di domande eterogenee che eccedono il solco del sistema istituzionale,
la relazione di equivalenza tra queste domande volte a condividere lo
stesso nemico, la cristallizzazione di una catena di equivalenze dietro il
significante vuoto Boulanger, e la riduzione di Boulanger a nome
che fonda lunit delloggetto53. La conclusione di Laclau che queste
quattro caratteristiche riproducono, quasi punto per punto, le dimensioni tipiche del populismo che abbiamo stabilito in precedenza54.
Un uomo come Silvio Berlusconi, dice Laclau, potrebbe giocare con
lambivalenza e costruire un percorso intermedio fra lordine istituzionale
e luso del linguaggio populista come strumento politico. Boulanger, al
contrario, non poteva darsi il lusso di sovvertire semplicemente lordine
esistente prendendo lEliseo; doveva cercare di ricrearne uno nuovo,
essendo sospinto continuamente fuori dal sistema istituzionale55. Essendo precisamente le stesse cose che Laclau dice nelle prime sezioni del
libro, le conclusioni tratte dallesempio di Boulanger appaiono come
una mera constatazione della verit della sua teoria del populismo.
La sequenza argomentativa della sua discussione del boulangerismo
di fatto una caratteristica di Laclau: egli sviluppa dapprima un solco
teorico, quindi introduce un esempio, e dopo trae le conseguenze
dellesempio in maniera tale da poter concludere che esse combaciano
quasi punto per punto con ci che la sua teoria predice. Questo il
tipo di ragionamento che rafforza la critica che vede nel suo lavoro una
smagliatura autoreferenziale.
Tutta la politica presuppone delle domande?
In secondo luogo, voglio ricordare quello che Laclau dice a proposito
delle domande (nel significato di sollecitazione e non pi di reclamo)
Cfr. E. Laclau, La ragione populista cit., pp. 172-173.
Ivi, p. 172.
55
Ivi, p. 173.
53
54

36

come unit minima di analisi del populismo e, di conseguenza, della


politica. A prima vista appare evidente una cosa: se non diamo un seguito
a quello che vogliamo, nessuno sapr cosa pretendiamo o si finir per
pensare che facciamo parte di un happening e non di unazione politica.
Ma se la domanda esterna realmente questa unit minima della politica, tenderemo a escludere una buona quantit di esperienze che hanno
disgregato i nostri punti di riferimento cognitivi rispetto quello che fare
politica significa. Mi riferisco a insorgenze come quella del 15M, Occupy
Wall Street o #Yosoy132 in Messico. Chi partecipava a queste esperienze
reclamava democrazia, chiedeva che se andassero i politici corrotti non
pi rappresentativi, diceva di essere il 99% e voleva un cambiamento
radicale, e unetica della politica. Nulla di tutto questo conta per nei
termini di una domanda in s formulata. Sono allusioni di un anelito
a qualcosa di differente, volto al futuro: questo che motivava la gente
nella sua protesta, la sua insoddisfazione per lo stato di cose presenti.
Manuel Castells pone molto bene questa questione quando afferma che
la forza di una protesta come Occupy Wall Street si radicava nel fatto
che essa esigeva tutto e nulla allo stesso tempo, poich si trattava di
mobilitazioni per le quali lidea stessa di piattaforma politica non era
realmente applicabile56. Occupy Wall Street funzion come una superficie di iscrizione di aneliti e non come la piattaforma di elaborazione
di domande o di espressione di domande insoddisfatte. Criticato da
intellettuali di sinistra per non avere rivendicazioni specifiche, aggiunge
Castells, Occupy Wall Street era popolare e attrattivo per molti perch
aperto a tutti i tipi di proposta e non presentava posizioni politiche
specifiche57. Qualcosa di simile vale per gli indignati del 15M. Secondo Castells, essi non avevano un programma perch la trasformazione
radicale della societ non si darebbe a partire da obiettivi programmatici,
ma a partire dallesperienza dei suoi attori58.
Possiamo discutere se la presenza di rivendicazioni specifiche rinforza
una mobilitazione o se il suo esito indipendente da esse. Quello che
chiaro che c politica con o senza il requisito minimo di domande
formulate, specialmente se si tratta di una politica radicale che cerca
di cambiare la vita. Non questo precisamente quello che dice Laclau
sulla politica populista? O meglio, che essa non pretende solo di sovvertire, ma anche riconfigurare il sistema esistente? iek crede di s,
e per questo vede nella nozione di domanda di Laclau uninvocazione
subdola alla politica abituale, non un preludio o un detonatore della
trasformazione radicale del sistema. Scrive iek: il termine domanda
56
Cfr. M. Castells, Redes de indignacin y esperanza. Los movimientos sociales en la era
del Internet, Madrid, Alianza Editorial, 2012, pp. 184-185.
57
Ivi, p. 185.
58
Ivi, p. 147.

37

implica una scena teatrale nella quale un soggetto presenta la sua domanda a un Altro che si suppone possa rispondere e essa. Ma quando
parliamo di una politica propriamente rivoluzionaria o emancipatoria,
non dobbiamo alloccorrenza muoverci pi in l dellorizzonte delle
domande? Il soggetto rivoluzionario non domanda qualcosa a coloro
che stanno al potere, o meglio, vuole distruggerli59. In altre parole,
la differenza rispetto il punto di vista di Laclau, una politica (populista)
che si costruisce a partire dalle domande, siano o meno soddisfatte,
presuppone una relazione di interlocuzione, e di conseguenza si ubica
dentro il sistema istituzionale. La radicalit dello sforzo ricostruttivo di
questa politica rimane sospesa o per lo meno interdetta.
Sul vago sentimento di solidariet delle identit stabili
Anche il terzo punto ha a che vedere con la nozione di domanda,
ma in un altro senso. Quando Laclau vi si riferisce, afferma che lunificazione delle varie domande la cui equivalenza, fino a quel punto,
non andata oltre un vago sentimento di solidariet in un sistema
stabile di significazione60, una delle precondizioni strutturali per il
populismo. Un argomento che ritroviamo sviluppato di nuovo alcune
pagine pi avanti, quando Laclau parla del consolidamento della catena equivalenziale tramite la costruzione di unidentit popolare che
qualcosa di qualitativamente superiore a una semplice sommatoria
degli anelli equivalenziali61.
Riflettiamo un po sulle espressioni che usa Laclau in questa citazione. Una di queste il transito da un sentimento vago di solidariet a
un sistema di significazione stabile. Laltra la descrizione dellidentit
popolare come qualcosa di qualitativamente superiore alla somma dei
vincoli che intervengono nella sua formazione, qualcosa che risuona
come una strizzata docchio allidea forza dello strutturalismo per cui
il tutto superiore alla somma aritmetica delle sue parti. Anche per
la teoria dellegemonia, ci che sta in gioco nellidentit popolare
la creazione di una identit sovraordinata condivisa con i soggetti e le
domande che entrano nella catena di equivalenze. Diamo per scontato
che la differenza e lequivalenza si mescolano e che nessuna equivalenza
pu cancellare completamente lelemento differenziale delle domande
partecipanti. Sappiamo anche dunque proprio Laclau si incarica di
ricordarcelo che il suo pensiero sul populismo si sviluppa in due
S. iek, Against the Populist Temptation cit., p. 558.
E. Laclau, La ragione populista cit., p. 70.
61
Ivi, p. 72.
59
60

38

tappe e che i presupposti che semplificano gli argomenti intorno ai


significanti vuoti abbandonano questo scenario una volta che entra in
scena, sviluppata, la sua nozione di populismo. Per esempio, quando i
significanti fluttuanti e qualcosa di analogo a una guerra di posizione di
taglio gramsciano (come gi discusso in Egemonia e strategia socialista,
ma ripreso nella Ragione populista) cominciano a destabilizzare la purezza
delle frontiere antagoniste.
Ci a cui Laclau non fa riferimento a come determiniamo se questa
condizione strutturale sia stata sopraggiunta. Penso a quanto stabile debba essere un sistema di significazione per generare unidentit popolare
propriamente detta. Un silenzio simile lo ritroviamo a proposito del fatto
che unidentit popolare debba essere qualitativamente superiore alla
somma dei suoi legami. In cosa si radica questa differenza? Quando
lecito dire che gi avvenuto il passaggio da una solidariet vaga a una
tappa qualitativamente differente? Possiamo forse rispondere usando dei
termini qualificativi evanescenti come oltre misura62 e pi o meno63.
Ma questo costituisce, al massimo, una soluzione ad hoc e non una risposta sostanziale come quella che si spera in una teoria ben sviluppata.
Sarebbe ingiusto chiedere a Laclau un criterio capace di esorcizzare
il carattere polemico di queste distinzioni. Il suo pensiero cade fuori
dalluniverso cartesiano di cose chiare e distinte. Per questo non lo
esime dal precisare come dobbiamo intendere il passaggio da una condizione vaga a una che gi stabile. Inoltre, il non farlo comporta un
doppio rischio. Da un lato, il fatto di pensare che la decisione su quando
unequivalenza effimera si trasformata in un sistema di significazione
stabile sia un potere del leader politico o dellintellettuale vicino al
progetto populista. Dallaltro lato, non essendoci pi alcun criterio di
distinzione, si pu sciogliere la linea che separa la moltitudine, o insieme
di singolarit, dalla catena di equivalenze tra domande insoddisfatte
richieste per la costruzione populista del popolo. Con ci, le critiche di
Laclau alla teoria e alla politica della moltitudine perdono di significato64.
Laclau risponderebbe forse che questa convergenza tra la moltitudine
e lequivalenza non poi tale, dato che Negri e altri teorici insistono
sullimmanenza della moltitudine e con ci sacrificano il momento
della negativit proprio della politica. Nelle catene dellequivalenza le
cose sono differenti: c qui un antagonismo che separa un noi da un
loro e lavversario visto come un ostacolo e una negazione della nostra
identit. Ma una risposta post hoc come questa non risolve il problema
messo a fuoco: ovvero che nella Ragione populista Laclau serba il silenIvi, p. 154.
Ivi, p. 169.
Guillermo Pereyra mi ha suggerito questa ambivalenza tra la moltitudine e il
popolo in una conversazione sul lavoro di Laclau.
62
63
64

39

zio su come dobbiamo verificare il passaggio da un sentimento vago di


solidariet a una identit popolare stabile.
Il carattere mitico della pienezza
Lultimo punto che voglio toccare ci riporta alla questione dellanomia e
della pienezza. Mi riferisco a quella pienezza della comunit altro nome
per una societ riconciliata che forse un oggetto impossibile: Laclau
crede per che quando la gente incontra unanomia radicale richieda un
ordine, qualsiasi ordine, indipendente dal suo contenuto. Questo presuppone una divisione implicita tra chi disposto ad accettare qualsiasi
cosa, se questordine risolve la situazione di anomia, e chi sa molto bene
che il desiderio di restaurare la pienezza della comunit e solo pu
essere qualcosa di mitico. In altre parole, si tratta di una suddivisione
fra il popolo, da una parte, e i politici e intellettuali populisti, dallaltro.
Se la mobilitazione populista richiede che il popolo disconosca quello che
sta in gioco nelle sue azioni, una delle condizioni per la sfida populista
allo status quo allora che la gente non sappia quello che fa.
Non dico questo nel significato che d iek alla frase del Nuovo
Testamento (Padre, perdonali perch non sanno quello che fanno) che
appare nel titolo di uno dei suoi libri pi letti. Mi interessa identificare
maggiormente due modi di non sapere quello che si fa, quello del senso
comune, che ho menzionato sopra, e quello che si connette col processo
di costituzione dellIo nella psicanalisi. Freud dice che lIo non esiste
sin dal principio, e che quindi necessario configurarlo. Il narcisismo
primario un tratto costitutivo in questo processo. Jacques Lacan rielabora largomento di Freud65, affermando che nella formazione dellIo
operano meccanismi di riconoscimento e disconoscimento caratteristici
dellidentificazione narcisista. Lacan sostiene che questa identificazione
immaginaria non perch accade nelle nostre menti, scollegata da tutta
la realt, ma al contrario perch si costruisce mediante unidentificazione
con una rappresentazione o un insieme di rappresentazioni di chi siamo.
Questa identificazione genera i suoi effetti formativi dellIo solo se noi
dimentichiamo (o se disconosciamo) che non ci stiamo identificando
con noi stessi, ma al contrario con rappresentazioni di chi siamo. Lacan
aggiunge che lidentificazione narcisista non solo fa precipitare la formazione dellIo, ma che i suoi effetti si ripercuoteranno ancora molto
tempo dopo il momento nel quale abbiamo accesso al linguaggio.
65
Cfr. J. Lacan, Lo stadio dello specchio come formatore della funzione dellio (Comunicazione al XVI Congresso internazionale di psicoanalisi Zurigo, 17 luglio 1949), in
Scritti, Torino, Einaudi, 2002.

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Limportante qui che il riconoscimento e il disconoscimento operano


in coppia, come quando mostriamo delle fotografie scattate durante
le vacanze e diciamo: questo sono io su unamaca. Lenunciato funziona solo se ignoriamo il fatto che non sono io su unamaca, ma una
rappresentazione di me stesso sullamaca. Michel Foucault gioca con
questo doppio meccanismo in un piccolo libro dove riflette sul famoso
quadro di Ren Magritte Il tradimento delle immagini, nel quale si vede
limmagine dipinta di una pipa accompagnata dalla legenda Ceci nest
pas une pipe nel margine inferiore. La prima reazione dellosservatore
che si tratta di un nonsenso, dato che si sta guardando una pipa: comprende dopo, per, che Magritte stato del tutto letterale, in quanto
non si tratta di una pipa, ma di una sua rappresentazione. Per Lacan
non c un fuori rispetto questo doppio meccanismo di riconoscimento
e disconoscimento: tutti siamo immersi in esso.
Quando dico tutti mi riferisco sia al popolo che ai suoi leader. Ma la
narrazione del populismo che ci propone Laclau suggerisce invece una
scissione. Da un lato abbiamo qualcosa di analogo a quello che Lacan
e dopo Jacques-Alain Miller hanno definito un Soggetto presupposto
al Sapere, che investiamo della presunzione di sapere. In questo caso
un intellettuale o il leader che sa come non ci sia alcuna possibilit
che la societ futura sia effettivamente una societ piena, riconciliata.
Dallaltro lato c la plebs, che intraprende un progetto presentato come
spazio di iscrizione di tutte le domande sociali e come scenario dove
queste domande saranno realmente soddisfatte. Qui la scissione fra plebs
e dirigenti (e intellettuali) si manifesta nel fatto che alcuni non sanno
quello che fanno e altri sanno che gli altri non sanno66.
Non stiamo discutendo qui se la pienezza sia o meno raggiungibile: Laclau ha dunque tutte le ragioni nel descriverla come mitica. Sto mettendo
invece in discussione la strumentalizzazione che si insinua nella sua teoria
della politica-come-populismo. Le masse credono in un sogno di pienezza
e i leader, che comprendono come stanno le cose, non fanno nulla per
mettere in discussione questa credenza, probabilmente perch risulta loro
utile. una concezione della politica come processo che giunge a due livelli
66
Paul Bowman sostiene qualcosa di simile in relazione allambiguit di Laclau sul
fatto che tutte le identit e oggettivit sono necessariamente incomplete. Egli afferma
che tanto la chiusura che la pienezza di un oggetto qualsiasi sono la risposta alla domanda volta ad un intervento politico decisivo e che, a sua volta, se questo intervento
condannato ad avvicinarsi alla sua meta, ma a non raggiungerla mai, Laclau non pu
affermare che il politico e legemonia sono perfettamente teorizzati nel mio lavoro.
Per Bowman questa perfezione inconsistente. Laclau non pu progettare limpossibilit strutturale di raggiungere la pienezza identitaria risultante dalla carenza o
dalla mancanza costitutiva e dopo esentare la sua teoria da questa condizione (Cfr.
P. Bowman, Post-Marxism versus Cultural Studies, Edinburgh, Edinburgh University
Press, pp. 108-117).

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cognitivi differenziati e asimmetrici: quello dei leader e degli intellettuali,


che comprendono il mondo, e quello delle masse, che hanno bisogno di
credere nella promessa della pienezza. E questo rafforza gli argomenti di
coloro che hanno sempre criticato la politica populista come limpresa di
leader senza scrupoli che desiderano avviare ad un proprio programma.
fondamentalmente quello che siamo soliti dire su quello che fanno
Berlusconi, Le Pen o i propulsori del Tea Party statunitense.
Cosa possiamo concludere con questa lettura? La Ragione populista ci
permette di ripercorrere la traiettoria intellettuale di Laclau nelle ultime
decadi. Per i suoi seguaci, lapparato concettuale che egli offre in questo
libro un libro che combina egemonia, significanti vuoti, objet petit a,
affetto, jouissance e popolo, dentro una narrazione del populismo un
contributo importante alle discussioni sul concetto di politica radicale
e allo sviluppo di alternative di sinistra.
Io sono pi cauto nella mia valutazione degli obiettivi della Ragione
populista. Non solo perch difficile sottrarsi allimpressione che la teoria
della politica-come-populismo che propone Laclau realmente una
variante della sua teoria della politica-come-egemonia. C per anche
un altro motivo. In modo simile al lavoro di Canovan e di altri studiosi,
la Ragione populista contribuisce a dare dignit allesperienza populista
dopo decadi in cui il pensiero politico e il senso comune la riducevano
allopportunismo di manipolatori che promettevano il cielo e la terra
ai loro seguaci. Questo riscatto pu per anche accecarci di fronte ai
pericoli di una politica che divide lo spazio in due campi antagonisti
e costruisce la coesione della collettivit intorno alla singolarit di un
nome. Ricordiamo che il nome realmente il nome di un leader forte.
Con ci non sto celebrando il consenso: questo significherebbe
promuovere lanti-politica. Nemmeno pretendo di disconoscere che
i progetti di cambiamento radicale devono affrontare le resistenze dei
settori conservatori, classisti e razzisti che vogliono mantenere i loro
privilegi. La mia cautela si deve a quello che potrebbe somigliare a un
dispositivo tattico della politica populista per sovvertire e ricostruire il
dato (laffermazione delle frontiere tra due campi, la volont di affrontare
gli avversari continuamente, lesaltazione del leader, ecc.), dispositivo
che pu e di cui si soliti impregnare le pratiche, le leggi e le istituzioni
della costellazione vincente. Quando questo accade, si chiude la porta
allemancipazione e cominciamo a transitare nellinferno di una permanente creazione di nemici in cui i critici, anche fra i simpatizzanti,
sono sospettati di tradimento. Questo il momento nel quale si deve
scommettere sullutopia negativa di Walter Benjamin, tirando i freni di
emergenza della locomotiva della politica-come-populismo.
BENJAMIN ARDITI

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