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Lucio Carbonara
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estranea al paesaggio
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Indice
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Introduzione
Lucio Carbonara
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Resoconto di unesperienza
Lucio Carbonara
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Bibliografia essenziale
Convenzione europea del paesaggio
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Introduzione
Lucio Carbonara
Il testo vuole essere una testimonianza, a chiusura del primo ciclo triennale del nuovo corso di laurea, delle
esperienze didattiche svolte negli anni accademici 200203 e 200304 dagli studenti del 2 anno nel
Laboratorio di Progettazione del Territorio e del Paesaggio del Corso di laurea in Architettura dei Giardini e
Paesaggistica della Prima Facolt di Architettura Ludovico Quaroni dellUniversit degli Studi di Roma
La Sapienza.
organizzato in tre parti: la prima contiene alcuni contributi specifici riferiti a quelle parole chiave che, nellambito del laboratorio, hanno orientato il percorso progettuale; territorio, ambiente, paesaggio, ecologia
sono state difatti le fondamenta del corso e, allo stesso tempo, loggetto di un percorso progettuale interdisciplinare in cui le specifiche competenze hanno trovato spazio per dialogare, confrontarsi e integrarsi
sia al livello teorico che pratico. I contributi presentati, inerenti gli aspetti teorici, analitici e progettuali dei
termini sopra menzionati, offrono un sintetico quadro di riferimento dello stato dellarte, dando simultaneamente un input per ulteriori e auspicati approfondimenti. E in tal senso va intesa anche la bibliografia di
supporto.
La seconda parte del testo restituisce passi significativi dellesperienza didattica; si apre con una breve nota
sulla metodologia adottata e presenta lesito di alcuni lavori degli studenti. Oltre ad alcune linee guida per
la lettura e comprensione degli elaborati, sono tratteggiate le principali questioni e tematiche, in termini di
indagini conoscitive, da prendere in considerazione durante il processo progettuale, ponendo laccento sui
contenuti, le finalit e gli obiettivi di ciascuna fase. Si tratta in sintesi di suggerimenti (scritti quasi sotto forma
di cahier) che rimandando, per gli approfondimenti teoricopratici e per una trattazione specifica, ai testi di
riferimento, consigliati per la parte metodologica. Un iter progettuale dunque che si propone come traccia,
in cui far confluire contributi, sollecitazioni e suggestioni. Il racconto del percorso progettuale affidato sia
agli elaborati grafici presenti nel testo sia a quelli contenuti nel CD allegato. Mentre nel testo sono riportati
solo alcuni fra gli elaborati presentati durante ciascun anno accademico, nel CD trova spazio la maggior
parte del lavoro degli studenti.
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Le esperienze affrontate riguardano due aree allinterno del territorio comunale di Roma; la prima (a.a.
200203) riguarda larea di Lunghezza Castelverde. Si tratta di un ambito di particolare importanza alla
luce delle previsioni del nuovo piano regolatore di Roma che prevede azioni e interventi volti alla riqualifi-
cazione urbana e ambientale dei luoghi, nonch alla creazione di centralit urbane e metropolitane. In sintonia con tali scelte, lobiettivo del corso stato un progetto di riqualificazione urbana e ambientale attra-
verso la realizzazione di un parco lineare lungo il Fosso dellOsa, con lintento di riconnettere gli insediamenti abusivi di Castelverde e Villaggio Prenestino sia con la centralit di Lunghezza sia con la potenziale
centralit storicoarcheologica di Gabi. Nel secondo caso di studio (a.a. 200304) larea presa in esame
riguarda un ambito della Valle del Tevere di altrettanta rilevanza per la citt di Roma. Si tratta, infatti, della
zona, definita marginalmente dalla Via Salaria e dalla Via Flaminia, che va dalla confluenza con il fiume
Aniene, allaltezza del nodo infrastrutturale tra la Via Olimpica e la Via Salaria, fino al grande raccordo anulare. unarea con grande valenza fisiconaturalistica i cui margini, fortemente urbanizzati e definiti, non
lasciano trasparire le potenzialit esistenti, ma inespresse. Anche in questo caso lobiettivo del corso
stato un progetto generale di assetto territoriale in cui il parco fluviale si connota come asse portante dellintero disegno e progetto di territorio, coniugando, almeno negli intenti, le esigenze di tutela e salvaguardia
con quelle di riqualificazione e trasformazione.
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territorio
Elio Trusiani
Il territorio non un dato, ma il risultato di diversi processi [] pi o meno coordinati. Non si conforma
solo secondo un certo numero di fenomeni dinamici di tipo geoclimatico. Allatto in cui una popolazione lo
occupa [] essa stabilisce con lui un rapporto di tipo organizzativo, pianificatore e si possono osservare
gli effetti reciproci di questa coesistenza. In altri termini, il territorio oggetto di costruzione. una sorta di
artefatto. E da allora costituisce anche un prodotto []. Il dinamismo dei fenomeni di formazione e di pro-
duzione persegue nellidea di un perfezionamento continuo dei risultati, in cui tutto correlato: individuazione pi efficiente delle potenzialit, ripartizione pi coerente dei beni e dei servizi, gestione pi adeguata, innovazione delle istituzioni. Di conseguenza il territorio un progetto []. Per insediarvi nuove strut-
ture, per sfruttare pi razionalmente certe terre, spesso indispensabile modificarne la sostanza in modo
irreversibile. Ma il territorio non un contenitore a perdere n un prodotto di consumo che si possa sostituire. Ciascun territorio unico, per cui necessario riciclare, grattare una volta di pi il vecchio testo che
gli uomini hanno inscritto sullinsostituibile materiale del suolo, per deporvene uno nuovo, che risponda
alle esigenze doggi, prima di essere a sua volta abrogato (CORBOZ 1985).
Queste poche righe restituiscono sinteticamente il concetto di territorio come spazio extraurbano in conti-
nua trasformazione, su cui si stratificano azioni e interventi non solo di ordine fisico, geografico e antropico, ma anche e soprattutto di carattere sociale. Questultimo un aspetto fondamentale nella descrizione
e nellinterpretazione delle dinamiche di trasformazione attuali poich, attraverso usi, comportamenti e
modalit di aggregazione diversi, si evidenziano le nuove forme di vita e la domanda di progettazione che
da queste ne deriva. Una volta dissolta lantitesi paradigmatica cittcampagna, il territorio presenta
ambienti, sequenze di paesaggi e modi di vita e di utilizzo del suolo completamente inediti. Anche le corri-
spondenze tra forme e funzioni, tra segni e significati, incluse le stesse regole morfogenetiche che hanno
guidato percorsi evolutivi consolidati, devono essere ripensate e reinterpretate. I paesaggi ricorrenti sono
i nuovi luoghi delle relazioni in pubblico, delle relazioni informali e dellintimit, lo spazio introverso delle
nicchie sociali, gli spazi senza identit. A differenti modi di abitare corrispondono nuove forme del territo-
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rio: attrattori lineari, macchine ibride, isole, aree della ripetizione, tasselli solo per citare alcune delle cate-
gorie interpretative di una nuova classificazione di elementi territoriali (BOERI, LANZANI, MARINI 1993).
Al mutare delle condizioni al contorno, mutano tuttavia, inevitabilmente, le connotazioni del progetto di ter-
ritorio: la sola adozione di politiche di tutela e salvaguardia, secondo una prassi consolidata, non pi sufficiente a rispondere a una domanda di progettualit orientata allazione piuttosto che al vincolo e guida-
ta da una strategia di sussidiariet e partenariato. A tutti gli effetti, il territorio una risorsa, un fattore impre-
scindibile di sviluppo, un veicolo di riequilibrio per intere aree. Il progetto, pertanto, deve cercare di promuovere strategie intersettoriali localizzate e programmi territoriali fondati su una visione di insieme dello
spazio, in uno scenario a breve, medio e lungo termine. Allinterno di questo scenario il progetto deve
essere in grado di individuare e selezionare temi e azioni puntuali di rilevanza notevole che, per le loro
implicazioni sia sugli assetti fisici sia su quelli funzionali, possano costituire un volano economico per ulteriori interventi. Progettare il territorio non come silenzioso giacimento di segni e relitti, ma come spazio da
abitare nella complessit dei suoi valori naturali, culturali ed economici: questa la condizione imprescindibile per avviare sinergie tra i diversi fattori qualificanti. Recuperare vuol dire allora innescare nuovi processi nella struttura evolutiva del territorio storico, in costante e dinamico rapporto coi processi sociali che vi
si svolgono, al fine di riprogettare il territorio da abitare (GAMBINO 2000) nella pienezza dei valori storici,
culturali, naturali e della contemporaneit.
Ci troviamo pertanto di fronte a un progetto connotato, secondo la prassi pi consolidata della pianificazio-
ne territoriale e urbanistica, da politiche di tutela e salvaguardia del patrimonio storico, artistico e ambientale e dallaltro da una domanda di riqualificazione e trasformazione che in alcuni casi racchiude esigenze
inespresse di identit nuove. Riuscire a coniugare i termini conservazione e sviluppo, innovazione e trasformazione la sfida del progetto territoriale: si tratta del progetto sostenibile del territorio, ove il termine
sostenibile sembra assumere il ruolo di cerniera tra politiche di tutela e domande di trasformazione. In so-
stanza sostenibilit espressione del concetto in base al quale le decisioni attuali non dovrebbero peggiorare le prospettive di mantenimento o miglioramento dei futuri standard di vita. Ci implica la gestione
dei sistemi economici in modo da permettere il sostentamento attraverso lutilizzo delle risorse attuali man-
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qualitativo di un sistema economico che non cresce fisicamente, e che si mantiene in equilibrio dinamico
con lambiente perseguendo obiettivi di mantenimento dellintegrit ecologica e di equit sociale.
Allinterno del progetto sostenibile del territorio, la componente paesaggio si manifesta come risorsa e strategia irrinunciabile per le politiche territoriali. Il paesaggio pu essere documento storiconaturale da tute-
lare, rudere con cui coabitare, scena spettacolare del turismo e delleconomia globale, risorsa da attivare
per un differente modello di sviluppo, nuovo territorio abitabile, potenziale rete di un territorio strutturalmente frammentato, sfera che avvolge la vita quotidiana: molteplici chiavi di lettura che suggeriscono differen-
BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO
A. CORBOZ, Il territorio come palinsesto, in Casabella, n. 516, 1985, pp. 2227.
B. SECCHI, Un Progetto per lurbanistica, Einaudi, Torino 1989.
S. BOERI, A. LANZANI, E. MARINI, Il territorio che cambia, AimSegesta, Milano 1993.
Il disegno degli spazi aperti, Casabella, (numero monografico), n. 597598, 1993.
G. DEMATTEIS, Progetto implicito. Il contributo della geografia umana alle scienze del territorio, Angeli, Milano 1995.
G. DEMATTEIS, Per progettare il territorio, in AA.VV., Linee nel paesaggio, Utet, Torino 1999.
R. GAMBINO, Conservare, Innovare. Paesaggio, Ambiente, Territorio, Utet, Torino 2000.
B. SECCHI, Prima lezione di urbanistica, Laterza, Bari 2000.
S. MUNARIN, M. C. TOSI, Tracce di citt, Angeli, Milano 2001.
Si consigliano inoltre i seguenti articoli e contributi di Bernardo Secchi:
Le trasformazioni dellhabitat urbano, in Casabella, n. 600, 1993, pp. 4454.
Il territorio abbandonato 4, in Casabella, n. 618, 1994, pp. 1819.
Cambiamenti, in Casabella, n. 622, 1995, pp. 1819.
Dellutilit di descrivere ci che si vede, si tocca, si ascolta, relazione presentata a Descrivere il territorio, II Convegno internazionale di urbanistica, Prato (30 marzo 1 aprile, 1995).
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Concetto fra i pi evocativi e tuttavia ambiguo, quello di paesaggio somma in s esistenza e apparenza, e
offre la possibilit di ricomporre un dualismo profondamente radicato nella concezione positivista, e nella
cultura occidentale in genere. Questa da sempre privilegia, tra le diverse forme di esperienza sensibile, il
ruolo della percezione visiva, e non casuale che il concetto di paesaggio ne sia ritenuto prodotto tipico,
da far risalire a un genere pittorico sviluppatosi in Olanda e nelle Fiandre intorno al XVI secolo (BERQUE
1999, COSGROVE 1990). Esito complesso, non solo intenzionale, e continuamente in evoluzione, dellinterrelazione uomoambiente, nel concetto implicita la figura umana, la quale pu esservi coinvolta in modi
e a livelli differenti, dalla sola osservazione, alla trasformazione materiale. Nel tempo, le definizioni hanno
seguito i paradigmi filosofici ed epistemologici prevalenti, formulati per interpretare il pi generale ruolo delluomo rispetto alla realt, o al mondo, e ne hanno accentuato di volta in volta la dimensione esteticopercettiva, quella geograficonaturalistica, poi ecologica.
Nelle diverse epoche e nei diversi ambienti culturali il termine paesaggio stato utilizzato per descrivere un
luogo o un contesto: oppure limmagine di un luogo o di un contesto. Alle cosiddette concezioni este-
ticopercettive, secondo le quali la realt di cui il paesaggio sarebbe immagine il territorio, si contrappo-
neva la tradizione scientificonaturalistica, che al contrario insisteva sulla realt sostantiva del paesaggio,
intendendo la relazione tra i due termini di paesaggio e immagine come dicotomica. Le due opposte
interpretazioni possono dirsi frutto della consuetudine di considerare come separate le scienze umane da
quelle naturali. Fra i tentativi di conciliazione, un ruolo rilevante spetta senzaltro allecologia, lunica chia-
ve che ci permette di decifrare e comprendere il paesaggio, poich [] esso non altro che la totalit dei
fenomeni naturali e umani, nonch dei vari processi che li generano e che da essi sono generati (ROMANI
1994). Questa concezione non nega la possibilit di un approccio fenomenicopercettivo, ma si oppone alla
riduzione del paesaggio a solo fatto percettivoestetico: il paesaggio ci che si vede, ma non solo ci
che si vede. Tali tentativi di conciliazione si preoccupano di recuperare il punto di vista umano, che sot-
tintende soggettivit e deliberazione, allinterno di un contesto che si ritiene comunque indipendente dalluomo, senza tuttavia chiarire le ragioni, il senso e le conseguenze di tale punto di vista, che invece assumo-
no un significato centrale per chi si occupi di tali questioni con un fine anche operativo, tra cui urbanisti, pia-
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nificatori, architetti, paesaggisti. Attualmente il termine sembra aver ancora dilatato il proprio ambito semantico, assumendo i pi diversi significati: ne documenta lidea del paesaggio mentale, o mindscape, stret-
tamente connessa al contributo offerto dalle tecniche digitaliinformatiche alle teorie sul rapporto tra immagine e realt, sui modi della percezione, e sul rapporto tra percezione e conoscenza (BURNETT 2004).
Sembra comunque ancora irrisolta la questione della definizione del paesaggio come realt o come imma-
gine della realt. Contemporaneamente, la distinzione fra oggettivo e soggettivo, tipica dei paradigmi
positivisti, sembra inadeguata a spiegare il paesaggio (BERQUE 1999). Gi da tempo, stata riconosciuta la
coesistenza di due diverse, opposte, prospettive: una oggettiva, funzionaleutilitaristica; laltra soggetti-
va, personale, morale ed estetica. La prima, verticale, intende il paesaggio come area geografica, come
regione, come sistema naturale, come dominio, fondandosi su una visione da un punto astratto nello spazio; la seconda, laterale, intende il paesaggio come scenario, la cui visione parte da un preciso punto di
vista (MEINIG 1979).
Mentre si va affermando lidea dellimpossibilit di una definizione univoca di paesaggio (MEINIG 1979,
CALZOLARI 1999, Gambino e Lanzani in CLEMENTI 2002, ma gi DARDEL 1952), e la polisemia viene riconosciuta come potenzialit pi che come debolezza, le implicazioni operative sono rimaste per in larga parte
irrisolte: a partire dalla possibilit, e dai modi, di traduzione di tale ricchezza in politiche, piani, progetti. Oggetto di studio di molte e diverse discipline, le molteplici interpretazioni avvicinano, e a volte sovrappongono, quello di paesaggio a concetti limitrofi, in particolare ai concetti di natura, ambiente, regione o territorio.
re diversi percorsi, tra cui quello di provare a capire ci che differenziandolo perlomeno da ci che non
(MEINIG 1979). Recentemente, grazie alla assunzione di alcuni approcci filosofici fenomenologia,
costruttivismo, poststrutturalismo e alla loro rielaborazione allinterno di discipline quali ad esempio la
geografia umana, il paesaggio viene considerato come il prodotto dellinterrelazione uomoambiente, ma
anche come il prodotto dei discorsi che intorno al paesaggio vengono elaborati: tali discorsi servono non
solo a comprendere, ma anche a immaginare e a costruire il paesaggio (BARNES e DUNCAN 1992). Un interesse particolare assume allora, pi della percezione individuale, quella collettiva (BERQUE 1999, Dematteis
in CASTELNOVI 2000).
Il paesaggio diventa quindi insieme realt e immagine, dove con questultimo termine si intende non semplicemente la superficie visivamente percepibile, ma il modo che una societ elabora per rappresentare il proprio ambiente di vita e anche se stessa. La maggior parte delle questioni relative alla traduzione del con-
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cetto in pratiche operative, possono essere ricondotte a quelle pi generali dellattribuzione di valore e della
scelta, entrambe centrali allinterno di ogni processo decisionale, tra cui la pianificazione e la progettazione.
Le posizioni che hanno trovato espressione in documenti come la Convenzione Europea, legano il paesaggio alle comunit locali e i caratteri delluno alla storia delle altre, e riconducono la questione dellattribuzione
di valore a un processo di tipo collettivo, strettamente connesso alla prefigurazione di modelli di sviluppo
(Palermo in CLEMENTI 2002). Con tali assunzioni, si supera, almeno da un punto di vista concettuale, lequivalenza tra valore del paesaggio e paesaggi deccellenza. La considerazione dei paesaggi della quotidianit o dei paesaggi ordinari non solo recente (MEINIG 1979; vedere anche gli scritti di J. B. Jackson, ad
es., JACKSON 1970). Se si valuta il paesaggio non pi o non solo come dato di natura, ma come esito
dellorganizzazione della vita umana associata, come realt possibile di deliberazione e trasformazione,
la sua essenza appartiene alla filosofia pratica, quindi alletica (M. VENTURI FERRIOLO, 2002).
Labbandono di ogni pretesa di oggettivismo, cui contribuiscono in modo determinante le recenti concezioni
della natura come prodotto sociale (CASTREE e BRAUN 2002), non significa arbitrariet, ma il riconosci-
mento della natura politica ed etica di ogni interpretazione e di ogni scelta che riguardi il paesaggio.
BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO
E. DARDEL, Lhomme et la terre. Nature de la ralit gographique, PUF, Paris 1952, (Nuova ed., Paris 1990).
J. B. JACKSON, Landscape: Selected writings of J. B. Jackson, University of Massachussets Press, Amerset 1970.
D. MEINIG, The interpretation of Ordinary Landscapes, Oxford University Press, Oxford New York 1979.
D. COSGROVE, Realt sociali e paesaggio simbolico, Unicopli, Milano 1990.
T. J. BARNES, J. S. DUNCAN, Writing worlds: Discourse, text and metaphor in the representation of Landscape, Routledge,
London 1992.
V. ROMANI, Il Paesaggio. Teoria e pianificazione, Franco Angeli, Milano 1994.
A. BERQUE, Tutto paesaggio: allorigine del paesaggio, in Lotus International, n. 101, 1999, pp. 4249.
V. CALZOLARI (a cura di), Storia e natura come sistema, Argos, Roma 1999.
P. CASTELNOVI (a cura di), Il senso del paesaggio, Ires, Torino 2000.
N. CASTREE, B. BRAUN (a cura di), Social Nature, Theory, Practice and Politics, Blackwell, Oxford Malden Mass. 2001.
CONSIGLIO DEUROPA MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVIT CULTURALI, Convenzione Europea del Paesaggio, Firenze, 20 Ottobre
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ambiente
Andrea Filpa
Il progetto si pone degli obiettivi (funzionali e formali) e utilizza informazioni. Da sempre una parte di queste informazioni sono di natura ambientale, ovvero riguardano i processi naturali passati, presenti e futuri
che interessano un dato luogo. Nel progettare le sue trasformazioni, o pi semplicemente nel realizzarle,
luomo ha sempre tenuto conto dellambiente.
Per lungo tempo lambiente stato vissuto come la principale incognita delle trasformazioni. Prima dellutilizzo dei combustibili fossili e delle macchine, una scarsa considerazione dellambiente avrebbe potuto condurre allimpossibilit di condurre a termine loperazione desiderata, o comunque avrebbe comportato costi
e tempi maggiori. Oggi disponiamo di capacit di trasformazione molto pi elevate, ma abbiamo compreso talvolta troppo poco limportanza del conoscere i processi che hanno operato sul territorio prima di
noi, e che continuano a operare. Abbiamo maturato generalmente una maggiore sensibilit, siamo in
grado di conoscere meglio le componenti ambientali, ma pur tuttavia siamo lontani dal sapere interpretare
con certezza la realt nella quale operiamo. Viviamo nellepoca della post normal science, che ha sostituito le precedenti (sovente infondate) certezze della normal science; non significa che la tensione verso la
Un criterio suggestivo per esplorare le matrici ambientali di un dato territorio quello di procedere dal basso
verso lalto.
La geomorfologia studia le forme che assume il territorio, e oltre a fornire la descrizione degli aspetti fisici
costituisce la base di partenza per lo studio del paesaggio.
Attraverso lanalisi geomorfologica possibile comprendere con chiarezza alcuni elementi di fondamentale interesse per il progetto, relativi ad esempio alla stabilit dei suoli e alla propensione alla erosione. Un
accurato studio geomorfologico pu anche definire con relativa certezza le fasce di pertinenza fluviale, ovvero le aree che un corso dacqua occupa in regime di piena eccezionale.
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La idrogeologia ha come campo di studio gli acquiferi sotterranei; oltre a definire la loro localizzazione e
consistenza, particolare attenzione viene accordata alla loro vulnerabilit, ovvero alla possibilit di essere
raggiunti da agenti inquinanti infiltratisi nel suolo (concimi e sostanze chimiche derivanti da spandimenti di
fanghi, da perdite di rete, da incidenti, da deposizioni atmosferiche). In aree idrologicamente connesse con
acquiferi vulnerabili in linea generale sconsigliabile collocare insediamenti e impianti, e anche le pratiche
agricole debbono essere svolte con limitati ricorsi o in assenza di agrochemicals.
Lo studio del supporto tellurico viene completato dalla pedologia, il cui campo di interesse il suolo vege-
tale, ovvero lo strato superficiale (50/100 cm di profondit) utilizzato a fini agricoli. La pedologia studia le
caratteristiche dei suoli (profondit, composizione, tessitura ecc.) e ne definisce la suscettivit (potenzialit) ad essere utilizzato per luna o laltra coltura, oppure per un range di colture.
La pedologia interessa il progetto in quanto fornisce indicazioni utili per limitare al massimo il consumo di
suoli di elevata qualit (a parit di superficie da urbanizzare ovviamente preferibile utilizzare suoli di modesta qualit ai fini agricoli).
Proseguendo, come si detto, dal basso verso lalto si incontrano i campi di applicazione degli studi della
Lecologia vegetale studia le formazioni vegetali e i loro processi evolutivi, utilizzando anche informazioni
di natura geomorfologica e climatica. Per molti degli aspetti indagati, lecologo vegetale redige cartografie
tematiche e derivate, e dunque il suo linguaggio presenta molte caratteristiche comuni con quello del pianificatore.
la carta fisionomica della vegetazione, che restituisce la composizione del manto vegetale allepoca del rilevamento (vegetazione reale);
la carta della vegetazione potenziale, ovvero la vegetazione che qualora cessassero pressioni umane, ad
esempio di natura agricola, si affermerebbe in un determinato luogo (vegetazione climax). La carta della
vegetazione potenziale ha grande importanza sia nei progetti di ripristino ambientale di aree degradate, sia
per la scelta consapevole degli arredi vegetali;
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la carta della qualit della vegetazione che, sulla base di parametri quali vicinanza della vegetazione reale
alla tappa matura (naturalit) ricchezza di specie (biodiversit) e importanza fitogeografia di specie e di
habitat (endemismi, rarit) indica le aree di maggiore importanza vegetazionale.
Gli studi di maggiore dettaglio di ecologia vegetale individuano anche i cosiddetti patriarchi, ovvero gli albe-
ri che per et, grandezza o specie rappresentano riferimenti naturalistici, culturali e paesistici.
Anche gli studi zoologici interagiscono con il progetto territoriale, segnalando cartograficamente la presenza di habitat suscettibili di ospitare specie animali di interesse conservazionistico, in genere elencate in
documenti di livello europeo (ad esempio la Direttiva Habitat o la Direttiva Uccelli) oppure dalle cosiddette
Red List, che indicano le specie rare o a rischio di estinzione a livello nazionale o regionale. Le aree segna-
late dagli studi zoologici sono naturalmente da destinarsi alla protezione (parchi o riserve, di natura, funzioni e dimensioni molto variabili) o comunque a forme di gestione suscettibili di tutelare le specie animali.
di recente affermazione il paradigma delle reti ecologiche, che intende promuovere la conservazione di
habitat e specie non solo attraverso la tutela di isole ma anche realizzando una rete costituita da elementi
di differente funzione (core areas, corridors, stepping stones) in grado di assicurare un elevato grado di frui-
bilit allintero territorio (continuit ambientale). La prefigurazione di una rete ecologica presuppone il lavoro congiunto di pianificatori, botanici e zoologi, e interagisce con lintero sistema delle pianificazioni.
Per quanto concerne infine lo strato ancora superiore latmosfera sono oggetto di attenzione gli inquinamenti atmosferico, acustico, elettromagnetico e luminoso. La considerazione di questi elementi restrin-
ge in maniera sostanziale le potenzialit duso delle fasce limitrofe a strade, elettrodotti, ripetitori, insediamenti industriali, ma apre di converso interessanti prospettive per progetti di riqualificazione e di restauro
ambientale.
BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO
J. TRICART, J. KILIAN, L'ecogeografia e la pianificazione dell'ambiente naturale, Franco Angeli, Milano 1985.
I. MC HARG, Progettare con la natura, Muzzio, Padova 1989.
S. ARNOFI, A. FILPA, Lambiente nel piano comunale, Il Sole 24 Ore, Roma 2000.
R. T. T. Forman, Land Mosaics: The ecology of landscape and regions, Cambridge University Press, Cambridge 1995.
A. FILPA, R. ROMANO (a cura di), Pianificazione e reti ecologiche, Gangemi, Roma 2004.
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ecologia
Lecologia lo studio scientifico delle interazioni tra gli organismi e il loro ambiente. Lecologia del paesaggio studia le strutture complesse e le loro trasformazioni; strutture costituite dagli ecosistemi e dalle loro
modalit distributive che influiscono sulle funzioni e sugli aspetti visuali del paesaggio. Lobiettivo quello
di tradurre in termini applicativi i principi ecologici generali pi adatti alla lettura sintetica del paesaggio, alla
valutazione del suo stato e allindividuazione delle linee di pianificazione e di gestione pi idonee per un
determinato tipo di assetto territoriale. Pi a monte, la disciplina dellecologia applicata:
fornisce le conoscenze di base per larchitetto del paesaggio, proprio per gli importanti fondamenti teorici e per le possibili applicazioni pratiche nel settore della pianificazione del paesaggio;
do tra la scala territoriale e urbanistica; b) di comprendere nella loro complessit le relazioni esistenti tra i
diversi fattori fisicobiologici; c) di integrare fra loro le istanze ambientali e i presupposti socioeconomici.
CONOSCENZE DI BASE
In primo piano, lo studio dellecologia applicata, che va dalladattamento del singolo organismo al suo habitat alle esigenze ecologiche delle popolazioni fino al comportamento spaziotemporale dei diversi ecosistemi, porta a una comprensione dei processi complessi, sistemici e dinamici inerenti il paesaggio, quali:
esigenze delle specie, degli habitat e degli ecosistemi; abbondanza e distribuzione spaziale;
flussi di biomasse, energia e materia;
comportamento dinamico proprio;
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ecologia
Tali conoscenze rendono larchitetto paesaggista in grado di affrontare le tematiche territoriali e ambientali
in modo non settoriale, ma globale e integrato. Lecologia del paesaggio tiene conto delle interrelazioni sta-
bilite fra gli ecosistemi e le popolazioni, compresa quella umana, e la natura di un territorio, ed concentrata sui cambiamenti temporali e spaziali dal punto di vista ecologico. Ci costituisce un supporto fondamentale per la pianificazione che ha come obiettivo quello di guidare i cambiamenti nel tempo e nello
spazio. Inoltre la disciplina attribuisce un significato funzionale alle configurazioni spaziali che gli ecosistemi assumono, quindi, al disegno del paesaggio.
ANALISI E VALUTAZIONE
Una pianificazione territoriale su basi ecologiche in grado di fornire sia unanalisi integrata del paesaggio
sulla conoscenza completa e approfondita del complesso di elementi, che concorrono e interagiscono nella
sua formazione e sviluppo, sia la valutazione dellincidenza che le attivit umane esercitano sulluso qualitativo e quantitativo delle risorse ambientali e sui processi fisici e biologici messi in atto dalle azioni di trasformazione del territorio. Come indirizzi pi applicativi, lanalisi e la valutazione determinano e operano su:
struttura e funzione degli ecomosaici presenti nella zona interessata dal progetto;
modalit spaziotemporali con cui sono presenti le specie animali e vegetali che insieme concorrono a
definire la biodiversit sulle aree di progetto;
insieme di fattori di pressione in grado di generare condizioni di criticit, o, viceversa, nuove condizioni
potenziali per lecomosaico e le reti ecologiche;
unit ecosistemiche esistenti e loro grado di isolamento e frammentazione, assieme alle connessioni e
alle discontinuit;
analisi della geometria attuale degli elementi di naturalit, incluso la loro collocazione allinterno delle previsioni di trasformazione relative al territorio in oggetto (distribuzione attuale e prevista dellurbanizzazione,
mutamenti nelle culture prevalenti, fenomeni di abbandono, nuove infrastrutture);
caratteri qualitativi e quantitativi delle aree naturali con valenze culturali e paesistiche sia a individuare lo
stato e i carichi delle risorse territoriali.
Sulle basi dellecologia del paesaggio, la disciplina dellarchitettura del paesaggio si trova, quindi, non limi-
tata al progetto dei giardini e del verde urbano, e si estende alla pianificazione ambientale su scala territo-
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riale. Oltre che della qualit dellambiente urbano e suburbano, si occupa anche della riqualificazione dei
territori sottoposti a sfruttamenti e trasformazioni di ogni genere, fino a interessarsi secondo solide basi ecologiche a problemi di progettazione, pianificazione, conservazione, rigenerazione dei territori nel loro
insieme, tenendo conto dei caratteri paesistici dei luoghi, sia naturali che culturali, e delle particolarit dellambiente naturale (CALCAGNO, 1996). Al tempo stesso, formulandosi sulla base dellecologia, la pianificazione e progettazione del paesaggio non si limita alla tutela e conservazione dello stato attuale attraverso il ricorso a interventi passivi, ovvero retrospettivi, di mera salvaguardia, negando quindi possibilit e
opportunit legate allo sviluppo e alla progettazione di nuovi interventi sul territorio. Il cambiamento appor-
tato dal progetto paesaggistico tenta, invece, di riqualificare, valorizzare e sviluppare il paesaggio interes-
sato in modo integrato e sostenibile, cio coerente con le dinamiche, funzioni e valenze intrinseche del paesaggio in questione. In questottica, proprio e soltanto mediante un lavoro comune e integrato dei diversi
specialisti che si occupano del progetto e della gestione del territorio e del paesaggio, adeguati valori ecologici, funzionali, fruitivi ed estetici possono essere assicurati negli interventi di:
gestione degli habitat esistenti: agricoltura naturalistica, gestione adeguata delle aree verdi pubbliche ecc.;
riqualificazione degli habitat esistenti: interventi di ingegneria naturalistica nei corsi dacqua, formazione di
siepi e filari arboreiarbustivi in aree agricole o urbanizzate; rinaturalizzazioni polivalenti in fasce fluviali; rinaturalizzazione in aree intercluse e in altri spazi residuali; colture a perdere; formazione di microhabitat;
costruzione di nuovi habitat: nuovi nuclei boscati extraurbani, bacini di laminazione, recuperi di cave, eco-
sistemi filtro, barriere antirumore, fasce tampone, fasce arboree stradali e ferroviarie, filari stradali, strutture
ricreative urbane o extraurbane con elementi di interesse naturalistico;
topassi, passaggi per la fauna, piantumazioni per la riconnessione degli habitat, pianificazione della rete ecologica su tutti livelli.
BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO
A. MANIGLIO CALCAGNO, Verso una scuola italiana di ecologia del paesaggio, in V. INGEGNOLI e S. PIGNATTI (a cura di), Lecologia
del paesaggio in Italia, CittStudiEdizioni, Milano, 1996, pp. 219224.
R. COLANTONIO, G. M. GIBELLI, Ecologie, in A. CLEMENTI (a cura di), Interpretazioni di paesaggio, Meltemi, Roma 2002, pp.
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APAT/ARPAT GINESTRA, Reti ecologiche a scala locale. Lineamenti e indicazioni generali, INU, Roma 2003.
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La progettazione del paesaggio a scala territoriale, come daltra parte quella a una scala ben pi ridotta,
non pu esser affrontata senza prima aver guardato, visto e quindi conosciuto il territorio su cui intervenire.
Saper vedere il paesaggio vuol dire acquisire quel livello di conoscenza dellinsieme che permette di discernere linsieme stesso in tutte, o quasi, le parti che lo compongono. Il territorio che prendiamo in esame
generalmente il territorio extraurbano. La maggior parte delle volte questo territorio compromesso nella
sua integrit da forme di paesaggio urbano o antropizzato, pi o meno presenti. Quando questo avviene
ci si trova di fronte a una ricchezza di valenze altrettanto forti di quelle di un territorio in cui luomo non ha
avuto motivo di intervenire; queste valenze sono semplicemente diverse.
Il territorio ha determinato e subito la trasformazione del paesaggio con un processo in continua evoluzione, mutando nel tempo con adattamenti pi o meno traumatici.
Ogni azione su di esso deve quindi riconoscere le trasformazioni avvenute fino al momento di avviare la
propria azione/mutazione, affrontare le ipotesi legate alluso che si ritiene pi idoneo e leggere quei segni
che ne determinano le sue pi attuali peculiarit. Il territorio composto quindi da un certo numero di ele-
menti, e in una determinata quantit, che lo caratterizzano e ne fanno un ambito unico e irripetibile. Il territorio urbano, come quello extraurbano, , quindi, il risultato di un certo numero di segni, tracce o trame
che ne compongono la sua storia e lo fanno divenire paesaggio. I segni che lo compongono possono
essere naturali, naturali derivati dallazione delluomo, e quindi indotti, o decisamente antropizzati e caratterizzati da materiali inerti.
Ci si trova ad avere a che fare con tipi diversi di tracce che si distendono sul territorio e si articolano tra loro
componendo un insieme complesso di elementi dalle potenzialit e problematicit le pi diversificate tra
loro. Diventa molto significativo, quindi, discernere quegli specifici componenti per riconoscere il tipo di paesaggio in cui ci si trova a operare, e con quali elementi presenti lavorare alla realizzazione di un nuovo
insieme riconoscibile come paesaggio. La composizione di questi segni ha certamente gi determinato la
formazione di aree riconoscibili come omogenee in quanto contenenti elementi simili tra loro o composti in
modo tale da far risultare queste aree differenti da quelle limitrofe.
Siamo abituati a vedere immagini di paesaggi fotografati o ripresi dallalto in cui si rileggono in chiave pit-
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torica alcuni segni del territorio; queste immagini risultano pi chiare e affascinanti quando la natura, o
comunque luomo sul territorio, intervenuto in modo da ottenere degli ambiti riconoscibili come omoge-
nei e quindi intuitivamente non naturali. Questo genere di lettura del paesaggio, per quanto pittoricamen-
te rilevante, diventa ancora pi interessante quando una superficie, o comunque una porzione del territorio, viene analizzata nelle sue componenti che la rendono omogenea. E quando allinterno di queste aree
si vengono a trovare uno o pi elementi diversi dagli altri che le compongono, la lettura si arricchisce di
quelle variabili che rendono complesso e quindi interessante un paesaggio. Queste variabili possono essere delle tracce lineari, puntiformi o forse dei piani diversi, ad esempio delle assenze in una massa; possono essere determinate solamente da variazioni cromatiche o invece da volumi.
Gli elementi riconoscibili e riconducibili alla determinazione di unarea omogenea possono essere classifi-
cati tra gli elementi uguali tra loro. Quindi, larricchimento di unarea omogenea pu, ma non strettamente necessario, essere coadiuvato da elementi diversi. Un esempio di elemento diverso, tipico nel
paesaggio, la presenza di un albero di specie differente da quelle presenti in unarea omogenea; differente perch spogliante tra sempreverdi, perch fiorisce in primavera di un colore non presente nella stes-
sa area o in un periodo diverso dagli altri alberi intorno, o perch in autunno assume una colorazione ver-
miglia non comune alle altre specie dello stesso areale e presenti nello stesso luogo; ma lelemento diverso pu anche essere una infrastruttura lineare; una strada ad alto scorrimento, ad esempio. Questo un
caso tipico in cui la diversit deve diventare quasi sempre il soggetto principale della progettazione: attraverso la realizzazione di una rete di interventi si deve rendere il paesaggio partecipe della presenza della
strada, ma anche divenire scena percepita a differenti velocit dalla strada stessa.
Nella progettazione del paesaggio le strade, gli edifici, come gli alberi, i fiori, la luce e lombra, lacqua e la
terra, rientrano nella categoria dei materiali della progettazione; questi materiali possono essere composti
tra loro, o in masse pi o meno omogenee, usati come elementi singoli.
Esistono molte variabili e moltissime ipotesi compositive dei materiali a uso del paesaggio. Ad esempio,
nella progettazione delle masse vegetali determinante, alla formazione di un micro ambiente equilibrato,
luso di pi specie arboree e arbustive; in questo modo, oltre a ottenere la possibilit di vivere un paesag-
gio in continuo movimento, si ottengono delle qualit nella progettazione che una vasta area su cui pre-
sente una sola specie non potr dare. Gli alberi possono essere composti anche in filari pi o meno omogenei; questo il modo pi immediato, ma a volte anche il pi ovvio, per riprendere e portare allinterno
della progettazione quelle tracce gi presenti nel territorio che si vuole rafforzare.
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Senza voler fare una casistica dei modi in cui un territorio, pianeggiante o mosso, arido o fertile, antropizzato o meno, possa essere progettato, importante ribadire che diventa paesaggio solo attraverso la lettura delle sue specificit.
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