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Le fiabe, se considerate con seriet, svelano il

loro carico di significati inconsci ed esercitano


una risonanza emotiva molto forte. Con la loro
semplicit e immediatezza, toccano le corde
pi nascoste del nostro essere raggiungendo le
emozioni pi profonde. Sono la rivelazione
delle dinamiche archetipiche della psiche
inconscia.
In questo volume M.-L von Franz esamina
alcune fiabe nel tentativo di cogliere quel che
hanno da dirci sulle funzioni psichiche cui
diamo nome di Animus (l'immagine interna
del maschile nella psiche femminile) e di
Anima (l'immagine del femminile presente
nella psiche maschile).
Perch parlando dei re e delle regine, parliamo
di fatto di Animus e di Anima, quella coppia
reale che esercita la funzione di governo sulle
nostre fantasie e comportamenti, sia interiori
che esteriori, in relazione all'altro sesso.
L'Animus e l'Anima - affermano i curatori nella
prefazione al volume - non potranno pi essere
visti come astrazioni o mere teorie: M.-L von
Franz ci aiuta a capire e a sentire che queste
immagini sono personificazioni di movimenti
misteriosi e di dinamiche vitali. Contengono il
segreto di una vita piena, relazionata e in sintonia
con la nostra natura interiore.

Immagini dall'Inconscio
Collana diretta da Magda Di Renzo
La collana raccoglie le riflessioni, i percorsi, le idee e i dubbi
di quanti, oltrepassando i limiti della coscienza, tentano nuovi
percorsi o rivivificano quelli esistenti, per rendere visibili e
quindi comprensibili quelle parti che sfuggono al controllo della
coscienza e che possono creare interferenze nello sviluppo o
impedire l'accesso al potenziale creativo dell'individuo.
Nella collana hanno voce autori di diversa estrazione culturale,
tutti impegnati in un lavoro di traduzione, sistematizzazione
o lettura di immagini e contenuti inconsci, alfine di
rendere meno costrittiva e unilaterale la visione della coscienza.
Tutto ci che sta nell'inconscio, dice infatti Jung, vuole diventare
evento e anche la personalit vuole svilupparsi dalle
sue condizioni inconsce e viversi come interezza. Il percorso
che consente agli elementi inconsci di prendere forma per avere
accesso alla coscienza per complesso e variegato e richiede
impegno intellettuale e dedizione.
La parte oscura della psiche, sia essa concepita come elemento
rimosso o incompatibile con la coscienza o come elemento
non ancora cosciente, non pu infatti essere dedotta o
interpretata in base a singole manifestazioni riferite a uno
schema teorico univoco, perch i rapporti tra coscienza e inconscio
sono estremamente variegati e complessi
La consulenza scientifica per le opere delle Edizioni Magi a cura
del Dott. Federico Bianchi di Castelbianco, Direttore dell'Istituto di
Ortofonologia - Roma
Marie- Louise von Franz
L'Animus e l'Anima nelle fiabe

2009 Edizioni Scientifiche Ma. Gi. srl


Via G. Marchi, 4 - 00161 Roma
Tel. 06/8542256 - 8542072 fax 06/85356274
redazione@magiedizioni. com
www. magiedizioni. com
Copertina (progettazione e realizzazione grafica): Flora Dicarlo
Traduzione e cura
Federico de Luca Comandini
Robert M. Mercurio
L'editore a disposizione degli aventi diritto con i quali non stato
possibile comunicare.
ISBN: 978-88-7487-006-6

\\Indice

Prefazione all'edizione italiana 9


Federico de Luca Comandini, Robert M. Mercurio

Introduzione 11

I IL VECCHIO RINK RANK 13

II IL CAVALLO MAGICO 27

III KARi, VESTE DI LEGNO 57

IV IL MAGO DELLA PIANURA 63

V RACCONTI DI ANIMA 71

VI LA PRINCIPESSA NERA 75

VII LA ZARINA VERGINE 87

\\Prefazione all'edizione italiana


All'inizio degli anni Cinquanta, la giovane Marie- Louise von Franz ricevette
un invito da parte di un gruppo di analisti statunitensi a tenere
una serie di conferenze presso l'Analytical Psychology Club di
Los Angeles. Scelse di parlare degli aspetti psicologici di Animus e
Anima, essendo esperta in materia di miti e folklore, decise di affrontare
l'argomento sulla base del tessuto simbolico di alcune fiabe
provenienti da differenti culture1. Le conferenze riscossero enorme
successo e M.-L. von Franz conquist l'ammirazione e l'affetto
dei membri del gruppo. Era cos viva, cos animata, eloquente, stimolante
e brillante, ricorda Gilda Frantz, che all'epoca, da giovane
allieva- analista, partecipava agli incontri2.
L'Animus e l'Anima non pretendono d'essere termini precisi n
sono formulazioni scientifiche. Sono piuttosto delle descrizioni allusive,
utili a tracciare una fenomenologia di fondamentali processi
inconsci che, rispettivamente, si manifestano nella psiche femminile
e maschile. La scarsa scientificit dei termini non affatto, nella
visione di Jung, da considerarsi un difetto. Il mio linguaggio deve
essere ambiguo, scrive Jung in una lettera, o meglio, a doppio senso
per rendere giustizia alla natura psichica e al suo doppio aspetto.
Lascio risuonare di proposito tutte le tonalit armoniche, prima
di tutto perch sono comunque presenti, e poi perch restituiscono
un'immagine pi completa della realt. Pi avanti, nella stessa let-

NOTE
1 Il testo di questo volume una fedele ricostruzione delle conferenze di M.-
L. von Franz, redatta dall'analista e dell'editore canadese, Daryl Sharp, basata
sugli appunti presi dai partecipanti e pubblicata con il titolo Animus
and Anima in Fairy Tales, Toronto, Inner City Books, 2002.
2 The Fountain qfthe Love ofWisdom: Homage to Marie- Louise von Franz, a
cura di Emmanuel Kennedy- Xypolita, Wilmette, Illinois, Chiron Publications,
2004, p. 287.
FINE NOTE

tera, Jung afferma: Preferisco quindi il linguaggio ambiguo, in


quanto rende giustizia alla soggettivit della rappresentazione archetipica
e all'autonomia dell'archetipo stesso3.
L'aver affrontato gli elementi contro- sessuali della psiche attraverso
l'interpretazione delle fiabe permise alla von Franz di utilizzare
l'approccio suggerito da Jung: far risuonare tutte le tonalit armoniche
e far balenare tutte le sfumature cromatiche che
compongono le manifestazioni dell'Animus e dell'Anima. Procedere
in questo modo ci porta lontani, anzi lontanissimi da qualsiasi psicologia
di laboratorio; conduce lontani dalle posizioni psicologiche
che considerano l'inconscio quale mero oggetto di indagine.
Sulle orme di Jung, M.-L. von Franz parla di psiche per favorire
un dialogo in psiche e con la psiche. La psiche inconscia, lungi dal ridursi
a oggetto di indagine, emerge dalle pagine di questo volume
quale realt viva e indispensabile interlocutrice. L'Animus e l'Anima
non potranno pi essere visti come astrazioni o mere teorie; Marie-
Louise von Franz ci aiuta a capire e a sentire che queste immagini
sono personificazioni di movimenti misteriosi e di dinamiche vitali.
Contengono il segreto di una vita piena, relazionata e in sintonia con
la nostra natura interiore.
Ringraziamo la nostra collega Federica Mazzeo per il suo prezioso
aiuto nella preparazione di questo testo.
Federico de Luca Comandini
Robert M. Mercurio
Roma, gennaio 2009
Edizioni Magi, 2006, pp. 249 sgg.

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\\Introduzione
L'Animus una volpe assai scaltra
che sa usare la coda per nascondere
le proprie tracce.
C. G. JUNG
Le fiabe parlano di contenuti psichici che sono molto lontani dalla
coscienza umana. Jung disse una volta che dopo aver fatto un'interpretazione
approfondit di una fiaba si ha bisogno di una settimana
di vacanza per riprendersi da un compito cos arduo. La difficolt
di questo tipo di lavoro deriva dal fatto che le fiabe si basano su
alcune funzioni universali della psiche, senza che ci sia alcun ponte
verso i contenuti di carattere pi personale. Nel lavorare su una
fiaba, quindi, ci si trova di fronte alla struttura fondamentale della
psiche, una sorta di scheletro dal quale i muscoli e la pelle siano stati
tolti, lasciando soltanto gli elementi di interesse generale. Le fiabe
rappresentano perci dei modelli di vita psichica del tutto astratti.
Le fiabe e i racconti che provengono da culture arcaiche contengono
espressioni di senso di meraviglia e di terrore nei confronti del
divino, due elementi caratterizzanti l'incontro di tali popoli primitivi
con il mondo degli archetipi. Elementi che mancano nelle fiabe
che risalgono a periodi successivi.
In questo libro esamineremo, oltre a quelle europee, alcune fiabe
pi primitive nel tentativo di cogliere quel che hanno da dirci sulle
funzioni psichiche cui diamo il nome di Animus (l'immagine interna
del maschile nella psiche femminile) e di Anima (l'immagine
del femminile presente nella psiche maschile).

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\\IL VECCHIO RINK RANK1


I due personaggi che incontriamo all'inizio di questa fiaba, originaria
della Germania settentrionale, sono un re e la sua bella figliola
che vive insieme a lui nel palazzo reale. Un giorno, il re decide di costruire
una montagna di vetro e proclama che dar la mano della
principessa a chi riuscir a scalarla. Un giovane innamorato della
principessa esprime il desiderio di sposarla e, insieme alla ragazza,
si dirige verso la montagna di vetro per affrontare la prova indicata
dal re. Ma, di l a poco, improvvisamente la montagna si spalanca inghiottendo
la principessa e imprigionandola al suo interno.
Dentro la montagna di vetro abita un vecchio con una barba lunga
ben diciassette pollici; questi chiede alla principessa di fargli da
serva, dandole il nome di Signora Mansrot (l'elemento rosso dell'uomo),
mentre la ragazza lo dovr chiamare Vecchio Rink Rank
[Cavaliere Rosso). Ogni giorno il vecchietto si arrampica su una scala
ed esce da una finestrella, e ogni sera rientra carico d'oro e d'argento
che ammucchia in un angolo della sua dimora.
Un giorno la principessa decide di fuggire dalla sua prigione e
abbassando velocemente la finestra, la chiude, incastrandovi la lunga
barba di Rink Rank che rimane immobilizzato. Costringe il vecchio
a darle la scala che le consente di raggiungere la finestra e di
fuggire verso il castello. Dopo aver accolta la figlia, il re torna indietro
per uccidere Rink Rank e impossessarsi dell'oro e dell'argento
che il vecchio conservava nella sua dimora. La storia si conclude con
il matrimonio della ragazza col suo giovane corteggiatore.
NOTE
1 W. W. Grimm, Fiabe, a cura di Italo Calvino, Torino, Einaudi, 1951, pp. 340
sgg.
FINE NOTE

13

Nell'interpretazione delle fiabe molto importante osservarne la situazione


iniziale e domandarsi che cosa manchi. Chiedersi, per
esempio, perch la famiglia descritta non sia al completo. Il pi delle
volte, l'elemento assente sotto forma umana appare pi tardi in
altra veste; in tal modo, mediante lo sviluppo delle varie vicende del
racconto, le lacune vengono colmate e la situazione raggiunge una
sua completezza. L'incipit, in questi casi, mostra chiaramente quel
che nella situazione data non in ordine; e lo svolgimento della storia
descrive il processo che porta alla risoluzione del problema, ripristinando
l'equilibrio.
Un re aveva una figlia..., Se si trattasse qui di un vero e proprio
caso clinico, diremmo subito che si ha a che fare con una paziente
afflitta da un complesso paterno problematico. L'Animus nella psiche
femminile si sviluppa a partire dall'esperienza del padre personale
che sostanzia di realt umana l'innata disposizione archetipica
legata all'immagine del Padre, dando vita alla vicenda che per
ogni giovane donna ruoter intorno al proprio complesso paterno.
Tale complesso si manifester negli atteggiamenti che nella vita la
ragazza tender ad assumere sia nei confronti degli uomini che riguardo
al funzionamento del suo proprio maschile interno, ovvero
dell'Animus.
Ci che manca all'inizio della nostra fiaba la figura materna. In
termini di psicologia personale, l'assenza della figura della madre d
spesso luogo a debolezza e insicurezza in tutte le questioni attinenti
all'identit femminile, esponendo la donna al pericolo d'essere posseduta,
su base inconscia, dall'Animus.
Una fiaba, tuttavia, non un caso clinico. Un re non un padre
qualsiasi... E la fiaba sottolinea che nella nostra storia il padre della
ragazza un re. La convivenza del re e della principessa dimostra
come gli archetipi coesistano tranquillamente, fianco a fianco, finch
le vicende della vita non provochino conflitto e tensione. Come elementi
dei processi dell'inconscio collettivo, gli archetipi corrispondono
a realt pi profonde rispetto alla vita personale, e l'esistenza
e lo sviluppo di ogni individuo si basano su queste dinamiche universali.
Cos, all'inizio della nostra storia, sono figure archetipiche,
il re e la principessa, ad assumere la posizione centrale.
Di solito, le fiabe si occupano di personaggi di alto rango ma anche
di persone umili e anonime come un cacciatore, un mugnaio, un
vecchio soldato. Il materiale in questione ha a che fare con un livel-

14

lo psichico sovrapersonale o con uno strato psichico injrapersonale.


Le fiabe danno conto tanto di quel che al di sopra della nostra individualit,
che dei fondamenti della nostra vita collettiva.
Naturalmente, il re rappresenta il personaggio pi significativo di
una determinata societ. considerato un'incarnazione di Dio, una
specie di Dio in terra. Ciononostante, nelle fiabe e nei miti, i re appaiono
spesso deficitari, a causa di qualche infermit; possono essere,
per esempio, ciechi, e necessitare d'entrare in contatto con l'acqua
della vita, per ottenere un rinnovamento. La figura del re
corrisponde sul piano simbolico al centro regolatore della psiche, al
S, nella misura in cui questo continua a essere una valida e vitale
rappresentazione dell'atteggiamento collettivo.
Nel contesto dell'odierno mondo occidentale, si potrebbe vedere
in Cristo l'idea centrale dello stato politico; si tratterebbe per di
un'idea incompleta in quanto rappresenterebbe solo l'atteggiamento
dogmatico della cultura collettiva, lasciando fuori tutti gli elementi
giudicati come non- ortodossi. Le immagini del centro spesso invecchiano
e diventano obsolete e perci necessitano di una forma di rinnovamento.
Il processo di rinnovamento, a sua volta, fa riemergere
il vero significato profondo dell'originaria idea centrale; ovvero, l'esperienza
della totalit da cui l'intero sistema nacque e che alla base
di ogni sistema religioso. Centinaia di fiabe descrivono tale processo,
spiegandone i vari passaggi.
Il re della nostra fiaba, corrispettivo dell'incompletezza e della distorsione
insite nell'atteggiamento collettivo, escogita un sistema per
fermare e catturare i corteggiatori di sua figlia. Non sappiamo che fine
abbia fatto la regina - forse morta - ma, in ogni caso, l'elemento
femminile che dovrebbe accompagnare il re assente: mancano
all'orientamento dominante le qualit di sentimento e di Eros.
Ogni sistema, che sia politico, sociale o religioso, in qualche
modo associato a un determinato tipo di Eros. La nascita del Cristianesimo,
per esempio, in un momento di declino dell'Impero Romano,
modific l'atteggiamento collettivo verso il principio del Logos, verso
il matrimonio, verso il modo in cui venivano trattati gli schiavi, e nei
confronti del sistema in generale. Dal momento che ogni atteggiamento
dominante sembra correlato a uno specifico tipo di orientamento
basato sul sentimento, possiamo concludere che l'assenza
della regina nella nostra fiaba indichi l'assenza di una valida prospettiva
di sentimento all'interno del sistema di potere. Per questo

15

motivo, sar la figlia del re, la principessa, a dover reggere il peso di


tutta la vicenda del racconto. Sar tramite la principessa che l'equilibrio
fra il Logos e l'Eros verr ripristinato, di modo che il regno
stesso potr rinnovarsi.
La trappola di vetro costruita dal re sembra essere una sorta di
madre sostitutiva. Fin dai tempi antichi, le montagne sono state venerate
come luoghi sacri della Dea Madre. Secondo Jung, le montagne
tendono a rappresentare la personalit superiore, il Se2, in
quanto offrono a chi si trova sotto, in pianura, un sicuro punto di
orientamento. Alcuni Padri della Chiesa fanno riferimento alle montagne
che si stagliano sul paesaggio. Salire su una montagna o scalarla
sono rappresentazioni simboliche della crescita e dell'ampliamento
della coscienza.
Una montagna pu essere vista come un conglomerato di terriccio
e massi espulso dalla terra per eruzione vulcanica, quasi la terra
stessa vomitasse le proprie viscere. Il processo di individuazione,
la strada che conduce alla presa di coscienza di chi veramente si ,
richiede il superamento delle parti pi negative e resistenti della personalit,
di quanto in noi pu essere paragonato a quel mucchio di
terra e massi che compongono la montagna. Nello scalare una montagna
si diventa tutt'uno con essa. L'Io si trova ad arrampicarsi su un
mucchio di materiale che proviene dall'interno e ne riemerge, dando
alla montagna una valenza materna.
Nella nostra fiaba, la montagna di vetro si apre a m di coppa e
la principessa ci cade dentro evidenziando come il femminile possa
rimanere intrappolato nella materia. Ricordiamoci per che la montagna
di vetro e perci non scura e opaca, bens trasparente. Non
mancano fiabe in cui l'eroina si trova imprigionata in una bara di vetro,
immagine che rende l'idea di un isolamento totale, sia dal punto
di vista emotivo che mentale3. Da una simile prigione di vetro si
pu osservare la realt circostante ma si rimane tagliati fuori dal
contatto diretto con essa. E, dal momento che il vetro un materiale
isolante, si tratta soprattutto di una chiusura nei confronti della
sfera vitale dei sentimenti. Le persone che sono isolate in questo mo-

NOTE
2 C. G. Jung (1945-1954), L'Albero filosofico, in Opere, voL. XIII, Torino,
Boringhieri, 1988.
3 Si veda, per esempio, la fiaba intitolata La bara di vetro in W. W. Grimm,
op. cit, pp. 153 sgg.
FINE NOTE

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do tendono a essere rigide e senza cuore; e, pur se permane in loro


la possibilit di stabilire una sorta di contatto intellettuale, un vero
legame sulla base del sentimento non possibile.
Con l'utilizzo della trappola di vetro, il nostro re sta cercando di
troncare il legame di sentimento che sta nascendo fra sua figlia e il
giovane corteggiatore. In questo modo, egli sta cercando di fermare
il flusso della vita per evitare che ci sia un eventuale futuro re in grado
di sostituirlo. Nel comportamento del re troviamo un perfetto
esempio dell'inerzia che caratterizza ogni sistema di potere; lo status
quo resiste al cambiamento e tende ad ostacolare il flusso di nuova
vitalit.
Le molteplici dinamiche istintuali degli animali pi evoluti tendono
a entrare in conflitto fra loro. L'uomo l'unico animale del nostro
pianeta in grado di regolare i propri istinti e la coscienza pare
essergli stata data proprio a tal fine. I lemmings della Norvegia, per
esempio, migrano in massa e i loro grandi movimenti probabilmente
nascono per due motivi: in tal modo gli animali evitano di
distruggere completamente la terra, mentre, al tempo stesso, spostandosi
continuamente, si garantiscono una fonte sicura di nutrimento.
Ma, se questi animali si trovano sulla traiettoria del mare,
sono assolutamente incapaci di modificare la propria rotta; spinti
dall'istinto, vanno avanti finch non muoiono tutti, annegati. Questo
fatto illustra l'aspetto distruttivo insito nella natura degli istinti; soltanto
la coscienza pu raggiungere una forma di controllo su simili
automatismi.
Sembra che una certa tendenza all'unilateralit faccia parte della
struttura della coscienza, caratteristica senza dubbio legata alla
nostra forza di volont. Nonostante la necessit di poter intervenire
per regolare le spinte istintuali, corriamo continuamente il rischio di
essere tagliati fuori dai ritmi e dalle dinamiche degli istinti, di diventare
squilibrati e distruttivi, e di andare contro natura. Un determinato
atteggiamento riguardo alla vita, per esempio, pu rappresentare
una buona soluzione per un determinato problema, ma
la coscienza evidenzia la tendenza a insistere neU'applicare la medesima
soluzione persino quando divenuta manifestamente controproducente.
Molte crisi di mezz'et hanno la loro origine in una situazione
del genere; ma lo stesso problema sorge in mille piccoli
modi, ogni qualvolta ci sia necessit di rivedere e di aggiornare i valori
di riferimento.

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Nella nostra fiaba, il trucco escogitato dal vecchio re per resistere


al cambiamento gli si rivolta contro, per cos dire, producendo un
effetto boomerang: a cadere nella trappola sua figlia, e non il corteggiatore
della ragazza.
Il futuro genero rappresenta il germe inconscio di un nuovo atteggiamento
e, nel contesto della nostra storia, colui che destinato
a diventare il nuovo re. Ma, per ora, egli agisce semplicemente come
una sorta di catalizzatore e sul suo conto la fiaba non riferisce
altro. L'elemento maschile nell'intera vicenda descritto in modo vago
e impreciso e, dal momento che il destino della principessa rappresenta
il problema centrale, lei la figura trattata in modo pi dettagliato.
Possiamo concludere affermando che, in tutta probabilit,
si tratta di una storia che concerne la questione del suo maschile interiore,
ovvero dell'Animus.
La ragazza finisce nella trappola perch desidera aiutare il suo
futuro sposo a superare la prova della montagna. Capita spesso di
notare persone che, pur senza manifestazioni eclatanti, restano comunque
intrappolate nel loro complesso. I veri guai nella fiaba cominciano
proprio nel momento cruciale del fidanzamento della
principessa con il ragazzo; momento in cui la ragazza ha la possibilit
di legarsi a un uomo diverso dal padre e di liberarsi dal condizionamento
complessuale. Curiosamente, all'inizio del racconto, non
ci sono indicazioni che la principessa sia bloccata da un complesso,
ma proprio quando si fa avanti un uomo intento a sposarla, ella cade
con tutte e due le scarpe nella trappola del proprio complesso paterno.
Perci, possiamo dedurre che un nevrotico accusa il disturbo
proprio quando gli si offre la possibilit di uscire dai complesso che lo
condiziona. Ma se uno perde un'occasione del genere, se non coglie
l'attimo opportuno per liberarsi dalla situazione nevrotica in cui si
trova, possono esserci delle conseguenze molto serie, con sintomi fisici
o persino una vera malattia. Le storie mitologiche che raccontano
di scontri con draghi e mostri esprimono questo tipo di esperienza:
affrontare il drago, per uscire vittoriosi dal conflitto,
corrisponde anche a conquistare il tesoro in palio. Analogamente, affrontare
al momento giusto il disturbo nevrotico offre un'occasione
per uccidere il mostro della propria patologia e affrancarsi dalla situazione
complessuale originale. Nel nostro racconto alla ragazza
offerta una simile chance con la possibilit di sposarsi; il vecchio re
potrebbe ritirarsi a favore del suo successore. Ma la ragazza finisce

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nella trappola che il padre aveva teso al suo corteggiatore e perde la


sua occasione.
Dentro la montagna, la principessa si imbatte nel vecchio barbuto.
Da ci che la fiaba racconta si ha la sensazione che Rink Rank
non abbia guadagnato onestamente l'oro e l'argento ammassato nella
sua casa. Tratta la ragazza come se fosse sua moglie e le conferisce
lo status di donna sposata, anche se il nome risulta diverso da
quello che il vecchio usa per se stesso. Il vecchio mette la ragazza subito
a lavoro, spiegandole ci che dovr fare per lui.
La barba gioca un ruolo importantissimo nelle fiabe. Barbabl,
che uccide tutte le sue mogli, offre un perfetto ritratto di un Animus
assassino terribilmente distruttivo. Il motivo della barba presente
nella fiaba intitolata Il re Bazza di Tordo4, che descrive molto bene la
trasformazione in positivo di un Animus negativo. Nella nostra fiaba
la principessa utilizza la barba del vecchio, suo carceriere, per immobilizzarlo,
incastrandola nella finestra.
I capelli e i peli hanno una profonda valenza simbolica, ma il significato
da attribuire loro dipende dalla parte del corpo sulla quale
crescono. I capelli, dal momento che crescono sulla testa, sembrano
aver a che fare con fantasie e pensieri inconsci e quindi involontari;
motivo per cui, nelle societ primitive, i capelli sono carichi di mana?.
A volte l'influenza esercitata su una situazione tramite pensieri
inconsci molto pi forte di quella esercitata dai pensieri di cui siamo
consci. Ecco perch i capelli - rappresentanti il potere spirituale
dei nostri pensieri inconsci - sono cos importanti. Quando Dalila
taglia i capelli a Sansone lo castra psicologicamente, privandolo dei
suoi pensieri e delle sue idee. Presso alcune trib africane i giovani
maschi hanno il compito di raccogliere ramoscelli e conchiglie e di indossarli
poi intrecciandoli tra i capelli. Il risultato una forma di copricapo
che, al tempo stesso, raffigura una sorta di personale filosofia
spirituale. Una volta completato questo compito, il ragazzo
entra pienamente nella fase adulta della vita ed libero di sposarsi.
I peli che crescono in altre parti del corpo ricordano la nostra natura
animale; sono ci che resta della pelliccia che, nel processo evolutivo
della specie, abbiamo perso.
NOTE
4 W. W. Grimm, op. cit, p. 104.
5 Si tratta di un termine proveniente dalla Melanesia che descrive la qualit
numinosa o fortemente fascinosa delle divinit e degli oggetti sacri.
FINE NOTE

19

Ma ora torniamo ai possibili significati della barba. Si potrebbe


dire che la barba corrisponda al chiacchiericcio, inconscio e cieco,
che spesso contraddistingue le donne possedute dall'Animus. Si
tratta del modo di parlare che esce dalla bocca di una donna quando
a esprimersi non lei, ma piuttosto l'Animus; un parlare che
pu nascondere veri gioielli in mezzo a tanti rifiuti, ma tristemente
la donna in questione non consapevole n dei preziosi n dei rifiuti
che li circondano. Nella nostra fiaba, la principessa riesce a bloccare
la barba del vecchio; gesto assai importante, che si riscontra in
molti racconti che trattano di fantasmi.
In questi casi, se si riesce a fermare e acchiappare un fantasma,
la sua scomoda presenza scompare, si riduce a un mucchio di paglia
o qualcos'altro di insignificante. Nella pratica dell'immaginazione attiva,
altrettanto, cerchiamo di portare alla coscienza ci che ci disturba
ed esercita su di noi un eccessivo peso emotivo. Proviamo a
chiederci: Sono io che sto dando credito a questo determinato contenuto
o, piuttosto, esso agisce su di me del tutto autonomamente?.
Purtroppo, quando si tratta di una forma di possessione da parte
dell'Animus, una donna resta attaccata alle sue opinioni in modo
assolutamente dogmatico. Ci nonostante fondamentale riuscire a
chiedersi: Credo davvero in ci che ho detto?. In questo modo si
pu arrestare il flusso di opinioni inconsce che nascono dall'Animus.
E il vecchio che vive nella montagna? Potremmo semplicemente
affermare che si tratta di una figura di Animus, ma in questo modo
non si aggiunge nulla a ci che gi abbiamo visto. S' sottolineato
come il re corrisponda all'atteggiamento dominante di una determinata
cultura e rimane ora il mistero del vecchietto descritto al tempo
stesso come ladro e cavaliere rosso. Nella fiaba non si specifica
se sia stato il re a rinchiuderlo nella montagna di vetro. Se non si
trattasse qui di una fiaba ma di un vero caso personale, si potrebbe
affermare che dietro la figura del re padre si trovi un'arcaica figura
d'Ombra, rappresentata dal vecchietto. Ma qui, dal momento
che di una fiaba si tratta, il nostro compito consister nel prendere
in esame la questione da un punto di vista pi ampio e collettivo.
L'aggettivo rosso, attribuito al vecchio, consente un'associazione
con un'altra storia in cui, appunto, appare un Barbarossa; vicenda
che rievoca l'immagine di Wotan, sempre latente nell'anima del
popolo germanico. Si tratta di una figura divina assai arcaica, immagine
che proviene da uno strato psichico pi remoto e profondo

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rispetto a ci che viene rappresentato nel sovrano della nostra fiaba.


Quando una figura o un'idea dominante scompare dalla coscienza,
il pi delle volte emerge al suo posto un'immagine divina
ancora pi antica, un fatto riscontrato in tutta la storia delle religioni.
Quando le divinit degli antichi greci persero forza ed energia
- la loro potenza mona - furono sostituite da divinit arcaiche del periodo
preolimpico. Sarebbe un errore guardare a questo movimento
come a una semplice regressione, poich figure arcaiche di tal genere
contengono il germe di un nuovo superiore livello di contatto
con la divinit. L'alchimia, per esempio, dopo il suo declino, riapparsa
a livello superiore quale scienza chimica.
Possiamo quindi ipotizzare che il vecchio della montagna corrisponda
a un'immagine pagana e primitiva del dio germanico che sta
riemergendo. Nel suo fare incetta di cose preziose (argento ed oro),
costui svuota la coscienza, gi depauperata, dei suoi valori. Tutto ci
costituisce un grave pericolo. Nel racconto non c' alcuna indicazione
che il vecchio sia destinato a diventare una sorta di re occulto.
Al contrario, quale espressione di una potenza regressiva, dovr
essere ucciso; e alla fine del racconto verr eliminato proprio dal re,
che nel vecchio demone aveva costellato il proprio atteggiamento
stanco e unilaterale.
Il compito della principessa, per altro verso, consiste semplicemente
nel darsi alla fuga.
Una donna non pu sperare di risolvere il problema dell'Animus
eliminandolo. L'unica soluzione di bloccarne la barba, per guadagnare
tempo e fuggire. Mentre gli eroi che popolano i miti combattono
e uccidono il mostro nemico, la strada individuativa seguita
dalle donne fatta di sofferenza e fuga; poich, alla fine delle battaglie
e del conflitto, compito della donna ripristinare una situazione
di convivenza umana. Risiede in lei la responsabilit di ricostruire
un vero rapporto con un autentico senso della relazione.
L'uccisione del vecchio della montagna da parte del re rispecchia
una tipica dinamica dell'inconscio: una realt unitaria si scinde in
due parti antagonistiche, conflittuali tra loro, che tendono a eliminarsi
a vicenda. Se in tali situazioni si riesce a mantenere un atteggiamento
distanziato rispetto ai termini del conflitto, evitando di
identificarsi con una delle due posizioni, si pu evitare di rimanere
scottati dall'aspetto pi negativo del conflitto. La principessa accetta
la propria sofferenza nella dimora del vecchio Rink Rank, ma al

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momento opportuno scappa via, limitandosi a immobilizzare il vecchio


immobilizzando la sua barba. Lo trasforma cos in una sorta di
servo soccorrevole che le apre una via di fuga: la scala.
In Siberia si racconta di un mondo di fantasmi, una sfera abitata
dagli dei con la quale gli umani hanno perso il contatto. Tutto ci
che rimane del legame con quest'altra dimensione una scala di
corda annodata; tale corda pu essere utilizzata esclusivamente da
sciamani e guaritori che vi si arrampicano, passando di nodo in nodo
fino a raggiungere l'altro mondo. Col lavoro analitico, facciamo
una cosa simile: giorno dopo giorno cerchiamo di costruire un mezzo
di connessione, proprio come la scala di corda, finch non avvertiamo
di essere davvero collegati a qualcosa di pi profondo. I nodi,
che ci permettono di procedere, rendono l'idea delle complicazioni
emotive e dei conflitti che si devono affrontare lungo il percorso. Le
pi antiche forme di scrittura e di calcolo matematico utilizzavano
corde e nodi. La corda corrisponderebbe al senso di connessione con
l'inconscio, mentre i nodi rappresenterebbero i vari passaggi del percorso
d'analisi.
Con la scala, il demone Rink Rank offre alla principessa l'accesso
all'esperienza di senso e di connessione. Purtroppo, una donna
che non consapevole di ci che vuol dire trovarsi intrappolata da
un Animus- demone, continuer ad avere pensieri di cui non pienamente
conscia.
Nella nostra fiaba la ragazza raggiunge tale consapevolezza e
pertanto sar il demone stesso a consegnarle la scala che le consentir
di liberarsene. In tal modo si compie una trasformazione autentica:
quel che era decisamente negativo, muta in forza positiva e
liberatrice.
Non dobbiamo dimenticare che le fiabe ci parlano di archetipi: e
un archetipo, in quanto tale, non pu essere ucciso. Tuttavia, notiamo
come nella costellazione psichica e tramite lo sviluppo tracciato
dal racconto della nostra fiaba, l'aspetto negativo dell'Animus tenda
a scomparire. Il diavolo, naturalmente, pu sempre rifarsi vivo, magari
in forma diversa o in una differente costellazione, ma in questo
contesto il problema sembra risolto e non si ripresenter pi.
*
Al di sotto della superficie delle nostre vite quotidiane esiste uno
strato di vita psichica dove gli eventi scorrono proprio come nelle fia-

22

be. I grandi miti emergono e si sviluppano a partire da tale livello,


per poi ridiscendere nuovamente nel profondo dell'inconscio e trasformarsi
in fiabe.
La principessa che cade dentro la montagna, in effetti, regredisce
nella madre, dove fa esperienza di rinascita. Il cavaliere rosso si
trova l dentro in quanto proprio l, rimossa e nascosta all'interno
della montagna, si trova la passione. Se la montagna ha chiara valenza
materna, come s' dimostrato sopra, lecito domandarsi che
tipo di cambiamento ci possa raffigurare nella relazione della ragazza
col proprio complesso materno e la propria femminilit. Ora,
gli elementi che in una fiaba o in un sogno si manifestano in forma
umana hanno la potenzialit di venir assimilati dalla coscienza,
mentre un elemento che appare sotto forma inumana, per esempio
come nel nostro caso la montagna che imprigiona una persona,
questo elemento non integrabile. Questa montagna/ madre non
pu essere integrata dalla ragazza, che si dovr limitare a stabilire
con essa un rapporto. Tuttavia, il soggiorno nella montagna pare
aver dato alla ragazza un'occasione di crescita: acquisisce sostanza
e concretezza e diventa una figura pi completa. Dopotutto, la
fiaba si conclude con delle indicazioni decisamente positive: quel
che di valore - l'oro e l'argento - viene salvato e regalato dal re ai
giovani sposi.
In molte fiabe l'eroe negativo porta il nome di Cavaliere Rosso.
Nel nostro racconto, il vero legame fra la ragazza e il demone si evidenzia
attraverso i loro nomi: ciascuno dei due porta un nome che
contiene il termine rosso. Rink Rank, il Cavaliere Rosso, chiama la
ragazza Mansrot, che combina l'idea del rosso della passione con l'elemento
maschile; in tal modo le prospetta di guadagnare la propria
dimensione di autenticit, collegando a livello cosciente l'Animus,
quale maschile interiore nella donna, con la sfera del sentimento.
Nella psiche di una donna scarsamente conscia del suo maschile interiore,
l'Animus tende ad appropriarsi del lato emotivo della personalit,
dando vita a una goffaggine sentimentale paragonabile al
proverbiale elefante nel negozio di porcellane. Anche se una donna
riesce, in qualche misura, a sviluppare un buon Logos, con obiettivit
e senso critico nei propri confronti, senza per nessun rapporto
con la personificazione del maschile interno, la sua natura
femminile rester sentimentalmente repressa; e, prima o poi, si trover
a cadere completamente nelle grinfie dell'Animus. Un esito di

23

questo genere comporta un'infinit di tragedie nella vita, soprattutto


nella sfera dei rapporti.
interessante notare come il re della nostra fiaba con la mano
destra fa di tutto per ostacolare il processo di rinnovamento, mentre
lo facilita con la sinistra.
Tra le donne, c' una certa tendenza a ordire complotti nel tentativo
di accalappiare una vittima; tristemente, il pi delle volte rimangono
vittime delle loro stesse trappole. Gli uomini, per altro verso,
hanno propensione a giocare con l'Anima, ma a loro volta
rimangono vittime del loro stesso gioco, poich, quando meno se l'aspettano,
le vicende sentimentali sfuggono loro dalle mani e l'Anima
assume il controllo della situazione.
La ragazza, nel nostro racconto, vive un processo di trasformazione
carico di sofferenza e il fatto che al momento opportuno agisca,
bloccando la barba di Rink Rank nella finestra, produce anche in lui
un mutamento. In ultima istanza, il vecchio risulta di grande aiuto
alla principessa. Ora, occorre per fare una breve riflessione sull'uccisione
di Rink Rank da parte del re. Il comportamento del re
sembra in analogia col consueto modo di procedere cristiano che,
piuttosto che favorire le spinte innovative della vita, si irrigidisce e ne
uccide una parte. Il vecchio all'interno della montagna, simile a
Wotan della tradizione germanica, rappresenta il germe di una nuova
forma di vita. Purtroppo, abbiamo constatato storicamente come
l'enorme quantit di libido liberata da tale fonte non sia stata utilizzata
in modo positivo dal popolo tedesco.
La tensione fra il re, quale principio di vita collettiva, e Rink
Rank/ Wotan, originale/ antico stimolo al rinnovamento, ricorda per
analogia la tensione che ha regnato fra il comunismo e l'atteggiamento
cristiano tradizionale. Si tratta di due movimenti in realt
molto vicini l'uno all'altro.
In tali contesti, la conflittualit che si scatena tende a uno sviluppo
e a una sua risoluzione, ma l'atteggiamento migliore per noi,
quali parte responsabile a livello cosciente, di lasciare che le forze
contrapposte si neutralizzino a vicenda, senza che ci si faccia coinvolgere
nelle dinamiche interne di ciascuna delle due parti. In qualsiasi
situazione di conflitto acuto, le parti contrapposte si avvicinano
continuamente l'una all'altra assomigliandosi sempre di pi, al
punto di arrivare a usare le stesse armi; e l'odio raggiunge livelli cos
elevati che, in ultimo, i metodi adottati risultano identici. Un'espe-

24

rienza di conflitto pu essere superata mediante la semplice decisione


di non farsi coinvolgere, facendo un passo indietro, non per
fuggire ma per osservare il combattimento, consentendo cos al processo
di individuazione di procedere. Per tale motivo, l'uccisione del
vecchio nella montagna spetta al re e non alla principessa, il cui
compito quello di rappresentare a livello immaginale la nuova situazione
che si va creando. Sar precisamente per questo che il re
lascer in eredit al due giovani sposi, oltre al suo trono, anche i valori
(l'oro e l'argento) che soltanto loro potranno incarnare nella rinnovata
visione collettiva.
Permane il sospetto che Rink Rank sia un ladro. E, in effetti, una
delle attivit dell'Animus nella vita di una donna consiste nel rubare
o succhiare vitalit ad altre persone. Quando una situazione del
genere si impone, una donna rischia di diventare una vera vampira
in quanto non possiede una vita propria. Ha bisogno di vita emozionale
e tende a prenderla ovunque sia possibile. Un Animus cos
negativo e diabolico soffoca tutto ci che veramente femminile in
rapporto alla vita.
25

\\II IL CAVALLO MAGICO


Esaminiamo ora una fiaba che proviene dal Turkestan1.
C'era una volta un re che aveva una bellissima figlia. Quando la
principessa raggiunse la maggiore et, il re escogit un trucco assai
complesso per mettere alla prova i suoi corteggiatori. Si mise a nutrire
una pulce, facendola crescere e diventare grande quanto un
cammello. Dopo di che, l'uccise e la scortic, dichiarando che la mano
della principessa sarebbe andata a chi fosse in grado di indovinare
la provenienza di quella pelle.
Un giorno, un servo del re, mentre era allo stagno a prendere dell'acqua,
comment fra s e s: Saranno proprio dei gran idioti se
non capiranno che si tratta della pelle di una pulce!. Il Div, uno spirito
maligno che viveva l nello stagno, ud le parole del servo e, prese
le sembianze di un povero mendicante, si rec dal re. So di che
pelle si tratta!, dichiar, la pelle di una pulce!.
Naturalmente, il re non ne fu per nulla contento: e non voleva
mantenere la promessa, dando la mano di sua figlia al povero mendicante.
Ma il Div lanci il suo cappellino in aria e fece scendere sul
regno una nebbia cos buia e fitta da oscurare totalmente il cielo.
Spaventato, il re consegn la figlia al mendicante il quale, a sua volta,
gett il suo cappellino in terra riportando la luce del sole sul regno.
Disperata, la principessa si reca alla stalla per piangere in solitudine,
ma ecco che un cavallino delle scuderie del re le rivolge pa-

NOTE
1 La fiaba, con il titolo originale Die Zauberross fa parte del volume di
Hedwig von Beit, Symbolik des Mrchens, Berna, Francke Verlag, vol. I, pp.
738 sgg. Si veda anche Mrchen aus Turkestan und Tibet, in Die Mrchen
der Wiltliteratur (a cura di J. van der Leyen, P. Zaunert), Jena- Dusseldorf,
1922, p. 146. [[N. d.T.) M.-L. von Franz commenta la stessa fiaba in Projecton
and Re- cottection in Jungian Psychology: Reflections of the Soul Chicago,
Open Court, 1974.]
FINE NOTE

27

rola: Prendimi con te e porta appresso anche un fiorellino rosa2, un


pettine, uno specchio e del sale. Cos, la principessa si procura tutte
queste cose e, insieme al cavallo e a un gran numero di servi e
animali, parte. Lungo il viaggio, il Dio si divora prima i servi e poi gli
animali. Terrorizzata, la principessa si ferma davanti all'ingresso di
una grotta e, su consiglio del cavallino, lascia che entri per primo il
Div, assicurandogli che l'avrebbe subito seguito. Ma, dando un'occhiata
all'interno, la principessa si accorge che la grotta piena di
scheletri e che il Div, come il cavallino l'aveva preavvertita, di l a poco
avrebbe divorato anche lei. L'animale suggerisce alla principessa
che, prima di montargli in groppa per darsi alla fuga, avrebbe dovuto
picchiarlo. I due scappano dal Div che, infuriato, provoca una bufera
di neve cos intensa da impedire loro la fuga. Allora, il cavallino dice
alla principessa di gettare dietro di s il fiorellino rosa. La ragazza
segue l'indicazione e magicamente la pianura che separa loro dal
Div si trasforma in una distesa di rovi. Il Div esclama: Oh, piccola
sposa mia, sei cos lontana! Come hai fatto a passare in mezzo a tutti
questi rovi?. E la principessa: Mi sono tolta tutti i miei vestiti, fino
a rimanere nuda come mamma mi ha fatto, e poi sono riuscita a
passarci. Il Div si spoglia nella speranza di riuscire anche lui a passare
tra i rovi ma, mentre cerca di venirne fuori, si fa molto male, e
intanto il cavallino e la principessa proseguono la fuga.
Ma, una volta superato l'ostacolo, il Div sta per raggiungere i fuggiaschi.
Allora, il cavallino dice alla ragazza di gettare dietro di s un
pugno di sale che, immediatamente, si trasforma in un enorme deserto
e in un mare di acqua salata, ridando loro vantaggio nella fuga.
Di nuovo, il Div chiama la ragazza: Oh, piccola sposa mia, come
hai fatto a passare in mezzo a tutta questa sabbia e a questa acqua
di mare?. E la principessa risponde: Mi sono tolta tutti i miei vestiti
finch non sono rimasta nuda come mamma mi ha fatto. Ancora
una volta, il Div si spoglia ma il tentativo di superare il nuovo ostacolo
diviene ancora pi arduo. E, di nuovo, il cavallino e la principessa
riescono ad allontanarsi.
Ma il vantaggio destinato a durare poco; ecco che il Div sta per
raggiungerli. Il cavallino dice alla ragazza di gettare dietro di s il pettine
che all'istante si trasforma in una grandissima montagna.
Quando il Div chiede per la terza volta alla sposa come abbia fatto a

NOTE
2 UN. cLT.) Una variante della stessa fiaba parla invece di un chiodo di garofano.]
FINE NOTE

28

superare anche questo ostacolo, la ragazza risponde che si era tolta


due denti con i quali ha scavato una galleria in mezzo alla montagna.
Applicando la medesima strategia, il Div riperde tempo dando
ai fuggiaschi nuovo vantaggio.
Per la quarta volta il Div riesce a superare l'ostacolo e a riavvicinarsi
alla ragazza e al cavallino, recuperando il vantaggio che i
fuggiaschi erano riusciti a guadagnare. Ora, il cavallo dice alla principessa
di gettare dietro di s lo specchio; e anche questa volta l'oggetto
si trasforma in nuovo ostacolo per il Div: un grande fiume in
piena. Il Div ripete alla ragazza la solita domanda ed ella gli risponde
che, per attraversare il fiume, si buttata in acqua con un enorme
sasso legato al collo. Il Div adotta la stessa strategia e scompare,
almeno per il momento.
I due fuggiaschi continuano il viaggio finch non si imbattono in
una piccola capanna abitata da una coppia di anziani che invita la
ragazza e il cavallino a fermarsi da loro. La mattina seguente, mentre
la principessa dorme ancora accanto alla capanna, un re con
tutto lo stuolo di cacciatori, avendo smarrito il cammino durante
una battuta di caccia, capita nelle vicinanze della capanna. Il suo
falco si va a posare proprio sul capo della fanciulla e il re vuole sapere
chi essa sia. La coppia di anziani, su richiesta della ragazza, risponde
che si tratta della loro figlia. Nonostante le origini della ragazza,
apparentemente cos umili, il re desidera sposarla e cos si
celebrano le nozze.
Un giorno il re decide di partire per una lunga battuta di caccia.
La ragazza apprende la notizia con preoccupazione poich il marito
programma di stare via per otto o nove mesi e intende portarsi appresso
anche il suo cavallino. Ma il cavallino tranquillizza la ragazza,
spiegandole che avrebbe dovuto staccargli qualche pelo dalla criniera;
se avesse avuto bisogno di aiuto, sarebbe bastato bruciare
questi peli per avere immediato soccorso.
Nel frattempo, il Div si messo in salvo dalle acque del fiume e
non vede l'ora di vendicarsi. Si maschera da povero bracciante e
aspetta con pazienza l'occasione di compiere la propria vendetta.
Mentre il re via, la regina partorisce due gemelli e viene spedito
un messaggero a portare la bella notizia al sovrano. Il Div coglie
l'occasione e manda una spaventosa tempesta che, confondendo il
messaggero, d allo spirito maligno la possibilit di scambiare il
messaggio destinato al re. Invece di comunicargli la nascita dei due

29

gemelli, il messaggio informa il re che la regina ha partorito un cane


e un gatto! Naturalmente, la notizia rende il re triste e perplesso,
tuttavia egli manda a dire che nessuno deve osare fare del male alla
regina.
Di nuovo, il Div riesce a operare una sostituzione, cosicch a corte
viene recapitato non il vero messaggio del re ma un altro che d ordine
ai servi di porre la regina in groppa a un asino coi suoi due figli,
tutti rivolti all'indietro, di annerirle la faccia e di esiliarla dalla citt,
esponendola assieme ai figli alla disgrazia. Mentre lascia la citt in lacrime,
la regina incontra il Div che la deride fragorosamente. Le
preannuncia che sta per mangiarla, ma prima la far soffrire divorando
i suoi gemelli davanti ai suoi stessi occhi. Pronta, la regina risponde
al Div che farebbe meglio ad allestire un vero banchetto e cucinare
per bene quel che sta per mangiare. Ma, allo scopo, serve del
fuoco e il Div si d da fare per accenderlo, dando cos modo alla ragazza
di bruciare i peli staccati dalla criniera del cavallino.
Ed ecco apparire il cavallo magico! La situazione davvero grave
e perci il cavallino dovr intervenire lottando contro il Div. Se nel ruscello
l vicino la regina trover del sangue o la schiuma rossa, vorr
dire che il Div riuscito a uccidere il cavallino, ma se nel ruscello
comparir la schiuma bianca, ci vorr dire che a perire sar stato il
Div. La ragazza assiste ansiosa al combattimento e, a un certo punto,
ecco che vede apparire la schiuma rossa e, per paura, perde i sensi.
Ma quando si riprende, vede che la schiuma diventata bianca. Il
cavallino le annuncia che ora davvero libera dal malvagio Div, e per
sempre. Ma, aggiunge il cavallino, adesso sar lui stesso a dover essere
ucciso dalla ragazza che poi dovr gettarne via la testa e posizionare
le zampe secondo i quattro punti cardinali. In ultimo, dovr
buttarne via le interiora e sedersi, insieme ai propri figli, sotto le sue
costole.
A quel punto, tutte le parti del povero cavallo smembrato si trasformano,
dando luogo a una sorta di paradiso: le zampe diventano
alberi di smeraldo, dalle viscere sorgono bellissimi villaggi, le costole
diventano un castello dorato e la testa si trasforma in uno splendido
fiume di acqua cristallina.
Il re rientra dal suo viaggio e scopre che sua moglie andata via.
Quando viene a sapere esattamente quel che avvenuto, cade in
preda a una rabbia incontrollabile, uccide tutti gli abitanti della citt
e quasi impazzisce del tutto. In seguito alla terribile strage, egli di-

30

viene un derviscio errante e si mette alla ricerca di sua moglie.


Infine, scopre il bel paradiso creatosi dal corpo del cavallino ucciso
e resta incantato dalla bellezza del paesaggio e dal castello dorato. Si
rivolge a una serva, scesa a prendere acqua dal pozzo, chiedendole
chi abita in quel posto cos bello. Una vedova con i suoi due figli,
gli risponde la serva e il re immediatamente sente di aver trovato
quel che cercava e di aver ritrovato sua moglie. Fa cadere nel secchio
d'acqua della ragazza il proprio anello che la regina subito riconosce.
Cosicch, la regina e i due gemelli gli vanno incontro e la famiglia, di
nuovo riunita, d'ora in poi vive in quella meravigliosa citt3.
In questa fiaba la trappola tesa dal re non consiste in una montagna
di vetro bens in una pelle di pulce. Le pulci, come gli insetti in linea
generale, sono associate al diavolo. Nella cultura contadina, il diavolo
spesso visto come signore di bestioline di questo genere, probabilmente
a causa della loro natura parassitaria e del fatto che,
succhiando il sangue o la linfa vitale ad animali ed esseri umani, essi
agiscono proprio come un complesso autonomo della psiche.
Pulce, in alcune lingue, un termine volgare per alludere a una
prostituta. Nella nostra fiaba, il re fa in modo che la pulce cresca a
dismisura per poi toglierle la pelle. In tedesco, esiste un'espressione
popolare, che grosso modo suona: fare di un pidocchio un elefante;
analogamente in inglese, si direbbe to moke a mountain out qfa mo-
lehill (letteralmente, fare, del terriccio sopra una tana di talpa, una
montagna, ovvero, ingigantire una cosa di poco conto). Nel Faust di
Goethe, Mefstofele canta una canzone che racconta la storia di un
re che amava la propria pulce al punto di farle fare dei vestiti su misura
da un sarto. E il re inoltre ordina alla nobilt di corte di concedere
alla pulce piena libert, senza limitarne i movimenti in alcun
modo. Il re giunge persino a nominare proprio erede e successore
una pulce, che in continuazione punge le dame di corte. La nomina
di un erede cos improbabile scongiura la possibilit che la figura di
un successore possa rappresentare una vera, credibile minaccia al
potere costituito.

NOTE
3 Ulteriori commenti sulla stessa fiaba si trovano in M.-L. von Franz,
L'Ombra e il male nelle fiabe, Torino, Boringhieri, 1995, p. 230.
FINE NOTE

31

Tali esempi rilevano un atteggiamento che caratterizza spesso


religioni e sistemi politici decadenti: la tendenza ad attribuire a questioni
insignificanti un'importanza esagerata per ostacolare una
spinta vitale e bloccare potenziali processi di crescita. Quando si arresta
il flusso dell'energia psichica, subentrano infinite dispute teologiche
e filosofiche e, nel contesto della vita accademica, questioni
di vitale importanza vengono trascurate a favore di dibattiti e discussioni
su temi marginali, a volte ridicoli. Situazioni di questo tipo
indicano chiaramente che l'autentica vita spirituale scomparsa
e di conseguenza viene a galla una moltitudine di pulci.
Anche in questa fiaba manca la regina, il che evidenzia l'assenza
di un atteggiamento vitale fondato sul sentimento. Una simile situazione
danneggia il senso del rapporto tra le persone, per cui la relazione
tende a ridursi semplicemente a questione di sesso.
Spesso, per esempio, quando un paziente catatonico si riavvicina
alla vita, le sue prime espressioni di rapporto umano prendono la
forma di manifestazioni sessuali rozze e primitive. Allo stesso modo,
a livello collettivo, quando la vita dei sentimenti degenera, come accade
nelle civilt in declino, emergono delle ostentazioni sessuali totalmente
prive di tatto. Nel contesto di una civilt vitale, tali espressioni
sono pi delicate e si intrecciano con sentimenti autentici.
Ci, in un certo senso, confermerebbe quel che s' detto a proposito
della fiaba Il vecchio Rink Rantc il re, in quanto principio dominante
stanco e sterile, costella la presenza dell'antico Wotan che
latente nell'Anima del popolo tedesco. Nella nostra fiaba appare
un Div, termine che pu essere considerato quale forma distorta
della parola divino. In Abissinia, per esempio, la medesima entit,
che qui sta per Div, si chiama Zar. Le donne che cadono nelle grinfie
di tale forza, sono dette le spose di Zar e per guarirle da tale stato
di possessione vengono praticate danze rituali. Seconde le credenze
popolari, una donna non dovrebbe star sola perch, senza
compagnia, rischia di cader preda di un amante fantasma, uno Zar,
che non consentir pi agli uomini di avvicinarla.
Nella nostra fiaba, chi rivela il segreto che la pelle in questione
viene da una pulce uno schiavo, una figura che spesso funge da
schermo per le proiezioni di un livello di consapevolezza basso o di
una mente ingenua, poco civilizzata. Il tipo di tradimento che si trova
qui - uno schiavo o comunque un individuo di bassissimo rango
che, borbottando, viene ascoltato da un fantasma o da una strega -

32

corrisponde a un motivo assai diffuso. In alcune versioni del medesimo


motivo, lo schiavo, per esempio, sussurra il segreto a una canna
che a sua volta lo rivela ad altre persone. In altre versioni ancora,
un pastore taglia la canna per fabbricarsi un flauto la cui musica
rivela il contenuto del segreto.
Quando si attiva un complesso inconscio, impossibile fermarlo.
Si insinua ovunque. Persino persone completamente ignare della
questione costellata intorno a un determinato complesso che affligge
un parente o un vicino possono, a causa della forza penetrante
e della qualit contagiosa del complesso inconscio, fare dei
sogni in cui il problema appare chiaramente. Tali caratteristiche dei
complessi dell'inconscio meriterebbero di essere studiate in maniera
pi approfondit. Jung stesso mi raccont una volta la storia di
un uomo che aveva notato come ciascun membro della sua famiglia
facesse ricorrentemente un determinato tipo di sogno, per poi scoprire
che addirittura i sogni di alcuni amici, ospiti nella casa, contenevano
gli stessi identici motivi. Esiste quindi ci che potremmo
definire l'atmosfera della casa che permea tutto e arriva anche a
toccare l'inconscio di chi non fa parte di quel gruppo familiare. In
buona sostanza, sembra trattarsi di una connessione profonda, di
qualit mitologica, per cui un contenuto pregnante dell'inconscio
che dovrebbe esser conosciuto e non taciuto, trova comunque una
via d'uscita.
Nella nostra fiaba, la carica energetica e la direzione degli eventi
non procedono dall'inconscio verso la coscienza, bens al contrario.
Il Div riesce a intercettare un irrefrenabile flusso segreto di
energia che va verso l'inconscio. Quando l'atteggiamento dominante
di una cultura non pi adeguato, la civilt perde una parte
della sua carica energetica che, a sua volta, finisce nell'inconscio
dove contribuisce alla costellazione di una figura compensatoria.
Nel contesto del racconto, la figura di compensazione costellata
quella del mendicante, il Div. Il re obbligato a rispettare la promessa
fatta in precedenza e a concedergli la mano di sua figlia.
Sembra che il re, in modo piuttosto contraddittorio, tenda a mantenere
la sua posizione e, al tempo stesso, a indebolirla minando il
proprio potere.
Un motivo analogo si trova in un'antica fiaba tedesca che racconta
della figlia di un re molto altezzosa che respingeva tutti i suoi
corteggiatori. In un momento di rabbia, il re esclama: Ora dovrai ac-

33

cettare di sposare il primo mendicante che passa. In seguito, il re si


trova costretto a rispettare la propria decisione; invece, nella nostra
fiaba, il sovrano cerca un sistema per evitare di mantenere la sua
promessa, suscitando la rabbia del Div.
Ora, il Div rappresenta una forma pi arcaica e un'immagine
molto antica di forza divina. Nel nostro racconto la figlia del re appartiene
a una civilt con delle caratteristiche ben precise, ma sembra
che nell'inconscio l'Anima sia un passo indietro, per cos dire, rispetto
ai parametri collettivi. L'Anima dell'antica Grecia, per
esempio, fu spesso rappresentata da una schiava straniera o dalla
figura di una principessa proveniente da una trib straniera pi primitiva.
Durante il medioevo, l'Anima divent pagana, con le sembianze
di una dea greca o romana. Chiss se, col tempo, non finir
per assumere una forma cristiana! Allo stesso modo, anche l'Animus
spesso tende a rappresentarsi secondo criteri appartenenti a un'epoca
precedente. Nel racconto, infatti, esso appare simile a un'immagine
divina pagana alquanto primitiva. Non dimentichiamo che la
nostra fiaba risale a un periodo di grande potere e prestigio
dell'Islam, perci naturale che l'Animus sia rappresentato da una
figura preislamica, ovvero da un demone pagano.
Davanti al tentativo del re di fare marcia indietro e non concedere
la mano della propria figlia al mendicante, il Div scaglia in aria
il suo cappellino dal quale scaturisce una nebbia nera. Gettato gi
per terra, lo stesso cappellino ripristina la luce. Sembra che il Div,
quale demone della natura e quindi anche del clima, sia in grado di
usare il suo cappellino per provocare temporali4. Il legame fra il tempo
atmosferico e lo stato d'animo delle persone pu essere colto, per
esempio, nell'espressione inglese to be under the weather, che rende
l'idea di essere fuori fase, non sentirsi in piena forma. In tutto
ci, inoltre, si nota la diversit delle tattiche utilizzate dall'Animus rispetto
a quelle adoperate dall'Anima. L'Animus, proprio della personalit
femminile, tende a creare discussioni burrascose con una notevole
carica emozionale; mentre, nell'uomo, l'Anima produce stati
umorali sottili che si esprimono in battute pungenti e distruttive.
L'Animus predilige intense manifestazioni di forza bruta. L'Anima, vi-

NOTE
4 [[N. d.T.) M.-L. von Franz approfondisce il rapporto fra l'antico dio germanico
Wotan, il tempo atmosferico e l'uso del cappello nel suo volume Le visioni
di Niklaus von Fle, Torino, Bollati Boringhieri, 1991.]
FINE NOTE

34

ceversa, sa usare sistemi pi scaltri per ottenere ci che vuole o, comunque,


per far sentire la sua presenza.
Il cappello quale copricapo di chi lo indossa, spesso associato
alla Weltanschauung, la visione del mondo e dei valori fondamentali
che contraddistingue ogni individuo. Nelle fiabe, si possono
notare vari tipi di cappelli; un cappello che non ha una forma
ben precisa come una specie di nebbia che genera confusione.
Altrettanto, un'immagine onirica che ricorre spesso quella di avere
i capelli in disordine, indicando cos la confusione mentale prodotta
dall'Animus; analogamente, i complotti che l'Animus ama intrecciare
possono essere paragonati a complicati nodi nei capelli.
A volte, l'Animus genera nella donna il desiderio di dire la frase
giusta per creare un certo effetto o colpire un determinato bersaglio,
ma spesso alla fine la donna si incarta da sola, per cos dire, e non
riesce a pronunciare una parola: sembra quasi che l'Animus ami
produrre atmosfere interiori nebbiose e poco chiare in cui la donna
rischia di perdere il proprio orientamento. Il gesto di far scendere
una nuvola o la nebbia su di un paese viene attribuito spesso dalle
tradizioni popolari anche a nani e giganti, personaggi mitici che in
qualche modo recano disturbo alla coscienza.
Il gesto del Div spaventa il re cos tanto che questi non esita pi
a consegnargli sua figlia. La figlia, a sua volta, cerca rifugio nelle
stalle del re dove incontra il cavallo magico che diventer il fattore
salvifico della sua vita; non dovremmo dimenticare che fu proprio in
quelle stesse stalle che le difficolt del re e della principessa ebbero
origine. A questo punto della nostra interpretazione, il cavallo sembra
significare una forza bisessuale, ma seguendo lo sviluppo del
racconto, vedremo in seguito come, trasformandosi in una bellissima
citt, assuma sempre di pi una valenza femminile: la madre assente,
la regina, sembra emergere indirettamente nell'immagine del
cavallo. Come spesso si pu notare nelle fiabe, la figura della madre
morta, o per qualche motivo scomparsa, regredisce al livello animale
della psiche dove riappare come istinto soccorrevole della personalit
della figlia.
Jung mi fece notare una volta che i cappelli alti e appuntiti dei
nani sembrano indicare la spinta insistente di contenuti inconsci
che vogliono raggiungere la coscienza. Si potrebbe persino parlare di
un simbolo fallico in quanto si tratta di una cosa che tende a emergere
e a penetrare un'altra dimensione. Quando appare un cappel-

35

lo di questo tipo in un sogno, per esempio, non occorre fare nulla,


perch l'immagine ci dice che l'energia sufficiente perch i contenuti
emergano da soli.
L'Animus genera spesso un modo sbagliato di riflettere sull'amore
che ferisce il sentimento autentico della donna. Pu, per esempio,
spingere una donna a domandarsi: Devo o non devo andare a
letto con quest'uomo?, invece di chiedersi: Che cosa provo nei suoi
confronti? L'amo veramente?
Un atteggiamento sbagliato da parte della coscienza suscita
una forte reazione nell'inconscio che, a sua volta, pu dar vita nella
donna a stati di confusione e panico. Come abbiamo gi rilevato,
il potere magico del Div costringe il re a cedere; questo re quindi incarna
un atteggiamento conscio che, nei confronti dell'inconscio,
totalmente impotente. Nel contesto della nostra fiaba, si potrebbe
dire che, se l'atteggiamento conscio del re fosse stato all'altezza della
situazione, egli avrebbe chiamato un suo mago, per esempio, o
avrebbe usato qualche altro sistema per far fronte alla sfida del Div.
Analogamente, nella donna, gli attacchi di panico indicano che la
coscienza egoica debole e, proprio come il nostro re, la donna
incapace di far fronte all'inconscio, poich teme di esserne sopraffatta.
L'animale soccorrevole della nostra fiaba, lungi dall'essere feroce
e selvaggio, piuttosto una bestia addomesticata, rinchiusa in
una stalla. Questo fatto riveste una certa importanza perch indica
che il divario fra lo strato animale della psiche e il livello di vita civilizzata
non eccessivamente grande. Le fiabe di qualsiasi paese possono
essere lette come una sorta di profilo culturale della corrispondente
civilt. La nostra fiaba, come sappiamo, proviene dal
Turkestan, dall'Oriente, dove lo sviluppo culturale progred a un ritmo
pi lento rispetto a quello europeo, caratterizzato da una spaccatura
tipica del mondo occidentale- cristiano, dove il divario fra lo
strato animale e quello culturale assai pi grande e il livello di tensione
fra gli opposti maggiore. Da questo punto di vista, il mondo
orientale ha evidenziato una saggezza superiore; allo stesso tempo,
questo minore livello di tensione ha dato vita a un minore potenziale
energetico. La cultura islamica ha dimostrato uno slancio vitale
davvero grande nel periodo in cui Maometto sostitu il vecchio politeismo
con il monoteismo, ma ora l'energia a disposizione dello sviluppo
della loro civilt sembra essere di nuovo scarsa.

36

L'immagine del cavallo, come abbiamo gi avuto modo di osservare,


rimanda a una forma di energia bisessuale, come il simbolo
dell'albero, per esempio. Applicare categorie come maschile e
femminile in casi simili sempre un tentativo di mettere in evidenza
sfumature. Tutto sommato, interpretare l'immagine del cavallo
con una certa precisione, risulta difficile; una volpe, per esempio,
rappresenta la scaltrezza, la crudelt e una forma piuttosto
fredda e triste di rabbia. Ma il cavallo semplicemente immagine di
forza e di potere. Sembra che i cavalli abbiano una sensibilit speciale
nei confronti del mondo dei fantasmi ed facile che cadano in
uno stato di panico. In fondo, il cavallo rimane un'immagine simbolica
della forza, una forza che ci pu trasportare con s in modo
soccorrevole, se la coscienza sa mettersi in relazione con essa.
Nella nostra fiaba appare pi volte il motivo del mendicante. Il
Div, la ragazza e il re stesso passano tutti quanti per l'esperienza di
essere ridotti al livello di un questuante. Nella fiaba /( re Bazza di
Tordo, che abbiamo gi citato, la ragazza altezzosa deve accettare
un'esperienza di umiliazione per poi sposare un povero accattone.
Ma in seguito, il mendicante rivela la sua vera identit, quella di un
re che si era presentato nelle vesti di un povero per aiutare la ragazza
a redimersi. Il primo passo del processo di redenzione consiste
nell'accettare l'esperienza di umilt. Il re e il mendicante sono
due facce della stessa medaglia, ognuno a compensazione dell'altro.
Nel racconto, il Div emerge dallo stagno quale forma di compensazione
dell'atteggiamento esageratamente altezzoso del re.
Usualmente, tendiamo ad associare termini come alto e sopra
con la coscienza, mentre basso e sotto sembrano avere a che fare
con l'inconscio. Se adottiamo un punto di vista pi in armonia
con la natura stessa, vediamo quanto sia unilaterale un'interpretazione
del genere. Secondo un punto di vista arcaico, il mondo, o, meglio,
questa nostra sfera intermedia, corrisponde alla coscienza,
mentre il cielo in alto e il mondo infero in basso corrispondono a diversi
aspetti dell'inconscio. Una persona che vive con la testa fra le
nuvole non certo molto conscia. La questione rimane comunque
complessa e non si possono attribuire con troppa facilit significati
a ci che sta sopra rispetto a ci che sta sotto. In un quadro arcaico,
si presta pi attenzione al modello degli istinti: la sfera in alto
contiene gli archetipi in quanto elementi spirituali, mentre al di
sotto del mondo in cui vivono gli umani, si trovano gli archetipi qua-

37

li immagini degli istinti biologici. Sia il mondo sopra che quello sotto
corrispondono all'inconscio e si tratta quindi di immagini archetipiche
di due aspetti della medesima realt.
Il Cristianesimo delle origini nacque come compensazione nei
confronti di una situazione culturale di degrado in cui gli esseri umani
vivevano come in una specie di palude, per cos dire, rischiando di
scendere a un livello inferiore a quello degli animali. Per questo motivo
i sogni dei primi cristiani contenevano il motivo della salita verso
il cielo, per mezzo di una scala, per esempio, per raggiungere la
sfera della spiritualit. Si trattava di un necessario processo di compensazione.
Nella nostra situazione attuale abbiamo esagerato nell'andare
troppo in alto, allontanandoci, per mezzo della razionalit, la
scienza e la tecnologia, dagli istinti. E spesso i nostri sogni, per riequilibrare
questa situazione, contengono il motivo della discesa verso
uno strato psichico pi vicino alla saggezza della natura.
Altrettanto, le varie immagini della grande dea- madre non sono
necessariamente da associare alla terra, come per gli antichi greci.
Secondo gli antichi egizi, per esempio, la divinit della terra era maschile;
e, di conseguenza, le questioni spirituali furono viste e considerate
quali realt concrete e non eteree.
L'emergere del Div dallo stagno sembra indicare che il principio
dominante della cultura rappresentata dal re si era allontanato eccessivamente
dalla fonte istintuale della saggezza. Per questo motivo,
l'autentico fattore di redenzione sar un animale: il cavallo. Tutti
i personaggi umani della fiaba avevano assunto, prima o poi, una posizione
troppo elevata e lontana dagli istinti e, per questo, devono accettare
di essere umiliati, di diventare dei poveri mendicanti, per poter
essere redenti. Probabilmente tutti noi abbiamo provato
l'esperienza di cadere molto in basso, e di continuare a precipitare,
finch non abbiamo toccato il fondo che ci ha dato la forza e la spinta
per risalire. Cos, anche i personaggi della fiaba prima di poter risalire,
devono scendere per essere Divinizzati e acquisire quel che
il Div possiede: un pi intimo contatto con la natura. Nel contesto di
questo racconto, per, il Div esclusivamente negativo; rappresenta
una forza che divora la vita umana lasciando una scia di distruzione
dietro s.
Un altro importante motivo che si trova nella nostra fiaba quello
della fuga. Questo motivo compare in varie fiabe dove lo scappare
via da un demone rappresenta l'unica soluzione possibile. Ci so-

38

no situazioni nella vita in cui mettersi al riparo dall'inconscio risulta


un gesto tanto eroico quanto combattere contro il drago. Fuggire
e ritornare nella sfera umana , a volte, la cosa pi difficile che si
possa fare.
Gettare delle cose all'indietro, senza neanche guardare dove vadano
a finire, corrisponde al gesto pagano di offrire sacrifici all'innominabile,
intangibile dio ctonio. un modo per venerare quelle
forze oscure che non possiamo guardare in faccia n affrontare
apertamente. Si tratta di un gesto che in contrasto con l'imperativo
cristiano che ci obbligherebbe ad affrontare ogni sfida direttamente
e a viso scoperto. Dal punto di vista psicologico, importante
ricordare che esistono realt oscure dotate di carattere numinoso
nei cui confronti possiamo soltanto offrire sacrifici, riconoscendo il
potere che posseggono. La psicologia dello psicotico illuminante da
questo punto di vista: fra i suoi contenuti psichici ci sono realt cos
oscure che non sarebbe affatto consigliabile cercare di portarle al
livello della coscienza. Come nella nostra fiaba, si pu soltanto offrire
loro un sacrificio, senza guardare indietro. Allo stesso modo, la
principessa non riesce ad affrontare direttamente il Div e si limita ad
offrirgli, a m di sacrificio appunto, tre cose che rappresentano la
sua persona femminile: il fiore, il pettine e lo specchio. Il quarto oggetto,
il sale, merita una riflessione a parte.
Si dice che le rose hanno delle spine perch, in effetti, non esiste
l'amore senza che ci siano anche aspetti spiacevoli e dolorosi, come
per esempio commenti velenosi o sentimenti negativi.
L'Ombra, la realt psichica che ora tratteremo, ha una funzione
positiva dotata di istinto vitale che pu essere di grande aiuto.
L'Ombra positiva finch rimane nel mondo interiore, senza creare
problemi fuori, nel mondo esterno, dove piuttosto la Persona ad
agire. Il Div si imbatte in ci che sembra essere l'Ombra o il lato
oscuro della principessa. In seguito, il Div si trova davanti a una serie
di cose che sono, per cos dire, difficili da masticare, nel senso
che richiedono tempo e energia per essere digerite. Ma, in pratica,
che vuol dire tutto questo?
La possessione da parte dell'Animus si manifesta a volte come
tendenza a criticare tutto e tutti. Ci che rende questo problema delicato
il fatto che spesso l'Animus ha perfettamente ragione; l'errore
risiede non nella sostanza della critica ma nel fatto che spesso si
sbaglia nella scelta della situazione in cui viene espressa. Un meto-

39

do utile per fermare i grandi dibattiti interni e le critiche che, senza


posa, l'Animus produce, consiste nel rivolgersi direttamente a lui,
dandogli cos qualcosa da masticare: dal momento che sei cosi fanaticamente
preoccupato per ci che non va e di come le cose dovrebbero
andare, proviamo a esaminare la MIA ombra. L'effetto interiore
di una mossa del genere da parte di una donna, le pu essere
di notevole aiuto purch faccia un atto di discernimento per meglio
capire ci che lei stessa (e non l'Animus in lei) pensa veramente.
Nelle donne, il desiderio di essere perfette non cos pronunciato
come negli uomini, ma in presenza di una realt di Animus molto
forte, anche l'Ombra si rafforza notevolmente. Se una donna riesce
a superare la resistenza nei confronti di una possibile presa di
coscienza della propria Ombra, il confronto fra queste due istanze,
l'Animus e l'Ombra, pu rappresentare un'occasione d'oro per crescere
in consapevolezza. In questo modo la donna pu acquisire una
forma di obiettivit maschile nei confronti di ci che succede dentro
di lei. questione di riuscire a distinguere fra se stessa e le sue
opinioni, ovverosia fra l'Io femminile e l'Animus in quanto istanza del
maschile interiore. Se fallisce in questo compito, sar destinata a
soffrire intensamente i conflitti e le complicazioni di qualsiasi rapporto
di amore. Nel processo individuativo della donna, arriva il momento
in cui ella deve consapevolmente sacrificare il potere che ha
nei confronti di un uomo per via della proiezione di Anima che cade
su di lei. La donna deve sacrificare una sorta di identificazione con
queste proiezioni per acquisire una vera personalit individuale.
Secondo Jung, il potere riempie il vuoto lasciato da una carenza di
amore5. Per via di un processo di contaminazione interna, le donne
che hanno un Animus molto forte dimostrano allo stesso tempo di
avere una Persona che agisce quasi esclusivamente in base a questioni
di prestigio, istanza psichica che desiderano proteggere. Di
conseguenza si trovano implicate in un grosso problema di potere.
Ora facciamo alcune considerazioni sul sale. Nella tradizione alchemica,
il sale un'immagine della saggezza, ma allo stesso tempo
indica l'amarezza. D'altronde, il sapore amaro dell'acqua marina

NOTE
5 Scrive Jung: Se domina l'amore, non c' volont di potenza, se domina la
potenza, non c' l'amore. Un elemento l'ombra dell'altro [(JV. d.T.) (1916-
1928), Due testi di psicologia analitica, in Opere, vol. VII, Torino, Borin-
ghieri, 1983, pp. 54-55).
FINE NOTE

40

dovuto alla sua componente salina. Le caratteristiche del sale includono,


oltre alla saggezza e all'amarezza, il senso dell'umorismo e
la qualit di Eros6. Secondo Jung, tutte queste caratteristiche si costellano
intorno a ci che potremmo chiamare la specifica modalit
femminile di provare il sentimento di amore. Dal punto di vista femminile,
una delusione d'amore porta la donna o ad amareggiarsi o
ad acquisire saggezza con lo sviluppo del senso di umorismo e di
ironia. Sembra che Eros sia sempre, in qualche modo, accompagnato
dal rischio di una delusione. Accettare una delusione senza
abbandonarsi all'amarezza il vero segreto della saggezza dell'amore7.
Fra gli oggetti che la ragazza getta dietro di s troviamo anche un
pettine, che serve a mettere in ordine i capelli e che simbolicamente
rimanda alla capacit di organizzare i propri pensieri. La nostra
fiaba racconta che il pettine subisce una trasformazione e diventa
una montagna, immagine che esprime eloquentemente la mole di
materiale che una donna deve offrire all'Animus per tenerlo occupato
e evitare che interferisca troppo nella sua vita.
Lo specchio , naturalmente, uno strumento di riflessione che ci
restituisce ci che di noi pu essere visto dall'esterno. Allo stesso
tempo, rappresenta una pausa di riflessione su noi stessi, sulle nostre
reazioni nei confronti degli altri e sulle reazioni degli altri verso
di noi, ci d la possibilit di conoscerci meglio. Quando una donna
riesce a fare i conti con l'Animus, riflettendo sul ruolo che ha nella
propria vita, l'Animus annega in queste riflessioni, mentre la donna
evita di fare una simile fine. Ora bisognerebbe riflettere su una
domanda importante: nella nostra fiaba, la ragazza sacrifica gli og-

NOTE
6 Si veda C. G. Jung (1955-1956), La personificazione degli opposti in
Mysteriwn coniunctionis, Opere, vol. XTV, t. 1, cap. 3, Torino, Boringhieri,
1989-1990.
7 Jung scrive: La delusione, in quanto shock subito dal sentimento, non
solo fonte di amarezza, ma anche il pi potente incentivo alla differenziazione
affettiva. Il fallimento di un progetto amoroso, il comportamento di
una persona amata che non corrisponde alle nostre attese, e cos via, possono
contenere un impulso verso un'esplosione emotiva pi o meno brutale,
o verso una modificazione o un adattamento del sentimento e, con ci,
verso una pi alta evoluzione. Tale evoluzione culmina nella saggezza allorch
al sentimento si associano la riflessione e la conoscenza intellettuale.
La saggezza non mai violenta: l dove essa domina, nessuna delle due
facolt opera violenza sull'altra [(JV. d.T.) (1955-1956), Mysterium co-
niunctionis, in Opere, vol. XIV, t. 1, Torino, Boringhieri, 1989-1990, p. 237).
FINE NOTE

41

getti in questione (il fiore, il pettine, lo specchio e il sale), o piuttosto


li butta via?
Fra la semplice eliminazione di una cosa e l'atto di sacrificarla,
che fin dai tempi pagani aveva una sua importanza rituale, esiste
un'enorme differenza. Ci induce a considerare una seconda questione,
ugualmente importante. Poich era stato il cavallo a dire alla
ragazza di portarsi appresso gli oggetti ricevuti e di gettarli poi dietro
di s, chi dobbiamo intendere che gestisca la situazione? La
ragazza (l'Io) o, piuttosto, il cavallo (la sfera degli istinti)? Infine, perch
dirimere la questione cos importante?
L'atto di sacrificare una cosa fondamentale per capire esattamente
di che si tratta. Un vero sacrificio lo si compie con grande decisione
e senza stabilire nessun tipo di contropartita; per poter fare
questo dobbiamo essere mossi da una potenza superiore all'Io
che viene esperita quale forma di imperativo interiore che ci fa sentire
l'obbligo di compiere un sacrificio. Nel linguaggio della psicologia
di Jung, diremmo che si tratta del S, il centro regolatore della
psiche. C' una sorta di identit fra chi offre un sacrificio e la cosa
che viene sacrificata: diventiamo ci che sacrifichiamo perch ci
che sacrifichiamo un pezzo di noi stessi e, pars pr tota, ci rimettiamo
al S. Quando la ragazza del nostro racconto sacrifica ci che
le caro, ha la possibilit di rendersi conto di ci che d alla sua vita
un vero senso di valore.
Torniamo per un attimo a riflettere ancora su un'osservazione
fatta in precedenza a proposito della necessit, in certe situazioni, di
saper semplicemente voltare le spalle e andarsene via da alcune situazioni
di tensione e di conflitto. Non si tratta affatto di una mera
scappatoia per evitare la responsabilit davanti al conflitto.
Ovviamente, ci sono persone che utilizzano degli espedienti razionali
per evitare di fare i conti con il proprio lato oscuro e di affrontare un
conflitto interiore. Ma, prima di poter prendere la decisione di fuggire,
bisogna aver autenticamente sentito la forza del conflitto in
questione. Nel caso del dilemma della principessa della nostra fiaba,
si tratta davvero di una questione di vita e di morte. La ragazza ha
di sicuro sperimentato tutta l'intensit del conflitto e, grazie al suo
istinto rappresentato dal cavallo magico e dagli oggetti che questi le
ha affidato, ha i mezzi per affrontarlo.
Nel corso della nostra vita quotidiana, lecito scansare certi conflitti
finch non ci sentiamo abbastanza forti per affrontarli, ma pri-

42

ma o poi bisogna cercare una soluzione definitiva. Molte donne si


trovano a vivere una specie di tortura per via della voce dell'Animus
che rivolge accuse e insulti di ogni genere: La tua vita stata un fallimento
totale o Ormai la tua vita finita ed troppo tardi per fare
qualcosa di significativo sono frecciate tipiche dell'Animus. Una
possibile soluzione di tagliare corto e rispondergli: Va bene, sar
pure cos Ora, non ne parliamo pi! In questo modo una donna evita
di sprecare energia e pu voltare le spalle al conflitto e occuparsi
di qualche altra cosa. Si tratterebbe di usare la soluzione della fiaba,
di gettarsi alle spalle una cosa che terr occupato l'Animus e nel
frattempo la donna sar libera di proseguire la sua vita senza che
questi possa impedirglielo.
Nella nostra fiaba si riscontra il motivo della pausa per riprendersi
La principessa arriva davanti alla capanna della coppia di anziani
che le permettono di passarvi la notte e riprendere le forze. La
ragazza talmente sfinita che si addormenta fuori dalla capanna, cosicch
il falco si ferma sulla sua testa e permette al re cacciatore di
incontrarla e di sposarla. I due anziani rappresentano per la principessa
il suo primo incontro con figure positive di padre e di madre.
Con loro incontra sia la saggezza dello spirito che la saggezza della
terra. impossibile non pensare alle figure di Filemone e di Bauci, i
due pii vecchi che nella loro casa danno accoglienza a Zeus ed
Ermes, senza sapere che si tratta delle due divinit dell'Olimpo. In
seguito, la coppia verr risparmiata dagli di durante il diluvio che
distrugger il resto dell'umanit. Nel Faust di Goethe, invece, l'inflazione
del protagonista lo porta a uccidere due anziani per derubarli
della loro terra8.
Le istanze che noi chiamiamo Animus e Anima sono in gran parte
sovrapersonali e, a differenza dell'Ombra che attiene alla sfera
dell'inconscio personale, fanno parte di quella sfera divina che
chiamiamo inconscio collettivo. Perci ogni possessione da parte
dell'Animus o da parte dell'Anima in effetti una subdola forma di
inflazione. Le critiche avanzate dall'Animus, per esempio, si basano
quasi sempre su delle verit di carattere collettivo o generale. Si tratta
di critiche che toccano aspetti di vita che non dipendono dall'individuo.
Perci ogni identificazione con l'Animus rappresenta una

NOTE
8 Si veda in proposito Edward Edinger, Goethes Faust: Notes fior a Jungian
Commentari), Toronto, Inner City Books, 1984.
FINE NOTE

43

forma particolare d'inflazione, diversa dalle forme pi evidenti, ma


non per questo meno fastidiosa. L'effetto benefico dell'incontro fra la
ragazza della nostra fiaba e i due anziani dipende proprio dalla grande
umilt dimostrata da quest'ultimi. L'accettazione di un atteggiamento
di umilt serve a uscire da uno stato di identificazione con
l'Animus che spinge una donna ad andare in giro spiegando agli altri
cosa devono fare e come si dovrebbero comportare. In questo
stato la donna crede di essere nella posizione di poter dispensare
consigli a tutti. uno stato pseudo- divino e, quindi, un'inflazione
dell"/o bella e buona. essenziale, per uscire da uno stato del genere,
ammettere di non sapere cosa si debba fare, o dichiarare di aver
sbagliato o di aver mancato qualche obiettivo nella vita. Non appena
la principessa raggiunge un livello sufficientemente basso, diventando
in effetti la figlia dei due mendicanti, cade in uno stato di
incoscienza (si addormenta) che a sua volta permette che una vita
nuova la raggiunga. Quando una persona occupa una posizione in
cima alla montagna, l'acqua scorre verso il basso e si allontana, ma
se uno occupa una posizione in basso, in una vallata per esempio,
l'acqua non fa nessuna fatica a raggiungerlo.
L'uccello che si posa sulla testa della ragazza il falco del re, un
uccello cui in Oriente si riconoscono caratteristiche regali e divine.
Sembra proprio che la ragazza venga prescelta dallo spirito per diventare
la sposa del re. Nel contesto della nostra interpretazione, e
mantenendo un punto di vista femminile su tutta la vicenda, dovremmo
considerare il re come la rappresentazione di un'altra figura
di Animus, ma qui si tratterebbe di una vera forza spirituale e non
semplicemente di un elemento in contrasto con la vita femminile
della donna.
Tendiamo a pensare allo spirito e alla natura e, se vogliamo, al
Logos e all'Eros come a degli opposti in senso assoluto. Naturalmente
le cose non stanno cos. Un autentico atteggiamento spirituale, non
contaminato dalle caratteristiche negative dell'Animus, come fin qui
abbiamo riscontrato, non affatto in opposizione a una vera vitalit
femminile. Al contrario, un fattore in grado di donare a una donna
una forma di comprensione obiettiva, una forza creativa che, a sua
volta, diventa fonte di ispirazione per gli uomini che questa donna incontrer
nel corso della propria esistenza. L'Animus positivo aiuta
una donna ad avere un atteggiamento creativo e obiettivo verso la vita.
Una donna che esclusivamente donna, senza integrare il com-

44

plemento maschile dell'Animus, dimostra una forma di inerzia. Le


manca lo slancio attivo, creativo e intraprendente che il contatto con
l'Animus positivo le potrebbe donare. Con la risoluzione dei vari problemi
che l'Animus negativo comporta, una donna entra a fare parte
attiva dello spirito nuovo del suo periodo storico. Spesso, come
accaduto alle origini del cristianesimo, sono proprio donne del genere
a essere tra i primissimi rappresentanti di queste nuove espressioni
dello spirito dei tempi. Nella nostra fiaba, un nuovo re occupa
la scena: egli corrisponde all'immagine di un nuovo atteggiamento
dominante al livello collettivo.
Sembra che la mente femminile o, se si vuole, l'Animus nella
donna, sia meno condizionata degli uomini nei confronti delle tradizioni.
Di conseguenza, sono spesso le donne ad aprirsi a nuove
idee e a sposare nuovi movimenti. Per la psicologia femminile, non
esiste una filosofia o una teoria della vita che rivesta la stessa importanza
che una simile teoria pu assumere nella mente maschile.
Capita spesso che gli uomini siano estremamente legati a una
specifica Weltanschauung, mentre le donne dimostrano grande facilit
nell'assorbire nuove idee. Naturalmente, anche qui si riscontra
un aspetto di Ombra: in alcune situazioni sembra che le donne
non siano profondamente convinte di ci che vanno professando.
Ma, in ultima analisi, le questioni che contano di pi per le donne,
pi di qualsiasi posizione teorica, sono proprio quelle che hanno a
che fare con l'amore e con il senso della relazione.
Conoscevo un professore di fisica che, ascoltando alcune nuove
teorie relative al proprio campo di ricerca, si spavent al punto di dichiarare
che, se avesse scoperto che tutte quelle novit fossero state
vere, si sarebbe addirittura impiccato! L'idea di dover accettare
che tutto ci che aveva insegnato gi da tanti anni non corrispondesse
pi al vero sarebbe stata per lui insopportabile. naturale,
credo, che un uomo sia molto pi legato alla proprie posizioni teoriche
di quanto non lo sia una donna. L'impatto che la messa in discussione
della propria visione della vita pu avere su un uomo
paragonabile a un vero e proprio terremoto.
Le donne, in virt del loro rapporto flessibile con le idee e con le
posizioni teoriche, sono in grado di dare un contributo molto significativo
al rinnovamento degli atteggiamenti collettivi. L'Animus di
una donna pu dimostrare una certa rigidit, ma in genere la psiche
femminile possiede l'elasticit necessaria ai processi di rinnova-

45

mento. Se la donna ha un complesso paterno positivo, non sar contenta


di occuparsi esclusivamente degli aspetti fisici e materiali della
vita, ma sar particolarmente capace di affrontare le grandi questioni
spirituali della sua epoca. Per questo motivo, una donna che
abbandona il percorso femminile tradizionale per sperimentare
aspetti di vita meno superficiali, propria come fa l'eroina della nostra
fiaba, diventa l'incarnazione di un principio femminile in grado di
occupare una posizione alla pari con quella del principio dominante
rappresentato dal re. Diventa regina.
La ragazza sposa il re, ma, come succede spesso nelle fiabe orientali
in cui ogni conclusione d vita a nuovi sviluppi, cos anche nel
nostro racconto si compie una svolta verso nuovi scenari. La nuova
regina rimane incinta e il re, che parte per una battuta di caccia,
chiede di poter portare con s il cavallo magico, dal momento che difficilmente
la sposa ne avr bisogno. La prima reazione della regina
quella di paura, ma il cavallo magico la tranquillizza donandole un
ciuffo di peli strappati dalla sua criniera. In caso di necessit, la regina
dovr bruciarli e lui subito arriver in suo soccorso.
Perch il re deve allontanarsi? Non abbiamo una risposta definitiva
a questa domanda, ma sembrerebbe che alcuni aspetti della vita
concreta della coppia, o del regno, non siano stati risolti in modo
soddisfacente o completamente integrati. Qualcosa di simile succede
a volte in analisi: una persona sospende la cura analitica convinta
di aver finito il proprio lavoro, per poi accorgersi, di l a poco, che ci
sono parti della personalit che devono ancora essere integrate, e
che ci vuole un maggiore ampliamento della coscienza. Tornando al
re della fiaba, l'unica cosa che di lui sappiamo di sicuro che possiede
una grande passione per la caccia. Possiamo ipotizzare che non
sia soddisfatto della sua casa o che sua moglie incinta lo annoi.
Malgrado l'apparente risoluzione della fiaba, con il matrimonio fra il
re e la regina e la gravidanza, rimane nella personalit del re una sorta
di irrequietudine che, dal punto di vista dinamico, potrebbe rappresentare
una forma di compensazione nei confronti della naturale
inerzia femminile della regina.
La partenza del re con il cavallino magico indica che egli sottrae,
dal regno e dalla coppia, la forza vitale in grado di trascinare le persone.
Nella vita, certi individui hanno necessit di espandere la propria
personalit ed pi probabile che una persona del genere si imbatta
in pericoli e difficolt piuttosto che altri di carattere pi debole.

46

Sembra che ci sia un elemento nella personalit di tali individui che


tende a cacciarsi nei guai per utilizzare appieno l'energia a disposizione
della propria realizzazione. L'irrequietudine del re una manifestazione
di questa forza vitale che, infatti, cerca espressione nella
caccia e nella ricerca di nuove avventure da affrontare.
E la regina? Anche lei sta covando qualcosa. Anche lei dimostra
una certa inquietudine. In situazioni del genere, quando la vita di
una persona comincia ad assomigliare a un cavallo che scalpita, si
pu essere abbastanza sicuri che si tratta di una gravidanza psichica
e, in situazioni del genere, la pazienza fondamentale. Se
l'Animus cerca di esprimersi senza rispettare i tempi necessari, finir
per mostrare i propri lati negativi. Se il re fosse rimasto a casa, se
avesse dimostrato maggiore pazienza, probabilmente avrebbe potuto
affrontare e sconfiggere il Div. Ma spesso l'Animus si comporta
proprio cos: dimostra scarsa pazienza e spinge la donna a credere
che debba prendere una decisione subito, senza aspettare che la psiche
gravida partorisca i propri sviluppi al momento opportuno.
Cos il Div coglie l'occasione per vendicarsi, falsificando la lettera
con la quale la regina comunica al re la nascita dei gemelli, e
altrettanto la lettera contenente le indicazioni del re per il trattamento
della regina. Qui l'Animus negativo assume una nuova modalit
mediante cui interferisce con i messaggi che arrivano dall'inconscio
alla coscienza e viceversa. In pratica, una donna quasi
sempre in grado di capire col cuore ci che le viene detto. Ma pi
tardi, magari dopo qualche ora, pu cominciare ad insospettirsi, a
domandarsi perch quella certa frase sia stata pronunciata in un
determinato modo e che cosa significasse quella certa inflessione di
voce... L'Animus riesce a intercettare il messaggio e a iniettarvi il
suo veleno.
Il Div modifica la lettera della regina in modo tale che il messaggio
per il re, in luogo dei gemelli, comunichi la nascita di un cane e
di un gatto. Modifica anche la lettera di risposta indicando che la regina
venga umiliata e cacciata in disgrazia fuori dalla citt. In tutto
questo riscontriamo un perfetto esempio di come opera l'Animus negativo;
una potenza psichica in grado di distruggere ci che nasce
dalla vita interiore della donna e di annientare un suo sviluppo significativo.
Per raggiungere questo scopo, l'Animus negativo utilizza
la strategia del nient'altro che riducendo ogni questione importante
a qualcosa di trascurabile, insinuando l'idea che si tratti di cosa di
47

poco conto. Questo tipo di Animus fa s che la donna rischi di diventare


la peggior nemica di se stessa e della vita futura che porta
dentro di s.
Nel medioevo, la pratica di collocare una donna sul dorso di un
asino, rivolta all'indietro, e poi di cacciarla dalla citt, fu riservata a
chi era accusata d'essere una prostituta. Parrebbe che l'Animus stia
operando affinch la regina arrivi ad avere una tale opinione di s.
Nel deserto, il Div rivela la sua intenzione di mangiare la regina e i
suoi figli, ma la donna dimostra prontezza di spirito e astuzia, convincendo
il suo persecutore che, per un piatto prelibato, sarebbe
stato meglio allestire un fuoco adatto a cucinare i gemelli che desiderava
mangiare per primi. Nella vita pratica, una strategia del genere,
cio l'apparente accettazione di ci che l'Animus dice, pu funzionare.
Se l'Animus, per esempio, insinua il pensiero del tipo: Mio
marito non mi ama pi, una donna pu in apparenza accettarne l'idea,
rispondendo: Ma, forse, io non merito di essere amata in questo
momento. Qualche volta questo serve a ridare alla donna un senso
di pace; e le permetter, in seguito, di stabilire il contatto con ci che
autenticamente sente e di riconoscere che tutto il resto altro non era
che un chiacchiericcio dell'Animus.
Nella nostra fiaba, la regina fa appena in tempo a bruciare i peli
tolti dalla criniera del cavallo magico quando il cavallo appare,
pronto ad aiutarla. Questo brano della fiaba fa pensare alla questione
della relativit del tempo e dello spazio nell'inconscio: ci che
sembra essere molto lontano pu in effetti esserci vicino se vediamo
il legame e la connessione con esso. Un fenomeno simile si verifica,
per esempio, nei casi di telepatia mentale.
Il cavallo annuncia che giunto il momento di lottare direttamente
contro il Div ma che la regina, che non potr essere testimone
diretta dello scontro, verr a conoscenza dell'esito del combattimento
dal colore della schiuma che si produrr. La schiuma rossa
indicherebbe la sconfitta del cavallo e la vittoria del Div, mentre quella
bianca indicherebbe l'esito opposto. Dopo il combattimento, la ragazza,
convinta di vedere una schiuma rossa, sviene di colpo. Ma,
quando si riprende e vede che la schiuma di fatto bianca, la regina
viene a sapere dal cavallo che i suoi problemi con il Div sono stati
risolti una volta per tutte. Il cavallo spiega alla regina che ora dovr
ucciderlo e le d indicazioni precise di come dovr utilizzare le
varie parti del suo corpo. Naturalmente, la regina non vorrebbe uc-

48

cidere il cavallo magico che le ha salvato la vita, ma alla fine supera


le proprie resistenze e segue le istruzioni ricevute.
Il fatto che la regina non sia coinvolta direttamente nel combattimento
di notevole importanza: il vero scontro avviene tra due poteri
sovrapersonali, un motivo che troviamo sovente nelle fiabe. Una
fiaba nordica, per esempio, racconta di una donna che, dopo essere
stata cacciata da casa sua, sposa il dio della luna. Ma la donna
commette qualche peccato e di conseguenza viene ripudiata dal marito.
In seguito, sposa un Kali uno spirito malvagio che divora gli uomini,
e, quando la ragazza si rende conto che il Kali le ha divorato il
fratello, riesce a scappare con l'aiuto di una volpe. Scappa verso il
cielo fino a raggiungere la stella polare che rappresenta il supremo
dio buono, fatto comprensibile in un mondo in cui la stella polare
di fondamentale importanza per le diverse attivit della gente. Ma il
Kali non smette di inseguirla, insistendo perch lei torni da lui. Per
tutta risposta, la stella polare chiude il Kali in una scatola, nella
quale si scatena una terribile bufera di neve. Quando la stella polare
apre la scatola e chiede al Kali se sia sempre del parere di dover
riavere sua moglie, lo spirito maligno insiste che s; l'intero procedimento
si ripete una serie di volte, sempre con maggiore veemenza,
finch il Kali non si arrende. Avendo cos sistemato il Kali, la stella
polare d il permesso alla ragazza di tornarsene a terra. Ma, purtroppo,
la ragazza, dimentica di offrire un sacrificio alla stella polare
e alla sua morte non potr pi tornare in cielo a causa dell'offesa
recata al dio buono.
Ogni serio conflitto che coinvolge l'Animus tocca questi profondi
strati archetipici della psiche, dove sembra che sia perennemente in
corso una lotta fra il dio della luce e il dio dell'oscurit. Per tale motivo
dobbiamo cercare di uscire dal coinvolgimento diretto nel conflitto
e di accedere a un punto di vista che ci permetta di osservarlo
e di renderci conto obiettivamente di quel che succede. Se una donna
prova a farsi coinvolgere direttamente nel conflitto fra il bene e il
male, rischia di essere catturata dall'Animus e di rimanere sua prigioniera.
La sua vera responsabilit verso la vita e il suo dovere
di garantirne la continuit.
Secondo una certa tradizione persiana, soltanto gli uomini hanno
l'obbligo di impegnarsi a combattere contro la divinit oscura. Le
donne, d'altro conto, devono garantire che la vita vada avanti e che
le relazioni fra le persone rimangano in piedi. Sembra che le donne

49

siano chiamate non tanto a lottare contro il destino, quanto a soffrirne


le conseguenze. Tornando alla nostra fiaba, importante notare
che la regina, al momento decisivo, sviene; cos perde l'evento
pi significativo di tutta la vicenda.
Fino a questo punto della storia non era ancora arrivato il momento
propizio perch il cavallo accettasse il combattimento. Il fatto
di affrontare la lotta contro il Div pare avere a che fare con la maternit
della regina e con la nascita dei gemelli, i quali rappresentano
nuove possibilit.
Il quaternio all'inizio del racconto aveva la seguente forma:
primo re collegato a destra a principessa e in basso a cavallo;
principessa collegata in basso a Div e Div a sinistra a cavallo che si
ricollega in alto a primo re.
PRIMO RE---------PRINCIPESSA
CAVALLO---------------DIV

Ora la nuova situazione potrebbe essere rappresentata nel seguente


modo:
come sopra secondo re si collega a destra a regina, regina in basso a l
altro gemello, l altro gemello a sinistra a uno dei gemelli e uno dei
gemelli in alto di nuovo a secondo re.
SECONDO RE----------- REGINA
UNO DEI GEMELLI----- L'ALTRO GEMELLO
FINE SCHEMA

Ecco la nuova forma che ha assunto l'Auseinandersetzung, il confronto


fra gli opposti. Il cavallo (la forza della vita) e il Div (la forza della
morte) si neutralizzano a vicenda. Non era pensabile che il cavallo
si lasciasse coinvolgere in un vero combattimento con la forza
della morte finch non esisteva una nuova possibilit di sostenere e
mandare avanti la forza vitale. La nuova possibilit entra in scena
con la nascita dei due figli del re e della regina. Il cavallo, in quanto
animale, ha un legame con il Div ma, dopo l'uccisione dello spirito
maligno, esso viene trasformato in ci che rivela la sua autentica natura:
un bellissimo giardino.
Una fiaba siberiana racconta di una ragazza che viene inseguita
da una gigantesca bocca. La ragazza incontra tre principi che la stavano
aspettando e che la invitano a scegliere uno di loro per marito.
In questo racconto l'Animus ha il ruolo positivo di spronare la ragazza
perch vada avanti finch non incontri la propria vera identit.
Il percorso individuativo delle donne comporta, in modo particolare,
l'accettazione della sofferenza che comunque deve essere vissuta nel

50

modo giusto. Si tratta di captare i movimenti di libido nell'inconscio


che permettono alla donna di accettare la sofferenza fino al punto
giusto, senza esserne sopraffatta. In questo modo, nella psiche femminile
possono emergere nuove forme di consapevolezza.
Il cavallo dispone che, dopo la sua morte, la regina dovr sistemare
ognuna delle sue zampe secondo ciascuno dei quattro punti
cardinali; che dovr gettare la sua testa da una parte, buttare via le
sue interiora e infine mettersi seduta, assieme ai suoi figli, sotto le
sue costole. Qui si riscontra un altro motivo fiabesco assai diffuso:
il motivo dell'uccisione dell'animale soccorrevole. Una fiaba racconta
di una volpe che, una volta prestato l'aiuto alla protagonista,
chiede che le vengano tagliate la testa e le zampe. La volpe si trasforma
poi in un bel principe, ormai liberato dall'incantesimo che lo
teneva prigioniero. L'animale, una volta ucciso e trasformato in forma
umana, di solito spiega di essere stato vittima di un sortilegio e
di aver sentito necessit di far uccidere la forma animale che era diventata
la sua prigione.
Una donna che sogna la propria natura femminile in forma animale,
per esempio sotto forma di gatto o di mucca, non potr integrare
questa dimensione, ma dovr accettare semplicemente di stabilire
una relazione con essa. Se la sua natura femminile dovesse
apparire in forma divina, si ripresenterebbe il problema dell'impossibilit
di integrazione e della necessit di coltivare una relazione con
questa forma. Quando la sua natura avr assunto, nei sogni, una
forma umana, allora la donna potr procedere nell'integrazione di
questo aspetto.
Quando un contenuto psichico, che una volta aveva una forma
umana, si trasforma per via di una maledizione, per esempio, in forma
animale, si tratta in maniera evidente di regressione. In tarda antichit,
il rapporto della gente con il principio di Eros fu piuttosto differenziato.
In seguito, subentr un forte declino di sensibilit e, con
l'arrivo del Cristianesimo, lo sviluppo naturale dell'Eros nella vita fu
arrestato. Il Cristianesimo ha comportato uno sviluppo di altro genere:
lo sviluppo della coscienza e della vita psichica su un livello
che, per certi versi alto e nobile, trascurava la vita dell'Anima e
l'Eros. Basti notare quanto il rapporto con l'Anima nell'antichit fosse
raffinato e differenziato rispetto, per esempio, al tipo di relazione
con l'Eros che vigeva durante il Medioevo. Una legenda irlandese
racconta di un capo trib che era molto preoccupato per l'arrivo di

51

quei maledetti cristiani che avrebbero messo le mani sulle sue figlie.
Decise di gettare una rete sulle teste delle ragazze per trasformarle
in sirenette. Queste sirene, esseri che giocano nelle acque e
cercano di adescare gli uomini, precedentemente erano state umane
ma, per colpa di un atteggiamento sbagliato da parte della coscienza,
regredirono e rimasero bloccate a livello dell'istinto. In maniera
analoga, l'Eros nel Medioevo regred fino a diventare sesso
senza sentimento, un semplice atto animale. Tutto ci che il rapporto
sessuale implica in termini di valori spirituali fu trascurato e
sprofond nell'inconscio dove prese forma di sirenette, streghe e simili
prodotti della fantasia.
Un animale che chiede di essere redento dimostra di avere la capacit
di fare un importante atto di discernimento, dimostra di essersi
reso conto, per cos dire, che negli istinti fisici esiste anche un
lato spirituale che pu essere umanizzato. Un simile gesto spesso ci
obbliga a essere molto critici nei confronti di alcune forme di comportamento
che precedentemente ci erano risultate utili. Esistono,
per esempio, forme di autoindulgenza o di vittimismo che richiedono
un atteggiamento critico quando l'atto di discernimento ha evidenziato
le possibilit spirituali riposte in tali dinamiche. Molte persone,
come i contadini che hanno la fortuna di avere un rapporto
solido con la vita degli istinti, riescono a vivere tranquillamente per
anni e anni, andando avanti nella vita come se fossero trasportate
dal loro cavallo. Nonostante questo modo di vivere abbia grandissimi
vantaggi, nasconde, allo stesso tempo, un rischio. Se una persona
troppo in armonia con la terra e suoi ritmi, corre il pericolo
di restare molto inconscia. Il lato animale viene vissuto con scarsa
differenziazione e tramite un livello di consapevolezza troppo basso.
Sembra che sia proprio per questo motivo che, in certe occasioni, l'istinto
stesso cerca una soluzione nevrotica, tramite una deviazione
dalla strada tradizionale, o tramite una scissione. Talvolta necessario
perch una persona possa diventare maggiormente conscia degli
aspetti coinvolti nella vita degli istinti.
Le nostre pulsioni non sono del tutto unilaterali, hanno un'altra
faccia: la pulsione al sacrificio. L'istinto quindi contiene in s una
spinta enantiodromica verso la propria sublimazione. Questa spinta
di opposizione che fa parte della dinamica dell'istinto stesso, emerge
col tempo. Il combattimento fra il Div e il cavallo un buon esempio
della naturale scissione della libido che, in ultima analisi,

52

rappresenta un'antinomia e contiene in s la propria contraddizione.


Dal momento che la nostra fiaba proviene dal Turkestan, dove
l'influsso del simbolismo indiano molto sentito, occorre ora esaminare
l'atteggiamento della tradizione indiana nei confronti del cavallo.
Secondo l Upanishad9, il cavallo, un animale destinato a essere
sacrificato, una rappresentazione del mondo intero: la sua
testa l'alba e un suo occhio, il sole; il respiro del cavallo il vento
mentre il fuoco universale corrisponderebbe alla sua bocca spalancata.
Il pelo dell'animale l Atman e il suo dorso corrisponde al cielo.
La sua pancia l'atmosfera, i fianchi sono l'acqua, gli arti sono le
stagioni, mentre il giorno e la notte corrispondono ai suoi zoccoli.
Persino la voce del cavallo parola creatrice. Il luogo del cavallo il
mare dell'est e il suo contenitore sacrificale la notte che, a sua volta,
rimane nel mare dell'ovest. (Il combattimento nella nostra fiaba
fra il Div e il cavallo ha luogo in acqua.) interessante riflettere su
questo testo indiano perch aiuta a capire pi approfonditamente il
rapporto fra il Div come spirito della morte, e il cavallo. Il testo descrive
come all'inizio tutto fu sommerso dalla morte e dalla fame,
perch la fame morte. A un certo punto, fu creata l'acqua che la
luminosit stessa, e poi, dall'acqua, furono creati la terra, il fuoco e
il vento. L'identificazione del cavallo con il mondo l'espressione di
una grande forza creatrice ed , allo stesso tempo, un simbolo della
libido. Gli adepti al sacrificio del cavallo vivono oltre la terra, nel
vento, in uno spazio fra la terra e il cielo, uno spazio che cos piccolo
e sottile da essere paragonato a una lametta da barba. (Il S
quindi viene descritto come una realt piccola.)
Se adoperiamo come chiave di lettura nei confronti della nostra
fiaba il punto di vista indiano, possiamo meglio capire il senso del
sacrificio del cavallo. L'animale, ovvero la libido istintuale, diventa
il suo opposto. Si tratta di un processo naturale di crescita che porta
alla mta dell'individuazione. Il nostro compito consta semplicemente
nel non disturbare il processo, nell'accompagnarlo con
comprensione e con perseveranza. La spinta verso l'individuazione
parte integrante della nostra natura. Diventare se stessi , tutto
sommato, il processo pi naturale che si possa immaginare.
Risiede qua la ragione per cui, alla fine della fiaba, il cavallo si tra-

NOTE
9 Non ci sono note le fonti dei seguenti commenti sul simbolismo del cavallo
negli Upanishad.
FINE NOTE

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sforma in un paradiso naturale. Ma, al tempo stesso, bisogna notare


che la conclusione del racconto contiene un elemento di incompletezza.
Il giardino un simbolo del grembo materno e, di conseguenza,
il cavallo diventa un'immagine di contenimento.
L'uccisione del cavallo, nella soluzione indiana, implica l'abbandono
dell'animale e sposta tutto fuori dal mondo, in una sfera che
al di l dell'istinto. Una soluzione del genere, per noi, incompleta
in quanto fuori dalla realt. Nella fiaba troviamo anche un altro elemento
che indica una sorta di incompletezza: il fatto che la regina
partorisca due gemelli maschi. Viene cos a crearsi una costellazione
composta da quattro esseri umani. Ci, naturalmente, rappresenta
una forma di sviluppo rispetto alla situazione precedente
in cui il quaternio comprendeva il cavallo e il Div. Ma si tratta comunque
di una situazione che sbilanciata a favore del maschile
e in cui i figli maschi corrispondono ai germi delle nuove possibilit.
Dal momento che la terra la sfera del femminile, l'assenza di tale
elemento sembrerebbe indicare che la soluzione proposta alla fine
sia di tipo spirituale. proprio questo che suggerisce la soluzione
indiana, ma una soluzione del genere non soddisfa la stragrande
maggioranza di persone nell'Occidente.
Il motivo dei due gemelli, ampiamente presente anche nella tradizione
greca, ha a che fare con il doppio impeto della libido che
spinge verso una nuova forma di coscienza, ma che appare in una
forma ancora embrionale e non pienamente calata nella realt. Dal
punto di vista della psicologia junghiana, si tratta del motivo dello
sdoppiamento10, un fenomeno che si manifesta proprio quando un
contenuto inconscio sta per entrare nella sfera della coscienza. Gli
opposti, contenuti in questo nuovo elemento e che rimangono fusi
nell'inconscio, si separano con il superamento della soglia fra il conscio
e l'inconscio.
Nella nostra fiaba, i due gemelli sono ovviamente due esseri
umani e non un cane e un gatto, come il Div cerc di far credere al
re. Ci nonostante, io personalmente non ho mai incontrato una fiaba
che si concluda in modo veramente completo. Questo fatto non
NOTE
10 Un'elaborazione del tema dello sdoppiamento si trova in M.-L. von Franz,
Le tracce del futuro. Divinazione e tempo, Como, Red, 1986, pp. 108 sgg. Si
veda anche Edward Edinger, The Aion Lectures: Exploring the Self in C. G.
Jung's'Aion", Toronto, Inner City Books, 1996.
FINE NOTE

54

dovrebbe sorprenderci, dal momento che le fiabe non parlano dell'individuo;


ed soltanto l'individuo che pu fare esperienza della
completezza, della propria individuazione.
Una fiaba in effetti l'espressione di un modello, una specie di
schizzo delle leggi che governano alcuni aspetti del funzionamento
psichico. La fiaba mostra le direzioni in cui il flusso della libido tende
a scorrere nella vita della psiche collettiva. Non esprime il compimento
del processo di individuazione perch, in ultima analisi,
soltanto nella vita dell'individuo che un simile processo pu realizzarsi.
Le vere soluzioni ai problemi della vita sono sempre individuali
e l'individualit associata all'elemento femminile e alla terra che,
come abbiamo gi fatto notare, mancano alla fine della nostra fiaba.
I due ragazzi, figli del re e della regina, indicano che alla fine
della storia il problema dell'Animus stato spostato a un livello superiore.
Ma il problema non ha ancora trovato una sua soluzione
definitiva. Affinch ci accada, ci vorr l'apparizione del S al femminile.
Qui, il S viene rappresentato dal cavallo e poi dalla citt, che
una specie di paradiso con aspetti esclusivamente luminosi. Ci
che manca il lato oscuro del femminile, per esempio una strega, la
cui assenza indica anche l'esclusione della realt corporea della
donna e della terra nei suoi aspetti concreti e tangibili.

55

\\III Cari VESTE DI LEGNO


In questa fiaba norvegese1 troviamo un re, vedovo e padre di una
bellissima figlia. Il re si sposa per la seconda volta e la nuova moglie,
che ha gi una figlia, spinta dalla gelosia nei confronti della principessa,
la tratta con cattiveria e durezza.
Fra il bestiame del re c'era un toro di colore celeste e dal pelo pulito
e lucente. La ragazza era solita allontanarsi dal palazzo reale trascorrendo
lunghi periodi di tempo in compagnia del toro che portava
dentro un orecchio una tovaglia magica. Ogni qual volta la
ragazza aprisse la tovaglia questa, magicamente, si riempiva di cibo
che la principessa divorava con gioia, poich la matrigna non le dava
da mangiare a sufficienza. Quando la cattiva matrigna lo venne
a sapere and su tutte le furie; si finse ammalata, si mise a letto e,
come unica medicina in grado di restituirle la salute, richiese proprio
la carne del toro celeste. Ma la ragazza e il toro scoprirono le intenzioni
della regina e si diedero alla fuga.
Dopo qualche giorno giunsero in una foresta fatta completamente
di rame2. Il toro disse alla ragazza: Questa foresta molto fitta,
ma cerca di non toccare neanche una foglia di rame! Se lo dovessi
fare, io dovrei combattere con il troli a tre teste che vive qui nella foresta.
Ma, se proprio non riesci a evitare di toccare le foglie e se dovr
affrontare il troli, prendi l'unguento che tengo nell'altro orecchio

NOTE
1 M.-L. von Franz tratta la stessa fiaba in Archetypcd Dimensions qf the
Psyche, Boston, Shambala, 1999. [(N. d.T.) Il testo della fiaba si trova in
Nordische Volksmrchen, in Die Mrchen der Weltliteratw, cit. J
2 (N. d.T.) Il testo in inglese parla di una foresta di bronzo. Dal momento
che la fiaba, in Die Mrchen der Weltliteratw, e l'interpretazione di M.-L.
von Franz in Archetypal Dimensions ofthe Psyche, parlano di una foresta
e di foglie di rame, riteniamo che l'uso del termine bronzo sia frutto di
un errore di trascrizione.]
FINE NOTE

57

e usalo per guarirmi. La ragazza, per sbaglio, urt un ramo e sfior


una foglia; subito arriv il troli pronto a lottare contro il toro. Alla fine,
il toro vinse il combattimento, ma ne rimase esausto e ferito.
Allora, la ragazza prese l'unguento, lo mise sulle ferite del toro e i
due proseguirono per la loro strada.
Dopo un po'"si imbatterono in un'altra foresta, questa volta di argento.
Anche qui dimorava un troli, che in questo caso aveva sei teste.
Arrivarono a una terza foresta, tutta d'oro, con foglie e mele dorate,
dove viveva un troli a nove teste. La ragazza era sempre
attenta a non toccare le foglie, ma non riusciva a evitarle. Tutte le
volte il toro doveva affrontare la lotta con il troli e la ragazza usava
l'unguento magico per guarirgli le ferite riportate. Alla fine, raggiunsero
un castello. Qui il toro disse alla ragazza che d'ora in poi
non avrebbe potuto pi esserle di aiuto, ma le sugger di trovare rifugio
per la notte in un porcile e d'indossare un vestito di legno.
Inoltre, a chi glielo avesse chiesto, avrebbe dovuto dire che si chiamava
Kari, Veste di Legno. Prima, per, aggiunse il toro, dovrai
uccidermi, scuoiarmi e arrotolare la mia pelle insieme a una foglia
di rame, una foglia di argento e una mela d'oro. Nascondi poi il tutto
sotto una roccia e in futuro, se avrai bisogno di aiuto, baster che
tu batta con questo bastone sulla roccia e lo avrai.
La ragazza segu tutte le indicazioni del toro, dopodich dovette
affrontare un periodo di duro lavoro da sguattera nelle cucine del castello.
Le diedero un vestito di legno da indossare e, quando un certo
giorno la ragazza si propose per il compito di portar su al principe
l'acqua per il bagno, le risero in faccia, ma le diedero il permesso
di farlo. A causa del vestito di legno, nel salire le scale la giovane fece
tanto rumore che il principe, infastidito dal chiasso e dalla goffaggine
della servitrice, la cacci via gettandole addosso il proprio
asciugamano.
La ragazza rimase scossa e turbata al punto di precipitarsi direttamente
a dare un colpo sulla roccia. Ecco che all'istante apparve
uno spirito maschile che le regal un vestito di rame da indossare
in chiesa. Quando il principe si rec in chiesa, rimase cos
affascinato dalla ragazza dal vestito di rame e dal suo bel cavallo,
che fece una gran fatica a seguire la funzione religiosa. Alla fine
della messa, il principe voleva avvicinarsi alla ragazza, ma lei mormorava:

58

Luce davanti a me.


Buio dietro di me.
Cos il principe non vede dove vado.
Il principe la perse di vista ma trov uno dei suoi guanti. Quando la
ritrov, le chiese da dove venisse e lei rispose: dalla terra degli
asciugamani.
La stessa sequela di eventi si ripete pi volte: la ragazza viene
cacciata dal principe che le lancia contro qualcosa: l'acqua del bagno
o il pettine; lo spirito della roccia le regala un vestito, prima d'argento
e poi d'oro, per recarsi in chiesa, e il principe raccoglie qualche
oggetto che la ragazza lascia dietro di s mentre fugge. Infine, il
principe trova una scarpetta d'oro con la quale cerca di rintracciare
la bellissima fanciulla. Ma, ripetendo lo stesso ritornello, la giovane
evita che il principe la raggiunga. Proprio come nella fiaba di
Cenerentola, il principe invia dei messi in giro per il paese alla ricerca
della ragazza il cui piede sia della misura giusta per calzare la
scarpetta dorata. La cattiva matrigna (o, forse, la sorellastra della
fanciulla), nel tentativo di dimostrare che la scarpa sua, si taglia
un pezzo del piede, ma il servo del re si accorge del sangue e capisce
che non pu esser quella la donna che cerca. In ultimo, la vera proprietaria
della scarpetta viene trovata proprio l, nelle cucine del castello.
Kari rivela le proprie origini reali e sposa il principe.
L'entrata in scena della matrigna ci pone di fronte a una questione
legata alla funzione del sentimento. Quando la connessione
autentica con tale aspetto della personalit viene a mancare, si crea
un vuoto che viene surrogato da qualche altro fattore. Le matrigne
spesso sono chiamate Frau Welt (Madre Mondo) poich rappresentano
la personificazione femminile dell'esteriorit del mondo, nella
misura in cui esso caratterizzato da gelosia, vanit e falsit.
Quando il principio di Eros scompare, in suo luogo emerge quel che
si potrebbe definire una psicologia legata al prestigio e, quando l'ambizione
del potere prende il sopravvento su tutto il resto, l'Eros ne rimane
paralizzato. Sul piano collettivo, l'indebolimento dell'Eros rende
il sistema dei valori di riferimento rigido e duro; si tratta di una
forma reattiva alla sensazione di perdere terreno e validit.
Nella nostra fiaba, l'animale soccorrevole un toro, bestia spesso
associata all'Animus negativo, ovvero a quella disposizione che
pu indurre una donna a comportarsi come un elefante in un negozio
di porcellana. Viene cos rappresentata una forma di energia

59

maschile primitiva e dalla carica emotiva brutale. Tuttavia, il toro in


questione caratterizzato dal suo particolare colore (celeste, colore
associato al cielo e al mare) e dal fatto di essere insolitamente pulito.
Si tratta perci di una forza pi benefica che distruttiva. Inoltre,
un toro magico che fornisce, da un orecchio, cibo e vivande e, dall'altro,
un unguento particolarmente efficace. Nella psicologia maschile
capita di notare a volte che l'Anima e il S appaiono quali
aspetti di una medesima rappresentazione, come se entrambi fossero
incorporati in un'unica immagine. Qui si tratterebbe di un fenomeno
simile, ma, dal punto di vista della psicologia femminile,
l'Animus e il S appaiono come due aspetti di una medesima figura
rappresentata dal toro. Riscontriamo in questo racconto un motivo
che abbiamo gi commentato nell'interpretazione della fiaba precedente:
la ragazza non direttamente coinvolta nel combattimento
portato avanti dal toro con i vari troli man mano incontrati.
Ciascuno dei troli ha un diverso numero di teste: il primo ne ha tre,
il secondo sei, il terzo nove; numeri che sono tradizionalmente considerati
di natura affine al maschile e nei quali vengono rappresentati
la forza e il flusso di energia che s'accrescono man mano che il
numero aumenta. Allo stesso modo, il valore relativo dei metalli incontrati
nelle foreste s'accresce, passando dal rame all'argento e, infine,
all'oro.
Quel che innesca la lotta fra il toro e i troli il fatto che la ragazza
non riesce a evitare di toccare le foglie di metallo. Di regola, sul
piano simbolico, le foglie di un albero rappresentano l'essere umano
quale creatura mortale. Omero, nell'Odissea, paragona gli esseri
umani alle foglie che crescono sugli alberi; la famiglia, il clan, vanno
avanti nonostante le foglie muoiano e cadano in autunno. Le
foglie dunque corrisponderebbero all'umanit nei suoi aspetti mortali
e caduchi. Se la ragazza fosse riuscita a non toccarle, non entrando
in contatto con la dimensione individuale e peritura dell'essere
umano, non si sarebbe verificato alcun conflitto. Esistono
donne che per paura di una lotta del genere si tengono fuori dal
mondo. Sembra che in loro non ci sia n un'esperienza della realt
riferibile all'Animus n, in generale, alcuna conflittualit. Simili a
principesse che attraversano la foresta senza sfiorare nulla e senza
farsi toccare da niente. In effetti, tali donne rimangono intatte perch
evitano di lasciarsi coinvolgere nel dramma delle relazioni umane
e della mortalit dell'esistenza individuale. Dal momento che toc-

60

cano, e che si lasciano toccare da una di queste realt, la vita da


principessa cessa di esistere ed ecco che dovranno confrontarsi con
tori e troli
La ragazza della nostra fiaba non pu evitare di toccare le foglie
della realt mortale e fugace dentro di s. Di conseguenza, si trova
nel bel mezzo del conflitto fra avidit e thanatos da una parte, e una
spinta vitale e positiva dall'altra. Il caos si scontra violentemente con
l'ordine.
Le fiabe di questo tipo hanno una base quaternaria: vi si trova
una serie di tre elementi, in qualche modo simili fra di loro, che conducono
a una quarta figura in grado di riassumere in s il loro significato
e di spostare tutta la vicenda su un piano superiore. Nella
nostra fiaba, la successione di elementi costituiti da foglie di rame,
argento e oro d luogo a una piccola pausa prima che appaia il quarto
elemento: il castello.
La stessa scansione ritmica si ripete con i tre vestiti - di rame,
d'argento e d'oro - che lo spirito della roccia regala a Kari. Il principe
corrisponde al quarto elemento, e in quanto tale, rappresenta
l'immagine che comprende e supera gli elementi precedenti. Il rame,
associato alla dea Venere e al principio di Eros, un metallo ambiguo
che si deteriora con una certa facilit. L'argento, legato alla luna,
dimostra la medesima deperibilit del rame e ha tendenza a
scurirsi molto facilmente. L'oro, viceversa, in quanto metallo corrispondente
al sole, resiste a ogni forma di decadimento e di distruzione.
Per quanto riguarda il vestito di legno che Kari indossa nella
fiaba, esso rivela che, proprio nel momento in cui avrebbe bisogno
di usare una certa delicatezza ed eloquenza, la ragazza dimostra terribile
rigidit e goffaggine, muovendosi e agendo in modo legnoso e
rumoroso.
Ma il motivo della fiaba che riveste maggiore importanza quello
della fuga che la fanciulla mette in atto ogni volta che il principe
la cerca. Prima che Kari possa rivelare la sua vera identit e andare
in sposa al principe, la perfida ambiguit della matrigna deve, in
qualche modo, essere svelata. Nel racconto essa viene messa in ridicolo
quando il trucco, cui ricorre per indossare la scarpetta, viene
scoperto. Psicologicamente essa perde ogni potere e scompare dalla
trama. Ora la ragazza pu smettere di nascondersi perch il pericolo
rappresentato dalla matrigna stato scongiurato. Nel ritornello
che ripete pi volte, dice: Luce davanti a me, ovvero: la

61

capacit di capire dove sta andando; poi, di seguito: buio dietro di


me, ossia l'indicazione di come l'oggetto di desiderio, il principe,
debba rimanere al buio. Se, infatti, Kari fosse tornata indietro prematuramente
per incontrare il principe, sarebbe rimasta vittima del
potere negativo della matrigna.
In tutta la vicenda troviamo cos una bella descrizione della complessit
del rapporto fra la donna e l'Animus: affrontare un desiderio
in modo troppo diretto pu costellare ci che la matrigna rappresenta:
un complesso di potere. Per proteggere la propria integrit,
una donna, invece di fissare insistentemente ci che desidera ottenere,
deve guardarsi dentro per cercare la luce che le faccia da guida.
Il momento in cui una donna osa toccare la realt concreta di ci
che vuole sempre delicato. In quell'attimo possibile che si insinui
nella sua psicologia la strega che porta con s dinamiche di potere
e di prestigio e che, in un batter d'occhio, potrebbe distruggere tutto.
Dal punto di vista femminile, ci vuole un lungo periodo di incubazione
che permetta alla donna di coltivare il proprio processo interiore,
finch da questo stesso non emerga un'idea chiara di ci che
veramente ella desidera.

62

\\IV IL MAGO DELLA PIANURA


Ora esamineremo una fiaba africana di uno dei popoli Bantu. Il racconto
consente di fare alcune riflessioni sull'Animus che, al tempo
stesso, toccano aspetti importanti dell'Anima.
Una famiglia Bantu aveva un figlio che, malgrado il desiderio
espresso dai genitori, non aveva alcuna voglia di sposare una ragazza
della propria trib. Egli piuttosto desiderava viaggiare, visitare
altri paesi e cercar moglie in un luogo lontano da casa. I genitori
gli esprimevano tutta la loro disapprovazione, ma il ragazzo era deciso
e, durante i suoi viaggi, a un certo punto incontra una ragazza
e intende sposarla.
I familiari della ragazza le dicono di portare con s, in dote al marito,
tante schiave e svariati altri inservienti; ma la novella sposa si
rifiuta e vuole portare con s una sola cosa: il toro della trib, chiamato
il Mago della Pianura. Si trattava, in effetti, di un grosso bufalo,
maestro di mille arti magiche. La decisione della ragazza suscita
grande turbamento fra la sua gente, che fa di tutto per farle
cambiare idea; ma ella insiste e alla fine parte accompagnata dal bufalo,
alcune radici magiche e piante medicinali. Il marito non riesce
mai a vedere il bufalo, perch l'animale si tiene sempre nascosto dietro
la ragazza.
La coppia si stabilisce fra i membri della trib del ragazzo e il bufalo,
magicamente, sbriga tutte le faccende di casa spettanti alla ragazza:
ara i campi, semina e cucina cos bene da suscitare l'ammirazione
delle donne del villaggio, le quali, tuttavia, credono sia la
giovane donna a fare ogni cosa in modo esemplare. Un giorno, il bufalo
dice alla ragazza che non pu pi andare avanti in questo modo,
perch ha una gran fame e deve mangiare qualcosa. La ragazza
si trova allora in un bel dilemma, perch se desse da mangiare al
bufalo, suo marito se ne accorgerebbe e ne scoprirebbe l'esistenza.

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Cos, la ragazza dice al bufalo di andare per i campi del villaggio e


sfamarsi rubando piselli. Ma i contadini del villaggio si rendono presto
conto che un ladro sta portando via il frutto del loro duro lavoro
e, contrariati, si danno da fare per far cadere il ladro in trappola.
Nonostante tutti i tentativi di tenere nascosto il bufalo, un giorno
capita che il marito riesce a vederlo e gli spara, uccidendolo all'istante.
Quando la ragazza si rende conto di quel che successo, taglia
la testa al bufalo, lo scuoia e nasconde la testa e la pelle nel
proprio giardino. Poi, durante la notte, tira fuori quello che ha nascosto,
mette tutto in una pentola insieme a qualche ingrediente
magico, e intona un canto:
O padre mio, Mago della Pianura,
in verit mi avevano detto che saresti sceso nel buio pi
profondo
dove tutto nero.
Tu sei il nuovo germoglio dell'albero miracoloso
che cresce dai venti,
distrutto prima che i tempi fossero maturi
divorato dal verme.
Con il che, la testa e la pelle cominciano a muoversi e a tornare in
vita, ma il marito vede quel che sua moglie sta facendo e uccide il
bufalo di nuovo. La notte successiva, il tutto si ripete un'altra volta:
la ragazza utilizza le stesse sostanze magiche, intona lo stesso canto
ma, non appena il bufalo inizia a tornare in vita, sopraggiunge il
marito che lo uccide di nuovo. La ragazza tenta di ripetere il tutto
per la terza volta, ma ormai la magia della cerimonia ha perso la sua
efficacia e non funziona pi. A questo punto ella raccoglie la testa e
la pelle dell'animale, le mette in una cesta che pone sul proprio capo,
e, senza dir una parola, fa ritorno alla sua trib d'origine. I membri
della trib apprendono la notizia della morte del bufalo e cadono
in uno stato di disperazione; per loro la vita non ha pi alcun
senso. Provano a intonare lo stesso canto che la ragazza aveva usato
nei tentativi di riportare in vita il bufalo, ma senza ottenere nessun
risultato. A questo punto, tutti i membri della trib, bambini
compresi, si uccidono e nel villaggio non rimane pi nessuno. Il marito,
che si era messo in viaggio alla ricerca della ragazza, scopre che
tutti i membri della trib della moglie sono morti e che anche la sua
sposa si suicidata insieme a loro. Con grande tristezza nel cuore,
se ne ritorna a casa dove incontra i genitori: Avresti dovuto ascol-

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tarci quando ti dicevamo di sposare una ragazza della nostra trib,


gli ripetono, Ora hai perso tutte le tue ricchezze. Hai avuto quel che
ti meriti.
In questa fiaba, l'Animus appare quale animale totemico della
trib della ragazza. , al tempo stesso, principio vitale del popolo e
garanzia di prosperit. Il bufalo d il senso alla vita e, quando muore,
la trib non ha pi una sua raison d'tre.
Questa storia pone bene in evidenza il motivo per cui fra i primitivi
esistono rigidi tab riguardo al matrimonio, necessari a evitare
che una persona sposi una semplice proiezione di Animus o di
Anima. Dal momento che la coscienza egoica di questi popoli non
abbastanza consolidata da permettere loro di affrontare il problema
dell'Animus e dell'Anima, la possibilit di effettuare una scelta individuale
del partner nuziale non nemmeno contemplata. D'altronde,
tutte le fiabe che trattano tale problema finiscono in modo
catastrofico: o la ragazza in questione, come nella nostra fiaba, finisce
per scomparire; o la sirenetta si ritira nel mare per non riemergere
mai pi; o comunque l'epilogo terribilmente drammatico.
Riflettere su questo fenomeno molto importante poich anche oggi
constatiamo esempi di individui che sposano ciecamente una
proiezione di Anima o di Animus. La situazione di coppia che ne risulta
diffcile e affrontare tali complicazioni quasi sempre al di
sopra delle capacit delle persone coinvolte. Nel racconto, la ragazza
chiama il bufalo padre, mettendo in risalto quanto sia importante
l'esperienza del padre personale per lo sviluppo dell'Animus
nella vita di una donna.
Il problema della nostra fiaba nasce dall'incompatibilit esistente
fra il dio della trib della ragazza e il credo tribale del popolo di suo
marito. Ne La psicologia del transfert1, Jung entra dettagliatamente
nel merito di uno dei sistemi pi arcaici d'affrontare il problema
dell'Anima e dell'Animus: il cosiddetto cross- cousin marriage, ovverosia
il matrimonio incrociato fra cugini. Riscontriamo svariati esempi
di situazioni in cui le leggi che governano il matrimonio seguono
questo modello. Per esempio, ammesso che all'interno di una determinata
trib esstano due gruppi distnti, il Popolo della Notte e
il Popolo del Giorno, oppure il Popolo della Pianura e il Popolo

NOTE
1 C. G. Jung (1946). La pratica della psicoterapia, in Opere, vol. XVI,
Torino, Boringhieri, 1981, pp. 229 sgg.
FINE NOTE

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dell'Acqua, a un uomo non sar consentito sposare una donna del


suo medesimo gruppo totemico, per cui un uomo della Pianura dovr
necessariamente sposare una donna dell'Acqua. Dal momento
che egli compie questo matrimonio, il fratello di sua moglie (appartenente
al Popolo dell'Acqua, come la sorella) dovr, a sua volta,
prendere in sposa la sorella dell'uomo della Pianura (il marito della
donna). La situazione che si crea la seguente:

SCHEMA: sorella dell uomo della pianura si collega a destra a donna dell
acqua, che si collega in basso a fratello della donna dell acqua, che si
collega a sinistra a l uomo della pianura che chiudendo il rettangolo si
collega in alto con sorella dell uomo della pianura.
SORELLA DELL'UOMO DELLA PIANURA---------------------------DONNA DELL'ACQUA

L'UOMO DELLA PIANURA----------------------FRATELLO DELLA DONNA DELL'ACQUA


FINE SCHEMA

La tendenza endogamica, ovvero quella di sposare una persona che


fa parte del proprio gruppo, esiste da sempre. Sembra che nell'esperienza
dei primitivi non esista alcuna distinzione fra fattori interni
e fattori esterni. Cosi, fra gli di e le dee del pantheon greco ci
furono moltissimi esempi di incesto. In realt, per, la tendenza eso-
gamica, ovvero quella di sposare una persona proveniente da un
gruppo diverso dal proprio, sembra prendere il sopravvento sulla
tendenza endogamica. Ci crea una frattura fra la sfera divina e
quella umana, frattura che i tab rafforzano.
Molte delle storie che troviamo nelle culture primitive raccontano
come le loro divinit fossero, in origine, uomini che vivevano un
rapporto incestuoso con la propria sorella. I due sono costretti a lasciare
la trib e, per esempio, andare dall'altra parte del fiume, dove
diventano figure dell'aldil, divinit. Da quel punto in poi, si stabilisce
una divisione fra la sfera sovrannaturale, dove continua a
esistere la tendenza endogamica, e la sfera umana, dove vige la legge
dell'esogamia. Le leggi contro l'endogamia devono essere rigide e
drastiche per evitare che le persone siano sopraffatte dall'inconscio.
Nella nostra fiaba, un dio, il bufalo totemico, viene tirato dentro
la sfera umana; quando si verifica un fatto del genere la situazione
destinata a concludersi tragicamente. Una divinit tribale merita
rispetto e riconoscimento quale aspetto della sfera divina che non
pu essere inserita nella vita di tutti i giorni.
Dal punto di vista storico, la cultura primitiva rappresenta una
fase in cui l'endogamia e l'incesto sono ammessi esclusivamente nel-

66

la sfera divina fra gli di e le dee, quali figure dell'inconscio. La cultura


dell'antico Egitto rappresenta uno sviluppo di tale condizione
nella misura in cui le divinit appaiono in forma umana: il faraone
e sua sorella sono gli unici esseri umani a cui consentito un rapporto
incestuoso. L'alchimia, i cui simboli derivano probabilmente
dai rituali dell'antico Egitto, corrisponde a un ulteriore passaggio: re
e regina, quali parte di una quaternio, sono anche sostanze chimiche;
in tal modo si evidenzia che la questione si avvicinata all'essere
umano, poich arrivata a toccare elementi che compongono la
nostra realt corporea.

SCHEMA: re si collega a destra a regina che si collega in basso a donna che


si collega a sinistra a uomo che si ricollega a re
RE-----REGINA
UOMO---DONNA
FINE SCHEMA

Il passaggio successivo corrisponde alla scoperta, da parte della psicologia


junghiana, di Anima e Animus, che ha consentito di progredire
nella comprensione della dinamica psichica sottesa a questo tema.
Nel piccolo schema presentato sopra, esistono diverse possibili
forme di relazione. Un uomo, per esempio, pu essere in relazione
con la propria Anima ma, purtroppo, non con una donna in carne e
ossa. Diversamente, capita che certi uomini hanno un rapporto con
una donna senza che ci sia un vero rapporto con l'Anima. In alcune
situazioni, il rapporto esclusivamente fra l'Animus e l Anima che
nell'inconscio sembrano provare grande attrazione l'uno verso l'altra,
senza che gli esseri umani siano veramente partecipi del processo. In
casi simili, tuttavia, le due persone non si sopportano quando provano
a stare insieme! Nel passato, tali fattori di Anima e Animus venivano
per lo pi proiettati sulle figure dei re e delle regine.
Nella nostra fiaba, l'Animus ha la forma di un bufalo. Basta che
il marito veda l'animale perch questo muoia e tutti i tentativi di riportarlo
in vita risultano invani. Qualcosa di analogo succede nella
vita di tutti i giorni. Supponiamo che una donna decida di migliorare
intellettualmente, lavorando sulla propria funzione di pensiero, e cominci
con la lettura di un certo testo che la prende molto e che trova
particolarmente avvincente. Se vuoi affrontare una questione del
genere, non leggere quel libro! Perch non cominci con quest'altro
volume?, potrebbe essere una reazione tipica da parte del marito, il

67

cui Logos vuole imporre al progetto della moglie un'organizzazione


sistematica. Un intervento del genere capace di uccidere l'entusiasmo
della donna e di porre fine al suo progetto. Viceversa, un uomo
che inizia a lavorare sulla propria funzione di sentimento, scivolando
magari in alcune forme di sentimentalismo o di goffaggine
emotiva, pu suscitare qualche commento di sufficienza da parte
della moglie e del suo Eros istintivo. Questo ferir l'uomo e bloccher
ci che sta cercando di fare. Capita spesso quindi che un marito attacchi
lo sviluppo dell'Animus della moglie o che una moglie faccia
altrettanto nei confronti dei tentativi del marito di integrare l Anima.
giusto che, all'inizio di un processo di integrazione del genere ci sia
una certa segretezza, perch gli elementi in gioco sono in realt incompatibili
fra di loro.
Il percorso di questi archetipi a zigzag, come un ruscello in
mezzo a un bosco. Nella vita di una coppia, la persona che ha un
buon livello di integrazione di una determinata funzione psichica, si
sentir superiore nei confronti del partner e dei suoi primi goffi tentativi
di acquisire dimestichezza con la stessa funzione. Persino in
quelle situazioni in cui esiste un desiderio genuino di aiutare l'altro
in questo compito, occorre usare molta cautela, perch un intervento
fatto al momento sbagliato, o con il tono sbagliato, pu recare
seri danni alla crescita psicologica del partner.
Nella nostra fiaba, la ragazza sembra volere coinvolgere il dio totemico
nelle vicende quotidiane della sua vita, utilizzandolo per arare
i campi, preparare i pasti, ecc.. In questo modo, per, contribuisce
alla distruzione del bufalo. Sembra inoltre che ci sia
incompatibilit fra il cibo del popolo del marito e la figura totemica
della comunit della moglie; non appena il bufalo mangia dei piselli,
diventa visibile e viene ucciso dall'uomo.
Quando i membri della trib della ragazza apprendono la notizia
della morte del bufalo decidono di uccidersi, ma prima intonano il
canto che la ragazza aveva usato per riportare l'animale in vita. Il
bufalo viene chiamato Mago della Pianura e salutato come colui
che nasce dal vento e che muore prima che i tempi siano maturi.
Ormai il canto ha esaurito la sua efficacia e la vita della trib completamente
priva di senso.
La donna del nostro racconto ha commesso l'errore di toccare il
problema dell'Animus in maniera prematura. Si trattava di un tentativo
di raggiungere un maggiore livello di consapevolezza, ma l'er-

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rore nella scelta del momento ha fatto s che il tutto assumesse una
sfumatura decisamente negativa. Gli abitanti del villaggio della ragazza
descrivono il bufalo come colui che cosparge il proprio sentiero
di fiori e frutti, la stessa identica descrizione che, pi tardi,
verr usata per Osiride, il giovane figlio- dio della Grande Madre che
muore prematuramente e che diventa in seguito la personificazione
dell'Animus, proprio come il bufalo totemico. Si tratta della tipica forma
di evoluzione di un dio africano.

69

\\V RACCONTI DI ANIMA


Introduciamo ora una breve rassegna di alcuni racconti primitivi
che si riferiscono alla realt dell'Anima.
Una fiaba sudamericana racconta di un uomo che riesce a catturare
una gorilla e a portarla nella sua capanna. Dopo pochissimo
tempo, l'uomo si accorge che, quando la sera rientra a casa, tutte le
faccende sono state sbrigate perfettamente. Preso dalla curiosit, un
giorno, invece di uscire di casa, decide di nascondersi per scoprire
come tutto questo possa succedere. Vede allora una bellissima ragazza
che emerge dalla pelle di gorilla e si mette a rassettare. L'uomo
riesce a prendere la pelle di gorilla e a bruciarla; poi parla con la ragazza
e le chiede di rimanere a vivere con lui. La ragazza accetta, a
patto che l'uomo non faccia mai riferimento al suo aspetto di gorilla
e che non le ricordi mai il suo popolo di origine. Le condizioni sembrano
all'uomo pi che accettabili ma, un giorno, nonostante le sue
buone intenzioni, egli si arrabbia con la ragazza e in un momento di
ira la chiama gorilla. Di colpo, la ragazza riprende il suo aspetto
animalesco e scappa portandosi via il bambino che nel frattempo era
loro nato. L'uomo ne rimane talmente infuriato che d fuoco alla sua
capanna, distruggendola.
Un'altra fiaba racconta una storia simile, ma in questo caso la
ragazza proviene da una popolazione canina. Quando l'uomo, in un
attacco di ira, chiama la moglie cagna, la ragazza scompare per
sempre.
Un'altra storia ancora parla di un cacciatore che trova un giaguaro
femmina. Dopo averlo portato a casa, scopre che in realt
una bellissima donna che accetta di restare con lui a condizione che
egli non riveli mai alla gente della propria trib le sue origini. L'uomo
accetta il patto ma purtroppo sua madre, una tremenda ficcanaso,
a forza di fargli domande indiscrete, riesce a scoprire la verit. Du-

71

rante un festeggiamento della trib, la madre si ubriaca e racconta


a tutti la vera identit della donna di suo figlio la quale, ruggendo
per la vergogna, diventa nuovamente giaguaro e scompare nella foresta
per sempre.
Lo stesso motivo si trova in un'altra storia in cui la forma animalesca
della donna in questione quella di un'ape. Come nelle
storie precedenti, l'uomo deve giurare alla donna di non rivelare a
nessuno questo aspetto della sua identit e, finch egli rispetta l'accordo,
trova nel bosco un gran numero di alveari che gli permettono
di guadagnare un mucchio di soldi. Non appena infrange l'accordo
preso con la donna, rivelando la sua identit segreta di ape, gli
alveari scompaiono e l'uomo perde la sua piccola fortuna.
Il motivo della donna gorilla, che abbiamo gi esaminato, riappare
in un'altra fiaba in cui l'uomo, pur di tenere la donna con s,
le taglia la coda. Naturalmente deve promettere di tenere nascosta
la vera identit della donna e la natura della sua famiglia di origine.
Ma, un giorno, l'uomo vede la famiglia della donna seduta fra i rami
di un albero, dove in corso una festa, e accetta l'invito di unirsi
a loro per bere qualcosa. Si ubriaca e, senza volerlo, dichiara a
tutti che sua moglie , in effetti, una gorilla. La moglie, insieme ai
membri della sua famiglia, scappa via, lasciandolo fra i rami dell'albero,
senza possibilit di scendere a terra.
Quel che si nota chiaramente in tali storie la tendenza della psiche
primitiva a vedere il lato animale e il lato divino come due facce
della stessa realt che l'essere umano non pu gestire. L'uomo deve
semplicemente accettare il segreto divino nascosto nell'animale.
Quando manca questo atteggiamento e si cerca di trascinare il divino
nella sfera umana, si finisce per combinare un guaio e provocare una
catastrofe. Naturalmente, mantenere un segreto come quelli che i protagonisti
di simili racconti devono mantenere crea una forma di isolamento.
Nel chiedere all'uomo di non rivelare il suo segreto, la ragazza
in ognuno di questi racconti lo taglia fuori dal collettivo. Prima o poi
qualsiasi segreto viene svelato ma, finch mantenuto e protetto, si
isolati dall'atmosfera generale di participation mystique. Alcune fiabe
insegnano a non guardare direttamente l'Anima o l Animus, perch un
gesto del genere corrisponderebbe a un tentativo di oltrepassare i normali
confini della realt umana e di entrare nella sfera del divino.
C'era una volta un uomo, racconta un'altra fiaba, che viveva nella
capanna comune degli scapoli. Tramite un buco nel tetto del suo
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alloggio l'uomo osservava, notte dopo notte, una bellissima stella,


finch non se n'era innamorato. Una notte si svegli e vide una bellissima
donna accanto al suo letto che gli disse: Tu mi hai chiamata.
La donna accett di vivere con quest'uomo e ogni notte dormiva
e amoreggiava con lui, mentre di giorno diventava cos piccina da
non essere affatto riconoscibile. L'uomo la teneva chiusa in una bottiglietta
e i curiosi che si avvicinavano per sbirciare nella bottiglia
non vedevano altro che un brutto animaletto con due occhi cattivi.
Sembra proprio che tutta la faccenda sia un grande nonsense, se
si prova a inquadrarla con occhi che vedono alla luce del giorno; ad
occhi che vedono nel buio della notte, la bellissima donna invece
ben riconoscibile.
I cosiddetti primitivi hanno, per un verso, grandissimo rispetto
per l'inconscio, mentre, per altro verso, dimostrano un atteggiamento
estremamente pragmatico e persino sbrigativo verso la vita.
Per la loro esperienza dell'inconscio, un paradosso come quello presente
nella fiaba della donna/ stella sarebbe quasi insopportabile,
eppure qualsiasi tentativo di unire i due aspetti contrastanti produrrebbe
un livello di tensione insostenibile. Perci accettano che
ogni cosa che accade sia just so, cio giusta e necessaria in quel momento:
di giorno, quindi, si manifesta il mistero a livello animale,
mentre, di notte, appare la dea delle stelle.
L'uomo della nostra fiaba posseduto dalla voglia di capire dove
va la donna quando lo lascia dopo le loro notti d'amore e insiste
perch lo porti con s. Nonostante la donna glielo sconsigli, l'uomo
insiste nella sua richiesta e, quando arrivano su nei cieli insieme,
egli scopre che la donna in effetti uno scheletro che passa le sue
giornate a ballare insieme ad altri scheletri. Scosso da una scoperta
cos traumatizzante, l'uomo chiede di poter ridiscendere sulla terra,
ma non si riprende dall'impatto di un'esperienza di tale forza e
cade in uno stato febbrile che lo porta alla morte. probabilmente
per questo motivo che gli indiani nordamericani ripetono: Non guardare
le stelle; sono la morte e non le si devono fissare. La mente primitiva,
in un modo del tutto inspiegabile, sembra aver capito che si
tratta di proiezioni dell'inconscio, e dal momento che a loro, e a noi,
manca la forza per affrontare una realt del genere, dobbiamo semplicemente
mantenere una certa distanza di sicurezza.
Ritengo che per noi, cos lontani dalla saggezza dell'inconscio,
leggere attentamente racconti di questo genere sia profondamente

73

terapeutico. Per esempio, capita spesso di notare come chi magari


abbia resistito alla tentazione di sposare il suo primo amore, faccia,
nel corso di un'analisi, dei sogni nei quali le persone cui furono
in origine legati riappaiono, ma come personificazioni dell'Anima o
dell'Animus. Se fossero rimasti Insieme a questi primi amori, si sarebbe
creata una situazione colma di difficolt, se non addirittura
disastrosa. La saggezza dell'inconscio, che ha fatto s che non si
commettesse un tale errore, lo stesso istinto che induce i primitivi
a raccontare storie che insegnano a non guardare le stelle.

74

\\VI LA PRINCIPESSA NERA


Questa fiaba europea, che mette bene in evidenza l'aspetto oscuro
dell'Anima, esiste in due versioni che provengono da paesi cattolici
dove l'aspetto luminoso dell'Anima gi stato ampiamente riconosciuto
e proiettato sulla Vergine Maria. L'enfasi che viene messa qui
sul lato nero e oscuro dell'Anima naturalmente una forma di compensazione.
Nella versione austriaca della Principessa nera, un vecchio re e la
sua anziana sposa sono senza figli, nonostante la regina ne desideri
uno ardentemente. All'estremit destra del ponte che attraversa il
fiume della citt si trova un crocifisso, mentre, sull'altra estremit,
si trova una statua marmorea di Lucifero (secondo una credenza popolare,
il crocifisso serve a proteggere i viaggiatori dal diavolo che sta
in agguato sotto i ponti, pronto ad assalire gli innocenti viandanti).
Tutti i giorni, la regina si reca sotto il crocifisso per chiedere al Cristo
la grazia di una gravidanza, ma, dopo tanti tentativi, tutti invani, la
regina si appella al diavolo rivolgendogli la stessa richiesta; e, dopo
tre mesi, scopre di essere incinta. Il re sente di non essere il padre
di questo figlio, ma decide di non dire nulla e, dopo sei mesi, organizza
una grande festa. Allo scadere dei nove mesi, la regina partorisce
una bambina, nera come il carbone.
Miracolosamente, la bambina in una sola ora cresce quanto i
bambini normali crescono in un anno. E, diventata adulta nel giro
di ventiquattro ore, si rivolge ai suoi genitori: Oh padre infelice, oh
madre infelice, ora io devo morire. Seppellitemi dietro l'altare della
nostra chiesa e fate in modo che ci sia una guardia accanto alla tomba
tutte le notti. Se non farete cos, tutto il paese verr colpito da
una terribile tragedia.
Nella Germania meridionale esiste una variante di questa fiaba
in cui una vecchia strega offre una tazza di t al re e alla regina, di-

75

cendo al re di berlo nel nome di Dio. Il re, in un momento di agitazione,


manda gi la bevanda, brindando al nome di Dio e del diavolo.
La regina rimane incinta e partorisce una bambina nera che,
non appena nata, esclama: Padre! Al che, il re risponde: Eccomi,
figlia mia!. Per tre volte la bambina chiama suo padre e per tre volte
il re le risponde.
Ho parlato per la terza volta, dice la bambina, ora preparatemi
una bara di ferro perch devo morire. Come nella versione austriaca
della fiaba, la bambina chiede di essere sepolta dietro l'altare
e d istruzioni perch ci sia una guardia accanto alla bara tutte
le notti, pena una grave catastrofe in tutto il paese.
Cos, la ragazza viene sepolta dietro l'altare, come aveva chiesto,
e tutte le notti un soldato guardiano viene mandato nella chiesa. Ma,
tutti i giorni, quando la chiesa viene aperta alle quattro del mattino,
il povero soldato di turno viene trovato morto e fatto a pezzi.
Quando si sparge la voce della brutta fine che fanno i soldati che trascorrono
la notte nella chiesa, cresce fra il popolo una gran resistenza
e nessun uomo pi disposto ad affrontare un rischio del genere.
Per risolvere questo problema, il re assolda un reggimento di
soldati da un paese straniero dove non erano ancora arrivate le voci
degli orrori che si verificavano nella chiesa ogni notte.
Tre fratelli, un maggiore, un capitano e un soldato semplice, prestano
servizio presso il reggimento. Il terzo fratello, il soldato semplice,
sembra destinato a non concludere nulla di importante nella
vita: beve e fa baldoria tutte le sere, sperpera denari e combina tanti
di quei guai da finire spesso in galera. Quando il maggiore viene
chiamato a fare la guardia alla bara, riesce, con un inganno, a mandarci
al posto suo il fratello minore. Il giovane entra nella chiesa, si
ferma in preghiera e poi sale sul pulpito, disegnando una piccola
croce su ognuno dei gradini.
Durante la notte, la donna emerge dalla sua bara avvolta nelle
fiamme e furiosa di trovare il soldato sul pulpito. Cerca di raggiungerlo,
ma le croci sui gradini la ostacolano e la sua rabbia diviene talmente
incontenibile che rovescia i banchi e le statue della chiesa, accatastando
il tutto per arrampicarvisi e uccidere il soldato. Per
fortuna, proprio mentre la donna sta per raggiungere la sua vittima,
l'orologio batte la mezzanotte ed ella deve ritirarsi nella bara.
All'indomani, la gente meravigliata vedendo il soldato uscire
dalla chiesa, sano e salvo. Gli dicono che davvero bravo e, di con-

76

seguenza, giusto che ritorni a fare la guardia anche la notte successiva.


Ma il giovane ne ha avuto abbastanza e, preso dalla paura,
si d alla fuga. Mentre scappa, incontra un vecchio mendicante che
gli dice di tornare a fare ancora la guardia, ma, questa volta, dovr
nascondersi nella nicchia dietro la statua della Vergine Maria. Il ragazzo
segue le indicazioni del mendicante e quella notte, quando la
donna nera esce dalla tomba, pi furibonda che mai. Lo cerca dappertutto
e, proprio quando lo trova nascosto dietro la statua della
Madonna, l'orologio di nuovo batte dodici colpi, rimandando la donna
alla bara e salvando il soldato.
Quando la gente vede che il soldato riuscito a sopravvivere a
una seconda notte nella chiesa, ancora pi meravigliata e convinta
che il ragazzo dovr tornarvi a far da guardia per la terza volta. Di
nuovo il giovane vuole fuggire e, ancora una volta, incontra il mendicante
che gli d un consiglio: questa volta dovr infilarsi nella bara
della donna nera non appena ella ne sar fuori. Allora, dovr rimanerci
immobile, con gli occhi ben chiusi come se fosse morto,
senza rispondere in alcun modo alle grida rabbiose di lei. La donna
lo pregher poi di lasciare la bara e, quando gli dir con tono di voce
giusto: Alzati, Rodolfo!, il soldato potr uscirne.
Il ragazzo fa tutto secondo le indicazioni del mendicante e,
quando la donna nera smette di sbraitare, si trasforma in una bella
fanciulla bionda e luminosa. All'apertura della chiesa, la mattina
dopo, trovano il soldato e la donna, stretti in abbraccio d'amore. I
due si sposano e, pi tardi, il soldato viene incoronato re.
In un'altra versione della fiaba Dio stesso, e non un mendicante,
a intervenire, dando al soldato indicazioni per redimere la figlia
di Lucifero, i cui comportamenti sembrano aver stancato oltremodo
l'Onnipotente.
Proviamo adesso a riflettere sulla funzione compensatoria di questa
fiaba per il moderno uomo cristiano. La vicenda, per quanto riguarda
la vita dell'Anima, estremamente attuale. Nei paesi protestanti,
dove non esistono immagini della divinit femminile, l'aspetto divino
del principio femminile si inabissato nell'inconscio, dove ha
assunto un aspetto oscuro. Nella cultura protestante l'Anima sembra
mancare del tutto, mentre in quella cattolica l'aspetto luminoso

77

dell'Anima appartiene alla figura della Vergine Maria, ma manca una


rappresentazione del suo aspetto oscuro. Il culto della Vergine
Maria, in auge a partire dal tredicesimo secolo, ha fornito all'uomo
cristiano uno schermo sul quale proiettare la propria Anima: una figura
femminile idealizzata, adatta a rendere la valenza spirituale e
luminosa dell'Anima. Quale fenomeno collettivo, tale schermo
deli "Anima era a disposizione di tutti, a discapito per della possibilit
di fare una scelta pi personale e individuale. Nel periodo dell'amor
cortese, ogni cavaliere sceglieva, in modo nobile e puro, di essere
al servizio di una Signora, ma, gradualmente, gli uomini
sperimentavano sempre di pi il fascino della donna nella sua realt
concreta, sensazione che la dea o la Vergine Maria non erano in grado
di trasmettere. Il cristianesimo e la crescita del culto della
Vergine hanno contribuito a creare la paura degli aspetti misteriosi
della donna in tutta la sua concreta specificit, dando vita a fenomeni
come la persecuzione delle streghe. Riuscire a unire i diversi
aspetti paradossali del femminile in un'unica esperienza e a rimanere
in relazione con essa tutt'ora fra i compiti pi ardui che gli uomini
debbano affrontare.
La nostra fiaba parte da una situazione tipica di un re e una regina
senza figli. L'atteggiamento dominante della cultura, rappresentato
dal re, diventato sterile e, anche se l'equilibrio fra il maschile
e il femminile non appare disturbato, si tratta comunque di
una situazione priva di capacit di creare nuove possibilit. Gi a
questo punto si pu ipotizzare che la sterilit sia dovuta all'esclusione
dell'elemento oscuro, dell'Ombra. In un momento di disperazione,
dopo essersi rivolta tante volte al Cristo senza nessun risultato,
la regina chiede al diavolo in persona di aiutarla.
In una variante austriaca della nostra fiaba, il diavolo ha una
moglie che, al tempo stesso, sua nonna. Inoltre, il diavolo stesso ha
una figlia che vive in legame incestuoso, insieme a lui e a sua moglie/ nonna.
La situazione si potrebbe dunque rappresentare in questo
modo:
NELLA RELIGIONE CRISTIANA: Dio Padre Figlio Spirito Santo
AL LIVELLO INFERIORE: il Diavolo sua Nonna Figlia

78

Dal punto di vista cristiano, lo Spirito Santo considerato un elemento


necessario per l'umanit in quanto corrisponde a una forza
che consente di compiere atti che vanno oltre ci che Cristo stesso
ci consentirebbe di fare. Ma al di sotto, nella dimensione oscura, la
figlia del diavolo corrisponde al vero punto di contatto con l'umanit:
lei che ama gli uomini, ed lei che rappresenta il legame fra la dimensione
luminosa e quella oscura.
Secondo alcune leggende medievali, il diavolo destinato ad avere
una figlia con la quale stringer un rapporto incestuoso; da questo
rapporto nascer un figlio, l'Anticristo. Nella nostra fiaba il re, giustamente,
non sente di essere il padre del nascituro perch in realt
a ingravidare la regina stato Lucifero. La figlia che nasce da questa
unione anomala ha strani poteri e resta fuori dalla sfera spazio- temporale
dell'umano: parla soltanto tre volte e cresce in una sola ora
quanto un bambino normale cresce in un anno intero. La nostra coscienza
imprigionata nelle categorie del tempo e dello spazio. La nostra
incapacit di capire l'inconscio ci porta quindi ad attribuirgli la
mancanza di queste coordinate. Ma la fiaba ribalta la questione: gli
archetipi dell'inconscio collettivo sembrano non capire la nostra vita
perch dimostrano di avere un altro ritmo vitale; in questo senso, sono
al di fuori delle categorie del tempo e dello spazio.
Possiamo concludere, quindi, che la Principessa Nera vive secondo
un ritmo vitale diverso dal nostro. Questo fatto corrisponderebbe
a un fenomeno che possiamo osservare nella vita di tutti i
giorni: l'Anima, nella sua caratteristica di atemporalit, cerca di tenere
un uomo fuori dal hic et nunc. Non vuole che egli viva il presente
e, in certe situazioni, crea gravi difficolt al suo sviluppo psicologico
ed emotivo. Un uomo posseduto dall'Anima mostra forme di
comportamento non adeguate alla sua et anagrafica; per questo
motivo si incontrano a volte degli anziani molto infantili o dei ragazzini
troppo maturi e saggi per la loro et.
Quando emerge dalla bara, la donna nera avvolta dalle fiamme:
immagine di un eccesso di energia inconscia che non porta un uomo
dentro la vita ma l'allontana da essa. Gli uomini che cadono in
una forma di possessione da parte dell'Anima, spesso dimostrano
una grande impazienza che non permette loro di cogliere l'attimo e
di fare ci che necessario fare in quel determinato momento. Ma
l'Anima, che nella nostra storia cresce con velocit eccessiva, appartiene
all'eternit e alla sfera divina. Pensare di farla entrare di-

79

rettamente nelle situazioni della vita umana illegittimo (nella variante


tedesca della fiaba, la donna nera, invece di fare a pezzi i soldati
che fanno la guardia, se li mangia, dimostrando la sua fame insaziabile).
Quando la donna nera annuncia che dovr morire ed essere sepolta
dietro l'altare della chiesa, rivela in effetti la propria vera identit:
l'Ombra dell'atteggiamento dominante del cristianesimo dogmatico.
Ma, tramite tale rivelazione e l'insistenza che debba esser
sepolta dietro l'altare maggiore della chiesa, la donna compie un primo
passo verso la propria redenzione. Rivela la sua natura divina,
per quanto oscura e misteriosa sia.
La bara nella quale la donna chiede di essere sepolta di ferro,
metallo associato al dio Marte e al pianeta che ne porta il nome. In
virt del legame con il dio della guerra, questo metallo rappresenta
simbolicamente uno stato di conflitto. Nella tradizione alchemica,
dove viene sottolineata la facilit con cui il ferro si arrugginisce, questo
metallo associato al corpo umano, in quanto mortale e destinato
al decadimento e alla distruzione. I brani biblici (Matteo 6:19)
che fanno riferimento all'importanza dei tesori che non vengono attaccati
dalla ruggine, hanno rafforzato il significato del ferro come
immagine della nostra natura corruttibile e passeggera. La chiusura
della donna nera nella bara di ferro rimanda chiaramente al fenomeno
psichico per cui ci che respingiamo a livello psicologico rimane
spesso imprigionato nel corpo.
La sua appartenenza alla sfera dell'Ombra sottolineata dal fatto
che durante il giorno la donna morta e torna in vita soltanto di
notte. In maniera analoga, capita spesso che gli uomini siano totalmente
inconsapevoli dell'esistenza dell'Anima nel contesto della loro
vita diurna, che la sua presenza si fa sentire - in modo fin troppo
forte - di notte, nella vita onirica.
Quando si scatena la distruttivit della donna, ne vengono colpite
persone normali, poveri soldati, non i potenti della terra:
L Anima tende a farsi sentire tramite il lato emotivo della personalit,
il lato della funzione inferiore1. Quel che nel contesto della nostra fiaba
ha a che fare con il sentimento e con le emozioni corrisponderebbe
in un individuo all'esperienza delle sue funzioni inferiori.

NOTE
1 Si veda il capitolo successivo per una spiegazione pi approfondit del
problema della funzione inferiore.
FINE NOTE

80

Si pu notare un fenomeno simile, a livello collettivo, nei movimenti


di massa, per esempio nelle forme storiche del nazismo e del
comunismo, che cercavano il consenso sul piano collettivo ma rifiutavano
i valori del sentimento. Movimenti del genere, che non lasciano
spazio a un'integrazione conscia dei valori del sentimento,
producono una forma di possessione inconscia da parte dell'Anima.
risaputo che nelle fiabe tocca quasi sempre all'uomo inferiore,
lo scemo del villaggio, il giovane goffo e inetto, redimere la principessa.
Nella nostra fiaba, si tratta del terzo fratello, spendaccione
e poco affidabile, il quale diviene eroe perch, nella sua ingenuit,
non ha paura del buio. dotato delle qualit che esprimono l'atteggiamento
giusto in rapporto all'inconscio: spontaneit e grande disponibilit
nei confronti delle prospettive nuove che gli si prospettano.
Sopravvive alla prima notte trascorsa nella chiesa perch sale
sul pulpito, disegnando piccole croci su ognuno dei suoi gradini; ed
emerge indenne dalla seconda notte, nascondendosi dietro la statua
della Vergine Maria. In entrambi i casi, il soldato si salva poich sale,
guadagnando un punto di vista superiore rispetto agli eventi.
Il pulpito rappresenta il luogo del sacerdote in quanto leader spirituale
collettivo e voce della verit per il popolo. In modo analogo, il
soldato assume per s il ruolo di colui che sa e che guida per evitare
di esser sopraffatti dall'inconscio. Ecco un'indicazione utile a chi
deve, in qualche modo, far fronte all'Anima: evitare la passivit e cercare
di essere impegnati e propositivi. Inoltre, il sacerdote, in quanto
tale, ha rinunciato al coinvolgimento negli aspetti concreti del rapporto
con una donna; rimane al di sopra della situazione, non perde
la testa, protegge un certo equilibrio interno e evita l'invasione da
parte dell'Anima. Si tratta, ovviamente, di un approccio provvisorio
e non della vera soluzione del problema. una strategia troppo aderente
al vecchio atteggiamento culturale che, col salire sul pulpito,
tradisce l'aspetto negativo della tattica usata dal soldato, ovvero
quella della fuga ascensionale. Spesso gli intellettuali fanno grandi
acrobazie mentali per rimanere al di sopra di un problema concreto.
Non mettono i piedi per terra, non affrontano concretamente la
situazione, in quanto hanno terrore di rimanere vittime degli aspetti
pi oscuri e incontrollabili dell'Anima.
Salire sul pulpito serve, in ogni caso, a tamponare la situazione.
un trucco intellettuale che rimanda il vero confronto con la donna
che si arrampica sulle sedie e sui banchi della chiesa per affer-

81

rare il soldato che, giusto in tempo, salvato dai dodici rintocchi dell'orologio.
Qui emerge un paradosso affascinante: l Anima, come s'
gi detto prima, ha aspetti atemporali che sembrano seguire un ritmo
vitale assolutamente diverso dal nostro. Eppure sembra esser
condizionata, in alcune situazioni, dallo scandire del tempo che corrisponde
a quel che avviene nella sfera della coscienza. fuori dal
tempo, ma ne vincolata e condizionata. D'altronde, molti dei problemi
che s'incontrano nei tentativi di interagire con l'inconscio nascono
dal fatto che esso non del tutto fuori dal tempo, ma, piuttosto,
pare caratterizzato da un tempo relativo e da uno spazio relativo.
Ogni volta che la donna emerge dalla bara entra nel tempo e nello
spazio in modo relativo e il battere dell'orologio o il canto del gallo annunciano
una svolta, l'arrivo del mattino, la ripresa della coscienza
e, quindi, la fine delle attivit notturne.
L'Anima entra nella sfera umana e ne resta vincolata ogni qual
volta che un uomo cerca di stabilire una relazione con essa.
Non sempre un tale rapporto con l'umano piace all'Anima e
all'Animus, perch il legame con la coscienza priva loro di una parte
della loro autonomia divina. Sembrano preferire di rimanere fra gli
di e le dee e, di conseguenza, quando si cerca di integrare pi pienamente
queste istanze nel contesto della vita psichica, ci s'imbatte
in una resistenza energetica non indifferente.
Inculcare negli uomini una forma di impazienza un grande
trucco, spesso usato dall'Anima, ed perci importante contrastar-
ne le conseguenze accettando le limitazioni imposte dal tempo e dallo
spazio. Proprio come il soldato, la cui vita viene risparmiata quando
l'orologio batte la mezzanotte, la prigione del tempo e dello
spazio deve essere vissuta e accettata quale esperienza utile che, in
determinate situazioni, facilita l'aumento di consapevolezza. In stato
di possessione da parte dell'Anima un uomo pu sentire l'impulso
di fare qualcosa immediatamente. Sembra che debba scrivere e
mandare quella certa lettera subito o debba fare quella telefonata
per esprimere la sua opinione l per l. proprio questa sensazione
di urgenza che il campanello d'allarme: l'uomo nelle mani
dell'Anima ed lei e non lui a prendere le decisioni.
Alcuni racconti che troviamo presso i popoli primitivi e nelle culture
dell'Europa del nord, parlano di una strana forma di competizione:
si tratta di vedere chi riesce a resistere pi a lungo ai tentativi
dell'avversario di fargli perdere le staffe. L'uomo che mantiene la

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calma per pi tempo, senza dare in escandescenze, ne esce vincitore;


mentre chi lo provocava diventa suo servo ed costretto a fargli
servigi molto umilianti. Ma le storie raccontano di come il servo non
si dia per vinto e di come continui in modo subdolo a provocare il padrone
finch quest'ultimo non si lascia prendere dall'ira, dando cos
al servo la possibilit di tagliargli la testa. Mantenere la calma, superando
l'impulsivit e l'impazienza, che provengono dall'Anima
favorisce una situazione psicologica in cui le immagini dell'inconscio
tendono a trasformarsi. Nella nostra fiaba, il soldato che finge di essere
morto nella bara della donna si trattiene da qualsiasi reazione
nei confronti delle terribili minacce della principessa nera.
Una nostra collega analista ricevette un giorno una visita da parte
di un suo paziente che voleva salutarla frettolosamente, dal momento
che aveva deciso di togliersi la vita subito dopo. L'analista
non tent nemmeno di affrontare direttamente la questione - non
avrebbe potuto dissuadere l'uomo dal compiere il suo gesto - ma
convinse il paziente a sedersi per prendere un bicchiere di vino.
Finito il primo bicchiere, l'analista gliene offr un secondo, poi un
terzo e cos via, finch non fu il tempo stesso a risolvere il problema,
evitando che l'uomo si suicidasse. Mantenere la calma, contenere
l'eccitamento, evitare un agito, rappresentano una strategia fondamentale
nei nostri tentativi di far fronte all'emotivit dell'Anima e, in
alcune situazioni, la semplice stanchezza che ne risulta pu fungere
da antidoto alla sua distruttiva esplosivit.
Quando il soldato, convinto di aver fatto il proprio dovere, cerca
di scappare, incontra un vecchio mendicante che gli dice di nascondersi
dietro la statua della Madonna (nella versione tedesca della
fiaba, si tratta non di un mendicante bens di Dio stesso, stanco
dei trucchi del diavolo). Nascondersi dietro la statua (o sdraiarsi nella
bara della donna, come il soldato fa la notte successiva), vuol dire
occupare il posto dell'Ombra, degli aspetti oscuri del femminile
che sono stati rimossi dalla coscienza collettiva. Il soldato sottrae alla
donna nera lo spazio che lei stessa tenderebbe a riempire e le comunica
chiaramente di sapere chi sia, quale il suo posto e da dove
viene.
Di fronte alla minaccia di cadere nelle mani di un'Anima esageratamente
costellata, gli uomini tendono a commettere alcuni errori.
Sono propensi, qualche volta, a scappare dalle situazioni in cui
un rischio del genere pu verificarsi, mentre altre volte abbandona-

83

no ogni cautela e provano ad affrontare la situazione di petto. Ci


che pu portare a una maggiore consapevolezza dell'Anima invece
una specie di doppio trucco: l'uomo deve seguire, in primis, la fascinazione
che prova nei confronti dell'Anima o di una situazione da
lei creata, deve entrare nella situazione senza caderci per dentro
con tutte le scarpe, resistendo alle varie tentazioni dell'Anima e cercando
di far fronte a questa istanza inconscia e alle sue urgenze.
Bisogna, in buona sostanza, entrare nel luogo dove si trova l'Anima
per poi resistere alla sua seduttivit.
L'accettazione di un approccio cos paradossale non un compito
facile per la coscienza maschile. E spesso viene vissuto come
una forma di mortificazione o come schiaffo morale. L'approccio prediletto
dal tipo puer aeternus2 un altro: rivendicare il diritto di vivere
una determinata situazione nella sua totalit, ma non riuscire
ad accettare n la responsabilit, n il vero impegno nei confronti di
ci che si vissuto. L'accettazione del senso di responsabilit morale
nei confronti delle situazioni che ci si trova a vivere nasce dalla necessit
di cercare il senso di ci che facciamo.
La distruttivit dell'Animus spesso prende la forma di un furioso
dibattito all'interno della psiche di una donna. In questi casi, dare
all'Animus una scusa o un pretesto per continuare il suo dibattito interno,
aiuta a evitare che possa nuocere alla vita reale che la donna
cerca di affrontare. Gli uomini si trovano davanti a una difficolt un
po' diversa poich l'Anima, a differenza dell'Animus - che pu esprimere
una forza assai mortifera - un archetipo comunque legato alla
vita. Cadere vittima della seduzione dell'Anima, per quanto questo
possa creare problemi e complicazioni di ogni tipo, d in ogni caso la
sensazione di entrare pi pienamente nella vita.
Una storia gitana racconta di una donna che sposa un uomo che
in continuazione si allontana da lei. La donna vuole sapere dove vada
e gli chiede incessantemente di portarla con s. Il marito la mette
in guardia riguardo ai pericoli di ci che lei richiede, ma la donna
non desiste. Alla fine, la poveretta scopre che suo marito altro non
che la Morte stessa. La donna non resiste alla forza di tale rivelazione
e di colpo muore. Durante il periodo della sua vita coniugale,
la Morte tendeva a dimenticarsi di provocare il decesso di certe per-

NOTE
2 Si veda M.-L. von Franz, L'Eterno fanciullo. L'archetipo del puer aeternus,
Como, Red, 1989.
FINE NOTE

84

sone, ma in seguito, quando il numero delle nascite cresceva troppo,


doveva attivarsi e compiere il proprio dovere mortifero.
Nella sfera umana, sono gli uomini a compiere l'opera di arrecare
morte nel mondo concreto: combattono in guerra, cacciano gli
animali e vanno a pesca. Le donne, per converso, fanno di tutto perch
la vita rinasca e venga protetta. Nella vita interiore, dal punto di
vista dell'inconscio, la situazione sembra essere inversa: la possessione
da parte dell'Animus tende a far allontanare la donna dalla vita,
mentre un uomo, tramite i trucchi dell'Anima, ne rimane sempre
pi invischiato. L'oscurit dell'Anima si manifesta nella tendenza a
coinvolgere l'uomo in situazioni ambigue, ma si tratta sempre di
spinte verso una maggiore vitalit ed importante che l'uomo accetti
di assecondare questo flusso di intensit vitale. altrettanto importante
per che lo faccia con la giusta consapevolezza, per non rimanerne
vittima. Le donne devono invece fare attenzione a non cedere
alla seduzione dell'Animus negativo; devono sottrarsi al suo
invito a isolarsi e ad allontanarsi dalla vita. Devono fuggire da un demone
di morte di questo tipo. La fenomenologia dell'Anima, qui tracciata,
prende spunto ovviamente da quel che accade nella nostra fiaba.
I riferimenti all'oscurit e al fuoco suggeriscono in modo chiaro
che l'uomo, per compensare la situazione unilaterale che si venuta
a creare dopo l'avvento del Cristianesimo, deve superare la paura
di sporcarsi le mani e deve saper tuffarsi nella vita.
La bara nella quale il soldato si sdraia durante la terza notte trascorsa
nella chiesa, naturalmente, ha a che fare con il cadavere, con
il corpo morto, ovvero con la morte del corpo e dell'uomo naturale.
un'immagine che rimanda al rifiuto, determinato da parte della
coscienza collettiva cristiana, della nostra fisicit e della nostra corporeit,
in quanto sporche e peccaminose. Mettendosi nella bara ad
occhi chiusi, il soldato si mette veramente nei panni della donna per
capire e sentire quello che lei desidera. Egli accetta la morte a livello
simbolico e si abbandona completamente per consentire all'Anima
di far emergere una dimensione nuova e diversa della vita.

85

\\VII LA ZARINA VERGINE1


La fiaba russa che esamineremo ora particolarmente interessante
per il delicato intreccio fra gli aspetti oscuri e luminosi dell'Anima
che pone in evidenza. Teniamo presente un principio di base gi ribadito
pi volte: le fiabe sono espressione dell'inconscio collettivo e le
compensazioni che in esse troviamo fungono da contrappeso agli atteggiamenti
distorti o unilaterali della coscienza collettiva. Perci,
un'insistenza su aspetti oscuri o negativi dell'Anima, per esempio,
servir a controbilanciare una situazione collettiva che tende a dar
troppo peso ai propri aspetti luminosi e positivi.
La fiaba racconta di uno zar che aveva tre figli: i primi due erano
intelligenti, mentre il terzo era sciocco, quasi sempre ubriaco e
oggetto di scherno da parte di tutti. Lo zar aveva raggiunta un'et
piuttosto avanzata e una sera, a cena con i suoi generali, prese la
parola e disse: Mi domando quali dei miei tre figli coglier i miei fiori
e seguir le mie orme!.
Teodor, il figlio maggiore, rispose subito: Padre, dammi la tua
benedizione e il permesso di cogliere i tuoi fiori e seguire le tue orme
e io cercher di farlo!. La dichiarazione di suo figlio maggiore fece
piacere allo zar che subito ordin che il miglior cavallo delle scuderie
fosse preparato e dato al ragazzo. Cos, il coraggioso Teodor lasci
la citt e si diresse verso la campagna.
Percorsa poca strada, il ragazzo giunge a un crocevia dove affisso
un grande cartello con la seguente scritta: Chi prende la strada
di destra avr cibo in abbondanza, ma il suo cavallo non avr
niente da mangiare. Chi va a sinistra non avr nulla da mangiare,
mentre il suo cavallo avr cibo in abbondanza. Chi sceglie la strada

NOTE
1 Russian Folktales, a cura di R. Olesch, London, G. Beli & Sons, 1971.
FINE NOTE

87
di mezzo, morir. Dopo un momento di riflessione, il ragazzo decide
di girare a destra, prendendo la strada che lo conduce di fronte
a una montagna che lui non esita di scalare. Arrivato in cima,
il ragazzo trova un serpente di bronzo. Lo prende con s e lo porta a
corte, come regalo per suo padre. Nel vedere il serpente, lo zar va su
tutte le furie: Perch ci hai portato una cosa cos orribile?!
Distrugger tutto il nostro impero! E, con questo, fa rinchiudere il
ragazzo in prigione.
Dopo qualche tempo, lo zar si ritrova a cena con i suoi generali,
e ripete la stessa domanda: Chiss quale dei miei tre figli coglier i
miei fiori e seguir le mie orme!. Dimitri, il secondo figlio, risponde
subito: Padre, vorrei provarci io!. In groppa al miglior cavallo delle
scuderie, il ragazzo lascia la citt e, poco dopo, si trova davanti al
crocevia. L vede il cartello: Chi prende la strada di destra avr cibo
in abbondanza, ma il suo cavallo non avr niente da mangiare.
Chi va a sinistra non avr nulla da mangiare, mentre il suo cavallo
avr cibo in abbondanza. Chi sceglie la strada di mezzo, morir.
Il ragazzo ci pensa su e arriva alla conclusione che un cavallo
ben nutrito pu sempre trovare la strada giusta. Cos, sceglie la strada
che va a sinistra. Lungo la via, arriva a una casa poggiata su colonne
d'oro. All'interno, sdraiata su un grande letto che gira continuamente
su se stesso, c' una bellissima donna. In meno che non
si dica, il ragazzo si infila nel letto della bella donna, ma questa, in
tutta risposta, schiaccia un pulsante che fa precipitare il ragazzo gi
nei sotterranei della casa, sotterranei gi pieni di altri uomini che
avevano provato a giacere con la donna. L, Dimitri rimane prigioniero
e non fa pi ritorno a casa.
Lo zar rimane molto colpito dalla perdita di suo figlio ma, superata
la tristezza, organizza un'altra cena con i suoi generali durante
la quale ripete la stessa domanda: Chiss quale dei miei figli coglier
i miei fiori e seguir le mie orme?!. Ivan, il terzo figlio, prende
il coraggio a due mani ed esclama: Padre, ci provo io!. Tu?, risponde
lo zar, ridicolizzando il ragazzo, ma se non sai fare nient'altro
che sederti sulla stufa per scaldarti!. Ma il ragazzo, non perdendosi
d'animo, aggiunge: Padre, con o senza la tua benedizione,
io partir!.
Alla fine, lo zar d ordine che fosse preparato per il ragazzo il cavallo
migliore. Ora, nelle scuderie, c' una vecchia giumenta, piccola
di statura e ormai cos stanca e debole da venire usata soltanto

88

per trasportare l'acqua al castello. Ivan sale in groppa al cavallo, rivolto


verso la coda, ed esce dalla citt seguito dagli insulti della gente
che gli grida dietro dandogli dell'idiota.
Anche Ivan raggiunge il medesimo crocevia che avevano incontrato
i suoi fratelli e, dopo aver letto il messaggio del cartello, esclama:
Oh, povero me! Ora dovr morire!. Imboccata la strada di mezzo,
il ragazzo va avanti tirando le briglie del cavallo con una forza tale
da staccare alla povera bestia tutta la pelle. Ivan l'appende a un palo,
invitando una cornacchia a mangiarsela. Lancia un ruggito animale
e un fischio da drago e, in un batter d'occhio, gli appare davanti
un cavallo di fuoco dalla cui bocca escono fiamme, dalle narici
scintille, dalle orecchie vapore, mentre dal sedere vengono fuori mele
in fiamme. Ivan prende le redini del cavallo e, accarezzandolo, lo
tranquillizza.
Prima di proseguire, il ragazzo scende nella cantina di suo nonno
dove fa un pasto abbondante per meglio affrontare tutto ci che
lo aspetta. Il nonno, una sorta di fantasma o di spirito ancestrale, gli
consegna una sella e una frusta, dandogli indicazioni per addomesticare
e ammaestrare il destriero. Il ragazzo sale in sella e corre, finch
non raggiunge una capanna sospesa su delle zampette da gallina,
che gira su se stessa come un fusello. Lancia un urlo: Piccola
capanna, fermati! Gira verso il bosco e dammi una risposta!. Poi,
Ivan scorge la vecchia strega, Bab Yaga, intenta a dipanare una
matassa con un dito. Mentre bada alle oche nel campo davanti a s,
la vecchia smuove le ceneri sparse per terra col suo lungo naso.
Bab Yaga si rivolge al ragazzo: Dimmi figliolo, sei venuto qui di tua
volont o contro la tua volont?. La risposta di Ivan brusca e decisa:
Sta zitta, vecchia strega; non fare domande a un eroe! Portami
qualcosa da mangiare, altrimenti ti taglio le orecchie, ti stacco la testa,
e ti riempio di botte finch dal tuo sedere non esca sabbia!.
La strega gli prepara una cena squisita e, dopo averla consumata,
il ragazzo le domanda: Mio padre mai passato da queste parti?.
S, rispose la vecchia ma, quando Ivan le chiede la strada per
arrivare dalla zarina vergine, Maria con le trecce dorate, la vecchia
non sa indicargliela. Si limita a dirgli di continuare il suo viaggio, finch
non avr incontrato un'altra strega, sua sorella. A quella il ragazzo
dovr rivolgere la stessa domanda.
Dopo un breve tragitto, Ivan incontra la seconda strega che, da
par suo, non esita a chiedergli: Dimmi figliolo, sei venuto qui di tua

89

volont, o contro la tua volont?. Di nuovo, il ragazzo risponde stizzito


allo stesso modo di prima e la strega gli prepara un'ottima cena.
La vecchia gli conferma che s, il padre era passato un giorno da quelle
parti. Poi, il ragazzo le chiede indicazioni per arrivare dalla zarina
vergine. Non te le so dare, rispose la strega, ma prosegui il viaggio,
finch non incontrerai la terza strega, che ti insegner la via.
Ivan incontra la terza strega che, a sua volta, gli rivolge la medesima
domanda impertinente. Il ragazzo la minaccia e la vecchia gli
prepara un'ottima cena, conferma che suo padre era passato di l un
giorno e aggiunge che, per trovare Maria dalle trecce dorate, il giovane
dovr raggiungere il Regno sotto il Sole. L, dice la strega, trover
un giardino bellissimo, con le mele della giovinezza, l'acqua della
vita e l'acqua della morte. L vicino trover anche il castello della
zarina vergine, Maria dalle trecce dorate, che regna su tutto il Regno
sotto il Sole.
Ivan segue le indicazioni della terza strega e alla fine arriva in
una grande citt, con il giardino bellissimo, le mele della giovinezza
e i due pozzi contenenti l'acqua della vita e l'acqua della morte. Per
poter distinguere l'acqua vitale da quella mortifera, fa a pezzi una
mucca e butta, su alcuni pezzi della povera bestia, dell'acqua, prima
prelevandola da un pozzo e poi dall'altro. Sotto l'effetto dell'acqua del
primo pozzo, la mucca scompare e Ivan capisce che si trattava dell'acqua
della morte. Sotto l'effetto dell'acqua del secondo pozzo la bestia
morta torna in vita: ecco, questa l'acqua della vita! Prosegue
allora verso il castello della zarina vergine, portando appresso le mele
della giovinezza e un'ampolla di ciascuna delle acque. Raggiunto
il castello, Ivan trova la zarina addormentata e rimane colpito dalla
sua incredibile bellezza. La zarina addirittura trasparente e Ivan
pu vedere il cuore della donna che le batte in petto e il midollo che
le si muove dentro le ossa. Il ragazzo sale sul letto e usa violenza
contro la bella donna addormentata, per poi scappare prima che lei
si svegli. Per superare l'immensa stanchezza che provano sia lui che
il cavallo, Ivan utilizza qualche goccia d'acqua della vita e i due riprendono
le forze e si allontanano di corsa.
Al risveglio, la donna, furiosa che un ladro avesse violato il suo
giardino, si mette a caccia di Ivan, che era fuggito. Nel tentativo di oltrepassare
un muro con un salto, il cavallo colpisce con uno zoccolo
una piccola campana, una delle tante che Maria aveva nascosto
in tutta la citt perch i cittadini potessero dare l'allarme nel caso

90

dell'invasione. Cos, tutti gli abitanti della citt accorrono e danno


una mano a Maria nella ricerca dell'invasore. Durante la fuga, Ivan
ripassa davanti alle case di ciascuna delle tre streghe e, quando dopo
di lui vi passa Maria, le streghe, una dopo l'altra, la invitano a entrare
a prendere una bella tazza di t. Maria accetta gli inviti, permettendo
cos al ragazzo di allontanarsi ancora di pi. Ivan riesce ad
arrivare al crocevia prima di Maria, che a quel punto non ha alternativa
se non quella di tornarsene indietro. A questo punto Ivan,
d'impulso, vuole cercare suo fratello, Dimitri, che non aveva pi fatto
ritorno a corte. E cos, anche lui se ne torna indietro. Si imbatte
ancora nella bella donna sdraiata sul letto girevole, ma stavolta riesce
a precederla nel premere il bottone e la fa precipitare gi nei sotterranei,
dove i suoi amanti- prigionieri, ansiosi di liberarsi, la fanno
a pezzi. Infine, Ivan libera tutti i prigionieri, suo fratello compreso.
Per la stanchezza cade in un sonno profondo, mentre Dimitri gli trafuga
le mele della giovinezza, l'acqua della vita e l'acqua della morte
e porta a corte i doni dichiarando di averli trovati lui. Quando, finalmente,
anche Ivan di ritorno a corte, non fa parola del furto di
Dimitri, n delle avventure che aveva passato.
Un anno pi tardi, vicino alla citt dello zar, approda la nave della
zarina, la vergine dalle trecce d'oro. I cannoni della nave bombardano
violentemente la citt e la zarina esige d'incontrare subito il padre
dei suoi figli. Lo zar, turbato da un attacco cos violento e,
perplesso per la pretesa della zarina, non sa chi sia l'uomo che lei sta
cercando. Ma gli spari aumentano di intensit finch non diventa
evidente che, in ogni caso e senza pi esitare, qualcuno deve presentarsi
alla zarina. Teodor, il figlio maggiore, tenta di avvicinarsi alla
nave, ma la zarina Maria invia uno schiavo a respingerlo; ci prova
allora Dimitri, ma lo schiavo respinge anche lui.
Ivan quello che va sempre per locande, si mormora a corte,
sempre ubriaco e non fa altro che raccontare barzellette e storie buffe...!
Perch non chiedere a lui di provarci?. Nonostante sia ubriaco
e in uno stato di completo disordine, Ivan viene inviato alla nave
della zarina, ma mentre si avvicina all'imbarcazione sente le voci dei
due ragazzini che lo salutano: Pap, pap!. Cos, accompagnato dai
figli della zarina, felici di aver ritrovato il loro padre, Ivan sale sulla
nave.
Ora, la zarina Maria una donna molto potente e, poich sembra
essere Ivan il padre dei suoi figli, lo zar cambia l'opinione su di

91

lui a tal punto da offrirgli il Regno di tutte le Russie. Ivan, tuttavia,


non accetta l'offerta del padre e parte con Maria e con i loro figli per
il Regno sotto il Sole.
*
Anche questa fiaba, come quella del cavallo magico interpretata precedentemente,
inizia con un quaternio. Nella fiaba del Turkestan, la
quaternit era composta dal cavallino magico, il re, sua figlia e il
Div; mentre in questa fiaba composta dallo zar, Teodor, Dimitri e
Ivan. In entrambi i racconti l'elemento femminile, che sarebbe rappresentato
dalla figura della regina, non fa parte della configurazione
iniziale.
Quando Ivan, il figlio minore dello zar, arriva al crocevia, lo
stesso dove sono passati anche i suoi fratelli, segue la via di mezzo,
nonostante il cartello affisso dichiari che quella strada lo
avrebbe portato a sofferenza e morte. Lungo questa via, egli incontra
un secondo quaternio composto dalle tre streghe, simili fra
loro, e Maria, la zarina dalle trecce d'oro (a quanto pare, si tratta di
quattro donne appartenenti alla stessa famiglia, tre zie e una nipote).
In ciascuna situazione caratterizzata da un quaternio, il
quarto unisce tutti gli elementi fra di loro. Alla fine della storia, la
vecchia corte dello zar risulta priva sia dell'elemento femminile che
del figlio minore, che ne rappresenterebbe un possibile rinnovamento.
La vecchia situazione, quindi, totalmente distrutta, mentre
nel Regno sotto il Sole si costituisce una nuova quaternio, composta
da Maria, Ivan e i loro due figli. La presenza, in quest'ultimo
quaternio, di elementi maschili e di un elemento femminile
senz'altro un passo nella direzione giusta; nel primo quaternio,
presso la corte dello zar, il femminile era totalmente assente, cos
come assente era il maschile nel secondo quaternio, composta dalle
streghe e dalla zarina.
L'incipit della fiaba ricalca la tipica situazione di un vecchio re,
stanco e indebolito, con i due figli pi grandi che sembrano corrispondere
a due tendenze opposte. Il primo, Teodor, davanti al crocevia,
va troppo verso destra, in salita, accettando di far morire il
suo cavallo di fame; mentre egli stesso pare perdersi nella sfera dell'intelletto.
Il secondo figlio, Dimitri, a sua volta, esagera nella tendenza
verso sinistra, in discesa, accettando la condizione, sul piano
umano, di patire la fame, ma in realt lasciandosi andare agli istin-

92

ti e al soddisfacimento delle pulsioni animali. Ivan, il terzo figlio, tira


diritto e muore proprio al centro della tensione fra gli opposti.
Dalle parole pi volte pronunciate dallo zar, che chiedeva chi coglier
i suoi fiori e seguir le sue orme, si potrebbe desumere che sia
stato proprio lui, in precedenza, l'amante della zarina. Ora, ormai,
troppo vecchio e stanco.
Come sappiamo, lo zar rappresenta l'atteggiamento collettivo dominante
che in precedenza incarnava il flusso autentico della psiche
inconscia. Ora la sua senilit rende l'idea di come la dominante collettiva
abbia perso contatto con la fonte vitale di energia inconscia.
Non pi simbolo del S, lo zar rappresenta il vecchio sistema di valori
ormai privo di contatto vitale con l'inconscio.
Ogni volta che lo zar chiede ai suoi generali quale dei suoi figli coglier
i suoi fiori e seguir le sue orme, in effetti s'interroga su chi
sar in grado di tornare in contatto con quella fonte di vita alla quale
egli stesso s'ispirava una volta. La frase utilizzata dallo zar, cogliere
i miei fiori ha una chiara sfumatura erotica; s' fatta l'ipotesi
che egli abbia avuto una storia d'amore con Maria, che pu essere
intesa anche come l'aspetto figlia della Grande Madre. In tal caso, il
vero padre dei figli della zarina altri non sarebbe che lo zar stesso.
La descrizione della corte dello zar, fornitaci dalla fiaba, ricorda
il modello delle quattro funzioni della tipologia psicologia elaborata
da Jung2. Lo zar corrisponderebbe alla funzione superiore che ha
perso vitalit e contatto con la vita psichica interiore, mentre i suoi
due figli sarebbero paragonabili alle funzioni ausiliarie, l'una l'opposta
all'altra. Il figlio pi giovane, Ivan, caratterizzato da un comportamento
indisciplinato, rappresenterebbe la funzione inferiore3.
Poich abbiamo gi inquadrato la figura dello zar quale espressione
dell'atteggiamento collettivo dominante, lecito domandarsi se siamo
autorizzati a interpretare la struttura della sua corte quale modello
delle quattro funzioni psichiche. Naturalmente, la realt delle
quattro funzioni descritte da Jung pu essere osservata soltanto nel
contesto di individui reali e concreti. Ciononostante lecito parlare

NOTE
2 C. G. Jung (1921), Tipi psicologici, in Opere, vol. VI, cap. X, Torino,
Boringhieri, 1969. Si veda anche Daryl Shapr, Personality Types: Jung's
Model qfTypology, Toronto, Inner City Books, 1996.
3 Per un approfondimento dell'argomento, si veda M.-L. von Franz, Tipologia
psicologica, Como, Red, 1988.
FINE NOTE

93

di un modello di funzionamento proprio della psiche umana. Si possono,


per esempio, fare alcune deduzioni a proposito del comportamento
di una persona sulla base della sua tipologia psicologica. La
funzione inferiore, indipendentemente dalla sua specifica forma all'interno
della personalit di un determinato individuo, sempre associata
a forte carica di emotivit e tende ad essere una sorta di handicap
nell'adattamento al mondo esterno, evidenziando un legame di
tipo mistico con esso. In tal senso, si pu affermare che la struttura
della corte dello zar rispecchia il modello fondamentale della coscienza,
che fa da sfondo alle quattro funzioni che ciascun individuo
pu sviluppare secondo la specificit della propria personalit. La
realt di Maria, insieme alle tre zie streghe, piuttosto un modello
della dimensione inconscia, vista in prospettiva maschile.
Nella fiaba troviamo un fatto degno di nota: nonostante lo zar,
rappresentazione della funzione superiore, guardi Ivan, immagine
della funzione inferiore, con disprezzo e totale mancanza di fiducia,
non gli fa del male direttamente, mentre i veri elementi di disturbo
sono i suoi due fratelli. Dimitri, che ruba il tesoro al fratello, si dimostra
un vero pericolo per Ivan. Questi due fratelli paiono, in effetti,
figure piuttosto ambigue. Sembrano corrispondere alle funzioni ausiliarie
della personalit, ma in fondo non sono n carne n pesce.
Quando si osserva il modo di agire di una personalit forte, in
qualche modo eccezionale, si nota che l'interferenza della funzione
inferiore nell'espressione della personalit piuttosto limitata; tale
funzione sede di alcune qualit che si potrebbero definire mistiche,
dando all'individuo la possibilit di accedere alla sfera inconscia
ma, per converso, risulta ingombrante e problematica allorch
rivolta verso il mondo esterno. Le due funzioni ausiliarie, in questo
caso, dimostrerebbero un livello di adattamento medio, nulla di
eccezionale; ed proprio tale normalit mediocre che rappresenta il
pi grande ostacolo all'avventura che l'individuo chiamato a vivere.
La mediocrit e la normalit inducono a fare marcia indietro davanti
al rischio.
I fratelli di Ivan, lungi dall'essere disposti ad affrontare il rischio
della morte, cercano solo rassicurazione ed esprimono atteggiamenti
di una personalit scarsamente differenziata e titubante davanti
al rischio. In tal senso, sono i veri nemici dell'eroe. Lo stesso
zar non ebbe paura a seguire la strada pi rischiosa; e Ivan, coraggioso
quanto suo padre, sceglie anch'egli la strada della morte. I due

94
fratelli invece non sono disposti ad andare fino in fondo come fece
lo zar/ funzione superiore, n sono disposti a correre i rischi che
Ivan /funzione inferiore affronta con slancio.
In un primo momento, i fratelli di Ivan sembrano piuttosto differenziati.
Il primo, arrivato al crocevia, sceglie di andare verso la
montagna, mentre il secondo scivola gi nella sfera degli istinti animaleschi
(rappresentata dalla cantina della grande sgualdrina, dove
rimane prigioniero). Il problema nasce nel momento in cui queste
due funzioni della personalit si costellano pienamente. Con lo sviluppo
della seconda funzione ausiliaria, il lato conscio della personalit
assume un peso e un'importanza eccessivi. Il rischio principale
di una simile situazione, in cui troppo potere finisce nelle mani
della coscienza egoica, quello di una scissione dal lato inconscio
della personalit. La quarta funzione non ancora in grado di riequilibrare
la situazione e di sciogliere la tensione che tale squilibrio
produce.
La quarta funzione meno concretistica rispetto alle altre e
apre la strada che conduce all'esperienza simbolica della realt. Le
altre funzioni sono veicoli per esperienze intellettuali o concretamente
vissute. Dal punto di vista della coscienza, la strada della
funzione inferiore appare come la strada della morte poich comporta
il sacrificio del contatto rassicurante con tutto ci che concreto.
All'interno del campo della coscienza coesistono una dimensione
interiore, di qualit simbolica e spirituale, e una esteriore, concreta
e fisica. La quarta funzione indirizza verso una realt in cui
scissioni del genere non esistono pi. Il quesito che l'Io ripete con
ansia - quale di queste dimensioni reale? - non ha pi senso.
Una situazione del genere, dal punto di vista della coscienza egoica,
insostenibile; per questo motivo lo sviluppo della quarta funzione
richiede una morte simbolica.
L'immagine del serpente di bronzo, che Teodor, il figlio maggiore,
porta in regalo allo zar, merita una riflessione. Il libro dei Numeri
(21:9) dell'Antico Testamento racconta l'episodio in cui Mos mostra
al popolo di Israele un serpente di bronzo per liberarlo da una punizione
mandata da Yahweh. I Padri della Chiesa, al pari degli
Gnostici, interpretarono questo serpente, e l'intero episodio biblico,
come anticipazione del ruolo che Ges Cristo avrebbe avuto nei confronti
dell'umanit. Il serpente di bronzo quindi dotato di poteri

95

salvifici. La rabbiosa reazione dello zar - Perch ci hai portato una


cosa cos orribile? Distrugger tutto il nostro impero! - evidenzia come
un simbolo, col passare del tempo, possa divenire unilaterale e
addirittura distruttivo. L'atto simbolico di innalzare il serpente verso
la sfera spirituale non pi un gesto che porta redenzione e salvezza,
ma diventa distruttivo.
I metalli che compongono il bronzo sono rame e zinco. Il rame
il metallo del pianeta Venere, dell'omonima dea dell'amore, e di
Afrodite, che ha a che fare con l'amore non soltanto quale esperienza
sublime, ma anche con le pratiche pi terrene dell'esperienza
amorosa. Teodor si imbatte in una realt legata alla sublime Afrodite
ma che, al tempo stesso, appare morta. Teodor tende a vivere l'amore
su un piano esclusivamente simbolico. Sia lui che Dimitri, suo fratello,
sono alla ricerca di un rapporto con l'Anima ed entrambi la contattano
tramite realt che in qualche modo hanno a che fare con
Venere. Tuttavia, purtroppo, i due fratelli vivono queste esperienze in
modo troppo unilaterale. Dimitri finisce in una prigione sotterranea
dove, insieme a tanti altri uomini, intrappolato dagli istinti. Il suo
vero carceriere il misterioso buio delle pulsioni istintuali nel loro
aspetto indifferenziato e collettivo. I guai dei due fratelli nascono da
mancanza di coraggio. Avrebbero dovuto semplicemente dire: Non so
che strada prendere. Vado dove devo andare.
Ivan una figura pienamente umana: davanti alla necessit di
scegliere la strada che sembra portare alla morte non si comporta da
eroe, ma si lascia andare a lacrime e disperazione. naturale e
spontaneo, ed ovviamente non contento della prospettiva di dover
morire. proprio quest'uomo naturale il prescelto per incarnare l'eroe.
Nella misura in cui Ivan semplice e naturale, rappresenta una
compensazione importante dell'ideale cavalleresco dei paesi cristiani
che, in accordo con la figura aristocratica del gentleman inglese,
privilegiava l'aspetto spirituale ponendo distanza fra lo spirito e la
realt del comune essere umano.
Il cavallo di Ivan quello che, nel palazzo dello zar, veniva usato
per trasportare l'acqua. In quanto animale, il vecchio cavallino
rappresenta gli istinti ancora vivi, ma ormai fiacchi e stanchi. Ivan,
simbolicamente, si chiede: Che cosa sar in grado di muovermi, di
trasportarmi?. E giunge alla risposta: Ci che nella corrente
dell'inconscio collettivo trasporter anche me. Il compito del cavallino
era infatti quello di portare alla corte dello zar la forza viva

96

dell'inconscio, rappresentata dall'acqua. Spesso, in analisi, le persone


chiedono come possano cominciare a fare un'esperienza di immaginazione
attiva. Rispondo che bisogna cominciare l dove l'energia
vitale scorre di continuo, per quanto tale flusso possa essere
esile e apparentemente insignificante. Ivan l'uomo naturale e perci
spontaneamente sa scegliere il cavallo giusto. Ci si siede sopra
al contrario, rivolto all'indietro verso la citt che sta lasciando, provocando
risate nella gente del luogo. Ma alla fine sar lui a salvare
il regno dello zar. La posizione che Ivan assume sul cavallo contiene
un motivo simbolico alquanto sottile: finch ci sforziamo di dare
alla funzione inferiore la stessa direzione della coscienza, la quarta
funzione sembrer cosa ridicola e sciocca. Se, per esempio, un
tipo di pensiero si ostina a guardare al sentimento dal punto di vista
del suo pensiero estroverso, allora la funzione del sentimento
sar pesante, lenta, poco eloquente e, in un certo senso, mistica. Un
uomo del genere faticher ad avere fiducia nel proprio sentimento,
convinto che possa solo creare disordine e confusione nella sua vita.
essenziale che un uomo che si trovi in questa situazione si renda
conto che, nonostante le sue altre funzioni possano essere ben
sviluppate, nella sfera del sentimento egli ancora uno scolaretto.
Molte persone tentano di imporre alla propria funzione inferiore
una direzione che rispecchi gli interessi della personalit conscia.
Per esempio, una persona sostanzialmente di pensiero estroverso
spesso cerca di sviluppare la funzione di sentimento verso il mondo
esterno o, viceversa, un tipo di pensiero introverso tende a sviluppare
il sentimento rimanendo nella sfera del proprio mondo interno.
Tuttavia, sempre nell'ottica del tipo di pensiero introverso, fondamentale
che l'introverso riesca a rapportarsi attraverso il sentimento
col mondo esterno; ed altrettanto importante che l'estroverso riconosca
la propria funzione inferiore nel mondo interiore4.

NOTE
4 (N. d.T.) La versione inglese del testo manca di un chiaro riferimento al
modello tipologico in base al quale von Franz fa le sue osservazioni; nel testo
italiano emerge con maggiore chiarezza che negli esempi riportati sopra,
l'autrice fa riferimento a un individuo estroverso la cui funzione inferiore
il sentimento. Al di l di qualsiasi considerazione di tipo individuale, von
Franz, in piena sintonia con Jung, era del parere che, sul piano collettivo,
il sentimento e la qualit di Eros fossero gli elementi pi trascurati nel quadro
psicologico dei nostri tempi. Il riconoscimento e l'integrazione di questa
funzione rivestono un'importanza determinante. Si veda a proposito: M.-L.
von Franz, Il mito di Jung, Torino, Boringhieri, 1987, p. 147.]
FINE NOTE

97

La funzione inferiore sembra ridicola, e di fatto lo , finch rivolta


nella stessa direzione della funzione superiore perch all'interno
di una dinamica del genere si dimostra goffa, infantile e alquanto
sciocca. Ma, non appena essa rivolta alla sfera che le
propria, la situazione cambia radicalmente e la funzione inferiore diviene
il vero collegamento fra l'inconscio e il mondo. Ivan non esita
davanti alla necessit di scegliere la strada da seguire. Con la naturalezza,
la saggezza istintiva e l'immediatezza che caratterizzano la
funzione inferiore, egli imbocca senza dubbi la via che sembra portare
alla morte. Rivolta nella direzione giusta, la funzione inferiore
in grado di guidarci direttamente verso la meta da raggiungere.
La strada scelta da Ivan porta al luogo delle tre streghe e, poi, da
Maria dalle trecce dorate. Come il soldato nella fiaba La principessa
nera, che doveva infilarsi nella bara della diabolica ragazza, anche
Ivan chiamato ad accettare una forma di morte volontaria. Non appena
superato il crocevia, egli tira le briglie del cavallo con forza tale
da staccargli tutta la pelle; subito dopo, invita una cornacchia a
mangiarselo e poi lancia un fischio per ricevere un nuovo cavallo
magico. Questo secondo cavallo sembra essere una trasformazione
del precedente. Ivan ha scartato qualcosa di vecchio per avere una
nuova, trasformata, fonte di energia. Con il gesto violento attraverso
cui strappa la pelle alla povera bestia, il ragazzo sembra aver rovesciato
una vecchia realt: il cavallo malridotto diventa eroico cavallo
di fuoco. Ivan, di per s, aveva gi ribaltato qualcosa nella
propria personalit. Il suo sguardo era rivolto, in maniera regressiva,
alla realt che stava lasciando, finch non ne corresse la mira rivolgendosi
all'ignota realt che si apprestava a incontrare.
Capita spesso di notare come un tipo di sentimento, di fronte a
un compito come, per esempio, la lettura di un libro, si lamenti di
una grande stanchezza e di mancanza di libido: Vorrei finire il libro,
ma proprio non ce la faccio. Non ne ho la forza. Il problema nasce
dal fatto che un tipo del genere tende ad affrontare il compito dall'angolazione
sbagliata, comportandosi come uno scolaretto obbligato
a leggere un libro di testo. Occorrerebbe un ribaltamento della
situazione. Il nostro introverso dovrebbe dire: Sar vero che penso
in un modo sciocco, ma ora voglio semplicemente pensare liberamente,
senza preoccuparmi della qualit del pensiero. Andando
avanti in questo modo, potrebbe scoprirsi profondamente coinvolto
nella lettura di un testo che gli sembra affascinante. La mancanza

98

di energia nei confronti del compito nasceva dalla tendenza a inquadrarlo


in modo troppo convenzionale.
Il tipo di sentimento tende ad avere una grande facilit con il
pensiero purch non si tratti del modo di pensare che si stati costretti
a sviluppare a scuola. Il suo pensiero spontaneo ha un che di
filosofico, dimostra lo slancio energetico che caratterizzava il pensiero
degli antichi greci e non ha timore di porsi domande che un individuo
con un pensiero pi sofisticato giudicherebbe ingenue.
Questa capacit di pensare in modo fresco e ingenuo comporta
un'improvvisa trasformazione della libido, come rappresenta la nostra
fiaba con la trasformazione del povero cavallino nel destriero
che porter l'eroe ad affrontare esperienze meravigliose. Tutto questo
accade grazie a un vero e proprio ribaltamento di prospettiva: ci
che era dentro viene rivolto verso l'esterno e ci che era fuori, verso
l'interno. Un ribaltamento del genere implica, naturalmente, il sacrificio
della tendenza a programmare e dirigere i propri pensieri.
Quando un terapeuta cerca di incoraggiare un individuo a sviluppare
la propria funzione inferiore, il pi delle volte non incontra
nessuna resistenza. Il paziente accetta ben volentieri di fare l'esperimento,
ma probabilmente tenter di usare la funzione superiore in
modo paternalistico per stabilire la direzione che la quarta funzione
dovrebbe prendere. Non appena, invece, questa funzione si attiva
spontaneamente e con indipendenza, l Io vive l'esperienza come una
sorta di crocifissione, una morte simbolica.
Una volta, un uomo estroverso che aveva abusato della propria
funzione di intuizione, ottenendo grandi successi ma procurandosi
dei danni, si rivolse a me per un'analisi. Questo signore dimostrava
una serie di disturbi a livello fisico, compresa l'impotenza sessuale.
Durante il percorso analitico, la sua intuizione estroversa (o ci che
io chiamavo il suo naso canino) tendeva ad anticipare i vari passaggi
del trattamento e a valutare le varie possibilit che avrebbe dovuto
prendere in considerazione. Decise che il modo migliore di superare
il problema dell'impotenza era quello di innamorarsi, ma, quando si
innamor di una donna, scopr che l'oggetto del suo amore era, per
una serie di motivi, irraggiungibile. Si trattava di un trucco diabolico
da parte dell'inconscio che aveva messo il paziente con le spalle al
muro, insistendo tramite i sogni affinch verificasse il terribile dilemma.
Se avesse cercato di conquistare la donna amata, come i sogni
sembravano indicare, sarebbe stato per lui un vero disastro.

99

Divenne chiaro che una situazione tanto impossibile lo avrebbe portato


a grande delusione. Alla fine, spinto dall'insistenza dell'inconscio,
il paziente cerc di incontrare e di conquistare la donna di cui si era
innamorato: il fallimento fu per lui devastante. In seguito, per, svilupp
nei confronti della donna un sentimento introverso e fu questo
a risolvergli il problema dell'impotenza. Si rese cos conto della realt
della dimensione interiore, capace di guarirlo dalla sua impotenza.
Se il paziente in questione fosse stato un introverso, la dinamica
della cura sarebbe stata opposta: avrebbe dovuto elaborare tutta
la questione fuori, nel mondo. Quando la funzione superiore
stanca e senza vita, la funzione inferiore rivela il suo aspetto mistico
tramite qualche esperienza scioccante, non comprensibile secondo
le categorie della coscienza. Si tratta di momenti particolarmente
forti e dolorosi.
La funzione inferiore dotata dell'ingenuit necessaria per affrontare
situazioni difficili e accettarne i rischi, anche in assenza di
grandi speranze di riuscire a ottenere l'oggetto desiderato. Tale caratteristica
della funzione inferiore si evidenzia nel punto della nostra
fiaba in cui, dopo la trasformazione del cavallo, Ivan scende nella
cantina di suo nonno.
Molti riti di iniziazione che esistevano fra i primitivi contenevano
un passaggio per cui, prima di partire per un viaggio o prima di affrontare
un compito eroico, si dovevano integrare gli spiriti degli antenati.
Unendosi agli spiriti degli antenati, si evita che essi agiscano
in modo distruttivo.
Una storia eschimese racconta il processo di iniziazione vissuto
da un ragazzo orfano, respinto da tutti e costretto a vivere ai margini
del villaggio. Un giorno, avendo sentito una voce, il giovane usc
di casa per vedere cosa fosse successo; e l, in mezzo alla neve, scorse
un orso che gli rivolse parola: Se hai il coraggio di rimanere fermo
in piedi mentre ti picchio, diventerai un grande guaritore. Il ragazzo
riusc a sopportare i maltrattamenti da parte dell'orso, che si
chiamava il grande antenato, ma per tutta la durata di questa sorta
di ordalia, caddero dal corpo del ragazzo dei piccoli bonbon, finch
non ne rimasero pi. A quel punto, dopo aver rischiato di morire
per l'intensit delle percosse ricevute dall'orso, il ragazzo torn al
mondo e divenne un guaritore.
Percosse come quelle sferrate dall'orso hanno una duplice funzione:
da una parte servono a sottrarre dall'economia psichica di

100

una persona tutto ci che gli estraneo, mentre, per altro verso,
rafforzano il vincolo dell'individuo con se stesso. L'assimilazione dello
spirito degli antenati di fondamentale importanza, mentre tutto
quel che appartiene di pi alla situazione esterna che alla natura
dell'individuo, deve essere eliminato. In alcuni riti primitivi, gli
sciamani inseriscono nel corpo degli aspiranti guaritori pietre cariche
di energia.
Nel frattempo Ivan, che si trova nella cantina del nonno, continua
a mangiare e bere. In tal modo riceve dalla forza dello spirito degli
antenati mezzi necessari per addomesticare gli istinti, ovvero il
cavallo.

\\Dibattito?
DOMANDA DAL PUBBLICO: Come si pu spiegare il fatto che, dal
punto di vista dell'introverso, lafunzione inferiore un collegamento
con il mondo esterno e, allo stesso tempo, una via di accesso all'inconscio?

La questione molto sottile; in effetti si tratta di un'esperienza simbolica


dell'inconscio, collegata per all'oggetto esterno. L'introverso
non pu limitarsi a eliminare la concretezza degli oggetti. Le esperienze
del poeta francese Gerard de Nerval5 possono esserci di aiuto
per capire ci che questo implica. Il poeta si innamor di una comune
midinette, una ragazza semplice e sentimentale; nel suo
stato di innamoramento, la donna divent per lui una vera dea, una
figura paragonabile alla Beatrice di Dante. In seguito, a causa del
suo atteggiamento intellettuale tipicamente francese, egli non riusc
pi a reggere il paradosso di una figura percepita come divina che,
tuttavia, nella realt non era che una donna normale e ordinaria.
Cos, decise di vivere il rapporto completamente dentro di s, evitando
ulteriori contatti con la donna. Purtroppo, de Nerval cominci
a soffrire di episodi psicotici e fece un sogno in cui la donna amata
apparve come statua spezzata in due, con la parte superiore del corpo
per terra. L'Anima del poeta era morta a causa della sua scissione
interiore e alla fine l'uomo si impicc. Si tratta di un drammati-

NOTE
5 M.-L. von Franz commenta pi dettagliatamente le esperienze di Gerard
de Nerval ne L'Asino d'oro, Torino, Boringhieri,1985.
FINE NOTE
101

co esempio di un tentativo di risolvere un problema d'amore completamente


all'interno, escludendo l'oggetto del sentimento dall'esperienza
interiore. In questo modo si perde una preziosa occasione
per portare avanti il processo di individuazione. Quel che de Nerval
viveva era al tempo stesso un'ordinaria storia d'amore e un'esperienza
mistica, ma egli non fu in grado di unire le due cose. interessante
notare come il poeta, nonostante gli episodi psicotici che lo
assalivano, trovava una sorta di pace ogni qual volta si recava in visita
nella Foresta Nera in Germania, nazione che a quell'epoca era
considerata la terra del romanticismo.

DOMANDA DAL PUBBLICO: Potrebbe spiegarci il significato della


terza funzione, o la funzione ausiliaria?

Quando la funzione superiore raggiunge un buon livello di sviluppo,


di solito, una delle funzioni ausiliarie la aiuta. Questa seconda funzione
aggiunge un certo tono a quella principale. Per esempio, ci sono
persone il cui pensiero manifesta sfumature intuitive. Se invece
il modo di pensare dimostra una grande precisione di tipo scientifico,
probabilmente si tratta di un pensiero aiutato dalla funzione
ausiliaria di sensazione. Il pensiero e il sentimento sono considerati
funzioni razionali, mentre la sensazione e l'intuizione sono funzioni
irrazionali. Un vero tipo di pensiero, per esempio, ha bisogno
di una funzione irrazionale che gli doni un oggetto per il suo pensiero.
Un tipo di sentimento con una funzione ausiliaria di intuizione
dimostrer un particolare tipo di sentimento intuitivo, ma se invece
la funzione di sensazione a dare una mano al sentimento,
allora quest'ultimo sar collegato a fatti concreti. Dietro le funzioni
razionali si trova uno sfondo irrazionale e viceversa, le funzioni irrazionali
agiscono sullo sfondo di una funzione razionale.
La terza funzione pi problematica perch pi vicina all'inconscio.
Per tale motivo non sempre a portata di mano e tende a
funzionare in modo sporadico. Perch questa terza funzione, che
non scatta automaticamente, si attivi, ci vuole un certo investimento
di energia. Spesso, nell'attivarsi crea tensione: il pensiero e
l'intuizione, per esempio, potrebbero funzionare bene insieme ma
i problemi sorgeranno per via della terza funzione. L Io, identificato
con le due funzioni principali, pu invertire la situazione, ma si
tratta di un'operazione faticosa che comporta una certa tensione,

102

anche se il tutto non necessariamente comporta tragedie. Quando


si tratta della quarta funzione, la situazione cambia totalmente
perch si ha a che fare con un'assimilazione che pu essere effettuata
esclusivamente tramite un cambiamento profondo della personalit.
Poich la funzione inferiore incompatibile con le funzioni principali,
il relativo processo di assimilazione si presenta alla coscienza
come una morte.
Nel contesto della nostra fiaba, potremmo dire che il secondo figlio,
Dimitri, cada nei sotterranei del palazzo. Aveva deciso di percorrere
la strada lungo la quale avrebbe trovato da mangiare per il
cavallo, ma, in definitiva, il comportamento di Dimitri dimostra le
conseguenze negative di un contatto con la funzione inferiore da cui
non emergono aspetti redentivi. Per questo motivo, il ragazzo rimane
imprigionato nell'oscura cantina. Molte persone, in effetti, lasciandosi
andare a eccessi con l'alcol o ad attivit sessuali promiscue,
scambiano una caduta nei sotterranei, del tipo di quella di
Dimitri, per un'autentica discesa nell'inconscio. Il cavallo di Dimitri,
infine, non lo conduce al posto giusto: concedere libert totale agli
istinti ben diverso da un vero lavoro di ricerca riguardo alla realt
dell'inconscio che un impegno che richiede spirito di sacrificio. Se
manca la disponibilit al sacrificio, l'esperienza si riduce a forme di
sregolatezza fine a se stessa.
Vale la pena soffermarsi ora su un racconto siberiano, il quale,
in modo analogo alla nostra fiaba, tratta il problema dell'integrazione
dello spirito degli antenati, legato alla figura del nonno, mediante
una discesa ad inferos del protagonista.

Un uomo di nome Wolf viene chiamato a liberare la comunit da


una gigantesca aquila che uccide i bambini del villaggio. Wolf parte
alla ricerca dell'aquila, attraversa la grande pianura, fino a che non
raggiunge le pendici della montagna dove vive l'enorme uccello. Qui
incontra una coppia di anziani che gli dicono: Wolf, nipotino nostro,
sapevamo che saresti venuto! Gli antenati regalano all'eroe talismani
per aiutarlo ad avere la meglio sulla terribile aquila. Ma, subito
dopo che Wolf riesce a ucciderla, la carcassa dell'aquila si apre
e ne esce un'enorme pietra rotonda, chiamata l'ira dell'aquila, che
rotola dietro il povero Wolf mettendo in serio pericolo la sua vita.
Raggiunta la tomba dei nonni, Wolf ci salta dentro per nascondersi,
mentre la pietra gli passa sopra e, continuando a rotolare, diventa

103

pian piano sempre pi piccola fino a ridursi a un sassolino. In tal


modo gli spiriti ancestrali gli hanno prestato soccorso.
Nella nostra fiaba, dopo aver mangiato e bevuto nella cantina del
nonno, Ivan raggiunge Bab Yaga, figura straordinaria in cui risaltano
gli aspetti positivi e negativi della Grande Madre. La risposta
del ragazzo alla domanda della strega (Sei venuto qui di tua volont
o contro la tua volont?) fa s che la donna gli dia da mangiare e determina
tutto ci che in seguito avverr. Uno dei trucchi principali
del complesso materno nella psiche maschile consiste nell'insinuare
dei dubbi riguardo al piano d'azione che l'uomo sceglie. Il complesso
finisce per paralizzarlo, suggerendogli che forse farebbe meglio
a cambiare direzione, a scegliere un altro piano, ecc. Cos, egli
rischia di perdersi in una nebbia di interrogativi, pi o meno filosofici,
piuttosto che agire per ottenere quel che desidera. La risposta di
Ivan forte e decisa: Sta zitta, vecchia strega; non fare domande a
un eroe! Portami qualcosa da mangiare, altrimenti ti taglio le orecchie,
ti stacco la testa, e ti riempio di botte finch dal tuo sedere non
esca sabbia!. A quel punto, la strega gli prepara un'ottima cena e gli
d buoni consigli. Poich il ragazzo resiste al tentativo della strega di
renderlo infantile, la strega diventa positiva e di aiuto.
Nella nostra fiaba, la capanna della strega si regge su zampette
di gallina, mentre alcune varianti della storia raccontano di una casetta
retta da zampette di gallo, con la cresta del gallo poggiata sul
tetto. La gallina, e il pollo in generale, indicano forme primitive e promiscue
di Eros femminile.
La capanna che gira su se stessa come un fusello un'immagine
che, per certi versi, ricorda la descrizione del mondo nel Timeo di
Platone. Nella descrizione platonica, il cosmos una sfera circondata
dall'Anima mundi a sua volta divisa in quattro parti. Il tutto gira
intorno a un asse, una sorta di fusello, all'interno dell'utero di
Nemesi dea della giustizia e della vendetta. Nel sistema platonico, il
movimento autonomo della natura appare intimamente legato alla
divinit del destino che produce il filo della vita umana; l'intreccio
dei fili corrisponde alle illusioni e fascinazioni che compongono le
esistenze degli individui.
L'azione del girare su se stessi ben descrive un certo movimento
circolare e ripetitivo della psiche che non porta da nessuna parte.
Un uomo in preda all'Anima rischia sempre di rimanere intrappolato
in una situazione del genere. Ruota di continuo intorno alle stes-

104

se esperienze, finch non prenda posizione e dichiari, cos come Ivan


davanti alla capanna girevole: Ora fermati! Girati verso il bosco e
dammi una risposta!.
A volte, la natura dimostra una circolarit ripetitiva che non porta
da nessuna parte, a meno che la coscienza non entri in scena ad
arrestare il movimento inconscio. Tramite questo movimento circolare,
l'inconscio produce un grande flusso di immagini simboliche,
fantasie e persino grandi sistemi simbolici, per poi smantellare il tutto.
L'intervento della coscienza, in grado di fermare questo flusso ripetitivo
e circolare, pu aggiungere direzionalit al processo.
Fenomeni del genere si possono notare nelle vite delle persone bloccate
da un destino dettato dall'inconscio: in quegli individui, per
esempio, che si sposano diverse volte scegliendo ogni volta un partner
con le stesse caratteristiche. Il filo del destino prodotto dall'inconscio
fa vivere ripetutamente scenari simili, se non identici, tramite
questa valenza circolare, quasi stregonesca, della psiche inconscia.
La domanda che la strega si permette di fare al ragazzo - Vieni
qui di tua volont o contro la tua volont? - un quesito diabolico,
in grado di far nascere nella personalit atroci dubbi. La domanda
paragonabile al famoso enigma della Sfinge, un trucco che pare
piaccia tanto all'inconscio. La soluzione che Edipo d all'enigma, come
sappiamo, l'essere umano, risposta che potrebbe venire interpretata
quale invito a vivere l'enigma attivamente nel contesto
della vita. Ma sarebbe stato possibile adottare una tattica differente,
simile a quella scelta dal nostro Ivan: Sta zitta! Come osi farmi
una domanda del genere? Va a prendermi qualcosa da mangiare!.
Con questa reazione, Ivan dimostra un atteggiamento maschile primitivo,
un approccio che elimina il dubbio ed evita che si resti intrappolati
in conflitti irrisolvibili. So quello che faccio e me ne assumo
la responsabilit!, ecco la risposta ideale di fronte a un rischio
di questo tipo, poich uno dei tranelli preferiti di Bab Yaga consiste,
appunto, nel depotenziamento dell'eroe. In un'altra versione della
stessa fiaba, Ivan invece risponde: Vengo di mia volont e contro
la mia volont. A una simile risposta, la strega non pu ribattere
niente e il suo influsso negativo annientato.
Una delle caratteristiche di Bab Yaga il suo lungo naso con il
quale smuove le ceneri intorno alla stufa. Si tratta di aspetti fallici che
le streghe evidenziano tramite un pollice particolarmente grande, un
enorme dito del piede, o, appunto, il lungo naso di cui Bab Yaga

105

dotata. All'interno della sfera arcaica e primitiva della strega, il maschile


ridotto semplicemente a un fallo. Bab Yaga particolarmente
pericolosa perch, in effetti, tutto: padre, madre, maschio,
femmina, ed connessa ai simboli della totalit e, psicologicamente
quindi, al Se. Il problema nasce dal fatto che questi simboli rimandano
a una totalit preconscia, all'Uroboro, dal quale un uomo deve
uscire per poter vivere una vita autentica. Per molti uomini, nella prima
met della vita, il compito pu essere particolarmente arduo:
stentano ad abbandonare questa totalit preconscia per paura di perdere
qualcosa di prezioso e di diventare unilaterali. Questa difficolt
comprensibile nella misura in cui questi uomini partecipano di una
forma di totalit, ma si tratta di una totalit regressiva che non apre
nuove prospettive per il futuro. L'eroe ha il coraggio di staccarsi da tale
esperienza della totalit per poi ritrovarla non semplicemente come
disposizione innata, ma quale autentica esperienza personale.
Ivan respinge tutti i tentativi della vecchia strega di fermarlo e in
questo modo raggiunge Maria, la vergine zarina dalle trecce dorate.
Le tre streghe (o dee) che avevano in animo d'ostacolare il ragazzo,
finiscono per nutrirlo e per indicargli la strada da seguire. Nella dinamica
evidenziata da Ivan, troviamo un modello di comportamento
utile a ogni uomo che desideri liberarsi dall'immagine della madre
divoratrice per scoprire il principio femminile in modo personale.
Nella nostra fiaba presente un aspetto collettivo particolarmente
interessante. Nel racconto, i russi mostrano tutti i tipici problemi
di persone con forti legami con la Madre Terra: sorseggiano t,
magari vodka, parlando oziosamente dei dubbi e dei problemi, iniziano
progetti con entusiasmo per poi, per pigrizia o inerzia, non
portarli a compimento. Non c' soluzione finale perch manca una
coscienza disciplinata in grado di dare ai processi una direzione. Si
tratta, ovviamente, di una caratteristica del puer aeternus6.
Sono proprio le fiabe russe a offrirci le descrizioni pi dettagliate
di quel tipo di personaggi che agiscono in stato di estrema incon-
sciet. Si potrebbe persino ipotizzare che alcuni aspetti repressivi del
regime comunista, nelle sue forme di punizione estremamente rigide
come il carcere o addirittura la morte per chi non fosse all'altezza
del tanto agognato ideale della perfezione, agirono quali compensazioni
di una basilare mancanza di ordine e di disciplina psichica.

NOTE
6 Si veda M.-L. von Franz, L'eterno fanciullo, cit, pp. 107 sgg.
FINE NOTE

106

Quando Ivan incontra la quarta strega, Maria, la vergine zarina,


compie un salto nella quarta dimensione. Non possiamo esserne sicuri,
ma sembrerebbe che ci sia un legame di parentela fra Maria e
le streghe incontrate in precedenza. Il nostro eroe giunge nel Regno
sotto il Sole dove l'Anima associata, appunto, al sole e non alla luna.
una particolarit della lingua russa e di quella tedesca attribuire
grammaticalmente al sole il genere femminile, mentre alla luna
il maschile. Nella lingua russa, il sole spesso chiamato Maria,
peculiarit che potrebbe rispecchiare aspetti importanti dei caratteri
russo e tedesco. Di solito, il sole viene interpretato quale fonte della
coscienza, mentre la luna possiede una luce meno forte e pi diffusa.
Si pu ipotizzare che in Russia e in Germania la principale fonte
della coscienza si trovi nell'inconscio: i loro pensieri pi profondi sarebbero
frutto di un'ispirazione che, paradossalmente, risiederebbe
nell'inconscio. Tutto questo, tuttavia, rimane una mera speculazione.
Quando Ivan raggiunge il castello, trova Maria e ne nota la straordinaria
bellezza, tanto che ammira il suo midollo scorrere all'interno
delle ossa. In un'altra versione della fiaba, Maria non solo trasparente,
ma, quando il suo corpo viene preso fra due dita, diviene estremamente
piccola. Una volta rilasciato, quel corpo diventa grande
quanto tutto il mondo. Maria corrisponderebbe quindi all'Anima mun-
di che pervade il cosmo intero: l Anima della materia.
Figure simili a questa appaiono anche nelle storie e nelle fiabe
provenienti dall'area che va dal Caucaso fino agli estremi pi settentrionali
della Russia. Esse mostrano una sorta di continuit con le
credenze degli antichi gnostici greci, le cui idee, malgrado le persecuzioni
da parte del Cristianesimo ortodosso, sopravvissero proprio
in queste zone. Gli gnostici parlavano della figura di Sofia quale sposa
di Dio. Pi tardi, nel X e nel XI secolo, Sofia divenne l'equivalente
immaginale dell'Anima mundi che avvolge e riempie il cosmo.
La sposa di Dio altro non che il lato femminile della divinit e,
in quanto tale, ne rappresenta il completamento. Il nome Sofia significa
saggezza. Nei libri che tradizionalmente contengono la verit
rivelata, la fonte della saggezza un Dio maschile. Qui invece abbiamo
a che fare con la sposa di Dio, ovvero con una forma di saggezza
che, lungi dall'essere frutto dello studio di testi sacri, si manifesta tramite
l'esperienza diretta della realt e dell'ignoto.
La nostra fiaba consente di osservare il profondo movimento psichico
che tende a favorire l'assimilazione della figura di Sofa, la qua-

107

le, in Oriente, continua a esistere in modo relativamente completo.


Nel mondo occidentale invece, l'immagine dell'Anima mundi sopravviveva,
in forma spiritualizzata, nella tradizione alchemica.

DOMANDA DAL PUBBLICO: Potrebbe spiegare pi dettagliatamente


i motivi della casa che gira su se stessa e del fusello?
I motivi del fusello e del movimento circolare ripetitivo sono sempre
associati alle dee del destino. La capanna di Bab Yaga gira continuamente
su se stessa, proprio come un fusello, ed impossibile avvicinarvisi
senza conoscere il ritornello magico: Piccola capanna,
fermati! Gira il tuo di dietro lontano da me, e rivolgi il tuo lato anteriore
verso di me!.
In India la dea che fila l'illusione delle esistenze delle persone
Maya. In Occidente sono le Norne, le tre manifestazioni del destino:
del Passato, del Presente e del Futuro, le quali, secondo la mitologia
nordica, vivono ai piedi dell'albero Yggdrasil. Analogamente, nella
concezione greca il destino dipendeva dalle tre Moire: Cloto che fila
il filo della vita, Lachesi che lo regge e ne determina la lunghezza, e
Atropos che lo recide. Nella tradizione platonica, si tratta invece di
Nemesi, dea della giustizia e della vendetta, nel cui utero risiede l'asse
del mondo.
Mentre la Dea Madre pare contenere in s il movimento circolare,
la strega della nostra fiaba vi contenuta, si trova essa stessa inscritta
nella circolarit, all'interno del fusello.
Il movimento rotatorio, come abbiamo evidenziato prima, legato
all'attivit della psiche inconscia in generale e, pi specificamente,
all'attivit autonoma dei complessi. Le nostre interpretazioni dei sogni
si basano, per la maggior parte, sulla funzione compensatoria dell'inconscio
rispetto a una dato assetto della vita conscia. altrettanto
importante, per, considerare l'inconscio come un sistema
autonomo che si muove in piena libert. Certo, difficile dimostrare
con certezza un'ipotesi di questo tipo, ma sempre lecito asserire che
un determinato evento sia provocato da una posizione assunta dalla
coscienza egoica. Tuttavia, lo studio della mitologia ci insegna che si
devono fare sempre i conti con la possibilit che alcuni avvenimenti
siano autonomi e persino arbitrari. Nella fisica moderna, si ipotizzano
movimenti spontanei e autonomi della materia che non ubbidiscono
alle leggi della causalit e che in nessun modo sono prevedibi-
108

li. Il decadimento di un atomo di uranio, per esempio, non pu essere


previsto e, anche se conosciamo bene l'emivita dell'uranio, cio il
tempo che ci vorr perch la met degli atomi di un campione di uranio
perda la sua radioattivit, fino a divenire poi piombo, i fisici continuano
a non sapere come e perch un determinato atomo radioattivo
sappia che arrivato il momento di iniziare il proprio processo di
decadimento, n a prevedere in quale atomo inizier tale processo7.
Nel mondo materiale esistono, quindi, situazioni in cui emergono
movimenti e attivit in forma assolutamente spontanea. Perch
non riconoscere anche all'inconscio collettivo la possibilit di uno sviluppo,
non spiegabile in termini di compensazione, in rapporto a
quel che avviene nella sfera del conscio?
Probabilmente, i due sistemi, il materiale e lo psichico, sono in
grado di dare il via autonomamente a movimenti, influenzandosi a
vicenda. Il movimento rotatorio interno appare sempre, in qualche
modo, legato a un simbolo, il quale, a sua volta, rimanda ai livelli pi
profondi dell'inconscio collettivo. Tale realt simbolica tende a intrecciarsi
con processi fisici e corporei, attivando emozioni.
Nella nostra fiaba, Maria si trova all'interno di una citt circondata da
una cinta muraria. Le campane, nascoste nelle mura, suonano
quando il cavallo di Ivan le tocca nel tentativo di scavalcarle, ed
questo il segnale che mobilita la popolazione.
Un fenomeno analogo pu essere osservato nel comportamento
di donne possedute dall'archetipo della strega. Esse amano suscitare
e attivare emozioni apparentemente senza motivo, incuranti del
fatto che possano creare effetti negativi. Se una donna del genere
nota un difetto in un suo vicino, non pu fare a meno di farglielo no-

NOTE
7 Si veda a proposito la lettera indirizzata a Jung del fisico Wolfgang Pauli:
Il fenomeno fisico della radioattivit consiste nella trasformazione (in uno
o pi passaggi) del nucleo atomico della sostanza attiva, da uno stato iniziale
instabile a uno stato finale stabile, durante il quale la radioattivit cessa.
Analogamente, il fenomeno sincronistico, basato su una realt archetipica,
accompagna la transizione da uno stato di coscienza instabile a una
posizione nuova e stabile [...] I momenti nel tempo in cui i singoli atomi si
disintegrano non sono in alcun modo determinati da leggi di natura (W.
Pauli, C. G. Jung, Atom andArchetype, The Pauli/ Jung Letters, Princeton NJ,
Princeton University Press, 2001, p. 41).
FINE NOTE

109

tare, girando il coltello in ci che verosimilmente per l'altra persona


una ferita.
L'Anima stregonesca nella psiche maschile si comporta allo stesso
modo. Si tratta di un aspetto della personalit legato all'Ombra.
Se la persona in questione ha una psicosi latente, un elemento del
genere pu creare un vero e proprio stato di possessione che produce
effetti devastanti su tutto ci che la circonda. Il problema nasce
dalla natura assolutamente autonoma di questi interventi che
sono distruttivi e di tipo psicotico. Si ha la sensazione che simili
azioni nascano da una sorta di sete di distruttivit o da un piacere
autonomo nel costellare il diavolo. In situazioni meno estreme, per,
rilevare aspetti dell'Ombra della personalit di un altro pu essere
positivo in quanto contribuisce a creare le condizioni per un dialogo
chiarificatore.
Bab Yaga la personificazione femminile del diavolo. Chiunque
le si avvicini rischia di dissolversi nel suo eterno e ripetitivo movimento
circolare. Il nostro eroe affronta questo rischio con l'aiuto di
una formula magica. Ci dimostra che qui sono in gioco dinamiche
inconsce che possono essere attivate o neutralizzate soltanto mediante
l'uso della magia.
Capita a volte, nel nostro lavoro clinico, di trovarci davanti a un
contenuto psichico che non pu essere affrontato solo tramite l'analisi
dei sogni: sembra che ci sia bisogno anche di qualcosa di magico.
Sorge a questo punto una domanda importante: siamo in possesso
degli strumenti per modificare in qualche modo l'inconscio o
dobbiamo limitarci ad avvicinarlo alla coscienza?
L'unico strumento proposto da Jung per produrre un cambiamento
nell'inconscio l'immaginazione attiva, una tecnica che per
certi versi ci permette di incantare l'inconscio8. In alcune situazioni,
la semplice presa di coscienza non basta affinch un contenuto
psichico venga veramente assimilato; e, in casi del genere, l'immaginazione
attiva pu essere preziosa. Jung incoraggiava tutti gli analisti
che lavoravano con pazienti psicotici a imparare a usare l'immaginazione
attiva per garantire il proprio equilibrio psichico e

NOTE
8- C. G. Jung, La funzione trascendente, in La struttura della psiche, in
Opere, vol. VIII, Torino, Boringhieri, 1957/1976. Si veda anche Barbara
Hannah, On Active Imagination, in The Inner Journey, Toronto, Inner City
Books, 2000, pp. 24 sgg.
FINE NOTE

110

difendersi dal rischio di infezioni psichiche che potessero arrivare


inaspettatamente, colpendo alle spalle.
Fenomeni del genere possono essere osservati nella dinamica dei
gruppi di cui faccia parte una personalit di tipo borderline o qualche
persona con seri disturbi sul versante psicotico. Gli individui di
questo tipo sono in grado di creare grande agitazione all'interno del
gruppo, cogliendo ogni occasione per fare leva su un contenuto costellato
inconsciamente fra i partecipanti. essenziale che un analista
sappia liberarsi dagli intrecci psichici creati dai pazienti psicotici;
diversamente, rischierebbe, per esempio in un momento di
stanchezza, di essere colpito da simili stimoli psichici proprio dove
pi vulnerabile.
Oltre al rischio d'infezione psichica in strictu sensu, un analista
non pu che rimanere affetto da ci che viene prodotto dall'inconscio
dei propri pazienti. Dover guardare alcuni disegni o ascoltare racconti
con contenuti forti pu avvelenare la vita psichica del terapeuta
e lasciare un segno nella sua Anima, Per questa ragione, molti
primitivi hanno paura di guardare certi oggetti e noi stessi non
dobbiamo sottovalutare l'effetto che un simile materiale pu avere
sulla nostra condizione, dal momento che siamo chiamati, per fedelt
alla realt psichica del paziente, a studiare seriamente ci che
ci viene portato in seduta. La semplice comprensione non basta a
neutralizzare gli effetti tossici del contatto con questi elementi; ci
vuole una tecnica pi efficace e l'immaginazione attiva rappresenta
il mezzo pi diretto per disintossicarsi.
Ivan sembra istintivamente sapere ci che deve fare. Tramite il
ritornello magico la sua coscienza interferisce con il movimento ripetitivo
dell'inconscio e la capanna smette di girare su se stessa.
Nell'immagine platonica che abbiamo gi evocato, la ruota che non
cessa mai di girare si trova all'interno della dea; mentre qui, nella
nostra fiaba, la circolarit senza fine sembra permeare tutto, eliminando
ogni possibilit di interloquire o di stabilire un rapporto con
alcunch. Un'immagine pi che eloquente dell'abisso distruttivo insito
nella natura femminile.
La strega, nella capanna, indaffarata intorno alla stufa, chiaro
riferimento all'attivazione di forti emozioni. La stufa connessa allo
stomaco e all'intestino, le parti del corpo che ci permettono di digerire
o, in un certo senso, cucinare quel che deve essere assimilato
dall'organismo. La cucina, con tutti i suoi annessi, stufa compresa.

111

ha a che fare con gli affetti. l che si colpiti proprio a livello di


pancia e talvolta, per liberarsi di qualche contenuto scottante,
necessario andare al bagno.
Secondo Jung, nel corso della storia, la collocazione della sede
della coscienza come risalita lungo il corpo umano. Egli amava ripetere,
per esempio, che nei cani la sede della coscienza si trova nella
vescica, perch in loro sembra attivarsi esclusivamente nel momento
in cui devono uscire! Per molti primitivi, la realt psichica
emerge solo quando vengono colpiti nell'intestino, perci la sede della
coscienza da collocarsi nella pancia. Stimoli pi sottili, che non
colpiscano il tratto digestivo, non paiono attirare la loro attenzione.
Per gli antichi Greci, la sede della coscienza si trovava nel diaframma
e, naturalmente, il termine stesso di schizofrenia risale all'idea
di un diaframma scisso o diviso. Eracle, in momenti di difficolt,
usava parlare con il proprio diaframma. Pi tardi si credette che la
sede della coscienza coincidesse con il cuore; molte delle trib fra gli
indiani americani pensano con il cuore, ovvero rispondono psicologicamente
ai fattori che accelerano il battito cardiaco. Pi avanti
ancora, la sede della coscienza si spost verso il sistema respiratorio:
qui i fattori che modificano la respirazione esprimono i contenuti
di cui si diviene consapevoli.
La stufa rimanda alla psiche- pancia e al tipo di presa di coscienza
a essa connessa. La figura della strega, a tale sede della coscienza
legata, esprime la psicologia delle donne che devono litigare
in continuazione con l Animus: non riescono a lasciare che una
determinata situazione si sviluppi per conto proprio, ma insistono
nel tirare in ballo tutto ci che ha a che fare, anche lontanamente,
con la situazione in questione. Si tratta di comportamenti compulsivi
che creano agitazione negli altri.
Bab Yaga non soltanto indaffarata intorno alla sua stufa, ma
anche intenta a dipanare una matassa con le sue stesse grinfie.
Nonostante tutto, ella crea una forma di ordine nella vita; e il fatto
che badi alle oche dell'aia rivela un'altra sua caratteristica positiva,
ovvero la cura degli istinti. Non c' da meravigliarsi quindi che la
strega, di fronte alla risposta brusca e decisa di Ivan, diventi completamente
positiva e, come una dea della fertilit, nutra e si prenda
cura dell'eroe.
Torniamo a fare qualche considerazione sulle oche della strega.
Questi animali colpiscono per il loro comportamento militaresco: le

112

oche selvatiche volano in una precisa formazione a v, mentre quelle


domestiche marciano perfettamente in fila. Tutti gli animali sembrano
rispondere a precisi modelli di comportamento. E anche le
oche si lasciano orientare e disporre come se fossero guidate da una
fonte invisibile. Per tale motivo, l'oca animale sacro alla dea Nemesi
e ad Afrodite, nel suo aspetto di dea madre. I Ching, il famoso oracolo
cinese, nell'esagramma 53 (9 all'ultimo posto)9 recita come segue:

L'oca regale si avvicina gradatamente alle alte nubi. Le sue


penne si possono adoperare per le sacre danze. Salute!

Seguendo l'ordine manifestato dall'oca selvatica, si raggiunge la piena


realizzazione di ci che potremmo chiamare il rituale della realt
umana. Vivere in questo modo, in armonia con l'ordine segreto della
natura, ci permette di raggiungere la coscienza pi alta. un ritorno
al livello animale ma, naturalmente, a un suo piano pi alto.
Perci l'oca, immagine di questo ordine naturale, associata alla dea
del destino. Bab Yaga governa ogni forma di ordine in natura. Le
nostre pulsioni non agiscono in modo caotico, ma seguono piuttosto
un modello nascosto. L'immagine di Maria, la zarina vergine dalle
trecce dorate, sposta l'accento dalla questione dell'ordine a una
realt pi squisitamente inerente l Anima.
Il Regno sotto il Sole ospita sia le mele della giovinezza che le acque
della vita e della morte; perci una sorta di paradiso, paragonabile
al Giardino delle Esperidi degli antichi greci. Hespra, che significa
sera, associata al momento in cui il sole tramonta e
all'estremo limite della terra, luogo che Eracle raggiunse in cerca
delle mele d'oro. Maria, che vi regna, la dea del tramonto, una dea
della morte e, in quanto tale, corrisponde a una qualit dell'Anima
che appartiene all'aldil, a una realt al di fuori della sfera umana.
Maria, come abbiamo visto, circondata dalle mura della citt,
altro riferimento alle dee dell'antichit che spesso furono rappresentate
con la corona a forma della cinta muraria. Nella tarda antichit,
tali immagini furono interpretate in vari modi; per esempio,
poich la dea corrisponde all'Anima mundi le mura rappresentavano
la materia nella quale essa era rinchiusa. La corona fu concepita
quale parte esterna dell'Anima Mundi e, all'interno, incapsulati

NOTE
9 I Ching. Il libro della versatilit, a cura di R. Ritsema e S. A. Sabbadini,
Como, Red, 1996, p. 703.
FINE NOTE

113

nell'involucro della materia, si trovavano la realt simbolica e i relativi


contenuti psicologici.
Da un altro punto di vista, si pu dire che la materia del cosmo
corrisponda a uno degli aspetti pi profondi e misteriosi dell'Anima;
si tratta del segreto del mondo stesso. Ma, a questo punto, sorge una
domanda importante: in che modo la psiche inconscia connessa
alla materia?
Pur sapendo che un tale legame esiste, non sappiamo spiegare in
che cosa esso consista. Dal momento che l'energia e la massa sono
i due aspetti che qualificano la materia, potremmo collegare il movimento
circolare e ripetitivo di cui abbiamo parlato all'aspetto dinamico
della natura, mentre la materia corrisponderebbe al suo
aspetto di massa. Naturalmente possiamo descrivere la materia
quale realt composta da particelle o descriverla in termini di campi
magnetici.
Jung ci insegna che l'Anima l'archetipo della vita10. Pertanto
lecito pensare che l Anima abbia a che fare con la stessa consistenza
del cosmo e con il segreto della materia nel mondo. Forse l Anima
latente o dorme nella materia? La realt fisica un semplice involucro.
L'Anima non materia, ma piuttosto vi risiede, come all'interno
delle mura. Non possiamo fare a meno di osservare la psiche
dal punto di vista della nostra coscienza. Capita, a volte, di imbattersi
in un aspetto dell'inconscio che sembra essere non psicologico
ma, si direbbe piuttosto materiale, come una realt psicosomatica.
Questi due aspetti, psicologico e fisico, sono legati fra loro, ma non
siamo in grado di spiegare in che modo. Il lavoro con l'inconscio, tuttavia,
ci conduce in alcuni casi in una zona liminale della psiche in
cui alcune realt diventano somatiche. I fisici hanno un diverso punto
di partenza e procedono in un'altra direzione: cominciano con l'osservazione
pragmatica di un fenomeno e la zona liminale per loro
metafisica nel vero senso del termine, in quanto va oltre l'utilit e
la validit delle loro nozioni. Ormai sappiamo, dallo studio della fisica
atomica, che la coscienza dell'osservatore non pu essere esclusa
dalla valutazione dei risultati di un esperimento.
Tutti i fenomeni materiali possono essere descritti in termini di
onde o di particelle atomiche. Quando vogliamo dimostrare, per

NOTE
10 Si veda C. G. Jung, Gli archetipi e l'inconscio collettivo, in Opere, vol.
IX, t. 1, Torino, Boringhieri, 1934/1954.
FINE NOTE

114

esempio, che la luce composta da particelle, l'unico modo di procedere


quello di effettuare un esperimento in cui venga spostata la
sua fonte. Si adopera a tal fine uno schermo provvisto di un piccolo
foro che consentir di far passare un unico quanto di luce. In tal
modo, un solo fotone incider la lastra fotografica sistemata dall'altra
parte. Se il campo della luce rimane statico, si pu affermare che
la luce composta da corpuscoli e che le onde altro non sono che l'illusione.
Si pu poi spostare la fonte luminosa, permettendo sempre
solo a un unico fotone di attraversare il foro sullo schermo in modo
che esso non possa rimbalzare, muovendosi avanti e indietro.
I sostenitori della teoria ondulatoria, d'altra parte, utilizzano per
scomporre la luce uno schermo di cristallo, producendo cos il fenomeno
dell'interferenza. Quando queste onde si sovrappongono,
tendono a rafforzare o a ridurre l'intensit luminosa, in base al modo
in cui si incontrano. Si producono onde ogni qualvolta si verifichi
una dinamica di interferenza. Una dimostrazione di questo tipo porta
alla conclusione che la luce fatta di onde; per creare un fenomeno
di questo genere la fonte luminosa deve essere costante e la
quantit di luce considerevole.
Nella prima manifestazione sopra descritta, le coordinate del
tempo e dello spazio non possono essere stabilite con esattezza, ma
il fattore energetico esatto. Anche se il tempo e lo spazio restano
dei fattori non esattamente determinabili, un unico fotone pu essere
emesso, rendendo precisa la quantit dell'energia coinvolta. Nel
secondo esperimento, proprio la quantit di energia coinvolta che
non pu essere misurata e, quindi, rimane vaga e indeterminata.
Ci che colpisce di pi il fatto che il risultato della dimostrazione
dipenda dal modo in cui la dimostrazione viene impostata.
L'esperimento viene montato in un determinato modo per produrre
il risultato che si vuole ottenere, rendendo il risultato opposto impossibile.
Dobbiamo mettere la natura con le spalle al muro, per
cos dire, e porle una domanda precisa per ricevere una risposta; allo
stesso tempo la possibilit di sapere ci che la materia sia veramente
si allontana. Alla fine siamo in grado di affermare quanto segue:
Se creiamo un determinato fenomeno sulla base di una certa
ipotesi, la natura risponder in un determinato modo; ma se creiamo
un altro fenomeno basato su un'ipotesi diversa, la natura risponder
diversamente. Per questo motivo, la domanda presente
nella coscienza del ricercatore diventa un fattore rilevante e, nella

115

valutazione di qualsiasi risultato, si deve prendere in considerazione


sia l'osservatore sia il modo in cui l'esperimento stato impostato.
Non possiamo sapere tutto e, per scoprire una cosa, ne dobbiamo
sacrificare un'altra: o il tempo- spazio sar per noi un'informazione
esatta, o, viceversa, la quantit di energia coinvolta sar precisamente
nota. Inoltre, le conclusioni a cui si giunge mediante i due
esperimenti descritti sopra, si contraddicono. Alla fine, si pu affermare
solo che la luce si comporter come una serie di fotoni (o onde),
in base alle circostanze e al modo in cui la nostra ricerca viene
impostata.
Gli studiosi che si sono dedicati a indagare la materia in modo
obiettivo sono stati obbligati a rivolgersi alla psicologia, perch la
realt dell'osservatore e l'ipotesi che egli ha in mente durante lo svolgimento
dei suoi esperimenti devono essere presi in considerazione
assieme ai fattori fisici esterni. Partendo dalle indagini sugli aspetti
materiali della natura, gli scienziati arrivano a toccare la zona liminale
dell'inconscio. Lo psicologo, partendo da un'attenzione nei confronti
dell'inconscio, arriva alla zona liminale del somatico, zona in cui la psiche
sembra essere riflessa nei fatti concreti e materiali della natura.
Un fenomeno analogo pu essere osservato nel campo della matematica,
in particolare nell'area chiamata matematica fondamentale,
dove ormai riconosciuto che nemmeno gli assiomi pi basilari
possono essere dimostrati. Il vero fondamento della matematica,
per come la conosciamo oggi, costituito, da una parte, dalle esperienze
sensoriali e, dall'altra, dalle esperienze archetipiche della psiche.
L'assioma secondo cui due linee parallele si incontrano all'infinito,
per esempio, frutto sia dell'esperienza sensoriale visiva, in cui
vediamo due linee che si intersecano a distanza, sia di certe leggi
proprie della mente stessa. Sospesa fra queste due realt, si trova la
matematica.
L'intero corpus delle scienze naturali divenuto una forma descrittiva
che ci insegna quanto segue: se osserviamo un certo fenomeno
in un determinato modo, i risultati saranno di un certo tipo;
se cambiamo l'oggetto di indagine e la nostra modalit di indagare,
cambieranno anche i risultati che otterremo. Sia l'osservatore che la
natura della mente umana devono essere presi in considerazione. Le
scienze naturali sono avvantaggiate perch hanno a disposizione i
mezzi per poter misurare i fenomeni di cui si occupano e per dimo-

116

strare che i loro risultati hanno verit statistica. Nel campo della mi-
crofisica, gli esperimenti possono essere ripetuti molte volte e il fattore
soggettivo gioca un ruolo piuttosto marginale. Quando si ha a
che fare con milioni di atomi, per, i risultati corrispondono a leggi
che hanno una verit del tutto relativa.
Nello studio dell'inconscio, i fattori fondamentali sono gli archetipi,
e la loro attivit l'unico fenomeno che possiamo prevedere con
un certo grado di precisione. I casi clinici rappresentano un materiale
molto individuale, motivo per cui riteniamo che, nell'incontro
con un individuo all'interno di una vera situazione di vita, la teoria
occupa una posizione relativa e secondaria.
Tornando alla nostra fiaba, Ivan scavalca le mura della citt della
zarina e in tal modo fa un vero salto oltre la realt che fino a quel
momento viveva. Si trova ora nella sfera della realt psichica (e, per
noi, l'ipotesi che la psiche di per s sia assolutamente reale, un'ipotesi
valida). Nel gergo professionale, parleremmo di inconscio riferendoci
alla realt ignota che stiamo osservando. Ivan trova
Maria addormentata, abusa di lei e scappa. Solo dopo la zarina si
sveglia.
Maria rappresenta una forma di contromovimento rispetto alle
azioni di Ivan. In maniera analoga si sa che quando la coscienza
vigile, non possiamo essere consapevoli dell'inconscio; per averne
consapevolezza il livello di vigilanza della coscienza deve essere abbassato.
L'esempio pi eloquente di questo sono i sogni: la coscienza
appena presente, ma non in modo tale da interferire con quel
che succede nell'inconscio. Il sogno emerge proprio al margine fra
coscienza e inconscio.
Alcune filosofie orientali insegnano che samadhi, la forma pi
elevata di coscienza, comporta un completo spegnimento dell'Io. La
nostra posizione ben diversa. Jung, rimarcando il valore della complementariet
tra coscienza e inconscio, riteneva che uno stato in
cui l'io sia estinto corrisponderebbe a totale inconsciet. Non si pu
essere contemporaneamente consci e inconsci. La pratica dell'immaginazione
attiva un tentativo di mantenere la solidit dell'io,
coinvolgendo al tempo stesso il fenomeno limite del sogno. Per questo
motivo, essa rimane l'approccio migliore per effettuare una sintesi
tra i due opposti. Per capire il significato di un sogno, dobbiamo
abbassare la vigilanza della coscienza. Anche se l'Oriente ci incoraggerebbe
ad abbandonare totalmente la coscienza egoica, per noi

117

in Occidente un passo del genere comporterebbe la perdita della


possibilit di proporre qualsiasi descrizione scientifica dei fenomeni
psichici. Jung, durante il suo soggiorno in Africa, osservava i fenomeni
psichici degli indigeni e annotava le sue osservazioni in modo
molto scientifico. In seguito, visse alcune esperienze affini in
prima persona, ma, consultando gli appunti presi in precedenza,
scopr che non aveva colto la vera essenza di quegli eventi. Se ci si
ostina a tutti i costi a mantenere un atteggiamento scientifico, si rischia
di passare in mezzo alla savana africana senza fare esperienza
del luogo. Allo stesso tempo, attraversare la savana al modo degli
indigeni vuol dire perdere la luce della coscienza e, con essa, la
possibilit di registrare i fenomeni in modo scientifico. compito
della coscienza distinguere fra ci che succede fuori di noi e ci che
avviene all'interno della nostra realt psichica. In assenza di una coscienza
riflessiva, la distinzione scompare e quel che resta una serie
di eventi mediante i quali il fenomeno interiore si verifica fuori,
nel mondo.
Una mia conoscente una volta mi raccont la storia di un missionario
che aveva passato tutta la notte accanto a uno stregone.
Questo medicine man, prima di entrare in trance, spieg al missionario
che stava per recarsi in cima a un lontano monte per incontrarsi
con altri guaritori, per una sorta di riunione tra spiriti. Il
missionario chiese al medicine man la cortesia di fare una sosta
lungo il tragitto per consegnare a un suo amico un messaggio, che
cos recitava: Per favore, restituiscimi i miei fucili. Dopo qualche
giorno, il missionario ricevette una lettera in cui l'amico in questione
raccontava d'essere stato svegliato nel cuore della notte da
una voce proveniente dall'esterno della sua casa, e la voce diceva:
Restituiscimi i miei fucili. Credo che un fenomeno simile possa
verificarsi esclusivamente in uno stato di trance o di profonda in-
consciet. In tali casi, quel che avviene dentro pu veramente manifestarsi
all'esterno.
Spesso proviamo sensazioni simili nei confronti dei sogni. Al risveglio,
per, riusciamo a distinguere fra realt onirica e realt concreta
del mondo circostante. Si potrebbe descrivere il messaggio del
nostro stregone quale manifestazione dell'inconscio all'interno di
uno spaziotempo non accessibile alla coscienza. Fenomeni di questo
tipo si verificano pi spesso di quanto non sembri, ma all'osservatore
esterno non consentito accompagnare lo stregone alla

118

montagna. O si vive pienamente l'esperienza o si mantiene l'atteggiamento


scientifico di chi osserva e prende appunti. Si tratta di due
atteggiamenti complementari.
Apprendiamo dalla nostra fiaba che Maria praticamente trasparente,
qualit spesso legata al mondo dei fantasmi. Una variante
della stessa storia, come abbiamo visto, racconta come il corpo di
Maria potesse essere preso fra due dita di una mano, pur essendo
cos grande da riempire il mondo intero. Sembra che Maria possegga
un corpo sottile, un corpo che manca di densit e delle caratteristiche
ordinarie della materia. Ivan riesce persino a vederne il midollo
che scorre all'interno delle ossa. Maria, quindi, una sorta di
scheletro. In alcune fiabe compare una figura di Anima che, vista da
davanti, una bellissima donna ma, quando si gira, uno scheletro,
un'immagine di morte.
Abbiamo gi incontrato un motivo simile nella storia del giovane
che, innamorato della Dea delle Stelle, scopre poi che si tratta di uno
scheletro danzante che abita un mondo pieno di nebbia. Allo stesso
modo, Maria vive nelle zone di confine fra la vita e la morte. Di conseguenza,
un essere sovrannaturale, con un corpo non materiale
che assomiglia a una conchiglia translucida. Ivan approfitta di lei
che dorme e, mentre lui fugge, Maria si sveglia al suono della campana
sfiorata dallo zoccolo del cavallo. Si noti che, entrando in citt,
il cavallo non aveva toccato la campana, ma nella fretta di allontanarsene,
invece, aziona l'allarme.
Abbiamo gi incontrato il motivo dell'oggetto che non deve essere
toccato nella fiaba Kari Veste di Legno. In quel racconto, il toro celeste
ammonisce la ragazza perch non tocchi le foglie di rame, argento
e oro, mentre attraversano la foresta. Nonostante i tentativi di
evitare l'incontro con i troli padroni delle foreste, i mostriciattoli
spuntano fuori e lottano con il toro. Le foglie in questa fiaba rappresentano
il lato mortale dell'esperienza umana. Nel nostro racconto,
le mura si riferiscono al luogo in cui la realt fisica viene toccata,
dando corpo alle cose. Ed proprio qui che si annida un
grande pericolo, dal momento che l'Anima non una donna reale in
senso concreto, ma una realt che attiene alla sfera spirituale.
La necessit di vivere l'Anima quale entit psicologica non prescinde
dal coinvolgimento di una donna reale, la quale costituisce
una sorta di gancio che desta l'attenzione dell'uomo, mediante una
dinamica di attrazione. Fare i conti con l'Anima diventa una vera sfi-

119
da per un uomo quando questa istanza psichica si esprime tramite
un essere umano in carne ed ossa.
Difficolt dello stesso genere emergono ogni qual volta si faccia
un sogno che induce la seguente domanda: Devo affrontare questo
argomento concretamente, o sul piano simbolico?. La questione
rappresenta, dal punto di vista etico, uno degli aspetti pi difficili di
tutto il processo analitico. Con una buona dose di pazienza, spesso,
sono proprio i sogni a risolverla, mostrandoci la via pi giusta;
altre volte la questione rimane irrisolta e, confidando nelle proprie
risorse, si deve prendere una posizione. Nel caso di errore, sar l'inconscio
stesso del sognatore a intervenire per correggere il tiro.
Il motivo del tocco alla campana da parte di Ivan suggerisce che
all'interno della sua realt sta emergendo una reazione emotiva, una
sorta di vibrazione che risuona dentro di lui.
I simboli archetipici sono contraddistinti da una carica di energia
notevole, per cui risultano davvero esplosivi. Determinano grandi
movimenti dinamici, come il nazismo e, in egual misura, sottendono
quel che avviene nella mente dei pazienti psicotici. Possiamo
essere consapevoli degli aspetti immaginali ed energetici degli archetipi,
ma la loro vera natura ci rimane ignota. Sappiamo che si
presentano ricorrentemente come immagini e modelli dinamici e
che sprigionano una grande quantit di energia quando investono
la nostra realt concreta. L'archetipo, quale forma tipica di far esperienza
della realt, legato all'istinto e quindi all'attivit fisica. La
realizzazione di un archetipo tramite l'attivit istintuale il momento
in cui all'interno di un individuo emerge una grande emozione.
Capita a volte che una persona faccia un sogno archetipico che
non risveglia alcuna particolare reazione, ma solo un semplice pensiero:
Certo, tutta questa mitologia molto interessante...!.
Non si tratta necessariamente d'incapacit dell'analista di trasmettere
al paziente il vero significato del sogno, ma piuttosto di una
situazione in cui il messaggio dell'inconscio appare troppo lontano
dalla situazione conscia del sognatore. Certe volte, a distanza di
tempo, accade che lo stesso sognatore provi una grande emozione e
non veda l'ora di comunicare all'analista che la spinta del sogno si
finalmente fatta sentire. La realt archetipica, prima inavvicinabile,
ora entrata in contatto con la coscienza del paziente, attivando
la zona liminale dove la dimensione fisica e quella psichica si in-

120

contrano. come se l'individuo sentisse il suono di una campana


con tutte le vibrazioni interne che ci comporta.
L'immagine della Kundalini quale serpente dormiente ben nota.
Quando, tramite l'intensa concentrazione di uno yogin, il serpente
comincia a risalire il suo percorso, si sente immediatamente
il rintocco di un gong, segnale che la Kundalini si destata. Si tratta
di un momento speciale che corrisponde a ci che noi chiamiamo,
in termini mutuati dall'astronomia e dall'astrologia, costellazione di
una realt inconscia.
Che cosa significa questa misteriosa definizione, al di l dell'ovvio
riferimento al posizionamento delle stelle secondo un determinato
pattern?
Impiegando questa espressione, parliamo in effetti di qualcosa
che non possiamo conoscere. L'azione di costellare corrisponde al
momento in cui un contenuto inconscio, in precedenza latente quale
possibilit all'interno dell'essere umano, si fa presente e preme
verso la propria realizzazione. Ecco perch ci si riferisce a una realt
liminale, tra la vita e la morte: latente, ma, al tempo stesso, reale.
Il contatto dello zoccolo sinistro del cavallo di Ivan con la campana
rappresenta una felix culpa, un errore necessario che contiene
in s la speranza, poich tramite esso la coscienza pu progredire.
Ogni crescita di consapevolezza, in un certo senso, un errore fatale,
una violazione di un aspetto della natura. Chi, come pu accadere
ai contadini, vive un rapporto di armonia con la natura, contiene nella
propria personalit tutte le realt archetipiche in stato latente, non
costellate. Non possibile parlare loro di tale presenza silente della
vita. Per poter realizzare la propria interiorit, la coscienza ha bisogno
di sentirsi staccata dalla natura e di soffrire i disturbi emotivi
che tale distacco provoca alla personalit. Ed appunto questo che
sottende l'impulsivit animalesca di Ivan. Lo zoccolo sinistro claudicante
accosta l'eroe all'orientamento che caratterizzava suo fratello,
Dimitri, costellandone la possibilit di una presa di coscienza.
A Maria e ai suoi servitori spuntano le ali, il che indica chiaramente
la natura spirituale della zarina, ma si tratta anche di una
reazione al contatto stabilito da Ivan con il fisico. Da figura dormiente,
Maria passa a incarnare una dinamica che compensa il gesto
di Ivan.
Il rintocco della campana corrisponde a quel che accade a una
personalit toccata da un complesso: un elemento della vita inte-

121

riore vibra e risuona. Ivan invaso dalla terribile paura che Maria lo
insegua: rappresentazione tipica della dinamica fra l Anima e una
coscienza non ancora in grado di rapportarsi al femminile interiore.
Si pu ipotizzare che questo passaggio della fiaba si riferisca a un tipico
problema della psiche russa: una coscienza sostanzialmente
debole trova il coraggio di congiungersi con l'Anima soltanto stuprandola
nel sonno; al risveglio, la coscienza si spaventa e scappa.
Le tre streghe, rappresentazioni di Bab Yaga, invitano Maria a
fermarsi a prendere il t. In tal modo fra Ivan e la zarina vergine si
crea maggiore distanza. Di nuovo si pu pensare a una particolare
attinenza di questo passaggio della fiaba alla psiche russa: preso da
paura, l'ipotetico russo rimanderebbe il vero confronto col problema
per evitare di provare quanto sia realmente cruciale. In ogni caso,
il chiacchiericcio da vecchie cui assistiamo pu essere di una
certa utilit psicologica in quanto serve a proteggere la personalit
da una presa di coscienza che non ancora in grado di sostenere.
Spesso la figura della madre che funge da cuscinetto fra la coscienza
egoica e la consapevolezza dell'Anima. Nella nostra fiaba
questa funzione sembra avere valenza positiva. Tuttavia, la tendenza
da parte della figura materna ad aiutare, interferendo nei progetti
della personalit, corrisponde a un problema piuttosto diffuso
della psicologia russa.
Ivan rientra a corte e sembra, in apparenza, che nulla gli sia successo.
Suo fratello gli ruba le mele d'oro e le acque della vita e della
morte, vantandosi di essere stato lui a trovare i tesori. Ivan, dal canto
suo, si ubriaca senza cercare in nessun modo di dimostrare la falsit
di ci che il fratello va affermando. Rispetto alla situazione iniziale
del racconto, pare che non sia cambiato proprio nulla. Ancora, la fiaba
offre una riflessione su una caratteristica collettiva della psiche
russa: aperta a esperienze interiori forti e intense, rimane pur tuttavia
legata a vecchie modalit quando si tratta di integrare tali esperienze
nella vita concreta. Le grandi potenzialit creative, latenti nella
psiche russa, vengono osservate con stupore primitivo, ma non
vanno tradotte in risultati reali e concreti. L'arrendevolezza dimostrata
da Ivan, che non contesta le affermazioni del fratello, originata dal
complesso materno, che spesso tende a vanificare le conquiste fatte in
precedenza. Nei secoli, i russi si sono trovati a dover affrontare questioni
religiose di notevole profondit, come ampiamente dimostrano
opere letterarie come, per esempio, IfratelliKaramazov di Dostoevskij.

122

La natura pi profonda del problema della tendenziale scissione


fra esperienza interiore e vita vissuta nella psiche russa, pu in maniera
immaginale riflettersi nella posizione dell'Anima rispetto al sole,
motivo trattato da Jung in Psicologia e alchimia. Il potenziale di
crescita della coscienza ancora nell'inconscio, per cui le esperienze
che emergono dal profondo della psiche sono vissute esclusivamente
come ispirazioni, ma non vengono integrate fino a divenire qualit
coscienti. L'io recepisce l'esperienza in forma alquanto passiva.
In Psicologia e alchimia11 Jung interpreta il sogno di un uomo in
cui una donna sconosciuta, figura d'Anima, in stato di adorazione
al cospetto del sole. L'immagine, nell'interpretazione di Jung, indica
come il genio creativo del sognatore sia ancora nell'inconscio, legato
alla sfera animica e animale. Gli individui del genere sono capaci
di fare grandi scoperte, non come frutto di un intenso impegno
personale, ma semplicemente in quanto queste emergono spontaneamente
dall'inconscio. Si tratta di regali da parte dell'Anima, ma
cos come sono arrivati, i contenuti innovativi tendono poi facilmente
a regredire nell'inconscio per la stessa via.
A questo punto della fiaba sembra che tutto quel che successo
non sia servito a nulla. Dimitri continua a vantarsi delle proprie gesta.
stato rinchiuso nel sotterraneo della donna dal letto girevole,
figura paragonabile alla Circe dei greci, la quale, con la bacchetta
magica, trasformava in porci (emblema dell'essere accecati dall'istinto)
tutti gli uomini che mettessero piede nella sua isola.
Nonostante Dimitri continui ad atteggiarsi come chi sia stato toccato
da un'esperienza profonda e intensa, la dimensione mistica di ci
che ha vissuto confutata dall'inconscio. In buona sostanza, non
cambiato nulla. Molte persone durante il percorso analitico vivono
esperienze intense ma non riescono a integrarne il vissuto nel contesto
delle loro esistenze. Concluso l'evento, non sanno pi cosa fare
e, di conseguenza, non avviene nessun vero cambiamento nella
sfera conscia. Il tutto paragonabile a un bel bagno caldo: una volta
usciti dalla vasca, ci si sente pi puliti, ma la personalit, sostanzialmente,
immutata. Per descrivere questo genere di esperienze, gli
studiosi di mitologia utilizzano l'espressione: la difficolt del ritorno.
L'eroe, per esempio, dopo aver ucciso il drago o dopo aver superato

NOTE
11 C. G. Jung (1944), Psicologia e alchimia, in Opere, vol. XII, Torino, Bollati
Boringhieri, 1992.
FINE NOTE

123

prove di ogni tipo, si addormenta sulla strada di ritorno e perde tutto.


A volte gli viene sottratto il tesoro che aveva conquistato, come nel
racconto di Gilgamesh che si ferma a farsi un bagno, dando cos a un
serpente l'occasione di sottrargli l'elisir della vita.
Tornare a riconnettersi con la vita concreta una sfida altrettanto
grande come quella del confronto con l'inconscio. Trascurare
questo passaggio fondamentale vuol dire perdersi nell'ebbrezza per
svegliarsi poi col classico mal di testa del giorno dopo, ma senza nessun
cambiamento sostanziale.
Jung assunse una posizione contraria alla pratica dell'ipnosi
proprio per questi motivi12: un insight pu attecchire solo se il frutto
di un graduale processo di consolidamento nella coscienza.
Metodi e tecniche caratterizzati da rapidit non danno risultati duraturi
in quanto non riescono a creare un vero legame fra la coscienza
e l'inconscio.
Il difficile compito di integrare nella sua esistenza tutto quel che
ha imparato sembra eccedere la capacit di Ivan. Cos, egli riprende
il proprio stile di vita consueto, dimenticandosi delle esperienze
che ha vissuto durante il viaggio.
Il motivo dell'eroe che rischia di perdere tutto ci che aveva precedentemente
conquistato illustrato in un'altra fiaba, nella quale
si narra di un giovane che conquista e sposa una bella principessa
appartenente a un altro regno. Il desiderio del giovane di tornare a
casa per una breve visita suscita ansia nella principessa che gli dice:
Non dimenticarti di me ed evita, a tutti i costi, di dare un bacio
a tua madre!. Il giovane promette di seguire i suoi consigli ma, una
volta tornato a casa, si dimentica delle parole di sua moglie, bacia
la madre e immediatamente dimentica quel che aveva vissuto in
precedenza.
In certe situazioni, la tentazione di sminuire un'esperienza importante
mediante un'interpretazione riduttiva pu essere grande,
se non addirittura diabolica. compito della coscienza cercare di
creare un collegamento fra il mondo interiore e la sfera dell'esisten-

NOTE
12 Io ho abbandonato l'ipnosi, non perch non volevo avere nulla a che fare
con le energie pi fonde dell'anima umana, ma proprio perch volevo
combattere con quelle direttamente e apertamente. Se sapessi gi quali potenze
sono in gioco nell'ipnosi, abbandonerei l'ipnosi solo per eliminare ogni
utilizzazione indiretta di questi veicoli [(JV. d.T.) C. G. Jung (1914),
Questioni attuali di psicoterapia, in Opere, Torino, Boringhieri, 1973, p. 285).
FINE NOTE

124

za concreta e di integrare le varie esperienze vitali in modo completo,


senza trascurare n gli aspetti interiori, n quel che attiene al
mondo esterno.
Con un vero colpo di scena, la fiaba rivela che, nonostante la situazione
a corte appaia sostanzialmente immutata, la realt ben
altra: Maria incinta e il padre dei suoi due figli Ivan.
Quando succede un fatto importante, che a sua volta costella
una configurazione dell'inconscio, la situazione non mai completamente
immutata. Un movimento psichico stato attivato a livello
inconscio e l'Anima gravida delle esperienze vissute da Ivan. I due
figli, in fase di crescita, rappresentano la forza e la solidit dell'Io che
consente un'emersione di materiale inconscio nella sfera della coscienza.
L'arrivo di Maria accompagnato da una serie di spari e dalla
minaccia che l'intera citt venga distrutta se il padre dei suoi figli
non si far avanti. La zarina dimostra qui la medesima forza brutale
impiegata da Ivan nell'ingresso nel suo regno e nell'abuso di
Maria. Lo scenario rispecchia la condizione attuale della cultura russa
dove impera un atteggiamento esageratamente illuminato che
non lascia spazio all'irrazionale. Tutto viene visto nell'ottica del materialismo
meccanicistico ottocentesco, ormai respinto dal mondo
occidentale. questo atteggiamento, in effetti, che stupra Maria; e
la reazione che ne consegue da parte dell'inconscio altrettanto forte
e brutale. All'interno di culture pi antiche, le dinamiche tendono
ad avere un andamento pi equilibrato e meno violento.
Un colpo di arma da fuoco simboleggia emozioni molto forti. E
l'attacco di Maria al regno dello zar comincia con una serie di spari.
evidente che l'approccio della zarina sia emozionalmente carico.
L'Anima/ Maria spara sul mondo della coscienza, disposta a distruggerlo
completamente se sar necessario. La vendetta di Maria
per la violenza subita da parte di Ivan assume la forma di un'irruzione
improvvisa e incontrollata, in grado di sopraffare del tutto la
coscienza a livello emozionale.
La corte dello zar, desiderosa di capire quel che realmente successo,
propone prima Teodor e poi Dimitri quale padre dei gemelli
della zarina, ma l Anima resta insoddisfatta finch la paternit non
venga riconosciuta a Ivan. Finalmente lo zar ammette che l'unico figlio
ad aver seguito le proprie orme Ivan, e gli offre l'intero regno.
Ivan respinge l'offerta del padre e insieme a Maria parte per il Regno

125

sotto il Sole. Dal punto di vista psicologico, la conclusione della vicenda


insoddisfacente, poich la decisione di Ivan di partire con la
zarina riconduce tutto quel che era stato conquistato di nuovo nella
sfera dell'inconscio. La grande ricchezza e l'immensa creativit
dell'inconscio non impediscono che la citt, immagine della coscienza
strutturata, venga distrutta.
Alcune varianti della fiaba narrano del re che regala met del
proprio regno al figlio e alla sua sposa, tenendo l'altra met per s.
Il contrasto fra la conclusione della nostra fiaba e quella presente in
altri simili racconti la rende particolarmente triste, poich in essa i
valori pi preziosi regrediscono nell'inconscio, rendendo le possibilit
di una crescita di consapevolezza assai scarse. Ciononostante,
sembra che le peripezie abbiano creato un equilibrio migliore fra la
sfera del maschile e quella del femminile, anche se il tutto per ora
permane nell'inconscio.
La nostra fiaba pu essere considerata quale esempio di un'esperienza
psichica che, a forza di ripetersi, potr un giorno originare
un equilibrio nel campo della coscienza. In maniera simile, a livello
individuale, le persone cadono di continuo nel medesimo
tranello e, nonostante sembri che, di volta in volta, abbiano imparato
la lezione, fatalmente ci ricascano di nuovo. Ma, a ogni caduta,
forse guadagnano un po'"di terreno in pi finch, dopo l'ennesima
volta, non giungono a esclamare: Sono gi stato qui e sono riuscito
a uscirne!.
Ogni ricaduta, quindi, corrisponde a una piccola presa di coscienza
e contiene in s una sorta di segreta conferma del mistero
della personalit individuale. Qualcosa di piccolo e di apparentemente
insignificante mutato, ma la storia non finisce qui...

126

FINE

Marie- Louise von Franz (1915-1998), analista jun-


ghiana, una delle pi strette collaboratrici di
C. G. Jung, ha condiviso con lui, nel periodo
1933-1961, quasi trentanni di lavoro. considerata
tra le sue allieve pi famose e ne rappresenta
la fedele continuazione del pensiero. Una
delle voci pi autorevoli nel campo della psicologia
analitica, un'insegnante dotata di un
talento straordinario e di una rara capacit di
rendere accessibili le pi complesse teorie psicologiche,
ha svolto ricerca sui sogni sia di uomini
e donne moderni, sia di personaggi storici
come Annibale, Socrate e Cartesio. autrice di
molti volumi, tra cui Le fiabe interpretate, L'eterno
fanciullo, Il mondo dei sogni, Tipologia psicologica,
I volti del tempo, Le fiabe del lieto fine,
Incontri con la morte, La morte e i sogni e La
gatta. Una fiaba sulla redenzione del femminile
(Edizione Magi 2008).

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