archivio giuridico – volume ccXXX – Fascicolo 2-2010
Luigi Labruna Alfredo de mArsico: lA dimensione di un mito* 1
audace mi è apparso di primo acchito il proposito di giuseppe d’amico di scrivere, in occasione dei venticinque anni dalla scomparsa, un libro su alfredo de Marsico. Su di lui esiste una bibliografia vastissima, in cui vengono esplorate ed illuminate, non solo e non sempre con intento agiografico, le sfaccettature molteplici della sua intrigante e straordinaria personalità. grande
archivio giuridico – volume ccXXX – Fascicolo 2-2010
Luigi Labruna Alfredo de mArsico: lA dimensione di un mito* 1
audace mi è apparso di primo acchito il proposito di giuseppe d’amico di scrivere, in occasione dei venticinque anni dalla scomparsa, un libro su alfredo de Marsico. Su di lui esiste una bibliografia vastissima, in cui vengono esplorate ed illuminate, non solo e non sempre con intento agiografico, le sfaccettature molteplici della sua intrigante e straordinaria personalità. grande
archivio giuridico – volume ccXXX – Fascicolo 2-2010
Luigi Labruna Alfredo de mArsico: lA dimensione di un mito* 1
audace mi è apparso di primo acchito il proposito di giuseppe d’amico di scrivere, in occasione dei venticinque anni dalla scomparsa, un libro su alfredo de Marsico. Su di lui esiste una bibliografia vastissima, in cui vengono esplorate ed illuminate, non solo e non sempre con intento agiografico, le sfaccettature molteplici della sua intrigante e straordinaria personalità. grande
Audace mi è apparso di primo acchito il proposito di Giu-
seppe D’Amico di scrivere, in occasione dei venticinque anni dalla scomparsa, un libro su Alfredo De Marsico. Su di lui esi- ste una bibliografia vastissima, in cui vengono esplorate ed illuminate, non solo e non sempre con intento agiografico, le sfaccettature molteplici della sua intrigante e straordinaria personalità. Grande avvocato, oratore di successo, giurista di fama, politico impegnato in tempi difficili e talora tragici del- la storia d’Italia in posizioni di rilievo nella vita pubblica, in Parlamento, come dirigente del partito fascista in cui a lungo credette, ma, di cui non esitò a intendere anche e a denunciare in momenti decisivi limiti, colpe gravi, delitti. Ministro della giustizia del Regno, più che del regime agonizzante, «animato nell’ora del pericolo – scrisse – da un solo sentimento: quello di salvare la Nazione», si assunse in prima persona la respon- sabilità di contribuire a redigere e ad apertamente difende- re e votare in una drammatica seduta del Gran Consiglio, in- cautamente convocata dal Duce il 24 luglio del 1943 dopo anni che aveva evitato di farlo, l’«ordine del giorno Grandi». Il docu- mento la cui approvazione Mussolini, con i pochi adepti rima- sti a lui vicini, contrastò ma che alfine subì «spingendo le cose sino alla votazione – ipotizza il Nostro –, per permettere la in- dividuazione dei dissidenti che doveva, nelle sue intenzioni, preparare la individuazione dei responsabili da punire e, in tal modo, una sua più vigorosa azione politica». Senza percepi- re tuttavia appieno il rilievo che l’approvazione di quell’ordine del giorno (che chiedeva il ripristino «di tutte le funzioni sta- tali» e la restituzione al re del comando supremo delle Forze
* A proposito di Giuseppe D’Amico, Alfredo De Marsico. Il mago della pa- rola (Agropoli, Laveglia&Carlone editore, 2010) pp. 240.