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Presentazione v
Indice vii
3.3 - Le potenze 73
Capitolo l
Conoscenze preliminari
Per poter capire a fondo (o anche semplicemente per seguire con un minimo di profitto)
un qualsiasi corso di materie matematiche di una Facolt universitaria, indispensabile
che lo studente abbia ben chiare alcune (minime) conoscenze di base. Le elenchiamo qui
di seguito, in modo che il lettore ne possa eventualmente ripassare qualcuna. Gli esercizi
di questo capitolo sono un semplice controllo delle nozioni apprese negli anni delle scuole
superiori, e il loro svolgimento non deve presentare alcun problema.
Introduciamo il vocabolario essenziale per poter parlare rigorosamente dei concetti che
seguiranno; pi che dare definizioni e giustificazioni sofisticate (che sono oggetto di studio
di un ramo apposito della Matematica, la Logica Matematica), procederemo per esempi,
assumendo tacitamente come "primitivi" (cio intuitivi) svariati concetti.
Gli oggetti su cui operiamo sono le proposizioni: chiameremo proposizione ogni frase
di senso compiuto che d delle informazioni.
Esempio: "oggi", "se oggi piove", "che ore sono?" non sono delle proposizioni, mentre
"oggi piove" lo , come pure "Marco pi alto di Carlo e pi basso di Giorgio" o "un
triangolo ha sette lati" oppure "il prodotto di due numeri positivi positivo" (~es. 1.1).
2 Sezione 1.1 : Proposizioni e predicati
Quando, negli esempi che seguono, usiamo frasi tratte dal linguaggio di tutti l
giorni, a volte aggiungeremo fra parentesi quadre alcune parole che abitualmente '"5l
gono omesse: ad esempio scriveremo "Marco pi alto di Carlo e [Marco ] pi basso di
Giorgio" .
Una proposizione (che verr generalmente indicata con una lettera corsiva maiuscola,
$, , ... ) pu essere vera o falsa (non contemporaneamente), e quando si considerano
pi proposizioni simultaneamente utile tracciare la loro tabella di verit, ovvero una
tabella che ha su ogni riga una diversa proposizione, e nelle cui colonne compaiono tutte
le combinazioni di vero/falso che possono verificarsi.
Esempio; la tabella di verit delle due proposizioni ,N, :9J pu essere scritta
.!" V V F F
:9J : V F V F,
cos che alla penultima colonna corrisponde il caso falso, :9J vero"; la tabella delle
tre proposizioni .!4f', :9J,
V V V V F F F F
V V F F V V F F
V F V F V F V F.
Diremo equivalenti due proposizioni che hanno lo stesso valore di verit, cio tali
che nella tabella di verit delle due le righe ad esse corrispondenti sono uguali.
Nel linguaggio abituale, formiamo frasi complesse a partire da frasi pi semplici.
che vengono legate da opportune parole: ad esempio, "Marco pi alto di Carlo e pi
basso di Giorgio" costituita dalle due frasi "Marco pi alto di Carlo" e "Marco
pi basso di Giorgio" , legate dalla congiunzione "e". Formalizziamo questa osservazione:
vi sono alcuni operatori (connettivi logici) che trasformano una o pi proposizioni in
altre proposizioni, i cui valori di verit sono determinati da quelli delle proposizioni di
partenza; essi sono dati dai simboli
date due proposizioni .!" e :9J, definiamo la proposizione non $ mediante la tabella
di verit
$ V F
non.!" F V,
e le proposizioni ,N e l $ o ::::} :9J ed {=::::} :9J mediante la
seguente tabella di verit:
V V F F
V F V F
non.!" F F V V
.!4f' e :9J V F F F
$ o :9J V V V F
$::::} V F V V
$ {=::::} V F F V.
Capitolo 1 : Conoscenze preliminari 3
Il simbolo di implicazione ::::} crea una nuova proposizione, che si legge " $ implica
.!(:jJ" oppure "se allora o anche "I se $" (intendendo che sicuramente
vera se $ vera), o infine solo se 1" (cio $ pu essere vera soltanto se LrJ61
vera): .dunque, $::::} significa che se $ vera, necessariamente anche deve
essere vera, mentre se falsa pu indifferentemente essere vera o falsa. Quando
si ha un'implicazione ::::} si dice anche che "condizione necessaria affinch $
sia vera che I sia vera", oppure anche " condizione sufficiente affinch sia vera
che $ sia vera". Talvolta conviene scrivere un' implicazione da destra a sinistra, e
per fare ci si rovescia il simbolo: la proposizione $::::} J si pu allora scrivere anche
.!(:jJ :: $ .
Esempio: la moglie dice al marito: "se passi davanti al negozio [allora] compera le mele".
Chiaramente, se il marito rientra con le mele la moglie soddisfatta, per non ha nulla
da recriminare neppure se il marito rientra senza mele ma dice che non passato davanti
al negozio: l'unico caso in cui si pu lamentare se il marito passato davanti al negozio
(1' ipotesi soddisfatta) ma non ha comperato le mele (la tesi non soddisfatta). Se per
la moglie protesta anche negli altri casi, non fatele una lezione di logica a meno che
non vogliate proprio litigare ...
4 Sezione 1.1 : Proposizioni e predicati
Esempio : se con a e b indichiamo due numeri reali, allora abbiamo la ben nota legge
di annullamento del prodotto:
[a b O] => [a Oo b OJ.
ed associativo, cio
per questo motivo, l'ultima proposizione potr essere scritta senza ambiguit c.W e
e '6', omettendo le parentesi. Abitualmente, nel corso di un testo in italiano, in
una lunga lista di "e" la particella viene omessa, e sostituita da una virgola: cos faremo
anche noi, e ad esempio troveremo scritto "se x ;::: 1, x2 < 4, cos x > O allora ... "
anzich "se [(x;::: 1) e (X2 < 4) e (cosx > O)] allora ... ".
Delle propriet commutativa e associativa gode anche l'operatore o. Invece,
(sf e l) o '6' non equivalente ad e ( o '6') (~es. L7), anzi vale
una sorta di propriet distributiva (~ es. L8):
Una propriet simile vale anche per la negazione: precisamente si ha (~ es. L9)
(per il momento, non facciamo ancora uso della convenzione sulla precedenza di non,
dato che le formule sono ugualmente corte e risultano pi chiare). Dalle propriet elencate
finora segue la traduzione della negazione di un' implicazione:
Infatti, nel precedente esempio si visto che =? equivale a (non J;i') o &f ,
pertanto non(.JY' =? ) equivale a non[ (non J4f) o che, distribuendo la ne
gazione mediante le formule appena trovate (e ricordando che una doppia negazione si
cancella), si traduce nella proposizione cercata es. 1.11).
Occorre prestare molta attenzione a quanto abbiamo visto sulla negazione di una
implicazione: infatti, molto spesso capita di vedere la negazione di J>/' =? ~ scritta
.JY' =? non ~ , oppure non.N =? , o anche non =? non , che sono tutte
"negazioni" errate.
Possiamo ora provare una propriet fondamentale:
Esempio : per dimostrare che se a, b, c sono le lunghezze dei lati di un triangolo allora
a '5 b + c , di solito si procede supponendo che il lato a sia invece pi lungo di b + c , e
mostrando che allora gli altri due lati non riescono a toccarsi (cio a, b, c non sono i lati
di un triangolo). interessante provare in un certo senso il viceversa: dati tre numeri
positivi a,b,c con a < b+c, b < a+c, c < a+b, possibile costrure un triangolo che
ha i lati di lunghezza a, b, c rispettivamente (provate a fare una costruzione geometrica).
Capita spesso di avere bisogno di usare svariate proposizioni, che differiscono fra loro
per pochi particolari, se non per uno solo. Sprecare una lettera per ciascuna di esse
poco pratico (se non impossibile, come quando si tratta di infinite proposizioni), pertanto
introduciamo il concetto di predicato: chiameremo predicato ogni frase, contenente una o
pi variabili, che diviene una proposizione quando viene specificato il valore delle variabili.
Esempio;
Y(Roma) = "a Roma sta piovendo"
[\ix, Y(x)] = "sta piovendo in ogni luogo"
: gJ(x)] = "c' un luogo dove sta piovendo"
[\ix, X2 ~ O] = "un quadrato sempre non negativo"
: X2 = 4] = "c' almeno un numero il cui quadrato 4" (~ es. 1.14).
La terza frase si legge "esiste un x tale che ", ed da intendersi nel senso
che esiste almeno un valore di x (non necessariamente uno solo, come mostra l'ultimo
esempio) per cui y(x) vera. Per indicare invece che esiste un unico tale valore, si
possono usare il simbolo 3! o il simbolo :lI; entrambi si leggono "esiste unico" .
Esempio;
[3!x: .Y'(x)] = "esiste uno ed un solo luogo in cui sta piovendo"
[:l!x : (x> O e X2 = 4)] "esiste un solo numero positivo il cui quadrato 4".
Esempio; consideriamo il predicato 9R (x, y) " il giorno y nel luogo x piove"; allora
si pu avere
:ly: ,9f (Sahara, y) = "anche nel Sahara qualche giorno piove"
\ix, :ly: 9R (x, y) "in ogni luogo c' qualche giorno in cui piove".
cio
[non (Vx, J;j7(x))] ~ [3x : non J;j7(x)J , (1.5)
Esempio: abbiamo
non[Vx, (X2 6x + 5 < O => x < 5)] ~ 3x : non(x 2 6x + 5 < O => x < 5)
~ 3x: [x2 - 6x +5 < O e non(x < 5)J
~ 3x: (x2 6x + 5 < O e x ~ 5) .
Esempio: scomponiamo l'enunciato del teorema di Pitagora nelle varie parti che lo co
stituiscono, ponendo
Y( a, b, c) = "a, b, c sono i lati di un triangolo rettangolo ed a l'ipotenusa"
.9'(a,b,c) = "a 2 = b2 + C2 "i
allora l'enunciato si scrive
Come suggerisce questo esempio, la matematica non altro che un insieme di pro
posizioni; per dimostrare che queste sono vere, si usano solo le tre regole logiche fonda
mentali:
a) VSlf, (.J:1t' o non ) (principio del terzo escluso)
b) VSlf, non( Slf e non Slf) (principio di non contraddizione)
c) VSlf, [ ((.:w =:} e (,91 =:} '6)) =:} (Slf =:} )] (principio di
transitivit) .
Tutte e tre sono molto sensate, e in realt abbiamo gi usato le prime due (per introdurre
le tabelle di verit, e dedurne le propriet dei connettivi logici: infatti in ogni casella ab
biamo messo o V o F, niente altro e mai entrambi contemporaneamente). Notiamo
che partendo solo da queste regole, non possibile dimostrare la verit di alcuna proposi
zione utile: le prime due dicono cose (apparentemente) ovvie su una proposizione Slf, ma
non dicono se vera, e usando la terza, per dimostrare che vera =:} abbiamo
bisogno di sapere gi che sono vere addirittura due altre proposizioni. Come possiamo
allora dimostrare qualcosa? evidente, dunque, che indispensabile partire con un certo
numero di proposizioni la cui verit noi assumiamo come postulato (cio decidiamo noi
che sono vere): si tratta degli assiomi; ad esempio, l'intera geometria euclidea basata
sui cinque assiomi di Euclide. L'unica richiesta che facciamo che gli assiomi scelti ri
spettino le tre regole fondamentali: ad esempio, non potremmo mettere tra gli assiomi
che 1 + 1 2 , che 1 + 1 3 e che 2 1= 3 , perch troveremmo una contraddizione (dai
primi due si ricava che la proposizione 2 = 3 vera, dal terzo che falsa). In questo
senso, la matematica "vera" soltanto relativamente agli assiomi iniziali; naturalmente,
potremmo costruire una matematica differente, ed altrettanto "vera", modificando (in
modo non contraddittorio) gli assiomi di partenza: pensiamo ad esempio alla geome
tria iperbolica, che si adatta bene alla teoria della relativit e si ottiene modificando il
postulato delle parallele.
L'utilit della nostra matematica nella vita pratica (dopo tutto, siamo in grado di
inviare razzi su Marte) una conferma non tanto della "verit" degli assiomi iniziali, ma
piuttosto della ragionevolezza della loro scelta, dato il mondo in cui viviamo. Nel seguito
incontreremo alcune "propriet" che daremo per "gi note" (ad esempio le propriet dei
numeri reali o quelle dei numeri naturali): in realt, alcune di queste possono essere
prese come assiomi, oppure esse possono essere dimostrate partendo da altri assiomi o
da costruzioni (definizioni, teoremi, ... ) precedenti.
Capitolo 1 : Conoscenze preliminari 9
Anche per questa sezione valgono le considerazioni sul carattere euristico della nostra
presentazione gi esposte all' inizio della sezione precedente. Talvolta utile considerare
una pluralit di oggetti diversi come un tutt'uno, come si fa in italiano usando i nomi
collettivi: "gli Italiani", "la classe tale" , oppure con costruzioni del tipo "il contenuto di
quella scatola" e simili. La corrispondente struttura matematica il concetto di insieme.
Chiameremo insieme una collezione di oggetti, i quali saranno detti elementi dell' insie
me. Se E un insieme ed x un suo elemento, diciamo che x appartiene ad E, e
scriviamo x E E ; per scrivere che x non appartiene ad E si usa il simbolo ~, quindi
(x ~ E) -F> non(x E E) .
Un insieme si pu dare elencandone esplicitamente tutti gli elementi (definizione per
enumerazione) oppure descrivendo la propriet che li individua: nel primo caso si usa la
scrittura
Esempio: H = {x E lR : x > O e x2 < 4} 1'insieme dei numeri reali tra zero e due
esclusi gli estremi (~es. 1.20).
Osserviamo che non viene escluso il caso in cui due insiemi siano coincidenti:
dunque, per ogni insieme E vero che E C E.
Esempio: se E l'insieme dei numeri reali positivi, E C lR. Nel seguito indicheremo
con l'insieme dei numeri reali positivi (cio quelli maggiori di zero: in particolare,
O ~ lR+ ), e con lR- quello dei numeri reali negativi; entrambi sono sottoinsiemi di lR.
Esempio : particolari sottoinsiemi di lR sono gli intervalli: si tratta di insiemi (per cos
dire) tutti di un pezzo, e si indicano con una notazione particolare:
come ad esempio [0,3[= {x E lR : O ~ x < 3} l'insieme dei numeri fra zero e tre,
compreso zero ma escluso tre. Intervalli particolari sono quelli illimitati, o semirette: ad
esempio,
[-11",+00[= {x E lR: x 2: -11"}
indica tutti i numeri reali da -11" compreso in su.
Notiamo che
questa la strada pi comune per provare che due insiemi sono uguali, mostrare che
ciascuno dei due sottoinsieme dell'altro (a dire il vero, la definizione del simbolo di
uguaglianza tra insiemi). A prima vista potrebbe sembrare una stortura da matematici,
ma se ci si riflette un attimo si vede che questa la strada che si segue anche in esempi
concreti: pensate ad esempio di avere due lunghi elenchi di nomi, messi in ordine casuale,
e di dover controllare che contengono esattamente gli stessi nomi; non disponendo di una
matita per spuntare uno degli elenchi, l'unica strada possibile prendere l'elenco E e
controllare, con pazienza, che tutti i nomi dell'elenco siano presenti nell'elenco F , dopo
di che, per escludere che l'elenco F possa avere qualche nome in pi di E , siete costretti
a scambiare gli elenchi e ricominciare. Quel che avete fatto provare che E C F e poi
che F C E.
Ancora, x un numero reale; inoltre, essendo x"l O deve essere x > O (e in tal caso
x2 > O) oppure x < a (e anche in tal caso x2 > O), pertanto x2 > O, ovvero x E E ,
A U (B n C) = (A U B) n (A U C)
(1.8)
A n (B U C) (A n B) U (A n C) ;
la dimostrazione si pu svolgere per esercizio, provando che gli elementi dell' insieme al
primo membro appartengono a quello al secondo e viceversa, oppure osservando che
A U (B n C) = {x : (x E A) o [(x E B) e (x E C)]}
Definizione : si dice complementare di El' insieme EC degli elementi che non appar
tengono ad E :
E C {x: X rt. E}.
Capitolo 1 : Conoscenze preliminari 13
Esempio: se a > b ,allora {x : a < x < b} = 0 : cos, chi scrive 2 < x < -2 intendendo
x > 2 o x < - 2 commette un errore (particolarmente frequente).
In modo per certi versi analogo a quanto accade in (1.2), l'operazione di comple
mentare agisce sull'unione e sull' intersezione scambiandole tra di loro, cos (leggi di de
Morgan):
(E U F)C = (EC) n (FC) , (E n F)C = (E C ) U (FC) .
E\ F {x E E : x ~ F} .
Gli elementi del prodotto cartesiano E x F sono dunque oggetti della forma: pa
rentesi - elemento di E- virgola - elemento di F parentesi, e si chiamano coppie
ordinate con il primo termine in E e il secondo in F es. 1.25). Si pu definire nello
stesso modo anche il prodotto di pi di due insiemi: ad esempio, dati tre insiemi E, F,
G , il loro prodotto un insieme di terne ordinate:
E xF xG {( x, y, z) : X E E, y E F, z E G} .
Esempio: se JR indica l'insieme dei numeri reali, JR x JR indica il piano cartesiano, cio
l'insieme delle coppie ordinate di numeri reali il primo dei quali rappresenta l'ascissa, il
secondo l'ordinata.
Il listino quotidiano della borsa di Milano un insieme di coppie ordinate della forma
(societ, quotazione), ed quindi un sottoinsieme del prodotto cartesiano S x JR+ , se
con S indichiamo l'insieme delle societ quotate in borsa. Un listino pi raffinato
costituito da scritture (quaterne ordinate) della forma
Definizione: si dice funzione (o applicazione) una tema di oggetti, di cui i primi due,
detti rispettivamente dominio e codominio, sono insiemi, e il terzo una legge che ad
ogni elemento del dominio fa corrispondere uno ed un solo elemento del codominio. Si
scrive f : A ~ B (e si legge" f da A in B") per indicare che A il dominio,
B il codominio ed f la legge; se a E A, l'unico elemento di B che la legge f fa
corrispondere ad a si indica con f(a) e si dice immagine di a, o valore assunto dalla
funzione f in a.
cio che per ogni a E A esista un unico bE B tale che b = f(a). Notiamo che una
funzione pu far corrispondere lo stesso b a diversi valori di a. A prima vista non
molto chiaro il ruolo del codominio: sembra una specie di contenitore dei valori assunti
da f e niente pi, e sembra che, allargandolo, la funzione non cambi per niente. Non
sono obiezioni prive di senso (si veda la convenzione pi oltre), ma capiremo l'utilit del
codominio quando introdurremo la funzione inversa.
Fig. 1.6: una funzione f: A --t B Fig. L 7: questa non una funzione
. E sempio; in un normale impianto elettrico, una funzione quella che ad ogni interruttore
fa corrispondere il lampadario che viene acceso (a volte, pi interruttori accendono lo
stesso lampadario). Una funzione quella che associa ad ogni individuo la sua statura
in un certo istante, oppure il suo numero di scarpe.
Esempio : una funzione quella che ad ogni numero reale associa la somma del suo
.2
quadrato con il triplo del numero stesso; questa si indica abitualmente con la scrittura
f(x) = x2 +3x , oppure f(.) = +3. o usando un qualunque altro simbolo, e significa
"per calcolare il valore di f in un dato numero, indicato per il momento con un certo
16 Sezione 1.3 : Funzioni generiche
Esempio: la somma tra numeri reali una funzione s: (IR x IR) -+ IR, che ad ogni punto
(x,y) E IR x IR associa il numero s(x,y) x + y; lo stesso si pu dire del prodotto.
Non si ha una funzione dicendo" I{a) la soluzione dell'equazione X2 + 2x + a O":
infatti, se a > 1 l'equazione non ha soluzione, quindi per tali valori di a l'immagine
I{a) non esiste, e per a < 1 l'equazione ha due diverse soluzioni, quindi 1 assocerebbe
a tali a due diverse immagini (~ es. 1.27).
A volte, per evitare di usare troppe lettere, il dominio di una funzione, la cui legge
sia I, viene indicato con il simbolo dom 1 .
N ella prima parte degli usuali corsi di Analisi matematica si considerano pressoch
soltanto funzioni reali di una variabile reale, cio tali che sia il dominio sia il codominio
sono sottoinsiemi di IR. In tal caso, parleremo di una funzione citandone solo la legge,
e sottintenderemo, salvo diversa esplicita menzione, che il codominio tutto IR, e che
il dominio il pi grande sottoinsieme A di IR su cui ha senso la legge (il cosiddetto
"dominio naturale").
B
d ---------~
I
c
b I-----r-----~----
I
x y z
A
Esempio: il punto (2, 11) sta sul grafico della funzione f (t) = 3t 2 -1 ,perch 3.2 2 -1 =
11 . Invece, (0,4) non sta sul grafico perch 3.0 2 1:::f 4. Analogamente, se il punto
(2, -3) appartiene al grafico di una certa funzione g, questo ci dice che g(2) = -3.
Una funzione dunque iniettiva se presi comunque due punti distinti in A le loro
immagini sono anch'esse distinte. Un modo equivalente per definire l' iniettivit (~
es. 1.31)
Val,a2 E A, [(J(ad f(a2)) =? (al = a2)] . (1.10)
importante non confondere l'ordine in cui scritta la formula precedente: infatti, la
proposizione
Val,a2 E A, [(al a2) =? (J(ad = f(a2))]
una banalit, verificata da ogni funzione (controllatelo).
18 Sezione 1.3 : Funzioni generiche
Fig. 1.10: questa funzione non iniettiva ... Fig. 1.11: ... mentre questa iniettiva
2XI +1 2X2 + 1
f(xt} f(X2) => Xl x2 -1
=> 2XIX2 2XI + X2 1 2XIX2 2X2 + XI-1
=> 3XI = 3X2
=> Xl = X2 .
Invece, g(x) = (2x 2 + 1)/(x2 - 1) non iniettiva (~ es. 1.32), perch ad esempio
g(2) = g( -2) .
VbEB,3aEA:b=f(a).
Una funzione dunque surgettiva se tutti i punti del codominio sono immagine di
qualche punto del dominio.
Capitolo 1 : Conoscenze preliminari 19
Fig. 1.12: questa funzione non surgettiva ... Fig. 1.13: ... mentre questa surgettiva
Esempio: la funzione (2x + l)/(x - 1) non surgettiva, perch come visto prima
l'equazione (2x + l)/(x - 1) = 2 non ha soluzioni, dunque la funzione non assume
mai il valore 2. Invece la funzione x-l (intesa, come si detto, con dominio quello
naturale, cio lR, e codominio lR) surgettiva, perch per ogni y E lR l'equazione
x 1 y ha soluzione (la soluzione x = 1 + y ), dunque ogni y E lR immagine di
qualche punto x E lR. Poich tale punto x unico, la funzione x 1 anche iniettiva
(~ es. 1.36).
Se I: A -* B biunivoca, si ha:
a) I surgettiva, quindi per ogni bE B esiste (almeno) un a E A tale che b = I(a)
b) I iniettiva, quindi tale a unico,
pertanto I biunivoca se e solo se
Vb E B, 3la E A : b I(a).
La formula precedente (che equivalente a dire che I biunivoca) una legge che ad
ogni bE B associa uno ed un solo a E A, quello tale che I(a) b: dunque, definisce
una funzione da B in A.
Fig. 1.14: una funzione biunivoca , : A --+ B Fig. 1.15: la sua inversa ,-l :
B --+ A
Osservazione: un errore (che si trova molto frequentemente) pensare che l'inversa della
somma di due funzioni a valori reali sia la somma delle due inverse. Questo falso anche
in casi semplicissimi, come si vede prendendo ad esempio f(x) = g(x) = x: allora
rl(x) g-l(X) = x, (f + g)(x) 2x e (f + g)-l(X) x/2, quindi (f + g)-l(X) ::f
rl(x) + g-l(X) .
questo significa che il grafico dell' inversa il simmetrico del grafico di f, perch si
ottiene scambiando A con B (se A e B sono sottoinsiemi di R il grafico di f-l
il simmetrico di quello di f rispetto alla bisettrice del primo e terzo quadrante).
Se f : A -t B una funzione, ed E un sottoinsieme del dominio A, indichiamo
con f (E) l'insieme dei valori assunti da f nei punti di E, cio
o pi brevemente
f(E) = {f(a) : a E E} :
l'insieme f(E) dunque l'insieme delle immagini dei punti di E.
In maniera analoga, se invece E un sottoinsieme del codominio B , e anche se f
non necessariamente biunivoca, indichiamo con f-I(E) l'insieme dei punti di A la
cui immagine appartiene ad E es. 1.41), cio
f-I(E) = {a E A : f(a) E E} .
Capitolo 1 : Conoscenze preliminari 21
Esempio: se f(x) = X2 + 1 , si ha
f({a E ffi.: 1 < a < 2}) = {b E ffi.: 2 < b < 5}
infatti, se 1 < a < 2 si ha 1 < a 2 < 4, quindi 2 < f(a) < 5, ovvero f({a E ffi.:
1 < a < 2}) C {b E ffi. : 2 < b < 5} ; viceversa, se 2 < b < 5 il numero a Vb=!
verifica 1 < a < 2 e f (a) b ,quindi {b E ffi. : 2 < b < 5} C f ({a E ffi. : 1 < a < 2}) e
l'uguaglianza dimostrata; invece (~ es. 1.42),
f-l({b E ffi.: 2 < b < 5}) {a E ffi.: 1 < a < 2 o -2 < a < -l}. (1.12)
Quando parleremo di certe funzioni inverse, avremo bisogno del concetto di restri
zione; brevemente, restringere una funzione a un sottoinsieme del proprio dominio signi
fica "dimenticare" che la funzione esisteva anche al di fuori di questo sottoinsieme.
Per calcolare la maggior parte delle funzioni che incontriamo, noi procediamo a passi
successivi: cos, ad esempio, per calcolare log (cos( X2) ) prima si calcola il quadrato di
x, poi del risultato si calcola il coseno, poi del nuovo risultato si calcola il logaritmo.
Questo procedimento a catena si formalizza nel concetto di composizione.
f(A) n B' :f 0 .
Esempio : poniamo
e calcoliamo 9 o f: abbiamo
notiamo che all'estrema destra va scritto g(x) < O e g(x) ;::: O, e non, come
spessissimo accade, x < O e x ;::: O! Arrivati a questo punto dobbiamo risolvere la
disequazione g(x) ~ O, cio x + 2 ~ O. La funzione composta risulta allora
X+3 se x < -2
(f o g)(x)
{ (x + 2)2 se x ~ -2.
24 Esercizi relativi al capitolo l
Esercizio 1.1 fornite tre esempi di proposizioni, e tre di frasi che non sono propo
sizioni.
Esercizio 1.6 : dimostrate, scrivendo la tabella di verit, che (non ~W) o :':ff non
Esercizio 1.13 date tre esempi di predicati con una o due variabili.
Esercizio 1.14 date tre esempi di proposizioni ottenute con i quantificatori, leggetele
b) E\F=EnF c
c) [E \ F = 0] {::::::> cF]
d) (E \ F) n (F \ E) = 0 .
a) ";x - 2 d) 00g x
b) ~ e) log( v'.--;x2;----:6::-x-+-=5 )
c) .JTXT=2 f) sen(x-
Esercizio 1.29 provate la formula (1.9).
Esercizio 1.30 trovate la funzione di cui grafico l'insieme {(x, y) -1 < x :;
l, Y ;::: O, X2 + y2 l} .
Esercizio 1.31 dimostrate che una funzione iniettiva se e solo se vale (1.10).
Esercizio 1.32 scrivete (in formula) la negazione di "f iniettiva".
Esercizio 1.33 dite quali tra le seguenti funzioni sono iniettive (dimostrando le vo
stre asserzioni):
26 Esercizi relativi al capitolo l
a) f(x) = { 2 + 2x se x :::; O
X
2
se x > O
b) f(x)= -x-l se-l<x<O
{
2x + l se x:::;
determinatene l'immagine, dite se sono iniettive, se sono surgettive, se sono biunivoche
e in tal caso calcolatene la funzione inversa.
Esercizio 1.42 : dimostrate l'uguaglianza (1.12).
Esercizio 1.43 : data la funzione f (x) x + ~ ; trovate l'immagine tramite f di
{x E lR : -1 < x < O o O < x < l} e l'immagine inversa tramite f di {x E lR : -4 <
x < 4}.
Esercizio 1.44 : dimostrate che f: A -+ B surgettiva se e solo se f(A) = B .
Esercizio 1.45 : scrivete, se possibile farlo, la composizione go f e la composizione
fo 9 , con i rispettivi domini, nei seguenti casi:
a) f(x) = x 2, g(x) 4 3x
b) f(x) = ";X2 - 2x + 3 l, g(x) logx
c) f(x} = senx + cosx, g(x) ";2x - 2
dI f(x) = { x + l se x > O (x) = X2
. 2 - 2x se x < O ' 9
X +l se x:; O
Sulle propriet delle operazioni con i numeri, vogliamo iniziare con l'osservazione (dettata
da una lunga esperienza di correzione di elaborati) che troppo spesso si trovano errori
-'di calcolo" che in realt sono solo errori dovuti a distrazione o, qualche volta, a vecchie
lacune di preparazione; chi vi fosse particolarmente soggetto, dovrebbe fare una buona
cura di lunghe espressioni da semplificare meticolosamente.
Tra gli insiemi numerici che utilizzeremo in seguito, il ruolo principale rivestito
dall' insieme lR dei numeri reali. In questa trattazione, presupponiamo che i numeri reali
siano gi stati introdotti e utilizzati nei vari corsi di matematica della scuola superiore, e
in particolare che sia chiaro di "quali" numeri si tratti. Come abbiamo gi detto, esempi
di numeri reali sono O, 2, -37, 4/5, -1r, 5 +.J2 eccetera. Anche le propriet
algebriche, quelle cio relative alle operazioni, dovrebbero essere ben note, tuttavia le
elenchiamo qui di seguito, richiamando di volta in volta l'attenzione sui punti pi spesso
trascurati. Iniziamo con le propriet della somma:
28 Sezione 2.1 : Algebra elementare dei numeri reali
33
G~) 33/20
... =~
33
G) ,
20
-2-
:3 2/3 ' -g
ab c -{:::=} a c o b =c , (l!!)
formula del tutto priva di fondamento (salvo naturalmente che per c = O), come ad
esempio
Un'altra parte degli studenti, conscia di questo fatto, passa ugualmente all'equazione
X2 x - 2 = O , scrivendo per da qualche parte la frase "pongo x - 3 f:; O," che li mette
al riparo dalla divisione per zero. Thttavia, anche questi perdono la soluzione x = 3 ,
perch la eliminano a priori dalle loro considerazioni. Al contrario, la maniera corretta
di procedere non quella di "porre" x f:; 3 per semplificare a tutti i costi, ma rendersi
conto che se x f:; 3 possibile semplificare, mentre se x 3 la semplificazione non
praticabile e bisogna trovare un'altra strada in questo caso si pu verificare banalmente
che x = 3 soluzione, oppure portare tutto al primo membro ottenendo
(x 3)(x 2 - x 2) O,
A questo punto, prima di passare alle disuguaglianze, opportuno ricordare cosa significa
"risolvere un'equazione"; un'equazione un'uguaglianza fra due espressioni contenenti
un'incognita (o pi d'una), che a seconda del valore assegnato all' incognita potrebbe
risultare vera o falsa. Risolverla significa determinare nel modo pi leggibile possibile
quale sia l'insieme dei valori dell' incognita (o delle incognite) per i quali l'uguaglianza
vera: ad esempio, risolvere l'equazione (2.2) significa determinare l'insieme
Spesso accade che le soluzioni siano in numero finito, perci l'insieme delle soluzioni si
descrive molto bene elencandole, ma non sempre cos. Adottando questo punto di vista,
esaminiamo come si pu correttamente risolvere l'equazione precedente: osservando che
Se lR ed utilizzando (1.8) abbiamo
S SnlR=sn[{x:xf:;3}U{x:x=3}]
[Sn{x:xf:;3}]U[Sn{x:x 3}]=SIUS2.
Per quanto riguarda S1 abbiamo x f:; 3 , quindi possiamo semplificare per x 3 otte
nendo
j=1
Sj = SI n S2 n ... n Sn .
j fn(x) = O .
Dunque, bene sottolinearlo ancora una volta, risolvere un sistema di equazioni significa
determinare l'insieme intersezione degli insiemi delle soluzioni delle singole equazioni (e
non, come spesso capita di leggere negli elaborati di molti studenti, l'insieme unione, o
peggio ancora l'insieme che risulta da operazioni non del tutto definite!).
Esempio: naturalmente, pu succedere che un sistema non abbia alcuna soluzione; questo
accade quando gli insiemi Sj delle soluzioni delle equazioni che compongono il sistema
hanno intersezione vuota. Ad esempio, il sistema
2senx - l = O
{ x 2 -3x+2=O
non ha alcuna soluzione; infatti la prima equazione ha come insieme di soluzioni
SI = {7rj6 + 2k7r : k E Z} U {57rj6 + 2k7r : k E Z}
mentre per la seconda si ha S2 {l, 2}. Risulta allora evidente che SI n S2 = 0, e
pertanto il sistema in questione non ha alcuna soluzione (~ es. 2.6).
Un'ulteriore propriet fondamentale dei numeri reali quella di essere ordinati mediante
la relazione ~; questa si legge "minore o uguale," e facciamo notare che la particella
"o" proprio un connettivo logico o. Dunque, la proposizione a ~ b vera sia se
a minore di b, sia se a uguale ab. Ad esempio, la proposizione 2 ~ 2 vera
(perch 2 = 2 ), come pure vera la proposizione 2 ~ 3 (perch 2 < 3 ), mentre falsa
la proposizione 2 ~ l (~es. 2.7). La relazione ~ verifica le seguenti propriet:
MI) antisimmetrica, cio se contemporaneamente a ~ b e b ~ a allora necessa
riamente a b
M2) transitiva, cio, se contemporaneamente a ~ b e b ~ c allora anche a ~ c
M3) legata alla somma dal fatto che se a ~ b allora anche a + c ~ b + c , per ogni
a,b,c E IR
M4) legata al prodotto dal fatto che se a ~ b e c::::: O allora anche a c ~ b . c .
Un altro simbolo di frequentissimo impiego la disuguaglianza stretta <. Potete fa
cilmente vedere che le propriet M2 e M3 valgono anche con < al posto di ~, la
MI perde di significato (in quanto impossibile che sia contemporaneamente a < b e
a > b), mentre la M4 continua a valere sostituendo i simboli ~ e ::::: rispettivamente
con < e >.
Ricordiamo poi che "positivo" significa maggiore di zero, quindi zero non un nu
mero positivo (e in particolare non vero che un quadrato sempre positivo o che un
valore assoluto sempre positivo): i numeri maggiori o uguali a zero si possono chiamare
"non negativi."
Come per le uguaglianze, vale per le disuguaglianze la regola (conseguenza di M3
e delle propriet 82,83,84) che un addendo pu essere spostato da un membro all'altro
cambiandolo di segno, vale a dire a + b ~ c ~ a ~ c - b: ad esempio,
3x2 - 5 ~ x2 +3 ~ 3x2 - x2 ~ 3 (-5) ~ 2x2 ~ 8 .
34 Sezione 2.3 : Disuguaglianze tra numeri reali
Nella maggior parte dei casi, il termine indicato sopra con b non un numero con un
segno ben visibile (come ad esempio b = 4 o b -3 ), ma una espressione il cui segno
pu dipendere da parametri o da incognite (ad esempio b 3k x). In tal caso, la
scelta fra le due righe di (2.4) va eseguita dividendo il ragionamento nei casi b > O,
b=O, b<O.
' : rISO
E semplO . l'vlamo l a d'lsequazlOne
, < 1 : a bb'lama ch e
X2 -
- 2
- -
x
a) se x > O diventa X2 2 < x , cio X2 - x 2 < O: poich quest'ultima ha soluzione
-1 < x < 2 , tenendo conto che x > O otteniamo le soluzioni O < x < 2 ;
b) se x O non verificata (il primo membro non esiste);
c) se x < O diventa x2 - 2 > x ,cio x2 - x - 2 > O: poich quest 'ultima ha soluzione
x < -1 o x > 2 , tenendo conto che x < O otteniamo le soluzioni x < -1 ;
unendo le soluzioni ottenute ricaviamo la soluzione della disequazione di partenza, che
x < -1 o O < x < 2 (e non" e ", come spesso capita di leggere).
l
h(x) 2: O
(2.5)
fn(x) 2: O
e simili, eventualmente con il simbolo 2: sostituito da un altro dei simboli di disugua
glianza. Ancora una volta, risolvere il sistema (2.5) significa determinare il sottoinsieme
8 c]l{ i cui elementi x risolvono tutte le disequazioni fJ(x) 2: O con j = 1, ... , n. In
altri termini, detto 8 j l'insieme delle soluzioni della disequazione fJ(x) 2: O, l'insieme
8 delle soluzioni del sistema (2.5) l'intersezione degli insiemi 8 j :
n8 = 8 n 8 n ... n 8
n
8 j 1 2 n.
j=1
X-vlx>O
{ 1 - log(1 + x2) 2: O
dove, a causa della presenza della radice quadrata, l'incognita x deve essere cercata tra
i numeri reali non negativi. La prima disequazione si pu allora scrivere come x2 2: x
Capitolo 2 : Numeri, angoli, coordinate 35
che, tenuto conto che x 2: O, ha come insieme di soluzioni SI = [1, +00[. La seconda
disequazione si pu scrivere nella forma log(l +X2) ::::; 1 e fornisce quindi (llir sezione 3.7)
come insieme di soluzioni S2 = [-Ve=-I, Ve=-I l. Poich e> 2, si ha Ve=-I> 1,
quindi i numeri reali x dell' insieme
8 = 8 1 n 82 [1, v'e=11
La seconda disequazione (llir sezione 3.4) si traduce in [x - 3 > x/2] o [x - 3 < -x/2] ,
perci abbiamo tre disequazioni,
e dobbiamo prima trovare le soluzioni di (1), di (2A) e di (2B), poi fare l'unione delle
soluzioni di (2A) e (2B) per trovare le soluzioni della seconda disequazione del sistema di
partenza, infine fare l'intersezione di quanto trovato con le soluzioni di (1). Per risolvere
(1), studiamo il segno dei tre fattori e quindi quello del prodotto:
36 Sezione 2.4 : Sistemi lineari di equazioni
-2 l 3
segno di x - l
segno di x +2
segno di 3 x
segno del prodotto
soluzioni di (l) ~---
Fig. 2.1: il segno di (x - l)(x + 2)(3 - x)
2 6
-2 l 2 3 6
soluzioni di (l) -I
soluzioni di (2) -
Come si vede, anche se si usa la stessa grafica si compiono operazioni molto differenti!
ax + by + e = O
{ ex +dy + I = O (2.6)
che del tipo (2.6) con a = b c d I I , e = O , per rendersi conto che non esiste
alcuna coppia (x, y) che lo risolve. Analogamente pu succedere che le soluzioni siano
in numero infinito, come mostra ad esempio il sistema
X+y O
{ 2x + 2y O,
che sempre del tipo (2.6), in cui tutte le coppie (t, con t E lR sono soluzioni.
La maniera pi semplice di risolvere un sistema del tipo (2.6) per sostituzione;
uno dei coefficienti a, b, c, d sar non nullo (altrimenti il sistema banale, dato che non
compaiono le incognite!), supponiamo ad esempio che sia a =I O. Si trova allora dalla
prima equazione
by+e
x (2.7)
a
che, sostituito nella seconda equazione, fornisce
c
- - (by
a
+ e) + dy + I = O
X+Y-Z=3
y+z=2 (2.9)
{ x+z=l
Capitolo 2 : Numeri, angoli, coordinate 39
{~x_:y= l~
3X -y = O
{ 9x 3y = O
che risolto da tutte le infinite coppie del tipo (x, 3x) con x E JR. Risostituendo
nell'espressione di z trovata si ottiene z O e dunque le soluzioni del sistema iniziale
sono infinite e pi precisamente sono le teme del tipo (x, 3x, O) con x E JR (~es. 2.14).
Diamo in questa sezione un breve cenno sulle disequazioni e sui sistemi di disequazioni
in pi variabili. Ci limiteremo a qualche esempio in due variabili, rinviando ai corsi di
Matematica dei primi anni per ulteriori dettagli e approfondimenti. Una disequazione in
due variabili un'espressione del tipo
f(x,y) ~ O
(dove il segno di disuguaglianza ~ preso solo come esempio) ed quindi associata a
un sottoinsieme del piano cartesiano JR2 : pi precisamente all' insieme
dei punti (x, y) le cui coordinate risolvono la disequazione. Tale insieme pu essere
vuoto, come ad esempio nel caso in cui f (x, y) -1 x2 - y2 , oppure pu essere
l'intero piano JR;2 , come ad esempio nel caso in cui f (x, y) = 1 + X2 + y2 . Esempi meno
banali, che dovrebbero essere ben noti dalle scuole medie superiori, sono i seguenti.
40 Sezione 2.5 : Disequazioni in pi variabili
Esempio: La disequazione
X2 + y2 ::; R2
rappresenta il cerchio (che "pieno", non va confuso con la circonferenza che solo la
curva esterna) di centro l'origine e raggio R; se operiamo una traslazione e consideriamo
la disequazione
(x - a)2 + (y - b)2 ::; R 2
Esempio : La disequazione
Ixl + Iyl ::; L
rappresenta il quadrato di vertici (O, L) e (L, O) , come si verifica facilmente, ad
esempio considerando i vari casi determinati dai segni di x e di y.
(l,Q)
h(x,y) ::::: O
h(x, y) ::::: O
fm(x, y) ::::: O
x2 + y2 < 1
{ 31xl + 31yl :-: ; 4.
Basandoci sugli esempi precedenti abbiamo che la prima disequazione ha per soluzioni i
punti che appartengono al cerchio di centro l'origine e raggio 1, mentre la seconda dise
quazione risolta dai punti che appartengono al quadrato di vertici (0,4/3), (O, -4/3) ,
(4/3, O), (-4/3, O) . Le soluzioni del sistema sono date quindi dall' intersezione dei due
insiemi (~ es. 2.15).
Nel caso particolarmente frequente in cui tutti gli esponenti sono dei numeri interi,
le propriet precedenti si riducono a:
a') (xy)m = xm ym
b') xm x p = xm+p
c') se x i- O o se m,p 2: O allora (xm)p = x mp .
Esempio:
(x3 y 5)2 . (x2y)3 = x3.2 . y5.2 . x2.3 . yl.3 = x6 x 6y lO y 3 = x12y13
(x3/5 y 2/3)3/7 = x9/35 y 2/7
(x3/5 y 2/3)3/4 = x9/20(y2)1/4 :
in questo caso non si pu semplificare oltre, se non si conosce il segno di y.
A partire dalle potenze con esponente intero si costruiscono i polinomi, che sono
somme finite di termini (detti monomi) ciascuno dei quali prodotto di una costante
per una potenza dell' incognita. Un polinomio P(x) si dice di grado k se la pi grande
potenza di x che compare in P(x) con coefficiente diverso da zero xk: cos, 3x 5
2x + X7 ha grado 7, mentre del polinomio 3x 5 - 2x + ax 7 non possiamo dire lo stesso,
dato che il grado 7 solo se a i- O. Se in un polinomio compare come potenza pi
alta xk , ma il coefficiente di xk potrebbe essere nullo, si dice che P un polinomio
di ordine k; quindi, un polinomio di ordine k non pu avere grado superiore a k, ma
pu averlo anche inferiore.
secondo monomio del primo polinomio, e moltiplicare anche quello per tutti gli addendi
del secondo polinomio, e cos via.
Esempio : calcoliamo
(3ax 2 - 2a 3 x + 5)(2a3 x 3 - 2x + l)
2
= 3ax (2a 3 x 3 - 2x + l) - 2a 3 x(2a 3 x 3 2x + l) + 5(2a3 x 3
2x + l)
= 6a 4 x 5 - 6ax3 + 3ax 2 - [*4a 6 x 4 - 4a 3 x2 + 2a 3 x]* + 10a 3 x 3 - 10x + 5 ;
notate che per non rischiare di fare pasticci con i segni stato lasciato il segno "meno"
fuori dalle parentesi asteriscate: questa una buona norma, utile in particolare per chi
non si sente in grado di eseguire diversi passaggi in un colpo solo. Cos:
... = 6a 4 x 5 6ax 3 + 3ax2 - 4a6 x 4 + 4a3 x2 - 2a3 x + 10a3 x 3 lOx + 5 .
Infine, esprimiamo il risultato ottenuto come polinomio nella variabile x, raccogliendo i
monomi con lo stesso esponente:
... = 6a 4 x 5 - 4a6 x 4 + (lOa 3 - 6a)x 3 + (4a 3 + 3a)x2 - (2a 3 + lO)x + 5.
Ricordiamo a questo punto che nella divisione fra numeri interi, che prevede un
quoziente e un resto, si ha ad esempio che la divisione di 17 per 3 d quoziente 5 e resto
2. Come sono determinati questi numeri, e perch ad esempio non vero che il quoziente
7 con resto 4, oppure 4 con resto 5? Sappiamo bene che la divisione di N per D
ha quoziente Q e resto R se anzitutto
N QD+R
(il che elimina la possibilit che nell'esempio il quoziente fosse 7 e il resto 4, perch
17 i= 73 + 4 , ma lascia aperta la possibilit che sia Q = 4 e R = 5 ), e inoltre
O~R<D;
2 6 12 34
3 6 17 33
Vale la pena di rivedere come si dimostra la formula risolutiva per le equazioni di secondo
grado: partiamo dal fatto che sappiamo risolvere l'equazione t 2 k con k :;::: O , dato che
questa ha soluzioni (che vengono chiamate anche "radici," per ovvie ragioni) t = v'k ,
e cerchiamo di riportare il caso generale a questo caso particolare noto. Consideriamo
dunque la generica equazione di secondo grado
ax 2 +bx+c=0, (2.10)
46 Sezione 2.7 : Equazioni e disequazioni di secondo grado
dove il primo coefficiente a non nullo (altrimenti si tratta di una equazione di grado
pi basso). Dato che
2 2 b ~ ~ b 2 b2
ax +bx+c=a(x +2 2a x+ 4a2) - 4a +c=a(x+ 2a) 4a +C, (2.11)
b 2 b2
a(x+ 2a) = 4a -c,
ovvero
2
(x + ~)2 = b - 4ac (2.12)
2a .
A questo punto ci siamo ridotti al caso t 2 = k, ma bisogna ancora fare attenzione:
non detto che il secondo membro della (2.12) sia non negativo, perci (dato che il
denominatore 4a 2 ed quindi certamente positivo) dobbiamo studiare separatamente
tre casi, a seconda del segno di b2 - 4ac: abbiamo cos la ben nota suddivisione
-b Vb 2 - 4ac
se b2 4ac> O allora (2.10) ha le due soluzioni x=-----
2a
-b
se b2 4ac O allora (2.10) ha solo la soluzione x
2a
se b2 4ac < O allora (2.10) non ha soluzioni
(per la precisione, non ha soluzioni reali: chi conosce i numeri complessi sa che anche in
quest'ultimo caso vi sono soluzioni, ma non sono reali). Il numero b2 - 4ac, appunto
perch il suo segno discrimina fra i tra casi, viene detto discriminante dell'equazione e
viene talvolta indicato con il simbolo il.
x=
-2V24
=
-1 V6
25 5
4x 2 - 4x + 1 O
x 2 -3x+4 O
ax
2+ bx + c a [ (X + 2~ r 4~2]'
Dalla discussione fatta poco fa si deduce allora che
a) se 1). < O la quantit fra parentesi quadre sempre positiva, dunque tenendo conto
anche del termine a il trinomio ax 2 + bx + c ha sempre il segno del coefficiente a;
b) se 1). = O la quantit fra parentesi quadre sempre positiva salvo quando x =
-b/2a, dunque tenendo conto anche del termine a il trinomio ax 2 + bx + c ha
sempre il segno del coefficiente a, salvo che per x = -b/2a , caso in cui il trinomio
si annulla;
c) se 1). > O l'equazione ax 2 + bx + c = O ha due radici distinte Xl e X2, diciamo
con Xl < X2 ; allora la quantit fra parentesi quadre positiva se X al di fuori
dell' intervallo [Xl, X2l , nulla per X = Xl e X = X2 , negativa se X all'interno
dell' intervallo ]Xl, X2 [. Tenendo conto del termine a,
cl) per X esterno all' intervallo [Xl, x2l , la quantit ax 2 + bx + c ha il segno del
coefficiente a;
c2) per X = Xl e per X = X2 , la quantit ax 2 + bx + c si annulla;
c3) per X interno all' intervallo JXI, X2[, la quantit ax 2 +bx+c ha segno opposto
a quello del coefficiente a.
-1-v'6 -1+v'6
5 S;xS; 5 .
X2 - 3x + 4 :s; O
ed essendo Ll < O il trinomio ha sempre il segno del coefficiente di x2, cio positivo:
allora la disequazione non ha soluzioni (~ es. 2.20).
Possiamo avere una interpretazione grafica (1& sezione 4.1) delle disequazioni di
secondo grado, che forse facilita il compito di ricordarsi la casistica: il grafico di un
polinomio di secondo grado una parabola, e nella figura che segue sono riportati i
grafici delle tre funzioni 5x 2 + 2x - 1, 4X2 - 4x + 1 e X2 - 3x + 4 rispettivamente, dai
quali risulta evidente dove queste sono positive e dove sono negative.
I -T~ __ M _ _ _-
Un "sistema di coordinate" in generale un metodo codificato per associare dei valori (in
generale numerici, ma anche alfabetici o altro) a certe propriet degli oggetti, in modo
tale che trasmettendo solo questi valori ad un'altra persona lei possa capire in modo
univoco le propriet in questione.
Esempio : nel gioco degli scacchi, "b5" una valida coordinata; VB996785 indica, per
un militare italiano, un ben preciso punto del territorio nazionale (al centro del cratere
dell'Etna).
Esempio: l'abituale sistema di coordinate su una retta consiste nel fissare sulla retta
stessa un punto O che viene detto origine, ed un altro punto A diverso dal primo. In
tal modo risultano individuati sia l'unit di misura (la distanza OA) sia il verso (detto
"canonico") di percorrenza, quello da O verso A. Ad un punto P della retta associamo
come coordinata il numero OP/OA se p e A sono dalla stessa parte rispetto a O, il
numero -OP/OA altrimenti.
o A
P1 O A P2
km
2,057
1,45
F Malga Ciapela I IP.sso Fedaia
km
Conegliano Corvara
111,9 117,2
Fig. 2.11: la tappa dolomitica del 2002 Fig. 2.12: la sua parte pi ripida
Esempio: l'utilizzo di due assi cartesiani ortogonali molto utile se si vuole rappresen
tare graficamente un evento in cui vi siano due quantit tra loro collegate. Ad esempio,
l'andamento dell' indice MIBTEL durante una giornata alla Borsa di Milano pu essere
descritto dal grafico della figura 2.13, dove sull'asse orizzontale delle ascisse viene rap
presentato il tempo (tra le 9.30 e le 17.30 che, come noto, sono gli orari di apertura e
chiusura della Borsa di Milano) e su quello verticale delle ordinate il valore dell' indice.
da notare che, per rendere pi eloquente la rappresentazione grafica, l'origine degli assi,
cio il punto dove questi si intersecano, stata scelta in corrispondenza dell'ora 9.30 e
dell' indice 18000, anzich dell'ora O e dell' indice O.
19000
16105
Per misurare gli angoli sono disponibili svariati sistemi di coordinate, alcuni pi
pratici e altri meno. Diamo per noto il sistema di misurazione in gradi sessagesimali,
che consiste nel dividere l'angolo retto in 90 parti uguali a ciascuna delle quali viene
assegnata la misura di un grado; per inciso, questo metodo estremamente poco pratico:
vi siete mai chiesti, ad esempio, come fareste a costruire un goniometro senza possederne
gi uno?
In Analisi matematica e in generale in tutta la matematica, per motivi molto validi,
il sistema usato quello della misurazione in radianti. Questa consiste nel considerare un
Capitolo 2 : Numeri, angoli, coordinate 51
angolo (cio una porzione di piano delimitata da due semirette uscenti dallo stesso punto),
tracciare una circonferenza di centro quel punto e raggio R qualunque, e misurare la
lunghezza L dell'arco di circonferenza compreso entro l'angolo dato. TI rapporto LIR
(che non dipende quindi dal raggio R scelto, visto che al raddoppiare di R raddoppia
anche L) la misura in radianti dell'angolo dato.
R'
L'
In tal modo, come si verifica facilmente, l'angolo retto risulta avere misura pari a rr 12 ;
una corrispondenza fra le misure in gradi e radianti per alcuni angoli comuni riportata
qui di seguito (~ es. 2.21).
Una circonferenza di particolare utilit per la misurazione degli angoli quella (detta
goniometrica) avente raggio 1: in tal modo la misura di un angolo si ha semplicemente
prendendo la lunghezza dell'arco di circonferenza corripondente; tale misura risulta com
presa (come si vede nella tabella) fra zero, per l'angolo nullo, e 2rr per l'intero angolo
giro.
Immaginiamo di essere un osservatore posto al centro di uno stadio intorno al quale
si snoda una pista da atletica leggera. Volendo individuare la posizione di un corridore,
si potrebbe pensare di fissare la coordinata zero al punto di partenza, e determinare la
posizione mediante l'angolo di cui ruotato il nostro sguardo. Questo sistema funziona
bene per competizioni di lunghezza inferiore a un giro di pista, dopo di che ci troviamo
nella situazione in cui il nostro sguardo ruotato per pi di un giro: dunque, esiste nella
pratica la necessit di misurare angoli (che non sono pi necessariamente porzioni di
piano) superiori a un giro. In modo analogo a quanto fatto per le coordinate su una retta,
introduciamo un sistema di coordinate angolari sulla circonferenza goniometrica: diciamo
O il suo centro, e fissiamo su di essa un punto di partenza A. Ad un numero reale non
negativo a associamo un angolo nel seguente modo: se O::; a < 2rr l'angolo quello
che si ottiene facendo ruotare il segmento OA intorno ad O in senso antiorario, fino
52 Sezione 2.8 : Coordinate e angoli
a coprire un angolo (inteso ora come porzione di piano) avente misura a (in radianti).
Se 27r ~ a < 27r + 27r = 47r associamo ad a l'angolo formato da un intero giro, a cui
si somma l'angolo a 27r (notiamo che a e a 27r individuano due angoli delimitati
dalla stessa coppia di semirette OA e OP).
211"
Fig. 2.17: l'angolo
3
Abbiamo cos stabilito una corrispondenza, che ad ogni numero reale associa un
angolo, e quindi a questo un punto della circonferenza goniometrica; tuttavia, come
abbiamo visto, a pi numeri reali distinti pu risultare associato lo stesso punto della
circonferenza goniometrica: ad esempio, ai numeri
associato lo stesso punto. I diversi numeri (ce ne sono infiniti) a cui associato lo stesso
punto differiscono fra loro per multipli interi di 2rr.
Le coordinate cartesiane non sono sempre le pi vantaggiose: se, chiedendo a un
passante dov' un certo ristorante, quello vi rispondesse "7810 metri a est e 2358 metri
a nord dell'obelisco di piazza San Pietro", sareste ben sconcertati, anche se la risposta
molto precisa. Avreste certo preferito un'indicazione del tipo " a 300 metri in quella
direzione" t Questa situazione si riproduce in artiglieria, dove s vengono ricevute le
coordinate del bersaglio, ma poi l'artigliere deve fare un piccolo calcolo per sapere quel
che davvero gli interessa, e cio in che direzione il bersaglio, e a che distanza.
Questa l'essenza delle coordinate polari nel piano: fissate un'origine O ed una
semiretta di riferimento che esce da O (abitualmente questa semiretta coincide con il
semiasse positivo delle ascisse), ad ogni punto P del piano vengono associati due numeri.
Il primo la distanza di P da O, e viene solitamente indicato con la lettera greca fl,
"rho"; il secondo la misura in radianti dell'angolo di cui la semiretta di riferimento deve
ruotare, muovendosi in senso antiorario, per sovrapporsi alla semretta da O passante per
p (oppure un qualsiasi numero qualora O e P coincidano): questo viene solitamente
indicato con f), "theta".
P 1,.j3)
Fig. 2.18: per P = (-1, v'3) t? = 2, {} 2rr/3 Fig. 2.19: tanti angoli per una direzione
p y
e
x
Viceversa, per ricavare le coordinate polari da quelle cartesiane, osserviamo che, per
il teorema di Pitagora, abbiamo
{} Jx2 + y2 .
'Il = tan {)
x
{) = arctan(y/x) se x > O
{) = ][ + arctan(y/x) se x < O.
(1, O)
o H
Per quanto detto in precedenza sugli angoli, ad a e ad a + 2k7f (con k intero) corri
sponde lo stesso punto sulla circonferenza goniometrica. Pertanto si avr per ogni numero
intero k
cosa = cos(a + 2k7f) , sena = sen(a + 2k7f) .
56 Sezione 2.9 : Trigonometria elementare
La prossima figura, invece, mostra come sarebbe il grafico della funzione seno, in scala,
se usassimo per misurare gli angoli i gradi sessagesimali.
l 5 lO
-1
Questa una (anche se forse la meno importante) delle ragioni per privilegiare i radianti
rispetto ai gradi.
Supporremo poi note le usuali formule di trigonometria, e in particolare
a) sen 2 x + cos 2 X l
b) le formule di addizione:
sen(2x) = 2senxcosx
cos(2x) cos 2 x - sen 2 x
Naturalmente, non guasta conoscere qualche altra formula di uso pi raro, tipo quelle di
bisezione
~p,
H
p
Fig. 2.27: distanza fra due punti Fig. 2.28: perimetro di un triangolo
Il perimetro del triangolo di vertici O = (O, O), P (1,1) e Q = (5, -2) dato dalla
somma delle lunghezze dei tre lati: poich (IEF figura 2.28)
Una retta r nel piano un particolare sottoinsieme del piano stesso; ci proponiamo
di descriverla mediante un'equazione: questo vuoI dire trovare un'espressione !(x, y) ,
contenente le variabili X e y, tale che i punti della retta siano tutti e soli i punti P
(x, y) le cui coordinate soddisfano l'equazione !(x, y) = O. Dunque stiamo descrivendo
una retta r come un insieme, tramite le propriet che ne caratterizzano i punti:
noto che per una retta del piano l'espressione di ! (che si ricava facilmente dal
teorema di Talete) del tipo ! (x, y) ax + by + c per opportuni valori di a, b, c ,
dunque l"'equazione della retta"
ax+by+c O; (2.15)
Capitolo 2 ; Numeri, angoli, coordinate 59
a seconda dei valori di a, b, c si ottengono tutte le rette del piano, eccezion fatta per due
casi. Infatti immediato constatare che se a b = c = O tutti i punti (x, y) del piano
soddisfano l'equazione ax + by + c O , mentre se a = b = O e c =I O questa non
soddisfatta da alcun punto (x, y). Escluse queste situazioni, il caso particolare b O
d l'equazione ax + c = O, che (essendo a =I O perch abbiamo gi parlato dei casi
in cui a e b sono contemporaneamente nulli) diventa x = -e/a: dunque assegnata
solo l'ascissa, mentre l'ordinata qualsiasi, ed r la retta verticale formata dai punti
di ascissa -c/a (1rF figura 2.29).
a c
y= -x-
b b'
Questa (1rF figura 2.30) rappresenta una retta r che interseca l'asse delle ordinate nel
punto (O, q) , e il numero m si chiama coefficiente angolare della retta: ci significa che
se r l una retta parallela ad r e passante per l'origine, l'angolo fra il semiasse positivo
delle ascisse ed r l ha tangente uguale ad m.
Facciamo notare che importante mantenere concettualmente distinte tre cose, che
spesso vengono confuse dagli studenti: la prima la retta r come sottoinsieme del piano,
ad esempio r = {(x, y) E J!!:2 : y = 2x + 1} ; la seconda l'equazione della retta stessa,
ad esempio y = 2x + 1: questo non un sottoinsieme del piano, ma un predicato nelle
variabili x e y; la terza, infine, la parte che nel nostro esempio rappresentata da
2x + 1 : questa non un insieme n un predicato, ma semmai una funzione di x, il cui
grafico la retta r.
Riportiamo alcune propriet e formule elementari:
a) una retta nella forma (2.16) orizzontale se e solo se m O;
b) due rette nella forma (2.16) sono parallele se e solo se hanno lo stesso coefficiente
angolare;
60 Sezione 2.10 : Geometria analitica
Altri luoghi geometrici le cui equazioni canoniche dovrebbero essere note sono l'el
lisse, l' iperbole e la parabola. Rimandando alle figure per l'interpretazione geometrica
dei coefficienti, l'ellisse (w figura 2.31) ha equazione canonica (~ es. 2.45)
X2 y2
a2 + b2 = 1
mentre 1'iperbole, a seconda dei casi (w figure 2.32 e 2.33), ha equazione canonica
X2 y2 x2 y2
b2 =1 oppure + b2 1.
Ricordiamo qui di seguito alcune formule relative a superfici e volumi di solidi (~es. 2.51).
Il parallelepipedo di dimensioni a, b, c ha:
volume super
abe 2(ab + be + ae)
Il cono circolare retto (cio a base circolare e con il vertice sulla verticale del centro della
base) di raggio di base r e altezza h ha:
Per la piramide di altezza h il volume dato da !Ah, dove A l'area della base (non
importa quale ne sia la forma); invece, per la sfera di raggio r si ha
Volumi e superfici di altri solidi possono essere calcolati con i metodi che vengono svi
luppati nei corsi di Analisi matematica per funzioni di pi di una variabile, attraverso lo
studio degli integrali multipli e degli integrali superficiali.
Capitolo 2 : Numeri, angoli, coordinate 63
(a + b)2
+ 2bc
a b- c
O.
X(X2 1)(x2-4)
Esercizio 2.7 : dite (senza servirvi della calcolatrice, naturalmente) quali fra le se
guenti disuguaglianze sono vere:
2 3 1 1 2 1
-<-
3 2' -5 < -1, -<-
2 - 4 ' 112':1.
3+"2
Esercizio 2.8 se a < O < b < c, dite quali fra le seguenti disuguaglianze sono vere:
Esercizio 2.9 : usando le propriet delle disuguaglianze (1& sezione 2.3), provate che
se a::; b e c::; d allora a + c ::; b + d .
Esercizio 2.10 vero che se a::; b e c::; d allora ac::; bd ?
2 ~ , 2 2
Esercizio 2.16 vero che ((1+a 2)3)4 = v'1+a 2 ? E vero che ((1+a)3)4
v'f+(i ?
Esercizio 2.17 : dite se x = 2 radice del polinomio 2x 3 - X2 - 4x - 4 , e in caso
affermativo dividete il polino mio per x - 2 .
Esercizio 2.18 dividete il polinomio P(x) per il polinomio D(x) nei casi seguenti:
Capitolo 2 : Numeri, angoli, coordinate 65
a) X2 = 4 d) X2 + 8 x
b) 2X2 +x = 1 e) bX2 + ex + a O
c) X2 - 6x + 9 = O f) ax 2 + (a 2 2b)x 2ab2 = O .
a) X2 > 8 c) X2 + 5x + 1 ~ O
Esercizio 2.21 traducete in radianti la misura degli angoli la cui ampiezza, espressa
Esercizio 2.36 : scrivete l'equazione della retta passante per il punto (1,2) e parallela
Esercizio 2.37 : scrivete l'equazione della retta passante per il punto (1,2) ed orta
Esercizio 2.38 : trovate la distanza del punto (1,1) dalla retta dell'esercizio 2.32, e
Esercizio 2.40 : scrivete l'equazione della circonferenza centrata nel punto (-1,2)
ed avente raggio 1.
Esercizio 2.43 : scrivete l'equazione della circonferenza centrata nel punto (1,1) e
e quelli per cui tangente; in quest 'ultimo caso, determinate le coordinate del punto di
tangenza.
Esercizio 2.46 : determinate l'equazione canonica dell'ellisse che passa per i punti
(0,2) e (1,1); riuscite a risolvere lo stesso esercizio per i punti (1,1) e (2, -l)?
Esercizio 2.47 determinate l'equazione canonica dell' iperbole che passa per i punti
Esercizio 2.50 : determinate l'equazione della parabola avente l'asse parallelo all'asse
Esercizio 2.51 : determinate il volume e la superficie totale del solido che si ottiene
unendo una semisfera di raggio 2 alla base di un cono di altezza 7 e raggio di base 3.
Capitolo 3
Funzioni elementari
Questo capitolo dedicato ad alcune propriet qualitative delle funzioni reali di variabile
reale, ed alle principali propriet delle funzioni elementari, i mattoni fondamentali che
permettono di costruire la maggior parte delle funzioni pi frequenti. Le propriet quali
tative sono usate per indicare il comportamento di una funzione prescindendo dal valore
quantitativo che essa assume in determinati punti e per effettuare quello che si chiama
"studio qualitativo" di una funzione.
Dunque una funzione crescente una funzione che conserva l'ordine: se due punti
x ed y sono in un certo ordine, le loro immagini sono nello stesso ordine; invece, una
funzione decrescente inverte l'ordine. Osserviamo che una funzione crescente anche
debolmente crescente, e una funzione decrescente anche debolmente decrescente; a volte
si parla di funzioni strettamente crescenti anzich semplicemente di funzioni crescenti (e
lo stesso per le decrescenti), per sottolineare ancora di pi la disuguaglianza stretta.
se x::; 2
I(x) {~ x sex>2
debolmente decrescente (~ es. 3.2). Non bisogna pensare che tutte le funzioni siano
monotone; ad esempio la funzione I(x) senx non monotona: infatti (S' figura 3.1)
essa non debolmente crescente (e quindi neppure crescente) perch 1r /2 < 1r ma
sen(1r/2) > sen(1r) , e (S' figura 3.2) non neppure debolmente decrescente (quindi
neppure decrescente) perch O < 1r/2 ma sen(O) < sen(1r/2). Vale la pena di osser
vare che qui abbiamo usato il fatto che la negazione della proposizione" I debolmente
crescente" (~ es. 3.3)
Fig. 3.1: sen x non debolmente crescente ... Fig. 3.2: ... n debolmente decrescente
Capitolo 3 : Funzioni elementari 69
1 1 1
x<y<O ::} x >1 -<
y Y x
~I
Fig. 3.3: l/x non monotona
Per I non una funzione decrescente (questo significa che la funzione I: lR- UlR+ --+ lR
non decrescente), e neppure debolmente decrescente, perch ad esempio l < l e
I (-1) < I (1) , che il contrario della disuguaglianza di decrescenza. Dunque una
funzione pu essere decrescente su due insiemi A e B e non esserlo sull'unione.
Esempio: la funzione I(x) che associa ad ogni reddito x 2: O la sua tassazione totale
monotona debolmente crescente (non sempre strettamente crescente, perch in certi
Paesi la tassazione vale zero per tutti i redditi inferiori a una certa soglia). Nel 2002 le
aliquote fiscali in Italia sono state del 18% fino a 10.000 , poi del 24% fino a 15.000,
del 32% fino a 30.000, del 39% fino a 70.000 e del 45% da l in poi, quindi la funzione I
ha l'espressione seguente:
0.18 x se x :::;: lO
1.8 + 0.24(x lO) se lO < x:::;: 15
I(x) 3 + 0.32(x 15) se 15 < x:::;: 30
7.8 + 0.39(x - 30) se 30 < x:::;: 70
23.4 + 0.45(x - 70) se x> 70,
dove sia il reddito x che la sua tassazione totale I(x) sono misurati in migliaia di .
Il grafico di I il seguente.
70 Sezione 3.1 : Funzioni monotone
40
30
20
10
50 100
Fig. 3.4: la tassazione in Italia nel 2002 (sottile con aliquota fissa al 30%)
Non difficile calcolare per esercizio (fatelo) quali redditi trarrebbero un beneficio
fiscale dall' introduzione di un'aliquota fissa, uguale per ogni reddito e pari al 30%.
Esempio: un'auto percorre l'autostrada del Sole, da Milano a Roma; se mettiamo sulle
ascisse il tempo trascorso dalla partenza (misurato in ore) e sulle ordinate la distanza per
corsa (misurata in chilometri) otteniamo il grafico di una funzione monotona debolmente
crescente, del tipo seguente:
Dal grafico risulta subito evidente che l'auto ha effettuato due soste (o forse due code) e
che il tratto percorso pi lentamente quello centrale (probabilmente corrispondente al
ben noto tratto appenninico Bologna-Firenze).
facile rendersi conto che per le funzioni monotone valgono le propriet seguenti
(la verifica particolarmente facile se si ricorda il legame fra monotonia e conservazione
dell' ordine):
a) se f monotona dello stesso tipo sugli intervalli (a, b] e [b, c) allora monotona
su tutto l'intervallo (a, c) ;
Capitolo 3 : Funzioni elementari 71
Non bisogna per credere che le uniche funzioni iniettive siano quelle strettamente
monotone (qualcosa del genere vero per le funzioni continue come potr essere visto in
seguito, durante lo sviluppo di un corso di Analisi matematica).
Vx E A, I(-x) = -/(x).
Il nome dovuto al fatto (~ es. 3.10) che le potenze pari di x sono funzioni pari,
le potenze dispari sono funzioni dispari.
I(-x) = ((_x)3 - 2 (_x))5 (_x 3 + 2X)5 = [_(x 3 - 2x)J5 = _(x 3 2x)5 = - I(x).
Dire che una funzione pari equivale a dire che il suo grafico simmetrico rispetto
all'asse delle ordinate: infatti se I pari e (a,b) E Cflf allora b = I(a) , ma allora
anche b = I( -a) ,dunque (-a, b) E , ma questo punto proprio il simmetrico
di (a,b) rispetto all'asse delle ordinate. Analogamente, dire che una funzione dispari
equivale a dire che il suo grafico simmetrico rispetto all'origine degli assi (~ es. 3.11).
In particolare, se I: A -+ lR una funzione pari o dispari, basta conoscerla sull' insieme
A n [O, +oo[ per determinarla su tutto il suo dominio A.
Capitolo 3 ; Funzioni elementari 73
Come facile vedere dai grafici della sezione 4.2, non tutte le funzioni sono pari o
dispari. Facili propriet delle funzioni pari e dispari sono le seguenti:
a) la somma di due funzioni pari definite sullo stesso insieme una funzione pari;
b) un multiplo di una funzione pari una funzione pari;
c) la somma di due funzioni dispari definite sullo stesso insieme una funzione dispari;
d) un multiplo di una funzione dispari una funzione dispari;
e) ogni funzione dispari, definita per x = O , si annulla nell'origine;
f) il prodotto di due funzioni pari o di due funzioni dispari, definite sullo stesso insieme,
una funzione pari;
g) il prodotto di una funzione pari e una funzione dispari, definite sullo stesso insieme,
una funzione dispari.
Osserviamo che la somma di una funzione pari e una dispari non in generale n pari
n dispari, anzi pu essere qualunque funzione: se A simmetrico, data una qualsiasi
funzione f: A -+ JR( , le funzioni
3.3 - Le potenze
Iniziamo lo studio delle funzioni elementari partendo dalle pi facili, le potenze intere
positive di x.
74 Sezione 3.3 : Le potenze
Proposizione 3.4 : per ogni intero positivo n la funzione xn : [O, +00[-+ [O, +oo[
surgettiva; se poi n dispari la funzione xn : lR -+ lR surgettiva.
importante ricordare che la radice quadrata non l'inversa della funzione x2,
che non neppure iniettiva, bens l'inversa della restrizione di x2 a [O, +oo[ , pensata
come funzione a valori in [O, +00[; infatti, non vero che x = H, e neppure che
x = (JX)2: basta provare con x = -1; queste uguaglianze sono vere se e solo se
x 2: O. Dopu aver introdotto il valore assoluto (nella prossima sezione) potremo scrivere
qualcosa di pi ('0:. es. 3.21).
Dalle propriet viste finora segue in particolare che le potenze razionali positive di x
sono crescenti e positive su lR+ , le potenze razionali negative sono decrescenti e positive
su lR+ ; per le potenze razionali con esponente a denominatore dispari, la monotonia
su lR- dipende dalla parit del numeratore. Di queste propriet bisogna tenere conto
quando si risolvono equazioni o disequazioni che contengono radici o potenze ('0:. es. 3.15).
L'equazione J f(x) = g(x) ,dove f e 9 sono due funzioni reali, equivale al sistema
f(x) = [g(x)]2
in quanto le prime quattro condizioni assicurano che sia Jf(x) sia g(x) sono due
numeri non negativi, e su [O, +oo[ la funzione quadrato biunivoca, ovvero
X E domi
x E domg
{ 3
I(x) [g(x)] .
2x -1 ~ O (inutile)
x+3>O
{
2x - 1 = (x + 3)2 ,
x E domi
I(x) ~ O
x E domg
x E domi
!(x) 2" O
x E domg
g(x) > O
[g(x) :5 O] o { !(x) 2" [g(x)F .
In questa sezione introduciamo la funzione valore assoluto, sulla quale si concentra una
buona fetta degli errori pi frequenti.
2) Ilal-lbll::; la - bi
Itail ::;
i=l
t
i=l
lail
(3.2)
ovvero
s= {x E lR : [2x + 1 ~ O] e [12x + 11 = 5 - 4xJ}
U {x E lR : [2x + 1 < O] e [l2x + 11 5 4xJ}.
L'equazione di partenza equivale allora a
2X+1>0 2x + 1 <O
{ o {
12x+11 5 4x 12x + 11 = 5 - 4x ;
2x + 1> O 2x + 1 < O
{ 2x + 1 = 5 - 4x o { -(2x + 1) = 5 - 4x ,
78 Sezione 3.4 : Il valore assoluto
cio a
2x + 1 2:: O o { 2x +1<O
{ x 2/3 x = 3.
Il secondo sistema non ha soluzione, mentre il primo ha soluzione x 2/3; come visto in
(3.2), la soluzione dell'equazione di partenza l'unione delle soluzioni dei sistemi, quindi
l'unica soluzione dell'equazione di partenza x 2/3 (~es. 3.24).
A differenza di quanto accade per le equazioni lineari, non bisogna credere che
un'equazione contenente valori assoluti nella quale compare solo la prima potenza dell' in
cognita abbia sempre una e una sola soluzione: ad esempio, le equazioni Ixl = -1 e
Ixl = x hanno rispettivamente zero e infinite soluzioni.
Un errore molto frequente scrivere qualcosa del tipo
2x+ 1 sex2::0
12x+ 11 { -(2x + 1) (!!!!)
se x < O
2x+ 1 se 2x + 1 2:: O
12x + 11 = { -(2x + 1) se 2x + 1 < O.
Probabilmente, un errore del genere ci passato sotto gli occhi centinaia di volte, quindi
questa osservazione non va sottovalutata.
Nella risoluzione delle disequazioni contenenti valori assoluti tornano spesso utili la
propriet (3.1) e quella successiva.
Esempio: risolviamo in tre modi diversi la disequazione 12x - Ix2 - 311 < 1: prima
proviamo a scindere in casi il valore assoluto pi esterno, cos la disequazione diventa
equivalente a
2x - Ix2 - 31 2:: O o 2x Ix2 31 < O
{ 2x - Ix2 - 31 < 1 { Ix2 - 31 - 2x < 1
X2 - 3> O X2 3<O
X2 2x - 3::; O o
{
X2 + 2x 32::0
{
X2 2x - 2 > O x2 +2x - 4 <O
X
2
3>0 X2 - 3 <O
o
{
x2 2x - 3> O o X2 + 2x 3 <O
{
x2 - 2x 4 < O X2 + 2x - 2> O,
con notevoli rischi di confusioni. In totale, si devono studiare dodici disequazioni di
secondo grado, di cui solo sette sostanzialmente diverse tra loro, con ulteriori pericoli.
Provando invece a scindere il valore assoluto pi interno, si arriva allo stesso punto,
ma un po' pi rapidamente e quindi con minori possibilit di errore.
Capitolo 3 : Funzioni elementari 79
A partire dal valore assoluto, possiamo costruire altre due funzioni interessanti.
Osserviamo che per le propriet 1) e 5) della proposizione 3.6, tanto la parte positiva
che la parte negativa di ogni numero reale x sono numeri non negativi; abbiamo poi due
uguaglianze immediate (~ es. 3.27):
Ixl = x=
Dalla definizione di valore assoluto si ricava facilmente
sex>O X
= max{x,O} = {
O altrimenti
(3.3)
x
_= .
-mm{x,O} =
{-X
se x < O
O altrimenti.
Notiamo infine che x- = (-x)+ .
I grafici delle funzioni e x- sono riportati qui di seguito.
I A 9 = (f + g) Il - gl (3.5)
2
La parte positiva e la parte negativa sono casi particolari di questo (basta prendere
gO).
interessante osservare che, dati i grafici delle funzioni I e g, molto facile
ottenere i grafici delle funzioni I V 9 ed I A 9 , come mostrano le figure seguenti.
Alcune funzioni che capita frequentemente di incontrare sono quelle che permettono di
approssimare un numero reale con un numero intero: la parte intera l x J di un numero
reale x definita come il pi grande numero intero non superiore a x, cos ad esempio
l2J :::: 2, l1.73J:::: l, l-3J:::: -3, l-3.2J:::: -4 (1I<i' figura 3.12).
Analogamente si definisce la funzione fx l che fornisce, per ogni numero reale x,
il pi piccolo numero intero non inferiore a x, cos che ad esempio si ha f2l :::: 2,
f1.73l 2, f-3l :::: -3, f-3.2l :::: -3 (1I<i' figura 3.13).
--
1 1
-
Fig. 3.12: la parte intera LxJ Fig. 3.13: la funzione rx l
l l
[x] ::::k k--<x<k+
2 - 2 '
quindi [2.3] [2.5] :::: [1.52] :::: 2 mentre [1.5]:::: l (~es. 3.31).
- -
1
--
Fig. 3.14: l'intero pi vicino [xl
82 Sezione 3.6 : Le funzioni trigonometriche
( A
Osserviamo che i valori di seno e coseno si ripetono ogni 211": questa la caratteri
stica delle funzioni periodiche.
Se T il minimo tra tutti i possibili valori del periodo di una funzione (per non
sempre iI minimo esiste), diciamo che f ha minimo periodo T (~es. 3.36).
:T
Se una funzione (che per comodit pensiamo definita su tutto IR.) T-periodica,
basta conoscerla sull' intervallo [O, T[ per determinarla su tutto IR.: infatti ogni numero
x si pu scrivere come x = kT + Y con k E Z e y E [O, T[, quindi f(x) = f(y). Ci
si pu anzi rendere facilmente conto che fissato un qualsiasi numero a si pu scrivere
x kT + Y con Y E [a, a + T[, dunque per determinare una funzione T-periodica
sufficiente conoscerla su un qualsiasi intervallo della forma [a, a + T[ .
Ricaviamo immediatamente dalla definizione del seno e del coseno alcune propriet
che ci saranno utili in seguito: anzitutto, la funzione seno dispari e la funzione coseno
pari, cio
senx -sen(-x), cosx cos(-x);
poi,
-1::; senx ::; 1 Vx
-1::; cosx ::; 1 Vx; (3.6)
in particolare, dato che 1 < 1r /2 ,
1r
senx < x Vx ~ 2 . (3.7)
d'altra parte l'arco AP pi lungo della corda AP, che l'ipotenusa del triangolo
rettangolo AHP ed a sua volta pi lunga dei cateti P H ed AH , cio
1f
senx < x VO<x< 2 (3.9)
84 Sezione 3.6 : Le funzioni trigonometriche
7r
1 cosx < X VO<X<2' (3.10)
Poich la funzione seno dispari, da questa disuguaglianza otteniamo subito (~ es. 3.37)
Dato che senx > O > -x per O < x < 7r/2, mentre senx :?': -1 > -7r/2 :?': -x per
x :?': 7r/2 , abbiamo anche
senx> -x Vx > O,
quindi da (3.11) e (3.1), usando anche il fatto che il seno dispari, ricaviamo (~es. 3.38)
7r
O < sen x < x < tan x '110 < x < 2 ' (3.15)
quindi
x 1 7r
1<--<-- '110 < x < 2
senx cosx
e anche
senx 7r
cosx < <1 VO<x<2" (3.16)
x
Poich il coseno una funzione pari ed il seno dispari, otteniamo subito che questa
formula vera anche per -7r /2 < x < O .
Per quanto riguarda monotonia ed invertibilit, chiaro che seno, coseno e tangente
non sono monotone, e neppure iniettive (come tutte le funzioni periodiche, ovviamente).
Tuttavia, la funzione seno strettamente crescente (dunque iniettiva) in tutti gli intervalli
della forma [2k7r - ~,2k7r + ~l al variare di k E Z. Uno di tali intervalli ad esempio
[-~, ~l ; la restrizione della funzione senx a questo intervallo iniettiva, ed ha valori
compresi tra -1 ed 1, che sono rispettivamente il suo valore minimo e il suo valore
massimo. Durante lo sviluppo di un corso di Analisi matematica possibile vedere,
come conseguenza del teorema dei valori intermedi, che la restrizione della funzione seno
all'intervallo [-~,~] assume tutti i valori compresi tra -1 ed 1, cos che
risulta essere biunivoca, e come tale ammette inversa. L'inversa di questa funzione
(non l'inversa della funzione seno) si chiama arcoseno; il numero arcsenx indica l'arco,
compreso tra -7r/2 e 7r/2 , il cui seno x. La funzione arcsen allora definita su
[-1, 1] , ha immagine [- ~, ~ l e risulta strettamente crescente, perch inversa di una
funzione strettamente crescente (Iri' proposizione 3.2).
Osserviamo che per ogni x E [-1, 1] ci sono infiniti y tali che sen y = x: ad
esempio, per x = O basta scegliere y k7r con k E Z; tuttavia, uno solo di tali
valori arcsenx, quello compreso tra -7r/2 e 7r/2 (nell'esempio, y = O). La funzione
sen (arcsen x) definita in [-1, 1] ; per tali x sempre vero che sen( arcsen x) = x .
Invece, non sempre vero che arcsen(senx) x: questo accade solo per i numeri x tali
che -7r/2 ~ x ~ 7r/2.
-1 ~ 2x + 1 ~ 1
{ 2x+ 1 = x 3
(la prima riga del sistema serve perch sia definito il primo membro dell'equazione), che
non ha soluzioni. L'equazione arcsen(senx) = 2x 1 equivale al sistema
(perch sia x sia 2x - 1 sono fra -7r/2 e 7r/2 ), che ha come unica soluzione x = 1.
1tI2
Il logaritmo in base a, che si indica con loga x , definito per a > O, salvo il caso
a = 1 in cui non definito, come la funzione inversa dell'esponenziale a X Notiamo che,
grazie alla stretta monotonia della funzione aX vista nella propriet d), la funzione a X
iniettiva se a f 1 e pertanto la sua funzione inversa risulta hen definita. Inoltre, per
la propriet e), la funzione loga x risulta definita soltanto per x > O. Nel caso a = e
ometteremo l' indice e, e scriveremo soltanto log x anzich loge x ; in alcuni libri per
(specie in quelli di materie tecniche) si usa una convenzione diversa, scrivendo In x per
il logaritmo in base e, e log x per quello in base lO. Poich questo accade anche sui
tasti di molte calcolatrici, bisogna stare attenti a non confondersi.
aX exp(xloga);
Esempio: la popolazione italiana degli ultimi 2400 anni varia fra 3 e 57 milioni (un
fattore 20). Rappresentandola in scala lineare, si perdono i dettagli nei valori bassi
(decadenza dell' impero Romano, pestilenze del '300 e del '600) per far spazio verticale
all'espansione degli ultimi due secoli; invece, se usiamo sulle ordinate il logaritmo in base
2 della popolazione in milioni il grafico pi leggibile.
Fig. 3.24: popolazione italiana in milioni Fig. 3.25: idem, ordinate in scala logaritmica
Dal grafico del logaritmo si vede che questa funzione ha anche un'altra propriet,
opposta a quella usata nell'esempio precedente, e cio dilata molto i numeri vicini a zero.
Allora, usando una scala logaritmica, si riescono a visualizzare delle variazioni fini sui
valori molto piccoli.
Capitolo 3 : Funzioni elementari 89
eX + e-x senhx
senhx coshx = 2 tanhx
2 coshx .
l
- - - - - - - -::;;.-...--
--,...,-~----_ ..
Si ha (~es. 3.51) che seno iperbolico e tangente iperbolica sono funzioni dispari, mentre
il coseno iperbolico pari; inoltre, una relazione fondamentale fra le funzioni iperboliche
cosh 2 x senh 2 x l :
90 Sezione 3.8 : Le funzioni iperboliche
infatti
Valgono per le funzioni iperboliche altre uguaglianze, in qualche modo simili alle formule
trigonometriche di addizione o altre, per le quali rimandiamo agli esercizi (~ es. 3.53).
Mostriamo che il seno iperbolico una funzione biunivoca da lR a lR, e ricaviamo
la sua inversa, che si chiama "settore seno iperbolico": occorre risolvere l'equazione
x = senh y in termini di y. Questa equazione si scrive
eY e- Y
x
2
t- t - l 1
x= 2 ~ 2x = t ~ t2 - 2xt 1 O
t
Y logt = log(x +
settsenhx = log(x +
T
Fig. 3.29: y = sett senh x Fig. 3.30: y = sett cosh x Fig. 3.31: y = sett tanh x
P(t) = (cost,sent)
percorre la circonferenza unitaria, partendo dal punto A = (1, O) e ritornando sullo
stesso punto dopo un giro completo, percorso in senso antiorario. Inoltre (u:w figura 3.32)
il numero t corrisponde alla lunghezza dell'arco AP, e anche al doppio dell'area del
settore circolare AOP. Dall'arco AP deriva il simbolo "arc" usato per le funzioni
circolari inverse.
P(t) (cosht,sehht)
92 Sezione 3.8 : Le funzioni iperboliche
percorre dal basso verso l'alto il ramo destro dell' iperbole di equazione X2 y2 =1:
infatti le sue coordinate verificano la relazione
l senh
t J1.+;2 ds coshtsenht
2
se x ~ 2
se x >2
debolmente decrescente.
Esercizio 3.3 negate la proposizione "f decrescente" .
Esercizio 3.8 : quali sono le funzioni che sono contemporaneamente debolmente cre
scenti e debolmente decrescenti?
Esercizio 3.9 : dimostrate che l'inversa di una funzione monotona e invertibile
anch'essa monotona.
Esercizio 3.10 : provate che le potenze pari di x sono funzioni pari, le potenze dispari
sono funzioni dispari.
Esercizio 3.11 : provate che una funzione dispari se e solo se il suo grafico simme
trico rispetto all'origine. Trovate poi le funzioni pari e dispari tra quelle disegnate nella
sezione 4.2.
94 Esercizi relativi al capitolo 3
Esercizio 3.22 : usando la definizione di valore assoluto, dimostrate gli ultimi tre
punti della proposizione 3.6.
Esercizio 3.23 : dimostrate tutte le propriet del valore assoluto, prendendo come
definizione quella abituale:
lal = { a se a ~ O
-a se a ::; O
(occorrer, specialmente per le propriet (3.1) e seguenti, dividere la dimostrazione in
moltissimi casi, a seconda dei segni di a e b j questo esercizio vuole essere una giustifi
cazione della definizione che abbiamo dato, con la quale le dimostrazioni riescono enor
memente pi brevi). Dimostrate poi le disuguaglianze triangolari, considerando tutti i
casi che occorrono.
Esercizio 3.24 risolvete le seguenti equazioni:
Ix -21
a) ..jX = 1 c) X2 - 21xl + 1 O
x+ x
b) 12x -11 = Ix + 31 d) X2 + 21xl + 1 O.
Esercizio 3.25 risolvete le seguenti disequazioni:
a) Ixl- x> 2 e) xlxl < 2
Capitolo 3 : Funzioni elementari 95
d) Ix 2~ 11 < 1
Esercizio 3.26 : provate che tanto x+ che x- sono numeri non negativi, per qual
Esercizio 3.31 calcolate i seguenti numeri: L4/3J, r3/41, L-2/5J, r-7.11, [-2.7],
[22/3].
Esercizio 3.32 determinate tutti i numeri reali x tali che [X]2 + 3[x] + 2 = O .
Esercizio 3.33 provate che ogni funzione T-periodica anche kT-periodica per ogni
valore di k E N+ .
Esercizio 3.34 provate che una funzione periodica non mai iniettiva.
Esercizio 3.35 provate che una funzione periodica non costante non pu essere mo
notona.
Esercizio 3.36 : dimostrate che la funzione sen 6x + cos 3x periodica, e determina
Esercizio 3.40 dite a cosa uguale arcsen(sen x) se ~ ::::; x ::::; , e a che cosa
uguale se 311"
2 -
<X <
-
511"
2
Esercizio 3.41 : dite per quali x vero che cos( arccos x) x , e per quali vero
che arccos( cos x) = x .
Esercizio 3.42 : cercate di capire a cosa uguale arccos( cos x) per angoli non ap
partenenti all' intervallo [0,7r].
Esercizio 3.43 determinate per quali valori di x si ha arcsen(cos(x 2 - x)) 7r/2.
2
Esercizio 3.44 risolvete l'equazione sen (arcsen "'2 )
c) la funzione tangente iperbolica dispari (per questa, cercate di usare i due risultati
precedenti) .
Le funzioni iperboliche hanno qualche propriet di periodicit?
Esercizio 3.52 : osservandone i grafici, dite quali funzioni iperboliche sono monotone.
Esercizio 3.53 : dimostrate le seguenti relazioni:
a) senh( a + b) = senh a cosh b + cosh a senh b
b) cosh(a + b) cosh a coshb + senha senhb
tanh a + tanh b
c) tanh( a+ b)
1 + tanha tanh b
x-y x+y
Trattando di funzioni reali, doveroso dire qualcosa di pi riguardo al grafico (~es. 4.1).
Infatti da questo si pu dedurre immediatamente una grande quantit di informazioni;
poi, spesso per tracciare un grafico approssimativo non serve necessariamente ricorrere
ad uno "studio" completo: conoscendo bene i grafici delle funzioni elementari, sovente
possibile tramite semplici operazioni abbozzare il grafico di funzioni pi complesse. Se
abbiamo a disposizione il grafico di una data funzione, possiamo dedurne, con una certa
approssimazione, se la funzione iniettiva o no, se monotona o no, e qual la sua
immagine (quindi se surgettiva o no). L'approssimazione dovuta al fatto che i grafici
possono essere non del tutto precisi (ammesso che non siano del tutto errati, come spesso
capita di vedere!), e non possono rappresentare funzioni definite su insiemi illimitati,
ad esempio tutto R.. Le deduzioni che si fanno osservando un grafico vanno prese solo
come base per lo studio delle propriet della funzione, che va poi condotto con i normali
metodi analitici; se abbiamo gi indizi grafici sulla funzione da studiare, anzich procedere
alla cieca imposteremo lo studio in base alle congetture fatte: cos non tenteremo di
dimostrare la monotonia di una funzione, se dal grafico sembra essere non monotona, ma
semmai useremo le informazioni del grafico per dimostrarne la non monotonia, e cos via.
La propriet di monotonia dovrebbe essere gi chiara dagli esempi fatti: una funzione
crescente se spostandoci verso destra il punto sul grafico continua a salire, e similmente
per gli altri andamenti.
98 Sezione 4.1 : Informazioni da un grafico e varianti d un grafico
Dire che un punto b appartiene all'immagine di una funzione f significa che esiste
qualche punto a tale che f(a) b; tradotto in termini di grafico, questo vuoI dire che il
punto del grafico (a, f (a)) coincide con il punto (a, b) , dunque che la retta di equazione
y b interseca il grafico di f nel punto di ascissa a .
..
Per quanto riguarda l'iniettivit, ricordiamo che una funzione I non iniettiva
se e solo se esistono due punti distinti nei quali la funzione assume lo stesso valore. In
termini di grafico, questo significa che c' una retta orizzontale che interseca il grafico
di I in due (o pi) punti distinti, pertanto una funzione I risulta iniettiva se e solo
se tutte le rette orizzontali intersecano il grafico di I in al pi un punto (cio o non lo
intersecano per niente, se la quota corrispondente non appartiene all' immagine di I, o
lo intersecano in un solo punto).
Fig. 4.5: una funzione non iniettiva Fig. 4.6: una funzione iniettiva.
poi verificare queste congetture con una dimostrazione, ma il grafico convoglia con
un'occhiata molte pi informazioni di quante sia possibile ricavarne osservando breve
mente l'espressione della funzione. Allora, vediamo come dall'espressione analitica di una
funzione si pu, in qualche caso, giungere rapidamente a disegnarne un grafico approssi
mativo; questa un'operazione importante, anche in vista dell' introduzione, che verr
fatta in dettaglio durante i corsi universitari, di nuovi strumenti analitici per disegnare
un grafico pi preciso. Infatti, questi strumenti si basano su calcoli a volte complicati,
che capita di sbagliare: se siamo riusciti a disegnare in anticipo un'approssimazione del
grafico che ci aspettiamo, e questa non si accorda con il grafico ottenuto mediante i
calcoli, segno che c' qualcosa da ricontrollare.
Iniziamo con le traslazioni: dato il grafico di una funzione f, ed un numero reale
h, facile disegnare i grafici delle funzioni x f-t f(x) h e x f-t f(x h) . Infatti, se
un punto (x, y) appartiene al grafico di f il valore dell'ordinata y uguale ad f(x) ,
quindi il punto (x, y + h) appartiene al grafico di x f-t f(x) + h (in questa figura e nelle
prossime il grafico di f riportato per comodit, con una riga sottile, anche insieme al
grafico della funzione trasformata).
confusione, basta pensare che nel punto x = O la funzione f(x + h) assume il valore
che la funzione f aveva nel punto h, e traslare il grafico di conseguenza (~ es. 4.11).
Un suggerimento pratico: spostare verso l'alto un grafico lo stesso che spostare
verso il basso l'asse orizzontale (molto pi facile da disegnare ... ), e analogamente per
gli spostamenti a destra o sinistra.
L'altro caso particolare (.... figura 4.13) a -1 : in tal caso af = - f ; se (x, y) sta
sul grafico di f, (x, -y) sta su quello di - f , che dunque il simmetrico di quello di
f rispetto all'asse x. Nel caso a < O generico, basta osservare che a -Ial e che
lal > O: pertanto il grafico di af = -(Ial!) si ottiene dapprima disegnando il grafico
di lalf, e poi ribaltandolo intorno all'asse x. Il caso a = O , poi, banale (~ es. 4.13).
In genere le trasformazioni di questo tipo, come pure quelle per disegnare f( ax) ,
possono essere eseguite solo in modo un po' approssimativo.
102 Sezione 4.1 : Informazioni da un grafico e varianti di un grafico
/
/
A questo punto mostriamo alcuni esempi, lasciando per esercizio il compito di giu
stificare i disegni stessi: il grafico di f(ax) con a> O si ricava da quello di f con un
riscalamento dell'asse x.
Il grafico di f( -x) si ottiene (9' figura 4.17) ribaltando il grafico di f intorno all'asse
y (~es. 4.16).
Capitolo 4 : Grafici di funzioni reali 103
l
l
Fig. 4.21: il grafico di I/(x)1 Fig. 4.22: il grafico di 1(lxl)
Il grafico del valore assoluto di f, cio di If(x)l, si ottiene (Q> figura 4.21) ribaltando
intorno all'asse x la parte di grafico che sta al di sotto di esso (~ es. 4.20). Invece, il
grafico di ! del valore assoluto, cio di !(Ixl), si ottiene (..... figura 4.22) prendendo
solo la parte di grafico di ! per x 2: O , cio quella a destra dell'asse y, e riportandola,
ribaltata, anche a sinistra di tale asse (~ es. 4.23).
Non difficile disegnare i grafici del massimo (..... figura 4.23) e del minimo (.....
figura 4.24) fra due funzioni.
Un po' pi delicato disegnare il grafico della somma di due funzioni, e ancora di pi
quello del prodotto: per quest'ultimo utile trovare i punti dove le funzioni interessate
valgono 1 (~es. 4.24).
Fig. 4.25: due funzioni e la loro somma Fig. 4.26: due funzioni e il loro prodotto
Torniamo un attimo indietro, e mostriamo fianco a fianco i grafici del valore assoluto
di x, di una funzione generica !(x) e della funzione 1!(x)1 , che la composizione delle
prime due:
Fig. 4.27: il grafico di Ixl Fig. 4.28: una funzione 1 Fig. 4.29: il grafico di I/(x)1
Esempio : riportiamo qui d seguito i grafici della funzione f usata per gli esempi pre
cedenti, della funzione ef e della funzione log f (i grafici di eX e log x devono essere
ben noti, comunque sono disegnati alla fine di questo volume).
Esempio: applichiamo quanto abbiamo appreso per provare a tracciare il grafico della
funzione IIx2 - 2xl 11:
cominciamo con X2 - 2x i potremmo tracciare i grafici di x2
e di -2x, che conosciamo, e sommarli, oppure (in questo caso particolare) possiamo
osservare che x2 - 2x = (x - 1)2 1, quindi tracciamo (w figura 4.32) prima x 2 , poi
con una traslazione a destra (w figura 4.33) tracciamo (x -1)2 , e infine (w figura 4.34)
traslando il grafico di 1 verso il basso otteniamo il grafico di x2 - 2x .
Poi, dobbiamo ribaltare in alto la parte di grafico sotto l'asse x per avere (w figura 4.35)
il valore assoluto di questa funzione, ottenendo Ix2 - 2xl , a questa (w figura 4.36)
sottrarre 1, che corrisponde a una nuova traslazione, verso il basso, e del risultato
ottenuto (w figura 4.37) prendere il valore assoluto.
106 Sezione 4.2 ; Grafici delle funzioni elementari
Fig. 4.35: y = Ix2 - 2xl Fig. 4.36 ; Y = Ix2 - 2xl- 1 Fig. 4.37: y = IIx 2
2xl-11
Riportiamo qui di seguito i grafici di alcune funzioni, che devono essere ben presenti in
mente, perch sono alcuni degli ingredienti fondamentali di ogni corso di matematica.
\1
Fig. 4.44: y Ixl Fig. 4.45 : y = l/x Fig. 4.46: y = 1/x2
1
I:I
rc/2
Esercizio 4.1 : tracciate, senza guardarli sul libro, i grafici delle funzioni x, Ixl,
X2, x S , JX, ?Ix", l/x, 1/x2, senx, cosx, tanx, arcsenx, arccosx, arctanx,
eX, e-x, log x .
Esercizio 4.4 dite per quali x ha senso calcolare sen(2x log(l - x)) .
Esercizio 4.5 dite per quali x ha senso calcolare log(sen x + cos x) eS" .
,\
Fig. 4.56: un grafico di funzione
110 Esercizi relativi al capitolo 4
Disegnate poi su fogli di carta vari grafici di funzioni a casaccio, note o inventate, e
ripetete l'esercizio per ciascuna di esse.
Esercizio 4.7 : per ogni funzione disegnata nella sezione 4.2, risolvete approssima
tivamente la disequazione f(x) > O.
Esercizio 4.8 : per ogni grafico dell'esercizio 4.6 dite se la funzione iniettiva, e
determinate approssimativamente al variare di k il numero di soluzioni dell'equazione
f(x) k.
Esercizio 4.9 : per ogni grafico dell'esercizio 4.6, dopo aver scelto sull'asse delle
ordinate la quota l, determinate approssimativamente la soluzione della disequazione
O ~ f(x) ~ 1.
Esercizio 4.10 per ogni grafico dell'esercizio 4.6 tracciate i grafici di f(x) + l e di
f(x)-2.
Esercizio 4.11 per ogni grafico dell'esercizio 4.6 tracciate i grafici di f(x + l) e di
f(x 2) .
Esercizio 4.13 per ogni grafico dell'esercizio 4.6 tracciate i grafici di f(x)/4 e di
-3f(x) .
Esercizio 4.14 per un grafico dell'esercizio 4.6 tracciate il grafico di -3f(x+ 1)+2.
Esercizio 4.15 giustificate quanto asserito nel testo sul grafico di f (ax) .
Esercizio 4.16 per ogni grafico dell'esercizio 4.6 tracciate i grafici di f( -3x) e di
f(x/IO) .
Esercizio 4.17 : per un grafico dell'esercizio 4.6 tracciate il grafico di 2f(2x + l) -l ;
Esercizio 4.18 giustificate quanto asserito nel testo sui grafici di f+ , f- e If(x)l.
Esercizio 4.20 per qualcuno dei grafici dell'esercizio 4.6 tracciate i grafici di f+,
f- e If(x)l
Esercizio 4.22 giustificate quanto asserito nel testo sul grafico di f(lxl).
Esercizio 4.24 provate a tracciare il grafico della somma e del prodotto di due fun
quello di ef(x) .
Esercizio 4.26 : a questo punto siete pronti: prendete un libro delle scuole superiori,
e vedete quanti grafici di funzioni non troppo complicate riuscite a tracciare rapida
mente con una ragionevole approssimazione (naturalmente, senza prima guardare il gra
fico vero). Confrontate i risultati con il tempo necessario a uno studio completo, che
peraltro rimane insostituibile per ottenere grafici corretti.
Esercizio 4.27 : risolvete graficamente in modo approssimato nell' intervallo [0,21T]
la disequazione 12sen(3x) 11 < 1 .
Lista dei simboli
Raccogliamo in questa lista i simboli matematici usati in questo volume; il numero indica
la pagina in cui il simbolo definito, o compare per la prima volta.
- triangolare: 77
i(unit immaginaria): 9
- stretta: 33
identit, funzione: 16
dominio: 15
immagine
naturale: 16
di un punto: 15
doppia implicazione: 4
di una funzione: 20,97
e(numero di Nepero): 86
implicazione: 3
elemento
inclusione: lO
di un insieme: 9
iniettiva, funzione: 17,99
neutro: 27,29
iniettivit e monotonia: 71
ennupla ordinata: 14
- simmetrico: 14,72
equazione
- vuoto: 12
di 2 grado: 45
intera, parte: 80
di un'ellisse: 61
interi, numeri: 9
di un'iperbole: 61
intersezione: 11
di una circonferenza: 60
intervallo: lO
di una parabola: 61
inversa, funzione: 19,71
- risoluzione di una: 31
iperboliche, funzioni: 89,91
- inverse: 90,90
irrazionali, disequazioni: 74
esistenziale, quantificatore: 5
esponenziale: 86
Legge di annullamento del prodotto: 30
propriet: 86
leggi di de Morgan: 13
lineare, sistema: 37
Formule
logaritmica, scala: 88
- di addizione: 57
logaritmo: 87
- di bisezione: 57
- propriet: 87
- di duplicazione: 57
logiche, regole: 8
di prostaferesi: 57
parametriche: 57
Massimo fra due funzioni: 80
relative ai solidi: 62
metodo grafico: 99
frazione: 29
minimo fra due funzioni: 80
funzione: 15
molteplicit di una radice: 45
- composta: 22
monomio: 43
- crescente: 67
monotona, funzione: 67,70
- decrescente: 67
Morgan, leggi di de: 13
dispari: 72,73
Naturali, numeri: 9
elementare: 67,106
- iniettiva: 17,99
- inversa: 19,71
numeri
- monotona: 67,nLpropfmonot
- complessi: 9
- pari: 72,73
- interi: 9
- surgettiva: 18
- naturali: 9
razionali: 9
reali: 9
gradi sessagesimali: 50
grado di un polinomio: 43
Opposto di un numero: 27
grafico: 16,97
ordinata
- approssimativo: 99
- coppia: 14
- metodo: 99
- ennupla: 14
parametriche, formule: 57
reali, numeri: 9
parte
regole logiche: 8
-_. intera: 80
restrizione: 21
negativa: 79,102
retta:58
- positiva: 79,102
equazione della: 58,60
parti di un insieme: 13
riscalamento: 101
periodica, funzione: 82
risoluzione di un'equazione: 31
polari, coordinate: 53
Scala
polinomio: 43
cambiamento di: 101
- divisione: 44,44
logaritmica: 88
- grado: 43
semiretta: lO
- ordine: 43
seno: 55,82,83,91
- radice: 45
iperbolico: 89
potenze
settore
- intere: 41,73
circolare: 91
- propriet delle: 42
coseno iperbolico: 90
- razionali: 42,74
iperbolico: 90,91
predicato: 5
seno iperbolico: 90
prodotto
tangente iperbolica: 90
- cartesiano: 14
sfera, formule relative alla: 62
- propriet del: 29
sistema
proiezione canonica: 16
di coordinate: 48
proposizione: 1
di disequazioni: 34
propriet
lineare: 37
- antisimmetrica: 33
somma, propriet della: 27
- associativa: 27
sottoinsieme: lO
- commutativa: 27
stretta, disuguaglianza: 33
- del prodotto: 29
studio qualitativo: 67
- della somma: 27
surgettiva, funzione: 18
- distributiva: 29
- transitiva: 33
Tabella di verit: 2
iperbolica: 89
Qualitativo, studio: 67
transitiva, propriet: 33
quantificatore
traslazione: 100
esistenziale: 5
triangolari, disuguaglianze: 77
- universale: 5
trigonometriche, funzioni: 55,82,83,91
- inverse: 84
Radiante: 50
radice
Unione: 11
di un numero reale: 74
unit immaginaria: 9
- di un polinomio: 45
universale, quantificatore: 5
- ennesima: 74
molteplicit di una: 45
Valore assoluto: 76
razionali
vuoto, insieme: 12